Il drago con un occhio solo e il fiore di loto

di Happy_Ely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L’epoca di guerre infite, arriva il settimo re demoniaco. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: la ragazza con gli occhi smeraldo, matrimonio combinato per il drago con un occhio solo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: arrivano i pretendenti, iniziano gli scontri! Minacce nell’ombra. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Attacco alla casata Shikea! ***



Capitolo 1
*** Prologo: L’epoca di guerre infite, arriva il settimo re demoniaco. ***


 Il drago con un occhio solo e il fiore di loto

Prologo: L’epoca di guerre infinite, arriva il settimo re demoniaco.
Era ormai passato un anno dalla sconfitta del sesto re demoniaco, gli scontri tra i vari Daimyō1 erano ripresi quasi subito, non c’era stato tempo per godersi la pace. Tutti gli stati belligeranti si erano riorganizzati per continuare ciò che era stato interrotto prima, e così il paese del sol levante era di nuovo scosso da guerre e massacri. Gli Shōgun si creavano e si distruggevano in un battito di ciglia, la sete di potere degli uomini non poteva essere soffocata.

Non vi era un freno a ciò che stava succedendo.

Nuove alleanze si formavano giorno dopo giorno, altre che venivano recise, complotti e tradimenti erano ormai sulle bocche di tutti.
Fame, miseria e povertà gravano sulle spalle della povera gente, mentre i ricchi e i nobili si rinchiudevano dentro i loro castelli.
Orfani e vedove piangevano, gli anziani pregavano continuamente, mentre gli uomini venivano presi dalle famiglie per essere arruolati nell’esercito del Daimyō.

Sembrava che con la morte di Oda Nobunaga, qualcosa avesse incrinato - per l’ennesima volta -l’equilibrio che molti uomini valorosi avevano cercato, con molta fatica, di ripristinare sacrificando la loro vita.

L’epoca Sengoku era appena iniziata2, e già si prospettava piena di terrore e dolore.

Pochi erano gli uomini che guidati da nobili ideali. La loro era una sete di potere diversa dalle altre: volevano unificare la loro terra solo per poter permettere alla popolazione di godere finalmente di un periodo di pace e di prosperità, volevano cancellare ogni sorta di male dal loro mondo.

Nessuno si poteva aspettare che un nuovo nemico stava tramando alle spalle di tutti per distruggere ogni singola fonte di speranza, nessuno pensava che dopo il protettore di Owari esistesse un essere ancora più perfido e malvagio.
Presto gli stati belligeranti si sarebbero dovuti riallenare per sconfiggere la nuova minaccia, dovevano uscire dal buio che li circondava, per sconfiggere colui che si proclamava erede del pensiero e del volere di Oda Nobunaga.

Il settimo re demoniaco, Yashayoro Kuroyami3, aveva iniziato a tessere la sua tela. Sembrava che il volere dei Kami4 fosse di voler distruggere il mondo che gli uomini conoscevano, presto tutto quello che poteva essere definito buono, sarebbe stato spazzato via.
 


Angolo autrice:
Come diceva sempre un vecchio saggio, quando l’ispirazione chiama bisogna sempre avere qualcosa su cui scrivere e mettersi l’anima in pace, mollare tutto quello che si stava facendo prima e iniziare a scrivere non preoccupandosi di avere altre storie in corso, piccoli dettagli XD.
Ebbene, eccoci qua con un nuovo racconto tra le mani! Devo dire di aver finito in meno di due giorni l’anime di Sengoku Basara, bello (anche se da un punto di vista storico era poco approfondito -.-) ma con una caratterizzazione dei personaggi molto interessante ( ma soprattutto belli da vedere). Quindi dopo aver fantasticato un po’ ad occhi aperti ho deciso di scrivere questa storia.
Già dal titolo si evince tutto, avrei dovuto sceglierne uno più carino e più intrigante ma ogni volta che provavo a cambiarlo, non mi piaceva molto. Come avrete intuito sarà una MasamunexOc (anche se mi piace molto la MasamunexYukimura, forse farò qualche accenno chi lo sa, non mettiamo vincoli alla provvidenza).

Detto questo, vi lascio alcune note che mi sembrano doverose (sono i numeri che trovate sotto le parole).
  1. Daymiō: Il daimyō era la carica feudale più importante tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone. Il termine daimyō letteralmente si traduce dal giapponese: "grande nome" (大名).
  2. L’epoca Sengoku: Il periodo Sengoku o periodo degli stati belligeranti è un periodo di vasta crisi politica che il Giappone dovette fronteggiare dal 1467 e che si protrasse fino al 1603. Fu un'epoca in cui il Giappone era diviso in tanti piccoli feudi costantemente in guerra tra loro. ( In questo modo, non ci sono problemi per le tempistiche storiche, ho avuto il pallino per tutto il tempo che scrivevo).
  3. Yashayoro Kuroyami: è un personaggio puramente inventato, non esiste in nessun manuale di storia e così via, nel corso della storia, oltre al nostro antagonista e alla protagonista, appariranno anche altri oc (tranquilli non saranno tanti, solo il giusto numero per fare una storia decente.)
  4. Kami: Kami è la parola giapponese per indicare un dio, divinità, o spirito.
Detto questo, finisco le note autrici, spero che anche se piccolo questo prologo vi possa piacere.
Baci
Happy_Ely
p.s.
Il reating potrebbe variare.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: la ragazza con gli occhi smeraldo, matrimonio combinato per il drago con un occhio solo. ***


Capitolo 1: la ragazza con gli occhi smeraldo, matrimonio combinato per il drago con un occhio solo.
 
Nonostante fosse stato uno degli artefici della sconfitta di Nobunaga, Date Masamune non riusciva – o non voleva – abbandonarsi all’idea che il pericolo era stato totalmente debellato.

C’era qualcosa che lo faceva restare all’erta, come se il pericolo fosse sempre in agguato pronto a prenderlo di sorpresa.
Aveva cercato di non pensarci.

Cercava di distrarsi tra gli allenamenti e le nuove campagne per allargare il suo territorio, aveva iniziato a promuovere la fondazione di scuole, dove i bambini potevano andare per imparare a leggere e scrivere, aveva dato inizio a delle riforme nei campi grazie anche all’aiuto del suo fedele occhio destro, il suo palazzo era diventato uno dei centri della cultura più importanti per tutto il paese1 ma nonostante tutto sentiva che c’era qualcosa che non andava.

E quel giorno la sensazione che stesse per succedere qualcosa di catastrofico di lì a poco non lo voleva abbandonare. Era teso, mentre si allenava, aveva notato come i suoi movimenti non fossero fluidi è per questo s’infuriava ancora di più.

Avrebbe preferito essere attaccato da un gruppo di ninja mandati dalle altre famiglie piuttosto che rimanere con i sensi all’erta e non sapere il perché di quel suo strano comportamento.

« Masamune mio signore! » La voce di Kojūrō lo richiamò alla realtà, strappandolo da quei vorticosi pensieri.

« Dimmi Kojūrō cosa succede? » Si ricompose, deponendo la sua katana dentro il fodero, prese una delle tovaglie che il suo braccio destro gli stava porgendo e con quella iniziò ad asciugarsi la fronte medita di sudore. In genere Kojūrō, nei brevi periodi in cui ritornavano a Oshu, preferiva restare nei campi e aiutare chi ne aveva bisogno. Invece di trovarlo nei classici abiti da contadino
Masamune notò come il suo fedele aiutante fosse vestito con gli abiti che usava nei combattimenti e nelle campagne militari.

Qualcosa non quadrava.

« Vostro padre, il sommo Teromune2 ha richiesto la vostra presenza a palazzo. » Ed ecco che con quelle parole tutti i pensieri di Masamune ritornavano a girare dentro la sua testa, erano rare le volte in cui il padre lo convocava a palazzo e non sempre le cose andavano per il verso giusto. Non gli era mai piaciuta la vita in quel luogo, pieno di gente pronta ad accoltellarti a ogni passo.
Masamune inspirò profondamente, doveva calmarsi, forse suo padre voleva discutere di una nuova campagna militare o di alcune migliorie da fare al castello o al villaggio.

« Va bene, mi preparo subito. » E senza perdere altro tempo il giovane drago si diresse verso le sue stanze per prepararsi mentre Kojūrō lo osservava, aveva già intuito quali fossero i piani del padre del suo giovane signore.  Era preoccupato, non sapeva come il suo padrone avrebbe potuto reagire.

Masamune era molto maturato, non era più il ragazzino di quindici anni che si gettava nella mischia, non era più il ragazzino sconsiderato che aveva, sempre, voglia di scontrarsi con i guerrieri più forti o che desiderava mettersi alla prova per dimostrare il suo valore. Ormai era diventato un giovane uomo di ventanni3, temprato dal tempo e dall’esperienza anche se dentro di lui era rimasta ancora quella scintilla che aveva da bambino, la curiosità e la voglia di conoscere non erano venute meno con il tempo anzi, forse erano cresciute insieme con lui. 

Forse però ancora non era pronto per quello che l’attendeva.

Con questi pensieri in testa Kojūrō segui il suo signore, pronto a dargli qualsiasi consiglio in ogni momento e a cercare di tenerlo calmo, perché quella sarebbe stata una lunga conversazione e aveva paura che il palazzo non sarebbe rimasto indenne.
***
Il sole si era ormai alzato da tempo e nel lussuoso castello degli Shikea4 tutta la servitù era in fermento per preparare il palazzo, allestire camere e rifornire le cucine di ogni genere di alimento. Nessuno riusciva a stare fermo, i corridoi del castello erano un costante via vai di uomini e donne affaccendati.

« Siete pronta cugina? » Una voce calma e gentile attirò lo sguardo della ragazza intenta a osservare dalla finestra ogni singolo movimento dei servi.

« Sapete la risposta cugino. » Il suo tono era dolce e soave, capace di incantare anche il più perfido dei ninja, ma nei suoi occhi verdi si poteva scorgere una nota di tristezza.

« Dovreste gioire, hanno risposto quasi tutti all’invito di vostra madre, e presto poi inizieranno i duelli per avere la vostra mano, dovreste esserne lusingata! » Il giovane nobile dai capelli castano chiaro, lunghi e legati in una coda bassa si avvicinò alla ragazza posandogli una mano sulla spalla.

Conosceva bene sua cugina, sapeva quello che stava provando.

Si era opposto con tutte le forze a quell’evento ma sapeva di non avere voce in capitolo, finché non avesse compiuto sedici anni il castello e gli averi di suo padre e di suo zio non sarebbero passati in mano sua essendo l’unico erede maschio e per questo lui non era riuscito a impedire l’organizzazione delle nozze di sua cugina e i duelli con i quali si sarebbe scelto il futuro marito.

« Ryota non ti devi addossare la colpa, prima o poi sarebbe successo. » Disse sua cugina mentre gli posava una mano sulla guancia, e il cuore di Ryota si strinse nel petto, Erena non era solo sua cugina ma una sorella per lui. Erano cresciuti assieme proteggendosi a vicenda, amandosi come fratelli, anche se il loro era un legame di sangue a metà.

Ryota avrebbe voluto una vita diversa per Erena, avrebbe voluto vederla sposare per amore e non solo per creare alleanze politiche e militari. Sua cugina si meritava di meglio.

« Speravo di più nel poi che nel prima. » Rispose mentre l’abbracciava improvvisamente, aveva come la sensazione di perdere per sempre l’unica persona a cui volesse bene.

« Non ti preoccupare cugino, starò bene. » E mentre diceva queste parole Erena aveva preso ad accarezzargli la schiena mentre lo stringeva forte a sé.

Sapeva che quelli sarebbero stati gli ultimi attimi della sua infanzia e della sua libertà e volava goderseli in tutto e per tutto.
***
Il palazzo della famiglia Date era suddiviso in varie aree, il plesso centrale era dove venivano accolti gli ospiti e si discuteva degli affari politici, mentre gli altri erano destinati ad alloggi per la famiglia Date.

Era una grande villa, dalle pareti bianche con rifiniture blu scuro circondata da vasti giardini e mura alte sei metri e spesse tre, per poter evitare qualsiasi invasione nemica. Masamune mal guardava quel posto pieno di brutti ricordi, non ve ne era nessun felice e per questo appena aveva compiuto undici anni aveva preteso una sua parte del castello, lontana dalle altre per essere libero.

E ogni volta che metteva piede in quella stanza la nausea e la voglia di andarsene via, lontano, lo assalivano. Tutti i ministri e i consiglieri di suo padre erano lì, la questione era molto delicata, forse qualcuno voleva invadere il loro territorio.

« Padre, ministri, consiglieri. » Disse esibendo un mezzo inchino per salutare tutti i presenti, mentre Kojūrō ne esibiva un’ancora più profondo.

« Figlio mio, sono lieto che tu sia venuto alla riunione, prego siediti. » Rispose suo padre mentre gli indicava due posti liberi tra i consiglieri, sembrava che aspettassero solo loro per cominciare quella riunione.

« Ogni vostro desiderio è un ordine per me. » Kojūrō notò come quella posizione fosse nettamente scomoda, si trovavano al centro circondati da sguardi che altro non facevano che confermargli i suoi sospetti.

« Prego consigliere Kirita inizi a esporre i fatti. » A Masamune non sfuggì il tono del padre, era strano, pieno una frenesia che di solito non apparteneva al genitore. Si strinse nelle spalle, senza darlo a vedere e prestò attenzione a ciò che il consigliere Kirita stava per dire.

« Come già saprete tutti, i nostri confini sono aumentati grazie alle imprese del drago con un occhio solo… » Il ministro fece una pausa per dare più enfasi al suo discorso, mentre frasi piene di finta gratitudine riempivano la stanza: « Tuttavia, i nostri confini devono essere rafforzati a est, anche se abbiamo stretto alleanze con i nostri vicini, non possiamo non preparaci al peggio. » Il tono del consigliere fece ribrezzo sia a Masamune e Kojūrō sperò che il suo signore non sguainasse le spade.

« Abbiamo stretto patti di alleanze, con gli stati dell’est. Hanno giurato di essere nostri alleati, non vedo come tutto ciò possa presagire una guerra. » Il tono del drago con un occhio solo era furente, non avrebbe mai mosso guerra contro un alleato.

« I nostri ninja ci hanno detto il contrario, mio signore, sembra che gli stati dell’est si stiano organizzando per qualcosa, ma al momento il nostro esercito non possiede il numero sufficiente di soldati per poter attaccare. » Un altro ministro era intervenuto in aiuto del consigliere Kirita, mostrando delle lettere strane.

« E come pensate di agire, non abbiamo nulla in mano e io non muoverò il mio esercito per delle supposizione. » Masamune restava fermo sulla sua posizione, non avrebbe mai sguainato le sue sei spade contro gli innocenti.

« Inoltre l’esercito è molto provato, le ultime campagne militari sono state lunghe e sfiancanti, gli uomini hanno bisogno di riposo. » Aggiunse poi il drago osservando con il suo unico occhio le persone presenti in quella stanza.

« Proprio per questo, non possiamo sfruttare ancora di più gli uomini, dobbiamo agire d’astuzia. » Kirita aveva ripreso a parlare, e nel suo tono si poteva scorgere una nota divertita.


 Kojūrō guardò il suo signore e per l’ennesima volta sperò che continuasse a comportarsi come stava facendo in quel momento. Ormai i suoi sospetti erano del tutto confermati, gli avrebbero proposto un matrimonio per creare un’alleanza con un altro Shogun5, in modo tale da avere un esercito più grande e capace di intimorire ogni tipo di ribellione.

L’unica domanda era con chi si sarebbe dovuto sposare il suo signore, non vi erano molte famiglie che avessero una ragazza in età da marito e per di più molte di queste erano piccole famiglie della bassa nobiltà, non vi era una possibile pretendente.
Finché a un tratto nella sua mente apparve un nome ben noto a lui.

« Andremo dalla famiglia Shikea, hanno indetto una competizione per vincere la mano della loro unica figlia, vincerai e la sposerai in questo modo gli stati belligeranti vicini a noi dovranno stare più attenti e noi avremmo le forze militari e politiche per sconfiggerli su ogni fronte, senza contare il grande guadagno che ne deriverebbe! » Fu il sommo Teromune a finire il discorso del primo consigliere, Masamune strinse i pugni, non poteva disobbedire a un ordine di suo padre e attuale signore di Oshu.

Erano riusciti a incastrarlo per bene, il giovane drago con un occhio solo non poteva rifiutarsi, lo avrebbero minacciato in ogni modo, e anche se l’esercito era dalla sua parte di sicuro, i consiglieri e i ministri avrebbero minacciato le vite delle famiglie sei suoi uomini e lui questo non poteva permetterlo.

Dall’altro lato prendere moglie significava aver messo un cappio intorno al collo, la sua libertà sarebbe stata notevolmente ridotta dalle nuove responsabilità, una moglie che presumibilmente gli avrebbe dato un figlio. Masamune strinse i pugni, un figlio, quella era la responsabilità più grande, quel bambino sarebbe stato l’erede di due delle casate più importanti, Date e Shikea riuniti sotto un unico vessillo.

Guardò ogni singolo presente in quella stanza con l’occhio furente, li odiava tutti, avevano escogitato quel piano per ridurlo al loro volere, tutti sapevano come lui eccellesse nell’arte della spada e che non si sarebbe fatto sconfiggere da nessuno anche a costo di morire, il suo orgoglio non glielo avrebbe permesso di perdere anche per evitare tutto ciò.

« Sommo Teromune, non vi sembra una mossa avventata? Sappiamo che la famiglia Shikea è una delle più importanti e influenti di tutto il nostro paese, tutti parteciperanno a quella sfida anche clan rivali al nostro, avete considerato la possibilità che qualcuno ci tenda una trappola? » Kojūrō era esploso, non solo perché voleva aiutare il suo padrone a scappare da quella situazione ma anche perché dentro di sé uno strano presentimento si era fatto largo e se il loro scopo era quello di eliminare il giovane Masamune? Eliminare il giovane erede avrebbe fatto sì che tutto la casata Date passasse in mano ad uno dei suoi cugini, più fedeli ai consiglieri e ai ministri.

Era un piano ben congeniato, subdolo e che avrebbe portato vantaggi solo a una parte.

« Sì, ma siamo consci del fatto che gli Shikea faranno valere il fatto di essere uno stato neutrale, non saranno ammessi combattimenti al di fuori di quelli che si faranno per la mano della loro unica figlia, in caso contrario saranno loro stessi a intervenire. » Rispose Kirita, era insopportabile. Kojuro guardò i vari presenti nella stanza, erano circondati da iene. Presi a solo, ogni singolo elemento di quella stanza, erano deboli ma quando si alleavano, sapevano essere spietati.

« E sia, parteciperò a questa competizione. » La voce di Masamune riscosse tutti i singoli presenti, sbalorditi da una simile affermazione. L’occhio destro del drago si stupì a sua volta, sia i consiglieri sia i ministri si guardavano sconcertati, molto probabilmente aveva pensato che il suo signore si rifiutasse e che si scatenasse una guerra per assumere il comando. Kojuro sorrise, il suo signore era riuscito a vincere quella battaglia.

« Tra quanto si svolgerà? »
***
Il sole era in procinto di tramontare, Erena non si era mossa dalle sue stanze neanche sotto l’insistenza di suo cugino, aveva preferito restare lì in quelle quattro mura che l’avevano vista crescere a contemplare ancora quella realtà che presto le sarebbe stata sottratta.

Sapeva che tutto quello era solo un modo per allontanarla da ciò che suo padre le aveva chiesto anni addietro, prima di lasciare il loro mondo e andare a vivere insieme ai loro antenati. Proteggere quello che con tanta fatica e dedizione lui aveva costruito, proteggere suo cugino dalle grinfie di sua madre e di sua zia, non poteva fare affidamento sullo zio, un fantoccio nelle mani della moglie.

E ora quelle due donne avevano trovato sia il modo sia il pretesto per allontanarla da lui. Una volta che si sarebbero terminate le gare e fosse stato dichiarato il vincitore, lei lo avrebbe sposato e avrebbe preso i vessilli della nuova famiglia. Sarebbe stata portata lontano da tutto quello che le era caro.

Non voleva che succedesse.

Con calma si alzò e andò verso la porta della sua stanza, spostandola piano e uscendo. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, aveva bisogno di aria nuova che la liberasse dal quel dannato senso di oppressione.

Camminava lentamente, ignorava i servi che le chiedevano se avesse bisogno di qualcosa, doveva uscire il prima possibile.

Una volta uscita dal palazzo respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera, si guardò intorno e poi come se guidata da un istinto naturale, andò verso il lago che era dentro le mura del suo palazzo ed iniziò a cogliere i fiori di loto immergendosi fino ad arrivare a bagnarsi le ginocchia mentre le sue vesti si inzuppavano inesorabilmente.

Raccoglieva più fiori che poteva, immergendosi fino ad arrivare nell’acqua più profonda. E quando le sue braccia non riuscirono più a prenderne altri, uscì dall’acqua e si diresse verso il tempio di famiglia, nella dimora dei suoi antenati.

Dispose i fiori come offerta votiva e accese i vari incensi poi iniziò a pregare, aveva disperatamente bisogno di aiuto, avrebbe accettato qualsiasi segno pur di essere certa che le sue preghiere fossero state ascoltate.

Pregò tanto da isolarsi completamente dal luogo che la circondava. Non riuscì neanche a sentire le voci dei servi che la chiamavano per sapere dov’era.

Una luce chiara la costrinse ad aprire gli occhi, si ritrovò in un giardino diverso da quello cui era abituata. Si guardò intorno in cerca di qualche indizio per capire dove si trovava, finché non apparve una figura ben nota ai suoi occhi. Suo padre stava venendo da lei, sorrideva mentre una pioggia di stelle cadenti iniziava a cadere su di loro.

Erena guardò la figura del padre fermarsi, avrebbe voluto alzarsi e correre verso di lui, buttarsi tra le sue braccia e stringerlo forte. Gli mancava terribilmente. Una forza sovrannaturale le impediva di muoversi e di parlare, ma nonostante ciò suo padre continuava a sorriderle indicò il cielo ed Erena guardò in quella direzione, in cielo si stagliava una grande luna calante dorata.
Guardò il padre in cerca di qualche spiegazione ma vide soltanto la sua figura sparire e una voce chiamarla insistentemente.

« Finalmente ti ho trovato Erena! » Fu la voce di Ryota a riscuoterla completamente da suo torpore, la sua figura era immersa in una luce abbagliante che costrinse Erena a coprirsi gli occhi.

Che cosa era successo, possibile che gli antenati le avessero dato un segno? Cosa voleva dire suo padre?  

« Dove…Cosa… »Anche se la sua voce era impastata dal sonno era sempre melodiosa e incantevole.

« Ti abbiamo cercato tutta la notte, mi hai fatto preoccupare! » Ryota si abbassò alla sua altezza prendendole il viso tra le mani. Il suo tono era pieno di ansia e i suoi occhi invece non facevano altro che guardarla, come per cercare di scovare una risposta sensata per quel comportamento sconsiderato.

« Devo essermi addormentata a un certo punto durante le preghiere. » Rispose alla fine Erena mentre, aiutata dal cugino, si alzava per uscire dal tempio di famiglia. Non prima di avere raccolto gli altri fiori, li avrebbe portati con sé nella sua stanza. Ryota sospirò, non era la prima volta che accadeva qualcosa del genere ma anche se sua cugina ritornava, sempre indenne lui non poteva non preoccuparsi. In molti avevano cercato di rapirla più di una volta per avere pretese sulla casata e non sapeva quale divinità ringraziare per essere sempre riuscito a ritrovarla e a riportarla a casa sana e salva.

« Non ci pensare ora, andiamo su, i pretendenti stanno arrivando e tu sei impresentabile. » Nonostante il suo tono di voce fosse serio, Erena riuscì a vedere che suo cugino era più tranquillo. Non voleva farlo preoccupare, ma era nella sua indole spingersi a tanto pur di trovare una risposta, una pioggia di stelle cadenti e una luna calante dorata. Cosa potevano significare?

« Mentre ero assente, è successo qualcosa? » Chiese curiosa, sperava in un qualche segno e che quello che avesse visto nel suo sogno non fosse solo un’allucinazione.

« Una pioggia di stelle cadenti. » Ryota era sorpreso da quella domanda, sapeva che sua cugina quando era in pensiero o aveva qualche problema si rifugiava dentro il tempio di famiglia e pregava per lunghe ore, non era mai successo niente, ma quella pioggia di stelle cadenti così improvvisa aveva fatto preoccupare gli astrologi che alla fine aveva interpretato il segno come un buon auspicio per quello che stava per avvenire. E come se niente fosse sua cugina chiedeva cosa era successo.

« Grazie. » Erena non disse nient’altro come se già sapesse tutto, stringeva i fiori di loto al petto mentre lo precedeva per entrare a palazzo dove una miriade di servi si riversò sulla sua adorata cugina per controllare come stesse.

Alzò lo sguardo al cielo, a breve sarebbero arrivati gli ospiti e lui li avrebbe dovuti accogliere fare le veci di padrone di casa e di futuro erede di quella casata, e in quel momento a Ryota venne un’idea, folle quel tanto che bastava per rendere più facile la vita di sua cugina.

L’avrebbe salvata anche a costo di scatenare una guerra.
***
« Masamune! Signore siamo quasi arrivati! » La voce di Kojūrō lo risveglio dai suoi pensieri, erano partiti il prima possibile, prendendo gli uomini più fedeli, un piccolo gruppo, quel tanto che bastava per poter resistere ad un attacco nemico ed erano subito partiti alla volta del feudo degli Shikea, un viaggio di tre giorni seguendo la strada principale, ma il suo signore aveva optato per tagliare tra i regni loro alleati e in una notte erano riusciti a raggiungere il castello.

« Perfetto! » E senza aggiungere altro spronò il suo cavallo ad andare ancora più veloce, mentre il suo occhio riusciva a scorgere i vessilli con i fiori di loto.

Sapeva che quella scelta l’avrebbe in un certo senso condannato per tutta la vita, ma era disposto a tutto pur di riuscire a battere i nobili che accerchiavano suo padre.Era una mossa rischiosa, ma lui amava il pericolo e poi si sarebbe scontrato con i guerrieri più forti, il suo ego non poteva non essere appagato da tutto ciò.

« Che la festa abbia inizio! »
 


Angolo autrice:
Ed ecco che in tempi ragionevoli riesco ad aggiornare questa storia, che dire, spero che il capitolo non risulti troppo lungo o pesante, descrivere una mentalità di un determinato tempo diverso dal nostro è molto difficile. Spero di essere riuscita nel mio intento.
Prima di tutto ringrazio tutti i lettori che hanno letto il prologo! Siete in tanti! Grazie mille!
Detto questo vi lascio un paio di precisazioni, che servono sempre gne, sono da ricondurre ai numeri che si trovano sopra le parole!
  1. Per quanto riguarda la figura di Masamune: fu un vero magnate del periodo sengoko e non solo un uomo mosso dal desiderio di sfidare le persone più forti per diventare ancora più forte.
  2. Teromune: nome biologico del padre di Masamune, è realmente esistito, nella storia credo che cambierò leggermente il suo carattere anche se su di lui si sa poco.
  3. L’età di Masamune: in realtà questa è stata una scelta arbitraria, ho pensato che questa fosse giusta per il suo personaggio.
  4. Gli Shikea: è la famiglia nobiliare che ho inventato, Ryota ed Erena sono gli eredi della casata, Ryota essendo maschio erediterà tutto mentre sua cugina Erena, essendo una donna, erediterà una piccola parte del patrimonio ( anche se lei non è realmente interessata a tutto ciò) e il titolo nobiliare. Spero che questi personaggi vi piacciano!
  5. Shogun: è il termine per indicare il feduo giapponese.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: arrivano i pretendenti, iniziano gli scontri! Minacce nell’ombra. ***


 Capitolo due: arrivano i pretendenti, iniziano gli scontri! Minacce nell’ombra.

La reggia degli Shikea era immensa, il palazzo centrale era alto quattro piani, mentre ai suoi lati sorgevano due torri più piccole, composte da tre piani e dietro di essi si nascondevano altre torri più piccole. Il giardino era grande, circondato da mura poco spesse come se i padroni di casa non temessero nessun attacco, al suo interno era presente un grande lago pieno di fiori di loto, il simbolo della famiglia, mentre sulle sponde crescevano ogni tipo di varietà di piante.

Masamune e il suo seguito non erano arrivati da soli, già molti valorosi guerrieri li avevano preceduti, tra i quelli spiccavano i componenti del clan Maeda e quelli del clan Takeda.

« Sembra che manchino ancora molti partecipanti, ma penso che arriveranno a breve. » Kojūrō si era avvicinato al suo signore, si osservava intorno cercando qualsiasi informazione utile per avere un piano di riserva, non voleva trovarsi impreparato.

« Ben arrivati miei signori. » Uno dei servi, che a giudicare dai vestiti doveva essere il loro capo, si era avvicinato per accoglierli: « Vi porgo i miei omaggi, prego seguitemi e venite a rinfrescarvi insieme agli altri clan, il viaggio sarà stato lungo e faticoso! » E mentre parlava i vari servi si erano avvicinati per prendere i cavalli e i bagagli, indicando ai suoi soldati i luoghi per sistemarsi.

« L’unica richiesta è quella di consegnarmi le armi. » Sia Masamune che Kojūrō si irrigidirono, non era saggio separarsi dalle proprie armi sapendo che presto sarebbero arrivati altri rivali.

« È una richiesta dei padroni, le riavrete appena inizieranno gli scontri. I padroni vogliono mantenere il loro stato neutrale e di pace per evitare scontri inutili. » Si affrettò ad aggiungere, inchinandosi davanti al drago con un occhio solo. Masamune si scambiò un’altra occhiata con il suo braccio destro e dopo di che consegnò le sue sei spade, seguita da quelle di Kojūrō. Dopo di che i due uomini si avviarono verso uno dei tanti gazebi dove la tigre del Kai parlava insieme all’attuale capo del clan Maeda.

« Guardate un po’ chi si vede! » Maeda Keiji si era sporto dal gazebo per salutare i nuovi arrivati, nonostante fosse passato un po’ di tempo non era cambiato affatto, si presentava sempre con il suo sorriso.

« Drago con un occhio solo! Sono felice di vedervi, non vedo l’ora di combattere contro di voi! » Il giovane Sanada si era avvicinato alla balaustra e spruzzava felicità da ogni suo poro, dietro di lui la tigre del Kai sorrideva dell’entusiasmo del suo protetto.

« Voglio vedere quanto sei migliorato giovane tigre! » Masamune era sempre felice di sfidare il giovane Yukimura, il suo eterno rivale. Kojūrō sorrise tra se e se, il suo signore e il giovane protetto di Shigen, si sarebbero sempre comportati così, in fondo potevano essere considerati come “ amici per la pelle ”.

« Ei voi due non provate ad ignorarmi! » Keiji si era messo tra i due rivali con il suo solito sorriso, mentre Toshii e Matsu si scambiavano sguardi di intesa tra di loro.

« Anche il Drago con un occhio solo è stato invitato, mi chiedo quali siano i piani della famiglia Shikea. » Disse il signore di Echigo mentre si alzava per raggiungere gli altri clan, al suo fianco comparve la giovane ninja Kasuga. Tutti quanti si girarono verso di lui, colti di sorpresa per quella esclamazione.

« Penso che tutti quanti vi siate posti questa domanda, tanti clan rivali riuniti in un unico luogo o sono tanto ambiziosi da credere di riuscirci a trattenere un eventuale scontro tra di noi o le loro sono intenzioni ben diverse. » Nella sua glaciale bellezza Kenshin si era avvicinato guardando ognuno negli occhi e indagandone l’animo.

« Il Dio della guerra ha ragione, in genere sono i genitori a decidere il pretendente, questa gara… » Shigen si era alzato dalla sedia per vedere i nuovi arrivati, molti erano piccoli feudatari allettati dalla possibilità di poter migliorare il loro patrimonio: « Proporrei di tenere tutti i sensi all’erta, anche il fatto che vi abbiano, per così dire, confiscato le armi è molto strano. Se come dice il dio della guerra è tutto ciò potrebbe essere molto pericoloso. » Saske si era appena materializzato accanto al giovane Yukimura.

« Avete trovato qualche informazione valida? » I presentimenti di Kojūrō erano stati confermati, quella situazione era molto strana.

« Nulla di interessante oltre al fatto che le cucine sono piene di cibo, quel tanto che basta per sfamare tre o quattro eserciti, la famiglia Shikea è molto potente, ma ostentare tutta questa potenza dopo quello che abbiamo passato con il sesto re demoniaco… » Kasuga si era portato una mano sulla bocca per evitare che i suoi pensieri corressero ad alta voce, nonostante la dipartita di Nobunaga i suoi segni non erano del tutto scomparsi.


 « Mia adorata spada, non temere di dire ai presenti quali sono i tuoi presentimenti, sai che per me sono sempre molto importanti. » Kenshin si era avvicinato alla ninja dai capelli biondi, era arrossita per le parole del suo signore.

« Insomma… credo, e vorrei tanto, sbagliarmi ma… se gli Shikea volessero scegliere il futuro signore di tutto il nostro paese? Guardate, qui sono riuniti tutti, forti e deboli, mi sembra ovvio che qualcosa non quadri, e se le famiglie più deboli fossero state scelte per mascherare tutta la situazione? E poi corrono strane voci su uno dei pretendenti… Yashayoro Kuroyami… » Un brivido percorse la giovane donna nel pronunciare quel nome: - Sembra essere apparso dal nulla dopo la sconfitta di Nobunaga e che si sia insediato nelle sue terre… ho come il presentimento che il suo nome porti solo sventura e parteciperà a questo torneo! 
» Il suo tono di voce era teso e pieno di ansia, persino Kenshin si stupì di ciò, conosceva la sua ninja molto bene, non era mai successo che Kasuga fosse così preoccupata.

« Sono tutte supposizioni, ma anche noi abbiamo sentino parlare di questo Kuroyami si dici essere un portatore di innovazione, ha viaggiato in molte terre e ha acquisito conoscenze tali da essere definito genio. Ma più di questo non abbiamo sentito o visto nulla noi della famiglia Maeda. » La moglie dell’attuale capo della famiglia Maeda si era fatta avanti e anche il suo tono era grave, suo marito Toshii era dietro di lei mentre le metteva una mano sulla spalla per calmarla.
Matsu era preoccupata e questo non era un buon segno.

« Perché non si ha mai un minuto di pace… » Keiji aveva alzato gli occhi al cielo, il suo tono era esasperato, dando l’impressione che non gli importasse niente, mentre in realtà stava elaborando un piano per evitare inutili spargimenti di sangue.

« La famiglia Shikea dispone di ingenti risorse e di un grandissimo esercito, senza contare anche i funzionari interni e gli strateghi, hanno mantenuto un comportamento neutrale per tutta la guerra contro Oda e le loro intenzioni risultano tutt’ora ambigue… » Anche Saske era preoccupato, il suo tono era pensieroso mentre Yukimura aveva assottigliato la vista per vedere chi arrivava.

« Oltre noi di chi potremmo fidarci? » Il tono della giovane tigre era serio e maturo, anche troppo per un ragazzo della sua età1.

Sui presenti calò uno strano silenzio, nessuno avrebbe voluto rivivere quella drammatica esperienza, troppe vite innocenti erano state spezzate in un solo colpo.

« Per il momento l’unica cosa che possiamo fare è quella di aspettare e vedere con i nostri occhi chi è realmente quest’uomo definito genio. Inoltre proporrei di mettere la corrente anche Mori, il demone del mare, avere la sua fortezza marina dalla nostra parte sarebbe un grande vantaggio, non dobbiamo ripetere gli errori che abbiamo fatto con Oda Nobunaga… »
Date Masamune, dentro di sé, sapeva che in qualche modo i sospetti appena detti fossero fondati.

Nessuna famiglia potente avrebbe mai dato in moglie la propria ed unica figlia ad una meno potente o anche più debole, quella gara sembrava essere soltanto un pretesto, come se tutto fosse già stato deciso e per evitare che ciò venisse scoperto e prontamente fermato.

« La domanda ora è chi ci sarà dietro tutto questo? » Con il suo unico occhio Masamune scrutava i vari pretendenti che stavano arrivando, tra di essi spiccava una figura misteriosa, avvolta in uno strano mantello nero e con il volto coperto da una maschera.

Masamune sentii un brivido percorriglieli la schiena, avevo uno strano presentimento riguardo a quell’individuo, sentiva il suo animo bellicoso bruciare e imporgli di vincere a qualunque costo contro quella persona e lui non se lo sarebbe fato ripetere.
***
Ryota Shikea osservava dall’alto del suo balcone i vari pretendenti, dentro di sé aveva sperato che molti non partecipassero ma il suo desiderio non era stato esaudito. La sua attenzione venne attirata da un gruppo di combattenti, erano tre clan, dai loro colori il giovane Shikea riuscì a distinguere i clan che avevano partecipato e avevano reso possibile la sconfitta di Nobunaga. Forse tra di loro ci sarebbe stato qualcuno adatto per sua cugina, aveva così tanta paura nell’affidarla ad un altro uomo che non fosse lui stesso. Aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta ad ogni costo.

« Figliolo che fai ancora qua? Dobbiamo andare ad accogliere…anzi devi accogliere i nostri ospiti, come futuro signore di questo feudo dovrai abituarti ad accogliere spesso gli ospiti. » La voce di suo padre lo riscosse dai suoi pensieri.

« Avete ragione padre, Erena è già pronta?  » Ryota sapeva che suo padre in realtà non era molto bravo con i discorsi, e aveva sempre delegato il cognato, nonché padre di Erena, a farli. Da quando non c’era più suo zio Ryota aveva imparato a sue spese la difficile arte del parlare provandolo più volte sulla sua pelle.

« Tua cugina ha chiesto di farle guadagnare un po’ di tempo, era impegnata ad acconciarsi i capelli, mentre tua madre e tua zia ci attendono giù nella sala degli ospiti, sono pronte e non vedono l’ora di conoscere i pretendenti. » Il tono di suo padre era allegro, felice, non sapeva che quello era tutta una menzogna architettata da sua madre e dalla zia. Erano loro due le artefici di questo piano malefico, entrambe desideravano una cosa sola: il potere e l’unico che sembrava riuscire a soddisfare la loro richiesta era Yashayoro Kuroyami.

Ryota aguzzò la vista mentre vedeva un uomo vestito di scuro e con la faccia coperta da una maschera rosse arrivare per ultimo seguito da un numeroso seguito di soldati e ministri. Sua madre e sua zia avevano già scelto il vincitore, la gara era solo una farsa per evitare che qualcuno scoprisse tutto ciò.

« Padre posso chiedervi il permesso per fare una cosa? » Il suo sguardo era fisso su quell’uomo dall’aspetto sinistro e cattivo.

« Figliolo credo che tu abbia l’età per fare tutto quello che vuoi senza chiedermi il permesso, tra poco sarai tu il prossimo sovrano. » Il tono di suo padre era accondiscendente, conosceva ogni sfumatura di quella voce, sarebbe riuscito nella sua impresa.

« Sarà Erena a scegliere chi sposare tra i vari partecipanti, e sarà lei stessa a scegliere le regole delle varie sfide. Tutto ciò lo faccio in memoria dello zio, lui avrebbe approvato questa scelta. » Ryota sapeva di giocare sporco, sapeva che stava facendo rivivere a suo padre dei brutti ricordi dolorosi, sapeva che stava giocando con il fuoco, appena sua zia e sua madre avrebbero scoperto ciò lui ne avrebbe pagato le conseguenze ma doveva mantenere quella dannata promessa fatta quando era solo un bambino.

« Anche la madre e la zia la approveranno, non temente padre sarò io il responsabile di tutto ciò. » E con quelle parole Ryota sapeva di esser riuscito a convincere il genitore.

« Sei tu il signore di queste terre, ogni tua parole è legge. »Ryota si incamminò seguito dal padre, ora doveva giocare bene le sue carte e sperare che tra quei condottieri ci fosse qualcuno che riuscisse a sconfiggere Kuroyami e che in qualche modo facesse breccia nel cuore di sua cugina.

Sarebbe stato tutto molto arduo.
***
Tutti gli invitati erano stati portati dentro un grande atrio all’aperto, era pieno di fiori e ghirlande dai vari colori, i servi portavano continuamente cibo e bevande.

« Dimmi un po’ Kojūrō, sai per caso com’è questa ragazza? » Masamune scrutava tutti i vari partecipanti con il suo occhio buono, doveva raccogliere velocemente le informazioni.

« Si dice che abbia una bellezza fuori dal comune, eccella in qualunque tipo di arte e ciò che colpisce tutti coloro che la incontrano sono i suoi occhi, più di questo non saprei dirvi, è come se la sua famiglia l’avesse tenuta nascosta per tutto questo tempo. » Anche Kojūrō scrutava i vari presenti, aveva raccolto tutte le informazioni necessarie prima di partire ma mentre faceva ciò si era accorto che sulla famiglia Shikea si sapesse poco e niente, era molto strano.

« Comunque tra poco la vedremo, non dovete preoccuparvi. » Aggiunse poco dopo mentre due porte si aprivano.

« Chi si dovrebbe preoccupare? » Rispose il drago con un occhio solo mentre osservava il piccolo seguito arrivare, era composto da due uomini e due donne, dovevano essere la famiglia Shikea mentre dietro di loro comparvero molti servi che portavano le armi che prima erano state prese a tutti i partecipanti all’ingresso.

« Miei signori! Mi riempite il cuore di gioia vedendovi in così tanti, mi scuso per il poco preavviso con cui avete ricevuto gli inviti. Mi presento sono Ryota Shikea, erede della casata. Sono lieto di annunciarvi che gli scontri avranno inizio tra poco!  Ma prima voglio presentarvi mia cugina. » E con quelle parole Ryota Shikea si scostò di poco mentre le porte si aprivano di nuovo e una ragazza dai capelli biondi usciva da esse.

Teneva lo sguardo basso, il trucco sul suo volto, privo di imperfezioni, era leggero e semplice. I capelli lunghi e mossi fino a più di meta schiena erano lasciati sciolti e adornati da fiori di loto di varie dimensioni, due più grandi le cingevano il capo e da loro partivano due ciocche più lunghe che si poggiavano sul suo petto. Il kimono che indossava era sulle sfumature del blu, da quelle più scure della parte esterna del kimono a quelle più chiare dell’ interno vi erano poi fiori di loto e ninfee ricamante con fili d’oro che rendevano l’abito ancora più bello mettendo in risalto la ragazza che lo portava, si muoveva piano per permettere a tutti di ammirare tanta bellezza.

« Sul fatto che sia bella non ci sono dubbi . » Sussurrò Masamune al suo occhio destro mentre il diretto interessato sorrideva, anche lui constatò quando la giovane fosse bella, una bellezza rara e particolare per una ragazza di soli quindici anni si ritrovò a pensare Kojūrō. Si chiese cosa sarebbe successo se il suo signore avesse scoperto l’età della ragazza nel caso in cui avesse vinto la sua mano. Scosse la testa, non erano pensieri da fare al momento, doveva concentrarsi e raccogliere informazioni sugli altri partecipanti.

Quando la ragazza arrivò vicino al cugino si fermò mentre lui le prendeva la mano per poi posarvi sopra un leggere bacio: « Miei signori e con grande onore che vi presento Erena Shikea, mia cugina nonché la donna che voi dovrete conquistare. » Ryota prese una piccola pausa per poi continuare: « Vi avviso questo non sarà un compito facile, le regole degli scontri verranno scelti da mia cugina e sarà poi lei a scegliere fra tutti voi colui che sposerà. » Si aspettava che qualcuno dicesse qualcosa in contrario ma per sua fortuna tutti erano al corrente della politica “liberistica” degli Shikea.

Nel loro clan la donna aveva un ruolo assai importante pari a quello dell’uomo2.

« Cugina è venuto il momento… » Disse poi mentre le faceva fare un passo in avanti. Sentì Erena stringergli la mano e un leggero tremolio provenire da lei, sapeva che quella mosse era stata tanto azzardata quanto efficace, non aveva avuto modo di avvisare Erena prima, ma sapeva che giocando d’astuzia avrebbe evitato che sua madre o sua zia potessero obbiettare, non avrebbero mai rischiato di mostrarsi contrarie a quella decisone in pubblico per mantenere intatto il loro piano per acquisire più potere.

Erena aveva paura, paura di poter mandare a monte il piano di suo cugino, doveva stare attenta e giocarsi bene quella carta, alzò piano lo sguardo e lo puntò sui presenti. Piccole esclamazioni di stupore e di adorazione si alzarono in coro, era sempre così.

Scrutò ognuno di loro e alla fine si decise a parlare: « Per avere la mia mano tutti voi vi sfiderete a duello. Si vince quando l’avversario non è più in grado di combattere. Per accedere alla fase successiva è necessario vincere almeno tre duelli, i vincitori si sfideranno poi tra di loro finché non rimarranno due pretendenti. Infine dopo l’ultimo scontro, come vi ha detto mio cugino, sarò poi io a decidere il reale vincitore, donandogli una corono di fiori di loto. Le regole per ogni duello saranno quelle di non giocare sleale, saranno permesse solo le armi che vi sono state prese quando siete arrivati, nessuno verrà ucciso durante gli scontri, la sconfitta di un partecipante si decreterà nel seguente modo: quando egli verrà scagliato fuori dall’aera del duello o quando sarà lo stesso partecipante a gridare di arrendersi. » Erena prese una pausa, quello che sembrava un ordine alle orecchie di tutti era sembrata una dolce melodia.

« Auguro buona fortuna a tutti. » Concluse poi mentre porgeva un piccolo inchino verso i vari presenti.

 
« Che i duelli abbiano inizio! »

E un coro di voci si sollevò nella stanza mentre i vari servi porgevano le armi ai rispettivi proprietari. Erena tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe mai permesso un inutile spargimento di sangue. Sentii su di sé lo sguardo omicida della madre e della zia. Lei e Ryota si erano esposti troppo, ma prima o poi avrebbero dovuto porre un freno alla sete di potere di quelle due donne.

« Mia signora venite! » Una delle sue ancelle personali le aveva preso delicatamente il braccio per farsi seguire, mentre le altre andavano a prendere i fiori di loto. Gli scontri stavano per iniziare e il suo destino stava per essere segnato.

« È furba la ragazza… » Masamune osservava tutti i presenti dirigersi verso l’esterno nell’area che era stata dedicata agli scontri, sentiva ancora viva la sensazione di quello sguardo su di se.

« Lasciare così tanto potere nelle mani di una femmina… patetico… » A parlare era stato l’uomo vestito di nero e con la maschera rossa in viso. Un brivido percorse la schiena del drago con un occhio solo, quell’uomo non gli piaceva, aveva una gran voglia di trafiggerlo con i suoi artigli.

« Dovreste rimangiarvi quello che avete detto! » Il drago con un occhio solo stava per avanzare verso l’uomo con la maschera rossa, ma venne prontamente fermato da Kojūrō, quell’uomo non gli piaceva e mostrarsi così aggressivi non avrebbe giovato alla loro impresa, avrebbero potuto stringere importanti alleanze politiche con gli altri stati belligeranti e un solo passo falso avrebbe rovinato tutto.

« Perché? Ah siete uno di loro, forse siete un rammollito come questa gente! » E in quel momento l’uomo dalla maschera si mise a ridere, poi aggiunse: « Caro ragazzo, le donne servono solo a due cose: dare piacere a noi uomini e a procreare i nostri figli, per il resto sono esseri inutili. » E dicendo questo se ne andò verso l’esterno continuando a ridere e ad attirare gli sguardi di tutti su di sé.

« Che uomo spregevole, spero tanto che Keiji gli dia una bella lezione o sarò io stessa a farlo! » Disse Matsu del clan Maeda mentre stringeva i pugni, purtroppo erano pochi gli uomini illuminati ai loro giorni, e dentro di se Matsu sperò che la giovane ragazza che aveva visto non finisse nelle mani di quell’essere spregevole.

« Mia signora non darti tanta pena per un uomo così! » Toshii suo marito le aveva stretto un braccio intorno alla vita, per cercare di calmarla e distrarla allo stesso tempo, conosceva il carattere della moglie e niente e nessuno poteva fermarla quando era furibonda3.

I due si avviarono verso l’area dove si sarebbero svolti gli scontri.

« Masamune signore, è tempo di andare. » Kojūrō lo richiamò alla realtà, era rimasto in silenzio, ormai aveva imparato che con uomini del genere bisognava solo ignorarli, ma c’era qualcosa in quell’uomo che faceva stare i suoi sensi all’erta e poi l’aveva sfidato guardandolo dritto negli occhi, solo un pazzo l’avrebbe fatto. In quel momento non gli importava niente dei combattimenti o del fatto di dover sposare la figlia degli Shikea, in quel brevissimo lasso di tempo Date Masamune desiderava solo sconfiggere con le sue stesse lame quell’uomo vestito di nero.

« Andiamo Kojūrō! » E si incamminò verso l’uscita portandosi l’elmo con la luna crescente sul capo, presto avrebbe dimostrato a quel bastardo la vera ira di un drago.

« Signori! Ascoltatemi tutti quanti! Prego andate nell’aerea assegnatavi, sarà poi il consigliere Kong a chiamarvi estraendo a sorte gli avversari! » I servi si destreggiavano tra i vari partecipanti, c’era chi ripeteva l’ordine appena detto, chi invece correva tra i vari pretendenti portando con sé ogni genere di viveri, dal sakè alla carne.

« Primi avversari…la giovane tigre del Kai contro…Suzuka Shiergoi! »

I due interpellati, si avvicinarono all’aera destinata al combattimento mentre dall’altra parte iniziava un altro scontro, per velocizzare i tempi delle prime selezioni erano stati allestiti due campi da combattimento. Masamune si osservò intorno e notò un piccolo gazebo allestito tra i due campi, dava una perfetta visione di entrambi. Vi erano cinque sedie, sulle quali ogni membro della famiglia Shikea si stava posizionando.

Le due donne che dovevano essere le madri dei due cugini erano negli ultimi posti, erano due donne dalla bellezza straordinaria, entrambe avevano lunghissimi capelli chiari quasi bianchi come la neve mentre i loro occhi erano di un azzurro uguale al cielo, si dicevano che fossero nate nel freddo Hokkaido e quella fredda bellezza ne era la conferma. Giravano tante voci sul loro conte conto delle due donne degli Shikea, alcune dicevano che non erano sorelle, altre che lo erano ed altre ancora che fossero le figlie adottive di una strega.

Masamune si scrollo le spalle, figlie o no di una strega quelle due donne erano tanto belle quanto strane, non rivolgevano nessuno sguardo di cortesia agli invitati o avevano proferito parola, si scrutavano intorno e si lanciavano continui sguardi come se si parlassero attraverso questi.

Quello che però colpì Date Masamune fu proprio quello che entrambe le dame lanciarono alla seconda erede della famiglia Shikea, non era uno sguardo di commozione o di preoccupazione tipico di una madre che stava per vedere la figlia sposarsi o di una zia che l’aveva vista crescere.

Era uno sguardo freddo e pieno di ira.

Era una strana famiglia.

Al centro delle sedie sì posizionò Erena Shikea, ai suoi piedi vi erano molte ceste con i fiori di loto, molto probabilmente la ragazza avrebbe creato la ghirlanda durante gli scontri. Ai suoi lati sedevano rispettivamente a destra il cugino e a sinistra il padre di quest’ultimo, colui che doveva essere l’attuale sovrano dello shogun.

« Mio signore qualcosa vi turba? » La voce di Kojūrō lo ridestò dai suoi pensieri.

« Hai notato quando la ragazza ha aperto gli occhi? Era come se il tempo si fosse congelato… era come se non riuscissi a muovermi… » Una strana sensazione gli stava divorando l’animo, in genere era più lucido e tranquillo ma qualcosa dentro di lui lo faceva stare con i sensi all’erta perché quella famiglia era si strana ma anche troppo per i suoi gusti.

« Forse la sua bellezza vi ha stregato. » Rise l’occhio destro mentre guardava nella direzione del suo signore. Erena Shikea era intenta a scegliere i fiori da inserire nella ghirlanda assieme ad altri oggetti come nastri e foglie varie.

« Non scherzare su queste cose, è bella, ma non riuscirà a domare il drago con un occhio solo. » Rispose a tono Masamune sentendosi ferito nell’orgoglio, mentre il suo sottoposto rideva sotto i baffi, forse quella ragazza ci sarebbe riuscita a domare il suo signore.

« Andiamo Kojūrō, abbiamo degli scontri da vincere. » Aggiunse alle fine mentre andava verso il campo di combattimento.

Masamune sapeva che in un certo senso stava giocando una lotta molto pericolosa con il suo orgoglio e con il suo destino. Il primo non gli avrebbe mai permesso di essere sconfitto e di conseguenza lui avrebbe vinto ogni scontro e avrebbe vinto la mano di Erena Shikea ma in questo modo il destino avrebbe vinto contro di lui inchiodandolo in una vita senza avventura e pericoli, e se quella in genere era una idea che avrebbe piegato i più grandi uomini lui non si sarebbe fatto piegare avrebbe vinto su entrambi.

Con questi pensieri Date Masamune afferrò l’elmo che il suo fedele braccio destro gli stava porgendo, un elmo con la luna crescente4, gesto che non passo inosservato ad un paio di occhi verdi.

Anche Erena stava iniziando un pericoloso gioco con il suo destino e per quel primo scontro le carte sembravano essere dalla sua parte.



Angolo autrice:
Lo so, lo so, non aggiornavo da un sacco di tempo e per questo mi scuso ma ho preferito prendere una pausa di riflessione, una sorta di piccola vancanza che mi ha permesso di riordinare idee e progetti. 
Si ho tanti progetti sia di scrittura che di disegno, voglio realizzarli tutti!
Detto questo, spero che questo capitolo vi piaccia, è un capitolio di pasaggio che serve a mostrarei i vari personagggi principali, vedete essendo personaggi storici realmente esisti ho fatto qualche piccola ricerca ( tipo Hermione di Harry Potter XD )per cui sto cercnado di bilanciare quello che trovo su internet e quello che ho visto nell’anime, per cui sono anche lente per questo ad aggiornare.
Ora per non disturbarvi ulteriolmente vi lascio un paio di precisazioni, che servono sempre gne, sono da ricondurre ai numeri che si trovano sopra le parole!
  1. L’età di Yukimura: siccome nella storia Masamune ha ventanni, ho deciso, per evitare problemi in futuro, che l’ètà della giovane tigre del Kai nella storia avrà diciassette anni, mi sembra un compromesso ragionevole.
  2. Il ruolo della donna: diciamo che questa è stata una mia idea, volevo caratterizzare la famiglia Shikea con qualcosa di diverso, in realtà nel periodo in cui ci troviamo la donna non aveva una grande valore ( come del resto succede quasi sempre), siccome non ho trovato molte fonti storiche attendibili prendete con le pinze quello che vi ho detto. Appena avrò qualcosa di più certo ve lo farò sapere!
  3. Matsu: la cara moglie di Toshii la donna che più ho amato all’interno della serie, su di lei non si trova quasi nulla, per cui mi atterò al carattere che ho visto nell’anime,forse la renderò un tantino più dolce chi lo sa.
  4. L’elmo di Masamune: non mi ricordo se ho scritto nei precendenti capitoli che l’elmo presneta una luna calante o crescente, comunque sia andrò presto a controllare questo dettaglio anche se per il personaggio di Masamune penso che più crescente che calante.
  5. Questo lo sto aggiungendo io di mia iniziativa, nei prossimi capitoli ci saranno molti nomi inventati, se qualcuno di essi dovesse corrispondere a qualche personaggio realmente esisto sarà solo una semplice coincidenza.
Ci vediamo al prossimo capitolo
Happy

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Attacco alla casata Shikea! ***


Capitolo tre: Attacco alla casata Shikea!
 
Masamune si guardava intorno, scrutando il numero dei pretendenti rimasti, in meno di mezza giornata si era dimezzato. Gli scontri erano veloci, i più deboli venivano subito eliminati con poche mosse.

Per passare alla fase successiva bisognava vincere almeno tre scontri, e lui li aveva vinti tutti e tre. Anche se dentro di sé non provava nessuna soddisfazione, i suoi avversari appartenevano a piccoli feudi, e subito dopo aver udito il suo nome, iniziavano a tremare dalla paura.

Non c’era nessun onore in quel tipo di combattimento, fosse stato per lui, non avrebbe mai combattuto contro di loro ma era l’unico modo per andare avanti e soddisfare il suo ego, non si era dimenticato dell’uomo con cui aveva parlato prima nella sala grande, e il solo pensiero gli faceva salire una rabbia enorme. Quell’uomo non gli piaceva, nella sua arroganza gli ricordava il protettore di Owari ed era proprio questo che faceva nascere in lui una strana preoccupazione che non riusciva a spiegarsi.

Chi era quell’uomo misterioso? Non era capitato nel suo gruppo e quindi non era riuscito a scoprire il suo nome e quanto fosse forte, ma il suo aspetto l’aveva inciso a caratteri di fuoco nella sua testa e quell’aura oscura che emanava gli faceva tenere i sensi all’erta, non riusciva a rilassarsi nemmeno alla presenza dei suoi uomini.

Fu il suono del dong a richiamarlo dai suoi pensieri, alzò il suo occhio buono verso la direzione da cui proveniva il suono e vide il capo della servitù prendere posto su un piccolo podio portato al momento, per riuscire a salire dovette alzarsi la lunga veste blu che indossava, era molto impacciato: « Gli scontri verranno interrotti per il pranzo! I pretendenti che sono stati sconfitti sono pregati di raccogliere i loro seguaci e di recarsi verso il portone principale, vi saranno forniti ogni genere di conforto per il viaggio! Gli altri vincitori seguano le nostre ancelle. » Il viso era diventato rosso e paonazzo per tutto il fiato che aveva usato per farsi sentire.

Molte persone sospirarono mentre altri buttavano le loro armi a terra, erano facilmente palpabili la sofferenza e l’umiliazione di tutti.

« Mio signore prego seguitemi. » Una giovane ancella era arrivata davanti a lui sorridendo e inchinandosi, era piccola, portava i capelli raccolti in una coda bassa adornata con alcuni fiori di loto. Ogni ancella ne portava qualcuno su di se chi sul chimono e chi nei capelli.

Con un gesto richiamò l’attenzione dei suoi compagni e del suo braccio destro, i quali lo raggiunsero subito così da potersi incamminare tutti assieme.

« Non siate tristi! » La voce di Erena Shikea attirò la sua attenzione e quella di tutti i presenti: « Ho visto il vostro animo bruciare di ardore e passione, ho apprezzato la grinta e il coraggio che tutti voi avete messo nel duello, non ho parole per esprimere ciò che mi avete fatto provare durante i vostri combattimenti. Continuate ad essere uomini coraggiosi ed impavidi! Giusti e leali! Che i Kami benedicano il vostro cammino e che la vostra vita sia ricca di fortuna e prosperità! » È detto questo fece un piccolo inchino mentre grida di acclamazione e di adorazione, si alzavano dai presenti.

« È una ragazza davvero interessante con poche parole è riuscita a ridare il sorriso a tutti. Poche persone possiedono questo dono. » Kojūrō era al suo fianco, anche lui sorrideva per le parole della ragazza dai capelli biondi e aveva ragione. Erena Shikea era una ragazza bella quanto intrigante, non era la classica ragazza nobiliare cresciuta seguendo i rigidi codici dell’etichetta.

Masamune non rispose, si limitò a guardare Erena Shikea scendere le scale del piccolo podio con una ghirlanda di fiori di loto tutti intrecciati, il lavoro non era ancora finito, la ragazza rivolgeva sorrisi e parole di cortesia a tutti quelli che si avvicinavano a lei per salutarla. Nei suoi occhi si poteva scorgere qualcosa che non piacque a Masamune, era come se la ragazza solare e allegra di qualche istante prima fosse sparita e al suo posto, invece, era apparsa una ragazza che tentava di nascondere dietro i suoi sorrisi, le sue vere emozioni.

« Kojūrō quanti anni ha? » Non c’era bisogno di specificare il soggetto della frase, il suo unico occhio era puntato su di lei, e la scrutava in ogni suo spazio, dentro di sé il drago con un occhio solo sperava di sbagliarsi.

La situazione era abbastanza strana: era così inusuale, per i loro tempi che una delle più ricche famiglie del loro paese, più ricca dell’imperatore stesso a poco1, indisse una competizione per decidere chi avrebbe sposato la loro unica erede, quando in realtà possedeva i mezzi per creare alleanze vantaggiose senza ricorrere a certi sotterfugi.

Date continuava a scrutare la figura di Erena Shikea, prima non ci aveva fatto molto caso, l’aveva vista solo per poco tempo, il discorso e il suo portamento l’avevano disorientato gli era sembrata una donna giovane e forte, ma ora che la poteva guardare meglio, quella che vedeva davanti ai suoi occhi era una ragazzina piena di paure ed incertezze.

« Non credo che vi piacerà come risposta. » Rispose il suo fidato braccio destro mentre camminava al suo fianco, Kojūrō guardava il suo signore, come avrebbe reagito sapendo l’età della ragazza? Che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe scagliato contro il cugino o lo zio?

« Voglio una risposta! » Il tono di Date era leggermente più alto e pieno di rabbia, perché il comportamento del suo uomo più fidato non faceva altro che confermare i suoi sospetti.

« Ha quindici anni. » La risposta venne da Shingen, la tigre del Kai. Il suo tono era profondo e pieno di disapprovazione, dare una ragazza così giovane a qualche uomo più grande di lei anche di dieci anni era semplicemente crudele.

« Seguiteci, abbiamo molto di cui parlare. » Aggiunse poi la tigre del Kai incamminandosi verso l’aera che era stata riservata per il pranzo. Kojūrō guardò il suo signore, era ancora intento a guardare il soggetto della loro conversazione. Quando aveva scoperto l’età della ragazza, era rimasto basito tanto da pensare che le sue spie si fossero sbagliate, ma poi quando era arrivato, alla reggia degli Shikea i suoi sospetti erano stati confermati dalle chiacchere delle ancelle.

« Mio signore ci stanno aspettando. » Disse mentre posava una mano sulla spalla di Masamune, il suo padrone era come stregato chi sa a cosa stava pensando. Masamune continuò a guardare la ragazza mentre sorrideva e salutava tutti i partecipanti, guardava i suoi occhi e poteva scorgere la tristezza di essere data via come niente, di essere strappata via dalla sua terra natia e dalla sua famiglia. Erena Shikea sapeva fingere alla perfezione con gli altri, ma non sarebbe mai riuscita a ingannare il drago con un occhio solo.

E continuando a guardarla di tanto in tanto Masamune s’incamminò con il suo seguito verso il luogo, dove la tigre del Kai e gli altri compagni che l’avevano aiutato nella disfatta di Oda lo stavano attendendo, ma dentro di sé sentiva il drago chiedere giustizia, era pronto a scatenare la sua furia.

Per l’ennesima volta il suo istinto gli fece capire che quello che di lì a poco sarebbe successo avrebbe per sempre sconvolto la sua vita.
***
Erena guardava i vari pretendenti che erano stati sconfitti andare via, non si aspettava che più della metà dei partecipanti fosse già stata sconfitta e questo la gettava in un continuo stato di ansia, con le regole che aveva ideato, sperava di prendere più tempo per conoscere i vari pretendenti per scegliere quello che avrebbe causato il minor male possibile.

In cuor suo non era riuscita a trattenersi e aveva rincuorato tutti con le sue parole. Odiava vedere la tristezza e la disperazione negli occhi degli uomini, perché lei stessa si rifletteva in quella tristezza.

Camminava lentamente, la ghirlanda era stata presa da una delle sue ancelle private mentre le altre insieme ai loro bambini trasportavano i fiori di loto. Erena adorava la compagnia dei bambini, aveva sempre permesso alle sue ancelle di occuparsi liberamente dei loro figli e di portarli anche nelle sue stanze. I bambini erano gli unici che riuscivano a distrarla dai suoi pensieri, così piccoli e puri.

Gli invidiava e anche tanto.

« Mia signora qualcosa non va? » Chiese Emiko mentre la affiancava, era una delle sue servitrici più grandi e anche quella con cui
 Erena aveva un rapporto più profondo.

« Nulla cara Emiko, sono stanca per la giornata, fa molto caldo oggi e penso che la temperatura andrà aumentando. » Rispose Erena mentre raccoglieva alcuni fiori di loto dal cestino che portava Emiko.

Emiko annui e affiancò la sua padrona per tutto il tragitto, aveva notato che la felicità che di solito emanava si era affievolita, era come se la sua amata signora stesse iniziando a sgretolarsi. Non poteva fare nulla di concreto, poteva solo starle accanto e sostenerla in ogni modo. Erena continuava a camminare, sentiva il suo cuore stringersi nel petto e le lacrime salire agli occhi ma non si sarebbe mostrata debole davanti a nessuno.

L’ansia continuava a crescere e con quella crescevano anche le sue paure più profonde, ma doveva nascondere tutto dietro sorrisi di cortesia. Guardò davanti a sé, sua madre e sua zia erano già arrivate al tavolo destinato alla sua famiglia, le odiava a tal punto da volerle vedere morte. Era colpo loro e della loro sete di potere se ora la sua famiglia stava rischiando di sgretolarsi, tirò un lungo sospiro per far andar via la rabbia.

Cosa che non passò inosservata a qualcuno.

Ryota era già seduto al tavolo e quando la vide arrivare le sorrise mentre le indicava il posto vicino a lui. Erena sorrise a sua volta e dopo aver congedato il suo seguito si sedette accanto al cugino, era un posto molto comodo, dal quale poteva vedere tutti i partecipanti che erano rimasti. Erano meno della metà di quelli che erano all’inizio e quando sarebbe stata sera sarebbero rimasti ancora di meno.

« Cara cugina dovreste respirare ogni tanto. » Ryota le aveva preso la mano sotto il tavolo e la stava stringendo, voleva rassicurarla.

« Adorato cugino, è l’afa di oggi che non mi permette di respirare. » Rispose Erena mentre stringeva anche lei la mano di Ryota, sentiva lo sguardo di fuoco che sua madre e sua zia le stavano rivolgendo, tanto da sentirsi bruciare dentro.

« State tranquilla, adesso procediamo con i doni che i vostri pretendenti vi hanno portato. » Ryota le sorrise ancora di più mentre faceva cenno al capo della servitù di iniziare a far venire gli ospiti.

« Doni? Avevo espressamente… » Erena s’interruppe mentre vedeva i primi pretendenti farsi sempre più vicino.

« Volevo farti distrarre e poi in questo modo possiamo ammirare entrambi i vari contendenti, magari ne trovo uno che mi piace… » Ryota aveva appena finito di sussurrare all’orecchio quella frase ed Erena divenne rossa, per quello che aveva detto.

Sospirò di nuovo, per fortuna Ryota aveva quasi risolto la situazione.

Conosceva i gusti di suo cugino, sapeva che amava gli uomini2 e questo a Erena non aveva mai dato fastidio, anzi al contrario lei era sempre stata molto protettiva nei confronti del cugino e con tutto il cuore sperava che un giorno lui trovasse qualcuno adatto a lui.

« Mia signora, come dono vi offro queste perle rosse del fiume, possano portarvi serenità. » Ad attirare la loro attenzione fu un ragazzo alto e dai capelli scuri e gli occhi marroni, nessuno dei due aveva sentito il nome del ragazzo e per questo Erena dovette improvvisare.

« Grazie di questo splendido dono…sono bellissime e così rare! » Disse mentre le guardava attentamente, erano molto belle e pregiate, la collana era molto lunga per cui doveva essere attorcigliata più volte per evitare che strisciasse a terra. Il ragazzo sorrise, e poi andò a occupare posto nei vari tavoli che erano stati allestiti per il pranzo all’esterno, il capo della servitù si era dato molto da fare.

« E questo è solo l’inizio! » Rispose Ryota mentre indicava gli altri pretendenti mettersi in fila e sorridere e mostrare i loro doni, Erena sospirò e poi sorrise, quello sarebbe stato un lunghissimo pranzo ma almeno si sarebbe distratta né sua madre né sua zia si sarebbero avvicinate a lei e Ryota e in più aveva l’occasione di poter guardare i vari pretendenti per capire se il suo sogno era vero.

Doveva cercare una luna crescente.

Ormai il sole aveva passato da molto tempo il mezzogiorno e dalle cucine degli Shikea continuavano a uscire portate immense e sakè a mai finire.

Erena aveva ricevuto molti doni, tra i quali spiccavano gioielli pregiati, stoffe rare e particolari, profumi e trucchi di vario tipo.

I doni che l’avevano più colpita erano stati molti, in particolare tra di essi vi era quello di Chōsokabe Motochika: le aveva donato una lunga collana fatta di perle e di conchiglie del mare orientale insieme con una conchiglia molto grande all’interno della quale si sentiva il rumore delle onde, era un dono molto bello e particolare quasi quanto l’occhiata che Ryota e Chōsokabe si scambiarono Erena sorrise tra se e se, sarebbe stato un ottimo pretendente per suo cugino.

Gli altri doni che l’avevano colpita erano stati quelli del clan Maeda, stoffe così soffici al contatto da sembrare nuvole ma allo stesso tempo erano resistenti, il Dio della guerra Kenshin invece le aveva regalato una collana leggera e fatta di diamanti finemente lavorati, ricordavano i freddi ghiacci dell’Hokkaido.

Quando venne il turno del giovane Sanada Yukimura fu molto difficile trattenersi dal ridere, era così impacciato che quasi urlo tutto il tempo, ma era anche un ragazzo dolce e molto simpatico, aveva portato in dono degli orecchini di rubuni rossi come il colore della loro casata.

E infine l’ultimo dono che l’aveva colpita era stato quello del clan Date: Erena non si aspettava di ricevere dei libri, antichi manoscritti con le storie e le leggende di tutto il regno del Sol levante. Quasi tremava quando prese in mano quei volumi e li iniziava a sfogliare con attenzione.

Nessuno mai le aveva fatto un dono così bello e pregiato, i libri erano una delle sue passioni più grandi.

Alzò lo sguardo e incontrò l’unico occhio di Date Masamune, l’uomo che indossava un elmo con la luna crescente3, la stessa luna che aveva visto nel suo sogno.

« Non ho mai ricevuto libri così belli, grazie sono un dono che apprezzo tantissimo! » Disse Erena mentre sul suo volto tornava a splendere la felicità, il primo a notarlo fu Ryota non vedeva quel sorriso sul volto di sua cugina da molto tempo e per poco non gli cadde il boccone che stava mangiando.

Da molti mesi il carattere allegro e solare di Erena si era notevolmente affievolito. Era da quando le loro madri avevano annunciato a entrambi che si sarebbe tenuta una gara per scegliere il futuro sposo di Erena che era iniziato quel lento declino nel suo carattere.

Vedere tornare, sul volto di sua cugina, quel sorriso pieno di gioia e di voglia di vivere fece sì che il cuore di Ryota si riempisse di felicità, ma al tempo stesso una morsa lo stringeva così forte da fargli male. Presto qualcuno avrebbe portato via sua cugina e lui sarebbe rimasto solo. E con quei pensieri in testa Ryota guardava la figura di Date Masamune e quella di tutti gli altri presenti con circospezione, voleva la felicità di Erena ma non voleva perderla per sempre.   

« Ho pensato che eravate stanca dei soliti doni… » E sogghignando Masamune si allontanò mentre dentro di Erena qualcosa si mosse, fu come se una piccola scintilla le fosse scoppiata vicino alla guancia sentii le sue mani tremare per un po’ mentre la sua testa cercava di razionalizzare il tutto. Era lui l’uomo del suo sogno, era lui l’uomo che portava una luna crescente, il suo sogno si era avverato.

« Hai ricevuto tanti regali…allora quale… » Dopo essere finalmente rimasti soli Ryota voleva sapere quale regalo le fosse piaciuto di
più, voleva scacciare i brutti pensieri che gli affliggevano la mente, ma non riuscì a chiederle nulla perché Erena lo interruppe bruscamente: « Lui… »  Fu quella semplice parola che innestò qualcosa in Ryota. Osservò il signore di Oshu sedersi al tavolo con quelli che dovevano essere, in qualche modo, suoi amici. Non sembrava la furia che descrivevano durante le battaglie, il suo istinto di protezione gli diceva di stare sempre attento a tutti quanti i pretendenti, guardò di nuovo Erena che era intenta ad osservare Date Masamune.

Ryota conosceva bene quello sguardo, uno sguardo di determinazione e paura, Erena aveva sempre quello sguardo quando stava architettando qualcosa nella sua testa e lui era certo che al centro di quei pensieri ci fosse Date Masamune.

Distolse lo sguardo che andò a posarsi sul tempio di famiglia e dentro di sé iniziò a pregare lo zio, e padre di Erena per avere un segno, qualcosa che gli indicasse che il drago con un occhio solo fosse la persona giusta che li potesse aiutare.

Il pranzo procedeva senza intoppi, la tensione che si era respirata durante i combattimenti si era quasi volatilizzata tutti ridevano e scherzavano, alcuni pretendenti si erano avvicinati al loro tavolo per parlare direttamente con Erena e Ryota.

Tutto sembrava procedere per il verso giusto, finché l’uomo vestito di nero non si alzò dal tavolo e a passi lenti procedeva verso il tavolo dei cugini Shikea.
***
Date Masamune guardava il tavolo dove sedevano i cugini Shikea, entrambi erano intenti a parlare tra di loro, in qualche modo sembravano essere in un mondo tutto loro.

Il suo unico occhio si concentrò poi su Erena Shikea, quella ragazzina aveva solo quindici anni e cercava di mostrare una sicurezza che non era tipica della sua età. Più la guardava, più dentro di sé cresceva l’irrefrenabile voglia di proteggere quella ragazza. Masamune non riusciva a spiegarsi il perché, non conosceva niente di quella ragazza, forse aveva la passione per la lettura, aveva notato come i suoi occhi si fossero riempiti di gioia e di stupore per il suo dono, ma per il resto non conosceva nulla del suo carattere e dei suoi gusti, ma dentro di se si sentiva, quasi, in dovere di proteggerla.

« Questo Yashayoro Kuroyami … qualcuno di voi ne ha mai sentito parlare? » Fu la voce di Kojūrō a richiamare la sua mente alla realtà, doveva concentrarsi non poteva mostrarsi invaghito di una ragazzina.

« No, sembra essere apparso dal nulla dopo la disfatta di Oda, non si sa nemmeno se fossero alleati. » A parlare era stata la ninja del dio della guerra.

« Un personaggio alquanto interessante, sembra che sia riuscito a raccogliere sotto di se molti uomini, mostrando le sue invenzioni e il suo ardore nel voler ricreare uno stato unitario. » Aggiunse il ninja dei Sanada mentre si collocava vicino al suo signore.

« Prima di tutto dovremmo capire se si trova tra i pretendenti, ho come la sensazione che questa strana competizione sia stata indetta per un motivo ben preciso. » Anche il tono del suo fidato occhio destro non nascondeva una nota di sconforto e di preoccupazione.

La pace che avevano agognato era stata lunga e difficile da raggiungere. Sapere o anche avere il solo sospetto che qualcuno tramasse nell’ombra per distruggere quella pace e quella libertà che raggiunto sacrificando vite innocenti.

« Miei signori… sta succedendo qualcosa… » Fu la voce del ninja dei Takeda a richiamare l’attenzione di tutti.

L’uomo vestito di nero si trovava davanti al tavolo dei cugini Shikea, restava immobile solo il lungo mantello nero si agitava ogni tanto scosso dal vento. In quel momento il silenzio invase il giardino, nessuno osava parlare o muovere un muscolo.

Quell’oscura presenza stava schiacciando i loro animi.

« Chi siete voi nobile signore? » Ryota Shikea si era alzato per fronteggiare quell’uomo, i suoi muscoli erano tesi e i suoi occhi osservavano ogni singolo centimetro dell’uomo davanti a lui, quella figura sinistra non gli piaceva per niente.

« Sono qui per porgere il mio dono. » Fu una voce profonda a rispondere, mentre un braccio fasciato di nero e viola mostrava un diadema nero.

« Chi è a porre questo dono? Non siete stato presentato, vi prego di mostrarci il vostro volto. » Ryota continuava a mantenere un tono neutro, continuava a studiare ogni singolo dettaglio di quell’uomo e quel diadema nero che teneva in mano non gli piaceva per niente.

Sembrava essere intriso di oscurità.

Erena guardava quell’uomo, sin da quando si era avvicinato al loro tavolo, aveva percepito qualcosa di malvagio in quella figura che trasudava arroganza e sete di potere da ogni singolo poro. Aveva rivolto velocemente uno sguardo al tavolo della madre e della zia e in entrambe avevano gli occhi colmi di ammirazione per quell’uomo, e i sorrisi che si erano scambiati avevano confermato a Erena che quello era l’uomo che avevano scelto per lei.

Respirò profondamente, doveva mantenere la calma e mostrarsi neutrale. Prese la mano di Ryota e si alzò per fronteggiare quella figura oscura davanti a lei, non doveva mostrarsi debole.

« Il vostro dono è più che gradito. Vorrei conoscere il vostro volto, vi prego di togliere quella maschera… » Disse mentre piano alzava lo sguardo da terra, si sentiva strana alla presenza di quell’uomo.

« Sappiate solo che presto, molto presto, sarò l’uomo più forte e potente di tutto il territorio del Sol levante e che voi sarete al mio fianco… io sono Yashayoro Kuroyami4. » Disse togliendosi la maschera e gettandola a terra. Erena strinse d’impulso la mano di suo cugino, quegli occhi ametista che sembravano volerle scavare affondo nell’animo, il volto era sfregiato da due cicatrici che creavano una strana X  mentre un perfido ghigno appariva mostrando due canini sporgenti.

« Potreste finire con questa farsa e sposarmi subito. » Yashayoro Kuroyami si era pericolosamente avvicinato ai cugini Shikea, Ryota si era messo subito davanti ad Erena per proteggerla ma Kuroyami aveva preso una manica del vestito di Erena e l’aveva portata vicino a lui.

« Tanto il vostro destino è già segnato… » Era stato solo un sussurro ma bastò a far sgranare gli occhi di Erena, tutti i presenti si erano alzati per cercare di capire cosa stesse succedendo, l’espressione di Ryota era indecifrabile, il suo viso era furente. La situazione stava degenerando, Erena lo riusciva a percepire nell’aria, tutti si stavano agitando, doveva riportare la calma, riprendere il controllo e rassicurare tutti i presenti, ma il suo corpo non riusciva a muoversi, sentiva il suo animo schiccato dalla malvagità di quell’uomo che la teneva stretta per il braccio.

« Il destino è qualcosa che appartiene solo a noi, nessun altro può decidere… » Una mano si era appoggiata sulla spalla di Yashayoro Kuroyami, delle dita fasciate da guanti con sopra la tipica armatura da Samurai, e dietro di lui si poteva notare un elmo con una luna crescente dorata.

Date Masamune era stato il più veloce fra tutti i pretendenti, era riuscito ad arrivare prima che qualche altro pretendente scatenasse un massacro. L’uomo con la maschera rossa non era solo, al suo seguito c’erano uomini loschi e senza scrupoli, pronti a uccidere qualsiasi persona.

La presa di Date si fece più forte: « Vi consiglio di tornare al vostro posto e di lasciare in pace la signorina, le regole sono già state stabilite, sarà lei stessa a scegliere chi sposare o volete mancare di rispetto alla famiglia Shikea e alla loro ospitalità? » Erena guardava l’unico occhio di Date Masamune, la sua espressione era furente, sembrava veramente un drago pronto a sputare fuoco.

Quell’espressione la spaventò non poco, non aveva mai visto due sguardi così truci e pieni di odio. Si trovava tra due fuochi pronti a divampare e a bruciare tutto.

Masamune si accorse dello sguardo preoccupato della ragazza dai capelli biondi, e dentro di sé notò quando ancora fosse ancora troppo giovane per ritrovarsi nel mezzo degli intrighi politici del loro paese.

« Ritornate al vostro posto. » Kuroyami fissò il drago con un occhio solo lasciare la prese sulla sua spalla, mentre il suo sguardo era ancora quello di un drago pronto a sputare fuoco. Sogghignò e lasciò andare malamente il braccio di Erena Shikea, la figlia di una delle due streghe dell’Hokkaido.

Quella ragazza nascondeva dentro di sé il potere di un’antica generazione di streghe e maghe che per secoli avevano vissuto nel loro paese, dominando e regnando nel mondo degli spiriti.

Nonostante quella piccola piega che avevano preso i combattimenti si sentiva tranquillo, aveva già concordato con la madre e la sorella di questa il suo matrimonio con la giovane Shikea. In ogni caso avrebbe vinto lui e avrebbe sconfitto uno a uno i vari pretendenti a partire dal drago con un occhio solo.

Iniziò a ridere e quella risata fece gelare il sangue di tutti i presenti.

Ryota aveva abbracciato sua cugina per farla calmare e tornare a respirare.

« Mia signora state bene? » Gli occhi di Erena erano ancora ricolmi di paura ma quella ragazza era brava a nascondere i suoi sentimenti, Date lo poté constatare di persona. Quella ragazza aveva abbassato lo sguardo, si era sistemata la manica del suo kimono e poi si era rivolta direttamente a Date Masamune.

I suoi occhi verdi trasmettevano una finta tranquillità come il suo sorriso ma nonostante questo Erena Shikea si mostrava fiera e senza timore: « Sto bene mio signore. » E mentre parlava, aveva accennato a un piccolo inchino. A sua volta anche Date Masamune eseguì un breve inchino e poi tornò verso il suo tavolo mentre tutti gli sguardi si concentravano su di lui.

« Miei signori! Non fate raffreddare il vostro cibo! Capo servitù, faccia portare altro sakè presto! » Il silenzio venne di nuovo interrotto dalla voce di Erena e subito fu seguita da un boato di approvazione e tutti quanti ripresero a magiare e a bere. Nessuno aveva più detto niente su quello che era successo, erano bastati solo pochi sguardi d’intesa con le persone presenti al suo tavolo, ogni possibile discussione era stata rimandata alla sera stessa.

Il nemico si era rivelato, avevano un vantaggio: sapevano il suo obiettivo, Erena Shikea.

Date Masamune si guardò intorno finché non vide lo sguardo della ragazza degli Shikea su di lui, un piccolo sorriso apparve sulle labbra della ragazza. Date prese il suo sakazuki5 e lo alzo verso la ragazza e sorrise a sua volta.

Erano entrambi legati dal destino.
***
Nel pomeriggio gli scontri erano ripresi e con grande rammarico di Erena, ormai restavano solo venti pretendenti. Erano i più forti, tra di loro c’era chi aveva sconfitto Oda Nobunaga, ma in cuor suo Erena sperava di poter avere più tempo. Più tempo per capire quale tra i pretendenti scegliere, più tempo per restare ancora nella sua casa natia con suo cugino e i suoi affetti.

Più tempo per assaporare ancora la sua infanzia.

Dalla sua posizione Erena guardava tutti i pretendenti, ma più li guardava più i suoi occhi cercavano sempre la stessa persona. Quell’uomo con l’elmo che aveva una luna crescente. Non sapeva perché ma dentro di se si sentiva legata al signore dell’Onshu.

Un brivido di freddo la riscosse dai suoi pensieri, la cena stava procedendo tranquillamente ma sentiva su di sé uno sguardo predatore. Yashayoro Kuroyami continuava a tenerla d’occhio con i suoi occhi ametista.

Erena deglutii a vuoto per cercare di calmare i suoi nervi, il braccio le faceva ancora male, quell’uomo aveva una stretta così ferrea che per poco non glielo aveva rotto, ma nonostante questo si doveva mostrare tranquilla e imperturbabile.

« Mia signora non avete fame? » Ryota era accanto a lei, aveva notato il suo stato d’animo, ed era preoccupato. Suo cugino la conosceva troppo bene.

« Mi spiace Ryota di farti preoccupare così spesso, non avrei mai voluto arrecarti tutto questo dolore. » Rispose con un sussurro Erena, il suo sguardo continuava a vagare per la sala sempre sulla stessa persona.  Ryota si stupì del tono informale di sua cugina, in genere in quelle occasioni preferivano entrambi mostrarsi neutrali e distaccati, anche se in realtà si amavano come fratelli.

Istintivamente Ryota prese la mano di sua cugina sotto il tavolo e la strinse forte per cercare di calmarla, quella notte avrebbero parlato tanto e alla fine entrambi avrebbero escogitato una nuova strategia per scegliere il giusto pretendente.

« Erena, tu per me sei come una sorella…darei la vita per te. »  Ryota sorrideva mentre diceva quelle parole, era fiducioso. Presto sua cugina sarebbe stata al sicuro, lontano da complotti e sete di potere e presto lui avrebbe compiuto sedici anni. Presto sarebbe diventato il signore della casata Shikea e tutto sarebbe andato per il meglio. Nessuno dei due si aspettava quello che sarebbe di lì a poco successo.

« Adorata figlia mia, cosa ne dici di deliziare i nostri ospiti con il tuo canto? Presto fate venire i musicisti! » Sua madre era apparsa improvvisamente vicino a loro, Shizuka Hino era una donna molto bella.

Possedeva due occhi azzurri che sembravano ghiaccio al solo guardarli, i capelli erano lunghi e raccolti in una acconciatura complicata che prevedeva l’uso di vari fermagli. La sua pelle pallida come la neve risaltava alla luce delle candele e della stanza, mentre la veste color rosso fuoco rendeva ancora più fiera quella figura che si stagliava davanti ai due cugini.

Sua madre aveva parlato con un tono di voce così alto da aver attirato l’attenzione di tutti, nonostante la voce soave con si era rivolta a lei, Erena aveva percepito una nota di odio in quell’ordine. I musicisti erano già arrivati e si erano posizionati a dovere mentre tutti i loro ospiti sorridevano e alzavano i bicchieri ricolmi di sakè in suo onore per incitarla ad iniziare a cantare.

Erena deglutii, prese un respiro profondo e poi puntò i suoi occhi verdi in quelli della madre: « Certamente madre. » Nessuno sembrò fare attenzione agli sguardi di sfida che si lanciavano, solo Ryota perché ormai li conosceva bene, quella era una sfida tra lei e sua madre. Si alzò lentamente cercando di mantenere una espressione serena sul volto, non amava esibirsi in pubblico, ogni volta che cantava succedeva qualcosa di strano: se pioveva spuntava il sole, se il vento era forte e il mare in tempesta tornavano ad essere calmi, se il fuoco si stava spegnendo si ravvivava improvvisamente.

Erena sapeva che in certo senso quello che accadeva intorno a lei era dovuto alle sue origini. Sua madre e sua zia erano veramente delle streghe, e sin da quando era bambina aveva sperato con tutta sé stessa di non aver mai ereditato il loro potere. Tutte quelle speranze erano state vane, sin da quando era piccola si era mostrata diversa, vedeva cose che gli altri bambini non vedevano, passava intere giornate nella natura al contatto con gli spiriti del loro mondo e non ne aveva paura.

Sin da piccola aveva nascosto tutte queste sue qualità per proteggersi, l’unico ad essersene a conoscenza era suo cugino, tutti gli altri l’avrebbero ritenuta una pazza e l’avrebbero inseguita per ucciderla, la loro non era una società pronta ad accogliere ragazze come lei6. Sperava che non succedesse nulla, sperava che niente sarebbe cambiato in quella stanza. Non aveva mai capito come funzionassero i suoi poteri, non li riusciva ad usare a piacimento come facevano sua madre e sua zia.

E mentre i musicisti intonavano le prime note il suo sguardo si andò a posare su Ryota, suo cugino la guardava, sorrideva per darle forza.  E mentre intonava le prime note sentii qualcosa di diverso dentro di sé. Era una musica malinconica, suonava come una ninna nanna. Conosceva quella musica sin dalla sua infanzia, sua madre gliela aveva cantata così tante volte che l’aveva imparata a memoria.
Raccontava la storia di un giovane spirito libero che per volere degli dei veniva legato ad un altro spirito del mondo degli uomini. I due passavano tante avventure, e lo spirito libero cresceva scoprendo nuove emozioni affezionandosi allo spirito del mondo degli umani, ma più cresceva più il suo potere diventava incontrollabile fino a che non apparve una fenice nera un giorno, sfidando i Kami, richiamò a se lo spirito libero, uccidendo lo spirito del mondo umano.

Quello era il punto della storia che meno preferiva, quella storia non aveva un lieto fine, era piena di mostri e di uomini cattivi che volevano lo spirito libero per sé.

Era come se non ci fosse speranza.

Il suo sguardo si era incupito, tutti i presenti erano stati ammaliati dal suo canto ed Erena si sentiva male, voleva scappare, andare via nelle sue stanze o nel tempio di famiglia, aveva disperatamente bisogno di calma.  Il fuoco accanto a lei iniziò a crescere sempre di più alimentato dai suoi pensieri negativi. L’aveva capito sin da piccola che quella canzone racchiudeva il suo futuro ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo.

Era già stato tutto deciso. La rabbia le ribolliva nelle vene, perché nonostante tutto quello che Ryota stava facendo per lei non avrebbe avuto scampo. Yashayoro Kuroyami sarebbe stato il suo futuro e lei non poteva fare niente per cambiarlo. Fu il fuoco a richiamare la sua attenzione, una fiammata più alta l’aveva sfiorata lasciandola illesa, molti dei presenti si erano avvicinati per soccorrerla stupendosi e lodando la sua fortuna.

Erena si sentiva strana, aveva come la sensazione che dovesse succedere qualcosa e tutti quelle persone vicino a lei non l’aiutavano, non permettevano ai suoi sensi di stare all’erta o di percepire quello che succedeva intorno. Doveva allontanarsi, prendere aria e riordinare lei idee. Si stava per muovere quando una freccia le sfiorò la guancia conficcandosi nella parete.

Tutti i presenti si alzarono, Ryota la raggiunse subito prendendole un braccio e ordinando qualcosa alle guardie.

Tutta la sala era in agitazione e in poco tempo si erano formati piccoli gruppi di persone. Sua madre era con sua zia o suo zio all’interno della sala, le due sorelle sorridevano tra di loro dietro le spalle dello zio, e quei sorrisi fecero gelare il sangue ad Erena.

La situazione stava degenerando.

L’unica persona che restava da sola era l’uomo dalla maschera rossa. Yashayoro Kuroyami era tranquillo, ghignava e soprattutto nei suoi occhi brillava una luce strana, una luce così intensa da farlo sembrare folle. Un brivido le percosse la schiena, Erena si divincolò dalla presa di suo cugino e andò verso il balcone, doveva capire cosa stesse succedendo, perché qualcosa di brutto stava per accadere e lei era totalmente impreparata.

Piccole fiaccole rette da uomini vestiti di nero che portavano uno strano vessillo, sulle loro uniformi, avevano superato il muro di cinta e ora si stavano pericolosamente avvicinando alla grande sala.

Erena corse dentro e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni:
« CI STANNO ATTACCANDO! » Ryota l’aveva presa e portata all’interno mentre velocemente i servi chiudevano le finestre e aprivano le porte per far sgomberare la sala, si erano poi ritrovati in una sala più piccola dove si tenevano le riunioni dei ministri.

Il panico era scoppiato nella sala.

Erena si guardava da ogni parte stretta tra le braccia di suo cugino, tutti i pretendenti discutevano su cosa fare, c’era chi sbraitava e chi era pronto a combattere, chi se ne voleva andare via rinunciando alla sfida, chi ancora proponeva cose indecenti, come arrendersi e vedere cosa volevano gli invasori.

Le urla degli assalitori si mischiavano a quella dei suoi servi e dei suoi soldati che cercavano di respingerli. La sua gente stava rischiando la morte per proteggere il suo palazzo.

Strinse forte la veste di Ryota e la lasciò andare per poi portarsi al centro della sala.
Aveva fatto una promessa e avrebbe mantenuto quella promessa anche a costo della sua vita
Avrebbe dimostrato a tutti di che pasta era fatta la figlia di Tenjiro Shikea7!




Angolo autrice:
Era da tanto tempo che non aggiornavo questa storia, quasi un’anno!
Ora perdonatemi la pessima battuta ma non sapevo come iniziare questo angolo autrice! E si, l’aggiornamento di novembre e dicembre sono saltati alla grande, ma ho una valida spiegazione per questo: sono stata presa dall’accademia, vi giuro ho cercato di dare il massimo, di restare in pari con il programma ( senza perdere una lezione o l’altra) per avere momenti per scrivere e aggiornare le storie!
Spero di essere più costante e di aggiornare almeno una volta al mese o al massimo due (dipende dagli impegni e dalle altre storie, averne tanti in corso è un po’ una “ sforutna ”, ma adesso entrerò nel vivo della sessione per cui farò i salti mortali!)
Detto questo spero che il capitolo vi piaccia, è uscito un po’ più lungo del previsto, ma sono felice così! Finalmente ho rivelato qualcosa di più sulla famiglia di Erena e Ryota, spero che vi piaccia e se volete lasciate anche un commento! Risponderò appena possibile!
Intanto grazie a pinkykawaii  per aver commentato il secondo capitolo! Grazie di cuore!
E in ogni capitolo abbiamo superato le cento letture! Sono contenta che le persone leggano questa storia, ci tengo, anche per tutte le ricerche che faccio ogni volta perdendo il conto di tutti i punti che devo mettere! 
Ora per non disturbarvi ulteriolmente vi lascio un paio di precisazioni, che servono sempre gne, sono da ricondurre ai numeri che si trovano sopra le parole!
  1. Più ricca dell’imperatore stesso a poco: diciamo che questa è stata una decisione presa su due piedi, molto probabilemente durante l’epoca Sengoku esistevano veramente famiglia che possedevano più ricchezze dell’imperatore, non ci sono molti dati storici, gli shogun si distruggevano e si creavano in continuazione in quel periodo di guerre, era quidni molto facile essere famiglie potenti che venivano eliminate o alle quali veniva ridimensionata la richezza, però era un dettaglio che mi piaceva molto e ho voluto lasciarlo!
  2. Sapeva che amava gli uomini: ho deciso che una piccola componente yaoi ci deve essere nella storia e poi vi giuro, non riesco a non immaginare Ryota se non con un uomo! Spero di riuscire a trattare bene questo argomento, l’uomosessualità nella storia spesso era mal vista e spero di riuscire a rendere la realtà dell’epoca senza essere costretta a camuffarla.
  3. Elmo con la luna crescente: ebbene si, dopo una attenta revisione e dopo aver cercato in ogni possibile sito sul giappone e sulla storia del giappone, ho deciso che per Masamune calza di più la luna crescente. Diciamo che questa scelta è stata dettata un po’ da came l’anime ha reso il personaggio e da quello che ho letto su di lui, la luna crescente l’ho inteso come un modo per mostrare che la sua storia e leggenda sta per iniziare, al contrario quella calante dava un senso negativo ( anche se poteva benissimo essere inteso per i suoi nemici), sono ancora molto combattuta per questo benedetto elmo! Prima o poi giungerò a qualcosa. 
  4. Yashayoro Kuroyami: finalmente vi ho mostrato il cattivo della storia! Si! Non stavo più nella pelle, anche percè ci ho penato a causa sua! Il nome è un gioco di parole, Yasha significa « diavolo notturno »,  Yoro « oscuro », Kuro « nero » e Yami « Oscurità »,  diciamolo mi sono lascianta andare con le cose oscure XD
  5. Sakazuki: Si tratta del più antico tipo di coppa per sake, il sakazuki (盃) ha un’apertura molto ampia ed è la scelta preferita durante le cerimonie. Poco profondo ma teatrale, questa coppa viene solitamente portata alla bocca con due mani, una che regge il sakazuki da sotto mentre l’altra di lato, quando si utilizza il sakazuki, l’etichetta vuole che si versi per l’altra persona e che si accetti reciprocamente l’offerta dell’altra persona di versare. Questa usanza è una forma di empatia per esprimere non solo l’ospitalità ma anche capire i bisogni e i piaceri degli altri. Ne esitono molti altri, e non vedo l’ora di utilizzarli nelle descrizioni!
  6. accogliere ragazze come lei: anche qua sarà una mia piccola sfida personale, voglio rendere palpabile il disaggio che Erena prova per i propri poteri, spero di riuscirci!
  7. Tenjiro Shikea: piccolo tributo ad un’altra opera che sto amando in questo periodo, Demon Slyaer o Kimetsu no Yodai! Un piccolo omaggio a Tanjiro, non potevo mettere il suo nome, ma almeno uno che lo richiamasse. Naturalmente è un personaggio inventato, se è realmente esistito è solo una pura coincidenza!
Ci vediamo al prossimo capitolo
Happy

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