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di Akiko Uzumaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


                                            PROLOGO 



Si dice che le persone cambino ad un certo punto della vita. Non uno di quei cambiamenti sottili e a cui nessuno fa granché caso, come per esempio quando la mia migliore amica ha cambiato il colore della matita che ha sempre usato, o quando taglio le punte dei miei capelli. A volte credo che questi debbano essere radicali, strappare le persone dalla vita precedente in modo brusco e catapultarle in una nuova circostanza. Tipo decidere di fumare insieme a quel tipo carino giù al bar oppure cambiare il gruppo di amici perché in quel momento ti sono antipatici.

Io, Moe, Frank e Mark l'abbiamo fatto. Abbiamo avuto la scossa, quell'avvenimento che ci ha fatto desiderare un totale stravolgimento della nostra vita, chi per un motivo, chi per un altro. I miei sono tanti e credo ragionevoli, ma anche quelli dei miei amici che conoscevo da una vita, ma con cui ho legato maggiormente quest'estate, quando ero molto triste e volevo un aiuto di un amico... Assieme alla mia migliore amica.

Uno di quei cambiamenti è stato quello di scegliere l'opzione "convitto" alla mia scuola, un edificio totalmente a parte dove nessuno mi conosce e rimarrò per tutta la durata della scuola lì, come se andassi a vivere da sola. Oltre a misurarmi con livelli completamente diversi, è anche una buona occasione per incontrare nuove persone, che davvero non conosco nessuno a parte i numerosi componenti del mio gruppo, a cui sono ormai abituata. Non so ancora se mi gioverà o meno, ma se non ci provo... E poi, sono cambiata davvero tanto, dopo quello che è successo quest'estate.

-Jackie, a che punto sono le valigie?- mi chiama mia madre dalla cucina, mentre mi prepara i sandwich al prosciutto e formaggio che mangerò durante in viaggio. La scuola dista un'ora più o meno da casa mia, e oggi è ancora piena estate e qui fa un gran caldo, afoso, come solo in California se ne sentono e, dato che la mia macchina è fuori uso e la sto riparando da un meccanico vicino la scuola, devo andarci con il treno, che rischia di bloccarsi almeno al cinquanta percento delle sue possibilità. Dunque, il suo terrore di me che perdo il treno è più che scontato e giustificabile, dato che molte volte ho saltato la scuola per questo. Non che fosse un dispiacere, però ora non mi serve.

-Sono pronte, mamma.- urlo a mia volta, infilando tutti i volumi del manga "Lovely complex" nello scompartimento vuoto del mio trolley giallo canarino (regalo di mio fratello, che non ci azzecca mai). Vorrei tanto uscire fuori e godermi gli ultimi istanti di libertà, ma so già che è impossibile, perché questa settimana posso solo fare i bagagli per trasferirmi. Bel modo di finire l'estate. La porta della mia camera, spoglia di tutto ciò che mi caratterizza, a tal punto da sembrare di non essere mai vissuta qui dentro, si spalanca, e mostra una bambina di sette anni dai capelli più lunghi dei miei venire da me con un musetto da cucciola. Mia sorella Beth mi mancherà davvero tanto, perché nonostante sia una bambina isterica e piange anche se l'orologio ticchetta, è quella che mi mostra un affetto più puro e sincero di tutti, e la adoro davvero.

-Jackie, ci verrai a trovare, vero?- mi chiede facendomi sciogliere. Non posso fare a meno di sorridere, ancora una volta a dimostrarmi affetto è lei più degli altri.

-Ma certo Beth, sarò qui almeno un fine settimana al mese, piccola.- la tranquillizzo, accarezzandole la guanciotta piena per poi stringere questa in un pizzicotto. Il silenzio strano, sottolineato dalla cupezza dei volti di mia madre e mia sorella, si interrompe non appena mio padre suona il clacson, segno che devo andare a prendere il treno.

Che la fortuna possa essere sempre a mio favore.



SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti, benvenuti alla mia prima storia su efp (se non contiamo la OS scritta l'anno scorso...)!
In realtà, in generale questa è la mia prima storia, scritta un paio di anni fa, quindi molto probabilmente non rispecchia più il mio modo di scrivere odierno. Vedrò di aggiornare ogni settimana, che ho già i capitoli pronti. Spero vi piaccia, anche se dal prologo si capisce ben poco... 
A presto!
-Akiko. 
 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Canzone consigliata: Teenage Dirtbag- Wheatus
 
Una settimana dopo...
 
-Sei sempre tu quella che fa tardi! Devo sempre aspettarti, prendere la roba da mangiare, fare questo, fare quello...- borbotta il mio amico Frank, non appena entro in macchina.
 
-Guarda che sei tu che sei venuto qui prima di andare da Moe che era ancora in pigiama, adesso vorresti anche prendertela con me?- sbuffo, a mia volta, scoccandogli un'occhiataccia abbastanza minacciosa. Io capisco che faccio tardi, o meglio, sono perennemente in ritardo e ultimamente ci metto troppo a fare qualsiasi cosa, anche per muovere la mano, ma Frank esagera a volte... Lui è davvero un dei miei migliori amici, però. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, ma solo quest'estate abbiamo legato moltissimo perché quando lui si è ubriacato e tutti l'hanno lasciato solo a vomitare io e Moe eravamo lì ad aiutarlo. In realtà c'era anche Mark, che però era fatto e io ho dovuto sostenere anche lui. Entrambi hanno assunto un atteggiamento iperprotettivo nei miei confronti e in quelli di Moe e anche in quelli di Angie, la mia migliore amica. Eravamo in cinque, affiatati, decisi a cambiare le cose che non andavano e a stringerci sempre di più. Fino a quel giorno. Fino a quando Angie non se n'è andata ad inseguire il suo sogno, il nostro sogno, insieme a qualcun altro. Ci rimasi malissimo, ma forse era il prezzo da pagare per stare bene con me stessa.
 
-Stai vestita una merda.- dice il guidatore, per attirare la mia attenzione. Mi guardo: è per il pantalone verde militare che dice così, perché lui lo odia. Scrollo le spalle e sussurro un "vaffanculo", per poi appoggiarmi al lato del finestrino. La nostra amicizia è così, se non ci sono io a dire "ti voglio bene" lui non lo farà mai. Ma va bene così.
 
-L'auto di Mark è andata, dobbiamo dare un passaggio anche a lui, e poi andiamo da Moe.- mi informa, mentre io collego il filo dallo stereo al mio IPhone per la musica. Che la lotta abbia inizio: a lui non piacciono i Coldplay, la mia band preferita, però se metto la musica conosciuta accontento entrambi. Ed è per questo che faccio partire la riproduzione casuale dei brani del momento che sembra soddisfarlo.
 
-Oh, finalmente niente "Column"- mi prende in giro, da quella volta che definii Chris Martin "colonna portante della mia vita". E Frank si è appena beccato un pugno sul braccio. Idiota.
 
-Zitto babbeo.- lo richiamo, inoltre, e inizia a parlare di altro, così che non possa dargli altri pugni sul braccio. Sta fantasticando sulla nuova vita al collegio, quasi quasi mi fa tenerezza. Arriviamo sotto casa del nostro amico quasi silenziosamente, cosa assai strana per un paesino come Apple Springs che è sempre rumoroso. Il castano esce, scuotendo i capelli ricci che gli scendono morbidi e belli sul viso sempre sorridente. Viene da sorridere anche a me, è contagioso.
 
-Ragazzi cari! Pronti a vivere questa nuova avventura nel convitto?- ci chiede, dando una pacca sulla spalla a Frank e un bacio sulla fronte a me. Questa mania di protezionismo nei miei confronti non mi dispiace affatto nelle volte come queste. Respiro il profumo che viene da fuori alla decappottabile aperta e mi rilasso: stare con i miei amici è la cosa più bella che possa fare. Sono così immersa nei miei pensieri che nemmeno mi accorgo di essere arrivata sotto casa di Moe. Si è davvero conciata come una suora con questo caldo infernale?
 
-Ehi Moe, hai freddo?- le urlo, facendole prendere un colpo. La mia amica, timidamente come al solito, si stringe nel maglioncino beige e mi sorride, guardandomi da dietro i grandi occhiali che porta. È inguaribile. Frank e Mark scoppiano in una fragorosa risata, che copre la canzone in riproduzione, una delle mie preferite dei Coldplay.
 
-Zitti che c'è Chris Martin in stereo!- li zittisco, dando una pacca dietro alla nuca del guidatore e quindi suscitando l'ilarità degli altri due. Ci manca ancora un'ora a Santa Monica, dove c'è il collegio che forse cambierà la vita di tutti e quattro.
**************
Il collegio pluricomprensivo "Santa Monica High" si innalza, imponente, in periferia di Santa Monica, distante circa 10 km dal normale liceo americano, e accoglie numerosi studenti di tutte le città vicine nonché i ragazzi della città, ma difficilmente. È un collegio alquanto prestigioso, dove si accede tramite test attitudinali per capire se il ragazzo può affrontare il collegio. Ha anche l'anno di preparazione per le università di tutto il mondo, nel caso si volesse frequentarla all'estero, ma è facoltativo e a me non serve. La prima volta che, quattro anni fa, vidi questa scuola per la prima volta (ero ancora alle medie) ne rimasi incantata: aveva un'aria molto british e antica ed emanava quel caratteristico odore di libri, la cosa più bella che potessi mai vedere. Mi passo una mano nei miei capelli biondi e sorrido: è passato così tanto tempo che mi viene da piangere. Una mano mi si posa sulla spalla: è Moe, la solita anima buona a consolarmi.
 
-Non essere triste, Jackie.- mi rincuora, appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Il fatto è che proprio non ci riesco, non riesco a dimenticare niente, e come al solito ci rimango malissimo.
 
-Mi manca, Moe, più di quanto potessi immaginare.- sospiro, sciogliendo l'abbraccio e avviandomi nell'atrio, dove già sono giunti Frank e Mark. A differenza nostra, mia e della mia amica, che condividiamo la stanza con due ragazze sconosciute, loro due avranno la stessa camera. Affianco, da come ho potuto capire, ci sono altri due nostri amici che hanno scelto l'opzione "convitto" come noi. Sospiro ancora una volta, e mi appoggio alla ringhiera del grande scalone in legno che conduce alle aule del piano superiore.
 
-Salve ragazzi, un secondo e vi consegno le chiavi degli appartamenti.- dice Linda, la giovane receptionist che odio con tutta l'anima. E' andata a letto con il mio ex e io sono passata per la cornuta della situazione, il che mi ha infastidito non poco, oltre che ferito. Inoltre mi mise in guardia da lui per "salvarmi da possibili delusioni" e poi ho scoperto che si divertivano alle mie spalle... Ma questo è un piccolo particolare, in quanto non è nemmeno l'unica che è passata tra le sue braccia e sotto di lui. Il solo pensiero mi fa vomitare. Moe si intrattiene a chiederle delle vacanze, in fondo lei ci tiene a mantenere "buoni rapporti" con tutti. Io di questa cosa me ne infischio, e non mi interessa di nulla se ho dei rapporti civili o meno quando provo dell'odio puro.
 
-Io vado, Moe, ti aspetto di sopra.- sussurro, lanciando uno sguardo azzurro glaciale alla ragazza dietro alla segreteria, senza nemmeno salutarla. Saluto anche i due baldi giovanotti che discorrono di argomenti riguardanti la loro camera, del tipo "io dormo vicino alla finestra" oppure "la mattina in bagno non perdere tre ore a lavarti". Sarò sincera, il fatto che dividerò la stanza con una persona che non conosco mi mette agitazione, tanta agitazione: e se mi trovasse strana? E se fosse una di quelle snob altezzose come narrano le storie che girano al liceo normale? Speriamo proprio di no, non vorrei litigare con qualcuno il primo giorno qui. Leggo il numero della stanza, 27, e la cerco sulla mappa: terzo piano, devo prendere l'ascensore perché sono pigra e troppe rampe di scale fanno male alla mia salute. Lo stile antico dell'edificio principale è soppiantato da un palazzo moderno, dai colori tenui e cosparso di quadri che rappresentano le ragazze dei vari anni scolastici dal 1920, anno di fondazione. Salgo a piedi, non sapendo dove cavolo sia quest'ascensore, ma in fondo meglio così, magari perdo un po' di peso. Arrivo alla mia stanza col batticuore, un po' per il fiatone date le rampe di scale così massicce, ma un po' perché non sono mai stata così tanto spaventata in vita mia. Cerco di convincermi che ce la posso fare, ho affrontato tante cose e posso affrontare anche questa. Respiro molto profondamente e apro la porta, ritrovandomi davanti una scena che tra tutte mai avrei pensato di trovare. Una ragazza alta poco più di un metro, dai capelli metà neri e metà verdi, balla a ritmo di musica indie-rock che non conosco e sembra fatta di marijuana.
 
E menomale che dovevo essere io, la strana!
 
Appena mi vede, si ferma e sorride, per poi agitare la mano destra e salutarmi. E' davvero molto truccata, sembra appena uscita da un manga giapponese... Ora che ci penso, somiglia molto a Perona di One Piece, solo con i capelli più corti e bicolore. Deglutisco e mi dirigo alla mia parte della stanza, cercando di evitare ogni contatto fisico.
 
-Tu dovresti essere Jackie! Io sono Hope, ma tu puoi chiamarmi Scream.- mi dice, porgendomi la mano. La stringo solo per cortesia, perché c'è una domanda che mi perseguita: per quale cazzo di motivo una ragazza dovrebbe farsi chiamare "urlo"? E' così tutto fuori logica, fin troppo! Ma la logica la devo lasciar perdere, meglio restare al di fuori di questa pazzia o finirò davvero per andare in un ospedale psichiatrico.
 
-Ehm... Ciao! Quindi... Finalmente conosco la mia coinquilina!- sorrido forzatamente, poi le lascio la mano, quasi a voler troncare ogni altro contatto fisico. Rispetto alla settimana scorsa, la stanza è posta in maniera diversa: i letti, che prima si affiancavano, ora sono messi in maniera perpendicolare tra di loro, e le pareti sono blu e rosa, che sostituiscono il bianco asettico che c'era prima. Ovviamente, la mia parte è rigorosamente blu, lo si vede dalle action figures di Naruto e Sailor Moon e dai volumi di "Lovely Complex". La parte di Ho... cioè... Scream è quella rosa, perché ci sono vari gadget rosa che non sono miei e una pila di CD dei Green Day, Slipknot (ma che razza di nome è?) e Arctic Monkeys, o almeno ho riconosciuto questi.
 
-Jackie, hai bisogno di qualcosa in particolare? Io dovrei uscire con i miei amici, però se vuoi qualcosa ti scrivo il mio numero di cellulare.- chiede, per poi porgermi una mano. Le affido il mio gioiellino tecnologico, e poi armeggia con la rubrica per segnare il suo numero.
 
-Beh, grazie, ti chiamo quando ne ho bisogno.- sorrido, quasi forzatamente. Lei ricambia e prende la giacca di jeans e una borsa per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle. Mi stravacco sul letto pensierosa e stanca, alla fine poteva capitarmi di peggio... No? Chi lo sa... Vedremo domani mattina, quando metterò piede nelle aule e allora lì sì che potrebbero essere cazzi.
 
 
 
 
AKIKO'S SPACE
Benvenuti al primo capitolo effettivo di questa storia! Siamo ancora all'inizio, infatti qui inizio ad introdurre qualche personaggio principale che farà compagnia alla nostra protagonista durante i vari capitoli. Ammetto che forse all'inizio potreste odiare Jackie perché ha tanti- troppi- difetti, ma vi assicuro che più o meno le cose cambieranno... Spero.
Alla prossima!
-Akiko.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


                                                                 CAPITOLO 2


Canzone consigliata: Mad Hatter- Melanie Martinez

Questa notte non ho chiuso occhio, sono stata tutto il tempo a pensare a come potrebbe andare la giornata di oggi e poi... Scream russa, molto e fastidiosamente. Io non riesco nemmeno a tollerare questo rumore. Credo anche che abbia il sonno pesante, perché non sentiva i miei sbuffi e i miei "uffa" a tratti anche urlati. Mi alzo dal letto a fatica e mi guardo allo specchio: i miei occhi azzurri sono contornati da occhiaie così profonde che mi spavento solo a guardarmi di sfuggita, ho i capelli arruffati che hanno bisogno di una bella sistemata. Mi appisolo, senza accorgermene, con la testa vicino allo specchio, quasi addormentandomi, ma una pacca sul culo mi sveglia di soprassalto: maledetto sonno leggero.

-Svegliati pelandrona.- scherza Scream, passandomi affianco per andare in bagno. È già vestita e ha i capelli legati in due codini, ma è ancora struccata e quasi stentavo a riconoscerla. Non che sia brutta, semplicemente l'ho vista iper truccata e mi ha fatto una certa impressione vederla così. Ho bisogno di mangiare, ho una fame che mangerei tutto ciò che mi capita a tiro, ieri sera non ho nemmeno toccato un po' di cibo. Quindi, per scendere presto in mensa e fare colazione, mi preparo in dieci minuti, indossando una maglia grigia e un pantaloncino non troppo corto, parigine e Vans, e truccandomi con correttore e mascara per poi scendere e raggiungere gli altri. Cerco di rintracciare Moe, e finalmente la vedo: ha la nostra maglia dell'amicizia, quella con la scritta "Fries before guys" che è diventata una specie di legge non scritta tra me e lei, un jeans nero e le solite Vans nere sgualcite. Le vado vicino e, dopo esserci abbracciate, andiamo in mensa, dove già sono seduti Frank e Mark che spettegolano guardandosi intorno.

-Vi ho fatto vedere troppo Gossip Girl per caso?- ironizzo, beccandomi due linguacce e una risatina da parte di Moe.

-Sempre simpatica, come un dito nel deretano.- risponde Frank. -Comunque, bando alle ciance, come sono le vostre compagne di stanza?- chiede, addentando un muffin al cioccolato che la sola vista mi ha aperto lo stomaco ancora di più, come se non lo fosse già abbastanza. Per tutta risposta bevo un sorso di succo all'ananas e porto una forchettata di pancake alla bocca, mentre Moe sorride.

-A me è molto simpatica e disponibile, abbiamo parlato quasi tutto il giorno.- dice la mia amica, la solita fortunata. Mark si gira verso di me e mi sorride, con quel sorriso così dolce che mi fa quasi arrossire, per poi chiedermi "e tu?"

-Oh bene. È un po' svitata, sembra fatta perennemente e stamattina mi ha dato anche una pacca sul culo.- spiego, fingendo indifferenza ma in realtà sono un po' incazzata. In effetti non ci ho ancora speso tempo a pensarci, ma... cazzo, è una pacca sul culo! Per di più data da una sconosciuta! Mi tocco la chiappa offesa, cercando di togliere il sentore di una mano sconosciuta, e poi eccola lì, la mia coinquilina: è truccata tantissimo, e indossa un vestito tutto rosa, da capo a piedi. È davvero molto stravagante. Troppo fissata a guardarla parlare con una ragazza alta dai capelli corti e una rossa dagli occhi verdi, non mi accorgo che i miei amici stanno ridendo come tre cretini.

Hanno ragione, la situazione è esilarante.

-Già fai colpo, ragazza.- ride Mark, facendomi innervosire. Sa che su queste cose non mi piace scherzare, è snervante essere presa in giro per una persona che in realtà non mi piace. Inoltre Scream mi da quasi un senso di sporco e di erba, meglio di no, meglio non essere associata a quella.

-Mark, ti odio.- sentenzio, finendo il pancake. Ho finito e dovrei andare in classe, ma poi mi ricordo che oggi è il giorno in cui le lezioni iniziano un'ora dopo perché dobbiamo prendere l'orario e quindi trovare le classi, quindi mi alzo con calma e con calma, insieme a Moe, mi dirigo nel dormitorio per lavarmi i denti. Ci siamo dati l'appuntamento con i ragazzi alle otto e un quarto davanti all'edificio principale, abbiamo solo cinque minuti di tempo. Moe è nella stanza 42, due piani sopra di me, quindi devo anche aspettarla perché sicuramente ci metterà più tempo (com'è ovvio). Dunque, alle otto e venti siamo in fila per l'orario e, dieci minuti dopo, abbiamo tutti il nostro. Moe, a differenza mia e dei ragazzi, è soltanto al terzo anno, quindi ciò implica che potremmo avere solo un corso facoltativo da fare insieme. Noto che con Mark condivido il corso di inglese e quello di latino, accessorio, assieme a Frank ho biologia e storia mentre con Moe soltanto recitazione di pomeriggio. Come lingua straniera, assieme al francese obbligatorio, ho scelto giapponese, il mio sogno da quando frequentavo il liceo normale. Guardandomi intorno, noto le facce nuove che popolano questo edificio: qui ci sono ragazzi e ragazze che vengono da città ad un'ora di distanza da qui (come me) e che non vogliono guidare troppo oppure che provengono addirittura da altri Stati. Questo un po' mi rilassa, significa che nessuno mi potrà riconoscere e forse la vecchia nomea non esisterà nemmeno più. Prendo una ciocca di capelli tra le dita e inizio ad attorcigliarla, mentre controllo la materia della seconda ora del martedì: francese, adesso sono da sola. I ragazzi hanno matematica e Moe inglese. Non importa, almeno li vedrò dopo. Mi sento circondare il bacino da un braccio bianco: Scream.

-Ma lo sai che abbiamo tutte le ore in comune?- mi sussurra, facendomi spostare subito dopo per il contatto troppo intimo.

-Ma cosa... Io... Okay, va bene, allora sapresti dirmi dov'è la classe?- chiedo, cercando di mantenere le sembianze di una persona normale e non spaventata dal contatto di una bestia, cioè, di un essere umano. Per tutta risposta, Scream afferra la mia mano e mi guida in un'aula al primo piano, dove prendiamo posto l'una accanto all'altra. Poco dopo, entrano le due ragazze che c'erano prima a parlare con lei, la rossa e la mora dai capelli corti. La mia compagna di banco le saluta e le fa accomodare una vicino a me, l'altra a lei. Mi sorridono entrambe, e mi sembra una scena abbastanza inquietante.

-Jackie, loro sono le mie due migliori amiche, Candy e Liu.- mi dice, mentre la rossa seduta accanto a lei- e che dovrebbe chiamarsi Candy- mi stringe la mano, e l'altra- Liu, seduta proprio vicino a me- mi dà una pacca sulla spalla. Dovrei darmi una calmata, seriamente. Sono entrambe molto belle, e sembrano molto meno strane di Scream, che ha un soprannome che è un programma. La ragazza inforca gli occhiali da vista enormi appena la professoressa Byron, quella di francese, entra nella nostra classe.

-Buongiorno ragazzi, non perdo tempo a spiegarvi chi sono e cosa insegno, dato che già lo sapete, più che altro vorrei presentarvi Jackie Winslet.- dice, e io mi alzo per andare alla cattedra.- Bene, io sono la professoressa Byron e questa sarà la tua classe di francese per tutto l'anno.- continua, sembra quasi lo abbia imparato a memoria questo discorso. Non appena vado a posto mi viene da ridere e mi giro a guardare Scream: anche lei vorrebbe scoppiare, e allora lo facciamo insieme, non facendoci notare dalla prof. Forse la sto giudicando troppo in fretta.

                 ************************
È l'ora di pranzo, e ho un leggero languorino che mi sta sconvolgendo lo stomaco. Cerco di individuare i capelli castani di Moe, il giubbotto di pelle di Frank oppure i ricci color miele di Mark, ma nulla, non riesco a vedere nessuno. Poi noto un gruppetto di ragazze è una Moe felice e sorridente, così decido di lasciarla in pace a godersi le sue nuove amiche. Non c'è traccia degli altri due, quindi decido di sedermi ad un tavolo vuoto.

Perché hanno iniziato a fissarmi tutti?

Ovunque mi giri, c'è gente che ha gli occhi spalancati puntati su di me come se avessi commesso un omicidio. Che sarà mai, sono nuova e posso sedermi da sola. Mi viene quasi da urlare "che cazzo state guardando?", ma la risposta arriva da sola.

Ci sono quattro ragazze, due more e due bionde, vestite completamente di rosa e bianco,  come la divisa delle cheerleader impone. Pensavo che il cliché delle cheerleader che bullizzano le nuove arrivate fosse solo, appunto, un cliché, anche perché andavo molto d'accordo con quelle del liceo e mi avevano addirittura proposto, più di una volta, di entrare in squadra con loro. Purtroppo non sono mai stata abbastanza elastica per fare acrobazie e quindi ho sempre rifiutato. E invece qui ci sono quattro maschere di carnevale che mi fissano con disappunto, come se avessi fatto qualcosa che non va. Una delle bionde, quella con gli occhi scuri, era a lezione di biologia con me, le altre le avevo viste girare nei corridoi.

-Si vede che sei nuova qui.- commenta la mora bassina, la più carina tra tutte. Guardo prima il mio corpo: sono vestita in modo consono, i pantaloncini mi arrivano a metà coscia e mi coprono il culo. No, decisamente non ho nulla che non va. Le guardo stralunata, mangiando un boccone delle lasagne prese alla mensa.

-Senti cosa, se non hai capito te ne devi andare di qua.- mi scuote la mora alta, mentre io la spingo via. Ma chi cazzo sono queste qui per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali affliggono le loro menti? Prendo la bottiglia d'acqua dal tavolo e faccio per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte mi mantiene il braccio: e questa ora chi è?

-Smettila di importunarla, Jackie è nuova e non lo sa che questo è il vostro tavolo.- rimprovera una voce, che riconosco come quella di Scream. La mano è quella di Liu, che fulmina le quattro ragazze con uno sguardo gelido, che ha fatto accapponare la pelle anche a me.

-Che cazzo me ne fotte basta che se ne va da qui che ho fame!- sbraita la bionda dagli occhi scuri, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Infantile e stupida come la merda, che accoppiata.

-Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace.- sbotta Liu, lasciandomi finalmente il braccio e guidandomi verso il loro tavolo. Ora Scream non mi sembra nemmeno tutto questo mostro che avevo costruito nella mia mente: poteva benissimo farsi i fatti suoi e lasciare che le stronze mi bullizzassero. E invece è venuta da me e mi ha salvato da una situazione che poteva finire male. Sarà anche una pazza, sempre fatta, fuma come una ciminiera (da quando la conosco ha fumato più di quanto io abbia fatto in tutta la mia vita), ma forse non è nemmeno così tanto male come ho creduto all'inizio. 




AKIKO'S SPACE 
Ehilà ragazzi, come va? Eccomi tornata con il secondo capitolo di questa storia, dove iniziamo a conoscere meglio Scream, la stramba compagna di stanza di Jackie, e ho introdotto due personaggi secondari che personalmente amo, Liu e Candy. 
E niente, spero vi stia almeno intrigando in quanto è una storia in cui ci ho messo tutta me stessa, spero dunque che un po' vi possa arrivare!
Detto ciò, Liu e Candy sono, rispettivamente, Ruby Rose ed Emma Stone. 
Al prossimo capitolo! 
-Akiko.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


Capitolo 3

Canzone consigliata: Good Girls- 5 Seconds of Summer

Nel pomeriggio, verso le sei, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatemi stamattina, qualcuno bussa alla porta. Scream era in biblioteca a leggere, quindi non dovrebbe essere lei a meno che non abbia dimenticato qualcosa. Apro, e mi accorgo che non è la mia coinquilina ad essersi presentata alla porta ma Frank. Sorrido e lo abbraccio forte, mi era davvero mancato stamattina.

-Come va, tesoro?- gli chiedo, facendolo sedere sul mio letto e imitandolo poco dopo. Questa mattina non l'ho nemmeno visto, e il pomeriggio ero impegnata a teatro fino alle cinque, poi me n'ero tornata in camera per studiare quel poco assegno da primo giorno di scuola. È strano che sia riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato che dovrebbe essere vietato, ma poi ricordo che non c'è un così grande controllo ed è piuttosto semplice passare inosservati.

-Ew, che schifo che mi chiami tesoro- dice, con una smorfia disgustata, ma sorrido teneramente: è comunque adorabile anche quando è disgustato dalla mia dolcezza. Apro il frigo in camera che ho sapientemente riempito con acqua e altre bevande e prendo una lattina di 7UP, per poi dividerla in due bicchieri, uno per ognuno. Gliene porgo uno, poi aspetto che sia lui a parlare.

-Mi ha chiamato Angie, dice che le manchi ma non vuole fare lei il primo passo.- confessa, facendomi anche capire il motivo della sua visita. Rimango impassibile: se lei non vuole fare il primo passo, figurarsi io, che sono la parte lesa della situazione. Scrollo le spalle e finisco la bibita, non mi interessa nulla che riguardi Angie Morgan. I ragazzi e Moe mi spingono a chiarire con lei, ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione, seppure io sappia di essere una completa idiota e di meritare gli schiaffi perché sto ragionando così nei confronti della mia migliore amica.

-Jackie, ascolta: io lo so che ti ha ferito andandosene all'improvviso, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre state unite, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla...- cerca di farmi ragionare, ma lo interrompo.

-Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come è andata a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti.- sputo, acida, ricordandomi di quella frase che mi aveva ferita più di qualsiasi altra detta in quella discussione.

"Tu sei solo una bimba inutile, dovresti cercarti una passione senza di me". Quella frase era stata una vera pugnalata al cuore, che era stato mandato in frantumi già mesi prima e mi stavo impegnando per ricostruirlo. Ma il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più torbido delle altre volte che era piantato nel mio, la mimica del suo corpo... Quella che aveva pronunciato quelle parole non era la mia migliore amica, non poteva essere, era solo un fantoccio con la sua stessa fisionomia e un'anima pescata a caso. Oppure alla fine era sempre stata così e io ho vissuto con quel fantoccio da quando eravamo amiche. Ma adesso non importa, lei se n'è andata e non voglio più vederla.

-Non essere così dura con lei, avrà avuto i suoi buoni motivi per non dirti nulla.- cerca di farmi ragionare- ancora- Frank, non appena mi sono alzata dal letto per buttare i bicchieri. A quel punto, inizio a stritolarli tra le mani, riducendoli in oggetti ripiegati su se stessi. E sbotto, irritata o incazzata, dipende dai punti di vista.

-Per quanto buoni possano essere i motivi, lei non doveva dirmi il giorno prima che cosa stava per fare, perché sapeva, oh se lo sapeva, che ci sarei rimasta di merda. E io dovevo essere la persona più importante per lei, l'ho sempre anteposta a tutti- a te, a Moe, a Mark, per fortuna anche a Jim. E questo è quello che ottengo in cambio? Ma fanculo.-. Detto questo, Frank ammutolisce e se ne sta fermo sul letto: lo sa che quando reagisco così sto davvero male e deve aspettare solo che mi riprenda. Il che pare più complicato del previsto. Infatti, nel bel mezzo della stanza, qualche lacrima impercettibile riga il mio volto ancora abbronzato per via delle vacanze al mare. Spero che Frank non le noti, ma è abbastanza semplice che non lo faccia: di solito, a vedermi debole è Mark, l'unico, oltre ad Angie, che ha questo privilegio. Cerco di tenermi impegnata per non fermarmi e scoppiare a piangere, ma per oggi va bene così e quindi mi calmo e mi risiedo.

-Ma parliamo di te- cambia discorso, sorridendomi -come va? E questa compagna di stanza com'è? Simpatica almeno?- chiede, sinceramente interessato, e prendo a raccontargli della buffa ragazza dai capelli bicolore, dal suo nome strano (o meglio, soprannome), del fatto che, a pranzo, mi abbia difeso davanti alle cheerleader bastarde. Alla fine, mica male come ragazza.

-Oh, bene, questa mi sta simpatica. È anche carina?- domanda, con un velo di imbarazzo. Sorrido, vorrei tanto aiutarlo, ma Scream non è proprio il suo tipo, e penso proprio che dovrei dirglielo.

-È molto carina, ma sinceramente non te la consiglio. È troppo... Strana, per te.- mi scuso, notando la piccola nota di delusione nel suo viso, ma non posso spingerlo verso l'impossibile.

-A te come va?- svio l'argomento, per non farlo pensare ulteriormente. E mi inizia a raccontare delle lezioni avute oggi, del fatto che ha conosciuto un gruppo molto simpatico a cui si è aggregato, e di quella ragazza di ginnastica dai capelli rossi e gli occhi chiari, molto carina e sembra anche dolce, e gli ha anche sorriso durante l'allenamento. Quel furbacchione aveva la conquista già in tasca!
D'un tratto sentiamo la porta aprirsi: è Scream, e con lei c'è anche Candy, che non appena intercetta lo sguardo di Frank diventa rossa come un pomodoro, a anche lui non è da meno. Allora capisco tutto: la rossa dell'ora di ginnastica è lei! Cerco di far rinsavire entrambi, ma senza risultato: sono troppo concentrati a nascondersi dalla vergogna.

-Ehm Jackie, ho dimenticato di prendere un libro dalla biblioteca, mi accompagni?- mente la mia coinquilina, mentre io annuisco e la seguo. Non che debbano correre, ma un po' di privacy a due timidi non guasta mai.

                          ***********
-Allora parliamo di cose un po' più serie- inizia Scream, portandosi il drumo alla bocca e accendendolo. Io faccio la stessa cosa con una sigaretta industriale, presa dal mio pacchetto di emergenza. Me l'ha dato mio fratello Dylan con la scusa del "ti può servire", e aveva ragione: eccomi qui, a fumare con la mia coinquilina. Il mio segreto, però, è che non so fumare: cioè, so come si fa, so tutti i movimenti, ma non capisco come inspirare, riesco solo a fare una cosa finta con la bocca. Tanto meglio, alla fine.

-Che tipo è Frank? Adatto alla nostra Candy?- mi domanda senza guardarmi negli occhi, ma in alto, come se stesse investigando su qualcosa.

-Beh, non ha mai avuto una ragazza ed è piuttosto insicuro. Penso sia come lei, in fondo.- sostengo, mentre Scream accenna un sorriso strano e indecifrabile.

-Candy non è così ingenua come sembra, non è neanche più vergine. L'anno scorso è stata con Chad Eagles, uno dei ragazzi più belli e simpatici di tutta la scuola, anche del liceo normale, quindi immagina come doveva essere. Si sono lasciati perché lei si era accorta che lui la trattava da ingenua e sempliciotta così ha deciso di cambiare.- mi spiega, sotto il mio sguardo incredulo. E io che pensavo fosse uguale a Frank... Anche se un tempo lo era stata.

-E che mi dici di Liu?- chiedo, a questo punto. Lei scrolla le spalle e spegne il drumo

-Lei non si è mai voluta impegnare nelle relazioni, non le piacciono o almeno così dice. Non fa neanche differenza se la persona con cui scopa è maschio o femmina, per farti capire. So che non si è mai innamorata seriamente di nessuno, ma chi lo sa, forse lo ha fatto e non lo vuole dire.- sospira, mentre si alza dalla panchina su cui ci siamo sedute poco fa e si scrolla la gonna. La imito, iniziando a sentire un po' di freddo alle gambe e vorrei tanto bere una di quelle cioccolate calde invernali buonissime.

-E che mi dici di te?- le chiedo ancora, facendola sentire in imbarazzo. Ormai voglio andare fino in fondo, magari arrivare a capire cosa frulla nella testa bicolore della mia compagna di stanza.

-Chi mi prende, Jackie? Sono strana, ho la mania di colorarmi i capelli di due tinte diverse, piango per nulla e mi fingo lesbica per spaventare la mia compagna di stanza.- ride, con una punta di malinconia. Sospiro: stamattina era solo tutta una finzione! In realtà non avrei dovuto tanto crederci: la sua espressione era molto scherzosa e giocosa e non credo che mi avrebbe neanche considerata se fosse stata davvero lesbica, essendo sua compagna di stanza, no?
Mentre siamo quasi arrivate in stanza, Scream si ferma, spalancando gli occhi, mettendomi una certa paura.

-Merda, ho davvero dimenticato il libro in biblioteca. Inizia a salire, ci vediamo su.- dice, correndo giù per le scale, rischiando anche di rompersi il collo. Che giornata stressante, per essere solo il primo giorno di scuola. Sospiro, togliendomi la maglia e il reggiseno e poi gli shorts, rimanendo in slip. Mi lego i capelli e mi dedico a cercare un asciugamano- dove li ho messi?- quando, ad un certo punto, la porta si apre: deve essere Scream.

-Ehm... C-cerco S-Scream...- dice una voce maschile, quella che ha aperto la porta.

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AKIKO'S SPACE
Ciao a tutti amici ed eccoci trovati (finalmente) in un nuovo capitolo! Non succede niente di che, a parte l'entrata in scena abbastanza particolare di un nuovo personaggio. Chi sarà mai? Lo scopriremo nella prossima puntata! 
A parte gli scherzi, spero che il capitolo vi piaccia nonostante non aggiorni da un po'. Alla prossima!
-Akiko 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

Canzone consigliata:  Don't look back in anger- Oasis

È tutta una questione di un minuto: io guardo il tizio sulla porta (alto, moro, occhi scuri, carnagione olivastra), lui si sforza di guardarmi negli occhi, io urlo e mi avvolgo tra le coperte del mio letto, come se fossi un involtino primavera. In tutto questo ho guadagnato una figura di merda e uno spavento del cazzo enorme. Cosa ci fa questo qui? E soprattutto perché ha le chiavi della mia stanza?

-Chi sei? Che ci fai qui? E soprattutto come hai fatto ad avere le chiavi della mia stanza?- urlo ancora, da sotto le coperte, mentre cerco un modo per uscire vestita da questa situazione.

-Scusa... I-io... D-dovevo d-dare u-una c-cosa a S-Scream... Lei mi ha d-dato le c-chiavi...- balbetta, e in questo momento sto immaginando le sue guance tingersi di rosso dall'imbarazzo, quasi quasi mi viene da ridere se non fossi sotto le coperte, nuda ed imbarazzata. Riemergo la testa dalle coperte e lo osservo: ha un sacchettino trasparente con della roba verde in mano e lo osserva in modo indecifrabile. Non mi pare di averlo visto oggi, uno così carino me lo ricorderei, eppure si vede che non è uno di quei ragazzi che saltano subito all'occhio, anzi, da l'impressione di uno che adora confondersi tra la folla.

-Oh, tu dovresti essere Jackie, io sono Dean, sono con te a ginnastica, almeno credo...- svia l'argomento il tizio (Dean) con un po' più di sicurezza, ma ormai è entrata la mia compagna di stanza e il discorso si può considerare chiuso. Vedendo la situazione, e cioè io avvolta da un lenzuolo, e Dean con qualche difficoltà di troppo nei pantaloni, capisce che c'è qualcosa che non va.

-Aspetta, adesso indovino: Dean, hai aperto la porta e l'hai trovata nuda, giusto?- sospira, trattandolo come un maniaco sessuale che fa solo quello, e cioè spiare le ragazze sconosciute.

-Cazzo Dean devi bussare prima di entrare! E poi ti avevo detto che ora non puoi più entrare qua dentro a tuo piacimento!- continua, finalmente arrabbiata e, dopo aver preso il sacchettino dalle mani, lo caccia fuori in malo modo, chiudendo la porta con violenza. Perché la mia mente è in loop continuo a pensare "ma poverino, è stato solo un incidente"? Non dovrebbe nemmeno sfiorarmi il pensiero! Scream si siede e cerca di nascondere il sacchettino, ma io ho già capito si cosa si tratta, non sono mica nata ieri. La serata scorre in modo silenzioso, e quindi decido di passare a salutare Moe a due piani sopra di me che non la vedo da ieri mattina.

                          ***************
Il mio riflesso mostra un viso ancora fresco e non deturpato dalla scuola, fortunatamente: ho sempre le occhiaie ma non sono ancora così evidenti da mandarmi un'immagine stanca di me. La scuola è iniziata da una settimana e devo ammettere che sto molto bene qui. Tra me e Scream il rapporto va a rilento, è diventata più silenziosa, tra di noi c'è un po' di tensione, mentre con Candy e Liu è tutto perfettamente normale, anzi, con loro sto davvero bene. Dean l'ho visto solo nelle due ore di ginnastica, ma non ci parliamo molto, anzi, non ci parliamo proprio. Eppure i suoi occhi sono così magnetici, così attraenti, così belli che mi viene voglia di rispondere ai suoi sguardi silenziosi che mi getta mentre gioco a pallavolo o mentre corro intorno al campo. È proprio così, credo che risponderò qualche volta, tanto degli sguardi non hanno mai ucciso nessuno. La porta dello spogliatoio si apre e mostra la figura mingherlina di una ragazza dai capelli colorati a metà, una infatti è nera, l'altra è rosa. Sorrido a Scream e noto che mi si avvicina: anche lei è serena, come lo era all'inizio.

-Sai, credo di doverti delle scuse.- sussurra, mentre io lego i miei capelli biondi per non avere fastidi durante l'ora di ginnastica. Più che altro, mi sono sentita un po' ferita, più che altro per la mancanza di fiducia, non sono per niente il tipo che va a dire in giro i fatti degli altri. Ma forse mi sono impressionata io, insomma, ci conosciamo da una settimana.

-Di nulla, non devi scusarti di nulla.- ammetto, osservando il mio lavoro con il codino. È un po' irregolare al centro, quindi lo sciolgo per pettinare di nuovo i capelli e ritentare.

-Si invece, alla fine ho dubitato di te. Il fatto è che sono diffidente con chi non conosco e con chi non mi conosce, anche se non sembra. E poi, chissà cosa hai pensato quando l'hai visto.- confessa, sedendosi su una panca a gambe incrociate. D'un tratto mi viene in mente un avvenimento di quest'estate abbastanza spiacevole.

*Eravamo al Betty's, il bar più frequentato dai ragazzi del liceo, un gruppo nutrito di ragazzi e ragazze. Sorseggiavo la Coca-Cola ingenuamente, inconsapevole di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Era un sabato sera d'estate, avevamo la testa vuota e il divertimento nelle vene, non eravamo lucidi nonostante non avessimo bevuto. Almeno non io, Moe ed Angie.

-Eddai, che ti costa bere tutta questa bottiglia da solo?- stava dicendo Axel a Frank, che non voleva bere una bottiglia intera di vodka liscia. E aveva ragione, faceva davvero schifo e aveva un tasso alcolico da paura. Io ero troppo impegnata a guardare oltre le sedie vuote, perché avevo visto una figura che non volevo vedere mai più nella mia vita. Jim era lì, a ridere e a scherzare con due ragazze molto belle, sicuramente più di me e il suo migliore amico. Mi venne da piangere, ma ormai anche un pensiero malsano mi si era insidiato in mente. Angie, mentre beveva la sua lemonsoda, captò il mio sguardo pieno di lacrime bloccate ancor prima di scendermi sul viso, sapeva che se avessi voluto lo avrei fatto.

-Non farlo, assolutamente.- mi ordinò, perentoria, ma ormai la mia idea era partita dal cervello in circolazione per tutto il corpo. Le mie gambe tremavano, spaventate, e mi faceva male il petto, non capivo se per i troppi battiti o perché vederlo felice mi aveva pugnalato al cuore così ferocemente da farmi sentire male. Posai la Coca-Cola sul tavolino, le lacrime compresse minacciavano di uscire da un momento all'altro ma ormai ero decisa.

-Non farlo.- ripeté, ma ormai era troppo tardi. Mi ero alzata di scatto e correvo verso il quadretto felice, in fondo non stavo facendo niente di male. Quando incontrai il suo sguardo, quasi ebbi paura: c'era cattiveria, quella stessa che aveva usato quando mi aveva lasciato. Mi pentii di essere andata lì, a cercarlo, a cercare di uccidermi.

-Jackie, qual buon vento? - mi salutò John, il suo migliore amico, con un sorriso forzato. Tutto in quel momento era falso, perché quei due erano tremendamente fatti e non avevano nemmeno la consapevolezza di tutto quello che stava succedendo. Le due ragazze, una mora e l'altra bionda palesemente tinta, m guardarono quasi impietosite dalla mia condizione. Quelle due non avevano capito niente né di me, né della situazione in cui si trovavano. Nell'aria aleggiava una puzza d'erba allucinante, sentivo di dover vomitare la Coca-Cola bevuta prima.

-Puttana.- sibilò tra i denti Jim, è in quel momento mi crollò un grande masso addosso: era come se tutto il mondo fosse finito e io fossi l'unica ad essere rimasta in vita. Nessuno si era mai permesso di chiamarmi "puttana", non avevano mai avuto le fondamenta per chiamarmi così. Dovevo piangere, in quel momento sentivo di dover piangere a dirotto.

-Ora basta, Jackie, andiamo, questi due non meritano manco le più misere attenzioni da parte tua.- disse una voce: era Angie, che era venuta a salvarmi da un crollo emotivo davanti a quei due.

-Angie Morgan, sempre più sexy.- ammiccò Jim, lasciandomi ancora più paralizzata di quanto io non lo fossi già.

-Fai schifo al cazzo, McKinney.- sputò lei, acida, mentre ci allontanavamo. La puzza d'erba fece il suo effetto, e vomitai sul prato. Vomitai anche l'anima, insieme a tutti i pensieri negativi, ma anche quelli positivi. Mi sentivo vuota, grigia, senza emozioni, senza un cuore, sarei voluta morire. Non ero mai stata trattata in quel modo, ed ero abbastanza sicura di non meritarmelo.

-Te l'avevo detto di non andare, non sopporto di vederti così.- esclamò Angie, abbracciandomi e consolandomi tra le lacrime mie, ma anche lei non scherzava a livello di occhi lucidi*

-Hey, ma mi ascolti?- quasi mi sveglia Scream, facendomi prendere di nuovo contatto con la realtà. Mi ero persa ancora a pensare a quella scena che mi mozza il respiro ogniqualvolta che ci penso. Chissà che faccia ho, adesso, forse sembra che mi sia passato un camion in faccia o che abbia visto un fantasma.

-Va tutto bene?- chiede, prendendomi le braccia e guardandomi bene negli occhi. Pensa, Jackie, pensa, e anche in fretta.

-Si, tutto bene, semplicemente sono un po' stanca e perdo in fretta la connessione. No, comunque, non ho pensato niente, non mi da nemmeno fastidio.- rispondo, tentando di convincerla, e accade con successo, d'altronde non a caso ho il corso pomeridiano di teatro. Camminiamo verso la palestra, senza fermarci, parlando del più e del meno e dell'Homecoming che si svolgerà la settimana prossima. Lei ha un vestito, io ancora devo decidere cosa devo indossare, anche se forse ho un'idea su come orientarmi. Ancora una volta, entrati in palestra, incontro gli occhi scuri di Dean che mi sorride e mi fa un cenno con la mano, che ricambio prontamente. 
Oggi è basket, e io mi annoio da morire, quindi mi dedico all'atletica leggera.
Sono così concentrata che non noto nemmeno gli sguardi posati su di me durante gli esercizi.

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Akiko's space
Benvenuti in un nuovo capitolo! Lo so, sono passate ere geologiche, ma sono viva. Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia!
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


Canzone consigliata: Fluorescent Adolescent- Arctic Monkeys

-Scream! Dov'è il mio borsone dei trucchi? Lo hai tu?-

-No, è sul mio letto!-

È la sera dell'Homecoming e sono un po' eccitata per questo, ci vado con Mark e finalmente posso conoscere un po' di persone nuove, dato che non conosco molta gente. Infatti, anche se seguo corsi composti da studenti diversi ogni volta, non tutti sono stati così gentili da venirmi vicino e chiedermi varie cose sul mio conto. Alla fine, per questa serata, ho optato per un abitino nero corto, con un profondo scollo che arriva fin sotto l'ombelico e si annoda dietro al collo, abbinato a dei tacchi dello stesso colore. Anche Scream è davvero bella, con un vestito bianco morbido che arriva fino a metà coscia, interamente di pizzo.

-Hey, Candy, non è che mi aggiusteresti un po' i capelli?- chiedo, mentre lei annuisce e collega la piastra all'interruttore. Le due nostre amiche, infatti, hanno deciso di venire in camera nostra a prepararsi, così che ognuna possa contare sull'aiuto dell'altra. Infatti, io che non so stirarmi i capelli, ho chiesto alla rossa di aiutarmi, dato che è molto più brava di me. Lei e Liu, anche se andranno con altre persone al ballo, sembrano quasi coordinate: la rossa indossa un vestito rosso fuoco, come il rossetto e i suoi capelli, e le scarpe sono nere così come la pochette. Liu, invece, ha un vestito nero lungo, con scarpe e pochette rosse. Lo confesso, a volte la loro amicizia mi mette un po' ansia.

-Ragazze, ma in tutto questo... Voi con chi andrete al ballo?- chiede Liu tutt'a un tratto. Io scrollo le spalle e dico la verità, in fondo non c'è niente di male. Mark è il mio migliore amico, o meglio, è la persona che più incarna questo tipo di figura. Candy ci andrà con un certo Lucas, del corso di biologia, mentre Scream e Liu con nessuno perché non volevano e preferiscono andarci insieme.

-Dean te l'ha chiesto anche quest'anno?- dice Scream alla mora, con una sfumatura di presa in giro. Anche l'altra sorride, quasi rassegnata.

-No, quest'anno no, ha capito che non è mia intenzione stare con lui.- risponde, lasciandomi di stucco. Dean, il ragazzo dagli occhi scuri e il sorriso timido che mi guarda durante educazione fisica, il ragazzo che è entrato in camera mia due settimane fa mentre io ero quasi completamente nuda. E così è innamorato di Liu. Inizio a sentire una fitta al petto che mi stringe il cuore, ma non so nemmeno bene il motivo di questo malessere. Taccio per tutto il tempo in cui mi preparo, ci sono rimasta male ma in tutta sincerità non ho nemmeno capito il perché, forse perché volevo avere la speranza di qualcuno che mi venisse dietro e magari avere io l'onore di rifiutarlo, come mi ero ripromessa di fare dopo la rottura. 
Ammiro i miei capelli lasciati sciolti sulle spalle, è una di quelle rare volte in cui mi sento davvero bella e in pace con me stessa. Lo schermo del mio cellulare si illumina, facendo girare tutte noi: è Mark, è giù che mi aspetta per andare all'Hood Castle*, una struttura medievale situata a poco dal collegio e dove mio fratello ha fatto l'ultimo ballo prima del diploma. Saluto le ragazze e prometto di rivederle alla festa, poi scendo usando l'ascensore giusto per non rischiare una caduta stile Jackie, e finalmente raggiungo il mio amico, vestito con uno smoking elegante. Mark è così radioso e bello, riesce a mettermi quasi allegria in ogni caso, non capisco perché non abbia ancora una ragazza... Scaccio dalla mia testa l'idea morbosa che la ragazza potrei essere io, conosco Mark da quando avevo i capelli corti e non ci piacciamo per nulla in quel senso. Sarebbe un po' come baciare mio fratello.

-Principessa Jackie, lasci che l'aiuti a salire sulla carrozza.- mi saluta, porgendomi la mano e baciando la mia. Rido come se fosse appena caduto, imbarazzata dalla situazione, e salgo in macchina, non prima di averlo guardato negli occhi. A volte non mi sembra nemmeno il Mark che conosco io, che considero solo un amico.

***************
Sono qui solo da mezz'ora e già sono sola. 
Non trovo le ragazze, Mark è andato a parlare con dei tipi e Frank è con lui. Ma la persona che più si sta comportando in modo indecifrabile è Moe: non la vedo da due settimane, dal secondo giorno di scuola, da quando ha legato con alcune ragazze dei suoi corsi. Continuo a ripetermi che è un po' anche colpa mia, perché anche io sono stata solo con Scream, Candy e Liu e l'ho trascurata abbastanza. Non che comunque lei abbia fatto poi molto per stare con me, in realtà nemmeno un messaggio per chiedermi come stessi o come mi stesse andando la scuola. Cerco di non pensarci, almeno non stasera che sono troppo truccata per le lacrime improvvise, e quindi cammino in giro per questo fantastico giardino per vedere se riesco a svuotare la mia mente.
E invece un coglione sceglie di finirmi addosso e farmi cadere a terra, facendomi sporcare le ginocchia, fortuna che non ho il vestito lungo. Un istinto omicida si fa spazio nella mia mente, se avessi un'arma a portata di mano credo proprio che finirebbe nell'occhio di questo squilibrato (o questa squilibrata).

-Scusa tesoro, intralciavi il mio cammino, non volevo investirti.- dice una voce maschile, che proviene da un ragazzo alto e moro e con i capelli acconciati in maniera abbastanza... Strana. Però devo ammettere che il bad boy che mi è venuto addosso non è niente male. Noto che ha un abbigliamento grunge, da rockettaro, e stringe uno skateboard nelle mani.

-Ehi, ma io e te ci conosciamo... Tu sei la ex di Jim, mh?- mi chiede, squadrandomi meglio. Cazzo. Lui l'ho visto una volta che, usciti io e Jim, andammo in un bar, ed era lì con delle amiche che non conoscevamo né io, né Jim.

Fa che non sappia niente, ti prego.

-Io sono Steve, ma tu puoi chiamarmi Steve.- si presenta, stringendomi la mano in maniera abbastanza tenue.

-Jackie, ma tu puoi chiamarmi... Jackie.- dico io, scrollando le spalle, e lui ride. Ha un bel sorriso, se devo essere sincera, quasi come quello di Mark, e poi sembra quasi simpatico.

-Che ci fai tutta sola soletta, così carina e con un vestito così bello?- ammicca, in maniera scherzosa. Rido, è così divertente anche solo la sua espressione del viso.

-Niente di che, camminavo, vuoi farmi compagnia?- chiedo, audace, sorprendendo anche me stessa oltre che lui, che mi prende sottobraccio e mi accompagna da qualche parte, in giro, a cercare qualcosa da fare.

                         *************
Più parlo con Steve, più mi convinco che siamo gemelli separati alla nascita. Abbiamo praticamente una vita uguale e parallela, solo che io sono una ragazza e lui è un ragazzo. In due ore che ci conosciamo abbiamo già detto tutto ciò che ci è venuto in mente, eppure ce n'è ancora da dire! Solo che lo noto, lui è desideroso di gettarsi nella mischia e ballare, e quindi, dopo esserci scambiati i numeri di telefono, raggiunge la pista da ballo improvvisata. La cosa fantastica di questa situazione è che non ha provato a baciarmi nemmeno una volta, perché alla fine, sin da subito, abbiamo capito che il rapporto può essere impostato in altri modi.

È bello sapere che al mondo i ragazzi intelligenti non sono tutti morti.

Mi alzo dalla panchina dove ero seduta un po' più felice e grassa e inizio a camminare, anche un po' barcollando per via dei tacchi, finché non mi trovo praticamente al centro della pista, senza avere idea di cosa fare e di dove andare. Ad un certo punto riesco a vedere il buffet (dove c'è praticamente di tutto) e mi ci avvicino, fregandomene di qualsiasi cosa e investendo chiunque mi passi davanti. Non sono uno di quei tipi fissati con la linea, anzi, sono fissata così tanto al punto da finire alle feste solo per mangiare. Anzi, una volta io e Frank ci siamo imbucati in uno yacht solo perché volevamo provare il caviale, da buoni geni del male. Mentre preparo il piatto con la quantità di roba che è a mia disposizione, qualcuno mi urta alla spalla: è un maschio. È alto e ha un accenno di barba, i suoi occhi sono molto scuri ed è abbastanza muscoloso, molto carino.

-Ciao! Sei una matricola?- mi sorride, mostrandomi i suoi denti perfetti. Mi viene da arrossire, è così carino che potrei svenire al suo solo tocco.

-Ehm... Non proprio, sono all'ultimo anno.- rispondo, cercando di dissimulare l'imbarazzo e apparire più sicura di me. Ovviamente questo non succede.

-Ah capisco, però non ti ho mai vista in giro... Sei una specie di secchiona o cosa?- scherza, in realtà lasciandomi capire che non ha un gran cervello, non tanto per non aver intuito che magari sono nuova, ma soprattutto per la battuta sui secchioni. Pessima. I ragazzi mi lasciano sempre più senza parole...

-No, in realtà sono nuova, e mi chiamo Jackie.- dico, senza più troppo entusiasmo. Persino una ciambella senza buco trasuda più intelligenza di un ragazzo del genere. Mentre addento un pezzo di pizza rustica il ragazzo sconosciuto cerca di placcarmi con le braccia, ma io sono più veloce di lui e riesco a farlo disorientare, rischiando di cadere a terra.

-Comunque io sono Peter, chiamami quando puoi!- fa un occhiolino il ragazzo, poi scompare, ignaro del fatto che io non ho il suo numero di telefono (e nemmeno mi interessa), ma almeno sono libera (finalmente!) e (finalmente!) posso mangiare il mio piatto stracolmo di roba. Sono stanca, voglio andare al dormitorio, dopo Steve mi sto annoiando troppo.

-Eccola qui! Ma dove cazzo eri finita?- mi afferra una mano dalla mischia, quella di Scream, che mi trascina sulla pista a ballare. Ogni giorno ho il sospetto che la mia vita non sarà più la stessa in questo posto.

*licenza poetica, non esiste.

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AKIKO'S SPACE
Benvenuti in questo nuovo capitolo, ma soprattutto scusate il ritardo! Finalmente introduco un personaggio nuovo, che sarebbe anche il mio personaggio preferito, cioè Steve. Spero che tutto questo vi stia piacendo, alla prossima!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Canzone consigliata: Why'd you only call me when you're high?, Arctic Monkeys

Dopo quella sera all'Homecoming, passo molto tempo a fare qualsiasi cosa ci venga in mente con Steve, che è praticamente diventato il mio migliore amico. Non ho più visto Moe, o Frank, o Mark, a parte qualche volta in giro per la scuola mentre parlano con amici conosciuti qui, a scuola, e noi ci scambiamo solo un cenno col capo o con la mano da lontano. È quasi come se fossimo diventati degli estranei, come se tutto quello che abbiamo condiviso fosse stato sciolto nell'acido e abbia ferito solo me. È stato tutto troppo veloce, anche per me. Fortuna che ho Scream, Steve, Candy e Liu, che mi hanno donato affetto e simpatia praticamente da subito, e che, nel caso delle ragazze, volevo anche rigettare. Candy e Liu sono un portento: a volte sembrano quasi delle sorelle, si prendono molto l'una cura dell'altra, ma la cosa che più mi sorprende è che sono totalmente diverse l'una dall'altra. Mentre Candy ha un carattere dolce, estremamente femminile e molto riservato, Liu è il tipo forte, che di dolce non ha nemmeno i lineamenti, è ad un certo punto inizia a parlare di sesso come se niente fosse. Eppure sono molto unite, è spesso mi danno l'impressione di non comprendere nei loro giochi Scream. Per quando riguarda lei... Dire che è un personaggio è poco. Simpatica, dolce, divertente, strana, sono solo quattro degli innumerevoli aggettivi che la descrivono. Infine, Steve è uno di quei ragazzi che io definisco "alternativi", non assolutamente il classico "bad boy" ma anzi, è una persona d'oro. E poi, se ho voglia di divertirmi basta che lo chiamo dalla finestra della sua stanza. È grazie a loro che è avvenuto un piccolo cambiamento. Guardandomi allo specchio, infatti, mi vedo già cambiata, tutto è diverso al di fuori di me e ha già preso una forma nuova, a me sconosciuta, ma tutto ciò mi crea un brivido di piacere intenso. Se cambia l'esterno, ciò vuol dire che anche io sto cambiando.

-Allora, Jackie, sei davvero sicura di voler cambiare i tuoi gusti musicali? Io, personalmente, li considero merda, ma se a te piacciono va bene, non c'è nulla di male...- sta dicendo Scream, stringendo un CD nero con una specie di onda radio come copertina. Le ho chiesto di istruirmi sui suoi gusti musicali, che ovviamente sono diversi dai miei, ma comunque sembrano carini.

-Dunque, questo CD è "AM" degli Arctic Monkeys, la canzone più bella?- taglio corto, mettendomi a sedere sul letto con un quaderno tra le mani, la cui copertina raffigura la pagina iniziale del primo volume di "Naruto". Scream mi segue, non prima di aver inserito il CD nel lettore, e una musica da un sound indie invade la stanza. La mia testa si muove naturalmente, come in estasi, mentre Scream prende un sacchetto dal suo guardaroba e un borsello colorato, facendomi capire quello che è in procinto di fare.

-Ti stai per fare una canna?- le chiedo, esitando, e lei annuisce. Già so cosa comporta tutto questo: dobbiamo aprire le finestre per far passare l'aria e non far capire che qui si è fumato. Nell'occasione, io mi chiudo in bagno oppure vado in giro per il dormitorio come una vagabonda, e questo mi ha fatto guadagnare non poche amicizie, tutte molto simpatiche. È strano però, che la mia coinquilina stia per fumare quando io le ho chiesto di ascoltare la sua musica insieme. Non ho ancora capito se è un modo per cacciarmi o cosa, ma non credo che voglia mandarmi via.

-No, ci stiamo per fare una canna.- risponde, rollando una cartina con una sostanza che mi fa salire la nausea al solo sguardo. Deglutisco e mi allontano, iniziando a prendere una borsa a caso per metterci un po' di sigarette e un libro.

-No, no, dove vai, oggi rimani qua e provi.- dice, risoluta, alzandosi e bloccando la porta con il piede. Rimango basita, non aspettandomelo, dato anche che odio le canne e ho a fatica accettato che miei conoscenti le facessero.

-Io non ne sono in grado.- dico a fatica, cercando invano di uscire dalla stanza. Sinceramente non capisco il perché di questa insistenza, è così da un mese e lei non mi ha mai chiesto di farlo.

-Jackie, calmati, non è niente di che, ci sono io qui e abbiamo un frigorifero pieno di roba, nel caso tu ti sentissi male.- mi tranquillizza, e non so come mi ritrovo a girarmi e posare la borsa sul mio letto, a lanciare i jeans da qualche parte nella stanza e a chiudere la porta a chiave. La musica degli Arctic Monkeys è ancora alta e rimbomba ancora nella stanza, a ricordarmi che, alla fine, la vecchia Jackie attenta e che non faceva cose troppo al di fuori della sua portata non c'è più, è morta, e l'ho uccisa io. Scream accende il drumo, portandoselo alla bocca e aspirando. Imito i suoi movimenti cercando di fare le cose per bene, e il sapore dell'erba si fa spazio nella mia bocca: mi viene da tossire, a tratti da vomitare, è un sapore orribile.

-Bleah, che schifo, non ne voglio più.- ammetto, passandogli il drumo e provocandole una risata. Una cosa da fare mai più nella vita.

-Lo avevo immaginato, ma dovevi provare per saperlo.- sorride, continuando da sola. Ancora musica (la canzone è, non a caso, "Why'd you only call me when you're high?" sempre degli Arctic Monkeys), ancora silenzio, ancora fumo.

-Senti un po', è da un po' che te lo volevo chiedere ma... Cosa succede con Steve? A quando il vostro matrimonio?- scherza, con una voce un po' strana, provocandomi una risata. Lo avevo immaginato, abbiamo confuso tutti gli altri. È strano vedere due ragazzi così uniti non stare insieme, siamo anche entrambi affettuosi ed è scontato che gli altri sospettino di noi.

-Io e Steve siamo amici, nulla di più, nulla di meno.- dichiaro, sorridendo. Ma lei è strana, da quando abbiamo iniziato a parlare dell'argomento il suo sguardo è diventato diverso, più luminoso e attento, quasi sospettoso e a tratti direi anche geloso... E poche volte qualcuno ha questo sguardo, quando si dubita della persona che si ha accanto oppure...

-Ti piace Steve!- sparo, in tono accusatorio, che fa tossire la mia amica. Come non detto, altrimenti sarebbe stata impassibile e avrebbe risposto semplicemente di no.

-M-ma no! È carino, lo ammetto, somiglia molto ad Alex Turner, il cantante degli Arctic, ma nulla di più...- confessa in tono acuto, evitando di incontrare il mio sguardo, segni che è in imbarazzo e che non vuole dirmi la verità.
Dovrei prendere in considerazione l'idea di iscrivermi alla facoltà di Psicologia.

-Allora è per questo che prima mi facevi il terzo grado su di lui, credevi di avere concorrenza! Sta tranquilla, non mi piace, non in quel senso.- la rassicuro e, pensando che io non la noti, prende un sospiro di sollievo. Qualcosa mi dice che devo intervenire io.

-Piuttosto, invece di parlare di me, perché non mi parli della festa a cui devi andare venerdì? Poi sabato esci con il mio gruppo, sappilo.- cambia discorso, e io la assecondo, perché so quanto possa essere fastidiosa l'insistenza.

-Nulla di che, un mio amico compie diciassette anni e ci ha invitato alla sua villa con piscina per festeggiare.- ammetto, piuttosto tranquilla. Ma in realtà non ho tanta voglia di andarci, per qualche strano brutto presentimento.
                        ***************
Per la prima volta dopo un mese, rivedo Moe, Frank e Mark, con cui andrò alla festa di Axel, uno dei miei più cari amici. In macchina io mi mantengo nel mio silenzio mortale, mentre i miei amici parlano animatamente, e io guardò un punto indefinito sul mio cellulare. Ho una brutta sensazione, e i miei amici non hanno capito niente. Dopo avermi salutato, non mi hanno nemmeno chiesto come stessi, se stessi trovando difficoltà, se mi trovassi bene... Nulla di tutto ciò. Sto iniziando a pensare che le persone sono egoiste, e che io non ho nessuna colpa, se non quella di interessarmi agli altri e alle loro storie. Ma a me... Chi ha mai pensato a me? Forse è destino che io rimanga da sola, anche se in realtà ho qualcuno, quel qualcuno non ha mai un interesse vero nei miei confronti. Sospiro in maniera rumorosa, e anche gli altri sembrano accorgersi della mia presenza.

-Ah ma c'è anche Jackie!- scherza Mark, provocando la risata degli altri due, ma che a me da solo innervosire solo di più.

-Fottiti.- sputo, guardando fuori dal finestrino e realizzando di avere le lacrime agli occhi, che mi sta succedendo? Io sto bene, non posso piangere.

-Mi sembrava strano il silenzio...- continua Frank, facendomi intuire che in realtà le persone che credevo amiche sono delle merde come tutti gli altri. Nemmeno a chiedermi nulla, il perché della mia reazione.

-Andate al diavolo.- concludo la seduta, uscendo dalla macchina e andando alla festa.
                         **************
Un disastro. Ecco che cos'è questa festa. Gente ubriaca in ogni dove tranne me, Frank, Mark e Moe, a cui ho chiesto scusa per il mio atteggiamento, e ormai la piscina di Axel ha assunto un colorito giallo-verde abbastanza rivoltante. Adesso mi trovo da sola con Moe, che sta quasi per addormentarsi sulla sdraio a bordo piscina, mentre Mark è da suo cugino- il festeggiato, ubriaco come la merda- e Frank dorme da qualche parte, direttamente. Ad un certo punto, mentre mi sistemo il vestito sulle gambe, un forte odore di alcol e fumo mi invade le narici e due braccia mi avvolgono, che riconosco quelle di Jeff, il miglior amico si Axel. Ho sempre saputo che ha una cotta per me, che ha sempre odiato Jim e tutti i ragazzi con cui sono stata. Credo sia la prima volta che lo vedo ubriaco, e ho un po' di paura, anche perché sono sola contro praticamente un armadio, o qualcosa che per stazza si avvicina molto ad esso.

-Jeff, staccati, sei ubriaco.- mi dimeno, con forza, ma niente: lui è più forte di me. Alcol, erba, stretta allo stomaco: non volevo mai più sentire queste cose tutte insieme, quella doveva essere l'ultima volta.

-Jackie... Sei bellissima... Così bella che me lo fai venire duro...- mi ignora, provocandomi un conato di vomito abbastanza forte. Mi dimeno, ancora una volta, avendo sempre più paura, sentendomi ancora più debole di quello che sono.

-Jeff, staccati, ti prego, sei ubriaco e fatto allo stesso momento, smettila.- lo prego, inutilmente, perché inizia a baciarmi sul collo con baci umidi e disgustosi. Sento che sta per venirmi un attacco di panico, ancora una volta.

-Smettila!- ho la forza di urlare, mollandogli un ceffone che lo fa staccare da me.

-Eh, ti fai baciare e toccare da tutti e rifiuti solo me, puttana che non sei altro.- sputa, mentre il mio cuore finisce di spezzarsi definitivamente un'ultima volta. Mi alzo violentemente, facendo sì che la mia testa inizi a dolere, e inizio a correre, velocemente, incurante delle parole di scuse che arrivano dalla bocca di uno che credevo mio amico ma che invece mi ha appena chiamata puttana. Arrivo sul retro della villa, vuoto, buono, un po' come me in questo momento, ed è l'ideale per sparire dalla faccia della terra. Mi siedo nel punto più buio che c'è, e, rannicchiata su me stessa, inizio a piangere come se non avessi fatto null'altro nella mia vita.
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AKIKO'S SPACE
Benvenuti in questo nuovo capitolo, a solo una settimana di distanza dal precedente! Bene, iniziano ad esserci casini, anche se questo è niente in confronto a quello che succederà poi/ è già successo. Vi invito a lasciare una recensione e magari anche seguirmi su Instagram, dove sono @/akiko.uzumaki e pubblico contenuti extra, oltre che recensioni e citazioni. 
Non resta che salutarci, alla prossima gente!
-Akiko

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Canzone consigliata: Numb- Linkin Park

La mia immagine riflessa sullo specchio non mi piace: ho le occhiaie profonde e gli occhi rossi per aver fumato da poco. Volevo dimenticare tutto quello che è successo ieri, perché non sono quello che Jeff ha descritto, perché io non sono una puttana, e quindi ho convinto Scream a rollarmi una canna che ho fumato mentre ero in intimo per rilassarmi prima di scendere. È sabato, dovrei essere felice, ma la felicità e me non hanno più punti in comune, non adesso. Se dovessi essere una figura geometrica, sarei senz'altro una curva chiusa, di quelle generiche, che la perfezione del cerchio la può solo sognare. Strana, contorta, si attorciglia spesso e volentieri anche su se stessa, ma nessuno osa toccarla, tutti la ammirano da lontano ma nessuno vorrebbe mai averci tanto a che fare in un problema di geometria. Steve e Scream mi hanno convinta ad andare con loro, onde evitare depressioni croniche e un livido sul braccio sinistro (me ne sono procurato uno sul destro stamattina, urtando contro un palo mezza addormentata o mezza scossa). Ho indossato un paio di jeans scuri, stretti, e una felpa nera con una scritta bianca, e al piede delle semplici Vans. Voglio vedere se così ancora osano chiamarmi in quel modo bastardo. Scream invece va sul classico, con una felpa rosa e una lunga gonna bianca, e ora ha tinto i capelli di nero e bianco.

-Ehm... Jackie, io vado a prenotare il posto solo per noi, per tutta la serata, tanto chi gestisce il posto è perso per Liu e quindi non sarà difficile. Steve verrà a prenderti con la sua moto, preparati alla corsa che quando vuole è veloce come la luce.- mi avvisa, in tono dolce ma anche ironico, per sollevarmi un po' il morale, poi indossa un giubbotto di jeans oversize ed esce dalla stanza, probabilmente per raggiungere Liu. Prima che Steve si presenti, ne approfitto per ripassarmi il rossetto rosso che mi caratterizza da tanto tempo, e mentre penso che potrei ricalcare anche il mascara, il mio cellulare si illumina: è il mio migliore amico, che mi aspetta giù al dormitorio. Chiudo tutto e scendo, mentre la grossa Yamaha del mio amico romba come non penso abbia mai fatto in vita sua.

-Ciao Jackie...Va tutto bene?- mi chiede, in modo abbastanza normale. Ho detto sia a lui sia alla mia coinquilina ciò che è successo ieri, e adesso mi trattano come una bambolina di porcellana, fragile e che rischia di rompersi ad un solo tocco, ma in realtà sono solo ridotta allo sfinimento. Non credevo di essere ancora così... E invece sono ancora a pezzi, a dare soddisfazione a chi voleva vedermi a terra.

-Si, stai tranquillo, sto bene.- lo rassicuro, infilando il casco nero ed enorme che mi copre tutti gli occhi. Lui sorride, riesco a vedere le sue labbra curvate all'insù, poi mi imita e sale in moto.

-Okay, ora ti porto nel posto in cui il nostro gruppo si è formato qualche anno fa. Ma prima... Let's chill, baby, è sabato sera! Rimandiamo i musi lunghi a lunedì dai.- mi dice, in quel suo modo stravagante che mi fa sempre stare meglio. Con la sua moto, iniziamo a correre come se non ci fosse un domani e rischio anche più volte di cadere, ma è comunque uno spasso vedere una città a settanta all'ora. Appena arriviamo, mi tolgo il casco e mi guardo intorno: non ricordo di aver visto questo quartiere di Santa Monica, e devo ammettere che il fatto che è deserto non mi tranquillizza affatto. Di sicuro, un muro di mattoni rosa pastello, quasi lilla, è la prima volta che lo noto. Steve parcheggia la sua moto in un garage pieno di autoveicoli, ma non troppo da essere impraticabile. Sono piuttosto disorientata, che ci facciamo in un garage? Senza parlare, Steve mi prende un polso e mi guida verso un'ascensore grigia e spaziosa, che conduce ad un corridoio sotterraneo che termina con una porta. Appena la apriamo, mi trovo un mondo fantastico davanti: è una sala giochi fantastica, sui toni del rosa e piena di console, tavoli da gioco e c'è anche un bowling! Io già adoro questa sala giochi, questo è sicuro. Credo proprio che io e Steve siamo gli ultimi arrivati, perché già c'è un gruppo di ragazzi non troppo folto tra cui anche Scream, Candy, Liu e Dean. Ci sono anche un paio di persone che non conosco, ma che ho già visto in giro per la scuola.

-Hey, Jackie, mi fa piacere che sei venuta!- mi abbraccia Candy, seguita da Liu. Dopo aver salutato anche Dean, con un cenno della mano, mi presentano gli altri ragazzi: Ellen, una ragazza dai capelli lilla e dai penetranti occhi ghiaccio, Gary, un ragazzo alto e muscoloso, e Martin, che ha gli occhi azzurri più belli che abbia mai visto. Dopo aver aspettato anche Zoe, una ragazza afroamericana dai capelli super ricci, ci dividiamo per giocare ai vari giochi. Per la maggior parte del tempo sono con Steve, ma gioco spesso in coppia con Scream, Candy, Zoe e Liu, e mi diverto anche a  calcio balilla a quattro con Dean, Gary e Steve (ancora). Quando decido che è abbastanza e che mi è venuta parecchia fame, esco in strada con Ellen e Liu e andiamo a prendere un panino di quelli giganti e una bibita d'asporto, ovviamente scelgo la mia amata 7UP e un panino hamburger e patatine.

-Allora Jackie,- inizia Ellen, addentando il suo panino- sappiamo che vuoi fare l'ingegnere, che sei molto amica di Scream e Steve e che vieni da Apple Springs. Come te la passi invece in fatto di ragazzi?- chiese, ammutolendomi. Tasto dolente, anzi, in realtà è la mia morte prematura. Inizio a respirare a fatica, ma non posso e non voglio che le altre sappiano dei miei problemi. Non sono una frignona.

-Oh, ehm... Al momento non mi piace nessuno. A te invece?- ricambio la domanda, per non sembrare scossa da questa domanda che mi ha fatto venire un grosso infarto, ma anche per non sembrare profondamente asociale.

-Io ho una mezza storia con Gary, ma niente di così serio. Andiamo semplicemente a letto insieme, tutto qui.- ammette, continuando a mangiare. In effetti, avevo capito che c'era qualcosa sotto dagli sguardi del ragazzo, che praticamente le muore dietro e non per un semplice "ehi, ci scopo", ma qualcosa di più. Ovviamente, questi non sono affari miei, quindi, invece di ammonirla sui sentimenti del ragazzo, annuisco e faccio finta di nulla.

-E tu Tomboy, come te la passi?- chiede alla mia amica, che, avendo finito di mangiare prima di tutte e due, si accende una sigaretta.

-Cose poco serie, adesso sono single, ma penso che ritornerò a caccia di vittime a breve, e stavolta ho adocchiato una lei, devo assolutamente scoparmela.- spiega con nonchalance. Quello che ho potuto capire in questi mesi che ho conosciuto Liu è che non tanto le interessa l'affetto mentre il sesso è sacro. Scream mi dice che forse è stata innamorata una volta e adesso non lo è più, io penso sia più la voglia di divertimento.Le voglio bene, ma a volte non la capisco, non capisco cosa la spinga a cercare solo quello, calpestando magari i sentimenti di una persona. È un po' una mancanza di rispetto, a meno che l'altra persona non abbia le stesse intenzioni, allora ognuno fa quel che vuole. Nel caso di Ellen e Gary secondo me è un po' diverso, Gary è praticamente innamorato di lei. Quando Liu ha finito di fumare, entriamo di nuovo nel locale, dove vengo accolta dal sorriso timido e dolce di Dean. Mi prende una mano e mi porta vicino alle console, poi sale su una moto.

-Jackie, che ne dici di fare una partita alla console delle moto?- mi chiede, mantenendo il gran sorriso che aveva. Non l'avevo mai visto così bene, è davvero carino. Annuisco e salgo su una moto rossa fiammante, sembra quasi nuova, reale.

-Stai attento che ti straccio.- sorrido e lui mi lancia uno sguardo di sfida che mi fa andare il cuore più veloce del solito. Mi devo calmare, è soltanto Dean e ci ho parlato al massimo tre volte, per non parlare del fatto che è entrato in camera mia mentre ero quasi completamente nuda (anche se era colpa di Scream, ma dettagli).
Eppure tutto questo preambolo sembra non esistere più. 
Sembra scomparso l'imbarazzo che c'è sempre stato fra di noi.
Sembra scomparsa tutta la timidezza che lui aveva, e sembra sostituita da un animo dolce e direi anche da nerd. 
Come mi ha sempre colpito un ragazzo. 
Sembra quasi che ci sia un'aura attorno a noi, come se tutto il mondo fosse scomparso e fossimo rimasti solo io e lui, gli unici sopravvissuti. Non mi era mai capitato con nessuno prima d'ora. Urlandoci "hey, ma non vale!" oppure "ah ah, ti sto battendo!" stiamo bene, in pace, da soli. Alla fine ad avere la meglio è lui, ma a me viene da ridere lo stesso perché mentre esulta è un bambino troppo dolce.

-Dovresti ridere più spesso, sai? Mi piace il suono della tua risata, è contagioso.- confessa, guardandomi negli occhi. Mi viene naturale arrossire: la mia risata ha un suono bruttissimo, il più brutto che possa mai avere. Me lo dicono tutti, e io me ne sono convinta, solo Mark la definisce "contagiosa", proprio come ha appena fatto Dean.

-Beh, rido solo se necessario, più che altro.- rispondo, evitando il suo sguardo. Ormai non ridevo così da quando Frank sfoderò le sue battute idiote a Natale dell'anno scorso, mentre eravamo nel salotto di Angie ad ingozzarci di biscotti alla cannella. Quando quelli erano i tempi d'oro per noi.

-E perché non lo ritieni necessario?- continua, sistemandosi meglio sulla sua moto. I suoi occhi color cioccolato sembrano leggermi nell'anima, sono così penetranti che altro che senza vestiti, mi sento messa a nudo nonostante la felpa.

-Perché gli esseri umani sono cattivi.- sussurro, guardandomi le punte dei capelli con rabbia. Io mi sento così male, come se qualcosa mi opprimesse il petto, ma con lui mi viene quasi normale dire le cose con tutta la calma possibile.

-C'entra qualcosa qualche tuo ex o roba simile?- mi chiede, facendomi girare di scatto, i miei occhi incastrati di nuovo nel suo sguardo penetrante. Ma come...

-Oh, aspetta, prima che tu me lo chieda non sono uno stalker, tranquilla. È solo che il tuo sguardo e le tue parole mi fanno pensare a qualche problema di cuore, ma sei abbastanza matura da dire "essere umano".- spiega, prima che io possa dire qualsiasi cosa. Non è mai successo prima d'ora, che qualcuno mi lasci senza parole, dato che sono sempre stata la ragazza dalla risposta pronta, e ho sempre qualcosa con cui rispondere.

-Ci sei vicino, ma non è solo questo in realtà...- confesso, scendendo dalla console e stringendo le mani sul sedile della moto, ormai di spalle rispetto a Dean. Non voglio che mi veda soffrire, non così facilmente.

-Ti va di parlarne?- mi chiede, circondandomi le spalle con un braccio. Inizio a sentire caldo, come se una vampata di calore mi avesse colto all'improvviso.

-N-Non proprio... H-Ho voglia d-di andare a d-dormire.- ammetto, mentre la mia testa mi dice che devo togliere quel braccio dalle mie spalle. Eppure non faccio niente, il braccio rimane lì per un po' finché non decide che possiamo andare a casa. Dato che Steve ha alzato parecchio il gomito e non può guidare un'auto, figuriamoci un mezzo a due ruote dove l'equilibrio è fondamentale, mi tocca non solo trovare un altro passaggio ma anche affidarlo a qualcuno.

-Tranquilla Jacks, ci penso io a lui, tu vai con Dean.- mi rassicura Scream, fatta ma almeno sembra in grado di guidare. Dunque, salgo sull'auto di Dean e continuiamo a parlare di musica, di professori o di videogiochi, finché non arrivo al dormitorio e poi dritta nel mio letto caldo.

Questa sera ho capito ben due cose.
La prima, che ho conosciuto dei ragazzi simpatici e ho davvero trovato dei nuovi amici.
La seconda, che credo di essermi presa una cotta per Dean. 
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AKIKO'S SPACE
Buonasera a tutti! Ecco con il settimo capitolo della storia, che man mano inizia ad ingranare, e questo ci piace. Adoro questo capitolo, forse perché è ambientato in una sala giochi e io impazzisco. Come al solito, vi invito a seguirmi sulla mia pagina instagram (akiko.uzumaki) e, se vi va, di lasciare una piccola recensione, che mi aiuterebbe molto. Vi ringrazio, alla prossima!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Canzone consigliata: Treat you better- Shawn Mendes

È da sabato che cerco di evitare Dean per non guardarlo negli occhi almeno per un bel po', ma se prima ci riuscivo, quando cioè non avevamo praticamente mai parlato, ora mi risulta praticamente impossibile. Se io sono alla biblioteca, lui è all'altro lato del tavolo dove mi siedo io; se io sono alla mensa, lui è in fila per caso proprio dietro di me. Se io vado sulla terrazza per fumare o per prendere un po' d'aria, lui è lì, a fumare oppure a guardare il tramonto con occhi sognanti. Ma la cosa grave non è tanto che me lo ritrovi ovunque, ma il fatto che mi trovo così bene con lui che quando non siamo insieme mi manca. E ho paura, tanta paura, perché già so a cosa mi porterà tutto questo, qualcosa che ho promesso a me stessa di non dover più rivivere.

-Ciao, Jackie bella. Ti va di venire con me sulla terrazza?- mi chiede una voce, quella di un ragazzo ma non è Dean. Peter, quello dell'Homecoming, quello dal cervello grosso come una nocciolina, è sbucato dal nulla, o meglio, dall'aula di scienze in cui mi guardava troppo insistentemente.

-Ciao Peter. No, devo studiare.- rispondo, fredda, cercando di evitarlo ancora prima che possa fare qualsiasi cosa. Non lo sopporto, mi fissa troppo ed è un grandissimo ignorante, in più la sua voce è particolarmente fastidiosa. Dov'è Dean, quando serve una persona che lo cacci? Non è la prima volta che mi si avvicina quando sono da sola.

-Eddai, Jackie bella, non fare la casta, potremmo fare qualcosa di interessante...- aggiunge, dopo avermi bloccata al muro e avermi praticamente alitato in faccia. Ecco a cosa si riferiva con "terrazza": non il posto dove di solito gli studenti si incontrano, ma quel capanno in terrazza dove si appartano vari studenti, e di certo non per studiare. Vado in tachicardia: ho paura delle sue intenzioni, soprattutto dopo avermi assalito praticamente facendo rimanere pochissimo spazio fra me e lui. Tutto questo mi mette paura, ho solo voglia di fare intervallo e di mangiare una sana merenda calorica.

-Vuoi davvero perdere l'uso del pene? Spostati.- mi divincolo, bruscamente, ma ad un certo punto lui afferra il mio braccio e mi sbatte di nuovo alla parete, facendomi anche male alla schiena. Ho il terrore che possa iniziare a fare qualcosa proprio in mezzo a tutti, ma forse sono solo panico e adrenalina che mi fanno pensare a tutti gli scenari possibili e immaginabili. Sento gli occhi degli altri su di me, è tremendamente frustrante è orribile, ma forse è quello che lui vuole fare: vuole che gli altri mi guardino e mi puntino il dito contro. Chiudo gli occhi, aspettandomi ormai qualsiasi cosa da una persona come Peter, anche se non lo conosco bene, ma credo di averlo perfettamente inquadrato.

-Eh puttana, tu te la fai con tutti e ora non vuoi fartela con me?- sibila tra i denti. 
Rimango pietrificata, con nessun pensiero nella mia testa. 
Le sue parole diventano una specie di mantra che la mia testa manda in ripetizione, come se volesse convincermi che ha ragione.
"Puttana" grida la mia testa.
"Puttana" continua, imperterrita.
"Puttana" conclude, stanca. 
Ha ragione, sono solo una puttana e non dovrei negarmi. Come se avessi toccato il fondo di un abisso che mi ha soltanto dato la spinta per risalire, mi scuoto, ricordandomi il mio valore. 
Ma come si è permesso di screditarmi davanti a tutti in questo modo?

-Chi cazzo ti ha detto queste stronzate? Eh? Coglione, bastardo senza un minimo di cervello!- inizio ad urlare, cercando di saltargli addosso e fargli tutto il male possibile, quello insediato nel mio cuore, che sanguina come se mille coltellate lo avessero colpito. Mi sembra di essere tornata di là, all'altro liceo, ma io non voglio. Sto sfogando tutta me stessa sul ragazzo che è davanti a me.

-Okay, avete dato abbastanza spettacolo, ora basta, Jackie stai indietro.- dice una voce maschile, fortunatamente non quella di un adulto, ma quella di Steve. Peter ci guarda, osserva Steve mentre viene verso il mio corpo, ciò che è rimasto di me, scosso da quelle parole, immobile come se quella fosse la sua reazione.

-Cazzo vuoi, McKinney? Lei non ti deve interessare, e me ne fregherà un cazzo se pensi che la stia difendendo perché mi piace perché non è così, o sei solo geloso perché sei innamorato di lei?- sputa, con cattiveria, mentre la folla che si è nel frattempo si è creata ridacchia. All'improvviso ho una gran voglia di vedere Dean, i suoi occhi marroni, le sue braccia forti, il suo sorriso rassicurante. Vorrei che fosse qui ad abbracciarmi.

-Che succede qui?- interviene un'altra voce maschile, la sua... Come se avesse sentito il mio richiamo. I miei occhi si incastrano nei suoi, piegati in una smorfia di colpa. Il mio povero cuore...
Vedo i suoi occhi vagare da me al ragazzo che stavo per aggredire, per poi notare un cambiamento di umore: anche se è di spalle, riesco a capire che è veramente arrabbiato.

-Peter, vedi di andartene a fanculo e non importunare nessuno.- dice, duro come il marmo, e il mio cuore accelera improvvisamente, di nuovo.

-Oh, andiamo, è soltanto una puttanella, ve ne accorgerete presto.- sputa, acido, e se Steve non mi stesse abbracciando, credo che sarei svenuta già da un bel po'. Ho ancora un po' di forza, ma è così poca che se ne andrebbe via non appena iniziassi a vomitare. Quello che vedo, però, mi lascia di stucco e mi da la carica per rimanere in piedi. Dean si è lanciato su Peter, come ho fatto io prima, solo che lui ci è riuscito, rischiando tantissimo per colpa mia. 
Ed è per questo che io voglio rischiare di farmi male, fermandolo. 
Mi divincolo da Steve, che non capisce subito che cosa voglio fare, regalandomi un discreto vantaggio, e mi getto sulle spalle del moro che ha iniziato a prendere a pugni Peter, che non sanguina per miracolo. 
Dean si immobilizza, non appena sente le mie braccia che vanno a circondare le sue spalle.

-Non rischiare per colpa mia, ti prego...- sussurro, quasi piangendo, e tutti si fermano, aspettando la prossima mossa di entrambi, ma nessuno si muove. Dean prende una mia mano e posa un bacio leggero sul suo dorso, con il mio cuore che ormai impenna. 
Non appena lo lascio, inizia a camminare, prendendomi per mano, e Steve ci segue passo passo.

Quanto a me... Non so nemmeno come sentirmi.
                          ***********
-Va tutto bene? Sicura di non aver bisogno di altro? Io ci sono.- chiede Dean, apprensivo, mentre mi guarda con quegli occhi dal taglio a mandorla adorabile. Mi viene da piangere per quanto mi sia innamorata del suo sguardo. 
O meglio, volevo dire... ha degli occhi molto belli, occhi marroni come il cioccolato del barattolo di Nutella.

-V-va tutto bene, sono a posto- balbetto, sistemandomi sulla sedia. Siamo in un bar fuori la scuola, lontano da tutti, io e lui, perché Steve è scappato come un ladro per andare da Scream a parlarle di un progetto di scienze che si è inventato, dato che siamo in classe insieme e non esiste nessun progetto. 
È solo che ha vergogna di dirmi che sta succedendo qualcosa tra loro due. 
Bevo dalla cannuccia la mia 7UP (come al solito) e mi sforzo di non morire guardandolo. Non voglio innamorarmi, è una cosa che non cerco in questo momento della mia vita, ora sto bene da sola, mi hanno ferito, questo è vero, ma mi sono ripresa e forse vivrei anche meglio sapendo che nessuno attenta alla mia felicità. E poi l'amore è così stupido e vuoto, fatto di coppiette che si dicono "ti amo" e stanno attente l'uno all'altra e viceversa.
Non ho mai sperimentato questo mentre ero con Jim, lui odiava le cose sdolcinate, e quasi mi aggredì quel giorno in cui gli chiesi di fare qualcosa di diverso dal solito stare nel parco a baciarci. Quello che volevo era solo essere normale.

-Scusa se ti ho messo nei guai, non era assolutamente mia intenzione.- sussurro, poi continuo a bere dalla lattina. Nessun adulto ha visto quello che è successo, soltanto il bidello Bill che ha deciso di passarci su per questa volta, perché non si è fatto male nessuno, ma se succede di nuovo andrà dalla preside. 
È giusto così, in fondo.

-Non ti devi preoccupare. Ci sono dei motivi per cui l'ho fatto.- ammette, addentando la focaccia davanti a lui. Motivi? Che tipo di motivi? Il mio cervello sta andando in tilt, ed è solo colpa sua. Lui, con quella sua espressione da cucciolo che deve essere protetto, le sue mani che hanno afferrato le mie, che stanno tremando, il suo sorrisetto appena accennato che mi riscalda il cuore, è lui la persona più adorabile del mondo.

-Ma tu guarda, quando vuoi fare la zitella acida e stare da sola, senza che nessuno ti guardi, succede questo. Capitano tutte a me.- sospiro, sconsolata, guardando l'orizzonte. 
Una coppia si tiene per mano, cerca poi di proteggersi dalla pioggia appena scoppiata, lui la abbraccia, la stringe forte. Loro sì che si amano.

-Dai, credo sia un po' presto per rimanere zitella. Non ti abbattere, sei una bella ragazza è presto troverai qualcuno.- mi consola, cercando di non guardarmi negli occhi e di fissare l'orizzonte. 
La coppia che avevo visto entra nel bar e posso riconoscere una delle cheerleader, Bree, la bionda dagli occhi azzurri, e il suo ragazzo che saluta Dean con un cenno del capo.

-Appunto, sono bella, e poi?- sussurro, sorridendo amaramente. Bree sta baciando il suo ragazzo, un giocatore della squadra di baseball come il ragazzo accanto a me.

-Ehi, non è solo una questione estetica. Hai tantissime qualità: sei profonda, sensibile, divertente.- continua, non guardandomi ancora negli occhi. 
Nel locale entra una ragazza che non conosco, si siede ad un tavolo libero e scoppia in lacrime.

-Peccato che nessuno lo noti. Tutti hanno sempre notato il bel faccino, oh no, magari, anzi, il bel culo.- sibilo tra i denti, pensando a tutte le mie conquiste passate che sprecavano tante parole per il mio lato B, ma mai qualcuno che mi dicesse "che bel viso che hai". Guardo ancora la ragazza che è entrata, con il trucco ormai colato, che scrive qualcosa al cellulare, poi piange ancora.

-Io l'ho notato.- dice, finalmente guardandomi. Silenzio. E chi ha più il coraggio di parlare, dopo ciò che ha detto...

-A volte sembra che tu voglia nascondere sotto una maschera queste tue belle qualità.- continua, dopo l'imbarazzo iniziale. Credo di essere diventata rossa come un pomodoro, poiché mi sento calda, quasi bollente, e di sicuro non è per la febbre. Per cercare di non essere imbarazzata, guardo la porta che si è appena spalancata, da dove entra un gruppetto di ragazzi che forse conosco, forse no, ma non pongo tantissima attenzione a ciò che succede, più che altro penso ancora alla risposta da dare al ragazzo qui davanti.

-In che senso?- mi viene da chiedere, apparendo come una completa idiota, ma la verità è che sono stata distratta da una vecchia conoscenza in quel gruppo che è appena entrato. Vecchia, poi, non più di tanto, l'ultima volta l'ho visto alla festa di Axel. 
Il suo ciuffo, la sua barbetta incolta...

Jeff.
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AKIKO'S SPACE
Buonsalve a tutti! Rieccomi con un capitolo nuovo di zecca, dove succedono cose ma non succedono. Insomma, Dean e Jackie si parlano abbastanza, Steve che prende le parti di Jackie e altre cose fighe, ma il bello arriva nel prossimo capitolo. Vi lascio, come al solito, il mio link di Instagram (@/akiko.uzumaki) e la richiesta di lasciare una piccola recensione, se vi va. Alla prossima, gente!
-Akiko

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Canzone consigliata: Scared to be lonely- Martin Garrix, Dua Lipa

Ma certo, ora è tutto chiaro. 
Jeff l'avrà detto ad Axel, che l'avrà passato a qualcuno nel dormitorio maschile ed è arrivato all'orecchio di Peter. Quello che è successo alla festa del nostro amico, ovviamente. Penso che è davvero tanto tempo che non picchio una persona, e oggi potrei tornare a farlo, con Jeff che ride di gusto ad una battuta di un suo amico. Adoro quando la vita cerca di accontentare le mie voglie, dato che era da un po' che la rabbia mi muoveva a voler aggredire le persone che mi fanno del male. Mi alzo dal tavolo con un'espressione sadica che il povero Dean potrebbe fraintendere, ma in questo momento ho in testa solo una cosa: la vendetta. Raggiungo Jeff quasi correndo e, quando si gira per salutarmi, parte uno di quei ceffoni pesanti capaci di lasciare le cinque dita per un po' di giorni. Mai sfidare Jackie Ross Winslet.

-Hey, che ti è preso?- piagnucola, massaggiandosi la guancia. Lo guardo con tutto il disprezzo che posso contenere nel mio piccolo corpo, per poi schioccare le dita e cercare la rissa. Cosa poco credibile, dato che dopo un paio di schiaffi faccio male solo ad una mosca. Il moro che era con me, però, mi blocca con un abbraccio da dietro prima che possa fare guai e lanciare calci ai genitali all'improvviso.

-Pensavo che io e te fossimo amici! Tu non solo mi chiami "puttana", ma fai anche il coglione e racconti porcate in giro che tra l'altro non sono nemmeno vere!- sbraito, sentendo la mano di Dean premere sul mio polso dopo aver sciolto l'abbraccio, come a frenare ogni mio istinto. Ho sono quasi grata, dato il mio stato d'animo piuttosto instabile. 
Jeff, che si è appena ripreso dallo shock delle mie parole, spalanca gli occhi, quasi offeso dalla mia reazione, probabilmente nemmeno si ricorda che cosa è successo alla festa di due settimane fa per quanto era ubriaco e fatto.

-Ma di cosa parli? Chi ti ha mai chiamato in quel modo? Non mi permetterei mai, dovresti saperlo.- risponde lui, alzando un po' il tono di voce, ma non urlando. Ormai ci guardano tutti, ma se me ne andassi confermerei le sue parole. E invece no, quella frase c'è stata e non me la sono immaginata, devo solo capire come provarla.

-Eri ubriaco, hai iniziato a baciarmi e lo hai detto.- sussurro a denti stretti, percependo la stretta sul polso di Dean sempre più forte, come se cercasse di assorbire tutto il mio dolore risucchiandolo da lì. Il dolore, però, è radicato da tutt'altra parte, parecchio distante dal polso, e quasi quasi penso che il moro lo abbia percepito. 
Vedo lo sguardo di Jeff, quello che credevo mio amico, di quelli cari, diventare cupo, pieno di sensi di colpa, quasi a volersi scusare. Nonostante si sia comportato molto male, una merda, noto il dispiacere sincero e poi conosco Jeff da una vita, e lo so che mi vuole bene e non avrebbe mai cercato di farmi male.

-Io... Mi dispiace, Jackie, davvero, non volevo, sapendo pure quello che hai subito, non dovevo permettermi. Ma io non ho detto nulla di tutto questo perché non lo ricordavo nemmeno...- dice, dispiaciuto, e mi viene naturale ignorare l'ultima frase, correre via dal bar, correre lontano, in un posto dove nessuno, nemmeno la mia anima più superficiale, possa raggiungermi.

                        **************
Appena è finito di piovere, io sono diventata un essere zuppo d'acqua che cammina. Essendo seduta su un masso, non ho nemmeno pensato di trovare riparo perché poco me ne importava, e adesso mi ritrovo ad avere acqua dove non dovrei averla. Ho trovato questo masso abbastanza grande da starci in due qualche settimana dopo l'inizio della scuola, e da allora ci vengo ogni volta che voglio stare da sola. È in collina, ma ha una vista meravigliosa sul mare, sulle spiagge piene zeppe di surfisti, anche se adesso sono deserte per via del temporale così forte da disturbare chiunque, anche chi solitamente ama la pioggia. Estraggo il cellulare- questo non bagnato, fortunatamente- e noto lo sfondo pieno di messaggi, da parte di persone diverse.
Uno è di Mark, che mi dice di aver visto la scena di stamattina, e si scusa del mancato intervento.
Un altro è di Scream, che mi chiede dove io sia per parlarmi.
Altri cinque, invece, sono di Moe, quella che fino a poco tempo fa doveva essere la mia migliore amica.

"Moe <3: tesoro, che è successo stamattina? Mark mi ha detto di un coglione che ti ha infastidita, non ci pensare, passa avanti."

"Moe <3: Jacks, che cos'è successo? Ti prego, rispondi."

"Moe <3: Lo so che in questo periodo ci stiamo sentendo pochissimo, ma lo sai che ti voglio bene. Rispondimi per favore."

"Moe <3: Jackie, ti prego, dammi segni di vita. Non parliamo dal giorno della festa di Axel."

"Moe <3: Jackie, andiamo, non fare la persona immatura, non voglio perdere anche te."

Decidi di ignorare tutti, di continuare a guardare l'orizzonte e pensare solo a me stessa, almeno per una volta. Non avevo mai capito cosa ci trovassero le persone ad essere egoiste, ma ora ci sono arrivata. La pace, la tranquillità, lo star bene con se stessi è la cosa più bella. 
L'unico problema, mi sento tremendamente sola, come se a nessuno al mondo fregasse qualcosa di me, che mi sono sempre fatta in quattro per aiutare tutti. Sospiro e scrollo le spalle, in fondo ci ho fatto l'abitudine, di essere una stella in un mondo di pianeti, tipo il sole, certo, bello, interessante, ma inavvicinabile. Per quanto gli altri ammettessero di ammirarmi e volermi bene, in realtà mi tenevano a debita distanza, non ho mai capito per quale motivo. Se solo ci fosse stata una sola persona in grado di scavalcare questa barriera, a tratti naturale, a tratti costruita da me per proteggermi...

-Oh, hey, sei qui.- commenta una voce. Calda, ma rauca e maschile. Non capisco perché la mia pelle è diventata d'oca e d'improvviso ho caldo, nonostante io sia bagnata in qualsiasi parte del corpo. Sorrido impercettibilmente e lascio che si sieda accanto a me, ad un solo braccio di distanza. 
Chissà se riuscirà a colmarla, quella distanza.

-Come mi hai trovato, Dean l'investigatore?- domando, girandomi a guardarlo.

A sorridere ora è lui, distendendo il suo viso in un'espressione serena, cosa che mi fa stringere lo stomaco come in una morsa. È stato capace di farlo senza nemmeno parlare, ha solo sorriso! 
Se ci fosse Angie mi direbbe che io sono cotta di lui, che il mio cervello è fuso e che non capirò niente per un bel po'. Ma lei non c'è ora, ci siamo solo io e Dean, e mi limito a pensare che lo trovo solo carino, niente di che.
Non mi sono presa nessuna cotta, se no lo avrei ammesso da tempo... No?

-Sei sparita da tre ore, ti stavamo cercando tutti. C'è quella tua amica, Moe, che è agitatissima, per non parlare di Scream che è furiosa sia con me che con Steve, perché ti abbiamo lasciato da sola. Ho parlato con Jeff, o meglio, mi ha fermato per circa un quarto d'ora- bella parlantina- e non è una cattiva persona, fidati, non voleva ferirti e offenderti per nessuna ragione al mondo. Ti vuole bene. E..- dice, tutto d'un fiato, ma si blocca appena il mio braccio va sulle sue spalle e lo stringo in un forte abbraccio, che lo lascia visibilmente di stucco. Alla fine, il braccio di distanza l'ho superato io, stranamente. Vorrei staccarmi, mi sono accorta che lo sto bagnando con l'acqua piovana, ma le sue possenti braccia mi avvolgono e non mi lasciano più andare. Potrei viverci, se le sue braccia fossero un fortino.

-Cambierò atteggiamento, forse è la cosa giusta.- sussurro, impercettibilmente, ma Dean è sensibile, sente tutto e ascolta il mio cuore, anche se io non gliel'ho mai chiesto.

-Per me non ce ne sarebbe nemmeno bisogno. Tu a me piaci così come sei.- sento provenire da lui. Magari anche lui credeva di non essere sentito, ma anche lui sa che io sono sensibile e ascolto il suo cuore. Mi stacco leggermente per guardarlo negli occhi e vedere quei suoi gioielli marroni scrutare i miei azzurri, costringendomi ad abbassarli. Sorrido, ancora.

-Questo lo devo prendere come un complimento... O come una dichiarazione?- chiedo, ancora, fissandolo intensamente. Abbassa lo sguardo, per poi rialzarlo.

-Come vuoi, è uguale.- risponde, con un sorriso pacifico. Per cinque minuti rimaniamo lì, a fissarci, senza proferire parola. Dio, le sue labbra sembrano così morbide, mi è venuta una gran voglia di baciarlo. Ormai devo ammetterlo a me stessa, sono cotta di lui, anche abbastanza pesantemente. Dean si avvicina sempre di più, quasi a voler provare le mie labbra, chissà a cosa starà pensando, chissà se la mia bocca è screpolata, se potessi toccargli la sua, sentire la sensazione sui polpastrelli, e magari anche unirle per farle combaciare in un bacio...

-Jackie, sei qui! Grazie al cielo Dean ti ha trovata!- dice una voce femminile, quella di Scream, che appena mi vede corre incontro ad abbracciarmi. Per non curarsi del fatto che stavo quasi per baciare il suo migliore amico, doveva essere davvero preoccupata per me, e inizio quasi a vergognarmi di aver pensato determinate cose di lei, anche se solo all'inizio. Stringo forte anche lei, era da un po' di tempo che non abbracciavo le persone di mia spontanea volontà. La mia amica rimane sconvolta, credo non se l'aspettasse per niente, essendo sempre stata chiusa con lei, ma non solo. 
Posso anche smetterla con quest'atteggiamento della persona ferita adesso.
Dopo essermi staccata da lei, mi guardo un po' attorno e noto Steve, che al polso porta un nuovo bracciale di cuoio, lo stesso di... Scream.
Faccio finta di non farci caso e corro ad abbracciarlo, anche lui mi ha dato una mano notevole oggi.

Di Moe, Frank e Mark non c'è traccia, almeno per ora.
*****************************************
AKIKO'S SPACE.

Bentornati al nostro appuntamento del venerdì! Ecco, questo è uno di quei capitoli che fanno venire le carie, con dialoghi ispirati alla realtà e dolcezza infinita. Vi avviso, non odierete mai Jackie in tutta la storia di come l'avrete odiata sicuramente ad inizio capitolo, quindi, almeno su questo, siamo abbastanza in discesa. Bene, per oggi è tutto, come al solito vi invito a lasciare una minima recensione e anche a seguirmi sulla mia pagina Instagram, dove sono @/akiko.uzumaki. Alla prossima, gente!
-Akiko <3

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


Canzone consigliata: Born this way- Lady Gaga

Torniamo al dormitorio femminile, tutti e quattro, io scortata da Scream mentre Dean è Steve, più indietro, confabulano tra di loro di cose ignorate da me. Il mio migliore amico mi deve qualche spiegazione mi sa, dato che parla animatamente e nervosamente, come se fosse successo qualcosa di abbastanza grave. Scream è muta e continua ad abbracciarmi fino alla nostra stanza, dove sono presenti Mark, Frank e Moe, seduti e preoccupati. Appena mi vedono, la ragazza si alza e mi viene incontro per abbracciarmi, ma io rimango di pietra. Non si sono nemmeno degnati di venire a cercarmi, giusto per vedere se stessi bene, dove fossi, se fosse successo qualcosa, se avessi qualcosa che non andasse. 
Da quando è iniziata la scuola, non hanno fatto altro che fare questo, i falsi amici, all'apparenza tutto volermi bene e supportarmi, per poi ignorarmi e preferire altra gente.

-Jackie, che sta succedendo? Sei davvero strana in questo periodo... Non vuoi nemmeno più stare con noi...- inizia, ma la mia risata finta la blocca. Sarei io in torto? Non lei, che dopo un giorno ci ha lasciati soli? Magari, dopo i primi messaggi iniziali, non ho fatto passi avanti né mi sono più sforzata di vederla, ma non mi sembra che lei sia nella posizione per poter parlare. Almeno all'inizio ci avevo provato, poi mi sono scocciata.

-Ah, quindi il problema sarei io? Giusto, ora ricordo, sono io ad essere sparita, ad aver trovato amicizie nuove non appena ho messo piede in questa scuola, sei tu che vagavi da sola all'inizio e quando mi hai vista in difficoltà oggi non sei rimasta a guardare, hai ragione.- rispondo, con un sarcasmo che quasi mi spaventa, mentre i volti dei miei amici si incupiscono. Scream batte una mano sulla mia spalla, segno che, insieme a Steve e a Dean, sta per uscire dalla stanza. Rimaniamo solo noi quattro, come ai vecchi tempi, con dinamiche diverse però.

-Non è colpa mia se subito ho trovato compagne di corso simpatiche, mentre tu ci hai messo tempo.- sibila a denti stretti, non guardandomi negli occhi. Frank si alza, forse in aiuto della sua amica, ma io lo blocco con lo sguardo, lanciandogli uno sguardo gelido come la neve. Ora è una faccenda che dobbiamo risolvere io e Moe.

-Frank è venuto da me per parlarmi, Mark mi ha invitata per andare con lui alla festa. Tu non mi hai mai chiamata per nessuna ragione, forse chiedermi come stavo per te era troppo, ma non mi hai detto nemmeno che tra te e Jeremy del tuo corso di scienze stava per nascere qualcosa, l'ho dovuto scoprire da una ragazza che ho conosciuto due settimane fa. No, non è colpa tua se hai trovato nuove amiche, e ti dirò, sono felice per te. È colpa tua se inizi a trascurare le vecchie per quelle nuove, questo si chiama voltare le spalle.- dico, per poi arrendermi al suo mutismo.
                           ***************
Sono esausta, stanca, annoiata, incazzata nera con il mondo e con me stessa. Moe non si è dimostrata così amica come credevo, e questo mi rende dannatamente triste, ma anche nervosa, ad un livello tale che vorrei rompere una camera da letto intera. Ho bisogno di rilassarmi, e, in un moto di pazzia, inizio a frugare nelle scatole di latta di Scream, per cercare quello di cui ho bisogno, il calmante per eccellenza.

Non c'è nulla, maledizione.

D'un tratto, però, l'occhio cade su una parte della scrivania piena di fogli. Mi giro a guardare la porta, come se mi aspettassi la sua entrata da un momento all'altro, ma niente, potrei almeno tentare di leggerne uno. Scavo tra quelli che ritengo più interessanti, ma una scoperta mi fa desistere dalla lettura di singoli fogli: Scream ha un vero e proprio diario segreto. È rosa, decorato con disegni di dolcetti vari e unicorni, e c'è scritto "Crybaby" in blu. È anche abbastanza spesso, chissà quanti anni di vita di Scream contiene. So che è sbagliato quello che sto facendo e che non dovrei farmi gli affari della mia compagna di stanza, ma è più forte di me, e poi in questo momento non mi sento nemmeno con la testa a ragionare lucidamente. Apro il diario, la data è un po' vecchiotta, in realtà.

Maggio 2014
È lì, Steve, parla con il mio migliore amicoDean, di cose che io non capisco, come la matematica del baseball o come l'inglese delle loro cose nerd. Io ho solo visto Star Wars, perché Dean mi ha chiesto se lo avessi accompagnato al cinema dato che Liu lo ha rifiutato, ancora, ma penso che mi avvicinerò a qualcos'altro, tipo a quell'altra serie di cui Dean mi parla fino allo sfinimento, come si chiamava... Ah, sì, Game of ThronesNonostante a scuola giri la voce che mi piaccia Ned Anderson, non ci penso proprio a mettermi con quel metallaro di merda. L'unica volta che gli sono stata vicina a pranzo mangiava aglio in quantità, e oh che schifopuzzava come non mai!
Steve è... Steve, e mi limito a guardarlo da lontanoNon è molto alto, ma ha degli occhi fantastici e i capelli... Dio, somiglia così tanto ad Alex Turner, il mio cantante preferito. Almeno mi attrae fisicamente, e penso sia già qualcosa. Vorrei tanto conoscerlo, ma sono troppo timida e ho i capelli strani, sarebbe solo uno spreco di tempo, non mi cagherebbe nemmeno di striscio..."

-Hai finito o ti serve un altro po' di tempo?- dice qualcuno, interrompendo la mia lettura. Mi sono fatta scoprire come una scema, mi sono immersa così tanto nella lettura a tal punto da farmi scoprire. È pur sempre la mia compagna di stanza, che credevo? Che sarebbe stata per sempre fuori, per giunta con Steve? Mi alzo velocemente dalla sua postazione, come a voler dissimulare la mia colpa, anche se abbastanza inutilmente poi. E la cosa si rivela anche un totale disastro, in quanto il suo diario va a finire sul mio piede, uccidendomi dal dolore. Scream ride con aria di sfida e, puntandomi il dito contro, urla "KARMA!", il che significa che per lei sono stata punita per il mio essere stata impicciona.

-Scusa, v-volevo solo l-l'erba...- balbetto, anche se in fondo è solo la verità. La mia amica si siede, sconfitta, e apre una pagina del diario, risalente ad almeno due anni e mezzo fa: aprile 2013. Il primo anno di liceo.

-È da qui che conosco Steve. È da qui che mi piace.- sussurra, facendomi sorprendere per la sua reazione, addirittura mi ha confidato una cosa così grande per lei. Poi mi rendo conto della durata di questa cotta, e spalanco gli occhi, perché è davvero tanto tempo, dato che siamo all'ultimo anno di liceo e lei doveva essere una bimbetta di appena quattordici anni. È difficile, lo posso immaginare, anche perché è difficile stabilire se esiste un interesse da parte del mio migliore amico. Poi, per quanto io sia stata concentrata su me stessa, potrei anche non averci fatto granché caso.

-E lui non ha mai saputo niente?- chiedo, con cautela. Il viso di Scream si riempie di lacrime, mentre lei muove la testa come a negare la mia domanda. Beh, è un vero e proprio disastro.

-Il fatto è che io sono strana, capisci? Chi vorrebbe stare con una come me? Soprattutto perché tu sei bella, Candy è bella, Liu ha il suo fascino da dura, Ellen ha tinto i capelli per intero e non a metà come me, Zoe è una modella che posa per le riviste. E io? Io che cosa sono? Una nana perennemente fatta, che parla in modo strano e si trucca pesantemente, per non parlare del fatto che nove volte su dieci mi comporto come una bambina e nessuno mi prende sul serio!- urla, in uno sfogo che mi fa rimanere a bocca asciutta. Non credevo che lei fosse così insicura e sensibile, credevo che avesse molta autostima e fosse più forte, ma l'apparenza mi ha ingannata.

-Okay, ora mi ascolti bene. A questa cosa della stranezza non ci ho mai creduto troppo. Andiamo, chi ha deciso un criterio standard per cui una persona è strana e l'altra no? Nessuno. Ognuno di noi è strano, allora, perché- forse ti sembrerà moralista, ma è vero- ognuno è diverso. Allora è strano che io vada al convitto per uno che va al liceo normale. È strano che io sia fatta in un certo modo, vero, come te, come tutti gli altri. Perché quello che è strano per te può non esserlo per me, o viceversa. È tutta una questione di punti di vista.- dico, tutto d'un fiato, cercando di essere io stessa per prima sicura delle mie parole, che forse suonano un po' incerte e contorte. Scream pare essersi calmata e si asciuga le lacrime, poi accenna un sorriso dolce che l rende già più calma.

-Sei una ragazza fantastica, ti ho giudicata male appena ho messo piede qui dentro e mi sento in colpa. Grazie per quello che hai fatto fino ad ora e che continui a fare per me.- continuo, alzandomi dalla mia postazione e andando ad abbracciarla. Forse questo, escludendo quello di prima, fuori dalla stanza, è il nostro primo vero abbraccio da quando ci conosciamo, e ciò mi rende felice, significa che ho abbattuto le barriere e sono pronta a nuove vere amicizie, nonostante il pensiero di Angie mi torturi e consumi ancora, so che prima o poi la incontrerò di nuovo e arriveremo ad un punto di svolta. 
Spero in nulla di così tragico.

-Ma alla fine tu e Steve prima vi siete baciati o no? Eravate così strani...- chiedo, staccandomi di scatto da lei e cercando di cogliere qualche sfumatura nel suo viso. Scream è praticamente rossa in viso e annuisce come una bambina colpevole che ammette di aver combinato una marachella.

-Hai capito Scream! O meglio, hai capito Hope!- esclamo, notando il suo viso scurirsi, credo per il fatto che io l'abbia chiamata con il suo vero nome, in fondo non so nemmeno l'origine del suo soprannome né da quanto lo usa.

-Hope è troppo normale. Volevo qualcosa d'effetto, che colpisse... Così è nato Scream. Ma tu puoi chiamarmi come vuoi.- sussurra, sorridendo.

-Mi sa che è venuto il momento di aiutarti.- asserisco, cercando di trovare un capo e una coda all'idea che mi sta frullando in testa. Ho in mente qualcosa, ma conosco solo una persona che può aiutarmi.

-Eh? E come?- chiede la mia coinquilina, stupendosi della fretta con chi mi sono alzata è precipitata alla porta.

-Vedrai a tempo debito, tesoro, sta tranquilla e fidati della sottoscritta.-
                        ******************
Dormitorio maschile. Stanza 42. Salgo velocemente i quattro piani che mi separano dalla mia meta e dalla mia salvezza. Solo lui può convincere Steve ad eseguire il mio piano alla perfezione. Busso alla sua porta così insistentemente che potrebbe sembrare una questione di vita o di morte (e forse lo è) e dopo un po' apre lui. Il mio salvatore, la mia ancora, in tutto il suo splendore.

-Jackie? Che ci fai qui?- mi domanda Dean, confuso e sinceramente sorpreso di vedermi. Il mio cuore deve darsi una calmata, e non sono sicura che adesso sia solo per le scale. Ma se non mi calmo, non potrò apparire normale ai suoi occhi.

-Devi aiutarmi.-
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AKIKO'S SPACE
Buonasera a tutti! Il capitolo è un po' in ritardo, ma la sessione estiva è alle porte ed ho da passare solo quattro esami in due mesi. Cosa da poco, eh?
Insomma, qui iniziano a vedersi le difficoltà di Scream, che è il mio personaggio preferito dell'intera storia. Spero vi piaccia, alla prossima!

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


Canzone Consigliata: She- Green Day

Trascino Scream, che soffre sui tacchi alti che le ha prestato Candy, in discoteca, un posto che sia lei, sia Steve odiano con tutto il loro cuore. Eppure, è proprio per questo che li ho portati qui, perché entrambi sono da soli in un posto che non sopportano, quindi hanno più possibilità di rimanere da soli mentre dei corpi sudati e incuranti si muovono attorno a loro. Ovviamente, però, la mia amica continua a fare la lagna, dicendo che non può funzionare perché è tremendamente a disagio con le scarpe così alte e sottili e non vorrebbe cadere davanti a Steve.

-Un giorno mi spiegherai il perché di questa tortura psicologica, piccola bastarda.- mi minaccia, ma tanto io non ho paura. Questo piano funzionerà, se i due ragazzi non sono così stupidi da insultarsi a vicenda. Eppure, qualche dubbio lo ho. Soprattutto appena vedo Steve che impreca verso il povero Dean che non sa cos'altro dire se non tenerlo buono, e ho l'impressione che il mio amico riesca a liberarsi dalla presa del moro che non sa che altro fare. I suoi sguardi disperati cercano me, che cerco di convincere Scream della credibilità del mio piano, ma lei non fa altro che continuare a detestarmi.

-Vuoi stare con Steve e magari un giorno ringraziarmi? Entra in questo club allora, e non fare repliche perché per te ho dovuto pregare in ginocchio Bree e Lola affinché mi dessero dei pass gratis.- sbuffo, alludendo al fatto che per mettere in atto questo piano ho dovuto davvero pregare due delle cheerleader più popolari della scuola, che dopo l'episodio del tavolo mi hanno lasciata in pace. La mia amica lancia un gridolino, frustrata, e entra nel locale, a velocità quasi spedita. Il posto è pieno di gente, con luci ad intermittenza bianche e colorate e colmo di tavoli dove possiamo posare i bicchieri dopo aver finito di bere. Anche se in realtà non c'è nessuna volontà da parte mia di ubriacarmi o cose simili, devo tenere d'occhio quei due cretini oppure creeranno situazioni strane. Noto in lontananza Steve e Dean che, non appena mi intravedono, si fanno spazio tra la gente e vengono verso di me, ovviamente con la faccia del mio amico livida di rabbia. Faccio cenno a Dean di raggiungere la pazzoide dai capelli bicolore e prendo per un braccio invece l'altro simpatico amico, trascinandolo di nuovo nel posto da dove siamo venuti.

-Si può sapere che razza di amica sei? Quante volte ti ho detto che va bene qualsiasi lounge bar, qualsiasi posto dove ci possiamo ubriacare, ma la discoteca no? Tu, invece, cosa fai? Mi porti qui, pieno di gente grande e grossa il doppio di noi, con la musica a palla e il resto? Brava, Jackie, brava, tu sì che sai come far sentire la gente a proprio agio.- mi accusa, riempiendomi di domande e usando addirittura il sarcasmo. Sento la rabbia montare, ma so che non posso fare passi falsi o la relazione che potrebbe nascere fra loro due sarebbe stroncata sul nascere.

-Ascoltami molto bene, Steve, e vedi di non fare cazzate oppure l'ultima cosa che vedrai in vita tua sarà un night club. C'è un motivo per cui siamo qui, comunque.- inizio a spiegare, vedendo nei suoi occhi la perplessità. Non so se sta facendo finta o è davvero così ottuso da non capire cosa devo dirgli.

-Oh, andiamo, davvero non hai capito nulla? Sono qui perché tu e Scream possiate mettervi insieme senza che combiniate casini... O almeno spero.- gli spiego, e finalmente sembra afferrare il concetto. Posso notare come le sue guance si siano tinte di un rosso intenso, quasi a voler nascondermi una cosa ormai così palese.

-E cosa ti fa pensare che io voglia stare con lei? Lei nemmeno mi guarda... E poi, idiota che non sei altro, sai che nemmeno a lei piace la discoteca? Se avevi un piano già è fallito miseramente.- dice lui, mettendosi sulla difensiva. Mi viene da battere una mano sulla fronte: solo il giorno prima questi due si erano baciati, e oggi lui nega tutto...

-Innanzitutto, pensa al fatto che entrambi siete in un posto che odiate, quale modo migliore per parlare, magari anche pomiciare? E poi, non fare lo stupido, so che ieri vi siete baciati e soprattutto si vede da un miglio che ti interessa. Perciò, se hai qualche dubbio parlane con me, perché non mi va che vai in giro a baciare le mie amiche.- spiego, iniziando quasi a perdere la pazienza. Steve sospira, come se fosse stato scoperto con le mani nel sacco, e si siede sul marciapiede di fronte al locale, sconfitto. Faccio per imitarlo, ma il mio vestito di vellutino è troppo corto e temo possa risalire fin troppo, mostrando anche parti che dovrebbero rimanere segrete.

-Il punto è che Scream è strana, enigmatica, non molto chiara in quello che fa o dice. E a me questo fa solo impazzire di più, ma fidati se non so mai come comportarmi. E di quello che possono pensare i ragazzi se scoprissero che stiamo insieme...- inizia a spiegare, lasciandomi perplessa. Steve, il ragazzo più grunge che conosco, che ascolta musica rock e psichedelica anche a tutto volume, il ragazzo che parla come e quando vuole, si preoccupa del giudizio degli altri?

-Oh, andiamo, non te n'è mai fregato niente delle persone che ti circondano, sei addirittura stato una serata intera a parlare con una sconosciuta che è diventata la tua migliore amica, e ti vergogni di dire al mondo che ti piace una ragazza perché è sopra le righe? Non ti riconosco, caro.- mi lamento, mentre Steve spalanca gli occhi, come se avessi detto una stupidaggine. In fondo, ho solo ripetuto ciò che ha detto lui in questo preciso istante.

-No, aspetta, non è mica per questo che non voglio dire di noi agli altri! Io adoro come Scream si trucca, come parla e come si comporta, incurante del giudizio altrui. Ho l'impressione di non essere abbastanza per lei. Ho paura di non essere così bravo come lei si aspetterebbe da me...- confessa spaventato. Anche quelli che mi si mostrano più spavaldi hanno delle insicurezze, rendendoli più umani, come Steve, che ha paura di non essere all'altezza di una ragazza che è innamorata di lui da quando aveva quattordici anni e lo idolatra un sacco. Quei due sono troppo timidi per fare un passo senza essere spronati, nonostante sembrino estroversi agli occhi miei e degli altri, motivo per cui sono sempre più convinta della scelta che ho fatto.

-Steve, sei un ragazzo fantastico e Scream ti adora, perché non dovresti essere all'altezza? Ora tu vai lì e le dici che state insieme, e per favore, secondo le mie modalità o rovini tutto.- lo convinco, mentre lui pare illuminarsi e annuisce alla mia affermazione. Sempre meglio specificare e indirizzare uno come Steve, che se fosse per lui andrebbe e direbbe "hey, sono il tuo nuovo ragazzo", e sì, purtroppo lo farebbe davvero.

-Okay, tutto quello che dici tu, cara... Ma per quanto riguarda te?- chiede, malizioso, non appena ho finito di spiegargli come deve comportarsi per non mandare tutto a rotoli. Strabuzzo gli occhi: non ho mai parlato a nessuno di me e Dean, ho sempre pensato che era meglio tenerlo per me e nasconderlo ad occhi indiscreti, che non capissero niente di me. Certo, Steve è mio amico e so che non mi prenderebbe mai in giro, però non sono nemmeno sicura di quello che provo...

-Inutile che fai quella faccia sorpresa, come se non sapessi di cosa sto parlando. Tu sei cotta di Dean e lui di te, quindi, a meno che tu non voglia fare solo la buona samaritana e fare qualcosa solo per me e Scream, vedi di dichiararti a lui, altrimenti lunedì lo farò io per te, e credimi, non sarà una bella cosa...- mi minaccia, mentre io spalanco la bocca sia per quello che mi ha detto, sia per come mi ha definita. Da un lato, però, questo mi fa sorridere: significa che in qualche modo la nostra amicizia si sta cementando sempre di più, e non posso che esserne felice. Steve è quello che ho sempre cercato in un'amicizia, e cioè sincerità, divertimento e anche quel pizzico di pazzia. Gli voglio un mondo di bene, anche se a volte fa arrabbiare un po'.

-Ascolta, Steve, tu conosci più o meno la storia che è stata tra me e Jim, e sai anche il personaggio. E se dovessi soffrire anche con Dean? Se dovessi prendere batoste anche con lui?- sussurro, non guardandolo direttamente negli occhi. Lui era lì, da quanto mi ha raccontato, e ha visto direttamente come sono stata trattata, sa che ho sofferto nonostante non ci conoscessimo.

-Ascoltami, Jackie, non puoi vivere nella paura di soffrire, così ti precludi così tante possibilità che non hai nemmeno idea! Poi, fidati che li conosco entrambi, Dean è totalmente un'altra persona rispetto a Jim, non ti farebbe mai del male gratuitamente.- mi incoraggia, confermando la mia teoria: Dean è diverso. Dean non mi umilierebbe come ha fatto Jim, non farebbe le cose che ha fatto lui. Sospiro, facendo cenno a Steve di rientrare nel locale a conquistare la sua dolce metà.

Ha ragione a definirmi così, "buona samaritana". Faccio sempre di tutto per le persone che amo, ma per me? Cosa faccio per me? Pensare sempre in negativo non mi ha mai portato a nulla, se non ad allontanarmi dalla felicità. Magari sarà dura, ma devo riuscire ad essere almeno in tranquillità con me stessa, come lo ero prima di stravolgere la mia vita completamente.

Entro nel locale, sorridendo alla vista delle persone già conquistate dal ritmo incessante della musica, e penso a quando io e Angie ci intrufolammo ad una serata di maggiorenni, tutte ben preparate per mascherare la nostra vera età. Fu forse la prima volta che mi sentii sicura di me stessa in un abitino corto e con i tacchi, anche se questi ultimi li archiviai e non li misi più fino a quando le feste non erano quasi all'ordine del giorno e tutte le mie amiche, comprese Angie e la piccola Moe, ne portavano sempre un paio. Anche io mi feci contagiare, e non me ne sono mai pentita, nonostante i piedi doloranti. E così, anche questa volta ho indossato i miei amati tacchi senape e un vestito corto blu aderente, mentre Scream, che si spera non sprechi una ghiotta occasione che le ho preparato con la mia mente, ha optato per l'azzurro e delle scarpe abbastanza strane... Non si smentisce mai.

D'un tratto qualcuno prende la mia mano: è Dean, che finalmente mi ha trovato nella mischia di tutte queste persone sudaticcie e poco lucide. Ci guardiamo intensamente negli occhi, l'azzurro dei miei nel marrone dei suoi, come se il loro compito fosse solo quello di mischiarsi.

-Jackie, sei sicura che funzionerà?- urla, mentre continua a tenere la mano per non perdermi. Tra la musica altissima però non posso fare a meno di sentire il mio cuore battere all'impazzata, mischiato al suono delle casse che hanno assunto ormai la stessa vibrazione di un martello pneumatico nel petto.

-Deve funzionare, se no non ho nessun piano B!- lo imito, e lo vedo ridere in maniera adorabile, e tutto ciò mi contagia. Mi viene da ridere se ripenso a come sto cercando di aiutare Steve e Scream ma non ho il coraggio di aiutare me, gettarmi nella mischia. Sono io che mi nego la felicità, nessun altro. Guardando Dean, i suoi occhi scuri, le sue dita affusolate, il suo fisico scolpito e scuro, decido che la felicità può anche essere lui. Perché cercarla altrove?

-Vuoi qualcosa da bere? Magari un po' d'acqua... Sai, vorrei portarti sobria, e soprattutto tu mi avevi detto di non voler bere...- propone, arrossendo un po'. Scoppio a ridere, ubriaca, ma non di qualcosa che ho bevuto, ubriaca di lui, dei suoi sorrisi, di questa enorme gioia che da qualche settimana sta esplodendo nel mio petto, sia perché ho finalmente degli amici, sia perché posso guardare quanto voglio quegli occhi color cioccolata.

-No, grazie, sono a posto così.- rifiuto, per poi aggrapparmi ancora al suo braccio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sorrido ancora, e sorride lui, e le sue braccia vanno a cingermi i fianchi, senza nemmeno sfiorarmi altro, come le mie conquiste erano solite fare. Già per questo, potrei iniziare a piangere di gioia. In automatico, le mie braccia avvolgono le sue spalle, stringendolo ancora più vicino. I miei occhi non si staccano dai suoi, e mi accorgo che la situazione è pressoché questa: in mezzo alla gente che balla trasportata dalla musica ci sono due ragazzi, forse infatuati, forse innamorati, forse legati senza saperlo.

-Sei bellissima.- sussurra, ormai vicino al mio viso, mentre ormai le mie guance si increspano perché sto sorridendo a trentadue denti. Il mio cuore rischia di scoppiare da un momento all'altro, ma mi sta tenendo ancora in vita, a bearmi di questo ragazzo che mi è stato mandato da qualcuno di molto più potente. Le sue labbra sfiorano la mia guancia destra prima di arrivare quasi all'angolo della mia bocca, mandandomi in estasi.

-Mi piaci, davvero tanto...- sussurra, e all'improvviso tutto attorno a me scompare, come se il night club non fosse mai esistito, come se la dimensione spazio-temporale in cui siamo non ci fosse mai stata.

Nel momento in cui le sue labbra si posano sulle mie, dolcemente, capisco che mai niente sarà più bello di questo. Il bacio non è qualcosa di passionale, ma un semplice sfioramento di labbra, eppure mi dona incredibili sensazioni di piacere, brividi alla schiena, farfalle nello stomaco. Non avendo mai provato nulla di simile prima, un mix intenso di emozioni, temo di poter svenire da un momento all'altro.

E invece no, rimango a godermi Dean Kook che mi bacia teneramente sotto le luci indiscrete della discoteca.
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AKIKO'S SPACE
Eccomi ritornata con un nuovo capitolo! La settimana scorsa non c'è stato nessun aggiornamento, purtroppo la sessione estiva è iniziata e ho dovuto studiare per due esami contemporaneamente, quindi non ho nemmeno pensato ad altro ahahah.
Beh, che dire, finalmente i nostri due baldi si sono baciati, pare che è tutto a posto. Ma non è così. Dobbiamo ancora sapere come andrà tra Scream e Steve eheheh
Vi invito a seguirmi su Instagram (akiko.uzumaki) dove pubblico aggiornamenti, musica, etc.
Alla prossima!
-Akiko 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Canzone consigliata: Love me like you- Little Mix

Nonostante sia sabato, giorno in cui possiamo dormire fino a tardi e oziare nel letto tutto il giorno, mi sveglio all'orario di sempre, con un sorriso stampato sulle labbra, come se avessi semplicemente sognato ciò che è successo ieri. Sono così felice che addirittura devo ripercorrere con la mente e ricordare cosa è accaduto. 

Ma come posso dimenticare il bacio più bello della mia vita? 

Per tutta la mattinata ho il solito sorriso da ebete come mi sono svegliata, persino la fisica mi sembra qualcosa di sensato e meraviglioso, e addirittura sono molto più produttiva del solito. Aspetto ancora Scream che non accenna ad alzarsi dal letto, o almeno ad aprire gli occhi, e questo mi rende impaziente, ho voglia di condividere ciò che è successo ieri e gioire insieme a lei di noi due. In realtà ieri ero troppo su di giri per notare i comportamenti degli altri e mettermi a fare l'investigatrice, così ho deciso di aspettare che almeno mi calmassi un po'. 

Che poi io non mi sia calmata, questo è un discorso a parte.

Verso l'una del pomeriggio, quando praticamente ho finito i compiti per lunedì, mangiato un pacco di Doritos piccanti e giocherellato con il Naruto di pezza sulla mia scrivania, la mia coinquilina decide di alzarsi, ma il suo viso non mi piace per nulla. Nello stesso momento, prima che possa anche solo fulminarla con lo sguardo, il mio cellulare si illumina e mostra un messaggio abbastanza desiderato, da parte di una persona desiderata.

"Buongiorno piccola <3, ti va se oggi usciamo e andiamo al cinema?" 

Sorrido, come un'ebete, per l'ennesima volta in questa giornata. Il messaggio di Dean è semplice, ma dolce, niente di così complicato ed elaborato. Eppure, non abbiamo ancora parlato di ciò che tecnicamente saremmo... Amici? Stiamo insieme? Scopiamo? Spero vivamente la seconda. 

"Affare fatto, campione, vada per Mockingjay alle 19:00" rispondo, alzando gli occhi al cielo subito dopo. Campione? Sul serio? Mi sento una stupida. 

Dopo aver riposato il cellulare sulla scrivania, accanto al Naruto di pezza, mi avvicino al letto Scream che ha la faccia di una persona appena tornata da un funerale. Eppure, non erano questi i piani, o meglio, ciò che avevo messo insieme a Dean in un quarto d'ora avrebbe dovuto funzionare... La aspetto, con ansia, che finisca di prepararsi, prima che possa scendere in biblioteca per studiare, e, nonostante cerchi di evitarmi, la placco giusto in tempo e con un gesto le indico di sedersi sul mio letto. 

-Questa faccia da funerale a cosa la devo? Spero che la risposta non mi faccia arrabbiare...- chiedo, mentre lei evita di guardarmi negli occhi. In questo momento sembro proprio una narcisista, ma il mio piano era perfetto, con entrambi che si piacevano ed erano informati!

-Il tuo piano... E' fallito... Per colpa mia...- sussurra, abbandonandosi sul letto. Scream è maldestra, molto, troppo, maldestra, più di qualsiasi altra persona io abbia mai conosciuto, ma questo era un piano a prova di chiunque avesse avuto un minimo di interesse l'uno per l'altro e viceversa.

-Che cosa diavolo hai combinato, Hope Seymour?- sibilo, iniziando a scaldarmi per spaccarle la faccia. Percependo il fumo che esce dalle mie orecchie, manco fossi un cartone animato degli anni '90, la mia amica si alza dal letto, spaventata, vorrebbe correre alla porta e svignarsela, ma io sono più veloce di lei e mi piazzo davanti alla porta.

-Ehm... Diciamo che ho risposto male ad un complimento perché pensavo fosse un'offesa... Mi ha detto che sono strana, intendendolo in modo positivo, ma io ho frainteso, e me ne sono andata a ballare con uno per farlo arrabbiare... Credo che nemmeno voglia vedermi...- spiega, a bassa voce e tutto d'un fiato. Credo di aver svegliato o spaventato un bel po' di ragazze nel dormitorio con le mie urla minacciose, mentre mi lancio all'inseguimento di Scream, che corre a tutta velocità per le scale dell'edificio. Per tre piani corriamo, indisturbate, fino a che non arriviamo nella hall e lei si scontra con Ellen e Zoe, che a quanto pare hanno ritirato dei moduli in segreteria. Ovviamente, guardandomi in faccia, che adesso è imbruttita da un ghigno incazzato nero, mezza spettinata e interamente disordinata, alle ragazze prende un colpo. 

-Hey, Jackie, tutto bene? Perché state correndo come un leone e una gazzella nella savana?- mi chiede Zoe, perplessa, sistemandomi il colletto della camicia di flanella verde e nera un po' sgualcita. Scream, invece, abbraccia Ellen come se fosse una bambina di cinque anni, mentre la ragazza cerca di consolarla. Si allontanano da me e vanno a sedersi sui divanetti arancioni della reception, e io inizio a calmarmi un attimo. 

-Oh, nulla di che, a parte che avevo elaborato un piano perfetto per far mettere finalmente Scream e Steve insieme, e lei mi manda tutto all'aria. Non sa agire nemmeno se qualcuno lo fa per lei!- urlo, agitandomi di nuovo. Le ragazze, dopo essersi scambiate uno sguardo eloquente, come a decidere chi delle due fosse pazza, se la furiosa o la fuggitiva, scrollano le spalle e si incamminano nelle loro stanze, come a lavarsene le mani.

-Beh, capisco il comportamento di Jackie allora. Vai, è tutta tua, se vuoi seppellirla ti aiuto.- commenta Ellen con un'occhiolino, per poi sparire nelle scale insieme a Zoe. Siamo rimaste sole, alla resa dei conti, a chi cederà per prima. Ma, dal mio sguardo infuocato, percepito dalla ragazza che inizia a correre fuori dal dormitorio, si sa già chi vincerà. Io sono più veloce e più sportiva, sebbene lei pratichi nuoto da tempo immemore, ma mai sottovalutare una ragazza che da piccola voleva essere un ninja. Vorrei ucciderla con le mie stesse mani, e forse accetterò l'aiuto che Ellen mi ha offerto. Tuttavia, purtroppo o per fortuna, questo ancora non mi è dato capirlo, dal dormitorio maschile escono Dean e Steve, che sembrano felici di parlare tra di loro, anche se il sorriso di Steve è più qualcosa di triste. Il moro, invece, ha un sorriso che va da un orecchio all'altro, e mi rallegra sapere che la causa di quel sorriso sono io. E' tutto molto bello, ma la sua vista mi rallenta, perché sono troppo impegnata a fissarlo con il mio solito sorriso da ebete che mi contraddistingue da ieri sera. 

Che dire, la mia è una vera e propria cotta, di quelle che rendono la vita dolce come una caramella ma la razionalità inesistente. 

Ad un certo punto inciampo in qualcosa, o meglio, in qualcuno, e questo qualcuno ha delle belle braccia possenti che possono appartenere solo a quella persona. Alzo gli occhi e incontro lo sguardo di Dean, mentre sento che sto diventare rossa come le pareti della stanza di mio fratello ad Apple Springs. 

Essendoci baciati, dichiarati e probabilmente siamo sulla buona via per essere una coppia, mi fa strano pensare a lui come una persona come tutti gli altri, perché, di fondo, non lo è. Non è un essere umano, somiglia più ad un semidio, perfetto ma senza essere immortale come un dio, e sono così felice di essere la sua imperfetta ninfa. Certe volte mi chiedo come mi abbia notata, dati i miei musi lunghi, gli occhi gonfi di lacrime delle ultime settimane, e gente a caso che mi definisce una "puttana". Eppure ora siamo qui, e mi guarda intensamente negli occhi, con quei suoi occhi magnetici, scuri, dal colore più bello del mondo, mentre mi avvolge un braccio intorno alla vita stringendomi a sé, come se non volesse lasciarmi andare. Scream, invece, si è fermata accanto a Steve e arrossisce, non avendo nemmeno il coraggio per parlare o muoversi. Entrambi sono imbarazzati, e lo si capisce dal rossore sulle guance della mia compagna di stanza sia da come il ragazzo si sistema il ciuffo già ordinato guardando in aria, con aria indifferente. 

Scommetto che Scream ha fatto una scenata con i controfiocchi, una delle sue, altrimenti farebbero finta che non sia successo niente e starebbero a litigare per ore. Dean mi guarda, leggermente sorpreso, poi sposta lo sguardo sui due ragazzi che hanno un'espressione da cane bastonato, come se potessero permetterselo, di sembrare sanguinanti. Perché l'unico sangue marcio qua è il mio, che sta ribollendo nelle vene.

-Adesso mi avete proprio stancato, tutti e due!- urlo, sciogliendo l'abbraccio con il mio (quasi) ragazzo per gesticolare in maniera più libera. Entrambi si spaventano e fanno un passo indietro, perché lo sanno che possono fare tutto, ma farmi arrabbiare no. 

-Ho impiegato un sacco di tempo ad elaborare un piano per farvi stare insieme, ho chiesto a Dean di aiutarmi a convincere Steve a fare una cosa che non gli piace, cioè venire in discoteca, e sappiamo quant'è testardo questo qui! Ho addirittura avvisato entrambi di non fare guai, e voi cosa diavolo fate? Tutto il contrario di ciò che vi chiedo! Scream, ti avevo avvertito di non prendere a male ciò che avrebbe detto perché tu gli piacevi- si, cazzo, gli piacevi-, e tu che cosa fai? Una scenata in una discoteca piena di persone. E tu, Steve, ti avevo preparato un discorso con i fiocchi, la dovevi far cadere ai tuoi piedi, e invece l'unica cosa che è caduta è stata il mio piano! Hai rovinato tutto anche tu. Ora, per favore, baciatevi, copulate, siate fidanzati e non rompete più il cazzo!- esclamo, tutto d'un fiato. Credo proprio di aver ottenuto l'effetto desiderato, oltre alla vena sul collo grossa che rischia di scoppiare da un momento all'altro, perché l'imbarazzo sembra dissimulato e ritornano a guardarsi, spero per non litigare ancora o davvero le torture dell'Inquisizione sembrerà solletico a confronto. 

-Scream...- sussurra il mio amico, guardandola negli occhi con un'espressione da pesce lesso.

-Tu... Sei fantastica. Non credevo fosse possibile che potesse esistere una ragazza così bella e con così tante qualità. Mi piaci, davvero, e voglio stare con te, accogliere tutti i tuoi dubbi e le tue insicurezze, provare a farti stare meglio quando sei triste e ridere insieme quando sei felice. Per cui, se volessi, vorrei poter avere una chance con te.- dice, tutto d'un fiato, mentre diventa rosso come il maglione che indossa. La mia amica spalanca gli occhi, visibilmente sorpresa, e si porta una mano al cuore, quasi come se fosse emozionata e quelle parole la colpissero dritta lì, piacevoli. Vedo anche scenderle una lacrima, commossa.

-Oh, Steve... Se rovinassi anche questo momento sarei una stupida, quindi... Beh, non sono così brava con le parole come te, quindi ti dico semplicemente che sì, voglio stare con te.- risponde, per poi gettarsi tra le sue braccia e baciargli teneramente le labbra. Finalmente ci sono riuscita, alla fine sarebbe bastato soltanto alzare un po' la voce alla presenza di entrambi. Nonostante i polmoni buttati e vene del collo martoriate, questa scena mi fa sorridere, mi rende felice come se ne fossi direttamente protagonista, è tutto così maledettamente tenero...

-Ehm... Jackie, è tutto a posto? Ti sei commossa? Guarda che stai quasi per piangere!- mi chiede Dean, sorridendomi in modo tenero, il che fa battere il mio cuore più forte del normale. Se faccio così ogni volta che mi guarda, anche solo per sbaglio, finirò per morire prematuramente.

-Cosa? Perché dici così?- rispondo, asciugandomi una lacrima solitaria sulla mia guancia. Oh, adesso capisco: prima, ad essermi commossa, ero io, non Scream!

-Oh, era soltanto un moscerino nell'occhio, non mi emoziono mica per così poco!- mento, ma tanto so che non mi crederà mai, e scoppiamo a ridere insieme, mentre mi circonda la vita con le sue possenti braccia che mi fanno sempre un certo effetto.

-E comunque, quando dirai loro che ci abbiamo messo solo un quarto d'ora a mettere in piedi un piano geniale?- mi chiede, per poi lasciarmi un bacio a stampo sulle mie labbra, mentre sento la ragione abbandonarmi man mano. 

-Lascia che pensino che siamo stati ore in biblioteca.-

                      ***********  

-Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per me in questi giorni. Mai nessuno si era spinto così in là per me.- mi dice Scream, mentre io sono in bagno per truccarmi e poi uscire con Dean. Ho deciso di non sembrare ciò che non sono, e ho indossato semplicemente un jeans, un maglioncino crop e gli anfibi neri. Ho anche ricevuto vari messaggi da parte dei miei amici per un'uscita di gruppo dopo un sacco di tempo, ma io sto ignorando tutti, soprattutto Moe, Axel e Jeff, che per me non esistono più e non li considero nemmeno lontanamente amici. Non più, ormai. 

E poi ho già un appuntamento, non posso mica rimandarlo per stare con persone con cui non mi va più di stare per vari motivi. 

-Ho solo cercato di aiutare degli amici, tutto qui. Non è niente di speciale.- rispondo, scrollando le spalle, applicando il rossetto rosso opaco, mio marchio di fabbrica, sulle labbra. La mia mano trema per quanto io sia in fibrillazione, non vedo l'ora che passi Dean con la sua macchina e poi andare al cinema insieme. Da soli. Come non mi era mai successo prima d'ora. 

-E' grazie a te che adesso sto con il ragazzo che mi piace da quando ero una novellina e i miei capelli avevano ancora lo stesso colore in entrambi i lati.- mi confessa, arrossendo. Anche lei e Steve finalmente avranno la loro uscita romantica che sognano da tempo, anche se la loro concezione di romanticismo non è certo come la mia, visto che andranno alla sala giochi di qualche sabato fa. Ma alla fine, contenti loro, contenti tutti. Ad un certo punto il mio cellulare trilla, poiché è arrivato un nuovo messaggio: per fortuna è Dean, che mi aspetta giù al dormitorio.

-Divertiti con Dean, te lo meriti, si vede che sei felice con lui.- mi dice, lasciandomi un bacio sulla guancia che mi fa solo sorridere.

-Anche tu, Scream.- 

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AKIKO'S SPACE
Okay, è un po' che non aggiorno, ma la sessione estiva mi ha inglobata, e ho solo dato un orale e uno scritto. Il peggio deve ancora venire eheheh uccidetemi.
Comunque, ci tengo a precisare che la storia è ambientata nel 2015/2016, dunque si parla di Mockingjay e di canzoni uscite prima o durante quel periodo.
Che dire, questo è uno dei miei capitoli preferiti perché Scream e Steve sono la mia ship preferita e loro i miei personaggi preferiti. Magari conierò anche un nome per loro due... Ci penserò su, promesso. Non ho molto altro da dire, alla prossima!

-Akiko

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***


Canzone consigliata: Santa Tell Me- Ariana Grande 

Dicembre è arrivato senza che nessuno in questa scuola se ne accorgesse, così presi dallo studio e dalle faccende quotidiane da dimenticarci che manca davvero poco alla festività più bella dell'anno. Il mese del Natale, infatti, ormai è qui: un periodo che ho sempre definito strano, dove le persone sembrano diventare più buone e allontanarsi da una realtà di sofferenza, come se si dimenticasse tutto ciò che ci aveva fatto stare male. Quest'anno non c'è nessuna eccezione, infatti non solo nei corridoi si respira un'aria di tranquillità dove tutti possono esprimersi, anche le persone che di solito sono riservate e chiuse nel loro mondo... 

E anche i professori sembrano più propensi a dare voti più alti, o almeno è quello che sta succedendo a me. Infatti, è da qualche settimana che colleziono B e C come fossero figurine di uno dei miei album di Dragonball, lasciandomi alle spalle un periodo di D e alle uniche due F mai prese in tutta la mia carriera scolastica.

Eppure, studiare qui è difficile, o meglio, essere presi in considerazione dai prof sembra praticamente impossibile. Certo, non che venendo da una scuola diversa, e se vogliamo anche inferiore a questa qualitativamente, pretendessi un tappeto rosso ai miei piedi. Anzi, in realtà me lo aspettavo, ma non volevo crederci fino in fondo. E poi, dalle D sono passata alle B, credo sia un ottimo traguardo per una persona sfiduciata come me. Inoltre, l'unica che pare adorarmi è la professoressa di teatro, una ex hippie che però fuma ancora erba e soprattutto peggio di Scream, Dean e Steve messi insieme, forse perché a teatro riesco ad esprimermi liberamente.

Ma comunque, l'ultima preoccupazione che voglio avere nel mio periodo preferito dell'anno è quello di professori che ultimamente si sentono in vena di regalare voti buoni, anche perché sono un'addetta alla preparazione al ballo di Natale. Ho deciso di unirmi proprio perché adoro  tutto ciò che c'è intorno ad esso, che siano le decorazioni, il cibo o i regali, e farlo da me è sempre stato un sogno. E' anche vero che sto sacrificando una buona parte del mio tempo libero e alcune ore di lezione, ma ne vale la pena. 

Inoltre, il tema che hanno scelto i membri del comitato studentesco è davvero bello, anche se impegnativo: le principesse Disney, e non scherzo quando dico che sono bastati gli occhi dolci di Shannon, la vice presidentessa del comitato. 

Oltre a me, in questa situazione si sono cacciati anche Dean, Gary, Frank e Mark, con cui ho ancora mantenuto un bel rapporto, specialmente con Mark. In tutto ne siamo sedici, tra chi si occupa di decorare la palestra, chi di ideare e stampare gli inviti, chi deve distribuirli vestito da Babbo Natale. Personalmente, insieme a Shannon, che ha davvero il Natale nel sangue oltre che una voce fantastica, Mark e Dean, mi occupo della scenografia, che rappresenterebbe un palazzo decorato a Natale, perciò mi tocca salire trecento volte sulle scalette per montare gli addobbi.

Purtroppo, però, non solo devo spaccarmi la schiena salendo e scendendo, ma sono quasi costretta a subire gli sguardi infuocati di Dean e Mark che a quanto pare quasi si odiano. Sempre a quanto pare, secondo il mio ragazzo il mio amico avrebbe una cotta per me, perché crede che gli occhi con cui mi guarda non siano quelli di un semplice amico. Ma tanto può fare quello che vuole, io non gli credo, dato che conosco Mark quando ero ancora una bambina e mi prendeva n giro perché avevo perso gli incisivi da latte. Dubito che una persona che mi ha vista in quel modo possa mai avere una cotta per me. 

-Ora neanche più sullo scaletto puoi salire, cazzo! Ti sta fissando il culo, lo vedo.- sta dicendo lui dal basso, mentre io sono sulla scala a sistemare dei festoni dorati e bianchi. Sbuffando ed alzando gli occhi al cielo, scendo i gradini e mi piazzo davanti a lui, guardandolo negli occhi con un'espressione del tipo "esageri, caro".

-Dean, amore, per favore, smettila di fissarti perché qui l'unico maniaco pervertito sei tu, che mi stai fissando le tette, e non negarlo.- lo ammonisco, notando lo sguardo fisso sulla scollatura a barca della mia maglia che lascia intravedere leggermente il seno.

-Chi lo nega? Sono il tuo ragazzo, di te mi piace tutto, anche il tuo fisico, ovvio che mi piaccia guardarti. Se non ti da fastidio, ovviamente.- risponde, alzando le spalle e, notando il mio sguardo sorridente, mi lascia un bacio a stampo sulle mie labbra. Non ci metto tempo a diventare cremisi, come d'altronde accade sempre di più ultimamente, manco fosse la mia prima cotta. A volte credo che stia iniziando già a pensare alla parte successiva, ma so che è troppo presto, ci conosciamo troppo poco e per alcune cose ho bisogno di tempo.

Come per scacciare questi pensieri, mi soffermo a guardare in lontananza Mark che sistema delle palline prese da uno scatolone marrone, mentre Shannon parla al cellulare, toccandosi in continuazione gli occhiali spessi. 

-Hey, Jackie, hai già pensato a come vorresti vestirti per il ballo? Sai, per coordinarmi...- mi chiede Dean, timido, nascondendosi dietro ad uno scatolone preso da terra così che io mi ritrovi a parlare con un pezzo di cartone fluttuante. Dopo questa affermazione, alzo gli occhi al cielo, quasi stupita dalla convinzione che ha messo in quella frase. Senza nessun invito non vado da nessuna parte, mi piace fare le cose per bene, mica come capita.

-Ah, beh, mica è scontato che io venga con te, no?- ammicco, facendogli l'occhiolino e sistemando bene la maglia e di nuovo il suo sguardo è lì, in maniera così insistente che manco si accorge di aver perso dei palloncini da gonfiare, quasi rovesciando la scatola che ha in mano.

-Beh... Ecco... No, ma vedi, non sapevo come chiedertelo, e quindi ho pensato facesse un suo effetto chiederlo così, ma credo di aver appena fatto una figura di merda, quindi magari il modo tradizionale avrebbe funzionato di più. Poi, sai, mi piacerebbe far vedere all'intera scuola quanto ti am... Adoro.- risponde, arrossendo sino alle orecchie, e lasciandomi un attimo di sasso per quella piccola "m" che sicuramente significa qualcosa. Scuoto la testa, come a cacciare questo pensiero stupido.

-Comunque, se vuoi una mia opinione, mi piacerebbe tanto "La Bella e la Bestia", primo perché ti ci vedo bene con quel vestito, poi, sai la questione dell'aspetto fisico mi è sempre stato a cuore...- continua, posando a terra lo scatolone e abbracciandomi forte. Rimango di sasso, credo di non aver mai sentito parlare così un ragazzo rivolgendosi a me, tutti concentrati a commentarmi in diretta i culi e le tette delle povere malcapitate che incrociano la nostra strada. 

Inevitabilmente, questo mi riporta alla memoria un ricordo a cui non avevo dato alcun peso, almeno in passato. 

"Eravamo seduti nel parco dietro la scuola, durante un'assolata giornata di giugno nel primo pomeriggio. Eravamo io, Jim, Angie e John, il miglior amico di Jim che aveva una cotta per la mia migliore amica. Mentre loro discutevano degli affari loro amabilmente a distanze non proprio da persone che hanno solo voglia di chiacchierare, io ero seduta sul prato assieme al mio ragazzo, che fumava assorto fissando l'orizzonte, con me che lo fissavo adorante, contenta di avere tutta l'attenzione sulla nostra storia. Ricordo anche che indossavo una delle mie maglie preferite, che lasciava intravedere la linea che si formava tra i miei seni non esageratamente grandi ma nemmeno piccoli.

-Guarda che mi sono accorto del push-up.- saltò su, spegnendo la sigaretta sul prato, cosa anche abbastanza pericolosa. Arrossii vistosamente, va bene che non erano una quarta, ma di sicuro non erano così piccole da sembrare supportate da un push up!

-Hey, ma cosa dici? Sono mie...- replicai, toccandomele entrambe. Scoppiò a ridere, come se mi trovasse divertente, ma non mi sembrava di aver detto qualcosa di particolarmente esilarante...

-Non c'è nulla di male, cara. E' normale che voi ragazze privilegiate i reggiseni imbottiti, in fondo, potete essere le più simpatiche e intelligenti di questo mondo, ma dovete anche apparire per piacere a noi ragazzi...- mi spiegò, alzandosi e andandosene da vicino a me per unirsi ai due che parlavano continuamente e animatamente. La risposta, certo, non era delle più felici, ma non mi aveva posta in allarme come avrebbe dovuto."  

-Hey, Jackie, ti senti bene? Ma soprattutto, ci sei?- mi chiede Dean, agitandomi una mano davanti agli occhi. E' tutto finito, ora è tutto un sogno, non esiste più né Jackie dell'estate, né un Jim che mi ronza intorno. E' un ricordo lontano che ha lasciato una brutta cicatrice, ma è solo questo, alla fine. Solo una cicatrice. Infatti, annuisco vistosamente, ma il moro ha capito tutto del mio stato d'animo.

-Stavo dicendo, sto andando a prendere qualcosa ai distributori, vuoi qualcosa?- mi chiede, di nuovo, dolcemente, visibilmente preoccupato.

-Si, una lemon soda per questo calo di zuccheri va più che bene.- rispondo, riprendendo lo scatolone con le palline destinate all'albero e dirigendomi verso Shannon, che non parla più al telefono. Nemmeno il tempo di arrivare da lei e scambiare anche solo una parola che il fragore di un vetro che si infrange riempie tutta la sala. Il silenzio cala, riempiendo la stanza prima colma di voci che parlottavano quasi sovrastandosi, e tutti cerchiamo di capire da dove provenga questo rumore, finché non adocchio due ragazzi del primo anno correre verso quello che dovrebbe essere l'epicentro. Finché non mi accorgo che l'autore di tutto ciò è Frank, che doveva occuparsi degli inviti, cioè tutt'altro. Io e la vice ci guardiamo, interrogative, sorprese di vederlo lì a raccogliere i resti di quello che sembra cristallo, o almeno lo era, ed è avvicinandomi leggermente che riconosco qualcosa che non dovrebbe essere qui. Il piccolo presepe che mi aveva regalato mia nonna, a cui era molto legata per via delle sue origini italiane, qualche anno prima della sua morte dovrebbe essere nella mia camera, tra le mie cose, non nelle mani di un mio amico. 

-Dimmi solo che questa è una copia del mio piccolo presepe e che non sei davvero entrato nella mia camera, frugato tra le mie cose e preso la cosa che ho di più cara al mondo.- sussurro, perché se alzassi la voce non so quanti decibel potrei raggiungere, quindi meglio essere sarcastica. Sapeva quanto ci tenessi a quel piccolo gioiellino, era una delle poche cose che mi rimanevano di una persona a cui ero affezionata tantissimo. Era inviolabile, e il bello è che lui lo sapeva. 

-Jackie, ti giuro mi dispiace tantissimo. volevamo farti una sorpresa ed esporlo...- cerca di scusarsi, parandosi il culo, ma con me in queste condizioni sa che non può andare da nessuna parte. Non mi interessa nemmeno sapere di chi è stata l'idea, intanto è stato lui a farlo cadere e a rompere una parte importante della mia vita, quella dove c'era anche mia nonna, che mi manca tantissimo. 

-Era intoccabile e lo sapevi. Chi cazzo ti ha dato il permesso di prenderlo?- inizio ad urlare, nonostante sia davanti a tanta gente che osserva e bisbiglia, e so che dovrei essere calma e pacata, ma con tutta la sincerità del mondo, non me ne frega nulla. 

-Cielo, ti vuoi dare una calmata? Da quando stai con quel Dean non ti si può dire nulla, sei inavvicinabile.- sputa, acido, alzandosi da terra e cambiando tono di voce, da supplichevole e amichevole ad arrabbiato. Spalanco gli occhi, sorpresa, anche dalla risposta infantile che non mi sarei aspettata da lui. 

-E ora cosa cazzo c'entrerebbe la mia storia con Dean? Stiamo parlando del fatto che hai rotto una delle poche cose materiali a cui tengo perché non riesci a stare fermo!- continuo ad arrabbiarmi, ormai incontrollabile, ma soprattutto capendo che, forse, non è semplicemente un litigio per un presepe rotto, ma che dietro nasconde rabbia repressa, da entrambe le parti.

-Non ti saresti imbestialita così tanto qualche tempo fa, se fosse successo. Sembra quasi che qualunque cosa facciamo io o gli altri tu debba sempre incazzarti, non ti si può dire nulla che subito sbraiti e ci accusi di essere delle cattive persone. Dov'è finita la mia amica, quella con cui ho intrapreso una delle decisioni più importanti della mia vita? Quella di cui mi fido, che voglio bene? Perché, ad occhio e croce, non esiste più.- conclude, fissandomi insistentemente. Nel frattempo, dev'essere arrivato Dean, perché sento parlottare Mark e Shannon spiegando in breve l'accaduto a qualcuno. Incurante delle varie occhiate insistenti di un'intera palestra, colma di gente anche proveniente da fuori. 

-Ah, come se io avessi voluto trascinarvi con la forza qui! Avete deciso voi di seguirmi nonostante sarebbe stato difficile per tutti, ma voi vi siete fatti forza tra voi e mi avete messa da parte, fregandovene di come stessi io! Ho cercato di stare con voi in varie occasioni, eppure eravate sempre occupati, come se non fossi mai esistita effettivamente nelle vostre vite.-. Ora sono davvero arrabbiata, a livello che spaccherei qualsiasi cosa di fragile nel raggio di venti metri. E forse, in questo momento, dovrei spaccare me, la cosa più fragile in questa stanza.

-Smettila di fare la vittima, limitarti a guardarci da lontano non è tentare di stare con noi.- puntualizza, mordendosi il labbro, abbassando il tono di voce perché accortosi della quantità di gente che ci guarda. Mi ero quasi dimenticata che a lui interessa del giudizio di un paio di adolescenti che al massimo posteranno un video di una discussione online. Pazienza, siamo entrambi vestiti.

-Nemmeno salutarmi con un cenno della mano da lontano lo è, tentare di stare con me.- rispondo, facendo per andarmene, ma poi mi giro, come a concludere il mio discorso con una frase spero ad effetto. 

-Sai che ti dico? Forse non sono mai cambiata, forse sono sempre stata così e nessuno se n'è mai accorto, impegnati come siete su voi stessi.-. Dopodiché, esco dalla palestra con le lacrime agli occhi.

Forse, per sfuggire al mio passato, sto perdendo le persone che me l'hanno migliorato un po'.

 

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AKIKO'S SPACE 

Ciao a tutti e bentrovati con un mio nuovo capitolo! Lo so, è presto per Natale, siamo in piena estate e il solo pensiero dei maglioni mi fa sudare vistosamente. Ma amo questo periodo, nonostante sia fan dell'estate, e ho dedicato un paio di capitoli a questa festività. Inoltre, perdonate l'assenza, ma la sessione estiva ancora non l'ho finita- sì, quest'anno la mia sessione finisce il 31 luglio, e non è uno scherzo- ma almeno mercoledì avrò un mese intero dove posso non studiare. Yay.
Anche per oggi è tutto, vi invito a seguirmi su Instagram (akiko.uzumaki) e niente, alla prossima gente!
-Akiko

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 ***


Canzone consigliata: Afraid- The Neighbourhood

Dopo il litigio con Frank, ho realizzato una cosa che mi fa sentire triste ma allo stesso tempo mi rende consapevole che la mia vita sta cambiando: a parte Mark, non parlo più praticamente con nessuno di quelli che prima erano i miei migliori amici. Quelli che un tempo erano stati il supporto più grande in tante situazioni di merda, ora non sono altro che sconosciuti che a stento mi salutano nei corridoi. Li avevo gettati via così, da un giorno all'altro, senza nessun preavviso, senza che potessi abituarmi alla loro assenza. 

Ovviamente è come se nel mio petto ci fosse una sensazione di vuoto, come se mancasse qualcosa nella mia vita, un ammasso di presenze costanti che ora non ci sono più. Eppure, se dovessi fare un presunto primo passo, c'è qualcosa che mi blocca. Nella mia testa esiste questa convinzione che, se vogliono continuare ad essermi amici, devono essere loro a venire da me e a chiedermi scusa. Come se io non rappresentassi altro che la vittima di questa situazione. Dean, Scream e Mark mi hanno più volte consigliato di andare da loro e chiedere almeno una spiegazione di certi comportamenti che non mi sono piaciuti, ma io non mollo. Se vogliono, devono essere loro a cercare me, soprattutto ricordandosi che in passato sono sempre stata io a cercare un punto di incontro. L'unico punto di contatto con la me del passato è, appunto, Mark, che non a caso è stato il primo che ho conosciuto tra tutti e tre.

10 anni prima...

Avevo sei anni e piangevo, piangevo così tanto che credevo che le mie lacrime stessero per finire ma il ginocchio mi faceva troppo male. I bambini del mio vicinato, bestie feroci alte e più grandi di me di almeno un paio di anni, mi avevano tirato uno sgambetto ed ero finita a pancia in giù, e ora mi sentivo sanguinare sia il ginocchio, sia il mento. I bambini erano proprio stupidi, non vedevo l'ora di crescere per diventare più alta e cantargliene quattro. Ovviamente, anni dopo, non parlavo nemmeno più con loro, e soprattutto non ero diventata poi così alta. Ero seduta sul muretto del parchetto del mio quartiere dove giocavo ogni pomeriggio, ma in quel momento volevo solo ammirare con invidia tutti gli altri bambini che giocavano con i loro amici. 

Ad un certo punto, un bambino di corporatura esile, con grandi occhi marroni e una capigliatura mossa indomita, mi si avvicinò, con un gelato al limone nella sua mano. Alzai lo sguardo, e fissai il ghiacciolo che stringeva nella sua mano: di solito, mia madre lo comprava quando ero triste, ma ora ero al parco con una babysitter che a stento sapeva che faccia avessi. 

-Lo vuoi anche tu? Mamma ha detto che possiamo comprarlo anche a te se ti va.- mi chiese, giustificandosi poi, come se effettivamente ci fosse qualcosa da giustificare. Lo guardai, spalancando i miei occhi verdi, come se gli fossi eternamente grata per un gesto così carino e dolce. Annuii, con il labbro inferiore sempre incurvato, che sono sicura, all'epoca faceva anche tenerezza, e il bambino mi prese per mano, portandomi da sua madre, una donna giovane e all'apparenza felice. al chioschetto dei gelati nel parco mi comprò il mio ghiacciolo alla fragola, che gustai con avidità, mentre il bambino dai capelli indomiti mi guardava divertito.

-Lasciali perdere, i più grandi, si approfittano di chi è più debole.- mi consigliò, saggiamente, mentre io annuii, convinta che stesse dettando legge.

-Tu non hai paura che ti facciano male?- gli chiesi, mentre la madre del bambino mi tamponava la ferita al ginocchio e quella sotto al mento. Lo sguardo di quel bambino assunse una sfumatura di orgoglio e di fierezza che a pensarci mi fa tenerezza. 

-Io sono forte, loro non mi avranno mai, e se diventi mia amica non avranno mai nemmeno te. A proposito, io sono Mark, Mark Penny, tu come ti chiami?- mi chiese, dopo essere diventato rosso come un peperone. Arrossii anche io, ma fui più abile nel nasconderlo.

-Io sono Jackie, Jackie Winslet. Va bene, diventiamo amici allora.-

Sorrido a quel ricordo, ricordo che è stato tirato fuori quando Scream mi ha chiesto di più dei ragazzi, ma ho preferito parlarle solo di Mark. Pensare agli altri mi mette di cattivo umore, e nonostante sia quasi Natale, nonostante ci sia la festa organizzata da noi ragazzi e sia venuto fuori davvero un buon lavoro, non riesco ad essere del tutto positiva. E' come se mancasse qualcosa lo stesso nella mia vita, anche se sembra andare meglio di prima.

Mi guardo allo specchio a figura intera, ammirando il vestito ammodernato giallo che mi calza a pennello, ma in realtà ho la testa completamente altrove. Non che l'ammodernamento sia male, anzi, innanzitutto sono eternamente grata a Shannon per aver proposto, più che vestiti principeschi a tratti scomodi, una sorta di Disney Bound, quindi dovevamo semplicemente ispirarci nel vestiario. E poi, questo vestito giallo, rigorosamente corto, taglio anni '50, con scarpe col tacco abbinate, spezzate solo da pochette e collana con rosa rosse, mi sta veramente bene. Una delle poche volte in cui mi sento bella davvero.

-Smettila di rimuginare sul passato e pensa ad ammirare quanto sei uno schianto.- mi rimbecca Scream, in vestito verde prato di tulle perché vestita da Tiana (perché, a detta sua, "è la principessa che nessuno si cagherà e sarò dunque l'unica ad essere vestita così"), venendo vicino a me. La mia compagna di stanza mi è vicina in molte situazioni ultimamente, e anche ora sembra aver capito la presenza dell'alone di tristezza e rabbia che ultimamente ho in corpo. Ultimamente, mi tira proprio su di morale la sua presenza, che sia anche solo chiedermi come sto o anche aiutarla in matematica e in chimica, non di certo le sue materie. E dire che l'ho sempre snobbata.

-Jackie, sai come la penso: se tutto questo ti fa stare così, parla con loro, vedrai che tutto si sistemerà, anche il tuo umore... Ultimamente sembri un po' spenta, non mi piace vederti così.- mi dice, seria, posando una mano sulla mia spalla, come per confortarmi. 

-Scream, non voglio essere sempre io ad andare da loro e chiedere di dimenticare ciò che succede. Ogni tanto devono essere anche gli altri a venire da me... E comunque oggi non voglio pensarci.- le rispondo, evitando di guardarla, mentre applico il rossetto rosso intenso che mi ha regalato Moe al mio compleanno. Accidenti, sempre nei dintorni li ritrovo!

-Ti va se mi racconti qualche aneddoto della vostra amicizia? L'altra volta ti ha fatto stare meglio...- mi chiede, sedendosi sul letto. Non posso fare altro che imitarla e raccontarle qualcosa di così vicino al periodo in cui siamo.

Natale 2012

"Non era un bel periodo per la mia famiglia. Avevamo perso da poco un parente, uno zio di mia madre a cui era molto affezionata, e non avevamo voglia di festeggiare il Natale come tutti gli anni. Ovviamente io e Dylan eravamo abbastanza maturi da capire il perché i miei avessero smontato l'albero e scambiato i regali con una falsa gioia che mi faceva piangere il cuore, ma mia sorella Beth aveva solo cinque anni, e voleva a tutti costi festeggiare come avevamo sempre fatto. E così, tra le lacrime di mia sorella e le urla di mia madre, non facevo altro che leggere la pila di libri che mio fratello mi aveva regalato con le cuffie nelle orecchie, ascoltando l'album degli One Direction. Il ventisei dicembre, quando ormai era finita la magia del Natale, qualcuno bussò alla mia porta: era Moe.

-Ehm, ciao Jackie, come va?- mi chiese, abbastanza in imbarazzo. Non eravamo granché amiche all'epoca, ma una certa confidenza comunque c'era. Si guardò intorno: di certo i vestiti regalatimi da mia madre messi ancora sulla sedia, i pupazzi in disordine sulla mia scrivania e i libri sul comodino non erano poi così belli da vedere.

-Sai, stavo pensando... Perché stasera non vieni a casa mia? Volevo chiamarti, ma mia madre doveva venire qui e ho pensato di dirtelo da vicino... Giochi di società, ci stai?- mi chiese, non guardandomi in faccia. Alzai lo sguardo da "Alice nel paese delle meraviglie" e la fissai, con un'estrema gratitudine, perché mi stava tirando fuori da un covo di pazzi e depressi (per giusta causa, ma avevo comunque quattordici anni). Annuii, poi mi salutò, mentre io accennai un sorrisetto di felicità.

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-Psichiatria, mmh? Va sotto Axel, dai, non lo conosce.- stava dicendo Frank, mentre bevevamo Coca-Cola a non finire e volevamo soltanto giocare in compagnia. Nel frattempo, io, Angie e Mark mangiavamo i biscotti alla cannella preparati dalla mia amica con tanta avidità, mentre in generale si era creata un'atmosfera calda, un calore che però accendeva gli animi e li rendeva gioiosi. 

Sapevo cosa significava avere degli amici che ci tenessero davvero a me. Moe poteva benissimo non invitarmi perché non ero in sintonia con l'umore della festa, ero triste e arrabbiata dopo una perdita abbastanza recente. E invece aveva scelto di includermi, di provare anche solo un momento a rendermi felice, di farmi integrare. Lì erano tutti amici miei, Mark che mi guardava ogni tanto cercando di strapparmi un sorriso, Angie che mi chiedeva pareri su ragazzi che aveva conosciuto ad una festa, Frank che faceva battute squallide, addirittura Axel, a cui avevo fatto compagnia durante Psichiatria, aveva iniziato a ridere con me di avvenimenti accaduti durante l'anno. Lì sì che sapevo di non essere sola, di appartenere ad un gruppo, era quel senso di appartenenza non soffocante che mi rendeva consapevole di essere, almeno una volta nella mia vita, al posto giusto nel momento giusto"

-Wow, devi tenerci davvero molto ai tuoi amici. Ma Axel e Angie? Non li ho mai sentiti nominare...- commenta Scream, mentre al sentire il suo nome sobbalzo. Non sono ancora pronta per raccontare al mondo di lei, della mia migliore amica, o meglio, quella che un tempo lo era. Scrollo le spalle, concentrandomi sulla mia gonna e accarezzandone il tessuto.

-Axel era un mio caro amico, ma adesso non ci parliamo nemmeno più se non per stronzate del tipo "ehi ciao, come stai?" o "a quanto è il tuo limite di vodka liscia?". Ah, ed è il cugino di Mark, ma è totalmente diverso da lui.- spiego, ripensando alla sbronza epica che ci prendemmo qualche capodanno fa con l'alcol comprato dallo zio di amici nostri. Nonostante tutto, di Axel rimane sempre il buon ricordo di quello che era prima che conoscesse Dory, la sua attuale ragazza, per cui farebbe di tutto. 

-Angie, invece, era la mia migliore amica, ma sinceramente non mi va di parlare di lei. E' più traumatico di una qualsiasi rottura con un ragazzo a caso.- continuo, cercando di non soffermarmi su di lei, sulla Blair per la mia Serena, sulla Ino per la mia Sakura, e tralasciando ciò che è successo quest'estate con Jim. Scream annuisce, interessata, come se avesse capito.

-Capisco, e hai ragione, ma promettimi solo una cosa: sii te stessa, non cambiare mai. Potrai piacere agli altri se tu provassi ad essere perfetta, magari la società e le altre ragazze, quelle ordinarie, ti apprezzeranno. Ma senza le tue imperfezioni saresti una persona vuota, svuotata dei sentimenti che provi, che ti rendono così come sei, e senza di essi non saresti una persona che ama, che ci mette tutta se stessa in quello che fa, ma tutto comporta degli sbagli... Senza le nostre cicatrici non saremmo noi, in nessun modo. Il punto è questo: non lasciare che le tue esperienze passate, negative o positive che siano, rovinino il tuo presente, il tuo futuro e le decisioni che prenderai, fallo per chi ti ama e fidati, siamo in tanti.- dice, guardandomi intensamente negli occhi, e soprattutto sorprendendomi, in quanto fino a qualche settimana fa ero io a dire queste cose ad una ragazza sconsolata per colpa di quella testa calda di Steve. E, modestie a parte, se quella situazione si è risolta è anche merito mio. 

Avevo proprio sbagliato a giudicare male quella ragazza sopra le righe che mi sono ritrovata come compagna di stanza, quella che posso quasi considerare la mia nuova migliore amica. 

Ad un certo punto il cellulare di Scream si illumina, mostrando un messaggio: deve essere proprio lui, Steve. Non riesco a leggere ciò che le ha scritto, ma di sicuro qualcosa nella loro lingua, quella che per noi che siamo fuori dalla loro storia d'amore non possiamo mai capire. 

Quei due hanno un rapporto proprio sopra le righe, ma del resto, cosa ci si poteva aspettare da due persone come loro? Per due fine settimana sono saltati sulla moto di Steve e sono partiti, senza dire nulla a nessuno, per poi vederla tornare il lunedì con un nuovo colore di capelli o, addirittura, un tatuaggio di un biscotto sulla gamba. Quando sono a scuola, invece, a volte sembrano non conoscersi nemmeno.

Un rapporto del tutto diverso da quello tra me e Dean, che siamo attaccati non appena possiamo, e durante l'ora di educazione fisica, quando il prof non guarda, ci scambiamo baci a volte anche abbastanza lunghi.

Eppure, Scream e Steve sono fatti così, e io voglio loro un bene dell'anima: sono particolari, hanno coraggio, sfidano le leggi della natura e ci mandano tutti a fanculo. 

-Ti ringrazio per le belle parole, mi sa che mi serviva un po' di consolazione.- le rispondo con un gran sorriso sulle labbra, anche se so che non potrei mai ringraziarla come vorrei. Sorride anche lei, di rimando, per poi specchiarsi un'ultima volta, lasciarmi un bacio sulla guancia e scendere le scale, dimenticando la porta aperta. Alzo gli occhi al cielo: ci risiamo, la porta aperta è una costante della nostra stanza, ma menomale che sono vestita. Urlo un "la porta!" non troppo convinto, così sono io ad alzarmi e ad andare a chiuderla, ma una figura dalle grosse spalle mi blocca la visuale: Dean. Nel vederlo ho una sensazione strana, quasi di... calore, nel basso ventre. Anche lui non sembra del tutto lucido, e non perché abbia bevuto o fumato.

-Ma come siamo belle stasera.- mi sussurra, avvicinandosi e iniziando a baciarmi il collo. E' perfetto, con quella giacca azzurra che gli calza a pennello, i jeans scuri che gli fasciano le gambe muscolose e la cravatta dorata che riprende i motivi oro del vestito della bestia. E' così perfetto che tutto quello glielo strapperei a morsi immediatamente. 

-Nemmeno tu scherzi...- commento, indietreggiando sul letto di Scream e inciampandoci sopra. Inizia a baciarmi, mettendomi una mano sul fondoschiena e stringendomelo, provocandomi un gemito nel bacio. E io che ho sempre odiato quando Jim lo faceva. Non appena si stacca per guardarmi, li noto: i suoi meravigliosi occhi, che già di solito sono scuri, ora lo sono ancora di più, e ho la sensazione che anche i miei lo siano abbastanza, nonostante siano azzurri. 

Faccio saettare lo sguardo alla porta, notando solo ora che l'ho rimasta aperta, ma questo mi desta dal mio "non so come definirlo" e mi accorgo che quello che stiamo per fare è assolutamente sbagliato. Mi stacco da lui e mi sistemo il vestito, per poi prendere il rossetto rosso e sistemarmelo sulle labbra ancora meglio.

-Andiamo?- propongo, evitando di proposito il suo sguardo, come anche Dean fa con me. Anche lui è ritornato come sempre, gli occhi dolci, controllato, bellissimo. Dopo aver annuito, scendiamo le scale chiudendo a chiave la porta della camera. 

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AKIKO'S SPACE

Eccomi qua con un nuovo capitolo (anche abbastanza lungo, mi pare) che non doveva strutturarsi così. Eh no. Infatti, doveva entrarci una scena molto dolce e altre tante altre cose belle che però vedrete nel prossimo capitolo, quello definitivo di Natale. 

Allora, giustamente mi è stato fatto notare che non c'è molto spazio per il rapporto tra Scream e Jackie, che personalmente io adoro, così ho deciso di inserire un momento confidenza dove il personaggio preferito di tutti da un po' di forza alla nostra protagonista. Personalmente adoro il capitolo, e i flashback danno un'idea della vita di Jackie prima di andare al convitto. 

E niente, spero che il capitolo in qualche modo vi sia piaciuto, vi invito a seguirmi su Instagram (@/akiko.uzumaki) e ci vediamo al più presto, tanto sono in vacanza! A presto, gente!
-Akiko

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 ***


Canzone consigliata: Jingle Bell Rock- The Vamps

Non appena entro nella palestra, un sorriso mi compare sul volto: abbiamo fatto davvero un buon lavoro, io e lo staff, e ne vado molto fiera. Sembra davvero di stare in un palazzo principesco, con i pannelli disegnati e colorati sui toni del dorato, come a simulare uno stile classico, arricchiti da ghirlande rosse e finte finestre barocche. Sono felice che abbiamo scelto come tema proprio le principesse Disney. Al mio fianco, Dean sorride soddisfatto, in fondo è anche merito suo se il palazzo ha dei pannelli degni di nota, con la sua precisione millimetrica sono quasi tutti uguali e rendono l'ambiente davvero magico.

Il tavolo del buffet è già pieno di gente che arriva da ogni lato, assaltato da persone abbigliate in modo principesco ma dai comportamenti ferini, oserei dire. La cosa divertente, però, è che Shannon ha fatto preparare dolci e pietanze nominandoli come un particolare di ogni film, come le mele caramellate che sono diventate "le mele avvelenate" di Biancaneve, oppure il punch blu è diventato "essenza di genio" o cose del genere. Quella ragazza ha praticamente dato la vita per l'organizzazione di quello che potrebbe sembrare un banale party di Natale.

Ad un certo punto, qualcuno mi tocca la spalla, e girandomi mi accorgo che è John Mayer, del corso di musica, un tipetto del terzo anno che somiglia molto a Billie Joe Armstrong dei Green Day ai tempi di "21 guns".

-Ciao Jackie, scusami se ti disturbo, volevo chiederti, dato che Shannon mi dice una cosa e Helen un'altra, se dobbiamo suonare prima le Gentle Ladies o dopo, che non ho capito nulla.- mi chiede, portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato. Alzo gli occhi al cielo: l'idea di Mark, fenomenale, è stata quella di non far suonare un unico dj per tutta la serata, ma di promuovere anche musica dal vivo, come quella della band di John o le Gentle Ladies, che fanno cover di brani molto famosi e rigorosamente pop. L'idea è stata accolta bene dal comitato organizzativo, ma Helen, che sarebbe la rivale storica della presidentessa, sebbene un anno più grande di lei, ha voluto decidere per forza lei i turni delle varie band, cosa che non è andata giù alla ragazza. E così, il risultato è che i poveri ragazzi che devono suonare hanno le idee abbastanza confuse.

-John, tranquillo non disturbi affatto, comunque se non sbaglio voi venite prima, le ladies devono cantare solo canzoni di Natale a quanto pare.- rispondo, cercando di ricordarmi la scaletta delle esibizioni, che comprende anche una parte karaoke durante la serata.

-Sì, voi venite prima, ma mi raccomando: niente canzoni esageratamente rock, se scadete nel metal vi ammazzo.- si intromette Dean, che molto probabilmente avrà ingoiato il programma già il primo giorno. Dean e John sono anche abbastanza amici, ho scoperto che l'anno scorso il mio ragazzo lo ha aiutato in matematica o sarebbe stato bocciato.

-Ah, se non ci foste voi due, menomale che qualcuno mi dice le cose come stanno! Grazie ancora, tra poco andremo sul palco.- esclama, prendendo una mia mano e baciandola, facendo scoppiare a ridere non soltanto me, ma anche Dean. Me l'aveva detto che quando quel ragazzo faceva abbastanza amicizia con qualcuno era molto espansivo, ma non mi aspettavo di certo così tanto.

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A serata inoltrata, do uno sguardo alle persone intorno a me, cercando di capire il loro stato d'animo. Individuo Scream e Steve baciarsi appassionatamente da più o meno quando sono arrivati, Mark parla con persone del comitato o di qualche suo corso, le ragazze Liu, Zoe ed Ellen sembrano a loro agio bevendo e ballando, quest'ultima in particolare ha attirato lo sguardo insistente di Gary che sembra un'adolescente che non sa come dichiararsi alla sua cotta.

-E chiudi quella boccaccia, idiota! Ti entrano le mosche.- sta sibilando Martin, o almeno è quello che vorrebbe fare, perché in realtà lo sta più urlando. Questa scena mi fa ridere abbastanza, e mi fa anche ammirare l'amicizia che c'è tra quei due ragazzi. Sembrano così distaccati e virili, quando in realtà sono uniti da una profonda amicizia. Spero che Gary riesca a dimenticarsi in fretta di Ellen, che nonostante sia mia amica, so che non se lo merita.

Riesco ad intravedere anche Moe e Frank, che parlano concitati, come se potessi scorgere lui nervoso e lei che cerca di consolarlo in qualche modo. Appena intercettano il mio sguardo, che non so definire se fiero o triste e deluso, loro si spostano, come se stessero dicendo qualcosa che non potessi sentire. E pensare che siamo sempre stati insieme, durante i balli scolastici, invece quest'anno nemmeno gli auguri ci facciamo. Che cosa alquanto triste.

-Dai, non essere triste, non stasera almeno, che dovrebbe essere la tua serata, guarda a cosa ti ha portato il tuo impegno.- mi sprona Dean, passandomi un altro bicchiere di punch alcolico, che tecnicamente dovrebbe essermi vietato. Eppure sono quasi al limite, mi gira la testa e inizio a vedere tutto in una maniera abbastanza stravagante. Questo perché i professori sono convinti che questo sia analcolico, e invece alcuni ragazzi che non conosco ci hanno versato della vodka dentro.

Ad un certo punto, mentre io e Dean ci baciamo appassionatamente, una ragazza mi urta la schiena, facendomi anche abbastanza male. Non appena mi giro, e noto la mia amica, mi chiedo cosa ci sia che non va nelle persone che mi circondano.

-Candy? Va tutto bene? Perché sei sola? Le altre dove sono?- inizio a chiederle, praticamente stordendola e giustamente mi guarda malissimo.

-Hey, vacci piano con le domande, sto cercando... una persona.- mi risponde, senza guardarmi negli occhi, fissando la sua gonna verde che ha indossato per il cosplay di Ariel.

-Se cerchi la persona che credo tu stia cercando, sta parlando con la mia amica, Moe, o almeno fino a qualche minuto fa era così.- le dico, beccandomi uno sguardo che non ho capito bene se è di odio o di riconoscenza infinita. Probabilmente, un misto. Abbassando la testa se ne va via a cercare "la persona". Mi viene spontaneo sorridere e pensare che una persona del mio nuovo mondo e una del vecchio si siano invaghiti l'uno dell'altro. Dean nota il mio sguardo perso ma sorridente, seppure impercettibilmente, e posa di nuovo le sue labbra sulle mie, mentre tutto attorno a me scompare e i contorni diventano sempre meno nitidi.

Ad un certo punto, però, la band smette di cantare, segno che sta per esserci un cambio e se la memoria non mi inganna dovrebbe esserci il karaoke.

-Un minuto di attenzione prego.- tuona una vocina sottile che conosco bene, e che mi fa un attimo tornare alla realtà. Cosa ci fa Scream sul palco con il microfono in mano? Mi spaventa alquanto, sarà la mia migliore amica ma è pur sempre una pazza.

-Vorrei invitare qui sul palco una delle organizzatrici della serata, una ragazza così dolce e carina che però nasconde una voce fantastica che da il meglio di sé durante la doccia.- ridacchia, come del resto mezzo pubblico. Arrossisco sino alla punta delle orecchie, con Dean e un altro po' di gente che mi guardano con un'espressione divertita.

-Ed è per questo che chiamerei su questo palco Jackie Winslet, la mia compagna di stanza, nonché migliore amica!- esclama, mentre la folla esplode in un applauso.

Ci sono due cose che mi hanno estremamente smosso: la prima, è che quella stronza me l'avrebbe pagata in qualsiasi modo possibile e immaginabile.

La seconda, mi ha appena definito la sua migliore amica davanti a tutta la scuola. Altro che dichiarazione d'amore, questo per me è l'evento che più di tutti mi ha resa felice. Non ricordo che qualcuno avesse mai avuto una considerazione così alta di me, di solito ero io a dirlo ad alta voce, "siamo migliori amiche no?".

Mi desta dal mio sonno una spintarella di Dean, che mi accompagna quasi fin sotto al palco, mentre il mio viso si piega in una smorfia che può sembrare un sorriso ma che in realtà è una minaccia.

-Questa me la paghi, cara, del tipo che tutti i giorni ti sveglierai tu per prima.- sibilo, con il sorriso sulle labbra per non far capire nulla a chi mi sta fissando, con tutte queste luci che mi colpiscono in pieno viso.

-Che amica sarei se non ti facessi fare anche solo una figura di merda?- risponde, sorridendo, mentre mi prende per mano e mi accompagna al computer per selezionare la base. Cosa potrei mai aspettarmi mai da una Scream, che ascolta Led Zeppelin, Queen, Arctic Monkeys se non...

-Oh, questa di Cher Lloyd è perfetta!- esclama, sorprendendomi ancora una volta. E io che pensavo detestasse ogni roba pop e commerciale. Ma poi, mi ricordo di un particolare piuttosto importante.

La canzone mia e di Angie.

E dunque, mi ritrovo a cantare "Oath" di Cher Lloyd e Becky G con quella che ho capito essere la mia migliore amica.

"Yo, my best friend, best friend til the very end
Cause best friends, best friends don't have to pretend
You need a hand, and I'm right there right beside you
You in the dark, I'll be the bright light to guide you"

La guardo, e non posso fare a meno di sorridere. Questo per me è proprio un giorno meraviglioso. Finalmente è arrivata anche per me. Finalmente esiste qualcuno che perde tempo ad organizzare qualcosa che mi renda felice, che mi consoli dai litigi di questo ultimo periodo. Lei, la persona che meno avrei creduto potesse aiutarmi.

"Wherever you go, just always remember
That you got a home for now and forever
And if you get low, just call me whenever
This is my oath to you"

Il suo sguardo ha il mio stesso luccichio, lo riconosco, è quello di una persona felice di aver trovato la propria complice. Perché è questo che siamo.

Non appena finisce la canzone, mi catapulto giù dal palco, dove vengo accolta dalle ragazze che iniziano a tempestarmi di domande su come facessi ad essere così brava (che poi, punto uno non sono poi così brava, punto due come se lo sapessi come facessi) uniti a vari complimenti. Non ho nemmeno il tempo di guardarmi intorno che vengo presa sottobraccio da Liu per un drink noi donne soltanto, senza troppi maschi in giro.

-Un brindisi al 2015! E al 2016 che sta per iniziare - urla Zoe, e tutte alziamo i nostri punch al cielo, per poi berlo. Un momento che mi porterò nel portafogli, dato che Nathan, il fotografo ufficiale, ha immortalato con la sua macchina fotografica. Dopo il brindisi, un po' feliciotta per l'alcol ingerito, vengo circondata da due braccia possenti e forti che riconosco essere quelle di Dean. Quelle dell'unico che in questo momento vorrei abbracciare e baciare e riempire di parole belle che vengono dal profondo del mio cuore.

-Sei stata bravissima! Non me l'aspettavo, sai.- ridacchia, facendomi alzare gli occhi al cielo, ma in maniera abbastanza scherzosa. Per tutto il tempo dell'esibizione non gli ho tolto letteralmente gli occhi di dosso, era lì per darmi un po' di sicurezza che non la ho mai abbastanza.

-Beh, sai una cosa in più di me adesso.- commento, ironica, provocando una risata da parte di entrambi. Poi succede di nuovo: mi perdo nei suoi occhi marroni, scuri e dolci, che hanno un potere calmante e rassicurante su di me come nient'altro può avere. Sono così felice di stare con lui che non riesco nemmeno ad esprimere a parole ciò che provo.

-Jackie, sai, ogni giorno che passa sono sempre più felice di stare al tuo fianco. Sei una ragazza d'oro, e si vede che non hai attraversato un periodo facile per te. Non so ancora precisamente cosa ti sia successo e aspetterò quanto vuoi semmai ti andrà di condividere una piccola parte del tuo peso con me. Però, se c'è una cosa che credo di sapere è che... Cazzo, Jackie Winslet, non so se è l'alcol a parlare ma credo proprio di amarti.- dice, tutto d'un fiato, paralizzandomi.

Ha appena detto di amarmi. O meglio, che crede di amarmi, ma è comunque un'espressione che mi paralizza. Non riesco ad articolare pensieri o parole, è tutto così... Confuso. Non ci riesco. Non riesco a parlare, a dirgli che forse anche io lo amo, che potrei ricambiare ciò che prova per me. Non ci riesco, è troppo anche per me. Mi limito a fissarlo sbigottita, in attesa che lui faccia qualcosa, o che io finalmente mi muova o proferisca parola, ma John Mayer ha iniziato a parlare, chiamando noi organizzatori sul palco per offrirci dei dolcetti esclusivi solo per noi organizzatori fatti dal club di musica, che si sono dimostrati davvero dolci e carini.

Su quel palco, Frank ed io ci guardiamo, come se volessimo dirci qualcosa, come se volessimo salutarci e augurarci buon Natale, ma nulla, ci limitiamo ad abbassare lo sguardo e ad ignorarci.

Dopo un breve discorso da parte di Shannon, che ha diretto i lavori in maniera eccellente, siamo congedati, ognuno nelle proprie stanze a dormire, anche se, alla fine, nessuno dormirà, lo sanno tutti.

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-Liu ci ha invitate in camera sua per farci una canna, ci stai?- mi informa Scream, mentre chiude la valigia per tornare a casa sua per le feste di Natale. Anche io tornerò ad Apple Springs e forse è meglio così, che non vado da nessun'altra parte, così dopo il giorno di Natale almeno vedrò Dean.

-Ci sto, però prima devo fare una cosa.- le confermo, stringendo tra le mani il CD dei Green Day che ho pensato di regalare al mio ragazzo per Natale, ma non solo questo mi preme. Prima sono completamente scappata da Dean, senza una spiegazione logica, ma avevo troppa paura di dire quello che pensavo.

-Ah, già, ti dico solo che di solito Dean parte la mattina molto presto. Ti conviene andarci ora. Dirò alle altre di aspettarti.- mi sorride, spettinandosi la frangia. Abbiamo invitato anche Shannon, che è la nuova preda di Liu nonché mia amica, ma non so se verrà. Dubito le interessi una cosa del genere.

Faccio per uscire dalla stanza, dopo aver annuito alla mia amica, ma sulla soglia mi fermo.

-Comunque grazie per il duetto. Nessuno aveva mai fatto questo per me.- sussurro, senza voltarmi, e non aspettando nemmeno risposta. Infatti, cammino spedita verso il dormitorio maschile, dove incrocio Steve e Mark che caricano le valigie nelle loro auto per partire domani.

Poi arrivo nella sua stanza, e lo vedo chino sulla sua scrivania, come a fissare un punto indefinito del legno che si trova davanti. Tossisco, ho troppo imbarazzo ad andargli vicino, dopo quello che ho combinato.

-Ehi- sorride lui, poi mi fa cenno di avvicinarmi e sedermi sulle sue gambe. Lo guardo negli occhi: non sembra arrabbiato né deluso, solo un po' spaventato. Prima di parlare di cose importanti, gli porgo il mio regalo di Natale, incartato con una cura quasi maniacale come mi ha insegnato mia madre.

-Buon Natale, Dean.- sorrido, contagiando anche lui che mi imita, prendendo un pacchetto regalo e consegnandomelo.

-Anche a te, Jackie bella.- risponde, e contemporaneamente scartiamo i nostri pensierini: come sospettavo, è "AM" degli Arctic Monkeys, che negli ultimi tempi per me è diventata una vera droga, e il poverino si è dovuto sorbire me che cantavo a squarciagola "Why'd you only call me when you're high?" praticamente ogni volta che usciamo. Lo ringrazio con un bacio carico di affetto, un affetto che non credevo riuscissi mai a provare.

-Senti, scusa per quello che ti ho detto prima, non volevo metterti fretta o cosa. Semplicemente... Ho detto quello che pensavo. Però posso capire se non ricambi, davvero, è presto, stiamo insieme da nemmeno due mesi e...-inizia a parlare, ma io lo interrompo.

-Non devi scusarti per quello che provi. Non farlo mai, perché non è giusto. Più che altro, scusa la reazione di prima. E' solo che... Sì, come sospetti non provengo proprio da un periodo facile, per me è già difficile aprirmi completamente con qualcuno, figurati dopo che determinate persone di cui mi fidavo ciecamente mi hanno ferita. Ciò non significa che però non mi fidi di te... E' solo che adesso non mi sento pronta. Non voglio parlarne ora.- gli spiego, mentre cerco conforto nei suoi occhi. Infatti, non vedo pena, vedo solo curiosità e comprensione.

-Ti capisco. Anche io vorrei parlarti di alcune cose, ma so che non è il momento giusto... Anche se quello lo penso, cioè quello che ti ho detto in sala.- commenta, il che mi spinge d'impulso a baciarlo, un bacio tenero, dolce, che di lussuria non ha quasi nulla.

-Dio, credevo che ti sarei saltato addosso per tutta la sera.- smorza la tensione, continuando a fissare quel poco di scollatura che ha il mio vestito. Nonostante di solito mi sarei scandalizzata, ora mi viene solo da ridere e fare finta di coprirmi di più, suscitando una situazione parecchio divertente.

-Oh, Cristo, cosa mi stai facendo?- chiedo, in realtà più a me stessa che a lui, che anzi spero non mi abbia sentito. Invece lo ha fatto, e continua a sorridere: sono felice quando la causa di quei sorrisi sono proprio io, la ragazza dal cuore spezzato incapace di amare che qualcuno sta aggiustando con tanto amore.

-La cosa di cui tu hai più paura.- mi risponde, facendo incontrare di nuovo i nostri sguardi. Inutile aggiungere di come il mio cuore abbia ingranato la quarta.

-E cioè?- chiedo di nuovo, tremolante e ansiosa di sapere la sua risposta. Se solo avessi una trave che mi sollevasse... Ho paura di cadere da un momento all'altro.

-Ti sto facendo innamorare di me. O almeno ci sto provando.- risponde, non distogliendo lo sguardo, ma anzi, quasi tiene incollati i nostri sguardi.

-Ti amo, Dean.-

-Ti amo, Jackie.-

*******************************************

AKIKO'S SPACE

No, non sono morta, sono viva e sono tornata per questo speciale Natale giusto trentacinque giorni prima (credo...). In questo capitolo non succede un granché, ma almeno inizio a respirare un po' di Natale con tutto questo lavoro che mi opprime e non mi da nemmeno il tempo di riprendermi dallo studio. Come vorrei svegliarmi direttamente il giorno dopo la mia laurea, non ne avete idea. Come al solito, vi lascio il mio instagram (@/akiko.uzumaki) e vi auguro un novembre un po' più allegro del mio. Alla prossima, gente!
-Akiko.

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 ***


Canzone consigliata: Back in Black, AC/DC.

Dopo tutte le festività, le abbuffate di cibo poco sano e tanti regali scartati insieme alla mia famiglia, bisogna far pure i conti con la realtà: a parte aver preso sicuramente qualche chilo, il 7 gennaio le vacanze invernali sono ufficialmente finite e si ritorna alla normalità. Non solo, noi studenti dell'ultimo anno dobbiamo anche fare i test di ammissione alle varie università, almeno se avessimo voluto proseguire gli studi, e quello è sicuramente il mio caso.

Ho una paura fottuta di non riuscire a reggere la tensione per un semplice test d'ingresso. D'altronde, sono domande che dovrei sapere alla perfezione, dicono che siano anche abbastanza fattibili, quindi... Perché non dovrei riuscirci? 

E' pur vero che ho deciso di presentare la domanda ad Harvard, una delle università più prestigiose, dato che la mia media, seppur non una delle più alte della scuola, me lo permette, ma vanno bene anche quella di San Diego o quella del South Carolina, dove i corsi di ingegneria sono abbastanza validi. Anche Dean, come me, vuole provare Harvard e San Diego, ma, a differenza mia, poiché ha la terza media più alta dell'istituto, ha deciso di provare anche la Yale e la Columbia, sempre per ingegneria, ma specializzazione diversa dalla mia.

Non lo da molto a vedere e vuole sembrare forte e coraggioso, ma Dean è più in ansia di me, teso come una corda di violino, ed è dall'inizio del nuovo anno che come buon auspicio va a dormire presto la sera, come se fosse una sorta di fioretto.

Per quanto riguarda gli altri, hanno scelto università molto lontane, alcuni faranno domanda nelle mie stesse università, di sicuro siamo tutti molto ansiosi di sapere dove ci porterà il nostro futuro. 

Ovvio, vedere Scream e Steve in ansia per qualcosa che in un certo senso riguarda la scuola è qualcosa di raro. Volendo seguire i corsi di arte, come Liu, hanno fatto richiesta solo a due università, e sentirli su Skype ogni sera battibeccare su quale fosse la decisione giusta da prendere era molto divertente. Sempre se fossero stati ammessi, certo.

Durante le vacanze, poi, ho studiato con Martin, Gary e Zoe, che hanno deciso di creare una sorta di gruppo studio con me così da non restare indietro prima degli esami finali (che saranno a giugno, ma sempre meglio studiare passo passo). 

Ormai, però, il giorno in cui la scuola invita gli studenti dell'ultimo anno a compilare le proprie domande di ammissione è arrivato, e, non appena ho messo piede nel complesso, l'ho trovato quasi vuoto, con davvero poca gente per il momento. Mi fa strano essere una delle prime, dato il mio perenne ritardo in generale nella vita di tutti i giorni. E, appena entro in stanza, noto che non c'è traccia nemmeno della mia amica, che invece è sempre in orario.

Pazienza, avrò il tempo di sistemare la mia roba prima che venga e iniziamo a spettegolare di fatti avvenuti durante le vacanze.

Quando qualcuno bussa alla porta, credo sia lei, e invece di andarla ad aprire urlo un "vaffanculo, hai le chiavi". 

-Ehm, non credo Jackie, sono Mark, non posso mai avere le chiavi della tua stanza...- esclama una voce maschile al di fuori della porta, e allora capisco che è uno dei miei migliori amici di sempre, l'unico che è rimasto nella mia vita. 

-Hey, Mark! Finalmente, come va? Fatto qualcosa di divertente durante queste vacanze?- urlo, saltando addosso a lui come per abbracciarlo. Durante le vacanze non ci eravamo visti molto, per via di molti impegni di entrambi, quindi riabbracciarlo solo i primi giorni di scuola per me vuol dire molto. In queste tre settimane ha tagliato i capelli, non più ricci e fluenti come prima ma più corti, ma per il resto è rimasto uguale.

-Mi sono divertito abbastanza , invece so che tu hai studiato come una secchiona...- prende in giro, scatenando da parte mia una reazione di schiaffo sul suo braccio, ma in realtà scherzo anche io.

-Dai, lo sai che ho un'ansia pazzesca anche se non dobbiamo fare niente di che...- mi giustifico, dandogli un buffetto sulla spalla che lo fa solo ridere di più.

-Ma ora parliamo di cose serie. Ti andrebbe se dopo la scuola io e te ci andassimo a fare un bell'aperitivo al bar? Giusto per parlare un po', è da molto che non lo facciamo, e nella tua vita le cose sono abbastanza cambiate.- mi propone, smettendo all'improvviso di sorridere. Ha ragione, nell'ultimo mese sono cambiate abbastanza le cose e forse parlare con una delle poche persone che in tanti anni di amicizia non mi ha mai giudicata mi può solo far bene. 

Per tutta risposta, dunque, annuisco, non smettendo di guardarlo. I suoi occhi non sorridono, anzi, hanno tracce di qualche altra emozione, come se mi stesse nascondendo qualcosa. O qualcuno. Certo, come se poi davvero potesse nascondere una persona in una stanza, facendola uscire solo per parlare con me. 

Ad un certo punto, il silenzio che si è venuto a creare tra me e Mark viene interrotto da un colpo di tosse che però non è dolce e delicato come quello di Scream, è più un vocione profondo e maschile. Ovviamente può essere solo una persona. 

-Dean, amore!- esclamo, per poi fiondarmi tra le sue braccia. Mi rincuora sapere ogni volta che il suo profumo di bucato non cambia, perché ormai mi è diventato familiare e non riesco ad immaginare qualcosa di diverso. Il mio ragazzo ricambia l'abbraccio in maniera non esattamente calorosa, in quanto, come posso notare non appena alzo gli occhi, è concentrato a fissare Mark come se lo stesse sfidando. Tutto quello che riesco a pensare è un "non mi vedi da un po' e sei impegnato a fissare uno dei miei più cari amici? Grandioso." 

-Si può sapere che ci fa lui qui?- chiede, senza nemmeno salutarmi. Alzo gli occhi al cielo, e soprattutto mi stacco da lui: da quanto in qua si mette a fare domande random sui miei amici più cari?

-Ehi, calmo, amico, volevo solo fare un saluto a Jackie e vedere come stesse, dato che non la vedo da parecchio tempo.- si giustifica Mark, alzando le mani in segno di resa, come se poi lui dovesse dar conto a lui di qualcosa. 

-A dopo, Jackie, ti aspetto all'ingresso oggi alle quattro.- mi saluta, per poi uscire dalla stanza, e così rimaniamo io e il nuovo deficiente della situazione. Se avessi la forza gli spaccherei il muso, per questo comportamento da stupido che ha assunto. Dal canto suo, Dean mi guarda basito, come se chissà cosa avessi detto o fatto di sbagliato.

-Dopo? Ingresso? Quattro? Scusa non sto capendo, cos'è che devi fare?- mi chiede, guardandomi di traverso, come se avessi pronunciato una preghiera all'incontrario. Se inizia a comportarsi così dopo solo due mesi e mezzo di relazione, siamo proprio messi bene dunque. 

-Vuoi sapere anche altro? Tipo, che so, se prenderò una 7up come al solito o andrò di Coca-Cola? Di che colore avrò i calzini? Se berrò con la destra o proverò con la sinistra?- controbatto, sarcastica, così da farlo arrabbiare ancora di più. Mai mettersi contro di me.

-Oh, andiamo, ti ho chiesto una cosa! Non mi piace quel tipo, ti fissa intensamente e sono convinta che tu piaccia a lui!- inizia ad alzare la voce, scocciato, come se io non afferrassi il punto della situazione. Ma io ne sono convinta: Mark non ha una cotta per me, ci conosciamo da anni!

-Okay, mi stai facendo innervosire, un mio amico vuole parlare con me dopo tanto tempo e dovrei dire di no perché devi fare il geloso della situazione. Quando ti sei calmato allora potrai anche pensare di venire a parlarmi.- dico, ferma, uscendo dalla stanza e dirigendomi in terrazza, dove posso stare tranquilla e fumare una sigaretta in santa pace senza che nessuno mi disturbi. 

Mentre fumo, mi perdo con lo sguardo all'orizzonte, guardando il cielo azzurro e limpido senza l'ombra di nessuna nuvola. E' abbastanza tardi, tra un po' tutti noi dobbiamo compilare le domande di ingresso ai college, sperando in una buona sorta per tutti. 

Eppure, non riesco a non pensare a quello che è successo poco prima con Dean, con quel comportamento da bambino nei confronti di uno dei miei più cari amici, trattandomi come se fossi una schiava incatenata a lui che non può muoversi senza il suo consenso. Mi dà sui nervi, questa stupidaggine. E, mentre sono nel culmine della mia rabbia, a metà sigaretta, ecco che mi sento circondare le spalle da qualcuno, e lo stesso qualcuno posa la sua testa sulla mia, proprio ad evidenziare la nostra differenza di altezza. Così com'è arrivata, la rabbia svanisce, lasciando che il ragazzo alle mie spalle mi coccoli accarezzando piano la guancia con la sua mano grande e ossuta. E' così bravo a farmi dimenticare di essere nervosa, che anche le mie labbra si distendono, a formare un sorriso, e lascio perdere la sigaretta. 

-Scusa, ho esagerato, di te mi fido, ma di lui un po' meno... Forse dovrei ammettere l'unico e grande difetto di Dean, cioè è tremendamente geloso.- sdrammatizza, facendomi sbuffare in una risatina, che però nascondo abilmente nel suo braccio. Lo amo così tanto. Ricordo quando l'ho presentato a mio fratello, che l'ha prima guardato male, ma poi mi ha detto che è un tipo a posto, e soprattutto mi ha avvisato che un'altra cosa a posto devono essere le sue mani quando siamo insieme. Eppure lo vorrei tanto, vorrei tanto mi toccasse in quei posti pericolosi, punti proibiti che mi porterebbero ad un piacere che non ho ancora mai provato. L'ho promesso a me stessa, però, dopo quello che è successo mesi fa: devo aspettare ancora, anche se non ci riesco. 

-Appunto, se ti fidi di me dovresti sapere che non ci starei mai se ci provasse, ma comunque non succederà perché non mi guarda in quel modo, puoi star tranquillo!- lo rassicuro, guardandolo con gli occhi più dolci che io possa sfoderare. Finalmente ride, e pare calmarsi, e mi stringe più forte a sé, mandandomi in paradiso. 

-Scusa, hai ragione, è che oggi devo iniziare davvero a pensare al mio futuro, e ogni cosa mi sembra difficile il triplo e mi innervosisce.- ripete, stringendomi ancora di più, facendomi sentire ancora di più amata e protetta. Ma ormai l'ora è giunta, speriamo solo di essere ammessi nella stessa università.

                                                    *********************************  

Nel compilare delle semplici domande ci ho impiegato una fatica enorme, manco fosse il test degli esami finali. Spero almeno di aver scritto bene nome e cognome, o altrimenti mi sa che sono un po' in difficoltà. Gli altri sono un po' più rilassati, eccetto Dean, che è uscito sudato dall'aula magna. 

Ora, però, dopo tutte le lezioni di questa giornata, dopo aver aiutato Scream in matematica e passato i fazzoletti a Gary, che ormai ha rotto con Ellen, ho solo un pensiero che mi martella in testa, e cioè ciò che Mark ha da dirmi. E' stato abbastanza misterioso, con quei messaggi inviati durante l'ora di chimica e soprattutto mi ha tenuto d'occhio per tutta l'intera giornata. E' quasi come se stesse per succedere qualcosa, come se sapesse qualcosa che potrebbe cambiare l'umore della mia intera giornata. Così, dopo essermi tolta la felpa bagnata dalla pioggia e averne messa un'altra con il logo della mia scuola, e dopo essermi asciugata i capelli umidi e ormai quasi ricci per l'umidità, vado al bar vicino la scuola, dopo aver urlato uno "Scream sto uscendo!". 

Appena arrivo, Mark è lì che muove la testa a ritmo di musica e saluta ogni tanto persone di qua e di là. E' sempre il solito socievole, è bello sapere che certe cose non cambieranno mai. Non appena mi vede, gli si illumina il volto, e mi fa cenno con un gran sorriso.

-Hei, Jackie! Siediti qui, ho ordinato la 7up solo per te, dato che so quanto la ami...- mi saluta, abbracciandomi fortissimo e facendomi inspirare un piacevole profumo di agrumi. Non appena mi sistemo al tavolo, una cameriera bionda viene al nostro tavolo e mi fissa intensamente, mentre posa le nostre bevande. Come se non bastasse, mi fa un occhiolino e mi lascia un foglietto vicino alla mia 7up, con su scritto un numero di telefono e una firma "Betsie xo".

-Wow, cioè, mi verrebbe da fare ironia su come tu faccia colpo su chiunque, ma a quanto pare lei ti ha puntato da abbastanza...- commenta Mark, sull'orlo di un attacco di risate che non so se si fermerà presto.

-In effetti, le farei un applauso per la storia del bigliettino, ma lasciamo perdere dai...- alzo gli occhi al cielo, pensando che non è per discutere di una tipa che ci prova con me che siamo seduti qua. In più, ho anche la sensazione che il mio amico stia sviando il discorso di proposito, come se l'argomento lo turbasse tanto, e sono decisa ad andare fino in fondo. Lo vedo sospirare e boccheggiare, come se volesse trovare le parole giuste per descrivere la situazione. 

-Veniamo al dunque, il motivo per cui ti ho chiamata qui.- asserisce, con tono grave, alzando subito lo sguardo e incastrando i suoi occhi nocciola nei miei verdi. Per tutta questa serie di movimenti il mio cuore inizia ad accelerare, gettandomi in uno stato d'ansia che non mi rende capace di formulare altri pensieri. Sapevo già che doveva parlarmi, sospettavo anche fosse qualcosa di importante ma non immaginavo di dover tremare nonostante la felpa in cotone caldo e nonostante il fatto che non faccia poi tutto questo freddo. 

-Mark, tutto bene? E' successo qualcosa di grave? Mi stai spaventando.- chiedo, stringendo tra le mani il bicchiere di vetro in maniera urgente. Mi sento le gambe come gelatina, e mi accorgo di non avere poi così tanta fame, ma non importa: devo sapere cos'ha da dirmi. Il mio amico di passa una mano tra i capelli non così tanto voluminosi come un tempo, mascherando la tensione, e poi posa una mano sulla mia, sul bicchiere pieno di 7up. Questo gesto mi sorprende, ma in realtà non più di tanto: Mark è sempre stato un ragazzo molto affettuoso, soprattutto con me. 

-Frank e Moe si parlano pochissimo, forse nemmeno più. Sai, sono molto cambiati senza te che li mantieni sulla giusta via. Frank ha perso la testa per quella tipa amica della tua compagna di stanza, e quando ci vediamo parliamo sempre di lei o di te. Mi dice che gli dispiace, ma sta aspettando che ti passi e che vi ritorniate a parlare. Per quanto riguarda Moe... Beh, ormai è su un altro pianeta. Sta sempre con le compagne di corso, ci salutiamo da lontano e non ci parliamo nemmeno più. E io sono stanco di questa situazione.- sospira, raccontandomi finalmente cosa sta succedendo nella vita dei miei vecchi amici. Un classico, insomma.

Ho sempre funto da collante nel nostro piccolo gruppo. Per qualche motivo, hanno sempre creduto che io avessi le soluzioni a molti problemi e che forse ero così obiettiva da dare sempre consigli giusti. So solo che ormai non posso fare più niente, non posso riacciuffare Moe nei corridoi e minacciarla, né tantomeno fare ciò che Frank ha previsto, perché non corro dietro a nessuno, non più ormai. Anche se, lo ammetto, mi ha fatto sorridere sapere che Frank si sia innamorato di una ragazza così tanto da parlare solo di lei, e sono abbastanza sicura che la fortunata sia proprio Candy.

-Per quanto riguarda Moe, mi dispiace, ma dovevamo aspettarcelo. E' da quando siamo venuti qui che si è praticamente staccata da noi per cercare di meglio, scusa la franchezza. Invece Frank dovrebbe stare con una di nome Candy... Giusto?- commento, dapprima scrollando le spalle, poi interessandomi alla sorte del mio ex amico.

-Esatto, quella più normale tra le tue amiche, a parte quella nera stupenda... Quella è davvero bella.- conferma, per poi perdersi in apprezzamenti su Zoe che, non ha tutti i torti, è davvero stupenda, e non è un caso che a volte posa per qualche fotografo poco conosciuto. La invidio tantissimo, ha un fisico invidiabile e un viso molto particolare. 

-In realtà aspetterei che tu me la presentassi questa tua amica...- insiste, nervoso, mentre ha ancora la sua mano sulla mia e mi guarda intensamente. Mi viene da arrossire e non so nemmeno bene il perché, ma mi ritrovo a girare lo sguardo altrove. 

-Sei sempre tu, solo tu puoi passare dall'essere serio all'essere uno sciupafemmine in due minuti.- sdrammatizzo, iniziando a ridere e contagiando anche lui, che toglie la mano dalla mia.

-Poi, in realtà, ci sarebbe un'altra cosa da dirti, un po' più delicata, e soprattutto ho molta ansia nel dirtela.- confessa, abbassando lo sguardo sul suo bicchiere quasi vuoto. Avevo appena tirato un sospiro di sollievo, pensando che alla fine non era così grave come pensassi, e invece ecco che c'è altro sotto. Lo incito con uno sguardo interrogativo e un cenno della mano. Lui sospira, in difficoltà.

-Angie è tornata da Chicago.-

AKIKO'S SPACE
Sono letteralmente anni che non metto mano a questa storia, ma... Hey, non è mai troppo tardi per rimediare. 
Innanzitutto, mi scuso con chi seguiva gli aggiornamenti per questo immenso ritardo, ma non me la sentivo prima. 
Ho scritto questa storia quando avevo praticamente diciassette anni, in un contesto totalmente diverso da quello in cui sono finita ad oggi, a quasi ventidue anni. Ammetto che a volte odio questa storia, e in particolare odio alcuni personaggi, perché mi ricordano persone che hanno significato molto per me ma a cui ho dovuto inevitabilmente dire addio (per Angie, capirete andando avanti nella storia, per il resto qui non ne ho lasciato traccia).
Inoltre, devo apportare delle modifiche sostanziali, nonostante abbia già finito di scrivere la storia, ma lo stile che aveva all'inizio non mi appartiene più.
Nonostante ciò, sono decisa a continuarla e a finirla, anche se aggiornerò più o meno sporadicamente. Jackie ha bisogno della sua conclusione, e io gliela darò, perché la merita. 
A presto, gente
-Akiko

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