Korean Odyssey 2

di PigRabbit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 

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Il Grande Saggio pari del Cielo Sun O-Gong aveva lasciato gli ultimi giorni alle sue spalle. 

Non voleva pensare a ciò che era successo, tutto ciò su cui desiderava concentrarsi era il motivo per cui stava percorrendo quella strada. 

Il sole ormai morente alle spalle proseguiva dritto avendo bene in mente, stampato a fuoco il volto della donna che amava. Ji Sun Mi.

Dopo averla vista morire davanti ai suoi occhi senza che nulla di quanto aveva fatto per impedirlo avesse raggiunto lo scopo, il dolore provato l'aveva annientato al punto che non gli era importato più di nulla. Il senso di perdita assoluto al punto da cancellare i ricordi che avevano condiviso insieme. Ciò che non era riuscito a cancellare era stato il senso di vuoto profondo che aveva continuato a riempirlo in maniera tanto devastante. 

Si era rinchiuso nel suo rifugio senza avere alcun desiderio di uscire, fino al momento in cui lei non era tornata. Per un solo giorno. 

Era terribilmente arrabbiato con il Regno degli Spiriti. Era stufo marcio del modo in cui giocavano con la sua esistenza pensando di poter decidere della sua vita. 

Avevano richiamato Sun Mi dall'oltretomba unicamente per fare in modo che lei potesse togliergli il braccialetto dorato che l'aveva unito a lei per sempre: il Geumganggo.

Le dita della mano strinsero un po' più forte il volante facendo brillare per un breve istante i raggi del tramonto attraverso l'oro del bracciale dal caratteristico disegno. 

Nessuno sapeva che lui avrebbe potuto togliere il bracciale in qualsiasi momento, ormai non ne aveva più bisogno, ormai non lo teneva più prigioniero da molto tempo. 

Era stato felice di averle potuto mostrare almeno questo, ma con che sentimenti si era sentita costretta a lasciarlo?

L'aveva resa felice almeno per un momento quando aveva potuto finalmente mostrarle che i suoi sentimenti non erano condizionati da uno stupido pezzo di metallo? 

L'istinto di sfidare il Cielo e tutti i parrucconi che vi si nascondevano per tenerla con sé era stato talmente forte che per un istante aveva temuto di non riuscire a lasciarla andare. 

Ma non poteva rischiare la sua anima. Non poteva. 

Però non aveva saputo resistere a lasciarle qualcosa di sé: uno dei suoi occhi fiammeggianti. In questo modo l'avrebbe riconosciuta in qualunque forma fosse tornata indietro. 

Il destino degli esseri umani era continuare a reincarnarsi fino a quando non avessero raggiunto il Nirvana. 

Subito aver salutato il Re Demone però un pensiero l'aveva colto come un fulmine a ciel sereno. 

Per la Regina Madre erano passati 1000 anni solo per vivere 9 reincarnazioni, quanto avrebbe dovuto aspettare lui prima che Sun Mi potesse finalmente tornare da lui?

Se avesse dovuto affidarsi a quei rigidi buontemponi del Regno degli Spiriti era probabile che riguardando lui l'avrebbero fatto aspettare almeno 10000 anni, soprattutto dopo che aveva cercato di imbrogliare il destino donandole uno dei suoi occhi. 

Lo spirito di un'umana non avrebbe mai essere dotato di un simile potere, anche se era stata Samjang. Per questo motivo ora era diretto verso l'Oltretomba. Il traghettatore gli doveva un favore o due e non poteva negargli un passaggio se glielo avesse richiesto. 

Avrebbe messo sottosopra l'intero Oltretomba se fosse stato necessario. Non poteva aspettare 10000 anni per rivederla! 

Dunque avrebbe accelerato di un po' il suo percorso verso la sua prossima reincarnazione, giusto bruciando qualche tappa qui e là.

 

 

Anno 2053 - Corea del Sud

 

 

L'uomo vestito con abiti all'ultima moda camminava per le strade come se le persone che lo circondavano avessero la magica abilità di spostarsi al suo passaggio. Nonostante la strada fosse notevolmente affollata lui non sembrava né affannato, né tanto meno infastidito dal caos, si limitava a camminare con passo elastico ed elegante. 

Il suo sguardo sembrava mostrare un assoluto disinteresse per tutto ciò che lo circondava. 

Un cono gelato in una mano, il gelido dolce sembrava calamitare tutta la sua attenzione. 

Erano anni che mancava da Seoul, doveva ammettere che la città sembrava cambiata restando pur sempre la stessa. Da un certo punto di vista era quasi strano quanto poco fossero cambiate le cose negli ultimi trent'anni. 

Al limite della noia l'uomo stringendosi in maniera esagerata nel cappotto e sciarpa nonostante fossero solo i primi di ottobre, si diresse verso l'hotel più lussuoso della città.

Il famoso albergo sorgeva dove un tempo c'era una valle piuttosto lugubre, mentre ora era uno degli hotel più esclusivi della zona: solo le persone più in vista e ricche potevano permettersi di godere dei lussi che offriva l'imponente struttura. 

- Aveva detto che avrebbe costruito un hotel di prima classe per gli spiriti maligni e a quanto pare ha mantenuto la parola.

Abbozzando un lieve sorriso divertito l'uomo si diresse verso l'enorme reception che accoglieva i distinti ospiti.

-Signore possiamo esserle utile? - chiese in modo impeccabile una delle affascinanti receptionist.

-Sì dovrebbe esserci una stanza a mio nome, una suite.

-Potrebbe dirmi il suo nome cortesemente?

-Sono Sun O-Gong Grande Saggio e pari del Cielo. 

La giovane donna per un momento sembrò interdetta al nome come se stesse chiedendosi se il giovane ed estremamente attraente uomo che aveva davanti fosse la nuova celebrità di qualche reality show del momento. 

O-Gong guardò con un velo d'impazienza la giovane che per la seconda volta controllava la lista degli ospiti sullo schermo ultrasottile del suo computer. 

-Mi dispiace, signore ma sembra proprio che...

Senza lasciarle finire la frase O-Gong replicò - Quel bastardo! Aveva promesso che avrei avuto sempre la suite più grande a mia disposizione! Con un bagno sempre pronto, anzi il bagno avrebbe dovuto prepararmelo lui! Chiami subito il proprietario!

La ragazza ora sembrava quasi spaventata dall'affascinante giovane che sbraitava come un matto richiamando l'attenzione di tutti i clienti. 

-Signore, se potesse gentilmente abbassare la voce. Purtroppo noi non possiamo chiamare il signor Woo.

A queste parole O-Gong sembrò irritarsi ancora di più.

-Se non lo chiamate subito le giurò che manderò a fuoco tutta la maledetta baracca.

Maledetto Re Demone! Avrebbe dovuto saperlo che non poteva fidarsi di lui. - Chiamate anche quel Cane Segretaria che lo segue ovunque. Sbrigatevi! 

La giovane digitò freneticamente un numero e dopo un secondo lo schermo lampeggiò segnalando che era stato inviato un messaggio. 

Quasi, quasi gli mancavano i vecchi e ingombranti telefoni! Comunque se il Re Demone non fosse apparso subito gli avrebbe davvero mandato a fuoco la bicocca!

-Direttrice! - la voce piena di sollievo della ragazza che guardava un punto oltre le sue spalle lo ridestò da piacevoli pensieri di distruzione. 

-Bene Cane Segretaria finalmente ti sei decisa a farti vedere! Dov'è quel disgraziato del Re Demo...

Le parole gli morirono sulle labbra, perché quella che gli stava venendo incontro con uno sguardo fermo e determinato non era affatto quel cane della segretaria. 

Poteva quasi contare i passi della donna austeramente vestita di scuro, con la divisa dell'albergo, che lentamente accorciavano la distanza che li separava. 

Una volta che lei gli fu di fronte, gli fece un lieve inchino sorridendogli leggermente. 

-Signore, sono la Direttrice dell'Hotel High Spirits, in cosa posso esserle utile? A quanto pare non abbiamo una suite disponibili al momento, ma sono certa che una delle nostre camere premium potranno soddisfare le sue aspettative. Desidera prenotarne una? 

I pensieri sembravano essersi volatilizzati dalla mente di O-Gong. Implorava il suo cervello di riprendere i suoi processi mentali, mentre supplicava il suo cuore di rallentare i battiti, perché non aveva nessuna intenzione di morire proprio ora. 

Sapeva che l'avrebbe riconosciuta, aveva fatto l'impossibile affinché ciò fosse possibile, le aveva persino donato uno dei suoi occhi di fuoco. Ciò che però non aveva previsto era che avrebbe mantenuto lo stesso aspetto della sua ultima incarnazione. 

Visto il senso dell'umorismo del Regno degli Spiriti non avrebbe dovuto stupirsi. Ovvio. Avevano reso praticamente vano il suo tentativo di forzare la mano del destino. 

-Signore? Si sente bene? - gli domandò la donna che aveva di fronte piuttosto preoccupata. 

Sentirsi bene? Certo che si sentiva bene! E no, non si sentiva affatto bene! 

Trent'anni per un dio non era che il battito di ciglia di un essere umano, eppure per lui erano stati lunghi come 10000 anni. Eppure ora aveva la conferma che quanto aveva rischiato quando anni prima aveva fatto il suo viaggio nell'Oltretomba, aveva ottenuto il risultato sperato. 

-Signore? 

Lo chiamava signore... Per poco O-Gong non le scoppiò a ridere in faccia. Eppure gli aveva promesso che si sarebbe ricordato il suo nome. Per un istante quasi ci restò male che lei non l'avesse mai chiamato fino a quel momento. Non sapeva nemmeno che si fosse già reincarnata. 

-Sì, sto bene. Signorina...?

Lei per un attimo restò interdetta come se non si aspettasse che lui volesse sapere il suo nome. 

-Direttrice Jin. Jin Su Min.

Il sorriso di O-Gong si allargò ulteriormente, avrebbe dovuto aspettarselo!

Un momento! Direttrice? Lavorava nell'Hotel del Re Demone? Quel maledetto da quanto lo sapeva senza avergli detto nulla?

-Bastardo! 

-Come prego? - replicò lei spalancando leggermente gli occhi.

Lui la guardò attentamente e vide il bagliore rossastro appena accennato di uno dei suoi occhi. 

-Sì, vorrei una stanza e se fosse possibile dovrei parlare con il proprietario. Sono un suo vecchio amico, se gli dite il mio nome sono certo che vorrà vedermi. 

-Certo. - poi si rivolse verso la receptionist - Rendi disponibile per il signore una delle nostre migliori Premium Doppie. 

-Sì, direttrice. - disse la ragazza mettendosi subito a lavoro. 

-Bene signore, ora con il suo permesso. - stava per allontanarsi quando fulminea una mano le si strinse intorno al polso. 

Su Min guardò la mano virile che le impediva di muoversi e alzò uno sguardo interrogativo verso il cliente. 

-Non mi chiedi neanche come mi chiamo? 

-Può lasciare il suo nome per la registrazione alla receptionist, con il suo permesso...

Lui strinse la presa -Chiedimelo. Fallo, per favore. 

Lo sguardo di quegli occhi supplichevoli incastonati in quel bel volto maschile, unito a quelle specifiche parole per un secondo le diedero l'impressione di venire da un passato lontano nel tempo. Senza sapere perché accondiscese alla richiesta di quell'estraneo. 

-Come si chiama?

-Son O-Gong Grande Saggio pari del Cielo, Ji Sun Mi. Piacere di conoscerti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 
 
 
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Sun Mi stava cercando di terminare il rapporto mensile gestionale dell’Hotel. Stava cercando di terminarlo da almeno un’ora. 
Lo schermo del computer rifletteva la pagina bianca del programma word che non si sarebbe riempita magicamente solo con la forza del suo pensiero. 
Il cliente che aveva fatto check-in la sera prima continuava a balenarle davanti agli occhi, per quanto facesse era stato il suo volto a venirle in mente prima di addormentarsi e il primo a comparirle davanti appena sveglia e ancora adesso continuava a pensarci. 
Perché non riusciva a toglierselo dalla testa? Se avesse creduto a certe cose avrebbe pensato di avere avuto un colpo di fulmine. Dal momento che però non credeva in certe cose, doveva capire perché si sentiva irrevocabilmente connessa a lui, come se fossero uno parte dell’altra. 
Trattandosi di un perfetto sconosciuto era un fatto assurdo. 
Son O-Gong. Anche il suo nome sembrava riecheggiare nella sua mente dandole un senso di de-javù. 
Aveva già sentito quel nome ne era certa, ma dove? Quando? Non conosceva quell’uomo ne era certa, non l’aveva mai visto prima eppure… Eppure era sicura anche del contrario. Inspiegabilmente sapeva di conoscerlo, ma perché?
Improvvisamente sentì un brivido freddo sul collo e alzo lo sguardo dinnanzi a sé. 
Un spirito la stava fissando. Era così fin da quando aveva memoria: riusciva a vedere i demoni e le anime dei defunti che non riuscivano a trovare pace. 
Alcune volte riusciva a mandarli via solo guardandoli: gli spiriti più deboli non si avvicinavano mai troppo a lei, come se avessero paura. I più audaci invece provavano di tanto in tanto ad attaccarla, ma Sun Mi aveva il potere di esorcizzarli. 
Durante la sua infanzia era stato un problema il fatto che lei vedesse cose che gli altri non potevano vedere. Era stata spesso emarginata dai suoi compagni di classe, altre volte la deridevano in maniera crudele. 
Inoltre per qualche strano motivo non riusciva ad avere una vita sentimentale. Qualche volta c’erano stati degli uomini che l’avevano avvicinata, qualcuno che le era anche piaciuto, ma poi dopo la prima uscita si dileguavano nel nulla, era come se qualcosa li respingesse. 
Quando tentavano di toccarla di baciarla si tiravano indietro senza motivo.  Dopo l’ennesimo appuntamento andato a buca, Sun Mi aveva affrontato l’uomo in questione. 
Lui le aveva risposto che lei gli piaceva ma che semplicemente non riusciva a toccarla. 
Quando gliene aveva chiesto il motivo lui le aveva risposto che tutte le volte che si avvicinava per baciarla, quando la baciava sentiva un brivido di terrore passargli nelle vene, come se stesse facendo una cosa sbagliata. Proibita. Quasi stesse baciando sua sorella.
Dopo quella confessione Sun Mi aveva chiuso con tutto il genere maschile. Si era stufata di essere sempre quella strana e svitata. Un uomo la baciava e provava terrore? Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso! 
Non ne voleva sapere più di niente e di nessuno!
I suoi genitori erano morti quando era nata e l’aveva cresciuta sua zia. Poi un giorno era tornata a casa e aveva scoperto che anche sua zia l’aveva lasciata: un ladro era entrato in casa loro e l’aveva uccisa. Sun Mi sapeva che non era vero. Era stato uno spirito maligno, ma questo non poteva dirlo alla polizia. 
Gli spiriti la cercavano. La trovavano e lei non sapeva neanche il perché. Li attirava e non ne capiva il motivo. 
Una volta si era tagliata e per un attimo aveva avuto l’impressione che avessero sete del suo sangue. Come se per loro lei fosse cibo. 
Non capiva e nessuno glielo aveva mai spiegato, fortunatamente fino a ora era sempre riuscita a difendersi. Oltre il potere di vederli infatti sembrava possedere anche il potere di respingerli.
Dopo la morte di sua zia aveva vissuto un periodo di disperazione. Non trovava più senso in nulla. Non aveva speranza di formarsi una famiglia e l’unica persona che aveva conosciuto come tale era ormai morta. 
Era stato allora che il proprietario del famoso Hotel a cinque stelle High Spirits l’aveva trovata. 
Sapeva tutto delle sue capacità e le aveva detto che la stava cercando. 
L’albergo sorgeva in un’area che attirava molti spiriti maligni, il sig. Woo voleva eliminarli e per farlo aveva bisogno di lei. Della sua speciale abilità perché lei era un essere umano speciale. 
Per la prima volta qualcuno non aveva avuto paura di lei, ma al contrario aveva bisogno del suo aiuto, proprio per la sua speciale abilità. Non aveva provato terrore, ma bisogno. 
Ji Sun Mi aveva accettato dunque il posto di Direttrice dell’Hotel senza battere ciglio, se c’era un posto in cui poteva appartenere allora non l’avrebbe rifiutato. 
E ormai erano passati già due anni. 
Si era affezionata al Sig. Woo e alla sua inseparabile segretaria, una volta si era chiesta se per caso non si stesse innamorando, ma poi aveva compreso che non doveva trattarsi d’amore, forse più un senso di riconoscenza per chi l’aveva tirata fuori dal baratro verso cui si stava incamminando. 
Il Sig. Woo era sempre gentile con lei. Qualche volta aveva avuto la strana sensazione che la trattasse come una vecchia amica, qualcuno di importante. E una volta l’aveva sorpreso a fissarla con un’espressione incredibilmente triste. 
Per scherzo un giorno gli aveva chiesto come l’aveva trovata e lui aveva risposto che era stato il suo sangue a guidarlo da lei. Non aveva ben capito ma poi lui aveva aggiunto: - Sapevo che non poteva essere una buona idea immischiarsi con l’Oltretomba. 
Sun Mi l’aveva fissato senza capire ma lui aveva fatto una risata e aveva liquidato la questione. 
Gli occhi della donna si puntarono di nuovo sulla pagina bianca che continuava a lampeggiare immacolata. Irritata spense il computer. 
 
Son O-Gong era piuttosto irritato dalla situazione. Il maledetto Re Demone gli aveva nascosto Ji Sun Mi per quanto tempo? 
Se non fosse tornato per vedere l’albergo di lusso di cui si vantava non l’avrebbe mai scoperto? 
Come aveva potuto nascondergli il fatto che l’aveva trovata? 
Erano passati molti anni dall’ultima volta che l’aveva vista eppure quando se l’era trovata di nuovo davanti era stato come se non fosse passato neanche un giorno. 
Non riusciva a credere che si fosse reincarnata con il medesimo aspetto della prima volta. Anche per la Regina Madre era lo stesso ma lei doveva scontare una punizione, Ji Sun Mi avrebbe dovuto seguire il corso normale per gli esseri umani. 
Inoltre lei era stata Samjan, quindi quelli del Regno degli Spiriti non avrebbero dovuto darle una ricompensa. 
Dopo la sua morte O-Gong aveva quasi sperato di rivedersela davanti trasformata in un essere immortale come lui, invece no. 
Era andato nell’Oltretomba deciso a riportarla indietro costasse ciò che costasse e poi…
E poi non ricordava più nulla. 
Non ricordava di averla trovata e non ricordava come avesse fatto a tornare indietro. 
Non ricordava assolutamente nulla e sapeva bene che questa era opera del Regno degli Spiriti. Stavano pianificando qualcosa… ma cosa?
Il pensiero l’aveva preoccupato non poco dopo il suo ritorno dall’Oltretomba, aveva tormentato il Maestro Sobori perché gli dicesse cosa fosse successo… Ma non aveva cavato un ragno dal fatidico buco. 
Però considerato che si erano limitati solo a cancellargli i ricordi e non l’avevano rinchiuso da nessuna parte, né maledetto in alcun modo forse non era stato niente di troppo grave. 
Non che gli importasse molto di quello che avrebbero potuto fare. 
Immaginava che si sarebbero irritati non poco per il fatto di aver donato il suo occhio d’orato fiammeggiante all’anima di una semplice umana. Non si poteva condividere la divinità con gli umani, ma non aveva subito nessun tipo di rimprovero. 
Con il passare degli anni aveva smesso di pensarci e tutto ciò su cui si era concentrato era stato ritrovare Ji Sun Mi. Ma non era mai riuscito a trovarla. 
Il tempo era passato e nonostante non fosse da lui si era rassegnato al fatto che sarebbero passati probabilmente mille anni prima che loro si fossero potuti riunire. 
Dopotutto il Re Demone in mille anni era riuscito a incontrare solo due delle reincarnazione della Regina Madre. Perché per lui avrebbe dovuto essere diverso?
Importava forse qualcosa che aveva sconfitto il dragone nero l’ultima volta? 
Che l’avessero costretto a proteggere Samjang e vederla morire per capire che cosa fosse il vero dolore. 
Importava qualcosa a qualcuno? Ovviamente no. Lui aveva capito che cosa fosse il vero dolore e aveva scontato la sua condanna. 
Come sempre al Regno degli Spiriti di tutto il resto non importava nulla. 
Il fatto che il fantastico piano di quei geni avesse generato l’effetto collaterale di fargli incontrare l’amore della sua vita senza dargli la possibilità di vivere con lei, non contava nulla. 
Prima gli avevano imposto il divieto dell’alcol e ora non poteva stare con la donna che amava. 
O-Gong si stiracchiò sul letto. 
-Re Demone mi avevi promesso una Suite con una vasca enorme. Perché ora mi trovo in una Premium Deluxe?
Il Re Demone stava osservando la scimmia capricciosa già da un po’. Sapeva che cosa gli avrebbe detto anzi che non avesse già scatenato la sua collera contro di lui con una palla di fuoco gli sembrava già un segno piuttosto notevole del suo cambiamento. 
-Avresti potuto avvertire della tua visita. Al momento le suite sono tutte occupate. Dovrai accontentarti di questa stanza. 
L’uomo si aggirava con il suo bastone per la camera dove con un lieve sorriso incontrò di nuovo la statua della scimmia. 
-Non credo che questa sia molto in tono con l’arredamento raffinato del mio Hotel di lusso. 
-Come mai non hai messo una mucca all’entrata? – rispose O-Gong con un sorrisetto. 
-Non era una mucca era un toro! Un toro! 
O-Gong si alzò dal letto e gli si mise di fronte sorridendo. 
-Comunque mi dispiace non averti avvertito del mio arrivo, non ti ho dato il tempo di continuare a nasconderla. E’ così?
L’espressione del Re Demone non vacillò. 
-E’ forse possibile nascondere qualcosa al Grande Saggio pari del Cielo Son O-Gong? 
I due uomini si fissarono per qualche secondo: misurandosi con lo sguardo in una eterna rivalità e strana e incomprensibile amicizia. 
-Perché non mi hai avvertito che l’avevi trovata? Non sai da quanto la sto cercando? Non sai che mi sta aspettando?
-O-Gong. Io ho fatto questo gioco per molto più tempo di te. Non è facile seguire le tracce di un’anima umana che si reincarna. Inoltre che cosa ti era saltato in mente per darle il tuo occhio? L’ultima punizione non ti era bastata?
Il Grande Saggio si allontanò. 
-Mi è bastata. Possono dire quello che vogliono ma sto ancora scontando quella punizione. 
-Non stai scontando proprio niente. Avresti dovuto lasciarla andare e basta. Quella era la tua punizione! Soffrire e capire cosa fosse il vero dolore e perdere la donna che amavi. Non hai visto la mia storia con la Regina Madre? Possibile che non avessi capito? 
-Re Demone, stai esagerando e stai evitando la domanda. Perché non mi hai detto che avevi trovato Ji Sun Mi? 
-Perché ho pensato che non fosse giusto che soffrisse ancora per causa tua. La sua vita si è persa già una volta per colpa tua. Ho intenzione di fare in modo che questa volta possa risolvere ciò che ha lasciato in sospeso. 
O-Gong strinse gli occhi perché non gli piaceva affatto ciò che stava sentendo. Di cosa stava parlando il Re Demone?
-Vuoi tenerla lontana da me? Ehi, Re Demone, l’età di ha rimbecillito? Vuoi morire? Credi davvero di avere il potere di farlo?
-Mha’ dal momento che le hai donato uno dei tuoi occhi forse non sei più tanto forte…
In una frazione di secondo la terra iniziò a tremare. 
-L’ultima volta non ho raso al suolo la tua agenzia di talenti, vuoi che distrugga questo posto per mostrarti quanto sono potente? – le scosse iniziarono ad aumentare di intensità – Perché vorresti tenere Sun Mi lontana da me? Parla maledetto!
-Smettila scimmia rabbiosa che non sei altro! Ci sono degli ospiti che occupano le stanze, vuoi uccidere tutti?!
-Io sono un bastardo lo sai. L’unico essere umano di cui mi importa è Ji Sun Mi, che al momento non è nell’edificio, quindi parla! Parla!
-E va bene! Smettila! Anche dopo aver capito cosa sia la sofferenza sei rimasta una scimmia disubbidiente con un pessimo carattere!
-Ti sei dimenticato di aggiungere, con pochissima pazienza che sta per esaurirsi. 
-Per colpa tua Ji Sun Mi è nata di nuovo come Samjan brutto pazzo maniaco!
Il terremoto cessò all’istante. 
L’espressione sul volto del Grande Saggio era di pietra. Un secondo dopo tutte le finestre, i vetri e gli specchi dell’Hotel High Spirits esplosero con un fragore assordante. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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Il suono del telefono la svegliò di soprassalto da un sogno piuttosto confuso. 
Nonostante la notte precedente passata in veglia Sun Mi non su affatto scontenta di essersi svegliata da quello che sembrava essere un orribile incubo.
Non era la prima volta che faceva sogni spiacevoli, anzi per lei era così frequente che non capitava di rado che cercasse conforto nei sonniferi, il sogno di quella notte però era assai più vivido di tutti i precedenti. 
Un portale orrendo aperto su un baratro oscuro pieno della malvagità umana la chiamava risucchiandola come se stesse aspettando solo lei. 
-Pronto? – rispose nel buio della sua stanza. 
-Direttrice! Per fortuna che ha risposto – disse una voce piuttosto sollevata all’altro capo della comunicazione.
Sun mi guardò l’orario riflesso sul muro che aveva di fronte: le tre del mattino. Che cosa poteva mai essere successo perché la chiamassero a quell’ora?
-Che succede dimmi? – chiese al suo collaboratore. 
-Una cosa incredibile! Non sappiamo ancora come sia stato possibile ma sono esplosi tutti i vetri e le superfici di vetro dell’Hotel! E’ un disastro, i clienti stanno scappando terrorizzati! Deve venire subito! Non riusciamo nemmeno a rintracciare il Presidente Woo!
Gli occhi si Ji Sun Mi si spalancarono nell’oscurità. Non riusciva a credere a quanto aveva sentito: che cosa voleva dire che tutti i vetri e le superfici di vetro dell’Hotel erano esplosi?!
-Arrivo subito. Sarò lì tra dieci minuti, voi cercate di calmare gli ospiti dicendo che l’Hotel si assume la piena responsabilità dell’accaduto che che offrirà a tutti i clienti il resto della loro permanenza gratis a titolo di scuse. Sto arrivando. 
Catapultandosi fuori dal letto inciampò nelle ciabatte atterrando malamente sul pavimento. 
-Ahia! – si alzò lamentandosi. Al buio raccolse il vestiti e se li mise di gran fretta cercando di darsi un aspetto il più rigoroso possibile. Ancora una volta le venne in mente l’uomo che solo due sere prima aveva creato confusione alla receptionist. I suoi guai erano cominciati dal giorno esatto in cui le loro strade si erano incrociate!

Due ore dopo Sun Mi si lasciò cadere contro il bancone della reception sfinita. Aveva dovuto fare le sue scuse a tanti di quegli ospiti inferociti che aveva perso il conto. I danni erano inspiegabili e incredibilmente esosi. 
Nessuno riusciva a capire come fosse potuta accadere una cosa del genere. 
Sun Mi però non aveva dubbi: c’era di mezzo qualche tipo di entità soprannaturale maligna che per qualche motivo non gradiva il loro albergo. 
Era anche una bella sfortuna che fosse quasi inverno. Fortunatamente i tecnici erano stati velocissimi: il sig. Woo aveva degli agganci impensabili, nessuno sarebbe riuscito ad ottenere delle riparazioni di fortuna tanto velocemente come lui. E entro la serata le riparazioni sarebbero state ultimate. 
Chiudendo gli occhi sfinita lasciò cadere il capo all’indietro lasciandosi scappare un sospiro di stanchezza. 
Improvvisamente ebbe la sensazione di essere osservata insistentemente da qualcuno. Quei maledetti spiriti non la lasciavano in pace nemmeno quando era sfinita! 
Per un secondo cercò di ignorare la fastidiosa sensazione, però poi fu troppo e si decise a guardare chi fosse che la stava infastidendo.
Davanti a lei c’era proprio l’uomo che da due giorni non lasciava i suoi pensieri. Come aveva detto di chiamarsi? Il suo nome le era terribilmente familiare eppure quale era? Doveva essere proprio stanca, di solito non dimenticava facilmente i nomi. 
Lui non smetteva di fissarla. Di norma Sun Mi avrebbe distolto lo sguardo ignorando tanta insistenza ma si rese conto di non esserne in grado. Lo sguardo di lui aveva un qualcosa che la teneva incatenata senza permettere di distogliere i suoi occhi dai suoi. L’espressione su quell’affascinante volto maschile le rendeva impossibile allontanarsi, c’era una sorta di sorda disperazione mista a una tristezza che sembrava non essere nemmeno di questo mondo e senza rendersene conto iniziò ad avanzare verso di lui. 
Un passo dopo l’altro, lentamente, come ubbidendo a un richiamo a cui sapeva di non potersi opporre. 
Il suo nome? Qual era il suo nome? Lui non si mosse mentre lei gli si avvicinava, quasi non stesse aspettando altro che fosse a un passo da lui. 
Solo pochi passi e gli sarebbe stata di fronte mentre sempre la stessa domanda le echeggiava nella mente, qual era il suo nome?
E poi ecco quando gli fu di fronte eccolo dentro di lei arrivare flebile alle sue labbra:- Sun O-Gong. 
Un lieve fremito scosse lo sconosciuto che lentamente allungò la mano verso di lei il palmo rivolto verso l’alto. 
Fulmineo un pensiero le passò nella mente mentre anche lei alzava la sua mano verso di lui. 
Un patto? Pensò.
Un patto? Che significava? 
Le loro dita quasi si sfioravano. 
-Direttrice Ji.
Una voce conosciuta la riscosse dalla trance che sembrava averla colta. Una mano l’afferrò con forza impedendole di raggiungere l’ospite misterioso. 
-Presidente Woo. – voltò le spalle all’uomo verso cui stava avanzando per ritrovarsi dinanzi al suo superiore. 
-Deve essere stanca. Mi hanno detto che è qui dalle tre e che ha calmato tutti gli ospiti insoddisfatti. E’ il caso che torni a casa a riposare. 
Per un attimo Sun Mi sentì forte dentro di sé la delusione unito all’impulso di rifiutare. 
-Credo questo ospite mi stesse cercando, è l’unico a cui non ho spiegato la situazione – rispose al sig. Woo cercando di voltarsi nuovamente verso lo sconosciuto, ma il suo superiore glielo impedì.
- Non serve che lei spieghi nulla al signor Son. Di lui mi occuperò personalmente io. Ora vada a casa. 
Senza avere più altro da aggiungere Sun Mi chinò il capo al suo datore di lavoro e si avviò fuori dall’Hotel senza voltarsi e mentre usciva nell’aria fredda del mattino, nel sole che iniziava a sorgere, sentì che per qualche sconosciuto motivo l’uomo alle sue spalle non solo non l’aveva mai abbandonata con lo sguardo, ma anche che provava una sorda rabbia che lei non riusciva a comprendere. 

Son O-Gong scagliò senza troppo cerimonie il Re Demone contro la scrivania del suo opulento ufficio.
-Re Demone hai esagerato! Perché ti sei messo in mezzo?! Vuoi davvero intralciare i miei piani?! Vuoi davvero morire?!
Il Re Demone si alzò per niente impressionato.
-Esagerato?! Io avrei esagerato? Mi hai distrutto l’Hotel! Hai idea di quanto mi costerà la tua crisi di nervi brutto pazzo?! 
O-Gong si sedette tranquillamente sul divano di pelle nera. – Non dirmi che sei diventato povero? Ora ti preoccupi delle spese? Hai portato la mia pazienza al limite. Ti avevo avvertito. E adesso ti sei messo di nuovo in mezzo tra me e Sun Mi. 
-Brutto pazzo non hai capito cosa ti ho detto? Per colpa tua Ji Sun Mi è rinata in questa vita come Samjang ancora una volta. Sai che cosa significa questo?
-Niente.- rispose il Grande Saggio con voce glaciale. 
Woo lo guardò come se non avesse capito cosa avesse detto. – Cosa? Niente?
-Sì, niente. Quei bastardi del Regno degli Spiriti mi hanno stancato. Possono cuocermi in forno per mille anni, stavolta non mi farò fregare. Vorrebbero farmi passare per lo stesso inferno di trent’anni fa? Ebbene hanno fatto male i calcoli!
-Di che stai parlando? – chiese il Re Demone con un vago timore. 
-Questa volta non permetterò che Ji Sun Mi si sacrifichi come l’ultima volta, il mondo può anche distruggersi per quanto mi riguarda. Questa volta la difenderò da qualsiasi minaccia. Stavolta non morirà.
-Son O-Gong credo che tu non abbia capito. Ji Sun Mi è di nuovo Samjang e tu meglio di chiunque altro dovresti sapere che cosa significa. La sua missione è quella di sacrificarsi per salvare il genere umano. 
-E la mia missione è quella di proteggerla, quindi…
-Grande Saggio pari del Cielo Son O-Gong! – urlò il Re Demone per richiamare la sua attenzione. 
Son O-Gong lo fissò in attesa. 
-In questa vita tu non sei il guardiano di questa Samjang. Non spetta a te proteggerla. La sua missione non ha nulla a che vedere con te, brutto pazzo che non sei altro! Te l’avevo detto di non andare a fare casini in giro!
-Non sono io il guardiano di Ji Sun Mi? – replicò con una strana calma il Grande Saggio. 
-Ehi, ehi , ehi… vedi di stare calmo! Non osare danneggiare ancora il mio Hotel pazzo!
Il secondo dopo il Grande Saggio pari del Cielo Son O-Gong era scomparso. 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***







- Voi qui! Questa finestra non si chiude bene. - Seon-Mi richiamò l'attenzione di un operaio. L'uomo si avvicinò per esaminare la guarnizione della finestra. 
- La finestra non ha nulla che non va, signorina. - replicò lui. 
Seon- Mi lo fissò senza scomporsi. Quello era lo sguardo impassibile, di sufficienza che riservava a chi non le dava retta. 
- Questo è un albergo a cinque stelle, e questa finestra non si chiude alla perfezione. - fece avvicinare il viso dell'uomo al punto che lasciava un infinitesimale spiraglio nell'apertura. - La sente? L'aria che entra? 
Il povero malcapitato alzò su di lei uno sguardo incredulo. 
- Bene. Lo sistemi. - detto ciò la ragazza si allontanò per ispezionare le altre stanze. 
Mentre esaminava le riparazioni fatte dagli operai rintracciati dal signor Woo, ancora una volta non riusciva a togliersi dalla mente l'uomo che ormai da due giorni occupava i suoi pensieri. 
Son Oh-Goong. Che nome particolare! 
Con un sospiro si lasciò cadere a sedere sul letto di una delle stanze. Perché diamine era convinta di aver già sentito quel nome? Non era comune, la contrario. Eppure per quale motivo sentiva che, per una strana e sconosciuta ragione, avrebbe dovuto ricordarlo?
Perché quando ripensava al volto del bizzarro sconosciuto, sentiva una morsa alla bocca dello stomaco? 
-Direttrice Ji. - una delle inservienti del piano la distolse dai suoi pensieri. 
- Sì? 
- Il signor Woo vuole vederla nel suo ufficio subito. 
Seon-Mi lanciò velocemente un'occhiata all'orologio che portava al polso destro: erano solo le nove del mattino. 
A quanto sembrava le stranezze continuavano. 

Nell'ufficio che occupava tutto l'ultimo piano dell'albergo "High Spirits", l'aspettava il signor Woo. L'aspetto composto e affascinante come sempre, l'uomo seduto dietro l'imponente scrivania di mogano le fece segno di avvicinarsi. 
Mentre la ragazza prendeva posto davanti a lui, lanciò un veloce sguardo alla candida statua di toro che faceva bella mostra di sé sul lato delle finestre, che ovviamente erano già state riparate. 
- Buongiorno, signor Woo. Aveva bisogno di me?
L'uomo le sorrise bonario. - In effetti, sì. - fece una breve pausa - Sicuramente avrà notato tra i nostri ospiti degli ultimi giorni, un personaggio, come definirlo, piuttosto fuori dal comune. Quanto meno. 
Seon-Mi non ebbe nemmeno bisogno di chiedere spiegazioni per capire a chi si stesse riferendo il suo datore di lavoro. Si limitò ad annuire con il capo. 
- Bene. Non passa esattamente inosservato, giusto? A questo riguardo, avrei una richiesta da farle. 
Seon- Mi restò in attesa che proseguisse. 
- Si tratta di un cliente di riguardo, avrei piacere che venisse trattato con ogni riguardo
- Mi occupero personalmente di...
- No! 
Seon-Mi, bruscamente bloccata dalla precipitosa negazione pronunciata dall'uomo che le era di fronte, si limitò a guardarlo con espressione interrogativa. 
- La richiesta è l'opposto. Gradirei che si assicurasse che il signor Son venga trattato con ogni riguardo, ha un carattere pittussto... come dire.... "infiammabile", ma la cosa più importante è che lei non abbia nessun contatto con lui. 
- La prego di scusarmi, ma non credo di capire. - rispose Seon-Mi confusa. 
- Dia ordine al personale che il signor "scimmia" venga trattato con in guanti bianchi, ma non si occupi personalmente della cosa. Ji Seon-MI, credo che lei sappia che per me non è una semplice dipendente. Vorrei che potesse lavorare con la massima tranquillità. Il cliente di cui stiamo parlando è un tipo molto problematico e difficile da accontentare, pertanto non avrei piacere che le facesse passare un brutto quarto d'ora nel tentativo di accontentare le sue richieste inesauribili. Mi capisce? Per motivi di carattere personale, non voglio che venga trattato male nel mio hotel. Si tratta di una conoscenza di vecchissima data. Ma non voglio che lei si trattenga in sua compagnia. Se lui dovesse cercare di avvicinarla, lei dovrà essere breve e professionale. Sono stato chiaro?
Seon-Mi aveva capito perfettamente che cosa le stava dicendo il signor Woo, ma era anche vero che non aveva capito affatto. Pertanto si limitò ad annuire per l'ennesima volta senza sapere cosa altro fare. 
- Quando la mia segretaria personale la signorina Ma sarà tornata, se ne occuperà personalmente. Ora può tornare alle sue occupazioni. 
La ragazza salutò il suo superiore e si diresse verso il suo ufficio. Sedendosi alla sua scrivania lasciò andare l'ennesimo sospiro della giornata. 
Il riferimento alla signorina Ma l'aveva leggermente ferita. Il signor. Woo dubitata forse delle sue capacità? Credeva che non sarebbe stata in grado di gestire un ospite difficle? 
Lei sapeva meglio di chiunque altro che la segretaria personale del signor Woo era una delle persone più competenti e affidabili con cui egli avesse lavorato negli anni, ma questo non toglieva che praticamente tutta la direzione dell'hotel dipendeva da lei. 
A questi seguì subito un altro pensiero. Se così stavano le cose, probabilmente non avrebbe più rivisto l'ospite misterioso. 
Per qualche strana ragione il pensiero di non rivederlo le fece venire una strana voglia di piangere. 
Un colpo alla porta dell'ufficio interruppe il flusso dei suoi pensieri. Alla soglia c'era un giovane ragazzo di bell'aspetto che era solito consegnare oggetti rari e antichi al signor Woo. 
- Ehi. Come va? - chiese con il suo solito fare scanzonato e informale. 
- Buongiorno Hae-Ah. Anche oggi qui per una consegna? - rispose lei con un sorriso. Quel ragazzo giovane e dagli atteggiamenti tanto casual le era sempre risultato simpatico. 
- Sì, ho una cosa piuttosto ingombrante, il signor Woo mi ha chiesto di metterla nel suo ufficio. 
- Nel mio ufficio? Di che si tratta? - chiese la giovane alzandosi per seguire il giovane che, con un piccolo carrello, posizionò nella stanza una grossa anfora nera chiusa con un coperchio dagli stessi motivi. 
- Ma che cos'è? 
- Se non ricordo male abbiamo già avuto questa conversazione. - disse a fior di labbra il giovane. 
- Cosa? 
- Non lo so, il signor Woo l'ha comprato da mia nonna e mi ha detto di portarlo qui nel suo ufficio. 
Seon-Mi si avvicinò con cautela all'oggetto. 
- Sembra molto antico... 
- Mha'... dipende... questo l'hanno tirato fuori dal forno da poco, ma visto che i cocci sono sempre gli stessi, penso di sì. 
- Come? 
- Niente. Senti ora devo andare, ci vediamo. - con queste parole il giovane uscì dalla porta agitando distrattamente una mano in aria. 
Rimasta di nuovo sola nel suo ufficio Seon-Mi restò a guardare lo strano oggetto con una non meglio definita apprensione. Non sapeva perché ma quell'enorme vaso nero le incuteva un certo timore. Vi si avvicinò con passi esitanti, quando questo si mosse leggermente. 
Facendo un balzo indietro rimase a fissarlo per qualche minuto, ma il vaso restò immobile come se il movimento di poco prima fosse stato solo frutto della sua immaginazione. Seon-Mi però, sapeva che non l'aveva immaginato affatto. 

Il Maestro Soo Bo-Ri stava esaminando gli ennesimi rapporti quando con la coda dell'occhio vide davanti a lui una figura fin troppo familiare. 
- Benvenuto Grande Saggio Son Oh-Gong, come mai da queste parti? 
Son Oh-Gong senza prendersi il disturbo di rispondere  distrusse il tavolo di legno dietro il quale era il Maestro Soo Bo-Ri. 
- Perché ve la prendete sempre con questo tavolo?! Che ti prende adesso? Non vuoi proprio mostrare un po' di rispetto per il tuo Mentore, vero?
- Rispetto? - replicò il Grande Saggio - Perché tu e il Regno degli Spiriti mi avete mai rispettato? Parla! Che cosa state complottando adesso? Non basta quello che mi avete fatto l'ultima volta? 
- Di che stai parlano? Sei stato ammesso nuovamente nel Regno degli Spiriti e i tuoi sbagli sono stati perdonati. 
- Un corno! Che cos'è questa storia di Samjang? Vedi di parlare alla svelta prima che mi arrabbi sul serio!
Il Maestro Soo Bo-Ri cercò di darsi un contegno mentre provava a guadagnare tempo. 
- Samjang? 
- Ji Seon-Mi. Perché? E' rinata come Samjang, dopo solo trent'anni. 
- La nascita di Samjang non dipende dal tempo. Quando ci sarà un pericolo tangibile che minaccerà l'equilibrio dell'Universo e del Creato, Samjang nascerà dove sarà necessario. 
- Ma non è sempre lo stesso essere umano! Ji Seon-Mi si è già sacrificata! Che significa tutto questo?
- Così avrebbe dovuto essere, ma non lo è stato. E il perché dovresti saperlo tu, Grande Saggio. Divinità dispettosa che non sei altro! Li hai fatti arrabbiare di nuovo, se la sono presa anche con me, dopo il tuo viaggio nell'Oltretomba!
- Questo l'avevo capito, ma che cos'è successo? - disse Oh-Gong urlando. 
- Non posso dirtelo! Questa è la punizione. Ji Seon-Mi è rinata a questa vita come Samjang come punizione, e tu hai perso i ricordi, proprio come lei. 
-Punizione? Perché? Non vi è bastato che abbia sacrificato la vita per i vostri piani del cavolo?! Non è bastato tutto il dolore che le avete procurato? Se è con me che ce l'avete perché colpite lei?!
- Samjang dovrà scontare la sua pena, esattamente come il Grande Saggio. Questo è stato deciso per colpa delle tue azioni sconsiderate. 
Son Oh-Gong strinse i pugni tanto forte che se non fosse stato una divinità probabilmente si sarebbe disintegrato le mani. 
- Allora perché non sono il suo guardiano?  Voglio essere io il suo guardiano! Se è colpa di ciò che ho fatto nell'Oltretomba, spetta a me! Perciò vedi di muoverti parruccone o inizio a prenderti a calci!
- Non puoi essere tu! Ricorda che cosa hai fatto l'ultima volta! Stavolta Samjang porterà a termine la sua missione e tu non potrai fare nulla per impedirlo. Perché nulla dipenderà da te. Così è stato deciso. 
- Stronzate! Decido io che cosa dipende o non dipende da me! Abbiamo un patto!
- Il patto è decaduto con la morte. E l'occhio che le hai donato, non ha fatto che peggiorare la situazione. Credi che un'umana possa gestire quel tipo di potere? Sei stato rinchiuso secoli sulle Montagne di Marmo e ancora non hai cessato di donare agli umani ciò che non devono possedere? 
Una forte energia avvolse il Grande Saggio. Il Maestro Soo Bo-Ri si rannicchiò contro lo schienale della sedia dov'era seduto. 
- Lo ripeto, "Maestro", decido io che cosa donare, e se pensate che me ne starò buono dove mi avete messo, aspettate e vedrete! Dovesse costarmi fino all'ultimo alito di vita, non vi permetterò di fare ciò che volete con lei. Vedrete di cosa sono capace. - detto ciò la divinità scimmia voltò le spalle al suo mentore pronto ad andarsene. 
- Grande Saggio, non hai più legami con lei. Nessun legame. 
Senza voltarsi egli rispose - Questo è da vedersi. 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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Mentre il giorno incontrava la notte lasciandosi inghiottire dall'oscurità, una figura completamente nascosta da un pesante mantello nero si aggirava per il cimitero della città di Seoul. 
Il luogo era chiuso al pubblico, ma questo non era un problema per la persona che si aggirava indisturbata in quel luogo di morte e pace. 
I suoi passi risuonavano solitari e sordi sul pavimento lucido di marmo bianco, mentre solo il silenzio rispondeva a quell'eco appena sussurato. 
Il capo coperto dal cappuccio si muoveva seguendo i volti e i nomi scritti sulle lapidi, fino a quando non trovò quello che stava cercando. In un attimo il vetro protettivo si infranse in mille pezzi, permettendo al sinistro figuro di prelevare l'urna all'interno del loculo. Ottenuto quanto era venuto a prendere questi si ritirò lasciando nuovamente quel sacro luogo alla sua pace. La lapide portava il nome Ji Seon-Mi. 

Ji Seon-Mi alzo le braccia verso l'alto cercando di stiracchiare le membra intorpidite il più possibile. Era stata una notte infernale seguita da una giornata altrettanto infernale: riuscire a fare in modo che i lavori fossero perfettamente esguiti in tutte le stanze, e fare in modo che le normali attività dell'hotel proseguissero senza subire grosse modifiche nei servizi che offrivano era stata veramente una sfida. 
Avevano avuto problemi con la Spa dove una delle loro migliori massaggiatrici si era rifiutata di mettere piede quella mattina. La donna era spaventata dal fatto che si raccontava che l'hotel fosse infestato da spiriti maligni. E in effetti non aveva tutti i torti. Ma Seon-Mi non avrebbe mai potuto dirglielo, quindi aveva dovuto fare opera di persuasione rassicurando la poveretta del fatto che si era trattato di un guasto elettrico unito a uno sfortunato malfunzionamento del sistema di areazione della struttura, cose che unite insieme avevano creato quel danno che sembrava quasi soprannaturale. 
Quella era la spiegazione ufficiale a tutto quel trambusto. Seon-Mi l'aveva ripetuta talmente tante volte che ormai cominciava a crederci anche lei. Ma sapeva bene che era impossibile. I tecnici erano rimasti impressionati davanti all'entità dei danni e lei aveva notato più di uno sguardo di timore seguirla mentre sovrintendeva alle riparazioni. 
Cercando di sciogliere i muscoli del collo spense il computer e si alzò pronta ad andare a casa: erano quasi le dieci e non mangiava nulla dal giorno precedente. 
Mentre sistemava le ultime cose un rumore attirò la sua attenzione. L'imponente vaso si era mosso di nuovo. 
Quello strano oggetto le faceva venire i brividi. Non sapeva bene il perché ma le procurava un irrazionale senso di timore, il fatto poi che continuasse a muoversi da solo non contribuiva a semplificarle le cose. Non riusciva a capire come mai il Presidente Woo avesse deciso di farlo lasciare proprio nel suo ufficio. 
All'inizio quando l'aveva assubta Seon-Mi aveva pensato che fosse per la sua capacità di vedere cose che agli altri risultavano invisibili, ma nonostante lavorasse per lui già da tre anni, non avevano mai affrontato il discorso, direttamente o indirettamente. 
Indossando la borsetta a tracolla si diresse alla porta pronta ad uscire se non per il fatto che il grande vaso nero si mosse di nuovo, e in maniera sicuramente più significativa. 
Forse non era il caso di andarsene così. Se quell'aggeggio continuava a muoversi da solo c'era la possibilità che l'indomani lo trovasse danneggiato. Magari era il caso di cercare di farlo poggiare al muro, giusto per dargli più stabilità. 
Passandosi la tracolla della borsa sul davanti del torso, si accinse a spingere l'oggetto con tutte le sue forse. Purtroppo il tappeto la fece scivolare con il risultato di urtare lo spigolo del tavolino basso riservato agli ospiti e lasciando cadere il coperchio che copriva il vaso. 
- Maledizione! - prendendo da terra il coperchio del vaso che per fortuna non aveva subito danni, Seon-Mi si accinse a rimetterlo al suo posto. Senza volerlo lo sguardo le cadde all'interno del manufatto che sembrava essere completamente vuoto. Strano, pesava parecchio! Poi, dal nulla, davanti ai suoi occhi, si materializzò un'immagine che sembrava galleggiare sulla superficie dell'acqua. 
Il giovane Hong Hae-Ah la guardava sbigottito mentre lei lo baciava sulla guancia. Un attimo dopo lei veniva tirata indietro da una forza sconosciuta mentre una mano si stringeva con forza sul collo del povero malcapitato. L'arto che sembrava voler strozzare il ragazzo apparteneva al nuovo ospite dell'albergo, quello che teoricamente avrebbe dovuto ignorare. Lui le tendeva una mano con il palmo alzato e lei dopo che aver detto qualcosa, con grande riluttanza gli porgeva la sua e poi...
- Ehi!
L'immagine scomparve e Seon-Mi si ritrovò davanti proprio l'ospite misterioso. 
- Che diavolo pensi di fare con quello? Dove l'hai preso? - chiese l'uomo con fare pretenzioso. 
- L'ha comprato il Presidente Woo - rispose lei ancora confusa da quanto aveva visto. Che cosa significavano quelle immagini? E cosa c'entrava con lei l'uomo che aveva davanti? Inoltre perché aveva baciato Hae-Ah?
- Che hai visto? 
- Come? 
- Che hai visto? - chiese di nuovo il Grande Saggio - Quello è il calderone delle sventure, mostra quanto di sventurato sta per capitarci. Quindi... che cosa hai visto? 
- Niente. - rispose senza sapere perché Seon-Mi. Non era solita mentire, ma la bugia era uscita dalle sue labbra prima che potesse fermarla. 
- Come sarebbe a dire niente? Certo che hai visto qualcosa. Sei rimasta lì impalata per almeno un minuto. Quindi, che cosa hai visto? Bombardamenti, fuoco e fiamme e il mondo che si distruggeva? 
Alla ragazza per un momento venne da ridere, poi si accorse che il suo interlocutore era piuttosto serio. 
- Non ho visto niente. E buio e stavo cercando di capire se ci fosse qualcosa dentro. Tutto qui. - tirò un sospiro, quell'uomo aveva il potere di innervosirla. - Ora la pregherei di tornare nella sua stanza, questa parte dell'hotel è riservata unicamente al personale.
Lo spinse oltre la porta che richiuse alle sue spalle e dopo un lieve cenno del capo cercò di andarsene. Lui però sembrava non volerne sapere di spostarsi. 
- Le chiedo scusa, ma potrebbe spostarsi? Ho lavorato tutto il giorno, e buona parte della notte, sono stanca e vorrei andare a casa. Per favore se ne vada!
Lui le sorrise leggermente. 
- Che sia questa o un'altra vita non fai che cacciarmi tutte le volte. Ji Seon-Mi. 
- Come dice? 
- Ji Seon-Mi sai chi sono? - le chiese lui abbassando il tono di voce. La sua mano salì ad accarezzarle lievemente la gota. Quasi lei fosse un oggetto così fragile da rompersi al primo alito di vento. Come la cosa più preziosa dell'intero universo. E dentro di lei Seon-Mi sapeva che lui l'aveva già guardata così. Come se fosse innamorato. Talmente innamorato da non vedere niente altro eccetto lei. 
- Maledizione! - in un secondo netto l'uomo nascose la ragazza dietro di sé e con una potente carica di energie eliminò un demone che si era avvicinato a loro nell'oscurità. 
Quell'uomo non era un semplice umano. Era potente. 
Le prese il braccio scostandole la manica della maglietta scoprendo una porzione di pelle nuda leggermente escoriata che lasciava trapelare minuscole goccioline di sangue. 
- Dovresti fare più attenzione alle ferite. Sei sempre bella, ma queste potrebbero diventare un problema se non mi chiami. - con un leggero soffio dalle sue labbra, egli richiuse la ferita. 
Seon-Mi non sapeva bene che cosa stesse succedendo.
- Ma chi è lei una specie di mago?
L'uomo sorrise ancora una volta. - Già. Ti piaceva chiamarmi così. Io sono il Grande Saggio Pari del Cielo Son Oh-Gong e tu sei Ji Seon-Mi che fin da bambina riesce a vedere gli spiriti malighi e i fantasmi dei defunti che non sono riusciti a passare oltre. 
La ragazza divincolò il braccio dalla presa dell'uomo. 
- Come fa a saperlo? 
- Me l'hai detto tu tanto tempo fa. Così come mi hai detto che la vita era piuttosto difficile per te. Immagino che le cose non siano cambiate poi molto nemmeno stavolta. 
- Io non l'ho mai vista prima e adesso la smetta con tutte queste sciocchezze. Ora mi lasci passare, voglio andare a casa. 
- Non hai paura di quei mostri? 
- No. Ci sono abituata. So badare a me stessa da parecchio tempo. 
Il giovane uomo annui con il capo più volte - Certo. Ma da ora in poi ti inseguiranno sempre più mostri che vorranno mangiarti. Quelli che hai dovuto affrontare fino a ora saranno nulla in confronto. 
- I mostri vorranno mangiarmi? E perché?
- Perché sono mostri e tu sei un'umana. E poi anche perché sei Samjang. 
- Samjang? - ripetè lei senza capire. 
- Esatto. Il tuo sangue ha un profumo buonissimo e la tua carne può donare un grandissimo potere a colui che la divorerà. 
-Come fa a sapere tutte queste cose. 
- Le so perché anche io sono uno di quelli che potrebbe divorarti. 
Seon-Mi indietreggiò fino a ritrovarsi con le spalle contro il muro. - Mi lasci passare immediatamente. 
- No, perché dovrei? Quanto mi pagherai? - canticchiò lui fastidiosamente. 
- Che? - disse lei alzando la voce. 
- Non me ne andrei nemmeno se mi pagassi 500 won. 
Incredula la giovane provò a spostarlo con la forza. Tanto valeva spostare un blocco di cemento da 100 quintali!
- Senti, mago dei miei stivali. Fammi passare subito. Oppure prova a mangiarmi se proprio ci tieni tanto. Avanti! Provaci! 
La mano di lui si posò nuovamente sulla sua guancia, poi sulle sue labbra carezzandole lievemente. - In effetti hai un profumo buonissimo. E se ti mangiassi potrei diventare ancora più potente. Però chissà? Forse potresti offrirmi qualcosa in cambio della mia protezione. 
- Tu avresti intenzione di proteggermi? 
- Dipende... da quello che mi offrirai in cambio. 
- Non ho nulla da offrirti in cambio. 
- Non ne sarei così sicuro. - disse alzando la mano e mostrandole un piccolo anello d'oro a forma di nodo. - Potresti sempre sposarmi. - Cosa? Sta scherzando! Perché vorrebbe sposarmi? - Per diverse ragioni, non ultima il fatto che potresti tornarmi utile. Dopotutto Samjang è una sacerdotessa potente. Mica pensavi che mi fossi innamorato a prima vista o scemenze del genere, vero? Che ne dici? Se prometterai di sposarmi, tutte le volte che sarai in pericolo, se chiamerai il mio nome io correrò ad aiutarti. Allora ci stai?
- Perché un essere potente come te vorrebbe sposarmi? Vedo più rogne che vantaggi. Non sarà che così potrai mangiarmi più facilmente?
- No, assolutamente no. Semplicemente c'è una cosa che voglio ottenere e mi servi tu. Se stringeremo il patto io sarò costretto a proteggerti ogni volta che chiamerai il mio nome. Allora? Ci stai? 
La mano dell'uomo scese sul suo collo iniziando a stringere leggermente - Oppure potrei divorarti subito e aumentare i miei poteri, ottenendo ciò che voglio in maniera diversa. Dopotutto, non sono una brava persona. 
Lui allungò la mano verso di lei con il palmo rivolto verso l'alto. Un momento. Aveva già visto una scena simile nel calderone. Le circostanze però erano diverse. Se il calderone mostrava le sventure che ci sarebbero capitate...
- Allora stringiamo il patto o no? - disse lo strano essere magico mentre un sorriso malevolo gli si dipingeva sul viso. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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N.B. Questo capitolo è stato scritto con in sottofondo uno dei brani della colonna sonora del drama: "If We Were Destined" di BEN. 
Di seguito ho deciso di riportare la traduzione in italiano perché le parole mi sembrano molto adatte ai pensieri dei protagonisti e alla situazione. 
Se voleste ascoltarla mentre leggete potete trovarla facilmente su Youtube o Spotify. :)

"If We Were Destined" - "Se noi fossimo destinati"

Era destino. 
Tutto era stato già deciso, 
fin dal nostro primo incontro.
Io non posso cambiarlo
Anche se il mio amore non è finito. 

Come la luna, 
quando viene nascosta dalle nuvole, 
così il mio cuore si oscura. 
Ho riposto la mia tristezza nella pioggia che cade
e così l'ho lasciata scivolare via. 
Nel terrore che mi avessi dimenticato.

Se è destino, 
lo accetterò
anche se amarti diventasse un peccato. 

Ma ti troverò ancora, 
se il nostro era vero amore
se eravamo davvero legati
se eravamo davvero destinati a incontrarci.

E anche se il rumore della pioggia
che cade nella notte è triste
Sembra quasi che conosca il mio cuore
Per questo farò tesoro deila mancanza che ho di te
che cresce un giorno dopo l'altro.

Ti prego, 
non dimenticarmi, 
se noi eravamo davvero legati
e destinati davvero a incontrarci. 


Buona lettura del Quinto Capitolo. :)



Son Oh-Gong guardava Ji Seon-Mi che fissava esitante la mano che le aveva porto, mentre dentro di sé la incitava a stringere il patto. 
Non erano state queste le sue intenzioni all'inizio, ma l'attacco di quel mostro gli aveva dato l'idea. Avrebbe ricominciato tutto dall'inizio. Se il patto era stato annullato ne avrebbe stipulato uno nuovo. Anzi ne avrebbe stretti due e l'avrebbe legata a sé per sempre. In questo modo nulla avrebbe potuto spezzare il legame che li univa. 
Se lei avesse stipulato il patto poi sarebbe stata costretta a sposarlo, in questo modo nemmeno il Regno degli Spiriti avrebbe potuto rinnegare la connessione che ci sarebbe stata tra di loro per l'eternità.

La verità era che Son Oh-Gong aveva paura. Nonostante lei fosse rinata con lo stesso aspetto, con lo stesso nome, lui temeva che i suoi sentimenti per lui non sarebbero mai stati gli stessi. 
La realtà dei fatti era che Seon-Mi non aveva ricordato nemmeno il suo nome, figurarsi ricordarsi che era innamorata di lui! E se in questa vita il suo protettore designato era un altro, Oh-Gong temeva che, chiunque fosse, avrebbe potuto portargliela via. 
Lei si era innamorata di lui perché aveva iniziato a proteggerla, perchè era stato l'unica persona a "occuparsi" di lei in un mondo dove tutti gli altri l'avevano evitata e respinta, compresi i suoi stessi familiari. Se fosse arrivato un altro prima di lui a offrirle quel tipo di sostegno e affetto che cosa sarebbe successo? 
Se voleva cercare di cambiare il suo destino doveva essere più veloce e imprevedibile del fato. 

Non ricordava che cosa fosse successo nell'Oltretomba, ma una cosa era certa, doveva essere stato grave, punire lo stesso essere umano con la missione di Samjang non era cosa da poco.
Inoltre gli eventi si erano già messi in moto, il calderone delle sventure ne era una prova. 
Avanti, Ji Seon-Mi stringi il patto. Coraggio! La incitò mentalmente. 

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui. Oh-Gong continuò a sorridere come aveva fatto la prima volta, quando l'aveva incontrata che era solo una bambina, cercando di imitare lo stesso sorriso strafottente e indifferente di allora. 
La sua esile mano però non si avvicinò alla sua. 
- No. Non ho bisogno di protezione. E non voglio sposare nessuno per costrizione. Tantomeno uno sconosciuto. Sono sopravvissuta tutti questi anni senza di te e continuerò a sopravvivere da sola. 
Era ironico che anche partiti da presupposti diversi si stessero ripetendo le stesse situazioni. 
- Avanti! Mangiami! - lo incitò lei. 
Per un istante Oh-Gong le strinse più forte il collo nel tentativo di spaventarla, ma già sapeva che non avrebbe funzionato. Conosceva quello sguardo fin troppo bene. 
Lentamente il Grande Saggio lasciò andare la presa. In passato l'aveva insultata, ma ora si limitò a liberarla senza smettere di guardarla negli occhi. 
Che cosa avrebbe fatto se lei non avesse stretto un nuovo patto con lui? Come poteva fare?

Ji Seon-Mi guardò l'uomo allentare la presa sul suo collo e allontanarsi di un passo. Il suo sguardo le dava i brividi, come se volesse davvero divorarla. 
- Se non ha intenzione di mangiarmi signor Mago, allora mi lasci passare. 
Egli si fece da parte.
Raddrizzando le spalle Seon-Mi lo oltrepassò cercando di sembrare il più calma possibile. Poco prima di andare, però, senza voltarsi, lui le afferrò il braccio con forza bloccandola. Lei non ebbe il coraggio di voltarsi ad affrontarlo. 
- Mi lasci andare. 
- Stammi a sentire, Samjang, o stringerai il patto, o io verrò a mangiarti. In un modo o nell'altro otterrò ciò che voglio - la stretta sul braccio si fece quasi insopportabile, ma lei non emise un gemito. - Hai quindici giorni di tempo per decidere se venire da me volontariamente, oppure no. Dopo ti mangerò. - poi Seon-Mi sentì i suoi passi che si allontanavano inghiottiti dal buio della sera. 

Quando, una volta giunta a casa, si ritrovò sola nel suo letto per l'ennesima sera il pensiero di quello strano personaggio le occupò i pensieri mentre cercava di nascondere con tutte le sue forse, anche a se stessa, che per un momento era stata tentata dalla sua proposta. La cosa più preoccupante però era che non fosse stato il pensiero della sua protezione a tentarla, bensì quello di sposarlo. Come sarabbe stato non essere più sola e avere sempre qualcuno su cui poter contare? Certo forse lui non l'avrebbe amata ma chissà perché dentro di sé sentiva che non era vero, e mentre gli occhi le si chiudevano per il sonno iniziò a sognare di un futuro che aveva immaginato in un passato ormai lontano. 

- Che cosa pensavi di fare? - il Re Demone apostofrò duramente Oh-Gong. 
- Re Demone, teoricamente questa è la mia camera.
- Teoricamente questo è il mio hotel.
- Teoricamente potrei raderlo al suolo. Le finestre non ti sono bastate? Perciò smamma perché sono di pessimo umore. 
Il Grande Saggio Son Oh-Gong si lasciò cadere sul letto come sfinito. 
- Ehi Oh-Gong, che volevi fare prima? Un patto? Ascolta non puoi farlo. Il matrimonio? Di nuovo? Voi due non siete anime predestinate, qualunque cosa tu voglia! Devi lasciarla andare. O potresti rimetterci sul serio stavolta! 
Son Oh-Gong, gli occhi chiusi, restava immobile sul letto. 
- Ehi tu scimmiaccia mia ascolti? - non ricevendo risposta il Re Demone lasciò andare un profondo sospiro girandosi per lasciare la stanza, quando la voce dell'uomo sul letto lo richiamò.
- Re Demone, posso farti una domanda? 
- Quale?
- Se ci fossi tu al mio posto e Seon-Mi fosse stata la Regina Madre, l'avresti lasciata andare? 
Il Re Demone restò in silenzio, perché la sua risposta non l'avrebbe aiutato. Perciò se ne andò richiudendosi la porta alle spalle. 

Hong Hae-Ah era perso in uno dei suoi tanti, infiniti, videogiochi. Era una noia mortale continuare a lavorare in quello pseudonegozio di antiquariato di sua nonna. Da che si ricordava era sempre stato rinchiuso là dentro!
La vecchia poi era ancora più noiosa. Non che non le volesse bene, del resto era sua nonna e l'aveva cresciuto con affetto, ma non faceva che rimproverarlo vietandogli di fare questo o quello. Poi negli ultimi anni ci si era messo pure quel lunatico del Re Demone a dargli lo stress!
Era di sicuro il cliente più assiduo della vecchia, non solo, pretendeva anche che fosse lui a consegnargli personalmente tutti gli oggetti che acquistava!
Una vera scocciatura!
- Sei ancora davanti a quei videogiochi?
Ecco! Era tornata matusalemme!
- Dovresti iniziare a pensare ad altro, un giorno questo negozio sarà tuo. 
Hae-Ah sbuffò. Sempre la solita solfa. 
- Tra poco sarà il tuo compleanno, faremo una piccola festa. 
Questa era nuova! E da quando in qua festeggiavano i compleanni? 
- Che novità. Una festa è un fastidio. Non mi va per niente, quindi risparmiati il disturbo. 
- Puoi invitare chi vuoi. Che tu voglia o no, ho già deciso che si farà. Cento anni non si compiono tutti i giorni. Quindi vedi di invitare qualcuno per domani sera. 
-Che barba! - fu il suo unico commento mentre faceva fuori uno zombi leggermente spaventoso senza battere ciglio. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Ji Seon-Mi guardava il biglietto di invito che aveva tra le mani. Il luccichio della carta dorata ammicava tra le sue mani, e la ragazza non riusciva a togliersi di dosso la strana sensazione che il semplice invito a una festa di compleanno fosse, in realtà, qualcosa di assai più complesso e impegnativo.
- La vecchia mi ha organizzato una festa di compleanno, e mi ha ordinato di invitare qualcuno. Il problema però è che non so proprio chi invitare, quindi... non mi faresti il favore di venire? E' stasera alle nove. 
Hong Hae-Ah la guardava con sguardo supplichevole, Seon-Mi avrebbe preferito declinare l'invito se fosse stato possibile, ma sapeva che il sig. Woo era particolarmente affezionato al ragazzo.
- Certo. Anzi grazie per il tuo invito, sarò felice di festeggiare il tuo compleanno. - e si sforzò di sorridere per non mostrare quanto fosse stata sorpresa dal fatto di dover parteciapre a quella festa di compleanno. Hong Hae-Ah rispose al suo sorriso con l'espressione leggermente sfrontata che lo contraddistingueva, ma sembrava che la risposta affermatva di lei gli facesse piacere, e con un gesto del capo si voltò uscendo dall'ufficio. 
Lo sguardo di Seon-Mi si soffermò sull invito, ma non lo stava guardando. Era la mente che faceva le veci della vista e ciò che vedeva erano due occhi scuri incastonati in un volto piacente e virile. 
Potresti sempre sposarmi.
Lo strano e misterioso ospite dell'albergo che non faceva che tormentarla fin dal primo giorno del suo arrivo, le aveva chiesto di sposarlo. Non solo, era un mostro. O una entità di qualche genere, lei non sapeva se fosse pericoloso, come le aveva fatto intendere, ma sapeva che era potente. Più potente di qualcunque essere paranormale avesse incontrato fino a quel momento. Una creatura tanto potente voleva sposarla. Perché?
Le aveva detto che lei era Samjang. Che cosa voleva dire esattamente? 
Samjang è una sacerdotessa molto potente, potresti sempre tornarmi utile. 
Seon-Mi si lasciò ricadere contro lo schienale della poltrona. Lei era una sacerdotessa molto potente? Era la prima volta che sentiva una cosa del genere. Allora perché tutta quella faccenda le provocava un senso di deja vu?
Perché continuava ad avere la forte impressione di star percorrendo dei sentieri già battuti? Quasi come se stesse rivendo una vita passata? Perché si sentiva attratta da un perfetto sconosciuto che aveva minacciato di mangiarla? E perché nonostante tutto sentiva di potersi fidare di lui come di se stessa? Perché il cuore le accelerava nel petto ogni volta che lo sguardo si riempiva della figura di lui? E perché non appena abbandonava la sua vista un dolore al petto le annunciava l'assenza che avrebbe avvertito alla bocca dello stomaco? 
La sua vita non era mai stata ciò che si potrebbe definire normale, ma nel corso degli anni e, soprattutto da quando aveva incontrato il sig. Woo che l'aveva presa sotto la sua ala, quanto meno il corso delle sue giornate avevano passunto la sfumatura di una rassicurante routine. 
Perciò chi diavolo si credeva di essere questo Son Oh-Gong, pari del Cielo o quel che era, per fare irruzione nella sua esistenza e stravolgere una calma che aveva lavorato anni per ottenere. Chi si credeva di essere per turbare la sua serenità? Per cercare di portarle via l'unico luogo a cui sentiva di appartenere e dove finalmente aveva trovato una famiglia? 
- Chi diavolo credi di essere? Lasciami in pace! - e con irritazione sbatté la mano sulla scrivania come schiacciare una zanzara fastidiosa. 

L'uomo oggetto di quei pensieri nello stesso momento ripercorreva a suo modo ciò che era successo solo la sera prima. C'era quasi riuscito. O almeno gli piaceva pensare di esserci quasi riuscito. Seon-MI non sembrava tanto propensa a stringere un patto con lui, e ancora meno a sposarlo. Oh-Gong sapeva che le premesse della loro conoscenza non erano le stesse della sua vita precedente. Allora era stata lei a cercarlo, a desiderare la sua protezione dai mostri che la tormentavano. E successivamente era stata lei che aveva continuato a cercarlo per costringerlo a onorare il patto che aveva stretto con lei. Era una donna sola che cercava di sopravvivere in un mondo soprannaturale dove era continuo bersaglio di entità maligne e negative. 
La Seon-Mi che si trovava davanti oggi, era diversa. Sembrava aver trovato una sua dimensione. Apparteneva all'albergo di cui era la direttrice. Amava ciò che faceva e soprattutto era stata protetta e nascosta, soprattutto nascosta, dal Re Demone. Non aveva bisogno di lui, anche perché il suo occhio fiammeggiante, la rendeva abbastanza potente da respingere i pesci piccoli. Forse aveva sbagliato a donarglielo, ma come avrebbe potuto immaginare che si sarebbe incarnata con lo stesso aspetto e lo stesso nome? E anche in quel caso, come avrebbe potuto essere sicuro che si trattasse effettivamente di lei? No. Non aveva avuto altra scelta. 
L'immagine di lei lo catturò attraverso le vetrate dell'ingresso dell'Hotel. Ricordò come l'aveva guardato la sera prima. Con astio, rabbia e... paura. Come se fosse un estraneo. Come se per lei non significasse nulla. 
Seon-Mi stava camminando nell'atrio dell'hotel accogliendo gli ospiti, dando indicazioni ai suoi collaboratori, e gestendo ogni cosa con la precisione e la dedizione che le erano proprie. Perché gli mancava il respiro? Perché non riusciva a distogliere lo sguardo? Perché era a lei e solo a lei che tornavano i suoi occhi? 
Come se avesse avvertito di essere osservata Seon-Mi alzò lo sguardo verso di lui incrociandone gli occhi e si fermò. Occhi negli occhi. Erano divisi solo da pochi metri, ma sarebbero potuti essere chilometri infiniti. Non erano stati tanto lontani nemmeno la prima volta che si erano incontrati, quando lei era solo una bambina ancora piena di fiducia. 
L'attenzione di lei venne distolta dallo stesso ragazzo che l'altro giorno era nel suo ufficio. Son Oh-Gong strinse leggermente gli occhi irritato. Quello era il ragazzo che lavorava con la dannata vecchia, che non aveva ancora capito chi fosse in realtà. Di certo una dei portavoce più importanti del Regno degli Spiriti, ma fino  a che punto avesse diretto gli eventi che avevano condotto Seon-Mi alla morte, Oh-Gong lo ingnorava. Il fatto che proprio quel ragazzo girasse intorno a lei non gli faceva affatto piacere. Ricorrendo ai suoi poteri riuscii a cogliere un frammento della loro conversazione.
- ... allora a stasera. 
- Si, grazie ancora per l'invito. Sarò felice di festeggiare il tuo compleanno. Ci vediamo alle nove. 
Compleanno? Seon-Mi che c'entrava con la festa di compleanno di quel ragazzo? Non gli piaceva per niente la piega che stavano prendendo gli eventi. Il suo istinto gli diceva che il tempo che gli restava per condizionare in qualche modo le intenzioni del Regno degli Spiriti, stava scarseggiando. Doveva agire più in fretta. Doveva stringere il patto con Seon-Mi il prima possibile. E soprattutto, doveva partecipare a una festa di compleanno quella sera. 

 

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