Lady Sara

di Sersci
(/viewuser.php?uid=1110525)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cena dai Woodville ***
Capitolo 2: *** Il texano dagli occhi di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** Nuova vita ***
Capitolo 4: *** La scelta ***
Capitolo 5: *** Texas sto arrivando! ***
Capitolo 6: *** Vite a confronto ***
Capitolo 7: *** Lord Carlton ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** Sir Percy ***
Capitolo 10: *** Sii felice amore mio ***
Capitolo 11: *** Londra ***
Capitolo 12: *** Dove sei? ***



Capitolo 1
*** Cena dai Woodville ***




 

Le cene a casa dei Woodville erano sempre molto sontuose. I camerieri si aggiravano tra gli invitati tenendo in mano vassoi pieni di tartine o calici di champagne. Era sempre tutto perfetto. Le luci soffuse facevano sembrare il vasto giardino della villa una foresta incantata. Lady Margareth Woodville controllava tutto fin nei minimi particolari. Era sempre molto piacevole parlare con lei. Al contrario, suo marito, Lord Woodville era molto scostante, il classico aristocratico inglese sempre composto e freddo. Sara era arrivata alla festa con la voglia di divertirsi ad ogni costo. D'altro canto quella era la sua ultima festa e il giorno dopo la splendida carrozza sarebbe tornata ad essere una zucca e la principessa trasformata in Cenerentola. Anche lei apparteneva ad un antico casato nobiliare inglese, i Bardiet-Browling. Ma la sua era una favola che stava per finire. Suo nonno Carlton, quella stessa mattina, le aveva comunicato di aver perduto gran parte delle loro ricchezze al tavolo da gioco ed con investimenti sbagliati.

"Dobbiamo salvaguardare la nostra posizione sociale" le aveva detto suo nonno "per questo la prossima settimana annuncerò il tuo fidanzamento con Sir Percy Wittenmore". Sara aveva guardato allibita suo nonno. Non era più sua nipote, ma una merce di scambio, un trofeo da attaccare ad un muro, come fanno i cacciatori con le loro prede. "Stai scherzando, vero? Ti rendi conto di quello che dici? Quel pomposo ed egocentrico potrebbe essere mio padreNon ti permetterò di usarmi a tuo piacimento nonno, sono una persona in carne ed ossa non un soprammobile". Doveva aver gridato le ultime parole perché Margot, la fedele cameriera del nonno, era tutta rossa in viso e praticamente paralizzata. Nessuno aveva mai sfidato Lord Carlton o disobbedito ad un suo ordine! 

Sara era fuggita dallo studio del nonno ed aveva camminato per le strade di Londra. Doveva avere un aspetto orribile perché i passanti si giravano a guardarla. Forse era per le lacrime che le rigavano il viso e scavavano l'anima.

"Questa sera c'è una festa a casa di Lord Woodville per il loro anniversario" le aveva detto Elisabeth, la sua migliore amica e confidente "e tu sei stata invitata. Perché non vai? Per una sera libera la mente e divertiti. Da domani penseremo ad un piano d'attacco contro il vecchio Matusalemme". Liz era così: riusciva sempre a superare gli ostacoli con il suo ottimismo e la sua ilarità. Erano una l'opposto dell'altra. Sara era riuscita a sopravvivere nell'austero college in cui suo nonno l'aveva spedita solo grazie a lei. Sara era sensibile, dolce e delicata mentre Elisabeth era energia allo stato puro. Erano state insieme fin dal principio ed avevano diviso la camera per tanto tempo. Forse era questo il motivo per cui la sua amica la conosceva tanto profondamente.

"Assolutamente no, non sono proprio dell'umore adatto per andare ad una festa" aveva risposto a Liz. Poi però ci aveva ripensato ed aveva deciso di andare. Aveva aperto l'armadio ed indossato un abito che adorava. La fasciava fino ai fianchi facendola sembrare una sirena inoltre il colore rosa pallido era perfetto con il suo incarnato. Aveva lasciato sciolti i suoi capelli biondi anche se in realtà avrebbe dovuto legarli con qualche elaborata acconciatura. Ma al diavolo tutte le rigide regole del bon ton inglese, si stava ribellando al nonno allora tanto valeva cominciare dalle piccole cose! Ripensò a Rossella O'Hara e si disse "dopotutto domani è un altro giorno"

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il texano dagli occhi di ghiaccio ***


"Liz avevi ragione" si disse mentalmente Sara. La serata stava trascorrendo piacevolmente. E' vero stava parlando di cose futili con Lady Margareth, ma questo la stava aiutando a non pensare. Voleva liberare la sua mente dalle sgradevoli sensazioni che aveva provato dopo la lite con suo nonno. Osservò in lontananza Lord Woodville intento ad intrattenere un importante ospite. Lui e suo nonno si somigliavano moltissimo: erano distaccati, freddi e privi di emozioni. Da piccola Sara si era convinta che suo nonno non fosse umano e che nelle sue vene non scorresse sangue. Forse le voleva anche bene a modo suo, ma non glielo aveva mai dimostrato. Dopo la morte dei suoi genitori solo la cameriera del nonno, Margot, le aveva dato amore ed affetto. Ma non doveva pensare era ad una festa e doveva rilassarsi e divertirsi.

"Mia cara, le presento mr Kole McKenzie, un carissimo amico di mio figlio, Gilbert. Viene dal Texas. Si tratterrà qualche giorno a Londra per affari" le disse Lady Margareth . Ma non stavano parlando di orchidee o qualcosa di simile? Forse si era distratta più di qualche secondo visto che non aveva minimamente percepito la presenza del bel texano dagli occhi di ghiaccio. Allungò la mano per salutare ed abbozzò un dolce sorriso. Le regole le avrebbero imposto di aspettare che l'uomo le sfiorasse con le labbra la mano. Ma questa era la serata della ribellione, giusto? Notò un impercettibile guizzo negli occhi di Mr Kole e la sua stretta vigorosa fece sciogliere il freddo che sentiva nel cuore. Aveva un leggero accenno di barba ed i capelli non perfettamente disciplinati. Ma era un texano non un lord inglese!

"Spero che il suo soggiorno a Londra sia piacevole, mr Kole" gli disse Sara con un certo imbarazzo. Non riusciva a tenere alta la conversazione come le era stato insegnato, era profondamente attratta da un uomo che non apparteneva al suo mondo. No, in quel momento non sarebbe stata una degna padrona di casa. Eppoi stava combattendo con tutta se stessa contro quella strana sensazione di buttarsi nelle braccia muscolose di Kole e lasciarsi cullare. La lite con il nonno doveva proprio averla scombussolata! "Sono a Londra per un motivo molto importante Lady Sara e mi auguro che tutto vada come io vorrei". La sua voce era profonda e sexy.

"Cenerentola è ora di lasciare il principe e lasciare il castello" si ripeteva come un mantra Sara. In realtà avrebbe voluto restare ancora lì vicino a quell'uomo, ma ogni volta che lui la guardava sentiva delle scariche elettriche e mille brividi ora interessavano il suo corpo.

" Spero riesca a  realizzare il suo desiderio mr Kole" gli disse Sara allungando la sua mano. Non lo aveva fatto solo per salutarlo dato che stava andando via. Lei voleva risentire la stretta di Kole, e quella sensazione di protezione che aveva percepito poco prima.

Ringraziò Lady Margareth per la serata e promise di tornare a trovarla quanto prima. Le dispiaceva averle mentito, sapeva che non avrebbe mai più messo piede nella villa dei Woodville, ma questo non poteva certo dirlo ora.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nuova vita ***



 

Durante il tragitto dalla villa dei Woodville al suo appartamento, Sara aveva continuato a pensare a Kole, al suo sguardo, al calore che il suo corpo emanava e a quelle scariche che ancora sentiva si sentiva dentro. Non si accorse che il taxi si era fermato e l'autista le stava indicando l'importo della corsa. Aprì la sua borsetta e pagò la corsa. Entrando in casa, lasciò le scarpe in corridoio e si buttò nel suo letto a baldacchino. Osservò i dipinti alle pareti, i tappeti, le tende, lo scrittoio e pensò che avrebbe potuto sopravvivere ancora qualche settimana con i soldi che le erano rimasti. Non avrebbe chiesto neppure un centesimo a suo nonno. Se la sarebbe cavata da sola. Non  sarebbe stata la sua vittima sacrificale e non avrebbe pagato per i suoi errori. Si meravigliò, quando la mattina seguente, si accorse di aver dormito tranquillamente. Era strano. Si sentiva libera e le sembrava di respirare a pieni polmoni un'aria pulita e fresca. Indossò un jeans, una camicia bianca ed una semplice ballerina bianca ai piedi. Appena un accenno di trucco. Doveva cercarsi un lavoro e voleva apparire il più semplice possibile. Certo presentarsi con abito di Versace o una borsa Vuitton non avrebbe certo deposto a suo favore! A metà pomeriggio era esausta, aveva girato tutta Londra, entrata in tanti negozi a chiedere lavoro e lasciato il suo numero di telefono nella speranza di essere richiamata. Qualcuno l'aveva persino riconosciuta e pensando ad un qualche scherzo da parte di "damerini nobili annoiati" si era indispettito.

Si buttò sul letto con le gambe doloranti per quanto aveva camminato. Il telefono squillò all'improvviso, forse qualcuno aveva un lavoro per lei finalmente.

"Lady Sara spero di non disturbarla, avevo piacere di continuare la nostra conversazione. Vorrei invitarla a cena stasera. Se accettasse sarei davvero felice". Avrebbe riconosciuto quella voce in mezzo a tante ed ecco di nuovo i brividi lungo la schiena. Si trovò ad accettare l'invito senza neppure pensare a come avesse avuto il suo numero di telefono. Si truccó velocemente, indossò un semplice tubino nero ed una scarpa non molto alta. Non avrebbe potuto portare un tacco a spillo perchè le sue caviglie chiedevano pietà. Kole suonò alla porta ed il cuore di Sara accelerò non appena lo vide. La camicia bianca appena sbottonata faceva intravedere la pelle abbronzata. Lei era il ferro e lui la calamita. Il ristorante era uno dei migliori della City. Il tavolo era al centro della sala, la cameriera si avvicinò e Sara notò come lei se lo  mangiasse con gli occhi. Provò una strana sensazione. Di certo non era gelosia. La serata trascorse velocemente, era bellissimo parlare con Kole, la sua voce profonda riusciva a calmarla. Non si era mai sentita così bene. 
Accadde tutto all'improvviso.
"Lady Sara io so tutto di te, conosco i tuoi gusti, le tue passioni, i tuoi desideri. Io e Gilbert siamo molto amici. Lui ti chiama piccola sorellina". Mi ha parlato talmente tanto di te! Gilbert è a conoscenza della situazione di tuo nonno". Sara impallidì, piccole gocce di sudore le imperlarono la fronte. 
"Non puoi sacrificare la tua vita accanto ad un uomo come sir Percy. Sposami. Non ti costringerò a fare nulla che tu non voglia" 
"Ti prego Kole portami a casa". La serata era finita in modo diverso da come Sara se l'era immaginata. Il silenzio faceva da padrone all'interno della macchina. 
Kole l'accompagnò fino alla porta dell'appartamento e le baciò la mano. 
"Lady Sara ti prego pensa alla mia proposta". Sara chiuse la porta e cominciò a piangere.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La scelta ***



 

"Lady Sara ti prego pensa alla mia proposta" questa frase martellava ancora nella mente di Sara. Era l'alba e non era riuscita a chiudere gli occhi neppure un solo istante. Mille pensieri le affioravano in testa. Come era riuscito Gilbert Woodville a venire a conoscenza della catastrofica situazione economica di suo nonno? Perché Kole si era offerto di aiutarla e le chiedeva di sposarlo? Le sembrava di aver vissuto per anni in una bolla ed ora qualcuno l'aveva bucata e lei stava precipitando a terra. Cercò di mangiare qualcosa anche se era davvero difficile in quelle condizioni. Si fece forza e decise di telefonare a Gilbert. Lui le doveva delle spiegazioni. "Pronto? io sono io e tu chi sei?" Gilbert Woodville era la pecora nera della famiglia, non prendeva nulla sul serio, tutto era un gioco. Suo padre non tollerava la sua aria sbarazzina. Era un Lord e come tale si doveva comportare! "Gilbert sono Sara" la voce era bassa e le parole uscivano a fatica "ieri sera sono uscita con Kole. Mi ha chiesto di sposarlo per evitare di rovinarmi la vita con sir Percy. Conosce la situazione di mio nonno, sei stato tu a dirglielo. Gilbert, per favore, come sei riuscito a..." La frase le morì in gola, non ce la faceva più. Troppe emozioni in così pochi giorni la stavano facendo impazzire. "Sara, io...vedi Percy si è vantato di...essere riuscito a fregare tuo nonno. Mi ha detto di aver in pugno il vecchio Lord Bardiet-Browling. Io non so come... abbia fatto ...ma è sicuro che ti avrà! Dice che non avete più risorse e lui è la vostra unica ancora di salvezza" . Non reggeva più. Sentì un dolore allo stomaco, come se le fosse arrivato un pugno da una mano invisibile. Si piegò su se stessa e cominciò a tremare. Un forte senso di nausea l'assalì. Non avrebbe sposato un essere viscido come Sir Percy. Suo nonno poteva vendere delle proprietà e ritirarsi a vivere nella sua splendida villa nella campagna inglese. Avrebbe dovuto ridimensionarsi, ma avrebbe vissuto decorosamente. Lei sarebbe rimasta a Londra mantenendosi da sola.

Era trascorsa una settimana dalla lite, il telefono  non aveva mai squillato. Possibile che in tutta Londra non si trovasse uno straccio di lavoro? Non stava chiedendo la luna, si sarebbe accontentata anche di un posto da lavapiatti! C'era qualcosa di strano, i conti non tornavano. Sara lo scoprì per caso. Le era stato detto che cercavano una cameriera ai tavoli in un pub. Si recò immediatamente lì.  Purtroppo una ragazza si era presentata prima di lei ed è stata assunta. Per la delusione uscì di fretta dimenticandosi la borsa. Rientrò nel pub e inavvertitamente ascoltò la chiamata del proprietario del locale,  il quale riferiva al suo interlocutore di aver rispettato il patto. Poteva stare tranquillo, nessuno a  Londra si sarebbe permesso di assumere Lady Sara. Gridò esasperata, lanciò anche qualcosa ma era troppo arrabbiata per capire cosa avesse scaraventato per terra. Questo era davvero troppo suo nonno e sir Percy la stavano boicottando!

Telefonò a Liz, lei soltanto riusciva a tranquillizzarla. Era un fiume in piena, le raccontò di Gilbert, della proposta di matrimonio di Kole, del boicottaggio del nonno e di Percy e della rabbia che sentiva dentro". Liz la fece sorridere, minacciò di far camminare Gilbert sui carboni ardenti, di lanciare uova e piume sull'imbalsamato sir Percy che sarebbe rimasto traumatizzato per settimane vedendosi imbrattare uno dei suoi costosissimi vestiti ed una serie irripetibile di improperi su Lord Carlton. "Ti voglio bene Liz. Grazie di esistere" quasi un sussurro da parte di Sara.

"Kole sono Sara, ho deciso di accettare la tua proposta". Suo nonno e Percy le avevano lanciato il guanto e lei era decisa a raccogliere la sfida.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Texas sto arrivando! ***



Sara aveva preparato solo due valigie perché Kole le aveva detto di prendere lo stretto necessario. Avrebbe pensato lui a far trasferire in Texas tutte le sue cose. Aveva messo solo abiti leggeri. Il clima non era certamente quello di Londra. Decise di indossare un abito verde smeraldo, con maniche a tre quarti con una semplice cinta color miele e le scarpe della stessa tonalità. Non conosceva la famiglia e gli amici di Kole, era un mondo a lei estraneo. Voleva fare bella figura visto che sarebbe rimasta lì a lungo. Perlomeno fino a quando Kole non si fosse stancato di lei o, magari messa su un aereo diretto a Londra! No, non poteva lasciarsi andare proprio adesso. Pensò a Sir Percy, anzi al pinguino (Liz lo chiamava così) ed alla sua faccia non appena lo avessero informato della partenza. Rise davanti allo specchio sistemandosi una ciocca di capelli. Da quanto tempo non lo faceva? Da tanto, forse da troppo. Suonarono al campanello. Aprì la porta e si trovò davanti un Kole sorridente e...accidenti era spettacolare. Il pantalone nero stretto gli modellava le gambe, la camicia come al solito era sbottonata e lasciava intravedere la pelle, i capelli lievemente umidi per la pioggerellina che stava cadendo lo facevano sembrare appena uscito dalla doccia. Oddio sotto la doccia lui doveva..."Ferma, ferma, stop, mettiamo fine a questo filmino" si disse mentalmente Sara. Lo fece accomodare in soggiorno, lui da perfetto cavaliere, prese i bagagli e le disse di non preoccuparsi visto che entro pochi giorni tutte le sue cose sarebbero arrivate in Texas. 

Il viaggio fu davvero lungo ed estenuante, non amava molto gli aerei ed odiava volare per molte ore. Appena usciti dall'aeroporto, Kole salutò amichevolmente il giovane ragazzo che era venuto a prenderli. Il caldo era davvero opprimente, non era abituata a queste temperature. Per fortuna la vettura era piacevolmente fresca grazie all'aria condizionata. Il viaggio in auto durò all'incirca un'ora e, in diverse occasioni, Sarà sentì i suoi occhi chiudersi. Sperò di arrivare a casa di Kole e farsi una doccia quanto prima. 
Il cancello marrone si aprì mostrando un parco enorme. Ci vollero alcuni minuti prima che la macchina si fermasse davanti alla porta di casa. Sara pensò che se si fosse persa in quel giardino avrebbe impiegato delle ore prima di trovare l'entrata di casa. Le venne incontro una signora sulla cinquantina, non molto alta e lievemente paffuta, un sorriso radioso le illuminava il viso. L'abbracciò forse un poco vigorosamente, ma a Sara non dispiacque. Non era abituata a simili dimostrazioni d'affetto! "Benvenuta Lady Sara". Kole le presentò Jane e le disse che avrebbe potuto chiedere a lei per qualsiasi sua necessità. Entrò in casa e non credette ai suoi occhi: una imponente scala di marmo bianco dominava l'ampio ingresso, tutt'intorno statue raffiguranti divinità ed al centro troneggiava uno splendido lampadario di cristallo. E lei che pensava che avrebbe trovato solo stalle, cavalli e cowboys! 
Kole le mostrò la sua stanza ed il cuore perse un battito. Era la fotocopia della sua camera da letto! Mancavano i suoi quadri ed i tappeti ma era identica. Come era possibile? La prima volta Kole non era neppure entrato in casa e la seconda si era accomodato in soggiorno. "Gilbert accidenti a te!" non poteva essere stato che lui a descrivere in maniera così particolareggiata la sua camera. Ma quanto tempo avevano trascorso qui due a parlare di lei? L'indomani avrebbe chiesto a Kole come si erano conosciuti, ma ora era stanchissima. 'La cena è pronta". Janet indicò la tavola finemente apparecchiata. Erano solo le 19 e lei era abituata a cenare alle 21. Però in aereo non aveva toccato cibo quindi decise di mettere qualcosa nello stomaco. Gli occhi le si chiudevano, mangiarono velocemente, poi Kole l'accompagnò in camera, le baciò la mano e se ne andò nella sua stanza. Si buttò sul letto e crollò completamente vestita.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vite a confronto ***



 

Un raggio di sole filtrava dalle tende della camera. Sara mise una mano davanti agli occhi e si girò dall'altra parte decisa a restare al letto ancora per un poco. Pian piano si svegliò e vide che che la sveglia segnava le undici. 

Non aveva mai dormito così a lungo. Si alzò quasi a forza. Pensò che non fosse carino passare a letto il primo giorno della sua nuova vita. Trovò il tavolo del soggiorno apparecchiato solo per lei. Mangiò di gusto una fetta di torta sicuramente preparata in casa e non acquistata in una pasticceria, anche se di lusso. Era squisita. Jane arrivò con del caffè caldo che lei accettò di buon grado. Chiese di Kole e le fu risposto che era fuori per lavoro ma sarebbe tornato di lì a breve. Effettivamente dopo due ore lo vide arrivare. Scese da uno splendido cavallo dal manto lucido nero, indossava un jeans ed una camicia blu a quadri ed in testa un cappello stile cowboy. Ecco quei maledetti brividi  lungo la schiena si facevano risentire! Era davvero sexy non lo si poteva negare. Le andò incontro e le sorrise. Kole le spiegò che nel pomeriggio avrebbe dovuto continuare il giro nelle sue proprietà. Aveva lasciato in sospeso alcune cose durante il suo soggiorno a Londra. Sara chiese di poter andare con lui, voleva conoscere tutto della sua vita e del suo lavoro. Accettò di buon grado, ma scoppiò a ridere vedendola scendere. Aveva delle ballerine con dei piccoli strass dietro. Non era l'abbigliamento adatto per cavalcare. La fece sedere in poltrona e  le infilò degli stivali. Sara li trovò talmente duri da paragonarli a due zavorre e per niente estetici.

"Non è stata una bella idea" si ripeteva quasi come una litania. Il profumo di lui la inebriava, il petto muscoloso aderiva perfettamente alla sua schiena e, ciliegina sulla torta, le sue braccia le cingevano la vita ed emanavano un calore che le facevano provare una strana eccitazione. Cavalcarono a lungo poi arrivarono nel suo ranch. Kole la fece scendere ed entrarono in ufficio. I dipendenti di Kole la salutavano rispettosamente toccandosi la tesa del cappello ed augurandole un "Buon pomeriggio, Lady Sara". Si accorse che la stavano trattando con lo stesso rispetto che avevano nei confronto del loro capo. Passarono lì l'intero pomeriggio. Kole la mise al corrente dei suoi affari, le mostrò dei documenti quasi fosse un suo socio. Sara era sconcertata. Suo nonno non aveva mai voluto che mettesse neanche un piede nella loro società.  Ciò che più la colpì fu una frase di Kole "Tutto quello che mi appartiene è anche tuo". Questo uomo la conosceva da poco e voleva dividere con lei le sue ricchezze? E se lei fosse stata una degna erede di suo nonno? Sara rimase senza parole. Era quasi ora di cena e Kole prese il cavallo e tornarono a casa. A cena mangiò abbondantemente. Addio regole nobiliari per cui non ci si doveva abbuffare. Tutto quello che Jane aveva preparato era buonissimo. Era stanca ma serena. L'unica pecca era che, dopo aver tolto gli stivaletti, aveva sentito i suoi piedi diventare di piombo. Kole l'aveva fatta sedere su una poltrona e glieli aveva massaggiati delicatamente. Era imbarazzatissima e di certo le guance erano rosse per la vergogna. Si spostarono sulla veranda e continuarono a parlare e ridere. Osservò il cielo stellato e ascoltò il rumore dei versi degli animali. A Londra, dal suo appartamento, riusciva a vedere solo le luci della strada e le persone che si affrettavano a rientrare per evitare di bagnarsi a causa della pioggia.

La serata trascorse tranquillamente. Salirono al piano di sopra e Sara provò un fitta al cuore quando lui le diede il bacio della buonanotte sulla guancia. Avrebbe voluto restasse con lei nella stessa stanza. Si stava innamorando, ma era sbagliato. Se lo era ripetuto così tante volte, ma il cuore stava lottando e vincendo contro la ragione. Kole le dimostrava un grande affetto e la voglia di proteggerla, come Gilbert che l'aveva sempre trattata come una sorellina. Questo però non era amore!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lord Carlton ***


Era trascorsa una settimana dal suo arrivo in Texas. Sara si guardò allo specchio e notò come, nonostante fossero trascorsi pochi giorni, avesse perso il suo colorito rosa. La sua pelle adesso era lievemente ambrata. La mattina andavano in ufficio e sbrigavano alcune pratiche, nel pomeriggio invece ispezionavano i giacimenti di proprietà di Kole. Voleva insegnarle a cavalcare, ma lei ribadì che non si sentiva pronta e Kole, ovviamente, non la forzò. Si sentiva una vigliacca. Aveva mentito.  Poteva ormai cavalcare da sola, ma così si sarebbe persa il contatto con il rovente corpo di Kole e non assaporato più quel dolce profumo che la stordiva. Il cuore di Sara ormai era abituato a battere velocemente. Era la prima volta che si innamorava e lo trovò bello e tragico allo stesso tempo, visto che non era corrisposto. 

Il telefono squillò e fu una sorpresa visto che l'unica che continuava a chiamare era Liz e, da un paio di giorni, Gilbert. Non poteva tirarla a lungo con lui. Quando suo nonno decise di spedirla nel più austero college londinese, Gilbert era lì ad ascoltarla e consolarla.  Quando i suoi morirono le offrì il suo appoggio anche perché suo nonno, proprio in quei giorni, si era assentato per affari, lasciandola sola con il suo dolore. Loro si capivano. Gilbert soffriva a causa del carattere di suo padre e lei per il nonno. Vide il numero e sbiancò. Kole capì immediatamente. Le fece un cenno come per dire "io sono qui".

"Ciao nonno, come stai?". Nessuna risposta, bensì un ringhio ."Sara torna immediatamente a casa, sabato annuncerò il tuo fidanzamento con Sir Percy". Neanche un "Stai bene?" oppure "Ero in pensiero!". Solo degli ordini, come sempre del resto. Le lacrime scesero copiose sul viso. Kole la strinse forte. Le mani le tremavano ed avrebbe voluto gridare fino a perdere fiato. Fu Kole ad agganciare per lei. La prese in braccio e la portò nella sua stanza. "Ti prego resta qui, non lasciarmi da sola" e lui per la prima volta restò. Le accarezzò i soffici capelli . Sara, quasi cullata da quel dolce gesto, raccontò i bei momenti  trascorsi con i suoi genitori.  Di suo padre che rientrava a casa sempre con un sorriso e di sua madre, che si ostinava a cucinare una torta che puntualmente carbonizzava. Lui aveva il coraggio di assaggiarla, mentendo spudoratamente ed asserendo che era molto meglio della volta precedente. Poi tutto cambiò. L'incidente, le loro vite spezzate, lei affidata a quel pezzo di ghiaccio di suo nonno che non le aveva mai fatto una carezza. Era la sua marionetta. Era sopravvissuta solo grazie a Gilbert e Liz. Kole la fissava in silenzio ma nei suoi occhi si intravedevano scintille di luce. 

"Come vi siete conosciuti tu e Gilbert?" voleva chiederglielo da tanto tempo. "Gilbert era a Dallas per non so quale ricerca. Una sera, uscito da un ristorante mi trovo questo babbeo ubriaco che quasi si spiaccica sotto la mia macchina. Sono sceso e gli ho gridato contro. Ha alzato lo sguardo ed era disperato. Abbiamo parlato per ore e mi ha spiegato che lui ed il suo amico di college stanno insieme. Non riusciva più a mentire ed a nascondersi".
Gilbert?  Era innamorato di un ragazzo e non aveva mai capito niente? Lui consolava mentre lei non lo avevo mai aiutato a confidarsi? Era stata un'egoista pensando solo alla sua disperazione. Ecco perché sentiva il bisogno di proteggerla da quella maschera di ferro di suo nonno! Perché anche lui soffriva a causa di suo padre. Quei due erano della stessa risma. Promise a se stessa che l'indomani gli avrebbe chiesto perdono in ginocchio. Kole le disse che i suoi amici avevano deciso di fare una grigliata, quattro chiacchiere e qualche ballo, nulla di più. 
"Siamo stati invitati, ma visto il tuo stato d'animo li chiamerò dicendo che non andremo." Non voleva di certo rovinargli la serata, non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. "Ti prego non farlo. Mi faccio una doccia veloce ed usciamo". Kole uscì dalla stanza per andare a cambiarsi. Sara prese il cellulare e digitò un messaggio. "Il burattino ha spezzato i fili. Abbi cura di te, nonno". Entrò in doccia e l'acqua calda le distese i muscoli intorpiditi. Un filo di trucco, un semplice vestito e via...pronta ad uscire. 

© dal 2001, EFP (www.efpfanfic.net). C

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La festa ***



 

Non era il genere di feste a cui Sara era solita partecipare. Alcuni amici di Kole erano intenti a grigliare la carne, altri portavano birre. C'era un clima sereno. Le donne indossavano abiti leggeri e semplici. Non chiffon, guanti e cappellini stravaganti. Fu felice di aver scelto l'abbigliamento giusto. L'abito bianco le lasciava scoperte le spalle e piccole roselline rosse impreziosivano la sua mise. Era sicura di aver visto uno sguardo di fuoco negli occhi di Kole mentre scendeva le scale di casa, ma se l'era sicuramente immaginato. Gli uomini ridevano spensierati godendosi le loro famiglie. Un gruppo country animava la serata. Kole le chiese di ballare con lui. Non conosceva questo tipo  musica, ma la spensieratezza e la contagiosa allegria la fecero accettare. Le strinse la vita e la portò in mezzo alla sala. Tutti si girarono a guardarli e lei fu colta dall'imbarazzo, ma solo per un attimo. Si perse in quegli occhi color ghiaccio, come era accaduto al party dai Woodville. Era certa che lui riuscisse a sentire i  battiti del suo cuore, che stava martellando come un tamburo. Se fosse morta in quel momento se ne sarebbe andata con un senso di gioia come mai aveva provato. Le sembrò di volare tanto si sentiva leggera. Inalò a pieni polmoni il respiro caldo di lui. Avvicinò la sua guancia a quella di Kole. Sorrise sentendosi pizzicare il viso dalla leggera barba di lui. Non si accorse che la musica era cessata fino a quando non sentì Kole soffiarle nell'orecchio un "Spero mi concederai anche il prossimo ballo".  Che figuraccia. Si sedette in mezzo alla comitiva di amici che, inizialmente, si sentivano in imbarazzo non sapendo se darle del lei, chiamarla Lady Sara o Milady. Decise di rompere il ghiaccio. Ringranziò per l'invito. La festa era davvero molto bella ed il cibo era squisito. A metà serata aveva parlato con tutti e sembrava conoscesse quelle persone da sempre. Era bellissimo, si sentiva libera e leggera come una farfalla. Era felice di aver scelto di partecipare alla festa invece di restare in casa continuando a star male per la telefonata che aveva ricevuto dal nonno.  Si girò e vide Kole che la fissava, gli sorrise e lui ricambiò. Oddio adesso poteva dire che aveva conosciuto una divinità. Si soffermò su quelle labbra morbide e sensuali tutte da baciare e su un'impercettibile fossetta che si formava sul suo viso. Per fortuna in suo soccorso venne la moglie di Luke, il tuttofare di Kole,  che portava una torta immensa. Le chiese di aiutarla a tagliarla e servirla alle persone. "Non è come la torta di mia mamma, questa è commestibile" pensò mentalmente . Kole sembrò averle letto nel pensiero,  le fece l'occhiolino e le sussurrò dolcemente "Quella era la migliore di tutte". Luke si avvinò e le chiese un ballo. Sara accettò, scusandosi in anticipo perché sicuramente gli avrebbe pestato un piede. Luke chiese come aveva conosciuto il suo capo. Inutile dire che gli amici di Kole erano curiosi da morire.  Raccontò del party a casa di amici a cui lei aveva partecipato. Lo aveva conosciuto in quell'occasione. Omise ovviamente il loro patto. Mentì dicendo che si erano frequentati e piaciuti e lei aveva accettato la sua proposta di matrimonio. Fu Luke a quel punto a pestarle il piede. "Quando sono previste le nozze?  La data? Celebrerete qui in Texas o in Inghilterra?" Luke era un fiume in piena. Sara rise come mai aveva fatto in 27 anni di vita. Le scesero persino due lacrime. Non riusciva a smettere per via della faccia buffa di Luke. Perfetto adesso li stavano fissando tutti. Tornarono al tavolo, e non fece in tempo a sedersi che... "il capo si sposa!" annunciò trionfalmente un emozionato Luke.  Fu un coro di "felicitazioni, viva gli sposi, wow, auguri" seguiti da alcune pacche sulle spalle di Kole. Lui guardò i suoi amici e rispose che avrebbe presto avrebbe annunciato la data del loro matrimonio. Purtroppo aveva combinato un guaio, lei non era capace di raccontare bugie, ma ormai la frittata era fatta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sir Percy ***



 

"Mi dispiace...davvero...non vorrei averti creato problemi". Sara non aveva dormito per niente, le dispiaceva aver messo Kole in imbarazzo davanti ai suoi amici. Lui le aveva offerto una casa, amicizia e sostegno. "Stavo ballando con Luke e mi ha chiesto come ci eravamo conosciuti. Ho raccontato della festa dai Woodville, del nostro incontro e della tua proposta di matrimonio. Non immaginavo avrebbe spiattellato tutto in un secondo". Kole la guardò intensamente, nei suoi occhi non c'era rabbia, ma Sara voleva mettere subito in chiaro che non era stata sua intenzione creargli un simile disagio. Lui abbassò la tazzina di caffè e le sorrise.
"Sara ti ho fatto una proposta, ma fin dall'inizio a Londra, ti ho detto che non eri costretta a fare nulla contro la tua volontà. Non sono arrabbiato od offeso. Hai detto la verità ai miei amici anzi..." sottolineò  "quasi tutta la verità". Un radioso sorriso illuminò il viso di Kole. Era felice che non provasse rabbia o, cosa peggiore, fosse deluso da lei.

"Una lettera per te". Jane entrò in soggiorno mentre erano intenti a fare la colazione e diede una busta bianca a Kole. Sara notò un velo di tristezza negli occhi di lui, come una nuvola passeggera che vela il sole per alcuni istanti. Ripose la lettera nella tasca del calzone, si alzò e si diresse verso Sara. 

"Ti va di venire con me? Devo passare in ufficio e fare un paio di telefonate. Una mezz'ora al massimo, poi devo andare al pascolo. Stanno arrivando nuove mandrie e devo aiutare i miei uomini. Se ti fa piacere, tra una decina di minuti usciamo". Non se lo fece ripetere due volte  andò nel ripostiglio e prese i suoi stivaletti modello Calamity Jane. Non pesavano come la prima volta. In realtà si era abituata a fare tante cose come la colazione insieme, uscire per controllare i pozzi petroliferi o le mandrie, le grigliate con gli amici di Kole il sabato sera, persino controllare montagne di documenti insieme. Le vennero in mente le tristi colazioni con il nonno che leggeva il giornale e non alzava gli occhi nemmeno per un momento. 

Sara rimase affascinata da quel cielo senza una nuvola, dalla distesa di erba color smeraldo e dal profumo del fieno appena tagliato. Kole affiancò gli altri cowboys ed accompagnò la mandria fino al ranch. Uno spettacolo emozionante. Seguì la scena attentamente, voleva che le sensazioni del momento restassero impresse nella sua mente. "Sei stanca?" le chiese dolcemente sfiorandole la tesa del cappello.  "No, Kole. Ti ringrazio..è bellissimo". 

Tornarono a casa,  era stanca ma felice. Un profumo di arrosto le invase le narici non appena aprirono la porta di casa. "Il tempo di farci una doccia e siamo da te, Jane. Siamo affamati" gridò Kole per farsi sentire da Jane ancora in cucina intenta a tagliare l'arrosto. Dopo un quarto d'ora scesero in soggiorno e Sara mangiò come un lupo. Kole la guardava sorridendo, ma i suoi occhi erano ancora velati. 

"Sara, questa è per te". Le mostrò la lettera che Jane aveva portato a colazione. "E' importante". Il mittente era uno studio investigativo di Londra. La curiosità salì alle stelle. Aprì la busta e, quello che lesse la fece impallidire. L'investigatore, pagato da Kole, lo metteva al corrente che Sir Percy Wittenmore aveva truffato Lord Carlton Bardiet-Browling. Aveva delle prove schiaccianti. Kole la informò che era riuscito a farsi restituire una somma cospicua da Sir Percy. La minaccia di denunciarlo unita alla paura di macchiare l'onore della sua famiglia, lo avevano reso docile come un agnellino. Era dispiaciuto del fatto che non fosse riuscito a farsi dare tutto il maltolto. Aggiunse che doveva stare tranquilla, perché sir Percy non si sarebbe mai più avvicinato né a lei  né al nonno.
"Se lo desideri, puoi partire già domani. Il direttore della Royal Bank ti aspetta per firmare dei documenti". Kole aveva pensato a tutto.  "Tu verrai con me, vero?" Glielo chiese con una certa agitazione visto che si sentiva lo stomaco stretto in una morsa. "Mi spiace, Sara. Come vedi non posso assentarmi in questi giorni, ma non preoccuparti, a Londra troverai Arthur il mio avvocato. Lui ti aiuterà a sbrigare tutto in fretta". Sara entrò nella sua camera. Mille idee si affollavano nella mente, il suo patrimonio ripreso grazie a Kole, sir Percy definitamente allontanato dalla sua vita, suo nonno che ora non poteva più obbligarla a fidanzarsi con il pinguino inamidato.

"In aeroporto troverai Arthur. Ti accompagnerà al tuo appartamento e poi in banca. Ti troverai bene con lui, è in gamba". Kole le spiegò tutto mentre erano in macchina diretti all'aeroporto di Dallas. C'era un misto di ansia e paura in lei da quando aveva lasciato il ranch. Kole le diede un bacio sulla guancia e le augurò buon viaggio. Sara salì a bordo dell'aereo e quando lo sportello si chiuse le sembrò di sentire una piccola fitta attraversarle il cuore. 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Sii felice amore mio ***



 

Era rientrato a casa che mai come allora gli era sembrata tanto grande e vuota. Non avrebbe più sentito il ticchettio dei suoi stivaletti mentre scendeva le  scale, le sue risate mentre Jane le spiegava come preparare del cibo commestibile o vederle arricciare il naso in ufficio mentre controllava con lui i bilanci. Non aveva fame. Decise di farsi una doccia sperando che l'acqua tiepida gli portasse via quella fitta che provava dal momento in cui l'aveva accompagnata in aeroporto. Sara non era solo molto bella, ma anche intelligente e sensibile. Meritava di essere felice accanto alla persona che avrebbe scelto come compagno di vita. Lui non era Lord Carlton o Sir Percy. Non l'avrebbe mai obbligata a restare insieme a lui. 

Telefonò al suo avvocato e gli chiese di occuparsi di lei. "Stia tranquillo mr Kole. Ho fissato l'appuntamento con il direttore della Royal Bank. Credo che tra un paio di giorni i soldi saranno accreditati sul conto di Lady Sara. La avviserò quando tutto sarà pronto". Arthur era un ottimo avvocato ed avrebbe seguito Sara fino all'ultimo. Di questo ne era convinto.
"Bene attenderò la sua chiamata" aggiunse riagganciando il telefono.

Si tolse i pantaloni e lanciò la camicia sulla poltroncina in fondo a letto. Entrò in doccia e vi rimase almeno venti minuti. Stava ripensando a tutte le volte che aveva passeggiato con lei in sella a Blackstorm. Faceva finta di tenerla stretta per non farla cadere. In realtà adorava il contatto con i suoi fianchi, respirare il profumo della sua pelle che sapeva di vaniglia e quel suo modo delicato di spostare dal viso una ciocca di capelli ribelli. 

Si asciugò velocemente e si buttò sul letto. Da qualche parte aveva letto che il tempo è un galantuomo e rimette a posto tutte le cose. Gilbert lo chiamò proprio in quel momento. Aveva incontrato un furioso Sir Percy che gli aveva riferito di un ricatto ai suoi danni fatto dal suo amico Kole. Scoppiarono a ridere al pensiero di quell'inamidato damerino infuriato. Gilbert volle sapere il motivo per cui non aveva confessato il suo amore a Sara. Kole spiegò che, secondo lui, Sara sarebbe rimasta al suo fianco per riconoscenza non per amore. E questo non voleva succedesse. Era meglio saperla serena accanto ad un altro uomo. "Chiamami in qualunque momento, anche di notte, se hai bisogno" mormorò Gilbert al suo amico. 

Era già da alcune ore in ufficio ed il tempo non passava mai. Strano perché con lei volava. Osservò fuori della finestra e vide Blackstorm intento a mangiare l'erba. Ripensò alle passeggiate con lei.
"Mr Kole, Mr Kole...cosa dobbiamo fare?" il suo impiegato attendeva ordini, ma sinceramente non seppe che dire visto che non aveva ascoltato neppure una parola.  Il dolore sarebbe scomparso prima o poi, occorreva solo aspettare. Doveva solo stringere i denti. Comunque avrebbe saputo di lei attraverso Gilbert.

"No, così non va proprio bene, morire di fame non è una buona idea" aveva borbottato Jane di fronte al suo rifiuto di cenare. "Non mi sento molto bene sarà un malessere passeggero, tranquilla da domani riprendo a mangiare come un lupo" replicò Kole ad una preoccupata Jane. Lo considerava un figlio e si era sempre presa cura di lui. Era inutile mentirle, lo conosceva troppo bene. Entrò nella stanza di Sara e ne percepì il suo profumo, accarezzò le lenzuola pensando a lei che dormiva in quel letto. Non avrebbe toccato nulla, avrebbe lasciato così l'arredamento di quella camera. 

  "Sii felice, amore mio".  Uscì da lì da quella stanza. Il ricordo di lei era troppo forte. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Londra ***



"Lady Sara, sono Arthur, l'avvocato di Mr Kole. L'accompagno al suo appartamento. Mi sono permesso di fissare per domani alle 11 un appuntamento con il Direttore della Royal Bank. Io credo che dovremmo sbrigare tutto in tre o quattro giorni". Salì in auto con lui e lasciarono l'aeroporto. Sara osservò dal finestrino della vettura le persone che camminavano tenendo in mano l'ombrello. Sentiva freddo e si tirò su il bavero della giacca. "A domani". Scese dalla macchina, salutò cordialmente ed attraversò la strada.

"E' un piacere rivederla, Lady Sara" le disse James, il portiere dello stabile, aprendole il portone. Entrò in ascensore ed arrivò all'attico dove si trovava il suo appartamento. Entrò in casa e provò un senso di solitudine, era la prima volta che sperimentava questa sensazione. Il suo appartamento era anche il suo rifugio. In cucina trovò un bigliettino attaccato al frigo "Ben tornato ad Itaca, Ulisse ;)" 

La solita Liz. "Non ho trovato manzi e vitelli da abbrustolire, perciò devi accontentarti della mia super insalata. Nel freezer troverai un gelato al cioccolato. Ho pensato ti potesse servire. Approfittane. Ci vediamo domani". Prese il gelato, andò in soggiorno, accese la televisione e cominciò a mangiarlo. Non era molto attenta al programma, in realtà stava pensando al tempo trascorso con Kole. Controllò il cellulare e notò che non vi erano telefonate a parte il messaggio che le aveva inviato appena atterrata a Londra: "Spero tu abbia fatto un buon viaggio. Stai tranquilla, Arthur è un ottimo avvocato e ti aiuterà con le pratiche". Era un messaggio asettico, non le aveva chiesto altro, tipo quando sarebbe tornata. Aveva detto che aveva molto da fare, infatti non era venuto con lei, perciò poteva aver mandato quel messaggio mentre era in ufficio diviso tra scartoffie e dipendenti.

Alle dieci e trenta in punto, Arthur arrivò da lei. Il direttore della Royal Bank era una persona molto affabile e gentile. Mise il suo ufficio a loro disposizione. Passò almeno un'ora a mettere firme. Era felice ci fosse l'avvocato di Kole al suo fianco. Lei sarebbe impazzita da sola. Per il resto pensò a tutto lui. Finirono verso l'ora di pranzo. Dopo pochi giorni il denaro sarebbe stato nel suo conto. Inviò un sms a Liz: "Sto uscendo da qui. Tra mezz'ora al Mayflower. Che ne dici?". Liz non si fece attendere e rispose di sì. Non vedeva l'ora di rivederla, le era mancata tantissimo, anche se si erano chiamate quasi ogni giorno. 

"Allora adesso mi racconti tutto. Insomma com'è questo texano? Come quelli che si vedono nei film? E..." dovette fermarla perché era un tornado. "Si chiama Kole, è un uomo molto attraente e  mi ha aiutato fin dall'inizio come un fratello maggiore. Adoro i suoi amici e mi sono divertita alle loro cene". 

"Scusa, un fratello maggiore? Cioè tu hai vicino la fusione umana di Brad Pitt con David Beckham e non ci fai nulla? Oddio io mi ci sarei attaccata come un koala. Ma dico io, non ti ho insegnato niente?" Sara avrebbe giurato di essere diventata blu peggio di un puffo. Guardò i tavoli intorno a loro e per fortuna nessuno stava sghignazzando. "Finiscila mi stai imbarazzando. Kole non prova niente per me" sussurrò con le guance ancora in fiamme. "Senti amica mia" obiettò Liz "se quell'uomo non prova nulla per te io sono la regina d'Inghilterra". 

"Non ne sono sicura, Liz. Da quando sono qui nessuna telefonata, solo un sms al mio arrivo". Sara osservò Liz  che scuoteva la testa "Non vuoi lasciargli un briciolo di amor proprio a quel pover'uomo? Chi dividerebbe il suo patrimonio con una della quale non frega niente? Sara apri gli occhi, per favore!".

Rientrò in casa. La segreteria telefonica lampeggiava. Sicuramente erano chiamate di Kole. Rimase delusa di sentire la voce di suo nonno. "Ora che hai avuto il tuo momento di ribellione, spero vorrai riprendere la retta via. Domani devi venire a casa. Dobbiamo chiarire il tuo comportamento sconsiderato". Cancellò il messaggio con rabbia. Ribellione, comportamento sconsiderato, queste erano le uniche parole di suo nonno, oltre che i suoi soliti ordini: devi venire, dobbiamo chiarire. Kole l'aveva liberata dal giogo di suo nonno e da Sir Percy, perciò si potevano anche buttare nel Tamigi e lei non gli avrebbe lanciato neanche un salvagente!

Quello che le aveva detto Liz a pranzo continuava a frullarle nel cervello. Possibile che anche Kole si fosse innamorato e lei da perfetta imbecille non avesse captato i segnali che le aveva lanciato e che erano così evidenti per Liz? L'unico che poteva levarle questo tarlo dalla testa era Gilbert. "Mi sei debitore, perciò sputa il rospo Gilbert. Kole ti ha detto qualcosa su di me?". Lo prese alla sprovvista. Capì che il suo amico si sentiva tra due fuochi. Alla fine riuscì a strappargli solo un paio di frasi, ma da quelle capì che Liz aveva ragione. Kole stava soffrendo per lei. Quindi l'amava. Che stupida a non capirlo prima.

"Arthur mi scusi per l'orario. Potrei farle una delega? Vorrei pensasse a tutto lei. Domani mattina devo partire. Ho  una faccenda che devo risolvere con una certa urgenza". 

"Certamente. E' possibile farlo. Mi invii tutto" replicò l'avvocato di Kole. Ripose il telefono sul comodino e si mise a dormire. L'attendeva una dura prova!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dove sei? ***


"E' partita per dove? Come è possibile che non abbia detto nulla?" La telefonata di Arthur, che lo metteva al corrente dell'improvviso viaggio di Lady Sara, lo scombussolò. Dove era finita e cosa era accaduto di così urgente da partire in poche ore? Chiamò Gilbert, ma anche lui era all'oscuro di tutto. Era spaventato. Non aveva sue notizie. Pregò che non le fosse successo qualcosa di grave. Sbrigò le pratiche più urgenti. Decise che avrebbe chiamato lo studio investigativo che lo aveva aiutato a recuperare il denaro sottratto a Lord Carlton. Loro l'avrebbero certamente ritrovata. Gli bastava che gli dicessero che stava bene, poi non l'avrebbe più disturbata. Se era andata via senza dire nulla neanche ad Arthur significava che non voleva ritornare da lui ne tantomeno mantenere anche un benchè minimo rapporto di amicizia.

Era pomeriggio inoltrato quando tornò a casa. Vide qualcosa di strano. In giardino c'erano dei petali di rose sparse come ad indicare un sentiero. Jane era forse impazzita? Curioso si mise a seguirne la scia. Aprì la porta e gli stessi petali erano sparsi per tutto l' ingresso e sulla scala. Arrivò al piano di sopra ed il cuore perse un battito. I petali arrivavano fino alla porta della camera da letto di Sara. Non poteva essere lei. Anche la sua mente lo stava tradendo visto che percepiva persino il dolce profumo speziato di Sara.

Afferrò la maniglia, la girò e rimase pietrificato. Era lì, sorridente, seduta sul suo letto con una rosa rossa in mano.

"Sono arrabbiata con te. Neanche una telefonata, ma stai tranquillo per questo c'è tempo. La pagherai per i prossimi cento anni" puntualizzò lei. "Ora, sono qui per dirti che se mi lasci andare via sei uno stupido. Ti amo, Kole, come non ho mai amato nessuno. Non voglio e non posso vivere lontana da te. Londra era fredda e vuota perché tu non eri con me".

Lui si inginocchiò al bordo del letto. La fissò e si perse nei suoi splendidi occhi, si inumidì le labbra e la baciò con tutto l'amore e la passione che c'erano nel suo cuore. Le loro lingue si incontrarono. Le posò le mani sui fianchi e l'attirò a se. "Lo sai che non potrai più allontanarti da me?" Le sussurrò nell'orecchio mordicchiandolo.

Sara cercò di vincere il suo imbarazzo. Era l'uomo della sua vita e voleva abbandonarsi a lui. Accarezzò il muscoloso petto di lui e gli sbottonò la camicia. Kole mise le mani nei capelli soffici di Sara, esplorò la sua bocca e la baciò avidamente. Il respiro le si fece affannoso. La passione la dominava e la travolse come un fiume in piena.

La spogliò lentamente dandole leggeri ed umidi baci su tutto il corpo. L'appoggiò dolcemente sui cuscini e si soffermò ad osservare il corpo snello di lei. I loro cuori cominciarono a battere all'unisono. Il profumo di Sara e il calore del corpo di Kole si fusero. Fu una notte di passione, carezze e baci. Si addormentarono così... abbracciati e felici. I capelli di Sara sparsi sul petto di Kole.

L'aroma del caffè la svegliò dalla notte di passione. Aprì gli occhi e vide un vassoio con al centro la rosa che aveva in mano la sera prima ed un foglietto con tantissimi "Ti amo". Sentì l'acqua della doccia scorrere in bagno. Si alzò ed entrò in bagno. Kole si stava insaponando i capelli. La vide e premurosamente le chiese se l'avesse svegliata a causa del rumore. Non rispose. Si tolse il reggiseno e lo lanciò da qualche parte. Entrò nella doccia. Le mani di lei presero ad insaponare il corpo nudo di lui. Era bellissimo. L'odore del bagnoschiuma al muschio le arrivò fino alle narici. Lo baciò con trasporto. Kole la spinse verso la parete della doccia e le succhiò il seno. Fu ancora più travolgente del rapporto che avevano avuto durante la notte. Sara si lasciò cullare dalle braccia di lui. Era a casa finalmente. E la sua casa non era Londra e neanche Dallas. La sua casa erano quelle braccia che l'avrebbero protetta per sempre!

Fu un matrimonio stupendo. Sara volle Liz e Gilbert come suoi testimoni. E toccò il cielo con un dito quando Kole le disse che Gilbert aveva accettato un incarico a Dallas. Sospettò che sotto sotto ci fosse lo zampino del marito. Lontano da Lord Woodville, suo figlio Gilbert aveva coronato il suo sogno d'amore con il suo compagno. Non poteva chiedere di più.

"Kole volevo darti questo.." una sorridente e rilassata Sara porse una scatolina al marito. Tolse il fiocco ed il respiro si fermò per un secondo. All'interno due minuscole scarpette bianche. Kole l'abbracciò e la baciò delicatamente. Erano passati 8 mesi dal matrimonio ed ogni giorno con lei era stato bellissimo.

"Va tutto bene. La gravidanza procede bene". La dottoressa guardò Sara e le fece l'occhiolino. Kole ascoltava il battito del cuore di suo figlio con grande emozione. Arrivati a casa, Sara sussurrò all'orecchio di suo marito: "Amore, ho dimenticato di dirti una cosa. Sono due e non uno". Lui sgranò gli occhi ed un sorriso luminoso irradiò il suo viso. "Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare quella mancata telefonata!".

"Kole ti amo" bisbigliò all'orecchio del marito. Kole le stampò un tenero bacio sulle labbra.
"Ti adoro, principessa" le rispose posandola delicatamente sul divano e lasciandole una lunga scia di umidi baci sull'incavo del collo. 
Non poteva desiderare di più dalla vita: Possedeva già tutto. La sua splendida donna tra le braccia e due magnifici gemelli in arrivo.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3843785