Vermilion

di Nocturnia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abito da sposa ***
Capitolo 2: *** Neve ***
Capitolo 3: *** Fantasma ***
Capitolo 4: *** Fogli di carta ***
Capitolo 5: *** Nuvole ***
Capitolo 6: *** Cocaina ***
Capitolo 7: *** Lenzuola ***
Capitolo 8: *** Perle ***
Capitolo 9: *** Panna ***
Capitolo 10: *** Rubino ***
Capitolo 11: *** Sangue ***
Capitolo 12: *** Fragole ***
Capitolo 13: *** Fuoco ***
Capitolo 14: *** Tramonto ***
Capitolo 15: *** Rossetto ***
Capitolo 16: *** Scarpe ***
Capitolo 17: *** Fiocco ***
Capitolo 18: *** Rosa ***
Capitolo 19: *** Notte ***
Capitolo 20: *** Tunnel ***
Capitolo 21: *** Inchiostro ***
Capitolo 22: *** Gatto ***
Capitolo 23: *** Soprabito ***
Capitolo 24: *** Pozzo ***
Capitolo 25: *** Tatuaggio ***
Capitolo 26: *** Occhiali scuri ***
Capitolo 27: *** 27. Mascara ***



Capitolo 1
*** Abito da sposa ***


a
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


You, with your urge to fuck in a church - and me, with my want to mark your body with my bite...
Some might find us monsterous."

- Rachel Nix -



Vermilion



1. Abito da sposa

È sul calare della sera che lui arriva.
Passi pesanti, marziali.
Occhi che sanguinano, che bruciano.  
Excella si sistema le spalle del vestito, studia il proprio riflesso nel vetro di contenimento.
"È tutto pronto." dice, e si tinge di rosso la sua bocca "Domani apporteremo le ultime modifiche e poi l'aereo potrà decollare."
Si solleva l'orlo della gonna, mostra i piedi di una bambina che aveva sempre sognato il principe azzurro.
Sorride il mostro e del cavaliere possiede solo la bellezza e il portamento.
"Bene."
Excella alza il viso, sposta il mento nella sua direzione.
"E poi?" chiede "E poi cosa succederà, Albert?"
Wesker le porge la mano, amplia il sorriso.
"E poi sarà un nuovo mondo, Excella; un mondo di cui sarai regina. Con me."
Excella si aggrapperà a quella promessa fino all'ultimo istante.

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Capitolo 2
*** Neve ***


d 2. Neve

Jake ingoia la paura, arma il cane.
Spara dritto, controlla il rinculo gli aveva detto il suo superiore, uno stronzo che probabilmente valeva meno dei suoi stessi mercenari Edonia ha bisogno di uomini come te.
Uomini, non ragazzi.
Uomini con le palle, dalla risata sguaiata e il pugno facile.
Jake deglutisce, si passa il palmo della mano sui pantaloni.
"Pronto?" gli chiede Adrian, un mezzo sorriso sul volto e in braccio un M16 un po' ammaccato  "Andiamo a spaccare il culo a qualche soldato."
Jake annuisce, ascolta la neve.
"Uno..."
A sua madre piaceva la neve; diceva che le ricordava suo padre.
"Due..."
Diceva che Jake aveva i suoi occhi, i suoi zigomi.
"Tre!"
Jake esce dall'angolo, spara.
La neve è l'unica cosa che assorbe i suoi rimpianti.

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Capitolo 3
*** Fantasma ***


eeee 3. Fantasma

L'hanno chiamata sindrome da stress post traumatico.
Gli hanno dato dei farmaci, due pillole blu alla mattina e due gialle alla sera.
Gli hanno detto che potrebbe essere anche la sindrome del sopravvissuto e, perché no, persino quella dell'arto fantasma o di Stoccolma.
Chris sospira, si rigira il bicchiere di gin tra le dita.
"Ti ho inseguito per tutta una vita."
L'oscurità si muove, si arrotola sulla poltrona in angolo.
"Ti ho cercato, braccato, ucciso."
Una risata, a malapena riconoscibile; troppo vecchia per essere la sua, troppo crudele per essere altro.
"E adesso..." Chris inclina il capo in avanti, si passa una mano tra i capelli - è stanco, e la strada è stata così lunga, così difficile "... e adesso sei solo un altro fottuto fantasma."
Il buio prende forma (la sua) e lo ascolta, come sempre.
Tra fantasmi, in fondo, i sussurri sono tutto ciò che resta.

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Capitolo 4
*** Fogli di carta ***


ddd 4. Fogli di carta

Camici strappati, centrifughe inceppate.
Un cane annusa l'aria, lecca un foglio sporco di sangue.
Il suo compagno è immobile, il fianco squarciato a mostrare le costole, un occhio spento, lattiginoso.
Villa Spencer riposa, quieta; un cadavere sotto la cui pelle esplode una vita grottesca e malata.

Tump, tump.

John avanza di qualche passo, trascina un piede scalzo a cui è rimasto attaccato un pezzo di carta.

Glurg.

Non deglutisce più John, striature rosse lungo il mento, tra i denti, sulle guance.

Tud.

I cani si voltano di scatto, John li imita.
Gli ospiti sono arrivati, la cena è servita; la lunga notte di Raccoon City è appena iniziata.

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Capitolo 5
*** Nuvole ***


ddd 5. Nuvole

Sushestvovanie ha un cielo scuro, privo di sfumature; nuvole gonfie di pioggia e veleno.
Albert ascolta con pigro interesse il rombo del tuono in lontananza, disegna figure immaginarie sulla schiena di Alex.
"Sta arrivando una tempesta."
Albert annuisce, socchiude gli occhi.
"Immagino che Sushestvovanie sia un bel cambiamento rispetto all'Africa."
Wesker emette un suono a metà tra l'irritato e il divertito, reclinandosi all'indietro.
"Immagino io d'essere un bel cambiamento."
Cosce sottili, umide di un orgasmo che Alex mostra fiera e senza vergogna.
Un fulmine spacca in due l'orizzonte, illumina la stanza e i loro profili.
Albert le cerca la bocca, la lingua; trova lei, trova loro.
La pioggia scuote Sushestvovanie, ruggisce nel cielo; viene trasportata dal vento e percuote le pareti della torre, ma ad Alex non importa.
Si solleva sulle ginocchia, lo accoglie in un unico, disperato, movimento.
Albert affonda nei suoi fianchi, scopre i denti - morde, fino a sentire il sapore del sangue contro il palato.
Il cuore di Alex si apre, quasi le esplode nel petto; quello di Albert gronda solo filamenti nerastri e tossici - Uroboros: eternità.
Alex ride e viene.

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Capitolo 6
*** Cocaina ***


ddd 6. Cocaina

Non è la prima volta che succede; non sarà l'ultima.
Lynn ne evita lo sguardo, si fissa la punta delle scarpe.
"Non è come pensa."
Chris alza un sopracciglio, intreccia le dita tra loro.
"No?"
Ironia, rabbia; delusione.
"No." ribatte Lynn, e gli occhi si spostano alla sua destra "Era per un amico."
Redfield s'inclina in avanti, spinge l'oggetto della contesa con la punta della penna.
"Quale "amico", soldato Picknett?"
Sudorazione, dilatazione della pupilla.
"Un... amico."
Chris non dice niente, non fa niente; getta la bustina piena di polvere bianca nel cestino e prende un foglio dal plico vicino.
Lynn inclina il mento, si umetta le labbra.
"Sono... sono congedato, signore?"
"Sì."
Silenzio.
"Si vedono certi orrori là fuori, signore."
La penna si ferma a metà di una a, rimane sospesa sul foglio a sbavare inchiostro nero.
"L'Edonia... non è come ce l'avevano descritta."
Mandibole dislocate, carne putrefatta; denti che sfregano tra loro, si scheggiano nell'affamato tentativo d'avere un pezzetto di te.
"So che non è una giustificazione e che non vale niente, ma..."
Ma alla notte sento ancora il loro fiato marcescente sul collo, vedo le loro orbite vuote, le cavità toraciche scavate - tutti quei bambini macellati, posti poi sull'attenti come soldatini di stagno.
Conto i miei morti e scopro che sono sempre troppi.
Chris alza una mano, lo interrompe.
"Lo so, Lynn." dice, e riprende a scrivere "Lo so."
Chris si chiede se sia morto anche lui per poter sopportare ancora e ancora e per sempre.

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Capitolo 7
*** Lenzuola ***


ddd 7. Lenzuola

Jill gli dà le spalle, fissa il tramonto con un'ostinazione quasi malsana.
Il lenzuolo è ruvido sotto le sue dita, probabilmente un tessuto sintetico a basso costo, un lusso per una regione povera come quella in cui il BSAA li ha nascosti.
Chris sistema le poche cose che è riuscito a salvare da Kijuju, incassa la testa nelle spalle.
"Vuoi qualcosa da mangiare?"
È debole la sua voce, fragile come la sua forza.
Ondeggia nel silenzio irreale della stanza, un'aura pallida e ammalata, spezzata.
"Caffè?" riprova, e Jill sente i passi farsi più vicini.
"Jill." la chiama "Jill, guardami." la supplica "Jill, per favore."
Le sfiora l'avambraccio con un tocco leggero, un'impronta morbida e familiare - conosciuta.
Jill deglutisce e...

Click.

Usa il lenzuolo come distrazione, azzera le sue difese.
Colpisce il ginocchio, costringe il nemico in una posizione di svantaggio.
Usa la ringhiera come perno, ruota all'indietro con la grazia di una ballerina.
"Jill!" grida l'avversario, ma il cervello della Valentine è diventato rosso e rosso e rosso (P30) e non c'è null'altro che...

Lui.

La spalla di Chris si disloca, Jill snuda i denti.
La cicatrice al centro del petto è l'ultima cosa che Redfield vede prima di perdere i sensi.

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Capitolo 8
*** Perle ***


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8. Perle

A Excella le perle piacevano.
Il cliché avrebbe voluto le piacessero quelle nere, ma non era così.
Studia la sua immagine nello specchio del bagno, inclina il viso prima a destra, poi a sinistra.
Adesso attorno al suo collo splende una collana d'oro, pesante come i suoi sogni, stretta come un cappio bellissimo e tanto voluto - così tanto amato.
Sospira, stringe tra le dita un filo spezzato, da cui pendono poche, tristi, sfere candide.
"Era un completo." dice, e non si aspetta alcuna risposta "Una parure." sottolinea, marcando ancora di più il suo accento italiano.
Wesker la ignora, allacciandosi la cintura.
"Un regalo per la mia laurea." si volta Excella, e si indica le orecchie "Andavano in coppia con questi." e gioca con una delle perle che le adorna il lobo "Venivano direttamente da Tahiti."
Wesker s'infila i guanti, si sistema la fondina della pistola sulla schiena.
"Dicono che la loro rottura porti lacrime, dolore." avanza di qualche passo, i piedi nudi che scivolano morbidi sul tappeto azzurro "Che siano segno di sciagura."
Wesker le regala uno sguardo ambiguo, attento; la pupilla una striscia nerissima e contratta.
"Io però non ci ho mai creduto."
Wesker sorride, ed è il ghigno del lupo che ha appena trovato la sua preda.
Tra di loro, sparse tra lenzuola sporche di sangue e segreti inconfessabili, le perle di Excella raccontano di un'innocenza perduta per sempre.

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Capitolo 9
*** Panna ***


eee 9. Panna montata

Le manie di Alex sono infinite, questo Stuart l'ha capito già da un po' di tempo.
Le piacciono il caffè amaro, la carne al sangue e le prime edizioni dei libri, sia Kafka oppure un qualsiasi altro autore di suo gradimento.
Non sopporta le persone che si mangiano le unghie, i denti poco curati e la stupidità.
"È quella spray." puntualizza, e sposta il piattino in avanti.
Stuart vorrebbe ridere, ma si trattiene; se c'è un'altra cosa che ha imparato in questi mesi è che il fratello della loro Lady non è certo una persona incline all'ironia; non se questa è rivolta contro di lui.
Albert alza un sopracciglio, apre le mani davanti a sé come a dire e quindi?
Alex incrocia le braccia al petto, accavalla le gambe.
"Mi fa schifo."
Stuart adesso vorrebbe tanto ridere, perché che siano semplici umani oppure armi biologicamente modificate e potenziate, poco cambia quando si tratta di manie e gusti.
"È panna." rimarca Albert, unendo il pollice e l'indice e tracciando una linea immaginaria nell'aria "Dal punto di vista organolettico..."
Alex sbuffa, e Albert si ferma subito, interdetto - irritato.
"Non giocare al piccolo chimico con me, Albert; non mi freghi. La panna spray fa schifo in confronto a quella artigianale, punto."
Wesker socchiude la bocca, assottiglia gli occhi; assume una posizione minacciosa e predatoria.
Alex lo fissa ancora qualche altro secondo e poi gli scoppia a ridere in faccia come se fosse la cosa più naturale del mondo.

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Capitolo 10
*** Rubino ***


sss 10. Rubino

Ada sorride a John, gli porge il sacchetto con il pranzo come farebbe una brava fidanzata.

"Miss Wong, immagino."

John le bacia la fronte, ride tra i suoi capelli; le offre una vita tiepida e comoda - certa.

"E lei sarebbe...?"

"Scusami." inizia, aprendo l'involucro del suo panino e cercando la maionese "Ma questi ultimi giorni sono stati un vero incubo; non so cosa sia successo al livello quattro, qualcuno deve aver fatto del casino perché..."

"Sappiamo entrambi per cosa sei qui."

Ada annuisce, le parole di John una litania confusa e patetica.

"Sappiamo entrambi per chi lavori."

Si fissa le unghie, rosse - rubino, le aveva detto la commessa; il rubino è un bellissimo colore per una carnagione come la tua.

"Io non credo sia il caso di proseguire oltre questa conversazione, Dott. Wesker."

L'ascensore comincia a muoversi, i numeri che crescono rapidamente dal quattro all'uno.

Wesker inclina leggermente il capo a sinistra, stira le labbra in una piega che potrebbe essere un sorriso.

Birkin è il primo a uscirne, Wesker il secondo.
John butta loro un'occhiata in tralice, sfugge ai loro sguardi - il predatore più grosso è appena tornato e no, quel cucciolo smarrito non gli piace proprio per nulla.

"Nemmeno io."

"Birkin." saluta John con un cenno della mano "Wesker."
William borbotta qualcosa da sotto le scartoffie che stringe tra le dita, Wesker lo ignora  - Ada no.
Un movimento involontario del gomito, un fremito leggero delle ciglia.
Dietro le lenti scure gli occhi di Albert promettono tanto di quel sangue da bastarle per due vite intere.


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Capitolo 11
*** Sangue ***


dd 11. Sangue

Sangue sulle mani, tra i denti.
Occhi morti, mani fredde - un cadavere che cammina; un cadavere che brucia.
"È ora di finirla."
Jill grida, lascia che il suo cuore esploda; per lui, per lei, per loro.
"No!"
Il tempo si riavvolge, un vecchio nastro che gronda rosso e bianco - Umbrella.

Tyrant. Umano. Traditore. Capitano.

Silenzio.

Chris la chiama, ne invoca il nome, prega un dio in cui non ha mai creduto.
Il mostro sorride e accoglie la principessa tra le sue braccia crudeli.

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Capitolo 12
*** Fragole ***


ddd 12. Fragole

Claire ricorda quel punto del giardino; da piccola ci raccoglieva le fragole con Chris.
Ne strappa una, sporca di terra e sangue e cervella umane.
La creatura striscia, cerca di afferrarle una caviglia.
Claire trema; Claire alza la pistola e arma il cane - spara fino a quando della testa dello zombie non rimangono che ossa sgranate e peduncoli sanguinolenti.
Il suolo gronda rosso - lo trasuda; lungo le sue dita scorre lo stesso colore - lo stesso sapore.
Claire trattiene le lacrime e ricomincia a correre.

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Capitolo 13
*** Fuoco ***


dd 13. Fuoco

Morire non dovrebbe fare male.
Morire è l'atto più semplice che può compiere un essere umano: il più primitivo.
Il dolore è vita; il dolore è tutto ciò che a volte ci resta.
Le fiamme divorano l'Uroboros, il parassita non si arrende e combatte.
Wesker grida, si piega a un'agonia che non ha nulla di umano - ma un dio non soffre allo stesso modo dei mortali, giusto?
La lava brucia, aghi che penetrano nella pelle e squarciano la carne.
L'Uroboros ricostruisce le ossa, i muscoli, i vasi sanguigni - l'Uroboros perde e vince ogni volta la sua ultima battaglia.
No, morire non dovrebbe fare male.
Morire dovrebbe essere silenzio e nulla, una bolla anestetizzata e bianca.
Eppure...

Eppure forse agli dèi non è concesso lo stesso privilegio.

Wesker ride all'ironia di un destino che gli ha strappato ogni cosa.

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Capitolo 14
*** Tramonto ***


tra 14. Tramonto

"Chi è?" chiede Nivans "Lo conoscevi?"

Un tempo. Forse. Chissà.

Chris tace, fissa un punto imprecisato dell'orizzonte, dove il sole sta morendo.
"No." dice, e mente "Non so chi sia."

"Capitano, qui stiamo facendo una scommessa; vuole partecipare?"

Piers gli regala uno sguardo scettico, apre una della razioni di carne in scatola.
"E la ragazzina? Quella Sherry... Sherry Birkin."

"No."
Chris sorride, picchietta con la penna sul tavolo.
"Sarà divertente." insiste "D'altronde, è una scommessa su di lei."

"Una vecchia storia."
Un ancora più vecchio Chris.

Wesker alza un sopracciglio, piega le labbra in una smorfia.
"E sarebbe, Redfield?"

Piers annuisce lentamente; mastica lentamente.
"Il ragazzo era un mercenario. Uno della Resistenza."
"Lo so."
"Eppure lo abbiamo lasciato andare."
Chris fissa il pezzo di pane che stringe tra le dita, tace.

"Di che colore sono i suoi occhi."
Silenzio.
Jill gioca con la bottiglia che ha tra le mani, Barry fa finta di pulire la sua pistola.
Gli occhiali di Wesker scivolano sulla scrivania senza fare alcun rumore.

"Un giorno mi dirai chi era." mormora Piers, raggomitolandosi nel suo sacco a pelo "Un giorno, quando tutta questa merda sarà finita, mi racconterai di Raccoon City."
Chris annuisce, senza convinzione.

"Azzurri." dice, e quasi non ci crede neppure lui "Sono azzurri."
Wesker arriccia le labbra, si nasconde dietro le sue sempiterne lenti scure.
"Come pensavi che fossero, Redfield; rossi?"

Le profezie a volte hanno un'ironia spietata.

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Capitolo 15
*** Rossetto ***


sss 15. Rossetto

Leon è un uomo onesto; un uomo di cuore.
Annusare sulla sua pelle tutto quel coraggio - tutto quell'amore - le provoca sempre una reazione spiacevole al centro del petto  - anomala.
Ada si umetta le labbra, controlla il rossetto.
"Rogue Coco, uhm?" le dice Leon, e le sfiora poi la piega morbida del collo "Ti si addice."
Ada trattiene un sorriso, Leon le cerca la bocca.
È sbagliato.
È pericoloso ed è una futile bella distrazione, e dovrebbe imperdirlo, ma ogni volta Ada cede, e lo bacia come quella notte di molti, troppi, anni prima.
Domani saranno di nuovo su fronti opposti, a camminare sulla sottile linea grigia dell Vita.
Domani lui sarà il cacciatore, lei la finta preda.
Domani sarà qualcun altro a coprirgli le spalle, ad assicurarsi che ne esca tutto intero.
Domani saranno occhi rossastri quelli che la cercheranno e che ne domanderanno ordineranno la presenza.
Domani.
Per adesso, per questo istante, questa stanza potrà bastare.

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Capitolo 16
*** Scarpe ***


sss 16. Scarpe

Cinto il capo d'oro, coperte le mani di rosso, cos'altro le resta?
Alex si aggrappa alla roccia, sente la pelle spaccarsi.
Vomita un bolo nerastro, ingoia paura e solitudine.
"No...." supplica "Non questo..."
Il virus ride, incide la carne e apre, un amplesso osceno e malato.
Alex spalanca gli occhi, crolla in ginocchio.

Snap.

Alexandra urla, affonda i denti nelle labbra fino a quando non sente il sangue colarle lungo il mento.
Chiude gli occhi, cerca di regolarizzare il respiro - fallisce miseramente.
Le mie gambe, è tutto quello che pensa,  le mie gambe; non le sento più.
Non ha il coraggio di guardare Alex, e trema quando una scarpa rossa entra nella sua visione periferica.
La struttura collassa, Alex grida.
Tra le macerie della sua stessa vita il mostro piange per tutte le occasioni mancate.


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Capitolo 17
*** Fiocco ***


fff 17. Fiocco

"Mi si è sciolto il nastrino." protesta Sherry, aggrottando le sopracciglia "Puoi rifarmelo?" chiede, e William quasi si strozza con il caffè.
Wesker è indeciso se spingere via la bambina in malo modo oppure spingerla via in modo ancora peggiore.
"No." risponde, e torna a fissare il microscopio.
Sherry imbroncia le labbra, stringe il fiocco blu tra le dita.
"Ma papà non lo sa fare e la mamma non c'è."
William è costretto a ficcarsi il pugno chiuso in bocca per non ridere, nascondendosi dietro una centifruga.
Wesker non muove un muscolo; in verità, neppure dà segno d'averla sentita.
Sherry non demorde e con la determinazione di un Panzer - Division insiste, protendendo le mani verso Albert.
"Ho i capelli negli occhi."
"Non è un problema mio."
"Potrei inciampare."
"Se cammini come tuo padre la cosa è molto probabile."
"Potrei inciampare e finire con il pestare le tue ricerche."
Wesker alza un sopracciglio, le concede uno sguardo in tralice.
"Non oseresti."
Sherry si esibisce in un sorriso disarmante e sdentato, porgendogli il fiocco stropicciato e un po' liso.
"Mettimi alla prova."
Wesker sospira, massaggiandosi le tempie.
William vorrebbe solo avere una macchina fotografica a portata di mano.

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Capitolo 18
*** Rosa ***


18 18. Rosa

Natalia fissa il suo regalo, percorre la seta rosa dell'involucro con la punta dell'indice.
"Aprilo." la esorta Barry "È da parte di Chris."
Deglutisce, sbatte le palpebre una, due, tre volte.
Il nastro argentato le si arriccia attorno alle dita, sembra quasi volerla catturare.

Uroboros.

Oh, Natalia ricorda molto bene.
Ricorda la sensazione che le procurava sulla mano, lungo il polso.
Ricorda come il parassita reagiva alla sua incertezza, come dondolava  pigro sulla punta delle dita.
Ricorda come abbia poi divorato ogni orizzonte e ogni sole, una bestia che Excella trovava assolutamente affascinante; un balocco osceno e che era solo il desiderio di morte di un dio disperato e caduto.

Chris.

Natalia sorride a Chris, il mostro che dorme in lei gratta - vuole uscire, vuole vivere.
"Ti piace?"
"Moltissimo."
Gli occhi di Chris s'illuminano, le sue labbra le sfiorano la fronte.
"Buon compleanno, Natalia."
Certe storie possiedono finali che sono solo l'inizio.

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Capitolo 19
*** Notte ***


sss 19. Notte

Tutto si è consumato in una notte; tutto è cambiato in una notte.
Rovesciati sulla scacchiera, pedoni e re giacciono silenti, infranti.
Chris ancora non lo sa, ma costruirà una carriera intera sull'unico uomo di cui si sia mai fidato (tradito e svenduto e serpente).
Jill non lo può immaginare, ma presto (oh, presto, troppo presto) saprà che sapore hanno i semi di melograno; quanto è freddo l'inferno il cuore di un uomo di cui potrebbe essere regina.
Barry prega che non accada mai più, ma sa bene quanto i suoi siano solo i patetici sogni di un uomo che sta invecchiando; che sta diventando sentimentale e fragile.
Tutti chiedono qualcosa; tutti desiderano che si avveri.
Albert Wesker ride e diventa il mostro l'uomo che è sempre stato.

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Capitolo 20
*** Tunnel ***


ddd 20. Tunnel

Annette corre attraverso corridoi che conosce fin troppo bene, oltrepassando colleghi morti e i cadaveri degli agenti dell'Umbrella.
Piega le ginocchia, scivola sotto una barricata improvvisata.
I passi si fanno sempre più vicini, divorano il poco spazio che le è rimasto.
"William." dice, ed è quasi una preghiera "Sono io, Annette. Tua moglie."
Alza la mano sinistra, gli mostra una sottile fascia d'oro bianco e giallo.
A sfilarsela, potrebbe ancora leggere l'incisione che Birkin aveva voluto per il loro matrimonio; conosce l'amore solo chi ama senza speranza.
Bellissima, aveva detto Ellen, la sua collega.
Poetica, la replica di John.
Appropriata, il commento di Ada.
Per sempre, la promessa di William.
Annette trattiene un singhiozzo, fissa le dita deformi di quello è stato suo marito.
"William... " mormora "Ti prego: non mi riconosci più?"
La creatura inclina il capo, il volto di Birkin un profilo quasi del tutto assimilato dal virus.
Annette chiude gli occhi, toglie la sicura alla pistola.
"Mi dispiace."
La mano che la colpisce è la stessa sulla quale si erano giurati amore eterno.

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Capitolo 21
*** Inchiostro ***


21 21. Inchiostro

"Jill."
Scratch, scratch, scratch; a Persefone non piace quello che vede nello specchio e prova a grattarlo via.
"Jill."
Voce imperiosa - inquieta.
Jill stringe, si conficca le unghie nella pelle e tira, avanti e indietro, avanti e indietro, fino a quando le sue mani non sono di nuovo bianche e poi rosse e poi di nuovo bianche.
"Smettila." ringhia, e le afferra i polsi "Smettila immediatamente."
Jill abbassa la testa, muove un piede nell'acqua ormai fredda.
Nelle sue mani Jill sanguina, tra le sue dita gocciola via.
Wesker le stringe i polsi, studia il danno che si è procurata da sola.
"Cosa pensavi di fare?" si ritrova a chiedere suo malgrado, percorrendo con i polpastrelli ferite e graffi slabbrati "Cosa, Jill?"
Jill chiude gli occhi, inspira.
"Bambini."
Wesker alza un sopracciglio, accosta i bordi della ferita e li copre con una garza sterile.
"Erano solo bambini."
Oh. Quello.
"E donne."
Wesker compie movimenti regolari - rassicuranti. Un giro, due giri, tre giri di bianco. La prima fasciatura è quasi completa.
Jill piega le labbra, gracchia una risata.
"A una ho persino strappato il feto dal grembo mentre ancora urlava."
Wesker la fissa da oltre il bordo degli occhiali, le dita di Jill che si contraggono nella sua presa.
Un respiro spezzato - consapevole.
"Ti odio."
"Lo so."
Jill gli cerca gli occhi, tesse fili rossastri e appiccicosi tra le sue mani.
"Sono un mostro."
Wesker tace, le dita di Jill sospese a pochi millimetri dalla sue, quasi pronte a fargli il solletico.
"Sono diventata come te."
Non è un caso che le favole più belle nascano proprio dalle radici più marce.

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Capitolo 22
*** Gatto ***


jj 22. Gatto

Wesker una volta aveva un gatto, William ne è sicuro.
Tamburella con le dita sul bancone della cucina, si guarda intorno; no, niente segni di unghie.
Con il carattere che si ritrova sarà sicuramente un gatto traumatizzato. E se gli avesse tagliato tutte le unghie fino alla radice?
William scuote la testa, si avvia verso il lavandino.
Ma no, mi sarò sbagliato. Forse era quello di un vicino, oppure un randagio di passaggio.

Tump.

William si blocca di colpo con il bicchiere e mezz'aria, la mano sulla manopola del rubinetto.
Cosa. Diavolo. È. Stato?

Tonf.

Ancora quel suono, leggermente attutito.  
William si allenta il nodo già disastrosamente lento della cravatta, deglutisce.

Tump tump.

Di nuovo quel rumore, questa volta più vicino.
William trattiene il respiro, si concentra sullo spazio che lo circonda.
Dal piano di sopra può sentire l'acqua della doccia che scorre, i passi ovattati dalla moquette di Albert, lo scricchiolio dell'anta dell'armadio che si apre e che si chiude.

Tump.

E se fosse uno dei quei cani mutati che teniamo giù nel laboratorio? Oppure un cane e basta, di quelli feroci e da guardia e...

"Miao."
William si volta di scatto, quasi si mette a piangere dal sollievo.
"Oh, ma sei solo un gatto."
Il felino lo fissa come se fosse scemo (un'espressione che, a pensarci bene, ricalca perfettamente quella di Albert) e sbadiglia, lasciando dondolare la coda oltre il bracciolo del divano.
"E sei anche carino." e lo è davvero con quella striscia bianca in mezzo al petto e le orecchie appiattite all'indietro, le zampe piccole e rosa, i denti leggermente sfoderati e...
Due minuti dopo William si ritrova sul pavimento a combattere contro quello che, ne è sicuro, è un esperimento infernale dell'Umbrella in forma di gatto.

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Capitolo 23
*** Soprabito ***


dddd 23. Soprabito

Sherry sospira, raccogliendo ciò che è rimasto del vaso.
I cocci sono schizzati ovunque per la stanza, infilandosi persino sotto il divano.
Si concentra sul recuperarli uno per uno, solleva il tappeto, guarda in controluce, controlla persino negli angoli.
La bestemmia di Jake è l'unica cosa che interrompe il silenzio, la paletta rossa che scivola nella pattumiera e gli ultimi segni evidenti della lite con Chris che se ne vanno.
Avevano "discusso", come al solito.
Che Chris non fosse un maestro di tempismo si era sempre saputo; che nemmeno brillasse per semantica anche, ma fare leva di nuovo sul padre di Jake non era stata una buona idea.
"Il minimo che tu possa fare è aiutarci." bercia Jake, imitando Redfield "Dopo Hong Kong pensavo avessi capito." motteggia, rigirandosi la tazza di caffè tra le mani "Che imbecille di merda."
Sherry gli si siede vicino, sfiorandogli le nocche serrate con la punta delle dita.
Jake trattiene un'altra serie d'insulti, abbassa lo sguardo.
"Mi dispiace per il vaso."
"Lo so."
"E mi dispiace anche per... be' " una risata, nervosa "... per tutto il resto."
Sherry gli si raggomitola contro, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo.
"Chris non avrebbe dovuto."
Un grugnito d'assenso.
"E neanche tu."
Un gesto stizzito, irritato.
"Però ha dimenticato qui il suo giubbotto nella foga, per cui puoi sempre chiedergli scusa."
"Oppure spaccargli quel culo fortunato che si ritrova."
Sherry si fa l'appunto mentale di spostare la sua collezione di animali in cristallo la prossima volta che Chris varcherà quella soglia.

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Capitolo 24
*** Pozzo ***


ssss 24. Pozzo

I legami si fortificano attraverso i segreti.
Alex ha il respiro pesante, le cosce dischiuse; s'inarca all'indietro e il fondo del pozzo è un abisso nerastro alle sue spalle.
Albert respira tra i suoi capelli, scende a blandire il seno piccolo, pallido.
Ne traccia il contorno con l'indice, soffermandosi sul delicato contrasto tra l'areola e il resto della pelle.
Alex e Albert ne condividono tanti di segreti, inconfessabili e sporchi.
Galleggiano appena sotto la superficie delle loro esistenze, ammassi convulsi di vergogna e desiderio, sbavature di sangue che Albert percorre in punta di lingua.
Alex geme, affonda le dita nelle sue spalle, tra le sue gambe, cercandolo e stringendolo fino a quando il palmo della sua mano non è umido e macchiato dal suo stesso desiderio.
"Albert." mormora, ed è su un tappeto di polvere e morti che si consuma il loro amplesso, feroce e senza ritorno.
Wesker affonda - morde - lasciandosi consumare da un orgasmo che parla di un bisogno che non credeva d'essere in grado di provare.
A volte non si tratta di cosa serve, ma solo di cosa si vuole.
Nella lunga strada verso l'Olimpo non servono amici, ma soldati dediti alla causa - sacrificabili.
Nella cacofonia della conquista, non si ha bisogno di un re o di una regina con la quale dividere il potere, ma di sudditi leali - indeboliti.
Alex incontra i movimenti dei suoi fianchi, lo incita a continuare, a non smettere, a liberarla da un peso che ha portato nel cuore per troppo tempo.
Albert ne cerca la bocca in un bacio esigente - prevaricatore e disperato -  costringendo l'orgasmo di Alex al silenzio.
Ironico come a volte bisogno e desiderio siano solo due espressioni dello stesso sentimento.

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Capitolo 25
*** Tatuaggio ***


25 25. Tatuaggio

Le cicatrici non sono poi molto diverse dai tatuaggi.
Incidono la carne, disegnano un'intera un'altra storia.
Sul petto di Jill si apre una ragnatela tumefatta e sanguinante, un intricato dedalo di notti rubate all'angoscia e albe passate a farsi spaccare le ossa.
S'inclina verso di lui, pallida e bellissima e così aliena dalla Jill che era abituato a conoscere - pelle calda e occhi vivi.
"Non riesci nemmeno a guardarmi, vero?"
Voce piatta, asettica.
Chris ingoia la verità, cede alla menzogna.
"Non voglio farti male."
Jill china il capo, libera un sorriso sgradevole - di metallo e vetro.
"Ma non puoi, Chris." pupille contratte, affogate in un azzurro quasi trasparente "Non hai mai potuto."
Redfield inspira con forza, contrae le spalle - il cuore.
"Sembra... dolorosa."
Jill ridacchia, un suono vecchio, basso.
"Ti fa male, Jill?"

Ti ha fatto male mentre te la strappavo dal petto? Ti ha fatto male mentre vedevo gli innesti uscire dal tuo petto, scivolare tra le costole come serpenti argentati? Ti ha fatto male, Jill, essere salvata?

"No."
Le dita di Jill continuano a percorrerne i bordi slabbrati, ancora e ancora e ancora.
"Toccami." dice all'improvviso, e Chris arretra "È solo una ferita."

È solo un marchio
.

Chris scuote la testa, viene tradito dal suo stesso corpo.
"I medici hanno detto che..."
Jill gli cattura una mano tra le proprie, lo costringe a sentirne ogni piega, ogni cresta, ogni piccola imperfezione.
Chris impallidisce, Jill continua a fissarlo con quei suoi strani e orrendi occhi morti - tondi e traslucidi come quelli di un pesce in agonia.
"Ti disgusta, vero?"
Un fremito lungo le dita, un gemito represso - catturato.
"Ti provoca ribrezzo, repulsione."
Jill preme, e sotto il palmo della sua mano Chris sente fiorire sangue e altro, rivoli rossastri e appiccicosi.

E già la immagina la sua Jill, mani protese al cielo e sulla bocca lui - e tra le cosce, nella mente, attorno al cuore.
Si può forse amare con tale e disperata forza il proprio riflesso?
Può forse un demonio essere come Narciso e Zeus allo stesso tempo?

Le storie scavate nella carne sono quelle più difficili da dimenticare; da perdonare.

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Capitolo 26
*** Occhiali scuri ***


ddd 26. Occhiali scuri

Jill a volte si chiede se Wesker veda il mondo solo in nero, oppure in rosso.
Se tutto, dalla bellezza di un fiore al carnaio di un massacro, oscillasse tra quelle due sole tonalità.
Uno degli abitanti del villaggio si lamenta debolmente e Jill gli sfonda il cranio con il tallone.
Il vento è caldo sulla pelle, un refolo rovente che le asciuga gli occhi e il cuore.
L'innesto brucia sotto la battlesuit e nelle vene ruggisce tanta di quella adrenalina da lasciarle una sensazione scomoda tra le cosce e sulla lingua.
"Rapporto della missione?"
Jill inclina il mento, respira con forza sotto la maschera.
"Nessuna perdita. Tutte le minacce sono state neutralizzate."
Wesker annuisce, sembra fissare l'orizzonte.
Jill non glielo dirà mai, ma a volte le ricorda un villain da comic book; grandi piani di conquista, parlantina sciolta, arroganza ed ego smisurati, un eroe sempre pronto a combatterlo.

A volte.

Quando non ne intravede le ombre, i pochi - e disturbanti - punti di luce.
Quando non si perde negli anfratti di una mente spezzata, frammentata, grottescamente lucida nel suo delirio.
Quando non ne percepisce i moti di stizza e d'irritazione, quando non lo sorprende studiare assolutamente il nulla, gli occhiali buttati sulla scrivania e gli occhi ammorbiditi da una tonalità di carminio più debole - computer spenti e viso rilassato.

Quando.

"Bene." ed allora che capisce; che sente.
Sotto quelle lenti scure, dietro un'iride rossastra e infetta, Wesker vede il mondo esattamente come tutti gli altri.
Ed è stato proprio questo ad averlo spinto a volerlo cambiare.

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Capitolo 27
*** 27. Mascara ***


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27. Mascara

È stata una bella partita. (Finché è durata; finchè ci sono stati pezzi da consumare - da sacrificare)
È stata una lunga notte; forse la più lunga di tutte.
È stata una scommessa forte, di quelle che buttava sul piatto Wesker quando era ancora il loro capitano e il mondo pareva un bel posto dove vivere.
È stata una guerra che non ha fatto prigionieri, ma solo morti - troppi.
Sorridi, incerto.
Tra le dita una vecchia foto; nel cuore memorie e rimpianti.
Claire si passa il dorso della mano sotto gli occhi, asciuga lacrime che non smettono di cadere.
"Io non lo sapevo."
Barry riposa, ora quieto: Moira nasconde il dolore dietro una serie d'insulti masticati a mezza bocca e del mascara colato, l'imitazione del clown triste.
"Quella puttana."
Chris espira con forza, stringe la mano di Claire tra le proprie, così piccola al confronto.
"Non è colpa vostra."

Non lo è mai stata, uhm, Chris?

Il ronzio dei macchinari è l'unico rumore che interrompe i singhiozzi di Claire, un'emorragia di sentimenti repressi troppo a lungo.
"Il BSAA l'ha dichiarata morta." e non sa nemmeno lui perché l'abbia detto, ma gli sembrava giusto farlo "Che hanno trovato dei resti compatibili con il suo DNA tra le macerie del laboratorio."
Moira guaisce, il latrato secco di un cane.
"E questo dovrebbe renderlo più facile?" bercia, e si dipinge le guance di nero "Dovrebbe farci sentire meglio?"

No.

"No." replica, e storna lo sguardo "No, ma è un inizio."
Claire ne cerca gli occhi, tira su con il naso.
Quelli come loro non muoiono mai sembra dirgli; quelli come loro trovano sempre il modo di tornare.
Chris non interrompe il contatto, studia nella propria mente il volto di Natalia.
I pedoni sono tornati al loro posto, la torre taglia ancora in due il cielo con la sua crudele simmetria.
Sulla scacchiera ci sono ora un nuovo re e una nuova regina, cavalieri pronti a morire per loro e giocatori freschi, giovani.
Caselle bianche, caselle rosse (Umbrella); alla fine della storia solo un pugno di bugiardi e d'eroi senza mantello.





"One does not become fully human painlessly."
- Rollo May -



Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.

La scaletta qui utilizzata per i prompt è una gentile concessione di Alessia Savi (Keiko su EFP).

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