Need for Speed

di Carmaux_95
(/viewuser.php?uid=114672)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PARTE UNO ***
Capitolo 2: *** PARTE DUE ***
Capitolo 3: *** PARTE TRE ***
Capitolo 4: *** PARTE QUATTRO ***



Capitolo 1
*** PARTE UNO ***


Need for Speed
 

PARTE UNO

Freddie non si preoccupò di bussare e aprì la porta della camera del coinquilino. Lo trovò sdraiato sul letto a pancia in giù, con un libro – probabilmente, data la dimensione e la copertina rigida, avrebbe potuto essere usato come mattone per la costruzione di un edificio... o come arma impropria per l'omicidio di un uomo – e un blocco di fogli a quadretti.

Fred si lasciò cadere al suo fianco con i propri libri di studio.

-Il tuo letto è più comodo del mio!-

Roger non alzò nemmeno gli occhi dagli appunti che stava scarabocchiando: -Dì semplicemente che ti mancavo e che non sai stare senza di me.-

Il cantante si girò a sua volta a pancia in giù e aprì il suo libro di estetica usando il fondoschiena del batterista come leggio, ma la verità è che non aveva alcuna voglia di studiare. Aveva passato le ultime tre ore, in camera sua, a sfogliare il libro per poi distrarsi e disegnare piccoli cavalli alati sugli angoli delle pagine, incurante della disapprovazione di Kant ed Hegel che, fra le righe del manuale, scuotevano la testa con sguardo severo.
Aveva sorriso, una volta ultimata quella piccola opera d'arte. Avesse avuto una penna rossa avrebbe colorato le acque del fiumiciattolo a cui il cavallino si stava abbeverando: l'idea di un fiume in cui l'acqua era sostituita dal vino gli era saltata in mente di punto in bianco, ma doveva ammettere che, personalmente, fosse stato nella stessa situazione di quell'elegante destriero piumato, non si sarebbe limitato ad abbeverarsi. Certo che no: ci si sarebbe proprio tuffato dentro.

Ma purtroppo, in quel momento, poteva solo sognare quel paradiso vermiglio.

Non aveva mai avuto meno voglia di studiare in tutta la sua vita!
Quando, sbuffando, si era alzato e aveva raggiunto Roger nella stanza di fianco, aveva ingenuamente pensato che in sua compagnia sarebbe finalmente riuscito a concentrarsi. Dopotutto non era certo la prima volta che si erano trovati in una situazione simile: erano capaci di trascorrete anche tutta la giornata scomodamente addossati l'uno all'altro, ciascuno con i propri compiti. E, paradossalmente, quelli erano i pomeriggi più produttivi: quando uno dei due si distraeva seguendo i propri sogni ad occhi aperti, gli bastava lanciare una breve occhiata al vicino assorto nello studio per sentirsi in colpa e focalizzarsi di nuovo sul suo dovere.

Anche quel pomeriggio, Roger tentò di rispettare questa tradizione, ma la sua concentrazione sulle strutture chimiche che stava disegnando non bastò per entrambi: il minimo movimento da parte sua era sufficiente a distrarre l'amico che si domandava come il batterista riuscisse a far ruotare la penna fra le dita con tanta maestria... e di conseguenza provava a sua volta, fallendo miseramente.

Quando la matita gli cadde per la centesima volta fra le lenzuola sbuffò e, ignorando l'Anonimo del Sublime che lo riprendeva per il suo disinteresse, allungò il collo per capire cosa stesse coinvolgendo Roger al punto da non fargli dire nemmeno una parola né canticchiare con le labbra, come faceva sempre.

Corrugò la fronte e cercò di pronunciare muovendo solo le labbra il nome scritto in stampatello – da solo occupava quasi un'intera riga – sotto il quale il più giovane stava disegnando una struttura molecolare.

Di nuovo, Roger non alzò la testa dal proprio foglio, ma un sorriso intaccò il suo sguardo concentrato: -Quando gli ingranaggi cominciano a far rumore e a fumare dovresti fermarti, prima che ti si sviti il cervello.-

-Ma che stai facendo?!- esclamò Fred e, a quel punto, gli sottrasse il quaderno, trascinandolo verso di sé. La penna, ancora appoggiata sulla carta per definire l'ultima molecola, disegnò una sbavatura di quasi una decina di centimetri.

-Fred! Guarda che ho ucciso per molto meno!- proruppe stizzito, colpendolo sulle dita con la penna.

-Alfa... metife...?-

-Alfa-metilfeniletilammina.-

-Ma non studiavi biologia?-

-Devo collezionare venti crediti in chimica generale e organica.-

-E questa che roba sarebbe?-

-Chimica elementare. Posso riavere i miei appunti? Devo finire la relazione. Anzi, grazie a te devo riscrivere questa pagina di relazione!-

-Perché?-

-Perché ci stai disegnando sopra un maledetto leone!- esclamò riuscendo a impossessarsi di nuovo del proprio quaderno dove ora saltava all'occhio il disegno di un leone con tanto di nuvoletta di testo che recitava un entusiasta “Ciao! Mi chiamo Roger!”

-Beh, ormai il danno era fatto: perché non migliorarlo? Così adesso tutti sanno che è la tua.-

-I segni zodiacali disegnali sui compiti di Brian!- strappò la pagina appallottolandola e lanciandola oltre la propria schiena.

-Come sei noioso: era solo un innocente gattone...-

-E un “grazie, torni al prossimo appello” da parte del professore! Già è un vecchio bavoso e pignolo, se poi mi presento con i compiti pasticciati!-

-Rog, mi annoio!- dichiarò il cantante alla fine, facendo finta di nulla e ruotando su sé stesso per sdraiarsi a pancia in su. In tutta risposta Roger gli schiaffò in faccia, facendolo sussultare per lo spavento e la botta, il libro di estetica che era rimasto fino a quel momento aperto e abbandonato sulla schiena del batterista. Fred lo scostò con un gesto, osservando di sottecchi l'amico. -Le prove sono fra un'ora... non possiamo andare prima?- domandò poi, abbandonando l'idea di vendicarsi.

Lo sguardo inflessibile di Roger fu sufficiente a fargli capire che la risposta era un secco “no!”.

Si arricciò i capelli fra le dita per qualche minuto prima di parlare di nuovo: -Giochiamo a scarabeo?-

Roger, alzando gli occhi al cielo, ritenne che i gesti sarebbero stati più espliciti e meno aperti ad interpretazioni rispetto alle parole: continuando a scrivere, con una gamba spinse Fred con tanta forza da buttarlo giù dal letto, facendolo atterrare sul pavimento con un tonfo sordo.

I capelli arruffati di Fred spuntarono dal bordo del letto insieme ai suoi occhi socchiusi con il fare minaccioso di chi, ora, stava progettando la peggior vendetta che il cervello potesse elucubrare: -Questa me la paghi...-

Dopo quella minaccia verbale, nella camera scese un silenzio che tentava di nascondere le macchinazioni in moto nella mente di Fred, che ogni tanto sollevava gli occhi dal manuale di estetica per controllare Roger e decretare che una semplice rivincita in stile “occhio per occhio” non era abbastanza. Voleva una vera e propria rappresaglia!

A quel punto lo aveva ridotto la noia.

Non disse più una parola per l'ora successiva, fino a quando, controllando l'orologio richiamò l'attenzione di Roger facendogli cenno che dovevano andare in sala prove.

Prima di uscire dalla camera raccolse da terra il foglio accartocciato e lo aprì, stendendolo per leggere qualche riga della relazione di chimica e osservare di nuovo il suo piccolo capolavoro. La matita ancora in mano, completò l'opera disegnando una piccola corona fra la folta criniera dell'animale. Una mezza idea gli balenò in mente:

-Roggie! Anche John è un Leone?- domandò all'amico che, uscito dalla propria camera, stava già indossando la giacca, pronto per uscire.

-Sì, perché?-

-Oh, nulla... solo un pensiero.- rispose, mentre la sua matita andava a coprire la formula chimica disegnata dal batterista con un altro piccolo leone, speculare al primo. -Ci fermiamo un secondo alla caffetteria all'angolo? Ho voglia di caffè.-

Roger annuì, sorridente: sapeva arrabbiarsi per un nonnulla ma se c'era qualcosa di cui poteva vantarsi a tal proposito era di non essere affatto rancoroso.

-Prendiamolo anche per gli altri due allora.-

-È meglio se ci sbrighiamo: devo anche fare un salto alla farmacia lungo la strada.- aggiunse Fred ripiegando il foglio e infilandolo distrattamente in tasca. -Voglio evitare che mi venga un livido sulla schiena per colpa tua!-


 


 


 


 


 


 

Angolino autrice:

Buona sera a tutti! ^^

Come avrete letto nell'introduzione, questa piccola storiella che ci catapulta direttamente nel 1970, quando i Queen si erano appena formati, partecipa al contest indetto dalla cara Soul! ^^

Saranno, se i miei conti sono giusti, quattro capitoletti tutti più o meno di questa lunghezza.

Come avrete notato, ci sono alcune parole scritte in grassetto: il motivo di questa scelta lo spiegherò nell'angolino autrice dell'ultimo capitolo :-P

Come mio solito, non è niente di serio, ma spero di avervi strappato un sorriso!

Prima di salutarvi, vorrei solo rassicurare tutti quelli che seguono le mie altre storie, “Anyway the Windows” e “Some Like it Hot”, che non le ho abbandonate! Assolutamente! Semplicemente, come Roger in questo capitolo, sono sotto esame! E per di più, dovendo concludere questa storia prima dello scadere del contest (precisamente UN giorno prima del mio esame XD), ho avuto poco tempo per lavorare molto anche sui loro capitoli! Ma non disperate: arriveranno anche loro! Con calma ^^

E rimanendo nell'ambito dello studio, tutti parlano sempre di Roger come dentista e dei suoi studi in medicina... io invece ho deciso di ricordarlo quando ormai aveva già cambiato indirizzo per dedicarsi alla biologia. ;-P

Che altro aggiungere?

Faccio un grosso in bocca al lupo a tutti gli altri partecipanti! ^^

E mando un bacione a tutti voi che leggete, recensite, ricordate, seguite e preferite le mie storie! ^^

A presto con la parte due!

Carmaux

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** PARTE DUE ***


PARTE DUE

John per poco non versò il caffè quando Fred inveì contro di lui per impedirgli di bere: -NO! Quello è di Roger! Vedi?- gli indicò una “R” scritta a penna sul bordo del bicchiere di cartone per poi recapitarlo al legittimo proprietario.

-Scusa, non avevo visto...- sussurrò il bassista asciugandosi le dita sulle quali era caduta qualche goccia di caffè a causa dello spavento.

-Lo sai che lui lo vuole zuccherato da far schifo. Questo è il tuo.- e con un sorriso rincuorante il maggiore gli diede in mano un altro bicchiere, su cui faceva capolino una piccola “J” con un fronzolo simile ad un cuoricino. -E questo è tuo.- concluse consegnando il quarto bicchiere nelle mani di Brian, che lo osservò divertito:

-Li hai avvelenati?-

Fred scoppiò a ridere: -Mi piace essere preciso e che le cose siano fatte a modo mio.- bevve un sorso e si avviò al pianoforte. -Forza, tesori miei, al lavoro!-

Stavano provando da poco più di mezz'ora quando Brian fece segno ai compagni di fermarsi: -Stai andando troppo veloce, Rog: la canzone è più lenta.-

Il batterista annuì mordendosi il labbro inferiore ma un momento prima che riprendessero a suonare, fece a sua volta un cenno per interrompere: doveva accordare di nuovo uno dei tamburi, i cui tiranti si erano allentati.

Brian annuì: l'attenzione con cui si dedicava all'accordatura era uno dei motivi che lo avevano convinto, quando ancora suonava con Tim, di aver trovato il batterista perfetto.

Fred non sembrò apprezzare allo stesso modo quella dedizione: -Ti sbrighi?-

-Non farmi fretta! Se i tiranti non tirano la pelle non vibra e la batteria non suona come dovrebbe suonare!- esclamò tutto d'un fiato, la voce un po' più alta del normale, per poi passarsi una mano sul viso ed esalare un sospiro profondo.

John corrugò la fronte guardandolo ma non disse niente, mentre Brian, dal canto suo, decise di anticipare Freddie prima che potesse dire altro: -Prenditi il tempo che ti serve.-

Scampata la litigata, le prove ricominciarono.

Per un minuto:

-Stai suonando esattamente come prima, Rog!-

Secondo John quel ritmo un po' più accelerato non era male ma di nuovo non aprì bocca: preferiva non farsi notare, tenere tutto per sé e rimanere in silenzio. Dopotutto lui era quello nuovo e non aveva contribuito alla composizione di nessuna di quelle canzoni che stavano provando da qualche settimana a quella parte, quindi non sentiva di poter accampare alcun diritto sulla modalità della loro esecuzione.

-È troppo lenta come volete suonarla voi!- esclamò Roger allargando le braccia. La voce di nuovo più acuta del solito.

-Non è troppo lenta: è giusta.-

-No! Non è giusta! Non possiamo rallentarla così tanto!- sbottò di nuovo, infervorandosi e alzandosi dalla propria postazione per raggiungere gli altri tre.

Fred non fece in tempo a formulare il suggerimento che aveva in mente: -Se provassi a...-

-Dio! È inquietante da quanto è lenta! E voi volete rallentarla ancora di più?!- espirò rumorosamente, passandosi di nuovo un braccio sulla fronte, come per detergerla dal sudore.

Eppure non avevano suonato ancora nulla che avesse un ritmo tanto sostenuto da giustificare un affanno simile: era proprio questo il motivo della litigata.

Brian cercò di giustificare la sua composizione ad uno già spazientito Roger che, le mani appoggiate sui fianchi, respirava rapidamente, quasi faticosamente. Quando anche Freddie intervenne dandogli man forte, il batterista si girò su sé stesso, dileguandoli con un gestaccio: -Sempre la stessa storia! Suonate sempre così! Io giuro che... e va bene: vi seguo! Che cazzo, però!- e si lasciò andare ad un verso frustrato stropicciandosi il viso con le mani, facendole poi scivolare sulla fronte, le guance, il collo e alla fine sulla nuca, dove le usò come temporaneo elastico per raccogliere i propri capelli.

John, umettandosi le labbra, si fece un po' meno timoroso: -Ti senti bene?-

-Sì, io... datemi solo un secondo che mi riprendo.- dichiarò Roger incerto e allungò una mano verso il tavolino per recuperare e bere l'ultimo sorso del proprio caffè, ma Brian fu veloce e lo prese per un braccio per sfilargli il bicchiere dalle mani:

-Io non credo che aggiungere altra caffeina sia la soluzione ideale, considerando che...- il chitarrista si bloccò, focalizzandosi improvvisamente sul braccio dell'amico: la sua pelle quasi scottava al tatto e solo ora che ci prestava attenzione si accorse di quanto fosse paonazzo in viso. -Ma... hai la febbre?-

-No... ho solo...- prima che potesse concludere, Brian gli tastò la fronte con una mano, solo per confermare per la seconda volta che era rovente.

-Scotti!-

-Ho... ho solo... caldo!-

-No, Rog: bruci di febbre! Dovevi dircelo: ci saremmo fermati.-

-Ma non ho la febbre!- urlò scansando la mano di Brian dalla propria fronte e diventando ancora più rosso in viso.

-Hai il fiatone...- si intromise John, dopo aver appoggiato il basso sulla rastrelliera apposita.

Di nuovo, Brian fu rapido nei movimenti e fece scivolare la presa dal braccio fino al polso, tenendo d'occhio il passare dei secondi sul proprio orologio.

-Oh, dai, Bri! Non c'è bisogno di contare i battiti!- lo avrebbe scacciato nuovamente se non avesse dovuto tentare di asciugare con la propria maglietta nuovi rigagnoli di sudore che cominciavano a bagnargli persino i capelli, motivo per cui prima aveva tentato di raccoglierli. John si affrettò a recuperare dal proprio borsone un asciugamano e a darlo in mano a Roger prima che torturasse nuovamente quella povera maglietta ormai macchiata in più punti.

Più i secondi passavano più la fronte di Brian si corrucciava: -Centottanta...- decretò infine.

-Quanti?!- gridò il batterista, la faccia immersa nell'asciugamano.

-Questo non è normale... ma che hai fatto?-

-Niente! Ho bevuto il caffè...-

-No... la caffeina non può avere questo effetto.- biascicò John.

Roger si stava ancora asciugando la nuca e le lunghe ciocche, ora di un biondo scuro e bagnato, con quel morbido asciugamano quando alzò lo sguardo allucinato per incontrare quello di Freddie, le braccia incrociate sul petto e uno sguardo curiosamente divertito stampato in viso.

Si rese improvvisamente conto di quanto fosse stato silenzioso in quegli ultimi minuti: non aveva spiccicato parola, né di preoccupazione né di presa in giro: non era da lui.

Non era affatto da lui!

A meno che...

non sapesse esattamente cosa stava succedendo...

-Cosa mi hai fatto?!- lo sguardo ancora più abbacinato, la voce gli uscì stridula, al contrario di quella di Freddie, tranquilla e perfettamente controllata:

-Io?- si strinse nelle spalle, come se non fosse già sufficientemente palese che stava mentendo. -Niente.-

-Bugiardo!!!- ruggì Roger.

Se Brian si stava già prodigando per farlo ragionare, dicendogli che non poteva incolpare Fred senza motivo solo perché non capiva cosa stesse succedendo, John dal canto suo ispezionò silenziosamente lo sguardo del cantante e arrivò alla stessa conclusione di Roger.

Freddie non si accorse subito di essere osservato da quegli occhi nocciola. Quando, per nascondere al coinquilino una risatina sommessa, si girò nella direzione del bassista, quest'ultimo inclinò la testa, invitandolo ad una confessione. Fred si morse le labbra ma, alla fine, sotto quello sguardo insistente, infilò una mano in tasca tirandone fuori un foglio ripiegato su sé stesso: consegnò quella prova incriminante del suo operato proprio nelle mani del piccolo John che, quando lo spiegò, riconobbe la scrittura di Roger.

Cercando di non perdersi nelle criniere di due leoncini che affermavano di chiamarsi proprio “Roger” e “John”, fece scorrere gli occhi sulle prime righe di quella pagina e sulle parole chiave, scritte in stampatello: sembrava una semplice pagina di appunti.

Di colpo impennò le sopracciglia:

-Gli hai somministrato uno psicofarmaco?!- esclamò incredulo attirando l'attenzione di Brian.

-Erano meno di venti milligrammi di anfetamina...-

-Potevi fargli venire un infarto!-

-Era una dose da farmacia.- lo rassicurò Fred scuotendo la testa. -A nessuno è mai venuto un infarto per una dose così piccola: ho chiesto al farmacista e ho letto il foglio illustrativo prima di mettergliela nel caffè!-

-Fred!- lo rimproverò Brian alzando la voce.

-Volevo solo farlo agitare un po'.- si “difese” il maggiore scrollando le spalle. -Come potevo immaginare che si sarebbe trasformato in un pazzo sudato e con il respiro ansante di un pervertito?-

-Ci sono delle ragioni se non si somministra uno psicostimolante ad un iperattivo!-

-Non hai letto i suoi appunti fino alla fine... vero?- indagò John.

-Ho letto! “A livello del sistema nervoso centrale l'assunzione di anfetamine permette di ridurre la percezione della fatica”- cominciò, citando il frutto di ore di lavoro e studio del futuro biologo. -“incrementano l'attenzione e la concentrazione e il soggetto si sente euforico”. O qualcosa del genere. Era questo che volevo: Roger che suona come un dannato ridendo come un coglione! Mi sarei fatto qualche risata e fine della storia! Era una vendetta in buona fede.-

-Non funziona così, Fred!!!- Brian dovette stringere la presa sulle braccia di Roger, per impedirgli di sgusciargli fra le mani e gettarsi al collo di Fred per strangolarlo.

John abbassò gli occhi su quella povera relazione di chimica: -Tachicardia, aumento della pressione arteriosa, incremento del ritmo della respirazione... aumento del metabolismo basale, variazioni dei meccanismi di termoregolazione e ipertermia fino a temperature di 39 gradi...-

Sì, al momento Roger stava sperimentando tutti i possibili effetti collaterali che lui stesso aveva descritto con tanta minuzia. Diligenza che, a giudicare dallo sguardo improvvisamente sgranato e colpevole di Fred, era passata inosservata alla sua prima e svogliata lettura.

-Quanto durano gli effetti?- domandò Brian, ancora non del tutto sicuro che lasciare andare Roger fosse una buona idea, per quanto potesse capire il suo stato d'animo.

John lesse di nuovo: -Se ingerita... fra le cinque e le sei ore.-

L'astrofisico fulminò con lo sguardo il cantante che, imbarazzato, si portò una mano alla nuca: -... ops...-


 


 


 


 

Angolino autrice:

Buona sera!

Vi avevo avvertito di non aspettarvi niente di serio! :-P e infatti ecco qui la seconda parte di questa storiella idiota! XD Storia per la quale ho dovuto spiegare come mai nella mia cronologia comparissero ricerche come “formula chimica dell'anfetamina” o “effetti a breve termine della metanfetamina”. Non mi drogo mamma, stai tranquilla!
E non la sto producendo in un camper fuori da casa con l'aiuto di un vecchio professore di chimica del liceo...

Ora posso finalmente giustificare anche la scelta del titolo! Si tratta di uno sciocco gioco di parole: l'anfetamina è chiamata anche Speed, mentre “Need for Speed” è un videogioco motoristico in cui lo “scopo” è correre ad alta velocità su più piste con differenti tipi di macchine (soprattutto supercar), motivo per cui si adattava bene al personaggio di Roger ^^

Inoltre, fino agli anni Settanta, le anfetamine erano davvero vendute liberamente in farmacia come tonici (cosa che ovviamente favorì l'abuso, motivo per cui – e due – ora non la vendono più...), antidepressivi e anoressizzanti.

La questione della canzone con un ritmo troppo lento fa riferimento a questo “litigio” (https://www.youtube.com/watch?v=vayg9bDYxqc) in cui Roger, con quel vocino che si ritrova, cerca di far valere la sua opinione, mentre Fred si diverte (forse un po' troppo...), cosa che si adattava bene alla situazione creata in questo capitolo! XD

Guardate un po' quanto mi impegno a trovare idiozie su idiozie quando invece dovrei studiare! 'XD

Non aggiungo altro! ^^

Ringrazio tutti voi che avete letto, recensito, seguito e ricordato questa storia!!! GRAZIE MILLE <3

A dopodomani con la terza e penultima parte!

Un bacione enorme!

Carmaux

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** PARTE TRE ***


PARTE TRE

Data l'impossibilità – e inutilità – di continuare a provare, anche per il fatto che Roger sembrava avere una voglia irrefrenabile di staccare la testa a Fred, John aveva proposto di mettersi a tavolino e lavorare sui testi: un bicchiere d'acqua tanto per gradire, un quaderno e una penna, non serviva altro; sarebbe stato utile e produttivo, dal momento che forse giusto soltanto un paio di testi erano davvero ultimati.

Avevano provato a riprendere a suonare... ma era stato un fallimento su tutti i fronti, senza contare che nessuno era riuscito a concentrarsi per davvero sulla musica, tutti decisamente più preoccupati che Roger potesse avere un colpo di calore e schiantarsi a terra.

In secondo luogo rallentare l'andatura del batterista, la cui temporanea tachicardia dettava un ritmo troppo elevato per le canzoni che stavano provando, si era rivelata un'impresa impossibile.

Lo stesso forsennato batticuore, che in quel momento si sposava divinamente con l'irrequietezza tipica del suo carattere, ora lo faceva tamburellare senza sosta con un piede. Il risultato era stato che John, da cinque minuti a quella parte, si era perso nelle increspature concentriche che rompevano la liscia e perfetta superficie dell'acqua del suo bicchiere, muta vittima del terremoto che aveva come epicentro il batterista.

Fred lo aveva richiamato già un paio di volte, infastidito dal continuo tremare del tavolo, ma aveva ottenuto come risposta due sguardi incaniti, uno di Roger e l'altro di Brian che, nonostante tutto, non poteva non difendere il più giovane: dopotutto era colpa di Fred se in quel momento non riusciva a stare fermo, quindi non poteva certo lamentarsi.

-Era mezza pastiglia! Pensavo che a momenti non se ne sarebbe nemmeno accorto! C'era scritto che solo dai 25 milligrammi in su si sarebbero sentiti gli effetti collaterali! Io gliene ho dati meno della metà...- esclamò il corvino lanciando sul tavolo la scatoletta che aveva comprato in farmacia. John allungò una mano verso il blister, trovandone effettivamente uno aperto con dentro ancora mezza compressa.

-Rog è fatto male, lo sai: non regge nemmeno i medicinali più innocui... l'ultima volta che ha preso un'aspirina ha vomitato per tre giorni!- biascicò Brian.

-Sì ma questa allora è colpa sua... non mia...- l'occhiata che il professore gli riservò gli fece alzare le mani in segno di resa: -Ho capito, lo so: ho fatto una cazzata! È stato irresponsabile e stupido e infantile e sono un fottuto idiota! Mi dispiace! Non pensavo! Credevo sarebbe stato come quella volta che abbiamo preparato quelle torte... speciali!-

-Sapete che sono qui di fianco a voi, vero?- li interruppe il biondo salutandoli con una mano. -Però mi stava piacendo quella tua ammissione di colpa: non è che me la ripeteresti? Credo di essermi perso qualche passo... Com'è che dicevi? Sono un fottuto come...?- e così dicendo si addossò all'amico spostandosi i capelli dall'orecchio per sentire meglio.

-Che torte?- pigolò John che, sentendo parlare di cibo era stato colto da un improvviso languorino, a cui aveva sopperito infilando una mano nel suo zaino tirandone fuori un sacchettino di noccioline, snack che si portava sempre dietro.

Freddie, sotto lo sguardo di disapprovazione di Brian, raccontò brevemente di quella serata di cui onestamente, per ovvi motivi, rammentava ben poco: ricordava di essersi divertito come mai in vita sua, insieme a Roger e ad altri amici e che, quando era persino arrivata la polizia, questi gli avevano sfacciatamente offerto un pezzo di quei famosi dolci incriminati. E nonostante tutto se l'erano cavata: i poliziotti avevano assaggiato con gusto e poi se ne erano andati. E grazie al cielo non erano tornati a cercarli e arrestarli quando quegli ingredienti segreti avevano cominciato a fare effetto.

Roger ridacchiò, ripensando a quella serata, contagiando il cantante ma non Brian che, ancora una volta scosse la testa, focalizzandosi sul proprio foglio dove cercava di dare vita ad un nuovo testo.

Il batterista fece un cenno silenzioso a John, per non attirare l'attenzione dell'astrofisico, e indicò il sacchetto che teneva in mano. Quando il bassista, a malincuore, lo inclinò nella sua direzione, Roger prese una piccola manciata di noccioline e, in ringraziamento, gli fece l'occhiolino.

Fred si allungò per prenderne una dalle mani di Roger, ma questi scosse la testa e si premette un indice sulle labbra, intimandogli il silenzio. Pescò una nocciolina dal proprio palmo e appoggiò il gomito sul tavolo; socchiuse gli occhi per prendere la mira, si leccò il labbro superiore, concentrandosi ancora di più, e infine fece scattare il braccio come una piccola catapulta: la nocciolina volò sopra il tavolo atterrando fra i ricci di Brian che, probabilmente a causa della loro voluminosità, non si accorse di nulla.

John dovette coprirsi la bocca con una mano per non ridere: ormai aveva perso il conto di quante volte lui stesso aveva pensato di fare la medesima cosa. Non per antipatia, ovviamente... ma qualche settimana prima, mentre Brian era inginocchiato per studiare estasiato il piccolo Deacy Amp, come avevano soprannominato l'amplificatore che gli era stato regalato, a John era sfuggita di mano una nocciolina che era andata a depositarsi fra i capelli del chitarrista... dalla sua mente non si era mai cancellata la buffa immagine di quell'arachide che, quando Brian si era voltato per rispondere ad una domanda di Roger, aveva preso nuovamente il volo, atterrando finalmente a terra dopo un'ampia parabola.

Roger pescò una seconda nocciolina e le fece percorrere lo stesso tragitto: non riuscì a sopprimere un sibilo divertito e, quando Brian sollevò la testa, distolse lo sguardo e prese una terza spagnoletta per portarsela alle labbra, facendo finta di nulla.

Alla decima che andò a depositarsi nei boccoli castani del chitarrista, la testa di quest'ultimo, che si era reso perfettamente conto di cosa stesse succedendo, si sollevò di colpo: Brian afferrò un foglio e una penna e li schiaffò di fronte a Roger che, per quello scatto improvviso, era sobbalzato, senza riuscire a trattenere una risata.

-Perché non ti metti a scrivere qualcosa, mmh?!- esclamò: il visibile sforzo con cui stava cercando di tenere un tono di voce tranquillo fece ridere il più giovane con ancora più gusto. -Perché non sfrutti la situazione per comporre un pezzo bello forte e tutto rock and roll?-

Il biondo annuì: -D'accordo! Ti creerò qualcosa di tanto potente da sfondare un muro!-

Brian capì appena qualche minuto più tardi che dare una penna in mano a Roger era stato un grosso errore.

CLICK CLICK CLICK CLICK

Ripiegò le labbra verso l'interno e si impose di rimanere calmo.

CLICK CLICK CLICK

Non è colpa sua.

Non è colpa sua.

Non. È. Colpa. Sua.

Se lo ripeteva come un mantra per convincersi che, non fosse stato fatto, non avrebbe certamente continuato a premere convulsamente il meccanismo della penna, facendo comparire e rientrare la punta stilografica a velocità quasi impercettibile all'occhio umano.

CLICK CLICK CLICK CLICK

Ti prego, fa che si rompa!

Che salti la molla!

Dovevo dargli una matita...

Ma, riflettendoci, la situazione non sarebbe migliorata: Roger la avrebbe usata come una bacchetta improvvisata e il tavolo sarebbe diventato la sua nuova batteria. Glielo aveva già visto fare...

No, no... meglio la penna.

Roteò gli occhi: era come essere di nuovo a scuola, con i suoi studenti: la cosa più difficile non era tenere le lezioni, ma far sì che tutti stessero seduti e fermi ai loro banchi. Aveva a che fare con bambini di tutti i tipi, chi sgradevole, chi maleducato... eppure Roger, a modo suo, sapeva essere più esasperante di un'intera classe di ragazzini che non hanno voglia di studiare.

Tentò ancora una volta di concentrarsi sul proprio foglio.

In quel momento non aveva l'ispirazione per comporre alcunché. Il mento appoggiato sul palmo della mano, stava pasticciando in un angolo con la matita viola che si portava sempre dietro per correggere i compiti dei suoi studenti. Usava una matita blu per gli errori lievi, una rossa per quelli più importanti e infine quella viola per gli errori inaccettabili... era abbastanza deprimente che proprio quest'ultima fosse la matita più consumata, ma non poteva del tutto biasimare quei ragazzini: non a tutti poteva piacere la matematica, ed evidentemente gli era toccata la sfortuna di insegnare in una classe di giovanotti che sembravano avere problemi irrisolti con le materie scientifiche.

Spostando la punta nell'angolo in basso di quella pagina bianca, sbuffò e fece uno schizzo striminzito di un omino, frugando nella sua mente alla ricerca di una qualsiasi fonte di ispirazione per la stesura del testo della sua ultima composizione.

CLICK CLICK CLICK

Già esasperato, fu Fred a parlare: -Rog...-

CLICK

-Rog.-

-Sssh!-

-Roger!-

-Zitto...-

CLICK

-Potresti smetterla di...- CLICK CLICK. -Non riesco a scrivere,- CLICK. -se continui a...- CLICK. -Roger!-

A quel punto il biondo esplose: -Devi stare zitto, mannaggia al cazzo! Sto cercando di concentrarmi!-

-Dovresti riuscire a concentrarti meglio di tutti noi messi insieme! E senza questa fottuta penna!- sbottò e, di colpo, gliela strappò di mano, lanciandola dietro le proprie spalle.

-Bambini... vi prego...- biascicò Brian, il viso di nuovo nascosto fra le mani.

Un rumore improvviso lo fece sussultare: Roger si era alzato in piedi ma, al posto di aggirare il tavolo per andare a raccattare la penna, aveva deciso di scavalcarlo. Le adidas bianche a strisce nere urtarono il bicchiere di John, che si versò inondando il disegno di Brian e, raggiungendo i bordi del tavolo, gocciolò sul grembo di Freddie.

-Roger! Guarda che hai fatto!- esclamò quest'ultimo alzandosi e pulendosi le gambe.

Il chitarrista sospirò sfinito e si girò verso il membro più giovane del gruppo che, invece, non aveva fatto una piega: -Dimmi il tuo segreto.- ma John sorrise soltanto, alzando semplicemente le spalle.

Brian prese fra pollice e indice un angolo del foglio sul quale stava disegnando e lo sollevò, per farlo sgocciolare. Corrugò la fronte, improvvisamente interessato, e osservò come quel groviglio scarabocchiato di viola, a contatto con l'acqua si fosse diluito: nel momento in cui aveva alzato il foglio, l'acqua era scivolata lungo la sua superficie disegnando una sfumatura violacea che lo aveva attraversato in diagonale. Nonostante tutto sorrise pensando a quanto quella forma gli ricordasse una stella cometa, con tanto di nucleo, chioma e coda.
Riflettendo sul fatto che forse non aveva avuto l'ispirazione per scrivere un nuovo testo ma che in compenso gli era venuta una buona idea per la possibile copertina del loro primo album, le sue labbra si incurvarono ancora di più.

-Grazie Rog!-

-Quando vuoi.- gli rispose il più piccolo – pur senza sapere il motivo di quella riconoscenza – infilandogli senza tante cerimonie una mano fra i capelli in quello che forse era un gesto amichevole... o, più probabilmente, con l'unico fine di farsi un'altra risata quando, frizionandoli, fece schizzare in ogni direzione tutte le noccioline che gli aveva tirato addosso fino a poco prima.

-Grazie di che?!- esclamò Freddie, piccato. -Guarda i miei pantaloni!-

-Dai, non prendertela... si asciugheranno...- disse John, in un goffo tentativo di calmarlo. -Inoltre... credo che sia meglio godersi la situazione attuale, finché dura.-

-Cosa vuoi dire?-

-Che adesso è così.- disse indicando un Roger euforico che, di nuovo seduto al tavolo, era finalmente nelle condizioni di concludere quella frase che stava scrivendo quando Fred gli aveva strappato la penna dalle mani. -Ma tra non molto comincerà la fase discendente.-

-Vuoi dire che potrebbe passare dal saltare di gioia all'annegare nella tristezza? Così? Di punto in bianco?-

John tirò le labbra in un piccolo sorriso imbarazzato e annuì,

-Ho rotto Roger!- Fred reclinò la testa indietro, maledicendo il suo essere sempre “un po'” sopra le righe. -Andrò all'inferno.-

 


 


 

Angolino autrice:

Roger! What did you do?” Freddie Mercury (https://www.youtube.com/watch?v=X0-uqL06wc0&feature=youtu.be)

Ecco qui il terzo e penultimo capitolo! ^^ Con un Roger frenetico, un Freddie spazientito, un Brian esasperato e un John che mantiene la sua fama di tranquillo del gruppo!

Piccole notine, che ormai non mancano mai nei miei “angolini autrice” XD (sarò stringata, questa volta sul serio):

John davvero si divertiva a tirare noccioline in testa a Brian XD e l'aneddoto delle torte speciali non è inventato :-P

Brian ha insegnato matematica (alla Stockwell Manor School, nel quartiere di Brixton) per un certo periodo di tempo, prima che i Queen sfondassero:

"It turned into something I really enjoyed, it was very challenging. The biggest challenge was to get people to stay in their seats - seriously! It was quite difficult. You couldn't get the children to attend unless they were incredibly interested in what you were saying.” Brian May

Il Deacy Amp è un piccolo amplificatore costruito proprio da John nel 1970 e che (in seguito) venne regalato a Brian, che lo utilizzò con la Red Special per la registrazione di molti dei brani del gruppo.

La copertina del loro primo album è stata disegnata sia da Freddie che da Brian ^^

Free Image Hosting at FunkyIMG.com

Come sempre, spero che il capitoletto vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti! ^^

Di nuovo ringrazio tutti quanti voi lettori e recensori dal profondo del cuore! <3

Vi mando un bacione!

A dopodomani con l'ultimo capitolo! ^^

Carmaux

 

P.S.

Ah! Per la storia delle matite colorate... era il mio professore di latino e greco a segnare gli errori secondo questa scala cromatica... e diciamo che nella mia carriera ho visto anche il tanto temuto viola XD

E, non importerà a nessuno, ma quella che davvero è stata male dopo un'aspirina sono io XD Sono fatta male pure io! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** PARTE QUATTRO ***


PARTE QUATTRO

Il menù del pub, come di norma, non aveva dedicato molto spazio all'offerta culinaria – appena mezza pagina – per concentrarsi più sulla selezione di birre e cocktails, da cui Brian aveva già ordinato una Guinness.

Nonostante questo, erano dieci minuti buoni che Roger stava tentando di leggere quelle poche righe.
Si distrasse ancora una volta, seguendo le gambe chilometriche di una ragazza che era appena entrata nel locale incurante della fresca aria della serata londinese, a giudicare dalla minigonna che lasciava ben poco all'immaginazione del batterista.

Brian picchiettò sul menù per richiamarlo all'attenzione: ormai stavano aspettando solo lui.

Roger chiuse la carta e sbuffò, stropicciandosi gli occhi: -Non ne ho voglia...-

-Rog...-

-Non mi piace niente di quello che c'è qui...-

-Questo non è vero.-

-Non ho fame, Bri, te l'ho detto...-

-Non puoi saltare la cena: mangia poco, ma mangia qualcosa.-

-Che palle... non sei mia madre...-

Su questi toni soavi una cameriera si avvicinò al loro tavolo e per la prima volta Roger non sfoderò quel suo tipico sorriso ammiccante che gli illuminava gli occhi, facendo capitolare qualsiasi ragazza che attirasse il suo interesse. Al contrario, alla domanda della giovinetta se avesse deciso o meno cosa ordinare, gli sfuggì una smorfia e, chiudendo gli occhi, nascose il viso contro il braccio di John.

Fu Fred a risponderle per poi girarsi verso il coinquilino: -Quello che non mangi lo portiamo a casa.-

Roger biascicò qualcosa che si perse contro il braccio del bassista che, con un sorriso, abbassò lo sguardo sulla sua testa dorata:

-Non ti senti un pochino meglio? Neanche un po'?-

-No... mi sento ad un passo dalla tomba. Era proprio necessario uscire a cena? Ho sonno... voglio tornare a casa...-

-Sì, ma il frigo, a casa, è vuoto.- gli ricordò Fred.

-Tanto non ho fame...-

Nessuno, nemmeno Brian, aveva mai visto Roger lasciare il proprio piatto intonso: non aveva fatto una piega quando la cameriera glielo aveva depositato di fronte, ancora fumante, e, da qualche minuto a quella parte, non si muoveva.

Brian gli appoggiò una mano sulla spalla per scuoterlo leggermente, riuscendo solo a fargli ruotare la testa, la guancia ancora contro la maglia del bassista. -Ma stai dormendo?-

-No... no, no... sono vigile.- rispose sbadigliando e sbattendo più volte le palpebre per poi stropicciarsi gli occhi.

-Non avrai mica le allucinazioni?- domandò un preoccupato Fred, sgranando gli occhi ricordandosi improvvisamente uno degli effetti collaterali elencatigli da John poco prima.

-Che genere di allucinazioni? Tipo sentire rumori che non esistono o se dovessi improvvisamente vedere Gesù?-

-Spero di nessun tipo, ma se Lo vedessi non è che me lo saluteresti?-

Roger allungò una mano fino ad un palmo dal viso di Brian e la agitò in un fastidioso saluto che il chitarrista ruppe abbassandogli il braccio con un gesto veloce:

-Ah-ha: ho la barba sfatta da un paio di giorni. Quanto sei simpatico.-

-Lo so che sotto sotto mi ami.-

-Dai, tirati su e mangia.- lo tirò per la maglietta ma il biondo serrò la presa sul braccio di John, che non se la sentiva proprio di lamentarsi perché lo spossato e sfinito batterista lo aveva scelto come cuscino. -Ti verrà fame più tardi se non mangi qualcosa adesso.-

-Ma Deacy è così morbido...-

-Forza Roggie!- esclamò Fred. Prese la forchetta, la caricò di cibo e gliela avvicinò. -Non farmi fare l'aeroplano.-

Successe tutto troppo velocemente e, onestamente, John avrebbe potuto affermare che Roger non si fosse mosso di un millimetro tanto erano rimasti impassibili il suo sguardo e il suo abbraccio che ormai gli stava stritolando lo stesso arto che usava per suonare. Invece, gli occhi sempre chiusi, il biondo aveva dato una pedata allo sgabello di Fred con tanta forza da buttarlo giù, facendo crollare a terra il cantante con ancora in mano la forchetta, il cui cibo era andato a macchiargli la maglietta.

Decine di paia di occhi si piantarono su di lui mentre si rialzava e, terribilmente imbarazzato, si ripuliva i vestiti. Un sorrisetto andò a trasformare il viso abbattuto di Roger: -Adesso mi sento meglio...-


 

Freddie aveva pregato in ginocchio John di sostituirsi a lui per chiedere alla cameriera di imballare gli avanzi di Roger: la giovine lo aveva visto cadere a terra e sporcarsi e non aveva potuto fare a meno di scoppiare a ridere, soprattutto per come il corvino si era rialzato in fretta, passandosi una mano sulla camicia e sforzandosi di non massaggiarsi le natiche doloranti... e Fred aveva provato un'enorme fitta di imbarazzo all'idea di andare proprio da lei a chiedere anche una cosa semplice come di impacchettare gli avanzi.

Non appena entrò in casa lanciò le chiavi sul tavolino della cucina e si diresse al frigorifero, dove finalmente tornò ad esserci una, per quanto minima e triste in compagnia solo di un paio di birre, prova dell'effettiva presenza di vita umana in quella casa.

Quando si girò, la bocca già aperta per dire qualcosa, il rumore della porta della camera di Roger che si chiudeva sbattendo lo anticipò, zittendolo.

Stava per ritirarsi a sua volta nella propria camera, ma alla fine tornò sui propri passi e bussò leggermente alla porta di Roger, aprendola di uno spiraglio per sbirciare dentro:

-Rog?-

Aveva fatto in tempo giusto a cambiarsi prima di schiantarsi a letto, il viso soffocato nel cuscino.

Fred entrò, cercando di non fare troppo rumore. Spostò sul comodino una piccola agenda aperta con dentro una penna nera ancora aperta e si sdraiò di fianco all'amico. Si sentiva in colpa, ovviamente, ma si sarebbe sentito ancora peggio se fosse andato a letto senza dire una parola.

-Rog...- bisbigliò, sperando che non avesse già ceduto al sonno. -Ti va se sto qui con te per un po'?-

Il più piccolo si girò nella sua direzione e Fred gli scostò dagli occhi qualche ciocca che gli ostruiva la vista: -Mi andrebbe di più se fossi una donna.-

Freddie ridacchiò: -Davvero?-

-Certo... una donna sexy come te nel mio letto? Non me la farei scappare...-

-Roggie... sei arrabbiato?-

Ora che era terminata la fase di euforia e benessere, su Roger era scesa tutta la spossatezza e la devastante stanchezza della giornata, aumentata da quello che nella sua relazione sarebbe stato chiamato “blocco della sintesi di serotonina”. In fin dei conti... basandosi sulla turbolenta esperienza di quella giornata, avrebbe potuto correggere e rifinire la propria relazione: se non altro avrebbe preso un buon voto.

Respirò profondamente, cominciando a sentire gli occhi troppo pesanti per rimanere ancora aperti, e biascicò qualche parola:

-Sei uno stronzo...- sussurrò, ma le sue labbra si incurvarono in un mezzo sorriso. -No... non sono arrabbiato... non tanto... però non lo fare mai più.-

-Non volevo farti stare male... scusa...-

Roger rispose avvicinandoglisi e appoggiando la testa contro la sua spalla.

-Tesoro?-

-Deacy è più comodo...-

Il cantante sorrise di nuovo: -Ti prometto che mi farò perdonare. Se vuoi darmi un pugno lo capisco...-

Sgranò per un momento gli occhi quando lo vide chiudere la mano e sollevare il braccio, ma tirò un sospiro di sollievo quando quest'ultimo ricadde sul materasso: -Fred... sono stanco... puoi farlo tu per me?-

-Se vuoi ti scrivo “FRED” sulle nocche così domani...- scherzò voltandosi e recuperando l'agenda e aprendola per prendere la penna. Quando tornò a guardare l'amico si accorse che il suo respiro era diventato più profondo, contro il suo braccio. Ne approfittò per avvicinare la penna alla sua mano e mettere per davvero in atto quanto detto, ma nel momento in cui la punta sfiorò la sua pelle un mugugno lasciò le sue labbra. -Ssh... non farci caso: dormi.-

-Fred...-

-Mmh?-

-...ora ho fame...-

Sogghignò, completando la D sulla nocca del mignolo: -Tranquillo: non lo dirò a Brian.-

E con quelle parole rassicuranti Roger cedette definitivamente al sonno.

Fred esalò un sospiro, accarezzando il più piccolo sulla testa in un gesto finalmente affettuoso dopo una giornata passata a spintonarsi e provocarsi a vicenda.

Si era addormentato così, con la guancia premuta contro il suo braccio, e il maggiore non ne volle sapere di spostarsi per tornare in camera sua, anche perché non voleva rischiare di svegliarlo ancora.

Aprì di nuovo l'agenda, per depositarvi la penna e la luce fioca proveniente dalla finestra gli permise di leggere quelle due righe che Roger aveva appuntato prima di collassare sul materasso:

Giornata pesante.

Freddie sa essere davvero stronzo quando vuole.

Gli voglio bene.”



Free Image Hosting at FunkyIMG.com



 

Angolino autrice:

Buona sera! Eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa storia! Chiedo scusa se non ho aggiornato ieri come avevo promesso ma... ho avuto grossi problemi con internet e... non è vero: sono andata a vedere Spider Man al cinema perché sì! E quindi ho rimandato! XD Scusate!

Ed è finalmente arrivato il momento di spiegare il perché delle parole/frasi in grassetto. Si tratta di una piccola sfida alla quale ho voluto sottoporre me stessa (così, giusto perché non avevo già abbastanza problemi XD). Dato che l'ambientazione di questa storia ci ha riportato agli esordi di questo gruppo, ho voluto inserire alcuni riferimenti al loro primissimo album, uscito per l'appunto nel 1971, e ai testi delle canzoni che lo compongono.

E quindi abbiamo:

  • Keep yourself alive = “I just think I'm two steps nearer to my grave”

  • Doing all right = “jumped in joy or sinking in sorrow”

  • Great King Rat = “the man is evil and that is right […] was a dirty old man and a dirty old man was he” (ho fatto una traduzione un po' libera in questo caso XD)

  • My Fairy King = “in the land where horses born with eagle wings […] and rivers made from wines so clear ...”

  • Liar = “liar”

  • The Night Comes Down = “[...] holding the world inside...”

  • Modern Times Rock and Roll = “Somethin’ harder’s coming up, gonna really knock a hole in the wall”

  • Son and Daughter = “I want you to be a woman”

  • Jesus = “and then I saw Him in the crowd”

  • Seven Seas of Rhye = l'album contiene solo un pezzo della versione unicamente strumentale perché il gruppo intendeva cominciare il secondo album con questa canzone ultimata (poi in realtà divenne la canzone di chiusura del secondo album).

Un applauso a silverhawk che è riuscita a capirlo prima di qualsiasi spiegazione! *clap clap clap!!! ^^

Il finale di questo capitolo, in origine, era diverso, ma giusto qualche giorno fa Roger Taylor ha pubblicato su instagram un foto di una sua vecchia agenda risalente proprio al 1970


Free Image Hosting at FunkyIMG.com Free Image Hosting at FunkyIMG.com

 

(CON L'ASHTAG #mydiary1970 *.* ... scusatemi, ma overload di cuteness...) sul quale prendeva piccole annotazioni giornaliere riguardanti la band:Non ho potuto non approfittarne!


 

#actualcinnamonrollRogerTaylor


 

Questa storiella si conclude così... chissà se il mattino dopo Roger si sarà ricordato del via libera datogli da Fred :-P L'amicizia che lega queste due teste calde mi ha sempre fatto nascere un sorriso e, di conseguenza, questo finale è sceso un pochino sul fluff... '^^

Ma spero comunque che vi sia piaciuto! ^^

E ringrazio tutti voi che mi avete seguito, recensito, ricordato e preferito! Un bacione e un abbraccio a: evelyn80, Kim Winternight, SamHetfield, Evola Who, Harriet Strimell, killerqueen95, Scaramouch_e, silverhawk, ValeMazze, killer_joe, StellaViva95, Taylorred_49,

Un ringraziamento particolare a Soul_Dolmayan per aver indetto questo contest e per avermi coinvolta! :-*

E un grosso in bocca al lupo a tutti gli altri concorrenti!!!


 

A presto con altre storie! ^^

<3

Carmaux

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3847386