Passerby

di FrenzIsInfected
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fool The Gravity ***
Capitolo 2: *** Freaky Carnival ***
Capitolo 3: *** Orphan Soul ***
Capitolo 4: *** Passerby ***



Capitolo 1
*** Fool The Gravity ***


Passerby
Chișinău, Moldavia.
12 Ottobre 2018.
Circo nazionale di Chișinău.
11:30 circa.



Un cielo grigio sovrasta Chișinău. La capitale moldava, già grigia di suo per via di ciò che i comunisti avevano lasciato quando se n'erano andati (enormi palazzi monocromatici), unita a quelle nuvole e a quel rigido freddo autunnale, rendeva la città quasi tetra.
Tra le eredità lasciate dai sovietici all'ormai ex principato, vi è un monumentale circo. La struttura, che, vista dall'esterno, ricordava un enorme muffin, aveva servito (e divertito) la comunità moldava a partire dal 1981, continuando a farlo anche dopo la fine del regime. Gli spettacoli durarono altri dieci anni, fin quando, nel 2004, il circo fu chiuso per lavori di ristrutturazione. Ma i lavori non finirono mai, vuoi per questo o quel motivo. Fu così che, col passare del tempo, le uniche due figure che restarono a guardia dell'edificio furono le statue dei due clown sopra l'ingresso.
Quest'oggi, però, i due custodi coperti di ruggine hanno visite.
Sette persone, cinque maschi e due femmine, sono venute con un paio di furgoni, scaricando attrezzature, strumenti musicali, teli e altri materiali, portandoli sul palco dove, anni prima, si esibivano clown, giocolieri, ballerini, trapezisti. Sembrano aver fretta: sono arrivati alle sei del mattino, e, da allora, non hanno fatto altro che preparare un set, costituito principalmente da teli neri, luci al neon, casse e macchine per il fumo. Un vociare in russo riecheggia tra i presenti, amplificato dall'enorme cupola che sovrasta il salone.
- Arcadiy, la camera va bene? - domanda un tizio dai dread lunghissimi che si sistema la chitarra.
- Sì, Vidick. Devo solo spostare una delle macchine per il fumo - risponde Arcadiy, il regista.
- No, non farlo. Lì dobbiamo attaccarci dei cavi per il computer! - .
- Tranquillo, sposto solo la direzione del fumo. - .
Più indietro, un ragazzo dai capelli grigi gioca con delle bacchette, cercando di ammazzare il tempo. Le tamburella sulle cosce, provocando un ticchettio che non sembra piacere all'altro chitarrista del gruppo, un ragazzo magro di media statura dai capelli neri.
-Smettila, Eugene, mi fai venire il mal di testa! - sbotta, guardando male il batterista.
Un ragazzo rasato, intento a suonare il basso, alza la testa.
- Calma, Sergei. Siamo tutti nervosi. Siamo in piedi dall'alba, sono le undici e trenta, e ancora non abbiamo iniziato. Come se non bastasse, abbiamo anche poco tempo. - .
- Ci provo, Vladimir... ci provo. - sospira Sergei.
- Fai come tuo fratello, mettiti le cuffie e suona. Purtroppo non posso provare senza far rumore... - si giustifica Eugene.
- Sergei ha ragione, Eugene. Metti via quelle bacchette. - .

Anger is a corrosive acid
eating you from the inside.

La voce, proveniente dagli spalti, era di una ragazza dai dread colorati. Dread, che avevano visto più colori dell'arcobaleno in trentadue anni. Attualmente, aveva i capelli tinti di grigio, lasciando però qualche ciocca rosa. Differentemente dagli altri, che erano vestiti con maglie e pantaloni neri, lei aveva una canottiera blu sotto una felpa grigia, che usava per coprirsi dal freddo.
Eugene obbedì, alzandosi e sgranchendosi gli arti. Sergei si avvicinò a suo fratello.
- Vlad... cos'ha Lena? - domandò sottovoce.
Il bassista alzò le spalle.
- Non ne ho idea. Da quando siamo arrivati, è stata sempre in disparte. Sorride solo quando Victoria, la fotografa, la inquadra per il video del making of. Prima ho sentito Vidick che provava a parlarle, ma ha ricevuto solo risposte evasive. Sembrava quasi infastidita. - .
- Non è da lei. - sentenziò il chitarrista.
Lena si alzò, iniziando a scendere verso lo stage. Victoria, intanto, faceva foto e brevi riprese.
- Allora? Come siamo messi? - chiese Lena, impaziente.
- Dobbiamo sistemare ancora un paio di cose, Lena. I computer non sono stati collegati, così come le casse. C'è ancora un po' da fare. - fece Vidick.
- Cazzo, Vidick, siamo qui dalle sei! - .
- Tutti noi siamo qui dalle sei. - si intromise Sergei.
- Non abbiamo molto tempo, gente! Sbrighiamoci. Non ho intenzione di restare qui tutto il giorno. - .
- Se magari ci aiutassi, invece di lamentarti... - sospirò Eugene.
- Zitto, Eugene. - .
Il batterista iniziò a imprecare.
- Ragazzi, cerchiamo di stare calmi, okay? - provò a calmare le acque Vladimir.
- Come ti permetti di trattarci così? Non siamo i tuoi schiavetti, Elena. - sbottò Vidick.
- Non state facendo abbastanza, Vadim. - .
Lena aveva oltrepassato il limite. Vidick appoggiò la chitarra. Non sopportava essere chiamato col suo nome di battesimo.
- Esci immediatamente. E non osare tornare dentro finché non ti sarai calmata! Non mi sono alzato all'alba per battibeccare con te! Diavolo, Lena, che cos'hai? - .
La ragazza non rispose, e lasciò lo stage, dirigendosi all'uscita.
- Ma che le è preso? - proferì Arcadiy.
- E' quello che vorremmo capire tutti. - rispose Sergei.
- Non ci vuole un genio per capire che quella non è la solita Lena. - sentenziò Eugene.
- Sono giorni che sta così. - intervenne Victoria. - I suoi sorrisi nelle mie foto sono finti fuor di modo. - .
- Dobbiamo capire che cos'ha. Tra una settimana torniamo in tour, e non voglio vederla in questo stato. - disse Vidick.
I presenti annuirono. Il chitarrista si voltò, fissando Vladimir.
- Vova, te la senti di andare a parlarle? - chiese. Il bassista annuì.
- Cerca quantomeno di farle tornare il sorriso. Ora rimettiamoci al lavoro. Sergei, aiutami con quei computer. - .

I'm standing alone, facing my fears.
facing you, judging me
for who I am and what I do.


Lena uscì dal circo, fissando il cielo di Chișinău. La pioggerella autunnale che stava cadendo non aiutava il suo umore, già abbastanza cattivo. Si mise le mani in testa, sospirando.
Cosa mi sta succedendo?
Non alzava mai la voce con nessuno. Figuriamoci con i suoi compagni di una vita.
Quella non ero io.
Conosceva Vidick dal 2007, quando il suo gruppo, gli Infected Rain, erano solo formati da lei, lui e un amico di vecchia data del chitarrista, DJ Kapa. Vova era arrivato più tardi, portandosi dietro il fratello. Eugene fu l'ultimo a unirsi al gruppo. Erano insieme da anni, e mai aveva osato lamentarsi o comportarsi in quel modo con i suoi compagni di avventura.
Da cosa scaturisce tutto ciò?
Il flusso di pensieri fu interrotto da un rumore alle sue spalle, accompagnato da una domanda posta in un italiano stentato.
- Tutto bene, Cataraga? - .

Hey, little child.
Tell me about the pain.
Tell me about the nightmares
and fears you cannot stand.

Lena accennò un sorriso.
- Tutto bene, Vova. - .
Quando era una ragazzina, la sua famiglia si era trasferita dalla Moldavia in Italia, ad Aprilia. Nei vari tour europei, le date italiane non mancavano, e la cantante ne approfittava sempre per passare a trovare sua madre e le sue sorelle. Del padre, Lena a momenti non ne aveva più il ricordo. Aveva lasciato la famiglia quando ancora era bambina, e da allora non lo aveva più visto.
Così, Lena, Vladimir e gli altri ragazzi del gruppo, poliglotti già di loro per via del calderone linguistico presente in Moldavia, parlavano fluentemente il rumeno e il russo, aggiungendo successivamente l'inglese, indispensabile per la produzione musicale e il contatto all'estero con i fan, e l'italiano, per quelle poche volte in cui avevano a che fare con la famiglia di Lena (che, volente o nolente, era stata costretta a impararlo).
- Sei una brava cantante, ma sei anche una pessima bugiarda. - disse lui, tornando a parlare in russo.
- E con ciò? - .
Il maggiore dei fratelli Babici iniziò a rollarsi una sigaretta.
- Dico solo che, in quasi dieci anni di permanenza nel gruppo, oggi è stata la prima volta che hai alzato la voce con tutti noi. Nel girare gli altri video musicali non sei stata altrettanto scontrosa. - fece notare lui.
- Lo so, Vova. Ma questa volta è diverso. Questa nuova canzone, "Passerby", è diversa dalle altre. E' un punto di svolta. Abbiamo firmato con la Napalm Records, cavolo. Il sogno di una vita. C'è seriamente la possibilità di iniziare un tour mondiale, con nomi di rilievo... e magari, un giorno, da headliner. Questa canzone è il nostro biglietto da visita, amico mio. L'antipasto che serviremo al mondo. - .

Fear of losing and mistaken again
will take everything you have and leave you in pain.

Il bassista accese la sigaretta, e indietreggiò di qualche passo. Sapeva che Lena odiava il fumo.
- Partiamo da un presupposto, Lena: con ogni probabilità, siamo la band metal moldava più famosa al mondo, nel nostro essere semi-sconosciuti. Ci siamo auto-prodotti per anni, sopravvivendo in questa giungla musicale. "86" è stato un successone. Hai sfornato canzoni bellissime in passato, ma con "Orphan Soul" ti sei superata. - .
- E' anche merito vostro, che avete creato melodie spettacolari. - convenne Lena, che, col passare del tempo, sembrava rasserenarsi.

Tell me about the time
when you were weak and lost.
Tell me about the monster
that scared you in the past.

Vladimir fece qualche tiro, prima di riprendere il discorso.
- Ad ogni modo, sei riuscita a parlare di argomenti difficili, delle tue esperienze, della tua vita privata... cos'ha "Passerby" di diverso? - .

Questions and doubts are eating you alive.

Lena alzò le spalle. Prima di rispondere, sembrò esitare.
- Non lo so. Forse è solo la pressione di tutte queste novità. - disse alla fine, non troppo convinta.
- Forse... - sussurrò Vladimir, soffiando fumo in aria.
La ragazza abbassò lo sguardo. Vova la conosceva troppo bene, e sapeva che non stava dicendo tutta la verità. Per sua fortuna, però, il ragazzo non proseguì il discorso, continuando a fumare.
I due stettero lì fuori in silenzio ancora per qualche minuto, quando l'inizio di una canzone, all'interno del circo, fece capire che Vidick e gli altri avevano finito di preparare l'impianto.
- Hanno finito, a quanto pare. - disse il bassista, buttando il mozzicone.
- Vieni qui, Vova. - .
Lena abbracciò il ragazzo, che, dal canto suo, sorrise, e tornò a parlare in italiano.
- Brava, Cataraga! - .
Lena proruppe in una risata, e tornò dentro, insieme al suo bassista.




- Eccoli. - .
Ai ragazzi bastò vedere il sorriso di Lena per sentirsi più tranquilli. Vladimir la seguiva a ruota, sorridendo.
La ragazza chiese scusa a tutti, regalando abbracci a destra e a sinistra. Eugene le diede un paio di bacchettate in testa.
- Non fare mai più così. Non ti riconoscevo più. - disse il batterista, sorridendo amaramente.
- Promesso. - .
Sergei, invece, finì per essere strapazzato dalla cantante con delle grattate di capo.
- Sì, questa è la Lena che conosco. - fece, recuperando la chitarra.
Arcadiy li riportò alla realtà.
- Ragazzi, che ne dite di iniziare? Non voglio trasformarmi nella Lena che avete visto poco fa, ma siamo arrivati a mezzogiorno, e vorrei finire il prima possibile. - .
Gli Infected Rain annuirono, e presero posto.
- 3, 2, 1... azione! - .
Non appena le note di "Passerby" iniziarono a propagarsi dalle casse, i quattro musicisti iniziarono a muoversi come se fossero su un palco. Lena, trasformatasi in una leonessa variopinta, iniziò a ruggire in playback.

Passerby! It hurts! It hurts everytime!
Passerby! It hurts! It hurts everytime!

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Capitolo 2
*** Freaky Carnival ***


Passerby
Mantova, Italia.
28 Ottobre 2018.
Un albergo di Mantova.
17:00 circa.


Beautiful people, beautiful life.
Beautiful cities. Sweet, sweet lies.


Si portavano dietro quella maledetta pioggia dalla Francia, dove avevano suonato negli ultimi tre giorni. Lena e i suoi, in compagnia di un gruppo spagnolo, gli Ankor, avevano guidato tutta la notte, partendo da Montpellier, per essere a Mantova in mattinata. Lì, la carovana iberico-moldava si era chiusa in albergo a recuperare le ore di sonno perse. Per un giorno, sia gli Ankor che gli Infected Rain sparirono dai social, lasciando abbastanza preoccupati i fan italiani. L'unico segno di vita lo diede proprio la cantante moldava in una storia su Instagram, prima di crollare definitivamente.
- Ciao. - disse con gli occhi a mezz'asta e la voce impastata di sonno. - Abbiamo guidato tutta la notte per venire qui a Mantova, e suonare per voi. Adesso dormiamo un po', così stasera spacchiamo tutto. Vi aspetto. - .
Quasi maledì il telefono, quando la sveglia interruppe il suo sonno sette ore dopo, ma si limitò a sospirare. La vita in tour era questo e altro.
Scese nella hall, dove si accorse di essere l'ultimo membro del gruppo moldavo ad essersi svegliato.
- Uffa, stavamo progettando lo scherzo della vita. - sbuffò Simeon, bulgaro, tecnico del gruppo.
- Vi è andata male. - sorrise lei, sedendosi vicino a Marcel, tedesco, e Mirka, ceca, due "groupie di vecchia data" che, quando potevano, li seguivano in tour in Europa.
- Tutto bene? - chiese Mirka.
Lena annuì.
- Chi manca? - domandò Eugene.
- Fito, il loro chitarrista. - rispose Vladimir, indicando gli Ankor.
- Dicci un po', David. - fece Vidick, rivolto al chitarrista solista dell'altro gruppo. - So che avete già suonato nel posto dove ci esibiremo stasera. Com'è? - .
- Piccolino, ma fa al caso nostro. Dopotutto, è risaputo che in Italia i concerti metal non sono frequentatissimi. - rispose lo spagnolo.
- Purtroppo. Mi piacciono i fan italiani. - aggiunse Ra, brasiliana, batterista degli Ankor.
- A quanto pare qui il rap la fa da padrone. - sentenziò Jessica, la cantante della formazione spagnola.
Fito, il chitarrista ritardatario, scese poco dopo reggendo una Corona.
- Scusate, gente. Ho bisogno della medicina prima del concerto. - .
Jessica si sbatté la mano sulla fronte, mentre gli altri ridevano di gusto. Simeon, però, dopo aver fatto una faccia disgustata, si alzò e strappò di mano la bottiglia al chitarrista.
- Questa non è birra, fratello. E' piscio al sapore di birra. - fece il tecnico ridendo.
- Ridammela, idiota! - intimò lo spagnolo.
I due gruppi seguirono Marcel e Fito fuori dall'albergo, fino a raggiungere le macchine, dove il bulgaro rovesciò la Corona su un tombino.
- Questa me la paghi, bulgaro infame. - .
- Andiamo, ti offrirò un giro di birra buona dopo il concerto. - .
- Mai mettersi tra Fito e la sua Corona. - rise Jessica.
Placata la rabbia dello spagnolo, il gruppo mosse verso il circolo Arci dove avrebbero suonato in serata.


Here she is in a deep, deep darkness.
She's alone, empty, colorless
.


- Poteva andarci peggio. - .
Una stanza, dalla capienza aprossimativa di duecento persone, insieme a un palco senza transenne, costituiva lo stage del circolo Arci "Tom" di Mantova. Al loro arrivo, dietro il palco, un enorme cartello con il logo del Mantova Jazz, rimpiazzato il più velocemente possibile dall'enorme telo con la scritta Infected Rain. Delle casse da palcoscenico con il logo della band vennero messe alla destra, al centro e alla sinistra di esso.
Eugene e Ra passarono buona parte del tempo a montare i loro strumenti, mentre il resto dei presenti, ad eccezione di Simeon che si stava occupando del mixer, lavorava alla costruzione dello stage.
Lena osservava i lavori in corso seduta su un tavolo, mentre Marcel e Jessica sistemavano il rispettivo merchandise su altri tavoli.
- Sì, molto peggio. Non ti immagini in quali bettole spagnole ci siamo dovuti esibire prima di farci un nome ed ambire a qualcosa di più decente. - sospirò Jessica, tirando fuori alcune copie del loro ultimo album, Beyond The Silence Of These Years.
- Evidentemente non hai mai visto in che razza di condizioni è ridotta
Chișinău. C'è un motivo se trovare un turista in quella città è praticamente impossibile. - .
- Concordo. - si inserì Mirka, finendo di aiutare Marcel. - Mi dispiace dirlo, ma è veramente ridotta male. - .
- E c'è ancora gente che si stupisce quando dico che non mi sento appartenente alla terra dove sono nata. A dire la verità, non sento mia nemmeno l'Italia... ma la mia famiglia è qui, e tanto basta per farmi sentire anche un po' italiana. - .
- Ti capisco, Lena. - disse Jessica. - Quando ho lasciato Bristol per andare a vivere in Spagna, non è stato facile ambientarsi. Sai, le solite storie: lingue differenti, nessuna conoscenza, difficoltà in ogni dove. Poi ho conosciuto i ragazzi. E tutto è stato più facile. Anche Ra, quando è arrivata, era in difficoltà. Ma l'abbiamo accolta nella nostra famiglia, semplificandole la vita. - .
Lena sorrise. Quasi invidiava quell'inglesina. La full immersion nella cultura iberica doveva averla plasmata, e resa molto meno "grigia" dei suoi connazionali.
Per qualche attimo, ci fu silenzio. Sia Ra che Eugene avevano finito di provare con le rispettive batterie. La brasiliana lasciò il palco, facendo spazio a Sergei, Vladimir e Vidick.
- Okay, iniziamo. Vova, vai col basso. - annunciò Vidick.
Il ragazzo iniziò a suonare in silenzio, mentre il chitarrista guardò la sua cantante.
- Lena, dopo ci servi. Dobbiamo testare i microfoni. - .
La ragazza annuì. Non aveva voglia di sentire le prove degli altri, così prese Mirka con sé, e uscirono fuori. Il tempo sembrava voler concedere un po' di tregua, regalando sporadici raggi di sole tra la formazione compatta di nuvole.
- Migliorerà, me lo sento. - sorrise Mirka.
Lena annuì, senza guardare il cielo. L'amica si voltò.
- Elena, c'è qualcosa che non va? - .
- Ce ne fosse solo una, di cosa che non va. - rispose, senza trattenere una risata amara.
- Che stai aspettando a parlarmene, allora? Forza, sputa il rospo. - disse la ceca.
- Non sono sicura di volerne parlare. - .
- Tenerti tutto dentro non ti servirà a nulla. - .
La cantante annuì, e stavolta si decise a guardare il cielo, come per cercare un briciolo di serenità.
- Mirka... hai mai pensato che, in fondo, non siamo altro che un circo itinerante? - le domandò.


Welcome to the freaky carnival!


L'altra sembrò esterrefatta.
- Elena, che stai dicendo? - .
- Rifletti: il pubblico ci vede come animali da circo. Viaggiamo di città in città, giorno dopo giorno, nazione dopo nazione. I nostri cosiddetti fan pagano per vedere uno spettacolo, e io, per qualche strana ragione, sono l'attrazione principale. - .
- Elena, non siete un circo! I ragazzi non sono animali, e tu non sei... che cosa brutta da dire... l'attrazione principale! - sbottò Mirka. - I tuoi fan stravedono per il vostro gruppo! Gran parte di loro prova affetto sincero e passione vera per gli Infected Rain! I veri fan vi seguiranno e vi sosterranno ovunque! Tipo me e Marcel! - .
- Non tutti possono permettersi di fare come te e Marcel. E poi, credi che non mi sia resa conto che più della metà delle persone che vengono ai nostri concerti sono maschi? Credi che non veda come mi guardano? Che non senta i loro pregiudizi sul mio aspetto fisico? - .
- Lo sai come sono fatti gli uomini. Ma perché te ne preoccupi? Dove sono finiti tutti i tuoi motti contro gli haters? Sono solo parole? - .


You are wondering
what is happening.


- No... ma non riesco a vedere più i fan come tali. - .
- E come li vedi, scusa? - .
- Come dei sadici. Viscidi. Assetati del mio sangue e delle mie paure. Io canto loro il mio dolore, e loro gioiscono. - .
- Non sei la prima cantante a fare così, e non sarai nemmeno l'ultima. - .
- Lo so... ma, veramente, non ce la faccio più. Tutto questo mi disgusta. - .
Mirka non sapeva proprio come reagire.
- E poi c'è quella canzone... - sussurrò.
- Quale canzone? - domandò la ceca.
Cazzo. Pensò. Lei non sa di Passerby.
- Nulla, lascia perdere. - .
La groupie alzò le spalle.
- Ad ogni modo, cosa vorresti fare? Mandare all'aria tutto? Smettere di cantare solo per un tuo malessere? Quelle poche persone che verranno qui stasera vogliono divertirsi! Non ci pensi poi agli altri fan in giro per l'Europa che stanno aspettando le vostre date per vedervi? - .
Lena restò in silenzio. Mirka, resasi conto di aver alzato il tono della voce, sospirò, riacquistando un timbro più disteso.
- Ascolta, Lena. Se non vuoi farlo per loro... fallo per i ragazzi. Loro non c'entrano nulla in tutto questo. Separa "Elena Cataraga" da "Lena Scissorhands". Lascia il malessere nel backstage e mostra al pubblico la leonessa variopinta che vogliono. - .
La moldava guardò l'amica.
- Mi stai suggerendo di fingere di stare bene? - .


You want it all
to disappear
.


La porta dietro di loro si aprì. Era Vidick.
- Lena, tocca a te. - .
Mirka le diede una pacca sulla spalla, prima di rientrare col chitarrista.
La cantante guardò in basso, e vide un gruppetto di ragazzi vestiti da metallari dirigersi verso il supermercato vicino. I primi fan stavano iniziando ad arrivare.
Volete le menzogne? Le avrete.


Welcome!
This place is magic
.


Lena non lasciò la stanza adibita a backstage per tutta la durata dei concerti precedenti, passando il tempo truccandosi e "scaldando" le corde vocali. Uscì solo momentaneamente in compagnia di Vidick per andare al bancone del bar del locale a farsi fare un thé. Con la coda dell'occhio, vide diversi fan parlare sottovoce al suo passaggio, troppo timorosi per rivolgerle la parola.
Il gruppo d'apertura, i Demetra's Scars, avevano iniziato in ritardo la loro esibizione, facendo slittare di conseguenza l'orario di inizio degli Ankor e degli Infected Rain. Lena avrebbe voluto lamentarsi, ma si ricordò delle parole di Mirka, e fece buon viso a cattivo gioco quando Sara, la cantante, andò a porgerle le scuse per aver costretto gli altri gruppi a iniziare più tardi.
Sergei uscì fuori solo per andare a vedere la situazione durante il concerto degli Ankor, tornando con notizie confortanti.
- C'è abbastanza gente, e interagisce molto. Ci divertiremo. - disse, accennando un sorriso.
Quando sentì Jessica annunciare l'ultimo pezzo del concerto, Lena prese il telefono, e fece un'ultima storia su Instagram. Sfoderò il suo miglior sorriso, e quasi si meravigliò per come era riuscita a mascherare il suo reale stato d'animo.
- Ciao, ragazzi! Siamo in Italia, a Mantova, e abbiamo qualche minuto prima del concerto. Volevo solo dirvi "Ciao!", e siamo tanto tanto contenti di essere qui! Ciao, Vova! - .
Vladimir, intento a suonare il basso, si limitò a guardare in camera e ad alzare il pollice.
Qualche minuto dopo, gli Ankor rientrarono. Jessica era quasi commossa, David calmissimo come suo solito, mentre Fito e Ra sorridevano.
- In bocca al lupo, ragazzi! Ci vediamo dopo il concerto! - fece la batterista, appoggiando le bacchette.
Fito appoggiò al volo la chitarra, e uscì.
- Scusate, ragazzi, ma vado a farmi una Corona. E qui fuori ho gente che mi osanna. - .
Le sue parole furono confermate da un urlo di giubilo generale.
- Andiamo a fare casino, ragazzi. - fece Vidick, impugnando la chitarra.
I cinque moldavi uscirono dalla stanza, e, approfittando del buio nello stage, coperti dal suono della loro intro, si appostarono per il loro ingresso in scena. Il primo, come al solito, fu Eugene, che rivolse un timido saluto al pubblico alzando le bacchette. Poi, da sinistra a destra, entrarono Sergei, Vladimir e Vidick, con i fratelli Babici che salutarono i presenti alla loro maniera, alzando il braccio con il plettro sfoderando il loro miglior sorriso.
Un colpetto di chitarra, appena percettibile, per dare il via, e il gruppo iniziò a suonare Fool The Gravity.
In quel lasso di tempo, Elena Cataraga svuotò la mente, e, quasi senza accorgersene, divenne Lena Scissorhands.


Relax, enjoy!
You're on the hook, you're on the hook!


Salì sul palco, e, mossi i primi passi, iniziò a cantare.
- Pain is not what you asked, but is always what you get... - .


Your filthy life
belongs here.



Il pubblico applaudì vivacemente. Avevano appena finito Orphan Soul.
- Grazie, grazie, grazie, grazie! - ripeté Lena, andando avanti e indietro per il palco.
Non appena gli applausi finirono, rialzò il microfono.
- Voglio sapere se vi divertite. Voi? Voi? Voi? - fece, puntando il microfono verso i fan.
Dopo un altro bagno di applausi, sfoderò la menzogna per eccellenza, cercando di parlare meglio possibile in italiano.
- Non è tanto, come dire, d'uso mio, parlare la lingua del paese dove suoniamo. Quindi... mi sento come se sono a casa mia! Sono un po' a casa mia, vero? - .
Non dovette dire altro. Il pubblico italiano le fece sentire tutto il calore possibile.
- Allora, come in una famiglia, divertiamoci tutti insieme. Se sapete le parole, cantate. Sennò saltate... fate tutto quello che vi pare, così oggi rimane per sempre qui e qui. - disse, indicando la sua testa e il suo cuore.
Altre grida di giubilo. Lena gestiva il suo pubblico come un burattinaio con i suoi burattini.
Era un'esibizione circense, la loro. Ma nessuno, tranne lei la vedeva come tale.

Welcome!
The truth is tragic!


- You live...in a lie... - .
Eccola. L'aspettava fin dall'inizio del concerto. Freaky Carnival. Finalmente poteva dire ciò che pensava i fan, senza che questi si accorgessero di nulla.
Lena, quando arrivò il suo momento, iniziò a vomitare le parole del testo con rabbia, tanto che i suoi colleghi, a più riprese, si voltarono verso di lei quasi stupefatti. Il ritornello, nella sua mente, divenne una presa in giro musicata.


Welcome!
This place is magic
.
Welcome!
The truth is tragic!
Everything is shiny here!
Everything is perfect here!


- Su le mani! - .
Il pubblico si mise a battere le mani andando a tempo con la base. Mirka, che era in mezzo agli altri fan, osservò attonita l'espressione malvagia di Lena mentre, dopo la parte strumentale, proseguiva il suo macabro rituale.


Filthy, intoxicated minds!
With cash and whiskey
you are begging for lies.
You are begging for lies.
For lies,
for lies,
you are begging!



Un ultimo applauso per gli Infected Rain. Alla fine di tutto, Lena si era quasi divertita. Sì, perché loro non sospettavano nulla, e lei aveva, a loro insaputa, urlato il suo odio per loro.
- Grazie ancora, ragazzi! Dateci cinque minuti, e veniamo a fare due chiacchiere con voi. - disse la cantante, ottenendo di nuovo urla di giubilo come risposta.
Vidick restò sul palco a recuperare le cose del suo gruppo, mentre Vladimir e Sergei, dopo aver regalato plettri autografati a qualche fortunato fan, seguirono Lena e Eugene nel camerino. Il bassista appoggiò il suo strumento, e si avvicinò alla ragazza, che si stava già finendo di cambiare.
- Tutto bene, Cataraga? - .
Lena si voltò. Sul volto aveva uno strano sorriso.
- Tutto bene, Vova. Mai sentita meglio. - rispose.
Vladimir la fissò negli occhi.
- Non è vero. - disse.
- Sì, che è vero. - .
- Mio fratello ha ragione. - si inserì Sergei. - Sei strana, Lena. - .
- Ti ci metti anche tu, Sergei? Che cosa avrei? Sentiamo. - sbuffò la ragazza.
- Non sei tu. Sei arrabbiata. Furiosa. E per qualche strano motivo stai mascherando le tue emozioni. Che diavolo ti sta succedendo? - fece Eugene.
- Fatevi gli affari vostri, okay? Lasciatemi in pace. Ora, scusatemi, ma voglio intrattenermi con i nostri fan. - .
Lena uscì, quasi travolgendo Vidick che stava rientrando. I quattro la fissarono camminare verso la sala a passo svelto.
- Quella non è Lena, vero? - domandò il ragazzo coi dread.
- No, non è lei. - .
La voce era di Mirka, semi nascosta in penombra.
Lena aprì la porta, e salutò i primi fan che le si piazzarono davanti. Chissà quante altre menzogne avrebbe detto, prima della fine della serata.

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Capitolo 3
*** Orphan Soul ***


Passerby
Paderno Dugnano, periferia nord di Milano, Italia.
9 Marzo 2019.
Slaughter Club.
16:00 circa.


Trying to taste the life.
Still being friend with the darkness.
Lost and confused.
I'm looking for a sign in my bag of failures.


Un bus nero a due piani si districava tra le tristi vie di Paderno Dugnano, cittadina dell'hinterland milanese. Svoltò parecchie volte, fino ad arrivare nel bel mezzo di una zona industriale. L'autista imboccò una via, controllò il navigatore, e parcheggiò il mezzo.
- Via Angelo Tagliabue. Il posto è questo. - annunciò.
I presenti sull'autobus si guardarono intorno.
- Ma dove cazzo siamo finiti? - .
La voce era di Gabriele, detto Rusty, cantante e chitarrista solista dei Klogr. Insieme a loro, un po' in disparte, c'erano un gruppo francese, i Dust In Mind, e, ovviamente, gli Infected Rain.
Vladimir guardò fuori dal finestrino. Intorno a loro, c'erano solo capannoni.
- Per chi suoneremo? Per gli operai delle fabbriche? - chiese, sarcastico.
- Vova, è domenica. Le fabbriche sono chiuse. - fece Emanuela, la fotografa del tour, che a Milano ci era nata e cresciuta.
- Qualcuno può andare a vedere se siamo veramente nel posto giusto? - domandò Xavier, il bassista della formazione francese.
Rusty, in compagnia di Federico, il batterista del complesso italiano, scese dal bus, iniziando a guardarsi intorno.
- Minchia, che posto triste. - sentenziò il batterista.
Qualche secondo dopo, un cancello si aprì, e ne uscì un ragazzotto con una maglia dei Metallica.
- Scusate, siete i ragazzi di uno dei gruppi che si esibiranno stasera? - domandò con aria non troppo sveglia.
Rusty fu sul punto di spalancare le braccia e rispondergli al vetriolo, ma alla fine optò per la via diplomatica.
- Sì, siamo noi. Gli altri gruppi sono sul bus. - .
Il ragazzotto annuì.
- Benvenuti allo Slaughter Club. - fece, nemmeno troppo entusiasta. - Potete pure iniziare a scaricare le vostre cose. Se uno di voi due mi segue, faccio un rapido giro della struttura. - .
Federico decise di seguire il ragazzo, mentre Rusty tornò sul bus.
- Siamo arrivati. - annunciò in inglese, per farsi capire da tutti.
Ognuno iniziò a prendere le proprie cose. Vladimir si avvicinò a Lena.
- Tutto bene, Cataraga? - .
Lei scosse la testa, tornando in sé. Annuì.
- Tutto bene, Vova. - .
La cantante moldava aveva vissuto un periodo di cambiamento, negli ultimi mesi. Il suo odio per i fan sembrava diminuito subito dopo la fine del tour autunnale, e, allontanandosi dalle scene, sembrava aver ritrovato la serenità perduta. Il periodo natalizio era stato prolifico: aveva deciso di aprire un profilo su Patreon e un canale YouTube, per parlare di lei e degli Infected Rain al mondo intero. Per l'occasione, aveva optato anche per un cambio di look: i suoi capelli variopinti lasciarono posto a una chioma rosso fuoco. Aveva avuto le prime adesioni da parte dei fan più affezionati, e ogni giorno gli iscritti ai suoi profili aumentavano.
Arrivato il nuovo anno, però, un avvenimento in particolare la fece tornare a mentire spudoratamente, come aveva iniziato a fare a Mantova.
L'uscita del video di Passerby.
I fan ne erano rimasti entusiasti, ed erano andati letteralmente in visibilio quando, insieme al video musicale, venne annunciato un tour europeo che sarebbe iniziato il primo giorno di Marzo, in compagnia dei Klogr, italiani, e dei Dust In Mind, francesi.
Ciò era bastato per risvegliare il lato oscuro di Lena.
Mirka aveva ovviamente detto tutto agli altri, che, però, non riuscirono a fare chissà quanto per aiutarla, visto che Lena, non appena si "trasformava" alzava delle barriere a malapena valicabili da Vladimir e Vidick.
- Siamo arrivati. Quando sei pronta, unisciti a noi. - .
La ragazza annuì, e Vova la lasciò sola, invitando Emanuela a fare altrettanto. Prese la videocamera con la quale, la sera prima, a San Donà di Piave, aveva intervistato sua madre, che era andata a vederla insieme alle sue sorelle, Anna e Rosa, per il suo canale YouTube.


Dear mom, I'm coming home!


La sera prima, nel tour bus


- Sono le ultime due domande, mamma. Resisti. - rise Elena.
Ludmila, sua madre, alzò le spalle.
- Va bene, tanto sono qui. - rispose, col suo accento dell'Est.
- Se potessi cambiare qualcosa di me, cosa cambieresti? - .
La donna rifletté qualche secondo.
- Niente. - disse, molto tranquillamente.
- No, dai! Davvero? - .
- No, in te niente. - .
- Sono bella e perfetta così? - .
- Credo di sì. Non devi cambiare. Vai avanti così, che vai bene. - .
Ah, mamma, se solo tu sapessi...
- Va bene! Ultima domanda... sei fiera di me? - .


I hope you are proud of me!


Ludmila restò di sasso.
- Oh, tesoro... - .
Lena rise, e le due si abbracciarono.
- Certo che sono fiera di te. E mi aspetto che andiate avanti, tutti voi! Anzi, sai che ti dico? - .
- Cosa? - .
- Quando sarò in pensione... vi seguirò a tutti i concerti! - .
Lena quasi non credette a ciò che aveva appena sentito.
- Davvero? - .
- Sì... a tutti i vostri concerti! - .
- Grazie, mamma. Ti voglio bene. - disse, abbracciandola di nuovo.

I don't know what is next, I dont' know what I want.


Lena lasciò cadere qualche lacrima. Sentì a malapena l'arrivo di Jennifer, la cantante dei Dust In Mind.
- Lena, tutto okay? I ragazzi stanno iniziando a preoccuparsi.- domandò, col suo accento francese.
La moldava guardò l'orologio. Aveva riguardato il video in loop per quasi un'ora.
Non rispose, limitandosi ad alzarsi e dirigendosi fuori dal mezzo. Uscendo, vide quattro ragazzi in lontananza che parlottavano guardandoli.
- Fan? - chiese.
- Sembra di sì. Sono arrivati da poco. - rispose la francese.
Lena aguzzò lo sguardo, e ne ebbe la conferma. Uno di loro aveva una t-shirt degli Infected Rain, quella raffigurante il volto di Lena con la scritta "Infected" in basso al centro, semi-coperta da una felpa degli Ankor. Non lo riconobbe, ma la testa le diceva che lo aveva già visto da qualche parte.
Era un perfetto sconosciuto, ma non riusciva a provare altro che odio per lui.
Il ragazzo, forse sentendosi osservato, abbassò la testa.


Haunted, haunted by fears.


Una settantina di persone erano arrivate allo Slaughter Club per vedere il concerto. I Klogr si erano presi il pubblico più esiguo, avendo suonato per primi, mentre i Dust In Mind se l'erano cavata egregiamente, riuscendo a scaldare abbastanza un pubblico non propriamente partecipe.
Nel camerino riservato al gruppo moldavo, c'erano Vidick, Eugene e Lena. La ragazza stava finendo di "allenare" le corde vocali, mentre i due parlottavano tra loro.
Sergei entrò con un'aria sognante, che non passò inosservata all'altro chitarrista.
- Che hai visto, Sergei? - domandò. L'altro si sedette, afferrando la chitarra.
- Tra il pubblico, in prima fila, c'è... c'è una ragazza con i capelli neri... io penso di essermi innamorato. - balbettò.
Vidick e Eugene risero a crepapelle.
- Non è finita qui. - aggiunse. - Si è accorta che la guardavo... e mi ha salutato. - .
I due ragazzi diedero delle pacche sulle spalle di Sergei complimentandosi con lui.
- Ehi, Elena, hai visto come acchiappa il nostro Ser... - .
Vidick si accorse di come la stava guardando, e il suo sorriso scomparve.
Lasciò Eugene in compagnia del minore dei fratelli Babici, e raggiunse la cantante.
- Lena, io... - iniziò.
- Non fa niente. - .
Il chitarrista abbassò lo sguardo.
- La situazione resta stabile? - .
- Purtroppo sì. - sospirò lei.
- Sbaglio, o ieri sera, tutto sommato, hai messo da parte questo tuo problema? - .
Durante il concerto a San Donà, il giorno prima, Vova e Sergei avevano interrotto il concerto per consegnare delle mimose a Lena. La ragazza, colta totalmente alla sprovvista, si era commossa, e li aveva abbracciati. Anche dopo la fine della loro esibizione, con i fan era riuscita ad essere la Lena di sempre, senza che alcun cattivo pensiero attraversasse la sua mente.
- E' vero. Ma mamma ora non c'è. Oggi è un altro giorno, stasera vedrò altre persone, e urlerò loro parole orribili... ma continueranno comunque a saltare e applaudire. - .
- E non potremo far nulla per fermarli. - sospirò Vidick.
Bussarono alla porta. Era Rusty.
- Ragazzi, tocca a voi. In bocca al lupo. - .
Eugene prese le bacchette, e uscì insieme a Sergei.
- Pensi di farcela? - chiese il chitarrista.
Lena annuì.
Non è vero, e lo sai.
- Passerà, lo so. - .



Passerby!
It hurts! It hurts every time!



Vidick recuperò la chitarra, e uscì dalla stanza. Lena lasciò il telefono tra le sue cose.
Niente storie su Instagram.
Niente sorrisi per i suoi cinquantamila followers.
Solo un silenzio, che significa solo una cosa: solo chi è tra il pubblico sa che gli Infected Rain stanno per esibirsi.
Vova li stava aspettando all'inizio della scalinata che li avrebbe condotti al piano inferiore, e, di conseguenza, sotto il palco.
Vidick mandò il segnale a Simeon, che anche stavolta li accompagnava in tour, e fece risuonare la loro intro.
Stavolta non c'erano teli che avrebbero coperto i loro movimenti. Tutti li avrebbero visti arrivare. L'effetto sorpresa non era fattibile allo Slaughter Club.
Il gruppo rimase per un minuto lungo la scalinata, nascosti agli occhi del pubblico, poi fecero i loro ingressi in scena.
Come al solito, Eugene salutò con non troppo entusiasmo il pubblico, appostandosi dietro le pelli. Vova e Sergei portarono il sorriso tra gli spettatori, e Vidick ipnotizzò tutti quanti con la sua chioma.
Stesso segnale, stessa canzone ad aprire i concerti: una mossa del plettro appena percettibile sulla chitarra di Vidick, e Fool The Gravity ebbe inizio.
Lena non aveva nessuna voglia di andare sul palco, ma il senso del dovere mosse le sue gambe verso lo stage, dove andò a recuperare il microfono. Quando fu il momento di cantare, però, si rese conto di una cosa.
Sul palco non era salita Lena Scissorhands, ma Elena Cataraga.
E, con essa, la rabbia e l'odio che covava nei confronti del pubblico.

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Capitolo 4
*** Passerby ***


Passerby
Paderno Dugnano, periferia nord di Milano, Italia.
9 Marzo 2019.
Slaughter Club.
20:45 circa.


Hello, dark stage!
Embrace me!


- Buonasera, amici! Come state? Ci divertiamo?- .
Cori di approvazione non proprio convinti si alzarono dalla platea. Il pubblico era parecchio esiguo: lo stanzone era pieno per meno della metà della sua capienza. In prima fila, incollati alle transenne con occhi adoranti, c'erano, tra le varie persone, i ragazzi che aveva visto nel pomeriggio. Il tipo con la maglia raffigurante Lena era proprio davanti a Vladimir, mentre la ragazza che aveva visto Sergei era sotto di lei.
- No, no, no, vi voglio sentire tutti! Ci divertiamo stasera, sì o no? - .
Grida di gioia vennero, stavolta leggermente più "forti".
Lena annuì apparentemente soddisfatta. Indietreggò in direzione del rialzo dove stavano Eugene e Vladimir. Il bassista incrociò lo sguardo furioso della cantante, che si appartò, in attesa dell'attacco di Mold. Dentro di sé, la ragazza continuava a sperare che la loro esibizione finisse presto.


Waiting for someone to save us.
Waiting for something to change.
Waiting for someone to forgive us.
Waiting and swallowing the rage.


Elena diede le spalle al pubblico, insieme ai suoi compagni.
Non poté più temporeggiare. La prossima canzone era Passerby.
- Ce la puoi fare, Lena. - sussurrò Sergei.
- Sfogati, ma resisti. Tu sei più forte. - aggiunse Vladimir.
Non si sentiva affatto pronta. Dentro di sé, sentiva l'ansia crescere ogni secondo di più.
Fece un cenno a Eugene, che iniziò a suonare, seguito dagli altri.
Lena si voltò, iniziando a sbattere in faccia la realtà alla platea.


You make me feel like a whore!


Così si sentiva Elena sullo stage. Una mera donna-oggetto, alla quale veniva costantemente chiesto di fare di meglio. Di fare di più.


Thirsty and hungry, always begging for more!


Quella sera tutti erano lì a cantare con loro, ma la sera successiva avrebbero cantato per altri gruppi, altre persone.


Tonight with you, tomorrow with another.


Ognuno di loro era un "Passerby".
E, come tali, non si prendevano il disturbo di chiederle come stava.

You don't even bother asking me how I feel,
when I'm breathless and drowning in tears!


Ma lei, sciocca, provava sempre a non lasciar intendere nulla al suo pubblico, solo perché tutti avevano gli occhi su di lei.


Trying to keep it toghether because you're staring at me!


Elena muoveva le sue pupille a raffica, al fine di guardare ogni singola persona presente tra il pubblico. E, nel mentre, urlava l'amara verità.


The face you see when you look at me, it's not me!
It's just skin and muscles, not the real me.
Not the me when I sing to you!
Not the me you feel when I touch you!
Not me! NOT ME!


Caro Passerby, non sai quant'è doloroso aprirmi a te?


Merciless you're here, eating me alive.


Eppure, nonostante tutto, sei la mia salvezza.


I'm small and breathless.
Forgive me, forgive me!


Lena annaspò. Per qualche manciata di secondi le mancò il fiato. Il pubblico restò per pochi secondi in silenzio, salvo poi prorompere in un applauso.
La ragazza continuò a coprirsi il volto con la chioma rossa, tirando su a malapena il microfono, sibilando un "Grazie".
All'improvviso, Vova le si avvicinò.
- Lena, non puoi andare avanti così. - .
La ragazza lo guardò. Stava trattenendo le lacrime a stento.
- Che motivo hai di piangere? Qua ci stiamo tutti divertendo. Solo tu non riesci a sorridere. - .
- Come posso sorridere, Vova? Lo sai cosa mi fanno... - .
- Nessuno ti sta facendo nulla, Lena! Nessuno di loro ti odia, nessuno di loro ti farà del male, e soprattutto nessuno di loro gioisce nel vederti soffrire! E' tutto nella tua testa. - .
La cantante continuò ad ansimare. Il suo cervello era andato in blackout.
Intanto, in sala e sulle balconate, i fan e i membri degli altri gruppi si domandavano cosa stesse succedendo.
- Lascia andar via l'oscurità. Lascia andare via paure che non esistono. E se solo osano restare... combatti e mandale via. - disse il bassista, mettendole una mano sulla spalla.


As long your hear keeps beating,
fight for your life, fight for your dreams!


Vidick, intanto, prese in mano la situazione sul palco.
- Ragazzi, vogliamo far sentire a Lena quanto le vogliamo bene? - chiese in un italiano incerto.
Il pubblico applaudì, e la ragazza, sebbene fosse di spalle rispetto a loro, sembrò calmarsi.

All'improvviso, delle note inconfondibili si alzarono dalle casse.
L'intro di Orphan Soul.
- E' la tua canzone, Lena. - sussurrò il ragazzo, indietreggiando di qualche passo.
Lena rimase ferma a guardare il vuoto per un po'.
Vova ha ragione. E' tutto nella mia testa.
Rivolse lo sguardo al suo batterista.
- Siamo con te, leonessa. - disse Eugene.
Con la coda dell'occhio, incrociò lo sguardo di Vidick e Sergei, che le fecero l'occhiolino.
Questi ragazzi sono i miei fratelli.
Pensò poi ai ragazzi che aveva visto nel parcheggio al loro arrivo, e tutti quelli che erano stati ai loro concerti fin dai primi tempi.
E loro... loro sono la mia famiglia.
La ragazza sospirò... e, dopo qualche secondo, finalmente, sorrise.
- Risveglia questi morti, Vova. Iniziamo a fare casino. - disse.
Vladimir non se lo fece ripetere due volte. Andò verso il pubblico, invitandolo a battere le mani a tempo.
Basta annegare tra lacrime di dolore, Lena.
I quattro iniziarono a suonare. Il pubblico continuò a fissare come ipnotizzato la figura di Lena dondolare sul posto.
Ora vi farò vedere chi sono.
- Dear Daddy! I'm coming home... - .


I'm done!
I'm done drowning in this tears of sorrow!


Un enorme applauso venne dedicato al gruppo moldavo, alla fine del concerto. Lena, come al solito, diede appuntamento ai fan ai banchi del merch.
I cinque risalirono la scalinata, dove, alla cima di essa, vennero accolti dall'applauso dei Dust In Mind e dei Klogr.
- Bel lavoro, ragazzi! - esclamò Rusty, battendo il cinque ai musicisti.
- Bentornata, Lena. - sorrise Jennifer, che abbracciò la collega.
I moldavi, poi rientrarono nel loro camerino. Appoggiarono i rispettivi strumenti, e si misero abiti più leggeri. Lena, prima di tornare al piano inferiore, si voltò, e guardò i suoi ragazzi negli occhi.
- Vi voglio bene, lo sapete? - disse, facendo attenzione a non piangere.
- Non ce lo devi dire. Lo sappiamo già. - fece Vidick.
Spostò lo sguardo su Vladimir. Il bassista sorrideva in silenzio.
- Grazie, Vova. - .
Lui abbassò lo sguardo, continuando a sfoggiare il suo sorriso contagioso.
Poi, tornò al piano inferiore, dove venne accolta da decine di ragazzi in attesa di ricevere un autografo e potersi fare una foto con lei.
- Calma, ragazzi! Non vado da nessuna parte. - rise, mentre, piano piano, si formava una fila davanti a lei.
La ragazza donò sorrisi e autografi a ogni fan che le fosse a portata di mano. Riuscì anche a riconoscere qualche fan che era presente al concerto di Mantova.
Verso la fine della serata, poi, lo vide.
Il ragazzo del parcheggio si stava avvicinando in maniera titubante con dei fogli in mano.
- Ciao! - lo salutò la ragazza. Lui sorrise.
- Ciao, Lena. Sono il Patreon che ti ha inviato una poesia tempo fa, non so se ricordi... - .
Ora Lena ricordava. Gli aveva mandato una mail di ringraziamento con un autografo personalizzato per essere diventato suo Patreon, e lui le aveva mandato una poesia che aveva scritto su di lei. Non era uno dei suoi più assidui commentatori, ma aveva visto qualche suo post sul suo profilo.
- Ah, sei tu! - esclamò.
- Sì. Ecco, mi domandavo se potessi autografarmi una copia della poesia. - fece, visibilmente emozionato.
- Certo! Quante copie hai? - .
- Due. - .
- Facciamo così, allora. Io ti autografo la poesia... ma tu fai l'autografo alla copia per me. Ci stai? - .
Il ragazzo restò senza parole.
- C-certo! - balbettò.
La cantante gli passò un pennarello indelebile, con il quale fece un improvvisato autografo. Poi toccò a lei lasciare la sua firma a fianco del componimento.
- Possiamo farci una foto insieme? - domandò lui.
- Me lo chiedi pure? - rise Lena.
Il ragazzo chiamò un amico, che prontamente immortalò i due col suo cellulare.
- Grazie mille, Lena! - esclamò, recuperando il foglio.
- Grazie a te! - fece, abbracciandolo.
Il ragazzo, poi, si congedò, lasciando il posto all'amico.
Qualche minuto più tardi, uno dei responsabili del locale iniziò a invitare le persone a lasciare il locale. Di lì a poco sarebbe iniziata una festa di carnevale.
I gruppi si riunirono sul bus, e, una volta recuperato l'autista, si diressero verso l'albergo che li avrebbe ospitati per la notte.
- Ehi, Sergei! Ci hai parlato con la tipa? - chiese Eugene.
- Le ho donato il mio plettro... ma non sono risucito a beccarla dopo il concerto. Se solo avessimo avuto più tempo per restare... - rispose, sconsolato.
Lena rise, guardando gli altri consolare il povero chitarrista. Poco dopo, Emanuela si sedette di fianco a lei per mostrarle le foto scattate durante il concerto.
- Veramente belle! Ottimo lavoro, Manu. - disse, dandole una pacca sulla spalla.
La fotografa, poi, le allungò una busta.
- La poesia che ti ha dato quel ragazzo. - fece, rialzandosi. - Mi è piaciuta. - .
Lena rilesse i versi dell'opera, soffermandosi su quelli finali.

"Solamente grazie, Elena.
Per esserti aperta al mondo,
ed aver sfogato la tua rabbia
nella più divina delle arti.".

Mise via il foglio, e osservò qualche fan salutarla, mentre il bus ripartiva.
Come ho fatto a pensar male dei miei fan per tutto questo tempo?
Ripensò a quante persone aveva fatto felici solamente parlando con loro, e sorrise.
Cambierò, in meglio. Lo prometto.


I can't hide from my past, but I'll change what I'll become.


Il tour era ancora lontano dalla sua fine. Tanti altri fan si sarebbero presentati ai loro show, a partire da quello previsto per il giorno dopo a Pratteln, in Svizzera.
Ma Lena era pronta.


I'm still here, stronger than before.

E non aveva più paura.



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Messaggio dall'autore


Ciao, gente!

Eccoci alla fine di questo breve viaggio. Lena, dopo mesi e mesi di sofferenze, è finalmente riuscita a capire che i suoi fan sono più innocui di quanto immaginasse, e che provano affetto incondizionato per lei. Un enorme passo avanti rispetto a quanto pensava prima e durante il concerto di Mantova ;)

Chi mi conosce anche nel privato, sa quanto questo gruppo significhi per me, specie Lena. Scrivere di loro è stato quasi come essere lì con loro. Ho cercato di immedesimarmi il più possibile in Lena, dando fondo al mio lato introspettivo. Sembra che abbia funzionato, e il prodotto sia soddisfacente. Adesso, separarmi da questa mia visione, mi rattrista, e non poco.

I testi delle canzoni che avete visto appartengono ai seguenti brani del loro repertorio:

Passerby - Orphan Soul - Fool The Gravity - Freaky Carnival - Endless Stairs - My Cage - Serendipity - Peculiar Kind Of Sanity - Enslaved By A Dream - The Life Game

Un ringraziamento va a Soul_Shine, senza la quale questa storia non avrebbe mai visto la luce.

Grazie anche a Stella cadente, evelyn80 e Kim_Winternight, per aver seguito le vicende narrate con protagonista la mia moldava preferita.

Alla prossima,

Frenz

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