Tu sei mio padre

di armen66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CH 1 ***
Capitolo 2: *** Ch 2 ***



Capitolo 1
*** CH 1 ***


~~Giorno 0

Sono nata

Un paramedico vestito di rosso tocca la spalla dell'uomo che mi sta abbracciando, sussurrandogli all'orecchio.
Una donna con l’uniforme, cappotto blu e bottoni dorati,  lo segue.
L'uomo non si muove, rafforza l'abbraccio, finché la donna non lo chiama con il suo nome.
Il nome di mio padre.
Mi lascia andare, lentamente, un braccio intorno alle mie spalle per mantenere il contatto.
Io so chi è lui. Io non sono  sua.
"L'ambulanza è qui", dice la donna.
 La guardo, due occhi tristi, una lacrima sulla sua guancia.
"Dobbiamo andare." L'uomo sta parlando con me.
"Ho bisogno dei miei vestiti. Nella mia stanza.” La mia voce è tesa, ho più paura che davanti al fucile, quando il mio istinto mi diceva di scappare. Parole smarrite di un passato dimenticato, non toccare mai una pistola, non avvicinarti mai, mai nella linea di tiro  ....
Ho scosso la testa, la voce appartiene all'uomo, io non ero lì.
L'uomo guarda la donna, implorando il suo consenso. Lei annuisce.
"Vestila in fretta, dobbiamo  andare."
Faccio  strada all'interno della casa, piena di fumo bianco che brucia la gola, che cosa usa la polizia per produrre un odore così orribile?
La mia stanza è subito dopo il salotto, entro, lui vuole seguirmi e io lo fermo, una mano sul suo petto, chiudendogli la porta in faccia.
I suoi occhi sono tristi e lui è ferito dalle mie azioni, conosco il suo ruolo,  ma lo ha recitato con me troppi anni fa.
Non sono una bambina piccola e ho solo la biancheria intima sotto il mio accappatoio.
Mi chiede di sbrigarmi, di lasciare questo posto, di scappare; prendo il cardigan verde, i pantaloni, le scarpe, gli dico che la mia giacca invernale è appesa in corridoio.
Chiudo la porta dietro di me e siamo di nuovo fuori, nel mezzo della confusione, macchine della polizia, furgoni, uomini con fucili o in tute integrali bianche.
Si guarda intorno, come se cercasse qualcuno, urla "aspetta" a una donna con lunghi capelli biondi che sta parlando con un uomo armato, tra un furgone della polizia e un'auto sportiva verde.
La donna ci guarda, fa un passo, si ferma, solleva una mano - mezzo saluto, mezza benedizione - entra nell'auto e se ne va.

Giorno 2

La mia città

So che mi sta osservando mentre esploro la casa, aprendo cassetti e armadi nella mia ex camera da letto, prendendo  ogni oggetto, facendo un mucchio sul letto di Anna.
Giocattoli, animali di pezza, bambole Barbie.
Passa lungo il corridoio, ancora e ancora.
Ogni volta mi chiede qualcosa.
Ho fame? Freddo? Voglio un tè? A che ora la cena?
Rispondo sì o no, o non rispondo affatto e le sue spalle si afflosciano, sospira.
È così strano, ho pensato che i miei ricordi sarebbero tornati, ma non c'è niente, solo un buco nero, anche quando osservo i vestiti della me bambina che viveva qui.
Lui cucina, noi mangiamo, lui pulisce e noi non sappiamo di cosa parlare.
Com'è andata la scuola? Vuoi vedere un film? Hai bisogno di aiuto con i compiti di storia? Puoi portarmi in città per comprare un regalo di compleanno per una compagna di classe?
Prende un album di foto da uno scaffale, mettendolo sul tavolo; seguo le sue mosse con gli occhi ma mi rifiuto di aprirlo. Ho osservato a lungo la foto sul muretto, vicino al mio disegno. Me. Lui. Mia madre. Mia sorella.
La stanchezza mi fa andare a letto presto la sera, è troppo, questa casa quest'uomo questa vita,  all'improvviso.
In bagno, non ho spazzolino da denti e  dentifricio. Non posso lavarmi i denti. Riapro violentemente la porta del bagno, lui arriva immediatamente, tremando per la forza che ho impresso alla porta; i suoi occhi sono spalancati, indico  sul lavandino due bicchieri con uno spazzolino ciascuno. Due? Apre il tappo del dentifricio e fruga sotto il lavandino finché non trova uno spazzolino giallo per bambini, ancora avvolto in plastica e carta.
"Mi dispiace, domani andremo al supermercato."
"Potrei farmi una doccia se ci fosse un asciugamano o un accappatoio.” Via l'odore dell'ospedale, l'odore di me stessa lontano da qui.
E mi rifiuto di vedere l'accappatoio rosa con Minnie stampato sul retro che usavo  nella mia vecchia vita qui.
Mi passa un asciugamano blu, così grande che mi avvolgo come un rotolo.
"Ho bisogno di qualcosa per la notte."
Non voglio dormire con l'unica biancheria che ho.
Nel mio armadio tutte le cose sono per quella che ero, niente per la mia età o la mia taglia.
Cosa potevo aspettarmi da lui? Una selezione di vestiti da teenager della giusta taglia, colore, modello che mi piace?
Ricorda cosa significa essere un padre? Riesce a essere di nuovo così?
Lo seguo sulla soglia della sua camera da letto, non a mio agio con l'idea di entrare lì, ma voglio  vedere tutto quello che fa.
Apre il primo cassetto e prende una maglietta con scollo a V. Era di mamma? Era  vestita sempre  elegantemente, raramente ricordo una maglietta su di lei, specialmente una così banale.
La tiene in mano, la guarda, poi  la mette via e afferra dal cassetto inferiore una maglietta grigio scuro delle sue.

 

Giorno 3

Attraverso il ponte

Perché papà non mi ha trovato? Ero vicina, così vicina, sulla mappa c'è solo un ponte che si estende tra l'oscurità e la luce.
Perché ci ha lasciate andare? Lo guardo tutta la mattina da quando è venuto a prendermi  in ospedale.
Cosa è successo? Eravamo felici, la foto di una famiglia che si amava  è sul muretto, o così  sembrava.
Ho chiesto a Frank come ha incontrato mamma e papà e ha detto che ha lavorato con mamma, ma ha sempre evitato di parlarne tanto. Ho iniziato a perdere ricordi dei miei genitori, della mia vita precedente. Anna era più giovane, i suoi ricordi erano più fragili e sono spariti troppo velocemente.
Ho pianto quando Frank ha detto che erano morti, volevo il mio orso di pezza, il mio migliore amico, e ho gridato tutta la mia disperazione, il dolore di una bambina. E lo stesso quando Anna è morta, ed era  peggio, perché non avevo più sette anni.
Sola al mondo, e non avevo radici, niente di niente. La gente del villaggio parlava di parenti, crescendo ho capito che non avevo un  passato. I demoni erano nascosti nell'angolo della mia stanza di notte, sentivo gli occhi di Frank osservarmi, controllarmi ogni giorno. Ero persa nei boschi delle fiabe.
Il lupo cattivo si prese cura della  figlia smarrita, nessun principe azzurro liberava liberato Biancaneve


Giorno 4 

Mamma mia
 
Lo sforzo di aprire entrambi gli occhi è troppo. A malapena vedo attraverso il sinistro, le ciglia sono incollate e non riesco a sollevare la mano per pulirle.
C'è mia madre al mio capezzale, la chiamo e lei non si avvicina. Le chiedo di muoversi, la mia voce è strana perché la mia bocca è secca e la mamma mi dà acqua.
Una mano alza la mia testa, l'altra avvicina un bicchiere di plastica alle mie labbra. Bevo, ne voglio ancora, ma le mani si ritraggono.
Chiamo di nuovo mamma, e lei tace.
Per favore accarezzami e dimmi che andrà tutto bene, che il  dolore e le vertigini scompariranno velocemente.
Voglio il suo ma sto  cadendo nell'oscurità, vedo Frank puntare un fucile contro di me, mi nascondo di nuovo nell'armadio buio, è un posto sicuro.
Quando sono di nuovo sveglia, mamma è ancora seduta accanto a me, ma non è mia madre, è bionda con un cappotto verde, la donna che ha sparato.
Paura. Chi mi ha sparato? Quando? Dove? Ricordi che tornano.
L'uomo con la pistola, la faccia insanguinata di papà, il dolore alla gamba, le parole di papà.
Dov'è? Lui deve essere qui con me, non questa donna.
Mi fissa e la guardo e la voce che urla e vuole suo  padre non è mia, non può essere mia.
Si alza in piedi mentre un'infermiera corre verso il mio letto e mi costringe a stare calma, dicendo alla donna di andarsene.
"Tuo padre sa che stai meglio, arriverà presto."
L'infermiera mi punge il braccio e quando mi sveglio c'è la luce del giorno e il mio vero padre è seduto sulla sedia, con il viso gonfio e punti sulla fronte, in un camice da ospedale come il mio.
"Dove è andata? Pensavo che fosse mamma e ho  urlato. Chi era lei?"
Papà apre la bocca, due volte, cercando chiaramente una risposta, poi inizia a piangere, disperatamente, come se non piangesse da anni, non come due giorni fa nella tomba di Anna.
Mi afferra la mano, la porta alla sua faccia, la inonda di lacrime.
Sono immobile, cosa può aiutarlo?
Gli tocco la spalla, i suoi occhi - rossi e gonfi - incontrano imiei.
Mi dispiace, dice più e più volte.
Mi dice qualcosa sull'uomo che mi ha sparato, è una vendetta complicata, lui e Saga  stavano lavorando al caso, poi con me ritornata ha perso ogni sviluppo. Ha quasi perso Saga, due pallottole nel suo giubbotto.
Quindi tutti e tre siamo stati colpiti in pochi giorni, che ironia, benvenuti nella mia famiglia, prova di ammissione essere bersaglio di tiro.
E ora Saga se n'è andata e lui vuole - lui davvero vuole – lui ha bisogno di averla qui con noi.
L'infermiera entra, vede papà disperato, gli prende la pressione sanguigna e lo rimanda nella sua stanza.

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Capitolo 2
*** Ch 2 ***


~~CH 2


Giorno 7

.

Un lungo viaggio

Il mio dottore  vuol vederci alle 10 per discutere della mia riabilitazione e  papà  mi spinge sulla sedia a rotelle fino all'ascensore per raggiungere il piano -1, una grande stanza piena di attrezzature da ginnastica,  barre parallele, lettini per massaggi. Una vera palestra, se non fosse dentro l’ospedale.
Papà ha una sfilza di domande  da porre al dottore, legge dal suo telefono.
Mio padre è così esperto in medicina?
Le sue domande sono precise, non legge da appunti  ma da una chat con qualcuno, mi chiedo chi.
Lo staff medico lo prende sul serio, facendo i complimenti per le  sue conoscenze a papà, che arrossisce; è merito della sua partner, non suo.
Ho la risposta al chi, è Saga, sono sicura al 100% .
Non mi piace dover  muovere la gamba ferita, la mia fisioterapista è una donna di circa 50 anni, la sua targhetta dice Ulla, mi sonda il polpaccio e il ginocchio con  braccia forti e soppesa  la mia corporatura sottile. Prima  parla con il medico, poi si rivolge a noi.
"Sarà difficile camminare con le stampelle, la parte superiore del corpo è troppo fragile, abbiamo bisogno di lavorare a 360° su di te, Astrid, ci vorrà del tempo prima che tu possa camminare correttamente e il tuo corpo ha bisogno di sostenerti."
Inizia il mio calvario, un esercizio dopo l'altro, un'ora passa e mi fa male la schiena, le braccia  sembrano tronchi rigidi.
Papà mi guarda sempre e sorride, cercando di essere coraggioso e forte per me.
Ulla fissa un'altra seduta per domani, io vorrei urlare.
Papà sta in piedi dietro la mia sedia a rotelle e mi massaggia lentamente le spalle, il suo tocco aiuta, la sua forza scorre tra di  noi.
Ho bisogno di andare a casa, la mia vera casa, in Danimarca, quella che ho intenzione di esplorare in ogni dettaglio, quella nei miei sogni adesso. Papà va a cercare il dottore e  torna con una promessa, domani sarò dimessa.


Giorno 8 

Non.

Non aprire la porta, non rispondere al campanello, non prendere  la telefonata.
Non abbandonarmi, non lasciarmi. Mi aggrappo  alle tue braccia, non voglio le stampelle, voglio solo che mio padre mi sostenga. Ho bisogno di te, ho bisogno di te.
Una bambina, di appena cinque anni, spaventata nel vedere nuove persone, che prega i suoi genitori di tenerla al sicuro, nascosta dietro le gambe di suo padre.
Chiudi tutte le  finestre, sigilla la casa, così nessuno potrà farci del male un'altra volta, colpirti in testa, piantare un proiettile nella mia gamba o puntare una pistola verso di me.
L'ho già perso una volta, potevo  perderlo due volte – lui voleva morire al mio posto  - lui è tutto ciò che ho adesso.
Cerco di nascondermi nella mia camera, immutata nei miei ricordi; lui mi segue.
"Stai calma, nessuno verrà per noi, sono sicuro. Ho vissuto da solo per molto tempo, la gente non poteva sapere che  questa casa è rimasta come il giorno che hai lasciata."
"Aiutami, Frank verrà qui, sa dove vivi."
"Non verrà, finché avrò respiro lui starà lontano da te, lo giuro. Non ti lascerò mai più."
Mi abbraccia, mi avvolge con braccia forti, sussurra qualcosa che può passare per una buonanotte,  una ninna nanna per una piccola principessa che dorme in un castello con leoni fedeli che la  proteggono.
"Voglio un leone, papà!"
"Un po’ scomodo in casa nostra."
"Un animale. Mi avevi  promesso con Anna, non l'abbiamo mai avuto."
Annuisce, è convinto questa volta, apriamo internet e guardiamo il rifugio per animali più vicino a casa, mi racconta dei suoi cani quando era giovane, nella casa dei suoi genitori in campagna.
Voglio vedere le foto, tutto il nostro passato, ho bisogno di ricostruire 15 anni della nostra vita. Il tempo che abbiamo può essere  breve, ho paura e lui mi rassicura.
E da scatole impolverate in cima all'armadio esce tutto, ricordi di vacanze, gite di un giorno, eventi scolastici, una scatola di tutti i biglietti  di auguri da quando sono nata e di  ogni successivo compleanno.
Leggo tutto con cura, mentre papà mi spiega le persone che li hanno scritti, i suoi cugini, gli ex colleghi, i miei compagni di scuola.
Un album per il primo giorno di scuola, l'aula con decorazioni di benvenuto sulle pareti e la mia borsa di scuola sul mio piccolo banco.
Per una sera tutto il male, tutto il dolore, tutta la tristezza del passato sono dimenticati.


Giorno 12

Regole di ispezione

Papà riceve una telefonata e spiega che non può andare. La voce insiste,  papà ripete che Lillian avrebbe capito la situazione e non lo avrebbe forzato,   ma chi ha chiamato  vuole papà.
"Mi arrendo,  sarò li tra un'ora, ho bisogno di trovare una babysitter."
Mi guarda, rassegnato.
"Devo andare, chiederò a una vicina di venire qui."
"Non ne ho bisogno!"
La mia voce è più alta di quanto vorrei, rifiuto di essere trattata come una bambina piccola.
Ha paura della mia reazione, sfido il suo sguardo, senza paura, senza arrendermi e lui alza la mano in segno di rassegnazione.
"Farò in fretta, promettimi di rimanere in casa  e non aprire la porta a nessuno.”
Può fare con comodo, voglio stare  da sola, non con lui che mi segue come un cane, a volte penso che mi controlla,  come faceva Frank. O che non ha nessun altro con cui stare. Siamo andati dai nonni, abbiamo comperato mobili nuovi, abbiamo fatto la spesa al supermercato, sempre insieme. Ho una carta pre pagata della sua banca per le mie piccole spese, ma dove posso andare e con chi? Lei  mie vecchie amiche si sono trasferite o hanno altri giri.
Gli occhi di papà sono sempre dolci rispetto  a quelli di  Frank, c'è gentilezza in ogni piccolo gesto da parte sua, rivolto solo a me, chiedendomi  perdono e misericordia per gli anni persi.
Una parte di me deve essere libera, ha bisogno del mantello nero con cui Agnes usciva, invisibile, inosservata, senza paura; l'altra vuole essere coccolata tra le sue braccia, per essere protetta e amata.
La routine di Harriet era dura per me, avevo il mio modo di sconfinare oltre i limiti che lei aveva deciso. Non è mai stata  mia la scelta di rimanere lì.
Non appena papà se ne va, inizio l'esplorazione, attentamente, inginocchiata sul pavimento per aprire i cassetti e tirar fuori ogni oggetto, ricordando l'ordine preciso in modo che la sua memoria fotografica non se ne accorga. Ho una ottima memoria anche io, i miei geni sono per metà i suoi.
Ho bisogno di trovare mia madre, lei è davvero andata via da qui.
Non c'è niente nella zona giorno, i suoi libri, i suoi animali di vetro, la sua musica preferita.
Alcuni eleganti abiti femminili sono appesi nell'armadio,  coperti da sacchetti  di plastica dalla lavanderia.
Perché papà l'ha cancellata e non me e Anna?
Devo provare nella sua camera da letto, anche se non mi piace entrare lì, mai a mio agio in una stanza dove un uomo dorme da solo.
Quando Frank mi  chiamava dalla sua camera trovavo sempre scuse per ritardare o evitarlo del tutto. Questa volta è la stanza di papà, sono  al sicuro a casa nostra.
Apro il cassetto dove papà ha tolto la prima maglietta e ora è vuoto, ricordo che quella sera era pieno di biancheria da donna.
Una delusione,  ma nel chiuderlo non va fino in fondo,  qualcosa dietro lo ferma, una scatola mezza vuota di tabacco svedese.
La mamma non fumava mai, papà teneva in tasca  un pacchetto di sigarette da offrire -  per lavoro diceva -   Saga è svedese. Il suo tabacco  in  camera di papà?
Forse anche la sua maglietta? E la sua biancheria intima?
Papà ha cancellato la mamma perché c'era qualcun altra al suo posto?
Ho bisogno di esplorare di più, girando intorno al letto le lenzuola sembrano usate da entrambi i lati, non posso sentire odori se sono state già cambiate. Qualcosa di grigio è bloccato tra il comodino e il telaio del letto. Un calzino grigio arrotolato, consumato sul tallone.
Nel bagno, nella cesta del bucato da fare, per confrontarlo con uno dei suoi.
È più piccolo, c'è una traccia di un numero che potrebbe essere un 8. 38? Un numero molto femminile. Una donna era qui, ha dormito qui, ha vissuto qui, la mia sensazione istintiva dice Saga; Sono felice per papà, mi dispiace per mamma.
Quindi, dov'è Saga ora? Dovrebbe essere con papà, non lontana.
Nel bagno controllo gli scaffali, quello superiore è difficile da raggiungere, in piedi su una scaletta a tre gradini vedo dei saponi profumati alla rosa e un vaso di crema per la pelle, secco e pieno di crepe. Mamma. Tracce del suo profumo, della sua dolcezza, la respiro.
Quando papà  torna, gli chiedo di andare a vedere la  tomba, con un mazzo delle  rose preferite da mamma.


Day 16


Chiamami se puoi


La scatola di tabacco  è nel mio cassetto, non ci sono più occasioni per  esplorare, ma papà è più rilassato,  giorno dopo giorno iniziamo a parlare di cose che possiamo fare insieme, c'è una palla di  pelo in braccio a me, la mia prima gatta, una calico di  sette mesi. Papà sta costruendo per lei una struttura di sicurezza nel giardino sul retro, così potrà uscire senza perdersi.
Ulla è il mio incubo, in ogni sessione sento dolore in tutto il corpo e lei è felice, lei mi  pesa, le fa piacere vedere i miei muscoli svilupparsi.
Dopo una settimana posso camminare con le mie stampelle, ma quando lei insiste con un esercizio più intenso chiudo gli occhi e divento Agnes, immaginando di chiudere Ulla in una segreta  e farla soffrire, la mia gatta tigre a strisce è un guardiano feroce.
Papà ha un incontro con il suo psicologo dopo che ho finito con Ulla e mi siedo nella sala d'aspetto, il giaccone di papà è drappeggiato sulla sedia alla mia sinistra e sento il suo telefono.
Cinque squilli  e si ferma, quindi altri cinque. Una pausa Lo prendo in mano, può essere una chiamata importante per insistere due volte. Posso rispondere che papà è impegnato, chiedere di richiamarlo più tardi.
È Saga.
Scorrendo lo schermo, appaiono molti messaggi sotto il suo nome; è la vita privata di papà, non ho il diritto di leggerli,  nonostante la mia curiosità sia intensa.
Lui è spesso triste la sera, dopo aver ricevuto le chiamate, e la lista mostra che è Saga che lo chiama.
Il telefono squilla di nuovo, è pesante nella mia mano.
“Ciao.”
"Saga Nor ...." Una voce forte, poi una pausa. "Chi sei? Dov'è Henrik? "
"Sono Astrid. Papà è con il suo terapeuta."
"Il suo appuntamento è domani alle 15 e tu dovresti avere una sessione con Ulla."
"Ho appena finito, in anticipo. Lui ha dovuto cambiare il suo."
Come fa a sapere i nostri orari in dettagli precisi?
"Dì a Henrik che ho bisogno che lui chiami la mia banca, c'è una busta da ritirare per me. Firmerò i documenti quando torno. Lui ha il numero."
"Quindi tornerai? Papà sarà felice!"
"Ho sempre programmato di tornare. Perché me lo chiedi?"
"Perché papà è spesso triste. Quando? ”
"Henrik non chiede mai quando."
"Forse dovrebbe."
Voglio vedere papà felice tutto il tempo, dobbiamo esplorare qualcosa di diverso dal dolore e dalla solitudine. Se Saga è ciò che gli serve per sentirsi completo, così sia.
Non voglio un altro padre solitario e amareggiato come Frank, voglio una vera famiglia, con risate, sorrisi e una madre per me.
"Forse ha paura? Allora quando?"
"Presto. Una settimana. E ci incontreremo. Henrik lo  vuole."
È a Madrid, al museo del Prado, vuole il mio numero, deve andare, la visita guidata che ha pagato sta iniziando.
Presto ricevo una lista di posti che ha visitato, con foto, posso creare una mappa del suo viaggio.
Dico a papà la buona notizia mentre è ancora sulla soglia dello studio del dottore, non posso trattenermi, i suoi occhi brillano e lui mi abbraccia, così perso nella sua felicità che devo dirgli due volte di chiamare la banca.
Dalle tenebre e dall'incertezza alla luce e trepidazione solo perché Saga ci ha dato una data;  papà avrebbe potuto chiedere, lei gli avrebbe spiegato i suoi piani.
"Avevo paura di una risposta negativa, di avere di nuovo le mie speranze distrutte. Come quando eri via, per anni ho pregato e nessuno mi ha mai ascoltato."

 

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