guerra fredda

di fedcan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo:2 giugno 1998 ***
Capitolo 2: *** capitolo 1(3 giugno 1998) ***
Capitolo 3: *** capitolo 2(3 giugno 1998:tarda mattina) ***
Capitolo 4: *** capitolo 3(1 giugno;notte) ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** cap 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24(parte 1) ***
Capitolo 25: *** parte 2 ***
Capitolo 26: *** capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo:2 giugno 1998 ***


       Prologo
2 giugno 1998
Harry Potter , Hermione Granger e la famiglia Weasley si riuniscono nella camera dei grifondoro dove Harry era andato a riposarsi dopo aver sconfitto Voldemort. Arthur Weasley si siede su un letto accanto a George:
“Noi due dobbiamo andare” dice Arthur guardando il figlio. La madre Molly a quelle parole si gira di scatto:
“Voi due non andate da nessuna parte: giù nella sala grande stanno organizzando un banchetto per festeggiare insieme. Non potete andare via.”
Arthur guarda la moglie con sguardo serio:
“La guerra sarà anche finita, ma bisogna ricostruire tutto e al ministero hanno bisogno dell’aiuto di tutti, quindi anche del mio.”
“Io mamma devo tornare a Diagon Alley. Il negozio deve ripartire, ho già degli ordini per 20 mou mollelingua e per delle pasticche vomitose”
“Capisco” dice Molly con aria rassegnata
“Ciao ragazzi e… grazie di tutto Harry”dice Arthur, non rendendosi conto che Harry sta ancora dormendo  

Le rovine del castello sono sparse per tutto il giardino. Arthur e George devono muoversi tra le macerie come in un percorso a ostacoli, anche perché ormai è notte fonda. Appena fuori dal perimetro di Hogwarts si prendono per mano in procinto di smaterializarsi, quando George nota qualcosa su una collina :
“Papà, guarda lassù, li vedi?”
“Dove? Chi?” chiede Arthur
“Su quella collina, sono due uomini con uno strano cubo nel mezzo”
“Cavolo è vero, ma non credo siano dei mangiamorte; ci avrebbero già attaccato. Credo anzi che siano dei nostri, a controllare che non arrivi nessuno di indesiderato. Dai, uniamoci. Direzione casa”
Si presero per mano e in un “plop” sparirono

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Capitolo 2
*** capitolo 1(3 giugno 1998) ***


              Capitolo 1
1 giugno 1998(sera)
“Pronto? Capo?”
“Slimann sei tu?
“si , volevo comunicarle che a Hogs-on-wart è successo di nuovo. Mai vista così tanta energia in un solo luogo”
“Mi hai svegliato nel cuore della notte solo per dirmi questo? Si sa che quella è una zona molto attiva. Cos’altro vuoi dirmi?”
“Noi capo finora ci siamo limitati ad osservare queste energie. Servirebbe qualcuno talmente pazzo da sperimentarle su se stesso. Una cavia per capirci.”
“Credo di conoscere un uomo che sarebbe disposto a farlo. Un mio vecchio amico dell’esercito. Il suo nome è Renton, Tom Renton
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 2(3 giugno 1998:tarda mattina) ***


Ormai è arrivata l’estate a Liverpool, e a Liverpool il caldo è insopportabile, specialmente con metà delle fabbriche fallite e l’altra metà che lavorano a regime dimezzato. È caldo nella Liverpool piena di disoccupati disperati che passano le giornate a spaccare bottiglie di birra da quattro soldi sulle macchine parcheggiate. Tutto questo però non riguarda Tom Renton, reduce della guerra delle Falkland, dove la pallottola di un fucile argentino gli aveva perforato un polmone. Da quel momento Tom vive con l’assegno di invalidità, anche se la ferita era completamente guarita già nel 1985. I vari governi che si sono succeduti in quegli anni erano troppo occupati a combattere la povertà e gli hooligans per annullare gli assegni di invalidità per i reduci. E mentre Tom sta pensando in quale bar andare ad ubriacarsi oggi; il telefono squilla. Tom si avvicina alla cornetta:
“Pronto? Qui Tom Renton”
“Come ti va la vita Tom?”
“Scusi, ma noi ci conosciamo?”
“Cavolo Tom, sono John Treminer; ti ricordi di me?”
“Purtoppo si. Come hai fatto ad avere il mio numero?”
“Sono un agente segreto Tom, non è stato difficile.”
“Effettivamente…”
“Ora mi fai entrare?” Tom corre alla finestra in soggiorno e guarda sotto. Sì, lui era proprio lì ad aspettare
“Comodi questi cellulari eh?”Urla John dalla strada
Tom va al citofono e apre il portone. Il suo condominio è uno di quelli costruiti negli anni ’60, durante il boom edilizio. L’edificio, in cemento armato in un rosso accecante, avrebbe bisogno di una ristrutturazione profonda(basta tirare un calcio al muro e cade un pezzo di muro) ma ormai nessuno si interessa più di niente in questa città. Questi pensieri passano per la testa di Tom, mentre John sta salendo le scale. John si presenta alla porta. Un uomo alto, robusto, testa spigolosa e capelli neri molto corti, quasi non si vedono. Al contrario Tom è molto magro, il suo fisico è molto malandato, anche a causa delle elevate quantità di alcol che assume. L’appartamento è composto di quattro stanze: cucina, salotto, bagno e camera da letto. John entra in casa e si siede sul divano, un divano nero dell’Ikea, come quasi tutti i mobili della casa:
“La vita da finto invalido non fa per te, lasciatelo dire” Tom non risponde subito. Si siede sulla poltrona nera accanto al divano(anch’essa Ikea) e guarda John con i suoi penetranti occhi azzurri, l’ultima cosa rimasta del Renton soldato:
“Mi piace questa vita; non guadagni molto, ma ho parecchio tempo libero.”
“Quale sarebbe il tuo tempo libero? Stare all’Ikea a compare mobili inutili? O guardare film porno? Magari monti mobili dell’Ikea mentre guardi porno, sempre con una bottiglia di birra in mano”
Sono entrambi in silenzio a guardarsi negli occhi. Nessuno sa cosa dire e rimangono così per un minuto. Poi Tom prende una bottiglia di birra dal frigo e invita John a sedersi in cucina accanto a lui:
“Sai John, non credo tu sia venuto fin qui solo per dirmi quanto la mia vita faccia schifo. Di cosa vuoi parlarmi?”
“Sono qui per farti una proposta. Un ultimo lavoro per me e ti ricoprirò di abbastanza soldi da non dover mai più lavorare per il resto dei tuoi giorni vivendo come un re.”
“Cosa dovrei fare?”
“Un esperimento scientifico” Tom lo guarda stranito
“Non mi chiedere cosa riguardi esattamente. Ti basti sapere che non riguarda nulla di radioattivo. Stiamo studiando, o meglio, il mio gruppo di scienziati sta studiando; delle energie misteriose da poco scoperte”
“E in tutto questo io che centro?”
“Finora abbiamo solo studiato gli effetti che queste energie hanno sull’ambiente circostante, ma non sappiamo gli effetti che queste energie potrebbero avere sull’uomo”
“Dovrei quindi fare da cavia?”
“Diciamo di sì. Allora accetti o no?”
“Normalmente vorrei aspettare un po’ prima di decidere, valutare i benefici e i rischi… ma ho già deciso: accetto l’incarico. Quando ti ho detto che mi piace la mia vita ho mentito. La mia vita fa schifo. Sono contento che tu abbia pensato a me per un lavoro di questo tipo. Sono operativo già ora per qualunque bisogno.”
“Bene, perché domani ti verrò a prendere e faremo un viaggetto insieme.”
“Dove?”
“In un paesino della Scozia centrale, di nome Hogs-On-Wart”

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Capitolo 4
*** capitolo 3(1 giugno;notte) ***


                          Cap 3
1 giugno 1998(notte)
Sparrowpit è un tranquillo paese di circa 500 anime a metà strada tra Manchester e Sheffield. Nonostante l’arrivo imminente dell’estate, anche stanotte piove. Anche per questo il paese già alle nove si addormenta completamente, eccezion fatta per un pub dove all’interno ci sono un paio di signori anziani. Chissà quante cose hanno visto quei due signori nel corso della loro vita: guerre, amori, tragedie, funerali, nascite… ma mai avevano visto quello che sta succedendo ora. Sulla strada deserta improvvisamente, apparentemente dal nulla, compaiono tre persone, due uomini e una donna, tutti e tre di un accecante biondo, che illuminava la notte. “Hanno un qualcosa di magico quei tre tizi lì, non ti pare Mark?”
“Abbassa il fiasco, Sam. Saranno dei fan di un qualche gruppo rock, magari fossero maghi”
Sam in realtà ha capito perfettamente. Quei tre “tizi” sono Lucius, Draco e Narcissa Malfoy, fuggiti direttamente da Hogwarts dopo che videro la sconfitta di Voldemort. I tre si infilano in una viuzza laterale, completamente buia:
“Qui è dove staremo stanotte” dice Lucius indicando una casetta in legno malandata, con il legno evidentemente marcio
“Mi venni a nascondere qui quando Voldemort perse la prima volta, e non mi hanno trovato. Funzionerà anche stavolta. Certo, non è comoda come la nostra villa, ma è solo una soluzione temporanea. Quando si calmeranno le acque torneremo in possesso delle nostre proprietà”
“Peccato che le acque non si calmeranno mai.” Dice Malfoy tra lo stupore dei genitori.
“Ti sei unito per due volte alla causa sbagliata. La prima volta ti hanno perdonato, la seconda volta che si commette lo stesso errore non si perdona mai, me lo hai detto tu stesso tante volte. Non potremo mai più tornare a casa nostra o in un qualunque posto con il tuo nome sopra. Prima o poi ci troveranno anche qui. L’unico modo che abbiamo per evitare Azkaban è rifugiarci tra i babbani, allora lì, mantenendo un profilo basso, potremo anche scamparla”
“Nel mondo babbano?!” esclama il padre”Io non mi voglio confondere con quei pidocchiosi, ignoranti, sudici e deboli babbani”
“Saranno quel che ti pare, ma è l’unico modo questo per evitare la galera”
“Meglio la galera dei babbani” Attimo di silenzio. Il vento soffia forte tra gli alberi. Ormai ha smesso di piovere e le nuvole sono scomparse, lasciando spazio alle stelle.
“Io ho provato a convincervi, miei cari genitori, ma non mi avete voluto ascoltare. Addio” Draco scappa prima che il padre possa bloccarlo. Molti pensieri si annidano nella testa del ragazzo: l’amore, la rabbia, la gioia, la tristezza; tutte emozioni represse in anni di educazione molto rigida. Finalmente potrà essere una persona normale, come Harry o Hermione, tutte persone che invidiava e per questo le offendeva molto. Draco ha solo bisogno di un posto, che sia il più babbano possibile, ma non sa quale. Poi lui pone l’occhio su un cestino, con in cima un libro che assomiglia molto alla gazzetta del profeta:” deve essere un giornale babbano” pensò Draco. E aveva ragione. Quel libro era il “Manchester guardian” del 27 maggio 1998. ”Forse può darmi una mano” Draco legge il titolo in prima pagina IL MANCHESTER UNITED AFFONDA AD ANFIELD ROAD. IL LIVERPOOL PADRONE DI CASA VINCE PER 3 0. A RISCHIO FERGUSON. “Proviamo con questo Anfield Road a Liverpool”. Il biondo sparì in un “plop”

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


 
 
ssò l                 Capitolo 4(3 giugno 1998;sera)
Gli ultimi bagliori del tramonto illuminano il castello di Hogwarts, ancora martoriato dagli ultimi eventi. La sala grande, dopo il banchetto della sera precedente, ora ospita il”plenum”, ovvero la riunione di tutte le componenti della scuola(studenti, professori e preside). Sono tutti in silenzio, in attesa che la neo-preside McGranitt prenda la parola. La scena, nonostante il peggio sia passato, è ancora piuttosto macabra. In fondo alla sala, vicino all’ingresso principale, vi sono una decina di cadaveri che aspettano la sepoltura; in sottofondo si sentono le urla dei feriti sotto operazione; l’aria, nonostante tutte le magie contro il puzzo di morto e di sangue, è comunque pesante, un odore da cimitero. La McGranitt si alza dalla sedia per prendere la parola, è visibilmente nervosa; quello che ha visto in quest’ultimo anno l’ha realmente scossa, ha visto cose che nessuno dovrebbe vedere, talmente orribili da essere indescrivibili. Anche se scossa, comincia lo stesso a parlare con la voce più ferma possibile:
“Buonasera a tutti, studenti e professori. Ho convocato il plenum per parlare di una questione urgente e che interessa a tutti: il ritorno a casa; sia degli studenti che dei professori. Due ore fa è infatti arrivato un gufo da Londra con un messaggio. Ascoltate tutti: SI COMUNICA A TUTTA LA COMUNITA’ MAGICA DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA CHE DA OGGI 3 GIUGNO 1998 ORE 15:00 FINO A NUOVA COMUNICAZIONE E’ SEVERAMENTE VIETATO USARE I SEGUENTI MEZZI DI TRASPORTO: SMATERIALIZZAZIONE, PASSAPORTE O METROPOLVERE
PER MOTIVI DI SICUREZZA. LE RECENTI BATTAGLIE HANNO INFATTI DANNEGGIATO LE INFRASTRUTTURE SULLE QUALI SI BASANO I MEZZI DI TRASPORTO CITATI SOPRA, CHE HANNO BISOGNO DI UNA FORTE MANUTENZIONE. CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO
“In virtù di ciò” -continua la McGranitt- “Il ritorno a casa di tutti i presenti avverrà prima con l’Hogwarts Express, che arriverà a Londra, poi con un servizio di metronotte ognuno tornerà alla propria casa. Il treno domani partirà dalla stazione alle 9:30, colazione alle 8 qui alla sala grande. Domande?” Silenzio assoluto “Bene, allora buonanotte a tutti” La preside si mette a sedere e aspetta che escano tutti. Lei rimane poco dopo da sola, a contemplare quei morti per la pace in fondo alla sala. Poi, con una lacrimuccia, abbandona anche lei la sala, popolata ora solo da fantasmi.
Harry e Ron sono seduti accanto su un letto del dormitorio dei grifondoro, una delle poche parti del castello ad essere stata risparmiata. I due amici sono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Poi Harry alza lo sguardo e fissa Ron dritto negli occhi:
“Ron, quando torneremo a casa, vorrei proporre a Ginny di sposarci. Te saresti d’accordo o no?”
“Scherzi, Harry? Certo che sarei d’accordo, questa cosa non la dovevi nemmeno chiedere.
“Grazie per il sostegno, sei un vero amico.”
“Anche tu Harry, anche tu. Ora è meglio andare a letto, ci manca solo la McGranitt che ci sgrida perché siamo arrivati tardi”
“Esatto. Allora buonanotte Ron”
“’Notte Harry”. Si spengono le luci ed entrambi si addormentarono subito, nonostante il caldo. Il sonno di Harry in realtà dura poco, infatti viene svegliato dalle urla dei feriti, distrutti dalle magie più terribili. Aveva sentito per esempio di un serpeverde del quinto anno che aveva combattuto contro Voldemort, ma che era stato colpito da un IMPERIUS che lo obbligava a strapparsi pezzi di pelle a morsi. Dopo due giorni la pelle era finita ed era passato alla carne: “probabilmente ora si starà strappando i nervi a morsi, povero ragazzo” pensò Harry. Provava a riaddormentarsi pensando al passato, ai giorni spensierati passati a Hogwarts, a giocare a Quidditch. Ma poco dopo da questi bei sogni pieni di nostalgia tornava al peggiore degli incubi: la realtà. La realtà erano le centinaia di morti a cui aveva assistito, i raccapriccianti gridi dei feriti incurabili che chiedono aiuto, i sopravvissuti disperati per la perdita dei loro cari, dei parenti, degli amici, degli amori…
E fu con questi orribili pensieri che Harry passò la sua ultima notte ad Hogwarts

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


                Capitolo 5(4 giugno, mattina, ore 9:10)
La mattina ormai è già arrivata a Hogwarts. La luce delsole rende ancora più visibile la devastazione che affligge il posto. Alcuni operai magici sono di già al lavoro per ricostruire almeno la facciata. Il treno è già alla stazione, in attesa degli studenti di ritorno a casa. La situazione, sebbene molte persone siano ancora sotto shock, sta tornando alla normalità. Su una collina a circa 1 chilometro e mezzo ci sono due uomini con uno strano oggetto nero, a forma di cubo. Quei due uomini stanno bevendo un caffè bollente, nonostante il caldo atroce. Poi dal sentiero a valle arriva un’auto nera di grossa cilindrata, una jaguar XJ8, l’ultimo modello. La macchina si ferma a circa 100 metri. Si aprono le portiere e da lì escono fuori due uomini. Sono entrambi in giacca e cravatta, entrambi vestiti di scuro, l’unica differenza è la corporatura: uno è visibilmente più magrolino, mentre l’altro è ben piazzato.
Ora sono tutti e quattro uno di fronte all’altro:
“Signori, ormai voi mi conoscete molto bene. Tuttavia non conoscete il mio ospite. Si chiama Tom Renton ed è un grandissimo professionista, nonché mio carissimo amico. Tom, immagino tu abbia delle domande”
“In effetti… per esempio, voi chi siete?”
“Io mi chiamo Frederick Slimann” dice il ragazzo biondo(l’altro è castano)
“E io sono Paul Boyle”
“Ed esattamente su cosa state lavorando?”
Riprende la parola il biondo:
“Per farla breve, i nostri studi si basano sulle interazioni tra un campo gravitazionale e un campo elettrico. Il nome in codice con cui ci riferiamo ad esso è:EXE.0082. Il progetto in realtà si basa soprattutto su studi degli anni’60, erano arrivati già allora a risultati interessanti, tuttavia improvvisamente furono bloccati i fondi dal governo e fu tutto insabbiato.”
“Come mai allora noi siamo qui a parlarne?” Chiede Tom
“Credo che a questo possa rispondere meglio il capo, il signor Treminer.”
Tom si gira verso John
“25 anni fa, nel 1973, avevo trovato all’interno degli archivi del governo di Israele il diario di Willem Theorst…”
“Aspetta aspetta: Willem chi? E che centra Israele?” Chiede Tom
“Theorst era un fisico austriaco ebreo, che nel 1938, vedendo i rastrellamenti nazisti, riuscì a scappare a Gerusalemme. Lui fu il primo a teorizzare le energie che stiamo studiando tutt’ora. Come stavo dicendo, trovai il suo diario e lo feci analizzare a un mio collega americano, pensando fosse una nuova potentissima arma progetta dagli israeliani. Questo americano mi parlò del progetto in questione bloccato dal governo americano senza un apparente motivo. Insieme decidemmo di farlo riaprire segretamente e con i fondi sottratti ai servizi segreti britannici siamo riusciti piano piano ad andare avanti con le indagini, fino a questo” John indica la strana macchina. Tom si avvicina per studiarla da vicino: si tratta di un cubo con un schermo collegato ad una ventina di antenne lunghe un metro ciascuna. Lo schermo è completamente nero, tranne per una serie di linee bianche:
“Cosa le sembra, signor Renton?” Chiede Frederick Slimann
“Un castello un po’ malmesso: anche se si vedono solo linee si capisce che mancano dei pezzi”
“Un castello, peccato che dove punti la macchina non ci sia nessun castello, ma solo due sassi a forma di rudere”
“Questo lo vedo, John. Certo che è una cosa decisamente strana”
“Ma la sa la cosa più strana?” Chiede Paul Boyle
“Spara”
“Il castello fino a tre giorni fa era perfettamente integro. Poi nella notte tra il primo e il due giugno il castello è stato attaccato dall’apparente nulla”
“Fammi vedere se ho capito: un castello invisibile è stato attaccato da uomini invisibili?”
“Vedo che cominci a capire con cosa abbiamo a che fare, Tom”
“Certo che è strano…”
“Siamo qui per questo, no?” Precisa John con un pizzico di ironia
“Nono, io parlo della morfologia del posto. Vedete come qui sia tutto circondato da alberi e colline tranne quella zona laggiù(indica un punto alla loro destra a circa 100 metri) dove è tutta pianura?”
“Non ci vedo nulla di strano, le campagne scozzesi sono famose per queste pianure in mezzo ai boschi”
“Per sicurezza, potreste puntare la macchina in quella direzione?”
“Come desidera, signore”
Slimann gira la macchina di 90 gradi verso destra verso la pianura pianeggiante. Quello che videro in quel momento li lasciò senza parole.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


          Capitolo 6
4 giugno ore 9:33
Il treno è da poco partito dalla stazione di Hogsmeade. Ormai la guerra sta diventando solo un lontano evento, Il carrello delle caramelle ha già cominciato il suo giro di routine. Ron compra tre cioccorane da condividere con Harry ed Hermione, I tre sono nello stesso scompartimento. La ragazza sta giusto rimproverando Ron di essersi macchiato di cioccolata, quando:
“Ragazzi, chi sono quei tizi lassù?”
“Dove?” chiede un Harry ancora mezzo addormentato
“Lì, su quella collina. Quella più alta”
Proprio su quella collina si trovano Tom, John e i due scienziati, scossi per quello che hanno appena visto:
“Cosa diavolo è? Un treno a vapore invisibile?” esclama John in un misto tra paura e sorpresa
“A quanto pare…” risponde Tom.
Poi un lampo negli occhi di Tom, la cosidetta intuizione. Comincia a cercare qualcosa per terra, tra lo sguardo sorpreso dei suoi colleghi. Afferra una pietra e la scaglia più forte che può verso la pianura. Ancora in aria, la pietra semplicemente scompare ai loro occhi.
Sì, ai loro occhi, perché in realtà la pietra non è scomparsa. Tutti gli occupanti del treno vedono la pietra andare verso le carrozze in fondo al treno. Poi si sente un forte rumore di vetri rotti, una ragazza urla. Il treno continua nella sua corsa come se niente fosse accaduto. Subito i professori si dirigono nella cabina interessata, insieme alla preside McGranitt. La pietra ha frantumato il vetro della finestra, ma fortunatamente nessuno è rimasto ferito. La McGranitt fa segno ai professori di seguirla nella sua cabina privata, l’unica senza occhi ed orecchie indiscrete:
“Cari professori e professoresse” esordisce la McGranitt “Purtroppo il nostro compianto Silente aveva ragione quando due anni e mezzo fa disse che quei babbani erano un serio problema.”
“Ma il ministero ci aveva assicurato…”
“Lo so perfettamente, professoressa Sprite, che Caramel aveva detto che se ne sarebbe occupato lui. Non ci saremmo dovuti fidare di lui. Come fai a fidarti di un uomo che ha come galoppina personale la signora Umbridge dopotutto. Ora che ci penso anche Arthur Weasley aveva parlato di quei babbani come un grosso problema, ma alla fine anche lui se n’è fregato.”
“E con i ragazzi? Che facciamo? Chiede il professor Lumacorno
“Noi non diremo nulla. Noi denunceremo il fatto al ministero e a divulgare la notizia ci penseranno loro.”
“E come giustifichiamo la pietra?”
“Digli che non è la prima volta che dei ragazzini babbani, lanciando per divertimento dei sassi, colpiscono il treno per sbaglio ma che è impossibile accorgersi di qualunque cosa. Bene, direi che la nostra riunione è finita. Tornate nelle vostre cabine e godetevi il viaggio.”
Appena detta questa frase, si sente bussare alla porta. Si tratta di un ragazzino (quasi un bambino) del primo o del secondo anno:
“Cosa vuoi, non vedi che stiamo lavorando?”
“Signora preside” il ragazzino era molto timido, aveva le guance tutte rosse e parlava a stento “Volevo mostrarle una cosa” il ragazzino tira fuori da una piccola borsa marrone una macchina fotografica “Ho scattato delle foto ha quegli uomini, erano così buffi con quei vestiti” Subito la McGranitt prende la macchina ed esamina le foto in questione. Anche se scattate in movimento, i volti sono tutti ben riconoscibili:
“Questa macchina fotografica la prendiamo in consegna noi. Ora ritorna nella tua cabina”
Il ragazzo a tutta corsa, quasi scappando, esce dallo scompartimento.

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


                  Capitolo 7
4 giugno (ore 12:30)
 La M6(l’ autostrada che connette Liverpool e Manchester con la Scozia) oggi è particolarmente intasata; infatti, nonostante siano passate più di due ore dalla partenza, la jaguar di John con a bordo i suoi colleghi è ancora in Scozia:
“Ragazzi” esordisce John “Visto che qui rimarremo per un bel po’, voglio avere un confronto con voi. Secondo voi lassù a cosa abbiamo assistito?”
“Potrebbe essere una distorsione temporale” ipotizza Paul
“Cioè?”
“Quel castello e quel treno potrebbero appartenere a un periodo che non è il nostro e queste forze, distorcendo lo spazio tempo, hanno permesso di vedere questi elementi appartenenti a un'altra epoca”
“Buona ipotesi. Teniamola in considerazione”
“C’è qualcosa che non torna” interviene Tom, che fino a quel punto non aveva mai parlato
“Cosa?” chiede John
“Se fosse così non capisco perché bloccare il progetto. Che senso ha? Mi avete detto che voi la maggior parte del lavoro lo avete ereditato dagli americani, giusto?”
“Si. Ma che c’entra?”
“L’unico motivo per bloccare un progetto in maniera definitiva dopo aver speso miliardi e miliardi di dollari è che qualcuno abbia fatto molte pressioni per insabbiare tutto.”
“Intendi un paese straniero? Magari l’ex Unione Sovietica. Quei comunisti…”
“Non credo. Se loro fossero c’entrati qualcosa si sarebbe saputo quando è crollato il regime. Credo invece sia stato qualcuno di interno al paese.”
“Un’organizzazione segreta? Gli illuminati, i venusiani?”
“Spiritoso come al solito…”
“Lo so. In ogni caso, vorrei parlarti della seconda fase del piano. Signor Slimann, potresti presentare a Tom il KAISER 808480?”
“Con piacere” Frederick tira fuori da una valigetta un oggetto di piccole dimensioni, che assomiglia a un telefono cellulare, ma con lo schermo molto grande e un piccolo tastierino.
“Questo è un analizzatore di dati derivati dalla variazione di campo…”
“Sì sì, come funziona?” taglia corto Tom
“Premendo questo tasto” indica un tasto rosso “Si accende. Ora non emette alcun suono, ma se il rilevatore sarà in presenza di anomalie come quelle di Hogs-on Wart, emetterà un suono inconfondibile.”
“Con questo, un paio di cuffie” continua John “Farai il giro delle principali città a caccia di fenomeni inspiegabili e, quando troverai un luogo, o magari una persona, che risponde ai segnali del rilevatore, segnali la posizione con quel tasto verde e noi arriviamo per studi più approfonditi. Capito cosa fare?”
“Sì, immagino di sì”
 
 
 
                                                      NEL FRATTEMPO…
Il binario 9 e ¾ non era mai stato così affollato di persone, curiose di vedere i sopravvissuti (in particolare, un sopravvissuto) alla battaglia finale. Sono presenti persone di tutti i tipi: bambini, troppo piccoli per capire cosa si stia festeggiando; anziani, che magari hanno assistito alla battaglia di Grimelwald, tutti in attesa. Nell’esatto momento in cui l’orologio della stazione scocca le 13:00, si sente prima un sibilo lontano, poi uno sbuffo ed infine si vede il treno. La folla è in delirio, tutti con le bacchette alzate in segno di vittoria. Il treno si ferma sulla banchina, ma ancora prima che le persone possano scendere, arrivano quattro uomini, con il distintivo AUROR, che si posizionano intorno alla scaletta della terza carrozza, dalla quale spuntano Harry, Ron ed Hermione:
“Ragazzi, siamo stati mandati dal ministro in persona per assicurarvi un tranquillo viaggio di ritorno a casa. L’ultima cosa che vogliamo sono giornalisti con troppe domande ronzarvi attorno.”
“Capisco” dice Harry “Ron, Hermione, cercate Ginny, Neville e Luna e diteli di venire qui.”
Subito i due tornano sul treno, mentre Harry, circondato dai quattro auror, si siede su una panchina. Dopo molta fatica, tra spintoni e qualche cazzotto( un giornalista troppo invadente ha ricevuto un cazzotto talmente forte da un auror da dover andare all’ospedale) i sei riescono a salire sul metronotte a loro riservato per tornarsene a casa. Sul pullman (se così si può chiamare) nasce una discussione su cosa essere successo qualche ora fa:
“Per me quei babbani sapevano qualcosa. Non ci credo a quella cazzata detta da Lumacorno. Si vede che l’ha inventata sul momento”
“Per me Hermione ha ragione.” Fa eco all’amica Ginny
“Ragazze, voi studiate troppo. Tu lo sai meglio di tutti noi Herm, Hogwarts e tutte le cose ad esso collegate, sono invisibili agli occhi dei babbani.”
“Ron, il mondo va avanti. Ormai con la tecnologia i babbani possono fare cose che a noi sembrano impossibili. Non possiamo smaterializzarci? Loro possono inviare messaggi anche lunghissimi da un capo all’ altro del mondo premendo un tasto. Nel mondo babbano la povertà è un fenomeno sempre meno diffuso mentre da noi le diseguaglianze aumentano ogni giorno che passa. Nel mondo babbano la schiavitù è un qualcosa presente solo nei libri di storia, mentre da noi è normalissimo sfruttare dei poveri elfi per il nostro comodo. Noi non siamo migliori dei babbani come i babbani non sono migliori di noi. Siamo tutti sulla stessa barca, che per colpa di uomini che la pensano come te Ron, sta affondando.”
“Bel discorso Herm, io tuttavia ho semplicemente detto che i babbani non possono vedere Hogwarts, mica che sono inferiori a noi”
“Te lo intendevi! Non mentirmi, Ronald Weasley.”
“Ti ho sempre difeso quando tutti ti davano della mezzosangue, e ora tu mi fai la parte del mago stronzo?! Certo che sei strana Hermione”
Dopo quell’amichevole scambio di idee, nessuno ebbe il coraggio di proferire parola fino all’arrivo alla Tana.

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


                      Capitolo 8
4 giugno (ore 16:00)
Il ministero della magia probabilmente non aveva mai visto così tante persone tutte insieme. Migliaia di maghi entrano ed escono dalla cabina del telefono finta(l’unico modo per entrare al ministero, essendo la metropolvere ancora guasta). Sono entrati anche la McGranitt con i professori. La prima cosa che notano sono le urla e un terribile puzzo di sangue:
“Scusi, ma da dove vengono queste urla, e questo puzzo da dove viene?” chiede la McGranitt alla signora dell’accoglienza:
“Al San Mungo non c’è più posto, così molti feriti sono stati trasportati qui. Credo anche i vostri studenti, signora McGranitt. Se li vuole vedere…”
“Non siamo venuti per questo. Volevamo incontrare il ministro Shakebolt, abbiamo una cosa da mostrargli.”
“Lo dovreste trovarlo nella sala dei bambini, qui dietro (indicando una vago punto alla sua sinistra)”
“Ma quella non è la sala dei ricevimenti?”
“Entri lì e capirà perché si chiama sala dei bambini, ora spostatevi. Il prossimo.”
La sala dei ricevimenti è una sala molto grande con un enorme tavolo al centro dove si riuniscono i ministri magici di tutto il mondo per incontri o conferenze. Questo è come viene descritta nei libri sul ministero. Adesso è una enorme stanza illuminata da qualche candela con centinaia di bambini tra i 4 e gli 8 anni martoriati dalle peggio maledizioni e conseguenti malattie: alcuni sono costretti a cavarsi gli occhi da soli, altri si strappano i denti per poi provare a riattaccarli alle gengive, ma il più raccapricciante è un bambino di 4 massimo 5 anni, il cui braccio sinistro è senza pelle, senza carne, senza vene e arterie; sono rimaste solo le ossa. Tutto questo con solo tre infermiere e un uomo ad occuparsi di loro. L’uomo, sentendo la porta aprirsi, si fa avanti: è Kingsley Shakebolt, primo ministro ad interim. L’uomo è vestito di un camice che doveva essere bianco, ma ora è solo rosso, per il sangue:
“Signora McGranitt, che piacere. A cosa dobbiamo la visita?”
La McGranitt non risponde, ma continua ad osservare la scena, disgustata ma allo stesso tempo rapita
“Lo so Minerva, è una scena orribile, ma la situazione è terribile ovunque. Loro sono comunque tra i più fortunati, molti altri sono stati lasciati a morire sulle strade. Sono sicuro che riusciremo a rialzarci. L’abbiamo fatto diverse volte e lo faremo anche stavolta. Ad ogni modo, posso sapere il motivo della visita?”
“Si tratta del treno” risponde la McGranitt, che comunque non ce la fa a staccare gli occhi dalla stanza
“Che è successo? Un guasto?”
“No. Riteniamo che dei babbani abbiano scoperto il treno e di conseguenza il castello di Hogwarts”
“Fammi indovinare: sono gli stessi che individuammo più di due anni fa?”
“Sì, e ci era stato assicurato che il ministero sarebbe intervenuto.”
“Come può vedere le priorità erano altre (indica la stanza dei bambini). Con la guerra alle porte i babbani sulla collina di Hogwarts non era esattamente la cosa più importante di cui occuparsi. Comunque adesso prenderò la questione in consegna io personalmente.”
“Cominci da questo” la McGranitt consegna la macchina fotografica a Kingsley “Un ragazzino ha scattato alcune foto, e i volti sono riconoscibili”
“Lo consegnerò al primo ministro babbano per le opportune ricerche. Nel frattempo farò pubblicare la foto sulla gazzetta del profeta in prima pagina: forse qualcuno li riconoscerà. Avete altre richieste?”
“Solo una: si candiderà al ruolo di primo ministro?”
Sì. L’ho già fatto e per ora il mio unico avversario è Timitus Silvertus De Voont, un ex giudice del Wizengamot e mio buon amico. Le votazioni saranno tra tre giorni”
“Allora buona fortuna e buon lavoro”
“Ciao Minerva”
                                   QUALCHE ORA DOPO…
“Salgo solo per un caffè, poi devo ripartire per Londra.”
“Va bene John. Mentre lo preparo siediti sul divano”
Il sole sta tramontando su Liverpool e un bagliore rosso fuoco invade il salotto.
“Tom scusa, posso fumare? Non ho ancora fumato oggi.”
“Certo fai con comodo.”
John tira fuori quindi un pacchetto di marlboro rosse. Ne accende una. Il fumo subito odora tutta la stanza. Arriva Tom con due tazze di caffè fumanti, le posa sul tavolo e si siede sul divano, accanto a John.
“Sai, non te l’ho detto subito, ma dove sono Jenny e Audrey?”
Il mezzo sorriso di Tom a quella domanda scompare subito, lasciando il posto ad una espressione triste e malinconica allo stesso tempo:
“Perché fai una domanda così? La risposta tanto la conosci”
“Sì, è vero. Ma voglio sentire la tua versione dei fatti”
“Cosa vuoi che ti dica: sono morte il 1 gennaio del 1988 in un incidente stradale alla rotonda di Vauxall street. Furono prese da un camionista ubriaco di ritorno a casa. Il fatto strano è che fu il giorno in cui venne a prendere mia figlia per l’affidamento. Avevamo divorziato io e Jenny 6 mesi prima e il tribunale dette la figlia a lei perché io non ero considerato affidabile. Strana la vita eh?!”
“E i tuoi genitori, come stanno? Questo ti giuro non lo so”
“Mia madre è morta ormai 6 anni fa per un ictus, mentre a mio padre hanno diagnosticato l’Alzheimer l’anno scorso, ancora è più o meno auto-sufficiente ma presto non lo sarà più”
“Mi dispiace. Non era mia intenzione riaprire vecchie ferite”
“Non ti preoccupare. Parlare ogni tanto fa bene. Com’era il caffè, buono?”
“Sì, ottimo. Cazzo, devo proprio scappare. Ti lascio l’attrezzatura nel bagaglio della mia jaguar(lancia le chiavi a Tom). Comincia a lavorare da domani e chiamami per novità. Ci si vede”
“Ciao John”
L’uomo esce dalla porta e scende di corsa le scale. Il sole è calato, anche se resta qualche bagliore di luce. Tom resta per un attimo seduto sul divano a guardare fuori dalla finestra, si accende una sigaretta, ma ne fuma qualche boccata, poi la butta via, lanciandola fuori dalla finestra. Poi va in bagno, apre un cassetto e prende delle pillole a forma cilindrica. Dall’armadietto casca un foglietto che recita” SESSIONE CHEMIOTERAPIA 7 GIUGNO ORE 10:00”
“Sarà meglio scriverlo sul calendario, altrimenti me ne scordò. Se solo John sapesse…
Chissenefrega, tanto tra 6 mesi morirò, probabilmente per collasso cardiaco, anche se il tumore si trova nei polmoni. Questi medici sono strani…”
Tom ingoia tre pasticche, poi si distende sul suo letto in camera. Sullo scaffale si trovano diverse foto di lui con una ragazza molto bella, capelli molto lunghi biondi, di carnagione molto chiara.
“All’epoca avevo molti più capelli” pensa Tom “Adesso li sto perdendo tutti. Pensando a ciò si addormenta

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


                  Capitolo 9
5 giugno (ore 10:00)
La nuova vita babbana di Draco Malfoy non è iniziata nel migliore dei modi. Nelle scorse tre notti ha dovuto dormire su una panchina in un giardinetto vicino al porto e per mangiare è stato costretto a rubare dalle bancherelle di frutta di un mercatino all’ aperto lì vicino. La vita nella villa di famiglia era senz’altro migliore: cibo in abbondanza, un letto soffice e la servitù che fa tutto quello che le viene ordinato… ma adesso Draco è libero, veramente libero. Si è liberato del peso dei genitori, del suo destino da aiutante di Voldemort, dell’essere un mago nobile e in quanto tale dover seguire delle precise mansioni ma, soprattutto, si è liberato della figura del prima amato poi odiato padre, un essere meschino e vigliacco, per il quale Draco prova soltanto ribrezzo. Tuttavia la libertà, per quanto possa essere una bellissima sensazione, non riempie la pancia e i morsi della fame cominciano a farsi sentire. Draco perciò si avvia verso il centro in cerca di qualcosa da mangiare (il negoziante del mercato di frutta lo aveva beccato ieri sera; lo aveva lasciato andare a condizione che non tornasse mai più nel suo negozio).
In James street, vicino alla stazione ferroviaria, si trova un locale abbastanza vecchio e poco famoso: il Five Beatle. L’interno è formato da un freddo stanzone con una decina di tavoli e cinque sedie per ciascun tavolo tutte in legno, in fondo alla stanza si trova una scala chiusa da un cancello e con un uomo davanti di guardia. Con il giusto codice ottieni il permesso per salire le scale e arrivare davanti a una porta, che ti condurrà in MORTIMER STREET, il quartiere magico di Liverpool. Mortimer street è una versione in miniatura della Liverpool babbana: un bellissimo centro storico al quale possono accedervi solo una piccola porzione di città e un enorme periferia di case che cadono letteralmente a pezzi. Tornando al Five Beatle, solitamente si presenta come un posto poco affollato dove qualcuno può trovare un po’ di riposo, e possono accedervi tutti, sia maghi che babbani. In questo periodo il Five Beatle è stato adibito a ricovero , poiché l’ospedale San Algamedo per maghi di Liverpool aveva esaurito i posti. Da Mortimer Street arriva un ragazzo di massimo quindici anni, che consegna l’edizione odierna della Gazzetta del profeta. In prima pagina si trova una foto e un titolo a caratteri cubitali:
QUATTRO BABBANI AVVISTATI SULLE COLLINE DI HOGWARTS LANCIANO PIETRE SULL’HOGWARTS EXPRESS. IL MINISTERO RICHIEDE CHE CHIUNQUE POSSIEDA INFORMAZIONI SU ALMENO UNO DEI QUATTRO UOMINI DELLA FOTO, DARE SUDDETTE INFORMAZIONI ALL’ UFFICIO AUROR DELLA VOSTRA CONTEA. GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE. L’unico guaritore in sala è Miserabel Rauberstrimer, famoso in Europa per i suoi studi sugli effetti del sangue di unicorno sull’essere umano, mandato lì essendo uno dei pochi guaritori ancora senza lavoro sul suolo britannico. Arriva da una porta laterale il suo giovane assistente, William Conquist, che si avvicina al guaritore con aria preoccupata:
“Signore, le bende per i tre ustionati di 3 grado sono nuovamente da cambiare, e quelle in magazzino sono finite.”
“Ordinane altre dal San Algamedo. Io ho da fare”
“Ho mandato là un gufo, e mi hanno detto che le scorte di tutti i tipi di medicine sono ormai finite.”
“Prova con la RIMEMBROSIUS”
“Non possiamo usare le cure magiche perché gli anestetici contro il dolore farebbero collassare il cuore”
“Fai l’intervento senza anestetico”
“Il dolore sarebbe insopportabile. Servono altre bende, è l’unico modo”
“L’hai detto te ragazzo. Le bende sono finite. Dove pensi di trovarne altre?”
“Lo so che potrebbe sembrarle strano, ma potremmo andare a chiedere delle forniture all’ospedale babbano qui vicino. Comunque, se non le sembra una buona, idea me lo dica”
“No, al contrario, mi sembra un’ottima idea. A me non sarebbe mai venuto in mente. Tieni un po’ di soldi babbani e compra bende, aghi e tutto quello che credi possa essere utile. Te l’hanno data la gazzetta di oggi?”
“Sì, è qui in tasca. I babbani secondo lei possono aver davvero scoperto il treno di Hogwarts?”
“Ragazzo, alla tua età credevo in determinate cose, cose che ora sono state completamente distrutte. Ormai non so più cosa pensare. Ora vai, quelle persone hanno bisogno di nuove bende. “
“Volo.”
William esce dal locale dal lato babbano. Si avvia verso il Royal hospital, cercando di farsi notare il meno possibile, ma non si è accorto che il giornale gli è scivolato di tasca in London Road. Proprio di lì passa Draco circa dieci minuti dopo, che non può non notare il giornale a lui familiare sul ciglio della strada. Era riuscito a rubare un pezzo di pane da un fornaio e 10 sterline ha un’anziana signora che passeggiava sola sul molo, perciò è anche abbastanza felice. Raccoglie il giornale da terra e legge la prima pagina. Non è particolarmente sorpreso, forse perché ormai non gliene frega nulla del mondo magico, comunque si infila il giornale in tasca e continua a camminare, esattamente dove non lo sa neanche lui, ma cammina. Poco dopo passa accanto a lui un uomo vestito completamente di nero che corre verso di lui. Si guardano per circa un secondo, poi l’uomo misterioso lo sorpassa. Draco non può credere ai suoi occhi: si gira verso l’uomo e lo confronta con la foto del giornale. Anche l’uomo si gira e lo guarda sbigottito. Il rilevatore punta proprio verso di lui. L’uomo si avvicina a Draco, sono uno di fronte all’altro, quasi incollati. L’uomo tira fuori una pistola e la punta sullo stomaco di Draco:
“Mi chiamo Renton, Tom Renton. Adesso seguimi, ho delle domande da farti”
Draco tira fuori dalla tasca la bacchetta, che non l’aveva mai buttata, e la punta sullo stomaco Di Tom:
“Io invece mi chiamo Malfoy, Draco Malfoy e ho anch’io delle domande da farti”

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


                                            Cap 10
5 giugno (ore 12:00)
Harry Potter e i suoi amici erano arrivati alla casa dei Weasley verso le 15:30 di ieri. Furono accolti dal padre, Arthur Weasley, ma nessuno aveva voglia di festeggiare. Ognuno andò a dormire nella propria stanza. Ci fu una veloce cena alle 20, una delle cene più silenziose a cui Arthur aveva mai preso parte (ed era abituato alle tristissime cene ministeriali). Cercava di iniziare una conversazione un po’ con tutti, ma nessuno aveva voglia di parlare, otteneva al massimo delle risposte monosillabiche, come “sì” e “no”, ma nulla di più. Ognuno tornò nella propria stanza senza nemmeno augurare la buonanotte o almeno salutare. Alle 2 di notte tutti ormai dormivano, tranne Harry, che si rigirava nel letto come se avesse la febbre, lanciava il cuscino da una parte all’altra della stanza, aveva messo tutto all’aria, ma niente, non riusciva a dormire. La porta si aprì di colpo. Era Ginny, che dormiva nella stanza accanto insieme ad Hermione. Lei si avvicinò ad Harry, poi si sedette sul letto accanto a lui, la sua faccia cominciò ad avvicinarsi a quella di Harry, fino ad avere i nasi a contatto. Si baciarono, era una sensazione bellissima, le loro lingue si incontravano e poi si incollavano, in un turbinio di sensazioni molto forti, eppure allo stesso tempo incredibilmente delicate. La luna illuminava il viso di Ginny, un viso che Harry riteneva il più bello del mondo. Lui cominciò a toccarle il petto, voleva spogliarla, ma accadde qualcosa di molto strano; la stanza cambiava di colore, da nera a rossa, da rossa a blu, da blu a verde, da verde a gialla e da gialla a bianca. Nel momento in cui la stanza divenne bianca Ginny scomparve, al suo posto c’era Silente, seduto su un trono bianco, sembrava che il tempo si fosse fermato, o che scorresse molto più lentamente del normale. Silente iniziò a parlare, la voce non era la sua; era una voce molto più fredda e monotona, come se fosse registrata:
“Viviamo in una realtà orribile e in un bellissimo sogno. Questo secondo te cos’è?”
Silente scomparse e la stanza divenne nera, nera come una notte senza luna. Si sentiva un suono lontano, come un richiamo. Era una voce femminile, ma non riusciva a capire chi fosse. Capiva solo che urlavano il suo nome, ma da molto lontano. Improvvisamente il buio venne squarciato da una luce bianca, che invase la stanza. Il richiamo non era scomparso, anzi, ora era più nitido, si riconosceva che era la voce di Hermione che lo chiamava. Dalla luce bianca uscì una figura nera, che sembrava l’ombra di un uomo. Si avvicinava a Harry, lui voleva urlare, ma non ce la faceva, era bloccato come dall’interno, come se una parte del suo subconscio non avesse paura di quella figura. La voce di Hermione era sempre più forte, urlava con sempre più forza il suo nome. Alla fine Harry riuscì ad urlare, era un urlo di puro terrore. Tutto cambiò. La figura nera scomparve, così come la luce; il richiamo di Hermione finì, al suo posto si sentiva una strana melodia, come quella di un violino. La stanza tornò nera, ma con la luce della luna, una luce fredda, come quella del sole riflessa sulla neve, tuttavia Ginny non era tornata e al suo posto c’era di nuovo Silente, sempre seduto sul suo trono bianco:
“Caro Harry” iniziò a parlare Silente, sempre con quella voce fredda e monotona “Hai fatto tutto quello che ti avevo chiesto, hai rischiato la vita più e più volte, eppure non è bastato. Il nostro mondo è ancora sotto minaccia, una minaccia ancora più grande di quella del Signore Oscuro. Io ormai sono morto, quindi non ti potrò aiutare direttamente come prima. L’unica cosa che mi è concessa di fare è interferire nei tuoi sogni e parlarti, e purtroppo questa volta ho interrotto proprio un bel sogno… Bella ragazza, vero?”
Harry si girò: Ginny era lì, accanto a lui, stava dormendo sulla sua spalla destra:
“Mi stai dicendo che questo è tutto un sogno?”
“Sì, direi proprio di sì”
“Da quant’è che sto dormendo? E quale sarebbe la minaccia di cui mi stai parlando?”
“Troppe domande. Ora svegliati, credo che sia quasi pronto il pranzo”
“Ma cosa…”
Un lampo. Harry si ritrova nella sua stanza. Aveva sognato tutto, perfino il fatto di non riuscire ad addormentarsi (il cuscino e le lenzuola sono in perfetto ordine). Sente bussare alla porta:
“Harry, sei sveglio? Il pranzo è quasi pronto.” Questa è la voce di Hermione, l’ha riconosciuta subito
“Sì, sono sveglio, ma quanto ho dormito?”
“Almeno dodici ore, ma probabilmente di più”
“Che ore sono?”
“Mezzogiorno. Faresti meglio a scendere.”
“Arrivo subito, dammi un minuto per vestirmi”
“Ok”
Harry si veste in tutta fretta e scende in sala da pranzo (non si è accorto del fatto di avere la maglietta al contrario, ma i suoi amici fanno finta di nulla). Ci sono Hermione e Ginny sedute al tavolo, un lungo tavolaccio di legno, mentre Ron è ad aiutare suo padre a cucinare:
“Buongiorno bella addormentata. Dormito bene?”
“Ho fame. Ho saltato la colazione. Ci sono dei biscotti da qualche parte?”
“Un minuto e si pranza amore. Ti sei svegliato tardi oggi”
“Me ne sono accorto Ginny. Dove sono Neville e Luna?”
“Sono partiti stamattina presto. Volevano salutarti ma eri ancora nel mondo dei sogni e non volevano disturbarti.” È Ron, che esce dalla cucina. I due si scambiano un fragoroso cinque e un colpo di spalla
“Dai ragazzi sedetevi, il pranzo è pronto… oh ciao Harry, dormito bene?”
“Sì, grazie Arthur”
Il pranzo è un pollo con un contorno di patate e pomodori, giudicato molto buono da tutti, soprattutto da Harry, che ne ha finito un piatto intero ancor prima che Ginny iniziasse a mangiare. Arthur, tra un boccone e l’altro, tira fuori la Gazzetta del profeta, mostrando la prima pagina:
“Ho letto qualcosa, ma voglio sentire la vostra versione”
“Eravamo partiti da poco” Hermione inizia a parlare ancor prima che gli altri abbiano a malapena pensato cosa dire” Molte persone stavano ancora cercando un posto a sedere e l’addetta alle caramelle aveva appena iniziato il suo giro, Ron si era macchiato la maglietta con una cioccorana e io lo stavo rimproverando per essere sempre il solito sguaiato, quando vidi quelle quattro persone con quello strano oggetto indicare un punto proprio nella nostra direzione, poi l’uomo più a sinistra nella foto prese un sasso da terra e lo aveva lanciato una o due carrozze dietro di noi. Più di questo non so.”
“Ragazzi, l’evento di ieri è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché i babbani ad Hogwarts ci sono sempre stati, voi forse non ve ne siete mai accorti, ma è da molto tempo che i babbani tengono d’occhio quelle zone; tuttavia da tre anni questa parte la loro presenza si è intensificata. Quel macchinario è lì giorno e notte da tre anni, e almeno una volta alla settimana i due babbani al centro della foto davano un’occhiata a tutta la zona. Il babbano più a destra veniva circa una volta al mese. Quello a sinistra, che ha lanciato la pietra, è la prima volta che si fa vedere.”
“E non se n’era accorto nessuno finora, tranne te?”
“Sì, lo sanno tutti al ministero da almeno un paio d’anni, ma il consiglio decise all’epoca di nascondere tutto alla comunità magica e di lasciare che fossero li stessi babbani a scoprirli, e di conseguenza fermarli, come già avvenuto più di quarant’anni fa. L’unico fuori dal coro era Silente, che aveva molto rispetto, ma allo stesso tempo paura dei babbani, e decise quindi di fare delle indagini personali con il mio aiuto. Cosa è successo in questi ultimi due anni lo sapete meglio di me. Qualcosa siamo comunque riusciti a scoprire.”
Indica l’uomo più a destra della foto.
“Il suo nome è John Treminer, 60 anni. Lavora nei servizi segreti britannici da quando aveva vent’anni, dal 1958 al 1973 come agente sul campo, poi improvvisamente si congedò continuando a lavorare in quell’ambiente come impiegato nell’amministrazione, precisamente nella sezione bilancio, da cui aveva accesso ai fondi statali.”
“Un primo passo potrebbe essere capire perché abbia mollato tutto all’improvviso, forse da lì potremo capire come mai si sia interessato alla magia”
“Bella domanda Hermione. L’unica cosa che siamo riusciti a scoprire era che quell’anno in un posto chiamato Israele era scoppiata una guerra per degli assurdi motivi che neanche Silente è riuscito a capire, e lui era stato infiltrato nel governo di quel paese per assicurarsi che non prendessero iniziative personali. Chissà cosa deve aver visto…”
“Ma è ovvio, no?!”
Tutti si girano verso di lei
“Questo John deve aver scoperto in quel paese qualcosa sul nostro conto e, con l’aiuto di quelle tre persone, ha costruito quella macchina strana e si era fatto spostare nell’ufficio del bilancio per poter rubare qualcosa dai fondi governativi e finanziare il progetto.”
“Ottima teoria Hermione, è la stessa conclusione a cui era arrivato Silente, mi chiedo solo cosa abbia scoperto. Comunque questo è tutto quello che abbiamo scoperto. Da domani, quando tornerò al lavoro, te Hermione andrai nell’ufficio di Rudulfus Schauble, gli darai una lettera che dopo scriverò in cui ti autorizzo a prendere il mio ufficio per tre mesi, fino a quando non riprenderanno le lezioni, mentre voi due (indica Ron e Harry) andrete da Kingsley, che mi ha detto di avere un incarico per voi due.”
“Ed io?” chiede Ginny
“Tu rimarrai a casa a studiare per l’ultimo anno di scuola. Ora finiamo di mangiare, prima che si freddi.”
                                           NEL FRATTEMPO…
Sono appena arrivati quattro uomini del San Algamedo per portare via il signor Millwall e la signora Smashed, ormai morti, dal Five Beatle. Tolte le lenzuola sporche di sangue e messe delle nuove lenzuola bianche, vengono caricate sulle barelle altre due persone, due donne, piene di segni e di cicatrici su tutto il corpo:
“Si chiamano Mary e Jane, sono state aggredite da un lupo mannaro. Datele della pozione antilupo e assicuratevi che non scappino, sono state entrambe morse.”
“Capito. Spero di rivedervi il più tardi possibile.”
“Lo speriamo anche noi Miserabel. C’è una persona che vuole vederti, sembra sia una persona importante, attento a non fare cavolate.”
“Falla venire, è da un po’ che vedo solo persone malate tranne te e il mio assistente.”
Dalle scale scende un uomo di media altezza, capelli biondi a spazzola e un lungo vestito viola e blu. Allunga la mano verso Miserabel e gliela stringe:
“Mi chiamo Timitus Silvertus De Voont, e sono un impiegato ministeriale, mandato qui per vedere una persona di nome Micheal Dover. Mi hanno detto che è ricoverata qui.”
“William, cerca nel registro degli arrivi un certo Dover”
“Va bene capo.”
William tira fuori un libro molto grosso dove sono stati scritti negli ultimi 5 giorni di attività le persone ricoverate qui (o perlomeno, di quelle di cui si conosceva il nome). Proprio tra i primi dieci arrivi c’è un Micheal Dover
“Trovato. Fu uno dei primi ad arrivare qui. È quello con le ustioni su tutto il corpo”
“Ho capito. Si trova in cantina. Se vuole l’accompagno.”
“No grazie. Vorrei parlare con lui in privato.”
“Se vuole…Faccia attenzione al puzzo: lì sotto è insopportabile”
“Me ne ricorderò”
Timitus scende in cantina e…sì, la puzza è insopportabile. L’odore della carne marcia si unisce a quello ferroso del sangue. Camminando tra le barelle alla fine trova chi gli interessa. È un uomo pelato con gli occhi grigi. Questo è tutto ciò che si può capire, essendo il resto del corpo ricoperto di bende:
“Riesci a sentirmi, Micheal? Se è così che vuoi farti chiamare”.
L’uomo annuisce
“Allora sei consapevole che nonostante le tue condizioni precarie noi due abbiamo ancora un patto?”
L’uomo annuisce
“Normalmente le tue ferite sarebbero considerate incurabili, tuttavia conosco un uomo che in un mese può farti completamente guarire. Se ti porto da lui dopo farai tutto ciò che ti chiederò?”
L’uomo annuisce
“Allora siamo d’accordo. Tra un paio d’ore arriverà un uomo che ti porterà in questo posto magico e quando le tue condizioni torneranno stabili, ti dirò cosa devi fare. Forse alla fine potresti ricevere un compenso e forse, dico forse, potresti rivedere tua figlia. Mi capisci?”
L’uomo annuisce
“Allora ci rivediamo tra un mese. Ah, bella pensata il documento falso in tasca, ma credo che d’ora in poi ti farai nuovamente chiamare Travers, ok?
L’uomo annuisce
Timitus esce dalla cantina, saluta Miserabel e William, ed esce dal locale.

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Cap 11

5 giugno (ore 11:30)

 

“Ehi John, ho trovato un ragazzo che risponde al segnalatore. Dice di chiamarsi Malfoy. Sono in una traversa di London Road, di fronte a un locale di nome Five Beatle. Vieni subito”

 

“Arrivo. In un minuto sono lì.”

 

Non era tanto per dire, esattamente un minuto dopo Tom vede arrivare una familare Jaguar nera. Arriva proprio davanti a loro. Senza fare domande Malfoy sale sulla macchina, come se conoscesse il proprietario. In fondo alla strada William sta tornando da una vicina farmacia carico di medicinali, e non può credere ai suoi occhi. Quello è Draco Malfoy che sta salendo su una macchina babbana.

 

“Vai a casa mia John, lì potremo parlare tranquillamente”

 

“Va bene, ma dobbiamo prima liberarci della macchina. Un uomo ci ha visti. Doveva essere un ragazzo di venti, massimo venticinque anni con degli scatoloni. Quando ha visto il tuo amico si è fermato di colpo, come se avesse visto un fantasma

 

“Io non ho visto niente, ma mi fido di te John”

 

Dopo 10 minuti arrivano su un molo abbandonato da almeno vent'anni sul mare. John fa segno a tutti di uscire:

 

“Avete preso tutto ragazzi? Perché adesso buttiamo la macchina in acqua. Qui l'acqua è torbida e profonda, non la troveranno mai”

 

“Si, mi sembra si sì”

 

Con una bella spinta i tre buttano la macchina in acqua, che scompare praticamente subito ai loro occhi”

 

“Siamo lontani da casa mia, sarà meglio cominciare a camminare”

 

“E chi ha detto che si cammina? Non posso escludere che qualcuno ci abbia seguito,e a piedi per un eventuale pedinatore sarebbe più facile tenerci d'occhi. Andremo in autobus, dove sarà più facile far perdere le nostre tracce. Se vorrà continuare a tenerci d'occhio, sarà costretto a salire, e a quel punto faremo un po' di domande anche a lui.

 

“Se lo dici tu..”

 

Il piano di John funziona. Infatti William, dopo aver mandato un gufo all'ufficio auror in Mortimer Street, ha provato a seguirli, ma li ha persi quasi subito. I tre riescono invece a raggiungere il condominio di Tom. Entrati nell'appartamento, Malfoy si siede sul divano con Tom accanto, mentre John si siede su una sedia presa dalla cucina:

 

“Sei molto taciturno ragazzo, non hai mai parlato in tutto questo tempo. Ti sei presentato a Tom, ma non a me. Come ti chiami?”

 

“Mi chiamo Draco Malfoy. Sono un mago, ultimo discendente della famiglia Malfoy”

 

“Va bene Draco, Ora vorresti spiegare cosa intendi per “mago”?

 

“La mia razza, se così si può chiamare, grazie anche a questa” Estrae la sua bacchetta dalla tasca “ Può fare quasi tutto: apparire, scomparire, ingrandire o rimpicciolire cose o persone e potrei andare avanti per ore”

 

“Voglio vedere: fai scomparire il televisore”

 

“No! Il televisore no!”

 

“Tranquillo. Qualunque cosa intendesse il tuo collega in questo momento non posso fare magie”

 

“E perché mai? Hai finito la magic-benzina?”

 

“La mia bacchetta è tenuta sotto controlla dal ministero. Se facessi anche una sola magia mi arresterebbero all'istante.”

 

“Tom cazzo, ti avevo detto di trovare qualcosa di anomalo, questo mi sembra molto comune: un drogato. Se si alzasse le maniche chissà cosa troveremo”

 

“John, il rilevatore indicava lui, ne sono sicuro.”

 

“Ti sarai confuso. Dallo a me.”

 

John accende lo strumento e... suona, proprio nella direzione di Draco.

 

“E va bene ragazzo. Anche se mi sembra incredibile, ti credo”

 

“Ora una domanda te la faccio io” interviene Tom” Come mai se voluto rimanere con noi? Io al tuo posto sarei scappato”

 

“In una situazione normale lo avrei fatto, ma questa non è una situazione normale. Guardate qui.”

Tira fuori la gazzetta del profeta dalla sua tasca e indica la foto in prima pagina

 

“Il ministero della magia vi sta cercando, siete i ricercati numero uno della nazione, e io sono il numero due. Siete nella mia situazionee pensavo che voi mi sareste potuti essere d'aiuto come io lo sarò per voi”

 

I due sono sbigottiti. Quelli sono loro con gli scienziati sulla collina ad Hogs-On Wart con la macchina. Qualcuno li ha fotografati dal treno invisibile

 

“E se ci trovassero, cosa ci potrebbe succedere? “ chiede Tom?

 

“Dipende chi vi trova, perché tra pochi giorni non sarete ricercati solo nel mio mondo, ma anche nel vostro”

 

“Cosa?! Quindi non noi siamo gli unici non maghi a sapere della vostra esistenza?”

 

“Ovviamente no. Tutti i governanti babbani sanno della nostra esistenza. Nel 1600 o giù di lì, fu firmato un accordo tra ministri magici e ministri babbani dove ognuno si impegnava a non disturbare l'altro e chiunque, in un verso o nell'altro, provasse ad infrangere l'accordo, sarebbe stato catturato e processato secondi i propri criteri, quindi voi, se catturati, sarete giudicati da giudici babbani, io da giudici magici.”

 

“Ecco perché il governo americano aveva bloccato il progetto: perché non si erano resi conto all'inizio di aver contribuito alla possibile creazione di un qualcosa che avrebbe potuto infrangere gli accordi.” dice John

 

“E tu, perchè sei ricercato?” chiede Tom

 

“Preferisco non parlarne adesso. Vi basti sapere che sono nei guai quanto voi e che senza il mio aiuto sarete in galera entro una settimana. Vi propongo un accordo. Voi mi aiuterete ad integrarmi nella società babbane per potermi nascondere, e io farò in modo che nessuno vi possa trovare: ci state?”

 

Tom e John si guardano: non possono credere ai loro occhi. Hanno un cenno di intesa:

“Accettiamo la tua proposta, Draco.”

John e il mago si stringono la mano. Tom dei violenti colpi di tosse:

 

“Tutto bene Tom?”

 

“Sì, grazie John”

 

Tom si guarda la mano con la quale si era coperta la mano: è sporca di sangue

 

FINE PRIMA PARTE

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Capitolo 13
*** capitolo 12 ***


                     Cap 12
6 giugno ore 8:00
L’estate è stata cantata da tanti poeti come il massimo della vita, quel momento in cui ogni istante acquisisce un significato, in cui i ricordi sono indelebili, in cui sbocciano gli amori più grandi: Luce diffusa, splendore. L’estate è essenziale e costringe ogni anima alla felicità, diceva lo scrittore francese Andrè Gide. Queste emozioni Harry Potter ha cominciato a scoprirle solo da questo caldissimo inizio estate del 1998. Fino ad allora lui le estati le aveva passate o a casa Dursley o a fuggire da Voldemort. Questa è la prima estate in cui potrà essere felice. Hermione per luglio ha già in programma una settimana in Cornovaglia, tra la sabbia e le onde. Vede una ragazza di fronte a lui, è Ginny. Gli chiede di fare un bagno insieme a lui, un bagno notturno. Il mare, nero, è piatto. Sono insieme, si avvicinano, si baciano, come in quel sogno interrotto, che sensazione bellissima:
“Harry, mi stai ascoltando?”
“Cosa?”
Il sogno è finito. È nella macchina di Arthur Weasley, insieme ad Hermione, seduta davanti, e a Ron, accanto a lui dietro. Sono su un ponte a Londra sopra il Tamigi
“Non ti stavo ascoltando Arthur”
“Ron, ridiglielo te”
“Veramente non ti stavo ascoltando nemmeno io papà. Potresti ripetere?”
“Hermione, salvami tu”
“Arthur ha detto che lui non entrerà con noi al ministero ma che rientrerà a lavoro lunedì, quindi ci ha dato, o meglio, mi ha dato, il codice per la cabina telefonica, visto che la metropolvere è ancora guasta”
“Ce l’abbiamo di già il codice e l’abbiamo anche già usato”
“Cambia ogni sei mesi Ron”
“Ah, ok. Dacci il codice allora”
“dovevate stare attenti”
“Non fare la stronza Herm, dammi il maledetto codice”
“Entriamo tutti insieme tanto, dopo te lo dirò… forse”
“Ragazzi smettetela, siamo arrivati. Lascio la macchina qui e raggiungerete la cabina. Il resto sapete già come fare. Vi vengo a prendere alle 19:00. A stasera. E non dimenticatevi le vostre borse: sono nel bagagliaio”
“Ok. Ciao Arthur”
I ragazzi scendono dalla macchina, prendono le loro borse e, attraversata la strada, si infilano nella cabina del telefono. Hermione inserisce il codice senza farsi vedere da Ron. Parte la registrazione di una voce femminile:
BENVENUTI AL MINISTERO DELLA MAGIA. PER FAVORE DICHIARATE IL VOSTRO NOME E IL MOTIVO DELLA VISITA
“Hermione Granger, Harry Potter e Ronald Weasley. Siamo stati convocati dal ministero per degli incarichi speciali”
PRENDETE LE VOSTRE TESSERE DI RICONOSCIMENTO E SOTTOPONETEVI ALLA PERQUISIZIONE E ALLA CONFISCA BACCHETTA PER TUTTA LA DURATA DELLA VOSTRA PERMANENZA. IL MINISTERO VI AUGURA BUON PRESENTIMENTO
Dal buco usato di solito per inserire le monete escono in sequenza tre tesserine metalliche con su scritto i nomi dei tre ragazzi. La cabina comincia a scendere sotto il livello stradale. Dopo una breve discesa la cabina ascensore si ferma, le porte si aprono e appare il ministero in tutto il suo splendore. Non è cambiato molto rispetto a prima, tranne per l’ingresso, dove adesso tutti, nessuno escluso, deve sottoporsi alla perquisizione, anche corporale, e consegnare le bacchette. Inoltre i muri sono completamente tappezzati da manifesti, la maggior parte raffiguranti un Kingsley Shakebolt che dice :”Con un solo colpo di bacchetta su un foglio potrai cambiare la vita a milioni di maghi e maghe. Votate per me e tutto cambierà, in meglio”
Ci saranno infatti le elezioni per eleggere il nuovo primo ministro domani. Per la prima volta nella sua storia, alle elezioni vi sarà il suffragio universale maschile, essendo il voto prima riservato ai maschi in base al censo. Questa novità è stata introdotta dal primo ministro ad interim Kingsley Shakebolt, per garantire delle votazioni più eque. Il suo unico avversario è Timitus Silvertus De Voont, sostenuto, secondo i sondaggi, solo dal 35% della popolazione votante magica. La vittoria di Shakebolt sembrerebbe quindi certa, essendo anche eroe di guerra, che garantisce un certo prestigio:
“Che schifo, possono andare a votare solo i maschi, perché non posso votare anch’io, o le milioni di maghe e streghe che subiranno le scelte di un maschio da loro non votato che si dichiara democraticamente eletto. Nel mondo babbano il suffragio universale è un diritto conquistato da 80 anni, abbiamo ancora tanta strada da fare.”
“Lo credo anch’io Hermione, ma ora non è che potresti scorrere? Tocca a noi e c’è gente che aspetta.”
“Oh sì, scusa”
Superati i controlli e consegnate le bacchette, si ritrovano nel corridoio dei camini d’accesso, ora chiusi. Su ognuno di essi si trova un cartello con sopra scritto: GUASTO, STIAMO FACENDO IL POSSIBILE PER RIPARARE IL PRIMA POSSIBILE IL DANNO. CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO. Attraversato il corridoio, sono di fronte alla fontana originale, mentre è stata tolta quella orribile statua a suo tempo voluta da Voldemort. La fila per gli ascensori è lunghissima, quindi decidono di iniziare a parlare nell’attesa:
“Ora dividiamoci: voi due andate nell’ufficio di Kingsley. Dovrebbe essere proprio lì dietro (indica un corridoio nascosto nell’ombra). Io invece dovrò prendere questo ascensore e andare al terzo piano nell’ufficio di questo Rudulfus Schauble per iniziare a lavorare. Ci si ritrova all’accettazione per pranzare fuori insieme? All’una va bene?”
“Sì capo. A dopo. Guarda, hanno fatto veloce, prendi l’ascensore prima che ti tocchi aspettare ancora.”
“Ok, a dopo”
Harry e Ron, con Hermione ormai in viaggio, cominciano a cercare questo ufficio, ma non lo trovano. Potrebbero rimanere lì per ore, ma all’improvviso una figura familiare si presenta a loro:
“Ciao ragazzi, mi stavate cercando?”
“In effetti sì, mio padre mi ha detto…”
“Che ho un incarico per voi: venite nel mio ufficio.”
Kingsley gira nel corridoio e apre la prima porta a destra: Harry e Ron sono straniti: avevano controllato lì, ma li sembrava uno sgabuzzino: la stanza dell’uomo più potente del paese è un minuscolo ufficio con un vecchio tavolo malmesso con sopra una marea di fogli, e quattro sedie tutte in legno, compresa quella di Kingsley. Si siedono tutti e tre:
“Ragazzi, verrò subito al punto senza troppi giri di parole: vi ho convocati qui per affidarvi un compito: trovare Draco Malfoy”
“Facile: sarà nella sua mega villa a godersi la bella vita insieme alla sua allegra famiglia” comincia Ron
“Questo è quello che ha fatto il padre ieri sera ed è stato spedito in via cautelare ad Azkaban. La madre non era con lui, ma l’abbiamo trovato poco dopo in una vecchia casa nota come rifugio di mangiamorte a Sparrowpit, ma il figlio non era con nessuno dei due e loro non sanno dove sia. Ritenevamo si fosse nascosto in qualche buco fino a ieri sera, quando è arrivata da Liverpool una lettera che dice di un Draco Malfoy salire su una macchina babbana. Questo ovviamente rende le cose molto più complicate. Il vostro compito sarà quello di trasferirvi per un po’ nella Liverpool babbana e cercare di individuare Malfoy. Una volta trovato mi contatterete e manderò una squadra di auror per il prelievo.”
“Lo volete arrestare?” chiede Harry
“No, mi servirà come testimone chiave nel processo contro i suoi genitori. Anche se la guerra è persa, la famiglia Malfoy conserva molto potere qui, e so già che non troverò nessuno disposto a testimoniare contro di loro.”
“Allora basterebbe comunicarglielo con un messaggio, il prelievo forzato mi sembra eccessivo”
“Ci sono due motivi Ron: il primo è che Draco Malfoy non si fiderà mai della vostra parola, né della mia né di quella di nessun’altro. Il secondo è che ormai con la magia lui ha chiuso: non effettua magie da una settimana praticamente”
“E quando partiamo?”
“Per me potete partire anche adesso, immagino tuttavia che vogliate salutare qualcuno. Facciamo che dopo domani, l’otto giugno, passerà una macchina che vi porterà alla stazione di King cross e da lì salirete su un treno per Liverpool. Ricordatevi che dovrete infiltrarvi nel mondo babbano, quindi limitate le magie al minimo necessario. Già questi babbani del treno sono una bella gatta da pelare, ci manca solo che scoprano anche voi. Mi sono spiegato?”
“Sì, io ho solo una domanda: e se i babbani in macchina con Draco fossero gli stessi che hanno scoperto il treno?”
“Ci avevo pensato anch’io e non è una possibilità da escludere, ma non possiamo esserne certi, quindi per ora non pensate a questa eventualità.”
“Ok. Allora arrivederci”
“Solo una cosa: il primo luglio dovrete presenziare di fronte all’intero Wizengamot per la consegna delle medaglie agli eroi di guerra. Ditelo anche ad Hermione.”
“Va bene. Ci si vede Kingsley.”
“Ciao ragazzi, alla prossima”
I due escono dall’ufficio. Ron guarda l’orologio al polso, sono le dieci:
“Harry, mancano tre ore all’appuntamento con Hermione. Che facciamo?”
Harry dalla sua borsa tira fuori una scacchiera:
“Sei un grande Harry”

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


                                               Cap 13
6 giugno ore 9:50
Arrivata al terzo piano, Hermione si dirige verso l’ufficio investigativo ministeriale (MIB). Bussa al portone d’ingresso. “CHIUNQUE SIA ENTRI, È APERTO!”
Molto lentamente Hermione apre la porta: si ritrova in un enorme stanza marrone con dei drappeggi viola. In fondo alla sala (lunga almeno 20/25 metri), si trova una grande scrivania di mogano. Dietro, seduto su una poltrona nera, c’è un uomo piccolo, pelato e vestito in un abito completamente nero, probabilmente da funerale. L’uomo, con un gesto, le indica una sedia in legno imbottita con un cuscino rosso. Hermione si siede un po’ intimorita ma anche molto curiosa, è la stessa sensazione che provò la prima volta che prese il treno per Hogwarts:
“Chi sei ragazzina, come ti chiami?”
“Mi chiamo Hermione Granger e…”
“Lo so chi cazzo sei, sei stata su tutti i giornali in questo periodo. Piuttosto, perché sei qui?”
“Mi ha mandato Arthur Weasley con questa lettera”
Hermione tira a malapena fuori dalla tasca la lettera che subito l’uomo gliela strappa di mano e comincia a leggerla. Hermione è pietrificata, non aveva mai visto un uomo così scorbutico, in confronto Malfoy era un damerino
“Quindi secondo quell’idiota di Arthur, io dovrei mettere a lavorare su uno dei casi più delicati che questo ufficio abbia mai avuto in seicento anni di storia, una ragazzina di 17 anni la cui unica fortuna è stata quella di conoscere Harry Potter? MI dispiace, ma temo che il suo tempo qui sia finito. Vada via.”
“Signore, ho delle informazioni che potrebbero rivelarsi molto utili, senza le quali non potete sperare di procedere nelle indagini”
“se è riuscita a ricavarle lei, non capisco come possa essere un problema per i miei uomini. Ora se ne vada”
Un’altra persona sbuca da una porta laterale. È un uomo di media altezza, vestito con un abito scuro con un mantello blu, dove, sulla spalla sinistra si trova una stelletta d’oro e sul petto c’è una scritta anch’essa dorata che recita: per aspera ad astra.
“Che succede Rudulfus? Qualche problema?”
“In realtà sì. Questa ragazzina mi sta disturbando, mandala via.”
“Scusi signorina, ma lei non è Hermione Granger?”
“Sì, sono io.”
“Che onore, io mi chiamo Saul Rockfeller, sono un tenente auror, a capo dell’operazione IGNOTO. Cosa ci fa lei qui?”
“Volevo avere un posto nell’indagine sui babbani del treno di Hogwarts. Ho una lettera di Arthur Weasley che chiede di potermi inserire nel caso in quanto persona informata sui fatti.”
“Che informazioni hai?”
“Abbastanza, in particolare su uno dei quattro babbani.”
“Per me va bene. Ho bisogno di personale e avere te, signorina Granger, potrebbe essere d’aiuto nelle indagini.”
“Saul, che cavolo dici. Lei non ha nessun tipo di addestramento e…
” Credo che aver sconfitto Voldemort sia stato un addestramento più che sufficiente. Ovviamente non sarai un Auror, ma potrai lavorare come consulente esterno. Vedo che comunque il signor Weasley ci aveva già pensato…”
“Sì, lavorerò come suo assistente all’ufficio uso improprio dei manufatti babbani. Comincio lunedì”
“Facciamo così: ora mi dici quali sono queste tue informazioni. Lunedì, alle ore 11, tornerai qui e cominceremo a capire come procedere. Adesso vieni nel mio ufficio.”
Insieme si avviano verso la porta laterale da cui prima era uscito Saul. L’ufficio è una stanza abbastanza piccola con un tavolo e quattro sedie. Sul muro dietro il tavolo c’è una mappa delle isole britanniche. Seduti, ci sono due uomini, vestiti come Saul, tranne per la spalla sinistra, dove invece di esserci una stelletta, si trovano tre stanghette d’oro:
“Loro, Granger, sono i due agenti auror Samuel Rosenberg e Davatus Brover. Ragazzi, lei è Hermione Granger e non credo necessiti di particolari presentazioni. È qui per aiutarci nell’operazione IGNOTO”
Si stringono tutti la mano. Poi Hermione si siede e dalla valigietta tira fuori un’enorme cartella piena di fogli, da cui estrae la foto dei quattro babbani fatta dal treno:
“Questa foto la conosciamo, è venuta il ministro in persona a consegnarcela un paio di giorni fa. Ancora non sappiamo chi siano.” Dice Saul
“Su quest’uomo invece sappiamo qualcosa: si chiama John Treminer, nato nel 1938, lavora da 40 anni nel servizio segreto britannico e sospetto che sia lui l’artefice di tutto questo casino.”
“E sai cosa ha scoperto quest’uomo che l’abbia condotto a noi?”
“Non lo so con certezza, ma molto probabilmente riguarda qualcosa che è avvenuta a Israele nel 1973.”
“Hai detto Israele nel 1973?”
“Sì, perché?”
“Perché nel 1963 nell’archivio di stato di quel paese, in accordo con i babbani, avevamo nascosto il diario di Willem Theorst, che era quasi riuscito a scoprirci in vent’anni di studi dal 1940 al 1960 con la collaborazione dei babbani americani. Riuscimmo a fermarli in tempo, ma commettemmo un errore: non distruggemmo il diario, cosa che avremmo dovuto fare subito, ma decidemmo di nasconderlo in mezzo a milioni di scartoffie. Poi dieci anni dopo, un bombardamento dei jet arabi colpì proprio l’archivio di stato, facendolo esplodere in mille pezzi. Quando, finita la guerra, gli israeliani rimisero tutto a posto, dissero che mancava il diario di Theorst. Noi credemmo all’epoca che fosse stato distrutto dalle fiamme. Ci sbagliavamo di grosso. Sai qualcos’altro che possa aiutarci?”
“Lui abita qui a Londra, al numero 22 di Abbey Road, vicino agli studi babbani. Aveva una moglie, morta per avvelenamento da argon 8 anni e mezzo fa, e una figlia di 35 anni, che lavora alla BBC. Non so altro.”
“Va bene, è un buon punto da cui partire. Ora puoi andare. Torna lunedì per iniziare a lavorare seriamente. Nel frattempo chiederò l’autorizzazione per ispezionare casa sua. A lunedì Granger”
“Arrivederci.”
Hermione esce dall’ufficio, saluta Rudulfus Schauble, e si avvia verso l’ascensore. Guarda l’ora:
“Sono solo le undici e mezzo. Menomale mi sono portata qualcosa da leggere”
Tira fuori dalla valigetta un libro, si siede su una panchina e comincia a leggere. Un minuto dopo passano accanto a lei due uomini che parlottano tra loro a voce bassa, tuttavia Hermione riesce a carpire una pezzo di conversazione
“Arriverà martedì dalla Gringott, dicono che lì non sia abbastanza al sicuro, come se qui lo fosse.”
“Non è per la sicurezza, Kyle. Hanno intenzione di venderlo e quei goblin non ne volevano sapere.”
“Quindi tecnicamente glielo stiamo rubando?”
“Ce lo stanno dando in cambio del silenzio: teoricamente si sono rifiutati di aiutarci contro il signore oscuro, e per questo sarebbero legalmente perseguibili, togliendo quindi prestigio alla banca”
Hermione, non capendo di cosa stiano parlando, decide di continuare a leggere il suo libro.

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Capitolo 15
*** capitolo 14 ***


                                  Cap 14
1 luglio, mattina
La Winemister house è una enorme villa immersa nei boschi dell’alta Scozia, sulle rive del lago di Lochness. L’edificio, come quasi tutti quello che è inerente alla magia, non è visibile a un occhio babbano. La villa apparteneva a Jacobino Winemister, facoltoso mago scozzese del ‘500 che aveva fatto fortuna con il commercio di Whisky incendiario; fece costruire la villa quando sposò Samara Lestrange, la quale gli dette otto figli. I lavori erano iniziati nel 1519 per poi essere conclusi nel 1521, tuttavia Jacobino non se la poté godere essendo affogato in circostanze misteriose l’anno dopo. Dopo varie vicissitudini la villa, che era sempre rimasta nelle mani della famiglia Winemister, fu trasformata in un centro curativo e riabilitativo da ferite gravi per maghi, sfruttando le benefiche acque del lago. Al momento il proprietario della vila è Philimore Winemister che, essendo comunque imparentato con i Lestrange, non vede di cattivo occhio i mangiamorte. Molti dei sostenitori di Voldemort sono andati a curarsi lì, tra cui Micheal Dover alias Travers che, grazie alle straordinarie cure dei medimaghi, è riuscito a tornare a camminare e a parlare, anche se al momento si trova a letto nella sua stanza. Qualcuno bussa alla sua porta:
“Avanti, è aperto”
La porta si apre: è De Voont, con il suo mantello viola e una sgargante cravatta arancione:
“Come stai Travers? Ti vedo abbastanza bene se devo dirla tutta”
“Come vedi posso parlare e anche camminare” mentre dice questo si alza da letto
“Stupefacente, ti dicevo che qui erano molto bravi. Sono contento per te”
“Smettila con queste stronzate. Dov’è mia figlia?”
“Tranquillo, è in buone mani. Se farai quello che sto per dirti, potrai rivederla di persona”
“Va bene, cosa devo fare?”
“Devi eseguire una rapina al ministero, più precisamente devi rubare un diamante”
“Sembra complicato”
“Se farai come ti dico, sarà una cavolata, ma ora ascoltami: Il diamante si trova in fondo alla stanza misteri, in una stanza piena di cassaforti di sicurezza. Te dovrai compiere il furto in una fascia oraria compresa dall’ una alle tre di notte: prima e dopo queste due ore ci sono troppe guardie e non riusciresti nemmeno ad entrare. Ora attento: All’una arriverai alla cabina telefonica per accedere al ministero, con il mio codice dovresti riuscire ad entrare, tuttavia, se dovesse richiederti un riconoscimento vocale, usa questo” tira fuori un registratore con dentro un nastro
“Questa è roba babbana, come…”
“Lascia perdere come abbia preso questo oggetto, ora attento: una volta dentro il ministero non ci saranno particolari problemi. Le guardie sono poche e molto assonnate, ma te non potrai portare la bacchetta con te, dovrai lasciarla a casa…”
“Perché? Ho già fatto diverse operazioni al ministero e non ho mai avuto problemi
”È stato installato un sistema di sicurezza notturno per cui se viene rilevata una bacchetta l’ascensore si blocca a metà e di fatto sei in trappola”
“Ah ok”
“Come dicevo, superate le guardie al piano terra, troverai una porta rossa sulla sinistra: sono le scale che portano ai vari livelli del ministero
“Ma non c’erano gli ascensori?”
“Molte persone hanno paura degli ascensori. Come stavo dicendo, prendi le scale e vai al quarto piano. Una volta lì gira subito a sinistra e dritto fino alla terza porta a sinistra. Troverai una rampa di scale che scende: prendila e scendi tre rampe, troverai una porta in legno; farò in modo che sia aperta la sera del colpo. Aperta la porta, ti troverai nell’ ufficio misteri. A questo punto si attiverà un allarme, e non c’è modo di evitarlo: da quel momento avrai circa quattro minuti prima che arrivi una squadra auror: davanti a te troverai un lunghissimo corridoio, prendilo e vai avanti fino al dodicesimo corridoio a destra, poi dritto fino al settimo corridoio a sinistra, poi dritto fino al sesto corridoio a sinistra e sei arrivato: ti troverai davanti a te una porta in ferro che aprirai con una chiave che ti darò la sera del colpo. La cassaforte che ci interessa è la quindicesima a destra, terzo scaffale dal basso. A questo punto dovresti avere ancora circa due minuti per scassinare la cassaforte, e su questo sei tu l’esperto. Preso il diamante, dovrai nasconderti per tutta la notte fino all’apertura del ministero, verso l’otto e mezzo, e lasciare il diamante nel corridoio profezie 150/179, dietro la profezia numero 166. Se ci sarai riuscito, l’ultima cosa da fare sarà arrendersi alle autorità”
“Cosa?!”
“Lasciami finire: per la prima mezz’ora non dire nulla, poi potrai dire tutto quello che vuoi su questo piano e su di me, tanto io sarò già uscito dal ministero e smaterializzato in Palestina. Per quanto ti riguarda, secondo procedura, ti condurranno nelle loro celle in attesa di sviluppi. Lì ci sarà un secondino da me corrotto che ti farà uscire al momento opportuno e ti porterà da tua figlia: questo è il piano: accetti?
“Come posso essere sicuro che questo tuo secondino faccia tutto questo invece di freddarmi sul posto?”
“Ti devi fidare. Io ti ho portato qui, dove in un mese sei tornato a vivere. Ora sta a te dimostrarmi che faccio la cosa giusta ad investire su di te.”
“Non lo so, mi sembra un piano molto azzardato…”
“Ti rendi conto che potresti diventare il protagonista della più grande rapina della storia di questo paese? O preferisci diventare un vecchio, pieno di rimpianti, che aspetta la morte da solo”
“E va bene, mi hai convinto. Accetto, ma sappi che lo faccio unicamente per rivedere mia figlia”
Si stringono la mano. La porta della stanza si apre di colpo: è un infermera:
“Signore, il tempo della sua visita è finito. La preghiamo di lasciare la stanza”
“Va bene, arrivo” Poi a bassa voce
“Domani, al massimo dopo domani verrai dimesso. Raggiungimi appena possibile a casa mia a Mortimer Street: Silente Road numero 56. Ti consiglio di raggiungere Liverpool con mezzi babbani per poi arrivare a Mortimer street attraverso il Five Beatle. Anche se le smaterializzazioni sono tornate attive, sono ancora sotto osservazione e notano qualsiasi spostamento e potrebbero facilmente trovarti. Prendi un treno da Inverness per Glasgow, da lì prendi L’Intercity per Liverpool. Uscito dalla stazione il Five Beatle è dall’altra parte della strada: la parola d’ordine per entrare a Mortimer Street è DEBELLATUS. Tieni i biglietti ferroviari con tutti i particolari.
“Signore esca. Non mi costringa a chiamare la sicurezza.”
“Va bene va bene. Ci si vede Micheal, stammi bene”

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Capitolo 16
*** cap 16 ***


                                     Cap 16
5 luglio(notte)
“Sei sicuro di volerlo fare Draco? Stai per entrare nel posto meno magico che possa esistere. Non credo tu sia pronto per questo”
“Cosa vuoi che mi succeda Tom. Ormai mi sono perfettamente integrato nella società babbana. Nella mia ex scuola ad Hogwarts sentivo sempre parlare di posti come questo. Voglio vedere se sono così incredibili come mi è stato detto”
“Va bene… ti vengo a prendere alle due. Non farti scoprire e non fare cavolate.”
“Cosa vuoi che mi succeda: dopotutto vado in discoteca, mica all’inferno. A dopo.”
Draco apre la portiera della macchina. Si trova di fronte a uno dei templi della musica di Liverpool: il Fushion. Per l’occasione Draco ha comprato degli abiti, rigorosamente babbani, elegantissimi: jeans neri, scarpe adidas blu scure e una camicia bianca. Dentro il locale è una bolgia. Ci sono minimo seicento persone in uno spazio relativamente piccolo come quello di una pista da ballo, ma soprattutto è quasi completamente buio; le uniche luci sono dei fasci colorati ad intermittenza molto forti. La musica è sparata al massimo volume, in un posto come quello non puoi pensare, l’unica cosa che puoi fare è lasciarti trasportare, seguire la corrente e sperare di non farti travolgere. Il bar si trova alla destra dell’ingresso, in fondo alla sala. Draco si dirige lì cercando un posto dove possa un attimo concentrarsi. L’impatto con il mondo delle discoteche è stato devastante: mai si sarebbe aspettato un posto del genere, dove la società è una cosa che non esiste. La zona bar è più tranquilla, dove si riesce a parlare almeno con quello che ti sta accanto. Draco si siede al bancone, proprio di fronte al barman:
“Ti preparo qualcosa ragazzo?”
“Ehm…” Draco non sa che dirgli: non può di certo chiedere un whisky incendiario. In quell’attimo gira la testa verso l’altro lato del bancone e vede una ragazza. In realtà sono quattro ragazze, presumibilmente amiche, ma a Draco ne interessa solo una. È di carnagione chiara, capelli castana molto lunghi e un vestito nero. Non riesce a vedere molto di più, ma a lui basta quello per capire che è veramente bella. Riesce solo a vedere che ha nella mano sinistra una strana bibita bianca:
“Prendo quello che ha preso la ragazza laggiù”
“Un White lady intendi?”
“Si, quello”
Il barman si volta, prende due bottiglie da uno scaffale sopra di lui e ne versa un goccio in un bicchiere, a cui aggiunge del succo di limone:
“Ecco a lei. Si goda la serata”
“Grazie”
Draco continua a guardare quella ragazza. Non riesce a staccarle gli occhi di dosso. A ogni sguardo lei gli appare sempre più bella, più intelligente, più vivace. Lei rappresenta la vita, la vita vera che non ha mai potuto assaporare. Comincia a bere quella strana bevanda chiamata white lady: è incredibilmente buona, va letteralmente giù tutto d’un fiato. Ne ordina subito un altro, e anche questo va giù subito. Le luci diventano sempre più forti e accecanti, la musica è sempre più alta, ogni suono è amplificato al massimo nelle sue orecchie. Ormai non riesce più a distinguere bene le note e il ritmo, ma tutto è uniformato in un unico martellante rumore, come quello di un trapano. Le pareti della stanza di deformano, anche il pavimento cambia forma, le stesse persone cambiano: diventa sempre più difficile distinguere un maschio da una femmina. L’equilibrio è precario, anche se è seduto si sente continuamente di cadere. Draco si sente bene. Non si era mai sentito meglio, avverte dentro di sé un’energia incredibile. Vuole provare a parlare con quella ragazza, si avvia verso il tav… Lei non c’è più. La cerca disperatamente con lo sguardo e la vede: è in pista che balla. Non ha maschi intorno a lei. È la sua occasione. Si infila nella bolgia. Non aveva mai sentito così tanta pelle umana addosso finora; una pelle sudata, sporca. È una sensazione gradevole, come se tante persone ti stessero accarezzando. Si avvicina alla ragazza, ma lei non lo vede e continua a ballare. Sono uno di fronte all’altra. Si sente carico come una molla, una molla tirata al massimo, pronta ad essere lasciata. La ragazza si gira. Draco è pietrificato: è bellissima, ancor di più di quanto potesse immaginare: i suoi occhi verde smeraldo mettono in risalto il suo bellissimo viso; è formosa al punto giusto e soprattutto è bella, una bellezza che non si può descrivere, quel tipo di bellezza che solo gli innamorati possono capire;
“Hey biondino, ho visto prima che mi guardavi al bar e che poi mi hai seguito fino a qui. Come ti chiami?”
“Claude, ma per gli amici sono dracul”
“Dracul?! Come mai?”
“Dicono che bevo troppo”
“Ahahah sei simpatico. Vuoi venire con me al bar a prendere qualcosa da bere? “
“Certo… scusa ma tu come ti chiami?”
“Jane”
I due si avviano al bancone del bar. Draco non ci può credere: senza aver detto una parola è riuscito ad avvicinare con successo una ragazza babbana. I due prendono un Negroni, su consiglio di Jane:
“Allora Dracul; sei di Liverpool?”
“No no, io vengo da… da Sparrowpit, un paesino nell’Inghilterra centrale. Sono qui per studiare. E tu, sei di Liverpool?”
“Si, abito nella periferia nord, vicino all’aeroporto, per capirci. Ti va di ballare con me? Questa sera ancora nessun ragazzo me l’ha chiesto”
“Va bene”
I due si portano al centro della pista e seguendo il martellante e ripetitivo ritmo della musica cominciano a ballare. Ballano per almeno due ore, lenti, veloci, rock, pop, house, tutti i generi possibili. Draco non si era mai divertito tanto ì:
“Io devo andare Jane, domani devo svegliarmi presto. È stato bello conoscerti e ballare insieme a te. Potremo rivederci in futuro?”
“Certo! Anzi aspetta…” Jane tira fuori dalla tasca sinistra dei suoi jeans neri un mascara, prende la mano di Draco e scrive un numero: 0151 809258
“Questo è il mio numero di telefono, chiamami”
“Va bene, alla prossima Jane”
“Non me lo dai un bacio?”
Senza dire una parola Draco le si avvicina e la bacia appassionatamente alla bocca. Lei ci sta. Si staccano e il ragazzo esce dal locale. Dopo diverse ore, riesce finalmente a rivedere il cielo, un cielo nero, senza stelle. Non aveva mai provato così tante emozioni forti nello stesso momento, è una sensazione bellissima, gli sembra di essere su una nuvola. Decide infine di sedersi su una panchina a lato della strada in attesa di Tom. Nonostante la vista annebbiata dall’alcol, riesce comunque a vedere un ragazzo sdraiato in vicolo dall’altro lato della via, con una siringa in mano.
“Sembra sia una cosa divertente “pensa Draco che ormai si sta addormentando sulla panchina

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


                        CAPITOLO 17
5 luglio(sera)
“Secondo te Harry, se chiedessi al cameriere un “Magic” invecchiato sei anni, lui cosa potrebbe rispondermi?”
“Ti manderebbe a fanculo e probabilmente chiamerebbe la polizia, di sicuro l’ambulanza”
“Forse hai ragione. Ne ho davvero bisogno comunque. Sono giorni che vaghiamo nel buio senza aver trovato nemmeno mezza pista. E se Kingsley ci avesse dato un indizio sbagliato?”
“Non credo. Lui è sempre molto attento e controlla bene le sue fonti. Se lui ci ha mandati qui è perché è sicuro che Malfoy sia qui. Tranquillo Ron, prima o poi lo troveremo.”
“Se lo dici te…Comunque questo posto è veramente carino, per essere un bar babbano.”
“Di sicuro è meglio di quello in cui ci nascondemmo a Londra quando eravamo inseguiti dai mangiamorte”
“Già è vero. Mamma mia che schifo. Te la ricordi la cameriera che aveva sempre in bocca quella roba gommosa dei babbani…
“Il chewing gum?”
“Si quello. Probabilmente nei cappuccini che aveva dato a me e ad Hermione ci aveva sputato dentro.”
“Quello è il meno. Ti ricordi la tovaglia?”
“Che teoricamente doveva essere rossa ma che era talmente piena di polvere che tossivi anche solo a guardarla? Come faccio a non ricordarmene.”
“Dicono sia bella anche la discoteca qua di fronte”
Harry indica un edificio enorme con dei mattoni rossi a vista. Fino a vent’anni fa era un cotonificio, poi la crisi l’aveva fatto chiudere ed era rimasto abbandonato fino a due anni fa, quando è stato convertito in locale notturno. Ora è uno dei principali centri del divertimento notturno di Liverpool.
“Vuoi andarci Harry? Io sono un po’ stanco, ma se tu vuoi andarci per me non ci sono problemi, io me ne starò in camera a guardare la prima giornata del campionato di quidditch. Oggi hanno giocato i Falmouth contro le Holyday Harpies e sono riuscito a non farmi svelare il risultato da nessuno. “
“Non ho tanta voglia nemmeno io, quasi quasi vengo con…”
Harry non riesce a finire la frase: da una macchina nera vede sbucare degli inconfondibili capelli biondi. Sono più corti di come se li ricordava ma non ha dubbi: sono i capelli di Draco Malfoy.
“Vedi quel che vedo io Ron?”
“Si Harry.”
Ron si alza di scatto ma Harry lo ferma e lo rimette a sedere.
“So che vuoi finire velocemente la missione e tornare a casa, ma abbiamo avuto tanta pazienza, non possiamo rovinare tutto oggi. Aspetteremo che esca dalla discoteca e poi lo cattureremo.”
“Bisogna andare dentro anche noi. Non sappiamo cosa potrà combinare. Dobbiamo tenerlo sotto controllo.”
“Entrerò solo io. Tu Ron rimani qui e tieni questo cellulare. Quando squillerà vuol dire che sta uscendo e ti apposterai nel vicolo qui dietro. Lui è venuto in macchina, quindi immagino che anche al ritorno ci sarà una macchina. Nel momento che sarà sul ciglio della strada o disteso su una di quelle panchine lo prenderemo da due lati. Non potrà scappare.”
Ok. A dopo Harry”
Il mago esce dal bar ed entra nella discoteca. In posti del genere c’era già stato con Ron ed Hermione, quindi è abituato alla musica ad alto volume e al puzzo insopportabile del fumo di sigaretta e dell’alcol, anche se fa sempre un certo effetto vedere centinaia di persone molleggiare più o meno a ritmo su una piccola e sporca pista da ballo. Harry decide di sedersi a un tavolo sul palco superiore rispetto alla pista e di osservare cosa fa Malfoy. Inizialmente non riesce a vederlo, poi lo nota al bancone del bar, dall’altra parte del locale, che beve uno, due, tre drink di fila. Poi il biondo se ne sta fermo per un po’, in botta a causa dell’alcol. Improvvisamente si alza e si dirige verso la pista. Harry inizialmente crede che lo abbia scoperto, poi capisce che semplicemente si sta approcciando ad una ragazza.
“Draco che ci prova con una ragazza babbana… deve aver proprio bevuto.”
Incredibilmente riesce a farsi offrire una bevuta al bancone del bar
“Si può dire tutto di Draco ma non che non sia affascinante. Ci sa proprio fare con le donne… e che donne, mentre a me è toccata quella… No vabbè via, è carina anche la mia Ginny, ma non quanto la nuova conquista di Draco”
Dopo poco i due ritornano in pista e iniziano a ballare
“Però, per essere la sua prima volta in discoteca, sa muoversi proprio bene. Io ancora perfettamente a ritmo non so andare, mentre lui sembra sia nato per ballare. Dovrei portare anche Ginny una volta in un posto del genere, anche se sono un incapace, farei un’ottima figura con lei. Quasi quasi prendo da bere anch’io, tanto lui è talmente impegnato a ballare che non si accorgerà di me nemmeno se gli passo davanti… anzi no, meglio non rischiare, resterò qui dove sono sicuro non mi possa vedere.”
Dopo due ore di ballo ininterrotto, finalmente Draco si allontana dalla pista (non prima di averle dato un appassionato bacio sulla bocca). Harry fa squillare il telefono di Ron:
“Ron, Draco sta uscendo, fai come ti ho detto”
Il mago biondo si è seduto su una panchina con lo sguardo perso nel vuoto a metà tra la strada grigia e il cielo stellato. Dopo poco si accascia su sé stesso, addormentato, quasi svenuto per il troppo alcol. I due maghi velocemente gli si avvicinano e lo ammanettano. Draco non oppone resistenza, probabilmente non si è nemmeno accorto del fatto che qualcuno gli ha messo le manette ai polsi. Ci sono altre persone in quella strada che dà sul mare, ma nessuno fa caso a ciò che è appena successo, chi troppo impegnato a guardare il fondo di una bottiglia, chi troppo impegnato a guardare il fondo di una siringa.

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


                                           CAPITOLO 18
6 Luglio(mattina)
È una mattina tranquilla d’estate in Abbey Road, il sole è già alto ma tira anche una leggera brezza, l’aria quindi non è afosa ma al contrario è molto gradevole ed è un vero piacere stare all’aria aperta. Molte finestre hanno ancora le tapparelle abbassate, ma non quelle della signora Maguire, un’anziana donna di 87 anni, vedova, che vive al numero 83 di Abbey Road, proprio accanto alla casa di John Treminer. Lei sta guardando il notiziario della BBC quando vede arrivare una macchina proprio davanti a casa sua. Dalle portiere escono quattro losche persone tutte vestite di nero: tre uomini adulti e una ragazza chiaramente più giovane:
“I soliti agenti assicurativi: anche alle 8 di mattina devono venire a disturbare ma adesso mi sentono”.
Tuttavia le quattro figure non si dirigono verso la sua porta, ma a quella del suo vicino John Treminer. Poi uno dei tre uomini tira fuori uno strano oggetto dalla forma allungata di 10-12 cm e la porta si apre automaticamente. La signora Maguire non può credere a quello che ha appena visto, ma anche i maghi sono sorpresi dalla scena: la casa di John Treminer è stata messa a soqquadro, come se di lì fosse passato prima un tornado, poi uno sciame sismico ed infine un’onda anomala:
“Direi che qualcuno ha già dato una controllata prima di noi” dice Hermione
“Strano, se degli agenti babbani avessero fatto un ispezione ci avrebbero avvertito e non può essere stata un’altra squadra auror: solo noi sappiamo di tutta questa storia” risponde Saul Rockfeller
“Forse è stato un ladro babbano: magari ha visto che la casa era vuota da giorni e ha deciso di dare un’occhiata. Spiegherebbe anche la porta aperta”
“C’è qualcosa che mi puzza in questa storia. Diamo una controllata prima di andare via”
La ricerca si rivela essere molto complessa a causa del disordine. Ci sono fogli sparsi per tutto il pavimento, di cui molti strappati. Dopo mezz’ora di ricerca non è stato trovato nulla di importante:
“Dai capo andiamo via prima che qualcuno ci scopra qui. Ti ricordi cosa fece Schauble l’ultima volta che uno di noi si era fatto beccare.”
“Sì, hai ragione Davatus, sarà meglio tornare alla…”
“Ragazzi! Guardate questo” urla Hermione
Gli auror vanno da Hermione che stava controllando la camera da letto. Hermione li mostra una vecchia foto in bianco e nero dove ci sono due ragazzi di 20/25 anni e un uomo più vecchio, di 55/60 anni, tutti in divisa militare: sotto c’è una scritta:
REALE ACCADEMIA MILITARE DI SANDHURST/ANN0 1955/GIORNO 8/MESE AGOSTO/. I DUE STUDENTI PIÙ BRILLANTI DELL’ANNO ACCADEMICO JOHN MICHEAL TREMINER E TOM RENTON RICEVONO L’ENCOMIO DAL GENERALE LOUIS MOUNTBATTEN, PRINCIPE DI BATTENBERG.
“Quello a sinistra è l’uomo misterioso che aveva lanciato la pietra contro il treno un mese fa. Ora abbiamo una pista.”
“Brava Hermione. Adesso torniamo al ministero e contattiamo il primo ministro Shakebolt”
I quattro maghi escono dalla casa e tornano nella macchina. Di quella foto però i maghi non sanno che ne esiste un’altra copia in un condominio della periferia di Liverpool, precisamente nella camera da letto dell’appartamento di Tom Renton. Quella foto è sul comodino, in bella vista, ma Tom da diverso tempo non la guarda più, men che meno oggi, dove la sua testa è concentrata nel capire dove sia finito Draco, che non è tornato a casa e non risponde al cellulare. Anche John è preoccupato, soprattutto per il fatto che il ragazzo potrebbe parlare e raccontare di tutto l’operazione ai maghi, il che sarebbe un bel guaio. Improvvisamente il cellulare di John squilla. È un numero sconosciuto ma decide di rispondere comunque:
“Pronto?”
“Ciao John, sono Marylin, la tua vicina di casa: volevo dirti che sono entrati in casa tua quattro strane persone.”
“Sì sì lo so, sono amici miei. Non ti preoccupare, torna pure a letto.”
John riattacca.
“Chi era?”
“La mia vicina di casa. Dice che degli strani individui sono entrati in casa mia.”
“Agenti del servizio interno?”
“Probabile, ma potevano essere anche dei maghi sotto copertura. In ogni caso non avranno trovato nulla di che; la settimana scorsa avevo chiesto a Slimann di passare da casa mia e di portare via tutto quello che poteva essere compromettente. Non c’è niente di cui preoccuparsi. Il problema è che io sono un obiettivo troppo sensibile: mi troveranno di sicuro e se resto qui prenderanno anche te. Dobbiamo fare qualcosa.”
“Prendiamo un aereo e…”
“Puoi farlo tu, ma noi io. La mia faccia è su tutti i principali computer del paese. Non riuscirei nemmeno ad entrare in aeroporto senza essere arrestato. Ci sono talmente tanti capi d’accusa nei miei confronti che potrebbero rintrodurre la pena di morte solo per me. Te puoi andare via, ma sappi che non potrò seguirti.”
“No. Ho già perso troppe persone a me care. Non lascerò andare via anche te. Sei il mio ultimo amico rimasto. Sai, ho riflettuto in questi giorni e ho capito che non possiamo sfuggire in maniera definitiva alla cattura. Siamo troppo pericolosi per l’ordine costituito, non ci lasceranno respirare fino a quando non ci avranno cancellato la memoria. L’unica cosa che possiamo fare è diffondere tutto quello che sappiamo a più persone possibile, o perlomeno a qualcuno che possa diffonderle per noi.”
“Un giornalista?”
“Sì, o qualcuno di simile.”
“E come vorresti fare? Nessuno ti crederà mai”
“A me no ma a te sì. Chiama il Liverpool Echo e chiedi del giornalista Nick Stamford. Digli chi sei realmente e poi convincilo con i tuoi metodi a venire a casa mia a mezzogiorno. Lui mi conosce ed è venuto diverse volte qui. Questo è il numero della redazione”
John, dopo un attimo di esitazione, prende la cornetta e digita il numero:
“Segreteria del Liverpool Echo: desidera?”
“Buongiorno, vorrei parlare con il giornalista Nick Stamford.”
“Aspetti in linea”
Dopo un minuto di musichette di attesa…
“Sono Nick Stamford, desidera?”
“Mi chiamo John Treminer e sono un agente dei servizi segreti britannici. Le ordino di venire a casa di Tom Renton a mezzogiorno. Venga o la farò licenziare ancora prima si renda conto di cosa è successo.”
“Ok. A dopo”
John riattacca.
“Fatto Tom. Mi chiedo solo perché non l’avresti potuto fare tu, visto che lo conosci.”
“È una lunga storia, magari quando arriva te la racconto”

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


nbsp;                                            CAPITOLO 19
7 Luglio (mattina)
“Jane, lo sai che amo solo te, sei la cosa più bella mi potesse capitare”
“Anch’io ti amo Claude, la tua vista ogni volta mi riempie di gioia”
“Baciami Jane…”
“Sveglia Malfoy! Sveglia. Sei stato convocato dal primo ministro in persona. Ci sei ragazzo? Ci sei?”
Malfoy si sente ancora male: non si era mai preso una sbronza così prima d’ora, la testa gira come una trottola, una trottola che non gira solo su sé stessa, ma si muove anche in alto e in basso, come uno yo yo. Tuttavia è ugualmente riuscito a capire cosa gli è stato detto. Quindi si alza e guarda il giovane auror dritto negli occhi:
“Bene. Ora attento. Dovete girarvi e rivolgere lo sguardo verso il muro, poi porgetemi i polsi per potervi mettere le manette. Io aprirò la cella e LENTAMENTE uscirai camminando all’indietro. Capite perfettamente le istruzioni?”
“Sì sì, immagino di sì”
Malfoy si gira faccia al muro e fa quello che gli è stato ordinato. Ormai il ragazzo si è completamente ripreso dalla sbronza ed ha capito in che situazione è: probabilmente la porteranno ad Azkaban con l’accusa di complotto nei confronti del mondo magico e verrà torturato a vita dai dissennatori. Due auror lo scortano fino all’ufficio del ministro e, tolte le manette, lo fanno entrare:
“Ah, eccolo qui. Bene ragazzi, adesso potete anche uscire.”
“Certo signore”
Senza dire una parola di più i due auror escono dalla stanza chiudendo dietro di sé la porta:
“Ciao Draco, come stai? E i tuoi genitori, loro come stanno?”
“Cosa vuole ne sappia io”
“Ti prego, dammi del tu. In effetti mi pare logico che tu non sappia nulla, considerato che il primo giugno siete scappati da loro dall’allegra cittadina di Sparrowpit nella babbana e chiassosa Liverpool. E, sinceramente, hai preso un’ottima decisione, di sicuro migliore di quella dei tuoi genitori di tornare nella loro villa. Li aspettavamo e li abbiamo arrestati con diverse accuse. Sono stati quindi interrogati col veritasierum, ma non sono stati in grado di dirci molto di più di quello che sapevamo di già”
“Arriva al dunque”
“Calmo calmo, adesso ci arriviamo. Ma prima, lo sai cos’è questo?” Shakebolt apre un cassetto della sua scrivania e tira fuori un vecchio libro con le pagine ingiallite e la copertina ormai parecchio rovinata.
“Questo ragazzo è il codice penale delle arti magiche del Regno Unito. Riconosco che è un bel mattone, ma voglio leggertene solo una parte. Articolo 5 comma 1:
UN INTERROGATORIO HA BISOGNO DI CINQUE MEMBRI PER POTER ESSERE RITENUTO VALIDO. QUESTI MEMBRI SONO: DUE AUROR, DUE GIUDICI DEL WIZENGAMOT E DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. Comma 2
SE IN UN PROCESSO VENGONO PORTATE PROVE O TESTIMONIANZE SCOPERTE ATTRAVERSO UN INTERROGATORIO NON REGOLARE, QUESTE NON SARANNO RITENUTE PROVE O TESTIMONIANZE VALIDE.
“Che cosa hai capito ragazzo?”
“Che o ci sono cinque uomini nascosti nell’armadio o questo qui non è un interrogatorio.”
Il primo ministro si alza e apre l’armadio a due ante accanto a lui: non c’è niente tranne qualche libro e tanta polvere.
“L’armadio è vuoto; che cosa ne deduci?”
“Che questo non è un interrogatorio.”
“Esatto. Voglio semplicemente farti una proposta, da mago d’onore a mago d’onore. Prima però voglio leggerti un altro passo del codice penale…dov’è aspetta…eppure mi sembrava fosse qui…ah eccolo: articolo 3 comma 1:
QUALUNQUE AZIONE CRIMINALE COMPIUTA DA QUALUNQUE MAGO, SENZA ALCUNA ECCEZIONE, NEI CONFRONTI DI QUALUNQUE MAGO, SENZA ALCUNA ECCEZIONE, O NEI CONFRONTI DI QUALUNQUE BABBANO, SENZA ALCUNA ECCEZIONE, SARANNO LEGALMENTE PERSEGUIBILI SECONDO I CRITERI E LE REGOLE DESCRITTE IN QUESTO CODICE
“Secondo te, saresti quindi legalmente perseguibile?”
“Credo di sì”
“Te lo dico io, sì. Abbiamo talmente tante prove da poterti sbattere in cella a marcire senza il minimo problema. Il punto è che non mi serviresti laggiù. Sei troppo prezioso. Sai ragazzo, ho mandato non so quante decine di mangiamorte ad Azkaban, ma sono tutti pesci piccoli, la mia reputazione ha bisogno di un grosso nome, e non esiste nome più grosso di quello di tuo padre, Lucius Malfoy. Mandare al gabbio il principale membro della famiglia Malfoy farebbe di me una leggenda vivente. Il punto è che i suoi soldi sono ancora sufficienti per poter corrompere qualunque testimone l’accusa porti. Per questo voglio portare te come testimone, saresti incorruttibile e potresti prenderti una grande rivincita nei suoi confronti. Se lo farai, avrai la tua fedina penale rimarrà pulita ti regalerò una nuova casa e un nuovo lavoro qui al ministero per poter ricominciare una nuova vita. Allora, ci stai?”
“Ci sto, e a me basta che mi riportiate a Liverpool; dei tuoi soldi, della tua casa e del tuo nuovo lavoro non so che farmene. “
“Questo Malfoy non te lo posso concedere, non puoi tornare nel mondo babbano: hai già avuto troppi contatti con quel mondo e devo avere la sicurezza che tu non racconti troppe cose su di noi ai babbani. A proposito, come si chiama quel babbano che ti ha scorrazzato in giro per tutta Liverpool? John Treminer, possibile?”
“Perché dovrei dirtelo? Sono affari miei”
“Non ti scaldare, non insisterò. Solo mi pare strano che una persona come te possa fraternizzare così tanto con i babbani e, a giudicare da quello che mi dicono, con le babbane, una in particolare…Jane credo si chiamasse
“Quelle babbana a cui ti riferisci è sicuramente meglio di tua madre”
“Stai esagerando Malfoy. Smettila prima che mi arrabbi. Certo che incazzarsi tanto per quella babbana…”
Shakebolt non riesce a finire la frase che con una mossa fulminea Draco prima rovescia la sua scrivania e poi gli tira un pugno talmente forte da spaccargli il naso. Gli occhi di Draco sono infuocati, non era mai stato così arrabbiato. Si sente potente, come un leone: lo vuole picchiare fino ad ammazzarlo per aver parlato male di Jane, la sua bellissima Jane, ma dalla porta arrivano due auror che lo immobilizzano prima che possa compiere gesti affrettati:
“Parla così un’altra volta così di Jane e ti ammazzo! Capito lurido cane?! Ti ammazzo, ti scuoio vivo!!!”
“Portate questo squilibrato in cella e fate mandare qui un guaritore, sta uscendo tantissimo sangue.”
I due auror trascinano (non prima di avergli tirato una ventina di calci sullo stomaco e su tutto l’addome) Draco nella sua cella. Il dolore è insopportabile, probabilmente si è rotta qualche costola e non riesce nemmeno a respirare:
“Fanno male i calci, eh amico?”
“Chi…chi…” Draco non ce la fa a parlare dal dolore
“Sai, io non sono nemmeno un mangiamorte, ma mi hanno portato qu diverse volte. Furto di scopa aggravato e vandalismo sono i miei biglietti da visita. Ho 52 anni e ho visto passare due guerre, tanti governi e tanti ministri e una cosa devo dire che l’ho imparata: sono in grado adesso di capire chi è una persona onesta e chi no. Sai come? È facile: le persone realmente oneste non esistono. Dal più piccolo e sporco dei ladri fino al primo ministro, sono tutti dei disonesti, che pur di fare il proprio interesse se ne fregano dei pensieri e delle idee del prossimo. Tutti imbrogliano e tutti mentono: la differenza è come mentono: c’è, come me o anche te, hanno imbrogliato il prossimo in maniera talmente evidente che non puoi non punirlo, e c’è chi imbroglia in maniera molto più raffinata e sottile, che spesso non si riesce nemmeno a capire cosa abbia fatto. Quindi la prossima volta che ti diranno che sei stato cattivo, sappi che pure loro lo sono stati; la prossima volta che ti accuseranno di imbroglio, sappi che anche loro hanno imbrogliato; la prossima volta che ti diranno che sei stato disonesto, sappi che anche loro lo sono stati. Conosco tutta la tua storia Draco Malfoy, la tua quella di tutta la tua famiglia, e non avevo mai sentito di un Malfoy fare a botte con il primo ministro per una babbana. Questo ti rende un grande uomo, non un uomo onesto, ma un grande uomo…”
“Bel discorso amico, ma adesso girati che devo portarti all’interrogatorio, lo sai come funziona. Se vuoi te lo rispiego”
“No grazie”
Il prigioniero si gira ma, prima che l’auror possa ammanettarlo, l’uomo estrae dalla tasca una lametta da barbiere e si taglia violentemente il collo. Il taglio recide la zona centrale della coronaria e il sangue comincia a sgorgare come se provenisse da una fontana. Il pavimento grigio e lugubre della cella in poco tempo si trasforma in un lago di sangue. L’auror subito apre la cella e cerca di tamponare alla meno peggio la ferita al collo:
“Chiamate dei guaritori, fate portare qui subito dei guaritori!!!”
Ma nell’istante dopo sopraggiunge la morte, fredda ed insensibile ai capricci dell’uomo. Malfoy è troppo occupato a pensare e a maledire il suo dolore per preoccuparsi di un uomo appena morto dissanguato. D’altronde il prigioniero l’aveva detto: lui non è un uomo onesto e pur di non pensare agli altri fa finta di non vedere il rivolo di sangue che scorre nel corridoio di fronte alle celle. Anche il prigioniero non era un uomo onesto; pur di non dover dare conforto a una persona che stava visibilmente male si è suicidato; cosa che, nella sua situazione, a livello puramente egoistico, era la migliore cosa da fare.

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


                                   CAPITOLO 20
8 Luglio (pomeriggio)
Notturn Alley non è mai stato esattamente un luogo tranquillo e raccomandabile; e anche se la guerra ha portato tanti cambiamenti, questo posto non ne ha subiti. Le strade sono ancora invase dai topi e le case sono ancora molto fatiscenti. Il quartiere è dominato ancora dai malavitosi e in generale da chiunque non abbia buone intenzioni. In effetti neanche Timitus è molto tranquillo di stare lì, ma sa che il suo capo non vuole incontri rischiosi e se non vuoi farti scoprire non esiste luogo migliore di quello. Timitus si dirige al numero 4 di bartender street, dove si trova l’unico “albergo” di tutta notturn alley. Prima ancora che possa chiedere alla reception, due energumeni lo prendono di peso e lo trascinano su per le scale dello stabile. Il posto riesce ad essere ancora più brutto del quartiere stesso: dalle pareti grigie (un tempo probabilmente erano gialle) si sente uno terribile puzzo di pipi, per non dire altro. Timitus viene portato fino alla porta numero 5. Uno dei due maghi bussa alla porta:
“Il signor De Voont è arrivato, capo”
“Fatelo entrare”
I due energumeni lasciano Timitus e tornano all’ingresso dell’albergo. La porta della camera lentamente si apre da sola. Timitus entra nella stanza. Rispetto a tutto il quartiere, la camera è pulita, emana un buon profumo di lavanda e soprattutto a dei colori; il soffitto è di un bellissimo blu zaffiro mentre le pareti sono gialle, colorate in maniera uniforme senza macchie o simili. In fondo alla stanza, accanto al letto a due piazze, si trova un divano rivolto verso la finestra. Seduto sopra, c’è un uomo di media statura con dei capelli neri piuttosto lunghi e un mantello da mago nero. Ricorda Piton, solo un po’ più bello e soprattutto pulito. L’uomo sta dando le spalle a Timitus, al momento non lo ha degnato nemmeno di uno sguardo. Improvvisamente si gira verso di lui. I suoi occhi sono neri, un nero profondo, come quello del suo mantello:
“Buona sera, signor De Voont. Permettetemi di presentarmi, sono Majus Al Zazizi e sono stato mandato qui come intermediario tra voi e il mio cliente in Iraq”
“Buona sera, sono molto onorato di conoscerla; aspettavo una vostra chiamata”
I due si stringono la mano e Majus invita il suo ospite a sedersi sulla poltrona in cuoio accanto al divano:
“Come lei può immaginare, signor De Voont, il mio cliente ha sempre desiderato quel diamante, ma trattare con i goblin non è mai stato possibile. Trattare con voi invece sarà molto più semplice, specialmente adesso che siete appena usciti da una situazione molto complicata. Voglio sapere prima di tutto se la vostra offerta è ancora valida.”
“Sì, assolutamente. Quelle armi mi servono in tutti i modi”
“Per cosa, se posso saperlo…”
“Sono questioni che non la riguardano. Dopotutto lei stesso ha detto di essere solo un intermediario.”
“Vede, il punto è che lo vuole sapere anche l’onorevole Sad… volevo dire il mio cliente. Come lei sa quest’ultimo è un importante capo di stato e vuole essere sempre informato su tutto quello che riguarda i suoi compagni d’affari”
“Il mio principale rivale, come era lecito aspettarsi, ha vinto le elezioni un mese fa. Ho provato anche a candidarmi e a fare un’onesta campagna elettorale, ma non è bastato. Il problema è che ho fatto delle promesse nel corso di questi ultimi anni e adesso sono venuti tutti insieme a riscuotere il debito, e l’unico modo per potermi salvare è arrivare al vertice del potere in poco tempo. Queste armi chimiche sono l’unica strada percorribile. Le ho viste all’opera, sono incredibili. Per la prima volta nella storia dei babbani hanno inconsapevolmente creato delle armi capaci di uccidere anche dei maghi. È un’opportunità incredibile.”
“Ah. Molto interessante. Adesso torniamo a noi. Ci sarebbero delle carte che deve firmare.”
“Non doveva essere tutto segreto?”
“Le carte servono a me e al mio capo, non verranno rese pubbliche in alcun modo.”
“Eh no, adesso le domande toccano a me. Chi diavolo è il suo capo? Voglio saperlo”
“Mi dispiace, ma non è possibile.”
“Voi sapete tutto di me; dove abito, le mie abitudini… Almeno una cosa avrò il diritto di saperla anch’io.”
Majus resta in silenzio per un attimo. Abbassa lo sguardo sulle sue carte e riflette per un minuto buono:
“Il mio capo è Saddam Hussein. Ora firma queste carte e poi sparisci, prima che cambi idea e ti faccia ammazzare.”
“Chi cazzo è Saddam Hussein? Pensa Timitus.
I due firmano qualche pezzo di carta, poi si stringono in maniera frettolosa la mano e Timitus se ne va. Fa inviare subito un messaggio via gufo a Travers, che ancora è nascosto al Five Beatle di Liverpool, dove ordina di raggiungerlo a Londra.
NEL FRATTEMPO…
Majus sta dormendo nella sua camera. Ormai sono le tre di notte passate, quando qualcuno bussa alla porta. Majus non si sveglia. Bussano alla porta sempre più violentemente alla porta, ma Majus non riesce proprio a svegliarsi. Chi bussa allora si ferma per un attimo. Comincia a prendere a calci la porta e la sfonda. Questa volta Majus si sveglia di soprassalto, terrorizzato dalla paura. La stanza è buia, ma il mago riesce ugualmente ad intravedere un’ombra ai piedi del suo letto. L’uomo misterioso comincia a parlare in arabo. Majus non lo parla molto fluentemente, ma riesce più o meno a capire cosa gli dice:
“Majus Al Zazizi, nato a Londra l’8 gennaio 1955, viceambasciatore magico dello stato dell’Iraq nel Regno Unito, sei accusato di alto tradimento nei confronti del leader supremo. La pena è morte per fucilazione. Di le tue preghiere ad Allah, cane infedele servo dei maghi occidentali”. L’uomo misterioso tira fuori dalla tasca una pistola con una torcia, la punta verso di lui e spara. Majus Al Zazizi non credeva in Allah, ma questo al suo giustiziere, il soldato delle forze speciali irachene Mohamad Al Basharan importa veramente poco.

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


                                     CAPITOLO 21
6 Luglio (primo pomeriggio)
Per quanto potesse essere caldo quel giorno, per quanto possa essere calda e afosa l’aria dell’appartamento (rigorosamente senza aria condizionata) di Tom, Nick si sente gelare sempre di più il sangue nelle sue vene ad ogni sillaba che esce dalla bocca di John Treminer. La sua mente cerca di ragionare in maniera razionale, seguendo degli schemi logici, ma ogni volta che sente la parola “magia” tutto nella sua mente salta. Non potrebbe mai credere a quello che sta sentendo se non glielo stesse dicendo un agente segreto del MI5 con decenni di esperienza alle spalle:
“Mi ha capito, signor Stamford? Ha perfettamente compreso quello che ho appena detto?”
Nick a queste parole si riprende:
“Sì, per quanto mi possa sembrare assurdo, ho pienamente compreso. Mi piacerebbe verificarlo di persona prima di poter scrivere qualsiasi articolo.”
“Si ricordi signor Stamford che…”
“Che devo scrivere un articolo scientifico in cui parlo di campi elettrici e campi gravitazionali, non di magia o roba simile.”
“Bene. Vedo che ha capito.”
“Tornando al mio discorso, potremmo magari andare insieme, tutti e tre a questa Hogs on Wart per verificare dal vivo queste scoperte.”
“Verrò io Nick. John è meglio che resti qui. Ti abbiamo già spiegato la nostra situazione giudiziaria.”
Nick guarda per un secondo John.
“Capisco. E per quanto riguarda il ragazzo biondo…”
“Draco Malfoy? Te l’abbiamo detto, è sparito ieri sera e non riusciamo più a contattarlo; probabilmente è stato catturato dai maghi.”
“E i vostri colleghi scienziati? Anche loro…”
“Non lo sappiamo. Noi non possiamo contattarli senza avere il rischio di essere rintracciati e loro non ci hanno mai contattato. Per quanto ne sappiamo noi Nick, potrebbero essere ovunque.”
“Cavolo, sembra che chiunque venga coinvolto in questa storia faccia una brutta fine…”
“Signor Stamford…” interviene John “Quelle che provengono dalla sua bocca sembrano parole di paura…”
“Paura?! Io?! Nick Stamford e la paura sono come due rette parallele; non si incontreranno mai.”
“Allora direi che possiamo partire subito Nick” Interviene Tom
“Possiamo partire domani Tom? Devo passare da casa a prendere un po’ di cose”
“Negativo signor Stamford. Lei ormai è stato qui e di conseguenza potrebbe essere nel mirino dei maghi; questo significa che non potrà mai restare solo, lei come noi.”
“Almeno fatemi chiamare mia moglie. Si preoccuperà…”
“Meglio preoccuparsi un paio di giorni che piangere la tua morte per sempre. Da qui è meglio non fare nessuna chiamata. Già con te rischiamo grosso.”
“Va bene signor Treminer, se lo dice lei…”
“Perfetto, allora andate. In macchina dovreste arrivare verso le 9:30/10 di sera...sempre non troviate traffico, ma non credo.”
“Aspetta John! Dov’è il cubo? Non ce l’aveva Slimann?”
“Il cubo?!... Ahhhh l’EXE.0082. Tranquillo Tom. Mi sono premunito e l’ho messo nella tua cantina. Non te l’avevo detto?” Un sorrisino si stampa sul volto di John.
“Lasciamo perdere…”
Tom e il giornalista, dopo aver messo qualche vestito dentro una ventiquattrore e partono alle 5 del pomeriggio. Il sole è alto, altissimo. Il cielo è azzurro, giusto qualche nuvola verso l’Irlanda. John si siede sul quel divano nero dove poco più di un mese fa era partita la sua ultima avventura. Il silenzio regna su tutto il condominio, lasciando spazio ai suoi pensieri. Quella ragazza, quel giorno di agosto in Cornovaglia, i suoi occhi, blu come il mare, blu come il cielo, lei era alta, snella e soprattutto intelligente, lei era bionda con delle lentiggini su tutto il viso, il cielo diventava sempre più scuro, le presi la mano, lei non si oppose, la guardai negli occhi, lei pure mi guardò, avvicinai il mio viso al suo e la baciai, mai avevo provato una così grande sensazione, talmente intensa che mi sembra di provarla tutt’ora…
DRIIIINNNNNN   DRIIIINNNNNNNN   DRIINNNNNNNN
John si risveglia dai suoi sogni. Quel cazzo di cellulare lo ha riportato nella realtà, nella brutta e orribile vita reale. John risponde. Nessuno parla. Riattacca
Scherzi telefonici del ca… A quel punto John capisce, si pietrifica guardando il cellulare. Lo rompe subito ma ormai non serve più a nulla. Aveva già ricevuto delle chiamate ma saggiamente le aveva chiuse tutte. Questa volta si è distratto, probabilmente per colpa di quella ragazza, che con la sua bellezza lo tormenta anche da morta. È stato proprio sfortunato, perché tutte le chiamate che aveva respinto erano solo call center dell’Albania, mentre questa, proprio l’unica a cui ha risposto, era stata effettuata dalla squadra auror di Saul Rockfeller che, con l’aiuto di agenti babbani, hanno tracciato il segnale.
John ha capito tutto questo, mantiene tuttavia la calma e, dopo aver rotto il cellulare, capisce che l’unica cosa che può fare è accendersi una sigaretta e guardare l’altissimo sole che splende nell’azzurro cielo.

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


                   CAPITOLO 22
10 Luglio (notte; 00:30)
La notte è ormai calata da diverse ore sulla città di Londra, ma questo non ne ha bloccato la sua vitalità anzi, sembra quasi che viva più la notte del giorno. Nonostante l’orario, sono aperti pub, bar, discoteche, kebabbari, ristoranti orientali, McDonald e tanto, tantissimo altro. Le luci illuminano tutto questo; e sono così tante che probabilmente la città nel suo insieme è visibile dallo spazio. Qui ormai vedere le stelle la notte è una frase che ha perso significato da parecchio tempo, le uniche stelle che puoi vedere in un posto del genere sono le stelle degli alberghi. Lo stesso non si può dire del ministero della magia, dove la notte regna la calma. Non c’è anima viva al suo interno, eccezion fatta per alcuni addetti alla sicurezza molto assonnati che non vedono l’ora di tornare a casa. All’ingresso, proprio di fronte all’ascensore, non c’è nessuno a controllare chi entra e chi esce durante la notte, contano tutti sul nuovo sistema di sicurezza che dovrebbe bloccare l’ascensore ogni volta che rivela un estraneo. Timitus questo lo sa bene e infatti ha dato la sua tessera di riconoscimento a Travers per poter fregare il meccanismo. Con quest’ultima ed un adeguato travestimento riesce a mimetizzarsi perfettamente come guardia del ministero. Entrato dentro, comincia il piano concordato con Timitus: supera le guardie fino alla porta rossa sulla sinistra di cui aveva parlato con De Voont; arriva fino al quarto piano, gira subito a sinistra e va dritto fino alla terza porta sulla sua sinistra; la apre e si trova davanti una rampa di scale, la discende per tre rampe e trova la famosa porticina di legno. “Se la apro, si attiverà l’allarme e a quel punto mi saranno quasi subito addosso: è una pazzia fare una cosa del genere, sarà un’impresa poi aprire una cassaforte ministeriali con dei ferrivecchi come questi qua. Ma lo devo fare: lo devo fare per me e per mia figlia: oh Marvalus, mia dolce e piccola Marvalus, meriteresti un padre molto migliore di me, ma cercherò di starti sempre vicina non appena ci riuniremo. Basta con il crimine, basta con i morti, basta con le guerre, da domani in poi sarò un uomo migliore. Ok, apriamo questa porta…”
Travers gira la maniglia; la sua mano sta tremando dall’emozione: la maniglia sta girando! Apre la porta e si trova nella stanza dei misteri. Come compie un passo dentro quel mitico posto, scatta un rumorosissimo allarme, come quello dei bunker antiaerei, ma più forte. “Ho circa quattro minuti per poter fare tutto. Mi devo muovere”
Travers comincia a correre come un pazzo lungo il corridoio centrale, di fronte alla porta fino al dodicesimo corridoio a destra; lì gira a destra fino al settimo corridoio, dove gira a sinistra così velocemente che per poco cade; corre poi fino al sesto corridoio svoltando a sinistra: si trova davanti un enorme porta di ferro. Travers comincia a tastarsi le tasche e, insieme ai suoi attrezzi del mestiere, la trova: una grossa e arrugginita chiave. La infila nella toppa del portone, la gira e… la pota non si apre! Travers non capisce: ci riprova ma ancora la porta non vuole saperne di aprirsi. È disperato, quando si rende conto dell’errore: prova a girarla nel senso inverso e la porta con molta dolcezza e semplicità, si apre. La stanza è enorme, con centinaia e centinaia di casseforti, ma quella che interessa a lui è una sola: la quindicesima fila sulla sua destra, la terza partendo dal basso. Arrivato lì, si mette subito al lavoro: la cassaforte in questione è un vecchio modello Salsbury 44 degli anni ’70. Travers, che credeva che quella fosse la parte più difficile del lavoro, si rivela in realtà essere la più facile: dopo un minuto di lavoro si apre come per magia. In una teca di vetro è rinchiuso un enorme diamante, qualcosa che lui non aveva mai visto: è di una bellezza unica e cattura il suo sguardo per diverso tempo. Si risveglia quando sente diversi passi per intorno a lui. Si alza e comincia a correre con il diamante in mano. Trova praticamente subito il corridoio profezie 150/179, trova la numero 166 e dietro essa ci nasconde la refurtiva. Ora deve solo nascondersi per altre 7 ore fino a che non arriverà Timitus a ritirare il “pacco”. Sente dei passi sulla sua destra, sono passi felpati, quasi non si sentono, ma il suo udito è ottimo e riesce, camminando ancora più piano di lui, a scappare verso sinistra:
“Qualcuno è entrato qui ragazzi. Va trovato e anche in fretta. Voglio che chiudiate tutte le uscite. Quel bastardo non deve scappare!”
A queste parole Travers decide di cercare un posto in cui nascondersi per il resto della notte. Tra il corridoio 210/239 e il 240/269 si trova una botola, usata probabilmente in passato per sfruttare l’acqua delle falde lì sotto:” Non conduce da molte parti, ma sarà un ottimo nascondiglio per arrivare alla mattina.” Il piano funziona: non lo trova nessuno, probabilmente per il semplice fatto che nessuno sa di quella botola. Qualcuno verso le 4 gli passa anche letteralmente sopra, ma fortunatamente per lui non lo trova. Alle 8:30 in punto, Timitus entra al ministero in quanto nuovo amministratore della stanza dei misteri (si era fatto da poco nominare in questo incarico grazie alle sue conoscenze e ad alcuni favori). Per gli altri l’accesso è interdetto, compresi il signor Weasley, Hermione, Herry e Ron che comunque sono fuori ad aspettare notizie:
“Ci mancava solo questa, proprio oggi che dovevo completare tutti i rapporti del caso Markenstein, qualcuno si intrufola dentro la stanza misteri e rubare un diamante che non è nemmeno nostro, ma dei goblin.”
“Caso Markenstein? Chi diavolo è questo papà” Chiede Ron
“Nulla di che, un babbano è stato vittima di uno scherzo da parte di due ragazzini di undici anni. Gli hanno fatto sparire o meglio, gli hanno rimpicciolito a dismisura la macchina.”
“E te cosa hai fatto”
“Io e i miei colleghi abbiamo fatto un bel discorso ai due maghetti e famiglia e abbiamo poi cancellato la memoria del signor Markenstein. Il problema è che devo compilare un po’ di cartacce per l’amministrazione e avrei dovuto farlo entro oggi, ma come puoi ben capire…”
“E per quanto riguarda te Hermione, come sta andando la ricerca del cacciatore di maghi?”
“Siamo sulla buona strada, ma non posso rilevare troppi dettagli. La questione è molto delicata.”
“Un’intera squadra di auror non è ancora riuscita a catturare due babbani? Certo che siete messi male.”
Tutti guardano male Ron, tranne Harry, che semplicemente continua a starsene per conto suo:
“Forse mio caro Ron non hai capito che non possiamo arrivare lì e fare un po’ di stupeficium. Il problema è che bisogna impedire la diffusione di notizie. Se dovessero comunicare a qualcun altro, magari ad un giornalista o a qualcuno del genere, che la magia esiste e tutto il resto, sarebbe un problema enorme, altro che Voldemort. Non possiamo agire in maniera vigorosa, altrimenti finiremo sulle pagine di tutti i giornali babbani e sarebbe la fine del rapporto di segretezza. In un momento come questo, dove bisogna ricostruire tutto, in particolare la fiducia delle persone, non possiamo permetterci una sassata come questa. “
“Se lo dici tu…”
“Guardate là ragazzi, quello è Timitus De Voont, il nuovo amministratore della stanza dei misteri. Sanno tutti che in realtà è riuscito ad ottenere l’incarico solo grazie alle sue conoscenze nelle alte sfere del ministero. Ho come il presentimento che c’entri qualcosa in questa storia della rapina…ma non possiamo avere giudizi affrettati. Per ora lasciamolo perdere.”
In realtà Arthur Weasley ha capito perfettamente, e, purtroppo per tutto il mondo magico, il suo piano è riuscito perfettamente. Nella tasca destra della sua giaca nasconde uno degli oggetti più preziosi al mondo:
“Adesso prendo subito una passaporta per Gaza, e da lì raggiungerò un contatto del mondo magico di Saddam Hussein. Ormai ho vinto io e nessuno, nessuno potrà mai fermarmi, nessuno potrà mai più dirmi cosa fare o cosa non fare. Ho subito per troppo tempo angherie e prevaricazioni. Da mio padre al mio professore di chimica, dai miei compagni di scuola alla mia fidanzata, passando per Kingsley Shakebolt e perfino Voldemort. Da oggi sarò io a dominare e a comandare gli altri. “
Pensando a questo la sua bocca sorride, azione che non faceva da tanto tempo.

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


                                          CAPITOLO 23
10 Luglio (mattina)
“Come hai fatto ad entrare, Travers? Qualcuno ti ha dato la chiave del caveau: chi? Vogliamo nome e cognome. Magari è qualcuno di interno al ministero? Io lo voglio sapere e tu me lo dirai. Chi è il tuo complice?”
Travers rimane zitto; osserva il soffito blu scuro della stanza degli interrogatori. Sembra che ormai non abbia la minima intenzione di parlare, quando:
“Che ore sono?”
“Cha cazzo centra? Ora rispondi alla mia domanda prima che mi incazzi davvero.”
“Io non dirò niente fino a quando non mi dirai che ore sono.”
“E va bene.” L’auror tira fuori dalla tasca del suo mantello un orologio d’ora da taschino:
“Sono le 9:05. Adesso possiamo continuare?”
“Il tempo è scaduto quindi…” Attimo di silenzio. I presenti nella stanza si guardano con sguardo esterrefatto.
“Il mio complice è Timitus De Voont, persona che credo voi conosciate bene. “
“Cosa!? Timitus?! Non è possibile!”
“Vi basta questo o volete che vi dica anche tutto il piano?”
“Parla Travers.”
“Sono entrato verso mezzanotte e mezzo dall’ascensore grazie al codice d’accesso del signor De Voont. Poi, attraverso una porticina nel corridoio all’ingresso sono arrivato con le scale al quarto piano. Da lì sono andato a un’altra porta che mi ha condotto ad un’altra rampa di scale. Sono arrivato a una porta in legno che ho trovato…o meglio, il signor De Voont mi ha fatto trovare aperto. Quella porta conduceva direttamente nella stanza misteri. Poi è scattato l’allarme, ma non ero preoccupato, sapendo perfettamente cosa fare. Dopo una breve corsa, arrivai alla porta di quello che l’auror qui presente ha indicato come caveau. Sapevo anche in quale cassaforte si trovasse il diamante e l’ho forzata. Devo dire che quella è stata la parte più facile di tutta l’operazione. Poi siete arrivati voi e, dopo aver nascosto il diamante in un posto da noi scelto, mi sono nascosto in una botola sotto il pavimento fino a quando non mi avete trovato 20 minuti fa.”
“Si spiega il perché Timitus avesse così tanta fratta di entrare. Non hai nient’altro da dire?”
“No, signore.”
“Dambrinus, Donovan, portate il signor Travers in una delle celle qui sotto. Tra un paio d’ore voglio riparlarti, e questa volta con un interrogatorio ufficiale, davanti al ministro della giustizia e ai giudici del Wizengamot. A dopo.”
Travers, accompagnato dalle due guardie, esce dalla sala degli interrogatori e viene accompagnato fino alle celle. Malfoy sta dormendo (l’allarme aveva svegliato anche lui privandolo di tante ore di sonno). Il primo ministro gli ha concesso una vite un po’ più decorosa rispetto agli altri detenuti (che in realtà sono solo due). Ogni mattina un auror gli porta una copia della gazzetta del profeta ed inoltre può mangiare e bere ogni volta che lo desidera. Proprio nel momento in cui arriva Travers, Draco si sveglia. Riconosce subito l’ex mangiamorte, con il quale ha un cenno di intesa, ma non si parlano.:
“Questa è la tua cella Travers. Verrò a riprenderti tra un paio di ore. Riposati. Ti aspetta una lunga mattina.”
Le due guardie se ne vanno lasciando Draco e il suo nuovo vicino di cella soli:
“Ehi ragazzo, come va?” Anche se non riescono a vedersi, provano comunque a comunicare.
“Qui la vita non è delle migliori, ma almeno non sono in mezzo alla strada come tanti miei vecchi amici. E te, cosa ci fai qui? Non sei riuscito a nasconderti?”
“No no. Ho rubato un diamante ieri sera per il mio capo.”
“Sei stato tu quindi a far scattare l’allarme? Anche se mi hai svegliato nel cuore della notte, sei stato grande.”
“E te? Come ci sei arrivato qui?”
“In breve, sono scappato dai miei genitori nella Liverpool babbana e mi sono integrato in quello strano mondo. Poi la notte tra il 5 e il 6 Potter e Ron Weasley, che a quanto pare ora lavorano per il primo ministro, mi hanno catturato e portato qui.”
“Brutta storia amico. Che ne dici di evadere?”
“Mi pigli in giro o cosa? Da qui è fisicamente impossibile fuggire.”
“Il mio capo ha parlato di una sentinella corrotta che mi farà fuggire da qui. Gli chiederò se potrò far scappare anche te.”
“Non lo so. Vedi, io non sono qui come criminale, ma come testimone chiave per poter mandare mio padre una volta per tutte al fresco. “
“E perché dovresti mandare tuo padre ad Azkaban? Cosa ci guadagneresti?”
“Ci guadagno che finalmente quel cane potrà capire cosa ha fatto provare a tante persone, in primo luogo me.”
“Tuo padre non era certo un santo, ma non per questo merita di passare la vita torturato dai dissennatori per colpa di quel pazzo di Voldemort. E poi, se anche lo volessi mandare in galera solo perché ti ha trattato male, non vorrai mica dare una soddisfazione del genere al signor Shakebolt. Non farti guidare dalle emozioni, ragiona con la tua testa. Tuo padre probabilmente soffrirà di suo nel sapere che il figlio lo ignora. Mentre se gli testimonierai contro, darai semplicemente un gran successo al ministro senza nessun ricavo personale.”
“Mi ha promesso la libertà e che non sarò più ricercato come mangiamorte.”
“Ragazzo, ormai sei nel mirino di tutti. Toglierti dalla lista dei cattivi non migliorerà la tua reputazione tra i maghi. Te sei il figlio di Lucius Malfoy, uno dei più sanguinari mangiamorte della storia, e, purtroppo, le colpe dei padri diventano alla fine le colpe dei figli. Anche se te ti dovessi staccare completamente dalla tua vita precedente per diventare qualcun altro, sarai pur sempre il figlio di Lucius Malfoy. Ti ho detto tutto questo solo per dirti che la sua promessa è completamente irrealizzabile.”
“Mi hai convinto. Ti seguirò e finalmente verrò via da questo postaccio.”
Passa un’ora. Non si è fatto vedere ancora nessuno:
“Travers, non è che mi hai mentito, vero?”
“Tranquillo, prima o poi arriverà.”
Subito dopo arriva una guardia arriva nel corridoio delle celle con la colazione. Parte stranamente dalle celle in fondo, consegnando i piatti di minestra calda ai detenuti. Arriva il turno di Malfoy, che prende la sua scodella ma non la mangia subito. Arrivato a Travers, la guardia si ferma e comincia a parlare in maniera molto pacata con l’ex mangiamorte. Travers lo ascolta e, appena la sentinella finisce di parlare, indica la cella di Malfoy:
“Il capo ha pagato per te, non c’è posto per nessun altro.”
“Se non fai fuggire anche quel ragazzo, comincerò ad urlare per far venire altre guardie, le quali capiranno subito che hai inserito delle pozioni per il sonno nei piatti. L’ho capito dal fatto che hai servito la colazione partendo dal fondo, in questo modo si sarebbero tutti addormentati e nessuno avrebbe assistito a questo dialogo. Si da il caso che quel ragazzo, su mio consiglio, non abbia ancora toccato la colazione.”
“Quindi è ancora sveglio ed ha sentito tutta la nostra conversazione?”
“Vedo che cominci a capire. Allora, ci fai fuggire o no?”
“Non ho altra scelta a quanto vedo.”
La sentinella apre le porte delle due celle e spiega ai due prigionieri cosa fare:
“Ora ascoltatemi: ho addormentato due miei colleghi che sono stati opportunatamente nascosti nel vicolo qui dietro. Queste due nella mia tasca sono pozioni polisucco…”
“Allora avevi già pensato ad un piano di fuga per due persone” Interviene Draco.
“No ragazzo, semplicemente in origine una delle due pozioni avrei dovuto usarla io. Non preoccupatevi, ho un piano di riserva per poter fuggire anche senza travestimento. Tornando a voi, prendete queste pozioni, poi con l’ascensore arivate fino al piano zero, la hall per capirci. Poi andate verso la reception all’uscita. Lì vi chiederanno i vostri nomi e le vostre bacchette: te Draco sarai Michel Duvall e te Travers sarai Thomas Netgear. Per quanto riguarda le bacchette, dite che vi siete accorti solo ora che le avete lasciate a casa. Siccome i veri Michel e Thomas non sono mai entrati, se la segreteria dovesse notare stranezze o incongruenze dite semplicemente che eravate tra quelli che cercavano il ladro del diamante stanotte e che la vostra entrata non è quindi stata segnata. Arrivati quindi in superfice con la metropolvere, aspettami in via Baxer Street 81, a cento metri da dove vi smaterializzerete. Bevetevi queste e a dopo.”
I due detenuti ingurgitano la pozione e, in pochi secondi, si trasformano in due perfetti secondini vestiti da prigionieri:
“Indossate queste divise da guardia carceraria e…buona fortuna”
“Ci vediamo di sopra e…grazie di tutto.”
I due si avviano all’ascensore e, seguendo le indicazioni del loro complice, riescono ad arrivare fino alla reception, dove una signora di circa 55/58 anni sta consultando i registri:
“Nomi ragazzi?”
“Io Thomas Netgear e il mio collega Michel Duvall. Dobbiamo tornare a casa un attimo per riprenderci le nostre bacchette. Siamo venuti qui per aiutare gli auror a cercare il ladro, ma ci siamo accorti solo adesso che abbiamo dimenticato le bacchette a casa.”
“Capisco… mettete una firma qui e prendete la metropolvere numero 4. In questo momento è vuota”
“Ok e grazie mille”
I due maghi prendono la metropolvere e sbucano in un vicolo vicino a Tottenham Road. Praticamente subito trovano Baxer Street e, seguendo i numeri, trovano il numero 81. Scoprono soltanto adesso che al numero 81 di Baxer Street si trova un bar babbano, perfetto per non farsi notare troppo. Seduti ad un tavolino, si sentono uno strano formicolio su tutto il corpo: è la pozione che ha finito il suo effetto: vanno quindi in bagno per cambiarsi e tornare ad essere loro stessi. Tornano al tavolo; ordinano entrambi un caffè amaro su consiglio di Draco. Dopo 10 minuti, incredibilmente, si ripresenta anche la guardia corrotta. Ha dei vestiti babbani, ma i due lo hanno riconosciuto subito:
“Ragazzi, andiamo via di qui. Hanno scoperto la vostra fuga e stanno cercando ovunque. Ti porto da tua figlia Travers. Seguitemi.”
I tre tornano in bagno e da lì si smaterializzano. Sono in un bosco. Un bosco molto fitto. Il prato è completamente verde, senza un fiore, che sia una margherita o un tulipano:
“E ora dove ci hai portato? “Chiede uno stupito Travers
“All’inferno”
La guardia tira fuori una bacchetta dalla tasca dei pantaloni. Draco, seguendo l’istinto più che la mente, gli salta addosso cercando di prendergli la bacchetta. La mano sinistra di Draco colpisce la destra della guardia con in mano la bacchetta. Quest’ultima vola via e si mimetizza in mezzo al prato. Malfoy viene colpito da un calcio all’occhio destro, poi un cazzotto sullo stomaco, il dolore è terribile, sente il sangue che esce dal naso, dalla bocca e anche da un braccio. Tutto improvvisamente si ferma. Draco riacquisisce un minimo di controllo e si accorge che Travers ha spaccato un sasso in testa alla guardia:
“Tutto bene ragazzo?”
“Insomma, mi ha spaccato il naso con occhio nero annesso, ma per il resto sto bene. Te invece?”
“Mai stato meglio. Ora però dobbiamo andarcene. Puoi smaterializzarti in quelle condizioni?”
“Spero di sì”
“Proviamo. Anzi, scegli tu dove andare. Qualunque posto va bene. “
“Va bene. Prendimi la mano”
John si sta preparando un piatto di gulasch con patate bollite. Ha imparato la ricetta quando era in missione nella Praga comunista degli anni ’60 da una vecchia di 97 anni che gli dava protezione nella sua casa. Improvvisamente un lampo di luce invade la stanza. Compaiono due uomini nel soggiorno. John non può credere ai suoi occhi. Draco Malfoy è tornato, insieme a qualcun altro e con diverse ferite, ma è tornato.

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Capitolo 24
*** capitolo 24(parte 1) ***


CAPITOLO 24 10 Luglio (pomeriggio) “Quindi, fatemi vedere se ho capito: te Draco sei stato catturato 5 giorni fa da due maghi che ti hanno portato in prigione. Mentre te hai rubato un oggetto preziosissimo per un politico estremamente pericoloso, poi vi siete trovati compagni di cella, avete parlato e hai convinto Draco a scappare insieme a te. Un paio d’ore dopo è arrivato un secondino corrotto che vi ha liberato, rivelandosi poi un sicario di questo politico che voi siete riusciti ad ammazzare, per poi teletrasportarvi qui?” “Si John, hai capito benissimo. Ora però bisogna trovare un modo per scomparire. In quanto carcerato i miei movimenti sono tutti tracciati, sapranno sicuramente che sono qui. Potrebbero arrivare a momenti. A proposito, dove è Tom?” “Ad Hogs on wart con un suo amico giornalista. Vuole condividere tutte le informazioni su voi maghi in tutto il mondo. “ “E quando tornerà?” “Stasera, verso le 6 del pomeriggio” “Troppo tardi, dobbiamo andare via adesso. Chiamalo e dilli di non venire qui, ma di fermarsi da qualche parte, ovunque tranne che qui.” “Ho un’idea. Scapperemo con il treno sotto la Manica. Arriveremo a Londra con l’intercity e da lì prenderemo l’Eurostar. Arriveremo a Parigi, dove prenderemo un altro treno per Vienna. Da lì sarà facile arrivare in Serbia. Lì saremo al sicuro. “ “Perché? Cosa c’è in Serbia?” “Ho alcune conoscenze all’interno del governo di Milosevic, in particolare il ministro dell’interno Nikola Sainovic, che mi deve diversi favori. Però bisogna partire adesso. Chiamo Tom per dirgli di…” Non riuscì a finire la frase. Suona il campanello; una volta, due volte, tre volte. Il sangue si gela nelle vene di tutti. John prende dalla sua borsa una pistola, Draco prende dalla tasca la bacchetta del secondino e Travers corre in cucina e prende un coltello. Guardano tutti e tre la porta. Il campanello ha smesso di suonare. Comincia a muoversi, la porta si apre da sola…

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Capitolo 25
*** parte 2 ***


                                                 PARTE 2
Saul Rockfeller ha convocato la sua squadra più Harry e Ron nel suo ufficio da generale auror. Via via entrano tutti gli ospiti e colleghi:
“Ok signori, ed Hermione, non perderò tempo in inutili convenevoli e passerò subito al punto. Sono scappati due carcerati, Draco Malfoy e Travers, apparentemente senza alcun collegamento, ed entrambi si ritrovano nella casa di Tom Renton, amico di una vita di John Treminer, il ricercato numero uno del paese. Cosa facciamo adesso?”
“Semplice, andiamo lì e li spacchiamo in due, sono in tre, di cui 2 maghi senza bacchetta e un babbano sulla sessantina. Non vedo pericoli.” Afferma un molto sicuro Ron
“Non sappiamo se siano solo loro, non sappiamo che tipo di armi abbiano; ok, probabilmente sono armi babbane ma, tralasciando il fatto che un proiettile di piombo non è uno scherzo, avendo creato un sistema per poter rilevare la magia, non è da escludere che possano avere creato qualcosa che può fermarla.”
“Io propongo di mandare un corpo di polizia babbana, sapranno come trattare Treminer e daranno meno nell’occhio rispetto a noi.” Dice Arthur Weasley
“Potrebbero esserci dei maghi con loro, e se fosse così, i soldati babbani sarebbero spacciati.”
“Io propongo di avere un atteggiamento cauto e semplicemente stiamo davanti a casa loro per un paio di giorni per monitorare la situazione. Se ci fosse attività magica la potremmo rilevare ed agire di conseguenza. Ricordiamoci che bisogna fare in modo che…” La porta si spalanca e un ragazzo sui vent’anni arriva con un dispaccio via gufo “nessuno sappia di tutto questo”
“Mi dispiace, ma avete già fallito in questo senso. Questa lettera è arrivata dalla preside McGranitt.” Dice il ragazzo, tra una boccata e l’altra
“Dammi.”
Il ragazzo consegna la lettera a Saul, che la legge ad alta voce
CASTELLO DI HOGWARTS, SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA      9 LUGLIO 1998
SONO LA PRESIDE MCGRANITT, INVIO QUESTA LETTERA AL MINISTERO DELLA MAGIA PER INFORMARE CHE SONO STATI AVVISTATI DUE BABBANI CON LA SCATOLA SULLA STESSA COLLINA DI UN MESE FA. CI TENGO A PRECISARE CHE UNO DEI DUE È TOM RENTON, NOME CHE DOVREBBE ESSERVI FAMILIARE, MENTRE L’ALTRO È LA PRIMA VOLTA CHE VIENE AVVISTATO DA QUESTE PARTI.
CORDIALI SALUTI
MINERVA MCGRANITT
Saul è bianco in volto, sembra abbia letto che sia morto un suo parente. Vorrebbe dire tante cose, ma riesce solo a dirne una:
“Questa signori è la fine della storia”
 
La maniglia della porta d’ingresso dell’appartamento di Tom gira da sola e, come per magia, si apre.
Da lì sbuca Tom:
“Ciao John, come v… Draco cazzo, sei tornato… e questo chi cazzo è? “
Nessuno risponde
“Che c’è ragazzi, avete perso la lingua?”
“T tom c come hai fatto ad entrare? La porta era chiusa” Balbetta John
“Lo so, infatti ho usato le chiavi di casa. Ti sembra strano?”

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Capitolo 26
*** capitolo 25 ***


CAPITOLO 25

11 luglio (mattina)

 

Il servizio di passaporte internazionali è rimasto lo stesso da prima della guerra (d’altronde, non è cambiato negli ultimi tre secoli, perché dovrebbe cambiare adesso?). I controlli sono sempre stati pochi e scarsi, e di certo non sono stati potenziati oggi. Infatti, nonostante sia ricercato dalla polizia auror, De Voont riesce ad ottenere un passaggio per Mosul (o meglio, la cittadina magica di Al Maushas, il quartiere magico della città iraqena). Il caldo lì è insopportabile, oggi il termometro (rigorosamente babbano) misura 45,5°, e non è il massimo raggiunto nella regione. Il quartiere è molto simile a Diagon Alley, con la differenza che la via principale è continuamente colpita da un vento caldo che porta con se tanta sabbia del deserto. Sono le 14:30, l’ora più calda della giornata. La via principale è completamente vuota e non ci sono negozi aperti, tranne per un piccolo bar con un solo cliente e il barista stesso. Il lungo vestito di De Voont è completamente inadeguato al clima e alla vita del deserto , e soprattutto non si mimetizza esattamente con l’ambiente intorno. Timitus entra in quel bar aperto. É molto piccolo, soltanto due tavoli con tre sedie ciascuno e il bancone. Ricorda molto il The Five Beatle. Il barista alza la mano per salutarlo, ma appena si rende conto che è straniero la abbassa subito, come per timore reverenziale. De Voont non ci fa nemmeno caso, ma punta subito al tavolo dov’è seduto l’unico cliente. É un uomo di mezza età, completamente calvo e di carnagione scura. Ha una vestaglia bianca che gli copre tutto il corpo e una sciarpa (se così si può chiamare ) che nasconde la bocca e parte del naso. Si gira verso Timitus e con un cenno della mano gli indica di sedersi intorno a lui. De Voont si siede, aspetta che il suo uomo cominci a parlare, ma costui rimane in silenzio. Si guardano per qualche istante e poi si distolgono gli occhi di dosso, poi si riguardano ed ancora si distolgono gli occhi di dosso. Questo gioco continua per due minuti minimo, poi l’uomo misterioso guarda il barista:

“alsharab almuetad min fadlik”

Il barista, che fino a quel momento guardava il vento soffiare sulla strada, come punto da una vespa, scatta e corre al bancone, prende tre bottiglie e comincia a fare un cocktail. Dopo 30 secondi lo porta all’uomo misterioso:

“huna 'ant ya sayidi”

“Shukraan laka”

De Voont non ha capito mezza parola, ma ha intuito che lui ha chiesto un drink, il barista l’ha preparato al volo, cosa che indica che non è la prima volta che lo fa, e gliel’ha portato. l’uomo ne beve un sorso, poi fa segno al barista di portarne un altro per l’ospite. In pochi secondi ne arriva un altro identico. É una bevanda color marrone scuro (simile alla coca cola) ma parecchio alcolica:

“Allora, ha portato ciò che il mio capo le ha chiesto tempo fa vero?”

De Voont, dopo un iniziale smarrimento, senza nemmeno fiatare, tira fuori dalla sua valigia il diamante che, nonostante il viaggio, è rimasto ugualmente splendente.

“Ecco il diamante da voi richiesto. Ora datemi le armi di cui mi avete parlato”

“Non ce le ho con me, sono troppo pericolose e io non le so ben maneggiare. Vi porterò a Baghdad dove un gruppo di scienziati ci sta lavorando. Vi posso dire comunque che sono tonnellate e tonnellate di acido cianidrico modificato al piombo. Ho visto dei test: sono talmente potenti che possono ammazzare in pochi secondi anche dei maghi ,e, soprattutto, non c’è rimedio magico. Infatti il piombo, insieme all’azoto dell’acido cianidrico, comporta una modifica della struttura del sangue talmente forte che distrugge anche le cellule magiche dell’uomo. Sa come funzionano? Da mago colto qual’è lo dovrebbe sapere.”

“Non è il mio campo di studi” precisò Timitus

“Ok, ve lo spiegherò io: quando mamma e papà… fanno quello che devono fare, una volta su circa 250000 le cellule dello zigote sono talmente piene di energia potenziale che, per essere scaricate, ha bisogno di un enorme stimolo, Questo stimolo lo zigote lo trova nella pancia stessa della mamma e quindi, per appunto sviluppare questa energia potenziale in energia cinetica e calore, entrambi necessari allo sviluppo del feto, lo zigote gira ad una velocità quasi uguale a quella della luce. Quando ciò avviene la struttura del feto che si formerà sarà soggetta a degli strani fenomeni in quanto il campo elettrico il campo gravitazionale d ogni singola cellula saranno mescolati, mentre nei babbani sono perfettamente separati riguardano due ambiti diversi della fisica. Per capirci, ciò permette a noi maghi di far volare gli oggetti, di poter modificare la natura che ci circonda, e tante altre cose. Tutto questo l’ha scoperto un mago secondo te?”

“Credo di si...”

“No. L’ha scoperto un babbano ebreo circa 50 anni fa. Il suo nome era Willem Theorst. É grazie a lui se tutto quello ho in mente sarà possibile.”

“E cosa avresti in mente esattamente?”

“Te sai chi è Tom Renton, vero?”

“Chi diavolo è questo qui?”

“Ma te proprio i giornali… è l’uomo più pericoloso della storia della magia, e si trova proprio a casa tua, in Inghilterra. “

“E cosa dovrebbe fare?”

“Niente di che. É solo l’uomo che sta ospitando il tuo compagno di avventure… Travers, vero?”

A quelle parole il sangue di Timitus gelò. Travers era ancora vivo ed era ospite del babbano più pericoloso del mondo.

“Sa vero che andrà poco lontano. Ormai la stanno cercando tutti. In effetti è un miracolo che sia arrivato qui. Comunque la cosa non ha più importanza ormai.

khudh alkalb algharbiu

Cinque uomini completamente imbacuccati sbucarono fuori da tutte le parti del locale. Prima ancora che De Voont potesse capire cosa era successo, si ritrovava con una sciabola che minacciava di tagliargli la gola come si fa ad un vitello.

“Che cazzo fai!”

“Si calmi signor De Voont. Lei ha portato i diamanti, come accordato, quindi non la farò ammazzare. Tuttavia credo che le armi chimiche di cui abbiamo parlato finora… non esistano. Si consoli pensando che la storia di Willem Theorst invece è vera.”

L’arabo prende il diamante, lo mette in una borsa, fa cenno ai suoi uomini di lasciare andare De Voont e poi se ne vanno. Proprio quando pensava che almeno era riuscito a farla franca, vede entrare dalla porta quattro uomini a lui purtroppo noti: sono uomini del servizio interno inglese della magia, che lo vogliono riportare in patria.

 

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Capitolo 27
*** capitolo 27 ***


CAPITOLO 27

10 luglio pomeriggio

 

“Allora, che cosa avete scoperto ad Hogwarts?” Chiede John mentre prepara una piccola valigia

“Nulla che noi non conoscessimo. Semplicemente ho dato delle basi a Nick per scrivere un primo articolo sulla cosa, ma dice che non sarà pronto prima di una settimana.”

“Ok, tanto tra una settimana saremo già a Belgrado sotto la protezione di Milosevic.”

Nel frattempo Malfoy e Travers si stanno riposando nella camera da letto di Tom, erano esausti e appena toccato il materasso si erano già addormentati. I maghi e i babbani hanno tante differenze, ma i sogni (quando nessuno non ci si intrufola dentro) sono simili. Draco sta sognando una spiaggia, fredda e con il cielo nuvoloso, ma non da preannunciare pioggia. Potrebbe essere un qualunque momento della giornata, non si capisce. Il mare è relativamente calmo, non piatto ma nemmeno in burrasca. Draco ha le mani immerse nella sabbia di un colore giallo opaco. Le tira su. La sabbia comincia a scivolare tra le dita, come in una clessidra. La costa è solo sabbia e mare, non ci sono scogliere o simili all’orizzonte. Draco comincia a guardarsi attorno. Non c’è nessuno, ne uomini ne animali, c’è solo un mare di sabbia, più grande del mare stesso. Qualcosa di caldo tocca la sua spalla destra, è una mano. Draco non si gira, non vuole guardare chi ci sia dietro di lui. Anche la sua spalla sinistra è stata sfiorata da una mano, ma non ci si è appoggiata. Quella mano infatti passa prima attraverso la nuca, toccando i suoi capelli biondo platino, per poi stringersi intorno al collo, come in un abbraccio. Draco trova finalmente il coraggio di voltarsi. É una ragazza. Capelli bruni, mediamente alta, occhi scuri e un sorriso da volta testa. É Jane. Draco è pervaso da un senso di piacere e soddisfazione, quasi estasi alla sua vista. Si guardano per alcuni secondi. La ragazza gli sfiora la bocca con le dita della mano e con un piccolo gesto dell’altra mano gli dice di alzarsi. Lei gli si avvicina e gli tocca il petto, togliendogli la camicia nera che aveva addosso. Si baciano. Le loro lingue si muovono come in una danza e si uniscono, poi si staccano, poi si riuniscono. Di scatto lei si stacca:

“Dobbiamo andarcene, Draco”

“Certo amore”

 

“Draco, stai sognando, sono Travers.”

Draco si sveglia di soprassalto. É sopra un letto in una camera piccola ed angusta.

“Il babbano ha detto che sono pronti. Bisogna andare.”

“Voglio trovare Jane.”

“Chi diavolo è Jane? Non è il momento di pensare alle donne, Draco” dice Travers

“Ma io la amo”

“Che diavolo succede? Forza Draco, raccogli le tue cose che dobbiamo andarcene” dice John con tono deciso e autoritario

“No, la devo trovare, è l’unica ragazza che io abbia mai amato. Non posso abbandonarla.”

“Alla tua età ci innamoriamo come ci di disinnamoriamo talmente spesso da non rendercene nemmeno conto. Ora muoviti”

“Un’altra come lei non la troverò mai.”

“Come minimo sarà fidanzata Draco, lasciala perdere.”

“No John, io la devo vedere, almeno un’altra volta”

“Ci penso io.” dice Tom “Sai dove abita?”

“In periferia, vicino all’aeroporto.”

“Non vorrai mica andarci davvero? Sei del tutto impazzito Tom?”

“Voi partite. Io vi raggiungerò in aereo in seguito. Io sono ancora incensurato giusto? Troverò questa Jane e la porterò con me a Belgrado”

“E come pensi di fare, la rapisci? Dai Tom, lascia perdere con queste stronzate.”

“Voi andate, a “rapire” Jane ci penso io”

Si sente un rumore, passi sulle scale. Si fermano proprio davanti alla porta di Tom

 

 

 

 

Due ore prima

Ministero della magia

Saul Rockfeller e Samuel Rosenberg portano nella sala degli interrogatori Timitus De Voont. La commisione interrogatori, composta di 5 membri del ministero, è riunita dietro a un grosso tavolo di mogano. De Voont viene fatto sedere su una piccola sedia in legno, di fronte alla commissione. Saul prende la parola:

“Ecco il signor De Voont, pronto per l’interrogatorio”

“Benissimo Saul, ora per favore esca”

“Certo, signor giudice”

Saul esce dalla stanza. La commissione è composta dal ministro della giustizia magica, il signor Marcellus Arvalum, due giudici anziani del Wizengamot e due generali auror. Uno dei giudici (riconoscibili grazie al vestito rosso) si alza in piedi:

“De Voont, Timitus., nato a Hull il 4 settembre del 1948, membro del ministero della magia e direttore della stanza dei misteri, è accusato di aver sfruttato la sua posizione per compiere, con l’ausilio di un complice, Travers, un crimine nei confronti dello stato magico. Come si dichiara nei confronti di queste accuse?

“Voglio un avvocato. Sono innocente”

“Ne ha uno suo personale? Altrimenti gliene assegneremo uno di ufficio”

“Trent Fomin, dello studio Fomin. Contattatelo subito.”

Uno degli auror si alza ed esce dalla stanza. Poi rientra subito.

“Ho detto ad una guardia di mandare un gufo allo studio Fomin.”

“Bene. Nel frattempo elencheremo all’imputato i suoi diritti...”

Mentre il giudice elencava le classiche frasi da tribunale, De Voont, che all’inizio era relativamente tranquillo, cominciò ad essere in ansia. Non sa bene perché, ma sente che il cuore gli sta per scoppiare in gola, lo stomaca è in fibrillazione, sta visibilmente sudando… “Se l’imputato collaborerà con la giustizia ci sarà uno sconto della pena stabilito dal giudice, ma dovrà essere comunque compresa tra il 15 e il 30% della pena originaria...” A quelle parole il cervello di Timitus iniziò a ragionare su una confessione. Sarebbe l’unico modo per evitare anni ad Azkaban, forse se parlo subito potrò evitare del tutto Azkaban No non posso tradire Travers Chi cazzo se ne frega di Travers, ormai il mio sogno è stato completamente distrutto, almeno evito il carcere…:

“Ok, non c’è più bisogno dell’avvocato, parlerò, ma ad una condizione: dovete lasciarmi libero.”

Il giudice lascia il libro di diritto sul tavolo e guarda De Voont:

“Cosa volete in cambio?”

“La libertà.”

“Chiedi troppo Timitus.”

“Facciamo così: io vi dico dove si trovano Travers e anche dei miei colleghi arabi; io stesso andrò ad arrestarli rischiando per voi. Se ci riuscirò mi darete la condizionale. Ci state?”

Il giudice scrive qualcosa su un foglio. Lo passa ai suoi colleghi, per poi tornare a lui. Inforca i suoi occhiali ed inizia a leggere:

“La sua proposta è stata….accolta, con tre voti a favore e due contro. Sei fortunato Timitus. Ora parla”

Timitus racconta del suo rapporto con Travers e dei suoi contatti col mondo magico arabo. La commissione ascolta con molto interesse i suoi discorsi. Dopo circa 10 minuti di conversazione, Timitus viene interrotto dal giudice:

“L’accordo è questo: te sarai sempre sotto il nostro controllo ed avrai una settimana, in cui dovrai portare qui Travers e il tuo amico arabo, altrimenti ti ricattureremo e sarai immediatamente sbattuto a marcire in cella per il resto dei tuoi giorni. Comincia ora. Vai a prendere Travers… a proposito, non ci hai detto dove si trovi precisamente, cioè hai detto Liverpool ma è un po’ vaga…

“Vi dice qualcosa Tom Renton?”

 

 

Due ore dopo.

Casa Renton

Qualcuno bussa alla porta d’ingresso:

“Chi è?” chiede Tom

“Mi chiamo De Voont e vorrei parlare con uno dei vostri ospiti.”

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


CAPITOLO 28

10 Luglio( 18:00)

 

“Datemi un buon motivo per non ammazzare questo stronzo. Mi ha fregato facendomi quasi ammazzare e con ogni probabilità ha ammazzato mia figlia.”

“Capisco le tue motivazioni, ma potrebbe essere la nostra via di fuga. Una volta risolta questa situazione potrai fare ciò che vuoi Travers”

“Non prendo ordini da un babbano bast...”

John non lo lascia nemmeno finire; lo prende per il collo e sbatte la sua testa sul muro per ben tre volte, per poi rifilargli un calcio nello stomaco:

“Chi hai chiamato babbano bastardo, piscialetto?”

Tom interviene per dividerli:
“Basta, non è questo il momento di litigare. Piuttosto John usa la tua dialettica per far parlare quel Timitus.”

John, dop aver ritirato su Travers e messosi apposto il colletto della camicia, va in cucina dove, legato su una sedia, si trova Timitus con Draco a fargli da guardia:

“Signor De Voont… così si chiama vero?”

“S si sono io”

“Bene. Prima di iniziare a fare domande vorrei ricordarti che nell’altra stanza si trova un mago assetato di sangue che non vede l’ora di mandarti al Creatore, quindi ti consiglio di rispondermi in maniera rapida e veloce, altrimenti lo chiamo.”

“Mi sembra logico”

“Prima ed unica domanda: perché ci dovresti essere utile?”

“Se guardate fuori da quella finestra (indica il salotto) dovreste vedere una camionetta”

Tom si sporge dalla finestra in salotto e… la vede: c’è un furgone nero proprio dall’altra parte della strada

“Lì dentro” continua Timitus “Ci sono 6 maghi altamente addestrati che noi chiamiamo auror i quali sono qui con il solo scopo di catturarvi. Tra 5 minuti attaccheranno, per cui vi consiglio di prepararvi. Scappare sarebbe peggio. Non avrete scampo in campo aperto, la vostra unica speranza è di resistere qui. Il loro sarà infatti un attacco molto veloce e devastante ma, per motivi di ovvia segretezza, se non riuscirà all’istante dovranno fuggire. Io posso darvi una mano a combatterli...”

“No no no, c’è qualcosa che non torna” interrompe Tom, che era nel bagno con Travers“ Sapendo che questo sarà presto un campo di battaglia, perché sei venuto qui?”

“Per aiutarvi”

“E perché vorresti aiutarci?” rincara John

“Ho un conto in sospeso con la comunità magica da ormai tanto tempo, e voi sarete lo strumento perfetto per potermi vendicare.”

“Non fidatevi di quello stronzo!” urla Travers dal bagno

“Fate come volete, io vi ho avvertito.”

John non sa proprio che fare, ad un certo punto pensa perfino di ammazzare tutti e due, quando quello che sembra un esercito sale le scale fino al loro piano:

“QUI È IL GENERALE MICHEAL TRENT REZNOR, DEL 4 BATTAGLIONE D’ARMATA DELL’ESERCITO DI SUA MAESTÀ. SAPPIAMO CHE QUI SI NASCONDE IL PERICOLOSO CRIMINALE JOHN TREMINER. SI DICHIARI SUBITO O SAREMO COSTRETTI A FARE IRRUZIONE”

“Vaffanculo!” Risponde John

Draco prende in mano la sua bacchetta, Tom, uscito dal bagno prende la pistola e la punta verso la porta. De Voont, sinceramente terrorizzato, si butta per terra e cerca riparo sotto il tavolo della cucina. I militari sfondano la porta, ma ancora prima possano entrare, Malfoy scaglia uno Stupeficium che stordisce tutti i militari, per poi essere freddati dai due babbani. Un militare tuttavia, non colpito dallo stupeficium, scarica un caricatore addosso a Tom, che viene colpito “solo”da due proiettili ad un polmone. John lo ammazza un istante dopo. Il salotto è ormai una pozza di sangue; il tappeto, che prima era marrone, diventa completamente rosso. Malfoy si smaterializza immediatamente, mentre Travers è stato colpito mortalmente dalla raffica del militare, e giace supino di fronte alla porta del bagno. John va da Tom. Non riesce a parlare, il sangue gli sta riempiendo la gola. Vomita sangue. Ne aveva visti in passato di campi di battaglia, corpi squartati e simili, ma vedere un suo amico in quelle condizioni lo turba da dentro. Spostato il cadavere di Travers, va a cercare delle fasce in bagno. C’è un mobiletto nero sopra il lavandino con tutte le medicazioni. Lo apre e trova delle bende molto piccole e completamente inutili (non c’è nemmeno il disinfettante!). Attaccata all’interno dell’anta destra c’è un piccolo calendario, di quelli che regalano agli abbonati delle riviste, con ogni 7 del mese segnato con il pennarello verde, e parte da Aprile fino a Dicembre: Perchè sto qui a cercare rimedi, quando ho un mago che potrebbe facilmente aiutarmi a risolvere questo problema? John esce dal bagno e va in cucina, dove trova De Voont ancora legato alla sua sedia per terra sul pavimento della cucina, che cerca di divincolarsi (non prima ovviamente di aver messo Tom sul divano). John ritira su Timitus, ancora legato:

“Amico, voglio proporti un accordo: se curerai il mio amico, ti restituirò la bacchetta e la libertà. Accetti?”

“Non sono un medimago, e il tuo amico mi sembra messo molto male. Mi dispiace ma non posso darti una mano. Al massimo posso alleviare i suoi dolori, ma di più non posso.”

“Capisco. Non ti ammazzo, ma a questo ti lascio legato alla sedia.”

Si sente un Crop, poi un urlo di donna. John, pistola alla mano, corre verso la porta d’ingresso. É una ragazza di circa 20 anni con una bacchetta nella mano destra. John capisce che è qui per lui e prima che la ragazza possa muovere un muscolo, la immobilizza colpendole prima una gamba e poi spezzandole il braccio con il quale tiene la bacchetta. La trascina sulla poltrona, accanto ad un Tom morente:

“Curalo puttana, curalo prima che ti ammazzi!”

“Se non mi dai la bacchetta...”

“No, devi farlo senza bacchetta”
“E come dovrei fare?”

John le afferra il braccio rotto. Il dolore è incredibile:

“Inventati qualcosa”

Si sente un altro Clop. É Malfoy, che è tornato:

“Draco, dove eri stato?”

Draco non risponde, ma va direttamente da Hermione:

“So che stanno arrivando i tuoi amici: quanti e chi sono? Non mi costringere ad usare il veritaserium”

“Tranquillo, tanto sarà uguale. Siamo in 6, tra i quali Ron e Harry”

“John, libera De Voont e ridagli la sua bacchetta. Ci servirà tutto l’aiuto possibile”

Senza dire una parola, John esegue l’ordine. In quel momento arrivano sei uomini, quattro con dei mantelli neri con una stella e due vestiti in maniera civile, puntano le bacchette verso la casa, ma Malfoy li costringe a non sparare, puntando la propria verso Hermione. De Voont si schiera dietro Malfoy, proprio accanto a Tom, che era ancora vivo:

“Dovete lasciarmi andare, altrimenti questa puttana farà una brutta fine”
“Lasciala stare Draco, non ti azzardare nemmeno a sfiorarla”

Harry fa segno a Ron di calmarsi. John, ormai completamente impazzito, impugna la sua pistola e spara verso Hermione e Ron. Se devo morire fisicamente, allora diventerò immortale nei loro ricordi. Hermione viene colpita alla testa di striscio, mentre Draco viene colpito alla gamba sinistra, all’altezza del ginocchio. Poi spara del colpi verso gli auror, ma viene trucidato ancor prima possa mirare. L’appartamento è ormai un cimitero. Si sentono le sirene della polizia, chiamata probabilmente dai vicini. Presi Draco ed Hermione, i maghi si smaterializzano. Non c’è più nessuno, tranne il cadavere di John ormai. Il sole sta tramontando ed entra dalla finestra per poi invadere la stanza, mostrando l’orrenda scena con ancora più chiarezza. Tuttavia all’appello della morte mancano due persone: Tom e De Voont. Nella marasma generale De Voont è riuscito a liberarsi dell’ incatesimo che lo legava al ministero e si era smaterializzato, portando con se Tom. Si trovano entrambi a villa Winemister House. Tom viene portato nel reparto ferite gravi dell’ospedale magico.

 

 

Due settimane dopo

 

Tom si è quasi completamente ristabilito, giusto la respirazione è ancora un po’ difficoltosa, ma ormai sta quasi bene. É nella sua stanza a pensare al senso della vita quando entra Timitus. Gli sorride:

“Sono contento che ti sia ristabilito. Purtroppo Travers non ha avuto la tua stessa fortuna con i proiettili. Avrai tante domande da farmi. Cercherò di risponderti nel miglior modo possibile”

“Dov’è John? Sta bene?”

“Mi duole dirtelo ma è morto. Trucidato da una squadra di auror”

“Capisco. E Malfoy? Anche lui...”

“No, fortunatamente no. É stato processato con diverse accuse molto gravi, ma alla fine la sua condanna sarà relativamente breve: 5 anni ad Azkaban”

“E noi due, siamo ancora ricercati?”

“Siamo i due uomini più pericolosi d’Inghilterra secondo la Gazzetta del Profeta.”

“Com’è possibile allora che siamo stati accolti qui in ospedale?”

“Voi babbani lo chiamereste capitalismo: ho dato tanti di quei soldi al capo dell’ospedale che non poteva denunciarmi”

“ E dove li hai trovati?”
“Il diamante di cui vi avevo parlato.”

“Ma non avevi detto che te l’avevano preso gli arabi?!”

“Ho mentito. L’ho sempre tenuto con me. Agli arabi ho dato un falso diamante. Era tutto calcolato. Sapevo che gli auror dopo il furto mi avrebbero seguito, così avevo preparato da prima un falso identico all’originale nascosto in un luogo facilmente raggiungibile con mezzi babbani per evitare il tracciamento. Sono andato lì e ho scambiato i diamanti, poi mi sono fatto volutamente seguire fino a Mosul, ho effettuato lo scambio e mi sono fatto arrestare. Gli auror pensano tutt’ora che loro abbiano il diamante e quindi non si preoccupano di me, pensando che non abbia più uno zecchino. A Mosul mi hanno arrestato e sono stato interrogato. Lì invece ho dovuto improvvisare, ma li ho convinti dicendo che avrei aiutato il ministero a catturarvi. Ero a conoscenza del fatto che da voi ci fossero Travers e Malfoy. Era un rischio ma decisi di andare comunque da voi. La fortuna ha voluto che lasciasse di guardia con me Malfoy, al quale ho potuto dire dove andare a recuperare il diamante e gli dissi alla prima occasione utile di smaterializzarsi, recuperare il diamante e tornare qui per restituirmelo. L’unica cosa non prevista è stata John, che ci ha sparato addosso e per poco non mi ammazzava. Per il resto è andata come previsto.”

“Niente da dire, sei un genio. Un’ultima domanda: perché aiutarmi?”

“Insieme potremmo distruggere questo mondo, che di magico ha ormai poco. La nostra società è ormai corrotta. Credevo che dopo un’esperienza come quella della guerra contro Voldemort potessimo liberarci dei rami morti del nostro albero. Ho provato a farlo con i classici strumenti delle elezioni, ma la corruzione del vecchio mondo ha vinto ancora. Allora ho provato un’altra strada, ovvero sfruttare proprio la corruzione e i soldi per arrivare al potere, per poi liberarmi di tutte quelle sanguisughe che infestano la comunità magica da secoli, ma anche questo non ha funzionato. Non resta che tentare la rivoluzione. Sei con me?”

“Io ormai sono destinato a morire...”

“Di cosa parli, del cancro ai polmoni? Lo abbiamo rimosso del tutto. Da noi è medicina elementare ormai”

Tom dentro di se sta letteralmente per saltare di gioia, ma mantiene ancora un suo contegno:

“Direi che a questo punto non mi posso tirare indietro. Lo farò per John.”

“E anche per Nick purtroppo. Me ne ero scordato. É stato arrestato dalla polizia babbana dopo aver pubblicato un articolo su dei campi elettrici, ma immagino che stesse parlando di Hogwarts. É stato consegnato agli auror che gli hanno cancellato la memoria. Non so altro.”

“Povero ragazzo, e sono stato io a dirgli di farlo. Dobbiamo combattere, ma in maniera diversa. Cosa sai Timitus riguardo al terrorismo?”

 

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Capitolo 29
*** epilogo ***


EPILOGO

1 SETTEMBRE 2017

 

Albus, Rose, Hugo e Lily ridono. Il treno comincia a muoversi e Harry lo segue camminando, guardando il viso magro del figlio, già infiammato per l’emozione. Continua a sorridere e a salutare, anche se dentro il suo cuore è in corso un piccolo lutto mentre il treno svaniva. l’ultima traccia di vapore svanisce nell’aria già autunnale di quel primo settembre particolarmente freddo. La mano di Harry è ancora alzata in segno di saluto, anche se il treno era già sparito:

“Non avrà problemi” mormora Ginny

Harry la guarda e distrattamente abbassa la mano a sfiorare la cicatrice a forma di saetta sulla fronte.

“Lo so”

La cicatrice non gli faceva male da 19 anni. Va tutto be…

 

BOOM. Un esplosione tremenda squarcia l’aria. Le mura della stazione in parte crollano. Si è formato un enorme squarcio sulla banchina circa 10 metri dietro Harry e i suoi amici. Minimo 20 persone sono finite nella enorme buca ed altre sono volate, chi sul muro, per poi ricadere, chi sui binari. Il tempo per Harry si ferma, così come l’ambiente intorno. Diventa tutto bianco. Compare dal nulla un trono, sul quale si trova Silente:

“La minaccia, di cui ti avevo parlato 19 anni fa, si è palesata. Ora possiamo parlare”

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