Supreme - Storie di Streghe e della loro Congrega

di feelingstranger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prudence Mather (1646-1692) ***
Capitolo 2: *** Chastity Freeman (1692-1729) ***



Capitolo 1
*** Prudence Mather (1646-1692) ***


Salem, Massachussetts
 

Il sole era stato molto caldo quell'estate del 1691, così come i raccolti erano stati abbondanti e il villaggio di Salem stava attraversando una prosperità inaspettata, visti i periodi bui avuti negli anni precedenti. Donne processate per stregoneria, rivolte, attacchi costanti perpetrati dai Nativi con conseguenti perdite, anche ingenti, di vite umane.
Ma quella stagione sembrava essere un dono del cielo, perfino le persone malate erano molte meno rispetto ai periodi precedenti. Era come se un'energia benefica avesse benedetto quel luogo. 
Solo poche persone sapevano, in realtà, come mai Salem stava attraversando un periodo così rigoglioso. 
Le streghe e gli stregoni della Congrega di Salem erano perfettamente a conoscenza che la loro Suprema, Prudence Mather, aveva adoperato tutti al fine di poter vivere serenamente con il resto dei cittadini, garantendo dei benefici come dei raccolti particolarmente abbondanti, fonti d'acqua sempre pure e, di quando in quando, delle stagioni prive di disastri o eventi negativi.

Ogni anno, infatti, veniva scelta una stagione che avrebbe garantito la prosperità della cittadina e, di conseguenza, della congrega. Nel 1691 venne la volta dell'estate e quindi le streghe si adoperarono tra erbe, incantesimi e rituali propiziatori per garantire il loro scopo.

Alcune delle streghe che vivevano ai margini della città avevano seminato delle pietre benedette da Prudence in persona, in modo che nulla dall'esterno potesse nuocere alla cittadina durante quell'anno.

La magia della Suprema era la più efficente ed invalicabile, lei era la rappresentante massima di ogni strega vivente, nonché la più potente al mondo. Prudence era la prima Suprema, da quando Tituba, la schiava del pastore Parris, aveva risvegliato i poteri magici dormienti in molte donne e in alcuni uomini della città, nell'inverno del 1646. Tituba Indians non era una donna particolarmente attiva nella vita della congrega, non riconosceva nella figura di Prudence una guida o una protettrice, tuttavia nutriva rispetto nei suoi confronti.

Lei aveva risvegliato, in quelle donne bianche, la fonte del potere magico. Essa era parte di loro e al tempo stesso un elemento distante e osservatore. Varie volte Prudence provò a convincerla ad unirsi permanentemente alla congrega, ma sembrava che Tituba non ne avesse interesse ma che, anzi, se ne discostasse. Era nera, una schiava, veniva vista da tutti come inferiore, a volte anche da alcune delle streghe che aveva contribuito a far nascere. Il suo viso, ormai sfiorito, celava una bellezza che in gioventù doveva essere stata assai invidiata. Le rughe del viso tradivano la fatica degli anni di lavoro al servizio dei signori che avevano controllato la sua vita sin dalla giovinezza. Era nata in una piccola isola dei caraibi da una madre nativa e un padre discendente da una tribù di sciamani dell'Africa Centrale: gli Arawak.

Fu lui ad iniziarla ai segreti magici e al loro utilizzo, e crescendo maturò quei segreti arrivando poi a trasmetterli nelle donne e negli uomini di Salem che cercavano un modo di sfuggire alla sofferenza, alla miseria o, come nel caso delle streghe più agiate, alla noia.
Prudence fu riconosciuta come Suprema nel dicembre del 1646, poche settimane dopo l'istituzione della congrega. Era una ragazza di ventinove anni, sposata con il reverendo Increase Mather, uno dei puritani più illustri e inflessibili. La sua vita non era mai stata molto interessante, né prima né dopo il matrimonio con quell'uomo viscido che manteneva semplicemente una facciata di perbenismo dietro una morale perversa. Lei, bellissima e piena di vita, si era ritrovata incastrata in una monotona esistenza di preghiera e riverenza verso un uomo che lei riteneva un perfetto idiota.

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Il trenta novembre del 1646, Tituba le fece recapitare un messaggio attraverso una ragazza chiamata Dolly Ipswich.

«La schiava del pastore vuole farvi sapere che stanotte ci ritroveremo ai margini della città, nel bosco, per festeggiare una rinascita. Solo voi, mia signora. Abbiate cura di essere sola.» esordì la ragazza, andandosene senza nemmeno attendere risposta.

Prudence non la prese a male di dover andare senza suo marito, lo avrebbe lasciato volentieri a letto ubriaco, ma si volse con sospetto a quel messaggio così imperativo. «Probabilmente il pastore vorrà parlarci di situazioni che riguardano la purificazione spirituale...» disse Prudence in un filo di voce tra sé.

Quella sera, si avviò verso il luogo indicatole. Solo che qualcosa in lei le suggerì di non attraversare il villaggio, voleva sentirsi come se stesse trasgredendo ad una qualche regola non scritta. Decise quindi di percorrere dei vicoli poco trafficati, fino a raggiungere i margini della città dove, da lì, sparì nei boschi.

Sentiva come se un'enorme energia l'attraversasse e la guidasse come una bussola verso una meta ignota, non temeva nemmeno le creature che potevano nascondersi nel buio. Per la prima volta si sentiva libera dalla morsa opprimente di suo marito e di una vita puritana. Stava trasgredendo la legge di Dio, tradendo gli ideali puritani di suo marito che la volevano relegata a giocattolo per i suoi sporchi comodi.

Una luce, nelle tenebre, attirò la sua attenzione, sembrava un fuoco acceso. Doveva essere il pastore, vi si avvicinò con riluttanza, voleva rimanere libera, almeno quella notte. Procedette a passo lento ed incerto.

«Avvicinati sorella Prudence!» esclamò una voce nel buio, con una potenza che sembrò esploderle nella testa. Iniziò a tremare, come se fosse al cospetto del Dio che suo marito voleva tutti temessero, e dovesse espiare quell'unico peccato di aver voluto sentirsi libera.

Avanzò con sempre più paura di ciò che avrebbe trovato di fronte a quelle fiamme. Di quale demone si nascondesse lì. 
Non era minimamente pronta alla scena che si trovò davanti: ragazze, donne e uomini di Salem, tra cui anche Dolly Ipswich, che le aveva consegnato il messaggio quella mattina, persone di villaggi limitrofi della zona, che conosceva per via di suo marito. Erano tutti seduti intorno al fuoco estasiati da una forza che non comprendeva ma che iniziava ad avvertire, come se le vibrasse il terreno sotto i piedi. Tituba, la schiava, era l'unica in piedi, con espressione impassibile a quello strano evento.

Si sentì a disagio per la presenza di uomini collegati a suo marito. Temeva, in cuor suo, che avrebbero potuto informarlo di quella sua scappatella nel bosco a sua insaputa. Non che avesse particolarmente a cuore il punto di vista di Increase, ma non voleva che potesse obbligarla ad ulteriori restrizioni nella vita già povera di eventi.

«Avanza pure, sorella.» sembrò pronunciare Tituba, con la stessa potenza della voce sentita in precedenza. Era stata lei dunque a parlarle, non un qualche demone pronto a divorarla per i suoi peccati. Prudence non fece subito caso al fatto che non aveva minimamente aperto bocca per parlare. Si sentiva pervasa da un'energia che sembrava porla su due realtà distinte, come se il suo corpo e il suo spirito fossero in sincronia ma divisi in due entità distinte.

Avanzò verso il cerchio, come mossa da una forza non sua.

«Dov'è il pastore Parris?» chiese, senza davvero preoccuparsene. Sembrava più intenta a cercare di capire cosa stesse accadendo in quel cerchio di persone .

Qualcuno rise.

«Lui non è stato degno di essere qui, stasera» esclamò la voce di Tituba nella sua mente «Tu ti sei dimostrata tale, sorella, e stai per essere accolta nel nostro gruppo, questa sera.»

Prudence s'irrigidì, non capendo cosa le stava accadendo. Sentì la gola che le si chiudeva, non aveva forza di domandare altro. Provò a lanciarsi qualche occhiata intorno e vide che i volti delle persone non erano truci, come quell'ambiente poteva far presagire in un primo momento, manifestavano invece un senso di serenità, come se avessero trovato la pace e il loro scopo nella vita. 
Tituba, invece, manteneva un volto serio.

«Cosa siete, adoratori del diavolo?» proruppe lei, non sapendo nemmeno dove aveva trovato il fiato per pronunciare quelle parole.

«Niente di tutto questo, ne siamo anzi ben lontani. Io, Tituba Indians, sono una strega e sto fornendo a tutte voi l'accesso al mondo della magia.»

A sentire quelle parole, non provò però paura o agitazione, avvertì invece un senso di liberazione come se le sue preghiere sulla fine di una vita monotona fossero state accolte. Non ebbe tuttavia la forza di esprimerlo a parole, come se l'idea della magia fosse repressa in lei da una parte moralista e puritana che si era insinuata nella sua mente in anni di vessazioni matrimoniali. 

Si sedette e osservò attentamente le altre persone, tutti avevano una nuova luce negli occhi che si estendeva oltre il loro corpo. Quel loro atteggiamento così onirico fece correre un brivido sulla schiena di Prudence, che si chiese se non fossero tutti preda di un qualche tipo di pazzia collettiva e se fosse sicuro per lei rimanere.

«Le nostre sorelle e i nostri fratelli hanno già accettato di unirsi a me nella magia. Tu, invece, Prudence... sei pronta a fare questo salto?»

Rimanendo pensierosa, Prudence pensò che probabilmente stava avendo un'allucinazione. C'era un'alta possibilità che avesse ceduto alla follia che il matrimonio le aveva instillato dentro dal primo momento in cui si era ritrovata con suo marito da sola.

Con un filo di voce, esile come un ramoscello, esclamò: «Sì!»

Tituba si avvicinò a lei e, avvicinando il suo volto, la guardo fissa negli occhi e le soffiò, delicatamente, sulle labbra semiaperte.

Prudence sentì il calore di quel soffio come se stesse bevendo il nettare della vita, l'energia che percepiva dal suo arrivo non si limitò più ad attraversarla, in quel momento stava entrando in lei. Si sentiva piena di una forza tale che fu quasi sul punto di cadere in lacrime dall'emozione. Improvvisamente capì cosa provassero le persone intorno a lei, con quegli sguardi vacui e quei volti soddisfatti.

Quelle persone ora erano sue sorelle e suoi fratelli, con loro avrebbe iniziato una nuova vita e, di certo, non sarebbe stata monotona.

Da quel momento, tutti loro, erano una congrega.

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«Come possiamo capire chi è?!» chiese Betty Lynn durante l'adunanza che era stata indetta.

«Dovrete capire chi di voi ha più potere e solo trovando colei che ne possiede maggiore padronanza, solo allora avrete trovato la vostra Suprema.» rispose Tituba.

Il passaggio da comuni donne a streghe era avvenuto circa due settimane prima e da allora non era cambiato molto, se non che tutte le persone che erano presenti quella notte iniziarono a manifestare doti fuori dall'ordinario. Molte riuscivano a muovere gli oggetti con la mente, altre avevano sviluppato un particolare dono botanico che permetteva loro di conoscere il mondo floreale e poterlo sfruttare nella loro magia, altre ancora avevano doti uniche che si manifestavano in determinati momenti, come il dono che aveva scoperto di avere Mercy Malden. Lei era sposata con Isaac Malden, un proprietario terriero abbastanza incline al bere che era solito prendere Mercy con violenza. Una sera, tornato a casa ubriaco e reclamando ciò che era suo iniziò ad usare violenza su sua moglie, ma non appena il rapporto cominciò, lui si contorse e iniziò a perdere sangue da ogni cavità. Il medico disse che probabilmente era stato morso da una vedova nera poco prima di rientrare e che quella morte così violenta era riconducibile al veleno dell'animale.

Il villaggio credette a questa ipotesi, ma Mercy confermò alla congrega che in realtà era stata lei. Che il suo dono risiedeva nel suo ventre e che qualunque uomo l'avesse mai posseduta sessualmente avrebbe seguito lo stesso destino di suo marito.

Si era però affacciato un altro problema. Tituba aveva comunicato che, dal momento dell'iniziazione, fino alla fine dei tempi, sarebbe sorta una strega suprema che avrebbe avuto l'incarico di guidare e proteggere la congrega. Quella strega sarebbe stata la più potente al mondo, dotata di molti poteri, se non tutti, e sempre in ottima salute, solo fino al momento in cui non ne sarebbe sorta una nuova in cui i suoi poteri sarebbero confluiti gradualmente fino a consumare la precedente. Stava alle streghe trovare l'erede della supremazia, in ogni generazione.

Betty Lynn, una strega non particolarmente graziosa che aveva un atipico interesse nel preparare svariati intrugli alle erbe che rifilava poi a tutti gli uomini con cui voleva intrattenersi ma che era comunque molto sveglia, ebbe un'idea: «Dovremmo istituire un gruppo di noi deputato a prendere decisioni, siamo troppe per poter anche solo pensare che riusciremo a venirne a capo senza coinvolgimenti personali.»

«Concordo, ma scegliete saggiamente i vostri candidati.» sentenziò Tituba.

Fu per questo che, sotto votazione comune, fu istituito un consiglio di streghe. Si era presa la decisione di eleggere due streghe ed uno stregone come membri del consiglio e, nel tempo, di instaurare delle leggi interne alla congrega per regolamentare il loro nuovo status.

Il consiglio era formato da: Mary Warren, Sarah Good e Giles Putnam.

Sotto direzione del consiglio tutte le streghe più dotate avrebbero dovuto sottoporsi a delle prove magiche il cui scopo serviva ad individuare la suprema regnante. Ci furono solo tre streghe ad emergere tra le più talentuose come possibili supreme. La prima era Ann Putnam, figlia di Giles, membro del consiglio. Lei aveva il dono di muovere gli oggetti con la mente, piegare la volontà delle persone e quella di dar vita alle fiamme. Doti che manifestò con maestria e che la fecero spiccare come possibile suprema. La seconda era Dot Sheldon, lei aveva il dono di discendere negli inferi, di poter bilanciare le energie di ciò che ormai era morto al fine di riportarlo alla vita e di poter predire con estrema accuratezza fatti passati, presenti e futuri. La terza ed ultima candidata fu, infine, Prudence Mather, riuscì a controllare brillantemente i doni delle altre due ragazze e, li oltrepassò riuscendo a trasportare sé stessa attraverso lo spazio. Cosa che nessun altro nella congrega era capace di fare.

Perfino Tituba manifestò un particolare interesse per quel suo inusuale talento e non contestò la decisione del consiglio di eleggerla come suprema regnate di quella prima generazione di streghe.

Fu così che iniziò il regno di Prudence Mather.

«Sta a te ora decidere cosa è meglio per questa congrega, Prudence.» disse Tituba «Da oggi e fino a che non morirai, la tua parola sarà legge.»

«E sia.» rispose Prudence, fiera. «Come primo ordinamento, dispongo che tutte le Supreme, d'ora in avanti, dovranno sottoporsi a sette prove di potere. Esse serviranno a valutare la capacità della strega che si sottoporrà alla prova per la conquista della supremazia, ma non si limiterà semplicemente ad eseguirle, essa le dominerà, facendo sfociare la semplice pratica magica in vera e propria arte.»

La congrega ascoltò rapita ed estasiata il discorso della Suprema, sentivano il suo potere fluire e tutti sentivano di amarla e di volerla come loro guida.

«Prudence, cara...» disse timidamente Dolly Ipswich «Quali saranno queste prove di potere?»

Sorridendo, essa spiegò: «Ciò a cui avete assistito oggi, piccola Dolly. La Telecinesi, la capacità di muovere le cose con la mente. La Pirocinesi, l'arte di manipolare lo sprigionarsi delle fiamme. Il controllo della mente, che chiameremo semplicemente Concilium. Queste saranno tre prove, in onore di nostra sorella Ann.»

Ann Putnam, nella folla, arrossì.

«In onore di nostra sorella Dot, invece, sottoporremo le candidate ad una Divinazione, la cui validità sarà valutata in prima sede dal consiglio, alla prova del Descensum, una pericolosa discesa negli inferi, e alla prova che chiameremo Vitalum Vitalis, altresì nota come la capacità di riportare alla vita ciò che l'ha persa.»

Dot Sheldon si sentì così orgogliosa che i suoi occhi si riempirono di lacrime al sentire quelle parole in suo favore.

«In ultimo, la strega candidata dovrà eseguire una Trasmutazione, ovvero trasportare il proprio corpo attraverso lo spazio.» Prudence fece un respiro profondo e con il cuore pieno di gioia proclamò: «Queste saranno considerate le Sette Meraviglie. Con esse una strega verrà identificata come Suprema, proprio come io lo sono stata in questo giorno con le medesime prove. E ora diamo il via ai festeggiamenti per la Grande Ascensione.»

Tutta la congrega si abbandono in un applauso e, da quel momento, iniziarono i festeggiamenti per la nuova Suprema.

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Prudence convocò da lei Tituba.

«Ti devo parlare, è molto importante.» esordì Prudence, ormai vecchia dopo anni a capo della congrega. Aveva avuto una vita particolarmente lunga e agiata, suo marito morì pochi anni dopo la sua ascensione e lei ereditò tutti i suoi possedimenti.

«So già cosa stai per dirmi e io sono pronta a ciò che mi accadrà.» rispose la schiava con non curanza.

«Non è solo ciò che accadrà a te, ma anche alle mie ragazze, se non faccio qualcosa.»

«In ogni caso non è un mio problema.» disse Tituba tagliando corto.

«SAI BENE CHE RIGUARDA ANCHE TE!» le urlò Prudence senza controllo. Rendendosi conto di aver esagerato, le disse pacatamente: «Tu ci hai fatto questo dono. Sai che nutro grande rispetto per te e ti reputo membro della congrega a tutti gli effetti, a prescindere da quello che tu stessa pensi che noi possiamo pensare di te.»

La schiava non rispose, ma le fece cenno per dire di andare avanti con il suo discorso.

«C'è un pericolo alle porte e ho bisogno del tuo aiuto, come saprai. So che anche tu hai, tra i tuoi doni, la Vista. Avere la conoscenza di cosa accadrà gioverà a nostro favore.»

«E cosa ci guadagno dall'aiutare voi streghe bianche?»

«Una casa per la tua stirpe.» spiegò Prudence impassibile. La schiava ebbe un sussulto, ma si ricompose immediatamente.

«La mia stirpe se la saprà cavare anche senza di voi. Così come ho fatto io e come hanno fatto i miei antenati.»

«Curioso che tu dica questo, visto che hai dato tu la vita a questa congrega quella notte nel 1646.» disse in tono incalzante la suprema «Tituba, ascoltami, siamo sorelle e ti assicuro che in futuro la tua stirpe si riunirà a noi. Ma dobbiamo garantire la sicurezza di tutte le altre le nostre sorelle per poter far sì che tutto questo si realizzi.»

«Non so se tu riusciresti a sopportarne il prezzo. Solo tu puoi muovere i fili di questa situazione, sei la Suprema ed è compito tuo, ma stavolta non potrai delegare le streghe a sangue freddo che hai tra le tue fila. Si tratta di un cambiamento di grossa portata, che entrerà nella storia.»

«Per salvare le mie ragazze, farò tutto il possibile. Lo promisi alle loro madri, nostre sorelle, quando le diedero alla luce.»

«I tempi sono cambiati, ne sei consapevole. Non possiamo più considerare i cittadini di Salem come semplici puritani che non porteranno problemi. Odiano le streghe e se potranno, ci investiranno con tutta la loro malvagità e violenza. Tuttavia, non credo che tu abbia la forza di poter far del male a qualcuno, e per proteggere la congrega sarà fondamentale. Ti curi troppo delle persone, sei addirittura arrivata a garantire dei periodi di prosperità a persone che ci ucciderebbero tutte senza battere ciglio.»

Prudence si rese conto che non aveva mai davvero compreso Tituba. L'aveva resa ciò che era, ma cosa sapeva di lei? Era sempre circondata da un alone di mistero. Nessuno, nemmeno suo marito, l'aveva mai davvero compresa. Eppure, quella sera parlandole, sembrava che ci fosse una breccia nel muro che era sempre stata la sua facciata. Forse, pensò Prudence in seguito, nonostante le aspre parole che pronunciava aveva riposto una speranza nella loro congrega.

«So bene cosa comporterà combattere per sopravvivere e sono pronta a farmi carico di questo sacrificio.» spiegò, tentando di reprimere un senso di tristezza che l'avvolgeva. «Ho già dato ordini ad alcune streghe di muovere delle pedine. Ormai siamo noi, contro i puritani che ci vorranno morte.»

«Che intenzioni hai, precisamente?» chiese Tituba.

«Stiamo per rendere evidente la nostra presenza qui, nell'Essex.»

«NON PUOI!» proruppe Tituba «STIAMO CERCANDO DI NON FARCI UCCIDERE E TU VUOI ADDIRITTURA ESPORCI?»

«Calmati, sorella. Faremo scoprire che ci sono streghe nel villaggio, ma solo tu sarai l'unica che si farà catturare.»

«Farmi catturare? Io? Perché mai?»

«Dovrai stregare Betty Parris, la figlia del pastore, e sua cugina Abigail Williams. Sei l'unica abbastanza vicina a loro che potrebbe mettere in allarme i puritani. Renderai evidente il tuo maleficio e pian piano i puritani si allerteranno. Dovrai semplicemente far sì che dicano il tuo nome quando chiederanno loro chi le ha stregate. La congrega avrà così modo di fuggire, mentre tutti accuseranno donne innocenti e qui si scatenerà l'inferno.»

«Mi tortureranno...» disse la schiava, esitante, sembro volesse aggiungere qualcosa, si fermò ma poi disse: «Voglio bene a quelle bambine.»

«Ne sono consapevole, ma purtroppo sei l'unica che può aiutarci. Non te lo chiederei se potessi personalmente fare qualcosa.»

«Sei la strega più potente che esista, potresti eccome!» disse trucemente Tituba.

«Non più, sorella.» le risposte Prudence «Sto iniziando a deperire, probabilmente non arriverò a metà del prossimo anno.»

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Tituba nonostante le sue reticenze eseguì perfettamente il suo ruolo di fattucchiera, stregò le bambine vicine al pastore, che iniziò a sospettare il maleficio. Fu solo quando il medico le visitò che accertò la possessione delle streghe sulle bambine. Nel giro di pochi mesi da quel momento l'isteria colpì altri bambini che iniziarono ad avere sintomi riflessi alle piccole ammaliate dalla schiava.

Nel momento in cui venne fatto il nome di Tituba, fu incarcerata e torturata al fine di farle confessare i nomi di altre streghe del villaggio. Tituba, stremata dal supplizio ma determinata a portare a termine il compito concordato con la suprema, fece i nomi di ragazze innocenti che però erano sotto il controllo mentale di alcune streghe della congrega che Prudence aveva saggiamente mosso. In questo modo quelle ragazze non avrebbero in alcun modo potuto ribellarsi ai puritani e avrebbero innescato una catena di eventi che avrebbe portato il villaggio sull'orlo della rovina. Il tempo della convivenza pacifica era giunto al termine, a quel punto ne andava della sopravvivenza della congrega o dei puritani.

La schiava era sull'orlo del baratro della follia a seguito delle torture, quando una notte, tra le ombre, le si mostrò la Suprema.

«Eccoci qui dunque, è andato tutto come volevi.»

«E il merito è tutto tuo. Ora avrai la tua ricompensa.» disse, eseguendo un cenno con le mani e sciogliendo le catene che imprigionavano la schiava.

«Grazie per il tuo aiuto, te ne sarò per sempre grata. Ora vai, cerca un rifugio e ricostruisciti una vita da donna libera.»

«Voi cosa farete? Come farà mia figlia a trovarvi per essere al sicuro?»

«Dalle mie visioni ho potuto capire che non sarà tua figlia a trovarci lei vivrà una vita serena senza bisogno di noi, la vostra si stirpe, tuttavia, ci troverà e lascerà svariate volte ma sarete sempre le benvenute nella nostra congrega. Vi dobbiamo molto.» spiegò.

Tituba indossò degli abiti che Prudence le aveva portato, pronta a fuggire nella notte. Era in pensiero per sua figlia, l'aveva tenuta nascosta per non farle fare la vita della schiava e appena raggiunta l'età adulta l'aveva convinta a spostarsi nel sud del paese. Ormai non aveva sue notizie da un po', ma le informazioni avute da Prudence le avevano donato la straordinaria certezza che sua figlia sarebbe stata bene anche senza di lei, vivendo una vita senza il dolore della schiavitù. Era una strega anche lei, fin da bambina e avrebbe vissuto una vita di pace. Strinse la mano di Prudence e, nel silenzio di quella notte, le sussurrò: «Grazie.»

La Suprema spostò magicamente nello spazio entrambe fino al bosco in cui la congrega, anni prima, era nata. Prima di congedarsi, Tituba le chiese: «Siamo arrivate al momento dell'addio, dunque. Cosa farete d'ora in poi?».

«La congrega fuggirà a Sud.» disse Prudence. Poi aggiunse: «Stasera mi toglierò la vita.»

La schiava rimase spiazzata da questa affermazione. Aveva dunque tirato fuori gli artigli ed era pronta ad assolvere completamente il suo ruolo. Ripresasi, si limitò a dire: «Da te non mi aspettavo nulla di meno coraggioso.»

«Ti ringrazio. Purtroppo, un medico mi ha diagnosticato una consunzione molto grave. Non ho comunque molto tempo e sarei troppo debole per affrontare il viaggio. Stasera ho organizzato un rituale che ho battezzato "La Sacra Assunzione", mi ucciderò per permettere alla prossima Suprema di sorgere e guidare la congrega.»

Tituba annuì, silenziosamente.

«Un'ultima cosa!» disse Prudence «Tieni questo.»

Le porse un pendente. «L'ho incantato per fornirti sollievo dalle sofferenze subite e proteggerti, è il mio ultimo dono a te per i tuoi servigi verso la congrega.»

Tituba si abbandonò ad un sorriso, osservò il gioiello senza dire nulla e lo mise al collo senza esitare.

«In tutto questo tempo, penso di non averti mai vista sorridere.» le disse.

«Sono felice di avervi rese streghe, tu sei la migliore di tutte. Addio Prudence.»

«Addio Tituba.»

Furono le ultime parole che si scambiarono. Entrambe presero la propria strada e si avviarono, nella notte, ognuna verso il proprio destino.






Angolo dell'Autore: Salve a tutti, grazie per aver letto fin qui, spero la storia vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato Prudence come prima Suprema regnante. Se volete potete trovare questa storia anche su Wattpad, magari lasciando anche una stellina o un commento. Grazie mille <3 

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Capitolo 2
*** Chastity Freeman (1692-1729) ***


 

In viaggio.

Erano ormai passati tre mesi da quando Prudence Mather aveva invocato la Sacra Assunzione e si era tolta la vita per permettere ad una nuova suprema di emergere nel pieno dei suoi poteri, poiché non era ancora stata identificata e sottoposta alla prova delle Sette Meraviglie. Dal momento in cui Prudence esalò l'ultimo respiro dal pozzo in cui aveva deciso di gettarsi per porre fine alla sua vita, Chastity Freeman, figlia di Ann Putnam una delle possibili candidate al ruolo di Suprema che gareggiò insieme a Prudence, si sentì invadere da un'onda di potere che le mozzò il fiato, capendo l'evento chiese di essere testata per la supremazia.
Non appena la congrega fu lontana da Salem abbastanza da non dover correre il rischio di incappare in cacciatori di streghe, Chastity venne sottoposta alle Sette Meraviglie.
Le superò tutte senza dimostrare il minimo affanno, venendo così elevata da comune strega allo status di Suprema. Quella notte si festeggiò come se non avessero mai abbandonato Salem. 
La congrega era di nuovo pervasa da un'influenza di benessere e emanata dalla loro nuova leader.

Chastity Putnam aveva solo 17 anni quando iniziò il suo regno. Aveva capelli rossi, ereditati da suo padre, che se spinti dalla brezza sembravano fiamme e occhi di un verde intenso, ereditati da sua madre Ann. Era molto intelligente e portata alle arti magiche e alla strategia, dote che le sarebbe tornata utile per guidare le sue sorelle nelle battaglie che il futuro riservava loro.

Possedeva una corporatura slanciata e fiera, molto più di qualsiasi altra donna, nella congrega. Fin da bambina aveva abbracciato la sua magia, manifestando doti singolari, ma reputate, a causa della giovane età, nella norma e soprattutto ancora in crescita. Sua madre l'aveva educata a non mostrare mai la sua magia se non nelle file della congrega o in maniera che nessuno potesse ricondurla a lei. Il potere più singolare di Chastity era quello di poter viaggiare con lo spirito, attraverso quella che lei chiamava "proiezione astrale", per scrutare varie strade da poter percorrere e notare se ci fossero pericoli all'orizzonte. Così avrebbe guidato la congrega verso sud.
Suo nonno Giles, membro del consiglio e stregone molto capace, era morto poco dopo la sua nascita e non aveva avuto modo di conoscerlo ma lo aveva sempre saputo contrario all'unione di sua madre con suo padre, Samuel Freeman, poiché era un puritano e lo riteneva un pericolo per sua figlia. Chastity e sua madre sapevano che Samuel non era un vero e proprio pericolo, in quanto era più soggetto alle idee altrui che a strutturarsene di proprie e per tal motivo non avrebbe mai sospettato di avere streghe in casa, se non gli si fosse fatto notare. Volendo sorvolare su questo suo grande difetto, tuttavia, era sempre stato un marito ed un padre affettuoso e presente soprattuto dopo la prematura morte di Ann, quando la ragazza aveva 14 anni. Chastity in particolare ricordava molti bei momenti passati insieme a suo padre, che le aveva insegnato molte cose sulla caccia e soprattutto sulla caccia alle streghe, nell'ultimo periodo. Quindi avrebbe saputo riconoscere le trappole e le insidie che i cacciatori avrebbero potuto mettere in atto sulla loro strada.
Prima che Prudence invocasse la Sacra Assunzione, Chastity aveva anche scoperto che suo padre, con altri uomini, avevano istituito in segreto una cerchia aperta solo a uomini che, di generazione in generazione, avrebbero dato la caccia alle streghe e le avrebbero uccise. Venne a sapere che quel gruppo sapeva molte più cose di quanto sospettassero su di loro e sull'intera congrega. Non conoscevano le identità, ma sapevano che le donne accusate erano innocenti e che le streghe si erano mosse verso le piccole Sarah Parris e Abigail Williams, perché volevano far partire un'isteria di massa.


«Quelle stronze avranno pane per i loro denti, non appena avremo modo di sapere chi sono.» le disse un giorno suo padre.

Lei riferì tutto a Prudence, già al corrente della situazione attraverso una serie di visioni avute prima di far instillare l'isteria nella gente del villaggio, e lei decise che la congrega sarebbe fuggita verso sud, lontana da Salem e dalle persecuzioni che sarebbero toccate loro se fossero rimaste ad aspettare che i veri cacciatori le scovassero.

Sapevano che, nonostante la forza della loro magia, erano comunque sole in un mondo che prendeva di mira una donna solo perché respirava. Abbandonare ogni legame non magico e fuggire era l'unica strada da percorrere.

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In totale, i loro spostamenti durarono tredici mesi, nel corso dei quali accaddero eventi molto importanti.

Provarono ad insediarsi in varie regioni che avevano trovato particolarmente favorevoli alla loro prosperità, ma i cacciatori di streghe erano sempre alle loro calcagna, come se riuscissero a seguire le loro tracce.

Il viaggio era stato duro e qualche loro sorella più anziana non aveva retto il viaggio, morendo nel percorso. Altre, invece, durante vari spostamenti nei villaggi, avevano perso la testa per uomini del luogo e presero la scelta di rimanere con loro, ricevendo prima il benestare della loro suprema. Una separazione particolarmente dolorosa per Chastity fu quella di una strega di nome Lizzie Bishop. Il suo potere era quello di creare emozioni e sentimenti con la sua voce durante il canto. Scriveva canzoni di una tale intensità da ristorare i sentimenti dell'intera congrega quando vi era sconforto. Decise però di lasciare il gruppo poiché si innamorò a prima vista di un giovane taglialegna incontrato nei boschi in cui cercava legna da ardere. Chastity diede a tutte il suo consenso, consapevole che, prima o poi, le loro figlie si sarebbero riunite alla congrega. Ma non per questo con meno amarezza per aver lasciato andare delle sorelle.

L'evento più grave avvenne nel loro penultimo insediamento, i cacciatori arrivarono in poco tempo e due ragazze sparirono: Margaret Smith e Bethany Wilson.

Le due erano state viste per l'ultima volta andare insieme a fare rifornimenti di acqua nei pressi di un fiume e non avevano più fatto ritorno.

Chastity chiamò a sé il Consiglio per un incontro privato.

Il Consiglio di Streghe di quel periodo era formato da due streghe, Betsy Wormhood e Mary West, e dallo stregone Carlisle Dandridge. Le prime due erano membri della congrega fin dalla sua fondazione, erano solo adolescenti quando accettarono l'offerta di Tituba e si ritrovarono streghe. Ora erano donne di mezza età, che un tempo erano state bellissime e che ora erano evidentemente molto provate dal viaggio. Avevano molta saggezza da offrire.

Carlisle Dandridge era invece il figlio di uno stregone che, ormai morto, gli aveva lasciato in eredità una cospicua somma di denaro e possedimenti per il paese che lui aveva messo al servizio della congrega. Non aveva più di trentacinque anni, ma aveva già una buona dose di buonsenso e furbizia per poter essere di aiuto al benestare di tutti.

«Vi convocati qui, questa sera, perché sapete che le nostre sorelle Margaret Smith e Bethany Wilson sono scomparse.» iniziò a spiegare Chastity «Volevo avere la vostra opinione su come sarebbe più opportuno agire.»

«Hai provato ad usare il tuo potere, piccola?» chiese Betsy, seduta in un angolo della carrozza di Chastity.

«Certo, è stata la prima cosa che ho fatto appena ho saputo. Ho provato a cercare delle prove ma sembra non ci sia stata lotta. Devono essersi allontanate volontariamente.»

«E per quale ragione avrebbero fatto ciò, con i cacciatori che ci sono alle costole?» domandò Carlisle.

«Conosciamo le nostre sorelle, Carlisle. Bethany e Margaret sono molto amiche, sai che non si separerebbero mai. Qualcosa però stavolta le ha spinte ad allontanarsi da noi.» sentenziò Mary.

«Cosa pensi possa essere stato, una trappola?» chiese Chastity, temendo che la situazione potesse peggiorare anche solo nominando quella ipotesi.

«Forse, oppure qualcosa di peggio.»

Tutti impallidirono a quell'ipotesi non sapevano cosa potesse esserci di peggio, di fronte ad un agguato o una trappola di gente sanguinaria come i cacciatori, il cui unico scopo era quello di ripulire il mondo dalle streghe.

«Mary, cosa stai tentando di dirci?» chiese Chastity con la voce ridotta ad un filo, temendo già la risposta della donna che le si stava formando nella mente.

«Lo sai bene, cara. Un tradimento.» disse la donna, quasi come se ammetterlo le costasse tutte le forze «Un tradimento da parte di qualcuno della congrega.»

«NO, NON È POSSIBILE!» urlò Chastity come se quell'eventualità, anche remota, fosse totalmente impossibile dall'accadere.

«Eppure i segni di un tradimento ci sono, bambina.» disse Betsy, con le lacrime agli occhi, che guardava esterrefatta il vuoto «Pensaci.»

La mente di Betsy fu attaversata da un lampo e capì che quell'ipotesi di tradimento era più tangibile di quanto potessero immaginare.

«Per questo i cacciatori erano sempre più vicini a noi, qualcuno li informava segretamente sui nostri spostamenti!» spiegò Chastity.

I tre annuirono, come se quel pensiero fosse scaturito nella mente di tutti nel medesimo istante.

«Dobbiamo trovare quelle ragazze il prima possibile e anche chi ci sta tradendo. Ho in mente un piano per smascherare l'artefice di tutto questo disastro.» spiegò la Suprema.

La Suprema comunicò che la massima priorità era per il ritrovamento delle loro giovani sorelle, non omise che tra di loro ci poteva essere un traditore, ma aggiunse sapientemente che aveva trovato delle prove su chi potesse essere e che doveva semplicemente recuperarle, mandò quindi le streghe alla ricerca delle ragazze. La congrega si sparpagliò in cerca delle ragazze, gruppi di due o tre. In modo che potessero proteggersi con la magia. Chastity, dalla sua carrozza lanciò un incantesimo che le avrebbe protette dalla vista diretta dei cacciatori e iniziò un viaggio astrale.

Si spinse come Proiezione Astrale fino al fiume dove le ragazze erano scomparse e rimase dunque in attesa, certa che il traditore o la traditrice si sarebbero resi noti per occultare le prove fasulle che lei aveva detto di aver visto. Ecco che, poco dopo il suo arrivo, vide una figura muoversi furtiva tra gli alberi dei boschi che erano ai margini del fiume.

Veniva verso di Chastity, sul luogo della scomparsa delle ragazze, non sapendo che lei era lì ad osservare il tutto.

Tolto il cappuccio del mantello, Chastity vide che era Emily Lewis, una strega della congrega.

Era dunque tutto vero, il tradimento era interno alla loro cerchia.
Vide che si chinava alla ricerca di qualcosa, una prova magari da poter occultare.

Non trovò nulla e fuggì. 
Chastity la seguì sotto forma di proiezione astrale.

Arrivarono in un accampamento nel bosco, sede dei cacciatori di streghe. Emily non entrò direttamente, ma poco fuori di lì, incontrò un uomo. Quello che Chastity vide le provocò ribrezzo: Emily si avvinghiò a quell'uomo e lo baciò con una tale passione che tutto si rese improvvisamente chiaro.

«Eccomi amore mio, sono arrivata. Ci sono altre streghe nel bosco, prendetene più che potete.» disse Emily a quell'uomo.

Chastity, ancora sconvolta, si accorse solo in quel momento del dettaglio più importante: quell'uomo poteva vederla. Ciò significava che il suo incantesimo non stava più occultando, in qualche maniera, Emily e probabilmente, come lei, anche il resto della congrega.

Si sentì avvolta da una cappa di terrore. Aveva mandato le sue ragazze nel bosco e ora, con molta probabilità erano vulnerabili, seppur potenti.

C'erano abbastanza prove per incriminarla, ma il resto della congrega andava messo in salvo.

Prima di tornare nel suo corpo, cercò le ragazzine scomparse nel campo dei cacciatori. Di loro nemmeno l'ombra, finché non si imbatté in due blocchi neri stesi a terra. Si chinò ad osservare e un brivido le corse dietro la schiena. Quelle due figure stese a terra, carbonizzate, erano le due streghe scomparse. Bruciate sul rogo dai cacciatori, cui erano state condotte dalla loro consorella Emily. Non avrebbe potuto riportarle in vita, ridotte in quelle condizioni.

Lo shock fu così forte che la proiezione astrale si interruppe di botto. Chastity si destò dal suo letto e, nauseata da quanto aveva appena visto, vomitò copiosamente sul pavimento della carrozza.
 

Cercò gli stregoni rimasti, gli ordinò di riunirsi ed effettuare incantesimi per richiamare tutte le streghe che erano rimaste fuori, di accorrere immediatamente. In quel momento, dal bosco, si sentirono degli spari.

Gli stregoni, allarmati, iniziarono le loro litaniche preghiere magiche per obbedire agli ordini della Suprema.

Alcune streghe, col potere della trasmutazione, si materializzarono in fretta all'insediamento della congrega, portando con sé alcune sorelle ferite in maniera più o meno grave.

Andò da Claire Warren, una giovane strega di circa ventisei anni. Era ferita ad un braccio ma per il resto sembrava illesa. Mentre le fasciava la ferita, notò un pendente che non le aveva mai visto al collo. Ma non le disse nulla, mentre si prendeva cura delle altre ragazze, però, notò che quasi tutte avevano dei nuovi monili che fino a qualche giorno prima, sembravano non possedere. Erano costruiti con metodiche artigianali. Tornò in fretta da Claire e le chiese: «Da quanto tempo hai questo oggetto?»

La ragazza sembrò sorpresa e rispose: «Da prima di addentrarci nel bosco, avrebbero dovuto proteggerci.» E poi, come una giustificazione di un bambino che non vuole essere punito, di colpo esclamò: «Ce li ha dati Emily Lewis!»

Era dunque definitivo: Emily aveva tradito la sua stessa congrega in favore dei cacciatori. Quella sera non fece ritorno all'accampamento della congrega. Aveva scelto il suo schieramento.

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La congrega passò qualche giorno errando per il bosco e accampandosi dove potevano essere più al sicuro, dovevano vendicare le loro giovani sorelle, uccise dalla sconsideratezza di Emily e riprendersi quest'ultima per farle fronteggiare i propri crimini. Bruciò tutti gli amuleti che Emily aveva usato per bloccare la magia protettiva della Suprema nei confronti delle ragazze. E si assicurò che lei non potesse trovarli, conducendo i cacciatori da loro, adoperando non solo la sua magia ma quella di altre persone nella congrega.

«Mie streghe e miei stregoni» disse durante un'adunanza una mattina «la nostra consorella Emily Lewis ci ha traditi e, adesso, andremo a riprendercela.»

«Come?» chiese una ragazza.

«So dove si trova l'accampamento dei cacciatori, andremo lì e con il favore delle tenebre ci riprenderemo Emily. Sia chiaro che sarò io a guidare questa spedizione e che accetterò solo volontarie, con me. Ma vi avviso sin d'ora, che se ve ne sarà la necessità uccideremo chiunque ci sbarri la strada.» disse con risolutezza Chastity.

La notte arrivò in fretta e, nonostante il discreto numero di volontarie, Chastity ne selezionò solo quattro, per andare con lei.

Si inoltrarono nei boschi e si ritrovarono fuori dall'accampamento dei cacciatori nel giro di un'ora.

Lì fuori, abbandonando ogni cautela, iniziarono a recitare canti e formule. Due carrozze presero magicamente fuoco e, da fuori, ne uscirono due uomini avvolti fiamme. Gli incantesimi proseguirono e si alzò un vento che alimentò le fiamme. Le urla degli uomini fecero uscire dalle loro carrozze altri uomini, stavolta armati. Le streghe si presero tutte per mano e continuarono a lanciare incantesimi per smantellare quegli uomini. Due si gettarono verso di loro, ma una parete magica impedì loro di poterle raggiungere.
Videro poi Emily uscire da una carrozza, con una vestaglia bianca.

Chastity urlò: «ORA!»
Due ragazze si staccarono dal gruppo e si traslarono alle spalle di Emily, la afferrarono e sparirono nel nulla. 
Erano tornati all'accampamento, pronti a giudicare la traditrice per i suoi crimini.

 

Ma Chasity e le altre due erano ancora lì a scatenare l'inferno.
Molti uomini avevano preso fuoco, altri furono trafitti dalle loro stesse armi che le ragazze controllavano magicamente con la loro mente.
Quando Chastity riconobbe il l'uomo che aveva baciato Emily, lo tramortì con un oggetto controllato telecineticamente e le due streghe rimaste si spostarono in un batter d'occhio dietro di lui, sparendo poi magicamente insieme al corpo.
La Suprema rimase a recitare i suoi incantesimi e a far capire a quegli uomini la potenza che avevano voluto sfidare. Notò che qualcuno stava battendo in ritirata. Molti erano morti.
Con un sorriso fiero, svanì nel nulla e si ritrovò nell'accampamento della congrega.
Emily doveva espiare la sua colpa.
 

 

Il consiglio aveva già iniziato ad interrogare Emily appena arrivata, i suoi poteri erano stati inibiti da un intruglio preparato dalla stessa Mary West con le ceneri dei monili che aveva usato per fermare i poteri della stessa Chastity.

«La tua situazione è molto grave, ragazza. Spero tu lo sappia. Hai tradito le tue sorelle e loro sono state uccise come animali da quegli uomini.»

Emily sorrideva, come se non avesse colpa. Quel sorriso però si spense, quando Chastity le mostrò, senza ombra di pietà, il cacciatore che lei aveva baciato. 

«JACOB!» urlò «COSA TI HANNO FATTO?» 

Lui non rispose, come se non avesse sentito nulla.
 

«AMORE MIO! MI SENTI? RISPONDIMI TI PREGO.»

In quel momento lui si destò e urlò, tutti rimasero atterriti, meno che Chastity. Lei andò da Emily e le disse: «Hai avuto da noi tutto l'amore che potevamo darti e ci hai tradite tutte per lui. Come hai potuto?»

Emily si voltò in lacrime verso di lei, la faccia scura di cenere rigata da lacrime sincere, e le disse acremente: «Perché lo amo, stupida di una cagna! Per me potete anche bruciare tutte!»

Chastity gettò un'occhiata al consiglio, che rimase atterrito per come la giovane aveva osato rivolgersi alla loro Suprema ma quest'ultima non sembro toccata da quel suo atteggiamento, quanto invece dalla dichiarazione d'amore ma anche di colpa. Appena riprese a guardarla, sembro come vedere il terrore negli occhi Emily. Temeva per l'incolumità di quell'uomo. L'amava al punto tale da vendere le sue sorelle al solo scopo di compiacere lui e la sua missione.

«Per amore si sono sempre fatte scelte ardue, sorella mia. Tu per amore hai deciso di calpestare la tua famiglia in favore di quest'uomo.» disse indicando Jacob nella gabbia «Ma spero tu capisca, sorella mia, che non possiamo permetterti di uscire incolume da questa storia. Due delle nostre sorelle più giovani sono morte a causa tua, arse vive sul rogo. Molte altre sono state ferite dall'agguato che hai dato modo ai cacciatori di perpetrare nel bosco.»

Emily guardò in basso, non voleva più guardare Chastity in volto, ma nel momento in cui lei l'abbracciò a sé, sentì le lacrime salirle al volto come se all'improvviso i suoi sentimenti si fossero risvegliati tutti in un unico momento. Alla fine di quel materno abbraccio da parte della giovanissima Suprema, Emily fu pervasa da una folle rabbia verso sé stessa e verso tutte le altre.

«La magia non ci ha portato nulla di buono! Come fate a non capirlo? Una vita di fuga, tormento e persecuzione! Io volevo solo amare, non è colpa mia se mi sono innamorata di un cacciatore.»
 

«La magia, come l'amore, arrivano sotto molte forme e con molti significati diversi per ognuno. Tu non sei responsabile di chi amare, ma sei responsabile delle azioni che commetti per amore. Purtroppo per te e per tutte noi, le tue si sono spinte troppo oltre. Molte nostre sorelle si sono innamorate e hanno scelto di lasciare la congrega per seguire i loro sentimenti, ma solo tu hai deciso di venderci ed eliminarci tutte. La tua punizione sarà la più esemplare di tutte, sorella.» disse Chastity con un tono solenne.

Emily si strinse in sé stessa, nonostante avesse mani legate, ma smise di piangere. Forse ancora non aveva pienamente realizzato la sua colpa, fino al momento in cui, col volto basso disse: «Lo rifarei altre mille volte, se potessi.»

Chastity trasse un sospiro di rammarico. Fece un cenno del capo e disse «Questo è il verdetto, che in futuro da ora in avanti, verrà applicato a qualunque strega di questa congrega che provocherà del grave male fisico o la morte delle sue sorelle, con intenzione.» disse con voce decisa «Come Suprema regnante di questa congrega, dispongo che tu, Emily Lewis, responsabile della morte delle nostre sorelle Margaret Smith e Bethany Wilson, vada incontro alla morte tramite il rogo. La terribile sorte che hai riservato a loro, ricada su te.»

Nessuno osò pronunciare un fiato, erano tutti sotto shock. Nessuno si sarebbe mai aspettato da un'anima candida come Chastity una sentenza simile, tuttavia non perdonavano Emily per ciò che aveva fatto a quelle due ragazze, che erano poco più che bambine.

«Che ne sarà di Jacob?» chiese Emily riempiendo il silenzio con una voce che sembrava sul punto di spezzarsi.

«Per lui ho pensato ad una punizione diversa. Con qualche incantesimo lo renderemo il nostro factotum. Ci servirà come uno schiavo e così faranno le generazioni che lo seguiranno.»

 

Una smorfia di dolore comparve sul viso di Emily e fu in quel momento che Chastity la incalzò con maggior ferocia, seppur nel massimo della calma: «Ti rimanga la consapevolezza, cara Emily, che lo hai messo tu in questa condizione. Sarà una marionetta per il resto dei suoi giorni, solo grazie a te. Tieniti stretto questo pensiero quando perirai tra le fiamme.»
 

 

Il rogo si svolse il giorno dopo in una radura.

Emily indossava ancora la vestaglia bianca con cui era stata catturata, legata ad un palo in legno che Jacob stesso, ormai ridotto ad un pupazzo, aveva piantato a terra con l'aiuto degli stregoni.
Chastity osservava la ragazza, che ormai era stremata dal pianto e straziata dalla sorte del suo grande amore.

Poco prima dell'esecuzione, presa da un momento di gentilezza verso quella povera anima che aveva conosciuto semplicemente quel modo distorto di amare, Chastity decise di farle un ultimo dono.

«Ti mostrerò un'ultima volta l'uomo di cui ti sei innamorata, Emily.» disse la Suprema, che con un gesto della mano, annullò l'incanto operato su Jacob che, di punto in bianco, si ritrovò a fissare Emily senza capire dove fosse. Appena realizzò, si guardò intorno.

«Jacob, amore mio!» bisbigliò Emily priva di forze. «Vieni da me, ti prego!»
 

L'uomo si guardò intorno e realizzò che le streghe lo avevano preso e che, in qualche modo, lo avevano condotto lì, ma non aveva ricordi di come fosse successo. Riconobbe solo la voce di Emily e si mise a guardarla senza battere ciglio.

«Quindi alla fine ti hanno scoperta» le disse con disgusto «Sapevo che eri una ragazzina stupida.»

Emily sgranò gli occhi come se quelle parole fossero una spada che le trapassava il cuore.

«J... Jacob, cosa dici?» chiese, sentendo di nuovo il flusso di lacrime arrivarle agli occhi.
«Chastity smettila! Accetto la mia punizione, ma ti prego non farmi più soffrire così, non ce la faccio più!»

Chastity aveva semplicemente rimosso l'incantesimo della personalità che lo aveva assoggettato alla congrega, non riusciva a capire cosa era andato storto.

«Jacob, guardami ti prego! Dimmi un un'ultima volta che mi ami!» esclamò la condannata esprimendo il suo ultimo desiderio.

L'uomo si volto verso di lei disgustato «Chi ti ha mai amata, fottuta strega? Sei solo servita a me e ai miei fratelli per poter arrivare più in fretta a voi stronze.»

Chastity comprese che quel Jacob, aveva circuito la ragazza e lo incantò di nuovo, rendendolo innocuo. 
Poi osservò Emily, il dolore aveva sconvolto i suoi lineamenti delicati, rendendola grottesca. Una maschera nera rigata da muchi e lacrime di atroci sofferenze.
Voleva farle il dono di vedere l'uomo che le aveva rubato il cuore un'ultima volta, come atto di magnanimità, solo per poi scoprire che lui non l'aveva mai amata, anzi, la considerava meno di un animale.
Anche il resto della congrega lo aveva capito, perché nessuno proferì parola ma guardarono tutti la povera Emily con la stessa pena con cui si guarda un cucciolo che sai non arriverà all'età adulta.
Come ultimo atto d'amore, Chastity si procurò dei panni bagnati e ripulì con cura il volto di Emily.

Il volto della ragazza tornò pulito ma era ormai irrimediabilmente martoriato da quella sofferenza che pochi minuti prima le si era scagliata addosso.

«Accetto la sorte che mi hai designato, Chastity.» le bisbigliò Emily.

La suprema annuì silenziosamente, consapevole che la ragazza aveva capito che quanto detto dall'uomo non era opera di Chastity, ma la pura verità. Lui l'aveva circuita solamente per poter mettere le mani sulla congrega e sterminarla. 

«Emily Lewis, sei stata condannata a morte sul rogo per l'omicidio delle nostre sorelle streghe Bethany Wilson e Margaret Smith.» sentenziò la Suprema con voce ferma «Hai delle ultime parole?»
 

 

«Mi dispiace.» disse con un tono molto basso, ma udibile dalla leader.

Annuendo, e con le lacrime che le correvano per il viso, Chastity fece un cenno della mano e il corpo di Emily, insieme al palo di legno si incendiarono. 
Restarono tutti di stucco, perché ci fu solo un grido iniziale, probabilmente di reazione alle fiamme, ma poi Emily non si sentì più. Bruciò in completo silenzio. 
Tutti ipotizzarono che il dolore per il cuore infranto rendesse le fiamme solo un leggero solletico.
 

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Gli anni passarono e le streghe si insediarono in dei villaggi da qualche parte dove ora si trova la Florida.

Ormai Chastity aveva cinquantaquattro anni e aveva iniziato a deperire. Una nuova strega stava per prendere la Supremazia della congrega. Non dimenticò mai Emily, il dolore per il cuore infranto di quella ragazza la guidò sempre nell'essere giusta con tutti, ancor più di prima. L'esperienza aveva solo fatto il resto. Per sua fortuna nessuna strega fu mai più giustiziata sotto il suo regno.
Ormai viveva in una casa agiata, il suo status oltre a molta salute e fortuna, le aveva portato anche una ricchezza spropositata, così come fu per Prudence stessa, aveva scelto di non sposarsi e di non avere figli. Non voleva mettere al mondo persone che avrebbero potuto avere lo stesso fardello di Emily. «L'amore» diceva lei a tutti «è tanto seducente quanto letale.», la sorte tragica di quella ragazza l'aveva sconvolta così nel profondo che ebbe sempre paura di innamorarsi, si dedicò invece con una maternità fuori dal comune alla congrega. Crescendo streghe potenti, insegnando loro molti segreti magici e facendo da nonna anche a molti dei figli delle sue ragazze.

Molti anni prima, dispose che ogni suprema dovesse avere un dipinto che ne preservasse la memoria e che, al momento della morte, sarebbe passato alla prossima erede del ruolo.
Si fece ritrarre qualche anno prima di morire, quando ancora il deperimento era alle porte. Aveva, attraverso una proiezione mentale nella mente dell'artista, fatto comparire anche Prudence identica a come la ricordava così che potesse essere ritratta e tramandata la sua memoria.
Pochi mesi prima di aggravarsi, designò la sua erede in Justice Stevenson una strega molto brillante, oltre che estremamente dotata. Aveva 32 anni.

 

Chastity Freeman si spense la notte del ventotto febbraio del 1729, trentasette anni dopo aver ereditato la supremazia della congrega, a causa di una polmonite. Circondata da tutte le persone care che aveva avuto in vita.


*
Angolo dell'Autore: Salve a tutt* e grazie per aver letto questo nuovo capitolo, vi invito a lasciare le vostre recensioni e, se volete, a cercare la storia su Wattpad, lasciando anche dei voti e magari dei commenti. 
Vi inverei anche, se possibile, a passare questa storia a persone che conoscete a cui potrebbe piacere. <3 
Aiutatemi a farla crescere. 

Al prossimo capitolo, ciao! 

 

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