La Strega dai capelli Argentati

di Liulai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 8 Thaumont, Mirros ***
Capitolo 2: *** 10 Thaumont, Selenica ***
Capitolo 3: *** 13 Thaumont, Castello della Principessa Argenta ***
Capitolo 4: *** 14 Thaumont, Castello della Principessa Argenta ***
Capitolo 5: *** 19 Thaumont, Ylaruam ***
Capitolo 6: *** 22 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam ***
Capitolo 7: *** 24 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam ***
Capitolo 8: *** 1 Flaurmont, Thyatis ***
Capitolo 9: *** 5 Flaurmont ***
Capitolo 10: *** 6 Flaurmont, Mirros ***



Capitolo 1
*** 8 Thaumont, Mirros ***


8 Thaumont, Mirros

 

 

Alla taverna del Gallo Stonato era una mattina più movimentata delle altre: al porto erano arrivate diverse navi ed era tutto un brulicare di persone e di merci, e tutto questo trambusto si rovesciava anche nella via principale del quartiere dei mercanti. Il vociare delle strade sotto la sua stanza svegliò Urd, che amava poltrire a letto e godersi la comodità fornita dal burbero oste Karl; si alzò grattandosi la testa, sbadigliando rumorosamente, prima di trascinare il suo corpo ancora nudo fuori dal letto; quindi, si affacciò dalla finestra della stanza per guardare i passanti ma senza sporgersi troppo e con le braccia conserte, così da non dare spettacolo dei suoi seni. Il Sole era ancora tenue, ma abbastanza da dare modo a Urd di sentirne il calore sulla pelle ambrata. Era l’aria ad essere decisamente fresca, sino a far inturgidire i capezzoli dei suoi prosperosi seni. I capelli chiari, quasi bianchi, le scendevano scompigliati fino alle anche, ampie e piene: la natura le aveva dato un fisico maestoso, e Urd non aveva mai fatto nulla per nasconderlo perché in passato il suo aspetto particolare le aveva giovato in diverse situazioni.

La via era gremita di persone, di carretti pieni di casse e botti, di muli e gatti. In fondo al percorso, dove iniziava il porto, la Torraccia proiettava la sua lunga ombra sui passanti, e la baia rifletteva i raggi del sole spargendo luccichii ovunque. Urd socchiuse gli occhi grigi, eredità del padre, e rientrò in camera chiudendo la finestra. Sul cuscino del letto dormiva arrotolato sino a sembrare una ciambella Yggdrasil: Urd lo sfiorò con le dita e il topolino alzò la testa, sbattendo gli occhietti rossi. Quel topolino albino era stata la sua unica compagnia nel lungo tragitto via mare da Surra-Man-Rra a Mirros, Urd si era così affezionata al suo famiglio magico al punto da non staccarsene mai e a tenerlo sempre al sicuro nel suo cappuccio o nelle tasche della veste.

Una volta che fu pronta, Yggdrasil si sistemò nel cappuccio che scendeva dietro i setosi capelli della donna. Urd potè iniziare a scendere lentamente al piano di sotto e chiedere a Karl se andasse tutto bene.

“Ah, io sto bene, ma quella gente là fuori non tanto… con questo caldo non è ancora entrato nessuno a farsi una birra dal vecchio Karl!”  Urd sorrise: saranno state le otto del mattino ma per Karl era sempre l’ora di una birra. Era il primo giorno di primavera, il sole cominciava a scaldare ma l’aria era ancora fredda, soprattutto per i suoi gusti in quanto abituata a temperature ben più calde. 

“Karl, so che per te è una cosa bruttissima…” sbatté gli occhi e gli fece un sorriso sornione, chinandosi un pochino in avanti per far risaltare la scollatura e si mise ad arricciare con le dita una ciocca dei capelli “…ma io per colazione preferire il tè speziato invece di una birra, e poi tu lo fai così bene…” 

Karl arrossì e brontolando su come fosse possibile bere dell’acqua bollente con il caldo che c’era, andò sulla porta della cucina a dare l’ordine. Tornò dopo pochi minuti con una caraffa fumante che profumava di cannella, zenzero e rose, e la mise sul bancone davanti a Urd, che gli fece gli occhi dolci.

“Oh, se non ci fossi tu… dimmi quanto ti devo” “Per dell’acqua calda? Bah! Non voglio niente, voglio solo che ti converta ad una colazione più nutriente, ecco.” Urd ridacchiò sotto i baffi da dietro alla caraffa, anche se era Karl quello ad averne due enormi neri sotto il naso. Ma benché Karl fosse burbero con tutti, per Urd aveva sempre un occhio di riguardo. E l’altro sul décolleté della donna.

Un ragazzino affannato piombò nel locale, ansimando e guardandosi in giro: scorse Urd e le mise davanti un cartiglio arrotolato. 

“Per me?” 

“Signorina Wolfang, giusto? È della gilda dei Cercatori del Fato.” Urd fissò il cartiglio: quanto tempo era passato dall’ultima missione della gilda? Circa due settimane, ma non ne era certa, la verità è che voleva dimenticarsi di quella pessima avventura finita nel peggiore dei modi. Ringraziò il ragazzino ed aprì la missiva:

Ai componenti della Fonduta di Camembert

Urd si fermò su quella frase, accigliata: quel nome della compagnia faceva il verso al carico di formaggio pregiato andato perso durante un attacco dei Goblin, in cui il carro aveva preso fuoco. La loro prima missione dopo mesi, fallita miseramente. Quell’onta non l’avrebbero lavata via così facilmente… e per la fama che lo precedeva, era più che certa che l’ennesima frecciata era stata scoccata dal cofondatore della loro Gilda, un chierico di Kord fanatico della forza e degli unguenti per il corpo, di nome Baldorf.

Si richiede la presenza immediata alla sede della Gilda. Equipaggiamento completo. Partenza Immediata.

Poche parole, ma fondamentali: una nuova missione finalmente! Urd finì il té il più velocemente possibile, corse nella stanza a raccogliere tutta la sua roba, si vestì di tutto punto e pagò Karl il dovuto, promettendogli che a fine missione sarebbe tornata da lui.

Uscì trafelata e si diresse verso il porto, lo costeggiò fino al quartiere vecchio ed entrò nella cinta muraria interna che abbracciava il quartiere Collina sud, che comprendeva oltre alla sede della Gilda “I Cercatori Del Fato” anche la sede principale della Chiesa di Karameikos. La pendenza della via le fece venire un po’ il fiatone, non era mai stata molto atletica e l’aria umida di Mirros, soprattutto lì intorno alla Baia Specchio, non le era mai piaciuta. Bastava addentrarsi un po’ nella città per trovare il caldo, il Quartiere Vecchio e il Nido erano le sue zone preferite, le case di pietra beige assorbivano il calore del sole e nelle viuzze c’era profumo di spezie e di fiori, qualche edificio addirittura aveva anche un piccolissimo giardino all’interno che Urd aveva visto dagli spiragli dei portoni, rischiando di passare per una ladra. 

La sede della Gilda era un edificio riconoscibile in tutta la città per la sua particolare torre, dove si diceva soggiornasse la maga che insieme a Baldorf aveva fondato la gilda, Queen Bellflower. Da una delle bifore della torre c’erano dei segni neri tipici degli incendi, difatti era conosciuta per il suo amore del fuoco. Sopra il portone dell’entrata torreggiava il simbolo della gilda, un'enorme testa di drago nella cui gola brillavano delle fiamme: decisamente pretenzioso, pensò Urd.

Alla gilda il solito inserviente aveva già tutti gli altri membri del gruppo davanti al bancone, la vide ed esclamò “Ah, bene! Ora possiamo parlare!”. A tutti gli effetti, Urd era l’unica a voler spendere soldi per la taverna e una sua stanza, mentre quasi tutto il gruppo soggiornava nella camera comune della Gilda, a parte Ulfgar che trovava sempre appoggio nei santuari della città. Urd salutò con un cenno i due nani, lo gnomo e la ragazza dai lunghi capelli neri. I suoi compagni erano decisamente tutti diversi tra di loro, ma insieme sembravano funzionare bene, nonostante la pessima figura fatta con il carico di formaggio. Lila, snella e con la fobia delle statue di pietra dati i suoi trascorsi, le fece un sorriso dolce. Ulfgar fece un cenno con la testa, Bik spuntò da dietro di lui sorridendo mentre Toradoll, il nano balbuziente, si mise a fissarle il seno, come al solito.  

L’inserviente spiegò loro la missione: affidò loro un cofanetto di legno, contenente la cura per il Morbo della Mummia, da portare al tempio principale di Ylaruam, la capitale degli Emirati. Il morbo della mummia si stava diffondendo nelle confinanti terre di Thyatis, e comporta una specie di marcescenza delle carni portando alla morte, per cui per poter fermare l’epidemia è di vitale importanza agire in fretta: decisero quindi di evitare di passare da quelle terre per raggiungere Ylaruam, essendoci il pericolo del contagio. Muniti dei muli della gilda, che di certo non brillava di fantasia per i nomi di quelle povere bestie, partirono in direzione nord/ovest per seguire la Strada del Duca che li avrebbe portati a nord, costeggiando per la prima metà del viaggio il grande fiume Altosbocco.

Mentre in lontananza già si intuiva il profilo della città di Krakatos, riconoscibile dalle guglie appuntite della sede della Scuola Karameikana di Arti Magiche, Urd chiudeva la fila della piccola carovana che avevano formato e il suo sguardo si soffermò su Lila: la ragazza aveva una forte passione per la musica, difatti anche in quel momento stava suonando la sua ocarina, e la sua spontaneità aveva fatto breccia nel cuore di Urd. Lila, il cui nome completo è Lalita Rai, le aveva raccontato quel poco che sapeva riguardo al suo passato: la sua famiglia aveva radici Alphatiane, era cresciuta in una compagnia di artisti girovaghi e ricorda il suo maestro d’arte bardica come una  figura genitoriale. Era con lui quando a Glantri fu imprigionata da un incantesimo che la trasformò in una statua, e passò ben cinque anni in quello stato, chiusa nelle segrete di quella città maledetta. Fu proprio Queen Bellflower a salvarla, il che fece partire nella ragazza una vera e propria adorazione nella maga, e non avendo altri legami con il mondo che la circondava decise di unirsi alla Gilda, nella speranza di trovare una famiglia e i ricordi persi. Questi trascorsi l’avevano segnata profondamente, difatti era profondamente a disagio in qualsiasi luogo piccolo e buio; inoltre dimostrava meno anni di quanti ne avesse realmente, era piccola ed agile, di conseguenza in Urd era nata una specie di istinto di protezione nei suoi confronti. Sulle spalle portava anche un arco, che aveva imparato ad usare da poco, ma per cui aveva già dimostrato di avere un grande talento e una predisposizione naturale. Urd aveva sentito più volte un moto d’affetto da parte della ragazza nei suoi confronti, e inizialmente l’aveva messa a disagio, perché non le era mai successo di ricevere attenzioni da una donna; l’aveva respinta con delicatezza, stando attenta a non cambiare atteggiamento, e ora sentiva che quel sentimento aveva lasciato posto a un profondo senso di amicizia, e di questo ne era felice.

Il viaggio procedette tra le note di Lila e nella tranquillità, a parte il passaggio nella cittadina di Krakatos, che pullulava di maghi di ogni età; Toradoll li guardava imbronciato, accarezzando il manico della sua ascia nanica, e farfugliando sillabe senza senso. Urd non lo perse di vista un secondo, sapeva quanto quel nano guerriero odiasse le arti arcane e sapeva anche che alla minima provocazione sarebbe scattato come una vipera… era tozzo, imbustato nell’armatura pesante e con uno zaino grosso quasi quanto lui, ma lei l’aveva già visto all’opera e sapeva quanto era veloce e agile con le asce, al contrario della sua capacità di esprimersi. Alcuni studenti di magia le passarono vicino, con le tuniche svolazzanti, portando dei grossi libri sottobraccio; uno di loro aveva anche degli occhiali calcati sul naso, che facevano apparire i suoi occhi più grandi del normale. Urd li immaginò chini sui libri di magia, a studiare formule e scritti magici, chiusi nelle loro cellette o nelle aule dell’accademia. Provava molta tenerezza per quei topi da biblioteca, e si rese conto che quello non sarebbe mai stato il suo destino, a costo di crescere come incantatore molto più lentamente di loro. Per lei la magia non era mai stata una “materia”, bensì un istinto, qualcosa che era sempre stato dentro di lei e che finalmente aveva deciso di seguire, e quindi di diventare uno stregone a tutti gli effetti. Non appena fuori Krakatos, Urd si rilassò e fino a Selenica l’unica cosa che riuscì a disturbarla furono solo gli insetti.

 

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Capitolo 2
*** 10 Thaumont, Selenica ***


10 Thaumont, Selenica

 

 

Il gruppo aveva superato da poco il piccolo villaggio di Reedle, appena dopo le montagne, e si apriva davanti a loro la valle dove era ubicata Selenica, una fiorente città della Repubblica di Darokin. La foresta di Canolbarth, che si estendeva fino  alle soglie delle mura della città, era ancora visibilmente sofferente nonostante la recente pioggia magica; il verde delle fronde era spento, nonostante qualche chiazza di fogliame brillante, e diversi rami secchi spuntavano dalle fronde. 

Una volta entrati nella città, Urd si rese conto che Toradoll era di nuovo a rischio di scoppio di bile, e gli rimase vicino il più possibile, distraendolo continuamente con la sua scollatura e lasciando che il nano la toccasse: ancora più dei maghi, il nano odiava gli elfi in maniera viscerale, e la città ospitava non solo diverse loro comunità di elfi, ma anche delegazioni di elfi oscuri di Aengmor arrivati in città per i trattati di pace con la Lega della Difesa Occidentale, formata dagli stati di Karameikos, Casa di Roccia, Ylaruam, Darokin e le Cinque Contee. Urd invece, date le sue origini miste, vedeva di buon occhio questi incontri multirazziali ed era molto felice che razze diverse di umanoidi coesistevano nella stessa città; un ricordo lontano le tornò alla mente, quando lei e la madre si erano trasferite ad Abbashan, e gli altri bambini la prendevano in giro per il colore dei suoi occhi e i capelli, dicendole che era una vecchia strega e sputando per terra per superstizione. Abbashan era tra le città più chiuse e retrograde degli Emirati, e difatti rimasero lì per poco tempo, prima di tornare a Surra-Man-Rra. Anche Ulfgar dava segni di nervosismo, guardando in cagnesco gli elfi passanti, e con il terrore di dover sedare una rissa Urd maledisse in cuor suo i nani e chiese informazioni alla prima guardia che trovò nella piazzetta sulle zone della città e consigli su una locanda tranquilla, ma su di lui il suo fascino non aveva alcun effetto, a differenza di Toradoll. Si recarono quindi al quartiere commerciale alla locanda della Collina Dorata, si rifocillarono e la notte passò tranquilla, anche se Toradoll fece visita a Urd perchè troppo eccitato per dormire: Urd si slacciò il corpetto e lasciò che il nano giocasse con i suoi seni, finchè non si addormentarono. Al mattino di buon ora partirono verso est, per imboccare il passo che li avrebbe condotti verso i territori desertici dell’Emirato di Ylaruam, mentre la bruma scendeva dalle colline ai loro fianchi e il sole era ancora basso e offuscato dalle nubi.

Erano ancora intenti ad attraversare il passo quando furono assaliti da un branco di Bugbear; il gruppo non era preparato all’attacco e subirono diverse ferite, quando improvvisamente apparve una fortissima luce che sembrò fermare nel tempo i mostri e in mezzo al gruppo si materializzò una dama dai lunghi capelli neri, talmente bella da sembrare un elfa. Il suo nome era Thendara, una protettrice della valle di Haven, e chiese l’aiuto della compagnia: nella sua valle è sempre regnata la pace, ma ora è in pericolo a causa di una misteriosa presenza che sta attirando ogni sorta di mostro causando perdite alla popolazione, e peggio ancora non avevano più avuto notizie della principessa Argenta. Urd sentiva Yggdrasil agitarsi nel cappuccio, era visibilmente innervosito e anche lei era titubante, la donna li aveva salvati e avevano un debito con loro, ma come fare per la cura da consegnare a Ylaruam? Il resto del gruppo era convinto di dover dare una mano alla donna, e Urd riluttante si accodò al volere della maggioranza, preoccupata per un eventuale fallimento della missione e i problemi che avrebbero causato.  Thendara li teletrasportò nella valle di Haven, una valle nascosta e dispersa nella catena montuosa delle Altan Tepes, e la prima cosa che notò Urd fu la vegetazione decadente tranne che per pochi cespugli di rose bianche, e di fronte a loro un magnifico castello bianco squarciato da cui usciva una luce rossa inquietante.

Mentre si avvicinavano al castello, Thendara spiegò loro che nella valle vivevano diverse comunità di umanoidi, tra cui un gruppo di nani che passavano il tempo a scavare nelle miniere delle montagne che circondavano la valle. Un giorno trovarono un rubino talmente grande e bello che decisero di nominarlo “Cuore di Nostra Signora” e lo regalarono alla Principessa Argenta, la donna che governa la valle, per omaggiarla della sua bellezza e sapienza. La principessa, molto onorata, decise di organizzare una festa generale a cui partecipò anche un cavaliere dall’armatura nera, appena arrivato a dorso del suo drago bianco, che la accompagnò per le vie del villaggio. Il cavaliere aveva la pelle chiara, lunghi capelli biondi e la barba. La notte stessa però dal castello si sentì un’esplosione e in seguito si emanò la luce rossa che tutt’ora il gruppo può vedere, la maggior parte della popolazione sparì, orde di bugbear, goblin e mostri di tutti i generi arrivarono a massacrare quello che rimaneva della popolazione e la vegetazione cominciò a marcire e a morire, i raccolti si infettarono e venti gelidi si abbatterono sulla valle.

Arrivati davanti all’entrata del castello, l’attenzione di tutti fu attratta da un piccolo topolino bianco che, avvicinatosi a una fessura del muro, entrò nella luce rossa e subito cominciò a contorcersi per il dolore fino a morire. Quel topolino era fin troppo simile a Yggdrasil, Urd ebbe una gran paura di perderlo, mentre il famiglio tirava fuori il naso dai suoi capelli. Lo accarezzò e lo fece rientrare nel cappuccio, decisa che nessuno poteva fargli del male. Entrarono nel cortile guardinghi e affrontarono subito due scheletri rianimati che tentarono di attaccarli; Toradoll decise di andare avanti per primo essendo l’unico in armatura completa, Bik e Ulfgar lo seguirono subito dietro mentre Urd e Lila chiudevano la fila. Lila, dopo aver visto delle statue fin troppo particolareggiate per essere solo sculture, intuì che si trattava di persone trasformate in pietra e ne fu molto scossa; Urd non lasciò nemmeno per un secondo la giovane suonatrice, e non le fece mai mancare il suo conforto: per Lila non ci fu tregua finché non riuscirono ad uscire da quelle mura. 

Nelle varie stanze si trovarono ad affrontare diversi pericoli, come delle statue di cristallo che si animarono al loro passaggio; Bik, lo gnomo esperto in magie divine, ebbe l’idea di ingrandire Toradoll con un incantesimo mentre Urd potenziò la sua armatura con un incantesimo di forza, e la cosa funzionò talmente bene che Bik non si allontanò più di qualche passo dal nano. Quando incontrarono una biblioteca, Urd e Bik si fiondarono a spulciare tra tomi e pergamene per trovare qualcosa di utile, rischiando di cadere in una botola; Urd si fermò un secondo dalla ricerca per guardare il suo compagno gnomo, e con quanta foga sfogliava i libri per trovarci qualcosa di utile, mentre i due nani sbuffavano nell’attesa; ricordò che diverse settimane prima, mentre erano accampati, Bik le aveva accennato alla grande biblioteca di Casa di Roccia, gestita da anni dal suo clan, gli Entellik. Buppelbot, o come lui stesso preferiva Bik, era cresciuto fin da bambino in mezzo ai libri, e questo l’aveva reso decisamente curioso: aveva acquisito delle conoscenze che avevano aiutato spesso il gruppo ad affrontare situazioni difficili. Negli otto mesi trascorsi con Bik i suoi compagni ebbero modo di scoprire che la sua presenza nella gilda fu in realtà dovuta ad uno scherzo tra gnomi trasformatosi in tragedia: Buppelpot, pur parlandone con grande riserbo, era infatti impossibilitato a tornare a casa sua e questo sembra provocargli grande dispiacere. Bik era anche decisamente scurrile, e Lila  mal tollerava le sue uscite, facendola scattare come una vipera e lo minacciava di lavargli la bocca col sapone; Urd trovava i loro screzi particolarmente divertenti.

Nel giardino interno del castello trovarono uno degli indizi che li avrebbe portati alla soluzione del problema: la vegetazione era marcia, rifletteva ciò che Urd aveva notato nella valle, tranne che per un cespuglio di rose proprio in mezzo al giardino, avvinghiato intorno ad un piedistallo su cui sopra c’era la statuetta di un drago argentato. Bik, avvicinatosi al piedistallo, fece scattare il cespuglio di rose come una trappola. Fu subito avvinghiato dai viticci e perse i sensi, mentre tutti gli alberi del giardino si animarono e attaccarono il resto dei compagni. Ne consegue una battaglia furibonda, in cui Urd sfogò con estrema soddisfazione il suo potenziale arcano, al termine della quale i nostri eroi riuscirono ad analizzare la statuetta: balzò loro subito all’occhio la targhetta “ARIKSBANE - Distruttore del Male”, e subito Lila confermò al gruppo che Arik le ricordava qualcosa di molto malvagio, e il nome del drago significava esattamente “distruttore di Arik”.

L’altro indizio fu una cetra di cristallo magica: quando Lila la provò a suonare, apparve una fanciulla, anch’essa un Protettore. Ci spiegò che in passato Arik, la divinità dei cento occhi, provò a dominare la valle di Haven ma un cavaliere a cavallo di un drago lo sconfisse e lo confinò in un altro piano. Arik però riuscì a trovare il modo di staccare i suoi occhi e inviarli attraverso i piani, difatti il rubino trovato dai nani conteneva uno dei suoi occhi, e una volta portato alla luce scatenò il suo potere.

Tra gli incontri poco fortunati che affrontarono nel castello ci fu un certo Travis, un pazzo che li attaccò convinto che fossero ladri, accompagnato da un lupo. Riuscirono a bloccarlo e cercarono di interrogarlo, ma l’uomo sapeva solo accusarli di furto e sembrava visibilmente in stato sovraeccitato, non rispondeva a nessuna domanda e nemmeno sembrava fosse cosciente per capirla. Urd e Bik proposero di porre fine alle sofferenze dell’uomo, mentre Ulfgar lo vietò categoricamente, per poi perdere la pazienza all’ennesima accusa del pazzo e cominciò a sbattergli la testa ripetutamente contro una cassa nel tentativo poco diplomatico di farlo ragionare. Urd, Lila, Toradoll e Bik rimasero basiti di fronte alla scena: non avevano mai visto una reazione del genere del nano chierico, in tutti i mesi passati insieme Uffi si era dimostrato sempre ligio alle regole, tranquillo e pacato, sempre pronto a prendersi cura degli altri, eppure Travis era riuscito a farlo uscire completamente dai gangheri. Ulfgar rimase segnato da questa esplosione di rabbia, e per diverso tempo ebbe un atteggiamento stranamente passivo, prima di tornare il solito nano brontolone.

Esplorarono tutto il piano, fino a raggiungere una serie di grotte scavate nella roccia, probabilmente usate come magazzini dato il quantitativo di statue, otri e vasi con piante secche. Nelle grotte trovarono una pozza di acqua rossa che li divideva da una statua di pietra con una corona d’oro. Bik, preso da un attacco febbrile di curiosità, decise di affrontare la misteriosa pozza rossa per impossessarsi della corona, si immerse nella pozza colorandosi di rosso fin sotto le ascelle. La corona era solo dipinta d’oro, ma all’interno della statua trovò delle pietre preziose che infilò nello zaino nonostante Ulfgar lo ammonì di non rubare. 

Tutti gli sforzi nello strofinare e cercare di lavare via il rosso della pozza furono inutili, e il piccolo gnomo rimase così colorato per diversi giorni.

 

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Capitolo 3
*** 13 Thaumont, Castello della Principessa Argenta ***


13 Thaumont, Castello della Principessa Argenta



 

Urd si svegliò indolenzita e con un forte formicolio al braccio. Si erano accampati in una delle stanze del castello, aveva dormito sul suo giaciglio ma nonostante avesse messo lo scialle arrotolato per formare una specie di cuscino, il risultato era stato un pessimo dolore alla cervicale e il braccio indolenzito. 

“Non ho più l’età per bivaccare, accidenti…” Fece cercando di massaggiarsi il collo, senza trovare sollievo. I suoi compagni erano già più svegli e pronti di lei, e questo la fece grugnire di fastidio. I letti della taverna del Gallo Stonato erano così imbottiti! 

Si rifiutò categoricamente di mangiare la carne secca che avevano preso per il viaggio, e sognò una vasca di té speziato mentre si incamminavano nel lungo corridoio del castello.

Poco più avanti in una delle stanze il gruppo trovò un mazzo di carte magiche, accompagnate da una pergamena riportante il simbolo del Dio Boccob, e tutti decisero di estrarre delle carte e rischiare la fortuna, tranne Ulfgar. Ognuno di loro trovò dei regali e delle maledizioni, e Urd in particolare rimase sorpresa di veder apparire davanti a lei una pergamena, che lesse ad alta voce:

La Villa

Il possessore del seguente atto potrà scegliere una locazione di suo gusto, su terreno edificabile, over far sorgere la propria villa. La villa soddisferà le necessità minime del possessore dell’atto e potrà modellarsi sulla linea guida della descrizione che il possessore fornirà sul retro di questa pergamena prima della creazione. 

Nessuna richiesta è garantita. Qualora la locazione scelta sia di proprietà altrui, il presente atto garantirà la proprietà della villa ma non del terreno ove sorge. Eventuale manovalanza o servitù necessarie al mantenimento della villa non fanno parte di questo contratto. Eventuali arredi non fanno parte di questo contratto.

Ripresa dalla sorpresa, Urd capì che quella pergamena era il primo passo verso la sua storia, decise di tenerla in serbo per quando sarebbero tornati a Mirros e da lì avrebbe cercato un terreno libero dove far sorgere la sua casa. Pensò alla madre, alla vita difficile che aveva passato quando era solo una bimba, e un’altra decisione le fu chiara nella mente: avrebbe preso la madre con sè, e suo padre l’avrebbe finalmente rispettata e accettata. Arrotolò la pergamena, la infilò nella tunica sotto il seno e non riuscì a togliere il sorriso dalle labbra per diverse ore al pensiero di quello che aveva ricevuto.

Il castello ospitava anche una cappella, arredata con molte panche e un altare di marmo. La compagnia notò che oltre alle solite statue fin troppo dettagliate - Lila rabbrividiva di continuo - c’erano diverse chiazze di vernice rossa buttate qua e là, sia sulle statue che sull’altare. Toradoll sentì dei rumori da dietro una porticina, e con grande sorpresa scoprirono degli orchi intenti a gettare pennellate di rosso ovunque. Il gruppo, un po’ basito dalla scena paradossale, fu preso d’assalto dagli orchi che, non avendo armi a disposizione, cominciarono a lanciare secchi e pennelli. Un pennello scagliato in modo particolarmente violento colpì Urd, che si trovò con i capelli e la tunica imbrattati di rosso. Con il terrore che il colore venisse assorbito dai suoi capelli chiarissimi, alla mal parata si lavò con una bottiglia di vino, e fino a quando non trovarono una stanza da bagno rimase intorno a lei il netto odore di taverna.

Trovarono finalmente un bagno, Urd e Bik si tuffarono nella vasca mentre Toradoll, preso da un momento di brama d’oro tipica dei nani, riuscì con la sua forza bruta a staccare un porta asciugamani dorato da una parete, non senza l’ammonimento non molto incisivo di Ulfgar. Il chierico sembrava ancora scosso dall’incontro con Travis, e Urd era molto dispiaciuta per il suo malessere.

Dopo due giorni di esplorazione del castello, orchi e umanoidi vari combattuti, a Urd sembrò fin troppo bello trovare in una stanza da letto due donne addormentate. Toradoll strabuzzava gli occhi di fronte, le donne erano decisamente di bell’aspetto, il che rese Urd ancora più sospettosa. Le svegliarono, si dichiararono due contadine di La Soglia di nome Candida e Duchessa. Nonostante i sospetti e il dubbio che il suo giudizio fosse offuscato dalla stizza di vedere Toradoll sbavare per quelle due biondine, Urd si piegò alla volontà della maggioranza e le due ragazze si unirono al gruppo. 

Poche stanze dopo i due nuovi elementi sparirono, proprio mentre stavano per affrontare quello che aveva tutta l’aria di un chierico malvagio intento in un rito di evocazione, a detta di Bik. La situazione volse al peggio, e Thendara apparve all’improvviso per portarli in salvo in un’altra ala del castello. Urd e Lila erano più che certe della malvagità di Candida e Duchessa, persino i nomi erano fin troppo stucchevoli e la loro storia delle contadine di La Soglia era chiaramente una copertura mal riuscita.

Nel tragitto per tornare alla stanza del chierico malvagio, Lila trovò un gattino nero che subito battezzò come Baba e decise di portarlo con noi. Bik, data l’esperienza delle due donne, non era molto sicuro di volerlo portare con loro, ma Lila fu irremovibile. Urd non riusciva a vedere del malvagio nel gattino, ma tenne ben nascosto Yggdrasil dalla bestiola; vide che Lila affrontava molto meglio lo stress di vedere tutte quelle statue distraendosi con il micino, e si sentii sollevata per lei.

Baba si dimostrò molto di più di un gattino abbandonato, dando ragione a Lila, nel momento in cui si ritrovarono ad affrontare il chierico malvagio. Nonostante fossero preparati con un piano d’azione preciso, Urd e Lila furono distratte dalla battaglia proprio da Candida e Duchessa, che le attaccarono alle spalle mentre si preparavano a dare manforte a distanza ai loro compagni. Baba, non appena intravide Candida lanciarsi con un pugnale su Lila, si trasformò in una pantera ed atterrò la donna dopo una lotta furibonda. Urd riuscì ad avere la meglio su Duchessa grazie all’aiuto di Lila, mentre i due nani con lo gnomo combattevano il chierico e i suoi scagnozzi. Conclusa la battaglia ed esaurite tutte le energie, il gruppo recuperò una spada nera al centro del cerchio di evocazione, e si accampò in una stanza. Ulfgar si prese cura delle ferite di tutti, sembrando decisamente più vitale dei giorni scorsi, il che fece sollevare l’umore al gruppo. Durante la sera, studiarono i cimeli raccolti e la spada nera, ipotizzando sul possessore e come trovarlo.

La soluzione al problema della valle di Haven arrivò più per caso che per bravura del gruppo di avventurieri: gli oggetti magici raccolti nelle varie stanze del castello, ovvero la cetra, le statue di Ariksbane e la spada nera si animarono appena il gruppo entrò nella sala del trono. Le statue scomparvero e al loro posto si materializzò un grosso drago bianco, con tutta probabilità Ariksbane, che iniziò immediatamente ad attaccare con un ripetuti soffi glaciali il grosso rubino adagiato sul trono, fino a distruggerlo. Una potente esplosione di luce rossa si emanò dal rubino e si irradiò per tutto il castello, liberando dall’incantesimo tutti gli abitanti del castello pietrificati. Con il gruppo ancora sorpreso del rapido susseguirsi di eventi, la Principessa Argenta attorniata dai Protettori e dal cavaliere nero ringraziò gli avventurieri per averli liberati. Toradoll, balbettando come sempre, chiese un premio a Thendara per il loro operato, dimenticandosi che dallo zaino sporgeva il portasciugamani strappato dalle pareti.

“Mi sembra che non stiate andando via a mani vuote…” disse Thendara, fissando lo zaino di Toradoll. Urd avrebbe voluto sprofondare in quel momento, mentre Ulfgar borbottava tra sé, probabilmente pentendosi di non essere stato più deciso nei suoi sermoni verso il nano. 

La principessa, nonostante il commento di Thendara, decise di ospitare gli stranieri nel suo castello per riposarsi dal combattimento, e imbandì per la cena uno stupendo banchetto.

Mentre Argenta dava indicazioni alla servitù, gli abitanti del castello cominciarono ad entrare nella sala del trono per vedere con i loro occhi la loro principessa sana e salva. Tra di loro c’era un vecchio, e appena Baba lo vide saltò giù dalle braccia di Lila e gli corse incontro. L’uomo ringraziò una Lila che tratteneva a stento le lacrime per aver badato al suo gattino, Urd la vide e si affrettò ad abbracciarla, cercando di consolarla. 

Un lunghissimo tavolo fu imbandito nella sala del trono, i vassoi erano pieni di frutta, selvaggina e zuppe, ed era disseminato di brocche di vino rosso e ippocrasso. Urd avrebbe voluto tuffarsi nelle zuppiere, tralasciando la selvaggina di cui erano ghiotti i due nani. 

“Abbiamo trovato una pozza, giù nelle grotte! Una pozza di acqua rossa, che colora tutto!” Esclamò Bik a tavola, guardando la principessa. La donna gli rivolse un sorriso sincero e fece un cenno di assenso con la testa.

“Come mai è rossa?” Lo gnomo era troppo incuriosito per lasciar cadere la cosa.

“Non lo sappiamo” rispose la Principessa.

“Ah. E che ve ne fate?”

“La usiamo per tingere le vesti. Sarebbe un peccato non usarla.”

Bik fissò la principessa con lo sguardo accigliato. Non aveva molto senso, ma quella fu l’unica risposta sulla pozza che riuscì ad avere. Anche a Urd la risposta sembrò stonare molto, ma ripensando alla sala da ballo con i fantasmi, al meccanismo che faceva muovere i manichini, gli orchi pittori e il gorilla bianco rinchiuso nelle segrete, pensò che forse tutto in quella valle avesse poco senso.

 
 

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Capitolo 4
*** 14 Thaumont, Castello della Principessa Argenta ***


14 Thaumont, Castello della Principessa Argenta


Il mattino seguente Thendara li teletrasportò al passo che univa Darokin con gli Emirati di Ylaruam, e ripresero il viaggio. Dopo qualche ora a dorso di mulo, l’aria calda e secca del deserto cominciava a farsi sentire, scatenando in Urd una serie di sentimenti contrastanti. Gli emirati erano stati per lei una dolce tortura, il caldo afoso del deserto l’aveva sempre sfiancata, mentre il freddo della notte la costringeva a coprirsi e le permetteva di non essere riconosciuta. Urd usava avvolgersi nello scialle nero che le aveva regalato la madre, coprendo i folti capelli, e vagava per le viette in cerca di qualcosa da rubare o qualche ingenuo straniero da ingannare. Bik la svegliò dai suoi ricordi chiedendo di visionare la mappa; le montagne si erano aperte ormai, e all’orizzonte si vedeva il profilo tremolante delle palme e delle mura di una cittadina.

Il piccolo borgo di Parsa sorgeva negli immediati pressi di un’oasi naturale, e nonostante fosse decisamente un piccolo agglomerato di case, il paese era ben fornito di ogni tipo di servizio commerciale. Fuori dalle mura e nell’oasi videro montate diverse tende, carri bivacchi e cavalcature, il che li rese piuttosto pessimisti sul trovare una stanza libera. Le vie del mercato erano molto strette e accalcate di persone, cammelli e muli, e come avevano immaginato al loro arrivo, fecero fatica a trovare una locanda con delle stanze libere. Il paese era sulla rotta commerciale tra Casa Di Roccia, Darokin, Karameikos e Thyatis, perciò era normale che fosse così pieno di vita, ma di certo non si aspettavano una situazione simile.

Bik, prima di andare a riposarsi, decise che il mulo fornito dalla gilda non poteva sostenere il viaggio con il peso di uno gnomo addosso, e comprò un cammello al mercato con una scaletta di corda per poterlo montare. Vederlo così in alto lo faceva sembrare ancora più piccolo, e nessuno riuscì a guardarlo senza scoppiare a ridere. Il cammello si muoveva agilmente sulla sabbia del deserto, mentre Bik saltellava come un grillo sulla sua gobba, ma il resto della carovana aveva i muli che non erano agili quanto lui, e quindi per arrivare a Ylaruam ci vollero due giorni.

La capitale degli emirati sorgeva nel bel mezzo di un’oasi, quindi l’unica cosa che videro all’orizzonte per un po’ furono solo delle palme. Appena si avvicinarono dietro il verde videro splendere le tegole smaltate dei tetti della città, colpite dal sole cocente. Le mura erano basse, color sabbia, e celavano tetti arrotondati blu o bianchi, o guglie panciute ed appuntite arancioni e gialle. Stanchi dal viaggio ma decisi a portare a termine la missione, il gruppo di eroi si diresse nella piazza centrale della città, dove un enorme tempio si affacciava predominando su tutte le strutture limitrofe. Appena entrati, furono colpiti dal forte profumo dell’incenso; le pareti erano piene di nicchie dentro le quali videro ogni statua degli dei conosciuti ed altri decisamente sconosciuti. Ai loro piedi, chi più e chi meno, brillavano delle candele votive di diverse forme e grandezza. L’illuminazione tenue era dovuta alle candele e alle piccolissime finestre di vetro, che proiettavano lunghi fasci di luce colorata lungo tutta la struttura. Furono accolti dall’Alto Sacerdote, che si lamentò del ritardo nella consegna, e diede la cura a degli inservienti. 

“Domani mattina sarà pronta, cari fratelli, potete tornare con calma domani: avete già un posto dove dormire? Altrimenti ci sono delle cellette libere qui.” fece l’uomo, lisciando con la mano scura e rugosa il lungo pizzetto grigio che gli calava dal mento. 

“Domani? Ma come, la nostra missione era portare la cura, non possiamo tornare a casa?” Si lamentò Ulfgar.

“...non vi hanno detto nulla, eh? Tipico. Vi spiego io: quello che ci avete portato non è la cura per il morbo della mummia, ma un siero che va lavorato per poter essere la cura del morbo. I miei aiutanti lo stanno appunto lavorando, e domattina sarà pronto per essere portato da chi ne ha veramente bisogno, ovvero il regno di Thyatis. L’Alto Prelato del Tempio di Vanya di Thyatis vi aspetta con impazienza.”

Lila e Urd si scambiarono degli sguardi complici. “Oh, molto gentile davvero, ma non vorremmo disturbarla oltre, quindi credo che troveremo alloggio in città! Ci vediamo domani mattina, grazie ancora!” Ulfgar invece accettò l’invito del Sacerdote, e fu accompagnato nella sua celletta.

Una volta fuori dal tempio, trovarono una locanda completa di stalla ed affittarono due stanze per loro e l’alloggio per i muli e il cammello. La cucina era decisamente speziata, mentre sul piccolo palco dissestato un ometto panciuto stava violentando un flauto. Lila non sopportava la cacofonia di quell’uomo, e cercò di convincere l’oste a cacciarlo fuori. 

“E chi suonerà per i miei clienti? Credi di saper fare di meglio?” Lila non aspettava altro, salì sulle assi scricchiolanti del palco e cominciò a suonare la sua ocarina e a battere il tempo con il piede. Il vociare nella locanda si affievolì pian piano, e Urd vide che la ragazza aveva attirato su di sé quasi tutti gli sguardi dei presenti. Sussurrando sotto il cappuccio, fece apparire quattro piccoli fuochi fatui intorno a Lila, che danzavano a tempo con la melodia. Finita la canzone, diversi clienti si avvicinarono alla ragazza dandole delle mance, e l’oste era visibilmente soddisfatto: le bocche aperte dallo stupore si asciugano alla svelta, e aveva rimpinzato molti boccali grazie allo spettacolo.

Toradoll e Bik si stavano ancora complimentando con Lila, che nel frattempo era tornata al tavolo dei suoi compagni, quando una guardia entrò come una furia nella locanda. 

“Dov’è? Dov’è?” Urlava, mentre si guardava intorno; vide Bik e ringhiando si lanciò contro di lui. Bik fu più veloce e lanciò su di sé un incantesimo di invisibilità, mentre Urd scattò fuori dalla tavolata per fermare l’uomo. 

“Ehi, ehi, calma...che succede?”

“Lo gnomo! Dov’è? Io...io lo devo uccidere! Dov’è?”

“Lo gnomo non c’è ora, ma tu calmati e dimmi perchè lo devi uccidere” Il tono della voce di URd era calmo, dolce e fermo.

“Lui...sapete cos’ha fatto qualche giorno fa? E’ stato lui! E lo devo uccidere!” Urd si accigliò.

“Non ha fatto nulla perchè era con me e i miei compagni. In ogni caso ora non c’è più. Ma sai che adesso che mi ci fai pensare… ho visto uno gnomo in città oggi! Uno gnomo dal volto truce, è lui che stai cercando, vero?”

“Io...sì, lui! Lo gnomo! Ha fatto...dov’è?”

“Lo so, è stato lui! Ed è tuo dovere ucciderlo… l’ho visto uscire dalla città, dalla porta nord, ed ha imboccato la strada che va verso Tel Al Kebir! Se ti sbrighi riuscirai a prenderlo!” Urd fissò la guardia con i suoi occhi grigi, lo sguardo era tagliente come una pugnalata, e l’uomo, nonostante fosse ancora sotto uno stato di shock, sembrò convinto delle parole della donna.

“Grazie! Lo… ucciderò, sì!” e corse fuori dalla locanda. Urd lo guardò correre fuori e non gli levò gli occhi di dosso finché non lo vide scomparire nella via che portava sulla strada che gli aveva indicato. Non era riuscita a farsi dire perché quella guardia lo voleva morto, ma aveva qualche sospetto: qualche giorno prima Bik aveva pescato una carta nel mazzo magico di Boccob che sembrava non aver fatto nessun effetto, e pensò che in qualche modo i due episodi fossero legati. Lo gnomo riapparve, con un po’ di spavento, e decisero di andare a riposarsi nelle camere.

 
 

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Capitolo 5
*** 19 Thaumont, Ylaruam ***


19 Thaumont, Ylaruam

 

 

Il mattino dopo nascosero Bik in una delle botti legate sui muli, e si recarono al Tempio a ritirare la cura. L’Alto Sacerdote fu messo al corrente degli eventi, fissò lo gnomo e confermò i sospetti di Urd: Bik era stato maledetto, e per poter togliere la maledizione servivano dei reagenti molto costosi. Bik pagò a malincuore, ma fu felice di poter tornare in groppa al cammello senza paura. Kuznetz distava a circa due giorni e mezzo di viaggio in pieno deserto, e il gruppo uscì dal portale a sud della capitale, pieno di provviste e acqua. 

Dopo solo un giorno e mezzo di cammino, in lontananza videro quella che aveva tutta l’aria di essere una tempesta di sabbia diretta su di loro; Urd sapeva quanto quel genere di manifestazioni poteva essere pericoloso, e preparò il gruppo ad affrontarla a dovere. Fermarono e smontarono dalle cavalcature, li fecero sdraiare e stesero sopra di loro i teli delle tende bagnati. Urd sbirciò fuori per controllare la situazione, uno dei muli impazzito di paura scappò fuori e fu mangiato da un verme purpureo gigante spuntato dalla sabbia. Urd pregò il karma che la tempesta cambiasse direzione, ma in tutto risposta anche il suo mulo, quello con le botti d’acqua, scappò e fece la stessa fine del primo. Quando anche il terzo mulo scappò, il gruppo decise di cogliere l’occasione e di scappare a gambe levate dalla parte opposta per poter sfuggire al verme gigante. Dietro di loro il rombo della tempesta di sabbia copriva i rumori del verme, e dopo poco furono costretti a fermarsi dato che il caldo stava provocando dei forti giramenti di testa a tutti. 

Mentre stavano cercando di capire come tornare sulla pista, Lila scorge un cammello su una duna e tenta di avvicinarlo, mentre Toradoll vede dietro la duna una specie di piramide a gradoni e delle pietre a forma di parallelepipedo sparse nei dintorni, come delle tracce di una città. Sulla cima della piramide brillano tre statue, e il gruppo decide di arrampicarsi in cima per cercare un’entrata o un riparo dal sole. Una volta in cima, nessuno di loro e nemmeno Ulfgar riconobbe le divinità raffigurate dalle statue, che rappresentavano un uomo barbuto con una bilancia in mano e un fulmine nell’altra, un bimbo alato avvolto nelle spire di due serpenti con in mano delle monete e un bastoncino, e infine una donna con in mano una spada e un mazzo di frumento. 


Trovarono l’entrata alla piramide sotto la scalinata, e si aprì davanti a loro una stanza con tre grossi cilindri che partivano dal soffitto ed arrivavano fino al pavimento, molto probabilmente collegati con le tre statue fuori. I cilindri presentavano delle aperture, dentro alle quali erano visibili delle scale a pioli, e cercando qualcosa che potesse fare da contenitore scesero nel piano di sotto dove trovarono delle anfore piene di olio. 

Risalirono e si sistemarono per riposare, quanto da alcune bocchette nelle pareti cominciò ad uscire del gas. Corsero giù dalle scale a pioli abbastanza velocemente per evitare il gas, ma non abbastanza per evitare di sentire i lamenti dei dei due cammelli e dell’unico mulo rimasto. Ora erano senza cavalcature, e l’idea di tornare in superficie una volta riposati e raggiungere Kuznets sembrava sempre di più un suicidio. Urd era combattuta, era pericoloso ma non potevano fallire la loro missione, e inoltre lì sotto non avrebbero di certo trovato nulla per uscire vivi dal deserto, se non macerie, sabbia e pietre. 

Niente di più sbagliato, perché mentre erano intenti a ispezionare le altre stanze oltre a quella delle anfore, trovarono una specie di lucertola che stava mangiando il ventre ad un cadavere con il volto coperto da una maschera dorata. Uccisa la bestia, Bik si precipita ad estrarre il veleno mentre Urd raccoglie la maschera dell’uomo: è di legno, cosa rara da trovare nel deserto, e raffigura il volto di un volatile.

Poco più avanti si aprì un corridoio e in fondo videro una copia più piccola della statua dell’uomo barbuto, e un vociare sommesso da una stanza a fianco. I nostri eroi videro con immenso stupore una dozzina di persone vestite con una tunica blu e una maschera delle fattezze della statua, in una stanza decorata e addobbata con teli e tappeti dai toni prevalenti del blu e dell’azzurro. Uno di loro si avvicinò agli avventurieri e si rivolse a loro in una lingua sconosciuta, ma senza cattive intenzioni. Bik riesce a farsi capire da un uomo con la tunica decisamente più opulenta, che riesce a parlare a stento il Comune. 

L’uomo è il gran maestro Kanadius, a capo della Confraternita di Gorm, la divinità rappresentata dall’uomo barbuto, il cui dominio è la giustizia. Ci spiega che le altre divinità sono il bambino Usamigaras, protettore dei maghi, e la donna Madarua, protettrice delle donne guerriere. Ulfgar era più che certo di non aver mai sentito parlare delle loro divinità, nemmeno nei pantheon minori. Urd mostrò la maschera di legno, e Kanadius le riferì dell’usanza dei cynidiceani di indossare maschere lignee raffiguranti animali diversi. Urd ebbe l’illuminazione: nel periodo passato a Jaboor aveva frequentato uno studioso di storia thyatiano, che si era trasferito negli Emirati proprio per studiare le tracce della civiltà Cynidiceana, scomparsa nelle sabbie del deserto da secoli. Kanadius riferisce agli avventurieri che l’uscita per la piramide è “sotto”, e Urd cominciò a battere il piede innervosita. Erano già scesi di due piani, ed era ovvio che si trovavano già sotto il livello della sabbia, non può esserci un’uscita ancora più in basso. Inoltre il gas bloccava l’unico passaggio verso l’esterno, la cura doveva raggiungere Thyatis al più presto e Urd non aveva la pazienza di sopportare altre battute ironiche sui fallimenti della compagnia. Il gran maestro si offrì di ospitarli per la notte, e li fece accedere ad una stanza da letto comune con diversi letti a castello. Offrì anche a Bik di far parte del loro culto, visto che era più incuriosito dei due nani, ma lui rifiutò gentilmente.

 

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Capitolo 6
*** 22 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam ***


22 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam (Cynidicea?)



 

Urd, appena sveglia e con Yggdrasil nel cappuccio, propose a tutta la compagnia di provare a risalire per verificare se ci fosse ancora presenza di gas, e nel caso uscire dalla piramide dall’unica uscita sensata. Nonostante il suo entusiasmo, il gruppo decise invece di seguire le indicazioni di Kanadius e di scendere verso il basso. Urd non la prese bene, e rimase imbronciata per buona parte della giornata.

Raggiunsero le scale e al piano di sotto si trovarono in una stanza circolare, una piattaforma allungata al centro e un piedistallo al centro della pedana. La piattaforma riportava otto tasti con dei simboli strani, Bik ci mise circa mezz’ora a decifrarli tutti ed ognuno di loro indicava una direzione.  

Premuto il tasto della direzione, la piattaforma girò per mettere in comunicazione la passerella con la porta corrispondente. Ad Ovest trovarono una porta con incisa una stella a cinque punte, ed era la sede del culto di Usamigaras: una dozzina circa di persone erano all’interno, con le tuniche arcobaleno e le maschere con le fattezze della divinità. Il gruppo fu accolto da Auriga, uno dei sacerdoti, che non ebbe problemi ad accogliere tutti gli elementi della compagnia, sia maschi che donne. Notò subito Urd e Bik come incantatori, e si mostrò particolarmente gentile oltre a proporre la loro ammissione al culto. Urd sentì della simpatia per Auriga e il culto in generale, sembravano i più sani di mente, ma non aveva perso di vista la loro missione e fu costretta a declinare l’invito, nonostante la voglia di imparare nuovi incantesimi da utilizzare nelle loro avventure.

Ad Est incontrarono invece le vestali guerriere del culto di Madarua, vestite di verde e bianco, che Urd trovò insopportabili. Erano convinte che le donne dovessero dominare sugli uomini, e benché Lila si trovava a suo agio in mezzo a loro, Urd non riusciva a vederle di buon occhio. Fecero passare i due nani e lo gnomo come loro schiavi, anche se con Toradoll ci fu qualche difficoltà.

“Questo nano è mio schiavo e non potete ucciderlo!” Dichiarò Urd alle guerriere. 

“Che pessimi gusti hai, sorella… gli uomini servono solo a riprodursi, puoi cercartene uno migliore!”

“Fff.. fff… fff…’culo!” Balbettò Toradoll, offeso dai commenti delle consorelle, che lo guardarono accigliate. Urd gli disse tra i denti “Tory ti prego, stai al gioco o qui non ne usciamo vivi…” Al che il nano come risposta le diede una gomitata, e subito le guardie lo puntarono con le spade.

“Come osi, lurido schiavo, ribellarti alla tua padrona?” Toradoll aveva già le mani sulle asce, ma Urd fu più veloce e si tirò giù il corpetto della veste mostrando il seno al nano, che si pietrificò all’istante.

“Cattivo schiavo, cattivo! Lo sai che certe cose mi piacciono solo a letto…” Urd guardò le guerriere ridendo in maniera tesa, e quelle abbassarono le armi. Il nano non distolse lo sguardo dal petto prosperoso e disse, stranamente in maniera fluida e con tono sognante: “Scusate gentili signore, non oserò mai più ribellarmi alla mia padrona, ordunque vi prego di lasciarci passare oltre per poter raggiungere l’uscita della piramide, grazie mille e buona giornata”.

Urd spalancò gli occhi: era davvero Tory quel nano forbito? Senza mezzo cenno di balbuzia? Si ricoprì cercando di trattenere le risate, mentre Lila chiedeva informazioni su come raggiungere il piano più basso della piramide. Toradoll la fissò ancora per un pezzo, prima di sbattere ripetutamente le palpebre e riprendere la sua espressione tipica un po’ imbronciata. 

Continuarono ad aggirarsi per le varie stanze, di cui diverse adibite a luoghi di culto con altari e statue, ma una cappella in particolare attirò la loro attenzione: era molto impolverata, l’altare di pietra era a pezzi, e dietro sul muro era stato scritto “Zargon”. Sulla parete sinistra della sala c’erano vistose chiazze di muffa gialla, che molto probabilmente avevano fatto collassare gli scaffali di legno che vedevano per terra mezzi marci.

“Ha l’aria di essere un luogo di culto dissacrato” mormorò Ulfgar, avvicinandosi alla parete destra della sala, e inconsciamente fece scattare un meccanismo che inclinò una sezione del pavimento e li fece accedere al piano sottostante.

Rispetto al piano superiore, questo era nettamente meno illuminato e i nostri eroi furono costretti ad usare le torce. La pedana li aveva condotti in una stanza di piccole dimensioni, riccamente dipinta con scene di reali allietati da un nano vestito da giullare. L’attenzione di Bik fu attirata da una nicchia nel muro, dove c’era una piccola bara; lo gnomo per poco non morì d’infarto, perché una volta aperta una riproduzione della testa del nano giullare schizzò fuori dalla bara con una molla, facendo morire di paura il primo curioso che l’avesse aperta. La brutta esperienza comunque non fermò la curiosità di Bik, e più avanti ne avrebbe pagato le conseguenze, visto che tutta l’area era disseminata di pericoli, trappole e temibili nemici.

Tutto il piano corrente era colmo di sarcofagi, vasi votivi e statue: gli scheletri si animarono al loro passaggio, dei fantasmi dall’evanescente ma nobile lignaggio li li minacciarono di non andare oltre, zombie e ombre li assalirono, sulle pareti c’erano tracce di fuliggine e decisamente non erano state lasciate da delle semplici candele. In un corridoio fecero scattare una delle trappole che non riuscirono a scansare, per lo meno in parte; una roccia sferica si staccò dalla parete in fondo, era grande quanto il corridoio e non c’era maniera di evitarla se non entrando in qualche stanza. Lila e Bik la scamparono senza problemi perchè erano proprio sulla soglia di una stanza, e furono veloci a ritrarsi; Urd invece, già nel corridoio, nel girarsi inciampò nella veste e finì per terra. Toradoll inciampò su di lei schiacciondola, mentre Ulfgar con un salto maestoso evitò entrambi e riuscì a infilarsi nella stanza con Lila e Bik, nonostante fosse quello più vicino alla sfera. Urd e Tory ne uscirono decisamente acciaccati, ma Ulfgar si prese cura di loro ridendo sotto i baffi per la loro goffaggine.

Il peggio però si presentò a pomeriggio inoltrato: due statue dalle sembianze grottesche poste ai lati di una porta si animarono attaccando il gruppo: si trattava di due gargoyle. Bik ingrandì Toradoll come da tattica testata in passato, e il nano alto ormai due metri e mezzo si lanciò contro i due mostri con le sue asce. I gargoyle però non sembrarono risentire dei poderosi attacchi del nano guerriero, mentre soffrivano particolarmente le magie arcane di Urd, che vista la mal parata scaricò su di loro tutta la sua potenza magica. Riuscì ad abbatterli ma finendo sfinita dalla battaglia, e siccome non c’era modo di far passare Tory così conciato dalla porta, decisero di accamparsi lì a riposare. 

Mentre consumavano della carne secca seduti sui loro giacigli, Urd ripensò al combattimento e notò una cosa molto strana: Bik aveva ingrandito Tory come faceva sempre, ma poi aveva brandito una spada che aveva trovato qualche stanza prima e si era lanciato in corpo a corpo sui gargoyle. Lo gnomo, prediligendo gli incantesimi, si era sempre messo nelle retrovie, o tuttalpiù dietro Toradoll, ma mai in prima persona. A pensarci bene, aveva brandito una spada grande quasi quanto lui con un’agilità improbabile, ed ora le stava facendo il filo fissando le fiamme; niente di tutto quello che vedeva sembrava collimare con lo gnomo che aveva conosciuto, e si ripromise di stare molto attenta e guardinga.

 
 

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Capitolo 7
*** 24 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam ***


24 Thaumont, sotto le sabbie di Ylaruam (Cynidicea?)



 

Appena Ulfgar completò la sua preghiera mattutina, il gruppo ripartì in spedizione e scesero ancora nelle profondità della piramide. Bik stranamente conduce la compagnia, sembra piuttosto sicuro della direzione e questo cominciò a far insospettire anche Toradoll. Superarono diverse trappole, grazie all’intuito e alla forza dei due nani, finchè non arrivarono in una stanza dove diversi cynidiceani stavano giocando con le carte e i dadi. Bik tirò dritto senza nemmeno degnarli di uno sguardo, e sempre più sospetto cominciò a tastare la parete, probabilmente in cerca di qualche meccanismo nascosto.

Il tempo di raggiungerlo ed ecco aprirsi la parete, mostrando un branco di hobgoblin e dietro di loro un uomo con tunica e armatura, che sembra impartire degli ordini agli umanoidi che partono all’attacco. Bik partì all’attacco con la spada sguainata gridando “Darius!”, Urd e Lila furono subito prese di mira dagli hobgoblin, mentre i due nani si fecero strada verso quello che a tutti gli effetti sembrava un chierico malvagio. Alla fine il gruppo ebbe la meglio, e quando Bik pose fine alla vita di Darius, si guardò intorno basito chiedendo che fosse successo. Urd si rese conto che i suoi ricordi risalivano al giorno prima, quando attraversando diverse stanze trovarono una scrivania con la spada e la tunica, Bik aveva preso entrambe e da lì lo spirito del fratello di Darius, Demetrius, aveva preso il controllo del piccolo gnomo. 

Per tutto il tempo del combattimento, gli uomini nella stanza che stavano giocando d’azzardo non li degnarono di uno sguardo, e continuarono imperterriti a giocare, come se niente fosse. Il sacerdote aveva addosso diversi oggetti che il gruppo si spartì equamente, e al collo portava un monile con inciso un volto deforme e sei tentacoli. Bik lo osservò a lungo finchè non si ricordò un terribile demone legato a quel simbolo: Demogorgon, un Signore dei Nove Inferi. Impallidì e non aggiunse altro.

La compagnia proseguì l’esplorazione ed infine arrivarono in una sala gigantesca, completamente decorata a mosaico, e una doppia fila di colonne a sorreggere il peso del soffitto, altissimo. Delle parti erano distrutte e c’erano dei mucchi di macerie, ma questo non affievoliva il senso di opulenza che emanava il salone. Un uomo e una donna, con le maschere dorate a forma di volpe, stavano parlottando tra loro e quando videro il gruppo si fermarono; parlavano comune, ma nessuno della compagnia riusciva a capire il senso delle loro frasi. Dissero che la città era sotto, che nessuno va a farsi mangiare di sua volontà e alla domanda “Chi è Zargon?” risposero “E’ colui che regna”.

Decisero di proseguire comunque nel salone, e osservando le pareti decorate capirono che in verità raccontavano la storia della civiltà cynidiceana, attraverso i riquadri:

  • umanoidi che adorano una figura con la testa di sauro

  • uomini che si scontrano con umanoidi

  • villaggio, campi e greggi

  • un capotribù che affronta umanoidi con la testa di serpente e viene incoronato

  • città di pietra, riccamente decorata

  • un uomo e una donna vengono incoronati

  • costruzione della piramide

  • schiavi che scavano e trovano un tempio

  • sepoltura dei reali

  • 3 statue abbattute e sostituite da umanoide con tentacoli

  • uomini con maschere d’oro incontrano uomini alti e biondi

  • uomini rozzi che saccheggiano la città

Lila era più che certa che gli uomini alti e biondi raffigurati fossero gli avi del popolo Heldann, tipica gente del nord, e interpretò la scena delle statue abbattute come il momento del declino dei tre culti di Grom, Usamigaras e Madarua, e da lì l’obiettivo dei culti di riportare allo splendore l’antica civiltà di Cynidicea, ovvero la perduta Nythia.

Bik invece si soffermò sul simbolo del nuovo culto, che riprendeva l’amuleto del chierico Darius, e impallidì di nuovo: ammise al gruppo di aver letto da qualche parte che Zargon era stato bandito dagli inferi da Asmodeus, colui che tuttora li governava. Era stato costretto perchè Zargon non poteva essere distrutto in alcun modo, e il pallore di Bik aumentò al pensiero di aver ucciso uno dei suoi chierici. 

Ulfgar e Tory trovarono una botola, ed essendo l’unico passaggio libero decisero di calarsi e proseguire; in fondo al pozzo trovarono un cunicolo scavato nella roccia, e camminarono diverse ore prima che il percorso divenne lastricato. Dopo una svolta nella roccia, si aprì davanti a loro una grotta di dimensioni grandiose; la bellissima città perduta di Cynidicea, ai lati qualcosa di simile a delle foreste e in fondo videro persino un lago. L’illuminazione proveniva da alcuni funghi fosforescenti che avevano incontrato qua e là nel percorso a scendere, e tutta la zona era densamente abitata da persone con le maschere. Facendo più attenzione, alcune di quelle persone dimostravano atteggiamenti inconsueti: c’era chi chiacchierava, chi passeggiava, ma anche chi teneva al guinzaglio altre persone, qualcuno beccava per terra come i piccioni, e addirittura un paio di persone erano sdraiate sulle panche agitando le braccia come se stessero nuotando.  Il largo viale separava gli edifici, che avevano uno stile geometrico molto particolare e mai visto, uno di questi aveva inciso sul portone il volto di Grom. Bik, Tory e Uffy decisero di entrare, mentre Urd e Lila proseguirono per il viale. All’incrocio si fermarono e aspettarono il ritorno degli uomini, che non tardarono molto.

Bik spiegò loro di aver parlato con il capo del culto di Grom in città, che gli ha spiegato che il popolo cynidiceano vive nei sogni grazie ai funghi coltivati fuori città, e che il culto di Zargon ha spodestato tutti i culti principali. Non solo, i loro chierici continuano a portare vittime sacrificali nel santuario di Zargon, e nessuno vive più in serenità da allora se non sotto l’effetto dei funghi. Bik aveva presentato al capo del culto l’idea di combattere Zargon tutti i culti insieme, per poter accedere al santuario di Zargon e cercare una via d’uscita; l’idea venne accettata di buon grado, ma solo se anche gli altri due culti saranno d’accordo, inviando i loro emissari diplomatici. Lila entrò nella sede del culto di Madarua e Urd in quella di Usamigaras, per convincerli a partecipare alla causa. Urd uscì vittoriosa dalla sede del culto dei maghi, avevano accettato di buon grado la proposta diplomatica, e si recò immediatamente all’incrocio delle vie dove si erano trovati in precedenza. Lila non era ancora tornata, Toradoll era steso per terra senza sensi mentre Bik e Ulfgar erano in piedi accanto al nano.

“Che è successo a Tory?” fece Urd, preoccupata

“Niente, niente, dorme non preoccuparti!” Bik era divertito e con le pupille estremamente dilatate.

“Com’è andata dai maghi?” chiese Ulfgar. Urd raccontò l’esito dell’incontro, mentre Bik estrasse un fungo verde acido dalla scarsella e lo porse alla donna.

“Ma è buono?” Chiese Urd, e Ulfgar subito “Guarda Toradoll e dimmi se secondo te può essere buono…” ma la curiosità di Urd era troppa e lo ingoiò, cascando per terra senza sensi. Si ritrovò sdraiata in un prato, a fianco a Tory, a guardare delle mucche volanti e ridere come matti.

Ad un certo punto aprì gli occhi e vide Bik divertito e Ulfgar imbronciato che la guardavano. 

“Hai visto, nano di poca fede? Adesso è sveglia!” 

Urd sbattè le palpebre e poi spalancò gli occhi spaventata: non riusciva a muoversi, era completamente paralizzata. Ulfgar provò a muoverle il braccio ma ricadde subito come inanimato, si girò ringhiando verso Bik.

“E’ paralizzata! Te l’avevo detto di lasciar perdere i funghi di questi matti, ma cosa ti è saltato in mente?” 

Bik ridacchiò. “Ihihihihih… beh, il fungo rosso non l’avevo ancora provato! Quello nero, è quello nero fidati! Vedrai che con quello nero tornano alla normalità! Ihihihih”

Lila intanto tornò dall’incontro con le guerriere accompagnata da una rappresentante del culto, giusto in tempo per vedere il risveglio di Toradoll e Urd; il nano però non si sentiva affatto bene, e nel giro di qualche minuto dovette correre verso il molo per scaricare. L’accompagnatrice di Lila capì che la reazione del nano era dovuta ai funghi, e chiese se qualcun’altro ne aveva fatto uso. Bik e Urd si fecero avanti, e la donna li ammonì che i funghi davano dipendenza se non eliminati dal corpo come aveva fatto Toradoll, e le crisi di astinenza erano decisamente dolorose. I due si guardarono, si avvicinarono al molo e si costrinsero a rigettare i funghi.

L’incontro diplomatico tra i culti fu positivo, e il capo del culto di Grom si avvicinò a Bik per ringraziarlo.

“Bene, sono contento! - fece lo gnomo - quindi possiamo andare a combattere Zargon!”

“Ahahahahah piccolo uomo! Non così in fretta, dobbiamo vederci ancora, e ancora, e ancora...per arrivare ad un accordo ci vorrà almeno un anno!”

I volti sconvolti del gruppo costrinsero l’uomo a chiedere spiegazioni, e Bik confessò che l’idea di battere Zargon era nata dalla loro esigenza di tornare al loro mondo ed uscire dal sottosuolo.

“Ah! Bastava dirlo, c’è un modo per lasciare la città, ma vi avviso: nessuno vi ha fatto più ritorno! Con la bassa marea, proprio in quella zona laggiù in fondo al lago, l’acqua scende abbastanza fino a scoprire dei canali che portano lontano da qui. Se volete vi posso dare io delle barche, sono ormeggiate lì, hanno lo scafo dipinto di azzurro! Ma dovrete sbrigarvi, fra circa mezz’ora tornerà l’acqua alta e sarà troppo tardi per partire!”

Gli avventurieri ringraziarono l’uomo, corsero al molo per prendere due barche e si lanciarono di corsa verso i canali; una volta imboccati, si resero conto che il livello dell’acqua saliva, e i canali erano diventati delle vere e proprie spaccature delle rocce, con il soffitto altissimo. E fu una fortuna, perchè l’acqua continuò a salire mentre la corrente li trascinava, e rimasero in barca per moltissime ore. Ad un certo punto la corrente si affievolì, e sbucarono in una piccola caverna con un laghetto sotterraneo; non video altri canali d’acqua, ma su d’una parete videro qualcosa che sembrava un cunicolo. Portarono quindi le barche in secca, scesero e strisciarono nel cunicolo, i nani con qualche difficoltà, e finalmente rividero la luce del sole. Vicino a loro c’erano delle macchie d’erba, poco più in là delle palme e degli edifici bianchi e bassi, probabilmente un villaggio; dalla parte opposta vi era una distesa di sabbia. Si recarono verso le case e scoprirono di essere sbucati a Cubis, piccolo villaggio marittimo sulla costa degli Emirati, e si recarono immediatamente alla locanda del Polpo Rosso. La taverniera era una donna dalla pelle ambrata e lunghi capelli neri, li sistemò nella camera comune e con fare sospettoso non tolse loro gli occhi di dosso, anche se gli avventurieri erano troppo stanchi per accorgersene. Mangiarono e una volta nella camera decisero di fare tappa al porto l’indomani per cercare un passaggio in nave fino a Thyatis. Era il 26 del mese, erano in ritardo mostruoso e Urd era decisamente preoccupata per l’esito della missione. All’alba il gruppo era già sveglio per la colazione, facendo sbuffare la taverniera. Al porto non fecero in tempo a chiedere un passaggio perchè un uomo vestito da capitano li anticipò, dicendo che li stava aspettando da sei giorni, e che li avrebbe portati a Thyatis. Urd rimase spaesata, l’uomo sapeva bene la loro identità, eppure non avevano detto a nessuno la rotta che avevano deciso a Ylaruam. In ogni caso salirono a bordo, e la navigazione procedette tranquilla per tre giorni.

 

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Capitolo 8
*** 1 Flaurmont, Thyatis ***


1 Flaurmont, Thyatis

 

 

Ormeggiarono nel porto di Thyatis che era già metà pomeriggio, e corsero al Tempio di Vanya per consegnare la cura senza indugi. Furono accolti da un chierico, che li condusse nell’ufficio dell’Alto Prelato, che li aspettava seduto dietro ad un imponente scrivania di legno scuro; l’uomo era vestito con una tunica riccamente decorata, era completamente calvo e discretamente grassoccio. Ulfgar pose davanti a lui il cofanetto di legno, l’uomo lo aprì, prese la fiala e la bevve in un paio di sorsi. Urd stava già per partire per la tangente quando nella stanza entrarono un uomo muscoloso e una donna dai folti capelli castani con lingue di fuoco rosse: erano Baldorf e Queen Bellflower. Lila fissava la maga con aria sognante, mentre quest’ultima ci spiegò che la gilda aveva inviato diversi gruppi come diversivi per poter portare la cura in sicurezza a Thyatis, e per la consegna della vera cura si erano affidati ad una loro amica di vecchia data, una giovane druida a cavallo di un grifone. 

Urd era combattuta, non le piaceva aver fatto da diversivo ma avevano portato a termine la missione senza intoppi, e forse quello contava più del suo orgoglio. Baldorf chiese al gruppo di partecipare ad un’importante spedizione della gilda, una ricerca dell’entrata del Mondo Interno, a bordo di una nave volante. La compagnia accettò subito, e Baldorf li esortò ad andare a rifocillarsi in locanda, perché all’indomani sarebbero partiti.

Si accomodarono alla locanda delle Spade Incrociate, gentilmente offerta dal Tempio, presero due camere e si divisero come al solito tra uomini e donne. Era una delle migliori taverne in città, i letti erano grandi e imbottiti di piume d’oca, la biancheria era di pura seta ed ogni stanza aveva un lavabo di ceramica dipinta e ogni sorta di lussuoso accessorio. Lila e Urd fantasticarono parecchio prima di addormentarsi su come sarebbe stato il viaggio sulla nave volante, persino Yggdrasil sembrava agitato e correva qua e là nella stanza, scivolando ad ogni curva sul legno lisciato e incerato del pavimento.

Le ragazze si svegliarono al mattino di buonora, si prepararono in fretta e scesero nella sala principale per la colazione. Davanti a loro la tavola lunga era imbandita di ogni bene, con frutta, torte e dolcetti di ogni genere, creme, formaggi, pane, uova, insomma una lauta colazione adatta a ogni palato. Poco più in là, già rifocillati a dovere, Baldorf e Queen sembravano già pronti a partire, nonostante fosse decisamente mattino presto. Le ragazze si sedettero e cominciarono a consumare la colazione, e poco dopo scesero anche i due nani e lo gnomo. Non ci fu pietà da parte loro per il buffet, anche perché i due capi-gilda sembravano avere poca pazienza, e chiacchieravano concitatamente; da quanto avevano detto il pomeriggio precedente, infatti, sembrava che non ci fosse molto tempo da perdere e che i preparativi per la partenza fossero davvero imminenti.

Ma ad un tratto qualcosa di strano attirò l’attenzione degli avventurieri. Non quella di tutti però. Toradoll, con la faccia affondata in un cosciotto di manzo e in un boccale di birra (contemporaneamente), sembrò non accorgersi di nulla. Il chiacchiericcio di sottofondo dei due capi-gilda cessò improvvisamente, portando istintivamente il gruppo a voltare lo sguardo per vedere cosa li avesse interrotti.

Baldorf era immobile, in piedi, con gli occhi velati di bianco. Il tutto durò solo una decina di secondi, durante i quali Mademoiselle Queen per nulla sorpresa o preoccupata attese fino a che il suo interlocutore non tornò alla normalità. Poi, senza preoccuparsi di farsi sentire dai presenti, disse:

“Chi era questa volta?”

“il Diacono della chiesa di Mirros, dice che la preparazione delle navi è in ritardo ed è arrivata una richiesta dalle alte sfere cittadine per l’invio di qualcuno alla sede comunale, prioritario. Dannazione, proprio non sopporto quando usano l’incantesimo Inviare per comunicazioni di lavoro!”

“Stai diventando un vecchio brontolone lamentoso”

“Tu credi? Pensa se da un momento all’altro ti si infiltrasse nella testa la soave vocina di Ludmilla che ti chiede se puoi incantarle un teschio di Xorn? Per tua fortuna la nostra amica forzuta non ha poteri Divini!”

“AAAHHHH no non potrei sopportarlo! “ Gli  occhi della maga si accesero di un rosso innaturale, mentre dalle mani iniziarono a scoccare scintille che tutto sembravano fuorché sotto controllo.

“Ok, ok, calmati ora, era solo per farti capire, non mandare a fuoco questo posto altrimenti ci toccherà ripagarlo tutto!” Ci volle qualche attimo, dopodiché entrambi si voltano verso il gruppo.

“I piani sono cambiati - esordì Baldorf - urge il vostro rientro a Mirros. Troverete un carro qui fuori tra mezzora e la partenza per la missione esplorativa è rimandata di sette giorni. Siete attesi entro massimo tre giorni alla sede della Gilda, e cercate di non tardare questa volta.” Si voltò verso la maga facendole un cenno con la testa. Queen poggiò una mano sulla spalla del compagno, iniziò a pronunciare una formula magica e nell’arco di pochi istanti entrambi svanirono nel nulla, lasciando alla compagnia un incarico imprevisto e meno di trenta minuti per finire la colazione e prepararsi per il viaggio. Fuori dalla locanda li aspettava un carro, che li portò in pochi minuti al porto; il cocchiere li informò di cercare il Capitano Jack, comandante della nave Colabrodo. 

“Il nome non promette bene!” Disse Bik, sorridendo alle facce preoccupate dei suoi compagni.

Trovarono la nave, salirono e trovarono il capitano Jack, un omaccione grasso con capelli e barba nera, e numerose rughe sul volto che suggerivano una vita in nave piuttosto di un’età avanzata. Informò il gruppo che il viaggio verso Mirros sarebbe durato poco meno di tre giorni, e dopo un paio d’ore partirono. Il primo giorno trascorse tranquillo, Urd per lo più dormì, giocò con Yggdrasil e fece i dispetti a Bik che tentava di pescare qualcosa. Toradoll soffrì pesantemente il viaggio, e lo passò per lo più sopra coperta e rigettare direttamente in mare. Il menù del grosso mercantile prevedeva solo zuppe di pesce, e questo non migliorò la situazione del povero nano, che mangiò pochissimo e soffrendo ad ogni boccone. Il giorno dopo Bik riuscì a pescare qualcosa, e subito il cuoco del mercantile integrò la zuppa di pesce con il pescato fresco dello gnomo. Urd, che non sapeva cosa fare per passare il tempo, riuscì a infastidire Bik per buona parte della giornata, mentre Toradoll a pochi metri da loro stava sempre più male. La notte passò tranquilla, ma al mattino furono svegliati da un urlo:

“ALLAAAAARMEEEEEEEE!” 

Urd si svegliò di cattivo umore, si trascinò fuori dal letto e si vestì con gli occhi mezzi chiusi; il resto del gruppo, chi più e chi meno, si preparò con le armi e tutto l’equipaggiamento e uscirono dalla scaletta. Il Capitano era in piedi davanti a tutta la ciurma, in piedi e in fila, con un blocchetto in mano.

“Mpf! Ci avete messo ben 4 minuti!” Escalmò il Capitano, guardandoli accigliato. 

“Dovevamo raccogliere le armi, altrimenti in caso di vera emergenza con cosa avremmo combattuto?” Ribattè Urd, incrociando le braccia sul petto e guardando male. 

“Ci sono arpioni e armi qui, non c’era bisogno di prendere le vostre armi!” 

Urd evitò di rispondere solo per il sonno che provava in quel momento, e decise di tornare in coperta a togliersi lo zaino e le armi. La giornata trascorse tranquilla, nonostante il cattivo umore, per cui Urd non riuscì nemmeno a infastidire Bik.

 

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Capitolo 9
*** 5 Flaurmont ***


5 Flaurmont

 

Era l’alba, il sole pallido non era ancora spuntato all’orizzonte e tutti sotto coperta dormivano profondamente, quando anche quella mattina scoppiò un urlo che li svegliò di soprassalto:

“ALLAAAAARMEEEEEEEE!” 

Urd si svegliò di umore peggiore del giorno prima, si alzò lentamente dalla branda, si vestì e insieme agli altri uscì dalla scaletta. La scena però era completamente diversa dal giorno prima: degli umanoidi rivestiti di squame e spine, con gli occhi grandi e con delle specie di pinne al posto delle mani, stavano combattendo contro i marinai. Urd imbracciò la balestra, troppo assonnata per concentrarsi sugli incantesimi, e insieme ai suoi compagni riuscì ad avere la meglio sugli umanoidi, riconosciuti poi come Locathah.

Capitan Jack spuntò dalla cabina, vide due marinai per terra e gli altri provati e malconci, poi sgridò gli avventurieri per la loro lentezza. Bik e Ulfgar, per non rallentare la navigazione, decisero di dare una mano alla ciurma e si divisero i compiti dei due deceduti. Urd si trascinò in cabina, si stese sulla branda mentre Yggdrasil si accoccolò sul cuscino al suo fianco, e uscì solo quando Bik, dall’alto del pennone maestro, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. 

La nave stava entrando nella Baia degli Specchi, era all’incirca il primo pomeriggio e Urd si sentì finalmente a casa: era molto emozionata, strinse la pergamena della villa a sé e chiuse gli occhi, inspirando l’aria umida e ascoltando il vociare del porto. Una volta scesi si recarono di gran passo al quartiere Collina, alla sede della Gilda, dove il messo li indirizzò verso il palazzo comunale, stupito della loro non consueta puntualità. 

Una volta arrivati, l’incaricato li aggiornò sulla missione: un vecchio mago defunto aveva lasciato una torre in mezzo ad uno dei quartieri più ricchi della città, il terreno era stato ereditato dal comune stesso e la torre andava sgomberata. Gli avventurieri si guardarono tra di loro perplessi, e l’incaricato li condusse alla torre, a pochi minuti da lì. La torre si presentava davanti a loro, ben tenuta e con un grande portone di legno massiccio per l’entrata, alta tra i 20 e i 25 metri, e Ulfgar stimò al gruppo circa sei o sette piani. Urd guardò storto il messo comunale e chiese se la loro missione fosse davvero svuotarla di ogni bene.

“No, niente manovalanza, vi basterà...ecco, meglio che la osserviate!” Il gruppo fissò la torre, e pochi secondi dopo un’esplosione di fiamme uscì dalle finestre, con tutta probabilità si trattava del terzo piano. 

“Cos’è, un drago?” Chiese Lila, alzando il sopracciglio, incredula.

“N-no, ecco, guardate meglio… osservate” Dopo pochi minuti, da un’altro piano ci fu un esplosione e dalle finestre uscì un denso fumo verde.

Il messo riprese a parlare. “Non sappiamo cosa ci sia dentro, sappiamo che chi è entrato non è mai più uscito… dovete mettere il luogo in sicurezza in modo da poterci permettere di utilizzare questo edificio, ecco tutto.”

“Capito, allora entriamo! Dai ragazzi, diamoci da fare!” Urd entrò nella torre, decisa ad uscirne fuori alla svelta per poter poi sbrigare in comune le pratiche per l’acquisto di un terreno adatto alla sua villa, inoltre il pessimo risveglio le aveva ridotto di molto il suo limite di tolleranza per i chiacchiericci.

Oltre l’atrio trovarono una grande sala, davanti a loro un tavolo con un cofanetto, e in fondo una scala a chiocciola. Bik si fiondò sul tavolo per aprire il cofanetto, quando apparve davanti a loro la figura di un vecchio barbuto, probabilmente il vecchio proprietario della torre. Li ammonì con parole e frasi incomprensibili, nessuno del gruppo le capì, e Bik si diresse deciso al cofanetto. Al suo interno trovò una fionda piccola, sembrava fatta per le sue mani, quando la prese in mano tutti sentirono una vocina:

“Oooh, finalmente! Ciao, io mi chiamo Googe!” Bik, basito rispose “Ciao...io mi chiamo Bik...ma tu parli!” 

“Certo che parlo! Io ho 256 anni, e tu Bik? Ehi Bik, mi porterai con te?” Bik, un po’ perplesso, rispose alle domande di Googe, che dopo essere stato segregato nel cofanetto, non vedeva l’ora di raccontare delle terribili storielle tristi, che fecero innervosire Lila e ridere a crepapelle Tory.

Bik volle provare la fionda, ma Googe gli fece buttare via il sasso raccolto, e ne creò uno lui stesso appena Bik tese l’elastico. Il proiettile di Googe partì a razzo non appena Bik lasciò la presa, con un urletto tale che Urd non riuscì a smettere di ridere: UIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIH!

Bik si mise in tasca la fionda nonostante le lamentele di Lila, e salirono tutti sulla scala a chiocciola, con il rumore delle esplosioni a intervalli regolari. Un corridoio ricurvo li portò verso una grande stanza, un grande tavolo rotondo in mezzo, un’armatura completa lucente proprio davanti al tavolo, e tutto era di color argento. Urd, sentendo odore di trappola,  premette per proseguire a cercare le origini delle esplosioni ma Bik le ricordò che la missione era mettere in sicurezza la torre, oltre a scoprire il perché delle esplosioni: Urd si convinse e nel momento in cui entrarono nella stanza l’armatura si animò. Bik e Tory utilizzarono la loro tecnica ormai collaudata, e d’un tratto il nano s’ingrandì a dismisura e si lanciò all’attacco con le sue asce naniche. Urd riuscì a sferrare diversi attacchi di energie diverse, ma per qualche strano motivo l’armatura non sembrava risentirne. Bik usò Googe contrò l’armatura e scoprì quanto fosse forte, soprattutto contro esseri neutrali. Con fatica riuscirono ad abbattere l’armatura, che si rivelò un costrutto, e Bik fece una scoperta riguardante la tavola in centro alla stanza: un cilindro, anch’esso argentato, era incastrato nel centro del tavolo e riuscì ad estrarlo solo svitandolo. Il cilindro era ricoperto di rune magiche, ed era composto da due parti incastrate tra di loro.

Salirono al piano superiore la cui pianta era uguale al piano sottostante, ma con la differenza che la stanza grande era completamente immersa nel buio. Urd evocò delle luci danzanti ma furono inghiottite dal buio, che non aveva nulla di naturale. Bik decide di entrare, lanciando su sè stesso l’incantesimo dell’invisibilità, ed entrò nella stanza a tentoni cercando il tavolo per estrarre lo strano cilindro. Ci riuscì anche se fu raggiunto da dei soffi gelidi, il buio scomparve e la stanza apparì identica alla precedente, con la differenza che tutto era di colore nero, compreso il tavolo e il cilindro coperto di rune. Sul pavimento vi erano delle bocchette, sistemate intorno al tavolo, da cui probabilmente erano usciti i soffi gelidi che avevano colpito il piccolo gnomo curioso e temerario.

Il piano di sopra si presentò esattamente come gli altri due, e la stanza questa volta era tutta rossa, davanti al tavolo una creatura completamente fatta di fiamme li aspettava. Bik, ancora invisibile, entrò nella stanza per estrarre il cilindro rosso, e una volta uscito senza farsi scoprire dall’elementale del fuoco, tutto il gruppo si diresse verso la fine del corridoio per salire le scale. La porta però era bloccata, e non appena si girarono si trovarono di fronte l’elementale che li aveva seguiti. La battaglia si svolse proprio nel corridoio, e alla fine ebbero la meglio sulla creatura, e Uffi si dedicò alla cura delle bruciature. La porta delle scale si aprì, e salirono di nuovo, tra le esplosioni nei vari piani, le barzellette tristi di Googe e la luce affievolita del sole ormai sullo zenit.

Al quarto piano la stanza era completamente verde, e una donna bellissima davanti al tavolo fece loro cenno di entrare. Urd si piazzò davanti a Toradoll, per evitare che perdesse il senno davanti alle forme coperte solo da una veste semi trasparente della donna, e forse anche con un sottile filo di gelosia. Bik si lanciò subito all’attacco nonostante la donna non avesse atteggiamenti aggressivi, e fece bene perchè la creatura era una ninfa e il suo potere era proprio l’ammaliare le persone. Toradoll, stranamente non attratto dalla donna, la caricò con le asce sguainate e durante la lotta, poco prima di cadere sotto i colpi del gruppo, la ninfa riuscì a disintegrare una delle due armi del nano. Estratto il solito cilindro, questa volta verde, il gruppo cercò invano di tornare indietro per uscire ma non fu possibile, le porte erano bloccate. Bisognosi di riposo, la compagnia decise di barricarsi dentro alla stanza della ninfa per passare la notte. Dopo pochi minuti, una forte esplosione di energia fece cambiare idea agli avventurieri; le esplosioni erano tutte casuali, e senza una fonte precisa, quindi decisero di proseguire. Bik, prima di arrampicarsi sulla scala, decise di riportare in vita come zombie al suo servizio la ninfa.

Nel piano superiore un elementale dell’acqua li attendeva, davanti al solito tavolo, stavolta blu. La battaglia fu difficile, ma ebbero la meglio e una volta estratto il cilindro, salirono di nuovo.

La stanza questa volta era completamente bianca e non si presentava davanti a loro nessuna creatura. Bik, sospettoso, ordinò alla ninfa zombie di andare a estrarre il cilindro dal tavolo. Appena toccò con il piede il pavimento della stanza, una scarica elettrica la fece cadere a terra. Urd provò a sfiorare il pavimento con un dito, e prese una piccola scossa che però le fece anche venire l’idea giusta per affrontare l’ostacolo. Legò il falcetto di bik ad una corda, e Lila, l’esperta di lanci, riuscì ad “agganciare” il tavolo con il falcetto. Uffi e Tory tennero tesa la corda, mentre il piccolo Bik, appeso come un salame alla corda, si muoveva piano verso il tavolo. Riuscì a prendere il cilindro e, sfiniti, salirono l’ultimo piano.

La stanza presentava una scrivania con una pergamena, non il solito tavolo; appena entrati riapparve il vecchio che si complimentò con loro e li ammonì di non far uscire Googe dalla torre. Googe, per tutta risposta, bofocchiò un “♫♪ mago, infame, per te solo le lame! ♪♫” e aggiunse “vecchio di merda!”. La pergamena recitava:

 

Per prima la NOTTE deve cadere, l’ARDENTE TRAMA la può dominare;

Seconda la VITA deve tornare, un BUIO RUSCELLO  le devi portare.

Terza la FIAMMA dovrai riattizzare, la SPLENDENTE ARTE sarà il suo braciere;

Quarto il POTERE devi possedere, della MADRE la SCIA devi seguire.

Quinta la SORGENTE devi scoprire, con TORCIA le OMBRE devi squarciare,

Ed infine l’ALBA dovrà venire, e tu di VITA ti potrai DISSETARE.

 

Urd e Bik furono i primi a capire che la pergamena in realtà dava le istruzioni per riordinare i cilindri da rimettere nelle stanze, e le parole maiuscole li guidarono alle combinazioni:

NOTTE + ARDENTE TRAMA        = stanza nera, mezzo cilindro rosso e mezzo argento (secondo p.)

VITA + BUIO RUSCELLO                = stanza verde, mezzo cilindro blu e mezzo nero (quarto p.)

FIAMMA + SPLENDENTE ARTE   = stanza rossa, mezzo cilindro argento e mezzo bianco (terzo p.)

POTERE + MADRE SCIA                = stanza argento, mezzo cilindro verde e mezzo bianco (primo p.)

SORGENTE + TORCIA OMBRE     = stanza blu, mezzo cilindro nero e mezzo rosso (quinto p.)

ALBA + VITA DISSETARE               = stanza bianca, mezzo cilindro verde e mezzo blu (primo p.)

Le esplosioni cessarono, e i nostri eroi tirarono un sospiro di sollievo, tranne Toradoll che era distrutto dalla perdita della sua adorata ascia nanica. Era ormai notte, e il gruppo si diresse verso l’uscita della torre per trovare una locanda dove riposarsi. All’uscita però Googe esclamò “Vi faccio ridere, vi faccio ridere!” e a parte Lila, tutti si piegarono per terra dalle risate. Lila intuì che la fionda indemoniata aveva lanciato una sorta di incantesimo, corse dentro alla torre a recuperare il cofanetto e cercò di rinchiudere Googe, che lesto si trasformò in una sacca per non farsi catturare. Lila, esasperata, usò il cofanetto a mo’ di pinza e gettò Googe dentro alla torre, affrettandosi a chiudere il portone. Dopo una decina di minuti, i compagni si ripresero e Bik rientrò nella torre per parlare con l’arma, nonostante l’opporsi di Lila. Lo gnomo uscì di nuovo con Googe, tranquillizzando gli altri, e insieme si incamminarono verso il porto.

 

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Capitolo 10
*** 6 Flaurmont, Mirros ***


6 Flaurmont, Mirros - Locanda del Gallo Stonato

 

Karl era intento ad asciugare le caraffe di vetro: quella notte non sarebbe finita tanto velocemente, c’erano ancora delle tavolate di cui una di operai portuali e loro sì che facevano guadagnare il burbero oste. Forse sarebbe arrivato ancora qualche ubriaco, ma il grosso della sua serata sarebbe stato tenere i boccali pieni e lo stufato pronto, perchè dopo i fiumi di birra viene sempre fame. Lo starnazzare dei tavoli coprì il cigolio della porta, e Karl si accorse dei nuovi arrivati una volta che gli furono davanti.

“Ciao, Karl” L’oste riconobbe subito il timbro della voce suadente.

“Urd! Bentornata! - vide i suoi compagni - ah, non sei sola stasera! Sono i tuoi amici di gilda?”

“Già, abbiamo avuto una serataccia e abbiamo bisogno di bere, mangiare e dormire...e tu sei la mia certezza.”

“Ahahah! Avanti, sedetevi, stufato per tutti va bene? E’ di manzo, con patate e piselli, buonissimo! E che vi porto da bere?”

“Birra!” Risposero all’unisono Ulfgar e Toradoll. 

“Ehm, hai del vino rosso?” Chiese Lila.

“Birra anche per me!” Saltellò Bik.

“Chi ha parlato? Ah, sei piccolino tu! Va bene, tre birre e una caraffa piccola di vino rosso, tu mia cara?”

“Karl, stasera anche per me birra….e grande.”

“Che mi venga un colpo! Ti sei rimessa in sesto, finalmente! Che bellezza! Ok, vado in cucina e torno.”

“Aspetti! Per me può versare la birra nel mio boccale” Bik si era arrampicato sullo sgabello di fronte al bancone, e con le braccia tese porse a Karl un bel boccale di birra con il vetro ondulato. 

“Ma certamente!” Karl afferrò il boccale e glielo riempì, portò gli altri boccali e il vino con le ciotole di stufato, e lasciò mangiare il gruppo, schioccando un occhiolino a Urd.

Lo stufato era ottimo, e mentre mangiavano Urd si accorse che il boccale di Bik non l’aveva mai visto, e lo osservò. Vide il livello della birra calare, e sentì Bik mormorare “Ti piace? Vacci piano che la voglio bere anche io”

“Bik… quel boccale è Googe?”

“Ehi ciao! vuoi sentire una barzelletta?” 

“Ma come diavolo…”

“Zitto Googe! Sì, è lui...si può trasformare a quanto pare!”

“Sta parlando, non è normale!” Lila guardò storto Bik.

“Ehi, c’è troppo rumore qui… Bik, li faccio stare zitti?” 

“No Googe, si sta bene qui!” 

“No, c’è troppo rumore...li faccio stare zitti?”

Urd era decisamente preoccupata. “Bik, qui mi conoscono, ti prego tienilo a bada!”

Bik afferrò il boccale, saltò giù dallo sgabello e corse fuori.  Urd era dispiaciuta, ma aveva paura che Googe rovinasse la serata a tutti. Finito il pasto passò a fianco a Karl, l’avvisò che uno di loro era fuori e che sarebbe rientrato, e raggiunse Lila che l’attendeva su per le scale per entrare in camera.

Dormirono tutti profondamente, e al mattino si svegliarono con il profumo di pancetta che proveniva dalla cucina. Bik si presentò con gli altri, e Urd si sentì sollevata nel vederlo e nel notare la fionda indemoniata uscire dalla tasca: almeno era tornato alla sua forma originale!

Urd offrì il vitto e l’alloggio al gruppo, felice per aver concluso la missione decisamente alla svelta, e anche per quello che avrebbe fatto in giornata: stringeva nella tasca la pergamena magica della villa, e oggi l’avrebbe usata. 

Al palazzo comunale la fila era già formata, una trentina di persone più disparate erano ferme davanti alle porte e Urd, sospirando, si mise dietro all’ultimo. 

“Ehi Bik! Le posso mandare via se vuoi, io mi sto annoiando!” Urd alzò gli occhi al cielo: quella vocetta era di Googe.

“No.”

“Ehi Bik! Dai, mi sto annoiando, posso mandarle via se vuoi!” Bik non era famoso per la sua forza d’animo, e sospirò.

“Va bene… ma non fare loro del male!”

Un fumo verde si levò dalla strada, portando con sé un odore acre da far lacrimare gli occhi; in men che non si dica tutti scapparono via e il gruppo entrò nel palazzo. Urd cominciò a rivalutare quella fionda saccente...era sì dispettoso Googe, ma oltre ad essere una buona fionda era anche capace di fare magie e di trasformarsi, avrebbe potuto essere di grande utilità per il gruppo e mentre salivano le grosse scale del palazzo decise che doveva conquistarsi il piccolo oggetto indemoniato.

L’inserviente li accolse, stupito di vederli tutti interi, e comunicò loro che il pagamento sarebbe stato fatto direttamente alla Gilda. Urd chiese udienza per una sua questione personale, e specificò che voleva comprare un terreno edificabile in città. Gli altri rimasero con lei, nonostante li spinse a tornare in Gilda per prendere il compenso e chiedere della nuova missione. Acquistò un terreno libero nel quartiere del Nido, vicino alla Strada dei Sogni, il suo posto preferito, e non riuscì a togliere un sorriso splendente dal volto, scoppiava letteralmente di felicità.

Prima di tornare alla Gilda passarono dal terreno appena preso, Urd srotolò la pergamena, scrisse le istruzioni sul retro e poi guardò il lotto. Non successe nulla, i suoi compagni la guardarono con aria interrogativa, allora stese la pergamena e lesse ad alta voce le sue richieste. Ancora nulla.

Lila le consigliò di appoggiare la pergamena per terra, e da lì sorse magicamente la sua villa! Esattamente come l’aveva chiesta, l’edificio di pietra grigio chiaro con tetti e finestre viola presentava un piccolo pezzo di prato davanti all’entrata, il portone doppio sempre viola aveva già la chiave nella toppa. Emozionata, Urd entrò e vide che praticamente tutte le sue richieste erano state rispettate, e una stanza grande era stata creata per i suoi compagni, e urlò di gioia correndo per tutta la casa. 

Lila incrociò le braccia sul petto, imbronciata: “Non dormirò mai con quella cosa!” Disse facendo cenno a Bik, riferendosi chiaramente a Googie. Urd la tranquillizzò, avrebbe messo un letto grande nella sua stanza, e ci sarebbe stata anche lei. Era troppo felice per discutere su queste bazzecole!

Chiuse con cura il portone e con i suoi compagni si recò alla sede della Gilda, cercando di fare dei calcoli a mente per capire in quanto tempo e quanti soldi ci sarebbero voluti per arredarla tutta. Doveva scrivere a sua madre, e far venire i suoi genitori a Mirros, così avrebbe dimostrato a suo padre di che pasta era fatta e avrebbe avuto vicino i suoi genitori. Era così felice che le veniva voglia di baciare i passanti!

Alla Gilda l’inserviente cambiò le loro medaglie, da rame a bronzo, e li avvisò che dopo due giorni, l’8 all’alba, ci sarebbe stata la partenza per la missione del Mondo Interno davanti al Palazzo Ducale. Lasciata la Gilda, si tuffarono tutti nelle vie commerciali di Mirros per spendere il loro bottino e prepararsi per il viaggio.

 

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