La guardiana

di EdelSky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - La gabbia è aperta ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

 

 

Seduta sulla panchina di legno nel giardino della villa, Hazel, aspettava con impazienza che suo fratello rientrasse a casa.

Qualche ciocca di capelli castani era sfuggita dalla treccia che le aveva fatto Kate, la sua dama personale, quella mattina e ora si muoveva cullata dal fresco venticello di inizio settembre.

Leggeva un libro per ingannare l'attesa e portarsi avanti con i suoi studi, ma non era concentrata e lo si poteva capire dal fatto che era almeno la quinta volta che rileggeva lo stesso paragrafo.

 

- Signorina Hazel, sono quasi le 17, fra poco ha la lezione di pianoforte, non sarebbe meglio rientrare? - la voce di Kate le giunse alle spalle senza coglierla di sorpresa, per un motivo o per l'altro le era sempre appresso ricordandole cosa dovesse fare o chi dovesse incontrare.

 

Trattenne a stento uno sospiro e chiuse con delicatezza il libro appoggiato sulle gambe prima di voltarsi verso la donna.

Puntò i suoi occhi grigi e grandi su Kate stirando le labbra in un sorriso appena accennato - Ti ringrazio per avermelo ricordato, ma desidero aspettare fino all'ultimo il rientro di Bradford - 

 

- va bene signorina, nell'attesa posso portarle qualcosa da bere?-  Kate si premurò di domandarle con tono cordiale

 

- Kate, ti ho raccomandato più volte di chiamarmi semplicemente Hazel e darmi del tu, ho solo sedici anni - 

Non ricordava più quante volte aveva corretto la ragazza riccia e bionda di fronte a lei, la trattava sempre con esagerato rispetto eppure avevano solo dieci anni di differenza.

 Prima che Kate potesse ribattere Hazel intravide una figura percorrere il lungo viale che portava all'ingresso della villa.

Avrebbe riconosciuto quei capelli lisci e scuri e quella camminata pacata ovunque; finalmente era tornato!

 

- Bradford! - urlò Hazel alzandosi sgraziatamente dalla panchina e correndogli incontro.

Lo vide sorriderle e scuotere la testa in segno di rassegnazione prima che lei gli si buttasse con le braccia al collo.

 

- Sorellina, se papà ti avesse vista sbracciarti in questo modo si sarebbe sicuramente arrabbiato - le disse il ragazzo ridendo mentre ricambiava la stretta e le posava delicatamente un bacio sulla testa

 

- oh smettila! Ben tornato a casa, mi sei mancato - gli disse alzando il capo per guardare il ragazzo negli occhi verde scuro così diversi dai suoi, erano fratelli ma non si assomigliavano per niente.

 

- Grazie, sono felice di vederti - rispose accarezzandole delicatamente la guancia prima di prenderla per mano e incamminarsi verso casa - tra l'altro ho una bellissima sorpresa per te, ma prima ho bisogno di vedere papà -

 

- che cosa? - domandò scalpitante la ragazza piena di energia, ma il fratello non riuscì a risponderle poiché distratto dall'arrivo di Kate che aveva aspettato che loro la raggiungessero.

 

- Buon pomeriggio cara Kathelin - la salutò il fratello facendola arrossire la poverina, secondo Hazel la ragazza doveva sempre aver avuto una cotta per lui.

Era un pensiero che le si confermava tutte le volte che vedeva le reazioni della ragazza alle parole del fratello.

Le venne in mente quando qualche anno prima Kate aveva rotto un intero servizio da tè facendolo cadere dal vassoio che portava in mano, e soltanto perché aveva sentito dire che Bradford si era trovato una ragazza.

 

- Buon pomeriggio a lei - ricambiò il saluto la ragazza con eleganza, sistemandosi le maniche del vestito in un inefficace tentativo di distrarsi e nascondere il disagio 

 

Bradford al suo fianco sbuffò - imparerai mai a darci del tu? - facendo sogghignare Hazel 

 

- mi sarà difficile - replicò Kate con un sorriso di circostanza 

 

- posso chiederti dove posso trovare mio padre? - domandò Bradford lasciando la mano di Hazel per portarla a riavviarsi i capelli che gli cadevano scompigliati sugli occhi. 

Hazel guardò per terra un po' indispettita rendendosi conto che la ghiaia sulla quale camminavano le aveva riempito di polvere bianca le scarpe scure, avrebbe dovuto cambiarsele prima della lezione o il maestro di pianoforte avrebbe fatto una scenata.

 

- credo sia nello studio - 

 

- molto bene, sorellina ci vediamo più tardi - le disse scoccandole un bacio sulla guancia e allontanandosi a passo svelto, doveva avere molta fretta di parlare con papà pensò Hazel.

 

- signorina la lezion - 

 

- si lo so - la interruppe la ragazza velocizzandosi a sua volta.

Non aveva la minima voglia di farla, ma  come sempre lei in quella casa non aveva alcuna voce in capitolo, su niente.

 

 

 

 

Aveva appena finito di asciugarsi i capelli dopo aver fatto un bagno caldo, aveva indossato un vestito azzurro pastello molto semplice e deciso di lasciare i capelli sciolti.

Si affacciò al balcone della sua stanza da letto, vi si accedeva da una grande porta finestra, il pavimento era di marmo bianco, così come le piccole colonne che si erigevano a formare il parapetto al quale si apprestava ad appoggiarsi.

Osservò come ogni sera e ogni mattina il mondo al di là delle mura del suo giardino, quelle mura che non aveva mai superato, quel mondo di cui sapeva solo le cose studiate sui libri e raccontatele da suo padre, da Bradford, da Kate o qualche altro domestico.

Quel mondo che tanto la attirava ed affascinava ma che non poteva raggiungere.

Aveva provato più volte ad uscire, cercando di non farsi beccare, perché a lei Hazel Barclay chiaramente non era permesso farlo.

Prigioniera in casa sua, un uccellino in una triste gabbia dorata.

 

Tutti i tentativi che aveva fatto nel corso degli anni erano miseramente falliti, uno dopo l'altro; quando era più piccola semplicemente si risvegliava a letto senza essersi accorta di nulla, un secondo prima era sulle mura cercando di arrampicarsi e quello dopo era letto, un volta cresciuta invece Myron, suo padre, le aveva spiegato perché non poteva andarsene e da quel momento era sempre stato lui a beccarla e fermarla ogni singola volta.

Arrivava veloce e silenzioso, senza che lei riuscisse ad accorgersene, sbucava dal nulla procurandole ogni volta un grande spavento e la riportava in stanza deluso e arrabbiato e la metteva in punizione.

 

Il mondo era pericoloso, e la sua vita e il suo futuro erano troppo preziosi per poterli mettere a rischio.

Lei avrebbe dovuto prendere il posto del padre, compiuti i diciotto anni il suo istinto si sarebbe risvegliato, e lei sarebbe diventata la nuova guardiana.

 

Bussarono alla porta e Hazel capì che era ora di scendere a cena, sperò che la sorpresa che aveva suo fratello giustificasse almeno parzialmente i suoi tre mesi estivi di assenza. 

Bradford oltre a Kate era ciò che aveva di più vicino ad un amico, perché in quella villa era sempre sola, quindi quando lui mancava il suo morale ne risentiva.

Spesso faceva dei sogni, dei sogni dove giocava con un bambino biondo con gli occhi di colore diverso, ma al mattino ricordava poco o niente e setacciando la sua memoria non ricordava di aver mai incontrato nessuno in quella casa.

 

Si avviò verso la sala da pranzo, chissà se avevano preparato il soufflé Quella sera; era il suo dolce preferito.

 

 

Myron diede un ultimo sorso al liquido rosso sangue nel suo bicchiere, leccandosi le labbra dalle goccioline rimaste e mostrando appena i canini appuntiti.

Hazel aveva capito che ogni volta che suo padre faceva così significava che era nervoso, perché un gesto simile andava contro ogni etichetta ed era essenzialmente maleducato.

 

- allora padre, posso dare le notizia a Hazel? - domandò Bradford rompendo il silenzio che si era creato in quegli ultimi momenti di cena.

 

Hazel portò subito gli occhi sul fratello, e poggiò la forchetta sul piatto ora totalmente disinteressata nei confronti del cibo.

Che notizia dovevano darle che faceva addirittura innervosire il padre? 

 

- non sono ancora sicuro questa sia una buona idea in verità - rispose Myron con voce burbera osservando prima Bradford e poi Hazel che ricambiò il suo sguardo furtiva. 

 

- Avete già accettato padre, non fate storie proprio adesso - disse suo fratello prima di guardarla e sorriderle.

Bradford aveva un sorriso bellissimo, bianco e quasi perfetto con i canini appuntiti e un incisivo lievemente sbeccato che lo rendeva ancora più intrigante.

 

- cosa mi dovete dire? - si intromise Hazel impaziente iniziando a giochicchiare con una mano con l'orlo del vestito. Che notizie ci potevano essere per lei? Sperò che fossero belle, altrimenti non sarebbe riuscita a spiegarsi tutti quei sorrisi da parte di Bradford.

 

- spero di non pentirmene - sospirò il padre facendo poi un gesto della mano verso il figlio invitandolo a parlare 

 

Bradford si alzò e si portò vicino ad Hazel, con le labbra incurvate in un sorriso ampissimo e sincero. La fece girare sulla sedia e si accucciò ai suoi piedi ponendo le mani sulle sue ginocchia e la guardò dritta negli occhi.

Hazel fu sicura di vederli scurirsi per un secondo.

Quella strana posizione la fece leggermente imbarazzare, che diavolo stava succedendo?

 

- Hazel - il fratello fece una breve pausa - fra una decina di giorni tu andrai a scuola - 

 

La ragazza spalancò gli occhi e guardò prima il ragazzo poi suo padre incredula. 

 

- in che senso? - balbettò, la stavano prendendo in giro?

 

- nel senso che andrai a scuola, fuori da qui, in classe con altre persone - rise il fratello - ti ho spiegato più volte come è fatta una scuola no? - 

 

Certo che le aveva spiegato più volte come fosse la scuola, Bradford ci andava da quando aveva sei anni, e lei aspettava ogni giorno l'ora di pranzo per ascoltare tutti i suoi racconti; com'erano i professori, che scherzi avevano fatto agli insegnanti, quanto era stata difficile la verifica, il torneo sportivo, assorbiva ogni volta informazioni come se fossero aria per respirare e poi si rintanava in un mondo di fantasia dov'era lei ad andarci.

Gli occhi le iniziarono a riempirsi di lacrime - uscirò da qui? - chiese con voce rotta e la mente completamente vuota, non riusciva a capacitarsene, stava accadendo per davvero?

 

- si - le rispose Bradford abbracciandola mentre lei scoppiava definitivamente a piangere

 

- Hazel, ho acconsentito a questa situazione e farai gli ultimi due anni di liceo, ma lo sai vero che compiuti diciotto anni il tuo posto sarà qui - disse Myron tamburellando con le dita bianche lunghe e affusolate sul tavolo della sala da pranzo.

 

Hazel guardò suo padre, che per un singolo istante le sembrò più vecchio e stanco del solito, e annuì con il capo in segno di conferma.

Ancora non riusciva a credere che finalmente il suo desiderio più grande si stesse per avverare; uscire dalla magione, conoscere gente nuova, farsi degli amici, vivere una vita normale come quella dei protagonisti di diversi libri che aveva letto.

Mise una mano su quella del fratello e gliela strinse riconoscente, c'era sicuramente il suo zampino dietro.

 

- ne parleremo meglio domani Hazel, ci sono tante cose da spiegarti e tante regole da rispettare - continuò il padre prima di riporre il tovagliolo che teneva appoggiato sulle gambe sul tavolo e alzarsi.

 

Come sempre, pensò Hazel, era vissuta tra regole e limitazioni, ma si morse la lingua, non poteva rispondere in modo scortese a suo padre.

 

- certo padre, quando preferite - si alzò da tavola  anche lei lasciando la mano di Bradford raggiungendo Myron per lasciargli un bacio veloce sulla guancia - vi ringrazio comunque per l'opportunità, vi auguro una buona notte, se permettete andrei nella mia stanza -

 

Aveva tante cose su cui ragionare, e sopratutto su cui esaltarsi, ma non poteva in quel momento, non sarebbe stato opportuno che una signorina si comportasse in modo tanto sconsiderato.

 

- certo, buonanotte figlia mia -

 

- Brad mi accompagneresti? - porse la mano al fratello invitandolo ad unirsi a lei, e  si accorse che le tremava leggermente.

 

- certamente, buonanotte padre - salutò anche lui Myron unendosi alla sorella con un sorriso.

 

Suo fratello doveva tenersi pronto, una volta rimasti soli avrebbe avuto molte spiegazioni e delucidazioni da darle.

 

~L'angolino di Edel~

Buongiorno, questo è il prologo di una nuova storia che mi frulla in testa da parecchio tempo e che ho deciso di iniziare a scrivere!

Come vi sembra? Le vostre opinioni? Continuereste a seguirla per scoprire cosa succederà alla nostra Hazel?

Fatemi sapere!

Con affetto, Edel ❣️

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - La gabbia è aperta ***


CAPITOLO 1 - La gabbia è aperta 

 

 

 

 

Hazel prese sottobraccio suo fratello e si strinse a lui mentre camminavano per i corridoi della villa.

Quei corridoi di cui Hazel sapeva ogni minimo dettaglio, sedici anni in quella casa ventiquattro ore su ventiquattro ti portano ad esplorare ogni cosa, certo ad accezione della stanza segreta, a quella era stato sempre impossibile avvicinarsi.

Hazel l'aveva chiamata così ancora quando aveva otto anni e ci si era trovata di fronte per puro caso, stava scappando dalla vecchia Geltrüde, una sorta di signorina Rottenmeier, che si occupava di gestire tutta la magione.

Non erano mai andate d'accordo, e in particolare quel giorno Hazel era sfuggita alla supervisione di Kate ed era andata a giocare in giardino; il giorno precedente aveva piovuto, e lei si era sporcata di fango. Una volta rientrata in casa aveva sporcato con le scarpe e l'orlo inferiore del vestito lungo i pavimenti e quella vecchiaccia di Gertrüde l'aveva scoperta e aveva iniziato a inseguirla con la scopa urlandole dietro con tono severo diverse intimidazioni.

Hazel aveva corso a perdifiato, completamente a caso, tra i corridoi e stanze fino ad essersi ritrovata davanti a delle scale che non aveva mai notato prima. 

Lì si era fermata, indecisa se scenderle o meno, sembrava buio lì sotto.

Un rumore di passi proveniente dal corridoio l'aveva fatta sobbalzare, e sul momento di prendere la decisione tra essere punita dalla vecchia o scendere per di là, aveva optato per quest'ultima.

Con l'adrenalina ancora in corpo si era fatta coraggio e si era incamminata per quelle scale, tenendosi con una mano alla ringhiera di ferro battuto alla sua destra, era umida, come gli scalini, l'aria era più pensante e tutto sembrava bagnaticcio, c'era odore di cane bagnato.

Benché si fosse tenuta era scivolata proprio sull'ultimo gradino atterrando con il sedere e gli occhi chiusi e lasciandosi sfuggire un piccolo lamento.

Si era messa in ginocchio massaggiandosi la natica sfortunata e aveva riaperto gli occhi.

Davanti a lei si vi era una porta grande quando la parete, debolmente illuminata da una lampada a muro in ottone che proiettava una fioca luce tremolante.

Era enorme, di ferro, acciaio e legno.

Hazel non aveva mai visto niente di simile prima, aveva due ante, di legno massiccio intarsiato da strani disegni, sembravano quasi dei simboli, ma all'epoca non li seppe riconoscere.

Su questo legno vi erano diversi chiavistelli di ferro che partivano dalla cima fino ad arrivare in terra, erano diciotto e tutti chiusi, ognuno di loro aveva un lucchetto diverso.

Un'ulteriore sbarra d'acciaio, anche quella intarsiata da ghirigori più chiari che risaltavano sotto la luce come argento, bloccava di traverso entrambe le ante.

Hazel si era alzata, totalmente affascinata e come richiamata da quella porta le si era avvicinata e aveva tentato di rimuovere la sbarra d'acciaio senza riuscire a spostarla di un millimetro.

Un secondo dopo era apparso suo padre dietro di lei.

Le aveva domandato stupito come avesse trovato quel luogo, e in risposta alle sue mille domande le aveva detto soltanto che le avrebbe spiegato tutto in futuro a tempo debito, l'aveva presa per mano e portata gentilmente via da lì.

Prima di lasciarla nelle mani di Kate le aveva chiesto il piacere di non tornarci più, assicurandole che un giorno le avrebbe spiegato ogni cosa e la avrebbe portata lui stesso lì sotto.

Hazel aveva annuito in silenzio, fissandolo con i suoi occhi plumbei prima che Kathelin la trascinasse nel bagno per lavarla.

Da allora ci era tornata solo qualche volta, spinta dalla curiosità, senza più toccarla, avendo paura che se l'avesse fatto Myron sarebbe apparso come faceva sempre cogliendola in flagrante.

Ora che aveva sedici anni sapeva giusto una cosa in più, quella era la stanza che lei avrebbe dovuto sorvegliare per il resto della sua vita.

 

- allora? Ancora nessuna domanda? - sogghignò Bradford voltando il capo nella sua direzione.

 

Hazel fece passare una mano sul muro alla sua sinistra man mano che procedevano camminando, ancora pensierosa. 

 

- ho così tante cose per la testa che non so neanche da dove cominciare - disse infine mordicchiandosi il labbro.

 

Bradford le passò un dito su questo intimandole di smetterla, doveva togliersi quel brutto vizio o si sarebbe rovinata le labbra le fece notare, ed aveva ragione, in particolare modo d'inverno le era capitato che avendole screpolate si spaccassero leggermente sanguinando.

 

- comunque, oggi sono a tua completa disposizione, risponderò a tutto ciò che vorrai -

 

- vorrei anche vedere - sbuffò la ragazza  - sei stato via tre mesi! - 

 

- non pensavo di esserti mancato così tanto - rispose il fratello con finto tono smielato portandosela sottobraccio e ridacchiando 

 

- oh ma stai zitto ! - rise anche lei lasciandosi abbracciare, era vero, le era mancato da morire.

 

Erano arrivati davanti alla sua camera da letto e Hazel aprì la porta ed entrò per prima, quando vide che il fratello non la stava seguendo si riaffacciò alla porta - Brad che fai? Non entri? -

 

Lui la scrutò titubante improvvisamente serio, Hazel corrucciò le sopracciglia interdetta.

 

- e se invece facessimo altri due passi in giardino? È una bella serata e si sta bene fuori - 

 

Hazel soppesò la proposta e infine accettò, se suo fratello preferiva fare ancora due passi perché no, poteva dirlo prima se non altro.

 

Camminarono in uno strano silenzio fino al giardino, Hazel non era abituata a quelle pause silenziose con lui.

Da quando era piccola avevano sempre sempre chiacchierato e parlato allo sfinimento tutte le volte che erano insieme. 

 

- allora - prese parola Hazel mentre si dirigeva verso la sua panchina preferita - dov'è questa scuola? - 

 

- la definirei più un collegio in realtà - 

 

Hazel si sedette sulla panchina e si portò le ginocchia al petto - spiegati -

 

Bradford le lanciò un'occhiata perplessa e prima che potesse dire nulla Hazel intervenne - non iniziare anche tu, con te mi siedo come mi pare - 

 

Il fratello rise e si sedette vicino a lei - agli ordini capo -

 

- bene, così ragioniamo! Ora va avanti -

 

- è una scuola privata, molto buona, ed è a circa un'ora e mezza di macchina da qui -

 

- non è un problema, posso farne anche quattro se è per andarmene da questo posto, e poi non sono mai salita su una macchina - 

 

Gli occhi di Bradoford per un secondo si velarono di tristezza - lo so - disse accarezzandole con tocco leggero il braccio.

 

- smettila di guardarmi con pietà, lo sai da sempre che è così e non mi hai mai voluto aiutare a cambiare le cose -

 

- Hazel lo sai che non è vero -

 

Hazel con un gesto rapido della mano allontanò da sé quella del fratello ora improvvisamente irritata - come no -

 

- andava oltre le mie possibilità, lo sai anche tu che non posso nulla contro nostro padre -

 

- non è giusto, tu hai potuto fare tutto -

 

- si, ma perché non toccherà a me in futur.. -

 

- mi avete rotto con sta storia, a me non interessa niente! Avrei soltanto voluto avere una vita normale e non restare segregata in casa a vita -

 

- non fare così ti prego, pensa solamente che adesso ne hai la possibilità - 

 

- si, e se il vecchio spera che tornerò qui si sbaglia - 

 

- Hazel non chiamare così nostro padre - la ammonì con tono stanco

 

- se il nostro adorato padre spera di rinchiudermi nuovamente qui dentro dopo i diciott'anni si sbaglia, non tornerò -

 

- tornerai, che tu lo voglia o meno - le rispose a bassa voce con lo sguardo spento e colmo di tristezza - ora mi fai andare avanti? O preferisci proseguire su questa interminabile discussione come ogni volta? - 

 

Hazel si imbronciò e si strinse le ginocchia al petto puntando gli occhi sulle siepi colorate che aveva di fronte, le piaceva tutto quel colore che risaltava sul verde circostante.

- prego -

 

Sentì Bradford al suo fianco sospirare prima che riprendesse parola - allora, sii felice perché arrivano soltanto belle notizie adesso - 

 

Hazel non rispose e fece un cenno con il capo, ma aveva tutta la sua attenzione.

 

- innanzitutto non vivrai più qui per la maggior parte del tempo -

 

Hazel si girò immediatamente a fissare Bradford con gli occhi sgranati - eh? -

 

- essendo lontana, la scuola ha dei dormitori, quindi dal lunedì al venerdì dormirai li, e tornerai solo per i week end - 

 

Hazel era pietrificata.

 

- domani io e te usciamo a fare compere e vedere la scuola  -

 

- noi che cosa? -

 

- noi domani usciamo a fare compere e vedere la scuola - le ripetè il fratello 

 

Come risposta Hazel gli si lanciò addosso abbracciandolo più forte che poteva, domani sarebbe uscita, domani sarebbe uscita da lì! 

Ancora non riusciva a capacitarsene, dopo sedici anni chiusa la dentro per la prima volta in vita sua avrebbe messo piede nel mondo esterno!

 

- ora andiamo a letto, che domani si parte presto! - sentì il fratello sorriderle tra i capelli e il suo fiato sulla nuca. 

 

- tutto quello che vuoi - disse e Bradford rise ancora 

 

Hazel si sciolse dall'abbraccio e si alzò dalla panchina - devo dirlo a Kate - gli disse ancora esaltata

 

- vai, corri, ma non farti beccare da papà o dalla vecchia! - 

 

- vado! - rispose Hazel, schioccando un bacio veloce sulla guancia del fratello prima di iniziare a correre per tutto il giardino.

Per la prima volta si sentiva aria di libertà.

 

 

 

Un po' titubante Hazel aprì la portiera dell'auto nera e lucida di fronte a lei, l'aveva vista più volte parcheggiata in casa, ogni tanto ci era anche salita, ma più di qualche metro non aveva mai percorso.

Era elettrizzata e spaventata allo stesso tempo, come sarebbe stato il mondo esterno? Come nei film? Come nelle fotografie che aveva visto?

Si accomodò sul sedile di pelle beige, respirò profondamente, c'era il tipico odore di pelle e faceva caldo, l'auto era rimasta qualche ora ferma sotto il sole mattutino.

Bradford montò sul sedile di guida poco dopo, e Kate si sedette sui sedili posteriori.

Era felice che il padre non si fosse unito a loro, e si sentì un po' in colpa a pensarlo.

 

- Hazel allacciati la cintura - le disse Bradford mentre si allacciava la sua e iniziava a sistemare gli specchietti.

 

Hazel ubbidì subito e senza troppe difficoltà mise la cintura di sicurezza, si portò una ciocca di capelli dietro le orecchie e sorrise.

 

- anche tu Kathelin per piacere -  si raccomandò il fratello prima di accendere il motore e togliere il freno a mano, Hazel sentì un click proveniente dai sedili posteriori e seppe che anche Kate aveva ubbidito. 

 

- dove andiamo? - domandò subito Hazel intenta a tirare giù il finestrino, voleva assolutamente sentire il vento sul viso.

Ripensò a un vecchio film dove la donna, ovvero la protagonista, guidava una decappottabile e portava un foulard in testa, sarebbe stato bello provare anche quell'esperienza un giorno.

 

- stiamo andando a Coventry, la scuola è situata a Binley Woods a circa sette miglia da lì - 

 

Secondo la geografia da lei studiata con i maestri la sua casa si trovava ad Old Brampton, un villaggio nel Derbyshire situato in uno sperone di terra più alto tra due valli vicino a Chesterfield, che contava all'incirca tremila anime, Coventry era a sud e leggermente ad ovest rispetto a loro.

Di tutto ciò che la circondava non sapeva nulla, tutte le sue informazioni derivavano dai suoi studi, dai video e dalle fotografie.

 

- al ritorno ci possiamo fermare anche a Chesterfield? - domandò mentre con sguardo attento osserva il carraio della villa aprirsi.

Iniziò a muovere il piede freneticamente su e giù, tamburellando sul pavimento dell'auto in modo agitato. 

 

- vediamo che ora si farà, avrai altre occasioni per visitarla - le disse cambiando marcia e poi ponendo delicatamente la mano sulla sua gamba - calmati - 

 

- scusa -  bisbigliò Hazel leggermente imbarazzata.

 

Uscirono dal cancello e una strada in cemento a doppio senso contornata da alberi si aprì davanti ai loro occhi, quando Bradford accelerò Hazel cacciò un gridolino.

Impossibile dire se fosse di paura o esaltazione.

 

Proseguirono lungo strade simili a quella fino ad arrivare su una strada più grande, a contornarla non c'erano più alberi, ma altre case.

Scesero per quella via, fino ad arrivare ad un incrocio, vicino al quale in un ampio spazio verde si trovava la chiesa di San Pietro e San Paolo, l'unica del paese.

Vederla dal vivo faceva totalmente un altro effetto rispetto alla fotografia.

Per essere una chiesa di un paesino era grande, di mattoni, con una torre più appuntita; ricordava un piccolo castelletto.

Passandola Hazel si accorse che sul retro vi era anche un cimitero, diverse lapidi occupavano il prato regalando un 'aria tetra al luogo.

 

Arrivarono al limitare del paese, un cartello sbarrato segnava la fine di Old Brampton e l'inizio del territorio di Chesterfield.

 

Hazel continuò a guardare ammirata il paesaggio intorno a lei, dalla città più frenetica e piena di persone, alle strade di campagna piene di fiori, riuscì anche ad intravedere in una di queste quelli che dovevano essere dei cavalli al pascolo. Aveva sempre amato gli animali, e più volte nel corso degli anni aveva chiesto al padre un cane, ma lui non ne aveva mai voluto sapere niente, e periodicamente si ritrovavano a litigare sulla questione.

Myron diceva che gli animali non andavano d'accordo con lui, e Hazel si era sempre chiesta cosa significasse.

Quindi la sua più grande compagnia erano i piccioni e gli uccellini che ogni tanto arrivavano nel giardino alla ricerca di cibo e qualche scoiattolo.

 

Quando Bradford entrò in autostrada e portò la velocità dell'auto sopra i 130km/h Hazel chiuse gli occhi, in un primo momento terrorizzata, poi scoppiò a ridere.

Si sentiva una pazza, provava tante sensazioni diverse e in contrasto tra di loro.

 

- Hazel? - la chiamò il fratello preoccupato quando lei cominciò a ridere 

 

- tutto questo è bellissimo! Accelera! - urlò la ragazza portando le mani in alto come se fosse stata in una giostra.

 

La strada davanti a loro era vuota, e inaspettatamente il fratello accelerò portando la BMW a toccare i 200 km/h per un momento, schiacciando Hazel sul sedile per la ripresa che si mise a ridere di nuovo.

Kathelin da dietro emise un grido spaventato - Bradford! La prego di rallentare immediatamente!!! -

 

Con una scrollata di spalle il ragazzo rallentò senza dire nulla, e fece l'occhiolino a Hazel, che dal canto suo felice come non mai non vedeva l'ora di arrivare a Coventry e visitare il posto.

 

 

 

~L'angolino di Edel~

Buondì a tutti!

E con questo ecco pubblicato il primo capitolo, l'inizio effettivo della nostra storia.

La piccola Hazel per la prima volta esce di casa, e tutto per lei è completamente nuovo! Anche un semplice viaggio in macchina è qualcosa di inaspettato!

Che ne pensate? Si adatterà bene la nostra Hazel al mondo esterno? E come se la caverà in futuro in una scuola contornata da tanti altri ragazzi della sua età? 

Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è davvero importante! ☺️

A presto! 

Baci Edel ❣️

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