Il vaso luccica alla luce del tramonto, e mi ricordo della lezione di scienze in cui il prof diceva che i crepuscoli non sono altro che la rifrazione dei raggi solari sul l'atmosfera terrestre. Una goccia cade dalla rosa, non si è mai seccata dopo tutti questi anni. La tocco, i suoi petali sono morbidi sotto il mio polpastrello. Lisci ma ruvidi, soffici ma duri, belli ma tristi, come te. Eri una bella bambina, Crisalide.
-come ti chiami?
Mi guarda e i suoi occhi scintillano. Comete; pianeti; qualche stella lontana.
Non ho mai visto degli occhi blu, sono bellissimi.
-Crisalide.
-è un bel nome, Crisalide.
Mi prende la mano. Guarda il cielo, è una bambina davvero bella, Crisalide. Ma non glielo dico, gli altri bambini non dicono mai ad una femmina che sono belle.
-che stai aspettando?
-la mia mamma.
-e dove sta la tua mamma?
Lascia la mia mano, e sento freddo. Indica col dito una stella, che luccica davvero tanto.
-tua mamma abita su una stella? E come si fa ad arrivare fin lassù?
-anche io abito lì!
Sembra arrabbiata, perché le sue sopracciglia si inarcano e voglio passare un dito per distendere quelle rughette che si sono formate. Sbuffa, è arrabbiata.
-scusa, Crisalide.
-okay.
La sua pelle è come la luna sopra di noi.
Abbasso lo sguardo: il suo ginocchio è sbucciato e del sangue cremisi le scivola lungo la gamba.
-ti fa male?
Scuote la testa di ricci rossi, partono in tutte le direzioni e mi sembra così folle.
-come ti sei fatta male?
-sono caduta da lì.
E indica di nuovo la stella.
Scuoto la testa, questa qui è tutta matta.
-okay, ti aiuto io.
Si siede per terra, e prendo i fazzoletti con cui pulisco la ferita.
-ti fa male?
Di nuovo scuote quei capelli color carota e mi guarda con quegli occhi stellati che mi fanno arrossire.
-ho finito, Crisalide.
-grazie.
-fra quanto arriva la tua mamma?
-dalle il tempo di cercarmi, scemo.
Le ragazze sono cattive a volte, ma lei è molto bella, quindi non dico niente.
Ad un tratto me la ritrovo davanti: i suoi ricci e i suoi occhi sono tutti quello che vedo, e mi sento bene. Mi allunga qualcosa, sembra un fiore.
-è arancione!
-e allora?
-è strano.
-te lo regalo.
Prendo la rosa in mano e arrossisco, nessuna bambina mi aveva mai regalato un fiore.
-ti amo.
Dico, osservando il fiore.
-cosa significa "ti amo"?
-non lo so, l'ho sentito dire una volta da mamma e papà. Sei carina e hai un bel nome, e vieni da una stella. Quindi ti amo.
Alla storia della stella non so se crederci; ma lo vedo che è speciale, è Crisalide.
-okay.
Mi dice, e sorride. Poi mi bacia una guancia, e sento la voce della mamma che mi chiama, è pronta la cena. È buio qui, però gli occhi di Crisalide sono luminosi, e mi riscaldano. Mi giro e la saluto con la mano.
-ciao Crisalide, buon viaggio!
-ciao!
Mi saluta con la mano anche lei, e io corro verso la mamma.
Vedo la luce della casa, e la mamma con il grembiule.
-amore! Dove sei stato?
-ero con Crisalide.
-Crisalide?
-sì, e mi ha dato questa.
Le porgo la rosa, e quando lei la sta per toccare, ritiro la mano. Lei è mia.
-okay amore mio, torniamo a casa.
Mi riscuoto, quella bambina è sempre nella mia mente e la scena si ripete e si ripete e si ripete. Dov'è Crisalide?
Dove sei?
Speriamo che sia ritornata a casa sua, forse le sarà rimasta una cicatrice, forse sta regalando una rosa arancione nella sua stella gialla e rossa come i suoi occhi e i suoi capelli.
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