Veniamo al mondo sotto l’attento sguardo dei giudici del Domani.
Uno sguardo e il destino è sancito.
Un intera vita scolpita del marmo.
La sentenza può non essere definitiva ma l’appello non è a buon mercato.
Un uomo in fondo alla strada vendeva scarpe.
Un giorno chiuse il negozio, aprì una panetteria dall’altro lato della strada.
Sono venuti a prenderlo in pieno giorno, con le tuniche chiare e le cappe sfavillanti.
Sono venuti con le lance argentee spianate e i cappucci calati sul volto.
Lo hanno portato via senza sforzo.
È sparito nel nulla.

Lo avranno sepolto con i dimenticati.

Da subito mostrai segni di ribellione.
Non ci stavo ad essere già definito.
Più volte fui arrestato e “rieducato”, al contrario di mia madre tenni il conto.
Ventiquattro in totale, una per ogni cicatrice.
Ed ogni volta una mano leggera mi spingeva a rifiutare il sentiero tracciato.
L’ultima, che mi cinse anche la vita, mi condusse alla morte.
Nonostante fosse ruvida e callosa, con me fu calda e dolce.
Capii che ero al mio ultimo ballo non appena quella mano mi strinse.
Una semplice mano d’uomo segnò la mia fine.
Come loro avevano scritto.
Ancora una volta loro ebbero ragione.

Sono nato dalla parte giusta della barricata.
Alla mia nascita mamma e papà disperati supplicarono il giudice.
100.000$ per un secondo sguardo, 100.000$ per un giudizio definitivo.
Dieci anni di attesa, obbligato dai miei genitori ad essere perfetto.
Vedevo dalla finestra i bambini giocare.
Io non potevo farlo, perdere tempo non mi è mai stato concesso.
A dieci anni ecco il regalo.
Un nuovo futuro, secondo i miei,  appagante e glorioso.
Noioso, inutile e ripetitivo secondo me, obbligato a viverlo.
100.000$ per dieci anni di vita, per un futuro che non sarà comunque mio.
È davvero questo il nostro prezzo?

Domani mattina sarà segnata la nostra fine.
Verrà messo il punto alla nostra breve esistenza.
Ci hanno detto che  è giusto, che è così che qui funziona.
La libera scelta del proprio percorso è cosa per pochi e noi poveri sciocchi mai saremo tra i fortunati.
Il nostro fato è inciso sulla roccia, dall’inizio alla fine.
Chi si ribella è perso, non c’è appello a chi va contro il destino.
Ma noi siamo giovani e ci abbiamo provato, abbiamo creduto di farcela fino all’ultimo.
Non ha funzionato.
Sconteremo a testa alta la nostra condanna.
Domani mattina ci aspetta il boia.

Da piccolo chiedevo sempre come eravamo arrivati in cima.
Rispondevano sempre che era solo questione di tempo da quando il primo di noi scoprì i suoi poteri.
Molto, molto tempo fa.
Non sono sicuro che sia stato così semplice.
Trovai un vecchio libro di storia in soffitta.
La grafia del nonno riempiva i margini delle pagine.
Non sempre comprendevo i suoi appunti.
Più andavo avanti più contraddicevano la Storia a cui credeva mio padre.
All’improvviso il libro sparì.
Non ho più fatto domande sul passato.
Diventai giudice a vent’anni.
Da domani giudice supremo.
Diventerò simbolo di qualcosa che non comprendo.
Perché così ha voluto qualcun altro.

Succedono cose strane da qualche tempo.
Qualcuno dice di aver rivisto chi era stato arrestato.
Oggi sono andata a cercarlo.
L’ho trovato che mi aspettava al tavolino del solito bar.
Mi ha visto.
Mi sorride.
È ancora lui.
Avevo paura di non vederlo mai più.
Avevo paura di vederlo cambiato.
Ma è rimasto lo stesso uomo che hanno portato via da casa nostra 3 anni fa.
Tornando a casa gli racconto di mamma.
Sorride triste mentre mi abbraccia.
Dice che con il nuovo giudice abbiamo una possibilità, che possiamo cambiare tutto.
Papà dice che è già iniziata.
Domani anche noi ci uniremo alla rivoluzione.