La leggenda della spada di luce

di La_Birba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'eroe della profezia ***
Capitolo 2: *** Viaggio ***



Capitolo 1
*** L'eroe della profezia ***






L'eroe della profezia

 

 

 

 

...Solo un eroe potrà fermare questa guerra,

cielo, terra, sole, notte gli doneranno i loro colori

la spada di luce si mostrerà, ma il destino è oscuro...

Sarà un eroe o il distruttore?

 


 

Una guerra continua, cinquecento anni di sofferenza, fame e miseria. Cinquecento anni di morte e sangue. La sete di potere mai è stata placata e mai si placherà. Sovrani e regine si sono susseguiti da ambedue le parti senza mai cercare di portare la pace. Da una parte vi è Rowgard, città industrializzata e dotata di armi potentissime, dall'alta Grigherwar città ancora medievale costruita sopra la fonte della magia. Solo una profezia era diventata la speranza per tutti, essa narrava l'arrivo di un eroe, costui sarebbe stato forte ed agile, sarebbe stato l'unico in grado di padroneggiare la misteriosa Spada di Luce. Quest'arma leggendaria avrebbe portato la pace, ma non era mai stata vista da nessun uomo o mago, molti dicevano fosse una diceria, non credevano nella sua esistenza, per altri invece era divenuta una fonte di speranza e fiducia nel futuro. La spada sarebbe apparsa solo all'eroe, costui sarebbe stato riconoscibile al mondo intero per una peculiarità; il colore degli occhi. Essi non sarebbero stati di un unico colore ma di svariate sfaccettature. Ma la profezia era ambigua, il destino poteva cambiare e l'eroe poteva divenire il distruttore del mondo intero.

 

Questa è l'inizio di un'assurda storia, di una piccola bambina nata in un piccolo boschetto accanto ad un misero villaggio. Senza un padre e senza un madre. Nessuno sapeva della sua esistenza e tanto meno nessuno si sarebbe mai aspettato che una bambina sarebbe riuscita a cavarsela per due anni da sola in un bosco dimenticato dagli dei. Infatti lei era stata cresciuta dagli alberi di quel magico luogo. Aveva il potere di capirli e poteva comunicare con loro, riusciva a far nascere fiori e arbusti dove più le piaceva. Le radici e le liane le avevano fatto da culla, le avevano insegnato a camminare e a rialzarsi ogni volta che cadeva. Sentiva le loro voci sussurrare nel vento, le avevano insegnato le prime parole. La sua famiglia era strana ma amorevole. Era una bambina allegra e vivace, correva a per di fiato con un vestito fatto di fiori che si era creato grazie alla sua magia. Aveva capelli neri corvini corti e disordinati e gli occhi non avevano un unico colore, ma tante sfaccettature. Era sempre sorridente e non stava mai ferma. Il bosco era in grado di non farle mancare nulla, ma non era in grado di educarla, ogni volta che era l'ora del bagno lei scappava, ma nonna salice con uno di quei suoi lunghi rami riusciva sempre a catturarla e lavarla. Era una selvaggia.

Un giorno di primavera accadde qualcosa di strano. Gli alberi le avevano sussurrato che c'era qualcuno nel bosco, due uomini. La bambina non aveva mai visto nessun altro oltre alla natura. Saltò da un albero all'altro fino ad arrivare dal nonno pioppo. Sotto vi erano due intrusi. Uno era grande e grosso, barba e capelli folti e scuri, poteva sembrare un gigante agli occhi della bambina. Idwal era un consigliere del re di Grigherwar, era in viaggio per portare notizie del fronte a sua maestà. Il suo compagno, Enya, era un giovane combattente, in guerra aveva perso la gamba destra poi prontamente ricreata con la magia, non era una persona molto loquace, era un tipo tranquillo. Era l'esatto opposto del compare, magro e biondo. Anche se non sembrava era uno dei maghi più forti della corte. La piccola incuriosita voleva vederli più da vicino, le foglie in cui si era nascosta non le permettevano un'ottima visuale. Scese dall'albero cercando di fare attenzione ma scivolò e cadde a terra.

I due compagni sentendo un rumore sospetto si alzarono dal loro momento di riposo e armati di una palla infuocata andarono a vedere dietro al grosso albero. Si stupirono nel trovare una bambina piagnucolare e singhiozzare.

L'uomo più grande e grosso arrivò dinanzi a lei. Non era mai stato bravo con i bambini, anzi era piuttosto goffo. Vedendola così fragile e piccola si sedette a terra per cercare di non spaventarla troppo, cercò di calmarla. Quando lei alzò il viso e lo guardò negli occhi, lui vide il colore delle sue iridi. Non era un unico colore preciso, vi era il colore della notte, della terra, del cielo..Pensò alla profezia, all'eroe, guardò l'amico entrambi avevano pensato alla stessa cosa. Dovevano portarla al castello, l'eroe era dinanzi a loro. Sicuramente si sarebbe aspettato un eroe diverso eppure quegli occhi...non poteva non essere lei. Sospirò, ora doveva solo convincerla ad andare con loro, avrebbe potuto prenderla di peso e portarla ma non era saggio. Idwal cercò di trovare le parole giuste per farsi seguire, iniziò così uno sproloquio senza senzo, non era mai stato bravo con i discorsi, complice anche il fatto che era un po' agitato ed imbarazzato. La piccola era rimasta confusa, lo fissò ancora intimorita, non aveva capito praticamente nulla di quello che aveva detto. Poco dopo un lieve vento si alzò, lei udì le parole di mamma quercia: “Fidati di lui, era nel tuo destino incontrarlo!”. Rimase silenzio, inclinò la testa continuando a fissare l'uomo dinanzi a lei, lui sospirò fece per darle un buffetto sulla testa ma lei si scansò facendo un balzo indietro: “Ho capito piccola ti lascerò ai tuoi pensieri! Ma se vorrai venire sarai la benvenuta”.

Così dicendo si alzò, andò nuovamente a sedersi sotto al vecchio pioppo. Pensando ad un piano per farsi seguire, Enya estrasse dalla tasca una scatola di biscotti e gliela lanciò.

“Ehi, ma che fai?” poi i suoi occhi si illuminarono, guardò complice il compagno. L'avrebbero trattata come un animale da addomesticare, o potevano provarci almeno. Lanciò qualche dolcetto alla sua sinistra, la bambina si avvicinò ad essi e come un animale selvatico li annusò un po', se li rigirò tra le mani e poi provò a mangiarli. Se li sgranocchiò tutti in breve tempo, poi guardò il gigante buono e aspettò seduta come un cagnolino per averne altri. Idwal sorrise, gliene lanciò altri poi si alzò e insieme al suo amico mingherlino e ripartirono. La stanchezza del lungo viaggio era passata. La bambina convinta dalla mamma quercia e anche dal buon gusto di quel strano cibo li seguì. Mai aveva mangiato qualcosa di così buono. Idwal ogni dieci passi lasciava un biscotto. Era davvero felice, una speranza si era creata nel suo cuore, una speranza di pace. Da quando era venuto al mondo, non aveva fatto altro che sentire l'odore di sangue e morte, ogni cosa era intrisa di quella puzza. Quanti compagni e quanti amici aveva perso in battaglia? Troppi per ricordarseli tutti. Sperava che grazie a lei le nuove generazioni avrebbero potuto avere un vero futuro, un futuro senza guerra. Ogni tanto si voltava per essere certo di essere ancora seguito. Il cammino durò per diversi giorni. Dopo giorni di viaggio, su lunghe distese di terra incolta e desolata giunsero ad un'enorme porta di legno. Idwal creò una magia per passare la barriera che era intorno alla città, solo quel tipo di incantesimo potevano far aprire la porta, la sfera azzurrina andò a infrangersi sulla porta che si aprì. Il tipo più magro entrò, l'uomo barbuto si voltò tutto sorridente, si accucciò e fece con la mano un gesto per incitare la bambina ad avvicinarsi. Avevano finito i biscotti e tutto ciò che era commestibile, era giunta l'ora che si fidasse di loro. Lei all'inizio non si mosse, nascondendosi meglio dietro al cespuglio che aveva creato per ripararsi. Era indecisa, aveva capito che non era pericoloso, ma non sapeva cosa fare. Un lieve vento arrivò alle sue orecchie: “Vai mia piccola, vai”.

Prese un bel respiro, e mettendo un piede davanti all'altro lo raggiunse. Si fermò però a un paio di passi da lui. Le sorrise e le disse “Andiamo?”. Il suo sorriso la tranquillizzò così annuì, lui si avvicinò e le carezzò la testa. Stavolta lei non si mosse. Le sue mani erano grandi e ruvide eppure era un tocco gentile e piacevole. Anche gli alberi erano sempre stati dolci e gentili con lei, eppure le loro carezze non erano minimamente paragonabili a quella. La bambina si aggrappò ai suoi vestiti. Era una strana città, spesso nonna salice le aveva descritto i villaggi che aveva visto e le persone, ma mai aveva immaginato nulla di simile. Era un posto grigio, le persone andavano continuamente di fretta, non vi era serenità ne gioia. Era gente ormai stanca e sciupata dalla guerra, vi erano solo donne e pochi ragazzi. Idwal camminava serio, non sembrava neppure infastidito da un piccolo peso sulla gamba destra. Si bloccò di colpo vedendo una persona che non vedeva da troppi giorni, la bambina non aspettandosi nulla sbatté la testa contro la sua gamba e cadde a terra. Lui si inchinò davanti la nuova arrivata.

“Siete tornato, ne sono contenta! Dai, Idwal quante volte vi ho detto di non essere così formale con me!”

“Il giorno in cui voi non lo sarete con me, io smetterò di esserlo con voi!” tornò a essere dritto. La persona in questione era Serane, la figlia del comandante dell'esercito. Per quanto entrambi si parlassero come se non ci fosse un rapporto stretto tra loro, in realtà si amavano da anni in silenzio. Non vi era mai stato nulla se non qualche fugace carezza o un bacio in fronte che lei aveva dato a lui. Loro si continuavano ad amare, ogni volta che l'uomo partiva lei rimaneva ad aspettarlo per poi andarlo a trovare appena varcava la soglia del cancello. Lui si era ripromesso che appena la guerra fosse terminata si sarebbe dichiarato. Era una delle donne più belle di Grigherwar, aveva lunghi capelli neri e occhi altrettanto scuri. Le sue labbra erano rosse naturali e il suo sorriso era bianco e splendente. Lui sapeva che lei era davvero troppo per lui, eppure quel sentimento era sbocciato comunque. Molti l'avevano chiesta in sposa, ma erano stati tutti rifiutati. Lei aspettava una proposta che non era ancora arrivata. La bambina che si era rialzata, incuriosita si era sporta da un lato per vedere la sconosciuta, ne era rimasta incantata. Fu in quel momento che quella ragazza la notò, la guardò con sguardo incuriosito e lei si nascose nuovamente. Alzò poi lo sguardo sull'uomo davanti a lei con aria stupita, non ci fu bisogno di dire nulla i suoi occhi parlarono per lei, lui annuì con un lieve sorriso. Gli occhi di Serane si riempirono di speranza, si accucciò all'altezza della piccola.

“Sei davvero una bella bambina! Come ti chiami?” Volle provare ad essere amichevole.

“Non penso che riceverete risposta alcuna. L'ho trovata nel bosco di Monfrer e da la, fino a qui non l'ho sentita parlare neppure una volta!”

“E' davvero molto carina! La porterete da sua maestà?”

Lui annuì. Si congedò con un occhiolino e si diresse verso il castello. La bimba incantata dalla donna rimase indietro, quando i loro sguardi si incontrarono nuovamente, arrossì e corse via aggrappandosi nuovamente all'uomo. Il castello era enorme, ma piuttosto vuoto. Qualche guardia e pochi nobili niente di più. Arrivarono al cospetto del re e lui si inginocchiò. Lei rimase dietro alla sua enorme schiena.

“Idwal siete tornato almeno voi! Me ne compiaccio, spero che avrete buone notizie dal fronte nemico!”

“Maestà, ve ne parlerò in separata sede, ma ho una grande novità!”.

Si alzò senza aspettare una risposta dal re e si spostò lasciando che vedesse la bambina. Lei si bloccò terrorizzata.

“L'eroe della profezia?!” Sentendo quella voce flebile guardò meglio il ragazzo difronte a sé. Kohde era solo ragazzino, gracile con capelli biondi spettinati, era divenuto re pochi mesi prima all'età di undici anni. Era l'ultimo di sette figli, uccisi uno dietro l'altro, in battaglia o avvelenati da qualche traditore. Suo padre era stato catturato e il suo corpo poi era stato inviato dentro ad un baule, era stato fatto in tanti pezzi, la madre era morta di malattia l'anno prima. Non sapeva cosa volesse dire regnare eppure doveva farlo per il bene del popolo. Non tutti avrebbero avuto tale coraggio. Si prese tutte quelle responsabilità per non far creare malcontento all'interno della città, erano già in guerra con Rowgard, non potevano permettersi una guerra interna per il trono. Kohde, posò quella corona troppo grande per lui sul trono, scese i cinque scalini abbracciò quella bambina che stava portando una speranza per loro.

“Tu..tu ci salverai..vero? Salverai tutti noi!” la sua voce si spezzò, per la prima volta da quando era divenuto re, pianse. Lasciò andare tutte le lacrime che aveva trattenuto fino ad allora. La piccola era immobilizzata, non capiva cosa stava succedendo. Quel contatto fisico era molto diverso da quello con il gigante, era umido e un po' troppo soffocante per lei, ma molto dolce. Quando il re si calmò si scostò da lei con ancora gli occhi arrossati e lucidi, “Hai un nome, nostro eroe?”

Non aveva un nome, solo un semplice soprannome, gli alberi, gli arbusti e i fiori la chiamavano così, era un suono dolce, spesso ci cantavano canzoni sopra. Lei era ancora scossa, non riusciva a capire molto eppure quel ragazzo davanti a lei le ispirava fiducia. Aveva un buon odore, migliore di quello di Idwal, il suo istinto le diceva che poteva fidarsi. Fu così che decise di parlare e di presentarsi;

“Rosaleen”.






****ho modificato in alcune parti perchè non mi piaceva molto XD 

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Capitolo 2
*** Viaggio ***




Viaggio



 

 

La piccola bambina venne adottata da Idwal che le insegnò praticamente tutto. Era una selvaggia, dunque non sapeva come relazionarsi con altre persone. Parlava poco e molte parole ed oggetti le erano del tutto sconosciuti. Il re aveva affidato all'uomo barbuto il compito di badare a lei, proprio perchè sembrava essere l'unica persona di cui si fidava. Gli sconvolse completamente la vita, anche se era un consigliere reale era un uomo piuttosto umile. Viveva in una semplice casa dotata solo di una cucina, un bagno e la camera da letto. Il re aveva cercato più volte di convincerlo ad andare a vivere al castello, ma tutto ciò non faceva per lui. Preferiva le cose semplici, come quella rustica e antica casa. Per quanto avesse creato una specie di lettino per la bimba, durante la notte se la ritrovava spesso accanto a lui. Fortunatamente non tutti i mali vengono per nuocere. Con la scusa della piccola, Serane, andava molto più spesso a trovarlo. Anche lei sembrava essere entrata nelle grazie di Rosaleen. Era proprio brava, riusciva a calmarla ogni volta che piangeva. Quando la cullava tra le sue esili braccia, Idwal si immaginava come sarebbe stato avere un figlio loro. In genere poi arrossiva e si ripeteva che era impossibile. Durante gli anni a venire, ella crebbe diventando una ragazza molto carina. I capelli neri se li era fatti crescere, li legava sempre in un coda alta con un fiocco rosso fuoco che le era stato regalato da Serane. Passarono tredici anni, tredici lunghi anni di continua guerra. Nessuno riusciva mai a sovrastare l'altro. Kohde era diventato un re saggio e maturo, la positività e la speranza non lo avevano mai abbandonato. Anche lui era poi riuscito a farsi amare da Rosaleen. Spesso lasciava la corona per essere quello che non era mai potuto essere; un semplice bambino. Giocavano spesso e gli piaceva creare alterazioni colorate magiche in aria.

Per quanto tra tutti si fossero sforzati per crescere una signorina educata e diligente, Rosaleen era diventata una ragazza senza alcuna disciplina, ogni cosa le passasse per la testa di fare la faceva. Aveva combinato diversi pasticci alla maggior parte del popolo. In alcune missioni aveva dovuto accompagnare Idwal, per imparare ad usare la magia, ma anche per farle conoscere e capire la situazione fuori da quelle quattro mura. Più volte erano stati scoperti da alcuni briganti proprio per colpa sua. Una volta aveva usato un incantesimo per riparare il tetto di un povero fabbro e ne era uscita fuori un intera boscaglia che aveva distrutto la casa. L'uomo barbuto era bravo con ogni tipo di magia, riuscì dunque a rimediare. I poteri della ragazza erano rimasti ancora un mistero, lei doveva imparare ancora a controllarli adeguatamente. Sapeva creare e richiamare ogni tipo di albero, fiore e arbusto. Le radici che richiamava dal terreno erano in grado di creare una gabbia, di stritolare o infilzare a seconda di ciò che voleva. Possedeva però un ulteriore potere più misterioso e spaventoso. L'avevano scoperto durante una missione, lei aveva dieci anni, e per la sua assurda voglia di correre e di arrivare sempre in fretta ovunque dovessero arrivare, incapparono in una trappola. Erano in territorio nemico, erano soli contro una ventina di persone armate, Idwal si era messo davanti per difendere la bambina. Spesso le radici e le piante l'avevano protetta quindi sperava in quello anche se fosse morto. Sperava che la proteggessero, se la situazione si fosse fatta difficile lui avrebbe distratto quegli idioti e avrebbe fatto scappare la piccola. Nonostante la potente magia del fuoco che usò, gli avversari erano troppi e qualcuno riuscì a colpirlo, con una pistola laser, dritto al petto. Qualcosa però si scatenò nella bambina quando Idwal cadde a terra in ginocchio, gli occhi di Rosaleen cambiarono colore diventando rossi come il sangue. I nemici provarono a colpire lei, che si volatilizzò per poi comparire dietro al capo. Lo trafisse con la mano all'altezza del cuore, gli altri provarono di nuovo a spararle. Ma lei era più veloce, non riuscivano neppure a vederla ad occhio nudo. A due di loro spaccò il cranio con un solo pugno, altri la cassa toracica con un calcio. Alcuni poi provarono a fuggire ma lei fece spuntare radici dal quel terreno arido che li infilzarono. Una volta uccisi tutti, si accasciò a terra ansimante. Si fissò le mani sporche di sangue che non era il suo, e gridò disperata. Idwal non era più riuscito a muoversi per il dolore la chiamò a sé con non poco sforzo. Lei gattonò velocemente dal padre, i suoi occhi erano divenuti grigi, rigati dalle lacrime. Iniziò anche a piovere, lei poggiò la testa sul suo petto. Gli sorrise e le mise una mano dietro la nuca carezzandola dolcemente per calmarla. Il colpo fortunatamente non lo aveva colpito in un punto non vitale, però la ferita gli doleva. Non era mai stato pratico nelle magie curative, Serane era la migliore in quelle. Sentendo poi lui che si lamentava per il dolore, lo guardò asciugandosi le lacrime, gli occhi erano tornati normali pieni di ogni colore e anche quella lieve pioggia era svanita. Cambiarono poi nuovamente diventando verdi, dalle sue mani comparse un fiore che lo appoggiò sulla ferita. In breve tempo la ferita si rimarginò completamente. Il dolore era svanito e non vi era neppure una cicatrice a testimoniare la ferita. Era davvero sbigottito.

Tornando poi dalla missione, riferì l'accaduto al re. Insieme ad Enya scoprirono su una pergamena di un antico e oscuro potere oculare. Solo una persona aveva avuto tale potere, era stata colei che aveva iniziato la guerra. Su tale manufatto vi era scritto che quel potere consisteva nel cambiare colore degli occhi a seconda delle emozioni provate, ed ad ogni colore era collegata un abilità o uno stato d'animo. Il verde infatti era la guarigione, il grigio era la tristezza ciò creava temporali e piogge, il viola creava illusioni, ma quello che più preoccupava tutti era il colore rosso. Esso rappresentava la vendetta, utilizzandolo aumentava la spietatezza, Idwal ne aveva avuto una rappresentazione quel giorno stesso. Maulah occhi rossi, questo era il nome di colei che aveva dato l'inizio a quell'assurda guerra che durava da più di cinquecento anni. La leggenda narrava che il suo colore abituale era l'azzurro, tale colore significa il sentimento più puro, l'affetto per qualcuno. Ella era la regina di Grigherwar e si era innamorata di Pertival re di Rowgard. Per quanto fossero due regni ben diversi avevano sempre collaborato per la sopravvivenza di entrambi. L'amore era sbocciato durante un trattato, ed era divenuto poi passione. Si erano amati in segreto per anni, avrebbero voluto avere un figlio per unificare di due regni, un erede che non arrivò mai. Loro due non potevano sposarsi, in quanto i matrimoni di sangue misto tra maghi e semplici uomini erano vietati. La legge divina lo diceva, anche se dotati di magia, i maghi restano comunque mortali e non potrebbero mai violare una legge dettata dagli Dei. Un giorno però gli dei videro l'atto proibito e così abbatterono su di essi una maledizione, una guerra perpetua fino al cedimento di una delle due parti. I mortali credevano di potersi prendere gioco di loro? Sbagliavano! Così gli dei si divertirono con loro. Per colpa del maleficio, tutti gli uomini vennero a conoscenza del amore proibito e sempre per questo, il primo a morire fu proprio il re di Rowgard, per mano di un suo subordinato. Il popolo non voleva combattere e siccome era stato lui la causa scatenante l'ira divina, pensavano che con la sua morte si sarebbe risolto tutto. Essi però non sapevano che tale mossa era dettata dal sortilegio, fu ciò che fece scattare la vera e propria guerra. Maulah apprendendo la notizia, non riuscì neppure a piangere. Gli occhi le divennero rossi e scatenò la peggiore guerra che potesse esistere. Da sola si disse che riuscì a dimezzare l'intero esercito nemico, venne però uccisa da una fucilata in pieno cuore. Si dice che poco prima di morire i suoi occhi divennero grigi, una lacrima rigò una sua guancia, poi cadde a terra come addormentata. Nonostante le morti dei due amanti maledetti, la guerra è andata avanti in quanto l'odio non si è mai placato. Entrambe le parti davano all'altra la colpa del tutto. A Rowgard pensavano che era colpa dei maghi e della loro lussuriosa regina se gli Dei si erano infuriati, per questo volevano distruggere tutti i maghi portatori di sventura. Inoltre per la costruzione delle loro fabbriche d'armi da fuoco e per sviluppare ancora più tecnologia, i territori di Grigherwar avrebbero fatto comodo.

Dopo i primi cent'anni di guerra, Aberil padre e più potente di tutti gli dei, dopo aver punito i suoi sciocchi e stupidi figli per la loro condotta prese una decisione, desiderò dare una speranza ai mortali. Ormai ciò che era stato fatto non poteva modificarlo, è vero la legge non permetteva nulla tra maghi e uomini, ma solo i due colpevoli sarebbero dovuti morire, non l'intera umanità. Creò dunque una profezia e un eroe che avrebbe portato pace a quel mondo ormai in rovina. Esso però avrebbe potuto anche distruggere ogni cosa tramite la spada della luce. Questa era un'arma così forte che anche gli dei avrebbero tremato nonostante la loro immortalità. Era stata creata da Aberil quando aveva creato l'intero universo. Perchè vi starete chiedendo? Perchè l'aveva creata? Perchè gli uomini o maghi avevano bisogno di credere in qualcuno, i mortali seguono solo il più forte e con quella si aveva la forza di un dio. Fortunatamente solo coloro dagli occhi con le mille sfaccettature potevano trovarla, ma nessuno mai l'aveva trovata, complice il fatto non l'avessero mai cercata.

Quel potere che aveva avuto ai tempi la regina di Grigherwar ora lo possedeva quella bambina.

Durante gli anni cercarono di non di far più correre simili pericoli a Rosaleen. Eppure un giorno di primavera lei si presentò dinanzi a Kohde, fece un inchino e poi disse:

“Mio re, ho deciso di partire per un'avventura!”. Per il sovrano, ma non solo per lui fu come una doccia fredda. Non riusciva a comprendere tale decisione. Idwal che era accanto a lui, stava per controbattere.

“Padre, non voglio abbandonarvi ma solo esplorare il mondo nelle terre selvagge. Fuori da questa città grigia e triste, aldilà di questa guerra, dove vivono gli Indipendenti. Parlando con mamma quercia ho capito che la spada di luce di cui parla la profezia per mettere fine a quest'assurda guerra non la troverò restando qui dentro o accompagnandovi nelle vostre semplici missioni. Non sono qui per il vostro permesso, vi volevo solo avvisare. Prometto che tornerò e che vi manderò mie notizie!”

L'uomo barbuto abbassò lo sguardo incerto sulla risposta, come faceva a conoscere la leggenda? Gliel'avevano sempre tenuta nascosta. Il re si alzò serio,

“Rosaleen, non ti posso permettere di andartene. Non so come tu sia venuta a conoscenza della leggenda, ma non posso metterti in pericolo lasciandoti andare da sola in terre sconosciute anche a noi.”.

Lei abbassò lo sguardo un attimo, strinse un pugno e mise il broncio.

“Sono un'adulta ormai non ha senso restare ancora qui per me. Gli alberi mi hanno detto tutto. Loro sanno. Io mi fido di loro ed è da un po' che volevo andarmene i miei poteri non cresceranno mai finchè..”

Idwal intervenne zittendola con un semplice sguardo. Non le avrebbe mai permesso di andarsene. Neppure gli Dei sapevano quante persone avevano varcato quelle mura senza fare più ritorno. La ragazza abbassò lo sguardo sempre più imbronciata, non poteva ribattere con lui. Borbottò un “D'accordo” se ne andò senza neppure fare un inchino.

L'uomo barbuto sospirò, si scusò con il re e la seguì.

“ Che diavolo ti salta in mente? Non sai manco usare la magia e vuoi andare a nei territori degli Indipendenti? Sono esseri mostruosi, ti ucciderebbero senza neppure accorgertene!” era adirato. Quella sera si urlarono addosso i peggio insulti, non era la prima volta che litigavano, anzi era successo spesso negli ultimi anni. La notte lui andò a dormire ancora infuriato. A lei non piaceva quell'atmosfera, si era calmata e in quel momento aveva accantonato l'idea di andarsene. Sbuffò, seduta sulla finestra. L'aveva minacciata di legarla con qualche incantesimo, invece non lo aveva fatto, lui si fidava di lei. Un lieve vento si alzò su, era la voce di mamma quercia. Gli occhi di Rosaleen si posarono su colui che era divenuto suo padre, poi divennero grigi, qualche lacrima sfuggì al suo controllo, una pioggia fine e sottile iniziò a scendere dal cielo. Deglutì, andò nella piccola cucina dove si fece un fagottino con un po' di viveri. Scrisse una breve lettera e lasciò un fiore. Uscì dalla porta chiudendola lentamente dietro di sé. Si appoggiò ad essa, sospirò guardando il cielo nuvoloso. Abbassò lo sguardo un attimo poi corse senza neppure voltarsi indietro. Nonna salice aveva fatto in modo che le guardie delle mure e della porta dormissero così che lei potesse uscire indisturbata. Corse a perdifiato fino all'alba. Quando pensò di essere abbastanza distante si fermò, guardò dietro di sé, le mura erano ormai un puntino lontano all'orizzonte. La pioggia l'aveva seguita, i suoi occhi erano ancora grigi. Si morse il labbro voleva smettere di piangere, aveva appena deluso e tradito le persone a lei più importanti. Con la sua magia aveva lasciato un fiore sia a Kohde che a Serane. Raccolse tutto il fiato che aveva in corpo e gridò

“NON DIMENTICATEMI! TORNERÓ!VE LO PROMETTO!”

Ansimò poggiando le mani sulle ginocchia. Si tirò su, si asciugò le lacrime con un braccio, si continuava a ripetere che stava facendo ciò che era giusto, si voltò poi guardando davanti a sé. Quello fu l'inizio del suo viaggio.





*****tadannnn era una vita che volevo aggiornare questa storia. e finalmente mi son decisa, spero di non rovinarla,  mi hanno che idee simili sono in alcuni film che io ovviamente non ho visto ( e manco mi ricordo i titoli xD) comunque sappiate che è tutto fonte della mia testolina fantasiosa. XD
grazie in anticipo a tutti voi poveri lettori XD 

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