You hurt the one you love the most

di Elvisgirl
(/viewuser.php?uid=1095126)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Era da parecchi giorni che Erin si comportava in modo strano, più elusivo e misterioso del solito. Solo Hank Voight sapeva il perchè: Charlie, l'ombra tetra dell'oscuro passato della detective, era tornato a Chicago, in cerca di vendetta per essere stato allontanato. Aveva chiesto ad Erin molti soldi per andare via e non mettere nei guai la sua amica e la sua stessa reputazione; il problema era che Erin non sapeva dove trovarli e viveva quei momenti con disperazione, angoscia, ma soprattutto rabbia repressa. Emozione che riversò sull'unica persona che voleva realmente aiutarla, perchè a lei ci teneva.
- Jay vuoi piantarla di starmi addosso? Fammi fare la mia vita e sparisci- disse la giovane sbattendo Jay fuori dal suo appartamento. Infatti il ragazzo era andato, appena finito il turno, a casa di Erin; era andata via trafelata e quasi impaurita e voleva cercare di aiutarla. Lei per lui ci era sempre stata, soprattutto quando era stato accusato dell'omicidio di Lonnie, e adesso era arrivato il momento di ripagarla.
- Erin per favore dimmi qual è il problema, ti aiuterò a risolverlo. Se c'entra quell'uomo che ieri abbiamo visto in centrale, giuro che..-
- Cosa, cosa pensi di fare Jay? Tu non puoi fare niente. Sei un povero ragazzino troppo idealista per il mondo in cui viviamo. Vuoi veramente aiutarmi? Bene vattene via da casa mia e lasciami in pace. Non ho bisogno di te- urlò Erin, fuori di sè dalla rabbia e dal nervoso che la stavano divorando.
Jay si sentì crollare il mondo addosso al sentire di quelle parole.
Dopo essere tornato dall'Afghanistan non gli era rimasto niente, era solo, completamente solo. Il suo unico fratello lavorava a New York e non aveva mai tempo per lui, e suo padre non si sapeva dove fosse. Pensava di aver trovato nell' Intelligence la sua nuova famiglia ma, a quanto pare, si sbagliava e le parole della sua partner ne erano la conferma.
- Se è questo quello che vuoi, allora me ne vado. Spero di vederti domani a lavoro- disse dopo alcuni minuti di silenzio assordante e se ne andò via di corsa, per non far vedere alla sua collega le lacrime che minacciavano di scendere dai suoi occhi color smeraldo.
Erin si maledisse subito per quelle parole dette in un impeto di rabbia, ma ormai era troppo tardi per fermare Jay. Sperava di chiedere scusa l'indomani al lavoro.
- Maledizione Lindsay non ne combini mai una giusta. L'unico uomo che si è dimostrato gentile con te lo butti fuori a calci. Che pessima persona che sei-disse Erin poggiando la testa sul legno duro e freddo del suo portone di ingresso.


Ma non sapeva quanto quelle parole le sarebbero tornate indietro, trasformandosi in uno dei suoi peggiori incubi.



Jay corse a perdi fiato dalla casa di Lindsay sino alla sua macchina. Era talmente assorto dai suoi pensieri da non essersi accorto che c'era qualcuno che lo stava seguendo. Stava per aprire la portiera della sua auto, quando qualcuno lo prese da dietro alla sprovvista, mettendogli uno straccio bagnato sulla bocca e sulle narici. Sentiva i sensi venergli meno, le gambe appesantirsi e la vista annebiarsi. "Cloroformio" ebbe il tempo di pensare, prima che le tenebre dell'oblio lo inghiottissero una volta per tutte.


Nell'oscurità della notte qualcuno sorrideva e si compiaceva al pensiero di quanto dolce, per lui, sarebbe stata l' agognata vendetta.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


ERIN P.O.V

 

La mattina seguente alla mia litigata con Jay decisi di andare presto in ufficio. Solitamente il mio partner arrivava prima di tutti e oggi volevo fargli una sorpresa per farmi perdonare: gli avevo comprato la sua colazione preferita e avevo persino scritto un biglietto di scuse. Avevo deciso che gli avrei detto tutto perché ero convita che lui avrebbe potuto aiutarmi; d’altronde, come si suol dire, l’unione fa la forza.

 

“ Lindsay come mai così mattiniera?” mi disse il sergente Platt, vedendomi arrivare.

“ Non riuscivo a dormire “ le mentì, non c’era bisogno che tutto il distretto venisse a sapere quello che avevo combinato ieri sera.

“ Visto che sei qua così presto tieni”disse porgendomi un pacco.

“ Che cos’è” le domandai io sorpresa.

“ Non ne ho idea, un ragazzino è venuto qui stamattina verso le 7 e ha detto che questo pacco era per te”

“ Va bene, grazie sergente”.

 

Arrivata alla mia scrivania decisi di aprire quell’oggetto misterioso. Dentro c’era una chiavetta USB  e la cosa iniziò a insospettirmi ancora di più. La misi nel mio computer e subito mi apparve qualcosa che mai avrei voluto vedere in tutta la mia vita.

Jay legato al soffitto come un pezzo di carne da macello, selvaggiamente picchiato e svenuto. Sotto c’era scritto:

“ Dolce la vendetta, non è vero Erin?”

Proprio in quel momento entrò Voight insieme ad Alvin e mi precipitai subito da lui in preda al panico.

“ Hank, Hank hanno rapito Jay” e gli mostrai la foto sul mio computer. 

Il viso del sergente si fece livido, quello di Olinski sbiancò completamente.

“ Cosa facciamo? E’ tutta colpa mia”

“ Non dire così Erin”

“ E cosa dovrei dire Alvin, è indirizzato a me”

“ Cosa succede” chiesero in coro Ruzek e Atwater entrando in ufficio “ Già guai di prima mattina?”si unì Antonio.

“ Jay è stato rapito” dissi flebilmente.

Il sorriso che prima era sui loro volti si trasformò in una smorfia di stupore e rabbia.

“ Erin, sta’ tranquilla, lo riporteremo a casa” mi disse Voight gentilmente, prendendomi delicatamente le spalle. “ Chi può avercela con te?”

Un unico nome mi venne in mente.

“ Charlie Pugliese” 

Bastardo, me la pagherai e anche molto cara.

“Ok ragazzi, mettiamoci subito al lavoro. Voglio sapere tutto di questo stronzo, neanche il buco più profondo della Terra lo potrà nascondere”.

 

 

-Jay resisti, ti stiamo venendo a prendere. Non hai l’autorizzazione di andare da nessuna parte prima che io mi sia scusata- pensai guardando la foto del mio partner.

Avevo sbagliato e adesso dovevo fare di tutto per rimediare al danno che avevo combinato.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3845073