Nighttime

di Laly of the Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunset ***
Capitolo 2: *** Twilight ***
Capitolo 3: *** Midnight ***
Capitolo 4: *** Dawn ***
Capitolo 5: *** Sunrise ***



Capitolo 1
*** Sunset ***


Liberamente ispirata al primo prompt della Gara di Flash San Valentino 2019 indetta dal gruppo Takahashi Fanfiction Italia: "I tramonti sono la prova che anche i finali possono essere belli."



Le lunghe ombre della sera erano calate, annunciando la fine di quella giornata, iniziata come tante altre e finita in modo totalmente inaspettato.
Kagome sospirò appena, ripensando agli avvenimenti che l’avevano riportata lì, dove tutto era cominciato. Sfiorò leggera il bordo frastagliato del Pozzo Mangia-Ossa, soffermando lo sguardo sulle nervature del legno, che così tante volte l’avevano vista passare, mentre attraversava il confine tra il mondo moderno e l’epoca Sengoku. Il confine tra il suo mondo e quello di Inuyasha.
Con calma riprese il suo cammino, fino a giungere ai piedi del Goshinboku, l’albero sacro che troneggiava lì come nel suo presente, collegando, fondendo quasi le due linee temporali. Era quello il miracolo che le aveva permesso di attraversare il pozzo, che le aveva permesso di incontrare Sango, Miroku, Shippo… e Inuyasha.
Si avvicinò ulteriormente alle radici dell’albero, posando le dita tremanti nel punto in cui giaceva il Mezzodemone, la prima volta che lo aveva incontrato. Sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno, da quell’avvenimento. Ricordava perfettamente le parole astiose che lui le aveva rivolto, credendola Kikyo, così come ricordava tutti gli avvenimenti successivi alla ricomparsa della Sfera dei Quattro Spiriti, rimasta sepolta e dormiente tra le sue carni per quindici lunghi anni.
  • Non dovresti andartene in giro da sola. Ci sono ancora demoni in giro. – Kagome si voltò, presa alla sprovvista. Inuyasha stava dal lato opposto della radura, le mani infilate nelle larghe maniche della veste, gli occhi dorati e ferini puntati su di lei.
  • I-Io… stavo per rientrare. – balbettò in risposta.
  • Feh! Muoviti, altrimenti ti lascio indietro! – la redarguì lui, con la sua solita arroganza, voltandole le spalle. Kagome sospirò per l’ennesima volta, domandandosi mentalmente se avesse fatto bene ad attraversare il pozzo. Per lui.
Un alito di vento appena accennato scosse i rami, facendo stormire le fronde e permettendo alla luce aranciata del tramonto di penetrare persino lì, dove il bosco era più fitto. Kagome osservò rapita la danza della luce tra le ombre scure, lasciando che le parole scaturissero direttamente dal suo cuore, senza filtri.
  • Sai, Inuyasha… mia madre dice sempre che i tramonti sono la prova che anche i finali possono essere belli. È una cosa che non sono mai riuscita a capire. Il tramonto è una fine. E la fine di qualcosa ha sempre un retrogusto di tristezza. – si fermò un momento, cercando di ignorare il nodo che le stringeva la gola, mentre cercava le parole giuste per spiegarsi - Anche oggi, per me, è stata una fine… eppure… nonostante tutto… questo tramonto non mi sembra così triste. –
Inuyasha tornò sui suoi passi, colpito dalle parole di lei, voltandosi anche lui nella direzione osservata dalla ragazza.
  • Perché? – domandò infine.
  • Perché è una fine… ma è anche un nuovo inizio. E per quanto ci spaventino, gli inizi sono sempre meravigliosi. –
Il Mezzodemone tornò ad abbassare gli occhi dorati su Kagome.
Forse, dopotutto, non aveva tutti i torti. Forse quello era davvero un nuovo inizio.
Anche per lui.


- Angolo dell'autrice - 
Non so, non ho idea di come sia venuta fuori questo obbrobrio, sarà stato il caldo, la mancanza di sonno, sta di fatto che è spuntato questo obbrobrio. Chiedo scusa se mi sono "presa in prestito" il prompt, ma era un po' che mi ronzava in testa l'idea di scrivere qualcosa con quella frase e alla fine ci sono (circa) riuscita.
Ringrazio in anticipo chiunque decida di fermarsi per spendere qualche minuto a leggere questa flash senza pretese, spero possa perlomeno intrattenere.
Un abbraccio.
Laly

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Capitolo 2
*** Twilight ***


Era calata la sera, nel villaggio di Musashi. I campi che lo attorniavano si erano fatti silenziosi, mentre le capanne di legno si erano al contrario riempite di schiamazzi, di luce e di profumi invitanti. Di vita.
  • Inuyasha, la cena è pronta! –
  • Uh? Sì… arrivo. – grugnì il mezzodemone in risposta.
Il tono di voce inespressivo convinse la giovane sacerdotessa a scostare appena la stuoia che fungeva da porta, osservando perplessa il ragazzo.
Inuyasha se ne stava seduto sulla veranda, la schiena appoggiata ad uno dei pali che reggevano la tettoia, una gamba raccolta vicino al petto e l’altra lasciata a penzoloni, lo sguardo perso in mezzo al mare di stelle quietamente disteso sopra di loro.
Kagome sospirò, rassegnata.

Sapeva bene dove la mente di Inuyasha fosse, in quel preciso istante, quale ricordo stessero inseguendo le sue iridi, mentre fissava assente la Via Lattea srotolarsi nell’immensità celeste, eppure… sperava che se ne fosse dimenticato.
Quello era il giorno in cui, diversi anni prima, Kikyo se n’era andata, per la seconda e definitiva volta, dissolvendosi tra le braccia del ragazzo per poi scomparire nel buio del crepuscolo, insieme alla sua forza spirituale.

Già, Kikyo.

La sua nemesi. Colei per cui aveva provato fin da subito una profonda invidia. Colei che avrebbe voluto odiare con tutte le sue forze, senza mai riuscirci davvero. Colei che per prima aveva ottenuto accesso al cuore del mezzodemone, che ora apparteneva a lei.
Istintivamente, anche Kagome alzò la testa, le iridi rivolte al cielo ormai tendente al violaceo, totalmente sgombro dalle nubi, riflettendo tristemente sul fatto che nessun momento della giornata sembrava adattarsi alla malinconica sacerdotessa quanto l’imbrunire.

Stando al racconto di Kaede, il corpo di Kikyo era stato cremato al crepuscolo del giorno della sua prima morte e, per uno strano scherzo del Destino, anche l’istante in cui le sue membra erano tornate ad essere mera cenere aveva coinciso con lo stesso momento della giornata, liberando finalmente il suo spirito dallo spettro del passato.
La giovane abbassò gli occhi, rabbrividendo per l’ennesima volta al pensiero del destino avverso di cui era stata vittima Kikyo, strappata alla vita e all’amore da un Fato tiranno per ben due volte, senza alcuna possibilità di appello.
Quando era viva, la sacerdotessa rappresentava una vera minaccia per lei, ma nell’attimo della sua dipartita, aveva finalmente compreso il suo timore di lasciare di nuovo ciò che conosceva per l’ignoto e il tormento di quell’anima che già una volta aveva affrontato il salto nel buio ed era stata costretta a rivivere quell’angosciante sensazione, l’incertezza e il dubbio che la affliggevano. 
  • Sono sicura che lei volesse vederti felice, Inuyasha. – il mezzodemone drizzò le orecchie e si voltò verso Kagome, il viso tirato in una smorfia tra lo stupito e il colpevole. La ragazza mosse qualche passo, sedendosi accanto a lui e stringendogli la mano nella sua, sorridendo mesta. Lui si limitò a contraccambiare la stretta, in silenzio. – Il crepuscolo le si addice, sai? Sembra tutto così scuro e invece racchiude dentro di sé la luce dell’intera volta stellata. –

- Angolo dell'autrice -
Sarò sincera, il personaggio di Kikyo non mi fa impazzire particolarmente. Più volte si è dimostrata meschina e rancorosa, ricorrendo a trucchetti più o meno sleali pur di destabilizzare Kagome, Ma nell'ultima serie il suo comportamento nei confronti di Kohaku e del gruppo di Inuyasha le ha fatto pian piano riacquistare punti, culminando poi nella puntata della sua dipartita dove, devo ammetterlo, una lacrimuccia mi è scesa. Ho pensato a lei, in questo crepuscolo, alla sua anima tormentata, alla malinconia di cui era intriso il suo cuore durante tutto il corso della serie. L'ho vista con occhi diversi, e ho ritenuto quindi doveroso inserirla in questa mini-serie.
Ringrazio chiunque abbia letto il primo capitolo e chi ancora perde un po' del suo tempo per continuare a tenermi compagnia in questo piccolo percorso a tappe.
Un abbraccio.
Laly

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Capitolo 3
*** Midnight ***


Prompt: La nostalgia arriva sempre nelle ore buie, fra mezzanotte e l'alba


Era da poco passata la mezzanotte e la Luna brillava alta nel cielo. Nonostante il freddo pungente di quella notte invernale, Izayoi si decise ad aprire appena una delle finestre di quella che ormai considerava come la sua prigione dorata, la sua stanza al palazzo di suo padre.
Inuyasha, dopo infiniti borbottii, aveva finito per cedere alle dolci insistenze della madre che lo esortavano a coricarsi.
  • Solo per pochi minuti, però! – aveva brontolato il piccolo mezzodemone dai capelli bianchi, strappando una risata argentina alla donna.
  • Certo, certo, solo per poco. – lo aveva poi incoraggiato lei, rimboccandogli le coperte e baciandogli teneramente la fronte.
La principessa si voltò, posando gli occhi per un momento sul figlio profondamente addormentato, immerso in chissà quali fantasticherie. Un sorriso triste fece capolino, tirandole appena gli angoli della bocca rosata, al pensiero che quel bambino fosse costretto a crescere senza un padre. Avesse potuto, avrebbe volentieri fatto cambio con la sorte che era toccata al suo amato Demone Cane, sicura che l’uomo avrebbe garantito al piccolo una ben più felice sorte.

Ne sei proprio sicura?

Izayoi sbuffò una risata appena accennata, come sempre accadeva quando faceva simili pensieri e la voce dell’uomo si intrufolava nella sua mente, arrogandosi la parte della cosiddetta “voce della coscienza”.

Sì, era sicura.

Sarebbe cresciuto senza l’amore di una madre.

La rimproverò lui, la voce appena indurita di quando cominciava ad alterarsi.

Almeno sarebbe stato libero, nel Regno dei Demoni e sotto l’ala protettiva del Grande Generale Cane.

Ne sei proprio sicura?

Di nuovo la stessa domanda, la stessa voce pacata e ferma, permeata da una nota ironica.

Izayoi scosse la testa, sconfitta. Non avrebbe mai potuto vincere una battaglia contro il ricordo dell’uomo che aveva amato più di sé stessa.
Tornò a voltarsi verso l’astro notturno, la cui immagine era resa ancora più vivida dalla totale assenza di nubi e dall’aria più fredda e quasi totalmente priva di umidità, lo sguardo triste e malinconico.
La sua assenza pesava come un macigno e la nostalgia si faceva sentire sempre un po’ di più, durante le ore buie che precedevano l’alba.

Le mancava così tanto…

Un refolo d’aria stranamente tiepida le sfiorò lievemente la guancia, accarezzandola delicatamente e indugiando sulla pelle chiara di Izayoi, come a disegnarne l’intero profilo, donandole immediatamente una piacevole sensazione di sollievo e scacciando, con la sola forza di quel contatto, l’inquietudine che l’aveva colta rimembrando il triste giorno in cui suo figlio aveva perso il padre… e lei aveva perso l’amore della sua vita.
Quella brezza leggera portava con sé un profumo che la donna conosceva bene, l’odore leggero e cristallino dell’acqua di fiume, inasprito da una vaga nota di selvatico, virile ma senza per questo risultare fastidioso, capace di dare un senso di protezione quasi assoluto.

Sono qui.

Una lacrima solitaria abbandonò furtiva le ciglia della principessa, mentre posava una mano sulla guancia, assaporando ancora una volta la dolcezza di quei sentimenti, lasciandosi cullare dall’immagine di lui, che non voleva abbandonare il suo cuore.


- Angolo dell'autrice -
Ebbene, per la mezzanotte di questa piccola raccolta, non potevo che scegliere Izayoi. Lei, con la sua storia triste e malinconica, mi ha sempre lasciato un profondo senso di amaro in bocca. Ho pensato a quanto potesse sentirsi sola, dopo la dipartita del Demone che aveva amato, a quanta nostalgia fosse annidata nei suoi occhi al ricordo di lui... quanta disperazione nel suo cuore di madre, all'idea che il proprio adorato figlio dovesse crescere senza un padre.
Spero di essere riuscita a trasmettervi anche solo una piccola parte di quelli che potrebbero essere i sentimenti di questa Izayoi, sperando di non essere andata troppo OOC.
Grazie ancora a tutti quelli che stanno leggendo queste righe!
Un abbraccio.
Laly

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Capitolo 4
*** Dawn ***


Prompt: A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell'Aurora.
 


Rin si svegliò come di consueto alle prime luci dell’alba.
 
Silenziosa come un gatto, scivolò fuori dalla capanna della Divina Kaede, dirigendosi a passo sicuro verso una piccola collina che sorgeva nelle vicinanze del villaggio.
 
Era divenuta un’abitudine, ormai. Si alzava quando la luce cominciava timidamente ad affacciarsi sul mondo, per poi andare a godersi il sorgere del Sole sulla sommità dell’altura che aveva scoperto quasi per caso, durante i suoi vagabondaggi intorno al villaggio Musashi.
 
Sesshoumaru l’aveva appena lasciata e lei si trascinava, colma di tristezza e disperazione, da una parte all’altra del caseggiato, incapace di trovare pace. Incapace di trovare una spiegazione all’abbandono subito dal Principe dei Demoni, incapace di fermare le lacrime intrise di malinconia che sgorgavano direttamente dal suo cuore. 
 
Mentre si asciugava l’ennesima stilla salata che le aveva imperlato le guance, chiedendosi ancora una volta perché il Signor Sesshoumaru l’avesse lasciata lì da sola, si era ritrovata in cima a quella collina. Lo stupore si era dipinto sui suoi lineamenti, mentre il suo sguardo si era posato avido su ogni dolce pendio e su ogni profonda valle, abbracciando ogni più piccolo dettaglio con la tenerezza e la curiosità tipici dei bambini.
 
Gli anni erano passati anche per lei, ma la consuetudine era rimasta invariata. La luce dell’alba la trovava sempre lì, ad attenderla seduta sulla sommità del colle, ora punteggiato d’erba e di fiori, ora ricoperto da uno strato di candida neve. 
- Rin. – 
 
La ragazza si voltò di scatto, lo sguardo acceso di puro stupore, quasi non credesse alle sue orecchie. E in parte era così. 
 
- Signor Sesshoumaru… – mormorò a fior di labbra, timorosa persino della propria voce. Se quello era un sogno, di certo non voleva essere svegliata. 
 
Rimase a fissarlo imbambolata ed incredula per diversi minuti, prima di decidersi ad alzarsi in piedi. Fu proprio in quel momento che il bagliore si fece più intenso, rivestendola della soffusa luce rosata tipica dell’aurora, privilegio concesso solo a pochi eletti. I lunghi capelli neri e gli occhi scuri e profondi come gli antichi cenote della cultura Maya, risaltavano in netto contrasto con i tenui colori del cielo. Il demone notò distrattamente che indossava uno dei kimono che era solito regalarle ogni volta che passava per il villaggio, e ancor più distrattamente fece caso al fatto che forse doveva cominciare a regalarle qualcosa di meno scollato. 
 
- Siete tornato… - sussurrò la ragazza, cercando di riprendersi dall’evidente stato confusionale in cui era caduta. Il Principe dei Demoni si limitò ad inarcare appena un sopracciglio, per poi scrollare le spalle.
- Solo per oggi. Domani riparto. – rispose infine, lapidario come suo solito. Rin annuì, silenziosa, mentre la luminosità attorno a loro aumentava di intensità, fino a trasformarsi in una splendida alba dal caldo colore aranciato. 
 
Senza dire una parola, Sesshoumaru si voltò, incamminandosi giù per il pendio, diretto al villaggio. Altrettanto quietamente, la ragazza lo imitò pochi istanti dopo, seguendo devotamente la schiena di colui che solo si era preoccupato di aiutare la bimba spaurita che era stata.
 

- Angolo dell'autrice -
 
E niente, eccoci alla fine di questa mini-serie in quattro puntate. 
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito queste flash-fic, sperando di avervi tenuto buona compagnia in queste quattro settimane.
A presto (spero).
Un abbraccio.
Laly

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Capitolo 5
*** Sunrise ***


Prompt: Non sapendo quando l’alba verrà
lascio aperta ogni porta.
Emily Dickinson
 
 
 
I raggi del sole cominciarono a sorpassare timidamente la linea dell’orizzonte, mentre l’alba di un nuovo giorno si affacciava pigramente sul mondo.
Come ogni mattina Miroku fu il primo a svegliarsi, anche se preferiva rimanere a poltrire sotto le coperte fino al risveglio della sua compagna.

Già, Sango.

Sua moglie.

Ancora non gli sembrava vero di poterla definire in quel modo, nonostante i tre meravigliosi figli che lei gli aveva donato, nonostante gli anni che ormai erano passati dal giorno del loro matrimonio e tutto quello che avevano condiviso da quando si erano trovati a lottare contro il loro nemico comune, Naraku.

In quei pochi minuti di quiete che precedevano l’arrivo del giorno, col suo rinnovato carico di incombenze, il Monaco amava bearsi del profilo della ragazza ancora addormentata accanto a lui.

Il rituale era sempre lo stesso: si svegliava, si girava di lato e alzava il busto, puntando il gomito contro il materasso e appoggiando la testa sulla mano. A volte la sfiorava con delicatezza, spostando un ciuffo di capelli scuri e ribelli dalla fronte o facendole una carezza gentile sulla guancia, ma il più delle volte rimaneva incantato a fissarla, ascoltando il suono rilassato del suo respiro lento e regolare.

In quel momento, la luce aranciata del giorno decise di scivolare lenta attraverso le imposte di bambù, ammantando la figura dormiente di un’impalpabile coperta luminosa.

La sua Sango, la sua Alba.

Quando l’aveva incontrata, era solo un viandante che da lungo tempo aveva perduto la retta via, un povero derelitto alla febbrile ricerca di un modo per liberarsi dalla maledizione che da diverse generazioni gravava sulla sua famiglia: il Vortice della Mano Destra.

La sua poca serietà e le sue continue - e discutibili - richieste di figli avanzate alle sconosciute erano soltanto un modo per nascondere la tormentata inquietudine della sua anima. Non sapeva se Naraku sarebbe stato sconfitto prima che il Vortice lo consumasse fino a portarlo alla morte, così come era stato per suo padre. L’incertezza sulla sua sorte lo aveva spinto a cercare di vivere appieno il tempo che gli era stato concesso, spalancando le porte della sua esistenza senza alcuna remora.
Ma lei, divino raggio di sole, era giunta in suo soccorso, illuminando il suo cammino. A suon di schiaffi e rimproveri, Sango aveva attraversato le nuvole tempestose che solcavano il suo cielo interiore, dissipando l’oscurità che lo attanagliava, facendogli capire che non era comportandosi da libertino che avrebbe assaporato i frutti che la vita aveva da offrirgli.

L’uomo gettò distrattamente un’occhiata fuori dalla finestra, constatando che il tempo a sua disposizione stava per terminare. L’alba era ormai un fievole ricordo, sostituita dalla fulgida luce di un’assolata mattina.
Presto la sua compagna avrebbe aperto gli occhi, sbadigliando assonnata, per poi convincersi ad alzarsi e svegliare anche lui, credendolo ancora addormentato.

Miroku sorrise sornione e tornò a stendersi, fingendo di dormire ancora profondamente per ricevere il suo buongiorno preferito, un bacio di Sango dolcemente deposto sulla guancia glabra, prima di dare inizio ad un nuovo giorno della loro splendida vita insieme.



- Angolo dell'autrice - 
Lo ammetto.
Questa raccolta era stata pensata in cinque parti, ma mi sono fermata alla quarta flashfic per mancanza di ispirazione. Non che sia particolarmente convinta di quello che la mia mente malata ha partorito in questi ultimi giorni uggiosi, ma almeno sento di aver completato una cosa che mi era sempre sembrata storpia.
Per l'ultima momento della notte, l'alba che porta la luce del sole, ho deciso di inserire Miroku e Sango, una coppia alquanto improbabile quanto perfetta all'interno della saga. Chi l'avrebbe mai detto che alla fine della fiera il Monaco si fosse veramente innamorato della Sterminatrice di Demoni? 
Se siete giunti alla fine di queste poche righe, spero di essere riuscita a tenervi compagnia per i pochi minuti necessari a leggere quanto sopra.
Grazie per avermi seguita in questa piccola e strampalata mini-raccolta.
Un abbraccio.
Laly

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