Danza degli Astri

di BadWolfWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Si voltò un’ultima volta a guardare il grande palazzo dorato. Le alte pareti iniziavano già a scurirsi, la lucentezza a spegnersi. La benedizione del sole, valeva solo di giorno, di notte, tutto era buio, tutti erano stanchi e deboli, inermi, senza poteri. Derek si strinse nei vestiti del suo servitore, una casacca, dei pantaloni leggeri mentre camminava tenendo il suo palazzo alle spalle.
Derek, figlio di Adeline e di Elios, principe ed erede al trono del Regno del Sole, stava lasciando la sua casa per sempre. Camminava a testa bassa, rabbrividendo nei suoi vestiti troppo leggeri. Aveva lasciato le armi a palazzo per non dare nell’occhio, così come la pozione che avrebbe potuto ridargli i poteri anche di notte, anche senza la benedizione del sole. Avrebbe chiuso con la sua patria per sempre, solo per lei, per proteggere la sua casa, dilaniata da anni dalla paura di una guerra con il Regno della Luna, opposto a loro, confinante, regno in cui la benedizione del sole non arrivava mai. Traevano il loro potere dalla notte e dalla luna, e di giorno, lontani da essa, erano inermi. Erano popoli gemelli, complementari, divisi alla nascita da due fratelli troppo diversi tra loro, che trasmisero la loro rivalità di generazione in generazione. Derek si coprì i capelli dorati con un cappuccio, capelli troppo dorati per essere di un semplice servo, capelli che lo avrebbero immediatamente fatto riconoscere, insieme ai suoi grandi occhi d’oro. Tutto nella sua figura, ora coperta da abiti estranei, urlava “Figlio del Sole”, e lui lo era davvero. Era la stella del suo regno, il combattente per eccellenza, erede al trono, mite ma coraggioso che ora stava lasciando la sua casa, il suo popolo, costretto dalle pessime decisioni di suo padre, il re. Camminava sovrappensiero verso il regno del Mare, dove avrebbe preso una nave e sarebbe sparito dalla circolazione, non accorgendosi di essere entrato nei confini del Regno della Luna, deviando di poco dal suo percorso a causa della distrazione. Prima che potesse rendersi conto di aver sbagliato strada, due figure emersero dall’ombra atterrandogli addosso e bloccandolo a terra. Normalmente, sarebbe riuscito a sopraffare quelle due ombre senza nemmeno rendersene conto, ma sotto il dominio della luna, disarmato e debole per via della notte, fu costretto ad arrendersi. I due uomini gli legarono le mani e si allontanarono di poco.

- Che ci fa fuori dalle mura, a quest’ora di notte uno schiavo del sole?- Gli disse uno guardando lo stemma sulla sua casacca. Davanti all’assenza di risposta, le due guardie fecero spallucce e lo tirarono su di peso: - Non fa niente se non vuoi parlare, tanto ti porteremo comunque al castello. Il re Selenios ha ordinato di catturare qualunque abitante del sole che avessimo visto passare. Siamo stati fortunati però, tu sei sicuramente lo schiavo del re, o del principe. Ci servirai. -

Solo a quel punto Derek comprese l’errore che aveva commesso e il pericolo in cui si era cacciato. Si dimenò un po’ nelle corde: - Non avete capito. Non sono uno schiavo, sono il principe- disse alle guardie agitandosi sempre di più. Se l’avessero portato a palazzo, sarebbe finita, sarebbe stata guerra certa. O il re lo avrebbe usato come ostaggio per ottenere la resa, o suo padre avrebbe dichiarato guerra al regno che lo teneva prigioniero. Inconsciamente, Derek si era messo al centro di una guerra.

- Non sto scherzando.- provò a dire di nuovo alle guardie -Se mi lasciate andare non succederà niente, non vi sarà fatto alcun male. - ma i due uomini lo trascinavano imperterrite verso le alte porte del palazzo della Luna, ridendo delle sue parole. - Avresti fatto meglio a rimanere dal tuo padrone stasera, schiavo del sole. Ora ci appartieni.- Detto questo entrarono nel palazzo.

Derek ebbe il tempo di ammirare quel bellissimo palazzo. Le alte pareti splendevano di luce lunare, dolce marmo bianco si stendeva sui pavimenti, mentre tessuti così fini da sembrare trasparenti fungevano da tende. Era tutto ciò che il palazzo del sole non era. Era elegante, fine, quasi… femminile. Sembrava avere quella dolcezza nell’arredamento che sua madre era solita lamentare nel loro palazzo. Il pensiero di sua madre lo trattenne per un attimo dalla realtà, la calda risata e i suoi morbidi capelli biondi lo distolsero dal pensiero che il suo destino, e quello del suo popolo, stava per essere deciso dai suoi nemici. Venne trascinato in un’ampia sala del trono, finemente decorata, d’argento intarsiato, e poco delicatamente venne fatto mettere in ginocchio. Le guardie si affaccendavano intorno a lui, per chiamare il re, per tenerlo sotto controllo e fermo a quello che credevano fosse il suo posto.
Dopo pochi minuti, entrò una figura slanciata e pallida, così chiara da riflettere la luce esterna. I capelli argentei gli donavano un’aria quasi spettrale, chiusi in una delicata treccia. Il suo sguardo freddo e argenteo illuminava la stanza: sembrava quasi che fosse entrata la luna stessa. Rispetto agli altri abitanti del regno della luna che aveva visto, grigi, spenti nonostante la notte, oscuri, lui risplendeva di luce propria, chiara e bellissima. I passi del principe riecheggiarono nella fredda e silenziosa stanza fino a che non si sedette sull’alto trono. Sospirò debolmente prima di parlare: - Per questo momento farò le veci di mio padre, il re.- Poi guardò la figura inginocchiata davanti a sé. Le vesti erano chiaramente di uno schiavo, di una persona di rango inferiore, anche se appartenente alla famiglia reale, tuttavia, il colore così intenso dei suoi capelli, e il suo sguardo tagliente così luminoso, lo mettevano un po’ a disagio.

-Chi è lo schiavo che avete portato? Un nemico? - disse con una voce melliflua, come una carezza.

Derek si agitò e fece per alzarsi in piedi, davanti a quello che considerava un suo pari, ma venne brutalmente rimesso in ginocchio. Alzò lo sguardo verso quel principe, così luminoso e dallo sguardo così intenso da far quasi male, a lui che pur era abituato alla luce diretta del sole.

-Non sono uno schiavo. - disse con voce calda e profonda. -Sono il principe Derek. Mia madre si chiamava Adeline e mio padre è Elios, Re del Sole. Vi prego di credermi, sono stato catturato per errore. - fissava negli occhi quel principe così etereo, sperando nella sua benevolenza e nella sua saggezza, che tanto si decantava anche nel regno nemico. L’uomo aveva ascoltato impassibile, con il viso dolcemente appoggiato sulle mani, in ascolto.
Per una frazione di secondo, le sue labbra si incurvarono in un sorriso. -E così tu saresti il principe Derek della cui forza tanto si parla. Mi dispiace contraddirti – disse alzandosi lentamente dal trono e avvicinandosi a lui. Raggiunse in fretta il prigioniero e si piegò leggermente su di lui: - ma da quello che vedo, non sembri altro che uno schiavo. Come posso crederti?- disse con tono canzonatorio, cercando di nascondere la nota di incertezza nel vedere da vicino quegli occhi così intensi e quel biondo così acceso, spenti leggermente dalla luce della luna, ma comunque evidenti. Derek sorrise, e allungò il viso verso di lui, accostandosi al suo orecchio.
- Se non mi credete, guardate sotto la mia casacca. Sul mio petto, brilla la collana dell’erede, che come ben saprete- disse intravedendo il petto scoperto del principe, - visto che l’avete anche voi, è inchiodata a noi da una potente magia del sangue. Non si può togliere, non si può rubare.- Teneva gli occhi fissi su di lui, vedendo lentamente lo sguardo divertito lasciare spazio a uno incerto e leggermente spaventato. Il principe Samuel, del regno della Luna, deglutì senza fare rumore, alzando per qualche secondo lo sguardo sulle guardie, come per fulminarle. Poi lentamente aprì la casacca del suo prigioniero, cercando di frenare il tremolio delle sue mani, sentendo l’agitazione crescere sempre di più. Poi, di botto, scostò la casacca rivelando immediatamente il medaglione, uguale a quello che portava lui, simbolo della sovranità e del loro futuro. Si allontanò di qualche passo. Inginocchiato davanti a sé, legato e inerme, lo “schiavo” che lo stava guardando, era il realtà il suo nemico, il principe Derek del regno del Sole.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Appena vide la collana, il principe Sam richiuse velocemente la casacca, visibilmente turbato, e si girò di scatto dando le spalle al prigioniero tornando verso il trono. Fece un cenno alle guardie, che spaventate, strinsero convulsamente nelle mani le catene che lo tenevano fermo, mentre altre sbucavano correndo fuori dall’ombra. Sam si sedette e lo guardò, recuperando in parte la sua impassibilità:
- Principe Derek. Quale onore. Posso chiedervi per quale motivo vi siete introdotto nel mio regno, in vesti così poco raccomandabili? Cercavate forse di scoprire qualcosa su di noi?- Derek sorrise con aria strafottente, tipico del suo carattere così “infiammabile”. -No, vostra altezza, non stavo assolutamente spiando nessuno. Mi stavo recando verso il nostro vicino, il regno del Mare, nella speranza di potermi imbarcare su una nave e andarmene via di qua. Ovviamente non era sicuro per me, muovermi nella mia armatura scintillante o nelle mie vesti principesche, quindi ho preso in prestito i vestiti del mio servitore, per potermi muovere indisturbato nella notte. Ovviamente questo non è successo. - Derek cercava di nascondere la sua agitazione e di prendere tempo. Aveva sentito le mani formicolare un po’, e aveva percepito il suo corpo che si riempiva di nuovo dei suoi poteri, lentamente, un pezzo alla volta, alla stessa velocità che impiega il sole a manifestarsi. Era l’alba. Ancora qualche minuto, e sarebbe stato forte abbastanza da liberarsi e fuggire lontano. Parlava velocemente di quello che era successo, di come si era sentito, davanti al principe che, annoiato, fingeva di ascoltarlo. Mancava poco tempo. Bastava un altro minuto e sarebbe stato libero. Ma il principe Samuel, dall’alto del suo trono, si stava massaggiando le tempie, visibilmente stanco. Impercettibilmente guardò fuori dalla finestra, vedendo i primi raggi del sole squarciare la notte. In quell’esatto momento, capì che l’uomo inginocchiato davanti a sé, che fin da subito aveva reputato arrogante e poco brillante, in realtà era quasi riuscito ad ingannarlo. “Sta prendendo tempo. Sa che i suoi poteri stanno tornando.” si ritrovò a pensare. Fece segno ad una schiava che uscì di corsa dalla stanza, tornando pochi secondi dopo con una scatola, che consegnò alla guardia che teneva le catene. - Puoi smettere di parlare ora, ho capito cosa stavi cercando di fare.- La guardia tirò fuori dalla scatola uno spesso collare d’argento e lo legò intorno al collo di Derek, interrompendo la trasformazione e togliendogli i poteri, intrappolandolo in una notte eterna. -Purtroppo per te – disse avvicinandosi a lui, - la luna è la madre degli inganni. Non puoi mentirmi e non puoi ingannarmi.- gli sussurrò molto vicino al suo viso. Derek chiuse per un momento gli occhi, sconsolato. Aveva perso. Ormai era di loro proprietà, in quelle condizioni, avrebbero potuto fare di lui quello che desideravano. -Voi – gli rispose -siete un uomo avveduto, come posso constatare, prego, fate pure quello che volete di me – disse con aria provocante, spiazzando le guardie e facendo sospirare di frustrazione quel principe marmoreo. In un regno dove tutti sembravano così riservati e composti, quell’irriverente sprazzo di sole era scioccante. -Quindi ora che succede? Mi restituite a mio padre con un biglietto di scuse? - scherzò Derek al principe. l’irriverenza era il suo modo per nascondere la paura e l’agitazione. Sotto quel bellissimo sorriso, si celava la certezza di un triste destino per sé stesso. Forse poteva almeno essere d’aiuto al suo popolo. Si schiarì la voce: - Principe Samuel, se mi restituirete ora, ci penserò io a spiegare e mi prenderò tutta la colpa e la responsabilità, senza nemmeno nominare il vostro intervento.- stavolta era serio, niente sarcasmo, niente ironia, la salvezza del suo popolo, era l’unica cosa a cui teneva. Sam lo guardò triste. Nemmeno lui voleva la guerra, non era come suo padre. Guardando quel ragazzo inginocchiato a terra, non vide un prigioniero, ma il futuro re con cui avrebbe potuto realizzare il suo progetto di unificazione dei popoli, mettendo per sempre fine alle rivalità. Inoltre lui sapeva, al contrario di suo padre, accecato dal desiderio di guerra, che i due popoli erano uguali. Nessuno dei due era meno dell’altro, la guerra sarebbe stata logorante e avrebbe causato la morte di un numero troppo alto di persone per poterla prendere in considerazione. Ma lui non era ancora il re.

-Vorrei lasciarti tornare al tuo regno come se nulla fosse successo, ma a quest’ora si saranno accorti della tua assenza e non penso che i nostri padri saranno così clementi. Purtroppo – si alzò dal trono, facendo cenno alle guardie di porgergli l’estremità delle corde che tenevano legate la mani di Derek - mi vedo costretto a far sì che tu rimanga senza i tuoi poteri, mentre mio padre decide cosa fare di te. Ti scorterò nelle segrete, dove aspetterai il tuo fato. - era quasi indeciso se chiedergli o no il suo consenso, così rimase fermo e aspettò una risposta da quello che in teoria, era il suo prigioniero. Derek lo guardò e annuì con aria grave, alzandosi, lasciando che le mani diafane del principe, lo tirassero verso la sua prigione. Nonostante la corda li separasse, sentiva come un formicolio, come se le loro mani si stessero sfiorando, come se fosse più vicino. Gli si mise a fianco, guardando dritto davanti a sé. - Ti prego – sussurrò vicino al suo orecchio – dì a tuo padre che sono pronto ad assumermi tutta la responsabilità, pur di evitare la morte del mio popolo. - nonostante le mani legate e il collare, sembrava più un principe che mai, fiero, regale, pronto al sacrificio per il suo popolo. Sam si girò a guardarlo per un attimo: quanto stonavano quei segni di sottomissione sulla sua figura così forte e indipendente, e quanto il suo sguardo triste, su un volto così bello. I suoi capelli biondi spiccavano sul bianco e l’argento dell’ambiente circostante, così come la sua pelle abbronzata, rispetto al pallore regale degli abitanti della luna. Quando si riprese dall’incanto in cui era caduto per colpa di Derek, si accostò al suo orecchio. -Ho intenzione di non dire nulla a mio padre. Dirò che eri solo uno schiavo che per il panico di trovarsi in un regno nemico e per aver tradito i propri padroni si è suicidato. Ti faccio uscire da qui. - affrettò il passo tenendo stretta la corda che lo teneva legato. -Spero che mio padre sia abbastanza indifferente da non scendere nelle segrete, da dove devo farti uscire. - mentre parlava, si guardava alle spalle, incitando Derek a sbrigarsi -Ma come faremo con le guardie? Mi hanno visto – rispose il biondo affrettando il passo. Sam lo liquidò con una mano – farò loro un incantesimo, scorderanno di aver mai posato gli occhi su di te. Purtroppo alcuni sono d’accordo con me, ma la corona è la corona. Rischiano di essere giustiziati. -

Finalmente arrivarono davanti ad una grossa porta marrone, dietro la quale si trovavano le celle e una piccola porta secondaria da cui voleva far uscire il giovane. Aprì la porta con una mano lasciando passare il giovane. Derek ubbidì immediatamente, irrigidendosi dopo pochi passi. -Perché ti sei…. - iniziò a dire, ma si bloccò davanti alla visione di una sagoma nell’oscurità, così simile a lui da far male. Suo padre.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Alla vista del re, Derek abbassò immediatamente lo sguardo. Sperava che avrebbe interpretato quel gesto di sottomissione, come la prova decisiva che fosse uno schiavo, ma si rendeva conto della debolezza del gesto e che era la paura di essere scoperto, a spingerlo ad aggrapparsi a queste cose. Nonostante il collare, la luce del sole faceva brillare i suoi capelli più che mai, e a nulla servì il cappuccio che Sam gli aveva tirato su, attirando la curiosità del padre.
-Finalmente – disse il re avvicinandosi ai due giovani principi, guardando Derek come si guarda la portata principale dopo tanto digiuno. -Vi stavo aspettando. Ben fatto figliolo, hai gestito al meglio la cosa. Ora dimmi, chi è costui, e perché è qui? - l’uomo si stava rivolgendo al figlio, che irrigidito, aveva messo una mano sul collo, forse per sottolinearne la sottomissione, forse per avere un po’ di muto conforto nell’affrontare l’uomo più pericoloso del Regno della Luna. Suo padre.
Derek lo sentì deglutire piano, non osando alzare lo sguardo: -Padre. Hanno trovato questo schiavo del sole vagare per la foresta, sembrava fuori di senno. - guardò di sottecchi il giovane: nonostante le segrete lasciassero entrare pochissima luce, i suoi capelli erano più dorati che mai. Si fermò un secondo, aveva perso il filo del discorso, distratto dalla bellezza del suo prigioniero. La maledisse tra sé e sé, scuotendo leggermente il capo per tornare alla realtà. -Gli abbiamo già fatto tutte le domande. Non sa niente. È chiaramente un pazzo, uno scarto. - Lo guardò per un attimo con finto disgusto -Gli ho fatto un incantesimo per farlo stare zitto, visto che non la smetteva di urlare, ma con il vostro permesso, padre, vorrei utilizzarlo per esercitarmi con i miei poteri, per migliorare le mie capacità. - Disse con una punta di malizia. Sam non avrebbe mai toccato in quel modo uno schiavo, lui, nel suo mondo grigio e oscuro, era la luna. La luna non fa mai del male alle persone.
Il re, aveva smesso di ascoltarlo qualche secondo fa. Un raggio particolarmente forte era entrato nella cella e aveva fatto risplendere anche la poca pelle scoperta del ragazzo. Si avvicinò lentamente, sovrappensiero: -Penso vada bene… però… ha un volto familiare. - ci pensò mentre si avvicinava, studiandolo, poi gli mise una mano sotto al mento, e gli tirò su il volto, costringendo il giovane principe a guardarlo negli occhi, leggermente sgranati dalla paura. Occhi dorati, intensi. -Sicuro sia uno schiavo? - lo guardò bene – i suoi occhi.. mi sembrano familiari. Credo di averli rivisti da qualche parte-
poi, improvvisamente, il re sgranò gli occhi. Sapeva perfettamente dove li aveva rivisti, nel volto del suo peggior nemico, sul volto dell’uomo che aveva giurato di distruggere. Quel giovane schiavo, era il figlio del re del Sole. Il principe Derek. Lo sguardo gli si illuminò di follia, mentre con mani tremanti, metteva mano alla sua casacca, pronto ad aprirla e a scoprire sul suo petto, la collana dell’erede, segno inconfondibile della sua regalità. Derek, immobile, si voltò a guardare Sam, nel panico: cosa avrebbero potuto fare? Qualche altro secondo, e sarebbe finita.
Ma Sam non lo stava guardando. Ancora con la mano sul suo collo, aveva chiuso gli occhi di botto e aveva iniziato a sibilare delle parole in una lingua che non conosceva, allungando due dita sotto il cappuccio e arrivando a toccare la catena del medaglione. L’incantesimo avrebbe dovuto rendere invisibile la collana, ma per sicurezza, mentre il padre era distratto, occupato a osservare gli occhi del giovane, Sam era riuscito a girare la collana, nascondendogli il medaglione sulla schiena. Se l’incantesimo non avesse funzionato, il grosso collare argento al collo di Derek avrebbe dovuto nascondere la catena.
Dopo un po’ di tribolazione, dovuta all’incapacità di sciogliere quei complicati nodi sulla casacca di Derek, il re scoprì di botto il petto nudo del ragazzo, non trovando nulla. Ma il re Selenios non era uno sciocco. Aveva riconosciuto il giovane e in quell’esatto momento aveva capito che suo figlio lo stava proteggendo. In quell’esatto momento aveva capito che entrambi dovevano morire. Se suo figlio aveva scelto di proteggere il nemico, sarebbe diventato egli stesso un nemico.
Così, finse delusione: -Sembra che sia davvero uno schiavo. - fece spallucce – Allora non avrai problemi a tenerlo con te vero? Il nostro primo schiavo dal regno del Sole. Lo faremo debuttare al banchetto che terremo in onore del Re Elios e di suo figlio, il principe Derek. - Selenios non stava guardando suo figlio, ma poté tranquillamente immaginare il suo stupore e la sua paura. Sam iniziò a sudare freddo: -Un… un banchetto padre? - trovò il modo di sorridere – Ti hanno forse avvelenato? O tu vuoi avvelenare loro. - scherzò con la voce leggermente tremula, desideroso di interrompere al più presto quella conversazione. Si guardò intorno e vide una luna catena penzolare da un gancio, su una di quelle pareti sporche e scure. La fece passare nell’anello del collare di Derek e tirò un po’, saggiandone la presa. Tenendolo saldamente per la catena, gli diede una spinta e lo fece uscire malamente dalle segrete, desiderando portarlo in camera per poi liberarlo.
Ma suo padre non aveva ancora finito: -Forse sì. Ma sono troppi anni che va avanti questa storia, dovremmo mettere la parola fine prima o poi non pensi? - poi Selenios tornò a guardare suo figlio. -Se rifiuteranno, o non si presenteranno tutti, saremo costretti a dichiarare guerra per oltraggio, lo sai vero? - non riuscì a nascondere un sorriso soddisfatto. Con una sola frase aveva appena condannato a morte il regno del sole, alla schiavitù un bellissimo principe, e alla totale impotenza suo figlio, che non sarebbe mai riuscito ad evitare la guerra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Derek deglutì in silenzio, mentre riabbassava la testa e lentamente comprendeva le parole del re. Sarebbe stata guerra, in un modo o nell’altro.
Se non si fosse presentato nessuno, Selenios avrebbe dichiarato guerra, se Elios fosse venuto senza il figlio, e lui fosse riuscito a nascondersi, Selenios avrebbe dichiarato guerra. Se Elios fosse venuto e Selenios lo avesse preparato come regalo di benvenuto, inginocchiato e ridotto in schiavitù, Elios avrebbe dichiarato guerra. 
In quel momento Derek capì di essere al centro di quella guerra che per tanti anni aveva cercato di evitare, e che ora sarebbe scoppiata per colpa sua. Al suo fianco, scorse con la coda dell’occhio Sam stringere la mascella e abbassare la testa in segno di sottomissione al padre: -Avete ragione, padre – lo sentì dire a denti stretti.
Da parte sua, Sam in quel momento non poté fare altro che sottomettersi alla malvagità del re, ringraziando la sua amata luna per non aver fatto scoprire la vera identità di Derek, ritenendo ingenuamente, di aver ingannato suo padre. Rialzando lo sguardo tuttavia, non riuscì a non farsi un’esame di coscienza. Non faceva altro che ripetersi di essere nel giusto, che suo padre fosse oscuro e malvagio, maestro nell’ingannare le persone, ma lui non aveva appena fatto altrettanto? Non aveva mentito, ingannato anche lui? “è per una giusta causa, non sono malvagio, queste bugie sono a fin di bene, per un bene più grande” era solito ripetersi quando non riusciva a dormire, quando le sue mani diafane erano in grado di produrre solo magia nera, magia malvagia. Eppure brillava come la luna. In una notte madre di inganni e di ingiustizie, il giovane principe illuminava il terreno circostante, la miseria e l’infelicità come la grande Madre Luna. Perché? Si ritrovò a pensare “perché devo essere io a illuminare gli altri, perché devo cercare di fare sempre la cosa giusta, sotto il peso della paura di diventare come loro. Potrei lasciarmi andare, e diventare davvero come loro. Disonesto, malvagio, guerrafondaio, falso. Ma io non sono così”.
Sovrappensiero non aveva sentito suo padre andarsene, e non aveva sentito Derek che gentilmente lo spingeva fuori dalla grossa porta marrone, spingendolo dolcemente con le sue mani scure, ancora legate, dove un sottile segno rosso iniziava già a marchiare la pelle. -Sam – sussurrò il giovane -ci ha appena condannati. Ci ha appena condannati alla guerra. - disse avvicinandosi con cautela a lui e appoggiandogli quasi impercettibilmente una mano sul braccio, guardandolo fisso in quegli occhi così chiari, così argentei. Lo sfiorò in un gesto forse di consolazione, forse di mutuo compatimento. Sospirò. Lui ormai era condannato. O all’esecuzione, o a un destino di schiavitù o ancora ad una morte sul campo di guerra. Era finita per lui. Ma confidava in Sam, ancora principe, ancora in grado di trovare una soluzione. -Cosa possiamo fare? - gli aveva sussurrato triste.
Sam si appoggiò alla porta, distrutto mentalmente dalla situazione e iniziò a massaggiarsi le tempie con le dita. -Per prima cosa – disse con tono stanco -ti levo questo inutile incantesimo. Ormai non serve più. - bisbigliò qualche parola in quella lingua sconosciuta, toccando piano il collo di Derek e la collana, che non si era mai spostata di lì, tornò visibile. -Potrei.. potrei prendere una persona del tuo regno e farla assomigliare il più possibile a te. Lui potrebbe essere lo schiavo trovato nella foresta, e tu torneresti al tuo regno, ad essere un principe. - parlava velocemente, come se pensasse a voce alta, cercando di aggrapparsi alla minima possibilità di uscire nel miglior modo possibile da quella situazione. Una ciocca di capelli argentei gli cadde sul viso, spegnendosi lentamente a causa del sorgere del sole, ma il principe era troppo occupato per spostarla. Derek dovette reprimere l’impulso di liberarlo da quella ciocca, riportandola al suo posto dietro le orecchie leggermente a punta.
Deglutì. -Non posso condannare un innocente a questo destino – disse con voce ferma, ma Sam lo ascoltava di sfuggita: -So che sarà ingiusto per quella persona, ma a volte bisogna sacrificare una vita per il bene di due interi regni, non pensi? - Derek si agitò nelle corde e lo fermò: -No, non penso. Non punirò una persona del mio popolo per un mio sbaglio. Piuttosto. - lo guardò intensamente -e se dicessi a tuo padre che sono il principe? Se mi consegnassi a lui, c’è la possibilità che se la prenda con me lasciando stare il mio popolo? - a questo punto Sam lo guardò, come se lo vedesse per la prima volta, prendendo in considerazione la proposta: -non ne sono sicuro. Mio padre non è una persona giusta. Potrebbe anche imprigionarti, ricattare tuo padre e distruggere il tuo regno. - appoggiò le mani su un pesante tavolo in legno grezzo, riflettendo -Forse potrei fare un fantoccio con le tue sembianze, ma non so quanto posso resistere… - Derek lo interruppe: -E invece un voto infrangibile? Noi possiamo pronunciare un giuramento nel nome del nostro sole, e se lo infrangiamo, nonostante siamo generati dalla sua luce, da essa verremmo bruciati. Potremmo convincerlo con l’inganno a giurare di accontentarsi di me e della mia umiliazione e che non dichiarerà guerra al mio regno. -
Derek era serio mentre avanzava queste proposte. Era pronto a sacrificarsi immediatamente per il suo popolo, senza un minimo di esitazione. Tutta quella storia, stava dimostrando quanto Derek e Sam sarebbero stati più in grado di regnare, piuttosto che i loro padri, senza scrupoli ed egoisti.
Sam si girò a guardarlo. Ammirava il coraggio di quel giovane principe, la sua dedizione al regno e la sua forza, e capì di non potergli permettere di sacrificarsi. Non riuscì a sostenere lo sguardo fiero di Derek e fu abbassò leggermente gli occhi, sul suo corpo. Il collo abbronzato era chiuso da quel collare argento che stonava con il suo sguardo fiero, il petto era coperto dalla casacca e le mani.. le mani erano ancora legate. Quel particolare risvegliò Sam da quell’incanto in cui di nuovo, Derek lo gettava. Gli liberò le mani, notando i piccoli segni rossi sui polsi.
-Potrebbe giurare alla luna, la luna è l’unica cosa pura del nostro regno. - gli disse risollevando gli occhi verso di lui – ma la differenza tra i nostri regni è che voi, anche se non vedete il sole, siete comunque riscaldati dalla sua luce, sapete che c’è – disse sfiorandogli leggermente i capelli che brillano -noi, se la luna è coperta, scivoliamo in una profonda notte, dove non regna altro che buio. Noi siamo tenebre, e l’unico dio che mio padre e gli altri venerano, è il buio, re degli inganni. O almeno questo è il regno che mio padre ha creato. -disse leggermente disgustato, lasciando trasparire sentimenti diversi solo al nominare la sua luna.
Derek non aveva mai smesso di guardarlo. Con un passo si ritrovò davanti a lui, e lentamente gli prese una mano tra le sue. -Possiamo cambiare questo destino. Noi non siamo i nostri padri. - continuò a guardarlo fisso, oro dentro argento, argento dentro oro, Sam con la bocca semiaperta per la sorpresa e Derek con il suo sguardo risoluto e pronto. - mi aiuterai a ottenere quel patto Sam? Mi aiuterai a fermare questa guerra? - scelse volutamente di chiamarlo Sam. Si mise sul suo stesso piano, sottintendendo che al suo posto, Sam avrebbe probabilmente fatto lo stesso sacrificio. Derek si ritrovò ad ammirare il principe della luna, lo vorrebbe dalla sua parte, vorrebbe che lo aiutasse a fare la scelta giusta. Se qualcuno avesse potuto vederli in quel momento, avrebbe rivalutato la scelta della guerra: il figlio della luna, troppo chiaro, troppo argenteo per essere schiavo del buio come suo padre e il figlio del sole, troppo luminoso per essere spento anche dalla notte, troppo buono, la cui luce risplende su tutti gli altri. Nemici da sempre senza saperlo, senza poterlo cambiare, tenersi per mano per salvare i loro regni.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Sam abbassò lo sguardo sulle loro mani, unite e il suo primo istinto fu quello di stringerle, di intrecciare le bianche dita affusolate alle sue, abbronzate e forti, ma scosse la testa, lasciando ricadere la mano sul grembo del biondo.
-Non sarà un patto alla mia amata luna a fermare ciò che succederà. E inoltre.. - spostò lo sguardo sui suoi occhi e per un attimo ci cadde dentro, per la prima volta, desiderò poter essere baciato dalla luce del sole anche lui, invece di essere costretto a nascondersi nelle ombre.
-Inoltre, non potrei mai farlo rispettare. Non ti voglio come schiavo di mio padre. - Derek sgranò leggermente gli occhi. Perché? Perché Sam non voleva che si consegnasse a Selenios, quando forse era l’unica cosa possibile? Il giovane si portò sulla spalla i lunghi capelli argentei e si affrettò ad aggiungere, leggermente a disagio: -Ehm, chi salirebbe al potere poi, nel tuo regno? Se io giurassi alla luna, non potrei mai non rispettarlo, e non voglio vedere un principe con così alti pensieri schiavo di un tiranno. -
Derek alzò lentamente un angolo della bocca, un piccolo sorriso, alle parole del giovane principe. Poi, si voltò a guardare il sole, ormai quasi alto, filtrare dalle piccole finestre delle segrete, e il sorriso si spense quando non sentì il calore dei suoi raggi donargli la forza. “giusto” si ritrovò a pensare “il collare”.
Desiderava sentire la luce sul suo viso, sentire la forza e il potere scorrere un’ultima volta dentro di sé, prima di abbandonarlo per sempre e accettare di essere imprigionato nella notte. Distratto dal mancato calore, non si era accorto che Sam si fosse avvicinato con cautela a lui e, dopo aver allungato le braccia, aveva slacciato il suo collare.
Il “click” della chiusura lo riportò alla realtà, e la luce del sole lo inondò, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Sam si allontanò in fretta e alzò una mano per coprirsi gli occhi, quando Derek riacquistò i suoi poteri. Di giorno, era bellissimo. Capelli dorati dello stesso colore degli occhi, intensi e luminosi, pelle bronzea, lineamenti di nuovo sani. Sembrava che il sole si fosse nascosto dietro di lui, rendendosi visibile sono grazie all’aura che emanava. “Non è il sole a emanare questa luce, ma lui” pensò Sam ammaliato. -Grazie – lo sentì dire quasi commosso. Borbottò un “non c’è di che” e gli diede le spalle, colto da un improvviso attacco di stanchezza. Tutta quella luce, che aveva abbronzato la pelle di Derek, aveva reso trasparente la propria, facendo intravedere la fitta rete di vene scure sotto la sua pelle. Si appoggiò al tavolo, troppo stanco anche per restare in piedi.
-Posso chiederti una cosa? - non aspettò la sua risposta -Perché te ne sei andato sotto mentite spoglie? Perché hai scelto proprio la nostra foresta? - Derek abbassò lo sguardo triste, non c’era modo di fuggire a quella domanda, così iniziò la sua storia:
-Devi sapere, che quando ero bambino, mio padre mi parlava spesso di questo regno. Ero solo un bambino, ma volevo diventare un guerriero, come mi aveva insegnato mio padre, così lui tutte le sere, mi raccontava di questo posto. Mi raccontava delle colline argentee che si sarebbero piegate sotto il peso del mio carro dorato, mi parlava di questa “rivalità” che era stato costretto a portare avanti per darmi la possibilità di splendere. Da bambino non avevo compreso la gravità di questa cosa, finché una settimana fa, non è venuto da me, dicendo che era necessario che prendessimo questo regno. Io, secondo lui, ero in età adatta per scegliere una moglie e per generare dei figli, ai quali avrei dovuto lasciare in eredità anche il regno della luna, per non lasciarne alcuni senza niente. Così me ne sono andato. Ho ingenuamente pensato che magari, senza di me, non ci sarebbe stato bisogno di una guerra. - guardò Sam sconsolato -evidentemente mi sbagliavo. - Il giovane principe era rimasto ad ascoltare a bocca aperta tutta la storia, scuotendo a tratti la testa -e quindi – si alzò avvicinandosi a Derek -Sei cresciuto pensando di dover conquistare questo regno, e comunque sei disposto a sacrificarti per salvarlo? - Derek sorrise di nuovo con quell’aria impertinente. -Cercavo di salvare entrambi, non solo il mio, non solo il tuo. Così posso salvarli tutti e due. - poi un raggio di sole più forte lo incendiò di potenza e di forza, e contemporaneamente fece l’effetto contrario a Sam, che rischiò di svenirgli tra le braccia.
I suoi occhi si erano assottigliati, i suoi capelli erano spenti e la pelle troppo chiara. -Sam, il sole sta per raggiungere il suo massimo calore, devo accompagnarti nelle tue stanze, altrimenti non riuscirai più a muoverti. Del resto – cercò di scherzarci su – sono il tuo schiavo no? Ti porto io. Ma, se non ti fidi ancora di me, lo capisco. Rimetterò il collare senza fare storie, se vorrai, per dimostrarti che sono in buona fede. - lo afferrò per un braccio mentre stava per cadere e se lo mise intorno al collo, sorreggendolo senza sforzo. -No – disse piano Sam -Sappi che per me sei e rimarrai sempre il Principe Derek, del regno del Sole. E poi – con due dita fece fluttuare il collare da terra direttamente nella sua tasca, e con le ultime forze, rialzò il cappuccio di Derek, coprendolo alla vista dei curiosi -io mi fido di te. - e così il giovane principe si fece quasi portare in braccio fino alle sue stanze, da un altro principe che era costretto a possedere. Senza sforzo, il biondo seguì le indicazioni e lo portò fino al suo letto, dove lo depose con gentilezza. Posato il suo “padrone”, si girò a guardare la stanza. Era stupenda. Elegante, ordinata, riccamente decorata, non sembrava nemmeno abitata, tranne per una parete, dove si stagliava alto fino al soffitto uno scaffale pieno di ampolle di tutte le dimensioni e colori, e davanti, affollati su una scrivania disordinata, libri e pergamene di tutti i tipi. Sbirciò nello scaffale, e notò subito quasi tutti gli ingredienti per fabbricare probabilmente l’unica pozione che era in grado di creare Derek e non Sam. Dubbioso, si avvicinò al letto, dove giaceva il principe, in uno stato di semi incoscienza. -Sam – sussurrò – ho visto che sei un mago, e sei appassionato di pozioni. Forse potrei fabbricarne una che non conosci, che è stata creata dal nostro alchimista. Posso provare a farla? - Sam sembrava visibilmente curioso, sotto la sua stanchezza. Annuì. -Sicuro che non vuoi che rimetta il collare? - gli sussurrò piano Derek, spaventato dal fatto che Sam potesse pensare di essere stato tradito. Il giovane principe sorrise e scosse la testa – fai solo attenzione, alcuni di quegli ingredienti possono essere pericolosi per una mano inesperta. - il biondo annuì, e si mosse immediatamente verso la scrivania, armeggiando con ingredienti, dosi, erbe che non aveva mai visto ma di cui poteva leggere sui libri di Sam, mentre il respiro di quest’ultimo si faceva sempre più regolare, segno che si era addormentato. Dopo qualche ora, Derek riuscì a concludere. Guardò il liquido argenteo nelle piccole ampolle, sorridendo leggermente, pregando suo padre il sole di non aver fatto la scelta sbagliata. Di non aver sbagliato a preparare per il principe nemico, per il suo padrone, per il suo alleato, la pozione che gli avrebbe donato i poteri anche di giorno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

-Non ci posso credere. - disse Sam al suo risveglio, alzandosi lentamente, senza fare movimenti bruschi e lasciando che le coperte scivolassero a terra come una carezza. Rise e la sua risata ebbe una punta di amarezza:
-ci credi se ti dico che non sono mai riuscito a farla? Qui – indicò con un gesto stanco la sua libreria – è pieno di libri di magia, ma non è quasi mai magia “buona”. - distolse lo sguardo chiaramente imbarazzato e le abbassò sulle sue mani, allungate e diafane. “le mani dell’inganno”. Suo padre non aveva poi tutti i torti, si era appassionato alla magia fin dai primi mesi di vita. “sono così simile a lui” pensò triste. Poi scosse forte la testa per cacciare quel pensiero. Non sarebbe diventato un tiranno come suo padre.
-Non sono mai riuscito a creare qualcosa di buono, di utile. Qualche trucchetto e tanta magia nera. Ma mai qualcosa del genere. - disse triste allungando le mani verso il calice e notando che la sfumatura d’argento di quella pozione, rispecchiava esattamente il colore dei suoi capelli alla luce della luna. Bevve tutto d’un fiato senza esitare e senza dubitare.
Derek sorrise davanti alla fiducia di Sam nei suoi confronti: avrebbe potuto somministrargli di tutto, avrebbe potuto nascondere il sapore del veleno, e ucciderlo. Perché aveva scelto di aiutarlo? Perché aveva scelto di aiutare il principe del regno nemico, dandogli ciò che avrebbe potuto cogliere di sorpresa il suo regno e distruggerlo? Non ne era ancora sicuro. Forse Sam si faceva la stessa domanda: perché avrebbe aiutato il principe nemico a fuggire? Derek non vedeva alcuna malvagità in lui, alcuna oscurità. Sembrava limpido, ultraterreno.

Si sedette a gambe incrociate davanti a lui, aspettando che la pozione facesse effetto. -Appena ti sentirai meglio, ti dirò come riprodurla. - aveva detto piano.
-Grazie veramente – sussurrò Sam ringraziandolo con gli occhi, appoggiando le chiare labbra sul calice e bevendo la pozione argentea. Non appena finì, chiuse gli occhi e sorride, mentre il suo corpo iniziò a brillare di luce propria, come se fosse appena tramontato il sole. Derek dovette reprimere l’impulso di guardare fuori dalla finestra se fosse ancora giorno, tanto splendeva il giovane principe.
-Se la luna avesse un sapore, sono sicuro che sarebbe dolce come questa pozione. - disse sorridendo, quasi estasiato. Derek sorrise davanti alla tenerezza di questa scena, rendendosi conto della sua unicità: luna e sole che brillavano contemporaneamente. -Sono felice di averti aiutato. Volevo sdebitarmi di quello che hai tentato di fare per me. Non siamo riusciti, ma ci hai provato. E per questo ti ringrazio molto. -
Poi fece una cosa che prima d’ora non aveva mai fatto, non così intenzionalmente. Chinò il capo in segno di rispetto, e in un certo senso, di sottomissione. Per la prima volta, il sole si inchinò volontariamente davanti alla luna. Sam sgranò gli occhi. Derek aveva davvero chinato il capo? Davanti a lui? Il principe del sole, la statua d’oro, il combattente della luce, aveva chinato il capo davanti al figlio della luna, troppo femmineo per essere preso sul serio, troppo buono e limpido per abitare quel luogo di inganni e ingiustizie.
Senza rendersene conto, le sue gambe si mossero verso di lui. Detestava vederlo così, voleva vedere i suoi occhi sprizzare irrequietezza e vigore, così gli mise due dita sotto al mento e lentamente gli alzò la testa, rivelando i suoi bellissimi occhi dorati, ora leggermente aperti per lo stupore. -Non chinare il capo, ti prego. Meriti il rispetto che mi dai. Io e te, siamo sullo stesso piano. - lo sentì deglutire in silenzio, mentre sulla sua bocca si apriva un ampio sorriso. -Ti ringrazio – riuscì a dire davanti a quegli occhi argentei.
Erano molto vicini. Il principe della luna profumava di notte e di fiori, i suoi occhi lo ipnotizzavano, e per un momento, Derek desiderò infilare le mani nei suoi capelli e sentirne la morbidezza. Tossicchiò e si allontanò piano. -Se vuoi – balbettò – ti dico gli ingredienti e i procedimenti. - davanti allo sguardo illuminato di Sam, felice di imparare una nuova pozione, si trovò di nuovo a sorridere. -Prendi carta e penna. - detto questo, elencò tutti gli ingredienti e i procedimenti, con le dosi e le quantità. -per fare la nostra, al regno del Sole, utilizziamo un particolare tipo di fiore che cresce solo nel nostro regno. Per questo, per preparare la tua, ho utilizzato una pianta che cresce solo qui, come ho letto sul libro, e ha funzionato. - poi rimuginò sulla frase appena detta – questo vuol dire che non avrò mai più poteri di notte. - sussurrò guardandosi le mani splendenti.
Aveva bisogno di cercare il lato positivo, di aggrapparsi a qualcosa, o la sua vita, sarebbe stata troppo dolorosa da sopportare. Così si forzò a sorridere: - ma del resto, vista la mia condizione attuale, non dovrei avere i poteri nemmeno di giorno, quindi direi che è una vittoria, no? - fece un gran sorriso, per nascondere la paura e la sensazione di impotenza che provava da quando era entrato in quel palazzo.
Sam scosse la testa continuando a scarabocchiare su un foglio. - ma non è giusto – borbottò – dovremmo andare a prendere quei fiori. Potrei prepararti un po’ di pozione e restituirti i poteri di notte. - disse determinato, alzandosi – lasciami fare questo per ripagarti. Andremo insieme. Io del resto, non conosco il tuo regno e dovrai guidarmi. - affermò mettendosi un grosso mantello nero, e passando a Derek dei vestiti da schiavo della luna da indossare per uscire dal castello. Per sicurezza, Sam avrebbe portato nel suo borsello magico, di infinite dimensioni, i vestiti del regno del sole, per farlo stare più a suo agio.
Derek prese i vestiti dalle sue mani, e in poco tempo si liberò dei suoi. I vestiti del regno della luna, erano molto più piccoli, più succinti, visto l’utilizzo degli schiavi che erano soliti fare. Derek, nella sua ingenuità dovuta all’abolizione della schiavitù nel regno del Sole, non ne capiva lo scopo. Sospirò con disappunto, notando quanta pelle scoperta lasciassero. Almeno non si vedevano i suoi tatuaggi d’oro sulle spalle, altro segno di riconoscimento della sua regalità. Sam, guardando quei vestiti sul corpo di Derek, non riuscì a non sentirsi in colpa, cadendo in una visione in cui, al posto di Derek, era lui ad essere schiavo del sole, ridotto a fare tutto ciò che gli veniva ordinato.
Si girò di scatto scuotendo il capo per mandare via quell’immagine così nitida, quindi borbottando un “andiamo” uscì dalla sua stanza, con Derek che, riallacciatosi il collare per bloccare il suo potere, lo seguiva. Si incamminarono su una lunga rampa di scale che li avrebbe portati all’ingresso principale. Tuttavia all’ultimo momento, gira velocemente prendendo una scorciatoia che li porta ad una porticina di legno. In pochi secondi erano fuori dal palazzo. Il giardino era di un biancore anormale, accecante. Il regno della Notte, risplende solo di notte, e di giorno perde la sua regalità e diventa quasi in bianco e nero, sparendo ogni sfumatura o ogni lucentezza. -Bene. Da qui dobbiamo andare sempre dritti, e una volta nella foresta, devi guidarmi tu.-
Derek rialzò lo sguardo su quel palazzo così diverso dalla sera prima, così… spento. Il sole, che illumina e dà potere a lui e al suo popolo, rendeva stanco e debole il suo popolo gemello, e viceversa. Camminava a disagio in quei vestiti così striminziti e in generale in quel ruolo. Era abituato allo splendore, allo sfarzo, ai servi abbigliati quasi come i padroni, ai matrimoni sfavillanti eppure, nonostante quel desiderio di mostrare la propria ricchezza, avevano abolito la schiavitù da secoli. Non avrebbero mai osato mettere un collare ad un essere umano.
Guardò i lunghi capelli luccicanti di Sam – mettiti il cappuccio, non devi assolutamente farti riconoscere. - Sam rise imbarazzato, tirandosi immediatamente su il cappuccio. -Vero, ora rischio di finire io nelle loro mani. - mentre camminava, guardava con la coda dell’occhio prima il suo amato castello, che ora sembrava quasi una dimora abbandonata, poi lui: quello splendore di sole accanto a lui, che faceva brillare tutto quello che aveva intorno. Perso nella contemplazione, non si era accorto di essere arrivato abbastanza lontano dal suo regno da entrare in quello di Derek. Notò il prato di colore più giallo e sbattè un paio di volte gli occhi. Poi mise mano al suo borsello, come se fosse infinitamente grande. - ti ho portato i tuoi vestiti. So che non è proprio ciò che indossi di solito, ma almeno non sono le vesti da schiavo. - sorrise imbarazzato sbattendole leggermente per aprirle.
Derek guardò le vesti come se ormai riguardassero una persona che non è più. Le sentiva distanti e non sue. -hai ragione. Qui è molto meglio che mi scambino per un servo del sole, che per uno schiavo della luna. - detto questo, slacciò il collare poggiandolo a terra, poi si spogliò. Non era la prima volta che lo faceva, ma stavolta, era direttamente sotto il sole. Non appena rimase seminudo, la luce illuminò la sua pelle dorata, facendola risplendere come fosse una statua. Il petto e la schiena punteggiati da piccole cicatrici di battaglia, le spirali d’oro sulle sue spalle, pronte a ricordare la sua regalità. Stette qualche secondo a bearsi della luce di suo padre, il sole per poi scuotere i capelli e vestirsi lentamente. - ti ringrazio molto. -
Sam si rigirò. All’inizio non era riuscito a distogliere lo sguardo, incantanto da quella bellezza, ma gli occhi avevano iniziato a pizzicargli, come se avesse fissato direttamente il sole. “una vera divinità. I figli del sole risplendono di forza come il loro padre.”
- grazie a te di essere così. - sussurrò senza pensare, rendendosi conto solo dopo di quello che aveva detto. -Ehm, nel senso, grazie di essere così come sei, molto disponibile e intelligente. - si coprì la faccia con le mani e scoppiò a ridere – scusa, questo sole mi rincretinisce- Derek si girò di scatto sentendo la risata cristallina, e si avvicinò a lui, ancora seminudo, senza casacca. Con il sole, aveva recuperato la sua irriverenza e sfrontatezza. Si avvicinò al suo orecchio sussurrando: - in realtà, la pozione che ti ho dato, funge da piccola luna sul tuo corpo, quindi – gli sfiorò le braccia quasi impercettibilmente, percependo il suo cuore battere nelle vene, e scese dolcemente alle mani -quindi magari queste cose le pensi davvero, figlio della luna? - con il suo sorriso e il suo tono accattivante era ammaliante, ma soprattutto ammaliato, da quella figura così eterea, da renderla quasi impalpabile.

Era stato corteggiato da tante persone nella sua vita, donne, uomini, principi e servitori, ma nessuno era mai rimasto così impresso nella sua mente come quel principe, così diverso da lui, così diverso dal resto del suo popolo.

Era il suo nemico, il suo amico, lui.

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