La legge delle anime gemelle

di Queen of Snape and Joker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il decreto nº. 533 ***
Capitolo 2: *** When we were young ***
Capitolo 3: *** Fidarsi di un assassino ***



Capitolo 1
*** Il decreto nº. 533 ***


1
 
La Sala Grande era piena di studenti per la solita colazione mattutina. Harry Potter e i suoi amici stavano mangiando ciotole di porridge con succo di zucca al tavolo di  Grifondoro, anche se Hermione Granger sembrava più occupata a ripassare Aritmanzia leggendo da un tomone che aveva preso in biblioteca, piuttosto che a consumare quel primo pasto della giornata. Uno strano silenzio generale regnava nella stanza, probabilmente dovuto al tempo che faceva fuori: era novembre e, sia dal tetto incantato sopra i loro capelli che dal cielo scuro incorniciato dalle finestre, gli studenti potevano capire che faceva molto freddo e che, con quei nuvoloni scuri, avrebbero solo voluto passare tutto il loro tempo a sonnecchiare nei dormitori. Al tavolo degli insegnanti la situazione non era tanto diversa: Severus Piton beveva il suo tè nero accanto ad una professoressa McGranitt piuttosto raffreddata che si soffiava il naso in un fazzoletto scozzese, mentre il preside Silente chiacchierava allegro con il professor Lumacorno. Nessuno di loro, dunque, si sarebbe aspettato che, in una mattinata tanto tranquilla come quella, la Sala Grande sarebbe stata invasa da uno stormo di gufi e allodole tubanti; alzarono tutti, indistintamente, le teste verso la volta della stanza, completamente coperta da esseri piumati. Doveva essercene almeno uno a persona.
I maghi non fecero in tempo a realizzare quello che avevano appena visto, quando i pennuti piombarono su tutti i tavoli, interrompendo la colazione e distruggendo cibi e vettovaglie. Appena un barbagianni che non assomigliava per niente alla sua civetta delle nevi gli planò davanti, il Bambino Sopravvissuto si accorse che era zuppo d'acqua, come tutti gli altri:
«Devono essere venuti da molto lontano; qui la pioggia non è ancora arrivata e non credo che ne vedremo fino ad oggi pomeriggio.», commentò la sua amica Hermione, afferrando in fretta la lettera dalla zampa del suo postino, per evitare di bagnarsi. La busta era stranamente asciutta: doveva essere stata stregata con un incanto che l'aveva resa impermeabile. Ron Weasley pareva piuttosto confuso anche lui, dato che continuava a fissare l'allodola che custodiva la missiva destinatagli mentre beccava un pezzo di quello che era stato il suo toast fino a qualche secondo prima. Harry, intanto, aveva già aperto la busta, e aveva appena cominciato a leggerne il contenuto, quando il colorito della sua faccia si fece improvvisamente rosso, per poi divenire di un bianco cadavere:
«C-Cosa c'è?», Ron aveva appena spiccicato una parola. L'ultimo dei Potter, allora, aveva fatto cenno ad Hermione di scartare la sua posta; lei aveva obbedito, aprendo la busta e trovandoci dentro due pergamene: prese dunque a leggere ai suoi due compagni la prima:
 
"Gentile signorina Granger,
visti gli ultimi sviluppi nel caso di Lei-Sa-Chi, con la conseguente scoperta del ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, il Ministero della Magia ha ritenuto opportuno ristabilire il matrimonio programmato, secondo il decreto nº. 533, vigente dall'anno 1048 e successivamente abolito nel 1392, regolante le unioni tra maghi tramite il convogliamento a nozze con la propria anima gemella. Oggi, 13 novembre 1996, per ordine del Ministero della Magia, ogni mago è dichiarato sposato ufficialmente alla propria anima gemella, indicata nel foglio successivo.
Che la vostra sia una felice unione finalizzata all'annientamento del male,
  M. d. M."
 
«Non è possibile.», queste le prime parole della ragazza, diventata pallida come un cencio.
«Cosa significa tutto questo?», Harry aveva chiesto, sbandierando la sua pergamena davanti a tutti mentre gesticolava inconsciamente:
«Significa quello che c'è scritto: la legge del 1048 sulle anime gemelle fu promulgata affinché le forze magiche di ciascun abitante di questo mondo venissero rafforzate al massimo, in previsione dello scoppio della Prima Guerra dei Goblin. Quando si è uniti alla propria anima gemella, si è potenti il doppio o il triplo del normale. », la ragazza aveva detto tutto in fretta, a fatica, fissando le parole che aveva appena letto:
«Ma perché il Ministero ha voluto fare una cosa del genere?», il Bambino Sopravvissuto stava cominciando ad innervosirsi, stizzito per quell'ennesima follia che gli stava accadendo e che non riusciva a comprendere:
«Non capisci? Vogliono usarci contro Tu-Sai-Chi come se fossimo il loro esercito, che tentano ovviamente di fortificare al massimo e a qualunque costo. », Ron era stato piuttosto chiaro e aveva zittito tutti e tre.
«Guardatevi intorno, guardate le auree di tutti: si sono manifestate all'improvviso.», Hermione sembrava davvero agitata, mentre la sua testa era rivolta al tavolo degli insegnanti. Harry girò gli occhi verso di loro e capì il perché di quella paura: l'aura di Silente era effettivamente enorme, grande almeno il triplo del solito e luminosa il quadruplo. Aveva il color dell'oro e del fuoco, e la sagoma del preside quasi non si vedeva, sopraffatta com'era da quella coltre accecante. Piton splendeva di verde smeraldo, con il volto contorto in una smorfia di dolore e la pergamena tra le sue mani che prendeva fuoco, pur non bruciandosi: doveva essere anche ignifuga.
Il preside aveva appena finito di leggere il comunicato del Ministero, quando tutti i suoi piani gli crollarono addosso. Prese stancamente il secondo foglio e lesse il nome della sua dolce metà, nonostante sapesse già chi fosse:

"Gellert Grindelwald è la sua anima gemella,
 il Ministero vi augura un lieto matrimonio."
 
Era quasi comico a pensarci, "un lieto matrimonio"; loro due non avrebbero mai potuto avere qualcosa che fosse lieto, figuriamoci un matrimonio. Appena ebbe finito di analizzare il rotolo, il nome di Gellert si colorò di rosso cremisi e attorno all'ossuto anulare sinistro di Silente comparve un anellino dorato, proprio come quello che usavano indossare un babbano e il proprio coniuge: era una fede. Dopo aver osservato incuriosito e un po' sbigottito quel suo nuovo gioiello, Albus si guardò intorno e notò che Minerva stava singhiozzando nel suo fazzoletto, facendo finta di soffiarsi il naso, mentre Severus aveva un'espressione sofferente piantata in faccia, la pergamena in fiamme e un'aura smeraldina attorno al corpo.
«Severus, ragazzo mio, calmati.», lo chiamò e glielo disse fermamente, con il suo solito tono tranquillo e che, al contempo, non ammetteva repliche. Come risvegliato da queste parole, Piton ritornò ad avere controllo di sé stesso, riprese a gestire la sua magia e smise di tentare di bruciare quella terribile missiva. Tuttavia, dal suo volto non si cancellò quel marchio di estremo dolore che, ormai, si era impresso su di lui. E, in silenzio, passò la sua busta al preside, che l'aprì e la lesse:
 
 "Lily Evans era la sua anima gemella,
  siamo addolorati per la sua perdita."

Il preside ebbe un colpo al cuore: Lily allora era davvero ciò che di più importante ci potesse mai essere stato per Severus, in tutti i sensi:
«Mi dispiace tanto, ragazzo mio.», disse commosso e sinceramente affranto per il povero pozionista, che fece per alzarsi dal tavolo, nel desiderio di rifugiarsi nelle sue segrete, ma il preside lo bloccò:
«Severus, ho bisogno che tu resti qui. Perdonami, ma ti richiedo un ultimo sforzo».
Il professore fissò il mago con uno sguardo dilaniato, eppure per l'ennesima volta tenne fede ad una promessa fatta anni prima ed obbedì al suo mentore, senza porgli ulteriore domande.
«Minerva, non piangere, per favore: farai preoccupare i tuoi studenti.», quest'ultimo poi si riferì alla McGranitt, visibilmente disperata:
«M-Mio marito era la mia a-anima gemella. È-È sempre stato lui».
 
Quell'affermazione valeva molto per la professoressa, che in gioventù si era innamorata di un babbano che non aveva mai potuto sposare e che, durante la Prima Guerra Magica, era stato ucciso da Voldemort. Da adulta, poi, in seguito ad un lungo corteggiamento, si era unita a suo marito, più grande di lei e morto prematuramente poco tempo dopo il matrimonio. Minerva non aveva mai saputo scegliere tra quei due chi fosse stato il vero amore della sua vita, ma, a quanto pare, ci aveva pensato il Ministero a far dissolvere i dubbi che aveva. Albus le poggiò una mano sulla spalla, ma non disse niente perché non c'era niente che avrebbe potuto dirle: doveva riprendersi da sola.  Mentre la sua collega si calmava, gli occhi del preside scivolarono sulla sua mano, priva di alcun gioiello nuovo: ciò significava che la fede compariva solo a coloro la cui anima gemella era ancora in vita. La sua osservazione, però, non riuscì a distrarlo in alcun modo e una nuova preoccupazione fece breccia nei suoi pensieri: come avrebbe potuto gestire questa nuova ed incredibile situazione? Lui era ormai anziano e, nonostante l'arrivo di Gellert sarebbe stato una fonte di immenso scandalo in tutto il mondo magico ed in particolar modo ad Hogwarts, aveva abbastanza esperienza da sapere che avrebbe potuto aggirare tutti gli ostacoli posti sulla sua strada senza particolari difficoltà, ma gli studenti erano troppo giovani. Il preside sapeva di aver già preteso troppo da loro durante tutti quegli anni di instabilità, di averli spinti ad affrontare cose delle quali, ad una così prematura età, non avrebbero dovuto nemmeno sospettare l'esistenza. Ora, però, erano stati costretti da forze esterne ad un  castigo di dimensioni spropositate: si erano scoperti sposi a diciassette anni. Silente diede un'occhiata alle tavolate delle Case, e le sue preoccupazioni non fecero che aggravarsi: dietro i suoi occhiali a mezzaluna scorse ragazzi dai visi smunti, emaciati, ragazze che piangevano disperate, senza avere la consolazione di alcuna amica, tutte perse come erano a contemplare quella che si era rivelata una catastrofe. Altri studenti fissavano le loro fedi, incapaci di dire alcunché, altri ancora si erano alzati per cercare di capire chi fosse la propria anima gemella, evidentemente presente nel castello.
Il potente mago, dunque, decise che era arrivato il momento di intervenire: avrebbe dovuto pronunciare uno dei suoi famosi discorsi.
Silente, certamente, nella sua perlustrazione della Sala Grande non si era fatto sfuggire le espressioni di assoluto terrore che parevano solcare i volti di Harry Potter e dei suoi amici. Curioso, comunque, come avesse potuto in realtà sbagliarsi: quello che aveva mandato in ebollizione le orecchie di Ron Weasley e fatto arricciare per qualche strana reazione chimica ancora di più i capelli della signorina Granger e del Golden Boy era stato nient'altro che imbarazzo. Terribile imbarazzo quando i tre giovani si fecero coraggio e lessero in contemporanea i nomi delle loro anime gemelle. Hermione arrossì inevitabilmente quando vide incisi sulla pergamena i caratteri:

"Ronald Weasley è la sua anima gemella,
 il Ministero vi augura un lieto matrimonio."
 
Ron, dal canto suo, si limitò a fissare la ragazza davanti a lui con un'espressione del tutto costernata, come se d'improvviso si fosse trovato davanti una sconosciuta e non la sua amica di sempre: quella era davvero sua moglie. Harry fu inaspettatamente il più espressivo di tutti:
«Per Merlino! Sono il marito di Ginny!»
Questa esclamazione diede il colpo di grazia al suo rubicondo amico, che si limitò a biascicare:
«S-Siamo p-proprio in un b-bel guaio...»
Hermione aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma s'interruppe immediatamente nel momento in cui, con la coda dell'occhio, scorse Silente che si alzava. Tutto il resto della Sala la imitò, professori compresi, che evidentemente non si aspettavano in egual modo un così tempestivo intervento del preside. Il mago, dunque, senza il bisogno di richiamare vocalmente l'attenzione dei presenti, ebbe tutti gli occhi puntati su di sé:
 
«Miei cari ragazzi, cari colleghi - iniziò, lanciando un'occhiata ai docenti dietro di lui -, questo è un giorno molto difficile per tutti noi e per tutto il mondo magico. Il matrimonio di due persone dovrebbe essere sempre e solo una festa, celebrata in compagnia dei propri cari, che ci congiunge con la persona che amiamo di più. Quest'oggi, però, il Ministero ha deciso per noi e, nonostante la scelta presa dai nostri governanti sia estremamente dura e difficile da accettare, dobbiamo farlo».
 
Dalle tavolate si sollevò un immediato brusio: di certo nessuno si aspettava che una personalità ribelle come quella di Silente, specialmente alle norme che erano da reputarsi ingiuste, avrebbe spinto tutti ad inchinarsi al folle piano del Ministro. Tuttavia, bastò un lieve gesto della mano destra del professore per riportare tutti al silenzio.
«Dovete farlo - riprese - perché solo così potrete essere in grado di affrontare questa nuova condizione, senza rinnegare le vostre vite né le vostre anime gemelle, che, sono sicuro, saranno spaventate almeno quanto voi. Sono consapevole del fatto che non sarà facile, e che quest'oggi non ho abbastanza parole che possano far nascere nel vostro cuore una qualche forma di tranquillità - qui il preside si fermò, guardando con un espressione grave i visi di tutti i suoi allievi. Quello che posso promettervi, però, è che oggi, come mai, non sarete lasciati soli ad affrontare tutto questo».
Detto ciò, Silente alzò in alto il suo braccio sinistro, che aveva nascosto fino a quel momento, di modo che fosse stata visibile a tutti la fede che campeggiava, brillando come il fuoco, sul suo anulare. Sia gli studenti che gli insegnanti si lasciarono andare ad esclamazioni più che stupite: Draco Malfoy e i suoi compagni, che fino a quel momento si erano mantenuti perfettamente composti, ebbero i loro visi mutati in espressioni di puro terrore, perfettamente consapevoli del nuovo livello di imbattibilità raggiunto da Silente. Minerva McGrannitt, che si era da poco calmata, si lasciò andare a singhiozzi pieni di gioia mista a preoccupazione, mentre il giovane professor Piton riuscì a stento a nascondere la paura che gli riempì gli occhi: nonostante, infatti,  sapesse quale protezione il preside avrebbe potuto esercitare ora non solo su Hogwarts, ma su tutto il mondo magico, non poté fare a meno di chiedersi chi fosse la sua anima gemella, elemento fondamentale, che avrebbe potuto sconvolgere ogni equilibrio prefigurato fino ad allora. Ron, a sua volta, sussurrò ai restanti membri del trio:
«Ma avrà 180 anni!», guadagnandosi una gomitata da Hermione:
«Ne ha 115!», lo rimbeccò la sua dolce metà: «Sai che differenza...».
Harry li riportò al silenzio nell'istante il cui il preside riaprì bocca per parlare.
«Ho deciso, dunque, di mettere già da stasera le cose in chiaro; se non mi prendessi ora questa responsabilità, verreste a conoscenza del nome della mia anima gemella entro domattina, grazie alla Gazzetta del Profeta, e non posso permetterlo. Tuttavia, prima di rivelarvi la sua identità, vi chiedo di non perdere la fiducia che avete sempre dimostrato di avere nei miei confronti e di dimostrarvi rispettosi in quelli del mio compagno, Gellert Grindelwald».
Per l'ennesima volta in pochi minuti, evento rarissimo, Silente venne interrotto, questa volta da grida di terrore, che si sparsero velocemente per tutta la Sala. Al tavolo degli insegnanti, il pianto di gioia della McGrannitt mutò in un pianto di disperato spavento, mentre gli occhi di ossidiana di Severus Piton furono invasi dalla più nera preoccupazione, mentre l'uomo fissava il mago in cui aveva riposto tutta la sua fiducia, a quanto pareva consorte di un altro Voldemort, sentendosi tradito nel profondo.
«Adesso - il preside fu costretto ad alzare la voce per farsi sentire - andate nei vostri dormitori; entro stasera troverete le nuove regole del castello riguardanti le unioni affisse alle bacheche delle comunicazioni poste in ogni Casa. Le lezioni di oggi sono sospese».
Come era prevedibile, nessuno esultò per quell'annuncio e, dopo un attimo di sbigottimento, gli studenti si alzarono, ancora profondamente scossi, dalle loro sedie; fuggirono tutti nei propri alloggi, lasciando dietro di sé piatti pieni di cibo, intoccati, ma non abbandonando sui lunghi tavoli le nuove preoccupazioni che li avrebbero tormentati per quell'intera giornata.

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Capitolo 2
*** When we were young ***


Silente, a quel punto, si girò verso i suoi colleghi, che erano rimasti paralizzati ai loro posti, un po' per lo choc, un po' per abitudine: solitamente il preside era il primo ad andarsene. "Carissimi, credo possiate immaginare che sono costretto ad indire una riunione d'emergenza. Spostiamoci dunque nel mio ufficio per un tè.", il mago sorrise con la sua solita calma disarmante, nonostante ai più attenti e vicini a lui tra i suoi ascoltatori non mancò di notare che nella sua voce c'era una sorta di incrinatura e che dai suoi occhi azzurri sembrava sparito il luccichio che li caratterizzava. Tutti, pertanto, chi prima chi dopo, si fecero coraggio e seguirono il preside, che sembrava ora più vecchio che mai. Giunti al gargoyle di pietra, sentirono Silente dire la parola d'ordine (fino a una settimana prima "mentine", mutata adesso in "galeoni di cioccolato") e salirono tutti per la ripida scala a chiocciola che portava al quartier generale del loro capo. Arrivati qui, il preside non esitò, con un aggraziato movimento della bacchetta, a trasfigurare la sua scrivania in un tavolo abbastanza grande da ospitare lui e tutti i professori, che si sedettero immediatamente. Solo dopo essersi stabilito a capo tavola, Silente iniziò a parlare per l'ennesima volta in quel giorno infausto:
"Immagino che sarete tutti stanchi e provati dagli eventi di questa mattina, ma rimanderemo il nostro riposo a quando avremo finito di disporre le nuove regole di Hogwarts per quanto riguarda gli alloggi dei neo sposi."
I professori, pur restii anche solo a guardare il preside negli occhi dopo il suo sconvolgente annuncio, tentarono, per il bene degli studenti, di ascoltarlo al meglio delle loro possibilità:
"In merito a quanto disposto all'epoca della prima promulgazione della legge, nel 1048, gli allievi sposati, frequentanti lo stesso istituto, dovranno necessariamente vivere insieme. Pertanto, ricaveremo dei nuovi alloggi dai vecchi quartieri dei docenti nell'ala est del castello. È giusto che i ragazzi non siano obbligati a trasferirsi, eventualmente, in un dormitorio di una Casa che non è la loro, oppure che gli stessi dormitori subiscano delle modifiche a discapito degli alunni celibi. Siamo d'accordo?"
Nessuno osò rispondere negativamente; gli elementi del corpo docenti che di solito si opponevano al preside con maggiore severità, specialmente Piton e Lumacorno, avevano una conoscenza abbastanza profonda della Storia della Magia per sapere che la legge nº.533 era inattaccabile. Il preside, a quel silenzio, proseguì nell'esposizione dei suoi piani:
"Gli studenti sposati con ragazzi che non frequentano la nostra scuola, invece, resteranno qui; tuttavia, gli saranno concessi dei permessi speciali su richiesta per poter far visita al proprio consorte. Avete domande in merito?", Silente guardò i suoi colleghi, esitanti, finché Piton non prese parola anche per gli altri:"Non abbiamo interrogativi in merito alle nuove norme per gli alunni. Credo, però, che tu ci debba delle spiegazioni.", il pozionista guardò duramente il preside, guadagnandosi il silenzioso appoggio di tutti gli altri membri del collegio, che si posero in ascolto di Silente:"Suppongo tu abbia ragione, ragazzo mio. - proseguì l'uomo, passandosi una mano sul volto, come se fosse esausto - Immagino abbiate delle domande per me."
Con quella frase, diede il permesso agli insegnanti di poter finalmente sfogarsi, e la McGranitt fece da apripista a tutti:"Albus, per favore, dimmi che sei sorpreso quanto noi dell'assegnazione della tua anima gemella, che non ne sapevi niente, che non avresti mai potuto pensare ad un'accoppiamento tanto crudele.", la donna lo guardò negli occhi, speranzosa, mentre gli altri docenti trattenevano inconsciamente il fiato, nell'attesa della risposta del preside:"Vorrei poterti dire che hai ragione, Minerva, ma non è così." 
La stanza cadde nel silenzio, mentre gli occhi della McGranitt si riempivano di terrore e delusione. Le parole di Silente suonarono chiarissime nel loro significato più profondo ad ogni mago in quella stanza: l'uomo doveva aver avuto, in qualche momento imprecisato della sua gioventù, un rapporto di natura particolare con Grindelwald. 
Severus, pieno d'ira, decise di fare l'unica cosa che fosse in suo potere: spingersi dove nessun'altro dei suoi colleghi si sarebbe spinto: dare, dunque, voce ai dubbi di tutti:
"Spiegaci - mormorò, a denti e pugni stretti - che cosa significa tutto questo." 
Il mago più anziano sospirò, prima di tuffarsi indietro negli anni in un racconto che nessuno avrebbe mai potuto immaginare di sentire:

"Incontrai per la prima volta Gellert Grindelwald nell'estate del 1899, quando io avevo diciotto anni e lui sedici. Nonostante la giovane età, dimostrò sin da subito di essere un mago estremamente potente, dotato di una singolare intelligenza e provvisto di un modo di porsi e pensare che attirava subito chiunque lo sentisse proferir parola, compreso me. Diventammo presto amici e per due mesi non facemmo altro che pianificare il nostro futuro, studiando assiduamente e perdendoci tra le nostre aspirazioni; non ci volle troppo tempo, però, perché Grindeldwald cominciasse a manifestare i primi segni di quello che sarebbe diventato. Era affascinato dal potere e dalla gloria, che desiderava più di ogni altra cosa. Fu così che ci separammo, anche se, come ben sapete, negli anni successivi il suo nome cominciò a campeggiare assiduamente su tutti i giornali, per via degli atti terribili che prese a perpetrare. Nel 1945 ci scontrammo definitivamente e Gellert decise di consegnarsi a me, dopo ore di massacrante duello; decise di farsi imprigionare, mi permise di rinchiuderlo nella cella più alta di Nurmengard, affinché quella storia, durata quasi cinquant'anni, finalmente giungesse a una fine. Ma a quanto pare ci sbagliavamo...", Silente sorrise malinconico, gettando un'occhiata alla sua fede.
 
I presenti furono, prevedibilmente, colpiti dalla storia del mago, tanto da trovarsi, senza alcuna eccezione, in uno stato emozionale molto confuso: avrebbero dovuto provare pietà per il preside, che, a quanto pare, era finito in quella situazione spinosa solo per colpa dei suoi imprevedibili sentimenti, o rabbia per essersi legato a un uomo tanto orribile? Lumacorno, che aveva anni di esperienza alle spalle, decise che era finito il tempo di pensare al passato, immodificabile, e che era ora, invece, di preoccuparsi del presente:"Albus, abbiamo la necessità di sapere cosa hai intenzione di fare in merito al tuo, ecco, ...nuovo stato.", il pozionista ponderò bene le parole da usare, così da non offendere il preside e da ottenere la risposta più chiara che si potesse strappare ad un uomo enigmatico come Albus Silente. Questi, però, sembrò scosso dalla domanda:
"La legge prevede che io mi prenda carico di Gellert, quindi si stabilirà ad Hogwarts al più presto.", l'ennesima risposta inattesa fece piombare i docenti in uno stato di shock definitivo. O almeno, tutti tranne Sibilla Cooman, che invece roteò gli occhi assumendo un'aria mistica per poi puntare un dito tremolante contro il preside:

"Cose oscure stanno per giungere nel castello dai quattro fondatori...occhi diversi e anima nera prevarrà... tremate teschi e serpenti, perché crollerete sotto il peso dei Doni!..."

Quando la donna rinvenne, si stupì di trovare gli occhi di tutti su di lei, quindi sorrise ed esordì:"Che c'è cari, ho un gorgosprizzo nei capelli?". Non si era resa conto di aver appena formulato una profezia che, a quanto pareva, riguardava Gellert Grindelwald. 
"C-Cosa significava quello?", la Sprout pareva piuttosto scossa, ma Piton, immediatamente, la mise a tacere:"Non era niente, ovviamente. Sibilla ama farci scherzi appena qualcuno le da un po' di attenzione.", il pipistrello dei sotterranei, come amavano definirlo i suoi studenti quando erano lontani dalle sue orecchie, venne ringraziato da uno sguardo pieno di gratitudine del preside, che prese al volo quell'occasione per alzarsi:

"Bene, colleghi, direi di sciogliere questa riunione. Abbiamo discusso argomenti di importanza fondamentale, e di altrettanta fondamentale importanza è l'essere tempestivi: Filius, Horace, per favore cominciate a lavorare sui nuovi alloggi per le coppie sposate. Dovreste trovare un elenco dei ragazzi uniti in matrimonio davanti alle porte di ogni Casa, fatto affiggere da me per mezzo di Gazza. Minerva, Pomona, se non vi dispiace, fate un giro nei dormitori e controllate che gli studenti stiano bene; ho paura che tra loro, a seguito degli eventi di stamattina, si sia potuto creare un po' di trambusto. - dopo un altro dei suoi prodigiosi mezzi sorrisi, Silente si rivolse a Piton, in attesa di ordini - Severus, ti prego di trattenerti qui ancora per qualche minuto, ho delle disposizioni da darti. Voi altri - disse infine ai restanti membri del corpo docenti - siete liberi, per ora, ma tenetevi pronti in caso serva il vostro aiuto." 

La stanza, dunque, si svuotò in fretta, ma Silente cominciò a parlare solamente quando si udì il tonfo della porta dell'ufficio che si chiudeva:"Ragazzo mio, ho paura che i nostri piani debbano subire alcune modifiche."

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Capitolo 3
*** Fidarsi di un assassino ***


Qualche ora prima, mentre i professori di Hogwarts si accingevano a raggiungere il famoso gargoyle di pietra a guardia dell'ufficio del Preside, gli studenti, compresi Harry Potter e i suoi amici, si dirigevano ai rispettivi alloggi. Superato il buco del ritratto della sala comune dei Grifondoro, dopo aver scansato le domande preoccupate della Signora Grassa («Cosa fate qui?! Non dovreste essere a lezione? ... Oh, ma cosa sono quei musi lunghi?»), Harry, Hermione e Ron sprofondarono in tre poltrone vicino al caminetto acceso; le fiamme zampillanti sembravano riassumere lo stato d'animo di tutti gli alunni nella stanza, così irrequieti da riempire l'intera sala, occupando ogni angolo a loro disposizione: nessuno aveva intenzione di relegarsi nei dormitori.

 

«Silente sposato con Grindelwald! Ci credete?», balbettò Neville Paciock ai suoi compagni, più pallido del solito: «È un mago oscuro! Cosa ha intenzione di fare? Portarlo qui e vivere insieme a lui come se fosse una cosa normale? Che schifo...», Seamus Finnigan rincarò la dose contro il mago, mentre Ron si aggiungeva a lui: «E poi sono due uomini! Perché il Ministero ha approvato la loro unione?». 

A quest'affermazione, Harry balzò dalla sedia: «Scusa, che c'è di male?», ringhiò all'amico, che lo guardò atterrito e confuso, come se non avesse capito cosa volesse dirgli con quelle parole; Hermione prese Harry per un braccio e lo spinse di nuovo verso la poltroncina: «Non c'è niente di male, ovviamente, nel fatto che siano due uomini.», gli assicurò, bisbigliando cosicché gli altri non potessero sentire:

 

«Ma il Mondo Magico è uno specchio del mondo babbano, Harry, ricordalo! Spesso, quando il nostro mondo è in guerra anche quello dei babbani lo è e, sebbene le cose stiano cambiando, anche in mezzo a noi ci sono ancora discriminazioni sulle unioni tra due maghi o due streghe, ed è ancora molto raro che un'unione omosessuale sia accettata a livello burocratico. Per questo potrebbe apparire inconsueto che proprio il matrimonio di Silente, da sempre in contrasto col Ministero, sia stato approvato...», e qui la brillante ragazza fece una pausa, per poi alzare la voce di modo che anche Ron la sentisse: «E, dunque, ciò mi porta a credere che il Ministero non sappia affatto dell'unione tra Silente e Grindelwald».

 

Il rosso, sorpreso di sentire la sua voce sbucare fuori dal nulla, non perse tuttavia una parola di quello che la strega disse:"Scusa, ma allora perché lo hanno permesso?!", Hermione non aspettò che un attimo per rispondergli, felice di poter esporre ai suoi amici una delle sue tante teorie:

 

«In primis due anime gemelle, non appena vengono dichiarate sposate, non possono essere separate solo perché dello stesso sesso: sono sempre e comunque destinate a stare insieme. Inoltre, la legge che le riguarda è molto antica, così come la magia che permette a un mago di conoscere il proprio compagno. Il Ministero ha potuto solo incantare le pergamene che abbiamo letto stamattina, affinché scoprissimo chi è il nostro consorte, ma quella stessa magia che hanno scagliato sulla carta l'ha sigillata, garantendoci la privacy a cui abbiamo diritto: nessuno può conoscere il nome dell'anima gemella di un mago se il mago non ne è egli stesso già a conoscenza».

 

«Ma quindi non sanno ancora che Silente è sposato...», balbettò Harry, illuminato da quella scoperta: «E non possono più ostacolare il suo matrimonio, perché è già stato celebrato!», finì Ron, che aveva concepito quanto i suoi due amici l'importanza dell'informazione in loro possesso. Hermione scosse la testa in segno di assenso:

«Ragazzi, non possiamo però dimenticare che il compagno di Silente è Grindelwald...» La ragazza stava per proseguire nei suoi ragionamenti, quando fu interrotta da una voce familiare: «Un attimo di attenzione!»

 

La McGranitt si ergeva in tutta la sua altezza all'ingresso della sala comune, affiancata da una stranamente silenziosa Pomona Sprite; tutti gli alunni ammutolirono e si girarono a fissarla; qualcuno di loro pensò addirittura che fosse sgattaiolata nella stanza in silenzio nello stesso identico modo di un gatto. La professoressa di Trasfigurazione, impercettibilmente nervosa, si schiarì la gola e iniziò a parlare:

 

«Miei cari, capisco benissimo che non abbiate voglia di starmi a sentire adesso, dopo quello che vi è capitato nelle ultime ore, ma è meglio, a questo punto, affrontare quello che c'è da affrontare.», la strega fissò da dietro gli occhiali i suoi grifoni, percorrendo la stanza con lo sguardo: «Immaginate, credo, che da oggi le cose non saranno più le stesse. Tutti gli studenti sposati dovranno trasferirsi in dei nuovi alloggi privati».

Un ennesimo brusio si levò tra gli ascoltatori, ma la professoressa, stremata per tutti gli accadimenti di quel giorno appena iniziato, fece finta di nulla e continuò imperterrita: «Già da stasera vi trasferirete in un'altra ala di Hogwarts assieme alla vostra anima gemella... e, no, signorina Brown, non voglio sentire storie.», la donna zittì in un attimo Lavanda Brown, che aveva iniziato a lamentarsi di quelle novità con le amiche. «La situazione in cui ci troviamo è, senza dubbio, inaspettata. Ma voi siete Grifondoro ed è giunto il momento di dimostrarlo. Se avete bisogno di parlare, o di qualsiasi conforto, potete venire da me in qualunque momento».

Detto ciò, la McGrannit trasfigurò con un movimento della bacchetta un lungo rotolo di pergamena, sotto i nasi dei suoi affranti alunni: «Queste sono le nuove disposizioni per chi di voi ha contratto matrimonio; il vostro Capocasa ve le leggerà. Ci vediamo più tardi». La donna fece per andarsene, ma, giunta davanti al quadro della Signora Grassa,  venne bloccata dalla voce di Harry Potter: «Professoressa! Non potete far finta di niente, non potete lasciare che questo accada!» Il ragazzo era visibilmente arrabbiato, deluso non tanto dal Ministero (si aspettava che il Ministro giocasse sporco per ottenere ciò che voleva), quanto da chi si era sempre scagliato contro le ingiustizie come quella, al modo della McGranitt. «È già accaduto, Potter, e non possiamo farci proprio niente». L'austera maga questa volta se ne andò davvero, lasciandosi dietro un mare di giovani che sarebbero dovuti diventare adulti prima del tempo. 

 

«Ragazzo mio, so che è estremamente difficile, ma ti chiedo di continuare a fidarti di me». Silente aveva trasfigurato il lungo tavolo nella sua canonica scrivania non appena i professori se ne erano andati e ora stava fissando, seduto, il suo giovane collega, che continuava a percorrere una linea retta davanti a lui: avanti e indietro, senza una tregua. A quelle parole, il pozionista si fermò per piantare le sue mani sul legno della scrivania, facendo tremare tutti i gingilli dorati del preside; il professor Piton lo squadrò con il suo solito cipiglio disgustato, che riservava con estremo piacere a tutti i Grifondoro, ma mai prima d'allora al Preside: «Come puoi pretendere che mi fidi di te? Mi hai sempre mentito, Albus, mi hai usato per i tuoi falsi scopi e quella fede - puntò un dito accusatore contro la mano sinistra di Silente - ne è la prova. La tua cara anima gemella è un Mago Oscuro! E un assassino!» «Anche tu sei un assassino, Severus. E sei un Mago Oscuro.», la risposta del Preside fece piombare la stanza nel gelo. Il giovane professore tolse, come scottato, le mani dalla scrivania e prese ad indietreggiare:

«Tu... non puoi dire questo... Sai bene che ho abbandonato certe... abitudini. E uccido solo chi non mi è possibile salvare!» Il ragazzo era sofferente, colpito nel vivo da quelle parole: «Allora non giudicare Gellert, Severus, non lo conosci. Fai per lui quello che io ho fatto per te: mi sono fidato di un assassino che viveva nelle tenebre perché ho sentito nelle tue parole il pentimento. Gellert rimpiange i suoi atti e ha scontato una pena più che sufficiente perché possa aver capito a fondo l'entità dei suoi errori. 

Anni fa si è consegnato a me sapendo che avrebbe affrontato dei momenti estremamente difficili, proprio come hai fatto tu. Eppure io mi fido ancora di te, e mi fido ancora di lui. Forse sbaglio?» Gli occhi celesti di Silente squarciarono quelli neri del pozionista, che, tuttavia, non rispose alla sua domanda. «Lei gioca sporco, Preside».

L'entità dell'affermazione colpì l'anziano, che abbassò lo sguardo, mentre Piton riacquistava il suo cipiglio impenetrabile: «Devi aver capito perché il Ministro ha agito in questo modo, vero, Severus?» «Il Ministero è caduto sotto il comando del Signore Oscuro, che ha ritenuto opportuno reinsituire la legge 533, probabilmente per potenziare sé stesso ed il proprio esercito. Forse sperava che il legame che sussiste tra lui e Potter li avrebbe designati anime gemelle». Il mago formulò a sento una risposta, ancora arrabbiato col Preside: «Ma ha fatto un salto nel buio. Non immaginava che io, alla mia età, potessi avere un compagno, e non poteva essere sicuro di averne uno lui. Puoi scoprirlo, Severus?» Il ragazzo mosse impercettibile la testa in un segno affermativo: «Non ci sarà bisogno che indaghi: avrà presto una risposta, probabilmente entro questa sera. Quando il Signore Oscuro scoprirà che lei porta la fede al dito, il Marchio Nero comincerà a bruciare e riceverò una convocazione». Piton sapeva benissimo che uscire vivo da quella giornata sarebbe stata la sua unica missione; squadrò la finestra della stanza e scoprì che non pioveva più: doveva essere ora di pranzo.

«Va bene, ragazzo mio, ora puoi andare. Sento che anche io sto per ricevere delle visite molto importanti».

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