Anatema

di Morgana la Strega
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I Decisioni ***
Capitolo 2: *** Capitolo II Nubi nel Cielo ***
Capitolo 3: *** Capitolo III Diagon Alley ***



Capitolo 1
*** Capitolo I Decisioni ***


Image and video hosting by TinyPic Anatema Capitolo I

                                                                                          



                                                                                                                                                                             



« Perché proprio lui, mio signore? » chiese la donna bionda vestita di broccato nero. « In fondo è soltanto un ragazzo » aggiunse con voce tremolante e congiungendo le pallide mani dalle dita inanellate, "lui è mio figlio" pensò, senza però dirlo.
L'oscuro signore continuava a girare in tondo e in modo frenetico, senza  mai rivolgere gli occhi verso la donna che si trovava vicino al camino spento nella grande sala di Malfoy Manor.
Dopo un po' di esitazione Narcissa Malfoy riprese a parlare « io so che non ho alcun diritto di chiedere - »
« Brava Narcissa! » Voldemort si girò di scatto e fece qualche passo verso di lei « hai pronunciato le parole giuste, tu non hai alcun diritto di fare richiese. »
Narcissa  abbassò gli occhi, non voleva che l'oscuro signore captasse la sua paura, le veniva da piangere ma avrebbe preferito soffocare, considerando il fatto che Voldemort traeva piacere dal dolore. Si limitò a deglutire lentamente. Intanto Voldermort si avvicinò a lei, finendo per schiacciarla contro la pietra dura del camino. Narcissa riusciva a sentire l'odore di morte che l'oscuro signore si portava dietro, un odore che entrava dal naso ma pervadeva tutto il corpo, indebolendo le ossa e irrigidendo i muscoli, proprio come fa il veleno di un serpente.
« Avevo dimenticato la tua bellezza Narcissa » sussurrò Voldemort, poi  prese una ciocca di capelli biondi della donna e se la portò alle narici,  annusò e portò gli occhi da serpente su di lei, si accorse che era pallida e rigida, una preda avvelenata e in attesa di essere divorata.

« Hai paura di me? » le chiese Voldemort fingendo meraviglia. « Qual è l'origine di tanto timore Narcissa? » le sollevò il mento e vide gli occhi di lei gonfi di lacrime.
Narcissa continuava a deglutire senza proferir parola. « Capisco... hai paura per Draco, non è così? » lasciò il mento della donna in modo brusco e si allontanò di qualche passo facendo frusciare la lunga veste.
Narcissa rimase ferma,  anche se il solo sentir pronunciare il nome di suo figlio da quelle labbra la fece sussultare per un momento.
« Draco... credo, anzi mi auguro che sia diverso da suo padre... voglio sperare che abbia più coraggio. In fondo quando gli ho fatto presente la mia decisione mi è sembrato onorato del compito che gli ho assegnato » ragionò Voldemort con tono tranquillo, si stava prendendo gioco di Narcissa, faceva finta di non comprendere la ragione delle sue paure, come se il fatto solo di servirlo non fosse già una condanna a morte per un ragazzino di sedici anni.

« Sul fatto che Draco non si sottrarrà ai suoi doveri non c'è alcun dubbio » la signora Malfoy alzò gli occhi e drizzò le spalle « io e Lucius lo abbiamo educato bene, diventerà un uomo d'onore » concluse in modo fiero.
« Tutto il contrario del padre allora! » sbottò Voldemort facendo risuonare la sua voce nella stanza dalle pareti di pietra.
« Lucius si è dimostrato un servo scadente e un codardo! E tu osi ancora parlare di lui al mio cospetto? Dovresti solo ringraziare e chinare il capo considerando che avrei potuto uccidere te e il tuo prezioso figlio con un solo Avada Kedavra!  E questa sarebbe stata la giusta punizione per il traditore di tuo marito... Ma d'altra parte io sono un uomo misericordioso. Al di sopra di voi piccoli tirapiedi inutili. »

Dopo il lungo monologo Voldemort riprese la calma, e si mise a sedere sulla grande poltrona in pelle nera di Lucius. Lo fece lentamente e guardando Narcissa con  sorriso beffardo, comportandosi come se fosse stato a casa sua, perché tutto quello che apparteneva ai mangiamorte, vivi o deceduti che fossero, apparteneva anche a lui, dopotutto era l'oscuro signore, capo delle forze del male.

Narcissa  non sapeva che altro aggiungere, cadere in ginocchio e pregare Voldemort di risparmiare Draco, di lasciargli vivere la sua giovinezza, farlo essere un ragazzo normale ma sarebbe stato inutile. La decisione era stata presa, Draco Malfoy era stato marchiato sul braccio sinistro proprio quella mattina, divenendo ufficialmente un Mangiamorte, doveva dimostrare la sua lealtà, uccidere Silente e indebolire Potter, 'il prescelto'. Erano entrambi compiti adeguati, se Draco fosse riuscito a portarli in fondo, Voldemort lo avrebbe preso sotto la sua ala destra.
La cosa che più spaventava e aveva lasciato sconvolta Narcissa era stato vedere quello strano bagliore negli occhi di suo figlio, una volta che Voldemort lo aveva convocato per fargli presente i suoi piani, quella mattina stessa, mentre imprimevano il marchio nero sulla sua pelle non aveva versato una lacrima, una cosa strana visto che Draco era sempre stato molto lamentoso, sin da piccolo. In quel preciso momento Narcissa si accorse di aver perso il suo bambino, non le apparteneva più, era affare di Voldemort adesso.

« Spero di non essere arrivata in un momento inopportuno. »
Una voce squillante e fastidiosa  si fece largo dal fondo della sala, la figura vestita di nero aspettò di essere invitata per proseguire.
« Vieni avanti Bellatrix » la invitò Voldemort con un gesto della mano senza alzarsi dalla comoda seduta.
Bellatrix Lestrange, sorella di Narcissa Malfoy e lealissima serva del signore oscuro, avanzò a passi decisi e pesanti, facendo un gran rumore sul pavimento in marmo nero con i suoi tacchi. Vedere sua sorella e il suo signore a così breve distanza e da soli l'aveva irritata molto, Narcissa si accorse che la vena sulla fronte di sua sorella pulsava in modo frenetico, era gelosia quella e pensò che fosse semplicemente folle.
« Mio signore, giungo con notizie importanti quest'oggi » Bellatrix fece un profondo inchino di riverenza una volta di fronte all'oscuro signore.
« Su coraggio, parla! » fece Voldemort spazientito.
Bellatrix cominciò a parlare «il capo del ministero della Magia, quell'alloccho di Cornelius Caramell è stato sostituito da Rufus Scrimgeour, da quello che le mie fonti dicono è un osso duro. Sarà più difficile entrare e prenderci il ministero.»
« Ah! » Voldemort si alzò di scatto dalla poltrona facendo sussultare Narcissa e indietreggiare di un passo Bellatrix, « credi davvero che quattro Auror impediranno la mia ascesa? Sei una sciocca Bellatrix! »
Quel rimprovero colpì a fondo la Lestrange che si piegò e nascose la testa tra le mani facendo un lamento isterico. Narcissa guardava sua sorella, sembrava un ratto sotto tortura, provò disgusto per la sua persona così malandata. I capelli di Bellatrix erano ridotti a una matassa sbruciacchata, gli abiti vecchi e logori, la corporatura che era sampre stata minuta adesso sembrava ancora più fragile.
« Mio signore, perdonatemi, sono stata sciocca e presuntuosa » Bella protese le braccia verso il suo signore che invece la ignorò completamente e si avvicinò a Narcissa, « passiamo oltre, dimmi il resto... Hai notizie sul ragazzo? » proprio nel momento in cui Voldemort pronunciò la domanda, apparve Draco un fondo alla sala, arrivava dalle sue stanze, Narcissa sgranò glio occhi e gli fece un cenno con la testa come per avvicinarlo a se, ma il ragazzo la ignorò, si sforzò di camminare in modo tranquillo verso Voldemort che nel frattempo stava ascoltando sua zia Bellatrix.
« Il ragazzo si trova a casa dei Weasley, a quanto pare Silente in persona l'ha portato laggiù, soggiornerà in quella topaia sino all'apertura di Hogwarts » disse sibilante Bellatrix.
« Io penso che questo sia il momento giusto per attaccare, così potremmo risparmiarci tutte le incombenze che porterebbe il piano precedente mio signore » propose Narcissa.
 Draco si voltò di scatto verso la madre, con un espressione palesemente contrariata. Capì subito il tentativo della donna, fare fuori Potter subito, in modo tale da lasciare lui e la faccenda di Silente a chissà quando.
« Devi essere pazza sorella! » la rimproverò Bellatrix strabuzzando gli occhi « in questo modo i piani andranno in fumo! »
« Dobbiamo rimanere nell'ombra Narcissa » fece Voldemort, aveva capito prima di Draco il ragionamento della donna e proprio per rigirare il dito nella piaga si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla « lasciamo lavorare il nostro Draco » e sorrise in modo mellifluo.
« Se mi è permesso mio signore, continuerei con le informazioni. »
« Prego Bellatrix, va avanti. »
« Pare che con lui ci sia quella nata babbana che gli fa da tira piedi... »  Draco capì subito a chi si stava riferendo sua zia, per un attimo vide davanti a se una figura minuta con la veste di Grifondoro, la solita aria da so tutto io e il suo sguardo sprezzante tutto per Draco. Il ragazzo sentì dentro di se un fremito di rabbia e la parola gli uscì dalle labbra istintivamente « la Granger... » pronunciò stringendo i denti.
Ci fu un attimo di silenzio e Voldermort rivolse tutta la sua attenzione verso Draco.
« Percepisco forti sensazioni da parte tua per questa nata babbana, qual è il motivo Draco? »
Draco si sentì per un attimo sotto esame e le parole giuste gli morirono in bocca, non poteva certo spiegare al signore oscuro che l'odio per Hermione Granger era derivato dal fatto che fosse un'insopportabile so tutto io, in fondo tranne qualche insulto e occhiataccia non avevano mai avuto un vero scontro e in confronto a Potter lei non rappresentava niente per lui, era solo una dei tanti tirapiedi dello sfregiato, come Ronald e Ginevra Weasley, loro non erano niente.
 
« Il mio odio per quell'essere insopportabile risiede tutto nel suo sangue marcio mio signore, mi sono sempre guardato bene dall'esserle tropppo vicino da poterne sapere di più » Draco spiegò tutto in modo meccanico, evitando, stupidamente, lo sguardo di Voldemort che lo guardava con gli occhi ridotti a due fessure.
« Da quel poco che sai di questa ragazza, Draco, dimmi... La reputi una minaccia? Pericolosa per i nostri piani? »
Draco soffocò una risatina, « la Granger una minaccia? Mio signore lo è solo per le povere orecchie di chi deve ascoltare le sue infinite lamentele o le sue lunghe liste su cosa sia legale o non legale ad Hogwarts, adesso che è pure prefetto... »
Perché aveva risposto così? Hermione Granger era una minaccia, sin dal primo anno ad Hogwarts si era sempre dimostrata la più intuitiva e caparbia del magico trio, gli altri due senza di lei sarebbero morti anche contro Raptor al primo anno, se solo si fosse impegnata non ci avrebbe messo molto a capire le intezioni Draco e la sua missione, avrebbe detto tutto a Potter e quei tre gli avrebbero messo di sicuro i bastoni tra le ruote. Deoveva assolutamente togliersela dai piedi, in quei pochi attimi di ragionamenti Hermione Granger era diventata la sua più grande minaccia.

« Capisco... » annuì Voldemort trascinando giù Draco dalla nube di ragionamenti e paranoie che si era creato in pochi minuti.
«Be' per adesso possiamo lasciarla in vita, verrà abbattuta a tempo debito, non sprechiamo energie inutili per adesso. »
Bellatrix parve contrariata mentre Narcissa sembrava lontana con i pensieri.
« Con il vostro permesso mio signore... » irruppe Draco con decisione ma senza mai guardare Voldemort negli occhi « della Granger vorrei occuparmi io personalmente e a breve. »
« Adesso smetti di fare lo spavaldo Draco, vuoi caricarti tutto tu? » lo rimproverò la zia con ardore « la tua bacchetta è ancora un ramoscello verde e tu vorresti fare più di quanto noi tutti facciamo? »
Draco si irritò terrbilimente e per un secondo dimentcò dove si trovava « sono stato scelto! Ha scelto me! Io posso uccidere chi voglio, quando e come mi pare! »
A quel punto intervenne Narcissa « vede mio signore? il ragazzo non è pronto, si lascia prendere dall'entusiasmo! »
« Finirà per rovinare tutto! » Rafforzò Bellatrix.
« Adesso basta! » Voldemort urlò talmente forte che nel farlo agitò le braccia e finì per lanciare un incantesimo che ruppe i vetri delle fineste.
Bellatrix scappò a rifugiarsi  in un angolo, proprio come un ratto, mugolava e diceva parole senza senso, Narcissa cadde a terra tappandosi le orecchie e Draco tremò a vetta ma rimase in piedi nella sua posizione e Voldermort gli si avvicinò.
« Voglio che tu faccia esattamente quello che ti dico, non mi importa dei risentimenti che hai verso inutili mosche che posso schiacciare con un solo respiro, tu farai tutto quello che ti ordino, chiaro? » Voldermort aveva preso Draco per il colletto della camicia nera che portava sotto il completo scuro elegante.
« Chiarò? » ripeté stringendo la presa con le sue dita rinsecchite dalle unghie lunghe e giallastre, « s-sì » balbettò il ragazzo che adesso aveva perso tutta la sua sicurezza.
« Quella Granger è così importante per te? »
Draco rimase inebetito dalla domanda, se importante voleva dire importante eliminarla allora sì.
« La odio quanto odio Potter signore. »
« Perfetto. » Voldemort parve quasi soddisfatto dalla risposta, Narcissa temeva un Crucio verso suo figlio per la sua insolenza da un momento all'altro.
« Se per te è necessario eliminarla fai pure Draco, ti ho dato la mia fiducia » sul volto di Draco si disegnò un sorriso compiaciuto « ma fai sì che risulti un incidente, capito? Perciò tieniti lontano da lei finché non arriverà il momento opportuno. »
« Non mi sarà difficile signore » rispose Draco risoluto.
Voldemort annuì compiaciuto e finì per sistemare il colletto della camicia al ragazzo, il suo gesto era chiaramente intimidatorio e Draco non vedeva l'ora che gli togliesse le mani di dosso, stava cominciando a cedere, non voleva dimostrarlo ma aveva veramente paura.
Voldemort si guardò intorno, Bellatrix all'angolo china su se stessa con l'aria di un cane bastonato e Narcissa guardava abbattuta il figlio che stava andando in una direzione troppo lontana, « Narcissa » fece per richiamare la sua attenzione, la donna scattò sull'attenti « sistema subito i vetri delle finestre. »
« Sì mio signore, subito. »










Note
Dopo uno stop bello lungo eccomi di nuovo qui, questo piccolo grande spazio dove dare sfogo alla fantasia mi era mancato. Spero che questa nuova storia vi piaccia.
Accetto consigli e critiche a patto che siano costruttive, ci tengo a migliorare e dopotutto efp serve anche a questo no?
Baci e a presto.
Morgana La Strega.

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Capitolo 2
*** Capitolo II Nubi nel Cielo ***


Image and video hosting by TinyPic Anatema capitolo II
                                                                                                

                                                                                           
Hermione Granger era arrivata alla tana tre giorni prima di Harry Potter e adesso che l'amico era lì con lei si sentiva più tranquilla, saperlo a casa di quei cialtroni dei Dursley e alla mercè del ministero o dei mangiamorte l'aveva preoccupata molto. La ragazza osservava dalla finestra della camera di Ginevra Weasley, i tre amici che sistemavano il giardino per un incontro Di Quidditch e la cosa non la  entusiasmava più di tanto, dato che era una vera schiappa e odiava volare, però era pur sempre una distrazione dagli avvenimenti funesti degli ultimi giorni.
La gazzetta del profeta che si trovava sul suo letto, posizionato accanto a quello di Ginny,  riportava solo notizie tutt'altro che buone. Hermione si voltò per guardare il giornale che aveva riletto già una decina di volte, "tre famiglie babbane uccise" riportava la prima pagina.
La ragazza prese ancora una volta i giornale e si mise a sedere sul letto per rileggerlo ancora una volta, "il ministero della magia sospetta che sia opera dei Mangiamorte" Hermione scosse la testa "sospetta, come se ci fosse qualche dubbio" pensò tra se, il pensiero poi corse subito ai suoi genitori, per quanto tempo sarebbero stati ancora al sicuro? Ed era proprio per questo che aveva deciso di passare il resto delle vacanze a casa Weasley, non tanto per la sua sicurezza tanto per quella dei genitori, meno si faceva vedere in loro compagnia, meno avrebbe attirato occhi indiscreti sulla sua famiglia. Hermione si sentiva in colpa, se fosse stata una ragazza normale tutto questo non l'avrebbe riguardata e di conseguenza non sarebbe stato affare neanche dei signori Granger. Si sarebbe diplomata in una qualsiasi scuola del Regno Unito e avrebbe avuto guai da comune adolescente. Invece no, era una strega e nata babbana.

« Hermione vieni fuori, stiamo per iniziare! » la voce sottile di Ginny penetrava a malapena dal vetro della finestra.
« Arrivo! » urlò Hermione ricomponendosi, poi buttò la gazzetta del profeta sotto il letto, l'averla continuamente sotto gli occhi non faceva altro che innervosirla più di quanto non lo fosse già.

                                                                                                                           
                                                                                                             **


Il pomeriggio trascorse lento e tranquillo, tra una partita e l'altra finì per arrivare l'ora di cena e dopo essersi riempiti lo stomaco con le delizie preparate dalla signora Molly, Harry Ron ed Hermione si riunirono in camera di Ron.
Harry teneva in mano la sua copia della gazzetta del profeta, attento a leggere.

« Lucius Malfoy ad Azkaban » proferì Ron tra il compiaciuto e l'incredulo « credete che gli passeranno le manie di superiorità là dentro? » chiese ironico.
 Harry rise per un attimo e cercò di immaginarsi Lucius Malfoy dietro le sbarre che si lamentava informando i carcerieri sulla sua linea di sangue purissima e il suo alto status sociale, ridicolo.
« Non credo che i dissennatori presteranno attenzione alle sue lamentele sul fatto di non avere una cella ricca di confort » rispose poi a mo di battuta.
Hermione guardò Harry con disappunto. « Non mi pare il caso di scherzarci sù Harry, Lucius Malfoy è un criminale pericolosissimo e considerando l'evasione di massa dell'anno scorso, non mi stupirei di rivederlo in giro tra poco! » Come al solito la ragazza riuscì a zittire i suoi due amici.
« Più tosto... » Hermione assunse un cipiglio preoccupato rivolgendosi ad Harry, « cosa intendi fare adesso? Voglio dire, quest'anno le cose ad Hogwarts cambieranno, tutti ti guarderanno in modo diverso Harry, perché tu sei il pr- » « sì Hermione, sono il prescelto, come se la Gazzetta del profeta non si fosse già premunita di sottolinearlo tutti i santi giorni nell'ultimo mese, puoi evitare di ricordarmelo almeno tu? » Harry era irritato, Hermione tendeva sempre a sottolineare tutto, anche quello che era evidente agli occhi dei più stupidi.
« Scusa » si limitò a dire la ragazza.
« Non ce l'ho con te Hermione » cercò di spiegarsi Harry « non ce l'ho con nessuno di voi » aggiunse rivolgendosi anche a Ron « so che sono strano e i più delle volte reagisco in modo inadeguato ma da quando Sirius è morto e ho saputo di quella maledetta profezia... » Harry non sapeva come continuare, « ti sei sentito crollare il mondo addosso... » concluse Ron triste e con tono greve. « Sì, proprio così.  »
Calò il silenzio nella stanza, poi un ticchettio sempre più fitto portò l'attenzione dei ragazzi verso la finestra. « Di nuovo pioggia » fece Ron sbuffando.
Stava iniziando a piovere e qualche lampo oltre le nubi presagiva un brutto temporale, le nubi in quei tempi sembrava che celassero qualcosa di malvagio, sempre pronto a spiare e ad attaccare all'improvviso.
« Io ho paura » fece Hermione tremante « e chi non ne ha, solo gli sciocchi » aggiunse Ron.

« Secondo voi Draco Malfoy tornerà quest'anno? » chiese Hermione guardandosi i piedi che teneva sotto il tavolino in legno, Ron si sdraiò completamente a terra e incrociò le braccia dietro la testa «purtroppo per noi sì»  Hermione si voltò di scatto « ma Come? » fece allarmata e incredula « con che coraggio e com'è possibile che Silente lo abbia riaccolto! » si girò poi verso Harry per avere la sua attenzione.
 « Silente non incolpa il figlio per gli errori del padre » continuò a parlare Ron « e comunque credo che un uomo intelligente come Albus Silente si sarà premunito di tenere quel vile sotto controllo.  Tu Harry cerca di stargli alla larga okay? Evitiamo scontri che prima o poi sarò costretto a lasciargli un pugno così forte da rovinargli a vita il bel faccino curato che si ritrova, mille incantesimi non basterebbero per riaggiustarglielo » concluse Ron.
« Tutti noi dovremo stargli alla larga » aggiunse Hermione mesta.
« Non so... E se avesse in mente Qualcosa? Non dovremo indagare? Voglio dire, adesso che suo padre è fuori gioco magari vorrà far vedere quanto vale » pensò Harry ad alta voce.
« Chi, Draco? » chiese Hermione sdegnata, « l'unica cosa che quel viscido sa fare è prendersi gioco dei ragazzi del primo anno e insultare tutti quelli che non gli vanno a genio » continuò convinta.
«  Se solo ripenso a quello che ho sentito dirgli su Ginny l'anno scorso al treno... » disse Ron rimembrando e arrossendo per la rabbia.
« Che cosa ha detto? » fece Harry stizzito, intanto Hermione drizzò le orecchie interessata.
« Lui e Blaise Zabini si trovavano nel corridoio e poco prima di scendere mia sorella li è passò davanti, naturalmente lei non gli degnò di uno sguardo ma quei due stranamente dal solito non l'hanno offesa, anzi sentii Malfoy che commentava il suo fondoschiena e che se non fosse venuta da una famiglia di miserabili non gli sarebbe dispiaciuto approfondire la sua conoscenza »  Hermione drizzò le spalle e inarcò la fronte, Harry si fece paonazzo in viso.
« E quello schifoso di Zabini come annuiva compiaciuto! » continuò Ron come se stesse rivivendo tutto « peccato che quei due imbecilli non si erano accorti che stavo proprio dietro di loro » « e che è successo?» chiese Hermione, « è successo che stavamo per darcele Hermione, se solo Neville non fosse venuto a trascinarmi via di forza.»
« Ma così gliel'hai fatta passare liscia! » sbottò Harry alzandosi in piedi e urtando un gambo del tavolino, rischiando così di far cadere la sua tazza di tè.
Hermione guardò la reazione del suo amico con interesse "strano" fece tra sè. Anche lei però si sentiva in qualche modo offesa da questa cosa e non ne capiva il motivo, forse perché Ginny era talmente bella da riuscir a far spendere parole di approvazione da due serpeverde estremisti e chiusi come Malfoy e Zabini? E che le importava comunque dei loro giudizi? A lei non cambiava niente in fondo, anzi era preoccupata che potessero infastidire la sua amica.
« Chissà che cosa avrebbe detto la Parkinson se avesse sentito il suo tesoruccio » commentò Ron.
« Oh andiamo, lo sanno tutti che Draco non è realmente interessato a Pansy Parkinson, quella è solo una bamboleta per lui » rispose Hermione velocemente mentre si chiudeva la felpa rosa.
« E tu com'è che sei informata sui problemi di cuore tra i serpeverde? » chiese Harry divertito.
Hermione alzò gli occhi dalla sua felpa e per un attimo si irrigidì « ehi? Pronto? sono una ragazza per vostra informazione. E tra ragazze le voci girano. »
« Certo » fece Ron ridendo.
« Sentite, le cose stanno così, a me di quello che fa Draco Malfoy o o la Parkinson non me ne può importare di meno, l'ho sentito dire a Cali tutto qui. »
« Che pettegole le Patil... » commentò Ron pensando alle due sorelle.
« Non meno di te Ronald » lo rimbeccò Hermione.
« Comunque sta di fatto che la Parkinson e Malfoy sono perfetti insieme, da brivido entrambi. Non vi fanno venire i brividi è? » chiese Ron a entrambi i suoi amici, Harry annuì severo « da brivisi, sì »  rispose poi.
« Non so... »  fece Hermione « credo che Draco Malfoy non sia capece di legarsi realmentea qualcuno, neanche a una come Pansy che rispecchia sicuramente il suo modello ideale» aggiunse cercando di immaginarli insieme « io non penso che uno come lui sia in grado di amare... » disse quell'ultima frase lentamente, pensando alla faccia di Malfoy in una delle sue espressioni altezzose e distanti, occhi gelidi e sguardo velenoso, sì era da brividi. In quel momento ebbe una sensazione di fastidio, quante volte avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ricordò quella in cui ce lo prese a causa della faccenda di Fierobecco, "che soddisfazione" pensò.

« Ascoltate, io non so voi, ma ho intenzione di tenerlo d'occhio » comunicò Harry avvicinandosi alla finestra per guardare fuori, un lampo apparve in cielo proprio in quel momento, seguito subito dopo da un tuono.
« No Harry, tu non lo farai, te lo probisco! » Hermione si alzò per fronteggiare Harry.
 « Non capisco perché vuoi aggiungere guai a quelli che già abbiamo » aggiunse Ron grattandosi la testa rossa.
« Infatti è fuori discussione, mi preoccuperò io stessa di farti girare alla larga da quel furetto » dichiarò Hermione alterata.
Harry ebbe un fremito di rabbia, odiava sentirsi sbacchettato, anche se a farlo era la persona più coscienziosa che conosceva, o vero la sua migliore amica.
« Come vi pare » rispose facendo un gesto con la mano, « bene, detto questo credo sia ora di andare a dormire, domani ci aspetta una lunga giornata di spese a Diagon Alley » concluse Hermione facendo un battito di mani poi guardò il temporale fuori dalla finestra con uno strano presentimento misto a timore.

                                                                                                                   

                                                                                     ***

A Malfoy Manor la pioggia sembrava scendere più violenta che in altri posti, forse era a causa del grande flusso di energia negativa che aleggiava intorno e dentro la grande abitazione.

Draco Malfoy sedeva alla scrivania del vecchio studio di suo padre, era una grande stanza, poco illuminata, con arredamenti in pelle nera e arazzi di colore verde e argento, l'orgoglio serpeverde  dei Malfoy era evidente. Draco aveva acceso il camino per riscaldarsi, nonostante fosse estate le stanze della casa erano più fredde che mai.

"Il compito che ti ho affidato è forse il più difficile di tutti Draco, nutro grandi speranze verso di te e posso garantirti che se saprai avere giudizio e porterai la missione a termine, io saprò ricompensare il tuo coraggio e la tua lealtà come neanche immagini."
Draco continuava a ripensare alle parole di Lord Voldemort, sentiva crescere in sè una forza che mai in vita sua era sicuro di a aver avuto e se ne sarebbe servito.
La ferita per il marchio nero bruciava e la pelle su cui il serpente e il teschio erano stati impressi pulsava e sembrava essere in rilievo, ma tutto questo era sopportabile, qualche giorno e il fastidio sarebbe scomparso.

« Non ti deluderò padre » disse guardando il suo bicchiere di vino rosso che portò subito dopo alla bocca, fece un sorso e poi poggiò la testa sullo schienale della poltrona, « li farò fuori tutti... prima torturerò Potter uccidendo uno ad uno i suoi luridi amici, i Weasley saranno i primi, poi passerò alla sudicia mezzosangue, la finirò a forza di Cruciatos, voglio vederla scoppiare dal dolore e dalla pazia... in fine sarà il momento di Silente e il suo pupillo non potrà salvarlo » Malfoy fece una pausa e si compiacque, avrebbe preferito uccidere direttamente il prescelto ma gli era stato chiaramente detto che quello non era affar suo e si sà, mai contraddire Lord voldemort. "Pazienza" pensò, di lavoro da fare ne aveva, doveva muoversi, elaborare un piano e nessuno avrebbe potuto aiutarlo, Tyger e Goyle erano fuori discussione, stupidi com'erano l'avrebbero fatto scoprire subito, poi c'erano Blaise e Pansy e pur essendo intellettualmente svegli e degli abili maghi non avrebbe comunque potuto coinvolgerli, questa cosa era affar suo e solo lui avrebbe goduto dei privilegi meritati.

La fiamma del camino era quasi spenta e lo studio veniva illuminato a intervalli regolari dai lampi che assumevano colori verdastri filtrando dalla finestra. All'improvviso la porta dello studio venne aperta e sbattuta contr la parete, Draco sossultò e si alzò in fretta dalla poltrona.
« Chi c'è! » urlò con forza. Chi osava sbattere con tanta violenza la porta dello studio di suo padre?

Un altro lampo fece luce nella stanza e un uomo dai capelli corvini divisi in due bande e un lungo naso adunco si fece avanti, era come sempre avvolto dal suo mantello nero.
 « Lei qui? » fece Draco evidentemente sorpreso.
Piton entrò velocemente e richiuse la porta in modo maldestro, subito dopo si diresse a passo svelto verso la scrivania, ci girò a torno per fronteggiare Draco.
« Sì, proprio così » asserì a pochi centimetri dal viso del ragazzo.
Draco lo guardò dritto negli occhi e con tono fermo fece « a cosa devo questa piacevole visita notturna? » seccato.
« Sono venuto a conoscienza della grande notizia e ti avverto subito Malfoy » a quel punto Piton estrassse la bacchetta « niente sciocchezze o spavalderie. »
 Quelle parole arrivarono a Draco come uno spillo in un dito e rimase per un attimo in silenzio, Piton aveva l'incantesimo facile.

Il ragazzo cercò di mantenere un atteggiamento fermo, fece un respiro e parlò « vedo che le informazioni corrono veloci professore » poi con orgoglio tirò su la manica della camicia e mostrò al professore il braccio sinistro « guardi » lo invitò fremente «sono uno di voi adesso.»
Piton vide negli occhi grigi del giovane un guizzo di compiacimento, accompagnato da un sorriso beffardo, poi spostò l'attenzione sul braccio marchiato, era infiammato e il serpente sembrava aver vita propria, « interessante » asserì con aria di sufficenza, poi fece qualche passo indietro e tornò dall'altra parte della scrivania.
« Voglio essere breve Malfoy, sono qui per un motivo. »
« E quale sarebbe? » 
« Tua madre. »
 Draco Malfoy alzò il sopracciglio e arricciò il naso ma non disse niente, seguì un momento di silenzio.
« Poco fa si è precipitata a casa mia con l'alquanto squilibrata sorella, nonché tua zia e mi ha chiesto di aiutarti. »
« Io non ho bisogno di aiuto! » Draco batté il pugno sul tavolo,  si sentì schiacciato e umiliato dalla sufficenza del tono di Piton e dal fatto che sua madre si fosse presa la briga di trovargli un protettote, perché aveva già capito "aiutarmi? Vuole solo farmi tener d'occhio" pensò all'istante.

« Qui non si tratta di ciò che vuoi tu » rispose lentamente Piton a cui cadde l'occhio su un bicchire da vino sopra la scrivania, c'era ancora qualche goccia di vino rosso, Piton lo prese, « vedo che ti sei già calato nella parte... hai anche un sigaro? » pareva che il professor Piton si divertisse a prenderlo in giro, ma secondo Draco era solo invidioso, come sua madre e sua zia Bellatrix. Senza riflettere si sporse dalla scrivania e strappò di mano il bicchiere a Piton « non tocchi le cose di mio padre » fece fermo.
« Come osì... » sussurò Severus indignato « se sono qui è solo perché nutro grande rispetto per tua madre, una delle poche persone che ancora lo meritano a questo mondo. »
« Adesso basta! » sbottò Draco poi dette un calcio alla poltrona e si avviò verso la porta per aprirla e cacciare il professore.
« Non osare darmi le spalle Malfoy » intimò Piton, Draco si fermò, aveva già la mano sulla maniglia, « Hai una vaga idea di cosa sia il voto infrangibile? »
il ragazzo ebbe un sussulto, si girò lentamente e lasciò la maniglia.
 « Una volta da mio nonno... tanto tempo fa. » Draco sapeva bene cosa fosse e che andava usato in casi di vera necessità, poiché era un giuramento da cui non ci si poteva congedare.
Piton fece qualche passo in avanti « questa sera io ho giurato a tua madre che ti  proteggerò e aiuterò a costo della vita e che porterò a termine il tuo compito qual'ora tu dovessi fallire. »
 « Questo non succederà! » disse Draco tutto di un fiato.
Staremo a vedere. è importante che tu ricordi che qualsiasi cosa farai, io sarò lì a guardare, in qualsiasi momento, in qualsiasi posto. Se commetterai errori, io lo vedrò
« Se farai carte false o imbrogli, io lo vedrò » disse Piton con tono fermo « se cercherai di prenderti gioco di me, io lo saprò » aggiunse.
Draco deglutì e strinse i pugni, era tentato di estrarre la bacchetta ma il buon senso lo fece rinunciare.

« Sei completamente instabile, lo percepisco proferì Piton devi mantenere il sangue freddo, altr- »
« Lo farò » Draco interruppe Severus,  « non fallirò ne va dell'onore della mia famiglia » aggiunse chiudendo un attimo gli occhi e poi li riaprì per guardare il suo protettore, doveva sforzarsi di accettare l'idea, Piton sarebbe stata la sua ombra.
« Bene » annuì Piton.


Note
Eccomi di nuovo qui per voi. Ho aggiornato subito perché avevo già pronti i primi tre capitoli in cartella, quindi dopo una revisioncina arriverà presto anche il terzo.

Baci, Morgana La Strega

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Capitolo 3
*** Capitolo III Diagon Alley ***


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Antonin Dolohov, Fenrir Greyback, Bellatrix Lestrange e Draco Malfoy si trovavano di fronte al grande cancello di Malfoy Manor durante le prime ore del mattino. La tempesta che aveva perdurato per tutta la nottata era passata da poco e il sole sembrava schivo a sorgere. I quattro uomini vestivano con il oro mantelli e le apposite maschere, l'unica ad avere il volto scoperto era Bellatrix.
La Lestrange si voltò verso il Mangiamorte che portava una maschera d'argento nuova « ricordati che tu verreai con noi solo per osservare, non voglio vederti lanciare incantesimi, altrimenti il signorre oscuro mi ha autorizzata a punirti. »
Il volto dietro la mascherà si limitò a fare sì con la testa senza obiettare. A quel punto Bellatrix passò in rassegna agli altri tre « il signore oscuro vuole che portiamo Olivander vivo, quindi sfogate la vostra rabbia altrove, è estremamente importante che quell'ometto arrivi qui incolume. »
I tre Mangiamorte non risposero ma avevano capito bene l'ordine.
« Coraggio signori miei, Diagon Alley ci aspetta! » proferì Bella con voce stridula e proprio in quel momento volteggiò in aria e un vortice di fumo e nebbia nera l'avvolse, gli altri due fecero uguale mentre Draco Malfoy faticò un po' ad emularli.
I quattro assunsero l'aspetto di grosse nubi nere e mentre questi si muovevano nel cielo verso Diagon Alley, Narcissa guardava dalla finestra la grande scia scura che si erano lasciati alle spalle.


                                                                                                                                **

Diagon Alley non si era ancora completamente risveglata quando Bellatrix e gli altri Mangiamorte arrivarono.
I fedeli dell'oscuro signore generarono subito caos e terrore, alcuni nogozi presero fuoco, mentre altri vennero ribaltati da cima a fondo, le vetrine caddero in pezzi, e i maghi che non erano riusciti a trovare riparo vennero attaccati, alcuni di loro mortalmente.
Una volta arrivati al negozio di Olivander, Dolohov buttò giù la porta con un solo colpo di bacchetta e Bellatrix fu la prima a entrare, seguita da Draco e gli altri due.

« Il signor Olivander è in casa? » canticchiò Bella, poi con un incantesimo buttò giù un intero scaffale di bacchette, su cui Dolohov e Greyback si gettarno per fare rifornimento.
Draco osservò la scena in disparte, sentiva il sudore sulle tempie, sotto la maschera faceva caldo. Stringeva la sua bacchetta con mano tremante, la teneva bassa poiché sua zia gli aeva intimato di non fare incantesimi.
Un mugolio dietro il bancone apparentemente deserto attirò l'orecchio di Draco, il ragazzo esitò un istante e guardò in direzione di sua zia che, a sua volta pareva aver sentito lo stesso rumore.
La donna rise istintivamente di gusto « chissà se c'è un animaletto dietro il bancone » fece con voce un po' falzata.
« Reducto! » esclamò la strega e il bancone esplose come se all'interno vi fosse una bomba, una scheggia oltrepassò il mantello di Draco e gli ferì la spalla « agrh » fece il ragazzo girandosi di scatto verso la zia.

Il bancone esploso rivelò il signor Olivander rannicchiato e con la testa tra le mani, Bellatrix gli si avvicinò. Dolohov e Greyback alzarono le loro bacchette in direzione del vecchio in modo intimidatorio.
« La prego... sia clemente, io sono solo un umile commericiante di bacchette » piagniuccolò Olivander alzando lentamente il viso. Gli occhi lucidi dell'ometto incontrarono la figura snella di Bellatrix. Lei lo ricambiò con sguardo sdegnante e la bacchetta puntata contro, « la prego...» disse una seconda volta Olivander.

Draco fece qualche passo avanti, una strana sensazione di timore mista frenesia lo pervadeva, non sapeva bene come comportarsi, affiancare la zia o rimanere lì in un angolo? Se solo avesse alzato la sua bacchetta Dolohov e Grayback gliel'avrebbero fatta pagare all'istante, così portò gli occhi sul vecchio Olivander che era invecchiato e rinsecchito, guardandolo ricordò la prima volta in cui lui e sue padre entrarono nel suo negozio per comprare la sua bacchetta, la stessa che adesso stringeva e che aveva tanta voglia di rivolgergli contro. Draco non provava compassione per quell'ometto che come tanti altri sbavava dietro allo sfregiato e che da anni non faceva che dare lustro alla sua tragica storia. Adesso era venuto il momento che il venditore di bacchette ricordasse anche il suo di nome.

« Bellatrix portiamolo via! A momenti arriveranno gli Auror! » Fece Dolohov spazientito, mentre Grayback, con il suo ghigno bestiale, guardava furtivo dai vetri del negozio.
« Ah, al Diavolo Gli Auror!» rispose Bellatrix squotendo la testa.
Olivander, tremava a vetta, le pupille degli occhi color celeste sbiadito erano simili a due spilli, all'improvviso però la sua attenzione venne catturata da Malfoy. Draco per reazione fece un passo indietro, dimenticando che indossava la maschera. Olivander sembrava aver notato qualcosa, gli occhi grigi del Mangiamorte avevavo qualcosa di familiare, esitavano nel ricambiare il suo sguardo.

« Il signore oscuro mi manda a prenderla, vuole fare una bella chiacchierata con lei, quindi risedierà da noi per tutto i tempo necessario » comunicò Bellatrix e subito dopo Dolohov afferrò il braccio del venditore di bacchette, costringendolo ad alsarsi, si sentì un crach e Olivander urlò.
« Fa silenzio vecchio e vedi di non lamentarti troppo! » sbottò Draco battendo un piede a terra, era decisamente su di giri.
« Forza, andiamo » ordinò Bella facendo un cenno con la testa verso l'uscita del negozio.



                                                                                                                               ***


Il fato volle che proprio nel momento in cui i Mangiamorte stavano per dileguarsi, Harry e gli atri giungessero all'imbocco di Diagon Alley per fare gli acquisti di inizio anno. Arrivati lì, lo scenario li lasciò a bocca aperta. C'era un insopportabile puzza di bruciato e le vetrine dei negozzi erano ormai inesistenti, sembrava che fosse passato un battaglione di centauri infuriati.
Harry si guardò a torno « ma... ma che cosa è successo qui? » chiese rivolgendosi a Ron ed Hermione che stavano qualche passo indietro a lui.
Hermione era pietrificata, non riusciva a proferir parola, Molly e Artthur Weasley si presero istintivamente per mano.
Il primo pensiero che balenò nella testa di Ron fu ''il negozio degli scherzi, Fred e George''e si voltò verso Ginny e i genitori, così, senza il tempo di dire niente, corsero verso il negozio. Ginny sfrecciò veloce passando in mezzo a Ron ed Hermione e urtando per sbaglio Harry.
« Ragazzi, i miei fratelli! Dobbiamo andare! » Ron tornò indietro e prese la mano di Hermione per trascinarla con se, « vi prego! » le parole di Ron riportarono alla realtà Harry che prese la bacchetta dalla giacca pronta per essere usata.
Mentre i tre correvano in direzione del negozio, la voce di Arthur risuonò nel silenzio «Molly, No!» poi ci fu un lampo verde.
« Mamma! » Ron sfrecciò ancora più veloce e lasciò Hermione indietro, « corri Harry! » fece lei con voce stridula.

Quando Harry ed Hermione riuscirono a raggiungere Ron si trovarono davanti a una scena tutt'altro che buona. Molly Weasley fronteggiava Bellatrix Lestrange, Arthur invece, teneva la bacchetta tesa su un altro Mangiamorte che indossava un mantello e una maschera di bronzo.
Dietro i due, un terzo Mangiamorte si stava dileguando con l'ostaggio sotto braccio che, per quanto era tirato, non toccava quasi i piedi a terra.
Harry non riuscì a vedere chi fosse il mal capitato, il suo sguardo cumunque venne subito riattirato da Bellatrix Lestrange. La strega scoprì i suoi denti marci pe esibire il folle sorriso « Harry Potter, ben trovato! » fece.

Harry alzò la bacchetta all'istante, « no!» urlò Ginny che lo prese per un braccio, cercando in vano di fermarlo.
« Stupeficium! » gridò Potter e una saetta passò accanto a Molly Weasley per andare in direzione di Bellatrix che però, rispose all'attacco senza problemi.
A quel punto il Mangiamorte con la maschera di bronzo aggredì Arthur che però ricacciò l'incantesimo e venne affiancato da Ron e Ginny, i due agirono contemporaneamente per difenderlo.
Hermione rimase in disparte, doveva fare qualcosa ma doveva anche pensare, intanto Harry e Molly combattevano contro Bellatrix Lestrange, mentre Arthur, Ron e Ginny se la vedevano con l'altro. Un turbinio di luci e scoppi si muovevano nell'aria, incantesimi che sbagliavano il colpo e andavano infrangersi su qualsiasi cosa.
Hermione aveva il cuore in gola, dopo aver esitato per un altro istante prese la sua bacchetta ma esitò ancora. Tutti erano occupati a scagliare incantesimi, ignorando che lo scontro si stava svolgendo proprio di fronte al negozio di Olivander. E soprattutto, nessuno aveva visto che dentro il suddetto negozio, un Mangiamorte era nascosto nell'ombra e osservava la scena.

Draco Malfoy vedeva perfettamente la testa riccia della Granger, era accostata alla vetrata e gli dava le spalle, "adesso ci penso io a te, sudicia Mezzosangue"pensò.
Malfoy puntò la bacchetta per pronunciare un Avada kedavra contro la Granger ma subito dopo sentì che la sicurezza e il sangue freddo erano scomparsi, la mano gli tremava.
Uccidere la Granger voleva dire non attenersi al piano, lui era lì per osservare, pronunciare un'Avada chedavra non era suo compito. Per un secondo Draco spostò lo sguardo su Dolohov che in quel momento aveva fatto cadere a terra Ronald Weasley e Molly, la mamma chioccia, si diresse subito a soccorrere il figlio.
Potter e Bellatrix adesso combattevano in uno scondtro uno ad una, pereva che Potter però riuscisse ad avere la meglio sulla strega. A quel punto Draco venne scosso da una nuova ondata di rabbia e non si accorse che la Granger si era spostata all'entrata del negozio con la bacchetta puntata contro di lui.

« N-non muoverti » cercò di intimare la ragazza, la voce però tremava, si muoveva da un piede all'altro cercando di darsi un tono.
Dietro la maschera d'argento, Draco rise a mezza bocca. Gli occhi di lei erano ridotti a due fessure, stava attenta a non perderlo di vista e a captare ogni suo più piccolo movimento per prevenirne un attacco. Il Mangiamorte continuava a rimanere fermo, sembrava non avesse idea di agire.

"E adesso? che faccio?" chiese a se stessa Hermione. Non era la prima volta che affrontava un Mangiamorte, aveva combattuto con almeno tre di loro l'anno prima al ministero e questo qua sembrava stranamente restio. La ragazza fece qualche passo avanti, inclinò la testa e cercò di indagare quel paio d'occhi che la fissavano con sfida, vedeva che erano chiari, ma non riusciva a distinguerne nient'altro che il colore, essendo il volto completamente coperto.
I due continuarono ad osservarsi per qualche secondo, occhi negli occhi. Di colpo Hermione aprì un poco la bocca, la sua espressione rivelò una strana consapevolezza e Draco ebbe sbuto la sensazione che la mezzosangue l'avesse riconosciuto, si sentì gelare. Lui rimase Immobile, i piedi come incollati a terra, "che tipo di incantesimo sta utilizzando la Granger? Forse uno di quelli usati senza pronunciare la parola" pensò spaesato.
Hermione avanzò di qualche passo, sempre con il solito sguardo indagatorio, fuori le urla e i lampi di luce continuavano.
« Rivelati! » ordinò la ragazza « togliti la maschera! »
« Come osi tu darmi degli ordini... » fece Draco sibilante e indispettito. La Mezzosangue non riconobbe il suono della sua voce, poché era attutito e trasfigurato dalla maschera che indossava.
« Soltanto un vile si copre il volto per combattere » continuò lei che a dispetto dell'anno scorso al ministero, stranamente aveva la sensazione di sentirsi alla pari del suo avversario, aveva paura ma poteva affrontarlo, lo sentiva.
Da sotto la maschera il volto di Malfoy si contorse in un ghigno sprezzante, Hermione vide gli occhi grigi attraversati da un lampo di rabbia.
« Le ragazzine come te dovrebbero rimanere a casa, lo sai? » la schernì e intanto sotto il mantello stringeva la sua bacchetta, era quasi deciso a usarla. Fece qualche passo in direzione della Granger, poi continuò, « credi di essere furba? Guarda i tuoi amici là fuori » le disse.
Hermione si voltò di scatto verso l'uscita, riusciva a vedere Ginny e Ron che si alternavano a colpi di bacchetta, « non potete farcela, siete deboli » continuò Draco compiaciuto, Hermione si rivoltò subito verso di lui e tese il braccio ancora di più, « non fare un altro passo lurido Mangiamorte! »
Malfoy inclinò la testa da una parte, « ho la sensazione che la lurida qua dentro sia tu, la puzza del tuo sangue babbano è possibile sentirla da un chilometro! »
Hermione sentì la lama di un coltello passarla da parte a parte "come sa che sono una nata babbana?" e subito il pensiero volò hai suoi genitori.
« Tra poco tu e quelli come te finiranno in un bel calderone » Malfoy fece altri due passi avanti, gli occhi spauriti di Hermione continuavano a tenere il contatto visivo ma la punta della bacchetta tesa verso di lui tremava.
"Sciocca presuntuosa, adesso inizia ad avere paura" pensò compiaciuto lui.
« Siete la piaga del mondo magico », continuò sempre più deciso, « i tuoi genitori sono al sicuro, Granger ? »
Proprio un secondo dopo aver detto il cognome di Hermione, Draco si arrestò improvvisamente, aveva esagerato, lei non doveva capire che la conosceva.
Il volto della ragazza parve prendere fuoco in un istante e « Stupeficium! » ordinò alla bacchetta che all'istante, produsse un lampo azzurro.
Draco fece in tempo a schivare il suo attacco, si buttò di lato e picchiò contro uno scaffale che cadde a terra insieme a lui. Il Mangiamorte si ritrovò sommerso da bacchette.

« Maledetta... » sibilò Malfoy a denti stretti.
Hermione si preparò subito ad attaccarlo di nuovo, mentre faceva qualche passo di lato per distanziarsi, si accorse che il Mangiamorte aveva il mantello bucato e sanguinava all'altezza della spalla destra, "è ferito" pensò.
Draco si scrollò di dosso scatole di bacchette di ogni genere, si ricompose e si alzò in piedi. Dopo un istante di esitazione pronunciò «Ascendo!» con tutta la forza che aveva.
L'incantesimo fece fare al ragazzo un balzo enorme che lo scaraventò direttamente fuori dal negozio. L'unica cosa da fare era fuggire, non poteva rishiare che qalcuno lo riconoscesse, aveva già rischiato grosso con la Grenger.
Hermione rimase per un attimo spaesata, ma quando vide il Mangiamorte rialzarsi in piedi e darsela a gambe, lo seguì senza pensarci.
La ragazza uscì dall'entrata, ormai senza porta, del negozio di bacchette e la scena del combattimento passò rapida davanti ai suoi occhi. Vide che due Auror erano arrivati a dare una mano e Bellatrix stava indietreggiando contro Harry. Decisa a raggiungere il Mangiamorte continuò l'inseguimento.
Ron che la vide allontanarsi gridò a squarcia gola « Hermione! » ma la ragazza non si voltò neanche, così senza pensarci troppo corse via per raggiungerla.

Malfoy era troppo veloce, benché il braccio ferito dalla scheggia gli facesse male, riuscì a mettere la giusta distanza tra sè e la Granger.
Una volta assicuratosi di aver seminato la Mezzosangue, si librò in aria e venne avvolto dal vortice di nebbia e fumo nero. Hermione stremata, vide in cielo la scia scura, "maledetto, ce l'ha fatta", si fermò per riprendere fiato, il cuore le batteva a mille. Intanto stavano correndo in sua dirrezione altri Auror, uno di questi era Thonks e Ron le fu poco dopo alle spalle.

« Sei impazzita! » Ron la strattonò per un braccio, « che accidenti ti è passato per la testa! » la rimproverò il ragazzo con il fiatone.
Hermione vide che il ragazzo aveva un graffio sul viso e la maglietta bruciacchiata vicino al colletto, così gli sfiorò la guancia con le dita, « Ron... tu sanguini » disse in modo distratto.
Hermione si sentiva spaesata, era avvenuto tutto in fretta e non aveva avuto il tempo di riflettere sulle sue azioni, quel Mangiamorte avrebbe potuto ucciderla ma lei non aveva preso minimamente in considerazione questa eventualità.
« Ragazzi! Tutto bene? » chiese Thonks allarmata.
« Credo di sì... » fece Ron, continuando a tenere gli occhi su Hermione che era persa a guardare la scia di fumo lasciata da Malfoy.
« Siete feriti? » fece Tohonks guardando per un attimo Ron, poi fece un gesto con la testa agli altri due Auror che corsero in direzione del combattimento.
« C-chi vi ha chiamati? » balbettò Ron.
« I tuoi fratelli. »
« Fred e George? »
« Sì, mi hanno avvisata appena quel gruppo di Mangiamorte è arrivato a Diagon Alley. Purtroppo abbiamo impiegato più tempo del previsto ad arrivare » concluse Thonks con aria colpevole. « Ma loro stanno bene? » continuò Ron.
« Sta tranquillo » Thonks mise un braccio sulla spalla del ragazzo « loro sono al sicuro, si sono nascosti. »
A quel punto Ron fece un sospiro di sollievò e cercò complicità nello sguardo di Hermione che però aveva un' espressione assente.
« Hermione è tutto a posto? » le chiese l'Auror con tono indagatorio.
« Sì, certo... va tutto bene» rispose l'altra pensandoci un attimo, «non mi è successo niente » disse.
« Vuoi spigarmi che cosa ti è passato per la testa? Seguire un Mangiamorte!» la rimproverò Ronald.
A quel puntoThonks sgranò gli occhi « come sarebbe a dire lo hai seguito! »
« Oh accidenti, dovevo pur fare qualcosa no? Nessuno si era accorto della sua presenza, se non ci avessi pensato io a quest'ora avrebbe colpito te, Harry o qualcun altro alle spalle! » Hermione reagì ai rimproveri. Sì, aveva inseguito in Mangiamorte ma possibile che non capissero perché l'aveva fatto? Era una minaccia "e comunque avrei potuto batterlo", pensò.

Hermione sembrava confusa e scossa, così Thonks cercò di fare da pacere tra i due ragazzi, mise una mano sulla spalla di entrembi, « credo sia meglio raggiungere gli altri » fece invitandoli ad andare.
I tre corserò più che potevano e in pochi attimi arrivarono sul luogo dello scontro.
Molly e Arthur Weasley stringevano i figli Fred e George, Harry sedeva a terra, si teneva il braccio, aveva Ginny vicina e i due Auror stavano in piedi proprio davanti a lui. Ron scattò subito in direzione dei suoi fratelli per andare ad abbracciarli, mentre Hermione corse verso Harry e gli si inginocchiò davanti, ignorando i due Auror.
« Harry! Oh santo cielo, stai bene? »
Harry alzò gli occhi verdi dietro le spesse lenti tonde «Hermione» disse « potrebbe andare meglio »
Ginny guardò il braccio del ragazzo preoccupata, « non muoverlo, rischi di far peggio » e lo sfiorò.
Per un attimo gli occhi dei due si incontrarono ma Harry abbassò subito lo sguardo e tornò a guardare Hermione che però non si era persa la scena.
Molly e Arthur Weasley si avvicinarono ai tre, seguiti dai gemelli e Ron. Si strinsero tutti insieme, profondamente provati dall'accaduto. Il tempo era ormai cambiato e nessun posto sicuro.





                                                                                                                            ****


Draco Malfoy era ormai lontano da Diagon Alley, cadde a terra in piedi, proprio fuori dal cancello di Malfoy Manor. Il suo pensierò andò subito a sua zia Bellatrix e gli altri due Mangiamorte che si era lasciato dietro, si sarebbe beccato un bel sermone come minimo, ma d'altra parte gli era stato ordinato di non combattere e così aveva fatto. Proprio mentre si accingeva ad entrare nella propria tenuta, venne bloccato da un dubbio che lo scosse come fa un fulmine a ciel sereno, "e se la Mezzosangue mi ha riconosciuto?"
La mano gli si avviluppò meccanicamente al cancello, sentì la vena sulla tempia pulsare "sono stato imprudente, ho rivelato troppo, sarei dovuto scappare immediatamente".
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da solo, il suo orgoglio lo aveva fatto comportare come uno sciocco novellino.
« Draco, sei tu? »
Una voce flebile che proveniva dall'interno della proprietà gli fece alzare lo sguardo. Il cancello si aprì automaticamente e potè entrare.
Draco vide una figura esile e avvolta in un lungo scialle azzurrò a una ventina di passi da lui. Era pallida e i suoi occhi da gatta scrutavano in sua direzione.
« Cosa ci fai tu qui? »
« Sono qui con mio padre. Lui doveva parlare con il Professor Piton »
« Ah! e Da quando casa mia è diventato un quartier generale?» chiese Draco irritato mentre si avvicinava alla giovane.
« La nostra presenza ti disturba Malfoy? » fece la ragazza assumendo un atteggiamento di sfida.
« No, tu no. Tuo padre... be' farei volentieri a meno di averlo tra i piedi »

I due adesso erano uno di fronte all'altro. Draco Malfoy si tolse la maschera e Daphne Greengrass lo squadrò dalla testa ai piedi in modo inquisitorio.
«Così questa è la tenuta ufficiale?» chiese la giovane ironicamente.
« Perché lo dici con quel tono? Scommetto che pagheresti per averne una » fece Draco, mostrandole la maschera d'argento.
Daphne guardò l'oggetto con sufficenza, non chiese neanche di provarla.
« Credi davvero che io abbia bisogno di questa per essere potente? Oh... andiamo Draco, tu non mi conoscessi... » disse Dhapne, poi fece qualche passo in direzione dell'abitazione « io ho i miei mezzi » aggiunse senza voltarsi.
Draco la raggiunse, « certo tu hai i tuoi mezzucci, le tue spie tra i banchi di scuola, i tuoi veleni, le tue fatture che usi contro le sciocche Tassorosso del primo e secondo anno... », Daphne si voltò di scatto irritata e con un sopraciglio alsato, « ma qui non c'è in ballo uno sciocco pettegolezzo o il ballo della scuola » aggiunse Draco e la prese sotto il braccio per attirarla a se, « qui c'è in gioco il futuro di tutti noi, il futuro del nostro sangue, puro. E io sono un guerriero Daphne, io ho il potere »
Daphne si dimenò per sfuggire alla presa di Draco, « tu? Per adesso hai l'aspetto di un soldatino esaltato »
Draco trattenne il respiro e la guardò con sdegno, odiava il modo di fare di Daphne, il suo atteggiamento di sufficenza verso tutto quello che non la riguardava lo faceva imbestialire. Era anche troppo egoista per i suoi gusti e se non fosse stata di così tanta rara bellezza, probabilmente sarebbe rimasta zitella a vita.
« Di pure quel che ti pare Greengrass, io no ho tempo di farmi schernire da te »
« Sei ferito? » Daphne indicò il buco nel mantello di Draco.
« Sì, adesso scusa ma voglio andare a medicarmi » Draco velocizzò il passo, arrivò agli scalini che davano sulla facciata della tenuta e li salì in fretta, lasciando indietro la ragazza che decise di non seguirlo. La ferita per quanto superficiale fosse, gli bruciava e poi voleva togliersi Daphne dai piedi.
Gradiva anche rimanere solo, per un bel po'. E sopratutto voleva evitare di incrociare sua zia Bellatrix che sarebbe sicuramente tornata di lì a poco.

















Note Autrice
Perdonate il ritardo nell'aggiornamento ma oltre a essere una lumaca di mio, ho avuto molto da studiare, comunque ecco a voi il terzo capitolo di Anatema, spero vi piaccia.

Baci, Morgana La strega.

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