Ma il sesso è così importante? In amore è lecito infrangere le regole - Di un Naruto un po' scemo e di un Sasuke ancora più scemo

di Allyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA REGOLA: pensare prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato? ***
Capitolo 2: *** SECONDA REGOLA: quando la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande. ***
Capitolo 3: *** TERZA REGOLA: occhio per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva pareggiare i conti. + EXTRA, RICORDI DAL PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde. ***
Capitolo 4: *** QUARTA REGOLA: mai fare i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste è il tuo pene che non vuole collaborare. ***
Capitolo 5: *** QUINTA REGOLA: sii tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay. + EXTRA: di quando Sasuke, ancora bam ***
Capitolo 6: *** SESTA REGOLA: Segui l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui poi ti pentirai. ***
Capitolo 7: *** SETTIMA REGOLA: mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno perdendo la testa. E se fossi tu a perdere la testa? ***
Capitolo 8: *** OTTAVA REGOLA: quando non si può più tornare indietro vai avanti! ***
Capitolo 9: *** NONA REGOLA: non piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...+ EXTRA: Shikamaru x Temari ***
Capitolo 10: *** DECIMA REGOLA: non ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni inopportune... ***
Capitolo 11: *** UNDICESIMA REGOLA: Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza... ***
Capitolo 12: *** DODICESIMA REGOLA: Tieni ben stretto ciò che ami. ***
Capitolo 13: *** TREDICESIMA REGOLA: Non fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti raggiungeranno + EXTRA [Sasori x Deidara] ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICESIMA REGOLA: A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare anche peggio. ***
Capitolo 15: *** QUINDICESIMA REGOLA: Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia. ***
Capitolo 16: *** SEDICESIMA REGOLA: accetta il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si tratta di uno zio folle, sadico e gay. ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo. ***
Capitolo 18: *** DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli. + MiniExtra ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile. ***
Capitolo 20: *** VENTESIMA REGOLA: Se il tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia arriva, arriva sempre.Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due domande.+EXTRA[ShinxSai] ***
Capitolo 21: *** VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia. + EXTRA ***
Capitolo 22: *** VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio + EXTRA[JuugoxKimimaro] ***
Capitolo 23: *** VENTITREESIMA REGOLA: Parlare a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che c’è da dire. Quando l’istinto ti dice di amare tu non contraddirlo.+ MINIEXTRA ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRESIMA REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il tuo si chiama Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUESIMA REGOLA: Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando al tuo fianco hai Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile. ***
Capitolo 26: *** VENTISEIESIMA REGOLA: In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se tuo zio e il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione omosessuale allora inizia a preoccupa ***
Capitolo 27: *** VENTISETTESIMA REGOLA: Quando tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii consapevole che non ti servirà a niente. La verità viene sempre a galla, in caso contrario sarà tu ***
Capitolo 28: *** VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome ***
Capitolo 29: *** VENTINOVESIMA REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia non rientra più nelle possibili soluzioni, forse è arrivato il momento di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA X MADA ***



Capitolo 1
*** PRIMA REGOLA: pensare prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato? ***


Benvenuti a tutti! Prima di leggere questa storia devo avvisarvi...solitamente scrivo pesate, del genere sangue, lacrime, introspezione a mille, romantico ma mai melenso...ecco, questo è un esperimento, un genere per me diverso: LA COMMEDIA! Del tipo che avremo un Sasuke un po’ idiota, che negherà fino all’evidenza ciò che prova (anche nelle parti basse) per Naruto, e un biondo un po’ fesso...del genere che per capire che si amano e che si attraggono dovranno trovarsi incastrati in un letto! XD Ed è proprio l’argomento letto-sesso che causa tutto il caos, perché, prendendo un po’ in giro un Sasuke verginello (che secondo me, poverino, tra vendette, segni maledetti, Orociock, al sesso manco ha potuto pensare)  e un Naruto demente come sempre, che prima di rendersi conto di come stanno realmente le cose devono passare millenni ecco che inizia la storia...Insomma una storia un po’ idiota per sorridere e scaldarci un po’ il cuore, perché questi due ormai per me sono una seconda famiglia <3 ahahahah Li amo, e amo che si amino! Scusate il delirio, ormai è notte fonda! Ho già i prossimi capitoletti pronti, spero che vi piaccia e spero di leggere tante vostre impressioni, spero di strapparvi una risata e incuriosirvi, insomma VI ASPETTO!

Allyn

NC 17

Personaggi a tratti OOC (si avvisa, non si sa mai)

Coppie strane, Crack...

Prima o poi sprofonderemo nell’abisso del Lemon XD

 

***

 

PRIMA REGOLA: pensare prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato?

A Sasuke i luoghi affollati non erano mai piaciuti, lui si riteneva più un tipo da cinema, rigorosamente in solitario, con gli occhiali poggiati sul naso sottile e in ultima fila.

Era bello, o almeno era questo che sentiva dire dalle ragazze, ma poco gli interessava.

Certo poteva essere ritenuto un po’ misantropo, ma non poteva farci niente, relazioni e legami non erano poi così importanti, tutto scompariva di fronte ad un buon libro e ad una piacevole serata in compagnia di se stesso.

Quella sera però era stato obbligato, o meglio supplicato dal suo migliore amico a festeggiare in un pub, che cosa poi ci fosse da festeggiare questo Sasuke non era riuscito a saperlo.

***

 

“L’ho fatto!” Trillò Naruto alzando il bicchiere e scambiando un’occhiata ammiccante con gli amici seduti al tavolo.

Tutti risposero al brindisi, persino Shikamaru, solitamente annoiato, sembrava divertito da quella confessione.

“Un po’ in ritardo” Scherzò Kiba, lanciandogli un paio di patatine.

“Oh, non riuscirai a guastare il mio buonumore” Rispose il biondo bevendo un primo sorso della sua doppio malto.

L’aria era calda, impregnata dell’odore degli alcolici e del malto fermentato, delle risate tra amici e della giovinezza calda, vissuta, sentita fino in fondo alle cellule.

Non per Sasuke, che li guardò tutti, guardò le facce riunite a quel tavolo e sospirò, ancora non aveva capito a cosa si riferisse Naruto.

“A cosa stiamo brindando?” Esordì annoiato, odiava essere all’oscuro di qualcosa.

Tutti fecero silenzio, perfino Rock Lee, che solitamente non smetteva di chiacchierare un istante, aveva sigillato le labbra.

“Sasuke...sinceramente, stai scherzando?” Alzò un sopracciglio Gaara.

L’Uchiha sbuffò scocciato.

“Davvero ragazzi, piantatela, a cosa staremmo brindando?” Chiese ancora, alzando il  bicchiere all’altezza del naso e guardandoci attraverso.

Guardò la figura distorta del biondo, il viso solare e le labbra carnose aperte in un sorriso raggiante.

“Alla prima scopata di Naruto” Esordì con poca grazia Kiba, scontrando il suo bicchiere con quello del biondo, che rise felice.

“Ma che caz-“ Sbottò Sasuke.

“Cioè tu mi hai trascinato qui per brindare ad una fottuta scopata?” Gracchiò posando il bicchiere sul tavolo con rabbia.

“Beh, sono cose da condividere con gli amici” Sorrise Naruto, affabile.

“Io dovevo studiare per un esame, che oltretutto devi dare anche tu e mi porti qua per brindare...” Cominciò acido.

Naruto gli si avvicinò , gli carezzò i capelli neri sulla testa, ben consapevole di quanto il moro detestasse ogni tipo di contatto fisico.

“Su Sas’ke, calmati, sono cose da condividere...” Gli disse.

“Quando scoperò di certo non verrò a brindare con te!” Disse altero, risoluto, guardandolo dritto negli occhi.

“Oh, quanto sei...” Naruto si interruppe.

Sasuke si irrigidì di colpo.

“Aspetta...quindi io non ero l’unico a non averlo mai...” Sussurrò trattenendo una risata.

Sasuke arrossì.

“No, aspetta...cosa stai insinuando?!” Rantolò l’Uchiha, cercando di trattenere l’amico per la felpa arancione.

“Ora che ci penso...” Mormorò Shikamaru. “Non ho mai visto Sasuke con una ragazza dalla quinta elementare, ricordate? Quella che in terza superiore si tinse i capelli di rosa...”

Tutti annuirono.

“Lo spolverino rosa, Sakura, quella per cui Naruto aveva una cotta e che Sasuke rifiutò platealmente in quarta” Continuò Kiba.

Naruto storse il naso.

“E’ vero, e poi non ci ha mai detto niente, sempre a studiare...sempre così serio” Pensò Gaara.

“E poi è sempre così nervoso, così acido...quello che ha appena detto lo conferma” Fece presente Rock Lee.

“Smettetela, cosa ne sapete voi...” Cercò di protestare Sasuke, il cui viso, solitamente pallido, si era tinto di un colore tendente all’amaranto.

“Io e te siamo cresciuti assieme...e mai, mai ti ho sentito parlare di una ragazza, o visto con una ragazza...da quando andiamo all’università condividiamo anche la stessa camera, e mai una volta...” Parlò il biondo.

Sasuke si pentì di aver accettato quell’invito, di aver posto quella domanda, di essersi fregato con le sue stesse parole.

“Sasuke, tu sei vergine!”Decretò Naruto puntandogli il dito contro.

 

 

Ecco come cominciano tutti i problemi della nostra adorata papera, voi cosa dite, la prenderà bene? Ahahaha

A.

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Capitolo 2
*** SECONDA REGOLA: quando la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande. ***


Sono contentissima che il primo brevissimo capitolo vi abbia fatto ridere! Perciò festeggiamo con il secondo, che vede Uchiha in preda a strane turbe comportamentali, anche Naruto però ci risulta un po’ ambiguo eh!? Ahahah In ogni caso vi ringrazio con mille abbracci e bacetti coccolosi, non credevo potesse risultare divertente un Sasuke vergine e demente! :D (La Papera piange in un angolo il suo orgoglio perduto). Spero che anche il resto della storia sia di vostro gradimento, e come sempre aspetto tutte le vostre impressioni su questi due e sugli eventi che stanno, diciamo, rimescolando le vite dei personaggi!

Un bacio! VI ASPETTO!

Ps: vi avverto, se la cosa mi sfugge di mano il pallino diventerà rosso, fatemi sapere se questa cosa vi sia gradita o meno (muahahahah ride in modo malvagio!)

PPS: fatemi sapere se immaginate una storia SASUNARU o NARUSASU?

***

 

 

SECONDA REGOLA: quando la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande.

Se ne era andato dal pub senza dire una parola, lasciando i soldi, la sua birra bevuta per metà sul tavolo e un sacco di risate di scherno a riempire l’aria.

Lui, Sasuke Uchiha, il nome la diceva lunga, deriso come una pudica verginella.

E poi le parole che aveva sentito gridare da Kiba, quelle sì che gli avevano fatto letteralmente scoppiare la vena sul collo: un Uchiha puro e innocente.

Era rovinato!

Era vero, non aveva mai fatto sesso, a ventuno anni suonati. Non che Naruto fosse stato molto più abile di lui, perché a quanto aveva capito la sua verginità era andata felicemente perduta  solo pochi giorni prima, quindi non lo si poteva di certo considerare un Don Giovanni.

Eppure qualcosa gli stava irrimediabilmente guastando l’umore, certo, essere stato deriso da tutti contava una grossa fetta della torta, ma c’era altro, qualcosa che ancora non riusciva a inquadrare.

Non era la mancanza di “femmine”, come le chiamava lui nella sua testa, tutte uguali e tutte noiose, ad avergli imposto il salto di quella tappa che la maggior parte dei ragazzi conquista durante l’adolescenza, piuttosto il disinteresse totale.

Il sesso non lo spaventava di certo, ma neppure lo incuriosiva, l’idea di entrare nel corpo di una donna poi gli rimaneva indifferente, non riusciva neppure a smuovergli certi appetiti, inizialmente, doveva ammetterlo, la cosa lo aveva preoccupato, ma tutto si era annichilito in un niente di fatto quando aveva deciso che lo studio e i suoi obiettivi erano di gran lunga più importanti.

Superare Itachi, suo fratello maggiore, ad esempio era stato uno di questi obiettivi più importanti.

Raggiunse il dormitorio dell’università e si fiondò nella sua stanza, la stessa che condivideva con Naruto da circa un anno.

Era facile capire quale parte fosse la sua e quale di quel suo amico, a sua detta decerebrato.

Metà camera brillava, vantava scaffali ordinati, libri foderati e in ordine alfabetico sulle mensole, scrivania impeccabile, l’altra metà invece pareva reduce da un trasloco, felpe sparse ovunque, letto sfatto, libri stropicciati e calpestati sul pavimento.

Guardò lo spazio con aria esasperata, buttarsi sul letto ed imprecare fu il passo successivo.

“Quell’idiota” Sbottò.

“Mi ha messo in ridicolo davanti a tutti...gliela faccio pagare!” Ruminò, con le dita affondate nei capelli corvini.

Poi ripensò alla sua voce, alla risata allegra, all’aura luminosa che Naruto aveva emanato per tutta la serata.

“Con chi cazzo ha scopato?” Pensò con una rabbia nuova, diversa da quella scaturita dall’orgoglio minato.

Si alzò in piedi e raggiunse il piccolo bagno, gettò tutti i suoi vestiti sul copriletto, cosa che solitamente non faceva, in quanto maniaco dell’ordine come primo comandamento vi era ripiegare sempre ogni indumento, ma quella volta disonorò il suo credo e si infilò sotto il getto d’acqua noncurante dei jeans e della felpa accartocciati vicino al cuscino.

“Chi è la stupida oca con cui sei andato a letto, eh?” Mugugnò tra sé e sé insaponandosi i capelli neri, sfregando con troppa forza la cute, quasi a volerseli strappare.

Cercò di ripensare alle facce delle ragazze che frequentavano il loro corso.

Gli veniva a mente la bionda della seconda fila, quella con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo e gli occhi chiari, non ricordava il nome, ma sapeva che aveva una cotta per lui, non per Naruto, così la escluse.

“Nah, troppo figa per te quella, idiota!”

Poggiò la testa contro le piastrelle del bagno e rimuginò ancora.

C’era la rossa, Karin, quella che lo aveva baciato ad una festa qualche tempo prima, e che lui aveva liquidato con un “non azzardarti più ad avvicinare la tua lurida bocca alla mia”, no, lei non poteva essere, apparteneva alle “sue conquiste”, non a quelle del cretino biondo.

Nella sua mente balenò il viso di una ragazza dell’ultima fila, una certa Hyuga con gli occhi sbiaditi e la frangetta scura, carina  e con il viso sempre rosso, quando quell’idiota di Naruto le passava accanto.

BINGO!

Chiuse l’acqua e imprecò.

“Scovata...Faceva tanto l’innocentina quella lì” Borbottò accigliato.

“Innocentina a chi?!” Gli rispose Naruto entrando nel bagno.

Indossava solo un paio di boxer, aveva l’aria di aver bevuto troppo, perché sulle sue guance dominava un rossore insolito e gli occhi parevano come addormentati.

“L’innocentino qui sei tu!” Rise avvicinandosi a Sasuke, che lo guardò sbigottito e irritato.

“Ehi tu, piantala!” Lo sgridò uscendo dalla doccia e coprendosi con un asciugamano di fortuna.

“Dai Sas’ke, mica te la sarai presa?” Domandò con voce instabile, raggiungendolo e stringendolo in un abbraccio improvviso.

Sasuke rimase impietrito, il corpo del suo migliore amico contro il suo, l’odore d’alcol del suo alito misto a quello fresco della sua pelle abbronzata.

“Che fai?!” Protestò cercando di allontanarlo.

“Come che faccio? Conforto il mio adorato ‘Suke” Sorrise, e a quel punto l’Uchiha confermò i suoi sospetti, il suo caro amico idiota era ubriaco.

“Me lo dimostrerai domani il tuo affetto, ok? Io voglio asciugarmi adesso!” Dichiarò severo.

Poi li vide, due segni violacei sul collo del ragazzo, succhiotti?

Qualcosa gli ribollì dentro, un misto di sensazioni fino ad allora sconosciute, o forse simili a quello che provava quando da piccolo sua madre coccolava suo fratello per qualche secondo in più, oppure come quando alle elementari Naruto si fermava a studiare a casa di qualche amico e non lo raggiungeva al parco giochi.

Gelosia?

“Vattene a letto Naruto!” Ringhiò spintonandolo.

Ma per quanto ubriaco fosse il biondo non desisteva, lo trascinò nuovamente sotto la doccia e aprì l’acqua.

Il gettò li bagno entrambi, bagnò l’asciugamano di Sasuke e i boxer di Naruto, che prontamente si spogliò del tutto rimanendo nudo davanti all’amico.

“Dai ‘Suke, fai il bravo che ti lavo per bene” Rise, rovesciandogli addosso l’intero contenuto del bagnoschiuma e cominciandolo a toccare ovunque per insaponarlo.

“Ho sempre sognato toccarti i capelli, sembrano così morbidi” Sghignazzò felice il ragazzo, cercando di infilare le dita nella chioma già bagnata del moro.

Sasuke arrossì, guardò il corpo nudo del compagno, del suo da sempre migliore amico, nemico, rivale, idiota da sbeffeggiare, unico in grado di sopportare i suoi sbalzi d’umore, di accettare la sua misantropia...e arrossì ancora.

Le sue mani erano calde, troppo calde. Il cuore di Sasuke perse un battito.

Solo in quel momento se ne era reso conto, guardandolo completamente nudo, sbronzo, Naruto era bellissimo.

La carnagione brunita della pelle, la tonicità dei muscoli, l’elegante disegno anatomico che questi tracciavano sotto la pelle, i capelli chiari e morbidi, ora bagnati a sporcargli la fronte, e gli occhi, di un azzurro liquido.

Sasuke scappò letteralmente dal bagno, mezzo insaponato e con l’asciugamano fradicio ancora legato attorno alla vita, la sua erezione, vergognosa e reale, nascosta sotto di questo.

 

 

 (N.d.Allyn à Sas’kè, fatti due domande, ti prego...e non comportarti come una ragazzina gelosa! XD)

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Capitolo 3
*** TERZA REGOLA: occhio per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva pareggiare i conti. + EXTRA, RICORDI DAL PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde. ***


Buonamattina a tutti! Anzi buone tre del mattino, no, non riesco a dormire, ho l’influenza e la tosse mi tiene sveglia...Ho letto tutte le vostre meravigliose recensioni e devo dirvelo, siete troppo buoni con me...per questo ho deciso di inserire anche il terzo capitolo, pensare che volevo postarlo tra una settimana XD. Anzi pensare che se fosse stato per me questa storia sarebbe finita nel CESTINO del pc! Domani cercherò di rispondere a tutti *_________*, non vedo l’ora...intanto beccatevi questo capitolo ancora più demente e dal titolo idiota...

Avviso già adesso, al termine di questa TERZA REGOLA INFRANTA ci sarà un boh, un extra, uno spin off, non so come chiamarlo...tanto per iniziare a chiarire certe...ehm, faccende...sarà un po’ fluffoso...perciò attenzione! Mi serviva, diciamo per un discorso che verrà fuori nei capitoli successivi...

Vi spoilero già una cosa demente, nei prossimi chapters lo spin off sarà dedicato a MADARA e HASHIRAMA (Ophelia cara, questo è per te), un po’ perché mi divertiva, un po’ perché questa coppietta (epica e bellissima) verrà rivisitata dagli occhi di un Sasuke bambino...anche se solo uno spin off, beh, è stato divertente da scrivere...ok, ma basta con le spoilerate cavolate...

Questo capitolo vede come protagonista il carattere vendicativo dell’Uchiha, che dopotutto nel manga è un vendicatore (:D LOL), solo, che a volte, la legge del taglione non va a buon fine... e questo lo scopriremo nel cap successivo...ahahahahaha

Insomma, dopo tutto ‘sto noioso preambolo, beh, che dirvi, SPERO DAVVERO DI LEGGERE TUTTE LE VOSTRE IMPRESSIONI E RECENSIONI, di sapere cosa pensate possa accadere e beh, vi anticipo che la storia sarà una REVERSE, e che per ora sto tentando di mantenermi sul pallinoarancionesiamobraviragazzi,  anche se ormai sì, mi conosco, tra poco si vira al ROSSO!!!

VI ASPETTO!!!! <3

Allyn

***

 

TERZA REGOLA: occhio per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva pareggiare i conti.

“Devo trovare una ragazza, una qualsiasi...” Rimuginò quel mattino, con il caffè del distributore automatico tra le mani.

“Devo scoparmela, così nessuno potrà più dire niente” Farfugliò tra sé e sé come uno psicopatico.

“Scoparti chi?” Chiese Karin, comparendo alle sue spalle come un ninja.

“Fatti i cavoli tuoi!” La silurò lui, sedendosi tra i primi banchi.

Errore madornale! Karin era perfetta: sempre disponibile e soprattutto aveva una gran cotta per lui.

Sogghignò, prese i libri e la raggiunse nelle file di mezzo.

“Buongiorno, non sono trattabile prima di un paio di caffè!” Le disse a denti stretti.

Quel piano gli stava costando un sacco di energie, cercare di conversare con Karin, con chiunque, che non fosse Naruto lo irritava e non poco; in quanto alla faccenda della sera precedente, e a quel piccolo intoppo duro e teso sotto l’asciugamano, la negazione e la rimozione erano state le due scelte più votate dai suoi neuroni per non rischiare la totale pazzia dell’organismo.

Sasuke trasse un profondo respiro e la buttò lì: “Stasera usciamo”.

Non era neppure una richiesta o un invito, sembrava più un ordine in stile Uchiha.

Per poco a Karin non cadde la mascella sul banco.

“Stai bene?” Chiese, sistemandosi gli occhiali sul naso a punta.

“Che c’è, certo che sto bene!” Asserì lui aprendo un quaderno e guardando verso l’entrata dell’aula, chiedendosi quanti fossero i minuti di ritardo accumulati da Naruto quella mattina.

“Ehi, stamani la tua ragazza bionda è in ritardo” Sembrò leggergli nel pensiero la rossa.

Sasuke arrossì involontariamente, nascose il viso dietro il quaderno e sbottò: “Se non hai voglia di uscire basta dirlo, sai che me ne frega, io lo dicevo così”.

Funzionò.

“Ehi, scherzavo, e poi Naruto mica è gay, ho sentito che se la fa con Hinata...Stasera dove andiamo?” Chiese lei tutta allegra.

Di tutto quel discorso Sasuke aveva recepito solo la prima parte e il nome di Hinata, i suoi sospetti erano stati confermati.

“A scopare” Pensò maligno, ma non lo disse.

“Dove vuoi tu, Karin” E cercò di sorridere.

Naruto varcò la porta dell’aula con la faccia da post sbornia. I capelli completamente spettinati, le occhiaie ancora livide sotto gli occhi azzurri e arrossati e una felpa agganciata male sotto la giacca scura.

Sasuke lo fissò, notò il suo sorriso, quello che gli illuminava il viso abbronzato e che di solito rivolgeva a lui ogni mattino per salutarlo, solo che quella volta non era diretto dalla sua parte, bensì alla prima fila, dove la Hyuga sedeva vicino a delle amiche.

“Che fai, non mi saluti nemmeno” Pensò. “E poi quella non sedeva sempre agli ultimi banchi?” Continuò, per poi schiaffarsi una mano sulla fronte e darsi dell’idiota. Stava perdendo il senno.

“Sasuke, tutto bene?” Chiese Karin, richiamandolo all’attenzione.

“Sei rosso in viso” Osservò.

Sasuke si ravvivò i capelli all’indietro e sospirò.

“Tutto bene, ho solo caldo” Mentì.

***

Accadde durante la pausa caffè, che li vide.

Naruto lo aveva appena salutato con un cenno rapido della mano, quando quella finta-innocentina,  Sasuke l’aveva ribattezzata così, lo prese e lo baciò con dolcezza sulle labbra.

Per poco non si rovesciò il caffè addosso per guardarli, per vedere le grandi mani di Naruto sfiorarle una guancia, carezzarle i capelli scuri, per poi baciarla ancora, con più trasporto, facendola arrossire, poi Naruto fece una cosa che lo stupì non poco, aprì gli occhi azzurri e lo guardò, solo per un istante, mentre Hinata si perdeva sulla sue labbra.

Sasuke si voltò, con una sensazione di vuoto allo stomaco, cercò Karin, la sua rossa ancora di salvezza, fece due lunghi passi e la raggiunse, le strappò la bottiglietta d’acqua dalla mano e la baciò davanti a tutti.

***

EXTRA, RICORDI DAL PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde.

Dieci anni compiuti da poco, un sacco a pelo arrotolato in fondo allo zaino da campeggio e una tenda da condividere.

Sasuke sembrava a suo agio vicino al fuoco, con il viso illuminato dalle fiamme e gli occhi puntati verso il cielo stellato.

Naruto invece si guardava attorno incerto, poco prima di partire suo padre, Minato, lo aveva messo in guardia dalle volpi mannare, creature enormi dalla pelliccia fulva e nove code prensili con cui rapivano e stritolavano i bambini.

“Stanotte escursione notturna!” Trillò Kiba, i denti appuntiti da cane esposti in un sorriso radioso.

Naruto borbottò qualcosa di incomprensibile e lo fissò con astio.

“Ehi, testa quadra, attento a non perderti nel bosco!” Lo schernì l’Uchiha, passandogli una torcia.

Il ragazzino gli fece una linguaccia, poi lo guardò torvo, Sasuke tornò a controllare il fuoco, noncurante degli occhi azzurri che ancora lo stavano fissando, indugiando sul naso dalla linea elegante, le labbra sottili, un profilo troppo delicato e armonioso per un maschio, fu l’ultimo pensiero di Uzumaki, prima che una voce allegra lo distogliesse dai pensieri.

“Naruto, c’è qualcosa che ti turba?” Chiese il loro capogruppo, Yamato, un uomo amante della natura e fissato con la scultura del legno, tanto che quell’estate nel programma del loro campeggio estivo aveva inserito un’ora al giorno di intaglio.

Il bambino scosse la testa bionda in un no troppo energico, Sasuke sghignazzò e si alzò in piedi.

“Credo sia l’ora di andare” Proferì, senza mai perdere di vista il viso del suo migliore amico con un cui avrebbe dovuto condividere la tenda al ritorno.

“Oh, hai ragione Sasuke, su ragazzi, spegnete il fuoco e torce alla mano” La voce di Yamato risuonò nel silenzio della foresta.

Una fila indiana di ragazzini dai dieci ai dodici anni, tutti armati di torcia, a parte Naruto, che aveva scoperto la sua sprovvista di batterie.

“E’ colpa tua, le hai tolte prima di darmela!” Gracchiò spingendo l’Uchiha, che dal suo canto rideva sotto i baffi.

“No, la colpa è tua, sei il solito scemo che non controlla niente e si fida troppo, prendila come una lezione di vita” Lo rimbeccò.

“Ma...ma io mi fido di te!” Sbottò Naruto confuso.

“Oh, che diamine, dai vieni qui” E lo invitò a camminare al suo fianco, condividendo la sua torcia.

Il biondo sembrò soddisfatto, perché sorrise e smise di lagnarsi, fino a quando Yamato non decise che come prova di coraggio della sera sarebbero dovuti tornare all’accampamento senza la sua guida.

Dopo dieci minuti di silenzioso girovagare tra muschi e felci Naruto esplose.

“Ci sbraneranno!”

Sasuke gli puntò la torcia al viso e lo squadrò con un sopracciglio alzato.

“Cosa ci sbranerebbe?” Chiese perplesso.

“Le volpi mannare, le volpi a nove code!”

Una risata si sovrappose al canto di alcuni uccelli notturni.

“Tu sei fuori!” Lo prese in giro il moro.

“Me l’ha detto mio padre”

“Tuo padre ti ha fatto uno scherzo”

“Eh?” Naruto sgranò gli occhi azzurri in cerca di risposte.

“Le volpi a nove code non esistono, è una stupida storia che usano gli adulti per spaventare i ragazzini scemi come te” Gli spiegò riprendendo a camminare.

“E tu come fai a saperlo?” Naruto non era ancora molto convinto dalle parole dell’amico.

“Perché io a differenza di te non sono uno scemo credulone” E detto questo gli afferrò la mano e se lo tirò dietro fino all’accampamento.

Yamato si congratulò con tutto il gruppo, brontolò Kiba, che come un cane aveva preso ad annusare certi tipi di muschi profumati vicino ad un tronco d’albero, poi, dopo aver elogiato le arti dell’intaglio del legno a cui si sarebbero dedicati la mattina seguente, li spedì tutti nelle rispettive tende.

 

“Ehi, ‘Suke, sei sveglio?” Chiese in un mormorio Naruto, voltandosi  verso il compagno.

Sasuke sembrava una specie di bozzolo, così com’era avvolto nel suo sacco a pelo blu.

“No, dormi!” Rispose laconico.

“Se mi hai risposto vuol dire che sei sveglio!” Gracchiò il biondo, indispettito.

“Oh, e che palle! Cosa vuoi?” Si trovò costretto ad aprire gli occhi e ad ascoltarlo.

Naruto sospirò poi confessò le sue preoccupazioni: “La storia della volpe...non è vera, giusto?”.

L’Uchiha trattenne una risata.

“No, è vera solo per gli idioti come te”

“Posso fidarmi?” E per una volta la voce da ragazzino di Naruto gli scaldò una qualche sperduta corda nel cuore.

“Certo, ora dormi, che domani quello scemo ha intenzioni di farci intagliare mezza foresta” Brontolò burbero.

“Grazie Sas’ke” Sentì mormorare dall’amico.

Allora sorrise, e senza accorgersene cercò la sua mano, la trovò calda, come nel bosco, Naruto era sempre una specie di stufa, la strinse piano, apprezzando la morbidezza del palmo, i polpastrelli più ruvidi, poi senza che se ne potesse accorgere fu rapito da un sonno incredibilmente sereno.

 

 

Ok, questo SPIN OFF, o Extra, chiamiamolo come ci pare, mi serviva, 1) perché il capitoletto era un po’ breve e un po’ troppo idiota, 2) perché in futuro questa scena verrà rivangata, un futuro molto prossimo, 3) perché un po’ di fluffaggine ci vuole ogni tanto...4) mi divertiva l’idea di Yamato fissato con le tecniche di intaglio del legno.

Alla prossima, e spazio ai pomodori e ai commenti <3

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Capitolo 4
*** QUARTA REGOLA: mai fare i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste è il tuo pene che non vuole collaborare. ***


Ho adorato tutte le vostre bellissime recensioni!! E’ grazie a voi e alla  gioia che mi trasmettete che continuo a scrivere storielle stupide come questa... il quarto capitolo era già pronto, perciò mi son detta: “perché non inserirlo?” Perciò spero vi faccia piacere e spero anche di leggere ancora tante vostre impressioni, QUINDI SPAZIO A COMMENTI E ALBICOCCHE e se volete anche ITACHI NUDI.

L’influenza non mi abbandona, quindi perdonate gli scleri...XD

Un bacione e buon stupido capitolo!!! <3

Ps: per scrivere il titolo per poco non mi sono strozzata dal ridere...che imbarazzo ahahaha

Pps: per chi odia Karin beh, divertitevi!

Allyn

 

QUARTA REGOLA: mai fare i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste è il tuo pene che non vuole collaborare.

Aveva passato tutta la sera a pensarlo, e questo non lo poteva negare.

Aveva controllato il cellulare ogni volta che Karin se ne era andata al bagno per rifarsi il trucco o chissà cosa facessero le donne al bagno, nessun messaggio da Naruto, lui, che lo tormentava fino allo sfinimento per ogni minima idiozia.

Perfino quando Karin aveva allungato un piedino avvolto dal tessuto leggero dei collant sui suoi pantaloni, ben nascosta dalla tovaglia del tavolo, lui aveva pensato a Naruto, si era chiesto cosa stesse combinando in quel momento, se mai avesse approfittato della sua uscita con Karin per inaugurare le gioie del sesso con quella Hyuga, magari proprio nella loro stanza, mentre lui era assente.

Dannato!

“Ti annoi?” Gli chiese la rossa, indagando i suoi occhi neri.

Sasuke scosse la testa mimando un no, poi sospirò.

“Sembri da un’altra parte” Osservò lei.

“Tu dici?” Ribatté lui, bevendo appena un po’ di coca dal bicchiere ancora pieno.

Certo che era da un’altra parte, Karin non gli piaceva, in nessun modo, la trovava appiccicosa, aggressiva, noiosa, come tutte le femmine, eppure era lì, con uno scopo ben preciso, un capriccio infantile da dover rispettare fino alla fine, doveva farsela, solo in quel modo avrebbe esorcizzato i demoni che lo tormentavano.

“Avrai spiccicato sì e no due parole” Lo sgridò lei.

Ecco un’altra cosa delle donne, volevano sempre parlare, Naruto invece era diverso, pensò, a lui non davano fastidio i suoi monosillabi, anzi rideva quando dopo un discorso lunghissimo lui si limitava a scuotere il capo annuendo, ecco, Naruto rispettava la sua scarsa inclinazione alla conversazione.

“Sei preparata per l’esame?” Le chiese, cercando di fingersi realmente interessato, mentre la sua mente ripensava al tempo che stava sottraendo allo studio per quell’uscita, e poi... nuovamente a Naruto, al fatto che forse in quel momento, momento in cui avrebbero potuto studiare assieme, e in cui lui si sarebbe lamentato della scarsa intelligenza del biondo, questo magari stava allegramente copulando nella loro camera.

“...e quindi ho pensato che sarebbe stato meglio fotocopiarli” Concluse Karin, e quello fu l’unico e finale frammento di frase che Sasuke riuscì a carpire. Dannazione, non aveva ascoltato una parola, così sfoderò il suo asso nella manica.

“Chiedo il conto, ti va?” Aggiunse un sorriso ammiccante, di quelli che funzionavano, così almeno gli aveva confidato in passato la ragazza con gli stravaganti capelli rosa.

“Quando sorridi sei diverso, più bello” Gli aveva confessato, rossa in viso, una fragola con un Big Bubble per cappello. La ricordava ancora, ricordava la freddezza che aveva usato per scaricarla, le sue lacrime e la faccia indispettita di Naruto il giorno seguente.

Karin annuì, poi lo prese a braccetto e gli si strusciò addosso come una gatta bisognosa di attenzioni. “Da me o da te?” Soffiò.

Non poteva andare meglio per i suoi piani. Sorrise e le chiese: “Dove preferisci” Poi le dette un bacio leggero sul collo.

“Da te, è più vicino...” Gli sussurrò lei, quasi fosse impaziente di scartare un regalo.

Sasuke raggiunse la porta dalla sua stanza, in caso avesse trovato Naruto ancora meglio, lo avrebbe cacciato, dimostrandogli una volta per tutte che lui non era assolutamente il verginello che avevano deriso e che quella Hyuga poteva andare a farsi benedire, di certo non gli interessava con chi scopava.

Eppure mentre girava la chiave nella toppa della porta l’ansia lo assalì, se l’avesse trovato a letto con lei? Magari nudo. Il ricordo della sera precedente sotto la doccia lo invase, facendogli quasi girare la testa. Diede nuovamente colpa alla reazione del calore, la pressione, il vapore acqueo, lo stress, e rimosse nuovamente la strana esperienza.

Aprì, accese la luce e guardò all’interno come se fosse a caccia di mostri, scrutando ogni angolo.

Nessuno, il vuoto totale, il letto di Naruto sfatto, qualche vestito in qua e in là, niente di diverso dal pomeriggio, quindi...Dove diavolo si era cacciato?

Non ebbe il tempo di borbottare alcun insulto;Karin gli saltò addosso come un cacciatore fa con la preda. Lo stese sul letto giusto fortunatamente, quello rifatto e ordinato che gli apparteneva, poi prese a baciarlo con foga.

Le labbra, il mento, le orecchie, perché diavolo gli stava baciando le orecchie? Si chiese Sasuke, mentre la ragazza lambiva il suo padiglione auricolare con la lingua, per poi mordicchiargli il lobo carnoso.

Sasuke prese un profondo respiro e cominciò a baciarle una spalla lasciata scoperta dal vestito, allungò le mani sui suoi fianchi, cercando le sue forme sinuose, ma nella sua mente comparvero i fianchi snelli e atletici di Naruto sotto la doccia, i suoi addominali leggermente delineati sotto la pelle brunita.

“Ehi, qualcosa non va?” Chiese Karin, scuotendolo da un attimo di immobilità.

Sasuke la guardò torvo, poi, quasi quegli insoliti pensieri fossero stati colpa sua, la morse sul collo.

“Oh sì!” Mugolò lei compiaciuta.

“Spogliami e mordimi ovunque...” Rantolò con in un gemito sommesso.

Sasuke, stupito, eseguì, la spogliò senza tanto indugiare, senza neppure guardare la sua pelle chiara e perfetta, la baciò con tecnica, come se stesse eseguendo un compito preciso da portare a termine alla perfezione.

Karin ansimava, si contorceva, lo spogliava stropicciandogli tutti i vestiti, ma lui cercò di non badarci, fino a quando non si tolsero la biancheria.

Lei era sotto di lui, già persa, le gambe leggermente divaricate, già pronta ad accoglierlo, a lasciarsi amare per intero, i capelli rossi sparsi sul cuscino, gli occhiali abbandonati sul comodino a fianco del letto. Ma lui non c’era, o meglio, il piccolo lui tra le sue gambe pallide e affusolate non voleva collaborare.

Sasuke lo ignorò e riprese a baciarla, forse era solo un attimo di panico, dopotutto per quanto fosse stata pianificata per una sorta di ripicca, quella era pur sempre la sua prima volta.

Karin sembrava gradire i suoi baci, perché rispose con enfasi, mordendogli le labbra sottili, cercando la sua lingua rossa.

Ma...niente, lui non accennava a reagire.

“Alzati, merda!” Si ordinò mentalmente, mentre le mani di lei correvano sui suoi addominali accennati, poi più giù tra i peli radi e neri del pube, per cercare quell’erezione che...no, per quanto si sforzasse, proprio non c’era.

Quando lo afferrò, molle e svogliato, lei sgranò gli occhi, quasi si fosse appena svegliata da un incubo.

“Sasuke!” Lo richiamò, forse con l’intenzione di richiamare il suo “coso”.

Pensò di poter morire in quell’istante, con le mani di lei attorno al suo membro indifferente.

“No, no, aspetta” Incespicò.

“Hai voglia di fare sesso o no?” Sbottò lei irritata.

Sasuke non sapeva più che pesci prendere, cosa non stava funzionando? La donna c’era, lui c’era, e il suo pene non era difettoso, lo sapeva bene, lo sapeva dai suoi tanti momenti di amor proprio sotto la doccia, insomma, cosa non andava?

Quello non era assolutamente il momento di abbandonare i remi in barca, quando il piano era ad un passo dalla sua realizzazione, anzi dalla penetrazione vincente che avrebbe pareggiato i conti con quell’idiota di Naruto.

Stava ancora pensando al suo amico, quando Karin, indignata, e tornata nuovamente pudica, perché si stava coprendo le nudità con una mano, si alzò e fece per rivestirsi.

“No, dove vai?” Chiese Sasuke, ma ormai tutto sembrava sfuggirgli di mano.

“’Fanculo Uchiha, allora le voci su di te erano vere!” Sbottò lei, incattivita, rinfilandosi il vestito senza indossare il reggiseno.

“Quali voci?” Chiese lui, alzando un sopracciglio, ormai arreso all’idea di non poterla riportare sul letto.

“Quelle a cui nessuno vuole credere” Continuò lei, infilandosi le scarpe e scaraventando la coppa B nella borsetta.

“Quelle che dicono quanto tu sia finocchio!” E detto questo se ne andò sbattendo la porta.

Sasuke crollò sul letto, ancora nudo, incazzato a morte con quella parte di sé che non aveva collaborato al piano perfetto.

“Ancora vergine...” Si disse.

“E ora pure finocchio” Concluse, tirandosi addosso le coperte e maledicendo il suo migliore amico.

 

 

N.d.Allyn: Sasuke tranquillo, non sei impotente o altro, semplicemente hai altri gusti, anzi...un solo gusto: Naruto!! In ogni caso la figuretta credo che sia tra le peggiori mai collezionate!

Vi aspetto con impressioni e pomodori marci... Prossimo capitolo a brevissimi, probabilmente anche domani, e beh...lo SPIN OFF sarà su Hashirama e Madara e...per il capitolo in sé, preparatevi ad una scena un po’ più hot! <3 mauhahaah <3

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Capitolo 5
*** QUINTA REGOLA: sii tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay. + EXTRA: di quando Sasuke, ancora bam ***


E finalmente siamo arrivati al capitolo cinque, e il pallino dovrebbe alzarsi, ma per ora lo lascerò arancione, anche perché se questo è rosso i capitoli più in là li dovrò fare di un colore insistentemente acceso! Ahahaha insomma, sono così contenta di inserire la QUINTA REGOLA perché al termine ho messo lo spin off su MADARA E HASHIRAMA, cortissimo e idiota all’ennesima potenza (no, non ho scritto tutta ‘sta fic solo per inserirci lo spin off, o sì? Ahahaha) Insomma come avete visto nei capitoli precedenti Sasuke ha fatto una bella figuretta, ma Naruto dov’era? Da Hinata, come logico, no? Gioca a fare l’etero...ma questo capitolo è dedicato all’altra sponda del fiume...XD Un bacione e un grazie speciale a tutti voi che recensite, cerco di fare del mio meglio per rispondervi come vedete <3 proprio perché siete grandiosi a sopportare le mie fic idiote e a darmi i vostri pareri! In ogni caso vi aspetto ancora, per sapere cosa ne pensate e per dirmi se anche a voi questo Sasuke non inizia a fare un po’ tenerezza ahahahha :D (PS:ryanforever non so come hai fatto a farti fuori e a recensire tutti i capitoli in una volta, ahaha troppo buona)

VI ASPETTO

Pps: il capitolo 6 verrà inserito stasera o stanotte, altrimenti l’appuntamento è a domani!! :D

Ppps: i titoletti dei capitoli sono più dementi della storia stessa.

Pppps: perdonatemi!

Allyn <3

 

QUINTA REGOLA: sii tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay.

Naruto non rientrò quella notte, ma Sasuke controllò il suo cellulare ad intervalli di dieci minuti tra una sbirciatina del display e un’altra, quasi potesse arrivargli un sms da un momento all’altro, le imprecazioni verso l’idiota invece avevano un intervallo di cinque minuti.

Così passarono le ore, intorno alle tre si assopì e lo sognò, sognò di strangolarlo sotto la doccia, anche se lui, nell’onirica fantasia rideva, con i capelli biondi tutti spettinati e quell’espressione da cretino allegro che si portava stampata in faccia.

Allora Sasuke lo strozzava più forte, e Naruto apriva gli occhi azzurri e guardava in basso, verso i suoi boxer, poi, il perché si stesse sognando in biancheria intima, quello non seppe spiegarselo, fatto sta che Naruto lo stesse guardando proprio lì, e più l’azzurro delle sue iridi indugiava sulla protuberanza protetta dal cotone scuro dei boxer, più le sue mani diminuivano la presa attorno al collo brunito dell’amico, che, una volta libero, portò le sue grandi dita sui suoi fianchi.

“Nah, ‘Suke, non ti si drizza?” Lo schernì con voce affabile.

Il Sasuke del sogno fece per dargli un pugno in testa, poi invece di impattare con violenza sul capo biondo vi posò delicatamente il palmo, per poi stringere le dita attorno alle ciocche scomposte e chiare e borbottare rattristato.

“Vuoi che ci pensi io?” Chiese Naruto.

Sasuke sospirò, poi annuì sconfitto, stringendogli un poco i capelli e spingendolo verso il basso.

“Allora lascia fare a me, eh Sas’ke!” Gli disse il ragazzo ammiccante, per poi chinarsi in ginocchio ed estrarre il suo membro dai boxer con una mano.

“Non hai problemi, con me” Sussurrò Naruto, lascivo.

Sasuke gli strinse ancor di più i capelli con un gemito soffocato, quando questo aprì la bocca per accogliere la sua erezione.

Il Naruto del sogno lo guardò per tutto il tempo, dritto negli occhi, le labbra aperte e sporche di saliva strette attorno al suo piacere teso e pulsante.

Muoveva la lingua, lo toccava con quelle mani grandi, e gli lasciava toccare i capelli, oh, quei capelli tanto morbidi.

Sasuke gli venne in bocca chiamandolo per nome.

Si svegliò di soprassalto, ancora scosso dai brividi e dalla sensazione vibrante dell’orgasmo.

“Merda!” Imprecò. Aveva la bocca impastata e il mal di testa da sonno insufficiente, ma c’era altro, c’erano le lenzuola bagnate, le dita della mano destra appiccicose e il suo battito accelerato.

Era fottuto.

Come poteva essere accaduta una cosa del genere? E quel sogno? Impossibile, tutta colpa di Karin e delle sue stupide insinuazioni. Fu questo quello che gli ripeteva la vocina nella sua testa, anzi che gli urlava istericamente, prima che si voltasse e vedesse che l’oggetto dei suoi incubi era tornato all’ovile, la bionda pecora smarrita dormiva beata nel letto vicino al suo, noncurante che fino a cinque minuti prima si stesse trovando in un sogno a sfondo erotico e con la bocca piena.

“Cazzo, proprio ora dovevi tornare!” Imprecò mentalmente Sasuke, alzandosi dal letto e guardandolo.

Aveva le fauci da divoratore di ramen completamente spalancate e un rivolo di saliva colava sul cuscino.

“Dannato idiota!” Lo insultò sottovoce, poi però un’immagine ben chiara prese forma nella sua testa, c’era sempre Naruto con la bocca aperta, solo che dalle sue labbra non colava saliva...

Imprecò ancora e per poco non pianse, anzi, non vomitò per il ribrezzo che provava verso se stesso.

Strappò le lenzuola e le coperte dal letto e le appallottolò in un angolo della camera, poi aprì l’armadio in cerca di altre lenzuola, niente, non c’erano, erano tutte scomparse, oppure tutte in lavanderia... Imprecò per quell’enorme nuvola di sfiga che gli stava piovendo addosso, poi la pioggia si tramutò in grandine.

“Ah, Sasuke, che minchia ci fai in piedi in mezzo alla stanza?!” La voce impastata di Naruto lo congelò.

Accese la piccola abatjour sul comodino e si alzò a sedere.

“Sasuke, perché sei nudo? Facevi prendere un po’ d’aria al tuo amichetto?” Sorrise strizzando un occhio azzurro per la troppa luce e indicando il membro libero tra le sue gambe pallide.

“Cosa guardi! Idiota, rimettiti a dormire!” Quasi non gli strillò contro. Eppure era già capitato che lo vedesse nudo, in tutti quegli anni di amicizia, ma improvvisamente la cosa era diventata un problema.

“Ehi, che è successo al letto?” Lo ignorò Naruto, indicando il materasso spoglio.

Sasuke avvampò, ma dopotutto, e che diamine, era pure sempre un Uchiha, e un Uchiha non perde mai il controllo.

“Un incidente con la bottiglia d’acqua, l’ho rovesciata tentando di bere al buio”

Naruto se la bevve, perché scoppiò a ridere con la sua solita innocenza.

“Oh, ma sai che il cambio delle lenzuola non torna dalla lavanderia fino a giovedì?” Continuò a ridere.

“Dai infilati un paio di boxer e vieni qui, ho anche freddo!” Scherzò, smuovendo le coperte.

Forse era il bisogno di sonno, o forse perché erano passati anni da quando avevano dormito insieme, ma Sasuke annuì, si rivestì e si infilò sotto le coperte con Naruto.

“Ti ricordi le notti al campeggio?” Gli sussurrò il biondo dopo aver spento la luce.

“Sì” Rispose laconico Sasuke, ancora interdetto per la piega che tutta quella faccenda stava prendendo.

“Io avevo paura che i lupi e le volpi venissero a sbranarci, soprattutto le volpi mannare a nove code...” Continuò Naruto.

“Che idiota” Sbuffò una risata il moro, ricordando i vecchi tempi.

“Mi prendesti in giro anche quella volta, poi però afferrasti la mia mano...non la lasciasti finchè non mi addormentai” Sussurrò il ragazzo.

“Perché ti viene a mente proprio adesso?” Chiese Sasuke, stringendosi tra le lenzuola già calde del calore dell’altro, in un letto decisamente troppo piccolo per entrambi.

“L’esame di questo mese mi spaventa” Ammise il biondo.

“Cosa vuoi, che ti tenga la mano?” Lo sbeffeggiò l’Uchiha, anche se nel buio, sul suo viso, era fiorito un sorriso dolce.

Naruto rise.

“No, ma ultimamente sei stato più lontano” Gli confidò.

“Io, lontano?” Chiese Sasuke, voltandosi su un fianco, intravedendo anche nell’ombra il profilo della schiena di Naruto. Per un attimo avrebbe voluto abbracciarlo.

“Sì, sono mesi che non fai altro che studiare, non parliamo più come prima e tu, non so, sembri ignorarmi anche se condividiamo la stessa stanza” Lagnò.

“La compagnia non ti manca, ora hai la ragazza...e poi lo sai che il mio obiettivo è laurearmi con il massimo dei voti, la mia vendetta nei confronti di Itachi sarà superarlo” Esclamò cercando di non far trapelare la nota d’astio con cui aveva pronunciato la parola “ragazza”.

“Tu e le tue stupide vendette scolastiche, ti sei mai chiesto se nella vita ci fosse altro per cui lottare?” Domandò Naruto.

Sasuke sospirò, era un discorso che non amava affrontare.

“Da quando sei diventato così serio tu? Il sesso ti ha messo a posto i neuroni?” Scherzò.

“Voglio lasciarla” Esordì Naruto voltandosi verso di lui, afferrandogli solo per un secondo le mani, per poi lasciarle.

Sasuke sentì il calore del suo corpo sotto le lenzuola, quello dei suoi polpastrelli, che, seppure per un brevissimo istante gli avevano impresso a fuoco la loro impronta sulla pelle.

“Che? E perché mai? Lei è carina, no? Mica hai scoperto che ti piacciono i ragazzi?” Chiese stupito, eppure con il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto.

“M-ma che dici?” Incespicò Naruto.

“Io mi riferivo all’università” Si riprese poco dopo, anche se la sua voce per un attimo aveva vacillato.

“Ah, ecco! Perché lo sai, io proprio i froci non li tollero!” Sussurrò Sasuke, con una nota di dispiacere nella voce melodiosa.

“Ma, da quando? Tu non eri quello tollerante?” Chiese Naruto sorpreso.

“Da oggi, e ora dormi! Ah, un’altra cosa! Tu l’università non la molli, capito?” Lo brontolò Sasuke serrando gli occhi e voltandosi dalla parte opposta.

“Allora torna ad aiutarmi con i compiti” Sorrise il biondo, accostando le spalle a quelle dell’amico, inconsapevole della gioia che l’altro traeva da quel calore condiviso.

 

EXTRA: di quando Sasuke, ancora bambino, decise di sostenere i diritti degli omosessuali. Un tema su Madara e Hashirama e un Naruto un po’ confuso.

Sasuke era alle elementari, frequentava il quarto anno, e la maestra Shizune aveva scritto alla lavagna il compito del giorno, in quanto San Valentino il tema era: la coppia più bella e innamorata che conoscete.

Shizune era una brava insegnante, di quelle con il sorriso stampato sul viso cordiale e tante idee creative per conoscere e crescere bene i suoi studenti, nella sua carriera aveva visto molti casi particolari, menti brillanti, ragazzi buoni e volenterosi, Naruto, il migliore amico di Sasuke rientrava tra questi, ma mai, mai nella sua carriera aveva letto un tema come quello del piccolo Uchiha.

Certo, grammaticalmente e ortograficamente impeccabile per un ragazzino di quarta elementare, ma non era quello a lasciarla basita, piuttosto il contenuto, si era aspettata righe e righe sulla mamma e il papà, al massimo sui personaggi di qualche seria animata che trasmettevano alla tv, ma il piccolo Sasuke la sorprese.

Alunno: Sasuke Uchiha

Anno: IV

Tema assegnato dalla maestra: parla della coppia più bella e innamorata che conosci

Oggi è San Valentino, una festa secondo me stupida, ma la maestra Shizune mi ha chiesto di scrivere su una coppia bella e innamorata, perciò lo farò.

Mio zio Madara e il suo fidanzato Hashirama sono per me le due persone più innamorate di questo pianeta.

Certo, non fanno che litigare quasi tutti i giorni, e mia madre dice sempre che prima o poi riusciranno a distruggere un’intera città, ma io sono sicuro che se mai accadrà loro rimarranno insieme.

Mio zio Madara ha la faccia sempre arrabbiata e i capelli lunghi e neri che porta spettinati, Hashirama invece è un tipo solare e allegro e anche lui ha i capelli lunghi, ma castani, quando li guardo da dietro a volte mi sembra di guardare due donne, ma questo Itachi mi ha proibito di dirlo, credo perché anche a lui piaccia portare i capelli lunghi.

Una volta li ho visti baciarsi, avevano litigato da poco, lo zio voleva uccidere Hashirama con un coltello da cucina, ma lui gli rideva in faccia tutto allegro, come sempre, allora lo zio Madara ha posato il coltello, ha fatto no con la testa e si è buttato contro Hashirama per baciarlo sulle labbra.

Non ho mai visto un bacio di quel tipo, neppure tra mamma e papà, lo zio sembrava voler mangiare Hashirama, ma a lui stava bene, perché sorrideva e lo abbracciava.

Per questo credo che loro siano la coppia migliore del mondo, sono amici, litigano sempre, poi tornano a giocare, ma si amano, si baciano come se volessero mangiarsi a vicenda.

Sasuke Uchiha

Shizune lo rilesse più volte, prima di comprendere bene la situazione. Era ovvio, per il piccolo Sasuke la coppia più bella del mondo era una coppia di omosessuali.

Scoppiò a ridere poi passò a correggere il compito di Naruto, il suo compagno di banco, fu difficile, perché sul foglio protocollo c’erano parecchie macchie d’inchiostro e frasi completamente cancellate.

Alunno: Naruto Uzumaki

Anno: IV

Tema assegnato dalla maestra: parla della coppia più bella e innamorata che conosci

Io e Sasuke Uchiha siamo la cop-

Un giorno io e Sasuke Uchih-

Secondo me la coppia più bella...

La coppia più bella che ho (che io abbia, ma Naruto mica si preoccupa di coniugare per benino n.d.Allyn)mai conosciuto sono la mamma e il papà.

Lei gli urla contro quando litigano e a volte fa un po’ paura come la volpe mannara a nove code di cui mi ha parlato papà, poi però sorride e torna calma.

Papà invece è sempre allegro e la abbraccia di continuo, ed io penso che l’amore vero sia questo, amarsi e litigare un po’ tutti i giorni, un giorno io e Sasuk- quindi un giorno vorrei proprio vivere un amore come quello della mamma e del papà.

Uzumaki Naruto.

Shizune scosse la testa, in quei due ragazzini c’era proprio qualcosa di strano.

 

N.d.Allyn à spero vi sia piaciuto! Lo zio Madara ahahah e Naruto, beh ce lo vedevo a barrare tutti quei pensieri, dopotutto il ragazzino è fissato con Sasuke anche nel manga, no? Per l’italiano strano e un po’ lento nei temi, beh, non so è così che credo scriva un bambino...ma non saprei!

Spero di avervi divertito, anche un pochino.

Alla prossima, prestissimo!

Aspetto le vostre impressioni <3 <3 <3

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Capitolo 6
*** SESTA REGOLA: Segui l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui poi ti pentirai. ***


 

Capitolo un po’ più lungo, dove Sasuke darà il peggio di sé...Mi dispiace papero, ma, beh, te lo meriti...e poi, tutto questo mi serviva per il capitolo successivo (mi odierà).

In ogni caso grazie a tutti per seguirmi, siete meravigliosi e non potrei chiedere di meglio, tanto che ho deciso di pubblicare in serata anche questo capitolo! <3

Per chi fosse interessato ad Hashirama e Madara, che dopo lo spin off, beh, hanno perso ogni dignità, su Allynchannel avete anche una vasta quantità di fic su loro due ahahahah :D le noterete, sono quasi tutte a pallino rosso! Aahahha

Ok, dopo ‘sta smattate...cosa dire, che siete troppo buoni e che questa storia è nata un po’ per gioco e un po’ per prendere per i fondelli l’Uchiha bisbetico...NARUTO, DOMALO!

Spero ancora nelle vostre recensioni, nei commenti e negli scleri più assurdi! Tiratemi pure pomodori se vi va!

<3

Avviso:

per i fan dello ShikaTema, in questo capitolo ci sono degli accenni, se vi interessa ho anche uno spin off su loro due, fatemi sapere!

Ah, dimenticavo, dal prossimo capitolo probabilmente pallino ROSSO, senza cadere nel volgare, sia mai, solo che...ahaha succederanno cose STRANE per i due poverini.

E...un’altra cosa, è probabile, come avete già visto per Karin che ci siano anche parti Het nella storia, ma tranquilli...questa è una fic Marchiata YAOI!

Vi attendo! :D

Allyn

 

 

SESTA REGOLA: Segui l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui poi ti pentirai.

Lui e i festeggiamenti non erano stati creati per coesistere pacificamente, la conferma gli era arrivata qualche sera prima al pub, quando tutti i suoi amici avevano scoperto che sulla sua carta d’identità immaginaria, alla voce esperienze sessuali degne di nota, spiccava un bel non pervenute in grassetto. Certo, dopo aver scoperto che invece, su quella del suo migliore amico spiccava il nome della Hyuga le cose non erano migliorate. Sasuke aveva provato a pareggiare i conti, rimediando solo una  figura di merda con Karin, un sogno a sfondo erotico-gay, e quella stupida sensazione di disagio/insoddisfazione/giramento di palle che costringeva la sua faccia ad assumere un’espressione più truce del solito.

“Hai mangiato veleno, Uchiha?” Domandò Gaara sedendosi vicino a lui e porgendogli un bicchiere di birra.

Sasuke alzò le spalle e bevve senza rispondergli.

C’era troppa confusione, la musica era sparata troppo alta e gli stuprava i timpani, la gente era insulsa, tutti i suoi amici erano presenti, Naruto compreso, che in quel momento si riempiva il bicchiere di rum e cola e rideva con l’innocentina dagli occhi spenti e la frangetta nera.

Sasuke svuotò il bicchiere e accavallò le gambe.

“Dovrebbero bandirle le feste” Gracchiò acido verso l’amico rosso, che gli rivolse un sorriso divertito strizzando gli occhi color acquamarina.

“Su questo mi trovi perfettamente d’accordo”

“Sottraggono tempo allo studio” Precisò, fissando il fondo vuoto del suo bicchiere.

“Ma se non esistessero Kiba cadrebbe in depressione” Gaara indicò Inuzuka, la maglietta zuppa di birra e l’espressione beota.

“Come riesce a ridursi così dopo solo due ore?” La voce di Shikamaru interruppe la loro conversazione.

“Perché è un’idiota” Asserì con poca grazia la ragazza al suo fianco.

Temari, più grande di loro e più tosta della metà dei ragazzi in quella stanza, nonostante si pettinasse, a detta di Sasuke, come una completa deficiente, aveva comunque il suo rispetto, dopotutto per riuscire a convincere un tipo come Shikamaru a fare coppia fissa ci voleva fegato.

“Ehi, tu, Uchiha!” Lo chiamò, voltando il capo verso di lui, i codini color miele oscillarono, Sasuke li fissò inorridito.

“Dimmi” Rispose, essenziale.

“Questo Mojito fa schifo, Shikamaru non beve stasera, hai voglia di finirlo?”

Sasuke non se lo fece dire due volte, lo afferrò e se lo portò alla bocca, gli occhi scuri puntati su Naruto, che anche quella sera si era messo di impegno per ignorarlo.

“Ehi, io dicevo di Inuzuka, ma anche tu non scherzi, Uchiha” Rise Temari, beccandosi un’occhiata torba di Shikamaru, che sospirò annoiato.

“Avete visto Sai?” Chiese Gaara, cambiando discorso.

A Sasuke balenò in mente il ricordo dell’estate precedente, quando al loro gruppo si era unito un eccentrico ragazzo dalla carnagione color latte e i capelli pece, uno studente del corso d’arte che si era subito affezionato a Naruto, l’unico che in un certo senso riusciva a scambiarci due parole senza catalogarlo come sociopatico, d’altronde il biondo aveva fatto esercizio per tutta la sua vita con un Uchiha, quindi poteva benissimo conversare anche con un muro.

Inizialmente niente di strano, il tizio si era rivelato piuttosto introverso e un po’ disadattato riguardo i rapporti interumani, ma niente di nuovo per un artista; i problemi erano arrivati una sera sulla spiaggia, quando aveva provato a baciare Naruto, che dalla versione raccontata in seguito da Sai, per un primo istante aveva risposto al bacio.

Naruto aveva prontamente smentito, mentre l’introverso studente d’arte aveva fatto coming out cinque giorni dopo, smettendo di essere introverso e fidanzandosi ufficialmente con un certo Shin.

“Nah, Sai? Mi ha chiamato ieri, è in Francia con quel tizio” Biascicò Naruto intromettendosi nella conversazione.

“Ehi, ragazzi, questa è Hinata” Aggiunse presentando quella che ormai nella testa di Sasuke era la finta e stronza innocentina.

Temari le sorrise affabile, Shikamaru le strinse la mano formale, Kiba rimase steso su una poltrona a cercare di abbordare una ragazza, Gaara si limitò ad un cenno del capo e Sasuke...La guardò, sibilò un “Oh, che piacere” e corse a prendere un bicchiere di qualcosa, qualsiasi cosa contenesse alcol.

Tracannò un cocktail di fortuna e tornò dagli altri, la musica gli pulsava nelle orecchie, e tutti i loro chiacchiericci allegri rischiavano di fargli scoppiare quella famosa vena sulla fronte che ogni tanto pulsava in attesa del suo tracollo emotivo.

“’Suke, parlavamo di te, dove sei andato prima? Abbiamo appena raccontato a Hinata di come minacciasti di uccidere tuo fratello in quinta liceo, ricordi?” Rise Naruto.

“Itachi se lo meritava” Borbottò, fissando il fondo nuovamente vuoto del suo bicchiere.

Non avrebbe retto, il pilota automatico lo stava guidando verso lo schianto sociale, nessun sopravvissuto.

Le opzioni erano due, assecondare il suo giramento di palle, perché poi avesse acconsentito a portare la sua regal persona a quella festa, proprio non riusciva a capirlo, andarsene, oppure seguire l’esempio di estraniazione alcolica offerto da Kiba.

La terza opzione, se pur folle, sembrava la più soddisfacente e masochista, in perfetta linea con il credo Uchiha.

 “Io vado a prendere da bere” Dichiarò, allontanandosi di nuovo, seguito dallo sguardo curioso della Hyuga.

“Se non fosse per gli occhi tu e Sasuke potreste sembrare parenti” Osservò Temari, indicando i capelli corvini della ragazza di Naruto e la sua carnagione pallida.

“Io, paragonato a quella” Pensò il moro sprezzante, riempiendosi nuovamente il bicchiere.

Gaara lo raggiunse al tavolo bevande.

“Qualcosa non va Uchiha?” Chiese, posandogli una mano sulla spalla.

“Da quando sei così premuroso?” Sputò il ragazzo scrollandosi di dosso la mano del rosso.

“Dovresti smetterla di allontanare tutto e tutti”

“Ma che caz-“ Rantolò il moro tracannando il contenuto del bicchiere.

“Punto uno, fatti i cavoli tuoi. Punto due, proprio tu vieni a parlarmi di queste cose? Punto tre, io sto benissimo” Elencò istericamente.

Gaara era sempre stato un ragazzo difficile, si era unito al loro gruppetto alle superiori, dopo un passato da bullo di cortile; era stato Naruto, con il suo sorriso contagioso e l’arietta da iotisalverò, a tirarlo fuori dai guai. Da quel momento era cambiato, aveva iniziato a sorridere più spesso, anche se all’inizio quell’espressione stonava sul suo viso da incompreso ragazzo del ghetto, ma in seguito i suoi occhi chiari si erano addolciti. Questo, a detta di Sasuke, non giustificava comunque tutta quella gentilezza.

“Non stai bene...” Osservò cercando di togliere dalle mani dell’Uchiha una bottiglia di vodka con cui si stava riempiendo nuovamente il bicchiere.

“Ma finiscila e torna da quei cretini!” Protestò, con la testa che gli girava, aveva deciso di non farci caso.

“Shikamaru è appena andato via con Temari, si annoiava, Kiba sta sbavando dietro una tipa e tu ti stai ubriacando” Concluse il ragazzo.

“E Naruto?” Quasi urlò Sasuke.

“L’ho perso di vista, sarà con Hinata...” Fece le spallucce.

“Cazzo!” Era ubriaco, aveva appena tirato un calcio al tavolo delle bevande rovesciandone alcune.

“Ehi, calmati!” Lo rimproverò Gaara, tirando su le bottiglie cadute “Ora basta!” .

Ma Sasuke ormai era perso, beveva direttamente da una bottiglia di fortuna, si guardava in giro, alla ricerca di Naruto e della sua ragazza, per cosa fare neppure lui lo sapeva, sicuramente gridargli contro, ecco, quello era un piano molto più sensato di andare a letto con Karin.

“Calmati un corno” Biascicò Sasuke, crollando su una sedia.

“Sei preoccupato per gli esami?” Gaara si sedette accanto a lui, cercando di scucirgli qualcosa.

“Fottiti”

“No, non è la scuola” Sorrise, per guardarlo in viso.

Sasuke ricambiò lo sguardo, Gaara in quel momento gli risultava solo una rossa macchia sfocata, cercò in ogni caso di mantenere un certo decoro.

“Sono fatti miei, ok?” Sbuffò, attingendo ancora una volta alle sue riserve d’alcol.

Una buona mezz’ora dopo l’Uchiha fissava il vuoto, o meglio l’immagine mentale di Naruto e Hinata avvinghiati e felici.

“Sei uno stronzo” Sussurrò.

Gaara lo guardò.

“Che?”

“E’ uno stronzo...” Continuò Sasuke, la voce instabile, le guance rubiconde, i capelli neri incollati alla fronte sudata.

“Chi?” Chiese Gaara, che non aveva mai visto il compagno tanto fuori controllo.

“Lui...” E indicò Naruto, seduto in fondo alla stanza, Hinata, rossa in viso sulle sue ginocchia, sorrideva beata.

“Naruto? Ehhh” Sospirò il ragazzo.

Sasuke si alzò, barcollò fino a raggiungere il biondo, noncurante di Kiba che si sbracciava chiamandolo, indicando di soppiatto la ragazza che aveva appena conquistato.

“Tu!” Biascicò l’Uchiha, gli occhi neri ridotti a due sprezzanti fessure.

Naruto distolse lo sguardo dalla Hyuga e lo fissò.

“Ehi ‘Suke, ma quanto hai bevuto?!” Si alzò, congedando la fidanzata con un bacio sulla guancia, poi gli prese le mani.

“Allora anche gli Uchiha si ubriacano, eh?” Gli disse gentilmente.

“N-Naru, io vado al bagno, ok?” Lo avvisò la Hyuga lasciandoli da soli.

Sasuke la guardò con astio, mentre si allontanava, i lunghi capelli neri che le ondeggiavano sulla schiena.

“Tsk” Sibilò, per poi concentrarsi su Naruto. “Stronzo” Sputò con rabbia.

“Ehi, ehi! Che ti ho fatto?” Il biondo sembrava perplesso.

“Sei uno stronzo!” Ripeté Sasuke ad alta voce, attirando l’attenzione di un gruppetto di ragazzi che si voltò per  guardarlo.

“Shh, ‘Suke, stai urlando” Lo ammonì Naruto, cercando di tappargli la bocca con una mano.

“Cosa vuoi che me ne freghi se sto urlando!” Sbottò, ringhiando agli spettatori della scenetta.

“Hai bevuto decisamente troppo” Ribadì severo.

“Non è affar tuo!”

“Smettila Sasuke, ti stai rendendo ridicolo, dai andiamo dai ragazzi”

“Cerchi di fare il bravo amico? Eh, Naruto?” Scoppiò in una risata da psicopatico, poi aggiunse: “Tuo amico un corno! Come hai potuto fotterti quella!” Fu il delirio. Naruto lo guardò con occhi sgranati, Kiba non riuscì a capire niente, ma si unì al capannello di curiosi, Karin sussurrò un “lo sapevo”, Hinata riemerse dal bagno proprio al momento giusto per assistere alla scena.

Sasuke si era letteralmente buttato sull’amico, non per picchiarlo, non per urlargli in faccia...agli occhi di tutti quello era un...bacio.

 

n.d.Allyn: si sono baciati, si sono baciati, si sono baciati...e...beh, non avete idea di cosa succederà nel capitolo dopo ahahahahahahahahahhaha Siiiiiii

e beh, grazie ancora delle recensioni, mi date la voglia di continuare a scrivere questa storia, grazie davvero... <3 <3 <3 domani il settimo capitolo! E’ così strano ritrovarsi a fare circa due aggiornamenti al giorno.

Aspetto i vostri pareri, e le...beh, ipotesi!

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Capitolo 7
*** SETTIMA REGOLA: mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno perdendo la testa. E se fossi tu a perdere la testa? ***


Aaaaaallora! Ahahaha Benvenuti su Allynchannel che trasmette cavolate, idiozie, di solito angst e poi...anche questa roba, zozzerie a parte, la visione, ehm, lettura di questo capitolo è vietata ad un pubblico sensibile e minorenne, in quanto pieno zeppo di tutto ciò che tanti di voi aspettavano dal primo capitolo....uno dei futuri momenti a pallino rosso!

La narrazione è leggera comunque, senza tanti giri di parole, in quanto voglio che questa risulti una storia leggera e fresca, non voglio appesantirla, per quello ci sono già le ANGST, le altre NaruSasuNaru che scrivo di solito e le HashiMadaHashi...ah per non parlare di Shisui e Itachi...

Non so quanto il personaggio di Sasuke sia IC, io ci ho provato, ho provato a farlo orgoglioso, anche se forse poco intricato mentalmente, meno dell’originale? Non saprei, a voi le impressioni, mi fido, lo sapete, vi leggo sempre...

Ho cercato di rendere Sasuke e Naruto più introspettivi...insomma, non lo so...il capitolo è un po’ più lungo del solito ma...beh...eheheh ci voleva...

INSOMMA W LO ZIO MADARA, W quello che accadrà tra poco...e boh...spero che vi diverta e di leggere tante vostre Impressioni e Recensioni!

Io sono qui a fare il tifo per la papera isterica e sbronza e per lo scemo!

Baci!

Vi aspetto come sempre con tanti cuoricini

Ps: il capitolo otto è già pronto, attende solo la revisione! ahahahahahahaha

Allyn

Per chi mi volesse tra gli amici ora anche su Facebook *___* link: AllyEFP

(A Laine e Ophelia, due nottambule che mi hanno spinto a mettere "in onda" anche il settimo")

 

 

 

SETTIMA REGOLA: mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno perdendo la testa. E se fossi tu a perdere la testa?

Naruto lo trascinò per la felpa, per i capelli, per le braccia. Aveva salutato Hinata senza neppure baciarla, guardato gli amici con un’espressione insondabile, poi aveva caricato Sasuke in auto e aveva guidato fino al dormitorio.

In macchina l’altro aveva riso, poi aveva iniziato un monologo sul fratello maggiore.

Itachi lo stronzo.

Itachi il traditore.

Itachi che avrebbe venduto i loro genitori pur di sfondare con quel gruppetto rock per il quale suonava, gli Akatsuki.... E Naruto sapeva che non era vero, perché Itachi era una specie di santo in quella famiglia di pazzi, l’unico essere gentile, a parte Mikoto, naturalmente, la loro bellissima madre.

Ma Sasuke continuò, inserendo dopo ogni frase una parolaccia o un insulto.

Itachi il finto figlio perfetto, Itachi che da piccolo non giocava mai con lui, quindi finto fratello perfetto.

Insomma dopo Itachi le lamentele di Sasuke furono tutte per i loro amici.

Sai il finocchio allegramente felice e pervertito. Kiba il cane senza freni inibitori, Temari la frigida, ma d’altronde a detta di Sasuke, per stare con uno apatico come Shikamaru si doveva essere frigidi per forza.

Naruto non capì bene il nesso tra le due cose ma rise ascoltandolo.

Frenò di colpo quando Sasuke cominciò a parlare dello zio Madara con... una sorta di invidia nella voce, che si era fatta roca, pensierosa.

“Perché Hashirama è uno stupido sì, ma lo ama...e Madara ricambia, a nessuno dei due frega se sono uomini, ecco...loro sì che sono felici”

Aveva detto così, dopo un discorso lunghissimo, aveva concluso con quel “loro sì che sono felici”. A Naruto, che li aveva conosciuti, più che felici quei due parevano due psicopatici con tendenze omicide, soprattutto Madara.

Era strano sentire Sasuke così privo di controllo, sbottare poi arrabbiato, tastandosi il labbro sanguinate per il morso che gli aveva rifilato e ricominciare con gli insulti, i tentativi di fuga dall’auto...

Portarlo in camera era stata un’impresa, l’Uchiha aveva combattuto senza risparmiarsi, calci, pugni, insulti, poi si era arreso e lasciato buttare sul letto.

“Sei uno stronzo!” Gli aveva allora ripetuto, con gli occhi neri puntati sul suo viso abbronzato, tornando il Sasuke isterico della festa, non c’era più niente da ridere.

“Che cazzo ti prende!” Gli aveva urlato allora Naruto guardandolo dall’alto in basso.

Sasuke si portato la mano al labbro inferiore, ancora sanguinante, appena la Hyuga era uscita dal bagno e aveva portato le sue iridi sbiadite sul loro bacio Naruto l’aveva morso con forza.

“Fa male!” Si lagnò il moro, osservando le dita sporche di rosso, poi sputò a terra.

“Merda!” Imprecò.

“Mi dispiace...” Si scusò Naruto raggiungendolo sul letto con un fazzoletto.

“Dai, vieni qua” Lo chiamò, calmandosi.

Sasuke, indispettito, gli voltò le spalle.

“Sei ancora ubriaco” Sbuffò il biondo, tirandolo per un braccio.

Sasuke dopo qualche insulto si arrese, si girò verso Naruto e lasciò che questo gli tamponasse la piccola ferita.

Il biondo lo guardò, teneva gli occhi chiusi, le palpebre serrate, le lunghe ciglia nere quasi gli sfioravano gli zigomi arrossati.

“Ti gira la testa?” Gli chiese sottovoce.

Sasuke annuì, senza riaprire gli occhi, scosse semplicemente la testa, lasciando che i capelli neri e lisci gli danzassero attorno al viso.

Naruto continuò a tamponare il taglio con il fazzoletto, per poi fissarlo ancora, avvicinarsi e sussurrare: “Hai bevuto tanto? Gaara mi ha detto che hai rasentato gli standard di Kiba”

L’Uchiha annuì ancora e sorrise, allargando piano le labbra sottili.

Naruto gettò il fazzoletto a terra, lo fissò un’ultima volta, poi poggiò le sue labbra su quelle dell’amico.

Sasuke si lamentò, credendo che l’altro stesse esercitando troppa pressione con il fazzoletto, ma il biondo lo ignorò, leccando via il sangue rappreso con la lingua.

L’altro inaspettatamente sorrise e dischiuse ancor più le labbra.

Naruto lo baciò piano, con delicatezza, fino a quando la lingua di Sasuke non trovò la sua, così come le sue dita affusolate e pallide che gli strinsero i capelli biondi.

Non c’era nessuno, la festa era lontana, gli occhi degli amici, di Hinata non erano più puntati su di loro, che ora si stavano baciando, con una lentezza estenuante nei movimenti, con un desiderio represso e improvviso, eppure talmente celato che necessitava di tempo e pazienza per esplodere.

Sasuke era ubriaco fino al midollo, zero inibizioni, zero sensi di colpa.

Stava succedendo e nella sua testa non c’era l’ombra di un pensiero, di una macchinazione in stile Uchiha, se fosse stato sobrio sarebbe sicuramente impazzito, ma non lo era quindi si lasciò guidare dall’istinto.

Si portò Naruto addosso, se lo tirò contro, ansimò nel bacio quasi gli mancasse aria, quasi volesse morire in quell’apnea dolcissima.

La bomba era esplosa.

E Naruto, contro ogni aspettativa rispose, con la stessa foga vorace, con la stessa voglia d’aria, gli sfiorò i capelli neri, la linea dritta della mascella, il collo pallido, per poi baciarlo, sporcarlo un po’ di sangue, un bacio che sapeva di ruggine, ma non gli importò, lo morse anche sul collo, più delicatamente, anche se l’istinto lo guidava per divorarlo.

Sasuke, noncurante della piccola ferita che aveva ripreso a sanguinare, riconquistò le sue labbra, le leccò, le sfiorò con dolcezza e poi con fame.

Poi scoppiò a ridere, improvvisamente, senza una ragione apparente, anche Naruto rise e lo guardò. Sasuke era bellissimo, cento volte più di Hinata, i suoi capelli corvini erano più corti di quelli della ragazza, ma incredibilmente morbidi, setosi, e la sua pelle delicata, priva di imperfezioni e chiarissima, proprio come quella di lei, lui però era Sasuke...Autentico, misantropo, ora ubriaco sotto di lui, destinato a dimenticare, destinato a ripiombare nella sua fredda indifferenza.

Naruto gli poggiò la testa sul petto, ascoltando il battito di quel cuore accelerato, l’eco delle risate scomposte e sorrise, con le lacrime agli occhi.

Non seppe dire quando si addormentarono, avvenne in modo naturale, senza che potessero accorgersene erano fuggiti via, entrambi, dal mondo, dalla gente, da quella sera.

***

 

Sasuke si risvegliò nel letto di Naruto, gli faceva male la testa e ricordava la serata a tratti, Kiba ubriaco, Gaara impiccione, Temari che gli aveva offerto da bere, l’alcol, poi...Qualcosa gli sfuggiva.

Alzarsi fu un’impresa, ma dopo un paio di imprecazioni riuscì ad abbandonare il giaciglio di Naruto e raggiunse il bagno.

Occhi arrossati, capelli sconclusionati e...il segno di un morso sul labbro inferiore.

La verità riemerse, se pur ancora annebbiata l’immagine del viso perplesso di Naruto gli tornò alla mente, troppo vicino, dannatamente vicino.

L’aveva baciato, sulle labbra, un bacio innocente certo, un contatto fugace, poi era arrivata la Hyuga e Naruto l’aveva morso, come una volpe selvatica.

Poi il vuoto.

“’Fanculo, idiota! Come minimo mi avrai anche attaccato la rabbia!” Sbottò guardando il sangue rappreso sul labbro.

Si fece una doccia veloce e tornò a sedersi sul letto.

Si sentiva a pezzi, una stupida serata al pub e due paroline di troppo gli avevano praticamente rovinato la reputazione, anzi gli avevano sconclusionato l’esistenza.

In pochissimi giorni aveva collezionato una sfilza di figure di merda, come poteva essere accaduto? Perché si era lasciato prendere così?

Affondò il viso nel cuscino di Naruto. L’odore forte e muschiato dell’amico gli saturò le narici, cosa gli stava succedendo? Lui che era sempre stato una mente lucida, pragmatica, ora si ritrovava in balia di sensazioni che non riusciva a spiegarsi, ma che lo guidavano come i fili guidano i burattini.

“Sasuke, sei sveglio?” Chiamò il biondo, aprendo la porta e gettandogli addosso una busta di carta.

“Sì” Rispose il ragazzo, sedendosi e curiosando dentro la busta.

“Ti ho comprato la colazione” Naruto si sedette accanto a lui e lo guardò annusare un cornetto alla crema.

“Che ti è preso ieri!?” Chiese poi, alzando un sopracciglio chiaro.

Ecco, la resa dei conti, era la seconda volta, in quella settimana che Sasuke avrebbe preferito essere ucciso, piuttosto che affrontare certi argomenti.

Nuffa” Borbottò con la bocca piena.

“Nella tua vita ti sarai ubriacato solo un paio di volte”

Sasuke ingoiò il boccone e sospirò.

“Non posso bere?” Protestò freddamente, ecco, doveva tornare l’Uchiha di sempre, era l’unica soluzione.

“Mi hai baciato...” Sorrise Naruto, e per un attimo le sue guance si tinsero di rosa.

“E tu mi hai morso” Rispose prontamente Sasuke, mostrandogli il labbro. Così andava bene, si disse, anche se lo stomaco gli si era stretto in una morsa, non doveva cedere, doveva tornare la persona pacata e integra di ogni giorno.

“Hinata è ancora sconvolta”

“Le dovresti dire la verità, quello non era neppure il nostro primo bacio, ricordi in prima media?” Cercò di sdrammatizzare, solo così le cose si sarebbero smorzate.

Scoppiarono a ridere entrambi. “Grazie della colazione...Ieri mi giravano per l’università” Si giustificò il ragazzo.

“Ho dovuto riportarti a casa strattonandoti...”

“Che figurette, dopo la festa non ricordo un accidenti” Borbottò, porgendo l’altro cornetto a Naruto, che gli sorrise affabile.

“Ho detto a tutti che da ubriaco ti piace baciare qualsiasi cosa, se la son bevuta” Lo rassicurò.

“Cazzo, scusami...” Sasuke borbottò con un certo rossore sul viso.

“Abbiamo saltato le lezioni e tu non sei impazzito...” Osservò Naruto poco dopo, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.

“Molto divertente!” Sbuffò il moro buttandosi sul letto.

“Dimmi, com’è?” Chiese poco dopo. Naruto si sdraiò accanto a lui e sospirò.

“Com’è cosa?” Una mano tesa verso il soffitto, l’altra sotto il capo.

“Andare a letto con qualcuno” Mormorò guardando la mano abbronzata dell’amico, immaginando le sue dita esplorare il corpo sinuoso e femminile di Hinata.

“Che domande sono! Come vuoi che sia!” Sembrava imbarazzato e la cosa per Sasuke era perfetta, i ruoli che da anni interpretavano stavano tornando al loro posto in quel copione che lo faceva sentire tranquillo.

“Su sputa il rospo, non sei buono a niente, ci scommetto!” Lo derise, come quando erano bambini.

“Chiedilo a Hinata...E comunque che domanda era quella di prima, come vuoi che sia andare a letto con qualcuno, è come deve essere, e che cavolo!” Rispose prontamente l’altro, nervoso.

“E che ne so, qui quello che ha scopato sei te, non io” Ora Sasuke era irritato, aprì un cassetto del comodino e ne tirò fuori un vecchio pacchetto di sigarette, fumare non era un vizio, ma durante conversazioni di quel tipo era un buon antistress.

Cominciò a giocare con la custodia, tirandola in aria e riafferrandola prima che gli cadesse sul petto.

“Te l’ha succhiato?” Buttò lì , senza alcun pudore, anche se in testa gli tornarono le immagini di quello strano sogno di cui si vergognava.

Naruto gli dette uno schiaffetto sulla fronte.

“Sasuke, sei un porco!” Protestò.

“Dai,  sì o no?” Ecco, avrebbe finalmente avuto la conferma ai suoi sospetti, Hyuga la finta innocentina.

“No, Hinata è una ragazza timida, non farebbe quel genere di...”

“Se ha scopato con te mica è tanto timida!” Sbottò il moro con una risata, prima di aprire il pacchetto e contare il numero di sigarette rimaste.

Quattro.

“Mi chiedevo, state insieme da tanto?”

“Lei aveva una cotta per me da mesi, siamo usciti per poco, effettivamente...prima di...”

“E scusa, io dov’ero, quando uscivi con lei?” Lo guardò, portandosi una sigaretta alle labbra.

Il biondo sbuffò: “Studiavi...come sempre”.

“Ah” Prese l’accendino.

Naruto lo guardò torvo.

“Ancora con quello schifo, apri la finestra magari”

“Ehi, è anche camera mia, fumo quando voglio” Ma si alzò e andò ad aprire la finestra. Pioveva, l’aria era umida e fresca, il cielo scuro. Accese la sigaretta e sbuffò un po’ di fumo, assaporando il sapore del tabacco sulla lingua, poi con il bastoncino bianco tra le dita tornò a sdraiarsi accanto all’amico.

“Allora? Com’è?” Chiese di nuovo, tirando ed espirando verso l’alto.

Naruto gli sottrasse la sigaretta e se la portò alle labbra.

“Normale” Rispose qualche secondo dopo, soffiando anche lui un po’ di fumo verso il soffitto.

“Tutti ‘sti festeggiamenti per una cosa...Normale?” La voce di Sasuke pareva annoiata, monocorde, mentre con le dita affusolate ricercava il suo sostentamento nicotinico dalla bocca di Naruto. Inaspettatamente per riprendersi la sigaretta gli sfiorò le labbra con l’indice.

Erano morbide e...piene.  Si voltò verso Naruto e domandò: “E’ bello?”.

“E’ sesso,  è come dovrebbe essere” Gli occhi azzurri del ragazzo si fecero lontani.

“E come dovrebbe essere?”

“Sasuke, smettila ora! Se sei così’ curioso trovati una ragazza e fallo!” Rise Naruto. “Passamela” Gli disse poco dopo.

Ma l’Uchiha lo ignorò, tirando forte e sbuffandogli in faccia una nuvoletta di fumo azzurrognolo.

“Imbecille, dai, dammela!” E provò a togliergli la sigaretta dalle dita con la forza, ma Sasuke la allontanò prontamente.

Naruto scoppiò a ridere e a protestare, a giocare come quando erano bambini, poi gli salì sopra, per immobilizzargli i polsi.

La sigaretta cadde sull’accappatoio di Sasuke che lo guardò indispettito. Naruto la spense prontamente e buttò il mozzicone per terra, ripromettendosi che l’avrebbe raccolto in un secondo momento.

“Sei un’idiota, ora dovrò accenderne un’altra” L’Uchiha cercò di fingersi arrabbiato, ma sulle sue labbra era fiorito un sorriso strano.

Naruto lo fissò, poi tornò ad afferrargli i polsi, guardò il suo corpo pallido, avvolto dall’asciugamano ora sganciato per la breve lotta.

“Sasuke...” Lo chiamò.

Il moro lo guardò in viso, guardò i suoi occhi azzurri farsi sempre più vicini, il  respiro aveva lo stesso odore del suo, tabacco.

“Dimmi” Mormorò Sasuke, sentendo in quel momento la stessa calda sensazione che l’aveva avvolto sotto la doccia, vergognosa eppure reale.

“Vuoi sapere com’è stato?” Gli domandò a pochi centimetri dalle labbra.

Sasuke annuì.

“Fare sesso con lei, non mi è piaciuto per niente”.

Bastò quella confessione, a far perdere la testa a Sasuke, i polsi ancora stretti tra le forti dita di Naruto, i loro corpi vicinissimi, il suo, così esposto svelava quel segreto che ancora non era riuscito a perdonarsi, eppure lo fece lo stesso, consumò la distanza tra le loro labbra in un bacio.

Sapeva di tabacco e di cornetto alla crema, di cornetto al cioccolato e di una voglia repressa, animale, eppure dolcissima.

Era fottuto, ma avrebbe fatto i conti dopo con la sua follia, ora era entrato in guerra, con se stesso, con l’altro, che probabilmente l’avrebbe ucciso.

Si aspettava uno schiaffo, un insulto, invece le labbra di Naruto si mossero sulle sue, danzarono con leggerezza, incastrando la sua lingua, leccando la ferita ormai asciutta del morso della notte appena passata.

Il corpo di Naruto era caldissimo, e, contro ogni previsione desiderabile, molto più di quello di Karin, molto più di qualsiasi altro corpo, tanto che Sasuke sentì quella parte di sé reagire prontamente sotto la stoffa dell’accappatoio.

Si maledisse, cercò di reprimere l’impulso, i pensieri, ma la realtà dei fatti era quella, Naruto lo eccitava. Ma come poteva? No, non capiva, anzi non voleva capire.

Il biondo gli liberò i polsi e si sfilò la maglia senza tanti indugi, premette il petto nudo contro quello dell’Uchiha, gli toccò i capelli, le guance, le orecchie, per poi baciarle, mordere il lobo e ridere nel morso, e a Sasuke quel gioco non parve più tanto insensato, anzi, gli dava un brivido che con Karin non aveva sentito, e che si propagava per tutta la spina dorsale, obbligandolo a cercare ancora i denti e le labbra dell’amico.

Che cosa stava facendo? Lui non era quel tipo di ragazzo, lui non era come suo Zio Madara!

Eppure le mani si mossero in automatico, afferrarono la schiena di Naruto, la esplorarono con soddisfazione, ogni muscolo, nervo teso, il profilo della spina dorsale...

Era combattuto. Avrebbe dovuto interrompere quella follia, si sarebbe chiesto in seguito perché Naruto ancora non gli avesse dato uno schiaffo, scappare, lontano, da quell’università, dalla città, da lui, eppure i suoi muscoli non accennavano a collaborare, o forse era la mente che non voleva lasciarlo fuggire da quell’abbraccio torrido.

Naruto si staccò dalle sue labbra con il respiro corto.

“Cazzo!” Sputò con rabbia.

“Cazzo!” Disse ancora, per poi alzarsi e sedersi sul letto. Sasuke lo guardò, pensò che stesse per piangere, perché aveva gli occhi lucidi, le labbra tirate in una smorfia strana.

Non aveva mai visto Naruto così, di solito dopo una cavolata rideva, iniziava a parlare a mitraglia, invece silenzio, un silenzio che lo assordava, che gli esplodeva nei timpani.

Non seppe cosa dire. Fissò solo le sue gambe sporgere dal letto, i piedi toccare il pavimento, i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli.

Un uomo pentito.

Poteva ridere, sdrammatizzare, no? Non era in stile Uchiha, ma ogni tanto uno strappo alla regola male non faceva.

Naruto sospirò e lui rimase in silenzio a guardare la sua schiena nuda.

L’erezione sotto l’accappatoio c’era ancora, a ricordargli da che parte ormai si fosse schierato, anche se non l’avrebbe mai ammesso, neppure a se stesso.

Prese un bel respiro e parlò, come avrebbe parlato un adulto.

“La maggior parte degli esseri umani attraversa fasi di confusione, soprattutto all’università...questo significa che non siamo omosessuali siamo solo conf-“

“Cuciti la bocca Sasuke” Borbottò Naruto, e per poco il ragazzo non vide del fumo uscire dalle sue orecchie, stava pensando, macchinando.

“No, Naruto, smetti  te di fare l’idiota...era...un gioco, un esperimento...Non fare in cretino, cosa pensi, di essere diventato frocio per un bacio di merda!” Mentì, quando, oltretutto, era stato lui a baciarlo ma... Forse c’era del salvabile, dopotutto, per quanto cretino, disordinato e imbecille, Naruto era sempre il suo migliore amico, non aveva la minima intenzione di perderlo, anche se ammetterlo gli costava e non poco.

“Tsk, un esperimento” Ghignò Naruto, fissando un punto imprecisato sul muro.

“Tira fuori le palle Sasuke, mi hai baciato”

Colpito e affondato. L’Uchiha avvampò. I suoi neuroni decisero che era davvero il momento di rilasciare i ricordi della doccia di qualche sera prima, oltre alla sensazione di gelosia e all’apparente stato di coma del suo membro durante il fallito amplesso con Karin.

Era il momento di andare in cortocircuito cerebrale e fisico, il momento della Follia Uchiha.

“I-io ce le ho le palle!” Rispose scendendo dal letto e guardandolo, trattenendosi dal mostrargli i suoi testicoli per ripicca.

“Allora dillo, cosa hai appena fatto?” Chiese Naruto, alzando lo sguardo azzurro su di lui e sondandolo, indugiando sulla pelle lasciata scoperta dall’accappatoio, sui suoi capelli ancora bagnati e scurissimi.

“Osi sfidarmi! Tu, demente!” Gli puntò il dito contro.

“Come pensavo, non hai le palle...sei una ragazzina smidollata” Ghignò ancora Naruto, e Sasuke non riusciva a capire a che gioco stesse giocando, dopotutto erano sulla stessa barca, aveva risposto al bacio con enfasi, ergo stavano affondando, ma il biondo sembrava aver nascosto un salvagente, e lui, Uchiha, doveva rubarglielo.

“La ragazzina smidollata da cui non sei riuscito a fartelo succhiare è la tua ragazza!” Sputò acido.

Naruto rise in modo strano, non con la solita allegria, rise amaramente.

“Ti ho detto che farlo con lei non mi è piaciuto, Sasuke...qui la ragazzina sei tu, Hinata è solo timida” Sputò tranquillamente.

Da dove veniva tutta quella sicurezza? Dal fatto che avesse inzuppato il biscotto prima di lui? Che ormai aveva abbastanza esperienza sessuale da poterlo surclassare? Al diavolo, gliel’avrebbe fatto vedere lui chi era la ragazzina, ragazzina un corno, lui non era Hinata!

L’orgoglio Uchiha, un’arma controproducente con degli effetti a lungo termine.

Si chinò tra le sue gambe, sotto lo sguardo perplesso e stupito di un Naruto che aveva deciso di optare per il silenzio.

Sasuke gli sganciò i pantaloni e lo fissò dritto negli occhi.

Era partito.

“Io non sono Hinata” Buttò lì.

“Che diamin-“ Naruto non riuscì a finire la frase che Sasuke, un po’ impacciato e un po’ violento, aveva già messo le sue dita pallide e sottili attorno al suo membro teso.

Sasuke non si fece tante domande, non si chiese perché mai Naruto fosse così eccitato sotto i boxer, né tantomeno si rispose, in quel momento doveva solo dimostrare che era meglio di quella Hyuga, anzi, che non era una ragazzina senza palle, così si cacciò quel piacere teso in bocca.

Naruto per poco non urlò per la sorpresa.

“Sasuke, cosa...cosa stai facendo?” Mormorò con una sorta di tristezza nella voce.

“Perché?”

Ma Sasuke non rispose, aprì ancora di più le labbra e alzò lo sguardo nero, orgoglioso, lo guardò dritto negli occhi e continuò a scivolare su quella pelle caldissima, accogliendo il suo piacere con la lingua, con il calore della sua bocca.

“Io...non capisc-“ L’accenno di un morso leggero lo fece zittire. Naruto si chinò su di lui con il busto, con le braccia, fino a trovare i suoi capelli neri con le mani, stringerli.

“Scusa Sasuke” Disse solamente, tirandoli un po’, guidando la sua testa ad un ritmo più veloce, poi senza riuscire ad avvertirlo venne.

L’Uchiha si staccò da lui ansimando, aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo, le labbra sottili arrossate e sporche di quel bianco appiccicoso.

“Merda!” Imprecò Naruto guardandolo, guardandosi.

Lo raggiunse sul pavimento e inaspettatamente lo baciò, leccando via il suo stesso sapore.

“Non sei una ragazzina...” Mormorò come un mantra, baciandolo. E Sasuke si lasciò baciare, anche se per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto scoppiare a piangere, forse perché finalmente consapevole di quello che aveva fatto, forse per paura di tutte quelle strane emozioni che gli turbinavano dentro, forse, perché, per la prima volta, aveva perso la testa e l’orgoglio, o forse un altro sentimento che non voleva nemmeno nominare, l’avevano fottuto.

 

Se siete giunti fino alla fine di questo capitolo lunghissimo, beh, devo farvi un MONUMENTO <3

N.d.Allyn...muahahahahahahahaha come potevo non pubblicarlo? Eh? Come!!! Sono fottuti! Fottutissimi. Sasuke che fa sogni erotici su Naruto che glielo...ehm, quello...e poi come finisce? Puahahaha  ben gli sta, finisce tra le gambe del biondo, a combattere per il suo orgoglio a fendenti di lingua e non di spada! Ma senza rendersi conto che quel gesto ha delle conseguenze, che non è una sfida a chi arriva prima in cima alla collina, ma una dichiarazione...Ma Sasuke è un idiota patentato, quando si accorgerà, o meglio, realizzerà cosa ha fatto beh...dovrà fare i conti con la sua coscienza...Stupido ragazzino che non sa riconoscere sentimenti d’amore, gelosia, pulsioni sessuali...e Naruto...lui è ancora più fesso, lo bacia approfittando della sua sbronza, poi da sobrio manco si confessa ma lo sfida...ahahahah Non c’è speranza e io sto sclerando, e sto SPERANDO che questo capitolo vi sia piaciuto e spero tanto tanto di leggere tutte le vostre impressioni, recensioni, commenti, schiaffi! Ahahah

Spero di non avervi annoiato!

Vi aspetto insomma...eh beh...nel capitolo otto vedremo cose assurde...

A prestissimo! <3 su Allynchannel!

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Capitolo 8
*** OTTAVA REGOLA: quando non si può più tornare indietro vai avanti! ***


Eccomi, oggi poche note, sono qui che cerco di buttare giù una HashiMadaHashi tosta e boh, anche il capitolo 9...perchè a forza di pubblicare così spesso mi sono ritrovata in pari con il file word...quindi per ora beccatevi l’otto <3 <3 <3

Spero vi piaccia, diciamo che i nostri due amichetti non hanno un comportamento NORMALE, diciamo che sembrano pentiti, confusi, e che Naruto è in cerca di...sfogo? redenzione?

Bah

Insomma, spero vi piaccia <3 grazie a tutti per le tante recensioni, siete adorabili a sopportare ‘sto sclero di fic! <3

Ancora una volta NC17

VI ASPETTO!

Allyn

 

 

OTTAVA REGOLA: quando non si può più tornare indietro vai avanti!

Naruto non aveva più detto una parola, neppure Sasuke, che silenziosamente si era lasciato accompagnare in bagno. Avevano fatto la doccia assieme, e il suo migliore amico, se così ancora poteva chiamarlo, gli aveva lavato via le ultime tracce di quell’atto dai capelli neri, insaponandoli con una sorta di devozione nei gesti, lenti, sentiti.

Sotto il getto d’acqua si erano guardati, e gli occhi azzurri di Naruto avevano guardato anche quella parte di lui ancora dritta e tesa, collaborativa, quella volta.

Non aveva fiatato, quando il biondo gli si era inginocchiato davanti e gli aveva preso le mani portandosele sulla testa, mentre le sue dita circondavano in un pugno il suo membro.

Voleva che gli infliggesse quello stesso “supplizio”, forse la stessa “vergogna”, perché così avrebbero pareggiato i conti, perché così avrebbero semplificato i numeri uguali e di segno opposto ai due lati dell’equazione impazzita.

A Sasuke non importò per quale motivo lo stesse facendo, ormai sapeva di desiderare di sprofondare in quella bocca, e così fece, guidò la testa bionda e bagnata di Naruto a ritmo dei suoi fianchi e non chiuse mai gli occhi, lo guardò per tutto il tempo, guardò le sue belle labbra piene aprirsi e avvolgerlo, come nel sogno.

Naruto, con suo grande stupore deglutì senza fiatare, poi si alzò e lo abbracciò con forza. Sasuke non osò chiederglielo, ma ebbe come l’impressione che stesse piangendo.

Si ritrovarono entrambi sul letto, avvolti nei rispettivi accappatoi e con le spalle vicine, di guardarsi in viso non se ne parlava.

Si assopirono, ognuno nei suoi pensieri, ognuno tormentato dai suoi silenziosi incubi. Poche ore dopo Naruto si alzò e si vestì, Sasuke si svegliò, ma fece finta di dormire ancora, sentì l’altro comporre il numero di qualcuno al cellulare.

“Pronto Hinata!” Disse affabile.

A Sasuke venne un senso di nausea insopportabile, cercò di non ascoltare quella conversazione, ma gli era impossibile, per quanto Naruto si limitasse a sussurrare le sue parole gli risultavano comunque con grida nelle orecchie.

“Sì, stasera vengo” Altra pausa “Posso dormire da te? Davvero?” Chiese, e a Sasuke sembrò che la sua voce fosse carica di entusiasmo.

Quando se ne fu andato fumò le restanti tre sigarette del pacchetto, cercando di mandar via l’eco di un sapore nuovo dalla lingua.

***

[Naruto]

L’aveva lasciato che dormiva ancora, avvolto nell’accappatoio chiaro, con i piedi nudi sul copriletto sfatto.

Avrebbe voluto baciarlo cominciando da quei piedi pallidi e sottili, salire su per le caviglie, poi sul retro delle ginocchia ossute e su per le cosce bianche e atletiche, afferrare i suoi fianchi e spingersi dentro di lui, affondare in un calore che teneva nascosto, cercargli l’anima...invece si era limitato a contemplarlo dormire, come era solito fare da bambino, e poi da ragazzo, ogni volta che avevano condiviso una tenda, una stanza d’albergo in gita, un divano durante la visione di un film noioso...

Si maledì, per averlo baciato quand’era ubriaco, per averlo provocato sul letto, per avergli permesso di cadere vittima del suo solito orgoglio, perché Sasuke aveva fatto quelle cose sicuramente per ripicca, non per vero interesse.

Si maledì ancora, perché quello che stava facendo a Hinata era ancora più spregevole.

Salì le scale del suo condominio e suonò alla porta.

Hyuga era una studentessa universitaria come lui, ma non alloggiava in un dormitorio, la sua natura pudica l’aveva piuttosto spinta ad affittare assieme a poche coinquiline un piccolo appartamento poco distante dal campus universitario.

“N-Naru” Balbettò guardandolo in viso ed arrossendo, per quanto fossero orma una coppia ancora non riusciva a non incespicare un po’ in sua presenza, cosa che a Naruto faceva una certa tenerezza.

“Hinata, grazie dell’invito” Le disse, calandosi sul di lei per baciarla sulle labbra. Lei rispose al bacio e sorrise.

“Naru, poi con Uchiha hai chiarito?” Gli prese la giacca e la poggiò sul divanetto.

Naruto si oscurò, si guardò un po’ attorno, l’appartamento era deserto, probabilmente le sue coinquiline non sarebbero rincasate, per questo lo aveva invitato a dormire.

“Beh, diciamo di sì, non giudicarlo male, è un ragazzo per bene, quando beve troppo diventa eccessivamente affettuoso” E rise per smorzare la tensione.

Hinata lo emulò, poi lo condusse in cucina.

“Ramen” Disse con un piccolo saltello.

“Per te, è il tuo piatto preferito, pensavo potesse farti piac-“ Non terminò la frase che Naruto le fu addosso per baciarla.

“Grazie” Le sussurrò a fior di labbra. “Grazie”. Continuò.

“N-Naruto lo sai che io...ti amo, ecco, lo faccio con piacere” Gli disse.

“Ripetimelo” Disse lui, prendendole tra le dita una ciocca dei lunghi capelli neri, guardando la pelle chiarissima delle sue mani sottili. E Hinata lo disse ancora, allora Naruto sorrise e si concentrò sul Ramen.

Era il suo piatto preferito, ma quella sera proprio non riusciva a farlo sentire meglio. Hinata era una ragazza silenziosa, ma se si riusciva a fare breccia nella sua timidezza aveva molti argomenti interessanti da discutere e poi era dolce, premurosa, di certo non era fredda e insolente, o presuntuosa, né tantomeno orgogliosa, e se Naruto gliel’avesse chiesto lei gli avrebbe ripetuto mille volte che lo amava, che gli voleva bene, che pensava di lui le migliori cose.

Questo però non riusciva più a farlo star bene.

Guardarono un film e lui si concesse solo una volta di controllare il display del cellulare, non si poteva mai sapere, magari avrebbe potuto ricevere un suo messaggio, qualcosa di folle, qualcosa per cui lui si sarebbe rinfilato la giacca, le scarpe e sarebbe corso al dormitorio, con il cuore in mano, con la verità negli occhi.

Niente, il silenzio assoluto.

Era lì, non solo per rimuovere l’esperienza di quel primo pomeriggio, ma perché aveva deciso di essere normale, di dimenticarsi quelle strane sensazioni che ormai erano ben maturate in lui dopo anni e anni di vicinanza con Sasuke, ma c’era anche altro, c’erano pensieri che non riusciva a togliersi dalla mente, e, per quanto fosse, forse Hinata avrebbe potuto aiutarlo a dimenticare e sostituire.

Pochi minuti dopo i titoli di coda lei si assentò per andare in bagno, tornò poco dopo, avvolta in un accappatoio chiaro, e a Naruto non poté non tornare a mente l’altro. Si morse il labbro inferiore e si concentrò sul viso dolce e grazioso della ragazza, sui suo capelli, maledettamente neri.

Si avvicinò con passo leggero, come per non spaventarla, poi prese a baciarle una guancia. Era morbida, e profumava di fresco. Spostò la stoffa dell’accappatoio e le lambì con delicatezza il collo, mordendola con leggerezza, per poi scendere sulla sua spalla, carezzare con le mani il suo seno abbondante e sodo, e mugugnare impercettibilmente al ricordo dei pettorali di Sasuke.

Si stava odiando, nel peggiore dei modi.

Hinata non lo toccava, si lasciava toccare, permetteva a Naruto di immaginare qualsiasi corpo sul suo, qualsiasi viso. Non parlava nemmeno, sospirava soltanto, e allora Naruto poteva darle anche la voce di Sasuke, nella sua testa.

Andarono in camera da letto, la spogliò e si spogliò, lanciando i vestiti sul pavimento, montandole sopra.

Lei era rossa in viso, con i capelli sparsi sulle lenzuola, e gli occhi languidi.

Naruto percorse il suo corpo nudo con la lingua, indugiò sul suo ombelico tondo, sui ricci scuri del pube, poi la baciò sulle labbra, le afferrò i capelli neri forse con troppa forza e si spinse dentro di lei, che gettò la testa indietro gemendo.

La ragazza gli portò le mani sulla schiena e divaricò un poco le gambe, per poi cingergli i fianchi con le caviglie incassando i suoi colpi con piacere, ma Naruto immaginò le caviglie pallide di Sasuke, i suoi gemiti soffocati, il suo viso, il calore del suo corpo affusolato di ragazzo.

Gli tornarono alla mente i suoi occhi color carbone, e mentre Hinata si lasciava andare con un sospiro appagato, Naruto rivide nella sua mente le belle labbra sottili del moro, il bianco appiccicoso a sporcarle.

Venne, vergognandosi.

***

 

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Capitolo 9
*** NONA REGOLA: non piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...+ EXTRA: Shikamaru x Temari ***


Questa volta Allynchannel non ha seguito il ritmo, due pubblicazioni al giorno, chiede scusa e vi manda in onda un capitolo più lungo e anche un extra su Shikamaru e Temari.

La nona regola è strana, dice di non piangere sul “latte” versato (risatina maliziosa)... Qui torniamo alla nostra amata papera, Sasuke... lui è un tipo orgoglioso, lo sappiamo, ma ora anche confuso, ecco credo che le cose appena accadute parlino da sole, ma la verità fa male, cioè, passare da ASESSUATI a...boh, non lo sa neppure lui...in ogni caso, la colpa potrebbe essere di Itachi, è sempre di Nii-san! Spero di non deludervi con questo nono capitolo...Le peripezie, gli equivoci sono appena iniziati...

Intanto io vi RINGRAZIO CON TUTTO IL CUORE, siete troppo buoni a recensire a farmi sapere cosa pensate di questo sclero, e beh, se non fosse per voi questa fic non sarebbe neanche qua <3 GRAZIE!

un abbraccio a tutti i lettori silenziosi <3

Allyn vi tira baci e ancora una volta VI ASPETTA

 

NONA REGOLA: non piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...

Sasuke osservò la sua immagine riflessa nello specchio del bagno.

Era notte fonda, aveva dormito fin troppo nel pomeriggio, per riposare ancora. Avrebbe potuto studiare, ma...al diavolo gli esami, al diavolo tutto!

Al diavolo Naruto, e già che c’era al diavolo anche Itachi.

La sua vita stava andando a rotoli, tutti i suoi progetti, tutto il suo equilibrio, costruito dopo anni di duro lavoro e dedizione, tutto spazzato via dal suo stupido amico d’infanzia.

Possibile che infondo loro fossero proprio come lo zio Madara e Hashirama?

Distolse la mente da quel pensiero e si focalizzò sulla telefonata di Naruto a Hinata.

No, loro non erano come quei due, loro erano solo due ragazzi che si erano lasciati prendere da un attimo di follia.

Colpa degli ormoni, colpa dell’orgoglio, ma... per farsi rispettare si era ritrovato a succhiarglielo? No, non c’era alcuna giustificazione.

Possibile che fosse diventato una checca?

No, non si sentiva una checca, non aveva mai notato le ragazze, quello era vero, ma...neppure i ragazzi, ora che aveva dedicato un po’ più di tempo a quei pensieri aveva compreso che il problema era Naruto.

Esisteva forse un orientamento sessuale che potesse definire quella stramberia? Era per caso un Narutosessuale?

Se non fosse stato così coinvolto nell’intera compromettente faccenda avrebbe pure riso, ma i ricordi delle azioni ancora fresche e indelebili lo portarono a deprimersi.

Si maledì, maledì i suoi impulsi afferrò la giacca e uscì. Se ne sarebbe andato, senza avvertire nessuno, tantomeno quel suo amico biondo che gli aveva anche restituito il favore sotto la doccia, doveva dimenticare e velocemente.

Da chi sarebbe andato? Suo fratello era lontano, in viaggio, e poi chiedere aiuto a lui era l’ultima cosa che si sarebbe concesso di fare. Naruto, perché gli veniva sempre a mente, con quella sua faccia da idiota, con quelle labbra caldissime. Doveva fuggire da quel ragazzo, ma contro ogni logica la sua mente glielo proponeva come la salvezza.

Cominciò a piovere, ma non gli importò, bagnarsi era l’ultimo dei suoi problemi, se si fosse ammalato tanto meglio, almeno con la febbre sarebbe riuscito a non pensare.

Vagò senza meta, per poi tornare nella sua camera universitaria, senza aver concluso niente, aveva fallito, per l’ennesima volta, anche nella fuga. Si infilò nel letto vuoto di Naruto, tirandosi addosso le sue coperte impregnate di quel forte odore muschiato e inconfondibile, lo stesso di quella pelle abbronzata e luminosa.

Gli vennero a mente tantissimi ricordi, la maggior parte apparteneva ad un’infanzia ormai perduta che credeva di aver messo definitivamente da parte.

A quel tempo era Itachi ad accompagnarlo al parco, si sedeva su una panchina a leggere i suoi libri di scuola e lo lasciava giocare, dondolarsi sulle altalene, alzando ogni tanto gli occhi dalle pagine per vigilare attento.

Sasuke aveva amato quei pomeriggi, c’erano i prati dove correre, gli scivoli su cui si divertiva ad arrampicarsi e...Naruto, c’era sempre lui, con il faccino troppo sorridente e paffuto e le mani sempre sporche di terra, quando tornava a casa con Itachi in un modo o in un altro tutti i suoi vestiti erano sempre sporchi.

In tutti quegli anni avevano fatto a botte, si erano insultati, avevano litigato, alle medie per sbaglio si erano anche baciati, mai però era successa una cosa come quella della sera precedente, e mai qualcosa gli era piaciuto così tanto.

Ripensò a quell’amico di Itachi, quello con i capelli biondi e l’aria da acido-dipendente, un’artista incompreso, lo scherniva suo fratello, ripensò a come un giorno mentre lui e Naruto studiavano assieme nel soggiorno di casa Uchiha, li avesse derisi. “Ma tuo fratello e il biondino sono fidanzati?” Aveva riso, scostandosi il ciuffo biondo dagli occhi. Itachi aveva storto la bocca e scosso la testa poi aveva risposto: “Abbiamo già lo zio in famiglia” E aveva riso, ma con dolcezza.

Forse era genetico, forse aveva ereditato da Madara qualcosa di strano.

Non volle saperlo.

Se ne sarebbe fregato, avrebbe ignorato i suoi geni, i suoi difetti, qualunque cosa, avrebbe combattuto, da bravo Uchiha, fino a ritrovare la vecchia e giusta via.

Avrebbe represso ogni emozione, sarebbe tornato la maschera di ghiaccio con cui si era sempre difeso da un mondo troppo confusionario, che voleva trascinarti nel suo marasma incontrollabile di emozioni e di calore, di delusioni e di sconfitte.

***

Quando aprì gli occhi era mattina, amava le regole dell’universo, quelle del sistema solare, c’era la mattina, poi il pomeriggio, poi la notte sulla terra, tutto era prevedibile e sempre uguale. Scalpitare sperando che non sorgesse il sole non sarebbe mai servito, perché il sole sarebbe sorto comunque, era bellissimo poter usufruire di quelle certezze, sapere che per quanto la vita di un essere umano fosse caotica e piena di imprevisti, alcuni eventi invece non sarebbero mai mutati, capisaldi di uno schema più rigido, di un punto di riferimento sempre presente.

Nonostante il mattino fosse giunto, Sasuke non aveva nessuna certezza, per un attimo, scostando le tende dell’unica finestra di quella stanza troppo vuota, pensò che ormai tutto era possibile, che c’era una probabilità che il sole non fosse sorto.

Ma il sole c’era, allora sospirò riconoscente.

Si vestì, ignorando l’assenza di Naruto, tanto meglio, vedere la sua faccia l’avrebbe solo tediato.

Camminò fino all’aula dove si teneva il corso di quella mattina, aveva i capelli completamente in disordine e sul viso le tracce ancora livide della notte insonne.

Si sedette nelle file centrali, ignorando gli sguardi velenosi di Karin e il borbottio della gente, a quanto pare i pettegolezzi si erano diffusi come un morbo.

Tanto meglio, l’avrebbero lasciato in pace.

Naruto arrivò pochi minuti dopo.

Sorrideva, e Sasuke gli si rivoltò la colazione nello stomaco, lo maledì in tutte le lingue conosciute, anche quelle inventate, sperò che gli si incendiassero gli abiti, che bruciasse in un tripudio di fiamme nere e inestinguibili, poi si sentì stupido.

Perché era tanto arrabbiato? Perché Hinata sorrideva allegra al suo fianco, perché lui le teneva la graziosa e piccola mano carezzandone il dorso, perché sembravano...Felici!

Ripensò a suo Zio Madara, come avevano fatto lui e Hashirama a capire di essere fatti per stare insieme, e come erano riusciti ad avvicinarsi senza uccidersi.

Gli sembrò che sua madre, Mikoto lo avesse raccontato ad una cena, una sera di qualche anno fa.

Ricordò che a tavola avevano riso tutti, tranne Madara, che aveva sbuffato scocciato, per poi scoccare un’occhiata gelida al compagno, che invece si era unito all’ilarità del gruppo.

“Il nostro Madara è sempre stato troppo cocciuto e orgoglioso per ammettere che era cotto di Hashirama, si sono picchiati a sangue, prima di dichiararsi...”

Lui e Naruto si menavano da anni, cos’erano? Tutte dichiarazioni d’amore?

Certo lui e lo zio si assomigliavano, caratterialmente e fisicamente, con quell’aria scontrosa e superiore, orgogliosi fino al midollo.

Naruto gli lanciò un’occhiata dalle prime file, senza salutarlo, poi prese posto accanto alla sua ragazza.

Sasuke non seguì neppure una parola di quella lezione che sembrò essere infinita. Cercò di rimuginare sul da farsi, ma non trovava soluzione ai suoi dilemmi, anzi, non trovava proprio il dilemma.

Cosa voleva?

Far sparire Hinata e diventare la nuova fidanzatina di Uzumaki?

Per poco non gli vennero i conati di vomito! Mai!

E allora?

Tornare amici come prima? Il biondo era fastidioso, inopportuno e pesante da sostenere, un amico inutile, un fardello che gli pesava sulla schiena dall’infanzia.

Doveva ammettere di avere le idee confuse, e la cosa lo faceva innervosire.

Durante la pausa Naruto uscì dall’aula. I muscoli delle gambe di Sasuke risposero ad un impulso improvviso, lo seguì.

Lo vide dirigersi al bagno e lo raggiunse.

Si stava lavando il viso, i capelli biondi sembravano reduci da una battaglia con il cuscino, persa.

“Naruto” Lo chiamò.

Il ragazzo si voltò e per la prima volta dopo anni non gli sorrise con il suo solito ghigno da cretino sotto benzodiazepine.

“Sasuke” Un cenno del capo, distaccato.

Fece per uscire dal bagno, ma l’Uchiha lo trattenne e chiuse la porta alle loro spalle.

Non poteva fuggire, avrebbero dovuto chiarire, risolvere, trovare una soluzione, cancellare l’incancellabile.

“La lezione sta per riprendere...” Disse il biondo con una smorfia di finta impazienza sulle labbra.

“Da quando sei diventato uno studente modello?” Sasuke aveva le mani fredde e il cuore per la prima volta sembrava volergli urlare che sì, anche gli Uchiha sono umani, anche gli Uchiha hanno un sistema circolatorio influenzato dalle emozioni.

“Prima o poi doveva succedere” Sillabò Naruto, e quelle parole sembrarono rivolte ad altro.

“Ieri” Trovò il coraggio il moro, senza mai distogliere gli occhi dall’azzurro troppo chiaro di quelli di Naruto.

“Ieri non è successo niente”

Allora voleva dimenticare anche lui, ma...perchè gli faceva così male?”

“Quindi non me lo hai succhiato sotto la doccia?” Rispose acido.

“Non mi pare che tu sia nella condizione di giudicare o accusare”

Da quando il suo fesso amico era diventato così sagace?

“Ci siamo scambiati un...reciproco favore” Rispose, e sulla lingua gli sembrò di risentire il sapore salato di Naruto.

“Cosa siamo ora, Sasuke?” Naruto sembrò tornare quello di un tempo, i suoi occhi si colorarono di tutte quelle emozioni che quelli di Sasuke non avrebbero mai saputo esternare.

“Quello che siamo sempre stati” E gli sorrise.

Anche Naruto sembrò sorridere, ma in modo triste, gli dette una pacca sulla spalla e disse: “Torniamo a lezione? Altrimenti dovrai darmi un sacco di ripetizioni, e di sentirmi dire che sono un cerebroleso...beh sai, non fa piacere”

Era tornato il Naruto di sempre, scherzoso e allegro.

Il mattino, il pomeriggio e la notte si sarebbero sempre susseguiti nel loro normale ordine, l’universo non tradiva mai le sue leggi, Sasuke sembrò sollevato, quando tornò a sedersi nell’aula.

“Dopo l’università passa a ritirare le lenzuola in lavanderia, hai di nuovo il tuo letto! Ci vediamo dopo cena, sono da Hinata”

Un solo dannatissimo Sms sembrò però turbare il nuovo precario equilibrio dell’Uchiha.

 

EXTRA: l’amore vero è quello pigro. [Shikamaru x Temari].

Lui era sempre apatico, svogliato. Avrebbe passato tutti i pomeriggi della sua esistenza a fissare le nuvole, decretando che il destino ti piombava addosso quando voleva, di certo non c’era bisogno di andarlo a cercare consumando energie preziose.

E il destino aveva quattro codini color miele in testa e l’aria incazzata.

Temari gli cadde letteralmente addosso, un’espressione da omicida sul viso e nessuna voglia di alzarsi dal suo stomaco.

“Io quelle arpie le uccido!” Aveva strillato, senza accennare a muoversi, come se sotto il suo peso non ci fosse un ragazzo ma solo erba.

“Ehm, perdonami, ma...” Borbottò Nara, leggermente indispettito.

“Eh? E tu da dove sbuchi?” Aveva sbottato lei, alzandosi e pulendosi le mani sporche di terra sui jeans.

Aveva una maglietta a maniche corte anche quella sporca di terra, ma si poteva comunque intravedere il disegno di un ventaglio giapponese.

“Io ero qui da prima, tu piuttosto, cerca di fare attenzione”

“Ma ti sembra normale stare sdraiati in mezzo ad un campo?”

“Avrei dovuto mettere un cartello di avviso?” Sogghignò lui per poi sdraiarsi di nuovo.

“TenTen, la prossima volta che lanci la palla così lontano ti infilzo!” Urlò la ragazza.

Era anche rumorosa, oltre che pesante, pensò il giovane.

“Quindi tu mi sei caduta addosso nel tentativo di recuperare un pallone?” Il ragazzo alzò un sopracciglio, pensando a quanto la gente fosse piena di energie da sprecare, correre dietro ad una palla, si poteva essere più...non gli veniva neppure a mente il termine e di certo non aveva voglia di starci a pensare troppo.

“Ci manca il quinto per la partita, ti unisci a noi pezzo di prato?” Chiese lei.

Shikamaru aprì la bocca per protestare, possibile che quel giorno la sfiga lo perseguitasse?

Non ebbe il tempo di protestare che la ragazza lo afferrò per il colletto della maglia costringendolo a seguirla.

Per quale motivo dovevano correre?

“Perché hai un ananas sulla testa?” Trattenne una risata di scherno e lo fissò.

Nara sbuffò infastidito.

“Non ho voglia di giocare” Le disse in un sospiro, cercando di divincolarsi dalla sua presa, era troppo forte per essere una femmina.

“Ci manca il quinto” E gli sorrise, ma non era un sorriso amichevole, piuttosto minaccioso.

Shikamaru alzò le mani in segno di resa e si unì al gruppetto di ragazzi.

Temari, quando si era presentata, quel nome avrebbe dovuto ricordargli qualcosa... Temari, sorella maggiore di Gaara.

Ora non poteva proprio ritirarsi dalla partita, anche perché il suo amico dai capelli rossi gli stava facendo cenno di unirsi alla loro squadra.

“Gaara, ciao” Lo salutò.

“Ti ha disturbato, eh?” Sogghignò il rosso.

Fu la partita più faticosa della sua vita, quei due assieme erano peggio di una tempesta di sabbia, inarrestabili, avrebbero continuato a schiacciare, a passarsi la palla fino a demolire l’avversario.

Ten Ten tornò a casa sconfitta e Shikamaru si ritrovò costretto nell’abbraccio soddisfatto della sorella dell’amico, che nel frattempo era magicamente svanito lasciandoli soli su quel prato ormai umido dell’aria della sera in arrivo.

“Svogliato, ma utile, dovresti giocare più spesso con noi” Gli disse lei, liberandolo dalla stretta.

Nara arrossì e sbuffò.

“Preferisco starmene sdraiato ad emulare un pezzo di prato...”.

***

Non ricordava come fosse accaduto, probabilmente l’aveva rimosso, perché se mai ci avesse ripensato la sua testa sarebbe implosa.

Temari sedeva vicino a lui sul prato, guardava le nuvole con interesse.

“Ehi, Ananas!” Lo scosse. “Forse hai ragione, stare qui a guardare il cielo non è tanto male”.

Lui sorrise e posò il capo meglio il capo sull’erba.

“Sei un tipo pigro, eh?” Chiese lei.

Lui annuì con gli occhi chiusi.

“Facciamo i pigri insieme?” Poi lo baciò sulle labbra.

Cosa ci si poteva aspettare da una così, che ti cade addosso senza neanche chiederti scusa, che ti costringe a giocare una lunghissima partita di pallavolo, che Gaara, suo amico, aveva sempre definito, colei in grado di eguagliare un uomo in forza e iniziativa?

Shikamaru sorrise nel bacio, ignorò la sua solita pigrizia e rispose, muovendo piano le labbra su quelle di lei.

Era perfetta, con una così non avrebbe fatto alcuna fatica, Temari avrebbe avuto energie per entrambi.

Nd.Allyn : con un pochino di ritardo, ma spero comunque che vi sia piaciuta! Capitolo 10  a breve! :D Intanto spazio alle impressioni, adoro leggervi!

un grazie speciale a tutti, a presto vi aspetto anche con una HashiMadaHashi <3

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Capitolo 10
*** DECIMA REGOLA: non ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni inopportune... ***


Allynchannel, dopo un guasto all’antenna torna a trasmettere e beh, per farsi perdonare del ritardo dei tecnici della tv vi manda un decimo capitolo più lungo!! <3

GRAZIE, devo dirvi grazie, perché se siamo qui il merito è vostro, che mi spronate a continuare che mi rendente tanto felice <3

Le cose sembravano tornate alla normalità, ma a volte alcuni imprevisti o impreviste persone rovinano i piani perfetti...soprattutto i piani della papera.

Io spero di non deludervi, spero di strapparvi qualche sorriso, e di incuriosirvi riguardo il prossimo capitolo...muahahahah

Non so ancora se questo genere mi venga fuori bene, io spero di non aver scritto troppe idiozie..

Ancora una volta un grazie a tutti voi che recensite e che leggete e che commentate e che mille altre cose...

IO VI ASPETTO ANCORA, aspetto di leggere tutte le vostre impressioni <3

Allyn

 

DECIMA REGOLA: non ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni inopportune...

Bussò alla porta della loro stanza alle 2:05 di notte.

Sasuke mugolò qualche imprecazione da sotto le lenzuola, ormai era tornato nel proprio letto abbandonando quello di Naruto, e la cosa lo faceva sentir meglio, non averlo vicino aiutava il processo di disintossicazione, più la loro pelle era lontana, più i dubbi e le incertezze sembravano un’eco flebile, facile da ignorare. La loro vita aveva ripreso il ritmo di un tempo e quegli strani eventi di cui entrambi sembravano non aver ricordo non erano riusciti ad intaccare un rapporto che con gli anni aveva maturato un equilibrio solido, fatto di gesti ormai consolidati e di ruoli rispettati.

“Apri te” Borbottò Naruto, avvolgendosi stretto nel piumino arancione.

“Non ci penso neanche”

Altri colpi alla porta li fecero sobbalzare.

“Che ore sono?” Gracchiò il biondo, afferrando la sveglia dal comodino e portandosela vicino al viso.

Il display segnava un’ora non adatta alle visite.

“Sasuke, magari è qualcuno in pericolo...apri!” Gli disse, con una certa preoccupazione nella voce ancora roca di sonno.

“Morirà fuori dalla porta, io ho sonno, domani la vecchia delle pulizie rimuoverà anche il cadavere” Rispose l’altro, per poi portarsi il cuscino sopra la testa.

“Sei un mostro!”

“Se sei così preoccupato vai tu ad aprire!”

La porta tremò sotto un colpo troppo forte.

Naruto lanciò il suo cuscino addosso al compagno e con un sonoro sbuffo andò ad aprire.

Fu letteralmente scaraventato a terra, abbracciato ed inzuppato di lacrime.

L’impatto con il pavimento l’aveva stordito, cercò istintivamente di liberarsi dal corpo di quella persona che ora stava singhiozzando contro il suo collo, in preda ad una crisi di pianto troppo rumorosa e troppo umida.

“Ma che diavolo sta succedendo?!” Imprecò Sasuke scendendo dal letto e accendendo la luce.

Vide una valigia fuori dalla porta ancora aperta e il suo compagno di camera sovrastato da una figura esile dai capelli corti e neri.

Naruto riuscì a smuovere “l’aggressore in lacrime” e a rotolare sul pavimento, ormai libero dall’abbraccio lo guardò in viso.

Un viso pallido, i capelli pece e gli occhi rossi di pianto.

“Mi ha lasciato!” Ululò Sai, ricercando ancora l’abbraccio del biondo, che questa volta aprì le braccia con stampata in viso un’espressione sbigottita.

“Cazzo no! Questa proprio no!” Sbottò l’Uchiha, guardando prima il nuovo ospite, poi Naruto.

Il suo piano “cerchiamo di condurre un’esistenza pacata e serena” stava svanendo il rivoli di fumo azzurrognolo, quello della sigaretta che avrebbe dovuto accendersi per calmarsi e non commettere un omicidio.

***

“...e poi si è unito a quel gruppo di artisti, si fanno chiamare “Quelli della Radice”... Non mi ha detto niente, solo che era finita... Sono certo che la colpa sia di Danzo, il fondatore di quello stupido gruppo, l’ho visto come lo guardava, quel decrepito!”

Si asciugò gli occhi, Sasuke si chiese come fosse possibile che una persona un tempo tanto silenziosa e introversa, quindi sopportabile, potesse aver acquisito una tale voglia di conversare, e per giunta alle tre del mattino. Lui aveva i corsi alle sette, lui avrebbe dovuto dormire sogni beati, Naruto avrebbe dovuto russare nel letto vicino, di certo non avrebbero dovuto trovarsi lì, seduti sul suo copriletto blu a parlare del disfacimento di una contestabile coppia omosessuale di artisti sciroccati.

Intrappolò i capelli in una fascia e si portò un cuscino sulle ginocchia, guardando il biondo, le espressioni di comprensione e di conforto che si alternavano sul suo volto. Lui, che amava dormire più di ogni altra cosa, per quale motivo adesso era così premuroso e per niente incazzato con quel mollusco dalla pelle più pallida della sua?

Cominciò a pizzicare la morbida stoffa del cuscino, immaginando che fosse la pelle dell’ospite sgradito. “Vattene, racconta la tua stupida storiella da frocio appena scaricato e poi levati dai cosiddetti” Pensava, mentre le mani torturavano l’imbottitura dell’oggetto che avrebbe dovuto trovarsi sotto la sua testa, coccolare i suoi sogni.

Naruto continuava ad annuire, teneva perfino la mano al “mollusco”, carezzandone il dorso di tanto in tanto, guardandolo con certi occhi carichi di affetto che per poco a Sasuke non venne la nausea.

“Si risolverà tutto, se vi amate tutto tornerà come prima” Gli sussurrava Uzumaki, con quell’aria da iotisalverò, la stessa che aveva adottato a suo tempo con Gaara, sinceramente Sasuke avrebbe tanto rivoluto indietro la versione stronza e violenta del rosso, almeno era divertente, però non si era mai sentito di dire a Naruto, così fiero della sua opera di conversione, quello che realmente gli passava per la testa.

Non sapeva spiegarsi il motivo, ma tutta quella scenetta, tutto quell’amorevole ascoltare, confortare, rincuorare, gli dava alquanto fastidio, facendogli tendere quei nervi già vicini al punto di rottura, almeno dopo il crack non avrebbe sentito niente, sarebbe sprofondato nella sua solita indifferenza, niente rabbia, niente interesse, solo la pace dei sensi...Non aspettava altro, era stanco di venir disturbato, dagli altri, da se stesso, da quegli ultimi eventi...No, quelli non doveva neppure farseli tornare a mente.

“Lo facevamo tutti i giorni, capisci Naruto? Non gli ho fatto mancare niente...” E riprese a piangere.

Sasuke sgranò gli occhi, oltre che ad aver acquisito una parlantina rapida degna di Karin, Sai era divenuto anche privo di pudore, cosa poteva interessare a loro della sua vita sessuale con quel tizio? Doveva per forza parlare di quelle cose tra uomini? A quell’ora di notte? Con loro, che erano eterosessuali convinti, dimostrati, fedeli al genere femminile, e che mai e poi mai avrebbero potuto capire le dinamiche di una coppia come quella che il mollusco aveva fino a poco tempo prima formato con lo svitato con cui scopava tutti i giorni?

Su eterosessuali convinti i pensieri dell’Uchiha avevano incontrato un’interferenza che li ricordava accaldati, con le lingue aggrovigliate in un bacio che di etero non aveva niente e poi c’era anche quella cosa...

Sasuke stava per esplodere, ma si trattenne, solo quando Sai ricominciò ad elencare tutte le cose belle, sesso compreso, che gli sarebbero mancate del compagno, sbottò:

“Ti ha piantato, vuoi capirlo? Fattene una ragione e smetti di scassare alle tre del mattino, io domani devo svegliarmi presto!”

Al diavolo l’educazione con cui Mikoto aveva cresciuto lui e suo fratello Itachi, al diavolo l’ospitalità che Hashirama aveva per anni cercato di insegnare allo zio Madara e anche a lui, ripetendogli più volte, con quel viso allegro “mi raccomando a te, ‘Suke, non essere come tuo zio, così burbero, gli ospiti sono preziosi e vanno trattati con estrema cura, gli amici vanno sempre confortati”...No, Sasuke non aveva imparato un bel niente, i geni avevano vinto ancora, lui e suo zio avevano molte cose in comune...troppe e troppo sconveniente, eppure gli venne da sorridere lo stesso a quel pensiero.

“Uchiha...tu...” Sai non riusciva a parlare, guardò Naruto, poi Sasuke e scoppiò nuovamente a piangere.

“Sei un idiota” Naruto glielo mormorò senza voce, mimando ogni lettera con le labbra carnose, per poi scoccargli un’occhiataccia.

“Prendi le valige Sai, dormirai con noi finchè non stari meglio, Sasuke ti offrirà il suo letto per scusarsi per come si è comportato, vero Sasuke?” Sibilò il nome dell’amico e lo fulminò ancora con lo sguardo.

Sasuke strinse le labbra sottili in una smorfia per evitare di sfoderare il suo repertorio di parolacce.

“Scordatelo, nel mio letto non ci dorme!”

“Nel tuo letto ci dorme eccome, l’ospitalità prima di tutto!” Gli gridò contro Naruto.

“Scordatelo, e io dove dovrei dormire? Sul pavimento?”

“Ragazzi, non litigate, Sasuke ha ragione, non sarei dovuto piombare qui così all’improvviso...” Sai sembrava pronto a scoppiare a piangere un’altra volta, così Naruto gli posò una mano sulla spalla e sussurrò, irremovibile.

“Sasuke, dormirai con me”.

***

Il suo piano di vivere serenamente e in pace, lontano dagli eventi degli ultimi giorni era andato in frantumi, era collassato, distrutto, svanito, ed ora, lui si ritrovava a dormire steso accanto a Naruto, con Sai che occupava il suo letto, con Sai che riposava beato tra le sue lenzuola, con la testa sul suo cuscino.

Dannato mollusco, dannato Naruto e la sua indole da iotisalverò, indole la cui definizione coniata da Sasuke era stata aggiornata a:

iotisalveròancheacostodidormireconilragazzoacuil’hosucchiatoechemel’hasucchiatoasuavolta.

Sudava, sotto le coperte faceva troppo caldo, o il corpo di Naruto emanava troppo calore; avrebbe voluto spogliarsi, liberarsi della maglietta e dei pantaloni del pigiama, ma ricordi che non doveva ricordare gli dicevano che no, quella non era la cosa giusta da fare, così sudò, sudò tutto il sudore che un essere umano può sudare in un’intera esistenza, impregnò le lenzuola di Naruto, impregnò gli abiti e imprecò, imprecò tanto, nella sua mente.

Non dormì per nulla, e le occhiaie sul viso di Naruto lo indussero a pensare che no, nemmeno lui aveva dormito, ben gli stava, così imparava a far dormire Sai nel suo letto.

Uscirono per andare a lezione mentre Sai dormiva ancora, beata principessa sul pisello, secondo Naruto sarebbe stato ingiusto, svegliarlo, con tutto quello che aveva passato aveva bisogno di riposare, ma Sasuke aveva rimesso la sveglia, di nascosto, e quel piccolo dispetto gli rese la mattinata migliore.

A rovinare il suo buonumore fu la vista di Hinata, come se aver dormito, o meglio, aver sudato insonne accanto a Naruto, potesse aver risvegliato i suoi dubbi e le sue ansie, e quella voglia, sopita- che la finta-innocentina sparisse dalla scena, dall’università, dal mondo intero.

Ma questo non accadde, Naruto abbandonò la loro conversazione sugli ospiti indesiderati e corse dalla ragazza.

Si baciarono, e Sasuke per la prima volta distolse lo sguardo, ascoltando il dolore sordo allo stomaco, un nuovo amico con cui aveva imparato a convivere in quegli ultimi tempi.

La lezione trascorse lentamente, un po’ perché si annoiava di sentir ripetere cose per lui tanto semplici, e un po’ perché quella mattina Naruto sembrava più affettuoso del solito, teneva la mano della ragazza, le toccava i capelli, le orecchie, le baciava la guancia, ma una volta, una soltanto, che a Sasuke bastò per rivoltare l’intero contenuto dello stomaco, Naruto guardò nella sua direzione, cercò i suoi occhi neri e lì proietto qualcosa che l’Uchiha assorbì e che nel suo corpo scatenò una reazione forte e innegabile di desiderio : aveva i brividi sulla pelle.

Tornarono per l’ora di cena, con del ramen istantaneo, dei pomodori in scatola e qualche panino, l’idea di mangiare in camera era stata di Naruto, pensava che a Sai avrebbe fatto piacere sfogarsi un po’ tra amici, riempiendosi lo stomaco e rilassandosi sul letto.

Sasuke l’aveva odiato.

Quando varcarono la porta della stanza le labbra sottili di Sasuke mimarono la forma di una O, rotonda ed enorme.

Brillava, era pulita come mai, e la parte di Naruto era irriconoscibile, tutti i suoi abiti che di solito giacevano un po’ sul pavimento, un po’ su una sedia, erano spariti, il letto era rifatto, per terra non c’era traccia di libri, fogli volanti, penne, cartacce di vecchi snack, niente di niente.

Il mollusco era utile, a suo modo, avrebbe potuto sopportarlo per quel giorno, una domestica gratis, fantastico.

“Grazie, ragazzi!” Disse, dopo aver mangiato.

Naruto si era fatto fuori due confezioni di ramen e tre birre di troppo, rideva con la pancia piena e gli occhi lucidi per l’alcool, ogni tanto aprila le braccia e Sai si fiondava nell’abbraccio, si strusciava contro il suo petto duro e sospirava come una gatta.

Sasuke li avrebbe impalati entrambi, così, per pura cattiveria regalò un po’ d’aria alla bocca:

“Sicuro che Shin non ti tradisse?” Chiese.

Sai tornò rigido come un pezzo di cemento, Naruto era troppo cotto per rimproverare l’Uchiha, così questo continuò.

“Magari se la faceva con un altro, magari tu eri solo un rimpiazzo, o magari scopava con te tutti i giorni per sfogarsi” Disse cattivo, bevendo un po’ di birra dalla lattina quasi vuota.

“Sei uno stronzo Sasuke, a Naruto l’ho sempre detto che non ne valeva la pena per uno come te..”

Per poco non si rovesciò quel poco d’alcol addosso.

Aveva capito bene? A cosa si riferiva?

Non riuscì a fare chiarezza, perché Naruto si alzò improvvisamente con una gran voglia di dormire, spedì tutti a letto, come una mamma premurosa, con tanto di abbraccio per Sai, a cui promise un intero pomeriggio al parco, poi dopo i turni al bagno spense le luci.

Erano di nuovo in quel letto, la frase del mollusco gli turbinava nella testa, il calore di Naruto lo costringeva a sudare, no, non avrebbe dormito, e poi era stanco troppo, stanco anche di comportarsi da vigliacco.

Aspettò che l’ospite dormisse, ascoltò il suo respiro attendendo che divenisse calmo e regolare, profondo, poi sussurrò:

“Naruto...a cosa si riferiva con quella frase, con quel non ne valeva la pena?”

Il biondo non rispose, Sasuke si chiese se si fosse già addormentato.

Si accostò al su corpo, gli dava le spalle, un brivido, tanto simile a quello del mattino gli scivolò giù, fino al basso ventre.

“Naruto”Chiamò, cercando di scuoterlo con la mano.

Niente.

Si allungò su di lui per guardarlo in viso, magari rideva, fingeva di dormire come quando erano bambini.

No, aveva gli occhi chiusi e le labbra dischiuse, respirava lentamente.

La birra e il troppo ramen l’avevano steso.

“Idiota, dormi nei momenti sbagliati” Sibilò, Naruto si mosse in direzione della sua voce, voltandosi.

Ora, nella penombra della stanza, dove la luce proveniva solo dalla finestra, quindi da qualche lampione, poteva vedere i suoi lineamenti, la curva delle labbra carnose, morbide, le ciglia chiare che sfioravano gli zigomi ben delineati.

Naruto era sempre stato così bello?

Il brivido tornò, e con questo anche la sensazione di oppressione nei boxer.

Perché gli faceva quell’effetto? Perché proprio lui?

Si avvicinò, ma il calore di quel corpo così simile e così diverso dal suo lo terrorizzava e lo faceva sudare di un sudore che sapeva di vergogna e di impazienza e di desiderio.

Si tolse la maglia, appallottolandola e tirandola giù dal letto, così avrebbe sofferto meno quella temperatura insopportabile, ma Naruto si avvicinò di più, sbuffò nel sonno e si accostò a Sasuke, che rimase immobile.

Si ritrovò il suo viso vicino, le sue labbra aperte i capelli biondi gli solleticavano la fronte e si mischiavano ai suoi, grano e pece.

Poggiò le labbra sulle sue, pianissimo, solo per provare, solo per capire, tanto l’altro dormiva, tanto l’altro non avrebbe ricordato, si disse Sasuke.

 

NdAllyn: scusate il ritardo, scusate ma troppi impegni, troppa università, troppi casini con il Natale, mi scuso ancora però...beh, sappiate che mi farò perdonare con il prossimo capitolo...rido in modo malvagio e voi sapete cosa vuol dire...XD Come sempre aspetto tutti i vostri commenti, pomodori e recensioni <3

mi dispiace per Sai, così OOC, ma mi serviva!

ah, quale altra coppia vi piacerebbe per uno SPIN OFF?

Vi leggo con amore

A prestissimo, muahaha <3

 

Un grazie speciale a voi, che mi seguite sempre:
Ophelia, Hibei, Laine, Logan Way, Mikanchan, Naruto_Sasuke, Bonney, Ryanforever, Little Mushroom, il gatto nero, Miry baby...grazie, grazie davvero <3 Il prossimo capitolo, se qualcuno gradisce il pallino dopo l'arancione, beh, sarà per voi!

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Capitolo 11
*** UNDICESIMA REGOLA: Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza... ***


AllynChannel vi urla un: benvenuti!!

Il pallino è rosso, quindi avviso, i contenuti saranno inadatti per certe fasce d’età XD ma noi trasmettiamo lo stesso, dopotutto è Natale, e AllynChannel vi fa questo regalo :D

Muhahahahahah Mi sento malvagia, anche per il finale aperto di questo capitolo...muahahahaha

Perdonatemi, ok?

La papera sta subendo...mi odia.

In ogni caso vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e per seguirmi, siete davvero davvero troppo gentili, forse è l’aria Natalizia?

Un bacio, non vi anticipo altro, a prestissimo e beh, come sempre vi aspetto con recensioni, commenti, pomodori e sberle!

Allyn <3

 

 

UNDICESIMA REGOLA: Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza...

Nel silenzio della stanza, gli unici suoni udibili erano il ticchettare di una sveglia e il respiro profondo di chi dorme, poi l’impercettibile ed umido rumore di un bacio lieve, uno sfiorarsi di labbra, poi di nuovo silenzio.

Sasuke guardò il viso ancora addormentato di Naruto, poi di nuovo le sue labbra.

Avvolto nella penombra della stanza, fiocamente illuminato dalla luce artificiale dei lampioni, tutto sembrava un sogno, lontanissimo dalla realtà.

Ciò che non era reale non poteva dunque danneggiarlo.

Così poggiò nuovamente le labbra su quelle dell’amico, questa volta mimando un movimento leggero, cercando la coesione completa con quella pelle tiepida.

Aveva i brividi, sulla pelle, lungo la spina dorsale, sulla punta delle dita.

Non aveva mai baciato in quel modo, assaporando ogni minuscola sensazione, ogni piccolo impatto con la pelle dell’altro, con il suo respiro.

Il suo primo bacio l’aveva ricevuto per errore, ed erano state quelle stesse labbra, ad impattare contro le sue alle medie, aveva dimenticato, aveva rimosso, un po’ perché entrambi avrebbero voluto prendersi a pugni per quell’incidente, un po’ perché una volta a casa ci aveva ripensato con un sorriso.

Il secondo bacio, che aveva sempre considerato come il primo, lo aveva dato ad una ragazza di cui neanche ricordava il nome, aveva mosso le labbra su quelle di lei, meccanicamente, ricalcando movimenti che aveva sentito descrivere dai compagni, roteando la lingua attorno alla sua, non sentendo niente se non l’impiccio di troppa saliva e l’impaziente desiderio che quel supplizio troppo umido terminasse in fretta.

Aveva baciato altre bocche in seguito, quella di Karin compresa, ma niente era mai stato come il bacio che stava rubando in quel momento, conscio che l’altro non potesse rispondere, conscio che l’altro non sarebbe mai venuto a conoscenza del furto.

Quello era il suo primo vero bacio.

Gli ronzavano le orecchie e troppo sangue era fluito in basso, ma c’era altro, c’era anche la dolcezza e il desiderio che gli erano sempre mancati in passato, c’era la voglia di incontrare la sua lingua, c’era la voglia di percepire il calore di una risposta, di cercare nel respiro di Naruto un senso a tutte quelle sensazioni.

Mosse ancora le labbra su quelle del biondo, sfiorandogli la guancia con la mano, assecondando, per una volta nella sua vita, un istinto che aveva cercato di reprimere.

Il cuore sembrò assordarlo, nel silenzio lo sentiva tamburellare troppo forte nel petto e nelle orecchie, cercò di ignorarlo, ma il respiro seguiva un ritmo nuovo.

Poi l’altro rispose.

Sentì le sue mani, i polpastrelli ruvidi, roventi, carezzargli il viso.

Naruto si era svegliato, ed ora era lì, con gli occhi ancora chiusi, con le dita sulle sue guance, con le labbra contro le sue.

Un bacio lento, una danza straziante fatta di piccoli morsi fugaci, di lingue che si sfioravano, che si assaporavano, di umide carezze veloci e poi di impatti muti, bagnati e gentili.

Erano le mani del suo migliore amico, quelle che ora si incastravano alle sue ciocche corvine, quelle che scendevano sul suo collo, afferrando i capelli della nuca, spingendogli piano la testa per approfondire un bacio silenzioso.

Sai dormiva, indifferente, inconsapevole.

Carezzò lo zigomo di Naruto, la sua fronte, infilò le dita tra quel marasma di capelli corti e spettinati, e nella sua mente visualizzò il colore dei campi di grano maturi.

Immerse i polpastrelli in quella morbidezza bionda e lo tirò a sé, gemendo piano per la sua lingua che invadente gli occupava la bocca, che cercava l’altra.

Si baciarono le guance, Naruto gli baciò la fronte, e Sasuke il collo, e per poco non gli venne da piangere, con il cuore in gola, quando l’altro gli sussurrò sottovoce “Ancora”.

Così si baciarono per un tempo infinito, fino a quando le dita di Naruto non incrociarono le sue.

Le loro mani erano divenute fredde, entrambe, per un’eccitazione sopita, il sangue doveva fluire altrove, scaldare il cuore, scaldare qualcosa che ormai era innegabile.

Naruto e la sua solita audacia, coraggio da vendere, gli carezzò il collo con la mano libera, poi il petto, indugiando su una parte sensibile e rosa, tanto piccola che Sasuke aveva sempre ignorato, lasciò le sue labbra, e ripercorse quella strada con la lingua, per poi andare a chiudere tra i denti, pianissimo, quel bottone troppo sensibile.

Lo abbandonò poco dopo e Sasuke si stupì del sospiro che gli uscì dalle labbra, involontario.

Naruto continuò la sua marcia, baciò la pelle tesa sopra gli addominali accennati, gli infilò la lingua nell’ombelico, e Sasuke sorrise contro una mano, per il solletico, e per i brividi, ma Naruto era già in basso, sulla piega dell’inguine, con le dita tra i peli radi e neri, e poi su quell’asta rigida che baciò come aveva baciato le sue labbra, con dolcezza.

Come poteva riuscire a farlo in quel modo?

Come poteva baciarlo là, come se fosse la cosa più naturale del mondo?

Sasuke se lo chiese, ma tutte quelle domande furono spazzate via dal calore improvviso che lo inondò, Naruto aveva la lingua bollente, e la sua bocca grande e generosa l’avvolgeva, lo risucchiava gentilmente, per poi liberarlo, fuori da quell’antro caldo faceva freddo, troppo freddo, ma lui sembrava saperlo, perché tornava a scaldarlo, tornava a leccare dove c’era bisogno, a toccarlo con le dita dove nessuno aveva mai toccato, sfiorando la pelle più morbida e delicata dei testicoli e poi più in là, tra le sue natiche, senza violenza.

Non aveva mai pensato a come fosse il sesso tra uomini, non aveva mai pensato ai ruoli, alle azioni, ai gesti, e neppure in quel momento, Sasuke riuscì a porsi delle domande, neppure mentre Naruto cercava di insinuarsi dentro di lui con l’indice ruvido e umido di saliva.

Una parte di lui avrebbe voluto protestare per quell’inaspettata intrusione, ma parte del suo cervello era andata in pappa, quando le labbra del biondo si erano chiuse nuovamente attorno alla sua erezione, che di quell’intrusione proprio se n’era infischiata.

Un indice, un medio, non sapeva che dito fosse, non gli importava, aveva i brividi, e aveva bisogno di sentire occupate le mani, le labbra, così immerse le dita nei capelli di Naruto e dopo aver assecondato i movimenti della sua testa lo tirò a sé, impaziente.

Aveva le palpebre serrate, ma trovò lo stesso il suo viso, si baciarono ancora, e il sapore nella bocca di Naruto era il suo, approfondì il bacio e ansimò quando sentì l’intruso muoversi lentamente, compiere movimenti circolari e gentili. Allargare muscoli che parevano contrarsi in risposta.

Perché gli stava permettendo ciò? Lui non era come Sai...Lui avrebbe dovuto vergognarsi, schifarsi, incazzarsi.

Non avrebbe dovuto lasciargli infilare le mani nei pantaloni del pigiama e poi nei boxer.

“Naruto io non...” Sussurrò contro le labbra dell’altro.

Aprì gli occhi, incontrò quelli azzurri del compagno, ora scuri in quell’assenza di luce. Il suo profilo era illuminato dell’arancio dei lampioni e Sasuke scorse un sorriso sulle labbra carnose e lucide di saliva.

Aveva ancora il suo dito piantato dentro, ma non disse niente, ascoltò il calore di quella parte riscaldarlo.

“Sasuke” Disse il suo nome, poi lo baciò di nuovo, non era mai riuscito a parlare bene con quella testa quadra, ma quella situazione era la peggiore in assoluto tra quelle collezionate nei loro anni di amicizia.

Altri baci, poi sentì la mano libera del biondo afferrare la sua e portarsela in basso, dentro i boxer.

L’erezione di Naruto era dura ed era calda, la strinse in un pugno, inizialmente con la voglia di stritolarla ed arrecargli dolore, per tutta quella situazione, per quel caos che stava per ridurgli la mente in poltiglia, poi invece si ritrovò a carezzarla, lentamente, come faceva con la sua di tanto in tanto.

Sfiorò con l’indice tutta la lunghezza, il profilo di ogni vena gonfia, per poi indugiare sulla punta e trovarla umida e...invitante.

Lasciò che Naruto lo liberasse dell’intruso e si chinò sotto le lenzuola, gli baciò la pancia e questa volta, mentre le sue labbra trovavano la punta di quel piacere teso, si rese conto che non era mai stato per orgoglio e quella consapevolezza lo fece incazzare da matti.

Lo leccò, come aveva sentito fare all’altro e anche se nei movimenti di entrambi c’era stato un iniziale impaccio la sua lingua riuscì nell’impresa, per la seconda volta scatenò i gemiti sommessi di Naruto, che gli tirò i capelli spronandolo a continuare, così Sasuke si mosse piano, accolse quanto c’era da accogliere, scivolò quanto riusciva, quanto voleva sentire in gola e sulla lingua, e riscoprì che ogni affondo che l’altro muoveva nella sua bocca scatenava una voglia repressa e vergognosa nel suo basso ventre e in quella parte che Naruto aveva violato con le dita, quasi sapesse del segreto che Sasuke aveva ignorato.

Naruto si fermò di colpo, un borbottio sommesso nella stanza. Sai.

Sasuke era ancora lì, con il suo pene piantato in gola, con la sua mano tra i capelli. Il cuore gli martellava forte nel petto, come poteva essersi dimenticato del mollusco nell’altro letto?

Imprecò mentalmente, dato che aveva la bocca piena, l’ultima cosa che voleva era che l’altro lo beccasse in fallo, anzi con il fallo tra le labbra.

Ma non successe niente, Sai riprese un russare leggero, pacifico.

L’Uchiha riemerse da sotto le lenzuola, aveva il viso rosso e sudava, Naruto lo accolse sopra di sé e lo strinse, se lo strinse contro il petto baciandogli la fronte, Sasuke si chiese se lo facesse anche con Hinata, e la solita morsa gli strinse lo stomaco.

Cercò di allontanarlo, spingerlo, ma Naruto sorrise con dolcezza e lo strinse più forte.

Petto contro petto, con le erezioni che si toccavano, strusciavano e cozzavano, con le gambe incastrate tra loro e con i brividi, si baciarono.

“‘Fanculo tutto” Pensò Sasuke, l’avrebbe ucciso dopo.

Naruto gli sfiorò le spalle larghe, la spina dorsale, affondò i polpastrelli sul suo sedere bianco, scostando la stoffa dei pigiama e dei boxer, spogliandolo sotto le coperte.

Sasuke ansimò contro il suo collo, ma si lasciò toccare, lasciò che l’altro ridisegnasse con le dita il profilo dei suoi fianchi, poi di nuovo del suo fondoschiena.

“Ti piace, eh?” Chiese poi il biondo.

Come si permetteva di fare una domanda simile? Provò a colpirlo con un pugno, per quanto la posizione lo permettesse, ma non ci riuscì, l’altro gli afferrò il polso in tempo e lo guardò.

“Ti piace?” Chiese ancora, leccandosi poi le dita dell’altra mano e tornando in basso, separare le sue natiche violarlo di nuovo.

Sasuke tremò un poco, di vergogna e di un piacere sordo, animale, quell’intrusione gli piaceva.

“Dimmi...Così, ti piace?” Mosse l’indice bagnato con movimenti lenti e circolari, per poi addentrarsi ancor di più, uscire lentamente e rientrare ancora, una, due, tre volte.

Sasuke abbassò lo sguardo, sconfitto da un dito.

Non fiatò, non rispose si lasciò trascinare.

Si morse il labbro, fino a sentire il dolore acuto e il sapore del sangue, ma Naruto lo baciò, leccando il rosso rugginoso, infilando un nuovo intruso dentro di lui e muovendosi più velocemente.

Chi cazzo glielo aveva insegnato? Perché doveva usare lui come cavia? Perché non si stava opponendo? Altre domande si sommavano alla lista, ma Sasuke non riusciva a protestare.

Poi Naruto gli lasciò il polso e gli morse un orecchio, un avviso a non tentare più un attacco.

Sasuke ansimò, con le labbra dell’altro sul padiglione auricolare, il suo respiro a scompigliargli i capelli e l’anima, con le sue dita dentro, dentro e fuori.

“Sasuke” Gli disse.

“Toccati, toccami...” Mormorò, e per Sasuke la voce di Naruto non era mai stata così bella, calda e roca, bassissima di un piacere inespresso.

Avrebbe fatto dopo i conti con l’orgoglio, con l’eterosessualità che se n’era andata a puttane, con se stesso e con Naruto, ora aveva solo bisogno di esplodere, di seguire la voce calda di quel ragazzo che si stava prendendo tutto, anche l’ultimo brandello di ragione.

L’Uchiha afferrò entrambe le erezioni con una mano, facendole cozzare tra loro, le strinse in un pugno e assecondò il piacere, scivolò giù e poi su, sempre più veloce, mentre l’altro cercava la sua bocca, mentre si respiravano contro, cercando di far piano, interrompendosi ogni tanto per ascoltare il russare ormai profondo di Sai.

Sotto quelle coperte Naruto afferrò il sedere di Sasuke con la mano libera, lo strinse con forza, mentre le due dita si muovevano abili, dilaniandolo con dolcezza, penetrando a fondo, cercando di conquistare l’inconquistabile pezzo di anima che per anni gli aveva celato.

Sasuke si ritrovò a inarcare un poco la schiena, a muoversi impercettibilmente verso quelle falangi, ebbro di un senso di pienezza mai provato.

Si stava facendo scopare dalle dita di Naruto, con Sai che dormiva a pochi metri da loro, sotto le coperte, con il sudore sulla fronte e la lingua nella bocca dell’altro, con le loro erezioni strette in un pugno, durissime e tese, pulsanti.

Sinceramente? Si dichiarò pazzo nella sua testa, poi, dopo un bacio, dopo che Naruto azzardò un terzo dito, troppo invadente, Sasuke venne, e bastò poco, solo il suo gemito trattenuto a denti stretti, per invitare l’altro a seguirlo.

Si baciarono rallentando il ritmo, cozzando fronte contro fronte, l’Uchiha strusciò il naso fine contro la guancia di Naruto per poi baciarlo sulle labbra lentamente, stava bene, gli piaceva il suo sapore, gli piaceva tutto, la sensazione del loro calore umido sulle mani, le loro gambe a contatto, incastrate.

Era tutto come prima? Sarebbe stato tutto come prima?

 

 

Andarono in bagno a turno, osservando entrambi il sonno troppo profondo di Sai, per Sasuke sarebbe stato meglio che si fosse svegliato in tempo, che avesse interrotto ciò di cui ora si stava pentendo.

Tutta quella felicità era sbagliata.

Entrò in bagno per secondo, si lavò via il residuo di una notte che avrebbe archiviato nella sezione da dimenticare.

Guardò la sua immagine riflessa nello specchio, il volto solitamente pallido era arrossato, i capelli neri umidi di sudore e le labbra erano gonfie, rosse di morsi e di baci.

Si vide arrossire in diretta e si sentì stupido, si sentì perso.

Tra le piastrelle chiare del bagno, sotto la luce alogena e fredda i pensieri funzionavano, liberi dal calore oppiaceo di Naruto.

Si maledì, in tutte le lingue che conosceva, pensò a Madara e ad Hashirama, loro almeno avevano avuto la dignità di fare a botte prima di cedere.

Era passato da Sasuke la verginella a Sasuke la zoccola, che si faceva toccare senza garbo, senza un minimo di resistenza.

Gli veniva da vomitare e poi da piangere.

Si chinò a sedere sul pavimento, si rannicchiò con le spalle contro il muro, cercando il coraggio di tornare nell’altra stanza.

Ma fu Naruto ad entrare in bagno, a chinarsi di fronte a lui e a guardarlo.

In modo troppo dolce, ma con una sorta di malinconia nei lineamenti solitamente solari.

Un bacio sulla fronte, poi sulla guancia, poi un sorriso triste.

“Domani sarà tutto come prima” Gli sussurrò piano all’orecchio.

Ma Sasuke sapeva che la strada che avevano imboccato non prevedeva un ritorno alle origini, li spingeva solo in avanti, verso terre che non conoscevano.

“Naruto, no” Disse “Non possiamo continuare a...e poi...”.

“Hai ragione, infatti...credo che sia il momento di...”

Sasuke sentì il cuore impazzire nel petto, stava accadendo, il confine era stato varcato, avrebbe lasciato Hinata? Cosa sarebbero diventati? Una coppia? Non disse niente, attese, perché il destino si aspetta, in silenzio, e Naruto era il suo destino, in un certo modo l’aveva sempre saputo, da quando erano bambini.

Avrebbe accettato quella follia, avrebbe accettato quella svolta di programma, dopotutto Naruto aveva infranto ogni sua regola...

Sospirò e piantò gli occhi in quelli azzurri dell’altro.

“Ho chiesto un cambio di stanza” Disse poi serio.

Era quello che aveva sempre voluto, no? Disfarsi del problema, vivere la sua vita in pace...

Perché faceva così male?

“Come dici te, sono esperienze, sono errori, eh, Sasuke?”

Ma non rispose, non riuscì a protestare.

Tornarono a letto, Sasuke non parlò, non protestò, non esultò di gioia, non pianse, si strinse solo al corpo di Naruto, riempiendosi le narici del suo odore, lasciandosi baciare ogni tanto la fronte, come se tutto fosse normale, come se quello non fosse un congedo, non fosse un addio.

 

 

Nd.Allyn: dopo aver condiviso la stanza per lungo tempo, Naruto ha deciso di gettare la spugna, o meglio di proseguire con la sua vita normale, cambio letto, addio alle pulsioni, no? E poi c’è HInata, la retta via non sarà difficile da perseguire...e poi diciamo che Sasuke si lascia amare passivamente, non ha mai detto niente, protestato, dichiarato qualcosa, e Naru caro non vuole obbligare nessuno...Sasuke subirà passivamente anche questo evento o farà qualcosa?

Fortuna che Sai ha il sonno pesante.

Alla prossima, aspetto le vostre impressioni e beh, BUONE FESTE <3 <3

 

 

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Capitolo 12
*** DODICESIMA REGOLA: Tieni ben stretto ciò che ami. ***


AllynChannel trasmette! Vi sono mancata?

Il rientro dai pranzi e i cenoni Natalizi mi ha regalato un paio di chili e tante calorie da smaltire, le smaltirò scribacchiando fan fiction, mi son detta...perdonate questo sclero di capitolo, ma sapete, gli zuccheri danno alla testa.

Ho introdotto un personaggio...un altro idiota si aggiunge alla commedia, che sta prendendo una piega strana, ma che spero vi piaccia ancora...(fatemi sapere <3)

Sasuke ha perso anche l’ultimo briciolo di orgoglio, e insomma, a noi un pochino fa piacere, io mi sento sadica, questa è una specie di vendetta a favore di Naruto, poveretto, sempre a corrergli dietro...ecco ben ti sta ‘Suke...

Ok, sto davvero sclerando...Insomma, succederanno cose strane, cose particolari, e incontrerete altri pg, tra cui una coppia che io adoro <3 <3

A prestissimo, spero di non annoiarvi e spero di leggere i vostri commenti o insulti che siano <3

La vostra Allyn, che vi fa gli auguri di Buone Feste e vi manda tanti bacini, promettendovi altri capitoli rossissimi, il rosso non fa tendenza solo a Natale, eh? AllynChannel ama quel colore <3

 

DODICESIMA REGOLA: Tieni ben stretto ciò che ami.

Naruto se ne andò come promesso, portandosi dietro un Sai troppo silenzioso e serio in viso. Sembrava esser tornato quello di un tempo, l’artista introverso, eppure nei suoi occhi      scuri, Sasuke lesse un sentimento di disprezzo.

Non si salutarono, se non con un cenno veloce del capo. Naruto si passò distrattamente una mano tra i capelli biondi, poi provò a sorridere, ma gli occhi non collaborarono, rimasero velati di una tristezza troppo intensa, pronta a macchiare l’azzurro delle iridi.

Era fastidioso vederlo così, spento, grigio, privo di quella vitalità che sembrava stargli incollata addosso come una seconda pelle.

Aveva ripulito l’armadio di ogni vestito, calzino, sfatto il letto e infilato le lenzuola arancioni in una busta, le stesse lenzuola dove si erano baciati, dove Sasuke si era fatto toccare, sentire, dove avevano sudato, labbra contro labbra, pelle contro pelle, due ragazzi diversi da quelli di quel momento così assurdo.

Aveva sempre dato per scontato la presenza di Naruto, alle elementari come compagno di banco, durante i campeggi, stretti nella stessa piccola tenda, alle medie, alle superiori, perfino all’università, compagno di stanza, compagno di mensa, di lezioni, compagno di vita.

Ora che varcava quella soglia, con uno zaino e una valigia, gli sembrò che quello fosse un addio, che Naruto sarebbe uscito dalla sua vita, per sempre.

Eppure non mosse un passo.

Una volta che se ne fu andato guardò il materasso spoglio, guardò l’armadio aperto, la scrivania...Naruto non c’era più.

Non lo rivide neppure a lezione, sembrava sparito, svanito nel niente, di chiamarlo al cellulare non aveva il coraggio, per dirgli cosa poi? “Torna immediatamente nella nostra stanza, idiota! Ho voglia di toccarti! Ho voglia di baciarti, e sì, non me ne frega niente se siamo due maschi!”.

No, non l’avrebbe mai chiamato.

Passò un mese, gli arrivò la mail dalla segreteria dell’università, nelle prossime settimane, data la rinuncia alla camera da parte dello studente Uzumaki Naruto, avrebbero assegnato il posto letto ad un altro ragazzo.

Si sarebbe portato via il suo odore, avrebbe riempito il suo armadio, sparpagliato libri e penne dove era solito lasciarle lui.

Si chiese se avesse abbandonato definitivamente gli studi, domandò a Shikamaru, così, senza dare tanto peso alle parole, ma sembrò non saperne niente, neppure Gaara, che con Naruto aveva un rapporto abbastanza stretto rispetto agli altri, seppe dirgli qualcosa.

Naruto era svanito, lasciando dietro di sé un vuoto che Sasuke non riusciva a colmare.

***

La lezione di quel giorno era particolarmente pesante, anche per una mente come la sua, o forse distrarsi era più facile, pensare a dove potesse essersi cacciato quell’idiota gli occupava i pensieri giorno e notte. Avrebbe dovuto essere felice, finalmente quel flagello con la zazzera bionda era svanito dalla sue esistenza.

“Ti manca Uzumaki?”

La voce di Karin lo richiamò nel mondo reale.

“Uzumaki? Non so dove sia finito, ma dovunque sia,se ci rimane mi fa un gran piacere” Mentì.

“Anche Hinata è magicamente scomparsa, magari una fuga d’amore”

Karin aveva gli occhiali in bilico sul naso sottile e lo guardava negli occhi con una certa cattiveria. Non si era certo scordata la serata disastrosa che avevano passato, magari quel suo nuovo atteggiamento era una specie di vendetta, si chiese.

“Magari sono andati a sposarsi di nascosto!” Scherzò la rossa.

Sasuke digrignò i denti e sbottò: “Cavoli loro, no? Ora lasciami in pace, voglio seguire la lezione”

“Naruto ti ha lasciato? Sei nervoso e a corto di sesso, Sasuke?” E se ne andò ridendo tra i denti.

Quella donna, lo odiava, era ovvio.

Doveva studiare, ignorare le chiacchiere, i commenti, riprendere la sua normale esistenza, tornare ad essere uno studente modello, laurearsi con il massimo dei voti, sconfiggere finalmente suo fratello Itachi.

Quello era sempre stato il suo piano, prima che Naruto gli complicasse la vita, e tutto per cosa? Per una serata ad un pub, una di quelle dove avrebbe preferito rimanere a letto...Maledisse quel giorno e riprese a studiare.

Studiare

Studiare.

Studiare.

Così fece, fino a quando le pareti di quella camera non sembrarono cadergli addosso, quando il senso di claustrofobia divenne insopportabile fece la cosa più logica: prese la giacca e uscì.

Guidò fino alla città vicina, era notte inoltrata, riflesse nelle pozzanghere c’erano solo le luci dei locali notturni, quelli dove la gente va a nascondersi dai problemi e dai rimorsi.

Parcheggiò, deciso ad infrangere un tabù, ormai era chiaro, preferiva la compagnia maschile a quella femminile, e forse Karin aveva ragione, le sue parole, se pur acide, l’avevano fatto riflettere.

Naruto era la persona con cui aveva più confidenza, magari quel suo approccio era stato solo la manifestazione di un desiderio represso per troppo tempo ed esploso improvvisamente, non era Naruto in sé a scatenargli quelle reazioni, erano gli ormoni, ormoni impazziti.

Era davvero il momento di fare sesso.

E a quanto pare sarebbe stato con un uomo...poco importava, era sempre sesso, no? Itachi l’avrebbe preso in giro a vita...

Naruto dopotutto era stato solo un incidente di percorso, il primo disgraziato a cui si era potuto avvicinare.

“Cazzo, sto diventando un pervertito” Si disse, accendendosi una sigaretta e guardando il locale gay dall’altra parte della strada.

Pensò a suo zio Madara, magari anche lui si era avvicinato alla sua vera natura in quel modo, non c’era niente di male, no?

Doveva ammetterlo a se stesso, gli tremavano le gambe. Oltrepassare la soglia di quella porta sarebbe equivalso ad ammettere, a se stesso, al mondo intero, di essere omosessuale.

Lui, Sasuke Uchiha, strazio delle teenager alle superiori, delle ragazze all’università, sì, lui era come suo zio.

Tirò dalla sigaretta, sbuffò un ultimo rivolo di fumo poi la gettò a terra, come l’orgoglio, come i sentimenti che aveva pensato, anzi si era illuso di provare per Naruto, poi entrò.

La musica era alta, il solito stupra timpani che odiava e che i locali tanto amavano, le luci erano soffuse e calde come in un tipico pub, c’era odore di alcool, di birra, di gente, tutto normale, eccetto la clientela. Una coppia di ragazzi si baciava in un angolo, nessuno li osservava, nessuno li giudicava.

Su un divanetto un’altra coppia di ragazzi che sarebbero potuti esser suoi compagni di corso, uno gesticolava in modo troppo vistoso, spostandosi i capelli dietro l’orecchio troppe volte e sorridendo in modo troppo affabile ad un tizio con gli occhiali.

Entrambi maschi, entrambi dotati di attributi, entrambi...insomma sì, dell’altra sponda...

“Io non sono così checca” Pensò maligno, togliendosi la giacca e raggiungendo il bancone.

“Io non mi muovo così” Osservò ancora.

Ogni passo su quel pavimento era un passo verso la disfatta.

Addio innocente infanzia passata a giocare con un dinosauro di peluche, addio adolescenza durane la quale sua madre gli chiedeva se avesse una ragazza, addio vecchio Sasuke, addio eterosessualità mai manifestata.

Era a disagio, si sentiva mille occhi addosso.

“Cosa sto facendo?” Una vocina nella sua testa.

“Cerchi sesso facile, frocio!” Un'altra vocina antagonista. Possibile che fosse diventato così demente da insultarsi da solo?

Sospirò e si sedette sullo sgabello. Era scomodo, troppo alto, voleva andarsene, quale locale usa sgabelli così scomodi? No, erano tutte scuse di un vigliacco, si disse, lo sgabello non era così scomodo, semplicemente era colpa sua, si era seduto in una posizione tale da assicurarsi una fuga istantanea.

Stava impazzendo, ne era ormai certo, e quel cretino di Naruto non era lì con lui, almeno avrebbe potuto incolparlo, picchiarlo, sfogare la sua ira sulla sua testa vuota.

Gli sembrava di trovarsi una specie di cliché, in una scenetta da film dove il malcapitato personaggio principale scopriva di trovarsi in un bar gay.

“Ok, io non sono un malcapitato, sono qui per mia volontà” Si ripeté più volte in testa.

“Allora, hai intenzione di ordinare oppure rimani qua a fissare le bottiglie?” Gli disse il barista a voce alta, cercando di sovrastare il chiacchiericcio.

Sasuke alzò lo sguardo per incontrare un paio di occhi luminosi anche nella penombra. Il tizio dal fisico massiccio e i capelli color carota gli rivolse un sorriso affabile.

“Sei nuovo?”

Sasuke gracchiò un sì.

“Dammi qualcosa di forte” Sussurrò poco dopo.

Il ragazzo sorrise poi gli porse la mano. “Piacere Juugo”.

Sasuke l’afferrò stordito da tutta quella gentilezza e rispose al saluto presentandosi a sua volta.

Il suo drink arrivò, assieme ad un ragazzo pallido, dai capelli chiarissimi e la corporatura gracile, aveva raggiunto Juugo dietro il bancone con un sorriso dolce sulle labbra finissime.

“Kimimaro, ti aspettavo più tardi” Sentì dire dal barista, che lasciò Sasuke al suo drink e camminò verso il ragazzo gracile.

“Ho smontato prima da lavoro” Ancora quel sorriso dolcissimo, stucchevole, eppure piacevole da osservare sul viso di quell’estraneo, un sorriso caldo, che gli ricordava il tepore di una casa dove tornare, dove trovare ristoro.

L’Uchiha si chiese se quei due stessero insieme, ma la conferma gli arrivò qualche minuto dopo, mentre beveva un primo sorso di quella brodaglia colorata. Juugo si chinò sul ragazzo dai capelli chiari, gli stampò un bacio sulla guancia, poi sulle labbra, pianissimo, con gli occhi chiusi, Kimimaro sorrise nel bacio e a Sasuke sembrò che sussurrasse qualcosa, qualcosa di simile a “anche tu mi sei mancato”.

Per la prima volta in vita sua sentì un’ondata d’invidia travolgerlo. Erano felici, erano due ragazzi, ma ne era certo, lo aveva visto nei loro sorrisi, gli stessi che ogni tanto, raramente, lo zio Madara concedeva ad Hashirama, che invece gli sorrideva sempre; certo, erano due maschi, ma erano felici e insieme.

I pensieri volarono automaticamente a Naruto, come una maledizione, ricordò l’ultima notte trascorsa nel suo letto, ricordò i baci, si chiese se avesse sorriso almeno una volta in quel modo, ma non lo ricordava, tutto sembrava annebbiato, confuso e troppo lontano, così tanto da fargli male.

“Lo bevi quello?” Una voce fastidiosa dissolse il viso del biondo dalla sua mente.

“Eh? Sì, lo bevo” Rispose Sasuke, fissando il suo interlocutore.

Un ragazzo della sua età, capelli lunghi fin sopra le spalle, chiarissimi, così tanto da sembrare bianchi, mostrava un sorriso appuntito, sporcato da una cannuccia colorata dal quale succhiava avidamente il suo drink trasparente.

“Suigetsu” Si presentò. “Fammi assaggiare” Aggiunse rubandogli il bicchiere dalle mani e bevendo senza il suo permesso.

“Cazzo, quanto alcol ci hai ficcato Juugo?” Urlò verso il barista, che nel contempo aveva congedato Kimimaro con un altro bacio, per dedicarsi ai clienti.

“Aveva bisogno di qualcosa di forte, è nuovo qui” Si giustificò il giovane, scrollando le spalle larghe e shakerando una brodaglia scura.

“Forte? Questo qui me lo stendi subito, fortuna che stasera non c’è quel pervertito di Orochimaru, immagina se lo avesse trovato ubriaco fradicio” Scoppiò in una risata e continuò a parlare “L’avrebbe stuprato, e la responsabilità sarebbe stata solo tua Juugo, capisci?” Rise ancora e bevve, sempre senza permesso, dal bicchiere di Sasuke, che dopo aver contato fino a tre sbottò:

“Chi cazzo sei tu? E chi ti ha dato il permesso di bere la mia roba!”

“Sono Suigetsu, mi sono presentato prima, e poi tu non mi hai detto che non potevo bere” Si accigliò il giovane.

La vena sulla fronte di Sasuke minacciava un’esplosione da record, neppure Naruto era così fastidioso.

“Ehi, perdonalo, Sui pur di scroccare bevute farebbe di tutto” Lo coprì il barista.

Suigetsu rispose tirando su con la cannuccia le ultime gocce del suo drink, producendo quel rumore fastidiosissimo che Sasuke odiava tanto.

“Smetti di fare quel casino, non lo vedi che il bicchiere è vuoto?” Lo ammonì, porgendogli il suo.

“Oh, grazie...ma tu come ti chiami?”

Sasuke era indeciso sul da farsi, le opzioni erano molteplici, abbandonare la nave e quei tizi sbroccati e gay e tornare al dormitorio, ignorare le varie voci, rispondere...

Rispose, dopo un lungo sospiro.

“Sasuke”

“Sasuke? E così sei gay anche tu, eh Sasuke?” E rise ancora, prima di tracannare il superalcolico.

L’Uchiha alzò il sopracciglio scuro, ora le opzioni erano svanite tutte, per lasciar posto ad un unico impulso, mollare un pugno in pieno viso a quel logorroico, irrispettoso, irritante Suigetsu.

Ma non lo fece.

Sesso facile, gli suggerì la vocina.

“Così sembra” Rispose, guardandosi intorno.

“Io sono bisex” Ghignò l’altro, mostrando un sorriso da squalo per poi urlare: “Juugo, porta il tuo culo qui, ho sete!”

Sboccato, irrispettoso, irritante e non stava zitto un attimo, Sasuke lo sapeva, di quel passo avrebbe compiuto un omicidio.

“Quindi non sei mai stato qui, eh? Male, un bel visetto come il tuo andrebbe a ruba, sembri una ragazza, con quella pelle chiara, i capelli neri...sai che sei proprio bello?” Afferrò il bicchiere che Juugo gli aveva appena preparato e sorrise ancora.

Sasuke era arrossito, nella penombra del locale; sapeva di avere i lineamenti sottili, delicati, ma essere paragonato ad una ragazza...Sì, l’avrebbe ucciso, avrebbe nascosto il cadavere nel bagno.

“Oh, senti tu, finiscila” Lo ammonì, cercando di non fantasticare sui vari modi di assassinare quel ragazzo.

“Siamo nervosi...” Succhiò dalla cannuccia. “Orochimaru quelli come te se li mangia a colazione” Osservò poco dopo.

Sasuke non riusciva a seguire quella conversazione, il tizio seduto al suo fianco era completamente folle, o solo ubriaco, questo non poteva saperlo, fatto stava che continuava a tirare fuori un argomento dietro l’altro, senza mai accennare a zittirsi.

“E chi sarebbe questo Orochimaru?” Domandò.

“Un tizio, un decrepito...cioè, non proprio decrepito, a suo modo è anche figo, un uomo d’affari insomma, viene qui, abbindola qualche ragazzino come te...”

“Io non sono un ragazzino”

“Sì, insomma, abbindola i ragazzi con la faccia ingenua come la tua, li fa bere e poi se li scopa in bagno”

“Faccia ingenua?” Ancora il sopracciglio alzato e la voglia di spaccargli la faccia.

“E tu come fai a saperlo?” Chiese poco dopo.

“Semplice, ci ho scopato” Disse senza tanti problemi, finendo l’ennesimo drink.

“Oh, ne è valsa la pena, ha una lingua lunghissima, però sai...sono cose da una botta e via, poi io non sono il suo tipo, gli piacciono i mori”

Sasuke era allibito, schifato, indignato e allo stesso tempo curioso, quel ragazzo era libero, viveva la sua sessualità senza alcun timore, senza alcuna vergogna.

“Sei qui per beccare?” Gli fece questa domanda avvicinandosi al suo viso, scrutandolo con quegli occhi chiari, di una sfumatura stranamente violetta sotto le luci soffuse del pub.

“Non proprio” Rispose, riempiendosi le narici del respiro alcolico di Suigestu.

“Eppure sembri così solo” Si avvicinò ancora, questa volta con le labbra dischiuse e quel sorriso da squalo in piena caccia.

Un brivido lo colse impreparato, quel sorriso malizioso, lo ricordava, su altre labbra, carnose, morbide, che aveva baciato, sulle quali aveva ansimato... ”Ti piace, Sasuke?”. Perché era andato via? Perché Naruto era andato via dopo quella notte?

“Non sono solo” Rispose sottovoce, lasciando che il martellare della musica si confondesse a quello del suo cuore agitato.

Suigestu lo baciò all’improvviso, pianissimo, un bacio a cui Sasuke non riuscì a rispondere, un baciò che subì passivamente, anche quando la lingua dell’altro disegno il contorno sottile delle sue labbra, una lingua fresca, umida.

“E’ solo sesso, Sasuke” Pensò come un mantra, cercando di rispondere ai movimenti lenti di Suigetsu, che aveva abbandonato il drink e portato una mano tra i suoi capelli neri.

“E’ solo una scopata, Naruto sparirà per sempre se ti fotti questo tizio” Ma le sue labbra non si mossero.

Suigestu si staccò da lui con un sospiro.

“Ehi, non ti è piaciuto?” Poi scoppiò a ridere.

Sasuke sarebbe voluto fuggire da quel posto, da quella specie di pervertito logorroico che aveva osato baciarlo, ma non lo fece, era stanco di fuggire, così lo afferrò per il colletto della maglia e gli infilò la lingua in bocca, con rabbia, assaporando la sua saliva alcolica, il suo respiro affannato e fresco, per poi mordergli le labbra e allontanarsi.

“Questo ti è piaciuto?” Rispose, sicuro di avergli fatto male. Poi si alzò, lasciò un paio di banconote sul bancone e se ne andò.

L’ultima cosa che vide fu il sorriso da squalo di Suigestu, poi quello dolce di Kimimaro, seduto in disparte, gli occhi puntanti verso Juugo.

Montò in macchina e pianse.

Si sentiva pieno di una rabbia inespressa, si sentiva strano, diverso, sconquassato dentro, come se tutto ciò che un tempo aveva caratterizzato la sua persona si fosse sgretolato.

Maledisse Naruto, ancora una volta, si asciugò gli occhi e tornò al dormitorio.

Si lavò i denti due volte, guardò la sua immagine riflessa nello specchio, poi il letto vuoto.

Afferrò una coperta e il cuscino e si sdraiò sul materasso spoglio, si addormentò pochi minuti dopo in preda allo sconforto.

***

Si svegliò con il freddo nelle ossa, e il ricordo del sapore d’alcol della lingua di Suigetsu, avrebbe dovuto mozzargliela con un morso, almeno avrebbe smesso di parlare per sempre.

Avrebbe aggiunto la notte appena passata alla lista sempre più lunga di quelle da dimenticare.

Si fece una doccia, lavandosi via di dosso anche gli ultimi pensieri, poi ancora in accappatoio, con la luce del mattino a illuminare la stanza, guardò il materasso spoglio dove aveva dormito, dove Naruto aveva dormito ogni notte, quello era il suo ultimo giorno pieno del suo odore muschiato, a breve il nuovo studente avrebbe invaso quello spazio un tempo suo.

Tre colpi alla porta, poi altri tre, poi ancora tre, troppo ravvicinati, insistenti. Odiava già il nuovo compagno di stanza, gli era bastato quel suo snervante modo di bussare per collocarlo nella lista nera delle sue future vittime, Itachi era al primo posto, un primo posto conteso da sempre con Naruto.

Aprì la porta con un sonoro sbuffo, ancora avvolto nell’accappatoio chiaro e con una faccia da: “chiunque tu sia voglio vederti sparire, è ancora mattina”.

La prima cosa che vide fu il suo sorriso da squalo, poi i capelli troppo chiari.

“Cazzo” Sputò lì allibito.

“Oh, chi si rivede, buongiorno anche a te, Sasuke”.

Qualcuno, chiunque vigilasse sull’umanità, lo odiava, o forse lo stava semplicemente punendo per qualche peccato che aveva commesso in un'altra vita, ad ogni modo, la sfortuna era divenuta la sua nuova migliore amica, Suigetsu aveva appena posato le valige oltre la porta di quella stanza che aveva condiviso per lungo tempo con Naruto.

La sua vita era completamente rovinata.

 

NdAllyn: il titolo di questo capitolo Juugo e Kimimaro l’hanno capito bene, loro si tengono ben stretti l’un l’altro... <3 Ho sempre amato questa coppia <3

Naruto non è sparito, non preoccupatevi.

Suigetsu, volevo inserirlo in questa storia, non ho resistito... farà dannare il povero ‘Suke.

La vita della papera è completamente rovinata! Ahahaha

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere, vi aspetto, alla prossima, spero prestissimo! <3

Grazie per tutte le recensioni <3

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Capitolo 13
*** TREDICESIMA REGOLA: Non fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti raggiungeranno + EXTRA [Sasori x Deidara] ***


 

AllynChannel oggi trasmette due volte!! :D

Tredicesima regola incentrata su Naruto questa volta, con spin off in regalo su Sasori e Deidara...spero vi piaccia, spero non vi deluda!

Insomma, per chi si fosse chiesto se Sai fosse caduto in coma...ecco la risposta! Ahahahah

Grazie ancora per tutte le bellissime recensioni <3 Abbiamo superato il centinaio e io non sono mai stata così felice per una fic! <3 <3 <3

Vi aspetto, un bacio grande, a prestissimo.

Come sempre commenti, banane, e lattine sempre ben voluti

Allyn

 

TREDICESIMA REGOLA: Non fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti raggiungeranno.

[Naruto]

Quando aveva lasciato la stanza che per lungo tempo aveva condiviso con Sasuke aveva pianto, sulla giacca di pelle di Sai, come un bambino, come aveva fatto lui poco tempo prima quando si era presentato a quella porta che non avrebbe più varcato.

Sai gli aveva carezzato i capelli biondi, baciato la fronte con premura, poi aveva pianto anche lui, ripensando a Shin, ripensando agli addii e agli amori senza futuro.

Erano andati a dormire in un bed and breakfast poco lontano, avevano parlato il minimo indispensabile, poi Sai aveva sospirato sul blocco da disegno insolitamente bianco.

“Io credo che ti ami” Aveva detto con voce monocorde.

“Chi?” Aveva chiesto ingenuamente Naruto, fumando una sigaretta, entrambi i gomiti poggiati sul davanzale della piccola finestra attorno alla quale troneggiavano un paio di tendine a fiorellini.

“Lo stronzo” Rispose Sai, cominciando a tratteggiare qualche linea sul foglio.

“Ah” Uno sbuffò di fumo, un altro ricordo vivido nella sua mentre, poi il dolore, quasi fisico, al petto.

“No, non mi ama” Concluse. “Hinata, lei mi ama”.

“Vi ho sentiti” Ammise il moro, guardando il viso di Sasuke prendere forma sul foglio bianco, sfumò il nero dei capelli con l’indice ossuto.

Naruto per poco non tossì fuori tutto il fumo inspirato assieme ai polmoni.

“Tu, cosa?” Aveva urlato, rosso in viso, rischiando di dar fuoco alle tendine con la sigaretta, che spense prontamente sul davanzale per poi gettarla via.

“Oh, facevate un casino con quei baci, quei mugolii, ho fatto finta di continuare a dormire” Aggiunse con quel tono che aveva sempre usato prima di legarsi a Shin, prima di fare outing, prima di smettere di essere l’artista introverso che Naruto aveva conosciuto l’estate precedente.

“Cazzo” Mormorò Naruto crollando sul letto.

“Pensaci, avrebbe fatto quelle cose, se non avesse ricambiato i tuoi sentimenti?”

Il biondo ripensò con dolore a quella notte.

“Tu non conosci Sasuke...magari l’ha fatto così, perché influenzato dal mio comportamento, magari perché voleva sperimentare, me l’ha detto lui stesso, all’università sono tanti i ragazzi che...”

“Cazzate” Asserì l’altro.

“Ti ricordi quella volta sulla spiaggia?” Chiese Sai, muovendo veloce la matita sul foglio, gli occhi a mandorla persi in un passato poco lontano.

Naruto richiamò alla mente la loro passeggiata, le risate, i discorsi strampalati di Sai sull’arte e poi l’acqua fresca che bagnava le loro caviglie, il bacio, Sai l’aveva baciato in bocca, pianissimo e Naruto aveva risposto, sfiorandogli i corti capelli neri con le dita, per poi allontanarsi stupito. Si era interrotto quando nella sua testa era comparso il viso di Sasuke, l’idea delle sue ciocche corvine, delle sue labbra sottili. “Non posso” Aveva sussurrato. “Io...ho già qualcuno di prezioso”.

“Certe cose non si fanno per provare, Naruto...si fanno perché si vogliono, e Sasuke oltre ad essere stronzo è anche vigliacco, ti vuole quanto lo vuoi tu, quanto l’hai sempre voluto” Premette forte la matita sul foglio, e per poco il biondo pensò che la punta potesse spezzarsi.

“Lui non merita...una persona come te”

“Io sto con Hinata adesso, e se Sasuke mi avesse voluto avrebbe fatto qualcosa”

Sai accartocciò il disegno appena finito e lo lanciò a Naruto.

“Ti perdono solo una cosa, Naru...Sasuke è proprio bello”

Il biondo aprì il foglio accartocciato e guardò il ritratto dell’Uchiha, il punto in cui la matita di Sai aveva premuto più forte, nel tentativo di riprodurre il nero intenso di quegli occhi leggermente a mandorla, eppure grandi, la linea sottile delle labbra, così eleganti. Si stirò il disegno sul petto e ringraziò con parole mute il suo compagno di camera, poi spense la luce, di Sasuke avrebbe tenuto solo quel disegno, tutto il resto era sbagliato, un terribile errore, loro erano amici e Hinata non meritava altre bugie.

***

Qualche giorno dopo Sai comprò un biglietto aereo per la Francia, la storia tra Naruto e Sasuke l’aveva aiutato a riflettere, se Shin l’aveva davvero lasciato era giusto che gli desse una spiegazione, perciò avrebbe tentato il tutto e per tutto per riconquistarlo, per riportarlo a casa, lontano da quel gruppo di squinternati chiamati “Quelli della Radice”.

“Puoi rimanere quanto vuoi, sei sicuro di voler andare?” Gli chiese il biondo, stringendo l’amico in un abbraccio.

“Sì, devo andare...e tu, piuttosto, non scappare dai problemi” Sussurrò, stringendolo a sua volta.

“Non sto scappando”

“Naruto...”

“Fai buon viaggio, e chiamami”

“Conto di tornare a breve, tra meno di una settimana...e con Shin, la Francia e quel Danzo gli hanno dato alla testa” Disse Sereno.

“Sarò dai miei per il resto del mese” Gli occhi azzurri di Naruto si rabbuiarono. “Con Hinata” Provò a sorridere, senza convinzione.

***

Kushina, capelli rosso fuoco e gli occhi vigili tipici di ogni madre, scrutò il viso di Naruto, che le sorrise affabile, gli occhi azzurri nascosti sotto le palpebre.

Lo conosceva, fin troppo bene, e quella visita fuori stagione, nel bel mezzo del semestre universitario le puzzava di fuga, fuga da un problema di cui Naruto rimandava la risoluzione da troppo tempo, ma che lei, madre attenta e premurosa conosceva, e osservava complicarsi, anno dopo anno.

Il problema era riducibile ad un nome e un cognome: Sasuke Uchiha.

“E così questa è Hinata, la tua ragazza...” Mormorò lei, abbandonando con lo sguardo il figlio e posando le iridi sulla ragazza dalla pelle candida e i capelli neri, che arrossì subito.

“Piacere, signora Uzumaki” Balbettò lei, porgendole la mano tremante.

“Benvenuta cara” Sorrise subito la donna.

“Minato? Caro? Vieni? Abbiamo visite! Naruto, ha portato a casa una ragazza...è carinissima!” Urlò al marito, indugiando un po’ troppo sulla parola “ragazza”.

Naruto sapeva di sbagliare, quella era la prima volta in cui non seguiva il suo cuore, non seguiva il suo credo, mai arrendersi, eppure non riuscì a fermarsi, non riuscì a non presentare Hinata a quel suo padre troppo sorridente, e a quella madre sospettosa che lo conosceva meglio delle sue stesse tasche.

“Sasuke come sta?” Chiese una volta a tavola, guardandolo dritto negli occhi.

Naruto tossì un bene, poi si stiracchiò e portò un braccio attorno alle spalle esili di Hinata.

“Cara, tu hai conosciuto il migliore amico del nostro Naru?”

La ragazza annuì.

“Oh, bene” Aggiunse Kushina, lanciando un’occhiata al marito che assottigliò le labbra.

“Ha i tuoi stessi capelli neri e la pelle chiara” Osservò Minato, addentando un pezzo di pane e osservando Kushina, che da sotto il tavolo gli stava pestando il piede con poca grazia.

“Sì, vi somigliate molto, non trovi anche tu, Naruto?” Ribadì lei.

Il ragazzo arrossì, non sapeva se fosse solo una sua mania, un’ossessione, ma una vocina nella sua testa gli diceva che sua madre era a conoscenza del suo segreto.

“No, non credo si assomiglino” Concluse, stringendo la mano della ragazza.

Per quale motivo aveva deciso di rifugiarsi lì, a casa dei genitori? Forse Sai aveva ragione, forse dai problemi è impossibile fuggire.

***

[Sasuke]

“Scordatelo!” Sasuke sbatté la porta senza esitare oltre, lasciando Suigetsu e le sue valigie fuori dalla stanza.

“L’università mi ha assegnato questa camera, fammi entrare, ho anche sete, dimmi che hai qualcosa da bere” Si lagnò il ragazzo, bussando con insistenza.

Passarono dieci minuti buoni, durante i quali il giovane continuò a bussare, rischiando così di finire strangolato dall’Uchiha, che cercò di ignorarlo per il bene della sua fedina penale.

Poi i colpi alla porta cessarono.

“Era l’ora” Grugnì Sasuke, avvicinandosi alla porta per controllare che l’altro se ne fosse andato.

Un bigliettino, di quelli che si lanciano di banco in banco alle elementari, scritto con grafia disordinata.

“Se non mi lasci entrare dico a tutti che sei gay e che ti piacciono certi locali

Sasuke ripassò l’intero repertorio di insulti, parolacce e termini di cui sua madre non sarebbe andata fiera, poi aprì la porta ad un ragazzo, il cui volto tradiva un sorriso raggiante.

“Permesso” Cantilenò buttando le valigie sul materasso spoglio.

“Dammi da bere!” Si tolse la giacca e la tirò sui bagagli.

Sasuke gli tirò una bottiglietta d’acqua, che il ragazzo tracannò in pochissimo, poi esclamò:

“Hai voglia di scopare?”

Sasuke lo mandò a quel paese senza mezzi termini.

“Sistema la tua roba e fai finta che io non esista” Gli disse, vestendosi di fretta e uscendo al volo.

 

EXTRA: Il sesso tra artisti è un opera d’arte, esplosivo o eterno, poco importa. [Sasori x Deidara]

Itachi li aveva guardati sbadigliando, pentendosi di aver accettato a suonare in quella banda di pazzi, gli Akatsuki.

Sasori e Deidara stavano litigando da più di un’ora su argomenti che il resto della band riteneva “robadachilicapisceèbravo”.

Continuava a chiedersi come facessero a stare insieme, così diversi, Sasori era calcolatore, di un’intelligenza astuta, esile e letale come uno scorpione, non alzava mai la voce, a differenza di Deidara che era una specie di psicopatico, una mina vagante pronta e esplodere nell’isteria più totale.

“Qualcosa di incantevole che rimane nel tempo"  Sbottò Sasori, passandosi le dita sottilissime tra i capelli rossi.

Deidara ribatté, scuotendo il ciuffo biondo, a ritmo con i movimenti frenetici del capo, quasi bramasse di prendere a testate il compagno.

“un istante di effimero splendore" Dichiarò, passandosi una mano tra le ciocche chiarissime e lisce, si tingeva, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Ogni giorno, la stessa storia, entrambi studenti dell’accademia d’arte non riuscivano a non tirare fuori quella discussione, che a parere di Pain, il leader della band, li avrebbe fatti lasciare.

“Kabooom” Urlò poi Deidara, mimando un’esplosione con le mani, troppo vicine al viso di Sasori.

“Smettila e non fare il bambino” Lo rimproverò il rosso.

“Qui il bambino sei tu...sei più basso di me...” Sogghignò il giovane, sfoggiando un sorriso spavaldo.

La lite riprese, fino a quando Itachi, che avrebbe preferito tagliarsi le vene, con somma gioia del fratellino che negli ultimi tempi aveva preso ad odiarlo senza ragione, non decise che era il momento di terminare le prove del gruppo e tornarsene a casa.

Pain lasciò le chiavi del fondo a Sasori, e se ne andò seguendo Itachi e gli altri, che lui e Deidara si uccidessero pure in quel buco dove provavano, almeno avrebbero smesso di tediarli con le loro insulse discussioni.

Avrebbero vinto il premio per la coppia gay più litigiosa dell’anno.

Ma non si uccisero, continuarono a discutere per un’ora e più, il biondo sostenendo che l’arte era paragonabile ad un’esplosione e Sasori ancora impuntato sull’eternità delle sue opere.

“Quando ti sei messo a creare marionette, ricordi? Cazzo, la notte avevo gli incubi, e tu che le lasciavi anche in camera” Sbottò il biondo, portandosi ancora una mano tra i lunghi capelli.

“Parla quello che ha fatto esplodere la lavatrice di sua nonna, sostenendo che ogni casalinga cova dentro di sé un rancore pronto ad esplodere”

Scoppiarono a ridere entrambi.

“Sei sempre stato tu, il più bravo, ma io rimango delle mie convinzioni” Sorrise poi Deidara, poggiando una mano sulla spalla di Sasori, che addolcì l’espressione sul viso e lo fissò con gli occhi scuri.

“Neanche tu sei niente male, pivello”  Rispose.

Nonostante fosse più basso di una testa, il rosso era più grande di Deidara di tre anni abbondanti, e durante il corso di intaglio dei materiali organici era stato il suo tutore all’accademia d’arte. Si erano conosciuti così, battibeccando sulla filosofia nascosta dietro i loro strambi progetti, per poi ritrovarsi nudi nell’auto di Deidara.

Allora la discussione si era protratta, con i colpi ben assestati del rosso e con i morsi di Deidara, con i loro ansimi a coprire il gracchiare di qualche uccello notturno, e poi con le loro risate, quando il più piccolo aveva detto che quella scopata era stata esplosiva e Sasori ribattuto con uno sbuffo..

Sasori sospirò, guardando le pareti spoglie del fondo dove provavano, sentendo in tasca il tintinnare delle chiavi, poi afferrò il compagno per il colletto della felpa e se lo tirò addosso per baciarlo sulle labbra.

“Ehi, biondina, ho voglia di farti esplodere” Gli sussurrò contro la bocca.

Deidara sgranò gli occhi azzurri, le pupille dilatate per l’eccitazione.

“Maestro” Mugolò con un sorriso malizioso, per poi abbassarsi di fronte ai pantaloni del compagno.

Si amavano, tra litigi, discussioni, opere d’arte fallite, ma entrambi erano certi che su una cosa sarebbero sempre stati in accordo, il sesso tra loro era fantastico.

 

NdAlllyn: finalmente scopriamo cosa confabula Naruto, e  beh, la papera, povera papera...ahahaha Spero di non avervi annoiato, e che lo spin off vi sia piaciuto...ancora non so se accoppiare Itachi con Shisui o lasciarlo etero e felice...fatemi sapere se questo capitolo vi sia piaciuto o meno! Bacissimi <3

 

 

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Capitolo 14
*** QUATTORDICESIMA REGOLA: A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare anche peggio. ***


AllynChannel trasmette!

Un po’ per festeggiare il suo quasi primo anno su EFP, eh sì, la mia iscrizione risale al 31-12-2012 XD

La pazza che si iscrisse a Capodanno, credo che per festeggiare come si deve scriverò una NaruSasu o una SasuNaru, oppure una Hashirama x Madara (magari rosse <3), beh, spero che siate voi a dirmi cosa preferite...<3 sarà un regalo per tutte le persone che mi seguono, silenziose e non, per quelle che, adorate mie <3, commentano sempre riempiendomi il cuore, io non so come ringraziarvi, se non continuando a scrivere sperando di non annoiarvi!

Grazie, di cuore <3

Allyn vi premette che questo capitolo conterrà risvolti strani, rossi, molto...e che si prepara il terreno per...beh, catastrofi e drammi, rossi più profondi del deepRed e ...un sacco di cose...insomma sono presenti scene un po’ Lemon...e alla fine del capitolo, oggi sono in vena di domande, vi chiederò delle cose, sono curiosa e poi mi serve sapere...per continuare la storia, anche se l’idea base c’è già!

Ok, credo di avervi tediato abbastanza.

Vi aspetto, come sempre, attendo recensioni e commenti, questa volta anche impressioni e idee in risposta ai miei dubbi amletici!

Grazie <3

Allyn

 

QUATTORDICESIMA REGOLA: A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare anche peggio.

A Sasuke era bastata una settimana di convivenza con Suigestsu per capire che non avrebbe più avuto una vita normale.

Aveva rischiato di uccidere il ragazzo un centinaio di volte a dir poco, il carcere sarebbe stato un posto migliore di quei pochi metri quadri che erano divenuti il suo inferno.

Suigestsu era una specie di pervertito dalla parlantina inarrestabile, un bevitore accanito di succhi di frutta, bevande energetiche, per questo dormiva pochissimo, bibite gassate che apriva durante la notte con quel fssssss che interrompeva il sonno già precario del moro.

E poi, c’era un altro problema, quello che, lo sapeva, lo avrebbe spinto davvero a commettere un omicidio, a smembrare il cadavere del coinquilino e a smaltirlo pezzo per pezzo poco per volta, magari la testa l’avrebbe inviata a Naruto, così, solo per fargli prendere un infarto, sulla fronte pallida ci avrebbe scritto a caratteri neri e in stampatello: IL PROSSIMO SEI TU.

La terribile maledizione si manifestava soprattutto di notte, quando le sue difese da ninja venivano meno.

Suigestsu allora si infilava nel suo letto, prendeva spazio sotto le coperte e lo toccava, cercando di non svegliarlo, lo toccava come Sasuke si era lasciato toccare solo da Naruto.

Gli infilava le dita pallide nei boxer e lo sfiorava laggiù, con delicatezza, imprimendo nei polpastrelli la giusta forza perché non si svegliasse.

Poi però accadeva, sempre quando in sogno le mani o le labbra del biondo aumentavano il ritmo sulla sua erezione, quando era prossimo all’orgasmo, in quel momento, apriva gli occhi, incrociava il sorriso divertito di Suigestu e gridava isterico, per poi alzarsi di scatto e correre in bagno.

Si faceva una doccia fredda, sbolliva gli animi, poi tornava nella stanza e prendeva a menarlo, ma l’altro rideva, e poi lo minacciava: “Sasuke il gay amante dei locali notturni” Canticchiava fino ad aggiungere. “Chi è ‘sto Naruto di cui parli nel sonno? Il ragazzo che ti faceva quelle cose?” Allora Sasuke lo picchiava più forte, fregandosene altamente delle minacce.

Ma Suigetsu incassava bene ogni colpo, sembrava covare pazientemente un cambio di situazione, quasi sperasse che Sasuke, ormai allo stremo, si sarebbe arreso alle sue avance.

Era sera inoltrata, l’Uchiha aveva ormai terminato di ripassare l’ennesimo quaderno di appunti, si stava sistemando gli occhiali da vista sul naso quando il suo compagno di camera riprese a parlare:

“Ehi, Sasu, chi è questo Naruto? Era davvero il tuo ragazzo?”

“Fatti i cazzi tuoi!” Lo silurò educatamente.

“No, davvero, nel sonno, viene fuori sempre il suo nome”

“Suigetsu, dormi la notte, invece di ascoltare cosa dico, e soprattutto, se ti azzardi a infilarti di nuovo nel mio letto, lo giuro, ti uccido, brucio il tuo corpo e concimo il prato qui sotto con le tue ceneri di merda”

“Capito, però se vuoi scopare lo sai, sono proprio nel letto accanto!” Sbuffò con il suo solito ghigno da squalo, per poi alzarsi e raggiungere la scrivania alla quale era ancora seduto l’Uchiha.

“Oh, Suke...” Sussurrò vicino al suo orecchio, poggiando le mani sullo schienale della sedia girevole.

“Ti manca molto questo Naruto?” Per una volta la sua voce era seria.

Sasuke poggiò la penna sulla pagina di quaderno che stava rileggendo e sospirò.

“Naruto non è nessuno, e adesso potresti allontanarti, sei troppo vicino, mi disturbi”

 “Ma se qualche tempo fa mi hai anche baciato” Rispose prontamente il ragazzo, per poi far girare la sedia di Sasuke fino a trovarsi faccia a faccia con lui.

“Ti ho detto che se mi tocchi anco-“

“Non siamo nel tuo letto, Sasuke”

“Finiscila” Protestò il moro, cercando di allontanarlo con il braccio, ma Suigetsu pareva liquido, si muoveva in modo fluido, evitava i suoi tentativi di difesa, fino a ritrovarsi ad un centimetro dal suo viso. Gli puntò l’indice e il medio contro la tempia, mimando una pistola con la mano.

“Colpito” Mormorò, leccandosi le labbra.

“Devi scordarti di questo Naruto, Sasuke...lascia fare a me” Parole magiche, pronunciate in un modo talmente seducente, talmente allettante, che l’Uchiha smise di difendersi.

Scordarsi Naruto, era quello il suo chiodo fisso, doveva scordarsi di quel ragazzo, di tutto quello che avevano passato insieme, doveva smettere di rimanere ancorato ad un passato inutile e che lo penalizzava, frenando i suoi piani per il futuro.

Dopotutto in quel locale gay c’era entrato con quello scopo, no? Per una volta Suigestsu si era mostrato utile.

Poggiò entrambe le braccia sui braccioli in plastica della sedia girevole e lo fissò dall’alto in basso, gli occhiali gli erano scivolati sulla punta del naso per la colluttazione.

“Cosa avresti intenzione di fare?” Domandò reggendo i suoi occhi chiari, scrutando le sfumature violette attorno alla pupilla.

Suigetsu non rispose, si chinò tra le sue gambe e prese a sganciargli i pantaloni.

“Guardami” Gli disse, leccandosi le labbra e infilando una mano nei suoi boxer.

Sasuke si mise comodo sulla sedia e lo fissò attraverso le lenti, si sentì potente, forte, finalmente quel pervertito aveva trovato qualcosa con cui tapparsi la bocca.

“Ti piace?” Gli chiese dopo pochi minuti, e al moro venne in mente la voce dell’altro, quella notte, allora gli afferrò i capelli chiarissimi in un pugno e lo spinse di nuovo contro la sua erezione.

“Sta zitto Suigestsu, stai zitto e succhia” Protestò, e l’altro lo morse per dispetto o per gioco, per poi riprendere il suo lavoro abilmente, con metodo, in un modo tanto diverso da come l’aveva fatto Naruto, con un certo impaccio e allo stesso tempo una sorta di devozione.

Suigetsu si scostò in tempo e lasciò che il liquido bianco gli sporcasse solo la maglietta e il mento.

Sorrise, pulendosi con una mano, guardandosi le dita bagnate.

Sasuke lo guardò con un misto di disgusto e di soddisfazione, poi il suo nuovo inquilino lo sorprese, afferrandolo per la maglietta e baciandolo, toccandogli i capelli neri con quelle stesse dita, togliendogli gli occhiali, invadente, inopportuno, privo di rispetto, come sempre.

Ma Sasuke voleva dimenticare, voleva dimenticare anche il fatto che per tutto il tempo in cui Suigetsu era stato tra le sue gambe aveva pensato a Naruto.

Si lasciò trascinare sul letto, lo spogliò con foga, lo toccò, abbandonando per sempre l’isola degli eterosessuali, “al diavolo”, si disse ”ho solo bisogno di scopare!”.

Suigestu non protestò, quando la mano dell’Uchiha si chiuse a pugno e con troppa forza attorno al suo piacere teso, caldissimo, piuttosto ribaltò la situazione quando questo provò a toccarlo più in basso, come a suo tempo aveva fatto il biondo con lui.

Il ragazzo rise e lo portò sotto di sé, si leccò le dita e gli imprigionò con la mano libera i polsi, Sasuke inizialmente non protestò lo guardò e basta, osservò i suoi occhi riempirsi di desiderio, quando riuscì ad affondare il primo dito dentro di lui.

“Naruto ti toccava così?” Gli soffiò nell’orecchio, cominciando a muovere piano quella prima invadente falange.

“Stai zitto” Ringhiò Sasuke, cercando di mordergli le labbra, quando questo provò a baciarlo.

“Dimmi, ti piaceva?” Chiese l’altro, con un ghigno, infilando un secondo dito, aumentando l’intensità dei movimenti.

“Ti uccido se non chiudi quella bocca!” Sasuke gli morse una spalla e ghignò cattivo, l’altro in risposta infilò un terzo dito, questa volta senza grazia. Gli fece male.

Sasuke emise un gemito roco di protesta, ma Suigetsu aveva appena smesso di parlare, perciò non disse niente, si lasciò invadere così, in modo passivo, senza provare realmente qualcosa, se non un piacere vile e sporco, una voglia di essere riempito che si portava dietro dalla notte con Naruto e che l’aveva tormentato per tutti quei giorni, lui, che si era sempre immaginato forte, il maschio alfa, adesso si faceva toccare come una puttana in preda alla lussuria.

“Chissà se Madara fa il passivo o l’attivo?” Pensò amaramente. “Avrei dovuto chiederglielo”.

Non erano di Naruto le dita che ora si facevano spazio dentro di lui, non era di Naruto la lingua a cui rispondeva in un bacio che non sapeva di calore, non sapeva di casa, non era Naruto, il ragazzo che gli aveva lasciato liberi i polsi, polsi che non erano mai stati stretti con abbastanza forza perché lui non potesse liberarsi, aveva scelto da sé la prigionia, una giustificazione valida con cui difendersi da un senso di colpa che prendeva, minuto dopo minuto, fin troppo spazio nel suo petto.

Non era di Naruto, quella mano che ora afferrava le sue gambe pallide, costringendole ad issarsi attorno ad una schiena che no, non era quella di Naruto.

Suigetsu lo liberò dalle tre dita in una sola volta, lo guardò con uno sguardo a metà tra il desiderio più sfrenato ed un folle senso di vittoria. Sasuke resse quegli occhi, strinse le lenzuola con una mano, fino a conficcare le unghie nella stoffa.

Sarebbe stato così il sesso per la prima volta, senza Naruto.

Sarebbe stato con un estraneo che conosceva da pochissimo, sarebbe stato da passivo, dalla checca che era, dalla checca che era diventato.

Suigetsu afferrò la bustina colorata dal comodino e la aprì con i canini appuntiti, estrasse il profilattico e se lo srotolò lentamente addosso.

Ogni centimetro coperto dal lattice sarebbe stato un centimetro che gli avrebbe scavato dentro, che si sarebbe impossessato di lui, l’avrebbe marchiato, dilaniato per sempre.

Cos’era quella sensazione di paura in fondo allo stomaco? Era solo sesso, Karin lo aveva fatto con un sacco di ragazzi, magari anche in quel modo un po’ innaturale, eppure era sempre integra, si muoveva ancora, aveva ancora due braccia, due gambe, gli occhi...perchè lui si sentiva come se quell’atto potesse disintegrarlo, mandarlo in frantumi?

Suigetsu si posizionò tra le sue gambe, scese su di lui per baciargli il petto, il collo, il mento, poi le labbra.

“Sei dannatamente bello, Uchiha” Mormorò, passando l’erezione tesa tra le sue natiche.

Sasuke non rispose, sentì il tremore invadergli le gambe.

Lui non aveva paura, lui non aveva mai avuto paura...di niente.

Fino a quel momento.

Si sarebbe perso per sempre, avrebbe detto addio a Naruto, alle sue mani, al desiderio di averlo dentro e di entrargli dentro, di sentirsi pieno di lui e di riempirlo, di essere con Naruto, sempre e solo con lui.

Era in quel momento così paradossale, con l’erezione di un altro premuta contro di sé, tra le sue gambe, che aveva capito che quell’idiota era sempre stato troppo importante.

E l’aveva odiato, quando in quel pub aveva dichiarato di essere andato a letto con un’altra persona...Non era Hinata, poteva esser chiunque, anche quel mollusco di Sai, anche quella zoccola di Karin, Sasuke l’aveva odiato perché non era più suo, perché l’aveva, in un certo e strano senso, tradito.

“Merda” Pensò nella sua mente.

“Merda, mi hai fottuto, idiota” Pensò ancora, mentre Suigetsu gli leccava lascivo il collo, mentre premeva con lenta insistenza la punta del suo piacere teso e inappagato contro l’apertura contratta.

“Rilassati” Gli suggerì.

Ma Sasuke era altrove, non era in quel letto, non era nudo, non era con Suigetsu, che prese a spingere più forte.

“No” Pigolò sottovoce, contraendo di più i muscoli in risposta ad un primo dolore.

Ma l’altro non l’aveva sentito, gli aveva afferratole caviglie, pallide, sottili, gli aveva morso delicatamente il collo e gli aveva divaricato un po’ le gambe, cercando di penetralo.

“No” Disse più forte.

“Eh?” Suigetsu lo guardò allibito.

Sasuke si liberò dalla sua presa e scivolò da un lato del letto.

“Non ho più voglia di scopare, masturbati” Gli gridò contro per poi correre in bagno e chiudere la porta a chiave.

“Sei una checca isterica, lo sapevo”  Grugnì Suigetsu, una nota di rabbia nella voce, che poi scemò in sonore risate.

Era uno psicopatico, si disse Sasuke, mentre le lacrime avevano preso a rigargli il volto.

“Contaci, mi masturbo sul tuo letto” Urlò, e l’Uchiha lo maledì, e maledì anche Naruto, ovunque fosse.

***

[Naruto]

Era letteralmente fuggito dalla casa dei suoi genitori, una settimana trascorsa a sopportare gli sguardi indagatori di sua madre, gli sbuffi esasperati di suo padre di fronte all’atteggiamento della moglie, che per tutta la sua permanenza tra quelle mura dove era cresciuto, non aveva fatto altro che parlare di Sasuke.

Aveva mostrato a Hinata tutte le foto che negli anni aveva accumulato, quelle del suo adorato figlio con Sasuke, poi i filmini di famiglia, tra cui uno compromettente del suo quinto compleanno in cui alla domanda ”Chi vuoi sposare da grande?” Naruto aveva risposto prontamente “Sasuke”.

Le cose erano andate peggiorando, quando suo padre l’aveva preso da parte e aveva iniziato uno di quei discorsi padre-figlio sull’amore e le donne, in quel caso gli uomini.

“Vedi Naruto, non dobbiamo nascondere la nostra natura...magari, beh...ripiegando, come posso dire, su relazioni poco soddisfacenti, con donne...ecco, con donne.... perché ci fa paura affrontare ciò che desideriamo...cerca di capirmi”

Il ragazzo si chiese se fosse uno scherzo di pessimo gusto, certo, i suoi erano i genitori migliori del mondo, si sarebbero fatti sbranare dalla famosa Volpe Mannara a nove code che aveva invaso i suoi incubi infantili, pur di fare il suo bene, però così erano eccessivi, neppure avessero la certezza del suo, neanche lui ne era certo, o meglio, non voleva esserlo, amore per Sasuke, il suo migliore amico, il suo migliore amico maschio.

Sua madre, che aveva sempre decantato con i parenti il suo sogno di diventare nonna in un futuro prossimo, ora sembrava impazzita, sembrava volerlo spingere verso il lato oscuro, verso le braccia maschili e l’addome privo di utero dell’Uchiha.

Una madre vuole sempre la felicità per il proprio figlio.

Forse era vero, forse solo con Sasuke sarebbe potuto essere felice, ma Sasuke? Lui cosa provava? Sai aveva detto, senza dubbi nella voce sottile, che il moro lo amava, che il moro lo voleva tanto quanto lui, ma allora perché sul suo cellulare non vedeva un suo messaggio da un mese? Perché era bastato allontanarsi dopo una notte tanto calda perché l’altro si dimenticasse di lui?

Magari era colpa dell’orgoglio, suo padre, Minato, glielo ripeteva fin da bambino, “Se Sasuke fa i capricci tu non farci caso, gli Uchiha sono schiavi dell’orgoglio, ma sono brave persone, come Fugaku, alla vostra età era proprio come Sasuke” Poi sorrideva amabile, ricordando la propria infanzia, quando durante le partite di calcio lo chiamavano Lampo Giallo, data l’impressionante velocità in campo.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso l’aveva aggiunta sua madre, quando l’aveva preso da parte trascinandolo in bagno.

“Naru, Hinata è carinissima...ma...” Aveva detto, inizialmente un po’ titubante, cosa strana, per lei che andava sempre al sodo.

“Mamma, che c’è? Non nominare Sasuke, o giuro che me ne vado”

“Allora, senti, Naru...Sei innamorato?” Chiese prendendo coraggio.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle piastrelle chiare del pavimento, ripensò alle notti con Hinata, ai pomeriggi passati in sua compagnia, le passeggiate al parco, il cibo che gli aveva preparato con tanto affetto e tanta premura e poi ripensò agli occhi neri di Sasuke, ardenti come braci, non c’era premura nei suoi sguardi d’ossidiana, eppure si sentiva infiammare al solo pensiero.

“Non di lei, vero?” La donna gli accarezzò la guancia rasata di recente con il dorso della mano, poi gli baciò la fronte.

“Io e tuo padre ti amiamo, vogliamo solo che tu sia felice”

Naruto fuggì, ancora una volta, dal suo sguardo premuroso che vedeva troppo a fondo che conosceva troppo la sua anima, fuggì dagli occhi vivaci e chiari di duo padre, trascinò con sé Hinata, che non disse una parola.

Dormirono in una stanza di fortuna in un albergo sulla strada di ritorno per l’università.

“Tua madre e tuo padre sono molto simpatici”

Sussurrò una volta sotto le coperte.

“Lo so”

Si spogliò della felpa e dei jeans e la raggiunse.

“Grazie per avermeli presentati” Lei arrossì, e gli sfiorò la guancia con le dita, Naruto le sorrise e le stampò un bacio sulle fronte, spostandole la frangetta scura.

“Domani torneremo all’università, una vacanza ci voleva” Sembrava serena, eppure le sue dita tremavano impercettibilmente.

“Ci vedremo sempre meno, mi ero abituata ad averti tutti i giorni”

Naruto si morse il labbro inferiore e la strinse a sé con affetto.

“Non lasciarmi” Rantolò lei contro il suo petto nudo, inspirando forte il profumo muschiato di quella pelle brunita.

“Qualcosa ti preoccupa?”

Certo che qualcosa la preoccupava, per tutto il loro breve soggiorno in casa Namikaze-Uzumaki sua madre e suo padre avevano giocato al :

“dov’èfinitoSasukeUchihagrandeamoredinostrofiglioenonciimportaseèunmaschio!”

Hinata per la prima volta lo sorprese salendogli addosso, inaspettata, aveva lasciato da parte la timidezza, per baciarlo con passione, per scendere con le sue piccole labbra carnose sul suo sterno, sugli addominali e più giù.

Naruto guardò i suoi capelli nerissimi, ricordò quelli di lui, e mentre le labbra di lei si schiudevano non poté non eccitarsi ripensando all’altro.

“Sei un bugiardo, uno stronzo, un ipocrita” Si disse.

“Hinata, no...” Le prese il viso tra le mani e se la portò addosso, carezzandole la fronte, le guance arrossate, trovando agli angoli dei suoi occhi chiarissimi qualche lacrima.

“Va tutto bene” Le sussurrò pianissimo, baciandole ogni tanto la testa, rassicurandola fino a quando non riuscì ad addormentarsi.

Sua madre e suo padre avevano ragione.

Prima o poi, almeno per il bene di quella ragazza tanto gentile, avrebbe dovuto dire la verità.

***

[Sasuke]

“Oh, abbiamo qualche lezione in comune!” Trillò Suigestu, guardando Sasuke e la porta dell’aula,sembrava essersi dimenticato la notte precedente e la fuga di Sasuke.

L’altro sbuffò, non aveva dimenticato, aveva ancora impressa la sensazione opprimente delle sue dita dentro, e poi quella di quel tentativo fallito, per una volta benedì il carattere insolito del nuovo compagno di stanza, sembrava dimenticare velocemente, o meglio passare sopra le cose con facilità.

“Mi siedo vicino a te culo d’oro!” Sogghignò seguendolo all’interno della stanza, per poi occupare il banco accanto al suo nelle file centrali.

“Quella è Karin!” Scattò poi, afferrando il braccio pallido di Sasuke che aveva iniziato cercare il quaderno nella tracolla.

“La conosci?” Alzò un sopracciglio scuro e guardò la rossa sedersi nelle ultime file.

Possibile che le due persone con cui era quasi finito a letto si conoscessero? Quella era sfiga.

“La odiavo alle medie, le chiesi di toccarmelo e si rifiutò, stronza, l’aveva smanettato a tutta la scuola” Grugnì sottovoce, in direzione della ragazza.

A Sasuke scappò un sorriso, tirò indietro la testa, ignorando i borbottii sconnessi dell’altro, percependo di tanto in tanto un “troia” isolato o un “ho sete” ripetuto come una lagna.

Si stiracchiò, allungando le braccia, portandosi poi le mani tra i capelli neri, massaggiandosi la nuca e le tempie, era stanchissimo, ma tutto sommato le cose si stavano pian piano sistemando. Aveva ripreso a studiare, e quella era la cosa più importante, Suigestu rimaneva un problema che avrebbe saputo gestire, non l’avrebbe violentato nel sonno, e poi era più forte di lui, avrebbe potuto impedirglielo, chiuse gli occhi e respirò a fondo, poi li riaprì e guardò in direzione della lavagna multimediale.

Naruto, in piedi, vicino alle prime file.

Era lui o aveva le allucinazioni? Si infilò gli occhiali, quelli da riposo, quelli che lo aiutavano a mettere a fuoco la lavagna dopo sei ore di lezione filate.

Indossava una felpa arancione e nera, con una gran tasca sul davanti, quella che Sasuke conosceva come la sua preferita, un paio di jeans stropicciati, quasi fosse reduce di un viaggio, anche le occhiaie scure gli dettero l’impressione che provenisse da una lunga notte, forse peggiore della sua, Naruto pareva dimagrito, emaciato, gli occhi spenti ed era più pallido del solito.

Ma era pur sempre Naruto, non vi erano dubbi, ed era tornato.

Il chiacchiericcio della classe scomparve, per lasciare il posto al martellare confusionario del suo cuore, contro le costole, nelle orecchie.

“Brutto imbecille, dove sei stato?! Dove cazzo eri mentre io buttavo al vento la mia eterosessualità entrando in un bar-gay? Dov’eri mentre per poco non finivo impalato da Suigestu? Ti ucciderò, ecco cosa farò” Pensò, poi si ricordò la loro ultima notte insieme, si ricordò quelle parole, tanto simili ad un addio.

Non l’avrebbe ucciso, Naruto non faceva più parte della sua vita, o meglio, non come prima, non come per poco aveva creduto di poterlo avere, nel modo più sbagliato quello che però somigliava di più alla felicità.

“Il ragazzo biondo laggiù, quello che stai fissando...è lui, vero?” La voce di Suigetsu lo risvegliò,

“Eh?” Scosse la testa, i capelli neri gli caddero sugli occhi.

“N-A-R-U-T-O” Sillabò con il suo solito ghigno da squalo.

Neppure li avesse uditi, Naruto si voltò nella loro direzione, gli occhi azzurri riacquistarono la loro luce e Sasuke giurò che il suo viso divenne più colorito.

Marciò, con una mano tra le ciocche chiare e con tutta l’intenzione di raggiungerli.

“Sasuke” Sussurrò, quando fu di fronte al suo banco, mise entrambe le mani nelle tasche dei Jeans e attese.

“Naruto” Rispose Sasuke, piantandosi le unghie nella gamba, mordendosi l’interno della guancia per noi alzarsi in piedi e picchiarlo, prenderlo a pugni, insultarlo e poi...contro ogni previsione, baciarlo.

Possibile che gli fosse mancato così tanto?

Possibile, che alla fine, fosse lui, il centro di ogni cosa?

“Dove...” Cominciò. “No, non sono fatti miei” Si interruppe.

Suigetsu si godeva la scenetta, una bottiglietta d’acqua bevuta per metà in una mano.

“No, io..Sasuke, noi...possiamo parlare, un attimo?” Naruto sembrava imbarazzato, era strano vederlo in quel modo, lui, che era sempre stato schietto, privo di tatto, indugiava, un rossore tenue a  tingergli gli zigomi.

L’Uchiha combatté con il proprio orgoglio, accadde circa un centinaio di volte, nella sua mente, ma poi si arrese, sospirò e fece per alzarsi, ma una mano lo trattenne, piantandolo sulla sedia.

“Tu sei Naruto, eh?” Chiese Suigestu.

Sasuke lo trafisse con lo sguardo, ma dopo un primo iniziale brivido, l’altro continuò, sotto gli occhi attenti e improvvisamente seri del biondo.

“Vedi...Come dirtelo...Sasuke adesso se la fa con me, perciò non girargli tanto intorno!”

L’Uchiha sentì il mondo crollargli addosso, in un certo senso era vero, poche ore prima erano stati nello stesso letto, anche se poi non avevano finito...ma, perché, perché doveva fare una cosa del genere? Che fosse una vendetta per averlo lasciato in bianco?

“Che?” Il viso di Naruto si tinse di tutti i tipi d’espressione, perplesso, arrabbiato, annebbiato, ancora perplesso, stupito, infine triste.

“Non c’è niente da capire, siamo amanti” Sussurrò avvicinandosi, i denti scoperti in un sorriso maligno.

“B-bene, sono contento, volevo solo dirti, Sasuke...che...mamma e papà ti mandano i loro saluti, ci vediamo in giro” Naruto fece per andarsene, poi si voltò e guardò lo pseudo-amante del suo miglioreamico/amoredellasuavitaperduto/desideriosessualerepressopertuttal’adolescenza/personapercuiavrebbevolutolasciareHinata, negli occhi di una strana sfumatura violetta e chiese, risoluto: “Il tuo nome, prego?”

“Suigestu Hozuki”.

 

Sasuke lo aveva capito fin da subito, l’aveva sentito nelle ossa, quel ragazzo, nuovo inquilino, quasi sua prima volta, gli avrebbe rovinato la vita.

Ma non disse nulla, non protestò, né smentì la sua affermazione, furono la gelosia e la rabbia provate in passato nei confronti dell’amico e di Hinata, che lo spinsero a mentire, che lo spinsero a volerlo ferire, se mai esistesse un cuore che batteva per lui, da qualche parte, in quel petto che aveva baciato, dopotutto, quella era solo una speranza di cui si vergognava.

 

NdAllyn: capitolo più lungo, spero vi abbia annoiato meno del precedente, spero di leggere tante vostre recensioni, anche per sapere se questi nuovi risvolti siano interessanti o meno.

E poi sarei anche curiosa di sapere cosa avete pensato della parte rossa del capitolo, e se non so, mi avreste perdonata se Sasuke si fosse fatto allegramente deflorare da Sui? Ahahaha non ci sono riuscita...mi dispiaceva per Naru <3 Oooh, chissà come reagirà, lui crede che tra la papera e lo squalo sia successo qualcosa...piccolo Spoiler, Hinata è preoccupata...

Il capitolo vi è piaciuto? Chi vorreste rivedere nei prossimi, quali personaggi volete incontrare? FATEMI SAPERE con un commento, una recensione, un insulto, sono davvero interessata a conoscere i vostri pensieri <3

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Capitolo 15
*** QUINDICESIMA REGOLA: Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia. ***


AllynChannel è in ritardo, ma spera di farsi perdonare con un capitolo strano, vedrete tanti personaggi, di quelli che io amo e che credo amiate anche voi *le brillano gli occhi*. Li vedrete in vesti diverse, in quelle di una AU che è nata come demente e che continua come demente, perciò perdonatemi, tanto lo sapete che per la tristezza e le lacrime ci sono le altre ONESHOT...perchè sì, non so se lo avevate immaginato, ma tra i tanti che faranno capolino ci sono anche...LORO...*e non dice i loro nomi...<3, ma solo che li ama quanto Naruto e Sasuke*.

Io vi devo RINGRAZIARE, in modo particolare, per il supporto, per la pazienza, e per tutte le recensioni, perché mi era capitato di rado di riceverne di così belle e così numerose...ho quasi frignato emozionata...e poi per cosa per una fic che continua grazie a voi che continuate a leggerla, che mi date voglia, ispirazione e idee...INSOMMA GRAZIE... spero che abbiate passato bene queste feste...adesso è il momento di vedere come le passeranno i nostri personaggi preferiti...

Il capitolo successivo a questo non tarderà ad arrivare è quasi finito...<3 yuppi

Intanto ditemi se questo riuscirà a farvi sorridere e beh, cosa ne pensate, cosa potrebbe accadere... UN BACIONE

Vi aspetto

Allyn

 

QUINDICESIMA REGOLA: Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia.

Durante la prima pausa Sasuke trascinò Suigetsu in bagno, ce lo portò di peso, tirandolo per le maniche del maglioncino viola, un po’ per i capelli, un po’ per la mano, che strinse con troppa forza, sperando di fargli male, di fratturargli qualche osso.

Chiuse la porta alle loro spalle e lo fissò.

Il ragazzo si sedette su un lavandino e ricambiò lo sguardo, dondolando le gambe magre avanti e indietro e ghignando soddisfatto.

“Lo facciamo in bagno? Non ho i preservativi dietro” Osservò.

Sasuke l’avrebbe ucciso lì, avrebbe smaltito il corpo, pezzo per pezzo nel cesso, l’acqua gli piaceva tanto, no?

“Stai zitto! Ma cosa ti è preso?” Gli urlò, ricordando il volto deluso di Naruto, e l’espressione che aveva fatto quando li aveva visti correre in bagno.

“Ho detto la verità...e poi, ti ho fatto un favore”

“Favore?”

“E’ carino, e ti guarda con cert’occhi...Eh, l’amore...è per questo che mi hai fermato, eh?” Suigetsu guardò il soffitto con finta aria sognante.

“Con cert’occhi?!” Sasuke sembrò cadere dalle nuvole.

“Beh, sì, anche se vi siete lasciati si vede che è ancora innamorato di te”

“Che? Noi non siamo mai stati insieme, siamo amici, e poi che schifo!”

“Ora non fingerti etero, ti prego” E ghignò.

Sasuke incassò il colpo in silenzio.

Un ragazzo irruppe in bagno, guardò Suigestu con curiosità, indugiando sulle sue gambe dondolanti poi, dopo un’occhiataccia dell’Uchiha si defilò.

“Tu terrorizzi la gente” Osservò il ragazzo.

“Non azzardarti a dire altre stronzate, ti prego” E se ne andò lasciandolo sul lavandino.

Nel corridoio incrociò Naruto, avrebbe voluto distogliere lo sguardo, eppure non ci riuscì, lo guardò dritto in viso, lesse perplessità e amarezza nei suoi occhi azzurri, ma ancora una volta non fece niente.

***

“No, mamma, ti ho detto che non ho intenzione di tornare a casa” Sbottò Sasuke, allontanando il cellulare dall’orecchio per non lasciarsi stordire dalla voce di Mikoto.

“Itachi cosa?” Chiese, giocherellando con una matita.

Ogni anno era la stessa storia, quando arrivava il periodo Natalizio la famiglia Uchiha doveva riunirsi, rigorosamente sotto lo stesso tetto, a discapito della sua salute mentale e di quella di qualsiasi altro invitato.

“Oh, non mi frega niente, per me può essere tornato anche dal Vietnam, sa come sono fatto, non c’è bisog-“ Si Interruppe.

“No, mamma...”

Suigetsu,  seduto sulla scrivania, si godeva la scena, un bicchiere di cola in mano e un sandwich nell’altra, guardare Sasuke Uchiha alle prese con i parenti era un divertimento insolito.

Ancora non riusciva a capire perché il ragazzo detestasse così tanto il fratello maggiore, di cui ora si stava lamentando con la madre.

Troppo premuroso, gli sembrava di aver compreso, in ogni caso, era più di un quarto d’ora che discuteva animatamente, cercando di defilarsi dalle tradizioni festive.

Gironzolava per la stanza come un folle in una cella tre per due, scompigliandosi i capelli neri con le mani, fermandosi a fissare il soffitto e battendo un piede a terra, cercando di convincere quella madre, dall’altra parte del telefono, che no, lui non poteva assolutamente esserci, aveva degli esami da preparare, aveva l’università, e poi le cene di famiglia lo stressavano troppo.

Poi accadde, lo vide fermarsi, come in preda ad uno shock, la mano pallida tremava attorno al cellulare.

“Cosa?” Gridò, buttandosi sulla sedia girevole, che cigolò contrariata dalla poca grazia con cui Sasuke vi aveva abbattuto il suo perfetto sedere tondo.

“Ma non fanno parte della famiglia” Protestò, tutto ad un tratto sembrava esser divenuto il protettore della gerarchia Uchiha.

“Non mi importa se ti hanno praticamente supplicato, ti prego mamma, starò seduto vicino a Itachi tutto il giorno, piuttosto, ti prego...” Pigolò quasi disperato.

“No, non ho litigato con Naruto, solo che non vedo cosa vengano a fare loro alla nostra cena...Non passarmi papà. No, non voglio parlare con Itachi... Va bene...vengo” E riattaccò furibondo. In tutti quegli anni aveva capito che con sua madre non si poteva discutere, alla fine, in un modo o in un altro riusciva sempre a fargli fare quello che voleva, eppure aveva un viso così dolce, uno di quelli che ti fanno pensare ad una mamma permissiva, gentile...

“Qualcuno, non so chi, ma sicuramente è molto potente, e mi odia, mi vuole morto” Esordì, per poi gettarsi sul letto.

“Scopata anti-stress?” Propose Suigetsu, raggiungendolo per poi sfiorargli la chioma scura con le dita. Sasuke lo scacciò malamente con uno schiaffetto.

“Tu, falla finita, ti prego, non è il momento” Si buttò a faccia in giù sul cuscino e cominciò a imprecare contro la stoffa, in tutte le lingue che conosceva.

“Dov’è il problema?” Domandò l’altro ragazzo, ridacchiando.

“Non sono affari tuoi” Rispose.

“Sono ufficialmente il tuo ragazzo” Rise ancora Suigetsu.

Sasuke si tirò a sedere e gli lanciò un’occhiata assassina.

“Non so se uccidere prima te o Itachi” Gracchiò isterico.

Hozuki alzò le mani in segno di resa.

“Scherzavo, ma non capisco dove sia il problema, le cene di famiglia non sono male”

“Hanno invitato anche quegli squilibrati dei genitori di Naruto” Sibilò. “Anzi, si sono autoinvitati, e non ne capisco il motivo, ogni anno lo passano con quel parente pazzo, Jiraiya”. Sembrava parlare più a sé stesso che a Suigetsu

“Verrà anche Naruto?” Chiese l’altro.

“Che vuoi che me ne fotta...Non sono della famiglia, non capisco perché debbano essere presenti alla cena di Natale”

Cena di Natale, cena di famiglia, famiglia, zio Madara, omosessualità...fare i conti con la propria coscienza.

Era rovinato.

Non servirono a niente le domande di Suigetsu, le sue prese in giro, Sasuke si chiuse in un mutismo che durò fino al mattino seguente.

***

Lui e Naruto si ignorarono per il resto della settimana, o meglio Sasuke ignorava Naruto, quest’ultimo invece lanciava ogni tanto occhiate fugaci verso lui e Suigetsu, cercando di beccarli in chissà quale effusione.

L’Uchiha era teso, nervoso, pallido. Erano giorni che non dormiva, anzi che dormiva male, i suoi sogni si erano popolati dai volti dei suoi familiari, c’era il cugino Shisui che lo scherniva, Itachi che lo abbracciava troppo forte, zio Madara che faceva cenni di diniego con la testa, l’aria di chi la sa lunga, poi c’era Hashirama che invece sorrideva come un ebete.

Dove era il problema? Naruto era stato via per giorni, probabilmente con Hinata, era stato a casa dei suoi, lui era etero, non c’erano problemi, non si sarebbe di certo messo a parlare dei loro numerosi incidenti a letto davanti a tutti. Per Naruto era stata solo una fase, come minimo ora se ne vergognava pure? Ma allora perché quando aveva sentito Suigetsu sparare quella idiozia aveva reagito in quel modo? Sasuke era fuori di sé, gli sembrava di esser divenuto una ragazzina isterica, di quelle che popolano le pagine dei manga per ragazze.

Non sarebbe successo niente, Naruto non era geloso di lui in quel senso, era geloso della sua amicizia...non avrebbe detto e fatto niente di compromettente.

Cominciò a rasserenarsi, poi una sorta d’ansia lo rapì di nuovo.

Tutto ciò voleva dire che il maniaco pervertito era lui, immaginò la faccia di suo padre di fronte alla notizia, il suo secondogenito, seconda promessa della famiglia, portatore del corredo genetico dei perfetti Uchiha, Gay, frequentatore di gay-bar (solo una volta, per ripicca, non ci sarebbe andato mai più), quasi scopato da un tizio con la faccia da squalo, gay e passivo (questo era tutto da vedere, aveva sperimentato ben poco), innamorat- no, attrat- no...insomma qualcosa con Naruto...era rovinato.

“Non verrà mai fuori, mai” Pensò, poi si sentì stupido,  per l’ennesima volta, ormai lo sapeva, lo aveva accettato, gli piacevano gli uomini, aveva la stessa malattia dello zio, e pensare a quella povera Haruno alle superiori, quanta fatica sprecata.

Fece le valigie e le caricò nell’auto, salutò Suigetsu con un cenno del capo, non si premurò neppure di fargli gli auguri, quel maniaco gli aveva causato fin troppi problemi. Naruto probabilmente era già partito, quel mattino non l’aveva scorto da nessuna parte, non che gli interessasse naturalmente, lui aveva tutta la faccenda sotto controllo, e poi Naruto aveva una vita propria, dei propri ritmi, poteva partire quando voleva, magari si era preso del tempo per salutare la sua ragazza.

Di nuovo la morsa allo stomaco. Sospirò, ricordandosi la quasi catastrofe sessuale con Suigetsu, i pensieri e le paure che lo avevano assalito, il viso di Naruto. Chi voleva prendere in giro? Se stesso?

“Buon Natale, Sasuke” Si disse montando in auto e mettendo in moto.

“Natale di merda”

Ed era solo la vigilia.

***

Suonò il campanello di casa Uchiha un paio di volte. La villetta era tinta di chiaro e su due piani, circondata da un giardino appena spolverato di bianco, la prima neve della stagione era caduta nel quartiere dove lui e Naruto avevano vissuto per tutta l’infanzia e l’adolescenza, giocato a calcio, riso nel vialetto, rotolati giù dalla bici...

Ad aprire fu Mikoto, sua madre, la sua fotocopia con capelli lunghi e rossetto. Stessi occhi scuri, stessa pelle candida, capelli nerissimi.

“Mamma” Salutò laconico.

La donna lo baciò sulle guance, quasi non lo vedesse da anni, lo trascinò in casa, sotto gli occhi severi di suo padre che lo salutò con una pacca sulla spalla, da uomo a uomo, nessun abbraccio.

“Bentornato, Sasuke”

Fugaku, l’uomo-sasso.

Sasuke ricambiò con lo stesso calore, poi attese.

La casa sembrava silenziosa, troppo. Si guardò intorno, tenendo tra le gambe la valigia blu e rossa. Forse non era ancora arrivato, forse era davvero sparito per sempre...

Si sbagliava.

Scese le scale con un sorriso malinconico, uno di quelli che avrebbero fatto girare la testa a tutte le ragazze dell’università, bello, come sempre, con quei capelli troppo lunghi e con le occhiaie da iosonounbeltenebroso.

Suo fratello Itachi, incubo notturno, capro espiatorio, persona da odiare e maledire di fronte ad ogni problema. Santo della famiglia.

“Fratellino” Cantilenò, con gli occhi che brillavano.

“Cazzo, ci risiamo” Pensò Sasuke.

Cercò di dileguarsi, ma l’altro gli fu subito addosso in un abbraccio spaccaossa.

“Mi sei mancato, quest’anno andremo a correre insieme, te lo prometto, ci alleneremo” Gli sussurrò all’orecchio, per poi puntargli due dita sulla fronte, come faceva da ragazzino, quando lui era ancora un bambino, e sì lo adorava come si adorano tutti i fratelli maggiori.

“Itachi, ci sono due gradi e la neve, non ho intenzione di venire ad allenarmi con te...” Sbuffò il più piccolo.

“Ma...ma se da piccolo mi pregavi sempre di portarti come me agli allenamenti” Piagnucolò il più grande, fingendosi offeso.

“Quei tempi sono passati, fratello” Rispose algido.

“Sei ancora arrabbiato con me?” Chiese Itachi sorridendo e sciogliendo l’abbraccio.

“Tagliati i capelli”

“Mi odi?”

“No, e ora scollati” Borbottò.

Sì, era ancora arrabbiato con lui, neppure ricordava per cosa in particolare, forse per aver sempre avuto la completa e totale ammirazione di loro padre, forse per essere sempre stato il primo in tutto, il muro da scavalcare, forse perché da quando era nato, non c’era cosa che Itachi non avesse fatto in modo perfetto, perfino suonare in quella band di idioti, era stato perfetto per la loro madre...Sasuke lo odiava, per averlo costretto a dare sempre il massimo, a reprimere la voglia di oziare, e anche se in cuor suo sapeva che la colpa non era veramente di Itachi non riusciva comunque a non odiarlo, e poi era stato lui, un giorno, alle superiori a dirgli che se per dare il massimo aveva veramente bisogno di detestarlo poteva farlo... Suo fratello Itachi aveva un modo tutto suo di dimostrare l’amore.

“Zio Madara arriverà a momenti, è per strada” Gli comunicò afferrando la valigia e portandola al piano di sopra.

“Sai che mi importa” Lo seguì Sasuke.

“Sembra che Hashirama l’abbia fatto incazzare in mezzo di strada, tanto che lo zio lo voleva mollare in autostrada e venire qua da solo” Rise Itachi, aprendo la porta della vecchia cameretta di Sasuke.

“Quei due, speriamo che non combinino casini” Mugolò demoralizzato.

La sua stanza, tutto il tempo trascorso con Naruto al dormitorio gliel’avevano fatta dimenticare.

Si sedette sul letto e si guardò attorno, era passato un anno dal Natale scorso, eppure aveva rimosso le parerti blu, le foto sul comodino, quelle che lo ritraevano con Naruto, con gli amici di una vita, con quelli che l’avevano seguito all’università. Sembrava che tutta la sua esistenza non fosse mai stata scissa da quella del compagno biondo, c’erano tracce della sua presenza ovunque, in una katana che gli aveva regalato per la maturità, in un portachiavi a forma di foglia che aveva appeso alla maniglia della porta.

Naruto era sempre stato ovunque camminasse, ovunque vivesse, Naruto era sempre stato parte integrante e inscindibile della sua vita.

L’aveva schernito, trattato male, avevano rivaleggiato fino a prendersi a pugni in cortile, una volta l’aveva minacciato di non parlargli per tre anni interi, anche se poi non l’aveva fatto, Naruto l’aveva convinto a rimangiarsi la minaccia a costo di spaccargli tutte le ossa.

Ricordava le partite a basket con Rock Lee, che non esauriva mai le energie, con Naruto che si sforzava fino al limite, che gli dava la colpa per ogni canestro mancato. Ricordava il loro tentar di convincere Shikamaru a fare qualsiasi cosa che non fosse poltrire su una collina guardando le nuvole, anche se poi finivano sempre al parco, sdraiati, con Naruto che insisteva a stuzzicarlo, per poi finire a rotolarsi sull’erba come due cretini, sempre troppo vicini, sempre troppo...

Gli mancavano quei giorni spensierati, erano stati amici, solo amici, un tempo, ma in quel momento neppure lui sapeva dire cosa fossero diventati.

Una voce allegra lo distolse dai pensieri, proveniva dal piano di sotto, si chiese per quanto tempo fosse rimasto sdraiato in quella stanza, non aveva neppure udito uscire suo fratello.

“Voleva lasciarmi in un autogrill” Rise la voce.

Hashirama, il compagno di zio Madara, quello che in casa si dicesse coltivasse bonsai.

Scese qualche gradino con entrambe le mani in tasca e l’aria stanca per il viaggio, guardò verso l’ingresso, sicuro di riuscire a scorgere i due zii.

Gli avrebbero fatto un effetto diverso ora che condividevano qualcosa? Ora che aveva scoperto di avere la loro “stessa malattia”?

Se lo chiese, ma ciò che vide gli sembrò lo stesso quadretto tragicomico di ogni anno. Zio Madara scuoteva la testa da metallaro –perché portasse quei capelli da pazzo non lo aveva mai capito- in un no esasperato, Hashirama rideva come uno scemo cercando di salutare tutti i familiari.

“Io ti pianto in una valle sperduta, un giorno di questi, così potrai vivere nella natura che ti piace tanto” Brontolò.

“Fugaku, i tuoi figli, perché non sono qui a salutare!” Continuò burbero.

“Itachi, chiama tuo fratello, ci sono gli zii!” Gridò Fugako.

Ancora una volta quel moto di rabbia, Sasuke non sopportava suo padre, non sopportava che ogni volta affibbiasse ogni compito a Itachi, come se lui fosse solo un marmocchio.

“Io sono già qui, papà, piuttosto chiama Itachi, che è sparito” Avanzò, andando a salutare Madara e Hashirama.

“L’amore della mamma è a fare la doccia” Canticchiò Mikoto dalla cucina.

Sasuke sbuffò infastidito, poi guardò i due uomini, gli stessi due individui a cui aveva pensato tanto in quegli ultimi disastrosi tempi.

“’Suke, ti vedo cresciuto” Si complimentò Hashirama, con la chioma castana a ondeggiargli attorno al viso abbronzato, Sasuke si chiese se si facesse le lampade o se fosse la sua carnagione, in ogni modo lo ricordava sempre così, con la pelle baciata leggermente dal sole, non come suo zio e il suo pallore da vampiro.

“Piantala, idiota, ha smesso di crescere due anni fa, è fatto e finito” Lo riprese Madara, scostandosi i lunghi capelli neri dagli occhi. Se non fosse cresciuto con la sua presenza in giro avrebbe giurato che metteva i brividi, talvolta.

Quei due, in ogni caso sembravano imbalsamati, come se il tempo non li potesse toccare. Sasuke li sapeva insieme da sempre, nel senso che da quando possedeva dei ricordi li ricordava come una coppia, non c’era Hashirama senza Madara e viceversa, quindi era un’eternità che si sopportavano, ma non capiva, come dopo tutti quegli anni, e sicuramente loro non avevano vent’anni, potessero sembrare così giovani, forse l’omosessualità comprendeva un bonus di eterna giovinezza nel pacchetto?

Quei due si amavano, lo sapeva, ricordava anche la forte sensazione di “coppia ideale” che aleggiava intorno a loro quando era bambino, o meglio, della sua idea di coppia ideale, perché quei due per ventiquattrore su ventiquattro non facevano che battibeccare, un po’ come lui e...

No, non doveva pensarci.

Magari era una maledizione che colpiva ogni tanto un membro della famiglia Uchiha.

La maledizione dell’idiota gay con cui passare la propria esistenza litigando.

A Madara era capitato Hashirama, un babbeo gioioso di prim’ordine, e a lui era capitato...

No, doveva smetterla.

“Sei dimagrito” Osservò lo zio.

“Consumi calorie?” Chiese con cipiglio spavaldo, alludendo.

Sasuke arrossì, fu inevitabile.

“Non sono affari tuoi, vecchio” E si rifugiò in cucina, per aiutare sua madre.

***

La cena della vigilia, il prequel del disastroso Natale, l’anticamera del suo incubo, era giunta.

Aveva scoperto da sua madre, mentre l’aiutava ad infornare il pesce, che la famiglia di Naruto sarebbe stata realmente presente alla cena del giorno seguente, e oltre alla furia dai capelli rossi e quel pacifista di suo marito biondo, sarebbero venuti anche i cugini Uchiha, Obito e Shisui.

Obito era un tipo per bene, stava sempre zitto, trincerato dietro i suoi occhiali dalla montatura arancione, l’unica pecca risiedeva nel suo scarso controllo dopo qualche bicchierino di vino, allora il tranquillo Obito lasciava il posto all’Obito depresso e piagnone, quello che era stato scaricato da Rin, storica fidanzata, per quello spaventapasseri, così diceva lui, del suo, sempre storico ed ex migliore amico Kakashi.

Sasuke ne aveva piene le scatole di quella storia, eppure ogni anno accadeva, che qualcuno, a suo parere lo zio Madara, che era sadico per natura, facesse scivolare del vino nel suo bicchiere. Allora Obito partiva, piangeva, e raccontava, che erano stati tutti e tre amici, che lui e Rin avrebbero dovuto sposarsi, che lei era bellissima, che Kakashi era uno stronzo. E tutti lo consolavano, Compreso Shisui, l’altro cugino, che quando Obito si prendeva la testa tra le mani per la disperazione, lanciava occhiate divertite a Itachi.

A Natale ci sarebbero stati tutti, e Sasuke lo sapeva, se quel qualcuno di molto potente lo odiava, ormai ne aveva le prove, sarebbe successo qualcosa, qualcosa da dimenticare o di cui vergognarsi per il resto della vita, come minimo sarebbe divenuto psicolabile come Obito.

Ventiquattro dicembre, albero acceso, lucine lampeggianti, odore di aghi di pino e pesce arrosto con patate.

Fugako sedeva capotavola, Mikoto alla sua destra, poi Itachi alla sinistra, figlio prediletto, e lui, Sasuke relegato tra gli zii finocchi –come lui- e con i capelli da figli dei fiori, anzi Hashirarama da figlio dei fiori e Madara da metallaro senza età.

“Mangia, Sasuke” Lo brontolò lo zio moro, guardandogli nel piatto.

“Oh, lascialo in pace” Lo riprese Hashirama.

“Zitto tu, è mio nipote” Ribatté l’altro.

“Sono della famiglia...anche io...vero Mikoto?” Si finse depresso il Senju.

“Certo Hashirama, se non ci fossi tu a sopportare Madara...” Alzò il bicchiere la donna, con il suo solito sorriso cordiale.

“Oh, Sasuke, raccontaci un po’ dell’università, i tuoi studi procedono bene?” Domandò Mikoto.

Sasuke non si sprecò, elencò una decina di esami in cui aveva preso il massimo dei voti, poi tornò a spilluzzicare il pesce nel suo piatto.

“Proprio come Itachi” Asserì suo padre.

Il più giovane degli Uchiha si lasciò sfuggire un sospiro.

“Racconta, hai incontrato qualcuno? Scommetto la mia fetta di dolce che impazziscono per t-“  Hashirama fu interrotto da un’occhiataccia del compagno.

“Non scommettere altro tu... che l’ultima volta...” Sorrise il moro. E per un attimo Sasuke - si sapeva quanto lo zio acquisito amasse scommettere per divertimento - pensò che tra i due ci fosse un accordo, una specie di gioco intimo e segreto fatto di strane scommesse e vincite.

“Niente scommesse” Mormorò il castano. “Allora Sasuke?”

Tutti lo guardarono, e a lui vennero a mente i fianchi snelli di Naruto e i suoi occhi azzurri, altro che conquiste...

“Tutto come al solito” Rispose, ingoiando una patata con la quale per poco non si strozzò.

“Oh, anche Itachi cerca ancora la donna giusta, arriverà il tempo anche per te” Suo padre, ancora a paragonarlo al fratello maggiore.

“Sì, ma Sasuke ha sempre avuto più successo di me con le ragazze...” Osservò Itachi.

La serata passò, in un modo o in un altro. Sasuke andò a letto con un gran mal di testa, sapeva che c’erano ancora il pranzo e la cena di Natale da affrontare, che alle 15:00 casa sua sarebbe stata invasa da elementi poco graditi.

Alle due di notte un paio di colpi alla porta lo svegliarono.

Itachi si intrufolò in camera sua e si sedette sul letto, aveva i capelli sciolti e l’odore del suo shampoo al gelsomino riempì la camera.

“Sasuke” Lo chiamò.

“Dio, a quest’ora, ma che vuoi?” Si lamentò l’altro stropicciandosi gli occhi e ispirando forte ol profumo di quel fratello che da anni non si permetteva di amare come avrebbe dovuto.

“Vieni a vedere, secondo me si ammazzano davvero questa volta”.

Scesero per le scale e si nascosero.

“Mi hai svegliato per spiare quei due idioti?” Borbottò il più piccolo, tirando la manica del pigiama del fratello.

“Guardali, io mi chiedo come facciano a stare ancora insieme dopo tutti questi anni” E sorrise, con quel suo sorriso dolce e gentile.

Perché Itachi, Sasuke doveva ammetterlo, era la persona più gentile e paziente del mondo. Eppure odiarlo ormai gli riusciva così facile.

Hashirama era in cucina, seduto sul bancone con in mano una tazza di latte.

“Ti pianto” Sbottò Madara, che indossava una maglia tutta stropicciata e un paio di pantaloni a quadri del pigiama. Aveva i capelli neri e lisci tutti scombinati, e gesticolava come un folle, Sasuke si chiese se avesse in mano un coltello come in uno dei suoi ricordi.

“Ma cosa pianti, Madara!” Sorrise l’altro.

“Prima ti uccido, e poi ti pianto” Si corresse il moro, sventolando un cellulare nella mano pallida.

“Chi è Mito?” Quel nome stridette sulle labbra già tirate dell’Uchiha.

“Una collega di lavoro” Il Senju sorseggiò il suo latte in tutta tranquillità.

“E’ geloso?” Esclamò sbalordito Sasuke, guardando la scena, e sentendo una mano di suo fratello premergli delicatamente sulla spalla.

Erano in momenti come quelli, in cui smetteva di detestarlo, e tornava ad essere il suo fratellone, quello con cui spiare e prendere in giro gli zii, quello con cui far tardi la notte a guardare programmi insulsi alla tv, quello che gli raccontava storie ninja, quello che in silenzio lo amava e comprendeva più di chiunque altro, tanto da addossarsi la colpa di un padre poco delicato e incapace di esprimere affetto e orgoglio per un secondogenito perfetto.

“Sembrerebbe di sì, è completamente fuori dal personaggio” Ridacchiò Itachi, indicandoli.

“Mito, ha un nome da troia” Sputò Madara, avvicinandosi al compagno e tirandogli una ciocca di capelli.

“Mi fai male, cretino” Protestò sempre con un sorriso allegro.“Mito è una persona dolcissima e bravissima nel suo lavoro” Continuò.

“Io ammazzo te, poi lei, poi ti pianto e...poi brucio tutti i tuoi bonsai”

Sasuke apprese che la leggenda che circolava in casa sulla collezione di bonsai del Senju era realtà.

“Ora lo ammazza” Sogghignò, guardando lo zio.

“Hashirama” Si fece poi serio.

“Dimmi, Madara” L’altro sembrava sereno, Sasuke scorse una sorta di dolcezza negli occhi scuri, mentre si posavano sul viso imbronciato dello zio.

Cos’era quell’espressione? “No, zio, non deludermi anche tu!” Pensò amaramente. Non c’erano più regole...il mondo era impazzito.

“Mi tradiresti?” La voce di Madara risuonò nel silenzio della cucina.

Era geloso, lui, l’Uchiha per eccellenza, quello che minacciava ogni minuto di scaricare il compagno idiota, ora, così fragile, così...innamorato...così fuori dal suo solito essere freddo, cinico, spietato, rompipalle, burbero...

Sasuke non poté che provare una sorta di empatia con quello zio con cui ora dopo ora scopriva di avere sempre più aspetti in comune.

“Ti amo, Madara, non ti tradirei mai, tantomeno con una donna” Hashirama rise, scendendo dal bancone per abbracciarlo.

“Cancella il suo numero” Borbottò il moro, tirandogli i capelli e mordendolo sul collo.

“Sì, sì, ho capito”

“Bene, altrimenti ti uccido, tu e lei, e brucio i vostri corpi con la legna dei bonsai” Sibilò, cercando le sue labbra.

Hashirama alzò le mani in segno di resa, poi rispose al bacio, e ancora una volta a Sasuke sembrò che si divorassero, provò calore e voglia, quella repressa di dire a Naruto le stesse cose, di dirgli che voleva vedere quella finta innocentina della Hyuga cancellata, e che voleva baciarlo, nello stesso vorace modo.

“Andiamo a letto, va...” Disse Itachi. “Ora inizia la parte vietata ai minori” E sorrise salendo le scale.

Sasuke lo seguì, ma prima di tornare in camera sentì lo zio Madara ridere piano, e sospirare un ti amo a denti stretti.

Se ci era riuscito lo zio Madara, forse un giorno, sarebbe potuto riuscirci anche lui...

Ma cosa stava pensando? Prima di tutto doveva sopravvivere al Natale.

 

NdAllyn: io lo devo ammettere, mi sono divertita a scrivere di loro, a scrivere questo capitolo...magari sono completamente sbroccata...forse è stato inserire Hashirama e Madara, che amo tanto, a darmi alla testa...insomma, se siete giunti fin qui vi ringrazio...coraggiosi...spero di non avervi annoiato...spero vi sia piaciuto, spero di leggere i vostri commenti...

Il Natale...ahahah succederanno cose strane...

Ricordiamoci che Kushina e Minato patteggiano per il NaruSasuNaru ahahah

Madara geloso di Mito, la collega di Hashirama, lo immaginavo furibondo, forse è davvero in grado di bruciare i corpi del compagno e della donna con la legna dei bonsai...bah

Ok, mi dileguo, ci vediamo con LA FOLLIA Natalizia, il capitolo 16...che potrebbe essere anche rosso.

In caso di spin off? Vorreste sapere cosa è successo in Francia tra Sai e Shin? Oppure volete sapere di Kimimaro e Juugo, oppure...insomma fatemi sapere tutto, se il capitolo vi ha fatto ridere, chi vorreste rincontrare...<3

UN BACIONE

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Capitolo 16
*** SEDICESIMA REGOLA: accetta il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si tratta di uno zio folle, sadico e gay. ***


AllynChannel trasmette in anticipo, sperando di rendervi il rientro a scuola più piacevole * ardua impresa *.

Vi ringrazio per tutte le bellissime recensioni a cui risponderò a breve, siete bellissimi, e io non me lo merito, questa fic è nata per gioco, ripeto, e continua grazie a voi. <3 Perciò grazie, sapete che il mio amore è l’angst, il sangue, la violenza ahahah insomma quelle cosine lì, però..per una volta mi diverto a scrivere anche qualcosa di più allegro e spensierato, come questa long.

Finalmente è il giorno di Natale, e Madara *amoremiobello* sa, o meglio sospetta...ahaha Povero Sasuke...non dico altro...

Insomma, ancora la famiglia Uchiha al completo!

Spero di divertirvi e di non annoiarvi, di leggere le vostre impressioni.

Prossimo capitolo...cosa dire? E’ quasi pronto e sì, sarà ROSSO *muahahahaha*

Vi aspetto <3

Allyn

SEDICESIMA REGOLA: accetta il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si tratta di uno zio folle, sadico e gay.

Arrivarono dopo pranzo, come preannunciato, e ognuno portava dei regali, manco fossero i Re Magi, Obito un’espressione sorridente sul viso magro, Shisui un portachiavi a forma di bulbo oculare attaccato allo zaino, quel ragazzo, pensò Sasuke, era sempre stato un tipo macabro.

Kushina, la furia rossa, nonché madre di Naruto si fiondò in casa con l’energia di un tornado, sventolando in qua e in là i suoi capelli cremisi, abbracciando Mikoto, amica da una vita, e accompagnandola in cucina, dove avrebbero passato il resto della giornata in vista della cena, tra parlottii e chiacchiere.

Fugaku scrutò Minato come si scruta un vecchio nemico di guerra, il padre-sasso strinse la mano al padre-pacifista-tuttococcoleeamore che approfondì il saluto in un abbraccio inaspettato, che a Sasuke causò uno shock.

 “Fugaku, mi sei mancato” Trillò Namikaze, sfoderando un sorriso a trentadue denti, assottigliando gli occhi azzurrissimi, gli stessi del figlio, in due allegre fessure.

“Abiti quattro case avanti alla nostra” Risoluto, le mani basse, strette a pugno per la vicinanza inopportuna dell’altro, vicino di casa, padre del migliore amico di suo figlio.

Zio Madara si godeva la scena dal divanetto, Hashirama gli sedeva vicino a braccia conserte.

“Ehi, Minato, tuo figlio?” Domandò il Senju che per Naruto aveva sempre avuto un debole. “Io e quel ragazzo ci assomigliamo” Aveva detto anni prima, guardando la faccia perennemente allegra del biondo, al tempo un ragazzino basso e con le ginocchia sempre sbucciate.

“Naru? Arriverà a momenti, è sicuramente a comprare i regali dell’ultimo minuto!” Minato guardò Fugaku e sorrise di nuovo.

Sasuke pensò che quell’uomo dagli scompigliati capelli color grano fosse troppo affettuoso, troppo, anche per i suoi standard.

Shisui gli si parò davanti, ostruendogli la visuale, impedendogli così di vedere suo padre scappare in cucina dalla moglie, pur di allontanarsi dal biondo.

“Sas’kè, Sas’kè” Cantilenò il cugino, passandogli un braccio attorno alle spalle.

“Dove hai messo la ragazza?” Chiese.

Sasuke sbuffò infastidito, in quei frangenti lui e suo padre si somigliavano davvero molto. Odio per il contatto fisico e odio per chi non sapeva farsi i fatti propri.

“E tu?” Rispose di rimando con un ghigno. Shisui gli pizzicò un braccio e ghignò a sua volta.

“Vedi...qui non importa se io o te abbiamo la ragazza” E la sua espressione non prometteva niente di buono.

“L’hai visto bene? Hai visto la sua espressione raggiante?” E indicò Obito, seduto sul divano accanto a Madara, sembrava non subirne l’influenza negativa, avvolto in un aura luminosa e serena, con gli occhiali dalla sfavillante montatura arancione calati sul naso e i capelli neri e scompigliati.

“Effettivamente sembra allegro” Osservò Sasuke alzando un sopracciglio.

“Esatto, lui e Rin sono tornati insieme, ci sarà da divertirsi” Shisui, una sorta di comare, gazzetta ufficiale dei pettegolezzi di famiglia, quando zio Madara, che mai aveva visto di buon occhio la ex-storica-fedifraga-ragazza di Obito, sarebbe venuto a sapere di quel ritorno di fiamma avrebbe avuto da ridire sulla cosa, con tanto di lacrime di Obito e una buona dose di risate per Shisui.

Mai che Madara non criticasse qualcosa.

Mai che Madara non mettesse il suo naso pallido e sottile nelle faccende, che a detta di lui, meritavano una raddrizzata.

“Ottimo, e Kakashi?” Gli venne spontaneo chiedere.

“Hatake ha aperto un allevamento di cani in campagna” Lo aggiornò il cugino.

“Stai scherzando?” Ma prima che Sasuke potesse chiedere altro qualcuno suonò alla porta di casa Uchiha.

“Hanno suonato” L’urlo di Mikoto giunse dalla cucina. Nessuno si mosse.

“Lo abbiamo sentito” Fu la risposta di Madara, che rimase con il sedere incollato al divano, accompagnato da Hashirama che si era perso in una lunga conversazione con Minato, che da quanto aveva potuto sentire Sasuke non faceva che chiedere, senza nessun imbarazzo, aneddoti sulla sua storia d’amore con lo zio. Per quale diamine di motivo il signor Namikaze era così interessato ad una love-story gay? E poi tra quei due!

Sasuke non poté ricevere risposta, in compenso si trovò costretto, a malincuore, a dover aprire la porta.

Non una persona, piuttosto una pila di buste colorate, pacchi e un ciuffo biondo che spuntava da qualche parte.

“Buon Natale” Trillò Naruto, attraversando la soglia di casa alla cieca, sbattendo con un piede contro lo stipite della porta, ma continuando comunque a canticchiare una sorta di Jingle Bells a bocca chiusa.

Sasuke trattenne un sorriso, aveva ragione suo padre, era andato a comprare gli ultimi, anzi, tutti i regali.

Prevedibile.

Tutti lo salutarono con affetto, eccetto Madara, naturalmente, e Sasuke, che si defilò al piano superiore, sicuro che Naruto, con gli occhi nascosti da pacchi e pacchetti, non si era neppure reso conto che ad aprirgli la porta era stato proprio lui.

Si barricò in camera, non c’era bisogno della sua presenza, dopotutto Naruto non era importante, nessuno l’avrebbe sgridato per non aver accolto quell’ospite biondo che tutti conoscevano, e poi al piano di sotto c’era abbastanza casino perché nessuno si accorgesse della sua assenza fino all’ora di cena.

Sentì le risate provenire dal salotto, era la sua voce calda, se lo immaginò, mentre distribuiva le buste con i bigliettini, poi la voce di Kushina “Amore della mamma! Vai a salutare Sasuke, è al piano di sopra!” Che cavolo strillava quella furia rossa?

Sasuke ebbe per un attimo la voglia di correre veloce alla porta e chiudersi a chiave in camera, poi gli sembrò un’idea stupida, così aspettò. Tese l’orecchio, cercando di captare uno scricchiolio, qualcosa, un rumore che lo avvertisse che la testa-quadra stava salendo per andare a salutarlo, come quando erano bambini e veniva a infastidirlo durante lo studio. Era sua madre, Mikoto, che glielo permetteva, “Sas’kè è su, chino sui libri, vai vai Naru” gli diceva, dopo avergli dato la merenda per entrambi.

Sbuffò, Naruto sembrava metterci troppo, eppure un tempo quelle scale le correva in un lampo, una volta aveva contato i secondi di attesa, l’aveva cronometrato, stupendosi di quanto quell’idiota fosse rapido.

Niente.

“Meglio così” Si disse, crollando supino sul letto.

Poi un bussare rapido, tre colpi.

Il suo cuore ne batté altrettanti contro il petto, velocissimi, tanto da fargli girare la testa.

“Avanti” Disse risoluto.

“Fratellino...” La maniglia si abbassò lentamente, poi la voce di Itachi riempì la camera.

“Ah, sei tu, fila via” Borbottò deluso.

“Chi aspettavi?” Chiese sorpreso il fratello maggiore.

“Nessuno, che vuoi? Non lo vedi che mi sto riposando? Sempre a rompere tu...”

Itachi indugiò sulla figura magra del fratello, guardò gli occhi socchiusi mirare il soffitto, le mani pallide tracciare strani disegni sul copriletto, sembrava nervoso.

“Beh, giù stanno aprendo i regali, Naru mi ha portato un paio di occhiali da sole” E sventolò un paio di occhialetti tondi  in perfetto stile John Lennon.

“Bene, così sembrerà un perfetto figlio dei fiori” Pensò Sasuke tra sé e sé, poi si infilò le pantofole e raggiunse l’allegra famiglia.

Zio Madara era il ritratto dell’indifferenza, tutti i suoi regali giacevano ancora impacchettati sulle sue ginocchia ossute. Hashirama guardava estasiato un paio di forbici da potatura che Fugaku gli aveva consegnato senza neppure l’incarto. Obito sorrideva a qualsiasi regalo gli passasse tra le mani, con la faccia da ebete, pronto a controllare ogni tre secondi il display del cellulare nel caso Rin lo chiamasse. Shisui aveva appena raggiunto Itachi, sventolandogli sotto il naso un portachiavi a forma di bulbo oculare identico al suo “Che quest’occhio ti porti fortuna” gli disse raggiante, e Itachi gli sorrise affabile afferrandolo tra due dita.

C’era sempre stato un rapporto strano tra Itachi e Shisui. A dividerli pochi anni, quelli che avevano fatto di Shisui il primo a prendere la patente tra i due. Il minore, sembrava coltivare da sempre una sorta di ammirazione per il cugino, ed era strano in Itachi, essere perfetto fatto per essere ammirato. In ogni caso, il loro rapporto era qualcosa che andava oltre la parentela, sembravano legati da uno stesso sogno di pace e armonia, perché per quanto Shisui facesse l’idiota con Obito, era doveroso ammettere che sulla sua bontà di fondo non c’era proprio niente da dire. Se qualcuno aveva un problema, che non fosse il tradimento di Rin la fedifraga, Shisui correva, se qualcuno in famiglia si metteva a litigare per qualcosa di serio, Shisui cercava di mettere il buon per la pace. Perfino quando Madara aveva realmente cercato di uccidere Hashirama per un investimento idiota su un’azienda di concimi per bonsai, Shisui era riuscito a calmare gli animi. Sasuke pensava che fosse questo lato del suo carattere a suscitare tanta ammirazione nel fratello, che forse, con quel suo modo gentile e pacato ne voleva seguire le orme.

Quel giorno, in ogni caso, Shisui si mostrava allegro come sempre, leggero e scherzoso.

Minato e Kushina lo fissavano, in mano avevano due pacchetti ancora incartati, poi i loro occhi furono per il figlio, sembravano attendere, preoccupati.

Seduto sul pavimento, vestito con un maglione rosso in perfetto stile ioamoilNatale, con un paio di Jeans sdruciti e i calzini arancioni in bella vista, scartava il regalo che Mikoto doveva aver comprato per lui qualche giorno prima.

Un bambino allegro, lo stesso con cui aveva fatto a pallate di neve, lo stesso di sempre, ma non per lui, non per Sasuke Uchiha, che lo fissava come si fissa un nemico, qualcuno da odiare, qualcuno, che inevitabilmente ha ribaltato tutte le regole della tua vita.

Naruto il sabotatore.

“Sasuke, dov’eri finito?” Sua madre, gli dette uno schiaffetto sulla schiena e lo spinse in mezzo al salotto.

Naruto si voltò, smise di scartare il regalo, e la sua faccia da bambino allegro si tramutò in un qualcosa che somigliava ad un “guarda chi c’è, muori, stronzo”.

“Ciao” Disse atono.

“Ciao” Rispose Sasuke, altrettanto monocorde.

Che ce l’avesse ancora con lui per la storia di Suigetsu? Cosa gli importava? Lui stava con Hinata no? Tutte quelle domande gli balenarono in testa, mentre gli occhi azzurri di Naruto si posavano ancora sul suo viso, sondandone i lineamenti.

“Il tuo regalo” Naruto gli tirò un pacchetto incartato male.

“Grazie” Se lo rigirò tra le mani ma non lo aprì, imitando lo zio Madara.

“Io non ti ho regalato niente, non ho avuto il tempo, scusa” Gli disse poco dopo.

“Immagino sarai stato molto impegnato, in questi ultimi giorni”

La tensione era palpabile, scorreva come elettricità, prima o poi uno dei due sarebbe andato in cortocircuito, e allora? Si sarebbero picchiati? Si sarebbero insultati? Avrebbero smesso di parlare una volta per tutte ponendo così fine ad un’amicizia che ormai, Sasuke lo sapeva, non esisteva più?

Mikoto trascinò Kushina in cucina e Fugaku le seguì ancora, tutto, pur di non stare vicino a Minato.

In tutto quel disordine, vociare, ridere di Shisui, digitare di tasti di Obito, Madara stava in silenzio, osservava il nipote prediletto, guardava la tensione delle sue dita pallide, le labbra tirate, gli occhi ridotti a fessure, poi guardava Naruto, l’amico di una vita, le sue mani grandi e ruvide strette a pugno.

“Hashirama...” Sussurrò al compagno.

“Che c’è?”

“Questo Natale ci sarà da divertirsi...” E allargò le labbra in un sorriso che metteva i brividi.

***

“E così le ho chiesto di sposarmi” Concluse Obito, alzando il bicchiere in aria, brindando un po’ a Mikoto e Kushina che avevano messo in tavola la miglior cena di sempre e un po’ a Rin, che sarebbe dovuta arrivare la sera stessa per unirsi ai festeggiamenti.

“Oh, e Kakashi come l’ha presa?” Chiese Madara, bevendo un po’ di vino, senza partecipare al brindisi. Hashirama gli tirò un calcio sotto il tavolo.

Shisui per poco non si soffocò con una patata, Itachi allargò le belle labbra sottili in un sorriso.

Obito sembrò ignorarlo, perché riprese a decantare le sue imprese amorose.

“Tutti questi anni sono stati la prova che il vero amore trionfa anche sulle avversità” E inneggiò all’anello che le aveva regalato.

“Certo, anni in cui si scopava il suo migliore amico” Mormorò Shisui a Itachi, rassegnato.

A Sasuke di anelli, di matrimoni, di zio Madara che faceva di tutto per far deprimere Obito, proprio non importava. Kushiha aveva scambiato il posto di Minato con il suo, e così per tutta la cena era stato costretto a sedere vicino a Naruto, che non gli parlava, che mangiava ignorandolo, che sembrava non notare la sua esistenza.

“Naruto, racconta, tu ce l’hai la ragazza?” Chiese poi Madara, puntandolo con il coltello con cui stava tagliando un pezzo di carne.

Perché quello zio sadico e strano, che per tutti quegli anni aveva trattato Naruto come un fantoccio biondo senza cervello, ora gli stava parlando? Un brivido percorse la spina dorsale di Sasuke.

Naruto deglutì a vuoto, poi cercò istintivamente gli occhi di suo padre, che gli sorrise affabile, sua madre invece aveva occhi solo per il minore degli Uchiha.

“Beh...” Disse titubante.

“Sì che ce l’ha! Diccelo su!” Shisui si era intromesso nella conversazione.

Sasuke strinse forte la forchetta tra le dita e si impose di continuare a mangiare ignorando quel teatrino.

“Si sono parlati prima, al cellulare, ne sono sicuro” Continuò il cugino.

“Oh, se è bella e brava come la mia Rin dovresti sposarla il prima possibile” Aggiunse Obito, sognante.

Shisui tossì una risata, Madara ghignò, Naruto arrossì, Sasuke si lasciò scivolare la forchetta sul piatto provocando uno stridore acuto.

“Ehi Naruto, piuttosto, dimmi, mio fratello ti obbliga a pulire la stanza del dormitorio tutti i giorni?” Chiese Itachi.

Naruto si rabbuiò un poco.

“No, mi lascia fare come voglio” Disse.

“Quindi il mio adorabile fratellino ha imparato la regola del vivi e lascia vivere, sono contento”

Sasuke sospirò esasperato, era dura da ammettere, ma sì, avrebbe preferito passare un’intera giornata nella stessa stanza, anzi legato a Suigetsu, piuttosto che subire quella tortura familiare, e poi lo zio era strano, era la ciliegina sulla torta di quel tripudio di parenti ficcanaso, con quel suo sguardo strano e scuro che prima si posava su di lui, poi su Naruto, poi su Hashirama, e che sembrava dire “guardali”.

“Quindi tu puoi dircelo, Sasuke si vede con qualche ragazza, ogni tanto?” Ancora Shisui.

“Credo che tu abbia qualche problema ‘Sui...perchè non ti fai i fatti tuoi?” Lo ammonì Sasuke, che davvero ne aveva fin sopra i capelli.

“Beh, sì diciamo che si vede con qualcuno” Ghignò Naruto, l’espressione cattiva che stonava con il suo viso.

Rovina, catastrofe. Avrebbe detto a tutti che se la faceva con Suigetsu, cosa non vera oltretutto, anzi menzogna che lui credeva vera, e la colpa era di quell’idiota con i denti da squalo.

“Basta” E fece cadere le posate sul piatto “Obito? Quando vi sposate?” Chiese, sapendo con certezza che il “cornuto” per eccellenza non aspettava altro che parlare della sua Rin.

Madara ghignò con il naso infilato nel bicchiere, poi lanciò un sorriso a Sasuke, che per la prima volta in vita sua si sentì drizzare i peli delle braccia sotto la maglia.

***

“Amore, vai a prendere il dolce in cucina, da bravo...se ce la fai taglialo” Gli disse Mikoto a fine cena. Sasuke obbedì e si fiondò nell’altra stanza, felice di poter evadere anche solo per pochi secondi da quella gabbia di matti. Obito alla fine, per un motivo o per un altro, Sasuke sapeva per colpa dello zio e di Shisui, aveva bevuto fin troppo vino, e ora, per la prima volta dopo anni, rideva come un pazzo invece di piangere, sotto lo sguardo furibondo di Fugaku. Kushina e Minato conversavano allegramente con Hashirama, nonostante il panico iniziale Sasuke doveva ammettere che i due erano stati abbastanza innocui.

Sospirò accendendo l’interruttore della luce.

Il dolce, un enorme distesa di cioccolato e pan di spagna, troneggiava sul tavolo. Odiava le cose dolci, zuccherose, anche il solo odore gli faceva arricciare il naso, cercò comunque un coltello nel cassetto e prese a dividere il lavoro di sua madre in fette.

“Quant’è che va avanti?” La voce di suo zio lo scosse, era entrato in cucina, silenzioso come un ninja, e ora lo fissava a braccia incrociate.

“Ehi, volevi farmi prendere un infarto” Protestò il ragazzo.

Madara rise e passò un dito sulla glassa marrone per poi portarselo alle labbra e leccare.

“Tu e quell’idiota, da quanto scopate?” Chiese con un ghigno divertito.

Sasuke interruppe ogni attività, fissò il coltello ancora piantato per metà nel pan di spagna.

“Cosa?” Seppe rispondere.

“Non prendermi per il culo...Si vede lontano un miglio” Si sedette sul bancone, afferrò un mestolo e lo sbatté sulla testa del nipote.

“Ti prego, dimmi che stai sopra” Aggiunse con un cipiglio divertito.

Sasuke arrossì, trattenendosi dal tirargli il coltello, uccidere lui, poi il suo compagno, poi tutta la famiglia, anche Naruto e fuggire via, lontano.

“Non dire cazzate, zio, stai invecchiando, il cervello ti si è fuso” Difendersi, negare, sempre.

“Tu...non dire cazzate” Scese dal bancone e si avvicinò.“Io non sono gay” Esordì poi, guardando un punto imprecisato, sembrava stesse ricordando vecchi aneddoti.

A Sasuke sembrò che suo zio fosse impazzito tutto d’un tratto, Obito pazzo poteva andare, ma Madara...no, quello no.

“Vuoi dirmi che Hashirama è una donna?” Lo schernì, rilassandosi, forse avrebbe smesso di insinuare che lui e Naruto...

“E’ questo il punto, a me...cazzo, che palle...a me è sempre interessato solo Hashirama, e l’ho odiato per questo, a volte lo ucciderei, per questo...ma...insomma, non mi piacciono gli uomini” Articolò.

Sasuke non capiva, o meglio aveva compreso una cosa senza senso, zio Madara non era gay, stava con un uomo, baciava un uomo, scopava con un uomo, ma non era gay, stava con Hashirama, amava Hashirama.

“Non vedo come tutto ciò possa interessarmi” Riprese a tagliare il dolce a fette con metodo.

“Ragazzino, sono al mondo da più tempo di te, ho visto vissuto più di te...non venirmi a raccontare stronzate, tu e quella specie di demente biondo avete una storia, solo che le cose ti sono sfuggite di mano”

“Non abbiamo una storia” Mentì.

“Lo guardi come se lo volessi morto” E ridacchiò.

“Solo una cosa, ricorda...Noi Uchiha non perdiamo mai” E se ne andò solo dopo aver rubato una fetta di torta.

***

Rin non arrivò mai quella sera, Obito era sprofondato in un silenzio angosciante, sembrava in coma, seduto sul divano, fissava il camino. Shisui stava scommettendo con Itachi quanto ci avrebbe messo prima di invocare il nome della sua amata piangendo.

“Obito, Rin non ti sposerà mai” Esordì poi Madara sedendosi al suo fianco.

Il giovane si voltò verso di lui, gli occhi lucidi e la bocca spalancata in un grido di orrore non espresso.

“Ci gioco la testa di Hashirama che ci ha ripensato ed è andata da quell’Hatake” Disse cattivo.

Sasuke sapeva che suo zio non era l’emblema della gentilezza, anzi era un sadico del cazzo che si divertiva a vedere gli altri soffrire.

“Smettila, Madara...non è vero” Lo brontolò il compagno.

Ma la chiamata che Obito ricevette pochi minuti dopo fu la conferma delle sue parole.

A quanto pare Rin era veramente andata da Kakashi, per vivere con lui e il suo allevamento di cani, si dispiaceva molto, aveva pure pianto al telefono, dicendo ad Obito che era crudele lasciarlo proprio il giorno di Natale e che doveva perdonarli, ma l’amore era l’amore. A quanto pare Madara Uchiha sbagliava raramente.

Perfetto, Shisui aveva vinto la scommessa, però vedere il disgraziato in lacrime non  l’aveva reso poi così allegro, anzi, per una volta sembrò dispiacersi per lui, che ci aveva creduto veramente. Perciò prese ad abbracciarlo con affetto. Itachi lo consolava con delle pacche sulle spalle, dicendogli che sarebbero arrivate altre donne. Madara faceva cenno di no con la testa, esasperato. Tutti gli altri in un modo o in un altro cercavano di dire qualcosa di confortante, senza riuscirci, Obito, il ragazzo tranquillo piangeva e gridava vendetta.

“Poveraccio” Disse Naruto, buttando giù un bicchiere di vino dolce.

“Si è comportato da cretino, se lo merita” Gli rispose Sasuke, guardando la scenetta in disparte.

Sedevano sulle scale, neanche si ricordava come ci erano finiti lì, da soli, immersi nella penombra, a illuminarli le lucine intermittenti degli addobbi che sua madre aveva affisso sul corrimano.

“Perché tu devi essere sempre così stronzo?” Gli chiese il biondo, guardandolo negli occhi, era dall’inizio della serata che non parlavano, nonostante fossero stati seduti vicini per tutto il tempo.

“Non sono stronzo, dico solo la verità” Asserì.

“No, tu sei proprio stronzo...” Ribadì l’altro.

“Suigestu come sta?” Chiese poi Naruto, sembrava nervoso, perché non faceva che giocherellare con il bicchiere vuoto.

“Che ne so?!” Poi si alzò e salì le scale, questa volta l’altro lo seguì.

Sasuke si sedette sul letto e sbuffò.

“Hai ancora tutta la tua vecchia roba...” Osservò Naruto, indugiando sulle loro foto assieme, sui regali che aveva conservato.

“Dovrei buttarla?”

“No”

“Obito si riprenderà, non preoccuparti, fa così tutti gli anni, magari questo è l’ultimo, si scorderà Rin una volta per tutte” Si stese sul letto e si passò una mano sul viso, la cena, i parenti, la presenza di Naruto, l’avevano sfiancato, avrebbe avuto solo voglia di dormire, ma il centro dei suoi problemi era lì, in camera sua.

“E se Rin fosse stato il grande amore della sua vita?” Sussurrò Naruto, pensieroso.

“Dio, ma da quando sei diventato così sentimentale?” Sputò acido Sasuke.

“Hai ragione te, una persona vale l’altra, ci si può innamorare di chiunque” E si sedette vicino a lui con un sospiro triste.

Erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, e il cuore di Sasuke sembrava impazzito, ma non fece niente.

“Ricordi quando ti beccasti l’influenza? Sasuke Uchiha confinato a letto per una settimana, eri insopportabile” Cominciò Naruto.

“Sì...ricordo, che palle” Ma ricordava anche che tutti i giorni l’altro andava a trovarlo, con le gote rosse per la corsa da casa sua e la zazzera bionda tutta scompigliata.

“Hai detto ai tuoi di Suigestu? O è una cosa passeggera?” Chiese amaramente.

“Tu hai detto ai tuoi di Hinata?”

Nessuno dei due rispose.

Tre colpi alla porta, Itachi entrò senza bussare.

“Vieni a salutare Sas’kè, tornano tutti a casa, Obito è distrutto”

***

Madara, prima di andare via trascinandosi un Obito ubriaco e borbottante con il viso tutto rosso, gli lanciò un’occhiata eloquente, per poi guardare anche Naruto. Hashirama baciò tutti sulle guance, spintonando Shisui che non smetteva di chiacchierare con Itachi.

Rimasero solo Kushina e Minato, che ringraziarono per l’ospitalità, per i doni e per tutto il buon cibo.

Naruto andò via con loro, e Sasuke in cuor suo, come quando erano bambini sentì la voglia di chiamarlo per chiedergli di rimanere a dormire, di rimanere svegli per ore a parlare.

Madara aveva ragione, lui non era gay, o meglio, non gli piacevano tutti gli uomini, gliene piaceva solo uno, anche se era difficile ammetterlo.

***

Non era stata la catastrofe che aveva immaginato, o meglio non lo era stata per lui, Obito avrebbe avuto bisogno di secoli di psicanalisi per riprendersi dallo shock.

Natale era passato, se ne era andato come i tanti giorni accumulati sul calendario. Sarebbe dovuto rimanere in quella casa per poco, poi l’università l’avrebbe riassorbito, avrebbe ridato senso alle sue ore. Le 3:00 del mattino, e ancora non riusciva a dormire.

Possibile che solo sedendosi sul suo letto Naruto avesse impregnato la stanza con il suo profumo, oppure era lui che credeva di sentirlo? Ovunque, sui cuscini, sul piumino blu.

Accese il cellulare, e forse per il sonno, forse perché si era rotto le scatole, forse per le parole di suo zio, cominciò a digitare:

 

A: Naruto Idiota Uzumaki.

Sei sveglio?

 

Inviò. Poi si pentì.

Aspettò due minuti, lo scemo dormiva probabilmente, tanto meglio, quel messaggio era stato un errore, un momento di debolezza. E gli Uchiha non erano deboli.

Si assopì, poi un terremoto sul cuscino lo fece ridestare.

La vibrazione, maledisse quella e chi l’aveva inventata.

 

Da: Naruto Idiota Uzumaki

Sì.

 

Cos’era diventato? Una tredicenne in fibrillazione per un SMS.

“’Fanculo” Sibilò.

 

A: Naruto Idiota Uzumaki.

Non ho sonno, ho finito le sigarette,

scroccane qualcuna a tuo padre e vieni

 sotto casa mia.

 

Come quando erano ragazzini, come quando si trovavano di nascosto per tirare dalle loro prime sigarette, quelle che Sasuke soffiava dallo zaino di Itachi e con le quali tossivano come scemi, prima di scoppiare a ridere e fare a gara a chi era arrivato più vicino al filtro, come se quel consumare tabacco e nicotina facesse di loro due uomini veri.

Il cellulare vibrò.

 

Da: Naruto Idiota Uzumaki

10 minuti

 

I dieci minuti più lunghi della sua vita, poi Naruto gli fece uno squillo e lui si ritrovò a zampettare in pigiama fino alla porta di ingresso, infreddolito e con la pelle d’oca.

Aprì, Naruto sorrideva, pareva il Naruto di sempre ma con il naso rosso e i capelli sporchi di neve, una sigaretta accesa tra le labbra carnose, congestionate per il gelo, un piumino nero dal quale spuntavano le maniche del pigiama, ai piedi un paio di stivali di suo padre e i jeans.

Sasuke gli strappò la sigaretta di bocca, tirò avidamente, senza tossire, non come quand’erano bambini, la gettò a terra subito dopo, lasciando che si spegnesse sulla neve, poi afferrò Naruto per il piumino e lo baciò sulle labbra.

 

NdAllyn: l’ha baciatooo *strilla isterica*. Lo so, sono io a scrivere questa fic demente, però boh, immaginarli che si baciano sulla porta *So anche cosa succederà dopo* beh, mi manda in fibrillazione...Sto impazzendo...lo so...ahaha perdonatemi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi avviso il prossimo sarà rosso, però vedremo Naruto comportarsi in modo INSOLITO...

Insomma, spero di leggere tante vostre impressioni, commenti, recensioni, e che la storia non sia noiosa. *anche se è pur sempre una fic demente*

Un bacino

Allyn, che spera di avervi allietato il rientro a scuola

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Capitolo 17
*** DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo. ***


 

AllynChannel è lieta di trasmettere il capitolo più rosso dell’intera long (per adesso XD).

Ho dovuto lavorarci, ed ero indecisa, non è stato facile, ma poi mi sono presa le mie responsabilità e ho fatto l’idiota all’ennesima potenza.

Mi dispiace, vi avviso, non fatevi spaventare...è una commedia, dovrebbe avere un lieto fine dolcioso <3, solo che durerà un altro po’.

Perché così presto con il diciassettesimo? Perché sì, perché vi meritate un monumento, perché Allyn non aveva mai visto 200 recensioni tanto belle, e non si era mai stupita così tanto, era una fic scema, stupida, nata per gioco...non ho parole, vi ringrazio, vi mando baci, mi commuovo, come mi sono commossa a scrivere questo capitolo...è stato intenso e dolce, e strano e ROSSO (ancora?)*muahaha*

Insomma, dopo l’entrata in scena della famiglia Uchiha al completo si torna ai nostri beniamini, si torna al NaruSasuNaru all’ennesima potenza...

Tenetevi stretti, sarà come andare sulle montagne russe, (si può anche vomitare?), per me è stato tremendo...non so come sarà per voi, spero vi piaccia tanto, spero che mi lasciate tante impressioni o pomodori, perché questo è uno di quei capitoli che una volta inseriti si rimane con l’ansia a guardare lo schermo haahah

Un bacio, e grazie ancora.

Nc 17 Lemon, pallino rosso!

Allyn

 

DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo.

La sua lingua era calda, le sue labbra erano fredde, freddissime da dargli i brividi, ma le scaldò con le proprie, succhiandole, leccandole, mordendole.

Gli era mancato? Sì gli era mancato.

Cos’era stato il bacio di Suigestu? Niente, un tintinnare sordo  in confronto al boato che gli stava esplodendo nel petto.

Conciliare pensieri e sensazioni era la cosa più difficile che Sasuke avesse mai fatto o sperimentato in vita sua, lui, studente modello, che riusciva ad eccellere in qualsiasi cosa, padrone di se stesso, sempre in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, aveva perso definitivamente la ragione.

Naruto gli afferrò la testa, si premette il viso di Sasuke contro, infilandogli le dita gelide tra i capelli neri, ansimando nel bacio, portandolo verso di sé, facendogli sporcare i piedi di neve.

Sasuke rabbrividì, un po’ di piacere, un po’ perché gli si stavano ibernando gli alluci, ma non lo interruppe, cercò ancora la sua bocca, il suo viso, il mento, le guance.

Era l’inferno, torrido, sbagliato, immerso nel freddo di quella notte di dicembre.

E niente sarebbe potuto stare più bello, più giusto, e tutte le paure provate, pensate, logoranti, sembravano essersene andate a puttane, perché era il corpo di Naruto quello che sentiva contro il suo, perché era il suo alito caldo a spettinargli i capelli, perché aveva il suo sapore sulla lingua, nella bocca.

“Fammi entrare” Chiese roco il biondo, ad un centimetro dalle sue labbra.

Se fossero stati ancora amici, sarebbe stata l’innocente richiesta di sempre, ma quella volta era diverso, gli occhi di Naruto ardevano nel buio di quella notte, le sue mani bramavano il calore di un corpo che per anni aveva preso a botte, con cui si era rotolato, che aveva deriso per gioco e per la vergogna di provarne segreta attrazione, quando si vestivano negli spogliatoi della palestra, un corpo che aveva visto crescere.

Sasuke annuì, pregando che nessuno si svegliasse, nel peggiore dei casi avrebbe detto che Naruto era venuto a parlare della sua ragazza, che come Obito era stato piantato, tanto ormai una tragedia in più non avrebbe scosso nessuno.

Salirono le scale, oltrepassarono la camera di Itachi, quella di Fugaku e Mikoto, quelle degli ospiti, e Sasuke benedisse il fatto che la sua stanza fosse lontana dalle altre, che quella casa fosse veramente grande, perché appena chiuse la porta a chiave alle sue spalle Naruto lo buttò sul letto facendo cigolare le molle, strappandosi di dosso il piumino, sfilandosi gli stivali.

Veloce, impulsivo, irragionevolmente meraviglioso, come solo lui sapeva essere.

Sasuke non pensò alle orme bagnate che aveva lasciato per casa, al pavimento di camera sua sporcato, aveva le labbra di Naruto sul collo, le sue mani gelide sotto la maglietta a toccarlo, con una bramosia che non c’era mai stata fino a quel momento.

Sembrava rabbioso, animale, sembrava che con quelle dita volesse possederlo, perché gli toccava il viso, poi i capelli, poi afferrava la pelle rosea dei capezzoli, poi i suoi fianchi, poi, senza rispetto, senza vergogna, infilava le mani nei suoi pantaloni, cercando la sua erezione, stringendogli le natiche bianche e tonde.

Sasuke lo mordeva, lo spogliava, lo cercava nello stesso ardente modo.

Ma c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta in cui erano stati così intimamente vicini, c’era meno cadenza nei gesti, e quella dolcezza che si vergognava di aver sentito sembrava cancellata.

Madara però aveva ragione.

Era Naruto, non perché fosse un uomo, perché fosse gay, era Naruto, e basta, e lui lo voleva, non gli importava come.

“Cazzo...vai piano” Si trovò ad ansimare poco dopo, con Naruto solo in pantaloni sopra di sé, la zip abbassata, l’erezione dura, tesa sotto i boxer.

Naruto ghignò, poi si fece serio, rotolò vicino all’amico e tirò fuori l’altra sigaretta, accendendola rapido.

Tirò una boccata di fumo e si voltò per guardare Sasuke.

“Ne avevo prese due” Disse laconico.

I loro respiri si stavano pian piano placando, la furia di pochi istanti prima stava scemando, rendendoli consapevoli di tutto.

Sasuke trattenne la voglia di mollarsi un ceffone e di buttare Naruto dalla finestra, di fuggire per l’ennesima volta dall’evidenza.

“Dimmi, com’è stato?” Chiese il biondo poco dopo.

E quella scena, Sasuke l’aveva già vissuta, i ruoli invertiti.

“Cosa?” Chiese, rubandogli la Malboro Light.

“Fare sesso con Suigetsu...”

Sasuke tossì fumo e respiro.

La storia di Hozuki lo tormentava ancora, avrebbe voluto dirgli la verità, che era tutta una bugia, che era una stronzata sparata a caso dal suo nuovo compagno di stanza.

Ma non ci riuscì, il ricordo di quella lontana sera al pub, di Naruto che decantava le sue imprese sessuali, di lui, che rimaneva a guardarlo incredulo mentre se ne andava con Hinata.

“Non sono cazzi tuoi” Rispose atono.

Naruto sorrise amaramente.

“Sei stato sotto o sopra?” Chiese poi, strappandogli la sigaretta dalle dita, spegnendola e gettandola a terra.

“Che ti importa, è stata una scopata” Mentì. E una parte di lui avrebbe voluto che fosse vero, per pareggiare i conti, per sapere di essersi vendicato. Per quale torto poi? Perché avevano fatto sempre tutto insieme, perché il suo io ragazzino dodicenne avrebbe voluto condividere anche l’imbarazzo di fare l’amore per la prima volta? Si trovava imbarazzante da solo. No, c’era altro, voleva che quell’amico non più amico provasse la sua stessa raccapricciante gelosia, voleva che tornassero ad essere uguali.

E Naruto reagì come mai si sarebbe aspettato, gli montò sopra e lo baciò con foga.

“Dimmi, ti toccava così?” Chiese sottovoce, contro il suo orecchio, mentre le sue dita andavano a lambire l’elastico dei boxer, per poi spogliarlo, afferrare l’erezione e prendere a masturbarlo piano.

“Te l’ha succhiato o è un tipo timido? O tu l’hai succhiato a lui?” Sibilò, chinandosi tra le gambe pallide di Sasuke e prendendoglielo in bocca senza tante cerimonie, leccando con avidità, mordendo un poco fino a fargli quasi male.

L’Uchiha si lasciò toccare, lo lasciò fare.

Baciò, leccò, succhiò quasi avesse sete.

“Gli sei venuto in bocca?” Domandò ancora Naruto sfilandosi i pantaloni e rimanendo nudo sopra di lui, sul piumino blu dove per anni avevano poggiato giocattoli, libri, figurine, fumetti, e dove ora si stavano toccando, mordendo, baciando.

“Parli troppo, come lui” Disse Sasuke, afferrandogli i capelli corti e biondi, tirandoli senza dolcezza.

Naruto emise un ringhio basso, gutturale, poi lo baciò.

“Parlo quanto cazzo mi pare Sasuke” E sembrò minaccioso, mentre portava i canini sul suo collo, mentre gli tirava i capelli e lo costringeva a voltarsi di spalle.

Le sue mani erano grandi, ruvide e abili, gli sembrò di potersi plasmare sotto i suoi tocchi tanto sicuri, ed era strano lasciarlo condurre così, lasciarsi prendere in quel modo.

Sasuke, sentì l’eccitazione crescere quando l’altro prese a baciargli la schiena, a scendere con le labbra sui fianchi, sul sedere, per poi leccarsi le dita velocemente e portarle nella spaccatura tra le sue natiche.

Rude, grezzo, non come aveva fatto la prima volta, quasi volesse reclamare il suo spazio, quello di cui Suigestu si era appropriato.

Sasuke si chiese se Naruto l’avrebbe fottuto lì, sul suo letto d’infanzia, sul piumino blu dove avevano studiato tante volte, se gli sarebbe entrato dentro in un colpo solo, fregandosene del suo dolore, dilaniandolo, spezzandolo come si era sentito spezzato in tutti quei giorni, in quel mese di assenza, con la consapevolezza che non ci poteva essere futuro per loro, che tutto era sempre stato solo un errore perverso.

Non lo sapeva, ma sentiva di meritarsi quel trattamento, anche se con Suigestu non c’era stato, anche se quella era la prima volta, sentiva, in cuor suo che Naruto si meritava di farlo soffrire, perché per anni lui si era finto indifferente alla sua dolcezza, alla sua bontà di cuore, per anni, gli aveva negato il completo accesso alla sua persona, ora capiva, il desiderio che per anni Naruto aveva represso. Lo ricordava in tutti i piccoli gesti, negli abbracci, nella pazienza, nei sorrisi troppo luminosi.

Naruto aveva brillato sempre e solo per illuminare le sue ombre, che lui, invece, aveva gettato lunghe e grandi, su tutto e su tutti, perché si era creduto superiore, Sasuke, ai sentimenti e alla vita, all’inevitabile. Si era creduto padrone ignorando chi da tempo non aveva fatto altro che scaldarlo, senza mai chiedere nulla in cambio.

Naruto ora gli stava facendo male, con quelle due dita grandi e ruvide piantate dentro fino all’ultima falange. Le faceva uscire ed entrare, uscire ed entrare, senza premura.

E lui tratteneva i gemiti contro il cuscino e poi, inaspettatamente le lacrime.

“Ti ha preso da dietro?” Chiese Naruto, inserendo un terzo dito, allargando quello spazio troppo stretto, caldo, invitante.

Sasuke non rispose, morse il cuscino, aspettando di essere dilaniato, sarebbe stato solo quello, poi sarebbe rimasto solo, com’era giusto che fosse per una persona come lui, Naruto sarebbe potuto tornare da chi lo sapeva amare, da Hinata.

Ma prima doveva accoglierlo, per una volta, voleva sentirselo dentro, fino in fondo alle viscere, fargli tremendamente male e poi lasciarlo vuoto.

Solo da Naruto l’avrebbe accettato, solo da quell’amico biondo e bello che era destinato a perdere.

Ma il colpo non arrivò, arrivò un bacio, arrivarono le sue braccia a stringerlo.

E le lacrime di Naruto sulla sua schiena bianca.

“Scusa...”Mormorò una, due, tre volte.

“Cazzo, Sasuke...” Ed era tornato il Naruto di sempre, quello che una volta alle elementari dopo un’azzuffata gli aveva fatto sanguinare il naso e aveva pianto, chiedendogli di picchiarlo a sua volta, era il Naruto buono quello che conservava nei suoi ricordi più dolci.

L’Uchiha si voltò, sentì le dita dell’altro abbandonarlo, poi si ritrovò stretto in un abbraccio.

Caldo, tanto da morirne.

Gli portò le braccia al collo, gli carezzò la schiena brunita, la nuca, i capelli color grano, nel buio della sua cameretta di ragazzo, con la neve che fuori cadeva, con la certezza che non c’era altra persona al mondo che avrebbe voluto più di Naruto.

Gli bagnò la spalla di lacrime, il collo, il mento, lo baciava piangendo, e Sasuke si lasciò baciare, lo accolse dischiudendo le labbra sottili, lasciandosi invadere la bocca da quella lingua liscia e rossa.

“Io...” Gemette nel bacio. Aveva le gambe di Naruto incastrate alle proprie, seduti uno di fronte all’altro sul letto, con gli addomi vicini, con le erezioni ancora dure, tese.

“Sasuke” Lo chiamò Naruto, baciandogli una guancia, lasciandogli impressa sulla pelle chiara la sensazione umida delle sue labbra carnose.

“Suigestsu...non stiamo neanche insieme” Sputò lì con il cuore che gli martellava.

Addio inganni, addio maschere, addio barriere.

Così non avrebbe mai vinto quella battaglia, così si sarebbe solo messo a nudo, debole, legato, dipendente. Zio Madara non sarebbe stato fiero di lui, ma zio Madara doveva solo stare zitto, lui che moriva di gelosia per una collega di Hashirama, geloso di un tizio con la faccia da ebete amante dei bonsai.

Sospirò, poi aprì gli occhi per guardare il viso del biondo.

Le lacrime avevano lasciato le sue iridi umide, acquose e limpide come la superficie di un lago che aveva visitato con suo fratello, quando ancora non fingeva di odiarlo.

Si chiese se fosse possibile sentire tante cose tutte assieme, o se forse soffriva di qualche disturbo emozionale, magari rimanere vergine fino a quell’età aveva compromesso il suo sistema endocrino, ormonale, magari era pieno di estrogeni e viveva ogni sguardo di Naruto come una scarica di endorfine e di emozioni da donnicciole in fase premestruale.

Doveva smettere di cercare giustificazioni e affrontarsi.

Cos’era quella sensazione di pace, di armonia sconfinata e di caotica bramosia che provava allo stesso tempo?

Avrebbe voluto divorare Naruto, ecco cosa avrebbe voluto, e non era cannibalismo era una voglia repressa, la stessa che lo spingeva a desiderare di essere divorato, amato, torturato dalle sue dita, dalle sue labbra.

O forse era solo cannibalismo, sarebbe stato più logico.

Lo baciò, e Naruto trattenne un sorriso nel bacio.

“Non stai con quell’idiota?” Gli sussurrò sulle labbra.

Sasuke scosse la testa imbarazzato, parlare diventava sempre più difficile, i freni inibitori che aveva ispessito in una vita intera rendevano tutto complicato e tremendamente insopportabile da sostenere per la sua già labile psiche.

“Non l’avete fatto?” Gli chiese poi il biondo in un mormorio roco, possessivo, contro il padiglione auricolare.

Gli sembrò di avere la febbre, aveva i brividi lungo tutta la colonna vertebrale e sentiva il viso, il petto, le labbra in fiamme.

Lo morse, per rispondere alla sua domanda.

“E’ un no?”

Ancora un morso e la risata trattenuta del biondo, che riprese a baciarlo a leccargli le labbra, a toccargli i capelli.”Mi son sempre piaciuti”Confidò odorandoli. Gli salì sopra e lo guardò negli occhi, Naruto cercò quello che sentiva di aver perso poche settimane prima, lo ritrovò, in uno sguardo che diceva “Prendimi, non mi importa, poi ti ucciderò, ma prendimi”.

Deglutì a vuoto, perché non aveva mai visto Sasuke così, disponibile, silenzioso e bello, con le labbra dischiuse, e le braccia attorno alla sua schiena.

Lo voleva.

Gli scostò i capelli dalla fronte, fece scorrere la punta del naso sulla pelle chiara, tiepida, poi sulle guance, lo assaporò, assaporò ogni punto del suo collo, baciò la mascella, il retro dell’orecchio, dove l’attaccatura nera dei capelli contrastava con il pallore tipico di ogni Uchiha.

Sasuke accolse quei baci, e rispose a sua volta, sentì che le labbra morbide e generose di Naruto erano dolci, e che dopo ogni incontro il loro sapore cambiava, sembrava diventare un misto dei loro, uniti, fusi.

Infilò le dita tra le ciocche scompigliate, trovandole un po’ umide di neve ormai sciolta, erano incredibilmente soffici.

Tutto sembrava amplificato, sembrava diverso, e Naruto era divenuto il centro di qualcosa che non riusciva a interpretare, sapeva solo che gli stava esplodendo dentro, ingombrante.

“Ti voglio” Si trovò ad ansimare, quando quelle mani ruvide raggiunsero la sua erezione, quando anche le sue dita pallide andarono a cercare quella stessa parte del corpo del biondo.

Naruto boccheggiò stupito, sembrava esser tornato un po’ impacciato. Prese a baciarlo ovunque, e Sasuke sentì che questa volta gli tremavano le mani, mentre tornava ad appropriarsi delle sue natiche, mentre affondava i polpastrelli nella carne bianca, mentre scivolava più giù per perdersi in un calore umido, pulsante.

Chiuse gli occhi, lasciò che fosse il corpo a guidarlo verso sensazioni nuove.

Poteva perdersi per una volta, poteva sentire e basta, per una volta. Fu come lasciar schizzare un elastico teso per troppo tempo, mollare la presa e vederlo scattare, volare via lontano, inaspettato e sorprendente.

Nel buio cercò ancor più le dita di Naruto, portò una mano sulla sua, lo invitò a spingere più forte, a entrargli più dentro, e al diavolo tutto, al diavolo l’orgoglio, al diavolo l’imbarazzo, era Naruto quello, e a Naruto in un certo senso era sempre stato tutto permesso, anche violarlo, anche rovinare il suo perfetto equilibrio.

Lo avrebbe picchiato dopo, riempito di botte, gli avrebbe spaccato quelle tre dita che ora si muovevano veloci, in un modo tanto piacevole da fargli perdere il senso del tempo.

Era ingombrante, e non bastava, non bastava.

Ce lo aveva sopra, sentiva il suo peso, lo sosteneva ed era bello era come essere avvolti, ma non bastava.

Lo fece tremando, un po’ per il piacere, un po’ per la consapevolezza che quello era il momento in cui aveva deciso, per sempre, non sarebbe mai più potuto tornare indietro.

Allacciò le gambe pallide alla sua vita.

“Sasuke” Naruto cominciò a chiamarlo, sottovoce, mentre le sue dita perdevano velocità, mentre le sue labbra gli lambivano il collo, il mento e ancora la bocca, la punta del naso.

 E Sasuke ansimava piano, reclinando ogni tanto il capo, chiedendo di più con il bacino, stringendo la presa attorno alle sue spalle.

“Me ne pentirò” Mormorò.

“Ti odierò” Continuò baciando Naruto con la bocca aperta.

“Potrei ucciderti, per questo” Ansimò nel bacio.

“Allora uccidimi pure, Sas’ke” Rispose Naruto, liberandolo da quelle tre dita ingombranti, scendendo con la mano sulla sua erezione, toccandola con devozione, poi afferrando la propria, posizionandosi tra le gambe di chi aveva sempre desiderato, di chi aveva cercato in altri corpi, in altri pallidi volti, piccole labbra, ingiustamente.

Sasuke spalancò gli occhi, vide il soffitto bianco, illuminato nella penombra della stanza solo dalla luce proveniente dall’esterno, tanti lampioni arancioni che riflettevano il proprio bagliore sulla neve pallida, come lui, mentre Naruto iniziava a entrargli dentro, mentre Naruto abbatteva barriere fisiche e morali della sua persona.

Trattenne un “Ah”, di sorpresa e di dolore, quando l’altro spinse un poco, più di quanto avesse potuto fare Suigestsu, entrandogli dentro solo di pochi centimetri.

“Faccio piano...” Lo sentì respirargli contro la spalla.

“Rilassati, faccio piano” E gli sembrava che soffrisse e che godesse nello stesso tempo, mentre gli mormorava quelle parole, mentre il bruciore si faceva insopportabile. L’avrebbe ucciso, o l’avrebbe ripagato con la stessa moneta, poteva starne certo, ma anche la rabbia scemava, lasciava il posto ad un’aspettativa deliziosa e strana.

Non gli rispose, ascoltò solo il proprio battito accelerato rimbombargli nelle orecchie, nel silenzio della stanza, fare a gara con il respiro di Naruto.

Faceva male, ma lo voleva, in un modo contraddittorio ed invadente.

“Muoviti” Sussurrò all’orecchio del biondo.

“Baciami” Gli rispose lui, spostandogli una ciocca di capelli dal viso ora arrossato.

Si guardarono, mentre Naruto affondava un altro po’ dentro di lui, mentre l’accoglieva con le gambe sempre più strette attorno alla sua vita. Un bacio a fior di labbra, un'altra piccola spinta.

Un bacio più profondo, lungo, un po’ di dolore, una pienezza ritrovata, voluta.

Lo sentiva.

Dentro.

Caldo.

Ingombrante come Naruto, bello, come Naruto.

Aprì gli occhi, incrociò l’azzurro dei suoi, era liquido ma tempestoso adesso, sembrava un oceano personale, e lui voleva annegare, voleva annegare con quel ragazzo piantato nelle viscere, dentro fino all’ultimo centimetro di quella pelle tesa come la sua.

Una piccola spinta, un sussulto, un po’ di dolore. Si morse le labbra e si ricordò che doveva fare silenzio, e maledisse la sua impazienza, perché aveva deciso il momento e il luogo sbagliato per divenire tutto d’un tratto tanto propenso a fare una cosa del genere.

Si stava già pentendo, poi realizzò.

Stava facendo sesso, non nel modo canonico, e se ne vergognò all’istante...

No, non era quello il punto.

Naruto era sopra di lui, nudo come lui, dentro di lui.

Lo stava facendo, con Naruto, e niente avrebbe potuto portarlo indietro, niente avrebbe potuto cancellare quel momento.

“Perché?” Pensò, e la risposta gli arrivò dentro, riecheggiò, la cacciò via, faceva ancora troppa paura.

Naruto prese a oscillare lentamente, con delicatezza, a uscire da quel calore opprimente e a rientrare sempre con la solita estenuante premura.

Era coordinato e perfetto, come se quella fosse la sua danza, non l’aveva mai visto così concentrato, attento, padrone di ogni muscolo, se ne stupì, e sentì che quello era un volto di Naruto che avrebbe voluto custodire solamente per sé.

Sasuke ebbe il tempo di abituarsi a quell’intrusione fisica, mentre quella nel suo cuore si faceva insopportabile, possibile che gli arrivasse tanto dentro, che lo toccasse così profondamente da farlo sentire come sul punto di morire?

Si baciarono, avvinghiati, dondolanti, su quel letto dal piumino blu.

Poteva sentire tutto, il rumore della stoffa che veniva sgualcita sotto il loro peso, il rumore della loro pelle sudata che sfregava piano, i capelli di Naruto che gli solleticavano la guancia, il ticchettare di una sveglia sul comodino, il suo respiro cadenzato, bellissimo che gli scaldava la bocca.

Naruto aveva chiuso gli occhi, gli affondava dentro cambiando espressione sul bel viso abbronzato, baciandolo ogni tanto dove capitava, sulla clavicola, su una spalla, sulla punta del naso, sulla fronte.

Poi le sue mani, andarono a toccarlo, ad afferrare quell’asta ancora dura, tesa, tra i loro addomi vicini.

“Ti piace?” Chiese Naruto, ansimando sottovoce.

Sasuke non rispose, ma sentì il piacere crescere come in risposta a quella domanda, e là dove prima sentiva male ora rimaneva l’eco di un dolore residuo e un senso nuovo di pienezza ingorda. Ne voleva ancora, voleva che Naruto si muovesse, che tornasse impetuoso e forte. Lo morse, per istinto, per voglia, e mosse il bacino verso le sue spinte, si lasciò colmare.

Il biondo lo guardò sorpreso e sorrise, gli afferrò una gamba, la carezzò con dolcezza,  muovendola verso di sé, fino ad alzarsi un poco e poterne baciare la caviglia sottile.

“Tu” Cominciò aumentando il ritmo delle spinte.

“Non” E mosse più veloce il pugno attorno all’erezione di Sasuke, che si ritrovò a portare una mano sul fianco di Naruto e l’altra sul piumino, per non gemere, per non gridare che sì, lui, Sasuke Uchiha stava godendo, con il suo migliore amico piantato dentro, con le sue mani addosso, lui Sasuke Uchiha stava facendo sesso con Naruto ed era bello, bellissimo.

“Non sai” Continuò il biondo spingendo ancora e ancora.

“Quanto io ti abbia desiderato” Concluse crollando su di lui in un bacio e affondandogli dentro una, due, tre mille volte.

Sasuke lo morse, lo baciò, lo leccò.

Sentì che anche l’ultimo granello di ragione era andato in fumo.

Sentì che quei centimetri gli scavavano dentro un abisso di possibilità, di emozioni nuove e rivangavano alla sua mente altre dimenticate, e al centro di tutto c’era sempre lui, Naruto.

Poi il piacere lo travolse, e fu una scarica elettrica, fu contrarsi e distendersi e contrarsi ancora.

Venne nella mano dell’altro, che continuò a muoversi, che lo baciò con più calore, che sussurrò qualcosa di incomprensibile, mentre nascondeva la testa bionda sulla sua spalla e tremava, si scuoteva.

E Sasuke non comprese le sue parole, preso com’era dal piacere, da quella passione incredibile, rispose solo di sì, piano, incosciente.

Poi arrivò, caldo, umido, ancora ingombrante.

Naruto gli era venuto dentro.

Non lo uccise, lasciò che gli crollasse addosso, che si addormentasse, poi lo maledì, poi gli baciò la fronte, poi si concesse un sorriso stanco, sentendo che erano ancora incastrati.

 

***

“Svegliati” Sussurrò sottovoce.

Naruto aprì gli occhi, frastornato.

“Che...” Disse sbattendo le palpebre un paio di volte.

“Sasuke” Mormorò poi. Lo baciò, sapeva di casa, di voglia consumata, bruciata, sapeva di buono.

“Sei ancora...” L’Uchiha non finì la frase che Naruto uscì dal suo corpo.

“Scusa” Disse, scompigliandosi i capelli chiari, evidentemente si era reso conto della situazione.

“Non uccidermi” Balbettò, per poi crollargli sull’addome e baciargli un punto vicino all’ombelico.

“Cos’è stato?” Chiese.

“Mi stai prendendo per il culo?” Sasuke sembrava indispettito, mentre si raccoglieva sul piumino, sfuggendo dalle sue mani.

Naruto arrossì, e il moro lo imitò, aveva usato l’espressione sbagliata.

“Adesso...” Iniziò l’Uchiha, senza saper bene cosa dire, mica erano in una soap-opera loro, o in una di quelle storielle yaoi per fan girl impazzite che tanto andavano di moda alle superiori tra le ragazze.

“Baciami” Naruto, inopportuno, eppure coerente, gli si buttò addosso e lo baciò ancora e ancora.

“La lascio, lascio tutto, lascio tutto quello che ti pare, ma ti prego non negare niente” Disse soltanto, abbracciandolo “Siamo io, te, non me ne frega se questa cosa ha un nome...capisci?” Cercò di spiegarsi.

E Sasuke capiva, e ripensava a Madara e ripensava ad Hashirama e si faceva mille domande, e in cuor suo acconsentiva e sentiva rimbombargli nella testa mille risposte ed una frase.

“Va bene” Disse solamente.

Scacciò Naruto in malo modo, lo salutò con un’occhiata assassina, perché quando si era alzato dal letto aveva sentito il dolore della sconfitta, e aveva capito le parole di suo zio “ti prego dimmi che stai sopra”, no, non era stato sopra, e se n’era pentito.

***

Cambiò il copri-piumino, cancellò le tracce, preparò la valigia, crollò sul letto, era già vestito per andarsene.

Scappò letteralmente da casa il pomeriggio seguente, dopo pranzo. Sapeva che avrebbe trovato Naruto di fronte alla facoltà, non sapeva bene cosa sarebbe successo, non sapeva neppure a cosa aveva acconsentito con quelle parole la notte appena trascorsa. Sapeva solo che non era finita, che qualcosa era appena iniziato, che gli avrebbe cambiato la vita, che tutto il mondo poteva evaporare, che Shisui poteva pure infestargli camera con strani portachiavi macabri, che suo fratello poteva essere il migliore del mondo, Sasuke Uchiha aveva perso la ragione, e la causa era Naruto Uzumaki, il suo migliore amico, il ragazzo a cui aveva permesso di “fargli certe cose”, di cui si vergognava in modo esagerato.

Itachi pensò che fosse impazzito, perché non faceva che guardarsi attorno sospettoso, scrutando le espressioni di suo padre, poi di sua madre.

“Ci vediamo” Disse. “Salutate Obito e ditegli di non uccidersi” Continuò.

Poi si infilò in macchina e guidò spedito fino all’università.

 Una volta al dormitorio posò i bagagli, si fece l’ennesima doccia della giornata, sentì ancora su di sé il calore delle mani di Naruto, i punti dove l’aveva stretto più forte, vide il segno di un suo morso sulla caviglia, e rise, poi imprecò e si ripromise di morderlo da qualche parte e una voglia strana gli attanagliò il bassoventre.

Suigestsu non era ancora rientrato, tanto meglio, avrebbe avuto più spazio e più silenzio.

L’università in quei giorni era praticamente deserta, le lezioni sarebbero riprese al termine delle festività, rimanevano solo quelli infangati nello studio, quelli che volevano usufruire completamente dell’affitto delle stanze e quelli che avevano la loro compagnia in zona.

Guardò il display del cellulare, Naruto ancora non l’aveva chiamato, né gli aveva mandato un messaggio. Tamburellò con le dita sullo schermo, infastidito.

A che gioco stava giocando, mica lui era un tipo da una botta e via! Poi rise di sé stesso, immaginando un mondo dove veniva scopato e abbandonato da Naruto, rise davvero, e poi la vide.

Era in lacrime, su una panchina del parco universitario, piangeva con l’orecchio premuto sul cellulare.

Lei, la ragazza di cui era stato geloso.

Hinata Hyuga. Quel senso di disagio e di rabbia lo riempì come sempre, per poi scemare, era finita.

Pensò che Naruto l’avesse appena lasciata, per lui ovviamente, e si sentì stupido per quel pensiero, ma comunque soddisfatto e possessivo.

Si avvicinò, senza che lei se ne accorgesse.

La sentì mugolare qualcosa riguardo a un errore, a un avrei dovuto dirtelo prima, a un ritardo.

Non capì, in tutta la sua intelligenza non comprese, pensò solo che fosse un’amica al telefono, che le narrasse del suo ex fidanzato biondo e stronzo che l’aveva scaricata.

Camminò verso l’ingresso dell’università, spazientito. Gli vibrò il cellulare in tasca.

 

Da: Naruto Idiota Uzumaki

Vediamoci nell’atrio, devo parlarti

 

Il solito scemo, ritardava. Si chiese cosa doveva dirgli, forse che era stata una notte bellissima, Naruto era incline alle melense manifestazioni d’affetto talvolta, gli avrebbe cucito la bocca, magari mordendolo, magari baciandolo. Ben gli stava.

Ma Naruto lo raggiunse poco dopo, lo sguardo livido, sembrava reduce da una guerra.

“Narut-“ Fece per salutarlo camminandogli incontro.

“Non qui” Mormorò il biondo trascinandolo in un bagno.

“No, mi fa sempre male il culo, non azzardarti” Protestò Sasuke guardandolo a braccia incrociate, lasciandosi però sfuggire un sorriso complice.

“No, smettila, è sbagliato, è stato un attimo di debolezza, è finita” Borbottò con la voce che gli tremava, le mani grandi che cercavano appiglio tra i capelli biondi e spettinati.

Sasuke si lasciò cadere le braccia attorno al corpo affusolato.

“Cos-“ Le parole gli morirono in bocca, mentre il dolore tra le sue gambe si faceva quasi insopportabile, diveniva il ricordo di una scopata senza domani, di un atto senza senso.

Sasuke Uchiha non piangeva mai, anzi, lo faceva di rado e quando l’aveva fatto era sempre stato da solo e per rabbia, quella volta avrebbe voluto piangere davanti a Naruto, scoppiare in lacrime come un bambino, ma si trattenne, si fece forza, sentendo ancora le fitte al fondoschiena.

“Che cazzo stai dicendo?” Buttò fuori afferrando la giacca di Naruto, tirandolo per il colletto.

Naruto alzò le mani in segno di resa ma non lo guardò in viso.

“Prendimi a pugni se vuoi, ma le cose stanno così, ieri è stato un errore, non dovrà ripetersi, mi dispiace”

Era impazzito? Sasuke se lo chiese.

“Stai scherzando spero...” Sibilò rosso in viso.

“Sasuke è meglio finirla qui, per entrambi, davvero...non so cosa mi era preso, non so cosa ti eri messo in testa...” Guardava le piastrelle bianche del bagno, quasi potesse trovarci scritto un discorso sensato.

“Dai, era ridicolo, siamo due ragazzi” Mormorò a denti stretti.

E Sasuke lasciò la presa della sua giacca e gli dette un pugno in pieno viso.

“Va bene” Disse Naruto asciugandosi il sangue che aveva preso a uscirgli dal labbro.

“Va bene, me lo merito, finiamola così” E se ne andò.

***

 La punizione divina per essere stato uno stronzo, ecco cos’era. Ma pianse, chiuso nel bagno dell’università, con le mani tra i capelli neri, con il dolore in basso, urente e vivido, che gli ricordava che non si tornava indietro, che Naruto c’era stato, dentro di lui, nell’idea del suo futuro, in chissà quale sogno di cui ora si vergognava.

Si sentì piccolo, si sentì impotente, per una volta si sentì vittima. Non aveva più controllo, su niente, su nessuno, nemmeno sui propri sentimenti che urlavano il nome di chi l’aveva piantato in asso.

Aveva infranto tutte le regole, per lui, per chi sennò?

E ora con cosa rimaneva? Voleva una spiegazione, una soltanto.

Si lavò il viso e camminò verso il parco, li vide.

Naruto, lo stesso Naruto con cui aveva fatto l’amore, con cui aveva scopato, su cui aveva scommesso un pezzo d’anima, la stringeva, la ragazza causa di tante gelosie, e lei piangeva e...lo baciava, e piangeva ancora, e lui rispondeva, la rassicurava, le carezzava i capelli lunghi e corvini.

Perché?

Perché?

Perché?

Sentì le parole di lei, strascicate, umide: “Ti amo Naruto...”.

“Lo so, andrà tutto bene, risolveremo tutto, insieme”         

Poi Sasuke incrociò i suoi occhi azzurri, e lesse dolore e tristezza,  poi vide le lacrime.

***

NdAllyn

Sembrava la gioia, l’apoteosi, ci ho creduto anche io...Il comportamento insolito di Naruto a cui alludevo nel 16 era la violenza della sua gelosia, su come quasi si trova a far male a Sasuke...amore possessivo a vagonate. Io vi chiedo perdono per questo patatrak...La storia è a lieto fine, premetto, quindi non disperate, diciamo che ne succederanno delle belle, che i momenti rossi non sono finiti, che Sasuke deve ancora dare il meglio, che Hinata, come dissi, finalmente ha messo fuori il potenziale da rompipalle...poverina, mica è colpa sua, Naruto caro, Hinata potrà somigliare ‘Suke, ma devi stare attento o poi si fanno danni...Quindi il mistero è questo...Sasuke è stato scaricato, e non so se ridere o piangere...Naruto lo ama? Noi lo sappiamo, ma l’Uchiha no...si ficcherà in testa le peggio cose...insomma spero che il capitolo vi sia piaciuto, che la LORO PRIMA VOLTA non vi abbia deluso...io ho quasi pianto scrivendola...<3 quanto amore <3 Ok, la smetto...ero indecisa sul farli consumare o meno, poi mi son detta di sì, era il momento...e poi ci saranno altri momenti, e ricordiamoci che questa fic è una REVERSE mauahahaha

<3 A presto, spero di leggere le vostre recensioni e le pomodorate

Ps: No, Naruto non sposa Hinata e lascia ‘Suke <3

Pps: GRAZIE MILLE PER LE 200 recensioni, per festeggiare questa sorpresa inaspettata e bellissima beh, mi offro per scrivere una oneshot sul pairing che volete <3 Bacissimi

Allyn

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Capitolo 18
*** DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli. + MiniExtra ***


Allynchannel trasmette, ancora lacrimante per il cap 661 di Naruto...(non facciamo spoiler).

Perdonatemi per il ritardo, torno con il capitolo diciotto, un po’ strano, abbiamo l’inserimento di un pg cattivo XD <3 muhahaha malvagissima.

I prossimi capitoli saranno più movimentati, anche come pallini rossi <3 e poi Naruto finalmente mollerà Hinata...ahahhah <3 sì, ve lo spoilero...dov’è il problema? Direte voi...ecco, che ‘Suke caro ha conosciuto l’uomo con cui non bisognerebbe mai fare un affare, un accordo...XD

Io intanto vi ringrazio infinitamente per le recensioni e per seguirmi, spero ancora di sentirvi in commenti, pomodorate e urla isteriche <3

Baci, a chi recensirà e a tutti i lettori silenziosi <3

Allyn

DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli.

Se la depressione, il rancore, il rimorso, l’odio, il dolore, potevano essere raggruppati sotto un unico nome o sostantivo, quello era “Sasuke Uchiha”.

O meglio, questo fu quello che pensò Suigetsu quando rientrò dalle vacanze.

“Oh, culo d’oro, come hai passato il periodo di libertà?” Gli aveva chiesto scaraventando la valigia a terra con un tonfo e raggiungendolo.

Sasuke non si era mosso dal letto, era rimasto immobile, rannicchiato sotto le coperte.

Hozuki per un attimo aveva pensato dormisse, invece, quando si era chinato per guardarlo in viso l’aveva scoperto sveglio.

“Allora, ti sei divertito? Non credo, senza di me, come avresti potuto? Abbiamo del sesso arretrato da recuperare!” Aveva trillato Suigetsu, ghignando.

Nessun calcio, nessun insulto, niente di niente, Sasuke si era stretto ancor più tra le lenzuola affondando il viso nel cuscino, privandogli la vista dei suoi occhi nerissimi.

Che fosse malato? La carnagione era pallida, ma quella era una consuetudine, perciò, tutto sommato, Suigetsu pensò che no, Sasuke non era ammalato, anche perché non tossiva, non starnutiva e non vedeva in giro fazzoletti o sciroppi.

“Oi, ‘Suke, perché non vieni a spaccarmi la faccia?” Lo provocò.

“Guarda che prendo il tuo silenzio come un invito, eh? Poi se ti trovi il mio coso piantato nel didietro non protestare” E rise per poi raggiungerlo sul letto. Ma Sasuke si voltò solamente, offrendogli una perfetta visuale della sua schiena.

Quello era il momento in cui gli dava del depravato ninfomane, qualcosa non tornava.

Si sfilò le scarpe e lo raggiunse sotto le coperte, ancora vestito, attendendo le sue grida, Sasuke odiava andare a letto con gli abiti con cui era uscito, figuriamoci ospitare sulle lenzuola un altro essere umano ancora avvolto in un paio di jeans logori e una felpa sdrucita.

No, niente, nessuno scatto d’ira funesta.

Se non era malato...allora...

“Quel ragazzo biondo ti ha scaricato?”

Centro, cento punti e in regalo una paperella di gomma autografata da tutti i membri più cool della famiglia Uchiha.

Sasuke scattò come in risposta ad uno stimolo elettrico, Frankenstein riportato alla vita in un unico colpo.

“Io e quell’infame non siamo mai stati insieme, ficcatelo bene in testa!” Aveva quasi gridato, poi si era alzato ed era andato in bagno.

Prima di poter sentire il getto della doccia ticchettare sulle piastrelle, Suigetsu aveva potuto constatare quanto Sasuke fosse dimagrito, nascosto sotto una maglietta troppo larga, trasandata e macchiata di cibo incrostato, sembrava più esile del solito.

Notò che praticamente dormiva tutto il giorno, mangiava solo a pranzo, qualcosa di rabberciato dal distributore nel corridoio, niente di sano o nutriente, come invece era solito fare; perché Sasuke Uchiha era uno che amava l’alimentazione corretta. Mens sana in corpore sano, aveva ripetuto per settimane sgranocchiando mele, chino sui suoi tomi; ora, invece, quel Sasuke sembrava aver lasciato spazio ad un ameba pallida e con i capelli neri in grado di mandare giù qualche biscotto o una merendina al cioccolato per pietà di uno stomaco che ogni tanto richiedeva cibo.

Suigetsu si chiese a cosa fosse dovuto un tale e repentino cambio di personalità, che i folletti Natalizi avessero rapito il Sasuke originale per sostituirlo con un essere rammollito e malato di sonno e apatia?

No, non era possibile, Uchiha era un tipo in grado di sterminare Babbo Natale e il suo esercito di folletti senza sentirsi in colpa.

“Usciamo” Gli disse una sera, stanco di provocarlo senza ricever risposta, stanco del suo continuo dormire, aveva perfino smesso di frequentare le lezioni mattutine.

“Per andare dove?” Gracchiò roco dal suo giaciglio di coperte e cuscini, con i capelli raccolti in una minuscola coda nera.

“Non lo so, magari dove ci siamo conosciuti, romantico no?” Propose Suigetsu ammiccante.

“Non ci torno in quel posto e poi non ho la minima intenzione di alzarmi”

“Sei un vegetale Sasuke, dove sono finiti tutti i tuoi piani di vendetta contro tuo fratello? Volevi studiare, no? Diventare migliore di lui in tutto, sicuramente a letto non apprenderai niente”

“Vi immischiate, tutti quanti...sempre a farvi i cazzi miei, sono stanco” Borbottò.

Suigestsu si alzò e gli tirò via le coperte di dosso, Sasuke si rannicchiò in risposta.

“Ti ha piantato, e allora? E’ pieno di gente là fuori” Disse serio.

Non sapeva, Suigestsu non riusciva a comprendere che per Sasuke poteva esplodere tutto il mondo intero, non gli importava degli altri, non gliene sarebbe mai importato. L’universo era collassato su se stesso, tutte le regole, la gravità, la conservazione dell’energia, era tutto fottuto, niente aveva più senso. Naruto era arrivato, aveva incasinato il suo mondo, la sua logica, poi era andato via, lasciandolo con la coscienza, con i ricordi, con la consapevolezza che no, non si poteva tornare indietro, che le regole erano state infrante, che aveva fatto sesso con il suo migliore amico, che se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la sensazione del suo corpo troppo caldo, del suo piacere teso, bagnato, scavargli dentro fino in fondo alle viscere.

Non sarebbe riuscito a cancellare quella sensazione, mai più. Non sarebbero bastate cento docce a cacciar via la sensazione di quelle labbra carnose e belle.

Ma Suigestu aveva ragione, lui era cresciuto con uno scopo, doveva risollevarsi e continuare la sua vita, in nome della vendetta, almeno.

“Sasuke, se non ti alzi da quel letto e non ti vesti decentemente giuro che ti scopo seduta stante!” Lo minacciò.

Uchiha si alzò, si sentiva atrofizzato, dolorante. Si stiracchiò un po’, si lavò e si vestì, si pettinò i capelli neri, evitando di incrociare il proprio sguardo nello specchio, come se guardarsi gli potesse ricordargli chi in realtà si nascondeva dietro quella nuova maschera.

Uchiha Sasuke aveva il cuore spezzato, ma non l’avrebbe mai ammesso, neppure a se stesso.

Suigetsu guidò fino a un locale fuori mano, sembrava emozionato, agghindato in un modo che al moro pareva raccapricciante, con quella camicia viola pallido e i jeans troppo stretti. Non fece che parlare per tutto il viaggio, sorseggiando una cola e decantando il suo amico barista.

“Perché Juugo è uno figo, quando ci sono certe serate lo chiamano sempre” Spiegò.

Parcheggiarono su un marciapiede poco illuminato, con tanto di insulti di Suigestu, quando il retro dell’auto andò a sbattere contro un cestino dell’immondizia.

Una volta nel locale a Sasuke girò la testa, troppo rumore, troppe luci, troppa gente.

Voleva tornarsene a letto, dormire e non pensare, non esistere.

Ma l’altro lo trascinò vicino al bancone, dove l’enorme tizio dai capelli arancioni gli sorrise ammiccante.

“Ehi Ju” Salutò Suigestsu.

“Chi si vede” Rispose il ragazzone mixando due liquidi colorati a del ghiaccio e della menta, per poi aggiungere al tutto una cannuccia troppo azzurra, che al moro ricordò inevitabilmente cert’occhi che voleva dimenticare.

Sasuke pareva stordito, si guardava intorno con l’aria annebbiata e stanca di chi è stato chiuso in casa per troppi giorni.

“Ti ricordi della checca repressa di qualche tempo fa?” E indicò il l’Uchiha

“Svampita, più che repressa” Sorrise Juugo indicando Sasuke, che si era raccolto in osservazione di una coppia di ragazzi poco più in là.

Uno era moro e pallido, sorrideva, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso, l’altro era biondo, abbronzato, l’aria da surfista.

Sasuke digrignò i denti, poi si morse il labbro inferiore, con rabbia, fino a quando i due ragazzi non si baciarono, con dolcezza, e gli occhi di Sasuke divennero tristi.

“Juugo, qualcosa di forte” Sospirò Suigetsu.

Il barista annuì.

“Scaricato da poco?” Chiese, come se preoccuparsi dei problemi dei clienti fosse una specie di aggiunta dovuta al suo mestiere.

“A quanto pare...”

“Tu, ragazzo depresso, offre la casa” Juugo lanciò un cubetto di ghiaccio contro il viso dell’Uchiha, distogliendolo dai pensieri.

“Che caz-“ Borbottò Sasuke, tornando per un attimo nel personaggio.

“Ju ti offre da bere, bellezza, ringrazia” Lo ammonì Suigestu con un ghigno.

“Non ho bisogno di bere” Mollò lì, acido.

“Bevi” Rispose l’altro, afferrando il bicchiere dalla mano del barista e porgendo la brodaglia colorata a Sasuke, che annusò spazientito.

“Cos’è, alcol etilico alla fragola?” Sbottò, storcendo il naso.

“No, è il cocktail ripara cuori di Juugo” Sghignazzò l’Hozuki, lanciando un’occhiata ad un ragazzo biondiccio dall’altra parte della stanza.

“Ehi, mentre affoghi i tuoi dispiaceri nell’alcol cerca di non farti rimorchiare troppo” E se ne andò ridendo.

Sasuke era a stomaco praticamente vuoto, bastarono un paio di quegli intrugli colorati perché la testa cominciasse a girargli e i suoni a farsi confusi.

Tutto però sembrò stranamente chiaro, nella sua testa. Sapeva cosa doveva fare, e cosa aveva rimandato in quell’ultima settimana.

Doveva parlare con Naruto.

Perché non l’aveva fatto prima? Perché si era chiuso nel silenzio della sua stanza, lasciando che l’ultimo contatto tra loro rimanesse quel pugno dato nel bagno dell’università? Ancora percepiva la sensazione delle nocche premere forte sulla sua guancia abbronzata.

Lo sapeva, certo: perché era incazzato, e perché era deluso, e perché era stato piantato il giorno dopo aver concesso a quel cretino infame del suo migliore amico di scoparlo, di scoparlo e di sussurrargli tutte quelle stronzate.

Ecco, aveva le sue ragioni.

Si era stupito di se stesso, del sonoro crack che gli aveva riempito il petto dopo aver visto la rediviva coppia Naruto&Hinataamorepertuttalavita, così era corso in camera, con il cuore a mille e un dolore che gli aveva fatto sospettare un infarto in corso.

Poi aveva dato un pugno ad un libro, poi aveva pianto, poi aveva bestemmiato, poi maledetto suo zio Madara, poi invidiato suo zio Madara, poi si era sentito un cretino, e allora aveva maledetto Naruto e aveva pianto ancora, aveva recuperato tutti i pianti evitati e mai sfogati in tutti quegli anni.

Poi aveva smesso di sentire, si era addormentato, con il dolore al fondoschiena che diminuiva, con la sensazione che tutto fosse diventato da troppo colorato a troppo grigio.

“Dov’è il tuo ragazzo con i capelli bianchi?” Chiese Sasuke, con la voce instabile, guardando Juugo che gli serviva l’ennesimo drink.

“Oh, mettilo sul conto di Suigetsu” Aggiunse con un leggero ghigno.

Il barista sorrise poi si avvicinò al bordo del bancone per rispondergli.

“All’ospedale, è un tirocinante della facoltà di Medicina, studia per specializzarsi in ortopedia, ha una fissa per le ossa” Raccontò con un sorriso amichevole.

“E come vi siete conosciuti?”

“Kimimaro era il mio migliore amico dall’infanzia” Spiegò.

Sasuke assottigliò lo sguardo e bevve dal suo bicchiere.

“L’unico che mi ha sempre appoggiato in tutto, che mi ha sempre capito...” Continuò sognante.

Sasuke svuotò la sua bevuta, si era pentito di aver fatto troppe domande, ancora una volta rimaneva delle sue idee, parlare troppo fruttava poco e con buona probabilità ti danneggiava pure.

Sospirò, era il momento, lo voleva fare, sentiva che non si sarebbe dato pace finchè la voce di Naruto non gli sarebbe rimbombata nelle orecchie.

Un po’ perché sentir Juugo parlare così beatamente del suo amore corrisposto lo mandava su tutte le furie, un po’ perché era il momento di chiarire, di mettere le carte in tavola.

Afferrò il cellulare e uscì dal locale, l’ultima cosa che vide fu Suigetsu che ficcava la lingua in bocca ad un ragazzo.

Ci vedeva doppio, o meglio non riusciva a mettere a fuoco i nomi in rubrica sul display del cellulare, lo schermo touch poi non aiutava, se uno era ubriaco.

Selezionò la voce Naruto Idiota Uzumaki, ed ebbro di un coraggio alcolico accostò il telefono all’orecchio.

***

[Naruto]

L’aveva portata a casa, si erano seduti sul letto di lei. C’erano stati momenti di silenzio, momenti in cui sarebbe voluto fuggire, tornare in quel bagno sporco, cercare Sasuke, baciarlo, dirgli che non c’era niente, niente in grado di poterli separare.

Dirgli che avrebbe voluto rifare l’amore con lui non una, non due, ma mille volte, per il resto della sua esistenza, che quella notte l’avrebbe contata per sempre come la prima vera volta da ricordare...perchè era Sasuke che aveva sempre desiderato, perché era Sasuke, la persona più importante della sua vita che aveva dovuto allontanare.

Poi Hinata aveva ripreso a piangere, si era portata le mani al grembo, poi alla fronte, poi alle labbra, per poi raggomitolarsi su se stessa.

Piccola, fragile, onesta.

“Potrebbe essere solo un ritardo” Disse Naruto, con un sospiro, carezzandole i capelli nerissimi, sentendo ancora pulsare il labbro e la guancia per il pugno di Sasuke, il cuore, per il dolore di averlo lasciato così.

“Io non ho avuto il coraggio di fare il test” Singhiozzò lei.

Buona, generosa, con il cuore friabile.

“Ci siamo sempre protetti” La rassicurò lui.“Perché non mi hai detto niente?” Le chiese poi, cercando il suo viso.

Bella, gentile, umile.

“Avrei voluto dirtelo poco prima di Natale, ma...avevo paura tu potessi...lasciarmi” Sussurrò flebile.

Hinata era insicura, impalpabile, sola.

“Sembravi tanto lontano, sembravi assente...” Ammise lei.

Naruto si sentì vile, sporco, vigliacco.

Anche ora che era tornato da lei, aveva commesso l’ennesimo errore, perché c’era Sasuke nella sua testa, per quanto quella ragazza lo amasse e fosse bella, genuina, Sasuke riempiva tutto, ingombrante, vero.

Ma aveva deciso, perché lei era la scelta giusta, perché altrimenti l’avrebbe distrutta, perché ora, forse, c’era qualcosa che li legava, di incerto, e piccolo e anche suo, nel grembo di lei.

E anche se non ci fosse stato non avrebbe mai potuto, mai, deluderla, dirle che no, non l’aveva mai amata.

Ripensò alla notte passata, a come si era lasciato andare dentro il corpo dell’altro, a come si era sentito.

Vivo, estremamente concreto e reale, felice.

“Io ti amo così tanto” Sussurrò Hinata, prendendogli le mani e portandosele alle guance, richiedendo carezze e attenzioni.

“Lo so” Seppe dirle lui, senza aggiungere altro.

E qualunque cosa fosse successa, sapeva che non avrebbe potuto lasciarla.

Lei che l’aveva sempre amato in silenzio, lei che l’aveva fatto sentire giusto, che l’aveva ammirato in ogni sfaccettatura, fuori da ogni comprensione.

Lei, che nella vita aveva affrontato dolori e perdite, che aveva visto morire il cugino sotto i propri occhi, lei che dalla famiglia aveva sempre e solo ricevuto disprezzo.

Lei che aveva solo lui, al mondo.

Non avrebbe potuto distruggerla, per una volta nella vita, Naruto Uzumaki avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità, bambino o meno esistevano i sentimenti, i cuori, le promesse, le azioni...Il tempo gli avrebbe insegnato a dimenticare gli occhi neri dell’altro, il tempo avrebbe aggiustato le cose.

“Hinata, adesso dormi, domani faremo il test, faremo tutto ciò che serve...io...non ti lascerò, comunque vada” E mentre scandiva queste parole, sentì il cuore farsi pesante, il sorriso di lei prender posto sul visetto rotondo, rosso per il pianto.

Dopotutto non avrebbe mai funzionato, dopotutto Sasuke era un ragazzo, non avrebbero avuto nessun futuro, nessuno.

Pianse, stringendo a sé il corpo della ragazza, sentendo le sue mani cingergli le spalle.

“Grazie, Naruto” Sussurrò lei.

***

Passarono i giorni, e nonostante quel test fosse risultato negativo, Naruto non riacquistò il suo sorriso, né la sua luce. Hinata invece sembrava rifiorita, si era tagliata i capelli, e quando Naruto la prendeva di notte, sulle lenzuola del letto di lei, gli sembrava di afferrare i capelli neri di Sasuke, di spingersi dentro il suo corpo pallido, e a volte doveva mordersi le labbra per non sospirare il suo nome.

E Hinata non sospettava, gli credeva ciecamente, e lui sapeva, in un modo doloroso e logorante, che se le avesse chiesto di fare realmente un figlio, in quel momento, su quel letto, lei avrebbe acconsentito, gli avrebbe donato se stessa senza esitazione.

Sasuke non l’avrebbe mai fatto, Sasuke non si sarebbe mai espresso...anche se il ricordo di quella notte dipingeva nella sua testa un ragazzo diverso, un ragazzo che si lasciava amare, prendere, consumare, che gli permetteva di crollare esausto e sudato sul suo corpo, di baciarlo fino ad addormentarsi.

Era libero, Naruto a suo modo era libero. Di guardare negli occhi Hinata e dirle che non l’amava, che lei meritava di meglio, non uno come lui, era libero di tornare da Sasuke, anche se la paura di un rifiuto era grande. E allora cosa avrebbe fatto?

Hinata era la sua isola felice, dove illudersi, dove sognare una famiglia piena di bambini, e anche se sua madre non faceva altro che urlargli in faccia la verità, lui sapeva che in cuor suo avrebbe sempre rimpianto di non poter aver nipoti che le somigliassero.

Era notte inoltrata, Hinata dormiva, libera dal peso di una presunta gravidanza, libera da ogni incubo, il cellulare di Naruto vibrò sul comodino.

Lo afferrò distrattamente, aprendo gli occhi a fatica.

Un tuffo, un salto da trenta metri senza paracadute gli avrebbe dato meno vertigini, rispetto a quel nome sul display.

Chiamata in entrata: Sasuke Uchiha.

Doveva rispondere?

Lo lasciò squillare, mentre le mani diventavano sempre più fredde, mentre il pompare troppo assordante del suo cuore nel petto gli lasciava sospettare che qualcosa, dentro di lui, potesse scoppiare.

Hinata sospirò nel sonno.

Lasciò che la chiamata si esaurisse, che il display tornasse nero.

“Addio” Pensò, tristemente.

Si promise di bloccare il suo numero in futuro, di buttare le loro foto assieme, perché si conosceva, prima o poi la tentazione di ricercare il suo viso sarebbe stata troppo forte.

Il cellulare vibrò ancora.

“Al diavolo” Si disse, alzandosi dal letto, infilandosi una felpa, e correndo sul terrazzo con il cellulare in mano.

L’aria era freddissima contro la pelle accaldata del suo viso e dei polpacci, cercò le sigarette nella tasca della felpa, se ne accese una e sbuffò contro il telefono.

“Hai bisogno di me?” Disse allo schermo, senza rispondere.

“Eh, Sasuke? Cosa vuoi? Tutto ad un tratto provi qualcosa? Dopo anni? Ti sei sentito abbandonato?” Continuò, tirando avidamente e lasciando nuvole di tabacco nell’aria.

Aveva ripreso un vizio che aveva lasciato nell’adolescenza, per cosa poi? Perché gli ricordava il loro ultimo giorno insieme, e quel bacio sulla porta di casa Uchiha.

Prese coraggio e premette il tasto verde.

Silenzio.

“Gli sarà partita la chiamata” Pensò, con un po’ di tristezza. “Cosa credevo?”.

Ma la voce traballante di Sasuke lo sorprese.

“Tu” Disse.

“Mi hai...”Esitò.

“Perché? Perché hai dovuto fare tutto questo? Stavamo bene...”

Sembrava piangesse, o meglio, che trattenesse le lacrime. La voce era instabile, leggermente metallica per via della linea scadente, eppure era la sua, la stessa che lo tormentava nei sogni.

“Sasuke” Lo chiamò. E sentì che le mani gli tremavano troppo forte e non per il freddo.

“Hai rovinato tutto” Esclamò Sasuke.

“Io mi sono...Fidato di te” Incespicò.

“Sei ubriaco?” Gli domandò Naruto, buttando via il mozzicone di sigaretta dal balcone.

“Cosa cazzo te ne frega se ho bevuto?” Ribatté.

“Dove sei?” Soffiò.

“Non sono affari tuoi Naruto, non più...mi hai piantato, dopo aver...” Si interruppe e riprese “Mi devi un motivo...se non ti andava non dovevi venire, non dovevi comportarti in quel modo, non dovevi...”

“Scoparti?” Sussurrò il biondo, mordendosi un labbro fino a sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua.

Avrebbe voluto dirgli altro, molto altro, ma Hinata dormiva lì vicino, ma Hinata era la scelta giusta.

“Sasuke, sono esperienza della vita, sii contento che sia stato con un vecchio amico e non con un estraneo...” Naruto si chiese se quelle parole fossero realmente sue, perché soffriva, mentre gli parlava, perché mentiva troppo bene.

“Non pensarci troppo, trovati una ragazza, fatti una famiglia, tua madre ne sarebbe felice, tuo padre lo stesso”

“Voglio te” Un sussurro metallico.

“Voglio te” Ancora, più forte, la voce di Sasuke gli risuonò nell’orecchio.

“Io...” A Naruto tremò la voce, tremò il cuore.

“Naru? Cosa fai sul balcone, prenderai freddo” La voce impastata dal sonno di Hinata, lo sorprese.

“Io no” Disse a Sasuke per poi chiudere la conversazione.

“Torno subito dentro, amore, prendevo un po’ d’aria” Mentì.

Com’erano arrivati a questo?

 

[Sasuke]

Provò a richiamare, ma il numero risultava irraggiungibile.

Era stato davvero lui a pronunciare quelle parole?             Quel ti voglio tanto disperato? Aveva così bisogno di Naruto nella sua vita?

Sì.

“Merda” Imprecò più volte, con la nausea che saliva, un po’ per l’alcol, un po’ per il dolore.

“Perché proprio io, perché proprio lui” E si sedette sul marciapiede, con la testa tra le mani per non vomitare, tirandosi i capelli.

“Io ero normale” Mugolò, stringendosi forte le ciocche scure.

“Ehi, ragazzino” La voce di un uomo lo costrinse ad alzare il viso.

“Che vuoi?” Sputò rabbioso, sentendo ancora quella nebbia dovuta all’alcol ovattargli i sensi.

“Non piangere sul latte versato, entra, ti offro da bere” Propose l’uomo, allargando le labbra in un sorriso che non prometteva niente di amichevole.

Sasuke si alzò e lo scrutò, per quanto le sue facoltà mentali e fisiche permettessero.

Sembrava sulla quarantina, ma messo bene, di quelli che tradiscono la loro età solo per l’atteggiamento e gli abiti firmati da uomo in carriera.

I capelli erano neri, lisci e insolitamente lunghi, fermati in una coda blanda. Furono gli occhi a colpirlo, ambrati e dal taglio affusolato, inquietante, gli ricordavano quelli di un serpente.

“Ok” Disse, seguendolo.

“Sapevo che non avresti rifiutato”

Si chiamava Orochimaru, e quel nome gli pareva di averlo già sentito, ma non ricordava dove, per il resto aveva scoperto che possedeva una grande azienda, che cercava giovani laureati o laureandi per degli impieghi anche di un certo prestigio.

Menti giovani in corpi giovani, aveva ripetuto più volte, passandosi la lingua sul labbro superiore per leccare un po’ di schiuma della sua birra scura.

Avevano parlato degli esami di Sasuke, dei suoi buoni voti.

“Potresti fare uno stage nella mia azienda, offriamo tantissime possibilità a ragazzi come te” Disse, ticchettando con le lunghe dita pallide sul tavolo.

Sasuke trovava insolito che un cacciatore di teste frequentasse locali di quel tipo, ad ogni modo ognuno era libero di scoparsi chi voleva, uomini o donne, lui era l’ultimo al mondo a poter giudicare, e poi, parlare del futuro gli toglieva di testa Naruto, riportandolo alle origini, facendogli ricordare i suoi piani di vendetta e onore.

“Sono una persona ambiziosa” Esclamò guardando Orochimaru negli occhi.

“Il tipo di persona che vogliamo” Sussurrò lui, porgendogli un biglietto da visita.

Sasuke lo afferrò. Era giallo, il logo era una serpe verde e viola.

Soundteam, era il nome dell’azienda.

“Grazie”

“Il numero è sul retro, ma ti lascio il mio cellulare, chiama direttamebnte me, se sei interessato”

Sasuke annuì, qualche minuto dopo l’inquietante uomo d’affari lo salutò, pagando il proprio conto e il suo, praticamente quello che avrebbe dovuto pagare Suigetsu che gli si piantò vicino mezz’ora dopo.

“Dobbiamo andarcene!” Gli disse isterico “Un tizio vuole uccidermi, è enorme, ci ho provato con il suo ragazzo”.

Sasuke sbuffò, combatté contro la voglia che aveva di veder Suigetsu menato da un colosso gay e geloso, e uscì dal locale.

“Allora, ti sei divertito?” Chiese l’Hozuki, guidando.

Sasuke sorrise stanco, poggiando la testa contro il finestrino.

“Ho fatto affari con un tizio” Mormorò. “Credo che tu avessi ragione, devo perseguire i miei piani di vendetta contro Itachi, diventare il più affermato della famiglia” Continuò con uno sbadiglio, sentendo nella tasca dei jeans la presenza di quel biglietto da visita e il peso di quel cellulare attraverso il quale Naruto l’aveva rifiutato per la seconda volta.

 

MINI EXTRA(Demenza garantita): di bave di cane, sensi di colpa e minacce via posta.

Kakashi se l’era vista piombare in casa, o meglio, tra le fredde pareti del casolare in ristrutturazione dove abitava. Tutti i cani dell’allevamento avevano abbaiato, era corso in giardino, ancora in pantofole, per poi scoprire che la causa di tutto quel baccano non era altro che Rin.

Rin che lo aveva mollato perché incerta, Rin che lo amava ma pensava che Obito fosse più responsabile, Rin che odiava i cani.

“Sono pronta” Gli aveva detto, entrando nel recinto.

“Apri le gabbie, voglio accarezzarli tutti, perché sono tuoi, perché li ami, e perché li crescerò con te, me ne prenderò cura con te...perchè ti amo, e amo anche tutti i tuoi cani” Aveva gridato piangendo.

E Kakashi aveva sorriso con il suo solito ghigno malinconico, l’aveva raggiunta, aveva liberato i suoi amati cuccioli e l’aveva baciata tra code in fermento, latrati e morsi giocosi.

“Sono piena di bava” Aveva detto lei sorridendo.

“Ehi, non bacio così male!” Aveva esclamato Kakashi.

“Bava di cane, amore mio” E avevano riso, poi avevano fatto la doccia insieme. Avevano fatto l’amore il giorno dopo Natale, e quello dopo ancora, in quel casolare freddo, felici, ignari del pacco che gli sarebbe arrivato nella settimana seguente.

La firma era quella di Obito Uchiha, all’interno tutte le loro foto scarabocchiate e un biglietto.

Che i cani vi sbranino, infami! Mi vendicherò

 

NdAllyn: allora, sono in ritardo :D ma questa è una settimana di fuoco. Hinata non è incinta, ma Naruto ha deciso di stare con lei perché è un cretino, perché ha paura che Sasuke non ricambi veramente, che alla fine possa tornare il freddo di sempre, e poi perché HInata è fragile ed è la scelta giusta, è una donna...ma noi lo sappiamo, ama Sasuke, fin troppo...Sasuke intanto fa l’OOC, perché giustamente si è ritrovato con il lato B dolorante e il cuore a pezzi...e chi trova? Il lupo cattivo, anzi il serpente cattivo, che gli offre tutto quello che ha sempre desiderato, gloria e prestigio lavorativi...la vendetta terrà la sua mente lontana dal dolore della perdita amorosa...Beh, capitolo di transizione, per introdurre gli avvenimenti futuri...Cioè Sasuke tra le grinfie di orcio, che proverà a stuprarlo in tutti i modi ahahah :D Molestie sessuali sul lavoro, povera papera...Naruto, salvalo <3

Spero che il capitolo non vi abbia annoiato, spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere, un bacione <3 e non disperate per il 661 del manga, ci sono io che piango in abbondanza.

A prestissimo, grazie  davvero per continuare a seguirmi...

Nei prossimi capitoli: Sasuke molestato da Orociccio, Naruto che pianterà finalmente una certa fidanzata e farà di tutto per riprendersi un ‘Suke invasato! <3

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Capitolo 19
*** DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile. ***


AllynChannel torna e trasmette, si spera che il segnale arrivi forte e chiaro!

*Nella speranza che questo capitolo vi aiuti a riprendervi dallo shock del 662 di Naruto, non spoilero, ma...insomma...T_T*

Prima di tutto vi devo ringraziare, anche i nuovi <3 grazie per le bellissime recensioni, grazie per la pazienza che mettete nel lasciarmi un segno del vostro passaggio e per leggere, seguirmi <3 insomma, vi mando tanti baci e smielate varie...

<3 Oltre ad Orociccio, Orociock, Orochimario...insomma lui, avremmo un altro personaggio a sorpresa: LA PAPERELLA AUTOGRAFATA dagli Uchiha più fighi...scherzo, insomma, ma c’è ahahah

Ok, dopo lo sclero, mi scuso per il ritardo...vi annuncio che questo è il capitolo dove Narucaro finalmente si prende le proprie VERE RESPONSABILITA’ e tira lo sciacquone!

XD Coro da chiesa che intona un Alleluja! <3

Insomma, spero che il capitolo vi piaccia, spero di non annoiarvi e spero di leggervi ancora <3

Vi aspetto.

Allyn che presto scriverà altri capitoli rossi in nome del NaruSasuNaru <3

 

DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile.

 

[Naruto]

Sei mesi.

Sei lunghissimi mesi.

Non una mail, non un messaggio, non più la sua voce.

Non più lezioni in comune, nessun incontro casuale.

Naruto aveva deciso di cancellarlo dalla sua vita, di non cadere più in tentazione, in quella voragine di desiderio che lo costringeva ad inabissarsi, sempre più lontano dalla luce di un futuro sicuro, giusto.

Si era fatto serio, silenzioso, non brillava più dei suoi sorrisi, non scherzava più con gli amici come un tempo, e quando li raggiungeva in quei locali di fortuna dove tante volte aveva trascinato anche Sasuke, non poteva non sentire una morsa stringergli lo stomaco, attanagliargli il cuore.

Era la scelta giusta, ma era anche quella che sicuramente l’avrebbe ucciso.

Perché sì, l’amore sincero e devoto di Hinata non gli bastava, e avrebbe preferito mille volte i pugni dell’Uchiha ai baci teneri di lei.

Sai era tornato, più tardi del previsto, ma comunque trionfante, teneva per mano il suo Shin, stringendogli le dita, baciandolo ogni tanto sulle labbra.

Di cosa fosse successo in Francia non volle mai parlarne, sembrava felice, e questo bastò a rasserenare Naruto, almeno per loro c’era speranza.

Era stato Shikamaru a dirgli che Sasuke aveva praticamente dato tutti gli esami del loro piano universitario, e sempre Shikamaru a comunicargli che sì, l’Uchiha stava per laurearsi, in anticipo sui tempi previsti.

“Lo assumeranno subito dopo la laurea, che fortunato!” Aveva commentato Kiba, che l’università l’aveva mollata dopo due esami.

“Si è impegnato, e poi è più di un mese che fa lo stagista alla Soundteam...non come te, scansafatiche” Lo rimproverò Shikamaru.

“Ehi, sai che me ne fotte a me di lavorare in un luogo simile... A me basta aiutare mia sorella al negozio di animali” Borbottò risentito.

“Parlate dell’Uchiha?” Si intromise Temari, che aveva preso ad accompagnare il fidanzato durante le sue uscite.

Naruto annuì, sentendosi le gambe molli sotto il tavolo e un brivido accarezzargli la schiena, quasi in modo doloroso, voleva, doveva sapere, perché per quanto avesse provato a cancellarlo dalla sua vita, Sasuke c’era, c’era sempre.

“Ieri, ero in città, un tale casino, la gente è matta, dovrebbero affogarli tutti sotto la sabbia del deserto e...”

“Dove hai visto Sasuke?” La interruppe il biondo, conscio che la ragazza amava dilungarsi in sproloqui vari.

“Oh, sì...Quell’idiota, non mi ha neppure salutato, parlava fitto fitto con un tizio viscido, alto, sulla quarantina, entrambi ingessati nei loro abiti da uomini d’affari, erano in un café del centro” Spiegò, per poi voltarsi verso Shikamaru e sorridere improvvisamente.

“Sono stanca...accompagnami a casa” Mormorò sottovoce.

Nara sbuffò, poi però sorrise e cercò le chiavi dell’auto nella tasca dei jeans.

“Almeno dopo dormo...” Lo sentirono borbottare piano, dopo aver salutato tutti.

“Certo che dormi, ho intenzione di farti faticare, pigro che non sei altro” Gli aveva risposto Temari con affetto, schioccandogli un bacio sul collo.

Naruto rimase al tavolo, la birra ancora piena davanti a lui, il menù delle ordinazioni aperto e gli sguardi dei rimanenti amici su di sé.

“Non vi parlate più?” Chiese poi Gaara, rivangando il coltello in una piaga che da mesi andava infettandosi, e che presto l’avrebbe portato alla morte sicura.

“No, da un bel po’, ormai” Sospirò il biondo.

“Bah, io sono contento, lo sanno tutti che gli Uchiha sono degli ambiziosi e che pensano solo a loro stessi...io fossi in te festeggerei per essermelo tolto dai piedi una volta per tutte” Parlò Kiba, reduce da due cocktail di troppo, manifestando senza tante cerimonie la sua antipatia per Sasuke e la sua famiglia, dopotutto, anni prima, quando ancora era un ragazzino di prima superiore, si diceva che Itachi gli avesse fregato la ragazza, storia a cui nessuno aveva creduto.

“Kiba, smettila...Naruto e Sasuke sono cresciuti insieme...un po’ come tu ed Akamaru” Spiegò il rosso.

“Non paragonare il mio bellissimo cane a quel cretino di Sasuke” Sbottò.

“Ah, Naru, ma che tu sappia, l’idiota è ancora un verginello puro e casto?” Ridacchiò.

Naruto per poco non vomitò l’intero contenuto dello stomaco sul pavimento, tanto forte fu la stretta che gli attanagliò lo stomaco, le viscere, la testa.

“Io...No, non lo è più” Sussurrò pianissimo, senza che gli altri potessero sentirlo.

***

“Ottimo, appena ti sarai laureato il capo conta di assumerti, di darti uno dei suoi migliori uffici” Si congratulò Kabuto, il secondo al comando dopo Orochimaru alla SoundTeam.

“Ho solo svolto il mio lavoro” Rispose serio Sasuke, che da mesi si faceva in quattro tra studio e mansioni, solo con l’intento di diventare il migliore in quel settore, di non pensare al volto di quel ragazzo che ormai sentiva lontano, come l’eco di un grido disperato che non si permetteva più di emettere. Sasuke aveva deciso che nella sua vita ci sarebbe stata solo l’ambizione, solo la perseveranza a diventare il numero uno, ad abbattere il silenzioso cenno del capo di suo padre, per strappargli un “sono fiero di te”, cancellando una volta per tutte quel “diventa come tuo fratello...sii bravo come tuo fratello Itachi”.

“Il capo vuole vederti nel suo ufficio, stasera” Gli comunicò poi il giovane uomo con gli occhiali rotondi, quello di cui tutti nell’azienda, sparlavano, sostenendo che quella prestigiosa carica l’aveva ottenuta lavorando bene, sì, ma tra le gambe di Orochimaru, altrimenti non si sarebbe spiegato,come un soggetto tanto giovane potesse tenere tra le mani redini tanto grandi.

Sasuke, anche se non si concedeva il lusso e la voglia di unirsi alle chiacchiere d’ufficio, covava in segreto la sua convinzione, anzi la certezza che sì, Kabuto si faceva fottere dal capo, ma che no, non era dovuto a ciò la sua posizione.

Sasuke lo sapeva, perché aveva visto Kabuto lavorare come un pazzo fino a notte fonda, poi entrare nell’ufficio di Orochimaru e uscirne con gli abiti stropicciati e gli occhiali ancora appannati e tornare a lavorare, ancora.

Kabuto temeva, ammirava ed amava quel capo che l’Uchiha aveva imparato a conoscere poco per volta, lo stesso che gli aveva promesso vette altissime da scalare.

Si era deciso a chiamarlo poche settimane dopo il loro incontro, dopo aver scoperto che Naruto aveva bloccato il suo numero telefonico, la mail, e che si era fatto spostare tutti i corsi che fino a quel momento avevano avuto in comune.

Hinata la vedeva di rado, con i capelli tagliati più corti, ad esporre un viso che sembrava più maturo e consapevole, quasi la vicinanza sicura e perenne del fidanzato l’avesse inebriata di sicurezza e di amore.

L’aveva uccisa, nella sua testa, poi si era sentito stupido, allora aveva ucciso Naruto, pregando che qualcosa, che un incidente, che una botta in testa, qualsiasi cosa, potesse fargli cancellare quella notte dalla memoria.

Attese l’ora che Kabuto gli aveva comunicato e bussò alla porta dell’ufficio di Orochimaru.

“Sasuke, eccoti qua” Lo accolse l’uomo, allargando le braccia e le labbra in un sorriso amichevole che al moro mise comunque i brividi.

“Come ti trovi da noi?” Chiese sedendosi alla scrivania, poggiando le lunghe gambe sul ripiano, in un fare confidenziale ed intimo.

“Molto bene” Rispose secco l’Uchiha.

“Perfetto, meraviglioso” Rispose l’uomo guardandolo negli occhi.

“Vedi, Sasuke...si incontrano di rado giovani come te. Ambiziosi, volenterosi, capaci” Cominciò.

“Kabuto mi informa su qualsiasi cosa, lui è il mio braccio destro, e i miei occhi quando non posso vedere, e di te, mio caro, mi ha parlato come si parla di una benedizione per l’azienda, ed io di Kabuto mi fido ciecamente” Mormorò, passandosi la lingua sulle labbra pallide e tornando a sedersi in modo più composto.

“La ringrazio” Disse Sasuke.

“Oh, non ringraziarmi, io dovrei ringraziare te, e i tuoi gusti in fatto di locali notturni, gusti che sono felice di condividere” Fece una pausa e si alzò.

L’Uchiha ricordava perfettamente quella notte in cui l’aveva conosciuto e in un certo senso salvato dal nero dell’apatia, regalandogli con quel biglietto da visita la speranza di un futuro che non comprendesse il ricordo doloroso di Naruto.

“Se Kabuto è il mio braccio destro voglio che tu diventi il mio successore” Arrivò al dunque.

“Voglio educarti, addestrarti...” Sibilò.

E Sasuke non aspettava altro, che ricevere una simile opportunità.

“Sono onorato” Disse, senza scomporsi.

“Oh, so che lo sei...non aspetti altro che diventare qualcuno...anche io alla tua età avevo sogni enormi, li ho realizzati, pagando dei prezzi” E tornò a sorridere, con la pelle bianchissima del viso che riluceva sotto la luce fredda del neon, con gli occhi gialli, liquidi di un desiderio viscido e rettile.

“Io...sono disposto a qualsia-“

“No, non così in fretta, caro Sasuke...dosa le parole, sei ancora giovane, io voglio che tu mi segua senza rimorsi, che mi sia fedele fino all’ultimo, perciò rifletti bene”

E Sasuke si aprì come mai aveva fatto con qualcuno che non fosse Naruto:

“Farei qualsiasi cosa per diventare migliore di mio fratello, per onorare il nome della mia famiglia” Si scaldò.

“Qualsiasi cosa” Ripeté gentilmente Orochimaru.

“La gioventù, un’arma a doppio taglio” Poi si avvicinò al ragazzo, gli sfiorò i capelli neri, scostandoli dalla fronte chiara.

“Domani Kabuto ti contatterà, nel frattempo, Sasuke, dormi sogni sereni” E il suo alito caldo gli sfiorò la conchiglia dell’orecchio facendolo sussultare impercettibilmente.

***

“Io, davvero, non riesco a capire come tu ci sia riuscito” Sbottò Hozuki crollando con il viso sui libri, sicuro che sulla guancia destra gli sarebbero rimasti tatuati calcoli e diagrammi.

“A fare cosa?” Domandò Sasuke sfilandosi la giacca e buttandosi sul letto con la camicia sbottonata e la cravatta allentata.

“A dare tutti quegli esami e a prendere il massimo dei voti in ognuno, a scrivere la tesi e...cazzo, a laurearti tra pochissimo...Hai dato quel tuo splendido culo a tutti i professori, dillo! A tutti, tranne che a me” Piagnucolò, annegando ancora con la testa chiara in un tomo di mille pagine.

“Non ho dato il culo a nessuno” Sbottò Sasuke accendendosi distrattamente una sigaretta, perché sì, quando tornava da lavoro lo rilassava, perché sì, da quando Naruto non c’era più fumare era diventato uno sporadico vizio che si concedeva, come se il suo corpo, oltre alla nicotina, reclamasse i ricordi legati al sapore del tabacco, lo stesso che aveva la bocca di Naruto mentre gli scavava dentro una voragine bollente.

“Dai Sasuke...Domani ho questo cazzo di esame, devo scaricarmi, sii clemente, succhiamelo...sei così sexy vestito in questo modo...” Rise, alzandosi dalla sedia e raggiungendo l’Uchiha su letto in un cigolio di molle e imprecazioni dell’altro.

Erano praticamente, senza il volere e il permesso di Sasuke, diventati amici. Una sorta di strana coppia, un frigido e un arrapato perenne, l’arrapato ovviamente era l’Hozuki, che non perdeva occasione per estorcere, senza riuscirci, un certo tipo di attenzioni dal moro, che di sesso non voleva neppure parlare, lui, il suo piacere, diceva sempre, lo traeva dal lavoro.

“Avere un orgasmo dopo aver compilato un centinaio di scartoffie, appagante” Lo prendeva in giro Suigetsu.

E Sasuke ogni tanto si permetteva anche di sorridere, e l’Hozuki pensava che sì, quello era un sorriso veramente triste e senz’anima.

L’aveva convinto ad accompagnarlo per locali, qualche volta. L’Uchiha si sedeva, beveva in silenzio, ogni tanto qualcuno gli faceva delle avance, e allora ghignava spavaldo, li illudeva sempre per poi scaricarli ancor prima di concludere qualcosa, lasciandoli con l’amaro in bocca e un’evidente incazzatura.

Suigetsu invece si scopava abitualmente qualcuno, una volta aveva raccontato a Sasuke che il suo grande scoglio adolescenziale era andato finalmente in frantumi, anzi era letteralmente esploso come in mille pezzi, tanti quanto i brandelli rimasti in testimonianza della biancheria di Karin.

L’Hozuki aveva tenuto un ghigno da squalo sotto acidi per una settimana intera, vantandosi con il moro di essersi fatto la rossa, dopo anni, di averla fatta gridare in lingue che neanche lei prima di allora sapeva di conoscere, di averla riempita, toccata, violata in tutti i modi che una mente perversa poteva immaginare, e che lei aveva gradito, pentendosi di non aver assaggiato prima “la possente spada”, così aveva definito il proprio amichetto”, del “mitico Suigetsu”.

Da quel momento erano diventati una sorta di “friends with benefits”, quando Suigetsu non aveva nessuno Sasuke lo vedeva sparire, per tornare scarmigliato e sereno, reduce da un paio d’ore appaganti nella stanza di Karin.

Non andavano d’accordo, a lezione non facevano che insultarsi e Karin pareva più acida del solito, però la sera scopavano e a Suigetsu andava bene, a meno che non uscissero per locali, allora capitava che fosse un moretto o un biondino, ad occuparsi delle tremende voglie dell’Hozuki.

A Sasuke tutto andava bene, bastava che non lo toccasse più come faceva un tempo, che non si intrufolasse di notte sotto le sue coperte per sfiorarlo nel sonno.

 

“Oh, Sasuke! Ma quel Naruto? L’hai più sentito?”

Argomento off limits e Suigestu lo sapeva, tirarlo fuori significava perdere, dall’immaginaria bacheca dei trofei, tutte le paperelle autografate dagli Uchiha guadagnate in quegli ultimi mesi.

“No” Laconico, freddissimo, un pezzo di ghiaccio con i capelli neri e una sigaretta fumata per metà tra le labbra sottili.

“Ti manca?” Ora l’Hozuki non stava perdendo paperelle, le aveva disposte in fila, per lasciare che Sasuke ci giocasse al tirassegno.

Era strano come abbinasse i punti guadagnati con il moro a quei buffi giocattoli gialli con cui i bambini si divertivano nella vasca da bagno, sapeva che non era una cosa da considerarsi da persone mentalmente sane, eppure lo faceva sorridere e rallegrare anche quando l’umore del coinquilino si faceva nero.

Proprio come in quel momento.

“Fatti i cazzi tuoi” Paperella numero uno abbattuta.

“Oh, ma l’ho visto qualche giorno fa, con quella Hyuga” Non riuscì a trattenersi.

“E con ciò, ti ripeto, non me ne fotte un accidenti” Paperella numero due esplosa.

“Sasuke, perché ti ha scaricato?” Domandò serio.

“Perché ha preferito quella troia, ok?” Tutte le paperelle erano a terra, gli occhi vitrei, privi di vita.

Suigetsu sospirò.

“A me sembrava innamorato di te...da come ti guardava” Azzardò, dopo sei mesi, sperando che l’argomento fosse meno pesante da sostenere.

“No, non lo era” Sasuke sembrava aprirsi, pensò che per una volta, ora che era così vicino al successo per merito di Orochimaru, poteva anche permettersi di riaprire ferite, di provare a suturarle, magari il dolore di quell’ispezione sarebbe stato sopportabile, necessario a rimuovere il marcio putrescente di quei ricordi e liberarlo.

“E tu?” Chiese l’Hozuki.

“Io cosa?” Sasuke aveva finito la sigaretta, si ritrovò a stringere tra le dita il mozzicone già torturato dai denti.

“L’amavi” Non fu una domanda, fu un’affermazione.

Sasuke non rispose.

“Vado a farmi una doccia, fammi il piacere di andare da Karin se non riesci a studiare, non ti voglio tra i piedi” E si chiuse la porta del bagno alle spalle.

Possibile, che dopo sei lunghi mesi, mentre lo scroscio d’acqua gli carezzava la schiena, Sasuke riuscisse a sentire ancora la sensazione della pelle dell’altro contro la sua, le labbra troppo morbide, generose, lambirgli il collo...Naruto se lo sentiva tatuato dentro, addosso, indelebile, letale.

***

 [Naruto]

Lei era nuda, si offriva, con le natiche bianche, sode e giovani, le ginocchia flesse sul letto, il seno generoso schiacciato sul materasso, chiedeva le mani di Naruto sui fianchi, il suo calore dentro, ovunque lui avesse voluto, ovunque lui avesse desiderato. Perché aveva imparato a darsi senza timore, nella speranza che l’altro tornasse felice e appagato come un tempo, come quelle prime volte vissute di sfuggita, a guardare il viso di lui rosso di fatica e desiderio, gli occhi nascosti dalle palpebre serrate.

Hinata aveva imparato a non fare domande, quando lui la prendeva dopo un incubo, quando le scavava dentro guardando altrove, per poi rigettarsi sul materasso e addormentarsi.

Una volta l’aveva anche sentito piangere, ma aveva fatto finta che quel rantolare basso fosse un notturno rumore qualunque.

Le mani di Naruto, che erano sempre state gentili ora la carezzavano meno, toccavano dove dovevano toccare, violavano lentamente, per fare spazio ad altro, ad un qualcosa che entrava, usciva ed entrava ancora, senza scaldarla veramente.

Naruto non c’era più, ed erano inutili i suoi abbracci in pubblico, era inutile la sua eccessiva premura, il suo esser sempre presente fisicamente, Naruto era come morto al suo fianco.

E lei aveva provato, in tutti i modi, ad essere migliore, ad abbandonare il velo rosso di timidezza che le imporporava le guance, a cercare di non incespicare quando parlava, a diventare più intraprendente, come le aveva suggerito qualche sua compagna.

Ma a Naruto non importava che lei si offrisse, generosa come sempre, che lei si facesse toccare, prendere, possedere, chiedendo anche di più, chiedendo che le dita ruvide di lui le imprimessero la sua voglia sulla pelle chiarissima.

No. Niente avrebbe riesumato un Naruto che forse non c’era mai stato, che a tutti quei ti amo, rantolati o detti a fatica che fossero, aveva sempre risposto con un “lo so”.

“Naru...”Lo chiamò lei, stesa sul letto, ancora nuda.

Il biondo rimase di spalle, fingendo di dormire, sentiva ancora il calore del corpo di lei, la testa piena di Sasuke.

Stava impazzendo, stava implodendo.

L’aveva perso, per la strada giusta, per le decisioni sensate che un uomo si trova a prendere ad un certo punto della sua vita.

Perché lui, Uzumaki Naruto, aveva deciso di tradire i suoi sogni, di tradire la sua idea di felicità.

E per cosa? Per un’esistenza vuota, per una vile illusione, avrebbe ucciso se stesso e poi quella ragazza che continuava a tentare di rianimarlo, di stringerlo a sé senza più ottenere risposta.

Un corpo vuoto, un ragazzo vuoto, un cuore che batteva senza scopo.

C’era Sasuke nei suoi sogni, c’era Sasuke nella sua testa, che lo volesse o meno, quando prendeva Hinata, c’era Sasuke quando scorreva i numeri in rubrica e non trovava il suo nome nell’elenco, quando rileggeva gli appunti più vecchi e scorgeva le fotocopie dei suoi, la grafia ordinata e precisa.

Così decise.

“Non ti amo...perdonami se puoi” Sussurrò, con le lacrime che gli rigavano le guance abbronzate, con gli occhi azzurri già gonfi e doloranti, perché il fiume era esploso, perché troppo dolore non è fatto per stare chiuso dentro.

“Io ho provato a darti tutto quello che tu hai dato a me” Continuò, sapendo che tutte quelle parole l’avrebbero ferita, disintegrata.

Ma Hinata non disse niente, non scoppiò in lacrime come tante volte aveva immaginato, non lo supplicò.

“Tu sei davvero speciale” Ammise, sentendo ancora sulle dita un sapore che le apparteneva.

“Ma non posso più mentirti” E si voltò verso di lei, sperando di poterla stringere perché non si spezzasse, perché non morisse davanti ai suoi occhi di vigliacco, di bugiardo.

“Lo so” Lo sorprese Hinata, con gli occhi lucidi, ancora nuda, bagnata di un amore che aveva consumato pochi minuti prima.

Naruto sgranò gli occhi cerulei, il cuore che gli martellava troppo forte nel petto.

Le prime lacrime di lei scivolarono dagli occhi per cadere sul cuscino che aveva morso per sopportare le sue spinte ingombranti, il dolore della consapevolezza che mentre Naruto si muoveva pensava ad un altro corpo, afferrava altre natiche, altri fianchi.

“Ami qualcun altro, ed hai voluto comportarti bene con me...perchè sei la brava persona di cui mi ero innamorata, l’unica in grado di darmi coraggio e forza”

Disse lei, e la voce le tremava un poco, ma come trema ad una donna forte, non ad una ragazzina in procinto di cadere.

“Perdonami” Mormorò lui, senza toccarla, guardandola soltanto.

“Mi hai regalato tanto...senza di te io oggi non sarei così forte...ti ringrazio” Buona, onesta, generosa.

E la voragine del senso di colpa si fece più grande in lui.

“Grazie per non avermi lasciata, per avermi insegnato a combattere senza abbassare la testa, una parte di me ti amerà per sempre Naruto” E sembrava che fosse lei,  a rassicurare lui, per una volta.

Lo strinse, e allora pianse, contro la sua spalla, un corpo nudo di donna contro il corpo di un uomo, che per una volta si permise di cadere a pezzi.

Pianse anche lui, scusandosi, inzuppandole il collo, la spalla di lacrime, cercando in quelle curve un abbraccio ora sincero, quello di una persona che lo capiva, che lo accettava, che lo liberava di ogni peso.

“Segui i tuoi sogni Naru” Lei gli schioccò un bacio sulla fronte, congedandolo.

Si rivestì guardandola, con la paura che da un momento all’altro si disintegrasse sotto i suoi occhi azzurri, ma lei rimase integra, forte come non lo era mai stata, cresciuta e diversa, forse più di quanto avesse fatto lui in quei mesi.

Quando Naruto si chiuse quella porta alle spalle Hinata pianse, pianse tutte le sue lacrime, sentì il vuoto, dove era stato lui, nel cuore, in un corpo toccato, amato, preso e vissuto, poi si sentì forte, e lo ringraziò anche di quel dolore, lo ringraziò per averla resa non più così fragile, non più così inadatta alla vita.

Naruto respirò l’aria umida della sera, sentì il vento tiepido di inizio giugno scompigliargli i capelli color grano. Era libero, libero da quelle mura, da quelle braccia gentili dove si era nascosto da un amore che l’aveva distrutto, che l’aveva cambiato, l’amore per Sasuke, per un ragazzo come lui, per una metà che non avrebbe mai costituito una mela perfetta, due parti non complementari nate per non incastrarsi, ma che lui sentiva vicine, così tanto da scavarsi a vicenda per unirsi, così tanto da mandare a puttane un’intera vita di certezze.

Forse non l’avrebbe perdonato, mai...

Forse l’orgoglio di Sasuke, lo stesso di quando erano bambini, li avrebbe allontanati per sempre.

Forse esisteva la remota possibilità che quell’amore insensato, condiviso per una sola folle e lontana notte, fosse giusto per loro, fosse destinato ad esistere, a trionfare come nelle favole che leggeva da piccolo...

Una sola certezza, avrebbe provato di tutto, avrebbe dato anche la vita, il cuore, l’aria che ora gli gonfiava i polmoni, per riavere Sasuke come in quegli istanti in cui aveva creduto di poterlo stringere a sé per sempre; amico di una vita, rivale, nemico a tratti, amore unico e innegabile.

***

[Sasuke]

Si era presentato all’appuntamento, la hall dell’hotel dove avrebbero cenato era incredibilmente grande e lussuosa, un signore vestito di tutto punto lo scortò fino ad uno dei tavoli del ristorante interno.

Si accomodò al tavolo, notando che era apparecchiato solo per due, Kabuto gli aveva parlato di un’incontro di lavoro davanti ad un buon pasto, di certo non gli aveva parlato di un appuntamento.

“Il signore la raggiungerà tra poco, intanto mi ha chiesto di dirle che può ordinare qualsiasi cosa desideri” Lo informò l’uomo, porgendogli un menù e una carta dei vini.

I prezzi per poco non fecero schizzare gli occhi di Sasuke fuori dalle orbite, cosa che a Shisui e a suo fratello Itachi sarebbe sicuramente piaciuta, come minimo ne avrebbero fatto dei portachiavi simili a quelli che il cugino aveva portato a Natale.

Natale, quella notte, il corpo caldo di Naruto sopra il suo, le parole masticate a fatica, dette di sfuggita tra i denti, trattenendo sospiri e gemiti.

Cosa gli aveva detto? Cosa gli aveva risposto? Il calore nel petto, al cuore, più in basso un senso di completezza unico.

Orochimaru arrivò in tempo per impedirgli di rivangare ancora.

“Perdona il mio ritardo, ho incontrato un cliente per caso, alloggia qua, una piacevole sorpresa” Si scusò accomodandosi.

Indossava un completo gessato, e i capelli lisci e neri erano raccolti in una coda ordinata.

Gli occhi ambrati brillavano.

“Sei molto elegante, Sasuke” Commentò, fissando la cravatta scura del ragazzo.

“Spero tu abbia ordinato” Riprese.

“Non ancora, ho preferito attenderti”

“Che ragazzo educato” E si lasciò scappare una risata tra i denti.

L’Uchiha lasciò che l’uomo ordinasse per entrambi, poi lo ascoltò parlare di lavoro, di impieghi, di investimenti, dell’azienda.

“...così basterà una firma e ci apparterrai, corpo, mente e anima” Concluse sorridendo allegro.

E anche se quell’ultima affermazione avrebbe dovuto essere giocosa Sasuke sapeva che quella scelta gli avrebbe cambiato la vita, che quel lavoro lo avrebbe assorbito, che Orochimaru l’avrebbe inghiottito e cresciuto sotto la sua ala.

“Parlami di tuo fratello, se dovrai essere il mio fido pupillo sarà bene che io ti conosca in modo...mmh, profondo” Lasciò che una ciocca dei lunghi capelli neri gli scivolasse sul dito indice, prese ad attorcigliarla con fare distratto.

Sasuke mangiò e raccontò di Itachi, della sua perfezione, della voglia che aveva di essere migliore di lui, di come si sarebbe impegnato, e sapeva che anche se tutte quelle chiacchiere assomigliavano allo sfogo di un ragazzino, Orochimaru avrebbe capito, perché come lui si era trovato più volte nella vita a dover dimostrare agli altri di essere capace, glielo aveva raccontato Kabuto.

Bevvero cocktail e champagne nella terrazza dell’Hotel, con la brezza che gli accarezzava i capelli neri, il viso, la cravatta che si era trovato ad allentare per il caldo e per la sensazione di leggero capogiro che gli aveva dato l’ultimo bicchiere pieno di bollicine.

Orochimaru sorrise e lo trattenne per la manica della camicia.

“Siediti” Disse premuroso, spingendolo su un divanetto.

“Non c’è più nessuno” Gli fece notare Sasuke, prendendosi la testa tra le mani e maledicendosi per aver bevuto troppo,  odiava farlo, ma ultimamente era diventato anche un modo per non pensare troppo.

“Oh, che fortuna” Esclamò Orochumaru avvicinandosi , tirandolo leggermente per la cravatta e guardandolo negli occhi.

Sasuke non ebbe i riflessi pronti per scostarsi, le labbra dell’uomo cozzarono contro le sue, poi arrivò la lingua, sorprendentemente più lunga del normale, neppure fosse stato quel famoso cantante dei Kiss, un bacio, invadente, umido di troppa saliva.

Sasuke non rispose, si lasciò leccare il labbro superiore, mordicchiare quello inferiore, poi guardò l’uomo.

“Uchiha...non eri disposto a tutto?”

E allora capì, che il confine era stato varcato, che forse quella era l’unica scelta, che tanto, la sua dignità era andata fottuta quella notte di dicembre, o forse tempo prima.

Afferrò la camicia di Orochimaru e lo baciò, con un senso di nausea così forte che correva davvero il rischio di rimettere, ma deglutì nel bacio e si fece coraggio, raccolse energie, si avvalse dell’alcol nelle vene, e si prese la sua lingua in bocca, contro il palato, contro la sua.

Orochimaru gli afferrò i capelli neri, poi le spalle, saggiando quel corpo molto più giovane, lo toccò tra le gambe, insinuando le dita tra le pieghe dei pantaloni.

“Ho una stanza...” Gli sussurrò nell’orecchio, per poi mordergli il padiglione auricolare con la forza di chi è pronto a dare un ordine.

 

N.d.Allyn

Mi dispiace per Hinata, è un personaggio che non odio, per questo le ho dato un’uscita decorosa, con tanto di ONORE alla poverina scaricata...Naruto è libero ma Sasuke è ad un passo dalla corruzione dell’anima, sempre più disperato che quasi (ripeto il quasi ammiccando) si venderebbe a Orochimaru... Perché sente di non avere niente da perdere, perché l’altro non fa più parte della sua vita, perché ora (forse un po’ come è stato nel manga? *sorride*) l’unico scopo è LA VENDETTA? XD

Vi aspetto, per sapere cosa ne pensate, se questo capitolo vi sia piaciuto o meno, annunciandovi che a breve farò lo spin off su Shin e Sai, per scoprire cosa successe in quelle lande FRANCESI ahahah <3 Sai sembra vergognarsene! xD

Un bacio a tutti voi che seguite e recensite, siete speciali <3

Allyn, che non vede l’ora di far rimettere insieme Sasuke e Naruto <3

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Capitolo 20
*** VENTESIMA REGOLA: Se il tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia arriva, arriva sempre.Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due domande.+EXTRA[ShinxSai] ***


AllynChannel è qui, ed è in anticipo, perché sì, perché ci voleva, perché questo capitolo è in parte rossissimo, perché Sasuke rasenta, e ripeto, rasenta, il baratro...e perché poi c’è lo spin off su SAI E SHIN, che sì, è una delle mie sclerate, forse uno spin off tosto(ho quasi pianto scrivendolo,, ma comunque è uscito così, non posso farci niente.

In ogni caso succede ciò che doveva succedere *sorride come una scema*

Si torna ad amare Naruto, a volergli bene...bravo ragazzo <3 <3 <3

Una sorpresa sarà Suigestu, avremo anche il suo Punto di Vista, questa volta <3 Ormai lo adoro troppo <3

Oh, sono emozionata, sono curiosa di sapere tutte le vostre impressioni sulla storia e sul capitolo, le vostre ipotesi...e poi ditemi coppiette che vorreste nel regalo del prossimo capitolo, dove lo spin off sarà un CRACK EXTRA alla storia con drabble rosse :D

<3

A prestissimo, vi aspetto con recensioni, commenti, melanzane, Sasuke nudo...<3

ATTENZIONE CONTENUTI NC17

Allyn

 

VENTESIMA REGOLA: Se il tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia arriva, arriva sempre. Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due domande.

Orochimaru non era Suigestsu, Orochimaru non scherzava, Orochimaru non era falsamente impaziente come l’Hozuki.

Orochimaru prendeva quello che voleva senza cerimonie, e Sasuke lo aveva capito dopo il suo primo giorno di lavoro, guardando il modo in cui trattava i suoi impiegati, guardando il barlume avido di quegli occhi di serpe, che ora lo puntavano come si punta una preda.

“Spogliati” Gli disse, seduto su una poltrona nell’angolo della lussuosa stanza, entrambe le mani sui braccioli di legno intarsiato.

Sasuke, in piedi di fronte a lui non si permise di sospirare, sostenne il suo sguardo e si sfilò le scarpe con i calcagni, poi i calzini, chinandosi, sentendo subito dopo il legno liscio del parquet sotto le piante dei piedi. Mosse piano le dita, gli girava la testa, ma non sarebbe caduto, non avrebbe vacillato.

Il Sasuke che si era lasciato prendere da Naruto, che aveva voluto Naruto dentro di sé era morto; sepolto sotto il dolore dell’abbandono, sepolto sotto l’orgoglio e il desiderio di vendetta che covava da sempre, da cui l’altro quasi l’aveva guarito, per poi fallire, per rigettarlo in pasto all’ambizione e alla fame di potere.

“Spogliati, lentamente” Orochimaru si leccò le labbra, e Sasuke sapeva che lo desiderava, che l’avrebbe voluto fottere lì, su quella poltrona, tenendogli i fianchi pallidi, passandogli quella lingua troppo lunga sul collo. Gli venne un brivido, così diverso da quello che aveva provato immaginando il desiderio di Naruto, era un brivido di disgusto, per l’uomo di fronte a sé e per se stesso.

Ma eseguì comunque l’ordine del suo capo, sapeva che doveva scendere a compromessi, sapeva che per diventare migliore di Itachi, per cancellare per sempre Naruto e tutto il passato insieme a lui, doveva andare avanti, senza rimorsi, senza rimpianti.

Si sfilò la cravatta, facendola cadere a terra, poi la giacca scura, che scivolò via in una carezza di stoffa, sganciò ad uno ad uno i bottoni della camicia bianca, ascoltando il rumore ovattato di ogni asola abbandonata, risuonava nella sua testa come un grido d’orrore.

Orochimaru guardò quel corpo pallido, la pelle delicatissima, nivea, sembrava liscia come quella di una ragazza, un petto privo di seno, l’addome tonico, i muscoli accennati parevano disegnati. Voleva quel corpo come nient’altro, e l’attesa lo snervava, certo, ma lo eccitava anche, perché Sasuke era incredibilmente giovane, perché Sasuke era disposto a tutto, perché Sasuke non voleva essere scopato, e sapere di avere il potere di imporgli qualcosa di indesiderato lo eccitava ancora di più.

La camicia cadde a terra, il ragazzo si slacciò la cintura, si tolse i pantaloni, poi, in unico gesto i boxer.

Non era eccitato, neppure l’alcol che gli scorreva nelle vene riusciva ad aiutarlo, ma Orochimaru parve non farci caso, lo chiamò, con un solo dito, e Sasuke eseguì, e si fece schifo, ma si sedette comunque a cavalcioni sulle gambe dell’uomo.

“Sei un bravo ragazzo, Sasuke...arriverai molto più in alto di tuo fratello” Gli sussurrò all’orecchio.

“Sono una brava puttana” Si disse mentalmente l’Uchiha, odiandosi.

Orochimaru se lo mangiò con gli occhi, togliendosi la giacca e poggiandola sullo schienale della poltrona, per poi sganciarsi la camicia e i pantaloni, rivelando un’erezione dura, a contatto con le mani di Sasuke, che portò su di sé pianissimo.

“E’ quello che voglio, diventare migliore di lui” Sussurrò in risposta, prendendo a toccarlo.

Orochimaru sorrise, poi gli baciò il collo, portò le dita lunghe sulle sue spalle, sulla schiena, sulla spina dorsale, sui fianchi, lo trascinò più vicino, sentendo il suo bacino contro l’erezione ancora tesa nelle mutande.

“Muoviti” Disse roco.

E Sasuke non si mosse.

“Muoviti”

E Sasuke eseguì, mordendosi la lingua fino a sentire dolore, frizionandosi sul corpo di quell’uomo come la peggiore delle prostitute.

“Sono caduto veramente in basso” Pensò, mentre l’altro insinuava le dita tra le sue natiche.

“E il merito è tuo Naruto...mi hai fatto capire quanto stavo diventando debole” Continuò a dirsi nella sua testa, odiandolo e volendo di nuovo il suo calore, il suo abbraccio, maledicendosi per quei desideri, per tutta la contraddizione che gli riempiva la mente.

Sentì l’intrusione di Orochimaru scavargli dentro con un ritmo sostenuto, invadente, non aveva chiesto, aveva agito, conquistava il suo spazio, mentre ancora lui si muoveva lentamente sulla stoffa di quell’intimo che sentiva umido, sporco.

Un rumore, la vibrazione di un cellulare riempì il silenzio della stanza.

“E’ il tuo?” Chiese Orochimaru, inserendo un terzo dito e spingendo più a fondo. Sasuke trattenne un gemito per il fastidio e “Non è importante” sospirò.

“Bravo” Rispose l’altro. “Scendi” Disse poi sottovoce.

Sasuke scese, trovò le mani di Orochimaru su di sé, lo vide liberarsi dall’oppressione delle mutande, lo vide sogghignare.

Sapeva cosa fare, sapeva che gli avrebbe fatto schifo, allora, mentre si chinava tra le sue gambe pensò a lui, si permise di rivangare il suo viso, e, mentre nella sua testa vedeva i suoi occhi azzurri, dischiuse le labbra per accogliere quella parte di Orochimaru ora così gonfia, così dura.

L’altro gli carezzò i capelli, prima di afferrarli con troppa forza e spingerlo più giù, che quasi Sasuke non soffocò, allora pensò alle mani di Naruto, e succhiò più forte.

“Chi ti ha insegnato a farlo?” Chiese Orochimaru.

E Sasuke avrebbe voluto morderlo, farlo sanguinare, ucciderlo, ma doveva diventare migliore di suo fratello, divenire un pezzo grosso di quell’azienda e se allora era il corpo che doveva dare a quell’uomo così solo e così vile, allora avrebbe dato il corpo, tanto l’anima non c’era più, quella se l’era presa Naruto.

“Basta Sasuke” Disse mollemente Orochimaru, alzandosi dalla poltrona e sedendosi sul letto.

“Vieni qui” E batté le dita sulla coperta ricamata.

Sasuke si pulì le labbra e lo raggiunse.

Orochimaru si spogliò velocemente e lo sovrastò, lo leccò ovunque, lo baciò ovunque, perché quel corpo così giovane, così pallido gli piaceva troppo.

Sasuke era di spalle, di nuovo con le dita di Orochimaru piantate dentro fino all’ultima falange, erano troppe, ora aspettava e basta, che si stancasse di quel supplizio, che si stancasse di guardarlo mentre lo dilaniava, mentre si appropriava di tutto, voleva solo farla finita.

“Scopami e basta, vecchio maiale” Pensò, mentre il cellulare vibrava di nuovo.

“Chi è adesso?” Sibilò l’altro, che furibondo per l’interruzione si mosse con più violenza.

Sasuke non disse niente, e sognò, per mandar via il dolore, per farsi più male di quanto già non si facesse. Sognò che fosse Naruto.

Il cellulare smise di vibrare, sospirò, ascoltando i movimenti di Orochimaru farsi più lenti, così umidi, sporchi, c’era quasi, mancava poco, il vecchio maiale stava per fotterlo.

Ma il cellulare vibrò ancora.

“Mi sono rotto” Lo liberò dalle dita e corse verso il pavimento, rovistò tra gli abiti di Sasuke e afferrò il telefonino scuro.

L’Uchiha sognò ancora.

“Cosa desidera?” Rispose Orochimaru, spazientito.

“Può essere urgente quanto vuole, il signor Uchiha è occupato, la richiamerà dopo” Continuò.

“Non mi importa se lei si chiama Uzumaki, le ho detto che è occupato” E chiuse la chiamata.

Aveva sognato troppo bene, così bene che ora udiva quel che il suo cervello ovviamente sbroccato gli voleva far udire.

Troppo bello, stava impazzendo, magari non avrebbe neppure sentito Orochimaru sfondarlo di lì a poco.

“Uzumaki un cazzo” Borbottò l’uomo tornando a letto.

“Uzu-maki?” Chiese Sasuke, dichiarandosi ufficialmente da manicomio.

“Sì, lo richiamerai dopo, voltati” Ordinò Orochimaru.

Ma Sasuke non si voltò, si alzò dal letto e raggiunse il telefono, abbandonato sul pavimento.

Naruto aveva cancellato il suo numero, com’era possibile? Poi si ricordò della piccola rubrica arancione che gli aveva regalato qualche anno prima, quando perse il primo di una lunga serie di cellulari, tanto che Minato sembrava propenso a comprargli un piccione viaggiatore, almeno sarebbe sempre tornato dal padrone. “Così se ti appunti qui i numeri non dovrai più scassare le scatole a tutti per richiederli” gli aveva detto Sasuke, esasperato, allora Naruto l’aveva ringraziato e aveva guardato il quadernetto pieno di lettere a margine, con occhi enormi. La pagina con la lettera S fu la prima dove scrisse.

Guardò il display, guardò quel nome vicino a chiamate perse e ricevute “Naruto Idiota Uzumaki”.

Non lo richiamò, ma si rivestì, velocissimo.

“E’ morto uno” Mentì a Orochimaru, che lo guardò sorpreso.

“Perdonami” E uscì dalla stanza, con ancora la sensazione delle dita dell’altro dentro a fargli male, con la voglia di richiamare Naruto.

Quando fu abbastanza lontano dall’hotel vomitò vicino ad un cassonetto.

Gli girava la testa e si sentiva il cuore in panne come se potesse morire d’infarto da un momento ad un altro, e in quel tripudio di sensazioni sentì anche l’eco di una felicità traditrice.

***

[Naruto]

Naruto rimise il cellulare in tasca si piegò su se stesso, seduto sui gradini di un marciapiede vicino all’entrata della pensione dove soggiornava da un po’ attendendo che l’università gli riassegnasse una camera nel dormitorio, era notte fonda, aveva recuperato il numero di Sasuke da quella vecchia rubrica che conservava dalle superiori, benedicendosi per non averla smarrita.

Aveva lasciato Hinata, aveva capito che nella sua vita c’era solo lui, quel ragazzo scontroso e enigmatico, bello e incredibilmente controverso, che lui aveva ferito, che lui aveva mollato dopo una notte che non era più riuscito a dimenticare.

“Mi sa che mi hai fottuto Sasuke, senza di te non posso essere felice” Mormorò alla piccola rubrica di un arancione scolorito.

Ripensò a Sai e a Shin, a come si guardavano, a come il suo amico moro stringeva il polso forse troppo magro del compagno, alla complicità ritrovata al ritorno da Parigi.

“Anche io farò di tutto per riaverti” Si promise.

***

[Suigestsu]

Lo vide entrare nella stanza con i vestiti stropicciati, la camicia agganciata male e una cravatta legata al polso, Sasuke puzzava di vomito, di alcol, di sesso e di delusione, Suigetsu riconosceva bene quegli odori, se li era sentiti addosso troppe volte per non riconoscerli, ma quello a cui il suo radar non riusciva a trovare spiegazione fu il sorriso da invasato.

“Che cazzo ti è successo?” Esclamò.

“Una banda di teppisti ti ha aggredito e hai scoperto che ti piace il sesso violento?” Chiese stupito.

Ma Sasuke non rispose, si sedette sul letto, portandosi le mani tra i capelli.

“Sai, vero, che hai appena posato il tuo regale culo sulle tue coperte pulite? Se domani trovi qualche macchia di vomito o altro non rifartela con me!” Brontolò.

“Suigetsu, tu parli troppo” Sbottò.

“Tu troppo poco, è andata bene stasera, eh?” Disse ironico, alzandosi dal letto e accendendo tutte le luci per guardare il coinquilino.

“Ho fatto un pompino al mio capo” Sussurrò e poi scoppiò a ridere, poi a piangere, poi rideva di nuovo.

Bene, Suigetsu capì che l’Uchiha era finalmente diventato pazzo, aveva terminato il suo lungo e tortuoso percorso verso la non sanità mentale, c’era da aspettarselo, dopotutto.

“Ah, finalmente, dimmi almeno che lui ha avuto l’onore di scoparti!” Esclamò l’Hozuki, aprendo una bottiglietta d’acqua e bevendo avidamente.

“Tutto questo casino alle tre di notte mi fa disidratare”

“Che cosa c’entra la disidratazione?” Chiese Sasuke, asciugandosi le lacrime.

“Non lo so, ho sete...comunque...allora? Ce l’aveva grosso?”

“Fatti i cazzi tuoi” Risposta jolly dell’Uchiha.

“Allora, tu entri, sporco di vomito, impregnato d’alcol come una spugna, esordisci con un –hofattounpompinoalmiocapo- e ora non vuoi raccontare? A parte che ce l’ho duro...però, parla ti prego, prima che impazzisca anche io” Sasuke non parlò, rimase seduto con un’enigmatica espressione sul volto, allora Suigetsu rise e lo afferrò per una manica.

“Scusa Sasuke, ma puzzi, davvero!” Lo buttò sotto la doccia vestito e rise ancora.

Sasuke bestemmiò qualcosa di incomprensibile, poi si spogliò e lasciò che l’acqua calda lo cullasse, lavando via la sensazione delle dita e della lingua di Orochimaru.

Suigetsu rimase seduto sul pavimento del bagno, lo guardò attraverso il vetro opaco della doccia, guardò la sagoma elegante di quel corpo che si era sognato tante notti e che in quegli ultimi tempi aveva scoperto appartenere a qualcosa di simile ad un amico, oltre che ad un possibile figo pazzesco da scoparsi.

Vigilò su di lui, un po’ perché gli piaceva guardarlo, un po’ perché aveva paura potesse scivolare e fracassarsi qualcosa, date le sue condizioni.

Sasuke non protestò neppure, quando uscì dalla doccia, permise all’Hozuki di asciugargli i capelli con un asciugamano, di scuotere la testa in un cenno di diniego e di dargli del pazzo.

Perché sì, pazzo era l’aggettivo che gli stava meglio addosso, dopo quella serata.

“Hai sentito, visto... sognato...Naruto?” Chiese poi, e...Bingo, altro che paperella di gomma autografata, Suigetsu aveva imparato a conoscere Sasuke abbastanza a fondo da guadagnarsi un abbraccio da ogni membro di quella squinternata razza chiamata Uchiha come premio per la miglior intuizione.

E Sasuke nascose il viso nell’asciugamano, il cuore troppo veloce ad assordarlo per poter rispondere.

 

Extra:di quel che successe a Parigi. [Shin x Sai]

 

Sai non ne avrebbe mai parlato ad anima viva.

Perché se ne vergognava, perché nessuno doveva sapere quanto si fosse messo in ridicolo per riavere Shin al suo fianco, quanto avesse pianto, gridato, per tirarlo fuori da quel casino...quanto avesse sofferto.

Era andato a recuperarlo in quella specie di appartamento/casa di invasati dove alloggiava. L’aveva trovato, al fianco di Danzo, serio e accigliato, magro e deperito, con i capelli legati in una crocchietta sfatta e i jeans sporchi di pittura ormai secca.

Nell’aria c’era odore di erba e di fumo di sigaretta stantio.

“Shin” Aveva chiamato.

Il ragazzo si era voltato, pareva annebbiato, stanco, il viso pallido, di una sfumatura malsana, simile a quella della carta da parati che ricopriva le pareti di quel posto.

“Oh, Sai, che ci fai qua?” Mormorò, e per un attimo i suoi occhi parvero brillare, ma si spensero subito.

Danzo si alzò dalla poltrona, spense quello che stava fumando in un posacenere, posò la rivista che stavano leggendo assieme fino a pochi minuti prima e raggiunse il moro:

“Non sei il benvenuto, solo Quelli della Radice!” Lo ammonì, puntando il dito verso la porta d’ingresso.

Sai era riuscito ad entrare grazie a degli amici fidati, e ora, che aveva finalmente raggiunto il suo Shin niente l’avrebbe fermato.

“Non sto parlando con te, è con Shin che voglio parlare!” Sbottò.

“Shin è in una fase di crescita artistica, la tua influenza blocca la sua ispirazione” Disse severo incrociando le braccia e guardandolo da capo a piedi.

L’altro ragazzo, ancora seduto sul piccolo divanetto non disse niente, si limitò a guardare la scena con espressione vuota.

“Shin, ti prego, dimmi perché è finita...per questo? Per un po’ di droga e una casa sporca? Non capisci che è solo un pazzo, che Quelli della Radice sono solo degli inetti senza talento...ti stanno solo sfruttando!” Gli gridò, mentre Danzo gli teneva stretto un braccio per farlo uscire.

“Mollami tu!” Sai si divincolò dalla presa dell’uomo e raggiunse Shin, si inginocchiò tra le sue gambe e poggiò la testa su un suo ginocchio, dove uno strappo sui jeans lasciava intravedere la pelle.

“Io ti amo...ti amo più dell’arte stessa...ricordi il quaderno dove disegnai la nostra storia d’amore?” Si sentiva patetico, incredibilmente patetico e sdolcinato, a rivangare quegli eventi, ma per lui questo ed altro. Così fece un profondo respiro e disse:

“Non permettere a Danzo di dividerci” E pianse, come non aveva fatto per anni, come capitava troppo spesso in quel periodo, lui, l’inespressivo e introverso Sai, ridotto ad una fontana per amore.

Shin lo guardò, poi guardò Danzo, pareva chiedergli il permesso, con gli occhi vitrei i polsi magri.

“Non posso” Mormorò.

“Come non puoi?” Sai gli prese una mano e se la portò al viso, quel calore lo rinvigoriva, lo faceva sentire a casa, come poco tempo prima, come quando vivevano nel loro appartamento in affitto a Parigi, come quando la mattina Shin si svegliava prima di lui e lo baciava nel sonno, come quando facevano l’amore sul tavolo della cucina, con ancora la colazione sulla tovaglia, dipingendosi quadri di marmellata sulla pelle, leccando via le macchie in eccesso, imprimendosi addosso il loro capolavoro perfetto.

Sai si morse il labbro inferiore, cosa gli era successo? Poteva accadere davvero che qualcuno subisse così il carisma di un leader come Danzo, che si lasciasse lavare completamente il cervello a 90° in lavatrice?

“Abbiamo scopato, ti interessa la cosa, ragazzino?” Sibilò l’uomo alle sue spalle, cattivo.

“E’ vero?” Chiese Sai.

Una lacrima solcò il viso di Shin, gli occhi rimasero inespressivi, vitrei.

“N-non mi importa, non eri in te” Scosse la testa il moro.

“Quello che conta è l’arte, Sai...non c’è amore senz’arte, ed io non riuscivo a dipingere al tuo fianco” Quelle parole gli spezzarono il cuore.

“Ma cosa dici, tu sei sempre stato più abile di me...più espressivo, più...Shin, sono solo cazzate, quell’uomo ti manipola!” Protestò.

“Non sono più la persona di cui ti eri innamorato” Borbottò.

“Non mi importa se hai ripreso a fumare quella merda, se ti fai di nuovo, non mi importa, smetterai...ti prego, torna a casa” Si sentiva stupido a supplicarlo, Shin era libero, non era una sua proprietà.

“Quella merda mi serve, come serve a Danzo, mi serve per creare” Sussurrò.

“Shin, tutti siamo deboli...io senza di te sono ancora più debole...non mi importa se sei caduto di nuovo, non mi importa, ti aiuterò ad uscirne” E pianse tra le sue gambe, ricordando ancora uno Shin pulito, libero dalle pasticche, libero da quella polvere che si mischiava al respiro, libero dall’erba, disintossicato grazie al suo amore.

Ora Sai capiva.

Erano state la vergogna e la paura ad averlo spinto tra le braccia di Danzo, artista libertino e senza scrupoli, serpe in cerca di talenti da collezionare, da tenere sotto la sua ala, ragazzi fragili, come Shin.

Ricordava perfettamente gli ultimi tempi vissuti assieme, ricordava l’odore di fumo sulle sue giacche, il mal di testa continuo, il bisogno di uscire a passeggiare durante la notte, Shin aveva ripreso a drogarsi, e se ne vergognava, e non riusciva a combattere quel mostro senza volto, letale e rassicurante nell’aroma di una canna rollata bene o di una pasticca piccolissima da poggiare su una lingua avida.

“Quel progetto dell’accademia...non ti sentivi in grado, vero?” Gli domandò.

Shin lo fissò, poi annuì.

“Avevo paura di fallire” Ammise.

Sai si alzò e lo strinse a sé.

“Non è Danzo la risposta, non è la droga, non sono neppure io...sei te, devi avere più fiducia in te stesso Shin...E se non mi ami più andrà bene lo stesso, ma non finire qui, non lasciare che lui ti consumi” Sussurrò al suo orecchio, prima che Danzo lo afferrasse per la maglia e lo strattonasse via.

“Basta, lo stai disturbando” Gli gridò.

“No!” Shin parve ridestarsi dal torpore, si alzò in piedi e li fissò entrambi, così magro, così fragile, sembrava malato.

Sai lo guardò, si impresse quell’immagine nella mente, sovrapponendola al ricordo di uno Shin più giovane, così pieno di problemi, così irrisolto.

“Ne uscirai, staremo insieme, dipingerai ancora...cose grandiose...” Urlò, poi Danzo lo sbatté fuori.

Quelli della Radice erano l’inferno, quelli della radice reclutavano anime deboli, talenti nascosti in ragazzi senza forza, paradossalmente nel nome di quel gruppo c’era proprio la parola Radice, forse un faro per tutti quelli che le radici non le avevano, che si erano rifugiati nei vicoli oscuri della droga per ricordare chi fossero, per ritrovarsi, perdendosi inevitabilmente.

Danzo lo sapeva, ci era passato anche lui, ogni tanto ci ricadeva, ma ora era adulto, ora sapeva, ora gestiva e sfruttava.

Sai si sedette sul marciapiede, attese, pregò.

E le sue preghiere furono esaudite.

Shin comparve al suo fianco, un labbro rotto e sanguinante, i capelli sciolti, una sacca gettata a terra.

“Aiutami, guariscimi” Disse, crollando vicino a lui.

“Ti amo, Shin” Sai lo strinse a sé, sentì le sue costole sporgenti sotto la maglietta fargli quasi male contro l’addome, allora lo strinse più forte, sperando di sentire tutto il dolore che l’altro doveva aver sentito nel cuore, nell’anima.

“Ho mollato Quelli della Radice” Sorrise, con il sangue che gli sporcava il mento.

“Danzo non l’ha presa bene, eh?” Anche Sai sorrise, pulendogli il viso con una mano, gli tremavano le dita per l’emozione.

“Ci ho scopato solo un paio di volte, mi aveva promesso roba migliore, mi aveva promesso che dopo avrei tirato fuori tutto, che la tela avrebbe assorbito tutta la mia anima” E pianse forte.

“Lo so, non importa”

“Sì che importa, non mi vorrai più, sono un relitto” E si scostò, tenendosi i capelli tra le mani.

“Shin...Shin! Sono qui per te...ti amo, come devo dirtelo? Torniamo a casa, ne ho abbastanza di Parigi, e poi i francesi non mi piacciono, troppo sofisticati, te l’ho sempre detto”

Shin sorrise e si appoggiò con la testa sulla sua spalla.

“Ti ho pensato ogni singolo giorno, anche quando Danzo ci ripeteva di cancellare il passato, di proiettare tutte le nostre energie verso il futuro, le cose più belle le ho dipinte pensando a te” E chiuse gli occhi, respirò profondamente, accolse il bacio di Sai, dopo tanto tempo.

Fu come rinascere, fu come tornare a casa, come trovare il perdono per ogni peccato commesso.

Sai era le sue radici, quelle su cui crescere, su cui sbocciare verso l’alto.

“Voglio drogarmi solo di te...”Sussurrò Shin nel bacio, e Sai pianse, sapeva che sarebbe stato difficile, che avrebbe avuto bisogno di aiuto, di pazienza, di forza, e lui gliel’avrebbe data, sempre.

“Io sarò sempre qui” Gli rispose, pianissimo.

Presero il primo volo e tornarono a casa, lontano dal paese della torre Eiffel e delle baguette. Fecero l’amore quella stessa notte, e Sai toccò quel corpo con le dita, milioni di volte, con la stessa premura con cui il suo pennello carezzava la tela.

Shin era ancora bellissimo, magro, consumato, pallido, ma bellissimo.

L’avrebbe guarito con il suo amore.

Si tennero stretti in quel piccolo letto d’albergo a una stella, sudati, stanchi, ancora incastrati, quasi avessero bisogno di sentirsi l’uno dentro l’altro per assicurarsi di essere lì, vivi, insieme.

“Non scapperò più dai problemi” Lo rassicurò Shin, premendosi ancor più il corpo di Sai contro, sentendo il suo calore opprimente stringerlo in basso.

“Mai più”. Mormorò baciandolo.

E Sai desiderò di poterlo riaccogliere sempre, dentro di sé, nella sua vita, nel suo cuore.

 

 N.d.Allyn

Perché sì, perché Quelli della Radice sono cattiva gente! U.u

Perché Shin è un tipo fragile... (nel manga è malato, qui è drogato, messo bene, eh?)

Perché Allyn è tutta matta ed era in vena di roba seria per lo spin off, spero mi perdoniate.

Perché Nacchan ha un tempismo da favola in questa fic demente, e Sasuke manca poco regala il suo fantastico cu—emh, quello, a Orociccio...Cavolo ‘Suke...smettila di farti del male, si sa che sei un masochista, ma piantala...Ora gli ingredienti ci sono tutti, i due Romeo e Giulietto, nonché Sasuke e Naruto, devono solo ricongiungersi, l’orgoglio Uchiha, quale morbo!

Suigetsu è il mio grande amore...

Prossimo capitolo a prestissimo, grazie a chi recensirà, a chi lancerà ortaggi, a chi mi segue in silenzio, aspetto anche voi <3 <3 <3

Un bacio da Allyn, che vi annuncia che probabilmente il prossimo capitolo conterrà uno spin off strano, una raccolta di Crack drabbles con tutte le coppie che mi avete proposto, tutta roba rossa <3 ahahaha o comica :D slegate dalla storia però XD

Insomma, vi aspetto!!! :D

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Capitolo 21
*** VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia. + EXTRA ***


AllynChannel trasmette strano, trasmette ROSSO, NC 17, Lemon in certi dovuti punti della narrazione e tanti cuoricini...ma? Questa volta i personaggi non saranno solo Sasuke e Naruto, li avremo un po’ tutti, come avevo promesso nel capitolo 20 questo capitolo 21 sarà una raccolta di tanti spin off, tutti rossi, tutti con coppiette che avete voluto e sperato e chiesto...perchè? Perché mi avete fatta felice, ve lo meritavate, per la pazienza, per le recensioni, per tutto <3 Grazie, questo è il mio “stupido” grazie!

E ora: che la trasmissione abbia inzio, buon divertimento (si spera di non annoiarvi) e mi raccomando VOGLIO SAPERE COSA NE PENSATE! PERCIò VI ASPETTO! <3

Allyn

Ps: attenzione, argomenti non adatti ai troppo giovani, qualche parolaccia, sesso presente, rosso rosso rossissimo!!

 

VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia.

Sasuke non riusciva a dormire, Suigetsu ormai russava da qualche ora, steso a pancia in su sul letto, con la bocca aperta, la maglietta alzata sulla pancia.

“Idiota” Sbottò contro il cuscino, ricordando che lo aveva asciugato manco fosse stato un bambino.

Prese il cellulare tra le mani e riguardò l’ultimo numero tra le chiamate perse: Naruto Idiota Uzumaki.

Tum Tum Tum

 

Il suo cuore, insistente, non aveva mai smesso di battergli troppo forte nel petto.

“Guarda come mi sono ridotto” Pensò. Si faceva pena, poi ribrezzo, poi una certa tenerezza, poi schifo, poi ancora pena, poi pensava a sé come al degrado dell’umanità.

Aveva quasi scopato con Suigetsu, per provare a scordarsi Naruto.

Poi aveva scopato con Naruto, anzi non era stato scopare...era stato...no, non doveva, si era imposto che...proprio no, certe parole non dovevano essere accostate ai loro nomi.

Poi Naruto l’aveva praticamente mollato lì, con il culo a pezzi, e il cuore a fargli compagnia. Perché sì, un cuore ce l’aveva anche l’Uchiha, ormai era inutile negarlo.

Poi Naruto era quasi sparito dalla sua vita, quasi, perché ogni tanto, la notte gli era tornato a mente, ed era stato doloroso, troppo.

Ma Orochimaru gli aveva mostrato una nuova via. Lavoro, impegno, lavoro, studio, lavoro, progetti, lavoro...

Aveva fatto un pompino al suo capo, poi si era fatto quasi scopare, come una degna prostituta, dal suo capo, per cosa? Per superare Itachi? Per cancellare Naruto, di nuovo? O per farsi schifo, per degradarsi ancora di più, per punirs?

Sasuke Uchiha stava realmente impazzendo, e la cosa peggiore era che se ne era accorto.

Quella chiamata lo aveva salvato, anzi, aveva deciso di farsi salvare, perché avrebbe potuto ignorarla e tornare dalla lunga lingua di Orochimaru, dalle sue mani.

Gli vennero i brividi.

Cosa fare? Poteva spedire un messaggio all’idiota.

“Ciao, come stai? Perché mi hai chiamato con tale urgenza dopo avermi scopato e abbandonato?”

No, non gli sembrava il giusto messaggio.

“Ciao, ti am..”

Col cavolo!

Naruto, sparisci, brutto stro...”

No, non andava bene.

“Mi ha fatto male il culo per una settimana, stro...”

Neppure.

Non andava bene niente, componeva sulla tastiera touch del cellulare e cancellava subito dopo.

“Ti odio”

Inviò il messaggio.

Ecco, quelle due parole racchiudevano tutto, ogni sfumatura dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, poteva essere riassunta in un estremo, enorme, immenso ti odio.

Sorrise soddisfatto, poi si pentì.

La risposta gli arrivò pochissimi minuti dopo. Ma quell’idiota non dormiva? Stava sveglio per lui? Ancora il battito, troppo accelerato, l’avrebbero ricoverato, imbottito di betabloccanti.

Da: Naruto Idiota Uzumaki

...

Tre miseri puntini? Realmente? Sasuke si alzò dal letto, passeggiò per la stanza un paio di volte, poi spense il cellulare e si ributtò sulle lenzuola, stava sudando.

Di quel passo la strada verso la riappacificazione era davvero lunga, troppo...

 

[Naruto]

Stringeva forte il cellulare, il suo numero, la vibrazione...quel ti odio, tipico di Sasuke.

“Ti amo” Scrisse, poi cancellò.

“Mi dispiace tanto, troppo, non capisci, lasciami spiegare io e Hinata, io non l’ho mai...” No, cancellò ancora.

“Sei la persona più...” Ancora.

Tre puntini, gli inviò tre puntini, lui, Uzumaki Naruto, non sapeva cosa fare per riprendersi Sasuke Uchiha.

 

EXTRA

Di sesso nei bagni pubblici ed incubi notturni: Suigestsu e Sasuke

I capelli erano chiarissimi, così tanto da sembrare bianchi, illuminati dalla luce fredda del neon di quel bagno pubblico.

Sasuke guardò lo sconosciuto con cui aveva bevuto tutta la sera, dal quale si era fatto schernire, ribattendo a tono e ridendo della sagacia delle risposte che gli arrivavano a raffica.

“Hai fegato a rispondermi con quell’insolenza” Sentenziò, guardando il viso del ragazzo attraverso lo specchio, spostandosi una ciocca più lunga di capelli dietro l’orecchio.

Suigetsu, così aveva detto di chiamarsi, ghignò divertito.

“Certo che ho fegato...fegato e voglia di scopare” Allargò ancor più le labbra in un sorriso da cacciatore, che Sasuke non si lasciò sfuggire.

“Fatti una sega” Sputò lì l’Uchiha, poggiando le mani sul lavandino.

“Ho chiuso la porta a chiave”

“E con ciò?”

“Non entrerà nessuno” Suigetsu si avvicinò all’Uchiha, posò una mano sulla sua, strinse forte quelle dita ossute, come per avvisarlo, poi portò le labbra alla nuca, infilando il naso tra i capelli neri, scivolando sul collo, leccando piano, mordendo. “Dimmi che non sei eccitato” Sussurrò in un soffio all’orecchio del giovane.

“Neanche un po’” Mentì Sasuke.

“Ah no?” Protestò Suigetsu, posandogli la mano sul cavallo dei jeans.

La musica arrivava ovattata, oltre la porta doveva essersi formata un po’ di fila, perché si sentivano parole sconnesse, incomprensibili, qualcuno ogni tanto bussava.

“Abbiamo poco tempo. Niente giochetti” Borbottò Sasuke, spazientito, sganciandosi i pantaloni e permettendo al ragazzo di infilare le dita sotto i suoi boxer, di masturbarlo piano.

“Menomale non eri eccitato” Lo derise mordendogli il lobo dell’orecchio, e ghignando in un modo che a Sasuke mandava il sangue al cervello, facendogli venire voglia di spaccargli tutti i denti. Fortuna che ora la maggior parte dei suoi liquidi ematici confluiva verso altre parti, sicuramente più in basso del cervello.

Suigetsu si portò la bustina del profilattico tra i denti, aprendola, Sasuke ascoltò il rumore della carta argentata, poi quello umido del lattice srotolato, poi sentì le dita bagnate di Suigetsu, cercare un’entrata nel suo corpo, trovarla, farsi spazio. Gli abbassò i pantaloni, quel tanto che bastava. Sasuke si piegò in avanti, guardò l’altro attraverso lo specchio, controllò ogni suo movimento, ogni sguardo lascivo che gli mandava con quegli occhi insoliti, carichi di desiderio, eppure divertiti; a momenti sembrava lo stesse prendendo per il culo, e un po’ era quello che si stava accingendo a fare, fisicamente parlando, in altri momenti invece pareva perso in un mare di lussuria e voglia.

Per quanto fosse lui, quello piegato sul lavandino, con le mani strette alla ceramica bianca, Sasuke sapeva di comandare, sapeva di essere stato lui a lanciargli chiari messaggi, a invitarlo in bagno con una strizzata d’occhi, a invitarlo a toccarlo con tutte quelle battute, con tutti i loto giochi di parole, con quello sfidarsi.

Tra lui e Suigetsu era stata alchimia, alchimia di corpi e di pelle. Era stata voglia di scopare, in modo sporco, nel bagno pubblico di quel locale, come estranei.

Sporco il posto, sporchi loro. Non esisteva candore, per certi istinti. Sorrise alla sua immagine riflessa, e attese.

Sentì il calore ingombrante di Suigetsu farsi spazio tra le sue viscere, trattenne un gemito e incontrò i propri occhi nello specchio, lucidi, vivi.

“Sopporta, poi mi ringrazierai” Rise Suigetsu, mordendogli piano la spalla e guardandolo.

“Finiscila e muoviti, prima che mi addormenti, sei lento” Si pentì di averlo detto, di aver ostentato spavalderia, perché l’altro gli si piantò dentro con un colpo di reni, lasciandolo senza fiato, a bocca aperta.

“Oh, non hai più niente da dire, Sasuke? Allora trattieni le grida, mi raccomando” Suigetsu smise di sorridere e prese a muoversi velocemente, con precisione, affondando e riemergendo, toccandolo davanti, con quelle mani pallide.

E Sasuke si guardò in diretta, perdere il controllo, e...sì, trattenersi dal gridare, perché lo sconosciuto non sapeva farci solo a parole, scopava anche bene.

“Allora? Non hai niente da dire? Ti senti troppo pieno, per dire qualcosa?” Volgare, parlava troppo.

“Hai un culo pazzesco” Commentò Suigetsu, stringendogli la pelle candida delle natiche, spingendosi ancora più dentro di lui.

Sasuke gli afferrò i capelli, lo tirò verso di sé, oltre la sua spalla.

“Parli troppo, scopami e stai zitto” Ansimò, per poi baciarlo, mordergli le labbra, sentire l’orgasmo travolgerlo, sporcare lo specchio, la loro immagine riflessa.

Mentre Suigetsu usciva dal suo corpo, la fronte sudata e un ghigno soddisfatto in viso, Sasuke capì che non era stata solo una scopata, che voleva che quel ragazzo lo infastidisse ancora, così si riagganciò i pantaloni e disse: “Dammi il tuo numero, cretino!”.

Itachi si svegliò di soprassalto. Aveva bagnato le lenzuola di sudore, sudore da terrore. Perché quel sogno assurdo, perché un sogno tanto orrendo?

Il suo caro, piccolo, puro, adorato fratellino, scopato allegramente in un sudicio bagno di un locale di terza categoria.

Perché? Accese la luce, si raccolse i capelli in una coda e guardò la foto che teneva sul comodino vicino al letto.

Un bambino con gli occhi neri e la faccia rotonda d’infanzia lo abbracciava forte, guardando verso la macchina fotografica.

“Oh, Sasuke, perdonami, non so perché io abbia fatto un sogno del genere” Sorrise, tenendo stretta la cornice, per poi posare nuovamente la foto al suo posto.

Colpa delle insinuazioni di Madara, che quando era venuto il giorno prima a trovare suo padre si era lasciato andare a discorsi sull’omosessualità latente di certi ragazzi, di come tendessero a reprimersi.

Fugaku aveva scosso la testa esasperato, poi l’aveva cacciato di casa, urlandogli di salutare quel beota di Hashirama.

Ah, dannato, pazzo zio!

Spense la luce e si sistemò sotto le coperte, ancora turbato, con la paura di sognare qualcos’altro di strano.

(N.d.Allyn---era un sogno XD POVERO ITACHI <3)

 

Di coppie etero e di passate esperienze omosessuali: Iruka e Kakashi

 

Rin aveva bevuto, troppo per i suoi standard. Accasciata sulle gambe nude di Kakashi rise, senza motivo, portando il bicchiere in alto, versando un po’ di vino sulla pelle del compagno, che rise a sua volta. Si voltò, leccò via il rosso con la lingua, avida, più della pelle dell’uomo che del vino.

Hatake sospirò, brillo anche lui, una mano tra i capelli di Rin, che aveva preso a leccare altrove, riemergendo ogni tanto per ridacchiare.

Avevano festeggiato l’arrivo dei nuovi mobili con cui avevano arredato il salotto di quel grande casolare, Kakashi lo stava trasformando pian piano in una casa vera e propria. Aveva ricavato un’intera zona dedicata alla sua attività di allevatore di cani, con tanto di recinti, casette per gli animali, box. Il sogno di una vita, e per giunta vicino a quella donna che non sarebbe dovuta esser sua, ma che inevitabilmente lo era diventata.

Erano felici, anche se Rin starnutiva molto e si lamentava dei peli, e lui controllava troppo spesso la posta per paura di trovare altre minacce di Obito.

Avevano brindato, con troppo vino, aprendo tutte le bottiglie che un contadino della zona gli aveva regalato, dopo l’acquisto di un pastore tedesco.

Avevano bevuto, poi avevano fatto l’amore sul divano nuovo, e Rin aveva urlato, facendo ululare tutti i cani.

Kakashi aveva riso, poi si erano accoccolati tra i cuscini, finendo l’ultima bottiglia.

“Ehi, mi chiedevo” Iniziò lei, tornando a sdraiarsi sulle sue gambe.

Hatake la guardò, spostandole i capelli dal viso e dandole un bacio veloce.

“Tu, sei mai stato con un uomo?” Finì lei.

“Perché io, sai, all’università...ho baciato una ragazza, qualche palpatina, niente di più” Scoppiò di nuovo a ridere, sì, era ubriaca.

Kakashi la guardò dapprima perplesso, poi divertito.

“Iruka” Disse.

“Eh?” Fece lei.

“Un ragazzo del mio corso di veterinaria” Ghignò, senza malizia.

“Eravamo entrambi ubriachi, come me e te adesso” E allora rise, ricordandosi una notte lontanissima, le pareti gialle della sua camera universitaria, e le spalle ossute di Iruka, la sua coda castana che aveva stretto tra le dita, mentre cercava di farsi spazio dentro di lui, impattando alla cieca, facendogli male, ridendo per il troppo alcool, e poi riempiendosi le orecchie dei gemiti sconnessi dell’altro.

Era successo senza che lo programmasse, per gioco, per scommessa, per curiosità, e per quantità industriali di birra e altro.

Iruka l’aveva baciato, gli aveva infilato la lingua in bocca, e per poco non l’aveva soffocato, poi era arrossito, e Kakashi l’aveva afferrato per il polso, gli aveva urlato un “che cazzo stai facendo?” Poi lo aveva ribaciato e spogliato.

Iruka gli aveva detto che aveva voglia, che gli era “comparso” qualcosa di duro nelle mutande, e Kakashi per poco non si era pisciato sotto dal ridere, l’aveva toccato, e allora aveva riso anche Iruka, solo che tra una risata e un'altra si era poi chinato tra le gambe di Hatake, e allora anche a lui era “comparso” qualcosa di duro nei boxer

L’avevano fatto un po’ sul letto, un po’ sulla scrivania, alla rinfusa, come gli animali che curavano in facoltà, cercando di incastrarsi alla meglio, tirandosi ogni tanto i capelli. Si erano baciati un’altra volta e basta, così, per scacciare l’imbarazzo dei loro corpi stranamente allacciati.

Rin lo guardò perplessa, poi scoppiò a ridere, anche se per un attimo aveva ripensato a Obito, il suo buon vecchio, e a tutti gli effetti eterosessuale, Obito.

“Ehi, non sono gay!” Aveva protestato Kakashi baciandola con passione. “Sono stato sincero”.

“Come no?” L’aveva schernito lei, prima di ritrovarsi le labbra occupate, prima di sentire le mani di lui sul seno, prima di ritrovarsi, pochi minuti dopo ad ansimare di piacere.

Se Kakashi era gay, pensò Rin, allora era il gay più eterosessuale che avesse mai conosciuto.

A chilometri di distanza, chiuso in un ambulatorio veterinario, intento a controllare una pila di scartoffie, a Iruka fischiarono le orecchie.

 

 

Di arte, pennarelli, lingue e...gusto: Sasori e Deidara

 

“No” Deidara incrociò le braccia e lo guardò dritto negli occhi scuri, caldissimi.

“E’ per un progetto dell’accademia” Sasori lo atterrò sul letto,  brandendo un pennarello tra le mani.

“Usa un'altra cavia” Deidara strinse ancor di più le braccia contro il petto, aveva i brividi sulla pelle, l’altro gli aveva tolto a forza la maglietta, insistendo per disegnargli addosso e poi fotografarlo.

“Io mi sono fatto ricoprire d’argilla, l’altra settimana, per quel tuo lavoro sull’effimera natura degli uomini e della terra, ora tu mi restituirai il favore!” E ghignò divertito.

“No, Sasori, smettila!” Prese a lagnarsi, mentre il rosso, lo mordeva, o gli faceva il solletico per costringerlo a lasciargli libero il petto, manco fosse stato la sua nuova tela su cui dipingere.

Quando riuscì nel suo intento lo baciò.

“Hai freddo, faccio in fretta, è solo una bozza, non fare il ragazzino” Gli disse sottovoce, stappando il pennarello e cominciando a disegnare sulla pelle liscia, increspata ogni tanto da qualche brivido. Il biondo lo guardò sconfitto.

Sasori era bello quando creava, quelli erano i momenti in cui Deidara si ricredeva sui quei discorsi sull’eternità, Sasori lo faceva sentire eternamente innamorato come una ragazzina delle superiori.

“Fatto” Esclamò sopo avergli schioccato un bacio sul collo.

Deidara si alzò e corse allo specchio affisso al muro di camera sua.

Si voltò verso Sasori, inorridito.

“Che cazzo sarebbe? Una lingua gigantesca?”

“Sì, è il mio nuovo progetto, metamorfosi, deformazione umana, i cinque sensi, tu saresti il gusto per me” Sorrise soddisfatto.

“Tu sei uno sciroccato” Mormorò Deidara tornando ad osservare il disegno del compagno, la cicatrice che aveva tratteggiato ai lati di quell’immensa lingua che gli “sbucava” dal petto.

“Io sarei il gusto?” Chiese poi.

“Sì”

“E perché mai?” Si avvicinò al rosso, sedendosi sul letto al suo fianco.

“Perché sei avido in modo positivo, perché assapori tutto, sempre...” Gli spiegò Sasori, sciogliendogli i capelli biondi e baciandogli l’angolo della bocca.

“Mi lecchi sempre con una lentezza tale che non ho potuto non pensare alla tua lingua, a come assapori ogni volta...” Continuò lascivo.

“Spogliati, Sasori” Soffiò Deidara, che non aveva più freddo, ma che fremeva, eccitato, estasiato dalla voce, dalle labbra, dalle mani d’artista dell’altro, che ora lo toccava lentamente sul cavallo dei pantaloni.

Atterrarono sul letto con un tonfo sordo, si toccarono, si sfiorarono, lentamente, come quando dipingevano, come se le dita fossero state le punte dei loro pennelli preferiti.

Deidara baciò il petto magro del ragazzo, scese in basso, dove sotto l’ombelico cominciavano i radi peli rossi, fino a trovarlo più giù, qualcosa da assaporare, qualcosa di cui compiacersi.

“Sì, decisamente, tu sei il gusto, Deidara” Ansimò Sasori, vittima della sua lingua vorace, delle sue dita.

Venne, senza rendersene neppure conto, e l’altro non fiatò, assaporò anche quel sapore salato e amaro, poi riemerse dalle sue gambe, si leccò le labbra e lo baciò.

“Ti divorerei, Sasori” Mormorò.

“Oh, anche io, non sai quanto” Boccheggiò il rosso, portando le dita sul petto del biondo, macchiandosi le dita dell’inchiostro nero ormai colato per il sudore dei loro corpi.

Fu sesso, fu amore, furono lingue fatte per cercarsi, per incontrarsi, gemiti, sospiri, fu voglia di sentirsi, di assaporarsi.

Alla fine risero, Deidara steso a pancia sotto sul letto, i lunghi capelli tutti scompigliati sparsi ovunque, sulla schiena liscia, sulle lenzuola. Sasori seduto contro la spalliera del letto, la testa gettata all’indietro, il pennarello tra le dita, sorrideva, ricordandosi che quel giorno non gli era servito solo a disegnare.

“Ti è piaciuto?” Chiese, facendo scorrere il tappo su una gamba del biondo, poi sulla coscia, infine sul sedere, per affondare pianissimo tra le natiche chiare.

“Lo metterai nel tuo progetto?” Scherzò Deidara, voltandosi per incrociare i suoi occhi e scoprirli ancora carichi di desiderio.

“Abbiamo rovinato il mio disegno, dovrò rifarlo” Sbuffò il rosso.

“Direi proprio di sì, ma perché ora non lasci provare me?” Chiese il ragazzo, tirandosi a sedere, ravvivandosi il lunghi capelli biondi e sfilando il pennarello dalle dita di Sasori.

“Oh” Esclamò semplicemente l’altro, lasciando che un sorriso nuovo gli illuminasse il viso.

 

Due genitori moderni: Minato e Kushina

 

Qualche tempo prima, poco dopo il diploma di scuola superiore di Naruto.

 

“Lo voglio” Sussurrò Sasuke, gli occhi neri erano lucidi, emozionati.

“Lo voglio, ora, per sempre, ti amerò per sempre” Disse a sua volta Naruto, stringendogli le mani, guardandolo come se non ci fosse stato altro nel mondo di più bello.

***

Kushina aprì gli occhi di scatto, i capelli rossi tutti in disordine, un po’ sul cuscino, un po’ sul petto di Minato, che dormiva beato con la bocca aperta, pareva suo figlio.

“Svegliati” Lo scosse senza grazia.

“Eh, che? Cosa? La casa va a fuoco?” Borbottò il coniuge, tramortito.

“No, no, niente di tutto ciò” Rispose lei, accendendo la luce e guardandolo in viso.

Minato strizzò gli occhi, poi li strusciò con il dorso delle mani, poi sbadigliò, cercando di resistere al fastidio della luce e assecondare le manie notturne di sua moglie.

“Kushina, che c’è, ti prego, ho sonno” Sorrise dolcemente, prendendole la mano e baciandola piano.

“Naruto sta bene, ok? Non vive più in questa casa, è vero, va all’università da poco, si è diplomato solo quattro mesi fa, ma sta bene, ok? Perciò smettila con questo panico notturno!” La rassicurò, pensando al figlio, che da pochissimo non dormiva più sotto il loro tempo, fortuna volesse, che a prendersi cura di lui ci fosse il figlio del loro vicino di casa, l’Uchiha.

“No, non è questo”

“Allora cos’è, amore?”

“Ascolta” Iniziò lei, afferrando le dita del marito e stringendole troppo forte per avere la sua attenzione.

Lui si drizzò sull’attenti, un po’ perché sua moglie gli metteva paura, un po’ per gioco, un po’ perché gli stava spezzando le dita.

“Nostro figlio...” Continuò.

Minato sorrise amabilmente, pensando al suo unico ragazzo, diplomato di fresco, ora studente universitario.

“E’ gay” Sussurrò lei, in un sibilo.

Minato smise di sorridere e si svegliò del tutto.

“Kushina? Stai bene? Naru sbava dietro a quella ragazza dai capelli rosa dalle medie!” Borbottò. “Non gli piacciono i ragazzi” Concluse.

“No, no, infatti mi sono espressa male” Rifletté lei. “Naru non è gay, Naruto è innamorato di Sas’kè, il figlio di Fugaku, l’Uchiha!” E le brillarono gli occhi, quasi avesse aperto il vaso di Pandora o svelato chissà quale arcano mistero.

“Oh” Rispose semplicemente il marito, ora stringendo la mano della moglie.

“Oh” Continuò guardando in basso.

“Ooh” Disse ancora, portandosi le dita tra i capelli biondissimi.

“La smetti?” Lo riprese lei, isterica, facendo oscillare la chioma color fuoco.

“Torna tutto” Disse allora lui.

Lei sorrise, e prese a spiegare. “Il tema che ci fece vedere la maestra alle elementari, i pianti isterici quando Sasuke partiva per le vacanze estive con i parenti, l’ammirazione, tutte le loro foto, la rivalità, e...la stanza insieme all’università...e poi ho sognato che si sposavano” Terminò, battendo un pugno sulle lenzuola.

“Che? Cosa hai sognato?” Rise Minato. Spanciandosi nel letto e dibattendo le braccia come uno scemo.

“Tu sei arrivata a questa conclusione per un sogno?”

Lei gli piantò un morso sul collo e lo guardò seriamente.

“Hai visto come a Naru brillano gli occhi, quando parla di lui? Nel mio sogno aveva quell’espressione...Minato, il cuore di una madre non mente, fidati”

“Bene” Anche lui si fece serio.

“Amo mio figlio più di ogni altra cosa, voglio che sia felice, lo sai” Disse stringendole la mano con dolcezza.

“Lo so, è per questo, che quando arriverà il momento lo aiuteremo, lo sosterremo” Mormorò lei.

“Sei la madre migliore del mondo” E la baciò piano, sulle labbra.

“Non ho più sonno, sai?” Ridacchiò piano lui.

“Minato, come puoi, dopo aver scoperto che tuo figlio ama il suo migliore amico, aver voglia di fare...” Fu interrotta dalle mani di lui, veloce come un lampo aveva raggiunto gli slip sotto la camicia da notte.

“Sono un padre aperto e moderno, io” E si intrufolò sotto le coperte baciandole l’interno coscia, lascivo.

Lei sorrise e si rilassò, infilando le dita tra i capelli color grano del marito.

 

 

Di molti anni prima, di quando Madara e Hashirama scoprirono che scopare era molto meglio che prendersi a pugni: Madara e Hashirama.

“Vorrei ucciderti” Sibilò l’Uchiha, guardando il coinquilino in cagnesco. Come erano finiti a condividere quell’appartamento neanche loro lo sapevano.

Un po’ per mancanza di denaro, un po’ perché gli era capitato, un po’ perché...boh, no, proprio non lo sapevano, forse perché Hashirama sognava di poter studiare botanica in santa pace, senza il giudizio di una famiglia che lo riteneva uno smidollato, ed un fratello che continuava ad insistere che no, coltivare piantine non era un lavoro degno di un Senju; forse perché Madara era fuggito di casa e non si fidava di nessuno, solo di Hashirama, almeno un pochino, intendiamoci.

Rimaneva il fatto che quella convivenza li avrebbe portati al massacro.

“Hai le mestruazioni?” Lo schernì il Senju, poggiando un vasetto di basilico sul ripiano della cucina, carezzando con le dita brunite, tanto forti quanto delicate, le piccole foglioline verdi.

“Sono incazzato” Sbottò Madara, strappando le foglie che poco prima l’altro aveva premurosamente coccolato.

Ecco, Hashirama Senju era una specie di pacifista, un hippie moderno, un beota con il sorriso cucito sulla faccia, in grado di sopportare tutto, anche il carattere iroso di Madara, ma no, nessuno poteva trattar male le sue piante, quello no, lo mandava in bestia.

“Non azzardarti a rifarlo, mai più” Sibilò minaccioso.

“Cosa?” Ghignò Madara, cattivo, afferrando il vasetto di basilico. Ecco, non era realmente incazzato, diciamo che quel giorno, l’Uchiha si era svegliato con il piede sbagliato, capitava più o meno sei giorni la settimana, doveva rifarsela con qualcuno, con il primo che capitava, e di solito, quel disgraziato era Hashirama, che non si arrabbiava mai, che non reagiva mai, e chissà, magari era proprio questo suo non reagire che aveva fatto sbroccare una volta per tutte Madara.

“Non farlo, ti avverto” Lo minacciò il Senju, avvicinandosi lentamente.

“Su, piano, consegnami Basy, piano, e nessuno si farà male” Sussurrò con lo sguardo gentile.

“Hai dato” Rise Madara “Un nome alla pianta?” Continuò senza riuscire a credere alle sue orecchie.

“Basy Basy, oggi non è il tuo giorno fortunato” Canticchiò fissando le fogliette verdi con un cipiglio bastardo.

“Madara, io non voglio ucciderti...” Lo avvertì Hashirama.

“Io voglio che tu ci provi, non ti lascerò vincere” E fece cadere il vaso a terra.

Accadde in un secondo, un grido “Basy, oh no!” Poi il pungo di Hashirama toccò la guancia pallida dell’Uchiha.

“Sei un bastardo!” Insulti riempirono il salotto.

“Sporco Senju” Si tiravano i capelli come due ragazze isteriche.

“Basy era innocente” Mugolò Hashirama, mentre l’altro aveva ripreso a ridere, premendogli forte un ginocchio sull’inguine, cercando di fargli male.

“Sei una checca innamorata delle piantine” Lo sbeffeggiò, dandogli un morso.

“Sei un represso, un isterico” L’altro gli afferrò le dita con troppa forza, piegandole.

“Che problemi hai, eh? Madara? Cosa cazzo vivi con me, se mi odi?” Hashirama si era fermato, la rabbia era svanita lasciando il posto al dispiacere.

Anche l’Uchiha aveva smesso di combattere, steso a terra, con Hashirama sopra di sé, a cavalcioni.

“Mi assecondi, non ti arrabbi mai” Sussurrò, acido.

“Cosa dovrei fare? Picchiarti come fai tu con me? Per ogni singola cazzata?” Gli rispose il Senju.

“No lo so, ok? Merda!” Urlò il moro.

“Cosa vuoi, Madara?”

“Non lo so, non lo so...” Prese a ripetere.

“Me ne vado” Disse Hashirama, facendo per alzarsi. “Butto tutta la mia roba nello zaino, le piante le vengo a prendere domani, me ne vado” Sussurrò, ma Madara lo trattenne per un polso.

“No”

Il Senju provò a divincolarsi dalla presa ossuta delle sue dita, senza riuscirci, o senza volerlo realmente.

“Cosa c’è?” Madara si alzò verso di lui e lo baciò velocemente, sulle labbra. Hashirama lo guardò stranito, colto di sorpresa.

Un pugno sul viso, era ancora Madara.

“Tu sei malato!” Gli urlò contro il Senju. Così ripresero a combattere sul pavimento, tra la terra sparpagliata sulle mattonelle e i rimasugli delle foglie di Basy.

Stanchi, Hashirama dolorante da capo a piedi, Madara con la mano premuta forte su un labbro sanguinante.

Ansimavano guardando il soffitto.

“Vivere con te è impossibile, sei pazzo” Realizzò il Senju, ruotando il capo verso il coinquilino, che aveva chiuso gli occhi e respirava forte con il naso.

Indugiò sul viso pallido, il rossore sulla guancia magra che aveva colpito con forza, il naso dritto e sottile, i lineamenti bellissimi.

“Perché devi rendere tutto così difficile?” Gli domandò.

Madara non rispose, scoppiò a ridere amaramente.

“Sono stanco di fare a botte con te Hashirama, mi sono rotto” Sputò un po’ di sangue sul pavimento, poi si voltò verso di lui e sospirò.

“Scopiamo” Disse.

Hashirama sgranò gli occhi castani, incredulo.

Aveva sentito bene? Lui, Uchiha Madara gli aveva appena proposto di farlo? Ma erano due ragazzi, dopotutto potevano definirsi amici, certo, un’amicizia piena di strane sfumature, di equivoci, di troppe risse, di troppi...

“Va bene” Mormorò, incrociando i suoi occhi neri.

Si sporse verso di lui e lo baciò, assaporò il sangue dalle sue labbra sottili, la sua lingua, assecondò il modo aggressivo che aveva di farsi spazio nella sua bocca, Madara baciava come combatteva.

“Piano” Brontolò Hashirama, allontanandosi con il respiro corto e il cuore a mille. Aveva sempre sognato quel ragazzo, aveva sempre sognato di baciarlo, sentirlo, toccarlo e non con i pugni, non in una battaglia.

“Non tirarti indietro ora, Senju” Lo ammonì il moro.

Hashirama allora se lo tirò addosso, afferrandogli i capelli spingendogli la lingua in bocca.

Ecco, stavano nuovamente facendo la guerra, ma era una guerra diversa, si spogliavano anziché tirarsi calci e insulti, si baciavano, anziché litigare.

“Cavolo” Esclamò il Senju, quando l’Uchiha riemerse dalle sue gambe, le labbra sporche di saliva, i capelli ancora intrappolati nelle sue mani brunite.

“Io oserei anche un: cazzo!” Ghignò il moro, salendogli sopra e baciandolo.

Hashirama lasciò la presa sui suoi capelli corvini, che scivolarono morbidi sulle spalle candide.

Era lì, sdraiato su un pavimento scomodo e freddo, con l’Uchiha sopra, nudo, disponibile, si mosse un poco, cercando di farsi spazio dentro di lui come poteva, guardandolo in viso dopo ogni piccolo centimetro conquistato.

“Sei bellissimo” Gli scappò, mentre Madara si portava le sue dita addosso, permettendogli di toccarlo dove voleva, di scavargli dove voleva, prima con le mani, poi con altro.

“Non dire cose imbarazzanti, Senju”

“Sto per scoparti e trovi le mie parole imbarazzanti?” Ribatté l’altro.

Madara corrugò le sopracciglia infastidito.

“Io, sto per scopare te” Disse serio.

“Non mi sembra” Ribadì Hashirama, muovendo un poco il bacino, facendogli notare che sì, gli era dentro per un pezzo.

Per la prima volta Madara rimase in silenzio, poi inaspettatamente, mordendosi le labbra per sopportare il dolore, scese d’un botto, impalandosi.

“Io, scopo te!” Ringhiò, testardo fino al masochismo.

E Hashirama lo lasciò fare, si trattenne dal ridere per la sua espressione, ma lo lasciò fare, lo lasciò muoversi prima lentamente, e poi in modo anomalo, istintivo, ripiegandosi su di lui e baciandolo, perdendo ogni inibizione, ogni logica.

Hashirama gli carezzò i capelli neri, lo baciò ovunque, gli baciò le spalle, le mani, le guance.

“Ti volevo così tanto” Gli sussurrò sottovoce.

 Madara venne subito dopo quelle parole, senza volerlo, con un brivido che lo scosse da capo a piedi, disorientandolo.

Hashirama ne approfittò, portandolo sotto di sé, prendendo a muoversi dentro di lui con una certa  foga. E Madara scoppiò a ridere, dal niente, poi lo baciò forte, gli tirò i capelli.

“Muoviti, Senju” E la sua voce era inaspettatamente dolce, serena, roca, mentre cingeva la sua schiena con le gambe, mentre lo accoglieva senza esitazione.

Avevano la terra tra i capelli, il sudore sulla pelle, le foglie della pianta di basilico attaccate alla schiena.

Hashirama crollò esausto sul corpo pallido di Madara, che gli portò le dita tra i capelli per poi cercare le sue labbra con le proprie, baciarlo, ancora.

“Anche io ti volevo” Ammise poco dopo.

“C’era bisogno di sacrificare Basy?” Lo brontolò Hashirama, mordendolo piano su una spalla, poi seguendo con il naso un percorso immaginario fino alla clavicola ossuta.

“Ora profumi di basilico” Si giustificò, togliendogli una foglia dai capelli.

E Hashirama allargò le sue labbra in un sorriso rassegnato e complice.

Era cambiato tutto, o meglio...alla fine era successo, la bomba era esplosa, erano venuti allo scoperto dopo anni di pugni, di insulti, di litigi, di risate, di un’amicizia che non aveva mai avuto l’odore dell’amicizia, ma di un amore represso, troppo forte per essere affrontato, ora quello del basilico.

Fino ad allora avevano conosciuto solo lo scontro, era giunto il momento dell’unione, che lo volessero o no, che avessero cercato di reprimerlo o meno, entrambi ne erano consapevoli, si amavano.

 

Di pigrizia, donne intraprendenti e film polacchi: Shikamaru e Temari

Shikamaru era un tipo tranquillo, pigro, incline all’ozio sfrenato.

Temari era iperattiva, forte, determinata e intraprendente.

A letto comandava, sempre, o meglio, Shikamaru la lasciava fare, si lasciava sdraiare sulle lenzuola, sul divano, dove capitava, si lasciava toccare, ogni tanto muoveva una mano, la carezzava, un dito là, un bacio qua, un morso sulla spalla, e gli era dentro, avvolto da un calore insostituibile, con lei sopra, abbandonata, nuda, bellissima.

Da quella posizione, la stessa in cui lo si poteva trovare disteso su una collina ad ammirare le nuvole, lui ammirava Temari. I capelli color miele sciolti, mossi in fondo, le lambivano le spalle mentre oscillava avanti e indietro sul suo corpo, mentre accoglieva le sue spinte, minime, movimenti d’inerzia, movimenti che non riusciva a frenare, perché sì, era pigro, ma godeva anche lui, e che diamine!

Poi Temari si chinava e lo baciava, e lui rispondeva, la teneva stretta a sé ed ondeggiava con lei, fino a quando non la sentiva respirare più forte contro la sua bocca, venire con un gemito trattenuto, allora lui la seguiva, non per inerzia, perché gli piaceva, gli piaceva troppo sentirla così, sua.

Poi accadde.

Temari decise di farla finita.

“Non prendi mai l’iniziativa” Aveva sentenziato in macchina, uscendo e chiudendo la portiera troppo forte.

“Le donne, valle a capire” Si era detto Shikamaru rientrando a casa, mollato così.

Un mese dopo, un lungo mese durante il quale aveva lei praticato una ferrea astinenza da qualsiasi pratica che coinvolgesse le loro parti intime, lo aveva invitato a cena a casa sua. Si era truccata, aveva cucinato, indossato un vestito scollato, le gambe lasciate scoperte, le scarpe con il tacco. Insomma, era bellissima.

“Cosa festeggiamo?” Aveva chiesto lui, curioso.

“Niente di che, è solo una cena” Aveva risposto lei.

Avevano discusso del più e del meno, della scenata tra Sasuke e Naruto alla festa di qualche giorno prima, poi Temari aveva proposto di guardare un film.

Si era alzata, senza sparecchiare, aveva raggiunto lo scaffale basso, quello dove teneva i DVD, si era chinata, e il vestito le si era alzato un poco per lasciar scoprire a Shikamaru, ancora seduto a tavola, che...no, non aveva l’intimo.

Aveva sgranato gli occhi, ma era rimasto in silenzio, osservando la sua ragazza indugiare.

“Cosa guardiamo?” Aveva chiesto, ticchettando con le dita sulle copertine dei vari film.

“Ehm” Aveva esitato lui, che vinceva una partita di scacchi in tre mosse ma non riusciva a spiccicare parola di fronte a quel...lo definì belvedere.

“Scegli tu,Temari” Disse poi, calmo, anche se avevano preso a sudargli le mani.

“Oh, un porno?” Scherzò lei, afferrando un film a caso e alzandosi.

Ecco ora poteva anche respirare e risponderle: “Molto divertente, dai, cos’hai scelto?” Le domandò.

“Un film impegnato” Proferì, crollando sul divano e facendogli cenno di raggiungerlo.

La seguì, sprofondando sui cuscini.

Il film era polacco, sottotitolato. Perché Temari aveva un film polacco in casa?

“Kankuro ama il cinema straniero” Gli venne in soccorso lei, mentre altre domande frullavano nella mente di Shikamaru.

“Quanto dura?” Chiese.

“Tre ore e mezza” Sorrise lei, e lui capì, tramava qualcosa.

Passò la prima mezz’ora ad accavallare le gambe, con il pensiero di ciò che lei aveva, o meglio non aveva sotto la gonna.

“E se cercassimo qualcosa con una trama più avvincente?” Propose lui.

“Shh, mi ha preso” Lo ammutolì lei.

“Anzi, vado ad accendere l’impianto stereo...L’ha montato Gaara pochi giorni fa”

Shikamaru pregò che si trovasse in alto, ma no, era in basso quel dannato pulsante.

Ancora le sue gambe, ancora la gonna alzata, ancora...

Capì, lo faceva di proposito, ma perché? Poteva benissimo atterrarlo sul divano e fare quello che faceva sempre no? Spogliarlo, baciarlo...

Ma no, si sedette con un cipiglio soddisfatto, portando una mano sulla sua coscia e disegnando strani ghirigori, vicina, troppo vicina, al cavallo dei suoi pantaloni, senza mai toccarlo.

“Oh, il personaggio principale si è schierato con i cattivi” Asserì, guardando lo schermo, con la mano sempre lì.

Shikamaru stava odiando il suo scarso autocontrollo, stava odiando quella situazione, stava odiando il gonfiore sotto i suoi jeans, e soprattutto la imminente e prevista perdita di controllo. Addio serata rilassante, addio pigro oziare coccolati dalla propria ragazza.

Resse per un’altra ora buona, poi, durante una sparatoria atterrò Temari sul divano.

“Tu, lo hai fatto di proposito” Esclamò. Portando una mano sotto la sua gonna e sfiorandola tra le gambe, pianissimo.

Lei sussultò, poi sorrise.

“Io?” Disse innocentemente, allargando un poco le gambe.

Lui deglutì, affondando un primo dito, guardando l’espressione di lei mutare, gli occhi farsi quasi liquidi di desiderio.

“Mi vuoi?” Chiese poi Temari, l’espressione del suo viso si era fatta seria.

Shikamaru la osservò attentamente.

“Tu pensi che io non ti desideri?” Aveva capito il perché di tutta quella messa in scena.

“Perché faccio fare tutto a te?” Alzò un sopracciglio e si chinò su di lei baciandola.

“Sono solo pigro, pensavo ti piacesse prenderti cosa volevi”

Lei gli tirò i capelli, poi gli sciolse la coda, era arrabbiata.

Shikamaru sorrise.

“Ogni tanto potresti fare qualcosa anche tu” Lo brontolò.

E lui la baciò di nuovo, muovendo piano le dita in basso, sentendola sospirare.

“Cosi?” Le soffiò all’orecchio.

Lei cercò di protestare, poi abbandonò l’idea e lo tirò a sé per baciarlo, mentre in polacco un tizio urlava qualcosa di assolutamente incomprensibile.

“Che film di merda, mi dispiace per Kankuro, ma ha gusti orribili” Rise lui, alzandole l’abito e baciando la pelle liscia delle coscie, poi in mezzo, ascoltando i respiri profondi di Temari.

“Hai ragione, sono troppo pigro, mi perdo tante cose...interessanti...a far fare sempre tutto a te” Riemerse dalle sue gambe e si sfilò la maglia.

“Sì, ti perdi tante belle cose” Sorrise lei, tirandoselo sopra, e sganciandogli i pantaloni.

Lui le sfilò il vestito, lui portò le mani sul suo seno, lui baciò l’incavo tra le clavicole, la piccola depressione dell’ombelico tondo, poi le afferrò i fianchi, lui la invitò ad aprire le gambe e si fece spazio dentro di lei, che lo accolse con un gemito, che impazzì letteralmente per le sue spinte lente, calibrate, fino a quando non si ritrovò ad afferrargli le spalle, i capelli scuri, mentre i suoi movimenti si facevano svelti privi di quella calma tipica di Shikamaru.

Era stato lui, di libera iniziativa, sprecando le proprie preziose energie.

“Sei sprecato come pigro” Riuscì a dire Temari, mentre le afferrava una gamba, spingendosi ancor più dentro di lei.

“Oh, dannatamente sprecato” Lo ammonì, cercando le sue labbra e baciandolo.

Lui rise, rise perché la amava, perché tirava fuori lati del suo carattere che neanche conosceva, perché lo spingeva sempre a vivere.

“Temari” La chiamò, chinandosi sul suo corpo sudato, baciandole la mano, prendendo ad ondeggiare con il bacino.

“Non smettere di essere così intraprendente con me” E riprese a muoversi.

Crollarono esausti, e Shikamaru sospirò soddisfatto.

“Vedi, ne vale la pena, smettere di affogare nella pigrizia” Disse lei schioccandogli un bacio sulla guancia.

Lui guardò il televisore ed annuì. I titoli di coda in polacco scorrevano da minuti.

“Un film di merda, comunque. La prossima volta scelgo io” Sentenziò tornando a fissare il corpo nudo di Temari, con la voglia di  “non fare il pigro” un’altra volta.

 

 IMPORTANTISSIME NOTE DI ALLYN

Allora, spero starete leggendo, mi dispiace di aver ritardato così tanto, ma l’uni distrugge...sono qui per dirvi che la parte del capitolo vero è stata breve di proposito per lasciar spazio agli spin off, un po’ perché ve lo meritavate, un po’ perché il capitolo tutto insieme sarebbe stato troppo lungo...quindi alla prossima, spero prestissimo, voi continuate a sognare NaruSasuNaru <3 e beh, fatemi sapere

1)cosa ne pensate della storia, e di questi spin off (lancio dei pomodori)

2)Sì, lo so Kankuro ama i film polacchi XD

3)Volete altri pg in altri spin off, se avete coppiette PROPONETE

4)quale pg vi piace di più in questa storia?

5)GRAZIE PER CONTINUARE A SEGUIRMI, PER RECENSIRE, PER LEGGERE, e grazie anche ai silenziosi, che leggono...se volete farmi sapere scrivete pure, fa sempre piacere!

Allyn che vi manda baci, baci enormi, ancora felice che questa storia vi piaccia, spero di non deludervi! <3

 

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Capitolo 22
*** VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio + EXTRA[JuugoxKimimaro] ***


Ehm...sì, sono io, con la barba lunga e smagrita come il tizio di Cast Away, insomma sono stata sull’isola deserta dello studio universitario, con uno Wilson tutto mio a cui ripetere roba come Patologia e quant’altro, e sì, il mio pallone-amico di naufragi si è suicidato, non è stato perso in mare come quello del film.

Ma La zattera sulla quale sono fuggita mi ha riportata a casa e quindi su EFP che mi mancava come il pane, giuro...

Mi vergogno, e probabilmente vi sarete dimenticati di questa lon-fic demente, hahahah è naturale, dopo una così lunga assenza...

Naruto e Sasuke comunque tornano, e tornano con un capitolo ventidue che contiene anche uno spin off <3, mi dispiace se il cap precedente...insomma...sì era pieno di extra rossi...ahaha questo invece vedrà di nuovo protagonisti i nostri due beniamini <3

Naruto che torna alla riscossa, Sasuke che passa da frigido a isterico...è l’amore, insomma, l’amore...

Ed io vi aspetto, implorando il vostro perdono e promettendo pallini rossi per tutti <3

Baci baci.

Spero di leggervi numerosi, e di sapere se sì, insomma, se vi sono mancata!

Allyn

VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio

“Cosa stai facendo?” Chiese Suigetsu, il tono di voce troppo alto e gli occhi puntati su Sasuke.

“Preparo i bagagli” Rispose laconico il ragazzo, piegando velocemente un paio di jeans.

“Dove vai? Vengo anche io? C’è tuo fratello? Perché quest’inverno mi è piaciuto un sacco venire a sciare con voi, e poi Itachi è così bello, gentile...”

Sasuke sbuffò, si era pentito della decisione presa qualche mese prima, portare Suigetsu con sé in vacanza per non pensare a Naruto e poter sfogare su qualcuno la rabbia dovuta alla vicinanza di Itachi, sì, era stato decisamente un errore causato dalla debolezza del momento, era umano anche lui, dopotutto.

“No, non vieni anche tu, e no, non è una vacanza, è un incontro di lavoro all’estero per la Soundteam” Spiegò acido.

Suigetsu si zittì per un minuto buono, si sedette sulla scrivania, dondolando avanti e indietro le gambe e osservando attento i veloci e precisi movimenti delle mani di Sasuke.

“Naruto è tornato, sai?” Trillò poco dopo. L’Uchiha si fece scivolare di mano un paio di calzini.

“Karin mi ha detto che ha lasciato la Hyuga” Continuò.

“E quando te l’avrebbe detto?” Chiese Sasuke, fingendosi indifferente, arrotolando lo stesso paio di calzini per la terza volta.

“Mentre scopavamo, ieri”

“E voi mentre scopate parlate di Naruto e della Hyuga?” Alzò un sopracciglio il moro, immaginandosi la scena e assumendo un’espressione tra il perplesso e il disgustato.

“Sì, ogni tanto chiacchieriamo...Le donne sono così, vogliono sempre parlare, fare sesso con gli uomini è diverso, meno impegnativo da quel punto di vista, ma da altri...” E ricominciò a parlare delle sue serate brave al locale che Juugo aveva aperto da poco più di due mesi.

“Non mi interessa” Rispose, a tutto, a lui e Karin che spettegolavano ansimando, al biondino che aveva rimorchiato grazie a Kimimaro, a Juugo che voleva sposare quel pallido giovane tirocinante in ortopedia.

“Non ti interessa, eh?” Sorrise Suigetsu, scendendo dalla scrivania.

“Dove andate?”

Il moro finì di piegare un paio di boxer, poi chiuse la valigia con uno scatto, sbuffò sonoramente e disse: “Non fare cazzate, torno tra tre giorni”.

“Tre giorni di Akatsuki Hotel, cinque stelle” Piagnucolò Suigetsu guardando il volantino che Sasuke aveva lasciato sul letto.

“Tutto pagato” Infierì il ragazzo aprendo la porta e portando la valigia in corridoio.

“Sì, lo so io perché è tutto pagato...fortunato quel capo!” Sorrise malizioso l’Hozuki.

“A cosa alludi?” Sasuke rimase fermo sulla porta, accigliato.

“Non alludo, è un dato di fatto” E mimò un rapporto orale con la mano.

“’Fanculo, idiota” Uchiha chiuse la porta davanti ad un Suigetsu piegato in due dalle risate.

 Trascinò la valigia per tutto il corridoio, ancora accigliato per il commento del coinquilino. Scese nell’atrio, si fermò di fronte alla macchinetta del caffè e cercò gli spiccioli in tasca, senza trovarli.

“Me li ha fregati di nuovo, quellì’idio-“

“Idiota a chi?” Una voce alle sue spalle terminò la sua frase.

Sasuke non si voltò, continuò a fissare il display della macchinetta senza inserire alcuna moneta.

***selezionare bibita***

Una mano gli sfiorò la spalla e passando oltre andò a inserire qualche spicciolo nella fessura. Le monete tintinnarono. La stessa mano selezionò “caffè espreso”, portò lo zucchero al minimo, poi tornò indietro, sfiorandogli ancora la spalla.

“Tu odi le cose dolci” Sussurrò la voce, sovrastando lo scrosciare quasi sordo dell’erogatore.

***Prelevare bibita***

Il display lo stava annunciando da una buona manciata di secondi, eppure Sasuke esitava. La stessa mano lo oltrepassò di nuovo e aprì lo sportellino trasparente.

“Prendilo, prima che si freddi” Suggerì. Ma Sasuke fissò le dita immobile.

“No, grazie” Disse laconico, senza però risultare freddo quanto avrebbe voluto.

La mano lasciò andare lo sportellino che si chiuse, sul display rimase in verde l’avviso lampeggiante.

Fu tutto molto veloce, si sentì afferrare per le spalle e voltare, poi spingere contro la macchinetta, con una certa violenza che per un attimo gli fece girare la testa.

Naruto. Le mani, la voce, erano sue, certo, le aveva riconosciute fin da subito; quelle mani gli erano state dentro, quella voce lo aveva fatto tremare, odiare, scaldare, soffrire come mai aveva potuto immaginare, eppure aveva preferito far finta che non fosse lui, che fosse tutta un’illusione della sua mente. L’aveva ignorato, l’aveva ricostruito come uno sconosciuto invadente, nella sua mente, per quella mattina, perché non gli tremasse lo stomaco, poi il cuore, perché potesse rimanere integro e in equilibrio.

Non lo guardò, o meglio, abbassò subito lo sguardo per non indugiare troppo sui suoi occhi azzurri, rossi di sonno mancato.

“Sasuke” Rantolò Naruto.

“Sasuke” Ripeté ancora il suo nome, tante volte, nell’atrio vuoto, contro il suo orecchio, mentre lo stringeva in un abbraccio a cui l’Uchiha non riusciva a rispondere.

“Lasciami” Lo spinse via e si riassettò gli abiti, come se l’altro l’avesse sporcato.

“Bevi il caffè, ‘Suke, prima che si freddi” Borbottò Naruto, con gli occhi ancora più rossi.

“Non l’ho pagato io, non è mio”

“E’ per te, sai che a me piace con tanto, troppo zucchero”

“Allora rimarrà lì, diventerà freddo, e non importerà a nessuno” Ribatté il moro, allontanandosi da lui, sempre senza guardarlo.

“A me, a me importa...Sasuke”

“A me no”

Afferrò la valigia e camminò dritto verso l’uscita.

Sentì i suoi passi, rumorosi, rimbombare nel silenzio, sul pavimento, il suo correre veloce, lo raggiunse, ed aveva il caffè in mano, e Sasuke sapeva che si sarebbe scottato le dita, o che gli sarebbe caduto, ed invece Naruto glielo porse con un’incredibile premura, senza versarne neppure una goccia.

“E’ per te”

Sasuke esplose, solo per un attimo, bastò a fargli tirare una sberla contro il bicchiere, per poi vedere Naruto con la felpa e il mento macchiati di caffè.

“Ora vattene” Sibilò.

***

[Naruto]

Gli bruciava il mento, sentiva l’odore forte della bibita riempirgli le narici, il calore spandersi sul petto, dove la macchia marrone si stava allargando.

Faceva male, faceva tutto troppo male, ma dentro, dove sapeva che anche Sasuke aveva sentito dolore.

L’aveva perso, aveva sbagliato, ma ci stava provando.

Ora lo odiava, glielo aveva anche scritto, Sasuke lo odiava e lui non riusciva a farsene una ragione.

“Torna qui” Non glielo avrebbe mai gridato, lo avrebbe lasciato andar via, perché un po’ era masochista, perché un po’ voleva spartire con lui il dolore dell’indifferenza e dell’abbandono.

Non gli corse dietro, andò al dormitorio, bussò alla porta della stanza che avevano condiviso per tanto tempo, dove si erano toccati veramente per la prima volta, dove ora dormiva qualcun altro.

Suigetsu, quando gli aprì, lo accolse con un sorriso insano e appuntito.

Lo fece entrare, scrutò la felpa zuppa di caffè e fece cenno di no con la testa chiara.

“Uzumaki, non ne combini una giusta” Borbottò tirandogli un asciugamano.

Allora Naruto rise, poi pianse, poi rise ancora.

“Ma...siete affetti dalla stessa pazzia voi due” Borbottò l’Hozuki sedendosi vicino al biondo, sul letto di Sasuke.

“Hyuga, l’hai piantata?” Gli chiese qualche minuto dopo, mentre l’altro fumava una sigaretta, steso sul materasso con gli occhi chiusi.

Neanche lui e Suigetsu fossero mai stati amici.

“Piantata è brutto” Borbottò.

“L’hai piantata, come hai piantato Sasuke”

Naruto tossì fumo e riprese a respirare piano.

“Non l’ho piantato”

“Sei sparito per mesi” Ribatté il ragazzo. “E io ho dovuto rimettere insieme i cocci. Ora sta bene, ora si scopa il capo della Soundteam” E sorrise malizioso. “Perciò non rompergli le palle”.

Un calcio gli avrebbe fatto meno male, ecco, anche un pugno sul naso avrebbe sortito su di lui un effetto meno doloroso. Spense la sigaretta e affondò la testa nel cuscino.

“Quanti problemi” Sbuffò Suigetsu esasperato, fabbricando un aeroplanino di carta che atterrò tra i capelli biondi di Naruto.

“Tu giochi, e ridi, e ti diverti alle nostre spalle” Brontolò Naruto.

“Un po’” Ridacchiò Hozuki.

“Però sei qui. Lui è testardo, è psicopatico, è isterico, è...è un Uchiha, credo si possa riassumere tutto così, anche se Itachi...beh, lui è spettacolare, gentile, andare in vacanza con loro mi ha fatto apprezzare quei tratti eleganti, i movimenti sinuos-“

“Smettila” Lo ammonì Naruto, afferrando l’aereo di carta.

“Hotel Akatsuki?” Chiese, alzando lo sguardo azzurro sul nuovo coinquilino di Sasuke.

“Chi ha una valigia solitamente parte, sai testa vuota? Non ci saranno altre occasioni, è un viaggio con i membri più importanti della Soundteam” E si fiondò in bagno.

“Quando scappi per rincorrerlo chiudi la porta, eh? Se ci riesci scopalo anche per me, c’ha un culo perfetto quello stronzo” Rise e aprì l’acqua della doccia.

Naruto chiuse la porta con un botto, il volantino della città con la pubblicità dell’albergo stretto in mano.

***

[Sasuke]

Kabuto lo aveva fissato per tutta la riunione, con una sorta di odio nello sguardo cerchiato dagli occhiali. A Sasuke non era preso nessun brivido di terrore, come invece gli era capitato quando erano stati gli occhi di Orochimaru a posarsi su di lui.

Era bravo in quel lavoro, nonostante la giovane età sapeva cavarsela, presentare bene il prodotto, e mentre parlava a nome della Soundteam, si sentì forte di un potere nuovo che l’avrebbe reso superiore a suo fratello Itachi, che l’avrebbe portato in cima a vette così alte che suo padre avrebbe dovuto fabbricare un’infinita scala di scuse e di complimenti, per raggiungerlo.

Poi c’era Naruto, che con il ricordo ancora vivido del suo mento macchiato di caffè e di quegli occhi azzurri lo riportava giù, a terra, dove le nuvole non gli sfioravano i capelli ma rimanevano lontane, stagliate in cielo, inarrivabili, giù, dove i suoi piedi erano a terra, dove tutto poteva uccidere e ferire, dove lui tornava ad essere Sasuke, un umano Sasuke.

Non gli avrebbe permesso di riportarlo così in basso, di farlo sentire di nuovo tanto patetico e miserabile, in preda ad emozioni puerili, inutili, pesanti come insormontabili ostacoli.

Una volta in ascensore si allentò la cravatta, sganciò i polsini della camicia e riprese a respirare.

La vetta, avrebbe raggiunto la vetta.

“Salgo anche io” Orochimaru inserì una mano tra le porte d’acciaio e si infilò a forza nello spazio rettangolare.

“Che piano?” Chiese Sasuke, leggermente a disagio per la troppa vicinanza con quell’uomo a cui, sì, a cui l’aveva succhiato e che...sì, gli aveva infilato le mani dove...Non volle ripensarci, anche se sapeva che prima o poi la questione sarebbe di nuovo saltata fuori.

Una scopata, sarebbe stata solo una scopata, poi la vetta, e non sarebbe stato vendersi, né scendere a compromessi, perché lavorava bene, perché sapeva di poter diventare il migliore, quello era solo un modo per diventare adulti, per confrontarsi con altre persone, per...

“Ottavo” Sussurrò Orochimaru, poggiandosi con la schiena contro la parete a specchio.

“Bene, io undicesimo” Mormorò Sasuke, premendo prima l’otto e poi l’undici sulla lunghissima tastiera numerata.

Primo piano, secondo piano...e Orochimaru faceva tamburellare quelle sue dita ossute sempre più velocemente.

Quinto piano, oltrepassò Sasuke e premette lo stop rosso, poi sorrise malizioso.

“Sei stato bravissimo” Gli disse l’uomo, avvicinandosi con le labbra al suo collo. Il ragazzo rimase composto, fissò il rosso lampeggiante del tasto con una S sopra e continuò a respirare.

Le mani dell’altro andarono ad afferrargli i polsi, per poi sbatterlo contro le porte dell’ascensore e morderlo piano.

“Avrei voluto scoparti lì, sul tavolo, davanti a tutti quei clienti e dire: è mio, questo genio è mio” E scoppiò in una sonora risata.

Sasuke non si liberò dalla presa, si lasciò baciare dove più piaceva a quell’uomo e ripensò al suo effettivo successo, ripensò allo sguardo luminoso dei clienti dell’azienda, mentre il suo capo gli sganciava i pantaloni e glielo prendeva in bocca.

Chiusi, volutamente bloccati in un ascensore, Sasuke pensò a Naruto e a quanta bellezza aveva colto nel suo viso in quello sguardo fugace.

“Ti piace?” Chiese Orochimaru, staccandosi dal membro del moro che per un istante parve disorientato.

“Se ti piace smetto e ti scopo” Ma riprese a succhiarlo.

Sasuke si chiese se sarebbero finiti a farlo in ascensore, in quello spazio tanto stretto, con quasi tutti i vestiti addosso. Non poteva di certo rifiutarsi trovando scuse come “mi è venuto il ciclo”, oppure “ho il mal di testa”, non era una donna, non poteva.

Avrebbe dovuto farlo, non c’erano dubbi, Naruto non l’avrebbe “salvato” anche in quel momento, altrimenti non avrebbe più potuto parlare di Naruto come Naruto, ma solo di Naruto eroe-salvatore, una specie di principe azzurro tonto, insomma.

Gli venne da ridere, ma si limito a sghignazzare, sortendo però un effetto non proprio buono sul suo capo, che intanto aveva preso a masturbarlo anche con la mano.

“Ti fa ridere? Chi ti credi di esser diventato?” Si adirò, senza però alzare la voce, senza però apparire davvero cattivo, con quel ghigno quasi malizioso eppure minaccioso.

Sasuke non scosse la testa, non negò.

“Sei bravo, ma io lo sono più di te, ragazzino” Sibilò come una serpe, per poi voltarlo di spalle, e cercare la cinta dei suoi pantaloni.

“Diventerò il migliore” Scoppiò poi a ridere Sasuke, mentre l’altro trafficava con le dita alla ricerca di un’entrata.

“Oh, non ne dubito” Rispose Orochimaru.

Poi accadde, forse per magia, forse perché qualcuno, per una volta aveva esaudito le sue mute preghiere, quelle inconsce, quelle del ragazzo che non voleva farsi fottere da un uomo come Orochimaru in un ascensore.

Un gran rumore, poi il sesto piano, e le loro cinture che venivano velocemente riallacciate, lo sguardo furioso del suo capo, settimo piano, il suo sorriso, ottavo piano. Era solo, in quello spazio stretto, ora perfetto, senza le mani viscide dell’altro a toccarlo.

Si portò le dita agli occhi e respirò profondamente, mentre l’ascensore si fermava al piano numero undici.

Camminò fino alla sua stanza, lentamente, cercando di distendersi le membra con dei massaggi brevi e circolari sulle tempie. Gli pulsava la testa e si sentiva intorpidito dove la serpe lo aveva anche solo sfiorato.

Fu una macchia di colori, e trovò impossibile che Orochimaru l’avesse raggiunto correndo per le scale, o infilandosi dentro un altro ascensore, però chi altro poteva essere, alle sue spalle, a circondargli il collo con il braccio. Si trovò quelle labbra contro le sue, si trovò la schiena premuta forte contro il muro del corridoio dell’albergo, la lingua torrida e invadente in bocca, contro la propria.

Morì e rinacque, odiò e amo, rispose e si ritrasse. Sasuke afferrò i capelli biondi di Naruto con una foga tale da poterglieli strappare, si lasciò spingere contro la parete, mentre il corpo dell’altro gli sbatteva contro, forse con la voglia di oltrepassargli i vestiti, di sentirlo pelle contro pelle.

Una maledizione che di cognome faceva Uzumaki, la sua personale maledizione.

Gli baciò il mento, gli morse le labbra, e Naruto sussurrò il suo nome piano, mentre ricercava ancora la sua bocca per poi appropriarsene con foga.

Nel corridoio dell’albergo, al piano numero undici, dopo un bacio, Sasuke sferrò un pugno dritto allo stomaco del suo ex-migliore amico.

Il ragazzo si piegò in due e gli sorrise amabile. Gli arrivò un altro pugno, e poi un altro ancora.

Non era il più decoroso modo di salutarsi, nel corridoio di un albergo di lusso poi, ma l’Uchiha sentì il bisogno di colpirlo ancora e ancora, perché era colpa di Naruto se il suo capo glielo aveva succhiato in ascensore pochi minuti prima, perché era colpa di Naruto i suoi pensieri dovevano tingersi del biondo dei suoi capelli e dell’ambra della sua pelle per sopravvivere a quel supplizio, perché era colpa di Naruto se tutta la sua esistenza era andata a puttane.

Lo colpì un’altra volta, poi lo tirò su per la felpa sdrucita, afferrandolo per le spalle, portandoselo contro nonostante il biondo si tenesse lo stomaco per il dolore. Lo baciò di nuovo e gli tirò i capelli chiari.

“Ti odio” Sillabò.

Poi lo trascinò in camera.

 

EXTRA – Di vasche da bagno e proposte di matrimonio – JuugoxKimimaro

Avviso: NC17

Gli baciò le caviglie sottili e chiarissime, le toccò con la punta dei polpastrelli enormi, poi risalì fino al ginocchio, alle cosce, per baciarlo tra le gambe, sulla piega precisa dell’inguine, sotto l’ombelico e sopra, poi sul profilo di ogni costola.

“Ti amo Kimimaro” E aveva lo sguardo eterno ed eternamente innamorato, devoto e perso, con le mani grandissime sul corpo snello e proporzionato del ragazzo.

Juugo lo voleva, con una foga contraddittoria, che lo costringeva a toccarlo con reverenza e delicatezza e a divorarlo dopo, sulle lenzuola sempre sfatte, stupendosi di quando Kimimaro gli chiedeva di tirargli forte i capelli chiari, di spingere più forte, di mordergli le spalle.

“Mi piacciono i segni dei tuoi denti sulla pelle” Gli aveva confidato con quel sorriso antico una notte, poi aveva riso, aveva tirato fuori un libro sulla patologia dell’osso e aveva preso a studiare vari casi clinici.

Juugo aveva sempre pensato di non meritarlo, di non essere all’altezza di quella perfezione, di quell’intelligenza. Kimimaro era un medico specializzando in ortopedia, era bello, delicato, etereo, sveglio e pacato; lui cos’era? Un barman, un ragazzo da pub, un colosso che aveva finito a stento le superiori per pigrizia, che amava gli animali e dispensare buoni consigli e sorrisi rassicuranti.

“Tu sei gentile e bello come la pace che credevo inesistente” Gli aveva detto il giovane, prendendo le sue mani enormi e portandosele al petto.

“Ti amo Juugo” Gli aveva sussurrato, dolcissimo.

Era successo una notte, nella vasca da bagno. Entrambi erano rincasati tardi, Kimimaro reduce da un turno di notte al pronto soccorso e Juugo da una serata gay-lesbiche al pub vicino il centro universitario.

Si erano insaponati a vicenda, e il rosso aveva catturato tra le sue gambe il corpo magro di Kimimaro, gli aveva lavato la schiena, scostandogli i capelli chiari dal collo, per poi baciarlo dolcemente, aveva sciacquato via l’odore di lattice dei guanti e di disinfettante degli ospedali.

“Adoro fare il bagno insieme” Aveva mormorato il più piccolo.

Juugo aveva sorriso e lo aveva stretto a sé, con l’erezione tesa e ingombrante contro la sua schiena, inevitabile per quella troppa vicinanza, per quella nudità fragile, esposta, per gli spigoli perfetti del corpo di Kimimaro, i fianchi aguzzi e sottili, le spalle larghe, le costole accennate sotto la pelle chiarissima.

“Mi dispiace, ignoralo” Aveva riso nel suo orecchio Juugo, pensando di rovinare un momento di relax, avendo il timore di pressarlo, di istigarlo a fare sesso dopo un turno stancante di lavoro.

Ma Kimimaro non rispose alla sua risata, girò la testa e lo baciò sulle labbra, pianissimo, leccandone i contorni, poi gli afferrò il membro con la mano e lo toccò lieve, per scivolare più giù tra le proprie natiche e sospirare. Juugo ascoltò i suoi gemiti strozzati, il rumore umido dell’acqua contro i bordi della vasca, poi lo sentì muoversi, lo sentì cercarlo, sedersi lentamente sopra di lui, farsi riempire, aiutato dall’acqua tiepida, così, di spalle, reclinando la testa all’indietro. Senza che se ne potesse accorgere Juugo gli era dentro, e Kimimaro si stava muovendo impercettibilmente, galleggiandogli sopra e riavvolgendolo con un calore morbido e familiare.

“Cosa?” Tentennò impreparato.

“Ti volevo anche io” Gli rispose Kikimimaro baciandolo ancora, e afferrando il bordo della vasca, aiutandosi nei movimenti.

“Ma sei stanco” Lo ammonì Juugo, afferrandolo sott’acqua per i fianchi ossuti, cercando di fermarlo.

“Non affaticarti”

“A me piace, non sono stanco, voglio sentirti dentro” Ansimò, impaziente che il rosso lasciasse la presa o lo guidasse nei movimenti.

Così fu, libero di riprendere a scendere e risalire, a naufragare nell’oblio di un piacere che sapeva di bagnoschiuma e respiro.

“Non l’avevamo mai fatto nella vasca” Mormorò Juugo leccandogli un orecchio e muovendosi in modo complementare al compagno.

“Mi piace”

“Anche a me”

“Sposami Kimimaro” Sussurrò il rosso, spingendo più forte e piantandosi dentro di lui fino alle viscere.

L’altro sospirò forte e gettò il capo all’indietro.

“Sì” Rantolò, piegandosi in avanti sulla vasca, portandosi dietro Juugo, poggiando entrambe le mani alle piastrelle umide.

Il rosso prese a muoversi dietro di lui, afferrandogli le natiche chiare.

“Non ti ho sentito” Sorrise, mentre Kimimaro lo accoglieva respirando forte.

“Sì...sì” Ripetè.

“Ancora” E gli baciò la schiena, gli tirò un poco i capelli.

“Ti voglio sposare” Terminò Kimimaro, esausto, ridendo.

“Faremo il bagno insieme tutte le volte che vorrai” Rise anche Juugo, felice di una felicità che credeva impossibile.

 

Note di Allyn:

insomma, eccoci qua, capitolo particolare, con Naruto che fa di tutto per riprendersi ‘Suke, e ‘Suke che da bravo lo bacia e lo mena a intermittenza <3 Se non è amore questo. Juugo e Kimimaro sono lovelove <3 Prossimo spin off potrebbe essere una crack su Itachi e Naruto, volpina che sogna un bel 3some con i due Uchiha ahaha, oppure Mikoto e Fugaku <3

Un bacio, alla prossima che...avviso, sarà rossa, molto più dell’extra qua sopra, ehi, i pg saranno Naru e Sasu <3 hahaha Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per averlo letto, spero di leggere le vostre impressioni, e che beh...non abbiate dimenticato questa storia durante la mia assenza <3

Allyn

 

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Capitolo 23
*** VENTITREESIMA REGOLA: Parlare a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che c’è da dire. Quando l’istinto ti dice di amare tu non contraddirlo.+ MINIEXTRA ***


Bentornati a tutti/e. A chi ancora segue questa stupida Long e mi sopporta. Prima di tutto grazie per essere arrivati fin qui, per avere la pazienza di continuare ad immergervi in questa follia...:)

Secondo, beh, spero di aver fatto abbastanza presto...diciamo che ero un po’ indecisa sul comportamento della papera, stronzo o no? Ahahaha alla fine...insomma, la smetto di fare l’idiota. Parliamo di Suigetsu, l’inzio della fic lo vede protagonista, con Karin ahahah tra tutti e due non sanno proprio tener la bocca chiusa, eh? Ahhah anche in momenti poco opportuni, e di chi parlano? J avete indovinato...

Spero che il capitolo risulti abbastanza gradevole, e più leggero rispetto ai precedenti, certe volte a contenuto un po’ più dramadramachesiamdepressi.

Insomma, non so scrivere le note inziali, l’avrete capito.

Io vi lascio a ‘sto sclero, vi ringrazio ancora con il cuore <3 e spero davvero di leggere tutte le vostre impressioni <3

Allyn

Ps: pallino color pomodoro (A Sasuke piace questo elemento)

 

VENTITREESIMA REGOLA: Parlare a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che c’è da dire. Quando l’istinto ti dice di amare tu non contraddirlo.

[Suigetsu]

“Secondo te ora stanno scopando?” Chiese muovendosi lentamente.

“Ah, pensa alla tua di scopata” Gli rispose lei, stringendogli la schiena pallida con le gambe.

“Ehi, ti sto scopando, mi pare!” Le si piantò dentro con una spinta più forte e poi scoppiò a ridere.

Il letto era sottosopra, con le lenzuola stropicciate, il copriletto sul pavimento, loro per terra, uno sopra l’altro, incastrati, nudi.

“L’ho sempre immaginato, sai? Per Naruto, Hyuga, era solo una copertura, a Sasuke invece neanche gli si alza con una donna, finocchio fino al midollo!” Osservò lei, per poi leccare il collo del compagno.

“A te invece ti si alza, eh?” Ridacchiò lasciva.

“Non lo senti?” Sogghignò lui riprendendo a spingere a ritmo.

“Bene, spero davvero che quel frigido non faccia tante storie” Sbuffò subito dopo.

“Perché dovrebbe, da quello che mi hai raccontato non aspetta altro da mesi...il ritorno del biondo principe”.

“Conoscendolo lo starà prendendo a pugni” Suigetsu si fermò per immaginare la scena, fece cenno di no con la testa, demoralizzato, poi il suo viso venne catturato da un bacio della ragazza. “Ti sei fermato di nuovo, devo venirti sopra e fare tutto il lavoro sporco?” Chiese lei.

“Karin, ragazza ingorda!” Rispose al bacio, e la fece scivolare sopra di sé.

“Sei splendida” Le disse, portandole una mano sul fianco e l’altra sul seno.

“Come il fratello di Sasuke?” Domandò lei piegandosi sul suo petto e prendendo a dondolare con più forza sul suo bacino.

“Itachi...Itachi Uchiha, quel ragazzo è sesso allo stato puro” Disse con aria sognante l’Hozuki, che dopo la trascorsa vacanza con la famiglia di Sasuke si era portato in testa e nei pantaloni il ricordo del maggiore degli Uchiha.

“Ma te lo sei scopato?” Gli chiese Karin, dandogli uno schiaffetto e fingendosi gelosa.

“Cazzo no! Quello è più serio del fratellino-frigido. Un miraggio da contemplare in lontananza..non come te, che ti sciogli con un tocco” E le sfiorò le natiche con la punta di un polpastrello.

“Bella, porca e disponibile”

Invece di offendersi, Karin scoppiò a ridere di gusto e si staccò di lui, per baciargli l’addome e poi più giù, la pelle tesa di quell’asta rigida che fino a pochi minuti prima le era stata dentro.

“Non ti sostituirei mai con lui, ma...se potessi avervi tutti e due...Io, tu e Itachi. Cazzo Karin, cosa mi hai messo in testa!” E mugolò sofferente all’idea che il suo sogno erotico non sarebbe mai stato esaudito.

“Itachi, la versione adulta e vaccinata di Sasuke Uchiha” Sorrise lei, schioccandogli un bacio sulla coscia e salendo gattoni sul letto.

Suigetsu la raggiunse baciandole prima la schiena, poi le natiche tonde, poi toccandola piano con le dita, su e giù, senza affondare.

“Io spero stiano scopando sai? Naruto e Sasuke, almeno dovrebbero prendere esempio da noi” E la penetrò lentamente.

“Non pensare a loro, pensa a Itachi, almeno ti muovi decentemente” Lo schernì lei, accogliendo i suoi affondi cadenzati, stringendo le lenzuola con le unghie.

“Anche io ci penserò” Continuò lei, trattenendo un gemito e poi una risata.

Suigetsu sapeva com’era Karin, disinibita, ironica, aggressiva, velenosa, ma con un senso dell’umorismo che non era mai riuscito a trovare in nessun’altra donna con cui era stato.

Non faceva tante storie, avevi voglia di scoparla? Si faceva scopare, si dava anima e corpo, si faceva mordere a sangue e godeva pure. Era pazza, era spinta, ma non era troia. Amava il sesso, ecco, amava dare, darsi, farsi dare, sentire e vivere, e Suigetsu l’adorava per quello, ed adorava anche litigare con lei, far finta di odiarla, per poi sbatterla da dietro sulla scrivania.

Se non fosse stato così egoista da voler collezionare bei ragazzi, bei culi e belle donne, avrebbe anche potuto fermarsi a lei, ma quando vedeva tipi come Uchiha Itachi allora la sua indole da squalo lo riportava sulla via del cacciatore.

“Tanto pensi a me, lo sanno tutti, anche i muri” La prese in giro, aumentando le spinte, tirandola un po’ per i capelli per avvicinarsela e baciarla, mentre lei gli dava le spalle.

Karin rispose, con le labbra, con la lingua, con un sospiro forte, mentre lui la riempiva, a volte con le dita, a volte con il suo piacere, a volte con entrambi, giocando con lei come se fosse stata la sua bambola di pezza, una bambola che reagiva e mordeva, che lo sapeva trattar male e bene quanto bastava.

“Mmmh Itachi, baci bene” Finse lei, divertita.

“Mmmh Itachi, ti fai fottere bene” Le rispose lui a tono.

“Ecco, ora ho immaginato due Itachi che scopano tra loro” Scoppiò in una risata lei, anche Suigetsu si unì ai suoi singhiozzi. Non sapeva come fosse possibile, ma era stupido ed esilarante, eppure così naturale, essere se stessi, ridere, ammettere di desiderare certe cose, immaginare scenari assurdi come un Uchiha serio e pacato che scopava con una sua copia.

“Degno di una fan girl” Mormorò lei, inarcando la schiena e offrendosi di più, cominciando a tremare per la voglia di esplodere.

“Fammi venire, Sui” Disse, quasi scorbutica.

E Suigetsu la esaudì, aumentando le spinte, senza pensare a niente, se non a quel corpo caldo e accogliente, o meglio, proprio a niente niente non riusciva a non pensare, in un angolino della sua testa da depravato c’era l’immagine di Naruto e Sasuke che forse, in quel preciso momento, stavano scopando proprio come loro.

***

[Sasuke]

Lo spogliò, con l’urgenza di toccare la sua pelle brunita, di confermare la presenza di quell’ombelico, tondo e perfetto sotto i vestiti, dell’addome duro, dell’odore forte di sole e di vita. Gli sfilò la felpa e la getto a terra, era la stessa di quel mattino, macchiata di caffè amaro.

Si baciarono cozzando con i corpi, con le fronti, con le labbra. Naruto provò ad accarezzargli il viso, i capelli, ma Sasuke gli sbatteva le mani sopra la testa, gli afferrava i polsi con una certa violenza, per poi dilaniargli il collo di morsi.

Si erano chiusi la porta alle spalle con un tonfo, per poi crollare sul letto ancora perfetto dell’albergo, spingendo via i cuscini di troppo.

Non avevano acceso la luce, non si erano preoccupati di travolgere la valigia ancora da disfare di Sasuke, di far cadere una lampada...no, non c’era più niente di importante, a parte la condivisa urgenza di fondersi, di toccarsi, di farsi male per capire che sì, erano reali, ed erano lì, entrambi sopravvissuti alle loro contraddizioni.

Poi un “Ah”, Naruto ansimò, di dolore e di desiderio, quando Sasuke lasciò la sua bocca e lo fissò quasi incredulo, l’aria svampita, come se fosse comparso lì in quell’istante, come se non si fossero mai baciati.

“Che cazzo ci fai qui?” Chiese, tenendogli sempre i polsi ben stretti sopra la testa, era il nemico che stava bloccando sotto di sé, era il nemico che aveva combattuto nella sua mente milioni di volte e che ora pareva arrendersi ad ogni sua condizione.

Il biondo non parlò, sorrise, un sorriso che ricordava quelli delle elementari, che non dicevano nulla ma dicevano tutto, e a Sasuke venne la voglia di spaccargli tutti i denti con un pugno.

Si trattenne, non voleva di certo sporcare il copriletto dell’albergo con il sangue di quel disgraziato, così si limitò a sospirare, digrignare e stringere con più forza i suoi polsi tra le dita.

“Io...” Iniziò Naruto.

“Non dire altro” Sasuke si alzò di scatto e andò ad aprire la porta, poi indicò l’ex amico e il corridoio.

“Veloce” Disse, laconico.

Naruto rimase dov’era, sordo agli ordini.

“Ora, prima che ti uccida e che mi facciano ripagare la moquette” Rantolò l’Uchiha, freddo.

Ma Naruto lo raggiunse e lo strinse a sé, inaspettatamente.

“Tu vuoi che rimanga, lo hai sempre voluto”

Sasuke si divincolò dalla sua presa ed indicò ancora fuori dalla stanza.

“A-D-E-S-S-O” Scandì bene.

“Buttami fuori, dimmi che non mi vuoi” Osò Uzumaki. “Dimmi che preferisci scopare con quel decrepito del tuo capo!” Lo sibilò, quasi fosse stata una minaccia.

Sasuke sbatté forte la porta, lo afferrò per i capelli e se lo portò vicino.

“Con chi scopo sono cazzi miei, miei soltanto, capito?”

Poteva sentire il respiro rabbioso del biondo contro il viso.

“Fottimi, voglio che tu mi scopi allora...” Disse deciso Naruto, tirandolo per la cravatta allentata e baciandolo sulle labbra.

Sasuke lo morse, lo colpì ad una spalla, provò ad afferrargli qualcosa in mezzo alle gambe per fargli finalmente male, poi l’erezione di Naruto lo costrinse a deglutire nel bacio, a sentire un brivido d’eccitazione percorrerlo da capo a piedi.

“Fottimi” Non l’aveva detto implorandolo, lo aveva detto sfidandolo, sprezzante e orgoglioso; perché sapeva che sarebbe stato vincitore anche nella sconfitta, anche nell’umiliazione -se così Sasuke poteva chiamarla- di star sotto; anche se lui, in un angolo del suo cuore, quella notte di Dicembre non si era sentito umiliato ma...amato.

“Bene”

Lo buttò nuovamente sul letto, si lasciò spogliare dalle sue mani grandi, si lasciò sfilare prima la cravatta, poi sganciare la camicia, e per ogni istante si guardarono negli occhi, senza sorridere, senza esprimere alcunché, eccetto una calma solo apparente

Naruto si tolse gli ultimi indumenti quasi con la fretta di essere nudi, uno sopra l’altro, ora affannati, persi, pazzi. Perché era bastato poco perché la calma si infrangesse, perché le loro labbra cozzassero ancora, perché le mani cercassero appigli, pelle, ossa, spalle, anima.

“Vuoi essere fottuto?” Per Sasuke doveva essere una sfida, e gli avrebbe fatto male, restituito il dolore trattenuto tacitamente in quei mesi di solitudine, se così poteva chiamarla.

Naruto rispose ad ogni suo bacio, ad ogni morso aumentò la presa sulle spalle chiare dell’Uchiha quando questo provò ad entrargli dentro, incontrando una certa resistenza.

“E’ questo che vuoi?” Gli domandò all’orecchio, dopo un primo faticosissimo centimetro.

Naruto gli tirò i capelli neri, gli afferrò la testa e se lo portò ancora più contro, infilandogli la lingua in bocca, incastrando le proprie labbra a quelle sottili e morbide del moro.

Sembrava un sì, pelle contro pelle, sudati, con i segni dei denti lividi sul collo e sulle braccia.

“Fammi male, se ti serve” Gli sussurrò, alzando il bacino, scegliendo di accogliere tutto di Sasuke, anche la spinta più forte che l’avrebbe dilaniato.

Uchiha indietreggiò un poco, si staccò dal calore del corpo dell’altro, pronto a spingere, pronto a spezzarlo. Esitò.

Naruto tremò impercettibilmente, ma non accadde niente.

Sasuke percorse con le dita la sua mascella, il collo, i pettorali, i fianchi, le gambe.

Quante volte lo aveva sognato così, suo, sconfitto sotto il suo peso, disponibile e bello, testardo, sudato, quante? Troppe. E in ogni sua fantasia non c’era mai sangue, o dolore, se non quello giocoso dei morsi, o della lotta per una supremazia sessuale che poco importava, che mai gli era importata veramente.

Lo baciò, senza spingere troppo con il bacino, afferrandogli i fianchi, poi una gamba, alzandola leggermente fino a poggiarne la caviglia sulla propria spalla, per poi riprendere a muoversi leggero.

Naruto sgranò gli occhi azzurri e lo fissò incredulo, poi gemette piano, ad ogni piccola spinta, ad ogni nuova e più profonda intrusione.

“Non fare rumore” Lo ammonì Sasuke, cercando di risultare freddo, anche questa volta senza riuscirci, perché Naruto sorrise tra un lamento e un altro, fino a quando i suoi occhi non si colmarono di lacrime. Scoppiò a ridere, un po’ per cacciar via il dolore di quell’intrusione nuova, un po’ perché era felice, un po’ perché lui era lì, se lo poteva sentir dentro, caldo, pulsante.

“Sasuke Uchiha che fa sesso, finalmente” E rise ancora.

Sasuke avrebbe voluto prenderlo a sberle, lì, su quel letto, dopo mesi che non si toccavano, parlavano, avrebbe voluto ucciderlo, ma contro ogni logica scoppiò a ridere anche lui, per poi baciarlo a fior di labbra, stringerlo a sé, riprendere un ritmo diverso, dettato dall’istinto.

Nessuno gli aveva insegnato come fare, come muoversi, con quale intensità oscillare con il bacino, avanti e indietro, eppure, con Naruto tutto sembrava tanto naturale, scritto nelle sue cellule, nelle sue sinapsi.

Amare Naruto così, con il corpo, era la cosa più bella e semplice che avesse mai fatto in vita sua.

Si ritrovarono tesi e ansimanti, ancora incastrati, quando successe, Sasuke si stava muovendo velocemente, gli occhi socchiusi, le labbra dischiuse, la fronte imperlata di sudore, e la mano pallida contro la testata del letto, fu in quel momento che Naruto lo guardò, per poi allungare le dita sulla sua guancia, ricalcandone la morbidezza, scendendo sulle labbra sottili, lucide di saliva.

Lo sussurrò, pianissimo, e Sasuke non seppe cosa rispondere, perché poteva essere un gemito, o poteva essere un rantolo, poteva essere qualsiasi cosa, ma sussurrò anche lui, come un’eco di ritorno, caldo e immediato, senza pensarci oltre.

Lo toccò, a ritmo di quei movimenti ora serrati, chiuse gli occhi  e morì, per un secondo soltanto, forse due, morì dentro Naruto, con Naruto che gli si svuotava sull’addome e sulla mano, bagnato e caldo come lui, vivo e denso come lo era stato lui sulla sua pelle.

Gli crollò sopra, come crollano i bambini dopo una giornata lunga e felice, e si addormentò, senza accorgersi della mano che aveva preso a carezzargli la schiena, che con premura gli aveva spostato i capelli neri dalla fronte, per baciarlo dolcemente.

***

[Naruto]

Naruto ancora non ci credeva, ma sentiva il dolore urente in basso, a dilaniarlo, a pulsare attorno alla carne ancora calda e invadente di Sasuke. Faceva male, ma non importava, era andata come doveva andare, era stato rude e poi inaspettatamente dolce, e poi si era perso, un po’ guardando i suoi occhi neri, socchiusi e impegnati, un po’ amandolo e sentendosi amato come non accadeva da mesi.

Gli veniva da ridere, perché tempo prima era stato male, con Hinata addormentata tra le braccia, con il dispiacere di non aver condiviso con Sasuke quella prima volta tanto voluta, tanto bramata quand’era un ragazzino.

Ora era lì, e quel migliore amico di sempre gli dormiva addosso, esausto e fragile, tanto bello quanto irraggiungibile, barricato in una corazza che si teneva cucito addosso da sempre, venuta meno dopo quella notte di dicembre, e ricostruita con più tenacia dopo, per un errore.

Cosa sarebbe accaduto?

Sarebbero diventati una coppia? Non poté non immaginarsi un Sasuke tutto allegro, fuori personaggio, che lo teneva per mano in pubblico, era inverosimile, surreale. Si trattenne dallo sghignazzare, poi però la tristezza lo invase, anche in un momento tanto sereno. Come avrebbero fatto?

Erano due ragazzi, erano amici da sempre, se si escludeva quell’ultima insolita parentesi, ora erano...cosa? Amanti?

Due che -sì, gli faceva ancora uno strano effetto- scopavano?

Un brivido lo percorse da capo a piedi, era desiderio, ripensare a quella volta sul letto di Sasuke, e ai momenti vissuti poco prima, sentì che non avrebbe più potuto fare a meno di sentire quel ragazzo dentro di sé, e di entrargli dentro a sua volta, di valicare i suoi spazi, di bearsi di un’intimità che rasentava la fusione vera e propria.

Ricordava il dolore, certo, quello che non si sarebbe mai aspettato così acuto, ma era sicuramente dovuto alla scarsa gentilezza che l’altro aveva adottato, al suo violarlo senza neanche premurarsi di...insomma, a pensarlo un po’ gli faceva strano, ma quello era, quello rimaneva, e ora gli faceva male tutto.

Però c’era stato anche un piacere nuovo, torrido, quello di sentirsi presi, posseduti, amati.

Naruto chiuse gli occhi e sospirò, smuovendo le ciocche nere dell’altro, per poi carezzargli ancora le spalle, i fianchi. Si addormentò e non sognò niente, era felice, tremendamente completo.

***

[Sasuke]

Era giorno, ed era presto. Aprì gli occhi e lo vide, addormentato sotto di sé, con le labbra morbide e generose, dischiuse nell’abbandono del sonno.

Il suo cuore perse un battito, poi due, poi si sentì preda di un’emozione che lo travolse come un’onda anomala.

Cos’era quel calore nel petto, quel rombare in basso, quello stare bene tanto estraneo alla sua persona?

“Cazzo” Sussurrò, e riusciva a riassumere tutte quelle sensazioni, perciò lo ripetè ancora, sottovoce: “Cazzo”.

Avevano scopato di nuovo, e questa volta Naruto si era lasciato prendere, senza opporre alcuna resistenza, si era lasciato invadere, mordere, stringere, e l’aveva anche baciato,           quando gli era venuto dentro, quasi con gratitudine, con le guance ancora umide di quelle lacrime folli e insensate.

Lo guardò per bene, passò le dita tra i capelli biondi, così ribelli e morbidi, poi le guance, il collo.

“Sei bellissimo” Pensò involontariamente, e arrossì, sentendosi stupido, poi sorrise e lo baciò sulla bocca.

“Quanto ti odio” Mormorò contro le sue labbra. Gli aveva fatto male, certo, a suo modo si era vendicato, però gli dispiaceva, era stato più per pura bramosia di averlo, di sentirlo, che per vendetta.

Un rumore indistinto, passi nel silenzio di quel mattino soleggiato. Sprazzi di luce sul copriletto sgualcito, sui loro corpi nudi coperti dalla felpa di Naruto.

Voltò la testa verso la porta, per poi sentire ben distinti i colpi.

Avevano bussato.

“Sasuke?” La voce ovattata dall’altra parte del legno lo chiamava.

Naruto doveva sparire, e subito.

 

MINIEXTRA: Ancora di incubi e strane sensazioni  [Itachi]

Si svegliò nel cuore della notte, sudato come l’ultima volta, i lunghi capelli neri che gli aderivano alla fronte umida, al collo. Li sciolse, per poi rilegarli nella consueta coda bassa, grazie alla quale suo fratello l’aveva soprannominato Hippie-dark.

Un sogno, o meglio un incubo, ancora lui, ancora il ragazzo della vacanza, quel tale con il ghigno da squalo...Su...come si chiamava? Sui qualcosa.

“Suigetsu” Sussurrò.

Era una maledizione.

Questa volta l’aveva sognato nudo, lo sguardo affamato, stranamente non era rivolto a Sasuke, ma a lui, a lui!

Suigetsu, nel sogno, come se in vacanza non l’avesse fatto, gli aveva tirato un bacio, poi si era spostato i capelli chiari all’indietro e si era portato le mani sotto l’ombelico.

“E’ tuo, se vuoi!” Aveva detto, sorridendo lascivo, toccandosi con le dita il membro teso.

Si era svegliato, certo, ma quella sensazione di terrore gli era rimasta nelle ossa, e lì sarebbe rimasta per due giorni buoni.

Note di Allyn:

Ok, era a pallino rossastro ma dolce, su, Sasukino non è stato così cattivo, i cattivi qui sono Suigetsu e Karin che sì, ci danno dentro! Spero davvero che questo capitolo via sia piaciuto, spero di non aver tardato troppo, e spero di leggere tutte le vostre impressioni...ahaha il prossimo sarà quasi comico, insomma, però Naruto verrà scaraventato in un armadio, nudo, con indosso solo una felpa macchiata di caffè.

Un bacio <3

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Capitolo 24
*** VENTIQUATTRESIMA REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il tuo si chiama Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai ***


 

Shhhhh

Sì, sono io...però shhhh faccio piano ed entro in punta di piedi, accendo la tv, trasmettono su Allynchannel, dopo settimane e settimane di repliche...

Lo so, sembra una presa in giro, un’illusione di Sant’Itachi da Konoha, ma...qui è Allyn che vi parla, che mette in onda il capitolo n° 24 della long più sconclusionata ed ora purtroppo incostante, ma mi riprometto di aggiornare più velocemente <3 non è stato facile trovare del tempo libero nell’ultimo periodo.

Insomma, spero di riuscire a farmi perdonare, già penso al capitolo 25, dolcissimo e già scritto per metà... ma voi ora fatemi sapere che ne pensate di questo e dei suoi risvolti <3

Tanto amore <3 tanto narusasunaru <3 a tutti...e chissà che nell’uovo di Pasqua voi non troviate un Uchiha o un Uzumaki <3

A prestissimo, come sempre spero di leggere i vostri commenti, mi mancate!

<3

Ps: pallino rossastro!

Allyn

 

VENTIQUATTRESIMA REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il tuo si chiama Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai

[Sasuke]

“Alzati cretino, alzati!”

Sasuke pareva invasato, con i capelli scompigliati, i segni dei morsi dell’altro sulla pelle candida; Teneva i pugni stretti e sbraitava frasi sconnesse.

I colpi alla porta si fecero insistenti:

“Arrivo!” Una vocetta stridula, isterica, simile al gracchiare di una papera con la dissenteria.

Prese a schiaffi le guance del biondo, che aprì gli occhi tramortito.

“Eh? Sas’kè, ma che caz-“ Borbottò, stiracchiandosi.

“Buttati dalla finestra, fai qualcosa! Evapora, ecco, evapora!” Sussurrò, correndo in bagno e afferrando l’accappatoio dell’albergo, se lo infilò.

“Oh...” Esclamò lascivo Naruto, fissando la figura elegante dell’Uchiha pararglisi davanti.

“Sparisci” Sillabò in risposta il moro.

Altri colpi, e Sasuke per poco non lo scaraventò davvero fuori dalla finestra.

“Se non vuoi morire, ti prego, fai silenzio” Intimò, infilandolo nel grande armadio a due ante.

Naruto, ancora mezzo intontito dal sonno fu barricato dentro un casermone di due metri d’altezza e l’interno color ciliegio.

“Rimani là” Lo pregò, allacciandosi la cinta dell’accappatoio chiaro e camminando a passo svelto verso la porta.

Aprì.

“Ero in bagno” Spiegò, con un sorriso di cortesia che non coivolse gli occhi.

Orochimarù lanciò un’occhiata al volto del giovane, poi sospirò quasi esasperato.

“Pensavo fossi morto” Ghignò facendosi strada nella stanza.

“Ieri non è finita come avrei desiderato”

Sasuke in risposta si gettò i capelli all’indietro e guardò verso l’armadio dove Naruto probabilmente si era nuovamente addormentato.

“Ehm, potremmo discutere della questione davanti ad una buona colazione” Propose stringendosi nell’accappatoio, sentendo i rapaci occhi del capo cercare spiragli di pelle scoperta.

Perché doveva trovarsi sempre in situazioni assurde? Sasuke se lo chiese, mentre raccoglieva da terra i pantaloni stropicciati.

“No, discutiamone qua, adesso”

La mano pallida dell’uomo sfiorò la sua.

“C’è odore di caffè in questa stanza” Osservò con un sorrisetto.

Sasuke ripensò alla felpa di Naruto, alla macchia marrone scuro, ai suoi occhi azzurri, alla loro pelle sudata che impattava, al calore dentro quel corpo che aveva posseduto, morso, amato, desiderato...

Si scostò dalla presa di Orochimaru e guardò velocemente verso l’armadio, sperando che l’altro non riuscisse a sentire da dietro le spesse ante di legno.

“Scopare aumenta le prestazioni lavorative, lo sai?” Il più grande si leccò le labbra.

L’Uchiha imprecò mentalmente. Possibile che quell’uomo lo volesse così tanto da piombargli in camera di primo mattino? Dopotutto era stato lui a istigarlo, era stato lui a sottostare a quei giochetti pur di togliersi Naruto di testa, pur di raggiungere gli alti obiettivi già decisi nell’infanzia.

Sconfiggere Itachi, dimostrarsi degno di nota di fronte a suo padre, divenire indipendente...tradire chi lo aveva abbandonato.

Non ci sarebbe riuscito, adesso.

Ora che l’aveva stretto tra le braccia, che l’aveva sentito, preso...doveva scegliere, fidarsi, o lasciare tutto, per sempre, lasciare quegli occhi azzurri e la timida speranza di un futuro folle insieme.

Senza alcun rimorso, senza alcun rimpianto.

In quei mesi era cambiato. Aveva imparato a fare a meno dei sentimenti, di quei barlumi di luce che gli avevano illuminato il cuore anche se per pochissimo tempo, aveva imparato a fare a meno di lui, a camminare di nuovo con le sue gambe, a mettere un piede davanti all’altro, a rattoppare ferite e ricordi.

Non avrebbe sofferto ancora.

Non avrebbe incontrato l’ira di suo padre e di un mondo che l’avrebbe visto sbagliato, reietto, inverso.

Non avrebbe seguito il desiderio languido del suo stomaco, del suo bassoventre, del suo cuore, che lo spingevano a correre dentro quell’armadio, ad amarlo ancora, anche nel più piccolo e oscuro spazio di quel mondo che non li voleva felici, che li voleva così sofferenti.

In un attimo pensò alla sua infanzia, alla scuola, all’adolescenza, a quegli anni di università, al sesso...

Sì, Sasuke Uchiha pensò al sesso, che non l’aveva mai interessato, e che adesso invece era diventato moneta di scambio, catena stretta attorno al suo corpo, che se ne seguiva le maglie poteva ritrovarne l’altro capo addosso all’altro, stretta con la medesima forza ai polsi, alle caviglie, all’anima.

Erano legati.

Erano stati una cosa sola, anche se per due volte soltanto, anche se intimamente per tutta la loro vita.

Allora pensò a tutte le mani che l’avevano toccato, mani così diverse da quelle di Naruto...a quelle mani era legato?

No.

Riesumò il ricordo di bocche umide e accoglienti che l’avevano serrato in un piacere torrido, senza mai stregarlo.

E poi pensò ai suoi pugni, alle strette forti, ai graffi, alle carezze, alle dita ruvide. Gli girava la testa, se le sentiva ancora dentro, se le sentiva in bocca, se le sentiva ovunque quelle falangi, gli scavavano un vuoto abissale nella testa, tra i pensieri, non lo facevano ragionare, elaborare...

Sasuke Uchiha era andato ufficialmente in cortocircuito, con un capo pervertito che avrebbe voluto concupirlo seduta stante, con l’amore della sua vita chiuso dentro un armadio come il peggiore degli amanti.

“Io...” Indugiò.

Ma non sapeva bene che dire.

Orochimaru parve scocciato, e Sasuke pensò che se non avesse fatto qualcosa avrebbe pensato ad una paralisi improvvisa, alla necessità urgente di un’ambulanza, perché no, non riusciva più a muovere un muscolo, a parlare.

Ma il suo capo non avrebbe mai chiamato i servizi d’emergenza, avrebbe usato la lingua e le mani, per riesumarlo dallo shock di quel momento.

Si ritrovò la pelle del collo umida di saliva e di baci sgraziati, nelle orecchie un mugolio sommesso e soddisfatto.

Cosa stava accadendo?

Naruto era nell’armadio, Orochimaru con le labbra sul suo collo e lui...dov’era lui? In quella stanza, ma non c’era.

“Tu...ti avrei voluto fottere ieri, nell’ascensore”

Una statua, Uchiha non rispose, non mosse neanche le braccia...era solo stanco, stanco di tutto, della paura che provava pensando a cosa sarebbe accaduto a tutte quelle emozioni nuove e impazzite.

Un lampo biondo, rumore di pelle che impatta contro pelle, un insulto pesante.

Sul suo collo non c’erano più quelle labbra viscide e sottili, ne rimaneva solo l’appiccicoso sentore.

“Vecchio maiale”

Era la voce di Naruto.

Sasuke si riprese all’istante. Non c’era stato, semplicemente, per qualche minuto la sua mente era vagata altrove, il suo corpo era rimasto immobile.

Orochimaru era caduto a terra, si teneva con la mano destra la guancia, lo sguardo sconvolto puntato verso il biondo.

“E tu chi cazzo saresti?” Gridò, per poi fissare Sasuke.

“Naruto Uzumaki” Rispose a tono il ragazzo, afferrando l’Uchiha per il braccio e trascinandoselo vicino.

Sasuke si scrollò di dosso l’amico e piantò gli occhi neri sul capo.

“Naruto Uzumaki stava per andarsene” Sentenziò algido.

“Sasu-“

“Prendi la tua roba e sparisci” Sibilò il moro, accucciandosi per prestare aiuto ad Orochimaru che lo allontanò malamente.

Sarebbe stato licenziato, lo sapeva, glielo leggeva negli occhi, e come sempre la colpa era di Naruto, non contento doveva rovinargli qualsiasi cosa, distruggere ogni equilibrio nella sua vita.

“Non ho intenzione di andarmene, dovrebbe essere lui ad andarsene, a toglierti le mani di dosso” Protestò Uzumaki.

“Mi faccio toccare da chi voglio”

“Da tutti, da quest’uomo, dal tuo compagno di stanza...cosa sei diventato, Sasuke?”

Stavano litigando, come se in quella stanza fossero stati soli.

Sasuke lo raggiunse, gli afferrò il collo con una mano, stringendo.

“Stai zitto e sparisci, hai sempre portato soltanto guai nella mia vita”

“Non è vero, lo sai anche tu” Rantolò il biondo, cercando di liberarsi dalla presa dell’altro.

“Illuso, era solo sesso, nient’altro” Un vuoto momentaneo allo stomaco, dolore, menzogna.

“Dimostramelo...dimostrami che è stata una scopata e nient’altro, che non ti importa più niente di noi”

“Noi? Non è mai esistito un noi...vuoi una dimostrazione? Sparisci” Smise di stringere le dita attorno  al suo collo brunito e indicò la porta.

“La mia vita è un’altra adesso, e tu non ne fai parte”

Un applauso li ridestò dalla discussione, Orochimaru sorrideva, ma dai suoi occhi di serpe non trapelava alcun divertimento.

“Non ho tempo da perdere con queste soap-opera...Sasuke, la Sound-team ti attende, liberati di questo impiccio, prima che sia io a liberarmi di te...è durato fin troppo, la mia pazienza ha un limite”

Naruto scattò verso di lui, pronto a sferrargli un nuovo pugno, ma Orochimaru parò il colpo e rispose, forse con troppa forza, perché l’impatto delle sue dita contro la mandibila del biondo risuonò con forza.

“Naruto, ti prego, vattene” Sasuke pareva dispiaciuto.

Uzumaki si voltò verso di lui, il labbro sanguinante, sorrideva.

“Non ti permetterò di andartene con uno stronzo del genere, Sasuke”

Un altro colpo, Orochimaru non aveva gradito l’insulto.

Naruto si portò le mani al viso, poi caricò verso l’uomo.

Una rissa in una stanza d’albergo a cinque stelle...per cosa poi?

“Basta” Uchiha si frappose tra i due. Era Naruto ad aver avuto la peggio, con il viso sporco di rosso e piegato su se stesso come un pallido foglio di carta.

“Non ho intenzione di smettere...quest’uomo non ti avrà”

“Tu sei pazzo!” Ma mentre lo sussurrava gli carezzava i capelli biondi.

“Sasuke...sei licenziato, considerati fortunato che il tuo amico sia ancora tutto intero”

Orochimaru si diresse verso la porta, afferrò la maniglia, composto, come se fino al momento prima avesse bevuto un tea con i biscotti, uscì e chiuse senza far rumore.

“Mi hai rovinato la vita, sei contento adesso?” Mormorò rabbioso il moro, indeciso tra finire il lavoro lasciato a metà dal suo capo, uccidendo così Naruto, oppure aiutarlo.

“Era un bastardo, ti avrebbe solo usato” Tossì l’altro, con un ghigno soddisfatto stampato sul viso emaciato.

“Cavolo, per avere una certa età picchia duro il tizio” E provò ad alzarsi.

Sasuke lo guardò da capo a piedi, con i boxer neri e i capelli scomposti, il sangue rappreso sulle labbra, il mento gonfio, un occhio pesto...

“Non posso perderti di nuovo” Le iridi di Naruto si fecero liquide, acquose.

“Io non posso permettermi di perderti...” Un passo, il biondo barcollò in avanti, fino ad impattare contro il corpo di Sasuke.

“Non voglio perderti”

Lo strinse a sé, cercò la sua pelle oltre il tessuto dell’accappatoio, ribaciò il suo collo, cancellando la sensazione delle labbra di Orochimaru, riappropiandosi di quel candore luminoso, sporcandolo col rosso del sangue.

“Dio...come mi sei mancato” Sussurrò, incastrando le dita tra le ciocche corvine di Sasuke, che si lasciò stringere.

“Mi gira la testa” E stava sorridendo, mentre glielo diceva, sorrideva con gli occhi azzurri pieni di lacrime, con le labbra carnose contro le sue, più sottili e dischiuse per accogliere una lingua che non arrivò.

Naruto gli svenne addosso.

 

[Naruto]

Quando si riprese era a letto, ancora nella stanza d’albergo. Gli faceva male tutto, le costole, la faccia, la sentiva come se un tir gliel’avesse investita, retromarcia e gomme chiodate incluse, sempre che le gomme chiodate esistessero...in ogni caso lui si sentiva così, maciullato.

Nella sua vita aveva fatto a botte tante volte, ma mai per Sasuke, che aveva sempre saputo difendersi da solo.

Chiuso nell’armadio aveva ascoltato le parole molli e viscide dell’intruso, aveva percepito la titubanza nelle risposte dell’Uchiha, poi il silenzio allarmante, i baci umidi...

Non ci aveva più visto, aveva reagito di impulso, aveva riscattato ciò che da sempre considerava suo.

Si passò una mano sulla fronte, trovò uno straccio umido, una maglietta bianca ripiegata più volte, ora sporca di macchie rosate.

Si voltò su un fianco e lo vide, addormentato, ancora con l’accappatoio indosso, pareva stanco, con le occhiaie scure in contrasto con le guance pallide, gli zigomi affilati.

Gli tremarono le gambe, tanto si sentiva felice. Ricordò i tempi delle medie, quando si azzuffava sempre con i compagni, quando un Sasuke dodicenne andava a trovarlo in infermieria, finendo per addormentarsi. Si era goduto quei momenti come nient’altro, aveva sentito la felicità inondarlo, nell’aprire gli occhi e trovarlo lì, con l’uniforme stropicciata, un libro sotto il viso rilassato. Era li per lui, solo per lui, come in quel momento.

“Sei mio” Sussurrò flebile, allungando la mano e sfiorandogli la fronte.

“Mio e di nessun altro”

Sasuke si svegliò, intontito dal sonno non sembrava arrabbiato, piuttosto annebbiato, così tanto che sorrise e gli si fece più vicino, lo baciò sulle labbra.

“Sei mio” Continuò Naruto.

“E tu sei pazzo” Rispose Sasuke.

“Non ho intenzione di andarmene, mai più” Gli spiegò il biondo.

Sasuke si morse il labbro inferiore e lo guardò, passò le dita sulle ferite del suo viso.

“Che ti è saltato in mente?”

“Ho reagito d’istinto”

“Quel tizio prima di darsi agli affarri praticava arti marziali a livelli elevati, è stato uno dei tre candidati alla squadra dei “leggendari”, poteva ammazzarti” Lo rimproverò.

“Ed io che ne sapevo...ero solo sicuro che se non avessi fatto così...insomma” Arrossì involontariamente.

“Non sono tuo Naruto” Il volto di Sasuke si fece improvvisamente scuro.

“Noi non siamo niente...non possiamo esser nient’altro che...un errore” Era serio, pareva aver pensato molto a cosa dire, a come dirlo, Sasuke lo stava lasciando per sempre, anche se non erano mai stati assieme, anche se non erano mai stati niente.

“Finiremmo per ferirci, per ostacolarci a vicenda...per rovinarci la vita”

“Come io l’ho appena rovinata a te?” Naruto sorrise.

“Come tu l’hai sempre rovinata a me” Sasuke non era serio, sorrideva, anche se in modo triste.

“Cosa farai, adesso, senza di me, senza noi?” Chiese il biondo.

“Continuerò quello che devo continuare, prenderò altre strade”

“Ti mancherò, come tu sei mancato a me ogni giorno da quel giorno” Lo interruppe, poggiando la fronte ferita contro quella pallida dell’altro.

Avevano i piedi incrociati, le gambe vicine, e le mani, si erano cercate inconsapevolmente, strette in un abbraccio di dita che diceva tutto, tranne che un addio, l’addio che invece dettavano le parole.

“Te nei sei andato...tu mi hai...” Sasuke incespicò.

“Lasciato, per Hinata...per un fottuto errore, per codardia” Ammise l’altro.

La stanza era buia, ad illuminarli c’era la luce fioca di una lampada da comodino. A fare da eco a due cuori impazziti c’era il ticchettare di un orologio.

“Voglio farlo...” Mormorò Naruto, contro la sua spalla, stringendogli la mano più forte.

“Cosa...”

“Se devi dirmi addio, se dobbiamo porre fine al nostro rapporto...voglio farlo, voglio sentirti, almeno un’ultima volta” Il biondo era serio, come non lo era mai stato, con un dolore lancinante in mezzo al petto, con la paura di perdere chi ora aveva di fronte, tanto vicino eppure tanto lontano.

Sasuke si sfilò l’accappatoio lentamente, e Naruto capì che gli stava dicendo davvero addio, per sempre.

Si baciarono, si coprirono con le lenzuola, si toccarono piano, si esplorarono come non avevano mai fatto, senza foga, nudi l’uno di fronte all’altro.

“L’ombelico, è il centro del mondo” Sorrise Naruto, quando Sasuke lo baciò sulla pancia, senza più timidezza né intoppi.

Il moro percorse con le dita i suoi addominali, i pettorali, il collo, poi di nuovo più giù, l’inguine, dove soffiò piano, scompigliando la pelura chiara e riccia, facendo inarcare la schiena di Naruto per il solletico e per un piacere bramato, poi soddisfatto dalle sue labbra sottili.

Lo leccò lentamente, senza mai eccedere, senza portarlo al limite, per poi baciarlo, per mescolare i sapori, per portarlo sopra di sé e prendergli le mani, portarsele addosso.

“Toccami” Gli disse Sasuke, con gli occhi aperti, dritti in quelli di Naruto, urlavano aiuto, urlavano “prendimi, non permettermi di andare via, di fuggire lontano da qualcosa che mi terrorizza”.

“Ti tocco, ti sto toccando” Ansimò Naruto, tracciando nuove strade su una pelle che non gli era mai sembrata così bella, baciandogli prima la bocca, poi la punta del naso, poi i fianchi ossuti, poi le gambe, le caviglie, e ancora su, in un calore familiare, dove scavare, dove cercare casa, e poi per risalire all’addome, dove poggiò il capo, sospirando.

“Io ti amo”

Disse piano Naruto

“Ti amo...” Continuò sottovoce, come se stesse rivelando un segreto.

E Sasuke lo richiamò a sé baciandolo in bocca, allargando le gambe, allacciandogliele alla schiena, esplodendo in un desiderio che con il corpo diceva più di qualsiasi risposta.

Non emise alcun suono, quando Naruto gli entrò dentro con una spinta leggera e continua, fino all’ultimo centimetro. Dischiuse le labbra e serrò gli occhi neri, tirò indietro la testa.

Lo stava accettando, lo stava ascoltando, pulsargli dentro, il più grande errore, il più grande piacere.

Naruto gli baciò il collo, lo cullò con movimenti continui e lenti del bacino, fino a quando Sasuke non cominciò a sospirare lievemente, dondolando assieme a lui, carezzandogli la schiena, chiedendogli di più con i baci.

Quella notte di dicembre, lo avevano detto, piano, in un sussurro.

“Ti amo”

E fuori nevicava

“Anche io”

E stavano entrambi affogando, respirando, riemergendo, affogando ancora.

“Ti amo”

In una stanza buia, senza più alcuna barriera, due corpi allacciati

“Anche io”

 

Un segreto da rimuovere, un segreto ansimato sottovoce, ora Naruto l’avrebbe voluto gridare, mentre aumentava il ritmo delle spinte, mentre l’altro se lo premeva addosso per sentirlo più dentro.

“Naruto” Lo chiamò, aprendo gli occhi.

“Cosa siamo noi?” Stava piangendo, un volto triste e spaventato, corrotto dal piacere in un’espressione di bellissima malinconia.

“Questo, tutto questo...” Gli rispose il biondo, indicandoli con una carezza, sfiorandogli le natiche con la punta delle dita, andando a cingere con un pugno chiuso parte della sua erezione, guidandogliela ancora dentro, facendogli sentire quanto fossero insieme, fisicamente, intimamente allacciati.

“Non voglio che finisca” Naruto prese a toccarlo, ad ansimare con Sasuke, a muoversi con Sasuke, dentro Sasuke.

“Anche io, purtroppo, sono innamorato di te” Gli sentì dire, all’apice dell’orgasmo.

 

[Sasuke]

Quella era la fine, oppure l’inizio.

Sasuke non sapeva niente, non sapeva più chi fosse chi, cosa ci faceva in quel letto, con Naruto ancora dentro, come la prima volta.

Non era pentito. Anzi, era  pentito di non provar pentimento o rimorso per le sue azioni.

Era stato...bello.

Farlo come allora, sentirlo come allora, amarlo, come allora.

Trovò Naruto sveglio, lo guardava, gli occhi lucidi e rossi di chi aveva dormito pochissimo, l’occhio nero, il viso gonfio.

“Esci” Gli disse piano.

Naruto eseguì quella sottospecie di ordine in silenzio, con una smorfia di dispiacere dipinta sulle labbra.

Ora, senza di lui dentro, Sasuke sentiva freddo. Avrebbe voluto pregarlo di scaldarlo ancora, di stringerlo ancora, ma era il momento degli addii...

“Fai prima tu la doccia” Seppe dire meccanicamente.

Naruto si alzò e si diresse in bagno.

Si odiava. Odiava quello che stava provando, odiava il peso sul cuore e sullo stomaco, odiava il logorante martellio nel petto e la voglia di correre dietro a Naruto ed amarlo ancora, sotto la doccia, ovunque.

Cosa gli era successo? Aveva realizzato il suo più intimo e segreto desiderio, quello represso e insaziabile. Andare a letto con il suo migliore amico, baciare il suo migliore amico, avere per sé, e sé soltanto Naruto Uzumaki...e ora? L’avrebbe lasciato andare per paura, perché insieme non erano nient’altro che degli “invertiti” come aveva letto su alcuni vecchi libri, erano degli omosessuali, come suo zio Madara e Hashirama, e come potevano la famiglia e il mondo accettarli se neanche lui ci riusciva, se anche lui provava ribrezzo per se stesso?

Eppure Naruto era tutto ciò che la sua mente, il suo corpo e il suo cuore desideravano.

Al diavolo! Almeno suo padre avrebbe avuto qualcosa per cui lamentarsi, Itachi sarebbe finalmente potuto essere il migliore, il figlio giusto e retto, così lontano dal secondogenito, incapace e gay, che lo prendeva e lo dava, che amava un uomo, che amava quello che fino a pochissimo tempo prima era noto a tutti come l’amico di sempre.

Rise, e sapeva che Suigetsu gli avrebbe dato dello sciroccato, senza poi sbagliarsi tanto.

Per quelli come lui non c’erano problemi, andavano dove sentivano di dover andare, ma Uchiha Sasuke era sempre stato un modello perfetto, non poteva deludere le aspettative.

“Naruto?” Chiamò, avviandosi in bagno, completamente nudo.

Lo guardò fare la doccia, le mani grandi immerse in un caos di capelli color grano e schiuma.

“Naruto” Alzò la voce, ma l’altro non riusciva a sentirlo.

Entrò sotto il getto d’acqua, ringraziando il cielo che fosse calda, lo afferrò per le spalle e disse:

“Naruto, proviamoci”

Poi lo baciò.

 

Allora...eccomi qua...sì, sono impazziti, sì, Naru è stato pestato, sì cavolo si amano alla follia...sono tornata, spero di non avervi deluso, spero di esservi un po’ mancata, spero di leggervi tutti quanti come qualche settimana fa, di sapere se questo svolgimento vi ha sorpresi, addolciti...è Pasqua, e oltre al cioccolato, a renderci più allegri, ci vuole anche un po’ di NaruSasuNaru <3

Un bacio a tutti, vi aspetto <3

Allyn

Mi siete mancati/e troppo <3

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Capitolo 25
*** VENTICINQUESIMA REGOLA: Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando al tuo fianco hai Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile. ***


Mi siete mancati, ed io sì, continuo a ritardare negli aggiornamenti, però eccomi, ed il capitolo è rossiccio, e beh, spero vi piaccia...loro sono adorabili <3

Imbarazzati fino al midollo, eppure così innamorati! Ahahaha io ho riso un po’ scrivendolo...<3

Trovo Sasuke sempre più “disgraziato”, e Naruto un po’ “peperoncello” ahahaha J divertirsi così alle spalle di un povero Uchiha, che perfidia <3

Insomma, come sempre spero di leggervi...insomma, fatemi sapere <3

VENTICINQUESIMA REGOLA: Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando al tuo fianco hai Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile.

Avevano lasciato la stanza d’albergo insieme, ed era stato imbarazzante.

Avevano fatto colazione seduti allo stesso tavolo di un Autogrill, ed era stato imbarazzante.

Sasuke aveva fissato la sua spremuta per circa un quarto d’ora, cercando di ignorare il croassaint a cui Naruto aveva attaccato un morso, naturalmente senza permesso, naturalmente provocandogli imbarazzo.

Avevano fatto la fila per il bagno di un distributore di benzina, insieme, ed era stato imbarazzante.

In macchina, Naruto, gli aveva sfiorato per caso la mano, mentre cercavano, invano, una stazione radio decente...e sì, anche quello era stato imbarazzante.

Poi Naruto aveva deviato dall’itinerario prefisso dal navigatore, aveva guidato tra stradine sperdute e campi incolti, aveva spento la macchina in mezzo al grano, poi era sceso e si era acceso una sigaretta, tutto questo senza dir niente, senza ascoltare le proteste di Sasuke e le sue domande, poi i suoi insulti.

L’Uchiha lo raggiunse, si appoggiò allo sportello dell’auto e gli chiese da fumare.

“Quanto ancora durerà?” Borbottò allora il biondo, guardando oltre i fili d’erba ingialliti dal troppo sole.

“Che cosa?” Domandò di rimando Sasuke, tirando avidamente e sbuffando verso un cielo terso e privo di nuvole.

“Io e te che facciamo i cretini” E rise, per poi sfiorargli volutamente una mano, che Sasuke si trattenne dal ritrarre.

“Vedi?” Il biondo indicò le dita pallide dall’altro.

“Stavi per scostarti”

“Stavo per scostarmi” Gli fece eco l’Uchiha. Naruto intrecciò le proprie dita a quelle di Sasuke, poi se le portò al viso per baciarle.

Alla luce del sole, sotto un cielo terso...e se qualcuno fosse passato di lì e li avesse visti? Se qualche macchina si fosse fermata? In mezzo al niente e vicino ad uno sperduto campo di grano nelle campagne senza nome.

Il cuore di Sasuke però non rallentò, c’erano gli occhi azzurri di Naruto a mandarlo in agitazione.

Cos’era quello sguardo? La libertà di quel sorrisetto lascivo?

Potevano? Davvero? Lì? Loro due?

Si baciarono, spensero le sigarette e si baciarono, con la lingua, tenendosi i volti, mordendosi i colli, le labbra, finendo per ansimare piano, e non per il caldo.

Potevano.

Il cielo era ancora terso, il sole splendeva ancora in alto, la campagna e il grando brillavano d’oro.

Loro erano lì, e si erano baciati.

Un passo alla volta...e invece corsero insieme, perché un bacio non bastava, dovevano cadere sulle spighe, dovevano pungersi e rotolarsi, l’uno addosso all’altro, ora senza imbarazzo, ridevano e litigavano, e poi si toccavano, ed era naturale come respirare.

“Sas’ke” Lo chiamò Naruto, con il fiatone e la maglietta alzata, le mani dell’altro ancora sulla sua cintura.

“Si?”

“Ci riconosci?”

“Per niente” E lo baciò.

A proteggerli nessuna parete, nessuna camera, nessuna stanza d’albergo, figli della terra e delle proprie passioni, si ripeterono che sarebbe andato tutto bene, si strinsero forte, insieme non dovevano aver paura.

 

Naruto accompagnò Sasuke di fronte a quella che era stata la porta della sua stanza, si guardò intorno, verificando che occhi indiscreti fossero lontani dalle loro figure vicine, poi lo baciò e sorrise, e sottovoce gli chiese “posso entrare?” e Sasuke rispose di sì, nel bacio, con le mani fredde di desiderio.

La camera era vuota, di Suigetsu neanche l’ombra, solo il disordine che aveva lasciato sul letto, con i vestiti accatastati vicino al cuscino e un paio di mutandine da donna sul copriletto.

“Wow” Commentò il biondo. “Ma non era gay?”

“Suigetsu non appartiene a nessuna categoria...lui scopa e basta, chi c’è c’è...” Concluse Sasuke tra il divertito e il disgustato.

“Probabilmente sono di Karin” Ipotizzò crollando sulla sedia scura vicino alla scrivania.

“Almeno si diverte” Naruto invece si sedette sul letto di Sasuke, pareva stanco, dopo molte ore di viaggio aveva le labbra screpolate e gli occhi lucidi di sonno, l’ombra violacea era evidente dove Orochimaru l’aveva colpito con più forza.

“Ti fa male” Chiese il moro, scrutandolo con attenzione.

“Non così tanto”

“Ho della crema...dovrei avere qualc-“

“Sasuke, sto bene, davvero...” Naruto sorrise dolcemente, poi si alzò e lo raggiunse. Si inginocchiò di fronte a lui, fino a poggiare il mento sul suo ginocchio.

“Mi sei mancato” Ammise “E sono stato uno stupido ad allontanarti...ma...avevo paura” Continuò.

“Di quello che siamo?” Domandò l’Uchiha.

“E cosa siamo?”

“Sbagliati” Sasuke sorrise tristemente, poi passò le dita tra i capelli di Naruto, sulla sua guancia, sulle sue labbra.

Non poteva rinunciare a tutto quello, a quel viso, a quegli occhi, al suo...amore, perché quello era il nome del sentimento che provavano. Dietro la passione animale che li faceva bruciare senza ritegno c’era l’immenso candore di un sentimento maturato nell’infanzia e nell’adolescenza.

Si erano sempre amati, ancor prima di conoscere le parole gay, diverso, omosessuale.

Lui amava Naruto Uzumaki, l’avrebbe amato anche se fosse stato un cipresso o una volpe, poco importava, dunque, se fosse o meno un uomo, se nei suoi pantaloni svettasse la sua stessa erezione.

“Quindi siamo una coppia, no?” Il sorriso a trenta denti di Naruto per poco non lo abbagliò.

“Cosa?” Sasuke lo allontanò con un buffetto forse troppo energico.

“Tu scherzi, vero?” Si alterò un poco.

“E quindi cosa facciamo?” Naruto mise una sottospecie di broncio, poi si accomodò a gambe incrociate sul pavimento.

“Noi non siamo una coppia, non siamo fidanzati...non siamo...” E allora cos’erano? Avevano scopato? Sì. Gli era piaciuto? Sì. Si amavano? Sì, sì a tutte le domande...Sasuke concluse che desiderava la morte, in quel preciso istante, perché doveva ammetterlo, non voleva condividere Naruto con nessun altro, e allora lo erano, erano una sottospecie di coppia, come suo zio, come quel suo dannatissimo zio Madara con Hashirama.

“Sono rovinato” Piagnucolò a denti stretti.

“Sì” Rimarcò Naruto, scattando in piedi e bloccandolo contro lo schienale della sedia con le braccia.

Lo sorprese con un bacio, con la lingua bollente, con tutta l’impazienza covata al campo di grano dove si erano solo stretti l’uno all’altro.

“Ho bisogno che tu me lo dica, Sasuke...cosa siamo noi?” Chiese languido, mentre i denti indugiavano sul collo del moro.

“Noi...” Sasuke aveva il respiro corto, ma doveva mantenere una posizione, era pur sempre un Uchiha, non poteva farsi sottomettere in quel modo.

“Smettila, idiota” Borbottò, ma l’altro lo morse, non troppo forte, non troppo piano, quel tanto da fargli girare la testa e accapponare la pelle dal piacere.

“Cosa siamo?” Chiese ancora Naruto, scendendo con le labbra sulla spalla, soffiando attraverso il tessuto della maglietta, fino a raggiungere l’addome e il cavallo dei pantaloni, alzare il mento e scrutarlo.

“Sasuke? Rispondimi” Sorrideva, con le dita già impegnate con la zip. Aprì e chiuse la cerniera lampo una decina di volte, fingendosi indeciso.

“Cazzo, deciditi!” Si ritrovò a sbottare l’Uchiha.

“Oh, dipende da te!”

Cosa facevano adesso? Giocavano? Loro due? In quel modo perverso? Anche l’ultimo briciolo di dignità Uchiha volò via dalla finestra.

“Muoviti” Voleva essere un ordine, ma uscì fuori più simile ad una preghiera.

“C-o-s-a s-i-a-m-o?”

“Una cazzo di coppia! E ora muoviti!!”

 

*°*°*°*

Aveva perso, qualsiasi battaglia con se stesso, aveva perfino permesso a Naruto di stare sopra, ancora una volta, di farsi spazio dentro di lui, ancora una volta. Avrebbe camminato male per giorni? O il suo corpo si sarebbe abituato? Non lo voleva sapere, voleva sentire e basta, in quel momento, loro due, allacciati, coppia o non coppia che fossero, stupide puntualizzazioni!

“Ti piace?” Gli chiese Naruto, baciandogli la schiena, leccandogli il collo.

“Mi sto facendo prendere da dietro, e questo qui mi chiede se mi piace” Pensò, mentre una parte di lui avrebbe voluto piangere.

“Parla meno” Si limitò a dire, stringendo con le dita il cuscino.

“Puoi dirlo se ti piace...” Precisò Naruto, con una certa soddisfazione nel tono della voce.

“Che fa? Mi prende pure in giro?” Pensò ancora Sasuke.

Naruto uscì dal suo corpo e gli arpionò i fianchi con entrambe le mani.

“Ti piace?”

Sasuke aveva quasi freddo, senza quel contatto intimo a riempirlo, senza il suo addome contro la propria schiena.

Passò un minuto buono, un minuto di silenzio.

“Allora? Devo andare via?” Si sentivano risate trattenute nella voce del biondo.

Sasuke si sarebbe voluto voltare e menarlo, fargli nero anche l’altro occhio, poi però il suo basso ventre protestò e il suo corpo si mosse, stregato, erano forse magnetici? Si ritrovò contro il bacino di Naruto.

“Lo prendo per un sì” E riprese a muoversi con più vigore.

***

Li svegliò Suigetsu, e non fu piacevole. Aveva stampato il suo solito ghigno divertito, le braccia incrociate e le pupille che scattavano prima sul corpo nudo di Naruto, poi su quello di Sasuke.

“Oh, vi prego, fatemi venire in mezzo, vi prego...”  Piagncolò sorridente.

A Sasuke quasi prese un infarto, si coprì con il lenzuolo come tante volte aveva visto fare dalle ragazze nei film, poi si vergognò ancora di più, in preda ad una crisi isterica stampò una manata sulla schiena di Naruto, che sussultò di paura.

“No, tuo padre, dov’è!!” Gridò il biondo, per poi riprendersi e respirare con più calma.

“Cavolo ‘Suke, ho sognato che Fugaku ci beccava...”

“Ciao Naruto, scopato bene?” Suigetsu lo salutò con una manina sventolante che Sasuke avrebbe volentieri amputato.

“Oh”

“No no, non preoccuparti, io sono felice per voi” Hozuki era il ritratto della felicità.

“Sui, sparisci, perfavore” La voce dell’Uchiha era instabile. Si teneva la testa tra le mani, le lenzuola attorno al corpo.

Naruto invece aveva preso a ridere, ancora nudo di fronte all’altro.

“Anche io sono felice” Esclamò.

“Perfetto, sto con un imbecille” Pensò il moro.

***

Nel pub c’era confusione, la stessa di sempre, un vociare indistinto, bicchieri sbattuti sul tavolo, qualcuno tossiva, qualcuno rideva... Sasuke era silenzioso, con la sua doppio malto sotto il naso, i capelli neri raccolti in una piccola crocchia. Tutto era iniziato in quel posto, tutti i suoi problemi, in quel momenti si stava chiedendo se, appunto tutti i suoi problemi, sarebbero finiti lì.

Nutriva seri dubbi sulla cosa. Lui e Naruto stavano, ancora si vergognava a dirlo, insieme da un mese. Nessuno sospettava niente, solo il suo culo era testimone, e fortunatamente anche quello di Naruto, stare sempre sotto l’avrebbe fatto sentire ancora più sull’orlo di un baratro emotivo.

Perché mai si trovasse lì non riusciva a capirlo. Guardò prima Kiba, poi Shikamaru, poi Gaara, infine Rock Lee...perchè...perchè...

Cercò di varare le varie possibilità, ma la sua mente non voleva collaborare.

Forse era un ripetersi di eventi, forse Naruto si sarebbe seduto a tavola e avrebbe brindato alla propria scopata, e così Sasuke avrebbe finalmente capito che in realtà non era mai accaduto niente, che quello era un nuovo inizio, un carica partita, un reset.

Naruto arrivò al tavolo, sorridente cone i bambini il giorno di Pasqua, una birra in mano e gli occhi azzurri di chi è emozionato.

“Allora? Come mai siamo tutti qui?” Chiese Shikamaru.

“Io dovevo studiare, e poi ho sonno, e poi Temari ha il ciclo...” Borbottò.

“E a me cosa interessa se ha il ciclo?” Kiba fece cenno di vomitare sul tavolo.

“Vuole che le massaggi i piedi, quando ha il ciclo” Nara sbuffò annoiato.

Kiba rise. “Beh, appena le saranno passate spero che ti ripaghi in qualche modo...magar-“

“E’ mia sorella quella di cui state parlando” Gaara avave appena alzato gli occhi dalla sua Becks.

Al tavolo dove Naruto continuava a sedere sorridendo tornò il silenzio.

Il biondo sfiorò con la propria coscia quella di Sasuke, che divenne rigido come un sasso.

“Ho un annuncio da fare” Rise, alzando il boccale.

Uchiha lo guardò con occhi spiritati “ora lo dice, ora ci sputtana...ora dice che stiamo insieme” Avrebbe voluto ucciderlo fulminarlo sul posto, zittirlo. Ma non poteva fare niente.

“Brindiamo a qualcuno che finalmente ha scopato” Puntò il calice verso Sasuke, che nel contempo era divenuto paonazzo. Tutti i ragazzi lo guardarono increduli.

“A Sasuke, che non è più vergine!”

Tutti alzarono il  bicchiere, Naruto sorrise, e Sasuke giurò che quello sulle sue labbra carnose era un sorriso dispettoso.

“A Sasuke” Dissero tutti, prima di riempirlo di domande.

Naturalmente, a fine serata, tutti si erano fatti un’idea diversa, in quanto il moro non aveva risposto a nessuno.

Kiba parlava di prostitute, Gaara sogghignava tra sé e sé riguardo Karin, Rock Lee aveva ipotizzato la ragazza bionda di cui Naruto aveva parlato qualche volta, Ino, Shikamaru aveva inviato un sms a Temari:

“Arrivo tra venti minuti, ti massaggio i piedi, poi però voglio dormire.

Ps: Naruto e Sasuke si sono messi insieme.

Stai zitta”

Tutti sapevano del suo alto QI, ma neanche Sasuke avrebbe mai potuto immaginare che il giovane Nara era giunto alla conclusione esatta, Sasuke Uchiha aveva perso la sua verginità con il proprio migliore amico, Naruto Uzumaki, per gli altri, la realtà sarebbe rimasta un mistero.

 

***

“Io ti ammazzo” Sasuke guidava e urlava contemporaneamente.

“Dai, è stato divertente”

“Era così necessario?” Sbottò accelerando.

“Sasuke?”

“Che vuoi, pezzo d’idiota”

“Ti amo”

Sasuke sospirò, disgraziatamente l’amava anche lui, ma di certo non aveva gradito quella sortita al pub. Fortunatamente che gli altri avevano scommesso su delle ragazze.

Per il momento poteva stare sereno, anche se qualcosa gli diceva che quella tranquillità era destinata a durare poco.

Naruto Uzumaki era imprevedibile, e questo lui lo sapeva bene.

 

Note di Allyn:

In ritardoooo! Ma eccomi! Da qui iniziano le disastrose avventure dei due...vedremo come andranno le cose per Hashi e Mada, che saranno i primi a scoprire la verità, poi ci sarà Fugaku, e saranno dolori...in compenso spero che questo capitolo vi abbia diverito.

Un bacio, spero di leggervi, come sempre <3

Alla prossima <3

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Capitolo 26
*** VENTISEIESIMA REGOLA: In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se tuo zio e il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione omosessuale allora inizia a preoccupa ***


AllynChannel trasmette in notturna!

Dopo la “brontolata” di Yuko Ichi(che aimè ha ragione da vendere) mi sono sentita in dovere di mettere online la 26° regola, chi di voi studia, lavora e compagnie varie sa che i periodi più duri ci sono e che purtroppo non sempre è facile farsi venire l’ispirazione sotto stress...ma...eccoci qui, perché Naruto e Sasuke risanano tutto, anche i rottami come me...

E poi, ammettiamolo dopo aver iniziato la long su Gaara, Naruto e Sasuke non avevo più scuse, immagino...perciò eccomi.

I due ora stanno insieme (cuoricini e orsacchiotti), ma...c’è sempre un ma, le relazioni non sono fatte per essere vissute in ombra, figuriamoci se Uzumaki Naruto accetta di vivere il suo amore nell’oscurità...Sasuke dovrà fare i conti con la verità, con la famiglia, con il proprio ragazzo, con se stesso...vediamo se ne ha le pal...ehm ahaha

Insomma, il capitolo contiene “roba rossa” perciò siete avvisati <3

Baci baci

Spero di leggervi qui, ma anche, per chi avesse voglia, nei meandri della nuova fic:

Loro, anime da ardere ! ECCO IL LINK DA CLICCARE :LINK FANFICTION "LORO, ANIME DA ARDERE"

 

VENTISEIESIMA REGOLA: In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se tuo zio e il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione omosessuale allora inizia a preoccuparti

 

Di Fugaku di certo non si poteva dire che fosse un tipo poco tollerante. Aveva accolto Hashirama e Madara senza poi troppe grida, dire a braccia aperte sarebbe stato forse troppo, però, dopo molti anni, era ancora lui a invitarli a rimanere a cena, o per le feste, o solo per un caffè in compagnia. Non si voltava quando Hashirama poggiava la testa sulla spalla di Madara, o quando questo, sicuro di non esser visto, passava le lunghe dita pallide tra i capelli castani del compagno.

Certo, erano due uomini, ma Fugaku, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era contento che il fratello avesse trovato qualcuno in grado di amarlo.

Sasuke si svegliò di soprassalto, i capelli scompigliati, il respiro di Naruto sul collo, le gambe attorcigliate a quelle di lui.

Male, pessimo –ottimo se avesse avuto le palle di ammetterlo- risveglio.

“Il compleanno di mamma, papà lo verrà a sapere, papà scoprirà tutto” Sussurrò, guardando verso il soffitto bianco.

“Il compleanno di mamma!” Si ritrovò a gridare, svegliando Naruto.

“Eh, che? Tanti auguri? Che ore sono?” Farfugliò il biondo in pieno stato confusionale.

“Tu, stupida testa quadra...non capisci? La prossima settimana è il compleanno di mamma”

“Mikoto, quella donna non invecchia mai, è ancora bellissima, e tu le somigli un sacco” Naruto guardò il proprio ragazzo con sguardo dolcissimo.

Sasuke gli scaraventò un cuscino in faccia  e si morse le labbra dalla rabbia.

“Non fare l’idiota”

“Non sono idiota, sono serio...comunque che ore sono?” Naruto si stropicciò gli occhi e sbadigliò, poi si ributtò sul letto, portando sotto di sé Sasuke.

“Finiscila!” Protestò il moro.

“Oddio, cosa c’è adesso?” Chiese Naruto, addentandogli un orecchio per gioco.

“Te l’ho detto, il compleanno di mamma”

“E allora? Se è il regalo che ti preoccupa potremmo anda-“

“Ma sei scemo?”

“Non capisco” Naruto si grattò la testa bionda e chiuse gli occhi, cercando di comprendere tutta l’assurda preoccupazione  di Sasuke.

“Compleanno di Mamma, festa in giardino, parenti, i tuoi genitori, Io, tu, noi...disastro”

Naruto rise tenendosi la pancia.

“E allora?”  Esclamò.

“Se ne accorgeranno, lo sento, succederà un casino, tu...tu ci tradirai!” Agganciò le dita al collo brunito del ragazzo e cominciò a stringere con l’intento di soffocarlo.

“Sas- suke...così muoio...” Rantolò Naruto.

“Ah” L’Uchiha lasciò la presa e si portò le ginocchia contro il petto.

“Ti darai per malato, quando mia madre ti inviterà ti fingerai malato, in fin di vita, morto...” Cominciò a pianificare.

Uzumaki lo lasciò sproloquiare su falsi funerali, certificati medici, morti apparenti, rapimenti alieni, cambi di residenza, poi intervenì:

“Mi rifiuto di continuare questa sciocchezza”

“Cosa?” Sasuke lo fissò perplesso, una ruga tra le sopracciglia scure.

“Non ho intenzione di sparire, non ho intenzione di rimanere a casa” Fermo, le braccia incrociate e gli occhi azzurri puntati sul viso del moro.

“Ma...No! Non puoi!” Brontolò l’altro spintonandolo.

“Ma guardati, Sasuke Uchiha se la fa sotto come un marmocchio” Lo sbeffeggiò.

“No, evito di incasinare ancor più le cose. Non sei affidabile, punto, tu non vieni”

“Oh, io vengo eccome, e se mi va di baciarti ti bacio, se mi va di toccarti ti tocco, se mi va di scopar...”

Un pugno ben assestato colpì Naruto all’addome.

“Cazzo! Sasuke! Ma sei scemo?” Gli gridò.

“Non dire quella parola!” L’Uchiha era furioso, si era alzato, indosso non aveva niente, solo un’espressione arrabbiata e le labbra tirate.

“Quale?” Rantolò Naruto con un sorriso, indugiando sul corpo nudo del proprio ragazzo, “Scopar...”

Una pantofola lo colpì in testa.

Iniziò una lotta furibonda, dove Naruto cercava di dire “scopare” in ogni sua coniugazione, e Sasuke tirava oggetti, pugni e calci.

Finirono nuovamente sul letto, Naruto era sopra, i polsi di Sasuke bloccati nelle sue mani enormi.

“Io ho il diritto di scoparti, Uchiha. Tu...” Indugiò un attimo. “Tu hai il diritto di scoparmi”.

Sasuke lo guardò negli occhi, respiravano affannosamente, ma le parole di Naruto erano state ferme, sicure.

“Non ho intenzione di nascondermi per tutta la vita, e lo sai...se non hai intenzione di dirglielo adesso posso capirti, ma non tutta la vita...non tutta la vita a negare, a fingere di non amarti come ti amo”

I battiti di Sasuke accelerarono, tutta la rabbia sembrò fluire via, un fiume dopo la piena pronto a liberarsi in mare, Naruto rompeva ogni suo argine.

“Io vengo, non si discute” Proferì, prima di dargli un bacio in bocca.

Sasuke, fedele alla sua virile dignità, anche se questa ormai era ridotta a brandelli, lo morse, per dispetto.

Naruto non la prese bene, dopo una lunga colluttazione lo voltò di spalle, salendogli sopra, bloccandolo con le ginocchia.

Rideva.

“Fermati cretino!” Sasuke si dibatteva come un pesce appena pescato, più si dimenava più Naruto gli baciava le spalle, il collo, gli sfiorava i capelli neri con la punta delle dita, poi la curva della colonna vertebrale, poi il sedere tondo e nudo, le cosce.

“Quando sei incazzato sei così...” Osò.

“Idiota, lasciami” Ma la protesta suonò debole, Sasuke si era già arreso, con le mani di Naruto a separargli le natiche, pronto a toccarlo con l’indice, poi con il medio, là dentro, dove la carne era più calda, baciandogli ogni tanto le scapole.

“Sei un arrapato” Sussurrò l’Uchiha, che nel contempo aveva preso a muoversi in modo complementate al corpo di Naruto, senza più gli scatti della lotta, complice della propria cattura.

“Io verrò a quel compleanno” Gli disse Naruto all’orecchio, sottovoce.

“Fai cosa ti pare, ormai è andato tutto a puttane” Sasuke era entrato nella modalità depressione/catastrofe/tanto Naruto ne approfitta sempre.

“Sto già facendo quello che voglio” Ribattè a tono.

Sasuke si voltò un poco per lanciargli un’occhiataccia, ma il biondo lo penetrò con un colpo secco, costringendolo a buttare la fronte sul cuscino e a trattenere un gemito.

“Cavolo, fai piano!” Ansimò.

“Non ti ho fatto male” Mormorò Naruto, afferrandogli i fianchi e posizionandosi meglio dietro di lui.

Sasuke non rispose, era vero, non gli aveva fatto male, Naruto non gli faceva mai male, mai volontariamente, non più, da quel giorno in cui aveva creduto di averlo perso,

“Muoviti più veloce, Testa-Quadra” Gli disse piano, curvando la schiena e offrendosi di più.

*°*°*°**°*

Lo lascio vincere troppo spesso” Pensò Sasuke, guardando le spalle larghe di Naruto, poi la porta di casa sua.

Troppo, troppo spesso. Non sarebbe dovuto venire, avrei dovuto legarlo alla sedia. Affidarlo a Suigetsu. No, a Sui no, l’avrebbe scopato, me l’avrebbe toccato...Avrei dovuto...” Continuò, mentre il biondo bussava con troppa enfasi.

Mikoto aprì la porta, indossava una camicetta a fiorellini e i lunghi capelli neri le ricadevano lisci attorno al viso sorridente.

“Oh, eccovi, siete gli ultimi, aspettavamo voi” Allargò le braccia e strinse Naruto che si lasciò coccolare come un bambino, poi richiamò Sasuke con la mano, lo obbligò a subire lo stesso abbraccio materno,i lo guardò.

“Sembri felice” Mormorò contenta.

“Auguri mamma” Sasuke ignorò il suo commento e le mise in mano un pacchetto color crema.

“Ho partecipato anche io” Si intromise Naruto.

Sasuke capì che quella sarebbe stata una giornata molto lunga, e che, nella migliore delle ipotesi, sul calar del sole avrebbe dovuto scavare una fossa per il cadavere del suo ragazzo. Se fosse stato anche di buon umore ci avrebbe messo un fiore giallo, ecco, era amore quello, no?

“Oh, che gentili”

Mikoto scartò subito il pacchetto, era un gesto che si concedeva sempre e solo per il giorno del suo compleanno, essere impaziente, tornare bambina.

Quando vide gli orecchini color lapislazzulo le si inumidirono gli occhi.

“Oh, sono bellissimi ragazzi, una donna non avrebbe saputo sceglierne di più belli”

Prima frase che a Sasuke fece gonfiare la vena sul collo.

Cos’era? Si era già accorta di quanto il figlio fosse frocio?

Naruto gli posò delicatamente una mano sulla spalla. L’Uchiha scattò come se al posto delle sue dita ci fossero stati tizzoni ardenti.

“Sasuke, è successo qualcosa?” Chiese Mikoto, che nel frattempo aveva indossato gli orecchini.

“No, no...probabilmente un insetto” Balbettò il moro.

Naruto gli lanciò un’occhiata così truce che se anche ci fosse stato un insetto nel suo campo visivo sarebbe morto di terrore.

 

La festicciola si sarebbe svolta nel giardino sul retro di casa Uchiha, ma come sempre metà degli invitati si godevano il divano di Fugaku, tra questi c’erano Madara e Hashirama, seduti agli opposti estremi del mobile, divisi da un Obito che pareva uscito da una messa funebre.

“Gente!” Salutò Sasuke alzando una mano verso di loro.

Obito non sollevò neanche lo sguardo dal pavimento, Hashirama si sciolse in un sorriso affettuoso, Madara lo puntò con cipiglio curioso.

“Nipote, vieni a salutarmi per bene” Disse.

A Sasuke vennero i brividi, ricordava la conversazione avvenuta a Natale e sapeva, in cuor suo, che quello sguardo non prometteva niente di nuovo.

Lo zio lo abbracciò, un abbraccio strano troppo prolungato, poi all’orecchio del ragazzo sussurrò.

“Come vanno le cose?”

Sasuke deglutì.

“L’università? Benissimo, tra due mesi discuterò la tes-“

“No, non lo studio...lui” E indicò con la coda dell’occhio un Naruto splendente, in grado di brillare di luce propria.

Cavolo, il loro amore era così palese? Sasuke sarebbe voluto sprofondare, ma si riprese, si schiarì la voce, che altrimenti non sarebbe proprio uscita dalla sua gola e rispose.

“Non so a cosa ti riferisca, zio”

“Dimmi che il culo ce lo mette lui, ti prego” Sasuke arrossì di colpo, si staccò dallo zio e cercò di ricomporsi.

Madara dapprima sorrise, poi però si fece serio, infine arrabbiato.

Non solo aveva confermato la sua tesi, aveva anche compreso che no, il nipote non giocava sempre il ruolo di maschio dominante.

“Io vado a salutare gli altri” Si defilò il ragazzo, mentre correva in giardino sentì dire a Madara le seguenti parole: “Ehi, Hashirama, non sono più arrabbiato con te, ho altre persone oggi contro cui indirizzare tutta la mia ira, torna qua che hai vinto la scommessa, dannato Senju”

Fugaku lo guardò avvicinarsi, non sorrise ma affiancò il figlio in una camminata fino all’albero di pesche che Mikoto aveva piantato qualche anno prima.

“Ci sono gli Uzumaki al completo” Esordì.

Sasuke sospirò, anche quell’anno neppure un “ciao, mi sei mancato figlio mio, sono contento di rivederti”.

“Credo di sì” Rispose, freddo come il padre.

Fugaku strinse le dita attorno al bicchierino di plastica, senza però romperlo, si sentirono un paio di scricchiolii, poi continuò: “No, non credere...tu hai portato l’ultimo, ora sono veramente al completo”.

Ottimo, odiava il “genero”, anzi, odiava tutta la sua stirpe, “quegli sconsiderati hippie sempre con il sorriso da cretini sulla faccia da pugni” li aveva chiamati una volta, “quel tuo amico con la testa gialla e quel fanfarone di suo padre, Minato”, Sasuke non aveva mai voluto sapere cosa significasse quel “fanfarone”.

L’entrata in scena di Itachi lo salvò dall’imbarazzo più assoluto, ma solo per pochi istanti, arrivando per braccetto a Shisui lasciò che sprofondasse ancora più in basso.

“Smettetela voi due, sempre appiccicati, sembrate due finocchi, tuo zio e Hashirama bastano e avanzano, in questa famiglia” Li rimproverò Fugaku.

Shiusui scoccò un bacio sul collo a Itachi, per gioco, l’uomo lo fulminò con lo sguardo, poi sospirò andandosene, lasciando che l’altro fratello Uchiha stringesse Sasuke in un abbraccio troppo affettuoso.

“Vostro padre dovrebbe essere più aperto...Hashirama e Madara dovrebbero avergli insegnato qualcosa, no?” Rise Shisui, assistendo all’abbraccio fraterno dal quale Sasuke tentava inutilmente di liberarsi.

Itachi rise.

“Ma nostro padre è aperto” Disse.

“Dovrebbe esserlo solo un po’ di più...ti immagini se avesse avuto veramente un figlio gay? Avrebbe dato di matto!” Lasciò che Sasuke riprendesse fiato e guardò Shisui.

“Oddio” Rise questo “Ti prego, andiamo a fingerci innamorati, così altro che tollerante e aperto, il suo pupillo Itachi, frocio e coinvolto in una relazione incestuosa...Un capolavoro!”

Shisui si stava divertendo un modo, continuò a ridere e a scherzare con Itachi per due minuti buoni, mentre Sasuke, dentro di sé, formulava testamento.

L’inzio della fine,  lo sapeva benissimo, quel giorno sarebbe stato l’inzio della fine, la sua.

 

EXTRA: Il giorno precedente al compleanno di Mikoto.

Casa Uchiha-Senju, ore undici di sera.

“Cosa hai intenzione di metterti domani?” Hashirama guardava l’interno dell’armadio, i lunghi capelli castani raccolti in una coda disordinata.

“Ehi, Madara, dico a te”

Una voce funerea riecheggiò dall’oscurità dal salotto: “Un pigiama”.

“Oh, falla finita” Lo brontolò Hashirama.

“E’ uno stupido compleanno, con quegli stupidi dei miei parenti, io vengo in pigiama” Borbottò burbero.

“Sas’ke verrà?” Chiese Hashirama tirando fuori dagli scaffali una maglietta sportiva e un paio di jeans.

Madara scrollò le spalle e si buttò sul letto.

“Sì, è il compleanno di sua madre, dopotutto. Gli Uchiha rispettano le tradizioni, mica come voi incivili Senju. Quant’è che non senti tua nipote Tsunade? E quel cretino di Asuma? Kurenai ha sfornato il loro primogenito e manco si sono fatti sentire, incivili...ah, meglio così da un certo punto di vista, niente regali, niente soldi spesi male”

“Oddio Madara, sei di buonumore stasera, eh?” Lo schernì Hashirama.

“Tu cosa ti metti domani?” Chiese il moro, girandosi su un fianco e guardando il compagno ancora alle prese con l’armadio.

“Per te maglietta nera e jeans, contento? Io non lo so, la camicia a quadri che mi ha regalato Fugaku l’anno scorso, gli farà piacere vedermela addosso...” Cominciò a parlare a ruota libera, permettendo a Madara di pentirsi per essersi interessato troppo.

“Io preferirei vederti senza vestiti, ne trarrei un piacere maggiore rispetto a quello che Fugaku potrebbe provare vedendoti addosso la camicia che ti ha regalato”

Madara si era mosso silenziosamente, per piazzarglisi dietro e stringerlo con una certa dolcezza.

Hashirama sorrise, tirò fuori la camicia a quadri e la poggiò sul puff dove di solito Madara abbandonava i vestiti quando tornava da lavoro.

“Idiota” Disse a scoppio ritardato, voltandosi per rispondere all’abbraccio.

Trovò le labbra sottili del moro, dischiuse, poi un bacio, stranamente calmo e pacato, diverso dalla foga con la quale lo investiva di solito.

“Spogliati” Gli disse Madara nell’orecchio, sottovoce.

Hashirama eseguì, si tolse i pantaloni della tuta verde e la felpa con su scritto GreenPeace, poi, una volta nudo guardò Madara inginocchiarsi, baciargli l’ombelico, gli addominali, la pelle brunita delle cosce e là in mezzo, aprendo la bocca e accogliendo completamente quella parte di lui che a Madara proprio non sapeva resistere.

“Sei davvero di buonumore” Commentò, infilando le dita tra i capelli neri e lunghi dell’Uchiha, che non rispose, ma cominciò a succhiare piano.

“Ahh...ma...tu credi che ‘Suke con Nar-“ Domanda sbagliata, Madara si tirò in piedi di scatto, si asciugò le labbra e mise le mani sulle spalle di Hashirama.

“A letto, è tardi” Esordì.

“Ehi, che ti prende?” Brontolò il Senju. “Ed io qui come faccio?” Indicò l’erezione tra le gambe.

“Bagno, doccia, mano, quello che ti pare...io dormo”

“Madara, piantala, cos’ho detto?” Chiese, infilandosi nuovamente la felpa e salendo sul letto senza pantaloni.

“Ehi” Si avvicinò al moro.“Sasuke e Naruto” Ripetè.

Madara sbuffò. “Mio nipote è gay” Sputò dopo due minuti di silenzio in cui Hashirama gli era salito sopra.

“E? Tu cosa sei? Trovo assurdo il tuo comportamento”

“Hashirama? Io non sono gay”

Il Senju rise di gusto, infilò una mano nei pantaloni di Madara e tirò fuori il suo pene.

“Nono, non sei gay” Gli fece il verso, abbracciando nel pugno la propria erezione e quella innegabile dell’Uchiha, cominciando a muovere piano le dita, a far scorrere su e giù la mano.

“Io posso” Rantolò Madara in preda al piacere.

“Anche loro possono” Gli rispose Hashirama

“Sasuke sta sopra” Mormorò indispettito.

“Sasuke sta dove gli pare, sta dove stai tu, dove sto io, dove capita, dove ha voglia di stare...” Liberò Madara dalla stretta esperta e si sdraiò supino sul letto.

Madara gli salì sopra, si spogliò e lasciò che Hashirama gli arpionasse i fianchi.

“Guardati, stai sopra, eppure...” Disse il Senju, facendogli notare i movimenti del bacino, il tentativo lento e pacato di cercare piacere nella sua erezione.

“Stai zitto...io faccio quello che mi pare”

“Sì, ed io te lo lascio fare, quando vuoi prendermi ti lascio fare...quando vuoi...”Madara gli tappò la bocca con un bacio, cercando la sua lingua, mentre si faceva invadere dall’erezione di Hashirama. Sospirò di piacere.

“Sasuke non...” Cercò di dire, mentre il Senju aveva preso a muoversi dentro di lui, assecondando le oscillazioni di un bacino che si costringeva a guidarele danze...

“Scommettiamo, eh, Madara?”

“Cosa?” Sorrise lui, in preda ad un piacere basso e sordo.

“Scommettiamo che Naruto è stato sopra, eh? Che Sasuke non è poi tutto questo –iosbattoioprendoiocomando-“

Madara grugnì, poi annuì, poi lo baciò.

“Scommettiamo. Mio nipote sta sopra e comanda i giochi”

Hashirama rise e acconsentì.

“Io scommetto il contrario, se vinco invitiamo a cena Tsunade, Kurenai e Asuma, e tu sarai cordiale, carino e gentile, anche con il bambino”

“Con il marmocchio no!” Protestò.

“Anche con il marmocchio” Ribattè Hashirama, portando Madara sotto di sé e amandolo con una gioia familiare, con la stessa intensità che provava da sempre, sicuro che con lui avrebbe sempre potuto scommettere tutto, il mondo, la sua stessa vita, tanto non avrebbe mai potuto perdere, giocavano già a carte scoperte, da anni.

 

 
 

<3 <3 Note di Allyn:

Allora, eccomi qui, finalmente con la 26°, vi sono mancata? <3 ditemi di sì e lanciatemi pomodori, voglio una pioggia di pomodori <3 ahahah <3 L’inzio della fine, Sasuke ha ragione, quando la famiglia Uchiha è al completo se ne vedono delle belle.

Shisui e Itachi, sempre sul filo del rasoio, che divertimento, siete autorizzati a leggere ciò che volete tra le righe, io non negherò niente e non dichiarerò niente ahahah :P Innocente scherzo o verità, a voi la scelta.

Mikoto, adorabile dolce mamma <3 Fugaku, spero che regga il colpo ahahah Madara <3 My sweet man...questa sarà  per te la riunione di famiglia meno noiosa del secolo <3

Insomma, io spero che il capitolo, anche se in ritardo (vergognoso) Vi sia piaciuto.

Ringrazio per tutte le bellissime recensioni a cui devo ancora rispondere (pian piano ce la farò), e ringrazio per quelle che qualche buon’anima mi lascerà <3 Vi aspetto, amo leggervi <3

Un bacio

Allyn

Alla prossima...

Povero Sasuke ahahah e Madara...e Hashirama. l'amore! L'amoreee! <3 spero che anche l'extra vi sia piaciuto!

 

 

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Capitolo 27
*** VENTISETTESIMA REGOLA: Quando tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii consapevole che non ti servirà a niente. La verità viene sempre a galla, in caso contrario sarà tu ***


I drammi di Sasuke continuano... <3

VENTISETTESIMA REGOLA: Quando tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii consapevole che non ti servirà a niente. La verità viene sempre a galla, in caso contrario sarà tuo zio a ripescarla a forza.

 

Uchiha Sasuke odiava da sempre le feste, in particolar modo quelle ricorrenti come compleanni, anniversari, festività religiose…

Odiava qualsiasi cosa comportasse dover stare tra la gente, salutare, sorridere, intraprendere conversazioni di convenienza dove non si parlava di niente, dove si ripetevano sempre le stesse domande, e dove si rispondeva sempre a lo stesso modo.

“Come va?”

“Tutto bene, grazie, voi?”

“La scuola, il lavoro, la famiglia?”

“Le vacanze, gli amori, i bambini, gli amici?”

“Ricordi quando…”

Sasuke avrebbe voluto evitare qualsiasi conversazione con qualsiasi persona, familiare, amico di famiglia, ma non poteva.

Non poteva prendere Naruto per mano, correre in casa, salire le scale due gradini per volta e barricarsi in camera con lui.

Non poteva ignorare tutta quella gente e baciare Naruto per un’ora o due contro l’albero di pesche che sua madre amava tanto.

Non poteva isolarsi con lui nel bagno e farci l’amore due, tre volte, o quanto bastava.

Ma Naruto era lì, bello come la tentazione più vorace, lo logorava dall’interno, e lui non voleva ammettere che amava quel sentirsi sempre affamato, sempre così consumato da un desiderio che quando poteva essere appagato lo faceva morire di piacere e rinascere ancora per decidere, convinto, di voler morire di nuovo.

Dio, quanto lo amava.

Seduto su una di quelle squallide sedie in plastica bianca tipiche di ogni giardino, si era sorpreso ad osservarlo.

Osservarlo parlare, mangiare salatini, bere aranciata, parlare, essere a suo agio con tutti. Naruto, a differenza sua era bravo tra la gente, ci sapeva fare, con quel suo sorriso cordiale e rassicurante, con quel suo emanare serenità. Sasuke si alzò, strinse i pugni nelle tasche dei jeans e avanzò a piccoli passi verso il suo sole personale; non avrebbe potuto baciarlo, ma avrebbe potuto stargli vicino, ascoltarlo parlare di tutti quegli argomenti noiosi e senza senso, sentirlo ripetere le solite odiose frasi di convenienza che dalle sue labbra sarebbero uscite come musica. Naruto avrebbe cantato la musica del quotidiano per lui, e l’avrebbe resa bella, interessante, intossicante.

Ancora due passi e poi…

“Sasuke!” La madre di Naruto gli sorrise, poi allargò le braccia e improvvisò una mezza corsa verso di lui.

Collisione tra: tre. Due. Uno. Impatto!

“Sasuke! Come sono felice di vederti”

Lo stava abbracciando, no, abbracciare non era il termine giusto, lo stava strapazzando in una morsa d’affetto incommensurabilmente potente.

“Oh, ma come sei bello, fatti vedere! Proprio bello!” Si staccò un attimo per osservarlo in volto, poi riprese a stringerlo.

“Kushina, Sasuke vorrebbe anche respirare” La ammonì Minato.

La donna scoppiò in una risata rumorosa, lasciò andare Sasuke e sospirò appagata.

“Ti vedo in forma” Anche l’uomo biondo tanto simile a Naruto si complimentò con lui.

Sasuke pensò che fossero strani. Non erano mai stati “normali”, ma quel giorno, in quel momento, mentre entrambi lo fissavano con un sorriso esageratamente largo e gli occhi brillanti…sì, non gli sembrarono anormali nello stesso modo di sempre, lo erano ancora di più.

“Ehm…beh…grazie” Si ritrovò a balbettare.

Minato prese a dargli sonore pacche sulle spalle, Kushina gli strinse una mano.

“Ti abbiamo visto crescere, ora sei un uomo fatto”

Perché tutto quel calore?

Sasuke non era di certo un tipo stupido, gli ci voleva poco per giungere alla conclusione giusta di un qualsiasi quesito.

E…no, quello che la sua testa stava ipotizzando proprio non gli piaceva.

Si voltò per cercare Naruto tra le persone, e quando incrociò i suoi occhi azzurri decise che sì, quello era il giorno in cui avrebbe ucciso il suo ragazzo e sepolto il cadavere, poi si sarebbe suicidato crollando pancia sotto sul cumolo di terra appena smosso, degno di Shakesperare.

“Eh, beh…credo che sia normale crescere” Dopotutto Kushina e Minato lo conoscevano da sempre, lui e Naruto si frequentavano da anni, praticamente da tutta la vita. Una morsa dolcissima e calda gli abbracciò il cuore. Cercò ancora una volta gli occhi di Naruto, per amarlo con lo sguardo, poi si ricordò che avrebbe dovuto ucciderlo, perché sì, Sasuke ci era finalmente arrivato, lo leggeva negli occhi da volpe di Kushina, e in quelli azzurri e intelligenti di Minato: sapevano tutto.

Chi poteva averglielo mai spifferato?

Erano davvero così strani da accettare l’omoessualità di Naruto con tanta gioia e comprensione? Sasuke per un attimo desiderò che anche sue padre, Fugaku, si trasformasse in un genitore strambo votato al pacifismo e all’amore.

No, non sarebbe mai avvenuto.

Naruto però avrebbe dovuto pagare per il suo errore, perché aveva promesso di non aprire quella sua bocaccia con anima viva.

“Naruto!” Chiamò voltandosi per cercarlo,

“Ci sono i tuoi!” Continuò.

Il ragazzo li raggiunse correndo così come aveva corso sua madre pochi minuti prima.

Stesso sorriso squinternato, stessi occhi vivaci, il colore era quello di Minato, che ora li guardava con una certa curiosità.

Naruto sfiorò impercettibilmente la mano di Sasuke con le dita,  come se la presenza dei genitori non fosse un problema, come se non dovesse nascondersi da nessuno.

Ulteriore conferma dei dubbi di Sasuke: sapevano.

Gli lanciò velocemente un’occhiataccia, poi tornò a sorridere, mentre Naruto salutava i genitori con un abbraccio.

Suo padre aveva ragione: la famiglia Uzumaki era una famiglia di squinternati, peccato che non se ne sarebbe liberato facilmente, dal momento che il figlio era il suo…sì, insomma; su Sasuke cadde la pesante consapevolezza che Naruto era il suo fidanzato, e quel nucleo di squinternati che fino a qualche anno prima erano stati i genitori del suo migliore amico, sarebbero stati i suoi suoceri.

Si trattenne dallo svenire, dal gridare, dal correre in cerchio per tutto il giardino di casa sua, urlando ad ogni invitato che sì, che era gay, proprio come lo zio Madara e il suo compagno Hashirama, proprio come i tizi di certi telefilm in seconda serata, o come quelli che la gente additava fuori da locali aperti fino al mattino.

Tutto questo putiferio accadde solo nella sua mente, mentre il guscio esterno rimaneva immutato: espressione algida e fiera, labbra tirate.

Si congedò dall’allegra famigliola e, con la stessa andatura dell’uomo di latta nel mago di Oz, andò a cercare qualcosa da bere, preferibilmente con un grado alcolico superiore a quello dell’assenzio.

Non trovò da bere, ma dopo una serie di strani mugolii, si trovò costretto ad alzare la grande tovaglia che ricopriva il tavolo ricadendo molle fino al terreno. Non trovò una segreta riserva di alcolici, ma Obito, nascosto sotto il tavolo, con l’orecchio ben premuto contro il cellulare. Fortunatamente qualcuno era messo peggio di lui, era una cosa brutta da pensare, ma a Sasuke regalò un certo sollievo ipocrita.

“Obito?” Lo chiamò.

Questo alzò il viso rigato dalle lacrime e mimò un ciao tremante con le labbra.

Ecco, poteva nascondersi con lui sotto il tavolo, quello era un buon piano per continuare a partecipare alla festa senza uccidere nessuno.

“Che stai facendo?” Sussurrò, guardandosi intorno.

“Rin” Balbettò il cugino. “Chiamo casa, la segreteria” Tirò su con il naso. “Avevamo inciso il nastro della segreteria assieme…e…” Non dovette aggiungere altro, Sasuke aveva già capito. Dopo la fase “mandiamominacceallacasa/canilediHatake” per cui era stato denunciato e condannato ad un ordine restrittivo, Obito era scivolato di nuovo nella fase “rivanghiamoilpassatopiangendo”.

“Obito, ascoltami bene…” Sasuke fece un profondo respiro. “Rin non tornerà, ripeti con me: Rin non tornerà”.

Obito scoppiò a piangere e fece cenno a Sasuke di abbassare nuovamente la tovaglia, il ragazzo scosse la testa e lo lasciò mugolare in pace.

“Una famiglia di pazzi” Si ritrovò a ripetere versandosi un po’ di aranciata in un bicchiere “Pazzi…me compreso” Continuò.

Dopo il terzo bicchiere di aranciata dolce sentì la vescica implorare pietà. Rientrò in casa, stando ben attento a non farsi vedere da nessun parente, né tantomeno da suo zio Madara, figuriamoci da Naruto, che avrebbe potuto avere la malsana idea di seguirlo per poi…no, non voleva pensarci.

Salì al secondo piano e si infilò in bagno, una volta uscito sentì dei rumori. Si appiattì ad una parete, dietro un vecchio mobile pieno di asciugamani e cianfrusaglie per la casa.

I rumori provenivano dalla camera di Itachi.

Più che rumori sembravano risate.

“Dai, scommetto che non ne hai il coraggio” Era la voce divertita di Shisui, Sasuke ne era certo, ma che stava combinando?

“Oh, sei rimasto il solito cretino” Quello era Itachi, ma…pareva ubriaco. Itachi ubriaco? Il buon Itachi? La domanda più importante arrivò dopo: dove avevano recuperato gli alcolici?

“Scommetto che non ne hai le palle!?” Ancora Shisui.

“Dammi la bottiglia, ‘Sui”

Silenzio, vetro che viene posato a terra, silenzio, risate.

“Ma ci hai messo la lingua!” Itachi pareva arrabbiato e divertito allo stesso tempo.

“Prove generali per vedere Fugaku sbroccare!” Shisui, ancora ridendo. Poi silenzio, poi ancora rumore di vetro contro qualcosa, poi respiri agitati.

Sasuke sentiva il cuore battergli a mille.

Anche suo fratello? Con suo cugino? Suo padre sarebbe morto di certo, infarto, shock anafilattico da contatto con omosessuali.

Madara, Sasuke e…Itachi, il prediletto Itachi, quale spreco di geni!

Non volle né vedere né sentire altro, forse, dopo, avrebbe chiesto spiegazioni a suo fratello.

Magari al funerale del genitore una volta che la notizia gli fosse giunta all’orecchio.

“Sas’ke? Sei tu?” Itachi tirò fuori la testa dalla camera e guardò in giro, aveva sentito dei rumori provenire dall’ingresso.

Sasuke finì di scendere le scale senza rispondere.

“Itaaaachi…torna qui!” Altre risate di Shisui.

***

“’Suke, dove sei stato?” Naruto lo raggiunse.

Sasuke non rispose, si sedette sull’erba lo sguardo puntato sulle scarpe.

“Oh”

Naruto si avvicinò per guardarlo meglio.

“Cos’hai fatto? Perché quella faccia allucinata?”

Sasuke alzò il viso, era pallido, sconvolto.

“Non vuoi saperlo” Sillabò.

Naruto fece per chiedere spiegazioni quando un’ombra li investì sovrastandoli.

“Allora ragazzi? Novità?” Zio Madara incombeva su di loro con gli occhi ridotti a due fessure brillanti.

 ***

EXTRA: Di malintesi, incesti scampati e omosessuali alla ribalta contro Fugaku.

“Shisui, no!” Itachi pareva irremovibile, con le braccia incrociate e gli occhi puntati in quelli del cugino.

“Cavolo, ti sei proprio rammollito. Non devi dare sempre il buon esempio, sai?”

“Non è per Sasuke o per dare il buon esempio. Non è il caso di…”

Shisui gli mostrò nuovamente la vodka.

“Importata dalla Russia. Un investimento contro la noia da compleanno in famiglia” Sorrideva con tutti i denti e gli occhi stretti.

“Mio padre ha detto niente Alcool, da l’ultima scenetta di Obito…non vuole rivederlo in quello stato”

“Ma Obito non ne sentirà neppure l’odore, questo è per noi! E poi, da quello che ho visto mi sa che non uscirà fuori dal suo nascondiglio per un po’”

“Quale nascondiglio?” Itachi inclinò la testa.

“Non vuoi realmente saperlo, fidati”

Shiusi salì le scale di casa Uchiha, trascinandosi dietro il cugino, ormai rassegnato, che lo seguì dentro camera.

***

“Alla salute, e auguri a Mikoto” Shisui alzò in aria la bottiglia e bevve due sorsi, poi sputò in faccia a Itachi.

“Ma…”

“E’ fortissima!” Si scusò, passando la bottiglia al ragazzo, che intanto si stava pulendo la faccia con una manica.

“Vuoi fare le cavolate e poi non reggi un po’ di vodka” Scosse la testa.

“Ehi Itachi, ma…tuo fratello?”

“Sasuke cosa?”

“Con Naruto…”

“Si amano” Itachi bevve in abbondanza e ripassò la bottiglia a Shisui che lo guardava con occhi sgranati.

“Lo pensi anche te?”Disse titubante il cugino.

“Conosco mio fratello meglio di quanto lui creda…e sì, Naruto è la persona per lui, lo so da sempre…da quando erano bambini” Strappò la vodka dalle dita del compagno di bevute.

“Come zio Madara e Hashirama, litigheranno e faranno pace in eterno. Forse è un morbo, forse è cicilica la cosa…A Natale li ho visti baciarsi fuori dalla porta di casa”

Rise e si stese sul letto.

“A papà verrà un colpo…Mamma credo che lo sospetti da sempre ma che finga che sia tutto ok, lo fa per papà, credo”

Shisui era sbigottito, aveva sempre pensato che il cuginetto fosse un po’ particolare, effettivamente non aveva mai mostrato vero interesse per una donna e con Naruto sì, doveva ammetterlo c’era aria di sintonia, dietro il paradosso della loro relazione.

Rise anche lui: “Ai froci in famiglia” Brindò.

Itachi gli fece compagnia.

“Ehi, aiutiamo Sasuke a…insomma…sensibilizziamo Fugaku!” L’alcool facva uscire il peggio di Shisui, e con il peggio venivano fuori anche le sue discutibili idee.

“Sentiamo, cosa vorresti fare?”

“Che ne so, potremmo baciarci davanti a lui. Dai, scommetto che non ne hai il coraggio”

“Oh, sei rimasto il solito cretino”

“Scommetto che non ne hai le palle!?” Shisui si era messo carponi sul letto, la vodka stretta nella mano destra. Gli brillavano gli occhi.

“Dammi la bottiglia, ‘Sui”

Un secondo, bastò un secondo, un bacio inizialmente a fior di labbra poi l’incontro goffo di lingue e saliva.

Silenzio, poi la risata di Shisui a riempire la camera.

“Ma ci hai messo la lingua!” Itachi si pulì le labbra, ma ubriaco com’era non riuscì a mantenere l’arrabbiatura per più di due secondi, stava ridendo.

“Prove generali per vedere Fugaku sbroccare!”

Era dai tempi dei primi anni di superiori che Itachi non faceva l’idiota con suo cugino, anni arretrati di cretinate erano finalmente usciti in un’esplosione di follia.

Avevano riso così tanto da avere il fiatone. Poi dei rumori li sorpresero. Smisero di ridere. Itachi, un po’ ciondolante si sporse con la testa fuori dalla camera:“Sas’ke? Sei tu?” chiamò, nessuna risposta, ma il richiamo di Shisui dal letto: “Itaaachi, torna qui!”.

Itachi lo sapeva, Fugaku, in un modo o in un altro ci avrebbe lasciato le penne.

 

 

Allyn si scusa per il ritardo, come sempre di Shisui e Itachi siete liberi di pensare TUUUTTO ciò che volete ahahah <3 di Sasuke e Naruto no, si amano, punto! Ahahaha

Spero di leggere le vostre recensioni, mi scuso per il ritardo, mi siete mancati, sarò breve, il pc in prestito va a carbon fossile!

Grazie davvero a tutti voi per il sostegno <3

Allyn <3

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Capitolo 28
*** VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome ***


AllynChannel trasmette come promesso.

Sono sempre loro: Sasuke e Naruto. Il compleanno di Mikoto, una tragedia, più che altro per Sasuke, poi per Fugaku, e Madara, ma che vuole? Ahaha Shisui e Itachi daranno il loro meglio.

Io torno con il capitolo ventotto e nel caso le regole non vi bastassero e la curiosità vi scorresse addosso c’è sempre la nuova fic su Naruto, Gaara e Sasuke.

Un bacione!

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Vi aspetto <3 e vi ringrazio, come sempre

 

VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome.

“Da quanto va avanti?” Zio Madara non era mai stato un ficcanaso, anzi, più riusciva a mantenersi nell’ombra, lontano dagli affari di famiglia, più si riteneva soddisfatto.

Eccezione fatta per il suo nipote prediletto, e questo Sasuke lo sapeva.

Fin dall’infanzia, Sasuke, era stato il pupillo dello stravagante Zio. Non esisteva compleanno o Natale, o festa, in cui Madara si dimenticasse di regalare un indispensabile consiglio di vita al bambino.

“Non farti mettere sotto da nessuno”

“Noi Uchiha siamo superiori a chiunque”

“Tu mi somigli ragazzo. Non dimenticarlo mai”

“Non dovrai piegarti di fronte alle difficoltà, saranno loro a inchinarsi di fronte a te”

E così via, queste erano più o meno le deliranti perle che lo Zio Madara andava sussurrando nelle piccole orecchie di un Sasuke al tempo ancora bambino.

La condizione mentale attuale di Sasuke però non era totalmente da attribuire alle parole dell’uomo, ma tutti in famiglia sapevano che, invece di riderci su, il più piccolo degli Uchiha aveva preso quei consigli alla lettera.

Forse era un difetto genetico, ma entrambi, zio e nipote, erano a modo loro due pazzi, due pazzi che si rispettavano, esemplari unici nel loro genere, e in quanto speciali non potevano non sentirsi superiori agli altri, complici nella loro misantropia, complici nel loro acume, complici nel cinismo e infine, dopo anni, con grande turbamento di Sasuke, complici anche nelle scelte sessuali e sentimentali…

Il ragazzo aveva sempre provato ammirazione per lo Zio, anche se questo ogni tanto gli incuteva terrore o gli faceva accapponare la pelle con il solo sguardo, ma, dopotutto, quel pazzo con i capelli da metallaro e la pelle da vampiro era l’unico in grado di tener testa a suo padre, Fugaku. E poi Sasuke l’aveva sempre preso da modello, addirittura ricordava un tema delle elementari in cui aveva sostenuto che il rapporto di coppia perfetto fosse quello tra suo zio e…il suo compagno, Hashirama.

Merda.

Sasuke si chiese se la colpa della sua condizione non fosse da delegare all’uomo che ora incombeva su di lui e sul suo attuale –sottocoperturanellavestedimiglioreamicoidiota – ragazzo.

“Zio?” Aveva gli occhi sgranati, mai quanto quelli azzurri di Naruto.

Un accenno di sorriso nacque sulle labbra del biondo, che guardò il compagno.

“Cosa andrebbe avanti?” Sasuke incrociò le braccia e sostenne lo sguardo indagatore del parente.

Il sorriso di Naruto si spense.

“Oh, non prendermi per cretino, pivello. Tu e questo coso…avresti potuto trovartelo più…ah, accidenti, sì, quando hai intenzione di dirlo a tuo padre? Mi pare una cosa seria la vostra, no? Cuoricini ovunque, di quel tipo, ecco”

Sasuke imprecò mentalmente, doveva mantenere la calma, uccidere lo zio, che sapeva, uccidere Minato e Kushina, che sapevano, sotterrare tutti insieme a Naruto in una fossa nel deserto…ah, avrebbe dovuto uccidere anche quell’Hippie di Hashirama, perché sicuramente sapeva anche lui.

“Sei vecchio, stai dando i numeri” Negare, fino alla morte, combattere, fino alla morte.

“Non mancarmi di rispetto, moccioso”

Madara non sembrava arrabbiato, ma aveva cambiato postura, il piccolo nipote che prima pendeva dalle sue labbra adesso lo stava sfidando.

“Alla tua età anche io ero come te, negavo. Ho negato per anni fino a quando…” Si interruppe.

“Fugaku non la prenderà bene, oltretutto, tuo fratello…anche lui non è che sprizzi testosterone da tutti i pori” Continuò.

A Sasuke vennero i brividi, ancora ricordava i frammenti di conversazione che aveva sfortunatamente intercettato. Shisui, Itachi…Fugaku sarebbe crollato a terra, infarto assicurato.

“Signor Uchiha…” Naruto si schiarì la voce, aveva la gola secca. Sasuke gli strinse il polso con forza, non voleva assistere ad massacro, dove il biondo, naturalmente, avrebbe avuto la peggio.

“Nar-“

“Sas’ke, lasciami parlare”

“Che vuoi tu, testa gialla!” Madara si avvicinò ancor di più, sfidando il giovane.

Sasuke si guardò intorno, felice di vedere che nessuno era abbastanza vicino da poterli sentire, o notare.

Tutti allegramente coinvolti nelle loro sane conversazioni, nessuno stava sudando sette camicie per dimostrare ad uno zio infallibile di non essere omosessuale.

“Ehm, la prego di non pressare Sasuke. E’ vero, stiamo insieme…”

Fine dei giochi, fine di tutto, il moro pregò il cielo di morire in quel momento, un fulmine, un asteroide, un aereo, una puntura di vespa, un colpo…voleva morire in quel momento ed allontanarsi dal disastro imminente. Era rovinato. Lo aveva saputo fin dall’inizio, fin da quando aveva incontrato quell’idiota con i capelli color del grano. Aveva deciso la sua fine da bambino. Lui l’aveva detto, se lo era ripetuto in testa come un mantra, non avrebbe dovuto portarlo a quel compleanno, era inaffidabile, una mina vagante, li avrebbe traditi…

Piangere avrebbe peggiorato la situazione, e poi lui non era un tipo da lacrime, e queste di certo non avrebbero impedito alle labbra di Zio Madara di diventare così sottili e tirate.

Tre. Due. Uno. Pronti all’esplosione, Naruto sarebbe scoppiato in mille pezzi, colpito dal raggio laser Madara.

“Stiamo insieme e…Sasuke non è pronto, per lui, per me…è stato difficile, lei capirà sicuramente. Anche se oggi le cose sono cambiate rispetto al passato…”

“Mi stai dando del vecchio?” Madara si accigliò, ma non pareva realmente arrabbiato. Sasuke aveva le mani freddissime e la salivazione azzerata, dì li a poco sarebbe collassato a terra.

“No…No” Naruto alzò entrambe le mani. “Sto solo dicendo che…ognuno ha i suoi tempi e Sasuke non vorrebbe essere una delusione per suo padre o per l’intera famiglia, e sa che lei, rispetto agli altri, riuscirà a capirlo e ad aiutarci”

Sasuke ricominciò a respirare, sentì la mano sudata e fredda di Naruto stringere la sua, con forza. Naruto lo capiva, meglio di chiunque altro era riuscito a spiegare a quell’uomo alto e algido le sue emozioni, le sue paure.

“Sasuke” Madara lo guardò negli occhi, poi guardò Naruto, le loro dita intrecciate. “Da quando fai parlare gli altri per te?” E sorrise. “L’amore ti ha rimbecillito…io almeno ho conservato la mia dignità e…”

“Madara! Ehi, ti avevo perso” Hashirama comparve dal niente, un sorriso enorme ed infantile sul viso abbronzato. Abbraccio il compagno, cingendolo da dietro, per poi posargli un bacio velocissimo sul collo. Madara si zittì, si liberò dalla presa dell’altro e si voltò.

“Tu! Sparisci”

“Dignità, eh?” Sussurrò pianissimo Naruto, Sasuke sorrise, si sentiva stranamente leggero. Averlo detto a qualcuno lo faceva sentire meglio, libero.

“Ma…amore…io” Hashirama mise il broncio.

“Non ora…non vedi che…” Madara pareva improvvisamente impacciato, Hashirama gli aveva preso le mani e l’aveva costretto a guardarlo.

“Stavi parlando con i ragazzi?” Disse, sottolineando la parola “ragazzi”. Sasuke capì che sì, anche Hashirama sapeva.

Numero familiari a conoscenza del segreto: due.

“Sasuke caro, Naruto, l’amore è bellissimo, non fatevi troppi problemi, chi vi ama capirà” E detto questo baciò Madara sulle labbra e se ne andò sorridendo come un ebete.

“Morto, lo voglio morto” Sillabò lo zio, pulendosi con la manica della camicia.

“Voi due…” Sospirò. “Ho capito, cazzo, mi sembra di vivere in una fottuta Soap. Tu, testa bionda, non fare cretinante, Sasuke, polso e… non lasciargli prendere il potere, nella coppia deve esserci il maschio dominante, ricorda!”

Sasuke capì che suo zio stava delirando, che Hashirama l’aveva destabilizzato, che quel sottolineare continuamente l’espressione “maschio dominante” rimandava alla conversazione che avevano avuto poco tempo prima sul “chi sta sotto, chi sta sopra”. A quanto pare, allo zio Madara stava a cuore il didietro del nipote prediletto. Sasuke si sentì in colpa, ma annuì comunque.

“Sta arrivando Fugaku” Li avvertì con un sospiro, prima di congedarsi imprecando.

“Tuo zio è pazzo” Riuscì a concludere Naruto, prima che il capofamiglia li raggiungesse.

“Sasuke…” E guardò prima Naruto, poi il figlio. “C’è la torta in tavola, vai a fare una foto con tua madre e la famiglia”.

Il moro sospirò e si incamminò verso gli altri.

***

“Obito, esci da sotto il tavolo” La voce allegra di Hashirama risuonò tra il borbottio generale.

“Su, accendono le candeline”

“A Rin piaceva spegnere le candeline” Piagnucolò Obito.

“Devo chiamare Madara per aiutarmi a farti uscire?” Lo minacciò l’uomo.

Obitò allargò gli occhi e zampettò fuori dal nascondiglio, si sistemò la giacca, infilò il cellulare in tasca e guardingo seguì Hashirama al tavolo.

Mikoto sorrideva felice, protagonista per un giorno, bambina per un giorno.

Sasuke pensò a come le si sarebbe spezzato il cuore. Ma aveva sempre Itachi, dopotutto, no? Lo stomaco gli si strinse in una morsa.

Kushina non faceva che congratularsi con lei, troppo vicina, così come Minato a Fugaku, gli stringeva la mano, si lasciava andare in racconti sull’infanzia dei figli, a cosa stavano giocando? Ai felici consuoceri?! A Sasuke cominciò a girare la testa.

“Itachi dov’è?” Chiese Obito.

“Con Shisui, no?” Rispose Madara.

“Andatelo a chiamare, voglio una foto con i miei bambini” Disse Mikoto, che nel contempo osservava deliziata le fiammelle appena accese.

Qualcuno andò a chiamare il ragazzo, e tra borbottii e canzoncine di auguri Itachi si presentò mano nella mano con Shisui, entrambi ubriachi fradici.

“Fu-ga-ku?” Chiamò Shisui, tutti lo guardarono. Sasuke stava per vomitare, Naruto era perplesso.

“Questo è per te!” E sbam, il ragazzo prese il viso ridente di Itachi tra le mani e gli stampò un bacio in bocca.

Madara si portò una mano alla fronte, Hashirama scoppiò a ridere, Fugaku impallidì, e con sorpresa di tutti Mikoto scoppiò a ridere.

“Voi ragazzi, siete fantastici, venite qua, facciamo una foto tutti assieme”

Sasuke si chiese se sua madre fosse impazzita, ma la sua risata gioiosa contagiò gli altri, che interpretarono quel gesto come un gioco.

“E questo è per sensibilizzarvi all’amore globale, su su, Sasuke!! Dai un bacio a Naruto pure tu!” Shisui stava cantilenando, esortando il cugino.

Mikoto rise ancora, Fugaku scosse la testa imbarazzato, poi guardò Sasuke e fece un cenno di diniego con la testa.

“Ragazzi, ricomponetevi” Ordinò, affidando la macchina fotografica a Minato che si era fatto triste.

“Tutti intorno a Mikoto, Obito, smetti di ridere, Itachi, anche tu, e dopo faremo un discorsetto”

“Fugaku, amore, non essere così severo, stanno giocando…” Lo riprese Mikoto, che proprio di preoccupazioni, sgridate, brontolii sommessi non ne voleva sapere, non quel giorno.

Si strinsero tutti attorno alla donna e al suo sorriso dolce, Minato impostò l’autoscatto, dieci secondi di lucetta lampeggiante e sorrisi tirati, poi il flash e le candeline che si spegnevano, l’applauso, gli auguri ripetuti, i baci.

***

Mikoto aveva aperto tutti i regali, mostrato un volto gioviale, per niente invecchiato dal tempo, anzi, addolcito da ogni anno passato, occhi comprensivi e pazienti.

“Sasuke?” Lo chiamò con la mano. Il ragazzo la guardò, seduta su una sedia in plastica, elegante come una regina, eppure tanto semplice, tanto bella.

Amava sua madre, anche se non gliel’aveva più detto dai tempi delle elementari, l’amava ancora, proprio come allora.

Si avvicinò, cercando di individuare l’oscura figura di suo padre, l’aveva visto prendere Itachi e Shisui per le orecchie e trascinarli in casa.

“Mamma…” Disse, guardandola negli occhi, capendo perché Naruto insistesse tanto con il dire che per lui era la donna più bella del mondo, semplice, gli somigliava, tantissimo.

“Sasuke” Sorrise lei, scandendo ogni sillaba del suo nome.

“Mamma” Ripetè lui. Lei rise, gettando un po’ la testa all’indietro, ringiovanendo di vent’anni in un secondo.

Lui sapeva che l’avrebbe delusa, soffriva, si sentiva sbagliato, cattivo, un pessimo figlio.

“Vieni qui, vicino, su, come quando eri bambino” Lo richiamò lei.

Il ragazzo annuì, cercando una sedia, non la trovò, così con un sospiro fece quello che non faceva da anni, si sedette sull’erba, vicino alle gambe di sua madre.

Lei gli passò le dita tra i capelli neri, lui arrossì e per un attimo pensò di scostarsi, poi invece chiuse gli occhi e si rilassò.

“Sei felice, Sasuke?” Quando li riaprì sua madre lo guardava con attenzione.

“Perché questa domanda?”

“Rispondi” Gli posò l’indice affusolato sul naso. “E non dire bugie”.

“Io…”Indugiò, pensò al passato e poi agli ultimi mesi, a come si era sentito con Naruto, completo, amato e…felice. Poi però era venuto il senso di colpa, la vergogna, la paura, avrebbe deluso tutti, avrebbe rovinato tutto.

“Io vorrei…”

Lei lo esortò a continuare, con un’espressione che lui non vedeva da tempo, ma che ricordava benissimo. Sua madre era sempre stata in grado di leggergli dentro, di capire come si sentiva anche quando mentiva, era stata lei ad abbracciarlo ogni volta che si sentiva messo da parte per Itachi, era sempre stata lei a sussurrargli, senza che lui avesse avuto il tempo di chiederlo, che suo padre lo amava, anche se non era solito dimostrarglielo.

“Puoi” Lo sorprese dopo pochi minuti di silenzio. “Io ti amo lo stesso, qualunque sia il modo in cui tu scelga di vivere” Lei guardò oltre, Sasuke si voltò, con il cuore a mille, con lo stomaco sottosopra, cosa stava guardando? Poi lo vide, vide che gli occhi neri di sua madre si erano posati sull’altro, su Naruto. Per qualche secondo lo guardarono entrambi, madre e figlio. Naruto che sorrideva, Naruto che gesticolava, Naruto che si voltava, come colpito dal loro sguardo pece e che sorrideva, salutando con la mano, come quando era bambino.

Quante volte lei li aveva visti giocare, quante volte aveva preparato il letto per Naruto, quante volte aveva messo cerotti e bende sulle loro ginocchia, quante volte? Li conosceva, entrambi.

“Io voglio che tu  sia felice…” Lei gli prese le mani, e Sasuke sapeva di averle freddissime, di essere emozionato e confuso e sì, di avere le lacrime agli occhi, come non accadeva da secoli.

Aveva capito bene? Sua madre sapeva? Com’era possibile? Nessuno poteva averle detto niente, lui non aveva lanciato segnali di nessun tipo, e di certo non credeva al detto “le mamme lo sentono”, ma…guardandola in viso, intrattenendo con lei una conversazione muta e profondissima, per un attimo ebbe come la certezza che invece, quel detto che sbeffeggiava, fosse vero, che lei lo aveva sentito, che lei lo aveva visto dentro.

“Ma mamma, io…”

“Qualsiasi strada, qualsiasi scelta, qualsiasi amore…voglio che tu sia felice, voglio poterti vedere felice”

Non poteva crederci. Quel giorno, sveglio nel letto di primo mattino aveva avuto come una premonizione, il compleanno di sua madre, la rovina, il giorno in cui tutti avrebbero saputo. Però si sentiva meglio, sempre più leggero, svuotato dall’angoscia.

Cosa c’era da dire? Doveva confermare, magari aveva capito male, magari sua madre alludeva a qualcos’altro, al percorso lavorativo, ecco.

Ma lei gli strinse la mano.

“Non si sceglie chi amare” Poi si sedette vicino a lui sull’erba, lontani da tutti, invisibili a tutti, gli posò un bacio sulla fronte, sulla guancia e lo strinse forte.

 

***

[EXTRA]

Extra: di qualche settimana prima, di Naruto che proprio non sa tenere un segreto… ma si sa, certe gioie vanno condivise con chi si ama.

 Aveva detto a Sasuke che qualcuno stava male, un parente, uno vecchio.

Sasuke se l’era bevuta, aveva fatto le spallucce, l’aveva guardato preparare lo zaino e i soldi per mettere benzina.

“Allora torno domani, ti saluto mia madre…e” Aveva detto.

“No, non salutarmi né tua padre, né tua madre, né il pesce rosso…poi si insospettiscono” Aveva risposto Sasuke sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Ma se conosci i miei da sempre…”Aveva ribattuto Naruto con il broncio, già colpevole in cuor suo per il vero motivo del suo ritorno a casa.

“E’ uguale!”

Naruto sbuffò, chiuse la cerniera dello zaino, guardò la stanza dove aveva alloggiato per i primi anni di università e dove ora andava solo per dormire con Sasuke, dato che l’altro letto era solito invaderlo quel pazzo di Suigetsu, che sì, fortunatamente non faceva altro che far nottata con qualcuno, o con Karin.

Ripensò a tutte le volte in cui aveva toccato Sasuke, sopra le lenzuola, sotto le lenzuola, sul pavimento, sotto la doccia. A tutte le volte, silenziose, in cui Sasuke l’aveva svegliato nel cuore della notte, baciandolo sul collo, infilandogli la mano nei boxer, avvolto dalle tenebre come da una coperta sicura, come se si vergognasse della verità.

Naruto si era fatto toccare, si era fatto baciare la schiena, invadere, con una gioia che non avrebbe saputo descrivere a parole. Ascoltava e basta il corpo di Sasuke impattare contro il suo, riempirlo e svuotarlo e avrebbe voluto dirgli che poteva farlo anche alla luce del sole, senza vergogna, poteva desiderarlo così, senza vergogna.

“’Suke” Lo chiamò, prima di aprire la porta e andar via.

“Che c’è?” Sasuke alzò a malapena lo sguardo dal libro che stava leggendo.

Aveva i piedi poggiati sulla scrivania, le caviglie scoperte, i pantaloni del pigiama tutti sgualciti. Era bellissimo, per Naruto, Sasuke era la persona più bella del mondo.

“Io vado” Annunciò, premendo le dita sulla maniglia.

Il moro lo guadò attraverso le lenti degli occhiali, lo guardò negli occhi e sembrava dire: “cosa vuoi che faccia?”.

Naruto avrebbe voluto che si alzasse, posasse il libro e corresse a baciarlo sulle labbra, poi con la lingua, poi…no, così non sarebbe più andato via, però almeno un po’ di affetto…

Si sentì triste, come se tra loro ci fosse un muro invisibile. Sasuke non era di certo la persona più espansiva ed estroversa del mondo, anzi, forse era tutto il contrario, ma almeno con lui, almeno con la persona con cui faceva, insomma, con cui faceva l’amore, a cui aveva detto di amare…ecco, akmeno con lui poteva.

Naruto si morse le labbra, sostenne lo sguardo pece del compagno, poi si voltò e abbassò la maniglia.

“Torno presto” Disse.

Gli sembrò di vivere una scena da film, quando Sasuke lo afferrò per il polso e chiuse la porta sbattendocelo contro.

“Tu, saluta per bene” Gli sussurrò contro le labbra.

Naruto era storidito, con il respiro di Sasuke sul viso, con i suoi occhiali appannati vicino agli occhi.

Boccheggiava, e si sentì in imbarazzo, perché questa cosa lo faceva sentire tanto sciocco, tanto ragazzina delle medie, tanto infantile e innamorato, e debole e…

Sasuke lo baciò con trasporto, gli infilò la lingua in bocca, le dita, che fino a quel momento avevano carezzato solo le pagine ordinate del libro, ora erano tra i suoi capelli dorati.

Naruto non voleva più andar via, neppure per un giorno, neppure per dire ai suoi che tutto era andato bene che lui e Sasuke si amavano.

Rispose al bacio e lasciò cadere lo zaino.

Rispose al bacio, e decise che sarebbe partito dopo, rispose al bacio e lasciò che Sasuke gli sganciasse i pantaloni, che lo  trascinasse sulla scrivania, che lo toccasse ovunque.

Quella volta finirono per combattere, con mezzi vestiti addosso e mezzi sul pavimento.

Combatterono per la supremazia, e finirono per ridere, per metterci più tempo del dovuto, per prendersi entrambi, per ansimare entrambi.

 

***

“Mamma, ritardo” Disse Naruto al cellulare, una volta rivestito e pettinato, con le labbra di Sasuke sul collo per salutarlo ancora una volta.

“Parto ora” Annunciò con un filo di voce, interrompendo la chiamata.

“Guida piano, imbecille” Lo ammonì l’Uchiha, piantandogli lo zaino tra le braccia e buttandolo fuori dalla camera.

“Finalmente un po’ di relax” Borbottò a voce abbastanza alta per farsi sentire dal biondo, che rise, e una volta chiusa la porta sussurrò.

“Ti amo anche io, Sasuke”

***

“Io lo sapevo” Squittì Kushina abbracciandolo.

Naruto aveva dato fondo a tutto il suo coraggio per confessare ciò che i suoi genitori già sapevano da tempo. Non riusciva bene a capire come, ma avevano sempre saputo, e avevano sempre tifato per Sasuke, sperato che lui lasciasse Hinata, che fosse felice.

Loro volevano che fosse felice senza imbrogli o menogne, e non c’era gioia più grande, perché Naruto si sentiva bene, e completo e amato, e… sarebbe potuto esplodere nel salotto di casa sua, tra le braccia di sua madre, di fronte al sorriso strano e dolce di suo padre.

“Mi dispiace, Pa’” Disse guardandolo. Minato gli posò una mano sulla spalla.

“Abbiamo avuto il tempo per capirlo…per guardarti, per parlare” E puntò gli occhi azzurri su Kushina.

“Ma avresti preferito un figlio…normale” Naruto stava piangendo.

Minato li abbracciò entrambi, li avvolse.

“Naruto, tu non sei diverso”

“E poi Sasuke è bellissimo” Si intromise Kushina.

“Eh?” Naruto si trovò a sorridere.

“E’ la verita” Rise lei. “E’ il benvenuto in casa nostra, come membro della nostra famiglia, lo è sempre stato, dopotutto”.

“Mamma, non esagerare, Sasuke non credo abbia intenzione di…”

“Ognuno ha i suoi tempi” Esordì Minato sciogliendo l’abbraccio.

“Oh, se aspettiamo i tempi degli Uchiha dovranno vivere per sempre nell’ombra” Ribattè Kushina.

“Mamma…ti prego, va bene cosi”

Lei si addolcì, ma Naruto le vide comunque negli occhi il fuoco della rivolta, aveva preso molto a cuore la questione e la cosa lo preoccupava, oltre a rallegrarlo molto, ma soprattutto lo preoccupava, di certo non voleva che Sasuke venisse a conoscenza del fatto che ora i suoi genitori sapevano.

******

Extra: buone norme di comportamento alle feste in famiglia

Fugaku si era sempre considerato un buon genitore. Aveva considerato Itachi un buon figlio. Ora, chiuso nel salotto si stava chidedendo cosa avesse sbagliato.

“Shisui, smetti di ridere. Itachi, da te non me lo sarei proprio aspettato. Davanti agli zii per giunta!” Sentenziò con le braccia incrociate e lo sguardo severo.

Shisui si portò una mano davanti alla bocca, cercò di trattenersi, guardò in direzione del cugino poi del divano, dove si sedette, poi nuovamente Fugaku, poi scoppiò a ridere di gusto.

“Oddio! Guarda che faccia, è incazzato nero!” E giù risate.

Fugaku attinse a tutta la sua pazienza per non gridare, lasciò perdere Shisui, il ragazzo aveva perso qualsiasi facoltà mentale, ne avrebbe riparlato con lui quando i fumi dell’alcool lo avrebbero abbandonato. Si concentrò sul figlio, che sedeva silenzioso, lo sguardo pece puntato sui piedi.

“Tu sei quello responsabile, tu dovevi dare il buon esempio, tu…cosa ti è saltato in mente?” Iniziò.

Fugaku era sconvolto, proprio non capiva il perché di quel gesto, non capiva perché avessero dovuto baciarsi, con tutti gli scherzi che esistevano, proprio quello? E poi sua moglie, ma che gli era preso? Ridere così…erano forse tutti impazziti e lui non se ne era proprio accorto?

Prese forza e tornò a guardare Itachi che si guardava le scarpe.

“Non avete pensato che con quella trovata qualcuno si sarebbe potuto offendere? Tuo zio…insomma, tuo zio Madara…”

Indugiò.

“E’ gay, papà?”  Itachi alzò lo sguardo.

Fugaku si morse le labbra.

“Sì, quello” Borbottò.

Shisui afferrò un cuscino e ci rise contro, poi sussurrò. “Omofobo, come cazzo fa ad essere omofobo, con Madara…insomma….” E rise ancora.

Fugaku l’aveva sentito, si vergognò per un solo istante, poi tornò sui suoi passi.

“E’ proprio perché non lo sono che il vostro comportamento mi ha deluso, poteva offendere…”

“Non ha offeso nessuno, papà”

“Non sono cose da fare” Si puntò lui.

“Cosa? Baciare un altro maschio?” Shisui si posò il cuscino sulle ginocchia e si sporse verso Itachi, che sorrise.

“E se tuo figlio fosse…gay?” Chiese il ragazzo.

Fugaku li guardò con attenzione, poi esplose.

“Finitela, entrambi!” Corse a separarli. “Itachi, spiegami cosa ti è preso”

“Mi dispiace solo che tu non sia poi così aperto come vuoi dare a vedere” Sussurrò, e pensava al fratello, pensava al suo sguardo triste, pensava al modo in cui si tratteneva, a come evitava di strare troppo vicino a Naruto.

“Io sono aperto”

“Non è vero, non riesci neppure a dire la parola gay” Protestò a voce abbastanza alta, non avrebbe gridato così se fosse stato sobrio.

“Come fai a dire una cosa del genere quando sono anni che Madara e Hashirama frequentano casa nostra come coppia? Non sarei aperto?” Fugaku si sentì colto nel vivo.

“Non è questo, loro non sono tuo figlio” Esplose.

Shisui si trattenne dal battere le mani e applaudire, la loro causa sosteniamoilpiccologayrepressosasukesatavaprendendolapiegagiusta.

“E adesso cosa vorresti insinuare?” Fugaku era in preda ad un attacco di rabbia repressa.

“Che va bene tutto, ma se fosse tuo figlio ad essere gay tu non saresti così aperto, per te sarebbe una delusione” Spiegò.

“Il problema non si pone. Tu non sei gay” Rispose Fugaku.

“Non hai un solo…”Sussurrò Itachi, poi si zittì.

“E neppure Sasuke lo è, perciò la questione mi pare conclusa. Finitela con queste cretinate” Detto questo si congedò con una certa ansia sullo stomaco.

Lui, che aveva accolto Madara ed Hashirama a braccia aperte, lui che tollerava le loro sceneggiate, lui che…se Itachi o Sasuke…cosa c’era che gli scatevava quel moto di nausea improvviso.

Niente, si disse, i suoi figli erano normalissimi ragazzi a cui piacevano le ragazze, il problema non si poneva.

Indossò un sorriso algido e tornò in giardino.

Cercò Mikoto con lo sguardo e la trovò, bella come sempre, seduta sull’erba, abbracciava Sasuke.

Sasuke, con i suoi lineamenti sottili. Sasuke che non era più stato fidanzato con una ragazza dai tempi di quella…quella Sakura.

Sasuke che era venuto con quello scemo biondo di Naruto.

Naruto e quei genitori strani. Minato che non gli si scollava un secondo, e quella madre con i capelli rosso fuoco e lo sguardo troppo, troppo gentile.

Cosa gli sfuggiva?

 

 

 

ECCOCI qua! Per farmi perdonare per tutti i ritardi torno con un capitolo più lungo e due extra. Il primo risale a prima del compleanno di Mikoto, il secondo invece è in linea con la storia.

Itachi si è messo in testa insieme a Shisui di aiutare Sasuke con Fugaku, ma l’uomo pare non capire. Dopotutto credo sia dura accettare una realtà del genere.

In ogni caso lui non facilita le cose ahahah nega l’evidenza

Insomma, spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a scrivermi, a farmi sapere le vostre impressioni e a leggere questa fic.

Un bacione, vi aspetto!

Allyn

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** VENTINOVESIMA REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia non rientra più nelle possibili soluzioni, forse è arrivato il momento di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA X MADA ***


Beh, è passato tanto, forse...beh, inutile girarci intorno, sono passati anni. Sono imperdonabile, perché le regole successive all’ultima da me scritta erano già tutte nella mia testa, ma che cosa è successo? Ho perso la fiducia in ciò che scrivevo. Ogni riga, frase, paragrafo, tutto urlava: SCHIFO! E così ho smesso. Non sono mancati i messaggi in questi tempi, sempre gentili e bellissimi...e poi, un giorno, la voglia è tornata...e beh, spero rimanga, e spero di potervi regalare ancora qualche sorriso e qualche bel momento in compagnia delle fanfiction, ancora rigorosamente NaruSasu e SasuNaru, per quanto riguarda LE REGOLE!

Spero di poter leggere ancora, come un tempo, le vostre bellissime recensioni.

PS: per chi non mi conoscesse...la domanda è: ma il sesso è davvero così importante? Vi aspetto al capitolo 1!

A tutti quelli che già mi conoscono, che saranno felici del mio ritorno...VI VOGLIO BENE, non c’è mai stato un giorno senza che ripensassi a quanto mi facesse star bene scrivere e leggervi.


Al.

VENTINOVESIMA REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia non rientra più nelle possibili soluzioni, forse è arrivato il momento di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA X MADARA]

Sasuke li avrebbe sterminati, tutti quanti, non ci sarebbe stata pietà per nessuno.

Naruto, Itachi, Shisui, Obito… a Obito avrebbe fatto anche un favore.

Una famiglia di folli, meritavano di morire.

Poi la sua rabbia sparì, ripenso al viso di sua madre, allo sguardo che si erano scambiati quel pomeriggio, alle sue labbra sorridenti.

Sospirò e si concentrò su un punto del soffitto dove una minuscola crepa sembrava disegnare una C.

C di coniglio, un vigliacco che non aveva il coraggio di dire apertamente “sì, sto con un uomo. Sì, amo un uomo. Sì, è il mio migliore amico d’infanzia”.

Digrignò i denti e affondò meglio la testa nel cuscino.

L’avevano convinto a rimanere per la notte, a ripartire in tarda mattinata del giorno seguente. Un altro motivo per detestarli.

Si chiese se la testa quadra stesse ripensando come lui alla terribile giornata appena trascorsa. No, sapeva già la risposta, quel demente dormiva già da ore, ne era certo.

Rigirarsi nel letto non servì a niente, lo fece per mezz’ora buona, poi si arrese e uscì da quella camera ormai troppo soffocante.

Sentì il russare placido di suo padre, il ronzare del condizionatore, i suoi passi sul pavimento, respirò forte, poi aprì una porta alla quale non bussava da anni.

Itachi dormiva a pancia sotto, i capelli raccolti nella solita coda bassa, la finestra aperta e un braccio abbandonato sul cuscino.

Ehi” Sasuke bisbigliò. “Itachi, stai dormendo?” Ma quanto poteva essersi rincretinito? Ovvio che dormiva! Imprecò mentalmente, poi si avvicinò al viso del fratello.

Svegliati, coglione!” Lo scosse, cercando di non essere troppo rude, anche se la tentazione di strangolarlo era incredibilmente forte.

Itachi fece uno scossone, poi aprì gli occhi e mise a fuoco il volto spaurito del fratello minore.

Hai fatto un incubo? Vuoi venire sotto le coperte del tuo adorato fratellone?” domandò facendogli spazio.

Non ho cinque anni, imbecille!” sbuffò Sasuke, prima di andare ad occupare il posto appena creatosi tra le lenzuola di Itachi. Non appena toccò con la testa il cuscino non poté ignorare quella vecchia sensazione, come ogni volta affiorava invadente da una parte profonda e nascosta che per anni aveva provato a sigillare a forza. Si sentiva al sicuro, ed odiava ammetterlo, lì circondato dal respiro tranquillo di Itachi, dalle loro foto d’infanzia ancora appese alle pareti, lì, riuscì a prendere aria senza sentire un peso sul petto.

Sto con Naruto” disse, aspettandosi chissà che cosa, chissà quale giudizio.

Nessuna risposta, si voltò per guardare il volto del fratello, magari colto da un infarto, da un colpo apoplettico, immobile per il troppo stupore. Niente di tutto ciò, solo un viso felicemente addormentato.

Lui dichiarava la sua omosessualità, e l’altro che faceva? Dormiva. Morto, lo voleva morto. Lo afferrò per il mento e lo costrinse in primo luogo a svegliarsi, in secondo luogo ad ascoltarlo guardandolo in faccia.

Io sto con Naruto” Sillabò ancora una volta, assicurandosi che l’altro capisse bene.

Sasuke, se è per questo che mi hai svegliato...lo sapevo già” disse con un sorriso prima di dargli un buffetto sulla fronte. “Ora torniamo a nanna” aggiunse.

Erano tutti impazziti?

Itachi, ma...hai capito cosa ti ho detto o sei ancora rincoglionito dal sonno?” Avrebbe voluto urlare, ma farsi sentire da suo padre era l’ultima cosa al mondo che desiderava.

Itachi, ho scopato con Naruto, scopo con Naruto, sto con Naruto, lo capisci questo?”

A quel punto, di fronte agli occhi sgranati di Sasuke, Itachi non potè far altro che mettersi seduto, grattarsi la testa ed esclamare: “ho capito, ma non dirmi i particolari, ti prego”.

Sei impazzito, Itachi? Ma non riesci a capire la gravità della situazione?”

Sasuke si sentiva preso in giro, forse stava ancora dormendo e quello era un incubo, forse già solo il fatto di aver detto a suo fratello “sto con Naruto” la prima volta gli aveva provocato un colpo, e ora il suo corpo esanime giaceva immobile, forse quella era davvero tutta una sua fantasia.

Sasuke, anche mamma lo sa, lo sanno tutti, Shisui...gli zii, solo...ecco, papà no, papà non lo sa”

BOOM! Non era morto, quella era la realtà, quel momento, tanto incredibile, era arrivato.

Il suo COMING OUT. Ecco, coming out non era proprio il termine più adatto, dopotutto lui non coincideva con l’omosessuale tipo, non era effemminato, che poi, non tutti gli omosessuali se ne andavano in giro ostentando amore per il balletto e per il rosa...ecco, ma non era neppure uno di quei tizi tutto muscoli e baffoni, ecco, stava di nuovo ragionando per stereotipi. Neppure suo zio, neppure Hashirama erano poi così convenzionalmente gay, quindi il suo non poteva essere definito proprio un coming out, lui, per la precisione stava facendo un NARUTING OUT.

Cos’era quella scenetta con Shisui?” Chiese una volta sicuro di avere l’attenzione del fratello non più così addormentato.

Beh...certe volte perché le cose accadano serve una spintarella...”

Sasuke avrebbe voluto ucciderlo, lui e quel cretino del cugino, che gli era saltato in mente? Volevano promuoversi a sostenitori dei diritti LGBT?

Tu vuoi che papà sappia, tu vuoi incastrarmi!” sibilò.

Itachi, nell’oscurità della stanza sorrise a abbassò lo sguardo, una ciocca di capelli si liberò dalla coda e andò ad accarezzargli la guancia glabra.

Non riesci proprio a capire, fratellino...” rialzò lo sguardo pece su di lui, il sorriso triste sul suo volto sembrava così antico agli occhi di Sasuke, quasi nascondesse qualcosa di più della solita innata malinconia che caratterizzava ogni Uchiha.

Vuoi rovinarmi, vuoi deridermi, così papà vedrà solo te, per sempre, il suo unico figlio perfetto...Itachi laureato in anticipo con lode, Itachi che aiuta in famiglia, Itachi che vince questo e quello e qualsiasi altra fottutissima cosa ci sia da vincere in questo mondo!” Vomitò quelle parole intingendole di una rabbia che non era quella vecchia e infantile del secondogenito sempre in lotta con il fratello maggiore, era una rabbia fuori luogo che apparteneva solo e solamente alla vigliacca paura di non essere più amato dai propri genitori, di non essere più normale, di essere colpevole di amare un uomo.

Itachi sospirò, poi con un gesto inaspettato afferrò la testa di Sasuke portando la propria fronte contro la sua e guardandolo dritto negli occhi.

Voglio che tu sia felice, Sasuke, solo questo, voglio che tu abbia quello che io non ho mai avuto, la forza di scegliere come vivere la tua vita!”

***

Sasuke quella notte era poi tornato nel suo letto, non aveva avuto più il coraggio di parlare, né di guardare Itachi in faccia; si era semplicemente alzato ed aveva camminato come ubriaco fino alla sua stanza. Una volta steso supino, con le mani tra i capelli si riscoprì di nuovo insonne ad osservare il soffitto, e quella minuscola crepa a forma di C adesso gli sembrò molto più simile ad una S, S di stronzo.

Cercò il cellulare, lo accese e aprì la rubrica. Il suo nome era nella sezione “i più utilizzati”, ovvio, era ormai parte del suo quotidiano, neppure il telefono osava negarlo, solo suo padre non lo sapeva.

Compose veloce un sms:

A: Naruto Idiota Uzumaki

Stai dormendo?

Spense lo schermo e si rannicchiò in posizione fetale, vergognandosi di aver appena chiesto aiuto. Aveva una voragine nel petto che non riusciva a riempire , un senso di colpa tanto abissale da inghiottirlo. Gli occhi troppo gentili di Itachi, l’amore incondizionato di sua madre, l’appoggio poco rassicurante di suo zio Madara, e l’inconsapevolezza deleteria di suo padre.

La risposta di Naruto arrivò un paio di minuti dopo

Da: Naruto Idiota Uzumaki

No

Sasuke avrebbe voluto lanciare il cellulare contro il muro, anzi lanciarlo contro la testa di Naruto e vedere cosa si sarebbe rotto per primo, se il telefono o quella zucca vuota che non comprendeva l’evidente messaggio nascosto dietro ad un semplice “stai dormendo?” inviato nel cuore della notte.

Passarono una decina di secondi, poi il suo telefono vibrò.

Da: Naruto Idiota Uzumaki

In realtà sono preoccupato per te

Ecco, adesso la Crepa-S sul soffitto non era più cosi piccola, gli sembrava enorme. “Sono uno stronzo” pensò.

Chiedersi per l’ennesima volta come fosse accaduto che proprio lui, Uchiha Sasuke, fosse lì, insonne nel cuore della notte, a darsi dello stronzo da solo, beh, ormai era inutile, la ragione era propriò nel destinatario dei suoi SMS più frequenti.

A: Naruto Idiota Uzumaki

Voglio essere felice...

Scrisse di getto, indugiando sul tasto invia. Cancellò tutto e scrisse ancora.

A: Naruto Idiota Uzumaki

Ti amo, voglio fare coming out, voglio andare ai Pride con te, baciarti su un carro da parata con tanto di bandiere arcobaleno, voglio adottare dei bambini con te e crescerli sperando che sorridano proprio come sorridi tu…

Patetico, cancellò velocemente, aveva esagerato: bandiere arcobaleno, feste, addobbi, pubbliche manifestazioni di amore, tutto ciò non gli apparteneva, anche se Naruto probabilmente, anzi, quasi certamente le adorava. Un Uchiha al gay pride? Ma quando mai! Arrossì, poi provò vergogna, poi provò invidia per tutti quelli che riuscivano a sentirsi liberi di amare senza sentire il senso di colpa lacerargli le viscere. Scrisse di nuovo.

A: Naruto Idiota Uzumaki

In casa lo sanno tutti, tranne mio padre.

Inviò, la risposta arrivò più in fretta del previsto:

Da: Naruto Idiota Uzumaki

Vediamoci tra 10 minuti al parco giochi dietro l’asilo


Il parco dietro l’asilo era uno dei “loro luoghi”. Lì si erano picchiati, tirati i capelli, sbucciati gomiti e ginocchia, imparato ad andare in bici, Sasuke per primo; avevano persino vomitato dopo aver trangugiato un’intera busta di caramelle gommose. Sasuke ricordava di aver diviso con Naruto tantissime sigarette, le prime volte senza aspirare, seduti sulle altalene di quel parco, ricordava di averlo sentito parlare dei suoi sempre diversi sogni su un futuro in cui neppure una volta Naruto li aveva immaginati divisi.

Si infilò i pantaloni della tuta e la vecchia T-Shirt della squadra di matematica del liceo, quella in cui una frase ad effetto gli decorava il petto dicendo “Number Ninjas”.

Quando scavalcò il cancello del parco giochi si sentì stranamente leggero, come se fosse entrato in un area protetta dal normale scorrere del tempo, lì era di nuovo un liceale fuori casa nel pieno della notte, o un ragazzino in cerca di avventura.

Naruto lo stava aspettando, seduto sull’altalena si dondolava piano, senza staccare le scarpe da ginnastica da terra, con lo sguardo azzurro rivolto alle stelle.

Sasuke si fermò per qualche secondo, adorava guardarlo senza esser visto, poter gioire della consapevolezza dell’esistenza di Naruto nel mondo, si sentiva grato per quell’insieme di atomi, molecole e cellule che lo componevano. Naruto esisteva, ed era suo, finalmente. Fece un sospiro e andò a sedersi nell’altra altalena, poi, si diede uno slanciò fortissimo e iniziò a dondolare.

Naruto sobbalzò di sorpresa, poi sorrise e prese a dondolare insieme a lui.

Saltarono giù come da bambini, in sincrono al tre di Sasuke. Le loro scarpe atterrarono sulla terra dove l’erba non cresceva più, una piccola nuvola di polvere sporcò le loro scarpe e il fondo dei pantaloni. Scoppiarono a ridere per quel piccolo rito dell’infanzia appena ritrovato.

Sono atterrato più lontano di te” Lo schernì Naruto.

Sasuke sorrise, poi camminò verso di lui, ignorando la sua sfida. Afferrò il lembo della maglietta arancione del compagno, era la stessa che usava per dormire, non aveva avuto neppure l’accortezza di cambiarsi, era corso lì praticamente in pigiama. Sorrise, poi avvicinò e in un gesto che per Naruto fu davvero inaspettato, Sasuke poggiò la testa sul suo petto e pianse piano.

***

Extra: Di bandiere colorate, striscioni e ORGOGLIO

Sai a cosa stavo pensando?” Esordì Hashirama avvolgendosi un asciugamano attorno ai capelli appena lavati.

Madara gli lanciò un’occhiataccia, sprofondato nella vasca da bagno piena di acqua calda e sapone profumato al cedro, ascoltare gli assurdi pensieri del compagno era l’ultimo dei suoi desideri.

Pensavo a Naruto e Sasuke… sono così...” Hashirama si infilò l’accappatoio e si mise seduto sul coperchio del WC.

Idioti?” Borbottò l’Uchiha.

Stavo per dire felici”

Beh, le due cose non si escludono tra loro” Madara si immerse completamente nella vasca e riemerse con i capelli completamente bagnati e all’indietro, il viso libero dalle solite ciocche disordinate.

Hashirama lo guardò come chi vede per la prima volta il mare.

Comunque stavo pensando anche ad un altra cosa...” continuò, ricevendo per risposta un’altra occhiataccia.

Ah, due idee in meno di cinque minuti, c’è un cervello là dentro” Un’occhiataccia gli era sembrata troppo poco.

Hashirama gli tirò un flacone di balsamo.

Ehi!” Ruggì l’altro.

Sono serio, Madara, ascoltami…” Disse incrociando le braccia.

Ti ascolto” L’Uchiha rivolse il suo sguardo nero al compagno e rimase in attesa, sapeva che quando Hashirama aveva quell’espressione e un turbante in testa non poteva accadere niente di buono.

Se tutto va bene, al Pride del prossimo anno potremmo andare in quattro!”

Eccole, le parole, la catastrofe, la mente sconclusionata di Hashirama aveva partorito il peggior pensiero possibile che una mente sconclusionata potesse partorire.

Madara inizialmente non si mosse, desiderò affogare in quella vasca da bagno, poi desiderò che un tostapane cadesse magicamente dal soffitto e lo friggesse come una patatina ad una fiera di paese, poi la rabbia prese il sopravvento, scacciò via le sue deliranti manie di autodistruzione e creò scenari in cui le sue mani spingevano sott’acqua la graziosa testolina di Hashirama.

Allora? Non ti sembra magnifico!” Il compagno si era tolto il turbante dalla testa e con la chioma umida che gli ondeggiava attorno al viso radioso era andato a sedersi sul bordo della vasca, schizzandolo d’acqua con la mano

Eh? Madara? Eh? Non è bellissimo?”

Voleva morire, arriva sempre un momento in cui un uomo capisce di voler morire, Hashirama probabilmente aveva orchestrato tutta quella scenetta da Soap perché dentro di lui albergava una grave depressione mai curata; questo spiegava la mania per i bonsai, chissà, povera anima, per quanti anni aveva provato a mantenersi utile, a darsi uno scopo di vita, probabilmente occuparsi di qualcosa, di piante e vegetali vari, era stato il consilglio di qualche psicoterapeuta…Era l’unica giustificazione che Madara riusciva a dare a quel comportamento assurdo, e...bene! Meglio per mezzo di una mano amica, meglio così, se proprio voleva la morte che fosse per mano sua…

Madara, ma mi stai ascoltando?” Hashirama lo scosse da quegli assurdi pensieri, i suoi occhi sgranati e felici lo osservavano da meno di cinque centimetri.

Tu sei scemo” Avrebbe voluto dire qualcosa di più articolato ma quello fu il massimo che riuscì a rispondere.

Hashirama si alzò di scatto, corse via dal bagno e tornò subito dopo con un pezzo di carta abbastanza grande tra le mani.

Sul retro, scritto con un pennarello verde troneggiava la parola “AMSTERDAM”. Tutto il sangue di Madara si gelò in un solo istante. La profumata schiuma al cedro ora non gli pareva più così profumata, e il delizioso solletico che le bolle di sapone facevano alla sua pelle ora parevano aghi pronti a perforare ogni centimetro della sua pallida cute.

Come era possibile che avesse una foto di quella vacanza? Aveva personalmente cancellato ogni file dal suo cellulare, e buttato nel fuoco, letteralmente, ogni scheda di memoria che fosse passata per lo slot della macchina fotografica digitale del compagno. Come poteva essere accaduto?

Lui aveva eliminato le tracce, il crimine perfetto, ne era uscito pulito e innocente.

Un Uchiha al Gay Pride, chi l’avrebbe mai detto” Sospirò fiero Hashirama voltando la foto verso di lui.

Due uomini abbracciati, sulle guance portavano dipinta una bandiera arcobaleno, le loro magliette bianche vantavano la scritta “LOVE HAS NO GENDER”. Quei due uomini, sullo sfondo un famoso canale di Amsterdam, erano loro, loro al Gay Pride di una delle più conosciute città Europee.

Voleva morire.

Come l’hai avuta?” Balbettò.

Mi ha taggato su Facebook quel ragazzo simpatico dell’ostello… Maarten, quello biondo, con il piercing al naso che ci prestò l’adattatore per il phon”

FACEBOOK

Le orecchie di Madara avevano recepito solo quella parola. Le associazioni successive erano state davvero semplici: Facebook, social network, foto, amicizie, persone, reputazione.

Tu...tu...quanti amici hai su Facebook?” Chiese, anche se non voleva conoscere realmente la risposta, era terrorizzato.

Non tengo il conto, diciamo tutti i tuoi familiari, i nostri amici, i colleghi e gente che ho conosciuto, ecco...”

Io ti uccido” In uno scatto si alzò dalla vasca da bagno, nudo, grondante, con i capelli e i peli pubici insaponati.

Sei morto” La sua voce era sottile come un rasoio.

Hashirama indietreggiò, mentre il compagno uscendo dalla vasca si slanciò verso di lui per afferrare la foto.

Puoi anche distruggerla, ma ho un’altra copia e poi è in rete, posso stamparla quando voglio” Ribattè Hashirama intuendo le ovvie intenzioni del compagno,

Io uccido te, Marteen e quel cretino di Zuccambarg…”

Non si chiama così”

Allora lo uccido, porto il suo cadavere all’anagrafe e lo faccio rinominare io...da morto, insieme a te e a quell’olandese del cazzo”

Lo rincorse fino a camera loro, nudo, cercando di non scivolare, afferrando ogni tanto la cintura dell’accappatoio di Hashirama, che per sfuggirgli se lo sfilò abilmente.

Finirono sul letto, Hashirama teneva stretta la foto contro al petto, proteggendola, Madara cercava in tutti i modi di torgliegliela per poi bruciarla, anche se inutile, saperla carbonizzata avrebbe alleviato un po’ il dolore di vedere la propria privacy violata.

Madara, stiamo insieme da quanto? Da una vita intera? Perchè ti preoccupa una foto?” Disse poi serio Hashirama.

Non è una foto, è il GAY PRIDE, un Uchiha al Pride!” Stava urlando.

Sostenere i diritti è un reato?”

L’hanno vista tutti, la mia dignità è a puttane, ci hanno visti...”

I nostri cognomi sono sul campanello, affiancati da secoli. Tutti sanno che stiamo insieme...finiscila” Hashirama non sorrideva.

Non capisci, tu puoi fare cosa vuoi, io non ti giudico, mettiti in mostra quanto vuoi, dipingiti tutto di arcobaleno e balla per strada...ma non infangare la mia reputazione” Sbottò Madara.

Hashirama lo scostò via da sopra il suo corpo, poi gli sventolò la foto davanti al naso e inaspettatamente la strappò in un gesto secco.

Madara rimase immobile a guardare i due pezzi cadere sul materasso. Loro due divisi da una frattura sprecisa e cartacea.

Raccolse la parte di foto dove c’era Hashirama, il suo sorriso era enorme, le sue guance arrossate, ricordava che aveva tirato su i capelli in una crocchia disordinata per tutta la vancanza, faceva caldo, era estate, erano in vacanza, lontani da tutto e tutti, dal lavoro, dalle loro strampalate famiglie. Avevano fatto un paio di giri in battello tra i canali, Hashirama aveva pianto davanti ad un quadro di Van Gogh, avevano bevuto birra alle 17:00 del pomeriggio, e alle 22:00, anche se nessuno avrebbe mai e poi mai dovuto saperlo, avevano fumato erba in uno dei numerosi coffee shop del posto, era stato lì che Hashirama gli aveva chiesto di partecipare alla parata che ci sarebbe stata nel weekend, e Madara privo di inibizioni e felice come non mai aveva detto: “sì, cazzo”. Ricordava che quella sera, nel bagno dell’ostello avevano chiuso la porta a chiave e avevano fatto l’amore sotto la doccia, ricordava che Hashirama lo aveva baciato ovunque, che si erano morsi piano il collo, che lui aveva lasciato sul collo abbronzato del compagno un succhiotto che per tutto il resto dei giorni di vacanza non aveva mai coperto.

Aveva ricordi davvero felici di quei giorni in Europa. Prese l’altro pezzo di foto, quello dove i suoi capelli scuri troneggiavano disordinati attorno ad un viso...felice.

Mentre svolgeva le sue macchinose riflessioni da Uchiha non si era accorto dell’assenza di Hashirama, della porta del bagno chiusa, del silenzio.

Aprì un cassetto della cucina, prese un po’ di nastro adesivo e rimise insieme i due pezzi della foto, la parola AMSTERDAM sul retro ora sembrava dire AMSREDAM, con la T un po’ mangiucchiata, ma i due uomini sorridenti sul davanti erano ancora più vicini di prima.

Provò ad aprire la porta del bagno, ma la trovò chiusa. Bussò e infilò la foto nello spazio libero tra il legno e il pavimento, la infilò per metà, la mano dall’altra parte la trascinò via.

Silenzio, poi un paio di giri di chiave, e il corpo nudo del compagno addosso, un bacio sulle labbra, tanto lieve rispetto all’abbraccio.

Mi dispiace” Sussurrò Madara.

Dispiace a me di non averti detto di Facebook, avrei dovuto farlo...”

Sono orgoglioso di stare con te, di essere libero di amare chi mi pare” Borbottò imbarazzato Madara, cercando di darsi un certo tono.

Che la veda pure tutto il mondo quella cazzo di foto” Concluse.

Hashirama si trattenne dal ridere, poi prese il mento dell’Uchiha tra le mani e lo avvicinò al suo per unire le loro labbra in un nuovo bacio.

Hai ancora del sapone qui” Sussurrò mentre le sue dita giocavano con i peli pubici del compagno.

Tu invece mi sembri troppo asciutto...” Ribattè Madara facendo aderire il proprio corpo a quello di Hashirama.

L’acqua nella vasca è ancora calda”


…….

Eccomi ancora qui, spero che vi sia piaciuto, spero di poter leggere le vostre impressioni e spero di potervi ritrovare nel prossimo capitolo! <3

con amore,

Al. a cui erano mancati tantissimo questi personaggi così pazzi.

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