La ragazza e il diavolo

di Little Mune
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il patto col diavolo ***
Capitolo 2: *** La città di fuoco ***



Capitolo 1
*** Il patto col diavolo ***


I suoi occhi risplendevano nel buio della sua stanza, e forse anche del suo cuore. 
Quegli occhi pieni di speranza e sogni infranti, ora erano colmi di qualcosa più del dolore. 
Quegli occhi che mai prima di allora avevano conosciuto tanta sofferenza.
Quel giorno lo avevano fatto. E non lo avrebbe mai più scordato.

Ero lì, in riva a un fiume, l’acqua scorreva veloce seguendo il percorso e scrosciando su qualche sasso di passaggio. Così come i miei pensieri. In corsa in un interminabile percorso senza traguardo.
Rivolsi lo sguardo al cielo, lasciando librare i miei lunghi capelli dorati nell’aria. 
“So che vuoi smettere di soffrire” tuonò una voce tenebrosa nell’aria.
Quando i miei occhi verdi scesero, incontrarono quella voce.
“Stai soffrendo lo so, e il mio compito è farlo smettere” continuò senza esitazione.
L’acqua sottostante si tinse di sangue, così come il cielo, è tutta l’aria attorno a me, si colorò di un rosso acceso, che mi fece tremare l’anima. 
“Hai ragione a temermi, ma io vado dove le anime mi chiamano, e la tua, ragazza, mi stava implorando” 
“Cosa sei?” Ebbi finalmente il coraggio di rispondere.
“Non vuoi saperlo” mi penetrò nello sguardo e solo allora mi accorsi dei suoi occhi di fuoco, e della pelle tinta dello stesso colore del cielo, in questo momento. “Fidati” aggiunse. 
E per una qualche assurda ragione, mi fidai. “Hai ragione” lo fissai senza alcun timore. “Fammi smettere di soffrire”.
“Bene” sorrise, di un ghigno malefico. “Sarà fatto, buon risveglio, tesoro” e la sua risata riecheggiò nell’aria. 

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Capitolo 2
*** La città di fuoco ***


Lui era lì, era di fronte a me, e i suoi occhi mi scrutavano lenti.
Ora il suo viso non era più del colorito rosso, sembrava un normale essere umano.
Ma i suoi  occhi erano ardenti proprio come la sua anima, e mi attirava a se come una calamita. 
Era lì davanti a me, ma non mi disse niente, mi lascio lì, in quella città di fuoco, che era l’inferno.
Mi ero voltata un istante e un uomo dalle fattezze di uno scheletro si poggiò sulla mia spalla, scostai immediatamente la sua mano di ossa da me, senza battere ciglio, e noncurante di ciò che mi  accadeva intorno, seguii la scia del ragazzo dagli occhi fiammanti. 
Le strade erano deserte, mentre di tanto in tanto cadeva una tegola da qualche tetto, e lui camminava su quel ciglio di strada, come se nulla potesse scalfirlo, ed io dietro di lui.
Le fiamme si mangiavano le case, e gli scheletrì si mangiavano le carni dei corpi in decomposizione.
Ma io avevo scelto questo, lo avevo desiderato, e lui me l’aveva donato.
Chissà perché sentivo un senso di pace interiore, chissà perché per la prima volta mi sentivo nel posto giusto, forse era la sua presenza, che non smetteva di attrarmi. Così lo chiamai.
“Ehi” aspettai un istante “tu” dissi poi.
Non rispose, si fermò soltanto, ma senza voltarsi. 
In quel momento la sua mano prese fuoco, e me la scagliò contro, la fiamma  colpì un punto appena dietro di me.
“Non sbaglio mai” mi disse, poi riprese a camminare.
Era forse un avvertimento questo?


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