Desparecida

di QueensOfFandom94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scomparsa ***
Capitolo 2: *** Indagini ***
Capitolo 3: *** Inizia la ricerca ***



Capitolo 1
*** La scomparsa ***


Non nego che ero piuttosto titubante riguardo all'inserire una figlia per Barba in quanto ho visto che esiste già una storia con questo nuovo elemento, e non so nemmeno se ci sono altre storie come questa in inglese, ma ci tenevo troppo a condividere questo con voi. Se qualcuno si ritiene plagiato o copiato me lo faccia sapere ed io prenderò i dovuti provvedimenti.
E si, avevo già una storia di questo tipo, ma è stata scritta in un momento di ispirazione che poi si è a poco a poco congelato. Un giorno la riprenderò di sicuro, ma ora vorrei cimentarmi con questa storia che ho ben presente come farla svolgere.

E' ispirata ad una serie tv andata in onda un anno fa e che ho ri-visto di recente e mi ha fatto scattare qualcosa.


Era da poco passata l'ora di pranzo quando una ragazza di appena sedici anni saliva le scale del tribunale di NewYork.
Christina Barba. Per gli amici Chris.
La figlia del vice procuratore Barba. L'unico affetto che gli era rimasto da quando l'amore della sua vita, Mirasol Rojas, era mancata in seguito ad una crudele malattia che l'aveva uccisa in meno di un mese. 
Christina aveva gli occhi color cioccolato al latte di sua madre... i suoi capelli castani che portava solitamente in una coda di cavallo o in uno chignon... la sua carnagione olivastra, le labbra sottili... 
 Di lui aveva preso la forza di volontà, la voglia di combattere per i suoi obiettivi.... ed un paio di bellissimi occhi verdi come scheggie di giada. 
Mentre entrava nel tribunale mise l'auricolare e fece partire la sua canzone preferita '' Everybody'' dei Baker Street Boys. E come ogni volta che ascoltava  quella canzone e si trovava in un luogo pubblico o che comunque era ad alto rischio di frequentazione umana doveva cercare di non mettersi a '' ballare''.... o meglio, a non somigliare ad una gallina zoppa. 
Quando aprì la porta dell'ufficio di suo padre c'era solo la sua segretaria.
- Hola Carmen.- sorrise Christina. 
La giovane donna nel riconoscere la voce allegra ed il viso sorridente della ragazza posò le pratiche sulla scrivania dell'avvocato Barba per andare a salutarla. 
- Señorita Christina, che piacere vederla...- fece la mulatta abbracciandola sorridente. 
- Ancora? Preferisco essere chiamata Chris.- sorrise la ragazza. 
- Lo so, scusami... ma sono troppo abituata a dare del lei a tuo padre.- fece Carmen.
La ragazzina si guardò attorno alla ricerca del genitore. 
- A proposito dov'è?- 
- Sezione 33, alla contestazione delle accuse per un processo.... ma puoi aspettarlo qui, di sicuro sarà felice di vederti.- fece Carmen.
- E' sempre pieno di lavoro,eh?- fece Christina. 
Non ricordava più quando era stato che lei e suo padre avevano fatto qualcosa assieme o almeno una sera in cui potevano sedersi tranquillamente a chicchierare di come era andata la giornata o per vedere un film assieme . 
Purtroppo era sempre più difficile trovare del tempo da passare insieme e allo stesso tempo conciliare i vari impegni di lavoro e scuola. 
Suo padre  aveva cominciato a seguire i casi dell'Unità Vittime Speciali per conto della procura e  dire che il carico di lavoro si era triplicato era un eufemismo. Lei invece stava ancora cercando di ambientarsi nella nuova scuola.
Suo padre aveva ricevuto un'offerta di lavoro molto conveniente a Manatthan e si era trasferito lì da Brooklyn da circa un paio d'anni. Lei però non lo aveva seguito subito. 
Non voleva rischiare di passare settimane che avrebbe potuto utilizzare per farsi nuovi amici e procedere spedita verso la borsa di studio per la Hudson a rimettersi in pari con il programma di un anno scolastico ormai prossimo alla chiusura natalizia. Così aveva chiesto ed ottenuto di rimanere lì, almeno fino alla fine della scuola.
Chiunque si sarebbe rifiutato di lasciare da sola una ragazzina di appena quindici anni, ma l'avvocato Barba poteva contare su due cose: la prima, era che la figlia nonostante la giovane età era una ragazza tranquilla e responsabile che spesso faceva venire il dubbio che nemmeno sapesse che esistessero i colpi di testa.
Secondo, malgrado si scontrasse sovente con l'avvocato Calhoun nelle aule di tribunale, la reputava una persona degna di fiducia e di saldi principi, a cui poteva affidare tranquillamente la figlia e che per parecchio tempo aveva fatto da '' tramite''. 
Poi quando finalmente la scuola era finita aveva raggiunto il padre a Manatthan e si era iscritta nella nuova scuola. 
Al momento però non aveva legato in particolar modo con nessuno. Era in buoni rapporti con tutti e tutti erano molto gentili con lei, ma ancora non si era instaurato quel rapporto di stima e fiducia reciproca tale da poter confidare loro la sua gioia più grande e il più profondo dei suoi dolori... tranne forse, per una persona. 
Abigail Smith. Diciassette anni appena compiuti, capelli rossi lunghi e ricci, occhi azzurri, pelle quasi diafana...con un caratterino tutto pepe e un livello di strafottenza che superava quello dell'umano medio, ma che allo stesso tempo era anche gentile e sensibile.
- Ma non sarà mai troppo occupato per te, ricordatelo sempre.- fece Carmen - Vado a prenderti un caffè mentre lo aspetti.-
Nello stesso momento in cui Carmen era uscita, l'avvocato Barba era entrato nel suo ufficio.
- Ehy.... mi querida.- fece l'avvocato Barba abbracciando la figlia - come mai qui?- 
- Sono passata solo per darti qualche informazione.... intanto volevo dirti che il compito di diritto è andato benissimo...-
Barba sorrise.
Degna figlia di suo padre.
-.... e che stasera c'è la festa della scuola, te lo ricordi?- 
Barba si diede uno schiaffo in faccia. No, che non se lo ricordava... anzi, era talmente sicuro di non avere altri impegni, cose o persone di cui occuparsi che aveva fissato di restare in ufficio a mettere a posto e riesaminare le carte di un processo per un caso di stupro la cui udienza preliminare era fissata l'indomani mattina alle nove.
- Onestamente? Me n'ero quasi dimenticato.- 
- Lo immaginavo.- sorrise Christina. 
- Ok, facciamo così... chiamami appena vuoi tornare a casa, cercherò di organizzarmi.-
- Papà, stai tranquillo.- fece Cris - Abby mi ha detto che posso dormire da lei e domattina andiamo direttamente a scuola, così puoi occuparti di quello che devi senza preoccuparti di venirmi a prendere in fretta e furia.- 
- Mi sembra una buona soluzione...- fece Barba prendendo la carta di credito - per il vestito di cui avevamo parlato.... il codice del PIN te lo ricordi, vero?- 
Cris sorrise birichinamente - Certo. Ti svuoto il conto e scappo in Europa.-
- AH.AH.AH.- fece Barba.
In quel momento vennero raggiunti dal tenente Benson e dal detective Carisi.
- Bel lavoro avvocato.- fece Carisi - per un attimo ho temuto che il giudice accogliesse la richiesta della cauzione.- 
- Nessun giudice rischierebbe di rimettere in libertà un pedofilo, a meno che non voglia fare la stessa fine che i genitori di Springwood hanno fatto fare a Freddy Krueger assieme a lui...- nel vedere le facce incuriosite dei due poliziotti  verso la figlia si affrettò a presentarla - oh, questa è mia figlia,Christina. 
Carinho, questi sono il tenente Benson e il detective Carisi.-
La ragazza tese una mano verso di loro con un sorriso - Piacere.-
- Tuo padre dove ti teneva nascosta?- fece Sonny stringendole amichevolmente la mano.
- In un posto per non far parlare i curiosi.- fece Barba guardandolo quasi male. 
Chris sorrise - Non ci fare caso. E' l'età che avanza impietosa....- fece per cercare di trattenere una risata. 
- Occhio a come parli, carinho.- fece Barba scompigliandole i capelli. 
La ragazza si allontanò salutando con la mano. 
- Hasta  mañana , papà.- fece Christina.
Il procuratore sorrise.
'' Sempre più simile a sua madre.''
...
...
...
- Non ci avevi detto che avevi una figlia...- fece Olivia mentre compilava dei rapporti per il Quartier Generale ripensando alla scena di poco fa. 
Barba sorrise. 
- Quando mi sono trasferito da Brooklyn a Manatthan l'anno scolastico era appena cominciato.- fece Barba sorseggiando una tazza di caffè - Lei non voleva lasciare i suoi amici o essere '' quella nuova'', o almeno non ad anno scolastico già in corso, così mi ha supplicato di lasciarla lì, almeno fino alla fine dell'anno scolastico...- 
- E hai lasciato una quindicenne da sola?- fece Olivia.
- Fossi matto.- fece Barba - Ho chiesto a Rita di restare a Brooklyn finchè non fosse finita la scuola, per assicurarsi che stesse bene, per tenermi informato sui colloqui con i professori...- 
- E se per caso c'era qualche ragazzo che le girava troppo intorno.- sorrise Olivia.
- Diablo, sì.- rise di rimando - Poi mi ha raggiunto... non è stato facile per lei adattarsi a Manatthan.- 
- Posso immaginarlo... insomma... professori nuovi, scuola nuova, amici nuovi...- 
- Non ha molti amici.- fece Barba - è qui da poco... l'unica con cui pare essere più in confidenza è una compagna di classe...- una certa Abigail Smith. A quanto ne sapeva era una ragazza che quello che voleva se lo prendeva. Quando si metteva in testa di raggiungere un determinato obiettivo, sia a scuola che nello sport, non c'era niente che potesse mettersi tra lei e quell'obiettivo.
Cosa che aveva in comune con Christina. Forse è per quel motivo che si erano subito trovate, come due metà della stessa mela. Barba non conosceva ancora bene quella ragazza o i suoi genitori... però si era promesso di essere un genitore, un padre migliore di quanto lo fosse stato il suo, evitando di mettere sul banco degli imputati ogni singola persona, uomo o donna che fosse, passarla al setaccio e selezionare i suoi amici... e poi non poteva pretendere che riuscisse ad ambientarsi a Manatthan a suon di '' Prima dovrei conoscere bene i genitori''.
- Ma mi fido di lei.- fece Barba - Sua madre...- nel dir così sollevò la tazza verso l'alto quasi a volerle rendere omaggio - è mancata per un linfoma quando era molto piccola, e da allora siamo stati l'uno il centro dell'altra. 
Io mi fido di lei e lei si fida di me. E finora non me ne sono mai pentito.- 
- E nemmeno lei. Fidati. Basta guardarla negli occhi...- fece Olivia. Gli stessi occhi verdi di Rafaèl, chiari, limpidi e sinceri che si erano illuminati quando aveva incrociato lo sguardo del padre. Aveva riconosciuto in quello sguardo l'ammirazione di una figlia devota e che impazziva per il suo papà.
Una sensazione per la quale lei avrebbe dato qualunque cosa... avere un padre da ammirare, da prendere ad esempio, di cui vantarsi con le amichette a scuola, al quale sorridere euforica quando andava a prenderla a scuola o che si prendeva una pausa dal lavoro solo per stare con lei... ma suo padre era l'uomo che aveva violentato sua madre. E difficilmente avrebbe potuto  provare stima, ammirazione o affetto per un uomo simile. 
No. Era proprio impossibile. 
...
...
...
- Io me ne vado.- fece Abigail con espressione scocciata sulla faccia. La festa era iniziata da meno di due ore e la ragazza aveva declinato, non molto educatamente, tutti gli inviti a prendere da bere o per ballare da parte dei ragazzi presenti alla festa. Aveva passato tutto il tempo seduta ad un tavolo, a guardare meditabonda e spazientita il tè al limone che stava sorseggiando ed il piattino con i salatini. 
Christina chiese - Come te ne vai?- 
- Ne ho abbastanza di stare qui.- fece Abby -sono qui da due ore, penso di aver fatto il mio dovere.
E poi... ho un invito ad una festa molto più divertente questa sera...- poi le si illuminarono gli occhi - anzi... perchè non vieni con me?- 
- Beh... non so che dire...- fece Cris - insomma,non conosco nessuno, non mi hanno invitata non credo che la mia presenza sia...-
- Dai rilassati.- fece Abby - sai alle feste quanta gente si imbuca? Il padrone di casa conosce al massimo un decimo delle persone che ci sono e non batte ciglio.- sorrise la bionda. Nel dir così guardò il cellulare - il mio chauffeur arriva tra cinque minuti. Che ne dici?-
Christina ci pensò su. L'idea di andare ad una festa che non sapeva nemmeno dove si tenesse, senza conoscere nessuno e probabilmente dove ( per quanto ne sapeva) potevano scorrere fiumi di alcool e droga la entusiasmava quasi quanto un nuotatore costretto a tuffarsi contro la sua volonta in una piscina piena d'acqua che veniva direttamente dall'Antartide. Aveva sentito lo stomaco contorcersi nello stesso momento in cui l'amica le aveva rivolto quell'invito, quasi temesse che dietro a quell'invito si nascondesse una trappola mortale... suo padre le raccontava spesso di come i reati sessuali spesso fossero la conclusione tragica di quella che pareva una tranquilla serata tra amici o un appuntamento galante.
Mandò giù un sorso del suo tè per scacciare via quel pensiero. Sì, c'erano un sacco di cose brutte in quel mondo e con il lavoro di suo padre nessuno lo sapeva meglio di lei.... aveva passato la vita tra le aule di tribunale. Quando era piccola suo padre la portava sempre con lui... non era ancora nella posizione per poter pagare una baby sitter, sua nonna tornava a casa solo per dormire in quanto lavorava dodici ore al giorno per mandare avanti una scuola privata, suo nonno era morto e la sua bisnonna... era una donna  dinamica ed indipendente           ma che già quando era piccola accusava diversi acciacchi e non poteva prendersi cura di una bambina, così spesso la portava con sè. Anzi, poteva dire che era letteralmente cresciuta nelle aule di tribunale e aveva visto molti delinquenti, rei dei reati più orribili ed immorali finire nell'unico posto in cui meritavano, altri invece la facevano franca... ed era incredibile come questi delinquenti sembrassero le persone più gentili e buone del mondo e che spesso le persone buone e gentili fossero proprio quelle che rispondevano allo stereotipo del tipo poco raccomandabile...sapeva riconoscere i pericoli quando li vedeva ma sapeva anche che vivere nella perenne paura che da un momento all'altro potesse capitarle qualcosa di brutto non era vivere.
Annuì ancora prima di rendersene conto.
- Ottimo.- sorrise Abby scrivendo un messaggio per poi guardar male l'amica mentre prendeva il suo cellulare - che fai?- 
- Avverto mio padre.- ma appena ebbe finito di dire quella frase, l'amica le fece mettere giù il telefono. 
- Sai cosa? Adesso ti insegno a fare l'adolescente ribelle.- fece con un sorriso - certe volte non è necessario che i genitori sappiano proprio tutto...- nel dir così le fece segno di seguirla fuori dal locale.
Da quella sera, la loro vita sarebbe cambiata per sempre.

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Capitolo 2
*** Indagini ***


Barba, nel frattempo, non era al corrente che la sera prima la figlia ( per la prima e forse unica volta nella sua vita) aveva lasciato la festa a scuola per andare ad un'altra festa senza avvertirlo o chiedergli il permesso prima di andare, e come niente fosse era andato in tribunale. 
Chris non lo aveva ancora chiamato, ma non ci aveva fatto caso più di quel tanto... sì, la pressava perchè lo chiamasse specie quando passava ore fuori casa o era in giro... ma quel giorno pensò che concederle uno strappo alla regola. Probabilmente lei e la sua amica erano tornate a casa tardi, e nella fretta di prepararsi e andare a scuola, telefonargli era l'ultima delle sue preoccupazioni. 
Forte di questa convinzione era andato al lavoro. 
Vi era la contestazione delle accuse di un caso di violenza sessuale.
La vittima si era rivolta all'Unità Vittime Speciali quasi una settimana prima, il giorno dopo lo stupro, dichiarando che aveva acconsentito a fare sesso con il suo fidanzato... ma solo DOPO che questi l'aveva picchiata e minacciato di strangolarla quando aveva cercato di sottrarsi alle sue attenzioni.
Il referto medico ed il kit stupro attestavano la veridicità di quanto aveva detto, ed in corso d'indagine avevano appurato che l'imputato, Andrew Kallagher abusava sia fisicamente che verbalmente della sua fidanzata, anche in pubblico. 
- Caso numero 9581.- fece l'addetto del tribunale - Lo stato contro Andrew Kallagher. Un caso d'imputazione per stupro.- 
- Come si dichiara l'imputato?- chiese il giudice Barth. 
- Non colpevole, Vostro Onore.- fece l'avvocato Buchanan - E chiediamo il proscioglimento in quanto il fatto non sussiste.- 
- Le ho chiesto '' Ti va bene, vero?'', e lei ha detto '' Certo che si''.- fece l'imputato - Non l'ho stuprata, era consenziente.-
- Vostro Onore, secondo la legge...- fece Barba - Lo stupro ha luogo quando un individuo, sia esso di sesso maschile o femminile, usa la forza, atti di prevaricazione o minacce al fine di ottenere un rapporto sessuale.
E questo, è esattamente ciò che il signor Andrew Kallagher ha commesso nei confronti della sua fidanzata.- 
L'avvocato Buchanan lo contraddì - Vostro Onore, lo stupro si verifica quando la vittima dice No. Ma la signorina Shirley Davidson non ha detto di no al rapporto. Questo caso non sussiste.- 
- Avvocato Barba?- fece il giudice Barth. 
- Vostro Onore. 
Lo scorso venerdì sera, durante quella che sembrava a tutti gli effetti una serata romantica tra innamorati, l'imputato ha fatto palesemente capire alla vittima la sua intenzione di fare sesso con lei. E lei gli dice che quella sera non ne ha voglia perchè vuole solo rilassarsi con lui davanti alla tv. 
Ed è a quel punto che l'imputato la prende a schiaffi e le mette le mani alla gola...- nel dir così si avvicinò per consegnare al giudice il referto del pronto soccorso - ed è allora, solo allora, che la vittima si dichiara disposta a fare tutto quello che vuole in cambio della sua vita.-
- Come può dimostrare che il sesso è stato ottenuto tramite coercizione e che i segni sul collo della vittima in realtà non siano dovuti al fatto che la vittima ami praticare il bondage?- 
L'avvocato Barba prese una pila di fogli da una cartellina di colore verde fosforescente - Naturalmente. Le prove che vorrei addurre sono le testimonianze di amici e familiari, sia della vittima che dell'imputato, i quali affermano che Kallagher ha più volte preso a schiaffi ed umiliato verbalmente la sua fidanzata in pubblico. Trovo molto difficile credere che un uomo simile, nel privato sia un uomo attento ai bisogni e ai desideri di una donna.- 
- Vostro Onore, quello che l'avvocato Barba ritiene di sapere non può essere considerato una prova.- 
- Ok, adesso basta.- fece il giudice - Avvocati, avvicinatevi.- 
I due obbedirono. 
- Vostro Onore- fece l'avvocato Buchanan - per la legge lo stupro è quando due persone hanno un rapporto intimo e una delle due non è d'accordo. Tutto quello che c'è dopo il No, chiaro ed inequivocabile è stupro. La presunta vittima ha dato il suo consenso.- 
- Si, dopo essere stata minacciata di morte.- fece Barba - e comunque, dato che la ama così tanto come dice, avrebbe dovuto capire solo guardandola che ciò che le stava facendo la metteva a disagio. Quel Si, non ha alcun valore.- 
- Ok, risparmiatevelo per il processo.- fecei il giudice - è mia opinione che il signor Kallagher abbia il diritto di essere difeso...- 
Buchanan stava già gongolando.
- Ma ritengo anche che la signorina Davidson abbia il diritto di tornare a casa senza il terrore che il fidanzato torni a cercarla... e sappiamo bene che a volte le ordinanze restrittive non servono a granchè... pertanto rigetto la richiesta di cauzione della difesa e dispongo la carcerazione fino al processo.- 
Barba sorrise. 
Un punto per loro.
...
...
...
- Che succede quindi?- chiese la vittima, una ragazza di circa vent'anni dai capelli biondi tagliati corti e dagli occhi azzurri all'avvocato Barba e al detective Carisi.
- Che il suo fidanzato rimarrà in cella fino a quando non verrà fissata la data del processo.- fece il detective Carisi - E se la giuria riesce a vederlo per il mostro che è, con tutta probabilità lei non lo rivedrà mai più.- 
E avrebbe potuto ricominciare da capo, buttarsi tutto alle spalle.... non sarebbe stata una cosa da fare dall'oggi al domani, la guarigione sarebbe stata lunga, spesso avrebbe pensato di non farcela... ma alla fine sarebbe riuscita a superare quel tragico evento e avrebbe potuto ricominciare a vedere la luce che l'aspettava in quella vita.
La ragazza emise un sospiro che sapeva sia di sollievo che di rimorso - Io lo amavo... lo amavo veramente... mi dicevo di aver pazienza, che sì, aveva un brutto carattere ma che in fondo era una brava persona.... forse se gli avessi detto subito di sì...- 
- No, questo non lo pensi.- fece Barba - lei aveva il diritto di dire di no se non le andava e senza dover dare troppe spiegazioni. Lui aveva il dovere di rispettare quel no. E' lui in torto, non lei. Ed è questo che proveremo.-
La ragazza sorrise sollevata e grata.
- Fino alla data del processo si rilassi,cerchi di fare le cose che faceva prima... si dia un po' di tempo.- fece Sonny - la convocheremo per la deposizione.- 
...
...
...
- Certo che lei a volte è incredibile.- fece Sonny uscendo dal tribunale con Barba per dirigersi alla fermata del taxi. 
- Che era uno stupro lo avrebbe capito anche un ceco. Anche se Buchanan vuole proporre un accordo per molestie sessuali di terzo grado.- fece l'avvocato. 
Sonny ribadì - No... non mi riferivo a quello.  Non si offenda... ma lei certe volte terrorizza persino quelli che collaborano con lei.- 
- Questa per me non è un'offesa. E' un complimento.- sorrise Barba. 
- Ok, come vuole...- sorrise il poliziotto - Però... quando c'è di mezzo una ragazza in difficoltà sembra un'altra persona.-
- Mi riesce semplice.- fece Barba - Si, sono disposto a mettere sotto interrogatorio chiunque pur di vincere un processo... ed il perchè è semplice.
Penso a mia figlia. Se dovessi scoprire che qualcuno le ha messo le mani addosso, che le ha fatto del male o che l'ha costretta a fare qualcosa che non voleva... non troverei pace finchè non avrò la certezza che quel desgraciado uscirà dal carcere solo con i piedi avanti.- 
Sonny sorrise. 
Aveva conosciuto la figlia dell'avvocato Barba solo il giorno prima, e il massimo che era riuscito a dirle era stato un saluto, ma aveva già capito che era una ragazza incredibilmente fortunata. E non per il fatto che vivesse a Park Avenue o per i vantaggi che le portava essere la figlia di un procuratore. 
Per il fatto di essere la figlia di Barba. 
A volte aveva un brutto carattere, e ciò era innegabile, ma era anche un uomo di saldi principi morali, che si batteva fino allo stremo delle forze per difendere ciò in cui credeva e che non si arrendeva nemmeno quando tutto intorno a lui gridava '' Non colpevole in avvicinamento''... e che a volte era disposto a rischiare grosso per aiutare un imputato quando saltava fuori che gli assassini erano migliori delle vittime.
Un brav'uomo e un grand'uomo allo stesso tempo. Lui avrebbe dato qualunque cosa perchè suo padre somigliasse a Barba, almeno un po'. Era stato un buon genitore, non poteva dire che lo avesse punito troppo ne troppo eccessivamente e nemmeno che gli avesse fatto mancare qualcosa... ma era talmente preso dai problemi delle figlie che quadi non si accorgeva che anche lui aveva bisogno dell'attenzione di suo padre. 
Ricordava ancora quando il bullo della scuola,Bobby Bianchi lo aveva afferrato alle spalle e lo aveva sbattuto con tanta forza contro il vetro di una finestra tanto da riempirgli la faccia di tagli... di quel momento ricordava il dolore, la paura, la rabbia, la vergogna... e Bobby che lo afferrava per la collottola dicendo '' Non dirlo a nessuno o questo è niente in confronto a quello che ti farò''. 
A casa raccontò che un pony express lo aveva quasi travolto e di essere caduto sul marciapiede. Ma se suo padre invece di dirgli '' cerca di stare più attento d'ora in poi'' lo avesse confinato in quella stanza fino a quando non si decideva ad ammettere quello che gli era successo... e lui lo avrebbe fatto. Avrebbe trovato il coraggio di ammettere tutto, se suo padre si fosse accorto di quanto quell'indifferenza e quell'orgoglio di avere un figlio perfettamente in grado di occuparsi di sè stesso lo facesse star male.
- Oh-oh, questo non va per niente bene...- fece Barba guardando il cellulare.
- Problemi?- fece Sonny.
- Credo che mia figlia si sia ricordata di avere sedici anni e che l'adolescenza include la fase di ribellione....- fece Barba - Ti raggiungo in centrale.- 
- Ok.- fece Sonny fermando un taxi.
....
....
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- La cosa più difficile è stata non ridere.- fece Sonny mentre esponeva ad Olivia e al resto della squadra come si era svolta l'udienza mescolando il caffè - Buchanan si è sgonfiato come un pallone da calcio...- 
I presenti risero.
- Succede quando hai l'abitudine di difendere solo la feccia con gambe e braccia.- fece Amanda - per il resto com'è andata?-
- Copione già visto.- fece Sonny - Invocheranno la consensualità e diranno che lei voleva essere sottomessa.-
- Certo. Come no.- fece Olivia - E magari gli ha pure chiesto di chiamarla sciocca ed inutile davanti ad amici e parenti, anche quando aveva bisogno del suo sostegno.- 
- Ci sarà da combattere un po', ma ho visto Barba abbastanza convinto...- fece Sonny. In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e videro proprio il Pubblico Ministero dirigersi verso l'ufficio di Olivia a passo svelto. 
- A me pare che abbia un diavolo per capello...- fece Fin.
L'avvocato spalancò la porta.
- Che succede?- fece Olivia. 
- Christina.- fece Barba - ieri mi ha detto che dopo la festa sarebbe andata a dormire da un'amica... stamattina mi ha avvertito la scuola, dicono che risulta assente. Ho provato a chiamarla ed il cellulare è staccato.- 
- Magari ha fatto le ore piccole e non ha sentito la sveglia.- fece Fin.
-Sì, ci ho pensato... allora ho chiamato i genitori della sua amica... e loro hanno detto che la figlia li ha chiamati ieri sera per dire che avrebbero dormito da me...- 
- E non sono nemmeno lì?- fece Amanda. 
Barba fece cenno di no con il capo. 
- No. Inizio a preoccuparmi... non è mai successo prima...- 
- Che raccontasse bugie su dove andava e con chi era o che passasse la notte fuori casa?- fece Olivia.
- E' sempre stata sincera con me.- fece Barba - non mi ha mai dato motivo di dubitare di quello che mi dice...- 
- Va bene, ho capito.-fece Olivia - diramiamo subito un bollettino di ricerca e rintracceremo il GPS del suo cellulare...- 
- Ha la mia carta di credito.- fece Barba.
- Farò mettere sotto controllo anche quella... quando l'hai sentita l'ultima volta?- chiese Olivia. 
- Ieri, in tribunale. Era passata a salutarmi e ricordarmi che c'era la festa a scuola...- fece Barba - mi ha detto che si fermava a dormire da Abby... ha fatto una battuta sul svuotarmi la carta e scappare in Europa, ma...- 
- Ok, va bene...- fece Olivia - Fin, manda una foto delle ragazze a tutte le stazioni ferroviarie, degli autobus, areoporti e a tutti gli ospedali della zona.- 
- Agli ordini.- fece Fin. 
- Rollins, Carisi, andate a parlare con i genitori di Abby, cercate di scoprire se sanno qualcosa... visto che sono sparite tutte e due non è così stupido pensare che adesso siano insieme.- 
I due obbedirono subito. 
...
...
...
I genitori di Abigail Smith avevano un albergo a tre stelle a Soho. 
Quando la madre di Abby, una donna sui quaranta, sul metro e settantacinque, capelli rossi tagliati corti e gli occhi grigi vide arrivare la polizia subito temette il peggio. E vide le sue peggiori paure avverarsi quando Carisi e Rollins le riferirono che l'avvocato Barba e la scuola non avevano notizie della figlia.
Il padre invece la prese meglio. 
- Signor Smith, con il dovuto rispetto...- fece Sonny vedendo la scarsa preoccupazione del signor Smith riguardo il fatto che nessuno avesse più visto o sentito sua figlia da quasi dodici ore - lei non mi sembra particolarmente preoccupato.- 
- Lei ha figli detective?- fece l'uomo. 
- No.- fece Sonny. 
- Ecco, quando ne avrà, preghi Dio di non darle figlie femmine.- fece l'uomo - quando sono piccole sono tutte '' Papà ti voglio tanto bene''. Appena raggiungono un' età a cifra doppia le uniche volte in cui le parlano sono per dire '' Stai zitto, non capisci niente'' e '' Ho bisogno di soldi''.- 
- Si spieghi meglio, per favore.- fece Amanda. 
- Certo.
Una settimana fa ha compiuto diciassette anni, e mi ha chiesto 5000 dollari per una plastica al seno. Io le ho detto che quelle non erano cose adatte alla sua età, così lei se n'è andata sbattendo la porta, urlandomi dietro che non capivo niente e che i soldi li avrebbe trovati da sola.-  fece il signor Smith.
- Quindi secondo lei.... la sua sparizione è solo una messa in scena per spillarle dei soldi?- fece Sonny - e secondo lei cosa c'entra Christina?- 
- Una tattica per rendere la recita più convincente.- fece il signor Smith - dica all'avvocato Barba di non preoccuparsi. Si staranno nascondendo da un paio di amiche, vedrà che tra un paio di giorni torneranno con la coda tra le gambe.- 
- Jonathan!- fece la moglie esasperata, asciugandosi gli occhi con un fazzolettino - Questo non possiamo saperlo...- 
- No, ma so che quando torna, la rimetto in riga io.- fece il signor Smith - Le darò una lezione che non si dimenticherà per un pezzo.- e nel dir così lasciò la stanza.
La madre di Abby sospirò.
- Scusatelo... non... non ha mai avuto una figlia adolescente, finora...- 
Amanda le andò vicino per cercare di confortarla - Non si preoccupi.... signora, però dobbiamo chiederglielo. E' possibile che sua figlia sia scappata di casa? Qualcosa può averla resa infelice?- 
- Nel senso di qualcosa di più di un capriccio negato.... sa, con gli adolescenti le cose sono un po' complicate.- fece Sonny - Di solito scappano di casa per seguire un amico... o perchè in casa si è creata una situazione che non riescono più a gestire.- 
La donna annuì - Sì... lei ha ragione. Mio marito tiene molto ad Abby... il problema è che si dimentica di dirglielo e di dimostrarglielo. Anzi, molto spesso la sgrida, per cose di scarsissima importanza, la critica, non la appoggia e non le da mai soddisfazione....- 
- Quindi, tecnicamente, potrebbe essersi allontanata volontariamente con l'intenzione di non tornare...- fece Amanda - e non c'entra niente la discussione avuta con il padre.- 
Ma ancora non si spiegava l'assenza di Christina. 
...
...
...
- I genitori di Abby l'hanno presa diversamente...- fece Olivia dopo essere stata informata da Carisi e Rollins  - Il padre è convinto che si tratti di un trucco per spillargli dei soldi, ma la madre è convinta che sia successo qualcosa di brutto.- 
 E non la biasimo.- aggiunse C'erano cose che solo una madre poteva capire e sentire... quella donna, proprio come lei, aveva portato in grembo la figlia per nove mesi. Era con lei quando era nata, aveva sentito tutti i battiti del suo cuore e ogni suo movimento mentre scalciava nel pancione... nessuno meglio di una madre poteva dire di percepire ogni singolo dolore, così come ogni gioia che la sua creatura provava, anche se erano lontane.
Sì, lei non aveva portato Noah dentro di se per mesi... non lo aveva partorito... ma lo sentiva come se fosse suo.
- Comunque, sulla base di quello che abbiamo adesso, si direbbe un allontanamento volontario.- aggiunse il tenente. 
- E Chris cosa c'entra?- fece Barba giocherellando nervosamente con una matita e tendendo sotto controllo il telefono allo stesso tempo. 
- A questo punto.... Rafaèl, devo chiedertelo... avete avuto qualche problema di recente? Non so... un litigio, una scaramuccia, delle incompresioni....- 
Barba dissenì su tutta la linea.
- No, no e no. Te l'ho detto... abbiamo sempre avuto un  ottimo rapporto.-
Sì, forse si erano allontanati un po' nell'ultimo periodo... lui con il suo lavoro, lei che stava scoprendo poco a poco cosa avrebbe voluto dalla sua vita e i problemi e le gioie tipiche di quell'età... si magari non le dedicava più tutto il tempo che le dedicava quando aveva bisogno di cure e attenzioni costanti... ma era ancora la sua bambina. Il tesoro del suo papà... l'unica cosa che gli rimaneva dell'amore della sua vita.
La donna che gli aveva fatto battere il cuore fin dalla prima volta che l'aveva incontrata ad Harvard. Lui studiava legge, lei lettaratura inglese. Si erano innamorati, fidanzati e sposati. Quando nacque la loro bambina pensavano di non poter essere più felici... e già pensavano alle gioie che avrebbero avuto nel crescere la loro creatura, alle soddisfazioni della loro vecchiaia... e magari regalarle un fratellino o una sorellina... ma di rado la vita andava come uno la desiderava.
Sua moglie era mancata quando la loro bambina aveva appena un anno, malgrado fosse ancora molto giovane, per colpa di un linfoma fulminante che l'aveva uccisa in pochissimo tempo... non era riuscito a fare niente. 
Per chi lo conosceva poteva sembrare impossibile, ma ai tempi della morte della moglie, Rafaèl Barba aveva trascorso il periodo più nero della sua vita... come svuotato, senza energie, senza voglia di lottare... si svegliava la mattina e l'unica cosa che voleva era attaccarsi ad una bottiglia fino a svenire... e l'avrebbe fatto. Si sarebbe lasciato andare volentieri se non ci fosse stata la sua bambina a ricordargli che non aveva ancora finito su quella terra.
Christina era diventata il centro del suo mondo. Non era stato facile costruirsi la sua carriera e fare il padre allo stesso tempo, e non era certo di essere sempre riuscito a fare bene entrambe le cose... ma era oroglioso del risultato.
- Beh... magari non è scappata.- fece Olivia - insomma... sappiamo che la sua amica aveva problemi con il padre e che avrebbe voluto andarsene, giusto? Supponiamo che abbia detto ai genitori che veniva a dormire da te per non insospettirli sul fatto che non sarebbe tornata, che volesse approfittare della festa per scappare.
Christina non poteva non saperlo.- 
- Pensi che in questo momento siano insieme e che Chris stia cercando di convincerla ad andare a casa?- 
Olivia annuì stringendogli la mano. 
- Vedrai che tra poco chiama e ci spiega tutto.... stai tranquillo.- 
In quel momentò, Carisi entrò nell'ufficio dell'avvocato con un paio di fogli.
- Avvocato, ci siamo.- fece il poliziotto - Hanno rintracciato la sua carta di credito. E' stata usata meno di mezz'ora fa in un bar a Chelsea.-
...
...
...
- No. Qui non le ho viste.- fece il barista dopo aver guardato le foto di Christina ed Abigail. 
- Ne è sicuro?- fece Amanda.
- Sicuro. Questo è un bar per morti di fame.- fece l'uomo continuando ad asciugare i bicchieri - due così non passano inosservate.- 
- Una delle due è la figlia di un vice procuratore.- fece Carisi - e sappiamo due cose per certo.- 
- Quale? Che è l'angioletto del suo papà e che non fa certe cose?- ridacchiò il barista. 
Sonny gli lanciò un'occhiataccia - No, che al momento della scomparsa aveva la carta di credito del padre e che la suddetta carta è stata usata in questo locale nemmeno un'ora fa.-
Il barista smise di lavorare, con un'espressione turbata in volto. 
- Ascolta, non sei nei guai, ok?- fece Amanda - vogliamo solo sapere se quando le hai servite hai sentito di cosa parlavano...- 
- Mi dovete credere.- fece il barista con tono più remissivo -Quelle due qui non le ho viste. Però... se parliamo di nemmeno un'ora fa, una cosa strana è successa.- 
- Si spieghi meglio.- fece Sonny. 
- Dony. E' un senzatetto che circola da queste parti ogni tanto per rimediare qualcosa da mangiare, di solito gli do quello che avanza a fine giornata.... però oggi è venuto e ha ordinato un caffèlatte e due brioches... ha pagato con una carta di credito.- 
- Non gli ha chiesto dove l'ha presa?- fece Amanda. 
- Senta... d'accordo, è un senzatetto, vive di carità e di gesti di qualche tizio che pensa di mettersi la coscenza a posto con cinque dollari, ma non sarebbe capace di rubare o di aggredire qualcuno.- 
- Gli ha chiesto da dove arrivava quella carta di credito si o no?- fece Sonny. 
- Si. E lui mi ha detto che stava cercando nella spazzatura qualcosa da rivendere o da scambiare con del cibo... e ha trovato una carta di credito.-
I due poliziotti si guardarono preoccupati.
Quella storia diventava sempre meno promettente mano a mano che passava il tempo.

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Capitolo 3
*** Inizia la ricerca ***


La faccenda aveva preso una piega spiacevole.
Anzi, melodrammatica.
E dirlo a Barba fu straziante.
- Per me non è stata una fuga volontaria.- fece Sonny - anche ammettendo che siano andate via di loro volontà, quanto lontano pensate che possano essere senza soldi?
Ho parlato con la madre di Abby, dice che in camera della figlia c'è tutto. Vestiti, passaporto, carta d'identità e una scatola di latta dove mette i soldi che le danno i clienti dell'albergo dei genitori come mancia quando serve ai tavoli.- 
- TI ha detto quanto c'era più o meno?- chiese Olivia. 
- Quasi mille dollari. Le mance di un'intera stagione. Qualunque posto in cui avesse deciso di andare, implicava di tornare a casa, almeno per prendere il passaporto e qualche soldo.- 
- Si, in effetti ci sono parecchie incongruenze.- fece Olivia.
- Le è successo qualcosa.... lo sapevo.- fece Barba sfregandosi nervosamente le mani - lo sapevo che non poteva essere uno stupido scherzo... Oh Cristo...- fece l'avvocato versandosi una tazza di caffè. 
- Possiamo rintracciare i telefoni di Abby e Chris?- fece Olivia.
Amanda fece cenno di no con il capo - L'ultima volta che hanno agganciato una cella telefonica erano le undici e mezza di ieri notte. Poi la batteria è andata.... però potrebbero averli staccati per non farsi  trovare.- 
- Ascolta, ti dico una cosa degli adolescenti.- fece Fin - Possono fare mille atti di ribellione, minacciare di scappare di casa il doppio delle volte e provarci un paio... ma ti assicuro che senza cellulare non resisterebbero più a lungo di dieci minuti.- 
- Che quello di Abby sia staccato lo capisco, ma non capisco cosa c'entri Christina.- fece Amanda.
Barba non parlava. Si era versato una tazza di caffè, usava il bastoncino per mescolare la bevanda, ma non pareva intenzionato a berla.
Tutto quello che riusciva a pensare era sua figlia. Ce la vedeva la sua bambina a cercare di convincere Abby a non fare sciocchezze, a tornare a casa, che non esisteva un problema senza una soluzione adeguata... quello che non vedeva normale era che dopo quasi sedici ore non si era ancora messa in contatto con lui.
E non poteva fare a meno di pensare al peggio. 
-Scusate.... ho bisogno di un po' d'aria...- fece posando il caffè.
- Ti faccio accompagnare a casa...?- propose Benson. 
L'avvocato fece cenno di no con il capo mentre s'infilava di corsa in un ascensore.
...
...
...
- Tenente, e se fosse una vendetta?- fece Sonny  quando fu sicuro che il diretto interessato non potesse sentire- Insomma... quando c'è da sparare, Barba è sempre in prima linea, e ha fatto incazzare un bel po' di persone...- 
- Si, ci ho pensato anch'io...- fece Olivia. Ma preferiva non dirlo a Barba, almeno non per il momento. Per lui sarebbe stato un trauma, un dolore ed un senso di colpa troppo grande scoprire o tenere anche solo i considerazione l'ipotesi che sua figlia si trovasse in pericolo per colpa di quel lavoro che amava così tanto - ma non saprei da dove partire per cercare....- 
- Ragazzi, non facciamici prendere da allarmismi inutili... è da Abby che è partito tutto. Dieci a uno che qualunque cosa sia successa, è stata lei a coinvolgere Christina.- fece Fin - ammettiamo per un attimo che si sia trattato di un sequestro per colpire Barba... se li tenevano d'occhio, avevano mille occasioni per portarla via. Ha passato quasi un anno a Brooklyn  tutta sola e non le è mai successo niente.- 
- Forse a scuola sanno qualcosa.- fece Carisi - che ne dite di andare a parlare con qualcuno lì?- 
...
...
...
- E' incredibile quel che mi state dicendo...- fece il preside, un uomo basso, sui sessant'anni, tarchiato e ben vestito, una volta che i detective Rollins e Tutuola gli ebbero spiegato ogni cosa- Christina è sempre stata una persona dal comportamento irreprensibile ed una studentessa seria e responsabile. Lo stesso di Abby... sì, aveva un caratteraccio a volte, questo si, ma nessuno dei suoi insegnati ha mai ritenuto necessario mandarla da me.- 
Per il momento non  stava dicendo loro  niente di nuovo.
- Riteniamo che Abigail stesse progettando di andarsene a causa del pessimo rapporto con il padre... cosa può dirci a riguardo?- fece Fin.
- Molto poco temo...- fece il preside Dunn- sa, io non sto molto a contatto con i ragazzi quindi non saprei dirle... ma posso far venire qui la loro professoressa coordinatrice, la signorina Armon.-
I due annuirono. 
Qualunque studente di quella scuola teneva in alta considerazione quell'insegnate: malgrado tutti la chiamassero signorina, la Armon aveva quarantasette anni, era sposata e aveva due figli rispettivamente di dodici ed undici anni, ma aveva conservato un carattere fresco, allegro ed incredibilmente dolce che la faceva amare da tutti i suoi studenti, oltre al fatto di essere sempre pronta a perdere delle ore di lezione per permettere ai ragazzi di parlare dei loro problemi e di quello che volevano fare dopo la scuola.
Inoltre, era sempre molto attenta a notare il benchè minimo cambiamento nei propri alunni, quindi se Abby aveva confidato a qualcuno il suo desiderio di andarsene ... era la persona giusta.
La donna arrivò poco dopo: non era molto alta, il viso era pulito dal trucco, i capelli color cioccolata ( tintura per capelli, senza dubbio) le arrivavano sino alle spalle, vestita con un tailleur viola, scarpe e calze coordinati con il vestito.
Rivolse un largo sorriso ai presenti, appena entrò, mettendo così in risalto i denti leggermente sporgenti.
-Preside, mi ha fatto chiamare?
L'interpellato annuì-Signorina Armon, le presento i detective Rollins e Tutuola, Unità Vittime Speciali.-
La donna impallidì - Oddio... non ditemi che una delle nostre studentesse....?- 
Amanda fece cenno di no. 
- No... noi siamo qui per due studentesse: Abigail Smith e Christina Barba.- fece la bionda. 
- Durante la festa di ieri sera sono sparite.- aggiunse Fin.
- Oh cielo...- fece la docente - sì, in effetti stamattina erano assenti... ma in fondo ieri sera c'era la festa, quindi non ci siamo meravigliati più di tanto...- 
- Abbiamo motivo di credere che Abby volesse andare via da qui, ma ha lasciato a casa sia le mance messe da parte con il lavoro in albergo che tutti i suoi averi...- fece Amanda - lei cosa sa a riguardo?- 
La donna rispose - Abigail è sempre stata un tipo irrequieto. E' una di quelle ragazze che sprizzano energia, e per lei non è mai stato facile vivere assieme ad un padre così severo... ma con l'adolescenza si complica tutto. 
Nell'ultimo periodo era insofferente, ce l'aveva con il mondo, spesso aveva attacchi di rabbia improvvisi...- 
- Ha mai aggredito qualcuno?- fece Fin.
- No. Aggrediva solo a parole. Non c'è voluto molto per capire che stava sfogando su altri la rabbia, l'insofferenza e la disperazione con cui doveva convivere.- fece la professoressa - una volta mi ha detto che suo padre non la considerava e che era certa di suscitargli disgusto.- 
- E lei non ha mai pensato di convocare i genitori per approfondire il problema?- fece Amanda. 
- Avrei voluto. Ma Abby mi aveva detto quelle cose in confidenza, pregandomi di non dirlo ai suoi.- fece la Armon - ho cercato di farle capire che si stava sbagliando, che le persone che odiano il mondo in realtà odiano sè stesse... e di non fare qualcosa di cui si sarebbe pentita... credevo di essere riuscita a convincerla.- 
- E Christina?- fece Fin. 
- E' una ragazza tranquilla...- fece la professoressa - Sì, insomma... volta più, volta meno, durante un dibattito  o durante delle discussioni che riguardano la classe interviene spesso... sembra taciturna e tranquilla da fuori, ma se le da un incentivo diventa un leone.- 
'' Degna figlia di suo padre''- pensarono i due.
- Non oso pensare a come staranno i genitori...- fece la professoressa - spero almeno che dopo questo... il padre di Abby capisca quanto sua figlia abbia bisogno di lui.- 
...
...
Il prossimo passo dell'indagine era perquisire la stanza delle due desparecidas, alla ricerca di indizi, risposte o di qualunque cosa potesse giustificare l'allontanamento. 
Mentre Carisi e altri due agenti perquisivano la camera della figlia, Barba se ne stava sul divano fissando un bicchiere di whisky.
Olivia si sedette vicino a lui, per confortarlo. Fino al giorno prima non immaginava nemmeno lontanamente che il suo amico procuratore, che era diventato quasi come un fratello per lei, avesse una figlia... di conseguenza non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno, proprio lui, avrebbe dovuto vivere l'incubo peggiore di ogni genitore... non sapere dove fosse il figlio, se stava bene... nessun genitore avrebbe dovuto vivere un simile incubo. 
- Vedrai che la troveremo.- fece Olivia.
Barba annuì.
- Non ci volevo credere.- fece Barba - di solito i ragazzi scappano di casa perchè hanno problemi con i genitori, e io mi dicevo nunca me pasarà, perchè con mia figlia ci stavo quasi tutto il giorno, tra noi c'è sempre stato dialogo... non ho mai pensato che un giorno potesse capitare una cosa del genere...- 
- Nessuno pensa che possa capitare una cosa simile... non è colpa tua.-
- Sì, invece. Perchè quando sua madre è morta, le avevo promesso che non avrei permesso che le capitasse qualcosa di brutto...- fece Barba - e ho fallito. Miseramente.- 
- Rafaèl...- fece Olivia - tua figlia inizia ad essere adulta, e tu non puoi sorvegliarla 24 ore su 24.
E tutto quello che è successo, non è dipeso da te, nè da lei. Probabilmente Abby stava per fare una sciocchezza e Chris si è ritrovata in mezzo prima ancora che riuscisse a rendersene conto.- 
- E forse io l'ho persa ancora prima di rendermene conto.... ci sono andato vicino una volta...- se lo ricordava ancora. Era Natale... mancavano tre giorni alla vigilia e Chris aveva solo sei anni... erano al centro commerciale per comprare gli ultimi regali. Si era distratto per dare un'occhiata a delle sciarpe... quando si era voltato, Chris non c'era già più. Era andato nel panico e aveva passato quasi un'ora con gli addetti alla sicurezza a cercarla... poi l'aveva trovata addormentata in un camerino di prova. E in quel momento aveva ripreso a respirare, mano a mano che il film dell'orrore che aveva visto nella sua testa iniziava a scemare. 
Stavolta invece non si era accorto in tempo che qualcosa non andava... e forse avrebbe pagato a caro prezzo quella dedizione al lavoro che lo aveva spinto a trascurare la figlia... forse era cambiata, forse quello che aveva non le bastava o voleva qualcosa di diverso e lui non se n'era accorto...
- Tenente.- fece Carisi facendo capolino in soggiorno con un quadernetto.
L'avvocato e la poliziotta alzarono lo sguardo.
- Era in una scatola in fondo all'armadio.- fece Sonny. 
- Chris  tiene un diario?- chiese Olivia. 
- No...  una volta mi ha detto che se oggi vuoi sapere cosa combina un adolescente devi controllare i profili social...-
- Sì però...- fece Sonny - a volte ci sono cose che non puoi tenere dentro, ma che non vuoi che gli altri sappiano e si ricorre a metodi più... rudimentali.- 
- Posso...posso vederlo...?- fece Barba indicando il diario. 
Sonny si guardò intorno come in cerca di aiuto.
- Ascolti, forse è meglio che non...- 
- E' mia figlia. Se qui dentro c'è il motivo per cui è sparita o anche l'indizio più vago.... lo devo sapere.- 
Carisi glielo porse a malincuore.
E poco dopo l'avvocato sbiancò.
Erano frasi pieni di rabbia, quasi di odio allo stato puro, che parlavano di quanto la vita che faceva le stava stretta, di quanto la soffocasse anche solo l'idea di avere un padre come lui, del desiderio di andarsene e di non vederlo mai più...
All'inizio avrebbe voluto urlare.... poi però gli apparve una frase riguardo al riferimento di un litigio avvenuto durante una gita.... che però lui non ricordava minimamente di aver fatto.
Istintivamente confrontò la scrittura del diario con un appunto sul calendario.
Le due scritture non coincidevano. 
- Questo diario non è di Christina.- fece Barba facendo cenno ad Olivia e a Carisi di guardare l'appunto sul calendario - questo lo ha scritto lei.
Ma questo diario non è suo.- 
- E quindi non può che essere di Abby.- fece Sonny - e il perchè sia qui me lo immagino. Le madri con la scusa di mettere in ordine le camere dei figli ne approfittano per curiosare e cercare quello che vorrebbero tenere per sè.... si fidi.-
Anche lui a volte aveva delle cose che non voleva che sua madre scoprisse, e così i suoi amici. Una volta un amico gli chiese di custodire per lui alcune pasticche perchè non voleva rischiare che i suoi le trovassero... si rifiutò tassativamente. Per quanto fosse legato ai suoi amici era dell'idea che nessuno valesse così tanto da farsi incriminare per qualcosa che non aveva fatto.
Quindi non c'erano dubbi: Abby non voleva che i genitori scoprissero quel diario e lo aveva affidato a Christina, contando che lo avrebbe custodito per lei.
...
...
...
L'unico lato positivo di quella storia era che dopo molti anni, era riuscito a rivedere uno dei suoi amici più cari.
Alejandro Alex Muñoz, candidato alla carica di sindaco di New York, aveva saputo tramite le emittenti televisive della scomparsa di due ragazze e che era stato creato un numero verde da contattare in caso qualcuno le avesse viste o sentite o se avesse avuto informazioni utili alle indagini.
Si conoscevano fin da quando erano bambini, ma non erano rimasti molto in contatto in quegli anni. 
Ma in quel momento sentiva il bisogno di rivedere la persona che fin da quando aveva iniziato a parlare, aveva ammirato di più al mondo e che considerava quasi come un fratello maggiore.
Alex lo accolse con un abbraccio fraterno e una tazza di caffè.
- Quando ho letto quelle frasi....- fece Barba - mi sono chiesto dove diavolo avessi sbagliato. Che cosa le avessi fatto mancare...- ma la verità era che non gli importava... voleva solo che tornasse a casa. Per chiederle perdono e prometterle di essere migliore, di dargli un'altra possibilità... avrebbero anche potuto trovare una partira di droga pronta per essere venduta o che aveva messo su un bling ring, lui l'avrebbe perdonata e avrebbero ricominciato da capo.
Alex gli versò un whisky per cercare di calmarlo - No hiciste nada de malo, Rafaèl. Insomma guardati... sei riuscito a costruirti una splendida carriera, nessuno ti ha mai regalato niente e hai cresciuto una figlia da solo.... a proposito... è da un sacco di tempo che non la vedo... com'è?-
Barba prese una foto dal portafoglio e gliela mostò. Raffigurava lui e la figlia mentre erano sul suo yatch.
Alex sbiancò quasi nel vederla - Oh Madre de Dios.... è... è diventata bellissima.... ha il tuo stesso sguardo da '' Adesso ti faccio vedere io'', quando il professore di lettere ti voleva rimandare a settembre.- 
Barba sorrise pensando per un attimo ai tempi lontani della loro adolescenza. Los Tres Mosqueteros de Jerome Avenue. Lui, Alejandro e Eddie. Erano inseparabili da piccoli. E avevano continuato a condividere gioie e dolori fino alla maturità. Poi lui aveva vinto una borsa di studio per Harvard... e aveva colto al volo l'occasione, anche perchè voleva allontanarsi il prima possibile da suo padre. Alex ed Eddie invece erano rimasti, a cercare di tirare avanti come potevano.  Per questo, quando aveva scoperto che la sua ragazza di allora lo aveva tradito proprio con l'ormai certo prossimo sindaco di New York non si era arrabbiato. Anzi, pensava che fosse solo quanto gli veniva chiesto di pagare per il successo avuto. Con il tempo aveva iniziato a pensare che quel '' tradimento'' fosse un segno del destino. Se quel tradimento non ci fosse stato, probabilmente non avrebbe mai conosciuto Mirasol, non avrebbero avuto Christina... il ragionamento gli tornava allora.
Ma non pensava di aver peccato così tanto nei confronti dei suoi amici da meritare di perdere anche sua figlia. 
- Ma il carattere è lo stesso di sua madre.
Sai... non passa un giorno senza che io desideri che sia ancora viva... e in cui penso che se ci fosse stata lei, forse Chris sarebbe stata più felice.- 
- Ma di che parli?- fece Alex.
- Che continuo a chiedermi il perchè sia andata chissà dove senza avvisarmi. Eppure si è sempre confidata con me.- fece Rafaèl - forse ho fatto qualcosa di sbagliato, non sono riuscito a costruirle attorno un clima sereno....
Forse aveva ragione mio padre a dire che un pessimo figlio non può diventare un buon padre.-
- Ma tu ti fidi davvero dell'opinione di uno che criticava tutto e tutti e che come hobby aveva quello di mettere le mani addosso a moglie e figlio?
Sicuramente è successo qualcosa ma non per colpa tua. Vedrai che appena la troveranno si chiarirà tutto...- in quel momento il cellulare del procuratore squillò.
- Olivia?- fece Barba pregando con tutto il cuore che ci fosse una buona notizia - come? Sisisi.... certo. Arrivo subito.- 
Alex chiese titubante - Novità...?-
- Per ora no...- fece Barba recuperando il giaccone - ma pare che i genitori di Abby siano in centrale e se li trattengono ancora si ammazzano a vicenda.... devo andare.-
- Certo.... avvertimi se ci sono novità o se posso fare qualcosa.- fece Alex.
- Sicuro, grazie... salutami Yelina e le ragazze.- fece Barba uscendo dall'ufficio dell'amico.

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