Istanti di vita.

di EuphemiaMorrigan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** 06 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


My mama told me when I was young
we are all born superstars.
She rolled my hair and put my lipstick on in the glass of her boudoir.
«There's nothing wrong with loving who you are» she said, «Cause he made you perfect, babe».
«So hold your head up girl and you'll go far».

Born This Way; Lady Gaga.


Rosso – Vita – Scoperta.

Giorno accavallò le gambe, il gomito destro ben piantato sulla scrivania in faggio; con accentuato tedio – che in verità nascondeva il fastidio – voltò le pagine patinate del 'Pulcinella': un settimanale locale il cui contenuto principale verteva sul gossip e sul pubblicizzare battesimi, comunioni o matrimoni delle famiglie Napoletane benestanti.
Abbacchio quella mattina aveva sogghignato mentre gli porgeva la rivista, ora capiva il perché.

“Finalmente esce allo scoperto il giovane e affascinante compagno di Gabriele Mandilli?”.

L'altisonante titolo, scritto a caratteri cubitali, attirò ancora la sua attenzione. Il punto di domanda finale piccolo e sgranato lo irritava se possibile più del ridicolo font scelto; ben peggio però era stato trovare il proprio viso spiattellato fra quelle pagine, allegato ad una notizia falsa.
L'unica verità riportata era che aveva effettivamente incontrato Mandilli a cena fuori pochi giorni prima, e solo perché quest'ultimo aveva insistito per stipulare l'accordo economico davanti ad un buon piatto di spaghetti allo scoglio. Giorno non si era potuto rifiutare e rischiare, altrimenti, di mandare a monte una solida collaborazione con un facoltoso imprenditore edile della zona con la gestioni di sedi e cantieri in tutta Italia.
Seppur il prezzo da pagare era stato fingersi accondiscendente e sorridere ai suoi pietosi tentativi di flirt.
Mai avrebbe immaginato di venir fotografato; la beffa maggiore era che neanche poteva smentire, in quanto sarebbe stato ancora più dannoso render nota la vera natura dell'incontro.
«Sembri un po' fuori di te, GioGio».
Schioccò la lingua contro il palato, senza rispondere a Fugo. 
La risatina argentina di Trish gli fece tremare le spalle; a parer suo non c'era proprio nulla di divertente. 
«Vederti arrabbiato è una rarità, soprattutto per certe piccolezze». 
«È maleducato presupporre l'orientamento sessuale degli altri, Trish».
Lei mosse la mano dalle curate unghie pittate di rosa come a voler scacciare un insetto, o forse proprio Pannacotta in piedi là vicino, poi minimizzò la questione: «È solo gossip, fra neanche tre giorni se ne saranno tutti dimenticati». 
«Non è quello il problema,» intervenne acre Giorno «non può esserlo vista la mia reale omosessualità, tuttavia...». 
«Fermo! Cosa hai appena detto?!».
Il grido di Trish rischiò di sfondargli i timpani, eppure continuò come se nulla fosse successo: «Se qualcuno mi riconoscesse come Boss di Passione la nostra già precaria situazione si complicherebbe maggiormente. In molti non si fidano ancora a causa della mia giovane età». 
«GioGio, ti preoccupi troppo! La parte importante è un'altra» circondò le spalle di Fugo e sorrise birichina «Io e Narancia avevamo ragione, abbiamo vinto la scommessa». 
Il rossore sulle guance del ragazzo denotava imbarazzo, Giorno non riuscì a capire se per il poco apprezzato contatto fisico o per il senso di colpa. 
«Che scommessa?» disse, intrecciando le dita sotto al mento.
Il pomo d'Adamo di Pannacotta vibrò e confessò: «Sui tuoi gusti sessuali». 
«Lo sospettavamo da sempre, Narancia sarà felicissimo di ritirare il nostro premio» dichiarò lei altezzosa. A differenza dell'amico appariva così tranquilla da far sollevare un sopracciglio ben curato a Giorno.
Forse non avrebbe dovuto istigare i suoi dipendenti a trattarlo come un loro pari. 
Fugo si riprese nell'immediato, tornando a discutere con Trish: «Assolutamente no, ne avete vinta solo una parte». 
«Per favore, Panni, sai anche tu la verità».
Lui arricciò la bocca disgustato, neanche avesse addentato un limone. «GioGio ha gusti migliori di quel che credete, non può essere innamorato di Mista».
La ragazza lo sgomitò e gli tirò la cravatta per fargli abbassare il viso, canticchiando: «Invece è certo come il sorgere del Sole».
Lo stomaco di Giorno si scaldò alla menzione di Mista, si ricompose all'istante e diede un colpo di tosse per richiamarli: «Vi state divertendo molto alle mie spalle?».
«GioGio...».
Alzò la mano, interrompendo le scuse di Pannacotta, e domandò: «Cosa avete scommesso?». 
«Una cena a Palazzo Petrucci» rispose euforica Trish.
Le sorrise delicato, ammetterlo almeno a loro forse non avrebbe fatto del male a nessuno. 
«Per fortuna ti pago bene, Fugo».

Angolo Autrice: Ciao! Questa piccola serie di ''flash'' (Che in realtà sono un poco più lunghe di semplici flash) è una cosina nata tanto per, ma spero comunque vi piaccia! Ringrazio di cuore Kyuukai e Nakajin per avermi sostenuta e aiutata con questa raccoltina ;__; <3 
Grazie a tutti voi che leggerete e che lascerete un parere. 
Da oggi ne pubblicherò una al giorno. 

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Capitolo 2
*** 02 ***


Did you think I'd lay down and die?
Oh no, not I.
I will survive
as long as I know to love I know I will stay alive
I've got all my life to live.
I've got all my love to give.
And I'll survive.
I will survive.
I Will Survive; Gloria Gaynor.

Arancione – Guarigione – Supporto.

Neppure erano trascorsi tre giorni da quando i suoi più stretti collaboratori – e amici – lo avevano incentivato a confessare i sentimenti celati per Guido Mista, e Giorno se ne stava già pentendo.
Fugo aveva cominciato a lanciargli strani sguardi ogni qualvolta scambiava mezza parola assieme all'underboss, non capiva se dovesse interpretarli come d'esortazione oppure Pannacotta fosse rimasto profondamente sconcertato dal suo coming out.
Aveva però la decenza di non intromettersi, a differenza di Trish e Narancia.
Il ragazzo gli ronzava intorno costantemente, sgomitando Mista e mettendoli in imbarazzo con ammiccamenti e battutine poco velate, invece Trish, dalla conferma dei sospetti covati, passava le giornate a tartassarlo di domande e ribadire che, dopo cinque anni di amicizia e agonia, era assurdo non si fosse ancora dichiarato.
«Cosa stai aspettando, Giorno?».
Al solito mantenne la calma e una facciata imperscrutabile; si abbottonò in vita il gilè blu cobalto e sedette composto, provando a chiudere il discorso: «Sto cercando di lavorare, non ho tempo per questi discorsi».
«Ed io sto cercando di far ragionare la testa d'asino appiccicata al tuo collo!» sbuffò e allargò le braccia, gesticolando, in seguito portò le mani ai fianchi e scandì bene, come se stesse parlando con un bambino: «GioGio non è da te scappare davanti alle difficoltà».
«Non sto scappando» sibilò contrariato, la testa china sulla miriade di documenti da leggere, firmare e approvare. «Sto evitando di creare dissapori all'interno dell'organizzazione».
Udì uno schiocco stizzito. «Non mettere Passione in mezzo ai tuoi problemi d'amore».
«Non esiste alcun problema d'amore. A Mista non interessano gli uomini, mi rifiuto di coinvolgerlo nell'imbarazzante situazione di dover rifiutare il proprio capo».
«Se Fugo è stato ad ascoltare la dichiarazione di Narancia, di certo Mista ascolterà te. Almeno tu non ti confesserai con una canzone di Snoop Dogg, voglio sperare».
«Non è la stessa cosa» soffiò, stava iniziando ad innervosirsi.
Trish poggiò con eccessiva forza le mani sulla scrivania e si sporse verso di lui. «Lo è! Sono la sua migliore amica da anni, per una volta fidati di me: non ti rifiuterà!» ribadì, gli occhi verdi per un attimo parvero volerlo incenerire, man mano però i lineamenti del viso tornarono dolci e alla fine sospirò drammatica: «Voi due mi farete impazzire. Siete dei mocciosi».
Giorno abbozzò un sorriso, dopodiché riprese a concentrarsi sulla propria scrittura elegante e leggera.
«Se proprio ci tieni, proverò a seguire il tuo consiglio».
«Non te ne pentirai» disse squillante, nel tono una nota affettuosa; con fare soddisfatto si avviò verso l'uscita dell'ufficio, raccomandandosi di nuovo: «E sii chiaro, per favore, lo sai: Mista è un po' scemo per certe questioni».
Trish chiuse la porta alle spalle e Giorno si concesse di accasciarsi un poco sulla sedia, stanco e con un gran mal di testa.
Il più delle volte era grato la ragazza lo trattasse come un normale amico e non solo il capo di Passione, purtroppo però il suo supporto non scacciava i dubbi che lo attanagliavano.
Il timore di allontanare e provocare disgusto alla prima persona desiderata vicino unicamente per soddisfare un sentimento precario e irrazionale come l'amore, spingeva Giorno a nascondersi dietro un muro di falsi sorrisi e accondiscendenza.
Al pensiero strinse con forza la stilografica fra le dita.
Era deciso, si ripropose di smettere di comportarsi da codardo e, per quella volta, mantenere la promessa fatta.

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Capitolo 3
*** 03 ***


I think I'm done with the sofa.
I think I'done with the hall.
I think I'm done with the kitchen table, baby.
Let's go outside.
In the sunshine.
I know you want to, but you can't say yes.
Let's go outside.
In the moonshine.
Take me to the places that I love best.
Outside; Geoorge Michael.

Giallo – Luce del Sole – Orgoglio.

Nel momento in cui Mista spalancò rumorosamente la porta e cominciò a sbraitare, senza nemmeno annunciarsi: «Gio ma davvero? Sembra Azzurro di Shrek, non può piacerti questo uomo di plastica! Oddio guarda, la mascella arriva a toccare il pavimento!», una domanda sorse spontanea a Giorno.
Perché accadeva tutto nel suo ufficio? Perché era diventato il ritrovo di quei matti dei suoi amici?
Forse il motivo era che ci passava più di diciotto ore al giorno e l'unico luogo in cui potevano trovarlo era proprio quello.
Portò le dita alla tempie dolenti, massaggiandole lentamente.
«È una notizia falsa di una settimana».
«Lo so! Una settimana fa però il mio capo mi aveva oberato di così tanto lavoro che non ho avuto quasi tempo per mangiare, figurarsi leggere del buon gossip per metterti in imbarazzo» sogghignò scherzoso, sventolando il giornaletto sotto il suo naso.
Giorno lo afferrò con stizza, gettandolo nel cestino accanto a sé. «Non c'è nulla di buono in questo, e spero ti sia almeno lavato da allora».
«Quanti giorni sono che fai la mummia qui dentro, Gio? Fra i due sei tu quello che ha bisogno di un bagno, di lavare i tuoi vestiti e magari mangiare anche qualcosa di diverso da...» si bloccò ad occhi sgranati «Hai almeno mangiato?».
«Sì» soffiò annoiato. Non ricordava quando, anche se era abbastanza sicuro lo avesse fatto; probabilmente Bucciarati gli aveva portato il pranzo qualche ora prima.
Mista roteò gli occhi al cielo, in seguito sedette sulla scrivania. «Devi cominciare a prenderti cura di te, non ci sarà sempre Bruno a ricordati di non saltare i pasti o Pannacotta a spingerti in gola due tramezzini mentre firmi scartoffie».
«Lo faccio» arricciò le labbra al rendersi conto di aver assunto un tono da bambino capriccioso. Tutte le volte che affrontavano quel discorso – spesso purtroppo – la premura di Mista da una parte lo metteva a disagio, dall'altra gli scaldava il cuore.
«Lavori troppo» mormorò affranto, così palesemente preoccupato da provocare in Giorno un forte senso di colpa. Spontaneo poggiò la mano sul dorso di quella di Guido, carezzandola con naturalezza in modo da rassicurarlo.
«A meno che non ti chiami Francesca penso il tuo posto sia la sedia, Mista» disse, provando ad alleggerire l'atmosfera con un sorriso.
Funzionò, e gli occhi neri s'illuminarono giocosi.
«Dovresti migliorare il tuo umorismo, Signor Sheffield».
«Il mio dici? Hai appena citato la stessa serie tv».
Guido gli si accostò un poco, ridacchiando: «Guarda, ho imparato ad accavallare le gambe dalla tata», si spostò in modo fluido e lento, accentuando di proposito il movimento.
Giorno distolse lo sguardo, sperando di non essere arrossito.
«Ti ha insegnato bene, hai delle belle gambe».
La mano di Guido si girò, ora palmo contro palmo intrecciò le dita con le sue.
«Ora sì che sembri gay, Gio».
Giorno la strinse maggiormente, tornando a guardarlo negli occhi.
«Io sono gay, Mista».
«Sono certo tu abbia gusti migliori di Azzurro, però».
Le iridi turchesi divennero attente e lo scrutò per qualche secondo.
Pareva calmo, da prima nulla era cambiato, o meglio: forse una rivoluzione nel loro rapporto era stata scatenata, differente da ciò che aveva creduto potesse accadere Giorno. Mista non lo aveva scacciato, anzi, si stava sporgendo verso il suo viso, più vicino di quanto si fosse mai azzardato.
Il lampo di consapevolezza lo spiazzò e confuse per un attimo, eppure si riprese presto, chiedendo leggero: «Chi dovrebbe piacermi quindi? L'orco?».
Poteva fare quel gioco anche lui, fin quando si sarebbero divertiti entrambi.
Smise quasi di respirare quando vide Guido rivolgergli un sorriso luminoso come il Sole, mentre dolcemente gli appuntava dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita al fermaglio.
Non gli rispose, non serviva.

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Capitolo 4
*** 04 ***


I've fallen in love.
I've fallen in love for the first time.
And this time I know it's for real.
I've fallen in love, yeah.
God knows, God knows I've fallen in love.
Want To Break Free; Queen.

Verde – Natura – Crescita.

Quella mattina s'era destato a fatica, con uno strano cerchio alla testa e le membra pesanti.
Aveva scoperto soltanto in seguito che quella spossatezza era dovuta alla febbre alta; malgrado ciò aveva cercato ugualmente di raggiungere il proprio ufficio, bloccato nell'immediato da Sheila e Narancia.
Entrambi lo avevano sgridato per essere uscito dalla camera in condizioni precarie e poi riaccompagnato a letto, su cui giaceva annoiato da chissà quante ore.
Così inutile.
Mai s'era ammalato in tutti quegli anni e, per scherzo del destino, doveva accadere proprio allora che non sapeva come gestire, o scacciare, tutta quella debolezza.
Affondato fra morbidi guanciali, i capelli sciolti che gli circondavano testa e spalle, Giorno provò invano a mantenersi sveglio, finché le palpebre non cedettero da sole.

Quanto aveva dormito?
La domanda venne rilegata in un angolo della mente all'avvertire soffici e piacevoli carezze sul torace nudo, i capelli biondi e le braccia coperte da brividi; Giorno si sentiva bene, coccolato, tanto da sfregarsi contro la mano decisamente più fredda della sua temperatura corporea nel momento in cui gli si appoggiò sulla guancia.
Riaprì gli occhi, neanche aveva bisogno di confermare i sospetti, vedere il viso in apprensione di Mista e il piccolo sorriso a lui indirizzato gli fece comunque vibrare le ossa.
«Guido...».
«Non sforzarti» posò un dito sulle labbra ghiacciate «Ho misurato la febbre, è salita ancora» mormorò grave, lanciandogli un'occhiataccia «Te lo avevo detto di prenderti cura di te».
Giorno mugolò capriccioso quando venne sollevato, docile però ingoiò le medicine e bevve l'acqua che gli porgeva; si rannicchiò alla fine contro l'altro, a malapena in forze da mantenersi sveglio.
«Ti amo tanto, Guido».
Lui s'irrigidì, poi sospirò: «Dovevi dirmelo oggi? Non potevi farlo da lucido?».
«Ti amo» ribadì ancora «Voglio fare l'amore con te,» trattenne uno sbadiglio e tenero scoccò un bacio contro il collo abbronzato «voglio svegliarmi la mattina accanto a te, ascoltare tutti i tuoi racconti stupidi, baciarti, litigare, fare di nuovo l'amore per far pace...» disse trasognante, aggiungendo a fatica «Voglio passare tutta la vita con te, Guido. E anche dopo».
Le braccia di Mista lo strinsero meglio, più salde, quasi a voler fondere le loro pelli; dita ruvide e dolci gli sollevarono il mento e Giorno gemette mentre metteva a fuoco il viso arrossato.
«Giuro, se quando ti riprendi non ricorderai nulla ti terrò il muso per il resto delle nostre vite!» esclamò, sporgendosi verso le sue labbra «E anche dopo».
Giorno sorrise morbido mentre Guido catturava la sua bocca, coinvolgendolo in quel bacio tanto desiderato da entrambi.

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Capitolo 5
*** 05 ***


Don't you know you're queen.
Yet even flower bloom at my feet.
Don't you know you're queen.
Gleaning, wrapped in golden leaves.
Don't you know me?
Queen; Perfume Genius.

Blu – Armonia – Nessun compromesso.

Le scarpe in pelle lucida calpestavano il pavimento producendo un rumore continuo e leggero; le chiacchiere dell'uomo che gli camminava al fianco continuavano imperterrite, e Giorno represse l'esigenza di sbadigliare per non dimostrare il suo tedio.
Solitamente non incontrava mai altri Don alla villa, Ferdinando Busiati era un'eccezione. In visita a Napoli direttamente dalla Sicilia, aveva insistito per conoscere di persona il famoso Boss di Passione nella bella dimora situata lungo la costa.
Busiati era anziano, per cui furbo, ben consapevole di essere in svantaggio s'era affrettato al capezzale di Giorno in cerca di benevolenza; con fare fin troppo viscido e confidenziale, sia con lui che con il suo underboss.
Dinnanzi alla porta d'ingresso, sperando di liberarsene presto, il giovane rivolse un gesto di saluto sia all'altro che agli uomini della scorta.
«Le auguro buona permanenza a Napoli».
«Don Giovanna, sono stato molto felice di conoscere lei e il signor Mista» gli strinse con decisione le mani.
«Mi scuso da parte sua per essere dovuto scappare nel bel mezzo del pranzo».
Busiati rise, poi lo lasciò andare. «Figurarsi! Anzi, è un'ottima qualità! Un uomo del genere deve avere molta energia per soddisfare il proprio capo».
L'occhiolino che il vecchio gli rivolse prima di voltargli le spalle fu come se lo avesse colpito con dell'acqua gelata in pieno Inverno; rabbrividì e si voltò verso Murolo, poggiato alla parete del corridoio.
«Cosa intendeva?».
L'uomo sistemò il fedora sul capo, poi disse: «Magari era solo la battuta di un vecchio».
«Inutile! Fai in modo di venirlo a sapere!» esclamò a denti stretti, tutta la sua proverbiale calma perduta.

Giorno, di fronte al suo riflesso allo specchio, l'espressione crucciata e pensierosa, iniziò sciogliere la treccia bionda con dita nervose; il pomeriggio era trascorso in un clima pesante, nonostante gli amici più stretti avessero provato a ridimensionare la questione.
Presto o tardi lo avrebbero scoperto, non poteva tenere segreti in eterno i suoi gusti sessuali, così gli avevano detto. Eppure Giorno avrebbe voluto più tempo per riflettere, capire come affrontare future battute di scherno, e soprattutto continuare a farsi rispettare, indifferentemente dalla persona con cui divideva il letto.
Aveva a malapena fatto pace con il suo cuore.
Quelle elucubrazioni vennero interrotte quando due braccia pesanti gli circondarono le spalle, la schiena attirata contro la calda maglia di cashmere e labbra carnose si appoggiarono alla tempia dolente.
«Bucciarati mi ha detto quel che è successo, ho parlato anche con Murolo e...».
Giorno si voltò, rapido. «È già tornato?».
Mista gli tappò la bocca con la mano, zittendolo, in seguito avvicinò la fronte alla sua. «Respira e ragiona, tesoro mio, non puoi far pedinare un capo mafioso senza motivo. Sono stato io a dirgli di ritirarsi, sperando non lo abbiano visto».
Giorno s'irrigidì maggiormente e, strattonandogli il polso per liberarsi, sputò fuori: «Hai scavalcato i miei ordini».
Il sospiro rassegnato di Mista fece indurire ancor di più i lineamenti del giovane; sperava in delle scuse, invece l'underboss non pareva per nulla intenzionato a farlo.
«Avevo un buon motivo» disse serio, il solco fra le sopracciglia scure diventò più profondo.
«Quello di farmi passare per un moccioso che non riesce a farsi rispettare dal fidanzatino?».
«Vuoi punirmi per averti salvato la faccia da una pessima figura?» domandò con sarcasmo; passò una mano sul collo e fece una smorfia. «Amore... Giorno, capo,» sottolineò grave «sai anche tu sarebbe stato ben peggio di avvalorare i sospetti di una penosa cariatide».
Non gli rispose immediatamente, lo sguardo vagò per qualche attimo.
Da quando si erano dichiarati era raro Guido dormisse nella vecchia camera, seppur non fosse così distante da quella di Giorno; il trasferimento era avvenuto in modo naturale e graduale: prima il pigiama sotto al cuscino, qualche vestito sparso sulla sedia, i proiettili abbandonati sul comodino per cui discutevano ogni mattina, poi il cambio di scarpe e gli abiti che avevano cominciato ad essere piegati e riposti nella grande cabina armadio, le riviste d'auto...
In quell'esatto momento, mentre osservava il dopobarba di Mista riposto accanto al suo profumo, sopra il grande comò davanti al quale poco prima si stava pettinando, Giorno realizzò come ormai non potesse più fare a meno di quella quotidianità. O nasconderla.
«Mi dispiace» abbassò il viso, consapevole di aver esagerato.
Le mani gentili del compagno lo risollevarono con cura, e parlò affettuoso: «Ehi, sei il Boss di Passione, ti basta scoccare le dita e verrebbe a sposarci anche il Papa».
Alleggerito del peso provato in precedenza, propose sagace: «Mi stai chiedendo di sposarti?».
«Provi sempre ad incastrami» borbottò divertito, stringendolo fra le braccia.
Giorno lo lasciò fare, sicuro di averlo già incastrato da un pezzo.

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Capitolo 6
*** 06 ***


Somewhere over the rainbow, way up high,
there's a land that I've heard of once in a lullaby.
Somewhere over the rainbow, skies are blue
and the dreams that you dare to dream,
really do come true.
Someday I'll wish upon a star
and wake up where the clouds are far behind me.
Where troubles melt like lemon drops,
way above the chimney tops,
that's where you'll find me.
Somewhere Over The Rainbow; Judy Garland.

Viola – Anima – Famiglia.

Malgrado le battute scambiate sulla questione, il loro legame che si rafforzava quotidianamente e l'assoluta certezza da parte di Giorno di non poter vivere separato da Mista per nessuna ragione al mondo, ne era rimasto sorpreso.
Non credeva glielo avrebbe mai chiesto.
Invece il fidanzato era lì, in piedi davanti a lui, che torceva il buffo cappello fra le mani mentre, rigorosamente senza guardarlo negli occhi neanche per sbaglio, biascicava parole altisonanti provando a fargli la proposta di matrimonio.
Il giovane avrebbe scommesso l'intera Passione che il discorso proveniva dal pugno di Fugo. Mista era all'oscuro del significato di ''Colmare gli spazi vuoti di questa atrabile esistenza'', persino lui faticava a comprendere ''atrabile'' nel contesto della frase.
Non si sarebbe stupito, in futuro, di venir a sapere da Pannacotta che in verità si era soltanto limitato ad aprire a casaccio il dizionario.
Tentò di trattenersi dal ridere, il cuore colmo d'affetto al constatare quanto impegno ci stava mettendo a recitarle; morse il labbro inferiore, il sorriso ormai del tutto sbocciato quando Mista s'ingarbugliò ancora nelle parole, portandosi una mano alla nuca con disagio.
«Q-quindi, sunshine,» schiarì la voce, concentrato verso il pavimento, quasi stesse chiedendo in spose le maioliche. «N-non sapevo dove guardare quando la tempesta è arrivata, poi, emh, poi ho visto la luce. Una fiamma nel buio ed eri tu... e...».
Giorno scoppiò in un'improvvisa risata, incapace di cacciarla indietro. «Oh, Guido, hai coinvolto anche Narancia?».
«Non l'ho coinvolto, è lui che si è immischiato!» sbraitò, le orecchie rosso fuoco «Ha cominciato a dire che il testo di Fugo era noioso e incomprensibile, così ha aggiunto qualcosa, una stupida canzone di Snoop Dogg o che so io» si tappò la bocca, sconvolto di aver confessato la paternità di quelle parole.
Giorno gli lanciò l'ennesimo sguardo, studiandolo da sotto le ciglia bionde: sudato per via dell'ansia, i ciuffi neri incollati alla fronte, le guance paonazze e i grandi occhi d'ossidiana leggermente lucidi.
Si sentì quasi in difetto al trovarlo estremamente bello al momento.
Compì qualche passo avanti, gli rubò il berretto e lo posò sulla scrivania; afferrò le mani percorse da tremiti, poi le portò alle labbra, baciando la pelle sottile dei polsi.
«Guido,» disse pacato «nessun discorso preconfezionato dai nostri amici sarà meglio di quello che senti in cuor tuo».
Avrebbe tanto voluto facilitargli il compito, dir sì alla domanda che aleggiava fra loro, gettargli le braccia al collo e lasciarsi stordire dai suoi baci.
Mista però si era impegnato per essere lì, quindi lo incitò con un cenno del capo.
Il sicario tentennò, in seguito risollevò lo sguardo, deciso. «So non sarà nulla di ufficiale, non mi importa, voglio stringerti la mano e sentire la fede nuziale, presentarmi a noiosi incontri di lavoro come tuo marito e» si bloccò, passò la lingua sulle labbra secche. «e soprattutto voglio essere la tua famiglia, per sempre. Perciò... vuoi sposarmi?».
A Giorno mancò la terra sotto i piedi.
Famiglia.
Indugiò qualche secondo sulla parola, considerava da anni la – ormai ex – squadra di Bucciarati come tale, eppure il pensiero di crearne una tutta sua con Mista, anche fossero stati soltanto in due tutta la vita, gli stava riempiendo il cuore di una gioia che non avrebbe mai sognato, o sperato, di poter provare anni prima di conoscerlo.
«Lo vuoi davvero?» chiese, stranamente incredulo.
«È tutto ciò che desidero» rispose risoluto.
Giorno gli sorrise, nervoso ed emozionato; si fece largo fra le sue braccia, sporgendosi per posare un bacio sulla mascella definita. «Impaziente di farti chiamare signor Giovanna?».
«Chi ti ha detto che sarò io a prendere il tuo cognome?» gli mordicchiò la punta del naso «E ti informo che in Italia non funziona così, furbetto».
«Peccato, il mio cognome ti starebbe così bene» soffiò sul collo abbronzato «quasi quanto ti sto bene io addosso» ci passò la lingua e con i denti stuzzicò la pelle in maniera giocosa.
La risata profonda di Mista fece vibrare entrambi, vagò sulla schiena con gentili carezze, finché non arrivò ai fianchi snelli e lo attirò più vicino.
«Vediamo se riesci a convincermi» mormorò rauco al suo orecchio.
Rialzò il viso, un sorriso più dolce si disegnò sulle labbra piene quando disse: «Non lo avevo già fatto, amore mio?».
Mista aggrottò la fronte, fingendosi offeso: «Come pretendi di farlo se non mi hai ancora neppure baciato?».
Giorno inclinò il collo, in silenziosa attesa.
«Cosa c'è ora?».
«Dov'è l'anello, Guido?».
Il viso dell'underboss divenne di nuovo rosso fuoco e gli occhi si sgranarono, preso alla sprovvista.
Lo aveva dimenticato.

Angolo autrice:
Vi ringrazio di cuore, a chi a seguito, a chi mi ha lasciato un parere, a chi è piaciuta questa piccola raccolta <3 
Alla prossima <3  

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