La distanza di un amore

di Emanuela84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Nuova vita, vecchie abitudini ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Di nuovo insieme (?) ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Discussioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Vicinanza ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI: I want you to need me ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: Ritorno a casa Arima ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII: Lavoro ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX: Novità 1/3 ***
Capitolo 10: *** Capitolo X: Novità 2/3 ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI: Novità 3/3 ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII: Festa! ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII: Visita notturna ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV: Sparatoria ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV: Verità ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI: Faccia a faccia ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII: Se... ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII: Ritorno a casa ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX: Karaoke Night ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX: Amarsi ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Fine ***


Nota: ciao a tutti! Ritorno con una fanfic che non ho mai pubblicato perchè l'avevo iniziata anni fa e non l'avevo finita. Finalmente ho scritto i capitoli finali e così eccomi qua! Ci saranno un po' di canzoni che sottolineeranno delle fasi importanti della storia, spero che riescano a coinvolgervi! Buona lettura, Ema.


Capitolo I: Fine

 
La stanza era in penombra, solo una piccola lampada era accesa sulla mensola dietro il divano. Sul tavolino c’erano due tazze di caffè, una rovesciata e l’altra ancora intatta. Il liquido nero era colato del tutto sul pavimento e soltanto qualche goccia continuava a cadere dal bordo di porcellana rosa della tazza.
Kaori era seduta sul divano, proprio di fronte al tavolino. Ryo era in piedi davanti alla finestra, sigaretta in bocca e mani in tasca. Aveva appena finito di parlare ed a metà del suo discorso aveva sentito la tazza scivolare dalle mani di Kaori. Lei era rimasta in silenzio, non il minimo suono era uscito dalla sua bocca. Osservava la pozza di caffè sul pavimento ma non sembrava vederla realmente. Nella sua testa risuonavano ancora le parole dure pronunciate dal suo socio. Poi, in un impeto di folle rabbia, afferrò la tazza e la scagliò con forza sul pavimento mandandola in mille pezzi. Ryo si voltò di scatto, con gli occhi sbarrati dalla sorpresa. Era la prima volta che lei si comportava così ed era stato preso alla sprovvista.
 
– Allora è così, è questo che vuoi? – domandò lei con tono gelido.
 
– Mi sembra di essere stato chiaro –
 
– Si, come sempre. Bene, visto che hai già deciso non mi resta che fare le valigie ed andarmene –
 
– Puoi anche aspettare domattina. Non è necessario che tu te ne vada subito –
 
– No, dopo quello che hai detto non voglio rimanere qui un minuto di più. Mi dispiace per la tazza ma dovrai pensarci tu, da cinque minuti ormai non sono più la tua socia e meno che meno la tua serva –
 
– Non sei mai stata la mia serva –
 
– Strano perché io ne ho sempre avuta l’impressione, forse tu non te ne sarai mai accorto –
 
– Smettila di dire sciocchezze –
 
– Ah, adesso sono io quella che racconta balle, vero? Non sei mai stato capace di riconoscere i tuoi errori e credo che non ne sarai mai in grado, caro il mio sweeper –
 
“Ma cosa le prende? Non avrei mai pensato ad una reazione simile da parte sua” pensò Ryo.
 
– Comunque, adesso devo telefonare a Miki per chiederle se può ospitarmi – concluse Kaori e si diresse verso il telefono.
 
– Aspetta. Non ho ancora finito – la bloccò Ryo.
 
– Ah si? E cos’altro avresti da dirmi? –
 
– Non è come pensi, non è vero che non ci tengo a te. E’ proprio per questo che ho preso questa decisione –
 
– Ma cosa ne sai di quello che provo io? Cosa ne sai dei miei sentimenti? Non hai il diritto di decidere della mia vita, Ryo, solo io posso farlo! – gridò Kaori scoppiando in lacrime.
 
Si portò le mani al volto e cadde in ginocchio singhiozzando.
 
Ryo non poteva vederla ridotta in quello stato. E sapere che era lui stesso la causa non lo aiutava.
 
– Kaori, se solo tu potessi immaginare i sensi di colpa che mi hanno attanagliato in tutti questi anni allora capiresti –
 
Lei non rispose, non aveva più fiato per parlare.
 
– Se tu provassi solo un millesimo della paura che io ho provato e continuo a provare saresti felice di andartene – 
 
– Ma anch’io ho paura Ryo, ogni giorno ho paura per te, ho paura di non vederti più tornare a casa, di non poterti più vedere, di non poter più sentire la tua voce… prova ad immaginare come vivrei se tu mi mandassi via – ribatté Kaori con un filo di voce.
 
Già, e lui? Lui come vivrebbe? Questa domanda se l’era posta spesso e la risposta era sempre stata la stessa. Senza di lei sarebbe tornato ad essere l’uomo di molti anni prima, l’uomo che andava in cerca della morte, l’uomo che non aveva alcuna ragione di vita. Ci aveva pensato a questo? Sì, ci aveva pensato e quello che aveva provato in cuor suo era stato solo un senso di vuoto e di tristezza. Ma ormai era tempo di porre fine a quel circolo vizioso, piuttosto che assistere alla morte della sua Kaori preferiva separarsene e saperla al sicuro, anche se avrebbero sofferto entrambi.
 
– Mi dispiace Kaori ma l’unico modo per smettere di avere paura è allontanarti da me. Devi scordarti di me, devi vivere come tutte le altre ragazze della tua età, devi essere felice… –
 
– Ma io non sarò mai felice lontano da qui… lontano da te… io non voglio una vita come le altre, se l’avessi desiderata non avrei mai fatto la scelta di rimanere con te, non ci hai mai pensato? Otto anni fa, quando decisi di diventare la tua partner non fu una cosa provvisoria, io sapevo già di voler stare con te e mai in otto anni mi è mai passato per la testa di lasciarti…. –
 
– Per me invece è stato diverso, non volevo che tu rimanessi con me, non fino a questo punto… volevo solo che tu ti riprendessi dalla morte di tuo fratello e poi…–
 
– E poi cosa? Mi avresti scaricata? Non ti sembra troppo tardi adesso? Sono passati otto anni Ryo, lo sai cosa significa? –
 
– Lo so, ho sbagliato, avrei dovuto essere più chiaro e farti capire che per me non era una cosa definitiva ma non ne ho avuto il coraggio… –
 
– Quando si tratta di me ti comporti sempre da vigliacco… e non lo capisco… perché non sei mai sincero con me? Perché non fai altro che fingere? Io sono sempre stata onesta e non ti ho mai nascosto nulla –
 
Lo sapeva benissimo che lei era sempre stata sincera ….
 
– Lo so Kaori, lo so. Ma ormai ho preso la mia decisione e non ho intenzione di fare marcia indietro, mi spiace – il tono della sua voce si era indurito.
 
Kaori si era rialzata in piedi e si era asciugata le lacrime. Quelle parole le avevano tolto le ultime forze che le erano rimaste per combattere. Si era arresa, lottare non le sarebbe servito più a niente.
 
– Se il signore ha deciso a me non resta che obbedire. Però ricordati una cosa, quando me ne sarò andata e questa casa sarà di nuovo vuota, quando ti sentirai così solo da non riuscire neanche a respirare, beh, non venire a cercarmi… –
 
Dopo aver pronunciato quelle parole, Kaori salì in camera sua. Si sentiva totalmente vuota, come se le avessero strappato l’anima. Guardò la stanza rischiarata dalla luce della luna. Tentò di ricacciare indietro le lacrime e di reprimere i singhiozzi ma non ci riuscì, il dolore era troppo forte, troppo lacerante.

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Capitolo 2
*** Capitolo II: Nuova vita, vecchie abitudini ***


Capitolo II: Nuova vita, vecchie abitudini

 
L’estate era iniziata da più di un mese e le strade della città erano affollate di studenti in vacanza. Anche al bar Cat’s Eye iniziava a farsi sentire il cambio di stagione, i clienti erano più numerosi del solito e Miki era ogni giorno più indaffarata.
Anche quel giorno, la prima persona a fare la sua entrata nel bar fu Kaori.
 
– Buongiorno Miki, buongiorno Umi –
 
– Buongiorno a te Kaori. Come va oggi? – domandò Miki posando sul bancone la tazza di caffè destinata alla sua amica.
 
– Tutto bene. Ho preso una settimana di ferie dal lavoro e fino a lunedì prossimo sarò libera –
 
– Sono contenta, almeno avremo un po’ di tempo da passare insieme –
 
– Miki, voglio ricordarti che il bar non va avanti da solo – disse Umi con aria di rimprovero.
 
– Oh, tesoro, lo so, ma almeno Kaori sarà libera di venirmi a trovare e potremo sempre trascorrere qualche serata insieme – ribatté la donna facendo arrossire il marito che se ne andò sul retro borbottando frasi incomprensibili.
Le due amiche scoppiarono in una risata argentina.
 
– Sono proprio felice di vedere che hai ritrovato il tuo buonumore – disse Miki.
 
– Già, non valeva proprio la pena di continuare a soffrire – ribatté Kaori soffiando sul caffè – A proposito, l’hai più visto? –
 
– Si, due giorni fa. E’ passato di qui prima della chiusura –
 
– E come ti è sembrato? –
 
– Mah, come al solito ma sai meglio di me che è difficile capire cosa gli passa per la testa. Tu invece? Non vi siete più incontrati? –
 
– Non lo vedo da quando sono andata a prendere i miei mobili e sinceramente non muoio proprio dalla voglia di rivederlo –
 
– Sicura? –
 
Kaori esitò a rispondere e per un attimo la tazzina le tremò fra le mani.
 
– Certo. Non ci tengo proprio –
 
– Il lavoro come va? I tuoi colleghi sono simpatici? – chiese Miki cambiando discorso.
 
– Mi trovo benissimo con tutti, sia con le ragazze che con gli uomini. Il call center non è molto grande, siamo in quindici e ormai ci conosciamo tutti –
 
– E dimmi un po’, come sono i tuoi colleghi uomini? –
 
– Eh? Ah… simpatici… perché questa domanda? –
 
– Non so, il mio istinto mi dice che c’è qualcosa nell’aria e poi oggi indossi un abito nuovo… –
 
– Ah, questo? L’ho comprato il mese scorso e non l’avevo ancora messo, tutto qui… –
 
– Bugiarda, io non ci casco. Si vede chiaramente che aspetti qualcuno. Chi è? –
 
– Non sono brava a mentire, vero? Ebbene sì, ho un appuntamento con un mio collega, si chiama Hideaki Arima, ha 38 anni e… –
 
– Hai detto Arima? Ma non sarà per caso parente del proprietario delle Arima Industries? –
 
– Beh, è il figlio… –
 
–COSA?? Lo sai che è il miglior partito di tutta la città, se non della nazione intera? E perché lavora in un call center? Con i soldi che ha… –
 
– E’ il direttore, il call center è di una ditta affiliata delle Arima Industries –
 
– Mmmh, e così esci con il tuo capo… non ti sembra una situazione scomoda? –
 
– No, affatto. I miei colleghi ne sono al corrente e approvano in pieno –
 
– Ah, se le cose stanno così… –
 
– Lo sapevo, è in ritardo, non riesce mai ad essere puntuale… –
 
Su queste ultime parole si aprì la porta del bar.
 
– Buongiorno! – esclamò una voce conosciuta da entrambe le donne.
 
Kaori sentì il sangue gelarsi nelle vene. Quella voce, erano mesi che non la sentiva. Rimase immobile a fissare la tazzina di caffè ormai vuota.
 
– Ah, buongiorno Ryo… come mai da queste parti? –  domandò Miki.
 
– Passavo di qua e così ho pensato di venire a… – cominciò Ryo ma si bloccò di netto. Il suo sguardo si era posato su una figura molto familiare seduta di spalle al bancone.
 
– Ah, ciao – disse poi sedendosi sul suo solito sgabello, quello alla sinistra di Kaori.
 
– Ciao – rispose lei tagliente alzandosi – Miki vado a sedermi al tavolo, puoi portarmi un bicchier d’acqua con ghiaccio? – chiese poi all’amica.
 
Miki annuì gettandole uno sguardo interrogativo. Le versò l’acqua e gliela servì senza dire nulla. Umi intanto era riapparso nel locale subito dopo aver sentito la voce di Ryo. I due stavano discutendo come al solito quando la porta si aprì, lasciando entrare un uomo sulla trentina, alto circa 1 e 80, dai capelli neri e dagli occhi color nocciola. Miki intuì che si doveva trattare dell’amico di Kaori.
 
– Buongiorno signore, benvenuto – lo salutò Miki sorridendo.
 
– Buongiorno a lei, signora. Mi scusi, sto cercando una persona, la signorina Kaori Makimura – disse Arima ricambiando il sorriso.
 
– Certo, l’accompagno al tavolo –
 
Kaori era seduta di spalle alla porta e quando aveva sentito la voce di Arima si era voltata sorridendo. Per una frazione di secondo aveva incrociato lo sguardo di Ryo e le era apparso sorpreso.
 
– Prego, signore – disse Miki indicando il tavolo.
 
– Grazie. Può portarmi un caffè? –
 
– Con piacere –
 
Miki si allontanò lasciando Kaori ed Arima da soli.
 
– Buongiorno Kaori. Scusa per il ritardo ma proprio mentre stavo per uscire ho ricevuto una telefonata – disse Arima sorridendo.
 
– Ciao Hide. Era una cosa importante? –
 
– No, era Asaba. Voleva solo ricordarmi della festa di compleanno –
 
– Te l’avrà ripetuto mille volte in tutta la settimana. Non lo capisce proprio che è ovvio che ci sarai visto che sei il festeggiato –
 
– Che ci vuoi fare? E’ sempre stato così fin dal liceo, non mi mollava un secondo –
 
Miki tornò con il caffè.
 
– Ecco a lei – disse ad Arima porgendogli la tazzina.
 
– Grazie. Lei è un’amica di Kaori, vero? E’ un piacere conoscerla, io sono Hideaki Arima –
 
– Il piacere è mio, io sono Miki Isyuin. Quell' uomo dietro al bancone è mio marito Hayato, ma tutti lo chiamano Umibozu, mentre l’altro uomo che legge il giornale è un nostro vecchio amico, si chiama Ryo Saeba – disse Miki indicando i due uomini al bancone.
 
– E’ un piacere per me conoscere gli amici di Kaori… in realtà mi ha talmente tanto parlato di voi che mi sembra di conoscervi da una vita…. –
 
Kaori arrossì come suo solito.
 
– Spero solo che abbia parlato bene…– disse Miki ridendo.
 
– Ovviamente! Ha detto che fate il miglior caffè di tutta la città –
 
– Per sapere se è la verità non le resta che provare, signor Arima –
 
– Niente signore, siamo coetanei, mi chiami pure Hideaki e io sarei lieto di chiamarla Miki –
 
– Con piacere, Hideaki. Bene, il lavoro mi aspetta –
 
– Il piacere è stato mio, Miki. Sicuramente avremo l’occasione di incontrarci ancora –
 
Miki si allontanò sorridendo. Oltre che affascinante, Hideaki era anche gentile ed educato e si disse che Kaori aveva avuto fortuna ad incontrarlo.
 
– Allora? Cosa vogliamo fare? – domandò Hideaki a Kaori sorseggiando il caffè.
 
– Non so, non ho niente in programma. Tu invece? –
 
– Hai proprio ragione, questo caffè è ottimo. Nemmeno io ho programmato qualcosa. Se vuoi possiamo andare al mare o alle terme –
 
–  Non mi sembra il caso di andare alle terme con questo caldo. Meglio il mare –
 
– Aggiudicato. Ce l’hai un costume da bagno? –
 
– No ma possiamo passare da casa mia a prenderne uno –
 
– Faremo tardi se dobbiamo attraversare mezza città in auto. Te lo regalo io, andiamo in un negozio che conosco –
 
– Ma Hide sei sicuro? – domandò Kaori un po’ stupita.
 
– Certo. Non posso farti un regalo? – rispose Hideaki fissandola negli occhi.
 
 
Intanto dall’altra parte del bar, Miki parlava di Hideaki a Ryo e Umi.
 
– E’ proprio un uomo affascinante. E da quel che vedo, lui e Kaori vanno molto d’accordo –
 
– Tsè, affascinante quello? Sembra solo un ricco figlio di papà – disse Ryo da dietro il giornale.
 
– Perché è un ricco figlio di papà. Ma non sapete chi è? E’ Hideaki Arima, il figlio di Tsutomu Arima, proprietario delle Arima Industries – precisò Miki asciugando un vassoio.
 
Ryo abbassò il giornale stupito.
 
– Davvero? Mai sentito nominare – disse poi.
 
Miki e Umi caddero all’indietro.
 
– Non è possibile, è lo scapolo d’oro di tutto il Paese. Decine di donne darebbero chissà cosa per essere al posto di Kaori – disse Miki
 
– Non ti sembra di esagerare, Miki? Non so se lo sai ma l’uomo più desiderato del Paese è il sottoscritto. Quel tipo non arriva neanche alla caviglia del grande e unico Stallone di Shinjuku – ribatté Ryo ridendo come un idiota.
 
Sentendo quella risata, Kaori si voltò borbottando parole incomprensibili.
 
– Il caffè era proprio buono. Andiamo? – disse Arima.
 
– Certo – rispose Kaori prendendo la borsa dalla sedia a fianco.
 
Nel momento stesso in cui i due si alzarono, un’auto accostò al marciapiede di fronte al bar. Ryo e Umi percepirono subito il pericolo e gridarono di gettarsi a terra. Kaori si lanciò su Arima, facendogli da protezione. Un attimo dopo una pioggia di proiettili si riversò sul bar, distruggendo praticamente tutto. Ryo e Umi avrebbero voluto intervenire ma muoversi era impossibile. Quando le mitragliette finirono i colpi, l’auto partì sgommando.
 
– Accidenti che casino! – esclamò Ryo alzandosi.
 
– Altro che casino, è un vero e proprio disastro. Chissà quanti soldi ci vorranno per rimettere tutto in ordine – disse Miki guardandosi attorno sconsolata.
 
Kaori e Arima si rialzarono e raggiunsero gli altri.
 
– Tutto bene ragazzi? – domandò Kaori.
 
– Sì, voi piuttosto state bene? – rispose Miki guardando i due.
 
– Io sto bene ma Hide è sconvolto –
 
– Sto bene, non preoccupatevi –
 
Kaori lanciò un’occhiata a Ryo che stava raccogliendo dei proiettili da terra.
 
– Hanno usato delle Uzi, non sono dei dilettanti. Rimane da scoprire con chi ce l’avevano –
 
– E’ ovvio che ce l’hanno con te, io sono uscito dal giro da quasi sei mesi. Cos’hai combinato, eh Saeba? – domandò Umi spazzando i vetri da terra.
 
– Io non ho fatto nulla! Sono due settimane che non lavoro… e se invece ce l’avessero con lui? – ribatté Ryo indicando Arima.
 
A quelle parole Kaori si voltò e lo guardò con aria interrogativa.
 
– Non dirai sul serio, spero – disse poi.
 
– E tu che ne sai? Magari Mister Perfezione non è poi così perfetto… –
 
– Ah, Ryo, smettila! Perché devi essere sempre così sospettoso? –
 
– Cerca di ragionare… se non colpa né mia né di Umi rimanete solo lui e te… –
 
Kaori doveva ammettere che aveva ragione. Guardò Hide e gli chiese:
 
– Hide, è come dice lui? –

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Di nuovo insieme (?) ***


Capitolo III: Di nuovo insieme (?)

 
– Non lo so, non ne sono sicuro – rispose Hideaki fissando il pavimento.
 
– Che significa? E’ successo qualcosa che non so? Puoi fidarti di me e di loro –
 
– E’ una storia un po’ lunga… –
 
– Ehi, aspetta, io non voglio entrarci. Andate a parlarne da qualche altra parte – disse Umi.
 
– Lei ha ragione. Mi faccia sapere il valore dei danni e la ripagherò. Grazie per il caffè, era ottimo – ribatté Arima posando i soldi sul bancone.
 
– Andiamo al parco – propose Kaori.
 
– Se non vi dispiace vengo con voi – disse Ryo.
 
Kaori non rispose e lo fissò per un attimo poi uscì dal bar seguita dai due uomini.
 
Arrivati al parco, Kaori e Hide si sedettero su una panchina mentre Ryo rimase in piedi.
 
– Mercoledì prossimo la società di mio padre firmerà un importante accordo con il governo riguardo alle nuove tecnologie militari. E’ un progetto segreto portato avanti negli ultimi due anni. Un mese fa abbiamo iniziato a ricevere delle lettere minatorie che ci invitavano molto gentilmente a rinunciare all’accordo. I segretari di mio padre non le hanno tenute in considerazione ma io ero preoccupato… avrei voluto avvisare la polizia ma me lo hanno impedito… dopo le lettere sono accaduti dei piccoli incidenti ma fino ad oggi erano almeno due settimane che non succedeva nulla…. – raccontò Hide.
 
– Ha idea di chi possa essere l’autore? – domandò Ryo.
 
– Sinceramente non lo so, le lettere non erano firmate e le buste erano senza indirizzo – rispose Hide.
 
– Da quello che ho visto prima, in quella macchina erano almeno in quattro quindi si tratta di un gruppo ben organizzato. Sarà difficile scoprire chi sono…. –
 
– Ehi, aspetta un attimo, stai dicendo che ti vuoi occupare di quei tipi? – domandò Kaori un po’ stupita.
 
– Sono settimane che non lavoro, ho bisogno di tenermi impegnato… –
 
– Non credi che prima dovresti chiederlo ad Hideaki? –
 
– Quanto la fai lunga… sei sempre la solita bacchettona… –
 
– Cosa? Bacchettona a chi? Brutto scemo che non sei altro! –
 
Kaori si era alzata in piedi e stava sbraitando. Hideaki la fermò prima che potesse commettere un atto sconsiderato.
 
– Kaori calmati! Non c’è bisogno di scaldarsi tanto… E comunque vuoi spiegarmi di cosa state parlando? – le domandò dopo che si fu calmata.
 
Lei lo guardò per un istante e poi sospirò.
 
– Tanto vale che te lo dica… Il qui presente Saeba Ryo non è nient’altro che City Hunter…–
 
Hideaki fissò Ryo pensieroso. Poi spalancò gli occhi esclamando:
 
– Quel City Hunter? Lo sweeper? Non ci credo! –
 
– Ebbene sì, sono proprio io –
 
– Allora accetto volentieri il suo aiuto, signor Saeba! – esclamò Hideaki stringendo la mano di Ryo con fervore e sorridendogli a trentadue denti…
 
Ryo ridacchiò imbarazzato grattandosi la testa…
 
Kaori rimase un po’ sorpresa da entrambi. Non si aspettava che Hideaki accettasse l’offerta di Ryo e soprattutto non avrebbe mai creduto che Ryo si offrisse di aiutare un uomo.
Dopo qualche minuto di lieve imbarazzo, Kaori ruppe il silenzio.
 
– Bene, visto che siamo tutti d’accordo che ne dite di andare a casa per organizzarci? –
 
– Ah… certo, hai ragione. Prendiamo la mia macchina? – domandò Hideaki.
 
– Voi andate con quella, io vi seguo con la mia – disse Ryo dirigendosi verso la sua Mini.
 
Kaori e Hideaki salirono sulla Bmw ed aspettarono Ryo.
 
– Quindi lavoravi con City Hunter… – disse Hideaki avviando il motore.
 
– Non è proprio così, io ero City Hunter… – ribatté Kaori allacciandosi la cintura.
 
Hideaki non disse niente, guardò nello specchietto retrovisore e alla vista della Mini di Ryo si immise sulla tangenziale est.
Dopo venti minuti arrivarono alla villa di Hideaki. Ryo si guardò intorno un po’ sbalordito da tanto lusso. Parcheggiarono le auto e poi entrarono in casa.
 
– Volete qualcosa da bere? – chiese Hideaki dopo che gli ospiti si furono accomodati.
 
– Un caffè, grazie – rispose Ryo.
 
– Anche per me –
 
Hideaki chiamò un cameriere e gli ordinò tre caffè.
 
– Per prima cosa voglio avere una lista di tutti i suoi spostamenti e delle persone che lei vede giornalmente – disse Ryo.
 
– Certo –
 
– La casa ha un impianto d’allarme, giusto? Dovrò darci un’occhiata. Lei vive da solo? –
 
– Sì, i miei genitori abitano in periferia –
 
– Che programmi aveva per oggi? –
 
– Niente di particolare, Kaori ed io dovevamo uscire insieme ma non c’era niente di prefissato –
 
– Credo che l’appuntamento sia annullato. A proposito, non credo che la presenza di Kaori sia necessaria –
 
– Cosa? Non vorrai tagliarmi fuori spero… – sbottò Kaori.
 
– Non lavoriamo più insieme quindi non c’è bisogno che tu stia qui –
 
– Non voglio rimanere per lavorare con te, Hideaki è un amico e non ho intenzione di mollarlo qui da solo –
 
– Bene, ma sappi che non potrò proteggere anche te –
 
– Questo lo so e poi sono capace di badare a me stessa –
 
Mentre Ryo e Kaori discutevano, Hideaki sorseggiava il caffè e li guardava senza sapere cosa fare. Decise di intervenire prima che la situazione degenerasse.
 
– Signor Saeba, capisco che lei non voglia complicazioni ma mi sentirei più tranquillo se Kaori rimanesse a darmi una mano. La casa è grande e c’è spazio per entrambi –
 
Ryo lo guardò irritato. Non voleva che Kaori si trovasse ancora in pericolo ma doveva ammettere che gli sarebbe stata d’aiuto. Alla fine si arrese.
 
– Va bene, può rimanere – disse – Spero solo che non combini casini come sempre – aggiunse poi a bassa voce. Ma non poi così bassa perché Kaori lo sentì e si arrabbiò subito.
 
– Cos’hai detto, scusa? Ti ho sentito, sai! Ripetilo! –
 
– Io non ho detto nulla, spero solo che vada tutto bene! – tentò di giustificarsi Ryo che aveva iniziato a sudare freddo.
 
Sarebbe iniziata la discussione del secolo se il telefono non si fosse messo a squillare. Kaori e Ryo si zittirono e Hideaki rispose al telefono.
 
– Arima, chi parla? –
 
– Salve, signor Arima. Le è piaciuta la sorpresa? – la voce era contraffatta – Beh, non era niente in confronto a quello che la aspetterà nei prossimi giorni. Le diamo un ultimatum: o lei rinuncia entro martedì oppure domani si godrà la sua ultima domenica di vita – terminò l’uomo e riattaccò.
 
– Erano loro. A quanto sembra non hanno perso tempo – disse Ryo preoccupato.
 
– Mi hanno lanciato un ultimatum, devo rinunciare entro martedì – ribatté Arima.
 
– Non si preoccupi, lei firmerà quel contratto –
 
– Ho fiducia in lei, signor Saeba. Scusatemi ma devo fare delle telefonate. Che ne dice di fare un giro della casa? –
 
– Certo –
 
– Bene, Kaori lo accompagni tu? –
 
– Sì, vieni Ryo –
 
Hideaki andò nel suo studio mentre Ryo e Kaori iniziarono a visitare la casa. Era la prima volta che si ritrovavano da soli. Lei cercava di non pensarci e parlava della casa. Dal canto suo Ryo la ascoltava ma non riusciva a concentrarsi su ciò che lei diceva. Fecero anche il giro del giardino e un silenzio imbarazzante si instaurò fra loro al momento del ritorno.
 
– Come stai, Kaori? – chiese alla fine Ryo.
 
– Bene, grazie. Tu? –
 
– Potrebbe andare meglio. Non c’è molto lavoro in giro –
 
– Già… –
 
Kaori si stava innervosendo. Quella commedia non le piaceva per niente.
 
– Che lavoro fai adesso? – proseguì Ryo.
 
– Lavoro in un call center. Hideaki è il mio capo –
 
Quella risposta sorprese Ryo. Però dovette ammettere che era tipico di Kaori mescolare lavoro e vita privata…
 
– Capisco –
 
Kaori intuì che Ryo aveva frainteso il rapporto che c’era tra lei e Hideaki.
 
– Guarda che ti sbagli, non è come credi tu. Tra me e lui c’è solo amicizia –
 
– Non devi giustificarti con me –
 
– Non mi sto affatto giustificando! Voglio solo che le cose siano chiare –
 
Ryo non ribatté. Se avessero continuato sapeva che sarebbero tornati a parlare di loro due ed era l’ultima cosa che voleva. Rientrarono in casa e tornarono nel salone dove trovarono un ospite. Era un ragazzo sulla trentina, alto e con i capelli lunghi. Kaori lo riconobbe subito.
 
– Asaba! Che ci fai qui? – gli disse sorridendo.
 
– Ciao, Kaori! Mi ha telefonato Arima e mi ha raccontato cosa è successo. Stai bene? – rispose lui alzandosi dal divano.
 
– Sì, stiamo tutti bene. Ti presento un amico, Ryo Saeba –
 
– Piacere, Sakuya Asaba –
 
I due si strinsero la mano squadrandosi da capo a piedi. Ryo non si fidava di quel tipo, nel suo sguardo c’era qualcosa che non gli piaceva. A prima vista poteva sembrare un bravo ragazzo ma Ryo percepiva in lui qualcosa di strano che non sapeva ben definire.
 
– Visto che Hide non c’è, mi dici che regalo gli hai comprato? – chiese Sakuya a Kaori.
 
– Beh… ecco… in realtà volevo comprarlo oggi pomeriggio… –
 
– Non gli hai ancora comprato nulla? Ma la festa è per domani sera! –
 
– Lo so ma non pensavo che oggi sarebbe successo tutto questo casino, non ho la sfera di cristallo! –
 
– Scusate, di che festa state parlando? – li interruppe Ryo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: Discussioni ***


Capitolo IV: Discussioni
 
 
– Domani è il compleanno di Hideaki e Sakuya gli ha organizzato una festa – spiegò Kaori.
 
– Perfetto! Ci mancava anche la festa! Così dovrò tenere d’occhio decine di persone… – sbottò Ryo irritato.
 
– Non credo che i ricattatori si trovino fra gli amici di Hideaki… –
 
– Non sto dicendo questo però qualcuno potrebbe infiltrarsi e combinare chissà cosa… potevi anche dirmelo! – Ryo era sempre più arrabbiato…
 
– Calmati! Non c’è bisogno di arrabbiarsi… basterà controllare l’entrata e non succederà nulla… –
 
– Non posso rimanere tutta la sera davanti alla porta! Mi meraviglio di te Kaori, dovresti sapere come funzionano queste cose… –
 
– Lo so come funzionano! Vuoi continuare a darmi dell’incapace anche ora che non lavoriamo più insieme? –
 
– Non tirare in ballo cose che non c’entrano… trovi sempre una scusa per litigare –
 
– Io trovo le scuse per litigare? Se tu la smettessi con i tuoi commenti fuori luogo forse non mi arrabbierei! –
 
In quel momento Hideaki tornò nella sala. Non poteva credere che i due stessero discutendo di nuovo.
 
– Scusatemi, credo che litigare non serva a niente. Calmatevi entrambi e cerchiamo di trovare una soluzione – intervenne Hideaki tentando di placare gli animi.
 
– Signor Arima, non si immischi in cose che non la riguardano – ribatté Ryo furioso.
 
– Mi riguardano e come! Le ricordo che lei è in casa mia e se vuole continuare a discutere con Kaori lo vada a fare fuori di qui! Lei è qui per lavorare! – replicò Hideaki visibilmente irritato.
 
Ryo si zittì e si sedette sul divano. Sakuya era rimasto sbalordito da quanto accaduto. Non immaginava che Kaori potesse conoscere un tipo simile che la considerava meno di niente.
Kaori era mortificata ed imbarazzata. Ogni volta che parlava con Ryo tutto si risolveva in un litigio. Sperava di essersi lasciata tutto questo alle spalle ma ancora una volta il suo cammino aveva incrociato quello di Ryo. E questo significava ancora sofferenza.
Dopo un lungo attimo di silenzio fu lei a prendere la parola.
 
– Hideaki perdonami, non succederà più. Sono davvero dispiaciuta –
 
– Non importa Kaori. Piuttosto, vediamo di risolvere il problema della festa.  Signor Saeba, lei cosa pensa di fare? –
 
– Prima voglio sapere una cosa, quanti invitati ci saranno? –
 
– Una cinquantina – rispose Sakuya.
 
– Pensavo peggio. In ogni caso non posso controllare cinquanta persone da solo. Avrò bisogno d’aiuto –
 
– Sa già chi chiamare? – domandò Hideaki.
 
– Certo, si fidi di me –
 
– Bene. Immagino che debba andare a casa per prendere dei vestiti –
 
– In effetti era proprio quello che volevo fare –
 
– Ah, Hide anch’io devo andare a prendermi qualcosa! – esclamò Kaori.
 
– Perché non ti fai accompagnare dal tuo amico? Così potrete anche continuare la discussione di prima. Ha qualcosa in contrario, signor Saeba?  – disse Hideaki sorridendo.
 
Ryo guardò Kaori per un attimo, non molto entusiasta di trovarsi di nuovo da solo con lei, ma poi accettò.
 
– Mi raccomando signor Arima, stia lontano dalle finestre e non faccia entrare nessuno che non conosce – disse Ryo prima di salire in auto.
 
– Hide faremo prima possibile – disse Kaori sporgendosi dal finestrino.
 
– Prendetevi tutto il tempo necessario! – li salutò Hideaki volutamente ambiguo.
 
Quando i due se ne furono andati, Hideaki tornò in casa da Sakuya che intanto si era piazzato davanti alla tv.
 
– Allora, Saku, cosa guardi? – domandò Hide all’amico sedendosi di fianco a lui.
 
– A quest’ora non c’è niente di interessante… piuttosto, simpatico quel Saeba… –
 
– Già, è un po’ brusco ma nel suo lavoro è il migliore –
 
– Un po’ brusco? Se fossi stato al posto di Kaori l’avrei ammazzato! Come si fa a trattare così una ragazza? E’ pazzesco! –
 
– Per lo meno lei c’è abituata dato che hanno lavorato insieme per otto anni… –
 
– Otto anni? Però! Capisco anche perché lei lo abbia mollato… –
 
– Non l’ha mollato lei. Da quel poco che so è stato lui a mandarla via… –
 
– Pure! Ha il cuore di ghiaccio quel tipo! –
 
– Adesso smettiamo di parlarne, non sono fatti nostri –
 
– Lo so ma mi dispiace vedere Kaori in quello stato… era la prima volta che la vedevo così fuori di sé –
 
– Non preoccuparti, vedrai che risolveranno i loro problemi –
 
 
Intanto Ryo e Kaori viaggiavano in direzione Shinjuku. Il silenzio regnava sovrano nell’abitacolo della piccola auto. Ryo guidava, Kaori era voltata verso il finestrino e osservava la strada che scorreva sotto i suoi occhi.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V: Vicinanza ***


Capitolo V: Vicinanza

 
 
Erano quasi le 11 quando arrivarono a Shinjuku. Ryo scese dall’auto e salì i gradini della porta di casa ma si accorse che Kaori era rimasta seduta in macchina. Tornò indietro e si abbassò verso il finestrino.
 
– Non sali? – le domandò.
 
– Non so… –
 
Ryo capì che per lei doveva essere dura rivedere dopo sei mesi di lontananza quella che per otto anni era stata anche casa sua.
 
– Va bene, aspettami qui –
 
Lasciò Kaori nell’auto e si affrettò verso il suo appartamento. Kaori si sentiva a disagio e non sapeva come comportarsi. Da un lato era curiosa di vedere in che condizioni fosse la sua vecchia casa, dall’altro aveva paura di entrare. Rifletté per un paio di minuti e poi decise di raggiungere Ryo.
Salì le scale in silenzio fino al quinto piano e poi indugiò sulla porta che Ryo aveva lasciato socchiusa. Prese un bel respiro e la aprì. Il soggiorno era abbastanza ordinato ma l’aria sapeva di chiuso, segno che Ryo era spesso fuori. Entrò e si incamminò verso la cucina. Come si aspettava, questa sembrava un campo di battaglia, con stoviglie nel lavello e confezioni vuote di cibi precotti sparse un po’ dappertutto. Tornò in soggiorno e guardò in direzione di quella che era stata la sua camera. Salì le scale e sbirciò all’interno della stanza. C’erano un letto, un comodino e un piccolo armadio. Capì che quella era diventata definitivamente la camera degli ospiti. Prima di uscire guardò fuori dalla finestra, il panorama non era cambiato e ripensò a tutte le notti che aveva passato ad osservarlo in attesa che il suo partner rientrasse. Sorrise al ricordo di tutte le ramanzine che gli aveva fatto in quegli anni e alle scuse patetiche con cui lui tentava di giustificarsi…
I passi di Ryo nel corridoio la riportarono al presente ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Ryo fu sorpreso di vederla.
 
– Pensavo che non saresti salita – le disse sorridendo.
 
– Volevo solo vedere come avevi ridotto questo posto – ribatté lei.
 
– Non mi pare che sia ridotto tanto male… –
 
– E’ vero, è accettabile… tranne la cucina ovviamente e poi dovresti aprire le finestre ogni tanto… – osservò Kaori scendendo le scale.
 
Ryo sorrise e la seguì in soggiorno.
 
– Non è facile… sto più fuori che dentro –
 
– Se è per questo lo hai sempre fatto… solo che prima c’era qualcun altro che pensava alla casa… –
 
– Vorrà dire che assumerò una donna delle pulizie… –
 
Kaori lo guardò perplessa.
 
– E io che pensavo che avresti cercato un’altra partner… – gli disse poi.
 
– No, no! Basta partner! Preferisco stare solo –
 
– Già… –
 
Ryo si rese conto di ciò che aveva appena detto e tentò di spiegarsi.
 
– Non voglio dire che con te ho lavorato male… anzi, credo di non aver mai lavorato meglio in tutta la mia vita. Però adesso voglio lavorare da solo, diciamo un ritorno alle origini –
 
– Capisco… a proposito di lavoro, vuoi chiedere aiuto a Mick per domani sera? –
 
– Sì, entro stasera devo telefonargli –
 
Kaori guardò l’orologio.
 
– Credo che faremo meglio a sbrigarci, il mio appartamento è a Yotsuya Sanchome –
 
I due uscirono dal palazzo e dopo essere risaliti in auto si inoltrarono nel traffico. Un incidente li rallentò per dieci buoni minuti.
 
– Oh, cazzo! La gente invece di lavorare passa il tempo in macchina! – imprecò Ryo.
 
– Infatti io prendo sempre la metro –
 
– Giusto! Adesso parcheggiamo e la prendiamo subito! –
 
– Cosa? Ma dove vai? –
 
Ryo mise la freccia e uscì dalla tangenziale. Dopo due isolati si fermò e parcheggiò.
 
– Ecco fatto! Dai, scendi e andiamo a prendere la metro – disse poi sorridendo.
 
– Stai scherzando, vero? –
 
– No! Andiamo! –
 
Kaori sospirò sconsolata e uscì dall’auto.
 
Si diressero verso la stazione della metro e aspettarono il treno.
 
– Casa tua è distante dalla fermata? – domandò Ryo.
 
– No, dista solo un isolato –
 
Il treno arrivò dopo un paio di minuti ed era abbastanza affollato.
 
– Ci mancava anche tutta questa gente! – esclamò Ryo appoggiandosi alla parete del vagone. Kaori si aggrappò alla sbarra di sostegno di fronte a sé ma poco prima che il treno partisse fu spinta con forza contro Ryo.
 
– Ahi! Potrebbe fare più attenzione! – esclamò Kaori in direzione dell’uomo che l’aveva spinta.
 
– Mi scusi signorina, non l’ho fatto apposta! – si scusò l’uomo.
 
Kaori sbuffò e tornò a tenersi alla sbarra. Non si accorse subito che Ryo si era messo dietro di lei per proteggerla dal via vai della gente che saliva e scendeva. Quando se ne rese conto, si voltò verso di lui e gli sorrise.
Ryo ricambiò il sorriso ma si sentiva stranamente in imbarazzo. Avere Kaori così vicina dopo tanto tempo lo turbava, sentire il suo profumo lo faceva tornare a quegli anni passati con lei, a quando l’aveva tutta per sé. Tra loro non c’era mai stato nulla di fisico ma lui negli ultimi tempi ci aveva pensato continuamente e si era odiato per questo, perché lui non la meritava. Proprio a causa di questi nuovi sentimenti aveva deciso di allontanarla, di farla uscire dalla sua vita. E Dio solo sapeva quanto gli fosse mancata in quei mesi e quanto gli mancasse tuttora.
Kaori non osava muoversi. Aveva paura che anche un minimo movimento potesse far terminare quell’istante. Gli era stata lontana per così tanto e ora gli era così vicina che poteva chiaramente sentire quel familiare odore di polvere da sparo che lo avrebbe accompagnato per sempre. Aveva passato mesi nel tentativo di dimenticare quello che provava per lui e adesso sentirlo sfiorarle la schiena faceva riemergere tutto.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI: I want you to need me ***


Capitolo VI: I want you to need me

 
La voce che annunciava la loro fermata distolse Kaori da quei pensieri. Scesero dalla metro e dopo essere usciti dalla stazione si incamminarono verso l’appartamento di Kaori.
 
– Non è male come posto – osservò Ryo guardandosi intorno.
 
– Sicuramente è più tranquillo di Shinjuku – ribatté Kaori fermandosi di fronte ad una palazzina – Siamo arrivati – aggiunse poi entrando nel giardino.
 
L’appartamento era al secondo piano. Come Ryo si aspettava, era perfettamente in ordine e l’aria sapeva di pulito. Si ricordò che anche il suo appartamento prima aveva quell’odore.
 
– Fa’ come fossi a casa tua. Non mi ricordo dove ho messo la borsa da viaggio quindi ci metterò un po’ – disse Kaori dirigendosi verso la camera.
 
Ryo si guardò intorno e riconobbe alcuni oggetti che Kaori aveva comprato per il loro appartamento, il vaso di fiori che stava nell’ingresso, l’appendiabiti, lo stereo che lei aveva messo in soggiorno… Si avvicinò a quest’ultimo e notò che c’era un cd inserito. Incuriosito, premette il tasto play… La musica partì dolce e lenta e Ryo capì che era una canzone d’amore…

 
I wanna be the face you see when you close your eyes  
I want to be the touch you need every single night
I want to be your fantasy
And be your reality
And everything between

 
Kaori stava prendendo dei vestiti dall’armadio quando sentì la musica. Ascoltava quella canzone tutte le volte che pensava a Ryo… avrebbe voluto avere il coraggio di dirgli quelle parole….

I want you to need me
Like the air you breathe
I want you to feel me
In everything
I want you to see me
In your every dream
The way that I taste you, feel you, breathe you, need you
I want you to need me, need me
Like I need you

 
Quelle parole risuonavano così forte nella testa di Ryo quasi da fargli male. Era come se fosse Kaori a pronunciarle…

I wanna be the eyes that look deep into your soul
I wanna be the world to you I just want it all
I wanna be your deepest kiss
The answer to your every wish
I'm all you ever need

 
Kaori uscì dalla camera e si appoggiò alla porta. Ryo le dava le spalle ma lo fissò lo stesso. Le parole di quella canzone le sembrarono vere come non mai.
 
I want you to need me
Like the air you breathe
I want you to feel me
In everything
I want you to see me
In your every dream
The way that I taste you, feel you, breathe you, need you
I want you to need me, need me
Like I need you



Ryo la sentì uscire ma non osò voltarsi. Sentiva il suo sguardo che lo avvolgeva ed aveva paura di affrontarlo perché sapeva come si sarebbe sentito.


'Coz I need you more than you could know
And I need you to never never let me go
And I need to be deep inside your heart
I just want to be everywhere you are

 
Le lacrime sgorgarono spontaneamente, Kaori si portò le mani al volto per reprimere i singhiozzi ma non riusciva a trattenersi. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva pianto per lui e si era ripromessa che non sarebbe successo mai più ma in quel momento i sentimenti avevano preso il sopravvento sulla ragione.
Ryo sentì i suoi singhiozzi e si voltò verso di lei. L’aveva fatta piangere di nuovo, le uniche cose che sapeva darle erano sofferenza e dolore. Eppure si sentiva sollevato nell’udire quel pianto perché significava che lei provava ancora qualcosa per lui. Le si avvicinò lentamente e le accarezzò i capelli.


I wanna be the face you see when you close your eyes
I wanna be the touch you need every single night
I want to be your fantasy
And be your reality
And everything between

 
Kaori sussultò a quel tocco. Possibile che lui volesse consolarla? Non riusciva a crederci. Poi lo sentì abbracciarla e si ritrovò appoggiata al suo petto. Stava accadendo davvero?

I want you to need me
Like the air you breathe
I want you to feel me
In everything
I want you to see me
In your every dream
’Coz I taste you, feel you, breathe you, need you
I want you to need me, need me
Like I need you
Need me
Like I need you
Need me
Like I need you

(“I want you to need me”, Celine Dion)
 
Ryo l’aveva abbracciata senza pensarci. Quel gesto gli era venuto talmente naturale che non se n’era reso conto. Voleva solo che lei smettesse di piangere. Le parole della canzone dicevano la verità, aveva bisogno di lei. Ora che l’aveva tra le sue braccia ne era sicuro. Durante quegli ultimi mesi aveva cercato di sopravvivere ma solo accanto a Kaori si sentiva realmente vivo… semplicemente perché lei era la sua aria, la sua fantasia, la sua realtà, il suo mondo…
Senza sciogliersi da quell’abbraccio, Kaori si asciugò le lacrime. Era confusa e stupita ma anche felice.
La musica terminò e Ryo si scostò leggermente per guardarla.
 
– Tutto bene? – le domandò
 
Kaori annuì senza alzare la testa.
 
– Non pensavo che Celine Dion ti facesse questo effetto…  ormai neanche le ragazzine piangono più ascoltando le canzoni…  – Ryo tentava di punzecchiarla come sempre.
 
Lei capì che lo stava facendo apposta e sorrise. Sicuramente lui si aspettava una sfuriata da parte sua.
 
– Hai ragione – disse Kaori alzando lo sguardo – Però mi sembra che sia piaciuta anche a te… –
 
– E’ una bella canzone, romantica…  –
 
Kaori notò qualcosa di diverso negli occhi di Ryo, erano più dolci… capì che lui aveva intuito il motivo delle sue lacrime.
 
– Scusami se mi sono messa a piangere – sussurrò distogliendo di nuovo lo sguardo.
 
– Non devi scusarti, Sugarboy –
 
– Allora hai capito… –
 
– Certo, era così evidente –
 
– E allora? –
 
– Mi hai detto che dovevo smetterla di prendere decisioni al posto tuo quindi… adesso sta a te fare la scelta… –
 
– Ma tu cosa vorresti? –
 
– I want you to need me like I need you… – le sussurrò Ryo.
 
A quelle parole Kaori lo abbracciò. Ryo capì che era un sì…

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Capitolo 7
*** Capitolo VII: Ritorno a casa Arima ***


Capitolo VII: Ritorno a casa Arima

 
Kaori finì di fare la sua valigia e dopo aver ripreso la metro tornarono a recuperare la macchina. Era mezzogiorno passato quando ripresero la tangenziale.
 
– Sarà meglio che telefoni ad Hideaki per dirgli che arriviamo – disse Kaori prendendo il cellulare dalla borsa.
 
– E quello da dove salta fuori? – chiese Ryo sorpreso.
 
– L’ho comprato un paio di mesi fa. Ormai ce l’hanno tutti… –
 
Kaori compose il numero di casa di Hideaki.
 
– Pronto? Hide sono Kaori, stiamo arrivando, tra dieci minuti siamo lì. Ok, ciao – riattaccò e rimise il cellulare nella borsa – Si stava preoccupando – aggiunse poi.
 
– E di cosa? Ah, ho capito, mi sa che il tuo amico è geloso! – esclamò Ryo ridendo.
 
– Non dire cavolate! Ti ho già detto che fra me e lui non c’è quel tipo di rapporto! – sbottò Kaori offesa.
 
– Lo so ma ho visto come ti guarda e ti assicuro che per lui sei più di un’amica –
 
– E come mi guarderebbe? –
 
– Dai, non dirmi che non te ne sei accorta! Ti guarda nello stesso modo in cui ti guardava Mick –
 
– Non mi pare di aver mai visto Hide con gli occhi a pesce lesso e la saliva alla bocca… –
 
– Non intendevo in quel modo! E’ innamorato di te, se ne accorgerebbe chiunque! –
 
– Beh, se è così non può che farmi piacere… –
 
Ryo per poco non andò a sbattere contro il guardrail… possibile che si fosse sbagliato?
 
– Ehi ma sei impazzito? Così ci ammazziamo! –  gridò Kaori aggrappandosi allo sportello.
 
– Scusa, mi era sembrato che ci fosse un gatto sulla strada… –
 
Kaori aveva capito che le sue parole riguardo ad Hideaki lo avevano turbato. Voleva farlo ingelosire per capire fino a che punto tenesse a lei…
 
– Dicevo, mi farebbe davvero piacere se Hideaki fosse innamorato di me, è un bell’uomo, gentile, educato… –
 
“No, non ci credo… non sta parlando sul serio!” pensò Ryo.
 
– Ah, per forza, sarebbe il primo uomo che si innamora di te! – esclamò poi.
 
– Ti sbagli, è il secondo – ribatté Kaori.
 
– Guarda che io non sono innamorato di te… –
 
– E cosa ti fa pensare che alludessi a te? Io parlavo di Mick… –
 
“Porca miseria! Mi sono tirato la zappa sui piedi da solo… “ pensò lui agitato.
 
Kaori gli sorrise pensando che era stato fin troppo facile.
Ryo tirò un sospiro di sollievo, se avessero continuato a parlarne non avrebbe proprio saputo come uscirne… Osservò Kaori con la coda dell’occhio e si innervosì vedendo il sorrisetto che aveva sulle labbra. Poi però il suo occhio scese più in basso e si meravigliò di sé stesso. Come aveva fatto a non notare il vestito che lei indossava? Pur essendo un semplice vestito con la gonna a pieghe le stava davvero bene, forse anche troppo… e soprattutto metteva in risalto la parte che Ryo preferiva di lei, ovvero le gambe. Gli piacevano perché erano lunghe ed affusolate. Inevitabilmente i suoi pensieri si concentrarono su esse e la sua mano sinistra invece di posarsi sul cambio deviò pericolosamente in direzione del ginocchio di Kaori.
 
“NO! Che cavolo stavo per fare?!” pensò riportando subito la mano al suo posto “Devo smetterla di pensare a certe cose! Forza Ryo, il lavoro prima di tutto!” si disse poi per riprendere il controllo.
 
– Ryo, cos’hai? – chiese Kaori notando lo strano comportamento del partner.
 
– Eh? Io? Niente! Mi si era intorpidita la mano, tutto qui! – si giustificò lui ridacchiando nervosamente.
 
– Senti, ma cosa siamo noi ora? Siamo di nuovo partner o… –
 
– Beh, dipende da te. Vuoi tornare subito ad essere l’altra metà di City Hunter o vuoi rimanere Kaori Makimura fino alla fine della settimana? –
 
– Io vorrei esserti d’aiuto nel proteggere Hideaki –
 
– Allora aspetta la fine della settimana –
 
– Perché? Ho detto che voglio aiutarti! –
 
– Appunto! Saresti capace di combinare solo casini… –
 
– Che cosa? Vuoi litigare di nuovo? Se la metti così potrei anche cambiare idea e rimanere Kaori Makimura per sempre! –
 
Ryo la guardò divertito. Gli piaceva farla arrabbiare, e poi ci voleva talmente poco… Kaori capì che la stava prendendo in giro e si innervosì ancora di più.
 
– L’hai fatto apposta! Ti odio quando ti comporti così! Fai nascere in me un tale istinto omicida che potrei prenderti la pistola e spararti a sangue freddo! – esclamò arrabbiata.
 
Ryo scoppiò a ridere. Gli erano mancate le affermazioni spropositate che lei pronunciava quando era su di giri.
 
– Dai, Kaori, come sei permalosa! E’ ovvio che puoi aiutarmi! – disse dopo che fu riuscito a calmarsi.
 
– Sei fortunato perché siamo arrivati, altrimenti… –
 
– Altrimenti cosa? Tremo dalla paura! –
 
– Ryo chiudi quella boccaccia! Oppure desideri così tanto che riprenda a darti le martellate? –
 
– No, pietà! Il martello no! E’ l’unica cosa che non mi è mancata in questi mesi… –
 
Ryo si stupì di sé stesso. Aveva appena ammesso che Kaori gli era mancata.
Kaori lo guardò meravigliata. Se c’era una cosa che poteva dire con sicurezza era che quel giorno Ryo era davvero pieno di sorprese.
 
– Va bene, per ora niente martello. Lo so che per te è un divertimento prendermi in giro –
 
– Ah, beh… sì… –
 
Finalmente giunsero a destinazione. Ryo parcheggiò e poi aiutò Kaori a prendere la valigia.
 
– Porca miseria, ma cosa ci hai messo dentro? – le disse trovandola abbastanza pesante.
 
– Vestiti e scarpe. Su, dalla a me –
 
Ryo le passò la valigia e prese la sua dal portabagagli. Poi si diressero insieme verso la porta d’entrata. Kaori suonò il campanello e fu Hideaki ad aprire.
 
– Bentornati! – li accolse lui sorridente.
 
– Scusa se ci abbiamo messo così tanto ma c’era un traffico pazzesco – disse Kaori appoggiando la valigia a terra.
 
– Non è successo niente durante la nostra assenza? – domandò Ryo.
 
– Per fortuna no. Seguitemi, vi faccio vedere le vostre camere –
 
I tre salirono al piano superiore e percorsero un breve corridoio.
 
– Kaori questa è la tua camera, è una matrimoniale, così starai comoda! – disse Hideaki aprendo la porta.
 
– Grazie, è molto bella – disse Kaori osservando la stanza.
 
– Signor Saeba, la sua camera è proprio quella di fronte. Venga –
 
Dopo essersi sistemati, tornarono al piano inferiore dove li aspettava il pranzo.
 
– Hide, Sakuya è andato via? – chiese Kaori prima di iniziare a mangiare.
 
– Sì, andava a pranzo da sua madre –
 
– Signor Arima, mi ha preparato le due liste che le avevo chiesto? – domandò Ryo.
 
– Certo, le vuole vedere subito? –
 
– No, prima mangiamo. A stomaco pieno si lavora meglio! –

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII: Lavoro ***


Capitolo VIII: Lavoro

 
Kaori si alzò sbuffando dal divano.
 
– Uffa, non ne posso più! E’ più di un’ora che scorriamo quella lista di nomi senza ricavarne niente! Sono stanca! – esclamò stiracchiandosi.
 
– Non sei obbligata a rimanere qui – ribatté Ryo senza alzare gli occhi dal foglio che teneva in mano.
 
– Infatti! E’ un problema se vi lascio da soli per un paio d’ore? –
 
– Per me va bene – rispose Hideaki.
 
Ryo la guardò con aria di rimprovero ma era ovvio che la sua era stata solo una domanda retorica e che lei sarebbe uscita anche se lui non fosse stato d’accordo.
 
– Va bene ma vedi di rientrare prima delle sei – disse Ryo.
 
– Perché? – chiese Kaori sospettosa.
 
– Perché voglio andare a parlare con qualche informatore e non possiamo lasciare il tuo amico ancora da solo – spiegò Ryo.
 
– Ok, sarò di ritorno per quell’ora. Hide, puoi prestarmi la macchina? –
 
– Certo. Le chiavi sono sul tavolino dell’ingresso. C’è il cambio automatico quindi non dovresti avere problemi – disse Hideaki sorridendole.
 
– Grazie, allora a più tardi! –
 
Kaori prese la borsa, le chiavi dell’auto e uscì. Hideaki si affacciò alla finestra e la vide sgommare sul vialetto d’ingresso.
 
I due uomini tornarono a dedicarsi alla lista per un’altra mezz’ora.
 
– Senta, Hideaki, questa lista di persone non mi dice molto. Lei non sospetta di nessuno? –
 
– Se avessi qualche sospetto glielo direi. Non riesco ad immaginare chi possa volere il male dell’azienda, ognuna di quelle persone ha contribuito al suo sviluppo e alla sua crescita –
 
– Per caso ha notato qualcosa di strano negli ultimi mesi? –
 
– No, niente di insolito, io non vado molto spesso alla sede centrale, mi occupo solo delle aziende affiliate –
 
– Ok, allora cercherò di scoprire qualcosa. Posso usare il suo telefono? –
 
– Certo, faccia con comodo –
 
Ryo prese il telefono e compose il numero di casa di Mick.
 
– Pronto? – rispose una voce femminile.
 
– Ciao Kazue, sono Ryo. C’è Mick? –
 
– Ciao Ryo, te lo chiamo subito –
 
Dopo qualche attimo l’americano rispose al telefono.
 
– Ciao Ryo, hai bisogno di me? – disse.
 
– Sì, sei libero domani sera? –
 
– Se è per andare a far baldoria sono tutto tuo –
 
– Beh, mi spiace ma questa volta si tratta di lavoro –
 
– Ah, e cosa dovrei fare per te? – chiese Mick un po’ deluso.
 
– Devi aiutarmi a sorvegliare gli invitati di una festa –
 
– Festa? Che festa? –
 
– Conosci Hideaki Arima? Domani sera si terrà una festa di compleanno in suo onore –
 
– Da quando lavori per gli uomini, eh Ryo? Comunque lo conosco solo per quello che leggo sui giornali –
 
– E’ un amico di Kaori, o meglio, lei lavora per lui –
 
– Davvero? Allora hai rivisto Kaori! E com’è andata? –
 
– Mick, non è il momento di parlare di Kaori! Accetti o no? –
 
– Sicuro! E’ un po’ di tempo che non vedo Kaori, vengo volentieri! –
 
– Smetti di pensare a lei! Tra due settimane ti sposi! Allora ci vediamo domani sera alle sei, la villa è un po’ fuori Tokyo ma non è difficile raggiungerla. Prendi la tangenziale est, esci a Narita e dopo un paio di chilometri dovresti trovartela sulla destra – 
 
– Ok, a domani sera. Saluta Kaori da parte mia e dille che mi manca –
 
– Lo farò. A domani –
 
Ryo riattaccò. Guardò l’orologio, erano quasi le cinque.
 
– Hideaki, può darmi il numero del cellulare di Kaori? – chiese poi.
 
– Certo, è 555–837–262 –
 
Ryo riprese il telefono e compose il numero. Dopo un paio di squilli Kaori rispose.
 
– Pronto? Hide, sei tu? –
 
– No, sono Ryo –
 
– Ryo! Ti serve qualcosa? –
 
– Potresti rientrare fra mezz’ora? Devo assolutamente andare a parlare con i miei informatori –
 
– Va bene, faccio il prima possibile. A dopo! –
 
Ryo agganciò di nuovo.
 
– Kaori torna fra poco –
 
– Bene. Io vado nel mio studio a smaltire un po’ di lavoro –
 
– Posso prendere un bicchiere di whisky? –
 
– Faccia pure e se vuole fumare non si preoccupi, il posacenere è sulla mensola –
 
Ryo si sedette di nuovo sul divano e si accese una Lucky Strike. Ripensò a quanto era successo quella mattina e sorrise. Si era immaginato molte volte l’incontro con Kaori ma mai aveva pensato che sarebbe stato così. Credeva che Kaori lo odiasse per come l’aveva trattata e invece lei continuava ad amarlo. Non la capiva. Qualsiasi altra donna lo avrebbe detestato ma lei no, lei era diversa, aveva sempre sopportato tutto solo perché lo amava.
Un rumore di passi lo riportò alla realtà.
 
– Ho fatto abbastanza in fretta? – domandò Kaori entrando nella stanza.
 
– Direi proprio di sì… –
 
– Ero già in macchina quando hai telefonato! Spegni quella sigaretta! –
 
– L’ho appena accesa! –
 
– Non m’interessa, devi smettere di fumare! –
 
Ryo obbedì, la spense e la rimise nel pacchetto.
 
– Dov’è Hideaki? –
 
– Nel suo studio. Ho telefonato a Mick, domani sera sarà dei nostri. Ah, ti saluta e dice che gli manchi –
 
– Meno male, pensavo che tutti si fossero dimenticati di me… –
 
Ryo la guardò senza risponderle.  Kaori capì che questa volta non avrebbe abboccato.
 
– Ho comprato il regalo per Hide – disse cambiando argomento.
 
– Cosa gli hai preso? –
 
– Una camicia. Ho girato un sacco di negozi e poi alla fine sono andata da Eriko. Mi ha anche dato un vestito per domani sera –
 
– Non dovrò mica mettermi lo smoking spero! –
 
– No però se ti vestissi un po’ meglio… chiederò a Hide di prestarti qualcosa –
 
– Non importa, e poi io sono più alto. Passerò a casa, tanto devo tornare a Shinjuku –
 
– Va bene, allora ci vediamo dopo –
 
– A dopo –
 
Ryo lasciò Kaori a sorvegliare Hideaki e tornò a Shinjuku in cerca di informazioni.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX: Novità 1/3 ***


Capitolo XI: Novità 1/3

 
Ryo tornò quasi all’ora di cena e non da solo. Quando entrò in casa, Kaori era seduta sul divano e leggeva una rivista. Il tono perentorio del suo partner le fece alzare gli occhi dal giornale.
 
– Avanti, muoviti! – disse Ryo spingendo davanti a sé un ragazzo sulla ventina e con le braccia legate dietro la schiena.
 
– Ryo, questo chi è? – domandò Kaori alzandosi.
 
– Chi sia non lo so, so solo che mi ha seguito per un po’, finché non l’ho preso e legato – rispose Ryo facendo sedere il ragazzo su una sedia.
 
– Cosa vuoi farmi? Lasciami andare! – esclamò il ragazzo dimenandosi sulla sedia.
 
– Quello che ti farò non è importante, basta che tu parli. Kaori vai a chiamare Arima –
 
– Certo –
 
Kaori tornò subito accompagnata da Hideaki.
 
– Cosa succede? – domandò preoccupato.
 
– Vede, Hideaki, questo ragazzino mi ha seguito credendomi un dilettante e sperando così di arrivare a lei –
 
– E’ la verità? –
 
– Non lo so, sta a lui dircelo – Ryo guardò il giovane dritto negli occhi.
 
– Io non so niente, lasciatemi andare! – esclamò di nuovo il ragazzo.
 
– Non mentire, non è da bravi ragazzi – disse Ryo ironico.
 
– Io non ho fatto niente! –
 
– Intanto mi hai seguito e questo mi sembra già qualcosa – lo contraddisse Ryo sedendosi di fronte a lui.
 
Un silenzio irreale si instaurò nella stanza. Tutti gli sguardi erano puntati sul ragazzo che aveva iniziato a sudare freddo.
 
– Chi ti manda? – gli chiese Ryo dopo qualche minuto.
 
– Non so di cosa stai parlando – rispose lui.
 
– RISPONDIMI! – gridò Ryo facendolo sobbalzare.
 
Hideaki fissò Ryo in volto, preoccupato dalla durezza che gli leggeva negli occhi, ma Kaori lo rassicurò mettendogli una mano sulla spalla.
 
– Allora, vuoi parlare o no? Io ti consiglio di farlo, altrimenti non uscirai più da qui – aggiunse Ryo.
 
– Vuoi uccidermi? – domandò il ragazzo.
 
– Non esagerare, ragazzino. Non ho nessuna voglia di sporcarmi le mani con il tuo sangue e poi non ci guadagnerei niente –
 
Il ragazzo abbassò lo sguardo e sembrò riflettere per qualche istante. Kaori capì che era pronto a parlare.
 
– Vuoi un bicchiere d’acqua? – gli domandò.
 
Il ragazzo la guardò stupito e annuì. Kaori andò in cucina e gli prese dell’acqua.
 
– A quale famiglia della yakuza appartieni? –
 
– Lavoro per gli Higota –
 
– Ho un conto in sospeso con loro, vorrà dire che domattina mi accompagnerai –
 
– Mi uccideranno se non porto a termine il mio incarico! –
 
– E qual è il tuo incarico? –
 
– Dovevo scoprire chi protegge il signor Arima –
 
– Beh, allora mi sembra che tu abbia raggiunto il tuo scopo. Domattina andremo insieme a parlare con Mitsuiko Higota –
 
– Dove lo vuole mettere? – chiese Hideaki.
 
– Lo portiamo in una camera e lo leghiamo al letto –
 
– Bene. Venite con me – 
 
I tre portarono il ragazzo al piano superiore e lo chiusero nella camera accanto a quella di Ryo.
 
– Hideaki, lei conosce Mitsuiko Higota o qualcuno della sua famiglia? – domandò Ryo dopo essere tornati in salotto.
 
– Personalmente no ma forse mio padre può aver avuto a che fare con loro in passato –
 
– E’ probabile che i suoi nemici si stiano servendo della famiglia Higota –
 
– Che ne dite di cenare? –
 
– Dico che è proprio quello che ci vuole – affermò Kaori sorridendo.
 
– Vado a dirlo ai domestici –
 
Hideaki li lasciò soli e scomparì in cucina.
 
 
– Proprio un bell’inizio di serata – commentò Kaori.
 
– Non poteva iniziare meglio, adesso abbiamo una pista da seguire – ribatté Ryo.
 
– Scommetto che ti sei scordato il vestito per domani sera –
 
– Cavolo, me ne sono proprio dimenticato! Chiamerò di nuovo Mick e gli chiederò di portarmelo –
 
Kaori scosse la testa sconsolata.
 
– Ehi, non scuotere la testa in quel modo! E’ colpa di quel ragazzino! Se non si fosse messo in mezzo sarei andato a casa a prendere il vestito! – 
 
– A proposito, mi domando perché ragazzi di quell’età non trovino niente di meglio da fare che lavorare per la yakuza… –
 
– Per i soldi. Sono pagati bene, sai… –
 
– Non sapevo che tu conoscessi la famiglia Higota –
 
– Ho avuto a che fare con loro poco tempo dopo il mio arrivo a Tokyo –
 
– Allora è preistoria! – esclamò Kaori ridendo.
 
– Ah ah, simpatica… saranno passati dieci anni –
 
– Appunto! Hai mai pensato a quanto sei vecchio? –
 
– Cosa? Vecchio? Ma stai scherzando?! –
 
– Su, pensaci bene… quando ci siamo incontrati la prima volta io avevo sedici anni, mio fratello ne aveva venticinque – ventisei e tu non sei molto più giovane di lui… avrai avuto all’incirca la sua stessa età… quindi, facendo due conti…. dovresti avere una quarantina d’anni….  –
 
Ryo la guardò quasi inorridito.
 
– Non fare quella faccia… in fondo anch’io sono quasi vicina agli anta… –
 
– La differenza è che tu li dimostri e io no! – esclamò Ryo sorridendo stupidamente.
 
Così facendo innescò la bomba…
 
– Ah, davvero? E così li dimostro…  – ribatté Kaori livida in viso.
 
Ryo si morse la lingua e si maledì.
 
– No, Kaori, calmati… stavo scherzando! Non li dimostri per niente, sembri ancora una ragazzina! – le disse Ryo implorandola in ginocchio.
 
Hideaki tornò in salotto proprio in quel momento e la scena che si trovò di fronte gli sembrò davvero bizzarra.
 
– Cosa succede? – domandò incuriosito.
 
– Ah… nulla… è che… avevo perso le chiavi della macchina – si giustificò maldestramente Ryo.
 
– Bugiardo… adesso vediamo se è come dici tu – lo contraddisse Kaori.
 
Hideaki era ancora più confuso.
 
– Hide, secondo te quanti anni ho? – chiese Kaori all’amico.
 
– Ah, veramente non saprei… – rispose lui.
 
– Rispondi sinceramente, non mi arrabbio – lo rassicurò Kaori.
 
– Vediamo, trenta, trentadue al massimo –
 
Kaori sorrise a trentadue denti. Poi si voltò verso Ryo che si era seduto per terra a gambe incrociate.
 
– Visto? Te lo dicevo io! – gli disse poi.
 
– Secondo me l’ha detto apposta, non ci credo che non sappia la tua età – replicò Ryo.
 
– No, è la verità, per rispetto non le ho mai chiesto quanti anni abbia. Ho sbagliato? Te ne ho dati di più? – disse Hideaki.
 
– Me ne hai dati di meno, grazie! –
 
– Allora glielo dico io, Kaori va per i quaranta! – esclamò Ryo balzando in piedi.
 
– RYO! Sei davvero maleducato! –
 
Temendo un’altra lite, Hideaki intervenne prima che la situazione peggiorasse.
 
– Se è così, ti faccio i miei complimenti perché sembri più giovane – disse a Kaori sorridendole.
 
– Grazie Hide, sei un adulatore nato! –
 
– La cena è pronta, andiamo in sala –
 
Kaori seguì Hideaki, Ryo rimase qualche secondo ad osservarla e quando lei lo chiamò le andò incontro sorridendole. La serata trascorse tranquilla e i tre si salutarono verso mezzanotte non senza aver controllato il ragazzo rinchiuso nella stanza.

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Capitolo 10
*** Capitolo X: Novità 2/3 ***


Capitolo X: Novità 2/3

 
Il mattino seguente Ryo si alzò presto e senza fare colazione uscì insieme al ragazzo.
 
– So che è stato un brusco risveglio ma non ho tempo da perdere – disse Ryo al ragazzo intento a sbadigliare.
 
– Ne ho passate di peggio – rispose lui.
 
– Ah davvero? Sai cosa facevo io alla tua età? Combattevo in mezzo alla foresta Amazzonica e rischiavo la vita ogni secondo. Trovami una cosa peggiore di questa e ti do cinquecento yen – ribatté Ryo irritato dalla superbia del ragazzo.
 
Il ragazzo si zittì e non aprì bocca per tutto il viaggio.
 
Dopo un quarto d’ora di macchina arrivarono alla periferia di Shibuya e Ryo si fermò davanti all’ingresso di una grande villa in stile tradizionale.
 
– Forza, scendi e va’ a dire al tuo capo che hai fatto il tuo dovere – disse poi al ragazzo slegandolo – Non fare sciocchezze altrimenti ti pianto una pallottola in fronte – aggiunse poi.
 
Il ragazzo scese dall’auto e parlò al citofono per qualche secondo. Poi il cancello si aprì e lui sparì all’interno.
Ryo intanto si accese una sigaretta, quella che Kaori gli aveva fatto spegnere la sera prima.
Dopo un paio di minuti il ragazzo tornò e disse a Ryo di seguirlo. Lo accompagnò nello studio di Mitsuiko Higota. Quest’ultimo era seduto alla scrivania ed era voltato verso la finestra. Nella stanza c’erano altri quattro uomini.
 
– Signor Higota, le ho portato l’uomo di cui le ho parlato – disse il ragazzo.
 
– Va bene, vai pure – ribatté Higota senza voltarsi.
 
Il ragazzo uscì dalla stanza lasciando Ryo nelle mani del suo capo (NdA: o forse sarebbe meglio dire il contrario!!!).
 
– Bene, bene, vediamo un po’ chi abbiamo qui – disse Higota voltandosi.
 
Non appena i suoi occhi si posarono su Ryo, Higota sbiancò in volto.
 
– Ah, Ryo Saeba… come stai? – gli domandò poi ridacchiando nervosamente.
 
– Io bene, Higota – ribatté Ryo sorridendo.
 
– Spero solo di non averti creato problemi –
 
– Niente di grave. Ho bisogno di alcune informazioni –
 
–  Accomodati, ti dirò tutto quello che vuoi… –
 
– Come siamo servizievoli – disse Ryo ironico sedendosi di fronte a Higota.
 
– Quali informazioni ti servono? –
 
– Chi ti ha commissionato gli attentati a Hideaki Arima? –
 
– Ah, quello… non posso esserti d’aiuto… non l’ho mai visto, il lavoro mi è stato offerto per telefono –
 
– Non ci credo. Non sei un uomo che si butta negli affari alla cieca. Immagino che avrai chiesto qualche garanzia –
 
– Sì ma i soldi mi sono stati portati da un intermediario, il mandante non l’ho mai visto –
 
– Chi è questo intermediario? Lo conoscevi già? –
 
– No, era la prima volta che lo vedevo. Ha detto di chiamarsi Sen  –
 
– Solo Sen ? Non ti ha detto il nome? –
 
– No –
 
– Quanto ti ha dato? –
 
– Tre milioni e mezzo –
 
– Però, una bella cifra. Io però posso darti una cosa più importante, ovvero l’incolumità. Se rinunci, io non parlerò con un certo commissario di polizia –
 
– Va bene –
 
– E’ sempre un piacere fare affari con te. Spero solo di non rivederti per un bel po’ –
 
– Lo stesso vale per me, Saeba –
 
Ryo tornò alla villa di Arima non del tutto soddisfatto. Aveva sperato che Higota gli sarebbe stato più utile e invece ne aveva ricavato solo il soprannome di un mediatore. Non gli restava che chiedere a Mick di controllare.
Quando arrivò, Kaori e Hideaki erano seduti in giardino e chiacchieravano animatamente.
 
– Buongiorno – li salutò avvicinandosi al tavolo.
 
– Buongiorno, ti sei alzato presto stamattina! – esclamò Kaori.
 
– E’ stato un sacrificio utile –
 
– Davvero? Cosa ha scoperto? – gli chiese Hideaki.
 
– Ho scoperto il nome dell’intermediario fra gli Higota e il mandante. Adesso non resta che controllare – rispose Ryo sedendosi accanto a Kaori.
 
– Qualcosa mi dice che gli Higota non tenteranno più di uccidere Hideaki – disse Kaori.
 
– Come sei perspicace! – ribatté Ryo sorridendo – A proposito, devo fare un’altra telefonata – aggiunse poi.
 
– Certo, le porto il cordless – disse Hideaki alzandosi.
 
– Di cosa stavate discutendo? – domandò a Kaori.
 
– Di stasera, Hide ha paura di lasciare tutto nelle mani di Sakuya – rispose Kaori.
 
– E’ lui che si occupa dell’organizzazione? –
 
– Sì, prima ha telefonato e ha detto che dopo pranzo verrà insieme alla ditta di catering –
 
Hideaki tornò con il telefono e lo porse a Ryo, il quale compose il numero di Mick.
 
– Pronto? Ciao Mick, mi serve una mano – disse Ryo non appena l’americano rispose.
 
– Cosa posso fare per te? – chiese l’americano.
 
– Devi cercare informazioni su un tipo che si fa chiamare Sen –
 
– Sen hai detto? Non hai altri indizi? –
 
– So solo che ha avuto a che fare con Mitsuiko Higota e che lavora per chi vuole fare la festa a Hideaki Arima –
 
– Bene, vedrò cosa posso fare. Nient’altro? –
 
– Dovresti passare da casa mia e prendermi il completo da sera nel mio armadio –
 
– Ok, saluta Kaori e dille che non vedo l’ora di rivederla –
 
– Sì, sì… a stasera –
 
Ryo scosse la testa sospirando.
 
– Mick ti saluta e dice che non vede l’ora di rivederti – disse poi a Kaori imitando la voce dell’amico.
 
Kaori sorrise divertita.
 
– Ah, mi dimenticavo, buon compleanno! – disse Ryo a Hideaki.
 
– Grazie! Io non volevo festeggiarlo ma Sakuya ha insistito e non ho potuto dirgli di no –
 
– Quando quello lì ha una cosa in testa non lo ferma nessuno! – esclamò Kaori.
 
– Sentite, io ho del lavoro da finire, voi fate come se foste a casa vostra e per qualsiasi cosa io sono nel mio studio – disse Hideaki.
 
– Ok, allora buon lavoro! – ribatté Kaori.
 
Hideaki li lasciò da soli.
 
– Senti un po’, che tipo è Asaba? – domandò Ryo.
 
– Così su due piedi ti risponderei che è egocentrico ed estroverso –
 
– In realtà non lo è? –
 
– No, no… lo è eccome… solo che quando lo conosci meglio puoi dire anche che è un depravato con manie di grandezza –
 
Ryo non capì.
 
– Spiegati meglio, vorresti dire che è come me? – le domandò.
 
– Beh, diciamo di sì… aspira a conquistare tutte le donne del mondo… –
 
Una libellula gigantesca passò dietro le spalle di Ryo…
 
– Non fare quella faccia! Ogni volta che usciamo con lui incontriamo sempre due o tre ragazze che lo conoscono… – disse Kaori notando l’aria stupita del partner.
 
– Tu vorresti dire che QUELLO LI’ conosce almeno la metà delle ragazze di questa città?–
 
– Penso di sì, con il suo lavoro ne frequenta molte –
 
– Che lavoro fa? –
 
– Ha un’agenzia di modelle, la più importante della città credo –
 
– Non mi dirai che è il capo della Fashion Look… –
 
– Esatto! La prima volta che ci siamo incontrati mi ha subito chiesto di firmare un contratto per la sua agenzia… –
 
Ryo era ancora più sorpreso.
 
– Credo che il tuo amico ed io andremo molto d’accordo… – disse poi passando alla modalità maniaco.
 
– Io non credo… non fa mai amicizia con potenziali rivali… – ribatté Kaori ridacchiando.
 
– Però è amico di Arima –
 
– Ma Hide non è come voi due! Non è un pervertito incallito! –
 
– Se Asaba è come me allora significa che ci ha provato anche con te… –
 
– Sì ma gli ho fatto gentilmente capire che non mi interessa anche se ogni tanto ci riprova –
 
– Allora ha dei gusti un po’ strani il tuo amico… –
 
– Cosa vorresti dire? – domandò Kaori che sapeva già dove il partner volesse arrivare.
 
– Che di donne non ci capisce niente… –
 
– Bah… forse sei tu che non ci capisci niente… –
 
Ryo si sarebbe aspettato una bella martellata ma sembrava proprio che Kaori avesse deciso di non usare più i martelli.
 
– Mmmmh… chi ci sarà stasera alla festa? – chiese cambiando discorso.
 
– I parenti di Hide, i colleghi di lavoro e qualche amico –
 
– E la parte più numerosa quale sarà? –
 
– I parenti saranno una diecina e il resto colleghi e amici –
 
– Sono tutti sulla lista? –
 
– Sì, credo ci siano tutti –
 
 
Per un po’ i due rimasero in silenzio finché Kaori si alzò sbuffando.
 
– Mi sto annoiando, vado a farmi un tuffo in piscina. Vuoi venire? – domandò a Ryo.
 
– In piscina? E’ meglio che io rimanga a controllare la casa, dopotutto sono qui per lavorare –
 
– Va bene, fai come vuoi. Ci vediamo dopo –
 
Kaori rientrò in casa per prendere il costume da bagno e poi andò in piscina.
 
Verso l’una i due sweeper pranzarono insieme a Hideaki e poi aspettarono l’arrivo di Asaba e della ditta del catering.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI: Novità 3/3 ***


Capitolo XI: Novità 3/3

 
Alle cinque passate i preparativi erano finalmente terminati. Sakuya si aggirava soddisfatto per il salone, Hideaki scuoteva la testa perplesso e Kaori osservava poco convinta le decorazioni mentre Ryo aveva rinunciato ad aiutarli un paio d’ore prima.
 
– Allora, che ne dite? – chiese Sakuya agli altri.
 
– A me sembra troppo sfarzoso, avrei preferito qualcosa di più sobrio – rispose Hideaki guardando i drappi di velluto blu appesi alle finestre e alla scalinata.
 
– Per me non è male ma con questo blu scuro invece di una festa di compleanno sembra un funerale – osservò Kaori.
 
– Lo sapevo, non va mai bene niente di ciò che faccio! – esclamò Sakuya incrociando le braccia.
 
– Non sto dicendo questo! E’ solo che… lo sai che non mi piace fare le cose in grande – ribatté Hideaki.
 
– Per una volta potresti fare un’eccezione, no? –
 
– Tanto ormai non posso tornare indietro –
 
– Bene! Non vedo l’ora che inizi! Io scappo a casa a cambiarmi e torno. A dopo! –
 
E fu così che Sakuya scappò via.
 
Kaori rimase a guardare la porta per qualche secondo poi sospirando si sedette sul divano.
 
– Non è un ragazzo, è un uragano… – disse Hide.
 
– Ti vuole un sacco di bene – disse Kaori sorridendogli.
 
– Già, siamo come fratelli… –
 
– Spero solo che stasera non combini guai– disse Ryo.
 
– Stia tranquillo, lo terrò a freno! –
 
Kaori guardò l’orologio.
 
– Sono quasi le sei. Se non vi dispiace vado a farmi una doccia e poi mi preparo per dopo – disse alzandosi.
 
– Vai pure, tra poco dovrebbe arrivare Mick – ribatté Ryo.
 
– A più tardi –
 
Kaori salì le scale e sparì al piano superiore.
 
– Spero che il vostro amico abbia buone notizie da darci – disse Hideaki.
 
– Lo spero anch’io –
 
In quel momento il citofono suonò e Hideaki dopo aver controllato aprì il cancello di ingresso.
 
– E’ il suo amico – disse a Ryo aprendo la porta.
 
Ryo si alzò e lo raggiunse fuori. Mick uscì dalla macchina e gli lanciò il vestito che gli aveva chiesto di portare.
 
– Ehi, che modi sono questi? – esclamò Ryo irritato.
 
– Non sono il tuo facchino personale – ribatté Mick.
 
– Voi occidentali siete proprio maleducati –
 
– Cosa hai detto scusa? –
 
– Niente! Muoviti, non c’è tempo da perdere –
 
Hideaki guardò stupito l’uomo che aveva di fronte e sorrise pensando che anche lui fosse un amico di Kaori e non molto diverso da Saeba.
 
– Mick ti presento Hideaki Arima, il mio cliente – aggiunse Ryo.
 
– Mick Angel, piacere di conoscerla – disse Mick tendendo la mano.
 
– Il piacere è mio, prego, si accomodi – rispose Hideaki invitandolo ad entrare.
 
I tre uomini si sedettero in soggiorno e iniziarono a discutere del caso.
 
– Hai scoperto qualcosa? – domandò Ryo all’amico.
 
– Mi ci è voluto un po’ ma alla fine ho saputo un paio di cose interessanti. La prima è che l’uomo che stai cercando si chiama Masanori Senma e fa il killer ma non è molto dotato. La seconda è che ho scoperto dove abita e non immaginerai dove – rispose Mick.
 
– A Shinjuku – lo interruppe Ryo.
 
– Come fai a saperlo? –
 
– So chi è. L’ho visto un paio di volte in giro ed in effetti non è una cima. Domani andrò a fargli una visitina –
 
– Parlando d’altro, dov’è Kaori? –
 
– Si sta preparando per la festa. Ora che mi hai portato il vestito vado a cambiarmi anch’io–
 
Ryo se ne andò in fretta in camera sua e lasciò da soli Mick e Hideaki.
 
– Vuole qualcosa da bere? – domandò Hideaki all’americano.
 
– Un Martini va benissimo – rispose Mick sedendosi.
 
– Anche lei è amico di Kaori –
 
– E’ una storia lunga… in realtà sono amico di Ryo, Kaori la conosco solo da due anni –
 
– Però da quello che ho capito non c’è solo amicizia fra lei e Ryo –
 
– Abbiamo lavorato insieme a Los Angeles, ero l’altra metà di City Hunter… –
 
– Ma lei adesso abita qui? –
 
– Sì e devo ringraziare Kaori, mi ha salvato la vita –
 
– Immagino che l’abbia salvata a molte persone –
 
– Nel mio caso è stato diverso, io dovevo uccidere Ryo ma non l’ho fatto perché mi innamorai di Kaori e poi lei mi salvò… –
 
– Ed è ancora innamorato di lei? –
 
– No, fra un mese mi sposo! Però Kaori è la prima donna che ho amato veramente ed è molto importante per me –
 
– Kaori è una donna eccezionale –
 
– Già ma sembra che ci sia qualcuno che non se ne sia ancora accorto –
 
Hideaki capì l’allusione e sorrise.
 
– Io credo invece che lo sappia benissimo ma che per un qualche stupido motivo non riesca ad ammetterlo –
 
Mick annuì e bevve un sorso del suo aperitivo.
 
– Io non riesco ancora a capire come abbia fatto in otto anni a mantenere le distanze – aggiunse poi.
 
Hideaki rise.
 
– Evidentemente il signor Saeba ha una volontà di ferro… –
 
– Chi? Ryo? Ma se ci prova con tutte le donne che incontra! Secondo me è solo timidezza, poiché per lui è una cosa nuova, non riesce ad affrontarla… un po’ come gli adolescenti di fronte alla prima cotta –
 
– Lei sarebbe un ottimo psicologo, signor Angel! – esclamò Hideaki.
 
– Grazie! Mi chiami Mick, signore mi fa sentire vecchio!! –
 
I due continuarono a chiacchierare per un bel po’ finché Sakuya non fu di ritorno, accompagnato dalla sorella Tsubaki. La ragazza era molto carina, aveva i capelli lunghi leggermente schiariti e indossava un semplice vestito di paillettes argentate.
 
– Bentornato Saku, ciao Tsubaki, come stai? – disse Hideaki accogliendo i due.
 
– Sto bene, grazie – rispose la ragazza sorridendo.
 
– Vi presento Mick Angel, un amico di Kaori –
 
I due strinsero la mano all’americano e poi si sedettero a parlare.
 
Dopo una decina di minuti dal loro arrivo, Ryo si ripresentò vestito di tutto punto.
 
– Finalmente, ce ne hai messo di tempo! – esclamò Mick vedendo l’amico.
 
– Stai zitto che mi sembra di essere un damerino tale e quale a te! – ribatté lo sweeper.
 
– Sarò anche un damerino ma con le donne ho più successo di te –
 
– Questo è tutto da vedere! –
 
I due iniziarono a battibeccare mentre gli altri li osservavano divertiti, soprattutto la giovane Tsubaki che non sembrava essere rimasta indifferente al fascino di Ryo. Sarebbero andati avanti tutta la sera se una voce a loro ben familiare non li avesse interrotti.
 
– Ryo, Mick! Basta! – esclamò Kaori alle loro spalle.
 
I due si voltarono nella sua direzione ma rimasero impietriti. La sola parola che passò loro per la testa fu “Wow”. E per una buonissima causa… Lo spettacolo che Kaori offriva ai loro occhi era indescrivibile. La ragazza indossava un abito color verde mare senza maniche, decorato con ricami argentati, e che le arrivava qualche centimetro sopra il ginocchio. Il tutto corredato da un paio di tacchi a spillo dello stesso colore e da un trucco leggero che metteva in risalto i suoi occhi nocciola.
Ryo la squadrò un paio di volte da capo a piedi, non riuscendo a credere che la persona di fronte a lui fosse la stessa con cui aveva vissuto per così tanto tempo. Mick si riprese dallo shock e fu il primo a complimentarsi con l’amica.
 
– Kaori, tesoro! Sei stupenda! – le disse facendole un baciamano.
 
– Ciao Mick, sono felice di vederti, come stai? – gli domandò lei sorridendogli.
 
– Ora che posso vederti sto benissimo –
 
– Come procedono i preparativi del matrimonio? –
 
– Matrimonio? Quale matrimonio? L’unica che voglio sposare sei tu! –
 
– Eh eh… ti ringrazio ma non credo che Kazue sarebbe contenta… –
 
– Ah già, Kazue…. Per un attimo la tua bellezza mi ha fatto scordare la mia futura moglie…–
 
– Smettila Mick! Mi fai venire il voltastomaco! – esclamò Ryo che non aveva apprezzato le affermazioni dell’amico.
 
– Hai di nuovo voglia di litigare? –
 
– Ragazzi, ora basta! Non siete a casa vostra, le discussioni rimandatele ad un altro giorno! – intervenne di nuovo Kaori per calmare gli animi dei due.
 
I due si lanciarono sguardi di fuoco ma si zittirono. Kaori si avvicinò a Hideaki e Sakuya.
 
– Hide, scusali, a volte si comportano come dei bambini – disse poi all’amico.
 
– Stai tranquilla, sono divertenti! Piuttosto, il tuo amico Mick ha ragione, stasera sei bellissima –
 
– Grazie del complimento –
 
– Concordo anch’io! Di sicuro sarai la ragazza più bella della festa! – disse Sakuya sorridendole.
 
Kaori non era abituata a ricevere tutti quei complimenti ed arrossì inevitabilmente.
 
– Ti presento mia sorella Tsubaki – aggiunse poi indicandole la giovane accanto a sé.
 
Le due ragazze si strinsero la mano ma Kaori fu rimpiazzata da Ryo che si era precipitato su Tsubaki, desideroso di fare la sua conoscenza. Kaori lo guardò di sbieco ma Mick colse subito l’occasione per tornare all’attacco.
 
– Kaori, volevo chiederti una cosa – domandò alla ragazza allontanandola dal gruppo.
 
– Certo, dimmi pure –
 
– Ti andrebbe di farmi da testimone di nozze? –
 
– Io? Ma sei sicuro? –
 
– Certo! Sei una delle persone a cui voglio più bene e ci terrei molto… dimmi di sì, ti prego! –
 
– Allora accetto volentieri. Hai già scelto l’altro testimone? –
 
– Ovviamente avevo pensato a Ryo ma poi mi sono ricordato che legalmente lui non esiste e così ho scelto Umi –
 
– L’hai detto a Ryo? –
 
– No, speravo di farlo stasera –

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Capitolo 12
*** Capitolo XII: Festa! ***


Capitolo XII: Festa!

 
I due continuarono a chiacchierare e a scherzare ma furono interrotti dai primi invitati alla festa, ovvero i genitori di Hideaki.
I genitori di Hideaki erano sulla sessantina e si percepiva la loro appartenenza all’alta società. Dopo le varie presentazioni iniziarono ad arrivare altre coppie di parenti ed amici e così Ryo e Mick decisero di mettersi al lavoro. Mick si avviò per primo verso l’entrata, lasciando Ryo a parlare con Kaori.
 
– Se hai bisogno di una mano chiamami. In ogni caso terrò gli occhi aperti durante la festa– disse Kaori accompagnandolo all’ingresso.
 
– Va bene, se noti qualcosa di strano chiamami –
 
– Quando saranno arrivati tutti penso che potrete raggiungerci, no? –
 
– Credo di sì –
 
– Ok, allora ci vediamo più tardi –
 
Kaori si voltò ma Ryo la richiamò prima che potesse scomparire dalla sua vista.
 
– Sei bellissima – le disse poi sorridendole.
 
Lei arrossì ricambiando il sorriso e poi scappò via.
 
 
Gli ultimi invitati arrivarono pochi minuti dopo le otto e Ryo e Mick raggiunsero il salone.
Era tutto tranquillo, gli ospiti chiacchieravano e si servivano al buffet. Ryo cercò Kaori con lo sguardo e la trovò intenta a parlare con la sorella di Sakuya. Mick lo raggiunse portandogli un bicchiere di champagne.
 
– Da quando sono arrivato non abbiamo ancora avuto l’occasione di parlare – disse l’americano.
 
– Parlare di cosa? –
 
– Di te e Kaori, del vostro riavvicinamento –
 
– Ah, non c’è molto da dire… –
 
– Non sono scemo, l’ho capito che è successo qualcosa –
 
– Ti sbagli, non è successo proprio un bel niente – Ryo iniziava ad irritarsi.
 
– Ryo smetti di fare l’indifferente. Si vede lontano un miglio che sei felice –
 
– Uffa, va bene, sono felice di averla ritrovata, contento? –
 
Mick sorrise. Per certe cose il suo amico non era cambiato, bisognava sempre usare le tenaglie per farlo confessare.
 
– E com’è andata? –
 
Ryo si appoggiò al muro e fissò il bicchiere mezzo vuoto.
 
– Sinceramente pensavo che la sua reazione sarebbe stata diversa… all’inizio mi è sembrata così fredda… come se avesse cancellato tutto… – si interruppe e bevve l’ultimo sorso – La prima cosa che abbiamo fatto è stata litigare... poi però…. – e Ryo raccontò quanto accaduto nell’appartamento di Kaori.
Quando ebbe finito di parlare, Mick gli dette una pacca sulla spalla.
 
– Amico mio, lo dicevo io che non sarebbe durata a lungo questa situazione… era questione di tempo, puoi pensarla come ti pare ma tu e lei non potete stare separati – gli disse poi.
 
Ryo sorrise. Mick aveva ragione e anche lui in fondo l’aveva sempre saputo.
 
– Mi è mancata da morire… com’è quel detto? Solo quando perdi le cose ti rendi conto di quanto siano importanti – disse poi.
 
– Finalmente stai ammettendo i tuoi sentimenti per lei… era l’ora! Hai rischiato grosso, lo sai? –
 
– E’ vero, se aggiungi poi il fatto che Arima è innamorato di lei… –
 
A Mick andò lo champagne di traverso.
 
– Che cosa? Te l’ha detto lui? – domandò stupito.
 
– No ma si capisce. Però credo che rispetti troppo Kaori e che non glielo dirà –
 
– Ma lei cosa prova? E’ solo amicizia? –
 
– Così mi ha detto… e le credo… altrimenti ieri non sarebbe successo niente –
 
– Mmmh… hai ragione, sono passati solo sei mesi e non avrebbe potuto dimenticarti in così poco tempo… anzi, sono sicuro che non le basterebbe una vita… pensa a come si è comportata con me –
 
– Eh eh… se non ci fosse Kazue, credo che sei mesi fa Kaori sarebbe venuta da te… –
 
– Tu dici? Poteva venirci tranquillamente… –
 
– Non dire stupidaggini! Come puoi sposare Kazue e pensare ancora a Kaori? E’ inconcepibile! –
 
– Ryo, lo faresti anche tu al mio posto… è la prima donna che ho amato ed io ci sarò sempre per lei… quindi sei avvisato, non azzardarti a mandarla via di nuovo perché giuro che ti ammazzo! –
 
– Stai tranquillo, non ne ho la minima intenzione –
 
– Vado a prendere altri due bicchieri, torno subito –
 
L’americano si allontanò in direzione del buffet, facendosi largo fra la gente. Ryo cercò di nuovo Kaori e la vide dall’altro lato del salone, anche lei appoggiata al muro. Sembrava assorta nei propri pensieri.  Ryo lanciò un’occhiata a Mick che stava tornando indietro e gli indicò Kaori con la testa. Il biondino annuì e raggiunse Arima e Asaba. Ryo camminò lungo le pareti della stanza e raggiunse la partner.
 
– Ti stai annoiando? – le domandò.
 
– Eh? Ah, sei tu… beh, insomma, non conosco nessuno a parte Hide e Sakuya – rispose lei un po’ sorpresa.
 
– Vuoi bere qualcosa? –
 
– No, grazie. Lo sai cosa succede se bevo troppo! –
 
– Per adesso è tutto tranquillo, speriamo che rimanga così –
 
– A proposito, com’è che non ti ho ancora visto provarci con qualche ragazza? –
 
– Non ci sono belle ragazze, sono tutte mediocri, tranne una ovviamente… –
 
– Parli di Tsubaki? E’ vero, è molto carina –
 
– Veramente non mi riferivo a lei… –
 
– Allora di chi… – Kaori sembrava aver capito e arrossì – Lo pensi davvero? – chiese poi fissando il pavimento.
 
– Te l’ho già detto prima, no? –
 
Lei sorrise senza alzare lo sguardo.
 
– Anche tu sei molto elegante, stai davvero bene – aggiunse poi.
 
– Grazie –
 
Rimasero lì per un po’, poi Kaori si staccò dal muro.
 
– Io vado in giardino, ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Tu rimani? –
 
– Non so se posso… aspettami qui, vado a cercare Mick –
 
Ryo si infilò in mezzo alla gente ed attraversò la sala. Kaori però non lo aspettò ed uscì. Quando Ryo tornò non si meravigliò di non trovarla. Lei era fatta così… Uscì anche lui ma non la vide subito. Si guardò intorno e poi finalmente la scorse seduta sull’altalena.
 
– Non l’avevo notata – le disse avvicinandosi.
 
– Beh, Hideaki ha sempre vissuto qui, la usava da bambino –
 
– Quindi sono i suoi genitori ad essersi trasferiti… –
 
Kaori annuì. Ryo le si sedette accanto e si accese una sigaretta.
 
– Dovresti smetterla – lo rimproverò lei per l’ennesima volta.
 
– Una ogni tanto la posso anche fumare… – ribatté lui.
 
– Allora, racconta… –
 
– Raccontare cosa? –
 
– Di cosa ti sei occupato in questi mesi? –
 
– Ah… niente di speciale, semplice lavoro di guardia del corpo e poi un paio di favori fatti a Saeko… –
 
– Sei un caso incurabile… quando la smetterai di farti raggirare da lei? –
 
– Chissà… forse quando si deciderà a pagare i suoi debiti… –
 
Kaori lo guardò sconsolata. Per la prima volta da quando si erano rivisti le prudevano le mani, aveva voglia di dargli una bella martellata… ma si trattenne.
 
– Se aspetti che lei venga a letto con te allora invecchierai… –
 
Ryo la guardò sorpreso. Non era da lei usare certi termini…
 
– Allora anche tu invecchierai con me… –
 
Kaori capì il significato di quella frase.
 
– Non credere che io aspetterò ancora molto prima di andare a letto con qualcuno… –
 
A Ryo cadde la sigaretta di bocca. Non capiva se lei si stesse riferendo a qualcuno in particolare. Lei lo guardò sorridendo. Ma non era il suo solito sorriso, c’era qualcosa di provocatorio… Poi un’idea gli balenò in testa, lei gli aveva appena detto che avrebbe voluto fare l’amore con lui… Le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio:
 
– Allora stanotte lascia la porta aperta… –
 
Poi si alzò e se ne andò, lasciando una Kaori color cremisi e con gli occhi sbarrati…
 
Quando Kaori rientrò, Asaba le andò incontro.
 
– Kaori è il momento dei regali! – esclamò poi.
 
– Ok, vado subito a prendere il mio! –
 
In meno di due minuti Kaori era di ritorno con il regalo tra le mani. Hideaki aveva già iniziato a scartare quelli dei suoi parenti e dalla faccia ne sembrava abbastanza soddisfatto. Poi passò a quello di Sakuya. Kaori si avvicinò e posò il suo sul tavolo, insieme a quelli ancora intatti.
Il regalo di Sakuya era una chitarra elettrica.
 
– Beh, Saku, non so cosa dire, grazie! – disse Hide abbracciando l’amico.
 
– E’ sempre stata la tua passione ma non hai mai avuto il coraggio di comprarne una… – ribatté lui.
 
Finalmente scartò il regalo di Kaori e ne rimase colpito. La camicia era di seta nera, con dei ricami di velluto in rilievo.
 
– Kaori, è davvero bella, grazie! – le disse.
 
– Così quando terrai un concerto da chitarrista potrai indossarla!! –
 
Hideaki finì di scartare i regali e Sakuya fece entrare una mega–torta con 38 candeline che Hideaki spense tutto d’un fiato.
 
Verso l’una gli invitati iniziarono ad andarsene finché non rimasero il festeggiato, Kaori, Ryo, Mick, Sakuya e sua sorella.
 
– Beh, è stata una bella festa – disse Sakuya soddisfatto.
 
– Già, tutto merito tuo – ribatté Hideaki.
 
– Saku è meglio che andiamo anche noi, domattina devo andare a lavoro – disse Tsubaki al fratello.
 
– Va bene, sorellina. Buona notte a tutti, ci sentiamo domani –
 
Hideaki li accompagnò alla macchina e poi tornò in casa.
 
– Anch’io devo tornare a casa, Kazue mi starà aspettando… a proposito, avrei voluto che tu mi avessi fatto da testimone ma sappiamo bene entrambi che è impossibile così l’ho chiesto ad Umi e Kaori… – disse Mick a Ryo.
 
– Grazie di aver pensato a me, ci sentiamo domani, tanto devo tornare a Shinjuku –
 
– Buona notte Mick, saluta Kazue da parte mia – gli disse Kaori.
 
– Buona notte Kaori, pensa a me, mi raccomando! – la salutò l’americano facendole l’occhiolino.
 
Quando Mick se ne fu andato, Hideaki chiuse la porta ed inserì l’allarme.
 
– Bene, adesso possiamo anche andarcene a dormire – disse poi.
 
– Già, sono stanchissima – affermò Kaori sbadigliando.
 
– Domattina alle nove la ditta del catering verrà a riprendersi tutto –
 
– Io invece dovrò tornare a Shinjuku a trovare il nostro caro Masanori Senma… – disse Ryo.
 
– Se vuoi posso accompagnarti – si offrì Kaori.
 
– No, è meglio che tu stia con Hideaki –
 
– Sentite, io vado a dormire, voi rimanete pure. Spegnete la luce prima di salire, buona notte – Hideaki li salutò e scomparve al piano di sopra.
 
Ryo e Kaori rimasero in silenzio. Poi la ragazza si avvicinò al buffet e si versò un bicchiere di champagne.
 
– Ne vuoi anche tu? – domandò al partner.
 
– Volentieri –
 
Versò un altro bicchiere e lo porse a Ryo.
 
– Avevo proprio sete… – disse Kaori dopo aver svuotato il bicchiere – Ora però ho sonno…–
 
– Sarà meglio andare a letto –
 
Spensero le luci e poi si avviarono per le scale. Kaori lo precedeva e saliva lentamente gli scalini. Lo sguardo di Ryo si posò inevitabilmente sul suo fondoschiena. Per l’ennesima volta in quei due giorni, delle immagini oscene affollarono la sua mente e la sua mano destra era di nuovo scappata al suo controllo. Fortunatamente tornò in sé prima di commettere l’irreparabile.
 
“Porca miseria, la devo smettere di pensare a certe cose… però prima in giardino non stava bluffando…” pensò.
 
Arrivati alla camera di Kaori si salutarono ma prima che lei entrasse, le sussurrò:
 
– Ricordati di lasciare la porta aperta – e poi la salutò con la mano continuando a camminare verso la sua stanza.
 
Kaori lo guardò sorridendo e poi entrò.

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII: Visita notturna ***


Capitolo XIII: Visita notturna

 
Ryo guardò l’orologio, segnava le due e un quarto. Era rimasto quasi un’ora sdraiato sul letto a chiedersi se avesse dovuto andare oppure no. Certo, se non l’avesse fatto probabilmente Kaori sarebbe rimasta delusa… così si decise.
 
“Ok Ryo… coraggio… è quello che desideri fare da tanto tempo…” si disse rinfilandosi la camicia.
 
Aprì la porta ed ascoltò. La casa era avvolta dal silenzio, si udiva solo il ticchettio dell’orologio del soggiorno. Chiuse la porta dietro di sé senza far rumore e si avvicinò alla camera di Kaori. Nessun suono proveniva dall’interno. Posò la mano sulla maniglia, gli sembrò che scottasse. Prese un bel respiro ed aprì. La stanza era al buio ma dalla porta–finestra aperta filtrava la luce della luna. Ryo guardò il letto e fu sorpreso. Era vuoto. Allora capì che Kaori doveva trovarsi sul terrazzo. Si avvicinò lentamente alla porta e guardò fuori. Kaori era lì, appoggiata alla balaustra, e guardava il cielo limpido e stellato. A Ryo si mozzò il fiato.
 
“Dio, com’è bella…” pensò.
 
Anche sei lui non aveva fatto il minimo rumore, Kaori aveva percepito la sua presenza.
 
– Pensavo che non saresti più venuto – gli disse senza muoversi.
 
– Eh? Hai ragione… stavo per addormentarmi – mentì lui.
 
– Bugiardo… –
 
Ryo sorrise pensando che lei ormai lo conoscesse fin troppo bene. Si avvicinò e le si mise a fianco.
 
– Ho una domanda da farti – gli disse Kaori voltandosi verso di lui.
 
– Falla –
 
– Perché sei venuto? –
 
Era una domanda a cui lui non sapeva rispondere…
 
– E’ una domanda da un milione di dollari… – rispose.
 
– Significa che non lo sai? –
 
– Non proprio… è solo che è difficile da spiegare –
 
– Abbiamo tutto il tempo che vuoi… –
 
Ryo la guardò e gli sembrò diversa, più sicura di sé.
 
– Io torno dentro, quando ti senti pronto a parlare fammi un fischio… – aggiunse lei.
 
Solo quando lei si mosse, Ryo notò il suo pigiama, se così si poteva chiamare… Kaori indossava un paio di shorts azzurri attillati e un top nero senza reggiseno. Ryo sentì un familiare formicolio tra le gambe.
 
“Mamma mia…” si disse grattandosi nervosamente la testa.
 
Kaori si era seduta sul bordo del letto e guardava il socio. Ryo non sapeva cosa fare. Prese un bel respiro e rientrò.
 
– Allora? – domandò Kaori.
 
– Non c’è un motivo solo… – rispose.
 
– Fai una bella lista – ribatté Kaori ironica.
 
– Intanto è per quello che hai detto in giardino –
 
– Ah… sei stato un po’ presuntuoso! Chi ti dice che mi riferivo a te? –
 
– Cosa?! Ma… ma… –
 
Kaori scoppiò a ridere.
 
– Non c’è niente da ridere… – disse Ryo offeso.
 
– Dai, stavo scherzando… beh, mi fa piacere che tu sia d’accordo… – ribatté lei.
 
Lui non disse niente e le accarezzò una guancia. Kaori chiuse gli occhi per meglio apprezzare il calore della sua mano sul proprio viso. Ryo le si avvicinò e l’abbracciò.
 
– Mi perdoni per quello che ho fatto? – le chiese sottovoce.
 
– Sapevo che me lo avresti chiesto… – rispose Kaori.
 
– Se non lo fai ti capisco, mi sono comportato in modo orrendo… se fossi al posto tuo mi odierei… –
 
Kaori si staccò dal suo abbraccio e lo schiaffeggiò. Ryo si portò una mano alla guancia, sorpreso.
 
– Dovevo dartelo sei mesi fa – spiegò Kaori ma nella sua voce non c’era rabbia.
 
– Meno male che non l’hai fatto, mi avresti rotto la mascella! – 
 
Kaori sorrise anche se ripensare a quel giorno le faceva ancora male.
 
– Non puoi neanche immaginare come mi sono sentita. E’ stato come morire… per un mese sono rimasta chiusa in casa, senza vedere nessuno perché tutti mi ricordavano te e quello che avevamo vissuto insieme. Poi un giorno Mick è venuto a trovarmi, abbiamo parlato e mi ha fatto capire che non ne valeva la pena, che auto–distruggersi non serviva a niente e così sono tornata a vivere, o quasi… – raccontò.
 
– Mi dispiace… – disse Ryo.
 
– Già… sempre dopo, sempre troppo tardi… –
 
– Cosa vuoi dire? – Ryo iniziò a preoccuparsi.
 
– Voglio dire che non sarà come prima, che non mi lascerò sopraffare dai miei sentimenti per te, che penserò un po’ più a me stessa –
 
– E’ giusto che sia così –
 
– Per ora non posso perdonarti perché fa ancora male ma spero di poterci riuscire presto –
 
Ryo l’abbracciò di nuovo.
 
– Sono felice di averti ritrovata. Non credere che per me sia stato facile, ho solo vissuto giorno per giorno, cercando di pensarci il meno possibile… solo che la notte, quando andavo a dormire, tutto tornava a tormentarmi e mi facevo schifo… –
 
Kaori lo fissò.
 
– Vuoi dormire qui? – gli chiese poi senza alcun imbarazzo.
 
– Tu vuoi davvero che io dorma con te? – Ryo invece era un po’ imbarazzato.
 
– Mi farebbe piacere ma se non ti va non importa –
 
– Il fatto è che domattina devo alzarmi presto per tornare a Shinjuku… non vorrei disturbarti –
 
Kaori sorrise.
 
– Inventane un’altra! La verità è che hai paura… – gli disse.
 
– Paura? Sì, forse… ho paura di non riuscire a controllarmi, questi due giorni sono stati duri… –
 
– Di solito corri rischi peggiori di questo… –
 
– Per me invece il rischio peggiore è proprio quello di perdere il controllo… –
 
– Sta a te decidere se correrlo o no… –
 
– Non è per niente facile –
 
– Se al mio posto ci fosse stata un’altra non ti saresti fatto pregare – il tono di Kaori era quasi di rimprovero.
 
– Ti sbagli, con le altre non perdo mai il controllo, non sono mai me stesso –
 
La ragazza lo guardò un po’ sorpresa. Non era da lui confessare certe cose.
 
– Insomma, cosa vuoi fare? Rimani o no? Sono le due e mezzo passate, io vorrei anche dormire… – tagliò corto poi.
 
Ryo la fissò come per cercare un’ultima conferma, poi sospirò.
 
– Va bene, rimango. Però non provarci con me, intesi? –
 
Kaori non gli rispose. Si alzò e chiuse la porta–finestra.
 
– Da che lato vuoi stare? – gli domandò.
 
– Per me è lo stesso –
 
– Ok, io sto a destra – decise lei.
 
– Ti dispiace se dormo in boxer? –
 
– Va bene. Io vado in bagno –
 
Kaori lo lasciò da solo. Lui ne approfittò per togliersi pantaloni e camicia e si infilò sotto il lenzuolo. Dopo un paio di minuti Kaori uscì dal bagno e raggiunse il partner sul letto.
Ryo le passò un braccio sotto le spalle e l’attirò a sé. Kaori appoggiò la testa sulla sua spalla e gli posò una mano sul petto.
Il sonno li avvolse lentamente ed entrambi si addormentarono con il sorriso sulle labbra.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV: Sparatoria ***


Capitolo XIV: Sparatoria

 
Kaori era sveglia già da una decina di minuti. Era voltata verso la finestra e guardava gli alberi mossi da un lieve vento mattutino. Ryo stava ancora dormendo, Kaori sentiva la leggera pressione della sua mano sul suo fianco. Non voleva svegliarlo ma oggi aveva del lavoro da fare e così si voltò verso di lui. Gli passò una mano tra i capelli e poi lo chiamò.
 
– Ryo? Svegliati, sono le otto passate – disse dolcemente.
 
Per tutta risposta lui spostò la mano dal fianco al fondoschiena di Kaori. Lei si irrigidì e il tono di voce si fece più tagliente.
 
– Ryo! Svegliati e leva subito quella mano da lì! – gridò quasi.
 
Ryo aprì gli occhi a fatica e vedendo lo sguardo fulminante della partner si scostò.
 
– Buongiorno Kaori, sì, ho proprio dormito bene – le disse poi stiracchiandosi.
 
– Mmmh… buongiorno. Evita però di allungare le mani –
 
– Ho allungato le mani? Ah, scusa, è un riflesso incondizionato! –
 
Kaori si alzò e aprì la finestra.
 
– Sarà meglio che tu vada a vestirti se vuoi arrivare a Shinjuku prima delle dieci. Oggi è lunedì, ci sarà un traffico pazzesco –
 
– Va bene, me ne vado… tornerò per l’ora di pranzo –
 
– Fa’ attenzione –
 
Ryo le sorrise.
 
– Sei tu quella che dovrà stare attenta –
 
– Prendi il mio cellulare così potrò rintracciarti – Kaori gli porse il telefono.
 
– Ok, ci vediamo dopo –
 
Dopo aver fatto una doccia ed essersi vestita, Kaori scese in sala da pranzo dove trovò Hideaki intento a fare colazione.
 
– Buongiorno Kaori – la salutò.
 
– Ciao Hide –
 
– Saeba se n’è appena andato –
 
– Lo so… stamattina tocca a me farti da guardia del corpo –
 
– Speriamo che riesca a trovare quell’uomo –
 
– Lo troverà di sicuro, Ryo conosce Shinjuku come le sue tasche –
 
– Più tardi devo fare un salto in ufficio –
 
– Va bene, prima di partire avviserò Ryo, gli ho dato il mio cellulare –
 
I due finirono di fare colazione e poi si spostarono in soggiorno. Poco dopo arrivarono gli addetti al catering, erano solo in due e si guardavano nervosamente intorno. Kaori si insospettì e prese la pistola. Controllò i proiettili nel tamburo, se la infilò nei jeans dietro la schiena e prese una scatola di munizioni dalla borsa. Poi guardò Hideaki e gli fece cenno di non parlare. Si sedettero uno di fronte all’altro e Kaori gesticolando fece capire a Hideaki di stare pronto a buttarsi a terra.  Un attimo dopo i due uomini estrassero due mitragliette dalle loro sacche e Kaori gridò:
 
– A terra!! –
 
I due uomini iniziarono a sparare a raffica. Kaori raggiunse Hideaki dietro al divano e lo ribaltò in modo che facesse loro da scudo. Ordinò all’amico di non muoversi per nessun motivo e dopo aver contato fino a dieci iniziò a sparare.  I sei colpi in canna finirono presto e Kaori si sbrigò a ricaricare la pistola.
 
– Merda! Non resisteremo ancora per molto! – esclamò.
 
– Posso esserti d’aiuto? – le chiese Hideaki.
 
– Prendi quel vaso e lancialo verso di loro –
 
Hideaki afferrò il vaso dal pavimento e lo lanciò. I due spararono al vaso e nello stesso istante Kaori sparò e colpì di striscio uno dei due al braccio sinistro.
 
– Hide prendi il telefono e quando te lo dico salta nel corridoio –  disse all’amico e tornò a sparare.
 
Dopo aver caricato la pistola per la seconda volta, guardò i due e come aveva previsto anche loro avevano finito i colpi.
 
– Ora! – gridò Kaori.
 
Hideaki saltò verso il corridoio e si mise al sicuro dietro la parete.
 
– Chiama Ryo, subito! –
 
I due uomini stavano mettendo un nuovo caricatore alle mitragliette ma Kaori li prese in contro tempo e saltò fuori da dietro il divano puntando loro contro la pistola.
 
– Buttatele a terra! –
 
Uno dei due sorrise beffardamente e con un ultimo scatto infilò il caricatore. Kaori non perse la calma e sparò prima che l’altro potesse premere il grilletto. Lo colpì alla spalla destra e questi si accasciò a terra gridando. Kaori puntò subito la pistola contro l’altro uomo e gli intimò di non muoversi.
 
– Getta il caricatore verso di me, forza! –
 
L’uomo obbedì e alzò le mani.
 
– Bene. Hide, hai telefonato? – domandò Kaori all’amico.
 
– Il telefono è spento –
 
– Ok, non importa. Vai a prendere una corda, sbrigati! –
 
Hideaki corse subito nel ripostiglio.
 
– Voi due, sedetevi a terra – ordinò Kaori ai due uomini.
 
– Kaori ho trovato solo del nastro da pacchi – disse Hideaki tornando in soggiorno.
 
– Va bene anche quello. Tieni la pistola –
 
Kaori passò la pistola all’amico e prese il nastro. Si avvicinò ai due e dette un calcio all’altra mitraglietta. Poi li immobilizzò, legando loro mani e piedi.
 
– Ehi, fa’ piano! – esclamò l’uomo ferito quando Kaori gli girò il braccio destro dietro la schiena.
 
– Oh, scusami tanto! – rispose lei ironica e tirò ancora più forte.
 
Kaori si fermò un attimo a contemplare l’opera.
 
– Che dite? Ve lo metto anche sulla bocca? – domandò poi rigirandosi il nastro tra le dita.
 
I due scossero la testa in segno di diniego.
 
– Kaori, ho telefonato di nuovo ma è ancora spento – disse Hideaki.
 
– Allora telefono a Mick, se Ryo è ancora a Shinjuku lo troverà –
 
Kaori prese il telefono e chiamò Mick.
 
– Pronto? Ciao Kazue! Come stai? –
 
– Ciao Kaori! Sto benissimo grazie! Cercavi Mick? –
 
– Sì, puoi passarmelo? –
 
– Te lo chiamo subito –
 
Dopo un paio di minuti l’americano rispose.
 
– Buongiorno Kaori –
 
– Buongiorno. Ti ho svegliato? –
 
– No, tranquilla –
 
– Abbiamo avuto un problemino… Ryo è lì a Shinjuku, gli ho dato il mio cellulare ma è spento, potresti andarlo a cercare e dirgli di venire subito qui? –
 
– Certo. Spero di trovarlo in fretta –
 
– Grazie Mick, sei un amico –
 
– Per te questo e altro, tesoro. Ahia, Kazue, nooo… fermatiii… –
 
Kaori si immaginò che Kazue stesse tirando Mick per le orecchie e si mise a ridere.
 
– Kaori? Tutto ok, l’ho spedito fuori di casa – disse Kazue.
 
– Grazie. Ci sentiamo presto –
 
– Salutami Ryo, a presto –
 
Kaori posò il telefono e si guardò intorno. Il soggiorno era semidistrutto.
 
– Non preoccuparti, avevo deciso di cambiare i mobili – le disse Hideaki.
 
– Vorrei fare un paio di domande ai nostri ospiti –

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Capitolo 15
*** Capitolo XV: Verità ***


Capitolo XV: Verità

 
Kaori prese una sedia e si piazzò di fronte ai due uomini seduti per terra.
 
– Vi avverto subito che vi conviene parlare. Chi vi manda? –
 
I due si guardarono ma né l’uno né l’altro sembravano disposti a confessare. Kaori continuò a interrogarli per una decina di minuti ma non ottenne niente.
 
– Va bene, quando arriverà il mio socio sono sicura che parlerete –
 
Proprio in quell’istante squillò il telefono. Rispose Hideaki.
 
– Pronto? Ah, signor Saeba… sì, gliela passo subito –
 
Kaori prese il cordless dalle mani dell’amico.
 
– Pronto? – disse.
 
– Kaori! Ho parlato con Mick! Cos’è successo? – chiese Ryo dall’altro capo.
 
– C’è stata una bella sparatoria… sono riuscita a prenderli, sono qui ben legati – spiegò lei.
 
– Ma state bene? –
 
– Certo. Tu piuttosto dov’eri? –
 
– Ho trovato Senma e non potevo tenere il cellulare acceso mentre lo seguivo, mi dispiace –
 
– Va bene. Sbrigati a venire qui perché i due bambocci non vogliono parlare – 
 
– Tra cinque minuti sono lì! –
 
Kaori riattaccò.
 
– Che ne dici di riordinare la stanza? – disse poi a Hideaki.
 
– Sì, vado dalla cameriera a dirle che è tutto finito –
 
Hideaki sparì in cucina mentre Kaori raccolse da terra un paio di pezzi del divano. Poco dopo Hideaki tornò insieme alla cameriera che aveva portato delle scope e dei sacchi per i rifiuti. I tre si misero energicamente al lavoro.
 
Come promesso, Ryo arrivò cinque minuti dopo. Quando entrò in casa gli sembrò di essere arrivato su un campo di battaglia.
 
– Hanno avuto la mano pesante – disse varcando la soglia del soggiorno.
 
Tutti si voltarono a guardarlo. I due uomini lo riconobbero ed impallidirono all’istante.
 
– Poi mi spiegherai come hai fatto a catturarli – disse a Kaori.
 
– Non è stato tanto difficile, sono dei dilettanti – ribatté lei.
 
Ryo si inginocchiò di fronte ai due uomini e li fissò.
 
– Siete pronti a fare una bella chiacchierata? – domandò poi.
 
I due annuirono con decisione.
 
– Andiamo in un posto più tranquillo. Kaori vieni con me –
 
I due sweeper si spostarono in cucina, trascinandosi dietro i due.
 
– Allora, parlate spontaneamente o devo usare le maniere forti? – domandò Ryo dopo essersi seduto.
 
I due si guardarono per un istante e poi quello ferito disse:
 
– Senti amico, non so davvero come potremo aiutarti. Ci hanno ingaggiato per telefono e non abbiamo mai incontrato il nostro cliente –
 
– Primo non chiamarmi amico, secondo non ti credo – ribatté Ryo.
 
– E’ la verità, c’è stata solo una telefonata –
 
– Ok, allora adesso lo chiami, gli dici che avete portato a termine l’incarico e che Arima è morto –
 
– Ryo ma sei sicuro di quello che fai? – chiese Kaori preoccupata.
 
– Sta’ tranquilla –
 
L’uomo comunicò a Ryo il numero da comporre e quest’ultimo inserì il vivavoce. Al terzo squillo qualcuno rispose.
– Pronto? –
 
Ryo e Kaori riconobbero la voce di Sakuya.
 
– Sono Iwata – disse l’uomo.
 
– E’ andato tutto bene? –
 
– Sì, Hideaki Arima è morto –
 
– Bene. Troverete il vostro compenso in una cassetta di sicurezza all’aeroporto. Il numero è 42C –
 
– Grazie –
 
La comunicazione si interruppe.
 
– Non ci posso credere!! Sakuya! – esclamò Kaori.
 
– Kaori, hai il numero del suo ufficio? –
 
– Certo –
 
Ryo compose il numero e aspettò. Sakuya rispose subito.
 
– Pronto? –
 
– Signor Asaba, sono Ryo Saeba –
 
– Ah, signor Saeba, cosa posso fare per lei? –
 
– Potrebbe venire a casa del suo amico Arima? –
 
– Beh, in realtà stavo per andare in riunione… –
 
– Va bene, non c’è fretta, venga pure quando ha finito –
 
– Ok, ci vediamo tra un paio d’ore. A dopo –
 
– Arrivederci –
 
Ryo riattaccò.
 
– E così il grande amico ha gettato la maschera –
 
– Ma che motivo avrebbe? –
 
– Andiamo a parlarne in giardino –
 
I due sweeper uscirono e si allontanarono dalla casa.
 
– Avevo già capito che era lui – disse Ryo.
 
– Come te ne sei accorto? –
 
– E’ stata una sensazione, ogni parola che gli usciva di bocca mi suonava falsa –
 
– Beh, è stato davvero bravo a recitare –
 
– Già… comunque ne ho avuto la conferma parlando con Senma. Mi ha parlato di un uomo abbastanza giovane, con i capelli lunghi e allora ho fatto due più due… –
 
– Ma perché vuole uccidere Hideaki? Si conoscono da più di dieci anni e poi Sakuya non c’entra niente con l’azienda di Hide… –
 
– Infatti non è per questo che vuole ucciderlo. Te lo spiegherò quando lui sarà con noi. Non dire niente a Hideaki –
 
– Cerchi l’effetto sorpresa? –
 
– Sì, voglio vedere la faccia che farà Asaba quando si vedrà di fronte il suo amico vivo e vegeto… –

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI: Faccia a faccia ***


Capitolo XVI: Faccia a faccia


Kaori andò ad aprire la porta.
 
– Ciao Sakuya, entra – disse all’amico.
 
– Ciao. Come mai mi avete fatto venire? E’ successo qualcosa? – domandò lui.
 
– No, Ryo vuole parlarti –
 
Kaori notò la sua espressione sorpresa.
 
“Sicuramente starà pensando che c’è qualcosa che non quadra” si disse.
 
Entrarono in quello che rimaneva del salotto, dove Ryo e Hideaki li aspettavano.
 
– Hide! Ma… – esclamò Sakuya vedendo l’amico.
 
– E’ sorpreso, signor Asaba? Lo sarei anch’io se mi trovassi di fronte una persona che credevo morta – disse Ryo.
 
– Morta? Che significa? – chiese Hideaki.
 
– Glielo spiego subito. Tutto inizia quasi quarant’anni fa, quando Tsutomu Arima, cioè suo padre, ha una relazione extra–coniugale con una giovane cameriera – iniziò a raccontare Ryo.
 
– Che cosa? Non ci credo! – esclamò Hideaki.
 
– Mi lasci continuare. Quella donna si chiamava Ami Kanewari e all’epoca aveva poco più di vent’anni. Il signor Arima era già diventato un uomo importante e decide di troncare la relazione solo pochi mesi dopo, anche perché sua moglie gli annuncia di aspettare un figlio, cioè lei. Quello che però non sa e non seppe mai è che anche la sua giovane amante è incinta. La donna infatti per timore che lui la obbligasse ad abortire non rivelò mai a nessuno chi fosse il padre del bambino –
 
Kaori osservò Sakuya e notò che era estremamente teso.
 
– Il bambino così viene cresciuto come figlio del marito della signora Kanewari, la quale muore quando il figlio ha solo tredici anni. Dopo la morte della donna, il figlio scopre che l’uomo che lo ha cresciuto non è il suo padre biologico e inizia a scavare nel passato della madre. Dopo due anni di ricerche il ragazzo viene a conoscenza della relazione tra sua madre e il signor Arima e per uno strano scherzo del destino scopre anche che il figlio di Arima, Hideaki, frequenta il suo stesso liceo –
 
Kaori improvvisamente capì e guardò prima Sakuya e poi Hideaki. Le sembrò che anche quest’ultimo avesse intuito qualcosa. Ryo continuò a raccontare.
 
– Così i due ragazzi diventano amici e si frequentano assiduamente. Hideaki però non si accorge di niente, non nota neppure la vaga somiglianza tra il padre e l’amico e forse nemmeno il padre se ne rende conto. Dopo la laurea dei due amici però accade qualcosa. Il signor Arima annuncia ufficialmente che il figlio Hideaki presto prenderà il suo posto a capo delle ormai potenti Arima Industries. E’ in quel momento che nella testa dell’amico scatta qualcosa. Potremo definirla invidia, invidia per ciò che lui sarebbe potuto essere, per ciò che lui avrebbe potuto avere e che invece non gli sarebbe mai spettato. L’invidia si trasforma presto in desiderio di vendetta ma, come tutti sanno, la vendetta è un piatto che va gustato freddo e così il ragazzo non agisce subito. Aspetta. Quando Hideaki dopo qualche anno gli parla del famoso accordo con il governo, l’amico coglie subito l’occasione e inizia ad inviare lettere minatorie e a compiere attentati. Arriva perfino ad ingaggiare la yakuza. Fino ad oggi, giorno in cui invia due killer ad uccidere il suo vecchio amico e fratello –
 
Ryo si fermò e osservò i due uomini. Hideaki guardava l’amico con occhi sbarrati mentre Sakuya non osava alzare lo sguardo dal pavimento.
 
– Immagino che non sia necessario fare nomi – aggiunse.
 
– Sakuya! Perché non mi hai mai detto niente?! – esclamò Hideaki.
 
– Mi avresti creduto? Tuo padre, anzi, nostro padre, non l’avrebbe mai ammesso! – ribatté Sakuya.
 
– Avrei fatto di tutto per dimostrarglielo! Credi che me ne sarei fregato? Ti consideravo un fratello e sarei stato felice di scoprire che lo eri veramente! Non ci hai pensato? –
 
– Io… non so perché non ti ho detto la verità… all’inizio ero contento di avere un fratello, poi però è cambiato tutto… volevo distruggerti, così nemmeno tu avresti avuto ciò che io non potevo avere… –
 
– E adesso cosa vorresti fare? Vuoi ancora uccidermi? –
 
– Non lo so… –
 
– Come hai potuto fingere per tutti questi anni? Sono stato proprio uno stupido a non accorgermi di niente… –
 
– Perdonami, ti prego… –
 
– Mi chiedi troppo. Per fortuna che c’era Kaori, altrimenti a quest’ora non sarei qui… –
 
– E’ stata lei a salvarti? Sei proprio fortunato, però non sperare che questo significhi che lei ti ama –
 
– Cosa? Che vuoi dire? – intervenne Kaori.
 
– Ma come? Non hai capito che il tuo caro amico Hideaki è innamorato di te? – disse Sakuya sorridendo.
 
– Sakuya, smettila di dire sciocchezze –
 
– Non la pensavi così fino a due giorni fa… mi hai detto che stavi pensando anche al matrimonio… –
 
– Adesso basta! Non è il momento di parlare di questo! Stai solo cercando di sviare la conversazione. Signor Saeba, può consegnarlo alla polizia –
 
– Non avete prove contro di me – Sakuya aveva alzato la voce.
 
– Invece ne abbiamo abbastanza per sbatterla dentro, signor Asaba – disse Ryo – Abbiamo almeno tre testimoni che possono riconoscerla, per non parlare della telefonata di stamattina a cui io e Kaori abbiamo assistito –
 
Sakuya si alzò di scatto, afferrò Kaori e le passò un braccio attorno al collo. Ryo e Hideaki si alzarono in piedi.
 
– Lasciala, lei non c’entra – sibilò Hideaki.
 
– E invece c’entra… è colpa sua se sei ancora vivo – ribatté Sakuya estraendo una pistola da dietro la schiena. La puntò alla tempia di Kaori.
 
Kaori e Ryo si fissarono. Si scambiarono uno sguardo che significava molte cose.
 
– Non le conviene prendersela con lei. Non lo dico perché è amica di Hideaki, lo dico perché è la mia partner e chi la tocca è un uomo morto – disse Ryo in tono gelido.
 
– Non mi interessa! E’ a causa vostra che il mio piano è fallito e me la pagherete –
 
Ryo fece un passo avanti e prese la pistola.
 
– Saeba! E’ impazzito? Così la farà uccidere! – esclamò Hideaki.
 
– Stia tranquillo, non morirà –
 
– Stai fermo! Se fai un passo l’ammazzo! – gridò Sakuya premendo la canna della pistola contro la tempia di Kaori.
 
– Io dico che non lo farai. Credi che sia facile uccidere una persona? Se vuoi posso descriverti quello che si prova, io l’ho fatto molte volte –
 
Sakuya fissò Ryo.
 
– Ma chi sei tu in realtà? Non sei una semplice guardia del corpo… – domandò poi.
 
– Chi sono io? Meglio che non te lo dica, altrimenti te la faresti sotto. E ti conviene stare attento a Kaori, è più pericolosa di quanto sembri –
 
– Non è vero, io sono solo una povera ragazza indifesa, sto tremando dal terrore! – ribatté Kaori ironica.
 
– Sta’ zitta, puttana! – esclamò Sakuya.
 
– Puttana a chi? Brutto stronzo! – e Kaori rifilò una gomitata nello stomaco a Sakuya, il quale lasciò la presa.
 
Ryo ne approfittò e lo disarmò, sparando alla pistola.  Kaori poi completò l’opera affibbiandogli un destro in piena faccia che lo mandò K.O.
 
– Bel lavoro! – disse Ryo riponendo la pistola nell’holster.
 
– Per fortuna che non sono arrugginita! –
 
Hideaki li guardò sbalordito.
 
– Ragazzi siete stati a dir poco perfetti! Non ho mai visto un affiatamento simile tra due persone, complimenti! – disse poi.
 
– Grazie Hide! –
 
– Come partner di lavoro non la cambierei con nessun’altra – disse Ryo.
 
– Perché come persona non ti vado bene? – chiese Kaori offesa.
 
– Eh? No no, mi vai benissimo! – rispose Ryo cercando di non farla arrabbiare.
 
– Mmmh, ti perdono perché mi hai detto che sono una brava sweeper… –
 
Ryo sorrise imbarazzato e non rispose.
 
– Che ne facciamo di lui? – domandò Hideaki indicando Sakuya.
 
– Ci penso io, chiamo Saeko e le dico di venire ad arrestarlo – rispose Ryo.

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII: Se... ***


Capitolo XVII: Se…

 
L’auto della polizia partì a sirene spiegate in direzione del carcere, portando con sé Sakuya Asaba.
 
– Signorina Nogami, la ringrazio – disse Hideaki stringendo la mano della poliziotta.
 
– Io non ho fatto niente, deve ringraziare Ryo e Kaori – ribatté Saeko.
 
– Già. Pensa che gli daranno l’ergastolo? –
 
– Non credo. E’ accusato di minacce, aggressione e tentato omicidio e se gli avvocati chiederanno il rito abbreviato penso che lo condanneranno a vent’anni di reclusione –
 
– Capisco –
 
– Adesso devo andare. E’ stato un piacere conoscerla –
 
– Il piacere è stato mio, signorina. Arrivederci –
 
Saeko salutò Ryo e Kaori e se ne andò.  Finalmente la casa era tornata tranquilla.
 
– Stento ancora a crederci – disse Hideaki guardandosi intorno.
 
– Anch’io. Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei – ribatté Kaori.
 
– Se penso a tutti questi anni passati con lui… Mi ha ferito il fatto che si sia sempre tenuto tutto per sé, non ha avuto fiducia in me –
 
– Lo dirai a tuo padre? – chiese Kaori.
 
– Sì. Non so neanche sperare che la prenda bene o male –
 
– Vedrai che risolverete tutto –
 
– Me lo auguro. E’ ora di pranzo, io però non ho molta fame. Voi mangiate pure –
 
– Come vuoi. Dopo comunque dobbiamo parlare –
 
Hideaki li lasciò soli. Kaori raggiunse Ryo in cucina.
 
– Hai fame? – gli chiese.
 
– Un po’ – rispose lui.
 
– Allora avverto la cameriera. Ti va di pranzare in giardino? –
 
– Sì, volentieri. Ti aspetto lì –
 
Kaori andò a parlare con la cameriera e poi uscì in giardino in cerca del partner. Lo trovò seduto sull’altalena.
 
– Eccoti qua. Fra mezz’ora si mangia – gli disse sedendogli accanto.
 
– Sembra che il mio lavoro sia finito –
 
– Già. A proposito, sicuramente Hide ti pagherà. Non rifiutare i soldi, lo offenderesti –
 
– Come vuoi. Quando glielo dirai? –
 
– Più tardi. Adesso non mi sembra il momento adatto –
 
– Ma sei sicura di voler tornare? –
 
– Mi sembrava di essere stata chiara. Tu piuttosto, sei davvero sicuro di volermi di nuovo con te? –
 
Ryo la guardò per un attimo.
 
– Non lo so – disse poi – Una parte di me vorrebbe che tu tornassi ma l’altra vorrebbe tenerti lontana –
 
– E’ il classico dilemma da supereroi, anche Spiderman la pensa così ma alla fine è Mary Jane a scegliere… – ribatté Kaori.
 
– Con questo vorresti dire che sarai tu a scegliere per me? –
 
– No. Voglio dire che devi accettare i tuoi sentimenti. Devi solo chiederti se è Ryo Saeba oppure City Hunter a volere che io torni… e sappi che io voglio tornare da Ryo Saeba –
 
– E se Ryo Saeba e City Hunter fossero la stessa cosa? –
 
– Non è possibile, altrimenti non avresti dubbi. Ormai non sei più soltanto City Hunter, anzi, sei soprattutto Ryo Saeba –
 
Ryo era sbalordito da come Kaori potesse conoscerlo così bene.
 
– Kaori dovevi fare la psicologa e non la sweeper… – le disse sorridendo.
 
– Allora qual è la risposta? –
 
Ryo si alzò e osservò il cielo.
 
– Tu sei come questo cielo sereno e luminoso, senza nuvole che lo oscurano e lo rendono grigio. Quando siamo insieme doni anche a me una parte di questa serenità e limpidezza ed è così difficile farne a meno… – disse.
 
Kaori sorrise.
 
– Questo è un sì? – gli chiese.
 
– E’ un po’ strana come risposta? –
 
– Io direi che è insolito sentirti parlare così, sei sempre così diretto… –
 
– Ti sbagli, quello diretto e sicuro di sé è City Hunter. Ryo Saeba è invece sempre indeciso… –
 
Kaori si alzò e gli prese la mano.
 
– Però questa volta Ryo Saeba ha preso una saggia decisione – gli disse guardandolo.
 
Ryo le strinse la mano senza ribattere.
 
 
 
Dopo aver pranzato Kaori raggiunse Hideaki nel suo studio.
 
– Ciao, accomodati – le disse l’amico.
 
– Come stai? –
 
– Sono ancora un po’ scosso –
 
– Hai parlato con tuo padre? –
 
– Sì e anche lui è rimasto sconvolto. Ha detto che vuole fare il test del DNA –
 
– Spero che si risolva tutto nel migliore dei modi –
 
– Lo spero anch’io –
 
– E’ vero quello che Sakuya ha detto? E’ vero che sei innamorato di me? –
 
– Sì, è vero… –
 
– Hideaki io… –
 
– No, non parlare. So già quello che mi vuoi dire. E’ ovvio che rifiuteresti qualsiasi mia proposta. Domani pomeriggio partirò per gli Stati Uniti, mio padre ha deciso di affidarmi la dirigenza della nostra azienda di New York. In altre circostanze ti avrei chiesto di venire con me ma ora non posso farlo. E’ giusto che tu rimanga con l’uomo che ami –
 
– Mi dispiace… –
 
– Non devi essere dispiaciuta, non hai fatto niente di male. Ti auguro veramente di essere felice –
 
– Grazie. Sei un uomo fantastico e presto troverai la persona giusta, me lo sento. Ti voglio bene! –
 
– Ve ne andate subito? –
 
– Il tempo di fare le valigie –
 
– Va bene. Chiamami quando sarete pronti –
 
– A dopo –
 
Prima che Kaori uscisse Hideaki la richiamò.
 
– Se tu non avessi incontrato Ryo di nuovo, avresti accettato la mia proposta? – le chiese.
 
– Chissà, forse sì… –
 
Kaori sorrise e uscì. Poi salì le scale e andò in camera.
 
– Ti aspettavo – le disse Ryo  rientrando dal terrazzo.
 
– Ah, hai fatto la valigia? – gli domandò Kaori prendendo la sua dall’armadio.
 
– Sì –
 
– Avevi ragione –
 
– Riguardo a cosa? –
 
– Al fatto che Hideaki è innamorato di me –
 
– Lo sapevo! E adesso cosa farà? –
 
– Domani pomeriggio partirà per gli Stati Uniti –
 
– E ti ha chiesto di andare con lui? –
 
– No perché sapeva già quale sarebbe stata la mia risposta –
 
– Capisco. Ma non ti dispiace? –
 
– Mi dispiace perché non ci vedremo più –
 
– Solo per questo? –
 
– Certo. Non essere così sospettoso! –
 
– Non sono sospettoso… –
 
Kaori scosse la testa sorridendo.
 
– Va bene, ti aspetto in salotto – disse Ryo avviandosi verso la porta.
 
Prima di aprirla però pose un’ultima domanda alla socia.
 
– Se non ci fossi stato io avresti accettato? –
 
Kaori non poteva crederci. In meno di dieci minuti entrambi le avevano fatto la stessa domanda. Sorrise senza rispondere subito.
 
– Allora? – la incalzò Ryo.
 
– Chi può dirlo? Forse sì o forse no… –
 
Ryo sorrise e se ne andò.
 
––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
 
 
Kaori scese le scale e quando entrò in salotto vide Ryo e Hideaki che discutevano come vecchi amici.
 
– Stavo per venire a chiamarti – disse poi a Hideaki.
 
– Mi ero stancato di stare nello studio e così sono sceso a chiacchierare con Ryo – spiegò Hideaki.
 
– Ah, adesso siamo passati da “signor Saeba” a “Ryo”… – ironizzò la ragazza.
 
– Beh, ormai siamo amici… –  disse Ryo.
 
– Mi fa piacere. Credo che sia venuto il momento di salutarci –
 
– Vi accompagno alla macchina –
 
I tre uscirono e si fermarono di fianco alla Mini.
 
– Hide spero che ci rivedremo presto. Quando tornerai da New York avvisami e comunque potrai chiamare e scrivere quando vuoi – disse Kaori all’amico.
 
– Io vi ringrazio, mi spiace che non vogliate accettare i soldi che vi ho offerto –
 
– Te l’ho già detto, non voglio soldi dagli amici – ribatté Ryo.
 
– Non preoccuparti, ce la siamo sempre cavata! – disse Kaori.
 
– Va bene. Preferisco che domani non veniate all’aeroporto, ho sempre odiato gli addii… –
 
– Ma non sarà un addio, sono sicura che sarà solo un arrivederci… – disse Kaori sorridendo.
 
Hideaki ricambiò il sorriso.
 
I due sweeper salirono sull’auto e dopo un ultimo saluto se ne andarono. Hideaki guardò l’auto uscire dal cancello e poi rientrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII: Ritorno a casa ***


Capitolo XVIII: Ritorno a casa

 
Ryo parcheggiò la Mini di fronte al condominio di Kaori.
 
– Quanta roba devi prendere? – domandò prima che la socia scendesse.
 
– Non molta, domani chiamerò la ditta di traslochi. Aspettami qui –
 
Kaori chiuse lo sportello e salì di corsa gli scalini.
 
Ryo aprì il finestrino e accese la radio. Cercò una canzone da ascoltare e poi reclinò il sedile mettendosi comodo. Chiuse gli occhi, rilassandosi. Ma quando le parole si aggiunsero alla musica per poco non saltò dal sedile.
 
For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through through it all


You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

 
Di nuovo Celine Dion e di nuovo le sue parole sembravano scritte apposta per lui. Kaori in quegli anni era stata la sua metà ed anche il suo doppio, lei colmava i suoi vuoti ed enfatizzava le sue qualità, e lui era cambiato grazie a lei, in meglio.

You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you


You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


You were always there for me
The tender wind that carried me
A light in the dark shining your love into my life
You've been my inspiration
Through the lies you were the truth
My world is a better place because of you

 
Già, Kaori era stata davvero una luce nel buio e per pochi mesi lui era riuscito a vivere senza. Ma come può un essere continuare a vivere senza la luce del Sole? Ryo non lo sapeva ma era sicuro che lui non poteva continuare a vivere senza Kaori. Però sapeva anche che a lei non sarebbe bastato tornare, lei avrebbe voluto concretizzare la loro relazione. E lui era finalmente e definitivamente d’accordo.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see

You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

 
I'm everything I am
Because you loved me

 (“Because you loved me”, Celine Dion)
 
 
La canzone terminò e Ryo sorrise. Udendo i passi di Kaori si risedette ed aspettò che lei avesse finito di caricare i bagagli. Quando lei salì, lui mise in moto e partì in direzione del loro appartamento a Shinjuku. Durante il tragitto Ryo iniziò a fischiettare la canzone che aveva sentito poco prima.
 
– Che canzone è? – chiese Kaori curiosa.
 
– L’ho ascoltata mentre ti aspettavo. Non indovinerai mai di chi è – rispose Ryo.
 
– Dammi un indizio! –
 
– E’ di una cantante che a te piace molto –
 
– Mmmhh… ma è recente? –
 
– No, è di qualche anno fa. La cantante non è giapponese –
 
– Fammi pensare… ci sono! E’ di Celine Dion! – esclamò Kaori.
 
– Brava! Vediamo se indovini anche il titolo… – 
 
– Fischiettala di nuovo, forse riesco a capirlo –
 
Ryo obbedì e Kaori rimase in silenzio per un po’.
 
– Trovato! – esclamò poi – E’ “Because you loved me” –
 
– Le sai proprio tutte! –
 
– Mi piace molto perché spesso le sue parole rispecchiano i miei sentimenti… –
 
– In un certo senso quella canzone rispecchia i miei… –
 
Kaori lo guardò stupita. Pensò alle parole della canzone ma non capiva.
 
– I tuoi sentimenti riguardo a cosa? – gli chiese.
 
Ryo le lanciò un’occhiata incredula.
 
– Che domande, riguardo a te… – le rispose.
 
Kaori rimase colpita dalla sua risposta. Pensò di nuovo alle parole della canzone e sorrise. Adesso capiva.
 
– Però la canzone sembra dedicata ad una persona che ora non prova più quel sentimento e non mi pare che nel mio caso sia così… – osservò Kaori.
 
– Certo, sto solo dicendo che quelle parole mi hanno fatto capire quanto sei importante per me… –
 
– Devi guidare più spesso, diventi loquace quando hai il volante tra le mani… –
 
Ryo sorrise.
 
– Aspetta che io abbia fra le mani qualcos' altro… – le disse poi guardandola maliziosamente.
 
Kaori ricambiò lo sguardo con altrettanta malizia.
 
 
Mezz’ora dopo arrivarono a Shinjuku. Ryo parcheggiò l’auto in garage e poi aiutò Kaori con le valigie. Salirono le scale in silenzio e poi si fermarono davanti alla porta. Vedendo Kaori un po’ titubante, Ryo prese l’iniziativa e aprì la porta. Entrò e posò le valigie accanto al divano, poi si voltò in direzione della socia che non aveva ancora varcato la soglia.
 
– Beh, non entri? – le chiese.
 
– … –
 
– Non ci avrai mica ripensato? –
 
Kaori scosse energicamente la testa in segno di diniego.
 
– E allora cosa c’è? – Ryo continuava a non capire.
 
– Io… – ma le parole le morirono in gola.
 
– Devo portartici a forza o sei capace di muoverti da sola? –
 
Per tutta risposta Kaori allungò un braccio nella sua direzione. Ryo alzò gli occhi al cielo sospirando poi afferrò il braccio della socia e la tirò a sé. Kaori lo abbracciò nascondendo il volto contro il suo petto. Ryo la strinse più forte inspirando il profumo dei suoi capelli.
 
– Bentornata – le sussurrò poi.
 
Kaori alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise.
 
Quel momento così piacevole fu però interrotto dallo squillo del telefono. Ryo sbuffò e lasciò la sua partner per andare a rispondere.
 
– Pronto? – disse irritato.
 
– Ryo? Sono Mick, ti disturbo? – rispose l’americano dall’altra parte.
 
– Sì, disturbi molto… cosa c’è? – se l’avesse avuto sotto tiro gli avrebbe sparato.
 
– Non dirmi che ho interrotto qualcosa fra te e Kaori… –
 
– E anche se fosse? Dimmi cosa vuoi – Ryo era ancora più irritato.
 
– Stasera facciamo una piccola festa al Cat’s Eye, vi va di venire? –
 
– Cosa si festeggia? –
 
– Lo scoprirai stasera –
 
– Va bene. A che ora? –
 
– Alle nove. Ci vediamo dopo –
 
– A dopo –
 
Ryo riattaccò.
 
– Era Mick, stasera danno una festa al Cat’s Eye – disse poi a Kaori.
 
– In onore di cosa? –
 
– Non me l’ha detto –
 
– Ok. Parlando d’altro, stanotte dormirò nella stanza degli ospiti –
 
– Non serve, puoi dormire con me… –
 
– Mmmmh… non mi fido… –
 
– Come non ti fidi? E ieri notte? –
 
– Ieri notte non eravamo qui, nel tuo ambiente naturale… –
 
– Dai, pensi davvero che ci proverei anche se tu non volessi? –
 
– Beh, no però… –
 
– Il letto nella stanza degli ospiti è scomodissimo, non ci dormiresti nemmeno per un’ora –
 
Kaori lo fissò per qualche secondo e poi capitolò.
 
– Va bene, dormo con te però ti avverto subito che se solo osi provarci ci dormirai tu su quel letto –
 
– Ok ok, non c’è bisogno di minacciarmi! –
 
Kaori gli lanciò un’occhiataccia e poi prese una valigia.
 
– Forza, aiutami a portare questa roba di sopra – gli disse poi.
 
– Agli ordini padrona! – ribattè Ryo ironico.
 
 
I due passarono il resto del pomeriggio a riordinare le cose di Kaori e poi cenarono con quello che offriva la dispensa.

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX: Karaoke Night ***


Capitolo XIX: Karaoke Night


Erano le nove e dieci quando i due sweeper fecero la loro entrata al Cat’s Eye. Ryo tentò subito un attacco a Miki ma Umi intervenne prontamente afferrandolo e lanciandolo contro la parete. Dopo i rituali saluti tutti si sedettero ed iniziarono a chiacchierare piacevolmente.
 
– Ma cosa si festeggia? – domandò Kaori dopo una decina di minuti.
 
– Festeggiamo due cose, la prima è che Mick e Kazue diventeranno genitori molto presto… – spiegò Miki sorridendo ai due futuri sposi.
 
– Wow, complimenti ragazzi, sono davvero contenta per voi! – esclamò Kaori e corse subito ad abbracciare i due amici – La seconda cosa qual è? – chiese poi.
 
– La seconda è ovviamente il tuo ritorno tra noi! – rispose Miki.
 
Kaori osservò un po’ perplessa l’amica e poi si voltò a guardare gli altri. Tutti le sorridevano e lei non sapeva cosa dire.
 
– Beh, ecco… io… non so davvero come ringraziarvi, sono commossa! –
 
– Non devi ringraziarci… tutti abbiamo sperato che quel grande stupido del tuo socio si decidesse a farti tornare… – disse Mick.
 
– Ehi, stupido a chi? – intervenne Ryo.
 
– A te! Sei un idiota di prima categoria!  – ribatté Mick.
 
– Ripetilo se ne hai il coraggio! –
 
E i due iniziarono a litigare come bambini. Il resto del gruppo li osservò per un po’, poi Miki riuscì a farli smettere.
 
– Ho una sorpresa! Non indovinerete mai cosa ho comprato! – disse la donna prendendo una scatola da sotto il bancone – Tadaaan! – esclamò poi mostrando a tutti il contenuto della scatola. Era l’ultimo modello di karaoke. Le ragazze furono entusiaste e vollero provarlo subito.
 
– Ehi, aspettate! Propongo un gioco! Le ragazze dovranno scegliere le canzoni da far cantare ai ragazzi e viceversa! – propose Kasumi.
 
L’idea fu ovviamente appoggiata dalla componente femminile del gruppo e, poiché era in maggioranza, gli uomini si rassegnarono.
Iniziò per prima Kazue scegliendo la canzone per Mick e poi fu quest’ultimo a sceglierla per la fidanzata. Poi fu la volta di Miki e Umi e alla fine fu il turno di Kaori. Sapeva già quale canzone far cantare al socio così prese il telecomando e la selezionò. Ryo le lanciò un’occhiataccia mentre gli altri applaudirono.
Il pianoforte partì lento e dopo qualche secondo Ryo iniziò a cantare.
 
Love of my life – you've hurt me
You've broken my heart and now you leave me
Love of my life can't you see
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me

Because you don't know
What it means to me

Love of my life don't leave me
You've stolen my love, (all of my love) and now desert me
Love of my life can't you see
(Please bring it back) bring it back, bring it back (back)
Don't take it away from me (take it away from me)
Because you don't know (ooh ooh ooh know means to me)
What it means to me

 
Kaori gli sorrise ironicamente. Aveva scelto quella canzone in modo che lui si trovasse al suo posto, in modo che fosse di nuovo lui a chiederle di tornare.

You will remember
When this is blown over
And everything's all by the way – (ooh yeah)
When I grow older
I will be there at your side to remind you
How I still love you – (I still love you)

Ooh, hurry back hurry back
Don't take it away from me
Because you don't know

What it means to me
Love of my life
Love of my life
Ooh, ooh

(“Love of my life”, The Queen)
 
Quando Ryo finì di cantare tutti lo applaudirono ed aspettarono la sua scelta. Scorse per qualche attimo la lista e poi scelse. Kaori guardò il titolo e capì che lui si stava vendicando. Poi prese il microfono e si piazzò al centro della stanza. La canzone partì lenta e con lei anche la voce di Kaori.
 
You're a song
Written by the hands of God
Don't get me wrong

‘Cause this might sound to you a bit odd
But you own the place
Where all my thoughts go hiding
And right under your clothes
Is where I find them

 
Era vero, anche quando non erano insieme la sua mente correva sempre a lui che in tutti quegli anni gli era sembrato irraggiungibile ma che forse, ora, non gli era mai stato così vicino, tanto da poter sperare in un cambiamento nel loro rapporto.
 
Underneath your clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

 
E lui era l’uomo che lei aveva sempre voluto avere, ed ora, in cuor suo sapeva che avrebbe potuto essere suo, in tutti i sensi. L’aveva capito da come la guardava, da come si era comportato con lei in quelle due ultime notti, lo sforzo che lui stava facendo per controllarsi e non cedere. Ma ora era giunto il momento di fargli perdere il controllo perché lei non era più una ragazzina, era una donna che ora reclamava il suo uomo.
 
Because of you
I forgot the smart ways to lie
Because of you
I'm running out of reasons to cry
When the friends are gone
When the party's over
We will still belong to each other

 
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

 
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl

 
I love you more than all that's on the planet
Movin' talkin' walkin' breathing
You know it's true
Oh baby it's so funny
You almost don't believe it
As every voice is hanging from the silence
Lamps are hanging from the ceiling
Like a lady tied to her good manners
I'm tied up to this feeling

 
Per qualche mese lei aveva provato a staccarsi dal legame che li univa, pensava anche che avrebbe potuto lasciarsi tutto alle spalle, ma alla fine non avrebbe mai potuto combattere contro la realtà dei suoi sentimenti, troppo forti e troppo radicati nel suo cuore, che ormai da anni apparteneva totalmente a Ryo.
 
Underneath your clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl

For being such a good girl
(“Underneath your clothes”, Shakira)
 
Per tutta la durata della canzone Kaori fissò Ryo negli occhi. Fu chiaro a tutti che lei aveva recepito il messaggio, Miki ed Umibozu arrossirono, Mick e Kazue si scambiarono un tenero bacio. Ryo le sorrise soddisfatto ed impertinente, lo sguardo che le lanciò era rovente. Lei abbassò gli occhi imbarazzata ma li rialzò subito rispondendo allo sguardo di lui.

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Capitolo 20
*** Capitolo XX: Amarsi ***


Nota: questo e il prossimo capitolo li ho scritti di recente, dopo anni sono riuscita a trovare, credo, la giusta conclusione a questa storia. Spero che vi piacerà! Buona lettura, Ema

Capitolo XX: Amarsi

 
Gli amici si salutarono poco dopo la mezzanotte, i due sweeper tornarono a casa in silenzio, mentre l’auto si muoveva lenta nel traffico notturno di Tokyo. Kaori fissava le luci della città fuori dal finestrino, quella sarebbe stata la sua prima notte di nuovo a casa, sì, a casa, perché per lei solo quella era la sua casa, solo dove c’era lui. Lo guardò, era bello, lo pensava da sempre, da quando i loro sguardi si erano incrociati in quel vicolo quasi quindici anni prima, quando lei era un’adolescente preoccupata per il fratello e lui sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Ryo percepì lo sguardo di Kaori su di sé e sorrise. Non vedeva l’ora di arrivare a casa. Poco prima di arrivare al garage la radio decise di regalare loro un’altra fortissima dose di emozione.
 
What would I do without your smart mouth
Drawing me in and you kicking me out?
Got my head spinning, no kidding
I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind?
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me
But I'll be alright

My head's underwater
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm outta my mind

Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh

 
Ryo si voltò di scatto per incrociare gli occhi di Kaori che erano spalancati per la sorpresa e l’emozione. Nessuno dei due disse niente, impegnati ad ascoltare le parole di quella canzone che sembrava scritta apposta per loro.
 
How many times do I have to tell you
Even when you're crying, you're beautiful too?
The world is beating you down
I'm around through every move
You're my downfall, you're my muse
My worst distraction, my rhythm and blues
Can't stop singing, this ringing in my head for you

My head's underwater
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm outta my mind

Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
Cause I give you all of me
And you give me all, all of you

 
La canzone faceva il lavoro al posto loro, esprimeva i sentimenti che provavano l’uno per l’altra.
 
Cards on the table
We're both showing hearts
Risking it all though it's hard

Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
Cause I give you all of me
You give me all, all of you, oh
I give you all, all of me, yeah,
And you give me all, all of you, oh

(“All of me”, John Legend)
 
Arrivarono a casa, Ryo parcheggiò la Mini in garage e poi salirono insieme le scale che portavano al loro appartamento. Non appena varcarono la soglia, Kaori si sentì sopraffatta da emozioni diverse. Era felice di essere tornata ma aveva anche paura. Lui l’aveva voluta di nuovo con sé ma ora? Sarebbe tornato tutto come prima o sarebbe cambiato qualcosa? Conosceva Ryo, sapeva che per lui esprimere i propri sentimenti era più difficile che affrontare un esercito, se lui fosse rimasto al palo allora sarebbe dovuta intervenire, sarebbe toccato a lei smuoverlo. E doveva farlo prima possibile.

 – Kaori. – Lui la richiamò dai propri pensieri.
 
Lo guardò, cercando di decifrare lo sguardo nei suoi occhi, erano scuri come una notte senza stelle ma brillavano ugualmente di luce propria. Non lo aveva mai visto così, sembrava una tigre a caccia nella notte. E la preda era ovviamente lei. Il cuore iniziò a batterle più forte, nel silenzio della casa poteva quasi sentirne il rimbombo. Non riuscì a rispondergli, aveva la gola secca e si sentiva andare a fuoco. Era bastato quel solo sguardo a mandarle in tilt anche il cervello. Rimase immobile mentre lui si toglieva la giacca ed avanzava verso di lei. Quando gli mancava solo un passo per raggiungerla, lei per istinto si mosse indietro ma trovò subito il muro alle sue spalle. Era in trappola ma non sapeva se scappare o no. Si morse il labbro inferiore senza staccare gli occhi da Ryo. Ora erano l’uno di fronte all’altra, Ryo le fissava il labbro stretto tra i denti.
 
– Non te l’ha insegnato nessuno che non è bene essere così maledettamente eccitante? – le disse con voce roca.
 
Quelle parole le scatenarono un formicolio al basso ventre decisamente piacevole. Sorrise. Le sue paure stavano lentamente svanendo, era chiaro che lui non sarebbe tornato indietro.  
 
– Non capisco a cosa ti riferisci. – Rispose lei passandosi la lingua sulle labbra.
 
Quel gesto gli fece perdere ogni freno. Le prese il volto tra le mani e la baciò, con una foga tale che quasi le fece sbattere la testa contro il muro. Kaori gli passò le braccia intorno al collo e gli infilò le mani tra i capelli. A quel tocco Ryo impazzì di desiderio ed incollò il corpo a quello di Kaori. Insieme erano perfetti, combaciavano come le tessere di un puzzle, ogni curva di Kaori riempiva gli spigoli del corpo di Ryo. Si staccarono col fiato corto e le labbra gonfie. Ryo la guardò, mai l’aveva vista così bella, con le guance infuocate e gli occhi che brillavano, sorrise appoggiando la fronte alla sua. Lei guardò il suo sorriso, sapere che lei ne era la causa le riempì il cuore di gioia.
 
– Direi che sono stato proprio un perfetto idiota ad aspettare otto anni, sei mesi e venti giorni per darti questo bacio – le disse lui coprendole il mento di baci leggeri.
 
Kaori spalancò gli occhi per lo stupore, Ryo che teneva il conto dei giorni che avevano trascorso insieme?
 
– Ad essere precisi hai aspettato otto anni, sei mesi, venti giorni, tre ore e quaranta minuti… – puntualizzò lei ridendo – E sì, stavolta devo darti ragione, sei stato proprio un idiota – aggiunse poi posandogli la testa sulla spalla.

Lui non ribatté e le baciò i capelli, carezzandole il collo. A quel tocco lei fu percorsa da un brivido di piacere, aveva sempre sognato le mani di lui che la sfioravano. Lui, ricettivo ad ogni sua minima reazione, sostituì le mani con le labbra ed iniziò a baciarle il collo. Il gemito di piacere che uscì dalla bocca di lei fu musica per le sue orecchie, la più dolce che avesse mai sentito.
 
 – Kaori, se non vuoi che io faccia l’amore con te, ora, dimmelo e mi fermerò subito – le disse, sperando con tutto il cuore in un suo consenso.
 
Lei sollevò la testa e lo guardò negli occhi. Come avrebbe potuto dirgli di no? Era tutta la vita che aspettava quel momento.
 
– Lo voglio, Ryo – gli disse poi e si strinse a lui, infondendo in quell’abbraccio tutto l’amore e il desiderio che provava per lui, per non lasciare spazio al minimo dubbio.
 
Ryo sciolse l’abbraccio e la prese per mano, intrecciando le loro dita, e poi salirono lentamente le scale verso il piano di sopra. Varcarono la soglia della camera di Ryo e lui la condusse ai piedi del letto. La divorava con lo sguardo e lei arrossì abbassando gli occhi, sapeva ormai di piacergli ma aveva comunque paura.
 
– Kaori, guardami – le disse, intuendo il suo timore. – Voglio che tu ti spogli per me, voglio ammirarti in tutta la tua bellezza – aggiunse accarezzandole le braccia per poi sedersi sul letto.
 
A quelle parole lei alzò la testa, incatenando lo sguardo a quello di Ryo. Prese un bel respiro ed iniziò a fare come lui le aveva detto. Portò le mani al primo bottone della camicetta e, con lentezza, iniziò a sbottonarlo, poi passò al secondo e al terzo, rivelando la curva morbida del seno avvolto da un reggiseno di pizzo bianco. Aveva ancora gli occhi fissi su di lui e notò subito quanto le sue pupille si dilatarono in quell’istante e che stava chiaramente trattenendo il respiro. Terminò con i bottoni e lasciò scivolare la camicia lungo le braccia per farla finire sul parquet. Lui sorrise, aspettava quel momento da Dio solo sapeva quanto tempo, ed era cento, mille, diecimila volte meglio di come se lo era immaginato. E sapeva che il meglio doveva ancora venire. Osservò Kaori portare le mani al bottone dei jeans e sganciarlo, per poi far scorrere la zip verso il basso. Dio se la voleva! Lei ormai aveva acquistato sicurezza e ci stava anche provando gusto a farlo impazzire, dopo tutto gliel’aveva chiesto lui. Prima di far scivolare i jeans lungo le gambe gli sorrise maliziosamente e poi con un gesto lento li tirò giù, scoprendo il ventre, le cosce ed infine i polpacci. Li scalciò via e rimase lì a guardare le reazioni di lui. Lui la contemplava, finalmente la realtà della sua enorme bellezza prendeva il posto di tutte le sue fantasie. Ma non gli bastava, aveva notato i capezzoli di Kaori inturgidirsi sotto la stoffa del reggiseno e voleva liberarli, per dare loro sollievo con la propria lingua. A quel pensiero sentì i jeans farsi ancora più stretti, l’erezione era pressoché incontenibile. Si alzò e le cinse la vita con le mani, gemendo di piacere al contatto della sua pelle morbida. 
 
– Dio, Kaori, non trovo le parole per descrivere come mi sento adesso, forse non esistono nemmeno – le disse all’orecchio prima di impossessarsi delle sue labbra. Stava per sganciarle il reggiseno ma lei lo fermò.
 
– Eh no, adesso tocca a me godermi lo spettacolo. Spogliati. – gli disse poi sedendosi sul letto.
 
Ryo rise divertito. – Va bene, cara la mia piccola lussuriosa. – le disse con sguardo di sfida ma Kaori non fece una piega, limitandosi a scuotere la testa.
 
Si tolse lentamente la t-shirt, gettandola a terra accanto ai vestiti di lei. Kaori posò lo sguardo su ogni singolo muscolo del suo petto e dei suoi addominali, per poi fermarsi a quella fantastica V che finiva sotto la cintura dei pantaloni. Sentì un certo calore aumentarle nel basso ventre e deglutì vistosamente. Ryo non aveva lasciato per un attimo i suoi occhi e notò subito l’eccitazione che stava aumentando anche in lei. Come aveva fatto lei, si tolse piano i jeans, rivelando l’erezione evidente che premeva nei boxer neri, ed infine le gambe muscolose. Involontariamente, Kaori si passò la lingua sulle labbra. Quel gesto non lasciò indifferente il suo compagno, lei si accorse subito che gli si dilatarono le pupille e che fu percorso da un leggero fremito. In un attimo fu da lei, le prese il viso fra le mani e la baciò, passando la lingua sulle sue labbra, ripetendo il gesto che lei aveva compiuto poco prima. Senza lasciarle la bocca, le sganciò finalmente in reggiseno e poi si staccò da lei per farla alzare e poterla ammirare.
 
 – Sei perfetta – le disse poi guardandola come solo un uomo innamorato poteva fare. Kaori arrossì ed il suo cuore perse un battito. 
 
– Anche tu non sei niente male – ribatté lei scherzando dopo averlo di nuovo squadrato da capo a piedi.
 
– Ah sì? – le disse tornando di nuovo ad annullare la distanza tra loro. Kaori gli passò le braccia intorno al collo e si appoggiò a lui.
 
– A-ha – annuì lei annusando il suo odore, un misto di polvere da sparo e Calvin Klein Be che lei gli aveva regalato il Natale precedente e che la mandava fuori di testa. Per un momento ripensò a quel giorno, a quando si erano scambiati i regali sotto l’albero e alla loro sorpresa reciproca quando si erano entrambi ritrovati per le mani una bottiglietta di profumo. J’Adore di Dior era il suo profumo preferito, e lui lo sapeva bene. Ma presto quel ricordo fu scacciato via dalle mani di Ryo che le accarezzavano le natiche. Con un gesto rapido lui le tolse gli slip che lei scalciò via. Ora lei era completamente nuda davanti all’uomo che amava. Ma non provava più né imbarazzo né paura. Era felice e soddisfatta per lo sguardo di adorazione e desiderio che lui posava su di lei.
 
– Fa’ l’amore con me, Ryo – gli sussurrò lei all’orecchio.
 
Lui non se lo fece ripetere due volte e la trascinò giù sul letto, poi si tolse i boxer e si sdraiò su di lei che lo accolse nel suo abbraccio caldo. Lentamente, percorse tutto il suo corpo con la bocca, mordicchiandola qua e là ed assaporando ancora ed ancora la sua pelle. Infine arrivò tra le sue gambe, dove lasciò un bacio caldo e languido che la fece fremere di piacere. Quando la sua lingua iniziò ad accarezzarle il clitoride lei gemette e gli afferrò i capelli con le dita, tirandoglieli, e mormorando il suo nome col fiato spezzato. Ryo alzò gli occhi per guardarla, per guardare il suo viso arrossato e stravolto dal piacere che lui, finalmente, le faceva provare.
Kaori era persa in quelle nuove emozioni mai provate prima, eccitazione, piacere, amore, si univano insieme ed era come una bomba che le scoppiava nel cuore e nel ventre. E sentì che voleva di più, voleva sentire Ryo dentro di sé.
 
– Ryo – lo chiamò ma lui rispose solo con un mugolio.
 
– Ryo, ti voglio dentro di me – aggiunse allora.
 
Lui allora si fermò e si allungò su di lei, affondando il viso nel suo collo. Poi le allargò le gambe accarezzandole le cosce. Ed infine, piano, entrò in lei.
Kaori sentì una fitta di dolore ed istintivamente si irrigidì ma Ryo si spinse con delicatezza più a fondo ed il dolore si tramutò subito in qualcosa di indescrivibile.
 
 – Sugar, tutto bene? – le chiese lui premuroso.
 
Lei si limitò ad annuire ed iniziò a seguire il ritmo delle sue spinte.
 
Ryo sentì il piacere aumentare, essere in lei, essere una cosa sola era una sensazione unica, mai provata prima. Accelerò il ritmo delle spinte, sentiva che entrambi erano vicini all’orgasmo, ed allora cambiò posizione, sedendosi sul letto e tirando Kaori verso di sé. Lei apprezzò molto la nuova posizione e lo baciò profondamente, gemendo nella sua bocca ad ogni spinta. L’orgasmo li colse insieme, potente e sfiancante. Ryo ricadde sul letto ansimante, trascinando con sé Kaori che rimase appoggiata al suo petto, con il respiro corto e priva di forze. In silenzio ascoltò il battito del cuore di Ryo che da frenetico tornò regolare, all’unisono con il proprio. Lui le accarezzò la schiena e le baciò i capelli, stringendola a sé.
 
– Wow – disse poi lei alzando la testa verso di lui.
 
– Ho onorato la mia fama di stallone di Shinjuku? – chiese lui sorridendo.
 
 – Sei inguaribile – rispose Kaori scuotendo la testa.
 
– Dai Kaori, stavo scherzando! Anche per me è stato… sì, wow... – ribatté Ryo.
 
– Certo però… otto anni sprecati… - ammise Kaori in tono sarcastico.
 
Ryo la guardò di sbieco, ma doveva ammettere che stavolta aveva ragione. Fare l’amore con lei era stato il suo sogno fin da quasi subito, ma la realtà aveva superato di gran lunga le aspettative.
 
– Per quanto me lo rinfaccerai ancora? – le chiese poi.
 
– Penso finché camperemo – rispose lei.
 
Lui non ribatté e si limitò a catturarle le labbra in un nuovo bacio, pronto a rinnovare la sua promessa d’amore.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo

 
Non lo so che cos'hai
So cosa sei
Quella che fa per me
È destino ormai che io diventi
Quello che fa per te

(“Stammi Vicino”, Vasco Rossi)
 

- Ryo, ti vuoi sbrigare? – la voce di Mick risuonò su per le scale di casa Saeba mentre guardava impaziente l’orologio. Erano quasi le quattro del pomeriggio e rischiavano di fare tardi.
 
– Sto arrivando, un attimo! – rispose la voce di Ryo dal piano di sopra. Era davanti allo specchio e si guardava per la milionesima volta. Era nervoso, ma solo perché erano più di ventiquattr’ore che non vedeva Kaori e non ce la faceva più. Le sue amiche l’avevano letteralmente rapita due sere prima per festeggiare una specie di addio al nubilato e per tenerla lontana da lui il giorno prima della cerimonia. Sorrise, anche se era un matrimonio senza nessun valore legale, per loro era ugualmente importante, avrebbero ufficializzato la loro unione davanti ai loro amici che erano diventati la loro famiglia. Si aggiustò la camicia e prese la giacca blu notte dal letto, poi si chiuse la porta alle spalle e scese giù per le scale. Mick lo aspettava appoggiato alle scale, anche lui vestito di tutto punto.
 
– Amico, se fossi una donna cadrei ai tuoi piedi – gli disse Mick facendogli l’occhiolino.
Ryo alzò gli occhi al cielo e lo spinse verso la porta.
 
– Andiamo! – gli disse poi.
 
Presero l’auto di Mick e si diressero verso il locale che Ryo e Kaori avevano affittato apposta per celebrare la loro unione.
 
Intanto a casa di Eriko, il soggiorno era invaso da sette donne che stavano finendo di preparare la loro amica per il suo giorno più importante.
 
– Eriko, ma questo vestito non sarà un po’ troppo? Ti avevo detto una cosa semplice! – protestava Kaori mentre si guardava allo specchio, ammirando il bellissimo abito che l’amica aveva disegnato per lei. L’abito aveva un effetto due pezzi, la parte superiore era una blusa in satin color panna con una profonda scollatura a V e la gonna invece era dritta a tubino e ricoperta da paillettes color oro rosa.
 
– Kaori non essere sciocca, questo vestito è favoloso! – esclamò Miki guardando il riflesso dell’amica nello specchio.
 
– Miki ha ragione, scommetto che Ryo rimarrà senza parole! – confermò Kazue battendo le mani.
 
 – Va bene ragazze, mi fido del vostro giudizio. – capitolò Kaori sotto lo sguardo di tutte le sue amiche. 
 
– E’ ora! – disse Saeko guardando l’orologio.
 
Kaori, sua sorella Sayuri, Eriko e Miki salirono sulla jeep di quest’ultima, Saeko invece accompagnò Reika, Kazue e Kasumi. Dopo un breve tragitto arrivarono al locale, l’auto di Mick era già lì, segno che i due erano già arrivati.
Kaori era nervosa, aveva le lacrime agli occhi, e stringeva le mani di Sayuri ed Eriko.  Non aveva il coraggio di scendere.
 
– Kaori, cerca di calmarti! Se piangi rovinerai tutto il trucco! – le disse Eriko sorridendole e passandole un fazzolettino lungo le palpebre inferiori.
 
– Eri hai ragione ma se sapeste cos’ho nello stomaco! – ribatté lei tirando su con il naso. Sentiva un vortice che la rimescolava, il cuore che faceva i salti mortali.
 
 –Tesoro, Ryo è lì che ti aspetta, non devi pensare a nient’altro! – disse sua sorella Sayuri.
 
– Appunto! – esclamò Kaori e le altre tre scoppiarono a ridere.
 
– E’ incredibile che City Hunter abbia così tanta paura! – affermò Miki.
 
Kaori la guardò. La sua amica aveva ragione. Lei, con Ryo, era City Hunter, e City Hunter non aveva paura di niente. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e rilassò le spalle. 
 
– Ok, andiamo ad affrontare questo nemico! – disse poi tornando a sorridere.
 
Le amiche le sorrisero di rimando e poi tutte insieme uscirono dall’auto. Sayuri si trattenne per un attimo con lei.
 
– Ti voglio bene sorellina. Non sai quanto sono felice per te. – le disse poi abbracciandola.
 
– Te ne voglio anch’io – rispose Kaori ricambiando l’abbraccio.
 
Poi Sayuri entrò nel locale lasciandola sulla porta. Kaori prese un bel respiro e girò la maniglia, avanzando anche lei all’interno. Per un attimo si guardò intorno, gli amici si erano sistemati in due semicerchi e Ryo era nel mezzo. Le dava le spalle che lei notò subito tese all’inverosimile e sorrise al pensiero che anche il suo compagno fosse nervoso tanto quanto lei. Quando mosse il primo passo nella stanza partì la melodia di “Perfect” di Ed Sheeran. Ryo le aveva detto che sarebbe stata una sorpresa e lo fu davvero. Avanzò sorridendo verso di lui che nel frattempo si era voltato a guardarla ed era rimasto senza fiato.
 
 – Ciao – gli sussurrò lei quando lo raggiunse, con occhi luminosi e pieni d’amore per lui.
 
– Sei meravigliosa – le disse lui prendendola per mano ed intrecciando le loro dita.  
 
– Anche tu – ribatté lei ammirando il suo compagno in quel bellissimo completo blu notte che gli fasciava i muscoli di spalle e braccia.
 
Doc si materializzò davanti a loro. Come loro amico più anziano avrebbe officiato la cerimonia. 
 
– Kaori, Ryo, oggi siamo tutti qui con voi per celebrare il vostro amore, ci avete voluti con voi come testimoni del legame che vi unisce e siamo felici e fieri di partecipare alla vostra unione ufficiale. Ora vi chiedo di recitare le vostre promesse. Kaori, a te la parola – disse poi con voce solenne e commossa.
 
Kaori fissò per un attimo lo sguardo in quello di Ryo e prese un bel respiro.  
 
– Quando ci siamo conosciuti ero una ragazzina avventata ed impulsiva che piombò su di te perché voleva proteggere suo fratello, ti odiavo ed avrei fatto di tutto per allontanarti da lui. Poi però, per la prima volta, incrociai i tuoi occhi in quel vicolo e qualcosa cambiò. Lo sguardo che posasti su di me era duro, di ghiaccio, ma io riuscii a percepire che c’era altro, sofferenza, solitudine, rabbia. E mi posi mille domande sul perché i tuoi occhi fossero così, su cosa li avesse resi così, e decisi che avrei dovuto capire se sotto quello sguardo ci fosse una persona buona o solo uno spietato killer. Alla fine di quella giornata capii che, a modo tuo, eri una persona generosa ed altruista come lo era Hideyuki, e fui contenta che lui avesse te come compagno di lavoro. Sono passati quindici anni da allora e da allora sei nel mio cuore che è stato sempre e solo tuo. Imparare a conoscerti, giorno dopo giorno, imparare a capirti, è stata un’impresa, la più difficile della mia vita, anche più di tutte quelle affrontate con il nostro lavoro. Aver guadagnato la tua fiducia e poi il tuo amore è tutto ciò che ho sempre voluto, non mi serve altro per vivere, e spero che me li concederai fino alla fine dei nostri giorni – disse Kaori tutto d’un fiato, temendo che le lacrime potessero impedirle di continuare.
 
Ryo le strinse le mani, con gli occhi lucidi. Prima di parlare dovette schiarirsi la voce.
 
– Lo sai che non sono bravo con le parole anzi, ma se sono migliorato anche in questo è merito tuo. Sai com’è stata la mia vita prima di te, quasi impossibile da vivere per la maggior parte degli esseri umani, la guerra, la morte pronta a coglierti ad ogni passo sbagliato, eppure oggi sono qui. Ed è solo merito tuo. Perché tu mi hai concesso una seconda vita, anzi, credo proprio che tu mi abbia insegnato a vivere, perché prima di te è stata solo sopravvivenza. Ma tu con la tua presenza quotidiana, con la tua dolcezza, con la tua sincerità, con tutte quelle buone qualità che possiedi, con il tuo amore, mi hai portato in un mondo fatto di piccole cose, di gesti, di sguardi che per me erano nuovi. E vicino a te sono diventato un uomo migliore, la luce che tu emani ha avvolto il mio cuore, riempiendolo e rischiarando le tenebre di cui si faceva scudo per non rompersi definitivamente, per non lasciarsi andare alla morte. Averti accanto a me è diventato indispensabile ed è tutto ciò che mi serve. Sono io a chiederti di concedermi il tuo amore per sempre, perché senza non posso vivere. Ti amo –
 
Kaori non era riuscita a trattenere le lacrime e sentì che anche qualcun altro dei loro amici tirava su con il naso. Ryo le asciugò le guance con le dita e le sorrise. Poi Doc tornò da loro per lo scambio degli anelli. Kaori prese con mano tremante la fedina di Ryo, la baciò e la infilò all’anulare del suo compagno che poi fece altrettanto.
 
Doc li guardò sorridendo e poi dichiarò: – Kaori, Ryo, vi dichiaro uniti per sempre. Potete baciarvi –
 
Ryo non se lo fece ripetere due volte e si impossessò delle labbra di Kaori mentre gli altri iniziarono ad applaudire e ad urlare di gioia. Tutti si avvicinarono per abbracciarli, poi Miki preparò la macchina fotografica per fare un bell’autoscatto tutti insieme, per conservare il ricordo di quel giorno per sempre.
 
– Che la festa abbia inizio! – urlò poi Kaori alzando le braccia al cielo.
 
Il deejay del locale fece partire subito la musica per il primo ballo degli “sposi”. Anche questa canzone l’aveva scelta Ryo, Kaori gli aveva lasciato carta bianca per quanto riguardava la musica. Le note di “Thinking out loud” di Ed Sheeran iniziarono a risuonare nella sala e Ryo e Kaori iniziarono il loro lento.
 
When your legs don't work like they used to before
And I can't sweep you off of your feet
Will your mouth still remember the taste of my love
Will your eyes still smile from your cheeks

And darling I will be loving you 'til we're 70
And baby my heart could still fall as hard at 23
And I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe just the touch of a hand
Oh me I fall in love with you every single day
And I just wanna tell you I am

 
– Da oggi posso chiamarti Kaori Saeba? – domandò Ryo mentre ballavano.
 
– No, non puoi! Devi! – rispose Kaori sorridendo.
 
– Sono felice, sai? E’ un giorno bellissimo, sempre grazie a te – disse Ryo.
 
– Anch’io sono felice ma è anche merito tuo se siamo qui. E ti amo anch’io – ribatté Kaori.
 
So honey now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I'm thinking out loud
Maybe we found love right where we are

 
When my hair's all but gone and my memory fades
And the crowds don't remember my name
When my hands don't play the strings the same way, mm
I know you will still love me the same

'Cause honey your soul can never grow old, it's evergreen
Baby your smile's forever in my mind and memory

I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe it's all part of a plan
I'll just keep on making the same mistakes
Hoping that you'll understand

 
–  Ti amerò sempre, sei l’unica che potrò amare, ricordatelo anche quando farò qualcosa di sbagliato, quando dirò una delle mie solite cazzate – continuò Ryo fissandola negli occhi.
 
– Lo so e tu sappi che non ti libererai mai di me – disse Kaori baciandolo.
 
But baby now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I'm thinking out loud
That maybe we found love right where we are, oh

So baby now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Oh darling, place your head on my beating heart
I'm thinking out loud
That maybe we found love right where we are

Oh maybe we found love right where we are
And we found love right where we are

(“Thinking out loud”, Ed Sheeran)
 
Lentamente la canzone arrivò al termine e gli altri li applaudirono di nuovo.

 – Bene ragazzi, ora potete scatenarvi! – disse poi Ryo e le luci da soffuse divennero psichedeliche mentre una canzone dance partì dall’impianto audio.
Tutti li raggiunsero sulla pista ed iniziarono a ballare al ritmo incalzante della canzone.
 
Ma da quando stai con me
Questo mondo è tornato a colori e profuma di te
Ma da quando ci sei te

Questa vita ha ripreso a scorrere dentro di me
Da quando stai con me
Da quando ci sei te
Da quando ci sei te


I giorni non passavano la vita scorreva senza un significato
Un' anima persa dentro sé
Il cuore e gli occhi si spensero
Nel viso i segni di chi è stato già scottato
Quante volte mi sono chiesto il perché


Da quando stai con me
Questo mondo è tornato a colori e profuma di te
Da quando ci sei te

Questa vita ha ripreso a scorrere dentro di me
Da quando stai con me
Da quando ci sei te


I giorni ora non bastano
Un' ora con te è come fosse un minuto
Un' anima persa dentro te
I segni sul cuore sbiadiscono
Nel viso un sorriso di chi adesso ha già capito
Che la ruota gira anche per me


Da quando stai con me
Questo mondo è tornato a colori e profuma di te
Da quando ci sei te

Questa vita ha ripreso a scorrere dentro di me
Da quando ci sei te
Da quando stai con me
Questo mondo è tornata a colori e profuma di te
Da quando ci sei te
Questa vita ha ripreso a scorrere dentro di me
Da quando stai con me

(“Da quando ci sei te” Jeffrey Jay & Dino Brown)
 
 
La festa fu bellissima, dopo la cena e il taglio della torta Ryo e Kaori salutarono i loro amici per continuare a festeggiare a casa, da soli.
Ryo parcheggiò la Mini in garage, poi insieme entrarono nel palazzo ma Kaori prese le scale che portavano alla terrazza. Ryo la seguì senza dire niente. Si appoggiarono alla balaustra ed osservarono in silenzio la skyline di Tokyo che brillava di luci intermittenti.
 
– Sono contenta – esordì poi Kaori appoggiando la testa alla spalla del suo compagno.
 
 – Per cosa, Sugar? – le chiese Ryo passandole un braccio sulle spalle.
 
– Perché siamo arrivati fino a qui, perché non ci siamo lasciati sopraffare da niente nella nostra vita, dal dolore, dalle perdite, dalla rabbia. Alla fine il nostro amore ci ha portati all’happy ending – rispose Kaori.
 
Ryo sorrise, la sua Kaori era sempre ottimista e positiva.
 
– Lo sai che dovremo salvarci la pelle per molti altri anni, vero? – ribatté Ryo.
 
– Certo che lo so ma so anche che noi, insieme, siamo più forti di tutto – disse Kaori.
 
– Ti amo, Kaori Makimura Saeba, lo sai? –  le disse Ryo posandole un bacio sulla fronte. 
 
– Anch’io ti amo, caro ex stallone di Shinjuku! – rispose Kaori ridendo. 
 
– Sarò anche legato ad una sola donna ma ora ti farò vedere che la mia fama di stallone non finirà mai! – disse Ryo e se le caricò in spalla mentre Kaori scoppiava a ridere.
 
La loro vita insieme era stata sempre condita da una buona dose di pericolo, avevano perso il conto delle volte che avevano rischiato di non tornare più a casa, di non vedersi più, ma ogni volta erano stati più tenaci della morte e grazie al loro legame indissolubile erano sopravvissuti a tutti quei pazzi che avrebbero voluto gioire della loro fine. Ciò che loro rappresentavano, quella distorta giustizia che la legalità non poteva garantire, non avrebbe mai cessato di esistere.

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