Five years Later

di 50shadesofLOTS_Always
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Three months. POV Tony ***
Capitolo 2: *** Waiting. POV Pepper ***



Capitolo 1
*** Three months. POV Tony ***


Un tepore tiepido.
« Tony… ».

Inspira. Milleuno. Espira.
Non sa quando né come, ma ad un tratto è in grado di percepirsi.
La cassa toracica si apre, facendo spazio ai polmoni senza singhiozzi né dolore. Tuttavia continua ancora a scivolare nel buio più opprimente mentre immagini e suoni si confondono in un unico marasma indistinto – un grido, una scia fulva, un pianto, una macchia rosa, una ninna nanna, un lampo azzurro – che turbina e stride prima di disintegrarsi nel silenzio, nel vuoto.

La stessa energia, ma più fragile.
« Papà? ».

Milleuno, milledue. Inspira. Milleuno.
Riaffiora da esso mentre il sangue scorre fluido, seguendo il ritmo dettato dal cuore che pompa regolare e confortante. Poi da un lontano indefinito giunge l’eco di un ronzio intermittente che lentamente assume il carattere di un’ovattata cacofonia mite ed autentica: dei sussurri, una puntura sulla pelle, dei passi, un soffio di brezza solida, un tintinnio metallico e un odore strano. Un mix di disinfettante, bagnoschiuma e borotalco.

Espira.
Finalmente il proprio corpo sembra destarsi, bombardato da una serie di informazioni che gli si scaricano addosso come uno tsunami mentre tutto attorno prende sostanza. Il letto asettico, il cuscino fin troppo molle e qualcosa che vive alla sua sinistra.
Raccoglie le forze per spingere le palpebre serrate, ma queste si ritirano sotto lo squarcio di luce troppo forte. Ci riprova, più lentamente, finché la nebbia bianca si dissolve e lascia spazio a colori meno irruenti.
Il soffitto è un’unica lastra da cui pendono gingilli dorati, simili a scaglie che ruotano pigramente.
Gli ci vuole qualche battito di ciglia per scacciare la patina acquosa e mettere a fuoco la parete di vetro dinanzi a sé. L’orizzonte bigio del tramonto – o dell’alba, non ne ha idea – è delineato da montagne, le cui cime si nascondono tra banchi di nebbia densa mentre più in basso spicca il verde di colline lussureggianti e rigogliose. Le chiome pesanti degli alberi oscillano appena sotto la spinta del vento, che porta con sé aghi fitti e trasparenti. Nella quiete della stanza può sentire il piacevole rumore della pioggia, in contrasto coi bip dell’elettrocardiografo alla propria destra.
Con appena un secondo di ritardo rispetto all’intenzione, riesce a vedere le garze che gli avvolgono il braccio, avvinghiate attorno al busto e fissate sulla spalla. Ne sente la trama ruvida ma delicata, come il russare vicino. Gira la testa dall’altra parte e là, uno scricciolo riposa con una copertina rossa rimboccata. Una delle sue manine stringe un lembo del suo camice, la guancia premuta contro il suo addome. Serra i denti e allunga la mano sana. Una goccia rotola sulla propria guancia senza che possa fermarla mentre finalmente lascia scorrere i polpastrelli fra le ciocche morbide che oscurano il visetto di Morgan. Sa di poterlo fare perché ha sempre avuto il sonno profondo e anche se vorrebbe invece abbracciarla, si accontenta di poterla toccare. E’ reale.
Vera come la forma che giace rannicchiata su una poltrona rivolta in sua attesa. Una gamba penzoloni su un bracciolo e l’altra piegata contro il petto che porta il lavoro su una felpa più grande di due taglie. Le spalle curve e le braccia conserte sullo stomaco, la fronte appoggiata allo schienale. La frangetta è scomposta, la chioma ramata raccolta in una coda ormai sfatta e le efelidi spente sulle guance più smunte dell’ultima volta.
La chiama, ma produce solo un mugugno affaticato. Eppure è abbastanza perché si svegli.

Angolo Autrice: Ammetto che l'intro non sia proprio il massimo, ma non avevo idea di come introdurre questa raccolta (che non so neanche dove andrà a parare, nè quanto durerà perchè tutto dipende dall'ispirazione deheh^^), nata dalla necessità di rendere a Tony ciò che secondo me, meritava davvero dopo tanti sacrifici e tanta sofferenza, a dispetto di chi continua a considerarlo un villain o un personaggio di serie b.
Premetto che ho apprezzato Avengers Endgame e riconosco l'impegno, la passione dietro la produzione ma in fondo, è a questo che servono le fanfiction quindi spero che chiunque sia giunto fin qui, abbia apprezzato questa breve follia e ne aspetti il seguito mentre io torno a lavorare sull'altra mia long - che se volete dare un'occhiata, è ovviamente sulla mia page - "Rescue Heart".
Grazie a chiunque visiterà, a prescindere dalle recensioni :*

A presto,
50shadesOfLOTS_Always

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Capitolo 2
*** Waiting. POV Pepper ***


Le rimbocca la coperta che sta diventando sempre più piccola perché lei sta crescendo. La maschera di Ironman sembra farle da scudo sulla schiena e sorride mentre passa una mano tra i suoi capelli. Osserva il modo in cui si stringe al corpo di suo padre, i propri occhi corrono a quel volto amato che fissa ogni giorno in attesa di un segno.
Si abbraccia lo stomaco quando le immagini di quel giorno si sovrappongono al presente.
Immobile, come il resto del mondo, con lo sguardo vitreo e privo di quel scintillio vitale.
Freddo, come l’alone che si è insinuato nelle fessure della propria armatura per penetrarle nelle ossa e nei polmoni, quando gli ha lasciato un ultimo bacio sulla guancia.
Silenzioso, come la bolla isolante in cui è scivolata, quando ha spirato per poi abbandonarla.
Buio, come il drappo che l’ha stritolata quando il reattore si è spento sotto le loro mani incatenate.

Ricorda ancora la sensazione che ha provato all’altezza del petto, il vuoto che le ha accartocciato il cuore lasciandola senza fiato nonostante il pianto che l’ha scossa per un lungo minuto e prova una certa vergogna, nonostante James l’abbia a lungo rincuorata con le giustificazioni del caso, per ciò che è successo quando poi hanno provato a staccarla da lui.
Non ha ascoltato FRIDAY, il suo avviso di una minima possibilità, perché il rombo del sangue le ha ottenebrato i sensi. A niente è servito l’intervento della squadra quando il sapore della furia l’ha divorata come un fuoco improvviso, rendendola affamata di una vendetta illogica, e si è scagliata contro Steve.
L’ha afferrato per la gola e guardandolo dritto negli occhi, ha sollevato l’altra mano pronta a far fuoco.
Ma lui non ha reagito e con una mano ha fatto cenno agli altri di non intromettersi.

Ricorda il loro tacito scambio mentre Rhodey e Wanda le si sono accostati per spiegarle cosa Shuri avrebbe tentato di fare nell’immediato. L’idea è stata fin da subito un gancio a cui appigliarsi per rimanere concentrata e non cedere alla disperazione.
Si è assicurata che l’equipe medica facesse tutto il necessario e dopo un intervento di quasi dodici ore, ha aspettato. Ha aspettato per tre mesi e due giorni, come anni addietro.
Morgan ha lasciato la stanza solo in particolari momenti. Insieme hanno continuato a stargli intorno, leggendogli delle favole wakandiane, dormendogli vicino e raccontandogli qualunque cosa venisse loro in mente.

Si ritrae alla memoria per avvicinare la poltrona, che comincia a manifestare i primi sintomi dell’assiduità. Si siede e come ogni sera, appoggia le mani sul braccio sano di suo marito. Passa un paio d’ore a tracciare linee invisibili sulla pelle tiepida per poi coricarsi con la speranza sempre più flebile.
Lo scruta, ancora semiaddormentata quando sente qualcosa di simile ad un borbottio. Lo fa da mesi nonostante le parole distaccate di Shuri e quelle scettiche perfino di Bruce – < Devi prepararti al peggio >, le hanno detto più volte – e malgrado abbia pensato di disintegrarli, si è resa conto che non avevano capito e non avrebbero mai potuto: non sono stati costretti a tornare a casa per spiegare ad una bambina di cinque anni che con tutta probabilità non avrebbe più rivisto il suo papà, non hanno rischiato di perdere l’altra metà di loro stessi.
Scott e Hope, Stephen e Cristine, perfino Steve e Peggy in un’altra dimensione hanno conservato la loro possibilità. La propria invece giace bloccata in bilico sul burrone della morte.
Perciò pensa di meritarsi del biasimo quando molto più tardi – o molto presto, viste le luci all’orizzonte – fatica a capacitarsi dinanzi a Tony, sorrisetto scanzonato incluso.
Scatta in piedi, occhieggiando nervosamente i macchinari alla ricerca di un’anomalia.
Così gli stringe una mano per stabilire se sta sognando o è finalmente impazzita. Le dita callose di lui s’intrecciano alle sue e Pepper capisce che è sveglia e lo è anche suo marito. E’ così scossa che non riesce a proferire nemmeno un fiato mentre lui rantola.
« E’ tutto okay, siamo al sicuro… Abbiamo vinto » dice a bassa voce per rispondere alla sua espressione dolente. Un po’ colpevole e un po’ saturo di amore.
Lui si appoggia alla palma libera che ha posato sulla sua guancia e in seguito, lasciarvi un bacio riconoscente. Poi la guarda e lei si scioglie, sollevata che quell’inferno di solitudine e paura si sia estinto. Felice di poter rivedere e affogare in quegli occhi al bourbon.

Lo guarda da sotto le ciglia mentre lascia il viso per passare dolcemente le unghie sulle tempie ingrigite che forse inverosimilmente lo rendono ancora più attraente al proprio sguardo.
« St-ai ben…e? » le chiede, debole come può essere un germoglio di primavera.
« Adesso sì » risponde prima di chinarsi e con attenzione, sfiora le sue labbra.
Sono calde, devote. Di nuovo quando lui si sporge un po’ per ricambiare, sorridendo beatamente come quando ogni fine settimana si sveglia, sapendo che resteranno di più a letto insieme. Almeno fino all’irruzione di Morgan.
« Vorre…i due co…se – bisbiglia imbronciato quando lei si ritrae appena per ammirarlo – Un cheeseburger »
« Non credo che li vendano qui » ridacchia mentre gli sente la fronte.
« …e un altro bacio » conclude e Pepper lo accontenta.

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