Travolti dal destino

di ReginadeiSogni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Avviso ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come ogni mattina da due mesi, si sveglia, si veste e si guarda allo specchio. Quello che vede sono due occhi color cioccolato, troppo grandi per il suo viso cosi piccolo e pallido, e capelli ramati troppo lunghi per il suo fisico minuto. Come ogni giorno oltre ai suoi occhi non vede niente, il vuoto.
Non si riconosce più, non sa chi è, non sa come si chiama realmente, perchè il nome che ha non lo sente suo, e abita con due persone che dicono di essere i suoi genitori.
L'unico motivo per cui crede a quelle due persone, sono le foto che ritraggono loro tre insieme. Ma in quelle foto lei è sorridente, i suoi occhi sono felici.. Ora chi era? Dov'era finita quella ragazza?
Dopo essersi fatta le solite domande, si ricordò che quello era il giorno della sua visita mensile all'ospedale, prese la borsetta e si avviò alla porta.
Quello che trovò una volta aperta la porta, era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. La neve ricopriva la città, e baciata dal sole sembrava quasi brillare.
Camminando sentiva le urla dei bambini che giocavano e ridevano, voleva essere come loro, felice e senza pensieri. Chiuse gli occhi e respirando l'aria fresca che quella giornata regalava,fece un grande sospiro e cercò di eliminare i brutti pensieri.
Persa nei suoi pensieri, si dimenticò di essere in mezzo alla strada, e prima di poter riaprire gli occhi andò a sbattere contro qualcuno o qualcosa. Rimase immobile, e quando sentì due braccia avvolgere il suo piccolo corpo, non trovò il coraggio di alzare il suo viso e guardare chi si trovasse di fronte a lei.
< Tutto bene? > una voce roca e profonda la risvegliò.
Tra quelle braccia si sentiva così bene, mai nessuno l'aveva abbracciata cosi, e il profumo del suo salvatore era buonissimo. Non voleva più dividersi, sembrava stesse vivendo un sogno ,e per la prima volta si sentì viva.
< Tutto bene? >  questa volta la sua voce era preoccupata e risvegliò i suoi pensieri . cosi riuscì con le poche forze che l'erano rimaste a sciogliersi da quell'abbraccio. Ma quando alzò gli occhi e lo guardò rimase ancora una volta in silenzio.
Era un angelo, non pensava esistesse tanta bellezza, neanche la neve che accarezzava la città era bella come lui.
"Che figura! Forza parla! "
< Ehm.. S-Si tutto bene. Perdonami non ti avevo visto! >
Lui le sorrise e lei pensò che quello era il sorriso più bello che avesse mai visto.
< Tranquilla! Sicura che vada tutto bene? >
" Penserà che sono pazza! Bè io lo penserei! "
< Si davvero. Sto bene grazie! >
Rimasero secondi o minuti, non lo sapeva con esattezza a guardarsi, quando poi i suoi occhi caddero sull'orologio di lui.
"E' tardissimo! Devo andare".
< Scusami adesso devo proprio andare! Grazie ancora! >
Era la prima volta che qualuno le rivolgeva la parola al di fuori di casa sua e dall'ospedale. E ora che si doveva dividere dal suo angelo misterioso, iniziò a sentirsi di nuovo vuota e sola.
Lui le sorrise e lei arrossì < Non preoccuparti! Buona giornata. >
Le loro strade si divisero e lei sperava davvero di poterlo rincontrare un giorno, e per la prima volta anche se dentro di lei il vuoto era immenso, sorrideva.
Era stato un incontro buffo, ma non lo avrebbe mai dimenticato.
Con il sorriso sulle labbra poco dopo arrivò all'ospedale, si sentiva diversa ed era una sensazione bellissima. Come poteva un semplice incontro con una persona che neanche conosci renderti cosi felice?
                                                                                       *****


Come ogni mese l'aspettava la lunga fila per ritirare il suo numero, non c'era mai nulla di nuovo nella sua vita, solo casa, televisione, mangiare quel poco che riusciva e ospedale.. il resto era vuoto e insignificante.
 Quando finalmente dopo venti minuti di pensieri negativi riuscì a prendere il suo numero , e guardandosi intorno cercò una sedia libera.
Tutto quel camminare, le emozioni forti, l'avevano fatta stancare e aveva bisogno di riposarsi.
Quando stava per arrivare alla sedia, la sua testa iniziò a girare e le sue gambe erano diventate gelatina, non vedeva più niente.. la sua vista diventò sfocata.
"Oggi non è la mia giornata! " pensò cercando di non cadere e arrivare alla sedia.
Stava per cadere a terra , ma per la seconda volta in quella giornata due braccia l'aiutarono a reggersi in piedi e una voce familiare la fece arrossire.
< Ci incontriamo di nuovo! > i loro occhi si incrociarono di nuovo.. e lei si ritrovò ancora tra le sue braccia.
< Già. E io sono un disastro! >
La testa le continuava a girare, era ancora molto debole, ma con il suo aiuto arrivarono alla sedia e lei finalmente poteva sedersi e trovare un pò di pace.
Lui si era seduto accanto a lei e la guardava preoccupato. Era la seconda volta che l'aiutava e gia la prima volta notò la sua bellezza. Ma adesso che poteva osservarla meglio, era ancora più bella di come se la ricordava.
< Sono Roxie. E Grazie. >
Non sapeva se presentarsi cosi fosse giusto, ma a lui non diede fastidio, perchè le sorrise e strinse la mano nella sua. Un gesto mai provato, ma visto soltanto nei film.
< Il piacere è mio. Sono Brian >
Roxie si perse nei suoi occhi verdi e profondi, e nella sua ingenuità sperava che l'angelo seduto accanto a lei non l'abbandonasse mai.
 
 
Salve ragazze! Eccomi di nuovo qui con una nuova storia. Ancora una volta molto diversa da quella che conosciamo, ma alla fine sono sempre loro. Un ringraziamento speciale va a _Miky_ che mi sopporta, mi aiuta, e mi ha incorraggiata a iniziare questo mio nuovo percorso. Ma anche a Lolimik che mi ha dato molti consigli soprattutto sulla tematica della storia. Grazie mille siete meravigliose! Spero che questo prologo vi piaccia, anche se sembra tutto confuso, presto capiterete tante cose! La prossima settimana aggiornerò il primo capitolo! A presto un bacio Saretta _ Reginadeisogni_
 

 
Spoiler Primo Capitolo:
< Mi piaci quando sei arrabbiata. Ti si forma una ruga sulla fronte. > Con questa frase era sicuro che lei si arrabbiasse ancora di più, e in fondo lo faceva apposta perchè loro erano fatti cosi.
< Adesso ho anche le rughe? Bene. Non sono arrabbiata con te. Sono arrabbiatissima. Ora lasciami. > rispose lei con gli occhi tristi. Forse aveva esagerato.
< Non hai le rughe. E chiamami ancora Amore, non smettere mai. > disse lui accorciando le distanze e assaporando le labbra di lei.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


< Aki devo andare.. >
Erano li dove tutto era iniziato, lei era distante non gli parlava. Si era girata e gli aveva stretto forte la mano.
< Come te ne devi andare? >.
Si stava arrabbiando. Era tutto così perfetto, finalmente stavano insieme e adesso lei lo voleva lasciare?
< Si me ne devo andare. Addio Hayama >
La rabbia lo stava accecando, cos'era successo perchè lo stava abbandonando?
< Te ne devi andare? E a Noi non ci pensi? > urlò fregandosene se lei ci fosse rimasta male.. Lo stava lasciando come doveva reagire?
Sana gli lasciò le mani e iniziò a correre. Akito le corse dietro e quando la raggiunse la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui. Quando lei si voltò, aveva il viso rigato dalle lacrime.
< Perché stai piangendo? Mi dici cosa diavolo sta succedendo? >. Il loro amore dov'era finito? La sua Sana dov'era finita?
< Hayama lasciami. Non ci sarà mai più un Noi. >
A quella frase Akito le lasciò il braccio, era rimasto senza parole. Lei non lo voleva più, stava scappando senza darle una spiegazione, e mentre il suo cuore rallentava, la donna che amava stava scappando da lui.
Voleva inseguirla, ma le sue gambe non si muovevano. Sana era sempre più lontana......
                                                                                      *****

< Sanaaaaaaaa >.
Un urlo riempì la notte in casa Hayama. Un urlo che rimbombava ormai da due mesi in quella casa.
Ogni volta lo stesso sogno, si svegliava sudato con le lacrime agli occhi, un dolore che lo stava divorando.
La porta della sua stanza si spalancò e una spaventata Natzumi, sua sorella, si avvicinò a lui come sempre.
< Akito. Era solo un sogno.. Akito parlami ti prego. >
Sua sorella gli stava accarezzando una guancia, erano ormai due mesi che quel sogno e quell'urlo straziante non lo abbandonavano, e loro non sapevano più come farlo riprendere se non standogli vicino senza fargli troppe domande.
Akito tolse la sua mano bruscamente, non voleva nessun contatto, non voleva la loro compassione.
< Sto bene. >
< Sei sicuro? > Perchè dovevano fargli sempre le stesse domande? Non potevano solo annuire e lasciarlo in pace?
< Ho detto che sto bene. Torna a dormire >
Natzumi si alzò e senza dire nulla chiuse la porta. Uscendo ritrovò Fuyuki, loro padre con lo sguardo triste verso la camera di suo figlio.
< Il solito incubo? > le chiese lui.
< Si. Ma come sempre dice di stare bene e mi manda via come ogni notte. Quindi torniamo a dormire >
Fuyuki non sapeva più cosa fare, vedere suo figlio in quelle condizioni gli spezzava il cuore.. E lui come al solito non voleva essere aiutato. Solo lei poteva farlo guarire.. Ma non poteva.
                                         
Ormai erano passati due mesi da quella notte, ma il suo dolore invece di diminuire aumentava sempre di più, e ogni notte quel maledetto incubo non lo lasciava stare. In quei due mesi l'aveva cercata ovunque, ma nulla non l'aveva trovata erano spariti e la cosa lo faceva impazzire ancora di più. Da quella notte la sua vita non aveva più senso, ogni posto , ogni cosa che guardasse o facesse, le ricordavano lei.
A volte sperava davvero che tutto fosse un incubo ,e che al suo risveglio lei si trovasse al suo fianco, e che nulla di quella notte fosse accaduto.
Invece no, quella notte era la cruda realtà, mentre la sua vita e le sue giornate erano un vero incubo.
"Dove sei amore mio? Dove ti hanno portata? "
Come ogni notte dopo quel maledetto incubo, si infilava la tuta e usciva da quella casa dove ancora il suo ricordo era vivo, e una volta chiuso dietro di sè la porta, respirava l'aria fresca dell'estate che stava arrivando e iniziava a correre. L'unico modo che aveva per sfogare il suo dolore e per non pensare.
Ma ogni volta la sua corsa lo portava sotto casa di lei. Una casa vuota, silenziosa.
 
< Amore scusami il ritardo > Amore? Aveva sentito bene? Stavano insieme da pochi mesi e lui ancora era Hayama.
< Sono passato da Hayama ad Amore in una notte? > rispose lui ghignando. Lei rimase un attimo immobile prima di uscire dal cancello. Una volta chiuso si avviò verso la macchina senza salutarlo.
< Hai sicuramente capito male Hayama! >. Akito la stava osservando appoggiato al muretto. Era cosi buffa quando si arrabbiava. E no a lui non aveva dato per niente fastidio, anzi il suo cuore batteva ancora forte.
< Kurata io ci sento benissimo. > rispose, avvicinandosi a lei che ancora gli rivolgeva le spalle.
< Allora visto che ci senti benissimo, possiamo andare a scuola adesso? > le rispose lei voltandosi a guardarlo.
< No. > disse lui ghignando e avvicinandosi a lei. Sana indietreggiò, ma l'unico appoggio fu la macchina. Akito appoggiò le mani sul tettuccio, e la imprigionò.
< Hayama cosa stai facendo? E tardi e dobbiamo andare a scuola. E io sono arrabbiata con te. >
< Mi piaci quando sei arrabbiata. Ti si forma una ruga sulla fronte. > Con questa frase era sicuro che lei si arrabbiasse ancora di più, e in fondo lo faceva apposta perchè loro erano fatti cosi.
< Adesso ho anche le rughe? Bene. Non sono arrabbiata con te. Sono arrabbiatissima. Ora lasciami. > rispose lei con gli occhi tristi. Forse aveva esagerato.
< Non hai le rughe. E chiamami ancora Amore, non smettere mai. > disse lui accorciando le distanze e assaporando le labbra di lei.


 
Quel ricordo gli spezzava il cuore, quanti giorni ad aspettarla a quel cancello, quante volte ammirava la sua bellezza mentre si avvicinava a lui. Era cosi bella con i suoi capelli ramati, occhi grandi color cioccolato e la sua pelle morbida e candida.
E adesso? Cosa stava facendo? Con chi era? L'avevano portata via da lui, dal loro mondo, dai loro ricordi. E se un'altro uomo l'avesse fatta innamorare?
Troppe domande a cui non avrebbe potuto dare una risposta.
 Il sole stava sorgendo e quel giorno sua sorella si sarebbe sposata, non poteva rovinare il suo matrimonio.
Prima di correre via guardò un'ultima volta quella casa, sperando di vederla uscire e correre verso di lui.
"Non uscirà mai da quel cancello" si disse Akito prima di correre verso casa sua.
                                                                                 *****

< Come sei bella piccola mia. > disse un Fuyuki in lacrime, mentre guardava la sua principessa vestita da sposa.
< Dai Papà non piangere! > le rispose Natzumi.
< Te ne andrai e io rimarrò solo >.
La madre dei suoi bambini, se n'era andata una mattina, senza avvisare, senza lasciare un misero biglietto. Da quel giorno non chiesero più di lei, e andarono avanti con la loro vita. E aveva cresciuto come meglio poteva i suoi ragazzi senza mai fargli mancare nulla.
< Andrò a vivere a pochi isolati da qui Papà, e poi non sarai solo. Ce Akito con te. >
Akito. Si c'era lui, ma come si sarebbe dovuto comportare? Come avrebbe gestito il suo dolore ogni notte?
< Hai ragione! > si abbracciarono come se quell'abbraccio fosse l'ultimo, come se in quell'abbraccio Fuyuki volesse trasmettere un calore materno, che lei neanche ricordava di avere provato.
In quel momento la porta della camera di Natzumi si aprì ed entro Akito, nel suo completo nero con una rosa rossa nel taschino, proprio come desiderava sua sorella. Lui era il suo testimone e non avrebbe rovinato per nulla al mondo il giorno più felice della sua vita. Cercò di far uscire il suo sorriso migliore e li raggiunse.
< Siete davvero carini. Ma sono le 10, tra mezzora mia cara Natzumi ti devi sposare. Forza > disse ghignando Akito.
Natzumi aveva il cuore che batteva a mille, era emozionata perchè il giorno tanto atteso era arrivato, ma la sua felicità era per suo fratello. Vedere su di lui quel piccolo sorriso, dopo due mesi di agonia era la cosa più bella.
< Akito ha ragione. E ora di andare. > disse Fuyuki uscendo dalla stanza e lasciando soli i due fratelli nel loro più caloroso abbraccio.
Akito aveva pensato solo al suo dolore e aveva messo da parte la sua famiglia, e dopo la confusione di quell’abbraccio da parte di sua sorella, finalmente ricambiò la stretta. Aveva bisogno di un abbraccio, ma non lo avrebbe mai ammesso.
< Forza sorellina Papà ti aspetta. Io aspetto Takaishi e Fuka > disse lui dividendosi da sua sorella.
< Grazie Akito > disse Natzumi. Lui rimase a guardarla, cercando di capire il motivo per cui lei lo ringraziasse. L’aveva solo allontanata, non era stato presente. Non aveva fatto nulla di buono per ricevere dei ringraziamenti.
< Grazie per cosa? > chiese confuso.
< Grazie per essere qui con me oggi. > rispose prima di uscire dalla porta, senza dargli il tempo di rispondere.
Dopo che sua sorella e sua padre uscirono di casa, Akito mandò un messaggio a Takaishi per avvisarlo che sarebbe andato con la sua macchina in chiesa, non aveva voglia di rispondere alle solite domande.
“ Come stai Akito? Tutto Bene? Sei sicuro? “ disse a voce alta.
Una volta prese le chiavi, uscì di casa. Pronto ad affrontare una nuova giornata, senza di lei.
                                       
 
< Natzumi. >
< Si papà? >
< Andiamo. Il tuo uomo ti sta aspettando.. >. Il suo sogno si stava avverando. Dopo tanti mesi e giorni ad organizzare il suo matrimonio, oggi finalmente Damon sarebbe stato suo per sempre.
La musica nuziale riempì il silenzio della chiesa, e Natzumi con la mano stretta a quella del suo Papà, avanzò verso il suo amato. Era tutto perfetto. Le rose rosse decoravano ogni panchina, le sue damigelle Fuka , Hisae e Aya avanzavano dietro di loro con il vestito rosso proprio come le rose. Aveva organizzato tutto Sana, le diceva sempre di stare tranquilla e che tutto sarebbe stato magnifico. E aveva ragione non c’era nulla che a Natzumi non piacesse, era tutto semplice e solare proprio come Sana. Ma lei tra quelle persone non c’era. Non indossava il suo vestito rosso, non reggeva il suo bouquet di rose rosse, e non le relagava il suo splendido sorriso.
< Damon ti affido mia figlia. > disse Fuyuki risvegliando i pensieri di Natzumi. Le diede un bacio sulla fronte e si andò a sedere.
Natzumi strinse la mano di Damon e si perse nella bellezza dei suoi occhi blu. Era bellissimo nel suo completo bianco con la rosa rossa nel taschino e capelli neri disordinati.
< Sono tua. > disse lei guardandolo intensamente negli occhi.
< Per sempre. > rispose lui baciandole la mano, senza mai lasciare gli occhi di lei.
                                                                                   *****
 
Avevano girato tutti i negozi di Tokio e Sana ancora non aveva trovato un vestito adatto per il matrimonio di Natzumi. Doveva scegliere l’abito per lei e per le altre damigelle, e Akito non ne poteva davvero più.
< Kurata prendine uno a caso. Sono stanco > disse Akito continuando a camminare. Ma quando la risposta non arrivò, girandosi notò che lei non c’era.
“ Bè tutto il giorno dietro a lei. E mi fa parlare da solo “ pensò raggiungendo Sana che era rimasta immobile, davanti a una vetrina.
< Voglio questo! > e senza dargli il tempo di rispondere, entrò nel negozio. Akito si appoggiò al muro e attese l’arrivo della sua ragazza, sperando che fosse l’abito giusto, cosi potevano andare a casa. Mentre aspettava iniziò a pensare a quanto Sana stava facendo per sua sorella. Le stava organizzando un intero matrimonio, passava le giornate insieme a lei, ed era bello vederle insieme. Ma la cosa più bella era il sorriso di sua sorella. La presenza di Sana nella sua vita, colmava il vuoto di una vita senza mamma.
< Hayama possiamo andare! > l’urlo della sua ragazza lo risvegliò, e quando la guardò notò che in mano avesse tre buste enormi.
< Cos’hai comprato il negozio? > disse lui ghignando.
< Cose da donne non puoi capire. Domani manderò le ragazze a provare il vestito! Andiamo a casa mia cosi poso la roba e mangiamo. > disse Sana prendendolo sotto braccio.
Erano usciti a piedi, ma per fortuna casa di Sana era vicina cosi dopo soli dieci minuti arrivano a destinazione. Akito prese subito il telefono e ordinò due pizze. Dopo averle ordinate, salì al piano di sopra per vedere cosa stesse combinando Sana, che era sparita da più di mezzora.
“Menomale che doveva solo posare le buste! “ pensò Akito sbuffando.
Ormai pensava più al matrimonio che a lui. Voleva passare un po’ di tempo con lei, ma ultimamente risultava molto difficile.
< Kurata dove sei finita? > disse lui entrando in camera sua. Ma quello che si trovò davanti, lo fece rimanere a bocca aperta.
Sana era fasciata da un vestito rosso attillato senza spalline, sotto il seno una fascia decorata di brillantini argentati, corto davanti e dai fianchi partiva un lungo velo. Ai piedi indossava un sandalo dal tacco alto argentato e i suoi capelli erano mossi e lasciati sciolti. Era bellissima, e in quel momento capì che lei doveva essere sua per sempre.
< Allora che ne pensi? > disse Sana facendo una giravolta. Akito che ancora era rimasto a bocca aperta, finalmente riprese il controllo di se stesso , le si avvicinò e l’abbracciò da dietro.
< Penso che ami più questo vestito di me. > disse lui ghignando, incrociando i suoi occhi dallo specchio. Sana si girò e lo strinse forte.
< Scusami. Ti sto mettendo da parte in questi giorni ,ma voglio che questo matrimonio sia perfetto. Voglio che tua sorella abbia una giornata indimenticabile, ma voglio anche che tu sappia quanto io Ti amo e che non amo questo vestito,più di te. Non potrei amare nulla più di te. > disse lei accarezzandogli la guancia. Lui la strinse forte, non era bravo con le parole e lei sapeva che in quel piccolo gesto,c’erano le parole più belle. Sana si divise da quella stretta e accorciando le distanze, incatenò le sue labbra a quelle di lui, e si scambiarono un lungo bacio pieno d’amore.
Quando si staccarono Akito si incamminò verso la porta, ma prima di andare le doveva quella frase, per quanto fosse estremamente difficile.
< Penso che tu sia Bellissima. > disse facendole l’occhiolino e uscendo dalla stanza.

 
Quell’abito l’aveva scelto la donna che lui amava, la stessa donna che quel giorno non c’era. Un altro ricordo di lei che gli spezzava il cuore, non c’era posto dove lui non la ricordasse e li dentro la sua presenza era ancora più forte. Guardava Natzumi e Damon e sentì un forte dolore al petto. Anche loro potevano essere così felici, ma il destino era stato crudele, aveva deciso senza chiedere il permesso.
                                        
La cerimonia finalmente era finita, e dopo aver scattato mille foto, Akito uscì dalla chiesa e si accese una sigaretta.
“ Devo pensare a Nat. Devo pensare a Nat “ continuò a ripetersi ad alta voce, non poteva rovinare il suo matrimonio. Doveva calmarsi e riprendersi.
< Scusa hai una sigaretta? > chiese una voce dietro di lui.
< Si tieni >. Rispose Akito girandosi verso un ragazzo più o meno alto come lui con occhi verdi e capelli neri.
< Grazie. Tu devi essere Akito giusto? Piacere sono Brian il fratello minore di Damon > disse il ragazzo.
Non lo aveva mai conosciuto. Sapeva che abitava ad Osaka con i genitori, solo grazie ai pochi racconti che riusciva ad ascoltare di sua sorella. Anche Damon l’aveva conosciuto davvero poco, e in parte si sentiva in colpa. Prima pensava solo a Sana a renderla felice e non si preoccupava di nulla, e adesso aveva fatto lo stesso.
< Si sono Akito il fratello di Natzumi, ma penso che tu lo sappia già! > rispose lui freddo e distaccato, girandosi verso la chiesa. I suoi occhi si bloccarono sull’immagine dei sue sposi felici che sorridevano, per il riso che la gente tirava addosso a loro. Tra quelle grida mancava la risata della sua Sana, mancava lei con la sua chioma ramata e il suo dolce profumo.
“Oh Sana.. mi senti? Ho bisogno di Te…” pensò Akito guardando il cielo.
                                                                                    *****
Nello stesso momento due occhi color cioccolato stavano fissando lo stesso cielo, per un attimo avvertì un brivido e poggiò la mano al cuore, come se quella richiesta fosse arrivata fino a lei. Ma nessuno dei due poteva sapere che, le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo.




 
Ragazze finalmente riesco a postare il primo capitolo! E il secondo e in fase di preparazione! Ho avuto mille impegni e adesso che sarò più libera mi dedichero’ alla storia! Spero che queste poche righe, vi abbiano fatto capire qualcosa.. anche se molte parti si capiranno prossimamente! Che dire ancora che vi ringrazio per essere sempre con me.. e ringrazio questo sito per avermi fatto conoscere persone stupende.. Ma in particolare un grazie immenso va a _ Miky_! <3 <3 Ti voglio bene! A presto ragazze mie! Un bacio grandissimo Vostra Saretta! <3 <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Finalmente dopo mezz'ora di viaggio, arrivarono al ristorante. Akito voleva solo sedersi, mangiare e sperare che la giornata passasse il più velocemente possibile, stava combattendo con un dolore troppo grande dentro di lui, troppi ricordi , e troppo vicina la presenza di Sana. Dopo aver scattato un paio di foto con Natzumi e suo padre, si perse ad ammirare il grande prato e la bellissima fontana a forma di cuore che aveva davanti, sapeva che anche quel posto l'aveva scelto lei, ma la cosa peggiore fu quando avvicinandosi al tavolo che sua sorella gli aveva assegnato, lesse il piccolo segnaposto a forma di campanella il nome Sana. Era successo tutto cosi infretta, che nessuno aveva pensato di togliere il suo posto, nessuno aveva pensato a quanto sarebbe stato doloroso stare seduto accanto a una sedia vuota.
Si allontanò nuovamente, aveva bisogno di aria, doveva calmarsi e si continuava a ripetere che non poteva rovinare la giornata a sua sorella.
< Akito > allontanandosi si sentì chiamare, era sua sorella. Dentro di lui la rabbia era troppo grande, lei doveva ricordarsi quel piccolo particolare. Lei che sapeva quanto lui stesse male. Non voleva arrabbiarsi, doveva calmarsi.
< Akito, perdonami. Non pensare che io volessi farti del male. Ho sperato fino ad oggi che lei potesse tornare, che lei oggi potesse prendere il suo posto. E non ho avuto il coraggio di togliere il suo nome..e.. >
< Nat calmati. Non devi preoccuparti per me, la tua speranza era anche la mia. Non sono arrabbiato con te. > rispose Akito.
Era vero lui non era arrabbiato con sua sorella, anche lui da quella notte ha sempre sperato che lei tornasse, che quell'incubo finisse.
< Ti voglio bene fratellone. >
Akito senza dire altro la strinse forte.
< Forza sorellina. La tua festa sta iniziando! Io starò bene >
Quando Natzumi si staccò dal suo abbraccio, gli regalò un sorriso e ritornò al centro della sala, dove suo marito la stava aspettando per aprire le danze. Si rese conto di essere un egoista, aveva pensato solo a se stesso al suo dolore, ma le lacrime che rigavano il viso di sua sorella, erano la conferma del dolore che provava anche lei per l'assenza di Sana. Tutti soffrivano per lei, ma tutti continuavano a vivere la loro vita, erano andati avanti. Akito era perso senza Sana, aveva dimenticato quante persone le volevano bene, aveva allontanato tutti pensando che solo lui soffrisse cosi tanto, l'aveva cercata cosi tanto in quei due mesi, ma di lei e la sua famiglia  non si sapeva nulla. Forse doveva rialzarsi da quell'incubo e a piccoli passi ritornare a vivere. Anche se in cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile.

                                                                                                             ****  

< Dove sono gli sposi? Gli ospiti stanno aspettando solo voi per iniziare a scatenarsi! > il deejay stava urlando al microfono, e Natzumi stava correndo velocemente verso suo marito che l'attendeva in centro alla pista. Anche se era ancora scossa , e le lacrime le avevano rigato il viso e sicuramente rovinato il trucco non gliene importava. Voleva solo stringere forte suo marito, e aspettare che quel vuoto dentro di lei volasse via. Anche lei soffriva per non avere Sana accanto, in quei mesi si erano avvicinate molto e lei si comportava come una mamma premurosa. Le aveva regalato momenti splendidi, e abbracci colmi d'amore, anche quando le cose non andavano Sana era li pronta a sostenerla, e quei piccoli gesti le avevano unite molte. Non averla li con lei, era come aver perso un pezzo del suo cuore per la seconda volta, Sana aveva ricostruito quella parte di cuore che Natzumi aveva perso per l'abbandono della loro mamma, e ora si sentiva di nuovo cosi. Era fortuna perchè aveva sposato un uomo meraviglioso, che l'amava e che l'avrebbe sempre protetta, e ora aveva bisogno di lui.
< Amore mio! Pensavo mi avessi gia abbandonato.. > le disse Damon dopo che lei si era fiondata tra le sue braccia.
< Dove mai potrei andare senza di te? > rispose con la voce strozzata dai singhiozzi. Damon sapeva che stava male per Sana, sperava che il giorno del loro matrimonio lei non ci pensasse.
< Tesoro non ci pensare. Oggi ci siamo io e te. Domani penseremo a come andare avanti. Un passo alla volta. >
< Si scusami e che come una stupida non ho tolto il nome di lei accanto a Akito, e vederlo soffrire come se volesse urlare dalla rabbia mi ha spezzato il cuore. Soffro per tutti e due, perchè non posso fare nulla. >
Natzumi soffriva per suo fratello per lei e per Sana. E non poteva fare nulla se non trovare un modo per andare avanti e cercare di far tornare in vita suo fratello. Sana era introvabile e anche lei l'aveva cercata disperatamente, voleva far ragionare i genitori e farla tornare da loro, ma le ricerche con Damon erano state inutili. Dovevano voltare pagina e l'avrebbero fatto insieme.
Damon la strinse ancora più forte e lei si asciugò le lacrime e si scostò leggermente dalle braccia di suo marito, e gli accarezzò la guancia!
< Basta piangere! E' la nostra giornata amore, ci penseremo domani. Ti amo >
< Principessa non ti abbandonerò mai. I tuoi dolori saranno anche i miei. E ora diamo vita a questa festa, proprio come avrebbe voluto Sana! Ti amo piccola >.
Si baciarono e si strinsero forte con sottofondo l'applauso e i fischi degli invitati , che con l'inizio della musica , iniziarono a scatenarsi.

                                                                                                           ****

Per fortuna il pranzo tra una chiacchiera e l’altra stava volgendo al termine, Akito a parte le poche chiacchiere scambiate con i suoi amici al loro tavolo, la sua testa vagava altrove e i suoi occhi continuavano a fissare quella maledetta targhetta con il suo nome. Quella giornata doveva essere diversa, Sana l’aveva sognata cosi tanto, dentro quella festa, quelle decorazioni c’era tutto il suo cuore. Sarebbe mai riuscito ad andare avanti? Alzo’ gli occhi verso i suoi amici che ballavano e si divertivano, e provava invidia per la loro felicita’, anche lui sarebbe stato li attorno a loro ,magari non avrebbe ballato, ma ci sarebbe stata la sua donna, e i suoi occhi non si sarebbero persi lo spettacolo di ammirare la sua bellezza e la sua allegria, e si sarebbe innamorato ancora del suo sorriso, dei suoi grandi occhi cioccolato, non avrebbe mai smesso di guardarla.

 

< Hayama! Devi ballare >.
Quella mattina Sana si era alzata con una sola idea in testa, insegnare ad Akito alcuni passi di ballo. Erano ormai tre ore che lui teneva tra le sue braccia la sua ragazza, e invece di ascoltare le sue parole con le labbra le lasciata piccoli baci su tutto il collo, e lei lo rimproverava. A lui non piaceva ballare e non avrebbe sicuramente imparato adesso solo per il matrimonio di sua sorella.
< Ma a me non interessa ballare Kurata. In questa giornata di pioggia vorrei solo una cosa. >
< Ma pensi solo a venire a letto con me? Non voglio ballare da sola quel giorno, anche io vorrei un cavaliere al mio fianco. >.
Non era vero che Akito pensava solo ad andare a letto con lei, anche se l’idea in quella giornata era davvero quella, perdersi tra le sue braccia e amarsi come solo loro sapevano fare. Odiava davvero ballare, non poteva semplicemente stare in un angolo e godersi tanta bellezza ballare per lui?
< Be venire a letto con te e sempre un mio desiderio, ma non penso solo a quello. Devo imparare a fare due passi solo per un matrimonio? Non posso semplicemente guardarti? Lo spettacolo sarebbe molto piu’ bello! > le disse ghignando e baciandole l’orecchio.
< No. Perche’ tutti avranno un uomo e io non voglio stare seduta. Fallo per me Amore, solo un ballo.. >. Ecco che usava il suo tono dolce e sbatteva i suoi occhioni cioccolato per far pena ad Akito, sapeva che facendo cosi lui avrebbe ceduto come sempre. Non che lui fosse un cagnolino e che a qualsiasi richiesta dicesse di si, ma a quelle importanti non poteva dirle di no.
< Uno solo, e poi ti diverti con le tue amiche! > Sana gli salto’ addosso buttandogli le braccia al collo e incrocio’ le gambe attorno alla vita di Akito, iniziarono a baciarsi con foga, le mani di lui bramavano ogni centimento del suo corpo. Erano da ore che stavano cosi attaccati e lui non desiderava altro che perdersi dentro di lei, sentire i loro respiri intrecciarsi, non si sarebbe mai stancato di tanta bellezza. Continuando a baciarsi Akito raggiunse il letto e l’adagio’ dolcemente, ripresero a baciarsi con piu’ foga di prima, ma i loro corpi volevano solo fondersi l’uno con l’altro, cosi i loro vestiti volarono e Akito tornando su di lei intreccio’ le loro mani, e con dolcezza la fece sua.
Quando i loro respiri tornarono regolari Akito prese il lenzuolo e copri’ i loro corpi, la prese tra le braccia e lei appoggio’ la testa sul suo petto.
< Mi dispiace rovinare il momento, ma se e’ questo il tuo modo per dirmi grazie,
ti diro’ di si piu’ spesso Kurata! > le disse ghignando, e la senti’ sorridere sul suo petto.
< Ti chiedero’ piu’ favori allora! >.
Scoppiarono a ridere, ma quando i loro occhi si trovarono, e le loro labbra si bramavano ancora, dimenticarono la lezione di ballo e unirono ancora i loro corpi.
 

Quando ritorno’ in se Akito si accorse di aver finito una bottiglia di vino senza neanche accorgersene. Sembrava che stesse vivendo di nuovo quel momento, era tutto cosi reale. Come poteva andare avanti, se ogni minima cosa lo portava sempre a lei?
Aveva bisogno d’aria cosi si alzo’ di scatto, ma alzandosi senti’ un liquido freddo bagnargli la camicia e un vassoio cadere a terra. La sua vita non era gia abbastanza complicata?
< Oh scusami, non volevo. >
< Che figura, sono un disastro >.
Akito senti’ una voce dolce e fine borbottare alle sue spalle, e quando capi’ che non poteva sicuramente urlare contro a quella povera cameriera, riprese il controllo di se stesso e si giro’ per controllare il danno che lui stesso aveva combinato. Quando si giro’ i suoi occhi trovarono davanti a lui una ragazza magrolina, con lunghi capelli ricci biondo rosati , e occhi di un marrone con sfumature verdi che non aveva mai visto. Rimase un attimo imbambolato per quella visione, non aveva piu’ guardato nessuna ragazza da quando nella sua vita era entrata Sana, e neanche dopo che lei non ne faceva piu’ parte. Ma questa ragazza era davvero carina, e i suoi occhi lo colpirono molto.
< No scusami, e’ colpa mia. > . E senza dire altro si abbasso’ e aiuto’ la ragazza a pulire. Non dissero nulla, l’aiuto’ a raccogliere i pezzi di vetro sul pavimento e dopo aver appoggiato tutto dentro il vassoio, alzandosi lei noto’ la grossa macchia sulla camicia di Akito. Ma prima di riuscire a parlare si perse in quelle due pozze dorate, cosi fredde, cosi tristi ma nello stesso tempo che rapivano e ne rimase affascinata.
< Ti ho macchiato la camicia. Sono davvero imbranata. > Akito la trovo’ buffa, ma non voleva metterla in imbarazzo, era pur sempre una camicia ed era stata colpa sua, non avrebbe mai dato la colpa a una povera ragazza che stava facendo semplicemente il suo lavoro.
< Non importa. Tranquilla. >. Ad Akito non importava davvero quella macchia, era solo un altro incidente da aggiungere alla sua lista delle giornate negative, voleva solo tornare a casa e andare a dormire.
< Non ho svolto bene il mio lavoro, e la tua camicia è un disastro. Vieni con me, sono certa che nel retro della sala ci sarà sicuramente qualcosa che la farà tornare come nuova. >
Akito stava per ribattere ancora, ma lei non lo fece parlare. < Non accetto un no. E’ il minimo che io possa fare. Seguimi. >
Cosi senza dire nulla Akito seguì la cameriera, litigare con la servità era l’ultima cosa che voleva aggiungere alla sua immensa lista negativa. Dopo qualche minuto arrivarono in uno spogliatoio posto dietro la sala, la ragazza si allontanò tornando poco dopo con una scatola in mano.
< Una mia collega mi ha detto che questa polverina in pochi minuti farà tornare la tua camicia come nuova, ora te la metto sulla macchia, sperando che sia cosi miracolosa come dice! >.
La ragazza si avvicinò al suo petto e buttò sulla macchia un po’ di quella polverina bianca, facendo attenzione a non versare il contenuto anche sul suo pantalone. Erano molto vicini e Akito poteva sentire il suo profumo e il suo respiro, e quando le sue dita toccarono il suo petto attraverso la camicia si sentì strano. Erano 2 mesi che il suo corpo era assente, e tutte queste novità sembravano risvegliare sentimenti contrastanti. Anche lei sembrava aver sentito le stesse sensazioni, che con grande velocità allontanò la sua mano e si spostò sedendosi accanto a lui.
Per pohi secondi tra loro fu padrone il silenzio, i loro occhi spesso si incrociavano. Sguadso confuso quello di lui, e sorrisi imbarazzati di lei. La vicinanza di quella ragazza aveva risvegliato sentimenti ormai dimenticati in lui, e quel silenzio imbarazzante peggiorò solo la situazione, quando finalmente lei decise di parlare per rendere l’attessa più piacevole.
< Faccio la cameriera da poco tempo, e ho solo combinato guai! > disse sorridendo. Akito per pochi istanti si soffermò sulle sue labbra, di un rosa naturale, piccole e carnose. Ma subito dopo si diede delll’idiota per le cose che stava pensando e girò subito la testa, guardando un puntino di fronte a lui inesistente, cercando di riprendere il controllo.
< Da quando esattamente fai questo lavoro? > rispose lui cercando di essere il più tranquillo possibile.
< Esattamente da 3 ore! Ho rotto dieci bicchieri, sono scivolata e caduta in mezzo alla sala, e contando la tua camicia rovinata e altri bicchieri rotti, posso solo dire di essere un caso senza speranza! Ahah > La ragazza iniziò a ridere, e Akito sorrise per la semplicità che aveva usato la cameriera per descriversi.
Lei gli raccontò che aveva accettato questo lavoro per fare un favore allo zio, il padrone del ristorante. Aveva bisogno di personale e lei era stata reclutata all’ultimo. Gli disse anche che la sua passione era la musica, e che avrebbe preferito cantare, e non servire ai tavoli. Akito annuì a tutto quello che lei gli raccontava, parlava molto forse troppo, ma era davvero piacevole ascoltarla.
< E davvero un bellissimo matrimonio, chissà come si stanno divertendo la fuori! >
< Be per chi se lo sta godendo si! >
< Perché tu non ti stai divertendo? Io fossi in te si! Caspita stai parlando con una che sta facendo avanti e indietro con i piatti in mano. >
< Non sono il tipo da feste! >.
Akito non voleva dare spiegazioni sul suo stato d’animo, alla fine era una sconosciuta e per quanto fosse stato piacevole ascoltarla, non voleva che l’attenzione cadesse su di lui. Lei per un attimo non disse nulla, forse la risposta un po’ troppo sbrigativa di Akito, le fece capire che aveva detto qualcosa che lo aveva turbato cosi decise di cambiare argomento.
< Bè cambiando discorso, devo dire che lo sposo è davvero carino! La sposa però non mi piace è bruttina! > dicendo ciò guardando l’orologio, si alzò e con un panno iniziò a togliere la polverina che come per magia aveva davvero tolto quella macchia enorme di vino. Akito sentì di nuovo un brivido pervadere il suo corpo, ma cacciò via subito quella sensazione continuando a sorridere per la frase appena detta dalla cameriera.
Quando finì di ripulire la camicia Akito si ricordò che forse doveva tornare al matrimonio, non che ne fosse cosi felice, quella chiacchierata nello spogliatoio con la cameriera era stata davvero la cosa più divertente di tutta la giornata, e tornare in mezzo a quel casino voleva dire tornare a soffrire.
Avviandosi verso la porta decise che forse una risposta doveva darla a quella ragazza, cosi con la mano sulla maniglia e un ghigno sulle labbra si voltò verso di lei.
< Ti ringrazio per la camicia, e comunque piacere Akito il fratello della sposa! >.
< Piacere Akito fratello della sposa, io sono quella che ha fatto la peggior figura della sua vita. >. Detto ciò la cameriera soppiando a ridere, senza dire il suo nome si voltò e andò via.

                                                                                                             ****

Akito tornò in mezzo alla mischia,e notò tutti i suoi amici completamenti ubriachi che ballavano saltellando da una parte all’altra. Natzumi e suo marito ballavano erano seduti al loro piccolo tavolo rotondo, erano soli lontani da tutti e sorridevano felici, guardando le loro famiglie e amici divertirsi. Gli occhi di sua sorella trovarono i suoi, e si scambiarono un sorriso sincero come se in quel momento lei stesse leggendo i suoi pensieri, e quel piccolo gesto fosse un abbraccio.
< Una birra? >. Riconobbe subito quella voce, era il fratello di Damon. Dopo la chiacchierata fuori dalla chiesa non si erano più rivolti la parola, non che Akito ne avesse voglia, ma in fondo una birra era quello di cui aveva bisogno.
< Grazie! >.
Prese il bicchiere e se lo scolò tutto, e subito dopo lo appoggiò al tavolo che si trovava alla sua sinistra.
< Bella festa! Peccato che le ragazze siano gia tutte impegnate.>
< Tu Akito dove hai lasciato la tua Dama? >
Akito era un vulcano di emozioni, ma la rabbia prese il sopravvento. Stava per rispondergli, voleva mandarlo al diavolo, ma la parte della sua testa razionale gli ricordò che Brian non conosceva la sua storia, non poteva sapere quale grande dolore Akito stesse provando.
< Nessuna Dama,lunga storia. >. Senza dire altro, allungò un braccio verso il cameriere che in quel momento stava passando con i bicchieri di spumante, ne afferrò uno e cominciò a bere.
< Vogliamo ringraziare tutti voi per aver trascorso con noi questo meraviglioso giorno. Volevo ringraziare tutti i miei amici e la mia famiglia per non avermi mai abbandonata e per avermi sopportata in questi mesi con l’organizzazione di questo matromonio. Volevo ringrazie mio Papà Fuyuki e mio fratello Akito le persone più importanti della mia vita, e per essere qui con me in questo giorno speciale. E infine un grazie speciale va a una persona, che purtroppo oggi non è qui con noi, e per quanto sia banale spero che questo mio pensiero possa arrivare fino a lei. Ancora grazie a tutti voi! Divertitevi e godetevi la festa! >
Akito è li immobile è sta male, perché in quella stanza tutto e tutti gli ricordano lei, Natzumi con il suo ringraziamento non ha fatto nomi, ma lui sa a chi si sta riferendo. Soffre e vuole soltanto bere. Si volta a guardare la sala, chi più e chi meno sono addoloratu per la scomparsa di Sana, però sono qui per festeggiare sua sorella, e la nascita del suo amore con Damon. Tutti sono riescono ad essere spensierati e felici almeno in questo giorno. Sua sorella è felice si sta divertendo proprio come lo stanno facendo i suoi amici, proprio come avrebbe voluto Sana. Akito però non ci riesce, ma nella sua mente inizia a immaginare, quanto Sana si arrabbierebbe con lui se un giorno tornasse, gli ricorderebbe che quello era il giorno di Natzumi, e che lui non doveva donargli un Akito a metà, ma che doveva sorriderle, e festeggiare il suo giorno insieme a tutti i loro amici. Non poteva mostrarle delle foto dove lui sarebbe apparso sempre distrutto. Non glielo avrebbe mai perdonato. Doveva svuotare la mente almeno per quelle ore, e lo avrebbe fatto pensando a lei, cosi con lo sguardo cercò quello di sua sorella e quando lo trovò, le regalò un grande sorriso. Il più vero e sincero di quei 2 lunghi mesi.Quando tornò con gli occhi a cercare i suoi amici, poco lontano da lui notò la cameriera, e i loro occhi rimasero incatenati fin quando lei non si dovette allontanare per continuare il suo lavoro. Da quel momento in poi Akito iniziò a non pensare a nulla, passò più tempo con i suoi amici, e finalmente parlò con Brian che risultò essere davvero un bravo ragazzo. La serata continuò tra chiacchiere, birre e giochi di sguardi con la cameriera. Quando finalmente arrivò a casa si sentiva più sereno, si tolse i vestiti e si buttò a letto. La giornata era cominciata male, ma alla fine aveva capito che non poteva continuare cosi e si sorprese come quella ragazza senza un nome gli fosse entrata nella testa, e come la sua presenza avesse azzerato per un attimo il suo tormento. Dentro di lui si stavano accendendo troppi sentimenti, aveva bisogno di dormire e spegnere i pensieri, cosi si voltò verso la grande finestra alla destra del suo letto e prima di chiudere gli occhi le stelle gli regalarono l’immagine della cameriera, e del suo sorriso.

                                                                                                      ****

Nello stesso momento, qualcun altro stava ammirando lo spettacolo meraviglioso che le stelle quella sera regalavano. Da 2 mesi cercava un senso in quelle sue giornate monotone e vuote, ma quel giorno si era sentita più viva, aveva appoggiato spesso la mano al suo cuore provando una sensazione di pace. Un gesto spontaneo che ancora non riusciva a spiegarsi. Era come se la fuori qualcuno avesse bisogno di lei, e il suo cuore lo sentiva. Con questi pensieri si addormentò, e involontariamente la sua mano tornò sul suo petto.
 
 
 

Eccomi qui ragazze! Finalemente questo secondo capitolo è terminato! E’ stato un vero e proprio calvario..e non ho avuto mai un giorno tranquillo per concentrarmi sul capitolo. Non sono giorni molto fortunati.. Speriamo che l’anno nuovo ci regali delle notivà e che sia più buono di questo che sta finendo.. Ma stasera dopo una lunga giornata stressante posso regalarvi un nuovo capitolo.. Che vi dovrete godere a fondo anche perché non so con le feste di mezzo, quando riuscirò a pubblicare il terzo.. Ma non vi abbandonerò, e in fase di lavorazione e sicuramente ce la farò! Volevo ringraziare tutte voi per il vostro sostegno e le belle parole siete davvero una grande stima per me e la mia storia. Volevo ringrazie Lolimik (Stefy) per le nottate passate ad aiutarmi nella parte finale che proprio non mi riusciva bene e mi ha sopportata! Grazie infinite! <3 E non dimentichiamoci il nostro appuntamento con Grey aahhaha. Un Grazie alla mia cara Miky che ormai fa parte delle mie giornate ed è un grande sostegno per me <3. E un saluto a Kody Love Kodocha per le nostre chiacchierate e un pensiero al nostro Stephan! <3. Ancora grazie a tutte voi che non mi abbandonate mai! Ora vi saluto e se non ci sentiamo prima vi auguro un Buon Natale e Un felice anno nuovo! Un grosso grandissimo bacio.. Saretta (Regina dei Sogni)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Come ogni mattina da due mesi, si sveglia, si veste e si guarda allo specchio. Quello che vede sono due occhi color cioccolato, troppo grandi per il suo viso cosi piccolo e pallido, e capelli ramati troppo lunghi per il suo fisico minuto. Come ogni giorno oltre ai suoi occhi non vede niente, il vuoto.
Non si riconosce più, non sa chi è, non sa come si chiama realmente, perchè il nome che ha non lo sente suo, e abita con due persone che dicono di essere i suoi genitori.
L'unico motivo per cui crede a quelle due persone, sono le foto che ritraggono loro tre insieme. Ma in quelle foto lei è sorridente, i suoi occhi sono felici.. Ora chi era? Dov'era finita quella ragazza?
Dopo essersi fatta le solite domande, si ricordò che quello era il giorno della sua visita mensile all'ospedale, prese la borsetta e si avviò alla porta.
Quello che trovò una volta aperta la porta, era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. La neve ricopriva la città, e baciata dal sole sembrava quasi brillare.
Camminando sentiva le urla dei bambini che giocavano e ridevano, voleva essere come loro, felice e senza pensieri. Chiuse gli occhi e respirando l'aria fresca che quella giornata regalava,fece un grande sospiro e cercò di eliminare i brutti pensieri.
Persa nei suoi pensieri, si dimenticò di essere in mezzo alla strada, e prima di poter riaprire gli occhi andò a sbattere contro qualcuno o qualcosa. Rimase immobile, e quando sentì due braccia avvolgere il suo piccolo corpo, non trovò il coraggio di alzare il suo viso e guardare chi si trovasse di fronte a lei.
< Tutto bene? > una voce roca e profonda la risvegliò.
Tra quelle braccia si sentiva così bene, mai nessuno l'aveva abbracciata cosi, e il profumo del suo salvatore era buonissimo. Non voleva più dividersi, sembrava stesse vivendo un sogno ,e per la prima volta si sentì viva.
< Tutto bene? >  questa volta la sua voce era preoccupata e risvegliò i suoi pensieri , cosi riuscì con le poche forze che l'erano rimaste a sciogliersi da quell'abbraccio. Ma quando alzò gli occhi e lo guardò rimase ancora una volta in silenzio.
Era un angelo, non pensava esistesse tanta bellezza, neanche la neve che accarezzava la città era bella come lui.
"Che figura! Forza parla! "
< Ehm.. S-Si tutto bene. Perdonami non ti avevo visto! >
Lui le sorrise e lei pensò che quello era il sorriso più bello che avesse mai visto.
< Tranquilla! Sicura che vada tutto bene? >
" Penserà che sono pazza! Bè io lo penserei! "
< Si davvero. Sto bene grazie! >
Rimasero secondi o minuti, non lo sapeva con esattezza a guardarsi, quando poi i suoi occhi caddero sull'orologio di lui.
"E' tardissimo! Devo andare".
< Scusami adesso devo proprio andare! Grazie ancora! >
Era la prima volta che qualuno le rivolgeva la parola al di fuori di casa sua e dall'ospedale. E ora che si doveva dividere dal suo angelo misterioso, iniziò a sentirsi di nuovo vuota e sola.
Lui le sorrise e lei arrossì < Non preoccuparti! Buona giornata. >
Le loro strade si divisero e lei sperava davvero di poterlo rincontrare un giorno, e per la prima volta anche se dentro di lei il vuoto era immenso, sorrideva.
Era stato un incontro buffo, ma non lo avrebbe mai dimenticato.
Con il sorriso sulle labbra poco dopo arrivò all'ospedale, si sentiva diversa ed era una sensazione bellissima. Come poteva un semplice incontro con una persona che neanche conosci renderti cosi felice?
                                     ****
Come ogni mese l'aspettava la lunga fila per ritirare il suo numero, non c'era mai nulla di nuovo nella sua vita, solo casa, televisione, mangiare quel poco che riusciva e ospedale.. il resto era vuoto e insignificante.
 Quando finalmente dopo venti minuti di pensieri negativi riuscì a prendere il suo numero , si guardò intorno per cercare una sedia libera.
Tutto quel camminare, le emozioni forti, l'avevano fatta stancare e aveva bisogno di riposare.
Quando stava per arrivare alla sedia, la sua testa iniziò a girare e le sue gambe erano diventate gelatina, non vedeva più niente.. la sua vista diventò sfocata.
"Oggi non è la mia giornata! " pensò cercando di non cadere e arrivare alla sedia.
Stava per cadere a terra , ma per la seconda volta in quella giornata due braccia l'aiutarono a reggersi in piedi e una voce familiare la fece arrossire.
< Ci incontriamo di nuovo! > i loro occhi si incrociarono di nuovo.. e lei si ritrovò ancora tra le sue braccia.
< Già. E io sono un disastro! >
La testa le continuava a girare, era ancora molto debole, ma con il suo aiuto arrivarono alla sedia e lei finalmente poteva sedersi e trovare un pò di pace.
Lui si era seduto accanto a lei e la guardava preoccupato. Era la seconda volta che l'aiutava e gia la prima volta notò la sua bellezza. Ma adesso che poteva osservarla meglio, era ancora più bella di come se la ricordava.
< Sono Roxie. E Grazie. >
Non sapeva se presentarsi cosi fosse giusto, ma a lui non diede fastidio, perchè le sorrise e strinse la mano nella sua. Un gesto mai provato, ma visto soltanto nei film.
< Il piacere è mio. Sono Brian >
Roxie si perse nei suoi occhi verdi e profondi, e nella sua ingenuità sperava che l'angelo seduto accanto a lei non l'abbandonasse mai.  
                                  
                                        *****


Era passata una settimana dal matrimonio di suo fratello, era stato a Tokio per aiutare la sua famiglia con i preparativi del matrimonio e non aveva più avuto la possibilità di vederla. Quella mattina finalmente l’avrebbe rivista. In quei due mesi l’aveva osservata spesso da lontano, andava spesso all’ospedale, si sedeva alla solita panchina e i suoi occhi fissavano sempre un punto invisibile, erano cosi vuoti e spenti, poi si alzava e andava via. Non si era mai avvicinato per paura di spaventarla, era sempre sola e faceva sempre attenzione a non avere nessun contatto con le persone attorno a lei , ma quella mattina mentre percorreva il solito percorso,e la vide immobile in mezzo al parco con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il cielo, dentro di lui sentì il bisogno di conoscere quella ragazza cosi sola. Stava cercando un modo per avvicinarsi a lei, ma quando la vide incamminarsi ancora con gli occhi chiusi, capì che l’unico modo fosse quello di farsela finire addosso, solo così finalmente le avrebbe parlato. Era capitato tutto troppo infretta che lei gia era scappata via, ma non avrebbe mai immaginato che ora seduta vicino a lui ci fosse proprio lei. Da lontano le era sembrata gia una bellissima ragazza, ma da vicino era tutta un'altra cosa, aveva due occhi color cioccolato , e una chioma rossa lunghissima, il tutto in un piccolo corpo esile e carnagione chiara. Era una visione meravigliosa.
Erano passati ormai dieci minuti , e ancora non si erano parlati. Lei stava li a fissare la gente che entrava e usciva dalla sala dei prelievi, con il solito sguardo vuoto. Brian voleva sentire ancora la sua voce, doveva trovare un argomento di cui parlare.
< Ora va meglio? > le chiese Brian, sapendo che fosse una domanda davvero stupida. Lei si risvegliò da quello stato di vuoto e si girò arrossendo verso di lui.
< Oh si certo!Molto meglio, sei stato molto gentile! > Brian si perse in quei due occhi cosi grandi e belli. La vedeva cosi piccola, quelle due pozze cioccolato sembravano chiedere aiuto.
< Lo avrebbe fatto chiunque! Ma sono contento che tu stia bene Roxie! > rispose Brian , ricevendo da lei un dolce sorriso.
Roxie si girò di nuovo, ma lui voleva parlarle ancora. Ora che era li con lui non poteva farsi scappare questa occasione.
< Come mai qui? >
< Esami di routine! E tu? >
< Esami per la palestra! Anche se ammetto che in questo momento vorrei essere ancora nel letto, che vedere un ago! >. Non aveva mai detto a nessuno della sua fobia per gli aghi, a parte i suoi genitori e Damon. I suoi amici lo avrebbero preso in giro a vita e non poteva sopportarlo. Non sapeva neanche lui il perché glielo avesse detto, ma il sorriso che apparve sul volto di Roxie, gli fece capire di cosa lei avesse bisogno.
< Davvero hai paura degli aghi? > le chiese con un sorriso che le fece iluminare anche gli occhi.
< Già! Da quando sono piccolino! Pensa che una volta sono scappato, e mia mamma mi ha rincorso per tutto l'ospedale. > lei scoppiò a ridere, ma la sua risata era dolce e timida.
< Non fa ridere sai! >
< Perdonami, ora smetto subito! > detto ciò iniziò di nuovo a ridere. Per quanto questa storia lo rendeva davvero ridicolo, il volto felice di quella ragazza gli fece dimenticare persino il motivo per cui fosse li, e anche lui fu contagiato dalla sua risata.
I numeri di Roxie e Brian apparirono sullo schermo del televisore, e in quell'istante lui si rabbuiò. Erano anni che non vedeva un ago e la nausea iniziò a farsi sentire. Seguì la ragazza verso le sale dove i dottori li stavano aspettando e dopo aver compilato i soliti fogli, si trovarono anche li seduti vicini. Brian stava iniziando a sudare, sarebbe voluto scappare via, chiamare Akito e dirgli che in palestra non ci sarebbe più andato, ma in quel momento i suoi occhi si bloccarono sulla figura di lei, senza un velo di paura in volto, senza un sorriso, come se tutto fosse cosi naturale per lei. Iniziò a chiedersi cosa stava passando nella mente di quella ragazza, quale fosse il suo tormento, ma in quel turbine di domande sentì chiamarsi. Girandosi notò l'espressione seria del dottore che molto gentilmente lo stava mandando via, non si era neanche accorto dell'ago che gli bucava la pelle, della fobia che per una vita l'aveva tormentato solo grazie alla ragazza misteriosa che ora camminava accanto a lui verso l'uscita.
< Grazie per la compagnia. Ora devo proprio andare! >
< Non mangi nulla? > Voleva ancora passare del tempo con lei, magari non l'avrebbe più vista, magari era fidanzata, ma non gli importava voleva solo stare un po con lei.
< Oh si beh. >
< Bene allora ti porto a mangiare qualcosa! >
< E perchè mi vorresti portare a mangiare qualcosa?! >  Il suo sguardo era spaventato, proprio come tutte le volte che l'aveva osservata.
< Voglio solo assicurarmi che tu torni a casa tutta intera! > Lei annuì con il capo e iniziarono ad incamminarsi verso il bar vicino all'ospedale.
Dopo aver ordinato iniziarono a chiacchierare, lui le raccontò che il fratello di sua cognata l'aveva praticamente obbligato ad andare nella sua palestra. Ma che non era stato proprio un obbligo, perchè erano entrambi ubriachi al matrimonio.Aveva accettato comunque l'offerta anche se l'aver detto di si, significava farsi mezzora di macchina fino a Tokio, e la cosa non lo faceva impazzire. Lei per tutto il tempo sorrideva e annuiva, e diventava ancora più bella ogni volta che i loro occhi si incrociavano e le sue guancie si tingevano di rosso.
< Be sto parlando gia da troppo tempo! Cosa mi dici di te? >
Con quella frase il sorriso, il rossore e quella scintilla nei suoi occhi svanirono. E davanti a lui tornò la ragazza triste, e si diede dello stupido per quella domanda troppo invadente.
< Be non ce niente di speciale da dire su di me. Ora scusami si è fatto molto tardi. Ciao e ancora grazie > Alzandosi lasciò una banconota sul tavolo e scappò via, senza dargli il tempo di dirle che avrebbe pagato lui.
Dopo aver pagato si avviò verso casa, continuando a darsi dello stupido per aver rovinato tutto. Aveva fatto spegnere quella bellissima luce nei suoi occhi, in pochi secondi con una semplice frase. Ma alla fine lui che colpa ne aveva? Le era sembrata la domanda più semplice, ma era stata proprio quella peggiore e lui davvero non capiva il perchè! Era diversa da tutte le ragazze che aveva conosciuto, proprio quel mistero che l'avvolgeva lo incuriosiva. I suoi pensieri vennere interrotti dal suono del suo cellulare.
< Si pronto? >
< Sono Damon non leggi il destinatario quando rispondi? > La dolcezza infinita di suo fratello era unica.
< Fratello sei sempre di buon umore e! Cosa ti serve alle 9 del mattino? >
< Stasera sei invitato a cena. E non dire no perché Natzumi ti uccide! >
< Ok! Ti saluto! >.
Senza farlo rispondere Brian aveva gia staccato il cellulare, doveva ancora cambiarsi e raggiungere suo padre in ufficio. E mentre si ritrovò davanti allo specchio per indossare il suo abito di giacca e cravatta come ogni giorno, iniziò a pensare a quanto odiasse tutto ciò. Odiava lavorare in quell’agenzia immobiliziare di proprietà del padre, odiava avere a che fare tutto il giorno con un computer, girare il paese per far vedere delle case che mai nessuno comprava. Damon aveva esaudito i suoi sogni diventando un grande avvocato, a Brian invece senza poter dire nulla era toccato seguire le orme del padre. Ma chi odiava di più era proprio suo padre, ogni cosa che faceva non andava bene, i suoi sogni soprattutto quello di diventare uno scrittore per i suoi genitori era stupido, perché non avrebbe mai avuto successo e che doveva smettere di fare il ragazzino. Si voltò verso la sua scrivania e accarezzò il suo quaderno, li era nascosto il suo sogno e prima o poi lo avrebbe avverato, doveva solo aspettare il momento giusto. Chiuse per un attimo gli occhi per riprendersi, e una volta aperti prese le chiavi della macchina e uscì di casa pronto ad affrontare un'altra giornata di lavoro.
                                        
                                         *****
 
Roxie stava correndo verso casa e il suo viso era rigato dalle lacrime. Sapeva di non essere stata molto educata, ma a quella frase cosa poteva rispondere? Nulla perché di lei non sapeva nulla, non aveva hobby, non aveva sogni , non ricordava nulla della sua vita passata, e non voleva assolutamente avere rapporti con le persone. In quei due mesi nessuno l’aveva notata, ma quella mattina quei due occhi verdi l’avevano ipnotizzata non riusciva a non guardarli e l’averlo vicino le dava serenità, e si era lasciata andare. Ma lei cosa poteva dare alle persone? Nulla. Sapeva a malapena che aveva 23 anni, si chiamava Roxie e abitava in un modesto quartiere di Osaka. Doveva dire questo a quell’angelo che l’aveva salvata? Forse avrebbe dovuto, ma non poteva raccontargli nulla, non sapeva quali fossero i suoi sogni, non sapeva quale fosse il suo carattere, non sapeva nulla e i suoi genitori le sapevano solo dire che con un po’ di tempo tutto sarebbe tornato a galla. Ma lei continuava a chiedersi cosa doveva tornare? Perché non l’aiutavano? Roxie voleva uscire da quell’incubo ma era sola, e nessuno lo capiva. Senza rivolgere parola ai suoi genitori che stavano facendo colazione in cucina, corse in camera sua e si chiuse dentro.
Una volta sola nella sua stanza accese la radio, l’unica compagnia che la liberasse dai tormenti e si mise come ogni giorno davanti allo specchio, aveva occhi gonfi, guancie rosse per la corsa e capelli in disordine. Si mise le mani sugli occhi e si lasciò andare in un pianto disperato. Roxie aveva sentito in qualche trasmissione che la musica a volte parla proprio di te, e cosi che in quel momento lei trovò la sua canzone.
 
Specchio che sai ricordarmi quello che sembro,
ma non sai guardare dentro di me.
Non puoi trovare tu per me,
tutte le cose che sento distanti,
anche se son le stesse che non dimentico mai.
Se chiudessi gli occhi amerei ogni parte di me,
una vota per tutte potessi far la pace con me,
e con questo specchio che non fa che chiedermi di essere
qualcuno che non c’è.*


Mentre quelle parole riempivano la sua stanza, lei si chiese come una canzone potesse leggere dentro le persone. Non credeva a quelle ragazze alla radio che ogni giorno alla radio facevano partire le loro richieste, per la loro canzone. In quel momento si sentì proprio come loro, ma con una sola differenza che qualcosa attraverso il suo riflesso andasse oltre, che lei ancora non si spiegava.

Adesso cammino da sola con me,
tra le pozzanghere, li vedo parlare quei riflessi di me
un altro passo ma restano li
a sussurrarmi un attimo a scuoterli.
Non sono quella che sembro quando tu mi guardi cosi,
quella che sembro quando mi guardi cosi.
Se chiudessi gli occhi amerei ogni parte di me
Una volta per tutte poter far la pace con me,
e con questo specchio che non fa altro che chiedermi,
di sembrare qualcuno che non c’è.
*
 
Ne aveva ascoltata di musica in quei due mesi, ma mai nessuna descriveva il suo stato proprio come quella che era appena finita. Le lacrime non avevano ancora smesso di rigarle il viso e quella canzone non l’aveva aiutata, le aveva semplicemente ricordato la verità, proprio quello che faceva il suo riflesso ogni giorno che si guardava allo specchio. La ragazza che lei vedeva era proprio qualcuno che lei non si sentiva di essere, chi era davvero? Avrebbe mai avuto risposte alle sue infinite domande?Il flusso dei suoi pensieri furono interrotti da un bussare insistente alla porta.
< Voglio stare sola Misako. >
< Cos’è successo cara? Aprimi perfavore. > Si asciugò le lacrime e si alzò per aprire la porta.
Misako era una donna bellissima, lunghi capelli scuri e due occhioni scuri. Non la conosceva, anzi non se la ricordava e in quei mesi le poche parole che avevano scambiato, non l’avevano aiutata a sapere com’era il suo carattere.
< Non ho nulla, sto bene. >
< Vieni con noi a fare colazione. Devi mangiare qualcosa >
< Ho gia mangiato Misako. Sono stanca voglio riposare >. Roxie aveva notato che negli occhi della madre, ogni volta che la chiamava per nome diventavano tristi e spenti. La sua vita era cosu confusa che non si fidava nessuno, e non li sentiva i suoi genitori. Anche se quella sofferenza che leggeva negli occhi dei suoi genitori era bruttissima, non poteva farci nulla perché loro le stavano negando i pezzi della sua vita, rispondendo ogni volta le stesse cose. Chiuse la porta e si buttò nel letto con gli occhi rivolti al soffitto, e posò una mano sul cuore. Dopo quel giorno il suo cuore e la sua mano non si erano più toccati, si era sentita diversa quella volta, quel gesto le aveva donato serenità. Ma poi più nulla come se quel qualcuno la fuori che credeva avesse bisogno di lei, l’avesse dimenticata.
 


 
 Ciao ragazze finalmente! Questo capitolo è concluso. Tra le feste e le mangiate il tempo era sempre poco, e il mio bimbo non mi da mai tregua e posso solo scrivere di notte. E a volte sono talmente stanca che la voglia di aprire il pc e pari a zero! Ma poi trovo le forze e mi impegno! Penserete che questi capitoli siano solo tristi, ma purtroppo e cosi che deve essere. Prometto che gia dal prossimo inizieranno le svolte, le risate e ci saranno molti molti cambiamenti! Spero che anche questa lettura sia piacevole, e che vi faccia emozionare! Ma soprattutto che arrivi il dolore, l’amore, la speranza dei miei personaggi! Ringrazio tutti voi che seguite la mia storia, ma soprattutto le mie ragazze per aiutarmi sempre Miky Love Kodocha Lolimik. Ora vi saluto e buona lettura! Un grosso bacio e Buonanotte cari lettori e lettrici! Saretta <3 Regina dei Sogni.

* Riflessi di me ( Francesca Michielin) Vi consiglio di ascoltarla perchè è davvero descritta la mia Sana! Besos <3
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


E’ un capitolo un pochino lungo!! Non uccidetemi! Un bacio <3
 
 
Era passata una settimana da quella notte,e la situazione a casa di Roxie era sempre uguale, ma quel pomeriggio dopo molte riflessioni e ancora domande che si accumulavano, decise che quella sera a cena avrebbe affrontato i suoi genitori. Un passato doveva pur averlo no? Voleva ancora una volta capire perchè la sua vita passata era cosi un mistero, era cosi brutta da tenere nascosta la verità? A volte guardandosi allo specchio si perdeva nei suoi occhioni cioccolato e capelli ramati, e si chiedeva come potessero essere i suoi genitori. Era cosi diversa da loro, sopratutto da Rei suo padre con i suoi occhi verdi e capelli castani.
Che fosse stata adottata? O magari anche rapita, ma questo purtroppo non poteva saperlo. Doveva farli parlare quella sera, non voleva più vivere una vita vuota e colma di domande, le sarebbe piaciuto poter uscire di casa e poter raccontare davvero qualcosa di lei.
Cosi dopo essersi fatta una bella doccia, si mise un semplice jeans e una maglietta a maniche lunghe invece della solita tuta, e per sembrare più viva del solito decise di aprire il porta gioie e mettersi anche lei degli orecchini o dei bracciali, proprio come sua mamma Misako. Aprendo la scatola scoprì di averne tantissimi, di tutti i colori e forme. Purtroppo non sapeva nulla di moda, quindi dopo aver scartato tutto, al fondo di essa trovò una scatola quadrata chiusa. Non sapeva se fosse sua, non sapeva cosa ci fosse dentro, ma qualcosa dentro di lei le diceva di aprirla cosi la prese e si sedette sul letto.
Passò qualche minuto e Roxie era ancora nella stessa posizione, indecisa sul da farsi. Ma anche in quel momento il suo corpo aveva deciso per lei, la mano con la scatola si apoggiò al cuore proprio come quel giorno. Sentiva che li dentro c'era qualcosa che le apparteneva, un oggetto che la legava a qualcuno li fuori, cosi con il cuore che batteva forte finalmente l'aprì.
Era una collana con un ciondolo a forma di chiave, una di quelle chiavi antiche ed elaborate. Non aveva mai visto nulla di più bello. Pochi minuti prima quella scatolina sembrava la stesse chiamando, perchè voleva essere trovata, cosi dopo averla indossata, Roxie appoggiò nuovamente la mano al petto, sentiva che per lei quella collana era importante. Quello che lei aveva appena indossato era una parte del suo passato, non sapeva se era bello o brutto, ma era un pezzo di lei, una consapevolezza che dentro di lei si nascondeva la vera Roxie, doveva solo trovarla.

                               *****
                                                                                                  
< Piccola come sei bella stasera. >.
< Grazie Rei >.
Non parlavano mai a tavola, anche perchè la maggior parte delle volte Roxie cenava in camera sua, e quella sua presenza lo aveva reso felice. Era bello averla li con loro come i vecchi tempi. In quei due mesi non l'aveva mai vista cosi viva , i suoi occhi brillavano di una luce nuova e la stessa cosa la stava pensando Misako, perchè si sentì stringere forte la mano. E quando si girò a guardarla lesse la speranza nei suoi occhi, di riavere la loro bambina come prima, e forse questo sarebbe stato un passo avanti finalmente!
< Ho bisogno di parlarvi! >
Quelle parole nonostante le avesse finite di pronunciare, continuavano a rimbombare nella stanza e, Rei sapeva che per l'ennesima volta le avrebbero mentito ancora. Prima che lui potesse parlare Misako lo precedette.
< Cara, ne abbiamo gia parlato.. Noi non.. >
< Non voglio più scuse Misako, Voglio la verità! Voglio sapere chi sono, cosa mi è successo davvero! E' un mio diritto e voi state decidendo per me, qualcosa che dovrei decidere io! Parlate ne ho bisogno! Non vedete quanto io stia soffrendo? Pensate che la verità sia più dura del silenzio? Vi prego! >.
Le lacrime che rigavano il viso della sua Sana gli spezzarono il cuore, ma non potevano. Perchè si la verità avrebbe fatto più male. Ma come potevano farle capire che per il momento era meglio cosi?
< Roxie, lo sai che non ti diremo nulla! Quello che dovevi sapere lo sai gia! Non ci rendere le cose difficili. Perfavore >
< Non vi devo rendere le cose difficili? A me ci pensate? Cosa so? Che voi siete i miei genitori e io mi chiamo Roxie? E che sono cosi per via di un incidente? >
Rei ascoltava la loro conversazione in silenzio, i mille pensieri gli affollavano la mente. Sapeva che Roxie aveva ragione, ma era troppo presto per dirle la verità avrebbe sofferto troppo, e loro due da soli non sarebbero riusciti a farla ritornare in piedi. Doveva fare qualcosa per chiudere questa conversazione, li avrebbe odiati ancora di più, ma un giorno li avrebbe perdonati e avrebbe capito.
< Ora basta. Le cose arriveranno piano piano, devi solo avere pazienza. Non possiamo dirti di più ne oggi ne domani. Siamo i tuoi genitori, e sappiamo cosa sia meglio per te. > disse Rei.
< Vi odio, e voi non siete i miei genitori. Grazie al vostro silenzio per me voi non siete nessuno. Ah si due persone che vivono con me, due sconosciuti ecco cosa siete. >
Roxie urlava e piangeva, avrebbero voluto dirle tutto, ma era troppo presto. Dovevano solo aspettare che si calmasse. La caduta della sedia li fece sobbalzare, e Roxie era diretta alla porta di casa.
< Dove stai andando cara? Fermati ti prego. > disse Misako correndo verso di lei,e afferrandole un polso.
< Ho bisogno di prendere aria, lasciami stare! >.
Rei non aveva mai visto sua figlia in quelle condizioni, tutto quella sera era degenerato, e loro le dovevano dare il suo spazio. Dovevano lasciarla sola, cosi si alzò e andò verso Misako per allontanarla e farla ragionare.
< Misako, lasciala. > disse Rei alla moglie e poi si girò verso Roxie, dandole con gli occhi il consenso di uscire e prendersi il suo tempo. Nessuno dei sue fece in tempo a dire qualcosa,che con uno strattone si liberò dalla stretta della madre e uscì di casa.
< Quando finirà tutto questo? Quando tornerà a sorridere la mia bambina? > chiese una Misako disperata tra le braccia di Rei. Lui la strinse forte a se.
< Non lo so Tesoro, diamole del tempo. Anche se ci odia, deve solo leggere dentro il suo cuore e troverà le risposte da sola >. Rei alzò gli occhi al soffitto, e una lacrima rigò anche il suo viso.

                             *****
                                                                                     
< Papà io vado! >.
Brian voleva solo uscire da li, e non dover più sopportare suo padre fino a lunedi. Quella settimana era stato davvero stressante, i soliti paragoni con suo fratello Damon non finivano mai. Lo faceva sentire sempre inferiore, mai una bella parola per lui. In quei giorni suo padre si era pure fissato sul fatto che lui non avesse neanche una donna, e che era il momento di pensare a mettere su famiglia.
< Pensi solo alle tue poesie d'amore, e a fare il cazzone con i tuoi amici. Hai 26 anni e’ ora di svegliarti ragazzo. Guarda tuo fratello una bella moglie al suo fianco, una grande carriera alle spalle. E ora che anche tu metta la testa apposto ragazzo. >. Erano in pausa pranzo al solito ristorante, e Brian rimase sconvolto da quelle parole.
< Papà io non sono Damon! E non sono come te! Anche io mi sposerò, ma non adesso. Ora vorrei mangiare. >
< Ti sposerai quando i tuoi stupidi sogni si realizzeranno? Pensi che essere uno scrittore sia una carriera? Non voglio un figlio finocchio. Quello che ti sto dando io è un lavoro. Svegliati bell'addormentato! >.
Perchè non lo capiva? Quelle parole lo stavano uccidendo.
< Si quando i miei sogni si realizzeranno penserò al mio futuro! Un futuro dove tu e la tua fottuta agenzia non ci sarete! Grazie per il pranzo Papà. >.
Si alzò e se ne andò senza ascoltare gli insulti provocatori di quell'uomo, che reputare suo padre era troppo.

 
Quel ricordo gli fece stringere i pugni mentre si avvicinava alla macchina, e dopo quella discussione suo padre era peggiorato e lavorare li con lui era diventato ancora più insopportabile. Non serviva la palestra con Akito, non servivano le uscite con gli amici, non serviva arrivare a casa e scrivere sul suo libro, aveva bisogno di qualcosa che gli stravolgesse la vita. Aveva bisogno di aria fresca nelle sue giornate, di respirare.  Una volta salito in macchina, si diresse verso casa, fin quando non gli attraversarono la strada all'improvviso e lui dovette frenare di colpo.
La settimana non era stata abbastanza pesante? Dovevano pure rischiare di uccidere qualcuno? Stava per scendere dall'auto, quando i suoi occhi si bloccarono sulla figura immobile davanti all'auto. Era lei. Non l'aveva più vista, e ora era li ancora più piccola di come se la ricordava e aveva ripreso a correre verso il parco. Il suono del clacson dietro di lui lo risvegliò, cosi mise in moto la macchina e la parcheggiò. Dopo averla parcheggiata e attraversato la strada, andò a cercarla e dopo svariati minuti la vide appoggiata a un tronco vicino al lago, con la faccia nascosta tra le ginocchia piegate al petto.
Brian le si avvicinò piano, e notando la ragazza scossa da forti tremolìì, le coprì le esili spalle con la sua giacca. Roxie ebbe un sussulto, e i loro occhi finalmente si incrociarono di nuovo.
< Posso? > chiese lui sperando che lei non lo mandasse via.
< Si certo! >.
Tra di loro caddè di nuovo il silenzio, si sentiva solo il rumore del lago, e lo sfrecciare delle macchine dietro di loro. Ma quello che si sentiva di più era il suono dei singhiozzi di lei. Brian non sapeva cosa dire, cosa dovesse fare. Aveva paura di sbagliare ancora, e farla scappare di nuovo come quella mattina. Mentre rifletteva sul da farsi, la ragazza accanto a lui si era calmata, e aveva alzato gli occhi verso il meraviglioso paesaggio davanti a loro. La neve che si stava sciogliendo e le stelle che luccicavano nel cielo, regalavano uno spettacolo meraviglioso.  E mentre nel loro silenzio ammiravano tanta bellezza lei cominiciò a parlare, facendo tacere i pensieri di Brian.
< Volevo chiederti scusa per l'altra mattina, e scusa anche per prima. Mi vergogno tantissimo. >. Nel dire quelle parole lo sguardo di lei era rivolto verso il lago, e con la mano torturava un ciondolo a forma di chiave appeso a una catenina che aveva al collo, come se quella piccola cosa le regalasse serenità.
< Sai, due mesi fa ho avuto un brutto incidente. E da quel giorno li vivo una vita vuota, senza certezze. Vivo con due persone che dicono di essere i miei genitori, ma che dicono di non potermi dire nulla, perchè non è il momento. Non ho il diritto anche io di conoscere il mio passato? Ho sempre la sensazione che qualcuno la fuori abbia bisogno di me, e questa collana che ho al collo me lo fa sentire ancora di più, è una sensazione strana, e potrei sembrarti una pazza, ma è cosi. Loro mi stanno tenendo lontana dalla mia vita e io anche se volessi trovare la mia strada, non posso perchè non so nulla. Non saprei da dove partire... e io.. >
< Aspetta non devi dirmi nulla, non ti devi preoccupare. Non avevo il diritto di chiederti della tua vita, e non lo devi fare adesso ok? > le disse Brian appoggiandole una mano sulla sua.
< Io.. non so chi sono. Non so se la mia vita passata era bella, non so se io ero felice, non so se ero una ragazza solare e pasticciona , oppure seria. Non potevo dirti nulla ed era la prima volta che qualcuno volesse parlare con me, era tutto nuovo per me. E scappare mi era sembrato più semplice, ti saresti annoiato con una come me. >.
Brian rimase colpito da quelle parole cosi profondo, nei suoi occhi aveva letto un dolore immenso, e non si era sbagliato perchè era proprio ciò che stava provando. Ma davvero pensava che lui si sarebbe annoiato in sua compagnia? Solo la sua risata, e le sue guancie che si tingevano di rosso lo rendevano felice, sarebbe stato a guardarla senza dire nulla anche tutta la mattina quel giorno, non gli importavano le parole. Le prese il volto tra le mani e con il pollice le asciugò le lacrime che stavano rigando il suo viso, e si perse in quei due occhioni cioccolato. In quel momento tra loro regnò di nuovo il silenzio, Brian le accarezzò dolcemente il viso fotografando nella sua mente ogni suo dettaglio, la pelle cosi chiara e morbida, le sue labbra piccole e rosa. Il trucco sbavato faceva impazzire ogni donna, ma lei no era diversa non gliene importava di stare davanti ad un ragazzo in quello stato, e a lui importava ancora meno perché in quel momento la ragazza che delicatamente stava appoggiando una guancia sulla sua mano, era la cosa più bella che avesse mai visto.
< Guardami Roxie, sono qui non sono scappato via, e se può farti star bene ti ascoleterei per ore senza mai annoiarmi. La tua voce è un suono meraviglioso. Vorrei tanto poterti dire di essere qualcuno del tuo passato, ma non è cosi. Non è vero che non sai chi sei infondo al tuo cuore se saprai scavare bene troverai la tua anima che sta vagando senza pace. Devi solo aprire gli occhi davvero e guardarti intorno, e iniziare a costruire il tuo presente. >.
< Come posso costruirmi un presente? Tu mi puoi aiutare? >
Brian sposto’ lo sguardo verso il lago, cercando le parole giuste da dirle.
< Sai la vita non è facile si soffre, si ama, a volte ci si perde. Bisogna semplicemente alzarsi e lottare, lottare per una vita migliore. Ogni ostacolo che superi è un passo avanti. Ma quando alla fine li avrai superati tutti, potrai ringraziare solo te stesso. >. Queste parole erano più per lui che per Roxie, ma doveva farle capire che la vita non si è fermata, ma continua. Per finire la frase tornò a guardarla, sembrava una bimba piena di perché desiderosa di informazioni, e lui avrebbe tanto stringerla a se.
< Io non so come aiutarti, non so come si faccia a costruire un presente o addirittura un futuro, ma chiunque ti stia nascondendo il tuo passato non lo fa con cattiveria, penso lo facciano per il tuo bene. Non puoi più contare sugli altri, ma solo su di te. La tua mente fotografa tutto ciò che ti circonda, ma come nel tuo caso non le ha dimenticate le ha solo nasconte e tu devi cercarle. Da piccolo mi piaceva fotografare i paesaggi soprattutto quelli più belli, e quando mi sentivo triste e fuori era tutto spento guardavo le foto dove tutto era vivo e non sarebbe cambiato. Da domani prendi una fotocamera e tutto ciò che ti regalerà un bel ricordo fotografalo, in modo da averle sempre con te. >.
Il viso di Roxie era rigato ancora una volta dalle lacrime, ma i suoi occhi sorridevano luccicavano di una luce stupenda. Era abituato a scrivere i suoi pensieri, ma quella sera tutto sembrava cosi naturale.Il suo pollice asciugò nuovamente il viso di lei, ma quello che non si sarebbe mai aspettato fu il bacio che le regalò sulla guancia.
< Grazie Brian. Grazie perché sei la cosa più vera di questi miei due mesi vuoti. Mi stai parlando di speranza, e forse avevo solo bisogno di qualcuno che mi aprisse gli occhi, che mi aiutasse a trovare una nuova strada della mia vita. So che non ci conosciamo, ma tu mi hai capita. Tu sei ancora qui accanto a me, e anche se sembra stupido gia al nostro primo incontro ho sperato di averti al mio fianco. E ora ho bisogno di qualcuno che mi tenga, e non mi faccia cadere. >
< Aggrappati a me, e non avere più paura. >.
Sembrava tutto così affrettato, ma quella ragazza così fragile aveva bisogno di aiuto. Aveva trovato in lui un appoggio, e non l’avrebbe abbandonata.


                              *****
Era passata una settimana dal matrimonio di Natzumi, e Akito finalmente aveva ripreso in mano la sua vita. Da quella notte quando i suoi occhi avevavo vagato per tutta la sala, i sorrisi dei suoi amici e della sua famiglia, gli diedero una nuova speranza, ma soprattutto non aveva avuto più incubi, e dopo due mesi di urla strazianti e di dolori, il suo sonno non era più agitato. Non aveva dimenticato la sua Sana quello no mai , aveva semplicemente trovato la forza di rialzarsi e lottare contro gli ostacoli, e la sua assenza. Tornare nella sua amata palestra era stato bellissimo, e la vicinanza di Brian rendeva le cose più facili. E vero che dopo qualche bicchiere di troppo al matrimonio l’aveva obbligato ad andare, ma senza esitare aveva accettato senza tirarsi indietro.Le sue giornate ormai erano impegnate all’interno della palestra, doveva recuperare le lezioni di karate, riordinare i casini che suo padre e i nuovi insegnanti avevano combinato. Era grato dell’aiuto di suo padre, l’aveva sostituito senza problemi, e ancora adesso averlo li con lui era davvero importante.
Quel pomeriggio aveva finito prima di lavorare, cosi si era concesso un po’ di riposo. Ma all’improvviso si sentì strano, involontariamente si portò una mano al cuore e scattò subito in piedi. Batteva cosi forte che gli fece mancare il respiro, si sedette di nuovo e cercò di calmare quella sensazione strana, mai provata. Mentre cercava di tranquillizzarsi, una calamitica invisibile l’obbligò a guardare davanti a lui, e proprio li c’era il Carillon di Sana, della sua Sana.
Si alzò e lo prese tra le mani.


 
< Grazie per la cena Aki, è stato tutto perfetto. >
Finalmente era arrivata la sera tanto attesa da Akito, per tutta la settimana era stato vago su quello che stava organizzando, e Sana curiosa com’era ogni due secondi gli chiedeva dove sarebbero andati, perché doveva vestirsi elegante. Era sempre la solita, per lui era tutto difficile e lei non rendeva le cose facili. Ma quando la vide uscire da casa nel suo tubino azzuro, meravigliosi boccoli ramati che le incorniciavano il viso, tutte le sue ansie svanirono. Era lei la donna della sua vita, e non l’avrebbe mai lasciata andar via.
< Kurata, ho una cosa per te. >. Akito si alzò e le porse la mano, che lei strinse forte.
< Seguimi. >.
Lei lo seguì e per una volta senza dire nulla.Arrivano nel giardino del giardino, e la portò sotto il gazebo vicino al laghetto. La fece sedere sulla panchina, e prima di trovare le parole giuste, si perse nella bellezza di quella notte.
< Hayama, mi stai spaventando. E’ successo qualcosa? Se mi devi lasciare, non serviva tutto questo teatro. >
Akito si girò subito verso di lei, che ormai in piedi le si era avvicinata.
< Ma come puoi pensare che io ti voglia lasciare? >
Le prese le mani e le strinse forte.
< Non parlare, fammi finire. Me lo prometti? >
< Ma io.. >
< Ti prego. E’ difficile per me. >
< Te lo prometto. >. Prese un lunga boccata d’aria. Era arrivato il momento.
< Sana tu sei entrata nella mia vita come un uragano. Sei pazza, casinista e disordinata. Ma mi hai dato la speranza. Mi hai fatto conoscere l’amore. E mi sono innamorato di te. Per me dire tutto ciò è difficile, e lo sai. Ma anche io ho il mio lato dolce grazie a te, e questa sera l’ho aspettata tanto. >. Divise se loro mani e da dietro un cespuglio tirò fuori una scatola, che diede in mano alla sua ragazza.
< L’ho aspettata tanto per darti questo. >. Dalla giacca tirò fuori una collana con un ciondolo a forma di chiave e gliela fece indossare.
< A cosa serve Aki? >
< Apri la scatola, quella chiave servirà per aprire il suo oggetto all’interno. >
Sana si andò a sedere, e con gli occhi che brillavano proprio come una bambina alla vista dei regali di natale sotto l’albero, l’aprìì. Al suo interno c’era il carillon che un pomeriggio vide all’interno di una vetrina.
Gli occhi che aveva in quel momento, erano gli stessi di quel pomeriggio nel negozio quando lo prese in mano. Era a forma di carrozza, color panna con all’interno due corpi stretti l’uno con l’altro che danzavano. Era molto sofisticata con tanto di ruote e porticine che si aprivano sui due protagonisti. La ballerina proprio come Sana indossava un abito blu, e Sana disse che sembrava una principessa.
< Ma Akito sei impazzito? Costava davvero troppo, e bellissima ma è davvero… > Le posò due dita sulle sue labbra morbide, per farla tacere.
< Avevi promesso! Ora apri le porticine con la chiave. >
Akito aveva fatto modificare dal negoziante le porte della carrozza, facendogli inserire una serratura. Quando Sana aprìì il suo viso si rigò di lacrime. Al suo interno però non trovò i ballerini.
< L’ho fatta modificare perché sei tu la Principessa più bella, e sei tu che meriti di essere la protagonista stasera. >
Akito prese l’anello e si inginocchiò di fronte a lei.
< Kurata vuoi diventare mia moglie? >
< Si lo voglio! >. Sana si buttò tra le sue braccie, e le loro bocche si trovarono.


 
Quella notte trovarono solo il carillon all’interno della macchina. Sana preoccupata di rovinare l’anello l’aveva rimesso al suo interno,e ovunque lei fosse custodiva ancora la chiave. Un altro respiro mancato lo fece risvegliare, sentiva dentro di lui la presenza di lei. Come se in quel momento i loro pensieri si fossero scontrati. Posò quell’oggetto cosi importante di nuovo sulla scrivania, e prima di andare a fare la sua solita corsa, capì che doveva cercarla ancora, che la fuori chissà dove lei aveva bisogno di lui. Lo sapeva, lo sentiva.


                              *****
Quella era una di quelle sere in cui Akito doveva evadere dai troppi ricordi, e stare chiuso in casa non lo aiutava, cosi con quella sensazione nel petto che lo tormentava dal pomeriggio prese la giacca e una volta salito in macchina, decise di raggiungere Gomi, Tsu e Takaishi al pub dove gli avevano detto che sarebbero andati. Una volta trovato parcheggio entrò all’interno e trovò subito i tre amici seduti al bancone.
< Ciao ragazzi, > disse sedendosi accanto a Tsu, < una birra grazie.>
Gomi e Takaishi intenti a guardare la partita alla tv non si erano accorti della sofferenza nei suoi occhi, ma a Tsu quello sguardo non scappò di certo. Lui lo capiva, l’aveva sempre capito.
< Successo qualcosa? >
< Il solito Tsu, non mi va di parlarne. >.
Tsu sapeva che in quei casi non doveva insistere, le cose sarebbero solo peggiorate. Non era facile per nessuno quell’assenza,e per lui era ancora più difficile da sopportare. Si girò verso la pista cercando di scappare dallo sguardo colmo di domande silenziose dell’amico, cercando di fissare un punto qualunque della sala, dove c’era gente che ballava, coppie che si baciavano sui divanetti, quando i suoi occhi trovarono proprio chi aveva dimenticato dalla sera del matrimonio di Natzumi. Non se la ricordava così carina, i capelli erano lunghi e lisci quella sera, i suoi occhi colorati dal trucco ancora più belli, quelle labbra che ricordava carnose luccicavano di un rosso acceso e provocante.
I suoi pensieri volarono via nello stesso istante in cui lei trovò il suo sguardo, e lui si diede dello stupido per aver soffermato i suoi occhi cosi a lungo sulla sua figura, così con un cenno del capo la salutò e tornò con il corpo e la mente dai suoi amici. Iniziarono a chiacchierare quando una mano toccò la sua spalla, ma non fece in tempo a voltarsi che la sua voce gli fece capire subito chi fosse.
< Ehi fratello della sposa! Non pensavo di vederti cosi presto! > Akito si volse e se la ritrovò a pochi centimetri dal viso, con un sorriso a trentadue denti.
< Ciao!Com’è piccolo il mondo. >. Quella vicinanza e il profumo di lei, lo stavano confondendo. Cosi prese le distanze cercando di comportarsi normalmente, non capiva ancora come mai quella ragazza lo rendesse cosi stupido.
< Ciao anche a voi ragazzi, io sono Reira >. I suoi amici si presentarono, e lei iniziò a raccontare il loro scontro parlando a raffica. E per un attimo Akito ebbe la sensazione di vedere Sana. Ecco perché diventava strano, erano cosi simili caratterialmente, che vederla cosi sorridente per un attimo si sentì a casa.
< Vero Akito? >. La sua voce lo risvegliò dal suo conflitto mentale.
< Vero? Cosa? >
< E’ stato un incontro buffo il nostro no? >
< Ah be si >.
Tsu,Gomi e Takaishi se la ridevano, ma lui era stato davvero goffo in quella situazione, anche se la presenza di quella ragazza apparsa dal nulla, aveva reso quella mezzora la migliore di quei giorni tristi.
< Be Reira una volta non era così goffo, bisogna ringraziare la sua ragazza per avergliela mischiata ahah. >. Da metà di quella frase Takaishi e Tsu si erano voltati verso di lui, riducendo gli occhi a fessura. Akito era rimasto bloccato con il bicchiere in aria. Come poteva uno dei suoi migliori amici parlare con tatìnta naturalezza di lei? Come se lei potesse davvero venire qui, e tutti noi potessimo ringraziarla.
< Oh Akito io, Cazzo. >
< Forse e meglio che andiamo, Akito vieni con noi? >.
La rabbia lo stava divorando, una serata per dimenticare si era trasformata in un incubo.
< No andate pure. > Disse alzandosi e avviandosi verso il retro per accendersi una sigaretta.
< Aspetta Akito, cazzo non volevo. Sono un coglione. >.
< Va bene ho capito. Ciao ragazzi >.
Detto ciò arrivato fuori si andò a sedere su una delle panchine. Ma in quello stesso momento all’interno della sala partì un lento. Ed era proprio quella stessa canzone, che ascoltò con lei in macchina un pomeriggio d’estate dei loro primi tempi insieme.

 
E chi ti scriverà poesie e lettere,
e chi ti racconterà le sue paure e mancanze
a chi lascierai dormire sulla tua spalla
e dopo in silenzio ti dirà ti amo,
e tratterai il suo alito sul tuo viso,
perderà il suo viaggio nel tuo sguardo
e di dimenticherà la vita Amandoti…
Adesso chi.
Adesso chi?
Se non sono io, mi guardo e piango allo specchio,
e mi sento stupido, illogico.
E poi ti immagino tutta regalando
L’odore della tua pelle
I tuoi baci, il tuo tenero sorriso, e fino all’anima
Arriva un bacio, e un bacio va all’anima,
nella mia anima ci sono baci, che faccio?
Adesso chi?
A chi lascerai il tuo odore nel letto
A chi resterà il ricordo domani
A chi passeranno le ore con calma
E poi in silenzio bacierà il tuo corpo,
tratterà il tempo sopra il tuo viso,
e passeranno mille ore alla finestra,
chi perderà la voce Chiamandoti…
Adesso chi?*

 
< Perché mi guardi cosi Kurata? > disse Akito alla sua ragazza trovandola con il viso a pochi centimetri dal suo. Aveva gli occhi incollati nei miei, ed erano lucidi come se stesse trattenendo a forza le lacrime.
< Ma se un giorno noi due ci lasciassimo, tu penseresti le stesse cose di questa canzone? Perché io si.. >. Nel terminare la frase era tornata con lo sguardo verso il finestrino della macchina, e se la sua vista non sbagliava notò un luccichio attraversarle la guancia sinistra, cosi senza dire qualcosa accostò la macchina al lato della strada.
< Kurata guardami >.
Akito odiava vederla piangere, e pensare che una semplice canzone avesse rovinato la sua allegria gli provocava una rabbia immensa. Stavano insieme da un anno ormai, e si gli capitava spesso di immaginare una vita senza di lei, ma quello che immaginava non era sicuramente bello come quello di averla accanto a lui.
< Non ti lascierei mai andare via da me,è solo una stupida canzone che ti ha fatta entrare in paranoia. Io voglio solo te. >
< Aki non è questo! Io a volte penso a quanto dolore proverei immaginandoti tra le braccia di un'altra, fare con lei quello che tu facevi con me, e questa canzone mi ha davvero letto dentro. Tu come staresti? >.
Lui come starebbe? Il solo pensiero di immaginarla tra le braccia di un'altra lo divorava. Capitava spesso di doverla attirare a se, per far capire agli occhi indiscreti di chi lei fosse. Era la sua ragazza, la sua donna, certo che avrebbe sofferto.
< Tu sei solo Mia, mettitelo bene in testa signorina. Ovunque tu andrai io sarò con te, tutti sapranno che tu appartieni a me. >. Il volto di Sana venne illuminato dal suo grande sorriso, e subito dopo avergli avvolto le braccia al collo, si lasciarono trasportare dal loro amore. Le loro bocche si cercavano, si mordevano, i loro corpi bramavano, Si ritrovò Sana sulle sue ginocchia, le loro mani tastavano ogni parte della loro pelle da sotto i vestiti, ma Akito si ricordò che erano fermi in mezzo alla strada, e a malincuore dovette dividersi dalle dolci labbra di lei.
< Sei mia. Ma ora andiamo, non vorrei che i passanti vedessero il tuo bel culetto. >. Dapo avergli dato un ultimo bacio, tornò a sedersi e gli strinse forte la mano.
< Ti amo Stupido. >.


 
Sul viso di Akito una lacrima stava bagnando la sua pelle. Come poteva un ricordo sembrare cosi reale? Per un attimo pensò davvero di essere li in macchina con lei, e che niente li avesse divisi. Ma ora lei poteva davvero essere tra le braccia di un altro uomo. Quell’uomo non poteva sapere a chi apparteneva, perché neanche lei lo sapeva.
< Akito. Tutto bene? >. La voce di Reira lo risvegliò, e molto rapidamente si asciugò il viso. Sembrava davvero uno sfigato in quel momento, ma poco gli importava. Cercò comunque di darsi un contegno.
< Si. Scusami per prima, per essere andato via cosi. >.
Reira prese posto accanto a lui, e con un gesto cosi troppo naturale gli appoggiò una mano sulla sua, ma Akito come scottato da quel tocco, l’allontanò.
< Non ti devi scusare, ho comunque capito che qualcosa ti avesse turbato. Cosi ti sono venuta a cercare.>. Akito si accese un'altra sigaretta, era ancora turbato da quel ricordo cosi vivo nella sua mente, ma la vicinanza di quella ragazza lo stava tranquillizzando.
< Ma se vuoi stare solo, lo capisco. Torno dentro. >.
< No resta! >.
In quel momento Akito non voleva stare solo. Per la prima volta dopo tanto tempo voleva confidarsi con qualcuno. Non voleva più tenersi dentro tutto quel dolore.
< Ok. La tua ragazza ti fa soffrire? >
< Sarebbe la mia ragazza, ma nella realtà non lo è più. >. Reira lo guardava perplessa, non capendo cosa lui volesse dire.
< Non capisco sai? >.
Il sorriso di lei, contagiò anche Akito. Alla fine ora che ci pensava, la sua frase aveva senso solo per lui, ma per chi non conosceva la storia non poteva capire.
< E’ una storia lunga, forse un giorno te ne parlerò! >
< Parlami di lei, ma di cose belle. Se ti fanno stare meglio. >.

Cosi Akito le presentò con i suoi ricordi la sua Sana, e molti dei suoi racconti la fecero sorridere. Parlava di lei come se al mondo non esistesse nessun’altra donna, e anche se era sbagliato Reira provava un pizzico d’invidia e gelosia per quella ragazza cosi importante per il ragazzo che le stava accanto. Dai racconti di lui sembravano vivere in una favola, ma perché lei allora non era con lui? Quando tirò fuori la foto di loro due insieme, si chiese cosa lui ci trovasse in lei. Non era niente di speciale, e lui era troppo bello per meritarla. Mentre Akito continuava il suo racconto, lei ormai aveva smesso di ascoltarlo. Non gli importava di una che lo stava facendo soffrire, voleva quelle attenzioni per lei, e lo avrebbe conquistato. Con le buone o con le cattive.


 

Eccomi ragazze!!!!! Anche questo capitolo è terminato! Finalmente con il mio ragazzo più presente per il cambio del lavoro, ho più tempo per scrivere cosi oggi posso aggiornare! Vi prometto che questo è l’ultimo capitolo drammatico e triste! Ahah Penserete che io sia una depressa cronica ma non e cosi ahhahah ho scelto un tema per questa stoiria molto forte e drammatico, ma vi prometto che i prossimi saranno più allegri e colmi d’amore!! Sono le 3 di notte gli occhi mi si chiudono, quindi direi di lasciarvi con questo mio nuovo capitolo, e per chi con me non riesce a dormire, che possa trovare questa lettura piacevole e riuscire a trovare il tanto atteso riposo!!!!!! Un grosso bacio alle mie care lettrici che mi sostengono sempre e non mi abbandonano mai. E a Love kodocha, Miky , e Stefy per essere delle presente importanti!!!!!!! Un grosso grossissimo bacio a tutti voi!!!! Saretta <3
*La canzone è Ahora Quien di Mark Anthony. Vi consiglio di ascoltarla mentre leggete il pezzo di Akito fa molto più effetto!!!! Un besos

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


 
Akito quella notte si sentiva meglio. Con Reira avevano parlato di tante cose, ricordato il loro primo incontro e per un istante gli era sembrato che tutto quel dolore che si portava dentro fosse scomparso. Era tornato a casa più leggero, come se parlare con una perfetta sconosciuta lo avesse aiutato a superare quel muro che lui si era creato per non lasciar passare nessuno, e leggere i suoi sentimenti. Sapeva che la vita continuava, e che si sarebbe rialzato, ma non avrebbe mai smesso di cercarla, di sperare di rivederla un giorno, anche se sarebbero passati giorni, anni non gliene importava, avrebbe lasciato tutto e sarebbe tornato al fianco della sua donna. Ancora una volta guardò quel carillon cosi piccolo, ma cosi importante. Credeva davvero in questa promessa, e non l’avrebbe mai dimenticata. Con una nuova speranza dentro il suo cuore, e dopo aver messo la sveglia per andare a mangiare da sua sorella , si addormentò sereno. La notte era passata troppo velocemente, e un suono fastidioso continuava a infastidire Akito, che con molta grazia scaraventò la sveglia a terra.
< Ma cazzo neanche di domenica si può dormire? >
Tornò con la testa sotto le coperte, per coprirsi da quei raggi del sole che continuavano ad accecarlo. Aveva dormito quanto un paio d’ore? E quella mattina sembrava che la sveglia ce l’avesse con lui perché dopo la botta che aveva preso continuava a ronzare fastidiosamente, cosi si alzò ricordandosi che c’era il pranzo da sua sorella, e se fosse arrivato in ritardo sarebbe stato un inferno stare a quella tavola.
Cosi dopo essersi fatto una bella doccia fredda per riprendersi, e aver indossato una tuta comoda scese sotto in cucina dove come gia sospettava non trovò suo padre, che sicuramente era gia corso dall’amata figlia ore prima. Cosi senza farsi un caffè prese le chiavi e si avviò alla macchina, preparandosi mentalmente alla tortura, perché era in ritardo di ben mezzora, e questo sua sorella non gliel’avrebbe perdonato!
Dopo aver guidato un quarto d’ora, finalmente arrivò.
“Ma dove va la gente di domenica a mezzogiorno? “ pensò mentre accendeva una sigaretta.
Non fece neanche in tempo a suonare che si ritrovò Nat, sull’uscio della porta con le braccia al petto e un piede che sbatteva sonoramente a terra.
< Ma buongiorno Akito >
< Ciao sorellona! Perdonami ma c’era traffico e.. >
Non fece in tempo a finire la frase, che dopo di lui arrivò qualcun’ altro che era ancora più in ritardo.
< Non sono in ritardo, è una vostra immaginazione! Ciao Amico, Ciao Nat! >
Un ghigno apparve sul viso di Akito, soddisfatto del ritardo di Brian e di non dover subire la ramanzina della sorella!
< Da mio fratello mi aspetto tutto, ma da te Brian proprio no! Akito mi stai portando questo bravo ragazzo sulla cattiva strada!! Forza andiamo dentro che il pranzo si raffredda! >
Una volta entrata i due scoppiarono a ridere, e la seguirono raggiungendo Damon e il signor Fuyuki, gia seduti a tavola a commentare il notiziario alla televisione.
Una volta seduti iniziarono a mangiare, stranamente silenziosi avvolti dalla tv rimasta accesa che nessuno seguiva. Ogni tanto volavano battute tra i due fratelli, ma Nat come al solito li sgridava. Akito a quel pranzo si era soffermato spesso su sua sorella e suo marito, anche senza parlare, senza dirsi nulla, erano i loro sguardi a parlare. I loro occhi brillavano, le loro mani si stringevano, e le loro bocche si sorridevano. Li invidiava, come li aveva invidiati il giorno del loro matrimonio.
Erano giorni che aveva smesso di cercarla, che non passava più davanti casa sua, ma non aveva smesso di ricordarla, di pensarla. Aveva provato cosi tante volte a chiamarla, sapendo benissimo che dall’altra parte lei non avrebbe mai risposto, ma gli bastava sentire la segreteria, la sua voce. Era un po’ come averla li con lui, il suono della sua voce nei momenti di rabbia lo tranquillizzava, ma anche quella aveva smesso di ascoltarla.
C’erano state volte in cui avrebbe voluto forzare la serratura di quella casa e chiudersi nella sua camera, per poter trovare qualche indizio, forse semplicemente per sentire ancora il suo profumo che lo faceva impazzire.

 
Finalmente il tanto atteso week end era arrivato. I genitori di Sana sarebbero andati dai nonni per qualche giorno, e loro potevano stare insieme senza distrazioni.
Stavano insieme da cosi poco tempo, ma quando erano vicini non riuscivano a dividersi, il desiderio era troppo grande, e Akito non riusciva ad allontanarsi da quel corpo cosi piccolo, ma perfetto. Quel giorno poteva stare con lei senza nascondersi nella macchina, senza lasciare il suo corpo troppo infretta.
< Aki sono di sopra. Fai come se fossi a casa tua! >
Dopo aver salutato i signori Kurata, che prima di andar via avevano avvisato la figlia della sua presenza, si andò a sedere sul divano e accese la televisione, ma annoiato la spense subito e iniziò a fissare la scala che lo avrebbe portarto da lei.
Cosa stava facendo per farlo aspettare cosi tanto? Si chiese sbuffando. Avvicinandosi alla scala da sopra proveniva il rumore dell’acqua, e l’odore di vaniglia che lo mandava ogni volta in estasi. Cosi senza pensarci troppo decise di salire al piano di sopra, a salutare la sua ragazza come si doveva.
< Kurata non potevi chiamarmi? >
Chiuse la porta dietro di lui e si appoggiò su di essa incrociando le braccia e stampandosi in viso il suo ghigno migliore.
< Aki.. ma che ci fai qui? Esci subito maniaco! Sono nuda non mi vedi? >
Certo che la vedeva! Era una visione straordinaria.
< Be niente che io non abbia gia visto Kurata! >
Si staccò dalla porta e si avvicinò pericolosamente a lei. Sana nel frattempo stava uscendo dalla doccia e si stava avvolgendo intorno al corpo un grosso asciugamano, e indietreggiò.
< Non dovevi aspettarmi di sotto? >
Le mani di Akito si posarono sui suoi fianchi, e si avvicinò al suo orecchio.
< No. Hai detto di fare come se fossi a casa mia. Fa caldo e voglio farmi una doccia. >.
Le sue labbra iniziarono a lasciare una scia di baci sul suo collo, e il solo sentirla gemere lo mandavano in estasi.
< Kurata ti voglio. E troppi giorni che aspetto. Non nasconderti. >.
Tutto era iniziato dolcemente, ma in un attimo la passione si accese. Le loro bocche si trovarono, e loro lingue si trovarono e danzarono insieme. Senza attendere oltre con l’aiuto di Sana si privarono di tutto ciò che divideva i loro corpi, e insieme entrarono nella doccia.
Sana intrecciò le gambe intorno alla sua vita, aderendo i loro corpi nudi. Le loro mani tastavano ogni parte della loro pelle. I loro respiri erano spezzati, i cuori battevano all’unisono, e quando Akito entrò dentro di lei, i loro gemiti rimbombarono in quella piccola stanza.
Akito non era un tipo dolce, a modo suo cercava di renderla felice, di farla sentire amata. Ma dopo aver fatto l’amore quel giorno,  si trovò di fronte il suo viso arrossato, le labbra gonfie segno della loro passione, l’acqua che le scorreva dolcemente sul viso, era una splendida visione, la donna più bella che avesse mai visto.
< Sei bellissima Kurata. > si lasciò scappare, leggendo stupore e felicità in quelle due pozze cioccolato.
 
< Hai capito Akito? Il nostro Brian si sta innamorando! >
Stavano parlando con lui? Perché se era cosi non sapeva assolutamente cosa stavano dicendo. Si sentiva accaldato, il suo cuore stava scoppiando. Quello era uno dei tanti ricordi di lei che facevano male. Ma la consapevolezza dell’amore che provava per lei, gli fece ricordare di avere ancora una speranza e doveva subito aggrapparsi e non farla scapparla via.
< Akito? >
Si alzò di scatto prendendo il cellulare e cercando un numero. Quel numero.
< Akito? Ma che ti prende? >
< Natsumi non ora. Scusate devo fare una telefonata. >
 
                                            *****

Era arrivato sorridente, in questo mese sembrava stare meglio. Anche quando pranzavano era normale, ma Natzumi lo stava osservando da un po’, soprattutto quando ad un certo punto Akito iniziò a fissare un punto vuoto della stanza senza ascoltare una parola di quello che stavano dicendo. Si stava chiedendo quale fosse questa chiamata importante all’improvviso.
< Scusalo Brian! Dicevamo? >.
< Nulla! Ho incontrato una ragazza di chiama Roxie! Vive anche lei ad Osaka, stasera usciamo insieme! >.
Brian era un ragazzo che all’apparenza poteva sembrare come Akito, ma al contrario era molto dolce, e soprattutto romantico. Ed era bello sentirlo parlare della sua vita privata e Natzumi avrebbe tanto voluto che suo fratello si fosse aperto come lui, in modo che potessero capire il casino che si stava portando dietro.
< Grande fratellone! Il solito playboy! Hai fatto cadere il pesce nella tua rete! >. Damon era il solito, e dopo questa sua affermazione si beccò una gomitata da sua moglie.
< Che male! Sei pazza? >
< Noi donne non siamo pesci che cadono nella rete! Cretino! E Brian sono contenta davvero per te! Devo conoscerla però per darti l’ok! Sei un fratello anche tu per me, quindi devo decidere io se è la donna giusta per te! >
Gli occhi di Brian brillavano proprio come quelli di Akito aveva accanto Sana, avrebbe voluto tanto rivedere suo fratello felice, e quello sbalzo d’umore improvviso la stava preoccupando. Una parte di lei sapeva a chi era destinata quella chiamata, ma l’altra parte sperava che non fosse cosi.
< Cara, lasciamolo solo! >.
Fuyuki che fino a quel momento si coccolava con le chiacchiere della sua famiglia non aveva ancora parlato, ma lo sguardo di sua figlia gli fece capire quali fossero le sue intenzioni, anche Brian e Demon rimasero in silenzio osservandoli.
< Aveva smesso! Si farà ancora del male e io devo fermarlo! >
< Nat non ha mai smesso! Ha solo mascherato il tutto cercando di andare avanti e lo sai meglio di me che in questi momenti la nostre parole non le ascolterebbe mai! >
Ma senza rispondere Natzumi si alzò da tavola e a passo svelto si diresse verso la porta che portava al giardino.

                                      *****
                                                                                   
Akito era fuori da diversi minuti ormai, la rubrica del suo telefono era fermo su quel nome da cui non ha mai ricevuto una risposta. Quel ricordo lo aveva devastato. Aveva mentito a tutti in quel mese dicendo di stare bene,ma soprattutto aveva detto a Natzumi che non aveva più chiamato. Falso. Ogni notte prima di addormentarsi premeva il pulsante di chiamata solo per sentire la voce di Sana attraverso la segreteria, era un modo per sentirla vicina, e si addormentava con il dolce suono della sua risata. Aveva sempre sperato di poter sentire attraverso quell’apparecchio il suono degli squilli, ma non era mai successo. Al contrario del numero di Rei suo padre, squillava ma nessuna risposta. Ma dopo quel ricordo aveva bisogno di provare a chiamare di nuovo, sperando in una risposta, una spiegazione. Era stanco di vivere cosi, gli sarebbe bastato anche solo sapere che lei stesse bene, non avrebbe preteso altro.
Prima di far partire la chiamata calpestò la sigaretta per spegnerla, trattenne per pochi secondi il respiro e dopo essersi lasciato andare la chiamata era partita.
Bip..Bip..Bip..
Un attesa snervante, un attesa che stava portando Akito a lanciare il telefono per la rabbia. Alzò la testa al cielo e chiuse gli occhi cercando di mantenere il controllo.
Bip..Bip..Bip..
< Si Pronto? >.
Akito spalancò gli occhi, e il suo cuore perse qualche battito. Dall’altra parte avevano risposto, e quella voce era maledettamente uguale a quella della sua Sana. Non riusciva a far uscire nessun suono dalla sua bocca.
< Pronto chi parla? >
La voce dal’altra parte del telefono lo risvegliò, e dopo aver ripreso lucidità decise che non poteva rimanere in silenzio, ma doveva agire anche se sapere che la donna che aveva risposto poteva essere davvero lei.
< Si pronto sono Akito Hayama. Stavo cercando Rei Kurata me lo può passare? >
< Mi dispiace ma qui non ce nessuno con questo nome! >
Un altro battito del cuore che si perde. Quello era il suo numero non era sbagliato, e quella donna poteva essere solo Sana, avrebbe riconosciuto la sua voce tra milioni di persone. Perché stava mentendo?
< Signore? Ce ancora? >
Che lei non avesse mai perso la memoria? Che fosse solo un pretesto per scappare via? Forse quella proposta di matrimonio l’aveva spaventata e dopo essersi risvegliata ha avuto paura e si è fatta portare lontano? Staccò la chiamata e lo scaraventò a terra.
< Akito? Che sta succedendo? >
Natzumi si parò davanti a lui e cercò di calmarlo. Ma era troppo nervoso e forse la sua presenza avrebbe peggiorato il tutto.
< Akito? Non ha risposto vero? >
< Ha risposto Sana >.
Anche a Natzumi il cuore si bloccò di colpo.
< Sana? Ne sei davvero sicuro? >
< Si cazzo si! Ha detto che non c’era nessun Rei Kurata! E poi non sono riuscito a dire più nulla. Ma era la sua voce cazzo. Mi hanno mentito e lei sa recitare bene! >
Akito si liberò dalla presa di sua sorella, e iniziò a camminare avanti e indietro per il giardino. Continuava a rimbombargli il suono di quella voce troppo uguale a quella di Sana, e il suo cuore batteva troppo forte e non si era sicuramente sbagliato. Non voleva credere a nulla di ciò che aveva pensato, ma in quel momento era accecato dalla rabbia per poter ragionare.
< Ma Aki cosa stai dicendo! Ha perso la memoria in quell’incidente , ti amava non ti avrebbe mai abbandonato! Magari hai sbagliato numero, ho ha perso il telefono e ha risposto qualcun altro e hai confuso la voce. Non pensare queste cose, perché sai anche tu quanto era grande il suo amore per te. >
< Era lei cazzo. So riconoscere  dopo anni passati con lei la sua voce. Non mi far passare per idiota Nat! >
Le urla fecero preoccupare il resto della famiglia che subito si precipitarono fuori. Fuyuki sapeva che avrebbero discusso, conosceva i suoi figli.
< Cosa succede qui? > chiese gentilmente Fuyuki.
< Scusate per lo spettacolo. Ora me ne vado >.
< Aspetta Akito siamo qui, siamo la tua famiglia non tenerti tutto dentro un'altra volta, dacci la possibilita’ di aiutarti. >
< Papà non ho bisogno della compassione di nessuno. Me la so cavare benissimo da solo. >.
Detto ciò Akito se ne andò sbattendo furiosamente la porta.
Natzumi sapeva che quella chiamata lo avrebbe devastato, ma non si sarebbe mai aspettata che dall’altra parte potessero rispondere. Non voleva credere che Sana gli aveva mentito, che il loro amore era falso. Lei lo sapeva quanto ne era innamorata, anche quando erano solo amici e lui faceva lo stupido con le altre ragazze,l’amore verso suo fratello era immenso.
 
< Sana ci conosciamo da quando siamo piccole, quidi ti conosco abbastanza da capire che sei innamorata persa di qualcuno! Dimmelo ti pregooo! >
Aveva insistito per ore. Sapeva che Sana aveva la testa tra le nuvole, e c’era solo un motivo. L’amore l’aveva accecata.
< Ma cosa stai dicendo Nat. Sono solo felice perché la scuola e finita è finalmente possiamo rilassarci al mare. >
< I tuoi occhi non mentono mai. Chi è? >
< Akito >.
Dopo uno sbuffo iniziale, aveva detto il nome di suo fratello senza pensarci troppo a lungo.
< Akito lo amo da sempre. E non so come fare. Perché per lui sono solo un amica. >
Era scoppiata a piangere e le si buttò tra le braccia.
 
 
Si ricordava benissimo quella confessione, il dolore di Sana per non essere notata dall’uomo che amava perdutamente, come qualcosa di più che una grande amica. Non voleva assolutamente credere a tutto ciò che aveva detto Akito pochi minuti prima, era la rabbia a parlare, e davvero ha scambiato la voce di quella ragazza per Sana, perché dentro di lui la speranza era quella, e la sua mente l’aveva trasformata in quella di lei.
< Amore tutto bene? >
< Si si. Scusate,mio padre aveva ragione dovevo lasciar perdere. >
Detto ciò rientrarono dentro casa in un silenzio imbarazzante. Fin quando Brian non ruppe il ghiaccio.
< Io dovrei andare. E non ti scusare di nulla. Hai fatto ciò che avrebbe fatto qualsiasi sorella maggiore. Spero che Akito si riprenda, anche se non so cosa sia successo nel suo passato, anche lui starà bene! >
< Lo spero davvero tanto! Divertiti stasera e miraccomando trattala bene! > Dopo essersi abbracciati Brian salutò e se ne andò.
Un pranzo che doveva essere felice, si era trasformato in un inferno. Akito non era mai guarito da quel dolore immenso, aveva mentito a tutti soprattutto a se stesso e lei come una stupida gli aveva creduto. Un giorno forse si innamorerà di nuovo, e tutto questo sarà solo un brutto ricordo, e sperava con tutto il suo cuore che questa felicità arrivasse presto a scaldare il cuore di suo fratello.

                                     *****
 
Akito Hayama. Quel nome e quella voce avevano risvegliato in Roxie dei sentimenti strani, sentiva il suo cuore battere forte, proprio come si era sentita spesso i mesi prima. La chiamata era stata interrotta bruscamente, e lei era rimasta ancora li in piedi con il telefono appoggiato all’orecchio incapace di dire altro.
< Tesoro, tutto bene? >.
La voce di suo padre la risvegliò dai suoi pensieri, e si girò verso di lui passandogli il cellulare.
< Ehm si, hanno chiamato e cercavano un certo Rei Kurata, e ho detto che qui non c’era nessuno con quel nome. >. In quel momento Roxie non potè non notare il viso impallidito dell’uomo che si trovava davanti a lei. Cosa collegava suo padre a quella telefonata? Non lo sapeva e forse come sempre non lo avrebbe mai saputo, e grazie a Brian stava iniziando a capire che doveva dare del tempo alla sua testa per ricordare da sola, senza pressione e senza incolpare sua mamma e suo papà continuamente.
< Oh si avranno sicuramente sbagliato! Ha detto altro? >
< Ha detto di essere Akito Hayama, ma poi dev’essere caduta la linea, perché non si sentiva più nulla. >. Roxie fissava suo padre trafficare con il cellulare, con un espressione preoccupata. E ancora una volta sapeva che qualcosa nascondeva, ma non avrebbe chiesto nulla, non ancora.
< Rei io stasera esco con un amico. Ora vado a prepararmi! >. Non diede il tempo di rispondere che salì di corsa le scale e si chiuse in camera sua.
La sera prima aveva trovato un amico, anzi un angelo, pronto a donarle delle giornate più belle. Aveva pianto tra le sue braccia, si era persa nei suoi occhi verdi e nella dolcezza delle sue parole. Si era lasciata andare parlando di lei con uno sconosciuto, ma che non era scappato e le aveva promesso di rimanere con lei. Brian dopo il suo sfogo l’aveva accompagnata a casa, e le aveva proposto di cenare insieme la sera dopo. Lei non sapeva cosa voleva dire stare con un ragazzo, o avere un amico, e non sapeva esattamente quale ruolo avrebbe avuto Brian nella sua vita, sapeva solo che accanto a lui si sentiva bene, protetta e se la sua vita passata era vuota e silenziosa, avrebbe dato una possibilità al suo presente, donando al suo cuore dei nuovi ricordi e un nuovo inizio.
Pensò tutto questo guardandosi allo specchio. Per due mesi il suo riflesso era vuoto, i suoi occhi erano spenti,ma in quel momento con una piccola luce di speranza nel cuore, il suo viso era più colorito del solito e il sorriso non l’aveva più abbandonata dalla sera prima. Ma in quel momento dovette far morire la felicità , non aveva assolutamente pensato che lei di appuntamenti non sapesse nulla, e in quel momento le venne in mente una scena che aveva letto in un libro, di due amiche davanti all’armadio dell’altra e tra risate e battute sceglievano il vestito del primo appuntamento, quanto avrebbe voluto averne una anche lei. Cercando di mettere da parte la tristezza si recò verso quell’armadio pieno di vestiti, e dopo averlo aperto fece vagare gli occhi su ogni capo. Si doveva vestire elegante, sportiva o doveva essere semplice? Non lo sapeva. Ancora una volta ricordò la scena del libro, il consiglio era quello di indossare l’abito più bello che mostrasse tutte le forme, ma che non cadesse nel volgare, cosi cercando meglio trovò un tubino nero  con spalline fini e sopra il seno una scollatura a cuore. Senza provarlo si recò in bagno e dopo aver acconciato i capelli con un treccia che ricadeva sulla spalla sinistra, e messo un leggero lucidalabbra, si spogliò lentamente. Per la prima volta sentì ogni centimetro di quel corpo suo, lo sentì vivo. Si guardò intensamente facendo scorrere le dita sulle sue curve delicate. La sua pelle era morbida come non l’aveva mai sentita, si sentiva padrona di un corpo che fino a poche ore prima non gli apparteneva. La sua immagine riflessa la portò a guardarsi verso il suo fianco inguinale destro dove notò una piccola macchia nera, curiosa di sapere cosa fosse, si avvicinò allo specchio e notò una piccola A in corsivo. Grazie alla televisione sapeva benissimo cos’era. Un tatuaggio, una lettera incisa sulla sua pelle. Il vuoto che la divorava non le aveva fatto notare un particolare cosi forte, legato sicuramente al suo passato che non ricordava. Passò tremanti le sue dita su quella piccola lettera, e il suo corpo rabbrividì come anche il cuore iniziò a battere forte. Chi era A?
Le sue domande vennere interrotte da Misako che bussò.
< Roxie cara. Il tuo amico Brian è arrivato! >
Si riprese in un lampo e guardando subito l’orologio notò che erano le 20 esatte e lei aveva perso più di un ora a osservare il suo corpo, e doveva ancora vestirsi. Apri lentamente la porta, in modo che la madre non potesse vederla.
< 5 minuti e sono pronta. >
Richiuse la porta velocemente e senza osservarsi ancora si vesti infretta, indossò degli stivaletti neri sportivi e una giacchetta di pelle nera e corse più veloce che poteva. Non sapeva dove sarebbero andati, se il suo abbiagliamento fosse adatto, voleva passare una serata diversa, dimenticarsi tutto il fardello che si portava dentro, e con un grande sorriso mentre scendeva le scale, perdersi nel verde degli occhi di Brian.
 
                                                                               
 
Ciao ragazze! Allora potete anche picchiarmi con il martelletto di Sana. Sono imperdonabile quasi due mesi che non aggiorno! Non perché non ci sia ispirazione, e la mancanza di tempo, la stanchezza, e a volte la pigrizia. Come la mia cara Love_kodocha sa, mi perdo  a guardare serie televisive, anime, oppure vecchi film nel mio tempo libero (cioè quando il mio bambino dorme e io mi rilasso) e allora allontano il pc per concentrarmi su mille altre cose. Ma finalmente questo capitolo 5 è finito. Ma vi avviso gia che il 6 in questa settimana sarà anche concluso quindi, vi potrei regalare due aggiornamenti per farmi perdonare! Sperando ancora nella vostra presenza in questa mia storia, che per quanto complicata sia e molto importante e spero di farvi innamorare sempre di piu! Detto ciò vi lascio alla lettura di nuove scoperte, e di cambiamenti! Spero di rendere questa lettura piacevole! Un grazie a chi è con me ogni giorno, a chi mi sostiene, a chi segue le mie storie e non mi abbandona mai! Un besos grande! Vi adoro la vostra Saretta! ReginadeiSogni!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Brian non sapeva ancora bene cosa fosse successo alla ragazza di Akito, erano stati molto insieme sopratutto ad allenarsi in palestra, ma quel tasto non lo avevano mai toccato. Sapeva che se n'era andata grazie ad una piccola confidenza di Damon suo fratello, ma nulla di più. Gli disse che non poteva dire nulla perchè Akito non era uno che amava raccontare la sua vita in giro, e se ne avesse avuto voglia l'avrebbe fatto da solo, cosi ogni volta che si ritrovavano insieme Brian non chiedeva nulla, e  forse era meglio cosi. Ma quel pomeriggio dopo le urla in giardino, quello che vide non era l'Akito di sempre, almeno non era il ragazzo che pochi minuti prima aveva ritrovato alla porta d'ingresso sorridente e pronto a prendersi gioco di sua sorella. Aveva uno sguardo vuoto, sofferente come non lo aveva mai visto. Ricordava ancora i suoi occhi colmi di rabbia, e di lacrime che lottavano ferocemente per uscire, ma trattenute dallo stesso. Era una debolezza che in molti anni Brian aveva conosciuto, ma perfortuna il suo sfogo era la scrittura, dove poteva esprimere la sue fantasie, le sue speranze e i suoi sogni, erano quelle le giornate che amava di più, perdersi nella bellezza dei prati fioriti, rilassarsi con il dolce cinguettare degli uccellini, e il suo amato block notes, dove poteva annotare tutto ciò che il suo cuore e la natura attorno a lui, gli suggeriva. Forse quella ragazza per Akito era la sua ancora di salvezza, proprio come per lui era la scrittura, si sarebbe sentito perso senza, e capiva il dolore del suo amico.
Tutti questi pensieri gli fecero compagnia fino ad Osaka, e per quanto fosse dispiaciuto quella sera aveva appuntamento con Roxie, e non voleva di certo rovinare la serata con la tristezza, cosi si avviò a casa per prepararsi e decidere un posto dove portarla a mangiare. Purtroppo non sapeva nulla di lei, per quel poco che avevano parlato, nonostante lei non si ricordi nulla di chi fosse in passato, leggendo i suoi occhi e i suoi gesti, aveva capito che sapeva essere timida, ma nello stesso tempo molto determinata. Era una ragazza semplice, e anche se lui fosse un romanticone, aveva paura che portarla in un posto troppo vistoso avrebbe reso il tutto troppo imbarazzante,e non voleva assolutamente metterla a disagio. Cosi senza pensarci troppo decise che sul momento avrebbe deciso, gli bastava sapere che avrebbe passato la serata insieme a lei, e non gli importava molto il posto, voleva semplicemente perdersi nei suoi grandi occhioni cioccolato, e magari poterla di nuovo stringere tra le sue braccia.
La giornata per Brian era stata molto movimentata e occupata dai mille pensieri, ma finalmente indossando un semplice jeans, maglietta e giacca di pelle uscì di casa pronto per la serata.
Alle otto in punto arrivò sotto casa di Roxie, non avevando un numero di telefono, l'unico modo per annunciare il suo arrivo era quello di suonare alla porta, e senza troppi problemi scese dalla macchina e suonò.
< Buonasera sono Brian un'amico di sua figlia, sono venuto a prenderla. >
Non era un ragazzo timido, per quanto il suo animo fosse dolce e gentile, niente lo spaventava e nella vita era sempre stato diretto con le persone, senza troppi giri di parole.
< Ciao caro! Io sono Misako la mamma di Roxie. Aspettava il tuo arrivo, la chiamo subito. Vuoi attenderla dentro? >
< La ringrazio, ma se non le dispiace l'aspetterei fuori. >
< Tranquillo! Te la faccio scendere subito. >.
Brian vide tanta dolcezza e tristezza nel viso della madre, non le sembrava il mostro che sla sera prima gli descrisse la figlia, continuava a pensare che se la tenessero all'oscuro di tutto era per il suo bene, e presto anche lei lo avrebbe capito. Decise di attenderla appoggiato alla macchina e nell'attesa si accese una sigaretta. In quella giornata piena di pensieri, non si era soffermato neanche un istante a quello che stava per vivere. Si sentiva agitato, e nervoso per l'appuntamento, ed era da moltissimo tempo che non provava queste sensazioni. Una volta gettata la sigaretta il suo cuore perse un battito alla vista della donna che lo stava raggiungendo di corsa. Era bellissima in tutta la sua naturalezza e semplicita’.
< Ciao Brian! Sono in ritardissimo, ma non sapevo cosa mettere, e il mio primo appuntamento. Avevo paura di vestirmi troppo elegante, troppo sportiva non mi piaceva, cosi…. >
L’aveva osservata di nascosto, la sera prima l’aveva stretta forte a se, ma mai come in quel momento avrebbe voluto fare sue quelle piccole labbra, che non smettevano di muoversi.
<…Pensi che vado bene vestita cosi? >
Non aveva ascoltato una parola, era come se attorno a lui fosse svanito tutto, e ci fosse solo lei e la sua bellezza.
< Sei Bellissima Roxie. > le disse portandole dolcemente una ciocca dietro l’orecchio, e accerezzandole la guancia.
< Oh Grazie! Anche tu stai molto bene! >. Il rossore sul suo viso la rendeva ancora più bella. Il desiderio di stringerla forte e sentire il suo profumo era immenso, ma non voleva affrettare le cose e ne spaventarla. Cosi le aprì la portiera della macchina per farla salire, e una volta chiusa anche lui entrò e partirono.
< Dove andiamo? >.
Brian rimase sorpreso da quella domanda, perché era abituato a ragazze che alla prima uscita si limitavano ad aggiustarsi il trucco, oppure troppo timide per parlare restavano in silenzio, rendendo il momento ancora più imbarazzante, invece lei sorrideva come una bambina in attesa di un nuovo giocattolo. Decise di non dirle nulla, e di voler giocare un po, perché il suo sorriso era una visione, e non si sarebbe mai stancato di vederlo.
< Non te lo dico signorina, se no che sorpresa sarebbe? >
< Ma io sono curiosa! E il mio primo appuntamento, e non sto più nella pelle! >.
Era cosi diversa dalla sera prima. La ragazza impaurita, triste e vuota sembrava essere scomparsa, e per quanto lui sapesse che dentro di lei stava ancora cosi, vederla cosi spensierata lo rendeva felice. L’aveva sempre vista troppo spenta, meritava di sorridere come stava facendo in quel momento alle prese con la radio, alla ricerca di una canzone bella da ascoltare. Il resto del viaggio lo passarono a ridere e scherzare su cosa trasmettevano in ogni stazione, dalla canzone più deprimente a quella più divertente. Quella mezzora era passata cosi velocemente, ed era stato il viaggio più bello che avesse fatto in macchina, peccato che fossero arrivati a Tokio e sarebbero dovuti scendere per andare a mangiare.
< Arrivati mia bella! >.
< Mc Donald?Un lungo viaggio e mi porti a mangiare patatine fritte? E io che speravo in un ristorante lussuoso, colmo di candele, e petali rossi attorno al tavolo! Gli appuntamenti nella realtà non sono come nei film! >
< Non ti piace? >.
Brian stava iniziando a pensare, che forse aveva appena rovinato la loro serata. Voleva renderla felice, e forse panini e patatine non erano un primo appuntamento perfetto, ma i suoi pensieri vennero spazzati via dalla sonora risata che proveniva dalla donna al suo fianco.
< E ora cos’hai da ridere? Eh? > Lei tornò subito seria, e camminando piano verso di lui lo abbracciò dolcemente. Lui rimase per un istante immobile verso quel gesto inaspettato e al suo cambio d’umore improvviso, ma si riprese subito stringendola forte a se. Quanto era bello tenerla di nuovo tra le sue braccia, lo desiderava dal primo istante che l’aveva vista quella sera, e non pensava che il suo desiderio si sarebbe avverato cosi infretta.
< Grazie Brian! Questo posto è perfetto, mi basta stare con te. Era uno scherzo, mi dispiace. Non potevo desiderare un primo appuntamento più bello! > Tutto questo lo disse stringendolo ancora più forte, ed era la sensazione più bella che entrambi avessero mai provato.
< Ti prendi gioco di me signorina? Ho avuto davvero paura di aver combinato un casino, le ho pensate tutte e non sapevo davvero.. >
< Shhh! Portami a mangiare panini e patatine! >. Dopo essersi staccati dal loro abbraccio si incamminarono all’entrata pronti per la loro cena.


                                                                                       *****

Roxie aveva visto davvero molti film d’amore, e in quasi tutti le coppie felici e innamorate cenavano al classico ristorante lussuoso, ma alla fine di quell’amore non rimaneva nulla. Era davvero felice di essere di insieme a Brian, e che nonostante i dubbi di lui di dove portarla, l’avesse portata nel posto più semplice del mondo. Da quando l’aveva visto non poteva non perdersi nella sua bellezza, nei suoi occhioni verdi. Sempre nei film ricordava quelle coppie avvolte nell’imbarazzo, ma per loro non era cosi. Sin dal primo momento tutto era sembrato naturale, come se si conoscessero da sempre. Come anche in quel momento ridevano e scherzavano come due vecchi amici. Non avrebbe mai creduto di conoscere una persona meravigliosa come Brian, di potersi aprire completamente a lui, e di stare cosi bene in sua compagnia.
< Sembri proprio una bimba sai? >.
< Come scusa? >.
Lo guardò perplessa per quell’affermazione improvvisa, e davvero non capiva cos’avesse fatto per sentirsi dire ciò. Ma mentre cercava di capire, vide la mano di lui avvicinarsi al suo viso e posarsi sulle sue labbra, e passare delicatamente il dito sopra, e subito dopo se lo portò alla sua bocca. In quel momento il suo cuore perse un battito per quel gesto inaspettato, ma molto intimo. Il suo corpo era scosso da leggeri brividi, e anche senza potersi vedere allo specchio, sentiva le guancie andare a fuoco per l’imbarazzo.
< Buona la maionese! Eri solo sporca! >.
Roxie si sentì spronfondare, ed era quasi certa di essere andata davvero a fuoco per la vergogna. Come poteva essere cosi pasticciona? E senza pensarci troppo scoppiò in una sonora risata nervosa.
< Oddio che vergogna!! Ahah Non mi dire che ho parlato per tutto il tempo, con il viso tutto pasticciato? >
< Be diciamo che sei cosi gia dal primo morso dato al panino. >. Dopo essersi beccato un colpetto dolce sulla spalla, insieme scoppiarono a ridere, attirando gli sguardi della gente intorno a loro, che li guardavano scocciati per il casino che stavano facendo, e proprio tutto ciò li portò a ridere ancora più forte. Finirono di mangiare infretta e uscirono dal locale, ancora ridendo. Era tutto cosi bello, e naturale non erano mai stati cosi felici, e quella leggerezza nei loro cuori era una sensazione meravigliosa.
Dopo essersi calmati, e asciugato le lacrime agli occhi dal troppo ridere, decisero di passeggiare sulla spiaggia, era troppo presto per tornare a casa, e troppo presto per dividersi. Avevano riso senza un vero motivo come dei matti, e Roxie si sentiva cosi leggera al suo fianco. In pochi giorni Brian le aveva cambiato la vita, con piccoli gesti, e con parole sincere le era entrato dentro come un uragano, e non avrebbe mai immaginato di poterci uscire insieme senza far parte di tragedie, ma semplicemente passare una serata normale, come tutte le persone che passeggiavano intorno a loro. Senza pensarci troppo aggrappò il suo braccio a quello di lui, e gli regalò un grande sorriso prima di notare la luce dei suoi occhi verdi più spenta di qualche attimo fa.
< Dov’è finito il Brian di qualche attimo fa? >
< Sempre qui accanto a lei signorina! >. Le sorrise sghembo ,ma sapeva benissimo che stava mentendo, lei conosceva bene quello sguardo, l’aveva visto troppe volte sul suo volto.
< Ti sei rattristato! E stai parlando con un esperta ti ricordo! >. La sera prima avevano parlato molto, ma si erano concentrati solo su di lei, e ora voleva sapere qualcosa di più di lui. A cena avevano parlato molto, ma non delle loro vite, e ora voleva sapere qualcosa dell’uomo accanto a lei.
< E il nostro appuntamento, e non voglio annoiarti con i miei pensieri! >.
Roxie senza dire nulla si staccò dal suo braccio e si sedette sulla sabbia, e battendo una mano al suo fianco, fece capire a Brian di fare lo stesso.
< Ieri hai ascoltato me. Non so quanto io possa aiutarti, ma posso ascoltare. Forza sputa il rospo! >. Per un istante si guardarono, e scoppiarono dinuovo a ridere.
< Stavo pensando a quanto stavo bene con te, e mi è venuto in mente il volto distrutto di un amico. So che sta soffrendo per una ragazza, ma non l’ho mai visto come oggi a pranzo. Era fuori di sé, come se il mondo gli fosse crollato addosso, gridava cose senza senso, non voleva essere aiutato da nessuno. >.
La bellezza che c’era nel cuore di Brian era immensa. In un momento felice della sua vita, si sentiva in colpa per chi non lo era. Rimase colpita da questo lato di lui cosi meraviglioso.
< Mi dispiace molto per il tuo amico. Io non so cos’è l’amore, a anche se l’ho provato non ricordo. Io mi sono sentita per due mesi come lui, devi solo trovare qualcuno che ti dia una speranza per andare avanti, e sono certa che quando meno se lo aspetta, troverà chi gli illuminerà una nuova via. Io nel mio cammino più oscuro, ho inseguito la luce più luminosa, e mi ha portata a te. E non smetterò mai di ringraziarti. >
Come se fosse il gesto più naturale per lei, gli prese la mano e la intrecciò alla sua.
< E sono certa che anche lui, troverà la sua. Non è solo, con voi accanto ce la farà! >.
Passarono qualche secondo in silenzio, con le mani intrecciate e come sottofondo la dolce melodia delle onde. Non servivano parole, i loro cuori parlavano da soli, e avrebbero voluto che quel momento non finisse mai. Poco dopo senza dividere il loro contatto si alzarono, e si incamminarono verso la macchina.
< Di giorno lavoro, ma di sera non ti libererai di me. >
< Uh. Devo avere paura? Sei per caso uno stalker? >
< Si e ho intenzione di rapirti ogni volta che posso, devo farti vedere quante meraviglie ci sono qua fuori. Sei stata chiusa dentro quella casa troppo tempo piccola! >. Le disse sorridendo, passandole un braccio sulle spalle e stringendola forte a se, continuando a camminare. Un altro contatto che le fece tremare il corpo, brividi colmi di sensazioni strane, ma belle nello stesso tempo.
< Si adesso ho davvero paura. Devo scappare allora. >. Si staccò da lui e iniziò a correre. < Aiuto Aiuto! Mi vuole rapire. >. Sembravano due bambini che correvano sulla spiaggia, senza pensieri e senza problemi a cui pensare. Non pensava che bastava cosi poco per sorridere, e con lui era tutto cosi spontaneo. Non si era mai sentita cosi viva, alzò il viso al cielo dove splendevano miliardi di stelle, e girò su se stessa, fregandosene delle persone che la guardavano come se fosse una pazza, e ignara dei sentimenti di Brian in quel momento, alla visione della donna più bella che avesse mai visto, cosi felice.
< Presa! >
< Oh no! Adesso mi rapirai? Mi porterai ovunque io vorrò? >. L’uomo davanti a lei era la sua speranza, non conosceva l’amore, ma aveva letto in molti libri che le ragazze innamorate sentivano delle farfalle nello stomaco, e cos’era quello che lei sentiva? Erano davvero loro? Non lo sapeva ancora, ma di una cosa certa voleva diventare migliore per lui, e non le importava del suo passato di chi era, voleva solo essere la donna giusta per quell’angelo che la stava facendo rinascere.
< Stringimi forte Brian, tienimi tra le tue braccia, e li che ora voglio stare! >. La strinse forte a se, e appoggiò il viso sul suo petto, e si fece cullare dai battiti del suo cuore.
< Sei la cosa più bella, che questa vita mi potesse donare! >. Si abbracciarono ancora una volta, come se non ci fosse un domani, ignari entrambi che proprio quella notte i loro cuori si erano innamorati.


                                                                                *****

Quando guardarono l’ora si accorsero che era davvero tardi e davanti a loro avevano ancora un lungo viaggio per tornare a casa. Cosi arrivarono alla macchina e partirono subito. Non si dissero nulla, intrecciarono ancora una volta le loro mani, e rimasero in silenzio. Ma non quel silenzio imbarazzante dove non sai cosa dire, ma proprio come all’andata era tutto magico, e quel piccolo gesto significava più di mille parole. Roxie osservava la città di Tokio sfrecciare veloce attraverso il finestrino, ma quello che guardava davvero era il riflesso del suo viso sorridente, come mai l’avevo visto. In un attimo il suo viso svanì e i suoi occhi iniziarono ad osservare un gruppo di giovani sorridere tra loro, e in quello stesso istante si appoggiò la mano sul cuore, la stessa sensazione che spesso tornava, era come se la macchina avesse rallentato, come se tutto intorno a lei si fosse immobilizzato. L’aveva provata poche ore prima dopo aver sfiorato quella piccola macchia sulla sua pelle, e ora non ne capiva il motivo, vedeva solo quelle persone e il suo cuore batteva sempre più forte.
< Roxie? >.
Tutto continuava a rallentare intorno a lei, sentiva la testa scoppiare, e il petto le doleva.
< Stai bene? Mi senti? Piccola? >
Una voce di fianco a lei la risvegliò,e in un attimo tutto riprese una forma normale. Il calore della mano di Brian la fece spaventare. Era ancora scossa da ciò che l’era successo, ma cercò di riprendersi.
< Oh si si tutto bene! Sono i miei mal di testa, che non mi abbandonano neanche nel mezzo di una bellissima serata! >.
< Mi ero preoccupato! Sicura tutto apposto adesso? Forse abbiamo esagerato con la spiaggia, l’aria è ancora fresca. Ora ti porto subito a casa. >
< Sto bene Brian! Scusami se ti ho fatto preoccupare! >. Gli rivolse un dolce sorriso, cercò di nuovo la sua mano e in silenzio arrivarono a destinazione.
Era ora di tornare in quella casa, ma sapeva che con Brian accanto tutto sarebbe stato più semplice, e neanche i suoi genitori le avrebbero rovinato la sua felicità. Era nato qualcosa di forte tra loro, e sentiva gia che gli sarebbe mancato molto, ma non l’avrebbe abbandonata mai, gliel’aveva promesso.
< Ti ringrazio per la bellissima serata! Sono stata benissimo. >.
Brian le accarezzò dolcemente il viso, perdendosi nei suoi occhioni cioccolato. Voleva fotografare ogni suo piccolo dettaglio, per averla sempre impressa anche quando non poteva averla vicino. Ancora una volta voleva unirsi alle sue labbra, ma voleva che il loro bacio arrivasse al momento giusto, aveva paura di perderla ancor prima di averla.
< Ringrazio te per aver accettato, e per avermi illuminato la serata con il tuo bellissimo sorriso. >. Lei si avvicinò timidamente, e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra. Un contatto troppo breve, ma abbastanza forte per lasciare a entrambi il sapore di entrambi.
< Vorrei chiamarti domani >
< Non ho un telefono. Ma se mi lasci il tuo numero, troverò il modo di contattarti. > Senza farselo ripetere le diede il bigliettino del negozio, e le disse quale fosse il suo numero, e dopo aver incrociato le sue mani per pochi secondi ancora, lei scese dalla macchina.
< Ti chiamo domani. Buonanotte Brian. >
< Buonanotte piccola. >. Rimase li fin quando la sua figura non sparì dentro casa, e ispirando il suo profumo, partì non vedendo l’ora che arrivasse il giorno dopo, per sentire ancora la sua voce.


                                                                                        *****

Erano passati tre giorni da quella telefonata che Akito riempì stando dalla mattina alla sera in palestra, facendo lavorare sodo tutti i ragazzi presenti nel suo corso. Il Karate era l’unica cosa rimasta viva nella sua vita, e per gestire i momenti di rabbia ne aveva bisogno. Si era rifiutato di rimanere in casa perché la sua mente pensava troppo, e ricordare quella voce era un dolore troppo forte da sopportare. La sera stessa era uscito con il suo gruppo di amici, e aveva raccontato senza troppi dettagli ciò che era successo, ma tutti gli dissero la stessa cosa della sorella, aveva confuso la voce nella speranza di sentire davvero lei. Ma Akito sapeva perfettamente chi era, la conosceva troppo bene. Cosi passò tutto il resto della serata con quella voce che rimbombava nella sua testa, fin quando il suo corpo non venne colpito da un brivido freddo come se qualcuno o qualcosa lo avesse sfiorato. Si girò di scattò, ma quello che trovò attorno a lui era una grande strada, e il rumore delle macchine che sfrecciavano nella notte. Una volta arrivato a casa osservando il suo riflesso allo specchio, si diede del pazzo. Tutto ciò che stava accadendo lo stava facendo impazzire. Ogni volta che si dava la possibiità di stare meglio o di andare avanti in qualche modo, ritornava sempre allo stesso punto. Doveva assolutamente fare qualcosa, mantenere la promessa di rialzarsi e tornare a vivere la sua vita. Ed ora eccolo li come se nulla fosse successo, pronto a regalare nuove emozioni ai suoi alunni.
Se lo si guardava da fuori poteva sembrava un ragazzo normalissimo, nessuno avrebbe mai pensato che dentro si portasse un fardello enorme, ed era cosi che voleva apparire davanti agli altri, per quanto fosse sbagliato era la miglior cosa da fare, per trovare un po’ di serenità.
< Maestro questa posizione è corretta? >. In quei giorni aveva imparato a convivere con i suoi pensieri, ed era riuscito quando doveva accantonarli in un angolo remoto della sua testa, per tornare con i piedi per terra senza che nessuno se ne accorgerse.
< Si, tieni solo il braccio più dritto. E fatelo anche voi ragazzi. Ora potete andare. >.
< Grazie Maestro. A domani >. Risposero i ragazzi in coro inchinandosi, prima di lasciare l’aula.
Dopo essersi buttato un po’ d’acqua fresca sul viso, si arrotolò intorno al collo un asciugamano pronto per andare a controllare anche la parte della palestra dove si allenavano con gli attrezzi.
Toc Toc.
< Akito posso entrare? >
< Fuka è anche tua la palestra! Da quando mi devi chiedere il permesso? >.
Un anno prima grazie alle loro esperienze, Akito, Fuka e Takaishi il suo ragazzo decisero di aprire una palestra, cosi dopo aver trovato un buon locale con un affitto accettabile riuscirono ad avverare questo sogno. Era il lavoro che amava, la sua passione.
< Si lo so! Ma pensavo stessi facendo ancora lezione. >
< Tranquilla, entra pure.>
< Non so se ti ricordi, ma domani è il compleanno di Taka. Con Tsu e gli altri avevamo deciso di festeggiare al locale di Gomi e Hisae. Tu sei dei nostri? >.
Non aveva molta voglia di divertirsi, ma si era promesso di andare avanti. Doveva farlo.
< Certo. A che ora? >
< Alle dieci ci troviamo al Love! >.
< Bene! Ora vado ad allenarmi >.
Non aspettò la risposta, non gli piaceva essere cosi Stronzo, ma era l’unica soluzione ai suoi problemi. Tornare quello che era prima di avere la sua Sana accanto.


                                                                                     *****

Akito si trovava davanti al locale dei suoi amici, di fronte a una scritta “Love” enorme e lampeggiante. L’avevano aperto pochi giorni dopo la scomparsa di Sana. Nessuno aveva voglia di divertirsi, ma non potevano più rimandare l’apertura, cosi anche senza di lui lo innaugurarono. Gli era dispiaciuto molto non essere accanto ai suoi amici in un momento importante, come loro erano stati vicino a lui all’innaugurazione della palestra, ma in quel momento proprio non aveva le forze, doveva ancora realizzare ciò che era successo, proprio come adesso. Nulla era cambiato.
< Amico! Sei venuto? >
< Tsu! Si, anche se questa scritta rosa fa venire il diabete. > Rispose ghignando buttando la sigaretta, e incamminandosi verso l’entrata.
< Sei sempre il solito eh? >.
Il locale era molto carino e moderno, divanetti neri ovunque, piccol tavoli rotondi posizionati vicino a un piccolo palchetto. Il bancone era rotondo e anch’esso nero con la scritta Love in mezzo rosa, lampeggiante anche lei, e proprio li trovarono Gomi e Hisae che si sbracciavano per salutarli, e indicandogli dove fossero seduti gli altri.
< Come mai sei senza Aya? >. Chiese all’amico, notando la sua ragazza gia seduta.
< E’ venuta prima per aiutare con i preparativi della serata, io ero allo stage all’ospedale e ho finito un ora fa. Cosi lei e rimasta qui. >.
Facendosi spazio tra la gente che iniziava a riempire la sala, arrivarono al tavolo. Dove trovarono boccali di birra pronti per essere bevuti.
Dopo aver riempito i bicchieri, li raggiunsero anche Hisae e Gomi, augurarono un buon compleanno a Takaishi e con un brindisi,dierero inizio alla festa.
< Ce in programma qualcosa stasera Gomi? > disse Tsu notando il palco illuminato.
< Si! Avevo appeso delle locandine in giro, e oggi mi ha contattato un gruppo, e alle prove ci sono piaciuti, cosi stasera si esibiranno! Spero piacciano molto anche al pubblico! La cantante è davvero bellissima!>
Hisae intenta a chiacchierare con le amiche sentendo quelle parole, si girò di scatto verso il suo ragazzo e gli tirò un buffetto sulla testa.
< Amore ma stavo scherzando! E bella si, ma mai quanto te. >.
< Si certo! Testimoni i nostri amici, niente sesso per una settimana, cosi impari! Ahah. >.
Akito osservava le coppie dei suoi amici, ridere e scherzare, e come capitava spesso li invidiava. L’aria in quel locale stava diventando soffocante e riuscire ad andare avanti, davanti a quelle scene diventava sempre più difficile. Come sempre la sua mente vagava dove non doveva andare, anche se attorno a lui ci fossero mille ragazze bellissime che da lontano gli lanciavano dolci sguardi, a lui non importava. Vedeva solo lei. Ovunque.
< E’ il primo gruppo che facciamo esibire,anche se avrei voluto tanto che Sana cantasse per prima nel nostro locale.> disse Hisae.
< Si sarebbe stato bello. Ricordo ancora il locale vuoto colmato dal suono della sua voce. >. Disse Fuka ignara dello sguardo implorante di Tsu, che voleva dire di smetterla e che non era il momento di parlare di lei. Ma nulla, nessuno sembrava capire i suoi segnali. Era sicuro, che come l’ultima volta sarebbe successo un enorme casino.
< Potreste smetterla di parlare di lei. >. Il bicchiere sbattuto violentemente sul tavolino, fece immediatamente ammutolire i suoi amici, e vennero gelati dal suo sguardo di ghiaccio.
< Akito ha ragione. Stiamo festeggiando Taka. Vado a presentare il gruppo! >. Gomi si alzò cambiando discorso, e incamminandosi verso il palco.

                                                                                       *****

Tutto intorno ad Akito tornò normale, e cominciarono a chiacchierare come se pochi istanti prima non fosse successo nulla. Ricordava anche lui la bellissima voce della sua Sana, le sue canzoni rallegravano tutti. Quanto avrebbe voluto sedersi difronte al palco e perdersi nei suoi occhi, e sentirla cantare proprio come aveva promesso ai loro amici. Ce l’avrebbe mai fatta a metterla da parte? Aveva bisogno di distrazioni, di un tornado che gli scombussolasse l’esistenza. Ormai era abituato a non avere delle speranze, ma non poteva sapere che la risposta era a pochi passi da lui.
< Buonasera a tutti! Spero che vi stiate divertendo. Ma ora vi voglio presentare il gruppo Liars*. >.
I ragazzi del gruppo fecero il loro ingresso sul palco, ma ciò che colpì la gente del locale fu la cantante. Lunghi capelli biondi acconciati in graziosi ricci, occhi grandi e verdi che brillavano grazie al bagliore delle luci, una bellezza che fece rimanere tutti a bocca aperta.
< Buonasera a tutti! Ringrazio ancora i proprietari di questo bellissimo locale, per la possibilità di esibirci qui per voi stasera. Cominciamo con i due pezzi che io amo di più. A Bailar e a seguire Te Siento. >
Vediamo quelle mani in alto!
Voglio vedere arrivare l’allegria,
voglio che tu mia dia il tuo cuore.
Vediamo chi canta più forte,
oggi è il nostro giorno fortunato!
Andiamo a cantare questa canzone!
 
 
< Battete tutti le mani! Forza!!!. >
 
Andiamo che suonano i tamburi,
al ritmo di questi cuori!
Questa banda non si fermerà mai!
Andiamo a battere le nostre mani,
con le note suona l’anima!
E che nessuno rimanga al suo posto!!*
 
La grinda e la simpatia della cantante aveva fatto incantare tutti i presenti. C’era chi in poco tempo cantava insieme a lei, chi ballava scatenandosi. Anche gli amici di Akito apprezzavano il gruppo, tanto da buttarsi in pista anche loro e divertirsi. Solo Akito stava odiando tutto quel frastuono, e dopo un sorso di birra e l’altro, sentiva la voglia di andare via ingrandirsi sempre di più. Era sempre stato un ragazzo che in posti del genere amava stare seduto al bancone aspettando che qualche ragazza cadesse ai suoi piedi, poco gli importava la musica e il ballo. Ma dentro di lui qualcosa cambiò quando capì di essere innamorato della sua Sana, una grande pasticciona, casinista e con la voce troppo squillante. Stare con lei gli aveva fatto amare il frastuono, e senza era difficile viverci. Passavano molte serate nei locali, ma soprattutto aveva cominciato a stare anche lui in pista e non per ballare, anzi, per la bellezza della sua ragazza era obbligato, la sua vicinanza serviva per tenere lontani gli uomini da lei e far capire che era sua. In quell’istante che la musica cessò, Akito capì di essersi perso dinuovo nei ricordi, stava pensando di nuovo a lei e anche se era li per un suo amico l’aria di quel locale stava diventando troppo viziata. Cosi si alzò pronto ad andarsene via da quel posto, che ricordava lei ancor di più di quello che pensasse. Ma non poteva sapere che a pochi metri da lui, c’era la domanda alle sue risposte.

 
Mi sono svegliata piangendo,
ho sognato che non saresti tornato!
Che non sarei arrivata in tempo, magari,
magari alla tua scomparsa.
Le lacrime salate,
bagnavano le mie guancie.
Il mio viso bagnato,
i sogni, i sogni che morivano.
 
Akito al suono di quella dolce cosi dolce e melodica, che poco prima non aveva nemmeno provato ad ascoltare, si ritrovò a bloccarsi di colpo e voltarsi proprio verso la cantante, che con grande stupore risultò essere Reira, ed era ancora più bella di quanto ricordasse. Stava li seduta su uno sgabello e una chitarra, proprio dove per la prima volta si sarebbe esibita la sua Sana per gli amici, e lui come aveva promesso sarebbe stato li difronte a lei. Ma in quel momento proprio come ogni volta che si trovava in sua compagnia, ogni pensiero e ricordo svanì e si ritrovò davanti a Reira perso nelle sue parole, ignaro che quella canzone rispecchiasse a pieno i suoi sentimenti.
Reira appena lo notò gli rivolse un grande sorriso, come se sapesse o comunque immaginava che lui quella sera sarebbe stato li.

 
Ti sento in quel bacio,
che non c’è stato!
Ti sento nella tua assenza,
ti sento nelle macerie di questo amore,
che mi ha riempito di pena!
Ti sento in ciò che ho dimenticato,
ti sento nei ricordi.
Ti sento in ogni parte,
ti sento in tutto il corpo.*
 
La canzone proseguì senza interruzioni. I presenti, soprattutto gli innamorati ballarono un dolce lento. Akito e Reira non si tolsero gli occhi di dosso per tutta la durata di quel testo cosi forte, e bello. In lei c’era qualcosa che faceva sentire vivo il suo cuore, forse lei era quell’angelo pronto a salvarlo da un grande dolore. I suoi pensieri vennero scacciati via dal grande applauso che scoppiò nella sala, e dalla voce di Reira che annunciava una piccola pausa, e avrebbero continuato a cantare più tardi.
< Ciao Straniero! >. In pochi istanti senza che lui se ne fosse accorto, si ritrovò Reira di fronte.
< Ehi! Canti bene! Non scherzavi quando mi dissi, che volevi fare la cantante. >
< Io non mento mai. Grazie comunque, mi fa piacere vederti qui stasera. >. Era proprio ciò che voleva. Quando trovò l’annuncio per una band serale e chiamò, dopo essersi trovata Gomi davanti si ricordò subito di averlo visto a quel matrimonio. Aveva accettato un po’ per loro, e un po’ per rivedere lui. Ed esserselo trovato di fronte, era stata una grande emozione.
< Ti va di bere qualcosa? >.
Akito forse coraggioso per via della birra bevuta con i suoi amici, trovò il coraggio di non farsi scappare l’occasione di farsela scappare. Voleva passare più tempo possibile con lei, ma soprattutto poterla conoscere anche fuori, e non doverla incontrare sempre per puro caso.
< Ma certamente.Sei qui da solo? >
< No. Sono al compleanno di un amico.. > che indicò con un dito <.. che come vedi sono tutti molto accoppiati, mi annoiavo! >
< Allora ritieniti fortunato ad avermi incontrato! Darai una svolta alla tua serata con la mia presenza! Eheh. >
< Sei poco modesta eh! >.
Parlarono seduti al bancone per molto tempo, e lei gli raccontò di essere li a cantare senza che nessuno lo sapesse. I genitori nonostante fossero separati, non approvavano la sua idea di essere cantante. Volevano essere loro a decidere il suo futuro, e i suoi occhi allegri di poco fa si rattristarono e a quella vista in Akito si accese la lampadina della tenerezza, e le rivolse un piccolo gesto molto intimo. Un gesto che forse anche alla sua Sana aveva donato, dopo molto tempo. Le accarezzò dolcemente una guancia, senza sapere bene cosa dire cercando di farle capire quanto la capisse.
< Un gesto molto carino. Grazie! Perdonami, non ti dovrei annoiare con la storia della mia vita! >
< Be tu l’hai fatto con me! E comunque non mi annoi >.
Si ritrovarono poco dopo in un silenzio quasi imbarazzante, fatto di sorrisi, sguardi, e la mano di lei che sfiorava dolcemente le dita di lui poggiate sul bancone. Gesti che fecero rabbrividire Akito. Stava bene li con lei, la sua presenza era un vero toccasana. Però non poteva sapere che da li a poco sarebbe successo ciò che più temeva nella parte remota della sua mente. Si girarono nello stesso istante, e mentre i loro occhi si specchiarono, Reira senza pensarci troppo incollò le sue labbra a quelle di Akito.
Conosceva cosi poco di lei, ma l’attrazione che provava era davvero forte, e dopo una prima esitazione per quel gesto, accantonò tutto il suo fardello di pensieri e ricambiò quel bacio. Un bacio che partì subito con molta foga e passione. Si alzarono velocemente da quelle sedie, corsero verso una parete più nascosta dove non potessero dare spettacolo. Era uno di quei baci che ti consumavano, come se quel pezzo di carne fosse l’unica cosa a cui aggrapparsi, quei baci che ti fanno mancare il respiro. Un bacio che per il cuore di Akito diventò pesante, e per la mente diventò un senso di colpa. Quando ebbe la consapevolezza di ciò che stava accadendo, si sentì scottato e si staccò velocemente da lei, e appoggiò delicatamente la fronte su quella di lei cercando di far tornare il suo respiro regolare.
Poco lontano da quella scena gli amici videro tutto, e rimasero a bocca aperta. Increduli da ciò che aveva appena visto. Ma cosa potevano fare? Non poteva rimanere da solo a vita, e vivere in una speranza che stava diventando un incubo. E per quanto nei loro cuori provarono un grande dolore per l’assenza di Sana che non poteva fermare tutto ciò, erano felici per Akito e non avrebbero detto mai nulla per evitarlo.

                                                                                      *****

< Forse è meglio che io vada. >. Si staccò da lei e si girò per andarsene, ma si sentì bloccare subito dopo.
< Possiamo rivederci? >
< Non lo so. Ma ora scusa devo andare. >.
Per un attimo mentre se ne andò via si ricordò di aver provato un grande senso di colpa, ma a lui era piaciuto e l’avrebbe ripetuto ancora, e si l’avrebbe rivista. Doveva pur ricominciare no? E quella ragazza era un piccolo inizio della sua vita.

 
 
 
 
Ciao ragazze!!! Anche questo capitolo è molto lungo ahah. Ci sto lavorando da giorni e a parte il piccoli incidente di oggi, che grazie ad un errore del pc mi si cancellata tutta l’ultima parte, stanotte mi sono sbattuta per riscriverlo e aggiornare! Questo capitolo non mi fa impazzire se devo essere sincera, quindi accetterò qualsiasi critica voi mi scriverete, quindi dite tutto ciò che pensate! Spero che nei pezzi più belli voi vi emozionate lo stesso! Questa settimana lavorerò anche sul nuovo capitolo, cercando di essere più puntuale d’ora in avanti! Purtroppo il mio bimbo mi porta via molto tempo, e come sempre quando posso scrivere o sono stanca morta, o faccio mille altre cose. Comunque ce l’ho fatta. Buona lettura a tutti voi! E come sempre un grazie immenso a chi mi sostiene, a chi legge la mia storia, a chi crede in me, e a tutti voi lettori silenziosi che leggete la mia storia! Spero di farvi sognare! Un bacio grazie a tutti voi! Saretta!
 
*Liars- Bugiardi. L’ho chiamati cosi proprio perché ogni componente del gruppo, mente per poter avverare il loro sogno di cantanti. E più avanti li conosceremo. Grazie a Love_Kodocha ahah =)
* A Bailar di Flor speciale come te! Tradotta in italiano la consiglio in originale.
* Te Siento di Flor speciale come te! Tradotta in italiano e la straconsiglio in originale.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***




Erano passate due settimane da quel bacio, che in Akito aveva riacceso sentimenti ormai spenti. Sin dal primo incontro al matrimonio di sua sorella, la vicinanza di quella ragazza era un vero toccasana. Non avrebbe mai pensato di provare certe emozioni con una persona che non fosse Sana, e per quanto la cosa lo sconvolgesse, stava bene e aveva davvero bisogno di quel senso di pace interiore, che aveva perso quella notte.
In quei giorni senza darsi appuntamenti, si era visto con Reira molto spesso al pub di Gomi, la voce melodica di lei era il centro dei suoi pensieri da quando si svegliava, a quando poteva finalmente sentirla. Dopo aver cantato lei si avvicinava al gruppo dei suoi amici, e passavano il resto della serata tutti insieme. Era una ragazza davvero simpatica,e lo rendeva felice sapere che anche le persone più importanti della sua vita, l'avessero accettata e ci andassero daccordo. Non c'erano più stati baci, ma ogni volta seduti vicini si scambiavano sguardi,e Reira con una scusa gli sfiorava spesso le braccia mentre parlava. Spesso in quelle serate avrebbe voluto prenderla e portarla via, sopratutto quando il suono della sua risata gli scaldava il cuore, e accendeva in lui voglie che per la sua salute mentale doveva reprimere. Non era giusto pensare a queste cose, a volte si sentiva un ragazzino alle prime armi, ma sopratutto per quanto questa passione che sentiva dentro lo faceva sentire vivo, anche in quei momenti il ricordo di Sana lo faceva risvegliare, e provava rabbia perchè non poteva credere che stava provando le stesse cose che provava per lei. In quelle settimane si era reso odioso con tutti, il solo sentirla nominare sopratutto nei momenti che la sua mente era libera da tutto ciò che faceva male, lo facevano scattare e litigare con i suoi amici. Si era promesso che l'unico modo di stare meglio fosse quello di non voler sentire il suo nome, e dopo una violenta discussione con Gomi, anche tutti gli altri avevano smesso in sua presenza. Ma fare il duro non voleva dire stare bene, o dimenticarla. L'avrebbe sempre aspettata, ma nel frattempo doveva tornare a  vivere, e questo voleva dire tornare ciò che era prima di averla al suo fianco. Sarebbe tornato l'Akito menefreghista, senza sentimenti, dove il sesso sarebbe stata l'unica via d'uscita dal dolore.


                                                      *****

Quella domenica mattina l'aria era molto più calda, l'estate stava arrivando e l'odore del mare durante la corsa era meraviglioso. Il silenzio che avvolgeva Tokio era un vero toccasana, ed era il momento migliore della giornata. Con la musica che cancellava ogni minimo suono intorno a lui corse senza una vera meta. Ma proprio in quel momento si ritrovò davanti a quella casa, e in contemporanea iniziò una canzone che sembrava proprio ricordargli  quello che cercava di mettere da parte.


 

Forse cadrò, ma sempre comunque,
in piedi mi rialzerò.
Tu che non sai più niente di noi,
tu che di me non hai capito mai,
che sono qui,
da sempre ti sento vicino,
anche adesso che non ci sei.
Tu che non hai più niente di noi,
Tu che mi dai assenza e non lo sai.
Che gli occhi si abituano a tutto,
e i piedi si alzano in volo.*

 

Si fermò all'improvviso piegandosi e appoggiando le mani sulle gambe, riprendendo un pò di fiato. Il destino stava giocando ancora con lui, più cercava di voltare pagina, di allontanarsi da quello che ormai sembrava irraggiungibile, e più c'era qualcosa che puntualmente glielo doveva ricordare. Quella canzone continuava a ronzare nelle sue orecchie, e preso dalla rabbia lanciò l'ipod a terra, e corse di nuovo cercando di placare i mille sentimenti contrastanti che provava in quel momento.
Raggiunse senza fermarsi un secondo la spiaggia, e asciugandosi il sudore che gli bagnava la fronte, si sedette sulla morbida sabbia e si prese la testa tra le mani. Era cosi stanco di stare male. Aveva sofferto cosi tanto, e grazie a Sana era ritornato in vita. Si era innamorato, ma ora sembrava che quel dolore non andasse mai a scemare, e più lui lo metteva da parte e più si intensificava. Ogni giorno si autoconvinceva che sarebbe cambiato, che avrebbe fatto di tutto per rialzarsi, ma ancora una volta era a pezzi.


< Akito stai calmo. Hai una grossa ferita sulla gamba, e non puoi correre. Che succede? Sana sta bene? >.
< Calmarmi Nat? Cosa vuoi che me ne freghi di uno stipido taglio eh? L'hanno portata via. >.
Akito aveva perso molto sangue dal taglio che si era procurato alla gamba, cercando di liberarsi per salvare Sana da quella trappola mortale. Dopo averla tirata fuori, e aver urlato il suo nome nella speranza che lei si rimanesse sveglia, all’arrivo dell’ambulanza chiamata dai passanti che si erano fermati per soccorrerli, perse i sensi. Si risvegliò poche ore dopo, ma il dolore che provava era passato in secondo piano, dopo che gli ritornò in mente le loro mani intrecciate, due fari, i fischi delle ruote e una botta fortissima,gli provocò dei brividi su tutto il corpo. Dopo aver saputo che Sana durante l'incidente aveva sbattuto la testa e che era ancora priva di sensi, imprecando silenziosamente corse verso la sua stanza, ma i dottori gli dissero che non poteva entrare, e che appena avessero avuto notizie li avrebbero subito avvisati. Cosi attesero tutti in quel corridoio che lei si risvegliasse. Dopo essersi addormentato, quando la luce del sole proveniente dalla finestra di fronte lo fece svegliare, sua sorella gli  disse subito che Sana si era svegliata finalmente. Misako e Rei erano dentro la stanza con i dottori, e senza pensare alla sua gamba dolorante corse zoppicando verso la stanza e apri la porta, nonostante Natzumi gli dicesse di non muoversi e di aspettare, Akito la vide , era viva e stava parlando con i dottori, e appena la chiamò lei si girò a guardarlo, ma Misako gli andò subito incontro e lo portò fuori dalla stanza. Gli disse che ora non poteva vederla, e che appena sarebbero finiti i controlli lo avrebbe subito chiamato. Akito con la consapevolezza che lei stesse bene tornò nella sua stanza, e cercò di riposare attendendo il momento in cui l'avrebbe vista.
Passarono due giorni e ogni volta Misako inventava la scusa dei controlli, e che ancora non poteva entrare nessuno se non i genitori. L'unica cosa che gli avevano detto , era di stare tranquillo che tutto si sarebbe sistemato, ma lui non capiva bene il senso di quelle parole. Fino al mattino dopo, che stufo delle scuse dei genitori di Sana, spalancò la porta, ma quello che trovò dentro fu solo una stanza vuota, con un bigliettino appoggiato sul letto.
< Perchè l'hanno portata via? Magari l'hanno solo spostata! Aspetta ce un dottore, Mi scu... >
< Non c'è bisogno di un fottuto dottore. Leggi. >

Ciao Akito.
So che ci odierai dopo che avrai letto questo biglietto, ma un giorno capirai te lo prometto. Sana sta bene, si e svegliata ed è stata una notizia meravigliosa per tutti. Ma ora dobbiamo portarla via. Ha perso la memoria, e ci hanno consigliato di allontanarla fin quando la sua testa non sarà in grado di affrontare tutto questo. Se l'avessi vista le cose sarebbero peggiorate, e lei si sarebbe spaventata proprio come ha fatto con noi, e potrebbe essere un grosso trauma rivedere tutti. Quindi ti chiedo di non cercarci, di non cercarla per ora. Se la ami devi lasciare che il tempo guarisca le sue ferite, e che il destino decida quando sarà di nuovo il vostro tempo. Perdonaci Akito. A presto Misako.

Mentre Nat leggeva il biglietto, Akito era corso verso il medico che aveva visto nella stanza di Sana, e dopo averlo preso per il colletto lo sbattè contro il muro.
< Dove diavolo l'hanno portata? Me lo deve dire >.
< Ragazzo si calmi, io non so dove sono andati. E se anche lo sapessi, sono tenuto a rispettare il segreto professionale. La sua ragazza ha subito dei seri danni al cervello. Non ricorda nulla, ha bisogno di tranquillità. >
Akito aumentò la presa.
< Dove cazzo sono andati? >
Nel frattempo arrivarono tutti gli altri, e vedendo la scena Gomi e Tsu corsero verso di lui e cercarono di allontanarlo.
< Lasciatemi. Subito. Devono dirmi dov'è Sana. Ora. > L'ultima parola tuonò in tutto il corridoio, un suono che fece rabbrividire i presenti, per il tanto dolore che trasmetteva quell'urlo.
< Starà bene ragazzo. La prego solo di capire le scelte che abbiamo preso per lei. >.
Dettò ciò il medico scappò via, e Akito corse verso sua sorella in lacrime tra le braccia di Demon, e le strappò il biglietto dalle mani, e si allontanò.
< Akito dove stai andando? >
< Nat me l'hanno portata via, io devo trovarla. Non fermatemi, non dite niente, lasciatemi in pace. >




< Ciao straniero. >
Una voce dietro di lui, lo riportò alla realtà, e cercò di darsi un aspetto migliore alla vista di una chioma lunga e bionda.
< Reira! >.  Rimase paralizzato di fronte alla sua bellezza cosi naturale, anche solo con una semplice tuta addosso, senza un velo di trucco sapeva come farti rimanere senza parole. Ma ciò che colpiva di più erano i suoi occhi verdi, che grazie ai raggi del sole brillavano.
< Sai ti stavo osservando da un pò, pensavo dormissi. Eri immobile, non davi segni di vita. Ma vedo che nonostante il tuo aspetto orribile, tu sia vivo! > Akito sapeva benissimo quello che la sua faccia stava trasmettendo. Stava ricordando il momento ancora più brutto dopo quel maledetto incendente, che faccia avrebbe potuto avere? Distrutta forse?
< Mattinata movimentata! E tu? Ti alleni per bruciare tutti i dolci che ti sei mangiata questa settimana al pub? >
< Ammetto i miei peccati! > si sedette accanto a lui sbuffando sonoramente.. < Come si fa a dire di no ai dolci di Fuka? > gli disse rivolgendogli un meraviglioso sorriso. Portò all'indietro la testa alzando gli occhi al cielo, e Akito fece scivolare il suo sguardo su tutto il profilo della ragazza, era passata una settimana da quel bacio e non si erano più toccati, e in quel momento ne aveva una gran voglia. Ma era ancora scosso da quei ricordi e da quella canzone che ancora gli rimbombava nella testa, e non era il momento giusto di buttarsi tra le braccia di un altra donna.
<  Hai ragione! E' davvero un ottima cuoca. >. Rimasero per alcuni minuti avvolti in un silenzio imbarazzante. Era la prima volta dopo tanto tempo che si ritrovavano soli,  l'attrazione sessuale tra loro era palpabile nell'aria, ma per fortuna la voce di Reira li fece ritornare con i piedi per terra.
< Che dici, colazione? >
< Ok, andiamo >.
Una volta raggiunto il bar  a pochi metri da loro, presero posto e diedero le loro ordinazioni alla cameriera. Reira iniziò a raccontare di quanto fosse felice che il suo gruppo aveva trovato un bellissimo posto, dove poter cantare. Nel frattempo arrivarono i due caffè, e rimasero in silenzio, avvolti dal suono delle onde del mare.
< Sai stasera è il compleanno di Brandon il chitarrista del mio gruppo, ti piacerebbe venire? >
< Ah si? E dove festeggiate? >
< Festeggia a casa sua, ha una grande villa con piscina. Penso che tu abbia bisogno di staccare da tutta la merda che hai dentro giusto? Vieni con me, e per una sera dimenticati chi sei. >. Akito spostò lo sguardo dai suoi occhi, alle loro mani unite sopra il tavolino, e ritornò di nuovo a lei, e si allontanò bruscamente da quel contatto. Era una sensazione bella che non voleva,e non doveva provare con una donna che non fosse lei. Ma aveva maledettamente ragione, doveva allontanarsi da tutto ciò che gli ricordava lei. Non aveva detto quello stesso giorno che doveva tornare a vivere? Era ora di ricominciare. E non erano parole buttate al vento come quelle passate, sta volta lo avrebbe fatto. Ci sarebbe riuscito. Forse.
< Ok ci sarò! Dimmi dove abiti, passo a prenderti. >
< Ci vediamo davanti al pub va bene? Tanto abbiamo le prove oggi, partiamo direttamente da li. Alle 21? >
< Perfetto. A dopo Reira. > Iniziò a correre. Doveva scappare da quelle labbra, erano un richiamo troppo grande.
< Aspetta Akito. > La sua voce lo fece fermare e voltare verso la ragazza, che gli stava correndo incontro. Quando arrivò di fronte a lui, Reira si avvicinò lentamente al suo viso, e unì le loro labbra, in un morbido bacio.
< Non vedo l'ora! >. Lo superò, lasciandogli il sapore di un bacio troppo veloce sulle labbra.


                                                     *****

Erano passate ormai tre settimane da quel pranzo disastroso. Doveva essere una giornata bellissima, finalmente avevano scoperto di aspettare un bambino. Nat non aveva più visto il fratello, come poteva dirgli quanto era felice dopo averlo visto in quello stato? Si loro dovevano andare avanti con la loro vita, ma non poteva sbattergli in faccia che per lei e Damon tutto era perfetto, mentre lui stava ancora soffrendo. Quella mattina si svegliò prima di suo marito, erano 13 settimane che dentro di lei cresceva una nuova vita, e se tutto fosse andato bene, avrebbero scoperto il sesso. Si girò verso il comodino, e prese in mano la foto di lei e Sana alla festa del diploma, e una piccola lacrima silenziosa rigò il suo viso. I momenti più importanti li stava vivendo senza la sua migliore amica, quanto avrebbe voluto chiamarla come pochi mesi prima, e dirle che sarebbe diventata presto zia, ed essere stretta tra le sue braccia. Sapeva che li da qualche parte nel mondo Sana c'era, ma le mancava cosi tanto la sua voce, la sua risata, la sua presenza. L'aveva sentita il giorno del suo matrimonio, e anche oggi la sentiva più che mai.
''Oh amica mia, torna da noi. Torna da Akito. Torna. ".
I suoi pensieri vennero spezzati, da due forti braccia che la imprigionarono in un abbraccio dolcissimo, posò la foto e si rannicchiò contro il petto di Damon intrecciando le loro mani.
< Buongiorno amore mio! >
< Buongiorno piccola. Pronta per la visita? Io si, non vedo l'ora! >
< Anch'io Damon! Quindi alziamoci e corriamo allo studio. >
Dopo essersi alzati, si prepararono velocemente e in dieci minuti erano gia pronti, e partirono di casa con un immensa emozione dentro i loro cuori. Arrivati in sala d'attesa, trovarono due posti liberi presero posto, e contarono i minuti che li dividevano da un piccolo schermo dove avrebbero rivisto, la loro più grande gioia.
< Hayama. >
Finalmente toccava a loro, pochi istanti e forse avrebbero saputo il sesso del loro bambino.
< Buongiorno Dottoressa. >
< Buongiorno a voi. Come sta signora? Pronti a vedere vostro figlio? >
< Si! Non vediamo l'ora! >
< Bene, allora si stenda sul lettino e si tiri su il vestito. >.
Nat aveva il cuore che batteva all'impazzata, mentre stringeva la mano di suo marito, un gel freddo veniva spalmanto sul suo ventre, e in pochi secondi su uno schermo gigante apparì un piccolo fagiolino che faceva un sacco di capovolte, e tante bollicine nuotavano intorno a lui.
< E magnifico. Grazie amore mio! > Damon strinse ancora più forte la mano di sua moglie, e le diede un dolcissimo bacio, e con l'altra mano asciugò le piccole lacrime di gioia che le rigavano il dolce viso. Il suo cuore batteva fortissimo, un altra grande emozione che li fece emozionare ancora di più.
< Allora siete pronti a sapere il sesso? >.
Natzumi e Damon si guardarono negli occhi e sorridendo dissero in coro un grande si, che fece sorridere anche la dottoressa.
< Dopo varie capovolte, e moltissime foto questa piccola peste, non è riuscita a nascondersi. Vi presento vostra figlia. >.
Se fino a quel momento il volto di Nat era velato da dolci lacrime, dopo quella notizia scoppiò in un sonoro pianto di felicità. Guardò intensamente suo marito, e si baciarono calorosamente, e dopo si voltarono verso lo schermo che raffigurava la loro principessa.
< Ciao piccola Rossana. > . Lo dissero insieme, felici che fosse proprio la bambina che avevano tanto desiderato.


                                                       *****


Akito era fuori dal pub appoggiato alla portiera della macchina, era in anticipo di dieci minuti cosi decise di accendersi una sigaretta.In quelle due settimane era riuscito ad accantonare in un angolo il dolore, ma quella mattina il destino per lui aveva altri programmi, e aveva risvegliato tutto. Non sapeva bene se era giusto che quella sera si doveva presentare ad una festa di gente sconosciuta, ma si era perso negli occhi di Reira e la consapevolezza che avesse maledettamente ragione, lo aveva spinto ad accettare. Avrebbe staccato dai soliti amici, dai soliti posti e magari si sarebbe anche divertito. Un po quello che faceva prima di incontrare Rossana. Ragazze e nessun pensiero. Dopo aver buttato la sigaretta a terra, alzando gli occhi vide uscire dalla porta Reira, in un bellissimo tubino attillato nero e capelli ricci che ondeggiavano ad ogni passo. Era uno splendore.
< Akito! Avevo paura che tu non venissi. >. Prendendolo alla sprovvista, avvicinò il viso a suo e le loro labbra si toccarono di nuovo, ma per la seconda volta un contatto troppo breve.
Senza dire altro salirono in macchina, e Akito seguì le indicazioni della ragazza e dopo una decina di minuti arrivarono di fronte a una villa immensa stracolma di gente e musica altissima. Parcheggiarono la macchina e si incamminarono verso la casa.
< Questo Brandon è dannamente ricco! >
< Già Tesoro. Ancora mi chiedo il perché suoni con un gruppo di principianti come noi. Potrebbe avere tutto ciò che vuole. >
< Magari si annoia, e con voi stacca un po’ da questa vita. >
< Può essere! >. Prima di entrare in casa Reira infilò il braccio a quello di Akito, e si avvicinò di più a lui, facendo rabbrividire il corpo di Akito per quel contatto.
Quelle erano feste in cui Akito aveva passato i suoi anni da adolescente, e rivedere tutta quella gente lo riportò indietro nel tempo, a quando tutto era spensierato senza problemi. Fin quando non vide Sana, che ballava con sua sorella. Ricordò che gliela presentò, e lei arrossì. Era vestita semplice, non come tutte quelle ragazze che gli saltavano addosso appena lo vedevano, trucco leggero, e lunghi capelli ramati ondulati che la rendevano una dea. Ma quello che la rendeva ancora più bella, erano le sue gote di un rosso naturale,che illuminavano i suoi grandi occhi cioccolato.
< Prendi da bere Tesoro? >
< Si una birra va bene! >. Si era perso ancora una volta nei ricordi. Menomale che doveva andare in posto che non le ricordava lei, era proprio in una di quelle feste che l’aveva vista per la prima volta. Il destino si burlava ancora di lui.
< Ciao Brandon siamo arrivati!!! Ti ricordi Akito no? >. L’amico di Reira non si fermava mai a parlare con loro dopo aver suonato, scappava sempre via. Ora finalmente poteva guardarlo meglio, aveva capelli corti castani, occhi grigi e corporatura muscolosa, uno che se la tirava poco insomma. Una cosa non sfuggì ad Akito il modo in cui stringeva Reira in modo possessivo, e come la guardava. Se la stava mangiando con gli occhi, classico comportamento da amico di band secondo lei.
< Si si. Piacere Brandon. Non abbiamo mai avuto modo di parlare. >
Nello stringergli la mano, la stretta fu molto salda e nervosa, e Akito capì subito quanto quell’uomo di fronte a lui fosse irritato per la sua presenza.
< Piacere mio! Gran festa. >. Gli disse Akito facendo roteare la testa intorno alla stanza.
Poco dopo si ritrovarono appoggiati al bancone improvvisato, con Reira che chiacchierava animatamente con Brandon, e lui invece si ritrovò ad accendere una conversazione piacevole con Chase il cugino del festeggiato, che a prima impressione sembrava molto più simpatico. Avevano entrambi la passione per la palestra e il Karate, cosi Akito decise di invitarlo a fare una prova nella sua palestra.
< Certo Amico.  Dammi il tuo numero cosi ti chiamo quando passo, almeno mi dici dove si trova. >. Una volta che si scambiarono i numeri, Chase lo salutò con una pacca sulla spalla.
< Perdonami, le donne chiamano. A più tardi. >
< Divertiti! >. Ma vedendo come correva verso un gruppo di ragazze in centro alla sala, Akito immaginò che la sua risposta non l’avesse neanche sentita.
Poco dopo aver finito la seconda bottiglia di birra, si avvicinò Reira e si aggrappò al suo braccio. Non si erano calcolati molto negli ultimi minuti, e la sua vicinanza lo faceva sentire meno solo in mezzo a tutte quelle persone che neanche conosceva.
< Ti ho lasciato solo con quello stupido di Chase. Immagino ti avrà stressato su quante donne si porta a letto ad ogni festa!! >
< Mi dispiace doverti contraddire, ma è molto simpatico e abbiamo parlato di cose molto noiose. E non si avvicinano neanche un po’ alle donne! >
< Wow! Lo hai per caso drogato? La cosa più seria che dice di solito è “Salve razza di idioti”.>. Scoppiò a ridere subito dopo aver imitato il tono di voce di Chase, e anche ad Akito scappò un ghigno divertito per quella scena.
Era gia alla terza birra, ma nonostante la sua testa si sentisse un po’ leggera, ai suoi occhi non scapparono le occhiate di fuoco che gli lanciava Brandon da lontano, e mentre lo osservava lo vide avvicinarsi al deejay della serata e prendere il microfono.
< Salve amici! Siccome è il mio compleanno, vorrei che tutta la mia band mi raggiungesse! >. Nella sala rimbomarono urli, e fischi di apprezzamento per il cambio serata.
< Forza Reira, facci sognare con la tua voce straordinaria. >.
Sentì la ragazza sbuffare al suo fianco, e dall’espressione che aveva Akito capì che lei non avesse per niente voglia, ma voleva ascoltarla di nuovo. La sua voce era una dolce melodia, e più la sentiva e più ne rimaneva affascinato.
< Corri da Brandon! >
< Ma non voglio lasciarti da solo, e Brandon è un cretino! Sa che odio queste improvvisate. >.
< E’ un piacere sentirti, ci vediamo dopo qui! >.
Non disse nulla, lasciò con rabbia il suo braccio, e gli sfiorò delicatamente il viso e corse verso la sua band pronta a far innamorare tutti i presenti.
< Allora cosa ci canta la nostra principessa? >.
Akito notò anche che mai si era rivolto cosi a Reira durante gli spettacoli al pub di Gomi, capì che era un altro modo di fargli capire quanto la desiderasse, come se marcasse il territorio solo con le parole. Si sentiva minacciato dalla sua presenza, e lui l’aveva capito sin da subito.
< Canterò “ Se tu non torni”. E’ una festa allegra, ma possiamo far unire un po’ di coppie innamorate e non, in un dolce lento. Che ne dite? >.
Akito ebbe una fitta al petto, sapeva già che quella canzone non prometteva nulla di buono. Avrebbe tanto voluto stare li e ammirare Reira cantare, ma il suo istinto gli diceva di scappare. Così afferrò un'altra bottiglia di birra, e si incamminò verso il terrazzo. Aveva bisogno d’aria, ma appena arrivò fuori la canzone cominciò, e tutto intorno a lui svanì.

 

Se tu non torni, non ci sarà speanza
Ne ci sarà nient’altro.
Camminerò senza di te,
con la mia tristezza bevendo pioggia,
che era cosi bella, cosi grande, cosi infinita.
E ogni notte verrà una stella a farmi compagnia,
e ti racconterà come sto affinchè tu sappia
cosa accade.
Dimmi amore, amore, amore, sono qui non vedi?
Se non torni non ci sarà vita, non so cosa farò*.

 

Non era una canzone che ricordava un loro momento insieme,era la descrizione del dolore che ancora provava dentro. Appoggiato alla ringhiera del terrazzo alzò gli occhi al cielo, osservando l’orrizzonte attorno a lui illuminato da fulmini, e dolcemente una goccia di pioggia gli si adagiò sul viso.Davanti a quello spettacolo molte immagini gli passarono davanti. Lei che correva tra i prati, sorrideva sotto la pioggia. Lui era nascosto sotto un albero per non bagnarsi, e Sana continuava a chiamarlo e diceva che era bellissimo stare li sotto. Non era un tipo molto aperto, ma si era innamorato di lei dal primo momento che la vide, si innamorò delle sue gote che ogni volta arrossavano. Vide lei avvicinarsi con il broncio, e si posizionò di fronte a lui, incrociando le braccia al petto guardandolo di storto.
< Sei proprio un brontolone Hayama! >.
Cosi gli aveva detto prima di fargli la linguaccia è correre via.  In quell’istante decise di lasciarsi andare per la donna che amava, la rincorse e la bloccò per un braccio e si voltò di scatto incatenando i loro occhi. I loro respiri diventarono affannati, i loro cuori battevano all’unisono. Akito le accarezzava dolcemente il viso, ignari entrambi di quanta acqua inzuppasse i loro corpi, si avvicinòe fece sue quelle piccole labbra rosa, che bramavano quel contatto proprio come lui.


                            
                       *****

Ogni immagine di quel giorno gli passava davanti, senza saltare nessun particolare. Era come se loro fossero ancora li su quel prato sdraiati, i loro corpi intrecciati, la pioggia che non voleva cessare, e baci che non volevano proprio finire. Un tuono fece scomparire le loro immagini, e lasciò Akito da solo con la consapevolezza che forse tutto ciò non sarebbe mai tornato. E ogni ricordo avrebbe fatto male, la sua ferita non si sarebbe mai chiusa. Da quel momento avrebbe odiato la pioggia, avrebbe odiato qualsiasi cosa avesse fatto con lei. La rabbia prese il sopravvento e si scolò tutta la birra che ancora non aveva toccato. Quando si voltò Reira stava ancora cantando con il suo gruppo, sarebbe stato il momento giusto per tornarsene a casa, ma quando guardò la bottiglia in mano vuota decise che forse lasciarsi andare davvero per una notte era proprio ciò di cui aveva bisogno. E cosi fece.
Dopo due ore Reira era tornata accanto a lui al bancone, e insieme a tutti gli altri continuarono a bere. Akito se ne fregò di chiunque, anche di Brandon che lanciava sguardi di fuoco ogni volta che Reira gli sfiorava il viso. Non sapeva in quale punto della serata lui si alzò andando via, e fu proprio in quel momento che Akito prese il volto di Reira e diede inizio a un bacio senza freni, un bacio che forse era sbagliato ma nello stesso momento giusto. Era troppo ubriaco per pensare, e stava cosi bene che desiderava che quella serata non avesse mai fine. Passarono il resto della notte continuando a bere, quando poi Chase cominciò a parlare di tatuaggi, e nella testa ormai annebbiata di Akito passò un idea che avrebbe cambiato la sua giornata il mattino dopo, ma che in quel momento non aveva alcuna importanza.
< Liam perché non ci fai un tatuaggio? Che ne dici Amico >. Chiese Chase ad Akito.
Liam era il fratello gemello di Chase aveva uno studio in paese, che avrebbe aperto solo il mattino dopo, ma non voleva aspettare. L’alcool che scorreva nelle sue vene, non lo faceva ragionare, e doveva buttarsi in quella pazzia.
< Si io ci sto. Andiamo sono pronto. >.
Dopo una decina di minuti si ritrovarono dentro il negozio, Reira non era molto convinta di ciò che lui stesse facendo. Aveva paura che quella scelta lo avrebbe fatto pentire un giorno. Ma nessuno poteva fare nulla erano tutti ubriachi compresa lei, non poteva permettersi di giudicare le scelte altrui.
< Chase prima gli ospiti. Akito cosa vuoi che facciamo? >.
Non ci mise molto a rispondere, per quanto non fosse in grado di ragionare, dentro di lui sapeva gia cosa incidere la sua pelle, e lo avrebbe fatto quella notte stessa,  anche se si sarebbe pentito. Lo voleva davvero.
< Akai Ohoh. Altezza cuore. >
< Significa guance rosse amico, sicuro? >
< Cominciamo o no? >.
Non si accorse neanche che il tatuaggio era finito, o che cosa avessero fatto subito dopo, che una luce accecante lo svegliò il mattino dopo con un peso sopra il suo petto, e un forte mal di testa. Dopo qualche minuto che i suoi occhi finalmente si aprirono, trovò una chioma bionda accanto a lui che ancora dormiva profondamente. Reira.
Continuava a chiedersi cosa fosse successo quella notte. Si ricordava solo la canzone, la pioggia, il temporale, i ricordi e la birra che aveva in mano. Già quella birra la quarta della serata di tante altre. Cercando di togliersi il peso della donna accanto a lui, si alzò lentamente dal letto, che riconobbe suo. Erano nella sua stanza.
“ Come diavolo ci siamo arrivati qui? “.
Continuò a pensare Akito notando di indossare solo un boxer e niente più. Alzandosi notò i loro vestiti gettati a terra in tutta la stanza. Per quanto provasse un grande desiderio verso Reira, non poteva essere capitato cosi in una notte di depressione e alcool.
Quando il giramento di testa cessò un pochino, si incamminò in bagno e si avviò al lavandino buttandosi in faccia una grande quantità d’acqua fredda. Ma quello che trovò una volta essersi asciugato il viso davanti allo specchio, lo paralizzò. Un grande tatuaggio con due Kanji giapponesi “Akai ohoh”. Guance rosse.
< Merda. >.
Tirò un forte pugno contro il muro, e immagini della notte passata ritornavano lentamente. Non aveva gia il suo ricordo dentro il cuore, doveva tatuarsi anche il nome che li aveva uniti sin dal primo momento? Il nome che ogni santo giorno gliel’avrebbe ricordata ancora di più.






Ciao Ragazzi e ragazze e a chiunque legga questa mia nuova storia! Finalmente dopo un mese passato riesco ad aggiornare sono brava eh! Ahah Non odiatemi ma questo capitolo e concentrato solo su Akito e Reira. Non quanti di voi li apprezzano, ma so che Love Kodocha li odia profondamente, quindi sono pronta a ricevere tutti i suoi insulti vero?? Haha Da notare Brandon e Chase nella mia storia ahah. IN questo capitolo troviamo un Akito ancora tormentato, forse risulterà noioso, e spero che voi non lo pensiate. Se lo sto rendendo ancora cosi e perché lui ama davvero Sana, non potrebbe mai diventare un'altra persona in un giorno, il suo dolore e vivo, lo sente, non può cancellarlo. Non voglio scrivere la solita storia banale dove tutto viene buttato via come l’amore. Anche Akito presto avrà i suoi momenti sereni, una vita normale. Ci va solo del tempo! Nel prossimo capitolo troveremo Sara/Roxie e Brian.. li l’amore e vero sincero, ci si incontra, ci si innamora non sapendo cosa si nasconde al di fuori della loor felicità. Spero che questo capitolo non vi annoierà, e passerete minuti silenziosi che vi emozioneranno!!!! Un grazie a Stefy che con i suoi consigli mi ha aiutata a sbloccare la fine del capitolo! Buona lettura un bacio e a presto! Vostra Saretta <3
* Io ti aspetto di Marco Mengoni
* Se tu non torni di Miguel Bosè
E l'immagine in alto rappresentano Reira e Akito com eio li immagino nella mia testa oltre che all'anime! Spero di non deludere le vostre aspettative a prestoooo!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***





Quella mattina di un giovedi piovoso Roxie, era distesa sul letto con in mano un cellulare, e attendeva come ogni giorno la telefonata di Brian. Non ne aveva mai avuto uno suo, almeno non in quella sua nuova vita, cosi il giorno dopo chiese senza fare troppa conversazione con Misako e Rei di poterne comprare uno, ma che sarebbe andata da sola, e loro senza opporsi le avevano dato cio’ che serviva e lei uscì senza ascoltare le loro domande. I suoi genitori , forse, volevano solo aiutarla nell’acquisto, ma lei aveva solo perso la memoria non la voce quindi poteva benissimo chiedere a chi l’avrebbe servita, e avrebbe capito senza  l’aiuto di nessuno.
< Pronto? >
Non sapeva se ero giusto chiamarlo, ma appena il suo numero fu attivato, mantenne la sua promessa. Quella di farsi sentire in qualche modo.
< Bri-an? >
Non si era sentita cosi agitata il giorno prima in sua presenza, ma parlare tramite un apparecchio con un ragazzo, la bloccò.
< Piccola sei tu? Volevo tanto sentirti. Come stai? >
Pensò che forse lo stesse disturbando, ma con quella risposta tutto il suo nervosismo passò, dando spazio a una grande felicità.
< Si questo è il mio numero. Davvero volevi sentirmi? Pensavo di disturbarti.. Anzi sicuro che non disturbo? Sto bene e tu? >
< Ehi Ehi. Tranquilla. Non mi stai disturbando. Mi stai regalando un momento meraviglioso di pausa dal mio lavoro noioso. E ora che ti sento si che sto bene. >
Quando guardava i film d’amore  le ragazze avevano stampato in viso un mega sorriso , il loro viso era arrossato, e dicevano che il loro cuore batteva forte al suono della voce dell’uomo di cui erano innamorate. Sana in quel momento si sentiva proprio come loro, aveva sognato sempre ad occhi aperti un momento cosi, e ora lo stava vivendo. Che si fosse innamorata? No impossibile,  lei non sapeva cos’era l’amore, forse era troppo presto. Sapeva solo che da quando Brian era entrato nella sua vita, tutto aveva più senso, e presto avrebbe capito cosa fosse quel turbine di emozioni dentro il suo cuore.
< Anche io volevo sentirti. Giornata faticosa? >
< Si molto, e non solo oggi. Vorrei vederti, dopo cena passo per un saluto va bene? >.
Dovette trattenersi per non urlare di gioia, e fare la figura della ragazzina. E dopo aver preso un grande respiro, tornò di nuovo seria pronta per rispondere senza sembrare una pazza.
< Ok va bene! Scrivimi quando sei sotto. Ciao Brian >
< Ok a dopo piccola. >
Poche ore dopo Brian le scrisse di essere sotto casa sua. Roxie era cosi emozionata di vederlo che se ne fregò dell’abbigliamento e scese di sotto semplicemente con una tuta, capelli raccolti in una coda disordinata e senza trucco. In quei mesi non si era mai preoccupata del suo aspetto, e forse quella sera poteva anche rendersi più presentabile, ma la voglia di vederlo le aveva fatto dimenticare il suo aspetto.
< Dove vai figliola? >
< Sono qui fuori Misako, non preoccuparti. >
Senza ascoltare la sua risposta, uscì dalla porta e quando vide Brian appoggiato alla macchina rimase senza parole davanti a tanta bellezza. La camicia sbottonata, capelli disordinati, e maniche arrotolate fino al gomito. Era una visione. E in quel momento si pentì di essersi presentata in quel modo.
< Ciao! Perdona il mio abbigliamento casalingo! >
< Piccola, sei bella lo stesso. E io non sono venuto qui per il tuo vestiario. Sono qui per te. >.
Non aveva staccato gli occhi da quelli di lei. Non si era fermato neanche un secondo a osservare i suoi vestiti, e si perse nei suoi occhi verdi cercando di trasmettere la sua grande felicità per quel gesto. Senza pensare che quella fosse una reazione troppo avventata, si buttò tra le sue braccia e lui la strinse forte e lo sentì sorridere quando Brian appoggiò il mento sulla testa di lei.
< Hai un buon profumo >.
< Anche tu Brian. > disse lei affondando il viso sul suo petto.
Rimasero cosi molto tempo senza dirsi nulla, bastavano i loro cuori che battevano all’unisono a parlare, fin quando il suono del suo cellulare non li riportò alla realtà.
< Si? >
< Sto arrivando. >.
Dopo averle lasciato un bacio sui capelli, sbuffò e la strinse ancora più forte.
< Devi andare? >
< Già, ci sentiamo domani piccola? >
< Si a domani. >.
Non si erano parlati molto, entrambi avevano semplicemente bisogno di un abbraccio, di sentirsi fuori dal mondo anche solo per pochi minuti. E senza dire altro Roxie tornò verso la porta di casa sua, regalandogli prima un dolce sorriso prima di rientrare.
Erano passati tre giorni e ancora non erano riusciti a vedersi. Ma non erano mancati dolci messaggi, e chiamate che li facevano sentire un pò più vicini. Quel ricordo però le fece venire un nodo allo stomaco, perché gli mancava. Poteva mancarti cosi tanto una persona che praticamente ancora non conosci? Per Roxie si, non conosceva questi sentimenti perché per lei tutto era nuovo, ma non vedeva l’ora di vederlo , ma soprattutto di sentire di nuovo la sua voce.
Pochi minuti dopo il telefono finalmente squillò, e senza aspettare troppo rispose, e non le importava se la sua voce era impastata dal sonno, perché sapeva che anche a lui i suoi piccoli difetti non interessavano.
< Buongiorno piccola! Stamattina ti riconosco, eri gia sveglia? >. Non stava ridendo, ma se lo immaginava con il suo ghigno divertito per la frase appena sottolineata, in merito alla sua voce mattutina.
< Buongiorno a te. Si volevo evitarti un altro inizio spaventoso! >.
< Non c’è cosa più gradevole del suono della tua voce piccola. Come va? >
< Così mi fai arrossire Brian. Tutto bene e tu? >
In quei giorni grazie alle loro telefonate, avevano imparato a conoscersi meglio. Ridevano e scherzavano e tutto si stava sbloccando tra loro, non c’era più la timidezza, e avevano iniziato a prendersi in giro, e come sempre lui la incantava con dolci parole, e questo cambio di carattere lo rendevano ancora più bello al cuore di Roxie, e le sue certezze di esserne gia’ innamorata crebbero, facendo nascere in lei una grande paura , che scacciò  via prima di rovinare tutto. Ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.
< Tutto bene! Domani pomeriggio mi sono liberato dal lavoro, ti va una passeggiata? >
< Sicuro che non devi lavorare? Tuo padre non si arrabbierà? >
< Non devi preoccuparti per mio padre, basta che alle tre ti fai trovare pronta, e ci scordiamo di tutti i problemi ok? >.
Aveva passato giorni difficili, pensava che tutto fosse ormai perduto, ma poi è arrivato Brian e come un uragano aveva cambiato la sua vita. Finalmente si sentiva come tutte le ragazze dei libri che leggeva. Era felice.
< Va bene allora buon lavoro. Ci sentiamo dopo? >
< Certo! A dopo piccola. >
< Allora a più tardi. Ciao! >
Domani l’avrebbe rivisto, e  neanche le sue paure avrebbero rovinato la loro giornata.

                                                         *****

Nonostante Roxie nelle chiamate avvenute in quella giornata avesse insistito ininterrottamente, Brian non aveva spifferato nulla sulla giornata che avrebbero passato insieme l’indomani. Le aveva solo detto e ripetuto mille volte di vestirsi comoda, e di farsi trovare alle tre sotto casa , e di andare assolutamente a dormire. E’ cosi fece, sperando che quella mattinata passasse infretta.
< Buongiorno >
Quella mattina il suo buon umore la portò di sotto dai suoi genitori, per fare colazione. Non che volesse stare con loro, semplicemente doveva far qualcosa per ammazzare il tempo, visto che le ore e i minuti passavano più lenti di quanto lei sperasse.
< C’è ancora una tazza di caffè? >
< Buongiorno a te figliola. Tuo padre è andato già a lavoro. Come mai già sveglia? >
Roxie seguì i movimenti incerti di Misako nel versarle il caffè, come se non credesse di trovarsi li con lei a fare colazione.
< Ecco a te cara! >
< Grazie! Sono andata a letto presto, e avevo appetito >. Rispose addentando la brioches, e rivolgendo lo sguardo al televisione, cercando di seguire il telegiornale che stavano trasmettendo.
Nella stanza si potevano udire solo le voci , e il ticchettio dell’orologio appeso alla parete del salotto, e tutto risultava molto imbarazzante.
< Che dici di fare una passeggiata insieme oggi? >
La voce di Misako spezzò quei rumori, riportando lo sguardo di Roxie verso di lei.
< Mi dispiace, ma oggi ho un impegno. E le condizioni per un rapporto le sai. Mi dirai la verità? Potrei annullare tutto, senza problemi. >.
Il silenzio e lo sguardo rivolto verso il basso, erano sufficienti a farle capire che la risposta era un no. Cosi si pulì il viso, e alzandosi con poca grazia si allontanò per ritornare in camera sua. Quando raggiunse le scale, qualcosa dentro di lei la fece voltare verso sua madre, e quello che vide gli spezzò il cuore.
Aveva la testa tra le mani e singhiozzava. Forse era stata troppo dura, le aveva chiesto di passare un pomeriggio insieme, e come al solito Roxie aveva tirato fuori gli artigli trattandola male. Ma per quanto quella scena gli formò un nodo in gola, non riusciva davvero ad aprirsi con loro, la tenevano lontana dalla sua vita, come poteva dargli una possibilità?
Quando riprese il controllo di se stessa la guardò un ultima volta, e poi corse in camera sua per prepararsi e uscire da quella casa. Aveva solo bisogno d stare con Brian, e dimenticare tutto il resto.
 
                                                        *****

L’ufficiostava diventando soffocante quella mattina per Brian, più guardava l’orologio e più sembrava essersi bloccato allo stesso orario. Suo padre era ancora più insopportabile, e questo capitava ogni volta che decideva di prendersi delle ore libere, e  appena arrivati non perse occasione di lanciargli la solita battuta.

“Oggi vedi di finire ciò che divi fare, se no te le scordi le ore libere”.
Odiava quella frase, e odiava lui. Aveva solo bisogno di rifugiarsi in posto lontano con Roxie e poter cancellare le giornate brutte, allontanare i pensieri cattivi, e vivere la giornata che aveva organizzato. Sperando che tutto ciò che lei avrebbe visto, le sarebbe piaciuto.
Dopo un gran trambusto di clienti, quelle ore infernali passarono in fretta e senza aspettare prese la giacca, le chiavi della macchina e uscì per finire di preparare le ultime cose. Ignorando il telefono che squillava, tenne premuto il tasto di spegnimento, lanciandolo nel cassetto della macchina una volta entrato. Quella era la loro giornata, e non voleva che un telefono rovinasse tutto.
Una volta arrivato a casa si tolse i vestiti spargendoli in tutta la casa e s’infilò sotto la doccia, e una volta finito indossò una tuta comoda, proprio come aveva consigliato di fare a Roxie, prese il cesto con la roba da mangiare e la coperta e uscì di corsa, rendendosi conto che erano quasi le tre e se non avesse fatto in fretta lei avrebbe aspettato, e la cosa non gli piaceva.
Pochi minuti dopo si ritrovarono in auto pronti a raggiungere la destinazione che aveva scelto per la loro, ma da quando l’aveva vista entrare nell’aria era piombato un silenzio soffocante, e da come si torturava le mani intuì che ci fosse qualcosa che non andava. In quel momento sembrava la Roxie dispersa di qualche tempo prima, e a Brian gli si strinse il cuore. Quanto avrebbe voluto leggere nella mente, e capire cosa la turbasse così tanto.
< Piccola? Come mai così silenziosa? >. Le chiese posandole una mano sulle sue  cercando di calmarla, di farle sentire la sua presenza. Mentre aspettava una risposta si soffermò sul suo viso così triste, e avrebbe fatto di tutto per vedere quelle sue dolci labbra rosate sorridere, proprio come quella sera in spiaggia.
< No. non nulla. >.
Brian notò subito il sorriso tirato, pensando di nascondere ciò che la turbava.
< Sicura? Al telefono eri cosi allegra. Stai male? Vuoi che ti riporto a casa? >
< Non sono io quella che di solito fa tante domande insieme Brian? >.
Quello che apparve sul suo viso, fu un sorriso vero e sincero, quello che piaceva a lui.
< Sto bene Brian, grazie a te sto molto bene! Ho solo avuto una discussione con mia madre. Il solito, e bè ecco la sua reazione mi ha rattristita molto. >
< Come mai avete discusso? >.
< Non ti offendere, ma possiamo goderci questa giornata? Lo aspettata tanto, giuro che ne parleremo ok? >.
Aveva esitato un po’ nel rispondere, ma alla fine nonostante lui fosse curioso, era la risposta che sperava di sentire. Non voleva per nessuna ragione al mondo rovinare il tempo che doveva passare con lei.
< Hai ragione! Allora preparati, non sai cosa ti aspetta! >
< Ti chiederei dove stiamo andando, ma so già che non me lo dirai. Vero? >. Non gli diede una risposta, ma con un ghigno le fece capire , che si non avrebbe assolutamente parlato. < Ecco appunto, quindi forza portami ovunque, basta che sia lontano da qui. >. Si strinsero forte la mano, e con quel silenzio dove le parole erano inutili, continuarono il loro viaggio.
 Finalmente dopo quasi un ora di traffico nelle strade di Tokio, arrivarono a destinazione. Una volta scesi entrambi dall’automobile,Brian prese anche il cestino e prendendo per mano Roxie si incamminarono verso un cancello enorme con sopra una grande scritta ZOOLAND. La reazione che vide in lei fu proprio quella che si aspettava, occhi spalancati, un sorriso stupendo sul viso, e piccoli saltelli sul posto.
< Qui ci sono gli animali? Vero? Anche le scimmie? >
< Tutti gli animali che vuoi piccola. >. Sorridendo per la faccia buffa di Roxie , dallo zaino tirò fuori una macchina fotografica e gliela porse. < E con questa puoi fotografare ciò che vuoi, puoi immortalare ogni tuo singolo momento felice. >
Un forte flash lo accecò. Una volta ripreso, guardò la ragazza di fronte a lui che aveva un grande sorriso.
< Non devi fare a me le foto! >
< Tu sei un momento felice Brian. >
Il rossore delle sue guancie lo fece intenerire. Aveva detto con una semplice frase, la cosa più bella che avesse mai sentito. Le passò un braccio sulle spalle stringendola a sé, e le diede un dolce bacio sulla fronte.
< Forza piccola, andiamo a fotografare scimmie pazzerelle come te >.
Roxie non rispose, ma sorrise uno di quei sorrisi che contagiavano anche gli occhi, quelli belli da morire e appoggiò la testa sulla sua spalla,e continuarono a camminare verso l’entrata.
Una volta entrati Roxie si staccò subito da quel’abbraccio cosi bello, e si perse tra le meraviglie che quel parco regalava. Si trovavano in una stradina con attorno immensi parchi,e usò la macchina fotografica per ogni singolo animale. Sembrava una bambina alle prime scoperte, saltellava, parlava, rideva, fregandosene della gente che intorno a lei la guardavano stranita, parlottando tra loro. Era una visione, e ancora non aveva capito che era lei il vero momento felice da fotografare.
< Brian corri, corri. Dai forza, sei lento! >
< Che succede? >. Correndo verso la sua destinazione, pensando che le fosse successo qualcosa. Si era perso con la mente, e l’aveva persa di vista. Quando arrivò nel punto in cui si era sentito chiamare, trovò Roxie con la faccia e mani completamente schiacciate contro un’immensa vetrata.
< Ma è un ippopotamo grandissimo, è bellissimo. Secondo te posso entrare ad accarezzarlo? >.
Brian scoppiò a ridere.  Aveva corso come un pazzo pensando al peggio, e invece? Era li che saltava in quella posizione buffa, e davvero gli aveva domandato se potesse entrare li dentro?
< Mi dispiace piccola rompere il tuo entusiasmo, ma credo che ti dovrai accontentare di una foto. >
< Ma come io volevo toccarlo! Che ingiustizia. E’ cosi dolcioso non lo vedi? >
Non gli diede il tempo di rispondere che corse subito verso un'altra vetrata, e cosi passò l’ora successiva. Si ripeteva la stessa scena, ma subito dopo un altro animale attirava la sua attenzione.
Era esausto, è tutte quelle risate e corse lo avevano sfinito. Possibile che Roxie avesse ancora cosi tanta energia? Anche il cestino cominciava a pesare, era arrivata l’ora della merenda.
< Scimmietta! Sai per caso quando ti si scaricano le pile? Perché le mie sono scariche. Merenda? >
< Non prendermi in giro! Io voglio vedere le scimmie. >
< Mangiamo qualcosa, e poi corriamo subito a vederle! Laggiù c’è l’area picnic, vorrei stare anche un po’ te. Penso che gli animali qui fuori abbiano avuto già troppe attenzione da te no? >
< Scusami Brian, è tutto così nuovo per me e mi sono dimenticata che è questa è la nostra giornata. Andiamo. >. Lei lo prese sottobraccio e in silenzio tornarono a godersi la vicinanza dei loro corpi stretti, cercando di recuperare le due ore passate a correre da una parte all’altra.
Quando presero posto sulla coperta che aveva portato, tirò fuori dal cestino panini di ogni genere, patatine, cioccolati, e bibite di gusti diversi.
< Perché tutta questa roba? Deve per caso venire qualcuno? >.
< No no. E che non sapevo cosa ti piaceva, così ho preso giusto due cose. >. Dopo essersi guardati per qualche secondo, insieme scoppiarono a ridere.
< Forse posso sembrare troppo magra, ma io mangio moltissimo. Quando sono sola, mi abbuffo di dolci. >
< Allora vedi che ho ragione a chiamarti scimmietta. Sei furba, curiosa, e golosona proprio come loro. >
< Si vero? Ho visto tantissimi documentari su di loro, sono anche cosi carine. Non vedo l’ora di vederle. >. Rispose con sguardo sognante addentando il panino.
< Però anche se sei buffa e pasticciona come loro.. > le disse passandole un dito sull’angolo della bocca per toglierle della salsa. <..tu sei molto più bella piccola. >.
Roxie posò il panino, e come un fulmine si precipitò tra le sue braccia. Poterla stringere  e sentire il suo profumo ancora più forte, gli regalò sensazioni stupende. La forza per stringerlo li aveva fatti atterrare sulla coperta, e si ritrovò Roxie sotto di lui. Se in quella situazione si fosse trovato con un'altra ragazza del quale non gliene importava nulla, ci avrebbe messo poco a strapparle i vestiti di dosso, ma lei non era le altre. Roxie era la sua piccola scimmietta, la ragazza più bella che avesse mai incontrato. Cosi delicatamente le accarezzò il viso, sfiorando le sue dolci labbra che ancora non aveva assaporato, e che tanta stava bramando sin dalla prima volta che i loro occhi si incrociarono. I loro cuori battevano all’unisono, i loro visi si stavano avvicinando lentamente, mentre Brian spostava dietro l’orecchio una ciocca ribelle ramata. Quando le loro labbra erano sul punto di accendere il loro amore nascosto, una lacrima traditrice sul volto di Roxie fece bloccare Brian immediatamente. Forse aveva corso troppo? Che stupido era stato.
< Perdonami, non volevo piccola. Mi sono lasciato prendere dal momento. >
< Ho paura Brian. Paura di quello che sento, di quello che provo. Sto costruendo una vita che non è mia, e se dovessi dimenticarla? Non posso è tutto sbagliato. >.
< Roxie, ma non stai costruendo nulla. Stai andando avanti, ed è normale che tu possa provare sensazioni sconosciute dentro di te. Niente è sbagliato. Mi hai capito piccola. Guardami. >
< No basta Brian, è sbagliato. Voglio solo andare a casa. Portami a casa per favore. >
Tutta la magia del loro pomeriggio insieme era svanita in un attimo. Nei suoi occhi aveva letto una grande paura. Si sentiva uno stupido per aver affrettato le cose, e capiva perfettamente come lei si sentisse. Lei camminava davanti a lui e si era incrociata le braccia al petto con forza,come se fosse l’unico modo per proteggersi da ciò che stava scappando. Non c’erano stati più sguardi, le loro mani non si stringevano più, e Brian iniziò ad aver davvero paura. L’aveva persa ancor prima di viverla?

                                                        *****

Le paure di quella mattina raffiorarono proprio nel momento più bello. I loro visi erano cosi vicini,il respiro caldo di Brian sul viso, e le dita che l’accarezzavano dolcemente, tutte sensazioni che le facevano battere forte il cuore. Desiderava tanto quel bacio, ma se avrebbe perso tutto? Di nuovo? Sentiva dentro di lei che la fuori qualcuno stesse soffrendo per lei, e non poteva permettere che qualcun’ altro provasse lo stesso. Doveva terminare tutto ciò prima di peggiorare le cose. La strada sfrecciava veloce dal finestrino dell’auto, il silenzio stavolta non bastava, era circondato da parole silenziose che volavano tra loro pronte ad urlare, se solo lei lo avesse permesso.
Non lo aveva più guardato, ma senza farsi vedere aveva spesso notato i pugni stretti sul volante, e in quel momento mentre lo stava osservando lui cominciò a parlare.
< Stasera con mio fratello vado ad una festa a tema anni 80. Vuoi venire anche tu? Ci sono le giostre, e sarà divertente. Vorrei poter cancellare l’episodio di poco fa e ricominciare da capo Roxie. >.
Senza neanche accorgersene l’auto si fermò e girandosi si ritrovò di fronte la sua casa. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, doveva lasciarlo andare, dargli la possibilità di innamorarsi di qualcuno senza problemi come lei. Doveva allontanarsi prima di scoppiare in lacrime davanti a lui, un'altra volta.
< No Brian. Grazie per questa bella giornata. Ora è meglio che vada. Buona serata >
Stava per scendere dall’auto quando una mano la bloccò per il polso.
< Se cambi idea dimmelo. Io corro a prenderti e ti porto ovunque tu voglia. Non dar retta alle tue paure. Io sono qui piccola. Ricordi? Ti devo salvare. >.
Le lacrime stavano minacciando di uscire, l’aria era diventata soffocante.
< Mi dispiace >. Fu tutto ciò che riuscì a dire prima di fiondarsi in casa. Non si curò nemmeno dei genitori in salotto che la guardarono preoccupati, l’unica cosa che voleva era piangere e stare sola.
Dopo aver pianto tutte le sue lacrime,si girò puntando i suoi occhi al soffitto. Immagini della loro giornata insieme le passarono davanti come un tornado. Si era sentita come una bambina davanti a un regalo, e forse era proprio quello che lui voleva che fosse quel pomeriggio allo zoo. Regalargli momenti belli vivendoli e fotografandoli, in modo da avere ricordi su cui aggrapparsi. La stava aiutando davvero ad andare avanti, ma lei non doveva comunque ricostruirsi una vita? Se non poteva basarsi su un passato, come poteva gestire un presente e un futuro? Chi avrebbe risposto alle sue domande? Nessuno. Perché le uniche due persone che facevano parte di lei da tutta una vita, la tenevano all’oscuro di tutto.  Ma alla fine se lei avesse saputo la verità, cosa sarebbe cambiato? Forse tutto, forse nulla. Erano tutte domande inutili,e stare li da sola non avrebbe risolto la situazione.
Prese tra le mani la fotocamera, e iniziò a scorrere le immagini che aveva fotografato. Animali, fiori, le nuvole, le sue facce buffe con Brian, e poi arrivò a quella di lui da solo. Un sorriso meraviglioso che contagiava anche i suoi bellissimi occhi verdi,una bellezza rara.

< Non devi fare a me le foto! >
< Tu sei un momento felice Brian. >
 
Quelle due frasi le fecero capire che in tutto quello che avevano fatto quel giorno, il suo momento davvero felice, era lui. Aveva promesso che l’avrebbe salvata, quella meraviglia davanti a lei la voleva. Con chi altro poteva aprirsi se non lui? Alzò gli occhi di scatto verso l’orologio della parete, e segnava le nove di sera. Aveva pianto cosi tanto? Ed era bastata una semplice foto per farle capire, quanto fosse sbagliato allontanare Brian?
Le aveva detto che se cambiava idea sarebbe passato a prenderla, ma forse era troppo tardi e lei doveva raggiungerlo il prima possibile. Cosi dopo essersi data una rinfrescata, e indossati un comodo jeans e una maglietta uscì di corsa dalla sua stanza.
Si rese conto che non aveva neanche cenato, ma poco le importava! Aveva bisogno di andare da Brian, parlare con lui. Arrivando nel salone fu bloccata da Rei, e il suo sguardo preoccupato fece capire a Roxie, che sarebbe stata sottoposta a mille domande.
< Cos’è successo Roxie? Perché piangevi? Quel ragazzo ti ha fatto del male? Prima non ci hai aperto la porta della tua camera, e sentivamo i tuoi singhiozzi. Allora? >
< Non è successo nulla! Ed è solo colpa vostra se mi trovo in questo stato, tutta la mia vita fa schifo, e grazie a voi stavo per allontanare l’unica persona che ha dato un senso a queste mie giornate vuote. Ora devo andare, lasciatemi in pace. >. Detto ciò scappò più veloce che poteva, da quella casa pronta a rincorrere ciò che sperava di non aver perso.
Brian le aveva detto che si trovava a quella festa, e pochi giorni prima aveva letto un cartellone pubblicitario appeso alle bacheche per strada, e dava come destinazione la piazza più grande di Osaka, nelle vicinanze dell’ospedale. Così iniziò di nuovo a correre, sperando di arrivare prima che lui se ne potesse andare, e decise che lo avrebbe chiamato solo una volta arrivata li.
Dopo un quarto d’ora finalmente sentì la musica a pochi metri da lei, e quello che si trovò davanti fu uno spettacolo meraviglioso. C’erano persone vestite in modo strambo, forse per seguire il tema della festa, e la musica molto bella e allegra. Giostre piene di gente che urlavano e si divertivano, con tante luci che cambiavano spesso colori e rendevano il tutto magico.
Quando si riprese da tutta quella meraviglia con lo sguardo provò a cercare Brian tra la folla, ma dopo svariati minuti capì che sarebbe stata un impresa impossibile.
< Roxie? >
Aveva fatto partire la chiamata, e quando sentì la sua voce fu sollevata. Forse non era tutto perduto.
< Brian sono qui. >
< E come sei venuta? >
< Ha importanza? Dove sei? >
< Sono al bar con amici. Vengo io da te, non ti muovere. >
< Ma come fai a trovarmi? >
< Tranquilla piccola ti ho già vista! >.
La linea si staccò bruscamente, e dopo pochi secondi si sentì avvolgere da due grandi braccia. Non c’era bisogno di capire chi fosse, cosi cambiando posizione lo strinse forte, inebriandosi del suo profumo.
< Sono felice che tu sia qui. >.
Le lacrime avevano ricominciato a scendere, bloccando la voce di Roxie. I singhiozzi erano soffocati dalla musica attorno a loro.
< Scusami tanto. Oggi non volevo reagi-re cosi. Mi disp-iace. >. Brian l’abbracciò ancora più forte, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli, che con la corsa si erano sciolti.
< Non devi scusarti. Non ho nessuna fretta, io sono qui per te. Non è un bacio che mi allontana da te. Voglio solo la tua felicità. Voglio che tu ti apra con me, non avere paura. >.
Le prese delicatamente il viso tra le mani, e le asciugò le piccole lacrime che rigavano il suo viso,e Roxie proprio come la prima volta appoggiò una guancia sul palmo della sua mano, cercando tranquillità con una semplice carezza.
< Vieni con me. >
Dopo aver stretto le loro mani cominciarono a incamminarsi verso una grossa giostra.
< Ti va di fare un giro sulla ruota panoramica? Tra poco ci sarà uno spettacolo che non puoi perdere! >
< Wow è bellissima! Si voglio stare lassù con te. >.
Lui le diede un leggero bacio sulla fronte, e si avvicinò alla biglietteria. Rimase qualche secondo in più a parlare, e Roxie non riuscì  sentire nulla, ma subito dopo la trascinò su una cuccetta e presero posto. Dopo essersi allacciati la cintura, la ruota iniziò a muoversi e Roxie non potè non sorridere. Era un'altra prima volta, un altro momento felice con Brian.
< Come mai sei venuta? >
< Oggi mi sono comportata male con te. E stare in casa non mi avrebbe mai aiutata. Tu sai che non ho un vissuto felice. Prima di incontrare te non mi avvicinavo a nessuno, avevo paura di tutto quello che mi circondava, ma dopo quella sera passata al lago con te, tu mi hai aperto un mondo davanti. E da quella notte tutto è cambiato. Tu hai promesso che restavi e sei rimasto. Mi stai regalando le gioie più belle. Ma io cosa posso darti Brian? Ho paura di quello che sento per te, è cosi grande e fa male provare tutto questo in così poco tempo. Io cosa so della mia vita? Nulla. Non so se ho amato, cosa vuol dire amare. E se la fuori ho lasciato qualcuno che sta ancora soffrendo, come posso fare questo anche a te? Non ti posso dare certezze. Non ti posso dire rimarrò per sempre con te. E’ una cosa impossibile.  Potrei dimenticarmi tutto questo, potrei rimanere sola ancora. Tu hai bisogno di amare una donna che possa darti un futuro sicuro, un amore puro. E io questo non posso farlo. >
< Roxie… >
Lei gli posò un dito sulle labbra. Doveva finire il suo discorso prima di bloccarsi ancora, aveva bisogno di aprirsi con lui.
< Fammi finire ti prego. >
Roxie chiuse  un attimo gli occhi, ma li riaprì all’istante quando sentì la mano di Brian stringere la sua. Quella stretta voleva trasmettergli la forza di trovare le parole giuste, voleva farle sentire che lui c’era.
< Mi sono ripetuta che non posso fare nulla per te. Ma mentre le nostre foto scorrevano sulla fotocamera, ho capito che tu mi stai regalando dei nuovi ricordi. Mi stai dando una possibilità. E come hai detto tu devo andare avanti, non posso rimanere bloccata in un passato che non ritorna. Non so ancora cosa succederà domani,tra un mese, tra un anno, ma di una cosa sono certa, io ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi tenga stretta a te, che queste paure svaniscano. Aiutami ad amarti come meriti. Se il destino mi ha portata a te qualcosa dovrà pure significare no? Ho capito che devo lottare, e comincio a lottare per noi. >
Non sapeva dove avesse trovato il coraggio per fare un lungo discorso come quello, ma sapeva che l’uomo che la stava guardando con gli occhi ancora più verdi e luminosi che avesse mai visto, le stava dando la forza necessaria per affrontare tutte le sue paure.
Mentre aspettava che lui dicesse qualcosa, la giostra si fermò di colpo. Una voce dall’altoparlante augurava un buon divertimento a tutti.
< Che succede? >
Ma Brian non rispose alla sua domanda. La guardò deciso come se volesse trasmettergli ciò che provava con gli occhi, e dopo averle accarezzato dolcemente il viso, finalmente parlò.
< Mi sono innamorato di te dal primo istante che i nostri occhi si sono incrociati. Ammetto di averti osservata molto prima del nostro incontro, vederti sempre sola e triste mi faceva soffrire. Può sembrare strano che uno sconosciuto possa provare ciò, ma è cosi! Quel giorno ho fatto si che tu mi cadessi  addosso, dovevo trovare un modo per conoscerti. Da quel momento tu hai cambiato la mia vita. Quella notte quando mi raccontasti quello che provavi, avrei voluto stringerti più forte, ma non potevo fare un passo così grande, ti saresti spaventata e ti avrei perduta troppo presto. Non mi importa nulla piccola, anche se tu mi dimenticassi farei di tutto per far sì che tu ti ricorda di nuovo di me. Non mi perderai mai, io ti devo salvare no? E questo farò. In così poco tempo sei diventata importante per me. Stasera pensavo di averti persa per sempre, l’idea di non vederti più mi stava facendo impazzire. Ma ora sei qui, sei venuta da me e ti avviso che non ti lascerò più andare via. Sei mia adesso! Impareremo ad amarci insieme, e tu solo con la tua presenza fai più di quanto pensi. Nessuno sa se tutto  questo sarà un per sempre. Viviamo il nostro amore, senza paure. Lasciati vivere. >

                                                     *****

La settimana di Akito per fortuna fu più serena, dopo la bravata di quella notte si era chiarito con Reira.Non avevano passato la notte insieme, ma sicuramente sotto l’effetto dell’alcool, aveva insistito ad invitarla a casa sua. L’assenza di Sana  era stata più sopportabile. Se quella mattina al suo risveglio, il dolore di avere quella scritta al petto era immenso, con i giorni aveva la sensazione di stare meglio. Era come se lei fosse li con lui, in quel banale tatuaggio, con un immenso significato. In palestra, e gli amici per fortuna ancora non lo avevano visto, non era pronto a rispondere alle loro domande, e da quando avevano capito che parlare di lei in sua presenza era impossibile, la cosa lo faceva stare meglio. Quel suo ritorno a una vita normale, non gli dispiaceva affatto. Dopo quella festa si era visto spesso con Reira, e la sua compagnia era sempre più piacevole  allegra e sorridente, e sempre pronta a strappargli un piccolo sorriso, un'altra cosa che riusciva a fare solo Sana. E questo a volte lo destabilizzava, perché non avrebbe mai pensato che un'altra donna sarebbe stata in grado di regalargli le stesse sensazioni.
< Tesoroooo >.
Akito era fermo davanti al solito bar, che aspettava Reira per la loro colazione mattutina,  e lei gli arrivò addosso come un tornado, ed era in ritardo. Di nuovo!
< Alla buon’ora! Io tra poco devo andare a lavoro, quando riuscirai ad arrivare puntuale! Eh? > le rispose con un ghigno e gettando la sigaretta a terra.
< Perdonami! La scusa del pullman in ritardo non vale più vero? >
< No direi che ormai è vecchia! >
Sorrisero e entrambi presero posto al solito tavolino. Lei cominciò a raccontagli di aver litigato di nuovo con il padre. Non voleva che cantasse con il suo gruppo, perché era inutile.
< Hai provato a fargli capire, che non vuoi che decida il tuo futuro? >
< Certo Akito, ma per lui io devo chiudermi nella sua ditta a 19 anni e rimanerci a vita. Devo seguire le orme di mio fratello. Ma io non sono come lui, io ho dei sogni. L’unica che appoggia il canto e mia madre, ma purtroppo vive lontano con il suo nuovo marito e non può fare molto. Mi ha chiesto spesso se volessi andare a vivere con lei in America, ma qui ho tutto capisci? Cosa ne sarebbe di me senza il mio gruppo? Forse un giorno lo capirà, se solo volesse ascoltare una delle mie canzoni magari cambierebbe idea. >.
Come poteva aiutarla? Lui non ne era capace. Queste erano le situazioni in cui Sana avrebbe risolto tutto, con la sua bontà proprio come aveva fatto con lui, sicuramente l’avrebbe aiutata. Ma lei non c’era, e lui non sapeva davvero cosa dirle.
< Penso che tu debba insistere, e far della tua vita ciò che desideri. Magari sarà difficile, ma penso che tu ce la farai. Devi solo volerlo no? >.
Non erano le sue solite parole, aveva semplicemente seguito i consigli che Sana gli diede un tempo, poteva servire anche per Reira, forse.
< Certo che lo voglio. Non sarà lui a decidere il mio futuro. Tengo troppo alla mia musica. Grazie Akito >
< Non ho fatto nulla Reira, spero che tu ce la faccia comunque. >.
Si era lasciato andare troppo, per quanto con lei stesse bene, non era ancora pronto a buttarsi cosi tanto in quella loro strana amicizia,cosi prese di nuovo il controllo e indossò la sua maschera.
< Be mi hai dato un bel consiglio, e molto gentile da parte tua! Comunque stasera suoniamo ad Osaka in un parco divertimenti e il tema saranno gli anni 80. So da Gomi e Hisae che anche voi ci andrete, ci vediamo li? >
< Penso di si. >. Akito controllò l’ora, e anche se era presto doveva andarsene < Scusami , ma devo andare a lavoro. Ci vediamo magari più tardi. >
< Ok Akito, lo spero tanto. Mi hanno detto che è una bella festa. >
< Già. >.
Reira gli diede un bacio a fior di labbra che lo fece rabbrividire.
< A stasera tesoro! Buon lavoro >
< Ciao a dopo. >
La vide allontanarsi come un fulmine, con un grande sorriso sulle labbra. Sentiva che presto tutto ciò sarebbe degenerato, e qualcuno si sarebbe fatto male. Sbuffò sonoramente e si avviò in palestra pronto a buttarsi in un'altra lunga giornata di lavoro.
< Fratello come va? >
< Benone! E tu? >. La voce di Brian era molto triste, di solito le loro chiamate erano molto scherzose , ed era strano sentirlo cosi.
< Potrebbe andare meglio. Comunque per stasera so che vengono anche Damon e Nat tu verrai? >
< Si ho parlato con gli altri prima,ci incontriamo tutti li no? >
< Si. Allora a dopo no? >
< Si. Ma Tutto bene Brian? >
< Stasera ti spiego. A dopo >.
La chiamata terminò e Akito rimase  per un attimo a pensare cosa davvero volesse dirgli, ma se ne dimenticò subito buttandosi sotto la doccia , pronto per tornare  a casa.
Ognuno andò con la proprio aiuto, cosi Akito si ritrovò ad arrivare in anticipo. Camminando per il parco divertimenti poco lontano da lui vide Brian seduto al piccolo bar improvvisato di fronte al palco, cosi decise di raggiungerlo, e mandò un messaggio agli altri per dire dove si trovavano.
< Bè? Bevi birra senza di me? >
< Cazzo mi hai fatto spaventare. >.
Akito  ghignò per il salto che aveva fatto, sentendolo parlare dietro di lui.
< Allora? >
Dopo aver preso una birra anche lui, prese posto accanto all’amico.
< Niente. Sai la ragazza di Osaka che stavo conoscendo no? Be oggi penso di aver combinato un casino. Lei è molto fragile. Ma sono un uomo no? L’effetto di una bella donna a volte non ci fa ragionare, e lei è scappata via. So che voleva la stessa cosa, ma aveva paura >
Oggi tutti pronti a cercare un consiglio da lui? Come poteva aiutare adesso il suo amico, con un problema d’amore? Se ancora lui ne stava soffrendo.
< Io non so come aiutarti Brian, dalle del tempo. L’unica che può darti qualche dritta è mia sorella. Mi dispiace, ma non parlo mai di queste cose soprattutto da quando lei.. >
Stava di nuovo pensando a Sana, ma non poteva trattare male Brian, lui non sapeva tutta la verità e non voleva assolutamente tirarla fuori in quel momento.
< Lei chi? La tua ragazza? >
< Nessuno Brian. Stanno arrivando gli altri, parlane con Nat. Io vado a salutare una persona >
Quando vide sul palco una folta chioma bionda, trovò la pace dentro se stesso. Cosi dopo esserle andato vicino e averle dato un bacio da mozzare il fiato,che fece rimanere la ragazza perplessa per quel gesto inaspettato, raggiunse gli altri pronti per cominciare la serata, senza mai spostare gli occhi di lei.
Tutto procedeva tranquillo, le musiche anni 80 erano carine, soprattutto quelle che cantava Reira. Per una sera si stava davvero divertendo, è tutto sembrava più bello e tranquillo. Tutti sorridevano e scherzavano, ma una cosa aveva notato, e non solo una volta. Damon e sua sorella spesso toccavano la pancia di lei, e si guardavano teneramente. Che cosa gli prendeva? Ancora una volta si sentì percorrere il corpo dalla gelosia,per la loro fortuna. All’improvviso quando vide Brian alzarsi con un mega sorriso dalla sedia parlando al telefono, tutto intorno a lui diventò silenzioso. Aveva la sensazione che li a pochi centimetri da lui ci fosse qualcuno che lo chiamasse. Una chiamata silenziosa che non sentiva nessuno, il suo cuore rispondeva ma guardandosi intorno non vide nulla. Nessuno che potesse conoscere. Il suo corpo era pronto ad alzarsi per cercare chi lo stesse chiamando, ma quando sentì la voce di Reira parlare al microfono tutto tornò normale, il suo cuore riprese a battere normale e cercò di riprendersi del tutto da quell’episodio che nessuno pareva avere notato.
< Questa canzone la dedico a tutti gli innamorati. A chi come me ha sognato guardando il film “Il tempo delle mele”.> Mentre lo diceva aveva puntato i suoi occhi, su quelli di Akito e quando partirono i fuochi d’artificio, Reira regalò il suono melodico della sua voce a tutti i presenti.
 
 
                                                    *****

In quel momento il cielo sopra di loro si illuminò di mille colori. Era come se intorno a loro non ci fosse nessun ‘altro. Illuminavano i loro visi e i loro occhi, che ancora non si erano lasciati. Per Roxie quelle luci sarebbero state le cose più belle da vedere per la prima volta, ma li vicino aveva il suo uomo, il suo inizio e non le importava nient’altro. Il cielo scoppiava di colore, e la musica avvolgeva i loro corpi.
 
I tuoi occhi
Come il blu del cielo d’estate
hanno rubato il mio sguardo da quando li ho guardati
Sentirsi persi in un labirinto magico
E’ troppo presto per un nuovo amore

 

Non posso nascondere che guardare nei tuoi occhi
spalancati sembri cosi sorpresa
Cercando in giro qualcuno di nuovo
Il vero amore é difficile da trovare ora

 

Quando sorridi
I tuoi occhi mostrano il tuo cuore
Sento il mio andare a pezzi
non vedi come mi sento
Il mio amore é vero

 

I tuoi occhi spalancati
da quando ti ho guardata non possono nascondere
quello che vorrebbero dire
Sentirsi persi in una stanza affollata
E’ troppo presto per un nuovo amore

 

Quando sorridi
I tuoi occhi mostrano il tuo cuore
Persa dentro un completo vecchio e strappato
Sentirsi soli con gente attorno
Il vero amore é difficile da trovarsi ora

 

Pensi di essere incompresa
Se solo potessi spiegare
qualcosa mi dice che questo momento é vero
Il modo in cui mi sento

 

Quando sei persa
I tuoi occhi mostrano il tuo cuore
dovrei sapere che sono messo da parte
Quando i tuoi occhi brillano
Saprò che tu sarai mia per sempre*
 
Le loro labbra finalmente si unirono, le loro lingue diventarono una cosa sola. Non fu un bacio disperato, ma un bacio dolce che sapeva di menta, e fragola. Bramato da troppo tempo. Avevano cominciato insieme un nuovo inizio. Testimoni del loro amore i fuochi d’artificio, e una canzone che sembrava proprio parlare di loro.
< Il mio cuore batte forte,è questo l’amore? >
< Si piccola. Il nostro amore >.
Li era sbocciato il loro amore, ignari che a pochi passi si trovava il passato di Roxie, così vicino, ma ancora così lontano. Quando li avrebbe travolti di nuovo il destino?
 
                                                     *****

La sera prima Nat vide per la prima volta suo fratello sereno, e anche se faceva male aveva saputo dagli altri che da pochi giorni si frequentava con Reira la cantante della festa. Non erano fidanzati, ma le avevano assicurato che grazie alla sua presenza lui stava meglio. Sarebbe stato strano vederlo accanto a una ragazza che non fosse Sana, ma doveva andare avanti anche lui no? E loro non erano nessuno per privargli questa possibilità. Cosi la scelta di dire della loro bambina e del suo nome, quel giorno le parve la cosa migliore. Dentro di lei sentiva che tutto sarebbe andato bene.
< Amore mio, tra poco arriveranno tutti. Sei pronto? >
< Non vedo l’ora piccola di dire a tutti che dentro il tuo pancino c’è la nostra principessa. E’ dura doverlo tenere nascosto, e sono sicuro che ieri ad Akito non sono sfuggiti i nostri momenti di debolezza. >
< Davvero? Ci ha visti? >
< Non ne sono sicuro, ma quando mi sono girato fissava le nostre mani. Quindi penso ci abbia beccati. >
< Cavoli. Ma è cosi difficile tenere lontane le mani vero? E come se la sentissimo più vicina. La nostra piccola Sana. >.
Una piccola lacrime sfuggì al suo controllo, sapeva che sentiva vicina sua figlia come sentiva anche la presenza della sua migliore amica, e quel tocco la faceva stare meglio. Come se lei fosse comunque li con loro ed era una sensazione bellissima.
< Andrà tutto bene oggi! E queste lacrime spero siano di felicità! Vero? >
Il campanello cominciò a suonare, era arrivata l’ora. Dopo pranzo tutti avrebbero saputo.
< Si Damon. Forza andiamo ad aprire alle nostre famiglie. >
Erano tutti riuniti intorno al grande tavolo, e per fortuna c’era molta serenità quel giorno. Nonostante i brutti rapporti con Robert il padre di Brian e Damon le cose stavano andando bene, e sperava davvero che tutto questo durasse fino alla fine.
< Brian dal tuo sorriso, penso che la questione si sia risolta vero? >

< E bravo fratellone!Ci hai dato dentro stanotte, Eh! >.
Interruppe Damon facendo ridere tutti i presenti.
< Cazzone! Non sono affari che ti riguardano! >.
Le risate vennero spezzate da un colpo di tosse di Robert.
< Vi sembra il modo di parlare a tavola? Da Brian me lo posso aspettare, ma tu Damon? Che ti sta succedendo? >.
A Nat quel silenzio tombale che riempì la stanza non le piaceva, Era la sua giornata, perché dovevano rovinargliela? Proprio mentre i due fratelli erano pronti all’attacco, la folla si stupì che la voce di rimprovero fosse proprio la sua.
< Signor Robert. Io ho molta stima di lei e sua moglie. Ma questa è la nostra routine, se solo lei avesse imparato a conoscere meglio i propri figli, saprebbe che è il loro modo di giocare. Oggi per me e Damon è una giornata importante, e i suoi disappunti non ci interessano. E’ una giornata felice, non rovini tutto come al solito. >.
Detto ciò si alzò bruscamente dalla sedia, e sparecchiando si avviò verso la cucina.
< Bravo papà. Come sempre rovini tutto. Ora facci un cazzo di favore stai zitto, prima che mi incazzi sul serio. >. Damon detto ciò raggiunse sua moglie in cucina.
Nat stava lavando i piatti, e qualche lacrime sfuggì ancora una volta al suo controllo. Forse aveva esagerato, ma chi era quell’uomo per comportarsi cosi con due persone adulte e vaccinate, in casa sua poi.
< Ehi piccola, non fa bene alla bambina. Calmati. E’ solo un cazzone. >
< Possibile che quando tutto sembra andare bene, qualcuno o qualcosa debba spezzare la nostra felicità. Voglio solo condividere con i miei cari la nostra più grande gioia. Sana non c’è e fa gia male, anche se tento di nasconderlo. Non posso tollerare tutto ciò, troppo dolore. E scusa se mi sono comportata cosi, in fondo è tuo padre. >
< Tesoro non me ne fotte nulla di mio padre. E’ sempre stato così, e una dritta non gli farebbe male. Ed e’ per questo che ti amo. Sei una donna forte e con carattere, e ora andiamo di la da quelle facce da culo, e sbattiamogli in faccia la nostra felicità ok? >
Natzumi amava suo marito, ed era stata anche la sua aria da bad boy, e il suo carattere duro a farla innamorare. Nonostante tutto, dentro nascondeva un animo dolce e gentile. E mai le aveva negato un giorno d’amore. Baciandolo teneramente lo prese per mano, e dopo essersi guardati profondamente si incamminarono verso il salone.
< Ci scusiamo per poco fa. E per farci perdonare vogliamo darvi una notizia, che rallegrerà la vostra giornata. >.
< Aspettiamo una bambina! >. Lo dissero all’unisono, e intorno a loro tutto era diventato meraviglioso, sorrisi e brindisi riempivano la stanza. Uno a uno li andarono ad abbracciare, e tutto ciò li rese davvero felici.
< Allora fratellone, come chiamate la mia principessa >
< Ehi ragazzino, è anche mia nipote. > Disse Fuyuki ancora abbracciato alla figlia.
< Avrà molti protettori questa bambina. Ma mi dispiace per voi, con me nei paraggi nessuno le torcerà un capello. >. Disse Akito. Quella frase fece commuovere Nat, perché sentire dire quelle parole da suo fratello , era un sogno che diventava realtà. Nonostante i problemi e le distanze, e senza neanche saperlo era già attratto dalla sua nipotina, e aveva già formato uno scudo per la sua protezione.
< Bè prima di tutto è Mia. Poi vediamo eh ragazzi. >. Disse Damon scoppiando a ridere.
< Allora non è stata una decisione facile, ma entrambi eravamo d’accordo e spero che anche voi lo siate. La nostra principessa si chiamerà Sana. In onore della mia migliore amica, che li fuori da qualche parte spero si ricordi presto di noi, così che possa conoscere anche lei la sua nipotina. >. Tutti corsero ad abbracciarli, approvando la loro scelta. Dicendo che era il regalo più bello che potessero fare alla loro amica. Nat fissò gli occhi si suo fratello, rimasto immobile di fronte a lei, e piano piano notò il calice che aveva in mano cadere a terra, e frantumarsi in mille pezzi. Leggere i sentimenti di Akito era sempre stato difficile, ma in quel momento riuscì a leggere dentro di lui. Stava soffrendo. Ma se ne sarebbe fatto una ragione, non si sarebbe fatta intimorire da una reazione sbagliata.Questa volta non più.
< Scusate. Non l’ho fatto apposta. Cazzo. >
A Nat vederlo cosi impacciato e sofferente fece tenerezza, cosi allontanandosi da tutti lo andò ad abbracciare. Aveva paura che lui se ne andasse , e che le urlasse contro.
< Grazie Nat. Lei ne sarebbe felice. Me la immagino tutta saltellante per la stanza,e le sue urla di felicità. >.
Fu la frase più bella che potesse mai ricevere. E anche se l’aveva detta con un singhiozzo strozzato, per lui costò molto, e lei apprezzò il suo gesto d’affetto per la loro scelta.

                                                                                                         
                                                                                                 
     *****

 
 
 
Salve ragazze!!!! Scusate per l’immenso ritardo! Ma questo capitolo è stato molto difficile da costruire, e anche il poco tempo e il mio bradipismo non è stato dalla mia parte! Ma dopo tanta fatica finalmente cè l’ho fatta! E ne siono molto felice, perché ho messo tutto il mio cuore in queste parole, dove niente è stato costruito, ma tutto è venuto fuori da solo. Ho seguito solo la mia immaginazione, e spero che anche voi possiate innamorarvi ancora di più dei miei personaggi come lo sono io ogi giorno sempre  di più!  Ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi mi segue e chi ha aggiunto nelle ricordate e preferite, siete meravigliosi! E ringrazio anche Stefy , Kody e Miky per il sostegno, per la loro amicizia, e per le belle parole che ogni giorno condividiamo! Siete speciali! Avete perso molto tempo per me a cercare canzoni e soluzioni per delle parti che non venivano, e siete straordinarie! <3 Buona lettura a presto! Saretta <3
 

 
*Cooks da Books – Youe Eyes “ Il tempo delle mele  2 “



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


Era passato ormai un mese dalla notizia dell’arrivo della piccola Sana. Il cuore di Akito quel giorno si frantumò in mille pezzi, quel poco che era rimasto ancora vivo dentro di lui svanì, ma di fronte alla felicità di sua sorella e a tutti quegli sguardi puntati su di lui pronti ad assistere alla solita scenata, decise di mantere il controllo necessario per superare la nuova realtà che gli era stata sbattuta in faccia. E quelle poche parole che sussurrò a Nat le pensava davvero, l’avrebbe protetta e non avrebbe mai abbandonato quel piccolo esserino, che forse era proprio ciò che serviva per tornare a vivere di nuovo.
Durante i giorni passati tutto era diventato più leggero, e i preparativi per la futura donna di casa rendeva la testa di Akito molto impegnata. Aveva aiutato Damon con la cameretta,Nat con le spese quando suo marito non poteva, e lavorato molto con i suoi alunni nella palestra. Pensava che sentir nominare spesso il nome della bambina,la sua mente lo avrebbe portato in luoghi nel quale lui non voleva più stare, ma per fortuna non fu cosi. Non sapeva bene il perché, forse stava semplicemente nascondendo il suo dolore dietro un muro, ma stava bene in quella nuova fase della sua vita. Chissà un giorno forse tutto sarebbe tornato, non lo sapeva, sperava solo di non dover sentire di nuovo tutto quel male, e a quella sensazione di felicità che sentiva dentro non ci avrebbe rinunciato assolutamente.
Reira ormai faceva parte della sua quotidianità. Tutte le mattine correvano insieme, consumavano la loro colazione al solito bar della spiaggia. Non si davano mai un appuntamento, perché il trovarsi per caso rendeva la loro complicità ancora più forte, i loro corpi erano attirati l’uno dall’altro come i poli opposti di una calamita. E proprio li davanti a lui c’era una Reira che avvolgeva entrambi con la sua parlantina, la sua risata e i suoi gesti. Quello che aveva notato di lei in quelle giornate, era che gesticolava molto. Qualsiasi cosa raccontasse, in ogni suo movimento le mani non l’abbandonavano mai, ma a volte parlava talmente tanto che come stava succedendo negli ultimi minuti Akito si perdeva in qualche angolo remoto della testa, sperando di non essere maleducato e facendo finta di essere interessato ai suoi discorsi.
< Capisci Akito? Mio padre ascolta qualsiasi cosa che quella donnaccia gli dice. E poi si chiede perché non sto mai a casa con lui. Preferisco passare le mie serata in pub a cantare la mie canzoni, che a tavola con loro. >
Akito ritornò sulla terra, il tasto genitori lo faceva sempre risvegliare dal suo stato. Molto spesso si lamentava di suo padre, e dalla sua infelicità in quella casa, e sapeva che in quel momento non bastava che guardasse solo la su bocca muoversi, doveva essere li con lei.
< Cos’ha detto sta volta? >. Chiese Akito accendendosi una sigaretta, osservando gli occhi a fessura di Reira.
< Perché mi guardi cosi? >
< Scherzi Akito? Ho parlato tutto questo tempo, tu dov’eri? >
Si era assentato per troppo tempo perdendo il discorso importante, ma avrebbe sicuramente trovato il modo di uscirne, così appoggiando i gomiti al tavolo si avvicinò a lei, con aria divertita stampandosi sul viso il suo miglior ghigno, pronto a stuzzicarla un po’.
< Vediamo, nell’ultima mezzora nell’aria volavano le tue labbra e facevano Bla Bla Bla Bla, scusami se per un istante mi sono appisolato con gli occhi aperti! >
Reira sbuffando incrociò le braccia al petto, e si voltò verso il mare.
< Fai cosi ogni mattina? >
< Per una buona parte della conversazione si! >
Akito si beccò un buffetto sulla spalla, e entrambi scoppiarono a ridere.
< Sei uno stronzo Akito! >.
Gli rispose sorridendo, ma subito dopò si rabbuiò. Reira aveva la capacità di donarti un immensa felicità, di saltare , e di contagiarti con la sua energia, ma cambiava umore molto infretta. Ed era proprio questo carattere particolare, che la rendeva ancora più speciale agli occhi di Akito.
< Ehi, scusami. Ho la testa piena di pensieri, non è colpa tua. Ora mi dici cos’ha fatto? >
< Se non mi ascolti stavolta ti uccido! >
Senza rispondere Akito,cercò con i suoi occhi di trasmetterle la sua attenzione, e forse vedendo l’espressione di Reira più rilassata ci era riuscito.
< Continua a lamentarsi con mio padre del mio stile di vita, che se io fossi sua figlia mi chiuderebbe in camera a studiare, e poi di corsa a lavorare! Le solite cose Akito, ma ieri sera a cena ha superato tutta la stronzaggine che ha avuto in questi due anni. Ha cominciato a dire a mio padre, che a visto il luogo in cui canto ed è frequentato da gente poco raccomandata e che si ubrica, e che tra loro ci sono pure io. E che sto prendendo la strada sbagliata, e che deve fare qualcosa in merito alla mia educazione. E sai cos’ha risposto lui? >
< Immagino nulla di positivo no? >
< Esatto! Si è girato verso di me con il volto rosso dalla rabbia, ha sbattuto un pugno violento sul tavolo e ha cominciato ad urlare. > La voce di Reira con quell’ultima parola si incrinò e d’istinto Akito le afferrò la mano, come per infonderle coraggio, e di parlare tranquillamente. Un gesto che per uno come lui era raro, lo donava solo a chi fosse davvero importante, e forse lei stava entrando piano piano dentro il suo cuore.
< Sono qui, sfogati Reira! >
< Mi ha detto che sono una vergogna, e che d’ora in poi non devo mancare di rispetto a Koharu perché è sua moglie. Ho cominciato a dirle non dire cazzate, che non e assolutamente vero e che deve finirla di mettermi contro mio padre. Cioè ha messo lei davanti a me ancora una volta, io so che lui odia che io canti e vorrebbe un vero lavoro per me, ma ha sempre saputo quanto io fossi responsabile e che stavo inseguendo un sogno. Ma da quando cè lei nelle nostre vite, io non esisto più, e non mi da più il modo di aprirmi, e dare la mia versione. E lui non capisce che lei è interessata solo ai soldi e alla bella vita, e per quanto io gli voglia bene spero che un giorno capisca quanto sia perfida quella donna, e soffra almeno il doppio di me. >
Parlò come solo lei sapeva fare, senza interruzioni e senza respirare e qualche piccola lacrima sfuggì al suo controllo. E in quel lungo mese quella era la prima volta, in cui lui vedeva realmente le sue debolezze e il suo dolore.
< Sembra una scena da film. >. Disse Akito passandole il pollice sulla guancia asciundole il viso.
< Io non sono bravo con le parole e con l’emozioni, e in questi mesi non ne sono più stato capace. Ti dico solo che te ne devi sbattere ok? Corona il tuo sogno così e sbatti la vittoria in faccia a quella stronza.Cosi te ne andrai e farai la tua vita! Devi solo sopportare ok? Un amico su cui contare ce l’hai, gli altri del gruppo sono anche tuoi amici,e non esitare a chiamarci ok? Sempre. >
Si era definito amico, perché a parte qualche bacetto rubato era ciò che aveva appena espresso, era consapevole dell’elettricità dei loro corpi quando erano vicini, ma era troppo presto. E quell’esile ragazza davanti a lui non era una qualcunque, si era creata un piccolo posto speciale dentro di lui, e non poteva andarci a letto per poi rovinare tutto. Doveva fare le cose con calma.
< Lo so! E vi ringrazio davvero tanto. Ma soprattutto ringrazio te Akito. >. Il viso di Reira era sempre più vicino, e posò sulle sue labbra un casto bacio, ma il suono del cellulare lo riportò con i piedi  terra, prima di perdere il controllo.
< Si? Nat? E’ gia ora? >
< Magari fratellone! Ma è troppo presto! Volevo solo ricordati dell’ecografia delle dieci, Ti ricordi no? Papà ti sta aspettando a casa per venire insieme. >
< Cazzo è vero! Vado subito a casa! A dopo. >.
Tutto quel parlare, e perdersi aveva fatto passare il tempo così velocemente da fargli dimenticare l’appuntamento con la piccola Sana.
< Devi andare? >
< Si! Oggi assisto all’ecografia di mia nipote, è devo correre a casa. >
< Già vero, ieri me lo avevi accennato! Allora ci sentiamo magari più tardi, così
mi racconti zietto. >
< Certo! Miraccomando pensa a ciò che ti ho detto, sai dove trovare gli altri se non ci sono io ok? >.
< Si akito. A dopo. >

 
                                                                                                                                                       *****

< Akito la pianti? Siediti. >.
Erano arrivati all’ospedale da pochi minuti, ma non riusciva a stare fermo in quella stanza colma di coppie felici, che si sorridevano tra loro, e di fidanzati o mariti, che accarezzavano le pancie delle loro donne. Aveva passato un mese felice, senza pensieri, e in quel momento sentì che stava precipitando nei ricordi, quelli che gli avrebbero sicuramente causato dolore, capaci di abbattere il suo grande muro senza troppi problemi. Camminare aiutava a rilassare i suoi nervi, fin quando uscendo nel corridoio non vide una coppia che proprio qualche mese prima, lui e Sana videro al parco il giorno di Natale.
Dopo il grande pranzo a casa Kurata, decisero di fare una passeggiata sotto la neve. Il natale emozionava molto Sana, non stava un attimo ferma, e a lui piaceva osservare quel suo lato innocente. E in quel momento dopo essere arrivati al parco poco distante da casa di lei, gli scappò un sorriso vedendo Sana alle prese con un pupazzo di neve avvolta nel suo cappello buffo rosa, e il suo piccolo naso rosso.
< Non cambierai mai Kurata. Ti diverti più tu di tutti i bambini che ci sono intorno a te. >
< Zitto Hayama! Sei tu che non sei capace di divertirti. Mi chiedo ancora come io possa essermi innamorata di te! Alza le chiappe e vieni ad aiutarmi. >
< Be io sono unico al mondo. E poi ti sopporto, per quello mi ami! >
Le disse Akito avvicinandosi, e buttandole in pieno viso una palla di neve.
< Quest-a me la pa-ghi Haya-ma! >
Era cosi buffa mentre cercava di asciugarsi la faccia, ma anche cosi bella. Per quanto grazie a lei si fosse aperto molto, non le diceva molto spesso , ma sapeva che con piccoli gesti e carezze lei lo sapeva e gli bastava.
< Dai fatti sotto Kurata. Tanto sai che vincerò io come sempre. >.
Così cominciarono a riempirsi di neve per la mezz’ora successiva, ritrovandosi entrambi bagnati fradici e coricati  a terra. Purtroppo dovettero alzarsi, perché non erano soli, cosi si sedettero ai piedi di un albero e Sana appoggiò la testa sul suo petto e lui la strinse forte a se.
< Hayama stavolta ho vinto io. Sei più bagnato di me eh! >
Entrambi sapevano che era lei quella conciata male, ma come sempre lei voleva la vittoria, cercando di nascondere i brividi per non cedere, cosi Akito la spostò delicatamente davanti a lui abbracciandola da dietro per scaldarla con il suo corpo.
< Kurata hai perso. Lascia che ti scaldi. > le disse con un sussurrò al suo orecchio, sapendo quanto quel gesto aumentasse i suoi brividi.
< Sei il solito pervertito Hayama! Dillo che vinci apposta solo per mettermi le mani addosso! >
< E’ il momeneto che amo di più! >. Entrambi scoppiarono a ridere, fin quando poi tra loro regnò il silenzio e Akito si preoccupò, non essendo abituato a non sentire la sua solita parlantina.
< Kurata hai perso la lingua? >
< Ti piacerebbe Hayama! Ma no, stavo solo osservando quella coppia laggiù. >.
Quando Akito seguì la direzione che indicava Sana, quello che vide era uno spettaccolo meraviglioso. E poteva immaginare benissimo gli occhi a cuoricino che la sua ragazza aveva in quel momento. Sulla panchina a pochi metri da loro, un ragazzo accarezzava dolcemente la pancia della sua donna, sorridevano e si baciavano felici per ciò che la vita gli stava donando. Stavano insieme da 6 anni, ma si conoscevano sin da piccoli e lei non aveva mai nascosto l’amore verso i bambini, e che soprattutto un giorno ne avrebbe voluti almeno 2 tutti suoi.
< Ci pensi mai al nostro futuro? A dei bambini tutti nostri? Io si. E saranno belli come te, e avranno i tuoi bellissimi occhi. >
Non avevano mai parlato di un futuro cosi lungo di loro due insieme, ma lui sin dal primo bacio che si scambiarono per la prima volta, capì che quella ragazzina buffa con le codine è un po’ pazza, sarebbe stata la donna della sua vita, e anche lui desiderava un futuro con lei proprio come quella coppia.
< Saranno due vero? Per l’esattezza due femmine Hachiko e Sari! >
< E tu? Come fai a sapere queste cose? >.
Sana si girò di scatto guardandolo con occhi spalancati, e lui sapeva  benissimo che il resto della frase l’avrebbe fatta impazzire ancora di più.
< Avevi 14 anni eri nella stanza di Nat, e io mi trovavo nelle vicinanze e abbastanza vicino per poter ascoltare i vostri discorsi adolescenziali. Tu e mia sorella spettegolavate da una vita e io ero davvero molto curioso, di sentire i vostri “ segreti “. >  Disse Akito mimando delle virgolette con le dita, e stampandosi in faccia unn ghigno perfido.
< Quindi ha-i ascoltato solo quello no? >.
< Assomiglieranno ad Akito, e lui sarà un papà dolcissimo vero Nat? >. Le guancie di Sana diventarono rosso fuoco, e la sua bocca sembrava che da un momento all’altro cadesse a terra come nei cartoni animati.
< Ero piccola, e potevo fantasticare quanto volevo, ma non potevo pensare che tu ti sedessi dietro la porta con un pacco di pop corn, ad ascoltare le nostre conversazioni! Me lo dici solo adesso e stiamo insieme da moltissimo tempo!!! E’ umiliante Hayama!  >
Akito scoppiò a ridere per il broncio che Sana si stampò sul viso, e avrebbe voluto tanto baciarla e prenderla li su quel prato davanti a tutti. Ma non poteva, per una volta aveva bisogno di dirle cio che sentiva poi avrebbe dato sfogo alle sue voglie.
< Che coglione! I pop corn erano davvero una bella idea! > smise di ridere e tornando serio si alzò da dietro l’albero e si inginocchiò davanti alla sua ragazza.
< Kurata ho passato la maggior parte delle mie giornate ad ascoltarvi, e sono stati i momenti migliori che io abbia mai passato, fin quando tu non hai iniziato a crescere e diventare una strafiga e piano piano ti eri dimenticata di me e parlavi solo dei ragazzi che ti corteggiavano. Avevi trovato un diversivo, e anche io feci lo stesso. Ma ora ricordando quell’episodio sto realizzando che i tuoi sogni si stanno avveranno, e presto anche noi saremo come quella coppia laggiù. E nel mio massimo romanticismo, ti dico solo un cosa, saranno due bimbe bellissime come te, e mi renderai l’uomo più felice! >. Detto ciò Sana si avventò sulle labbra di Akito con urgenza, come se stessero insieme davvero da quel momento. Akito le regalò un bacio dolce e intenso, sperando di avverare anche i sogni di quella ragazza di quattordici anni che sognava il suo principe azzurro. Quando si staccarono per riprendere il fiato Akito appoggiò la sua fronte su quella di lei, e si fissarono intensamente.
< Ti amo Hayama. >
< Anch’io Kurata! >.


< Akito? >.
La voce di Brian lo risvegliò, e ancora una volta dopo che tutto stava andando bene, era caduto nella trappola dei ricordi, e quello si che gli aveva lacerato ancora di più il cuore. I loro sogni, le loro speranze, ma soprattutto il loro futuro era scivolato via senza alcuna via d’uscita, e quello che Akito in quel momento si chiese era se sarebbe mai riuscito ad andare avanti davvero, oppure sarebbe rimasto legato ad una persona che non poteva più avere.
< Amico! Tutto bene? >. Uno scossone lo fece risvegliare un’altra volta. Brian lo guardava preoccupato, e da quello sguardo poteva dedurre che il suo aspetta non era dei migliori. Cercò di mettere da parte i ricordi, e si stampò in viso un leggero sorriso, nella speranza di tranquillizzare l’amico.
< Si sto bene. E non chiedermi altro, va tutto bene! > Senza aspettare risposta aveva messo gia un muro davant a quella discussione, sapendo che sarebbero arrivate altre domande al quale lui non aveva assolutamente voglia di rispondere. < Allora? Cosa ci fai anche tu qui? >.
Brian dopo averlo guardato con un punto interrogativo stampato in viso, sfoderò il suo migliore ghigno e seguì Akito che nel frattempo stava raggiungendo Natzumi e Damon nella sala d’attesa.
< Non mi sarei mai perso la visione in diretta della mia principessa! E poi devo dirle di stare alla larga da te, perché tu non gli regalerai mai una bambola, ma un corso di Karate nella tua palestra! >
< Certo! Dovrà pur difendersi dagli uomini, e un bel calcio nelle palle è un grande insegnamento! >.
Tutti e quattro scoppiarono a ridere, e tra le loro risate sentirono il nome di Natzumi, si alzarono e raggiunsero l’infermiera che li avrebbero portarti dal dottore.
Quello che Akito vide su quel piccolo schermo difronte a lui era un corpicino che muoveva le braccine come se cercasse di afferrare qualcosa, non stava ferma un attimo. Stava nascendo una nuova ragione di vita. Una piccola Sana che gli avrebbe fatto battere il cuore ancora, e forse lo avrebbe guarito dal male che si portava dentro. Una volta finita la visita il dottore disse che tutto stava andando bene, e la bambina scoppiava di buona salute.
Insieme uscirono dalla stanza e non smettevano di fissare le foto della piccola nelle mani di Damon. Akito aveva vissuto l’emozione più grande, ma non aveva stretto la mano della donna che amava, non era il suo bambino quello che stavano aspettando, e coem se il destino si divertissero davvero molto a giocare con lui, il suo cuore si spezzo in un altro pezzo davanti alla realtà. Stava diventando una femminuccia, si sarebbe messo a piangere se solo non fosse risultato imbarazzante. Lui era sempre stato forte e bravo a tenere nascoste le proprie emozioni, ma l’amore l’aveva reso vulnerabile, la sua perdita l’aveva del tutto spezzato, ormai non era più lo stesso.
< Grazie per oggi. Ma io ora me ne vado. >.
Natzumi guardando suo fratello capì che doveva lasciarlo solo, era il momento in cui il suo mondo ricadeva ai suoi piedi in mille pezzi, e seguirlo avrebbe solo peggiorato le cose. Purtroppo non fu abbastanza veloce a fermare Brian che già lo stava seguendo. Con sguardo triste abbracciò suo marito, e in silenzio camminarono vicini, pregando insieme che iniziasse per tutti loro un nuovo capitolo. Felice.


                                                                                                                                                    *****  

< Akito! Aspetta. Ti va di bere qualcosa? >
< Brian davvero non sono di compagnia in questo momento. E potrei davvero comportami da stronzo,e con te non mi va. Un’altra volta ok? >
Non voleva trattarlo male, ma sapeva che in quello stato avrebbe potuto rovinare la loro amicizia, e ormai lui era come un  fratello, e non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva bisogno di stare solo, il dolore si stava trasformando nuovamente in rabbia , e non voleva farsi vedere in quello stato da lui.
< Non puoi isolarti Akito. Tenerti dentro le cose peggiora solo tutto. Non dico di raccontarmi la tua vita come le femminuccie in un bar, ci beviamo una birra anche in silenzio. Ma non restare da solo. Se vuoi ti posso raccontare quanto me la sto facendo sotto, nel sapere che domani trascorrerò un intera serata a tavola con i genitori della mia ragazza, per ufficializzare la nostra relazione. Ti fai due risate e mi potrai sputtanare a vita! Ci stai? >
< Ogni giorni posso prenderti per il culo? Ci sto, andiamo! >
Arrivarono al pub di Gomi, che per oro fortuna era aperto. All’interno si sentiva della musica, che sicuramente proveniva dal piccolo palco che ospitava Reira ogni sera, ma una volta entrati non trovarono nessuno a suonare, era semplicemente il cd del gruppo che riempiva la grande sala.
< Ragazzi! >
< Ciao Gomi! > Salutarono entrambi, per poi sedersi al solito tavolo ormai riservato  loro.
< Cosa ci beviamo? Tre birre vanno bene? >
< Si! Brian ha delle novità da raccontarci, qundi metteti comodo e preparati a prenderlo per il culo giorno e notte. Mi ha detto che posso farlo, ma penso che questo valga anche con te! >. Disse Akito tirando una pacca sulla schiena amichevole a Brian.
< Non sfottete troppo! Anche voi nella mia situazione avrete passato momenti imbarazzanti, e appena li scoprirò ve li rinfaccierò a vita!! >.
Scoppiarono a ridere e dopo un lungo sorso di birra, si prepararono al racconto di Brian, e Akito sperava davvero che quella poteva essere una distrazione, dal fardello che si portava dentro.
< Domani sono stato invitato dalla sua famiglia perché vogliono conoscere il ragazzo che ha fatto tornare il sorriso alla loro bambina! Così mi ha detto sua madre l’altro giorno mentre aspettavo Roxie che si preparava. Li ho gia conosciuti, ma poche chiacchiere. E domani sapere che passerò un intera giornata con loro mi rende nervoso. Non è la prima ragazza che ho, e a 26 anni ridurmi in questo stato per una cena, mi rende davvero un poppante ragazzi. >.
Brian continuò il suo racconto sulla tanto amata Roxie,e da quel poco che stava ascoltando aspettava a presentarla a tutti perché lei non era ancora pronta. Aveva avuto un incidente e il trauma era ancora fresco, e volevano fare un passo alla volta. La testa di Akito cominciava a perdere lucidità, e la birra non lo stava di certo aiutando. Tutte quelle parole, la felicità, l’invidia e le ore passate stavano tornando violentemente nella sua testa, e non era una bevuta tra amici il diversivo per stare bene. Doveva scappare da li, aveva bisogno di lei.
.
Senza attendere le risposte di Brian e Gomi, si alzò facendo fischiare la sedia sul pavimento e si avviò alla porta, e compose il numero di Reira.
< Akito? >
< Ti sto venendo a prendere >
< Aspe…>
Staccò la chiamata e non diede il tempo a Reira di replicare. Non aveva bisogno di domande, di parole. Sapeva che con lei le sue emozioni si spegnevano, e ne aveva bisogno per dimenticare quella giornata anche se forse dopo si sarebbe pentito, in quel momento era la soluzione ai suoi problemi.


                                                *****
 
Erano in macchina da dieci minuti e nessuno dei due ancora aveva parlato. Reira aveva notato le nocche di Akito sul volante diventare sempre più bianche, e la macchina andava sempre più veloce. Nell’auto il silenzio e i suoi respiri strozzati, fecere intuire a Reira che qualcosa non andava. Quel mese tutto era stato perfetto, non lo aveva più visto triste e arrabbiato, ma quella sera qualcosa era andato storto.
< Tut-to bene? >
Non aveva ancora parlato per paura di farlo incazzare di più,ma quel silenzio stava diventando pesante e forse farlo parlare un po’ lo avrebbe calmato.
< Siamo quasi arrivati. Non parlare cazzo. >.
Qualsiasi ragazza sarebbe scappata difronte a tanta rabbia, ma lei non era una bambina sapeva che la rabbia portava a fare le cose più stupide, e Reira sapeva di averne fatte molte in passato. Era sola, sua mamma non poteva permettersi di mantenerla in America, e una volta rimasta con il padre e la sua nuova moglie cadde in depressione, e ancora ricordava le notti di sesso con sconosciuti nelle discoteche. Era l’unico diversivo che la faceva stare bene, ma perfortuna quando incontò i ragazzi della band l’aiutarono a rialzarsi e da quel momento per quanto la rabbia fosse sempre li presente, il suo sfogo diventò la musica. Il fuoco che Akito aveva negli occhi era lo stesso che aveva lei, e non poteva lasciarlo solo, aveva bisogno di aiuto e l’avrebbe salvato.
Pochi minuti dopo la macchina si fermò in una strada buia, e Akito si precipitò fuori e tirò un pugno sul tettuccio. Reira osservò tutto dall’interno, ma neanche quel gesto la fermò dall’affrontarlo.
< Ti calmi Akito! >
< Non dovresti essere qui, ti riporto subito a casa. >
< No! Io voglio restare qui, stai male e non ti chiederò il perché. Fatti solo aiutare. >
Era appoggiato alla macchina con la testa nascosta tra le mani, vederlo cosi la faceva stare male. Un ragazzo bello come lui non meritava tanto dolore.
< Baciami >.
La testa di Akito si alzò di scatto, e dopo qualche istante di smarrimento, si avventò sulle sue labbra, e Reira diede libero accesso alla sua lingua. Le loro lingue danzarono come se si conoscessero da sempre, come se finalmente fossero a casa.  Reira avrebbe voluto vivere quel monento tanto desiderato lentamente, ma in quel bacio c’era urgenza, dolore e passione, un misto di emozioni confuse ma che l’eccitavano da morire, e senza pensare troppo allacciò le gambe ai suoi fianchi e Akito la sbattò con violenza contro la portiera dell’auto. Accecati dal desiderio non si accorsero neanche delle goccie di pioggia che piano piano li bagnò completamente. Le loro mani toccarono ogni parte del corpo, la pelle bruciava, i loro corpi si bramavano. Akito si spostò senza staccarsi dalle labbra di lei per aprire la portiera.
I loro corpi si distesero sul sedile posteriore, e Akito le sfilò con urgenza la maglietta e assaporò la sua pelle, facendole inarcare la schiena per i brividi di piacere che stava provando. La sensazione delle sue labbra calde, sulla pelle bagnata la mandò in estasi, voleva sentirlo dentro di lei da troppo tempo, essere sua anche solo per una notte.
I baci smisero all’improvviso e i loro corpi divisi spezzarono il dolce calore della passione.
< Io non posso Reira. Vestiti che ti riporto a casa. >.
Reira si mise a cavalcioni su di lui e gli prese il volto tra le mani, obbligandolo a guardarla negli occhi.
< Vivimi.Sarà la nostra ultima e unica notte.Dimentica la realtà per una notte. Fammi tua. >
Prima che lui potesse rovinare ancora quel momento, fece sue quelle labbra che in pochi minuti le erano mancate tanto. Lo baciò lentamente, cercando di donargli il calore di cui aveva bisogno.
Tutto accadde velocemente. Si sentì lo strappo della carta, i pantaloni volarono via e lui entrò con urgenza dentro di lei. I loro corpi si fusero, i loro gemiti rimbombavano all’interno dell’auto, i finestrini si appannarono come prova della loro notte d’amore.


 
Vivimi senza paura 
Che sia una vita o che sia un´ora 
Non lasciare libero o disperso 
Questo mio spazio adesso aperto, ti prego 
Vivimi senza vergogna 
Anche se hai tutto il mondo contro 
Lascia l´apparenza e prendi il senso 
E ascolta quello che ho qui dentro 
Hai aperto in me 
La fantasia 
Le attese i giorni di un´illimitata gioia 
Hai preso me 
Sei la regia 
Mi inquadri e poi mi sposti in base alla tua idea 
Vivimi senza paura 
Anche se hai tutto il mondo contro 
Lascia l´apparenza e prendi il senso 
E ascolta quello che ho qui dentro*.


 
Akito possedeva il suo corpo con rabbia, con passione come mai nessun uomo aveva fatto. Si sentiva bella sotto le mani esperte, si sentiva viva come mai in vita sua, ma quello che vide quando aprì gli occhi per poter guardare la bellezza dell’uomo che le stava regalando la notte più bella, la magia si spezzò. Il suo volto era una maschera di dolore, il suo viso rigato da lacrime, e quell’immagine le spezzò il cuore. Il suo corpo si spense, si sentiva impotente davanti a tanta sofferenza. Non l’aveva vissuta davvero, non aveva cancellato neanche per un istante il suo dolore, forse l’aveva fatto sfogare, ma lei sapeva benissimo che lo sfogo dalla passione passa dalla rabbia, alla frustazione e infine al senso di colpa. Quando l’ultima spinta di Akito arrivò, i loro corpi si divisero, e nell’aria si respirava freddazza, e distacco. Reira guardò immobile l’uomo di fianco a lei rivestirsi infretta, e uscire dall’auto sbattendo la portiera, e risalire velocemente davanti, accendendo la macchina.
< Ti riporto a casa. >.
Si era comportato proprio come lei faceva in passato. Solo che un tempo a lei non fregava nulla, ma adesso vestiva i panni dei ragazzi che lei usava e abbandonava, e per quanto non fosse piacevole, sapeva che Akito ne sarebbe uscito prima o poi. Aveva bisogno di tempo, e lei glielo avrebbe concesso.


                                                 *****

Roxie osservava la pioggia seduta sulla sua solita poltroncina attraverso la grande finestra del salotto. La sua vita finalmente aveva preso una piega diversa. Era felice. Ma in quel momento i suoi occhi si riempirono di lacrime, e il suo cuore perse un battito, ma non era la sensazione che provava sempre, era dolore quello che sentiva. Il suo respiro diventò spezzato, e la testa cominciò a girare, che alzandosi in piedi cadde con tutto il suo peso sulle ginocchia. Sentiva una grande
angoscia dentro , come se quel qualcuno a cui lei si sentiva legata, avesse spezzato il loro legame, i loro contatti silenziosi. Instintivamete toccò la sua chiave appesa al collo, ma non le diede tranquillità, e capì che chiunque la fuori avesse bisogno di lei prima, ora l’aveva dimenticata, lasciandola sola nell’oscurità più tortuosa.
Quella notte il filo sottile che legava Sana e Akito si spezzò.



















 
Ciaoooo! Grande festa finalmente Sara ha aggiornato! Lo so sono pietosa e vergognosa. Questo capitolo era quasi finito prima delle vacanze estive, ma con il blocco, il bambino, il mare, non ho avuto tempo. E ora con l'inizio del lavoro e dell'asilo non ho avuto un attimo. Stasera ero ispirata e dovevo firnirlo per me e per voi che lo attendete. Spero che vi trasmetta l'amore e la passione ma sopratutto la sofferenza nascosta di questo capitolo. Presto ci avvicineremo alla resa dei conti, inizia la veria storia quella che tutti non vedono l'ora di leggere. Spero di aggiornare in tempi brevi se no vi do il permesso di uccidermi ahah. Spero di regalarvi un momento piacevole, e una lettura scorrevole. Ringrazio come sempre le mie Space, che sono una forza per me immensa!!!!! Cody Miky e Stefy. <3. E a tutti voi che siete con me, e ai lettori silenziosi! Un bacio e una Buonanotte da Saretta <3 ReginadeiSogni.

*Vivimi di Laura Pausini.

 

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Capitolo 11
*** Avviso ***


Ciao a tutti. A chi segue la mia storia e a chi non. Non e' scomparsa' la mia storia e' tutta impressa nei miei appunti e nella mia mente. Akito,Sana e Brian ci sono ancora devo solo ritrovare un equilibrio tra casa bimbo e lavoro,poi tornero' attiva sperando che abbiate ancora il piacere di seguire questa storia incasinata ma colma d'amore. Ringrazio Lolimik Miky e Kody per essere sempre con me. E grazie a tutti voi! 😙😙😙

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


Roxie dopo l'accaduto di quella notte,non riuscì a chiudere occhio. Lo specchio di fronte a lei
non nascondeva le sue occhiaie, ma doveva trovare il modo di coprirle con del trucco perché 
quel giorno c'era il pranzo con Brian e i suoi genitori e non poteva presentarsi in quello stato. 
Continuava ad avere quell'angoscia dentro,sentiva un gran vuoto dentro di lei,quel legame 
che la faceva andare avanti non lo sentiva più,e lei avrebbe fatto di tutto pur di riaverlo, ma 
evidentemente chi l'ha voluto spezzare non aveva più bisogno di lei e forse doveva farsene 
una ragione. Adesso aveva un uomo che l'amava,aveva ritrovato un equilibrio con quella 
che dice di essere la sua famiglia,forse nonostante la sua mente e il suo cuore erano 
tristi,sarebbe riuscita ad andare avanti e magari un giorno essere felice. Ma Roxie non 
sapeva che molto presto la strada che tanto aspettava di trovare,l'avrebbe trovata con l'aiuto 
innocente dell'uomo che al momento la stava rendendo felice,ma dopo quel dolore provato 
la notte passata aveva capito che non c'era più nulla che la teneva legata alla vita 
precedente.. guardandosi allo specchio sentiva il bisogno di cambiare ma soprattutto se non 
sapeva davvero chi lei fosse,forse un cambio radicale di se stessa poteva essere un nuovo 
inizio. E così quella mattina prese una decisione,se nessuno si ricordava più di lei,lei 
avrebbe dimenticato la se stessa che poteva essere un tempo, e avrebbe cominciato un 
nuovo capitolo della sua vita. 
La mattinata era passata velocemente, Roxie pensava che quella sua scelta fosse 
sbagliata,invece una volta tornata a casa corse allo specchio per guardare che effetto 
faceva il suo cambiamento. Una volta davanti iniziò a guardarsi e quello che vedeva le 
piaceva,i suoi lunghi capelli ramati spenti e vuoti come lei,erano diventati biondi e corti fino 
alle spalle,l'unica cosa che aveva lasciato era la frangetta, e si rese conto che così si sentiva 
più a suo agio,si stava creando una sua identità e per la prima volta dalla notte precedente 
si sentiva bene. 
Rei e Misako non l'avevano ancora vista perché erano fuori a fare spesa per il pranzo, ma 
dopo qualche minuto la sentirono scendere e quando Roxie entrò in cucina rimasero a 
bocca aperta. Se non sapevano che lei fosse la loro bambina,con quel cambiamento era 
diventata irriconoscibile,sempre bellissima, ma non era più la loro Sana,sì stava creando un 
sua persona e sapevano che era sbagliato,che forse quella loro decisione invece di portarla 
a chi era davvero,la stava allontanando sempre di più da chi era, ma ci avrebbero pensato il 
giorno dopo non potevano rovinare quella giornata,dovevano continuare la loro recita e 
sperare che nulla quel giorno rovinasse la giornata. 
disse Misako con il 
cuore in gola,aspettando le urla di sua figlia. 
< Grazie Misako, sei molto gentile. Spero di piacere anche a Brian così, e di non aver 
combinato un pasticcio>. Per un momento a Rei venne in mente un ricordo che gli spezzò il 
cuore, era una scena molto simile, quando tutto era al suo posto,e la loro bambina era 
davvero felice. 
                                                           ***** 
 
< Mamma papà.. ho una domanda da farvi,anzi sarebbe più un consiglio>. Quella mattina 
Sana era mattiniera una cosa rara, che stupì molto Rei e Misako. 

bionde e vorrei provarlo a fare anche io,siccome il ragazzo che mi piace sta spesso con 
delle bionde da urlo,magari se cambio colore anche io,lui guarderà anche me,e non mi vedrà piu come un amica.>
Misako scoppiò a ridere quando vide la faccia buia di suo
marito ,geloso a sentir parlare la sua bambina di uomini, ma ormai era già abbastanza 
grande da pensare ai ragazzi e voler farsi guardare da loro,così siccome Rei era rimasto 
senza parole decise che toccava a lei dare il miglior consiglio alla figlia. 
consiglio, tu sei bellissima così hai solo 15 anni e se quel ragazzo ancora non ti guarda e 
perché non capisce nulla, e se mai un giorno i suoi occhi guarderanno i tuoi,sì dovrà 
innamorare di te, non di una ragazza che vuole assomigliare alla massa, e fidati se e chi 
penso io, anche perché noi mamme sappiamo sempre tutto prima che voi figli ce lo dite,un 
giorno si innamorerà di te,anzi forse lo è già ma e ancora cieco per capirlo, sarà tuo piccola 
mia ma per chi tu sei veramente>. 

 

                                                               ***** 
Quel ricordo gli fece capire come la mente di Sana stava tornando a galla,perché il biondo 
era sempre stato il suo punto fisso dai 15 anni per conquistare il suo Akito, quindi stava 
cercando di crearsi una sua identità per sentirsi viva, era bello vederla sorridere,e 
preoccuparsi se il ragazzo che sarebbe andato lì quel giorno avrebbe provato interesse per 
lei anche con quel cambio della sua persona, ma una cosa stava capendo che quel ragazzo 
prima o poi avrebbe sofferto e la colpa sarebbe stata ancora una volta loro,perché Brian 
avrebbe passato ciò che stavano facendo passare al povero Akito,e doveva fare qualcosa 
prima che le cose peggiorassero. 
Ma ancora una volta nessuno sapeva che ormai era troppo tardi e le cose si sarebbero 
incasinate ancor prima, che Rei e Misako avessero potuto fare qualcosa. 
 
 
bellissima. Forza a preparare la tavola perché tra poco arriverà e noi siamo i soliti ritardatari>
Roxie senza dire nulla, andò in sala da pranzo e iniziò a preparare la tavola, ma 
esattamente dieci minuti dopo il campanello suonò e il suo cuore iniziò a battere fortissimo. 
S'incamminò verso la porta e dopo aver contato fino a dieci aprì e trovò Brian bello come un 
angelo di fronte a lei, che per un istante per tanta bellezza si dimenticò del suo 
cambiamento. 
devo provarci con te e dimenticarmi di lei perché sei davvero bellissima>. Brian era rimasto 
senza parole quel suo cambio look la rendeva ancora più bella,più selvaggia ed era rimasto 
a bocca aperta. 
 
conoscerà,rimarranno a bocca aperta>. Roxie lo abbracciò forte,e fregandosene della 
presenza dei suoi genitori, gli diede un bacio a fior di labbra. La sua presenza rendeva tutta 
la sua vita più bella, quanto sperava che questa piccola felicità non avesse mai fine. 
< Accomodati caro, il pranzo è pronto. Non so se ti ricordi io sono Misako la mamma di 
Roxie. E lui è mio marito Rei. Siamo felici di fare la tua conoscenza.>. 
Lo salutarono con tanto calore, che Brian sì domando come lei potesse odiarli così tanto, 
sapeva in cuor suo che se le mentivano avevano le loro ragioni, voleva ancora però capire 
cosa le fosse davvero successo, e chissà se un giorno qualcuno avrebbe parlato. Una cosa che si era chiesto molte volte era perché Roxie diceva di non riconoscere i propri genitori, 
che pensava addirittura di essere stata adottata, che non ricordava nulla di se stessa. 
. Due occhioni cioccolato si mischiarono con il verde dei suoi occhi e la sua mente 
tornò libera, si era assentato a pensare ,e quasi si era dimenticato che si trovava a casa loro 
e stava facendo una brutta figura. 

Il pranzo fu molto silenzioso, la televisione riempiva la stanza, e ogni tanto le loro mani si 
toccavano sotto il tavolo. Roxie sì sentiva così a suo agio con lui vicino,gli dava tanta forza, 
ma non vedeva l'ora di uscire da quella casa e stare un po' con lui. Così dopo aver mangiato 
il dolce, decidero di andare a fare una passeggiata, e dopo aver salutato i suoi genitori ,si 
avviarono verso la macchina di Brian. 
perché ti volevano conoscere per la mia sicurezza. Tutto gira sempre intorno alla paura che 
mi succeda qualcosa, se forse parlassero una volta per tutte, potrei capire tante cose. No 
invece loro fanno finta di niente, come se la mia mente dal giorno alla notte si possa risvegliare>. 
Brian la bloccò e le fece alzare il viso verso di lui, e le asciugo le piccole lacrime che 
scendevano. 
vivere. Non affrettare le cose. Se hai avuto un incidente avranno i loro motivi per tenerti in 
una palla di cristallo. So che sei grande e maggiorenne, ma sono comunque i tuoi genitori, 
penso che anche per loro non sia facile questa situazione. Se solo tu li guardassi davvero 
negli occhi leggeresti la stessa sofferenza che io ho letto nei tuoi la prima volta e nei loro 
oggi quando mi hanno accolto in casa vostra. E stato tutto bellissimo. Una cosa alla volta, ci 
penseremo domani. Oggi voglio solo farti cambiare aria, e liberare la mente.>. Roxie senza 
dire una parola lo strinse forte, le troppe emozioni la stancava così tanto, e aveva solo 
bisogno di stare tra le sue braccia. 
 
Dopo qualche minuto di macchina, raggiunsero casa di Brian, era una piccola casetta con 
un grande terrazzo, e davanti un panorama bellissimo. L'oceano e il tramonto un quadretto 
che faceva mancare il respiro. 
<È stupendo Brian>. 
Lui era dietro di lei e la stringeva contro il suo petto e i loro cuori battevano all'unisono. Roxie 
sentì il suo corpo tremare, erano così vicini e stava provando sentimenti così forti. Un po' 
come i suoi libri d'amore. Solo che poi i protagonisti finivano a letto a fare l'amore. L'avrebbe 
voluto tanto anche lei, ma non sapeva neanche come si doveva cominciare, se lei ne fosse 
capace. 
I pensieri di Roxie vennero spezzati da leggeri baci sul collo, come se Brian avesse sentivo 
ciò che lei stava pensando. 
dentro di te, ma devi essere pronta non voglio affrettare le cose. Mi basta stare qui con te 
abbracciati, e sentire il tuo cuorebattere forte.> . 
Lei rimase in silenzio. Non sapeva cosa fare. Un uomo bellissimo come lui non avrebbe 
aspettato che la sua mente guarisse, prima o poi sarebbe scappato e lei non voleva 
perderlo. Così senza dire nulla gli prese la mano e lo portò verso il letto, tremava era agitata 
ma nello stesso tempo aveva capito di amare quell'uomo che dal primo loro incontro l'aveva 
salvata. Voleva amarlo,voleva essere amato.
I loro corpi quella sera si unirono, sì amarono. Proprio come nei libri che Roxie leggeva. Ma
si sa in ogni capitolo delle storie d'amore c'è la pace, e all'improvviso arrivava la guerra, e i 
loro mondi stavano per dividersi Ancor prima di poter vivere la loro storia. 
 
                                                      ***** 
 
Akito dopo aver lasciato Reira a casa andò sotto casa di Sana. E lì appoggiato a quel 
cancello,pianse come forse in quei mesi non aveva mai fatto. Sì era comportato come 
faceva prima di stare con lei, e a lui non piaceva essere così. 
trovarti di fianco a me, e baciarti ancora, farmi mia ancora, e dimenticare questo brutto 
sogno..>. Parlava al vento tra quelle lacrime silenziose. Sì sentiva così debole così fragile. 
Ma tutta questa sofferenza sarebbe stata ripagata, sarebbe ritornata. E tutto sarebbe 
cambiato. 
 
 
 
 
 
 
 

Ciao ragazze. Siamo nel 2019 e io sn davvero scandalosa.. ma tra lavoro bambino impegni 
e poca ispirazione mi sono persa. Ma ora sono tornata e tutto avrà un senso. 
Un piccolo assaggio. Dal prossimo capitolo ne capiteranno di tutti i colori. Ogni domanda 
avrà la sua risposta. Ricordatevi che stanno per tornare. Un bacio a tutti voi che ancora 
seguite e vorrete ancora seguire questa mia storia. Baci Regina dei sogni. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Akito quella mattina si risvegliò nella sua macchina, la luce del sole lo riportò alla realtà, e quando riprese il controllo di se stesso iniziò a ricordare il giorno precedente, e del perché si trovava di fronte a casa di Sana. Doveva assolutamente chiedere perdono a Reira per il suo comportamento,non gli piaceva la persona che stava diventando. Avrebbe tanto voluto darle una possibilità, ma Sana era lì fuori da qualche parte non poteva ricominciare una nuova vita, poteva solo procedere a piccoli passi verso di lei, sperando di trovarla prima o poi, e Reira non meritava tutto questo fardello, avrebbe trovato un uomo che l'avrebbe amata e rispettata, ma non poteva essere lui.

Una volta arrivato a casa si fece una doccia rigenerante, e decise che forse andare in palestra e fare un po' di allenamento lo avrebbe aiutato ad allontanare i brutti pensieri.

 

< Buongiorno Hayama, finalmente ti sei degnato di venire a lavoro.>. 

Lui e Fuka avevano deciso di aprire la palestra insieme, per passare la loro più grande passione alle altre persone, ma una cosa avevano messo in chiaro che ognuno avrebbe fatto ciò che voleva e non dovevano dare spiegazioni delle loro giornate.

< Credo di non doverti dare spiegazioni, quindi buon lavoro>.

Fuka ormai lo conosceva molto bene, aveva avuto un altra nottata no, ma come sempre nascondeva i propri sentimenti e lei come tutti i suoi amici compresa la sua famiglia, non sapevano più cosa fare. In tutti i modi possibili avevano cercato Sana, ma nulla portava verso di lei. Misako e Rei erano persone molto importanti avevano sicuramente fatto di tutto per sparire e non farsi trovare, ma la rabbia che provava verso di loro era immensa. Avevano deciso per Sana, non le avevano dato modo di ricordare insieme alle persone che l'amavano, e a lei mancava così tanto. Era così brava a nasconderlo, sorrideva lavorava duro, ma dentro quella perdita la spezzava in due. Quindi poteva capire come l'uomo che stava osservando dalla vetrata in quel momento, fosse così solo e perso nel dolore. Doveva fare qualcosa, ma cosa?

 

                                                                                  *****

Si Fuka doveva fare qualcosa, ma ancora non sapeva che cosa. Erano andanti avanti con le loro vite, e doveva ammettere che in quel periodo non l'avevano più cercata, un po per la vita frenetica di tutti i giorni, un po perché non avevano mai trovato nulla che avesse dato a loro speranza di dove Sana potesse essere. Guardava Akito mentre si allenava, sembrava forte ma sapeva che dentro era a pezzi come non lo aveva mai visto. Sbuffando si andò a sedere e cominciò per l'ennesima volta a scorrere sui social, nella speranza di trovare qualcosa che riaccendesse la speranza, e mentre il suo dito scorreva, forse il destino stufo di giocare con le loro vite, apparve la foto di una ragazza bionda con i capelli a caschetto e la frangia, che sorrideva verso l'obbiettivo. Chiunque poteva vedere una bella ragazza e basta, ma per Fuka non era solo quello , perché quel viso le era così famigliare. 

Si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a scorrere il profilo della persona che l'aveva messa, cercando altre foto ma non trovò nulla. 

< Fuka hai visto un fantasma? >. 

Akito l'aveva vista saltare dalla sedia come una pazza e camminare avanti e indietro per la sala, e voleva capire cosa fosse successo. Era abituato alla pazzia della sua amica, ma il viso pallido e gli occhi spalancati l'avevano incuriosito. 

< Mutsui? >

Gridò più forte. 

Fuka quando si rese conto che Akito era lì appoggiato alla scrivania e la guardava con un punto interrogativo in viso, si bloccò all'improvviso. Era stata beccata, e ora non sapeva cosa fare. Doveva dirglielo? Doveva dare al suo amico delle false speranze? Doveva prima cercare delle risposte da sola? Si stava facendo mille domande,e prima che Akito potesse sospettare qualcosa doveva inventare una scusa, poi avrebbe pensato cosa fare. 

< Nulla Hayama, aspettavo una telefonata da Takaishi >

< Si aspettavi una sua telefonata, correndo come una pazza avanti e indietro per la sala? Ci conosciamo da troppi anni e mi dispiace non posso credere a questa cazzata. Cosa mi nascondi? >

< Assolutamente nulla Akito, scusa se ti ho fatto preoccupare, sai che sono un po pazza e faccio cose senza senso, dovresti saperlo. Scusami ma ora vado ho lezione. Ciao ciao >. 

Era riuscita a scappare,ma sapeva benissimo che Akito non si sarebbe arreso. Doveva prima capire cosa fare poi gliene avrebbe parlato. 

Dall'altra parte un Akito rimasto senza parole per come aveva reagito alla sua domanda, gli fece capire che gli stava nascondendo qualcosa, o con le buone o con le cattive l'avrebbe scoperto. 

 

                                       *****

Roxie stava fissando il soffitto della stanza di Brian forse da ore, anzi forse da quando lui si era addormentato e llei non era riuscita a dormire. Era stata bene, tutto molto dolce, fatto di baci di carezze, di respiri,proprio come nei libri che aveva sempre letto. Non c'era stato imbarazzo, tutto sembrava così naturale come se lei l'avesse sempre fatto. Si girò verso di lui, era così bello, il suo viso aveva un piccolo accenno di barba,lineamenti perfetti. Uomini cosi belli pensava fossero possibili solo nei film, ma lei l'aveva trovato nella realtà, e si sentiva così fortunata. Dopo avergli depositato un leggero bacio a fior di labbra, Roxie si alzò e dopo aver indossato una maglietta bianca di Brian più grossa di lei, andò in cucina per preparare una buona colazione. 

Quando arrivò in cucina sul bancone c'era un computer, e sullo schermo c'era lei, la sera prima. Brian le aveva fatto tantissime foto prima di far l'amore, diceva che era più bella del solito e doveva assolutamente fotografarla. Si sedette sullo sgabello e iniziò a scorrere le foto,  ne aveva fatte davvero tante, mentre le guardava sorrideva, a volte rideva tantissimo perché alcune erano davvero buffe. 

Ma il destino continuava a giocare con lei, e prima o poi avrebbe svelato le sue carte, e proprio in quel momento ne stava svelando una.

Sullo schermo apparve una foto di gruppo, e Roxie curiosa la ingrandi. Non conosceva gli amici di Brian e quella foto forse le avrebbe rivelato che tipo di amicizie aveva il suo ragazzo. C'era una bellissima sposa al centro con il suo sposo, che a quanto aveva capito era Damon il fratello di Brian, e intorno a loro c'erano coppie felici che brindavano con i calici in aria. Erano tutti bellissimi e le trasmettevano tanto calore. Continuò a scorrere le foto e del matrimonio ce n'erano tantissime, ma una foto la colpì più di tutte. Un viso che le fece fermare il cuore. Le mancò il respiro, non si spiegò quella reazione, ma due occhi così belli color ambra guardavano l'obbiettivo ed erano così tristi, spenti un po come i suoi prima di incontrare Brian. Era rimasta ipnotizzata, era così bello. Il suo cuore riprese a battere fortissimo, stava per scoppiare e non capiva il motivo. Non lo conosceva neanche, perché reagiva così? 

Si sentiva svenire e aveva bisogno di una boccata d'aria. Quando arrivò fuori in terrazza, la brezza mattutina fece calmare i suoi battuti troppo veloci,ma due occhi color ambra continuavano a rimanere impressi nella sua mente. 

 

Flashback 

< Questa gonna mi sembra un po corta >

< Assolutamente no caro. Sono giovane e single posso fare ciò che voglio. Non devo mica dare spiegazioni a te. Non sei ne il mio ragazzo, ne mio fratello>. 

Era diventato rosso dalla rabbia, l'aveva presa per un polso e l'aveva trascinata fino alla spiaggia. 

< Tu allora non hai capito proprio nulla e >

Lo guardò perplessa, non capiva davvero questa sua reazione. Si era persa nei suoi occhi. Occhi che avevano il potere di ipnotizzarla.

< Ascolta, non sono più una bambina. Cosa dovrei capire? Che non posso permettermi certi vestiti come le troiette che ti girano attorno tutto il giorno? Non ho bisogno della tua approvazione. Quindi lasciami divertire>. 

Camminava avanti e indietro come un pazzo, le mani sulla testa come se fosse disperato.

< Quindi se mi devi dire altro fallo, se no me ne torno alla festa. >. 

Non parlava ancora ,così stufa si girò per andarsene, ma una mano la bloccò e la fece voltare. I loro visi erano pericolosamente vicini, cosa stava facendo? Si chiese nella sua mente. Cosa voleva da lei? Non voleva che il ragazzo che amava da una vita, si comportasse da fratello maggiore, si sentiva a pezzi. 

< Cosa ti prende? Lasciami voglio andarmene>. Senza essere padrona di sé, una lacrima le rigo il viso.

< No non ti lascio, non hai capito proprio un cazzo. Sono maledettamente geloso. E questa cazzo di gonna non mi aiuta a mantenere la calma. Ci ho provato davvero. Ma nessuna donna è te. E io voglio che tu sia solo Mia. >. 

Le labbra di lei erano già su quelle di lui. Un bacio disperato, come se si volessero mangiare, fatto di morsi, di baci prima dolci e poi violenti. Aveva aspettato questo momento da sempre. Pensava che lui non l'avesse mai guardata. Invece si erano sempre voluti e neanche lo sapevano. Quando si staccarono, non avevano più fiato. Le loro fronti si toccarono, i loro occhi si unirono, e finalmente potevano liberare il loro cuore. 

< Ti ho aspettato così tanto. Ti amo Akito >. 

< Ti amo anche io Sana >. 


Non sapeva dove fosse, chi fosse, in quel momento tutto era annebbiato. Si era svegliata di colpo e l'ultima cosa che ricordava, era lei in terrazza poi il buio totale. Aveva sognato? Perché a lei quel sogno sembrava così reale, sentiva di aver vissuto davvero quel momento, e non ci stava capendo più nulla. 

< Piccola tutto bene? >

< Come mai sono a letto? Ero in terrazza non ricordo di essere tornata a dormire. >. 

< Mi hanno svegliato le tue urla, continuavi a piangere e a dire che qualcuno ti mancava, ma non capivo chi. Poi alla fine quando ti ho presa in braccio ti sei addormentata. Ma è successo un minuto fa, quindi non hai praticamente dormito. Mi sono molto preoccupato. Non sapevo cosa fare, avevo paura di farti del male e non ti ho chiamata, ho lasciato che il tuo corpo lottasse. >. 

Roxie capi che forse non aveva sognato, forse era lucida quando quelle immagini le sono apparse nella mente. Non poteva dirgli cos'era successo. Cosa poteva raccontargli? Sai ho sognato il tuo amico? Mentre lo baciavo e lo desideravo? Doveva inventarsi qualcosa e alla svelta,una volta sola avrebbe cercato delle risposte su ciò che era appena successo. 

< Scusami Brian, non volevo farti spaventare. Ogni tanto mi capitano questi episodi, una volta sveglia non ricordo nulla. Dovrai farci l'abitudine se hai scelto di stare con una pazza caro mio. >. 

< Non ti cambierei con nessun altra donna al mondo. Ci sarò sempre io con te.
Non avere paura non ti lascerò mai piccola. >. 

Per fortuna Brian aveva creduto alle sue parole senza fare troppe domande, ma Roxie era sicura che nulla sarebbe andato bene e che i problemi presto sarebbero arrivati, e prima che potesse accadere doveva lottare contro i suoi fantasmi per tornare ad essere felice.

< Grazie. Tu sei il mio angelo custode >. 

Si baciarono, un bacio dolce e delicato prima di tornare a casa e alla sua vita, voleva godersi quel momento così perfetto con l'uomo che l'aveva salvata. 

 

                                                                                                ******

Erano in macchina verso casa di Roxie, si era calmata e dopo aver fatto una bella colazione abbondante si sentiva meglio. Aveva voglia di ascoltare musica allegra, voleva cancellare la tristezza di quella mattina. Ma quando le loro dita si toccarono nello stesso istante sul pulsante della radio, Roxie si senti di nuovo strana, la sua mente si stava annebbiando un altra volta, come se il suo corpo non fosse più lì. 


Flashback

Da dieci minuti o forse di più Akito e Sana continuavano a schiacciare il tasto della radio, come se dovessero ucciderlo da un momento all'altro. 

< Hayama smettila, non ho voglia di ascoltare per tutto il tragitto musica martellante, lascia la mia stazione. >

< La macchina è mia Kurata, decido io cosa ascoltare.Cosa dovrei sentire la tua musica strappalacrime? No grazie non voglio mica addormentarmi prima di andare all'università. >

< Sono canzoni bellissime, lo sai che sono una romanticona, e al mattino che martella mi basta già la sveglia, non ho bisogno anche della tua musica. >. 

Per l'ennesima volta Akito aveva rimesso quella musica strillante, e neanche le aveva risposto. Lui sapeva come farla arrabbiare, sotto i baffi senza farsi vedere se la stava ridendo, mentre lei continuava a fissare la strada, sapeva che sarebbe esplosa. 

< Vedi non rispondi neanche, mi fai sempre parlare da sola. Non ti sopporto quando fai così. Poi devi ancora spiegarmi cosa sono io per te. E passata una settimana dalla festa e oltre al passaggio scuola casa, casa e scuola, cosa che facevamo anche prima, non è cambiato nulla. >. 

Dal bacio e dalla dichiarazione di quella sera alla festa, non si erano detti se stavano insieme, se erano una coppia. La loro vita non era cambiata, forse si qualche bacio fuori casa prima di separarsi in macchina, ma Sana voleva capire se era solo un divertimento quello che stavano facendo o se erano qualcosa. 

< Ora questo che centra? Dalla stazione radio, passi a un altro discorso? >

< Akito, voglio solo sapere cosa sono io per te. Ti stai divertendo come fai con tutte le altre? Se è così io non voglio continuare, non voglio soffrire. E da giorni che ci diamo qualche bacio, e poi nulla di più. Mai una telefonata, mai un giro più lungo insieme. Ci conosciamo da una vita, ma a parte il bacio sembriamo le stesse persone di una settimana fa. >. 

< Tu pensi che vado da tutte le donne a dire Ti amo? Vedo che hai una buona opinione del ragazzo che dici di amare, cosa volevi che gridassi al mondo che sei la mia ragazza, volevi un foglio scritto, volevi cartelli per tutta la città? >. 

Sana non sapeva perché si fosse arrabbiata tanto, forse voleva solo conferme,aveva paura di non essere alla sua altezza, di essere ancora una bambina e che lui si vergognasse di lei. 

< Akito tu vai all'università io vado ancora alle superiori, sono una bambina in confronto a te, io sono innamorata di te da sempre. Ho paura che io non sia abbastanza per te, che tu possa vergognarti di me >. 

Akito accostò la macchina frenando bruscamente, era davvero incazzato, forse Sana l'aveva fatta grossa. 

< Tu dici di amarmi da una vita, ma ancora non mi conosci. Ancora non capisci nulla di me,per te sono solo uno che ti vuole portare a letto, anzi peggio uno che oggi entra all'università e si va a trombare nei bagni la prima che capita. Se pensi questo non hai capito chi sono davvero. 

Non mi conosci per niente, e io non posso iniziare qualcosa con qualcuno che pensa questo di me. >. 

Akito scese dalla macchina sbattendo forte la portiera, e appoggiandosi al cofano si accese una sigaretta. Sana cominciò a piangere, aveva combinato un casino. Lei lo conosceva benissimo, non pensava nulla di tutto questo, era solo un ingenua ragazzina e lui non meritava una persona così al suo fianco, non era abbastanza matura per lui. Così capi che forse la loro storia non era giusta, così prese lo zaino e scese dalla macchina. 

< Dove stai andando? >

La bloccò Akito. 

Il viso di Sana era rigato dalle lacrime, e una cosa che lui davvero non sopportava era vederla piangere. 

< Non meriti una bambina capricciosa come me al tuo fianco, le mie paure mi hanno fatto dire cose che non penso, prima che io rovini le tue giornate e meglio lasciare stare >. 

Lui la prese e abbracciandola l'avvicino' a se. 

< Pensi che per me averti tutto il giorno in casa mia era facile? Eri e sei la migliore amica di mia sorella, eri più piccola e io ti desideravo così tanto. Passavo da una ragazza all'altra per dimenticarti, perché non potevo avere desideri così grandi su di te. Più crescevi e più impazzivo.Alla festa dopo un estate distanti sei arrivata, con quella gonna così corta, eri così bella. Mille occhi che non ti lasciavano un attimo, e li che ho capito che tu dovevi essere solo mia, fanculo l'età, la famiglia, mia sorella, eri tu e sei tu la ragazza che amo. E si tu sei la mia ragazza scema di una Kurata >. Per la prima volta Akito aveva parlato con il cuore, e lui nn era un ragazzo di tante parole Sana lo sapeva molto bene. Lo strinse forte e sul suo petto quella mattina pianse per essere stata così stupida e aver dubito di lui. 

< Hayama non ti libererai mai di me. Sei ancora in tempo a vivere la tua vita. >

< Kurata la mia vita è con te. Non sarà facile, ma insieme c'è la faremo >. 

Si baciarono per ore. Dimenticandosi di tutto il resto. 


Roxie per la seconda volta quella mattina, aveva vissuto dei sogni ad occhi aperti. Erano passati pochi secondi, ma per lei sembrò un eternità. Tirò indietro la mano come se avesse paura di scottarsi toccandola. 

< Piccola se vuoi cambiare stazione fallo, non ti mangio >. Roxie si trovò a pensare come fossero diversi i due ragazzi quello reale, e quello del suo sogno. Ma non poteva negare il fatto che questo Akito misterioso, suscitava in lei emozioni fortissime. Ma se fosse solo la sua mente che giocava brutti scherzi?

< No tranquillo questa canzone va benissimo. Ma comunque ora sono a casa, puoi ascoltare cosa vuoi adesso. Grazie per la bellissima serata sono stata molto bene, ti chiedo ancora scusa per stamattina oggi non mi sento molto bene, ti prometto che domani sarò come nuova >. 

< Tranquilla sai che io sono qui sempre, e anche per me e stata una serata meravigliosa. Ci sentiamo più tardi piccola.>.

Roxie senza dire una parola ai suoi genitori, una volta entrata in casa andò di corsa in camera sua. Aveva bisogno di riflettere di capire cosa le stava succedendo. Nell'ultimo periodo stava bene, stava piano piano tornando a respirare, ma quelle immagini avevano fatto crollare quel muro di felicità che si stava creando, le sue certezze erano volate via. Sapeva che quei nomi volevano dire qualcosa doveva solo trovare delle risposte, così decise di entrare anche lei nei social, inizio' a creare il suo profilo. I suoi genitori non volevano,le avevano negato qualsiasi contatto con il mondo virtuale, ed era ora di cercare la verità. 

Lo cercò tra gli amici di Brian ma non trovo' nessuno con quel nome. Cosi cercò la foto che aveva visto a casa sua, e trovò un sacco di nomi elencati, e uno in particolare attirò la sua attenzione Hayama Natsumi. Il cognome era come quello del ragazzo che lei aveva sentito nelle sue immagini così clicco' su di lei. 

Sapeva che il destino con lei era stato crudele, ma non poteva pensare che in quel momento le avrebbe giocato ancora una volta un brutto scherzo perché quello che vide scorrendo quel profilo, fece crollare tutte le sue certezze, almeno quelle poche che erano rimaste. 

C'erano foto di lei con quel ragazzo ovunque. Foto con lui, con lei, con tutti i ragazzi che erano presenti nella foto del matrimonio. Se non avesse avuto quelle visioni, poteva pensare che quella ragazza le assomigliasse molto, ma non poteva essere un caso, non potevano essere sogni immaginati, erano la realtà. Una realtà che due occhi color ambra stavano risvegliando.

La sua vita era una menzogna. 

Con occhi appannati dalle lacrime, un altro profilo attirò la sua attenzione, Fuka Mutsui si ricordo' di averlo letto sotto la foto del matrimonio, quindi immagino' che anche lei la conoscesse. Così senza pensarci troppo decise di scriverle, avrebbe scoperto la verità continuando a fingersi Roxie Smith, era l'unico modo per vedere fin dove quelle persone le avessero mentito. 


< Ciao. Ho informazioni importanti su Sana Kurata. >

< Ciao. Come fai a conoscerla? >

< Non qui. Incontriamoci, dimmi dove sei che io ti raggiungo >. 

< Io sono a Tokio. Incontriamoci alla stazione alle 13.>

< Perfetto. A più tardi >. 


Non sapeva se dove stava andando avrebbe trovato la verità, forse si sbagliava. Ma quelle immagini non erano una finzione, si sentiva legata a quel ragazzo. Sentiva che Sana Kurata era lei, doveva solo scoprirlo. E visto che i suoi genitori non collaboravano, doveva andare da chi la conosceva, e forse avrebbe scoperto la verità che tanto cercava. 

Ma Roxie non sapeva che il destino così tanto crudele con lei, quel giorno le avrebbe fatto un regalo inaspettato. 


                                                                                       *****

 

Dicono che il destino non esiste, ma Fuka sapeva che non era così, non era un caso che quella ragazza l'avesse cercata. Sapeva che era Sana. Ma non poteva andare a quell'appuntamento, non era lei la prima persona che la doveva vedere. Meritava solo Akito di essere lì quel giorno, e avrebbe fatto di tutto per convincerlo. 

 

< Cosa vuoi Mutsui? >

< Ciao Hayama. Sto bene anche io grazie. Ascolta oggi devi farmi un favore. >

< Ti dico già di no. Quindi puoi anche staccare la telefonata. >. 

< No caro. Tu oggi mi devi venire a prendere alla stazione alle 13. Perché ho lasciato la macchina ad aggiustare ad Osaka, quindi torno a Tokio in treno e ho bisogno di un passaggio alla palestra. Grazie ti aspetto. >

Senza dargli il tempo di ribattere, Akito si ritrovo' a parlare da solo con nessuno dall'altra parte della cornetta. Non sarebbe mai cambiata, le piaceva dare ordini e nessuno poteva dirle il contrario di quello che lei voleva. 


                                                                                   *****

 

Osaka era la città che Rei e Misako avevano scelto per la loro bambina, nella speranza che guarisse dalla sua amnesia. Ma non avevano capito che allontanarla dalla sua città, dai suoi amici, dal suo ragazzo era stata una pessima idea. E quando sentirono Roxie uscire di corsa da casa, senza cercare risposte, capirono già che le loro menzogne stavano per essere scoperte, perché li su quel computer la foto di Sana e Akito era la risposta alle loro domande. 










 

CIAO A TUTTI. CHIEDO SCUSA A TUTTI PER CAPITOLO PRECEDENTE PERCHE AVEVA DEI DIALOGHI MANCANTI,CON QUESTA MODIFICA IL CAPITOLO DOVREBBE ESSERE COMPLETO!!! COME STATE? SPERO CHE TUTTI STIATE BENE, E CHE IN QUESTE GIORNATE UN PO DI LETTURA VI FACCIANO DIMENTICARE QUELLO CHE STIAMO VIVENDO OGGI. VI RINGRAZIO ANCORA PER LA PAZIENZA E SPERO CHE SEGUIATE ANCORA QUESTA STORIA, PERCHE IN QUESTE SETTIMANE CI HO MESSO IL CUORE PER CONTINUARE LE AVVENTURE DI SANA E AKITO, E DI DARE A LORO CIO CHE MERITANO. GRAZIE ANCORA. 

UN BACIO TESORI

REGINADEISOGNI

#ANDRATUTTOBENE

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Capitolo 14
*** Capitolo 12 ***


Fuka non sapeva se far incontrare la ragazza misteriosa e Akito fosse una buona idea. All'inizio quella mattina penso di sì, ma con il passare delle ore, stava iniziando ad avere dei dubbi. Lei era quasi sicuro che si trattasse di Sana, ma se fosse stata solo qualcuno che le assomigliasse e si voleva prendere gioco di loro? Per Akito sarebbe stato un trauma e stava soffrendo troppo, per dargli altri dispiaceri. Doveva incontrarla da sola, capire se era davvero chi lei pensava,assecondare ogni sua domanda e decifrare ogni sua riposta. 

< Dimmi Fuka. >

< Ascolta non mi serve più un passaggio, arrivo con una mia amica e abbiamo deciso di fare una passeggiata. Non mi uccidere >. 

Akito era quasi tentato ad ucciderla, era lì già da quindici minuti e lei cambia idea all'ultimo minuto. 

< Si cazzo se dovrei ucciderti. Non lo faccio solo perché Taka mi ucciderebbe, sappi che la prossima volta te ne torni a piedi di nuovo. >. 

Fuka non ebbe il tempo di ribattere,Akito aveva già staccato la chiamata. Sapeva quanto lui fosse irritabile sopratutto per i cambi programma all'ultimo minuto. 

" Scusami Akito, lo sto facendo per te". 

Si ritrovò a pensare nella sua mente, guardando Akito gettare la sigaretta a terra e avviarsi alla macchina. Nello stesso momento in cui lui si girò, si scontro' contro una ragazza bionda con grandi occhiali da sole. Fuka vide tutta la scena senza che nessuno si accorse di lei. Vide lei scusarsi e girarsi a sua volta per guardarlo, cosa che fece poco dopo lui una volta che lei era tornata sui suoi passi. In quella scena chiunque avrebbe visto solo due ragazzi scontrarsi per sbaglio, per la fretta. Ma ciò che aveva visto Fuka era molto di più, aveva visto l'amore che scoppiava attorno a loro, e solo chi li conosceva poteva vederlo. 

*

Akito gettò la sigaretta a terra e quando si voltò per andarsene, si scontro' con una ragazza dai capelli biondissimi e grandi occhiali da sole. Quel tocco scottava, come se si fosse bruciato e istintivamente quando lei gli chiese scusa e andò via la guardò, non solo perché era rimasto destabilizzato da quel tocco, ma anche per quel profumo di vaniglia così famigliare. 


*


Roxie arrivata alla stazione di Tokio, si stava chiedendo cosa davvero ci facesse lì. Se la sua mente avesse solo giocato un brutto scherzo? Se ciò che aveva visto nella sua mente erano solo fantasie? Eppure quei nomi così famigliari esistevano, e li aveva sentiti prima ancora di vederli sullo schermo. Non sapeva che risposte gli avrebbe dato questa ragazza, avrebbe finto di essere Roxie, doveva prima fidarsi e capire se davvero era un amica di Sana Kurata. La paura era molta avrebbe scoperto un passato che gli era stato negato, e non sapeva se questa verità fosse stata bella o brutta, se avesse fatto bene a correre fino a lì sola senza nessuno a darle forza. Era arrivata in anticipo così decise di passeggiare un po, era quasi primavera e il panorama regalava grossi alberi con i fiori di ciliegio che stavano sbocciavano, era la seconda cosa più bella che vedeva dopo la neve. Il profumo dei fiori, il cantare degli uccellini le davano una grande pace. Ma come al solito la distrazione di camminare ad occhi chiusi la fece scontrare contro qualcosa o meglio dire qualcuno. Per l'imbarazzo non ebbe tempo di vedere chi fosse, senti solo una scossa fortissima, una sensazione strana famigliare, sembrò che tutto si fosse fermato, camminava a rallentatore e venne naturale a Roxie girarsi per seguire la persona che aveva urtato, non sapeva con certezza chi fosse, forse era lui, era così simile al ragazzo dei suoi sogni. Ma sapeva che non poteva essere lui, si stava lasciando condizionare dagli eventi, così tornando sui suoi passi, continuò a camminare verso Fuka, la ragazza che si stava sbracciando vicino a un bar della stazione. Non era pronta, ma era arrivato il momento di scoprire le carte del suo destino. 


*


Quando si avvicinò a Fuka,non poté notare quanto si assomigliassero,ma soprattutto la sensazione di calore che la sua vicinanza le stava dando. 

< Ciao! Tu devi essere Fuka. Io sono Roxie piacere. >

Fuka quando la ragazza di fronte a lei si tolse gli occhiali, capi che le sue domande non avevano più bisogno di risposte, perché gli occhioni cioccolato di fronte a lei potevano essere solo della sua migliore amica, e recitare la parte della sconosciuta, ma soprattutto non saltarle addosso per la felicità di averla di fronte, sarebbe stato molto difficile, ma doveva farlo, doveva avere la sua fiducia per poter svelare le sue carte. 

< Piacere mio Roxie. Grazie per avermi contattata e per essere venuta fino a qui. Cosa vuoi fare andare in bar o rimanere qui al parco? >

< Se non ti dispiace, mi piacerebbe passeggiare sotto questi alberi sono bellissimi. >

" amica mia tu li ami i ciliegi quanto vorrei gridarti la verità in faccia" 

< Certamente come vuoi tu. Ci sono molte panchine sulla via vicino a una fontana, potremmo fermarci più in là passeggiando. >. 

Per Roxie sembrava così semplice stare vicino a questa ragazza, sembravano così simili, avevano riso tanto, accarezzato dei gattini, e non avevano smesso un attimo di parlare, come due amiche che non si vedono da tanto tempo e hanno tantissimo tempo da recuperare. Di lei aveva scoperto che lavorava in una palestra, aveva la sua stessa età, e conviveva con il suo fidanzato da ormai 2 anni, ma erano fidanzati da 10 anni. Ma dopo tanto parlare sapeva che doveva parlare anche lei prima o poi, e quel momento arrivò quando una volta seduta alla panchina vicino a una fontana bellissima, Fuka si fece seria pronta per le sue domande. 

< È stato molto bello parlarti di me, ma credo sia arrivato il momento che tu mi dica chi sei tu, e come fai a conoscere Sana Kurata. >

Era arrivato il momento, era pronta. 

< Io abito a Osaka con i miei genitori, al momento sono alla ricerca di un lavoro, e a volte mi capita di passeggiare senza una meta come se il lavoro mi venisse a cercare, e un giorno sulla spiaggia ho incontrato una ragazza, Sana Kurata piangeva, e curiosa mi fermai, e lei senza sapere nulla di me, mi raccontò che i suoi genitori mentivano sulla sua vita, l'unica cosa che sapeva era che aveva avuto un incidente e aveva perso la memoria, ma non le volevano dire la verità. Era così persa sola e io non potevo far altro che abbracciarla, felice che lei si fosse fidata di una sconosciuta. Poco tempo fa l'ho incontrata ed era cambiata, felice e mi raccontò che nonostante si sentiva ancora perduta aveva incontrato un ragazzo che le aveva colorato un po la vita. E io tornando a casa curiosa di sapere qualcosa di lei, cercai il suo fidanzato sui social e spiando tra le amicizie ho trovato i profili tuoi e dei vostri amici, e ho notato così tante foto di voi con lei. E ho pensato che forse scoprire qualcosa su di lei, le avrebbe reso la vita ancora più bella. Così ho contattato te, non so come mai le mie dita hanno cercato proprio il tuo nome, forse la vostra somiglianza, le vostre bellissime foto insieme. >. 

Fuka aveva ascoltato tutto il racconto con le lacrime agli occhi, e non poteva non notare le lacrime che scendevano sul viso di Roxie anzi Sana. Quanto stava soffrendo, quanto dolore le stavano provocando e loro erano così lontani. Ma una cosa che la destabilizzo fu sentire la frase del ragazzo che aveva trovato, e che fosse un loro amico. 

< Scusa hai detto che ora è fidanzata con un ragazzo che io conosco? >

< Si mi pare Brian Salvatore, che a quanto ho capito è il fratello dello sposo di una vostra amica. >. 

Non poteva essere vero, che Sana ora era fidanzata con un amico di Akito. Come poteva reggere una cosa del genere? Come poteva guardare il suo migliore amico e nascondergli una cosa così grande.

Forse era stato uno sbaglio incontrarla, doveva lasciare che si incontrassero loro rendendolo un incontro casuale, perché ora era in una situazione complicata e sarebbe stato difficile spiegare tutto ai suoi amici. Come aveva fatto a non vedere che il profilo era di Brian, avrebbe evitato tutto questo casino. 

Mentre era persa nei suoi pensieri Roxie si alzò e questo la fece spaventare ancora di più. Non poteva farla andare via, e se non fosse più tornata? Forse doveva dirgli che sapeva chi lei fosse in realtà? 

< Vai già via Roxie? >

< Si direi che si è fatto tardi ormai, e spero di non aver perso l'ultimo treno per Osaka >

Fuka guardando l'ora si rese conto che erano le otto di sera e purtroppo i treni avevano finito le loro corse, il destino aveva deciso per loro, e Fuka era grata che aveva la scusa di passare ancora del tempo con lei. 

< Credo che l'ultimo treno sia passato mezz'ora fa. Se vuoi ti posso accompagnare io a casa, però prima devo passare al locale di un mio amico ad avvisare il mio ragazzo. Perché se gli telefono inizia a fare mille domande, e siccome dovevamo mangiare li e meglio che ci parli di persona >

Roxie non sapeva cos'era più giusto fare, aveva scoperta già più di quel che pensava ed era confusa e spaventata e la sua testa le diceva che doveva andare via e mettere in ordine la mente, ma il suo cuore voleva rimanere lì, si sentiva così a casa. 

< Ok va bene, mi dispiace recarti tanto disturbo. >

< Non preoccuparti le amiche di Sana sono anche lei mie >

Fuka aveva preso la sua decisione. Non sapeva se era la scelta più giusta, ma doveva farli incontrare era arrivato il loro momento e Roxie però non sapeva che il destino le stava ridando quello che le aveva tolto,e tutto sarà come un uragano, che lei non potrà fermare,ma che finalmente daranno luce alla sua vita. 


*

Dopo quel contatto Akito cercò per una decina di minuti buoni di far tornare il suo respiro alla normalità. Quel profumo solo lei poteva indossarlo, ma era impossibile che quella ragazza con i capelli biondi e grandi occhiali da sole fosse lei, e sicuramente Sana non sarà stata l'unica donna al mondo con quell odore. Per Akito esisteva solo lei, ma Tokio era grande ed era quasi sicuro che in molte lo indossavano. Una volta aver ripreso il controllo di se stesso decise di salire in auto, e andare a trovare sua sorella. Quel pomeriggio non aveva lezioni in palestra, così avrebbe passato del tempo con lei.

< Fratellone. Domani vuoi far nevicare per essere venuto senza averti obbligato per una volta >

< Ciao anche a te Nat. Sto bene anche io. La mia nipotina sta bene? >

< Si è un piccolo terremoto, e mi fa mangiare tutto il giorno!! A fine gravidanza Damon chiederà il divorzio perché sarò una palla gigante!! >. 

Ormai Akito non era più triste quando si parlava della piccola Sana, perché non erano la stessa persona, e lui non poteva dare la colpa a nessuno. Non vedeva l'ora di vederla. 

Il pomeriggio passò tra chiacchiere una birra per lui e una spremuta per lei, e tutine della piccola Sana da riordinare. 

< Amore. Sono a casa dove sei? >

< Tesoro siamo nella stanza della piccola c'è Akito con me vieni >

< Ciao fratello. Finalmente sei venuto, Tu sorella quando ha gli ormoni a palla diventa insopportabile, e comincia a dire che tu non vieni mai a trovarla ed è snervante. Grazie!! Forse per qualche giorno sarà tranquilla!!!! >

Damon si becco in pieno volto una ciabattata dalla sorella, e Akito non poté trattenere un sorriso per la scena così divertente che si trovava davanti. 

< La volete sapere una news che ho trovato di Facebook stamattina? >

< Cosa cosa cosa?? Mi devo preoccupare. Dai mi viene l'ansia. Ancora non parli? >

< Quello stronzo di mio fratello ha postato una foto della sua ragazza, che ancora oltretutto non ci ha nemmeno presentato. Una biondina niente male. >

Oggi le bionde non lo lasciavano stare comincio a pensare Akito. 

< Fammi vedere ancora parole?? Lo sai che devo dare la benedizione, senza il mio permesso nessuno fa nulla e la regola no?? >

Nat proprio come Fuka quando prese in mano il telefono e i suoi occhi incontrarono gli occhi di quella ragazza nella foto, ebbe un leggero capogiro e presa in tempo per fortuna da suo marito, non cadde a terra. 

< Nat? Tutto apposto, oggi forse ti sei stancata troppo, esageri sempre, per quello non vengo mai perché mi devi fare incazzare. >

Non parlava come se la voce non le uscisse dalla gola, non poteva essere lei,forse aveva visto male, forse era solo una ragazza che le somigliava terribilmente. Ma il suo sesto senso di migliore amica aveva già capito chi lei fosse, e che cosa sarebbe successo se Akito avesse visto quella maledetta foto. Doveva riprendersi e inventare una scusa e parlarne prima con suo marito, e insieme avrebbero deciso cosa fare. 

< Scusami Aki hai ragione, e un po di stanchezza, ma sai anche che la gravidanza fa questi brutti scherzi, sto bene non vi preoccupate, devo solo riposare un po. >. 

< Va bene riposati e non far stancare la mia piccolina. Tanto io devo andare che mi aspettano al pub. Ciao ragazzi e miraccomando. >. 

Akito in quei giorni non poteva non pensare a Fuka e Nat e le loro reazioni strane dopo aver guardato uno schermo. Sarà che magari si fosse fissato, ma era quasi certo che qualcuno gli stava nascondendo qualcosa, e se quel qualcosa o qualcuno fosse Sana, avrebbe fatto casino, perché lui odiava i segreti e i misteri, soprattutto se riguardavano lui. Una decina di minuti dopo era seduto al pub con gli amici di sempre, pronto per mangiare del buon sushi e bere birra fresca, dimenticandosi però che quella sera ci sarebbe sicuramente stata Reira e lui non era ancora riuscito ad affrontarla, dopo l'altra sera. 

< Tsu io sto decisamente morendo di fame, vorrei mangiare prima che il locale si riempi e non mi godo il mio amato sushi >

< Caro Akito la mia Aya ha due mani dalle del tempo, Fuka è sparita, Hisae è sempre in ritardo voi mi sembrate troppo impegnati a bere per cucinare. Andrò io dalla mia principessa >

Akito si divertiva a far innervosire il suo amico, sopratutto perché appena ti cavi la sua donna partiva con quei nomignoli che sin dalle elementari si portavano dietro nonostante fossero ormai adulti. Un po li invidiata, avevano costruito insieme un pub che ogni sera faceva il pieno, li avevano aiutati tutti loro, dal pitturare, all'arredamento, al menù, alle serate. Era un po di tutti quel posto, una seconda casa, un rifugio dove a volte si scappare per non pensare al fardello che avevano in testa. Una famiglia. Ecco ciò che erano, e Akito non aveva bisogno di altro, fino a quando il suo mondo perse Sana, e ora tutto ciò che aveva intorno non gli bastava più, perché lei completava quel quadro e sarebbe stato vuoto e buio fino al suo ritorno. 

< Ciao ragazzi!! Scusate il ritardo non uccidetemi devo riportare una mia amica ad Osaka perché ha perso il treno, quindi salterò la cena e tornerò dopo. Taka sapete dirmi dov'è? >

< Credo sia andato dietro il palco a controllare che tutto sia apposto. E chi sarebbe questa tua amica? Puoi farla rimanere con noi, mica la mangiamo! >

< Non credo è una ragazza molto timida, non ha bisogno di sedersi a tavola con dei maschiacci come voi. Ora vado a più tardi >. 

Akito sapeva, sopratutto conoscendo che stava mentendo, nascondeva qualcosa sin dal giorno prima, e lo scappare via senza una vera giustificazione, lo snervava. Che stesse tradendo Takaishi? Per quanto lui cercasse di cervellarsi, non trovava nessuna amica di Fuka a Osaka. Doveva scoprire qualcosa, prima che anche per loro la vita andasse a puttane e fermarla prima di commettere un errore. 

< Ragazzi vado a fumare io, quando è pronto chiamatemi >

L'ultima cosa che vide fu lo sguardo assassino di Tsu e di Hisae, e dopo averli salutati con un cenno della mano, andò fuori e accese una sigaretta. 

Poco lontano da lui vide una ragazza osservare il pub con interrogazione, toccava le pareti, passava le mani sui tavoli, sulle panche e poi si soffermo' sulla scritta LOVE sul cartello pubblicitario, poco dopo si sedette su una panca di fronte a lui e appoggiò la testa sulle mani con un gesto disperato, e più Akito la guardava e più le ricordava qualcuno. Riconobbe gli occhiali da sole appoggiati sul tavolo, il caschetto biondo e la frangietta appoggiata sulle dita. Era la ragazza con cui si era scontrato in stazione quando era andato a prendere Fuka, che cosa ci faceva lì? E perché stava piangendo? Perché sentiva il bisogno di andare lì e abbracciarla? 

Non riuscì a controllare le sue gambe che si ritrovò di fronte a lei con un fazzolettino sulle mani. 

< Credo che questo serva più a te che a me! >

Quando la ragazza sentendo una voce vicina a lei, tolse le mani dal viso e  alzando lo sguardo incontrò gli occhi color ambra più belli che avesse mai visto, gli occhi dei suoi sogni, gli occhi del suo Akito. Si perché sapeva poco del suo passato, ma di una cosa era certa lui era suo e lei era sua, lo sentiva anche con quella piccola distanza che li separava. 

Akito avrebbe riconosciuto quegli occhi grandi cioccolato ovunque, capelli e colore diversi, ma gli occhi erano i suoi, belli e profondi. Sapeva che quello non era un sogno, il suo cuore stava esplodendo, la sua mente ormai era persa, c'erano solo loro, lo stesso amore di quasi una vita. Di fronte a lui c'era la donna che aveva amato sin da piccolo e che aveva aspettato  tanto per prendersela e farla sua. L'aveva trovata, l'aveva aspettata e i suoi sforzi e il suo dolore erano stati ascoltati. 

Immobile perso tra i pensieri, vide la ragazza alzarsi in piedi e con le lacrime avvicinarsi a lui e stringerlo forte, lui la strinse ancora di più, i loro cuori battevano di nuovo insieme, il suo profumo era di nuovo su di lui. Akito era morto il giorno dell'incidente, ma in quel momento era rinato, stava tornando a respirare come ormai non era più capace a fare. 

< Sana sei tu? Non sto sognando sei tu amore mio? >

< Akito si sono io, sono tornata a casa amore mio >. 


*

Il destino li aveva fatti incontrare, finalmente i loro cuori erano di nuovo insieme, ma si sa la felicità a volte svanisce in un attimo, e la loro era durata pochi istanti, aveva ancora degli ostacoli da fargli superare prima di poter essere davvero felici. Dovevano lottare per il loro amore ora più che mai. 

Ce l'avrebbero fatta? Solo il destino aveva la risposta. 








CIAO A TUTTI. FINALMENTE IL TANTO ATTESO INCONTRO È ARRIVATO. CI SARANNO ANCORA OSTACOLI PER LORO MA CHI LO SA SE VINCERANNO ANCHE QUESTA BATTAGLIA. LO SCOPRIRETE PRESTO IL LORO DESTINO E VICINO. SPERO CHE QUESTA LETTURA VI DIA LE STESSE EMOZIONI CHE HO PROVATO IO SCRIVENDOLE. 

UN GROSSO BACIO

REGINA DEI SOGNI 

#ANDRATUTTOBENE

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Capitolo 15
*** Capitolo 13 ***


Akito con la luce leggera della luna che le illuminava il viso, aveva notato quanto fosse dimagrita, e come un taglio e un colore di capelli l'avesse cambiata. Era bella, bellissima ma i suoi occhi erano diversi, erano distanti e anche se gli aveva detto che era tornata, lui non ci credeva così tanto perché il suo corpo era lì ma i suoi occhi erano persi. Decise di stendersi sul divano ai piedi del letto, e girato verso di lei ripenso' alla serata. 

 

Flashback

< Sana sei tu? Non sto sognando sei tu amore mio? >

< Akito si sono io, sono tornata a casa amore mio >. 

La felicità non poteva essere descritta, ma se avessero letto il viso di Akito e le lacrime che gli rigavano il viso, avrebbero letto gioia e non tristezza. Dopo tanto tempo la donna che amava era di nuovo tra le sue braccia. Aveva sognato e sperato così tante volte di vivere questo momento, e finalmente era arrivato. Il suo profumo così buono, così dolce quanto le era mancato. Era bastato un piccolo contatto per riportarlo in vita. La sentiva così piccola tra le sue braccia, i loro corpi erano stati fatti apposta per incastrarsi alla perfezione. E quello era il posto dove Akito avrebbe passato tutta la sua vita. Ancora non ci credeva così tanto tempo a cercarla e alla fine lei aveva trovato lui. 

< Roxie? Roxie dove sei? >

A quel nome lei si staccò da quel contatto e per un attimo nei suoi occhi vide una luce spenta, e in viso la sua espressione non era di felicità ma sembrava spaventata, non riusciva a parlare e Akito non sapeva cosa fare aveva paura di rovinare tutto, ma nel mezzo dei suoi pensieri rumorosi, Roxie perse i sensi e prima che il suo corpo toccasse terra Akito la prese al volo e la fece coricare su una panchina poco distante da loro. 

< Sana sono io Akito mi senti? Per favore Sana che succede? >

Non sapeva cosa fare. Non sapeva se svegliarla, se aspettare che si riprendesse da sola. 

< Akito che succe….Oddio. >

Fuka arrivò di corsa e vide Roxie stesa e Akito inginocchiato che le stringeva la mano. 

< Dovrei essere io a chiederti che cazzo succede. Era questo che mi nascondevi? Era lei oggi alla stazione? Perché non mi hai detto cosa stava succedendo? >

< Akito ti prego perdonami, non sapevo come muovermi. Non sapevo se era giusto farvi incontrare con calma o se dirtelo subito. Ero spaventata e felice allo stesso tempo. Lo sai che te lo avrei detto, volevo solo capire quanto realmente stesse male Sana. >

Akito si penti subito di aver urlato contro la sua amica, perché era sincera e le lacrime che le rigavano il viso ne era la conferma. 

< Ok ok non importa. Scusami se ti ho urlato contro. So solo che per un attimo mi ha riconosciuto ma poi quando ha sentito la tua voce ha perso i sensi. Che cosa devo fare? >

< Posso portarla da me, e domani con calma vediamo come muoverci. Credo che sia meglio fare piccoli passi. Non sappiamo cosa si ricorderà lei domani. >

Continuava a fissarla così bella, così vera. Non poteva allontanarsi da lei ancora, avrebbe rischiato tutto pur di non separarsi ancora. 

< No la porto da me. Non voglio ancora passare del tempo lontano da lei. Posso sopportare un risveglio diverso da ciò che vorrei. Non posso permettermi di perdere altro tempo. Ti aggiorno io domani. >

Senza aspettare la risposta di Fuka, prese Roxie in braccio e con passo svelto la porto' in macchina e andò verso casa. 



 

Forse non doveva trattare così Fuka, ma non poteva dividersi ancora da lei. Aveva sofferto troppo, e fatto cazzate in quei mesi, e ora che era tra le sue braccia l'avrebbe portata con sé. Non sapeva esattamente cosa avrebbe trovato al suo risveglio. Era pronto a tutto, pronto al rifiuto, pronto al suo allontanamento un altra volta, ma per quella notte non voleva rinunciarci, si sarebbe goduto ogni respiro ogni movimento, ogni tratto di lei prima di affrontare il giorno dopo. 


*

 

Una luce forte svegliò Roxie, cerco' di alzarsi ma si rese conto di avere un forte mal di testa, così decise di aprire gli occhi piano piano e iniziando ad abituarsi alla luce che proveniva dalla finestra, si guardò intorno. Quello che capi subito è che quella non era camera sua, ma neanche la camera di una ragazza. Quando finalmente riprese il controllo di se stessa si alzò lentamente, doveva capire dove si trovava e perché fosse proprio lì. La testa continuava a pulsare, ma era abituata quindi non si arrese e si alzò in piedi, continuando a osservare la stanza notò un piccolo divano ai piedi del letto verde con vestiti sparsi sopra, un letto grande anche lui verde, una grossa finestra spoglia, ma con una vista bellissima del mare, girandosi notò che nella parete opposta c'era una grande libreria con molti libri e una piccola carrozza che sembrava essere un carillon. Le sue mani si stavano muovendo da sole è senza avere alcun potere su se stessa, si ritrovo' ad osservare l'oggetto con curiosità, come se lo avesse già visto e toccato, ma era più che sicura che a casa sua non ne aveva mai visti. Inconsciamente una mano andò a toccare la chiave che aveva appesa al collo, sin dal giorno che la trovò non se l'era mai tolta. Rimase scottata da questi contatti e sentendo dei rumori provenienti da altre stanze posò l'oggetto è ricomincio a pensare che cosa ci facesse lei lì, in una stanza che quasi sicuramente apparteneva ad un ragazzo, e non era il suo. Fece mente locale e ciò che ricordo era del suo viaggio a Tokio, e l'incontro con una ragazza di nome Fuka, ma il resto era tutto grigio. L'ultimo ricordo che aveva era di loro due fuori dal pub dove Fuka l'aveva portata, poi più nulla. 

Era ancora vestita come il giorno prima, e questo le dava sicurezza che la notte passata non aveva fatto nulla di cui pentirsi, ed era un po titubante ad aprire la porta e vedere chi ci fosse ad attenderla lì fuori,ma alla fine prese coraggio e apri la porta. 

Quella stanza, quel corridoio e quelle scale avevano un qualcosa di familiare, difficile da spiegare ma le davano un senso di calore e di protezione e sentiva che non era la sua prima volta in quella casa. 

Quando arrivò al piano di sotto, anche se aveva sentito dei rumori non trovò nessuno, così cominciò come aveva fatto al piano di sopra ad osservare la stanza. Camminando su un mobile alla sua sinistra trovo una foto di lei che sorrideva, era quasi sicura di essere la ragazza che stava guardando. Che cosa ci facevano quelle persone con una sua foto in casa? Perché li sorrideva felice chi era veramente? I troppi pensieri fecero tornare il forte mal di testa, ma proprio non volevano far silenzio. 

< Ti sei svegliata? >

Una voce fece spaventare Roxie e dalle mani le cadde la cornice, ma non tanto per lo spavento, ma perché quella voce così calda è sensuale avevano fatto mancare un battito al suo cuore, e ora talmente batteva forte che aveva paura di affrontare la persona che si stava avvicinando. Quando si giro per raccogliere la foto e alzò gli occhi. Lo vide. L'uomo dagli occhi color ambra che aveva visto a casa di Brian, l'uomo che aveva visto nei suoi sogni, o ricordi non ricordava bene, ma averlo lì vicino aveva fatto perdere le parole a Roxie, anche se la sua testa era piena di domande, che cercavano delle risposte. Ricordava bene quei sogni ad occhi aperti, ogni frase dettaglio, ma non ricordava lui, anche se il suo cuore scoppiava nel suo petto, come se avesse trovato quello che aspettava da tanto tempo. 

< Scusami, non volevo farla cadere, ti ripaghero' il vetro rotto. Ancora scusa. >

Lui le si avvicinò piano e le prese la cornice, e in quel movimento le loro dita si sfiorarono, e senza essere padrona di sé stessa, a quel contatto così bello, così colmo di calore, il suo viso si rigo' da piccole lacrime. 

< Non devi piangere, tranquilla non è successo niente. Nulla che non si possa aggiustare. >

La mano dell'uomo di fronte a lei si alzò e delicatamente le asciugò una lacrima, e d'istinto Roxie appoggiò al suo palmo il viso, come se quella carezza fosse ossigeno per lei, un tocco così famigliare. 

Quei secondi sembravano minuti o forse ore, ma Roxie si rese conto della situazione e si staccò, asciugandosi il viso e cercando di riprendere il controllo. 

< Scusa ma ci conosciamo? Ricordo di essere arrivata a un pub ieri sera con una certa Fuka, e poi il vuoto, e perché a casa tua c'è una mia foto, chi sei? >

 

*

 

Akito era bravo a nascondere le emozioni, anche se dentro di lui in quel momento stava urlando. Non si ricordava di lui. La paura che tutta la notte l'aveva tenuto sveglio si era avverata. La notte prima per pochi secondi la sua Sana era tornata, e adesso era di nuovo smarrita, persa e lui non sapeva davvero come comportarsi. Avrebbe voluto prenderla e baciarla, e gridarle che lui era il  suo uomo, che l'amava terribilmente, e che senza di lei non poteva vivere, ma sapeva anche che doveva fare le cose Con calma perché non poteva permettersi di rovinare tutto. 

< Io sono Akito piacere. Sono un amico di Fuka ieri ti sei sentita male e ti abbiamo portata qui da me, lei tornerà tra poco. Scusami se ti ho spaventato. Quella della foto è la mia ragazza, e si vi assomigliate molto >

< La tua ragazza? Io prima di tagliarmi i capelli ero proprio così. Ora sono bionda ma prima ero come lei. Non capisco. Forse dovrei andare, devo cercare il mio ragazzo. >

Lei aveva un ragazzo? E chi cazzo era comincio a pensare Akito. Doveva trattenersi e aspettare davvero che arrivasse Fuka, e doveva chiederle assolutamente delle spiegazioni. Stava bollendo dalla rabbia, voleva prenderla dalle spalle e scuoterla e dirle di svegliarsi di tornare, perché solo lui era il suo uomo. 

< E una lunga storia, te ne parlerò davvero ma ora dovresti mangiare qualcosa. Poi chiameremo chiunque tu vorrai, rimani ancora un po >

Sapeva che con quella frase aveva azzardato troppo, ma non poteva farla scappare via, prima o poi avrebbe risposto alle sue domande, ma doveva rimanere lì con lui. 

Roxie non fece in tempo a rispondere che il campanello suonò. 

< Eccomi sono arrivata. Tutto apposto? Scusa se ti ho lasciata sola ieri, ma non ti avrei mandato via con chiunque, eri e sei in buone mani. > 

Ora che l'aveva vista iniziarono a tornarle in mente piccoli frammenti della giornata passata insieme, si ricordo' che Fuka le aveva raccontato di Akito e di Sana cioè lei, e che non aveva detto la verità, ma aveva mentito di essere Roxie un amica che voleva aiutare Sana a recuperare la memoria. Aveva fatto un bel casino, ma forse Fuka aveva capito tutto e l'aveva solo assecondata. Adesso tutto aveva un senso, si era svegliata un po confusa, era quello che le succedeva sempre con il forte mal di testa, ma ora a mente lucida ricordò tutto. 

Mentre loro aspettavano con ansia la sua risposta, Roxie si ricordo' di Akito al pub, di come il suo cuore batteva forte ad averlo così vicino, di come il loro abbraccio fu così bello, come se fosse tornata a casa. Così per qualche secondo si era sentita, anche se doveva ammettere che un piccolo vuoto di quello che era successo dopo c'era, ma adesso aveva capito il suo viaggio a Tokio e chi erano le persone che aveva di fronte. Ma prima di affrontare tutto, aveva bisogno di tempo, soprattutto passare del tempo con loro per poter riordinare la sua vita. 

< Si si Fuka lo so non ti preoccupare, datemi tempo di riordinare la mente, poi parleremo. >

Senza aggiungere altro tornò al piano di sopra come se avesse abitato lì da sempre, e si rese conto che la conosceva a memoria quella casa, ogni angolo le dava una strana sensazione al cuore, e entrando finalmente sotto la doccia calda, la sua mente si accese di nuovo, e un ricordo molto intenso stava arrivando. 

 

Flashbach 

Akito era uscito da due ore per andare a prendere la colazione, e ancora non era tornato. Doveva ammettere che ultimamente era sempre impegnato, sempre schivo, e ogni volta che lei gli chiedeva una spiegazione, lui rispondeva che era occupato in palestra. Stavano insieme da 6 anni a parte i soliti alti e bassi, e il loro urlarsi contro era andato sempre tutto bene, ma in quei giorni sembrava che le stesse nascondendo qualcosa, e non avrebbe sopportato di perderlo, ma nella sua testa il pensiero che lui avesse incontrato un altra donna, era sempre più frequente. Da due ore stava facendo avanti e indietro in cucina, e ogni tre secondi spostava la tenda della grossa finestra del salotto per guardare se la macchina arrivasse nel vialetto. L'aveva chiamato sei volte, e lui non aveva neanche risposto e una volta aveva pure staccato la telefonata. Sentiva gli occhi bruciare, le veniva da piangere. Dopo l'ennesima chiamata, sconfitta decise di farsi una doccia per calmarsi, e si fece una promessa che se una volta uscita di lì lui non fosse ancora arrivato, se ne sarebbe andata e non gli avrebbe rivolto la parola per giorni. 

L'acqua scorreva lenta su di lei, e il caldo la rilassava anche se cancellava le lacrime che le stavano rigando il viso. Persa tra i pensieri, e il calore non si accorse che Akito era entrato nella doccia con lei, senti solo due grandi braccia abbracciarla da dietro e stringerla forte. 

Per un attimo buttando la testa all indietro l'appoggio al petto di Akito, si dimentico' la rabbia e la tristezza. Ma la tranquillità duro' pochi secondi, perche' il calore dell'acqua che fino a due secondi prima la rilassava ora sembrava bruciarle la pelle, e la risvegliò spostandosi da lui e continuando a dargli le spalle. 

< Dov'eri? > 

< A prendere la colazione, ti ho anche lasciato un bigliettino >

Akito si avvicinò di nuovo a lei, e le accarezzò delicatamente il braccio, ma Sana si tolse di nuovo evitando il contatto con lui. 

< Abbiamo un bar dietro l'angolo e ci si arriva a piedi, serviva per forza la macchina? Poi due ore per prendere due brioches? Non mi prendere per il culo. Sono due mesi che sei sempre di fretta, e sembra che stai nascondendo qualcosa. Io non la cornuta, se vuoi goderti la vita dimmelo che la finiamo qua. Ah le mie chiamate non le hai viste? Ah no le hai viste perché una l'hai anche rifiutata. >

Stava urlando e sopraffatta dal pianto diede una spinta ad Akito per uscire da quello spazio così grande, 

ma diventato così stretto in quel momento, e lei aveva decisamente bisogno di aria.

Ma venne bloccata dalla presa di Akito al suo polso. 

< Lasciami. Non siamo più ragazzini, voglio la verità. >

< Guardami >

< No >

Akito la girò bruscamente verso di lui e con la mano libera le fece alzare il viso. 

< Tu ora mi ascolti e stai zitta. Si è vero ti sto nascondendo qualcosa. Ma tu come al solito rovini sempre tutto. Ammetto che ero strano in questi giorni, ma non è nulla di quello che la tua testolina malata ha immaginato. Non posso dirti nulla, solo che stasera c'è una sorpresa per te. Fatti bastate questa spiegazione, e baciami. >

< Sei uno stronzo. Io ho paura di perderti, sai che non mi piacciono le sorprese, e che sono ansiosa,e che mi faccio mille seghe mentali. Tu non sai come sono stata questi giorni, come… >

Akito le chiuse la bocca con un bacio. Un bacio disperato, un bacio violento. In un secondo Sana si ritrovò con la schiena contro la parete e Akito che baciava ogni parte del suo corpo. Incrocio le gambe intorno alla sua vita, e con ancora le loro labbra unite Akito entrò dentro di lei, e la fece sua. Non cera dolcezza, c'era la passione, la rabbia, la disperazione. 

< Io voglio solo te. Cazzo mi fai incazzare. >

Andava sempre più veloce, portando entrambi al culmine del piacere,i loro respiri spezzati, le loro labbra rosse per i baci violenti. 

< Cazzo Kurata tu ancora non hai capito cosa sei tu per me. Spero che dopo stasera tu capisca l'importanza di te nella mia fottuta vita. Soltanto tu sempre. >

Aveva fatto l'amore come non mai, desiderio e passione erano protagonisti, e senza parlare Akito le aveva fatto sentire il suo amore. Si senti una stupida ad aver dubitato dell'uomo così bello che aveva davanti. 

< Perdonami, sai che le mie paranoie sono sempre presenti. Ti prometto che non dubitero' mai più di te. Io non ti lascerò mai amore mio. >

Quella mattina la colazione rimase sul tavolo della cucina, perché fecero l'amore così tante volte quella mattina che su dimenticarono di tutto il resto. 



 

Quel ricordo la portò ad una realtà così vera, sembrava che l'avesse appena vissuto, come se Akito fosse stato lì con lei in quel momento. Si rese conto che la sua mente era ancora malata, ma lui non era più nascosto era lì nel suo cuore e in una piccola parte della sua testa. Quell'uomo era il suo passato, e sarebbe dovuto essere anche il presente e il futuro, stare lì avrebbe curato la sua mente, lo sapeva perché quell'amore così forte che aveva sentito nel suo ricordo, avrebbe riportato Sana in vita, ma cosa sarebbe successo a Roxie? Ogni cosa presto sarebbe cambiata, il destino avrebbe fatto ridere qualcuno, ma anche piangere. Ma una cosa non sapeva che più forte di lui, c'era l'amore e l'avrebbero battuto, e spezzato la sua maledizione. 

 

*

 

< Akito lei ha mentito tutto il tempo ieri quando mi parlava. Continuava a dire di conoscere Sana e che era venuta qui per aiutarla a ricordare. Ma sin dal primo momento avevo capito che era lei, l'ho solo assecondata per capire come muovermi. >

Non avevano fatto domande l'aveva vista andar via, e in attesa bevendo un caffè Fuka gli stava spiegando cosa stava succedendo. 

< Potevi parlare con me cazzo. Avremmo evitato tutto questo magari, non lo so. Ieri era lì tra le mie braccia, oggi e di nuovo così lontana. Ma so che devo avere pazienza, e lotterò per riportarla da me. Ma questo ragazzo che lei dice di avere tu ne sai qualcosa? >

< Akito una cosa alla volta ok? Un emozione alla volta, non credo che ora tu lo voglia davvero sapere, vai da lei ora il resto passa al secondo posto. >

< Immagino che tu lo sappia, ma non me lo dirai mai, lo scoprirò, anche se non adesso, la verità arriverà a galla. Anzi so che lo fai per non farmi fare cazzate e in parte ti ringrazio. >

< Hayama per una volta sono contenta che tu mi stia dando ragione. Ora scusa io vado, vi lascio e spero che la tua vicinanza la riporti da noi. Ciao ciao >

Era entrata come un tornado,e così uscì anche senza dargli il tempo di salutare.

Akito alzò lo sguardo al piano di sopra, non sapeva se doveva andare, o lasciarle il suo spazio. Ma senza pensarci troppo di corsa arrivo al piano di sopra, e quando apri la camera e lei non era lì, uscendo aveva sentito lo scorrere dell'acqua in bagno e si avvicinò alla porta, sentiva piangere, e la voglia di entrare dentro e prenderla tra le braccia era molta, ma aveva paura di come lei avrebbe reagito. Ma lui non sapeva che in quel momento lei stava ricordando il loro ultimo momento insieme prima dell'incidente e che piano piano stava ricordando, così rimase seduto lì sperando che lei sentisse la sua vicinanza anche se erano distanti. 

Le loro vite erano destinate a stare unite, e questa battaglia l'avrebbero vinta, il destino stava per essere sconfitto e niente è nessuno li avrebbe più divisi. 










 

CIAO RAGAZZE. QUESTI CAPITOLO E STATO UN PARTO. NON SAPEVO BENE COME EVOLVERE LA SITUAZIONE. MI SAREBBE PIACIUTO FARLE RICORDARE TUTTO SUBITO. MA SICCOME MI DIVERTO A FARE LA CATTIVELLA HO OPTATO DI USARE ANCORA UN PO DI SUSPANCE, DI FAR TORNARE CON CALMA LA MEMORIA. IL PROSSIMO CAPITOLO SARÀ MOLTO IMPORTANTE PERCHÉ OLTRE ALLA MEMORIA CHE TORNA, CI SARÀ BRIAN COME PROTAGONISTA. E CI SARÀ UNO SCONTRO. COSA SUCCEDERÀ. LO SAPRETE PRESTO BACI BACI TESORi

REGINADEISOGNI

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