Ascia e Spada

di dragoargento
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il drago nero ***
Capitolo 2: *** l'esercito di Malefor ***
Capitolo 3: *** alla corte della Foresta d'Estate ***
Capitolo 4: *** l'assedio ***
Capitolo 5: *** ascia contro spada ***
Capitolo 6: *** il duello ***
Capitolo 7: *** l'attacco del golem ***
Capitolo 8: *** la sfera ***
Capitolo 9: *** bufera di neve ***
Capitolo 10: *** Ember e Flame ***
Capitolo 11: *** Nasty Norc e la misteriosa Bianca ***
Capitolo 12: *** draghi di cristallo ***
Capitolo 13: *** l'arena di Gulp ***
Capitolo 14: *** lo scherzetto di Spyro e Nasty Norc ***



Capitolo 1
*** il drago nero ***


Ascia e Spada

Ascia e Spada


Come tutte le sere un grande chiasso proveniva dai modesti ambienti del “Cinghiale Sorridente”, una piccola taverna che occupava l'intero pianterreno di un cottage di città, rinomato per il suo idromele e carne di cinghiale arrosto.

Gli ambienti fumosi, tappezzati di legno e cuoio lisi, erano colmati da una folla di avventori che si accalcavano in ogni spazio disponibile, tranne che per un piccolo posticino all'angolo della taverna, dove una gigantesca figura nera sedeva (o meglio: “stava sdraiata”) al tavolo accanto alla finestra.

Ogni cosa sembrava troppo piccina per l'inconsueto avventore, la cui testa per poco non sfiorava i tronchi possenti che costituivano le travature del soffitto.

Cinerea non si sarebbe mai aspettata altrimenti, visto che i draghi erano creature veramente rare in quella regione centrale del Mondo Conosciuto e lei era stata lontana così tanto tempo dalle regioni del Sud, dove abitava la sua gente, che ormai si era abituata alla diffidenza della gente ed agli arredi fuori misura.

Il suo vagabondare l'aveva condotta in una terra di boschi, vallate ed occasionali fortezze, abitate da esseri silvani, per metà uomo e per metà bestia, come la gente che ora la circondava.

Cinerea appoggiò il boccale alle labbra e bevve un altro sorso di idromele finendo per intero il contenuto del recipiente di latta che presto era stato aggiunto alla folta schiera di boccali vuoti appoggiati sul tavolo.

Mentre l'alcol della bevanda ancora le bruciava in gola, la dragonessa aveva tratto un rotolo di pergamena dalla voluminosa bisaccia da viaggio posata accanto a lei.

Per l'ennesima volta lesse e rilesse il contenuto della locandina.

Poi, con un gesto impaziente, aveva scaraventato il foglio sul piano del tavolo e con altrettanta velocità sguainò una lama da uno dei due foderi che teneva assicurato alla vita da un pesante cinturone.

Il suono vibrante dell'acciaio aveva di colpo dissipato il chiasso della taverna; ogni attività si era fermata.

Un centauro pezzato era rimasto bloccato nel gesto di lanciare una freccetta contro un bersaglio di sughero fissato alla parete, un satiro teneva sospesi dei dadi mentre una ninfa dagli occhi sbigottiti gli cingeva con voluttà il collo, il padrone della taverna, un fauno alquanto grassoccio e rubicondo, aveva cessato di lucidare i boccali con uno straccio... tutti tenevano gli occhi fissi sulla gigantesca e lucente lama, aspettandosi il peggio.

Poi, accorgendosi che il drago nero era rimasto immobile in contemplazione della propria arma, avevano liquidato la paura con una scrollata di spalle, rituffandosi nei propri affari o svaghi.

Cinerea fissava il suo riflesso nel metallo senza vederlo veramente, la sua mente galoppava lontana rincorrendo le innumerevoli volte nelle quali aveva fatto mulinare le sue spade nel fragore di una battaglia.

Ogni volta era stata come la prima, esaltante e terribile: un sublime miscuglio di adrenalina, calcolo e sete sanguinaria dove ogni attimo poteva essere l'ultimo prima che una lama nemica le squarciasse l'armatura e la carne, portando via con sé la luce e la vita.

Aveva accettato anche questa realtà e sapeva a cosa sarebbe andata incontro una volta scelta la carriera del mercenario.

Dopotutto la sua vita le piaceva, sempre diversa ed imprevedibile, ma spesso si domandava come sarebbe stato se fosse rimasta una giovane dragonessa come tante: avrebbe condotto una vita tranquilla, avrebbe messo su famiglia e secolo dopo secolo sarebbe invecchiata nella sicurezza della propria casa.

Un'esistenza del genere la disgustava ma in un angolo remoto della sua ormai temprata anima la desiderava....

…..desiderava...

-Un altro boccale d'idromele-

Un allampanato uomo-felino con una pannella grigia di fuliggine avvolta intorno alla vita le posò la bevanda sul tavolo stracolmo.

Cinerea aveva afferrato il manico con un grugnito cacciando via le sue sciocche malinconie con l'idromele.

Soppesò nuovamente la spada tra le sue grinfie, saggiandone il peso e la comodità dell'impugnatura.

Sarebbe nuovamente stata all'altezza della situazione.

Radunò le sue cose, si sistemò la bisaccia sul dorso e pagò il conto ad un pingue fauno desideroso di liberarsi il prima possibile di un cliente così ingombrante.

Cinerea constatò con disappunto che la sua sacca del denaro si era notevolmente svuotata, confermando ancora di più la decisione appena presa.

Avrebbe risposto al messaggio della pergamena; si sarebbe unita alle truppe che il re della città stava radunando per fronteggiare la minaccia proveniente dal profondo Nord.

Un flagello che da qualche tempo minacciava la tranquillità di quelle terre fertili e temperate da quando un misterioso capo tribale aveva riunito sotto la sua bandiera le innumerevoli piccole tribù di draghi che abitavano quella terra di tundre e ghiacci.


Lui se ne stava seduto sulla cima di una scogliera dove si infrangevano le onde di un freddo oceano perennemente in tempesta.

Il vento frustava con forza il mantello di pelliccia di lupo gigante che sventolava furiosamente alle sue spalle, portando con sé salsedine e freddo.

Chiuse gli occhi, gonfiando il poderoso torace e riempendosi i polmoni di quell'aria rigida e spietata nella quale era cresciuto e che sola aveva il potere di calmarlo, di regalargli serenità.

Percepì uno sbattere di ali che man mano si avvicinava, ma lui non se ne curò e rimase ad occhi chiusi anche quando lo raggiunse il suono graffiante di artigli sopra lo scoglio accanto.

-Il nostro capo vuole parlarti-

E senza aspettare risposta, il nuovo arrivato se ne era andato, con la stessa disinvoltura con cui era giunto.

Con un sospiro, lui riaprì gli occhi viola, e con possente calma si rimise in piedi sulle quattro zampe, per poi spiccare il volo e seguire il messaggero.

P.S. Sono tornata all'attacco! Premetto che questa ff è un vero e proprio esperimento... e non ho idea  di come andrà a finire (se lo finirò mai...). Ho voluto effettuare una fusione tra l'universo di Spyro ( nel quale sono imbrigliata fin dall'età di 8 anni! ai tempi del primissimo episodio sviluppato da Insomniac) e le mie passioni più recenti quali i romanzi fantasy eroico/barbarici (Conan il barbaro e Dragonlance, tanto per citare qualche esempio) e gli esaltanti brani dei Rhapsody of Fire, Manowar e Doomsword. In poche parole: un grandissimo insalatone!

Fatemi sapere, ciao a tutti!


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Capitolo 2
*** l'esercito di Malefor ***


l'esercito di malefor

L'esercito di Malefor


Malefor tracciò ancora un segno sulla mappa che aveva abbozzato sul terreno della propria tenda, basandosi sui resoconti degli esploratori che aveva inviato a sorvolare le zone interne del continente.

Stava ancora ponderando il prossimo obbiettivo da razziare con il suo esercito, quando un giovane drago viola, da poco entrato nell'età adulta, si era introdotto nella tenda.

Spyro attese paziente che il proprio signore si accorgesse di lui, nel frattempo lasciò che lo sguardo vagasse tutto attorno.

Si trattava di una sistemazione molto spartana, ricavata da tronchi di albero e costole di balena o mammut ricoperti di pelli, come la quasi totalità delle tende dell'accampamento che riuniva le tribù barbare dei draghi del Nord.

Il suolo era stato ricoperto di pellicce tranne uno spazio quadrato dove affiorava la nuda terra.

Un catino d'acciaio, dove bruciava del grasso animale, riscaldava l'ambiente ; nient'altro occupava lo spazio interno, tranne un ampio scudo circolare ed una gigantesca ascia.

-Vieni, avvicinati figlio mio...-

Disse il capo senza nemmeno alzare lo sguardo dalla mappa e facendo appena un cenno con la zampa artigliata.

-... padre...-

Il giovane fece un profondo inchino prima di raggiungere il fianco del più anziano drago viola.

-La prossima volta penetreremo con il nostro esercito nei territori interni di Avalar e sferreremo l'attacco alla capitale della Foresta d'Estate...-

-Perdonatemi padre, ma credo sia opportuno continuare a concentrare le nostre razzie lungo la costa, dove le difese sono più blande ed i villaggi più vicini alle nostre terre.-

-Ma dove sono anche molto meno ricchi trattandosi di soli popoli di pescatori o agricoltori-

-...ma padre...-

il giovane soffocò in gola le obiezioni quando Malefor gli ordinò di tacere con un solo gesto stizzito della zampa.

-Ascoltami molto bene Spyro, ora non si tratta più di provvedere al solo sostentamento del nostro clan, ora sotto la mia ascia ci sono svariate migliaia di draghi... sai cosa significa? Che per placare la loro fame abbiamo bisogno delle ricchezze e risorse di città popolose e di flaccidi ed imbellettati mercanti-

Il capo si allontanò dalla mappa per camminare in circolo lungo il perimetro della tenda con il lungo mantello di orso polare che frusciava ad ogni passo.

Quando parlò sembrava che si rivolgesse più a sé stesso che al figlio che lo seguiva con lo sguardo.

-Al contrario dei nostri viziati cugini del Sud, deboli ed inetti, la nostra razza sta lentamente morendo. Nonostante tutta la nostra forza e abilità, l'avarizia dei ghiacci sta pian piano avendo la meglio su noi tutti... per questo, quando ho conquistato il ruolo di capo del clan, mi sono adoperato, con guerre ed alleanze, a riunire tutti i popoli del nord. Noi abbiamo le potenzialità per dominare qualsiasi razza, l'intero mondo conosciuto ci appartiene; ma per realizzare questo non basta sottomettere solo qualche misero villaggio costiero... no! Intere città devono cadere nei nostri artigli! Ed ora siamo abbastanza numerosi da poter sostenere e vincere un assedio ad una vera e propria fortezza, comprendi ciò che ti dico?-

-Comprendo, padre-

Malefor annuì compiaciuto.

-Va e comunica agli altri capi tribù la mia decisione, mi aspetto l'intero esercito pronto a partire entro tre giorni...-

-Sì padre-

Spyro fece un inchino di congedo prima di uscire dalle tenda preoccupato e con l'umore completamente a pezzi.

Disapprovava del tutto la troppa sicurezza che il padre stava sempre di più acquisendo: certo, il loro popolo non aveva eguali per resistenza e ferocia, ed era passato a passo di danza da una vittoria all'altra, ma avevano sempre combattuto contro truppe inesperte, frettolosamente raffazzonata tra la popolazione locale.

Questa volta sarebbe stato diverso.

Ad attenderli sui bastioni ci sarebbero stati guerrieri addestrati e disciplinati per non parlare delle macchine da guerra che mai aveva visto e di cui aveva spesso sentito parlare con timore reverenziale dai pochi che avevano viaggiato per il Continente ed erano tornati con meraviglie da raccontare attorno ai fuochi.

Il giovane si aggirava a passi sostenuti per la tortuosa accozzaglia delle tende del campo, guardando con preoccupazione ed un po' di disgusto la disorganizzazione vigente che suo malgrado rifletteva lo stato dell'esercito di suo padre in battaglia: un ammasso di draghi furiosi ed urlanti.

Un brutto presentimento gli attanagliò le viscere, torcendole e rigirandole a suo piacimento.


Era così immerso nei suoi pensieri che andò a cozzare contro qualche cosa di duro e pungente che tintinnò non appena toccato. Si trattava di un teschio di tricheco vivacemente dipinto e decorato che pendeva da una collana formata da svariati crani, ognuno appartenete ad una specie diversa e differentemente colorati.

La proprietaria del monile lo fulminò momentaneamente con lo sguardo ma Spyro sostenne senza resa il peso di quegli occhi azzurri e duri.

Si trattava di un membro di un singolare clan dove, caso unico in tutta la genia dei draghi, le femmine erano assai più forti e massicce dei maschi, tant'era vero che avevano un ruolo di primaria importanza nella scala sociale in qualità di cacciatrici e guerriere.

L'intero popolo sembrava scolpito da un blocco di ghiaccio bagnato dai pallidi raggi dell'alba: tutti possedevano scaglie minute e di un rosa talmente tenue da apparire diafane, altrettanto chiari erano gli occhi.

Un po' di colore era però conferito dall'usanza di confezionarsi vistose collane con i teschi delle prede o dei vinti: più lunga era la fila dei trofei esibiti, più si dimostrava il proprio valore e quindi l'importanza all'interno del gruppo.

Ember esibiva ben cinque giri di collana, cosa alquanto precoce per la sua età, eppure non si avvicinava minimamente all'impressionante collezione della madre: il capo del clan.

Spyro ricordava perfettamente la prima volta che aveva visto la leader delle amazzoni e doveva ammettere che si era trattato di uno spettacolo davvero impressionante in quanto l'intero corpo della dragonessa era completamente seppellito dai teschi variopinti, tanto da farla sembrare un totem.

Non era stato facile per suo padre riuscire a trattare con lei e tanto meno stringere un alleanza.

Alla fine, sia Spyro che Ember erano state le merci di scambio di un'incerta diplomazia che si era conclusa con il matrimonio combinato dei due.

L'unione era stata suggellata il giorno stesso in cui i due anziani avevano fuso i rispettivi clan.

La questione non era per niente piaciuta ai novelli sposi, ma l'obbedienza dovuta ai propri genitori, nonché signori, li aveva spinti ad accettare comunque la loro sorte.

Si trattava tuttavia di una coppia veramente male assortita.

Il matrimonio non venne mai consumato, anzi, durante la prima notte di nozze il loro nido d'amore si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia dove entrambi avevano tentato di far valere la propria supremazia sul l'altro, ricorrendo persino alle armi.

Il mattino seguente li ritrovarono mezzi morti e dissanguati, sfigurati dagli innumerevoli tagli, graffi e morsi più o meno profondi e con diverse ossa fratturate.

Da quella burrascosa notte, dalla quale si ripresero completamente svariati mesi più tardi, era nato un mutuo accordo di indifferenza reciproca che aveva permesso loro di sopportare la convivenza forzata.

In seguito il tempo li aveva in qualche modo avvicinati, facendo sbocciare un affetto reciproco che mai però li fece considerare come coniugi, bensì come fratelli.

-Ummm... Cosa c'è che non va? E' inutile che fingi con me, è troppo tempo che siamo costretti a starcene ala contro ala... ormai ti conosco molto bene...-

Ember lo sovrastava, era più alta di lui di svariate spanne ed assai più massiccia; Spyro aveva ormai imparato quanto potesse essere sconveniente contrariarla...

-E' per via di mio padre...-

Disse infine con aria stanca.

-Ha deciso di attaccare la Foresta d'Estate in maniera troppo repentina, senza ponderare bene la situazione...-

-Sai, la notizia di una battaglia imminente mi ha sempre rallegrata (credi che qualche teschio di fauno starebbe bene sulla mia collana?), ma questa volta sono d'accordo con te... la cosa puzza di marcio... senza considerare che il tuo paparino ne ha già commessi di errori, tra i quali il più colossale è stato quello di appiopparmi te come compagno...-

Sentenziò il gigante rosa con un mezzo sorriso, dando un buffetto in testa ad uno Spyro piuttosto irritato, così come sono solite fare le madri con o propri piccoli.

-Dannazione! Smettila di trattarmi come se fossi un cucciolo!-

Disse quest'ultimo scostando di malo modo la zampa protesa di lei.

-Ok...ok... non ti piccare! Vado subito a dare la notizia alla mia gente, ci vedremo sul campo di battaglia, piccoletto!-

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Capitolo 3
*** alla corte della Foresta d'Estate ***


alla corte

Alla corte della Foresta d'Estate


-Ho capito! Vuoi fissare i termini del contratto direttamente con il re... ma torno a ripeterti per l'ennesima volta che ora sua Maestà Hunter è molto occupato, perciò sarò io a parlare in sua vece!-

Disse in maniera piuttosto sgarbata il ciambellano, mentre percorreva nervosamente i corridoi e le scale del castello che conducevano all'armeria.

Cinerea rivolse una smorfia furiosa alle spalle del ciambellano; dovette impiegare ogni briciolo della sua volontà per tenere a freno l'impulso di afferrare quella boriosa libellula per schiacciarla stringendo semplicemente il pugno attorno al corpicino luminoso.

Sparx continuò a fare strada alla nuova venuta, ignaro di aver seriamente rischiato la pelle, con il cappello amaranto a sbuffo che ostentava pomposamente una voluminosa piuma celestina e che ben si sposava con il resto dell'abbigliamento da paggetto, tutto svolazzi e ricami d'oro.

Si stavano addentrando da parecchio nei sotterranei del castello quando l'attenzione di Cinerea era stata richiamata da un portone leggermente discosto, decisamente più ampio degli altri, che per le sue dimensioni le ricordava quelli utilizzati dalla sua gente.

Mentre il ciambellano continuava a ronzare per la sua strada, completamente ignaro del fatto di non essere più seguito da nessuno, Cinerea decise di dare un'occhiata alla stanza che tanto l'aveva incuriosita.

L'interno dell'ambiente era così illuminato dagli ampi lucernari che la mercenaria dovette ammiccare più volte per abituare gli occhi.

Quando il bianco accecante si era finalmente tradotto in nitide immagini, Cinerea rimase affascinata a contemplare l'immensa quantità di ampolle, alambicchi, provette ed altri strumenti da alchimista che affollavano i massicci scaffali in noce; ma la cosa che più la stupì erano le dimensioni di ogni cosa: enormemente più grandi degli oggetti comunemente presenti ad Avalar e della scala perfetta per essere fruiti da un drago.

-Ecco! Finalmente sta bollendo... abbi ancora un po' di pazienza sire, tra breve tutto sarà pronto!-

-Sì, Red... ma non vedo perché mi hai fatto portare i miei stivali da caccia migliori...-

-… una sorpresa... una sorpresa....-

Le voci provenivano da qualche parte oltre la foresta di scaffali.

Con cautela Cinerea si avvicinò, si appiattì contro un mobile e sporse la testa per sbirciare la scena.

Sopra un tavolo assai lungo si articolava un percorso tortuoso di vetro dove svariate sostanze colorate correvano avanti e indietro senza sosta.

Un anziano drago rosso, curvato dagli anni e con corna gigantesche, presidiava il complesso circuito, mentre un giovane uomo-felino aspettava paziente la fine dell'esperimento.

Era abbigliato con indumenti semplici e comodi ma di ottima qualità, mentre un sobrio cerchio d'oro gli cingeva il capo a mo di corona.

Perlomeno Cinerea era riuscita a trovare il re che tanto cercava; ma prima di pensare al lavoro, avrebbe voluto assistere all'esperimento del vecchio alchimista.

Red tolse dal fuoco il bollitore con la sostanza che borbottava, prese un foglio d'oro da uno dei tanti cassetti del tavolo e lo immerse dentro il liquido.

Poi tirò fuori uno strano marchingegno che sembrava un cilindro fornito di due antenne terminanti con delle mollette metalliche, applicò le due pinze ai bordi del calderone e si fece consegnare gli stivali che finirono anch'essi dentro l'intruglio.

-Ora faccia molta attenzione a ciò che sta per accadere, mio re...-

L'alchimista iniziò a girare una manovella che spuntava lateralmente al cilindro ed una cascata di scariche elettriche si riversò dentro il calderone.

Cinerea spalancò gli occhi verdi per lo stupore; non aveva mai visto una macchina capace di sprigionare fulmini come una nuvola temporalesca, non volendo, si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione.

Re e alchimista si accorsero allora della sua presenza.

-Ah! Una ospite!-

Osservò compiaciuto il drago rosso, continuando comunque a girare la manovella

-Vieni pure avanti bambina, mi fa sempre piacere avere un pubblico durante i miei esperimenti... ecco, forse ci siamo...-

Prese un paio di pinze, del genere di quelle che vengono utilizzate per governare il fuoco nei camini, che utilizzò per afferrare i due stivali, che una volta tratti fuori dal calderone rifletterono la luce come specchi: erano diventati completamente d'oro.

Sia la mercenaria che il re rimasero increduli e gli occhi di Red, tondi per natura, sembrarono schizzar fuori dalle orbite per la soddisfazione.

-Et Voilà! Belli vero? Bè, non saranno più tanto comodi come prima, forse un po' troppo rigidi, ma finora nessuno si è potuto vantare di possedere un paio di stivali d'oro zecchino!-

-Red, sono senza parole...-

Rispose Hunter senza convinzione, più per cortesia che per altro; lui avrebbe preferito un buon paio di stivali di cuoio utili ad uno d'oro ma inservibile, tuttavia l'entusiasmo del vecchio erano tali che preferì non smontarglielo.

-Sire-

Si presentò Cinerea con un mezzo inchino, grata di poter finalmente trattare con chi di dovere e non con una libellula bisbetica.

-E' la prima volta che ti vedo a corte, fammi indovinare, dovresti essere un mercenario, o sbaglio-

-Esattamente...-

-Fantastico, un drago tra le nostre file ci farà sicuramente comodo...-

-Vorrei...-

-...Recati all'armeria del castello e chiedi di Elora, è il generale delle mie truppe...-

-Vorrei prima parlare con la vostra signoria delle modalità del contratto, pretendo un anticipo della metà della somma complessiva di denaro che mi spetta, prendere o lasciare-

-E' un poco sfacciato il tuo modo di contrattare... pensandoci bene te lo puoi permettere: dalle nostre parti sono così pochi i draghi che la possibilità di averne almeno uno tra le file delle tue truppe non deve assolutamente essere persa... e va bene, nel frattempo prendi questi-

Detto questo, il re le porse gli stivali d'oro, che vennero accettati con perplessità.

Era un anticipo bizzarro, tuttavia quei due stivali erano d'oro massiccio e pesavano pure parecchio...

-Eccoti qua finalmente, ma dove eri finita? Credevo mi stessi seguendo, invece ficcanasavi in giro senza alcuna autorizzazione!-

Strillò indignato sulla sogli Sparx il ciambellano, gesticolando con le zampette come un ossesso; assai più tranquilla era l'altra figura che si appoggiava allo stipite.

Si trattava di un fauno, una donna per la precisione, dalla pelliccia rossiccia e dai folti capelli a caschetto del medesimo colore.

La pelle olivastra delle breccia ricopriva le forme definite di chi era avvezzo all'esercizio delle armi; il suo stesso abbigliamento, completato da bracciali e giustacuore di cuoio brunito, la identificavano come una guerriera.

Nonostante Cinerea fosse assai più grande di lei, Elora la trapassò severamente con lo sguardo: amava la disciplina e l'insubordinazione non era da lei minimamente tollerata, anche se chi se ne era macchiato era un drago di svariati quintali.

-Non mi sono mai fidata dei mercenari: viscidi succhia soldi che promettono e promettono completa devozione e poi tagliano la corda alla prima difficoltà-

Sentenziò il fauno tra i rimbombi degli zoccoli che battevano sul lastricato di travertino mentre si avvicinava a Cinerea con passi svelti e precisi di un soldato.

-Voglio mettere in chiaro una cosa, specie di lucertola nera troppo cresciuta, questa volta chiuderò un occhio, ma la prossima la pagherai assai cara-

Una risatina gutturale scosse le spalle di Cinerea, che sghignazzando abbassò la testa fino a trovarsi faccia a faccia con il generale, con gli occhi verdi del fauno che si specchiavano nelle enormi iridi della dragonessa, il cui capo era grande quanto la metà di Elora.

-Dimmi, cosa vorresti mai fare..-

Elora digrignò i denti e avrebbe astratto l'alabarda per sanare l'affronto sfidando in duello la rivale se Red non si fosse fatto avanti stringendo tra gli artigli due ampolle.

Il vecchio sembrava non accorgersi della tensione che aleggiava nell'aria; durante lo scambio di parole si era allontanato dal gruppo, come se nulla stesse accadendo, e con altrettanta calma e serenità era tornato nel gruppo.

-Parlavate di guerra, vero? Ho qui una mia ultima invenzione che potrebbe aiutarci a respingere l'assedio: in queste due ampolle ci sono due sostanze completamente innocue, ma se dovessero venire in contatto tra di loro... ora vi faccio vedere...-

Concluse infine con gli occhi scintillanti, mentre si accingeva a versare il liquido di un recipiente nell'altro.

-NO!-

Gridarono i presenti all'unisono, ma ormai era troppo tardi.

L'esplosione fece tremare il castello fin dalle fondamenta, la massiccia porta del laboratorio venne divelta dai cardini mentre un denso fumo bianco si riversava fuori per ammorbare i sotterranei con il suo olezzo di zolfo.

Schiacciato da uno scaffale ed inondato dal misterioso contenuto di decine di provette, Hunter si chiese il perché mai continuasse a tollerare la presenza nel castello di un povero pazzo, disgraziatamente alchimista, di nome Red.


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Capitolo 4
*** l'assedio ***


l'assedio

Finora ho scritto una storia da bollino verde, ma adesso è giunto il momento di far scorrere fiumi di sangue! Uha-ha-ha!... scherzo! ;-p

Da questo punto vi saranno dei combattimenti veri e propri che cercherò di descrivere imitando lo stile di R.E.Howard.

- Scusa Howard, dai.. non prendertela tanto a male... pertanto cerca di non agitarti più del dovuto nella tomba e di non venirmi a visitare durante la notte per vendicarti: ci penseranno i fans di Spyro a spaccarmi le ossa, per aver trasformato un bonario draghetto in un macellaio...-

CHE LA BATTAGLIA ABBIA INIZIO!


Si raccontava, nelle lunghe sere invernali, che nei minuti che precedono l'alba il mondo si fermi, pietrificato dagli agghiaccianti lamenti dei morti che si ritirano nelle proprie fosse, rifuggendo con ripianto alla luce del sole.

Quel mattino tutto si fece immobile e rimase silenzioso... in attesa... ma non erano stati i defunti la causa di una così pesante paura.

La tenebra si stava pian piano trasformando in una coltre di argento liquido quando i primi raggi dell'aurora avevano svelato la presenza di innumerevoli ombre che scivolavano veloci e silenziose nel cielo.

Malefor atterrò sull'orlo di un dirupo, che cingeva a conca le terre della Foresta d'Estate, seguito a ruota dal resto dello stormo che si distribuì a ventaglio dietro le sue spalle: un'immane massa di grottesche sagome che si alternavano per tutto il perimetro dell'altura, terrificanti come i gargouille posti a guardia delle cattedrali gotiche.

Spyro gli fu subito al fianco.

I raggi dorati del sole nascente facevano brillare come diamanti le goccioline di rugiada che si erano condensate sulle borchie dei pesanti bracciali da guerra e sulle fibbie che fermavano le due ampie fasce di cuoio che, incrociandosi sul petto, gli assicuravano tra le ali lo scudo e la gigantesca ascia a doppia lama.

Non indossava armature: bastava la benedizione che lo sciamano della sua tribù aveva lasciato a tutti loro, svolazzando attorno i fuochi del campo sotto l'effetto dei funghi allucinogeni e marchiando ogni guerriero con della pittura blu.

Il giovane drago viola si era così ritrovato ad avere la metà destra del muso completamente ricoperta dalla preziosa mistura di lapislazzuli finemente macinati e grasso di balena.

Tra le brume vorticanti che si innalzavano a batuffoli dalle olivastre chiome degli alberi della foresta, la fortezza della capitale si intravedeva a stento, se non fosse per i fuochi non ancora spenti delle sentinelle.

Malefor ringhiò sommessamente prima di lanciare un possente ruggito di guerra, subito ripreso ed ampliato dal resto del suo esercito, che prese a percuotere le armi sugli scudi circolari dando luogo ad un frastuono infernale che travolse l'intera valle prima della carica dei barbari.


Quella mattina l'intera città venne scaraventata fuori dai caldi giacigli da un terrificante boato.

Le guardie si infilarono in fretta e furia le armature, impugnarono le armi e si precipitarono a capofitto tra i merli delle mura per fronteggiare quella grottesca marea che si stava abbattendo su di loro.

Con mirabile efficienza, le catapulte, le balestre giganti e le altre potenti macchine da difesa erano pronte all'utilizzo: la fortezza della Foresta d'Estate non sarebbe capitolata tanto facilmente...


Era ormai pomeriggio inoltrato e le orde barbariche continuavano ad essere respinte inesorabilmente.

Non c'era alcuna possibilità di raggiungere le mura senza essere colpiti da un proiettile scagliato dalle infallibili macchine da guerra degli avversari, e precipitare al suolo infilzati come cacciagione.

Spyro si aggirava freneticamente tra quell'inferno di ali e dardi, piroettando senza sosta da una parte all'altra delle mura alla ricerca disperata di qualche varco; per poi tornare indietro con una rapida cabrata.

Non c'era possibilità di vittoria.

L'esercito assediante stava man mano perdendo entusiasmo e la bestiale ferocia iniziale si stava velocemente mutando in frustrazione; al contrario, i musi pelosi dei soldati arroccati tra i merli, si facevano sempre più spavaldi ed euforici.

Il giovane si rendeva pienamente conto che perpetuare l'assedio non era altro che un'inutile follia.

Nel bel mezzo del caos aveva tentato di persuadere suo padre a lasciar perdere, urlando a squarciagola le sue motivazioni per farsi udire al di sopra del frastuono della battaglia.

In tutta riposta, Malefor aveva scagliato rabbiosamente l'ascia contro di lui e sarebbe stato direttamente decapitato se non avesse sottratto la testa alla traiettoria della lama, con un fulmineo guizzo del collo.

-Lascia perdere! O non sarà il tuo nemico a darti la morte oggi...-

Gli aveva urlato una possente voce femminile da sopra la testa.

Ember si librava sopra di lui: una spigolosa massa che oscurava il disco del sole, vestita solamente dagli innumerevoli arabeschi verde scuro che le ornavano come edera il corpo.

Del sangue rappreso le imbrattava la spalla, là dove era stata colpita di striscio da una freccia.

-Per le scaglie degli antenati! Non possiamo continuare così...-

-Questo lo vedo da sola, ma cosa vorresti mai farci?-

Spyro ringhiò la sua frustrazione mentre lo sguardo gli cadde sulle scure acque del fossato che circondava la fortezza... e seppe cosa andava fatto.

Il drago viola strinse le ali contro il corpo, lasciandosi cadere a picco verso lo specchio d'acqua sottostante, sperando che fosse piuttosto profondo...

-Spyro! Dove stai andando!-

-Non mi seguire! Ci ritroveremo nuovamente a brindare nella sala del trono o nel Valhalla!-


Spyro entrò nell'acqua come una lancia, trasformandosi in una specie di cometa fatta di miliardi di bolle prima che lo slancio irresistibile della picchiata venisse frenato dalla massa del liquido.

Subito si mise a scandagliare le mura della fortezza, alla ricerca di una qualche via d'accesso.

La fortuna gli sorrise in quanto trovò subito un canale di scolo.

Con un potente strattone delle massicce zampe anteriori, divelse di netto la grata che impediva l'accesso al tunnel.

Tornò in superficie, fece un paio di profondi respiri per riempirsi i polmoni e subito si inabissò per imboccare il passaggio, impedendosi di pensare a cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a trovare l'uscita prima che la riserva d'ossigeno finisse.

I sotterranei della fortezza vantavano la presenza di un incantevole gioiello architettonico, intarsiato di colonne basse e tozze, dai capitelli differentemente scolpiti, che reggevano le massicce volte a crociera sulle quale gravava l'enorme peso della città.

Quel luogo era vitale per la fortezza, in quanto da lì si poteva attingere alle acque del fiume che alimentavano il fossato.

L'intera estensione degli ambienti presentava innumerevoli vasche, i cui riflessi animavano le pareti di roccia con bellissimi giochi filamentosi in perenne agitazione.

Un fragoroso sciabordio aveva disturbato la calma gocciolante del luogo, subito seguito da un respiro famelico e da violenti colpi di tosse.

Una gigantesca creatura uscì fuori da una delle tante vasche, lasciandosi pesantemente cadere al suolo per giacere ansimante a terra per alcuni istanti.

Spyro se l'era veramente vista brutta, ma fortunatamente era riuscito appena in tempo a intravedere una luce rischiarare il buio liquido nel quale si era smarrito.

Una volta ripresosi, sguainò lascia e iniziò ad aggirarsi per i sotterranei, silenzioso e discreto come un'ombra, alla ricerca di una via che lo avrebbe condotto in superficie.

Non sarebbe poi stato così difficile per un drago fare strage degli assai più deboli fauni e uomini-felino; ora che il lupo era entrato nell'ovile, ci sarebbe stata una qualche possibilità di vittoria.

Un rumore di passi ed uno sferragliare metallico lo indussero ad appiattirsi contro una cisterna per sbirciare il manipolo di soldati che era giunto, con in mano i soli secchi, ignari della morte che li stava attendendo qualche passo più in là.

Spyro tese i muscoli preparandosi a balzare su di loro, i denti digrignati in un sorriso demoniaco mentre pregustava il sangue delle proprie vittime colare copioso dalla sua ascia.

Colpì veloce, massacrando i malcapitati prima che questi potessero comprendere che cosa stesse succedendo.

Il drago li investì come una folata di vento, e altrettanto rapido si precipitò su per le strette scale che lo avrebbero condotto in superficie, lasciandosi alle spalle una massa gelatinosa e sanguinante di teste spaccate ed arti contorti.




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Capitolo 5
*** ascia contro spada ***


ascia contro spada

Cinerea seguì con lo sguardo la traiettoria del proiettile lanciato dalla catapulta e represse l'ennesimo sbadiglio.

Era stata strappata via dal sonno, costretta ad indossare frettolosamente l'armatura ed a capitolarsi fuori mezza assonnata, per cosa? Solo per osservare un isterico vorticare di ali, talmente variopinto da darle la nausea, mentre rischiava seriamente di slogarsi la mascella a furia di sbadigli, che man mano si facevano sempre più violenti e poco aggraziati.

Nelle prime ore della battaglia, aveva tentato diverse volte di gettarsi nel bel mezzo della mischia area; era persino riuscita ad abbattere un paio di nemici con pochi ed esperti fendenti delle sue veloci lame; ma alla fine era stata costretta a rimanere a terra tra i bastioni, dopo che l'ennesimo masso sibilante le era passato accanto, sfiorandole pericolosamente le bianche corna curavate all'indietro.

“Be, almeno incasserò i soldi della paga senza lavorare...”

Considerò tra sé e sé, tanto per consolarsi, mentre con la coda cercava di sistemare la spada in perfetto equilibrio con la punta poggiante sulle pietre del lastricato.

Un urlo d'allarme la distolse dal suo delicato gioco di equilibrio, quando un soldato comune, con l'armatura di cuoio macchiata di rosso, era salito correndo sulle scale per afferrare l'ufficiale in carica e scuoterlo istericamente mentre gli vomitava sul muso una valanga balbettante di parole.

Cinerea sorrise divertita: a quanto pareva qualche drago era riuscito ad entrare nelle mura seminando il panico.

Senza un commento, la dragonessa corse smaniosa verso la tanto desiderata azione che l'aspettava.

Elora camminava per i corridoi di pietra del castello, osservando distrattamente gli stendardi colorati che si susseguivano per le pareti, appesantiti dalla polvere e resi quasi cupi dalla malinconica luce ambrata delle torce.

Il fragore dell'assedio giungeva ovattato attraverso le spesse mura, conferendo all'intera atmosfera un qualche cosa di surreale, come se il tempo si fosse fermato.

L'unica cosa tangibile era lo scalpitare dei suoi zoccoli sul pavimento ed il tintinnare dell'acciaio della cotta di maglia che indossava.

Si stava dirigendo dal lato opposto degli spalti, tanto per verificare l'efficienza quasi scontata delle difese, quando un “chi va là?” seguito dal rumore nauseabondo di ossa frantumate la bloccarono.

Seguirono urla di guerra ed un ruggito, lo stridere di acciaio contro acciaio, i tonfi dei colpi andati a segno e poi ancora il silenzio, un respiro pesante ad il raschiare di piedi artigliati sulla roccia.

Quella cosa si stava avvicinando...

Il fauno digrignò i denti sentendo il sudore freddo imperlarle la fronte di gocce salate che bruciavano a contatto degli occhi; con una mossa silenziosa estrasse l'alabarda dal fodero, mentre, con passo felpato, andava incontro al suo nemico.

Incrociò l'avversario in una stanza di lettura, tra i robusti leggii di faggio che sfilavano avanti alla cavernosa bocca del camino, ampia anch'essa come una stanza, tanto che delle poltroncine erano state sistemate a semicerchio al suo interno.

Sentì cedere una corda dei suoi nervi d'acciaio mentre contemplava il mostro che era comparso nel vano della porta opposta.

Il drago dovette stringere le possenti spalle per riuscire ad entrare nella stanza, macchiando i tappeti che ne foderavano il pavimento con del sangue che molto probabilmente non era suo, e che chiazzava quasi per intero la dura sagoma del corpo scaglioso, facendolo somigliare ad un demone vomitato fuori dalla bocca dell'inferno.

Gli occhi viola del colosso si fissarono sulla figuretta tesa del fauno, mentre un guizzo di divertimento ne accendeva le iridi.

Scosse la testa cornuta con ilarità, rivolgendo scherzosamente lo sguardo al soffitto e simulando un sospiro di rassegnazione, come se si trovasse costretto ad assecondare i capricci di una bambina che insista per giocare.

Era la seconda volta , nell'arco di poco tempo, che un drago metteva in discussione il proprio valore di combattente: per Elora questo era semplicemente troppo!

L'orgoglio ferito le fece dimenticare il terrore, alzò la lama e con un urlo di battaglia caricò il drago.

Spyro non prese l'ascia né fece una mossa, rimase placidamente ad attendere il fauno infuriato per poi schivare all'ultimo momento l'attacco con disarmante facilità.

Elora venne quasi scaraventata a terra dallo slancio, riuscì a mantenere l'equilibrio e subito si rituffò verso l'avversario, gli occhi accecati dal rosso velo della furia.

Il drago scartò di lato, evitando il colpo e così fece innumerevoli volte, conducendo il fauno attraverso il labirinto di panche, svolazzando qua e là per la stanza e ridendo a crepapelle dei vani sforzi del suo buffo giocattolo.

Trovando infine il passatempo un po' troppo monotono, Spyro decise di cambiar leggermente il copione: piantò le quattro zampe a terra e con un movimento guizzante della coda fece lo sgambetto alla creaturina che rovinò a terra come un sacco di patate, con un penoso sferragliare d'acciaio.

-Basta giocare! Combatti! Lurido bastardo!-

-uh-uh! Come vuoi... stavo cominciando ad annoiarmi, in effetti...-

L'attacco del drago la raggiunse.

La rapidità con cui Spyro aveva impugnato l'ascia e le si era gettato contro non le aveva dato il tempo di reagire adeguatamente, ma solo di alzare l'alabarda in un disperato tentativo di farsi scudo.

L'impatto violento del colpo si rivelò devastante: la forza che aveva guidato l'ascia era tale che Elora sentì l'acuto dolore delle articolazioni del braccio che uscivano dalle loro sedi, lacerando carne, pelle e legamenti.

Un urlo terribile di dolore le fuoriuscì dalle labbra, mentre si accasciava al suolo rannicchiandosi intorno a quello che ne era rimasto del suo braccio.

L'ascia si alzò per colpire ancora... era la fine, ed Elora rimpianse con odio che dovesse essere tanto ignobile.

Il fauno serrò le palpebre ma invece della lama della scure che le lacerava le carni, udì lo stridere dell'acciaio contro acciaio.

Azzardò una sbirciata verso l'alto e vide una gigantesca spada che si era frapposta tra lei e l'arma nemica; un po' per il sollievo, un po' per le fitte al braccio che si erano fatte insopportabili, il fauno venne inghiottito dall'oscurità dell'incoscienza.

-Sono una vera e propria carogna..-

Si stava ripetendo Cinerea mentre assisteva al maligno gioco del drago viola con la sua preda; ma in cuor suo sapeva che un po' di umiliazione non avrebbe che giovato a quella boriosa di un fauno.

Quando però la situazione era precipitata, il drago nero era entrato in scena senza esitazione.

Parò l'ascia con velocità e forza pari a quella del barbaro, colpendo a sua volta con la spada che impugnava nella sinistra.

Il maschio riuscì miracolosamente a schivare un colpo che gli avrebbe spaccato il due il cranio, ma la lama lo colpì ugualmente di striscio alla guancia, tracciando una sottilissima linea cremisi.

Sorpreso, Spyro si toccò la ferita contemplando la nuova venuta con un ghigno furioso e divertito allo stesso tempo.

Chi avrebbe mai detto che un drago combattesse tre le file di quelle inutili bestioline pelose... tanto meglio, una scaramuccia con un avversario al suo pari non avrebbe fatto altro che rendere più saporita quella giornata.

Prese lo scudo da dietro la schiena ed aggiustò meglio la presa sul manico dell'ascia.

Dal canto suo, cinerea si accovacciò sui posteriori alzando entrambe le spade avanti a lei: due civiltà, una partorita dai ghiacci del Nord e l'altra nata sotto il caldo sole del Sud, stavano per scontrarsi tra le mura del castello della Foresta d'Estate.





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Capitolo 6
*** il duello ***


il duello

Elora se ne stava scompostamente riversa sui resti del fuoco del camino, dopo essere stata frettolosamente spinta sotto la cappa dalla coda di Cinerea, nel tentativo di trarla fuori dal pandemonio che di lì a poco si sarebbe scatenato.

Per fortuna era talmente stordita che nemmeno il chiasso assordante del feroce duello riuscì a farla tornare in sé, risparmiandole di assistere ad un cruento spettacolo.

I due draghi si battevano come furie, non lasciando nemmeno un momento di tregua all'avversario.

Entrambi erano temibili e letali per quanto il loro modo di combattere fosse divergente.

Lei non brandiva scudi: ci pensavano le due spade e l'armatura a proteggerla dalla lama nemica, mentre balzava con agilità a destra e a manca, in un aggraziato balletto di tecnica e destrezza.

Sembrava che l'acciaio che le ricopriva quasi per intero il corpo, facendola somigliare ad un drago dalle scaglie d'argento, non ci fosse o avesse il peso di una piuma.

Per contro, i movimenti di Spyro non erano guidati da chissà quale arte millenaria, essi non contenevano nulla di armonioso; ma la precisione e la potenza muscolare con i quali venivano inferti, li rendevano ugualmente letali.

La mercenaria faticava non poco per resistere a quel modo di battersi istintivo e privo di logica, appreso durante la dura vita quotidiana dei cacciatori e non nelle arene d'allenamento.

Vide per un istante un varco nella guardia del drago viola e subito le sue spade balenarono per colpire.

Lo scudo le fermò, saettando improvvisamente verso l'alto e colpendola dolorosamente sotto la mascella, laddove l'elmo non offriva alcuna protezione.

-Ecco, così siamo pari...-

Cinerea si sottrasse immediatamente ai colpi che erano seguiti allo scudo traditore, svolazzando fuori dalla loro portata per il tempo necessario affinché la testa cessasse di risuonarle come una campana impazzita.

Spyro cercò di approfittare del prezioso vantaggio ottenuto: afferrò uno dei tanti banchi di legno massello e grugnendo per lo sforzo lo scaraventò contro l'avversaria.

Cinerea si salvò, così come riuscì ad evitare lo scudo e l'ascia che le volarono contro; ma non riuscì a sottrarsi alla carica dell'altro drago.

L'impatto con quell'ammasso di scaglie viola fu devastante, talmente violento che la dragonessa nera avvertì il pettorale della corazza incurvarsi dolorosamente verso l'interno, mentre il muro alle sue spalle cedeva.

Precipitarono entrambi all'esterno della stanza, abbattendosi goffamente tra le aiuole diligentemente coltivate del giardino sottostante, sradicando un salice piangente e facendo strage di alcune panchine di ferro battuto.

Questa volta anche il barbaro sembrò risentire dell'urto.

Barcollando, Cinerea si affrettò a tagliare le cinghie della corazza ammaccata che le stava impedendo di respirare; una volta libera, la cotta di maglia sottostante le penzolò informe attorno al corpo, innervosendola oltremodo.

Spyro maledisse il fatto di aver smarrito sia lo scudo che l'ascia; ora l'unica maniera di cavarsela era di trovare uno stratagemma per sottrarre le armi all'antagonista.

Un laghetto che lambiva le sponde del prato deturpato in cui si trovavano, gli diede l'ispirazione che tanto cercava... si librò così in volo, lanciandosi dall'alto sulla mercenaria.

Cinerea reagì d'istinto, balzando nell'aria anch'essa e coinvolgendo il barbaro in un volo vorticoso, dove entrambi tentavano di intrappolare l'altro tra sé ed il terreno sottostante.

Spyro ebbe la meglio... avvinghiò cinerea tra le grinfie e si lasciò precipitare, mentre questa tentava di frenare la caduta battendo inutilmente le ali.

Il peso dell'avversario, unito a quello dell'armatura, era troppo e lei non potette far altro che assistere esterrefatta alla superficie del lago che le stava venendo addosso.

All'ultimo momento, il barbaro liberò la sua vittima, lasciando che affondasse indisturbata nell'acqua: ormai era quasi sicuro di aver vinto.

L'impatto con l'acqua gelata tolse completamente il fiato a Cinerea, rendendo ancora più insopportabile l'apnea alla quale era costretta.

Tentò di scalciare l'acqua per tornare in superficie, ma subito si accorse con orrore che il peso della corazza la stava trascinando verso il fondo.

Colta dal panico, il drago sfoderò gli artigli recidendo di netto le cinghie di cuoio e liberandosi di ogni cosa, persino delle sue due spade; ma lei era troppo ansiosa di prendere una boccata d'aria per accorgersi di essere completamente disarmata.

Spyro accolse con un ringhio contrariato la massa nera che uscì fuori dal lago come un missile; colto dall'impazienza, le si scagliò direttamente contro con le zanne snudate.

Entrambi rotolarono in un turbine di zolle divelte, artigliandosi e mordendosi a vicenda.

Durante quella lotta cruenta, dove la mediazione delle armi era completamente assente, la superiorità fisica dell'avversario stava mettendo in grave pericolo l'incolumità di Cinerea ; tanto che ora lei si stava battendo per scampare a quella furia viola più che per la vittoria.

Riuscì miracolosamente a sfuggire dalla presa del barbaro e subito corse a perdifiato lontano da lui.

-Che fai? Scappi lurida codarda?-

Non gli importava più niente dell'assedio e del suo compito di eliminare le guardie sui bastioni, Spyro non avrebbe trovato più pace finché non si sarebbe tolto la soddisfazione di sbranare quella maledetta dragonessa del Sud.

Messosi sulle quattro zampe, si lanciò subito all'inseguimento.


-Aspettate, dannazione! Non ho ancora finito! Uff, quanta fretta! Come se l'ebollizione delle sostanze si potessero anticipare!-

Stava strillando Red, l'alchimista, indignato del fatto che là fuori si stesse combattendo senza che le sue strabilianti invenzioni potessero apportare il loro prezioso contributo.

Poi una marmitta fischiò, con la sua nuvoletta di vapore che fuoriusciva dalla valvola.

-Siiiiii! Era ora...-

Red versò con cautela il contenuto in un'ampolla, sigillando il tutto con un tappo di sughero; poi afferrò una gigantesca padella, a cui aveva praticato dei fori, e se la mise in testa a mo di elmetto, completando così la sua raffazzonata corazza di suppellettili di rame.

-Hunter! Mio re! Non temere! Sto arrivando!-

Urlò eccitato il vecchio alchimista mentre si precipitava fuori dal laboratorio in uno sferragliare assordante di pentole.

Percorse alcuni corridoi fino a che non si ritrovò sotto i portici che circondavano il giardino interno.

Una veloce massa nera ansimante gli tagliò la strada, sfiorandolo.

-Ehi, Cinerea! Perché tanto di fretta, ragazza mia?-

Disse l'ignaro drago rosso, mentre si metteva sulla scia della mercenaria in fuga.

Poi un rumore alle sue spalle lo indusse a voltarsi appena in tempo per vedersi venire in contro un truce guerriero viola infuriato.

Spyro prese Red in pieno, e nella violenza dell'impatto, l'ampolla si ruppe, facendo esplodere la sostanza in essa contenuta.


Un boato immane arrestò la corsa di Cinerea.

La mercenaria si voltò con cautela solo per vedere parte del porticato crollare in una nuvola di polvere.

-Oh no! Red!-

Quando raggiunse le macerie, vide il vecchio drago aggirarsi tra i detriti in stato confusionale, ma perlomeno illeso.

A quanto pareva quella ridicola accozzaglia di stoviglie si era rivelata utile, dopotutto...

Poi i suoi occhi smeraldini si fissarono su di un'ala dalla falange ocra e dalla membrana rosso scuro, che spuntava tra le pietre ed i laterizi.

L'arto era immobile.

Un po' timorosa, Cinerea scostò qualche detrito e sollevò una trave fino a liberare il corpo privo di sensi del barbaro.

La mercenaria si lasciò sfuggire un sospiro di gratitudine, mentre si accasciava al suolo sopraffatta dalla stanchezza, ora che l'adrenalina aveva smesso di circolarle in corpo.

Attorno a lei l'aria si riempì di ovazioni di giubilo:

-Se ne stanno andando! Vittoria! Vittoria!

Gridavano ovunque, mentre Cinerea scivolava dolcemente nel buio: era salva!

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Capitolo 7
*** l'attacco del golem ***


l'attacco del golem

L'attacco del golem


Nota: è ora giunto il momento di entrare nel pieno della storia, anche se il preludio è già di suo veramente vasto.

Da qui in poi ho intenzione di mischiare le carte, vediamo un po' che cosa ne verrà fuori...




Il pomeriggio stava giungendo al termine ed il sole si avviava verso le lontane montagne, trasformando in oro colato quello che in pieno giorno sarebbe stato verde e fresco.

Cinerea aspettava la notte tra i merli delle mura completamente intatte, sembrava quasi che la fortezza non avesse appena dovuto resistere ad un attacco.

Erano passati tre giorni dallo scontro con il barbaro, dal quale si stava lentamente riprendendo e che le avrebbe sicuramente lasciato diverse cicatrici.

Aveva trascorso altrettanto tempo persa in un profondo e vuoto sonno; quando si era svegliata, alcune ore prima, si era ritrovata adagiata su un mucchio di coperte con le ferite medicate e fasciate.

Avrebbe dovuto starsene a riposo fino a che ogni parte del corpo avesse cessato di urlare ad ogni movimento, ma l'irrequietezza del suo animo non poteva sopportare le pareti dell'infermeria e la compagnia degli altri feriti.

Così si era rifugiata in quel solitario cantuccio, respirando ingordamente la brezza e lasciando la mente libera di galoppare.

Le immagini della lotta contro il barbaro le ritornavano spesso, per quanto cercasse di scacciarle...

Ricordava ancora con timore la forza di quell'ascia e la consapevolezza di essersi salvata per pura fortuna le feriva l'orgoglio.

Eppure, mentre rimuginava tali amarezze, altri pensieri si intrufolavano indiscreti.

Rivide la forma dei un tendini che guizzavano sotto le scaglie viola delle spalle, la proporzione e l'agilità di quel corpo giovane e stupendo... ne ricordava il contatto, il calore, l'odore, il fiato sul proprio collo...

Appena accortasi di ciò che stava pensando, Cinerea si sentì avvampare d'imbarazzo e si diede uno schiaffo sulla guancia per rimproverasi.

Il suo umore si fece assai più nero di prima, mentre appoggiava il mento tra le zampe anteriori, borbottando come una pentola di fagioli.

“Tanto tra breve sarà giustiziato” disse tra sé con un sorrisetto maligno “e riderò, certo che riderò, fino a scoppiare... pietà?” e qui sputò a terra in segno di disprezzo “Quel rozzo cavernicolo troglodita non avrebbe minimamente esitato a massacrarmi quindi...”

-Salve Cinerea! Bella serata, vero?-

-Umm...?-

Era talmente assorta nelle sue riflessioni, che il drago nero non si era minimamente accorto della presenza del fauno.

Si lasciò sfuggire uno scortese grugnito di protesta: non voleva la compagnia di nessuno, specialmente di quella comandante altezzosa.

Ma quando diede una sbirciatina alla sua figura dismessa, con tanto di braccio steccato appeso al collo, Cinerea si accorse che qualche cosa era cambiato in lei.

-Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita... mi ero sbagliata sul tuo conto, mi dispiace...-

La dragonessa guardò la sua interlocutrice con rinnovato interesse, delle parole del genere non potevano provenire dalla bocca di Elora, eppure era proprio lei a starle vicina e a parlarle con tanta umiltà... a quanto pareva quel braccio rotto le aveva insegnato molto.

-Non c'è bisogno di ringraziarmi-

Altro non aggiunse, ricordando, non senza sensi di colpa, di essersene stata in disparte a godersi la scena del barbaro che si trastullava con lei.

Così rimasero in silenzio, aspettando che la notte calasse sull'immensa quiete del paesaggio.


Qualche cosa accadde prima che il sole scomparisse dalla vista.

Un fenomeno che sembrava partorito dalla perversa mente di un folle!

Mentre drago e fauno si godevano il tramonto, l'aria dell'orizzonte tremolò per poi iniziare a roteare su se stessa, deformando l'immagine delle montagne retrostanti.

-Ma... cosa sta succedendo laggiù!?-

La realtà si stava tramutando in incubo, mentre il cielo si riempiva di elettricità e saette nere ed il vortice si faceva solido e metallico, spalancandosi come una finestra su di un mondo di lava.

Una gigantesca mano di roccia si protese ed una creatura colossale e orribile venne fuori dal portale.

-Elora, sto avendo un'allucinazione o vedi anche tu quello che vedo io?-

-No purtroppo... stento a credere ai miei occhi! Tutto questo è assurdo! Praticamente impossibile! Cos'è quella roba?-

Si trattava di un golem di pietra, dalla testa aquilina, la coda a frusta, zampe da crostaceo e due lunghe braccia con rivoli di lava che fuoriuscivano dalle giunture.

Il mostro si guardava attorno confuso, mentre il portale alle sue spalle si rimpiccioliva fino a sparire del tutto.

Poi quello sguardo di fuoco si posò sul castello della Foresta d'Estate ed un desiderio di distruzione fece scivolare il golem verso l'ambita preda.

Cinerea fu la prima a riaversi, dando l'allarme.

I soldati accorsero prontamente, convinti del ritorno dell'orda barbarica: mai avrebbero potuto immaginare quello che li attendeva...


Spyro aveva perso la cognizione del tempo, rinchiuso com'era nell'oscurità, completamente immobilizzato da pesanti catene che non accennavano a cedere, per quanto lui avesse provato a forzarle prima di rinunciare.

Era finito.

Aveva udito i secondini sghignazzare tra di loro riguardo la sua esecuzione capitale, che a quanto pareva sarebbe stato un ghiotto spettacolo.

Nonostante la situazione fosse disperata, lo stoico fatalismo tipico dei draghi del Nord gli stava permettendo di trascorrere le ultime sue ore in nella calma più assoluta, sonnecchiando per la maggior parte del tempo.

Che strano modo di porre la parola fine alla storia, mai si era immaginato che i fatti avessero dovuto prendere una tale piega... pazienza... ma l'idea degli occhi verdi della dragonessa del Sud che avrebbero assisto divertiti al lavoro del boia, gli scottava.

Le ore si stavano così susseguendo quando un fragoroso boato lo strapparono dallo stato di torpore nel quale si era nuovamente lasciato cadere.

Spalancò gli occhi nel buio, ascoltando immobile i suoni che gli giungevano dall'esterno: rumore di battaglia, ne era sicuro, forse l'esercito di suo padre stava nuovamente tentando la conquista della fortezza.

Poteva facilmente riconoscere il fragore di mura che crollavano al suolo in grandi porzioni.

La cosa lo mise in allarme, quella devastazione aveva in sé qualche cosa di sbagliato, di innaturale.

Un boato vicinissimo gli bombardò le orecchie, mentre diversi calcinacci lo colpirono.

Il muro esterno della cella crollò come una costruzione di stuzzicadenti.

Tentò di sbirciare, ma la fievole luce del crepuscolo gli ferì gli occhi rimasti al buio per troppo tempo.

Quando finalmente recuperò la vista, si ritrovò a tu per tu con un mastodontico ed orrido volto di pietra che lo osservava con occhi abissali di fiamma, mentre faceva scoccare la bocca puntuta.

Non potendo far altro, Spyro si limitò contorcere il muso in un ringhio.

Avrebbe potuto battersi, difendersi, se solo quei maledetti ceppi non lo tenessero alla mercé del mostro come un coniglio in trappola.

La rabbia bestiale che lo invase scacciò ogni briciola di paura, mentre quelle fauci calavano su di lui...

Qualche cosa di molto piccolo attraversò balenante l'aria, andando a colpire l'occhio del colosso.

Il golem ruggì di dolore estraendo dall'orbita oculare la cosa che lo aveva trafitto: si trattava di una spada che a Spyro parve assai familiare.

Il barbaro scorse una macchia nera che si librava in aria.

Lo sguardo dei due draghi si incrociò per un istante, prima che la furia vendicativa del golem costrinse Cinerea a fuggire, con il colosso di pietra alle spalle.


-Dannazione, dannazione, dannazione! Che stupida!-

Stava urlandosi contro il drago nero mentre volteggiava nell'aria per schivare i pugni di roccia che tentavano di ghermirla e schiacciarla.

Troppo tardi si era accorta che il mostro stava minacciando il suo acerrimo nemico; avrebbe potuto aspettare che quel becco sbranasse il drago viola e poi attaccare, se solo lo avesse saputo prima!

La gigantesca mano la colpì, scagliandola lontana nel cielo come una palla da tennis.

Quando il mondo smise di vorticare e l'orizzonte tornò al proprio posto, l'attenzione del golem era ormai stata attirata dalle pietre lanciate dalle catapulte.

Cinerea osservò con gratitudine il colosso che si allontanava da lei; poi l'incubo finì altrettanto rapidamente come era giunto.

Di nuovo l'aria si era squarciata, spalancando un passaggio proprio sotto il mostro che venne risucchiato dentro, svanendo nel nulla senza lasciare alcuna traccia, tranne la devastazione del castello.


Ormai era calata la notte, e gli abitanti della fortezza si aggiravano come spettri allucinati tra le macerie.

Parlavano dell'attacco come se non fossero poi tanto sicuri del suo reale accaduto, molti infatti asserivano ridendo che tra breve si sarebbero svegliati per ritrovarsi al sicuro tra le coperte del letto.

Cinerea aveva l'impressione di trovarsi fuori dal mondo, mentre sorvolava la zona con le stelle che ammiccavano sopra di lei.

Un luccichio verde attirò la sua attenzione, facendola atterrare nei pressi di una montagna di detriti.

Rivide ancora una volta quella sommessa luce e subito si mise a scavare spinta dalla curiosità.

Poco dopo i suoi artigli stringevano quello che poteva sembrare un comunissimo gioiello, se non fosse per il bagliore intrinseco che emanava.

Cinerea aprì il palmo della mano per osservare meglio il piccolo tesoro ed un'esclamazione incredula e meravigliata le sfuggì dalle fauci, mentre contemplava quella cosa che le fluttuava sopra gli artigli, rimbalzando lentamente con un grazioso tintinnio.

Si trattava di una sfera di cristallo verde, fittamente sfaccettata, circondata da due massicci anelli d'oro che ne disegnavano attorno delle orbite incrociate ad angolo retto.

Quell'oggetto aveva la stessa e sinistra perversità innaturale del golem che aveva devastato il castello.

Stava succedendo qualche cosa di grosso, ne era certa ed era altrettanto convinta a fare qualche cosa per evitare il peggio.

Al diavolo la paga! Avrebbe abbandonato immediatamente la Foresta d'Estate per scoprire la vera natura della sfera, del golem, dei varchi che attraversavano all'improvviso l'aria e di tutte le altre assurdità alle quali aveva assistito.

Ma non sarebbe partita da sola...


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Capitolo 8
*** la sfera ***


la sfera

La sfera


Spyro avvertì uno uno svolazzo di ali e lo spostamento d'aria che gli investì il fianco, purtuttavia continuò a rivolgere la propria attenzione al cielo stellato senza degnarsi nemmeno di dare uno sguardo alla nuova venuta.

Ora che la cella era stata semidistrutta, i resti che non erano crollati formavano una specie di terrazza dalla quale si poteva godere una splendida panoramica sul castello.

Cinerea era atterrata al suo fianco e lui ne poteva avvertire la silenziosa presenza e la fastidiosa consapevolezza di due occhi verdi a mandorla che lo scrutavano.

-Cosa vuoi? Vattene e lasciami in pace-

-Non hai nient'altro da fare che crogiolarti nella tua solitudine-

Gli rispose la dragonessa nera, accomodandosi sul pavimento.

-Dovrebbe essere assai noioso, non trovi? Tanto vale starmi a sentire, almeno per spezzare la monotonia con qualche cosa di diverso, non trovi?-

Il barbaro dovette ammettere che la mercenaria non aveva poi tutti i torti.

-Parla-

Si limitò a grugnire bruscamente.

-Bene... ho una proposta allettante da farti, prendere o lasciare, lo s..-

-E cosa sarebbe così allettante?-

-Dannazione! Mi fai finire di parlare o no? Poi giudicherai... dicevo: sai che la tua situazione è senza via di scampo, no? Allora, ti offro l'opportunità di sfuggire alle attenzioni del boia, in cambio dovrai aiutarmi a scoprire qualche cosa su quello che è appena accaduto.-

Per la prima volta, Spyro distolse lo sguardo dalle stelle per scrutarla attentamente in muso.

-Dimmi, è stato il re a mandarti qui-

-No, è stata tutta un'idea mia...-

Spyro alzò un sopracciglio per chiedere maggiori spiegazioni.

-Sono una mercenaria, non ho obblighi verso nessuno, dopotutto... ma non si tratta solamente della Foresta d'Estate, quella cosa potrebbe accadere ovunque... persino le tue dannate terre del Nord potrebbero essere colpite, che tu ci voglia credere o no l'intero nostro mondo è in pericolo! Ho sentito in giro delle storie...-

-Ti credo-

Cinerea sobbalzò e guardò sorpresa il barbaro...

-Come?-

-Anch'io ho sentito delle storie..-

Cominciò a dire il drago viola con uno stanco sospiro.

-Storie che parlano di strane creature che escono fuori dal nulla, di cerchi di aria vorticante che attraversano cielo e terra, inghiottendo ogni cosa o facendo apparire strani oggetti...-

-Tipo questo?-

Cinerea tirò fuori la sfera verde fluttuante dalle bisacce da viaggio.

-Per gli antenati! Ho già visto un gingillo del genere!-

-Veramente?-

-Sì, lo aveva esibito il nomade che era giunto al nostro villaggio farfugliando queste storie di mostri e vortici... al tempo non gli avevo minimamente creduto; ma ora...-

-Questo vale anche per me.-

Rimasero entrambi in silenzio per lungo tempo, gli sguardi persi nel paesaggio fagocitato dalla notte.

-Accetto la tua offerta-

Disse lentamente Spyro, scandendo per bene le parole e rompendo quell'inquietudine che si era posata su di loro come un pesante sudario.

-Ma che sia chiaro: non è la paura della morte a farmi prendere tale decisione ma l'occasione di poter difendere le mie terre da esseri mostruosi.-

Cinerea annuì seriamente, mentre trafficava con il mazzo di chiavi che aveva sottratto ai secondini, dopo averli addormentati con della birra drogata, offerta con la cordiale scusa di voler festeggiare la scomparsa del mostro.

Sapeva che una volta liberato dalle catene, il barbaro avrebbe benissimo potuto attaccarla e fuggire; ma aveva sentito molte storie sui draghi del Nord e sul loro modo di attenersi ciecamente ad un rigido codice d'onore.

Un patto era un patto, un vincolo che una volta stretto nessun barbaro avrebbe mai osato infrangere.

Così, una volta libero, Spyro si limitò semplicemente a massaggiarsi gli arti indolenziti, nel tentativo di riavviare la circolazione sanguigna.

-Dimmi, perché hai scelto me per aiutarti?-

-Che alternativa avevo? Sei l'unico nel raggio di miglia che possa aiutarmi senza essere una palla al piede... purtroppo: mi sarebbe piaciuto vederti morto-

Spyro ridacchiò

-E già...-

Cinerea gli porse un fagotto che una volta sciolto si rivelò contenere le sue armi e tutto il resto dell'equipaggiamento di cui l'avevano spogliato prima di imprigionarlo.

-Dove inizieremo a cercare, hai qualche idea?-

-Visto che stiamo combattendo contro delle favole, direi di fidarci delle dicerie: hai presente i troll di palude? Bene, esiste un capo tribù che dicono faccia accadere delle cose incredibili attorno a lui.-

-Un troll di palude?-

Spyro non potette fare a meno di storcere il muso in una espressione disgustata.

-Non piace nemmeno a me l'idea, ma se questo Nasty Norc, o come si chiama, dovesse saperne qualche cosa, sarei pronta a rotolarmi nella melma di palude...-

-Parla per te!-

Così diedero inizio alla loro ricerca, abbandonando in volo la Foresta d'Estate senza destare alcuna attenzione, tranne quella di una figura solitaria che li vide sparire nel cielo: Elora sorrise tra sé e tornò al proprio giaciglio come se nulla fosse successo.

Avrebbe pagato il debito verso Cinerea con il silenzio.

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Capitolo 9
*** bufera di neve ***


bufera di neve

Bufera di neve


Note: ci sono giorni dove la trama della storia prende forma nella mia mente con una velocità assurda, guarda caso quando ho altro da fare (come ad esempio prepararmi per l'esame di Storia del Design...); ma quando finalmente ho tutto il tempo per scrivere, subentra il vuoto più assoluto!

Mi sono così ritrovata in una difficile situazione, dove sapevo cosa sarebbe successo da un certo punto della trama in poi, ma non avevo idea di come riempire il buco tra gli eventi precedenti e quelli successivi.

Così ho deciso di andare subito al dunque, liquidando le vicende “ponte” con poche frasi.

Questo capitolo è in parte ispirato ad un episodio contenuto nel primo romanzo che ho comprato di mia iniziativa quando ero bambina e che ancora adoro: “La regina dei Fani, una leggenda delle Dolomiti” di Amanda Prantera.

Nella speranza di non macchiarmi di plagio, vorrei ringraziare l'autrice del libro per avermi prestato la sua tempesta di ghiaccio.



-Dannazione, ci hanno circondati!-

Due draghi, uno viola e possente e l'altro nero dalla corporatura longilinea, se ne stavano sospesi in aria, schiena contro schiena, accerchiati dalle bianche vette delle aspre montagne note con il nome di Denti Ghiacciati.

Ma altre sagome fluttuavano tra le gelide raffiche dei venti d'alta quota.

Quelle nere figure li avevano incalzati ed inseguiti, spingendoli inesorabilmente in una trappola naturale, costituita da pietre brulle e ghiacciai.

Non avendo alcuna via d'uscita, Spyro e Cinerea erano stati presto circondati dallo stormo di pipistrelli giganteschi muniti di corna e zanne, che da sempre erano i predatori più temuti delle vette innevate dei Denti Ghiacciati.

Entrambi avevano sfoderato le armi aspettando che il nemico facesse la prima mossa: anche se non fossero riusciti a superare la situazione, avrebbero comunque venduto la pelle a caro prezzo...


Era ormai trascorso un mese e poco più da quando avevano lasciato il castello della Foresta d'Estate nel cuore della notte.

Erano stati poi costretti a fermarsi una settimana presso un villaggio di armaioli, in quanto Cinerea era più che decisa a dotarsi di una nuova armatura per il viaggio, visto che la sua era andata smarrita nelle profondità del lago dei giardini del castello.

La questione aveva irritato il barbaro che viaggiava con lei, ma a conti fatti quella manciata di giorni non vennero del tutto sprecati, in quanto nelle taverne si potevano trovare viaggiatori più che lieti di snocciolare ingorde notizie.

Accantonando qualche sporadico pettegolezzo, la maggior parte delle storie narrate tra i tavoli colmi di birra o carne arrosto, riguardavano i vortici che stavano devastando il continente, di sparizioni ed apparizioni improvvise.

Spesso, quando l'attenzione di tutti i presenti era ormai rapita dal narratore di turno, questi metteva mano alle proprie bisacce e con un gesto teatrale ne estraeva una bizzarra sfera verde ed oro trovata nel luogo dove si era manifestato il fenomeno.

Quando infine si erano rimessi in viaggio verso le Paludi, non avevano trovato alcun ostacolo, tranne forse qualche maldestro gruppo di banditi, per la maggior parte centauri, che confidando stoltamente nella propria abilità avevano tentato invano di sorprendere i due viaggiatori nel sonno, dimenticando che i draghi possedessero un sottilissimo udito.

La strada li aveva costretti a valicare le montagne, sorvolando le terre dove le nevi perenni erano le regine.


I pipistrelli giravano in cerchio attorno alla preda, sarebbero stati all'incirca una trentina, poi passarono all'attacco da un momento all'altro.

Subito l'acciaio saettò ed i primi cadaveri mutilati non tardarono a precipitare verso le vallate sottostanti ricoperte di aghifoglie.

Guardandosi le spalle l'uno dall'altra, i due draghi avevano formato una sorta di barriera impenetrabile costituita dalle proprie lame.

Sistemato lo scudo avanti al corpo, Spyro faceva roteare l'ascia attorno ad esso, non lasciando scoperto alcun varco nella sua difesa.

Cinera aveva invece intessuto attorno a lei una ragnatela di spade e di morte, muovendosi veloce ed aggraziata nonostante le numerose bisacce contenenti l'armatura, che le sobbalzavano lungo il dorso.

Poi la bestia al capo dello stormo si fermò, fiutando l'aria con le narici dilatate in preda ad una strana agitazione, per poi lanciare un richiamo allarmato a cui i compagni ubbidirono interrompendo l'attacco ed unendosi a lui in una fuga precipitosa verso le rocce.

-Cosa sta succedendo? Perché se ne vanno così all'improvviso? Forse avranno capito che non siamo poi una preda tanto facile e che-

-Shh..-

Cinerea troncò la frase a metà, vedendo che Spyro stava imitando l'atteggiamento del pipistrello, scrutando guardingo il cielo ed annusando l'aria.

Una folata di vento più violenta del consueto li investì come un muro, inducendoli a ripararsi gli occhi e facendo vorticare come un qualche cosa permeato di folle vita, il mantello di lupo gigante indossato dal drago viola.

Una violenta imprecazione uscì dalle labbra del barbaro quando questi si accorse di una massa di nubi nere come la pece che stavano correndo verso la loro direzione.

-Presto! Dobbiamo scendere di quota e trovare un riparo o saremo spacciati!-

-Ma dai, cosa vuoi che ci faccia una semplice tempesta-

Con sua grande sorpresa, Cinerea si era ritrovata le grinfie di Spyro serrate attorno alla gola con fare minaccioso.

-Ascoltami bene donna! QUI non ci sono le graziose pioggiarelle del Sud! Sono nato e cresciuto in una terra di ghiacci assai simile a queste maledette montagne e so cosa possono significare le tempeste di neve! Ora, se tieni alle tue dannatissime scaglie nere, ti consiglio di seguirmi ed aiutarmi a trovare un riparo-

Detto questo la lasciò libera, gettandosi subito verso il fianco della montagna senza curarsi che lei lo seguisse o meno.

Trovarono riparo in una stretta fenditura formata da colossali massi crollati in tempi immemori.

Non era un gran che, ma le violente raffiche di vento che li avevano subito assaliti li costrinsero ad accontentarsi.

Cinera venne letteralmente spinta verso la parete rocciosa di fondo e con sua grande sorpresa e sgomento, si ritrovò a giacere in posizione fetale contro il petto del drago viola, che nel frattempo le si era raggomitolato attorno come una palla di scaglie e pelo di lupo.

-Che diavolo stai facendo? Lasciami subito o ti sbudello!-

-Eh-eh! Certo che sei proprio una emerita ignorante! La nostra sola speranza è quella di mantenerci caldi il più a lungo possibile-

Cinerea tentò di divincolarsi ma non ci riuscì

-Per ora sto soffocando!-

Il commento strappò un'altra risata sommessa a Spyro, che sembrò rimbombare nell'ampio torace.

-Lo rimpiangerai presto, molto, troppo presto, credimi...non è raro che qualche membro della nostre tribù venga sorpreso da una tempesta di neve come questa, mentre sta cacciando. Talvolta riescono a salvarsi, se la bufera dura solamente qualche giorno; in caso contrario li ritroviamo con l'arrivo della bella stagione, talmente rattrappiti e gelati fino al midollo che non si riesce a districarli senza che i loro arti si spezzino di netto... sai, non sono proprio un bel vedere: sembra che dormano ma al tocco sono duri come le pietre e-

-Non è il momento giusto per parlare di queste cose, grazie-

-Uh! Come vuoi... era giusto per passare il tempo, tutto qui...-

-Ma chiudi il becco!-

Rimasero così in un silenzio che aveva assunto due diverse tonalità a seconda che si trattasse dell'uno o dell'altro viaggiatore: calmo e paziente quello di Spyro … al contrario Cinerea si faceva sempre più irrequieta ed ansiosa mentre ascoltava il boato del vento che sembrava fagocitarli, torturandole l'udito.

Non avendo altro con cui impedirsi di pensare alla tormenta, concentrò l'attenzione sulle piastre cornee che rivestivano il petto del barbaro, avvertendone la durezza ed il calore contro la guancia.

Poteva sentirle alzarsi ed abbassarsi in sintonia con il respiro, calmo e disteso come il battito cardiaco che ben poteva udire, con la sua rilassante regolarità.

Presto si lasciò cullare da quelle sensazioni, mentre gli occhi le si chiudevano lentamente, lasciandola placidamente scivolare nel sonno.

Un dolore acuto la riportò alla realtà, quando gli artigli di Spyro le affondarono nella spalla.

-Non devi appisolarti, MAI! C'è la morte se ti addormenti! Stampalo bene in testa..-

-Dannazione! Dovevi proprio artigliarmi a sangue per svegliarmi?-

-E sono pronto anche a mordere-

Un ringhio esasperato di protesta uscì dalla gola della dragonessa nera; se c'era l'inferno, sarebbe stato sicuramente tale e quale alla situazione in cui si era ritrovata.

Quando poi Spyro cominciò a parlare, Cinera non fece niente per zittirlo, rimanendo placidamente ad ascoltarlo raccontare della sua terra e del suo popolo, con una loquacità che mai avrebbe attribuito a quell'ombroso e brusco barbaro.

Con sua grande sorpresa, cominciò a trovare interessanti le battute di caccia ed i riti propiziatori di quelle lontane tribù, porgendo ben presto domande e raccontando lei stessa delle città che sorgevano al Sud, dei floridi mercati delle zone costiere e dei verdi declivi delle campagne.

Conversarono a lungo, fino a perdere del tutto la cognizione del tempo.

Poi Cinerea non ricordò più nulla, sentendosi nuovamente rapire dalla sonnolenza senza che nessuno intervenisse per riportarla bruscamente alla realtà.


Un freddo diffuso e pungente, doloroso come mai aveva sentito, la strapparono dal vuoto per scaraventarla dentro un corpo in preda a violenti tremiti.

Si premette contro il corpo di Spyro nel tentativo di scaldarsi ma si accorse con sgomento che le scaglie di lui non erano più calde come fornaci ma leggermente tiepide.

La disperazione le attanagliò le viscere.

-La tempesta non accenna a placarsi...-

Osservò lui con una calma talmente inappropriata che suonò irritante alle orecchie della mercenaria.

-... si sta mettendo veramente male-

Aggiunse poi, mentre un brivido di freddo gli attraversava il corpo che meglio aveva resistito alle condizioni estreme dell'ambiente rispetto alla longilinea costituzione di Cinerea.

Cinerea fece per parlare, ma lui le bloccò le parole ponendole delicatamente un artiglio sulle labbra, le cui scaglie erano incrostate di cristalli di ghiaccio.

-Ascoltami, ora... smetti di lottare e lasciati scivolare nel torpore: non sentirai più il freddo e tutto questo sarà presto finito, te lo prometto...-

-Che vorrai mai promettere?-

Cercò di sbeffeggiarlo Cinerea, tra i battiti impazziti delle zanne.

-Certo che sarà così! Idiota di un barbaro... saremo entrambi morti assiderati!-

-Non possiamo di certo cambiare la situazione con le lamentele, o sbaglio?-

Le rispose l'altro, con voce severa ed autoritaria.

-Ora dammi retta e cerca di rilassarti...-

Aggiunse poi passando ad un registro dolce e suadente, mentre la cullava tra le braccia come una cucciola.

-Io cercherò di fare altrettanto-

Cinerea cercò di resistere con tutte le proprie forze alla tentazione di arrendersi così miseramente, ma presto la sua forza di volontà andò in frantumi lasciandola felicemente concedersi all'oblio più assoluto.

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Capitolo 10
*** Ember e Flame ***


ember e flame

Ember e Flame


Note: Da qui in poi tutto si farà assai più chiaro, o almeno lo spero...


Le prime sensazioni che Spyro avvertì furono il caratteristico odore aromatico del fieno, la sua frusciante morbidezza sotto il corpo e la calda umidità di un panno che gli accarezzava ripetutamente la fronte.

Erano dunque questi gli inferi?

-Flame, credo si stia riprendendo...-

-Se è come lo Spyro del mondo da cui proveniamo, dovrebbe avere la stessa dura corteccia-

-Ma cosa...-

Quando gli occhi riuscirono a mettere e fuoco l'immagine, il suo campo visivo era interamente colmato dal muso di una dragonessa rosa, che lo stava scrutando con limpidi occhioni azzurri.

-Ember?-

Cosa ci faceva mai la sua sposa tra i picchi dei Denti Ghiacciati?

-Uh! A quanto pare ho anch'io una sosia in questo mondo...-

Spyro non capì un accidente, ma la graziosa vocetta della dragonessa lo indusse a scrutarla con maggiore attenzione ed a considerare che nel suo aspetto vi fosse un qualche cosa di decisamente sbagliato.

La Ember che sedeva sui posteriori, accanto al giaciglio in cui si trovava, era differente ed identica alla Ember appartenete alla tribù di femmine guerriere.

Aveva gli stessi occhi, le stesse scaglie, lineamenti, colori, forma delle corna e della cresta ed altre cose ancora, ma non aveva nulla della possente corporatura da combattente dell'altra.

La creatura ora presente era minuta e fragilmente femminile, gli occhioni sbattevano in continuazioni le lunghe ciglia ed il collo era adorno da una collanina d'oro con pendente di rubino a forma di cuore, invece dei variopinti teschi ghignanti.

-Perché mi guardi così? Forse perché sono bella ed adorabile, non trovi Spyro?-

Gli disse con voce mielata, muovendosi come una gatta.

Colto completamente alla sprovvista, il barbaro non riuscì ad articolare altro che maldestri suoni borbottati, mentre una confusione indescrivibile gli paralizzava la mente.

-Smettila Ember! Non vedi con che occhi spalancati ci sta guardando? È già confuso di suo..-

-Oh! Hai ragione Flame... vado a vedere in che condizioni si trova l'altra ed a ravvivare un po' il fuoco...-

Ember lo salutò con un occhiolino, prima di dirigersi dall'altro capo della stanza dove si poteva vedere chiaramente la sagoma di una montagna di coperte stagliarsi contro la luce rossiccia delle braci.

-Devi perdonarla..-

Un drago rosso, dal muso puntuto, gli si avvicinò accomodandosi accanto a lui.

Anche in lui c'era un qualche cosa di non convenzionale, con quel viso pulito e bonaccione da personaggio delle favole.

-Non fa che parlare di te da quando siamo piombati in questo Mondo. Be, non parlava proprio di te ma dello Spyro del Mondo da cui proveniamo e dal quale manchiamo ormai da svariati decenni... dopo tutto questo tempo mi ha letteralmente assillato, lo puoi ben immaginare...-

-Non capisci un bel niente di ciò che ti sto dicendo, vero?-

aggiunse poi, notando con divertimento l'espressione confusa dell'altro, con il caratteristico sopracciglio alzato mentre l'altro era tenuto abbassato, tanto simile a quella che era solito assumere il suo vecchio amico che non vedeva più da tanto tempo.

-Devi sapere che io ed Ember non siamo di questa Dimensione, apparteniamo ad un altro Mondo, situato chissà dove, noto con il nome di Regni dei Draghi.. siamo capitati qui per puro caso, quando un portale si è accidentalmente spalancato sotto i nostri piedi... eravamo cuccioli all'epoca e da allora non siamo più riusciti a far ritorno a casa...-

Mentre Flame parlava, Ember aveva aggiunto altra legna sopra i tizzoni che si stavano spegnendo.

Non prese né esca né pietra focaia, come persino i draghi erano soliti fare per accendere un fuoco, ma avvicinò il muso alla pira emettendo un vivido getto di fiamme dalle fauci spalancate.

Un sibilo minaccioso la indusse ad interrompere di botto il torrente di fuoco per girarsi a guardare, con aria interrogativa, il drago viola che ora si era rizzato sulle quattro zampe e che stava ferocemente ringhiando verso la sua direzione, con le scaglie dritte come aculei d'istrice.

-Spyro... che ti prende?-

Flame rise di gusto alla scena.

-Ember, ci siamo di nuovo dimenticati che i draghi di questo Mondo non possono sputare fuoco!-

-Ops! Hai ragione... scusami-

-Draghi che emettono fiamme dalla bocca?-

Ringhiò Spyro, scostandosi quando il drago rosso tentò di dargli un'amichevole pacca sulle spalle per rassicurarlo.

-Per gli antenati! Che razza di maledetta stregoneria è mai questa?-

Flame si lasciò sfuggire un sospiro di esasperazione, si diresse verso le bisacce di Cinerea, addossate contro le pareti della caverna naturale in cui si trovavano, e ne estrasse la sfera verde che aveva dato inizio al viaggio di ricerca.

-Sai che cos'è questa?-

Lo apostrofò, lanciandogli l'oggetto che venne prontamente afferrato al volo.

-Immagino di no, ovviamente... io so esattamente di cosa si tratta. Facciamo un patto: se vuoi che ti dica quello che conosco, devi fidarti di noi e non guardarci con l'intenzione di volerci ridurre in brandelli alla prima occasione... dopotutto vi abbiamo salvato, dovresti avere almeno un briciolo di riconoscenza!-

-E va bene-

Spyro smise di mandare ripetute occhiate di desiderio verso la propria ascia a doppia lama, acquattandosi comodamente sul fieno.

-Ottimo! Questi meravigliosi oggetti vengono semplicemente chiamati Sfere, provengono dalla terra spirituale di Avalar ed hanno il potere di squarciare le barriere dello spazio e di permettere la comunicazione tra Mondi differenti-

-Furono questi oggetti, molto tempo addietro, a deviare il passaggio del portale per le Spiagge del Drago verso le terre di Barlume ed a scaraventare il tuo omonimo e sosia ad Avalar, affinché liberasse quelle terre dalla tirannia di Ripto e dei suoi scagnozzi-

-Una talpa chiamata Professore aveva trovato il modo di far funzionare le Sfere e controllarne il potere, dall'avventura di Spyro (non te, l'altro ovviamente) ad Avalar, il Professore ha sempre condotto studi nel suo laboratorio segreto, sulla maniera di impiegare le sfere... queste ricerche non sono mai state innocue, anzi... hanno sempre causato un sacco di guai! Dalla venuta di Ripto ed un tizio di nome Neo Cortex nei Regni dei Draghi, fino al fortunatamente sventato tentativo di presa del potere da parte di Red...-

Nonostante le grandi lacune, Spyro ponderò con attenzione il racconto del drago rosso prima di arrivare ad una plausibile soluzione del problema.

-Io e Cinerea stiamo indagando su questi vortici che compaiono improvvisamente nel nostro Mondo, causando grande scompiglio... allora, se dovessimo trovare questo Professore ed interrompere le sue ricerche, forse tutto questo caos scomparirà all'istante.-

-Esattamente-

Si intromise Ember, accucciandosi al fianco di Flame.

-L'unico problema è che non sappiamo come attivare il potere delle Sfere e tornare a casa, quindi siamo ancora al punto di partenza...-

Un silenzio meditabondo calò sul trio, interrotto dallo scoppiettare vivace del fuoco e dal sibilare del respiro di Cinerea, profondamente addormentata sotto una montagna di coperte e pelli.

Flame si schiarì la gola, un po' per spezzare l'atmosfera deprimente che si stava creando, prima di aggiungere:

-Passiamo ad altro: come siete finiti tra queste montagne? Noi ci siamo ritirati a vivere qui per sfuggire alla perversità di un Mondo che non ci appartiene, ma voi due? Cosa vi ha spinto?-

Da qui Spyro narrò l'intera vicenda, descrisse l'assedio al castello, raccontò dell'accordo con Cinerea e del loro viaggio per raggiungere le Paludi abitate dai troll-

-Umm... forse questo Nasty Norc conosce veramente la maniera di utilizzare le sfere...-

-Quindi tu e Cinerea non siete fidanzati?!-

Esordì inopportunamente Ember da un momento all'altro, con l'entusiasmo che le faceva brillare gli occhi come stelle; mentre Flame si portava gli artigli alla fronte e scuoteva il capo cornuto con fare sconsolato ed incredulo.

-Che bello!-

Squittì la dragonessa rosa gettando le zampe anteriori attorno alle spalle del barbaro.

-Oh Spyro! Vorresti sposarmi?-

Il drago viola la scostò prontamente da sé borbottando cupamente un qualche cosa sul fatto che già era maritato e che la Ember alla quale era stato legato, per quanto violenta, mascolina e lunatica, era assai meglio di un coniglio frignante.

-Cheeee?-

Ember guardò Flame con fare interrogativo e questi si limitò a scrollare le spalle.

-Come sta Cinerea?-

-Non tanto bene...-

Gli rispose la dragonessa rosa, mentre gettava un'occhiata verso il mucchio di coltri.

-Per ora è fuori pericolo di vita; ma devo ammettere che è stata dura, l'abbiamo riacciuffata proprio per le penne: era diventata un blocco di ghiaccio!-

Spyro rimase a fissare le nere palpebre abbassate della dormiente e la sua bocca leggermente aperta dalla quale il respiro fuoriusciva profondo e regolare; si sentiva enormemente sollevato del fatto che anche lei si fosse salvata, cosa che non avrebbe mai pensato fosse possibile.

-Verremo con voi alle Paludi, una volta che Cinerea e te sarete nelle condizioni di viaggiare... la possibilità di poter tornare a casa è il prezzo per avervi salvato la vita, mi sembra equo, no?-

-Giusto, spero solo non ci rallenterete più di tanto...-



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Capitolo 11
*** Nasty Norc e la misteriosa Bianca ***


Nasty Norc e la misteriosa Bianca

Nasty Norc e la misteriosa Bianca


Contrariamente ai timori di Spyro, Flame ed Ember si rivelarono degli ottimi e resistenti volatori e apportarono addirittura dei contributi preziosi con la loro dettagliata conoscenza dei Denti Ghiacciati.

Una volta riavutasi, Cinerea aveva accolto le ultime novità senza discutere ma palesando al contempo una notevole incredulità e scetticismo nei confronti della vera identità dei loro nuovi compagni: altri noi stessi, magia?... semplicemente assurdo!

Fermandosi solo per cacciare e dormire, il quartetto raggiunse il limitare della catena montuosa in appena tre giorni.

Sotto le loro ali si estendeva l'immenso e piatto territorio delle Pianure d'Autunno, con i suoi boschetti di betulle e risaie.

Man mano che il viaggio proseguiva verso la costa, le rade chiazze di acquitrini si facevano sempre più estese e fitte, fino ad occupare l'intera zona.

I quattro draghi proseguirono in volo finché la fitta volta arborea non li costrinse ad atterrare e ad avanzare faticosamente nella penombra, tra vegetazione e fango.

Non era il modo migliore di attraversare le paludi, ma se avessero voluto trovare i troll dovevano per forza scendere sotto la copertura degli alberi.

Alla fine non furono i draghi a trovare i troll, ma i troll a trovare i draghi...

Si muovevano dondolandosi da un tronco e l'altro come scimmie e silenziosamente accerchiarono i quattro intrusi, troppo grandi e maldestri per avanzare agilmente tra gli acquitrini.

Quando infine i troll decisero di attaccare, la penombra venne scacciata dalla rossa luce delle torce, mentre i quattro draghi, completamente colti alla sprovvista ed accecati, si ritrovarono intrappolati dentro una grossolana gabbia di rete in canapa.

Un gutturale urlo di giubilo, seguito da altri suoni inarticolati, esplose tra l'accozzaglia dei troll che saltellava attorno ai prigionieri.

Spyro e Cinerea tentarono di estrarre le lame, ma più si muovevano più quella dannata rete rudimentale si ingarbugliava attorno le loro membra.

-Forse io e Flame potremmo bruciare le corde...-

-Buona idea!-

-Aspettate...-

Un troll assai più corpulento degli altri, con la bitorzoluta pelle di un giallo acceso, si era avvicinato alla dragonessa nera e la stava scrutando pensieroso, mentre si grattava la nuca con le tozze dita.

Dalle piume e dalle collane d'ossa e corteccia che indossava, doveva sicuramente essere il capo del gruppo.

Un subordinato, tutto ossa e tendini, gli si avvicinò trepidante, sussurrandogli qualche cosa all'orecchio.

Il troll giallo esplose come una furia, colpendo la testa del malcapitato con la rudimentale clava.

-Tu stupido!-

Urlò tra gli schizzi di saliva.

-Drago non buono da mangiare! Carne cattiva! Noi portare loro da nostro capo. Nasty Norc contento!-

E detto questo pungolò la corazza di scaglie viola che sporgeva tra le maglie della rete.

Spyro sibilò con violenza, ma potette fare ben poco, intrappolato com'era.

-Bruciate queste maledette reti, voi due! Voglio infilzare quel dannato rospo giallo con la sua stessa clava!-

-Calmati Spyro, le cose non potevano mettersi meglio...-

Disse Cinerea con un radioso sorriso, sostenendo lo sguardo perplesso dei compagni.

-È quello che volevamo o sbaglio? Senza sapere dove andare, avremmo potuto girane in tondo in eterno, senza trovare un bel niente! Così almeno le cose si sveltiranno-


Seguendo le istruzioni di Cinerea, i draghi si lasciarono docilmente condurre dai troll lungo un tortuoso percorso che li fece ben presto perdere il senso dell'orientamento.

Il capo del chiassoso gruppo aveva preso gusto nel pungolare ripetutamente il fianco del drago viola ed il barbaro dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile.

Dopo un viaggio che sembrò durare un'eternità, i prigionieri arrivarono al villaggio stanchi, imbrattati di fango ed alquanto irritati.

Tuttavia, dovettero constatare che senza delle guide non sarebbero mai riusciti ad individuare la dimora dei troll, in quanto le loro rozze capanne di frasche e canne erano costruite tra i rami degli alberi e da essi ben camuffate.

Li condussero al centro di una radura, fortunatamente asciutta, alla cui estremità si ergevano gli imponenti resti di un albero secolare, del quale non rimaneva altro che un tronco cavo e fatiscente.

Ridacchiando, i troll si sparpagliarono tra la vegetazione, abbandonando i draghi al centro dell'arena.

Si poteva saggiare nell'aria un gran senso d'attesa, mentre innumerevoli occhi luccicavano tra le ombre dei rami e delle foglie.

I prigionieri si irrigidirono, scrutando il buio con crescente apprensione.

Una folata di vento li investì mentre un suono balenante attirò la loro attenzione verso l'alto.

Un meraviglioso nastro di luce arcobaleno stava saettando tra le chiome degli alberi per poi gettarsi in volo radente sulla radura, sfiorando le teste dei draghi increduli e lanciandosi con decisione verso il tronco cavo.

Ci fu un lampo di luce ed un possente troll dalle spalle larghe e la pelle verdastra, fece la sua comparsa tra il legno marcio.

Un'ovazione si levò allora attorno alla radura, mentre innumerevoli torce vennero accese per rischiarare a giorno la perenne penombra delle paludi.

L'intero popolo era stato radunato, ed ora aspettava trepidante le parole del loro capo, che gonfiava il petto come un tacchino ed esibiva con baldanza i suoi paramenti di pelliccia e corna.

-Troll! Io Nasty Norc, io grande capo! Io più grosso e forte, io piacere voi?-

Chi esultando e chi ruttando, tutti espressero la loro approvazione.

-Perché tu sempre capo?-

Disse una vocetta da qualche parte, camuffata dalla folla.

-Io già detto!-

Rispose Nasty Norc infuriato, alzandosi in piedi e pestando il terreno con tigna.

-Io più grosso, io avere scettro!-

E dalla rabbia, si diede quest'ultimo in testa, facendo risuonare l'elmetto cornuto che a stento lasciava intravedere i piccoli occhi.

Spyro diede una bottarella al fianco di Cinerea per richiamare la sua attenzione.

-E questo sarebbe il troll al quale dobbiamo chiedere aiuto? Guardalo! È completamente demente!-

La mercenaria non seppe cosa rispondere, mentre guardava attonita il capo dei troll che si accomodava nuovamente nel tronco cavo, rosicchiando lo scettro di legno e malachite con evidente soddisfazione.

-C'è qualche cosa di familiare in quell'arcobaleno... non trovi anche tu Ember?-

-Sì, Falme... è quello che penso anch'io...-

-Cosa fare con draghi?-

Chiese il troll giallo che li aveva catturati.

-Loro non buoni da mangiare, carne veleno-

Nasty Norc sputò la scheggia di legno che aveva staccato dall'impugnatura dello scettro, sbattendo più volte gli occhi mentre guardava sorpreso le grandi creature avvolte nella rete, come se le avesse notate solo in quel momento.

-Loro pelle bella!-

Disse infine con una vena di orgoglio per la sua scoperta.

-Bei colori! Brilla come stagno con luce di torcia! Noi uccidere loro e prendere pelle!-

L'idea piacque tantissimo alla folla, che si agitò in preda ad un'assurda frenesia.

Qualcuno si stava perfino avvicinando, brandendo un rudimentale coltellaccio di selce.

-Oh Flame! Ho paura...-

Ember si stava avvinghiando a lui, non avendo Spyro a disposizione, visto che si trovava dal lato opposto della rete.

-Ember stai calma!-

Disse Flame, con il fumo che gli usciva dalle narici dilatate.

-Non possono niente contro di noi; appena tenteranno di assalirci, brucerò la corda e noi ci difenderemo...-

Un ruggito di Nasty Norc, che a dire il vero sembrava più un rutto, zittì i troll.

Ora una nuova figura era comparsa accanto al capo, chinandosi sulle sue orecchie a punta per bisbigliargli qualche cosa.

Una palese delusione si dipinse sul grugno verde del troll, purtuttavia Nasty Norc ubbidì alle parole dell'esile essere incappucciato, avvolto in una tunica amaranto, che non aveva nulla della rozzezza tipica dei troll.

-Niente pelle, sciamano dire così-

-Bianca?-

Ember si agitò nella rete nella speranza di avere una visuale migliore..

-Bianca!- urlò -Sei veramente tu?-

La figura, che stava scivolando nuovamente nell'ombra, si arrestò di botto, scrutando confusa il groviglio di rete e squame diversamente colorate.

Con mani tremanti si tolse il cappuccio, rivelando un grazioso muso da coniglia dalla pelliccia chiara e due grandi ed intelligenti occhi azzurri sui quali ricadeva un ciuffo biondo, striato di grigio.

-Spyro, Ember, Flame... anche voi qui?-


Una mezz'ora dopo i quattro draghi erano finalmente liberi dalla rete, mentre sedevano ancora nella radura ormai completamente sgombera.

Nasty Norc ed il resto dei troll se ne erano tornati tra il fitto della vegetazione al minimo comando di Bianca, lasciandola libera di conversare in privato con gli stranieri.

La coniglietta antropomorfa aveva schioccato le dita, facendo scomparire la rete e tramutando le zolle di terra in morbidi cuscini.

Spyro e Cinerea rimasero enormemente sbalorditi, mentre Ember e Flame accettarono la cosa come se si trattasse della normalità più ovvia.

I due guerrieri si ritrassero, preferendo stendersi sul nudo terreno e rifiutando testardamente ogni invito della maga ad accomodarsi sul morbido.

Alla perplessità di Bianca, Flame rispose con un “sono di questo Mondo, non del nostro”.

Bianca annuì semplicemente con il capo, afferrando al volo il concetto.

-Mi limiterò a non praticare la magia in loro presenza, tanto per non infastidirli...-

Parlarono a lungo, raccontando ognuno la sua storia.

-Dopo che eravate scomparsi...-

Disse infine la maga, giocherellando con l'orlo della tunica.

-Io, Hunter e Spyro non sapevamo cosa fare fino a quando non ho trovato un vecchio libro di incantesimi che parlava appunto del teletrasporto da un Mondo all'altro-

-Per eseguire le magie del libro c'era sempre bisogno di una Sfera, così me ne sono procurata una e mi sono messa subito all'opera... qualche cosa deve essere andato storto, perché invece di trovare voi due sono piombata a capofitto in questa palude; quando poi ho tentato nuovamente, la Sfera era scomparsa! Lasciandomi completamente intrappolata qui!-

-Fortunatamente i troll che popolano questi acquitrini sono dei grandissimi superstiziosi e creduloni, così è stato facile abbindolarli e sistemarmi qui. Ora sono il vero capo della tribù: Nasty Norc è solamente un comodo fantoccio... Sono passati così tanti anni ed anche voi due siete ormai diventati adulti...-

Aggiunse infine, mentre una lacrimuccia di malinconia le si formava all'angolo degli occhi.

-Ok, ok... basta con i sentimentalismi, prima che la situazione precipiti!-

Cinerea si era fatta avanti, con una soddisfatta espressione di trionfo dipinta sul muso.

Dopo tante peripezie, non le sembrava vero che la fortuna potesse volgere a loro favore in modo così repentino.

-Abbiamo la soluzione a tutti i nostri problemi, ora: noi facciamo un favore a voi, e voi lo fate a noi...allora, Bianca, tu sai come utilizzare le Sfere... e noi abbiamo una Sfera!-

-Giusto!-

Lo stesso entusiasmo si poteva leggere negli occhi del drago viola, era arcistufo di magie ed altre cose incomprensibili!

-Noi terminiamo qui questo assurdo viaggio, vi diamo la Sfera, ve ne tornate al vostro dannato Mondo e fermate gli esperimenti del Professore. Fine. Che ne dite?-

-Ottimo!-

-Si torna a casa! Spero solo che Spyro non si sia dimenticato di me e che sia diventato forte e bello come lui...-

Il barbaro si fece sfuggire un mugolio di esasperazione, con gran divertimento di Cinerea.

-Cosa aspettiamo allora? Si parte subito!-

Bianca fece apparire un libro trasandato e cominciò a sfogliarlo.

-Dunque, dov'era quell'incantesimo... ah! Eccolo qui! Datemi la Sfera-

Tenendo l'oggetto sopra il proprio capo, Bianca recitò le parole magiche con buffi “Avracadabra” e “Sinsalabin” che mal si accordavano a ciò che nel mentre stava accadendo.

Le luci delle torce si spensero e l'aria sembrò frizzare di elettricità mentre un vortice d'argento si formava accanto a loro.

Il portale era stato aperto e dietro di esso si poteva scorgere un mondo di prati ed isole fluttuanti in un cielo rosato.

-Ecco fatto!-

Ember e Flame si gettarono rapidamente nel passaggio, troppo timorosi di perdere quell'occasione tanto sperata per fermarsi a salutare.

Bianca si dimostrò assai più cortese, dicendo qualche parola di circostanza prima di attraversare il portale.

-Bene, è fatta! Andiamocene via Cinerea...-

Ma l'incantesimo non cessò ed il varco rimase aperto.

I due draghi guerrieri stavano per spiccare il volo quando, con grande sgomento, si sentirono risucchiare verso la porta magica.

Subito si acquattarono sul terreno, artigliando qualunque cosa gli capitasse a tiro, lottando disperati contro quella immane forza magica.

In poco tempo vennero fagocitati dal passaggio, e quando la punta delle loro code svanì oltre la soglia, la porta si chiuse, non lasciando alcuna traccia.

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Capitolo 12
*** draghi di cristallo ***


draghi di cristallo

Draghi di cristallo


La prima cosa che avvertì fu il fresco odore dell'erba rigogliosa e l'aromatico profumo della resina, che tanto le ricordavano le fertili terre del Sud, della sua patria, della sua casa...

Aprendo gli occhi, Cinerea si rese conto che non si trattava di una fantasia: sopra di lei il cielo era terso, a malapena maculato da qualche nuvoletta bianca, il prato sul quale giaceva supina era folto e morbido mentre le fronde di una siepe le proiettavano piacevoli ombre sul muso.

Era felice, e la serenità che emanava quel luogo le bastava.

Poi si ricordò del vortice che l'aveva inghiottita e subito ogni cosa perse bellezza.

La dragonessa nera si mise subito sulle quattro zampe, in un concitato tintinnare di placche e maglie metalliche:

-Spyro! Ember! Flame! Bianca! Rispondete!-

Chiamò più volte, guardandosi freneticamente attorno; dove diavolo era mai finita?

L'unica cosa che comprese, era che si trovava in un labirinto, del genere di quelli che vengono fatti crescere nei giardini pubblici per scopi ludici.

Trovò qualche cosa di stano là dentro, mentre ne percorreva il semplice percorso circolare alla ricerca dell'uscita: si trattava di un arco di pietra, diligentemente scolpito e levigato, che si levava dal prato senza sostenere alcuna architettura e senza un'apparente utilità.

Ma la cosa che più di tutte la turbò fu il cosa conteneva la costruzione, proprio sotto l'arcata.

Era un paesaggio notturno, le cui lontananze si perdevano nella foschia.

Sembrava proprio di affacciarsi ad una finestra, ma quando Cinerea si sporse di lato, per sbirciare che cosa ci fosse dietro l'arco, non trovò nulla tranne dell'altro prato.

Fu allora che la propria perplessità si accrebbe ulteriormente mentre l'occhio le cadde su dei caratteri dorati che oscillavano sospesi nell'aria: “Antro Notturno”.

Dannazione! Come poteva mai essere possibile far lievitare una scritta metallica in quel modo?

Sospettosa, ma anche incuriosita, Cinerea intromise timidamente la zampa anteriore destra sotto la volta dell'arco e la sentì risucchiare verso le nebbie... una sensazione maledettamente identica a quella che aveva avvertito quando il vortice l'aveva rapita dalla sua terra per scaraventarla in quel posto sconosciuto.

Non aveva mai provato troppa paura durante i duelli o nel pieno di una battaglia, ma quella cosa che non riusciva a capire la gettò nel panico più totale.

Urlando istericamente si gettò contro la siepe, squarciandone i rami con le lame che aveva estratto dai foderi, poi inciampò, cadendo pesantemente su un attonito cameraman e rovinando così il set per l'intervista ad un drago anziano che se ne stava tutto curvo sui posteriori.


-STOP! STOOOP!-

-Ma cosa...-

-Vuoi toglierti da lì o vuoi continuare a schiacciare il mio collega?-

-mmm...-

Goffamente la dragonessa rotolò di lato, liberando una telecamera malmessa ed un operatore dall'aria spaventata e confusa, che paradossalmente rifletteva alla perfezione lo stesso stato d'animo in cui si trovava ora Cinerea, mentre subiva passiva le invettive di un umano alquanto infuriato.

-Cosa mai ti è saltato in mente? Pazza furiosa! Stiamo lavorando, qui, mica giocando!-

-Io...-

Un esserino di un metro e settanta stava mettendo in difficoltà un possente drago, in completa tenuta da guerra, che lo sovrastava...

-... Ma guarda come ti sei conciata... hai forse intenzione di farti ingaggiare come comparsa in un colossal cinematografico?-

Cinerea lo fissò senza capire, ogni parola che usciva dalla bocca dell'essere umano aveva per lei un significato oscuro: comparsa?... colossal cinematografico?...

-Va bene, va bene, è tutto apposto, ricominciamo da capo ragazzi! Rimpiazzate la telecamera guasta e ricominciamo a girare!-

-Sì capo!-

La mercenaria restò a guardare affascinata quel pullulare di attività, con tutta la complessa e bizzarra attrezzatura che veniva tirata fuori o riposta, pali con lanterne che emettevano un a luce tale che nessuna lampada ad olio o candela avrebbe saputo eguagliare...

-Potresti gentilmente svegliarti e toglierti dai piedi? Ma pensa te con che soggetti bisogna avere a che fare..-


-MOTORE!-

-Cosa? Umpf... che pace qui nei cinque mondi... o sono sei?-


Cinerea perse interesse per lo strano teatrino di pali, fili e luci per spiccare il volo e fare un piccolo giro di ricognizione.

Se ci fosse stato un paradiso in terra, avrebbe sicuramente avuto quell'aspetto.

Si trattava di una soleggiata vallata, punteggiata da boschetti di latifoglie e piccoli castelli di bianco travertino, finemente ornati da fregi variopinti e guglie dalle tegole verdi e blu.

Svolazzando come una falena ansiosa di divorare con gli occhi ogni cosa, Cinerea si lasciava scorrere sotto di lei innumerevoli pascoli, dove pacifici draghi variopinti erano intenti a chiacchierare o a svolgere le più disparate attività artigianali, fischiettando o cantando.

Tutto era calma e tranquillità... o quasi.

Proprio quando tanta perfezione stava per darle la nausea, la dragonessa nera avvertì un assordante rumore di rimbalzi sotto di lei.

Abbassò lo sguardo e vide lo spettacolo più assurdo mai immaginabile.

Un gregge di pecore stava attraversando di corsa il prato, urtandosi l'une con le altre per la foga.

Be, più che correre, come qualsiasi pecora normale avrebbe dovuto fare, stavano saltellando come molle! Rimbalzando a piedi uniti sul prato!

-Fuggite! Fuggite pure! Tanto vi prendo!-

Strillò divertita la voce bianca e squillante di un cucciolo.

-Vieni Sparx! Non farti aspettare...-

Cinerea corrugò dubbiosa la fronte: “Sparx? Cosa c'entra quel borioso di un ciambellano qui?”

Sotto di lei un piccolo drago viola, seguito a ruota da una libellula, stava caricando una sfortunata pecora che si era isolata dal gregge.

L'animale terrorizzato era fuggito attraverso la bottega di un vasaio, rovesciando anfore e vasi.

La fiammata che partì dalle fauci del cucciolo di drago completò il disastro, facendo prendere fuoco a della paglia dove erano stati deposti dei manufatti smaltati in attesa della cottura.

Il vasaio infuriato lasciò il suo lavoro al tornio precipitandosi furibondo nel prato:

-Piccola peste... Spyro, sei nei guai ragazzo! Torna qui piccolo delinquente!-

-Tanto non mi acchiappi! Na na nana na!-

-Grrrr... se solo riuscissi a metterti le zampe addosso, io...-

Cinerea si fermò a mezz'aria sorpresa... Spyro? Aveva capito bene?

Ripiegò le ali contro i fianchi e si tuffò a capofitto verso la macchiolina viola che saettava nel prato.

Atterrò proprio difronte a lui, interrompendone la corsa e squadrandolo con aria stupefatta.

Quella cosuccia dagli occhioni spalancati era in tutto e per tutto uguale allo Spyro che conosceva lei; ma il cucciolo minuto non aveva niente a che spartire con la possente e taurina corporatura del barbaro del Nord, con il quale stava viaggiando e che aveva smarrito nel vortice.

-Wow! Non ho mai visto nessuno volare come te! E così in alto! Tranne che nei circuiti, ovviamente...-

Esclamò eccitato il draghetto.

-Me lo insegni? Ti prego!-

-Be, io...-


Il sole continuava a brillare mentre dal cielo iniziarono a piovere meteore verdastre che si rovesciarono a capofitto su ogni drago presente, inseguendo addirittura chi tentava di scappare.

Gli sfortunati che venivano colpiti da quegli strani globi, si tramutavano in statue di cristallo.

Una sfera stregata saettò verso Cinerea, la quale afferrò per la vita il cucciolo e si tuffò di lato, lasciando che il proiettile si schiantasse al suolo, innocuo come una brezza per erba e fiori.

Subito un altro globo si mise sulle sue tracce, costringendola a prendere il volo nel tentativo di schivarlo; ma la cosa era troppo veloce e lei dovette estrarre la spada e ad usarla come una mazza.

La sfera luminosa schizzò via come una palla, ma quasi subito riprese il controllo della propria traiettoria e unendosi ad altre compagne, si gettò nuovamente a capofitto verso la dragonessa.

La mercenaria era in trappola.

Solo la velocità maturata in anni ed anni di pratica le aveva permesso di resistere a quegli attacchi che l'aggredivano da tutte le parti, ma ormai le sue energie andavano esaurendosi mentre i globi stregati non accennavano a scomparire.

Vide sotto di lei una graziosa vasca, punteggiata da pietre piatte ed alimentata da due cascate che sbucavano dalla collina sovrastante.

-Spyro, trattieni il fiato...-

-Cosa? Non vorrai gettarti in acqua, annegheremo, io non so nuotare!-

-Trattieni il fiato, ho detto!-

Sfuggendo all'ultimo secondo all'incantesimo che la braccava, la dragonessa si lasciò cadere in acqua, aggrappandosi alla parte sommersa delle rocce per evitare che il peso dell'armatura la trascinasse a fondo.

Rimase così fino a quando i suoi polmoni non ebbero fame d'aria.

Quando riemerse tutto si era ormai concluso.


Spyro saltò fuori dalla vasca come se si fosse trattata di una conca pullulante di scorpioni velenosi, scuotendosi come un cane nel tentativo di asciugarsi.

Cinerea lo seguì poco dopo, impacciata dal peso dell'armatura che aveva imbarcato abbondante acqua.

-cos'erano quelle... quelle cose?-

Aveva chiesto, mentre si dava da fare con le fibbie per liberarsi dalla corazza e lasciarla scolare.

-Nasty Norc! È stato lui a combinare tutto questo!-

-Nasty Norc? Ma dai! Quell'ottuso troll delle paludi non è nemmeno capace di mettere in fila le parole per una frase coerente! Come potrebbe mai creare delle diavolerie del genere?-

-Sì, è puzzolente, brutto ed ignorante, ma rimane sempre un mago potente...

-Mago? Vorrai forse dirmi che si è trattato di magia?-

Rispose la mercenaria, venuta da un mondo dove la realtà era governata da leggi concrete e non dalle favole, mentre guardava il suo improbabile compagno di disavventura con uno sguardo accondiscendente.

-Ma va! Tutti sanno che la magia non esiste!-

Questa volta fu Spyro a sobbalzare e a guardarla come se fosse fuggita da un manicomio.

-Bene, ora ti devo salutare, ho un mondo da salvare, io-

Così dicendo, il draghetto la lasciò presso la vasca mentre si gettava senza esitazione su un ranocchio troppo cresciuto con tanto di elmetto ( ma da dove saranno mai spuntati fuori?), che venne prontamente eliminato dall'alito infuocato del cucciolo.

“A quanto pare, anche qui i draghi sputano fuoco, un po' come Flame e Ember...” ma i suoi pensieri vennero interrotti quando il mostriciattolo verde esplose in una manciata di pagliuzze dorate, lasciando di sé solo un gigantesco rubino che venne prontamente afferrato dalla libellula e lanciato addosso a Spyro: la gemma scomparve appena toccò il drago, lasciando un “1” dorato a fluttuare nell'aria.

Cinerea assistette a questa ed ad altre bizzarrie, completamente incapace di muovere un muscolo, quanto era rimasta di stucco.

A quanto pare era piombata nel regno dell'assurdo e sarebbe stato fondamentale, per la sua stessa integrità mentale, abbandonare quel luogo il più presto possibile... forse il Nasty Norc di questo mondo avrebbe potuto aiutarla... c'era una sola cosa da fare...

-Ehi! Cucciolo! Vengo con te!-


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Capitolo 13
*** l'arena di Gulp ***


l'arena di Gulp

L'arena di Gulp


Lo scontro tra i due avversari si stava portando per le lunghe, tanto da urtare i nervi del basso Ripto, sempre più sprofondato nel trono mentre le dita ne tamburellavano i braccioli con impazienza.

Gulp, un ottuso ed obeso lucertolone corazzato, era un avversario forte, e avrebbe schiacciato quel fastidioso drago viola in un battito di ciglia, se non fosse per le munizioni di cui veniva costantemente rifornito da Elora... quella ribelle di un fauno!

Poi qualche cosa spezzò il copione: mentre Gulp spiccava un salto per schiacciare l'avversario, un lampo gigantesco fagocitò la scena e avvenne qualche cosa che mai aveva avuto precedenti in tutta la storia di Avalar.


Sballottato dagli oscuri venti del vortice, Spyro era certo di rigurgitare fuori le budella da un momento all'altro; poi tutto si fermò e lui si ritrovò abbandonato su un terreno sabbioso, stordito ed ansimante.

Con la coda dell'occhio avvertì una sagoma nera che si stava per schiantare su di lui.

Fu più l'istinto a guidarlo che un lucido ragionamento: estrasse lo scudo dalla bardatura e lo mise tra sè e il corpo che gli stava cadendo addosso.

Il peso della creatura era enorme tanto che lo inchiodò al suolo, eppure, con uno sforzo poderoso dei muscoli d'acciaio, il drago riuscì ad alzarsi e ad assestare una spinta immane allo scudo, tanto che il lucertolone (ormai poteva vederlo), venne sospinto in alto e lanciato in aria.

Nel mentre, il barbaro non perse tempo.

Con un movimento fluido e veloce impugnò l'ascia con entrambe le zampe anteriori e abbattette la lama contro il ventre del mostro con un montante.

Il corpo di Gulp si divise in due come una mela colpita da una freccia, schizzando sangue in ogni dove e riversando le interiora sul terreno dell'arena.

L'acre odore della bile ammorbò l'aria.

Il gigantesco drago viola guardò per alcuni istanti la carneficina, prima di rivolgere la sua attenzione verso due piccole figure abbracciate, che lo osservavano con orrore e paura.

Sangue?

Chi lo aveva mai visto?

Da sempre, quando un nemico moriva, il suo corpo si limitava a sparire con un “puf”!

La situazione era così orrenda da indurre due acerrimi nemici a gettarsi l'uno nelle braccia dell'altro e a stringersi a vicenda per non lasciarsi sopraffare dalla follia dell'accaduto.

Così Spyro e Ripto se ne stavano avvinghiati, entrambi con gli occhi spalancati e le membra tremanti, le bocche contorte in un urlo che non voleva uscire fuori.

Erano terrorizzati, mentre lo straniero li soppesava con lo sguardo, immobile e terribile, con quelle chiazze cremisi che ne rigavano le scaglie e gli macchiavano la grigia pelliccia di lupo gigante, che indossava come mantello.

-State calmi bambini, non voglio farvi del male-

Aveva detto il gigante, riponendo l'ascia e lo scudo dietro la schiena.

-Non avevo intenzione di spaventarvi... mi sono sentito minacciato ed ho reagito d'impulso... tutto qui...-

Tutto qui?!

Quale essere perverso potrebbe mai liquidare una carneficina con un semplice “tutto qui”?

Queste ed altre considerazioni, unito all'accento pesante con cui l'essere aveva parlato, sconvolgevano le menti del ranocchio rosso e del draghetto.

Poi quella figura parve farsi meno minacciosa, mentre si accovacciava al suolo stancamente e si guardava attorno confusa.

-Dove sono finito?-

Parte della paura si dissipò ed i due si resero finalmente conto di starsene abbracciati come due innamorati; subito si scostarono con uno spintone energico , mettendo parecchi metri di distanza tra di loro mentre si guardavano in cagnesco con odio rinnovato.

Riavutasi, la mente opportunista di Ripto ricominciò a lavorare a dovere, trovando nel nuovo venuto un più che utile sostituto dei suoi scagnozzi, entrambi deceduti.

-Nel mio regno, Riptonia-

Si era così fatto avanti, mascherando la fifa dietro un sorrisetto altezzoso ed un portamento regale che male si accoppiavano con la buffa figura tozza con tanto di testone dal quale spuntava un solo e storto corno.

Il barbaro alzò un sopracciglio e ne abbassò l'altro, a metà strada tra il perplesso e il divertito.

-Ma quale re e re, usurpatore! Tu sei solo un parassita che si è stabilito qui con la prepotenza!-

Aveva risposto il cucciolo di drago, con le narici fumanti per la furia.

-Non dare ascolto a Spyro, è lui il vero traditore!-

-A sì, fatti avanti piccoletto!-

-Arrg! Come osi darmi del piccoletto!-

Dimentichi del minaccioso nuovo venuto, i due ingaggiarono battaglia tra pugni, morsi e fiammate.

-Basta con questa pagliacciata!-

Spyro adulto aveva separato i due litiganti; uno ghermendolo con la coda e l'altro afferrandolo con le gigantesche grinfie degli arti superiori.

Ora li teneva entrambi avanti al suo sguardo stizzito, con i piedi sospesi dal suolo e gli arti bloccati, incapaci di difendersi, mentre il terrore faceva nascere tra di loro una nuova e muta alleanza.

Avrebbero collaborato per salvarsi la pelle, la resa dei conti poteva benissimo aspettare...

-Così va bene, mocciosi!-

-Per prima cosa, non ho ancora ricevuto una risposta adeguata alla mia domanda: dove sono? Seconda cosa, sbaglio o tu ti chiami Spyro-

Il draghetto deglutì e sarebbe diventato lilla se i draghi avessero potuto impallidire, mentre Ripto ringraziava il cielo di non essere lui al centro dell'attenzione.

-S-sì.. C'è qualche cosa c-che non v-va?

Aveva balbettato con voce tremante.

Due enormi occhi viola, tale e quali ai suoi lo squadrarono, con un'espressione uguale a quella che era solito assumere nei momenti di confusione.

Questa volta toccò al gigante essere sconvolto.

Con un breve urlo li lasciò cadere a terra, quasi fossero stati dei serpenti velenosi.

-Per le scaglie degli antenati! No! Non è possibile! Sei me in miniatura ed hai anche il mio stesso nome!-

Spyro cucciolo ebbe un moto di repulsione quando un'idea atroce gli si fece largo nella mente...

-Dio! Non dirmi che tu sei me da adulto!-

-Per gli antenati! No! Io da cucciolo non sono mai stato un ammasso molliccio e frignante come te...-

Spyro ringhiò il proprio ego offeso, mentre Ripto se la stava spassando alla grande.

-Tu, ranocchio!-

-Ranocchio....?-

-Sì ranocchio, in quale infernale posto sono capitato, che fine hanno fatto Cinerea, Ember, Flame e Bianca?-

-Be...-

Cominciò a dire, tormentandosi la base dell'ampio colletto alla conte Dracula del mantello, mentre gocce di sudore freddo gli imperlavano la fronte rossiccia.... da rospo...

-Siamo ad Avalar, nei sotterranei del Castello delle Pianure d'Autunno-

-Ah, finalmente qualche cosa di coerente, ho sentito parlare di queste terre... si trovano all'estremo Ovest delle paludi abitate dai troll, oltre i confini dei Denti Ghiacciati: quelle maledette montagne...-

-Cheeeeeeeee!? In quanto a quei tizi che hai nominato, non ho la benché minima idea di chi possano essere...-

Il barbaro diede uno sguardo al di là del trono di pietra che si ergeva nel mezzo di un'ampia finestra che dava su di un cielo tinto dai colori del tramonto che si stava avvicinando.

-Torno subito, voi aspettatemi qui, ho altre cose da chiedervi-

Detto questo si lanciò oltre la finestra, e sfoggiando la ragguardevole apertura alare, cabrò verso l'alto e poi verso il basso, sfrecciando nel vuoto come un gigantesco pipistrello, mentre esplorava i dintorni.

Spyro e Ripto rimasero a guardarlo per qualche istante, quasi ipnotizzati dai guizzi aerei del gigante.

-Che si fa?-

Aveva chiesto il draghetto al nemico.

-Ovvio, scappiamo finché siamo in tempo!-

Entrambi si voltarono e si precipitarono sull'arena verso l'uscita.

Disgrazia volle che un fauno facesse il suo ingresso proprio in quel momento.

È difficile descrivere lo stupore di Elora quando si vide correre incontro Spyro, il paladino della giustizia, al fianco di quel lurido furfante di un Ripto.

-Cosa sta succedendo?-

-Scappa Elora! Te lo spiegherò più tardi, quando saremo al sicuro e ben nascosti...-

-Aspetta un momento...-

Elora aveva afferrato Spyro per un'ala e Ripto per la manica della camicia.

-Cosa sta succedendo qui? Da cosa dobbiamo metterci al sicuro?-

-Aaaarg! Sta tornando!-

I due nemici afferrarono a loro volta il fauno e tentarono di trascinarla via mentre questa si opponeva ai loro sforzi puntando gli zoccoli sul terreno ed esigendo immediatamente una risposta.

-Non è il momento di fare la testarda, stupido fauno! Se ci prende... aaaaaah!-

Il barbaro li aveva visti ed ora stava divorando la distanza che li separava con possenti falcate; in men che non si dica gli fu addosso, li scavalcò con un agile balzo e gli bloccò l'unica via di fuga con la propria ragguardevole mole.

-Queste non sono le Pianure d'Autunno, nessuna terra di Avalar o del mondo se ne sta sospesa in aria! Questo è praticamente impossibile!-

Poi si accorse della presenza del fauno, le spalle gli sobbalzarono appena mentre una sinistra luce malevola gli fece brillare le iridi.

-Tu!-

-I-io?-

-Già! Cosa ci fai qui soldatessa dei miei stivali … e vedo anche che il tuo braccio è completamente guarito... non lo avrei mai detto...-

Elora guardò gli altri due compagni con aria interrogativa e questi le risposero con uno sguardo di rimprovero; se solo gli avesse prestato ascolto, ora si sarebbero già tratti fuori dalla portata di quello svitato.

-Forse quello che farfugliavano Ember e Flame corrispondeva a verità, dopotutto... per quanto paradossale e difficile da credere...-

Ora erano in tre ad avvinghiarsi: un drago, un rospo ed un fauno nel mezzo, mentre si chiedevano quale cosa passasse mai nella mente contorta del gigante, mentre farfugliava frasi assurde.

-Altri mondi, innumerevoli! Altri noi stessi...-

Parlando tra sé e sé, il barbaro si diresse verso la finestra e spiccò il volo, lasciando finalmente soli i tre.

-Se n'è andato?-

Disse con voce speranzosa il fauno.

-Credo di sì-

Le rispose Ripto.

-Ragazzi, dobbiamo sbarazzarci di lui! Non possiamo lasciare quella macchina da guerra a vagare libera per Avalar!-

-Povera la mia patria!-

-Povero il mio futuro regno! Su cosa governerò?-

-Quando riuscirò a raggiungere le Spiagge del Drago e farmi questa benedetta vacanza?-

I tre se ne stavano in circolo, le spalle afflosciate e le menti intrise di scontento e malinconia, fu Elora a rompere l'atmosfera pesante con una schiarita di voce:

-Ok, uniremo le nostre forze per far fronte alla nuova minaccia-

-Già, ma cosa potremo mai fare?-

-Per prima cosa rechiamoci dal Professore, lui saprà sicuramente darci degli utili consigli...-


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Capitolo 14
*** lo scherzetto di Spyro e Nasty Norc ***


lo scherzetto

Lo scherzetto di Spyro e Nasty Norc


Nasty Norc era paralizzato dalla paura e dalla incredulità dopo che era stato sbattuto pressato contro il muro.

Non osava neppure respirare e teneva alzato il mento per il timore che la sua prolassata pappagorgia potesse sfiorare l'affilata lama che gli minacciava la gola.

Sapeva che prima o poi si sarebbe dovuto scontrare con il cucciolo di drago che era sfuggito all'incantesimo ma mai si sarebbe immaginato di ritrovarsi alla mercé di una terribile dragonessa nera, completamente rivestita di acciaio, che era balzata su di lui con un nonnulla e con altrettanta facilità lo aveva disarmato, afferrato per il pettorale della corazza, e appeso al muro come un salame!

Spyro era rimasto sulla piattaforma sottostante poiché non riusciva a saltare abbastanza in alto per raggiungere gli altri.

Invece di gioire per la sconfitta dell'acerrimo nemico, si era messo a protestare e sbraitare come un demente del fatto che Nasty Norc non dovesse essere battuto in quella maniera.

-I ladri! Prima dobbiamo inseguire i ladri e prendere le chiavi! Poi possiamo inseguire Nasty Norc e colpirlo tre volte! Non puoi assalirlo direttamente senza le chiavi!-

Dal canto loro, i ladri in questione facevano capolino dalle nicchie che si aprivano nelle pareti della sala circolare; avevano posato a terra le chiavi in questione mentre con le loro vocette stridule davano man forte al draghetto.

-È vero! Dovete prima inseguirci! Sennò cosa ci stiamo a fare qui!-

-Aaaaaaaargh! Chiudete il becco cani!-

Spyro abbandonò ogni desiderio di ribalta quando una gigantesca spada andò a conficcarsi nel terreno, tremendamente vicino alla sua zampa, rimanendo lì a molleggiare .

Era chiaro che il prossimo lancio lo avrebbe centrato in pieno.

I ladri si ritirarono prontamente nelle gallerie, lasciando il cucciolo viola a tu per tu con la lama.

Cinerea ne aveva veramente abbastanza!

Le vicissitudini che aveva trascorso durante quel breve viaggio erano state talmente tante che ora stentava quasi a credere di essere riuscita a mettere le grinfie sull'essere che avrebbe potuto rimandarla a casa.

Le difficoltà si erano palesate fin dal primo momento.

Non si trattavano dei convenzionali ostacoli che si dovrebbero incontrare nel corso di un'avventura, come le intemperie nei territori selvaggi o gli attacchi di belve feroci e banditi... magari fossero stati questi! Ma di una miriade di assurde regole e vincoli a cui attenersi.

Il primo gli fu comunicato con noncuranza dalla bella statuina che avevano scongelato sul ponte vicino al labirinto di siepi.

-... trovate dieci draghi e poi la mongolfiera che vi porterà nel prossimo mondo...-

Sfortuna volle che si imbatterono nella mongolfiera prima ancora che avessero trovato il numero necessario di draghi.

Cinerea aveva tentato di far ragionare l'ottuso aviatore che si rifiutava di guidarli altrove; ma alla fine fu costretta a minacciarlo con la spada per farsi accontentare.

Lo stesso copione si era immancabilmente presentato ogni volta che approdavano in una nuova isola fluttuante, che con le altre costituivano quel dannato Regno dei Draghi.

Cinerea avrebbe preferito chiamarlo Regno degli Idioti!

Come se non bastasse, quel fastidioso cucciolo viola univa le sue proteste a quelle degli aviatori o degli altri mostriciattoli che popolavano quelle terre.

Erano così arrivati al metallico regno di Nasty Norc con i nervi a fior di pelle.

La pazienza della guerriera era letteralmente esplosa, e ciò si poteva chiaramente leggere negli occhi dalle pupille dilatate, che come zanne affilate stavano rendendo a brandelli l'animo del povero Nasty Norc.

-Ascoltami bene troll delle paludi, o quello che diavolo sei: non mi interessa un bel niente delle vostre scaramucce, gemme da trovare e draghi da liberare! Voglio solamente cacciarmi fuori da questo macello il prima possibile e te sei l'unico che possa aiutarmi con la tua “magia” o quel che cavolo è!-

-E se mi rifiutassi di collaborare? Cosa faresti?-

Rispose il troll, con una fastidiosa nota di derisione

-Mi uccideresti, per caso? Ah-ah-ah! Umpf!-

La risata era stata sedata da un forte pugno che lo aveva raggiunto allo stomaco, piegandolo letteralmente in due.

-No, non ti ucciderò... ma posso farti mooolto male, fidati...-

Nasty Norc faticò non poco per ritrovare quel poco di fiato per latrare una risposta affermativa: quella botta, che per poco non gli aveva spappolato le viscere, era più che sufficiente.

-F-fammi soltanto andare a prendere il libro degli incantesimi di teletrasporto e ti accontento subito...-

-Alt!-

Cinrea lo inchiodò nuovamente al suolo quando questi tentò di alzarsi.

-Credi che ti lascerò scappare indisturbato? Verremo con te, così potrò tenerti d'occhio-


I tre camminavano in fila indiana lungo uno stretto e muffoso corridoio che era stato addobbato con un cattivo ed opulento gusto vittoriano,lercio e malsano.

In testa al gruppo stava Nasti Norc, che illuminava il cammino con la verdastra luce del tozzo scettro, mentre al seguito marciava la mercenaria, che con la coda puntava la spada alla schiena del troll.

Spyro chiudeva la fila.

Il draghetto zampettava afflitto dietro alla secondina nera che teneva in scacco tutti quanti, quando la voce del troll lo chiamò.

Subito aveva guardato verso di lui, solo per accorgersi che Nasty Norc stava solamente continuando a camminare come se niente fosse.

Spyro...”

Il cucciolo si fermò un istante per guardarsi attorno, tentando di localizzare quella voce roca e pesante che sembrava provenisse da ogni dove.

Fai finta di niente e continua a camminare,imbecille! Vuoi che questo mostro si accorga che stiamo comunicando? Per rispondermi, pensa a quello che devi dire e non azzardarti a fiatare mezza parola!”

Sai utilizzare la telepatia?”

Considerò Spyro palesando la sua incredulità.

Credi che un grande mago del mio calibro non sappia fare questa cosuccia da nulla? Orbene, andiamo al dunque: da dove spunta questa qui?”

Cosa vuoi che ne sappia? Mi è atterrata davanti da un momento all'altro!”

Dice di voler tornare nel suo mondo... dove la mando?”

Dove la mandi? Dove ti pare! Dove capita! L'importante e che ce ne sbarazziamo, no?”

Giusto!”

Così almeno potremo dedicarci indisturbati alla nostra lotta, io ritornerò alla Terre dell'Artigiano e ricomincerò tutto come deve essere

Ih-ih! Ed io che credevo che tu non avessi nemmeno un briciolo di bastardaggine!”


Le figure di Spyro e Nasty Norc iniziarono a tremolare e distorcersi, così come il resto della sala dove erano custoditi i libri di magia.

La nausea non tardò ad arrivare, ma la dragonessa l'accolse con gioia perché finalmente stava tornando a casa.

Si stava domandando che fine avesse fatto il barbaro e se fosse riuscito anche lui a tirarsi fuori dai guai, quando tutto si fece talmente confuso che Cinerea non riuscì a pensare a nulla, mentre avvertiva il suo corpo smaterializzarsi atomo per atomo.

Finalmente un liscio lastricato di ossidiana l'accolse.

Appena ritrovata la propria consistenza, la dragonessa non potette trattenersi dal vomitare.

Subito si sentì meglio ed in quel momento staccò lo sguardo dalle piastrelle del pavimento per dare un'occhiata attorno.

La sua iniziale felicità svanì di colpo come una bolla di sapone.

Si trovava in prossimità della cima di un'aspra e appuntita montagna, sulla quale era stato costruito un palazzo dall'aspetto decisamente sinistro.

Attorno il buio inghiottiva il paesaggio come catrame, mentre il cielo era tormentato da una miriade di fulmini.

Tutto era carico di sfrigolante elettricità, che si mischiava alla nera ed aguzza architettura del palazzo, dalle cui guglie spuntavano malevoli cristalli blu e viola, come denti di una tagliola.

-...No...-

Ansimò sottovoce Cinerea, in quanto quel luogo non poteva appartenere al suo mondo.

-...No...-

Ripetette a voce leggermente più alta, tremante di rabbia.

Un profondo respiro la indusse a voltarsi per scrutare verso il fondo della loggia in cui si trovava, dove una massa nera si stagliava fra le colonne.

Si trattava di una dragonessa profondamente addormentata, che nonostante riposasse acciambellata su se stessa, era palesemente evidente come somigliasse alla guerriera, anzi... era la sua copia identica!

-...No...-

Disse nuovamente Cinerea costernata, a voce un po' troppo alta.

L'altra Cinerea aprì gli occhi di botto, puntando le due malevoli fessure verdi verso la nuova venuta.

-E tu chi sei?-

Chiese con freddezza, mentre tratteneva un fiotto di veleno corrosivo che le si stava radunando dentro la gola, pronto per colpire.

La mercenaria rispose con una valanga di parolacce ed imprecazioni, pronunciate con così tanta veemenza da lasciare di stucco la marionetta al servizio di Malefor.

Mai come in quel momento, la dragonessa nera delle terre civilizzate de Sud era stata così simile ad un perfetto barbaro.

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