Il risveglio del Boss di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Riflessi davanti al camino ***
Capitolo 2: *** Cap.2 L’apparizione di Skull ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Bonkon ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Il risveglio del Boss ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Fuga in Cina ***
Capitolo 6: *** Cap.6 L’amore del ‘gatto’ ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Black pearl ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Ordine ritirato ***
Capitolo 9: *** Cap.9 I Boss dei Vongola ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Fate ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Liberi d’amarci ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Il demone di Ryohei ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Le due ‘regine’ ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Bellezza mortale ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Breath play ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 La fedeltà di Hibari ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Le lezioni di Skull ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 Nordulfo ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Vongola ‘diverso’ ***
Capitolo 20: *** Cap.20 La preoccupazione di Iemitsu ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Riflessi davanti al camino ***
Cap.1
Riflessi davanti al camino
Il
rispettato, ammirato, venerato, adorato
La
Fiamma dell'Ira, il furioso sparo, l'odiata ambizione
Sarò
il vero regnante
La
stanza era rischiara dalla luce
rossastra emanata dalle braci del camino e dalle fiamme che la legna
alimentava
al suo interno.
Squalo
le guardava, allungando la mano
verso una di esse, corrugando la fronte.
Takeshi
fece capolino dall'angolo della
stanza.
"'Yo"
salutò.
Avanzò
verso il camino e allungò le mani
verso le fiamme, riscaldandole.
Squalo
rabbrividì, riscuotendosi.
"Takeshi..."
disse con voce
roca.
Takeshi
lo guardò, con un sorriso sul
volto.
"Sì,
sensei?".
Squalo
si strinse le spalle con il
braccio sano e si voltò, appoggiandosi al muro candido,
accanto all'immenso
caminetto.
"Non
ti aspettavo... Oggi non c'è
allenamento.
Voooi,
ero perso tra i miei dannati
pensieri".
Si
passò la lingua sui denti candidi e
aguzzi. "... e le mie preoccupazioni".
Takeshi
scrollò le spalle.
"Quando
non ti vedo troppo tempo,
mi preoccupo per te! Per questo ti vengo a cercare!".
Squalo
ticchettò con il tallone contro
la parete.
"Dannazione,
moccioso. Ho parecchio
su cui riflettere senza che ti ci metta anche tu" borbottò.
<
Se non faccio il punto della
situazione, mi dimentico che prove devo cercare e la situazione
è già
abbastanza incasinata > pensò.
Takeshi
ridacchiò e si sedette davanti
al camino.
"Posso
aiutarti! Dimmi
tutto!".
Squalo
iniziò a camminare avanti e
indietro per la stanza, la schiena leggermente curva, giocherellava con
la sua
protesi, mentre le fiamme si riflettevano sulla sua lama.
“Vooooi!
Pensavo al fatto che Byakuran
viene da un’altra dimensione. Al contrario di Genkishi, di
Kykio e di tutti
quelli che conosce, viene da un altro mondo e mi chiedo chi
sarà Byakuran nella
nostra di dimensione. Non sono riuscito ancora a trovarlo.
Voih!
Mi
chiedo cosa fare con la Yuni che si è
infiltrata da quel futuro disastrato. Mi sembra così
dannatamente inquietante e
il nostro capo del Cedef si vede che ne ha paura, dovremmo intervenire.
Inoltre
mi chiedo come fermare la gemmazione di Aria e come mai nel nostro
tempo Yuni
sia una bambina vera. Perché qui Aria è incinta
di Gamma?! La Yuni del futuro
era la rinascita di Aria… Penso tu sappia la faccenda della
dea che nasce dal
chicco di caffè.
Dino
ti ha ferito e la dovrà pagare per questo,
ma dobbiamo anche liberarlo dall’ipnosi di Reborn.
Quest’ultimo nega di esserne
la vera causa e non capisco.
Inoltre…
sono preoccupato per Tsuna. Per
quanto quel tonno possa crescere, non diventerà mai uno
squalo. Ha le pinne
gialle e gli occhioni!
Quando
si è riunito, dopo essersi
triplicato, ha accettato solo due parti di sé, eppure era
completo. Pochissimo
tempo dopo si è ritrovato di nuovo il terzo incomodo dentro,
ergo è una
possessione. Chi lo dice al BakaBoss che dobbiamo liberare il moccioso
da una
possessione?!” rispose Squalo tutto d’un fiato.
<
Per non parlare del controllo ai
suoi poteri che si sta allentando, presto il suo vero Cielo
esploderà. Inizierà
a ricordare il suo vero passato. Quando la doll di sensei, con il
teletrasportatore, tornava a casa da lavoro ogni sera per rivedere la
sua amata
Nana. Quando Sawada Timoteo lo chiamava nipote e gli faceva i
complimenti.
Dannazione,
mi sono sempre chiesto se il
nostro Timoteo sia il gemello del Nono o peggio, conoscendo Iemitsu.
Vooooi!
Mi domando se Sawada si
ricorderà del fatto che ero io ad occuparmi di lui. Lo
portavo al parco
divertimenti prima del terremoto, lo salvavo dalle sue insensate paure
anche
degli animali, mi mostrava cosa imparava di nuovo dall’asilo
o da scuola.
Il
Nono ha legato il suo dimenticare a
uno shock, quando gli ha bloccato i poteri: gli ha fatto dare fuoco al
cagnolino dei vicini. Però questo non mi rassicura per
niente > rifletté.
Takeshi
lanciò un fischio.
"Beh,
non so per Byakuran e la Yuni
del futuro, ma per quanto riguarda Aria secondo me dovresti considerate
che
forse lei non è una gemma ma la figlia di Luce avuta con
Reborn. E a proposito
di Reborn, credo neghi perché non voleva Dino mi ferisse,
d'altronde mi vuole
bene. E per Tsuna ... beh, Xanxus dovrà saperlo se
è posseduto, e sono certo
che vorrà risolvere".
Squalo
fece una risata gelida.
"Boss
del cazzo sono convinto che
vorrà risolvere. Vuole sempre risolvere tutto da quando si
è rimesso in
piedi...".
Digridnò
i denti.
“Voooooooi!
Non
finisce mica qui, sai?!
Il
Boss mi sente sempre meno suo ed io
mi sento come se stessi sprofondando. Quella testa di cazzo allora si
lascia
sempre più guidare dall’ira, come se dandomi fuoco
riuscisse a risvegliarmi dal
mio intorpidimento.
No!
Ne ricava soltanto che litighiamo
sempre di più, senza sosta. Odio come mi tratta,
cazzo!” sbraitò Squalo. Si
passò le mani sul volto, aveva il battito cardiaco
accelerato e gli occhi
lucidi. Raggiunse la parete con un calcio e urlò. “È
arrivato a chiamarmi ‘puttana’, merda!
Di quel baka che amavo non resta solo che l’ombra che si
palesa ogni tanto. Gli
sto sfuggendo perché non voglio accettare la
realtà!” sbraitò.
<
Lo so cosa pensa, che non sono suo,
ma appartengo a questo stupido sonno gelido in cui cado. Ogni tanto si
ricorda
chi eravamo, parla di matrimonio, ma in queste condizioni sarebbe la
parodia
del nostro sogno > pensò.
“Non
riconosco nemmeno me, sto
diventando un cane obbediente come tutti gli altri Capitani dei
Varia!”.
Digrignò i denti ed ansimò, le fiamme nel camino
crepitavano.
Takeshi
incrociò le braccia.
"E
se anche lui venisse posseduto?
Si comporta così da dopo il congelamento, potrebbero averne
approfittato per
introdurre una presenza estranea! Secondo me dovremmo per prima cosa
lavorare
su Xanxus e impedire venga soggiogato dalle volontà del
Nono, e solo poi
potremmo fare il resto".
Squalo
scivolò lungo il muro e cadde
seduto a terra.
"Di-dici?
Però perché anche io sono
diverso?" esalò.
Takeshi
agitò l'indice in aria.
"Se
cambia il Cielo, i suoi
Guardiani lo seguono. La tua anima dipende da Xanxus, se lui non
è più se
stesso allora anche tu torni quello che eri prima di lui".
Gattonò
fino a Squalo e poggiò la mano
su quella del maggiore.
"Vedrai
che rimetteremo le cose a
posto e vi sposerete come sognate".
<
Potrebbe essere stato posseduto
durante l'incoronazione che poi è saltata, quando si sono
resi conto che
ghiacciargli il cuore non bastava > rifletté Squalo.
"Voiiii,
non sono mai stato così.
Penso
siano i sensi di colpa..."
brontolò.
Strinse
la mano di Takeshi nella
propria.
"Ti
ricordi quando parlammo del
fatto che volevo battere Xanxus?" lo interrogò.
Takeshi
annuì.
"Certo.
Vuoi sconfiggerlo per
costringerlo a tirare fuori cos'è davvero".
Squalo
gli posò la testa sulla spalla.
"Voooi,
sono contento tu abbia
capito, moccioso. In fondo sei idiota quanto me e capisci al volo i
miei piani
inutilmente macchiavellici.
Non
sarebbe urgente per liberarlo
provarci?
Ho
paura che la sua ira lo
distrugga" esalò.
Takeshi
gli carezzò i capelli argentei
con tocco leggero.
"Credo
di sì. Forse dovresti
trovare la forza di batterlo al più presto".
Squalo
ridacchiò gelido.
"V-o-i...
mi serve un
miracolo" esalò.
Takeshi
gli posò un bacio sulla fronte.
"Tu
sei un piccolo miracolo. Hai
già tutto quello che ti serve".
Suoerbi
inspirò il forte odore del
bagnoschiuma di Takeshi.
*Superbi
"Dici
che la dea vuole possedere
Yuni per sposare Sawada?" domandò.
Takeshi
mugugnò.
"Vuole
sposare la possessione di
Tsuna, al massimo" disse.
Squalo
si portò la mano di Takeshi al
petto e borbottò: "Sawada dovrebbe sapere chi sono i
guardiani delle sue
varie fiamme, lo difenderebbero".
Takeshi
sospirò, annuì e gli carezzò il
petto.
"Sì,
dovrebbe. Forse dovresti
presentarglieli".
Squalo
gli posò un bacio sulla fronte.
'Tu
sei il suo mare, diciamo la sua
pioggia divina, non ti metterà da parte" lo
rassicurò.
Takeshi
arrossì e sorrise.
"Lo
so. Ma adesso pensiamo a te.
Dobbiamo ideare una strategia per battere Xanxus".
<
Dovrei ammetterlo, anche se è così
piccolo e il mio vero migliore amico, quello che Dino non è
mai stato >
pensò Squalo.
"Voiii.
Come convinciamo boss a
combattermi? Non penso voglia farmi veramente del male".
Rabbrividì
sentendo lo scoppiettare del fuoco, il rossore delle fiamme creava dei
giochi di
luce sulla sua figura pallida.
Takeshi
lo abbracciò.
"Gli
diciamo che sei serio e vuoi
sfidarlo davvero. Se gli dimostri la tua determinazione non
potrà dirti di
no".
Squalo
gli strofinò il naso contro il
suo e gli sorrise.
"Nah,
per lui conta solo la sua
gelosia" borbottò.
Takeshi
gli carezzò una guancia.
"Allora
fallo ingelosire al punto
da accettare la sfida".
Squalo
si staccò da lui e si mise in
piedi, incrociando le braccia al petto, ricominciando a camminare.
"Vooi...
Mi ci vedi? Io non sono
tipo" brontolò.
Takeshi
si morse il labbro, si alzò in
piedi e gli si mise di fronte.
"E
se mi baciassi? Dovrebbe
andare".
Squalo
sganciò la spada dalla protesi e
utilizzò l'indice di questa per indicarlo.
"Non
ci pensare neanche!
Se
ti baciassi sarebbe solo per amore,
tu ti meriti il meglio!" sbraitò.
Arrossì
vistosamente. "Inoltre sei
fidanzato!".
Takeshi
sorrise diventando rosso.
"Grazie,
ma sarebbe solo un bacio,
e poi a me tu piaci".
Superbi
chinò all'indietro il capo in
una cascata di capelli argentei e avvertì il battito
cardiaco accelerare.
"Ti
meriti solo baci
importanti" esalò.
Takeshi
alzò le spalle.
"Da
te sarebbe sempre
importante".
Squalo
si sfilò gli stivali, raggiunse
la pila di legno e ne gettò uno nel camino.
"Voi...
Tutto questo è
imbarazzante" sussurrò.
<
Inoltre non penso che Xanxus
apparirebbe a un semplice bacio > rifletté.
Takeshi
lo raggiunse, accennò un
sorriso.
"Cosa
vuoi fare?" lo
interrogò.
Squalo
giocherellò con una ciocca di
capelli e le sue iridi color perla divennero liquide.
"N-non...
so" ammise,
abbassando lo sguardo.
Takeshi
lo abbracciò, gli carezzò i
capelli.
"Io
sono qui per te, qualsiasi cosa
tu scelga".
Squalo
s'irrigidì quando gli accarezzò
la ciocca più voluminosa.
La
porta si aprì con un calcio, Takeshi
scattò all'indietro e Xanxus avanzò.
"Quella
è la mia ciocca, e la mia
feccia".
Squalo
si abbracciò a Takeshi e
impallidì.
"Boss"
esalò.
Xanxus
lo raggiunse, lo strattonò e lo
abbracciò, stringendolo al suo petto.
"Sei
mio".
Superbi
gli premette il viso contro il
petto. "Non fare l'idiota".
Takeshi
deglutì.
<
Lo faccio per Squalo > si disse.
Avanzò,
guardò Xanxus negli occhi.
"Se
non lo sfidi, te lo porterò
via" dichiarò.
Xanxus
inarcò un sopracciglio.
Squalo
rabbrividì e si staccò da Xanxus,
mettendosi davanti al ragazzino.
"Guai
a te se provi a
minacciarlo" ringhiò.
Takeshi
scrollò le spalle.
"Ti
sta già perdendo, qualcuno
dovrà pur farglielo notare".
Xanxus
digrignò i denti.
"E
sia. Ti sfido, feccia".
Squalo
avvertì un brivido freddo
percorrergli la schiena e il battito cardiaco gli decelerò
bruscamente.
"Allora
scendi. Ci vediamo in
cortile per lo scontro" ordinò.
<
Se è posseduto non posso fidarmi
non faccia male ad uno dei suoi mocciosi. Ho sempre paura possa ferire
i più
piccoli come Sawada > rifletté.
Xanxus
lo seguì in cortile, Takeshi gli
corse dietro.
<
Funzionerà. Sensei lo batterà e
Xanxus scofiggerà la possessione per sconfiggerlo >
si rassicurò.
Xanxus
stava con le mani nelle tasche,
un broncio sul volto delicato e gli occhi cremisi socchiusi.
Takeshi
guardava lui e Squalo, seduto in
terra poco lontano dai due.
"Taki,
vammi a prendere la spada.
Mi fido di te" disse Squalo a Yamamoto.
Takeshi
corse in casa, Xanxus lo guardò
sparire oltre l'uscio. Strinse le labbra, sfiorando le pistole.
<
Spero non mi costringa a sparargli
> pensò.
Takeshi
tornò reggendo una spada.
Squalo
si sganciò la protesi,
lasciandola precipitare a terra e prese la spada che Yamamoto gli
porgeva,
facendola roteare.
<
Da dove diamine l'ha tirata fuori
la mia vecchia spada? Credevo di averla persa tra le cianfrusaglie in
camera
mia > pensò, puntandola verso Xanxus.
"Voooi!
Guai a te se mi
sottovaluti" lo minacciò.
Xanxus
sfoderò le pistole, le roteò e
sogghignò.
"Vuoi
farti male, feccia?".
Squalo
balzò, utilizzò come base il
tronco di un albero e roteò in aria, facendo ondeggiare i
lunghi capelli
argentei, rise mostrando i denti aguzzi e tentò di tagliarlo
in due con un
fendente dall'alto.
Xanxus
si spostò di lato, la spada gli
tagliò un pezzo del cappotto. Xanxus sparò vicino
alla spalla di Squalo.
Alcuni
capelli di Squalo divennero
cenere. Superbi si abbassò e cercò di spazzargli
i piedi.
Xanxus
saltò all'indietro, tentò di
colpirlo con un calcio e poi con un pugno.
Squalo
schivò saltando all'indietro,
sulle punte dei piedi nudi. Dei quadratini di metallo si staccarono
dalla sua
lama, si conficcarono nel terreno e si crearono delle torri di fiamme
della
pioggia, acqua iniziò a invadere il giardino, fino a
renderlo un basso
laghetto.
Squalo
scomparve dietro una di queste
torri, ricomparve alle spalle di Xanxus.
Xanxus
si girò di scatto tirando una
gomitata, inciampò in avanti e rotolò in terra.
Si rimise in piedi e gettò le
pistole, accese le Fiamme dell'Ira.
Squalo
saltò per evitare la gomitata, ma
altre scaglie metalliche si staccarono dalla sua spada, colpirono
Xanxus ed
esplosero, creando una nuvola di veleno violetta.
Xanxus
creò una barriera di Fiamme
dell'Ira, ne uscì fuori con il cappotto strappato.
Alzò lentamente il capo, gli
occhi brillarono di cremisi.
"Quindi
sei serio" disse, con
voce profonda.
Le
sue fiamme diradarono il gas.
Gli
occhi di Squalo erano liquidi,
mentre il Varia rabbrividiva.
"Lo
sono sempre stato" esalò
il Capitano.
Xanxus
espirò a testa bassa. Ritirò le
Fiamme, scattò in avanti e andò alle spalle di
Squalo. Lo afferrò per le spalle
e lo strinse contro di sé.
"Perché
vuoi battermi, mia
Regina?".
Takeshi
sobbalzò.
<
Sta funzionando! > pensò.
Squalo
rischiò di perdere la presa sulla
spada.
La
riafferrò con forza e la conficcò nel
terreno, creando un'onda d'urto che investì entrambi,
sfruttò lo sbilanciamento
per liberarsi.
"Regina
di cosa?!
Voiii!
Sono il tuo Capitano dei Varia,
se mai mi andrà bene salirò a rango di braccio
destro" sbraitò.
<
Non devo perdere la motivazione,
neanche se mi sento morire, neanche se mi sento un traditore, neanche
se penso
che potrei ferirlo >. Alcuni frammenti di terreno gli avevano
graffiato la
pelle pallida.
Xanxus
si scrollò di dosso la terra,
aveva alcuni graffi sul volto.
"Sei
mia moglie, diventerai Regina
quando io diventerò Re" dichiarò.
Avanzò
a passo lento verso di lui.
"So
perché lo fai. Ti
conosco".
Dei
segni si crearono intorno agli occhi
di Superbi.
<
Dio quanto era bello quando eravamo
solo noi, centomila volte mi sono gettato sul tuo letto solo per
trovare le tue
braccia. Il tuo amore mi ha salvato, non riuscivo a difendermi dalla
tua
dolcezza, ma ci siamo persi nel vento > pensò Squalo.
"Tu
vuoi fare il boss! Non hai mai
chiesto altro, per far contento il vecchio!".
Digrignò
i denti e scattò in avanti.
<
Ho aspettato così tanto il tuo
ritorno. Ho rinunciato a quello che volevo e poi un po' alle volte
anche a me
stesso, cedendo alle mie paure. Tornerei tra le tue braccia anche solo
per
dirti quanto mi manchi, ma... >.
Dalla
sua spada si dipanarono fendenti
di fiamme della tempesta.
Xanxus
schivò i fendenti con movimenti
rapidi, stringendogli il braccio e la spalla del moncherino,
poggiandola fronte
sulla sua.
"È
vero, ho rinunciato a me stesso
per il Nono, e peggio, ho rinunciato a noi. Ma ora ti vedo, amore mio.
Vedo la
tua decisione e la tua disperazione".
"Lasciami!"
gridò Squalo con
voce stridula e tono disperato. Fece vorticare la spada nella sua mano
e
investì entrambi con le fiamme della sua pioggia,
rallentando i loro movimenti.
Raggiunse Xanxus con una testata, arrossandogli la fronte abbronzata.
Lacrime
copiose solcarono il viso
affilato di Superbi.
Xanxus
gli portò con un movimento lento
il braccio ai fianchi.
"Ho
finito per lasciarci
sprofondare, lasciarci perdere. Ora sono qui".
Squalo
gli graffiò la guancia con la
spada.
"V-voi-i...
Combatti! Perché dovrei
credere che hai deciso di fare il re e non il boss?". Cercò
di urlare, ma
la sua voce era stridula. La sua intera figura in ombra, tranne gli
occhi, che
rilucevano vitrei a causa delle lacrime.
Xanxus
sentì gocce di sangue scivolare
sulla guancia, rallentate dalla Pioggia.
"Perché
è quello per cui sono nato,
e più importante quello che voglio fare. Voglio costruire e
proteggere il
nostro piccolo sogno, con i nostri figli e nipoti, e il nostro popolo".
Il
petto si Squalo si alzava e abbassava
in modo irregolare, facendo ondeggiare la catenella che portava al
collo.
"Perché
dovrei essere io la tua
regina se neanche mi senti tuo?" esalò Superbi, le gambe
rischiavano di
cedergli.
Xanxus
lo strinse contro di sé.
"Perché
ti amo. Perché io
appartengo a te e tu a me. È vero che ti sento lontano, ma
sono io a
distanziarmi da te. Non potrò mai sentirti mio se prima non
sono me
stesso".
Squalo
lasciò cadere la spada e gli
avvolse il collo con il braccio, chiuse gli occhi e lo baciò
all'angolo della
bocca.
Aveva
le labbra umide di lacrime.
Xanxus
spostò appena il capo per sentire
le labbra di Squalo sulle sue, ricambiò il bacio sentendo il
salato delle
lacrime sulla lingua.
Takeshi
sorrise, vedendoli baciarsi.
<
Finalmente questo regno avrà un Re
e una Regina > pensò.
|
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Capitolo 2 *** Cap.2 L’apparizione di Skull ***
Cap.2 L’apparizione di Skull
La
disperazione, il tremore, il terrore, la risoluzione.
Skull accavallò le gambe,
seduto su un muretto, tenendo il
casco sotto il braccio, guardando Xanxus in viso.
"Avevo sentito che volevi fare il
boss. Perché mai hai
cambiato idea?" gli domandò.
Xanxus batté le palpebre e
corrugò la fronte, aggrottando le
doppie sopracciglio.
“Voglio proteggere il mio
popolo. Ho fatto quello che ho
fatto per quello” rispose duro, serrando un pugno.
Il vento gli faceva ondeggiare le
piume che gli decoravano i
capelli mori.
Skull fece un sorriso sardonico.
“Da quando in qua una
famiglia mafiosa possiede un popolo?”
lo interrogò.
Xanxus strofinò il piede
per terra e fece una smorfia,
rispondendo: “Da quando ci sono delle persone che devo
proteggere”.
“Il boss chiede il pizzo e
uccide. Mal si concilia. Te ne
sei accorto solo ora?” lo derise Skull.
La luce del sole si rifletteva sul
vetro del suo casco.
“Non ho mai ucciso nessuno
senza motivo” rispose Xanxus.
Buchi si erano creati nel terreno, reso umido dall’acqua che
si stava
asciugando.
“Un mafioso pensa solo ai
suoi interessi, ad arricchirsi. Tu
dov’eri quando lo spiegavano?” lo derise Skull.
Xanxus digrignò i denti,
il vento faceva ondeggiare le
fronde degli alberi.
“A far funzionare la
città. Ecco dov’ero” ribatté
secco.
Skull balzò in piedi e
ribatté: “Dicono a darle fuoco”.
Xanxus sospirò e
ammise:”… Solo ai nemici del Nono”.
Skull roteò gli occhi,
pensando: < Se non convinci me di
questo tuo cambio di scelta, come potrai convincere gli altri? >.
“Il Nono è
nemico di se stesso. Lo hai ucciso per questo?”
domandò.
Xanxus assottigliò gli
occhi.
< È
spuntato appena un’ora dopo il mio
‘scontro’ con Squalo.
Anche se io negherò che sia mai avvenuto, si aspetterebbero
che diventi mio
schiavo ed io, invece, ho finalmente ricordato cosa voglio veramente da
noi.
La sua angoscia mi ha colpito come
una scarica di adrenalina
e mi ha risvegliato da me stesso.
Mi chiedo se lo abbia chiamato
Takeshi > pensò.
“L’ho ucciso
perché ha fatto del male alla mia famiglia”
rispose roco.
“Mafiosa?” lo
punzecchiò Skull, camminandogli incontro.
“Anche”
borbottò Xanxus.
Alcune foglie erano cadute nella
fanghiglia, venendone
inglobate.
“Non hai capito
nulla” lo richiamò l’ex-Arcobaleno.
Xanxus infilò una mano in
tasca e l’altra sotto la casacca,
accarezzando le sue pistole alla cintola.
“Allora
spiegamelo” lo pregò.
Skull estrasse un tonfa, lo
allungò e lo utilizzò per
tagliare una mela da un albero, questa precipitò per
metà nel fango,
schizzandolo tutt’intorno.
“Se un uomo ha due mele, la
mafia gliele prende entrambe,
minaccia la sua famiglia e gl’incendia il carretto. Tutto
questo perché il boss
mangi una mela e mezza, dando il resto alla sua famiglia.
Chiaro?” chiese.
Xanxus raccolse la mela e la
pulì con un fazzoletto,
dicendo: “Non è così che gestisco le
cose”.
Skull tagliò a
metà la mela e rimise a posto il tonfa.
“Non mi stupisco, allora,
tu non sia Decimo”.
Xanxus diede fuoco alla buccia della
mela, abbrustolendola,
ma eliminando il fango.
“Se questo è il
prezzo da pagare per essere Decimo,
preferisco non esserlo” brontolò.
Skull ghignò e si
grattò la guancia, dove c’era un cerotto.
“Perché pensavi
Tsunayoshi non lo volesse fare? Paura
dell’aereo o stupidità selettiva?”
chiese.
< Takeshi è stato
celere ad avvertirmi, sarà un ottimo
pacificatore > pensò.
“Perché non
vuole prendersi certe responsabilità”
ribatté
Xanxus con voce rauca, scrollando le spalle.
< Oggi la mia regina, la mia
superbia, l’uomo che amo,
stava piangendo. Non mi vanno queste insinuazioni o
gl’indovinelli degni della
feccia > rifletté.
“Se ne prende anche di
maggiori per i suoi amici” gli
ricordò Skull, infilando il casco.
Xanxus si passò la mano
sul viso e disse meditabondo: “Un
Boss deve fare scelte che il piccolo Tsuna non è pronto a
fare… e forse
neanch’io”.
Skull saltellò nel fango,
creando dei cerchi concentrici.
“Ti ci sei mai fermato a
rifletterci o lo facevi per tua
madre?” domandò. Delle rocce volarono
tutt’intorno.
“Lo facevo per il
Nono” ribatté Xanxus. Si mise la mela in
bocca e la masticò, mentre con l’altra mano
afferrava una roccia, diretta al
suo viso, al volo, sporcandosi di fango.
“Quello che hai
ucciso?” ricordò nuovamente Skull.
“Te l’ho detto,
ha fatto del male alla mia famiglia” ribatté
Xanxus e frantumò la roccia con la mano, graffiandosi il
palmo.
Skull estrasse una catena e la fece
ondeggiare, sibilando.
“Xanxus. Per una volta, usa
il cervello, non l’ira, non la
forza. Chiediti cosa vuoi davvero fare” lo
richiamò.
Xanxus lasciò che la
polvere di roccia precipitasse nel
fango.
“Occuparmi delle persone
che contano su di me” rispose.
Skull allargò le braccia e
la catena saettò nell’aria.
“Questo
villaggetto?” lo derise.
Xanxus scosse il capo e rispose
meditabondo: “Non solo
questo”. Schivò un colpo della catena.
“Mi sfuggono i
confini” disse Skull, ritirandola indietro.
Xanxus l’afferrò
e lo guardò negli occhi, facendo una
smorfia con il labbro in fuori.
“I confini sono quelli che
deciderò” disse con tono di
sfida.
Skull strattonò la catena
e riuscì a liberarla, sbilanciando
Xanxus che si rimise ritto.
“Un po’ ingenuo
da parte tua” borbottò.
Xanxus avanzò verso di lui
e si appoggiò con una mano al
tronco di un albero.
“Non ho mai detto di non
esserlo” bofonchiò.
“Allora vuoi fare
l’impiegato statale?” lo punzecchiò
Skull,
inarcando un sopracciglio.
Xanxus scoppiò a ridere,
appoggiandosi le mani sui fianchi.
“No-oh-oh!”
disse, tra le risate.
“Ad occuparsi del popolo
è il re” gli ricordò Skull.
“Farò il
re” rispose Xanxus e annuì, facendo ondeggiare le
piume tra i suoi capelli.
“Di quale stato?”
domandò Skull, alzando il vetro del casco.
Xanxus si grattò il mento
e si deterse le labbra con la
lingua.
“Di quello che
fonderò” stabilì.
“In che terra?”
lo incalzò Skull. < Così
‘Vongola’ da
parte sua > pensò.
Xanxus conficcò uno
stivale nel terreno fangoso,
affondandolo.
“In questa terra”
rispose.
“L’Italia?”
chiese ancora Skull, indietreggiando.
“Perché
no” rispose Xanxus, assottigliando gli occhi. Le sue
iridi color tramonto brillarono, il resto del viso era in ombra.
“Squalo è
francese” gli rammentò Skull.
“Vorrà dire che
ci espanderemo” rispose Xanxus. Scrollò le
spalle, facendo ondeggiare la casacca sulla sua schiena.
“Victoria è in
inglese”. Proseguì Skull.
“L’ho
già detto che ci espanderemo” ringhiò
Xanxus,
ghignando.
< Tutto sommato parlare con
lui, però, è più divertente
di quanto mi aspettassi. Questa spazzatura si rivela sempre
più interessante
> pensò.
“Sai da dove viene
Lussuria?”. Continuò Skull.
“Dalla Norvegia. La conosco
la geografia” abbaiò Xanxus.
Colpì con un pugno il tronco dell’albero,
scuotendolo e dalle fronde si
staccarono nuove foglie.
“Vuoi contare anche il Nord
Europa?” chiese Skull, mentre
con la catena le mandava in pezzi prima che arrivassero a terra.
“Voglio contare tutto
quello che mi capiterà di conquistare”
disse Xanxus e con una fiammata arse le mele che stavano cadendo.
“Nelle guerre le persone
muoiono” disse Skull. Colpì una
delle mele incendiate e annerite, che si trasformò in fumo
nero.
“Questo lo so”
sibilò Xanxus, aggrottando le doppie
sopracciglia.
“Cos’è
una conquista?” chiese Skull.
Xanxus afferrò la catena e
la strattonò, questa volta fu
Skull a rischiare di cadere, mentre il boss dei Vongola rispondeva:
“Una guerra”.
“Uccidi il tuo popolo prima
che lo sia?” chiese Skull.
Xanxus lasciò andare la
catena e rispose con un filo di
voce: “Non ho intenzione di uccidere senza motivo”.
“La conquista
uccide” ricordò Skull, posando la catena.
“I soldati, mica il
popolo” gemette Xanxus.
Skull fece una risata gelida.
“I soldati non fanno parte
del popolo? Spesso sono
contadini, gente che vuole la nazionalità, ragazzini parte
di famiglie”
rispose. Si allontanò lungo il giardino.
“Troverò un
nuovo metodo di conquista” disse Xanxus,
inseguendolo.
Skull si fermò, dandogli
le spalle.
“Sai perché sei
un purosangue e tutti ti chiamano bastardo?”
cambiò discorso.
“Vorrei davvero
saperlo” esalò Xanxus, con aria stanca.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Bonkon ***
Cap.3 Bonkon
La fiamma costante,
che è in uno Status differente da tutti voi
I deboli faranno
meglio a venerarmi.
Skull ricominciò a
camminare e raggiunse la sua
motocicletta, appoggiata contro una statua di marmo ritraente una donna
con
un’anfora.
“Tutte le grandi famiglie
discendono da un’unica, tranne una”
spiegò.
“I Simon?”
tentò Xanxus, giocherellando con la mezza perla
che teneva tra i capelli ferma con un laccetto.
“Le fate. I Simon era uno
dei primi rami cadetti della
stessa famiglia” rispose Skull.
Xanxus lasciò andare di
colpo la mezza perla e allontanò le
mani così velocemente da far ondeggiare la sua coda di
procione.
“Le fate?”
domandò sorpreso.
“Notate le ali sulle spalle
di Tsuna quando attiva i suoi
poteri da divinità? Ultimamente so che le sta allenando
parecchio per evitare
che l’oscurità che avete imprigionato vi
scappi” disse Skull, voltando il capo.
“Sì, le ho
notate. Chi non le ha notate?” domandò Xanxus.
< Hanno preso la sua
iscrizione alla scuola delle
divinità per settembre, una volta finite le medie a
Namimori, proprio per
quello. Il bambino non fa altro che svolazzare e ho l’ansia
che quando andrà a
Tokyo diventerà un bersaglio proprio per la sua
vistosità > pensò.
Skull si strinse l’addome.
“Settimo cercò
di cambiare le cose, alleandosi con le
creature fatate. I veri nemici dell’unica famiglia. Quella
tra Vongola e
Atlantidesi, tra Agartha e demoni, è una guerra civile della
famiglia
originaria. Per questo i Vongola puniscono nel sangue i traditori
interni”
spiegò.
< Quel movimento…
Sembrava uno spasmo. Non è che sta
male? > si domandò Xanxus.
“Quindi sono tutte guerre
civili tranne quelle con le fate?”
chiese.
< Probabilmente la regola dei
Vongola di essere uniti
nasce proprio dalla necessità non si creassero guerre civili
all’interno delle
fazioni già impegnati in una guerra civile >
rifletté.
“Le altre creature fatate o
si sono estinte o hanno cambiato
in parte il loro DNA. Hai notato che adesso gli elfi sono tecnologici?
Era per
non essere sterminati. Le fate sono puriste, piccole e
caparbie” spiegò Skull.
“…
Tsuna…” esalò Xanxus.
“Sei l’unico
figlio del ‘vero’ Nono ad avere sangue fatato,
come il fratello.
Vedi, gli dei originari si
stabilirono al centro della
Terra. Schiavizzarono gli uomini e mischiarono il loro sangue con essi,
creando
la stirpe originaria. Che dominò il mondo.
Capisci perché
mezzosangue?” domandò Skull.
Xanxus si massaggiò la
fronte, avvertiva un fastidio alle
tempie.
< Vero Nono? Perché
quello che conosco io è falso?
Spiegherebbe strane frasi che dicevano Levi e mia madre, ma…
Ah, non ho tempo
per pensare anche a questo.
Quello che mi sta dicendo questo tipo
è già abbastanza
complesso e non devo perderne niente se voglio davvero fare il re
> pensò.
“Perché sono
mezzofata?” tentò.
Skull ghignò e si
leccò i denti bianchi.
“Squalo è
mezzostrega. A ognuno il suo” scherzò.
Xanxus tentò un sorriso.
“Una bella
accoppiata… Però che vuol dire?”
s’informò.
Skull si mise davanti a lui e
piegò il capo, guardandolo in
viso, le mani sui fianchi.
“I maledetti dagli dei sono
o streghe o alchimisti. Per
quanto sia un’arte che si può imparare, di solito
si eredita sin dalla nascita.
I mezzosangue in quel senso sono mezzi maledetti. Anche i traditori che
non
vengono uccisi, come Daemon, vengono maledetti a quel modo”
spiegò.
“Ricardo era alchimista
mezzostrega” esalò Xanxus,
avvertendo un dolore lancinante alla testa.
< Non so perché lo
so, ma lo sento… Ecco che sento
nuovamente quella sensazione d’intorpidimento. Forse non sono
i postumi del
ghiaccio, forse è altro > rifletté.
“Sai da che famiglia
discendono i Vongola?” chiese Skull,
sporgendosi verso di lui.
“Dai Borbone”
rispose Xanxus.
“Chi erano?”
chiese Skull, guardandolo ritirarsi.
“Erano
gl’imperatori del pianeta?” tentò
Xanxus,
massaggiandosi la spalla.
“Non ti vedo molto
convinto” gli soffiò Skull in faccia.
“No, ne sono
convinto” brontolò Xanxus, indietreggiando.
“Erano i sovrani del
pianeta tranne America, Giappone e
Cina. Ed ovviamente non possedevano né Atlantide,
né Agartha, né Laputa”
spiegò
Skull.
Xanxus si grattò la testa.
“Il re dei Borbone, Pietr,
non aveva conquistato Laputa e
Atlantide?” domandò.
< Se ricordo bene,
c’era scritto questo nei libri che
stavo studiando prima del congelamento > rifletté.
“Laputa è
caduta, Atlantide resiste. Agartha è alleata solo
perché ne ha sposato la regina e l’ha promessa in
sposa nelle sue molte
reincarnazioni ai suoi discendenti. Contaminando la sua stirpe a tal
punto da
fargli sviluppare un demone” spiegò Skull,
tornando alla sua moto.
“Quindi è per
questo che i Vongola finiscono per avere un
demone?” chiese Xanxus, guardando le fattezze della statua.
< Mi deve dire qualcosa?
> pensò.
“Sicuro sia quello il tuo
interesse?” domandò Skull, tirando
su il cavalletto.
“Non te l’avrei
chiesto altrimenti” borbottò Xanxus.
“Sì ed
è per questo che abbiamo un diapason che ci divide
dal nostro demone, sdoppiandoci” rispose Skull.
“Ho capito”
borbottò Xanxus, allontanandosi.
“Il dio degli dei venne
ucciso dalle altre divinità per
prendere il suo potere” disse Skull, dando gas.
Xanxus corrugò la fronte.
“Il suo uccisore
sposò la dea moglie del dio degli dei”
proseguì Skull, mettendo in moto.
“Cosa c’entra con
quello che stavamo dicendo?” si lamentò
Xanxus, vedendo che gli girava intorno.
“La madre di Giotto, moglie
di Pietr, regina di Agartha, è
questa dea. Che ora si è gemmata fino ad essere Aria e
presto sarà Yuni. Lei,
il cielo degli arcobaleno…” spiegò
Skull.
“Bah, Squalo mi aveva
accennato qualcosa del genere. Per
questo io ero promesso a una tipa blu, forse…”
rifletté Xanxus, grattandosi la
testa.
“Ti chiarisco le
idee… Tu sei promesso ad Aria, Tsuna a Yuni”
disse Skull, distanziandolo lungo una stradina di ciottoli.
“Lo so, lo so.
Però ero anche promesso alla contessa di non
mi ricordo cosa…” brontolò Xanxus,
inseguendolo.
“La contessa
l’hai uccisa” disse Skull, fermandosi davanti
al cancello.
“Giusto”
borbottò Xanxus, mentre Skull parcheggiava
nuovamente.
“Non mi chiedi chi sono i
signori degli altri paesi?”
domandò, scendendo dalla motocicletta.
“L’imperatore
della Cina, l’imperatore del Giappone e il
presidente dell’America…”
enumerò Xanxus.
“Ti aveva parlato di una
famiglia unica” lo richiamò Skull,
iniziando ad aprire il cancello.
“Evidentemente Borbone,
presidenti e imperatori discendono
tutti dalla stessa famiglia” disse Xanxus, mentre si sentiva
un cigolio.
Strofinò gli stivali sul ciottolato, togliendosi il fango
che si era solidificato
dagli stivali. “A quale famiglia?”
domandò.
“La dea e il nuovo dio
degli dei fondarono Agartha e il loro
figlio primogenito conquistò tutta la Terra. Anche Atlantide
e Laputa, qui creò
l’oggetto con cui cambiare DNA alle creature fatate che si
piegavano a lui.
Tutte le altre, come gli umani che si ribellavano, li spazzò
via” spiegò Skull,
finendo di aprire il cancello.
“Quindi discendiamo tutti
da questo figlio del dio degli dei
e regina?” domandò Xanxus.
“E
dell’umana che
costrinse a sposarlo, fondendo le specie” disse Skull,
mettendosi sulla moto.
“Ah” disse
Xanxus, mettendosi davanti alla moto.
“Per questo Pietr secoli
dopo dovette cambiare le fiamme.
Avevano perso troppo dei poteri divini, le fiamme antiche non potevano
più
padroneggiale e perciò creò un nuovo
tre-trinisette” rispose Skull, posando i
piedi per terra.
“Un nuovo cosa?”
domandò Xanxus, afferrandolo per il polso.
Skull rabbrividì,
rispondendo: “Un tempo c’era un
trinisette, ora, quello che voi conoscete come trinisette, in
realtà sono tre
trinisette”.
“Quindi ci sono tre
trinisette?” chiese Xanxus, guardandolo
in viso.
“Altrimenti dove
collocheresti la fiamma della terra?” gli
domandò Skull.
“Qual è il nome
della famiglia?” lo interrogò Xanxus, la
luce del sole illuminava una goccia viola sulla guancia di Skull.
“I Bonkon”
rispose Skull. Un fulmine cadde dal cielo, Xanxus
saltò all’indietro, rabbrividendo.
“Che
caz…” sussurrò.
< Quindi compresi americani,
atlantidesi, etc.
discendiamo tutti da questi qua > pensò.
“Byakuran ha cercato di
cambiare questa realtà tentando di
possedere tutti i poteri attraverso gli oggetti di tutti i trinisette,
ma ha
finito sempre e solo per distruggere l’universo e fallo
ripartire da capo,
creandone a cascata altri quasi uguali e paralleli”
spiegò Skull.
“Quindi è
immutabile?” domandò Xanxus, afferrandogli il
braccio.
“Quando Giotto decise di
non fare il re obbligando il
fratello a diventare reggente, il tempo si è così
distorto che ha sfogato la
sua immutabilità nel fare in modo che tutto si ripetesse
sempre uguale da lì in
poi. Legando a un giuramento di amicizia, divenuto di
schiavitù, tutti i suoi
amici. Compresi quelli delle altre famiglie, incatenandoli ai diversi
anelli o
oggetti del trinisette. Compresa sua moglie, che si legò al
ciucciotto del
Cielo” rispose Skull.
“Quindi tutto si ripete
perché Giotto non ha voluto fare il
re?” chiese Xanxus e sentì l’altro
rabbrividire.
“Giotto aveva in mano il
destino del mondo, un peso troppo
gravoso per le sue gracili spalle. Avresti perdonato Tsuna nel non
volersi
prendere responsabilità, perché lui
no?” questionò Skull, abbassando la visiera
del casco.
“Perché
così ha condannato tutti quanti? Tsuna non ha
condannato nessuno” ringhiò Xanxus, ed
aumentò la stretta.
“Sei sicuro?”
domandò Skull.
“Sì”
ringhiò Xanxus.
Skull si liberò dalla
stretta e chiese: “E i Dieci anni nel
futuro?”.
“Quelli sarebbero successi
solo se diventava Boss” disse
Xanxus.
Skull si liberò dalla
presa con il tonfa.
“No, è
l’universo che cambia per farlo essere tale proprio
quando si rifiuta. Come si è ribellato alla scelta di
Giotto” ruggì.
“L’’universo
dovrà adeguarsi!” sbraitò Xanxus.
“Più probabile
ci uccida tutti” ribatté secco Skull,
rimettendo il tonfa al suo posto.
“Non puoi costringere
qualcuno ad essere quello che non è”
disse Xanxus secco.
“Se ignori lo spaziotempo,
finiremo per morire tutti”
rispose Skull.
Xanxus si mise nuovamente davanti
alla motocicletta.
“Ci deve pur essere un modo
per sbloccare il tempo” disse
secco.
“Solo il nuovo imperatore
supremo di Agharta e del mondo, un
nuovo Bonkon, potrebbe cambiare il destino e risvegliare il dio degli
dei: il
re dormiente” mormorò Skull con voce tremante.
“Quindi qualcuno dovrebbe
diventare l’imperatore del pianeta
e degli dei?” domandò Skull, le sue iridi rosso
tramonto si tinsero di
sfumature più scure.
“Solo chi ne
sarà degno” rispose Skull.
“E
come scopriamo
chi ne è degno?” tentò Xanxus.
“Ti senti tu un
dio?” lo interrogò Skull, con tono serio.
“Posso diventarlo se
serve” ribatté secco Xanxus,
conficcando le punte delle scarpe.
“Cosa vuoi Xanxus?!
Fare il boss?
Fare il dio?
Fare il re?” lo
incalzò Skull.
“Occuparmi delle persone
che contano su di me, anche a costo
di cambiare lo spazio-tempo” rispose Xanxus.
< Non ce la faccio, non
adesso, non dopo quello che è
successo con Squalo, ma devo > pensò.
“Non credi di
sopravalutarti?” lo sfidò Skull.
“Sono abbastanza forte per
farcela” disse deciso.
“Anche immodesto”
rispose Skull, rialzando il cavalletto.
Xanxus rise.
“Mai detto di non
esserlo” ammise.
“Richiamami quando avrai
deciso cosa vuoi fare precisamente”
rispose Skull e partì con la motocicletta, attraversando il
cancello.
|
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Capitolo 4 *** Cap.4 Il risveglio del Boss ***
Cap.4 Il risveglio del Boss
Permetterò
a chiunque di seguirmi
La
mia suprema superbia
Squalo era appoggiato contro la
parete, con le braccia
incrociate. Aprì e chiuse le dita della protesi, coperte dal
guanto di pelle
nera.
"Vooooi! Per quanto hai ancora
intenzione di ignorare
quello che è successo?" domandò.
Xanxus alzò lo sguardo
dalle pile dei fogli di carta davanti
a lui e le sue iridi rosso fuoco brillarono.
"Amore, non ho nessuna intenzione di
ignorare né te né
la situazione mai più. Ho ripreso in mano tutto quello che
avrei dovuto
controllare da prima e…
Credo di aver finalmente capito che
fine fanno i soldi dei
Vongola" disse atono.
"Non erano le famiglie che pagavano
al CEDEF invece che
a noi?" ringhiò Squalo, sporgendosi.
< Di solito odio quando fa il
contabile, si estranea da
tutto... però è anche vero che è
dannatamente intenso in quei momenti. Diamine,
sembro quel moccioso di Sawada…
Ieri finalmente ho avuto la mia
connessione e sono scoppiato
a piangere > rifletté.
"Ho risolto quel problema parecchio
tempo fa. Quando
hanno visto che gliele richiedevo di persona e dovevano pagare il
doppio, hanno
iniziato a pensarci due volte" rispose Xanxus. Ghignò
mostrando i denti
candidi.
"I soldi sono iniziati a sparire da
quando è apparsa la
famiglia Carcassa. Non ho mai visto nessuno dei loro uomini a parte
Skull.
Chiederò informazioni a lui, ho anche un discorso da
concludere con lui. E vediamo se
dovrò sbranare un 'corpo'
già morto" minacciò.
Squalo rabbrividì di
piacere al suo tono caldo.
"Recupero Reborn. Quel dannato hitman
sa sempre dove
sono gli altri Arcobaleno, soprattutto il suo 'Valletto'" disse.
Xanxus abbassò lo sguardo
e assottigliò gli occhi.
< Questa sensazione...
> pensò.
Squalo avvertì una fitta
al moncherino e impallidì.
****
Tsuyoshi rabbrividì, si
portò un fazzoletto al viso e
starnutì rumorosamente.
La porta di legno si aprì
con un fruscio e il venditore alzò
il capo, facendo ondeggiare la fascetta candida che indossava.
"Taki, sei tornato prima?"
domandò.
Skull avanzò e Tsuyoshi
socchiuse gli occhi, guardando il
visitatore togliersi il casco.
"Fa ancora 'strano' pensare che non
siete più dei
bambini. In ogni caso, Taki's sushi buongiorno. Desidera?"
domandò.
Skull aveva lo sguardo spento e si
muoveva con passi
meccanici, i capelli gli ondeggiavano intorno al viso.
"Non sono venuto per il sushi, ma per
la tua vita"
disse gelido.
Tsuyoshi indietreggiò
dietro il bancone.
< Merda! Taki me lo avevo
detto del futuro. Benedetto
ragazzo sia sempre lodato. Ho costruito un'uscita di emergenza proprio
per
quello >. Finse di cadere e attivò un pulsante nel
pavimento, aprendo una
botola nascosta sotto un tappeto.
"Mi dispiace, quella non è
sul menù" ironizzò.
Skull batté un paio di
volte le palpebre.
"Lo sai perché Xanxus
è finito sotto ghiaccio?"
domandò.
Tsuyoshi si rimise in piedi.
"Di che parli? Lui ha messo Vongola
Luigi sotto
ghiaccio, me lo ha detto Iemitsu" ringhiò.
"Xanxus è Luigi Vongola. E
tu non avresti potuto impedirlo,
la tua fedeltà va ancora a Manuel" disse atono Skull,
estraendo dei tonfa
lunghi due volte lui.
< Non fa sul serio se tira
fuori quelle armi > pensò
Tsuyoshi e un rivolo di sudore gli scese lungo il viso.
"Manuel non avrebbe mai fatto del
male alla sua adorata
perla nera! Non osare parlare così solo perché
è morto!" sbraitò.
"Primo rivuole la sua perla e Manuel
è intenzionato a
dargliela" spiegò Skull.
Tsuyoshi mise la mano dentro la
casacca blu del kimono e ne
trasse un coltello da pesce, lo nascose dietro la schiena.
"Primo... aspetta... NeoPrimo dentro
Tsuna in realtà è
Giotto? Volete far possedere i ragazzi" esalò.
"Sei sempre stato molto intelligente,
mio re
rosso" disse una voce cavernosa.
Tsuyoshi impallidì e fu
scosso da una serie di tremiti, un
gigante spazzò via il tetto del negozio e si fece avanti. I
suoi capelli biondi
gli ondeggiavano intorno al viso e le sue spalline metalliche
oscuravano il
sole.
"Manuel" esalò Tsuyoshi,
cadendo in ginocchio.
"Ti sciolgo dalla tua promessa. Puoi
anche morire se ti
aggrada" disse Manuel. Lo trafisse da parte a parte con una bacchetta
per
il sushi.
Tusyoshi si piegò e
vomitò sangue.
< Sarebbe facile, morire
adesso. Lo volevo, ma... ho una
collana di perle adesso > pensò. Le lacrime gli
rigarono il volto, balzò
all'indietro, dalla sua ferita sgorgava sangue. Aprì la
botola e vi calò
all'interno, della terra rosso sangue la sigillò.
*****
Belphegor rabbrividì
quando la porta della casa iniziò a
tremare, sotto dei colpi sempre più forti.
"Apritemi! Aiuto! HO BISOGNO DI
AIUTO!" sbraitò
Tsuyoshi da fuori.
Takeshi corse alla porta e la
spalancò, il padre gli ricadde
di sopra.
"Papà! Che diamine
è successo?!" gridò Yamamoto.
"Arriva! Sta arrivando! Dobbiamo
barricare la
casa" gemette Tsuyoshi.
Xanxus raggiunse l'entrata, la
casacca gli ondeggiava dietro
le spalle.
"Chi cazzo sta arrivando?!"
ruggì.
"Il Nono sta per spazzarci via"
gemette Tsuyoshi,
nascondendo il viso nell'incavo del collo del figlio.
"Voooi! Il vecchio non ha tutta
questa potenza ed è
anche morto!" urlò Squalo.
Takeshi fece entrare il padre in
casa, Levi chiuse di scatto
la porta con un tonfo.
"Boss, si tratta di Manuel" disse
gelido, mentre
degli ombrelli neri iniziavano a vorticargli intorno.
|
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Capitolo 5 *** Cap.5 Fuga in Cina ***
Cap.5 Fuga in Cina
L'ira
di cui tutti hanno paura.
“Shishishi.
Ho
radunato tutti gli abitanti ed ospiti della casa. Siamo
parecchi” disse
Belphegor.
“Io ho barricato la
casa” fece rapporto Lussuria. Incassò il
capo tra le spalle e sospirò. “Anche se niente
sembra fermare il cielo Vongola
di quel tizio. Sarà anche biondo con gli occhi azzurri, con
fattezze eteree, ma
mena esattamente come te” ammise.
Xanxus digrignò i denti.
“Boss, io lo conosco. Le
mie illusioni sono inutili contro
di lui” gemette Mammon.
“IO ESIGO DI SAPERE CHI
E’!” sbraitò Xanxus. Ci fu uno
scoppio di fiamme intorno a lui e diverse grida.
“Non davanti ai
bambini!” gridò Anya. Era intenta a
detergere la ferita di Tsuyoshi, Takeshi era in ginocchio davanti al
divano su
cui avevano steso suo padre.
Tsuna si grattò la
guancia, tremante.
< Hanno richiamato persino il
sosia di Xanxus, il cugino
Ricky. La faccenda è seria, non li ho visti così
agitati nemmeno contro
l’oscurità.
Forse perché il nostro
sesto senso Vongola ci sta avvertendo
che è un pericolo come non ne abbiamo mai visti prima?
Persino Mukuro sembra
l’originale e non un’illusione. Se ne sta
lì, silenzioso più di Chrome, con i
suoi uomini nascosto dietro Kusakabe > rifletté.
“Io l’ho
intravisto quando ha distrutto l’entrata per il
passaggio segreto sotto la casa. Si tratta di un gigante, come nei
film” esalò
Kyoko, abbracciando Haru.
“Per questo nelle
telecamere non si riesce mai a inquadrarlo
a figura intera” disse Bianchi.
La porta dietro di loro si
spalancò e ci furono diverse
grida.
Reborn entrò e tutti lo
guardarono con gli occhi sgranati.
“Se-sei…
adulto…” esalò Gokudera.
“Il patto che avete fatto
con il dio degli dei del momento
ha funzionato. Anche io sono adulta, la mia è solo
un’illusione per comodità”
spiegò Mammon.
“Se Skull non cambiasse
stazza quando vuole, l’avremmo
capito prima” mormorò Takeshi, corrugando la
fronte.
< Perché Manuel ha
attaccato mio padre? Mi sembra strano
sia tornato dalla morte per fare tutto questo. Non ho abbastanza prove,
ma
tutto questo sembra nascondere altro > rifletté.
“Caooos! Dobbiamo
scappare… venite, ho attivato un
teletrasportatore. Vediamo di darci una mossa, o Tsuyoshi
morirà” spiegò
Reborn. I ciuffi ricci ondeggiavano ai lati del suo viso.
“Peace e Love, non ti ho
mai visto così spaventato” disse
Lussuria, giocherellando con le dita delle mani.
Gli occhi di Xanxus dardeggiavano,
mentre quest’ultimo
gridava: “Chi cazzo è alla porta?! Cosa diamine
sta succedendo?! Chi ti fa
credere che scapperò e perderò Villa
Vongola?”.
Reborn accarezzò
Léon sulla sua spalla e corrugò la fronte.
“Vi fidate di
me?” domandò.
Xanxus si passò le mani
sulle else delle pistole, da fuori
proveniva tonfi ed esplosioni.
“Perché dovremmo
farlo, hitman?” domandò. Si udì il
suono di
ceramiche e marmo che andavano in pezzi, mentre sulle finestre
corazzate
s’infrangevano resti di statue.
“Xanxus è il
più forte, ma se Reborn dice così… iiiih! Tutto questo è
l’inferno!”
piagnucolò Tsuna, portandosi le mani ai capelli castani. Si
piegò su se stesso,
Gokudera lo abbracciò, mentre Hibari estraeva i tonfa.
“Se Manuel entra,
spazzerà via tutti e ti rapirà Xanxus. Non
sei pronto per il vero Nono” spiegò Reborn. Erano
partiti diversi allarmi e gli
schermi di Lussuria mandavano una serie di segnali di errori.
“Voooi! Allora tu
sapevi!” gridò Squalo, indicando con la
punta della spada Reborn.
“Seguitemi, ora…
Se lo fate, vi spiegherò tutto. Vi dirò la
verità…” promise l’hitman.
“Dove dobbiamo
andare?” chiese Levi, la voce tremante. I
suoi occhi erano arrossati e le lacrime gli avevano rigato il volto.
“Non posso crederci. Pensi
che io non possa vincere, proprio
tu?” ringhiò Xanxus.
Leviathan negò con il
capo, gli ombrelli mandavano dei
fulminelli verdi.
“Boss, quello è
un santo. Userà ogni tipo di potere cosmico
per portarti con lui. Spazzerà via tutti solo per farti
passare dalla sua
parte” esalò.
Xanxus corrugò la fronte,
vedendolo boccheggiare.
“Xanxus, userà
dei trucchi!”. S’inserì Takeshi.
“La porta presto
cederà!” gridò Hayato.
“Al diavolo, facci strada
Hitman” ordinò Xanxus.
< Ti giuro che
tornerò, nono. Che tu sia vero o che tu
sia falso, appena avrò scoperto come annientare i tuoi
trucchi, tornerò.
Assaggerai l’ira che tutti hanno imparato a temere! >
pensò.
“Dove si va,
all’estremo?” chiese Ryohei, mentre la comitiva
seguiva Reborn.
“Nell’unico posto
in cui Manuel non oserà mai andare perché
terra dei discendenti del primo infetto: la Cina… Hibari Lee
ci aspetta” disse
l’hitman.
“Eeeeh?! Hibari Lee? Il
padre di Hibari è tornato
addirittura in Cina?” domandò Tsuna.
< Certo che Reborn
così è molto più spaventoso. Da adulto
sembra un altro e non mi è difficile credere che sia uno
degli hitman più
potenti al mondo.
Sembra un vero mafioso >
pensò.
“No, il vero Hibari
Lee” rispose Reborn, aprendo un
passaggio segreto nel muro.
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Capitolo 6 *** Cap.6 L’amore del ‘gatto’ ***
Cap.6 L’amore del
‘gatto’
La rabbia amplificata
e l'anima vendicativa e isolata.
Giotto aprì il proprio
orologio e guardò la scritta incisa:
“GIVRO ETERNA AMICIZIA”. Scosse il capo, facendo
ondeggiare i capelli color oro
e rimise la fotografia in bianco e nero al suo posto. Richiuse
l’orologio da
taschino e lo rimise nella tasca, il mantello nero gli ondeggiava
dietro le
spalle, svolazzando.
“Non avrei mai voluto
vincolarmi a me. Ora siamo legati
oltre la morte” disse.
“Non è stata
colpa tua…” mormorò Gabriel. Lo
raggiunse da
dietro e gli posò una mano sulla spalla.
“… Tu eri l’unico che davvero credeva
in quell’amicizia”.
Giotto si voltò e lo
guardò in viso, poggiandogli la fronte
sulla sua.
“Tu sei l’unico a
credere che io sia l’originale. Persino
per mio fratello io sono l’unico falso”
sussurrò.
“Avessero anche ragione
loro, tu sei l’unico con un cuore.
Tu volevi il bene di chi amavi, loro sono solo dei mostri e degli
ipocriti”
ribatté Gabriel.
Giotto gli passò le mani
tra i capelli rossi, gli accarezzò
la guancia dove aveva il disegno di un rampicante d’edera e
annusò il suo
odore, sapeva di fumo.
“Io ti amo”
mormorò Gabriel.
Giotto chiuse gli occhi e lo
baciò con passione,
intrecciando le loro lingue.
< Forse è proprio
perché ero l’unico che provava dei
sentimenti reali, che per punirmi mi hanno rinchiuso in questo anello.
Non
volevo essere un re, non volevo essere un mafioso, volevo solo vigilare
sulla
mia gente. Questo mondo non ha bisogno di tiranni, ma di democrazia
> pensò.
Gabriel rabbrividì
sentendo le mani dell’altro sulla sua
schiena.
< Ho preferito lui persino
rispetto al mio gemello, alla
libertà… ad Atlantide stessa. Avrà per
sempre la mia fedeltà a prescindere
dall’incanto di un orologio > pensò.
Il bambino
si strusciò
contro le gambe del padroncino, lo sentì accarezzargli la
testa, passandogli le
dita sottili tra i capelli. Miagolò, facendo un verso simile
a delle fusa, e si
rotolò per terra.
La stuoia
che
indossava come unico indumento si sollevò.
Daemon
sospirò, si piegò
in avanti e lo coprì, scuotendo il capo.
“Giotto,
non dovresti
trattarlo come un gatto. Non è un animaletto… Lo
so che tuo padre ti ha detto
che gli schiavi…”. Iniziò a dire.
Il cugino
negò il capo
vigorosamente, facendo ondeggiare i capelli color oro.
“No,
Gabriel non è uno
schiavo. Lui è il mio fidanzato” disse Giotto.
Daemon
inarcò un
sopracciglio.
“Tu
devi essere nuovo.
Giotto, ti sei diviso di nuovo?” domandò.
Gli occhi
coloro oro
di Giotto si fecero liquidi, mentre lo guardava con aria confusa.
“Diviso?”
domandò,
battendo le palpebre.
Gabriel
cercò di
slacciarsi il collare, facendo suonare la campanella che vi era legata.
“Lui
è quello vero.
Gli piacciono le sogliole” disse.
Il bambino
più grande
sospirò, i capelli ad ananas sulla sua testa ondeggiarono.
“Lo
prendo per un sì.
Se continui a dividerti, alla fine perderò il conto.
Non posso
occuparmi di
tutti i te se non so nemmeno che ci sono”
brontolò, incrociando le braccia al
petto.
Giotto si staccò,
riprendendo fiato.
“Voglio aiutare Xanxus.
Lui… Lui vuole finalmente eliminare
la schiavitù” mormorò.
“Tuo fratello mi ha
già liberato. Potremmo stare insieme, se
tu volessi” disse Gabriel.
Giotto gli sorrise.
“A dividerci sono gli altri
me, ma sono convinto che Xanxus
possa sconfiggere anche quelli… Però, per fare
questo ho bisogno del tuo aiuto.
Tu e tuo fratello, essendo due,
potete darvi il cambio per
uscire dall’anello. Dovete avvisare Xanxus che
c’è un quadro attraverso cui può
evocarci fuori dall’anello anche senza qualche motivazione
importante legata ai
Vongola” disse.
“Come desideri”
sussurrò Gabriel.
< Non mi fido del suo
discendente. In lui vedo un’anima
vendicativa e vuota rosa dall’ira. La stessa rabbia
amplificata che divorò suo
figlio Riccardo.
Spero di sbagliarmi, che abbia
ragione lui a dargli fiducia…
Lui che tutti hanno sempre voluto
rimanesse come un bambino,
che fosse re e divinità pur rimanendo puro >
pensò.
Giotto gli mordicchiò il
labbro.
“Grazie, amore
mio” soffiò.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Black pearl ***
Cap.7 Black pearl
Giaci a terra in
disperazione.
Xanxus accavallò le gambe
e sorseggiò il contenuto del
bicchiere di vetro, assottigliando gli occhi.
“Voooi! Sapevi che quel
vecchio bastardo era un falso e non
hai detto niente?!” gridò Squalo, tirando un
calcio alla porta chiusa. Questa
tremò, l’intelaiatura di legno
scricchiolò, mentre il telone bianco tremò,
mostrando delle ombre deformate.
Reborn era in piedi accanto alla
finestra, di fronte a
Xanxus.
“Io e Iemitsu siamo
impegnati in un progetto più grande.
Ufficialmente Iemitsu è il capo di quella rivolta che basa i
suoi ideali nella
liberazione dei guardiani.
Con le tecnologie atlantidesi, dei
possessori di fiamme
minori, possono impossessarsi delle fiamme dei centri. Per questo
Timoteo
poteva utilizzare il Cielo del vero Nono” spiegò
l’Hitman, nascondendosi il
viso col cappello. “Facendomi corrompere dai soldi non ho
destato sospetti.
Chiunque abbia osato dire la verità o è morto, o
è stato rinchiuso come pazzo”.
Xanxus guardò il proprio
riflesso sul vetro.
“Dimmi soltanto una cosa.
Quel gigante, il Nono, è mio
padre?” domandò roco.
“Io vorrei anche sapere
cosa diamine c’entra questa rivolta
con la presenza di un falso Nono” sibilò Squalo.
Si coprì la bocca con la mano
e si sedette sul davanzale della finestra, incassando il capo tra le
spalle.
“Sì,
Xanxus…” disse Reborn. Accarezzò la
box-arma sulla sua
spalla, Léon fece schioccare la lingua, afferrando una mosca
al volo.
“Questo vuol dire che Boss
è l’erede” ringhiò Squalo.
< Mi chiedo se i bambini si
stiano ambientando bene. Si
sono ritrovati all’improvviso in Cina!
Kyoya si ricordava bene casa sua,
anche se c’era stato da
molto piccolo, e gli sta mostrando le loro camere. Però
questo posto non mi
sembra per niente sicuro.
Lussuria mi ha anche promesso che
controllerà che anche gli
altri Varia si sistemino e che starà attento che i piccoli
avvertano le loro
famiglie.
Non avrei mai voluto coinvolgere
tutti in una situazione
come questa > rifletté, pallido in volto.
“Quel dannato. Si presenta
solo per farmi rischiare di
saltare il matrimonio. Non posso prepararlo in Cina”
ringhiò Xanxus.
Reborn inarcò un
sopracciglio.
“Principe,
perché le vostre priorità hanno smesso di
sorprendermi?
Comunque, per rispondere a Squalo, il
colpo di stato è stato
fatto in nome di quella rivolta. In realtà
c’è qualcun altro dietro” disse.
“Fammi
indovinare… Giotto?” lo interrogò
Xanxus, i suoi
occhi rossi brillarono di riflessi color rubino.
Reborn fece roteare la sua pistola.
“Non ne esiste soltanto
uno”. Socchiuse gli occhi e ghignò.
“Però questo dovresti saperlo, visto che ne
hai ucciso uno”.
Xanxus ghignò.
“Ha assaggiato la furia del cielo
invernale…”. Si voltò verso Squalo e
corrugò la fronte. “Tu avevi parlato di un
padre padrone quel giorno, quando sei scomparso la prima
volta” sussurrò.
< Ultimamente me lo faccio
rapire fin troppo spesso. Mi
devo dare una cazzo di svegliata > pensò.
Squalo annuì.
“Sì, tecnologia
atlantidese, tutto quadra…” bisbigliò
Squalo. Si massaggiò il collo, sotto i lunghi capelli.
“Voooi! Non credo di
averci capito tanto. Ho inseguito un bambino che sembrava figlio
nostro. Nel
senso che sembrava una piccola fusione tra noi due, non uno degli altri
mocciosi.
Però era un
ologramma… e c’era l’ologramma anche del
gigante. Però… però era tipo di un
altro colore, rosso forse…
Era tutto molto confuso, mi sembrava
un sogno. Per questo ho
preferito aspettare per parlartene bene” spiegò.
“Feccia, lo so. Se avessi
voluto saperlo subito ti avrei
obbligato a sputare il rospo. Probabilmente questa tecnologia
atlantidese gli
ha cambiato colore di capelli.
Non mi stupirebbe fosse rosso. Avendo
io gli occhi rossi,
avrebbe senso del sangue Simon” disse Xanxus.
< Quadrerebbe anche con alcune
cose che mi ha fatto
intuire Skull > rifletté, grattandosi la spalla sotto
la casacca. “Che cazzo
vuole quel ‘vecchio’ da me?!”
ringhiò.
“Rapirti. Il Giotto da cui
prende gli ordini ti vuole
prigioniero ad Atlantide come lui” sussurrò
Reborn. Corrugò la fronte. <
Forse dovrei parlargli del fratello… Però non
ora. Vorrebbe andare a salvarlo.
Poi scoprirebbe del suo rapporto con Squalo e darebbe di matto. Non
è
dell’umore migliore, potrebbe fraintendere >
rifletté.
La porta si aprì e ne
entrò Lee, socchiudendosela alle
spalle.
“Io ero la nuvola di
Manuel. Nessuno di noi si aspettava
fosse vivo, men che meno il suo Capitano dei Varia” disse.
Indossava un lungo kimono
blu notte decorato con dei fiorellini dorati.
“Sei moro”
notò Xanxus.
Lee annuì.
“Tutti i guardiani erano grigi di capigliatura
tranne me. Per questo la doll ha i capelli grigi, una svista
comprensibile”
spiegò.
Squalo serrò un pugno.
“Vooooi! Perché diamine stai
rinchiuso qui mentre un pazzo fa delle nefandezze là fuori a
nome tuo e
maltratta tuo figlio?!” sbraitò.
Lee socchiuse gli occhi.
“Una maledizione. Se io
lasciassi questo palazzo tempio qui
in Cina e mia moglie il tempio in cui vive a Namimori, uno Yokai si
prenderebbe
l’anima di nostro figlio rinchiudendola in un albero di
ciliegio” spiegò,
sedendosi stancamente in una poltrona.
“Tsuyoshi sta
morendo?” domandò Reborn.
“Sta lottando per suo
figlio, ma un Capitano non sopravvive
se il suo Boss gli ordina di morire. Credo sia riuscito a sopravvivere
fino ad
ora ripetendosi che Manuel era posseduto e non era un vero ordine, ma
non so se
funzionerà” mormorò Lee.
“Mi state dicendo che il
venditore di sushi era il Capitano
dei Varia del vero Vongola Nono?” chiese Xanxus.
Lanciò una pistola, facendola
roteare in volo, e la riprese con mano ferma.
“… Ed
è anche suo fratello minore. Sono i figli di
Ottava”
spiegò Reborn. Si mordicchiò il labbro.
“Tsuyoshi è il mio centro. Sono sia la
Nuvola della sua Terra, sia il Sole del suo Cielo… un vero
‘caos’”.
“Ci credo bene…
Quando pensate che potremo tornare a casa?”
domandò Squalo.
“Anche tra un paio di
giorni. Non possono rischiare che
Tsuyoshi si riprenda in qualche modo miracolo e ne approfitti per
salvare Manuel.
Lo faranno ritirare ad Atlantide entro un paio di giorni”
spiegò Lee.
“Squalo, noi resteremo qui
finché non avremo rotto la
maledizione di Kyoya. A quel punto torneremo a casa. Scopriremo
perché i
Carcassa hanno ‘i nostri’ soldi… e poi
ci occuperemo del ‘risvegliato’ Nono”
ordinò.
“Un’ultima cosa,
Xanxus. Tu sei ‘la perla’ del vero Nono…
la
sua perla nera” disse Reborn.
Squalo avvertì un brivido
lungo la schiena.
< Mi sento come se avessi
dimenticato qualcosa
d’importante > pensò, massaggiandosi la
testa dolente.
< Non posso lasciare il padre
di Takeshi a giacere nella
disperazione. Se sono la perla, posso ritirare l’ordine del
mio di padre.
Posso salvarlo >
pensò. Sotto lo sguardo degli altri, si
alzò e uscì frettolosamente, aprì la
porta con un calcio e si allontanò con la
casacca che ondeggiava dietro le sue spalle.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Ordine ritirato ***
Cap.8
Ordine ritirato
Non
c'è nessun aiuto, la mia fiamma sta bruciando fino alla fine.
“Sai
i maschi di leoni non sono tutti uguali, ma hanno
una cosa in comune” biascicò Tsuyoshi.
Il
suo corpo esangue era illuminato dalla luce delle
candele, mentre l’ambiente era reso fumoso
dall’incenso.
“Sbranano
i cuccioli degli avversari?” domandò Xanxus.
Si sedette su uno sgabello, dal sedile in tela e l’ossatura
di legno chiaro,
vicino al lettino.
Tsuyoshi
negò a fatica, facendo ondeggiare i capelli
mori.
“Quello
non va sempre così, ma forse è uno dei motivi
che porta i leoni ad essere molto protettivi con i loro cuccioli.
Nonostante
siano molto forti e orgogliosi, permettono ai loro piccoli di giocare
con loro.
Si fanno tirare la coda persino mentre stanno sbranando la loro
preda”
biascicò.
Xanxus
corrugò la fronte.
“Suppongo
questa metafora voglia dire qualcosa”
borbottò.
“Il
leone con le sue femmine, soprattutto la sua
prediletta, può essere dolce o aggressivo, ma in ogni caso
protegge la sua
progenie. Dopo aver mangiato lui, controlla che si sfami la sua
progenie.
Se
una femmina si avvicina mentre uno dei piccoli si
nutre, diventa pericoloso come quando qualcuno vuole far loro del male.
Persino
il suo branco sa che non deve sfidarlo in quei momenti”
esalò Tsuyoshi, aveva
le labbra pallide e il viso segnato da profonde occhiaie.
<
La fiamma del mio spirito, ora che quelle dei
miei poteri sono state rubate, sta giungendo alla sua fine. Mi sto
spegnendo
> pensò.
“D’accordo,
non metafora, ma similitudine naturale.
Spero voglia significare che sta meglio il suo essere così
filosofico” disse
Xanxus, appoggiando le mani sulle ginocchia.
La
sua casacca gli ricadeva pesante sulle spalle.
La
luce delle candele rischiarava i disegni di rondini
sui separé di carta bianca semi-trasparente.
<
Mi ha stupito come abbia creduto in fretta che io
sia la perla del suo boss. Anche se… è
impallidito. Probabilmente si sente in
colpa per il periodo che mi sono fatto sotto ghiaccio >
rifletté Xanxus,
giocherellando con una delle piume tra i suoi capelli.
“Ho
mandato via Takeshi e ti ho voluto parlare da solo
perché volevo capissi un elemento importante. Manuel
è un leone coraggioso ed
io ho sempre accettato la sua debolezza mentale. Per me andava bene se
si
faceva possedere, tenevo a lui in egual modo. Di rendere nuovamente
grandi e
potenti i Vongola non m’interessava, ero pronto a morire per
ricreare i vecchi
fasti e ritrovare i tempi d’oro solo perché me lo
chiedeva.
Io
sono sempre stato un debole a livello caratteriale
e mi andava bene fosse così anche lui.
Però…”
spiegò Tsuyoshi. Si alzò seduto e
guardò Xanxus
negli occhi, specchiandosi nelle sue iridi rosso sangue.
“Lui
non ha saputo proteggere i suoi cuccioli. Nelle
sue possessioni è arrivato a ripudiare i suoi piccoli,
adesso persino ad
attaccarli.
Capisci
perché sono pronto a tradirlo?” domandò
indurendo il tono.
<
Ha la stessa concezione di forza di Squalo. Si
vede che il ‘mio’ Squalo è la mia
leonessa coraggiosa.
Anche
se è il padre di Takeshi, è una madre apprensiva
esattamente come Squalo.
Lù
però li batte entrambi. Non si limiterebbe a
tradire e a minacciarmi. Mi ‘beccherebbe’ a morte
con Pavone sole se non
proteggessi i bambini > pensò Xanxus, annuendo.
“Io
ho quella forza. Nessuno toccherà i miei bambini”
giurò.
Tsuyoshi
gli prese la mano nella propria.
“Ritira
l’ordine che tuo padre mi diede. Dimmi che
posso nuovamente mettermi a rischio e non sarò da meno.
Scopriranno quanto può
ruggire un leone affamato” promise.
<
Si sta riprendendo a fatica e questa sembra una
cosa importante. Taki mi perdonerà se gli dico una cosa
apparentemente
rischiosa > rifletté Xanxus. “Ritiro
l’ordine di mio padre. Mettiti pure a
rischio quanto cazzo ti pare… La feccia può far
ciò che vuole” borbottò. Una
ciocca di capelli mori gli finì davanti al viso.
“Grazie”
biascicò Tsuyoshi, abbandonandosi sul lettino
a braccia spalancate.
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Capitolo 9 *** Cap.9 I Boss dei Vongola ***
Cap.9
I Boss
dei Vongola
La
vendetta, il diniego, l'opposizione, il pagamento.
“Quindi
mi
stai dicendo che ci sono almeno un centinaio di Giotto?”
domandò Xanxus, seduto
davanti al quadro.
Gabriel
negò
con la testa, facendo ondeggiare i corti capelli rossi, aiutando Squalo
a
finire di apporre i sigilli al quadro appeso alla parete.
“No,
non
sono un centinaio. Anche se nei secoli si è andato dividendo
sempre di più, ora
si sono fermati ed è iniziato un altro processo”
spiegò.
“Vooi!
Quale
processo?” ringhiò Squalo, alzando la voce. Fuori
dalla finestra si vedeva i
fiori degli alberi di ciliegio volteggiare mossi dal vento.
“Ci
puoi
dire quanti dovrebbero essere, in linea indicativa?”
abbaiò Xanxus.
“Ce
m’è uno
che definiscono Giotto originale, ed io dico che è
l’unico falso. Questo perché
è vero che tutti gli Giotto vengono da lì, ed
è il più grandicello mentalmente,
anche se fisicamente sono tutti uguali.
Sono
che il
cambiamento è iniziato da lì.
Da
bambini è
successo qualcosa, è diventato cattivo, e da quel momento ha
espulso tutto ciò
che c’era di buono in lui. Man mano, nei secoli, tutti gli
Giotto cambiano
diventando cattivi come quello. Ora solo due, che poi in
realtà sono uno, è
rimasto buono, quello che io definisco ‘l’unico
vero’” spiegò Gabriel,
detergendosi la fronte con la mano.
Xanxus
schioccò
la lingua sul palato.
“Quindi
si
fa possedere come Manuel. Qualcosa alla NeoPrimo di Tsuna”
disse secco.
“Il
mio Boss
ti ha fatto una domanda… Quanti sono?”
sibilò Squalo, raddrizzando il quadro.
“Quello
che
vi ho detto, quello a cavallo, e il cavallo a sei zampe su cui sta che
è un
altro Giotto…”. Iniziò a enumerare
Gabriel.
“Ci
mancava
un Giotto cavallo, che fecce” si lamentò Xanxus,
massaggiandosi il collo.
Gabriel
lo
guardò giocherellare con la sua coda di procione,
proseguendo la spiegazione:
“Sì,
li
chiamiamo ‘Giotto re’; L’avventuriero; Il
destriero o semplicemente cavallo.
Poi c’è Angel, che è il demone di
Agartha di Giotto e assume le sembianze di un
uomo volpe a sette code bianco”.
<
Se
penso che adesso dovrà anche presentarci i vari Boss dei
Vongola, mi rendo
conto che mi conviene registrare la conversazione, o non mi
ricorderò tutte
queste informazioni > pensò Squalo, alzandosi in
piedi.
“C’è
il
Giotto nell’anello, quello che mi ha mandato. Però
quando è morto è stato
diviso dal suo corpo, lui è solo spirito.
Quest’ultimo è stato trasformato in
una doll
“…
Poi c’è
il principe, l’ultimo”. Concluse Gabriel.
Xanxus
fece
una risata gelida.
“Posseduto
o
non posseduto, puoi cominciare a non contarlo più.
L’ho ucciso” disse.
Squalo
lo
raggiunse, sorridendogli, e gli strinse il braccio, poggiandogli la
testa sulla
spalla.
Secondo
Vongola apparve nel quadro, gonfiando il petto.
“Mi
dispiace, perlina nera di papà, ma gli Giotto non possono
essere ucciso.
Benedetti dalle dee e gli dei del cazzo, se uccisi ritornano.
Semplicemente hai
fatto ripartire da zero la possessione del Principe. L’avrai
fatto tornare un
puccino che man mano impazzirà.
Quello
nell’anello è tornato sano proprio
perché l’ho fatto fuori, ma per evitare la
corruzione, ho diviso io il corpo dall’anima. Lo so per
esperienza, anche io
ero stato posseduto e privato dell’anima”
spiegò.
“Ohy,
Ricardo, finalmente lo vedo anche io il tuo prediletto!”
tuonò la voce bonaria
di Quarto. Il suo faccione si sporse da sopra la spalla di Secondo.
“Quel
tipo
ti ha adottato” bisbigliò Squalo
all’orecchio di Xanxus.
Quest’ultimo
annuì, rispondendo: “Ho notato”.
Socchiuse gli occhi e si deterse la lingua.
“Allora basterà uccidere periodicamente tutti gli
Giotto e problema risolto” propose
Xanxus.
“Quello
che
dico anche io da sempre!” si vantò Riccardo.
Gabriel
roteò gli occhi.
<
Lo
sapevo, sono sanguinari allo stesso modo > pensò.
“Se
posso
permettermi… Io sono Settimo. Loro sono Secondo Vongola e
Igor, ossia Quarto
Vongola. Potete chiamarmi Fabio, se volete… Penso che
sarebbe meglio trovare
una soluzione alla radice.
Anche
perché
non credo che rischiare spesso la vita in modo avventato sia
un’idea saggia.
Chiunque li possieda, potrebbe prendere delle misure. Credo sia anche
per
questo che Secondo sia andato incontro ad una morte
prematura” spiegò Settimo.
Si vedeva il suo cilindro soltanto dietro l’altra spalla di
Secondo.
“Uh…
Tu mi
piaci, parli come Skull. Penso che ti utilizzerò come
consigliere” borbottò
Xanxus.
Squalo
gli
sorrise.
<
Amo
quando il suo lato reale si palesa. Come Boss sarà un Baka,
ma come sovrano non
vi è mai stato nessuno di meglio > pensò.
Gabriel
arrossì, vedendo che il Giotto dell’anello si
palesava davanti a Riccardo,
salutandolo con la mano.
<
Xanxus
corrugò la fronte. Dei Vongola mi hanno insegnato solo il
male, i peccati. Mi
hanno mostrato come rimanessero impeccabili mentre lasciavano che i
loro
capitani si macchiassero delle loro colpe. Conoscevo la loro sete di
potere e
di vendetta, il loro diniego ad ogni logica, l’opposizione
che facevano di
nascosto all’interno della loro stessa famiglia, la
brutalità per il pagamento
del pizzo.
Invece,
nel
trovarmeli davanti, comprendo che qualcosa deve averli cambiati.
Perché nella
pace della morte, molti di loro hanno ritrovato il loro lato migliore,
quello
che ha convinto i loro Varia e Guardiani ad immolarsi per loro.
Non
tutti,
però, ne vedo alcuni, ombre nere nello sfondo, che avrebbero
probabilmente
bisogno di essere uccisi ancora > rifletté Xanxus.
“A
parte le
possessioni, e le problematiche demoniache. Come avete perso
l’anima?” domandò.
“Ve-vedi…
Un
gufo l’ha strappata dal petto a Secondo, ma tutti gli altri
nelle prove. Se si
vuole fare il boss, bisogna superare la caverna della morte Vongola.
Ogni volta
che muori, resusciti con un po’ di anima in meno.
Lì dentro puoi resuscitare
all’infinito, ed anche rimanerci bloccato. Ci sono
pretendenti al titolo che
non sono mai usciti…” esalò una figura
pallida, dai lunghi capelli biondi.
“Lui
è
Quinto, Basilicum. Ogni tanto c’è, ogni tanto no.
L’unico che può uscire
dall’anello, senza neanche avere gemelli”
spiegò Settimo.
“Igor
è
l’unico che non è mai morto nelle prove”
spiegò Secondo. I suoi occhi verdi
brillarono gioiosi e Quarto arrossì.
“Fortunatamente
il Nono ha abolito quella prova” disse Squalo, sospirando.
Xanxus
si
grattò il mento.
<
Devo
scoprire come funziona e le varie prove per fare un piano con quel
Settimo
prima che vengano riaperte. Sono convinto che Giotto abbia permesso la
chiusura
perché vuole Tsuna boss. Però quando mi
proporrò veramente io, sarà capace di
volermici rinchiudere dentro.
Anche
se… Se
questi sciocchi nobili non avessero ‘giocato’ ai
Vigilantes o alla Mafia, ed
avessero governato il regno, sarebbe andata diversamente. Adesso
capisco perché
il mio piccolo Taki lo definisce un semplice GDR.
Devo
diventare ciò che sono nato per essere. Devo contattare
Skull e allenarmi con
lui per diventare re > pensò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Fate ***
Partecipa al: GIUGNOBALENO. Fandom:
KHR; Couple: GokuderaHayato/TsunayoshiSawada;
Prompt: 21. Fairies Titolo: Fate
Cap.10 Fate
L'esplosione d'addio
“Mh
mhhh mhhh mhmh”.
Sawada canticchiava, sdraiato sull’erba umida, a braccia
aperte.
“Certo che non mi aspettavo
che i giardini della villa di
Hibari si stesse così bene. Sono così grandi, e
belli” udì la voce di Hayato
sopra di lui. Era steso sul ramo di un albero di
sakura, alcuni petali rosa erano precipitati, cadendo intorno
a
Tsuna e finendo anche tra le sue ciocche di capelli castani.
“Non vedo l’ora
che arrivi questa sera. Finalmente Kyoya
potrà presentarci il suo vero padre” rispose
Sawada, guardando il cielo azzurro
oltre le frondose piante.
< Ora ho finalmente un cielo
mio.
Hayato mi ha incoraggiato anche in
quello, spingendomi fino
in fondo ad essere un guerriero. Sento la fiamma scorrere in me,
erodendo fino
ad annientare i blocchi che aveva creato Timoteo.
Man mano mi rendo conto che
c’erano ricordi sopiti in me,
che si destano pian piano, misteriosi e alteri, schiacciati fino ad ora
da
flash di mondi possibili; e poi…
C’è la nuova
fiamma. Quella con cui ho sconfitto l’oscurità
senza l’aiuto di Neo-primo > rifletté.
Gokudera guardava a sua volta il
cielo azzurro, godendosi il
vento fresco che gli accarezzava il viso.
“Pensi che riusciremo a
sconfiggere lo Yokai che impedisce a
Kyoya di vedere la sua famiglia?” domandò.
Tsuna si alzò in piedi.
“Se provassi ad utilizzare
la mia fiamma per farlo?
Kikyo-kun mi ha spiegato che è divina e, se non ne abuso,
ogni tanto posso
provare a fare questo genere di cose” propose. Si
guardò le mani e deglutì. “Iiih… Ascoltarmi quando faccio
così è
spaventoso…”.
< Mi sentivo così
fiducioso al pensarlo, ma dirlo fa un
altro effetto > pensò, rabbrividendo.
Hayato saltò
giù dal ramo e gli atterrò di fronte.
“Mi sembra
un’idea splendida, Fairy” disse.
Tsunayoshi arrossì, mentre
l’altro gli prendeva le mani
nelle sue.
“Puoi aiutarmi? Non so se
da solo posso riuscirci…” ammise.
Gokudera
s’inginocchiò, continuando a stringergli le mani,
dicendogli: “Potete contare su tutti i vostri
amici”.
Tsuna si mordicchiò il
labbro. “Posso contare sul mio
fidanzato?” domandò. Attivò le fiamme,
che gli avvolsero le dita, erano calde e
rassicuranti al tocco per Hayato.
“Potete contare sulla mia
fiducia e sul mio amore” rispose
Gokudera. Gli posò un bacio sulle labbra.
Alcune scintille delle fiamme, dense
come gocce, caddero sul
terreno. Si attivò la box-arma di Natsu.
Entrambi i ragazzini si allontanarono
e chinarono le teste,
davanti ai loro occhi sbocciò un fiore.
“Una rosa
gigante?” chiese Tsuna, battendo le palpebre.
Hayato si rialzò in piedi
e passò di fianco al fiore,
posizionandosi spalla con spalla con l’altro giovane,
tenendogli solo una mano
nella sua. Le fiamme divine di Sawada si erano spente.
“No, non è una
rosa” sussurrò Gokudera. Le sue dita da
pianista risultavano callose al contatto con la pelle liscia di
Tsunayoshi.
“Cos’è?”
chiese Tsuna.
“Una camelia bianca, non
credevo ce ne fossero qui o che
questo fosse il periodo in cui sbocciano” sussurrò
Hayato.
Il vento si era fatto una leggera
brezza gelida, i petali si
schiusero.
“Una farfallina
nera” mormorò Hayato, sgranando gli occhi,
vedendo le ali fremere al centro del fiore.
“Questa volta sbagli
tu” ribatté Sawada.
La piccola fatina dai capelli castani
spiccò il volo,
sbattendo le alucce nere. Le sue fattezze erano quelle di Sawada,
dimenava le
gambette e ridacchiava.
“Sono l’altra box
arma di Tsuna” spiegò. Arrivò al naso
di
Gokudera e gli posò un bacio sul naso.
“Lieto di conoscerti.
Chi è più
felice di me, che può godere la presenza di così
meravigliose ‘Fairies’?” disse Hayato. La
camelia si era staccata dal suo gambo
ed era caduta sul prato, Gokudera la raccolse e la posò tra
i capelli di Tsuna,
posandogli un bacio delicato sulle labbra.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Liberi d’amarci ***
Partecipa
al Giugnobaleno.
Fandom:
KHR
Coppia:
Xanxus/SuperbiSqualo
Prompt:
30. Freedom
Titolo:
Liberi d’amarci
Cap.11
Liberi d’amarci
Le
persone che
saranno un ostacolo verranno ridotte in cenere.
Squalo
incrociò le gambe sul letto e guardò Xanxus,
steso
accanto a lui.
<
Sono stanco del fatto che continuino ad associare i suoi
occhi al sangue.
Persino
quel Lee durante la serata ha osato dire qualcosa del
genere sulle iridi del mio boss. No, non è come quel liquido
abominevole che
versano le mie vittime, che riempie ogni cosa, che fin troppe volte ho
perso io
dimostrandomi allo stesso livello della feccia.
Il
suo rosso è
qualcosa di diverso > pensò, serrando gli occhi.
Xanxus
grugnì, socchiudendo un occhio.
“Sono
già le sei, feccia?” biascicò.
“No,
le tre” rispose Squalo. La stanza era illuminata dalla
luce argentea della luna. Si sdraiò, abbracciandosi al
cuscino con l’unico
braccio, sporgendo il labbro.
“Come
mai non dormi? Ho controllato tutti i mocciosi io.
Persino Enma e Dino stanno bene” lo rassicurò
Xanxus. Gli prese una ciocca tra
le dita e la strattonò piano.
“Voooi.
Sento che qualcosa non va… E poi non mi sono piaciuti
i discorsi che ha fatto il padrone di casa questa sera. Si è
dimostrato freddo
e distaccato” brontolò Superbi.
Xanxus
si sporse e gli baciò la spalla, mordicchiandogli il
collo, arrossandoglielo.
“Ha
chiesto scusa per l’atteggiamento del falso lui e
farà
annullare lo scontro, facendo sapere che non sfiderebbe mai la perla
del suo
Boss. Non sarà un bravo padre, ma sempre meglio
dell’altro” lo consolò.
Superbi
lasciò andare il cuscino e si voltò verso
l’altro,
nascondendogli il capo sul petto, dove comparivano man mano sempre
più
cicatrici a deturpare la pelle abbronzata.
“Ti
va di parlarmi di cosa stavi leggendo prima di
addormentarti? Sembrava molto interessante, feccia”
mormorò con voce roca
Xanxus, posandogli un bacio sul naso.
<
Ogni giorno sembra diverso da quello prima.
Appena scongelato sembrava un altro. Così aggressivo,
pericoloso, pronto a
farmi a pezzi. Man mano che il suo corpo reagisce, che il suo spirito
torna
forte, sembra diventare più dolce.
Sembra
quasi tornato quello di Venezia > pensò
Squalo, posandogli le labbra sulle sue, sfregandole appena.
“Lo
sai che gli squali usano i campi elettromagnetici
per avvertire le minacce, di loro sono quasi completamente ciechi. In
questo
modo percepiscono i movimenti, soprattutto quelli frenetici. Questo non
vuol
dire che non abbiano un buon olfatto, attraverso di esso il sangue li
fa
impazzire” raccontò.
“Studi
i tuoi simili?” lo stuzzicò Xanxus.
Squalo
sbuffò.
“Voooi!
Cerco di distrarmi. Sono quel tipo di nozioni
che mi rilassano” brontolò.
“A
me rilasserebbe capire come riottenere i soldi dei
Vongola. Però non è il momento di fare il
contabile. Domani avrò bisogno del
tuo aiuto” disse Xanxus, passandogli la mano tra i morbidi
capelli argentei.
Squalo
corrugò la fronte, domandando: “Come mai,
bakaboss?”.
“Voglio
conoscere bene tua sorella gemella. So bene
che i gemelli che possiedono le fiamme condividono
l’anima” spiegò Xanxus.
Squalo
arrossì.
<
Ecco, i suoi occhi sono come luce.
Sì,
energia luminosa: pura, rossa come il tramonto,
calda, rassicurante e affascinante. Sì, densa
dell’amore che ci unisce, della
sua tempesta depurata dall’ira a favore della passione
> pensò.
“Allora
si può sapere cosa ti cruccia tanto?”
domandò
Xanxus, avvolgendolo tra le braccia, mordicchiandogli la spalla,
lasciando i
delicati segni dei denti bianchi.
“Lo
hai visto come ci giudicava? Non solo non ero un
degno Capitano dei Varia ai suoi occhi, ma non dovevo neanche esserti
amante.
Ha sottolineato che non voleva che Kyoya avesse come fidanzato un altro
ragazzo
guardandoti negli occhi.
Voooi!
Mi fa venire voglia di farlo a fette! Siamo
liberi! Non può decidere per te, neanche lo conoscevamo
prima” ringhiò Squalo.
Xanxus
negò con il capo, facendo ondeggiare i capelli
mori, tagliati corti ai lati. Tra essi, a parte una coda di procione e
delle
piume di pappagallo, s’intravedeva una mezza perla. Squalo
aveva un lungo
nastro rosso, che legava una treccina, ben nascosta dal resto della
voluminosa
acconciatura.
<
Ho avuto più volte la voglia di dargli fuoco,
anche per come rendeva il piccolo Kyoya freddo, ma… Desidero
dimostrargli che
sono controllarmi. Un buon re non può scatenare la guerra
con la Cina per un
suo capriccio.
Ho
altri modi per dimostrargli che sono superiore.
Solo che… Nessuno deve far soffrire così la mia
superba regina, la mia rosa di
‘luce’ > pensò Xanxus.
“Non
m’interessa che era un amico di tuo padre.
Potrebbe essere tuo padre in persona. Si tenga per sé i suoi
consigli bigotti”
ruggì.
“Squalo,
ignora la feccia.
Lo
hai detto tu, noi siamo liberi di amarci e se mai
sarà un ostacolo alla nostra unione, beh…
Le
persone che saranno un ostacolo saranno ridotte in
cenere” giurò Xanxus.
Squalo
gli sorrise.
“Sì,
amore” rispose. Chiuse gli occhi e gli baciò il
naso, Xanxus ricambiò baciandolo con foga, fino ad
arrossargli le labbra.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Il demone di Ryohei ***
Cap.12 Il
demone di Ryohei
I
nemici saranno sterminati
L'oscurità
profonda che mi trattiene
<
Croce e delizia al cor, vedea schiavo di sua bellezza ognuno al suo
cospetto > pensò Lee, guardando Tsuyoshi steso sul
lettino.
“Non
avresti dovuto permettere a Tsukoshi di privarti del tuo corpo,
Tsu-chan” disse, sedendosi accanto a lui. Composto
appoggiò le mani in grembo, socchiudendo gli occhi.
“Presto tornerai alla tua dimora. La minaccia sta passando. O
meglio, le nuvole si addensano altrove. Scoppierà la
tempesta, quella vera, e ci travolgerà.
Come
vorrei poterti essere d’aiuto. Se solo la maledizione di mio
figlio venisse spezzata”. Guardò fuori dalla
finestra, sentendo delle urla.
< Questo…
Questo era Kyoya! > pensò,
alzandosi di scatto.
Chang
si sdraiò su un divanetto rosa, color confetto, affondando
nella stoffa morbida, che si trovava posizionato al centro del salone.
“Non
ho mai fallito una missione. Soprattutto non una pagata in anticipo.
Mi
chiedo se ne sia valsa la pena” disse.
“Nessuno
penserà mai che lo hai fatto di proposito. Tu sei parte
della famiglia Hibari, anche se sei mezzosangue e ti hanno pagato
proprio i fratelli di Lee” rispose il gigantesco demone,
completamente fatto di sostanza nerastra, seduto nel divanetto davanti
a lui.
Tende
rosa alle finestre risaltavano in contrasto con le pareti candide,
l’ambiente era occidentale, e ovunque vi erano statue in
marmo di ridenti putti.
Yhao
socchiuse gli occhi e si deterse le labbra con la lingua, rispondendo:
“Oh, si sa che Kyoya è over-power. In fondo gli ho
solo mandato addosso un demone del caos.
Sai,
uno di quei grossi facoceri ricoperti di piume di pappagallo verdi, sei
occhi e due corna da cervo” spiegò.
Indossava
lungo vestito di seta verde acido con delle spalline
d’argento.
“Sai
benissimo che chiunque avrebbe pensato che un ragazzino come Kyoya
sarebbe morto contro quel mostro” disse il demone.
<
Non ce la faccio più a rimanere trasformato. Mi fa male
> gli comunicò mentalmente Ryohei.
<
Resisti all’estremo, Kora! Ricordati che lo fai per
proteggere Kyoya > rispose il demone telepaticamente.
“Mi
hai detto che mi avresti permesso di vendicarmi del presidente degli
Stati Uniti. Quel dannato mi ha rovinato
l’infanzia” sibilò Chang ed i suoi occhi
saettarono.
“Come
ti ho detto, conosco tutte le password e i segreti di mio fratello.
Anche i codici di sicurezza e i numeri delle casseforti di sua moglie.
In
fondo erano le mie, prime che quei due mi facessero ammazzare da
Tsuyoshi” sibilò.
Chang
si strinse i lunghi capelli mori, legati in una morbida coda. Aveva gli
occhi, dal taglio orientali, dipinti di nero, mentre le labbra rese
rosse da un po’ di trucco.
“Oh.
Chi lo avrebbe mai detto fossero complici di Nono Vongola.
In
ogni caso, sono felice di fare la conoscenza
dell’ex-presidente degli stati uniti. Non sapevo fosse
rimasto dannato su questa terra, signor Rogers” disse.
“Kora!
C’è molto che non si sa di me”
ribatté il demone.
<
Ad esempio non ti farò scoprire chi è il corpo
che mi porta dentro di sé, chi è rimasto
maledetto > pensò.
<
Tsuyoshi? Non era stato mio padre ad ucciderti? Quello è il
padre di Yamamoto! > domandò Ryohei.
<
Sì, ho dato il nome sbagliato per confonderlo >
mentì il demone.
“Ho
sentito dire che a rimanere maledetto è il primogenito del
Capitano dei Varia che commette il crimine. Chissà se
è vero” cinguettò Chang. Pulendosi le
unghie con uno stuzzicadenti.
“Ti
darò le informazioni che vuoi, ma in cambio Kyoya
rimarrà vivo” ordinò il demone.
“Puoi
contarci… e se riuscirò ad avere la mia vendetta,
ucciderò i due fratelli di Lee. In questo modo nessuno lo
minaccerà più” giurò
l’assassino.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Le due ‘regine’ ***
Partecipa
al #WeeklyPrompt.
Prompt: “No,
continua pure. Tanto non ti ascolto.”
Scritta
sentendo: Castle di Halsey.
La
porta dietro l'oscurità.
Un
petalo di ciliegio si era posato sul davanzale esterno della finestra.
Lee
lo aveva guardato scendere lentamente.
“Non
sareste dovuti venire” disse con tono grave. Socchiuse una
mano, posandola sul ginocchio. “Qui è pericoloso
per te”. La sua voce si era fatta di rimprovero, mentre si
voltava a guardare il figlio.
Kyoya
era steso in un letto, fasciato in più punti, il viso
pallido, tranne sulle gote, e bollente.
“Oggi
saresti potuto morire. Non puoi sempre contare sulla tua forza
sproporzionata” lo richiamò.
<
Quando fa così, mi sembra mio padre. Ha ereditato tutti i
suoi difetti, ma anche quelli di sua madre Pesca. Non so proprio come
fare con lui, un giorno sarà Imperatore! >
pensò.
Kyoya
teneva gli occhi socchiusi, il viso piegato in una smorfia.
“Appena
possibile sarà mio dovere fare in modo che torniate tutti
quanti in Giappone. Non posso negarvi la mia ospitalità, ma
non può durare in eterno.
Qualsiasi
minaccia possibile vi attenda dall’altra parte non
sarà mai similare a quelle certe che troverai sempre qui. Ti
ho mandato via per un motivo, non certo perché non voglio
averti al mio fianco.
In
fondo sei con tua madre, non da solo. Dirò ai miei uomini di
controllare la situazione oltre il teletrasportatore oggi
stesso” disse Lee. Si strinse i lunghi capelli neri in un
codino.
“Pensavo
che Namimori ti piacesse, che ti ci trovassi bene. Non fai altro che
ripetere che occuparti di quel luogo, soprattutto della sua scuola, sia
ormai diventato per te un motivo di vita”.
Kyoya
corrugò la fronte e lo fissò con astio.
“No,
continua pure. Tanto non ti ascolto” fece presente.
Lee
strinse le labbra fino a farle sbiancare e si alzò di scatto
dalla sedia di vimini su cui era accomodato.
“Domani
mattina stessa ve ne andrete” ordinò, dando le
spalle al figlio di scatto.
Kyoya
roteò gli occhi, rispondendo: “Non avevo dubbi.
Scommetto che non hai neanche parlato col padre di Yamamoto. Per colpa
vostra, io e suo figlio non possiamo neanche essere amici, pur essendo
guardiani dello stesso cielo”.
Lee
si allontanò e uscì dalla stanza a passo di
marcia.
<
Non permetterò che aprano la porta della verità
che si nasconde dietro l’oscurità, finirebbero
tutti spazzati via… Sono ragazzini incosciente
com’eravamo noi. Non gli permetterò di rimanere
scottati com’è successo alla mia generazione
> si disse.
“In
questo guaio ci siamo finiti per colpa di Xanxus. Io voglio dargli
fiducia, ma…” gemette Dino, accarezzando
spasmodicamente la frusta.
<
Il mio piccolo Kyoya poteva morire oggi! > pensò.
Squalo
calpestò una pietra con così tanta forza da
mandarla in frantumi.
“Dino,
scegli una buona volta da che parte stai! Boss ha bisogno di un
guardiano fedele. O lo diventi, o ti strapperò le fiamme e
le regalerò a qualcuno che quel Cielo lo
rispetta!” gridò.
Dino
afferrò la sua frusta.
“Se
lui non fosse un demone che ti ha allontanato da
me…” sibilò.
“VOOOOIH!
Smettila con questa scemenza!” sbraitò Squalo,
facendo scattare la sua lama davanti a sé.
Dino
gridò fino a farsi diventare il viso rossastro:
“Non sai fare altro che urlare, non sai parlare in nessun
altro modo!”.
“Perché
altrimenti per te sono invisibile! Nemmeno mi senti
parlare!”. La voce di Squalo si spezzò, mentre i
suoi occhi diventavano liquidi.
“Io
ti ascolto!” gridò Dino.
<
Voglio essere fedele a Xanxus!
Non
ci credo che è stato Reborn a ipnotizzarmi, ma voglio
liberarmi da ogni controllo una volta per tutte. Voglio essere una
nuvola nel cielo invernale che lascia andare ‘i fiocchi di
neve’ senza gelosia > implorò mentalmente.
“Non
dire idiozie! Non mi hai mai veramente ascoltato! Fingi di sentire
quello che ho da dire!” sibilò Squalo.
<
Nonostante tutto continuo a temere di essere una doll nelle mani di
Decimo Cavallone > si disse, rabbrividendo.
<
L’amore cieco va, zoppicando qua e là. Il mio
ragazzo è morto ed io non sono riuscito a far altro che
gettarmi tra le braccia di altri come un nomade, sperando un giorno di
migrare tra le tue> pensò Dino. Serrò un
pugno ed incassò il capo tra le spalle, digrignando i denti.
“Allora
per una buona volta. Cosa ci trovi in Xanxus?
Non
rispondermi che è il tuo Boss. Ti conosco, so quanto odi la
mafia in realtà” ringhiò Dino.
Squalo
strinse una ciocca di capelli e volse il capo-
“Se
veramente eri il mio migliore amico dimmi la
verità” disse Dino, abbassando la voce.
Un
petalo di ciliegio finì tra i capelli argentei di Squalo.
Anya
si fece avanti, camminando a passo di marcia, allungando la spada
davanti a sé. “… Altri! Digli il vero
motivo per cui non ti tagli i capelli!
Digli
perché vuoi sfidare Xanxus, perché io sono
rimasta buona buona ad aspettare in Russia.
DIGLI
LA VERITA’!” gridò.
Squalo
impallidì, guardandola in viso.
“Non
cambiare discorso. ‘Sensei’ sapeva che questo
sarebbe successo. Non dirmi di seguire i suoi piani complicati o i suoi
sogni inquietanti. Lo sapeva e basta.
Questo
è il momento… Pierre…”
ordinò la sorella.
Squalo
guardò la gemella ed annuì.
Si
sfilò il moncherino con la spada e la gettò a
terra, i suoi occhi divennero completamente bianchi.
Entrambi
i gemelli iniziarono ad emanare un bagliore candido e delle corone di
cristallo comparvero sulle loro fronti.
“Farò
di Luigi Vongola il re…” disse Squalo, mentre la
sua voce sembrava risuonare dall’oltretomba. Aveva un forte
accento francese e una pronuncia sibilante.
“…
imperatore di questo mondo”. Concluse Anya.
Dino
indietreggiò col battito cardiaco accelerato e cadde in
ginocchio, chiuse gli occhi, mentre un simbolo nero appariva sulla sua
fronte e scompariva.
<
Cloude, amore, per la prima volta mi sento libero da influenze
nefaste… Mi manchi > pensò.
|
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Capitolo 14 *** Cap.14 Bellezza mortale ***
Ha
partecipato al #WeeklyPrompt:
“Bellezza,
tu cammini sui morti che ____ (deridi).”
«Inno
alla bellezza», Charles Baudelaire
La
furia che tutti quanti temono.
Squalo
piegò di lato il capo, facendo cadere i lunghi capelli
argentei sul suo petto pallido.
“A
cosa pensi, boss?” domandò, socchiudendo gli
occhi. Le sue iridi color perla erano liquide e brillavano di riflessi
più scuri. Era appoggiato sul braccio sano, mentre i capelli
gli coprivano il moncherino.
Xanxus lo
guardava, era sdraiato sul letto a faccia in su, le mani sui fianchi.
Erano entrambi ignudi, ed il corpo del boss dei Varia era puntellato di
cicatrici.
Dalla
finestra filtrava la luce della luna che illuminava
l’ambiente.
“Che
se anche questa città bruciasse, non
m’interesserebbe. Non finché resti tu, nudo sul
mio letto” disse Xanxus con
voce roca.
Squalo
accarezzò il dorso della mano dell’altro con i
polpastrelli. Fece un sorrisetto furbetto e socchiuse gli occhi.
“Vuoi
dire se ‘tu’ bruciassi la città,
boss” mormorò roco.
“Potrei
fare di peggio. Bruciare tutto il mondo, far anche crollare i
grattacieli. Annientare tutto intorno a noi”
sussurrò roco.
<
Quando parla così, è facile associarlo a Ricardo.
Peccato che Secondo lo avrebbe fatto sul serio, lui, invece, attacca
solo per difesa > pensò Squalo. Si sistemò
una lunga ciocca dietro l’orecchio e si piegò,
posandogli un bacio sul dorso della mano.
“Voglio
te, da solo, qui, accanto a me” disse roco Xanxus.
Gli afferrò il mento e gli sollevò il capo, si
sedette e si sporse, arcuando la schiena, unendo le loro labbra.
Squalo
ricambiò, la lingua di Xanxus sfiorò
i suoi denti aguzzi.
“Svaniscano
tutti, scompaia tutto. Nel giro di due ore, venga meno ogni altra cosa.
L’importante è che tu resti qui” disse.
Squalo
si diede la spinta e si lasciò cadere sul suo petto,
avvolgendogli il braccio sano intorno al collo.
“…
Ed i ‘ragazzi’?” domandò.
“D’accordo.
Varia e mocciosi possono anche rimanere” brontolò Xanxus.
Squalo
ridacchiò, mordicchiandogli il collo, con sguardo languido.
<
Si è sempre occupato dei ragazzini del paese, che come me
non avevano niente, che come me venivano maltrattati da tutti. Lui sa
essere così dannatamente feroce e protettivo.
Lui
sì che è ‘forte’ >
pensò.
“Felice
di essere tornato a casa?” bisbigliò.
“Non
siamo a casa. Abbiamo dovuto ripiegare su Namimori”
brontolò Xanxus.
<
Però sì, qui mi sento al sicuro.
Riuscirò a scoprire come mai i
‘Carcassa’ ci rubano i soldi e come fanno a
controllare il Nono. Dannazione, mio padre è un gigante
posseduto! Ora che mi ero quasi tolto dalla testa il vecchio.
Giotto
ha mandato il suo uomo ad avvisarci. Che sia posseduto anche lui?
Spiegherebbe perché si divide, muore e rinasce, e le sue
varie versioni sono tutte diverse. Andrebbe
‘ricucito’ > rifletté.
“Preferisco
qui” ammise Squalo. Gli posò un bacio sul suo
petto. “Sai, ammetto che quando fai così, non
posso che ammirarti” mormorò roco.
Xanxus lo
strinse a sé. “Quanto ‘tu’ fai
così, io non posso non gridare che ti stringo sul mio
cuore”.
<
… per proteggerti dal male > pensò.
Squalo
si staccò da lui e gli accarezzò delicatamente il
viso, passò il pollice sulle varie cicatrici.
<
Vorrei poter cullare il tuo dolore > rifletté.
“VOOOOOI!
Per quanto mi riguarda, muoia sotto un tram più o meno tutto
il mondo. Esplodano le stelle, imploda tutto quanto.
Si
disintegri tutto quello che è altro da noi due. Almeno per
un poco, un paio di ore” sbraitò. Si
sdraiò sul letto e gli mise le mani gelide sulle cosce.
Xanxus s’irrigidì,
rispondendo: “Feccia, non è un buon motivo per
cominciare a passare a fil di spada la gente a caso”.
Sentì
le labbra di Squalo posarsi sul suo membro ed iniziò a
gemere, dapprima versi rochi, poi sempre più forti.
<
In questo è dannatamente bravo > pensò.
Sentendo i movimenti esperti delle labbra dell’altro e della
sua lingua. Lo afferrò per una ciocca di capelli e lo
strattonò, allontanandolo e issandolo, venendo sulle
lenzuola.
“Ti
ho detto mille volte che non voglio che ti abbassi a queste
cose… spazzatura…” mormorò
roco e la voce gli tremò.
Squalo
ghignò, leccandosi le labbra.
“Non
lo faccio certo come segno di sottomissione”
cinguettò.
<
No, lo fai per farmi impazzire! > pensò Xanxus,
sospirando pesantemente.
“Non
sono bravo con i baci, ma in quello so darmi da fare”
mormorò Squalo, sorridendo.
Xanxus lo
strinse al petto con forza. “Non sorridere falso”
brontolò.
Squalo
chiuse gli occhi. < Vorrei essere migliore, essere
all’altezza di ciò che ti meriti. Vorrei essere
davvero la tua Superbia > rifletté.
“Piuttosto.
Come diamine la seduco tua sorella?” domandò Xanxus.
“Voi!
Che dici?! A te non piacciono le donne” brontolò
Squalo.
Xanxus scrollò
le spalle. “Mi piacciono gli ‘Squalo’.
Lei è così appuntita, affilata, spigolosa e
bianca. Altera e fredda, signora dei ghiacci della Russia”
sibilò.
“Una
spada?” domandò Squalo, abbassando lo sguardo.
<
In fondo i ‘Capitani dei Varia’ sono questo
> pensò.
Xanxus iniziò
a baciarlo con foga e desiderio. “Un fiocco di
neve” ribatté.
Squalo
ricambiò al bacio, gemendo e mugolando, tendendosi.
“… N-non… la… mnhh…
conosci… aaaah…
affatto…” esalò.
“Lei
è la risposta alle mie domande. Tu non mi dici le cose
perché lei è l’altra metà
delle tue risposte. Vi riunirò, mia regina.
Sarete
i due volti della mia luna…” disse Xanxus.
Si abbassò ed iniziò a leccargli e baciargli il
petto, lo mordicchiò sopra il capezzolo.
Squalo
socchiuse gli occhi.
“Quando
parli così, la tua voce mi fa impazzire”
esalò roco, avvertendo l’eccitazione scuoterlo.
Xanxus modulò
le sue parole, dicendo: “Bellezza,
tu cammini sui morti che deridi…
Mia pioggia del requiem”.
<
Cosa darei per farti scudo col mio cuore da catastrofi e paure >
pensò Squalo.
“Non
posso che adorare… leccare…”
sussurrò Xanxus.
Squalo
si arcuò, gorgogliando più forte, rosso in volto,
con le pupille dilatate.
“…
questo tuo profondo amore…” gli disse Xanxus all’orecchio.
Si portò una sua gamba al fianco e si fece stringere.
“Il sangue ti dona, mia Superbia… mia
sovrana”.
Una
risata gelida e folle proruppe dalle labbra di Squalo.
<
Quando fa così, mi fa proprio impazzire! >
pensò, felice.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Breath play ***
La
rabbia che brucia crescente.
Xanxus
accarezzò il collo di Squalo, lì dove
c’erano dei segni nerastri.
“Ti
è sempre piaciuta l’idea di farti sottomettere da
me” sussurrò.
Squalo
socchiuse gli occhi, le sue iridi color perla erano liquide.
“Lo
neghi, ma il pensiero che io possa prendere la tua vita con un semplice
gesto ti eccita”. Proseguì il boss.
Squalo
fu scosso da un brivido. Il suo corpo ignudo era abbandonato sul letto
sfatto, le lenzuola bianche erano umide di sudore e sperma.
Xanxus
passò le dita abbronzate sui segni dei morsi che aveva
lasciato sul corpo pallidissimo dell’altro. Il suo corpo
abbronzato, segnato già dalle cicatrici, riportava diversi
graffi.
“Posso
ucciderti anche adesso, ma l’espressione che fai quando non
ne puoi più mi eccita e mi intimidisce allo stesso
tempo” ammise il boss dei Varia. Scivolò lungo uno
dei tanti lividi che aveva provocato a Superbi.
<
Mi sfida persino in quei momenti, mentre lo possiedo stringendolo per
la gola. I suoi occhi, dilatati dalla mancanza d’aria,
sembrano sfidarmi a farlo davvero; a chiudere un po’ di
più le dita, portandogli via la vita.
Mi
ha sempre eccitato il suo modo di sfidarmi. Ho sempre voluto che lo
facesse, che non si piegasse docile a me.
Da
quando mi sono risvegliato dal ghiaccio, qualcosa è
cambiato. Sento che l’anima di entrambi è gelata.
Non lo sento mio e questo scatena un’ira accecante in me.
Sapere
di poterlo uccidere mentre lo possiedo, senza che lui si difenda,
è l’unico modo che ho per sentirlo mio.
La
cosa sta diminuendo, ma… > pensò.
Squalo
gli accarezzò la guancia con le dita gelide.
“Con
Anya puoi ricominciare. Avere la purezza che avevamo noi, prima
che…” mormorò.
Xanxus
scosse il capo. “Perché ci ricado?! Non sono
abbastanza forte da trattenermi?!” gridò.
Squalo
si diede la spinta e si alzò seduto.
Vide
Xanxus sollevare Anya per i fianchi, facendola volteggiare.
“Mettimi
giù, idiota” disse la ragazza con forte accento
russo. Chiuse gli occhi e ridacchiò.
“Ah
no, giovane regina… Oggi sei tutta mia. Un piccolo fiocco di
neve di questo cielo invernale” disse Xanxus con voce da
soprano. La mise giù e Anya saltellò sul posto.
“A
me interessa continuare a fare shopping. Mi sta piacendo avere delle
cose tutte mie!” strillò la giovane.
“Non
voglio dividervi o farvi essere l’uno geloso
dell’altro. Siete gemelli che condividono l’anima.
Siete una persona sola” ringhiò Xanxus.
“Perdonatemi,
tutto questo è colpa mia” disse una voce maschile.
Squalo
strillò e si rintanò, rosso in volto, dietro
Xanxus, tirandosi di sopra il lenzuolo.
Xanxus
corrugò la fronte, cercò inutilmente la pistola
al fianco nudo.
Secondo
avanzò. “Sono i miei desideri verso mio fratello
Ieyasu che si riversano in te. Vogliono che la anima ti possieda,
scalzando la tua… Però…
Sawada
è riuscito a liberare i nostri spiriti. Ora non abbiamo
bisogno di rimanere in un anello, possiamo andarcene in giro”
sussurrò.
<
Quel bambino si sta allenando seriamente per diventare Dio degli dei.
Si dice si stia allenando con Bermuda, tornato agli antichi fasti, ora
che l’oscurità è prigioniera >
pensò.
“Voooi!
Ci mancava Primo in grado di assillarci, o G a dare fastidio a
Tsunayoshi!” sbraitò Squalo, dilatando le narici.
“Pensi
di poter fermare questa possessione?” ringhiò
Xanxus.
“Forse,
col tuo aiuto. Un tempo ero il miglior alchimista, ma mi serve la tua
forza” spiegò Riccardo.
Xanxus
ghignò. “Tutto, pur di poter tornare ad amare la
mia regina come merita”.
Squalo
fece un sorriso impacciato, posandogli la guancia sulla schiena nuda.
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Capitolo 16 *** Cap. 16 La fedeltà di Hibari ***
Cap. 16 La
fedeltà di Hibari
Il
segreto che questo sangue tiene al riparo.
Tsuna
si portò la fragolina alle labbra e la divorò, le
sue labbra si erano sporcate di panna bianca.
Hibari
lo guardava di sottecchi, da sotto i documenti che teneva tra le mani
fasciate.
Sawada
notò il suo sguardo e arrossì, sorridendogli.
“Le
tue mani stanno guarendo?” domandò.
Kyoya
annuì, posandole sul tavolo, sistemando i documenti sulla
scrivania, e socchiuse gli occhi.
“Non
avrei mai pensato ci potesse essere un tradimento all’interno
stesso della nostra famiglia. Pensavo ci fosse onore tra noi cinesi. Mi
dispiace soprattutto che per colpire me, abbiano attaccato anche
te” disse. Spostò silenziosamente
all’indietro la sedia e si alzò, dalle grandi
vetrate alle sue spalle entrava la luce del sole che invadeva lo
studio, illuminandolo.
“Io
non mi sono fatto niente e non essere così razzista. Voi
cinesi non siete diversi dai giapponesi o da ogni altra etnia. Ci sono
i buoni e i cattivi ovunque” lo tranquillizzò
Sawada. Con la forchettina prese un pezzettino della torta dal piattino
di plastica che portava in grembo e se lo mise in bocca.
<
Ero così preoccupato per lui, ma almeno in questo modo, dopo
tanti anni, si è scoperto che il padre di Haru non aveva mai
tradito. Se tornerà a servire la famiglia Lee avremo un
professore di matematica in meno. Una cosa che apprezzerei tanto
> rifletté.
“Voglio
che tu sappia che io sono una persona onorevole, anche se sono un
mafioso” disse Kyoya. Gli si affiancò e si
inginocchiò davanti a lui, prendendogli la mano nella
propria, facendogli il baciamano.
“Non
ti avrei mai seguito come ‘cielo’. Tu sei qualcosa
di superiore, lo spazio intero. Mi rendi una nuvola che può
trascendere i suoi stessi limiti, diventare centro.
Come
divinità, hai la mia fedeltà” disse,
facendogli il baciamano.
“Hi-Hibari-san…”
trillò Tsuna. Conficcò la forchettina nella torta
ed incassò il capo tra le spalle.
Kyoya
lo guardò in viso, la figura dell’altro si
rifletté nelle sue iridi color ametista.
“Sempre
che tu la voglia, questa fedeltà”
sussurrò.
Tsuna
poggiò di fianco a sé il piattino e
curvò la schiena, appoggiandogli la fronte su quella
dell’altro, i capelli morbidi e mori di Kyoya gli
solleticarono la pelle abbronzata.
“Certo
che la voglio, ti ringrazio. So-solo… che è
inaspettato…” ammise.
Kyoya
si rialzò in piedi e scrollò le spalle.
“Non
sei l’unico che fuggiva alla vita da mafioso. Il mio Cielo ha
la mia fedeltà, ma non ho mai voluto ereditare il posto di
boss dei Lee. Per non parlare che non desidero affatto essere un
imperatore della Cina.
Preferisco
gestire la ‘mia’ Namimori” disse. Si
deterse le labbra con la lingua. “Nami ha la precedenza su
molte cose, ma non su tutto. La mia fedeltà per te
è una di quelle eccezioni”.
Tsuna
chiuse gli occhi e fece un ampio sorriso solare.
“Mi
fa piacere scoprire che siete più umani di quanto sembriate
anche voi. Alla fine ho scoperto che Hayato è dolce, che
Takeshi è fragile e che tu sei un po’
attaccabrighe.
Spero
di scoprire molto altro dei miei amici… e vi
giurò che sarò una divinità
all’altezza di ciò che desiderate... anzi, che
desideriamo..." disse con tono volitivo.
Hibari
si sedette nuovamente in poltrona.
<
Sei cresciuto davvero tanto, Sawada Tsunayoshi >
rifletté. Accavallò le gambe. “Allora
questi sono per te. Ti ho preparato gl’incartamenti per
entrare al liceo delle divinità, devi solo
firmare” disse, indicando dei documenti sul tavolo.
“Grazie,
Hibari-san. Sei fantastico!” strepitò Tsuna.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Le lezioni di Skull ***
Cap.17 Le
lezioni di Skull
Distruggendo
tutto quanto.
“L’imperatore
ha bisogno di tre funzionari principali: l’arcicappellano,
preposto a tutti gli affari di natura religiosa; il cancelliere:
responsabile della redazione di diplomi, lettere del re e testi
legislativi; i conti palatini: responsabili
dell’amministrazione della giustizia e delegati del re in
casi eccezionali. Poi ci sono gli ‘stati
generali’…”. Spiegava Skull con voce
atona.
<
Mi ha chiamato Kyoya. Vuole allenarsi insieme a me. Non so neanche
perché, o da chi abbia saputo che sono un
‘tutor’ professionista.
Xanxus
ne ha approfittato per chiedermi in cosa consiste essere re >
rifletté.
<
Questo castello è veramente enorme. Anche se sta cadendo a
pezzi, si vede tutto il noioso sfarzo.
Capisco
che Secondo odiasse questo posto. Però non avrei riempito
tutto di sangue e teste mozzate.
Anche
se non dovrei parlare, la mia rivolta verso il Nono è stata
sanguinolenta > pensò.
“Quella
statua è di cartapesta. Perché è stata
ricoperta d’oro?” brontolò, indicando
una statua appesa alla parete.
“I
colori tipici dei Borbone sono il color carta da zucchero e
l’oro. Ogni luogo doveva esibire i fasti della corte. Rendere
quei parassiti dei nobili dipendenti dal re, facendoli vivere alla sua
corte, era l’unico modo per controllare le falsità
che mettevano in giro e i loro tradimenti politici”
spiegò Skull. Si grattò la guancia dove aveva una
lacrima viola dipinta. “… Però
c’era crisi anche per i sovrani, c’erano tempi di
carestia e bisognava mascherarli. Certo, niente a che vedere con il
fato a cui andava incontro il popolo in quei momenti”.
“Non
li vedevi di buon occhio, vero? I nobili, intendo” rispose
Xanxus. Passando tra le alte colonne di pietra, sotto le alte arcate.
Skull
accarezzò una delle colonne, sentendola liscia sotto le dita.
“Mi
pareva di averti spiegato di doverti circondare solo da uomini di
fiducia. Senza fargli ereditare alcun potere. Ci vogliono votazioni ad
ogni generazione, controllando il più possibile che non
siano truccate con oro e potere” ribatté secco.
“Ti
facevi tutti questi problemi da regnante?” domandò
Xanxus. Rabbrividì, guardando la sequela di ritratti reali
che lo fissavano.
Skull
osservò una statua che lo rappresentava da principessa e
rispose: “Solo da sovrintendente. Purtroppo fui una
principessa molto frivola. Probabilmente sarai stata la regina della
moda o del teatro.
Mi
ero fatta costruire un piccolo teatro in cui potevano entrare solo
duecento persone”.
“Solo?!” gridò
Xanxus, con tono sorpreso.
Skull
rise. Raggiunse uno dei dipinti che raffiguravano Giotto, indossava un
ampio mantello nero.
“I
teatri dei sovrani erano immensi. Come ti ho spiegato, era tutto sfarzo.
La
villa dei Vongola, con duecento stanze, non era niente rispetto ai
castelli con duemila stanze” ribatté.
“Capisco
che il popolo che moriva di fame si sia ribellato” ringhiò,
serrando un pugno.
Skull
annuì, rispondendo: “Impara
dai nostri errori, ma non dimenticare che se il re non si dimostra
scelto dalle divinità, verrà tradito. Ci vuole un
giusto mezzo tra le due cose”.
Xanxus
si grattò il mento, corrugando i sopraccigli doppi.
“Sei
comunque un attore, se ricordo bene. Reciteresti ancora in
teatro?” domandò.
“Sì,
ma solo per mettere in scena ciò che non va in questo mondo.
Ho imparato a riflettere sulle parole. Da scrittore a
scienziato…
Ho
smesso di comprare gioielli dal costo esorbitante. Sai, quei gioielli
dai valori stratosferici avrebbero potuto sfamare il mio popolo.
Non
ero diverso da Giotto. Lo giudicavo perché faceva lo sciocco
facendo errori non dissimili, se non peggiori” rispose
Skull. Tornò a camminare lungo il corridoio, seguito da
Xanxus.
“Perciò
sei a favore della democrazia?” domandò
quest’ultimo.
Skull
si arrestò, irrigidendosi, dandogli le spalle.
“La
democrazia? Ah, la democrazia è
un’illusione.
Ho
visto il popolo diventare un animale feroce. Li ho visti giudicare un
bambino innocente, accusandolo di autoerotismo.
Basilicum
aveva solo dieci anni quando lo annegarono! Lo giudicarono per avere il
suo potere!” gridò,
con tono colmo di rancore.
<
Non avrei dovuto portarlo qui, alla vecchia villa dei Borbone vicino al
villaggio. Forse non è ancora pronto a tutto questo, ma
d’altronde, non è certo la reggia in Francia
> pensò.
“Per…
per quell’accusa?” esalò.
“Lo
massacrarono di botte, gli tagliarono i capelli, lo rinchiusero in
cella.
Chiamami
madre, o padre, quello che vuoi, ma sappi che io vivevo per loro, per i
miei figli… e quello resta uno dei miei più
grandi rimpianti.
Eppure
fu un piccolo re. Fino all’ultimo non pianse, rimase con la
testa ritta, anzi, con le braccia legate dietro la schiena, era ancora
più ritto. Più uomo di ognuno di loro”
<
Sono morti, tutti, uno dopo l’altro… tutti i miei
figli! Persino il mio piccolo Riccardo, dopo che la sua anima era stata
macchiata dal sangue e spazzata via dalla crudeltà sin dalla
sua fanciullezza > pensò.
“Scusa…
I-io…” sussurrò Xanxus. Mentre la luce
colorata, prodotta dalle vetrate incastonate tra i rosoni di pietra, lo
illuminava.
Skull
lo raggiunse e gli posò una mano sulle labbra.
“Promettimi solo che sarai un buon imperatore” lo
pregò.
“Te
lo giuro” rispose Xanxus con voce decisa.
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Capitolo 18 *** Cap. 18 Nordulfo ***
“Questa
storia partecipa alla Ottobre Challenge: Trick or Treat? indetta sul
gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 1.
Pioggia di foglie.
Il
potere di regnare al top.
Reborn
si calò il cappello sul viso ed osservò Tsuna
saltellare con gli stivaletti in mezzo alle foglie. Il giovane balzava,
in una pioggia di foglie autunnali, alcune umide lo sfioravano.
Un
odore forte pungeva le narici di entrambi.
L’arcobaleno
accarezzò la testa di Leòn e socchiuse gli occhi,
schioccando la lingua sul palato.
“Certo
che è proprio un bambino. Sì che con quello che
ha passato pensavo fosse maturato, almeno con il mio
addestramento” brontolò. Guardava le figure che si
susseguivano in lontananza, accarezzando il calcio della pistola con
l’altra mano.
Il
piccolo camaleonte verde faceva schioccare la lingua, la figura di
Sawada si rifletteva nelle sue iridi nere.
“Oggi
viene Nordulfo. Mi aspetto che tu sappia come devi
comportarti” borbottò Reborn. Si calò
di più il cappello sul viso, oscurandolo.
Sebastiano
balzò oltre un carretto, continuando a leggere il libro che
aveva davanti al viso.
“Sì,
non preoccuparti” rispose. Afferrò distrattamente
una mela e l’addentò.
“…
Eccolo di nuovo…”. “Certo che quel
principe è strano…”.
“… Proprio stravagante”. Diverse voci di
paesani si confondevano.
“Tu
e tuo fratello non mi sembrate proprio in grado di gestirla”
brontolò Reborn, facendo girare una rivoltella in mano.
<
Lo stanno scambiando sicuramente per il fratello. A parte il fatto che
uno si veste di bianco, e l’altro di nero, sembrano gemelli
> pensò.
“Il
‘principe’ ed
io sapremo gestire Nordulfo, senpai. Non dubitare”
ribatté Skull. Chiuse il libro di scatto e sorrise.
“Piuttosto…”.
Gli saltellò davanti, gli allontanò la mano da
Leon, stringendola nella propria e lo trascinò.
“Ti va di ballare?” domandò.
Reborn
roteò gli occhi, lo trasse a sé con un braccio,
avvolgendoglielo intorno al fianco, mentre gli stringeva
l’altra mano nella propria. Iniziò a volteggiare,
evitò le baguette del fornaio, che avanzava con un paniere
in mano.
Passarono
sotto un’insegna, e continuarono a danzare.
Reborn
si portò una mano al viso e sospirò.
<
Da quando conosco Sawada sono iniziate queste strane visioni.
Chissà che diamine vorranno dire > pensò.
Si massaggiò il collo e alzò lo sguardo.
“Sto
passando tutti gli esami! Presto sarò alle
superiori!” festeggiò.
Reborn
si alzò in piedi. < Ancora mi fa impressione aver
riavuto un corpo adulto, per quanto io sembri molto più
giovane di quanto dovrei essere >.
“Lascia
perdere questa pioggia di foglie e andiamo a casa”
ordinò.
Tsuna
lo raggiunse e gli prese le mani nelle proprie. “Dai, Reborn,
non essere così serioso!” lo richiamò.
Reborn
sbuffò rumorosamente dalle narici. “Tu e Cavallone
siete i peggiori allievi che io abbia mai avuto”
borbottò.
“Dino
fratellone è così figo. Un giorno lo
sarò anche io?” domandò Tsuna.
“Tu
lo sarai di più” borbottò Reborn.
<
So che Skull sta allenando il principe, ma dovrei dirgli di allenare
anche Dino. Anzi, di allenare un po’ tutti i ragazzi.
Da
quello che ho capito, si prospettano tempi difficili. Neo-Primo
è una possessione, Manuel è tornato dal mondo dei
morti per attaccare ‘fratellino’
Tsuyoshi… Insomma, il mondo è impazzito e presto
andrà a rotoli.
Fortunatamente
Xanxus farà il ‘banchiere’…
il ‘bancomat’… Come diamine di chiama
quella famiglia! > pensò.
“Reborn,
senti… Squalo mi ha detto che non è Leon a farmi
i guanti e le altre cose in lana, ma la boss arma di mio padre che
è un ragnetto.
C’è
altro che dovrei sapere su Leon?” domandò Sawada.
Reborn
annuì. “Sì, è la box arma di
Dokuro. Io l’ho solo comprata perché non finisse
nei guai, il suo padrone era un mio caro amico”
rispose.
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Capitolo 19 *** Cap.19 Vongola ‘diverso’ ***
La
rabbia amplificata e l'anima vendicativa e isolata.
Skull
camminava di fianco a Xanxus per le impervie vie del bosco. Passava tra
gli alberi dai tronchi larghi un paio di braccia, dalle nodose radici,
che invasive si allargavano sul terreno e dagl’intricati rami.
“Mentre
tutti cercano cosa possono prendere, un vero re cerca cosa
può dare” spiegò Skull.
Xanxus
annuì, guardandosi intorno.
“Questo
lo sapevo” borbottò.
< Ma non
immaginavo che una parte della foresta fosse in realtà parte
del giardino della villa > si disse.
Skull
fece un sorriso storto. “Eppure non è
così scontato”.
<
… molti pochi sono come te, Luigi > pensò.
Xanxus
incrociò le braccia al petto.
“Il
popolo deve avere di che vivere onestamente. Sennò, non solo
salirà la criminalità, ma finirà anche
per ribellarsi”.
Skull
accarezzò una foglia. “Il potere può
diventare una sete implacabile”.
Xanxus
scrollò le spalle.
“Non
voglio fare il ‘Re’ per il potere. Voglio farlo per
fare girare meglio questo mondo”.
Skull
si sedette su una roccia coperta di muschio. “Idea nobile per
qualcuno che chiamano crudele, possessivo e piromane”.
<
Desideravo tanto che Ricardo decidesse di prendere questa via. Il Boss
che ho seguito, invece, si è fatto corrompere da qualcosa di
ancora più subdolo del potere: l’ossessione verso
Giotto. A chi doveva dimostrare di essere migliore di suo padre? Lo era
semplicemente. Non era neanche invidia, ma insensato senso
d’inferiorità >.
Xanxus
si lasciò cadere per terra.
“Sono
crudele, possessivo, piromane e idealista”.
Skull
ridacchiò, vedendolo affondare nell’erba.
“Così diventerai sporco di fango, micio
spelacchiato”.
Xanxus
stese le gambe e accallò le caviglie.
“Sarei
una ligre” borbottò.
Skull
lo fissò, rispondendo: “Sei pigro”.
<
In alcuni momenti sembra quasi un Vongola normale, ma quelle cicatrici
sottolineano quanto ha già sofferto. Nessun Vongola rimaneva
ingenuo dopo un dolore così, ma veniva contaminato
dall’odio, dal rancore e dalla sete di vendetta >.
Xanxus
inarcò un sopracciglio.
“Vuoi
l’elenco di tutti i miei difetti? Non ho tutto questo tempo
libero”.
Skull
si alzò in piedi. “Finirai per ammalarti,
così… e non ho mai visto un re tutto
sporco”.
Xanxus
si rialzò con uno sbuffo e si scrollò polvere e
foglie di dosso.
“Ora
vuoi dirmi cose utili?”.
“Abbiamo
trovato un altro difetto: impaziente” notò Skull.
“Sì,
sì… E curioso, quindi dimmi”.
Skull
gli camminò intorno, lasciava impronte appena visibili nel
terreno.
“Ti
ho detto che se vuoi cose più specifiche, devi chiedere
abbondando coi dettagli”.
<
Chiede come se volesse il segreto dell’universo in poche
massime. Ogni lavoro, persino fare il re, è un mestiere che
va imparato con la pratica. La teoria vaga continuo a ripetergliela,
nomi e ruoli, ma sembra refrattario all’imparare le cose a
memoria perché nominate > pensò.
Xanxus
lo seguì con lo sguardo.
“Voglio
sapere come riuscirò a gestire un impero, quando a stento
gestisco una città”.
“È
così” fece Xanxus, “la città
vecchia non mi accetta. Quindi metà città
funziona e metà no”.
“Pensavo
fosse ormai chiaro che non puoi gestire il governo da solo”
lo richiamò Skull.
“Ma almeno
un posto così piccolo dovrei riuscire a gestirlo. Solo non
so come”.
“Non
riesci a pensare proprio nell’ottica giusta, quella di
condividere gli oneri” ammise Skull, sospirando afflitto.
<
Devo cambiare approccio > si disse.
|
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Capitolo 20 *** Cap.20 La preoccupazione di Iemitsu ***
Cap.20 La
preoccupazione di Iemitsu
Giaci
a terra in disperazione, non c'è nessun aiuto, la mia fiamma
sta bruciando fino alla fine.
Reborn
sentì il proprio cellulare vibrare.
<
Anche se non sono più un Arcobaleno, sono ancora capace di
allontanarmi non visto > pensò, aderendo alla parete
con il corpo magro.
“Eeeeh?!
Sono due?!” piagnucolò Sawada.
“Voooi!”
gridò Squalo. Indicò il ragazzino con
l’indice, guardandolo torvo. “Tsunayoshi Sawada,
non è questa la reazione che mi sarei aspettato”
lo rimproverò.
“S-sì,
ma… due!” gemette Tsuna.
“Kufufufu”
rideva Mukuro. Un ragazzo identico a lui gli faceva eco con la medesima
risata: “Kufufu”.
<
Non bastavano Belphegor e Rasiel, due gemelli inquietanti, con una
madre che sembra un terzo gemello!
Iiiih!
Dovevano esserci due Mukuro! Questo dev’essere
l’inferno > pensò Tsunayoshi.
Enma
lo abbracciò, tremando, e deglutì rumorosamente.
“Sembrano
spaventosi” gli sussurrò
all’orecchio.
<
Si conoscono poco e niente, ma hanno fatto amicizia così in
fretta. Che nervoso e che gelosia! Se non fosse un bambino spaventato,
mi verrebbe voglia di farlo saltare in aria > pensò
Gokudera guardando il Simon con astio.
“In
realtà sono Rokudo-sama e Mukuro-sama. Rokudo Mukuro
è l’illusione che creano insieme”
spiegò Chrome a bassa voce.
“Sì,
il loro vero cognome è Estraneo, discendenti dei
“Tu
lo sapevi e non me lo hai detto, Hayato-kun?!” gemette
Tsunayoshi.
“Beh,
Tsuna, non te l’ha detto perché sono i suoi
fratellastri, in realtà. Devi ammettere che è
triste litigare con i propri fratelli!” s’intromise
Takeshi.
Gokudera
e Tsunayoshi dissero in coro: “Tu come lo sai?”.
“Io
e ‘la piccola luna’ abbiamo la stessa
mamma…” disse Mukuro.
“…
però abbiamo litigato perché lui deve fare il
boss…”. Aggiunse Rokudo.
“…
e noi vogliamo annientare la Mafia!” dissero in coro.
“Tsuna,
dobbiamo essere contenti che sono veramente qui e non sono
un’illusione.
Voi!
Non è bello essere prigionieri dei Vindice!”
sbraitò Squalo con tono severo.
Reborn
uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e
rispose alla telefonata.
“Giaceremo
tutti quanti in terra per la disperazione, arsi dalle nostre stesse
fiamme!” gridò Iemitsu in risposta
dall’altra parte dell’apparecchio.
“Iemitsu,
rilassati. L’oscurità è stata
sconfitta” disse Reborn pacato.
<
Ogni volta che fa un incubo mi telefona terrorizzato. So che
è un genio, ma il suo cervello fa troppi piani in una volta
e sfasa > pensò.
“No,
non è così. L’hanno semplicemente
rinchiusa, ma è una fiamma primordiale. Non può
essere sconfitta” rispose Iemitsu.
Reborn
ingoiò uno sbadiglio.
“Sì,
ma finché è sottochiave non può
prendere sembianze umane, cercare di ucciderci o… far
proseguire l’infezione. Tutti i malati di oscurità
stanno meglio, anzi stanno come non sono mai stati alcuni” lo
rassicurò.
“Colui
che la manovrava troverà altri modi”
ribatté Iemitsu, mentre Reborn si sedeteva sul davanzale di
una finestra.
“Non
credi di essere paranoico?” domandò, accavallando
le gambe.
“No,
non lo sono! Oggi Xanxus andrà alla ricerca dei Carcassa per
chiedere spiegazioni su suoi soldi mancanti. L’attacco di
Manuel era proprio un diversivo per fargli dimenticare questa sua
scoperta”. Proseguì Iemitsu.
“Se
pensano che il ‘principe’ dimentichi dei soldi,
sono degli sciocchi. Possono mandarne anche trenta di
giganti…”. Reborn scosse il capo, facendo
ondeggiare le basette arricciate.
“Ti
ricordo che quel gigante è suo padre. Potrebbe attaccare di
nuovo” lo interruppe Iemitsu con voce isterica.
“Per
il momento si è ritirato” sussurrò
Reborn.
<
Qui a casa Vongola ci sono spesso anche io. Skull non
permetterà a nessun attacco mortale di entrare, mi difende
lui > pensò.
“Per
il momento!” tuonò Iemitsu.
“Su,
insomma, rilassati” esalò Reborn.
“Lo
sai che è stato ucciso il presidente? Presto
l’America sarà nel caos. Daranno la colpa ai
Vongola e attaccheranno” ringhiò Iemitsu.
“Xanxus
è già in guerra col mondo” gli
ricordò Reborn.
<
Se si agita così, finiranno per scoprire che io e lui
facciamo il triplo gioco per aiutare il principe >
pensò.
“Fino
ad ora si è scherzato. L’America non
giocherà” sibilò Iemitsu.
“Bah,
ora mi spiego perché Lal e Colonnello si sono nascosti da
noi. Non vogliono essere richiamati in patria. Probabilmente presto ci
troveremo anche Gamma al telefono col ‘principe’ a
piagnucolare per la sua protezione” rifletté.
<
Quando fa così m’infastidisce quasi quanto
quell’inetto di Danilo. Piagnucola come Verde >
pensò.
“Tu
prendi un po’ troppo sottogamba quello che sta per
succedere… e anche mia sorella se pensa basti nascondersi
dai bambini” lo ragguardì Iemitsu.
Reborn
gli ricordò: “Abbiamo Tsuyoshi con noi”.
“L’America
ha qualcuno di altrettanto pericoloso, per quanto meno bello del mio
adorato. Dopo questo, lo sguinzaglieranno” ringhiò
Iemitsu.
<
Anche se penso che Skull ne approfitterà per
‘punire’ la presidentessa della colpa di aver fatto
uccidere suo marito al punitore. Si tratta pur sempre di un peccato dei
Vongola.
Il
vero problema sarà che cercheranno un nuovo presidente
> pensò Reborn.
“Nah,
come Tsuyoshi non c’è nessuno. Sarà
anche un fratellino carino, ma se la sa cavare. Per non parlare di
Takeshi, che è un super-hitman
pericoloso…” minimizzò.
“Non
parlare così di Takeshi!” lo rimproverò
Sawada.
“Se…
se…”. Reborn sbuffò.
“Piuttosto,
sappi che presto attaccherà anche la Russia. Tieni al sicuro
Tsuna ed Enma, te ne prego” lo supplicò Iemitsu.
“Lo
farò. Anzi, già che ci sono
controllerò anche BakaDino” promise Reborn.
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