Uomini farfalla

di Mahlerlucia
(/viewuser.php?uid=1027674)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sulla porta ***
Capitolo 2: *** Amami Uomo ***
Capitolo 3: *** La bellezza ***



Capitolo 1
*** Sulla porta ***


Questa mini-long partecipa alla challenge "Look at the Mirror" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



  

Fandom: Altri anime/manga yaoi
Manga: Smells like green spirit
Autrice: Nagai Saburou
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Futoshi Mishima, Makoto Kirino (Tarou Yumeno)
Tipo di coppia: Yaoi


 

Prompt utilizzato: 'What if?'

E se la storia prendesse una direzione differente?
E se i personaggi si muovessero in altra maniera, modificando di fatto il corso degli eventi?
E se noi fossimo i fautori di questi cambi di rotta, così da stravolgere il canon e reinterpretare il tutto?

 


 

Sulla porta




 

“... Mamma nella mia stanza ho messo a posto tutto
Le chiavi le ho lasciate lì sulla credenza
Mi mancherà il sorriso del tuo caffè a letto
Quel nostro paradiso dell’infanzia
Quando il mio desiderio era di piacerti
E allora col rossetto e con il tuo ventaglio
In bagno mi truccavo per assomigliarti...”



 

La menzogna non rientra tra le abituali strategie che sei costretto a mettere in atto per sopravvivere quotidianamente nel tuo piccolo mondo. Ma in questo frangente sta diventando molesta quanto necessaria, figlia di un desiderio che hai nel cuore da troppo tempo e che non puoi permetterti di ignorare ancora una volta.
Il tuo istinto ha vinto quella dura battaglia decennale innescata contro la ragione. Ed ora è lui che comanda, spavaldo e contenuto allo stesso tempo, come solo la tua incertezza di fondo riesce a forgiarlo ad ogni evenienza. Il senso di colpa martella le tue meningi come una di quelle terribili torture medievali, portandoti continuamente a non sottovalutare l'idea di un'eventuale resa.
Non avresti mai retto l'inevitabile interrogatorio di tua madre. Men che meno l'immeritato sentimento di gelosia che avresti sicuramente inculcato nella fragile indole di Tarou. Sai bene che non si merita uno schiaffo morale del genere dopo tutto quello che ha fatto per te in quel lungo lasso di tempo che vi ha visti sempre più uniti. A cominciare dal superamento della sua paura più grande, ovvero l'iniziale incapacità di riconoscere persino se stesso. E tutto questo con l'unico scopo di poter restare al tuo fianco il più a lungo possibile. Se non – addirittura – per sempre.

Indossi lo stesso cappellino che calzavi il giorno in cui avevate preso le vostre decisioni definitive, di ritorno da quella tanto agognata e mai raggiunta Shangri-La. Scelte avventate che ancora oggi ti mettono i brividi per quanto siano risultate mature e forzate dagli eventi. Specie per lui.
Hai legato i tuoi lunghi capelli corvini in un'unica coda di cavallo, per poi nasconderla sotto il tuo infantile copricapo. Le tue grandi iridi grigio perla, invece, sono state oscurate da un paio di occhiali a specchio di gran moda in quel di Tokyo. Ti concedi un'ultima furtiva occhiata prima di uscire dall'umile appartamento nel quale eri cresciuto insieme alla tua giovane mamma, rimasta vedova a soli vent'anni.
Yumeno si era recato in visita dalla sua famiglia, lasciandoti campo libero per compiere quel gesto inconsulto che stavi rimandando da troppo tempo, oramai. In cuor tuo senti davvero di non poter attendere oltre. Le prove di resistenza hanno pur sempre un loro limite pronto a palesarsi nei momenti meno opportuni.

Ma ti senti realmente pronto per andare incontro a tutti i cambiamenti che si sono avverati dall'ultima volta in cui i vostri sguardi muti si erano incrociati sul tetto della scuola?
La sola idea d'inforcare di nuovo la bicicletta e pedalare fin nei pressi della sua abitazione ti sta portando all'esaurimento nervoso. Sono passati eoni dall'ultima occasione in cui ti sei sentito spaventato a quel modo e non riesci assolutamente a ricordare come ne fossi uscito indenne.
Ci saresti davvero riuscito? Gli avresti parlato? Avresti mai avuto il coraggio di rivelargli quanto ti fosse mancato per tutto quel tempo? E quanto trovassi coraggiosa e disarmante la scelta di condurre una vita che questa società retrograda lo aveva convinto a considerare come 'normale'? Avresti avuto la forza di fare la conoscenza dei suoi 'nuovi' punti di riferimento affettivi? Mishima, saresti davvero capace di affrontate tutto ciò... da solo?
E Kirino... lui sarebbe mai stato in grado di riaprire il suo Vaso di Pandora, almeno in tua presenza? E se, guardandoti negli occhi, capitasse l'irreparabile? Scapperebbe a gambe levate per cancellarti immutabilmente dalla sua esistenza?

Scuoti la testa premendo con forza le tue dita affusolate su entrambi i freni della bici. Butti un occhio al sentiero che ti condurrà a lui da quella sommità della collina su cui ti sei fermato, quasi senza volerlo. Il piccolo villaggio all'interno del quale è situata la sua abitazione compare nel tuo campo visivo, assieme ad una nuova ondata di agitazione e perplessità. Ultimo pit stop a disposizione per i doverosi ripensamenti, prima di commettere l'irreparabile.
Decidi di proseguire a piedi lungo la discesa per non concederti troppa visibilità. D'altronde, i soliti occhi indiscreti che ti giudicavano anni prima, non si erano di certo trasferiti in altri lidi; sono rimasti tutti lì, ai loro posti di combattimento, pronti a riprendere i loro vacui discorsi esattamente dal punto in cui li avevano dovuti interrompere per permettere alle vostre vite di proseguire con i loro naturali percorsi. Lontani anni luce dai loro vetusti pregiudizi.

 

***

 

“Natsuki, tieniti forte alle corde dell'altalena. La nonna non ha più l'età per poterti spingere forte come vorresti, lo sai.”

Una voce calma e cortese attira la tua attenzione mentre ti accingi a riporre il telefono nella tasca anteriore dei tuoi jeans. Yumeno si fermerà a cena dai suoi e rientrerà più tardi rispetto a quanto aveva inizialmente previsto. Questo significa che avrai ancora più tempo a disposizione per te. Per lui. Per buttare ancora più benzina sul fuoco.
Ti volti in direzione di colei che ha appena rivolto l'ennesima raccomandazione ad una nipotina dalla personalità piuttosto esuberante. Nel giardino di una villetta poco distante dal punto in cui ti sei fermato, un seggiolino in legno d'acero oscilla rumorosamente, portandosi con sé le grida di gioia di un'innocente creaturina di circa tre anni.

“Ehi, voi là fuori! Venite dentro che Fumi-san vi ha preparato la merenda.”

Fumi-san. La governante.
Una seconda donna – dall'aspetto decisamente più giovane e dal ventre prominente – si affaccia sulla veranda di casa per richiamare la bimba e l'anziana signora. Non sei riuscito ad inquadrare come si deve il suo viso prima di vederla rientrare; ma i suoi lunghi capelli scuri e lisci si sono impressi nella tua mente sin dal primo impatto visivo. Esattamente come era successo con il nome Fumi-san. La chiave per capire fino a dove sei stato capace di spingerti per arrivare a... lui.

“Buonasera! Cerca qualcuno?”

Una nuova voce alle tue spalle. Profonda, virile, calda. Diversa da come la ricordavi, ma ancora perfettamente riconoscibile. Il tono ti è apparso fin da subito fermo e deciso, ma anche cordiale ed accogliente. Come solo Makoto Kirino aveva saputo essere nei tuoi riguardi durante il vostro fugace avvicinamento preadolescenziale.
Resti immobile, impossibilitato persino a respirare con regolarità. Il battito del tuo cuore ha subito un'accelerazione tale da darti l'idea di voler uscire dal tuo petto per non impazzire a causa dello scombussolamento che stanno subendo la tua mente ed il tuo corpo in contemporanea. Vorresti voltarti per corrergli incontro, salutarlo, stringergli la mano e magari abbracciarlo. Solo gli dèi sanno quanto ti era mancato il conforto delle sue forti braccia strette intorno al tuo esile corpo continuamente scosso da fremiti d'inquietudine.
Socchiudi le labbra nel disperato tentativo di fornire una risposta sensata alla sua domanda. Ma non c'è nulla da fare: le tue corde vocali sembrano essere andate in cortocircuito, assieme alla tua capacità di comporre un pensiero ragionato.
Kirino... sei davvero tu! Aiutami... non riesco a respirare...

Avverti il rumore dei suoi passi avvicinarsi lento ed inesorabile. Il tocco della sua mano sulla spalla ti coglie totalmente impreparato. Ti senti come un farabutto che ad un certo punto della sua esistenza si è ritrovato a dover scrivere la parola fine ai suoi giorni di latitanza; finalmente libero da quella fuga da se stesso che sembrava non aver mai avuto uno scopo concreto.
Un attimo prima di voltarti prendi la drastica decisione di toglierti gli occhiali da sole, rivelandoti senza alcun pudore. Pronto a sconvolgerlo di nuovo. O forse no.
Dì qualcosa per favore! Questo silenzio mi sta uccidendo!

“Mi-Mishima-kun!”

Soffia via il tuo nome insieme a quel refolo di vento che si è appena intromesso tra voi, come un qualsivoglia elemento di contorno per quel primo incontro avvenuto dopo anni di separazione consensuale; ma mai realmente desiderata.
Sfoderi il tuo migliore sguardo di sfida, pronto a tenere testa ad una situazione che ti sta già mettendo a dura prova. Quell'indesiderato senso di smarrimento, come suo solito, non ti concede pace nemmeno per un istante. Esattamente come un serpente demoniaco pronto a morderti ad ogni tuo impeto di disgraziata iniziativa.

Il massimo che puoi fare è sorridergli, in attesa che ogni singolo evento faccia il proprio corso.
E difatti, In men che non si dica i suoi splendidi occhi si fanno enormi, così come la sua bocca carnosa pronta a divaricarsi in una mera smorfia di stupore. Si porta entrambe le mani al viso, lasciandoti giusto il tempo sufficiente per mostrargli la tua identica reazione. Le sue guance si bagnano di calde e copiose lacrime che fremevano per poter vedere la luce, prigioniere di quei ruoli a cui erano da sempre costrette a sottostare.
Quel giovane uomo che un tempo era stato il tuo confidente, nonché il tuo miglior amico, può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il Vaso di Pandora non può più essere chiuso in maniera definitiva, una volta che è stato aperto.

“Kirino! So-sono felice di rivederti!”

Le dita coprono interamente il suo viso in preda ad una serie di emozioni contrastanti che stanno inevitabilmente implodendo dentro di lui. La sua istintiva commozione lo imbarazza proprio come ai vecchi tempi, con una tenerezza che ti porta istintivamente a volerlo stringere a te. La sua infinita sensibilità è rimasta illesa, cristallina e viscerale. Un toccasana racchiuso in un limbo di convenzioni sociali e false apparenze.
Liberi la tua folta chioma scura da quel cappellino, accessorio puerile ancora ben custodito nei vostri ricordi più intimi. Il tuo viso delicato si rivela, portandolo a scrutarti come se stesse disperatamente ricercando una traccia di quella crisalide di campagna trasformatasi, oramai, in una leggiadra farfalla di città.
Non stancarti mai di guardarmi con quei bellissimi occhi così simili ai miei... non farlo mai... per favore...

“Per gli dèi, Mishima! Sei proprio tu? Quando sei tornato?”

“In persona! Sono arrivato giusto un paio di giorni fa. Desideravo rivedere mia madre, così come... beh, così come Yumeno voleva ricongiungersi alla sua famiglia. Sai, suo fratello è diventato papà da pochissimo tempo.

Potresti giurare di aver visto il suo sguardo farsi vacuo, giusto il tempo di attutire quel colpo basso che di certo non si aspettava. Eppure... era sempre stato consapevole del fatto che tu e Tarou avevate iniziato a frequentarvi proprio al termine della scuola media. Non si era mai posto alcun problema quando il tuo compagno si era premurato di mettersi in contatto con lui per le Festività o i loro rispettivi compleanni. Di tanto in tanto balenavi all'interno dei loro discorsi, ma non erano mai giunti al punto di volerti direttamente coinvolgere. Probabilmente non era necessario. O, più semplicemente, era giusto così, senza ulteriori complicazioni da dover aggiungere.

“Capisco...”

In realtà desideravo prima di tutto rivedere te.
Non avresti mai avuto il coraggio di essere tanto esplicito, considerando l'altissimo rischio di essere udito da qualche vicina pettegola e bigotta o, peggio ancora, da uno dei suoi cari. Non ti è stato concesso alcun permesso speciale per poter oltrepassare quel confine invalicabile che lui stesso aveva posto tra di voi quando, nel corso di quella lontana estate che ancora portate nel cuore, avete preso la comune decisione di allontanarvi definitivamente l'uno dall'altro.
Il tempo sarà lo strumento che dovrai utilizzare al meglio per metabolizzare ciò che siete diventati. La probabilità di commettere errori dalle conseguenze irreparabili è molto più insidiosa di quanto entrambi possiate anche solo immaginare.

“Sono davvero contento di sapere che tra te e Yumeno proceda tutto per il meglio.”

Non ho detto questo... ma ti ringrazio.

“Sai, mi fa piacere saperti ancora assieme a lui. Come ti dissi anni fa, nel bene o nel male, è un bravo ragazzo e gode di molti lati positivi.”

“Hai ragione. Sai, gli mancano giusto una manciata di esami per laurearsi. Nel frattempo ci dividiamo le spese domestiche lavorando entrambi.”

I suoi occhi si lasciano sopraffare da un velo di sarcastica malinconia; tenta immediatamente di liberarsene mostrandoti un sorriso dalla spontaneità inesistente. Osservi la punta della sua scarpa mentre trascina un sasso rivelatosi leggermente più massiccio della rimanente ghiaia presente sul sentiero pedonale. In realtà, sta solo cercano un diversivo per tergiversare un'altra volta nei confronti di quell'immane consapevolezza che ha di sé. Una certezza che lo colpisce in maniera ancora più violenta di una freccia conficcata in pieno petto.

“Vedo che sei riuscito a portarlo sulla retta via. Posso offrirti qualcosa da bere? Conosco un posto carino che hanno appena aperto giù in paese.”

“Cosa?! Nella vastità di queste campagne si sono persino presi la briga d'inaugurare qualcosa che somigli vagamente ad un bar o addirittura ad un'Izakaya?”

“Si saranno accorti anche da queste parti che siamo giunti nel ventunesimo secolo, non credi?”

Già... siamo nel ventunesimo secolo. Eppure...

 

***

 

La locanda di cui ti ha parlato si discosta parecchio dal genere di locali edochiani a cui oramai ti sei ampiamente abituato. Ha posti a sedere sia nell'area interna che nell'ampio giardino frontale. La vista, da quel fluttuante gazebo sotto il quale vi siete accomodati, è da togliere il fiato.
E pensare che in tenera età passavi il tempo a contare le vette visibili dalle finestre per pura noia; e non mancavi mai di considerare mentalmente le infinite distanze presenti tra l'appartamento che condividevi con tua madre e le poche attrazioni di cui godeva il paese a quel tempo.
Ora che sei riuscito a trovare gran parte del tuo equilibrio personale all'interno del caos offerto da una megalopoli come Tokyo, non puoi fare a meno di ammettere a te stesso che la quiete e l'armonia di quei luoghi ti erano quasi mancati. Lo stesso non si può di certo dire dei suoi abitanti, con poche – pochissime! – eccezioni. Una di queste si trova proprio di fronte a te, intenta ad evitare il tuo sguardo per non incorrere nell'implicita richiesta che sta tentando di formulargli.

La sua mano stringe il bicchiere umido in maniera spasmodica, quasi come se temesse che qualcuno tra i presenti potesse sottrarglielo da un momento all'altro, senza alcun motivo apparente. Ma, a dire il vero, non ha bevuto neanche un sorso di quel cocktail alla frutta che aveva ordinato mostrando persino una singolare disinvoltura. Il ragazzo che vi ha serviti al tavolo sembrava conoscerlo da tempo, il ché ti ha portato istintivamente a pensare a Yumeno.
E se fosse un amico in comune?

“Non ti piace?”

“Eh? Cosa?”

Kirino si risveglia dal suo stato di trance palesando un disagio che avresti tanto voluto approfondire assieme a lui.
Sul suo viso squadrato si accende una buffa espressione di sconcerto, segnale inconfutabile di mancata attenzione e conseguente impaccio da ammissione del misfatto. Solleva le sopracciglia con aria interrogativa, poggiandosi allo schienale di quella scomoda sedia in vimini.
Ad ogni incrocio di sguardi senti vacillare tutto ciò che pensavi di aver consolidato col tuo attuale compagno.
Sorridi, perché non puoi mostrare altra reazione di fronte a quel suo viso corrucciato, dubbioso e, al contempo, dispiaciuto. Un mix di caratteristiche che non fanno altro che renderlo ancora più desiderabile ai tuoi sensi.
E questo non è un bene per nessuno.
No, nemmeno per noi due. Soprattutto per noi due.

“Parlavo del cocktail. Vedo che non l'hai nemmeno assaggiato.”

“Ah, questo. Beh, ora lo bevo. Guarda!”

Lo vedi rigirare più volte la piccola cannuccia colorata nel bicchiere. Il tintinnio dei cubetti di ghiaccio contro il vetro ti riporta alla mente le serate condivise con gli amici della capitale. Per un attimo ti sfiora un'idea folle, da considerare irrealizzabile a prescindere. Vuoi aumentare il livello di difficoltà a cui hai già portato il superamento di quel pomeriggio?
Le tue guance prendono colore dinnanzi all'immagine delle sue labbra poggiate sul bordo di quel bicchiere. I suoi movimenti sono lenti, studiati, rilassanti. Non ci mette poi molto a scovare quel tuo imbarazzo latente. Anzi, sembra persino averlo preso in simpatia.

“Vuoi assaggiarlo?”

Cosa? Un altro bacio indiretto? Sei impazzito?

“No, no. Non ti preoccupare. Devo ancora finire la mia Caipiroska.”

“Posso assaggiarne un po'?”

Kirino cosa ti succede?

“L'ho quasi finita...”

“Ah, va bene...”

Uno strano sorriso rimane incastrato tra le sue labbra. Una rassegnazione che oramai ha imparato a nascondere bene in tutti quegli anni di sano allenamento. Abbassa lo sguardo, attirato dal suono di un telefono cellulare. Sua moglie.
Risponde velocemente al suo messaggio per poi tornare a concentrarsi su di te, fissandoti dritto nelle tue grandi iridi chiare. Sono passati molti anni, ma la sensazione di sentirti protetto dai suoi sguardi e dalle sue argute osservazioni non è mai venuta a mancare. La cosa ti spaventa, ma di una paura con la quale vorresti convivere per il resto dei tuoi giorni, indipendentemente da tutto e da tutti.

“Di cosa ti occupi a Tokyo?”

Sei sorpreso. Più che dal contenuto della sua domanda, dal modo in cui ti è stata posta. Sua moglie si è messa in contatto con lui probabilmente per sapere dove si trovasse, visto e considerato che non aveva più varcato la soglia di casa proprio a causa della tua presenza. 
E lui pensa... a quello di cui mi occupo io a Tokyo?!

“Lavoro in un famoso centro di bellezza. È stata mia madre a spingermi a trasferirmi in città. Sosteneva... e sostiene ancora oggi, che questo non è un posto per me. L'aria è troppo 'soffocante'. Sai cosa intendo...”

“Come posso darle torto. So bene cosa intendi.”

Il suo sguardo si perde su di un punto non ben definito del piano del tavolo. Il suo sospiro è stato più eloquente di un lungo discorso nel quale ti avrebbe potuto illustrare la sua quotidianità. La sua normale vita da figlio esemplare, marito gratificante, padre responsabile e lavoratore instancabile. Ciascuno dei diversi ruoli dietro ai quali aveva deciso di celare se stesso e le sue esigenze personali. Un breve passato di luce trasformato in una serie di ombre da dimenticare, rinchiuse nel suo Vaso di Pandora. La sua unica ancora di salvezza.

“Era tua moglie?”

Che diamine di domande mi salta in mente di fargli?

“Già.”

“Natsuki è tua figlia?”

Sono un recidivo senza speranza. Strozzami pure, se ti va.

“Quando l'hai vista?”

“Poco prima del tuo arrivo. Era in giardino che giocava con tua madre. Sei circondato da un sacco di belle donne!”

Ora sto davvero toccando il fondo.

“Per fortuna che è in arrivo un maschietto.”

L'avevi vista. Sua moglie. Bellissima, con i suoi lunghi capelli lisci e corvini. Il suo ventre tondo. Il secondo 'piccolo Kirino' in arrivo. Ecco cosa impediva alla tua vita di essere considerata 'normale': l'impossibilità biologica di potergli donare un figlio che possa portare il suo cognome. Ecco quale sarebbe stata la tappa fondamentale di vita che avresti saltato per aver fatto le tue scelte. Dicevi di voler portare avanti la discendenza dei Mishima, una volta diventato adulto. Ed invece sei ancora impelagato nella ricerca di te stesso e della tua felicità. E ancora ti domandi se questo strano stato d'animo prima o poi avrà il coraggio di bussare alla tua porta o, perlomeno, di prenderti in considerazione.

“Uh, che bello! Quando nascerà?”

“Fra un mesetto... più o meno.”

Le sue risposte sono brevi, concise, centellinate. Sembra quasi che non abbia alcun desiderio di soffermarsi su argomenti che riguardino la sua famiglia. Nei suoi occhi non hai visto quel guizzo di gioia che ti capita spesso di ritrovare nelle tue clienti in dolce attesa. Queste signore solitamente passano gran parte del tempo dedicato al trattamento ad aggiornarti sull'ultima ecografia fatta, sul corredino acquistato, su quale sia per loro la migliore marca di omogenizzati o su altre cose di questo genere. Quando capita di vedere i loro mariti, la gioia è la stessa, seppur vissuta in maniera diversa, naturalmente parlando.

“Come lo chiamerete?”

“Io un'idea sul nome ce l'avrei. Ma Yoshiko non è molto d'accordo.”

Yoshiko. Ecco come si chiama la donna che aveva sposato. La madre della piccola Natsuki e del futuro nascituro. La donna che hai sempre invidiato e che probabilmente avresti voluto essere. Ma solo nel caso in cui avessi avuto la fortuna di nascere femmina.

“E come lo vorresti chiamare?”

Sbuffa una breve e squillante risata che ti riempie il cuore di gioia. Abbassa di nuovo gli occhi per poi scuotere debolmente la testa. Il fruscio dei suoi capelli ti riporta alla mente il ricordo del giorno in cui si era occupato dei tuoi crini forse davvero un po' troppo lunghi; il taglio improvvisato che ne era uscito fuori era piaciuto sia a te che a tua madre.

 

“Ho tagliato i tuoi capelli in modo che stessero bene col tuo viso grazioso. Non potevo fare altrimenti, anche se certe volte la tua faccia mi fa incazzare.”

 

Era questa la motivazione che ti aveva fornito per giustificare la perfetta riuscita del proprio operato, seppur attuato fortuitamente.
Probabilmente gli sarebbe piaciuto poter partecipare agli stessi corsi per parrucchieri a cui ho partecipato io.

“È un segreto!”

“Eh?! Come è un segreto?! Ma io sono curioso!”

“Tanto poi lo verrai comunque a sapere, quindi...”

“Ma sì, hai ragione. Senti, cambiando un attimo discorso... ti capita mai di venire a Tokyo per uno dei tuoi viaggi di lavoro? Yumeno mi ha detto che tu-”

“Sì! almeno un paio di volte all'anno devo partecipare a dei meeting aziendali che si tengono nella sede centrale della capitale. Perché me lo chiedi?”

Era stato a Tokyo. Almeno due volte all'anno. E non mi aveva mai cercato. Mai.
Non puoi fingere che la cosa non ti stia urtando, lo avevi anche immaginato. Ora ne hai avuto persino la deludente conferma.
Ma se ti ignorava sin dai tempi della scuola, che cosa pretendi che faccia ora che ha messo su famiglia? Una normale famiglia eterosessuale, non scordarlo mai!

“No, nulla. Lo dicevo così, per chiacchierare un po', sul serio.”

Lo sai che quando aggiungi intercalari come 'sul serio' finisci per diventare ancora meno credibile. E non è nemmeno la prima volta che ti poni di fronte a Kirino con quelle blande affermazioni da repertorio.

“Possiamo vederci. Il prossimo meeting sarà tra qualche settimana.”

Tra qualche settimana. Senza condizionale. Senza ma e senza se.
Kirino ed io.

 



Oh mamma non capisci com’è falsa la morale
La maschera di fango bagnata nell’argento
Sono un diverso mamma, un omosessuale
E questo tu lo prendi come un tradimento

Sulla porta, sulla porta, io vorrei che tu sapessi perdonare
Una volta, una volta, non buttare sulle mie ferite il sale
Come adesso sulla porta che mi dici vai per te io sono morta


[Federico Salvatore - "Sulla porta" (1996)]










 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long. :)

Questa storia è tratta dal manga Smells like green spirit di Nagai Saburou, concluso e facilmente reperibile sul web.
Tutto quello che posso fare, nel mio piccolo, è consigliarvi caldamente la lettura di questa bellissima (e sottovalutata!) opera su carta. Se vi aspettate il solito manga yaoi in cui i ruoli vengono incasellati a dovere, dove ci si rigira tra le lenzuola ad ogni capitolo o vi è la costante presenza delle solite tresche tra ragazzini all'interno di una scuola nipponica... sappiate che vi state sbagliando. E di grosso! Questo è davvero uno dei manga di genere più belli, intensi e realistici che abbia mai letto! I personaggi sono perfettamente caratterizzati e non esiste un 'buono' o un 'cattivo'. Questi ragazzi sono vittime della stessa società che ha dato loro la vita, non ancora pronta ad accettare la loro naturale omosessualità.

La storia è scritta al tempo presente, in seconda persona. Il punto di vista è quello di Mishima, dato che l'intero arco narrativo della storia originale parte da lui e dai suoi intricati rapporti con Kirino e Yumeno.
Ho utilizzato una citazione tratta dal libro Chamami col tuo nome di André Aciman come introduzione, mentre all'interno del testo troverete stralci del testo della canzone Sulla porta di Federico Salvatore (che dà il titolo al capitolo). Il titolo generale della mini-long (Uomini farfalla), invece, è tratto da una bellissima canzone di Mia Martini.
Sono tutte opere inerenti al tema portante della storia.

In particolare, ho fatto riferimento al capitolo 14 del manga originale, ovvero l'ultimo della storia portante (in seguito sono stati realizzati 4 spin-off).


Breve riassunto della trama di Smells like green spirit:

Futoshi Mishima è uno studente delle scuole medie dichiaratamente omosessuale e con la passione per il cross-dressing. Proprio per questo viene spesso preso di mira da alcuni suoi compagni di classe, tra i quali ci sono Makoto Kirino e Tarou Yumeno.
Un giorno Kirino interviene per salvare Mishima da un gruppo di ragazzi più grandi che volevano provarci con lui, scambiandolo per una ragazza. In quell'occasione Mishima perderà un rossetto che aveva sottratto alla madre. Il giorno seguente il ragazzo scopre che l'oggetto perduto è stato ritrovato proprio da colui che lo aveva salvato. Infatti, i due si ritrovano sul tetto della scuola proprio mentre Kirino cerca di dare colore alle sue labbra, rivelando rabbiosamente di essere a sua volta omosessuale. Da quel giorno i due diventano amici e confidenti. Yumeno, nel frattempo, intuisce il loro avvicinamento e ne è persino geloso.
A seguito di una quasi violenza sessuale subita da Mishima da parte di un professore represso e pedofilo, Kirino e Yumeno si avvicineranno ancora di più al giovane Futoshi. Yumeno, diversamente da Kirino, avrà fin da subito un approccio più fisico (dichiarando a sua volta le sue reali preferenze sessuali), arrivando a baciarlo e ad avere quasi (!) un rapporto completo con lui. Kirino, dal canto suo, riesce ad essere più cauto, preferendo una vicinanza maggiormente 'affettiva'.
Purtroppo, come spesso capita nei paesini di campagna in cui sono ambientate le vicende, le voci su due/tre ragazzi che escono spesso assieme cominciano a girare e ad essere volgarmente esagitate. Questi pettegolezzi arrivano fino alle orecchie delle tre famiglie in questione e le conseguenti reazioni risulteranno essere completamente diverse l'una dall'altra. C'è chi verrà accettato e compreso di buon grado, chi dovrà essere aiutato dal genitore più 'open minded' per convincere anche il coniuge e chi, venendo da una situazione familiare piuttosto travagliata, sarà costretto a fare diversi passi indietro per non arrecare ulteriori 'danni'.
Nell'ultima parte del manga (esclusi i 4 spin-off) la trama è spostata a (circa) una decina di anni dopo e ci vengono mostrate come sono cambiate le vite dei tre protagonisti in base alle loro scelte adolescenziali.
Sul finale non vado nei dettagli sia per evitarvi l'eventuale piacere della lettura, sia perché è stato un epilogo che mi ha fatto letteralmente incazzare, ve lo dico!


Una dedica speciale va a _aivy_demy_ e BlueRoar, le due fantastiche amministratrici del gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic e Fanart's World” che hanno saputo dar vita a questa splendida challenge dedicata al mondo del 'What if?'.
Questa storia meritava davvero il suo finale alternativo e ho potuto realizzarlo anche grazie a voi! :*

Al prossimo capitolo,

Mahlerlucia

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Amami Uomo ***



Questa mini-long partecipa alla challenge "Look at the Mirror" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



  

Fandom: Altri anime/manga yaoi
Manga: Smells like green spirit
Autrice: Nagai Saburou
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Futoshi Mishima, Makoto Kirino (Tarou Yumeno)
Tipo di coppia: Yaoi


 

Prompt utilizzato: 'What if?'

E se la storia prendesse una direzione differente?
E se i personaggi si muovessero in altra maniera, modificando di fatto il corso degli eventi?
E se noi fossimo i fautori di questi cambi di rotta, così da stravolgere il canon e reinterpretare il tutto?

 


 

Amami Uomo




 

... L'attesa è il risultato, il retroscena
di questa nostra vita troppo piena.

È una andar via di cose dove al loro posto
c'è rimasto il vuoto...


[Giorgio Gaber - “L'attesa” (1981)]



 

La stazione di Tokyo-Marunoiuchi è sempre stata un crocevia di anime in fuga, pronte a scappare dalla quotidiana oppressione irrotta nelle loro innocue esistenze. C'è chi si agita a causa dell'imminente partenza del proprio convoglio; chi è costretto a fermarsi in un punto privo di significato, impossibilitato ad andare oltre i tornelli riservati ai passeggeri muniti di regolare biglietto. Frammenti di famiglie che si ritrovano dopo alcune settimane, mesi o – persino – anni. Coppie eterosessuali che possono tranquillamente mettere in mostra i loro più limpidi sentimenti; gli aspri commenti di coloro che sostengono che ai loro tempi non avevano mai assistito ad una tale promiscuità, diventano aria fritta di fronte a braccia che non smettono di cercarsi e a labbra che continuano a confondersi tra loro. Per non parlare dell'invidia che attanaglia chiunque non possa farsi carico di certe benedizioni riservate dalla vita. Chi è stato lasciato; chi ha tradito e non ha più ritrovato alcuna fiducia; chi è sempre stato solo e chi, inevitabilmente, è costretto a nascondere la propria natura.
Già, nel ventunesimo secolo siamo ancora intrappolati in questi dettami di non poco conto.

È appena stato annunciato l'imminente arrivo del treno della linea Tōhoku Shinkansen. Il suo treno.
Ti alzi da quella panchina dalla quale hai potuto osservare la folkloristica popolazione nipponica che ti sta passando accanto da oltre mezz'ora, senza quasi rendersi conto della tua presenza. In questo luogo di arrivi e partenze, nessuno si scandalizza poi tanto nel ritrovarsi di fronte ad un ragazzo dai capelli lunghi e lisci, il viso da bambina e un trench color sabbia a coprire un abbigliamento perfettamente in linea con le ultime tendenze in fatto di moda.
Ti nascondi poggiandoti al muro, alla ricerca di un posto qualunque dal quale poter assistere all'arresto definitivo del mezzo che attendi più di qualunque altro.
Il viavai ai tornelli è incessante, fastidioso, distraente. Per un attimo ti balza per la mente la malsana idea di scavalcare quelle ridicole barriere, d'inventarti un'urgenza qualsiasi per poter convincere gli addetti ai lavori a lasciarti passare. Di tutto, pur di alleviare la profonda pena che il tuo cuore sta provando da quando lui ti ha comunicato la sua breve permanenza per affari in quel di Tokyo.

Il tuo telefono emette un suono, come a volerti dissuadere dal commettere azioni avventate.
Yumeno ti avvisa che la riunione programmata per quella serata sarebbe durata più del previsto. Il ché sta a significare che non ti saresti dovuto preoccupare di restare sveglio ad aspettarlo per la cena.
La tua mano si posa sulla parte sinistra del petto. Le dita si aprono a ventaglio, per poi richiudersi di colpo a stringere la stoffa lucida della tua giacca. Senti i tuoi denti battere tra loro, e non di certo per il freddo.
Cosa sto facendo? Dovrei andare a casa a preparare qualcosa da mangiare per Tarou. Non importa a che ora rientrerà... glielo devo! Non posso lasciarlo solo in un momento lavorativo di certo non facile per lui...

Quei pensieri confusi abbandonano la tua mente non appena i tuoi occhi riescono a posarsi su di lui. Tra tutte quelle persone che defluiscono, si spostano e si distribuiscono in ogni dove – come un'enorme macchia d'olio generatasi sul pavimento dopo la rovinosa caduta della sua bottiglia –, è finalmente apparso il viso di un giovane uomo. Il meraviglioso volto di quel ragazzo che tanti anni prima aveva deciso di condividere con te il suo segreto più intimo, per poi accantonarlo in un angolo, vietando a qualunque curioso o sbeffeggiatore del caso di poter avvicinarglisi.
Lo vedi sostare per qualche secondo dalla parte opposta di quei futili tornelli, coda di una breve e composta fila di pendolari in attesa di quell'ultima liberazione. Mostra il suo biglietto ad un uomo con la divisa della compagnia ferroviaria, mentre aspetta con pazienza quel timbro di rito che avrebbe consentito l'apertura delle due piccole porte in plexiglas. Ti piazzi esattamente dalla parte opposta di quell'ultimo, piccolo ostacolo che sta ancora osando separarvi.
Si accorge della tua presenza solamente nel momento in cui alza gli occhi dal punto in cui l'apparecchiatura gli deve ancora restituire il titolo di viaggio. I suoi occhi diventano enormi mentre ti sorride con sincero entusiasmo. Annuisce soddisfatto ad un uomo che gli fa gentilmente notare che forse è arrivata l'ora di lasciare libero il passaggio anche agli altri passeggeri. La sua dichiarata fretta diventa la spinta necessaria per questo vostro nuovo avvicinamento, probabilmente bramato e temuto da entrambe le parti.
Kirino ti viene incontro e ti abbraccia, non curandosi di tutti quegli sguardi indiscreti che vi circondano. Ma il suo è un contatto rapido, di quelli che solitamente si possono osservare tra due colleghi d'ufficio che si salutano per l'ultima volta prima di partire per le vacanze estive.

“Mishima! Che puntualità! Sono davvero contento di rivederti!”

Potresti liquefarti su quelle mattonelle concentriche in un solo istante. Sparire, per non essere mai più ritrovato. Sarebbe stato sicuramente più auspicabile che rivelargli di essere arrivato con un'abbondante ora d'anticipo, avvolto da un'opprimente nube d'agitazione.
E se...

“Kirino! Oh, sono qui solo da qualche minuto, non ti preoccupare. Non hai idea di quanto io sia felice di vederti qui, nella mia nuova città.”

Bugiardo! Ecco cosa sono! Nient'altro che un vile codardo!

“La tua Shangri-La!”

Shangri-La. Quella che doveva essere la tanto agognata meta della vostra fuga adolescenziale mai portata realmente a termine. La destinazione che, in qualche modo, avrebbe dovuto cambiare per sempre le vostre giovanissime e travagliate vite di studenti residenti in un paesino chiuso e dimenticato dal mondo.
Non ti stupisce minimamente il fatto che stia utilizzando ancora gli stessi termini con i quali vi eravate soffermati ad ipotizzare un mondo migliore, solamente alzando gli occhi al cielo. Condividevate quel romantico vezzo sin dai primi albori del vostro sofferto legame affettivo, senza mai avere la necessità di nasconderlo l'uno all'altro. L'immaginazione era uno dei pochi strumenti astratti che avevate a disposizione per poter estraniarvi da quel contesto estremamente bigotto e giudicante. Lo stesso in cui eravate nati e cresciuti. Il medesimo in cui Kirino risiede tutt'oggi, nonostante lo stravolgimento della sua vita dovuto a quelle decisioni sofferte che gli avevano permesso di allinearsi nuovamente con il pensiero di sua madre. La persona per lui più importante, ma anche l'intralcio più cospicuo nella lotta per il raggiungimento della sua personale felicità. La sua Shangri-La, appunto.

“Beh, diciamo che le cose qui vanno leggermente meglio. Ma non è sempre tutto rose e fiori.”

“La vita non è mai 'rose e fiori'. Siamo noi che dobbiamo imparare a trovare le nostre occasioni e a coglierle nel momento più opportuno. E nella giusta maniera, come meritano.”

Non hai potuto fare a meno di udire quel lieve sospiro che non è riuscito a trattenere mentre si è ritrovato a pronunciare quelle ultime parole. Per un attimo, ti soffermi a chiederti se lui abbia mai realmente trovato quella giusta maniera per poter usufruire delle bellezze offerte dalla vita. No, non si tratta di ciò che i suoi cari hanno stabilito per lui. Quelli sono meri doveri sociali, o poco più. La purezza della sua anima, la sua natura, le sue pulsioni più recondite... sono questi gli aspetti della sua brillante personalità che maggiormente ti premono.
Nella giusta maniera.

“Già. Ehm... Ti va di andare a bere qualcosa insieme?”

La risposta si fa attendere più del previsto. Kirino resta per qualche secondo immobile a fissare la tua espressione titubante. Sorride, con l'unico intento di rincuorarti.
Ci metteresti la mano sul fuoco: sta pensando a Tarou. Probabilmente starà immaginando la sua ingenuità di fronte alle tue intenzioni per quella strana serata. I messaggi provenienti da un altro numero, le telefonate fatte solo in momenti di totale solitudine, nessun contatto tramite social networks... tutto lasciava presagire ad una ripresa di contatti illecita e, proprio per questo, ancor più desiderata. Da entrambe le parti.

“Se non è troppo disturbo, per me va bene.”

Quel 'disturbo' non credo sia riferito a me. O sbaglio, Kirino?!

“Disturbo?! Ma no, figurati! Lo sai che per me è un piacere poter... poter trascorrere del tempo in tua compagnia.”

La verità trova sempre un modo per venire a galla, per quanto faccia male nel suo essere sagace, irruenta, tagliente. Per quanto sia difficile da concretizzare, nonostante tutte le rose e i fiori che le vostre esistenze vi avevano donato.

“Anche per me sarà un piacere poter trascorrere il resto del pomeriggio con te.”

Il piacere di potermi perdere ancora una volta nella luce dei tuoi occhi corallo e tra le melodie della tua voce soave.
Il piacere tra i piaceri.

 

***

 

La porta scorrevole dell'albergo si è fermata alle vostre spalle. Un ultimo facchino ha fatto il suo ingresso munito del suo trolley e del suo borsone da viaggio. Lo seguite sino alla reception, dove Kirino viene invitato a depositare il suo documento d'identità. Vengono richiesti anche i tuoi, ma ti accingi a specificare fin da subito di essere solo un accompagnatore. Parole buttate fuori di getto, e non senza qualche involontario balbettio.
La sua espressione divertita ti solleva e ti mette in apprensione allo stesso tempo. Come un vortice che sembra non avere mai fine.

“Va bene, ehm... Allora io vado. Ho delle cose da sistemare a casa e...”

I suoi occhi tornano a perdersi nei tuoi, di fronte alla prima rampa di scale che conducono ai piani superiori.
Non dice nulla, ma quelle iridi color del fuoco ti hanno già comunicato molto più di quanto potesse fare un lungo ed articolato discorso. La richiesta finale sarebbe rimasta comunque la stessa: resta.

“Vuoi sapere come ho deciso di chiamare mio figlio?”

Tuo figlio.
Perché tiri fuori questo tipo di discorso proprio ora?
Seduti al tavolino di quel locale della stazione avevate chiacchierato parecchio. Il lavoro, le vostre rispettive madri, Yumeno, Yoshiko, Natsuki, aneddoti vari ed eventuali. Kirino ti aveva raccontato anche del lieto evento.
Il piccolo ha quasi un mese ed era nato sano e forte. Ti aveva persino mostrato una fotografia scattata dal suo smartphone. Una meravigliosa istantanea che immortalava le sue due creature mentre dormivano abbracciate; la manina di Natsuki che stringeva quella del suo piccolissimo otouto. Uno spettacolo.
Gli somiglia parecchio, anche se i suoi capelli sono scuri come quelli della madre e della sua nee-san.
Ti eri quasi messo a piangere di fronte a quell'immagine, e non solamente per l'incanto emanato da quei due esserini indifesi.

“Poco fa mi hai raccontato molte cose su di lui e sulla tua famiglia. Ma il nome no, quello non me lo hai ancora rivelato.”

“Il suo nome è Yuji.”

Yuji.
Yuji e non Futoshi. Siano lodati tutti gli dèi!

Trai un sospiro di sollievo interiore ripensando a tutte le volte in cui ti sei lasciato sconvolgere da questa atroce ipotesi. Kirino non poteva di certo detestarsi sino a quel punto di non ritorno. Non glielo avresti mai permesso!
Attribuire il tuo stesso nome al suo unico erede maschio avrebbe comportato la definitiva resa dinnanzi a qualunque barlume di speranza presente tra voi. Sono usanze che si tramandano di padre in figlio distribuiti su varie generazioni, ma non tra due persone che...
Cosa siamo esattamente io e te ora?

“Ti piace?”

“Sì. Nel suo significato simbolico è racchiuso tutta la sua essenza. Quel secondo figlio che di sicuro anche tua madre avrebbe voluto. E sì, sarà coraggioso perché prenderà tutto da suo padre! Lo conosco, è sempre stato una roccia inossidabile.”

L'imbarazzo e la vergogna si palesano sulle sue guance in pochi secondi. Decide di evitare il tuo sguardo voltandosi in direzione di una remota finestra. Le sue labbra s'increspano, mentre compie sforzi atroci per trattenere quelle lacrime che le tue candide parole avevano inevitabilmente scatenato in lui.
Una coppia di mezza età commina al vostro fianco, intenzionata a prendere l'ascensore situato accanto alle scale. La donna vi saluta con estrema gentilezza, l'uomo bofonchia un forzatissimo 'buonasera' prima di sparire nell'abitacolo dell'elevatore, accompagnato dal suo sguardo torvo e accusatorio.
Poggi una mano sul suo braccio per invitarlo a tornare in sé. Vederlo in quelle condizioni ti ha riportato indietro di oltre un decennio. Esattamente a quel giorno, in treno, quando il suo sguardo vacuo era rimasto sospeso nel vuoto, perso nell'intricata rete delle sue consuete fobie. Totalmente assente, senza speranze.
Come ora. E come sarà sicuramente successo molte altre volte all'interno di quell'infinito lasso di tempo in cui si è ritrovato a dover affrontare le proprie verità in completa solitudine. Senza alcun appiglio.

“Makoto, vieni. Ti accompagno di sopra.”

Makoto.
Il suo nome. Lo avevi usato senza nemmeno rendertene pienamente conto. Non è mai successo prima.
Makoto.
Un appellativo androgino, che inneggia alla sincerità più profonda.

Ti copri la bocca con una mano, come a volerti scusare per quell'impertinenza. Lui ti regala uno sguardo ricolmo di comprensione, mentre tenta di scacciare via le ultime lacrime con un fazzoletto di stoffa. Su di un bordo intravedi due iniziali ricamate a mano: M & Y.
Due lettere che ti hanno rimembrato in un lampo chi sei e dove dovresti essere. Ma soprattutto, con chi.

 

***

 

“Yumeno ti starà aspettando. Mi spiace trattenerti oltre. Sto bene, davvero.”

“Sei sempre stato molto sensibile ma non pensavo di portarti ad una reazione del genere. Sono stato poco delicato e mi scuso. Io so quanto sia difficile per te-”

Poggia un dito sulle sue stesse labbra. Non ha bisogno di ascoltare le tue scuse. Ti conosce e sa bene che le tue parole e le tue azioni non sono – e non sono mai state – guidate da intenzioni negative. Specie quando ti rivolgi alle persone per cui nutri una stima ed un affetto impossibili da quantificare.
Posa una mano sulla tua e socchiude gli occhi. La perfetta immagine di un uomo distrutto dal dolore. Nient'altro che una fragile farfalla alla quale sono state spezzate le ali ancor prima di poter spiccare il volo di debutto.

“Futoshi, non reputarmi forte come credi. Non lo sono mai stato, lo sai.”

Ti assale il bruciante desiderio di tirargli uno schiaffo in pieno viso. Come fece lui anni addietro, per farti comprendere che i tuoi pensieri pietistici nei confronti di quel depravato del professor Yanagida erano completamente fuori luogo. Esattamente come lo sono i suoi in questo momento. Un ottimo voltagabbana.
Certo che sei stato forte. E sì, sei stato persino il più forte tra tutti noi. Per amore di tua madre, dei tuoi figli. Per l'affetto che provi per... per... Yoshiko, nonostante tutto. Io non ce l'avrei mai fatta a sopportare tutto questo al tuo posto. Credimi, Makoto... non ci sarei mai riuscito.

“Beh, eri tu quello che diceva che doveva essere forte per la propria famiglia. Non è forse così?”

“Sono due cose diverse.”

“Cosa vuoi dire?”

“Tu sei felice di condividere la tua vita con Yumeno?”

“Non cambiare discorso! E comunque, sì... con lui ho trovato il mio equilibrio.”

Il suo sguardo si solleva per incontrare il tuo. Ha gli occhi spenti, gli angoli esterni della bocca rivolti verso il basso.
Abbozza un nuovo, tenue sorriso in risposta alla tua evidente apprensione nei suoi riguardi.
No, no e poi no! Cosa mi salta in mente di rispondergli? Non volevo, Makoto. Perdonami! Io... io...

“Capisco. Sono contento per te e per lui. Questa è una cosa importante, un traguardo che vi meritate entrambi. Siete stati realmente forti e avete raggiunto la vostra felicità insieme.”

Le tue mani si avventano sul suo avambraccio, strattonandolo appena. È molto più muscoloso di quanto potessi sospettare, avendolo sempre visto in abiti formali. La sua passione per lo sport è rimasta intatta.
Un ottimo segno, ti vien da pensare; avevi sentito parlare della possibilità di poter sublimare le proprie pulsioni attraverso valvole di sfogo socialmente riconosciute. Ti era stata persino consigliata una cosa del genere dalla psicanalista da cui avevi iniziato un percorso terapeutico che non hai mai portato a termine.

“Equilibrio e felicità sono due concetti molto diversi. 'Trovare il giusto equilibrio' significa adattarsi alla realtà. Essere felici, invece, riguarda la possibilità di poter costruire la propria realtà, rendendola ogni giorno più simile all'idea che abbiamo di noi stessi. È un discorso un po' strano... ma non credo di aver ancora trovato la mia Shangri-La, nemmeno qui a Tokyo. Ci sono ancora cose che mi lasciano perplesso... punti importanti che ho lasciato in sospeso. Sai, credo proprio di essermi fermato anch'io nel bel mezzo di quel famoso viaggio in treno, insieme a te.”

“Non è così, non sminuirti come tendevi a fare anche a quei tempi. Tu sei andato avanti per la tua strada e sei riuscito a costruirti davvero la tua vita, così come la desideravi quando ci perdevamo a guardare le nuvole di passaggio sul tetto della scuola media sognando mete irraggiungibili.”

Così com'erano arrivate poc'anzi, le forze per poter replicare ti stanno completamente abbandonando. La tua mano rimane lì, ancorata al suo braccio. Makoto non ha fatto nulla per dimostrarti di volersi divincolare dalla tua presa.
Adagi la fronte sulla sua spalla, ciondolando come un gatto alla ricerca di coccole da parte del suo adorato umano.
Pur non sollevando il capo, avverti l'imponente pressione dei suoi occhi in quello sguardo sconcertato. Le sue dita afferrano una lunga ciocca dei tuoi capelli e la portano appena sotto al suo naso.

“Ho sempre sognato di avere dei capelli così morbidi. Si vede che li curi molto... profumano di libertà.”

“Sembri quasi un attore di uno spot pubblicitario. Con quella voce...”

“... Da uomo.”

“Esistono anche attori uomini che pubblicizzano prodotti per capelli, sai!”

“Grazie per la precisazione.”

Sollevi il capo per mostrargli il tuo viso fintamente imbronciato. No, non te la sei presa per quella sua ultima battuta in cui ti ha palesemente dato del Capitan Ovvio. Vuoi solo capire fino a che punto vorrebbe arrivare con te in quella stanza. In quella strana serata che vi vede di nuovo uniti e complici. Raggianti ed impreparati come allora.
Ogni sforzo diventa vano di fronte alla fissità del suo sguardo. Muovi le labbra nel disperato tentativo di proferir parola, ma non sei in grado di articolare alcun suono. Deglutisci, con un unico tarlo nella testa pronto a tormentarti da qui all'eternità: Makoto Kirino è diventato l'uomo più affascinante con cui tu abbia mai avuto a che fare.
Arrossisci senza ritegno e non puoi far altro che volgere lo sguardo al pavimento. Ma il tutto non dura più di una manciata di secondi: due dita si stanno premurando di risollevare con delicatezza il tuo mento. Sei di nuovo ancorato a lui, senza nessuna possibilità di scampo.
I suoi occhi si chiudono mentre si avvicina pericolosamente al tuo viso, senza lasciarti alcun diritto di replica. D'altronde, cosa potresti mai dire di veramente sensato in un momento del genere? Nulla. O forse tutto ciò che trattieni dentro da anni. Dipende.
Le sue labbra premono sulle tue, provocandoti un sussulto che t'imbarazza e non poco. Non riesci a chiudere gli occhi, mantenendo ad altissimi livelli quella tensione da primo bacio. Ma in fondo, non era proprio questo che volevi? Quante volte avevi desiderato che la tua prima volta potesse essere con lui? In quante occasioni avevi sognato di poterti perdere nel calore delle sue braccia? Le stesse che ti avevano sorretto e avvolto quando ti eri sentito solo ed umiliato, quando pensavi di essere l'unico malato di mente in quell'orrendo paesino sperduto nel nulla.
Le vostre lingue si sfiorano appena, mentre la sua mano scivola lentamente lungo la tua schiena. Ora non c'è davvero più niente che vi possa fermare.
Il mondo oltre queste mura non esiste.

Il bacio più lungo ed intenso della tua vita.
Quelle che credevi essere le tue certezze stanno inesorabilmente crollando dietro ad una verità inconfutabile.
Fremi ad ogni tocco delle sue labbra sulla morbida pelle del tuo collo, ad ogni contatto tra le sue dita sinuose e la tua schiena nuda. I tuoi gemiti risuonano per la stanza, sempre più frequenti ed intensi.
Cadete insieme su quel letto troppo piccolo, senza mai lasciarvi andare. Non volete rischiare di perdervi un'altra volta nella folla pressante. Il suo corpo sopra il tuo, pronto a farti sentire protetto come avevi sempre sognato.
Giochi col nodo della sua cravatta, lo slacci con le dita e con i denti. Scendi tra i bottoni e le asole, avvertendo il desiderio crescere ad ogni nuovo lembo di corpo scoperto.
Cosa stiamo facendo? Perché mi sento così libero? Perché abbiamo aspettato tanto? Makoto, dove sei stato? E io? Io, dove sono stato fino ad ora? Dove ci avevano rinchiusi? Cosa volevano da noi?

“Futoshi...”

Affondi le dita nei suoi capelli dal taglio particolare. Ti era sempre piaciuto, ma non avevi mai avuto il coraggio di dirglielo. Stavano benissimo con la sua fisicità, con quel suo viso da bambino costretto a crescere troppo fretta; così come stanno bene tutt'oggi, con quell'accenno di barba pronto a sottolineare la sua meravigliosa natura virile. I suoi occhi sono più vivi che mai, bramosi e pronti a godersi quei momenti da centellinare a dovere.
Sono i vostri momenti. I vostri moti d'insurrezione personali. Le vostre necessità di liberavi dalle maschere che siete costretti ad indossare ogni giorno per andare avanti, prigionieri di una società che vi vuole tutti uguali e operosi, sia dal punto di vista biologico che economico. Macchine da riproduzione in un ciclo continuo e carente di sentimenti reali, privo di alcun diritto di volontà propria. Una gabbia di rassegnazione nei confronti del proprio destino.

“Makoto... non fermarti... non pensare a niente... ti prego!”

Viviamo il nostro peccato fino in fondo. Sbagliamo insieme, restando stretti. Precipitiamo nel nostro abisso tenendoci per mano. Così sarà più semplice poterci far forza l'un l'altro.
Makoto... non fermarti!

“Non puoi chiedermi di non pensare a niente. Non posso non pensare a te!”

Le sue labbra di nuovo sulle tue. Percepisci qualcosa di caldo e vischioso scivolare sulla tua guancia. Lacrime. Lacrime amare, lacrime di liberazione, lacrime da condividere con le tue.
State fluttuando all'interno di un marasma di emozioni alle quali non riuscite ancora a dare un nome, ma che sentite molto affini alla definizione di felicità.

 

 

 

“Sulle tue curve la mia mano ondeggerà
anche se il tuo corpo di curve non ne ha
sei sempre più spigoloso
poi sorridi se mi mostro geloso
Amami uomo con le mani da uomo
e toccami fiero
con un soffio leggero
Bello di mamma
tosto macio per papà
l’uomo senza curve un donnone sposerà!”


[Renzo Rubino - “Il Postino (Amami Uomo)” (2013)]









 

 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long. :)

Questa storia è tratta dal manga Smells like green spirit di Nagai Saburou, concluso e facilmente reperibile sul web.
Tutto quello che posso fare, nel mio piccolo, è consigliarvi caldamente la lettura di questa bellissima (e sottovalutata!) opera su carta. Se vi aspettate il solito manga yaoi in cui i ruoli vengono incasellati a dovere, dove ci si rigira tra le lenzuola ad ogni capitolo o vi è la costante presenza delle solite tresche tra ragazzini all'interno di una scuola nipponica... sappiate che vi state sbagliando. E di grosso! Questo è davvero uno dei manga di genere più belli, intensi e realistici che abbia mai letto! I personaggi sono perfettamente caratterizzati e non esiste un 'buono' o un 'cattivo'. Questi ragazzi sono vittime della stessa società che ha dato loro la vita, non ancora pronta ad accettare la loro naturale omosessualità.

La storia è scritta al tempo presente, in seconda persona. Il punto di vista è quello di Mishima, dato che l'intero arco narrativo della storia originale parte da lui e dai suoi intricati rapporti con Kirino e Yumeno.
Ho utilizzato una citazione tratta dal libro Chamami col tuo nome di André Aciman come introduzione, mentre il titolo generale della mini-long (Uomini farfalla), è tratto da una bellissima canzone di Mia Martini.

Altre piccole annotazioni:

  • L'estratto di testo che ho aggiunto all'inizio del capitolo appartiene al brano L'attesa di Giorgio Gaber, mentre l'estratto di testo che ho aggiunto al termine fa parte del testo del brano Il postino (Amami uomo) di Renzo Rubino. Dalla titolo di quest'ultimo ho preso spunto per il titolo del capitolo.

  • La stazione di Tokyo-Marunoiuchi è la stazione più importante di Tokyo (ma non la più frequentata!) in quanto è il punto di raccordo per tutti i treni ad alta velocità delle linee Shinkansen.

  • Yoshiko e Yuji sono due nomi da me attribuiti. Nell'ultimo capitolo del manga (cap. 14) viene chiaramente fatto intendere che Kirino si sia sposato e che abbia avuto una bambina di nome Natsuki. In una battuta della bambina si evince che la madre sia di nuovo incinta. Non si specifica altro.

  • Yuji significa proprio 'secondo figlio coraggioso'.

  • Le iniziali 'M & Y' cucite sul fazzoletto di Kirino stanno per Makoto & Yoshiko. Ma Mishima, quando le vede, le associa immediatamente a lui e a Yumeno.

 

Breve riassunto della trama di Smells like green spirit:

Futoshi Mishima è uno studente delle scuole medie dichiaratamente omosessuale e con la passione per il cross-dressing. Proprio per questo viene preso spesso di mira da alcuni suoi compagni di classe, tra i quali ci sono Makoto Kirino e Tarou Yumeno.
Un giorno Kirino interviene per salvare Mishima da un gruppo di ragazzi più grandi che volevano provarci con lui, scambiandolo per una ragazza. In quell'occasione Mishima perderà un rossetto che aveva sottratto alla madre. Il giorno seguente il ragazzo scopre che l'oggetto perduto è stato ritrovato proprio da colui che lo aveva salvato. Infatti, i due si ritrovano sul tetto della scuola proprio mentre Kirino cerca di dare colore alle sue labbra, rivelando rabbiosamente di essere a sua volta omosessuale. Da quel giorno i due diventano amici e confidenti. Yumeno, nel frattempo, intuisce il loro avvicinamento e ne è persino geloso.
A seguito di una quasi violenza sessuale subita da Mishima da parte di un professore represso e pedofilo (Yanagida), Kirino e Yumeno si avvicineranno ancora di più al giovane Futoshi. Yumeno, diversamente da Kirino, avrà fin da subito un approccio più fisico (dichiarando a sua volta le sue reali preferenze sessuali), arrivando a baciarlo e ad avere quasi (!) un rapporto completo con lui. Kirino, dal canto suo, riesce ad essere più cauto, preferendo una vicinanza maggiormente 'affettiva'.
Purtroppo, come spesso capita nei paesini di campagna in cui sono ambientate le vicende, le voci su due/tre ragazzi che escono spesso assieme cominciano a girare e ad essere volgarmente esagitate. Questi pettegolezzi arrivano fino alle orecchie delle tre famiglie in questione e le conseguenti reazioni risulteranno essere completamente diverse l'una dall'altra. C'è chi verrà accettato e compreso di buon grado, chi dovrà essere aiutato dal genitore più 'open minded' per convincere anche il coniuge e chi, venendo da una situazione familiare piuttosto travagliata, sarà costretto a fare diversi passi indietro per non arrecare ulteriori 'danni'.
Nell'ultima parte del manga (esclusi i 4 spin-off) la trama è spostata in avanti di circa una decina di anni; ci vengono mostrate come sono cambiate le vite dei tre protagonisti in base alle loro scelte adolescenziali.
Sul finale non vado nei dettagli sia per evitarvi l'eventuale piacere della lettura, sia perché è stato un epilogo che mi ha fatto letteralmente incazzare, ve lo dico!


Una dedica speciale va a _aivy_demy_ e BlueRoar, le due fantastiche amministratrici del gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic e Fanart's World” che hanno saputo dar vita a questa splendida challenge dedicata al mondo del 'What if?'.
Questa storia meritava davvero il suo finale alternativo e ho potuto realizzarlo anche grazie a voi! :*

Al prossimo capitolo,


Mahlerlucia

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La bellezza ***




Questa mini-long partecipa alla challenge "Look at the Mirror" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



  

Fandom: Altri anime/manga yaoi
Manga: Smells like green spirit
Autrice: Nagai Saburou
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Futoshi Mishima, Makoto Kirino (Tarou Yumeno)
Tipo di coppia: Yaoi


 

Prompt utilizzato: 'What if?'

E se la storia prendesse una direzione differente?
E se i personaggi si muovessero in altra maniera, modificando di fatto il corso degli eventi?
E se noi fossimo i fautori di questi cambi di rotta, così da stravolgere il canon e reinterpretare il tutto?

 


 

La bellezza




 

Passa la bellezza
nei tuoi occhi neri
e stravolge il canto
della vita mia di ieri;
tutta la bellezza,
l’allegria del pianto
che mi fa tremare
quando tu mi passi accanto...


 

Non hai mai avuto il coraggio di confessare a Yumeno alcuni tra i vizi più reconditi che porti con te sin dall'infanzia. Tra questi si è sempre ben difesa la passione per i profumi maschili, specie per le fragranze più intense ed afrodisiache. Di tanto in tanto ami entrare in profumeria col mero intento di lasciarti trasportare dai sensi e dalla fantasia, laddove la vita reale non te lo consente. Molte delle commesse con cui hai avuto a che fare hanno imparato a conoscerti e a capire le tue particolarissime esigenze. Un tempo si limitavano a lasciarti entrare liberamente; ora sono in grado di segnalarti le ultime novità presenti sul mercato non appena ti vedono varcare l'ingresso del loro punto vendita.
Non ti sorprende affatto constatare quanto lo stesso Kirino s'intenda a suo modo di fragranze maggiormente adatte al suo status sociale. Il suo effluvio ti è entrato dentro in maniera indelebile sin dal primo, innocente contatto. E sai bene sin da ora che, con ogni probabilità, resterà incastrato tra i tuoi ricordi per molto tempo, per non dire per sempre.
Yoshiko è in grado di trattare a dovere il proprio uomo.

Nascondi il viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla per poterti perdere di nuovo in quell'essenza. Poco t'importa della sua provenienza finché è lui stesso ad emanarla.
Le sue dita iniziano a muoversi soavemente tra le tue lunghe ciocche scure e scarmigliate, nell'arduo tentativo di donarti un minimo di sollievo a seguito di ciò che si è appena avverato in quella banale stanza d'albergo. Il vostro umile rifugio dalle intemperie che vi attendono – inesorabili – al di là di quelle fragili mura insonorizzate.
Avverti il calore delle sue labbra umide posarsi sulle tue tempie ancora imperlate di sudore. Un ciuffo di capelli fastidioso viene riposto con delicatezza dietro al tuo orecchio per permettere alla sua mano di scivolare dal tuo zigomo sino alla tua spalla. Quel tocco porta con sé piacevoli brividi che si dipanano rapidamente per tutto il tuo esile corpo. Gemi flebilmente chiedendogli di continuare, rivelandogli di aver atteso per troppo tempo questi indescrivibili momenti d'intimità da poter condividere con lui. Solamente con lui.

“Davvero?”

Riapri appena gli occhi, non pienamente sicuro di aver udito quella domanda formata da un'unica parola. Ti stringi a lui cercando di risollevarti quel minimo necessario per poterlo guardare dritto negli occhi. Puntelli entrambi i gomiti sul suo petto, poggiando il mento su di un palmo chiuso a coppa. Sorridi sornione, lasciandolo penare ancora per qualche istante nel suo più che sincero interesse. In realtà non vorresti nemmeno far trapelare la tua difficoltà nel trovare le parole più adatte per rispondere a quell'arguta domanda dovuta alla tua incapacità di trattenere le tue emozioni a dovere.

“Tu che ne pensi?”

Solleva solamente uno dei due angoli della bocca, mostrandoti un'infantile espressione di scherno misto a curiosità dirompente. Non resisti, è più forte di qualsiasi tua volontà. Ti avvicini al suo viso e non puoi far altro che racchiudere le sue labbra tra le tue, lasciandogli il tempo necessario per adattarsi e per approfondire quel contatto tra le vostre lingue.
Nulla di particolarmente complesso, se paragonato all'unione completa che avete condiviso solamente pochi minuti prima. Le tue grida di piacere si confondevano con l'affanno con cui Makoto si era accinto a pronunciare più volte il tuo nome mentre si muoveva nel tuo corpo, nell'attimo in cui stingeva la tua vita sottile con le sue mani vigorose donandoti quella gioia che di sicuro non avevi mai raggiunto prima. Non in quella maniera così onesta e totalizzante.

“Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.”

Ti afferra per gioco la punta del naso racchiudendola tra l'indice e il medio, come avrebbe fatto un padre al cospetto di un figlio in piena protesta di fronte ai compiti scolastici da svolgere per il giorno seguente.
Non puoi di certo negare quello che è appena stato detto. Kirino era sempre stato bravo con le parole e con il passare degli anni aveva ulteriormente sviluppato le sue già forbite capacità dialettiche.

“Hai ragione. Sto solo cercando di tergiversare...”

“Me ne sono reso conto. Hai per caso detto delle cose che non avresti voluto dire?”

Quel sorrisetto malfermo sparisce dal tuo viso per lasciare campo libero ad uno sguardo ben più stupefatto. Per l'ennesima volta – e dopo anni – ancora ti chiedi come faccia a leggerti così chiaramente tra i pensieri. Cominci quasi a sospettare che possa essere dotato di qualche raro superpotere o, più semplicemente, di un livello di empatia fuori dalla norma. Qualunque sia la motivazione intrinseca, non puoi far altro che ringraziare gli dèi per averti fatto incontrare una persona così disponibile e delicata lungo quel groviglio che sei costretto a considerare come la tua vita.

“Può darsi. Guarda che la colpa è tua.”

“Ah, sì. Questo lo so bene!”

“Non intendevo in quel senso. Voglio dire che sei davvero bravo a stuzzicarmi...”

“Solo in questo?”

Liberi una veloce risata prima di abbassare lo sguardo. La prova a cui ti sta sottoponendo sta cominciando a diventare più difficoltosa del previsto. D'altronde, non puoi di certo fuggire dall'opprimente pensiero che t'inchioda alla realtà che sarai costretto ad affrontare una volta fuori da quell'albergo.
E non ti sei nemmeno ricordato di spegnere il telefono.

“No, ovviamente non sei bravo solo a stuzzicarmi. Se vuoi farmi domande più dirette fammele ora.”

“O taccio per sempre, come sull'altare?”

Kirino si rende conto di aver toccato con le sue stesse mani un tasto ancora troppo dolente, un tabù che ripercorre un'amara situazione che lo aveva visto protagonista indiscusso. Lui su di un altare ci era veramente stato, e senza alcun diritto di replica. Il suo 'sì' non era stato altro che un'affermazione sospinta da una forza tale da negare la sua vera natura. Un destino segnato fin dalla sua prima adolescenza. Un'unione alla quale non aveva potuto sottrarsi, nonostante le sue volontà, nonostante il profondo dolore provato e tenuto inevitabilmente nascosto per anni.
Ti chini di nuovo su di lui e questa volta lo baci sulla guancia, permettendogli di voltarsi ancora una volta nella tua direzione. I vostri occhi si perdono gli uni dentro gli altri e tu non puoi fare a meno di notare quanto la sua espressione sia totalmente disarmata di fronte alla sua sensibilità mascherata da padre di famiglia.
Chissà cosa devi aver passato, Makoto. Se solo avessi potuto fare qualcosa... Se solo mi avessi fatto una telefonata, lo sai che io sarei giunto sino a te il più velocemente possibile... Se solo il nostro viaggio insieme verso la fantomatica Shangri-La non si fosse interrotto in quella piccola stazione nella quale ti sei premurato di chiamare casa per avere notizie della tua famiglia... Se solo tua madre avesse potuto comprendere quanto la felicità di un figlio venga prima di qualsiasi stupida tradizione o diceria di paese... Se solo non fosse troppo tardi per pensare a tutto questo. Se solo...

“In realtà ho già chiesto. Poco fa volevo domandarti se è vero che attendevi questi momenti da condividere con me da così tanto tempo. Sto ancora aspettando una risposta, sai.”

“E io avevo capito, sai! Secondo te potrei mai rispondere negativamente ad una domanda del genere? Se l'ho detto vuol dire che... vuol dire che... oh!”

Sul suo viso si apre un luminoso sorriso capace di tramutarsi immediatamente in una sonora risata. Picchietti qualche lieve pugno sul suo petto come segnale di fastidio nei confronti di quella reazione dai toni decisamente troppo leggeri di fronte alla profondità dei tuoi sentimenti. Ma non ti ci vuole poi molto tempo per realizzare che non sta affatto ridendo delle tue emozioni, ma semplicemente per la titubanza e per i giri i parole che siete stati costretti ad impiegare per giungere ad una verità che conoscete entrambi.
Con un rapido gesto inverte le vostre posizioni. Il suo corpo allenato sovrasta la tua figura snella, non troppo diversa da quella che avevi lasciato nei suoi ricordi sin dai tempi delle scuole medie. Lo sport non era mai rientrato in maniera particolare tra i tuoi interessi, per quanto ti piacesse ancora muoverti con la bicicletta nei periodi in cui ti recavi al paese per far visita a tua madre e – quando era possibile – alla famiglia di Tarou.

In un attimo le vostre fronti si toccano, i vostri occhi si perdono nella luce che riflettete l'uno verso l'altro. Il suo respiro regolare soffia leggero sulle tue labbra. L'impeto di afferrarlo per le spalle e non lasciarlo mai più ti coglie impreparato, come un eccentrico dittatore di reazioni mai interpellato. Così come quella famelica bramosia di averlo tutto per te, senza intoppi o terzi incomodi pronti a considerarvi come due fedifraghi senza rispetto o, peggio ancora, come due poveri pervertiti affetti da seri deficit mentali. Due omosessuali capaci solo di far vergognare le rispettive famiglie per le proprie 'malefatte'.
No, la vostra bellezza non è riducibile a questa meschina e bigotta visione delle cose. Voi due resterete assolutamente estranei a tutto questo scempio fintantoché le vostre anime non smetteranno di cercarsi.

Leghi le tue esili gambe ai suoi fianchi e lo inviti a fare l'amore per l'ultima volta, almeno per quel frangente che vi ha di nuovo visti uniti, dopo un lungo periodo nel quale avete entrambi potuto commettere i vostri errori senza la benché minima libertà. Anime allo sbando in cerca di appigli provvisori a cui aggrapparsi disperatamente in attesa di piccole parvenze di gioia. In attesa di quell'impossibile noi.
Ti bacia mentre si lascia scivolare lentamente dentro di te. Ancori le tue braccia alla sua schiena e, inconsciamente, inizi a ghermire la sua pelle. Ti penti quasi subito di quel gesto inconsulto, ma non puoi farne a meno. Il piacere che sta invadendo ogni membrana del tuo corpo ed ogni componente della tua mente necessita della sua valvola di puro e semplice sfogo fisico.

“Makoto... chiedimelo ancora... chiedimelo...”

“Futoshi, tu hai sempre voluto-”

“Sì... ti ho sempre voluto. Sempre.”

“Chiedilo tu... chiedilo tu a me, ti prego!”

Le sue spinte stanno diventando sempre più decise. Non vorresti mai che un momento importante ed intenso come quello che state condividendo possa rovinarsi a causa della tua insicurezza. Ma davvero non te la senti di porgli quella domanda che tu stesso hai cercato di evitare come un macigno in mazzo ad una strada che non sei abituato a percorrere. Il suo responso potrebbe non essere positivo come vorresti, specie con una moglie e due figli piccolissimi a cui dover pensare. E soprattutto, non dopo tutto quello che era successo con la sua famiglia d'origine e la dovuta separazione che vi aveva visti passivamente coinvolti. Non con quel metaforico e tangibile squarcio in pieno petto che sarete costretti a portare con voi a vita, come un fardello capace di ricordarvi ogni giorno chi siete e dove vorreste essere. Ovunque, eccetto il posto in cui vi troverete in quei momenti di rimpianto cronico.

“Futoshi... chiedimelo!”

“Makoto, tu hai... tu hai sempre pensato a me?”

“Sì. Ogni singolo giorno della mia vita.”

Un attimo dopo senti il suo seme liberarsi tra le tue gambe. Era venuto mentre sentenziava quelle ultime, meravigliose parole. Una delle ammissioni più lancinanti che si sia mai trovato a dover affrontare, nonostante la costante trasparenza mostrata dai suoi sentimenti. Emozioni e stati d'animo che, con ogni probabilità, si teneva dentro da tempo immemore, non avendo mai avuto la forza e la possibilità di rivelarli a nessuno.
Ma davanti ai tuoi occhi sa bene di potersi sentire svincolato da tutti questi assurdi dettami, assaporando la possibilità di sentirsi al cento per cento in pace con se stesso almeno per qualche ora. Le ali della splendida farfalla intrappolata nel suo spirito possono finalmente dispiegarsi per mostrare al mondo la bellezza racchiusa nella semplicità dell'amore. Eterosessuale od omosessuale che sia. La sua autenticità non è stabilita dall'orientamento o dall'essere fedeli o meno. Si può amare chi non si può avere finendo per nascondersi dietro una relazione di facciata, all'ombra di una famiglia imposta ed impostata.
È forse amore questo?

“Makoto, abbiamo appena combinato un enorme ed irrecuperabile disastro!”

“Probabilmente sarà così. Ma non mi sono mai sentito così bene. Sarà un peccato imperdonabile anche questo?”

“No, non lo è. Non per me, almeno. E non dopo tutto questo. Makoto, io...”

“Cosa?”

Sospiri mandandoti silenziosamente a quel paese. Stavi per commettere l'ultimo, grande errore che poteva ancora essere commesso all'interno di quella piccola camera: mettere la tua anima completamente a nudo rivelandogli i tuoi veri sentimenti. Non che lui non li avesse intuiti autonomamente, ma il suono di quel 'Ai shiteru' avrebbe di sicuro mandato in frantumi ogni vostra coercitiva certezza legata a quella realtà nella quale vi eravate oramai incastrati da tempo. Un compagno, una famiglia, il vostro lavoro, i vostri genitori, le vostre routine quotidiane...
Ancora una volta tutto ciò viene prima di noi. Ancora una volta ne usciamo sconfitti, ma circondati da una nuova ed inconsueta bellezza: la nostra.

 

***

 

Controlli il display del cellulare solamente una volta fuori dall'hotel. È quasi mezzanotte e Yumeno aveva tentato già diverse volte di mettersi in contatto con te. Ben tre chiamate e due messaggi. Nessuno di questi aveva ricevuto la benché minima risposta.
Sospiri voltandoti verso la hall dell'albergo. Kirino stanzia di fronte al bancone della reception, in attesa di un chiarimento con l'addetta di turno. Vedi la ragazza in questione incrociare più volte il tuo sguardo attraverso il vetro, come se stesse indagando sull'entità del rapporto che intercorre tra te e il loro cliente. Di primo acchito ti sembra quasi infastidita, come se volesse arrogarsi il diritto di esprimere la sua opinione al riguardo. Chissà, forse si sarà fermata a chiacchierare con Makoto durante uno dei suoi precedenti soggiorni nella capitale. Probabilmente saprà della sua famiglia, della sua attività lavorativa, del ruolo di prestigio che ricopre all'interno della sua azienda. Magari lo troverà persino attraente. Tutti motivi che la staranno spingendo a chiedersi il perché abbia passato così tanto tempo chiuso nella propria camera con uno come te. Un ragazzo che non dovrebbe avere nulla a che fare con 'Kirino-San', come amava chiamarlo dal basso della sua ben più giovane età.

Il telefono squilla con prepotenza riportandoti ad una realtà ben più concreta che non puoi più raggirare. Tarou sarà sicuramente preoccupato ed arrabbiato per la tua assenza. Una tua mancata risposta potrebbe gettarlo nello sconforto più totale e sai bene che non se lo meriterebbe. Non è di certo lui il capro espiatorio delle vostre azioni impudiche.
Chiudi gli occhi e deglutisci, sperando di riuscire ad accampare una scusa che sia quantomeno credibile alle sue orecchie. Impresa di certo non facile, considerando il numero di domande con il quale partirà la conversazione.

“Pronto?”

“Futoshi! Finalmente ti sei degnato di rispondermi! Si può sapere dove sei? Ti avevo detto che avrei fatto tardi, ma non che sarei arrivato a casa domani mattina! Avrei anche preparato del ramen e ti starei aspettando per poter cenare insieme. Sempre se non hai già cenato in giro! Mi dici dove sei? A che ora arrivi?”

Un bombardamento di domande ed esclamazioni che racchiudono tutta l'ansia che il tuo compagno sta provando a causa tua. Vorresti quasi dirgli la verità per discolparlo. Desidereresti fargli sapere che lui non c'entra nulla con l'assurdo comportamento che avevi messo in atto nell'arco di quell'indimenticabile giornata. Ma non puoi. Hai troppo rispetto per la sua persona e per quello che ha rappresentato per te da quando avevate deciso di provare a vivere la vostra storia alla luce del sole, condividendo persino vita domestica e doveri.
Torturi il tuo labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Nemmeno il sapore metallico di quel liquido vitale riesce a donarti il coraggio necessario per avviare una discussione sensata con lui. E come se tutto ciò non bastasse, i tuoi occhi si stanno gonfiando di lacrime. Quel tremendo senso di colpa che avverti nei suoi confronti sta forzatamente cercando la propria via di fuga.

“Futoshi?! Sei in linea? Si può sapere perché non parli? È successo qualcosa? Dove sei?”

“No... no, sto bene. Sto per venire a casa. Dammi il tempo di prendere un taxi e ti racconto. Ci vediamo dopo, ok? Aspettami!”

“Che? Perché non mi puoi dire ora cosa ti è successo?”

“Appena arrivo. Lo so che sei stanco, ma se riesci aspettami!”

“Non credo che riuscirò a chiudere occhio fino a quando non ti vedrò varcare la porta di casa. Perciò, sbrigati!”

“Scusami. Cerco un taxi e arrivo. A dopo!”

Riattacchi rapidamente, senza attendere i suoi burrascosi saluti finali. In questo modo lo avrai insospettito oltremodo, ma non puoi fare altrimenti. Cosa pensi di dirgli una volta che arriverai a casa? Quale scusa t'inventerai per non raccontargli quello che è accaduto realmente? Come credi di uscire a testa alta da questa situazione? Sarà mai possibile, poi?
La tua coscienza ti sta inondando di interrogativi quasi quanto lo stesso Yumeno. Tenti di scacciare ogni negatività scuotendo più volte la testa. Ma in verità, l'unica cosa che riesci a liberare sono le lacrime che non sei più in grado di trattenere a causa della rabbia e della paura. Il terrore di perdere tutto per un errore che non ti porterà a nulla. Uno sbaglio che resterà per sempre impresso nella tua memoria come la notte più dolce e intima della tua giovane esistenza.

“Futoshi, stai bene?”

Stessa domanda, tra le tante che avevi sentito per telefono. Ma i toni ora sono decisamente più calmi e comprensivi. Kirino conosce i motivi che ti stanno dilaniando il cuore e non si permetterebbe mai di giudicarli o di importi quella che lui ritiene essere la maniera più idonea per affrontare la delicata questione. Non può permetterselo, dato che si trova in una posizione altrettanto scomoda. Anzi, ancor più sconveniente.

“Yumeno...”

“Avete discusso?”

“No, mi aspetta a casa. Mi ha fatto un sacco di domande e io... non... lui... non se lo merita!”

Nascondi il tuo viso tra le mani, giusto un attimo prima di essere accolto dalle braccia di Kirino. Ti lasci andare ad un pianto liberatorio poggiando la testa al suo petto, ancorandoti disperatamente ai lembi della sua giacca. Non vuoi in alcun modo separarti da lui e dalle indimenticabili ed indescrivibili emozioni che avete provato insieme in quella stanza. Ma non può essere altrimenti. Non puoi pretendere di prendere il posto della madre dei suoi figli, così come non puoi permetterti di ridurre in cenere la fiducia che Tarou ti ha sempre dimostrato da quando avete deciso d'intraprendere insieme la vostra avventura edochiana.
Ogni tassello deve rimanere al suo posto, come sempre. E poco importa se la vostra unione vi ha cambiati definitivamente, forgiando una nuova, tenue speranza nei vostri cuori affranti. Un sentimento che è cresciuto dentro di voi all'ombra di chi è stato costantemente al vostro fianco, nonostante tutto. Un germoglio che meritava da tempo il suo nutrimento per poter crescere vigoroso all'interno delle vostre anime spezzate. Uno spiraglio di luce che riusciva a farsi largo tra i vostri contorti pensieri carichi di insicurezze ed aspettative. I coperchi dei vostri rispettivi Vasi di Pandora che si spostavano per lasciarvi la possibilità di scoprire quello che avevate lasciato in sospeso nel momento in cui vi eravate separati per andare incontro ai vostri destini. Sì, perché solo ora te ne stai rendendo pienamente conto, ma anche il tuo Vaso si è chiuso nell'attimo in cui hai salutato Kirino gridando su quella stradina che ti avrebbe condotto all'abitazione di tua madre, reduce di un meraviglioso viaggio mai compiuto. Continuare a mostrare al mondo la tua vera essenza non era servito a molto dato che non potevi donarla all'unica persona di cui ti sei mai realmente innamorato.
Scoprire che quegli stessi sentimenti sono addirittura ricambiati ti ha fatto ancora più male. Ti ha portato a comprendere, in maniera ancora più letale, quanto sia vile fingere ogni giorno di essere felici. Ma soprattutto, ti porta inesorabilmente a idealizzare quanto tempo abbiate perso e cosa avreste potuto realizzare in quegli anni buttati a rincorrere il sogno di qualcun altro, qualcuno che state prendendo palesemente in giro, oltretutto.

“Sono d'accordo. Lui non se lo merita.”

“Makoto, i tuoi bambini hanno bisogno di te.”

Kirino si limita ad annuire, assumendo un'espressione vacua, accondiscendente e rassegnata. Accenna un piccolo sorriso prima di alzare il braccio e puntare il dito nella tua direzione, ma oltre le tue spalle.
Un'auto ha appena frenato sul ciglio del marciapiede. Un taxi di colore giallo.

“Devi prendere un taxi?”

“No, l'ho fatto chiamare per te. In realtà si è offerta la ragazza della reception dopo che le ho spiegato che sei un mio cliente. Tu sei qui per una consulenza, giusto?”

Cosa?

“Mi stai prendendo in giro?!”

Il suo occhiolino è la risposta che riesce a risollevare in parte il tuo umore, letteralmente finito sotto le scarpe. In un attimo intuisci che ti ha semplicemente dato un input per poterti giustificare con Tarou, una volta arrivato a casa.
Una consulenza in tarda serata. Sì certo, ci crederà!

“Ti ho scritto una mail, leggila e memorizzala. Poi cancellala.”

“D'accordo.”

“Bene, ci salutiamo allora. Mi ha fatto davvero piacere rivederti.”

“Anche a me.”

“Ti auguro il meglio... per tutto.”

“Abbi cura dei tuoi bambini. Ciao, Makoto.”

Ciao, Futoshi.”

 

***




Caro Mishima,
Ti scrivo questa mail per dirti ciò che non sono riuscito a dirti di persona.
Il mio lavoro mi porterà a venire almeno due volte l'anno qui, nella tua Shangri-La. Mi sembra di avertene già parlato quando ci siamo visti in paese, se non ricordo male.

Quello che sto cercando di dirti è che tenterò di avvisarti ogni volta che potrò. Mi piacerebbe poterti rivedere. Sarei un pazzo a non ammettere che l'incontro di oggi non mi è bastato.
Futoshi, grazie per aver realizzato il sogno che mi porto dietro da oltre un decennio. Grazie per aver dato vita alla serata più bella della mia inutile esistenza. Grazie per la buona considerazione che hai di me, nonostante il modo in cui ti ho trattato in passato. Semplicemente... Grazie.
Un caro saluto,
Makoto Kirino

 

 

 

 

… Tutta la bellezza
che mi fugge via
e mi lascia in cambio
i segni di una malattia.
Tutta la bellezza
che non ho mai colto,
tutta la bellezza immaginata
che c’era sul tuo volto,
tutta la bellezza
se ne va in un canto,
questa tua bellezza
che è la mia
muore dentro un canto...


[Roberto Vecchioni - “La bellezza (Gustav e Tadzlo)” (2002)]










 


 

Angolo dell'autrice
 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long. :)

Questa storia è tratta dal manga Smells like green spirit di Nagai Saburou, concluso e facilmente reperibile sul web.
Tutto quello che posso fare, nel mio piccolo, è consigliarvi caldamente la lettura di questa bellissima (e sottovalutata!) opera su carta. Se vi aspettate il solito manga yaoi in cui i ruoli vengono incasellati a dovere, dove ci si rigira tra le lenzuola ad ogni capitolo o vi è la costante presenza delle solite tresche tra ragazzini all'interno di una scuola nipponica... sappiate che vi state sbagliando. E di grosso! Questo è davvero uno dei manga di genere più belli, intensi e realistici che abbia mai letto! I personaggi sono perfettamente caratterizzati e non esiste un 'buono' o un 'cattivo'. Questi ragazzi sono vittime della stessa società che ha dato loro la vita, non ancora pronta ad accettare la loro naturale omosessualità.

La storia è scritta al tempo presente, in seconda persona. Il punto di vista è quello di Mishima, dato che l'intero arco narrativo della storia originale parte da lui e dai suoi intricati rapporti con Kirino e Yumeno.
Ho utilizzato una citazione tratta dal libro Chamami col tuo nome di André Aciman come introduzione, mentre il titolo generale della mini-long (Uomini farfalla), è tratto da una bellissima canzone di Mia Martini.

Altre piccole annotazioni:

  • L'estratto di testo che ho aggiunto all'inizio e al termine del capitolo appartiene al brano La bellezza (Gustav e Tadzlo) di Roberto Vecchioni.

  • Yoshiko è un nome da me attribuito alla moglie di Kirino. Nell'ultimo capitolo del manga (cap. 14) viene chiaramente fatto intendere che Kirino si sia sposato e che abbia avuto una bambina di nome Natsuki. In una battuta della bambina si evince che la madre sia di nuovo incinta. Non si specifica altro.

  • Ai shiteru significa proprio 'Ti amo' in giapponese.

  • L'ultima parte del capitolo è il testo che Kirino scrive nella mail che ha mandato a Mishima.

 

Breve riassunto della trama di Smells like green spirit:

Futoshi Mishima è uno studente delle scuole medie dichiaratamente omosessuale e con la passione per il cross-dressing. Proprio per questo viene preso spesso di mira da alcuni suoi compagni di classe, tra i quali ci sono Makoto Kirino e Tarou Yumeno.
Un giorno Kirino interviene per salvare Mishima da un gruppo di ragazzi più grandi che volevano provarci con lui, scambiandolo per una ragazza. In quell'occasione Mishima perderà un rossetto che aveva sottratto alla madre. Il giorno seguente il ragazzo scopre che l'oggetto perduto è stato ritrovato proprio da colui che lo aveva salvato. Infatti, i due si ritrovano sul tetto della scuola proprio mentre Kirino cerca di dare colore alle sue labbra, rivelando rabbiosamente di essere a sua volta omosessuale. Da quel giorno i due diventano amici e confidenti. Yumeno, nel frattempo, intuisce il loro avvicinamento e ne è persino geloso.
A seguito di una quasi violenza sessuale subita da Mishima da parte di un professore represso e pedofilo (Yanagida), Kirino e Yumeno si avvicineranno ancora di più al giovane Futoshi. Yumeno, diversamente da Kirino, avrà fin da subito un approccio più fisico (dichiarando a sua volta le sue reali preferenze sessuali), arrivando a baciarlo e ad avere quasi (!) un rapporto completo con lui. Kirino, dal canto suo, riesce ad essere più cauto, preferendo una vicinanza maggiormente 'affettiva'.
Purtroppo, come spesso capita nei paesini di campagna in cui sono ambientate le vicende, le voci su due/tre ragazzi che escono spesso assieme cominciano a girare e ad essere volgarmente esagitate. Questi pettegolezzi arrivano fino alle orecchie delle tre famiglie in questione e le conseguenti reazioni risulteranno essere completamente diverse l'una dall'altra. C'è chi verrà accettato e compreso di buon grado, chi dovrà essere aiutato dal genitore più 'open minded' per convincere anche il coniuge e chi, venendo da una situazione familiare piuttosto travagliata, sarà costretto a fare diversi passi indietro per non arrecare ulteriori 'danni'.
Nell'ultima parte del manga (esclusi i 4 spin-off) la trama è spostata in avanti di circa una decina di anni; ci vengono mostrate come sono cambiate le vite dei tre protagonisti in base alle loro scelte adolescenziali.
Sul finale non vado nei dettagli sia per evitarvi l'eventuale piacere della lettura, sia perché è stato un epilogo che mi ha fatto letteralmente incazzare, ve lo dico!


Una dedica speciale va a _aivy_demy_ e BlueRoar, le due fantastiche amministratrici del gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic e Fanart's World” che hanno saputo dar vita a questa splendida challenge dedicata al mondo del 'What if?'.
Questa storia meritava davvero il suo finale alternativo e ho potuto realizzarlo anche grazie a voi! :*

Un abbraccio,

Mahlerlucia

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3844789