Ma il sesso è così importante? In amore è lecito infrangere le regole - Di un Naruto un po' scemo e di un Sasuke ancora più scemo di Allyn (/viewuser.php?uid=294111)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA REGOLA: pensare prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato? ***
Capitolo 2: *** SECONDA REGOLA: quando la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande. ***
Capitolo 3: *** TERZA REGOLA: occhio per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva pareggiare i conti. + EXTRA, RICORDI DAL PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde. ***
Capitolo 4: *** QUARTA REGOLA: mai fare i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste è il tuo pene che non vuole collaborare. ***
Capitolo 5: *** QUINTA REGOLA: sii tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay. + EXTRA: di quando Sasuke, ancora bam ***
Capitolo 6: *** SESTA REGOLA: Segui l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui poi ti pentirai. ***
Capitolo 7: *** SETTIMA REGOLA: mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno perdendo la testa. E se fossi tu a perdere la testa? ***
Capitolo 8: *** OTTAVA REGOLA: quando non si può più tornare indietro vai avanti! ***
Capitolo 9: *** NONA REGOLA: non piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...+ EXTRA: Shikamaru x Temari ***
Capitolo 10: *** DECIMA REGOLA: non ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni inopportune... ***
Capitolo 11: *** UNDICESIMA REGOLA: Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza... ***
Capitolo 12: *** DODICESIMA REGOLA: Tieni ben stretto ciò che ami. ***
Capitolo 13: *** TREDICESIMA REGOLA: Non fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti raggiungeranno + EXTRA [Sasori x Deidara] ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICESIMA REGOLA: A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare anche peggio. ***
Capitolo 15: *** QUINDICESIMA REGOLA: Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia. ***
Capitolo 16: *** SEDICESIMA REGOLA: accetta il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si tratta di uno zio folle, sadico e gay. ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo. ***
Capitolo 18: *** DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli. + MiniExtra ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile. ***
Capitolo 20: *** VENTESIMA REGOLA: Se il tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia arriva, arriva sempre.Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due domande.+EXTRA[ShinxSai] ***
Capitolo 21: *** VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia. + EXTRA ***
Capitolo 22: *** VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio + EXTRA[JuugoxKimimaro] ***
Capitolo 23: *** VENTITREESIMA REGOLA: Parlare a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che c’è da dire. Quando l’istinto ti dice di amare tu non contraddirlo.+ MINIEXTRA ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRESIMA REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il tuo si chiama Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUESIMA REGOLA: Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando al tuo fianco hai Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile. ***
Capitolo 26: *** VENTISEIESIMA REGOLA: In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se tuo zio e il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione omosessuale allora inizia a preoccupa ***
Capitolo 27: *** VENTISETTESIMA REGOLA: Quando tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii consapevole che non ti servirà a niente. La verità viene sempre a galla, in caso contrario sarà tu ***
Capitolo 28: *** VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome ***
Capitolo 29: *** VENTINOVESIMA REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia non rientra più nelle possibili soluzioni, forse è arrivato il momento di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA X MADA ***
Capitolo 1 *** PRIMA REGOLA: pensare prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato? ***
Benvenuti
a tutti!
Prima di leggere questa storia devo avvisarvi...solitamente scrivo
pesate, del
genere sangue, lacrime, introspezione a mille, romantico ma mai
melenso...ecco,
questo è un esperimento, un genere per me diverso: LA
COMMEDIA! Del tipo che
avremo un Sasuke un po’ idiota, che negherà fino
all’evidenza ciò che prova
(anche nelle parti basse) per Naruto, e un biondo un po’
fesso...del genere che
per capire che si amano e che si attraggono dovranno trovarsi
incastrati in un
letto! XD Ed è proprio l’argomento letto-sesso che
causa tutto il caos, perché,
prendendo un po’ in giro un Sasuke verginello (che secondo
me, poverino, tra
vendette, segni maledetti, Orociock, al sesso manco ha potuto pensare) e un Naruto demente come
sempre, che prima di
rendersi conto di come stanno realmente le cose devono passare millenni
ecco
che inizia la storia...Insomma una storia un po’ idiota per
sorridere e
scaldarci un po’ il cuore, perché questi due ormai
per me sono una seconda
famiglia <3 ahahahah Li amo, e amo che si amino! Scusate il
delirio, ormai è
notte fonda! Ho già i prossimi capitoletti pronti, spero che
vi piaccia e
spero di leggere tante vostre impressioni, spero di strapparvi una
risata e incuriosirvi,
insomma VI ASPETTO!
Allyn
NC 17
Personaggi a
tratti OOC (si avvisa,
non si sa mai)
Coppie strane,
Crack...
Prima o poi
sprofonderemo nell’abisso
del Lemon XD
***
PRIMA
REGOLA: pensare
prima di parlare, come poteva in quel momento essersene dimenticato?
A Sasuke i
luoghi affollati non erano mai piaciuti, lui si
riteneva più un tipo da cinema, rigorosamente in solitario,
con gli occhiali
poggiati sul naso sottile e in ultima fila.
Era bello, o
almeno era questo che sentiva dire dalle
ragazze, ma poco gli interessava.
Certo poteva
essere ritenuto un po’ misantropo, ma non poteva
farci niente, relazioni e legami non erano poi così
importanti, tutto
scompariva di fronte ad un buon libro e ad una piacevole serata in
compagnia di
se stesso.
Quella sera
però era stato obbligato, o meglio supplicato dal
suo migliore amico a festeggiare in un pub, che cosa poi ci fosse da
festeggiare questo Sasuke non era riuscito a saperlo.
***
“L’ho
fatto!” Trillò Naruto alzando il bicchiere e
scambiando
un’occhiata ammiccante con gli amici seduti al tavolo.
Tutti risposero
al brindisi, persino Shikamaru, solitamente
annoiato, sembrava divertito da quella confessione.
“Un
po’ in ritardo” Scherzò Kiba,
lanciandogli un paio di
patatine.
“Oh,
non riuscirai a guastare il mio buonumore” Rispose il
biondo bevendo un primo sorso della sua doppio malto.
L’aria
era calda, impregnata dell’odore degli alcolici e del
malto fermentato, delle risate tra amici e della giovinezza calda,
vissuta,
sentita fino in fondo alle cellule.
Non per Sasuke,
che li guardò tutti, guardò le facce riunite
a quel tavolo e sospirò, ancora non aveva capito a cosa si
riferisse Naruto.
“A
cosa stiamo brindando?” Esordì annoiato, odiava
essere all’oscuro
di qualcosa.
Tutti fecero
silenzio, perfino Rock Lee, che solitamente non
smetteva di chiacchierare un istante, aveva sigillato le labbra.
“Sasuke...sinceramente,
stai scherzando?” Alzò un
sopracciglio Gaara.
L’Uchiha
sbuffò scocciato.
“Davvero
ragazzi, piantatela, a cosa staremmo brindando?”
Chiese ancora, alzando il bicchiere
all’altezza
del naso e guardandoci attraverso.
Guardò
la figura distorta del biondo, il viso solare e le
labbra carnose aperte in un sorriso raggiante.
“Alla
prima scopata di Naruto” Esordì con poca grazia
Kiba,
scontrando il suo bicchiere con quello del biondo, che rise felice.
“Ma
che caz-“ Sbottò Sasuke.
“Cioè
tu mi hai trascinato qui per brindare ad una fottuta
scopata?” Gracchiò posando il bicchiere sul tavolo
con rabbia.
“Beh,
sono cose da condividere con gli amici” Sorrise Naruto,
affabile.
“Io
dovevo studiare per un esame, che oltretutto devi dare
anche tu e mi porti qua per brindare...” Cominciò
acido.
Naruto gli si
avvicinò , gli carezzò i capelli neri sulla
testa, ben consapevole di quanto il moro detestasse ogni tipo di
contatto
fisico.
“Su
Sas’ke, calmati, sono cose da condividere...” Gli
disse.
“Quando
scoperò di certo non verrò a brindare con
te!” Disse
altero, risoluto, guardandolo dritto negli occhi.
“Oh,
quanto sei...” Naruto si interruppe.
Sasuke si
irrigidì di colpo.
“Aspetta...quindi
io non ero l’unico a non averlo mai...”
Sussurrò trattenendo una risata.
Sasuke
arrossì.
“No,
aspetta...cosa stai insinuando?!” Rantolò
l’Uchiha,
cercando di trattenere l’amico per la felpa arancione.
“Ora
che ci penso...” Mormorò Shikamaru. “Non
ho mai visto
Sasuke con una ragazza dalla quinta elementare, ricordate? Quella che
in terza
superiore si tinse i capelli di rosa...”
Tutti annuirono.
“Lo
spolverino rosa, Sakura, quella per cui Naruto aveva una
cotta e che Sasuke rifiutò platealmente in quarta”
Continuò Kiba.
Naruto storse il
naso.
“E’
vero, e poi non ci ha mai detto niente, sempre a
studiare...sempre così serio” Pensò
Gaara.
“E poi
è sempre così nervoso, così
acido...quello che ha
appena detto lo conferma” Fece presente Rock Lee.
“Smettetela,
cosa ne sapete voi...” Cercò di protestare
Sasuke, il cui viso, solitamente pallido, si era tinto di un colore
tendente
all’amaranto.
“Io e
te siamo cresciuti assieme...e mai, mai ti ho sentito
parlare di una ragazza, o visto con una ragazza...da quando andiamo
all’università
condividiamo anche la stessa camera, e mai una volta...”
Parlò il biondo.
Sasuke si
pentì di aver accettato quell’invito, di aver
posto
quella domanda, di essersi fregato con le sue stesse parole.
“Sasuke,
tu sei vergine!”Decretò Naruto puntandogli il dito
contro.
Ecco
come cominciano
tutti i problemi della nostra adorata papera, voi cosa dite, la
prenderà bene? Ahahaha
A.
|
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Capitolo 2 *** SECONDA REGOLA: quando la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande. ***
Sono
contentissima che
il primo brevissimo capitolo vi abbia fatto ridere! Perciò
festeggiamo con il
secondo, che vede Uchiha in preda a strane turbe comportamentali, anche
Naruto
però ci risulta un po’ ambiguo eh!? Ahahah In ogni
caso vi ringrazio con mille
abbracci e bacetti coccolosi, non credevo potesse risultare divertente
un
Sasuke vergine e demente! :D (La Papera piange in un angolo il suo
orgoglio
perduto). Spero che anche il resto della storia sia di vostro
gradimento, e
come sempre aspetto tutte le vostre impressioni su questi due e sugli
eventi
che stanno, diciamo, rimescolando le vite dei personaggi!
Un
bacio! VI ASPETTO!
Ps:
vi avverto, se la
cosa mi sfugge di mano il pallino diventerà rosso, fatemi
sapere se questa cosa
vi sia gradita o meno (muahahahah ride in modo malvagio!)
PPS:
fatemi sapere se
immaginate una storia SASUNARU o NARUSASU?
***
SECONDA
REGOLA: quando
la gelosia gioca brutti scherzi fatti due domande.
Se ne era andato
dal pub senza dire una parola, lasciando i
soldi, la sua birra bevuta per metà sul tavolo e un sacco di
risate di scherno
a riempire l’aria.
Lui, Sasuke
Uchiha, il nome la diceva lunga, deriso come una
pudica verginella.
E poi le parole
che aveva sentito gridare da Kiba, quelle sì
che gli avevano fatto letteralmente scoppiare la vena sul collo: un
Uchiha puro
e innocente.
Era rovinato!
Era vero, non
aveva mai fatto sesso, a ventuno anni suonati.
Non che Naruto fosse stato molto più abile di lui,
perché a quanto aveva capito
la sua verginità era andata felicemente perduta solo pochi giorni prima,
quindi non lo si
poteva di certo considerare un Don Giovanni.
Eppure qualcosa
gli stava irrimediabilmente guastando
l’umore, certo, essere stato deriso da tutti contava una
grossa fetta della
torta, ma c’era altro, qualcosa che ancora non riusciva a
inquadrare.
Non era la
mancanza di “femmine”, come le chiamava lui nella
sua testa, tutte uguali e tutte noiose, ad avergli imposto il salto di
quella
tappa che la maggior parte dei ragazzi conquista durante
l’adolescenza,
piuttosto il disinteresse totale.
Il sesso non lo
spaventava di certo, ma neppure lo
incuriosiva, l’idea di entrare nel corpo di una donna poi gli
rimaneva
indifferente, non riusciva neppure a smuovergli certi appetiti,
inizialmente,
doveva ammetterlo, la cosa lo aveva preoccupato, ma tutto si era
annichilito in
un niente di fatto quando aveva deciso che lo studio e i suoi obiettivi
erano
di gran lunga più importanti.
Superare Itachi,
suo fratello maggiore, ad esempio era stato
uno di questi obiettivi più importanti.
Raggiunse il
dormitorio dell’università e si fiondò
nella sua
stanza, la stessa che condivideva con Naruto da circa un anno.
Era facile
capire quale parte fosse la sua e quale di quel
suo amico, a sua detta decerebrato.
Metà
camera brillava, vantava scaffali ordinati, libri
foderati e in ordine alfabetico sulle mensole, scrivania impeccabile,
l’altra
metà invece pareva reduce da un trasloco, felpe sparse
ovunque, letto sfatto,
libri stropicciati e calpestati sul pavimento.
Guardò
lo spazio con aria esasperata, buttarsi sul letto ed
imprecare fu il passo successivo.
“Quell’idiota”
Sbottò.
“Mi ha
messo in ridicolo davanti a tutti...gliela faccio
pagare!” Ruminò, con le dita affondate nei capelli
corvini.
Poi
ripensò alla sua voce, alla risata allegra,
all’aura
luminosa che Naruto aveva emanato per tutta la serata.
“Con
chi cazzo ha scopato?” Pensò con una rabbia nuova,
diversa da quella scaturita dall’orgoglio minato.
Si
alzò in piedi e raggiunse il piccolo bagno, gettò
tutti i
suoi vestiti sul copriletto, cosa che solitamente non faceva, in quanto
maniaco
dell’ordine come primo comandamento vi era ripiegare sempre
ogni indumento, ma
quella volta disonorò il suo credo e si infilò
sotto il getto d’acqua
noncurante dei jeans e della felpa accartocciati vicino al cuscino.
“Chi
è la stupida oca con cui sei andato a letto, eh?”
Mugugnò tra sé e sé insaponandosi i
capelli neri, sfregando con troppa forza la
cute, quasi a volerseli strappare.
Cercò
di ripensare alle facce delle ragazze che frequentavano
il loro corso.
Gli veniva a
mente la bionda della seconda fila, quella con i
capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo e gli occhi chiari, non
ricordava il nome, ma sapeva che aveva una cotta per lui, non per
Naruto, così
la escluse.
“Nah,
troppo figa per te quella, idiota!”
Poggiò
la testa contro le piastrelle del bagno e rimuginò
ancora.
C’era
la rossa, Karin, quella che lo aveva baciato ad una
festa qualche tempo prima, e che lui aveva liquidato con un
“non azzardarti più
ad avvicinare la tua lurida bocca alla mia”, no, lei non
poteva essere,
apparteneva alle “sue conquiste”, non a quelle del
cretino biondo.
Nella sua mente
balenò il viso di una ragazza dell’ultima
fila, una certa Hyuga con gli occhi sbiaditi e la frangetta scura,
carina e con il
viso sempre rosso, quando
quell’idiota di Naruto le passava accanto.
BINGO!
Chiuse
l’acqua e imprecò.
“Scovata...Faceva
tanto l’innocentina quella lì”
Borbottò
accigliato.
“Innocentina
a chi?!” Gli rispose Naruto entrando nel bagno.
Indossava solo
un paio di boxer, aveva l’aria di aver bevuto
troppo, perché sulle sue guance dominava un rossore insolito
e gli occhi
parevano come addormentati.
“L’innocentino
qui sei tu!” Rise avvicinandosi a Sasuke, che
lo guardò sbigottito e irritato.
“Ehi
tu, piantala!” Lo sgridò uscendo dalla doccia e
coprendosi con un asciugamano di fortuna.
“Dai
Sas’ke, mica te la sarai presa?” Domandò
con voce
instabile, raggiungendolo e stringendolo in un abbraccio improvviso.
Sasuke rimase
impietrito, il corpo del suo migliore amico
contro il suo, l’odore d’alcol del suo alito misto
a quello fresco della sua
pelle abbronzata.
“Che
fai?!” Protestò cercando di allontanarlo.
“Come
che faccio? Conforto il mio adorato ‘Suke” Sorrise,
e a
quel punto l’Uchiha confermò i suoi sospetti, il
suo caro amico idiota era ubriaco.
“Me lo
dimostrerai domani il tuo affetto, ok? Io voglio
asciugarmi adesso!” Dichiarò severo.
Poi li vide, due
segni violacei sul collo del ragazzo,
succhiotti?
Qualcosa gli
ribollì dentro, un misto di sensazioni fino ad
allora sconosciute, o forse simili a quello che provava quando da
piccolo sua
madre coccolava suo fratello per qualche secondo in più,
oppure come quando
alle elementari Naruto si fermava a studiare a casa di qualche amico e
non lo
raggiungeva al parco giochi.
Gelosia?
“Vattene
a letto Naruto!” Ringhiò spintonandolo.
Ma per quanto
ubriaco fosse il biondo non desisteva, lo
trascinò nuovamente sotto la doccia e aprì
l’acqua.
Il
gettò li bagno entrambi, bagnò
l’asciugamano di Sasuke e i
boxer di Naruto, che prontamente si spogliò del tutto
rimanendo nudo davanti
all’amico.
“Dai
‘Suke, fai il bravo che ti lavo per bene” Rise,
rovesciandogli addosso l’intero contenuto del bagnoschiuma e
cominciandolo a
toccare ovunque per insaponarlo.
“Ho
sempre sognato toccarti i capelli, sembrano così
morbidi”
Sghignazzò felice il ragazzo, cercando di infilare le dita
nella chioma già
bagnata del moro.
Sasuke
arrossì, guardò il corpo nudo del compagno, del
suo da
sempre migliore amico, nemico, rivale, idiota da sbeffeggiare, unico in
grado
di sopportare i suoi sbalzi d’umore, di accettare la sua
misantropia...e
arrossì ancora.
Le sue mani
erano calde, troppo calde. Il cuore di Sasuke
perse un battito.
Solo in quel
momento se ne era reso conto, guardandolo
completamente nudo, sbronzo, Naruto era
bellissimo.
La carnagione
brunita della pelle, la tonicità dei muscoli,
l’elegante disegno anatomico che questi tracciavano sotto la
pelle, i capelli
chiari e morbidi, ora bagnati a sporcargli la fronte, e gli occhi, di
un
azzurro liquido.
Sasuke
scappò letteralmente dal bagno, mezzo insaponato e con
l’asciugamano fradicio ancora legato attorno alla vita, la
sua erezione,
vergognosa e reale, nascosta sotto di questo.
(N.d.Allyn à
Sas’kè, fatti due domande, ti prego...e non
comportarti come una
ragazzina gelosa! XD)
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Capitolo 3 *** TERZA REGOLA: occhio per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva pareggiare i conti. + EXTRA, RICORDI DAL PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde. ***
Buonamattina
a tutti!
Anzi buone tre del mattino, no, non riesco a dormire, ho
l’influenza e la tosse
mi tiene sveglia...Ho letto tutte le vostre meravigliose recensioni e
devo
dirvelo, siete troppo buoni con me...per questo ho deciso di inserire
anche il
terzo capitolo, pensare che volevo postarlo tra una settimana XD. Anzi
pensare
che se fosse stato per me questa storia sarebbe finita nel CESTINO del
pc!
Domani cercherò di rispondere a tutti *_________*, non vedo
l’ora...intanto
beccatevi questo capitolo ancora più demente e dal titolo
idiota...
Avviso
già adesso, al termine di questa
TERZA REGOLA INFRANTA ci sarà un boh, un
extra, uno spin off, non so come chiamarlo...tanto per
iniziare a chiarire
certe...ehm, faccende...sarà un po’
fluffoso...perciò attenzione! Mi serviva,
diciamo per un discorso che verrà fuori nei capitoli
successivi...
Vi
spoilero già una
cosa demente, nei prossimi chapters lo spin off sarà
dedicato a MADARA e HASHIRAMA (Ophelia
cara,
questo è per te), un po’
perché mi divertiva, un po’ perché
questa
coppietta (epica e bellissima) verrà rivisitata dagli occhi
di un Sasuke
bambino...anche se solo uno spin off, beh, è stato
divertente da scrivere...ok,
ma basta con le spoilerate cavolate...
Questo
capitolo vede
come protagonista il carattere vendicativo dell’Uchiha, che
dopotutto nel manga
è un vendicatore (:D LOL), solo, che a volte, la legge del
taglione non va a
buon fine... e questo lo scopriremo nel cap successivo...ahahahahaha
Insomma,
dopo tutto ‘sto
noioso preambolo, beh, che dirvi, SPERO DAVVERO DI LEGGERE
TUTTE LE VOSTRE
IMPRESSIONI E RECENSIONI, di sapere cosa pensate possa
accadere e beh, vi
anticipo che la storia sarà una REVERSE, e che per ora sto
tentando di
mantenermi sul pallinoarancionesiamobraviragazzi,
anche se ormai sì, mi conosco, tra poco si
vira al ROSSO!!!
VI
ASPETTO!!!! <3
Allyn
***
TERZA
REGOLA: occhio
per occhio, dente per dente. Se Naruto aveva fatto sesso Sasuke doveva
pareggiare i conti.
“Devo
trovare una ragazza, una qualsiasi...” Rimuginò
quel
mattino, con il caffè del distributore automatico tra le
mani.
“Devo
scoparmela, così nessuno potrà più
dire niente”
Farfugliò tra sé e sé come uno
psicopatico.
“Scoparti
chi?” Chiese Karin, comparendo alle sue spalle come
un ninja.
“Fatti
i cavoli tuoi!” La silurò lui, sedendosi tra i
primi
banchi.
Errore
madornale! Karin era perfetta: sempre disponibile e soprattutto
aveva una gran cotta per lui.
Sogghignò,
prese i libri e la raggiunse nelle file di mezzo.
“Buongiorno,
non sono trattabile prima di un paio di caffè!”
Le disse a denti stretti.
Quel piano gli
stava costando un sacco di energie, cercare di
conversare con Karin, con chiunque, che non fosse Naruto lo irritava e
non
poco; in quanto alla faccenda della sera precedente, e a quel piccolo
intoppo
duro e teso sotto l’asciugamano, la negazione e la rimozione
erano state le due
scelte più votate dai suoi neuroni per non rischiare la
totale pazzia
dell’organismo.
Sasuke trasse un
profondo respiro e la buttò lì:
“Stasera usciamo”.
Non era neppure
una richiesta o un invito, sembrava più un
ordine in stile Uchiha.
Per poco a Karin
non cadde la mascella sul banco.
“Stai
bene?” Chiese, sistemandosi gli occhiali sul naso a
punta.
“Che
c’è, certo che sto bene!”
Asserì lui aprendo un quaderno
e guardando verso l’entrata dell’aula, chiedendosi
quanti fossero i minuti di
ritardo accumulati da Naruto quella mattina.
“Ehi,
stamani la tua ragazza bionda è in ritardo”
Sembrò
leggergli nel pensiero la rossa.
Sasuke
arrossì involontariamente, nascose il viso dietro il
quaderno e sbottò: “Se non hai voglia di uscire
basta dirlo, sai che me ne
frega, io lo dicevo così”.
Funzionò.
“Ehi,
scherzavo, e poi Naruto mica è gay, ho sentito che se
la fa con Hinata...Stasera dove andiamo?” Chiese lei tutta
allegra.
Di tutto quel
discorso Sasuke aveva recepito solo la prima
parte e il nome di Hinata, i suoi sospetti erano stati confermati.
“A
scopare” Pensò maligno, ma non lo disse.
“Dove
vuoi tu, Karin” E cercò di sorridere.
Naruto
varcò la porta dell’aula con la faccia da post
sbornia. I capelli completamente spettinati, le occhiaie ancora livide
sotto
gli occhi azzurri e arrossati e una felpa agganciata male sotto la
giacca
scura.
Sasuke lo
fissò, notò il suo sorriso, quello che gli
illuminava il viso abbronzato e che di solito rivolgeva a lui ogni
mattino per
salutarlo, solo che quella volta non era diretto dalla sua parte,
bensì alla
prima fila, dove la Hyuga sedeva vicino a delle amiche.
“Che
fai, non mi saluti nemmeno” Pensò. “E
poi quella non
sedeva sempre agli ultimi banchi?” Continuò, per
poi schiaffarsi una mano sulla
fronte e darsi dell’idiota. Stava perdendo il senno.
“Sasuke,
tutto bene?” Chiese Karin, richiamandolo
all’attenzione.
“Sei
rosso in viso” Osservò.
Sasuke si
ravvivò i capelli all’indietro e
sospirò.
“Tutto
bene, ho solo caldo” Mentì.
***
Accadde durante
la pausa caffè, che li vide.
Naruto lo aveva
appena salutato con un cenno rapido della
mano, quando quella finta-innocentina, Sasuke l’aveva
ribattezzata così, lo prese e
lo baciò con dolcezza sulle labbra.
Per poco non si
rovesciò il caffè addosso per guardarli, per
vedere le grandi mani di Naruto sfiorarle una guancia, carezzarle i
capelli
scuri, per poi baciarla ancora, con più trasporto, facendola
arrossire, poi
Naruto fece una cosa che lo stupì non poco, aprì
gli occhi azzurri e lo guardò,
solo per un istante, mentre Hinata si perdeva sulla sue labbra.
Sasuke si
voltò, con una sensazione di vuoto allo stomaco,
cercò Karin, la sua rossa ancora di salvezza, fece due
lunghi passi e la
raggiunse, le strappò la bottiglietta d’acqua
dalla mano e la baciò davanti a
tutti.
***
EXTRA, RICORDI
DAL
PASSATO: di volpi mannare e di mani troppo calde.
Dieci anni
compiuti da poco, un sacco a pelo arrotolato in
fondo allo zaino da campeggio e una tenda da condividere.
Sasuke sembrava
a suo agio vicino al fuoco, con il viso
illuminato dalle fiamme e gli occhi puntati verso il cielo stellato.
Naruto invece si
guardava attorno incerto, poco prima di
partire suo padre, Minato, lo aveva messo in guardia dalle volpi
mannare,
creature enormi dalla pelliccia fulva e nove code prensili con cui
rapivano e
stritolavano i bambini.
“Stanotte
escursione notturna!” Trillò Kiba, i denti
appuntiti da cane esposti in un sorriso radioso.
Naruto
borbottò qualcosa di incomprensibile e lo fissò
con
astio.
“Ehi,
testa quadra, attento a non perderti nel bosco!” Lo
schernì l’Uchiha, passandogli una torcia.
Il ragazzino gli
fece una linguaccia, poi lo guardò torvo,
Sasuke tornò a controllare il fuoco, noncurante degli occhi
azzurri che ancora
lo stavano fissando, indugiando sul naso dalla linea elegante, le
labbra
sottili, un profilo troppo delicato e armonioso per un maschio, fu
l’ultimo
pensiero di Uzumaki, prima che una voce allegra lo distogliesse dai
pensieri.
“Naruto,
c’è qualcosa che ti turba?” Chiese il
loro capogruppo,
Yamato, un uomo amante della natura e fissato con la scultura del
legno, tanto
che quell’estate nel programma del loro campeggio estivo
aveva inserito un’ora al
giorno di intaglio.
Il bambino
scosse la testa bionda in un no troppo energico,
Sasuke sghignazzò e si alzò in piedi.
“Credo
sia l’ora di andare” Proferì, senza mai
perdere di
vista il viso del suo migliore amico con un cui avrebbe dovuto
condividere la
tenda al ritorno.
“Oh,
hai ragione Sasuke, su ragazzi, spegnete il fuoco e
torce alla mano” La voce di Yamato risuonò nel
silenzio della foresta.
Una fila indiana
di ragazzini dai dieci ai dodici anni, tutti
armati di torcia, a parte Naruto, che aveva scoperto la sua sprovvista
di batterie.
“E’
colpa tua, le hai tolte prima di darmela!”
Gracchiò
spingendo l’Uchiha, che dal suo canto rideva sotto i baffi.
“No,
la colpa è tua, sei il solito scemo che non controlla
niente e si fida troppo, prendila come una lezione di vita”
Lo rimbeccò.
“Ma...ma
io mi fido di te!” Sbottò Naruto confuso.
“Oh,
che diamine, dai vieni qui” E lo invitò a
camminare al
suo fianco, condividendo la sua torcia.
Il biondo
sembrò soddisfatto, perché sorrise e smise di
lagnarsi, fino a quando Yamato non decise che come prova di coraggio
della sera
sarebbero dovuti tornare all’accampamento senza la sua guida.
Dopo dieci
minuti di silenzioso girovagare tra muschi e felci
Naruto esplose.
“Ci
sbraneranno!”
Sasuke gli
puntò la torcia al viso e lo squadrò con un
sopracciglio alzato.
“Cosa
ci sbranerebbe?” Chiese perplesso.
“Le
volpi mannare, le volpi a nove code!”
Una risata si
sovrappose al canto di alcuni uccelli notturni.
“Tu
sei fuori!” Lo prese in giro il moro.
“Me
l’ha detto mio padre”
“Tuo
padre ti ha fatto uno scherzo”
“Eh?”
Naruto sgranò gli occhi azzurri in cerca di risposte.
“Le
volpi a nove code non esistono, è una stupida storia che
usano gli adulti per spaventare i ragazzini scemi come te”
Gli spiegò
riprendendo a camminare.
“E tu
come fai a saperlo?” Naruto non era ancora molto
convinto dalle parole dell’amico.
“Perché
io a differenza di te non sono uno scemo credulone” E
detto questo gli afferrò la mano e se lo tirò
dietro fino all’accampamento.
Yamato si
congratulò con tutto il gruppo, brontolò Kiba,
che
come un cane aveva preso ad annusare certi tipi di muschi profumati
vicino ad
un tronco d’albero, poi, dopo aver elogiato le arti
dell’intaglio del legno a
cui si sarebbero dedicati la mattina seguente, li spedì
tutti nelle rispettive
tende.
“Ehi,
‘Suke, sei sveglio?” Chiese in un mormorio Naruto,
voltandosi verso il
compagno.
Sasuke sembrava
una specie di bozzolo, così com’era avvolto
nel suo sacco a pelo blu.
“No,
dormi!” Rispose laconico.
“Se mi
hai risposto vuol dire che sei sveglio!” Gracchiò
il
biondo, indispettito.
“Oh, e
che palle! Cosa vuoi?” Si trovò costretto ad
aprire
gli occhi e ad ascoltarlo.
Naruto
sospirò poi confessò le sue preoccupazioni:
“La storia
della volpe...non è vera, giusto?”.
L’Uchiha
trattenne una risata.
“No,
è vera solo per gli idioti come te”
“Posso
fidarmi?” E per una volta la voce da ragazzino di
Naruto gli scaldò una qualche sperduta corda nel cuore.
“Certo,
ora dormi, che domani quello scemo ha intenzioni di
farci intagliare mezza foresta” Brontolò burbero.
“Grazie
Sas’ke” Sentì mormorare
dall’amico.
Allora sorrise,
e senza accorgersene cercò la sua mano, la
trovò calda, come nel bosco, Naruto era sempre una specie di
stufa, la strinse
piano, apprezzando la morbidezza del palmo, i polpastrelli
più ruvidi, poi
senza che se ne potesse accorgere fu rapito da un sonno incredibilmente
sereno.
Ok,
questo SPIN OFF, o
Extra, chiamiamolo come ci pare, mi serviva, 1) perché il
capitoletto era un
po’ breve e un po’ troppo idiota, 2)
perché in futuro questa scena verrà
rivangata, un futuro molto prossimo, 3) perché un
po’ di fluffaggine ci vuole
ogni tanto...4) mi divertiva l’idea di Yamato fissato con le
tecniche di
intaglio del legno.
Alla
prossima, e spazio
ai pomodori e ai commenti <3
|
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Capitolo 4 *** QUARTA REGOLA: mai fare i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste è il tuo pene che non vuole collaborare. ***
Ho
adorato tutte le vostre
bellissime recensioni!! E’ grazie a voi e alla
gioia che mi trasmettete che continuo a scrivere storielle
stupide come
questa... il quarto capitolo era già pronto,
perciò mi son detta: “perché non
inserirlo?” Perciò spero vi faccia piacere e spero
anche di leggere ancora tante
vostre impressioni, QUINDI SPAZIO A COMMENTI E ALBICOCCHE e se volete
anche
ITACHI NUDI.
L’influenza
non mi
abbandona, quindi perdonate gli scleri...XD
Un
bacione e buon stupido
capitolo!!! <3
Ps:
per scrivere il
titolo per poco non mi sono strozzata dal ridere...che imbarazzo ahahaha
Pps:
per chi odia Karin
beh, divertitevi!
Allyn
QUARTA
REGOLA: mai fare
i conti senza l’oste, soprattutto se l’oste
è il tuo pene che non vuole
collaborare.
Aveva passato
tutta la sera a pensarlo, e questo non lo
poteva negare.
Aveva
controllato il cellulare ogni volta che Karin se ne era
andata al bagno per rifarsi il trucco o chissà cosa
facessero le donne al
bagno, nessun messaggio da Naruto, lui, che lo tormentava fino allo
sfinimento
per ogni minima idiozia.
Perfino quando
Karin aveva allungato un piedino avvolto dal
tessuto leggero dei collant sui suoi pantaloni, ben nascosta dalla
tovaglia del
tavolo, lui aveva pensato a Naruto, si era chiesto cosa stesse
combinando in
quel momento, se mai avesse approfittato della sua uscita con Karin per
inaugurare le gioie del sesso con quella Hyuga, magari proprio nella
loro
stanza, mentre lui era assente.
Dannato!
“Ti
annoi?” Gli chiese la rossa, indagando i suoi occhi neri.
Sasuke scosse la
testa mimando un no, poi sospirò.
“Sembri
da un’altra parte” Osservò lei.
“Tu
dici?” Ribatté lui, bevendo appena un
po’ di coca dal
bicchiere ancora pieno.
Certo che era da
un’altra parte, Karin non gli piaceva, in
nessun modo, la trovava appiccicosa, aggressiva, noiosa, come tutte le
femmine,
eppure era lì, con uno scopo ben preciso, un capriccio
infantile da dover
rispettare fino alla fine, doveva farsela, solo in quel modo avrebbe
esorcizzato i demoni che lo tormentavano.
“Avrai
spiccicato sì e no due parole” Lo
sgridò lei.
Ecco
un’altra cosa delle donne, volevano sempre parlare,
Naruto invece era diverso, pensò, a lui non davano fastidio
i suoi monosillabi,
anzi rideva quando dopo un discorso lunghissimo lui si limitava a
scuotere il
capo annuendo, ecco, Naruto rispettava la sua scarsa inclinazione alla
conversazione.
“Sei
preparata per l’esame?” Le chiese, cercando di
fingersi
realmente interessato, mentre la sua mente ripensava al tempo che stava
sottraendo allo studio per quell’uscita, e poi... nuovamente a
Naruto, al fatto
che forse in quel momento, momento in cui avrebbero potuto studiare
assieme, e
in cui lui si sarebbe lamentato della scarsa intelligenza del biondo,
questo
magari stava allegramente copulando nella loro camera.
“...e
quindi ho pensato che sarebbe stato meglio
fotocopiarli” Concluse Karin, e quello fu l’unico e
finale frammento di frase
che Sasuke riuscì a carpire. Dannazione, non aveva ascoltato
una parola, così
sfoderò il suo asso nella manica.
“Chiedo
il conto, ti va?” Aggiunse un sorriso ammiccante, di
quelli che funzionavano, così almeno gli aveva confidato in
passato la ragazza
con gli stravaganti capelli rosa.
“Quando
sorridi sei
diverso, più bello”
Gli aveva confessato, rossa in viso, una fragola con un Big Bubble per
cappello. La ricordava ancora, ricordava la freddezza che aveva usato
per
scaricarla, le sue lacrime e la faccia indispettita di Naruto il giorno
seguente.
Karin
annuì, poi lo prese a braccetto e gli si strusciò
addosso come una gatta bisognosa di attenzioni. “Da me o da
te?” Soffiò.
Non poteva
andare meglio per i suoi piani. Sorrise e le
chiese: “Dove preferisci” Poi le dette un bacio
leggero sul collo.
“Da
te, è più vicino...” Gli
sussurrò lei, quasi fosse
impaziente di scartare un regalo.
Sasuke raggiunse
la porta dalla sua stanza, in caso avesse
trovato Naruto ancora meglio, lo avrebbe cacciato, dimostrandogli una
volta per
tutte che lui non era assolutamente il verginello che avevano deriso e
che
quella Hyuga poteva andare a farsi benedire, di certo non gli
interessava con
chi scopava.
Eppure mentre
girava la chiave nella toppa della porta
l’ansia lo assalì, se l’avesse trovato a
letto con lei? Magari nudo. Il ricordo
della sera precedente sotto la doccia lo invase, facendogli quasi
girare la
testa. Diede nuovamente colpa alla reazione del calore, la pressione,
il vapore
acqueo, lo stress, e rimosse nuovamente la strana esperienza.
Aprì,
accese la luce e guardò all’interno come se fosse
a
caccia di mostri, scrutando ogni angolo.
Nessuno, il
vuoto totale, il letto di Naruto sfatto, qualche
vestito in qua e in là, niente di diverso dal pomeriggio,
quindi...Dove diavolo
si era cacciato?
Non ebbe il
tempo di borbottare alcun insulto;Karin gli saltò
addosso come un cacciatore fa con la preda. Lo stese sul letto giusto
fortunatamente, quello rifatto e ordinato che gli apparteneva, poi
prese a
baciarlo con foga.
Le labbra, il
mento, le orecchie, perché diavolo gli stava
baciando le orecchie? Si chiese Sasuke, mentre la ragazza lambiva il
suo
padiglione auricolare con la lingua, per poi mordicchiargli il lobo
carnoso.
Sasuke prese un
profondo respiro e cominciò a baciarle una
spalla lasciata scoperta dal vestito, allungò le mani sui
suoi fianchi,
cercando le sue forme sinuose, ma nella sua mente comparvero i fianchi
snelli e
atletici di Naruto sotto la doccia, i suoi addominali leggermente
delineati
sotto la pelle brunita.
“Ehi,
qualcosa non va?” Chiese Karin, scuotendolo da un
attimo di immobilità.
Sasuke la
guardò torvo, poi, quasi quegli insoliti pensieri
fossero stati colpa sua, la morse sul collo.
“Oh
sì!” Mugolò lei compiaciuta.
“Spogliami
e mordimi ovunque...” Rantolò con in un gemito
sommesso.
Sasuke, stupito,
eseguì, la spogliò senza tanto indugiare,
senza neppure guardare la sua pelle chiara e perfetta, la
baciò con tecnica,
come se stesse eseguendo un compito preciso da portare a termine alla
perfezione.
Karin ansimava,
si contorceva, lo spogliava stropicciandogli
tutti i vestiti, ma lui cercò di non badarci, fino a quando
non si tolsero la
biancheria.
Lei era sotto di
lui, già persa, le gambe leggermente
divaricate, già pronta ad accoglierlo, a lasciarsi amare per
intero, i capelli
rossi sparsi sul cuscino, gli occhiali abbandonati sul comodino a
fianco del
letto. Ma lui non c’era,
o meglio, il
piccolo lui tra le sue gambe
pallide
e affusolate non voleva collaborare.
Sasuke lo
ignorò e riprese a baciarla, forse era solo un
attimo di panico, dopotutto per quanto fosse stata pianificata per una
sorta di
ripicca, quella era pur sempre la sua prima volta.
Karin sembrava
gradire i suoi baci, perché rispose con
enfasi, mordendogli le labbra sottili, cercando la sua lingua rossa.
Ma...niente, lui non
accennava a reagire.
“Alzati,
merda!” Si ordinò mentalmente, mentre le mani di
lei
correvano sui suoi addominali accennati, poi più
giù tra i peli radi e neri del
pube, per cercare quell’erezione che...no, per quanto si
sforzasse, proprio non
c’era.
Quando lo
afferrò, molle e svogliato, lei sgranò gli occhi,
quasi si fosse appena svegliata da un incubo.
“Sasuke!”
Lo richiamò, forse con l’intenzione di richiamare
il suo “coso”.
Pensò
di poter morire in quell’istante, con le mani di lei
attorno al suo membro indifferente.
“No,
no, aspetta” Incespicò.
“Hai
voglia di fare sesso o no?” Sbottò lei irritata.
Sasuke non
sapeva più che pesci prendere, cosa non stava
funzionando? La donna c’era, lui c’era, e il suo
pene non era difettoso, lo
sapeva bene, lo sapeva dai suoi tanti momenti di amor proprio sotto la
doccia,
insomma, cosa non andava?
Quello non era
assolutamente il momento di abbandonare i remi
in barca, quando il piano era ad un passo dalla sua realizzazione, anzi
dalla
penetrazione vincente che avrebbe pareggiato i conti con
quell’idiota di
Naruto.
Stava ancora
pensando al suo amico, quando Karin, indignata,
e tornata nuovamente pudica, perché si stava coprendo le
nudità con una mano, si
alzò e fece per rivestirsi.
“No,
dove vai?” Chiese Sasuke, ma ormai tutto sembrava
sfuggirgli di mano.
“’Fanculo
Uchiha, allora le voci su di te erano vere!”
Sbottò
lei, incattivita, rinfilandosi il vestito senza indossare il reggiseno.
“Quali
voci?” Chiese lui, alzando un sopracciglio, ormai
arreso all’idea di non poterla riportare sul letto.
“Quelle
a cui nessuno vuole credere” Continuò lei,
infilandosi le scarpe e scaraventando la coppa B nella borsetta.
“Quelle
che dicono quanto tu sia finocchio!” E detto questo
se ne andò sbattendo la porta.
Sasuke
crollò sul letto, ancora nudo, incazzato a morte con
quella parte di sé che non aveva collaborato al piano
perfetto.
“Ancora
vergine...” Si disse.
“E ora
pure finocchio” Concluse, tirandosi addosso le coperte
e maledicendo il suo migliore amico.
N.d.Allyn:
Sasuke tranquillo,
non sei impotente o altro, semplicemente hai altri gusti, anzi...un
solo gusto:
Naruto!! In ogni caso la figuretta credo che sia tra le peggiori mai
collezionate!
Vi
aspetto con
impressioni e pomodori marci... Prossimo capitolo a brevissimi,
probabilmente
anche domani, e beh...lo SPIN OFF sarà su Hashirama e Madara
e...per il
capitolo in sé, preparatevi ad una scena un po’
più hot! <3 mauhahaah <3
|
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Capitolo 5 *** QUINTA REGOLA: sii tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay. + EXTRA: di quando Sasuke, ancora bam ***
E
finalmente siamo
arrivati al capitolo cinque, e il pallino dovrebbe alzarsi, ma per ora
lo
lascerò arancione, anche perché se questo
è rosso i capitoli più in là li
dovrò
fare di un colore insistentemente acceso! Ahahaha insomma, sono
così contenta
di inserire la QUINTA REGOLA perché al termine ho messo lo
spin off su MADARA
E HASHIRAMA, cortissimo e idiota all’ennesima
potenza (no, non ho scritto
tutta ‘sta fic solo per inserirci lo spin off, o
sì? Ahahaha) Insomma come
avete visto nei capitoli precedenti Sasuke ha fatto una bella
figuretta, ma
Naruto dov’era? Da Hinata, come logico, no? Gioca a fare
l’etero...ma questo
capitolo è dedicato all’altra sponda del
fiume...XD Un bacione e un grazie
speciale a tutti voi che recensite, cerco di fare del mio meglio per
rispondervi
come vedete <3 proprio perché siete grandiosi a
sopportare le mie fic idiote
e a darmi i vostri pareri! In ogni caso vi aspetto ancora, per sapere
cosa ne
pensate e per dirmi se anche a voi questo Sasuke non inizia a fare un
po’
tenerezza ahahahha :D (PS:ryanforever non so come hai fatto a farti
fuori e a
recensire tutti i capitoli in una volta, ahaha troppo buona)
VI
ASPETTO
Pps:
il capitolo 6
verrà inserito stasera o stanotte, altrimenti
l’appuntamento è a domani!! :D
Ppps:
i titoletti dei
capitoli sono più dementi della storia stessa.
Pppps:
perdonatemi!
Allyn
<3
QUINTA
REGOLA: sii
tollerante e rispetta gli orientamenti sessuali altrui, anche se non li
condividi. Sai, un giorno potresti essere proprio tu, a scoprirti gay.
Naruto non
rientrò quella notte, ma Sasuke controllò il suo
cellulare ad intervalli di dieci minuti tra una sbirciatina del display
e
un’altra, quasi potesse arrivargli un sms da un momento
all’altro, le
imprecazioni verso l’idiota invece avevano un intervallo di
cinque minuti.
Così
passarono le ore, intorno alle tre si assopì e lo
sognò,
sognò di strangolarlo sotto la doccia, anche se lui,
nell’onirica fantasia
rideva, con i capelli biondi tutti spettinati e
quell’espressione da cretino allegro
che si portava stampata in faccia.
Allora Sasuke lo
strozzava più forte, e Naruto apriva gli
occhi azzurri e guardava in basso, verso i suoi boxer, poi, il
perché si stesse
sognando in biancheria intima, quello non seppe spiegarselo, fatto sta
che
Naruto lo stesse guardando proprio lì, e più
l’azzurro delle sue iridi
indugiava sulla protuberanza protetta dal cotone scuro dei boxer,
più le sue
mani diminuivano la presa attorno al collo brunito
dell’amico, che, una volta
libero, portò le sue grandi dita sui suoi fianchi.
“Nah,
‘Suke, non ti si drizza?” Lo schernì con
voce affabile.
Il Sasuke del
sogno fece per dargli un pugno in testa, poi
invece di impattare con violenza sul capo biondo vi posò
delicatamente il
palmo, per poi stringere le dita attorno alle ciocche scomposte e
chiare e
borbottare rattristato.
“Vuoi
che ci pensi io?” Chiese Naruto.
Sasuke
sospirò, poi annuì sconfitto, stringendogli un
poco i
capelli e spingendolo verso il basso.
“Allora
lascia fare a me, eh Sas’ke!” Gli disse il ragazzo
ammiccante, per poi chinarsi in ginocchio ed estrarre il suo membro dai
boxer
con una mano.
“Non
hai problemi, con me” Sussurrò Naruto, lascivo.
Sasuke gli
strinse ancor di più i capelli con un gemito
soffocato, quando questo aprì la bocca per accogliere la sua
erezione.
Il Naruto del
sogno lo guardò per tutto il tempo, dritto
negli occhi, le labbra aperte e sporche di saliva strette attorno al
suo
piacere teso e pulsante.
Muoveva la
lingua, lo toccava con quelle mani grandi, e gli
lasciava toccare i capelli, oh, quei capelli tanto morbidi.
Sasuke gli venne
in bocca chiamandolo per nome.
Si
svegliò di soprassalto, ancora scosso dai brividi e dalla
sensazione vibrante dell’orgasmo.
“Merda!”
Imprecò. Aveva la bocca impastata e il mal di testa
da sonno insufficiente, ma c’era altro, c’erano le
lenzuola bagnate, le dita
della mano destra appiccicose e il suo battito accelerato.
Era fottuto.
Come poteva
essere accaduta una cosa del genere? E quel
sogno? Impossibile, tutta colpa di Karin e delle sue stupide
insinuazioni. Fu
questo quello che gli ripeteva la vocina nella sua testa, anzi che gli
urlava
istericamente, prima che si voltasse e vedesse che l’oggetto
dei suoi incubi
era tornato all’ovile, la bionda pecora smarrita dormiva
beata nel letto vicino
al suo, noncurante che fino a cinque minuti prima si stesse trovando in
un
sogno a sfondo erotico e con la bocca piena.
“Cazzo,
proprio ora dovevi tornare!” Imprecò mentalmente
Sasuke, alzandosi dal letto e guardandolo.
Aveva le fauci
da divoratore di ramen completamente
spalancate e un rivolo di saliva colava sul cuscino.
“Dannato
idiota!” Lo insultò sottovoce, poi però
un’immagine
ben chiara prese forma nella sua testa, c’era sempre Naruto
con la bocca
aperta, solo che dalle sue labbra non colava saliva...
Imprecò
ancora e per poco non pianse, anzi, non vomitò per il
ribrezzo che provava verso se stesso.
Strappò
le lenzuola e le coperte dal letto e le appallottolò
in un angolo della camera, poi aprì l’armadio in
cerca di altre lenzuola,
niente, non c’erano, erano tutte scomparse, oppure tutte in
lavanderia...
Imprecò per quell’enorme nuvola di sfiga che gli
stava piovendo addosso, poi la
pioggia si tramutò in grandine.
“Ah,
Sasuke, che minchia ci fai in piedi in mezzo alla stanza?!”
La voce impastata di Naruto lo congelò.
Accese la
piccola abatjour sul comodino e si alzò a sedere.
“Sasuke,
perché sei nudo? Facevi prendere un po’
d’aria al
tuo amichetto?” Sorrise strizzando un occhio azzurro per la
troppa luce e indicando
il membro libero tra le sue gambe pallide.
“Cosa
guardi! Idiota, rimettiti a dormire!” Quasi non gli
strillò contro. Eppure era già capitato che lo
vedesse nudo, in tutti quegli
anni di amicizia, ma improvvisamente la cosa era diventata un problema.
“Ehi,
che è successo al letto?” Lo ignorò
Naruto, indicando
il materasso spoglio.
Sasuke
avvampò, ma dopotutto, e che diamine, era pure sempre
un Uchiha, e un Uchiha non perde mai il controllo.
“Un
incidente con la bottiglia d’acqua, l’ho rovesciata
tentando
di bere al buio”
Naruto se la
bevve, perché scoppiò a ridere con la sua solita
innocenza.
“Oh,
ma sai che il cambio delle lenzuola non torna dalla
lavanderia fino a giovedì?” Continuò a
ridere.
“Dai
infilati un paio di boxer e vieni qui, ho anche freddo!”
Scherzò, smuovendo le coperte.
Forse era il
bisogno di sonno, o forse perché erano passati
anni da quando avevano dormito insieme, ma Sasuke annuì, si
rivestì e si infilò
sotto le coperte con Naruto.
“Ti
ricordi le notti al campeggio?” Gli sussurrò il
biondo
dopo aver spento la luce.
“Sì”
Rispose laconico Sasuke, ancora interdetto per la piega
che tutta quella faccenda stava prendendo.
“Io
avevo paura che i lupi e le volpi venissero a sbranarci,
soprattutto le volpi mannare a nove code...”
Continuò Naruto.
“Che
idiota” Sbuffò una risata il moro, ricordando i
vecchi
tempi.
“Mi
prendesti in giro anche quella volta, poi però afferrasti
la mia mano...non la lasciasti finchè non mi
addormentai” Sussurrò il ragazzo.
“Perché
ti viene a mente proprio adesso?” Chiese Sasuke,
stringendosi tra le lenzuola già calde del calore
dell’altro, in un letto
decisamente troppo piccolo per entrambi.
“L’esame
di questo mese mi spaventa” Ammise il biondo.
“Cosa
vuoi, che ti tenga la mano?” Lo sbeffeggiò
l’Uchiha,
anche se nel buio, sul suo viso, era fiorito un sorriso dolce.
Naruto rise.
“No,
ma ultimamente sei stato più lontano” Gli
confidò.
“Io,
lontano?” Chiese Sasuke, voltandosi su un fianco,
intravedendo anche nell’ombra il profilo della schiena di
Naruto. Per un attimo
avrebbe voluto abbracciarlo.
“Sì,
sono mesi che non fai altro che studiare, non parliamo
più come prima e tu, non so, sembri ignorarmi anche se
condividiamo la stessa
stanza” Lagnò.
“La
compagnia non ti manca, ora hai la ragazza...e poi lo sai
che il mio obiettivo è laurearmi con il massimo dei voti, la
mia vendetta nei
confronti di Itachi sarà superarlo”
Esclamò cercando di non far trapelare la
nota d’astio con cui aveva pronunciato la parola
“ragazza”.
“Tu e
le tue stupide vendette scolastiche, ti sei mai chiesto
se nella vita ci fosse altro per cui lottare?”
Domandò Naruto.
Sasuke
sospirò, era un discorso che non amava affrontare.
“Da
quando sei diventato così serio tu? Il sesso ti ha messo
a posto i neuroni?” Scherzò.
“Voglio
lasciarla” Esordì Naruto voltandosi verso di lui,
afferrandogli solo per un secondo le mani, per poi lasciarle.
Sasuke
sentì il calore del suo corpo sotto le lenzuola,
quello dei suoi polpastrelli, che, seppure per un brevissimo istante
gli
avevano impresso a fuoco la loro impronta sulla pelle.
“Che?
E perché mai? Lei è carina, no? Mica hai scoperto
che
ti piacciono i ragazzi?” Chiese stupito, eppure con il cuore
che gli batteva
all’impazzata nel petto.
“M-ma
che dici?” Incespicò Naruto.
“Io mi
riferivo all’università” Si riprese poco
dopo, anche
se la sua voce per un attimo aveva vacillato.
“Ah,
ecco! Perché lo sai, io proprio i froci non li
tollero!”
Sussurrò Sasuke, con una nota di dispiacere nella voce
melodiosa.
“Ma,
da quando? Tu non eri quello tollerante?” Chiese Naruto
sorpreso.
“Da
oggi, e ora dormi! Ah, un’altra cosa! Tu
l’università non
la molli, capito?” Lo brontolò Sasuke serrando gli
occhi e voltandosi dalla
parte opposta.
“Allora
torna ad aiutarmi con i compiti” Sorrise il biondo,
accostando le spalle a quelle dell’amico, inconsapevole della
gioia che l’altro
traeva da quel calore condiviso.
EXTRA:
di quando
Sasuke, ancora bambino, decise di sostenere i diritti degli
omosessuali. Un
tema su Madara e Hashirama e un Naruto un po’ confuso.
Sasuke era alle
elementari, frequentava il quarto anno, e la
maestra Shizune aveva scritto alla lavagna il compito del giorno, in
quanto San
Valentino il tema era: la coppia più bella e innamorata che
conoscete.
Shizune era una
brava insegnante, di quelle con il sorriso
stampato sul viso cordiale e tante idee creative per conoscere e
crescere bene
i suoi studenti, nella sua carriera aveva visto molti casi particolari,
menti
brillanti, ragazzi buoni e volenterosi, Naruto, il migliore amico di
Sasuke
rientrava tra questi, ma mai, mai nella sua carriera aveva letto un
tema come
quello del piccolo Uchiha.
Certo,
grammaticalmente e ortograficamente impeccabile per un
ragazzino di quarta elementare, ma non era quello a lasciarla basita,
piuttosto
il contenuto, si era aspettata righe e righe sulla mamma e il
papà, al massimo
sui personaggi di qualche seria animata che trasmettevano alla tv, ma
il
piccolo Sasuke la sorprese.
Alunno:
Sasuke Uchiha
Anno:
IV
Tema
assegnato dalla maestra:
parla della coppia più bella e innamorata che conosci
Oggi
è San Valentino, una
festa secondo me stupida, ma la maestra Shizune mi ha chiesto di
scrivere su
una coppia bella e innamorata, perciò lo farò.
Mio
zio Madara e il suo
fidanzato Hashirama sono per me le due persone più
innamorate di questo
pianeta.
Certo,
non fanno che litigare
quasi tutti i giorni, e mia madre dice sempre che prima o poi
riusciranno a
distruggere un’intera città, ma io sono sicuro che
se mai accadrà loro
rimarranno insieme.
Mio
zio Madara ha la faccia
sempre arrabbiata e i capelli lunghi e neri che porta spettinati,
Hashirama
invece è un tipo solare e allegro e anche lui ha i capelli
lunghi, ma castani,
quando li guardo da dietro a volte mi sembra di guardare due donne, ma
questo
Itachi mi ha proibito di dirlo, credo perché anche a lui
piaccia portare i
capelli lunghi.
Una
volta li ho visti
baciarsi, avevano litigato da poco, lo zio voleva uccidere Hashirama
con un
coltello da cucina, ma lui gli rideva in faccia tutto allegro, come
sempre,
allora lo zio Madara ha posato il coltello, ha fatto no con la testa e
si è buttato
contro Hashirama per baciarlo sulle labbra.
Non
ho mai visto un bacio di
quel tipo, neppure tra mamma e papà, lo zio sembrava voler
mangiare Hashirama,
ma a lui stava bene, perché sorrideva e lo abbracciava.
Per
questo credo che loro
siano la coppia migliore del mondo, sono amici, litigano sempre, poi
tornano a
giocare, ma si amano, si baciano come se volessero mangiarsi a vicenda.
Sasuke
Uchiha
Shizune lo
rilesse più volte, prima di comprendere bene la
situazione. Era ovvio, per il piccolo Sasuke la coppia più
bella del mondo era
una coppia di omosessuali.
Scoppiò
a ridere poi passò a correggere il compito di Naruto,
il suo compagno di banco, fu difficile, perché sul foglio
protocollo c’erano
parecchie macchie d’inchiostro e frasi completamente
cancellate.
Alunno:
Naruto Uzumaki
Anno:
IV
Tema
assegnato dalla maestra:
parla della coppia più bella e innamorata che conosci
Io
e Sasuke Uchiha siamo la
cop-
Un
giorno io e Sasuke Uchih-
Secondo
me la coppia più
bella...
La
coppia più bella che ho (che io abbia,
ma Naruto mica si
preoccupa di coniugare per benino n.d.Allyn)mai
conosciuto sono la mamma e
il papà.
Lei
gli urla contro quando
litigano e a volte fa un po’ paura come la volpe mannara a
nove code di cui mi
ha parlato papà, poi però sorride e torna calma.
Papà
invece è sempre allegro e
la abbraccia di continuo, ed io penso che l’amore vero sia
questo, amarsi e
litigare un po’ tutti i giorni, un giorno io e
Sasuk- quindi un giorno
vorrei proprio vivere un amore come quello della mamma e del
papà.
Uzumaki
Naruto.
Shizune scosse
la testa, in quei due ragazzini c’era proprio
qualcosa di strano.
N.d.Allyn
à
spero vi sia piaciuto! Lo zio Madara ahahah e Naruto, beh ce lo vedevo
a
barrare tutti quei pensieri, dopotutto il ragazzino è
fissato con Sasuke anche
nel manga, no? Per l’italiano strano e un po’ lento
nei temi, beh, non so è
così che credo scriva un bambino...ma non saprei!
Spero
di avervi
divertito, anche un pochino.
Alla
prossima,
prestissimo!
Aspetto
le vostre
impressioni <3 <3 <3
|
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Capitolo 6 *** SESTA REGOLA: Segui l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui poi ti pentirai. ***
Capitolo
un po’ più
lungo, dove Sasuke darà il peggio di sé...Mi
dispiace papero, ma, beh, te lo
meriti...e poi, tutto questo mi serviva per il capitolo successivo (mi
odierà).
In
ogni caso grazie a
tutti per seguirmi, siete meravigliosi e non potrei chiedere di meglio,
tanto
che ho deciso di pubblicare in serata anche questo capitolo! <3
Per
chi fosse
interessato ad Hashirama e Madara, che dopo lo spin off, beh, hanno
perso ogni
dignità, su Allynchannel avete anche una vasta
quantità di fic su loro due
ahahahah :D le noterete, sono quasi tutte a pallino rosso! Aahahha
Ok,
dopo ‘sta
smattate...cosa dire, che siete troppo buoni e che questa storia
è nata un po’
per gioco e un po’ per prendere per i fondelli
l’Uchiha bisbetico...NARUTO,
DOMALO!
Spero ancora
nelle
vostre recensioni, nei commenti e negli scleri più assurdi!
Tiratemi pure
pomodori se vi va!
<3
Avviso:
per
i fan dello
ShikaTema, in questo capitolo ci sono degli accenni, se vi interessa ho
anche
uno spin off su loro due, fatemi sapere!
Ah,
dimenticavo, dal
prossimo capitolo probabilmente pallino ROSSO, senza cadere nel
volgare, sia
mai, solo che...ahaha succederanno cose STRANE per i due poverini.
E...un’altra
cosa, è
probabile, come avete già visto per Karin che ci siano anche
parti Het nella
storia, ma tranquilli...questa è una fic Marchiata YAOI!
Vi
attendo! :D
Allyn
SESTA
REGOLA: Segui
l’istinto, anche quando ti porta a fare delle cazzate di cui
poi ti pentirai.
Lui e i
festeggiamenti non erano stati creati per coesistere
pacificamente, la conferma gli era arrivata qualche sera prima al pub,
quando
tutti i suoi amici avevano scoperto che sulla sua carta
d’identità immaginaria,
alla voce esperienze sessuali degne di nota, spiccava un bel non pervenute in grassetto. Certo, dopo
aver scoperto che invece, su quella del suo migliore amico spiccava il
nome
della Hyuga le cose non erano migliorate. Sasuke aveva provato a
pareggiare i conti,
rimediando solo una figura
di merda con
Karin, un sogno a sfondo erotico-gay, e quella stupida sensazione di
disagio/insoddisfazione/giramento di palle che costringeva la sua
faccia ad
assumere un’espressione più truce del solito.
“Hai
mangiato veleno, Uchiha?” Domandò Gaara sedendosi
vicino
a lui e porgendogli un bicchiere di birra.
Sasuke
alzò le spalle e bevve senza rispondergli.
C’era
troppa confusione, la musica era sparata troppo alta e
gli stuprava i timpani, la gente era insulsa, tutti i suoi amici erano
presenti, Naruto compreso, che in quel momento si riempiva il bicchiere
di rum
e cola e rideva con l’innocentina dagli occhi spenti e la
frangetta nera.
Sasuke
svuotò il bicchiere e accavallò le gambe.
“Dovrebbero
bandirle le feste” Gracchiò acido verso
l’amico
rosso, che gli rivolse un sorriso divertito strizzando gli occhi color
acquamarina.
“Su
questo mi trovi perfettamente d’accordo”
“Sottraggono
tempo allo studio” Precisò, fissando il fondo
vuoto del suo bicchiere.
“Ma se
non esistessero Kiba cadrebbe in depressione” Gaara
indicò
Inuzuka, la maglietta zuppa di birra e l’espressione beota.
“Come
riesce a ridursi così dopo solo due ore?” La voce
di
Shikamaru interruppe la loro conversazione.
“Perché
è un’idiota” Asserì con poca
grazia la ragazza al suo
fianco.
Temari,
più grande di loro e più tosta della
metà dei ragazzi
in quella stanza, nonostante si pettinasse, a detta di Sasuke, come una
completa deficiente, aveva comunque il suo rispetto, dopotutto per
riuscire a
convincere un tipo come Shikamaru a fare coppia fissa ci voleva fegato.
“Ehi,
tu, Uchiha!” Lo chiamò, voltando il capo verso di
lui,
i codini color miele oscillarono, Sasuke li fissò inorridito.
“Dimmi”
Rispose, essenziale.
“Questo
Mojito fa schifo, Shikamaru non beve stasera, hai
voglia di finirlo?”
Sasuke non se lo
fece dire due volte, lo afferrò e se lo
portò alla bocca, gli occhi scuri puntati su Naruto, che
anche quella sera si
era messo di impegno per ignorarlo.
“Ehi,
io dicevo di Inuzuka, ma anche tu non scherzi, Uchiha”
Rise Temari, beccandosi un’occhiata torba di Shikamaru, che
sospirò annoiato.
“Avete
visto Sai?” Chiese Gaara, cambiando discorso.
A Sasuke
balenò in mente il ricordo dell’estate precedente,
quando al loro gruppo si era unito un eccentrico ragazzo dalla
carnagione color
latte e i capelli pece, uno studente del corso d’arte che si
era subito
affezionato a Naruto, l’unico che in un certo senso riusciva
a scambiarci due
parole senza catalogarlo come sociopatico, d’altronde il
biondo aveva fatto
esercizio per tutta la sua vita con un Uchiha, quindi poteva benissimo
conversare anche con un muro.
Inizialmente
niente di strano, il tizio si era rivelato
piuttosto introverso e un po’ disadattato riguardo i rapporti
interumani, ma
niente di nuovo per un artista; i problemi erano arrivati una sera
sulla spiaggia,
quando aveva provato a baciare Naruto, che dalla versione raccontata in
seguito
da Sai, per un primo istante aveva risposto al bacio.
Naruto aveva
prontamente smentito, mentre l’introverso
studente d’arte aveva fatto coming out cinque giorni dopo,
smettendo di essere
introverso e fidanzandosi ufficialmente con un certo Shin.
“Nah,
Sai? Mi ha chiamato ieri, è in Francia con quel
tizio”
Biascicò Naruto intromettendosi nella conversazione.
“Ehi,
ragazzi, questa è Hinata” Aggiunse presentando
quella che
ormai nella testa di Sasuke era la finta e stronza innocentina.
Temari le
sorrise affabile, Shikamaru le strinse la mano
formale, Kiba rimase steso su una poltrona a cercare di abbordare una
ragazza,
Gaara si limitò ad un cenno del capo e Sasuke...La
guardò, sibilò un “Oh, che
piacere” e corse a prendere un bicchiere di qualcosa,
qualsiasi cosa contenesse
alcol.
Tracannò
un cocktail di fortuna e tornò dagli altri, la
musica gli pulsava nelle orecchie, e tutti i loro chiacchiericci
allegri
rischiavano di fargli scoppiare quella famosa vena sulla fronte che
ogni tanto
pulsava in attesa del suo tracollo emotivo.
“’Suke,
parlavamo di te, dove sei andato prima? Abbiamo
appena raccontato a Hinata di come minacciasti di uccidere tuo fratello
in
quinta liceo, ricordi?” Rise Naruto.
“Itachi
se lo meritava” Borbottò, fissando il fondo
nuovamente vuoto del suo bicchiere.
Non avrebbe
retto, il pilota automatico lo stava guidando
verso lo schianto sociale, nessun sopravvissuto.
Le opzioni erano
due, assecondare il suo giramento di palle,
perché poi avesse acconsentito a portare la sua regal
persona a quella festa,
proprio non riusciva a capirlo, andarsene, oppure seguire
l’esempio di
estraniazione alcolica offerto da Kiba.
La terza
opzione, se pur folle, sembrava la più soddisfacente
e masochista, in perfetta linea con il credo Uchiha.
“Io
vado a prendere da
bere” Dichiarò, allontanandosi di nuovo, seguito
dallo sguardo curioso della
Hyuga.
“Se
non fosse per gli occhi tu e Sasuke potreste sembrare
parenti” Osservò Temari, indicando i capelli
corvini della ragazza di Naruto e
la sua carnagione pallida.
“Io,
paragonato a quella” Pensò il moro sprezzante,
riempiendosi nuovamente il bicchiere.
Gaara lo
raggiunse al tavolo bevande.
“Qualcosa
non va Uchiha?” Chiese, posandogli una mano sulla
spalla.
“Da
quando sei così premuroso?” Sputò il
ragazzo scrollandosi
di dosso la mano del rosso.
“Dovresti
smetterla di allontanare tutto e tutti”
“Ma
che caz-“ Rantolò il moro tracannando il contenuto
del
bicchiere.
“Punto
uno, fatti i cavoli tuoi. Punto due, proprio tu vieni
a parlarmi di queste cose? Punto tre, io sto benissimo”
Elencò istericamente.
Gaara era sempre
stato un ragazzo difficile, si era unito al
loro gruppetto alle superiori, dopo un passato da bullo di cortile; era
stato
Naruto, con il suo sorriso contagioso e l’arietta da iotisalverò, a tirarlo fuori
dai guai. Da quel momento era
cambiato, aveva iniziato a sorridere più spesso, anche se
all’inizio
quell’espressione stonava sul suo viso da incompreso ragazzo
del ghetto, ma in
seguito i suoi occhi chiari si erano addolciti. Questo, a detta di
Sasuke, non
giustificava comunque tutta quella gentilezza.
“Non
stai bene...” Osservò cercando di togliere dalle
mani
dell’Uchiha una bottiglia di vodka con cui si stava
riempiendo nuovamente il
bicchiere.
“Ma
finiscila e torna da quei cretini!” Protestò, con
la
testa che gli girava, aveva deciso di non farci caso.
“Shikamaru
è appena andato via con Temari, si annoiava, Kiba
sta sbavando dietro una tipa e tu ti stai ubriacando”
Concluse il ragazzo.
“E
Naruto?” Quasi urlò Sasuke.
“L’ho
perso di vista, sarà con Hinata...” Fece le
spallucce.
“Cazzo!”
Era ubriaco, aveva appena tirato un calcio al tavolo
delle bevande rovesciandone alcune.
“Ehi,
calmati!” Lo rimproverò Gaara, tirando su le
bottiglie
cadute “Ora basta!” .
Ma Sasuke ormai
era perso, beveva direttamente da una
bottiglia di fortuna, si guardava in giro, alla ricerca di Naruto e
della sua
ragazza, per cosa fare neppure lui lo sapeva, sicuramente gridargli
contro,
ecco, quello era un piano molto più sensato di andare a
letto con Karin.
“Calmati
un corno” Biascicò Sasuke, crollando su una sedia.
“Sei
preoccupato per gli esami?” Gaara si sedette accanto a
lui, cercando di scucirgli qualcosa.
“Fottiti”
“No,
non è la scuola” Sorrise, per guardarlo in viso.
Sasuke
ricambiò lo sguardo, Gaara in quel momento gli
risultava solo una rossa macchia sfocata, cercò in ogni caso
di mantenere un
certo decoro.
“Sono
fatti miei, ok?” Sbuffò, attingendo ancora una
volta
alle sue riserve d’alcol.
Una buona
mezz’ora dopo l’Uchiha fissava il vuoto, o meglio
l’immagine mentale di Naruto e Hinata avvinghiati e felici.
“Sei
uno stronzo” Sussurrò.
Gaara lo
guardò.
“Che?”
“E’
uno stronzo...” Continuò Sasuke, la voce
instabile, le
guance rubiconde, i capelli neri incollati alla fronte sudata.
“Chi?”
Chiese Gaara, che non aveva mai visto il compagno
tanto fuori controllo.
“Lui...”
E indicò Naruto, seduto in fondo alla stanza,
Hinata, rossa in viso sulle sue ginocchia, sorrideva beata.
“Naruto?
Ehhh” Sospirò il ragazzo.
Sasuke si
alzò, barcollò fino a raggiungere il biondo,
noncurante di Kiba che si sbracciava chiamandolo, indicando di
soppiatto la
ragazza che aveva appena conquistato.
“Tu!”
Biascicò l’Uchiha, gli occhi neri ridotti a due
sprezzanti fessure.
Naruto distolse
lo sguardo dalla Hyuga e lo fissò.
“Ehi
‘Suke, ma quanto hai bevuto?!” Si alzò,
congedando la
fidanzata con un bacio sulla guancia, poi gli prese le mani.
“Allora
anche gli Uchiha si ubriacano, eh?” Gli disse
gentilmente.
“N-Naru,
io vado al bagno, ok?” Lo avvisò la Hyuga
lasciandoli da soli.
Sasuke la
guardò con astio, mentre si allontanava, i lunghi
capelli neri che le ondeggiavano sulla schiena.
“Tsk”
Sibilò, per poi concentrarsi su Naruto.
“Stronzo” Sputò
con rabbia.
“Ehi,
ehi! Che ti ho fatto?” Il biondo sembrava perplesso.
“Sei
uno stronzo!” Ripeté Sasuke ad alta voce,
attirando l’attenzione
di un gruppetto di ragazzi che si voltò per
guardarlo.
“Shh,
‘Suke, stai urlando” Lo ammonì Naruto,
cercando di
tappargli la bocca con una mano.
“Cosa
vuoi che me ne freghi se sto urlando!” Sbottò,
ringhiando agli spettatori della scenetta.
“Hai
bevuto decisamente troppo” Ribadì severo.
“Non
è affar tuo!”
“Smettila
Sasuke, ti stai rendendo ridicolo, dai andiamo dai
ragazzi”
“Cerchi
di fare il bravo amico? Eh, Naruto?” Scoppiò in
una
risata da psicopatico, poi aggiunse: “Tuo amico un corno!
Come hai potuto
fotterti quella!” Fu il delirio. Naruto lo guardò
con occhi sgranati, Kiba non
riuscì a capire niente, ma si unì al capannello
di curiosi, Karin sussurrò un “lo
sapevo”, Hinata riemerse dal bagno
proprio al momento giusto per assistere alla scena.
Sasuke si era
letteralmente buttato sull’amico, non per
picchiarlo, non per urlargli in faccia...agli occhi di tutti quello era
un...bacio.
n.d.Allyn:
si sono
baciati, si sono baciati, si sono baciati...e...beh, non avete idea di
cosa
succederà nel capitolo dopo ahahahahahahahahahhaha Siiiiiii
e
beh, grazie ancora
delle recensioni, mi date la voglia di continuare a scrivere questa
storia,
grazie davvero... <3 <3 <3 domani il settimo
capitolo! E’ così strano
ritrovarsi a fare circa due aggiornamenti al giorno.
Aspetto
i vostri
pareri, e le...beh, ipotesi!
|
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Capitolo 7 *** SETTIMA REGOLA: mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno perdendo la testa. E se fossi tu a perdere la testa? ***
Aaaaaallora!
Ahahaha
Benvenuti su Allynchannel che trasmette cavolate, idiozie, di solito
angst e
poi...anche questa roba, zozzerie a parte, la visione, ehm, lettura di
questo
capitolo è vietata ad un pubblico sensibile e minorenne, in
quanto pieno zeppo
di tutto ciò che tanti di voi aspettavano dal primo
capitolo....uno dei futuri
momenti a pallino rosso!
La
narrazione è leggera
comunque, senza tanti giri di parole, in quanto voglio che questa
risulti una
storia leggera e fresca, non voglio appesantirla, per quello ci sono
già le
ANGST, le altre NaruSasuNaru che scrivo di solito e le
HashiMadaHashi...ah per
non parlare di Shisui e Itachi...
Non
so quanto il
personaggio di Sasuke sia IC, io ci ho provato, ho provato a farlo
orgoglioso,
anche se forse poco intricato mentalmente, meno
dell’originale? Non saprei, a
voi le impressioni, mi fido, lo sapete, vi leggo sempre...
Ho
cercato di rendere
Sasuke e Naruto più introspettivi...insomma, non lo so...il
capitolo è un po’ più
lungo del solito ma...beh...eheheh ci voleva...
INSOMMA W LO ZIO
MADARA, W quello che accadrà tra poco...e boh...spero che vi
diverta e di
leggere tante vostre Impressioni e Recensioni!
Io
sono qui a fare il
tifo per la papera isterica e sbronza e per lo scemo!
Baci!
Vi
aspetto come sempre
con tanti cuoricini
Ps:
il capitolo otto è
già pronto, attende solo la revisione! ahahahahahahaha
Allyn
Per
chi mi volesse tra
gli amici ora anche su Facebook *___* link: AllyEFP
(A
Laine e Ophelia, due nottambule che mi hanno spinto a mettere "in onda"
anche il settimo")
SETTIMA
REGOLA:
mantieni sempre la calma, anche quando intorno a te tutti stanno
perdendo la
testa. E se fossi tu a perdere la testa?
Naruto lo
trascinò per la felpa, per i capelli, per le
braccia. Aveva salutato Hinata senza neppure baciarla, guardato gli
amici con
un’espressione insondabile, poi aveva caricato Sasuke in auto
e aveva guidato
fino al dormitorio.
In macchina
l’altro aveva riso, poi aveva iniziato un
monologo sul fratello maggiore.
Itachi lo
stronzo.
Itachi il
traditore.
Itachi che
avrebbe venduto i loro genitori pur di sfondare
con quel gruppetto rock per il quale suonava, gli Akatsuki.... E Naruto
sapeva
che non era vero, perché Itachi era una specie di santo in
quella famiglia di
pazzi, l’unico essere gentile, a parte Mikoto, naturalmente,
la loro bellissima
madre.
Ma Sasuke
continuò, inserendo dopo ogni frase una parolaccia
o un insulto.
Itachi il finto
figlio perfetto, Itachi che da piccolo non
giocava mai con lui, quindi finto fratello perfetto.
Insomma dopo
Itachi le lamentele di Sasuke furono tutte per i
loro amici.
Sai il finocchio
allegramente felice e pervertito. Kiba il
cane senza freni inibitori, Temari la frigida, ma d’altronde
a detta di Sasuke,
per stare con uno apatico come Shikamaru si doveva essere frigidi per
forza.
Naruto non
capì bene il nesso tra le due cose ma rise
ascoltandolo.
Frenò
di colpo quando Sasuke cominciò a parlare dello zio
Madara con... una sorta di invidia nella voce, che si era fatta roca,
pensierosa.
“Perché
Hashirama è uno stupido sì, ma lo ama...e Madara
ricambia, a nessuno dei due frega se sono uomini, ecco...loro
sì che sono
felici”
Aveva detto
così, dopo un discorso lunghissimo, aveva
concluso con quel “loro sì che sono
felici”. A Naruto, che li aveva conosciuti,
più che felici quei due parevano due psicopatici con
tendenze omicide,
soprattutto Madara.
Era strano
sentire Sasuke così privo di controllo, sbottare
poi arrabbiato, tastandosi il labbro sanguinate per il morso che gli
aveva
rifilato e ricominciare con gli insulti, i tentativi di fuga
dall’auto...
Portarlo in
camera era stata un’impresa, l’Uchiha aveva
combattuto senza risparmiarsi, calci, pugni, insulti, poi si era arreso
e
lasciato buttare sul letto.
“Sei
uno stronzo!” Gli aveva allora ripetuto, con gli occhi
neri puntati sul suo viso abbronzato, tornando il Sasuke isterico della
festa,
non c’era più niente da ridere.
“Che
cazzo ti prende!” Gli aveva urlato allora Naruto
guardandolo dall’alto in basso.
Sasuke si
portato la mano al labbro inferiore, ancora
sanguinante, appena la Hyuga era uscita dal bagno e aveva portato le
sue iridi
sbiadite sul loro bacio Naruto l’aveva morso con forza.
“Fa
male!” Si lagnò il moro, osservando le dita
sporche di
rosso, poi sputò a terra.
“Merda!”
Imprecò.
“Mi
dispiace...” Si scusò Naruto raggiungendolo sul
letto con
un fazzoletto.
“Dai,
vieni qua” Lo chiamò, calmandosi.
Sasuke,
indispettito, gli voltò le spalle.
“Sei
ancora ubriaco” Sbuffò il biondo, tirandolo per un
braccio.
Sasuke dopo
qualche insulto si arrese, si girò verso Naruto e
lasciò che questo gli tamponasse la piccola ferita.
Il biondo lo
guardò, teneva gli occhi chiusi, le palpebre
serrate, le lunghe ciglia nere quasi gli sfioravano gli zigomi
arrossati.
“Ti
gira la testa?” Gli chiese sottovoce.
Sasuke
annuì, senza riaprire gli occhi, scosse semplicemente
la testa, lasciando che i capelli neri e lisci gli danzassero attorno
al viso.
Naruto
continuò a tamponare il taglio con il fazzoletto, per
poi fissarlo ancora, avvicinarsi e sussurrare: “Hai bevuto
tanto? Gaara mi ha
detto che hai rasentato gli standard di Kiba”
L’Uchiha
annuì ancora e sorrise, allargando piano le labbra
sottili.
Naruto
gettò il fazzoletto a terra, lo fissò
un’ultima volta,
poi poggiò le sue labbra su quelle dell’amico.
Sasuke si
lamentò, credendo che l’altro stesse esercitando
troppa pressione con il fazzoletto, ma il biondo lo ignorò,
leccando via il
sangue rappreso con la lingua.
L’altro
inaspettatamente sorrise e dischiuse ancor più le
labbra.
Naruto lo
baciò piano, con delicatezza, fino a quando la
lingua di Sasuke non trovò la sua, così come le
sue dita affusolate e pallide
che gli strinsero i capelli biondi.
Non
c’era nessuno, la festa era lontana, gli occhi degli
amici, di Hinata non erano più puntati su di loro, che ora
si stavano baciando,
con una lentezza estenuante nei movimenti, con un desiderio represso e
improvviso, eppure talmente celato che necessitava di tempo e pazienza
per
esplodere.
Sasuke era
ubriaco fino al midollo, zero inibizioni, zero
sensi di colpa.
Stava succedendo
e nella sua testa non c’era l’ombra di un
pensiero, di una macchinazione in stile Uchiha, se fosse stato sobrio
sarebbe
sicuramente impazzito, ma non lo era quindi si lasciò
guidare dall’istinto.
Si
portò Naruto addosso, se lo tirò contro,
ansimò nel bacio
quasi gli mancasse aria, quasi volesse morire in quell’apnea
dolcissima.
La bomba era
esplosa.
E Naruto, contro
ogni aspettativa rispose, con la stessa foga
vorace, con la stessa voglia d’aria, gli sfiorò i
capelli neri, la linea dritta
della mascella, il collo pallido, per poi baciarlo, sporcarlo un
po’ di sangue,
un bacio che sapeva di ruggine, ma non gli importò, lo morse
anche sul collo,
più delicatamente, anche se l’istinto lo guidava
per divorarlo.
Sasuke,
noncurante della piccola ferita che aveva ripreso a
sanguinare, riconquistò le sue labbra, le leccò,
le sfiorò con dolcezza e poi
con fame.
Poi
scoppiò a ridere, improvvisamente, senza una ragione
apparente, anche Naruto rise e lo guardò. Sasuke era
bellissimo, cento volte
più di Hinata, i suoi capelli corvini erano più
corti di quelli della ragazza,
ma incredibilmente morbidi, setosi, e la sua pelle delicata, priva di
imperfezioni e chiarissima, proprio come quella di lei, lui
però era Sasuke...Autentico,
misantropo, ora ubriaco sotto di lui, destinato a dimenticare,
destinato a
ripiombare nella sua fredda indifferenza.
Naruto gli
poggiò la testa sul petto, ascoltando il battito
di quel cuore accelerato, l’eco delle risate scomposte e
sorrise, con le
lacrime agli occhi.
Non seppe dire
quando si addormentarono, avvenne in modo
naturale, senza che potessero accorgersene erano fuggiti via, entrambi,
dal
mondo, dalla gente, da quella sera.
***
Sasuke si
risvegliò nel letto di Naruto, gli faceva male la
testa e ricordava la serata a tratti, Kiba ubriaco, Gaara impiccione,
Temari
che gli aveva offerto da bere, l’alcol, poi...Qualcosa gli
sfuggiva.
Alzarsi fu
un’impresa, ma dopo un paio di imprecazioni riuscì
ad abbandonare il giaciglio di Naruto e raggiunse il bagno.
Occhi arrossati,
capelli sconclusionati e...il segno di un
morso sul labbro inferiore.
La
verità riemerse, se pur ancora annebbiata
l’immagine del
viso perplesso di Naruto gli tornò alla mente, troppo
vicino, dannatamente
vicino.
L’aveva
baciato, sulle labbra, un bacio innocente certo, un
contatto fugace, poi era arrivata la Hyuga e Naruto l’aveva
morso, come una
volpe selvatica.
Poi il vuoto.
“’Fanculo,
idiota! Come minimo mi avrai anche attaccato la
rabbia!” Sbottò guardando il sangue rappreso sul
labbro.
Si fece una
doccia veloce e tornò a sedersi sul letto.
Si sentiva a
pezzi, una stupida serata al pub e due paroline
di troppo gli avevano praticamente rovinato la reputazione, anzi gli
avevano
sconclusionato l’esistenza.
In pochissimi
giorni aveva collezionato una sfilza di figure
di merda, come poteva essere accaduto? Perché si era
lasciato prendere così?
Affondò
il viso nel cuscino di Naruto. L’odore forte e
muschiato dell’amico gli saturò le narici, cosa
gli stava succedendo? Lui che
era sempre stato una mente lucida, pragmatica, ora si ritrovava in
balia di
sensazioni che non riusciva a spiegarsi, ma che lo guidavano come i
fili
guidano i burattini.
“Sasuke,
sei sveglio?” Chiamò il biondo, aprendo la porta e
gettandogli addosso una busta di carta.
“Sì”
Rispose il ragazzo, sedendosi e curiosando dentro la
busta.
“Ti ho
comprato la colazione” Naruto si sedette accanto a lui
e lo guardò annusare un cornetto alla crema.
“Che
ti è preso ieri!?” Chiese poi, alzando un
sopracciglio
chiaro.
Ecco, la resa
dei conti, era la seconda volta, in quella
settimana che Sasuke avrebbe preferito essere ucciso, piuttosto che
affrontare
certi argomenti.
“Nuffa” Borbottò
con la bocca piena.
“Nella
tua vita ti sarai ubriacato solo un paio di volte”
Sasuke
ingoiò il boccone e sospirò.
“Non
posso bere?” Protestò freddamente, ecco, doveva
tornare
l’Uchiha di sempre, era l’unica soluzione.
“Mi
hai baciato...” Sorrise Naruto, e per un attimo le sue
guance si tinsero di rosa.
“E tu
mi hai morso” Rispose prontamente Sasuke, mostrandogli
il labbro. Così andava bene, si disse, anche se lo stomaco
gli si era stretto
in una morsa, non doveva cedere, doveva tornare la persona pacata e
integra di
ogni giorno.
“Hinata
è ancora sconvolta”
“Le
dovresti dire la verità, quello non era neppure il nostro
primo bacio, ricordi in prima media?” Cercò di
sdrammatizzare, solo così le
cose si sarebbero smorzate.
Scoppiarono a
ridere entrambi. “Grazie della colazione...Ieri
mi giravano per l’università” Si
giustificò il ragazzo.
“Ho
dovuto riportarti a casa strattonandoti...”
“Che
figurette, dopo la festa non ricordo un accidenti”
Borbottò, porgendo l’altro cornetto a Naruto, che
gli sorrise affabile.
“Ho
detto a tutti che da ubriaco ti piace baciare qualsiasi
cosa, se la son bevuta” Lo rassicurò.
“Cazzo,
scusami...” Sasuke borbottò con un certo rossore
sul
viso.
“Abbiamo
saltato le lezioni e tu non sei impazzito...”
Osservò Naruto poco dopo, interrompendo il silenzio
imbarazzante che si era
creato.
“Molto
divertente!” Sbuffò il moro buttandosi sul letto.
“Dimmi,
com’è?” Chiese poco dopo. Naruto si
sdraiò accanto a lui
e sospirò.
“Com’è
cosa?” Una mano tesa verso il soffitto, l’altra
sotto
il capo.
“Andare
a letto con qualcuno” Mormorò guardando la mano
abbronzata dell’amico, immaginando le sue dita esplorare il
corpo sinuoso e
femminile di Hinata.
“Che
domande sono! Come vuoi che sia!” Sembrava imbarazzato e
la cosa per Sasuke era perfetta, i ruoli che da anni interpretavano
stavano
tornando al loro posto in quel copione che lo faceva sentire tranquillo.
“Su
sputa il rospo, non sei buono a niente, ci scommetto!” Lo
derise, come quando erano bambini.
“Chiedilo
a Hinata...E comunque che domanda era quella di
prima, come vuoi che sia andare a letto con qualcuno, è come
deve essere, e che
cavolo!” Rispose prontamente l’altro, nervoso.
“E che
ne so, qui quello che ha scopato sei te, non io” Ora
Sasuke era irritato, aprì un cassetto del comodino e ne
tirò fuori un vecchio
pacchetto di sigarette, fumare non era un vizio, ma durante
conversazioni di
quel tipo era un buon antistress.
Cominciò
a giocare con la custodia, tirandola in aria e
riafferrandola prima che gli cadesse sul petto.
“Te
l’ha succhiato?” Buttò lì ,
senza alcun pudore, anche se
in testa gli tornarono le immagini di quello strano sogno di cui si
vergognava.
Naruto gli dette
uno schiaffetto sulla fronte.
“Sasuke,
sei un porco!” Protestò.
“Dai, sì o
no?” Ecco,
avrebbe finalmente avuto la conferma ai suoi sospetti, Hyuga la finta
innocentina.
“No,
Hinata è una ragazza timida, non farebbe quel genere
di...”
“Se ha
scopato con te mica è tanto timida!”
Sbottò il moro
con una risata, prima di aprire il pacchetto e contare il numero di
sigarette
rimaste.
Quattro.
“Mi
chiedevo, state insieme da tanto?”
“Lei
aveva una cotta per me da mesi, siamo usciti per poco,
effettivamente...prima di...”
“E
scusa, io dov’ero, quando uscivi con lei?” Lo
guardò,
portandosi una sigaretta alle labbra.
Il biondo
sbuffò: “Studiavi...come sempre”.
“Ah”
Prese l’accendino.
Naruto lo
guardò torvo.
“Ancora
con quello schifo, apri la finestra magari”
“Ehi,
è anche camera mia, fumo quando voglio” Ma si
alzò e
andò ad aprire la finestra. Pioveva, l’aria era
umida e fresca, il cielo scuro.
Accese la sigaretta e sbuffò un po’ di fumo,
assaporando il sapore del tabacco
sulla lingua, poi con il bastoncino bianco tra le dita tornò
a sdraiarsi
accanto all’amico.
“Allora?
Com’è?” Chiese di nuovo, tirando ed
espirando verso
l’alto.
Naruto gli
sottrasse la sigaretta e se la portò alle labbra.
“Normale”
Rispose qualche secondo dopo, soffiando anche lui
un po’ di fumo verso il soffitto.
“Tutti
‘sti festeggiamenti per una cosa...Normale?” La
voce
di Sasuke pareva annoiata, monocorde, mentre con le dita affusolate
ricercava
il suo sostentamento nicotinico dalla bocca di Naruto. Inaspettatamente
per
riprendersi la sigaretta gli sfiorò le labbra con
l’indice.
Erano morbide
e...piene.
Si voltò verso Naruto e domandò:
“E’ bello?”.
“E’
sesso, è
come dovrebbe
essere” Gli occhi azzurri del ragazzo si fecero lontani.
“E
come dovrebbe essere?”
“Sasuke,
smettila ora! Se sei così’ curioso trovati una
ragazza e fallo!” Rise Naruto.
“Passamela” Gli disse poco dopo.
Ma
l’Uchiha lo ignorò, tirando forte e sbuffandogli
in faccia
una nuvoletta di fumo azzurrognolo.
“Imbecille,
dai, dammela!” E provò a togliergli la sigaretta
dalle dita con la forza, ma Sasuke la allontanò prontamente.
Naruto
scoppiò a ridere e a protestare, a giocare come quando
erano bambini, poi gli salì sopra, per immobilizzargli i
polsi.
La sigaretta
cadde sull’accappatoio di Sasuke che lo guardò
indispettito. Naruto la spense prontamente e buttò il
mozzicone per terra,
ripromettendosi che l’avrebbe raccolto in un secondo momento.
“Sei
un’idiota, ora dovrò accenderne
un’altra” L’Uchiha cercò
di fingersi arrabbiato, ma sulle sue labbra era fiorito un sorriso
strano.
Naruto lo
fissò, poi tornò ad afferrargli i polsi,
guardò il
suo corpo pallido, avvolto dall’asciugamano ora sganciato per
la breve lotta.
“Sasuke...”
Lo chiamò.
Il moro lo
guardò in viso, guardò i suoi occhi azzurri farsi
sempre più vicini, il respiro
aveva lo
stesso odore del suo, tabacco.
“Dimmi”
Mormorò Sasuke, sentendo in quel momento la stessa
calda sensazione che l’aveva avvolto sotto la doccia,
vergognosa eppure reale.
“Vuoi
sapere com’è stato?” Gli
domandò a pochi centimetri
dalle labbra.
Sasuke
annuì.
“Fare
sesso con lei, non mi è piaciuto per niente”.
Bastò
quella confessione, a far perdere la testa a Sasuke, i
polsi ancora stretti tra le forti dita di Naruto, i loro corpi
vicinissimi, il
suo, così esposto svelava quel segreto che ancora non era
riuscito a
perdonarsi, eppure lo fece lo stesso, consumò la distanza
tra le loro labbra in
un bacio.
Sapeva di
tabacco e di cornetto alla crema, di cornetto al
cioccolato e di una voglia repressa, animale, eppure dolcissima.
Era fottuto, ma
avrebbe fatto i conti dopo con la sua follia,
ora era entrato in guerra, con se stesso, con l’altro, che
probabilmente l’avrebbe
ucciso.
Si aspettava uno
schiaffo, un insulto, invece le labbra di
Naruto si mossero sulle sue, danzarono con leggerezza, incastrando la
sua
lingua, leccando la ferita ormai asciutta del morso della notte appena
passata.
Il corpo di
Naruto era caldissimo, e, contro ogni previsione
desiderabile, molto più di quello di Karin, molto
più di qualsiasi altro corpo,
tanto che Sasuke sentì quella parte di sé reagire
prontamente sotto la stoffa
dell’accappatoio.
Si maledisse,
cercò di reprimere l’impulso, i pensieri, ma la
realtà dei fatti era quella, Naruto lo eccitava. Ma come
poteva? No, non
capiva, anzi non voleva capire.
Il biondo gli
liberò i polsi e si sfilò la maglia senza tanti
indugi, premette il petto nudo contro quello dell’Uchiha, gli
toccò i capelli,
le guance, le orecchie, per poi baciarle, mordere il lobo e ridere nel
morso, e
a Sasuke quel gioco non parve più tanto insensato, anzi, gli
dava un brivido
che con Karin non aveva sentito, e che si propagava per tutta la spina
dorsale,
obbligandolo a cercare ancora i denti e le labbra dell’amico.
Che cosa stava
facendo? Lui non era quel tipo di ragazzo, lui
non era come suo Zio Madara!
Eppure le mani
si mossero in automatico, afferrarono la
schiena di Naruto, la esplorarono con soddisfazione, ogni muscolo,
nervo teso,
il profilo della spina dorsale...
Era combattuto.
Avrebbe dovuto interrompere quella follia, si
sarebbe chiesto in seguito perché Naruto ancora non gli
avesse dato uno
schiaffo, scappare, lontano, da quell’università,
dalla città, da lui, eppure i
suoi muscoli non accennavano a collaborare, o forse era la mente che
non voleva
lasciarlo fuggire da quell’abbraccio torrido.
Naruto si
staccò dalle sue labbra con il respiro corto.
“Cazzo!”
Sputò con rabbia.
“Cazzo!”
Disse ancora, per poi alzarsi e sedersi sul letto.
Sasuke lo guardò, pensò che stesse per piangere,
perché aveva gli occhi lucidi,
le labbra tirate in una smorfia strana.
Non aveva mai
visto Naruto così, di solito dopo una cavolata
rideva, iniziava a parlare a mitraglia, invece silenzio, un silenzio
che lo
assordava, che gli esplodeva nei timpani.
Non seppe cosa
dire. Fissò solo le sue gambe sporgere dal
letto, i piedi toccare il pavimento, i gomiti sulle ginocchia e le mani
tra i
capelli.
Un uomo pentito.
Poteva ridere,
sdrammatizzare, no? Non era in stile Uchiha,
ma ogni tanto uno strappo alla regola male non faceva.
Naruto
sospirò e lui rimase in silenzio a guardare la sua
schiena nuda.
L’erezione
sotto l’accappatoio c’era ancora, a ricordargli da
che parte ormai si fosse schierato, anche se non l’avrebbe
mai ammesso, neppure
a se stesso.
Prese un bel
respiro e parlò, come avrebbe parlato un adulto.
“La
maggior parte degli esseri umani attraversa fasi di
confusione, soprattutto all’università...questo
significa che non siamo
omosessuali siamo solo conf-“
“Cuciti
la bocca Sasuke” Borbottò Naruto, e per poco il
ragazzo non vide del fumo uscire dalle sue orecchie, stava pensando,
macchinando.
“No,
Naruto, smetti te
di fare l’idiota...era...un gioco, un esperimento...Non fare
in cretino, cosa
pensi, di essere diventato frocio per un bacio di merda!”
Mentì, quando,
oltretutto, era stato lui a baciarlo ma... Forse c’era del
salvabile,
dopotutto, per quanto cretino, disordinato e imbecille, Naruto era
sempre il
suo migliore amico, non aveva la minima intenzione di perderlo, anche
se
ammetterlo gli costava e non poco.
“Tsk,
un esperimento” Ghignò Naruto, fissando un punto
imprecisato sul muro.
“Tira
fuori le palle Sasuke, mi hai baciato”
Colpito e
affondato. L’Uchiha avvampò. I suoi neuroni
decisero che era davvero il momento di rilasciare i ricordi della
doccia di
qualche sera prima, oltre alla sensazione di gelosia e
all’apparente stato di
coma del suo membro durante il fallito amplesso con Karin.
Era il momento
di andare in cortocircuito cerebrale e fisico,
il momento della Follia Uchiha.
“I-io
ce le ho le palle!” Rispose scendendo dal letto e
guardandolo, trattenendosi dal mostrargli i suoi testicoli per ripicca.
“Allora
dillo, cosa hai appena fatto?” Chiese Naruto, alzando
lo sguardo azzurro su di lui e sondandolo, indugiando sulla pelle
lasciata
scoperta dall’accappatoio, sui suoi capelli ancora bagnati e
scurissimi.
“Osi
sfidarmi! Tu, demente!” Gli puntò il dito contro.
“Come
pensavo, non hai le palle...sei una ragazzina
smidollata” Ghignò ancora Naruto, e Sasuke non
riusciva a capire a che gioco
stesse giocando, dopotutto erano sulla stessa barca, aveva risposto al
bacio
con enfasi, ergo stavano affondando, ma il biondo sembrava aver
nascosto un
salvagente, e lui, Uchiha, doveva rubarglielo.
“La
ragazzina smidollata da cui non sei riuscito a fartelo
succhiare è la tua ragazza!” Sputò
acido.
Naruto rise in
modo strano, non con la solita allegria, rise
amaramente.
“Ti ho
detto che farlo con lei non mi è piaciuto,
Sasuke...qui la ragazzina sei tu, Hinata è solo
timida” Sputò tranquillamente.
Da dove veniva
tutta quella sicurezza? Dal fatto che avesse
inzuppato il biscotto prima di lui? Che ormai aveva abbastanza
esperienza
sessuale da poterlo surclassare? Al diavolo, gliel’avrebbe
fatto vedere lui chi
era la ragazzina, ragazzina un corno, lui non era Hinata!
L’orgoglio
Uchiha, un’arma controproducente con degli effetti
a lungo termine.
Si
chinò tra le sue gambe, sotto lo sguardo perplesso e
stupito di un Naruto che aveva deciso di optare per il silenzio.
Sasuke gli
sganciò i pantaloni e lo fissò dritto negli occhi.
Era partito.
“Io
non sono Hinata” Buttò lì.
“Che
diamin-“ Naruto non riuscì a finire la frase che
Sasuke,
un po’ impacciato e un po’ violento, aveva
già messo le sue dita pallide e
sottili attorno al suo membro teso.
Sasuke non si
fece tante domande, non si chiese perché mai
Naruto fosse così eccitato sotto i boxer, né
tantomeno si rispose, in quel
momento doveva solo dimostrare che era meglio di quella Hyuga, anzi,
che non
era una ragazzina senza palle, così si cacciò
quel piacere teso in bocca.
Naruto per poco
non urlò per la sorpresa.
“Sasuke,
cosa...cosa stai facendo?” Mormorò con una sorta
di
tristezza nella voce.
“Perché?”
Ma Sasuke non
rispose, aprì ancora di più le labbra e
alzò lo
sguardo nero, orgoglioso, lo guardò dritto negli occhi e
continuò a scivolare
su quella pelle caldissima, accogliendo il suo piacere con la lingua,
con il
calore della sua bocca.
“Io...non
capisc-“ L’accenno di un morso leggero lo fece
zittire. Naruto si chinò su di lui con il busto, con le
braccia, fino a trovare
i suoi capelli neri con le mani, stringerli.
“Scusa
Sasuke” Disse solamente, tirandoli un po’, guidando
la
sua testa ad un ritmo più veloce, poi senza riuscire ad
avvertirlo venne.
L’Uchiha
si staccò da lui ansimando, aveva le lacrime agli
occhi per lo sforzo, le labbra sottili arrossate e sporche di quel
bianco
appiccicoso.
“Merda!”
Imprecò Naruto guardandolo, guardandosi.
Lo raggiunse sul
pavimento e inaspettatamente lo baciò,
leccando via il suo stesso sapore.
“Non
sei una ragazzina...” Mormorò come un mantra,
baciandolo. E Sasuke si lasciò baciare, anche se per la
prima volta nella sua
vita avrebbe voluto scoppiare a piangere, forse perché
finalmente consapevole
di quello che aveva fatto, forse per paura di tutte quelle strane
emozioni che
gli turbinavano dentro, forse, perché, per la prima volta,
aveva perso la testa
e l’orgoglio, o forse un altro sentimento che non voleva
nemmeno nominare, l’avevano
fottuto.
Se siete giunti
fino
alla fine di questo capitolo lunghissimo, beh, devo farvi un MONUMENTO
<3
N.d.Allyn...muahahahahahahahaha
come potevo non pubblicarlo? Eh? Come!!! Sono fottuti! Fottutissimi.
Sasuke che
fa sogni erotici su Naruto che glielo...ehm, quello...e poi come
finisce? Puahahaha
ben gli sta, finisce
tra le gambe del
biondo, a combattere per il suo orgoglio a fendenti di lingua e non di
spada!
Ma senza rendersi conto che quel gesto ha delle conseguenze, che non
è una
sfida a chi arriva prima in cima alla collina, ma una
dichiarazione...Ma Sasuke
è un idiota patentato, quando si accorgerà, o
meglio, realizzerà cosa ha fatto
beh...dovrà fare i conti con la sua coscienza...Stupido
ragazzino che non sa
riconoscere sentimenti d’amore, gelosia, pulsioni
sessuali...e Naruto...lui è
ancora più fesso, lo bacia approfittando della sua sbronza,
poi da sobrio manco
si confessa ma lo sfida...ahahahah Non c’è
speranza e io sto sclerando, e sto
SPERANDO che questo capitolo vi sia piaciuto e spero tanto tanto di
leggere
tutte le vostre impressioni, recensioni, commenti, schiaffi! Ahahah
Spero
di non avervi
annoiato!
Vi
aspetto insomma...eh
beh...nel capitolo otto vedremo cose assurde...
A
prestissimo! <3 su
Allynchannel!
|
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Capitolo 8 *** OTTAVA REGOLA: quando non si può più tornare indietro vai avanti! ***
Eccomi,
oggi poche
note, sono qui che cerco di buttare giù una HashiMadaHashi
tosta e boh, anche
il capitolo 9...perchè a forza di pubblicare così
spesso mi sono ritrovata in
pari con il file word...quindi per ora beccatevi l’otto
<3 <3 <3
Spero
vi piaccia,
diciamo che i nostri due amichetti non hanno un comportamento NORMALE,
diciamo
che sembrano pentiti, confusi, e che Naruto è in cerca
di...sfogo? redenzione?
Bah
Insomma,
spero vi
piaccia <3 grazie a tutti per le tante recensioni, siete
adorabili a
sopportare ‘sto sclero di fic! <3
Ancora
una volta NC17
VI
ASPETTO!
Allyn
OTTAVA
REGOLA: quando
non si può più tornare indietro vai avanti!
Naruto non aveva
più detto una parola, neppure Sasuke, che
silenziosamente si era lasciato accompagnare in bagno. Avevano fatto la
doccia
assieme, e il suo migliore amico, se così ancora poteva
chiamarlo, gli aveva
lavato via le ultime tracce di quell’atto dai capelli neri,
insaponandoli con
una sorta di devozione nei gesti, lenti, sentiti.
Sotto il getto
d’acqua si erano guardati, e gli occhi azzurri
di Naruto avevano guardato anche quella parte di lui ancora dritta e
tesa,
collaborativa, quella volta.
Non aveva
fiatato, quando il biondo gli si era inginocchiato
davanti e gli aveva preso le mani portandosele sulla testa, mentre le
sue dita
circondavano in un pugno il suo membro.
Voleva che gli
infliggesse quello stesso “supplizio”, forse
la stessa “vergogna”, perché
così avrebbero pareggiato i conti, perché
così
avrebbero semplificato i numeri uguali e di segno opposto ai due lati
dell’equazione impazzita.
A Sasuke non
importò per quale motivo lo stesse facendo,
ormai sapeva di desiderare di sprofondare in quella bocca, e
così fece, guidò
la testa bionda e bagnata di Naruto a ritmo dei suoi fianchi e non
chiuse mai
gli occhi, lo guardò per tutto il tempo, guardò
le sue belle labbra piene
aprirsi e avvolgerlo, come nel sogno.
Naruto, con suo
grande stupore deglutì senza fiatare, poi si
alzò e lo abbracciò con forza. Sasuke non
osò chiederglielo, ma ebbe come
l’impressione che stesse piangendo.
Si ritrovarono
entrambi sul letto, avvolti nei rispettivi
accappatoi e con le spalle vicine, di guardarsi in viso non se ne
parlava.
Si assopirono,
ognuno nei suoi pensieri, ognuno tormentato
dai suoi silenziosi incubi. Poche ore dopo Naruto si alzò e
si vestì, Sasuke si
svegliò, ma fece finta di dormire ancora, sentì
l’altro comporre il numero di
qualcuno al cellulare.
“Pronto
Hinata!” Disse affabile.
A Sasuke venne
un senso di nausea insopportabile, cercò di
non ascoltare quella conversazione, ma gli era impossibile, per quanto
Naruto
si limitasse a sussurrare le sue parole gli risultavano comunque con
grida
nelle orecchie.
“Sì,
stasera vengo” Altra pausa “Posso dormire da te?
Davvero?” Chiese, e a Sasuke sembrò che la sua
voce fosse carica di entusiasmo.
Quando se ne fu
andato fumò le restanti tre sigarette del
pacchetto, cercando di mandar via l’eco di un sapore nuovo
dalla lingua.
***
[Naruto]
L’aveva
lasciato che dormiva ancora, avvolto nell’accappatoio
chiaro, con i piedi nudi sul copriletto sfatto.
Avrebbe voluto
baciarlo cominciando da quei piedi pallidi e
sottili, salire su per le caviglie, poi sul retro delle ginocchia
ossute e su
per le cosce bianche e atletiche, afferrare i suoi fianchi e spingersi
dentro
di lui, affondare in un calore che teneva nascosto, cercargli
l’anima...invece
si era limitato a contemplarlo dormire, come era solito fare da
bambino, e poi
da ragazzo, ogni volta che avevano condiviso una tenda, una stanza
d’albergo in
gita, un divano durante la visione di un film noioso...
Si
maledì, per averlo baciato quand’era ubriaco, per
averlo
provocato sul letto, per avergli permesso di cadere vittima del suo
solito
orgoglio, perché Sasuke aveva fatto quelle cose sicuramente
per ripicca, non
per vero interesse.
Si
maledì ancora, perché quello che stava facendo a
Hinata
era ancora più spregevole.
Salì
le scale del suo condominio e suonò alla porta.
Hyuga era una
studentessa universitaria come lui, ma non
alloggiava in un dormitorio, la sua natura pudica l’aveva
piuttosto spinta ad
affittare assieme a poche coinquiline un piccolo appartamento poco
distante dal
campus universitario.
“N-Naru”
Balbettò guardandolo in viso ed arrossendo, per
quanto fossero orma una coppia ancora non riusciva a non incespicare un
po’ in
sua presenza, cosa che a Naruto faceva una certa tenerezza.
“Hinata,
grazie dell’invito” Le disse, calandosi sul di lei
per baciarla sulle labbra. Lei rispose al bacio e sorrise.
“Naru,
poi con Uchiha hai chiarito?” Gli prese la giacca e la
poggiò sul divanetto.
Naruto si
oscurò, si guardò un po’ attorno,
l’appartamento
era deserto, probabilmente le sue coinquiline non sarebbero rincasate,
per
questo lo aveva invitato a dormire.
“Beh,
diciamo di sì, non giudicarlo male, è un ragazzo
per
bene, quando beve troppo diventa eccessivamente affettuoso” E
rise per smorzare
la tensione.
Hinata lo
emulò, poi lo condusse in cucina.
“Ramen”
Disse con un piccolo saltello.
“Per
te, è il tuo piatto preferito, pensavo potesse farti
piac-“ Non terminò la frase che Naruto le fu
addosso per baciarla.
“Grazie”
Le sussurrò a fior di labbra. “Grazie”.
Continuò.
“N-Naruto
lo sai che io...ti amo, ecco, lo faccio con
piacere” Gli disse.
“Ripetimelo”
Disse lui, prendendole tra le dita una ciocca
dei lunghi capelli neri, guardando la pelle chiarissima delle sue mani
sottili.
E Hinata lo disse ancora, allora Naruto sorrise e si
concentrò sul Ramen.
Era il suo
piatto preferito, ma quella sera proprio non
riusciva a farlo sentire meglio. Hinata era una ragazza silenziosa, ma
se si
riusciva a fare breccia nella sua timidezza aveva molti argomenti
interessanti
da discutere e poi era dolce, premurosa, di certo non era fredda e
insolente, o
presuntuosa, né tantomeno orgogliosa, e se Naruto
gliel’avesse chiesto lei gli
avrebbe ripetuto mille volte che lo amava, che gli voleva bene, che
pensava di
lui le migliori cose.
Questo
però non riusciva più a farlo star bene.
Guardarono un
film e lui si concesse solo una volta di
controllare il display del cellulare, non si poteva mai sapere, magari
avrebbe
potuto ricevere un suo messaggio, qualcosa di folle, qualcosa per cui
lui si
sarebbe rinfilato la giacca, le scarpe e sarebbe corso al dormitorio,
con il
cuore in mano, con la verità negli occhi.
Niente, il
silenzio assoluto.
Era
lì, non solo per rimuovere l’esperienza di quel
primo
pomeriggio, ma perché aveva deciso di essere normale, di
dimenticarsi quelle
strane sensazioni che ormai erano ben maturate in lui dopo anni e anni
di
vicinanza con Sasuke, ma c’era anche altro, c’erano
pensieri che non riusciva a
togliersi dalla mente, e, per quanto fosse, forse Hinata avrebbe potuto
aiutarlo a dimenticare e sostituire.
Pochi minuti
dopo i titoli di coda lei si assentò per andare
in bagno, tornò poco dopo, avvolta in un accappatoio chiaro,
e a Naruto non
poté non tornare a mente l’altro. Si morse il
labbro inferiore e si concentrò
sul viso dolce e grazioso della ragazza, sui suo capelli,
maledettamente neri.
Si
avvicinò con passo leggero, come per non spaventarla, poi
prese a baciarle una guancia. Era morbida, e profumava di fresco.
Spostò la
stoffa dell’accappatoio e le lambì con delicatezza
il collo, mordendola con
leggerezza, per poi scendere sulla sua spalla, carezzare con le mani il
suo
seno abbondante e sodo, e mugugnare impercettibilmente al ricordo dei
pettorali
di Sasuke.
Si stava
odiando, nel peggiore dei modi.
Hinata non lo
toccava, si lasciava toccare, permetteva a
Naruto di immaginare qualsiasi corpo sul suo, qualsiasi viso. Non
parlava
nemmeno, sospirava soltanto, e allora Naruto poteva darle anche la voce
di
Sasuke, nella sua testa.
Andarono in
camera da letto, la spogliò e si spogliò,
lanciando i vestiti sul pavimento, montandole sopra.
Lei era rossa in
viso, con i capelli sparsi sulle lenzuola, e
gli occhi languidi.
Naruto percorse
il suo corpo nudo con la lingua, indugiò sul
suo ombelico tondo, sui ricci scuri del pube, poi la baciò
sulle labbra, le
afferrò i capelli neri forse con troppa forza e si spinse
dentro di lei, che
gettò la testa indietro gemendo.
La ragazza gli
portò le mani sulla schiena e divaricò un poco
le gambe, per poi cingergli i fianchi con le caviglie incassando i suoi
colpi
con piacere, ma Naruto immaginò le caviglie pallide di
Sasuke, i suoi gemiti
soffocati, il suo viso, il calore del suo corpo affusolato di ragazzo.
Gli tornarono
alla mente i suoi occhi color carbone, e mentre
Hinata si lasciava andare con un sospiro appagato, Naruto rivide nella
sua mente
le belle labbra sottili del moro, il bianco appiccicoso a sporcarle.
Venne,
vergognandosi.
***
|
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Capitolo 9 *** NONA REGOLA: non piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...+ EXTRA: Shikamaru x Temari ***
Questa
volta
Allynchannel non ha seguito il ritmo, due pubblicazioni al giorno,
chiede scusa
e vi manda in onda un capitolo più lungo e anche un extra su
Shikamaru e
Temari.
La
nona regola è
strana, dice di non piangere sul “latte” versato
(risatina maliziosa)... Qui
torniamo alla nostra amata papera, Sasuke... lui è un tipo
orgoglioso, lo
sappiamo, ma ora anche confuso, ecco credo che le cose appena accadute
parlino
da sole, ma la verità fa male, cioè, passare da
ASESSUATI a...boh, non lo sa
neppure lui...in ogni caso, la colpa potrebbe essere di Itachi,
è sempre di Nii-san!
Spero di non deludervi con questo nono capitolo...Le peripezie, gli
equivoci
sono appena iniziati...
Intanto
io vi RINGRAZIO
CON TUTTO IL CUORE, siete troppo buoni a recensire a farmi sapere cosa
pensate
di questo sclero, e beh, se non fosse per voi questa fic non sarebbe
neanche
qua <3 GRAZIE!
un
abbraccio a tutti i lettori silenziosi <3
Allyn
vi tira baci e
ancora una volta VI ASPETTA
NONA
REGOLA: non
piangere sul latte versato; il tuo, quello degli altri...
Sasuke
osservò la sua immagine riflessa nello specchio del
bagno.
Era notte fonda,
aveva dormito fin troppo nel pomeriggio, per
riposare ancora. Avrebbe potuto studiare, ma...al diavolo gli esami, al
diavolo
tutto!
Al diavolo
Naruto, e già che c’era al diavolo anche Itachi.
La sua vita
stava andando a rotoli, tutti i suoi progetti,
tutto il suo equilibrio, costruito dopo anni di duro lavoro e
dedizione, tutto
spazzato via dal suo stupido amico d’infanzia.
Possibile che
infondo loro fossero proprio come lo zio Madara
e Hashirama?
Distolse la
mente da quel pensiero e si focalizzò sulla
telefonata di Naruto a Hinata.
No, loro non
erano come quei due, loro erano solo due ragazzi
che si erano lasciati prendere da un attimo di follia.
Colpa degli
ormoni, colpa dell’orgoglio, ma... per farsi
rispettare si era ritrovato a succhiarglielo? No, non c’era
alcuna
giustificazione.
Possibile che
fosse diventato una checca?
No, non si
sentiva una checca, non aveva mai notato le
ragazze, quello era vero, ma...neppure i ragazzi, ora che aveva
dedicato un po’
più di tempo a quei pensieri aveva compreso che il problema
era Naruto.
Esisteva forse
un orientamento sessuale che potesse definire
quella stramberia? Era per caso un Narutosessuale?
Se non fosse
stato così coinvolto nell’intera compromettente
faccenda avrebbe pure riso, ma i ricordi delle azioni ancora fresche e
indelebili lo portarono a deprimersi.
Si
maledì, maledì i suoi impulsi afferrò
la giacca e uscì. Se
ne sarebbe andato, senza avvertire nessuno, tantomeno quel suo amico
biondo che
gli aveva anche restituito il favore sotto la doccia, doveva
dimenticare e
velocemente.
Da chi sarebbe
andato? Suo fratello era lontano, in viaggio,
e poi chiedere aiuto a lui era l’ultima cosa che si sarebbe
concesso di fare.
Naruto, perché gli veniva sempre a mente, con quella sua
faccia da idiota, con
quelle labbra caldissime. Doveva fuggire da quel ragazzo, ma contro
ogni logica
la sua mente glielo proponeva come la salvezza.
Cominciò
a piovere, ma non gli importò, bagnarsi era
l’ultimo
dei suoi problemi, se si fosse ammalato tanto meglio, almeno con la
febbre sarebbe
riuscito a non pensare.
Vagò
senza meta, per poi tornare nella sua camera
universitaria, senza aver concluso niente, aveva fallito, per
l’ennesima volta,
anche nella fuga. Si infilò nel letto vuoto di Naruto,
tirandosi addosso le sue
coperte impregnate di quel forte odore muschiato e inconfondibile, lo
stesso di
quella pelle abbronzata e luminosa.
Gli vennero a
mente tantissimi ricordi, la maggior parte
apparteneva ad un’infanzia ormai perduta che credeva di aver
messo
definitivamente da parte.
A quel tempo era
Itachi ad accompagnarlo al parco, si sedeva
su una panchina a leggere i suoi libri di scuola e lo lasciava giocare,
dondolarsi sulle altalene, alzando ogni tanto gli occhi dalle pagine
per
vigilare attento.
Sasuke aveva
amato quei pomeriggi, c’erano i prati dove
correre, gli scivoli su cui si divertiva ad arrampicarsi e...Naruto,
c’era
sempre lui, con il faccino troppo sorridente e paffuto e le mani sempre
sporche
di terra, quando tornava a casa con Itachi in un modo o in un altro
tutti i
suoi vestiti erano sempre sporchi.
In tutti quegli
anni avevano fatto a botte, si erano
insultati, avevano litigato, alle medie per sbaglio si erano anche
baciati, mai
però era successa una cosa come quella della sera
precedente, e mai qualcosa
gli era piaciuto così tanto.
Ripensò
a quell’amico di Itachi, quello con i capelli biondi
e l’aria da acido-dipendente, un’artista
incompreso, lo scherniva suo fratello,
ripensò a come un giorno mentre lui e Naruto studiavano
assieme nel soggiorno
di casa Uchiha, li avesse derisi. “Ma tuo fratello e il
biondino sono
fidanzati?” Aveva riso, scostandosi il ciuffo biondo dagli
occhi. Itachi aveva
storto la bocca e scosso la testa poi aveva risposto:
“Abbiamo già lo zio in
famiglia” E aveva riso, ma con dolcezza.
Forse era
genetico, forse aveva ereditato da Madara qualcosa
di strano.
Non volle
saperlo.
Se ne sarebbe
fregato, avrebbe ignorato i suoi geni, i suoi
difetti, qualunque cosa, avrebbe combattuto, da bravo Uchiha, fino a
ritrovare
la vecchia e giusta via.
Avrebbe represso
ogni emozione, sarebbe tornato la maschera
di ghiaccio con cui si era sempre difeso da un mondo troppo
confusionario, che
voleva trascinarti nel suo marasma incontrollabile di emozioni e di
calore, di
delusioni e di sconfitte.
***
Quando
aprì gli occhi era mattina, amava le regole
dell’universo, quelle del sistema solare, c’era la
mattina, poi il pomeriggio,
poi la notte sulla terra, tutto era prevedibile e sempre uguale.
Scalpitare sperando
che non sorgesse il sole non sarebbe mai servito, perché il
sole sarebbe sorto
comunque, era bellissimo poter usufruire di quelle certezze, sapere che
per
quanto la vita di un essere umano fosse caotica e piena di imprevisti,
alcuni
eventi invece non sarebbero mai mutati, capisaldi di uno schema
più rigido, di
un punto di riferimento sempre presente.
Nonostante il
mattino fosse giunto, Sasuke non aveva nessuna
certezza, per un attimo, scostando le tende dell’unica
finestra di quella
stanza troppo vuota, pensò che ormai tutto era possibile,
che c’era una
probabilità che il sole non fosse sorto.
Ma il sole
c’era, allora sospirò riconoscente.
Si
vestì, ignorando l’assenza di Naruto, tanto
meglio, vedere
la sua faccia l’avrebbe solo tediato.
Camminò
fino all’aula dove si teneva il corso di quella
mattina, aveva i capelli completamente in disordine e sul viso le
tracce ancora
livide della notte insonne.
Si sedette nelle
file centrali, ignorando gli sguardi
velenosi di Karin e il borbottio della gente, a quanto pare i
pettegolezzi si
erano diffusi come un morbo.
Tanto meglio,
l’avrebbero lasciato in pace.
Naruto
arrivò pochi minuti dopo.
Sorrideva, e
Sasuke gli si rivoltò la colazione nello
stomaco, lo maledì in tutte le lingue conosciute, anche
quelle inventate, sperò
che gli si incendiassero gli abiti, che bruciasse in un tripudio di
fiamme nere
e inestinguibili, poi si sentì stupido.
Perché
era tanto arrabbiato? Perché Hinata sorrideva allegra
al suo fianco, perché lui le teneva la graziosa e piccola
mano carezzandone il
dorso, perché sembravano...Felici!
Ripensò
a suo Zio Madara, come avevano fatto lui e Hashirama
a capire di essere fatti per stare insieme, e come erano riusciti ad
avvicinarsi senza uccidersi.
Gli
sembrò che sua madre, Mikoto lo avesse raccontato ad una
cena, una sera di qualche anno fa.
Ricordò
che a tavola avevano riso tutti, tranne Madara, che
aveva sbuffato scocciato, per poi scoccare un’occhiata gelida
al compagno, che
invece si era unito all’ilarità del gruppo.
“Il
nostro Madara è sempre stato troppo cocciuto e orgoglioso
per ammettere che era cotto di Hashirama, si sono picchiati a sangue,
prima di
dichiararsi...”
Lui e Naruto si
menavano da anni, cos’erano? Tutte dichiarazioni
d’amore?
Certo lui e lo
zio si assomigliavano, caratterialmente e
fisicamente, con quell’aria scontrosa e superiore, orgogliosi
fino al midollo.
Naruto gli
lanciò un’occhiata dalle prime file, senza
salutarlo, poi prese posto accanto alla sua ragazza.
Sasuke non
seguì neppure una parola di quella lezione che
sembrò essere infinita. Cercò di rimuginare sul
da farsi, ma non trovava
soluzione ai suoi dilemmi, anzi, non trovava proprio il dilemma.
Cosa voleva?
Far sparire
Hinata e diventare la nuova fidanzatina di
Uzumaki?
Per poco non gli
vennero i conati di vomito! Mai!
E allora?
Tornare amici
come prima? Il biondo era fastidioso,
inopportuno e pesante da sostenere, un amico inutile, un fardello che
gli
pesava sulla schiena dall’infanzia.
Doveva ammettere
di avere le idee confuse, e la cosa lo
faceva innervosire.
Durante la pausa
Naruto uscì dall’aula. I muscoli delle gambe
di Sasuke risposero ad un impulso improvviso, lo seguì.
Lo vide
dirigersi al bagno e lo raggiunse.
Si stava lavando
il viso, i capelli biondi sembravano reduci
da una battaglia con il cuscino, persa.
“Naruto”
Lo chiamò.
Il ragazzo si
voltò e per la prima volta dopo anni non gli
sorrise con il suo solito ghigno da cretino sotto benzodiazepine.
“Sasuke”
Un cenno del capo, distaccato.
Fece per uscire
dal bagno, ma l’Uchiha lo trattenne e chiuse
la porta alle loro spalle.
Non poteva
fuggire, avrebbero dovuto chiarire, risolvere,
trovare una soluzione, cancellare l’incancellabile.
“La
lezione sta per riprendere...” Disse il biondo con una
smorfia di finta impazienza sulle labbra.
“Da
quando sei diventato uno studente modello?” Sasuke aveva
le mani fredde e il cuore per la prima volta sembrava volergli urlare
che sì,
anche gli Uchiha sono umani, anche gli Uchiha hanno un sistema
circolatorio
influenzato dalle emozioni.
“Prima
o poi doveva succedere” Sillabò Naruto, e quelle
parole sembrarono rivolte ad altro.
“Ieri”
Trovò il coraggio il moro, senza mai distogliere gli
occhi dall’azzurro troppo chiaro di quelli di Naruto.
“Ieri
non è successo niente”
Allora voleva
dimenticare anche lui, ma...perchè gli faceva
così male?”
“Quindi
non me lo hai succhiato sotto la doccia?” Rispose
acido.
“Non
mi pare che tu sia nella condizione di giudicare o
accusare”
Da quando il suo
fesso amico era diventato così sagace?
“Ci
siamo scambiati un...reciproco favore” Rispose, e sulla
lingua gli sembrò di risentire il sapore salato di Naruto.
“Cosa
siamo ora, Sasuke?” Naruto sembrò tornare quello
di un
tempo, i suoi occhi si colorarono di tutte quelle emozioni che quelli
di Sasuke
non avrebbero mai saputo esternare.
“Quello
che siamo sempre stati” E gli sorrise.
Anche Naruto
sembrò sorridere, ma in modo triste, gli dette
una pacca sulla spalla e disse: “Torniamo a lezione?
Altrimenti dovrai darmi un
sacco di ripetizioni, e di sentirmi dire che sono un cerebroleso...beh
sai, non
fa piacere”
Era tornato il
Naruto di sempre, scherzoso e allegro.
Il mattino, il
pomeriggio e la notte si sarebbero sempre
susseguiti nel loro normale ordine, l’universo non tradiva
mai le sue leggi,
Sasuke sembrò sollevato, quando tornò a sedersi
nell’aula.
“Dopo
l’università passa a ritirare le lenzuola in
lavanderia,
hai di nuovo il tuo letto! Ci vediamo dopo cena, sono da
Hinata”
Un solo
dannatissimo Sms sembrò però turbare il nuovo
precario equilibrio dell’Uchiha.
EXTRA:
l’amore vero è
quello pigro. [Shikamaru x Temari].
Lui era sempre
apatico, svogliato. Avrebbe passato tutti i
pomeriggi della sua esistenza a fissare le nuvole, decretando che il
destino ti
piombava addosso quando voleva, di certo non c’era bisogno di
andarlo a cercare
consumando energie preziose.
E il destino
aveva quattro codini color miele in testa e
l’aria incazzata.
Temari gli cadde
letteralmente addosso, un’espressione da
omicida sul viso e nessuna voglia di alzarsi dal suo stomaco.
“Io
quelle arpie le uccido!” Aveva strillato, senza accennare
a muoversi, come se sotto il suo peso non ci fosse un ragazzo ma solo
erba.
“Ehm,
perdonami, ma...” Borbottò Nara, leggermente
indispettito.
“Eh? E
tu da dove sbuchi?” Aveva sbottato lei, alzandosi e
pulendosi le mani sporche di terra sui jeans.
Aveva una
maglietta a maniche corte anche quella sporca di
terra, ma si poteva comunque intravedere il disegno di un ventaglio
giapponese.
“Io
ero qui da prima, tu piuttosto, cerca di fare attenzione”
“Ma ti
sembra normale stare sdraiati in mezzo ad un campo?”
“Avrei
dovuto mettere un cartello di avviso?” Sogghignò
lui per
poi sdraiarsi di nuovo.
“TenTen,
la prossima volta che lanci la palla così lontano ti
infilzo!” Urlò la ragazza.
Era anche
rumorosa, oltre che pesante, pensò il giovane.
“Quindi
tu mi sei caduta addosso nel tentativo di recuperare
un pallone?” Il ragazzo alzò un sopracciglio,
pensando a quanto la gente fosse
piena di energie da sprecare, correre dietro ad una palla, si poteva
essere
più...non gli veniva neppure a mente il termine e di certo
non aveva voglia di
starci a pensare troppo.
“Ci
manca il quinto per la partita, ti unisci a noi pezzo
di prato?” Chiese lei.
Shikamaru
aprì la bocca per protestare, possibile che quel
giorno la sfiga lo perseguitasse?
Non ebbe il
tempo di protestare che la ragazza lo afferrò per
il colletto della maglia costringendolo a seguirla.
Per quale motivo
dovevano correre?
“Perché
hai un ananas sulla testa?” Trattenne una risata di
scherno e lo fissò.
Nara
sbuffò infastidito.
“Non
ho voglia di giocare” Le disse in un sospiro, cercando di
divincolarsi dalla sua presa, era troppo forte per essere una femmina.
“Ci
manca il quinto” E gli sorrise, ma non era un sorriso
amichevole, piuttosto minaccioso.
Shikamaru
alzò le mani in segno di resa e si unì al
gruppetto
di ragazzi.
Temari, quando
si era presentata, quel nome avrebbe dovuto
ricordargli qualcosa... Temari, sorella maggiore di Gaara.
Ora non poteva
proprio ritirarsi dalla partita, anche perché il
suo amico dai capelli rossi gli stava facendo cenno di unirsi alla loro
squadra.
“Gaara,
ciao” Lo salutò.
“Ti ha
disturbato, eh?” Sogghignò il rosso.
Fu la partita
più faticosa della sua vita, quei due assieme
erano peggio di una tempesta di sabbia, inarrestabili, avrebbero
continuato a
schiacciare, a passarsi la palla fino a demolire l’avversario.
Ten Ten
tornò a casa sconfitta e Shikamaru si ritrovò
costretto nell’abbraccio soddisfatto della sorella
dell’amico, che nel
frattempo era magicamente svanito lasciandoli soli su quel prato ormai
umido
dell’aria della sera in arrivo.
“Svogliato,
ma utile, dovresti giocare più spesso con noi”
Gli disse lei, liberandolo dalla stretta.
Nara
arrossì e sbuffò.
“Preferisco
starmene sdraiato ad emulare un pezzo di prato...”.
***
Non ricordava
come fosse accaduto, probabilmente l’aveva
rimosso, perché se mai ci avesse ripensato la sua testa
sarebbe implosa.
Temari sedeva
vicino a lui sul prato, guardava le nuvole con
interesse.
“Ehi,
Ananas!” Lo scosse. “Forse hai ragione, stare qui a
guardare il cielo non è tanto male”.
Lui sorrise e
posò il capo meglio il capo sull’erba.
“Sei
un tipo pigro, eh?” Chiese lei.
Lui
annuì con gli occhi chiusi.
“Facciamo
i pigri insieme?” Poi lo baciò sulle labbra.
Cosa ci si
poteva aspettare da una così, che ti cade addosso
senza neanche chiederti scusa, che ti costringe a giocare una
lunghissima
partita di pallavolo, che Gaara, suo amico, aveva sempre definito,
colei in
grado di eguagliare un uomo in forza e iniziativa?
Shikamaru
sorrise nel bacio, ignorò la sua solita pigrizia e
rispose, muovendo piano le labbra su quelle di lei.
Era perfetta,
con una così non avrebbe fatto alcuna fatica,
Temari avrebbe avuto energie per entrambi.
Nd.Allyn
: con un
pochino di ritardo, ma spero comunque che vi sia piaciuta! Capitolo 10 a breve! :D Intanto spazio
alle impressioni,
adoro leggervi!
un grazie speciale a tutti, a presto vi aspetto anche con una
HashiMadaHashi <3
|
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Capitolo 10 *** DECIMA REGOLA: non ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni inopportune... ***
Allynchannel,
dopo un
guasto all’antenna torna a trasmettere e beh, per farsi
perdonare del ritardo
dei tecnici della tv vi manda un decimo capitolo più lungo!!
<3
GRAZIE,
devo dirvi
grazie, perché se siamo qui il merito è vostro,
che mi spronate a continuare
che mi rendente tanto felice <3
Le
cose sembravano
tornate alla normalità, ma a volte alcuni imprevisti o
impreviste persone
rovinano i piani perfetti...soprattutto i piani della papera.
Io
spero di non
deludervi, spero di strapparvi qualche sorriso, e di incuriosirvi
riguardo il
prossimo capitolo...muahahahah
Non
so ancora se questo
genere mi venga fuori bene, io spero di non aver scritto troppe
idiozie..
Ancora
una volta un
grazie a tutti voi che recensite e che leggete e che commentate e che
mille
altre cose...
IO VI ASPETTO
ANCORA, aspetto di leggere tutte le vostre impressioni
<3
Allyn
DECIMA
REGOLA: non
ospitare mai persone inopportune, potrebbero farti vivere situazioni
inopportune...
Bussò
alla porta della loro stanza alle 2:05 di notte.
Sasuke
mugolò qualche imprecazione da sotto le lenzuola, ormai
era tornato nel proprio letto abbandonando quello di Naruto, e la cosa
lo
faceva sentir meglio, non averlo vicino aiutava il processo di
disintossicazione, più la loro pelle era lontana,
più i dubbi e le incertezze
sembravano un’eco flebile, facile da ignorare. La loro vita
aveva ripreso il
ritmo di un tempo e quegli strani eventi di cui entrambi sembravano non
aver
ricordo non erano riusciti ad intaccare un rapporto che con gli anni
aveva
maturato un equilibrio solido, fatto di gesti ormai consolidati e di
ruoli
rispettati.
“Apri
te” Borbottò Naruto, avvolgendosi stretto nel
piumino
arancione.
“Non
ci penso neanche”
Altri colpi alla
porta li fecero sobbalzare.
“Che
ore sono?” Gracchiò il biondo, afferrando la
sveglia dal
comodino e portandosela vicino al viso.
Il display
segnava un’ora non adatta alle visite.
“Sasuke,
magari è qualcuno in pericolo...apri!” Gli disse,
con una certa preoccupazione nella voce ancora roca di sonno.
“Morirà
fuori dalla porta, io ho sonno, domani la vecchia
delle pulizie rimuoverà anche il cadavere” Rispose
l’altro, per poi portarsi il
cuscino sopra la testa.
“Sei
un mostro!”
“Se
sei così preoccupato vai tu ad aprire!”
La porta
tremò sotto un colpo troppo forte.
Naruto
lanciò il suo cuscino addosso al compagno e con un
sonoro sbuffo andò ad aprire.
Fu letteralmente
scaraventato a terra, abbracciato ed
inzuppato di lacrime.
L’impatto
con il pavimento l’aveva stordito, cercò
istintivamente di liberarsi dal corpo di quella persona che ora stava
singhiozzando contro il suo collo, in preda ad una crisi di pianto
troppo
rumorosa e troppo umida.
“Ma
che diavolo sta succedendo?!” Imprecò Sasuke
scendendo
dal letto e accendendo la luce.
Vide una valigia
fuori dalla porta ancora aperta e il suo
compagno di camera sovrastato da una figura esile dai capelli corti e
neri.
Naruto
riuscì a smuovere “l’aggressore in
lacrime” e a
rotolare sul pavimento, ormai libero dall’abbraccio lo
guardò in viso.
Un viso pallido,
i capelli pece e gli occhi rossi di pianto.
“Mi ha
lasciato!” Ululò Sai, ricercando ancora
l’abbraccio
del biondo, che questa volta aprì le braccia con stampata in
viso
un’espressione sbigottita.
“Cazzo
no! Questa proprio no!” Sbottò l’Uchiha,
guardando
prima il nuovo ospite, poi Naruto.
Il suo piano
“cerchiamo di condurre un’esistenza pacata e
serena” stava svanendo il rivoli di fumo azzurrognolo, quello
della sigaretta
che avrebbe dovuto accendersi per calmarsi e non commettere un omicidio.
***
“...e
poi si è unito a quel gruppo di artisti, si fanno
chiamare “Quelli della Radice”...
Non
mi ha detto niente, solo che era finita... Sono certo che la colpa sia
di
Danzo, il fondatore di quello stupido gruppo, l’ho visto come
lo guardava, quel
decrepito!”
Si
asciugò gli occhi, Sasuke si chiese come fosse possibile
che una persona un tempo tanto silenziosa e introversa, quindi
sopportabile, potesse
aver acquisito una tale voglia di conversare, e per giunta alle tre del
mattino. Lui aveva i corsi alle sette, lui avrebbe dovuto dormire sogni
beati,
Naruto avrebbe dovuto russare nel letto vicino, di certo non avrebbero
dovuto
trovarsi lì, seduti sul suo copriletto blu a parlare del
disfacimento di una
contestabile coppia omosessuale di artisti sciroccati.
Intrappolò
i capelli in una fascia e si portò un cuscino
sulle ginocchia, guardando il biondo, le espressioni di comprensione e
di
conforto che si alternavano sul suo volto. Lui, che amava dormire
più di ogni
altra cosa, per quale motivo adesso era così premuroso e per
niente incazzato
con quel mollusco dalla pelle più pallida della sua?
Cominciò
a pizzicare la morbida stoffa del cuscino,
immaginando che fosse la pelle dell’ospite sgradito.
“Vattene, racconta la tua
stupida storiella da frocio appena scaricato e poi levati dai
cosiddetti”
Pensava, mentre le mani torturavano l’imbottitura
dell’oggetto che avrebbe
dovuto trovarsi sotto la sua testa, coccolare i suoi sogni.
Naruto
continuava ad annuire, teneva perfino la mano al
“mollusco”, carezzandone il dorso di tanto in
tanto, guardandolo con certi
occhi carichi di affetto che per poco a Sasuke non venne la nausea.
“Si
risolverà tutto, se vi amate tutto tornerà come
prima”
Gli sussurrava Uzumaki, con quell’aria da iotisalverò,
la stessa che aveva adottato a suo tempo con Gaara, sinceramente Sasuke
avrebbe
tanto rivoluto indietro la versione stronza e violenta del rosso,
almeno era
divertente, però non si era mai sentito di dire a Naruto,
così fiero della sua
opera di conversione, quello che realmente gli passava per la testa.
Non sapeva
spiegarsi il motivo, ma tutta quella scenetta,
tutto quell’amorevole ascoltare, confortare, rincuorare, gli
dava alquanto
fastidio, facendogli tendere quei nervi già vicini al punto
di rottura, almeno
dopo il crack non avrebbe sentito niente, sarebbe sprofondato nella sua
solita
indifferenza, niente rabbia, niente interesse, solo la pace dei
sensi...Non
aspettava altro, era stanco di venir disturbato, dagli altri, da se
stesso, da
quegli ultimi eventi...No, quelli non doveva neppure farseli tornare a
mente.
“Lo
facevamo tutti i giorni, capisci Naruto? Non gli ho fatto
mancare niente...” E riprese a piangere.
Sasuke
sgranò gli occhi, oltre che ad aver acquisito una
parlantina rapida degna di Karin, Sai era divenuto anche privo di
pudore, cosa
poteva interessare a loro della sua vita sessuale con quel tizio?
Doveva per
forza parlare di quelle cose tra uomini? A quell’ora di
notte? Con loro, che erano
eterosessuali convinti, dimostrati, fedeli al genere femminile, e che
mai e poi
mai avrebbero potuto capire le dinamiche di una coppia come quella che
il
mollusco aveva fino a poco tempo prima formato con lo svitato con cui
scopava
tutti i giorni?
Su eterosessuali
convinti i pensieri dell’Uchiha avevano
incontrato un’interferenza che li ricordava accaldati, con le
lingue
aggrovigliate in un bacio che di etero non aveva niente e poi
c’era anche
quella cosa...
Sasuke stava per
esplodere, ma si trattenne, solo quando Sai
ricominciò ad elencare tutte le cose belle, sesso compreso,
che gli sarebbero
mancate del compagno, sbottò:
“Ti ha
piantato, vuoi capirlo? Fattene una ragione e smetti di
scassare alle tre del mattino, io domani devo svegliarmi
presto!”
Al diavolo
l’educazione con cui Mikoto aveva cresciuto lui e
suo fratello Itachi, al diavolo l’ospitalità che
Hashirama aveva per anni
cercato di insegnare allo zio Madara e anche a lui, ripetendogli
più volte, con
quel viso allegro “mi raccomando a te, ‘Suke, non
essere come tuo zio, così
burbero, gli ospiti sono preziosi e vanno trattati con estrema cura,
gli amici
vanno sempre confortati”...No, Sasuke non aveva imparato un
bel niente, i geni
avevano vinto ancora, lui e suo zio avevano molte cose in
comune...troppe e
troppo sconveniente, eppure gli venne da sorridere lo stesso a quel
pensiero.
“Uchiha...tu...”
Sai non riusciva a parlare, guardò Naruto,
poi Sasuke e scoppiò nuovamente a piangere.
“Sei
un idiota” Naruto glielo mormorò senza voce,
mimando
ogni lettera con le labbra carnose, per poi scoccargli
un’occhiataccia.
“Prendi
le valige Sai, dormirai con noi finchè non stari
meglio, Sasuke ti offrirà il suo letto per scusarsi per come
si è comportato,
vero Sasuke?” Sibilò il nome dell’amico
e lo fulminò ancora con lo sguardo.
Sasuke strinse
le labbra sottili in una smorfia per evitare
di sfoderare il suo repertorio di parolacce.
“Scordatelo,
nel mio letto non ci dorme!”
“Nel
tuo letto ci dorme eccome, l’ospitalità prima di
tutto!”
Gli gridò contro Naruto.
“Scordatelo,
e io dove dovrei dormire? Sul pavimento?”
“Ragazzi,
non litigate, Sasuke ha ragione, non sarei dovuto
piombare qui così all’improvviso...” Sai
sembrava pronto a scoppiare a piangere
un’altra volta, così Naruto gli posò
una mano sulla spalla e sussurrò,
irremovibile.
“Sasuke,
dormirai con me”.
***
Il suo piano di
vivere serenamente e in pace, lontano dagli
eventi degli ultimi giorni era andato in frantumi, era collassato,
distrutto,
svanito, ed ora, lui si ritrovava a dormire steso accanto a Naruto, con
Sai che
occupava il suo letto, con Sai che riposava beato tra le sue lenzuola,
con la
testa sul suo cuscino.
Dannato
mollusco, dannato Naruto e la sua indole da iotisalverò,
indole la cui definizione
coniata da Sasuke era stata aggiornata a:
iotisalveròancheacostodidormireconilragazzoacuil’hosucchiatoechemel’hasucchiatoasuavolta.
Sudava, sotto le
coperte faceva troppo caldo, o il corpo di
Naruto emanava troppo calore; avrebbe voluto spogliarsi, liberarsi
della
maglietta e dei pantaloni del pigiama, ma ricordi che non doveva
ricordare gli
dicevano che no, quella non era la cosa giusta da fare, così
sudò, sudò tutto
il sudore che un essere umano può sudare in
un’intera esistenza, impregnò le
lenzuola di Naruto, impregnò gli abiti e imprecò,
imprecò tanto, nella sua
mente.
Non
dormì per nulla, e le occhiaie sul viso di Naruto lo
indussero a pensare che no, nemmeno lui aveva dormito, ben gli stava,
così
imparava a far dormire Sai nel suo letto.
Uscirono per
andare a lezione mentre Sai dormiva ancora,
beata principessa sul pisello, secondo Naruto sarebbe stato ingiusto,
svegliarlo, con tutto quello che aveva passato aveva bisogno di
riposare, ma
Sasuke aveva rimesso la sveglia, di nascosto, e quel piccolo dispetto
gli rese
la mattinata migliore.
A rovinare il
suo buonumore fu la vista di Hinata, come se
aver dormito, o meglio, aver sudato insonne accanto a Naruto, potesse
aver
risvegliato i suoi dubbi e le sue ansie, e quella voglia, sopita- che
la finta-innocentina sparisse dalla
scena,
dall’università, dal mondo intero.
Ma questo non
accadde, Naruto abbandonò la loro conversazione
sugli ospiti indesiderati e corse dalla ragazza.
Si baciarono, e
Sasuke per la prima volta distolse lo
sguardo, ascoltando il dolore sordo allo stomaco, un nuovo amico con
cui aveva
imparato a convivere in quegli ultimi tempi.
La lezione
trascorse lentamente, un po’ perché si annoiava di
sentir ripetere cose per lui tanto semplici, e un po’
perché quella mattina
Naruto sembrava più affettuoso del solito, teneva la mano
della ragazza, le
toccava i capelli, le orecchie, le baciava la guancia, ma una volta,
una
soltanto, che a Sasuke bastò per rivoltare
l’intero contenuto dello stomaco,
Naruto guardò nella sua direzione, cercò i suoi
occhi neri e lì proietto
qualcosa che l’Uchiha assorbì e che nel suo corpo
scatenò una reazione forte e
innegabile di desiderio : aveva i brividi sulla pelle.
Tornarono per
l’ora di cena, con del ramen istantaneo, dei
pomodori in scatola e qualche panino, l’idea di mangiare in
camera era stata di
Naruto, pensava che a Sai avrebbe fatto piacere sfogarsi un
po’ tra amici,
riempiendosi lo stomaco e rilassandosi sul letto.
Sasuke
l’aveva odiato.
Quando varcarono
la porta della stanza le labbra sottili di
Sasuke mimarono la forma di una O, rotonda ed enorme.
Brillava, era
pulita come mai, e la parte di Naruto era
irriconoscibile, tutti i suoi abiti che di solito giacevano un
po’ sul
pavimento, un po’ su una sedia, erano spariti, il letto era
rifatto, per terra
non c’era traccia di libri, fogli volanti, penne, cartacce di
vecchi snack,
niente di niente.
Il mollusco era
utile, a suo modo, avrebbe potuto sopportarlo
per quel giorno, una domestica gratis, fantastico.
“Grazie,
ragazzi!” Disse, dopo aver mangiato.
Naruto si era
fatto fuori due confezioni di ramen e tre birre
di troppo, rideva con la pancia piena e gli occhi lucidi per
l’alcool, ogni
tanto aprila le braccia e Sai si fiondava nell’abbraccio, si
strusciava contro
il suo petto duro e sospirava come una gatta.
Sasuke li
avrebbe impalati entrambi, così, per pura
cattiveria regalò un po’ d’aria alla
bocca:
“Sicuro
che Shin non ti tradisse?” Chiese.
Sai
tornò rigido come un pezzo di cemento, Naruto era troppo
cotto per rimproverare l’Uchiha, così questo
continuò.
“Magari
se la faceva con un altro, magari tu eri solo un
rimpiazzo, o magari scopava con te tutti i giorni per
sfogarsi” Disse cattivo,
bevendo un po’ di birra dalla lattina quasi vuota.
“Sei
uno stronzo Sasuke, a Naruto l’ho sempre detto che non
ne valeva la pena per uno come te..”
Per poco non si
rovesciò quel poco d’alcol addosso.
Aveva capito
bene? A cosa si riferiva?
Non
riuscì a fare chiarezza, perché Naruto si
alzò
improvvisamente con una gran voglia di dormire, spedì tutti
a letto, come una
mamma premurosa, con tanto di abbraccio per Sai, a cui promise un
intero
pomeriggio al parco, poi dopo i turni al bagno spense le luci.
Erano di nuovo
in quel letto, la frase del mollusco gli
turbinava nella testa, il calore di Naruto lo costringeva a sudare, no,
non
avrebbe dormito, e poi era stanco troppo, stanco anche di comportarsi
da
vigliacco.
Aspettò
che l’ospite dormisse, ascoltò il suo respiro
attendendo che divenisse calmo e regolare, profondo, poi
sussurrò:
“Naruto...a
cosa si riferiva con quella frase, con quel non
ne valeva la pena?”
Il biondo non
rispose, Sasuke si chiese se si fosse già
addormentato.
Si
accostò al su corpo, gli dava le spalle, un brivido, tanto
simile a quello del mattino gli scivolò giù, fino
al basso ventre.
“Naruto”Chiamò,
cercando di scuoterlo con la mano.
Niente.
Si
allungò su di lui per guardarlo in viso, magari rideva,
fingeva di dormire come quando erano bambini.
No, aveva gli
occhi chiusi e le labbra dischiuse, respirava
lentamente.
La birra e il
troppo ramen l’avevano steso.
“Idiota,
dormi nei momenti sbagliati” Sibilò, Naruto si
mosse
in direzione della sua voce, voltandosi.
Ora, nella
penombra della stanza, dove la luce proveniva solo
dalla finestra, quindi da qualche lampione, poteva vedere i suoi
lineamenti, la
curva delle labbra carnose, morbide, le ciglia chiare che sfioravano
gli zigomi
ben delineati.
Naruto era
sempre stato così bello?
Il brivido
tornò, e con questo anche la sensazione di
oppressione nei boxer.
Perché
gli faceva quell’effetto? Perché proprio lui?
Si
avvicinò, ma il calore di quel corpo così simile
e così
diverso dal suo lo terrorizzava e lo faceva sudare di un sudore che
sapeva di
vergogna e di impazienza e di desiderio.
Si tolse la
maglia, appallottolandola e tirandola giù dal
letto, così avrebbe sofferto meno quella temperatura
insopportabile, ma Naruto
si avvicinò di più, sbuffò nel sonno e
si accostò a Sasuke, che rimase
immobile.
Si
ritrovò il suo viso vicino, le sue labbra aperte i capelli
biondi gli solleticavano la fronte e si mischiavano ai suoi, grano e
pece.
Poggiò
le labbra sulle sue, pianissimo, solo per provare,
solo per capire, tanto l’altro dormiva, tanto
l’altro non avrebbe ricordato, si
disse Sasuke.
NdAllyn:
scusate il
ritardo, scusate ma troppi impegni, troppa università,
troppi casini con il
Natale, mi scuso ancora però...beh, sappiate che mi
farò perdonare con il
prossimo capitolo...rido in modo malvagio e voi sapete cosa vuol
dire...XD Come
sempre aspetto tutti i vostri commenti, pomodori e recensioni <3
mi
dispiace per Sai, così OOC, ma mi serviva!
ah,
quale altra coppia vi piacerebbe per uno SPIN OFF?
Vi
leggo con amore
A
prestissimo, muahaha
<3
Un grazie speciale a voi, che mi seguite sempre:
Ophelia, Hibei, Laine, Logan Way, Mikanchan, Naruto_Sasuke, Bonney,
Ryanforever, Little Mushroom, il gatto nero, Miry baby...grazie, grazie
davvero <3 Il prossimo capitolo, se qualcuno gradisce il pallino
dopo l'arancione, beh, sarà per voi!
|
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Capitolo 11 *** UNDICESIMA REGOLA: Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza... ***
AllynChannel
vi urla
un: benvenuti!!
Il
pallino è rosso,
quindi avviso, i contenuti saranno inadatti per certe fasce
d’età XD ma noi
trasmettiamo lo stesso, dopotutto è Natale, e AllynChannel
vi fa questo regalo
:D
Muhahahahahah
Mi sento
malvagia, anche per il finale aperto di questo capitolo...muahahahaha
Perdonatemi,
ok?
La
papera sta
subendo...mi odia.
In
ogni caso vi
ringrazio ancora per tutte le recensioni e per seguirmi, siete davvero
davvero
troppo gentili, forse è l’aria Natalizia?
Un
bacio, non vi
anticipo altro, a prestissimo e beh, come sempre vi aspetto con
recensioni,
commenti, pomodori e sberle!
Allyn
<3
UNDICESIMA
REGOLA:
Certe azioni hanno delle conseguenze, agire con consapevolezza...
Nel silenzio
della stanza, gli unici suoni udibili erano il
ticchettare di una sveglia e il respiro profondo di chi dorme, poi
l’impercettibile ed umido rumore di un bacio lieve, uno
sfiorarsi di labbra,
poi di nuovo silenzio.
Sasuke
guardò il viso ancora addormentato di Naruto, poi di
nuovo le sue labbra.
Avvolto nella
penombra della stanza, fiocamente illuminato
dalla luce artificiale dei lampioni, tutto sembrava un sogno,
lontanissimo
dalla realtà.
Ciò
che non era reale non poteva dunque danneggiarlo.
Così
poggiò nuovamente le labbra su quelle dell’amico,
questa
volta mimando un movimento leggero, cercando la coesione completa con
quella
pelle tiepida.
Aveva i brividi,
sulla pelle, lungo la spina dorsale, sulla
punta delle dita.
Non aveva mai
baciato in quel modo, assaporando ogni
minuscola sensazione, ogni piccolo impatto con la pelle
dell’altro, con il suo
respiro.
Il suo primo
bacio l’aveva ricevuto per errore, ed erano
state quelle stesse labbra, ad impattare contro le sue alle medie,
aveva
dimenticato, aveva rimosso, un po’ perché entrambi
avrebbero voluto prendersi a
pugni per quell’incidente, un po’ perché
una volta a casa ci aveva ripensato
con un sorriso.
Il secondo
bacio, che aveva sempre considerato come il primo,
lo aveva dato ad una ragazza di cui neanche ricordava il nome, aveva
mosso le
labbra su quelle di lei, meccanicamente, ricalcando movimenti che aveva
sentito
descrivere dai compagni, roteando la lingua attorno alla sua, non
sentendo
niente se non l’impiccio di troppa saliva e
l’impaziente desiderio che quel
supplizio troppo umido terminasse in fretta.
Aveva baciato
altre bocche in seguito, quella di Karin compresa,
ma niente era mai stato come il bacio che stava rubando in quel
momento,
conscio che l’altro non potesse rispondere, conscio che
l’altro non sarebbe mai
venuto a conoscenza del furto.
Quello era il
suo primo vero bacio.
Gli ronzavano le
orecchie e troppo sangue era fluito in
basso, ma c’era altro, c’era anche la dolcezza e il
desiderio che gli erano
sempre mancati in passato, c’era la voglia di incontrare la
sua lingua, c’era
la voglia di percepire il calore di una risposta, di cercare nel
respiro di Naruto
un senso a tutte quelle sensazioni.
Mosse ancora le
labbra su quelle del biondo, sfiorandogli la
guancia con la mano, assecondando, per una volta nella sua vita, un
istinto che
aveva cercato di reprimere.
Il cuore
sembrò assordarlo, nel silenzio lo sentiva
tamburellare troppo forte nel petto e nelle orecchie, cercò
di ignorarlo, ma il
respiro seguiva un ritmo nuovo.
Poi
l’altro rispose.
Sentì
le sue mani, i polpastrelli ruvidi, roventi,
carezzargli il viso.
Naruto si era
svegliato, ed ora era lì, con gli occhi ancora
chiusi, con le dita sulle sue guance, con le labbra contro le sue.
Un bacio lento,
una danza straziante fatta di piccoli morsi
fugaci, di lingue che si sfioravano, che si assaporavano, di umide
carezze
veloci e poi di impatti muti, bagnati e gentili.
Erano le mani
del suo migliore amico, quelle che ora si
incastravano alle sue ciocche corvine, quelle che scendevano sul suo
collo,
afferrando i capelli della nuca, spingendogli piano la testa per
approfondire
un bacio silenzioso.
Sai dormiva,
indifferente, inconsapevole.
Carezzò
lo zigomo di Naruto, la sua fronte, infilò le dita
tra quel marasma di capelli corti e spettinati, e nella sua mente
visualizzò il
colore dei campi di grano maturi.
Immerse i
polpastrelli in quella morbidezza bionda e lo tirò
a sé, gemendo piano per la sua lingua che invadente gli
occupava la bocca, che
cercava l’altra.
Si baciarono le
guance, Naruto gli baciò la fronte, e Sasuke
il collo, e per poco non gli venne da piangere, con il cuore in gola,
quando
l’altro gli sussurrò sottovoce
“Ancora”.
Così
si baciarono per un tempo infinito, fino a quando le
dita di Naruto non incrociarono le sue.
Le loro mani
erano divenute fredde, entrambe, per
un’eccitazione sopita, il sangue doveva fluire altrove,
scaldare il cuore,
scaldare qualcosa che ormai era innegabile.
Naruto e la sua
solita audacia, coraggio da vendere, gli
carezzò il collo con la mano libera, poi il petto,
indugiando su una parte
sensibile e rosa, tanto piccola che Sasuke aveva sempre ignorato,
lasciò le sue
labbra, e ripercorse quella strada con la lingua, per poi andare a
chiudere tra
i denti, pianissimo, quel bottone troppo sensibile.
Lo
abbandonò poco dopo e Sasuke si stupì del sospiro
che gli
uscì dalle labbra, involontario.
Naruto
continuò la sua marcia, baciò la pelle tesa sopra
gli
addominali accennati, gli infilò la lingua
nell’ombelico, e Sasuke sorrise
contro una mano, per il solletico, e per i brividi, ma Naruto era
già in basso,
sulla piega dell’inguine, con le dita tra i peli radi e neri,
e poi su quell’asta
rigida che baciò come aveva baciato le sue labbra, con
dolcezza.
Come poteva
riuscire a farlo in quel modo?
Come poteva
baciarlo là, come se fosse la cosa più naturale
del mondo?
Sasuke se lo
chiese, ma tutte quelle domande furono spazzate
via dal calore improvviso che lo inondò, Naruto aveva la
lingua bollente, e la
sua bocca grande e generosa l’avvolgeva, lo risucchiava
gentilmente, per poi
liberarlo, fuori da quell’antro caldo
faceva freddo, troppo
freddo, ma lui sembrava saperlo, perché tornava a scaldarlo,
tornava a leccare
dove c’era bisogno, a toccarlo con le dita dove nessuno aveva
mai toccato,
sfiorando la pelle più morbida e delicata dei testicoli e
poi più in là, tra le
sue natiche, senza violenza.
Non aveva mai
pensato a come fosse il sesso tra uomini, non
aveva mai pensato ai ruoli, alle azioni, ai gesti, e neppure in quel
momento,
Sasuke riuscì a porsi delle domande, neppure mentre Naruto
cercava di
insinuarsi dentro di lui con l’indice ruvido e umido di
saliva.
Una parte di lui
avrebbe voluto protestare per
quell’inaspettata intrusione, ma parte del suo cervello era
andata in pappa,
quando le labbra del biondo si erano chiuse nuovamente attorno alla sua
erezione, che di quell’intrusione proprio se n’era
infischiata.
Un indice, un
medio, non sapeva che dito fosse, non gli
importava, aveva i brividi, e aveva bisogno di sentire occupate le
mani, le
labbra, così immerse le dita nei capelli di Naruto e dopo
aver assecondato i
movimenti della sua testa lo tirò a sé,
impaziente.
Aveva le
palpebre serrate, ma trovò lo stesso il suo viso, si
baciarono ancora, e il sapore nella bocca di Naruto era il suo,
approfondì il
bacio e ansimò quando sentì l’intruso
muoversi lentamente, compiere movimenti
circolari e gentili. Allargare muscoli che parevano contrarsi in
risposta.
Perché
gli stava permettendo ciò? Lui non era come Sai...Lui
avrebbe dovuto vergognarsi, schifarsi, incazzarsi.
Non avrebbe
dovuto lasciargli infilare le mani nei pantaloni
del pigiama e poi nei boxer.
“Naruto
io non...” Sussurrò contro le labbra
dell’altro.
Aprì
gli occhi, incontrò quelli azzurri del compagno, ora
scuri in quell’assenza di luce. Il suo profilo era illuminato
dell’arancio dei
lampioni e Sasuke scorse un sorriso sulle labbra carnose e lucide di
saliva.
Aveva ancora il
suo dito piantato dentro, ma non disse
niente, ascoltò il calore di quella parte riscaldarlo.
“Sasuke”
Disse il suo nome, poi lo baciò di nuovo, non era
mai riuscito a parlare bene con quella testa quadra, ma quella
situazione era
la peggiore in assoluto tra quelle collezionate nei loro anni di
amicizia.
Altri baci, poi
sentì la mano libera del biondo afferrare la
sua e portarsela in basso, dentro i boxer.
L’erezione
di Naruto era dura ed era calda, la strinse in un
pugno, inizialmente con la voglia di stritolarla ed arrecargli dolore,
per
tutta quella situazione, per quel caos che stava per ridurgli la mente
in
poltiglia, poi invece si ritrovò a carezzarla, lentamente,
come faceva con la
sua di tanto in tanto.
Sfiorò
con l’indice tutta la lunghezza, il profilo di ogni
vena gonfia, per poi indugiare sulla punta e trovarla umida
e...invitante.
Lasciò
che Naruto lo liberasse dell’intruso e si chinò
sotto
le lenzuola, gli baciò la pancia e questa volta, mentre le
sue labbra trovavano
la punta di quel piacere teso, si rese conto che non era mai stato per
orgoglio
e quella consapevolezza lo fece incazzare da matti.
Lo
leccò, come aveva sentito fare all’altro e anche
se nei
movimenti di entrambi c’era stato un iniziale impaccio la sua
lingua riuscì nell’impresa,
per la seconda volta scatenò i gemiti sommessi di Naruto,
che gli tirò i
capelli spronandolo a continuare, così Sasuke si mosse
piano, accolse quanto
c’era da accogliere, scivolò quanto riusciva,
quanto voleva sentire in gola e
sulla lingua, e riscoprì che ogni affondo che
l’altro muoveva nella sua bocca
scatenava una voglia repressa e vergognosa nel suo basso ventre e in
quella
parte che Naruto aveva violato con le dita, quasi sapesse del segreto
che
Sasuke aveva ignorato.
Naruto si
fermò di colpo, un borbottio sommesso nella stanza.
Sai.
Sasuke era
ancora lì, con il suo pene piantato in gola, con
la sua mano tra i capelli. Il cuore gli martellava forte nel petto,
come poteva
essersi dimenticato del mollusco nell’altro letto?
Imprecò
mentalmente, dato che aveva la bocca piena, l’ultima
cosa che voleva era che l’altro lo beccasse in fallo, anzi
con il fallo tra le
labbra.
Ma non successe
niente, Sai riprese un russare leggero,
pacifico.
L’Uchiha
riemerse da sotto le lenzuola, aveva il viso rosso e
sudava, Naruto lo accolse sopra di sé e lo strinse, se lo
strinse contro il
petto baciandogli la fronte, Sasuke si chiese se lo facesse anche con
Hinata, e
la solita morsa gli strinse lo stomaco.
Cercò
di allontanarlo, spingerlo, ma Naruto sorrise con dolcezza
e lo strinse più forte.
Petto contro
petto, con le erezioni che si toccavano,
strusciavano e cozzavano, con le gambe incastrate tra loro e con i
brividi, si
baciarono.
“‘Fanculo
tutto” Pensò Sasuke, l’avrebbe ucciso
dopo.
Naruto gli
sfiorò le spalle larghe, la spina dorsale,
affondò
i polpastrelli sul suo sedere bianco, scostando la stoffa dei pigiama e
dei
boxer, spogliandolo sotto le coperte.
Sasuke
ansimò contro il suo collo, ma si lasciò toccare,
lasciò che l’altro ridisegnasse con le dita il
profilo dei suoi fianchi, poi di
nuovo del suo fondoschiena.
“Ti
piace, eh?” Chiese poi il biondo.
Come si
permetteva di fare una domanda simile? Provò a
colpirlo con un pugno, per quanto la posizione lo permettesse, ma non
ci
riuscì, l’altro gli afferrò il polso in
tempo e lo guardò.
“Ti
piace?” Chiese ancora, leccandosi poi le dita
dell’altra
mano e tornando in basso, separare le sue natiche violarlo di nuovo.
Sasuke
tremò un poco, di vergogna e di un piacere sordo,
animale, quell’intrusione gli piaceva.
“Dimmi...Così,
ti piace?” Mosse l’indice bagnato con
movimenti lenti e circolari, per poi addentrarsi ancor di
più, uscire
lentamente e rientrare ancora, una, due, tre volte.
Sasuke
abbassò lo sguardo, sconfitto da un dito.
Non
fiatò, non rispose si lasciò trascinare.
Si morse il
labbro, fino a sentire il dolore acuto e il
sapore del sangue, ma Naruto lo baciò, leccando il rosso
rugginoso, infilando
un nuovo intruso dentro di lui e muovendosi più velocemente.
Chi cazzo glielo
aveva insegnato? Perché doveva usare lui
come cavia? Perché non si stava opponendo? Altre domande si
sommavano alla
lista, ma Sasuke non riusciva a protestare.
Poi Naruto gli
lasciò il polso e gli morse un orecchio, un
avviso a non tentare più un attacco.
Sasuke
ansimò, con le labbra dell’altro sul padiglione
auricolare, il suo respiro a scompigliargli i capelli e
l’anima, con le sue
dita dentro, dentro e fuori.
“Sasuke”
Gli disse.
“Toccati,
toccami...” Mormorò, e per Sasuke la voce di
Naruto
non era mai stata così bella, calda e roca, bassissima di un
piacere
inespresso.
Avrebbe fatto
dopo i conti con l’orgoglio, con
l’eterosessualità che se n’era andata a
puttane, con se stesso e con Naruto,
ora aveva solo bisogno di esplodere, di seguire la voce calda di quel
ragazzo
che si stava prendendo tutto, anche l’ultimo brandello di
ragione.
L’Uchiha
afferrò entrambe le erezioni con una mano, facendole
cozzare tra loro, le strinse in un pugno e assecondò il
piacere, scivolò giù e
poi su, sempre più veloce, mentre l’altro cercava
la sua bocca, mentre si
respiravano contro, cercando di far piano, interrompendosi ogni tanto
per
ascoltare il russare ormai profondo di Sai.
Sotto quelle
coperte Naruto afferrò il sedere di Sasuke con
la mano libera, lo strinse con forza, mentre le due dita si muovevano
abili,
dilaniandolo con dolcezza, penetrando a fondo, cercando di conquistare
l’inconquistabile pezzo di anima che per anni gli aveva
celato.
Sasuke si
ritrovò a inarcare un poco la schiena, a muoversi
impercettibilmente verso quelle falangi, ebbro di un senso di pienezza
mai
provato.
Si stava facendo
scopare dalle dita di Naruto, con Sai che
dormiva a pochi metri da loro, sotto le coperte, con il sudore sulla
fronte e
la lingua nella bocca dell’altro, con le loro erezioni
strette in un pugno,
durissime e tese, pulsanti.
Sinceramente? Si
dichiarò pazzo nella sua testa, poi, dopo un
bacio, dopo che Naruto azzardò un terzo dito, troppo
invadente, Sasuke venne, e
bastò poco, solo il suo gemito trattenuto a denti stretti,
per invitare l’altro
a seguirlo.
Si baciarono
rallentando il ritmo, cozzando fronte contro
fronte, l’Uchiha strusciò il naso fine contro la
guancia di Naruto per poi
baciarlo sulle labbra lentamente, stava bene, gli piaceva il suo
sapore, gli
piaceva tutto, la sensazione del loro calore umido sulle mani, le loro
gambe a
contatto, incastrate.
Era tutto come
prima? Sarebbe stato tutto come prima?
Andarono in
bagno a turno, osservando entrambi il sonno
troppo profondo di Sai, per Sasuke sarebbe stato meglio che si fosse
svegliato
in tempo, che avesse interrotto ciò di cui ora si stava
pentendo.
Tutta quella
felicità era sbagliata.
Entrò
in bagno per secondo, si lavò via il residuo di una
notte che avrebbe archiviato nella sezione da
dimenticare.
Guardò
la sua immagine riflessa nello specchio, il volto
solitamente pallido era arrossato, i capelli neri umidi di sudore e le
labbra
erano gonfie, rosse di morsi e di baci.
Si vide
arrossire in diretta e si sentì stupido, si sentì
perso.
Tra le
piastrelle chiare del bagno, sotto la luce alogena e
fredda i pensieri funzionavano, liberi dal calore oppiaceo di Naruto.
Si
maledì, in tutte le lingue che conosceva, pensò a
Madara e
ad Hashirama, loro almeno avevano avuto la dignità di fare a
botte prima di
cedere.
Era passato da
Sasuke la verginella a Sasuke la zoccola, che
si faceva toccare senza garbo, senza un minimo di resistenza.
Gli veniva da
vomitare e poi da piangere.
Si
chinò a sedere sul pavimento, si rannicchiò con
le spalle
contro il muro, cercando il coraggio di tornare nell’altra
stanza.
Ma fu Naruto ad
entrare in bagno, a chinarsi di fronte a lui
e a guardarlo.
In modo troppo
dolce, ma con una sorta di malinconia nei
lineamenti solitamente solari.
Un bacio sulla
fronte, poi sulla guancia, poi un sorriso
triste.
“Domani
sarà tutto come prima” Gli sussurrò
piano
all’orecchio.
Ma Sasuke sapeva
che la strada che avevano imboccato non
prevedeva un ritorno alle origini, li spingeva solo in avanti, verso
terre che
non conoscevano.
“Naruto,
no” Disse “Non possiamo continuare a...e
poi...”.
“Hai
ragione, infatti...credo che sia il momento di...”
Sasuke
sentì il cuore impazzire nel petto, stava accadendo,
il confine era stato varcato, avrebbe lasciato Hinata? Cosa sarebbero
diventati? Una coppia? Non disse niente, attese, perché il
destino si aspetta,
in silenzio, e Naruto era il suo destino, in un certo modo
l’aveva sempre saputo,
da quando erano bambini.
Avrebbe
accettato quella follia, avrebbe accettato quella
svolta di programma, dopotutto Naruto aveva infranto ogni sua regola...
Sospirò
e piantò gli occhi in quelli azzurri dell’altro.
“Ho
chiesto un cambio di stanza” Disse poi serio.
Era quello che
aveva sempre voluto, no? Disfarsi del
problema, vivere la sua vita in pace...
Perché
faceva così male?
“Come
dici te, sono esperienze, sono errori, eh, Sasuke?”
Ma non rispose,
non riuscì a protestare.
Tornarono a
letto, Sasuke non parlò, non protestò, non
esultò
di gioia, non pianse, si strinse solo al corpo di Naruto, riempiendosi
le
narici del suo odore, lasciandosi baciare ogni tanto la fronte, come se
tutto
fosse normale, come se quello non fosse un congedo, non fosse un addio.
Nd.Allyn:
dopo aver
condiviso la stanza per lungo tempo, Naruto ha deciso di gettare la
spugna, o
meglio di proseguire con la sua vita normale, cambio letto, addio alle
pulsioni, no? E poi c’è HInata, la retta via non
sarà difficile da perseguire...e
poi diciamo che Sasuke si lascia amare passivamente, non ha mai detto
niente,
protestato, dichiarato qualcosa, e Naru caro non vuole obbligare
nessuno...Sasuke subirà passivamente anche questo evento o
farà qualcosa?
Fortuna
che Sai ha il
sonno pesante.
Alla
prossima, aspetto
le vostre impressioni e beh, BUONE FESTE <3 <3
|
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Capitolo 12 *** DODICESIMA REGOLA: Tieni ben stretto ciò che ami. ***
AllynChannel
trasmette!
Vi sono mancata?
Il
rientro dai pranzi e
i cenoni Natalizi mi ha regalato un paio di chili e tante calorie da
smaltire,
le smaltirò scribacchiando fan fiction, mi son
detta...perdonate questo sclero
di capitolo, ma sapete, gli zuccheri danno alla testa.
Ho
introdotto un
personaggio...un altro idiota si aggiunge alla commedia, che sta
prendendo una
piega strana, ma che spero vi piaccia ancora...(fatemi sapere <3)
Sasuke
ha perso anche l’ultimo
briciolo di orgoglio, e insomma, a noi un pochino fa piacere, io mi
sento
sadica, questa è una specie di vendetta a favore di Naruto,
poveretto, sempre a
corrergli dietro...ecco ben ti sta ‘Suke...
Ok,
sto davvero
sclerando...Insomma, succederanno cose strane, cose particolari, e
incontrerete
altri pg, tra cui una coppia che io adoro <3 <3
A
prestissimo, spero di
non annoiarvi e spero di leggere i vostri commenti o insulti che siano
<3
La
vostra Allyn, che vi
fa gli auguri di Buone Feste e vi manda tanti bacini, promettendovi
altri
capitoli rossissimi, il rosso non fa tendenza solo a Natale, eh?
AllynChannel
ama quel colore <3
DODICESIMA
REGOLA:
Tieni ben stretto ciò che ami.
Naruto se ne
andò come promesso, portandosi dietro un Sai
troppo silenzioso e serio in viso. Sembrava esser tornato quello di un
tempo,
l’artista introverso, eppure nei suoi occhi
scuri,
Sasuke lesse un sentimento di disprezzo.
Non si
salutarono, se non con un cenno veloce del capo.
Naruto si passò distrattamente una mano tra i capelli
biondi, poi provò a
sorridere, ma gli occhi non collaborarono, rimasero velati di una
tristezza
troppo intensa, pronta a macchiare l’azzurro delle iridi.
Era fastidioso
vederlo così, spento, grigio, privo di quella
vitalità che sembrava stargli incollata addosso come una
seconda pelle.
Aveva ripulito
l’armadio di ogni vestito, calzino, sfatto il
letto e infilato le lenzuola arancioni in una busta, le stesse lenzuola
dove si
erano baciati, dove Sasuke si era fatto toccare, sentire, dove avevano
sudato,
labbra contro labbra, pelle contro pelle, due ragazzi diversi da quelli
di quel
momento così assurdo.
Aveva sempre
dato per scontato la presenza di Naruto, alle
elementari come compagno di banco, durante i campeggi, stretti nella
stessa
piccola tenda, alle medie, alle superiori, perfino
all’università, compagno di
stanza, compagno di mensa, di lezioni, compagno di vita.
Ora che varcava
quella soglia, con uno zaino e una valigia,
gli sembrò che quello fosse un addio, che Naruto sarebbe
uscito dalla sua vita,
per sempre.
Eppure non mosse
un passo.
Una volta che se
ne fu andato guardò il materasso spoglio,
guardò l’armadio aperto, la scrivania...Naruto non
c’era più.
Non lo rivide
neppure a lezione, sembrava sparito, svanito nel
niente, di chiamarlo al cellulare non aveva il coraggio, per dirgli
cosa poi? “Torna immediatamente
nella nostra stanza,
idiota! Ho voglia di toccarti! Ho voglia di baciarti, e sì,
non me ne frega
niente se siamo due maschi!”.
No, non
l’avrebbe mai chiamato.
Passò
un mese, gli arrivò la mail dalla segreteria
dell’università, nelle prossime settimane, data la
rinuncia alla camera da
parte dello studente Uzumaki Naruto, avrebbero assegnato il posto letto
ad un
altro ragazzo.
Si sarebbe
portato via il suo odore, avrebbe riempito il suo
armadio, sparpagliato libri e penne dove era solito lasciarle lui.
Si chiese se
avesse abbandonato definitivamente gli studi,
domandò a Shikamaru, così, senza dare tanto peso
alle parole, ma sembrò non
saperne niente, neppure Gaara, che con Naruto aveva un rapporto
abbastanza
stretto rispetto agli altri, seppe dirgli qualcosa.
Naruto era
svanito, lasciando dietro di sé un vuoto che
Sasuke non riusciva a colmare.
***
La lezione di
quel giorno era particolarmente pesante, anche
per una mente come la sua, o forse distrarsi era più facile,
pensare a dove
potesse essersi cacciato quell’idiota gli occupava i pensieri
giorno e notte.
Avrebbe dovuto essere felice, finalmente quel flagello con la zazzera
bionda
era svanito dalla sue esistenza.
“Ti
manca Uzumaki?”
La voce di Karin
lo richiamò nel mondo reale.
“Uzumaki?
Non so dove sia finito, ma dovunque sia,se ci
rimane mi fa un gran piacere” Mentì.
“Anche
Hinata è magicamente scomparsa, magari una fuga
d’amore”
Karin aveva gli
occhiali in bilico sul naso sottile e lo
guardava negli occhi con una certa cattiveria. Non si era certo
scordata la
serata disastrosa che avevano passato, magari quel suo nuovo
atteggiamento era
una specie di vendetta, si chiese.
“Magari
sono andati a sposarsi di nascosto!” Scherzò la
rossa.
Sasuke
digrignò i denti e sbottò: “Cavoli
loro, no? Ora
lasciami in pace, voglio seguire la lezione”
“Naruto
ti ha lasciato? Sei nervoso e a corto di sesso,
Sasuke?” E se ne andò ridendo tra i denti.
Quella donna, lo
odiava, era ovvio.
Doveva studiare,
ignorare le chiacchiere, i commenti,
riprendere la sua normale esistenza, tornare ad essere uno studente
modello,
laurearsi con il massimo dei voti, sconfiggere finalmente suo fratello
Itachi.
Quello era
sempre stato il suo piano, prima che Naruto gli
complicasse la vita, e tutto per cosa? Per una serata ad un pub, una di
quelle
dove avrebbe preferito rimanere a letto...Maledisse quel giorno e
riprese a
studiare.
Studiare
Studiare.
Studiare.
Così
fece, fino a quando le pareti di quella camera non sembrarono
cadergli addosso, quando il senso di claustrofobia divenne
insopportabile fece
la cosa più logica: prese la giacca e uscì.
Guidò
fino alla città vicina, era notte inoltrata, riflesse
nelle pozzanghere c’erano solo le luci dei locali notturni,
quelli dove la
gente va a nascondersi dai problemi e dai rimorsi.
Parcheggiò,
deciso ad infrangere un tabù, ormai era chiaro,
preferiva la compagnia maschile a quella femminile, e forse Karin aveva
ragione, le sue parole, se pur acide, l’avevano fatto
riflettere.
Naruto era la
persona con cui aveva più confidenza, magari
quel suo approccio era stato solo la manifestazione di un desiderio
represso
per troppo tempo ed esploso improvvisamente, non era Naruto in
sé a scatenargli
quelle reazioni, erano gli ormoni, ormoni impazziti.
Era davvero il
momento di fare sesso.
E a quanto pare
sarebbe stato con un uomo...poco importava,
era sempre sesso, no? Itachi l’avrebbe preso in giro a vita...
Naruto dopotutto
era stato solo un incidente di percorso, il
primo disgraziato a cui si era potuto avvicinare.
“Cazzo,
sto diventando un pervertito” Si disse, accendendosi
una sigaretta e guardando il locale gay dall’altra parte
della strada.
Pensò
a suo zio Madara, magari anche lui si era avvicinato
alla sua vera natura in quel modo, non c’era niente di male,
no?
Doveva
ammetterlo a se stesso, gli tremavano le gambe.
Oltrepassare la soglia di quella porta sarebbe equivalso ad ammettere,
a se
stesso, al mondo intero, di essere omosessuale.
Lui, Sasuke
Uchiha, strazio delle teenager alle superiori,
delle ragazze all’università, sì, lui
era come suo zio.
Tirò
dalla sigaretta, sbuffò un ultimo rivolo di fumo poi la
gettò a terra, come l’orgoglio, come i sentimenti
che aveva pensato, anzi si
era illuso di provare per Naruto, poi entrò.
La musica era
alta, il solito stupra timpani che odiava e che
i locali tanto amavano, le luci erano soffuse e calde come in un tipico
pub, c’era
odore di alcool, di birra, di gente, tutto normale, eccetto la
clientela. Una
coppia di ragazzi si baciava in un angolo, nessuno li osservava,
nessuno li
giudicava.
Su un divanetto
un’altra coppia di ragazzi che sarebbero
potuti esser suoi compagni di corso, uno gesticolava in modo troppo
vistoso,
spostandosi i capelli dietro l’orecchio troppe volte e
sorridendo in modo
troppo affabile ad un tizio con gli occhiali.
Entrambi maschi,
entrambi dotati di attributi,
entrambi...insomma sì, dell’altra sponda...
“Io
non sono così checca” Pensò maligno,
togliendosi la
giacca e raggiungendo il bancone.
“Io
non mi muovo così” Osservò ancora.
Ogni passo su
quel pavimento era un passo verso la disfatta.
Addio innocente
infanzia passata a giocare con un dinosauro
di peluche, addio adolescenza durane la quale sua madre gli chiedeva se
avesse
una ragazza, addio vecchio Sasuke, addio eterosessualità mai
manifestata.
Era a disagio,
si sentiva mille occhi addosso.
“Cosa
sto facendo?” Una vocina nella sua testa.
“Cerchi
sesso facile, frocio!” Un'altra vocina antagonista.
Possibile che fosse diventato così demente da insultarsi da
solo?
Sospirò
e si sedette sullo sgabello. Era scomodo, troppo
alto, voleva andarsene, quale locale usa sgabelli così
scomodi? No, erano tutte
scuse di un vigliacco, si disse, lo sgabello non era così
scomodo,
semplicemente era colpa sua, si era seduto in una posizione tale da
assicurarsi
una fuga istantanea.
Stava
impazzendo, ne era ormai certo, e quel cretino di
Naruto non era lì con lui, almeno avrebbe potuto incolparlo,
picchiarlo,
sfogare la sua ira sulla sua testa vuota.
Gli sembrava di
trovarsi una specie di cliché, in una
scenetta da film dove il malcapitato personaggio principale scopriva di
trovarsi in un bar gay.
“Ok,
io non sono un malcapitato, sono qui per mia
volontà” Si
ripeté più volte in testa.
“Allora,
hai intenzione di ordinare oppure rimani qua a
fissare le bottiglie?” Gli disse il barista a voce alta,
cercando di sovrastare
il chiacchiericcio.
Sasuke
alzò lo sguardo per incontrare un paio di occhi
luminosi anche nella penombra. Il tizio dal fisico massiccio e i
capelli color
carota gli rivolse un sorriso affabile.
“Sei
nuovo?”
Sasuke
gracchiò un sì.
“Dammi
qualcosa di forte” Sussurrò poco dopo.
Il ragazzo
sorrise poi gli porse la mano. “Piacere Juugo”.
Sasuke
l’afferrò stordito da tutta quella gentilezza e
rispose al saluto presentandosi a sua volta.
Il suo drink
arrivò, assieme ad un ragazzo pallido, dai capelli
chiarissimi e la corporatura gracile, aveva raggiunto Juugo dietro il
bancone
con un sorriso dolce sulle labbra finissime.
“Kimimaro,
ti aspettavo più tardi” Sentì dire dal
barista,
che lasciò Sasuke al suo drink e camminò verso il
ragazzo gracile.
“Ho
smontato prima da lavoro” Ancora quel sorriso dolcissimo,
stucchevole, eppure piacevole da osservare sul viso di
quell’estraneo, un
sorriso caldo, che gli ricordava il tepore di una casa dove tornare,
dove
trovare ristoro.
L’Uchiha
si chiese se quei due stessero insieme, ma la
conferma gli arrivò qualche minuto dopo, mentre beveva un
primo sorso di quella
brodaglia colorata. Juugo si chinò sul ragazzo dai capelli
chiari, gli stampò
un bacio sulla guancia, poi sulle labbra, pianissimo, con gli occhi
chiusi,
Kimimaro sorrise nel bacio e a Sasuke sembrò che sussurrasse
qualcosa, qualcosa
di simile a “anche tu mi sei mancato”.
Per la prima
volta in vita sua sentì un’ondata
d’invidia
travolgerlo. Erano felici, erano due ragazzi, ma ne era certo, lo aveva
visto
nei loro sorrisi, gli stessi che ogni tanto, raramente, lo zio Madara
concedeva
ad Hashirama, che invece gli sorrideva sempre; certo, erano due maschi,
ma
erano felici e insieme.
I pensieri
volarono automaticamente a Naruto, come una
maledizione, ricordò l’ultima notte trascorsa nel
suo letto, ricordò i baci, si
chiese se avesse sorriso almeno una volta in quel modo, ma non lo
ricordava,
tutto sembrava annebbiato, confuso e troppo lontano, così
tanto da fargli male.
“Lo
bevi quello?” Una voce fastidiosa dissolse il viso del
biondo dalla sua mente.
“Eh?
Sì, lo bevo” Rispose Sasuke, fissando il suo
interlocutore.
Un ragazzo della
sua età, capelli lunghi fin sopra le spalle,
chiarissimi, così tanto da sembrare bianchi, mostrava un
sorriso appuntito,
sporcato da una cannuccia colorata dal quale succhiava avidamente il
suo drink
trasparente.
“Suigetsu”
Si presentò. “Fammi assaggiare” Aggiunse
rubandogli il bicchiere dalle mani e bevendo senza il suo permesso.
“Cazzo,
quanto alcol ci hai ficcato Juugo?” Urlò verso il
barista, che nel contempo aveva congedato Kimimaro con un altro bacio,
per
dedicarsi ai clienti.
“Aveva
bisogno di qualcosa di forte, è nuovo qui” Si
giustificò il giovane, scrollando le spalle larghe e
shakerando una brodaglia
scura.
“Forte?
Questo qui me lo stendi subito, fortuna che stasera
non c’è quel pervertito di Orochimaru, immagina se
lo avesse trovato ubriaco
fradicio” Scoppiò in una risata e
continuò a parlare “L’avrebbe stuprato,
e la
responsabilità sarebbe stata solo tua Juugo,
capisci?” Rise ancora e bevve,
sempre senza permesso, dal bicchiere di Sasuke, che dopo aver contato
fino a
tre sbottò:
“Chi
cazzo sei tu? E chi ti ha dato il permesso di bere la
mia roba!”
“Sono
Suigetsu, mi sono presentato prima, e poi tu non mi hai
detto che non potevo bere” Si accigliò il giovane.
La vena sulla
fronte di Sasuke minacciava un’esplosione da
record, neppure Naruto era così fastidioso.
“Ehi,
perdonalo, Sui pur di scroccare bevute farebbe di tutto”
Lo coprì il barista.
Suigetsu rispose
tirando su con la cannuccia le ultime gocce
del suo drink, producendo quel rumore fastidiosissimo che Sasuke odiava
tanto.
“Smetti
di fare quel casino, non lo vedi che il bicchiere è
vuoto?” Lo ammonì, porgendogli il suo.
“Oh,
grazie...ma tu come ti chiami?”
Sasuke era
indeciso sul da farsi, le opzioni erano
molteplici, abbandonare la nave e quei tizi sbroccati e gay e tornare
al
dormitorio, ignorare le varie voci, rispondere...
Rispose, dopo un
lungo sospiro.
“Sasuke”
“Sasuke?
E così sei gay anche tu, eh Sasuke?” E rise
ancora,
prima di tracannare il superalcolico.
L’Uchiha
alzò il sopracciglio scuro, ora le opzioni erano
svanite tutte, per lasciar posto ad un unico impulso, mollare un pugno
in pieno
viso a quel logorroico, irrispettoso, irritante Suigetsu.
Ma non lo fece.
Sesso facile,
gli suggerì la vocina.
“Così
sembra” Rispose, guardandosi intorno.
“Io
sono bisex” Ghignò l’altro, mostrando un
sorriso da
squalo per poi urlare: “Juugo, porta il tuo culo qui, ho
sete!”
Sboccato,
irrispettoso, irritante e non stava zitto un
attimo, Sasuke lo sapeva, di quel passo avrebbe compiuto un omicidio.
“Quindi
non sei mai stato qui, eh? Male, un bel visetto come
il tuo andrebbe a ruba, sembri una ragazza, con quella pelle chiara, i
capelli
neri...sai che sei proprio bello?” Afferrò il
bicchiere che Juugo gli aveva
appena preparato e sorrise ancora.
Sasuke era
arrossito, nella penombra del locale; sapeva di
avere i lineamenti sottili, delicati, ma essere paragonato ad una
ragazza...Sì,
l’avrebbe ucciso, avrebbe nascosto il cadavere nel bagno.
“Oh,
senti tu, finiscila” Lo ammonì, cercando di non
fantasticare sui vari modi di assassinare quel ragazzo.
“Siamo
nervosi...” Succhiò dalla cannuccia.
“Orochimaru
quelli come te se li mangia a colazione” Osservò
poco dopo.
Sasuke non
riusciva a seguire quella conversazione, il tizio
seduto al suo fianco era completamente folle, o solo ubriaco, questo
non poteva
saperlo, fatto stava che continuava a tirare fuori un argomento dietro
l’altro,
senza mai accennare a zittirsi.
“E chi
sarebbe questo Orochimaru?” Domandò.
“Un
tizio, un decrepito...cioè, non proprio decrepito, a suo
modo è anche figo, un uomo d’affari insomma, viene
qui, abbindola qualche
ragazzino come te...”
“Io
non sono un ragazzino”
“Sì,
insomma, abbindola i ragazzi con la faccia ingenua come
la tua, li fa bere e poi se li scopa in bagno”
“Faccia
ingenua?” Ancora il sopracciglio alzato e la voglia
di spaccargli la faccia.
“E tu
come fai a saperlo?” Chiese poco dopo.
“Semplice,
ci ho scopato” Disse senza tanti problemi, finendo
l’ennesimo drink.
“Oh,
ne è valsa la pena, ha una lingua lunghissima,
però
sai...sono cose da una botta e via, poi io non sono il suo tipo, gli
piacciono
i mori”
Sasuke era
allibito, schifato, indignato e allo stesso tempo
curioso, quel ragazzo era libero, viveva la sua sessualità
senza alcun timore,
senza alcuna vergogna.
“Sei
qui per beccare?” Gli fece questa domanda avvicinandosi
al suo viso, scrutandolo con quegli occhi chiari, di una sfumatura
stranamente
violetta sotto le luci soffuse del pub.
“Non
proprio” Rispose, riempiendosi le narici del respiro
alcolico di Suigestu.
“Eppure
sembri così solo” Si avvicinò ancora,
questa volta
con le labbra dischiuse e quel sorriso da squalo in piena caccia.
Un brivido lo
colse impreparato, quel sorriso malizioso, lo
ricordava, su altre labbra, carnose, morbide, che aveva baciato, sulle
quali
aveva ansimato... ”Ti piace,
Sasuke?”. Perché
era andato via? Perché Naruto era andato via dopo quella
notte?
“Non
sono solo” Rispose sottovoce, lasciando che il
martellare della musica si confondesse a quello del suo cuore agitato.
Suigestu lo
baciò all’improvviso, pianissimo, un bacio a cui
Sasuke non riuscì a rispondere, un baciò che
subì passivamente, anche quando la
lingua dell’altro disegno il contorno sottile delle sue
labbra, una lingua
fresca, umida.
“E’
solo sesso, Sasuke” Pensò come un mantra, cercando
di
rispondere ai movimenti lenti di Suigetsu, che aveva abbandonato il
drink e
portato una mano tra i suoi capelli neri.
“E’
solo una scopata, Naruto sparirà per sempre se ti fotti
questo tizio” Ma le sue labbra non si mossero.
Suigestu si
staccò da lui con un sospiro.
“Ehi,
non ti è piaciuto?” Poi scoppiò a
ridere.
Sasuke sarebbe
voluto fuggire da quel posto, da quella specie
di pervertito logorroico che aveva osato baciarlo, ma non lo fece, era
stanco
di fuggire, così lo afferrò per il colletto della
maglia e gli infilò la lingua
in bocca, con rabbia, assaporando la sua saliva alcolica, il suo
respiro
affannato e fresco, per poi mordergli le labbra e allontanarsi.
“Questo
ti è piaciuto?” Rispose, sicuro di avergli fatto
male.
Poi si alzò, lasciò un paio di banconote sul
bancone e se ne andò.
L’ultima
cosa che vide fu il sorriso da squalo di Suigestu,
poi quello dolce di Kimimaro, seduto in disparte, gli occhi puntanti
verso
Juugo.
Montò
in macchina e pianse.
Si sentiva pieno
di una rabbia inespressa, si sentiva strano,
diverso, sconquassato dentro, come se tutto ciò che un tempo
aveva
caratterizzato la sua persona si fosse sgretolato.
Maledisse
Naruto, ancora una volta, si asciugò gli occhi e
tornò al dormitorio.
Si
lavò i denti due volte, guardò la sua immagine
riflessa
nello specchio, poi il letto vuoto.
Afferrò
una coperta e il cuscino e si sdraiò sul materasso spoglio,
si addormentò pochi minuti dopo in preda allo sconforto.
***
Si
svegliò con il freddo nelle ossa, e il ricordo del sapore
d’alcol della lingua di Suigetsu, avrebbe dovuto mozzargliela
con un morso,
almeno avrebbe smesso di parlare per sempre.
Avrebbe aggiunto
la notte appena passata alla lista sempre
più lunga di quelle da dimenticare.
Si fece una
doccia, lavandosi via di dosso anche gli ultimi
pensieri, poi ancora in accappatoio, con la luce del mattino a
illuminare la
stanza, guardò il materasso spoglio dove aveva dormito, dove
Naruto aveva
dormito ogni notte, quello era il suo ultimo giorno pieno del suo odore
muschiato, a breve il nuovo studente avrebbe invaso quello spazio un
tempo suo.
Tre colpi alla
porta, poi altri tre, poi ancora tre, troppo
ravvicinati, insistenti. Odiava già il nuovo compagno di
stanza, gli era
bastato quel suo snervante modo di bussare per collocarlo nella lista
nera
delle sue future vittime, Itachi era al primo posto, un primo posto
conteso da
sempre con Naruto.
Aprì
la porta con un sonoro sbuffo, ancora avvolto
nell’accappatoio
chiaro e con una faccia da: “chiunque tu sia voglio vederti
sparire, è ancora
mattina”.
La prima cosa
che vide fu il suo sorriso da squalo, poi i
capelli troppo chiari.
“Cazzo”
Sputò lì allibito.
“Oh,
chi si rivede, buongiorno anche a te, Sasuke”.
Qualcuno,
chiunque vigilasse sull’umanità, lo odiava, o
forse
lo stava semplicemente punendo per qualche peccato che aveva commesso
in un'altra
vita, ad ogni modo, la sfortuna era divenuta la sua nuova migliore
amica,
Suigetsu aveva appena posato le valige oltre la porta di quella stanza
che
aveva condiviso per lungo tempo con Naruto.
La sua vita era
completamente rovinata.
NdAllyn:
il titolo di
questo capitolo Juugo e Kimimaro l’hanno capito bene, loro si
tengono ben
stretti l’un l’altro... <3 Ho sempre amato
questa coppia <3
Naruto
non è sparito,
non preoccupatevi.
Suigetsu,
volevo
inserirlo in questa storia, non ho resistito... farà dannare
il povero ‘Suke.
La
vita della papera è
completamente rovinata! Ahahaha
Spero
che questo
capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere, vi aspetto, alla prossima,
spero
prestissimo! <3
Grazie
per tutte le
recensioni <3
|
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Capitolo 13 *** TREDICESIMA REGOLA: Non fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti raggiungeranno + EXTRA [Sasori x Deidara] ***
AllynChannel
oggi
trasmette due volte!! :D
Tredicesima
regola
incentrata su Naruto questa volta, con spin off in regalo su Sasori e
Deidara...spero vi piaccia, spero non vi deluda!
Insomma,
per chi si
fosse chiesto se Sai fosse caduto in coma...ecco la risposta! Ahahahah
Grazie
ancora per tutte
le bellissime recensioni <3 Abbiamo superato il centinaio e io
non sono mai
stata così felice per una fic! <3 <3 <3
Vi
aspetto, un bacio
grande, a prestissimo.
Come
sempre commenti,
banane, e lattine sempre ben voluti
Allyn
TREDICESIMA
REGOLA: Non
fuggire mai dai problemi, prima o poi, dovunque tu sia, ti
raggiungeranno.
[Naruto]
Quando aveva
lasciato la stanza che per lungo tempo aveva
condiviso con Sasuke aveva pianto, sulla giacca di pelle di Sai, come
un
bambino, come aveva fatto lui poco tempo prima quando si era presentato
a
quella porta che non avrebbe più varcato.
Sai gli aveva
carezzato i capelli biondi, baciato la fronte
con premura, poi aveva pianto anche lui, ripensando a Shin, ripensando
agli
addii e agli amori senza futuro.
Erano andati a
dormire in un bed and breakfast poco lontano,
avevano parlato il minimo indispensabile, poi Sai aveva sospirato sul
blocco da
disegno insolitamente bianco.
“Io
credo che ti ami” Aveva detto con voce monocorde.
“Chi?”
Aveva chiesto ingenuamente Naruto, fumando una
sigaretta, entrambi i gomiti poggiati sul davanzale della piccola
finestra
attorno alla quale troneggiavano un paio di tendine a fiorellini.
“Lo
stronzo” Rispose Sai, cominciando a tratteggiare qualche
linea sul foglio.
“Ah”
Uno sbuffò di fumo, un altro ricordo vivido nella sua
mentre, poi il dolore, quasi fisico, al petto.
“No,
non mi ama” Concluse. “Hinata, lei mi
ama”.
“Vi ho
sentiti” Ammise il moro, guardando il viso di Sasuke
prendere forma sul foglio bianco, sfumò il nero dei capelli
con l’indice
ossuto.
Naruto per poco
non tossì fuori tutto il fumo inspirato
assieme ai polmoni.
“Tu,
cosa?” Aveva urlato, rosso in viso, rischiando di dar
fuoco alle tendine con la sigaretta, che spense prontamente sul
davanzale per
poi gettarla via.
“Oh,
facevate un casino con quei baci, quei mugolii, ho fatto
finta di continuare a dormire” Aggiunse con quel tono che
aveva sempre usato
prima di legarsi a Shin, prima di fare outing, prima di smettere di
essere
l’artista introverso che Naruto aveva conosciuto
l’estate precedente.
“Cazzo”
Mormorò Naruto crollando sul letto.
“Pensaci,
avrebbe fatto quelle cose, se non avesse ricambiato
i tuoi sentimenti?”
Il biondo
ripensò con dolore a quella notte.
“Tu
non conosci Sasuke...magari l’ha fatto così,
perché
influenzato dal mio comportamento, magari perché voleva
sperimentare, me l’ha
detto lui stesso, all’università sono tanti i
ragazzi che...”
“Cazzate”
Asserì l’altro.
“Ti
ricordi quella volta sulla spiaggia?” Chiese Sai,
muovendo veloce la matita sul foglio, gli occhi a mandorla persi in un
passato
poco lontano.
Naruto
richiamò alla mente la loro passeggiata, le risate, i
discorsi strampalati di Sai sull’arte e poi l’acqua
fresca che bagnava le loro
caviglie, il bacio, Sai l’aveva baciato in bocca, pianissimo
e Naruto aveva
risposto, sfiorandogli i corti capelli neri con le dita, per poi
allontanarsi
stupito. Si era interrotto quando nella sua testa era comparso il viso
di
Sasuke, l’idea delle sue ciocche corvine, delle sue labbra
sottili. “Non posso”
Aveva sussurrato. “Io...ho
già qualcuno di prezioso”.
“Certe
cose non si fanno per provare, Naruto...si fanno
perché si vogliono, e Sasuke oltre ad essere stronzo
è anche vigliacco, ti
vuole quanto lo vuoi tu, quanto l’hai sempre
voluto” Premette forte la matita
sul foglio, e per poco il biondo pensò che la punta potesse
spezzarsi.
“Lui
non merita...una persona come te”
“Io
sto con Hinata adesso, e se Sasuke mi avesse voluto
avrebbe fatto qualcosa”
Sai
accartocciò il disegno appena finito e lo lanciò
a
Naruto.
“Ti
perdono solo una cosa, Naru...Sasuke è proprio
bello”
Il biondo
aprì il foglio accartocciato e guardò il ritratto
dell’Uchiha, il punto in cui la matita di Sai aveva premuto
più forte, nel
tentativo di riprodurre il nero intenso di quegli occhi leggermente a
mandorla,
eppure grandi, la linea sottile delle labbra, così eleganti.
Si stirò il
disegno sul petto e ringraziò con parole mute il suo
compagno di camera, poi
spense la luce, di Sasuke avrebbe tenuto solo quel disegno, tutto il
resto era
sbagliato, un terribile errore, loro erano amici e Hinata non meritava
altre bugie.
***
Qualche giorno
dopo Sai comprò un biglietto aereo per la
Francia, la storia tra Naruto e Sasuke l’aveva aiutato a
riflettere, se Shin l’aveva
davvero lasciato era giusto che gli desse una spiegazione,
perciò avrebbe
tentato il tutto e per tutto per riconquistarlo, per riportarlo a casa,
lontano
da quel gruppo di squinternati chiamati “Quelli della
Radice”.
“Puoi
rimanere quanto vuoi, sei sicuro di voler andare?” Gli
chiese il biondo, stringendo l’amico in un abbraccio.
“Sì,
devo andare...e tu, piuttosto, non scappare dai problemi”
Sussurrò, stringendolo a sua volta.
“Non
sto scappando”
“Naruto...”
“Fai
buon viaggio, e chiamami”
“Conto
di tornare a breve, tra meno di una settimana...e con
Shin, la Francia e quel Danzo gli hanno dato alla testa”
Disse Sereno.
“Sarò
dai miei per il resto del mese” Gli occhi azzurri di
Naruto si rabbuiarono. “Con Hinata”
Provò a sorridere, senza convinzione.
***
Kushina, capelli
rosso fuoco e gli occhi vigili tipici di
ogni madre, scrutò il viso di Naruto, che le sorrise
affabile, gli occhi
azzurri nascosti sotto le palpebre.
Lo conosceva,
fin troppo bene, e quella visita fuori
stagione, nel bel mezzo del semestre universitario le puzzava di fuga,
fuga da
un problema di cui Naruto rimandava la risoluzione da troppo tempo, ma
che lei,
madre attenta e premurosa conosceva, e osservava complicarsi, anno dopo
anno.
Il problema era
riducibile ad un nome e un cognome: Sasuke
Uchiha.
“E
così questa è Hinata, la tua
ragazza...” Mormorò lei,
abbandonando con lo sguardo il figlio e posando le iridi sulla ragazza
dalla
pelle candida e i capelli neri, che arrossì subito.
“Piacere,
signora Uzumaki” Balbettò lei, porgendole la mano
tremante.
“Benvenuta
cara” Sorrise subito la donna.
“Minato?
Caro? Vieni? Abbiamo visite! Naruto, ha portato a
casa una ragazza...è carinissima!” Urlò
al marito, indugiando un po’ troppo
sulla parola “ragazza”.
Naruto sapeva di
sbagliare, quella era la prima volta in cui
non seguiva il suo cuore, non seguiva il suo credo, mai
arrendersi, eppure non riuscì a fermarsi, non
riuscì a non
presentare Hinata a quel suo padre troppo sorridente, e a quella madre
sospettosa che lo conosceva meglio delle sue stesse tasche.
“Sasuke
come sta?” Chiese una volta a tavola, guardandolo
dritto negli occhi.
Naruto
tossì un bene, poi si stiracchiò e
portò un braccio
attorno alle spalle esili di Hinata.
“Cara,
tu hai conosciuto il migliore amico del nostro Naru?”
La ragazza
annuì.
“Oh,
bene” Aggiunse Kushina, lanciando un’occhiata al
marito
che assottigliò le labbra.
“Ha i
tuoi stessi capelli neri e la pelle chiara”
Osservò
Minato, addentando un pezzo di pane e osservando Kushina, che da sotto
il
tavolo gli stava pestando il piede con poca grazia.
“Sì,
vi somigliate molto, non trovi anche tu, Naruto?”
Ribadì
lei.
Il ragazzo
arrossì, non sapeva se fosse solo una sua mania,
un’ossessione, ma una vocina nella sua testa gli diceva che
sua madre era a
conoscenza del suo segreto.
“No,
non credo si assomiglino” Concluse, stringendo la mano
della ragazza.
Per quale motivo
aveva deciso di rifugiarsi lì, a casa dei
genitori? Forse Sai aveva ragione, forse dai problemi è
impossibile fuggire.
***
[Sasuke]
“Scordatelo!”
Sasuke sbatté la porta senza esitare oltre,
lasciando Suigetsu e le sue valigie fuori dalla stanza.
“L’università
mi ha assegnato questa camera, fammi entrare,
ho anche sete, dimmi che hai qualcosa da bere” Si
lagnò il ragazzo, bussando
con insistenza.
Passarono dieci
minuti buoni, durante i quali il giovane
continuò a bussare, rischiando così di finire
strangolato dall’Uchiha, che
cercò di ignorarlo per il bene della sua fedina penale.
Poi i colpi alla
porta cessarono.
“Era
l’ora” Grugnì Sasuke, avvicinandosi alla
porta per controllare
che l’altro se ne fosse andato.
Un bigliettino,
di quelli che si lanciano di banco in banco
alle elementari, scritto con grafia disordinata.
“Se
non mi lasci
entrare dico a tutti che sei gay e che ti piacciono certi
locali”
Sasuke
ripassò l’intero repertorio di insulti, parolacce
e
termini di cui sua madre non sarebbe andata fiera, poi aprì
la porta ad un
ragazzo, il cui volto tradiva un sorriso raggiante.
“Permesso”
Cantilenò buttando le valigie sul materasso
spoglio.
“Dammi
da bere!” Si tolse la giacca e la tirò sui bagagli.
Sasuke gli
tirò una bottiglietta d’acqua, che il ragazzo
tracannò in pochissimo, poi esclamò:
“Hai
voglia di scopare?”
Sasuke lo
mandò a quel paese senza mezzi termini.
“Sistema
la tua roba e fai finta che io non esista” Gli
disse, vestendosi di fretta e uscendo al volo.
EXTRA:
Il sesso tra artisti
è un opera d’arte, esplosivo o eterno, poco
importa. [Sasori x Deidara]
Itachi li aveva
guardati sbadigliando, pentendosi di aver
accettato a suonare in quella banda di pazzi, gli Akatsuki.
Sasori e Deidara
stavano litigando da più di un’ora su argomenti
che il resto della band riteneva “robadachilicapisceèbravo”.
Continuava a
chiedersi come facessero a stare insieme, così
diversi, Sasori era calcolatore, di un’intelligenza astuta,
esile e letale come
uno scorpione, non alzava mai la voce, a differenza di Deidara che era
una
specie di psicopatico, una mina vagante pronta e esplodere
nell’isteria più
totale.
“Qualcosa
di incantevole che rimane nel tempo"
Sbottò Sasori, passandosi le dita
sottilissime tra i capelli rossi.
Deidara
ribatté, scuotendo il ciuffo biondo, a ritmo con i
movimenti frenetici del capo, quasi bramasse di prendere a testate il
compagno.
“un
istante di effimero splendore" Dichiarò, passandosi
una mano tra le ciocche chiarissime e lisce, si tingeva, ma non lo
avrebbe mai
ammesso.
Ogni giorno, la
stessa storia, entrambi studenti
dell’accademia d’arte non riuscivano a non tirare
fuori quella discussione, che
a parere di Pain, il leader della band, li avrebbe fatti lasciare.
“Kabooom”
Urlò poi Deidara, mimando un’esplosione con le
mani, troppo vicine al viso di Sasori.
“Smettila
e non fare il bambino” Lo rimproverò il rosso.
“Qui
il bambino sei tu...sei più basso di me...”
Sogghignò il
giovane, sfoggiando un sorriso spavaldo.
La lite riprese,
fino a quando Itachi, che avrebbe preferito
tagliarsi le vene, con somma gioia del fratellino che negli ultimi
tempi aveva
preso ad odiarlo senza ragione, non decise che era il momento di
terminare le
prove del gruppo e tornarsene a casa.
Pain
lasciò le chiavi del fondo a Sasori, e se ne andò
seguendo Itachi e gli altri, che lui e Deidara si uccidessero pure in
quel buco
dove provavano, almeno avrebbero smesso di tediarli con le loro insulse
discussioni.
Avrebbero vinto
il premio per la coppia gay più litigiosa
dell’anno.
Ma non si
uccisero, continuarono a discutere per un’ora e
più, il biondo sostenendo che l’arte era
paragonabile ad un’esplosione e Sasori
ancora impuntato sull’eternità delle sue opere.
“Quando
ti sei messo a creare marionette, ricordi? Cazzo, la
notte avevo gli incubi, e tu che le lasciavi anche in camera”
Sbottò il biondo,
portandosi ancora una mano tra i lunghi capelli.
“Parla
quello che ha fatto esplodere la lavatrice di sua
nonna, sostenendo che ogni casalinga cova dentro di sé un
rancore pronto ad
esplodere”
Scoppiarono a
ridere entrambi.
“Sei
sempre stato tu, il più bravo, ma io rimango delle mie
convinzioni” Sorrise poi Deidara, poggiando una mano sulla
spalla di Sasori,
che addolcì l’espressione sul viso e lo
fissò con gli occhi scuri.
“Neanche
tu sei niente male, pivello” Rispose.
Nonostante fosse
più basso di una testa, il rosso era più
grande di Deidara di tre anni abbondanti, e durante il corso di
intaglio dei
materiali organici era stato il suo tutore all’accademia
d’arte. Si erano
conosciuti così, battibeccando sulla filosofia nascosta
dietro i loro strambi
progetti, per poi ritrovarsi nudi nell’auto di Deidara.
Allora la
discussione si era protratta, con i colpi ben
assestati del rosso e con i morsi di Deidara, con i loro ansimi a
coprire il
gracchiare di qualche uccello notturno, e poi con le loro risate,
quando il più
piccolo aveva detto che quella scopata era stata esplosiva e Sasori
ribattuto
con uno sbuffo..
Sasori
sospirò, guardando le pareti spoglie del fondo dove
provavano, sentendo in tasca il tintinnare delle chiavi, poi
afferrò il
compagno per il colletto della felpa e se lo tirò addosso
per baciarlo sulle
labbra.
“Ehi,
biondina, ho voglia di farti esplodere” Gli
sussurrò
contro la bocca.
Deidara
sgranò gli occhi azzurri, le pupille dilatate per
l’eccitazione.
“Maestro”
Mugolò con un sorriso malizioso, per poi abbassarsi
di fronte ai pantaloni del compagno.
Si amavano, tra
litigi, discussioni, opere d’arte fallite, ma
entrambi erano certi che su una cosa sarebbero sempre stati in accordo,
il
sesso tra loro era fantastico.
NdAlllyn:
finalmente
scopriamo cosa confabula Naruto, e
beh,
la papera, povera papera...ahahaha Spero di non avervi annoiato, e che
lo spin
off vi sia piaciuto...ancora non so se accoppiare Itachi con Shisui o
lasciarlo
etero e felice...fatemi sapere se questo capitolo vi
sia
piaciuto o meno! Bacissimi <3
|
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Capitolo 14 *** QUATTORDICESIMA REGOLA: A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare anche peggio. ***
AllynChannel
trasmette!
Un
po’ per festeggiare
il suo quasi primo anno su EFP, eh sì, la mia iscrizione
risale al 31-12-2012
XD
La
pazza che si
iscrisse a Capodanno, credo che per festeggiare come si deve
scriverò una
NaruSasu o una SasuNaru, oppure una Hashirama x Madara (magari rosse
<3),
beh, spero che siate voi a dirmi cosa preferite...<3
sarà un regalo per
tutte le persone che mi seguono, silenziose e non, per quelle che,
adorate mie
<3, commentano sempre riempiendomi il cuore, io non so come
ringraziarvi, se
non continuando a scrivere sperando di non annoiarvi!
Grazie,
di cuore <3
Allyn
vi premette che
questo capitolo conterrà risvolti strani, rossi, molto...e
che si prepara il
terreno per...beh, catastrofi e drammi, rossi più profondi
del deepRed e ...un
sacco di cose...insomma sono presenti scene un po’ Lemon...e
alla fine del
capitolo, oggi sono in vena di domande, vi chiederò delle
cose, sono curiosa e
poi mi serve sapere...per continuare la storia, anche se
l’idea base c’è già!
Ok,
credo di avervi
tediato abbastanza.
Vi
aspetto, come
sempre, attendo recensioni e commenti, questa volta anche impressioni e
idee in
risposta ai miei dubbi amletici!
Grazie
<3
Allyn
QUATTORDICESIMA
REGOLA:
A volte ritornano e se sei nei casini non disperare, potrebbe andare
anche peggio.
A Sasuke era
bastata una settimana di convivenza con
Suigestsu per capire che non avrebbe più avuto una vita
normale.
Aveva rischiato
di uccidere il ragazzo un centinaio di volte
a dir poco, il carcere sarebbe stato un posto migliore di quei pochi
metri
quadri che erano divenuti il suo inferno.
Suigestsu era
una specie di pervertito dalla parlantina
inarrestabile, un bevitore accanito di succhi di frutta, bevande
energetiche,
per questo dormiva pochissimo, bibite gassate che apriva durante la
notte con
quel fssssss che interrompeva il sonno già precario del moro.
E poi,
c’era un altro problema, quello che, lo sapeva, lo
avrebbe spinto davvero a commettere un omicidio, a smembrare il
cadavere del
coinquilino e a smaltirlo pezzo per pezzo poco per volta, magari la
testa
l’avrebbe inviata a Naruto, così, solo per fargli
prendere un infarto, sulla
fronte pallida ci avrebbe scritto a caratteri neri e in stampatello: IL PROSSIMO SEI TU.
La terribile
maledizione si manifestava soprattutto di notte,
quando le sue difese da ninja venivano meno.
Suigestsu allora
si infilava nel suo letto, prendeva spazio
sotto le coperte e lo toccava, cercando di non svegliarlo, lo toccava
come
Sasuke si era lasciato toccare solo da Naruto.
Gli infilava le
dita pallide nei boxer e lo sfiorava laggiù,
con delicatezza, imprimendo nei polpastrelli la giusta forza
perché non si
svegliasse.
Poi
però accadeva, sempre quando in sogno le mani o le labbra
del biondo aumentavano il ritmo sulla sua erezione, quando era prossimo
all’orgasmo, in quel momento, apriva gli occhi, incrociava il
sorriso divertito
di Suigestu e gridava isterico, per poi alzarsi di scatto e correre in
bagno.
Si faceva una
doccia fredda, sbolliva gli animi, poi tornava
nella stanza e prendeva a menarlo, ma l’altro rideva, e poi
lo minacciava: “Sasuke
il gay amante dei locali notturni” Canticchiava fino ad
aggiungere. “Chi è ‘sto
Naruto di cui parli nel sonno? Il ragazzo che ti faceva quelle
cose?” Allora
Sasuke lo picchiava più forte, fregandosene altamente delle
minacce.
Ma Suigetsu
incassava bene ogni colpo, sembrava covare
pazientemente un cambio di situazione, quasi sperasse che Sasuke, ormai
allo
stremo, si sarebbe arreso alle sue avance.
Era sera
inoltrata, l’Uchiha aveva ormai terminato di
ripassare l’ennesimo quaderno di appunti, si stava sistemando
gli occhiali da
vista sul naso quando il suo compagno di camera riprese a parlare:
“Ehi,
Sasu, chi è questo Naruto? Era davvero il tuo
ragazzo?”
“Fatti
i cazzi tuoi!” Lo silurò educatamente.
“No,
davvero, nel sonno, viene fuori sempre il suo nome”
“Suigetsu,
dormi la notte, invece di ascoltare cosa dico, e
soprattutto, se ti azzardi a infilarti di nuovo nel mio letto, lo
giuro, ti
uccido, brucio il tuo corpo e concimo il prato qui sotto con le tue
ceneri di
merda”
“Capito,
però se vuoi scopare lo sai, sono proprio nel letto
accanto!” Sbuffò con il suo solito ghigno da
squalo, per poi alzarsi e
raggiungere la scrivania alla quale era ancora seduto
l’Uchiha.
“Oh,
Suke...” Sussurrò vicino al suo orecchio,
poggiando le
mani sullo schienale della sedia girevole.
“Ti
manca molto questo Naruto?” Per una volta la sua voce era
seria.
Sasuke
poggiò la penna sulla pagina di quaderno che stava
rileggendo e sospirò.
“Naruto
non è nessuno, e adesso potresti allontanarti, sei
troppo vicino, mi disturbi”
“Ma
se qualche tempo
fa mi hai anche baciato” Rispose prontamente il ragazzo, per
poi far girare la
sedia di Sasuke fino a trovarsi faccia a faccia con lui.
“Ti ho
detto che se mi tocchi anco-“
“Non
siamo nel tuo letto, Sasuke”
“Finiscila”
Protestò il moro, cercando di allontanarlo con il
braccio, ma Suigetsu pareva liquido, si muoveva in modo fluido, evitava
i suoi
tentativi di difesa, fino a ritrovarsi ad un centimetro dal suo viso.
Gli puntò
l’indice e il medio contro la tempia, mimando una pistola con
la mano.
“Colpito”
Mormorò, leccandosi le labbra.
“Devi
scordarti di questo Naruto, Sasuke...lascia fare a me”
Parole magiche, pronunciate in un modo talmente seducente, talmente
allettante,
che l’Uchiha smise di difendersi.
Scordarsi
Naruto, era quello il suo chiodo fisso, doveva
scordarsi di quel ragazzo, di tutto quello che avevano passato insieme,
doveva
smettere di rimanere ancorato ad un passato inutile e che lo
penalizzava,
frenando i suoi piani per il futuro.
Dopotutto in
quel locale gay c’era entrato con quello scopo,
no? Per una volta Suigestsu si era mostrato utile.
Poggiò
entrambe le braccia sui braccioli in plastica della
sedia girevole e lo fissò dall’alto in basso, gli
occhiali gli erano scivolati
sulla punta del naso per la colluttazione.
“Cosa
avresti intenzione di fare?” Domandò reggendo i
suoi
occhi chiari, scrutando le sfumature violette attorno alla pupilla.
Suigetsu non
rispose, si chinò tra le sue gambe e prese a
sganciargli i pantaloni.
“Guardami”
Gli disse, leccandosi le labbra e infilando una
mano nei suoi boxer.
Sasuke si mise
comodo sulla sedia e lo fissò attraverso le
lenti, si sentì potente, forte, finalmente quel pervertito
aveva trovato
qualcosa con cui tapparsi la bocca.
“Ti
piace?” Gli chiese dopo pochi minuti, e al moro venne in
mente la voce dell’altro, quella notte, allora gli
afferrò i capelli
chiarissimi in un pugno e lo spinse di nuovo contro la sua erezione.
“Sta
zitto Suigestsu, stai zitto e succhia” Protestò, e
l’altro
lo morse per dispetto o per gioco, per poi riprendere il suo lavoro
abilmente,
con metodo, in un modo tanto diverso da come l’aveva fatto
Naruto, con un certo
impaccio e allo stesso tempo una sorta di devozione.
Suigetsu si
scostò in tempo e lasciò che il liquido bianco
gli sporcasse solo la maglietta e il mento.
Sorrise,
pulendosi con una mano, guardandosi le dita bagnate.
Sasuke lo
guardò con un misto di disgusto e di soddisfazione,
poi il suo nuovo inquilino lo sorprese, afferrandolo per la maglietta e
baciandolo, toccandogli i capelli neri con quelle stesse dita,
togliendogli gli
occhiali, invadente, inopportuno, privo di rispetto, come sempre.
Ma Sasuke voleva
dimenticare, voleva dimenticare anche il
fatto che per tutto il tempo in cui Suigetsu era stato tra le sue gambe
aveva
pensato a Naruto.
Si
lasciò trascinare sul letto, lo spogliò con foga,
lo
toccò, abbandonando per sempre l’isola degli
eterosessuali, “al diavolo”, si
disse ”ho solo bisogno di scopare!”.
Suigestu non
protestò, quando la mano dell’Uchiha si chiuse a
pugno e con troppa forza attorno al suo piacere teso, caldissimo,
piuttosto
ribaltò la situazione quando questo provò a
toccarlo più in basso, come a suo
tempo aveva fatto il biondo con lui.
Il ragazzo rise
e lo portò sotto di sé, si leccò le
dita e
gli imprigionò con la mano libera i polsi, Sasuke
inizialmente non protestò lo
guardò e basta, osservò i suoi occhi riempirsi di
desiderio, quando riuscì ad
affondare il primo dito dentro di lui.
“Naruto
ti toccava così?” Gli soffiò
nell’orecchio,
cominciando a muovere piano quella prima invadente falange.
“Stai
zitto” Ringhiò Sasuke, cercando di mordergli le
labbra,
quando questo provò a baciarlo.
“Dimmi,
ti piaceva?” Chiese l’altro, con un ghigno,
infilando
un secondo dito, aumentando l’intensità dei
movimenti.
“Ti
uccido se non chiudi quella bocca!” Sasuke gli morse una
spalla e ghignò cattivo, l’altro in risposta
infilò un terzo dito, questa volta
senza grazia. Gli fece male.
Sasuke emise un
gemito roco di protesta, ma Suigetsu aveva appena
smesso di parlare, perciò non disse niente, si
lasciò invadere così, in modo
passivo, senza provare realmente qualcosa, se non un piacere vile e
sporco, una
voglia di essere riempito che si portava dietro dalla notte con Naruto
e che
l’aveva tormentato per tutti quei giorni, lui, che si era
sempre immaginato
forte, il maschio alfa, adesso si faceva toccare come una puttana in
preda alla
lussuria.
“Chissà
se Madara fa il passivo o l’attivo?”
Pensò
amaramente. “Avrei dovuto chiederglielo”.
Non erano di
Naruto le dita che ora si facevano spazio dentro
di lui, non era di Naruto la lingua a cui rispondeva in un bacio che
non sapeva
di calore, non sapeva di casa, non era Naruto, il ragazzo che gli aveva
lasciato liberi i polsi, polsi che non erano mai stati stretti con
abbastanza
forza perché lui non potesse liberarsi, aveva scelto da
sé la prigionia, una
giustificazione valida con cui difendersi da un senso di colpa che
prendeva,
minuto dopo minuto, fin troppo spazio nel suo petto.
Non era di
Naruto, quella mano che ora afferrava le sue gambe
pallide, costringendole ad issarsi attorno ad una schiena che no, non
era
quella di Naruto.
Suigetsu lo
liberò dalle tre dita in una sola volta, lo
guardò con uno sguardo a metà tra il desiderio
più sfrenato ed un folle senso
di vittoria. Sasuke resse quegli occhi, strinse le lenzuola con una
mano, fino
a conficcare le unghie nella stoffa.
Sarebbe stato
così il sesso per la prima volta, senza Naruto.
Sarebbe stato
con un estraneo che conosceva da pochissimo,
sarebbe stato da passivo, dalla checca che era, dalla checca che era
diventato.
Suigetsu
afferrò la bustina colorata dal comodino e la
aprì
con i canini appuntiti, estrasse il profilattico e se lo
srotolò lentamente
addosso.
Ogni centimetro
coperto dal lattice sarebbe stato un
centimetro che gli avrebbe scavato dentro, che si sarebbe impossessato
di lui,
l’avrebbe marchiato, dilaniato per sempre.
Cos’era
quella sensazione di paura in fondo allo stomaco? Era
solo sesso, Karin lo aveva fatto con un sacco di ragazzi, magari anche
in quel
modo un po’ innaturale, eppure era sempre integra, si muoveva
ancora, aveva
ancora due braccia, due gambe, gli occhi...perchè lui si
sentiva come se
quell’atto potesse disintegrarlo, mandarlo in frantumi?
Suigetsu si
posizionò tra le sue gambe, scese su di lui per
baciargli il petto, il collo, il mento, poi le labbra.
“Sei
dannatamente bello, Uchiha” Mormorò, passando
l’erezione
tesa tra le sue natiche.
Sasuke non
rispose, sentì il tremore invadergli le gambe.
Lui non aveva
paura, lui non aveva mai avuto paura...di
niente.
Fino a quel
momento.
Si sarebbe perso
per sempre, avrebbe detto addio a Naruto,
alle sue mani, al desiderio di averlo dentro e di entrargli dentro, di
sentirsi
pieno di lui e di riempirlo, di essere con Naruto, sempre e solo con
lui.
Era in quel
momento così paradossale, con l’erezione di un
altro premuta contro di sé, tra le sue gambe, che aveva
capito che quell’idiota
era sempre stato troppo importante.
E
l’aveva odiato, quando in quel pub aveva dichiarato di
essere andato a letto con un’altra persona...Non era Hinata,
poteva esser
chiunque, anche quel mollusco di Sai, anche quella zoccola di Karin,
Sasuke
l’aveva odiato perché non era più suo,
perché l’aveva, in un certo e strano
senso, tradito.
“Merda”
Pensò nella sua mente.
“Merda,
mi hai fottuto, idiota” Pensò ancora, mentre Suigetsu
gli
leccava lascivo il collo, mentre premeva con lenta insistenza la punta
del suo
piacere teso e inappagato contro l’apertura contratta.
“Rilassati”
Gli suggerì.
Ma Sasuke era
altrove, non era in quel letto, non era nudo,
non era con Suigetsu, che prese a spingere più forte.
“No”
Pigolò sottovoce, contraendo di più i muscoli in
risposta ad un primo dolore.
Ma
l’altro non l’aveva sentito, gli aveva afferratole
caviglie, pallide, sottili, gli aveva morso delicatamente il collo e
gli aveva
divaricato un po’ le gambe, cercando di penetralo.
“No”
Disse più forte.
“Eh?”
Suigetsu lo guardò allibito.
Sasuke si
liberò dalla sua presa e scivolò da un lato del
letto.
“Non
ho più voglia di scopare, masturbati” Gli
gridò contro
per poi correre in bagno e chiudere la porta a chiave.
“Sei
una checca isterica, lo sapevo”
Grugnì Suigetsu, una nota di rabbia nella
voce, che poi scemò in sonore risate.
Era uno
psicopatico, si disse Sasuke, mentre le lacrime
avevano preso a rigargli il volto.
“Contaci,
mi masturbo sul tuo letto” Urlò, e
l’Uchiha lo
maledì, e maledì anche Naruto, ovunque fosse.
***
[Naruto]
Era
letteralmente fuggito dalla casa dei suoi genitori, una
settimana trascorsa a sopportare gli sguardi indagatori di sua madre,
gli
sbuffi esasperati di suo padre di fronte all’atteggiamento
della moglie, che
per tutta la sua permanenza tra quelle mura dove era cresciuto, non
aveva fatto
altro che parlare di Sasuke.
Aveva mostrato a
Hinata tutte le foto che negli anni aveva
accumulato, quelle del suo adorato figlio con Sasuke, poi i filmini di
famiglia, tra cui uno compromettente del suo quinto compleanno in cui
alla
domanda ”Chi vuoi sposare da grande?” Naruto aveva
risposto prontamente
“Sasuke”.
Le cose erano
andate peggiorando, quando suo padre l’aveva
preso da parte e aveva iniziato uno di quei discorsi padre-figlio
sull’amore e
le donne, in quel caso gli uomini.
“Vedi
Naruto, non dobbiamo nascondere la nostra
natura...magari, beh...ripiegando, come posso dire, su relazioni poco
soddisfacenti, con donne...ecco, con donne.... perché ci fa
paura affrontare
ciò che desideriamo...cerca di capirmi”
Il ragazzo si
chiese se fosse uno scherzo di pessimo gusto,
certo, i suoi erano i genitori migliori del mondo, si sarebbero fatti
sbranare
dalla famosa Volpe Mannara a nove code che aveva invaso i suoi incubi
infantili, pur di fare il suo bene, però così
erano eccessivi, neppure avessero
la certezza del suo, neanche lui ne era certo, o meglio, non voleva
esserlo,
amore per Sasuke, il suo migliore amico, il suo migliore amico maschio.
Sua madre, che
aveva sempre decantato con i parenti il suo sogno
di diventare nonna in un futuro prossimo, ora sembrava impazzita,
sembrava
volerlo spingere verso il lato oscuro, verso le braccia maschili e
l’addome
privo di utero dell’Uchiha.
Una madre vuole
sempre la felicità per il proprio figlio.
Forse era vero,
forse solo con Sasuke sarebbe potuto essere
felice, ma Sasuke? Lui cosa provava? Sai aveva detto, senza dubbi nella
voce
sottile, che il moro lo amava, che il moro lo voleva tanto quanto lui,
ma
allora perché sul suo cellulare non vedeva un suo messaggio
da un mese? Perché
era bastato allontanarsi dopo una notte tanto calda perché
l’altro si
dimenticasse di lui?
Magari era colpa
dell’orgoglio, suo padre, Minato, glielo
ripeteva fin da bambino, “Se Sasuke fa i capricci tu non
farci caso, gli Uchiha
sono schiavi dell’orgoglio, ma sono brave persone, come
Fugaku, alla vostra età
era proprio come Sasuke” Poi sorrideva amabile, ricordando la
propria infanzia,
quando durante le partite di calcio lo chiamavano Lampo Giallo, data
l’impressionante velocità in campo.
La goccia che
aveva fatto traboccare il vaso l’aveva aggiunta
sua madre, quando l’aveva preso da parte trascinandolo in
bagno.
“Naru,
Hinata è carinissima...ma...” Aveva detto,
inizialmente un po’ titubante, cosa strana, per lei che
andava sempre al sodo.
“Mamma,
che c’è? Non nominare Sasuke, o giuro che me ne
vado”
“Allora,
senti, Naru...Sei innamorato?” Chiese prendendo
coraggio.
Il ragazzo
abbassò lo sguardo sulle piastrelle chiare del
pavimento, ripensò alle notti con Hinata, ai pomeriggi
passati in sua
compagnia, le passeggiate al parco, il cibo che gli aveva preparato con
tanto
affetto e tanta premura e poi ripensò agli occhi neri di
Sasuke, ardenti come
braci, non c’era premura nei suoi sguardi
d’ossidiana, eppure si sentiva
infiammare al solo pensiero.
“Non
di lei, vero?” La donna gli accarezzò la guancia
rasata
di recente con il dorso della mano, poi gli baciò la fronte.
“Io e
tuo padre ti amiamo, vogliamo solo che tu sia felice”
Naruto
fuggì, ancora una volta, dal suo sguardo premuroso che
vedeva troppo a fondo che conosceva troppo la sua anima,
fuggì dagli occhi
vivaci e chiari di duo padre, trascinò con sé
Hinata, che non disse una parola.
Dormirono in una
stanza di fortuna in un albergo sulla strada
di ritorno per l’università.
“Tua
madre e tuo padre sono molto simpatici”
Sussurrò
una volta sotto le coperte.
“Lo
so”
Si
spogliò della felpa e dei jeans e la raggiunse.
“Grazie
per avermeli presentati” Lei arrossì, e gli
sfiorò la
guancia con le dita, Naruto le sorrise e le stampò un bacio
sulle fronte,
spostandole la frangetta scura.
“Domani
torneremo all’università, una vacanza ci
voleva”
Sembrava serena, eppure le sue dita tremavano impercettibilmente.
“Ci
vedremo sempre meno, mi ero abituata ad averti tutti i
giorni”
Naruto si morse
il labbro inferiore e la strinse a sé con
affetto.
“Non
lasciarmi” Rantolò lei contro il suo petto nudo,
inspirando forte il profumo muschiato di quella pelle brunita.
“Qualcosa
ti preoccupa?”
Certo che
qualcosa la preoccupava, per tutto il loro breve
soggiorno in casa Namikaze-Uzumaki sua madre e suo padre avevano
giocato al :
“dov’èfinitoSasukeUchihagrandeamoredinostrofiglioenonciimportaseèunmaschio!”
Hinata per la
prima volta lo sorprese salendogli addosso,
inaspettata, aveva lasciato da parte la timidezza, per baciarlo con
passione,
per scendere con le sue piccole labbra carnose sul suo sterno, sugli
addominali
e più giù.
Naruto
guardò i suoi capelli nerissimi, ricordò quelli
di
lui, e mentre le labbra di lei si schiudevano non poté non
eccitarsi ripensando
all’altro.
“Sei
un bugiardo, uno stronzo, un ipocrita” Si disse.
“Hinata,
no...” Le prese il viso tra le mani e se la portò
addosso, carezzandole la fronte, le guance arrossate, trovando agli
angoli dei
suoi occhi chiarissimi qualche lacrima.
“Va
tutto bene” Le sussurrò pianissimo, baciandole
ogni tanto
la testa, rassicurandola fino a quando non riuscì ad
addormentarsi.
Sua madre e suo
padre avevano ragione.
Prima o poi,
almeno per il bene di quella ragazza tanto
gentile, avrebbe dovuto dire la verità.
***
[Sasuke]
“Oh,
abbiamo qualche lezione in comune!” Trillò
Suigestu,
guardando Sasuke e la porta dell’aula,sembrava essersi
dimenticato la notte
precedente e la fuga di Sasuke.
L’altro
sbuffò, non aveva dimenticato, aveva ancora impressa
la sensazione opprimente delle sue dita dentro, e poi quella di quel
tentativo
fallito, per una volta benedì il carattere insolito del
nuovo compagno di
stanza, sembrava dimenticare velocemente, o meglio passare sopra le
cose con
facilità.
“Mi
siedo vicino a te culo d’oro!” Sogghignò
seguendolo all’interno
della stanza, per poi occupare il banco accanto al suo nelle file
centrali.
“Quella
è Karin!” Scattò poi, afferrando il
braccio pallido
di Sasuke che aveva iniziato cercare il quaderno nella tracolla.
“La
conosci?” Alzò un sopracciglio scuro e
guardò la rossa
sedersi nelle ultime file.
Possibile che le
due persone con cui era quasi finito a letto
si conoscessero? Quella era sfiga.
“La
odiavo alle medie, le chiesi di toccarmelo e si rifiutò,
stronza, l’aveva smanettato a tutta la scuola”
Grugnì sottovoce, in direzione
della ragazza.
A Sasuke
scappò un sorriso, tirò indietro la testa,
ignorando
i borbottii sconnessi dell’altro, percependo di tanto in
tanto un “troia”
isolato o un “ho sete” ripetuto come una lagna.
Si
stiracchiò, allungando le braccia, portandosi poi le mani
tra i capelli neri, massaggiandosi la nuca e le tempie, era
stanchissimo, ma
tutto sommato le cose si stavano pian piano sistemando. Aveva ripreso a
studiare, e quella era la cosa più importante, Suigestu
rimaneva un problema
che avrebbe saputo gestire, non l’avrebbe violentato nel
sonno, e poi era più
forte di lui, avrebbe potuto impedirglielo, chiuse gli occhi e
respirò a fondo,
poi li riaprì e guardò in direzione della lavagna
multimediale.
Naruto, in
piedi, vicino alle prime file.
Era lui o aveva
le allucinazioni? Si infilò gli occhiali,
quelli da riposo, quelli che lo aiutavano a mettere a fuoco la lavagna
dopo sei
ore di lezione filate.
Indossava una
felpa arancione e nera, con una gran tasca sul
davanti, quella che Sasuke conosceva come la sua preferita, un paio di
jeans
stropicciati, quasi fosse reduce di un viaggio, anche le occhiaie scure
gli
dettero l’impressione che provenisse da una lunga notte,
forse peggiore della
sua, Naruto pareva dimagrito, emaciato, gli occhi spenti ed era
più pallido del
solito.
Ma era pur
sempre Naruto, non vi erano dubbi, ed era tornato.
Il
chiacchiericcio della classe scomparve, per lasciare il
posto al martellare confusionario del suo cuore, contro le costole,
nelle
orecchie.
“Brutto
imbecille, dove sei stato?! Dove cazzo eri mentre io
buttavo al vento la mia eterosessualità entrando in un
bar-gay? Dov’eri mentre
per poco non finivo impalato da Suigestu? Ti ucciderò, ecco
cosa farò” Pensò,
poi si ricordò la loro ultima notte insieme, si
ricordò quelle parole, tanto
simili ad un addio.
Non
l’avrebbe ucciso, Naruto non faceva più parte
della sua
vita, o meglio, non come prima, non come per poco aveva creduto di
poterlo
avere, nel modo più sbagliato quello che però
somigliava di più alla felicità.
“Il
ragazzo biondo laggiù, quello che stai
fissando...è lui,
vero?” La voce di Suigetsu lo risvegliò,
“Eh?”
Scosse la testa, i capelli neri gli caddero sugli
occhi.
“N-A-R-U-T-O”
Sillabò con il suo solito ghigno da squalo.
Neppure li
avesse uditi, Naruto si voltò nella loro
direzione, gli occhi azzurri riacquistarono la loro luce e Sasuke
giurò che il
suo viso divenne più colorito.
Marciò,
con una mano tra le ciocche chiare e con tutta l’intenzione
di raggiungerli.
“Sasuke”
Sussurrò, quando fu di fronte al suo banco, mise
entrambe le mani nelle tasche dei Jeans e attese.
“Naruto”
Rispose Sasuke, piantandosi le unghie nella gamba,
mordendosi l’interno della guancia per noi alzarsi in piedi e
picchiarlo,
prenderlo a pugni, insultarlo e poi...contro ogni previsione, baciarlo.
Possibile che
gli fosse mancato così tanto?
Possibile, che
alla fine, fosse lui, il centro di ogni cosa?
“Dove...”
Cominciò. “No, non sono fatti miei” Si
interruppe.
Suigetsu si
godeva la scenetta, una bottiglietta d’acqua
bevuta per metà in una mano.
“No,
io..Sasuke, noi...possiamo parlare, un attimo?” Naruto
sembrava imbarazzato, era strano vederlo in quel modo, lui, che era
sempre
stato schietto, privo di tatto, indugiava, un rossore tenue a tingergli gli zigomi.
L’Uchiha
combatté con il proprio orgoglio, accadde circa un
centinaio di volte, nella sua mente, ma poi si arrese,
sospirò e fece per alzarsi,
ma una mano lo trattenne, piantandolo sulla sedia.
“Tu
sei Naruto, eh?” Chiese Suigestu.
Sasuke lo
trafisse con lo sguardo, ma dopo un primo iniziale
brivido, l’altro continuò, sotto gli occhi attenti
e improvvisamente seri del
biondo.
“Vedi...Come
dirtelo...Sasuke adesso se la fa con me, perciò
non girargli tanto intorno!”
L’Uchiha
sentì il mondo crollargli addosso, in un certo senso
era vero, poche ore prima erano stati nello stesso letto, anche se poi
non
avevano finito...ma, perché, perché doveva fare
una cosa del genere? Che fosse
una vendetta per averlo lasciato in bianco?
“Che?”
Il viso di Naruto si tinse di tutti i tipi d’espressione,
perplesso, arrabbiato, annebbiato, ancora perplesso, stupito, infine
triste.
“Non
c’è niente da capire, siamo amanti”
Sussurrò
avvicinandosi, i denti scoperti in un sorriso maligno.
“B-bene,
sono contento, volevo solo dirti,
Sasuke...che...mamma e papà ti mandano i loro saluti, ci
vediamo in giro” Naruto
fece per andarsene, poi si voltò e guardò lo
pseudo-amante del suo miglioreamico/amoredellasuavitaperduto/desideriosessualerepressopertuttal’adolescenza/personapercuiavrebbevolutolasciareHinata,
negli occhi di una strana sfumatura violetta e chiese, risoluto:
“Il tuo nome,
prego?”
“Suigestu
Hozuki”.
Sasuke lo aveva
capito fin da subito, l’aveva sentito nelle
ossa, quel ragazzo, nuovo inquilino, quasi sua prima volta, gli avrebbe
rovinato la vita.
Ma non disse
nulla, non protestò, né smentì la sua
affermazione, furono la gelosia e la rabbia provate in passato nei
confronti
dell’amico e di Hinata, che lo spinsero a mentire, che lo
spinsero a volerlo
ferire, se mai esistesse un cuore che batteva per lui, da qualche
parte, in
quel petto che aveva baciato, dopotutto, quella era solo una speranza
di cui si
vergognava.
NdAllyn:
capitolo più
lungo, spero vi abbia annoiato meno del precedente, spero di leggere
tante
vostre recensioni, anche per sapere se questi nuovi risvolti siano
interessanti
o meno.
E
poi sarei anche
curiosa di sapere cosa avete pensato della parte rossa del capitolo, e
se non
so, mi avreste perdonata se Sasuke si fosse fatto allegramente
deflorare da
Sui? Ahahaha non ci sono riuscita...mi dispiaceva per Naru <3
Oooh, chissà
come reagirà, lui crede che tra la papera e lo squalo sia
successo
qualcosa...piccolo Spoiler, Hinata è preoccupata...
Il capitolo vi
è piaciuto? Chi vorreste rivedere nei
prossimi, quali personaggi volete incontrare? FATEMI SAPERE con un
commento,
una recensione, un insulto, sono davvero interessata a conoscere i
vostri
pensieri <3
|
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Capitolo 15 *** QUINDICESIMA REGOLA: Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia. ***
AllynChannel
è in
ritardo, ma spera di farsi perdonare con un capitolo strano, vedrete
tanti
personaggi, di quelli che io amo e che credo amiate anche voi *le
brillano gli
occhi*. Li vedrete in vesti diverse, in quelle di una AU che
è nata come
demente e che continua come demente, perciò perdonatemi,
tanto lo sapete che
per la tristezza e le lacrime ci sono le altre
ONESHOT...perchè sì, non so se lo
avevate immaginato, ma tra i tanti che faranno capolino ci sono
anche...LORO...*e non dice i loro nomi...<3, ma solo che li ama
quanto
Naruto e Sasuke*.
Io
vi devo RINGRAZIARE,
in modo particolare, per il supporto, per la pazienza, e per tutte le
recensioni, perché mi era capitato di rado di riceverne di
così belle e così
numerose...ho quasi frignato emozionata...e poi per cosa per una fic
che
continua grazie a voi che continuate a leggerla, che mi date voglia,
ispirazione e idee...INSOMMA GRAZIE... spero che abbiate passato bene
queste
feste...adesso è il momento di vedere come le passeranno i
nostri personaggi
preferiti...
Il
capitolo successivo
a questo non tarderà ad arrivare è quasi
finito...<3 yuppi
Intanto
ditemi se
questo riuscirà a farvi sorridere e beh, cosa ne pensate,
cosa potrebbe
accadere... UN BACIONE
Vi
aspetto
Allyn
QUINDICESIMA
REGOLA:
Non esistono regole che riescano a salvarti da una cena in famiglia.
Durante la prima
pausa Sasuke trascinò Suigetsu in bagno, ce
lo portò di peso, tirandolo per le maniche del maglioncino
viola, un po’ per i
capelli, un po’ per la mano, che strinse con troppa forza,
sperando di fargli
male, di fratturargli qualche osso.
Chiuse la porta
alle loro spalle e lo fissò.
Il ragazzo si
sedette su un lavandino e ricambiò lo sguardo,
dondolando le gambe magre avanti e indietro e ghignando soddisfatto.
“Lo
facciamo in bagno? Non ho i preservativi dietro”
Osservò.
Sasuke
l’avrebbe ucciso lì, avrebbe smaltito il corpo,
pezzo
per pezzo nel cesso, l’acqua gli piaceva tanto, no?
“Stai
zitto! Ma cosa ti è preso?” Gli urlò,
ricordando il
volto deluso di Naruto, e l’espressione che aveva fatto
quando li aveva visti
correre in bagno.
“Ho
detto la verità...e poi, ti ho fatto un favore”
“Favore?”
“E’
carino, e ti guarda con cert’occhi...Eh,
l’amore...è per
questo che mi hai fermato, eh?” Suigetsu guardò il
soffitto con finta aria
sognante.
“Con
cert’occhi?!” Sasuke sembrò cadere dalle
nuvole.
“Beh,
sì, anche se vi siete lasciati si vede che è
ancora
innamorato di te”
“Che?
Noi non siamo mai stati insieme, siamo amici, e poi che
schifo!”
“Ora
non fingerti etero, ti prego” E ghignò.
Sasuke
incassò il colpo in silenzio.
Un ragazzo
irruppe in bagno, guardò Suigestu con curiosità,
indugiando sulle sue gambe dondolanti poi, dopo
un’occhiataccia dell’Uchiha si
defilò.
“Tu
terrorizzi la gente” Osservò il ragazzo.
“Non
azzardarti a dire altre stronzate, ti prego” E se ne
andò lasciandolo sul lavandino.
Nel corridoio
incrociò Naruto, avrebbe voluto distogliere lo
sguardo, eppure non ci riuscì, lo guardò dritto
in viso, lesse perplessità e
amarezza nei suoi occhi azzurri, ma ancora una volta non fece niente.
***
“No,
mamma, ti ho detto che non ho intenzione di tornare a
casa” Sbottò Sasuke, allontanando il cellulare
dall’orecchio per non lasciarsi
stordire dalla voce di Mikoto.
“Itachi
cosa?” Chiese, giocherellando con una matita.
Ogni anno era la
stessa storia, quando arrivava il periodo
Natalizio la famiglia Uchiha doveva riunirsi, rigorosamente sotto lo
stesso
tetto, a discapito della sua salute mentale e di quella di qualsiasi
altro
invitato.
“Oh,
non mi frega niente, per me può essere tornato anche dal
Vietnam, sa come sono fatto, non c’è
bisog-“ Si Interruppe.
“No,
mamma...”
Suigetsu, seduto sulla
scrivania, si godeva la scena, un bicchiere di cola in mano e un
sandwich
nell’altra, guardare Sasuke Uchiha alle prese con i parenti
era un divertimento
insolito.
Ancora non
riusciva a capire perché il ragazzo detestasse
così tanto il fratello maggiore, di cui ora si stava
lamentando con la madre.
Troppo
premuroso, gli sembrava di aver compreso, in ogni
caso, era più di un quarto d’ora che discuteva
animatamente, cercando di
defilarsi dalle tradizioni festive.
Gironzolava per
la stanza come un folle in una cella tre per
due, scompigliandosi i capelli neri con le mani, fermandosi a fissare
il
soffitto e battendo un piede a terra, cercando di convincere quella
madre,
dall’altra parte del telefono, che no, lui non poteva
assolutamente esserci,
aveva degli esami da preparare, aveva
l’università, e poi le cene di famiglia
lo stressavano troppo.
Poi accadde, lo
vide fermarsi, come in preda ad uno shock, la
mano pallida tremava attorno al cellulare.
“Cosa?”
Gridò, buttandosi sulla sedia girevole, che
cigolò
contrariata dalla poca grazia con cui Sasuke vi aveva abbattuto il suo
perfetto
sedere tondo.
“Ma
non fanno parte della famiglia” Protestò, tutto ad
un
tratto sembrava esser divenuto il protettore della gerarchia Uchiha.
“Non
mi importa se ti hanno praticamente supplicato, ti prego
mamma, starò seduto vicino a Itachi tutto il giorno,
piuttosto, ti prego...”
Pigolò quasi disperato.
“No,
non ho litigato con Naruto, solo che non vedo cosa
vengano a fare loro alla nostra cena...Non passarmi papà.
No, non voglio
parlare con Itachi... Va bene...vengo” E riattaccò
furibondo. In tutti quegli
anni aveva capito che con sua madre non si poteva discutere, alla fine,
in un
modo o in un altro riusciva sempre a fargli fare quello che voleva,
eppure
aveva un viso così dolce, uno di quelli che ti fanno pensare
ad una mamma
permissiva, gentile...
“Qualcuno,
non so chi, ma sicuramente è molto potente, e mi
odia, mi vuole morto” Esordì, per poi gettarsi sul
letto.
“Scopata
anti-stress?” Propose Suigetsu, raggiungendolo per
poi sfiorargli la chioma scura con le dita. Sasuke lo
scacciò malamente con uno
schiaffetto.
“Tu,
falla finita, ti prego, non è il momento” Si
buttò a
faccia in giù sul cuscino e cominciò a imprecare
contro la stoffa, in tutte le
lingue che conosceva.
“Dov’è
il problema?” Domandò l’altro ragazzo,
ridacchiando.
“Non
sono affari tuoi” Rispose.
“Sono
ufficialmente il tuo ragazzo” Rise ancora Suigetsu.
Sasuke si
tirò a sedere e gli lanciò un’occhiata
assassina.
“Non
so se uccidere prima te o Itachi” Gracchiò
isterico.
Hozuki
alzò le mani in segno di resa.
“Scherzavo,
ma non capisco dove sia il problema, le cene di
famiglia non sono male”
“Hanno
invitato anche quegli squilibrati dei genitori di
Naruto” Sibilò. “Anzi, si sono
autoinvitati, e non ne capisco il motivo, ogni
anno lo passano con quel parente pazzo, Jiraiya”. Sembrava
parlare più a sé stesso
che a Suigetsu
“Verrà
anche Naruto?” Chiese l’altro.
“Che
vuoi che me ne fotta...Non sono della famiglia, non
capisco perché debbano essere presenti alla cena di
Natale”
Cena di Natale,
cena di famiglia, famiglia, zio Madara,
omosessualità...fare i conti con la propria coscienza.
Era rovinato.
Non servirono a
niente le domande di Suigetsu, le sue prese
in giro, Sasuke si chiuse in un mutismo che durò fino al
mattino seguente.
***
Lui e Naruto si
ignorarono per il resto della settimana, o
meglio Sasuke ignorava Naruto, quest’ultimo invece lanciava
ogni tanto occhiate
fugaci verso lui e Suigetsu, cercando di beccarli in chissà
quale effusione.
L’Uchiha
era teso, nervoso, pallido. Erano giorni che non
dormiva, anzi che dormiva male, i suoi sogni si erano popolati dai
volti dei
suoi familiari, c’era il cugino Shisui che lo scherniva,
Itachi che lo
abbracciava troppo forte, zio Madara che faceva cenni di diniego con la
testa,
l’aria di chi la sa lunga, poi c’era Hashirama che
invece sorrideva come un
ebete.
Dove era il
problema? Naruto era stato via per giorni,
probabilmente con Hinata, era stato a casa dei suoi, lui era etero, non
c’erano
problemi, non si sarebbe di certo messo a parlare dei loro numerosi
incidenti a
letto davanti a tutti. Per Naruto era stata solo una fase, come minimo
ora se
ne vergognava pure? Ma allora perché quando aveva sentito
Suigetsu sparare
quella idiozia aveva reagito in quel modo? Sasuke era fuori di
sé, gli sembrava
di esser divenuto una ragazzina isterica, di quelle che popolano le
pagine dei
manga per ragazze.
Non sarebbe
successo niente, Naruto non era geloso di lui in
quel senso, era geloso della sua amicizia...non avrebbe detto e fatto
niente di
compromettente.
Cominciò
a rasserenarsi, poi una sorta d’ansia lo rapì di
nuovo.
Tutto
ciò voleva dire che il maniaco pervertito era lui,
immaginò la faccia di suo padre di fronte alla notizia, il
suo secondogenito,
seconda promessa della famiglia, portatore del corredo genetico dei
perfetti
Uchiha, Gay, frequentatore di gay-bar (solo una volta, per ripicca, non
ci
sarebbe andato mai più), quasi scopato da un tizio con la
faccia da squalo, gay
e passivo (questo era tutto da vedere, aveva sperimentato ben poco),
innamorat-
no, attrat- no...insomma qualcosa con Naruto...era rovinato.
“Non
verrà mai fuori, mai” Pensò, poi si
sentì stupido, per
l’ennesima volta, ormai lo sapeva, lo
aveva accettato, gli piacevano gli uomini, aveva la stessa malattia
dello zio,
e pensare a quella povera Haruno alle superiori, quanta fatica sprecata.
Fece le valigie
e le caricò nell’auto, salutò Suigetsu
con un
cenno del capo, non si premurò neppure di fargli gli auguri,
quel maniaco gli
aveva causato fin troppi problemi. Naruto probabilmente era
già partito, quel
mattino non l’aveva scorto da nessuna parte, non che gli
interessasse
naturalmente, lui aveva tutta la faccenda sotto controllo, e poi Naruto
aveva
una vita propria, dei propri ritmi, poteva partire quando voleva,
magari si era
preso del tempo per salutare la sua ragazza.
Di nuovo la
morsa allo stomaco. Sospirò, ricordandosi la
quasi catastrofe sessuale con Suigetsu, i pensieri e le paure che lo
avevano assalito,
il viso di Naruto. Chi voleva prendere in giro? Se stesso?
“Buon
Natale, Sasuke” Si disse montando in auto e mettendo in
moto.
“Natale
di merda”
Ed era solo la
vigilia.
***
Suonò
il campanello di casa Uchiha un paio di volte. La
villetta era tinta di chiaro e su due piani, circondata da un giardino
appena
spolverato di bianco, la prima neve della stagione era caduta nel
quartiere
dove lui e Naruto avevano vissuto per tutta l’infanzia e
l’adolescenza, giocato
a calcio, riso nel vialetto, rotolati giù dalla bici...
Ad aprire fu
Mikoto, sua madre, la sua fotocopia con capelli
lunghi e rossetto. Stessi occhi scuri, stessa pelle candida, capelli
nerissimi.
“Mamma”
Salutò laconico.
La donna lo
baciò sulle guance, quasi non lo vedesse da anni,
lo trascinò in casa, sotto gli occhi severi di suo padre che
lo salutò con una
pacca sulla spalla, da uomo a uomo, nessun abbraccio.
“Bentornato,
Sasuke”
Fugaku,
l’uomo-sasso.
Sasuke
ricambiò con lo stesso calore, poi attese.
La casa sembrava
silenziosa, troppo. Si guardò intorno,
tenendo tra le gambe la valigia blu e rossa. Forse non era ancora
arrivato,
forse era davvero sparito per sempre...
Si sbagliava.
Scese le scale
con un sorriso malinconico, uno di quelli che
avrebbero fatto girare la testa a tutte le ragazze
dell’università, bello, come
sempre, con quei capelli troppo lunghi e con le occhiaie da iosonounbeltenebroso.
Suo fratello
Itachi, incubo notturno, capro espiatorio,
persona da odiare e maledire di fronte ad ogni problema. Santo della
famiglia.
“Fratellino”
Cantilenò, con gli occhi che brillavano.
“Cazzo,
ci risiamo” Pensò Sasuke.
Cercò
di dileguarsi, ma l’altro gli fu subito addosso in un
abbraccio spaccaossa.
“Mi
sei mancato, quest’anno andremo a correre insieme, te lo
prometto, ci alleneremo” Gli sussurrò
all’orecchio, per poi puntargli due dita
sulla fronte, come faceva da ragazzino, quando lui era ancora un
bambino, e sì
lo adorava come si adorano tutti i fratelli maggiori.
“Itachi,
ci sono due gradi e la neve, non ho intenzione di
venire ad allenarmi con te...” Sbuffò il
più piccolo.
“Ma...ma
se da piccolo mi pregavi sempre di portarti come me
agli allenamenti” Piagnucolò il più
grande, fingendosi offeso.
“Quei
tempi sono passati, fratello” Rispose algido.
“Sei
ancora arrabbiato con me?” Chiese Itachi sorridendo e
sciogliendo l’abbraccio.
“Tagliati
i capelli”
“Mi
odi?”
“No, e
ora scollati” Borbottò.
Sì,
era ancora arrabbiato con lui, neppure ricordava per cosa
in particolare, forse per aver sempre avuto la completa e totale
ammirazione di
loro padre, forse per essere sempre stato il primo in tutto, il muro da
scavalcare, forse perché da quando era nato, non
c’era cosa che Itachi non
avesse fatto in modo perfetto, perfino suonare in quella band di
idioti, era
stato perfetto per la loro madre...Sasuke lo odiava, per averlo
costretto a
dare sempre il massimo, a reprimere la voglia di oziare, e anche se in
cuor suo
sapeva che la colpa non era veramente di Itachi non riusciva comunque a
non
odiarlo, e poi era stato lui, un giorno, alle superiori a dirgli che se
per
dare il massimo aveva veramente bisogno di detestarlo poteva farlo...
Suo
fratello Itachi aveva un modo tutto suo di dimostrare l’amore.
“Zio
Madara arriverà a momenti, è per
strada” Gli comunicò
afferrando la valigia e portandola al piano di sopra.
“Sai
che mi importa” Lo seguì Sasuke.
“Sembra
che Hashirama l’abbia fatto incazzare in mezzo di
strada, tanto che lo zio lo voleva mollare in autostrada e venire qua
da solo”
Rise Itachi, aprendo la porta della vecchia cameretta di Sasuke.
“Quei
due, speriamo che non combinino casini” Mugolò
demoralizzato.
La sua stanza,
tutto il tempo trascorso con Naruto al
dormitorio gliel’avevano fatta dimenticare.
Si sedette sul
letto e si guardò attorno, era passato un anno
dal Natale scorso, eppure aveva rimosso le parerti blu, le foto sul
comodino,
quelle che lo ritraevano con Naruto, con gli amici di una vita, con
quelli che
l’avevano seguito all’università.
Sembrava che tutta la sua esistenza non fosse
mai stata scissa da quella del compagno biondo, c’erano
tracce della sua
presenza ovunque, in una katana che gli aveva regalato per la
maturità, in un
portachiavi a forma di foglia che aveva appeso alla maniglia della
porta.
Naruto era
sempre stato ovunque camminasse, ovunque vivesse,
Naruto era sempre stato parte integrante e inscindibile della sua vita.
L’aveva
schernito, trattato male, avevano rivaleggiato fino a
prendersi a pugni in cortile, una volta l’aveva minacciato di
non parlargli per
tre anni interi, anche se poi non l’aveva fatto, Naruto
l’aveva convinto a
rimangiarsi la minaccia a costo di spaccargli tutte le ossa.
Ricordava le
partite a basket con Rock Lee, che non esauriva
mai le energie, con Naruto che si sforzava fino al limite, che gli dava
la
colpa per ogni canestro mancato. Ricordava il loro tentar di convincere
Shikamaru a fare qualsiasi cosa che non fosse poltrire su una collina
guardando
le nuvole, anche se poi finivano sempre al parco, sdraiati, con Naruto
che
insisteva a stuzzicarlo, per poi finire a rotolarsi sull’erba
come due cretini,
sempre troppo vicini, sempre troppo...
Gli mancavano
quei giorni spensierati, erano stati amici,
solo amici, un tempo, ma in quel momento neppure lui sapeva dire cosa
fossero
diventati.
Una voce allegra
lo distolse dai pensieri, proveniva dal
piano di sotto, si chiese per quanto tempo fosse rimasto sdraiato in
quella
stanza, non aveva neppure udito uscire suo fratello.
“Voleva
lasciarmi in un autogrill” Rise la voce.
Hashirama, il
compagno di zio Madara, quello che in casa si
dicesse coltivasse bonsai.
Scese qualche
gradino con entrambe le mani in tasca e l’aria
stanca per il viaggio, guardò verso l’ingresso,
sicuro di riuscire a scorgere i
due zii.
Gli avrebbero
fatto un effetto diverso ora che condividevano
qualcosa? Ora che aveva scoperto di avere la loro “stessa
malattia”?
Se lo chiese, ma
ciò che vide gli sembrò lo stesso quadretto
tragicomico di ogni anno. Zio Madara scuoteva la testa da metallaro
–perché portasse
quei capelli da pazzo non lo aveva mai capito- in un no esasperato,
Hashirama
rideva come uno scemo cercando di salutare tutti i familiari.
“Io ti
pianto in una valle sperduta, un giorno di questi,
così potrai vivere nella natura che ti piace
tanto” Brontolò.
“Fugaku,
i tuoi figli, perché non sono qui a salutare!”
Continuò burbero.
“Itachi,
chiama tuo fratello, ci sono gli zii!” Gridò
Fugako.
Ancora una volta
quel moto di rabbia, Sasuke non sopportava
suo padre, non sopportava che ogni volta affibbiasse ogni compito a
Itachi,
come se lui fosse solo un marmocchio.
“Io
sono già qui, papà, piuttosto chiama Itachi, che
è
sparito” Avanzò, andando a salutare Madara e
Hashirama.
“L’amore
della mamma è a fare la doccia”
Canticchiò Mikoto
dalla cucina.
Sasuke
sbuffò infastidito, poi guardò i due uomini, gli
stessi due individui a cui aveva pensato tanto in quegli ultimi
disastrosi
tempi.
“’Suke,
ti vedo cresciuto” Si complimentò Hashirama, con
la
chioma castana a ondeggiargli attorno al viso abbronzato, Sasuke si
chiese se
si facesse le lampade o se fosse la sua carnagione, in ogni modo lo
ricordava
sempre così, con la pelle baciata leggermente dal sole, non
come suo zio e il
suo pallore da vampiro.
“Piantala,
idiota, ha smesso di crescere due anni fa, è fatto
e finito” Lo riprese Madara, scostandosi i lunghi capelli
neri dagli occhi. Se
non fosse cresciuto con la sua presenza in giro avrebbe giurato che
metteva i
brividi, talvolta.
Quei due, in
ogni caso sembravano imbalsamati, come se il
tempo non li potesse toccare. Sasuke li sapeva insieme da sempre, nel
senso che
da quando possedeva dei ricordi li ricordava come una coppia, non
c’era
Hashirama senza Madara e viceversa, quindi era
un’eternità che si sopportavano,
ma non capiva, come dopo tutti quegli anni, e sicuramente loro non
avevano vent’anni,
potessero sembrare così giovani, forse
l’omosessualità comprendeva un bonus di eterna
giovinezza nel pacchetto?
Quei due si
amavano, lo sapeva, ricordava anche la forte
sensazione di “coppia ideale” che aleggiava intorno
a loro quando era bambino,
o meglio, della sua idea di coppia ideale, perché quei due
per ventiquattrore
su ventiquattro non facevano che battibeccare, un po’ come
lui e...
No, non doveva
pensarci.
Magari era una
maledizione che colpiva ogni tanto un membro
della famiglia Uchiha.
La maledizione
dell’idiota gay con cui passare la propria
esistenza litigando.
A Madara era
capitato Hashirama, un babbeo gioioso di prim’ordine,
e a lui era capitato...
No, doveva
smetterla.
“Sei
dimagrito” Osservò lo zio.
“Consumi
calorie?” Chiese con cipiglio spavaldo, alludendo.
Sasuke
arrossì, fu inevitabile.
“Non
sono affari tuoi, vecchio” E si rifugiò in cucina,
per
aiutare sua madre.
***
La cena della
vigilia, il prequel del disastroso Natale, l’anticamera
del suo incubo, era giunta.
Aveva scoperto
da sua madre, mentre l’aiutava ad infornare il
pesce, che la famiglia di Naruto sarebbe stata realmente presente alla
cena del
giorno seguente, e oltre alla furia dai capelli rossi e quel pacifista
di suo
marito biondo, sarebbero venuti anche i cugini Uchiha, Obito e Shisui.
Obito era un
tipo per bene, stava sempre zitto, trincerato
dietro i suoi occhiali dalla montatura arancione, l’unica
pecca risiedeva nel
suo scarso controllo dopo qualche bicchierino di vino, allora il
tranquillo
Obito lasciava il posto all’Obito depresso e piagnone, quello
che era stato
scaricato da Rin, storica fidanzata, per quello spaventapasseri,
così diceva
lui, del suo, sempre storico ed ex migliore amico Kakashi.
Sasuke ne aveva
piene le scatole di quella storia, eppure
ogni anno accadeva, che qualcuno, a suo parere lo zio Madara, che era
sadico
per natura, facesse scivolare del vino nel suo bicchiere. Allora Obito
partiva,
piangeva, e raccontava, che erano stati tutti e tre amici, che lui e
Rin
avrebbero dovuto sposarsi, che lei era bellissima, che Kakashi era uno
stronzo.
E tutti lo consolavano, Compreso Shisui, l’altro cugino, che
quando Obito si
prendeva la testa tra le mani per la disperazione, lanciava occhiate
divertite
a Itachi.
A Natale ci
sarebbero stati tutti, e Sasuke lo sapeva, se
quel qualcuno di molto potente lo odiava, ormai ne aveva le prove,
sarebbe
successo qualcosa, qualcosa da dimenticare o di cui vergognarsi per il
resto
della vita, come minimo sarebbe divenuto psicolabile come Obito.
Ventiquattro
dicembre, albero acceso, lucine lampeggianti,
odore di aghi di pino e pesce arrosto con patate.
Fugako sedeva
capotavola, Mikoto alla sua destra, poi Itachi
alla sinistra, figlio prediletto, e lui, Sasuke relegato tra gli zii
finocchi –come
lui- e con i capelli da figli dei fiori, anzi Hashirarama da figlio dei
fiori e
Madara da metallaro senza età.
“Mangia,
Sasuke” Lo brontolò lo zio moro, guardandogli nel
piatto.
“Oh,
lascialo in pace” Lo riprese Hashirama.
“Zitto
tu, è mio nipote” Ribatté
l’altro.
“Sono
della famiglia...anche io...vero Mikoto?” Si finse
depresso il Senju.
“Certo
Hashirama, se non ci fossi tu a sopportare Madara...”
Alzò il bicchiere la donna, con il suo solito sorriso
cordiale.
“Oh,
Sasuke, raccontaci un po’
dell’università, i tuoi studi
procedono bene?” Domandò Mikoto.
Sasuke non si
sprecò, elencò una decina di esami in cui aveva
preso il massimo dei voti, poi tornò a spilluzzicare il
pesce nel suo piatto.
“Proprio
come Itachi” Asserì suo padre.
Il
più giovane degli Uchiha si lasciò sfuggire un
sospiro.
“Racconta,
hai incontrato qualcuno? Scommetto la mia fetta di
dolce che impazziscono per t-“
Hashirama
fu interrotto da un’occhiataccia del compagno.
“Non
scommettere altro tu... che l’ultima volta...”
Sorrise
il moro. E per un attimo Sasuke - si sapeva quanto lo zio acquisito
amasse
scommettere per divertimento - pensò che tra i due ci fosse
un accordo, una
specie di gioco intimo e segreto fatto di strane scommesse e vincite.
“Niente
scommesse” Mormorò il castano. “Allora
Sasuke?”
Tutti lo
guardarono, e a lui vennero a mente i fianchi snelli
di Naruto e i suoi occhi azzurri, altro che conquiste...
“Tutto
come al solito” Rispose, ingoiando una patata con la
quale per poco non si strozzò.
“Oh,
anche Itachi cerca ancora la donna giusta, arriverà il
tempo anche per te” Suo padre, ancora a paragonarlo al
fratello maggiore.
“Sì,
ma Sasuke ha sempre avuto più successo di me con le
ragazze...” Osservò Itachi.
La serata
passò, in un modo o in un altro. Sasuke andò a
letto con un gran mal di testa, sapeva che c’erano ancora il
pranzo e la cena
di Natale da affrontare, che alle 15:00 casa sua sarebbe stata invasa
da
elementi poco graditi.
Alle due di
notte un paio di colpi alla porta lo svegliarono.
Itachi si
intrufolò in camera sua e si sedette sul letto,
aveva i capelli sciolti e l’odore del suo shampoo al
gelsomino riempì la
camera.
“Sasuke”
Lo chiamò.
“Dio,
a quest’ora, ma che vuoi?” Si lamentò
l’altro stropicciandosi
gli occhi e ispirando forte ol profumo di quel fratello che da anni non
si
permetteva di amare come avrebbe dovuto.
“Vieni
a vedere, secondo me si ammazzano davvero questa volta”.
Scesero per le
scale e si nascosero.
“Mi
hai svegliato per spiare quei due idioti?”
Borbottò il
più piccolo, tirando la manica del pigiama del fratello.
“Guardali,
io mi chiedo come facciano a stare ancora insieme
dopo tutti questi anni” E sorrise, con quel suo sorriso dolce
e gentile.
Perché
Itachi, Sasuke doveva ammetterlo, era la persona più
gentile e paziente del mondo. Eppure odiarlo ormai gli riusciva
così facile.
Hashirama era in
cucina, seduto sul bancone con in mano una
tazza di latte.
“Ti
pianto” Sbottò Madara, che indossava una maglia
tutta
stropicciata e un paio di pantaloni a quadri del pigiama. Aveva i
capelli neri
e lisci tutti scombinati, e gesticolava come un folle, Sasuke si chiese
se
avesse in mano un coltello come in uno dei suoi ricordi.
“Ma
cosa pianti, Madara!” Sorrise l’altro.
“Prima
ti uccido, e poi ti pianto” Si corresse il moro,
sventolando un cellulare nella mano pallida.
“Chi
è Mito?” Quel nome stridette sulle labbra
già tirate
dell’Uchiha.
“Una
collega di lavoro” Il Senju sorseggiò il suo latte
in
tutta tranquillità.
“E’
geloso?” Esclamò sbalordito Sasuke, guardando la
scena, e
sentendo una mano di suo fratello premergli delicatamente sulla spalla.
Erano in momenti
come quelli, in cui smetteva di detestarlo,
e tornava ad essere il suo fratellone, quello con cui spiare e prendere
in giro
gli zii, quello con cui far tardi la notte a guardare programmi insulsi
alla
tv, quello che gli raccontava storie ninja, quello che in silenzio lo
amava e
comprendeva più di chiunque altro, tanto da addossarsi la
colpa di un padre poco
delicato e incapace di esprimere affetto e orgoglio per un
secondogenito
perfetto.
“Sembrerebbe
di sì, è completamente fuori dal
personaggio”
Ridacchiò Itachi, indicandoli.
“Mito,
ha un nome da troia” Sputò Madara, avvicinandosi
al
compagno e tirandogli una ciocca di capelli.
“Mi
fai male, cretino” Protestò sempre con un sorriso
allegro.“Mito è una persona dolcissima e
bravissima nel suo lavoro” Continuò.
“Io
ammazzo te, poi lei, poi ti pianto e...poi brucio tutti i
tuoi bonsai”
Sasuke apprese
che la leggenda che circolava in casa sulla
collezione di bonsai del Senju era realtà.
“Ora
lo ammazza” Sogghignò, guardando lo zio.
“Hashirama”
Si fece poi serio.
“Dimmi,
Madara” L’altro sembrava sereno, Sasuke scorse una
sorta di dolcezza negli occhi scuri, mentre si posavano sul viso
imbronciato
dello zio.
Cos’era
quell’espressione? “No, zio, non deludermi anche
tu!”
Pensò amaramente. Non c’erano più
regole...il mondo era impazzito.
“Mi
tradiresti?” La voce di Madara risuonò nel
silenzio della
cucina.
Era geloso, lui,
l’Uchiha per eccellenza, quello che
minacciava ogni minuto di scaricare il compagno idiota, ora,
così fragile,
così...innamorato...così fuori dal suo solito
essere freddo, cinico, spietato,
rompipalle, burbero...
Sasuke non
poté che provare una sorta di empatia con quello
zio con cui ora dopo ora scopriva di avere sempre più
aspetti in comune.
“Ti
amo, Madara, non ti tradirei mai, tantomeno con una donna”
Hashirama rise, scendendo dal bancone per abbracciarlo.
“Cancella
il suo numero” Borbottò il moro, tirandogli i
capelli e mordendolo sul collo.
“Sì,
sì, ho capito”
“Bene,
altrimenti ti uccido, tu e lei, e brucio i vostri
corpi con la legna dei bonsai” Sibilò, cercando le
sue labbra.
Hashirama
alzò le mani in segno di resa, poi rispose al
bacio, e ancora una volta a Sasuke sembrò che si
divorassero, provò calore e
voglia, quella repressa di dire a Naruto le stesse cose, di dirgli che
voleva
vedere quella finta innocentina della Hyuga cancellata, e che voleva
baciarlo,
nello stesso vorace modo.
“Andiamo
a letto, va...” Disse Itachi. “Ora inizia la parte
vietata ai minori” E sorrise salendo le scale.
Sasuke lo
seguì, ma prima di tornare in camera sentì lo zio
Madara ridere piano, e sospirare un ti amo a denti stretti.
Se ci era
riuscito lo zio Madara, forse un giorno, sarebbe
potuto riuscirci anche lui...
Ma cosa stava
pensando? Prima di tutto doveva sopravvivere al
Natale.
NdAllyn:
io lo devo
ammettere, mi sono divertita a scrivere di loro, a scrivere questo
capitolo...magari sono completamente sbroccata...forse è
stato inserire
Hashirama e Madara, che amo tanto, a darmi alla testa...insomma, se
siete
giunti fin qui vi ringrazio...coraggiosi...spero di non avervi
annoiato...spero
vi sia piaciuto, spero di leggere i vostri commenti...
Il
Natale...ahahah
succederanno cose strane...
Ricordiamoci
che
Kushina e Minato patteggiano per il NaruSasuNaru ahahah
Madara
geloso di Mito,
la collega di Hashirama, lo immaginavo furibondo, forse è
davvero in grado di
bruciare i corpi del compagno e della donna con la legna dei
bonsai...bah
Ok,
mi dileguo, ci
vediamo con LA FOLLIA Natalizia, il capitolo 16...che potrebbe essere
anche
rosso.
In
caso di spin off? Vorreste
sapere cosa è successo in Francia tra Sai e Shin? Oppure
volete sapere di
Kimimaro e Juugo, oppure...insomma fatemi sapere tutto, se il capitolo
vi ha
fatto ridere, chi vorreste rincontrare...<3
UN
BACIONE
|
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Capitolo 16 *** SEDICESIMA REGOLA: accetta il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si tratta di uno zio folle, sadico e gay. ***
AllynChannel
trasmette
in anticipo, sperando di rendervi il rientro a scuola più
piacevole * ardua
impresa *.
Vi
ringrazio per tutte
le bellissime recensioni a cui risponderò a breve, siete
bellissimi, e io non
me lo merito, questa fic è nata per gioco, ripeto, e
continua grazie a voi.
<3 Perciò grazie, sapete che il mio amore
è l’angst, il sangue, la violenza
ahahah insomma quelle cosine lì, però..per una
volta mi diverto a scrivere
anche qualcosa di più allegro e spensierato, come questa
long.
Finalmente
è il giorno
di Natale, e Madara *amoremiobello* sa, o meglio sospetta...ahaha
Povero
Sasuke...non dico altro...
Insomma,
ancora la
famiglia Uchiha al completo!
Spero
di divertirvi e
di non annoiarvi, di leggere le vostre impressioni.
Prossimo
capitolo...cosa dire? E’ quasi pronto e sì,
sarà ROSSO *muahahahaha*
Vi
aspetto <3
Allyn
SEDICESIMA
REGOLA: accetta
il consiglio di chi ha più esperienza di te, anche se si
tratta di uno zio
folle, sadico e gay.
Arrivarono dopo
pranzo, come preannunciato, e ognuno portava
dei regali, manco fossero i Re Magi, Obito un’espressione
sorridente sul viso
magro, Shisui un portachiavi a forma di bulbo oculare attaccato allo
zaino,
quel ragazzo, pensò Sasuke, era sempre stato un tipo macabro.
Kushina, la
furia rossa, nonché madre di Naruto si fiondò in
casa con l’energia di un tornado, sventolando in qua e in
là i suoi capelli
cremisi, abbracciando Mikoto, amica da una vita, e accompagnandola in
cucina,
dove avrebbero passato il resto della giornata in vista della cena, tra
parlottii
e chiacchiere.
Fugaku
scrutò Minato come si scruta un vecchio nemico di
guerra, il padre-sasso strinse la
mano al padre-pacifista-tuttococcoleeamore che approfondì il
saluto in un abbraccio
inaspettato, che a Sasuke causò uno shock.
“Fugaku,
mi sei
mancato” Trillò Namikaze, sfoderando un sorriso a
trentadue denti,
assottigliando gli occhi azzurrissimi, gli stessi del figlio, in due
allegre
fessure.
“Abiti
quattro case avanti alla nostra” Risoluto, le mani
basse, strette a pugno per la vicinanza inopportuna
dell’altro, vicino di casa,
padre del migliore amico di suo figlio.
Zio Madara si
godeva la scena dal divanetto, Hashirama gli
sedeva vicino a braccia conserte.
“Ehi,
Minato, tuo figlio?” Domandò il Senju che per
Naruto
aveva sempre avuto un debole. “Io e quel ragazzo ci
assomigliamo” Aveva detto
anni prima, guardando la faccia perennemente allegra del biondo, al
tempo un
ragazzino basso e con le ginocchia sempre sbucciate.
“Naru?
Arriverà a momenti, è sicuramente a comprare i
regali
dell’ultimo minuto!” Minato guardò
Fugaku e sorrise di nuovo.
Sasuke
pensò che quell’uomo dagli scompigliati capelli
color
grano fosse troppo affettuoso, troppo, anche per i suoi standard.
Shisui gli si
parò davanti, ostruendogli la visuale,
impedendogli così di vedere suo padre scappare in cucina
dalla moglie, pur di
allontanarsi dal biondo.
“Sas’kè,
Sas’kè” Cantilenò il cugino,
passandogli un braccio
attorno alle spalle.
“Dove
hai messo la ragazza?” Chiese.
Sasuke
sbuffò infastidito, in quei frangenti lui e suo padre si
somigliavano davvero molto. Odio per il contatto fisico e odio per chi
non
sapeva farsi i fatti propri.
“E
tu?” Rispose di rimando con un ghigno. Shisui gli
pizzicò
un braccio e ghignò a sua volta.
“Vedi...qui
non importa se io o te abbiamo la ragazza” E la
sua espressione non prometteva niente di buono.
“L’hai
visto bene? Hai visto la sua espressione raggiante?” E
indicò Obito, seduto sul divano accanto a Madara, sembrava
non subirne l’influenza
negativa, avvolto in un aura luminosa e serena, con gli occhiali dalla
sfavillante montatura arancione calati sul naso e i capelli neri e
scompigliati.
“Effettivamente
sembra allegro” Osservò Sasuke alzando un
sopracciglio.
“Esatto,
lui e Rin sono tornati insieme, ci sarà da
divertirsi” Shisui, una sorta di comare, gazzetta ufficiale
dei pettegolezzi di
famiglia, quando zio Madara, che mai aveva visto di buon occhio la ex-storica-fedifraga-ragazza di Obito,
sarebbe venuto a sapere di quel ritorno di fiamma avrebbe avuto da
ridire sulla
cosa, con tanto di lacrime di Obito e una buona dose di risate per
Shisui.
Mai che Madara
non criticasse qualcosa.
Mai che Madara
non mettesse il suo naso pallido e sottile
nelle faccende, che a detta di lui, meritavano una raddrizzata.
“Ottimo,
e Kakashi?” Gli venne spontaneo chiedere.
“Hatake
ha aperto un allevamento di cani in campagna” Lo
aggiornò il cugino.
“Stai
scherzando?” Ma prima che Sasuke potesse chiedere altro
qualcuno suonò alla porta di casa Uchiha.
“Hanno
suonato” L’urlo di Mikoto giunse dalla cucina.
Nessuno
si mosse.
“Lo
abbiamo sentito” Fu la risposta di Madara, che rimase con
il sedere incollato al divano, accompagnato da Hashirama che si era
perso in
una lunga conversazione con Minato, che da quanto aveva potuto sentire
Sasuke
non faceva che chiedere, senza nessun imbarazzo, aneddoti sulla sua
storia
d’amore con lo zio. Per quale diamine di motivo il signor
Namikaze era così
interessato ad una love-story gay? E poi tra quei due!
Sasuke non
poté ricevere risposta, in compenso si trovò
costretto, a malincuore, a dover aprire la porta.
Non una persona,
piuttosto una pila di buste colorate, pacchi
e un ciuffo biondo che spuntava da qualche parte.
“Buon
Natale” Trillò Naruto, attraversando la soglia di
casa
alla cieca, sbattendo con un piede contro lo stipite della porta, ma
continuando comunque a canticchiare una sorta di Jingle Bells a bocca
chiusa.
Sasuke trattenne
un sorriso, aveva ragione suo padre, era
andato a comprare gli ultimi, anzi, tutti i regali.
Prevedibile.
Tutti lo
salutarono con affetto, eccetto Madara,
naturalmente, e Sasuke, che si defilò al piano superiore,
sicuro che Naruto,
con gli occhi nascosti da pacchi e pacchetti, non si era neppure reso
conto che
ad aprirgli la porta era stato proprio lui.
Si
barricò in camera, non c’era bisogno della sua
presenza,
dopotutto Naruto non era importante, nessuno l’avrebbe
sgridato per non aver
accolto quell’ospite biondo che tutti conoscevano, e poi al
piano di sotto
c’era abbastanza casino perché nessuno si
accorgesse della sua assenza fino
all’ora di cena.
Sentì
le risate provenire dal salotto, era la sua voce calda,
se lo immaginò, mentre distribuiva le buste con i
bigliettini, poi la voce di
Kushina “Amore della mamma! Vai a salutare Sasuke,
è al piano di sopra!” Che
cavolo strillava quella furia rossa?
Sasuke ebbe per
un attimo la voglia di correre veloce alla
porta e chiudersi a chiave in camera, poi gli sembrò
un’idea stupida, così
aspettò. Tese l’orecchio, cercando di captare uno
scricchiolio, qualcosa, un
rumore che lo avvertisse che la testa-quadra stava salendo per andare a
salutarlo, come quando erano bambini e veniva a infastidirlo durante lo
studio.
Era sua madre, Mikoto, che glielo permetteva,
“Sas’kè è su, chino sui
libri,
vai vai Naru” gli diceva, dopo avergli dato la merenda per
entrambi.
Sbuffò,
Naruto sembrava metterci troppo, eppure un tempo
quelle scale le correva in un lampo, una volta aveva contato i secondi
di
attesa, l’aveva cronometrato, stupendosi di quanto
quell’idiota fosse rapido.
Niente.
“Meglio
così” Si disse, crollando supino sul letto.
Poi un bussare
rapido, tre colpi.
Il suo cuore ne
batté altrettanti contro il petto,
velocissimi, tanto da fargli girare la testa.
“Avanti”
Disse risoluto.
“Fratellino...”
La maniglia si abbassò lentamente, poi la
voce di Itachi riempì la camera.
“Ah,
sei tu, fila via” Borbottò deluso.
“Chi
aspettavi?” Chiese sorpreso il fratello maggiore.
“Nessuno,
che vuoi? Non lo vedi che mi sto riposando? Sempre
a rompere tu...”
Itachi
indugiò sulla figura magra del fratello, guardò
gli
occhi socchiusi mirare il soffitto, le mani pallide tracciare strani
disegni
sul copriletto, sembrava nervoso.
“Beh,
giù stanno aprendo i regali, Naru mi ha portato un paio
di occhiali da sole” E sventolò un paio di
occhialetti tondi in
perfetto stile John Lennon.
“Bene,
così sembrerà un perfetto figlio dei
fiori” Pensò
Sasuke tra sé e sé, poi si infilò le
pantofole e raggiunse l’allegra famiglia.
Zio Madara era
il ritratto dell’indifferenza, tutti i suoi
regali giacevano ancora impacchettati sulle sue ginocchia ossute.
Hashirama
guardava estasiato un paio di forbici da potatura che Fugaku gli aveva
consegnato senza neppure l’incarto. Obito sorrideva a
qualsiasi regalo gli
passasse tra le mani, con la faccia da ebete, pronto a controllare ogni
tre
secondi il display del cellulare nel caso Rin lo chiamasse. Shisui
aveva appena
raggiunto Itachi, sventolandogli sotto il naso un portachiavi a forma
di bulbo
oculare identico al suo “Che quest’occhio ti porti
fortuna” gli disse
raggiante, e Itachi gli sorrise affabile afferrandolo tra due dita.
C’era
sempre stato un rapporto strano tra Itachi e Shisui. A
dividerli pochi anni, quelli che avevano fatto di Shisui il primo a
prendere la
patente tra i due. Il minore, sembrava coltivare da sempre una sorta di
ammirazione per il cugino, ed era strano in Itachi, essere perfetto
fatto per
essere ammirato. In ogni caso, il loro rapporto era qualcosa che andava
oltre
la parentela, sembravano legati da uno stesso sogno di pace e armonia,
perché per
quanto Shisui facesse l’idiota con Obito, era doveroso
ammettere che sulla sua
bontà di fondo non c’era proprio niente da dire.
Se qualcuno aveva un problema,
che non fosse il tradimento di Rin la fedifraga, Shisui correva, se
qualcuno in
famiglia si metteva a litigare per qualcosa di serio, Shisui cercava di
mettere
il buon per la pace. Perfino quando Madara aveva realmente cercato di
uccidere
Hashirama per un investimento idiota su un’azienda di concimi
per bonsai,
Shisui era riuscito a calmare gli animi. Sasuke pensava che fosse
questo lato
del suo carattere a suscitare tanta ammirazione nel fratello, che
forse, con
quel suo modo gentile e pacato ne voleva seguire le orme.
Quel giorno, in
ogni caso, Shisui si mostrava allegro come
sempre, leggero e scherzoso.
Minato e Kushina
lo fissavano, in mano avevano due pacchetti
ancora incartati, poi i loro occhi furono per il figlio, sembravano
attendere,
preoccupati.
Seduto sul
pavimento, vestito con un maglione rosso in
perfetto stile ioamoilNatale, con
un
paio di Jeans sdruciti e i calzini arancioni in bella vista, scartava
il regalo
che Mikoto doveva aver comprato per lui qualche giorno prima.
Un bambino
allegro, lo stesso con cui aveva fatto a pallate
di neve, lo stesso di sempre, ma non per lui, non per Sasuke Uchiha,
che lo
fissava come si fissa un nemico, qualcuno da odiare, qualcuno, che
inevitabilmente
ha ribaltato tutte le regole della tua vita.
Naruto il
sabotatore.
“Sasuke,
dov’eri finito?” Sua madre, gli dette uno
schiaffetto sulla schiena e lo spinse in mezzo al salotto.
Naruto si
voltò, smise di scartare il regalo, e la sua faccia
da bambino allegro si tramutò in un qualcosa che somigliava
ad un “guarda chi
c’è, muori, stronzo”.
“Ciao”
Disse atono.
“Ciao”
Rispose Sasuke, altrettanto monocorde.
Che ce
l’avesse ancora con lui per la storia di Suigetsu?
Cosa gli importava? Lui stava con Hinata no? Tutte quelle domande gli
balenarono in testa, mentre gli occhi azzurri di Naruto si posavano
ancora sul
suo viso, sondandone i lineamenti.
“Il
tuo regalo” Naruto gli tirò un pacchetto incartato
male.
“Grazie”
Se lo rigirò tra le mani ma non lo aprì, imitando
lo
zio Madara.
“Io
non ti ho regalato niente, non ho avuto il tempo, scusa”
Gli disse poco dopo.
“Immagino
sarai stato molto impegnato, in questi ultimi
giorni”
La tensione era
palpabile, scorreva come elettricità, prima o
poi uno dei due sarebbe andato in cortocircuito, e allora? Si sarebbero
picchiati? Si sarebbero insultati? Avrebbero smesso di parlare una
volta per
tutte ponendo così fine ad un’amicizia che ormai,
Sasuke lo sapeva, non
esisteva più?
Mikoto
trascinò Kushina in cucina e Fugaku le seguì
ancora,
tutto, pur di non stare vicino a Minato.
In tutto quel
disordine, vociare, ridere di Shisui, digitare
di tasti di Obito, Madara stava in silenzio, osservava il nipote
prediletto,
guardava la tensione delle sue dita pallide, le labbra tirate, gli
occhi
ridotti a fessure, poi guardava Naruto, l’amico di una vita,
le sue mani grandi
e ruvide strette a pugno.
“Hashirama...”
Sussurrò al compagno.
“Che
c’è?”
“Questo
Natale ci sarà da divertirsi...” E
allargò le labbra
in un sorriso che metteva i brividi.
***
“E
così le ho chiesto di sposarmi” Concluse Obito,
alzando il
bicchiere in aria, brindando un po’ a Mikoto e Kushina che
avevano messo in tavola
la miglior cena di sempre e un po’ a Rin, che sarebbe dovuta
arrivare la sera
stessa per unirsi ai festeggiamenti.
“Oh, e
Kakashi come l’ha presa?” Chiese Madara, bevendo un
po’ di vino, senza partecipare al brindisi. Hashirama gli
tirò un calcio sotto
il tavolo.
Shisui per poco
non si soffocò con una patata, Itachi allargò
le belle labbra sottili in un sorriso.
Obito
sembrò ignorarlo, perché riprese a decantare le
sue
imprese amorose.
“Tutti
questi anni sono stati la prova che il vero amore
trionfa anche sulle avversità” E
inneggiò all’anello che le aveva regalato.
“Certo,
anni in cui si scopava il suo migliore amico”
Mormorò
Shisui a Itachi, rassegnato.
A Sasuke di
anelli, di matrimoni, di zio Madara che faceva di
tutto per far deprimere Obito, proprio non importava. Kushiha aveva
scambiato
il posto di Minato con il suo, e così per tutta la cena era
stato costretto a
sedere vicino a Naruto, che non gli parlava, che mangiava ignorandolo,
che
sembrava non notare la sua esistenza.
“Naruto,
racconta, tu ce l’hai la ragazza?” Chiese poi
Madara, puntandolo con il coltello con cui stava tagliando un pezzo di
carne.
Perché
quello zio sadico e strano, che per tutti quegli anni
aveva trattato Naruto come un fantoccio biondo senza cervello, ora gli
stava
parlando? Un brivido percorse la spina dorsale di Sasuke.
Naruto
deglutì a vuoto, poi cercò istintivamente gli
occhi di
suo padre, che gli sorrise affabile, sua madre invece aveva occhi solo
per il
minore degli Uchiha.
“Beh...”
Disse titubante.
“Sì
che ce l’ha! Diccelo su!” Shisui si era intromesso
nella
conversazione.
Sasuke strinse
forte la forchetta tra le dita e si impose di
continuare a mangiare ignorando quel teatrino.
“Si
sono parlati prima, al cellulare, ne sono sicuro”
Continuò il cugino.
“Oh,
se è bella e brava come la mia Rin dovresti sposarla il
prima possibile” Aggiunse Obito, sognante.
Shisui
tossì una risata, Madara ghignò, Naruto
arrossì,
Sasuke si lasciò scivolare la forchetta sul piatto
provocando uno stridore
acuto.
“Ehi
Naruto, piuttosto, dimmi, mio fratello ti obbliga a
pulire la stanza del dormitorio tutti i giorni?” Chiese
Itachi.
Naruto si
rabbuiò un poco.
“No,
mi lascia fare come voglio” Disse.
“Quindi
il mio adorabile fratellino ha imparato la regola del
vivi e lascia vivere, sono contento”
Sasuke
sospirò esasperato, era dura da ammettere, ma sì,
avrebbe preferito passare un’intera giornata nella stessa
stanza, anzi legato a
Suigetsu, piuttosto che subire quella tortura familiare, e poi lo zio
era
strano, era la ciliegina sulla torta di quel tripudio di parenti
ficcanaso, con
quel suo sguardo strano e scuro che prima si posava su di lui, poi su
Naruto,
poi su Hashirama, e che sembrava dire “guardali”.
“Quindi
tu puoi dircelo, Sasuke si vede con qualche ragazza,
ogni tanto?” Ancora Shisui.
“Credo
che tu abbia qualche problema ‘Sui...perchè non ti
fai
i fatti tuoi?” Lo ammonì Sasuke, che davvero ne
aveva fin sopra i capelli.
“Beh,
sì diciamo che si vede con qualcuno”
Ghignò Naruto,
l’espressione cattiva che stonava con il suo viso.
Rovina,
catastrofe. Avrebbe detto a tutti che se la faceva
con Suigetsu, cosa non vera oltretutto, anzi menzogna che lui credeva
vera, e
la colpa era di quell’idiota con i denti da squalo.
“Basta”
E fece cadere le posate sul piatto “Obito? Quando vi
sposate?” Chiese, sapendo con certezza che il
“cornuto” per eccellenza non aspettava
altro che parlare della sua Rin.
Madara
ghignò con il naso infilato nel bicchiere, poi
lanciò
un sorriso a Sasuke, che per la prima volta in vita sua si
sentì drizzare i
peli delle braccia sotto la maglia.
***
“Amore,
vai a prendere il dolce in cucina, da bravo...se ce
la fai taglialo” Gli disse Mikoto a fine cena. Sasuke
obbedì e si fiondò
nell’altra stanza, felice di poter evadere anche solo per
pochi secondi da
quella gabbia di matti. Obito alla fine, per un motivo o per un altro,
Sasuke
sapeva per colpa dello zio e di Shisui, aveva bevuto fin troppo vino, e
ora,
per la prima volta dopo anni, rideva come un pazzo invece di piangere,
sotto lo
sguardo furibondo di Fugaku. Kushina e Minato conversavano allegramente
con
Hashirama, nonostante il panico iniziale Sasuke doveva ammettere che i
due
erano stati abbastanza innocui.
Sospirò
accendendo l’interruttore della luce.
Il dolce, un
enorme distesa di cioccolato e pan di spagna,
troneggiava sul tavolo. Odiava le cose dolci, zuccherose, anche il solo
odore
gli faceva arricciare il naso, cercò comunque un coltello
nel cassetto e prese
a dividere il lavoro di sua madre in fette.
“Quant’è
che va avanti?” La voce di suo zio lo scosse, era
entrato in cucina, silenzioso come un ninja, e ora lo fissava a braccia
incrociate.
“Ehi,
volevi farmi prendere un infarto” Protestò il
ragazzo.
Madara rise e
passò un dito sulla glassa marrone per poi
portarselo alle labbra e leccare.
“Tu e
quell’idiota, da quanto scopate?” Chiese con un
ghigno
divertito.
Sasuke
interruppe ogni attività, fissò il coltello
ancora
piantato per metà nel pan di spagna.
“Cosa?”
Seppe rispondere.
“Non
prendermi per il culo...Si vede lontano un miglio” Si
sedette sul bancone, afferrò un mestolo e lo
sbatté sulla testa del nipote.
“Ti
prego, dimmi che stai sopra” Aggiunse con un cipiglio
divertito.
Sasuke
arrossì, trattenendosi dal tirargli il coltello,
uccidere lui, poi il suo compagno, poi tutta la famiglia, anche Naruto
e
fuggire via, lontano.
“Non
dire cazzate, zio, stai invecchiando, il cervello ti si
è fuso” Difendersi, negare, sempre.
“Tu...non
dire cazzate” Scese dal bancone e si
avvicinò.“Io
non sono gay” Esordì poi, guardando un punto
imprecisato, sembrava stesse
ricordando vecchi aneddoti.
A Sasuke
sembrò che suo zio fosse impazzito tutto d’un
tratto, Obito pazzo poteva andare, ma Madara...no, quello no.
“Vuoi
dirmi che Hashirama è una donna?” Lo
schernì,
rilassandosi, forse avrebbe smesso di insinuare che lui e Naruto...
“E’
questo il punto, a me...cazzo, che palle...a me è sempre
interessato solo Hashirama, e l’ho odiato per questo, a volte
lo ucciderei, per
questo...ma...insomma, non mi piacciono gli uomini”
Articolò.
Sasuke non
capiva, o meglio aveva compreso una cosa senza
senso, zio Madara non era gay, stava con un uomo, baciava un uomo,
scopava con
un uomo, ma non era gay, stava con Hashirama, amava Hashirama.
“Non
vedo come tutto ciò possa interessarmi” Riprese a
tagliare il dolce a fette con metodo.
“Ragazzino,
sono al mondo da più tempo di te, ho visto
vissuto più di te...non venirmi a raccontare stronzate, tu e
quella specie di
demente biondo avete una storia, solo che le cose ti sono sfuggite di
mano”
“Non
abbiamo una storia” Mentì.
“Lo
guardi come se lo volessi morto” E ridacchiò.
“Solo
una cosa, ricorda...Noi Uchiha non perdiamo mai” E se
ne andò solo dopo aver rubato una fetta di torta.
***
Rin non
arrivò mai quella sera, Obito era sprofondato in un
silenzio angosciante, sembrava in coma, seduto sul divano, fissava il
camino.
Shisui stava scommettendo con Itachi quanto ci avrebbe messo prima di
invocare
il nome della sua amata piangendo.
“Obito,
Rin non ti sposerà mai” Esordì poi
Madara sedendosi
al suo fianco.
Il giovane si
voltò verso di lui, gli occhi lucidi e la bocca
spalancata in un grido di orrore non espresso.
“Ci
gioco la testa di Hashirama che ci ha ripensato ed è
andata da quell’Hatake” Disse cattivo.
Sasuke sapeva
che suo zio non era l’emblema della gentilezza,
anzi era un sadico del cazzo che si divertiva a vedere gli altri
soffrire.
“Smettila,
Madara...non è vero” Lo brontolò il
compagno.
Ma la chiamata
che Obito ricevette pochi minuti dopo fu la
conferma delle sue parole.
A quanto pare
Rin era veramente andata da Kakashi, per vivere
con lui e il suo allevamento di cani, si dispiaceva molto, aveva pure
pianto al
telefono, dicendo ad Obito che era crudele lasciarlo proprio il giorno
di
Natale e che doveva perdonarli, ma l’amore era
l’amore. A quanto pare Madara
Uchiha sbagliava raramente.
Perfetto, Shisui
aveva vinto la scommessa, però vedere il
disgraziato in lacrime non l’aveva
reso
poi così allegro, anzi, per una volta sembrò
dispiacersi per lui, che ci aveva
creduto veramente. Perciò prese ad abbracciarlo con affetto.
Itachi lo
consolava con delle pacche sulle spalle, dicendogli che sarebbero
arrivate
altre donne. Madara faceva cenno di no con la testa, esasperato. Tutti
gli
altri in un modo o in un altro cercavano di dire qualcosa di
confortante, senza
riuscirci, Obito, il ragazzo tranquillo piangeva e gridava vendetta.
“Poveraccio”
Disse Naruto, buttando giù un bicchiere di vino
dolce.
“Si
è comportato da cretino, se lo merita” Gli rispose
Sasuke, guardando la scenetta in disparte.
Sedevano sulle
scale, neanche si ricordava come ci erano
finiti lì, da soli, immersi nella penombra, a illuminarli le
lucine
intermittenti degli addobbi che sua madre aveva affisso sul corrimano.
“Perché
tu devi essere sempre così stronzo?” Gli chiese il
biondo, guardandolo negli occhi, era dall’inizio della serata
che non
parlavano, nonostante fossero stati seduti vicini per tutto il tempo.
“Non
sono stronzo, dico solo la verità”
Asserì.
“No,
tu sei proprio stronzo...” Ribadì
l’altro.
“Suigestu
come sta?” Chiese poi Naruto, sembrava nervoso,
perché non faceva che giocherellare con il bicchiere vuoto.
“Che
ne so?!” Poi si alzò e salì le scale,
questa volta
l’altro lo seguì.
Sasuke si
sedette sul letto e sbuffò.
“Hai
ancora tutta la tua vecchia roba...” Osservò
Naruto,
indugiando sulle loro foto assieme, sui regali che aveva conservato.
“Dovrei
buttarla?”
“No”
“Obito
si riprenderà, non preoccuparti, fa così tutti
gli
anni, magari questo è l’ultimo, si
scorderà Rin una volta per tutte” Si stese
sul letto e si passò una mano sul viso, la cena, i parenti,
la presenza di
Naruto, l’avevano sfiancato, avrebbe avuto solo voglia di
dormire, ma il centro
dei suoi problemi era lì, in camera sua.
“E se
Rin fosse stato il grande amore della sua vita?”
Sussurrò
Naruto, pensieroso.
“Dio,
ma da quando sei diventato così sentimentale?”
Sputò
acido Sasuke.
“Hai
ragione te, una persona vale l’altra, ci si può
innamorare di chiunque” E si sedette vicino a lui con un
sospiro triste.
Erano a pochi
centimetri l’uno dall’altro, e il cuore di
Sasuke sembrava impazzito, ma non fece niente.
“Ricordi
quando ti beccasti l’influenza? Sasuke Uchiha
confinato a letto per una settimana, eri insopportabile”
Cominciò Naruto.
“Sì...ricordo,
che palle” Ma ricordava anche che tutti i
giorni l’altro andava a trovarlo, con le gote rosse per la
corsa da casa sua e
la zazzera bionda tutta scompigliata.
“Hai
detto ai tuoi di Suigestu? O è una cosa
passeggera?”
Chiese amaramente.
“Tu
hai detto ai tuoi di Hinata?”
Nessuno dei due
rispose.
Tre colpi alla
porta, Itachi entrò senza bussare.
“Vieni
a salutare Sas’kè, tornano tutti a casa, Obito
è
distrutto”
***
Madara, prima di
andare via trascinandosi un Obito ubriaco e
borbottante con il viso tutto rosso, gli lanciò
un’occhiata eloquente, per poi
guardare anche Naruto. Hashirama baciò tutti sulle guance,
spintonando Shisui
che non smetteva di chiacchierare con Itachi.
Rimasero solo
Kushina e Minato, che ringraziarono per
l’ospitalità, per i doni e per tutto il buon cibo.
Naruto
andò via con loro, e Sasuke in cuor suo, come quando erano
bambini sentì la voglia di chiamarlo per chiedergli di
rimanere a dormire, di
rimanere svegli per ore a parlare.
Madara aveva
ragione, lui non era gay, o meglio, non gli
piacevano tutti gli uomini, gliene piaceva solo uno, anche se era
difficile
ammetterlo.
***
Non era stata la
catastrofe che aveva immaginato, o meglio
non lo era stata per lui, Obito avrebbe avuto bisogno di secoli di
psicanalisi
per riprendersi dallo shock.
Natale era
passato, se ne era andato come i tanti giorni
accumulati sul calendario. Sarebbe dovuto rimanere in quella casa per
poco, poi
l’università l’avrebbe riassorbito,
avrebbe ridato senso alle sue ore. Le 3:00
del mattino, e ancora non riusciva a dormire.
Possibile che
solo sedendosi sul suo letto Naruto avesse
impregnato la stanza con il suo profumo, oppure era lui che credeva di
sentirlo? Ovunque, sui cuscini, sul piumino blu.
Accese il
cellulare, e forse per il sonno, forse perché si
era rotto le scatole, forse per le parole di suo zio,
cominciò a digitare:
A: Naruto
Idiota Uzumaki.
Sei
sveglio?
Inviò.
Poi si pentì.
Aspettò
due minuti, lo scemo dormiva probabilmente, tanto
meglio, quel messaggio era stato un errore, un momento di debolezza. E
gli
Uchiha non erano deboli.
Si
assopì, poi un terremoto sul cuscino lo fece ridestare.
La vibrazione,
maledisse quella e chi l’aveva inventata.
Da:
Naruto Idiota
Uzumaki
Sì.
Cos’era
diventato? Una tredicenne in fibrillazione per un
SMS.
“’Fanculo”
Sibilò.
A:
Naruto Idiota
Uzumaki.
Non
ho sonno, ho finito
le sigarette,
scroccane
qualcuna a
tuo padre e vieni
sotto casa mia.
Come quando
erano ragazzini, come quando si trovavano di
nascosto per tirare dalle loro prime sigarette, quelle che Sasuke
soffiava
dallo zaino di Itachi e con le quali tossivano come scemi, prima di
scoppiare a
ridere e fare a gara a chi era arrivato più vicino al
filtro, come se quel
consumare tabacco e nicotina facesse di loro due uomini veri.
Il cellulare
vibrò.
Da:
Naruto Idiota
Uzumaki
10
minuti
I dieci minuti
più lunghi della sua vita, poi Naruto gli fece
uno squillo e lui si ritrovò a zampettare in pigiama fino
alla porta di
ingresso, infreddolito e con la pelle d’oca.
Aprì,
Naruto sorrideva, pareva il Naruto di sempre ma con il
naso rosso e i capelli sporchi di neve, una sigaretta accesa tra le
labbra carnose,
congestionate per il gelo, un piumino nero dal quale spuntavano le
maniche del
pigiama, ai piedi un paio di stivali di suo padre e i jeans.
Sasuke gli
strappò la sigaretta di bocca, tirò avidamente,
senza tossire, non come quand’erano bambini, la
gettò a terra subito dopo,
lasciando che si spegnesse sulla neve, poi afferrò Naruto
per il piumino e lo
baciò sulle labbra.
NdAllyn:
l’ha baciatooo
*strilla isterica*. Lo so, sono io a scrivere questa fic demente,
però boh,
immaginarli che si baciano sulla porta *So anche cosa
succederà dopo* beh, mi
manda in fibrillazione...Sto impazzendo...lo so...ahaha perdonatemi.
Spero
che il capitolo
vi sia piaciuto, vi avviso il prossimo sarà rosso,
però vedremo Naruto
comportarsi in modo INSOLITO...
Insomma,
spero di
leggere tante vostre impressioni, commenti, recensioni, e che la storia
non sia
noiosa. *anche se è pur sempre una fic demente*
Un
bacino
Allyn,
che spera di
avervi allietato il rientro a scuola
|
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Capitolo 17 *** DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo. ***
AllynChannel
è lieta di
trasmettere il capitolo più rosso
dell’intera
long (per adesso XD).
Ho
dovuto lavorarci, ed
ero indecisa, non è stato facile, ma poi mi sono presa le
mie responsabilità e
ho fatto l’idiota all’ennesima potenza.
Mi
dispiace, vi avviso,
non fatevi spaventare...è una commedia, dovrebbe avere un
lieto fine dolcioso
<3, solo che durerà un altro po’.
Perché
così presto con
il diciassettesimo? Perché sì, perché
vi meritate un monumento, perché Allyn
non aveva mai visto 200 recensioni tanto belle, e
non si era mai stupita
così tanto, era una fic scema, stupida, nata per gioco...non
ho parole, vi
ringrazio, vi mando baci, mi commuovo, come mi sono commossa a scrivere
questo
capitolo...è stato intenso e dolce, e strano e ROSSO
(ancora?)*muahaha*
Insomma,
dopo l’entrata
in scena della famiglia Uchiha al completo si torna ai nostri
beniamini, si
torna al NaruSasuNaru all’ennesima potenza...
Tenetevi
stretti, sarà
come andare sulle montagne russe, (si può anche vomitare?),
per me è stato
tremendo...non so come sarà per voi, spero vi piaccia tanto,
spero che mi
lasciate tante impressioni o pomodori, perché questo
è uno di quei capitoli che
una volta inseriti si rimane con l’ansia a guardare lo
schermo haahah
Un
bacio, e grazie
ancora.
Nc
17 Lemon, pallino
rosso!
Allyn
DICIASSETTESIMA
REGOLA:
ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti
riscalda più
a fondo.
La sua lingua
era calda, le sue labbra erano fredde,
freddissime da dargli i brividi, ma le scaldò con le
proprie, succhiandole,
leccandole, mordendole.
Gli era mancato?
Sì gli era mancato.
Cos’era
stato il bacio di Suigestu? Niente, un tintinnare
sordo in confronto
al boato che gli
stava esplodendo nel petto.
Conciliare
pensieri e sensazioni era la cosa più difficile
che Sasuke avesse mai fatto o sperimentato in vita sua, lui, studente
modello,
che riusciva ad eccellere in qualsiasi cosa, padrone di se stesso,
sempre in
pieno possesso delle proprie facoltà mentali, aveva perso
definitivamente la
ragione.
Naruto gli
afferrò la testa, si premette il viso di Sasuke
contro, infilandogli le dita gelide tra i capelli neri, ansimando nel
bacio,
portandolo verso di sé, facendogli sporcare i piedi di neve.
Sasuke
rabbrividì, un po’ di piacere, un po’
perché gli si
stavano ibernando gli alluci, ma non lo interruppe, cercò
ancora la sua bocca,
il suo viso, il mento, le guance.
Era
l’inferno, torrido, sbagliato, immerso nel freddo di
quella notte di dicembre.
E niente sarebbe
potuto stare più bello, più giusto, e tutte
le paure provate, pensate, logoranti, sembravano essersene andate a
puttane,
perché era il corpo di Naruto quello che sentiva contro il
suo, perché era il
suo alito caldo a spettinargli i capelli, perché aveva il
suo sapore sulla
lingua, nella bocca.
“Fammi
entrare” Chiese roco il biondo, ad un centimetro dalle
sue labbra.
Se fossero stati
ancora amici, sarebbe stata l’innocente
richiesta di sempre, ma quella volta era diverso, gli occhi di Naruto
ardevano
nel buio di quella notte, le sue mani bramavano il calore di un corpo
che per
anni aveva preso a botte, con cui si era rotolato, che aveva deriso per
gioco e
per la vergogna di provarne segreta attrazione, quando si vestivano
negli
spogliatoi della palestra, un corpo che aveva visto crescere.
Sasuke
annuì, pregando che nessuno si svegliasse, nel
peggiore dei casi avrebbe detto che Naruto era venuto a parlare della
sua
ragazza, che come Obito era stato piantato, tanto ormai una tragedia in
più non
avrebbe scosso nessuno.
Salirono le
scale, oltrepassarono la camera di Itachi, quella
di Fugaku e Mikoto, quelle degli ospiti, e Sasuke benedisse il fatto
che la sua
stanza fosse lontana dalle altre, che quella casa fosse veramente
grande,
perché appena chiuse la porta a chiave alle sue spalle
Naruto lo buttò sul
letto facendo cigolare le molle, strappandosi di dosso il piumino,
sfilandosi
gli stivali.
Veloce,
impulsivo, irragionevolmente meraviglioso, come solo
lui sapeva essere.
Sasuke non
pensò alle orme bagnate che aveva lasciato per
casa, al pavimento di camera sua sporcato, aveva le labbra di Naruto
sul collo,
le sue mani gelide sotto la maglietta a toccarlo, con una bramosia che
non
c’era mai stata fino a quel momento.
Sembrava
rabbioso, animale, sembrava che con quelle dita
volesse possederlo, perché gli toccava il viso, poi i
capelli, poi afferrava la
pelle rosea dei capezzoli, poi i suoi fianchi, poi, senza rispetto,
senza
vergogna, infilava le mani nei suoi pantaloni, cercando la sua
erezione,
stringendogli le natiche bianche e tonde.
Sasuke lo
mordeva, lo spogliava, lo cercava nello stesso
ardente modo.
Ma
c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta in cui
erano
stati così intimamente vicini, c’era meno cadenza
nei gesti, e quella dolcezza
che si vergognava di aver sentito sembrava cancellata.
Madara
però aveva ragione.
Era Naruto, non
perché fosse un uomo, perché fosse gay, era
Naruto, e basta, e lui lo voleva, non gli importava come.
“Cazzo...vai
piano” Si trovò ad ansimare poco dopo, con Naruto
solo in pantaloni sopra di sé, la zip abbassata,
l’erezione dura, tesa sotto i
boxer.
Naruto
ghignò, poi si fece serio, rotolò vicino
all’amico e
tirò fuori l’altra sigaretta, accendendola rapido.
Tirò
una boccata di fumo e si voltò per guardare Sasuke.
“Ne
avevo prese due” Disse laconico.
I loro respiri
si stavano pian piano placando, la furia di
pochi istanti prima stava scemando, rendendoli consapevoli di tutto.
Sasuke trattenne
la voglia di mollarsi un ceffone e di buttare
Naruto dalla finestra, di fuggire per l’ennesima volta
dall’evidenza.
“Dimmi,
com’è stato?” Chiese il biondo poco dopo.
E quella scena,
Sasuke l’aveva già vissuta, i ruoli
invertiti.
“Cosa?”
Chiese, rubandogli la Malboro Light.
“Fare
sesso con Suigetsu...”
Sasuke
tossì fumo e respiro.
La storia di
Hozuki lo tormentava ancora, avrebbe voluto
dirgli la verità, che era tutta una bugia, che era una
stronzata sparata a caso
dal suo nuovo compagno di stanza.
Ma non ci
riuscì, il ricordo di quella lontana sera al pub,
di Naruto che decantava le sue imprese sessuali, di lui, che rimaneva a
guardarlo incredulo mentre se ne andava con Hinata.
“Non
sono cazzi tuoi” Rispose atono.
Naruto sorrise
amaramente.
“Sei
stato sotto o sopra?” Chiese poi, strappandogli la
sigaretta dalle dita, spegnendola e gettandola a terra.
“Che
ti importa, è stata una scopata” Mentì.
E una parte di
lui avrebbe voluto che fosse vero, per pareggiare i conti, per sapere
di
essersi vendicato. Per quale torto poi? Perché avevano fatto
sempre tutto
insieme, perché il suo io ragazzino dodicenne avrebbe voluto
condividere anche
l’imbarazzo di fare l’amore per la prima volta? Si
trovava imbarazzante da
solo. No, c’era altro, voleva che quell’amico non
più amico provasse la sua
stessa raccapricciante gelosia, voleva che tornassero ad essere uguali.
E Naruto
reagì come mai si sarebbe aspettato, gli montò
sopra
e lo baciò con foga.
“Dimmi,
ti toccava così?” Chiese sottovoce, contro il suo
orecchio, mentre le sue dita andavano a lambire l’elastico
dei boxer, per poi
spogliarlo, afferrare l’erezione e prendere a masturbarlo
piano.
“Te
l’ha succhiato o è un tipo timido? O tu
l’hai succhiato a
lui?” Sibilò, chinandosi tra le gambe pallide di
Sasuke e prendendoglielo in
bocca senza tante cerimonie, leccando con avidità, mordendo
un poco fino a
fargli quasi male.
L’Uchiha
si lasciò toccare, lo lasciò fare.
Baciò,
leccò, succhiò quasi avesse sete.
“Gli
sei venuto in bocca?” Domandò ancora Naruto
sfilandosi i
pantaloni e rimanendo nudo sopra di lui, sul piumino blu dove per anni
avevano
poggiato giocattoli, libri, figurine, fumetti, e dove ora si stavano
toccando,
mordendo, baciando.
“Parli
troppo, come lui” Disse Sasuke, afferrandogli i
capelli corti e biondi, tirandoli senza dolcezza.
Naruto emise un
ringhio basso, gutturale, poi lo baciò.
“Parlo
quanto cazzo mi pare Sasuke” E sembrò minaccioso,
mentre portava i canini sul suo collo, mentre gli tirava i capelli e lo
costringeva a voltarsi di spalle.
Le sue mani
erano grandi, ruvide e abili, gli sembrò di potersi
plasmare sotto i suoi tocchi tanto sicuri, ed era strano lasciarlo
condurre
così, lasciarsi prendere in quel modo.
Sasuke,
sentì l’eccitazione crescere quando
l’altro prese a
baciargli la schiena, a scendere con le labbra sui fianchi, sul sedere,
per poi
leccarsi le dita velocemente e portarle nella spaccatura tra le sue
natiche.
Rude, grezzo,
non come aveva fatto la prima volta, quasi
volesse reclamare il suo spazio, quello di cui Suigestu si era
appropriato.
Sasuke si chiese
se Naruto l’avrebbe fottuto lì, sul suo
letto d’infanzia, sul piumino blu dove avevano studiato tante
volte, se gli
sarebbe entrato dentro in un colpo solo, fregandosene del suo dolore,
dilaniandolo, spezzandolo come si era sentito spezzato in tutti quei
giorni, in
quel mese di assenza, con la consapevolezza che non ci poteva essere
futuro per
loro, che tutto era sempre stato solo un errore perverso.
Non lo sapeva,
ma sentiva di meritarsi quel trattamento,
anche se con Suigestu non c’era stato, anche se quella era la
prima volta,
sentiva, in cuor suo che Naruto si meritava di farlo soffrire,
perché per anni
lui si era finto indifferente alla sua dolcezza, alla sua
bontà di cuore, per
anni, gli aveva negato il completo accesso alla sua persona, ora
capiva, il
desiderio che per anni Naruto aveva represso. Lo ricordava in tutti i
piccoli
gesti, negli abbracci, nella pazienza, nei sorrisi troppo luminosi.
Naruto aveva
brillato sempre e solo per illuminare le sue
ombre, che lui, invece, aveva gettato lunghe e grandi, su tutto e su
tutti,
perché si era creduto superiore, Sasuke, ai sentimenti e
alla vita,
all’inevitabile. Si era creduto padrone ignorando chi da
tempo non aveva fatto
altro che scaldarlo, senza mai chiedere nulla in cambio.
Naruto ora gli
stava facendo male, con quelle due dita grandi
e ruvide piantate dentro fino all’ultima falange. Le faceva
uscire ed entrare,
uscire ed entrare, senza premura.
E lui tratteneva
i gemiti contro il cuscino e poi,
inaspettatamente le lacrime.
“Ti ha
preso da dietro?” Chiese Naruto, inserendo un terzo
dito, allargando quello spazio troppo stretto, caldo, invitante.
Sasuke non
rispose, morse il cuscino, aspettando di essere
dilaniato, sarebbe stato solo quello, poi sarebbe rimasto solo,
com’era giusto
che fosse per una persona come lui, Naruto sarebbe potuto tornare da
chi lo
sapeva amare, da Hinata.
Ma prima doveva
accoglierlo, per una volta, voleva sentirselo
dentro, fino in fondo alle viscere, fargli tremendamente male e poi
lasciarlo
vuoto.
Solo da Naruto
l’avrebbe accettato, solo da quell’amico
biondo e bello che era destinato a perdere.
Ma il colpo non
arrivò, arrivò un bacio, arrivarono le sue
braccia a stringerlo.
E le lacrime di
Naruto sulla sua schiena bianca.
“Scusa...”Mormorò
una, due, tre volte.
“Cazzo,
Sasuke...” Ed era tornato il Naruto di sempre, quello
che una volta alle elementari dopo un’azzuffata gli aveva
fatto sanguinare il
naso e aveva pianto, chiedendogli di picchiarlo a sua volta, era il
Naruto
buono quello che conservava nei suoi ricordi più dolci.
L’Uchiha
si voltò, sentì le dita dell’altro
abbandonarlo, poi
si ritrovò stretto in un abbraccio.
Caldo, tanto da
morirne.
Gli
portò le braccia al collo, gli carezzò la schiena
brunita, la nuca, i capelli color grano, nel buio della sua cameretta
di
ragazzo, con la neve che fuori cadeva, con la certezza che non
c’era altra
persona al mondo che avrebbe voluto più di Naruto.
Gli
bagnò la spalla di lacrime, il collo, il mento, lo
baciava piangendo, e Sasuke si lasciò baciare, lo accolse
dischiudendo le
labbra sottili, lasciandosi invadere la bocca da quella lingua liscia e
rossa.
“Io...”
Gemette nel bacio. Aveva le gambe di Naruto
incastrate alle proprie, seduti uno di fronte all’altro sul
letto, con gli
addomi vicini, con le erezioni ancora dure, tese.
“Sasuke”
Lo chiamò Naruto, baciandogli una guancia,
lasciandogli impressa sulla pelle chiara la sensazione umida delle sue
labbra
carnose.
“Suigestsu...non
stiamo neanche insieme” Sputò lì con il
cuore che gli martellava.
Addio inganni,
addio maschere, addio barriere.
Così
non avrebbe mai vinto quella battaglia, così si sarebbe
solo messo a nudo, debole, legato, dipendente. Zio Madara non sarebbe
stato
fiero di lui, ma zio Madara doveva solo stare zitto, lui che moriva di
gelosia
per una collega di Hashirama, geloso di un tizio con la faccia da ebete
amante
dei bonsai.
Sospirò,
poi aprì gli occhi per guardare il viso del biondo.
Le lacrime
avevano lasciato le sue iridi umide, acquose e
limpide come la superficie di un lago che aveva visitato con suo
fratello,
quando ancora non fingeva di odiarlo.
Si chiese se
fosse possibile sentire tante cose tutte
assieme, o se forse soffriva di qualche disturbo emozionale, magari
rimanere
vergine fino a quell’età aveva compromesso il suo
sistema endocrino, ormonale,
magari era pieno di estrogeni e viveva ogni sguardo di Naruto come una
scarica
di endorfine e di emozioni da donnicciole in fase premestruale.
Doveva smettere
di cercare giustificazioni e affrontarsi.
Cos’era
quella sensazione di pace, di armonia sconfinata e di
caotica bramosia che provava allo stesso tempo?
Avrebbe voluto
divorare Naruto, ecco cosa avrebbe voluto, e
non era cannibalismo era una voglia repressa, la stessa che lo spingeva
a
desiderare di essere divorato, amato, torturato dalle sue dita, dalle
sue
labbra.
O forse era solo
cannibalismo, sarebbe stato più logico.
Lo
baciò, e Naruto trattenne un sorriso nel bacio.
“Non
stai con quell’idiota?” Gli sussurrò
sulle labbra.
Sasuke scosse la
testa imbarazzato, parlare diventava sempre
più difficile, i freni inibitori che aveva ispessito in una
vita intera
rendevano tutto complicato e tremendamente insopportabile da sostenere
per la
sua già labile psiche.
“Non
l’avete fatto?” Gli chiese poi il biondo in un
mormorio
roco, possessivo, contro il padiglione auricolare.
Gli
sembrò di avere la febbre, aveva i brividi lungo tutta la
colonna vertebrale e sentiva il viso, il petto, le labbra in fiamme.
Lo morse, per
rispondere alla sua domanda.
“E’
un no?”
Ancora un morso
e la risata trattenuta del biondo, che riprese
a baciarlo a leccargli le labbra, a toccargli i capelli.”Mi
son sempre
piaciuti”Confidò odorandoli. Gli salì
sopra e lo guardò negli occhi, Naruto
cercò quello che sentiva di aver perso poche settimane
prima, lo ritrovò, in
uno sguardo che diceva “Prendimi, non mi importa, poi ti
ucciderò, ma
prendimi”.
Deglutì
a vuoto, perché non aveva mai visto Sasuke così,
disponibile, silenzioso e bello, con le labbra dischiuse, e le braccia
attorno
alla sua schiena.
Lo voleva.
Gli
scostò i capelli dalla fronte, fece scorrere la punta del
naso sulla pelle chiara, tiepida, poi sulle guance, lo
assaporò, assaporò ogni
punto del suo collo, baciò la mascella, il retro
dell’orecchio, dove
l’attaccatura nera dei capelli contrastava con il pallore
tipico di ogni
Uchiha.
Sasuke accolse
quei baci, e rispose a sua volta, sentì che le
labbra morbide e generose di Naruto erano dolci, e che dopo ogni
incontro il
loro sapore cambiava, sembrava diventare un misto dei loro, uniti, fusi.
Infilò
le dita tra le ciocche scompigliate, trovandole un po’
umide di neve ormai sciolta, erano incredibilmente soffici.
Tutto sembrava
amplificato, sembrava diverso, e Naruto era
divenuto il centro di qualcosa che non riusciva a interpretare, sapeva
solo che
gli stava esplodendo dentro, ingombrante.
“Ti
voglio” Si trovò ad ansimare, quando quelle mani
ruvide
raggiunsero la sua erezione, quando anche le sue dita pallide andarono
a
cercare quella stessa parte del corpo del biondo.
Naruto
boccheggiò stupito, sembrava esser tornato un po’
impacciato. Prese a baciarlo ovunque, e Sasuke sentì che
questa volta gli
tremavano le mani, mentre tornava ad appropriarsi delle sue natiche,
mentre
affondava i polpastrelli nella carne bianca, mentre scivolava
più giù per
perdersi in un calore umido, pulsante.
Chiuse gli
occhi, lasciò che fosse il corpo a guidarlo verso
sensazioni nuove.
Poteva perdersi
per una volta, poteva sentire e basta, per
una volta. Fu come lasciar schizzare un elastico teso per troppo tempo,
mollare
la presa e vederlo scattare, volare via lontano, inaspettato e
sorprendente.
Nel buio
cercò ancor più le dita di Naruto,
portò una mano
sulla sua, lo invitò a spingere più forte, a
entrargli più dentro, e al diavolo
tutto, al diavolo l’orgoglio, al diavolo
l’imbarazzo, era Naruto quello, e a
Naruto in un certo senso era sempre stato tutto permesso, anche
violarlo, anche
rovinare il suo perfetto equilibrio.
Lo avrebbe
picchiato dopo, riempito di botte, gli avrebbe spaccato
quelle tre dita che ora si muovevano veloci, in un modo tanto piacevole
da
fargli perdere il senso del tempo.
Era ingombrante,
e non bastava, non bastava.
Ce lo aveva
sopra, sentiva il suo peso, lo sosteneva ed era
bello era come essere avvolti, ma non bastava.
Lo fece
tremando, un po’ per il piacere, un po’ per la
consapevolezza che quello era il momento in cui aveva deciso, per
sempre, non
sarebbe mai più potuto tornare indietro.
Allacciò
le gambe pallide alla sua vita.
“Sasuke”
Naruto cominciò a chiamarlo, sottovoce, mentre le
sue dita perdevano velocità, mentre le sue labbra gli
lambivano il collo, il
mento e ancora la bocca, la punta del naso.
E
Sasuke ansimava
piano, reclinando ogni tanto il capo, chiedendo di più con
il bacino,
stringendo la presa attorno alle sue spalle.
“Me ne
pentirò” Mormorò.
“Ti
odierò” Continuò baciando Naruto con la
bocca aperta.
“Potrei
ucciderti, per questo” Ansimò nel bacio.
“Allora
uccidimi pure, Sas’ke” Rispose Naruto, liberandolo
da
quelle tre dita ingombranti, scendendo con la mano sulla sua erezione,
toccandola con devozione, poi afferrando la propria, posizionandosi tra
le
gambe di chi aveva sempre desiderato, di chi aveva cercato in altri
corpi, in
altri pallidi volti, piccole labbra, ingiustamente.
Sasuke
spalancò gli occhi, vide il soffitto bianco,
illuminato nella penombra della stanza solo dalla luce proveniente
dall’esterno, tanti lampioni arancioni che riflettevano il
proprio bagliore
sulla neve pallida, come lui, mentre Naruto iniziava a entrargli
dentro, mentre
Naruto abbatteva barriere fisiche e morali della sua persona.
Trattenne un
“Ah”, di sorpresa e di dolore, quando
l’altro
spinse un poco, più di quanto avesse potuto fare Suigestsu,
entrandogli dentro
solo di pochi centimetri.
“Faccio
piano...” Lo sentì respirargli contro la spalla.
“Rilassati,
faccio piano” E gli sembrava che soffrisse e che
godesse nello stesso tempo, mentre gli mormorava quelle parole, mentre
il
bruciore si faceva insopportabile. L’avrebbe ucciso, o
l’avrebbe ripagato con
la stessa moneta, poteva starne certo, ma anche la rabbia scemava,
lasciava il
posto ad un’aspettativa deliziosa e strana.
Non gli rispose,
ascoltò solo il proprio battito accelerato
rimbombargli nelle orecchie, nel silenzio della stanza, fare a gara con
il
respiro di Naruto.
Faceva male, ma
lo voleva, in un modo contraddittorio ed
invadente.
“Muoviti”
Sussurrò all’orecchio del biondo.
“Baciami”
Gli rispose lui, spostandogli una ciocca di capelli
dal viso ora arrossato.
Si guardarono,
mentre Naruto affondava un altro po’ dentro di
lui, mentre l’accoglieva con le gambe sempre più
strette attorno alla sua vita.
Un bacio a fior di labbra, un'altra piccola spinta.
Un bacio
più profondo, lungo, un po’ di dolore, una
pienezza
ritrovata, voluta.
Lo sentiva.
Dentro.
Caldo.
Ingombrante come
Naruto, bello, come Naruto.
Aprì
gli occhi, incrociò l’azzurro dei suoi, era
liquido ma
tempestoso adesso, sembrava un oceano personale, e lui voleva annegare,
voleva
annegare con quel ragazzo piantato nelle viscere, dentro fino
all’ultimo
centimetro di quella pelle tesa come la sua.
Una piccola
spinta, un sussulto, un po’ di dolore. Si morse
le labbra e si ricordò che doveva fare silenzio, e maledisse
la sua impazienza,
perché aveva deciso il momento e il luogo sbagliato per
divenire tutto d’un
tratto tanto propenso a fare una cosa del genere.
Si stava
già pentendo, poi realizzò.
Stava facendo
sesso, non nel modo canonico, e se ne vergognò
all’istante...
No, non era
quello il punto.
Naruto era sopra
di lui, nudo come lui, dentro di lui.
Lo stava
facendo, con Naruto, e niente avrebbe potuto
portarlo indietro, niente avrebbe potuto cancellare quel momento.
“Perché?”
Pensò, e la risposta gli arrivò dentro,
riecheggiò,
la cacciò via, faceva ancora troppa paura.
Naruto prese a
oscillare lentamente, con delicatezza, a
uscire da quel calore opprimente e a rientrare sempre con la solita
estenuante
premura.
Era coordinato e
perfetto, come se quella fosse la sua danza,
non l’aveva mai visto così concentrato, attento,
padrone di ogni muscolo, se ne
stupì, e sentì che quello era un volto di Naruto
che avrebbe voluto custodire
solamente per sé.
Sasuke ebbe il
tempo di abituarsi a quell’intrusione fisica,
mentre quella nel suo cuore si faceva insopportabile, possibile che gli
arrivasse tanto dentro, che lo toccasse così profondamente
da farlo sentire
come sul punto di morire?
Si baciarono,
avvinghiati, dondolanti, su quel letto dal
piumino blu.
Poteva sentire
tutto, il rumore della stoffa che veniva
sgualcita sotto il loro peso, il rumore della loro pelle sudata che
sfregava
piano, i capelli di Naruto che gli solleticavano la guancia, il
ticchettare di
una sveglia sul comodino, il suo respiro cadenzato, bellissimo che gli
scaldava
la bocca.
Naruto aveva
chiuso gli occhi, gli affondava dentro cambiando
espressione sul bel viso abbronzato, baciandolo ogni tanto dove
capitava, sulla
clavicola, su una spalla, sulla punta del naso, sulla fronte.
Poi le sue mani,
andarono a toccarlo, ad afferrare quell’asta
ancora dura, tesa, tra i loro addomi vicini.
“Ti
piace?” Chiese Naruto, ansimando sottovoce.
Sasuke non
rispose, ma sentì il piacere crescere come in
risposta a quella domanda, e là dove prima sentiva male ora
rimaneva l’eco di
un dolore residuo e un senso nuovo di pienezza ingorda. Ne voleva
ancora,
voleva che Naruto si muovesse, che tornasse impetuoso e forte. Lo
morse, per
istinto, per voglia, e mosse il bacino verso le sue spinte, si
lasciò colmare.
Il biondo lo
guardò sorpreso e sorrise, gli afferrò una
gamba, la carezzò con dolcezza,
muovendola verso di sé, fino ad alzarsi un poco
e poterne baciare la
caviglia sottile.
“Tu”
Cominciò aumentando il ritmo delle spinte.
“Non”
E mosse più veloce il pugno attorno all’erezione
di
Sasuke, che si ritrovò a portare una mano sul fianco di
Naruto e l’altra sul
piumino, per non gemere, per non gridare che sì, lui, Sasuke
Uchiha stava
godendo, con il suo migliore amico piantato dentro, con le sue mani
addosso,
lui Sasuke Uchiha stava facendo sesso con Naruto ed era bello,
bellissimo.
“Non
sai” Continuò il biondo spingendo ancora e ancora.
“Quanto
io ti abbia desiderato” Concluse crollando su di lui
in un bacio e affondandogli dentro una, due, tre mille volte.
Sasuke lo morse,
lo baciò, lo leccò.
Sentì
che anche l’ultimo granello di ragione era andato in
fumo.
Sentì
che quei centimetri gli scavavano dentro un abisso di
possibilità, di emozioni nuove e rivangavano alla sua mente
altre dimenticate,
e al centro di tutto c’era sempre lui, Naruto.
Poi il piacere
lo travolse, e fu una scarica elettrica, fu
contrarsi e distendersi e contrarsi ancora.
Venne nella mano
dell’altro, che continuò a muoversi, che lo
baciò con più calore, che sussurrò
qualcosa di incomprensibile, mentre
nascondeva la testa bionda sulla sua spalla e tremava, si scuoteva.
E Sasuke non
comprese le sue parole, preso com’era dal
piacere, da quella passione incredibile, rispose solo di sì,
piano,
incosciente.
Poi
arrivò, caldo, umido, ancora ingombrante.
Naruto gli era
venuto dentro.
Non lo uccise,
lasciò che gli crollasse addosso, che si
addormentasse, poi lo maledì, poi gli baciò la
fronte, poi si concesse un
sorriso stanco, sentendo che erano ancora incastrati.
***
“Svegliati”
Sussurrò sottovoce.
Naruto
aprì gli occhi, frastornato.
“Che...”
Disse sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Sasuke”
Mormorò poi. Lo baciò, sapeva di casa, di voglia
consumata, bruciata, sapeva di buono.
“Sei
ancora...” L’Uchiha non finì la frase
che Naruto uscì
dal suo corpo.
“Scusa”
Disse, scompigliandosi i capelli chiari,
evidentemente si era reso conto della situazione.
“Non
uccidermi” Balbettò, per poi crollargli
sull’addome e
baciargli un punto vicino all’ombelico.
“Cos’è
stato?” Chiese.
“Mi
stai prendendo per il culo?” Sasuke sembrava
indispettito, mentre si raccoglieva sul piumino, sfuggendo dalle sue
mani.
Naruto
arrossì, e il moro lo imitò, aveva usato
l’espressione
sbagliata.
“Adesso...”
Iniziò l’Uchiha, senza saper bene cosa dire, mica
erano in una soap-opera loro, o in una di quelle storielle yaoi per fan
girl
impazzite che tanto andavano di moda alle superiori tra le ragazze.
“Baciami”
Naruto, inopportuno, eppure coerente, gli si buttò
addosso e lo baciò ancora e ancora.
“La
lascio, lascio tutto, lascio tutto quello che ti pare, ma
ti prego non negare niente” Disse soltanto, abbracciandolo
“Siamo io, te, non
me ne frega se questa cosa ha un nome...capisci?”
Cercò di spiegarsi.
E Sasuke capiva,
e ripensava a Madara e ripensava ad
Hashirama e si faceva mille domande, e in cuor suo acconsentiva e
sentiva
rimbombargli nella testa mille risposte ed una frase.
“Va
bene” Disse solamente.
Scacciò
Naruto in malo modo, lo salutò con un’occhiata
assassina, perché quando si era alzato dal letto aveva
sentito il dolore della
sconfitta, e aveva capito le parole di suo zio “ti prego
dimmi che stai sopra”,
no, non era stato sopra, e se n’era pentito.
***
Cambiò
il copri-piumino, cancellò le tracce, preparò la
valigia, crollò sul letto, era già vestito per
andarsene.
Scappò
letteralmente da casa il pomeriggio seguente, dopo
pranzo. Sapeva che avrebbe trovato Naruto di fronte alla
facoltà, non sapeva
bene cosa sarebbe successo, non sapeva neppure a cosa aveva
acconsentito con
quelle parole la notte appena trascorsa. Sapeva solo che non era
finita, che
qualcosa era appena iniziato, che gli avrebbe cambiato la vita, che
tutto il
mondo poteva evaporare, che Shisui poteva pure infestargli camera con
strani
portachiavi macabri, che suo fratello poteva essere il migliore del
mondo,
Sasuke Uchiha aveva perso la ragione, e la causa era Naruto Uzumaki, il
suo
migliore amico, il ragazzo a cui aveva permesso di “fargli
certe cose”, di cui
si vergognava in modo esagerato.
Itachi
pensò che fosse impazzito, perché non faceva che
guardarsi attorno sospettoso, scrutando le espressioni di suo padre,
poi di sua
madre.
“Ci
vediamo” Disse. “Salutate Obito e ditegli di non
uccidersi” Continuò.
Poi si
infilò in macchina e guidò spedito fino
all’università.
Una
volta al
dormitorio posò i bagagli, si fece l’ennesima
doccia della giornata, sentì
ancora su di sé il calore delle mani di Naruto, i punti dove
l’aveva stretto
più forte, vide il segno di un suo morso sulla caviglia, e
rise, poi imprecò e
si ripromise di morderlo da qualche parte e una voglia strana gli
attanagliò il
bassoventre.
Suigestsu non
era ancora rientrato, tanto meglio, avrebbe
avuto più spazio e più silenzio.
L’università
in quei giorni era praticamente deserta, le
lezioni sarebbero riprese al termine delle festività,
rimanevano solo quelli
infangati nello studio, quelli che volevano usufruire completamente
dell’affitto delle stanze e quelli che avevano la loro
compagnia in zona.
Guardò
il display del cellulare, Naruto ancora non l’aveva
chiamato, né gli aveva mandato un messaggio.
Tamburellò con le dita sullo
schermo, infastidito.
A che gioco
stava giocando, mica lui era un tipo da una botta
e via! Poi rise di sé stesso, immaginando un mondo dove
veniva scopato e
abbandonato da Naruto, rise davvero, e poi la vide.
Era in lacrime,
su una panchina del parco universitario,
piangeva con l’orecchio premuto sul cellulare.
Lei, la ragazza
di cui era stato geloso.
Hinata Hyuga.
Quel senso di disagio e di rabbia lo riempì
come sempre, per poi scemare, era finita.
Pensò
che Naruto l’avesse appena lasciata, per lui
ovviamente, e si sentì stupido per quel pensiero, ma
comunque soddisfatto e
possessivo.
Si
avvicinò, senza che lei se ne accorgesse.
La
sentì mugolare qualcosa riguardo a un errore, a un avrei
dovuto dirtelo prima, a un ritardo.
Non
capì, in tutta la sua intelligenza non comprese,
pensò
solo che fosse un’amica al telefono, che le narrasse del suo
ex fidanzato
biondo e stronzo che l’aveva scaricata.
Camminò
verso l’ingresso dell’università,
spazientito. Gli
vibrò il cellulare in tasca.
Da:
Naruto Idiota
Uzumaki
Vediamoci
nell’atrio,
devo parlarti
Il solito scemo,
ritardava. Si chiese cosa doveva dirgli,
forse che era stata una notte bellissima, Naruto era incline alle
melense manifestazioni
d’affetto talvolta, gli avrebbe cucito la bocca, magari
mordendolo, magari
baciandolo. Ben gli stava.
Ma Naruto lo
raggiunse poco dopo, lo sguardo livido, sembrava
reduce da una guerra.
“Narut-“
Fece per salutarlo camminandogli incontro.
“Non
qui” Mormorò il biondo trascinandolo in un bagno.
“No,
mi fa sempre male il culo, non azzardarti”
Protestò
Sasuke guardandolo a braccia incrociate, lasciandosi però
sfuggire un sorriso
complice.
“No,
smettila, è sbagliato, è stato un attimo di
debolezza, è
finita” Borbottò con la voce che gli tremava, le
mani grandi che cercavano
appiglio tra i capelli biondi e spettinati.
Sasuke si
lasciò cadere le braccia attorno al corpo
affusolato.
“Cos-“
Le parole gli morirono in bocca, mentre il dolore tra
le sue gambe si faceva quasi insopportabile, diveniva il ricordo di una
scopata
senza domani, di un atto senza senso.
Sasuke Uchiha
non piangeva mai, anzi, lo faceva di rado e
quando l’aveva fatto era sempre stato da solo e per rabbia,
quella volta
avrebbe voluto piangere davanti a Naruto, scoppiare in lacrime come un
bambino,
ma si trattenne, si fece forza, sentendo ancora le fitte al
fondoschiena.
“Che
cazzo stai dicendo?” Buttò fuori afferrando la
giacca di
Naruto, tirandolo per il colletto.
Naruto
alzò le mani in segno di resa ma non lo guardò in
viso.
“Prendimi
a pugni se vuoi, ma le cose stanno così, ieri è
stato un errore, non dovrà ripetersi, mi dispiace”
Era impazzito?
Sasuke se lo chiese.
“Stai
scherzando spero...” Sibilò rosso in viso.
“Sasuke
è meglio finirla qui, per entrambi, davvero...non so
cosa mi era preso, non so cosa ti eri messo in testa...”
Guardava le piastrelle
bianche del bagno, quasi potesse trovarci scritto un discorso sensato.
“Dai,
era ridicolo, siamo due ragazzi” Mormorò a denti
stretti.
E Sasuke
lasciò la presa della sua giacca e gli dette un
pugno in pieno viso.
“Va
bene” Disse Naruto asciugandosi il sangue che aveva preso
a uscirgli dal labbro.
“Va
bene, me lo merito, finiamola così” E se ne
andò.
***
La
punizione divina
per essere stato uno stronzo, ecco cos’era. Ma pianse, chiuso
nel bagno
dell’università, con le mani tra i capelli neri,
con il dolore in basso, urente
e vivido, che gli ricordava che non si tornava indietro, che Naruto
c’era
stato, dentro di lui, nell’idea del suo futuro, in
chissà quale sogno di cui
ora si vergognava.
Si
sentì piccolo, si sentì impotente, per una volta
si sentì
vittima. Non aveva più controllo, su niente, su nessuno,
nemmeno sui propri
sentimenti che urlavano il nome di chi l’aveva piantato in
asso.
Aveva infranto
tutte le regole, per lui, per chi sennò?
E ora con cosa
rimaneva? Voleva una spiegazione, una
soltanto.
Si
lavò il viso e camminò verso il parco, li vide.
Naruto, lo
stesso Naruto con cui aveva fatto l’amore, con cui
aveva scopato, su cui aveva scommesso un pezzo d’anima, la
stringeva, la
ragazza causa di tante gelosie, e lei piangeva e...lo baciava, e
piangeva
ancora, e lui rispondeva, la rassicurava, le carezzava i capelli lunghi
e
corvini.
Perché?
Perché?
Perché?
Sentì
le parole di lei, strascicate, umide: “Ti amo
Naruto...”.
“Lo
so, andrà tutto bene, risolveremo
tutto, insieme”
Poi Sasuke
incrociò i suoi occhi
azzurri, e lesse dolore e tristezza,
poi
vide le lacrime.
***
NdAllyn
Sembrava
la gioia,
l’apoteosi, ci ho creduto anche io...Il comportamento
insolito di Naruto a cui
alludevo nel 16 era la violenza della sua gelosia, su come quasi si
trova a far
male a Sasuke...amore possessivo a vagonate. Io vi chiedo perdono per
questo
patatrak...La storia è a lieto fine, premetto, quindi non
disperate, diciamo
che ne succederanno delle belle, che i momenti rossi non sono finiti,
che
Sasuke deve ancora dare il meglio, che Hinata, come dissi, finalmente
ha messo
fuori il potenziale da rompipalle...poverina, mica è colpa
sua, Naruto caro,
Hinata potrà somigliare ‘Suke, ma devi stare
attento o poi si fanno
danni...Quindi il mistero è questo...Sasuke è
stato scaricato, e non so se
ridere o piangere...Naruto lo ama? Noi lo sappiamo, ma
l’Uchiha no...si
ficcherà in testa le peggio cose...insomma spero che il
capitolo vi sia
piaciuto, che la LORO PRIMA VOLTA non vi abbia deluso...io ho quasi
pianto
scrivendola...<3 quanto amore <3 Ok, la smetto...ero
indecisa sul farli
consumare o meno, poi mi son detta di sì, era il momento...e
poi ci saranno altri
momenti, e ricordiamoci che questa fic è una REVERSE
mauahahaha
<3
A presto, spero
di leggere le vostre recensioni e le pomodorate
Ps:
No, Naruto non
sposa Hinata e lascia ‘Suke <3
Pps:
GRAZIE MILLE PER
LE 200 recensioni, per festeggiare questa sorpresa inaspettata e
bellissima
beh, mi offro per scrivere una oneshot sul pairing che volete <3
Bacissimi
Allyn
|
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Capitolo 18 *** DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli. + MiniExtra ***
Allynchannel
trasmette, ancora lacrimante per il cap 661 di
Naruto...(non facciamo spoiler).
Perdonatemi per
il ritardo, torno con il capitolo diciotto,
un po’ strano, abbiamo l’inserimento di un pg
cattivo XD <3 muhahaha
malvagissima.
I prossimi
capitoli saranno più movimentati, anche come
pallini rossi <3 e poi Naruto finalmente mollerà
Hinata...ahahhah <3 sì,
ve lo spoilero...dov’è il problema? Direte
voi...ecco, che ‘Suke caro ha conosciuto
l’uomo con cui non bisognerebbe mai fare un affare, un
accordo...XD
Io intanto vi
ringrazio infinitamente per le recensioni e per
seguirmi, spero ancora di sentirvi in commenti, pomodorate e urla
isteriche
<3
Baci, a chi
recensirà e a tutti i lettori silenziosi <3
Allyn
DICIOTTESIMA
REGOLA:
nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore.
Il sesso?
Complica solamente le cose, da secoli.
Se la
depressione, il rancore, il rimorso, l’odio, il dolore,
potevano essere raggruppati sotto un unico nome o sostantivo, quello
era “Sasuke Uchiha”.
O meglio, questo
fu quello che pensò Suigetsu quando rientrò
dalle vacanze.
“Oh,
culo d’oro, come hai passato il periodo di
libertà?” Gli
aveva chiesto scaraventando la valigia a terra con un tonfo e
raggiungendolo.
Sasuke non si
era mosso dal letto, era rimasto immobile,
rannicchiato sotto le coperte.
Hozuki per un
attimo aveva pensato dormisse, invece, quando
si era chinato per guardarlo in viso l’aveva scoperto sveglio.
“Allora,
ti sei divertito? Non credo, senza di me, come
avresti potuto? Abbiamo del sesso arretrato da recuperare!”
Aveva trillato
Suigetsu, ghignando.
Nessun calcio,
nessun insulto, niente di niente, Sasuke si
era stretto ancor più tra le lenzuola affondando il viso nel
cuscino,
privandogli la vista dei suoi occhi nerissimi.
Che fosse
malato? La carnagione era pallida, ma quella era
una consuetudine, perciò, tutto sommato, Suigetsu
pensò che no, Sasuke non era
ammalato, anche perché non tossiva, non starnutiva e non
vedeva in giro
fazzoletti o sciroppi.
“Oi,
‘Suke, perché non vieni a spaccarmi la
faccia?” Lo
provocò.
“Guarda
che prendo il tuo silenzio come un invito, eh? Poi se
ti trovi il mio coso piantato nel didietro non protestare” E
rise per poi
raggiungerlo sul letto. Ma Sasuke si voltò solamente,
offrendogli una perfetta
visuale della sua schiena.
Quello era il
momento in cui gli dava del depravato
ninfomane, qualcosa non tornava.
Si
sfilò le scarpe e lo raggiunse sotto le coperte, ancora
vestito, attendendo le sue grida, Sasuke odiava andare a letto con gli
abiti
con cui era uscito, figuriamoci ospitare sulle lenzuola un altro essere
umano
ancora avvolto in un paio di jeans logori e una felpa sdrucita.
No, niente,
nessuno scatto d’ira funesta.
Se non era
malato...allora...
“Quel
ragazzo biondo ti ha scaricato?”
Centro, cento
punti e in regalo una paperella di gomma
autografata da tutti i membri più cool della famiglia Uchiha.
Sasuke
scattò come in risposta ad uno stimolo elettrico,
Frankenstein
riportato alla vita in un unico colpo.
“Io e
quell’infame non siamo mai stati insieme, ficcatelo
bene in testa!” Aveva quasi gridato, poi si era alzato ed era
andato in bagno.
Prima di poter
sentire il getto della doccia ticchettare
sulle piastrelle, Suigetsu aveva potuto constatare quanto Sasuke fosse
dimagrito, nascosto sotto una maglietta troppo larga, trasandata e
macchiata di
cibo incrostato, sembrava più esile del solito.
Notò
che praticamente dormiva tutto il giorno, mangiava solo
a pranzo, qualcosa di rabberciato dal distributore nel corridoio,
niente di
sano o nutriente, come invece era solito fare; perché Sasuke
Uchiha era uno che
amava l’alimentazione corretta. Mens
sana
in corpore sano, aveva ripetuto per settimane sgranocchiando
mele, chino
sui suoi tomi; ora, invece, quel Sasuke sembrava aver lasciato spazio
ad un ameba
pallida e con i capelli neri in grado di mandare giù qualche
biscotto o una
merendina al cioccolato per pietà di uno stomaco che ogni
tanto richiedeva
cibo.
Suigetsu si
chiese a cosa fosse dovuto un tale e repentino
cambio di personalità, che i folletti Natalizi avessero
rapito il Sasuke
originale per sostituirlo con un essere rammollito e malato di sonno e
apatia?
No, non era
possibile, Uchiha era un tipo in grado di sterminare
Babbo Natale e il suo esercito di folletti senza sentirsi in colpa.
“Usciamo”
Gli disse una sera, stanco di provocarlo senza
ricever risposta, stanco del suo continuo dormire, aveva perfino smesso
di frequentare
le lezioni mattutine.
“Per
andare dove?” Gracchiò roco dal suo giaciglio di
coperte
e cuscini, con i capelli raccolti in una minuscola coda nera.
“Non
lo so, magari dove ci siamo conosciuti, romantico no?”
Propose Suigetsu ammiccante.
“Non
ci torno in quel posto e poi non ho la minima intenzione
di alzarmi”
“Sei
un vegetale Sasuke, dove sono finiti tutti i tuoi piani
di vendetta contro tuo fratello? Volevi studiare, no? Diventare
migliore di lui
in tutto, sicuramente a letto non apprenderai niente”
“Vi
immischiate, tutti quanti...sempre a farvi i cazzi miei,
sono stanco” Borbottò.
Suigestsu si
alzò e gli tirò via le coperte di dosso, Sasuke
si rannicchiò in risposta.
“Ti ha
piantato, e allora? E’ pieno di gente là
fuori” Disse
serio.
Non sapeva,
Suigestsu non riusciva a comprendere che per Sasuke
poteva esplodere tutto il mondo intero, non gli importava degli altri,
non
gliene sarebbe mai importato. L’universo era collassato su se
stesso, tutte le
regole, la gravità, la conservazione dell’energia,
era tutto fottuto, niente
aveva più senso. Naruto era arrivato, aveva incasinato il
suo mondo, la sua
logica, poi era andato via, lasciandolo con la coscienza, con i
ricordi, con la
consapevolezza che no, non si poteva tornare indietro, che le regole
erano
state infrante, che aveva fatto sesso con il suo migliore amico, che se
chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la sensazione del suo corpo
troppo
caldo, del suo piacere teso, bagnato, scavargli dentro fino in fondo
alle
viscere.
Non sarebbe
riuscito a cancellare quella sensazione, mai più.
Non sarebbero bastate cento docce a cacciar via la sensazione di quelle
labbra
carnose e belle.
Ma Suigestu
aveva ragione, lui era cresciuto con uno scopo,
doveva risollevarsi e continuare la sua vita, in nome della vendetta,
almeno.
“Sasuke,
se non ti alzi da quel letto e non ti vesti
decentemente giuro che ti scopo seduta stante!” Lo
minacciò.
Uchiha si
alzò, si sentiva atrofizzato, dolorante. Si
stiracchiò un po’, si lavò e si
vestì, si pettinò i capelli neri, evitando di
incrociare il proprio sguardo nello specchio, come se guardarsi gli
potesse
ricordargli chi in realtà si nascondeva dietro quella nuova
maschera.
Uchiha Sasuke
aveva il cuore spezzato, ma non l’avrebbe mai
ammesso, neppure a se stesso.
Suigetsu
guidò fino a un locale fuori mano, sembrava emozionato,
agghindato in un modo che al moro pareva raccapricciante, con quella
camicia
viola pallido e i jeans troppo stretti. Non fece che parlare per tutto
il
viaggio, sorseggiando una cola e decantando il suo amico barista.
“Perché
Juugo è uno figo, quando ci sono certe serate lo
chiamano sempre” Spiegò.
Parcheggiarono
su un marciapiede poco illuminato, con tanto
di insulti di Suigestu, quando il retro dell’auto
andò a sbattere contro un
cestino dell’immondizia.
Una volta nel
locale a Sasuke girò la testa, troppo rumore,
troppe luci, troppa gente.
Voleva
tornarsene a letto, dormire e non pensare, non
esistere.
Ma
l’altro lo trascinò vicino al bancone, dove
l’enorme tizio
dai capelli arancioni gli sorrise ammiccante.
“Ehi
Ju” Salutò Suigestsu.
“Chi
si vede” Rispose il ragazzone mixando due liquidi colorati
a del ghiaccio e della menta, per poi aggiungere al tutto una cannuccia
troppo
azzurra, che al moro ricordò inevitabilmente
cert’occhi che voleva dimenticare.
Sasuke pareva
stordito, si guardava intorno con l’aria
annebbiata e stanca di chi è stato chiuso in casa per troppi
giorni.
“Ti
ricordi della checca repressa di qualche tempo fa?” E
indicò il l’Uchiha
“Svampita,
più che repressa” Sorrise Juugo indicando Sasuke,
che si era raccolto in osservazione di una coppia di ragazzi poco
più in là.
Uno era moro e
pallido, sorrideva, sistemandosi gli occhiali
da vista sul naso, l’altro era biondo, abbronzato,
l’aria da surfista.
Sasuke
digrignò i denti, poi si morse il labbro inferiore,
con rabbia, fino a quando i due ragazzi non si baciarono, con dolcezza,
e gli
occhi di Sasuke divennero tristi.
“Juugo,
qualcosa di forte” Sospirò Suigetsu.
Il barista
annuì.
“Scaricato
da poco?” Chiese, come se preoccuparsi dei
problemi dei clienti fosse una specie di aggiunta dovuta al suo
mestiere.
“A
quanto pare...”
“Tu,
ragazzo depresso, offre la casa” Juugo lanciò un
cubetto
di ghiaccio contro il viso dell’Uchiha, distogliendolo dai
pensieri.
“Che
caz-“ Borbottò Sasuke, tornando per un attimo nel
personaggio.
“Ju ti
offre da bere, bellezza, ringrazia” Lo ammonì
Suigestu
con un ghigno.
“Non
ho bisogno di bere” Mollò lì, acido.
“Bevi”
Rispose l’altro, afferrando il bicchiere dalla mano
del barista e porgendo la brodaglia colorata a Sasuke, che
annusò spazientito.
“Cos’è,
alcol etilico alla fragola?” Sbottò, storcendo il
naso.
“No,
è il cocktail ripara cuori di Juugo”
Sghignazzò
l’Hozuki, lanciando un’occhiata ad un ragazzo
biondiccio dall’altra parte della
stanza.
“Ehi,
mentre affoghi i tuoi dispiaceri nell’alcol cerca di
non farti rimorchiare troppo” E se ne andò ridendo.
Sasuke era a
stomaco praticamente vuoto, bastarono un paio di
quegli intrugli colorati perché la testa cominciasse a
girargli e i suoni a
farsi confusi.
Tutto
però sembrò stranamente chiaro, nella sua testa.
Sapeva
cosa doveva fare, e cosa aveva rimandato in quell’ultima
settimana.
Doveva parlare
con Naruto.
Perché
non l’aveva fatto prima? Perché si era chiuso nel
silenzio della sua stanza, lasciando che l’ultimo contatto
tra loro rimanesse
quel pugno dato nel bagno dell’università? Ancora
percepiva la sensazione delle
nocche premere forte sulla sua guancia abbronzata.
Lo sapeva,
certo: perché era incazzato, e perché era deluso,
e perché era stato piantato il giorno dopo aver concesso a
quel cretino infame
del suo migliore amico di scoparlo, di scoparlo e di sussurrargli tutte
quelle
stronzate.
Ecco, aveva le
sue ragioni.
Si era stupito
di se stesso, del sonoro crack che gli aveva
riempito il petto dopo aver visto la rediviva coppia
Naruto&Hinataamorepertuttalavita, così era
corso in
camera, con il cuore a mille e un dolore che gli aveva fatto sospettare
un
infarto in corso.
Poi aveva dato
un pugno ad un libro, poi aveva pianto, poi
aveva bestemmiato, poi maledetto suo zio Madara, poi invidiato suo zio
Madara,
poi si era sentito un cretino, e allora aveva maledetto Naruto e aveva
pianto
ancora, aveva recuperato tutti i pianti evitati e mai sfogati in tutti
quegli
anni.
Poi aveva smesso
di sentire, si era addormentato, con il
dolore al fondoschiena che diminuiva, con la sensazione che tutto fosse
diventato da troppo colorato a troppo grigio.
“Dov’è
il tuo ragazzo con i capelli bianchi?” Chiese Sasuke,
con la voce instabile, guardando Juugo che gli serviva
l’ennesimo drink.
“Oh,
mettilo sul conto di Suigetsu” Aggiunse con un leggero
ghigno.
Il barista
sorrise poi si avvicinò al bordo del bancone per
rispondergli.
“All’ospedale,
è un tirocinante della facoltà di Medicina,
studia per specializzarsi in ortopedia, ha una fissa per le
ossa” Raccontò con
un sorriso amichevole.
“E
come vi siete conosciuti?”
“Kimimaro
era il mio migliore amico dall’infanzia”
Spiegò.
Sasuke
assottigliò lo sguardo e bevve dal suo bicchiere.
“L’unico
che mi ha sempre appoggiato in tutto, che mi ha
sempre capito...” Continuò sognante.
Sasuke
svuotò la sua bevuta, si era pentito di aver fatto
troppe domande, ancora una volta rimaneva delle sue idee, parlare
troppo
fruttava poco e con buona probabilità ti danneggiava pure.
Sospirò,
era il momento, lo voleva fare, sentiva che non si
sarebbe dato pace finchè la voce di Naruto non gli sarebbe
rimbombata nelle
orecchie.
Un po’
perché sentir Juugo parlare così beatamente del
suo
amore corrisposto lo mandava su tutte le furie, un po’
perché era il momento di
chiarire, di mettere le carte in tavola.
Afferrò
il cellulare e uscì dal locale, l’ultima cosa che
vide fu Suigetsu che ficcava la lingua in bocca ad un ragazzo.
Ci vedeva
doppio, o meglio non riusciva a mettere a fuoco i
nomi in rubrica sul display del cellulare, lo schermo touch poi non
aiutava, se
uno era ubriaco.
Selezionò
la voce Naruto Idiota Uzumaki, ed ebbro di un
coraggio alcolico accostò il telefono all’orecchio.
***
[Naruto]
L’aveva
portata a casa, si erano seduti sul letto di lei.
C’erano stati momenti di silenzio, momenti in cui sarebbe
voluto fuggire,
tornare in quel bagno sporco, cercare Sasuke, baciarlo, dirgli che non
c’era
niente, niente in grado di poterli separare.
Dirgli che
avrebbe voluto rifare l’amore con lui non una, non
due, ma mille volte, per il resto della sua esistenza, che quella notte
l’avrebbe
contata per sempre come la prima vera volta da
ricordare...perchè era Sasuke
che aveva sempre desiderato, perché era Sasuke, la persona
più importante della
sua vita che aveva dovuto allontanare.
Poi Hinata aveva
ripreso a piangere, si era portata le mani
al grembo, poi alla fronte, poi alle labbra, per poi raggomitolarsi su
se
stessa.
Piccola,
fragile, onesta.
“Potrebbe
essere solo un ritardo” Disse Naruto, con un
sospiro, carezzandole i capelli nerissimi, sentendo ancora pulsare il
labbro e
la guancia per il pugno di Sasuke, il cuore, per il dolore di averlo
lasciato
così.
“Io
non ho avuto il coraggio di fare il test”
Singhiozzò lei.
Buona, generosa,
con il cuore friabile.
“Ci
siamo sempre protetti” La rassicurò
lui.“Perché non mi
hai detto niente?” Le chiese poi, cercando il suo viso.
Bella, gentile,
umile.
“Avrei
voluto dirtelo poco prima di Natale, ma...avevo paura
tu potessi...lasciarmi” Sussurrò flebile.
Hinata era
insicura, impalpabile, sola.
“Sembravi
tanto lontano, sembravi assente...” Ammise lei.
Naruto si
sentì vile, sporco, vigliacco.
Anche ora che
era tornato da lei, aveva commesso l’ennesimo
errore, perché c’era Sasuke nella sua testa, per
quanto quella ragazza lo
amasse e fosse bella, genuina, Sasuke riempiva tutto, ingombrante, vero.
Ma aveva deciso,
perché lei era la scelta giusta, perché
altrimenti l’avrebbe distrutta, perché ora, forse,
c’era qualcosa che li
legava, di incerto, e piccolo e anche suo, nel grembo di lei.
E anche se non
ci fosse stato non avrebbe mai potuto, mai,
deluderla, dirle che no, non l’aveva mai amata.
Ripensò
alla notte passata, a come si era lasciato andare
dentro il corpo dell’altro, a come si era sentito.
Vivo,
estremamente concreto e reale, felice.
“Io ti
amo così tanto” Sussurrò Hinata,
prendendogli le mani
e portandosele alle guance, richiedendo carezze e attenzioni.
“Lo
so” Seppe dirle lui, senza aggiungere altro.
E qualunque cosa
fosse successa, sapeva che non avrebbe
potuto lasciarla.
Lei che
l’aveva sempre amato in silenzio, lei che l’aveva
fatto sentire giusto, che l’aveva ammirato in ogni
sfaccettatura, fuori da ogni
comprensione.
Lei, che nella
vita aveva affrontato dolori e perdite, che aveva
visto morire il cugino sotto i propri occhi, lei che dalla famiglia
aveva
sempre e solo ricevuto disprezzo.
Lei che aveva
solo lui, al mondo.
Non avrebbe
potuto distruggerla, per una volta nella vita,
Naruto Uzumaki avrebbe dovuto prendersi le proprie
responsabilità, bambino o
meno esistevano i sentimenti, i cuori, le promesse, le azioni...Il
tempo gli
avrebbe insegnato a dimenticare gli occhi neri dell’altro, il
tempo avrebbe
aggiustato le cose.
“Hinata,
adesso dormi, domani faremo il test, faremo tutto
ciò che serve...io...non ti lascerò, comunque
vada” E mentre scandiva queste
parole, sentì il cuore farsi pesante, il sorriso di lei
prender posto sul
visetto rotondo, rosso per il pianto.
Dopotutto non
avrebbe mai funzionato, dopotutto Sasuke era un
ragazzo, non avrebbero avuto nessun futuro, nessuno.
Pianse,
stringendo a sé il corpo della ragazza, sentendo le
sue mani cingergli le spalle.
“Grazie,
Naruto” Sussurrò lei.
***
Passarono i
giorni, e nonostante quel test fosse risultato
negativo, Naruto non riacquistò il suo sorriso,
né la sua luce. Hinata invece
sembrava rifiorita, si era tagliata i capelli, e quando Naruto la
prendeva di
notte, sulle lenzuola del letto di lei, gli sembrava di afferrare i
capelli
neri di Sasuke, di spingersi dentro il suo corpo pallido, e a volte
doveva
mordersi le labbra per non sospirare il suo nome.
E Hinata non
sospettava, gli credeva ciecamente, e lui
sapeva, in un modo doloroso e logorante, che se le avesse chiesto di
fare
realmente un figlio, in quel momento, su quel letto, lei avrebbe
acconsentito,
gli avrebbe donato se stessa senza esitazione.
Sasuke non
l’avrebbe mai fatto, Sasuke non si sarebbe mai
espresso...anche se il ricordo di quella notte dipingeva nella sua
testa un
ragazzo diverso, un ragazzo che si lasciava amare, prendere, consumare,
che gli
permetteva di crollare esausto e sudato sul suo corpo, di baciarlo fino
ad
addormentarsi.
Era libero,
Naruto a suo modo era libero. Di guardare negli
occhi Hinata e dirle che non l’amava, che lei meritava di
meglio, non uno come
lui, era libero di tornare da Sasuke, anche se la paura di un rifiuto
era
grande. E allora cosa avrebbe fatto?
Hinata era la
sua isola felice, dove illudersi, dove sognare
una famiglia piena di bambini, e anche se sua madre non faceva altro
che urlargli
in faccia la verità, lui sapeva che in cuor suo avrebbe
sempre rimpianto di non
poter aver nipoti che le somigliassero.
Era notte
inoltrata, Hinata dormiva, libera dal peso di una
presunta gravidanza, libera da ogni incubo, il cellulare di Naruto
vibrò sul
comodino.
Lo
afferrò distrattamente, aprendo gli occhi a fatica.
Un tuffo, un
salto da trenta metri senza paracadute gli
avrebbe dato meno vertigini, rispetto a quel nome sul display.
Chiamata in
entrata: Sasuke Uchiha.
Doveva
rispondere?
Lo
lasciò squillare, mentre le mani diventavano sempre
più
fredde, mentre il pompare troppo assordante del suo cuore nel petto gli
lasciava sospettare che qualcosa, dentro di lui, potesse scoppiare.
Hinata
sospirò nel sonno.
Lasciò
che la chiamata si esaurisse, che il display tornasse nero.
“Addio”
Pensò, tristemente.
Si promise di
bloccare il suo numero in futuro, di buttare le
loro foto assieme, perché si conosceva, prima o poi la
tentazione di ricercare
il suo viso sarebbe stata troppo forte.
Il cellulare
vibrò ancora.
“Al
diavolo” Si disse, alzandosi dal letto, infilandosi una
felpa, e correndo sul terrazzo con il cellulare in mano.
L’aria
era freddissima contro la pelle accaldata del suo viso
e dei polpacci, cercò le sigarette nella tasca della felpa,
se ne accese una e
sbuffò contro il telefono.
“Hai
bisogno di me?” Disse allo schermo, senza rispondere.
“Eh,
Sasuke? Cosa vuoi? Tutto ad un tratto provi qualcosa?
Dopo anni? Ti sei sentito abbandonato?” Continuò,
tirando avidamente e
lasciando nuvole di tabacco nell’aria.
Aveva ripreso un
vizio che aveva lasciato nell’adolescenza,
per cosa poi? Perché gli ricordava il loro ultimo giorno
insieme, e quel bacio
sulla porta di casa Uchiha.
Prese coraggio e
premette il tasto verde.
Silenzio.
“Gli
sarà partita la chiamata” Pensò, con un
po’ di
tristezza. “Cosa credevo?”.
Ma la voce
traballante di Sasuke lo sorprese.
“Tu”
Disse.
“Mi
hai...”Esitò.
“Perché?
Perché hai dovuto fare tutto questo? Stavamo
bene...”
Sembrava
piangesse, o meglio, che trattenesse le lacrime. La
voce era instabile, leggermente metallica per via della linea scadente,
eppure
era la sua, la stessa che lo tormentava nei sogni.
“Sasuke”
Lo chiamò. E sentì che le mani gli tremavano
troppo
forte e non per il freddo.
“Hai
rovinato tutto” Esclamò Sasuke.
“Io mi
sono...Fidato di te” Incespicò.
“Sei
ubriaco?” Gli domandò Naruto, buttando via il
mozzicone
di sigaretta dal balcone.
“Cosa
cazzo te ne frega se ho bevuto?” Ribatté.
“Dove
sei?” Soffiò.
“Non
sono affari tuoi Naruto, non più...mi hai piantato, dopo
aver...” Si interruppe e riprese “Mi devi un
motivo...se non ti andava non
dovevi venire, non dovevi comportarti in quel modo, non
dovevi...”
“Scoparti?”
Sussurrò il biondo, mordendosi un labbro fino a
sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua.
Avrebbe voluto
dirgli altro, molto altro, ma Hinata dormiva
lì vicino, ma Hinata era la scelta giusta.
“Sasuke,
sono esperienza della vita, sii contento che sia
stato con un vecchio amico e non con un estraneo...” Naruto
si chiese se quelle
parole fossero realmente sue, perché soffriva, mentre gli
parlava, perché mentiva
troppo bene.
“Non
pensarci troppo, trovati una ragazza, fatti una
famiglia, tua madre ne sarebbe felice, tuo padre lo stesso”
“Voglio
te” Un sussurro metallico.
“Voglio
te” Ancora, più forte, la voce di Sasuke gli
risuonò
nell’orecchio.
“Io...”
A Naruto tremò la voce, tremò il cuore.
“Naru?
Cosa fai sul balcone, prenderai freddo” La voce
impastata dal sonno di Hinata, lo sorprese.
“Io
no” Disse a Sasuke per poi chiudere la conversazione.
“Torno
subito dentro, amore, prendevo un po’
d’aria” Mentì.
Com’erano
arrivati a questo?
[Sasuke]
Provò
a richiamare, ma il numero risultava irraggiungibile.
Era stato
davvero lui a pronunciare quelle parole?
Quel ti voglio tanto disperato?
Aveva così bisogno di Naruto nella sua vita?
Sì.
“Merda”
Imprecò più volte, con la nausea che saliva, un
po’
per l’alcol, un po’ per il dolore.
“Perché
proprio io, perché proprio lui” E si sedette sul
marciapiede, con la testa tra le mani per non vomitare, tirandosi i
capelli.
“Io
ero normale” Mugolò, stringendosi forte le ciocche
scure.
“Ehi,
ragazzino” La voce di un uomo lo costrinse ad alzare il
viso.
“Che
vuoi?” Sputò rabbioso, sentendo ancora quella
nebbia
dovuta all’alcol ovattargli i sensi.
“Non
piangere sul latte versato, entra, ti offro da bere”
Propose l’uomo, allargando le labbra in un sorriso che non
prometteva niente di
amichevole.
Sasuke si
alzò e lo scrutò, per quanto le sue
facoltà mentali
e fisiche permettessero.
Sembrava sulla
quarantina, ma messo bene, di quelli che
tradiscono la loro età solo per l’atteggiamento e
gli abiti firmati da uomo in
carriera.
I capelli erano
neri, lisci e insolitamente lunghi, fermati
in una coda blanda. Furono gli occhi a colpirlo, ambrati e dal taglio
affusolato,
inquietante, gli ricordavano quelli di un serpente.
“Ok”
Disse, seguendolo.
“Sapevo
che non avresti rifiutato”
Si chiamava
Orochimaru, e quel nome gli pareva di averlo già
sentito, ma non ricordava dove, per il resto aveva scoperto che
possedeva una
grande azienda, che cercava giovani laureati o laureandi per degli
impieghi
anche di un certo prestigio.
Menti giovani in
corpi giovani, aveva ripetuto più volte,
passandosi la lingua sul labbro superiore per leccare un po’
di schiuma della
sua birra scura.
Avevano parlato
degli esami di Sasuke, dei suoi buoni voti.
“Potresti
fare uno stage nella mia azienda, offriamo
tantissime possibilità a ragazzi come te” Disse,
ticchettando con le lunghe
dita pallide sul tavolo.
Sasuke trovava
insolito che un cacciatore di teste
frequentasse locali di quel tipo, ad ogni modo ognuno era libero di
scoparsi
chi voleva, uomini o donne, lui era l’ultimo al mondo a poter
giudicare, e poi,
parlare del futuro gli toglieva di testa Naruto, riportandolo alle
origini,
facendogli ricordare i suoi piani di vendetta e onore.
“Sono
una persona ambiziosa” Esclamò guardando
Orochimaru
negli occhi.
“Il
tipo di persona che vogliamo” Sussurrò lui,
porgendogli
un biglietto da visita.
Sasuke lo
afferrò. Era giallo, il logo era una serpe verde e
viola.
Soundteam, era
il nome dell’azienda.
“Grazie”
“Il
numero è sul retro, ma ti lascio il mio cellulare, chiama
direttamebnte me, se sei interessato”
Sasuke
annuì, qualche minuto dopo l’inquietante uomo
d’affari
lo salutò, pagando il proprio conto e il suo, praticamente
quello che avrebbe
dovuto pagare Suigetsu che gli si piantò vicino
mezz’ora dopo.
“Dobbiamo
andarcene!” Gli disse isterico “Un tizio vuole
uccidermi, è enorme, ci ho provato con il suo
ragazzo”.
Sasuke
sbuffò, combatté contro la voglia che aveva di
veder
Suigetsu menato da un colosso gay e geloso, e uscì dal
locale.
“Allora,
ti sei divertito?” Chiese l’Hozuki, guidando.
Sasuke sorrise
stanco, poggiando la testa contro il
finestrino.
“Ho
fatto affari con un tizio” Mormorò.
“Credo che tu avessi
ragione, devo perseguire i miei piani di vendetta contro Itachi,
diventare il
più affermato della famiglia” Continuò
con uno sbadiglio, sentendo nella tasca
dei jeans la presenza di quel biglietto da visita e il peso di quel
cellulare
attraverso il quale Naruto l’aveva rifiutato per la seconda
volta.
MINI
EXTRA(Demenza garantita): di bave di cane, sensi di
colpa e minacce via posta.
Kakashi se
l’era vista piombare in casa, o meglio, tra le
fredde pareti del casolare in ristrutturazione dove abitava. Tutti i
cani dell’allevamento
avevano abbaiato, era corso in giardino, ancora in pantofole, per poi
scoprire
che la causa di tutto quel baccano non era altro che Rin.
Rin che lo aveva
mollato perché incerta, Rin che lo amava ma
pensava che Obito fosse più responsabile, Rin che odiava i
cani.
“Sono
pronta” Gli aveva detto, entrando nel recinto.
“Apri
le gabbie, voglio accarezzarli tutti, perché sono tuoi,
perché li ami, e perché li crescerò
con te, me ne prenderò cura con te...perchè
ti amo, e amo anche tutti i tuoi cani” Aveva gridato
piangendo.
E Kakashi aveva
sorriso con il suo solito ghigno malinconico,
l’aveva raggiunta, aveva liberato i suoi amati cuccioli e
l’aveva baciata tra
code in fermento, latrati e morsi giocosi.
“Sono
piena di bava” Aveva detto lei sorridendo.
“Ehi,
non bacio così male!” Aveva esclamato Kakashi.
“Bava
di cane, amore mio” E avevano riso, poi avevano fatto
la doccia insieme. Avevano fatto l’amore il giorno dopo
Natale, e quello dopo
ancora, in quel casolare freddo, felici, ignari del pacco che gli
sarebbe
arrivato nella settimana seguente.
La firma era
quella di Obito Uchiha, all’interno tutte le
loro foto scarabocchiate e un biglietto.
Che i cani vi
sbranino, infami! Mi vendicherò
NdAllyn:
allora, sono
in ritardo :D ma questa è una settimana di fuoco. Hinata non
è incinta, ma
Naruto ha deciso di stare con lei perché è un
cretino, perché ha paura che
Sasuke non ricambi veramente, che alla fine possa tornare il freddo di
sempre,
e poi perché HInata è fragile ed è la
scelta giusta, è una donna...ma noi lo
sappiamo, ama Sasuke, fin troppo...Sasuke intanto fa l’OOC,
perché giustamente
si è ritrovato con il lato B dolorante e il cuore a
pezzi...e chi trova? Il lupo
cattivo, anzi il serpente cattivo, che gli offre tutto quello che ha
sempre
desiderato, gloria e prestigio lavorativi...la vendetta
terrà la sua mente
lontana dal dolore della perdita amorosa...Beh, capitolo di
transizione, per
introdurre gli avvenimenti futuri...Cioè Sasuke tra le
grinfie di orcio, che
proverà a stuprarlo in tutti i modi ahahah :D Molestie
sessuali sul lavoro,
povera papera...Naruto, salvalo <3
Spero che il
capitolo non vi abbia annoiato, spero che vi sia piaciuto, fatemi
sapere, un
bacione <3 e non disperate per il 661 del manga, ci sono io che
piango in
abbondanza.
A
prestissimo,
grazie davvero per
continuare a
seguirmi...
Nei
prossimi capitoli:
Sasuke molestato da Orociccio, Naruto che pianterà
finalmente una certa fidanzata
e farà di tutto per riprendersi un ‘Suke invasato!
<3
|
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Capitolo 19 *** DICIANNOVESIMA REGOLA: La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta in modo troppo gentile. ***
AllynChannel
torna e
trasmette, si spera che il segnale arrivi forte e chiaro!
*Nella
speranza che
questo capitolo vi aiuti a riprendervi dallo shock del 662 di Naruto,
non
spoilero, ma...insomma...T_T*
Prima
di tutto vi devo
ringraziare, anche i nuovi <3 grazie per le bellissime
recensioni, grazie
per la pazienza che mettete nel lasciarmi un segno del vostro passaggio
e per
leggere, seguirmi <3 insomma, vi mando tanti baci e smielate
varie...
<3
Oltre ad
Orociccio, Orociock, Orochimario...insomma lui, avremmo un altro
personaggio a
sorpresa: LA PAPERELLA AUTOGRAFATA dagli Uchiha più
fighi...scherzo, insomma,
ma c’è ahahah
Ok,
dopo lo sclero, mi
scuso per il ritardo...vi annuncio che questo è il capitolo
dove Narucaro
finalmente si prende le proprie VERE RESPONSABILITA’ e tira
lo sciacquone!
XD
Coro da chiesa che
intona un Alleluja! <3
Insomma,
spero che il
capitolo vi piaccia, spero di non annoiarvi e spero di leggervi ancora
<3
Vi
aspetto.
Allyn
che presto
scriverà altri capitoli rossi in nome del NaruSasuNaru
<3
DICIANNOVESIMA
REGOLA:
La maggior parte delle persone agisce con un secondo fine. Inizia a
preoccuparti quando un pervertito con gli occhi da serpente si comporta
in modo
troppo gentile.
[Naruto]
Sei mesi.
Sei lunghissimi
mesi.
Non una mail,
non un messaggio, non più la sua voce.
Non
più lezioni in comune, nessun incontro casuale.
Naruto aveva
deciso di cancellarlo dalla sua vita, di non
cadere più in tentazione, in quella voragine di desiderio
che lo costringeva ad
inabissarsi, sempre più lontano dalla luce di un futuro
sicuro, giusto.
Si era fatto
serio, silenzioso, non brillava più dei suoi
sorrisi, non scherzava più con gli amici come un tempo, e
quando li raggiungeva
in quei locali di fortuna dove tante volte aveva trascinato anche
Sasuke, non
poteva non sentire una morsa stringergli lo stomaco, attanagliargli il
cuore.
Era la scelta
giusta, ma era anche quella che sicuramente
l’avrebbe ucciso.
Perché
sì, l’amore sincero e devoto di Hinata non gli
bastava,
e avrebbe preferito mille volte i pugni dell’Uchiha ai baci
teneri di lei.
Sai era tornato,
più tardi del previsto, ma comunque
trionfante, teneva per mano il suo Shin, stringendogli le dita,
baciandolo ogni
tanto sulle labbra.
Di cosa fosse
successo in Francia non volle mai parlarne,
sembrava felice, e questo bastò a rasserenare Naruto, almeno
per loro c’era
speranza.
Era stato
Shikamaru a dirgli che Sasuke aveva praticamente
dato tutti gli esami del loro piano universitario, e sempre Shikamaru a
comunicargli
che sì, l’Uchiha stava per laurearsi, in anticipo
sui tempi previsti.
“Lo
assumeranno subito dopo la laurea, che fortunato!” Aveva
commentato Kiba, che l’università
l’aveva mollata dopo due esami.
“Si
è impegnato, e poi è più di un mese
che fa lo stagista
alla Soundteam...non come te, scansafatiche” Lo
rimproverò Shikamaru.
“Ehi,
sai che me ne fotte a me di lavorare in un luogo
simile... A me basta aiutare mia sorella al negozio di
animali” Borbottò
risentito.
“Parlate
dell’Uchiha?” Si intromise Temari, che aveva preso
ad accompagnare il fidanzato durante le sue uscite.
Naruto
annuì, sentendosi le gambe molli sotto il tavolo e un
brivido accarezzargli la schiena, quasi in modo doloroso, voleva,
doveva
sapere, perché per quanto avesse provato a cancellarlo dalla
sua vita, Sasuke
c’era, c’era sempre.
“Ieri,
ero in città, un tale casino, la gente è matta,
dovrebbero affogarli tutti sotto la sabbia del deserto e...”
“Dove
hai visto Sasuke?” La interruppe il biondo, conscio che
la ragazza amava dilungarsi in sproloqui vari.
“Oh,
sì...Quell’idiota, non mi ha neppure salutato,
parlava
fitto fitto con un tizio viscido, alto, sulla quarantina, entrambi
ingessati
nei loro abiti da uomini d’affari, erano in un
café del centro” Spiegò, per poi
voltarsi verso Shikamaru e sorridere improvvisamente.
“Sono
stanca...accompagnami a casa” Mormorò sottovoce.
Nara
sbuffò, poi però sorrise e cercò le
chiavi dell’auto
nella tasca dei jeans.
“Almeno
dopo dormo...” Lo sentirono borbottare piano, dopo
aver salutato tutti.
“Certo
che dormi, ho intenzione di farti faticare, pigro che
non sei altro” Gli aveva risposto Temari con affetto,
schioccandogli un bacio
sul collo.
Naruto rimase al
tavolo, la birra ancora piena davanti a lui,
il menù delle ordinazioni aperto e gli sguardi dei rimanenti
amici su di sé.
“Non
vi parlate più?” Chiese poi Gaara, rivangando il
coltello in una piaga che da mesi andava infettandosi, e che presto
l’avrebbe
portato alla morte sicura.
“No,
da un bel po’, ormai” Sospirò il biondo.
“Bah,
io sono contento, lo sanno tutti che gli Uchiha sono
degli ambiziosi e che pensano solo a loro stessi...io fossi in te
festeggerei per
essermelo tolto dai piedi una volta per tutte”
Parlò Kiba, reduce da due
cocktail di troppo, manifestando senza tante cerimonie la sua antipatia
per
Sasuke e la sua famiglia, dopotutto, anni prima, quando ancora era un
ragazzino
di prima superiore, si diceva che Itachi gli avesse fregato la ragazza,
storia
a cui nessuno aveva creduto.
“Kiba,
smettila...Naruto e Sasuke sono cresciuti insieme...un
po’ come tu ed Akamaru” Spiegò il rosso.
“Non
paragonare il mio bellissimo cane a quel cretino di
Sasuke” Sbottò.
“Ah,
Naru, ma che tu sappia, l’idiota è ancora un
verginello
puro e casto?” Ridacchiò.
Naruto per poco
non vomitò l’intero contenuto dello stomaco
sul pavimento, tanto forte fu la stretta che gli attanagliò
lo stomaco, le
viscere, la testa.
“Io...No,
non lo è più” Sussurrò
pianissimo, senza che gli
altri potessero sentirlo.
***
“Ottimo,
appena ti sarai laureato il capo conta di assumerti,
di darti uno dei suoi migliori uffici” Si
congratulò Kabuto, il secondo al
comando dopo Orochimaru alla SoundTeam.
“Ho
solo svolto il mio lavoro” Rispose serio Sasuke, che da
mesi si faceva in quattro tra studio e mansioni, solo con
l’intento di
diventare il migliore in quel settore, di non pensare al volto di quel
ragazzo
che ormai sentiva lontano, come l’eco di un grido disperato
che non si
permetteva più di emettere. Sasuke aveva deciso che nella
sua vita ci sarebbe
stata solo l’ambizione, solo la perseveranza a diventare il
numero uno, ad
abbattere il silenzioso cenno del capo di suo padre, per strappargli un
“sono
fiero di te”, cancellando una volta per tutte quel
“diventa come tuo
fratello...sii bravo come tuo fratello Itachi”.
“Il
capo vuole vederti nel suo ufficio, stasera” Gli
comunicò
poi il giovane uomo con gli occhiali rotondi, quello di cui tutti
nell’azienda,
sparlavano, sostenendo che quella prestigiosa carica l’aveva
ottenuta lavorando
bene, sì, ma tra le gambe di Orochimaru, altrimenti non si
sarebbe spiegato,come
un soggetto tanto giovane potesse tenere tra le mani redini tanto
grandi.
Sasuke, anche se
non si concedeva il lusso e la voglia di
unirsi alle chiacchiere d’ufficio, covava in segreto la sua
convinzione, anzi
la certezza che sì, Kabuto si faceva fottere dal capo, ma
che no, non era
dovuto a ciò la sua posizione.
Sasuke lo
sapeva, perché aveva visto Kabuto lavorare come un
pazzo fino a notte fonda, poi entrare nell’ufficio di
Orochimaru e uscirne con
gli abiti stropicciati e gli occhiali ancora appannati e tornare a
lavorare,
ancora.
Kabuto temeva,
ammirava ed amava quel capo che l’Uchiha aveva
imparato a conoscere poco per volta, lo stesso che gli aveva promesso
vette
altissime da scalare.
Si era deciso a
chiamarlo poche settimane dopo il loro
incontro, dopo aver scoperto che Naruto aveva bloccato il suo numero
telefonico, la mail, e che si era fatto spostare tutti i corsi che fino
a quel
momento avevano avuto in comune.
Hinata la vedeva
di rado, con i capelli tagliati più corti,
ad esporre un viso che sembrava più maturo e consapevole,
quasi la vicinanza
sicura e perenne del fidanzato l’avesse inebriata di
sicurezza e di amore.
L’aveva
uccisa, nella sua testa, poi si era sentito stupido,
allora aveva ucciso Naruto, pregando che qualcosa, che un incidente,
che una
botta in testa, qualsiasi cosa, potesse fargli cancellare quella notte
dalla
memoria.
Attese
l’ora che Kabuto gli aveva comunicato e bussò alla
porta dell’ufficio di Orochimaru.
“Sasuke,
eccoti qua” Lo accolse l’uomo, allargando le
braccia
e le labbra in un sorriso amichevole che al moro mise comunque i
brividi.
“Come
ti trovi da noi?” Chiese sedendosi alla scrivania,
poggiando le lunghe gambe sul ripiano, in un fare confidenziale ed
intimo.
“Molto
bene” Rispose secco l’Uchiha.
“Perfetto,
meraviglioso” Rispose l’uomo guardandolo negli
occhi.
“Vedi,
Sasuke...si incontrano di rado giovani come te. Ambiziosi,
volenterosi, capaci” Cominciò.
“Kabuto
mi informa su qualsiasi cosa, lui è il mio braccio
destro, e i miei occhi quando non posso vedere, e di te, mio caro, mi
ha
parlato come si parla di una benedizione per l’azienda, ed io
di Kabuto mi fido
ciecamente” Mormorò, passandosi la lingua sulle
labbra pallide e tornando a
sedersi in modo più composto.
“La
ringrazio” Disse Sasuke.
“Oh,
non ringraziarmi, io dovrei ringraziare te, e i tuoi
gusti in fatto di locali notturni, gusti che sono felice di
condividere” Fece
una pausa e si alzò.
L’Uchiha
ricordava perfettamente quella notte in cui l’aveva
conosciuto e in un certo senso salvato dal nero dell’apatia,
regalandogli con
quel biglietto da visita la speranza di un futuro che non comprendesse
il
ricordo doloroso di Naruto.
“Se
Kabuto è il mio braccio destro voglio che tu diventi il
mio successore” Arrivò al dunque.
“Voglio
educarti, addestrarti...” Sibilò.
E Sasuke non
aspettava altro, che ricevere una simile
opportunità.
“Sono
onorato” Disse, senza scomporsi.
“Oh,
so che lo sei...non aspetti altro che diventare
qualcuno...anche io alla tua età avevo sogni enormi, li ho
realizzati, pagando
dei prezzi” E tornò a sorridere, con la pelle
bianchissima del viso che riluceva
sotto la luce fredda del neon, con gli occhi gialli, liquidi di un
desiderio
viscido e rettile.
“Io...sono
disposto a qualsia-“
“No,
non così in fretta, caro Sasuke...dosa le parole, sei
ancora giovane, io voglio che tu mi segua senza rimorsi, che mi sia
fedele fino
all’ultimo, perciò rifletti bene”
E Sasuke si
aprì come mai aveva fatto con qualcuno che non
fosse Naruto:
“Farei
qualsiasi cosa per diventare migliore di mio fratello,
per onorare il nome della mia famiglia” Si scaldò.
“Qualsiasi
cosa” Ripeté gentilmente Orochimaru.
“La
gioventù, un’arma a doppio taglio” Poi
si avvicinò al
ragazzo, gli sfiorò i capelli neri, scostandoli dalla fronte
chiara.
“Domani
Kabuto ti contatterà, nel frattempo, Sasuke, dormi
sogni sereni” E il suo alito caldo gli sfiorò la
conchiglia dell’orecchio
facendolo sussultare impercettibilmente.
***
“Io,
davvero, non riesco a capire come tu ci sia riuscito”
Sbottò Hozuki crollando con il viso sui libri, sicuro che
sulla guancia destra
gli sarebbero rimasti tatuati calcoli e diagrammi.
“A
fare cosa?” Domandò Sasuke sfilandosi la giacca e
buttandosi sul letto con la camicia sbottonata e la cravatta allentata.
“A
dare tutti quegli esami e a prendere il massimo dei voti
in ognuno, a scrivere la tesi e...cazzo, a laurearti tra
pochissimo...Hai dato
quel tuo splendido culo a tutti i professori, dillo! A tutti, tranne
che a me”
Piagnucolò, annegando ancora con la testa chiara in un tomo
di mille pagine.
“Non
ho dato il culo a nessuno” Sbottò Sasuke
accendendosi
distrattamente una sigaretta, perché sì, quando
tornava da lavoro lo rilassava,
perché sì, da quando Naruto non c’era
più fumare era diventato uno sporadico
vizio che si concedeva, come se il suo corpo, oltre alla nicotina,
reclamasse i
ricordi legati al sapore del tabacco, lo stesso che aveva la bocca di
Naruto
mentre gli scavava dentro una voragine bollente.
“Dai
Sasuke...Domani ho questo cazzo di esame, devo
scaricarmi, sii clemente, succhiamelo...sei così sexy
vestito in questo modo...”
Rise, alzandosi dalla sedia e raggiungendo l’Uchiha su letto
in un cigolio di
molle e imprecazioni dell’altro.
Erano
praticamente, senza il volere e il permesso di Sasuke,
diventati amici. Una sorta di strana coppia, un frigido e un arrapato
perenne,
l’arrapato ovviamente era l’Hozuki, che non perdeva
occasione per estorcere,
senza riuscirci, un certo tipo di attenzioni dal moro, che di sesso non
voleva
neppure parlare, lui, il suo piacere, diceva sempre, lo traeva dal
lavoro.
“Avere
un orgasmo dopo aver compilato un centinaio di
scartoffie, appagante” Lo prendeva in giro Suigetsu.
E Sasuke ogni
tanto si permetteva anche di sorridere, e l’Hozuki
pensava che sì, quello era un sorriso veramente triste e
senz’anima.
L’aveva
convinto ad accompagnarlo per locali, qualche volta.
L’Uchiha si sedeva, beveva in silenzio, ogni tanto qualcuno
gli faceva delle
avance, e allora ghignava spavaldo, li illudeva sempre per poi
scaricarli ancor
prima di concludere qualcosa, lasciandoli con l’amaro in
bocca e un’evidente
incazzatura.
Suigetsu invece
si scopava abitualmente qualcuno, una volta aveva
raccontato a Sasuke che il suo grande scoglio adolescenziale era andato
finalmente in frantumi, anzi era letteralmente esploso come in mille
pezzi,
tanti quanto i brandelli rimasti in testimonianza della biancheria di
Karin.
L’Hozuki
aveva tenuto un ghigno da squalo sotto acidi per una
settimana intera, vantandosi con il moro di essersi fatto la rossa,
dopo anni,
di averla fatta gridare in lingue che neanche lei prima di allora
sapeva di
conoscere, di averla riempita, toccata, violata in tutti i modi che una
mente
perversa poteva immaginare, e che lei aveva gradito, pentendosi di non
aver
assaggiato prima “la possente spada”,
così aveva definito il proprio amichetto”,
del “mitico Suigetsu”.
Da quel momento
erano diventati una sorta di “friends with
benefits”, quando Suigetsu non aveva nessuno Sasuke lo vedeva
sparire, per
tornare scarmigliato e sereno, reduce da un paio d’ore
appaganti nella stanza
di Karin.
Non andavano
d’accordo, a lezione non facevano che insultarsi
e Karin pareva più acida del solito, però la sera
scopavano e a Suigetsu andava
bene, a meno che non uscissero per locali, allora capitava che fosse un
moretto
o un biondino, ad occuparsi delle tremende voglie dell’Hozuki.
A Sasuke tutto
andava bene, bastava che non lo toccasse più
come faceva un tempo, che non si intrufolasse di notte sotto le sue
coperte per
sfiorarlo nel sonno.
“Oh,
Sasuke! Ma quel Naruto? L’hai più
sentito?”
Argomento off
limits e Suigestu lo sapeva, tirarlo fuori
significava perdere, dall’immaginaria bacheca dei trofei,
tutte le paperelle
autografate dagli Uchiha guadagnate in quegli ultimi mesi.
“No”
Laconico, freddissimo, un pezzo di ghiaccio con i
capelli neri e una sigaretta fumata per metà tra le labbra
sottili.
“Ti
manca?” Ora l’Hozuki non stava perdendo paperelle,
le
aveva disposte in fila, per lasciare che Sasuke ci giocasse al
tirassegno.
Era strano come
abbinasse i punti guadagnati con il moro a
quei buffi giocattoli gialli con cui i bambini si divertivano nella
vasca da
bagno, sapeva che non era una cosa da considerarsi da persone
mentalmente sane,
eppure lo faceva sorridere e rallegrare anche quando l’umore
del coinquilino si
faceva nero.
Proprio come in
quel momento.
“Fatti
i cazzi tuoi” Paperella numero uno abbattuta.
“Oh,
ma l’ho visto qualche giorno fa, con quella Hyuga”
Non
riuscì a trattenersi.
“E con
ciò, ti ripeto, non me ne fotte un accidenti”
Paperella numero due esplosa.
“Sasuke,
perché ti ha scaricato?” Domandò serio.
“Perché
ha preferito quella troia, ok?” Tutte le paperelle
erano a terra, gli occhi vitrei, privi di vita.
Suigetsu
sospirò.
“A me
sembrava innamorato di te...da come ti guardava”
Azzardò, dopo sei mesi, sperando che l’argomento
fosse meno pesante da
sostenere.
“No,
non lo era” Sasuke sembrava aprirsi, pensò che per
una
volta, ora che era così vicino al successo per merito di
Orochimaru, poteva
anche permettersi di riaprire ferite, di provare a suturarle, magari il
dolore
di quell’ispezione sarebbe stato sopportabile, necessario a
rimuovere il marcio
putrescente di quei ricordi e liberarlo.
“E
tu?” Chiese l’Hozuki.
“Io
cosa?” Sasuke aveva finito la sigaretta, si
ritrovò a
stringere tra le dita il mozzicone già torturato dai denti.
“L’amavi”
Non fu una domanda, fu un’affermazione.
Sasuke non
rispose.
“Vado
a farmi una doccia, fammi il piacere di andare da Karin
se non riesci a studiare, non ti voglio tra i piedi” E si
chiuse la porta del
bagno alle spalle.
Possibile, che
dopo sei lunghi mesi, mentre lo scroscio d’acqua
gli carezzava la schiena, Sasuke riuscisse a sentire ancora la
sensazione della
pelle dell’altro contro la sua, le labbra troppo morbide,
generose, lambirgli
il collo...Naruto se lo sentiva tatuato dentro, addosso, indelebile,
letale.
***
[Naruto]
Lei era nuda, si
offriva, con le natiche bianche, sode e
giovani, le ginocchia flesse sul letto, il seno generoso schiacciato
sul
materasso, chiedeva le mani di Naruto sui fianchi, il suo calore
dentro,
ovunque lui avesse voluto, ovunque lui avesse desiderato.
Perché aveva imparato
a darsi senza timore, nella speranza che l’altro tornasse
felice e appagato
come un tempo, come quelle prime volte vissute di sfuggita, a guardare
il viso
di lui rosso di fatica e desiderio, gli occhi nascosti dalle palpebre
serrate.
Hinata aveva
imparato a non fare domande, quando lui la
prendeva dopo un incubo, quando le scavava dentro guardando altrove,
per poi
rigettarsi sul materasso e addormentarsi.
Una volta
l’aveva anche sentito piangere, ma aveva fatto
finta che quel rantolare basso fosse un notturno rumore qualunque.
Le mani di
Naruto, che erano sempre state gentili ora la
carezzavano meno, toccavano dove dovevano toccare, violavano
lentamente, per
fare spazio ad altro, ad un qualcosa che entrava, usciva ed entrava
ancora,
senza scaldarla veramente.
Naruto non
c’era più, ed erano inutili i suoi abbracci in
pubblico, era inutile la sua eccessiva premura, il suo esser sempre
presente
fisicamente, Naruto era come morto al suo fianco.
E lei aveva
provato, in tutti i modi, ad essere migliore, ad
abbandonare il velo rosso di timidezza che le imporporava le guance, a
cercare di
non incespicare quando parlava, a diventare più
intraprendente, come le aveva
suggerito qualche sua compagna.
Ma a Naruto non
importava che lei si offrisse, generosa come
sempre, che lei si facesse toccare, prendere, possedere, chiedendo
anche di
più, chiedendo che le dita ruvide di lui le imprimessero la
sua voglia sulla
pelle chiarissima.
No. Niente
avrebbe riesumato un Naruto che forse non c’era
mai stato, che a tutti quei ti amo, rantolati o detti a fatica che
fossero,
aveva sempre risposto con un “lo so”.
“Naru...”Lo
chiamò lei, stesa sul letto, ancora nuda.
Il biondo rimase
di spalle, fingendo di dormire, sentiva
ancora il calore del corpo di lei, la testa piena di Sasuke.
Stava
impazzendo, stava implodendo.
L’aveva
perso, per la strada giusta, per le decisioni sensate
che un uomo si trova a prendere ad un certo punto della sua vita.
Perché
lui, Uzumaki Naruto, aveva deciso di tradire i suoi
sogni, di tradire la sua idea di felicità.
E per cosa? Per
un’esistenza vuota, per una vile illusione,
avrebbe ucciso se stesso e poi quella ragazza che continuava a tentare
di
rianimarlo, di stringerlo a sé senza più ottenere
risposta.
Un corpo vuoto,
un ragazzo vuoto, un cuore che batteva senza
scopo.
C’era
Sasuke nei suoi sogni, c’era Sasuke nella sua testa,
che lo volesse o meno, quando prendeva Hinata, c’era Sasuke
quando scorreva i
numeri in rubrica e non trovava il suo nome nell’elenco,
quando rileggeva gli
appunti più vecchi e scorgeva le fotocopie dei suoi, la
grafia ordinata e
precisa.
Così
decise.
“Non
ti amo...perdonami se puoi” Sussurrò, con le
lacrime che
gli rigavano le guance abbronzate, con gli occhi azzurri già
gonfi e doloranti,
perché il fiume era esploso, perché troppo dolore
non è fatto per stare chiuso
dentro.
“Io ho
provato a darti tutto quello che tu hai dato a me”
Continuò, sapendo che tutte quelle parole
l’avrebbero ferita, disintegrata.
Ma Hinata non
disse niente, non scoppiò in lacrime come tante
volte aveva immaginato, non lo supplicò.
“Tu
sei davvero speciale” Ammise, sentendo ancora sulle dita
un sapore che le apparteneva.
“Ma
non posso più mentirti” E si voltò
verso di lei, sperando
di poterla stringere perché non si spezzasse,
perché non morisse davanti ai
suoi occhi di vigliacco, di bugiardo.
“Lo
so” Lo sorprese Hinata, con gli occhi lucidi, ancora
nuda, bagnata di un amore che aveva consumato pochi minuti prima.
Naruto
sgranò gli occhi cerulei, il cuore che gli martellava
troppo forte nel petto.
Le prime lacrime
di lei scivolarono dagli occhi per cadere
sul cuscino che aveva morso per sopportare le sue spinte ingombranti,
il dolore
della consapevolezza che mentre Naruto si muoveva pensava ad un altro
corpo,
afferrava altre natiche, altri fianchi.
“Ami
qualcun altro, ed hai voluto comportarti bene con
me...perchè sei la brava persona di cui mi ero innamorata,
l’unica in grado di
darmi coraggio e forza”
Disse lei, e la
voce le tremava un poco, ma come trema ad una
donna forte, non ad una ragazzina in procinto di cadere.
“Perdonami”
Mormorò lui, senza toccarla, guardandola
soltanto.
“Mi
hai regalato tanto...senza di te io oggi non sarei così
forte...ti ringrazio” Buona, onesta, generosa.
E la voragine
del senso di colpa si fece più grande in lui.
“Grazie
per non avermi lasciata, per avermi insegnato a
combattere senza abbassare la testa, una parte di me ti
amerà per sempre Naruto”
E sembrava che fosse lei, a
rassicurare
lui, per una volta.
Lo strinse, e
allora pianse, contro la sua spalla, un corpo
nudo di donna contro il corpo di un uomo, che per una volta si permise
di
cadere a pezzi.
Pianse anche
lui, scusandosi, inzuppandole il collo, la
spalla di lacrime, cercando in quelle curve un abbraccio ora sincero,
quello di
una persona che lo capiva, che lo accettava, che lo liberava di ogni
peso.
“Segui
i tuoi sogni Naru” Lei gli schioccò un bacio sulla
fronte, congedandolo.
Si
rivestì guardandola, con la paura che da un momento
all’altro
si disintegrasse sotto i suoi occhi azzurri, ma lei rimase integra,
forte come
non lo era mai stata, cresciuta e diversa, forse più di
quanto avesse fatto lui
in quei mesi.
Quando Naruto si
chiuse quella porta alle spalle Hinata
pianse, pianse tutte le sue lacrime, sentì il vuoto, dove
era stato lui, nel
cuore, in un corpo toccato, amato, preso e vissuto, poi si
sentì forte, e lo
ringraziò anche di quel dolore, lo ringraziò per
averla resa non più così
fragile, non più così inadatta alla vita.
Naruto
respirò l’aria umida della sera, sentì
il vento
tiepido di inizio giugno scompigliargli i capelli color grano. Era
libero,
libero da quelle mura, da quelle braccia gentili dove si era nascosto
da un
amore che l’aveva distrutto, che l’aveva cambiato,
l’amore per Sasuke, per un
ragazzo come lui, per una metà che non avrebbe mai
costituito una mela
perfetta, due parti non complementari nate per non incastrarsi, ma che
lui
sentiva vicine, così tanto da scavarsi a vicenda per unirsi,
così tanto da
mandare a puttane un’intera vita di certezze.
Forse non
l’avrebbe perdonato, mai...
Forse
l’orgoglio di Sasuke, lo stesso di quando erano
bambini, li avrebbe allontanati per sempre.
Forse esisteva
la remota possibilità che quell’amore
insensato, condiviso per una sola folle e lontana notte, fosse giusto
per loro,
fosse destinato ad esistere, a trionfare come nelle favole che leggeva
da
piccolo...
Una sola
certezza, avrebbe provato di tutto, avrebbe dato anche
la vita, il cuore, l’aria che ora gli gonfiava i polmoni, per
riavere Sasuke
come in quegli istanti in cui aveva creduto di poterlo stringere a
sé per
sempre; amico di una vita, rivale, nemico a tratti, amore unico e
innegabile.
***
[Sasuke]
Si era
presentato all’appuntamento, la hall dell’hotel
dove
avrebbero cenato era incredibilmente grande e lussuosa, un signore
vestito di
tutto punto lo scortò fino ad uno dei tavoli del ristorante
interno.
Si
accomodò al tavolo, notando che era apparecchiato solo per
due, Kabuto gli aveva parlato di un’incontro di lavoro
davanti ad un buon
pasto, di certo non gli aveva parlato di un appuntamento.
“Il
signore la raggiungerà tra poco, intanto mi ha chiesto di
dirle che può ordinare qualsiasi cosa desideri” Lo
informò l’uomo, porgendogli
un menù e una carta dei vini.
I prezzi per
poco non fecero schizzare gli occhi di Sasuke
fuori dalle orbite, cosa che a Shisui e a suo fratello Itachi sarebbe
sicuramente piaciuta, come minimo ne avrebbero fatto dei portachiavi
simili a
quelli che il cugino aveva portato a Natale.
Natale, quella
notte, il corpo caldo di Naruto sopra il suo,
le parole masticate a fatica, dette di sfuggita tra i denti,
trattenendo
sospiri e gemiti.
Cosa gli aveva
detto? Cosa gli aveva risposto? Il calore nel
petto, al cuore, più in basso un senso di completezza unico.
Orochimaru
arrivò in tempo per impedirgli di rivangare
ancora.
“Perdona
il mio ritardo, ho incontrato un cliente per caso,
alloggia qua, una piacevole sorpresa” Si scusò
accomodandosi.
Indossava un
completo gessato, e i capelli lisci e neri erano
raccolti in una coda ordinata.
Gli occhi
ambrati brillavano.
“Sei
molto elegante, Sasuke” Commentò, fissando la
cravatta
scura del ragazzo.
“Spero
tu abbia ordinato” Riprese.
“Non
ancora, ho preferito attenderti”
“Che
ragazzo educato” E si lasciò scappare una risata
tra i
denti.
L’Uchiha
lasciò che l’uomo ordinasse per entrambi, poi lo
ascoltò parlare di lavoro, di impieghi, di investimenti,
dell’azienda.
“...così
basterà una firma e ci apparterrai, corpo, mente e
anima” Concluse sorridendo allegro.
E anche se
quell’ultima affermazione avrebbe dovuto essere
giocosa Sasuke sapeva che quella scelta gli avrebbe cambiato la vita,
che quel
lavoro lo avrebbe assorbito, che Orochimaru l’avrebbe
inghiottito e cresciuto
sotto la sua ala.
“Parlami
di tuo fratello, se dovrai essere il mio fido
pupillo sarà bene che io ti conosca in modo...mmh,
profondo” Lasciò che una
ciocca dei lunghi capelli neri gli scivolasse sul dito indice, prese ad
attorcigliarla con fare distratto.
Sasuke
mangiò e raccontò di Itachi, della sua
perfezione,
della voglia che aveva di essere migliore di lui, di come si sarebbe
impegnato,
e sapeva che anche se tutte quelle chiacchiere assomigliavano allo
sfogo di un
ragazzino, Orochimaru avrebbe capito, perché come lui si era
trovato più volte
nella vita a dover dimostrare agli altri di essere capace, glielo aveva
raccontato Kabuto.
Bevvero cocktail
e champagne nella terrazza dell’Hotel, con
la brezza che gli accarezzava i capelli neri, il viso, la cravatta che
si era
trovato ad allentare per il caldo e per la sensazione di leggero
capogiro che
gli aveva dato l’ultimo bicchiere pieno di bollicine.
Orochimaru
sorrise e lo trattenne per la manica della
camicia.
“Siediti”
Disse premuroso, spingendolo su un divanetto.
“Non
c’è più nessuno” Gli fece
notare Sasuke, prendendosi la
testa tra le mani e maledicendosi per aver bevuto troppo, odiava farlo, ma
ultimamente era diventato
anche un modo per non pensare troppo.
“Oh,
che fortuna” Esclamò Orochumaru avvicinandosi ,
tirandolo leggermente per la cravatta e guardandolo negli occhi.
Sasuke non ebbe
i riflessi pronti per scostarsi, le labbra
dell’uomo cozzarono contro le sue, poi arrivò la
lingua, sorprendentemente più
lunga del normale, neppure fosse stato quel famoso cantante dei Kiss,
un bacio,
invadente, umido di troppa saliva.
Sasuke non
rispose, si lasciò leccare il labbro superiore,
mordicchiare quello inferiore, poi guardò l’uomo.
“Uchiha...non
eri disposto a tutto?”
E allora
capì, che il confine era stato varcato, che forse
quella era l’unica scelta, che tanto, la sua
dignità era andata fottuta quella
notte di dicembre, o forse tempo prima.
Afferrò
la camicia di Orochimaru e lo baciò, con un senso di
nausea così forte che correva davvero il rischio di
rimettere, ma deglutì nel
bacio e si fece coraggio, raccolse energie, si avvalse
dell’alcol nelle vene, e
si prese la sua lingua in bocca, contro il palato, contro la sua.
Orochimaru gli
afferrò i capelli neri, poi le spalle, saggiando
quel corpo molto più giovane, lo toccò tra le
gambe, insinuando le dita tra le
pieghe dei pantaloni.
“Ho
una stanza...” Gli sussurrò
nell’orecchio, per poi
mordergli il padiglione auricolare con la forza di chi è
pronto a dare un
ordine.
N.d.Allyn
Mi
dispiace per Hinata,
è un personaggio che non odio, per questo le ho dato
un’uscita decorosa, con
tanto di ONORE alla poverina scaricata...Naruto è libero ma
Sasuke è ad un
passo dalla corruzione dell’anima, sempre più
disperato che quasi (ripeto il
quasi ammiccando) si venderebbe a Orochimaru... Perché sente
di non avere
niente da perdere, perché l’altro non fa
più parte della sua vita, perché ora
(forse un po’ come è stato nel manga? *sorride*)
l’unico scopo è LA VENDETTA?
XD
Vi
aspetto, per sapere
cosa ne pensate, se questo capitolo vi sia piaciuto o meno,
annunciandovi che a
breve farò lo spin off su Shin e Sai, per scoprire cosa
successe in quelle
lande FRANCESI ahahah <3 Sai sembra vergognarsene! xD
Un
bacio a tutti voi
che seguite e recensite, siete speciali <3
Allyn,
che non vede l’ora
di far rimettere insieme Sasuke e Naruto <3
|
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Capitolo 20 *** VENTESIMA REGOLA: Se il tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia arriva, arriva sempre.Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due domande.+EXTRA[ShinxSai] ***
AllynChannel
è qui, ed
è in anticipo, perché sì,
perché ci voleva, perché questo capitolo
è in parte
rossissimo, perché Sasuke rasenta, e ripeto, rasenta, il
baratro...e perché poi
c’è lo spin off su SAI E SHIN, che sì,
è una delle mie sclerate, forse uno spin
off tosto(ho quasi pianto scrivendolo,, ma comunque è uscito
così, non posso farci niente.
In
ogni caso succede
ciò che doveva succedere *sorride come una scema*
Si
torna ad amare
Naruto, a volergli bene...bravo ragazzo <3 <3 <3
Una
sorpresa sarà
Suigestu, avremo anche il suo Punto di Vista, questa volta <3
Ormai lo adoro
troppo <3
Oh,
sono emozionata,
sono curiosa di sapere tutte le vostre impressioni sulla storia e sul
capitolo,
le vostre ipotesi...e poi ditemi coppiette che vorreste nel regalo del
prossimo
capitolo, dove lo spin off sarà un CRACK EXTRA alla storia
con drabble rosse :D
<3
A
prestissimo, vi
aspetto con recensioni, commenti, melanzane, Sasuke nudo...<3
ATTENZIONE CONTENUTI NC17
Allyn
VENTESIMA
REGOLA: Se il
tuo cognome è Uchiha ricordati che prima o poi la pazzia
arriva, arriva sempre.
Quando piangi e ridi contemporaneamente per una persona, beh, fatti due
domande.
Orochimaru non
era Suigestsu, Orochimaru non scherzava, Orochimaru
non era falsamente impaziente come l’Hozuki.
Orochimaru
prendeva quello che voleva senza cerimonie, e
Sasuke lo aveva capito dopo il suo primo giorno di lavoro, guardando il
modo in
cui trattava i suoi impiegati, guardando il barlume avido di quegli
occhi di
serpe, che ora lo puntavano come si punta una preda.
“Spogliati”
Gli disse, seduto su una poltrona nell’angolo
della lussuosa stanza, entrambe le mani sui braccioli di legno
intarsiato.
Sasuke, in piedi
di fronte a lui non si permise di sospirare,
sostenne il suo sguardo e si sfilò le scarpe con i calcagni,
poi i calzini,
chinandosi, sentendo subito dopo il legno liscio del parquet sotto le
piante
dei piedi. Mosse piano le dita, gli girava la testa, ma non sarebbe
caduto, non
avrebbe vacillato.
Il Sasuke che si
era lasciato prendere da Naruto, che aveva
voluto Naruto dentro di sé era morto; sepolto sotto il
dolore dell’abbandono,
sepolto sotto l’orgoglio e il desiderio di vendetta che
covava da sempre, da
cui l’altro quasi l’aveva guarito, per poi fallire,
per rigettarlo in pasto all’ambizione
e alla fame di potere.
“Spogliati,
lentamente” Orochimaru si leccò le labbra, e
Sasuke sapeva che lo desiderava, che l’avrebbe voluto fottere
lì, su quella
poltrona, tenendogli i fianchi pallidi, passandogli quella lingua
troppo lunga
sul collo. Gli venne un brivido, così diverso da quello che
aveva provato
immaginando il desiderio di Naruto, era un brivido di disgusto, per
l’uomo di
fronte a sé e per se stesso.
Ma
eseguì comunque l’ordine del suo capo, sapeva che
doveva
scendere a compromessi, sapeva che per diventare migliore di Itachi,
per
cancellare per sempre Naruto e tutto il passato insieme a lui, doveva
andare
avanti, senza rimorsi, senza rimpianti.
Si
sfilò la cravatta, facendola cadere a terra, poi la giacca
scura, che scivolò via in una carezza di stoffa,
sganciò ad uno ad uno i
bottoni della camicia bianca, ascoltando il rumore ovattato di ogni
asola
abbandonata, risuonava nella sua testa come un grido d’orrore.
Orochimaru
guardò quel corpo pallido, la pelle delicatissima,
nivea, sembrava liscia come quella di una ragazza, un petto privo di
seno, l’addome
tonico, i muscoli accennati parevano disegnati. Voleva quel corpo come
nient’altro,
e l’attesa lo snervava, certo, ma lo eccitava anche,
perché Sasuke era
incredibilmente giovane, perché Sasuke era disposto a tutto,
perché Sasuke non
voleva essere scopato, e sapere di avere il potere di imporgli qualcosa
di
indesiderato lo eccitava ancora di più.
La camicia cadde
a terra, il ragazzo si slacciò la cintura,
si tolse i pantaloni, poi, in unico gesto i boxer.
Non era
eccitato, neppure l’alcol che gli scorreva nelle vene
riusciva ad aiutarlo, ma Orochimaru parve non farci caso, lo
chiamò, con un solo
dito, e Sasuke eseguì, e si fece schifo, ma si sedette
comunque a cavalcioni
sulle gambe dell’uomo.
“Sei
un bravo ragazzo, Sasuke...arriverai molto più in alto
di tuo fratello” Gli sussurrò
all’orecchio.
“Sono
una brava puttana” Si disse mentalmente l’Uchiha,
odiandosi.
Orochimaru se lo
mangiò con gli occhi, togliendosi la giacca
e poggiandola sullo schienale della poltrona, per poi sganciarsi la
camicia e i
pantaloni, rivelando un’erezione dura, a contatto con le mani
di Sasuke, che
portò su di sé pianissimo.
“E’
quello che voglio, diventare migliore di lui”
Sussurrò in
risposta, prendendo a toccarlo.
Orochimaru
sorrise, poi gli baciò il collo, portò le dita
lunghe sulle sue spalle, sulla schiena, sulla spina dorsale, sui
fianchi, lo
trascinò più vicino, sentendo il suo bacino
contro l’erezione ancora tesa nelle
mutande.
“Muoviti”
Disse roco.
E Sasuke non si
mosse.
“Muoviti”
E Sasuke
eseguì, mordendosi la lingua fino a sentire dolore,
frizionandosi sul corpo di quell’uomo come la peggiore delle
prostitute.
“Sono
caduto veramente in basso” Pensò, mentre
l’altro
insinuava le dita tra le sue natiche.
“E il
merito è tuo Naruto...mi hai fatto capire quanto stavo
diventando debole” Continuò a dirsi nella sua
testa, odiandolo e volendo di
nuovo il suo calore, il suo abbraccio, maledicendosi per quei desideri,
per
tutta la contraddizione che gli riempiva la mente.
Sentì
l’intrusione di Orochimaru scavargli dentro con un
ritmo sostenuto, invadente, non aveva chiesto, aveva agito, conquistava
il suo
spazio, mentre ancora lui si muoveva lentamente sulla stoffa di
quell’intimo
che sentiva umido, sporco.
Un rumore, la
vibrazione di un cellulare riempì il silenzio
della stanza.
“E’
il tuo?” Chiese Orochimaru, inserendo un terzo dito e
spingendo più a fondo. Sasuke trattenne un gemito per il
fastidio e “Non è
importante” sospirò.
“Bravo”
Rispose l’altro. “Scendi” Disse poi
sottovoce.
Sasuke scese,
trovò le mani di Orochimaru su di sé, lo vide
liberarsi dall’oppressione delle mutande, lo vide sogghignare.
Sapeva cosa
fare, sapeva che gli avrebbe fatto schifo,
allora, mentre si chinava tra le sue gambe pensò a lui, si
permise di rivangare
il suo viso, e, mentre nella sua testa vedeva i suoi occhi azzurri,
dischiuse
le labbra per accogliere quella parte di Orochimaru ora così
gonfia, così dura.
L’altro
gli carezzò i capelli, prima di afferrarli con troppa
forza e spingerlo più giù, che quasi Sasuke non
soffocò, allora pensò alle mani
di Naruto, e succhiò più forte.
“Chi
ti ha insegnato a farlo?” Chiese Orochimaru.
E Sasuke avrebbe
voluto morderlo, farlo sanguinare,
ucciderlo, ma doveva diventare migliore di suo fratello, divenire un
pezzo
grosso di quell’azienda e se allora era il corpo che doveva
dare a quell’uomo
così solo e così vile, allora avrebbe dato il
corpo, tanto l’anima non c’era
più, quella se l’era presa Naruto.
“Basta
Sasuke” Disse mollemente Orochimaru, alzandosi dalla
poltrona e sedendosi sul letto.
“Vieni
qui” E batté le dita sulla coperta ricamata.
Sasuke si
pulì le labbra e lo raggiunse.
Orochimaru si
spogliò velocemente e lo sovrastò, lo
leccò
ovunque, lo baciò ovunque, perché quel corpo
così giovane, così pallido gli
piaceva troppo.
Sasuke era di
spalle, di nuovo con le dita di Orochimaru
piantate dentro fino all’ultima falange, erano troppe, ora
aspettava e basta,
che si stancasse di quel supplizio, che si stancasse di guardarlo
mentre lo
dilaniava, mentre si appropriava di tutto, voleva solo farla finita.
“Scopami
e basta, vecchio maiale” Pensò, mentre il
cellulare
vibrava di nuovo.
“Chi
è adesso?” Sibilò l’altro,
che furibondo per l’interruzione
si mosse con più violenza.
Sasuke non disse
niente, e sognò, per mandar via il dolore,
per farsi più male di quanto già non si facesse.
Sognò che fosse Naruto.
Il cellulare
smise di vibrare, sospirò, ascoltando i
movimenti di Orochimaru farsi più lenti, così
umidi, sporchi, c’era quasi,
mancava poco, il vecchio maiale stava per fotterlo.
Ma il cellulare
vibrò ancora.
“Mi
sono rotto” Lo liberò dalle dita e corse verso il
pavimento, rovistò tra gli abiti di Sasuke e
afferrò il telefonino scuro.
L’Uchiha
sognò ancora.
“Cosa
desidera?” Rispose Orochimaru, spazientito.
“Può
essere urgente quanto vuole, il signor Uchiha è occupato,
la richiamerà dopo” Continuò.
“Non
mi importa se lei si chiama Uzumaki, le ho detto che è
occupato” E chiuse la chiamata.
Aveva sognato
troppo bene, così bene che ora udiva quel che
il suo cervello ovviamente sbroccato gli
voleva far udire.
Troppo bello,
stava impazzendo, magari non avrebbe neppure
sentito Orochimaru sfondarlo di lì a poco.
“Uzumaki
un cazzo” Borbottò l’uomo tornando a
letto.
“Uzu-maki?”
Chiese Sasuke, dichiarandosi ufficialmente da
manicomio.
“Sì,
lo richiamerai dopo, voltati” Ordinò Orochimaru.
Ma Sasuke non si
voltò, si alzò dal letto e raggiunse il
telefono, abbandonato sul pavimento.
Naruto aveva
cancellato il suo numero, com’era possibile? Poi
si ricordò della piccola rubrica arancione che gli aveva
regalato qualche anno
prima, quando perse il primo di una lunga serie di cellulari, tanto che
Minato
sembrava propenso a comprargli un piccione viaggiatore, almeno sarebbe
sempre
tornato dal padrone. “Così se ti appunti qui i
numeri non dovrai più scassare
le scatole a tutti per richiederli” gli aveva detto Sasuke,
esasperato, allora
Naruto l’aveva ringraziato e aveva guardato il quadernetto
pieno di lettere a
margine, con occhi enormi. La pagina con la lettera S fu la prima dove
scrisse.
Guardò
il display, guardò quel nome vicino a chiamate perse e
ricevute “Naruto Idiota Uzumaki”.
Non lo
richiamò, ma si rivestì, velocissimo.
“E’
morto uno” Mentì a Orochimaru, che lo
guardò sorpreso.
“Perdonami”
E uscì dalla stanza, con ancora la sensazione
delle dita dell’altro dentro a fargli male, con la voglia di
richiamare Naruto.
Quando fu
abbastanza lontano dall’hotel vomitò vicino ad un
cassonetto.
Gli girava la
testa e si sentiva il cuore in panne come se
potesse morire d’infarto da un momento ad un altro, e in quel
tripudio di sensazioni
sentì anche l’eco di una felicità
traditrice.
***
[Naruto]
Naruto rimise il
cellulare in tasca si piegò su se stesso,
seduto sui gradini di un marciapiede vicino all’entrata della
pensione dove
soggiornava da un po’ attendendo che
l’università gli riassegnasse una camera
nel dormitorio, era notte fonda, aveva recuperato il numero di Sasuke
da quella
vecchia rubrica che conservava dalle superiori, benedicendosi per non
averla
smarrita.
Aveva lasciato
Hinata, aveva capito che nella sua vita c’era
solo lui, quel ragazzo scontroso e enigmatico, bello e incredibilmente
controverso, che lui aveva ferito, che lui aveva mollato dopo una notte
che non
era più riuscito a dimenticare.
“Mi sa
che mi hai fottuto Sasuke, senza di te non posso
essere felice” Mormorò alla piccola rubrica di un
arancione scolorito.
Ripensò
a Sai e a Shin, a come si guardavano, a come il suo
amico moro stringeva il polso forse troppo magro del compagno, alla
complicità
ritrovata al ritorno da Parigi.
“Anche
io farò di tutto per riaverti” Si promise.
***
[Suigestsu]
Lo vide entrare
nella stanza con i vestiti stropicciati, la
camicia agganciata male e una cravatta legata al polso, Sasuke puzzava
di
vomito, di alcol, di sesso e di delusione, Suigetsu riconosceva bene
quegli
odori, se li era sentiti addosso troppe volte per non riconoscerli, ma
quello a
cui il suo radar non riusciva a trovare spiegazione fu il sorriso da
invasato.
“Che
cazzo ti è successo?” Esclamò.
“Una
banda di teppisti ti ha aggredito e hai scoperto che ti
piace il sesso violento?” Chiese stupito.
Ma Sasuke non
rispose, si sedette sul letto, portandosi le
mani tra i capelli.
“Sai,
vero, che hai appena posato il tuo regale culo sulle
tue coperte pulite? Se domani trovi qualche macchia di vomito o altro
non
rifartela con me!” Brontolò.
“Suigetsu,
tu parli troppo” Sbottò.
“Tu
troppo poco, è andata bene stasera, eh?” Disse
ironico,
alzandosi dal letto e accendendo tutte le luci per guardare il
coinquilino.
“Ho
fatto un pompino al mio capo” Sussurrò e poi
scoppiò a
ridere, poi a piangere, poi rideva di nuovo.
Bene, Suigetsu
capì che l’Uchiha era finalmente diventato
pazzo, aveva terminato il suo lungo e tortuoso percorso verso la non
sanità
mentale, c’era da aspettarselo, dopotutto.
“Ah,
finalmente, dimmi almeno che lui ha avuto l’onore di
scoparti!” Esclamò l’Hozuki, aprendo una
bottiglietta d’acqua e bevendo
avidamente.
“Tutto
questo casino alle tre di notte mi fa disidratare”
“Che
cosa c’entra la disidratazione?” Chiese Sasuke,
asciugandosi le lacrime.
“Non
lo so, ho sete...comunque...allora? Ce l’aveva
grosso?”
“Fatti
i cazzi tuoi” Risposta jolly dell’Uchiha.
“Allora,
tu entri, sporco di vomito, impregnato d’alcol come
una spugna, esordisci con un –hofattounpompinoalmiocapo- e
ora non vuoi
raccontare? A parte che ce l’ho duro...però, parla
ti prego, prima che
impazzisca anche io” Sasuke non parlò, rimase
seduto con un’enigmatica
espressione sul volto, allora Suigetsu rise e lo afferrò per
una manica.
“Scusa
Sasuke, ma puzzi, davvero!” Lo buttò sotto la
doccia
vestito e rise ancora.
Sasuke
bestemmiò qualcosa di incomprensibile, poi si
spogliò
e lasciò che l’acqua calda lo cullasse, lavando
via la sensazione delle dita e
della lingua di Orochimaru.
Suigetsu rimase
seduto sul pavimento del bagno, lo guardò
attraverso il vetro opaco della doccia, guardò la sagoma
elegante di quel corpo
che si era sognato tante notti e che in quegli ultimi tempi aveva
scoperto
appartenere a qualcosa di simile ad un amico, oltre che ad un possibile
figo
pazzesco da scoparsi.
Vigilò
su di lui, un po’ perché gli piaceva guardarlo, un
po’
perché aveva paura potesse scivolare e fracassarsi qualcosa,
date le sue
condizioni.
Sasuke non
protestò neppure, quando uscì dalla doccia,
permise all’Hozuki di asciugargli i capelli con un
asciugamano, di scuotere la
testa in un cenno di diniego e di dargli del pazzo.
Perché
sì, pazzo era l’aggettivo che gli stava meglio
addosso, dopo quella serata.
“Hai
sentito, visto... sognato...Naruto?” Chiese poi,
e...Bingo, altro che paperella di gomma autografata, Suigetsu aveva
imparato a
conoscere Sasuke abbastanza a fondo da guadagnarsi un abbraccio da ogni
membro
di quella squinternata razza chiamata Uchiha come premio per la miglior
intuizione.
E Sasuke nascose
il viso nell’asciugamano, il cuore troppo
veloce ad assordarlo per poter rispondere.
Extra:di
quel che
successe a Parigi. [Shin x Sai]
Sai non ne
avrebbe mai parlato ad anima viva.
Perché
se ne vergognava, perché nessuno doveva sapere quanto
si fosse messo in ridicolo per riavere Shin al suo fianco, quanto
avesse
pianto, gridato, per tirarlo fuori da quel casino...quanto avesse
sofferto.
Era andato a
recuperarlo in quella specie di
appartamento/casa di invasati dove alloggiava. L’aveva
trovato, al fianco di
Danzo, serio e accigliato, magro e deperito, con i capelli legati in
una crocchietta
sfatta e i jeans sporchi di pittura ormai secca.
Nell’aria
c’era odore di erba e di fumo di sigaretta stantio.
“Shin”
Aveva chiamato.
Il ragazzo si
era voltato, pareva annebbiato, stanco, il viso
pallido, di una sfumatura malsana, simile a quella della carta da
parati che
ricopriva le pareti di quel posto.
“Oh,
Sai, che ci fai qua?” Mormorò, e per un attimo i
suoi
occhi parvero brillare, ma si spensero subito.
Danzo si
alzò dalla poltrona, spense quello che stava fumando
in un posacenere, posò la rivista che stavano leggendo
assieme fino a pochi
minuti prima e raggiunse il moro:
“Non
sei il benvenuto, solo Quelli della Radice!” Lo
ammonì,
puntando il dito verso la porta d’ingresso.
Sai era riuscito
ad entrare grazie a degli amici fidati, e
ora, che aveva finalmente raggiunto il suo Shin niente
l’avrebbe fermato.
“Non
sto parlando con te, è con Shin che voglio
parlare!”
Sbottò.
“Shin
è in una fase di crescita artistica, la tua influenza
blocca la sua ispirazione” Disse severo incrociando le
braccia e guardandolo da
capo a piedi.
L’altro
ragazzo, ancora seduto sul piccolo divanetto non
disse niente, si limitò a guardare la scena con espressione
vuota.
“Shin,
ti prego, dimmi perché è finita...per questo? Per
un
po’ di droga e una casa sporca? Non capisci che è
solo un pazzo, che Quelli
della Radice sono solo degli inetti senza talento...ti stanno solo
sfruttando!”
Gli gridò, mentre Danzo gli teneva stretto un braccio per
farlo uscire.
“Mollami
tu!” Sai si divincolò dalla presa
dell’uomo e
raggiunse Shin, si inginocchiò tra le sue gambe e
poggiò la testa su un suo
ginocchio, dove uno strappo sui jeans lasciava intravedere la pelle.
“Io ti
amo...ti amo più dell’arte stessa...ricordi il
quaderno
dove disegnai la nostra storia d’amore?” Si sentiva
patetico, incredibilmente
patetico e sdolcinato, a rivangare quegli eventi, ma per lui questo ed
altro.
Così fece un profondo respiro e disse:
“Non
permettere a Danzo di dividerci” E pianse, come non
aveva fatto per anni, come capitava troppo spesso in quel periodo, lui,
l’inespressivo
e introverso Sai, ridotto ad una fontana per amore.
Shin lo
guardò, poi guardò Danzo, pareva chiedergli il
permesso, con gli occhi vitrei i polsi magri.
“Non
posso” Mormorò.
“Come
non puoi?” Sai gli prese una mano e se la portò al
viso, quel calore lo rinvigoriva, lo faceva sentire a casa, come poco
tempo
prima, come quando vivevano nel loro appartamento in affitto a Parigi,
come
quando la mattina Shin si svegliava prima di lui e lo baciava nel
sonno, come
quando facevano l’amore sul tavolo della cucina, con ancora
la colazione sulla
tovaglia, dipingendosi quadri di marmellata sulla pelle, leccando via
le
macchie in eccesso, imprimendosi addosso il loro capolavoro perfetto.
Sai si morse il
labbro inferiore, cosa gli era successo?
Poteva accadere davvero che qualcuno subisse così il carisma
di un leader come
Danzo, che si lasciasse lavare completamente il cervello a 90°
in lavatrice?
“Abbiamo
scopato, ti interessa la cosa, ragazzino?” Sibilò
l’uomo
alle sue spalle, cattivo.
“E’
vero?” Chiese Sai.
Una lacrima
solcò il viso di Shin, gli occhi rimasero inespressivi,
vitrei.
“N-non
mi importa, non eri in te” Scosse la testa il moro.
“Quello
che conta è l’arte, Sai...non
c’è amore senz’arte, ed
io non riuscivo a dipingere al tuo fianco” Quelle parole gli
spezzarono il
cuore.
“Ma
cosa dici, tu sei sempre stato più abile di
me...più
espressivo, più...Shin, sono solo cazzate,
quell’uomo ti manipola!” Protestò.
“Non
sono più la persona di cui ti eri innamorato”
Borbottò.
“Non
mi importa se hai ripreso a fumare quella merda, se ti
fai di nuovo, non mi importa, smetterai...ti prego, torna a
casa” Si sentiva
stupido a supplicarlo, Shin era libero, non era una sua
proprietà.
“Quella
merda mi serve, come serve a Danzo, mi serve per
creare” Sussurrò.
“Shin,
tutti siamo deboli...io senza di te sono ancora più
debole...non mi importa se sei caduto di nuovo, non mi importa, ti
aiuterò ad
uscirne” E pianse tra le sue gambe, ricordando ancora uno
Shin pulito, libero
dalle pasticche, libero da quella polvere che si mischiava al respiro,
libero
dall’erba, disintossicato grazie al suo amore.
Ora Sai capiva.
Erano state la
vergogna e la paura ad averlo spinto tra le
braccia di Danzo, artista libertino e senza scrupoli, serpe in cerca di
talenti
da collezionare, da tenere sotto la sua ala, ragazzi fragili, come Shin.
Ricordava
perfettamente gli ultimi tempi vissuti assieme,
ricordava l’odore di fumo sulle sue giacche, il mal di testa
continuo, il
bisogno di uscire a passeggiare durante la notte, Shin aveva ripreso a
drogarsi, e se ne vergognava, e non riusciva a combattere quel mostro
senza
volto, letale e rassicurante nell’aroma di una canna rollata
bene o di una
pasticca piccolissima da poggiare su una lingua avida.
“Quel
progetto dell’accademia...non ti sentivi in grado,
vero?” Gli domandò.
Shin lo
fissò, poi annuì.
“Avevo
paura di fallire” Ammise.
Sai si
alzò e lo strinse a sé.
“Non
è Danzo la risposta, non è la droga, non sono
neppure
io...sei te, devi avere più fiducia in te stesso Shin...E se
non mi ami più
andrà bene lo stesso, ma non finire qui, non lasciare che
lui ti consumi”
Sussurrò al suo orecchio, prima che Danzo lo afferrasse per
la maglia e lo
strattonasse via.
“Basta,
lo stai disturbando” Gli gridò.
“No!”
Shin parve ridestarsi dal torpore, si alzò in piedi e
li fissò entrambi, così magro, così
fragile, sembrava malato.
Sai lo
guardò, si impresse quell’immagine nella mente,
sovrapponendola
al ricordo di uno Shin più giovane, così pieno di
problemi, così irrisolto.
“Ne
uscirai, staremo insieme, dipingerai ancora...cose
grandiose...” Urlò, poi Danzo lo sbatté
fuori.
Quelli della
Radice erano l’inferno, quelli della radice
reclutavano anime deboli, talenti nascosti in ragazzi senza forza,
paradossalmente
nel nome di quel gruppo c’era proprio la parola Radice, forse
un faro per tutti
quelli che le radici non le avevano, che si erano rifugiati nei vicoli
oscuri
della droga per ricordare chi fossero, per ritrovarsi, perdendosi
inevitabilmente.
Danzo lo sapeva,
ci era passato anche lui, ogni tanto ci
ricadeva, ma ora era adulto, ora sapeva, ora gestiva e sfruttava.
Sai si sedette
sul marciapiede, attese, pregò.
E le sue
preghiere furono esaudite.
Shin comparve al
suo fianco, un labbro rotto e sanguinante, i
capelli sciolti, una sacca gettata a terra.
“Aiutami,
guariscimi” Disse, crollando vicino a lui.
“Ti
amo, Shin” Sai lo strinse a sé, sentì
le sue costole
sporgenti sotto la maglietta fargli quasi male contro
l’addome, allora lo
strinse più forte, sperando di sentire tutto il dolore che
l’altro doveva aver
sentito nel cuore, nell’anima.
“Ho
mollato Quelli della Radice” Sorrise, con il sangue che
gli sporcava il mento.
“Danzo
non l’ha presa bene, eh?” Anche Sai sorrise,
pulendogli il viso con una mano, gli tremavano le dita per
l’emozione.
“Ci ho
scopato solo un paio di volte, mi aveva promesso roba
migliore, mi aveva promesso che dopo avrei tirato fuori tutto, che la
tela
avrebbe assorbito tutta la mia anima” E pianse forte.
“Lo
so, non importa”
“Sì
che importa, non mi vorrai più, sono un relitto” E
si
scostò, tenendosi i capelli tra le mani.
“Shin...Shin!
Sono qui per te...ti amo, come devo dirtelo?
Torniamo a casa, ne ho abbastanza di Parigi, e poi i francesi non mi
piacciono,
troppo sofisticati, te l’ho sempre detto”
Shin sorrise e
si appoggiò con la testa sulla sua spalla.
“Ti ho
pensato ogni singolo giorno, anche quando Danzo ci
ripeteva di cancellare il passato, di proiettare tutte le nostre
energie verso
il futuro, le cose più belle le ho dipinte pensando a
te” E chiuse gli occhi,
respirò profondamente, accolse il bacio di Sai, dopo tanto
tempo.
Fu come
rinascere, fu come tornare a casa, come trovare il
perdono per ogni peccato commesso.
Sai era le sue
radici, quelle su cui crescere, su cui
sbocciare verso l’alto.
“Voglio
drogarmi solo di te...”Sussurrò Shin nel bacio, e
Sai
pianse, sapeva che sarebbe stato difficile, che avrebbe avuto bisogno
di aiuto,
di pazienza, di forza, e lui gliel’avrebbe data, sempre.
“Io
sarò sempre qui” Gli rispose, pianissimo.
Presero il primo
volo e tornarono a casa, lontano dal paese
della torre Eiffel e delle baguette. Fecero l’amore quella
stessa notte, e Sai
toccò quel corpo con le dita, milioni di volte, con la
stessa premura con cui
il suo pennello carezzava la tela.
Shin era ancora
bellissimo, magro, consumato, pallido, ma
bellissimo.
L’avrebbe
guarito con il suo amore.
Si tennero
stretti in quel piccolo letto d’albergo a una stella,
sudati, stanchi, ancora incastrati, quasi avessero bisogno di sentirsi
l’uno
dentro l’altro per assicurarsi di essere lì, vivi,
insieme.
“Non
scapperò più dai problemi” Lo
rassicurò Shin, premendosi
ancor più il corpo di Sai contro, sentendo il suo calore
opprimente stringerlo
in basso.
“Mai
più”. Mormorò baciandolo.
E Sai
desiderò di poterlo riaccogliere sempre, dentro di
sé,
nella sua vita, nel suo cuore.
N.d.Allyn
Perché
sì, perché Quelli
della Radice sono cattiva gente! U.u
Perché
Shin è un tipo
fragile... (nel manga è malato, qui è drogato,
messo bene, eh?)
Perché
Allyn è tutta
matta ed era in vena di roba seria per lo spin off, spero mi perdoniate.
Perché
Nacchan ha un
tempismo da favola in questa fic demente, e Sasuke manca poco regala il
suo
fantastico cu—emh, quello, a Orociccio...Cavolo
‘Suke...smettila di farti del
male, si sa che sei un masochista, ma piantala...Ora gli ingredienti ci
sono
tutti, i due Romeo e Giulietto, nonché Sasuke e Naruto,
devono solo
ricongiungersi, l’orgoglio Uchiha, quale morbo!
Suigetsu
è il mio
grande amore...
Prossimo
capitolo a
prestissimo, grazie a chi recensirà, a chi
lancerà ortaggi, a chi mi segue in
silenzio, aspetto anche voi <3 <3 <3
Un
bacio da Allyn, che
vi annuncia che probabilmente il prossimo capitolo conterrà
uno spin off
strano, una raccolta di Crack drabbles con tutte le coppie che mi avete
proposto, tutta roba rossa <3 ahahaha o comica :D slegate dalla
storia però
XD
Insomma,
vi aspetto!!!
:D
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Capitolo 21 *** VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia. + EXTRA ***
AllynChannel
trasmette
strano, trasmette ROSSO, NC 17,
Lemon in certi
dovuti punti della narrazione e tanti cuoricini...ma? Questa volta i
personaggi
non saranno solo Sasuke e Naruto, li avremo un po’ tutti,
come avevo promesso
nel capitolo 20 questo capitolo 21 sarà una raccolta di
tanti spin off, tutti
rossi, tutti con coppiette che avete voluto e sperato e
chiesto...perchè?
Perché mi avete fatta felice, ve lo meritavate, per la
pazienza, per le
recensioni, per tutto <3 Grazie, questo è il mio
“stupido” grazie!
E
ora: che la
trasmissione abbia inzio, buon divertimento (si spera di non annoiarvi)
e mi
raccomando VOGLIO SAPERE COSA NE PENSATE! PERCIò VI ASPETTO!
<3
Allyn
Ps:
attenzione, argomenti non adatti ai troppo giovani, qualche parolaccia,
sesso
presente, rosso rosso rossissimo!!
VENTUNESIMA
REGOLA: La
notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri
sani
intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che
tu cada in
paranoia.
Sasuke non
riusciva a dormire, Suigetsu ormai russava da
qualche ora, steso a pancia in su sul letto, con la bocca aperta, la
maglietta
alzata sulla pancia.
“Idiota”
Sbottò contro il cuscino, ricordando che lo aveva
asciugato manco fosse stato un bambino.
Prese il
cellulare tra le mani e riguardò l’ultimo numero
tra
le chiamate perse: Naruto Idiota Uzumaki.
Tum Tum Tum
Il suo cuore,
insistente, non aveva mai smesso di battergli
troppo forte nel petto.
“Guarda
come mi sono ridotto” Pensò. Si faceva pena, poi
ribrezzo, poi una certa tenerezza, poi schifo, poi ancora pena, poi
pensava a
sé come al degrado dell’umanità.
Aveva quasi
scopato con Suigetsu, per provare a scordarsi
Naruto.
Poi aveva
scopato con Naruto, anzi non era stato
scopare...era stato...no, non doveva, si era imposto che...proprio no,
certe
parole non dovevano essere accostate ai loro nomi.
Poi Naruto
l’aveva praticamente mollato lì, con il culo a
pezzi, e il cuore a fargli compagnia. Perché sì,
un cuore ce l’aveva anche
l’Uchiha, ormai era inutile negarlo.
Poi Naruto era
quasi sparito dalla sua vita, quasi, perché
ogni tanto, la notte gli era tornato a mente, ed era stato doloroso,
troppo.
Ma Orochimaru
gli aveva mostrato una nuova via. Lavoro,
impegno, lavoro, studio, lavoro, progetti, lavoro...
Aveva fatto un
pompino al suo capo, poi si era fatto quasi
scopare, come una degna prostituta, dal suo capo, per cosa? Per
superare
Itachi? Per cancellare Naruto, di nuovo? O per farsi schifo, per
degradarsi
ancora di più, per punirs?
Sasuke Uchiha
stava realmente impazzendo, e la cosa peggiore
era che se ne era accorto.
Quella chiamata lo aveva salvato, anzi, aveva deciso di
farsi salvare, perché avrebbe potuto ignorarla e tornare
dalla lunga lingua di
Orochimaru, dalle sue mani.
Gli vennero i
brividi.
Cosa fare?
Poteva spedire un messaggio all’idiota.
“Ciao,
come stai?
Perché mi hai chiamato con tale urgenza dopo avermi scopato
e abbandonato?”
No, non gli
sembrava il giusto messaggio.
“Ciao,
ti am..”
Col cavolo!
“Naruto, sparisci,
brutto stro...”
No, non andava
bene.
“Mi
ha fatto male il
culo per una settimana, stro...”
Neppure.
Non andava bene
niente, componeva sulla tastiera touch del
cellulare e cancellava subito dopo.
“Ti
odio”
Inviò
il messaggio.
Ecco, quelle due
parole racchiudevano tutto, ogni sfumatura
dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, poteva essere riassunta in un
estremo,
enorme, immenso ti odio.
Sorrise
soddisfatto, poi si pentì.
La risposta gli
arrivò pochissimi minuti dopo. Ma
quell’idiota non dormiva? Stava sveglio per lui? Ancora il
battito, troppo
accelerato, l’avrebbero ricoverato, imbottito di
betabloccanti.
Da:
Naruto Idiota
Uzumaki
...
Tre miseri
puntini? Realmente? Sasuke si alzò dal letto,
passeggiò per la stanza un paio di volte, poi spense il
cellulare e si ributtò
sulle lenzuola, stava sudando.
Di quel passo la
strada verso la riappacificazione era
davvero lunga, troppo...
[Naruto]
Stringeva forte
il cellulare, il suo numero, la
vibrazione...quel ti odio, tipico di Sasuke.
“Ti
amo” Scrisse, poi cancellò.
“Mi
dispiace tanto, troppo, non capisci, lasciami spiegare io
e Hinata, io non l’ho mai...” No,
cancellò ancora.
“Sei
la persona più...” Ancora.
Tre puntini, gli
inviò tre puntini, lui, Uzumaki Naruto, non
sapeva cosa fare per riprendersi Sasuke Uchiha.
EXTRA
Di
sesso nei bagni
pubblici ed incubi notturni: Suigestsu e Sasuke
I capelli erano
chiarissimi, così tanto da sembrare bianchi,
illuminati dalla luce fredda del neon di quel bagno pubblico.
Sasuke
guardò lo sconosciuto con cui aveva bevuto tutta la
sera, dal quale si era fatto schernire, ribattendo a tono e ridendo
della
sagacia delle risposte che gli arrivavano a raffica.
“Hai
fegato a rispondermi con quell’insolenza”
Sentenziò, guardando
il viso del ragazzo attraverso lo specchio, spostandosi una ciocca
più lunga di
capelli dietro l’orecchio.
Suigetsu,
così aveva detto di chiamarsi, ghignò divertito.
“Certo
che ho fegato...fegato e voglia di scopare”
Allargò
ancor più le labbra in un sorriso da cacciatore, che Sasuke
non si lasciò
sfuggire.
“Fatti
una sega” Sputò lì l’Uchiha,
poggiando le mani sul
lavandino.
“Ho
chiuso la porta a chiave”
“E con
ciò?”
“Non
entrerà nessuno” Suigetsu si avvicinò
all’Uchiha, posò
una mano sulla sua, strinse forte quelle dita ossute, come per
avvisarlo, poi
portò le labbra alla nuca, infilando il naso tra i capelli
neri, scivolando sul
collo, leccando piano, mordendo. “Dimmi che non sei
eccitato” Sussurrò in un
soffio all’orecchio del giovane.
“Neanche
un po’” Mentì Sasuke.
“Ah
no?” Protestò Suigetsu, posandogli la mano sul
cavallo
dei jeans.
La musica
arrivava ovattata, oltre la porta doveva essersi
formata un po’ di fila, perché si sentivano parole
sconnesse, incomprensibili,
qualcuno ogni tanto bussava.
“Abbiamo
poco tempo. Niente giochetti” Borbottò Sasuke,
spazientito, sganciandosi i pantaloni e permettendo al ragazzo di
infilare le dita
sotto i suoi boxer, di masturbarlo piano.
“Menomale
non eri eccitato” Lo derise mordendogli il lobo
dell’orecchio, e ghignando in un modo che a Sasuke mandava il
sangue al
cervello, facendogli venire voglia di spaccargli tutti i denti. Fortuna
che ora
la maggior parte dei suoi liquidi ematici confluiva verso altre parti,
sicuramente più in basso del cervello.
Suigetsu si
portò la bustina del profilattico tra i denti,
aprendola, Sasuke ascoltò il rumore della carta argentata,
poi quello umido del
lattice srotolato, poi sentì le dita bagnate di Suigetsu,
cercare un’entrata
nel suo corpo, trovarla, farsi spazio. Gli abbassò i
pantaloni, quel tanto che
bastava. Sasuke si piegò in avanti, guardò
l’altro attraverso lo specchio,
controllò ogni suo movimento, ogni sguardo lascivo che gli
mandava con quegli
occhi insoliti, carichi di desiderio, eppure divertiti; a momenti
sembrava lo
stesse prendendo per il culo, e un po’ era quello che si
stava accingendo a
fare, fisicamente parlando, in altri momenti invece pareva perso in un
mare di
lussuria e voglia.
Per quanto fosse
lui, quello piegato sul lavandino, con le
mani strette alla ceramica bianca, Sasuke sapeva di comandare, sapeva
di essere
stato lui a lanciargli chiari messaggi, a invitarlo in bagno con una
strizzata
d’occhi, a invitarlo a toccarlo con tutte quelle battute, con
tutti i loto
giochi di parole, con quello sfidarsi.
Tra lui e
Suigetsu era stata alchimia, alchimia di corpi e di
pelle. Era stata voglia di scopare, in modo sporco, nel bagno pubblico
di quel
locale, come estranei.
Sporco il posto,
sporchi loro. Non esisteva candore, per
certi istinti. Sorrise alla sua immagine riflessa, e attese.
Sentì
il calore ingombrante di Suigetsu farsi spazio tra le
sue viscere, trattenne un gemito e incontrò i propri occhi
nello specchio,
lucidi, vivi.
“Sopporta,
poi mi ringrazierai” Rise Suigetsu, mordendogli
piano la spalla e guardandolo.
“Finiscila
e muoviti, prima che mi addormenti, sei lento” Si
pentì di averlo detto, di aver ostentato spavalderia,
perché l’altro gli si
piantò dentro con un colpo di reni, lasciandolo senza fiato,
a bocca aperta.
“Oh,
non hai più niente da dire, Sasuke? Allora trattieni le
grida, mi raccomando” Suigetsu smise di sorridere e prese a
muoversi
velocemente, con precisione, affondando e riemergendo, toccandolo
davanti, con
quelle mani pallide.
E Sasuke si
guardò in diretta, perdere il controllo, e...sì,
trattenersi dal gridare, perché lo sconosciuto non sapeva
farci solo a parole,
scopava anche bene.
“Allora?
Non hai niente da dire? Ti senti troppo pieno, per
dire qualcosa?” Volgare, parlava troppo.
“Hai
un culo pazzesco” Commentò Suigetsu, stringendogli
la
pelle candida delle natiche, spingendosi ancora più dentro
di lui.
Sasuke gli
afferrò i capelli, lo tirò verso di
sé, oltre la
sua spalla.
“Parli
troppo, scopami e stai zitto” Ansimò, per poi
baciarlo, mordergli le labbra, sentire l’orgasmo travolgerlo,
sporcare lo
specchio, la loro immagine riflessa.
Mentre Suigetsu
usciva dal suo corpo, la fronte sudata e un
ghigno soddisfatto in viso, Sasuke capì che non era stata
solo una scopata, che
voleva che quel ragazzo lo infastidisse ancora, così si
riagganciò i pantaloni
e disse: “Dammi il tuo numero, cretino!”.
Itachi si
svegliò di soprassalto. Aveva bagnato le lenzuola
di sudore, sudore da terrore. Perché quel sogno assurdo,
perché un sogno tanto
orrendo?
Il suo caro,
piccolo, puro, adorato fratellino, scopato
allegramente in un sudicio bagno di un locale di terza categoria.
Perché?
Accese la luce, si raccolse i capelli in una coda e
guardò la foto che teneva sul comodino vicino al letto.
Un bambino con
gli occhi neri e la faccia rotonda d’infanzia
lo abbracciava forte, guardando verso la macchina fotografica.
“Oh,
Sasuke, perdonami, non so perché io abbia fatto un sogno
del genere” Sorrise, tenendo stretta la cornice, per poi
posare nuovamente la
foto al suo posto.
Colpa delle
insinuazioni di Madara, che quando era venuto il
giorno prima a trovare suo padre si era lasciato andare a discorsi
sull’omosessualità latente di certi ragazzi, di
come tendessero a reprimersi.
Fugaku aveva
scosso la testa esasperato, poi l’aveva cacciato
di casa, urlandogli di salutare quel beota di Hashirama.
Ah, dannato,
pazzo zio!
Spense la luce e
si sistemò sotto le coperte, ancora turbato,
con la paura di sognare qualcos’altro di strano.
(N.d.Allyn---era
un sogno XD POVERO ITACHI <3)
Di
coppie etero e di
passate esperienze omosessuali: Iruka e Kakashi
Rin aveva
bevuto, troppo per i suoi standard. Accasciata
sulle gambe nude di Kakashi rise, senza motivo, portando il bicchiere
in alto,
versando un po’ di vino sulla pelle del compagno, che rise a
sua volta. Si
voltò, leccò via il rosso con la lingua, avida,
più della pelle dell’uomo che
del vino.
Hatake
sospirò, brillo anche lui, una mano tra i capelli di
Rin, che aveva preso a leccare altrove, riemergendo ogni tanto per
ridacchiare.
Avevano
festeggiato l’arrivo dei nuovi mobili con cui avevano
arredato il salotto di quel grande casolare, Kakashi lo stava
trasformando pian
piano in una casa vera e propria. Aveva ricavato un’intera
zona dedicata alla
sua attività di allevatore di cani, con tanto di recinti,
casette per gli
animali, box. Il sogno di una vita, e per giunta vicino a quella donna
che non
sarebbe dovuta esser sua, ma che inevitabilmente lo era diventata.
Erano felici,
anche se Rin starnutiva molto e si lamentava
dei peli, e lui controllava troppo spesso la posta per paura di trovare
altre
minacce di Obito.
Avevano
brindato, con troppo vino, aprendo tutte le bottiglie
che un contadino della zona gli aveva regalato, dopo
l’acquisto di un pastore
tedesco.
Avevano bevuto,
poi avevano fatto l’amore sul divano nuovo, e
Rin aveva urlato, facendo ululare tutti i cani.
Kakashi aveva
riso, poi si erano accoccolati tra i cuscini,
finendo l’ultima bottiglia.
“Ehi,
mi chiedevo” Iniziò lei, tornando a sdraiarsi
sulle sue
gambe.
Hatake la
guardò, spostandole i capelli dal viso e dandole un
bacio veloce.
“Tu,
sei mai stato con un uomo?” Finì lei.
“Perché
io, sai, all’università...ho baciato una ragazza,
qualche palpatina, niente di più”
Scoppiò di nuovo a ridere, sì, era ubriaca.
Kakashi la
guardò dapprima perplesso, poi divertito.
“Iruka”
Disse.
“Eh?”
Fece lei.
“Un
ragazzo del mio corso di veterinaria” Ghignò,
senza
malizia.
“Eravamo
entrambi ubriachi, come me e te adesso” E allora
rise, ricordandosi una notte lontanissima, le pareti gialle della sua
camera
universitaria, e le spalle ossute di Iruka, la sua coda castana che
aveva
stretto tra le dita, mentre cercava di farsi spazio dentro di lui,
impattando
alla cieca, facendogli male, ridendo per il troppo alcool, e poi
riempiendosi
le orecchie dei gemiti sconnessi dell’altro.
Era successo
senza che lo programmasse, per gioco, per
scommessa, per curiosità, e per quantità
industriali di birra e altro.
Iruka
l’aveva baciato, gli aveva infilato la lingua in bocca,
e per poco non l’aveva soffocato, poi era arrossito, e
Kakashi l’aveva
afferrato per il polso, gli aveva urlato un “che cazzo stai
facendo?” Poi lo
aveva ribaciato e spogliato.
Iruka gli aveva
detto che aveva voglia, che gli era “comparso”
qualcosa di duro nelle mutande, e Kakashi per poco non si era pisciato
sotto
dal ridere, l’aveva toccato, e allora aveva riso anche Iruka,
solo che tra una
risata e un'altra si era poi chinato tra le gambe di Hatake, e allora
anche a
lui era “comparso” qualcosa di duro nei boxer
L’avevano
fatto un po’ sul letto, un po’ sulla scrivania,
alla rinfusa, come gli animali che curavano in facoltà,
cercando di incastrarsi
alla meglio, tirandosi ogni tanto i capelli. Si erano baciati
un’altra volta e
basta, così, per scacciare l’imbarazzo dei loro
corpi stranamente allacciati.
Rin lo
guardò perplessa, poi scoppiò a ridere, anche se
per
un attimo aveva ripensato a Obito, il suo buon vecchio, e a tutti gli
effetti
eterosessuale, Obito.
“Ehi,
non sono gay!” Aveva protestato Kakashi baciandola con
passione. “Sono stato sincero”.
“Come
no?” L’aveva schernito lei, prima di ritrovarsi le
labbra occupate, prima di sentire le mani di lui sul seno, prima di
ritrovarsi,
pochi minuti dopo ad ansimare di piacere.
Se Kakashi era
gay, pensò Rin, allora era il gay più
eterosessuale che avesse mai conosciuto.
A chilometri di
distanza, chiuso in un ambulatorio
veterinario, intento a controllare una pila di scartoffie, a Iruka
fischiarono
le orecchie.
Di
arte, pennarelli, lingue
e...gusto: Sasori e Deidara
“No”
Deidara incrociò le braccia e lo guardò dritto
negli
occhi scuri, caldissimi.
“E’
per un progetto dell’accademia” Sasori lo
atterrò sul
letto, brandendo un
pennarello tra le
mani.
“Usa
un'altra cavia” Deidara strinse ancor di più le
braccia
contro il petto, aveva i brividi sulla pelle, l’altro gli
aveva tolto a forza
la maglietta, insistendo per disegnargli addosso e poi fotografarlo.
“Io mi
sono fatto ricoprire d’argilla, l’altra settimana,
per
quel tuo lavoro sull’effimera natura degli uomini e della
terra, ora tu mi
restituirai il favore!” E ghignò divertito.
“No,
Sasori, smettila!” Prese a lagnarsi, mentre il rosso, lo
mordeva, o gli faceva il solletico per costringerlo a lasciargli libero
il
petto, manco fosse stato la sua nuova tela su cui dipingere.
Quando
riuscì nel suo intento lo baciò.
“Hai
freddo, faccio in fretta, è solo una bozza, non fare il
ragazzino” Gli disse sottovoce, stappando il pennarello e
cominciando a
disegnare sulla pelle liscia, increspata ogni tanto da qualche brivido.
Il
biondo lo guardò sconfitto.
Sasori era bello
quando creava, quelli erano i momenti in cui
Deidara si ricredeva sui quei discorsi
sull’eternità, Sasori lo faceva sentire
eternamente innamorato come una ragazzina delle superiori.
“Fatto”
Esclamò sopo avergli schioccato un bacio sul collo.
Deidara si
alzò e corse allo specchio affisso al muro di
camera sua.
Si
voltò verso Sasori, inorridito.
“Che
cazzo sarebbe? Una lingua gigantesca?”
“Sì,
è il mio nuovo progetto, metamorfosi, deformazione
umana, i cinque sensi, tu saresti il gusto per me” Sorrise
soddisfatto.
“Tu
sei uno sciroccato” Mormorò Deidara tornando ad
osservare
il disegno del compagno, la cicatrice che aveva tratteggiato ai lati di
quell’immensa lingua che gli “sbucava”
dal petto.
“Io
sarei il gusto?” Chiese poi.
“Sì”
“E
perché mai?” Si avvicinò al rosso,
sedendosi sul letto al
suo fianco.
“Perché
sei avido in modo positivo, perché assapori tutto,
sempre...” Gli spiegò Sasori, sciogliendogli i
capelli biondi e baciandogli
l’angolo della bocca.
“Mi
lecchi sempre con una lentezza tale che non ho potuto non
pensare alla tua lingua, a come assapori ogni volta...”
Continuò lascivo.
“Spogliati,
Sasori” Soffiò Deidara, che non aveva
più freddo,
ma che fremeva, eccitato, estasiato dalla voce, dalle labbra, dalle
mani
d’artista dell’altro, che ora lo toccava lentamente
sul cavallo dei pantaloni.
Atterrarono sul
letto con un tonfo sordo, si toccarono, si
sfiorarono, lentamente, come quando dipingevano, come se le dita
fossero state
le punte dei loro pennelli preferiti.
Deidara
baciò il petto magro del ragazzo, scese in basso,
dove sotto l’ombelico cominciavano i radi peli rossi, fino a
trovarlo più giù,
qualcosa da assaporare, qualcosa di cui compiacersi.
“Sì,
decisamente, tu sei il gusto, Deidara” Ansimò
Sasori,
vittima della sua lingua vorace, delle sue dita.
Venne, senza
rendersene neppure conto, e l’altro non fiatò,
assaporò anche quel sapore salato e amaro, poi riemerse
dalle sue gambe, si
leccò le labbra e lo baciò.
“Ti
divorerei, Sasori” Mormorò.
“Oh,
anche io, non sai quanto” Boccheggiò il rosso,
portando
le dita sul petto del biondo, macchiandosi le dita
dell’inchiostro nero ormai
colato per il sudore dei loro corpi.
Fu sesso, fu
amore, furono lingue fatte per cercarsi, per
incontrarsi, gemiti, sospiri, fu voglia di sentirsi, di assaporarsi.
Alla fine
risero, Deidara steso a pancia sotto sul letto, i
lunghi capelli tutti scompigliati sparsi ovunque, sulla schiena liscia,
sulle
lenzuola. Sasori seduto contro la spalliera del letto, la testa gettata
all’indietro, il pennarello tra le dita, sorrideva,
ricordandosi che quel
giorno non gli era servito solo a disegnare.
“Ti
è piaciuto?” Chiese, facendo scorrere il tappo su
una
gamba del biondo, poi sulla coscia, infine sul sedere, per affondare
pianissimo
tra le natiche chiare.
“Lo
metterai nel tuo progetto?” Scherzò Deidara,
voltandosi
per incrociare i suoi occhi e scoprirli ancora carichi di desiderio.
“Abbiamo
rovinato il mio disegno, dovrò rifarlo”
Sbuffò il
rosso.
“Direi
proprio di sì, ma perché ora non lasci provare
me?”
Chiese il ragazzo, tirandosi a sedere, ravvivandosi il lunghi capelli
biondi e
sfilando il pennarello dalle dita di Sasori.
“Oh”
Esclamò semplicemente l’altro, lasciando che un
sorriso
nuovo gli illuminasse il viso.
Due
genitori moderni:
Minato e Kushina
Qualche
tempo prima,
poco dopo il diploma di scuola superiore di Naruto.
“Lo
voglio” Sussurrò Sasuke, gli occhi neri erano
lucidi,
emozionati.
“Lo
voglio, ora, per sempre, ti amerò per sempre”
Disse a sua
volta Naruto, stringendogli le mani, guardandolo come se non ci fosse
stato
altro nel mondo di più bello.
***
Kushina
aprì gli occhi di scatto, i capelli rossi tutti in
disordine, un po’ sul cuscino, un po’ sul petto di
Minato, che dormiva beato
con la bocca aperta, pareva suo figlio.
“Svegliati”
Lo scosse senza grazia.
“Eh,
che? Cosa? La casa va a fuoco?” Borbottò il
coniuge,
tramortito.
“No,
no, niente di tutto ciò” Rispose lei, accendendo
la luce
e guardandolo in viso.
Minato
strizzò gli occhi, poi li strusciò con il dorso
delle
mani, poi sbadigliò, cercando di resistere al fastidio della
luce e assecondare
le manie notturne di sua moglie.
“Kushina,
che c’è, ti prego, ho sonno” Sorrise
dolcemente,
prendendole la mano e baciandola piano.
“Naruto
sta bene, ok? Non vive più in questa casa, è
vero, va
all’università da poco, si è diplomato
solo quattro mesi fa, ma sta bene, ok?
Perciò smettila con questo panico notturno!” La
rassicurò, pensando al figlio,
che da pochissimo non dormiva più sotto il loro tempo,
fortuna volesse, che a
prendersi cura di lui ci fosse il figlio del loro vicino di casa,
l’Uchiha.
“No,
non è questo”
“Allora
cos’è, amore?”
“Ascolta”
Iniziò lei, afferrando le dita del marito e
stringendole troppo forte per avere la sua attenzione.
Lui si
drizzò sull’attenti, un po’
perché sua moglie gli
metteva paura, un po’ per gioco, un po’
perché gli stava spezzando le dita.
“Nostro
figlio...” Continuò.
Minato sorrise
amabilmente, pensando al suo unico ragazzo,
diplomato di fresco, ora studente universitario.
“E’
gay” Sussurrò lei, in un sibilo.
Minato smise di
sorridere e si svegliò del tutto.
“Kushina?
Stai bene? Naru sbava dietro a quella ragazza dai
capelli rosa dalle medie!” Borbottò.
“Non gli piacciono i ragazzi” Concluse.
“No,
no, infatti mi sono espressa male” Rifletté lei.
“Naru
non è gay, Naruto è innamorato di
Sas’kè, il figlio di Fugaku,
l’Uchiha!” E le
brillarono gli occhi, quasi avesse aperto il vaso di Pandora o svelato
chissà
quale arcano mistero.
“Oh”
Rispose semplicemente il marito, ora stringendo la mano
della moglie.
“Oh”
Continuò guardando in basso.
“Ooh”
Disse ancora, portandosi le dita tra i capelli
biondissimi.
“La
smetti?” Lo riprese lei, isterica, facendo oscillare la
chioma color fuoco.
“Torna
tutto” Disse allora lui.
Lei sorrise, e
prese a spiegare. “Il tema che ci fece vedere
la maestra alle elementari, i pianti isterici quando Sasuke partiva per
le
vacanze estive con i parenti, l’ammirazione, tutte le loro
foto, la rivalità,
e...la stanza insieme all’università...e poi ho
sognato che si sposavano”
Terminò, battendo un pugno sulle lenzuola.
“Che?
Cosa hai sognato?” Rise Minato. Spanciandosi nel letto
e dibattendo le braccia come uno scemo.
“Tu
sei arrivata a questa conclusione per un sogno?”
Lei gli
piantò un morso sul collo e lo guardò seriamente.
“Hai
visto come a Naru brillano gli occhi, quando parla di
lui? Nel mio sogno aveva quell’espressione...Minato, il cuore
di una madre non
mente, fidati”
“Bene”
Anche lui si fece serio.
“Amo
mio figlio più di ogni altra cosa, voglio che sia
felice, lo sai” Disse stringendole la mano con dolcezza.
“Lo
so, è per questo, che quando arriverà il momento
lo
aiuteremo, lo sosterremo” Mormorò lei.
“Sei
la madre migliore del mondo” E la baciò piano,
sulle
labbra.
“Non
ho più sonno, sai?” Ridacchiò piano lui.
“Minato,
come puoi, dopo aver scoperto che tuo figlio ama il
suo migliore amico, aver voglia di fare...” Fu interrotta
dalle mani di lui,
veloce come un lampo aveva raggiunto gli slip sotto la camicia da notte.
“Sono
un padre aperto e moderno, io” E si intrufolò
sotto le
coperte baciandole l’interno coscia, lascivo.
Lei sorrise e si
rilassò, infilando le dita tra i capelli
color grano del marito.
Di
molti anni prima, di
quando Madara e Hashirama scoprirono che scopare era molto meglio che
prendersi
a pugni: Madara e Hashirama.
“Vorrei
ucciderti” Sibilò l’Uchiha, guardando il
coinquilino
in cagnesco. Come erano finiti a condividere
quell’appartamento neanche loro lo
sapevano.
Un po’
per mancanza di denaro, un po’ perché gli era
capitato, un po’ perché...boh, no, proprio non lo
sapevano, forse perché
Hashirama sognava di poter studiare botanica in santa pace, senza il
giudizio
di una famiglia che lo riteneva uno smidollato, ed un fratello che
continuava
ad insistere che no, coltivare piantine non era un lavoro degno di un
Senju;
forse perché Madara era fuggito di casa e non si fidava di
nessuno, solo di
Hashirama, almeno un pochino, intendiamoci.
Rimaneva il
fatto che quella convivenza li avrebbe portati al
massacro.
“Hai
le mestruazioni?” Lo schernì il Senju, poggiando
un
vasetto di basilico sul ripiano della cucina, carezzando con le dita
brunite,
tanto forti quanto delicate, le piccole foglioline verdi.
“Sono
incazzato” Sbottò Madara, strappando le foglie che
poco
prima l’altro aveva premurosamente coccolato.
Ecco, Hashirama
Senju era una specie di pacifista, un hippie
moderno, un beota con il sorriso cucito sulla faccia, in grado di
sopportare
tutto, anche il carattere iroso di Madara, ma no, nessuno poteva
trattar male
le sue piante, quello no, lo mandava in bestia.
“Non
azzardarti a rifarlo, mai più” Sibilò
minaccioso.
“Cosa?”
Ghignò Madara, cattivo, afferrando il vasetto di
basilico. Ecco, non era realmente incazzato, diciamo che quel giorno,
l’Uchiha
si era svegliato con il piede sbagliato, capitava più o meno
sei giorni la
settimana, doveva rifarsela con qualcuno, con il primo che capitava, e
di
solito, quel disgraziato era Hashirama, che non si arrabbiava mai, che
non
reagiva mai, e chissà, magari era proprio questo suo non
reagire che aveva
fatto sbroccare una volta per tutte Madara.
“Non
farlo, ti avverto” Lo minacciò il Senju,
avvicinandosi
lentamente.
“Su,
piano, consegnami Basy, piano, e nessuno si farà
male”
Sussurrò con lo sguardo gentile.
“Hai
dato” Rise Madara “Un nome alla pianta?”
Continuò senza
riuscire a credere alle sue orecchie.
“Basy
Basy, oggi non è il tuo giorno fortunato”
Canticchiò
fissando le fogliette verdi con un cipiglio bastardo.
“Madara,
io non voglio ucciderti...” Lo avvertì Hashirama.
“Io
voglio che tu ci provi, non ti lascerò vincere” E
fece
cadere il vaso a terra.
Accadde in un
secondo, un grido “Basy, oh no!” Poi il pungo
di Hashirama toccò la guancia pallida dell’Uchiha.
“Sei
un bastardo!” Insulti riempirono il salotto.
“Sporco
Senju” Si tiravano i capelli come due ragazze
isteriche.
“Basy
era innocente” Mugolò Hashirama, mentre
l’altro aveva
ripreso a ridere, premendogli forte un ginocchio
sull’inguine, cercando di
fargli male.
“Sei
una checca innamorata delle piantine” Lo
sbeffeggiò,
dandogli un morso.
“Sei
un represso, un isterico” L’altro gli
afferrò le dita
con troppa forza, piegandole.
“Che
problemi hai, eh? Madara? Cosa cazzo vivi con me, se mi
odi?” Hashirama si era fermato, la rabbia era svanita
lasciando il posto al
dispiacere.
Anche
l’Uchiha aveva smesso di combattere, steso a terra, con
Hashirama sopra di sé, a cavalcioni.
“Mi
assecondi, non ti arrabbi mai” Sussurrò, acido.
“Cosa
dovrei fare? Picchiarti come fai tu con me? Per ogni
singola cazzata?” Gli rispose il Senju.
“No lo
so, ok? Merda!” Urlò il moro.
“Cosa
vuoi, Madara?”
“Non
lo so, non lo so...” Prese a ripetere.
“Me ne
vado” Disse Hashirama, facendo per alzarsi. “Butto
tutta la mia roba nello zaino, le piante le vengo a prendere domani, me
ne
vado” Sussurrò, ma Madara lo trattenne per un
polso.
“No”
Il Senju
provò a divincolarsi dalla presa ossuta delle sue
dita, senza riuscirci, o senza volerlo realmente.
“Cosa
c’è?” Madara si alzò verso di
lui e lo baciò
velocemente, sulle labbra. Hashirama lo guardò stranito,
colto di sorpresa.
Un pugno sul
viso, era ancora Madara.
“Tu
sei malato!” Gli urlò contro il Senju.
Così ripresero a
combattere sul pavimento, tra la terra sparpagliata sulle mattonelle e
i
rimasugli delle foglie di Basy.
Stanchi,
Hashirama dolorante da capo a piedi, Madara con la
mano premuta forte su un labbro sanguinante.
Ansimavano
guardando il soffitto.
“Vivere
con te è impossibile, sei pazzo”
Realizzò il Senju,
ruotando il capo verso il coinquilino, che aveva chiuso gli occhi e
respirava
forte con il naso.
Indugiò
sul viso pallido, il rossore sulla guancia magra che
aveva colpito con forza, il naso dritto e sottile, i lineamenti
bellissimi.
“Perché
devi rendere tutto così difficile?” Gli
domandò.
Madara non
rispose, scoppiò a ridere amaramente.
“Sono
stanco di fare a botte con te Hashirama, mi sono rotto”
Sputò un po’ di sangue sul pavimento, poi si
voltò verso di lui e sospirò.
“Scopiamo”
Disse.
Hashirama
sgranò gli occhi castani, incredulo.
Aveva sentito
bene? Lui, Uchiha Madara gli aveva appena
proposto di farlo? Ma erano due ragazzi, dopotutto potevano definirsi
amici,
certo, un’amicizia piena di strane sfumature, di equivoci, di
troppe risse, di
troppi...
“Va
bene” Mormorò, incrociando i suoi occhi neri.
Si sporse verso
di lui e lo baciò, assaporò il sangue dalle
sue labbra sottili, la sua lingua, assecondò il modo
aggressivo che aveva di
farsi spazio nella sua bocca, Madara baciava come combatteva.
“Piano”
Brontolò Hashirama, allontanandosi con il respiro
corto e il cuore a mille. Aveva sempre sognato quel ragazzo, aveva
sempre
sognato di baciarlo, sentirlo, toccarlo e non con i pugni, non in una
battaglia.
“Non
tirarti indietro ora, Senju” Lo ammonì il moro.
Hashirama allora
se lo tirò addosso, afferrandogli i capelli
spingendogli la lingua in bocca.
Ecco, stavano
nuovamente facendo la guerra, ma era una guerra
diversa, si spogliavano anziché tirarsi calci e insulti, si
baciavano, anziché
litigare.
“Cavolo”
Esclamò il Senju, quando l’Uchiha riemerse dalle
sue
gambe, le labbra sporche di saliva, i capelli ancora intrappolati nelle
sue
mani brunite.
“Io
oserei anche un: cazzo!” Ghignò il moro,
salendogli sopra
e baciandolo.
Hashirama
lasciò la presa sui suoi capelli corvini, che scivolarono
morbidi sulle spalle candide.
Era
lì, sdraiato su un pavimento scomodo e freddo, con
l’Uchiha sopra, nudo, disponibile, si mosse un poco, cercando
di farsi spazio
dentro di lui come poteva, guardandolo in viso dopo ogni piccolo
centimetro
conquistato.
“Sei
bellissimo” Gli scappò, mentre Madara si portava
le sue
dita addosso, permettendogli di toccarlo dove voleva, di scavargli dove
voleva,
prima con le mani, poi con altro.
“Non
dire cose imbarazzanti, Senju”
“Sto
per scoparti e trovi le mie parole imbarazzanti?”
Ribatté
l’altro.
Madara
corrugò le sopracciglia infastidito.
“Io,
sto per scopare te” Disse serio.
“Non
mi sembra” Ribadì Hashirama, muovendo un poco il
bacino,
facendogli notare che sì, gli era dentro per un pezzo.
Per la prima
volta Madara rimase in silenzio, poi
inaspettatamente, mordendosi le labbra per sopportare il dolore, scese
d’un
botto, impalandosi.
“Io,
scopo te!” Ringhiò, testardo fino al masochismo.
E Hashirama lo
lasciò fare, si trattenne dal ridere per la
sua espressione, ma lo lasciò fare, lo lasciò
muoversi prima lentamente, e poi
in modo anomalo, istintivo, ripiegandosi su di lui e baciandolo,
perdendo ogni
inibizione, ogni logica.
Hashirama gli
carezzò i capelli neri, lo baciò ovunque, gli
baciò le spalle, le mani, le guance.
“Ti
volevo così tanto” Gli sussurrò
sottovoce.
Madara
venne subito
dopo quelle parole, senza volerlo, con un brivido che lo scosse da capo
a
piedi, disorientandolo.
Hashirama ne
approfittò, portandolo sotto di sé, prendendo a
muoversi dentro di lui con una certa
foga. E Madara scoppiò a ridere, dal niente,
poi lo baciò forte, gli
tirò i capelli.
“Muoviti,
Senju” E la sua voce era inaspettatamente dolce,
serena, roca, mentre cingeva la sua schiena con le gambe, mentre lo
accoglieva
senza esitazione.
Avevano la terra
tra i capelli, il sudore sulla pelle, le
foglie della pianta di basilico attaccate alla schiena.
Hashirama
crollò esausto sul corpo pallido di Madara, che gli
portò le dita tra i capelli per poi cercare le sue labbra
con le proprie,
baciarlo, ancora.
“Anche
io ti volevo” Ammise poco dopo.
“C’era
bisogno di sacrificare Basy?” Lo brontolò
Hashirama,
mordendolo piano su una spalla, poi seguendo con il naso un percorso
immaginario fino alla clavicola ossuta.
“Ora
profumi di basilico” Si giustificò, togliendogli
una
foglia dai capelli.
E Hashirama
allargò le sue labbra in un sorriso rassegnato e
complice.
Era cambiato
tutto, o meglio...alla fine era successo, la
bomba era esplosa, erano venuti allo scoperto dopo anni di pugni, di
insulti,
di litigi, di risate, di un’amicizia che non aveva mai avuto
l’odore dell’amicizia,
ma di un amore represso, troppo forte per essere affrontato, ora quello
del
basilico.
Fino ad allora
avevano conosciuto solo lo scontro, era giunto
il momento dell’unione, che lo volessero o no, che avessero
cercato di
reprimerlo o meno, entrambi ne erano consapevoli, si amavano.
Di
pigrizia, donne
intraprendenti e film polacchi: Shikamaru e Temari
Shikamaru era un
tipo tranquillo, pigro, incline all’ozio
sfrenato.
Temari era
iperattiva, forte, determinata e intraprendente.
A letto
comandava, sempre, o meglio, Shikamaru la lasciava
fare, si lasciava sdraiare sulle lenzuola, sul divano, dove capitava,
si
lasciava toccare, ogni tanto muoveva una mano, la carezzava, un dito
là, un
bacio qua, un morso sulla spalla, e gli era dentro, avvolto da un
calore
insostituibile, con lei sopra, abbandonata, nuda, bellissima.
Da quella
posizione, la stessa in cui lo si poteva trovare
disteso su una collina ad ammirare le nuvole, lui ammirava Temari. I
capelli
color miele sciolti, mossi in fondo, le lambivano le spalle mentre
oscillava
avanti e indietro sul suo corpo, mentre accoglieva le sue spinte,
minime,
movimenti d’inerzia, movimenti che non riusciva a frenare,
perché sì, era
pigro, ma godeva anche lui, e che diamine!
Poi Temari si
chinava e lo baciava, e lui rispondeva, la
teneva stretta a sé ed ondeggiava con lei, fino a quando non
la sentiva
respirare più forte contro la sua bocca, venire con un
gemito trattenuto,
allora lui la seguiva, non per inerzia, perché gli piaceva,
gli piaceva troppo
sentirla così, sua.
Poi accadde.
Temari decise di
farla finita.
“Non
prendi mai l’iniziativa” Aveva sentenziato in
macchina,
uscendo e chiudendo la portiera troppo forte.
“Le
donne, valle a capire” Si era detto Shikamaru rientrando
a casa, mollato così.
Un mese dopo, un
lungo mese durante il quale aveva lei
praticato una ferrea astinenza da qualsiasi pratica che coinvolgesse le
loro
parti intime, lo aveva invitato a cena a casa sua. Si era truccata,
aveva
cucinato, indossato un vestito scollato, le gambe lasciate scoperte, le
scarpe
con il tacco. Insomma, era bellissima.
“Cosa
festeggiamo?” Aveva chiesto lui, curioso.
“Niente
di che, è solo una cena” Aveva risposto lei.
Avevano discusso
del più e del meno, della scenata tra Sasuke
e Naruto alla festa di qualche giorno prima, poi Temari aveva proposto
di
guardare un film.
Si era alzata,
senza sparecchiare, aveva raggiunto lo
scaffale basso, quello dove teneva i DVD, si era chinata, e il vestito
le si
era alzato un poco per lasciar scoprire a Shikamaru, ancora seduto a
tavola, che...no,
non aveva l’intimo.
Aveva sgranato
gli occhi, ma era rimasto in silenzio,
osservando la sua ragazza indugiare.
“Cosa
guardiamo?” Aveva chiesto, ticchettando con le dita
sulle copertine dei vari film.
“Ehm”
Aveva esitato lui, che vinceva una partita di scacchi
in tre mosse ma non riusciva a spiccicare parola di fronte a quel...lo
definì belvedere.
“Scegli
tu,Temari” Disse poi, calmo, anche se avevano preso a
sudargli le mani.
“Oh,
un porno?” Scherzò lei, afferrando un film a caso
e
alzandosi.
Ecco ora poteva
anche respirare e risponderle: “Molto
divertente, dai, cos’hai scelto?” Le
domandò.
“Un
film impegnato” Proferì, crollando sul divano e
facendogli cenno di raggiungerlo.
La
seguì, sprofondando sui cuscini.
Il film era
polacco, sottotitolato. Perché Temari aveva un
film polacco in casa?
“Kankuro
ama il cinema straniero” Gli venne in soccorso lei,
mentre altre domande frullavano nella mente di Shikamaru.
“Quanto
dura?” Chiese.
“Tre
ore e mezza” Sorrise lei, e lui capì, tramava
qualcosa.
Passò
la prima mezz’ora ad accavallare le gambe, con il
pensiero di ciò che lei aveva, o meglio non aveva sotto la
gonna.
“E se
cercassimo qualcosa con una trama più avvincente?”
Propose lui.
“Shh,
mi ha preso” Lo ammutolì lei.
“Anzi,
vado ad accendere l’impianto stereo...L’ha montato
Gaara pochi giorni fa”
Shikamaru
pregò che si trovasse in alto, ma no, era in basso
quel dannato pulsante.
Ancora le sue
gambe, ancora la gonna alzata, ancora...
Capì,
lo faceva di proposito, ma perché? Poteva benissimo
atterrarlo sul divano e fare quello che faceva sempre no? Spogliarlo,
baciarlo...
Ma no, si
sedette con un cipiglio soddisfatto, portando una
mano sulla sua coscia e disegnando strani ghirigori, vicina, troppo
vicina, al
cavallo dei suoi pantaloni, senza mai toccarlo.
“Oh,
il personaggio principale si è schierato con i
cattivi”
Asserì, guardando lo schermo, con la mano sempre
lì.
Shikamaru stava
odiando il suo scarso autocontrollo, stava
odiando quella situazione, stava odiando il gonfiore sotto i suoi
jeans, e
soprattutto la imminente e prevista perdita di controllo. Addio serata
rilassante, addio pigro oziare coccolati dalla propria ragazza.
Resse per
un’altra ora buona, poi, durante una sparatoria
atterrò Temari sul divano.
“Tu,
lo hai fatto di proposito” Esclamò. Portando una
mano
sotto la sua gonna e sfiorandola tra le gambe, pianissimo.
Lei
sussultò, poi sorrise.
“Io?”
Disse innocentemente, allargando un poco le gambe.
Lui
deglutì, affondando un primo dito, guardando
l’espressione di lei mutare, gli occhi farsi quasi liquidi di
desiderio.
“Mi
vuoi?” Chiese poi Temari, l’espressione del suo
viso si
era fatta seria.
Shikamaru la
osservò attentamente.
“Tu
pensi che io non ti desideri?” Aveva capito il
perché di
tutta quella messa in scena.
“Perché
faccio fare tutto a te?” Alzò un sopracciglio e si
chinò su di lei baciandola.
“Sono
solo pigro, pensavo ti piacesse prenderti cosa volevi”
Lei gli
tirò i capelli, poi gli sciolse la coda, era
arrabbiata.
Shikamaru
sorrise.
“Ogni
tanto potresti fare qualcosa anche tu” Lo brontolò.
E lui la
baciò di nuovo, muovendo piano le dita in basso,
sentendola sospirare.
“Cosi?”
Le soffiò all’orecchio.
Lei
cercò di protestare, poi abbandonò
l’idea e lo tirò a sé
per baciarlo, mentre in polacco un tizio urlava qualcosa di
assolutamente
incomprensibile.
“Che
film di merda, mi dispiace per Kankuro, ma ha gusti
orribili” Rise lui, alzandole l’abito e baciando la
pelle liscia delle coscie,
poi in mezzo, ascoltando i respiri profondi di Temari.
“Hai
ragione, sono troppo pigro, mi perdo tante cose...interessanti...a
far fare sempre tutto a te” Riemerse dalle sue gambe e si
sfilò la maglia.
“Sì,
ti perdi tante belle cose” Sorrise lei, tirandoselo
sopra, e sganciandogli i pantaloni.
Lui le
sfilò il vestito, lui portò le mani sul suo seno,
lui baciò
l’incavo tra le clavicole, la piccola depressione
dell’ombelico tondo, poi le
afferrò i fianchi, lui la invitò ad aprire le
gambe e si fece spazio dentro di
lei, che lo accolse con un gemito, che impazzì letteralmente
per le sue spinte
lente, calibrate, fino a quando non si ritrovò ad
afferrargli le spalle, i
capelli scuri, mentre i suoi movimenti si facevano svelti privi di
quella calma
tipica di Shikamaru.
Era stato lui,
di libera iniziativa, sprecando le proprie
preziose energie.
“Sei
sprecato come pigro” Riuscì a dire Temari, mentre
le
afferrava una gamba, spingendosi ancor più dentro di lei.
“Oh,
dannatamente sprecato” Lo ammonì, cercando le sue
labbra
e baciandolo.
Lui rise, rise
perché la amava, perché tirava fuori lati del
suo carattere che neanche conosceva, perché lo spingeva
sempre a vivere.
“Temari”
La chiamò, chinandosi sul suo corpo sudato,
baciandole la mano, prendendo ad ondeggiare con il bacino.
“Non
smettere di essere così intraprendente con me” E
riprese
a muoversi.
Crollarono
esausti, e Shikamaru sospirò soddisfatto.
“Vedi,
ne vale la pena, smettere di affogare nella pigrizia”
Disse lei schioccandogli un bacio sulla guancia.
Lui
guardò il televisore ed annuì. I titoli di coda
in
polacco scorrevano da minuti.
“Un
film di merda, comunque. La prossima volta scelgo io”
Sentenziò tornando a fissare il corpo nudo di Temari, con la
voglia di “non
fare il pigro” un’altra volta.
IMPORTANTISSIME NOTE DI ALLYN
Allora,
spero starete
leggendo, mi dispiace di aver ritardato così tanto, ma
l’uni distrugge...sono
qui per dirvi che la parte del capitolo vero è stata breve
di proposito per
lasciar spazio agli spin off, un po’ perché ve lo
meritavate, un po’ perché il
capitolo tutto insieme sarebbe stato troppo lungo...quindi alla
prossima, spero
prestissimo, voi continuate a sognare NaruSasuNaru <3 e beh,
fatemi sapere
1)cosa
ne pensate della
storia, e di questi spin off (lancio dei pomodori)
2)Sì,
lo so Kankuro ama
i film polacchi XD
3)Volete
altri pg in
altri spin off, se avete coppiette PROPONETE
4)quale
pg vi piace di
più in questa storia?
5)GRAZIE
PER CONTINUARE
A SEGUIRMI, PER RECENSIRE, PER LEGGERE, e grazie anche ai silenziosi,
che
leggono...se volete farmi sapere scrivete pure, fa sempre piacere!
Allyn
che vi manda
baci, baci enormi, ancora felice che questa storia vi piaccia, spero di
non
deludervi! <3
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Capitolo 22 *** VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio + EXTRA[JuugoxKimimaro] ***
Ehm...sì,
sono io, con
la barba lunga e smagrita come il tizio di Cast Away, insomma sono
stata sull’isola
deserta dello studio universitario, con uno Wilson tutto mio a cui
ripetere
roba come Patologia e quant’altro, e sì, il mio
pallone-amico di naufragi si è
suicidato, non è stato perso in mare come quello del film.
Ma
La zattera sulla
quale sono fuggita mi ha riportata a casa e quindi su EFP che mi
mancava come
il pane, giuro...
Mi
vergogno, e
probabilmente vi sarete dimenticati di questa lon-fic demente, hahahah
è
naturale, dopo una così lunga assenza...
Naruto
e Sasuke comunque
tornano, e tornano con un capitolo ventidue che contiene anche uno spin
off
<3, mi dispiace se il cap precedente...insomma...sì
era pieno di extra
rossi...ahaha questo invece vedrà di nuovo protagonisti i
nostri due beniamini
<3
Naruto
che torna alla
riscossa, Sasuke che passa da frigido a isterico...è
l’amore, insomma, l’amore...
Ed
io vi aspetto,
implorando il vostro perdono e promettendo pallini rossi per tutti
<3
Baci
baci.
Spero
di leggervi
numerosi, e di sapere se sì, insomma, se vi sono mancata!
Allyn
VENTIDUESIMA
REGOLA: A
volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che
tu non sia
preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è
peggio
“Cosa
stai facendo?” Chiese Suigetsu, il tono di voce troppo
alto e gli occhi puntati su Sasuke.
“Preparo
i bagagli” Rispose laconico il ragazzo, piegando
velocemente un paio di jeans.
“Dove
vai? Vengo anche io? C’è tuo fratello?
Perché
quest’inverno mi è piaciuto un sacco venire a
sciare con voi, e poi Itachi è
così bello, gentile...”
Sasuke
sbuffò, si era pentito della decisione presa qualche
mese prima, portare Suigetsu con sé in vacanza per non
pensare a Naruto e poter
sfogare su qualcuno la rabbia dovuta alla vicinanza di Itachi,
sì, era stato
decisamente un errore causato dalla debolezza del momento, era umano
anche lui,
dopotutto.
“No,
non vieni anche tu, e no, non è una vacanza, è un
incontro di lavoro all’estero per la Soundteam”
Spiegò acido.
Suigetsu si
zittì per un minuto buono, si sedette sulla
scrivania, dondolando avanti e indietro le gambe e osservando attento i
veloci
e precisi movimenti delle mani di Sasuke.
“Naruto
è tornato, sai?” Trillò poco dopo.
L’Uchiha si fece
scivolare di mano un paio di calzini.
“Karin
mi ha detto che ha lasciato la Hyuga” Continuò.
“E
quando te l’avrebbe detto?” Chiese Sasuke,
fingendosi
indifferente, arrotolando lo stesso paio di calzini per la terza volta.
“Mentre
scopavamo, ieri”
“E voi
mentre scopate parlate di Naruto e della Hyuga?”
Alzò
un sopracciglio il moro, immaginandosi la scena e assumendo
un’espressione tra
il perplesso e il disgustato.
“Sì,
ogni tanto chiacchieriamo...Le donne sono così, vogliono
sempre parlare, fare sesso con gli uomini è diverso, meno
impegnativo da quel
punto di vista, ma da altri...” E ricominciò a
parlare delle sue serate brave
al locale che Juugo aveva aperto da poco più di due mesi.
“Non
mi interessa” Rispose, a tutto, a lui e Karin che
spettegolavano
ansimando, al biondino che aveva rimorchiato grazie a Kimimaro, a Juugo
che
voleva sposare quel pallido giovane tirocinante in ortopedia.
“Non
ti interessa, eh?” Sorrise Suigetsu, scendendo dalla
scrivania.
“Dove
andate?”
Il moro
finì di piegare un paio di boxer, poi chiuse la
valigia con uno scatto, sbuffò sonoramente e disse:
“Non fare cazzate, torno
tra tre giorni”.
“Tre
giorni di Akatsuki Hotel, cinque stelle”
Piagnucolò
Suigetsu guardando il volantino che Sasuke aveva lasciato sul letto.
“Tutto
pagato” Infierì il ragazzo aprendo la porta e
portando
la valigia in corridoio.
“Sì,
lo so io perché è tutto pagato...fortunato quel
capo!”
Sorrise malizioso l’Hozuki.
“A
cosa alludi?” Sasuke rimase fermo sulla porta, accigliato.
“Non
alludo, è un dato di fatto” E mimò un
rapporto orale con
la mano.
“’Fanculo,
idiota” Uchiha chiuse la porta davanti ad un
Suigetsu piegato in due dalle risate.
Trascinò
la valigia
per tutto il corridoio, ancora accigliato per il commento del
coinquilino.
Scese nell’atrio, si fermò di fronte alla
macchinetta del caffè e cercò gli
spiccioli in tasca, senza trovarli.
“Me li
ha fregati di nuovo, quellì’idio-“
“Idiota
a chi?” Una voce alle sue spalle terminò la sua
frase.
Sasuke non si
voltò, continuò a fissare il display della
macchinetta senza inserire alcuna moneta.
***selezionare
bibita***
Una mano gli
sfiorò la spalla e passando oltre andò a inserire
qualche spicciolo nella
fessura. Le monete tintinnarono. La stessa mano selezionò
“caffè espreso”,
portò lo zucchero al minimo, poi tornò indietro,
sfiorandogli ancora la spalla.
“Tu
odi le
cose dolci” Sussurrò la voce, sovrastando lo
scrosciare quasi sordo
dell’erogatore.
***Prelevare
bibita***
Il display lo
stava annunciando da una buona manciata di
secondi, eppure Sasuke esitava. La stessa mano lo oltrepassò
di nuovo e aprì lo
sportellino trasparente.
“Prendilo,
prima che si freddi” Suggerì. Ma Sasuke
fissò le
dita immobile.
“No,
grazie” Disse laconico, senza però risultare
freddo
quanto avrebbe voluto.
La mano
lasciò andare lo sportellino che si chiuse, sul
display rimase in verde l’avviso lampeggiante.
Fu tutto molto
veloce, si sentì afferrare per le spalle e
voltare, poi spingere contro la macchinetta, con una certa violenza che
per un
attimo gli fece girare la testa.
Naruto. Le mani,
la voce, erano sue, certo, le aveva
riconosciute fin da subito; quelle mani gli erano state dentro, quella
voce lo
aveva fatto tremare, odiare, scaldare, soffrire come mai aveva potuto
immaginare, eppure aveva preferito far finta che non fosse lui, che
fosse tutta
un’illusione della sua mente. L’aveva ignorato,
l’aveva ricostruito come uno
sconosciuto invadente, nella sua mente, per quella mattina,
perché non gli
tremasse lo stomaco, poi il cuore, perché potesse rimanere
integro e in
equilibrio.
Non lo
guardò, o meglio, abbassò subito lo sguardo per
non
indugiare troppo sui suoi occhi azzurri, rossi di sonno mancato.
“Sasuke”
Rantolò Naruto.
“Sasuke”
Ripeté ancora il suo nome, tante volte, nell’atrio
vuoto, contro il suo orecchio, mentre lo stringeva in un abbraccio a
cui
l’Uchiha non riusciva a rispondere.
“Lasciami”
Lo spinse via e si riassettò gli abiti, come se
l’altro l’avesse sporcato.
“Bevi
il caffè, ‘Suke, prima che si freddi”
Borbottò Naruto,
con gli occhi ancora più rossi.
“Non
l’ho pagato io, non è mio”
“E’
per te, sai che a me piace con tanto, troppo zucchero”
“Allora
rimarrà lì, diventerà freddo, e non
importerà a
nessuno” Ribatté il moro, allontanandosi da lui,
sempre senza guardarlo.
“A me,
a me importa...Sasuke”
“A me
no”
Afferrò
la valigia e camminò dritto verso l’uscita.
Sentì
i suoi passi, rumorosi, rimbombare nel silenzio, sul
pavimento, il suo correre veloce, lo raggiunse, ed aveva il
caffè in mano, e
Sasuke sapeva che si sarebbe scottato le dita, o che gli sarebbe
caduto, ed invece
Naruto glielo porse con un’incredibile premura, senza
versarne neppure una
goccia.
“E’
per te”
Sasuke esplose,
solo per un attimo, bastò a fargli tirare una
sberla contro il bicchiere, per poi vedere Naruto con la felpa e il
mento
macchiati di caffè.
“Ora
vattene” Sibilò.
***
[Naruto]
Gli bruciava il
mento, sentiva l’odore forte della bibita
riempirgli le narici, il calore spandersi sul petto, dove la macchia
marrone si
stava allargando.
Faceva male,
faceva tutto troppo male, ma dentro, dove sapeva
che anche Sasuke aveva sentito dolore.
L’aveva
perso, aveva sbagliato, ma ci stava provando.
Ora lo odiava,
glielo aveva anche scritto, Sasuke lo odiava e
lui non riusciva a farsene una ragione.
“Torna
qui” Non glielo avrebbe mai gridato, lo avrebbe lasciato
andar via, perché un po’ era masochista,
perché un po’ voleva spartire con lui
il dolore dell’indifferenza e dell’abbandono.
Non gli corse
dietro, andò al dormitorio, bussò alla porta
della stanza che avevano condiviso per tanto tempo, dove si erano
toccati
veramente per la prima volta, dove ora dormiva qualcun altro.
Suigetsu, quando
gli aprì, lo accolse con un sorriso insano e
appuntito.
Lo fece entrare,
scrutò la felpa zuppa di caffè e fece cenno
di no con la testa chiara.
“Uzumaki,
non ne combini una giusta” Borbottò tirandogli un
asciugamano.
Allora Naruto
rise, poi pianse, poi rise ancora.
“Ma...siete
affetti dalla stessa pazzia voi due” Borbottò
l’Hozuki
sedendosi vicino al biondo, sul letto di Sasuke.
“Hyuga,
l’hai piantata?” Gli chiese qualche minuto dopo,
mentre l’altro fumava una sigaretta, steso sul materasso con
gli occhi chiusi.
Neanche lui e
Suigetsu fossero mai stati amici.
“Piantata
è brutto” Borbottò.
“L’hai
piantata, come hai piantato Sasuke”
Naruto
tossì fumo e riprese a respirare piano.
“Non
l’ho piantato”
“Sei
sparito per mesi” Ribatté il ragazzo. “E
io ho dovuto rimettere
insieme i cocci. Ora sta bene, ora si scopa il capo della
Soundteam” E sorrise
malizioso. “Perciò non rompergli le
palle”.
Un calcio gli
avrebbe fatto meno male, ecco, anche un pugno
sul naso avrebbe sortito su di lui un effetto meno doloroso. Spense la
sigaretta e affondò la testa nel cuscino.
“Quanti
problemi” Sbuffò Suigetsu esasperato, fabbricando
un aeroplanino
di carta che atterrò tra i capelli biondi di Naruto.
“Tu
giochi, e ridi, e ti diverti alle nostre spalle”
Brontolò
Naruto.
“Un
po’” Ridacchiò Hozuki.
“Però
sei qui. Lui è testardo, è psicopatico,
è isterico,
è...è un Uchiha, credo si possa riassumere tutto
così, anche se Itachi...beh,
lui è spettacolare, gentile, andare in vacanza con loro mi
ha fatto apprezzare
quei tratti eleganti, i movimenti sinuos-“
“Smettila”
Lo ammonì Naruto, afferrando l’aereo di carta.
“Hotel
Akatsuki?” Chiese, alzando lo sguardo azzurro sul
nuovo coinquilino di Sasuke.
“Chi
ha una valigia solitamente parte, sai testa vuota? Non
ci saranno altre occasioni, è un viaggio con i membri
più importanti della
Soundteam” E si fiondò in bagno.
“Quando
scappi per rincorrerlo chiudi la porta, eh? Se ci
riesci scopalo anche per me, c’ha un culo perfetto quello
stronzo” Rise e aprì
l’acqua della doccia.
Naruto chiuse la
porta con un botto, il volantino della città
con la pubblicità dell’albergo stretto in mano.
***
[Sasuke]
Kabuto lo aveva
fissato per tutta la riunione, con una sorta
di odio nello sguardo cerchiato dagli occhiali. A Sasuke non era preso
nessun
brivido di terrore, come invece gli era capitato quando erano stati gli
occhi
di Orochimaru a posarsi su di lui.
Era bravo in
quel lavoro, nonostante la giovane età sapeva cavarsela,
presentare bene il prodotto, e mentre parlava a nome della Soundteam,
si sentì
forte di un potere nuovo che l’avrebbe reso superiore a suo
fratello Itachi,
che l’avrebbe portato in cima a vette così alte
che suo padre avrebbe dovuto
fabbricare un’infinita scala di scuse e di complimenti, per
raggiungerlo.
Poi
c’era Naruto, che con il ricordo ancora vivido del suo
mento macchiato di caffè e di quegli occhi azzurri lo
riportava giù, a terra,
dove le nuvole non gli sfioravano i capelli ma rimanevano lontane,
stagliate in
cielo, inarrivabili, giù, dove i suoi piedi erano a terra,
dove tutto poteva
uccidere e ferire, dove lui tornava ad essere Sasuke, un umano Sasuke.
Non gli avrebbe
permesso di riportarlo così in basso, di
farlo sentire di nuovo tanto patetico e miserabile, in preda ad
emozioni
puerili, inutili, pesanti come insormontabili ostacoli.
Una volta in
ascensore si allentò la cravatta, sganciò i
polsini della camicia e riprese a respirare.
La vetta,
avrebbe raggiunto la vetta.
“Salgo
anche io” Orochimaru inserì una mano tra le porte
d’acciaio
e si infilò a forza nello spazio rettangolare.
“Che
piano?” Chiese Sasuke, leggermente a disagio per la
troppa vicinanza con quell’uomo a cui, sì, a cui
l’aveva succhiato e che...sì,
gli aveva infilato le mani dove...Non volle ripensarci, anche se sapeva
che
prima o poi la questione sarebbe di nuovo saltata fuori.
Una scopata,
sarebbe stata solo una scopata, poi la vetta, e
non sarebbe stato vendersi, né scendere a compromessi,
perché lavorava bene, perché
sapeva di poter diventare il migliore, quello era solo un modo per
diventare
adulti, per confrontarsi con altre persone, per...
“Ottavo”
Sussurrò Orochimaru, poggiandosi con la schiena
contro la parete a specchio.
“Bene,
io undicesimo” Mormorò Sasuke, premendo prima
l’otto e
poi l’undici sulla lunghissima tastiera numerata.
Primo piano,
secondo piano...e Orochimaru faceva tamburellare
quelle sue dita ossute sempre più velocemente.
Quinto piano,
oltrepassò Sasuke e premette lo stop rosso, poi
sorrise malizioso.
“Sei
stato bravissimo” Gli disse l’uomo, avvicinandosi
con le
labbra al suo collo. Il ragazzo rimase composto, fissò il
rosso lampeggiante
del tasto con una S sopra e continuò a respirare.
Le mani
dell’altro andarono ad afferrargli i polsi, per poi
sbatterlo contro le porte dell’ascensore e morderlo piano.
“Avrei
voluto scoparti lì, sul tavolo, davanti a tutti quei
clienti e dire: è mio, questo genio è
mio” E scoppiò in una sonora risata.
Sasuke non si
liberò dalla presa, si lasciò baciare dove
più
piaceva a quell’uomo e ripensò al suo effettivo
successo, ripensò allo sguardo
luminoso dei clienti dell’azienda, mentre il suo capo gli
sganciava i pantaloni
e glielo prendeva in bocca.
Chiusi,
volutamente bloccati in un ascensore, Sasuke pensò a
Naruto e a quanta bellezza aveva colto nel suo viso in quello sguardo
fugace.
“Ti
piace?” Chiese Orochimaru, staccandosi dal membro del
moro che per un istante parve disorientato.
“Se ti
piace smetto e ti scopo” Ma riprese a succhiarlo.
Sasuke si chiese
se sarebbero finiti a farlo in ascensore, in
quello spazio tanto stretto, con quasi tutti i vestiti addosso. Non
poteva di
certo rifiutarsi trovando scuse come “mi è venuto
il ciclo”, oppure “ho il mal
di testa”, non era una donna, non poteva.
Avrebbe dovuto
farlo, non c’erano dubbi, Naruto non l’avrebbe
“salvato” anche in quel momento, altrimenti non
avrebbe più potuto parlare di
Naruto come Naruto, ma solo di Naruto eroe-salvatore, una specie di
principe
azzurro tonto, insomma.
Gli venne da
ridere, ma si limito a sghignazzare, sortendo
però un effetto non proprio buono sul suo capo, che intanto
aveva preso a
masturbarlo anche con la mano.
“Ti fa
ridere? Chi ti credi di esser diventato?” Si
adirò,
senza però alzare la voce, senza però apparire
davvero cattivo, con quel ghigno
quasi malizioso eppure minaccioso.
Sasuke non
scosse la testa, non negò.
“Sei
bravo, ma io lo sono più di te, ragazzino”
Sibilò come
una serpe, per poi voltarlo di spalle, e cercare la cinta dei suoi
pantaloni.
“Diventerò
il migliore” Scoppiò poi a ridere Sasuke, mentre
l’altro
trafficava con le dita alla ricerca di un’entrata.
“Oh,
non ne dubito” Rispose Orochimaru.
Poi accadde,
forse per magia, forse perché qualcuno, per una
volta aveva esaudito le sue mute preghiere, quelle inconsce, quelle del
ragazzo
che non voleva farsi fottere da un uomo come Orochimaru in un ascensore.
Un gran rumore,
poi il sesto piano, e le loro cinture che
venivano velocemente riallacciate, lo sguardo furioso del suo capo,
settimo
piano, il suo sorriso, ottavo piano. Era solo, in quello spazio
stretto, ora
perfetto, senza le mani viscide dell’altro a toccarlo.
Si
portò le dita agli occhi e respirò profondamente,
mentre l’ascensore
si fermava al piano numero undici.
Camminò
fino alla sua stanza, lentamente, cercando di distendersi
le membra con dei massaggi brevi e circolari sulle tempie. Gli pulsava
la testa
e si sentiva intorpidito dove la serpe lo aveva anche solo sfiorato.
Fu una macchia
di colori, e trovò impossibile che Orochimaru
l’avesse raggiunto correndo per le scale, o infilandosi
dentro un altro
ascensore, però chi altro poteva essere, alle sue spalle, a
circondargli il
collo con il braccio. Si trovò quelle labbra contro le sue,
si trovò la schiena
premuta forte contro il muro del corridoio dell’albergo, la
lingua torrida e
invadente in bocca, contro la propria.
Morì
e rinacque, odiò e amo, rispose e si ritrasse. Sasuke
afferrò i capelli biondi di Naruto con una foga tale da
poterglieli strappare,
si lasciò spingere contro la parete, mentre il corpo
dell’altro gli sbatteva
contro, forse con la voglia di oltrepassargli i vestiti, di sentirlo
pelle
contro pelle.
Una maledizione
che di cognome faceva Uzumaki, la sua
personale maledizione.
Gli
baciò il mento, gli morse le labbra, e Naruto
sussurrò il
suo nome piano, mentre ricercava ancora la sua bocca per poi
appropriarsene con
foga.
Nel corridoio
dell’albergo, al piano numero undici, dopo un
bacio, Sasuke sferrò un pugno dritto allo stomaco del suo
ex-migliore amico.
Il ragazzo si
piegò in due e gli sorrise amabile. Gli arrivò
un altro pugno, e poi un altro ancora.
Non era il
più decoroso modo di salutarsi, nel corridoio di
un albergo di lusso poi, ma l’Uchiha sentì il
bisogno di colpirlo ancora e
ancora, perché era colpa di Naruto se il suo capo glielo
aveva succhiato in
ascensore pochi minuti prima, perché era colpa di Naruto i
suoi pensieri
dovevano tingersi del biondo dei suoi capelli e dell’ambra
della sua pelle per
sopravvivere a quel supplizio, perché era colpa di Naruto se
tutta la sua
esistenza era andata a puttane.
Lo
colpì un’altra volta, poi lo tirò su
per la felpa
sdrucita, afferrandolo per le spalle, portandoselo contro nonostante il
biondo
si tenesse lo stomaco per il dolore. Lo baciò di nuovo e gli
tirò i capelli
chiari.
“Ti
odio” Sillabò.
Poi lo
trascinò in camera.
EXTRA
– Di vasche da
bagno e proposte di matrimonio – JuugoxKimimaro
Avviso:
NC17
Gli
baciò le caviglie sottili e chiarissime, le toccò
con la
punta dei polpastrelli enormi, poi risalì fino al ginocchio,
alle cosce, per
baciarlo tra le gambe, sulla piega precisa dell’inguine,
sotto l’ombelico e
sopra, poi sul profilo di ogni costola.
“Ti
amo Kimimaro” E aveva lo sguardo eterno ed eternamente
innamorato, devoto e perso, con le mani grandissime sul corpo snello e
proporzionato del ragazzo.
Juugo lo voleva,
con una foga contraddittoria, che lo
costringeva a toccarlo con reverenza e delicatezza e a divorarlo dopo,
sulle
lenzuola sempre sfatte, stupendosi di quando Kimimaro gli chiedeva di
tirargli
forte i capelli chiari, di spingere più forte, di mordergli
le spalle.
“Mi
piacciono i segni dei tuoi denti sulla pelle” Gli aveva
confidato con quel sorriso antico una notte, poi aveva riso, aveva
tirato
fuori un libro sulla patologia dell’osso e aveva preso a
studiare vari casi
clinici.
Juugo aveva
sempre pensato di non meritarlo, di non essere
all’altezza di quella perfezione, di
quell’intelligenza. Kimimaro era un medico
specializzando in ortopedia, era bello, delicato, etereo, sveglio e
pacato; lui
cos’era? Un barman, un ragazzo da pub, un colosso che aveva
finito a stento le
superiori per pigrizia, che amava gli animali e dispensare buoni
consigli e
sorrisi rassicuranti.
“Tu
sei gentile e bello come la pace che credevo inesistente”
Gli aveva detto il giovane, prendendo le sue mani enormi e portandosele
al
petto.
“Ti
amo Juugo” Gli aveva sussurrato, dolcissimo.
Era successo una
notte, nella vasca da bagno. Entrambi erano
rincasati tardi, Kimimaro reduce da un turno di notte al pronto
soccorso e
Juugo da una serata gay-lesbiche al pub vicino il centro universitario.
Si erano
insaponati a vicenda, e il rosso aveva catturato tra
le sue gambe il corpo magro di Kimimaro, gli aveva lavato la schiena,
scostandogli i capelli chiari dal collo, per poi baciarlo dolcemente,
aveva
sciacquato via l’odore di lattice dei guanti e di
disinfettante degli ospedali.
“Adoro
fare il bagno insieme” Aveva mormorato il più
piccolo.
Juugo aveva
sorriso e lo aveva stretto a sé, con l’erezione
tesa e ingombrante contro la sua schiena, inevitabile per quella troppa
vicinanza, per quella nudità fragile, esposta, per gli
spigoli perfetti del
corpo di Kimimaro, i fianchi aguzzi e sottili, le spalle larghe, le
costole
accennate sotto la pelle chiarissima.
“Mi
dispiace, ignoralo” Aveva riso nel suo orecchio Juugo,
pensando di rovinare un momento di relax, avendo il timore di
pressarlo, di
istigarlo a fare sesso dopo un turno stancante di lavoro.
Ma Kimimaro non
rispose alla sua risata, girò la testa e lo
baciò sulle labbra, pianissimo, leccandone i contorni, poi
gli afferrò il
membro con la mano e lo toccò lieve, per scivolare
più giù tra le proprie
natiche e sospirare. Juugo ascoltò i suoi gemiti strozzati,
il rumore umido
dell’acqua contro i bordi della vasca, poi lo
sentì muoversi, lo sentì cercarlo,
sedersi lentamente sopra di lui, farsi riempire, aiutato
dall’acqua tiepida,
così, di spalle, reclinando la testa all’indietro.
Senza che se ne potesse
accorgere Juugo gli era dentro, e Kimimaro si stava muovendo
impercettibilmente,
galleggiandogli sopra e riavvolgendolo con un calore morbido e
familiare.
“Cosa?”
Tentennò impreparato.
“Ti
volevo anche io” Gli rispose Kikimimaro baciandolo
ancora, e afferrando il bordo della vasca, aiutandosi nei movimenti.
“Ma
sei stanco” Lo ammonì Juugo, afferrandolo
sott’acqua per
i fianchi ossuti, cercando di fermarlo.
“Non
affaticarti”
“A me
piace, non sono stanco, voglio sentirti dentro”
Ansimò,
impaziente che il rosso lasciasse la presa o lo guidasse nei movimenti.
Così
fu, libero di riprendere a scendere e risalire, a
naufragare nell’oblio di un piacere che sapeva di
bagnoschiuma e respiro.
“Non
l’avevamo mai fatto nella vasca” Mormorò
Juugo
leccandogli un orecchio e muovendosi in modo complementare al compagno.
“Mi
piace”
“Anche
a me”
“Sposami
Kimimaro” Sussurrò il rosso, spingendo
più forte e piantandosi dentro di lui
fino alle viscere.
L’altro
sospirò forte e gettò il capo
all’indietro.
“Sì”
Rantolò,
piegandosi in avanti sulla vasca, portandosi dietro Juugo, poggiando
entrambe
le mani alle piastrelle umide.
Il rosso
prese a muoversi dietro di lui, afferrandogli le natiche chiare.
“Non
ti ho
sentito” Sorrise, mentre Kimimaro lo accoglieva respirando
forte.
“Sì...sì”
Ripetè.
“Ancora”
E
gli baciò la schiena, gli tirò un poco i capelli.
“Ti
voglio
sposare” Terminò Kimimaro, esausto, ridendo.
“Faremo
il
bagno insieme tutte le volte che vorrai” Rise anche Juugo,
felice di una
felicità che credeva impossibile.
Note
di Allyn:
insomma,
eccoci qua,
capitolo particolare, con Naruto che fa di tutto per riprendersi
‘Suke, e ‘Suke
che da bravo lo bacia e lo mena a intermittenza <3 Se non
è amore questo.
Juugo e Kimimaro sono lovelove <3 Prossimo spin off potrebbe
essere una
crack su Itachi e Naruto, volpina che sogna un bel 3some con i due
Uchiha
ahaha, oppure Mikoto e Fugaku <3
Un
bacio, alla prossima
che...avviso, sarà rossa, molto più
dell’extra qua sopra, ehi, i pg saranno
Naru e Sasu <3 hahaha Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi
ringrazio
per averlo letto, spero di leggere le vostre impressioni, e che
beh...non
abbiate dimenticato questa storia durante la mia assenza <3
Allyn
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Capitolo 23 *** VENTITREESIMA REGOLA: Parlare a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che c’è da dire. Quando l’istinto ti dice di amare tu non contraddirlo.+ MINIEXTRA ***
Bentornati
a tutti/e. A
chi ancora segue questa stupida Long e mi sopporta. Prima di tutto
grazie per
essere arrivati fin qui, per avere la pazienza di continuare ad
immergervi in
questa follia...:)
Secondo,
beh, spero di
aver fatto abbastanza presto...diciamo che ero un po’
indecisa sul
comportamento della papera, stronzo o no? Ahahaha alla fine...insomma,
la
smetto di fare l’idiota. Parliamo di Suigetsu,
l’inzio della fic lo vede
protagonista, con Karin ahahah tra tutti e due non sanno proprio tener
la bocca
chiusa, eh? Ahhah anche in momenti poco opportuni, e di chi parlano? J avete
indovinato...
Spero
che il capitolo
risulti abbastanza gradevole, e più leggero rispetto ai
precedenti, certe volte
a contenuto un po’ più dramadramachesiamdepressi.
Insomma,
non so
scrivere le note inziali, l’avrete capito.
Io
vi lascio a ‘sto
sclero, vi ringrazio ancora con il cuore <3 e spero davvero di
leggere tutte
le vostre impressioni <3
Allyn
Ps:
pallino color
pomodoro (A Sasuke piace questo elemento)
VENTITREESIMA
REGOLA: Parlare
a letto? E di cosa? Il corpo già dice tutto quello che
c’è da dire. Quando l’istinto
ti dice di amare tu non contraddirlo.
[Suigetsu]
“Secondo
te ora stanno scopando?” Chiese muovendosi
lentamente.
“Ah,
pensa alla tua di scopata” Gli rispose lei,
stringendogli la schiena pallida con le gambe.
“Ehi,
ti sto scopando, mi pare!” Le si piantò dentro con
una
spinta più forte e poi scoppiò a ridere.
Il letto era
sottosopra, con le lenzuola stropicciate, il
copriletto sul pavimento, loro per terra, uno sopra l’altro,
incastrati, nudi.
“L’ho
sempre immaginato, sai? Per Naruto, Hyuga, era solo una
copertura, a Sasuke invece neanche gli si alza con una donna, finocchio
fino al
midollo!” Osservò lei, per poi leccare il collo
del compagno.
“A te
invece ti si alza, eh?” Ridacchiò lasciva.
“Non
lo senti?” Sogghignò lui riprendendo a spingere a
ritmo.
“Bene,
spero davvero che quel frigido non faccia tante
storie” Sbuffò subito dopo.
“Perché
dovrebbe, da quello che mi hai raccontato non aspetta
altro da mesi...il ritorno del biondo principe”.
“Conoscendolo
lo starà prendendo a pugni” Suigetsu si
fermò
per immaginare la scena, fece cenno di no con la testa, demoralizzato,
poi il
suo viso venne catturato da un bacio della ragazza. “Ti sei
fermato di nuovo,
devo venirti sopra e fare tutto il lavoro sporco?” Chiese lei.
“Karin,
ragazza ingorda!” Rispose al bacio, e la fece
scivolare sopra di sé.
“Sei
splendida” Le disse, portandole una mano sul fianco e
l’altra sul seno.
“Come
il fratello di Sasuke?” Domandò lei piegandosi sul
suo
petto e prendendo a dondolare con più forza sul suo bacino.
“Itachi...Itachi
Uchiha, quel ragazzo è sesso allo stato
puro” Disse con aria sognante l’Hozuki, che dopo la
trascorsa vacanza con la
famiglia di Sasuke si era portato in testa e nei pantaloni il ricordo
del
maggiore degli Uchiha.
“Ma te
lo sei scopato?” Gli chiese Karin, dandogli uno
schiaffetto e fingendosi gelosa.
“Cazzo
no! Quello è più serio del fratellino-frigido. Un
miraggio da contemplare in lontananza..non come te, che ti sciogli con
un
tocco” E le sfiorò le natiche con la punta di un
polpastrello.
“Bella,
porca e disponibile”
Invece di
offendersi, Karin scoppiò a ridere di gusto e si
staccò di lui, per baciargli l’addome e poi
più giù, la pelle tesa di
quell’asta rigida che fino a pochi minuti prima le era stata
dentro.
“Non
ti sostituirei mai con lui, ma...se potessi avervi tutti
e due...Io, tu e Itachi. Cazzo Karin, cosa mi hai messo in
testa!” E mugolò
sofferente all’idea che il suo sogno erotico non sarebbe mai
stato esaudito.
“Itachi,
la versione adulta e vaccinata di Sasuke Uchiha”
Sorrise lei, schioccandogli un bacio sulla coscia e salendo gattoni sul
letto.
Suigetsu la
raggiunse baciandole prima la schiena, poi le
natiche tonde, poi toccandola piano con le dita, su e giù,
senza affondare.
“Io
spero stiano scopando sai? Naruto e Sasuke, almeno
dovrebbero prendere esempio da noi” E la penetrò
lentamente.
“Non
pensare a loro, pensa a Itachi, almeno ti muovi
decentemente” Lo schernì lei, accogliendo i suoi
affondi cadenzati, stringendo
le lenzuola con le unghie.
“Anche
io ci penserò” Continuò lei,
trattenendo un gemito e
poi una risata.
Suigetsu sapeva
com’era Karin, disinibita, ironica,
aggressiva, velenosa, ma con un senso dell’umorismo che non
era mai riuscito a
trovare in nessun’altra donna con cui era stato.
Non faceva tante
storie, avevi voglia di scoparla? Si faceva
scopare, si dava anima e corpo, si faceva mordere a sangue e godeva
pure. Era
pazza, era spinta, ma non era troia. Amava il sesso, ecco, amava dare,
darsi,
farsi dare, sentire e vivere, e Suigetsu l’adorava per
quello, ed adorava anche
litigare con lei, far finta di odiarla, per poi sbatterla da dietro
sulla
scrivania.
Se non fosse
stato così egoista da voler collezionare bei
ragazzi, bei culi e belle donne, avrebbe anche potuto fermarsi a lei,
ma quando
vedeva tipi come Uchiha Itachi allora la sua indole da squalo lo
riportava
sulla via del cacciatore.
“Tanto
pensi a me, lo sanno tutti, anche i muri” La prese in
giro, aumentando le spinte, tirandola un po’ per i capelli
per avvicinarsela e
baciarla, mentre lei gli dava le spalle.
Karin rispose,
con le labbra, con la lingua, con un sospiro
forte, mentre lui la riempiva, a volte con le dita, a volte con il suo
piacere,
a volte con entrambi, giocando con lei come se fosse stata la sua
bambola di
pezza, una bambola che reagiva e mordeva, che lo sapeva trattar male e
bene
quanto bastava.
“Mmmh
Itachi, baci bene” Finse lei, divertita.
“Mmmh
Itachi, ti fai fottere bene” Le rispose lui a tono.
“Ecco,
ora ho immaginato due Itachi che scopano tra loro”
Scoppiò in una risata lei, anche Suigetsu si unì
ai suoi singhiozzi. Non sapeva
come fosse possibile, ma era stupido ed esilarante, eppure
così naturale,
essere se stessi, ridere, ammettere di desiderare certe cose,
immaginare
scenari assurdi come un Uchiha serio e pacato che scopava con una sua
copia.
“Degno
di una fan girl” Mormorò lei, inarcando la schiena
e
offrendosi di più, cominciando a tremare per la voglia di
esplodere.
“Fammi
venire, Sui” Disse, quasi scorbutica.
E Suigetsu la
esaudì, aumentando le spinte, senza pensare a
niente, se non a quel corpo caldo e accogliente, o meglio, proprio a
niente
niente non riusciva a non pensare, in un angolino della sua testa da
depravato
c’era l’immagine di Naruto e Sasuke che forse, in
quel preciso momento, stavano
scopando proprio come loro.
***
[Sasuke]
Lo
spogliò, con l’urgenza di toccare la sua pelle
brunita, di
confermare la presenza di quell’ombelico, tondo e perfetto
sotto i vestiti,
dell’addome duro, dell’odore forte di sole e di
vita. Gli sfilò la felpa e la
getto a terra, era la stessa di quel mattino, macchiata di
caffè amaro.
Si baciarono
cozzando con i corpi, con le fronti, con le
labbra. Naruto provò ad accarezzargli il viso, i capelli, ma
Sasuke gli
sbatteva le mani sopra la testa, gli afferrava i polsi con una certa
violenza,
per poi dilaniargli il collo di morsi.
Si erano chiusi
la porta alle spalle con un tonfo, per poi
crollare sul letto ancora perfetto dell’albergo, spingendo
via i cuscini di
troppo.
Non avevano
acceso la luce, non si erano preoccupati di
travolgere la valigia ancora da disfare di Sasuke, di far cadere una
lampada...no, non c’era più niente di importante,
a parte la condivisa urgenza
di fondersi, di toccarsi, di farsi male per capire che sì,
erano reali, ed
erano lì, entrambi sopravvissuti alle loro contraddizioni.
Poi un
“Ah”, Naruto ansimò, di dolore e di
desiderio, quando
Sasuke lasciò la sua bocca e lo fissò quasi
incredulo, l’aria svampita, come se
fosse comparso lì in quell’istante, come se non si
fossero mai baciati.
“Che
cazzo ci fai qui?” Chiese, tenendogli sempre i polsi ben
stretti sopra la testa, era il nemico che stava bloccando sotto di
sé, era il
nemico che aveva combattuto nella sua mente milioni di volte e che ora
pareva
arrendersi ad ogni sua condizione.
Il biondo non
parlò, sorrise, un sorriso che ricordava quelli
delle elementari, che non dicevano nulla ma dicevano tutto, e a Sasuke
venne la
voglia di spaccargli tutti i denti con un pugno.
Si trattenne,
non voleva di certo sporcare il copriletto
dell’albergo con il sangue di quel disgraziato,
così si limitò a sospirare,
digrignare e stringere con più forza i suoi polsi tra le
dita.
“Io...”
Iniziò Naruto.
“Non
dire altro” Sasuke si alzò di scatto e
andò ad aprire la
porta, poi indicò l’ex amico e il corridoio.
“Veloce”
Disse, laconico.
Naruto rimase
dov’era, sordo agli ordini.
“Ora,
prima che ti uccida e che mi facciano ripagare la
moquette” Rantolò l’Uchiha, freddo.
Ma Naruto lo
raggiunse e lo strinse a sé, inaspettatamente.
“Tu
vuoi che rimanga, lo hai sempre voluto”
Sasuke si
divincolò dalla sua presa ed indicò ancora fuori
dalla stanza.
“A-D-E-S-S-O”
Scandì bene.
“Buttami
fuori, dimmi che non mi vuoi” Osò Uzumaki.
“Dimmi
che preferisci scopare con quel decrepito del tuo capo!” Lo
sibilò, quasi fosse
stata una minaccia.
Sasuke
sbatté forte la porta, lo afferrò per i capelli e
se
lo portò vicino.
“Con
chi scopo sono cazzi miei, miei soltanto, capito?”
Poteva sentire
il respiro rabbioso del biondo contro il viso.
“Fottimi,
voglio che tu mi scopi allora...” Disse deciso Naruto,
tirandolo per la cravatta allentata e baciandolo sulle labbra.
Sasuke lo morse,
lo colpì ad una spalla, provò ad afferrargli
qualcosa in mezzo alle gambe per fargli finalmente male, poi
l’erezione di Naruto
lo costrinse a deglutire nel bacio, a sentire un brivido
d’eccitazione
percorrerlo da capo a piedi.
“Fottimi”
Non l’aveva detto implorandolo, lo aveva detto
sfidandolo, sprezzante e orgoglioso; perché sapeva che
sarebbe stato vincitore
anche nella sconfitta, anche nell’umiliazione -se
così Sasuke poteva chiamarla-
di star sotto; anche se lui, in un angolo del suo cuore, quella notte
di
Dicembre non si era sentito umiliato ma...amato.
“Bene”
Lo
buttò nuovamente sul letto, si lasciò spogliare
dalle sue
mani grandi, si lasciò sfilare prima la cravatta, poi
sganciare la camicia, e
per ogni istante si guardarono negli occhi, senza sorridere, senza
esprimere
alcunché, eccetto una calma solo apparente
Naruto si tolse
gli ultimi indumenti quasi con la fretta di essere
nudi, uno sopra l’altro, ora affannati, persi, pazzi.
Perché era bastato poco
perché la calma si infrangesse, perché le loro
labbra cozzassero ancora, perché
le mani cercassero appigli, pelle, ossa, spalle, anima.
“Vuoi
essere fottuto?” Per Sasuke doveva essere una sfida, e
gli avrebbe fatto male, restituito il dolore trattenuto tacitamente in
quei mesi
di solitudine, se così poteva chiamarla.
Naruto rispose
ad ogni suo bacio, ad ogni morso aumentò la
presa sulle spalle chiare dell’Uchiha quando questo
provò ad entrargli dentro,
incontrando una certa resistenza.
“E’
questo che vuoi?” Gli domandò
all’orecchio, dopo un primo
faticosissimo centimetro.
Naruto gli
tirò i capelli neri, gli afferrò la testa e se lo
portò ancora più contro, infilandogli la lingua
in bocca, incastrando le
proprie labbra a quelle sottili e morbide del moro.
Sembrava un
sì, pelle contro pelle, sudati, con i segni dei
denti lividi sul collo e sulle braccia.
“Fammi
male, se ti serve” Gli sussurrò, alzando il
bacino,
scegliendo di accogliere tutto di Sasuke, anche la spinta
più forte che
l’avrebbe dilaniato.
Uchiha
indietreggiò un poco, si staccò dal calore del
corpo
dell’altro, pronto a spingere, pronto a spezzarlo.
Esitò.
Naruto
tremò impercettibilmente, ma non accadde niente.
Sasuke percorse
con le dita la sua mascella, il collo, i
pettorali, i fianchi, le gambe.
Quante volte lo
aveva sognato così, suo, sconfitto sotto il
suo peso, disponibile e bello, testardo, sudato, quante? Troppe. E in
ogni sua
fantasia non c’era mai sangue, o dolore, se non quello
giocoso dei morsi, o della
lotta per una supremazia sessuale che poco importava, che mai gli era
importata
veramente.
Lo
baciò, senza spingere troppo con il bacino, afferrandogli
i fianchi, poi una gamba, alzandola leggermente fino a poggiarne la
caviglia
sulla propria spalla, per poi riprendere a muoversi leggero.
Naruto
sgranò gli occhi azzurri e lo fissò incredulo,
poi
gemette piano, ad ogni piccola spinta, ad ogni nuova e più
profonda intrusione.
“Non
fare rumore” Lo ammonì Sasuke, cercando di
risultare
freddo, anche questa volta senza riuscirci, perché Naruto
sorrise tra un
lamento e un altro, fino a quando i suoi occhi non si colmarono di
lacrime.
Scoppiò a ridere, un po’ per cacciar via il dolore
di quell’intrusione nuova,
un po’ perché era felice, un po’
perché lui era lì, se lo poteva sentir dentro,
caldo, pulsante.
“Sasuke
Uchiha che fa sesso, finalmente” E rise ancora.
Sasuke avrebbe
voluto prenderlo a sberle, lì, su quel letto,
dopo mesi che non si toccavano, parlavano, avrebbe voluto ucciderlo, ma
contro
ogni logica scoppiò a ridere anche lui, per poi baciarlo a
fior di labbra,
stringerlo a sé, riprendere un ritmo diverso, dettato
dall’istinto.
Nessuno gli
aveva insegnato come fare, come muoversi, con
quale intensità oscillare con il bacino, avanti e indietro,
eppure, con Naruto
tutto sembrava tanto naturale, scritto nelle sue cellule, nelle sue
sinapsi.
Amare Naruto
così, con il corpo, era la cosa più bella e
semplice che avesse mai fatto in vita sua.
Si ritrovarono
tesi e ansimanti, ancora incastrati, quando
successe, Sasuke si stava muovendo velocemente, gli occhi socchiusi, le
labbra
dischiuse, la fronte imperlata di sudore, e la mano pallida contro la
testata
del letto, fu in quel momento che Naruto lo guardò, per poi
allungare le dita
sulla sua guancia, ricalcandone la morbidezza, scendendo sulle labbra
sottili,
lucide di saliva.
Lo
sussurrò, pianissimo, e Sasuke non seppe cosa rispondere,
perché poteva essere un gemito, o poteva essere un rantolo,
poteva essere
qualsiasi cosa, ma sussurrò anche lui, come un’eco
di ritorno, caldo e
immediato, senza pensarci oltre.
Lo
toccò, a ritmo di quei movimenti ora serrati, chiuse gli
occhi e
morì, per un secondo soltanto,
forse due, morì dentro Naruto, con Naruto che gli si
svuotava sull’addome e
sulla mano, bagnato e caldo come lui, vivo e denso come lo era stato
lui sulla
sua pelle.
Gli
crollò sopra, come crollano i bambini dopo una giornata
lunga e felice, e si addormentò, senza accorgersi della mano
che aveva preso a
carezzargli la schiena, che con premura gli aveva spostato i capelli
neri dalla
fronte, per baciarlo dolcemente.
***
[Naruto]
Naruto ancora
non ci credeva, ma sentiva il dolore urente in
basso, a dilaniarlo, a pulsare attorno alla carne ancora calda e
invadente di
Sasuke. Faceva male, ma non importava, era andata come doveva andare,
era stato
rude e poi inaspettatamente dolce, e poi si era perso, un po’
guardando i suoi
occhi neri, socchiusi e impegnati, un po’ amandolo e
sentendosi amato come non
accadeva da mesi.
Gli veniva da
ridere, perché tempo prima era stato male, con
Hinata addormentata tra le braccia, con il dispiacere di non aver
condiviso con
Sasuke quella prima volta tanto voluta, tanto bramata
quand’era un ragazzino.
Ora era
lì, e quel migliore amico di sempre gli dormiva
addosso, esausto e fragile, tanto bello quanto irraggiungibile,
barricato in
una corazza che si teneva cucito addosso da sempre, venuta meno dopo
quella
notte di dicembre, e ricostruita con più tenacia dopo, per
un errore.
Cosa sarebbe
accaduto?
Sarebbero
diventati una coppia? Non poté non immaginarsi un
Sasuke tutto allegro, fuori personaggio, che lo teneva per mano in
pubblico,
era inverosimile, surreale. Si trattenne dallo sghignazzare, poi
però la
tristezza lo invase, anche in un momento tanto sereno. Come avrebbero
fatto?
Erano due
ragazzi, erano amici da sempre, se si escludeva
quell’ultima insolita parentesi, ora erano...cosa? Amanti?
Due che
-sì, gli faceva ancora uno
strano effetto- scopavano?
Un brivido lo
percorse da capo a
piedi, era desiderio, ripensare a quella volta sul letto di Sasuke, e
ai
momenti vissuti poco prima, sentì che non avrebbe
più potuto fare a meno di
sentire quel ragazzo dentro di sé, e di entrargli dentro a
sua volta, di
valicare i suoi spazi, di bearsi di un’intimità
che rasentava la fusione vera e
propria.
Ricordava il
dolore, certo, quello
che non si sarebbe mai aspettato così acuto, ma era
sicuramente dovuto alla
scarsa gentilezza che l’altro aveva adottato, al suo violarlo
senza neanche
premurarsi di...insomma, a pensarlo un po’ gli faceva strano,
ma quello era,
quello rimaneva, e ora gli faceva male tutto.
Però
c’era stato anche un piacere
nuovo, torrido, quello di sentirsi presi, posseduti, amati.
Naruto chiuse
gli occhi e sospirò,
smuovendo le ciocche nere dell’altro, per poi carezzargli
ancora le spalle, i
fianchi. Si addormentò e non sognò niente, era
felice, tremendamente completo.
***
[Sasuke]
Era giorno, ed
era presto. Aprì gli
occhi e lo vide, addormentato sotto di sé, con le labbra
morbide e generose,
dischiuse nell’abbandono del sonno.
Il suo cuore
perse un battito, poi
due, poi si sentì preda di un’emozione che lo
travolse come un’onda anomala.
Cos’era
quel calore nel petto, quel
rombare in basso, quello stare bene tanto estraneo alla sua persona?
“Cazzo”
Sussurrò, e riusciva a
riassumere tutte quelle sensazioni, perciò lo
ripetè ancora, sottovoce: “Cazzo”.
Avevano scopato
di nuovo, e questa
volta Naruto si era lasciato prendere, senza opporre alcuna resistenza,
si era
lasciato invadere, mordere, stringere, e l’aveva anche
baciato,
quando gli era venuto dentro, quasi
con gratitudine, con le guance ancora umide di quelle lacrime folli e
insensate.
Lo
guardò per bene, passò le dita tra
i capelli biondi, così ribelli e morbidi, poi le guance, il
collo.
“Sei
bellissimo” Pensò
involontariamente, e arrossì, sentendosi stupido, poi
sorrise e lo baciò sulla bocca.
“Quanto
ti odio” Mormorò contro le
sue labbra. Gli aveva fatto male, certo, a suo modo si era vendicato,
però gli
dispiaceva, era stato più per pura bramosia di averlo, di
sentirlo, che per
vendetta.
Un rumore
indistinto, passi nel
silenzio di quel mattino soleggiato. Sprazzi di luce sul copriletto
sgualcito,
sui loro corpi nudi coperti dalla felpa di Naruto.
Voltò
la testa verso la porta, per
poi sentire ben distinti i colpi.
Avevano bussato.
“Sasuke?”
La voce ovattata dall’altra
parte del legno lo chiamava.
Naruto doveva
sparire, e subito.
MINIEXTRA:
Ancora di incubi e strane sensazioni [Itachi]
Si
svegliò nel cuore della notte,
sudato come l’ultima volta, i lunghi capelli neri che gli
aderivano alla fronte
umida, al collo. Li sciolse, per poi rilegarli nella consueta coda
bassa,
grazie alla quale suo fratello l’aveva soprannominato
Hippie-dark.
Un sogno, o
meglio un incubo, ancora
lui, ancora il ragazzo della vacanza, quel tale con il ghigno da
squalo...Su...come si chiamava? Sui qualcosa.
“Suigetsu”
Sussurrò.
Era una
maledizione.
Questa volta
l’aveva sognato nudo, lo
sguardo affamato, stranamente non era rivolto a Sasuke, ma a lui, a lui!
Suigetsu, nel
sogno, come se in
vacanza non l’avesse fatto, gli aveva tirato un bacio, poi si
era spostato i
capelli chiari all’indietro e si era portato le mani sotto
l’ombelico.
“E’
tuo, se vuoi!” Aveva detto,
sorridendo lascivo, toccandosi con le dita il membro teso.
Si era
svegliato, certo, ma quella
sensazione di terrore gli era rimasta nelle ossa, e lì
sarebbe rimasta per due
giorni buoni.
Note
di Allyn:
Ok,
era a pallino
rossastro ma dolce, su, Sasukino non è stato così
cattivo, i cattivi qui sono
Suigetsu e Karin che sì, ci danno dentro! Spero davvero che
questo capitolo via
sia piaciuto, spero di non aver tardato troppo, e spero di leggere
tutte le
vostre impressioni...ahaha il prossimo sarà quasi comico,
insomma, però Naruto
verrà scaraventato in un armadio, nudo, con indosso solo una
felpa macchiata di
caffè.
Un
bacio <3
|
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Capitolo 24 *** VENTIQUATTRESIMA REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il tuo si chiama Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai ***
Shhhhh
Sì,
sono io...però
shhhh faccio piano ed entro in punta di piedi, accendo la tv,
trasmettono su
Allynchannel, dopo settimane e settimane di repliche...
Lo
so, sembra una presa
in giro, un’illusione di Sant’Itachi da Konoha,
ma...qui è Allyn che vi parla,
che mette in onda il capitolo n° 24 della long più
sconclusionata ed ora
purtroppo incostante, ma mi riprometto di aggiornare più
velocemente <3 non
è stato facile trovare del tempo libero
nell’ultimo periodo.
Insomma,
spero di
riuscire a farmi perdonare, già penso al capitolo 25,
dolcissimo e già scritto
per metà... ma voi ora fatemi sapere che ne pensate di
questo e dei suoi
risvolti <3
Tanto
amore <3 tanto
narusasunaru <3 a tutti...e chissà che
nell’uovo di Pasqua voi non troviate
un Uchiha o un Uzumaki <3
A
prestissimo, come
sempre spero di leggere i vostri commenti, mi mancate!
<3
Ps:
pallino rossastro!
Allyn
VENTIQUATTRESIMA
REGOLA: Tutti possiedono degli scheletri nell’armadio. Se il
tuo si chiama
Uzumaki Naruto e ancora respira preparati ad avere dei grossi guai
[Sasuke]
“Alzati
cretino, alzati!”
Sasuke pareva
invasato, con i capelli scompigliati, i segni
dei morsi dell’altro sulla pelle candida; Teneva i pugni
stretti e sbraitava
frasi sconnesse.
I colpi alla
porta si fecero insistenti:
“Arrivo!”
Una vocetta stridula, isterica, simile al
gracchiare di una papera con la dissenteria.
Prese a schiaffi
le guance del biondo, che aprì gli occhi
tramortito.
“Eh?
Sas’kè, ma che caz-“
Borbottò, stiracchiandosi.
“Buttati
dalla finestra, fai qualcosa! Evapora, ecco,
evapora!” Sussurrò, correndo in bagno e afferrando
l’accappatoio dell’albergo,
se lo infilò.
“Oh...”
Esclamò lascivo Naruto, fissando la figura elegante
dell’Uchiha pararglisi davanti.
“Sparisci”
Sillabò in risposta il moro.
Altri colpi, e
Sasuke per poco non lo scaraventò davvero
fuori dalla finestra.
“Se
non vuoi morire, ti prego, fai silenzio” Intimò,
infilandolo nel grande armadio a due ante.
Naruto, ancora
mezzo intontito dal sonno fu barricato dentro
un casermone di due metri d’altezza e l’interno
color ciliegio.
“Rimani
là” Lo pregò, allacciandosi la cinta
dell’accappatoio
chiaro e camminando a passo svelto verso la porta.
Aprì.
“Ero
in bagno” Spiegò, con un sorriso di cortesia che
non
coivolse gli occhi.
Orochimarù
lanciò un’occhiata al volto del giovane, poi
sospirò quasi esasperato.
“Pensavo
fossi morto” Ghignò facendosi strada nella stanza.
“Ieri
non è finita come avrei desiderato”
Sasuke in
risposta si gettò i capelli all’indietro e
guardò
verso l’armadio dove Naruto probabilmente si era nuovamente
addormentato.
“Ehm,
potremmo discutere della questione davanti ad una buona
colazione” Propose stringendosi nell’accappatoio,
sentendo i rapaci occhi del
capo cercare spiragli di pelle scoperta.
Perché
doveva trovarsi sempre in situazioni assurde? Sasuke
se lo chiese, mentre raccoglieva da terra i pantaloni stropicciati.
“No,
discutiamone qua, adesso”
La mano pallida
dell’uomo sfiorò la sua.
“C’è
odore di caffè in questa stanza”
Osservò con un
sorrisetto.
Sasuke
ripensò alla felpa di Naruto, alla macchia marrone
scuro, ai suoi occhi azzurri, alla loro pelle sudata che impattava, al
calore
dentro quel corpo che aveva posseduto, morso, amato, desiderato...
Si
scostò dalla presa di Orochimaru e guardò
velocemente
verso l’armadio, sperando che l’altro non riuscisse
a sentire da dietro le
spesse ante di legno.
“Scopare
aumenta le prestazioni lavorative, lo sai?” Il più
grande si leccò le labbra.
L’Uchiha
imprecò mentalmente. Possibile che quell’uomo lo
volesse così tanto da piombargli in camera di primo mattino?
Dopotutto era
stato lui a istigarlo, era stato lui a sottostare a quei giochetti pur
di
togliersi Naruto di testa, pur di raggiungere gli alti obiettivi
già decisi
nell’infanzia.
Sconfiggere
Itachi, dimostrarsi degno di nota di fronte a suo
padre, divenire indipendente...tradire chi lo aveva abbandonato.
Non ci sarebbe
riuscito, adesso.
Ora che
l’aveva stretto tra le braccia, che l’aveva
sentito,
preso...doveva scegliere, fidarsi, o lasciare tutto, per sempre,
lasciare quegli
occhi azzurri e la timida speranza di un futuro folle insieme.
Senza alcun
rimorso, senza alcun rimpianto.
In quei mesi era
cambiato. Aveva imparato a fare a meno dei
sentimenti, di quei barlumi di luce che gli avevano illuminato il cuore
anche
se per pochissimo tempo, aveva imparato a fare a meno di lui, a
camminare di
nuovo con le sue gambe, a mettere un piede davanti all’altro,
a rattoppare
ferite e ricordi.
Non avrebbe
sofferto ancora.
Non avrebbe
incontrato l’ira di suo padre e di un mondo che
l’avrebbe
visto sbagliato, reietto, inverso.
Non avrebbe
seguito il desiderio languido del suo stomaco,
del suo bassoventre, del suo cuore, che lo spingevano a correre dentro
quell’armadio, ad amarlo ancora, anche nel più
piccolo e oscuro spazio di quel
mondo che non li voleva felici, che li voleva così
sofferenti.
In un attimo
pensò alla sua infanzia, alla scuola,
all’adolescenza, a quegli anni di università, al
sesso...
Sì,
Sasuke Uchiha pensò al sesso, che non l’aveva mai
interessato, e che adesso invece era diventato moneta di scambio,
catena
stretta attorno al suo corpo, che se ne seguiva le maglie poteva
ritrovarne
l’altro capo addosso all’altro, stretta con la
medesima forza ai polsi, alle
caviglie, all’anima.
Erano legati.
Erano stati una
cosa sola, anche se per due volte soltanto,
anche se intimamente per tutta la loro vita.
Allora
pensò a tutte le mani che l’avevano toccato, mani
così
diverse da quelle di Naruto...a quelle mani era legato?
No.
Riesumò
il ricordo di bocche umide e accoglienti che l’avevano
serrato in un piacere torrido, senza mai stregarlo.
E poi
pensò ai suoi pugni, alle strette forti, ai graffi,
alle carezze, alle dita ruvide. Gli girava la testa, se le sentiva
ancora
dentro, se le sentiva in bocca, se le sentiva ovunque quelle falangi,
gli
scavavano un vuoto abissale nella testa, tra i pensieri, non lo
facevano
ragionare, elaborare...
Sasuke Uchiha
era andato ufficialmente in cortocircuito, con
un capo pervertito che avrebbe voluto concupirlo seduta stante, con
l’amore
della sua vita chiuso dentro un armadio come il peggiore degli amanti.
“Io...”
Indugiò.
Ma non sapeva
bene che dire.
Orochimaru parve
scocciato, e Sasuke pensò che se non avesse
fatto qualcosa avrebbe pensato ad una paralisi improvvisa, alla
necessità
urgente di un’ambulanza, perché no, non riusciva
più a muovere un muscolo, a
parlare.
Ma il suo capo
non avrebbe mai chiamato i servizi
d’emergenza, avrebbe usato la lingua e le mani, per
riesumarlo dallo shock di
quel momento.
Si
ritrovò la pelle del collo umida di saliva e di baci
sgraziati, nelle orecchie un mugolio sommesso e soddisfatto.
Cosa stava
accadendo?
Naruto era
nell’armadio, Orochimaru con le labbra sul suo
collo e lui...dov’era lui? In quella stanza, ma non
c’era.
“Tu...ti
avrei voluto fottere ieri, nell’ascensore”
Una statua,
Uchiha non rispose, non mosse neanche le
braccia...era solo stanco, stanco di tutto, della paura che provava
pensando a
cosa sarebbe accaduto a tutte quelle emozioni nuove e impazzite.
Un lampo biondo,
rumore di pelle che impatta contro pelle, un
insulto pesante.
Sul suo collo
non c’erano più quelle labbra viscide e
sottili, ne rimaneva solo l’appiccicoso sentore.
“Vecchio
maiale”
Era la voce di
Naruto.
Sasuke si
riprese all’istante. Non c’era stato,
semplicemente, per qualche minuto la sua mente era vagata altrove, il
suo corpo
era rimasto immobile.
Orochimaru era
caduto a terra, si teneva con la mano destra
la guancia, lo sguardo sconvolto puntato verso il biondo.
“E tu
chi cazzo saresti?” Gridò, per poi fissare Sasuke.
“Naruto
Uzumaki” Rispose a tono il ragazzo, afferrando
l’Uchiha per il braccio e trascinandoselo vicino.
Sasuke si
scrollò di dosso l’amico e piantò gli
occhi neri
sul capo.
“Naruto
Uzumaki stava per andarsene” Sentenziò algido.
“Sasu-“
“Prendi
la tua roba e sparisci” Sibilò il moro,
accucciandosi
per prestare aiuto ad Orochimaru che lo allontanò malamente.
Sarebbe stato
licenziato, lo sapeva, glielo leggeva negli
occhi, e come sempre la colpa era di Naruto, non contento doveva
rovinargli
qualsiasi cosa, distruggere ogni equilibrio nella sua vita.
“Non
ho intenzione di andarmene, dovrebbe essere lui ad
andarsene, a toglierti le mani di dosso” Protestò
Uzumaki.
“Mi
faccio toccare da chi voglio”
“Da
tutti, da quest’uomo, dal tuo compagno di stanza...cosa
sei diventato, Sasuke?”
Stavano
litigando, come se in quella stanza fossero stati
soli.
Sasuke lo
raggiunse, gli afferrò il collo con una mano,
stringendo.
“Stai
zitto e sparisci, hai sempre portato soltanto guai
nella mia vita”
“Non
è vero, lo sai anche tu” Rantolò il
biondo, cercando di
liberarsi dalla presa dell’altro.
“Illuso,
era solo sesso, nient’altro” Un vuoto momentaneo
allo stomaco, dolore, menzogna.
“Dimostramelo...dimostrami
che è stata una scopata e
nient’altro, che non ti importa più niente di
noi”
“Noi?
Non è mai esistito un noi...vuoi una dimostrazione?
Sparisci” Smise di stringere le dita attorno
al suo collo brunito e indicò la porta.
“La
mia vita è un’altra adesso, e tu non ne fai
parte”
Un applauso li
ridestò dalla discussione, Orochimaru
sorrideva, ma dai suoi occhi di serpe non trapelava alcun divertimento.
“Non
ho tempo da perdere con queste soap-opera...Sasuke, la
Sound-team ti attende, liberati di questo impiccio, prima che sia io a
liberarmi di te...è durato fin troppo, la mia pazienza ha un
limite”
Naruto
scattò verso di lui, pronto a sferrargli un nuovo
pugno, ma Orochimaru parò il colpo e rispose, forse con
troppa forza, perché
l’impatto delle sue dita contro la mandibila del biondo
risuonò con forza.
“Naruto,
ti prego, vattene” Sasuke pareva dispiaciuto.
Uzumaki si
voltò verso di lui, il labbro sanguinante,
sorrideva.
“Non
ti permetterò di andartene con uno stronzo del genere,
Sasuke”
Un altro colpo,
Orochimaru non aveva gradito l’insulto.
Naruto si
portò le mani al viso, poi caricò verso
l’uomo.
Una rissa in una
stanza d’albergo a cinque stelle...per cosa
poi?
“Basta”
Uchiha si frappose tra i due. Era Naruto ad aver
avuto la peggio, con il viso sporco di rosso e piegato su se stesso
come un
pallido foglio di carta.
“Non
ho intenzione di smettere...quest’uomo non ti
avrà”
“Tu
sei pazzo!” Ma mentre lo sussurrava gli carezzava i
capelli biondi.
“Sasuke...sei
licenziato, considerati fortunato che il tuo
amico sia ancora tutto intero”
Orochimaru si
diresse verso la porta, afferrò la maniglia,
composto, come se fino al momento prima avesse bevuto un tea con i
biscotti,
uscì e chiuse senza far rumore.
“Mi
hai rovinato la vita, sei contento adesso?”
Mormorò
rabbioso il moro, indeciso tra finire il lavoro lasciato a
metà dal suo capo,
uccidendo così Naruto, oppure aiutarlo.
“Era
un bastardo, ti avrebbe solo usato” Tossì
l’altro, con
un ghigno soddisfatto stampato sul viso emaciato.
“Cavolo,
per avere una certa età picchia duro il tizio” E
provò ad alzarsi.
Sasuke lo
guardò da capo a piedi, con i boxer neri e i capelli
scomposti, il sangue rappreso sulle labbra, il mento gonfio, un occhio
pesto...
“Non
posso perderti di nuovo” Le iridi di Naruto si fecero
liquide, acquose.
“Io
non posso permettermi di perderti...” Un passo, il biondo
barcollò in avanti, fino ad impattare contro il corpo di
Sasuke.
“Non
voglio perderti”
Lo strinse a
sé, cercò la sua pelle oltre il tessuto
dell’accappatoio, ribaciò il suo collo,
cancellando la sensazione delle labbra
di Orochimaru, riappropiandosi di quel candore luminoso, sporcandolo
col rosso
del sangue.
“Dio...come
mi sei mancato” Sussurrò, incastrando le dita tra
le ciocche corvine di Sasuke, che si lasciò stringere.
“Mi
gira la testa” E stava sorridendo, mentre glielo diceva,
sorrideva con gli occhi azzurri pieni di lacrime, con le labbra carnose
contro
le sue, più sottili e dischiuse per accogliere una lingua
che non arrivò.
Naruto gli
svenne addosso.
[Naruto]
Quando si
riprese era a letto, ancora nella stanza d’albergo.
Gli faceva male tutto, le costole, la faccia, la sentiva come se un tir
gliel’avesse investita, retromarcia e gomme chiodate incluse,
sempre che le
gomme chiodate esistessero...in ogni caso lui si sentiva
così, maciullato.
Nella sua vita
aveva fatto a botte tante volte, ma mai per
Sasuke, che aveva sempre saputo difendersi da solo.
Chiuso
nell’armadio aveva ascoltato le parole molli e viscide
dell’intruso, aveva percepito la titubanza nelle risposte
dell’Uchiha, poi il
silenzio allarmante, i baci umidi...
Non ci aveva
più visto, aveva reagito di impulso, aveva riscattato
ciò che da sempre considerava suo.
Si
passò una mano sulla fronte, trovò uno straccio
umido, una
maglietta bianca ripiegata più volte, ora sporca di macchie
rosate.
Si
voltò su un fianco e lo vide, addormentato, ancora con
l’accappatoio indosso, pareva stanco, con le occhiaie scure
in contrasto con le
guance pallide, gli zigomi affilati.
Gli tremarono le
gambe, tanto si sentiva felice. Ricordò i
tempi delle medie, quando si azzuffava sempre con i compagni, quando un
Sasuke
dodicenne andava a trovarlo in infermieria, finendo per addormentarsi.
Si era
goduto quei momenti come nient’altro, aveva sentito la
felicità inondarlo,
nell’aprire gli occhi e trovarlo lì, con
l’uniforme stropicciata, un libro
sotto il viso rilassato. Era li per lui, solo per lui, come in quel
momento.
“Sei
mio” Sussurrò flebile, allungando la mano e
sfiorandogli
la fronte.
“Mio e
di nessun altro”
Sasuke si
svegliò, intontito dal sonno non sembrava
arrabbiato, piuttosto annebbiato, così tanto che sorrise e
gli si fece più
vicino, lo baciò sulle labbra.
“Sei
mio” Continuò Naruto.
“E tu
sei pazzo” Rispose Sasuke.
“Non
ho intenzione di andarmene, mai più” Gli
spiegò il
biondo.
Sasuke si morse
il labbro inferiore e lo guardò, passò le
dita sulle ferite del suo viso.
“Che
ti è saltato in mente?”
“Ho
reagito d’istinto”
“Quel
tizio prima di darsi agli affarri praticava arti
marziali a livelli elevati, è stato uno dei tre candidati
alla squadra dei
“leggendari”, poteva ammazzarti” Lo
rimproverò.
“Ed io
che ne sapevo...ero solo sicuro che se non avessi
fatto così...insomma” Arrossì
involontariamente.
“Non
sono tuo Naruto” Il volto di Sasuke si fece
improvvisamente scuro.
“Noi
non siamo niente...non possiamo esser nient’altro
che...un errore” Era serio, pareva aver pensato molto a cosa
dire, a come
dirlo, Sasuke lo stava lasciando per sempre, anche se non erano mai
stati
assieme, anche se non erano mai stati niente.
“Finiremmo
per ferirci, per ostacolarci a vicenda...per
rovinarci la vita”
“Come
io l’ho appena rovinata a te?” Naruto sorrise.
“Come
tu l’hai sempre rovinata a me” Sasuke non era
serio,
sorrideva, anche se in modo triste.
“Cosa
farai, adesso, senza di me, senza noi?” Chiese il
biondo.
“Continuerò
quello che devo continuare, prenderò altre
strade”
“Ti
mancherò, come tu sei mancato a me ogni giorno da quel
giorno” Lo interruppe, poggiando la fronte ferita contro
quella pallida
dell’altro.
Avevano i piedi
incrociati, le gambe vicine, e le mani, si
erano cercate inconsapevolmente, strette in un abbraccio di dita che
diceva
tutto, tranne che un addio, l’addio che invece dettavano le
parole.
“Te
nei sei andato...tu mi hai...” Sasuke incespicò.
“Lasciato,
per Hinata...per un fottuto errore, per codardia”
Ammise l’altro.
La stanza era
buia, ad illuminarli c’era la luce fioca di una
lampada da comodino. A fare da eco a due cuori impazziti
c’era il ticchettare
di un orologio.
“Voglio
farlo...” Mormorò Naruto, contro la sua spalla,
stringendogli la mano più forte.
“Cosa...”
“Se
devi dirmi addio, se dobbiamo porre fine al nostro
rapporto...voglio farlo, voglio sentirti, almeno un’ultima
volta” Il biondo era
serio, come non lo era mai stato, con un dolore lancinante in mezzo al
petto,
con la paura di perdere chi ora aveva di fronte, tanto vicino eppure
tanto
lontano.
Sasuke si
sfilò l’accappatoio lentamente, e Naruto
capì che
gli stava dicendo davvero addio, per sempre.
Si baciarono, si
coprirono con le lenzuola, si toccarono
piano, si esplorarono come non avevano mai fatto, senza foga, nudi
l’uno di
fronte all’altro.
“L’ombelico,
è il centro del mondo” Sorrise Naruto, quando
Sasuke lo baciò sulla pancia, senza più timidezza
né intoppi.
Il moro percorse
con le dita i suoi addominali, i pettorali,
il collo, poi di nuovo più giù,
l’inguine, dove soffiò piano, scompigliando la
pelura chiara e riccia, facendo inarcare la schiena di Naruto per il
solletico
e per un piacere bramato, poi soddisfatto dalle sue labbra sottili.
Lo
leccò lentamente, senza mai eccedere, senza portarlo al
limite, per poi baciarlo, per mescolare i sapori, per portarlo sopra di
sé e
prendergli le mani, portarsele addosso.
“Toccami”
Gli disse Sasuke, con gli occhi aperti, dritti in
quelli di Naruto, urlavano aiuto, urlavano “prendimi,
non permettermi di andare via, di fuggire lontano da qualcosa che mi
terrorizza”.
“Ti
tocco, ti sto toccando” Ansimò Naruto, tracciando
nuove
strade su una pelle che non gli era mai sembrata così bella,
baciandogli prima
la bocca, poi la punta del naso, poi i fianchi ossuti, poi le gambe, le
caviglie, e ancora su, in un calore familiare, dove scavare, dove
cercare casa,
e poi per risalire all’addome, dove poggiò il
capo, sospirando.
“Io ti
amo”
Disse piano
Naruto
“Ti
amo...” Continuò sottovoce, come se stesse
rivelando un
segreto.
E Sasuke lo
richiamò a sé baciandolo in bocca, allargando le
gambe, allacciandogliele alla schiena, esplodendo in un desiderio che
con il
corpo diceva più di qualsiasi risposta.
Non emise alcun
suono, quando Naruto gli entrò dentro con una
spinta leggera e continua, fino all’ultimo centimetro.
Dischiuse le labbra e
serrò gli occhi neri, tirò indietro la testa.
Lo stava
accettando, lo stava ascoltando, pulsargli dentro,
il più grande errore, il più grande piacere.
Naruto gli
baciò il collo, lo cullò con movimenti continui e
lenti del bacino, fino a quando Sasuke non cominciò a
sospirare lievemente,
dondolando assieme a lui, carezzandogli la schiena, chiedendogli di
più con i
baci.
Quella notte di
dicembre, lo avevano detto, piano, in un
sussurro.
“Ti
amo”
E fuori nevicava
“Anche
io”
E stavano
entrambi
affogando, respirando, riemergendo, affogando ancora.
“Ti
amo”
In una stanza
buia,
senza più alcuna barriera, due corpi allacciati
“Anche
io”
Un segreto da
rimuovere, un segreto ansimato sottovoce, ora
Naruto l’avrebbe voluto gridare, mentre aumentava il ritmo
delle spinte, mentre
l’altro se lo premeva addosso per sentirlo più
dentro.
“Naruto”
Lo chiamò, aprendo gli occhi.
“Cosa
siamo noi?” Stava piangendo, un volto triste e
spaventato, corrotto dal piacere in un’espressione di
bellissima malinconia.
“Questo,
tutto questo...” Gli rispose il biondo, indicandoli
con una carezza, sfiorandogli le natiche con la punta delle dita,
andando a
cingere con un pugno chiuso parte della sua erezione, guidandogliela
ancora
dentro, facendogli sentire quanto fossero insieme, fisicamente,
intimamente
allacciati.
“Non
voglio che finisca” Naruto prese a toccarlo, ad ansimare
con Sasuke, a muoversi con Sasuke, dentro Sasuke.
“Anche
io, purtroppo, sono innamorato di te” Gli sentì
dire,
all’apice dell’orgasmo.
[Sasuke]
Quella era la
fine, oppure l’inizio.
Sasuke non
sapeva niente, non sapeva più chi fosse chi, cosa
ci faceva in quel letto, con Naruto ancora dentro, come la prima volta.
Non era pentito.
Anzi, era
pentito di non provar pentimento o rimorso per le sue
azioni.
Era
stato...bello.
Farlo come
allora, sentirlo come allora, amarlo, come allora.
Trovò
Naruto sveglio, lo guardava, gli occhi lucidi e rossi
di chi aveva dormito pochissimo, l’occhio nero, il viso
gonfio.
“Esci”
Gli disse piano.
Naruto
eseguì quella sottospecie di ordine in silenzio, con
una smorfia di dispiacere dipinta sulle labbra.
Ora, senza di
lui dentro, Sasuke sentiva freddo. Avrebbe
voluto pregarlo di scaldarlo ancora, di stringerlo ancora, ma era il
momento
degli addii...
“Fai
prima tu la doccia” Seppe dire meccanicamente.
Naruto si
alzò e si diresse in bagno.
Si odiava.
Odiava quello che stava provando, odiava il peso
sul cuore e sullo stomaco, odiava il logorante martellio nel petto e la
voglia
di correre dietro a Naruto ed amarlo ancora, sotto la doccia, ovunque.
Cosa gli era
successo? Aveva realizzato il suo più intimo e
segreto desiderio, quello represso e insaziabile. Andare a letto con il
suo
migliore amico, baciare il suo migliore amico, avere per sé,
e sé soltanto
Naruto Uzumaki...e ora? L’avrebbe lasciato andare per paura,
perché insieme non
erano nient’altro che degli “invertiti”
come aveva letto su alcuni vecchi
libri, erano degli omosessuali, come suo zio Madara e Hashirama, e come
potevano la famiglia e il mondo accettarli se neanche lui ci riusciva,
se anche
lui provava ribrezzo per se stesso?
Eppure Naruto
era tutto ciò che la sua mente, il suo corpo e
il suo cuore desideravano.
Al diavolo!
Almeno suo padre avrebbe avuto qualcosa per cui
lamentarsi, Itachi sarebbe finalmente potuto essere il migliore, il
figlio
giusto e retto, così lontano dal secondogenito, incapace e
gay, che lo prendeva
e lo dava, che amava un uomo, che amava quello che fino a pochissimo
tempo
prima era noto a tutti come l’amico di sempre.
Rise, e sapeva
che Suigetsu gli avrebbe dato dello
sciroccato, senza poi sbagliarsi tanto.
Per quelli come
lui non c’erano problemi, andavano dove
sentivano di dover andare, ma Uchiha Sasuke era sempre stato un modello
perfetto, non poteva deludere le aspettative.
“Naruto?”
Chiamò, avviandosi in bagno, completamente nudo.
Lo
guardò fare la doccia, le mani grandi immerse in un caos
di capelli color grano e schiuma.
“Naruto”
Alzò la voce, ma l’altro non riusciva a sentirlo.
Entrò
sotto il getto d’acqua, ringraziando il cielo che fosse
calda, lo afferrò per le spalle e disse:
“Naruto,
proviamoci”
Poi lo
baciò.
Allora...eccomi
qua...sì, sono impazziti, sì, Naru è
stato pestato, sì cavolo si amano alla
follia...sono tornata, spero di non avervi deluso, spero di esservi un
po’
mancata, spero di leggervi tutti quanti come qualche settimana fa, di
sapere se
questo svolgimento vi ha sorpresi, addolciti...è Pasqua, e
oltre al cioccolato,
a renderci più allegri, ci vuole anche un po’ di
NaruSasuNaru <3
Un
bacio a tutti, vi
aspetto <3
Allyn
Mi
siete mancati/e
troppo <3
|
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Capitolo 25 *** VENTICINQUESIMA REGOLA: Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando al tuo fianco hai Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile. ***
Mi
siete mancati, ed io
sì, continuo a ritardare negli aggiornamenti,
però eccomi, ed il capitolo è
rossiccio, e beh, spero vi piaccia...loro sono adorabili <3
Imbarazzati
fino al
midollo, eppure così innamorati! Ahahaha io ho riso un
po’ scrivendolo...<3
Trovo
Sasuke sempre più
“disgraziato”, e Naruto un po’
“peperoncello” ahahaha J divertirsi
così alle spalle di un povero Uchiha, che perfidia <3
Insomma,
come sempre spero
di leggervi...insomma, fatemi sapere <3
VENTICINQUESIMA
REGOLA:
Il mondo, i rapporti, tutto è in continuo mutamento. Quando
al tuo fianco hai
Uzumaki Naruto, tale mutamento diviene assolutamente imprevedibile.
Avevano lasciato
la stanza d’albergo insieme, ed era stato
imbarazzante.
Avevano fatto
colazione seduti allo stesso tavolo di un
Autogrill, ed era stato imbarazzante.
Sasuke aveva
fissato la sua spremuta per circa un quarto
d’ora, cercando di ignorare il croassaint a cui Naruto aveva
attaccato un morso,
naturalmente senza permesso, naturalmente provocandogli imbarazzo.
Avevano fatto la
fila per il bagno di un distributore di
benzina, insieme, ed era stato imbarazzante.
In macchina,
Naruto, gli aveva sfiorato per caso la mano,
mentre cercavano, invano, una stazione radio decente...e sì,
anche quello era
stato imbarazzante.
Poi Naruto aveva
deviato dall’itinerario prefisso dal
navigatore, aveva guidato tra stradine sperdute e campi incolti, aveva
spento
la macchina in mezzo al grano, poi era sceso e si era acceso una
sigaretta,
tutto questo senza dir niente, senza ascoltare le proteste di Sasuke e
le sue
domande, poi i suoi insulti.
L’Uchiha
lo raggiunse, si appoggiò allo sportello dell’auto
e
gli chiese da fumare.
“Quanto
ancora durerà?” Borbottò allora il
biondo, guardando
oltre i fili d’erba ingialliti dal troppo sole.
“Che
cosa?” Domandò di rimando Sasuke, tirando
avidamente e
sbuffando verso un cielo terso e privo di nuvole.
“Io e
te che facciamo i cretini” E rise, per poi sfiorargli
volutamente una mano, che Sasuke si trattenne dal ritrarre.
“Vedi?”
Il biondo indicò le dita pallide dall’altro.
“Stavi
per scostarti”
“Stavo
per scostarmi” Gli fece eco l’Uchiha. Naruto
intrecciò
le proprie dita a quelle di Sasuke, poi se le portò al viso
per baciarle.
Alla luce del
sole, sotto un cielo terso...e se qualcuno
fosse passato di lì e li avesse visti? Se qualche macchina
si fosse fermata? In
mezzo al niente e vicino ad uno sperduto campo di grano nelle campagne
senza
nome.
Il cuore di
Sasuke però non rallentò, c’erano gli
occhi
azzurri di Naruto a mandarlo in agitazione.
Cos’era
quello sguardo? La libertà di quel sorrisetto
lascivo?
Potevano?
Davvero? Lì? Loro due?
Si baciarono,
spensero le sigarette e si baciarono, con la
lingua, tenendosi i volti, mordendosi i colli, le labbra, finendo per
ansimare
piano, e non per il caldo.
Potevano.
Il cielo era
ancora terso, il sole splendeva ancora in alto,
la campagna e il grando brillavano d’oro.
Loro erano
lì, e si erano baciati.
Un passo alla
volta...e invece corsero insieme, perché un
bacio non bastava, dovevano cadere sulle spighe, dovevano pungersi e
rotolarsi,
l’uno addosso all’altro, ora senza imbarazzo,
ridevano e litigavano, e poi si
toccavano, ed era naturale come respirare.
“Sas’ke”
Lo chiamò Naruto, con il fiatone e la maglietta
alzata, le mani dell’altro ancora sulla sua cintura.
“Si?”
“Ci
riconosci?”
“Per
niente” E lo baciò.
A proteggerli
nessuna parete, nessuna camera, nessuna stanza
d’albergo, figli della terra e delle proprie passioni, si
ripeterono che
sarebbe andato tutto bene, si strinsero forte, insieme non dovevano
aver paura.
Naruto
accompagnò Sasuke di fronte a quella che era stata la
porta della sua stanza, si guardò intorno, verificando che
occhi indiscreti
fossero lontani dalle loro figure vicine, poi lo baciò e
sorrise, e sottovoce
gli chiese “posso entrare?” e Sasuke rispose di
sì, nel bacio, con le mani
fredde di desiderio.
La camera era
vuota, di Suigetsu neanche l’ombra, solo il
disordine che aveva lasciato sul letto, con i vestiti accatastati
vicino al
cuscino e un paio di mutandine da donna sul copriletto.
“Wow”
Commentò il biondo. “Ma non era gay?”
“Suigetsu
non appartiene a nessuna categoria...lui scopa e
basta, chi c’è
c’è...” Concluse Sasuke tra il divertito
e il disgustato.
“Probabilmente
sono di Karin” Ipotizzò crollando sulla sedia
scura vicino alla scrivania.
“Almeno
si diverte” Naruto invece si sedette sul letto di
Sasuke, pareva stanco, dopo molte ore di viaggio aveva le labbra
screpolate e
gli occhi lucidi di sonno, l’ombra violacea era evidente dove
Orochimaru
l’aveva colpito con più forza.
“Ti fa
male” Chiese il moro, scrutandolo con attenzione.
“Non
così tanto”
“Ho
della crema...dovrei avere qualc-“
“Sasuke,
sto bene, davvero...” Naruto sorrise dolcemente, poi
si alzò e lo raggiunse. Si inginocchiò di fronte
a lui, fino a poggiare il
mento sul suo ginocchio.
“Mi
sei mancato” Ammise “E sono stato uno stupido ad
allontanarti...ma...avevo paura” Continuò.
“Di
quello che siamo?” Domandò l’Uchiha.
“E
cosa siamo?”
“Sbagliati”
Sasuke sorrise tristemente, poi passò le dita tra
i capelli di Naruto, sulla sua guancia, sulle sue labbra.
Non poteva
rinunciare a tutto quello, a quel viso, a quegli
occhi, al suo...amore, perché quello era il nome del
sentimento che provavano.
Dietro la passione animale che li faceva bruciare senza ritegno
c’era l’immenso
candore di un sentimento maturato nell’infanzia e
nell’adolescenza.
Si erano sempre
amati, ancor prima di conoscere le parole
gay, diverso, omosessuale.
Lui amava Naruto
Uzumaki, l’avrebbe amato anche se fosse
stato un cipresso o una volpe, poco importava, dunque, se fosse o meno
un uomo,
se nei suoi pantaloni svettasse la sua stessa erezione.
“Quindi
siamo una coppia, no?” Il sorriso a trenta denti di
Naruto per poco non lo abbagliò.
“Cosa?”
Sasuke lo allontanò con un buffetto forse troppo
energico.
“Tu
scherzi, vero?” Si alterò un poco.
“E
quindi cosa facciamo?” Naruto mise una sottospecie di
broncio, poi si accomodò a gambe incrociate sul pavimento.
“Noi
non siamo una coppia, non siamo fidanzati...non
siamo...” E allora cos’erano? Avevano scopato?
Sì. Gli era piaciuto? Sì. Si
amavano? Sì, sì a tutte le domande...Sasuke
concluse che desiderava la morte,
in quel preciso istante, perché doveva ammetterlo, non
voleva condividere
Naruto con nessun altro, e allora lo erano, erano una sottospecie di
coppia,
come suo zio, come quel suo dannatissimo zio Madara con Hashirama.
“Sono
rovinato” Piagnucolò a denti stretti.
“Sì”
Rimarcò Naruto, scattando in piedi e bloccandolo contro
lo schienale della sedia con le braccia.
Lo sorprese con
un bacio, con la lingua bollente, con tutta l’impazienza
covata al campo di grano dove si erano solo stretti l’uno
all’altro.
“Ho
bisogno che tu me lo dica, Sasuke...cosa siamo noi?”
Chiese languido, mentre i denti indugiavano sul collo del moro.
“Noi...”
Sasuke aveva il respiro corto, ma doveva mantenere
una posizione, era pur sempre un Uchiha, non poteva farsi sottomettere
in quel
modo.
“Smettila,
idiota” Borbottò, ma l’altro lo morse,
non troppo
forte, non troppo piano, quel tanto da fargli girare la testa e
accapponare la
pelle dal piacere.
“Cosa
siamo?” Chiese ancora Naruto, scendendo con le labbra
sulla spalla, soffiando attraverso il tessuto della maglietta, fino a
raggiungere l’addome e il cavallo dei pantaloni, alzare il
mento e scrutarlo.
“Sasuke?
Rispondimi” Sorrideva, con le dita già impegnate
con
la zip. Aprì e chiuse la cerniera lampo una decina di volte,
fingendosi
indeciso.
“Cazzo,
deciditi!” Si ritrovò a sbottare
l’Uchiha.
“Oh,
dipende da te!”
Cosa facevano
adesso? Giocavano? Loro due? In quel modo
perverso? Anche l’ultimo briciolo di dignità
Uchiha volò via dalla finestra.
“Muoviti”
Voleva essere un ordine, ma uscì fuori più simile
ad una preghiera.
“C-o-s-a
s-i-a-m-o?”
“Una
cazzo di coppia! E ora muoviti!!”
*°*°*°*
Aveva perso,
qualsiasi battaglia con se stesso, aveva perfino
permesso a Naruto di stare sopra, ancora una volta, di farsi spazio
dentro di
lui, ancora una volta. Avrebbe camminato male per giorni? O il suo
corpo si
sarebbe abituato? Non lo voleva sapere, voleva sentire e basta, in quel
momento, loro due, allacciati, coppia o non coppia che fossero, stupide
puntualizzazioni!
“Ti
piace?” Gli chiese Naruto, baciandogli la schiena,
leccandogli il collo.
“Mi
sto facendo prendere da dietro, e questo qui mi chiede se
mi piace” Pensò, mentre una parte di lui avrebbe
voluto piangere.
“Parla
meno” Si limitò a dire, stringendo con le dita il
cuscino.
“Puoi
dirlo se ti piace...” Precisò Naruto, con una
certa
soddisfazione nel tono della voce.
“Che
fa? Mi prende pure in giro?” Pensò ancora Sasuke.
Naruto
uscì dal suo corpo e gli arpionò i fianchi con
entrambe le mani.
“Ti
piace?”
Sasuke aveva
quasi freddo, senza quel contatto intimo a
riempirlo, senza il suo addome contro la propria schiena.
Passò
un minuto buono, un minuto di silenzio.
“Allora?
Devo andare via?” Si sentivano risate trattenute
nella voce del biondo.
Sasuke si
sarebbe voluto voltare e menarlo, fargli nero anche
l’altro occhio, poi però il suo basso ventre
protestò e il suo corpo si mosse,
stregato, erano forse magnetici? Si ritrovò contro il bacino
di Naruto.
“Lo
prendo per un sì” E riprese a muoversi con
più vigore.
***
Li
svegliò Suigetsu, e non fu piacevole. Aveva stampato il
suo solito ghigno divertito, le braccia incrociate e le pupille che
scattavano
prima sul corpo nudo di Naruto, poi su quello di Sasuke.
“Oh,
vi prego, fatemi venire in mezzo, vi prego...” Piagncolò
sorridente.
A Sasuke quasi
prese un infarto, si coprì con il lenzuolo
come tante volte aveva visto fare dalle ragazze nei film, poi si
vergognò
ancora di più, in preda ad una crisi isterica
stampò una manata sulla schiena
di Naruto, che sussultò di paura.
“No,
tuo padre, dov’è!!” Gridò il
biondo, per poi riprendersi
e respirare con più calma.
“Cavolo
‘Suke, ho sognato che Fugaku ci beccava...”
“Ciao
Naruto, scopato bene?” Suigetsu lo salutò con una
manina sventolante che Sasuke avrebbe volentieri amputato.
“Oh”
“No
no, non preoccuparti, io sono felice per voi” Hozuki era
il ritratto della felicità.
“Sui,
sparisci, perfavore” La voce dell’Uchiha era
instabile.
Si teneva la testa tra le mani, le lenzuola attorno al corpo.
Naruto invece
aveva preso a ridere, ancora nudo di fronte
all’altro.
“Anche
io sono felice” Esclamò.
“Perfetto,
sto con un imbecille” Pensò il moro.
***
Nel pub
c’era confusione, la stessa di sempre, un vociare
indistinto, bicchieri sbattuti sul tavolo, qualcuno tossiva, qualcuno
rideva...
Sasuke era silenzioso, con la sua doppio malto sotto il naso, i capelli
neri
raccolti in una piccola crocchia. Tutto era iniziato in quel posto,
tutti i
suoi problemi, in quel momenti si stava chiedendo se, appunto tutti i
suoi
problemi, sarebbero finiti lì.
Nutriva seri
dubbi sulla cosa. Lui e Naruto stavano, ancora
si vergognava a dirlo, insieme da un mese. Nessuno sospettava niente,
solo il
suo culo era testimone, e fortunatamente anche quello di Naruto, stare
sempre
sotto l’avrebbe fatto sentire ancora più
sull’orlo di un baratro emotivo.
Perché
mai si trovasse lì non riusciva a capirlo. Guardò
prima Kiba, poi Shikamaru, poi Gaara, infine Rock
Lee...perchè...perchè...
Cercò
di varare le varie possibilità, ma la sua mente non
voleva collaborare.
Forse era un
ripetersi di eventi, forse Naruto si sarebbe
seduto a tavola e avrebbe brindato alla propria scopata, e
così Sasuke avrebbe
finalmente capito che in realtà non era mai accaduto niente,
che quello era un
nuovo inizio, un carica partita, un reset.
Naruto
arrivò al tavolo, sorridente cone i bambini il giorno
di Pasqua, una birra in mano e gli occhi azzurri di chi è
emozionato.
“Allora?
Come mai siamo tutti qui?” Chiese Shikamaru.
“Io
dovevo studiare, e poi ho sonno, e poi Temari ha il ciclo...”
Borbottò.
“E a
me cosa interessa se ha il ciclo?” Kiba fece cenno di
vomitare sul tavolo.
“Vuole
che le massaggi i piedi, quando ha il ciclo” Nara
sbuffò annoiato.
Kiba rise.
“Beh, appena le saranno passate spero che ti
ripaghi in qualche modo...magar-“
“E’
mia sorella quella di cui state parlando” Gaara avave
appena alzato gli occhi dalla sua Becks.
Al tavolo dove
Naruto continuava a sedere sorridendo tornò il
silenzio.
Il biondo
sfiorò con la propria coscia quella di Sasuke, che
divenne rigido come un sasso.
“Ho un
annuncio da fare” Rise, alzando il boccale.
Uchiha lo
guardò con occhi spiritati “ora lo dice, ora ci
sputtana...ora dice che stiamo insieme” Avrebbe voluto
ucciderlo fulminarlo sul
posto, zittirlo. Ma non poteva fare niente.
“Brindiamo
a qualcuno che finalmente ha scopato” Puntò il
calice verso Sasuke, che nel contempo era divenuto paonazzo. Tutti i
ragazzi lo
guardarono increduli.
“A
Sasuke, che non è più vergine!”
Tutti alzarono il
bicchiere, Naruto sorrise, e Sasuke giurò che
quello sulle sue labbra
carnose era un sorriso dispettoso.
“A
Sasuke” Dissero tutti, prima di riempirlo di domande.
Naturalmente, a
fine serata, tutti si erano fatti un’idea
diversa, in quanto il moro non aveva risposto a nessuno.
Kiba parlava di
prostitute, Gaara sogghignava tra sé e sé
riguardo Karin, Rock Lee aveva ipotizzato la ragazza bionda di cui
Naruto aveva
parlato qualche volta, Ino, Shikamaru aveva inviato un sms a Temari:
“Arrivo
tra venti
minuti, ti massaggio i piedi, poi però voglio dormire.
Ps: Naruto e
Sasuke si
sono messi insieme.
Stai
zitta”
Tutti sapevano
del suo alto QI, ma neanche Sasuke avrebbe mai
potuto immaginare che il giovane Nara era giunto alla conclusione
esatta,
Sasuke Uchiha aveva perso la sua verginità con il proprio
migliore amico,
Naruto Uzumaki, per gli altri, la realtà sarebbe rimasta un
mistero.
***
“Io ti
ammazzo” Sasuke guidava e urlava contemporaneamente.
“Dai,
è stato divertente”
“Era
così necessario?” Sbottò accelerando.
“Sasuke?”
“Che
vuoi, pezzo d’idiota”
“Ti
amo”
Sasuke
sospirò, disgraziatamente l’amava anche lui, ma di
certo non aveva gradito quella sortita al pub. Fortunatamente che gli
altri
avevano scommesso su delle ragazze.
Per il momento
poteva stare sereno, anche se qualcosa gli
diceva che quella tranquillità era destinata a durare poco.
Naruto Uzumaki
era imprevedibile, e questo lui lo sapeva
bene.
Note
di Allyn:
In
ritardoooo! Ma
eccomi! Da qui iniziano le disastrose avventure dei due...vedremo come
andranno
le cose per Hashi e Mada, che saranno i primi a scoprire la
verità, poi ci sarà
Fugaku, e saranno dolori...in compenso spero che questo capitolo vi
abbia diverito.
Un
bacio, spero di
leggervi, come sempre <3
Alla
prossima <3
|
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Capitolo 26 *** VENTISEIESIMA REGOLA: In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se tuo zio e il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione omosessuale allora inizia a preoccupa ***
AllynChannel
trasmette
in notturna!
Dopo
la “brontolata” di
Yuko Ichi(che aimè ha ragione da vendere) mi sono sentita in
dovere di mettere
online la 26° regola, chi di voi studia, lavora e compagnie
varie sa che i
periodi più duri ci sono e che purtroppo non sempre
è facile farsi venire l’ispirazione
sotto stress...ma...eccoci qui, perché Naruto e Sasuke
risanano tutto, anche i
rottami come me...
E
poi, ammettiamolo
dopo aver iniziato la long su Gaara, Naruto e Sasuke non avevo
più scuse,
immagino...perciò eccomi.
I
due ora stanno
insieme (cuoricini e orsacchiotti), ma...c’è
sempre un ma, le relazioni non
sono fatte per essere vissute in ombra, figuriamoci se Uzumaki Naruto
accetta
di vivere il suo amore nell’oscurità...Sasuke
dovrà fare i conti con la verità,
con la famiglia, con il proprio ragazzo, con se stesso...vediamo se ne
ha le
pal...ehm ahaha
Insomma,
il capitolo
contiene “roba rossa” perciò siete
avvisati <3
Baci
baci
Spero
di leggervi qui,
ma anche, per chi avesse voglia, nei meandri della nuova fic:
Loro,
anime da ardere ! ECCO IL LINK DA CLICCARE :LINK
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VENTISEIESIMA
REGOLA:
In famiglia non esistono segreti che tu possa mantenere al sicuro. Se
tuo zio e
il suo compagno hanno scommesso sulla tua presunta relazione
omosessuale allora
inizia a preoccuparti
Di Fugaku di
certo non si poteva dire che fosse un tipo poco
tollerante. Aveva accolto Hashirama e Madara senza poi troppe grida,
dire a
braccia aperte sarebbe stato forse troppo, però, dopo molti
anni, era ancora
lui a invitarli a rimanere a cena, o per le feste, o solo per un
caffè in
compagnia. Non si voltava quando Hashirama poggiava la testa sulla
spalla di
Madara, o quando questo, sicuro di non esser visto, passava le lunghe
dita
pallide tra i capelli castani del compagno.
Certo, erano due
uomini, ma Fugaku, anche se non l’avrebbe
mai ammesso, era contento che il fratello avesse trovato qualcuno in
grado di
amarlo.
Sasuke si
svegliò di soprassalto, i capelli scompigliati, il
respiro di Naruto sul collo, le gambe attorcigliate a quelle di lui.
Male, pessimo
–ottimo se avesse avuto le palle di ammetterlo-
risveglio.
“Il
compleanno di mamma, papà lo verrà a sapere,
papà
scoprirà tutto” Sussurrò, guardando
verso il soffitto bianco.
“Il
compleanno di mamma!” Si ritrovò a gridare,
svegliando
Naruto.
“Eh,
che? Tanti auguri? Che ore sono?” Farfugliò il
biondo in
pieno stato confusionale.
“Tu,
stupida testa quadra...non capisci? La prossima
settimana è il compleanno di mamma”
“Mikoto,
quella donna non invecchia mai, è ancora bellissima,
e tu le somigli un sacco” Naruto guardò il proprio
ragazzo con sguardo
dolcissimo.
Sasuke gli
scaraventò un cuscino in faccia
e si morse le labbra dalla rabbia.
“Non
fare l’idiota”
“Non
sono idiota, sono serio...comunque che ore sono?” Naruto
si stropicciò gli occhi e sbadigliò, poi si
ributtò sul letto, portando sotto
di sé Sasuke.
“Finiscila!”
Protestò il moro.
“Oddio,
cosa c’è adesso?” Chiese Naruto,
addentandogli un
orecchio per gioco.
“Te
l’ho detto, il compleanno di mamma”
“E
allora? Se è il regalo che ti preoccupa potremmo
anda-“
“Ma
sei scemo?”
“Non
capisco” Naruto si grattò la testa bionda e chiuse
gli
occhi, cercando di comprendere tutta l’assurda preoccupazione
di Sasuke.
“Compleanno
di Mamma, festa in giardino, parenti, i tuoi
genitori, Io, tu, noi...disastro”
Naruto rise
tenendosi la pancia.
“E
allora?” Esclamò.
“Se ne
accorgeranno, lo sento, succederà un casino, tu...tu
ci tradirai!” Agganciò le dita al collo brunito
del ragazzo e cominciò a
stringere con l’intento di soffocarlo.
“Sas-
suke...così muoio...” Rantolò Naruto.
“Ah”
L’Uchiha lasciò la presa e si portò le
ginocchia contro
il petto.
“Ti
darai per malato, quando mia madre ti inviterà ti
fingerai malato, in fin di vita, morto...”
Cominciò a pianificare.
Uzumaki lo
lasciò sproloquiare su falsi funerali, certificati
medici, morti apparenti, rapimenti alieni, cambi di residenza, poi
intervenì:
“Mi
rifiuto di continuare questa sciocchezza”
“Cosa?”
Sasuke lo fissò perplesso, una ruga tra le
sopracciglia scure.
“Non
ho intenzione di sparire, non ho intenzione di rimanere
a casa” Fermo, le braccia incrociate e gli occhi azzurri
puntati sul viso del
moro.
“Ma...No!
Non puoi!” Brontolò l’altro
spintonandolo.
“Ma
guardati, Sasuke Uchiha se la fa sotto come un marmocchio”
Lo sbeffeggiò.
“No,
evito di incasinare ancor più le cose. Non sei
affidabile, punto, tu non vieni”
“Oh,
io vengo eccome, e se mi va di baciarti ti bacio, se mi
va di toccarti ti tocco, se mi va di scopar...”
Un pugno ben
assestato colpì Naruto all’addome.
“Cazzo!
Sasuke! Ma sei scemo?” Gli gridò.
“Non
dire quella parola!” L’Uchiha era furioso, si era
alzato, indosso non aveva niente, solo un’espressione
arrabbiata e le labbra
tirate.
“Quale?”
Rantolò Naruto con un sorriso, indugiando sul corpo
nudo del proprio ragazzo, “Scopar...”
Una pantofola lo
colpì in testa.
Iniziò
una lotta furibonda, dove Naruto cercava di dire
“scopare”
in ogni sua coniugazione, e Sasuke tirava oggetti, pugni e calci.
Finirono
nuovamente sul letto, Naruto era sopra, i polsi di
Sasuke bloccati nelle sue mani enormi.
“Io ho
il diritto di scoparti, Uchiha. Tu...” Indugiò un
attimo. “Tu hai il diritto di scoparmi”.
Sasuke lo
guardò negli occhi, respiravano affannosamente, ma
le parole di Naruto erano state ferme, sicure.
“Non
ho intenzione di nascondermi per tutta la vita, e lo
sai...se non hai intenzione di dirglielo adesso posso capirti, ma non
tutta la
vita...non tutta la vita a negare, a fingere di non amarti come ti
amo”
I battiti di
Sasuke accelerarono, tutta la rabbia sembrò fluire
via, un fiume dopo la piena pronto a liberarsi in mare, Naruto rompeva
ogni suo
argine.
“Io
vengo, non si discute” Proferì, prima di dargli un
bacio
in bocca.
Sasuke, fedele
alla sua virile dignità, anche se questa ormai
era ridotta a brandelli, lo morse, per dispetto.
Naruto non la
prese bene, dopo una lunga colluttazione lo
voltò di spalle, salendogli sopra, bloccandolo con le
ginocchia.
Rideva.
“Fermati
cretino!” Sasuke si dibatteva come un pesce appena
pescato, più si dimenava più Naruto gli baciava
le spalle, il collo, gli
sfiorava i capelli neri con la punta delle dita, poi la curva della
colonna
vertebrale, poi il sedere tondo e nudo, le cosce.
“Quando
sei incazzato sei così...” Osò.
“Idiota,
lasciami” Ma la protesta suonò debole, Sasuke si
era
già arreso, con le mani di Naruto a separargli le natiche,
pronto a toccarlo
con l’indice, poi con il medio, là dentro, dove la
carne era più calda,
baciandogli ogni tanto le scapole.
“Sei
un arrapato” Sussurrò l’Uchiha, che nel
contempo aveva
preso a muoversi in modo complementate al corpo di Naruto, senza
più gli scatti
della lotta, complice della propria cattura.
“Io
verrò a quel compleanno” Gli disse Naruto
all’orecchio,
sottovoce.
“Fai
cosa ti pare, ormai è andato tutto a puttane”
Sasuke era
entrato nella modalità depressione/catastrofe/tanto Naruto
ne approfitta
sempre.
“Sto
già facendo quello che voglio” Ribattè
a tono.
Sasuke si
voltò un poco per lanciargli un’occhiataccia, ma
il
biondo lo penetrò con un colpo secco, costringendolo a
buttare la fronte sul
cuscino e a trattenere un gemito.
“Cavolo,
fai piano!” Ansimò.
“Non
ti ho fatto male” Mormorò Naruto, afferrandogli i
fianchi e posizionandosi meglio dietro di lui.
Sasuke non
rispose, era vero, non gli aveva fatto male,
Naruto non gli faceva mai male, mai volontariamente, non
più, da quel giorno in
cui aveva creduto di averlo perso,
“Muoviti
più veloce, Testa-Quadra” Gli disse piano,
curvando
la schiena e offrendosi di più.
*°*°*°**°*
“Lo lascio vincere
troppo spesso” Pensò Sasuke, guardando
le spalle larghe di Naruto, poi la
porta di casa sua.
“Troppo, troppo spesso.
Non sarebbe dovuto venire, avrei dovuto legarlo alla sedia. Affidarlo a
Suigetsu. No, a Sui no, l’avrebbe scopato, me
l’avrebbe toccato...Avrei
dovuto...” Continuò, mentre il biondo
bussava con troppa enfasi.
Mikoto
aprì la porta, indossava una camicetta a fiorellini e
i lunghi capelli neri le ricadevano lisci attorno al viso sorridente.
“Oh,
eccovi, siete gli ultimi, aspettavamo voi” Allargò
le
braccia e strinse Naruto che si lasciò coccolare come un
bambino, poi richiamò
Sasuke con la mano, lo obbligò a subire lo stesso abbraccio
materno,i lo
guardò.
“Sembri
felice” Mormorò contenta.
“Auguri
mamma” Sasuke ignorò il suo commento e le mise in
mano un pacchetto color crema.
“Ho
partecipato anche io” Si intromise Naruto.
Sasuke
capì che quella sarebbe stata una giornata molto
lunga, e che, nella migliore delle ipotesi, sul calar del sole avrebbe
dovuto
scavare una fossa per il cadavere del suo ragazzo. Se fosse stato anche
di buon
umore ci avrebbe messo un fiore giallo, ecco, era amore quello, no?
“Oh,
che gentili”
Mikoto
scartò subito il pacchetto, era un gesto che si
concedeva sempre e solo per il giorno del suo compleanno, essere
impaziente,
tornare bambina.
Quando vide gli
orecchini color lapislazzulo le si
inumidirono gli occhi.
“Oh,
sono bellissimi ragazzi, una donna non avrebbe saputo
sceglierne di più belli”
Prima frase che
a Sasuke fece gonfiare la vena sul collo.
Cos’era?
Si era già accorta di quanto il figlio fosse frocio?
Naruto gli
posò delicatamente una mano sulla spalla. L’Uchiha
scattò come se al posto delle sue dita ci fossero stati
tizzoni ardenti.
“Sasuke,
è successo qualcosa?” Chiese Mikoto, che nel
frattempo aveva indossato gli orecchini.
“No,
no...probabilmente un insetto” Balbettò il moro.
Naruto gli
lanciò un’occhiata così truce che se
anche ci
fosse stato un insetto nel suo campo visivo sarebbe morto di terrore.
La festicciola
si sarebbe svolta nel giardino sul retro di
casa Uchiha, ma come sempre metà degli invitati si godevano
il divano di
Fugaku, tra questi c’erano Madara e Hashirama, seduti agli
opposti estremi del
mobile, divisi da un Obito che pareva uscito da una messa funebre.
“Gente!”
Salutò Sasuke alzando una mano verso di loro.
Obito non
sollevò neanche lo sguardo dal pavimento, Hashirama
si sciolse in un sorriso affettuoso, Madara lo puntò con
cipiglio curioso.
“Nipote,
vieni a salutarmi per bene” Disse.
A Sasuke vennero
i brividi, ricordava la conversazione
avvenuta a Natale e sapeva, in cuor suo, che quello sguardo non
prometteva
niente di nuovo.
Lo zio lo
abbracciò, un abbraccio strano troppo prolungato,
poi all’orecchio del ragazzo sussurrò.
“Come
vanno le cose?”
Sasuke
deglutì.
“L’università?
Benissimo, tra due mesi discuterò la tes-“
“No,
non lo studio...lui” E indicò con la coda
dell’occhio un
Naruto splendente, in grado di brillare di luce propria.
Cavolo, il loro
amore era così palese? Sasuke sarebbe voluto
sprofondare, ma si riprese, si schiarì la voce, che
altrimenti non sarebbe
proprio uscita dalla sua gola e rispose.
“Non
so a cosa ti riferisca, zio”
“Dimmi
che il culo ce lo mette lui, ti prego” Sasuke
arrossì
di colpo, si staccò dallo zio e cercò di
ricomporsi.
Madara dapprima
sorrise, poi però si fece serio, infine
arrabbiato.
Non solo aveva
confermato la sua tesi, aveva anche compreso
che no, il nipote non giocava sempre il ruolo di maschio dominante.
“Io
vado a salutare gli altri” Si defilò il ragazzo,
mentre
correva in giardino sentì dire a Madara le seguenti parole:
“Ehi, Hashirama,
non sono più arrabbiato con te, ho altre persone oggi contro
cui indirizzare
tutta la mia ira, torna qua che hai vinto la scommessa, dannato
Senju”
Fugaku lo
guardò avvicinarsi, non sorrise ma affiancò il
figlio in una camminata fino all’albero di pesche che Mikoto
aveva piantato
qualche anno prima.
“Ci
sono gli Uzumaki al completo” Esordì.
Sasuke
sospirò, anche quell’anno neppure un “ciao, mi sei mancato figlio mio, sono
contento di rivederti”.
“Credo
di sì” Rispose, freddo come il padre.
Fugaku strinse
le dita attorno al bicchierino di plastica,
senza però romperlo, si sentirono un paio di scricchiolii,
poi continuò: “No,
non credere...tu hai portato l’ultimo, ora sono veramente al
completo”.
Ottimo, odiava
il “genero”, anzi, odiava tutta la sua stirpe,
“quegli sconsiderati hippie sempre
con il
sorriso da cretini sulla faccia da pugni” li aveva
chiamati una volta, “quel tuo amico
con la testa gialla e quel fanfarone
di suo padre, Minato”, Sasuke non aveva mai voluto
sapere cosa significasse
quel “fanfarone”.
L’entrata
in scena di Itachi lo salvò dall’imbarazzo
più
assoluto, ma solo per pochi istanti, arrivando per braccetto a Shisui
lasciò
che sprofondasse ancora più in basso.
“Smettetela
voi due, sempre appiccicati, sembrate due
finocchi, tuo zio e Hashirama bastano e avanzano, in questa
famiglia” Li
rimproverò Fugaku.
Shiusui
scoccò un bacio sul collo a Itachi, per gioco,
l’uomo
lo fulminò con lo sguardo, poi sospirò
andandosene, lasciando che l’altro
fratello Uchiha stringesse Sasuke in un abbraccio troppo affettuoso.
“Vostro
padre dovrebbe essere più aperto...Hashirama e Madara
dovrebbero avergli insegnato qualcosa, no?” Rise Shisui,
assistendo all’abbraccio
fraterno dal quale Sasuke tentava inutilmente di liberarsi.
Itachi rise.
“Ma
nostro padre è aperto” Disse.
“Dovrebbe
esserlo solo un po’ di più...ti immagini se avesse
avuto veramente un figlio gay? Avrebbe dato di matto!”
Lasciò che Sasuke
riprendesse fiato e guardò Shisui.
“Oddio”
Rise questo “Ti prego, andiamo a fingerci innamorati,
così altro che tollerante e aperto, il suo pupillo Itachi,
frocio e coinvolto
in una relazione incestuosa...Un capolavoro!”
Shisui si stava
divertendo un modo, continuò a ridere e a
scherzare con Itachi per due minuti buoni, mentre Sasuke, dentro di
sé, formulava
testamento.
L’inzio
della fine, lo
sapeva benissimo, quel giorno sarebbe stato l’inzio della
fine, la sua.
EXTRA:
Il giorno
precedente al compleanno di Mikoto.
Casa
Uchiha-Senju, ore undici di sera.
“Cosa
hai intenzione di metterti domani?” Hashirama guardava
l’interno dell’armadio, i lunghi capelli castani
raccolti in una coda disordinata.
“Ehi,
Madara, dico a te”
Una voce funerea
riecheggiò dall’oscurità dal salotto:
“Un
pigiama”.
“Oh,
falla finita” Lo brontolò Hashirama.
“E’
uno stupido compleanno, con quegli stupidi dei miei
parenti, io vengo in pigiama” Borbottò burbero.
“Sas’ke
verrà?” Chiese Hashirama tirando fuori dagli
scaffali
una maglietta sportiva e un paio di jeans.
Madara
scrollò le spalle e si buttò sul letto.
“Sì,
è il compleanno di sua madre, dopotutto. Gli Uchiha
rispettano le tradizioni, mica come voi incivili Senju.
Quant’è che non senti
tua nipote Tsunade? E quel cretino di Asuma? Kurenai ha sfornato il
loro
primogenito e manco si sono fatti sentire, incivili...ah, meglio
così da un
certo punto di vista, niente regali, niente soldi spesi male”
“Oddio
Madara, sei di buonumore stasera, eh?” Lo schernì
Hashirama.
“Tu
cosa ti metti domani?” Chiese il moro, girandosi su un
fianco e guardando il compagno ancora alle prese con
l’armadio.
“Per
te maglietta nera e jeans, contento? Io non lo so, la
camicia a quadri che mi ha regalato Fugaku l’anno scorso, gli
farà piacere vedermela
addosso...” Cominciò a parlare a ruota libera,
permettendo a Madara di pentirsi
per essersi interessato troppo.
“Io
preferirei vederti senza vestiti, ne trarrei un piacere
maggiore rispetto a quello che Fugaku potrebbe provare vedendoti
addosso la
camicia che ti ha regalato”
Madara si era
mosso silenziosamente, per piazzarglisi dietro
e stringerlo con una certa dolcezza.
Hashirama
sorrise, tirò fuori la camicia a quadri e la
poggiò
sul puff dove di solito Madara abbandonava i vestiti quando tornava da
lavoro.
“Idiota”
Disse a scoppio ritardato, voltandosi per rispondere
all’abbraccio.
Trovò
le labbra sottili del moro, dischiuse, poi un bacio,
stranamente calmo e pacato, diverso dalla foga con la quale lo
investiva di
solito.
“Spogliati”
Gli disse Madara nell’orecchio, sottovoce.
Hashirama
eseguì, si tolse i pantaloni della tuta verde e la
felpa con su scritto GreenPeace, poi, una volta nudo guardò
Madara inginocchiarsi,
baciargli l’ombelico, gli addominali, la pelle brunita delle
cosce e là in
mezzo, aprendo la bocca e accogliendo completamente quella parte di lui
che a
Madara proprio non sapeva resistere.
“Sei
davvero di buonumore” Commentò, infilando le dita
tra i
capelli neri e lunghi dell’Uchiha, che non rispose, ma
cominciò a succhiare
piano.
“Ahh...ma...tu
credi che ‘Suke con Nar-“ Domanda sbagliata,
Madara si tirò in piedi di scatto, si asciugò le
labbra e mise le mani sulle
spalle di Hashirama.
“A
letto, è tardi” Esordì.
“Ehi,
che ti prende?” Brontolò il Senju. “Ed
io qui come
faccio?” Indicò l’erezione tra le gambe.
“Bagno,
doccia, mano, quello che ti pare...io dormo”
“Madara,
piantala, cos’ho detto?” Chiese, infilandosi
nuovamente la felpa e salendo sul letto senza pantaloni.
“Ehi”
Si avvicinò al moro.“Sasuke e Naruto”
Ripetè.
Madara
sbuffò. “Mio nipote è gay”
Sputò dopo due minuti di
silenzio in cui Hashirama gli era salito sopra.
“E? Tu
cosa sei? Trovo assurdo il tuo comportamento”
“Hashirama?
Io non sono gay”
Il Senju rise di
gusto, infilò una mano nei pantaloni di
Madara e tirò fuori il suo pene.
“Nono,
non sei gay” Gli fece il verso, abbracciando nel pugno
la propria erezione e quella innegabile dell’Uchiha,
cominciando a muovere
piano le dita, a far scorrere su e giù la mano.
“Io
posso” Rantolò Madara in preda al piacere.
“Anche
loro possono” Gli rispose Hashirama
“Sasuke
sta sopra” Mormorò indispettito.
“Sasuke
sta dove gli pare, sta dove stai tu, dove sto io,
dove capita, dove ha voglia di stare...” Liberò
Madara dalla stretta esperta e
si sdraiò supino sul letto.
Madara gli
salì sopra, si spogliò e lasciò che
Hashirama gli
arpionasse i fianchi.
“Guardati,
stai sopra, eppure...” Disse il Senju, facendogli
notare i movimenti del bacino, il tentativo lento e pacato di cercare
piacere
nella sua erezione.
“Stai
zitto...io faccio quello che mi pare”
“Sì,
ed io te lo lascio fare, quando vuoi prendermi ti lascio
fare...quando vuoi...”Madara gli tappò la bocca
con un bacio, cercando la sua
lingua, mentre si faceva invadere dall’erezione di Hashirama.
Sospirò di
piacere.
“Sasuke
non...” Cercò di dire, mentre il Senju aveva preso
a
muoversi dentro di lui, assecondando le oscillazioni di un bacino che
si
costringeva a guidarele danze...
“Scommettiamo,
eh, Madara?”
“Cosa?”
Sorrise lui, in preda ad un piacere basso e sordo.
“Scommettiamo
che Naruto è stato sopra, eh? Che Sasuke non è
poi tutto questo –iosbattoioprendoiocomando-“
Madara
grugnì, poi annuì, poi lo baciò.
“Scommettiamo.
Mio nipote sta sopra e comanda i giochi”
Hashirama rise e
acconsentì.
“Io
scommetto il contrario, se vinco invitiamo a cena
Tsunade, Kurenai e Asuma, e tu sarai cordiale, carino e gentile, anche
con il
bambino”
“Con
il marmocchio no!” Protestò.
“Anche
con il marmocchio” Ribattè Hashirama, portando
Madara
sotto di sé e amandolo con una gioia familiare, con la
stessa intensità che
provava da sempre, sicuro che con lui avrebbe sempre potuto scommettere
tutto,
il mondo, la sua stessa vita, tanto non avrebbe mai potuto perdere,
giocavano
già a carte scoperte, da anni.
<3
<3 Note di
Allyn:
Allora,
eccomi qui,
finalmente con la 26°, vi sono mancata? <3 ditemi di
sì e lanciatemi
pomodori, voglio una pioggia di pomodori <3 ahahah <3
L’inzio della fine,
Sasuke ha ragione, quando la famiglia Uchiha è al completo
se ne vedono delle
belle.
Shisui
e Itachi, sempre
sul filo del rasoio, che divertimento, siete autorizzati a leggere
ciò che
volete tra le righe, io non negherò niente e non
dichiarerò niente ahahah :P
Innocente scherzo o verità, a voi la scelta.
Mikoto,
adorabile dolce
mamma <3 Fugaku, spero che regga il colpo ahahah Madara
<3 My sweet
man...questa sarà per
te la riunione di
famiglia meno noiosa del secolo <3
Insomma,
io spero che
il capitolo, anche se in ritardo (vergognoso) Vi sia piaciuto.
Ringrazio
per tutte le
bellissime recensioni a cui devo ancora rispondere (pian piano ce la
farò), e
ringrazio per quelle che qualche buon’anima mi
lascerà <3 Vi aspetto, amo
leggervi <3
Un
bacio
Allyn
Alla
prossima...
Povero
Sasuke ahahah e Madara...e Hashirama. l'amore! L'amoreee! <3
spero che anche l'extra vi sia piaciuto!
|
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Capitolo 27 *** VENTISETTESIMA REGOLA: Quando tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii consapevole che non ti servirà a niente. La verità viene sempre a galla, in caso contrario sarà tu ***
I
drammi di Sasuke continuano... <3
VENTISETTESIMA
REGOLA: Quando
tutti intorno a te sembrano sapere nasconditi sotto un tavolino, ma sii
consapevole che non ti servirà a niente. La
verità viene sempre a galla, in
caso contrario sarà tuo zio a ripescarla a forza.
Uchiha Sasuke
odiava da sempre le feste, in particolar modo
quelle ricorrenti come compleanni, anniversari, festività
religiose…
Odiava qualsiasi
cosa comportasse dover stare tra la gente,
salutare, sorridere, intraprendere conversazioni di convenienza dove
non si
parlava di niente, dove si ripetevano sempre le stesse domande, e dove
si
rispondeva sempre a lo stesso modo.
“Come
va?”
“Tutto
bene, grazie, voi?”
“La
scuola, il lavoro, la famiglia?”
“Le
vacanze, gli amori, i bambini, gli amici?”
“Ricordi
quando…”
Sasuke avrebbe
voluto evitare qualsiasi conversazione con
qualsiasi persona, familiare, amico di famiglia, ma non poteva.
Non poteva
prendere Naruto per mano, correre in casa, salire
le scale due gradini per volta e barricarsi in camera con lui.
Non poteva
ignorare tutta quella gente e baciare Naruto per
un’ora o due contro l’albero di pesche che sua
madre amava tanto.
Non poteva
isolarsi con lui nel bagno e farci l’amore due,
tre volte, o quanto bastava.
Ma Naruto era
lì, bello come la tentazione più vorace, lo
logorava dall’interno, e lui non voleva ammettere che amava
quel sentirsi
sempre affamato, sempre così consumato da un desiderio che
quando poteva essere
appagato lo faceva morire di piacere e rinascere ancora per decidere,
convinto,
di voler morire di nuovo.
Dio, quanto lo
amava.
Seduto su una di
quelle squallide sedie in plastica bianca
tipiche di ogni giardino, si era sorpreso ad osservarlo.
Osservarlo
parlare, mangiare salatini, bere aranciata,
parlare, essere a suo agio con tutti. Naruto, a differenza sua era
bravo tra la
gente, ci sapeva fare, con quel suo sorriso cordiale e rassicurante,
con quel
suo emanare serenità. Sasuke si alzò, strinse i
pugni nelle tasche dei jeans e
avanzò a piccoli passi verso il suo sole personale; non
avrebbe potuto
baciarlo, ma avrebbe potuto stargli vicino, ascoltarlo parlare di tutti
quegli
argomenti noiosi e senza senso, sentirlo ripetere le solite odiose
frasi di convenienza
che dalle sue labbra sarebbero uscite come musica. Naruto avrebbe
cantato la
musica del quotidiano per lui, e l’avrebbe resa bella,
interessante,
intossicante.
Ancora due passi
e poi…
“Sasuke!”
La madre di Naruto gli sorrise, poi allargò le
braccia e improvvisò una mezza corsa verso di lui.
Collisione tra:
tre. Due. Uno. Impatto!
“Sasuke!
Come sono felice di vederti”
Lo stava
abbracciando, no, abbracciare non era il termine
giusto, lo stava strapazzando in una morsa d’affetto
incommensurabilmente
potente.
“Oh,
ma come sei bello, fatti vedere! Proprio bello!” Si
staccò un attimo per osservarlo in volto, poi riprese a
stringerlo.
“Kushina,
Sasuke vorrebbe anche respirare” La ammonì Minato.
La donna
scoppiò in una risata rumorosa, lasciò andare
Sasuke
e sospirò appagata.
“Ti
vedo in forma” Anche l’uomo biondo tanto simile a
Naruto
si complimentò con lui.
Sasuke
pensò che fossero strani. Non erano mai stati
“normali”,
ma quel giorno, in quel momento, mentre entrambi lo fissavano con un
sorriso
esageratamente largo e gli occhi brillanti…sì,
non gli sembrarono anormali
nello stesso modo di sempre, lo erano ancora di più.
“Ehm…beh…grazie”
Si ritrovò a balbettare.
Minato prese a
dargli sonore pacche sulle spalle, Kushina gli
strinse una mano.
“Ti
abbiamo visto crescere, ora sei un uomo fatto”
Perché
tutto quel calore?
Sasuke non era
di certo un tipo stupido, gli ci voleva poco
per giungere alla conclusione giusta di un qualsiasi quesito.
E…no,
quello che la sua testa stava ipotizzando proprio non
gli piaceva.
Si
voltò per cercare Naruto tra le persone, e quando
incrociò
i suoi occhi azzurri decise che sì, quello era il giorno in
cui avrebbe ucciso
il suo ragazzo e sepolto il cadavere, poi si sarebbe suicidato
crollando pancia
sotto sul cumolo di terra appena smosso, degno di Shakesperare.
“Eh,
beh…credo che sia normale crescere” Dopotutto
Kushina e
Minato lo conoscevano da sempre, lui e Naruto si frequentavano da anni,
praticamente da tutta la vita. Una morsa dolcissima e calda gli
abbracciò il
cuore. Cercò ancora una volta gli occhi di Naruto, per
amarlo con lo sguardo,
poi si ricordò che avrebbe dovuto ucciderlo,
perché sì, Sasuke ci era
finalmente arrivato, lo leggeva negli occhi da volpe di Kushina, e in
quelli
azzurri e intelligenti di Minato: sapevano tutto.
Chi poteva
averglielo mai spifferato?
Erano davvero
così strani da accettare l’omoessualità
di
Naruto con tanta gioia e comprensione? Sasuke per un attimo
desiderò che anche
sue padre, Fugaku, si trasformasse in un genitore strambo votato al
pacifismo e
all’amore.
No, non sarebbe
mai avvenuto.
Naruto
però avrebbe dovuto pagare per il suo errore,
perché
aveva promesso di non aprire quella sua bocaccia con anima viva.
“Naruto!”
Chiamò voltandosi per cercarlo,
“Ci
sono i tuoi!” Continuò.
Il ragazzo li
raggiunse correndo così come aveva corso sua
madre pochi minuti prima.
Stesso sorriso
squinternato, stessi occhi vivaci, il colore
era quello di Minato, che ora li guardava con una certa
curiosità.
Naruto
sfiorò impercettibilmente la mano di Sasuke con le
dita, come se la
presenza dei genitori
non fosse un problema, come se non dovesse nascondersi da nessuno.
Ulteriore
conferma dei dubbi di Sasuke: sapevano.
Gli
lanciò velocemente un’occhiataccia, poi
tornò a
sorridere, mentre Naruto salutava i genitori con un abbraccio.
Suo padre aveva
ragione: la famiglia Uzumaki era una famiglia
di squinternati, peccato che non se ne sarebbe liberato facilmente, dal
momento
che il figlio era il suo…sì, insomma; su Sasuke
cadde la pesante consapevolezza
che Naruto era il suo fidanzato, e quel nucleo di squinternati che fino
a
qualche anno prima erano stati i genitori del suo migliore amico,
sarebbero
stati i suoi suoceri.
Si trattenne
dallo svenire, dal gridare, dal correre in
cerchio per tutto il giardino di casa sua, urlando ad ogni invitato che
sì, che
era gay, proprio come lo zio Madara e il suo compagno Hashirama,
proprio come i
tizi di certi telefilm in seconda serata, o come quelli che la gente
additava
fuori da locali aperti fino al mattino.
Tutto questo
putiferio accadde solo nella sua mente, mentre
il guscio esterno rimaneva immutato: espressione algida e fiera, labbra
tirate.
Si
congedò dall’allegra famigliola e, con la stessa
andatura
dell’uomo di latta nel mago di Oz, andò a cercare
qualcosa da bere,
preferibilmente con un grado alcolico superiore a quello
dell’assenzio.
Non
trovò da bere, ma dopo una serie di strani mugolii, si
trovò costretto ad alzare la grande tovaglia che ricopriva
il tavolo ricadendo
molle fino al terreno. Non trovò una segreta riserva di
alcolici, ma Obito,
nascosto sotto il tavolo, con l’orecchio ben premuto contro
il cellulare.
Fortunatamente qualcuno era messo peggio di lui, era una cosa brutta da
pensare, ma a Sasuke regalò un certo sollievo ipocrita.
“Obito?”
Lo chiamò.
Questo
alzò il viso rigato dalle lacrime e mimò un ciao
tremante con le labbra.
Ecco, poteva
nascondersi con lui sotto il tavolo, quello era
un buon piano per continuare a partecipare alla festa senza uccidere
nessuno.
“Che
stai facendo?” Sussurrò, guardandosi intorno.
“Rin”
Balbettò il cugino. “Chiamo casa, la
segreteria” Tirò
su con il naso. “Avevamo inciso il nastro della segreteria
assieme…e…” Non
dovette aggiungere altro, Sasuke aveva già capito. Dopo la
fase “mandiamominacceallacasa/canilediHatake”
per cui era stato denunciato e condannato ad un ordine restrittivo,
Obito era
scivolato di nuovo nella fase
“rivanghiamoilpassatopiangendo”.
“Obito,
ascoltami bene…” Sasuke fece un profondo respiro.
“Rin non tornerà, ripeti con me: Rin non
tornerà”.
Obito
scoppiò a piangere e fece cenno a Sasuke di abbassare
nuovamente la tovaglia, il ragazzo scosse la testa e lo
lasciò mugolare in
pace.
“Una
famiglia di pazzi” Si ritrovò a ripetere
versandosi un
po’ di aranciata in un bicchiere
“Pazzi…me compreso” Continuò.
Dopo il terzo
bicchiere di aranciata dolce sentì la vescica
implorare pietà. Rientrò in casa, stando ben
attento a non farsi vedere da
nessun parente, né tantomeno da suo zio Madara, figuriamoci
da Naruto, che
avrebbe potuto avere la malsana idea di seguirlo per poi…no,
non voleva
pensarci.
Salì
al secondo piano e si infilò in bagno, una volta uscito
sentì dei rumori. Si appiattì ad una parete,
dietro un vecchio mobile pieno di
asciugamani e cianfrusaglie per la casa.
I rumori
provenivano dalla camera di Itachi.
Più
che rumori sembravano risate.
“Dai,
scommetto che non ne hai il coraggio” Era la voce
divertita di Shisui, Sasuke ne era certo, ma che stava combinando?
“Oh,
sei rimasto il solito cretino” Quello era Itachi,
ma…pareva ubriaco. Itachi ubriaco? Il buon Itachi? La
domanda più importante
arrivò dopo: dove avevano recuperato gli alcolici?
“Scommetto
che non ne hai le palle!?” Ancora Shisui.
“Dammi
la bottiglia, ‘Sui”
Silenzio, vetro
che viene posato a terra, silenzio, risate.
“Ma ci
hai messo la lingua!” Itachi pareva arrabbiato e
divertito allo stesso tempo.
“Prove
generali per vedere Fugaku sbroccare!” Shisui, ancora
ridendo. Poi silenzio, poi ancora rumore di vetro contro qualcosa, poi
respiri
agitati.
Sasuke sentiva
il cuore battergli a mille.
Anche suo
fratello? Con suo cugino? Suo padre sarebbe morto
di certo, infarto, shock anafilattico da contatto con omosessuali.
Madara, Sasuke
e…Itachi, il prediletto Itachi, quale spreco
di geni!
Non volle
né vedere né sentire altro, forse, dopo, avrebbe
chiesto spiegazioni a suo fratello.
Magari al
funerale del genitore una volta che la notizia gli
fosse giunta all’orecchio.
“Sas’ke?
Sei tu?” Itachi tirò fuori la testa dalla camera e
guardò in giro, aveva sentito dei rumori provenire
dall’ingresso.
Sasuke
finì di scendere le scale senza rispondere.
“Itaaaachi…torna
qui!” Altre risate di Shisui.
***
“’Suke,
dove sei stato?” Naruto lo raggiunse.
Sasuke non
rispose, si sedette sull’erba lo sguardo puntato
sulle scarpe.
“Oh”
Naruto si
avvicinò per guardarlo meglio.
“Cos’hai
fatto? Perché quella faccia allucinata?”
Sasuke
alzò il viso, era pallido, sconvolto.
“Non
vuoi saperlo” Sillabò.
Naruto fece per
chiedere spiegazioni quando un’ombra li
investì sovrastandoli.
“Allora
ragazzi? Novità?” Zio Madara incombeva su di loro
con
gli occhi ridotti a due fessure brillanti.
***
EXTRA:
Di malintesi,
incesti scampati e omosessuali alla ribalta contro Fugaku.
“Shisui,
no!” Itachi pareva irremovibile, con le braccia
incrociate e gli occhi puntati in quelli del cugino.
“Cavolo,
ti sei proprio rammollito. Non devi dare sempre il
buon esempio, sai?”
“Non
è per Sasuke o per dare il buon esempio. Non è il
caso
di…”
Shisui gli
mostrò nuovamente la vodka.
“Importata
dalla Russia. Un investimento contro la noia da
compleanno in famiglia” Sorrideva con tutti i denti e gli
occhi stretti.
“Mio
padre ha detto niente Alcool, da l’ultima scenetta di
Obito…non vuole rivederlo in quello stato”
“Ma
Obito non ne sentirà neppure l’odore, questo
è per noi! E
poi, da quello che ho visto mi sa che non uscirà fuori dal
suo nascondiglio per
un po’”
“Quale
nascondiglio?” Itachi inclinò la testa.
“Non
vuoi realmente saperlo, fidati”
Shiusi
salì le scale di casa Uchiha, trascinandosi dietro il
cugino, ormai rassegnato, che lo seguì dentro camera.
***
“Alla
salute, e auguri a Mikoto” Shisui alzò in aria la
bottiglia e bevve due sorsi, poi sputò in faccia a Itachi.
“Ma…”
“E’
fortissima!” Si scusò, passando la bottiglia al
ragazzo,
che intanto si stava pulendo la faccia con una manica.
“Vuoi
fare le cavolate e poi non reggi un po’ di vodka”
Scosse la testa.
“Ehi
Itachi, ma…tuo fratello?”
“Sasuke
cosa?”
“Con
Naruto…”
“Si
amano” Itachi bevve in abbondanza e ripassò la
bottiglia
a Shisui che lo guardava con occhi sgranati.
“Lo
pensi anche te?”Disse titubante il cugino.
“Conosco
mio fratello meglio di quanto lui creda…e sì,
Naruto
è la persona per lui, lo so da sempre…da quando
erano bambini” Strappò la vodka
dalle dita del compagno di bevute.
“Come
zio Madara e Hashirama, litigheranno e faranno pace in
eterno. Forse è un morbo, forse è cicilica la
cosa…A Natale li ho visti
baciarsi fuori dalla porta di casa”
Rise e si stese
sul letto.
“A
papà verrà un colpo…Mamma credo che lo
sospetti da sempre
ma che finga che sia tutto ok, lo fa per papà,
credo”
Shisui era
sbigottito, aveva sempre pensato che il cuginetto
fosse un po’ particolare, effettivamente non aveva mai
mostrato vero interesse
per una donna e con Naruto sì, doveva ammetterlo
c’era aria di sintonia, dietro
il paradosso della loro relazione.
Rise anche lui:
“Ai froci in famiglia” Brindò.
Itachi gli fece
compagnia.
“Ehi,
aiutiamo Sasuke a…insomma…sensibilizziamo
Fugaku!” L’alcool
facva uscire il peggio di Shisui, e con il peggio venivano fuori anche
le sue
discutibili idee.
“Sentiamo,
cosa vorresti fare?”
“Che
ne so, potremmo baciarci davanti a lui. Dai, scommetto
che non ne hai il coraggio”
“Oh,
sei rimasto il solito cretino”
“Scommetto
che non ne hai le palle!?” Shisui si era messo
carponi sul letto, la vodka stretta nella mano destra. Gli brillavano
gli
occhi.
“Dammi
la bottiglia, ‘Sui”
Un secondo,
bastò un secondo, un bacio inizialmente a fior di
labbra poi l’incontro goffo di lingue e saliva.
Silenzio, poi la
risata di Shisui a riempire la camera.
“Ma ci
hai messo la lingua!” Itachi si pulì le labbra, ma
ubriaco com’era non riuscì a mantenere
l’arrabbiatura per più di due secondi,
stava ridendo.
“Prove
generali per vedere Fugaku sbroccare!”
Era dai tempi
dei primi anni di superiori che Itachi non
faceva l’idiota con suo cugino, anni arretrati di cretinate
erano finalmente
usciti in un’esplosione di follia.
Avevano riso
così tanto da avere il fiatone. Poi dei rumori
li sorpresero. Smisero di ridere. Itachi, un po’ ciondolante
si sporse con la
testa fuori dalla camera:“Sas’ke? Sei
tu?” chiamò, nessuna risposta, ma il
richiamo di Shisui dal letto: “Itaaachi, torna
qui!”.
Itachi lo
sapeva, Fugaku, in un modo o in un altro ci avrebbe
lasciato le penne.
Allyn si scusa per il ritardo, come sempre di
Shisui e Itachi siete
liberi di pensare TUUUTTO ciò che volete ahahah <3 di
Sasuke e Naruto no, si
amano, punto! Ahahaha
Spero di leggere le vostre recensioni, mi scuso per
il ritardo, mi
siete mancati, sarò breve, il pc in prestito va a carbon
fossile!
Grazie davvero a tutti voi per il sostegno
<3
Allyn <3
|
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Capitolo 28 *** VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome ***
AllynChannel
trasmette
come promesso.
Sono
sempre loro:
Sasuke e Naruto. Il compleanno di Mikoto, una tragedia, più
che altro per
Sasuke, poi per Fugaku, e Madara, ma che vuole? Ahaha Shisui e Itachi
daranno
il loro meglio.
Io
torno con il
capitolo ventotto e nel caso le regole non vi bastassero e la
curiosità vi
scorresse addosso c’è sempre la nuova fic su
Naruto, Gaara e Sasuke.
Un
bacione!
-->
Loro anime da ardere:
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Vi
aspetto <3 e vi
ringrazio, come sempre
VENTOTTESIMA
REGOLA: le
madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere.
Quando
troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse
è il
momento di cambiare nome.
“Da
quanto va avanti?” Zio Madara non era mai stato un
ficcanaso, anzi, più riusciva a mantenersi
nell’ombra, lontano dagli affari di
famiglia, più si riteneva soddisfatto.
Eccezione fatta
per il suo nipote prediletto, e questo Sasuke
lo sapeva.
Fin
dall’infanzia, Sasuke, era stato il pupillo dello
stravagante Zio. Non esisteva compleanno o Natale, o festa, in cui
Madara si
dimenticasse di regalare un indispensabile consiglio di vita al bambino.
“Non
farti mettere
sotto da nessuno”
“Noi
Uchiha siamo
superiori a chiunque”
“Tu
mi somigli ragazzo.
Non dimenticarlo mai”
“Non
dovrai piegarti di
fronte alle difficoltà, saranno loro a inchinarsi di fronte
a te”
E
così via, queste erano più o meno le deliranti
perle che lo
Zio Madara andava sussurrando nelle piccole orecchie di un Sasuke al
tempo ancora
bambino.
La condizione
mentale attuale di Sasuke però non era
totalmente da attribuire alle parole dell’uomo, ma tutti in
famiglia sapevano
che, invece di riderci su, il più piccolo degli Uchiha aveva
preso quei
consigli alla lettera.
Forse era un
difetto genetico, ma entrambi, zio e nipote,
erano a modo loro due pazzi, due pazzi che si rispettavano, esemplari
unici nel
loro genere, e in quanto speciali non potevano non sentirsi superiori
agli
altri, complici nella loro misantropia, complici nel loro acume,
complici nel
cinismo e infine, dopo anni, con grande turbamento di Sasuke, complici
anche
nelle scelte sessuali e sentimentali…
Il ragazzo aveva
sempre provato ammirazione per lo Zio, anche
se questo ogni tanto gli incuteva terrore o gli faceva accapponare la
pelle con
il solo sguardo, ma, dopotutto, quel pazzo con i capelli da metallaro e
la
pelle da vampiro era l’unico in grado di tener testa a suo
padre, Fugaku. E poi
Sasuke l’aveva sempre preso da modello, addirittura ricordava
un tema delle elementari
in cui aveva sostenuto che il rapporto di coppia perfetto fosse quello
tra suo
zio e…il suo compagno, Hashirama.
Merda.
Sasuke si chiese
se la colpa della sua condizione non fosse
da delegare all’uomo che ora incombeva su di lui e sul suo
attuale –sottocoperturanellavestedimiglioreamicoidiota
– ragazzo.
“Zio?”
Aveva gli occhi sgranati, mai quanto quelli azzurri di
Naruto.
Un accenno di
sorriso nacque sulle labbra del biondo, che
guardò il compagno.
“Cosa
andrebbe avanti?” Sasuke incrociò le braccia e
sostenne
lo sguardo indagatore del parente.
Il sorriso di
Naruto si spense.
“Oh,
non prendermi per cretino, pivello. Tu e questo coso…avresti
potuto trovartelo più…ah,
accidenti, sì, quando hai intenzione di dirlo a tuo padre?
Mi pare una cosa
seria la vostra, no? Cuoricini ovunque, di quel tipo, ecco”
Sasuke
imprecò mentalmente, doveva mantenere la calma,
uccidere lo zio, che sapeva, uccidere Minato e Kushina, che sapevano,
sotterrare tutti insieme a Naruto in una fossa nel
deserto…ah, avrebbe dovuto
uccidere anche quell’Hippie di Hashirama, perché
sicuramente sapeva anche lui.
“Sei
vecchio, stai dando i numeri” Negare, fino alla morte,
combattere, fino alla morte.
“Non
mancarmi di rispetto, moccioso”
Madara non
sembrava arrabbiato, ma aveva cambiato postura, il
piccolo nipote che prima pendeva dalle sue labbra adesso lo stava
sfidando.
“Alla
tua età anche io ero come te, negavo. Ho negato per
anni fino a quando…” Si interruppe.
“Fugaku
non la prenderà bene, oltretutto, tuo
fratello…anche
lui non è che sprizzi testosterone da tutti i
pori” Continuò.
A Sasuke vennero
i brividi, ancora ricordava i frammenti di
conversazione che aveva sfortunatamente intercettato. Shisui,
Itachi…Fugaku
sarebbe crollato a terra, infarto assicurato.
“Signor
Uchiha…” Naruto si schiarì la voce,
aveva la gola
secca. Sasuke gli strinse il polso con forza, non voleva assistere ad
massacro,
dove il biondo, naturalmente, avrebbe avuto la peggio.
“Nar-“
“Sas’ke,
lasciami parlare”
“Che
vuoi tu, testa gialla!” Madara si avvicinò ancor
di più,
sfidando il giovane.
Sasuke si
guardò intorno, felice di vedere che nessuno era
abbastanza vicino da poterli sentire, o notare.
Tutti
allegramente coinvolti nelle loro sane conversazioni,
nessuno stava sudando sette camicie per dimostrare ad uno zio
infallibile di
non essere omosessuale.
“Ehm,
la prego di non pressare Sasuke. E’ vero, stiamo
insieme…”
Fine dei giochi,
fine di tutto, il moro pregò il cielo di
morire in quel momento, un fulmine, un asteroide, un aereo, una puntura
di
vespa, un colpo…voleva morire in quel momento ed
allontanarsi dal disastro
imminente. Era rovinato. Lo aveva saputo fin dall’inizio, fin
da quando aveva
incontrato quell’idiota con i capelli color del grano. Aveva
deciso la sua fine
da bambino. Lui l’aveva detto, se lo era ripetuto in testa
come un mantra, non
avrebbe dovuto portarlo a quel compleanno, era inaffidabile, una mina
vagante,
li avrebbe traditi…
Piangere avrebbe
peggiorato la situazione, e poi lui non era
un tipo da lacrime, e queste di certo non avrebbero impedito alle
labbra di Zio
Madara di diventare così sottili e tirate.
Tre. Due. Uno.
Pronti all’esplosione, Naruto sarebbe
scoppiato in mille pezzi, colpito dal raggio laser Madara.
“Stiamo
insieme e…Sasuke non è pronto, per lui, per
me…è
stato difficile, lei capirà sicuramente. Anche se oggi le
cose sono cambiate
rispetto al passato…”
“Mi
stai dando del vecchio?” Madara si accigliò, ma
non
pareva realmente arrabbiato. Sasuke aveva le mani freddissime e la
salivazione
azzerata, dì li a poco sarebbe collassato a terra.
“No…No”
Naruto alzò entrambe le mani. “Sto solo dicendo
che…ognuno ha i suoi tempi e Sasuke non vorrebbe essere una
delusione per suo
padre o per l’intera famiglia, e sa che lei, rispetto agli
altri, riuscirà a
capirlo e ad aiutarci”
Sasuke
ricominciò a respirare, sentì la mano sudata e
fredda
di Naruto stringere la sua, con forza. Naruto lo capiva, meglio di
chiunque
altro era riuscito a spiegare a quell’uomo alto e algido le
sue emozioni, le
sue paure.
“Sasuke”
Madara lo guardò negli occhi, poi guardò Naruto,
le
loro dita intrecciate. “Da quando fai parlare gli altri per
te?” E sorrise.
“L’amore ti ha rimbecillito…io almeno ho
conservato la mia dignità e…”
“Madara!
Ehi, ti avevo perso” Hashirama comparve dal niente,
un sorriso enorme ed infantile sul viso abbronzato. Abbraccio il
compagno,
cingendolo da dietro, per poi posargli un bacio velocissimo sul collo.
Madara
si zittì, si liberò dalla presa
dell’altro e si voltò.
“Tu!
Sparisci”
“Dignità,
eh?” Sussurrò pianissimo Naruto, Sasuke sorrise,
si
sentiva stranamente leggero. Averlo detto a qualcuno lo faceva sentire
meglio,
libero.
“Ma…amore…io”
Hashirama mise il broncio.
“Non
ora…non vedi che…” Madara pareva
improvvisamente
impacciato, Hashirama gli aveva preso le mani e l’aveva
costretto a guardarlo.
“Stavi
parlando con i ragazzi?” Disse, sottolineando la
parola “ragazzi”. Sasuke capì che
sì, anche Hashirama sapeva.
Numero familiari
a conoscenza del segreto: due.
“Sasuke
caro, Naruto, l’amore è bellissimo, non fatevi
troppi
problemi, chi vi ama capirà” E detto questo
baciò Madara sulle labbra e se ne
andò sorridendo come un ebete.
“Morto,
lo voglio morto” Sillabò lo zio, pulendosi con la
manica della camicia.
“Voi
due…” Sospirò. “Ho capito,
cazzo, mi sembra di vivere in
una fottuta Soap. Tu, testa bionda, non fare cretinante, Sasuke, polso
e… non
lasciargli prendere il potere, nella coppia deve esserci il maschio
dominante,
ricorda!”
Sasuke
capì che suo zio stava delirando, che Hashirama
l’aveva destabilizzato, che quel sottolineare continuamente
l’espressione
“maschio dominante” rimandava alla conversazione
che avevano avuto poco tempo
prima sul “chi sta sotto, chi sta sopra”. A quanto
pare, allo zio Madara stava
a cuore il didietro del nipote prediletto. Sasuke si sentì
in colpa, ma annuì
comunque.
“Sta
arrivando Fugaku” Li avvertì con un sospiro, prima
di
congedarsi imprecando.
“Tuo
zio è pazzo” Riuscì a concludere
Naruto, prima che il
capofamiglia li raggiungesse.
“Sasuke…”
E guardò prima Naruto, poi il figlio.
“C’è la torta
in tavola, vai a fare una foto con tua madre e la famiglia”.
Il moro
sospirò e si incamminò verso gli altri.
***
“Obito,
esci da sotto il tavolo” La voce allegra di Hashirama
risuonò tra il borbottio generale.
“Su,
accendono le candeline”
“A Rin
piaceva spegnere le candeline” Piagnucolò Obito.
“Devo
chiamare Madara per aiutarmi a farti uscire?” Lo
minacciò l’uomo.
Obitò
allargò gli occhi e zampettò fuori dal
nascondiglio, si
sistemò la giacca, infilò il cellulare in tasca e
guardingo seguì Hashirama al
tavolo.
Mikoto sorrideva
felice, protagonista per un giorno, bambina
per un giorno.
Sasuke
pensò a come le si sarebbe spezzato il cuore. Ma aveva
sempre Itachi, dopotutto, no? Lo stomaco gli si strinse in una morsa.
Kushina non
faceva che congratularsi con lei, troppo vicina,
così come Minato a Fugaku, gli stringeva la mano, si
lasciava andare in
racconti sull’infanzia dei figli, a cosa stavano giocando? Ai
felici consuoceri?!
A Sasuke cominciò a girare la testa.
“Itachi
dov’è?” Chiese Obito.
“Con
Shisui, no?” Rispose Madara.
“Andatelo
a chiamare, voglio una foto con i miei bambini”
Disse Mikoto, che nel contempo osservava deliziata le fiammelle appena
accese.
Qualcuno
andò a chiamare il ragazzo, e tra borbottii e
canzoncine di auguri Itachi si presentò mano nella mano con
Shisui, entrambi
ubriachi fradici.
“Fu-ga-ku?”
Chiamò Shisui, tutti lo guardarono. Sasuke stava
per vomitare, Naruto era perplesso.
“Questo
è per te!” E sbam, il ragazzo prese il viso
ridente
di Itachi tra le mani e gli stampò un bacio in bocca.
Madara si
portò una mano alla fronte, Hashirama scoppiò a
ridere, Fugaku impallidì, e con sorpresa di tutti Mikoto
scoppiò a ridere.
“Voi
ragazzi, siete fantastici, venite qua, facciamo una foto
tutti assieme”
Sasuke si chiese
se sua madre fosse impazzita, ma la sua
risata gioiosa contagiò gli altri, che interpretarono quel
gesto come un gioco.
“E
questo è per sensibilizzarvi all’amore globale, su
su,
Sasuke!! Dai un bacio a Naruto pure tu!” Shisui stava
cantilenando, esortando
il cugino.
Mikoto rise
ancora, Fugaku scosse la testa imbarazzato, poi
guardò Sasuke e fece un cenno di diniego con la testa.
“Ragazzi,
ricomponetevi” Ordinò, affidando la macchina
fotografica a Minato che si era fatto triste.
“Tutti
intorno a Mikoto, Obito, smetti di ridere, Itachi,
anche tu, e dopo faremo un discorsetto”
“Fugaku,
amore, non essere così severo, stanno
giocando…” Lo
riprese Mikoto, che proprio di preoccupazioni, sgridate, brontolii
sommessi non
ne voleva sapere, non quel giorno.
Si strinsero
tutti attorno alla donna e al suo sorriso dolce,
Minato impostò l’autoscatto, dieci secondi di
lucetta lampeggiante e sorrisi
tirati, poi il flash e le candeline che si spegnevano,
l’applauso, gli auguri
ripetuti, i baci.
***
Mikoto aveva
aperto tutti i regali, mostrato un volto
gioviale, per niente invecchiato dal tempo, anzi, addolcito da ogni
anno
passato, occhi comprensivi e pazienti.
“Sasuke?”
Lo chiamò con la mano. Il ragazzo la guardò,
seduta
su una sedia in plastica, elegante come una regina, eppure tanto
semplice,
tanto bella.
Amava sua madre,
anche se non gliel’aveva più detto dai tempi
delle elementari, l’amava ancora, proprio come allora.
Si
avvicinò, cercando di individuare l’oscura figura
di suo
padre, l’aveva visto prendere Itachi e Shisui per le orecchie
e trascinarli in
casa.
“Mamma…”
Disse, guardandola negli occhi, capendo perché
Naruto insistesse tanto con il dire che per lui era la donna
più bella del mondo,
semplice, gli somigliava, tantissimo.
“Sasuke”
Sorrise lei, scandendo ogni sillaba del suo nome.
“Mamma”
Ripetè lui. Lei rise, gettando un po’ la testa
all’indietro, ringiovanendo di vent’anni in un
secondo.
Lui sapeva che
l’avrebbe delusa, soffriva, si sentiva
sbagliato, cattivo, un pessimo figlio.
“Vieni
qui, vicino, su, come quando eri bambino” Lo
richiamò
lei.
Il ragazzo
annuì, cercando una sedia, non la trovò,
così con
un sospiro fece quello che non faceva da anni, si sedette
sull’erba, vicino
alle gambe di sua madre.
Lei gli
passò le dita tra i capelli neri, lui arrossì e
per
un attimo pensò di scostarsi, poi invece chiuse gli occhi e
si rilassò.
“Sei
felice, Sasuke?” Quando li riaprì sua madre lo
guardava
con attenzione.
“Perché
questa domanda?”
“Rispondi”
Gli posò l’indice affusolato sul naso.
“E non dire
bugie”.
“Io…”Indugiò,
pensò al passato e poi agli ultimi mesi, a come
si era sentito con Naruto, completo, amato e…felice. Poi
però era venuto il
senso di colpa, la vergogna, la paura, avrebbe deluso tutti, avrebbe
rovinato
tutto.
“Io
vorrei…”
Lei lo
esortò a continuare, con un’espressione che lui
non
vedeva da tempo, ma che ricordava benissimo. Sua madre era sempre stata
in
grado di leggergli dentro, di capire come si sentiva anche quando
mentiva, era
stata lei ad abbracciarlo ogni volta che si sentiva messo da parte per
Itachi,
era sempre stata lei a sussurrargli, senza che lui avesse avuto il
tempo di
chiederlo, che suo padre lo amava, anche se non era solito
dimostrarglielo.
“Puoi”
Lo sorprese dopo pochi minuti di silenzio. “Io ti amo
lo stesso, qualunque sia il modo in cui tu scelga di vivere”
Lei guardò oltre,
Sasuke si voltò, con il cuore a mille, con lo stomaco
sottosopra, cosa stava
guardando? Poi lo vide, vide che gli occhi neri di sua madre si erano
posati
sull’altro, su Naruto. Per qualche secondo lo guardarono
entrambi, madre e
figlio. Naruto che sorrideva, Naruto che gesticolava, Naruto che si
voltava,
come colpito dal loro sguardo pece e che sorrideva, salutando con la
mano, come
quando era bambino.
Quante volte lei
li aveva visti giocare, quante volte aveva
preparato il letto per Naruto, quante volte aveva messo cerotti e bende
sulle
loro ginocchia, quante volte? Li conosceva, entrambi.
“Io
voglio che tu sia
felice…” Lei gli prese le mani, e Sasuke sapeva di
averle freddissime, di
essere emozionato e confuso e sì, di avere le lacrime agli
occhi, come non
accadeva da secoli.
Aveva capito
bene? Sua madre sapeva? Com’era possibile?
Nessuno poteva averle detto niente, lui non aveva lanciato segnali di
nessun
tipo, e di certo non credeva al detto “le mamme lo
sentono”, ma…guardandola in
viso, intrattenendo con lei una conversazione muta e profondissima, per
un
attimo ebbe come la certezza che invece, quel detto che sbeffeggiava,
fosse
vero, che lei lo aveva sentito, che lei lo aveva visto dentro.
“Ma
mamma, io…”
“Qualsiasi
strada, qualsiasi scelta, qualsiasi amore…voglio
che tu sia felice, voglio poterti vedere felice”
Non poteva
crederci. Quel giorno, sveglio nel letto di primo
mattino aveva avuto come una premonizione, il compleanno di sua madre,
la
rovina, il giorno in cui tutti avrebbero saputo. Però si
sentiva meglio, sempre
più leggero, svuotato dall’angoscia.
Cosa
c’era da dire? Doveva confermare, magari aveva capito
male, magari sua madre alludeva a qualcos’altro, al percorso
lavorativo, ecco.
Ma lei gli
strinse la mano.
“Non
si sceglie chi amare” Poi si sedette vicino a lui
sull’erba,
lontani da tutti, invisibili a tutti, gli posò un bacio
sulla fronte, sulla
guancia e lo strinse forte.
***
[EXTRA]
Extra:
di qualche settimana
prima, di Naruto che proprio non sa tenere un segreto… ma si
sa, certe gioie
vanno condivise con chi si ama.
Aveva
detto a Sasuke
che qualcuno stava male, un parente, uno vecchio.
Sasuke se
l’era bevuta, aveva fatto le spallucce, l’aveva
guardato preparare lo zaino e i soldi per mettere benzina.
“Allora
torno domani, ti saluto mia madre…e” Aveva detto.
“No,
non salutarmi né tua padre, né tua madre,
né il pesce
rosso…poi si insospettiscono” Aveva risposto
Sasuke sistemandosi gli occhiali
sul naso.
“Ma se
conosci i miei da sempre…”Aveva ribattuto Naruto
con
il broncio, già colpevole in cuor suo per il vero motivo del
suo ritorno a
casa.
“E’
uguale!”
Naruto
sbuffò, chiuse la cerniera dello zaino, guardò la
stanza
dove aveva alloggiato per i primi anni di università e dove
ora andava solo per
dormire con Sasuke, dato che l’altro letto era solito
invaderlo quel pazzo di
Suigetsu, che sì, fortunatamente non faceva altro che far
nottata con qualcuno,
o con Karin.
Ripensò
a tutte le volte in cui aveva toccato Sasuke, sopra
le lenzuola, sotto le lenzuola, sul pavimento, sotto la doccia. A tutte
le
volte, silenziose, in cui Sasuke l’aveva svegliato nel cuore
della notte,
baciandolo sul collo, infilandogli la mano nei boxer, avvolto dalle
tenebre
come da una coperta sicura, come se si vergognasse della
verità.
Naruto si era
fatto toccare, si era fatto baciare la schiena,
invadere, con una gioia che non avrebbe saputo descrivere a parole.
Ascoltava e
basta il corpo di Sasuke impattare contro il suo, riempirlo e svuotarlo
e
avrebbe voluto dirgli che poteva farlo anche alla luce del sole, senza
vergogna, poteva desiderarlo così, senza vergogna.
“’Suke”
Lo chiamò, prima di aprire la porta e andar via.
“Che
c’è?” Sasuke alzò a malapena
lo sguardo dal libro che
stava leggendo.
Aveva i piedi
poggiati sulla scrivania, le caviglie scoperte,
i pantaloni del pigiama tutti sgualciti. Era bellissimo, per Naruto,
Sasuke era
la persona più bella del mondo.
“Io
vado” Annunciò, premendo le dita sulla maniglia.
Il moro lo
guadò attraverso le lenti degli occhiali, lo
guardò negli occhi e sembrava dire: “cosa vuoi che
faccia?”.
Naruto avrebbe
voluto che si alzasse, posasse il libro e
corresse a baciarlo sulle labbra, poi con la lingua, poi…no,
così non sarebbe
più andato via, però almeno un po’ di
affetto…
Si
sentì triste, come se tra loro ci fosse un muro
invisibile. Sasuke non era di certo la persona più espansiva
ed estroversa del
mondo, anzi, forse era tutto il contrario, ma almeno con lui, almeno
con la
persona con cui faceva, insomma, con cui faceva l’amore, a
cui aveva detto di
amare…ecco, akmeno con lui poteva.
Naruto si morse
le labbra, sostenne lo sguardo pece del
compagno, poi si voltò e abbassò la maniglia.
“Torno
presto” Disse.
Gli
sembrò di vivere una scena da film, quando Sasuke lo
afferrò per il polso e chiuse la porta sbattendocelo contro.
“Tu,
saluta per bene” Gli sussurrò contro le labbra.
Naruto era
storidito, con il respiro di Sasuke sul viso, con
i suoi occhiali appannati vicino agli occhi.
Boccheggiava, e
si sentì in imbarazzo, perché questa cosa lo
faceva sentire tanto sciocco, tanto ragazzina delle medie, tanto
infantile e
innamorato, e debole e…
Sasuke lo
baciò con trasporto, gli infilò la lingua in
bocca,
le dita, che fino a quel momento avevano carezzato solo le pagine
ordinate del
libro, ora erano tra i suoi capelli dorati.
Naruto non
voleva più andar via, neppure per un giorno,
neppure per dire ai suoi che tutto era andato bene che lui e Sasuke si
amavano.
Rispose al bacio
e lasciò cadere lo zaino.
Rispose al
bacio, e decise che sarebbe partito dopo, rispose
al bacio e lasciò che Sasuke gli sganciasse i pantaloni, che
lo trascinasse
sulla scrivania, che lo toccasse
ovunque.
Quella volta
finirono per combattere, con mezzi vestiti
addosso e mezzi sul pavimento.
Combatterono per
la supremazia, e finirono per ridere, per
metterci più tempo del dovuto, per prendersi entrambi, per
ansimare entrambi.
***
“Mamma,
ritardo” Disse Naruto al cellulare, una volta
rivestito e pettinato, con le labbra di Sasuke sul collo per salutarlo
ancora
una volta.
“Parto
ora” Annunciò con un filo di voce, interrompendo
la
chiamata.
“Guida
piano, imbecille” Lo ammonì l’Uchiha,
piantandogli lo
zaino tra le braccia e buttandolo fuori dalla camera.
“Finalmente
un po’ di relax” Borbottò a voce
abbastanza alta
per farsi sentire dal biondo, che rise, e una volta chiusa la porta
sussurrò.
“Ti
amo anche io, Sasuke”
***
“Io lo
sapevo” Squittì Kushina abbracciandolo.
Naruto aveva
dato fondo a tutto il suo coraggio per
confessare ciò che i suoi genitori già sapevano
da tempo. Non riusciva bene a
capire come, ma avevano sempre saputo, e avevano sempre tifato per
Sasuke,
sperato che lui lasciasse Hinata, che fosse felice.
Loro volevano
che fosse felice senza imbrogli o menogne, e
non c’era gioia più grande, perché
Naruto si sentiva bene, e completo e amato,
e… sarebbe potuto esplodere nel salotto di casa sua, tra le
braccia di sua
madre, di fronte al sorriso strano e dolce di suo padre.
“Mi
dispiace, Pa’” Disse guardandolo. Minato gli
posò una
mano sulla spalla.
“Abbiamo
avuto il tempo per capirlo…per guardarti, per
parlare” E puntò gli occhi azzurri su Kushina.
“Ma
avresti preferito un figlio…normale” Naruto stava
piangendo.
Minato li
abbracciò entrambi, li avvolse.
“Naruto,
tu non sei diverso”
“E poi
Sasuke è bellissimo” Si intromise Kushina.
“Eh?”
Naruto si trovò a sorridere.
“E’
la verita” Rise lei. “E’ il benvenuto in
casa nostra,
come membro della nostra famiglia, lo è sempre stato,
dopotutto”.
“Mamma,
non esagerare, Sasuke non credo abbia intenzione
di…”
“Ognuno
ha i suoi tempi” Esordì Minato sciogliendo
l’abbraccio.
“Oh,
se aspettiamo i tempi degli Uchiha dovranno vivere per
sempre nell’ombra” Ribattè Kushina.
“Mamma…ti
prego, va bene cosi”
Lei si
addolcì, ma Naruto le vide comunque negli occhi il
fuoco della rivolta, aveva preso molto a cuore la questione e la cosa
lo
preoccupava, oltre a rallegrarlo molto, ma soprattutto lo preoccupava,
di certo
non voleva che Sasuke venisse a conoscenza del fatto che ora i suoi
genitori
sapevano.
******
Extra: buone
norme di comportamento
alle feste in famiglia
Fugaku si era
sempre considerato un buon genitore. Aveva
considerato Itachi un buon figlio. Ora, chiuso nel salotto si stava
chidedendo
cosa avesse sbagliato.
“Shisui,
smetti di ridere. Itachi, da te non me lo sarei
proprio aspettato. Davanti agli zii per giunta!”
Sentenziò con le braccia
incrociate e lo sguardo severo.
Shisui si
portò una mano davanti alla bocca, cercò di
trattenersi, guardò in direzione del cugino poi del divano,
dove si sedette,
poi nuovamente Fugaku, poi scoppiò a ridere di gusto.
“Oddio!
Guarda che faccia, è incazzato nero!” E
giù risate.
Fugaku attinse a
tutta la sua pazienza per non gridare,
lasciò perdere Shisui, il ragazzo aveva perso qualsiasi
facoltà mentale, ne
avrebbe riparlato con lui quando i fumi dell’alcool lo
avrebbero abbandonato.
Si concentrò sul figlio, che sedeva silenzioso, lo sguardo
pece puntato sui
piedi.
“Tu
sei quello responsabile, tu dovevi dare il buon esempio,
tu…cosa ti è saltato in mente?”
Iniziò.
Fugaku era
sconvolto, proprio non capiva il perché di quel
gesto, non capiva perché avessero dovuto baciarsi, con tutti
gli scherzi che
esistevano, proprio quello? E poi sua moglie, ma che gli era preso?
Ridere così…erano
forse tutti impazziti e lui non se ne era proprio accorto?
Prese forza e
tornò a guardare Itachi che si guardava le
scarpe.
“Non
avete pensato che con quella trovata qualcuno si sarebbe
potuto offendere? Tuo zio…insomma, tuo zio
Madara…”
Indugiò.
“E’
gay, papà?” Itachi
alzò lo sguardo.
Fugaku si morse
le labbra.
“Sì,
quello” Borbottò.
Shisui
afferrò un cuscino e ci rise contro, poi
sussurrò. “Omofobo,
come cazzo fa ad essere omofobo, con
Madara…insomma….” E rise ancora.
Fugaku
l’aveva sentito, si vergognò per un solo istante,
poi
tornò sui suoi passi.
“E’
proprio perché non lo sono che il vostro comportamento mi
ha deluso, poteva offendere…”
“Non
ha offeso nessuno, papà”
“Non
sono cose da fare” Si puntò lui.
“Cosa?
Baciare un altro maschio?” Shisui si posò il
cuscino
sulle ginocchia e si sporse verso Itachi, che sorrise.
“E se
tuo figlio fosse…gay?” Chiese il ragazzo.
Fugaku li
guardò con attenzione, poi esplose.
“Finitela,
entrambi!” Corse a separarli. “Itachi, spiegami
cosa ti è preso”
“Mi
dispiace solo che tu non sia poi così aperto come vuoi
dare a vedere” Sussurrò, e pensava al fratello,
pensava al suo sguardo triste,
pensava al modo in cui si tratteneva, a come evitava di strare troppo
vicino a
Naruto.
“Io
sono aperto”
“Non
è vero, non riesci neppure a dire la parola gay”
Protestò a voce abbastanza alta, non avrebbe gridato
così se fosse stato
sobrio.
“Come
fai a dire una cosa del genere quando sono anni che
Madara e Hashirama frequentano casa nostra come coppia? Non sarei
aperto?”
Fugaku si sentì colto nel vivo.
“Non
è questo, loro non sono tuo figlio” Esplose.
Shisui si
trattenne dal battere le mani e applaudire, la loro
causa sosteniamoilpiccologayrepressosasukesatavaprendendolapiegagiusta.
“E
adesso cosa vorresti insinuare?” Fugaku era in preda ad un
attacco di rabbia repressa.
“Che
va bene tutto, ma se fosse tuo figlio ad essere gay tu
non saresti così aperto, per te sarebbe una
delusione” Spiegò.
“Il
problema non si pone. Tu non sei gay” Rispose Fugaku.
“Non
hai un solo…”Sussurrò Itachi, poi si
zittì.
“E
neppure Sasuke lo è, perciò la questione mi pare
conclusa.
Finitela con queste cretinate” Detto questo si
congedò con una certa ansia
sullo stomaco.
Lui, che aveva
accolto Madara ed Hashirama a braccia aperte,
lui che tollerava le loro sceneggiate, lui che…se Itachi o
Sasuke…cosa c’era
che gli scatevava quel moto di nausea improvviso.
Niente, si
disse, i suoi figli erano normalissimi ragazzi a
cui piacevano le ragazze, il problema non si poneva.
Indossò
un sorriso algido e tornò in giardino.
Cercò
Mikoto con lo sguardo e la trovò, bella come sempre,
seduta sull’erba, abbracciava Sasuke.
Sasuke, con i
suoi lineamenti sottili. Sasuke che non era più
stato fidanzato con una ragazza dai tempi di quella…quella
Sakura.
Sasuke che era
venuto con quello scemo biondo di Naruto.
Naruto e quei
genitori strani. Minato che non gli si scollava
un secondo, e quella madre con i capelli rosso fuoco e lo sguardo
troppo,
troppo gentile.
Cosa gli
sfuggiva?
ECCOCI
qua! Per farmi
perdonare per tutti i ritardi torno con un capitolo più
lungo e due extra. Il primo
risale a prima del compleanno di Mikoto, il secondo invece è
in linea con la
storia.
Itachi
si è messo in
testa insieme a Shisui di aiutare Sasuke con Fugaku, ma
l’uomo pare non capire.
Dopotutto credo sia dura accettare una realtà del genere.
In
ogni caso lui non
facilita le cose ahahah nega l’evidenza
Insomma,
spero che il
capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a scrivermi, a farmi
sapere
le vostre impressioni e a leggere questa fic.
Un
bacione, vi aspetto!
Allyn
|
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Capitolo 29 *** VENTINOVESIMA REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia non rientra più nelle possibili soluzioni, forse è arrivato il momento di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA X MADA ***
Beh,
è passato tanto, forse...beh, inutile girarci intorno, sono
passati
anni. Sono imperdonabile, perché le regole successive
all’ultima
da me scritta erano già tutte nella mia testa, ma che cosa
è
successo? Ho perso la fiducia in ciò che scrivevo. Ogni
riga, frase,
paragrafo, tutto urlava: SCHIFO! E così ho smesso. Non sono
mancati
i messaggi in questi tempi, sempre gentili e bellissimi...e poi, un
giorno, la voglia è tornata...e beh, spero rimanga, e spero
di
potervi regalare ancora qualche sorriso e qualche bel momento in
compagnia delle fanfiction, ancora rigorosamente NaruSasu e SasuNaru,
per quanto riguarda LE REGOLE!
Spero
di poter leggere ancora, come un tempo, le vostre bellissime
recensioni.
PS:
per chi non mi conoscesse...la domanda è: ma il sesso
è davvero
così importante? Vi aspetto al capitolo 1!
A
tutti quelli che già mi conoscono, che saranno felici del
mio
ritorno...VI VOGLIO BENE, non c’è mai stato un
giorno senza che
ripensassi a quanto mi facesse star bene scrivere e leggervi.
Al.
VENTINOVESIMA
REGOLA: Quando anche ucciderli tutti purché nessuno sappia
non
rientra più nelle possibili soluzioni, forse è
arrivato il momento
di fare i conti con la verità. [EXTRA – HASHIRAMA
X MADARA]
Sasuke li
avrebbe sterminati, tutti quanti, non ci sarebbe stata pietà
per
nessuno.
Naruto,
Itachi, Shisui, Obito… a Obito avrebbe fatto anche un favore.
Una famiglia
di folli, meritavano di morire.
Poi la sua
rabbia sparì, ripenso al viso di sua madre, allo sguardo che
si
erano scambiati quel pomeriggio, alle sue labbra sorridenti.
Sospirò e
si concentrò su un punto del soffitto dove una minuscola
crepa
sembrava disegnare una C.
C di
coniglio, un vigliacco che non aveva il coraggio di dire apertamente
“sì, sto con un uomo. Sì, amo un uomo.
Sì, è il mio migliore
amico d’infanzia”.
Digrignò i
denti e affondò meglio la testa nel cuscino.
L’avevano
convinto a rimanere per la notte, a ripartire in tarda mattinata del
giorno seguente. Un altro motivo per detestarli.
Si chiese se
la testa quadra stesse ripensando come lui alla terribile giornata
appena trascorsa. No, sapeva già la risposta, quel demente
dormiva
già da ore, ne era certo.
Rigirarsi
nel letto non servì a niente, lo fece per mezz’ora
buona, poi si
arrese e uscì da quella camera ormai troppo soffocante.
Sentì il
russare placido di suo padre, il ronzare del condizionatore, i suoi
passi sul pavimento, respirò forte, poi aprì una
porta alla quale
non bussava da anni.
Itachi
dormiva a pancia sotto, i capelli raccolti nella solita coda bassa,
la finestra aperta e un braccio abbandonato sul cuscino.
“Ehi”
Sasuke bisbigliò. “Itachi, stai
dormendo?” Ma quanto poteva
essersi rincretinito? Ovvio che dormiva! Imprecò
mentalmente, poi si
avvicinò al viso del fratello.
“Svegliati,
coglione!” Lo scosse, cercando di non essere troppo rude,
anche se
la tentazione di strangolarlo era incredibilmente forte.
Itachi fece
uno scossone, poi aprì gli occhi e mise a fuoco il volto
spaurito
del fratello minore.
“Hai fatto
un incubo? Vuoi venire sotto le coperte del tuo adorato
fratellone?”
domandò facendogli spazio.
“Non ho
cinque anni, imbecille!” sbuffò Sasuke, prima di
andare ad
occupare il posto appena creatosi tra le lenzuola di Itachi. Non
appena toccò con la testa il cuscino non poté
ignorare quella
vecchia sensazione, come ogni volta affiorava invadente da una parte
profonda e nascosta che per anni aveva provato a sigillare a forza.
Si sentiva al sicuro, ed odiava ammetterlo, lì circondato
dal
respiro tranquillo di Itachi, dalle loro foto d’infanzia
ancora
appese alle pareti, lì, riuscì a prendere aria
senza sentire un
peso sul petto.
“Sto con
Naruto” disse, aspettandosi chissà che cosa,
chissà quale
giudizio.
Nessuna
risposta, si voltò per guardare il volto del fratello,
magari colto
da un infarto, da un colpo apoplettico, immobile per il troppo
stupore. Niente di tutto ciò, solo un viso felicemente
addormentato.
Lui
dichiarava la sua omosessualità, e l’altro che
faceva? Dormiva.
Morto, lo voleva morto. Lo afferrò per il mento e lo
costrinse in
primo luogo a svegliarsi, in secondo luogo ad ascoltarlo guardandolo
in faccia.
“Io sto
con Naruto” Sillabò ancora una volta,
assicurandosi che l’altro
capisse bene.
“Sasuke,
se è per questo che mi hai svegliato...lo sapevo
già” disse con
un sorriso prima di dargli un buffetto sulla fronte. “Ora
torniamo
a nanna” aggiunse.
Erano tutti
impazziti?
“Itachi,
ma...hai capito cosa ti ho detto o sei ancora rincoglionito dal
sonno?” Avrebbe voluto urlare, ma farsi sentire da suo padre
era
l’ultima cosa al mondo che desiderava.
“Itachi,
ho scopato con Naruto, scopo con Naruto, sto con Naruto, lo capisci
questo?”
A quel
punto, di fronte agli occhi sgranati di Sasuke, Itachi non
potè far
altro che mettersi seduto, grattarsi la testa ed esclamare:
“ho
capito, ma non dirmi i particolari, ti prego”.
“Sei
impazzito, Itachi? Ma non riesci a capire la gravità della
situazione?”
Sasuke si
sentiva preso in giro, forse stava ancora dormendo e quello era un
incubo, forse già solo il fatto di aver detto a suo fratello
“sto
con Naruto” la prima volta gli aveva provocato un colpo, e
ora il
suo corpo esanime giaceva immobile, forse quella era davvero tutta
una sua fantasia.
“Sasuke,
anche mamma lo sa, lo sanno tutti, Shisui...gli zii, solo...ecco,
papà no, papà non lo sa”
BOOM! Non
era morto, quella era la realtà, quel momento, tanto
incredibile,
era arrivato.
Il suo
COMING OUT. Ecco, coming out non era proprio il termine più
adatto,
dopotutto lui non coincideva con l’omosessuale tipo, non era
effemminato, che poi, non tutti gli omosessuali se ne andavano in
giro ostentando amore per il balletto e per il rosa...ecco, ma non
era neppure uno di quei tizi tutto muscoli e baffoni, ecco, stava di
nuovo ragionando per stereotipi. Neppure suo zio, neppure Hashirama
erano poi così convenzionalmente gay, quindi il suo non
poteva
essere definito proprio un coming out, lui, per la precisione stava
facendo un NARUTING OUT.
“Cos’era
quella scenetta con Shisui?” Chiese una volta sicuro di avere
l’attenzione del fratello non più così
addormentato.
“Beh...certe
volte perché le cose accadano serve una
spintarella...”
Sasuke
avrebbe voluto ucciderlo, lui e quel cretino del cugino, che gli era
saltato in mente? Volevano promuoversi a sostenitori dei diritti
LGBT?
“Tu vuoi
che papà sappia, tu vuoi incastrarmi!”
sibilò.
Itachi,
nell’oscurità della stanza sorrise a
abbassò lo sguardo, una
ciocca di capelli si liberò dalla coda e andò ad
accarezzargli la
guancia glabra.
“Non
riesci proprio a capire, fratellino...” rialzò lo
sguardo pece su
di lui, il sorriso triste sul suo volto sembrava così antico
agli
occhi di Sasuke, quasi nascondesse qualcosa di più della
solita
innata malinconia che caratterizzava ogni Uchiha.
“Vuoi
rovinarmi, vuoi deridermi, così papà
vedrà solo te, per sempre, il
suo unico figlio perfetto...Itachi laureato in anticipo con lode,
Itachi che aiuta in famiglia, Itachi che vince questo e quello e
qualsiasi altra fottutissima cosa ci sia da vincere in questo
mondo!”
Vomitò quelle parole intingendole di una rabbia che non era
quella
vecchia e infantile del secondogenito sempre in lotta con il fratello
maggiore, era una rabbia fuori luogo che apparteneva solo e solamente
alla vigliacca paura di non essere più amato dai propri
genitori, di
non essere più normale, di essere colpevole di amare un uomo.
Itachi
sospirò, poi con un gesto inaspettato afferrò la
testa di Sasuke
portando la propria fronte contro la sua e guardandolo dritto negli
occhi.
“Voglio
che tu sia felice, Sasuke, solo questo, voglio che tu abbia quello
che io non ho mai avuto, la forza di scegliere come vivere la tua
vita!”
***
Sasuke
quella notte era poi tornato nel suo letto, non aveva avuto
più il
coraggio di parlare, né di guardare Itachi in faccia; si era
semplicemente alzato ed aveva camminato come ubriaco fino alla sua
stanza. Una volta steso supino, con le mani tra i capelli si
riscoprì
di nuovo insonne ad osservare il soffitto, e quella minuscola crepa a
forma di C adesso gli sembrò molto più simile ad
una S, S di
stronzo.
Cercò il
cellulare, lo accese e aprì la rubrica. Il suo nome era
nella
sezione “i più utilizzati”, ovvio, era
ormai parte del suo
quotidiano, neppure il telefono osava negarlo, solo suo padre non lo
sapeva.
Compose
veloce un sms:
A: Naruto
Idiota Uzumaki
Stai
dormendo?
Spense lo
schermo e si rannicchiò in posizione fetale, vergognandosi
di aver
appena chiesto aiuto. Aveva una voragine nel petto che non riusciva a
riempire , un senso di colpa tanto abissale da inghiottirlo. Gli
occhi troppo gentili di Itachi, l’amore incondizionato di sua
madre, l’appoggio poco rassicurante di suo zio Madara, e
l’inconsapevolezza deleteria di suo padre.
La risposta
di Naruto arrivò un paio di minuti dopo
Da:
Naruto Idiota Uzumaki
No
Sasuke
avrebbe voluto lanciare il cellulare contro il muro, anzi lanciarlo
contro la testa di Naruto e vedere cosa si sarebbe rotto per primo,
se il telefono o quella zucca vuota che non comprendeva
l’evidente
messaggio nascosto dietro ad un semplice “stai
dormendo?” inviato
nel cuore della notte.
Passarono
una decina di secondi, poi il suo telefono vibrò.
Da:
Naruto Idiota Uzumaki
In realtà
sono preoccupato per te
Ecco, adesso
la Crepa-S sul soffitto non era più cosi piccola, gli
sembrava
enorme. “Sono uno stronzo” pensò.
Chiedersi
per l’ennesima volta come fosse accaduto che proprio lui,
Uchiha
Sasuke, fosse lì, insonne nel cuore della notte, a darsi
dello
stronzo da solo, beh, ormai era inutile, la ragione era
propriò nel
destinatario dei suoi SMS più frequenti.
A: Naruto
Idiota Uzumaki
Voglio
essere felice...
Scrisse di
getto, indugiando sul tasto invia. Cancellò tutto e scrisse
ancora.
A: Naruto
Idiota Uzumaki
Ti amo,
voglio fare coming out, voglio andare ai Pride con te, baciarti su un
carro da parata con tanto di bandiere arcobaleno, voglio adottare dei
bambini con te e crescerli sperando che sorridano proprio come
sorridi tu…
Patetico,
cancellò velocemente, aveva esagerato: bandiere arcobaleno,
feste,
addobbi, pubbliche manifestazioni di amore, tutto ciò non
gli
apparteneva, anche se Naruto probabilmente, anzi, quasi certamente le
adorava. Un Uchiha al gay pride? Ma quando mai! Arrossì, poi
provò
vergogna, poi provò invidia per tutti quelli che riuscivano
a
sentirsi liberi di amare senza sentire il senso di colpa lacerargli
le viscere. Scrisse di nuovo.
A: Naruto
Idiota Uzumaki
In casa
lo sanno tutti, tranne mio padre.
Inviò, la
risposta arrivò più in fretta del previsto:
Da:
Naruto Idiota Uzumaki
Vediamoci
tra 10 minuti al parco giochi dietro l’asilo
Il
parco dietro l’asilo era uno dei “loro
luoghi”. Lì si erano
picchiati, tirati i capelli, sbucciati gomiti e ginocchia, imparato
ad andare in bici, Sasuke per primo; avevano persino vomitato dopo
aver trangugiato un’intera busta di caramelle gommose. Sasuke
ricordava di aver diviso con Naruto tantissime sigarette, le prime
volte senza aspirare, seduti sulle altalene di quel parco, ricordava
di averlo sentito parlare dei suoi sempre diversi sogni su un futuro
in cui neppure una volta Naruto li aveva immaginati divisi.
Si
infilò i pantaloni della tuta e la vecchia T-Shirt della
squadra di
matematica del liceo, quella in cui una frase ad effetto gli decorava
il petto dicendo “Number Ninjas”.
Quando
scavalcò il cancello del parco giochi si sentì
stranamente leggero,
come se fosse entrato in un area protetta dal normale scorrere del
tempo, lì era di nuovo un liceale fuori casa nel pieno della
notte,
o un ragazzino in cerca di avventura.
Naruto
lo stava aspettando, seduto sull’altalena si dondolava piano,
senza
staccare le scarpe da ginnastica da terra, con lo sguardo azzurro
rivolto alle stelle.
Sasuke
si fermò per qualche secondo, adorava guardarlo senza esser
visto,
poter gioire della consapevolezza dell’esistenza di Naruto
nel
mondo, si sentiva grato per quell’insieme di atomi, molecole
e
cellule che lo componevano. Naruto esisteva, ed era suo, finalmente.
Fece un sospiro e andò a sedersi nell’altra
altalena, poi, si
diede uno slanciò fortissimo e iniziò a dondolare.
Naruto
sobbalzò di sorpresa, poi sorrise e prese a dondolare
insieme a lui.
Saltarono
giù come da bambini, in sincrono al tre di Sasuke. Le loro
scarpe
atterrarono sulla terra dove l’erba non cresceva
più, una piccola
nuvola di polvere sporcò le loro scarpe e il fondo dei
pantaloni.
Scoppiarono a ridere per quel piccolo rito dell’infanzia
appena
ritrovato.
“Sono
atterrato più lontano di te” Lo schernì
Naruto.
Sasuke
sorrise, poi camminò verso di lui, ignorando la sua sfida.
Afferrò
il lembo della maglietta arancione del compagno, era la stessa che
usava per dormire, non aveva avuto neppure l’accortezza di
cambiarsi, era corso lì praticamente in pigiama. Sorrise,
poi
avvicinò e in un gesto che per Naruto fu davvero
inaspettato, Sasuke
poggiò la testa sul suo petto e pianse piano.
***
Extra:
Di bandiere colorate, striscioni e ORGOGLIO
“Sai
a cosa stavo pensando?” Esordì Hashirama
avvolgendosi un
asciugamano attorno ai capelli appena lavati.
Madara
gli lanciò un’occhiataccia, sprofondato nella
vasca da bagno piena
di acqua calda e sapone profumato al cedro, ascoltare gli assurdi
pensieri del compagno era l’ultimo dei suoi desideri.
“Pensavo
a Naruto e Sasuke… sono così...”
Hashirama si infilò
l’accappatoio e si mise seduto sul coperchio del WC.
“Idioti?”
Borbottò l’Uchiha.
“Stavo
per dire felici”
“Beh,
le due cose non si escludono tra loro” Madara si immerse
completamente nella vasca e riemerse con i capelli completamente
bagnati e all’indietro, il viso libero dalle solite ciocche
disordinate.
Hashirama
lo guardò come chi vede per la prima volta il mare.
“Comunque
stavo pensando anche ad un altra cosa...”
continuò, ricevendo per
risposta un’altra occhiataccia.
“Ah,
due idee in meno di cinque minuti, c’è un cervello
là dentro”
Un’occhiataccia gli era sembrata troppo poco.
Hashirama
gli tirò un flacone di balsamo.
“Ehi!”
Ruggì l’altro.
“Sono
serio, Madara, ascoltami…” Disse incrociando le
braccia.
“Ti
ascolto” L’Uchiha rivolse il suo sguardo nero al
compagno e
rimase in attesa, sapeva che quando Hashirama aveva
quell’espressione
e un turbante in testa non poteva accadere niente di buono.
“Se
tutto va bene, al Pride del prossimo anno potremmo andare in
quattro!”
Eccole,
le parole, la catastrofe, la mente sconclusionata di Hashirama aveva
partorito il peggior pensiero possibile che una mente sconclusionata
potesse partorire.
Madara
inizialmente non si mosse, desiderò affogare in quella vasca
da
bagno, poi desiderò che un tostapane cadesse magicamente dal
soffitto e lo friggesse come una patatina ad una fiera di paese, poi
la rabbia prese il sopravvento, scacciò via le sue deliranti
manie
di autodistruzione e creò scenari in cui le sue mani
spingevano
sott’acqua la graziosa testolina di Hashirama.
“Allora?
Non ti sembra magnifico!” Il compagno si era tolto il
turbante
dalla testa e con la chioma umida che gli ondeggiava attorno al viso
radioso era andato a sedersi sul bordo della vasca, schizzandolo
d’acqua con la mano
“Eh?
Madara? Eh? Non è bellissimo?”
Voleva
morire, arriva sempre un momento in cui un uomo capisce di voler
morire, Hashirama probabilmente aveva orchestrato tutta quella
scenetta da Soap perché dentro di lui albergava una grave
depressione mai curata; questo spiegava la mania per i bonsai,
chissà, povera anima, per quanti anni aveva provato a
mantenersi
utile, a darsi uno scopo di vita, probabilmente occuparsi di
qualcosa, di piante e vegetali vari, era stato il consilglio di
qualche psicoterapeuta…Era l’unica giustificazione
che Madara
riusciva a dare a quel comportamento assurdo, e...bene! Meglio per
mezzo di una mano amica, meglio così, se proprio voleva la
morte che
fosse per mano sua…
“Madara,
ma mi stai ascoltando?” Hashirama lo scosse da quegli assurdi
pensieri, i suoi occhi sgranati e felici lo osservavano da meno di
cinque centimetri.
“Tu
sei scemo” Avrebbe voluto dire qualcosa di più
articolato ma
quello fu il massimo che riuscì a rispondere.
Hashirama
si alzò di scatto, corse via dal bagno e tornò
subito dopo con un
pezzo di carta abbastanza grande tra le mani.
Sul
retro, scritto con un pennarello verde troneggiava la parola
“AMSTERDAM”. Tutto il sangue di Madara si
gelò in un solo
istante. La profumata schiuma al cedro ora non gli pareva
più così
profumata, e il delizioso solletico che le bolle di sapone facevano
alla sua pelle ora parevano aghi pronti a perforare ogni centimetro
della sua pallida cute.
Come
era possibile che avesse una foto di quella vacanza? Aveva
personalmente cancellato ogni file dal suo cellulare, e buttato nel
fuoco, letteralmente, ogni scheda di memoria che fosse passata per lo
slot della macchina fotografica digitale del compagno. Come poteva
essere accaduto?
Lui
aveva eliminato le tracce, il crimine perfetto, ne era uscito pulito
e innocente.
“Un
Uchiha al Gay Pride, chi l’avrebbe mai detto”
Sospirò fiero
Hashirama voltando la foto verso di lui.
Due
uomini abbracciati, sulle guance portavano dipinta una bandiera
arcobaleno, le loro magliette bianche vantavano la scritta
“LOVE
HAS NO GENDER”. Quei due uomini, sullo sfondo un famoso
canale di
Amsterdam, erano loro, loro al Gay Pride di una delle più
conosciute
città Europee.
Voleva
morire.
“Come
l’hai avuta?” Balbettò.
“Mi
ha taggato su Facebook quel ragazzo simpatico
dell’ostello…
Maarten, quello biondo, con il piercing al naso che ci
prestò
l’adattatore per il phon”
FACEBOOK
Le
orecchie di Madara avevano recepito solo quella parola. Le
associazioni successive erano state davvero semplici: Facebook,
social network, foto, amicizie, persone, reputazione.
“Tu...tu...quanti
amici hai su Facebook?” Chiese, anche se non voleva conoscere
realmente la risposta, era terrorizzato.
“Non
tengo il conto, diciamo tutti i tuoi familiari, i nostri amici, i
colleghi e gente che ho conosciuto, ecco...”
“Io
ti uccido” In uno scatto si alzò dalla vasca da
bagno, nudo,
grondante, con i capelli e i peli pubici insaponati.
“Sei
morto” La sua voce era sottile come un rasoio.
Hashirama
indietreggiò, mentre il compagno uscendo dalla vasca si
slanciò
verso di lui per afferrare la foto.
“Puoi
anche distruggerla, ma ho un’altra copia e poi è
in rete, posso
stamparla quando voglio” Ribattè Hashirama
intuendo le ovvie
intenzioni del compagno,
“Io
uccido te, Marteen e quel cretino di Zuccambarg…”
“Non
si chiama così”
“Allora
lo uccido, porto il suo cadavere all’anagrafe e lo faccio
rinominare io...da morto, insieme a te e a quell’olandese del
cazzo”
Lo
rincorse fino a camera loro, nudo, cercando di non scivolare,
afferrando ogni tanto la cintura dell’accappatoio di
Hashirama, che
per sfuggirgli se lo sfilò abilmente.
Finirono
sul letto, Hashirama teneva stretta la foto contro al petto,
proteggendola, Madara cercava in tutti i modi di torgliegliela per
poi bruciarla, anche se inutile, saperla carbonizzata avrebbe
alleviato un po’ il dolore di vedere la propria privacy
violata.
“Madara,
stiamo insieme da quanto? Da una vita intera? Perchè ti
preoccupa
una foto?” Disse poi serio Hashirama.
“Non
è una foto, è il GAY PRIDE, un Uchiha al
Pride!” Stava urlando.
“Sostenere
i diritti è un reato?”
“L’hanno
vista tutti, la mia dignità è a puttane, ci hanno
visti...”
“I
nostri cognomi sono sul campanello, affiancati da secoli. Tutti sanno
che stiamo insieme...finiscila” Hashirama non sorrideva.
“Non
capisci, tu puoi fare cosa vuoi, io non ti giudico, mettiti in mostra
quanto vuoi, dipingiti tutto di arcobaleno e balla per strada...ma
non infangare la mia reputazione” Sbottò Madara.
Hashirama
lo scostò via da sopra il suo corpo, poi gli
sventolò la foto
davanti al naso e inaspettatamente la strappò in un gesto
secco.
Madara
rimase immobile a guardare i due pezzi cadere sul materasso. Loro due
divisi da una frattura sprecisa e cartacea.
Raccolse
la parte di foto dove c’era Hashirama, il suo sorriso era
enorme,
le sue guance arrossate, ricordava che aveva tirato su i capelli in
una crocchia disordinata per tutta la vancanza, faceva caldo, era
estate, erano in vacanza, lontani da tutto e tutti, dal lavoro, dalle
loro strampalate famiglie. Avevano fatto un paio di giri in battello
tra i canali, Hashirama aveva pianto davanti ad un quadro di Van
Gogh, avevano bevuto birra alle 17:00 del pomeriggio, e alle 22:00,
anche se nessuno avrebbe mai e poi mai dovuto saperlo, avevano fumato
erba in uno dei numerosi coffee shop del posto, era stato lì
che
Hashirama gli aveva chiesto di partecipare alla parata che ci sarebbe
stata nel weekend, e Madara privo di inibizioni e felice come non mai
aveva detto: “sì, cazzo”. Ricordava che
quella sera, nel bagno
dell’ostello avevano chiuso la porta a chiave e avevano fatto
l’amore sotto la doccia, ricordava che Hashirama lo aveva
baciato
ovunque, che si erano morsi piano il collo, che lui aveva lasciato
sul collo abbronzato del compagno un succhiotto che per tutto il
resto dei giorni di vacanza non aveva mai coperto.
Aveva
ricordi davvero felici di quei giorni in Europa. Prese
l’altro
pezzo di foto, quello dove i suoi capelli scuri troneggiavano
disordinati attorno ad un viso...felice.
Mentre
svolgeva le sue macchinose riflessioni da Uchiha non si era accorto
dell’assenza di Hashirama, della porta del bagno chiusa, del
silenzio.
Aprì un
cassetto della cucina, prese un po’ di nastro adesivo e
rimise
insieme i due pezzi della foto, la parola AMSTERDAM sul retro ora
sembrava dire AMSREDAM, con la T un po’ mangiucchiata, ma i
due
uomini sorridenti sul davanti erano ancora più vicini di
prima.
Provò ad
aprire la porta del bagno, ma la trovò chiusa.
Bussò e infilò la
foto nello spazio libero tra il legno e il pavimento, la
infilò per
metà, la mano dall’altra parte la
trascinò via.
Silenzio,
poi un paio di giri di chiave, e il corpo nudo del compagno addosso,
un bacio sulle labbra, tanto lieve rispetto all’abbraccio.
“Mi
dispiace” Sussurrò Madara.
“Dispiace
a me di non averti detto di Facebook, avrei dovuto farlo...”
“Sono
orgoglioso di stare con te, di essere libero di amare chi mi
pare”
Borbottò imbarazzato Madara, cercando di darsi un certo tono.
“Che la
veda pure tutto il mondo quella cazzo di foto” Concluse.
Hashirama si
trattenne dal ridere, poi prese il mento dell’Uchiha tra le
mani e
lo avvicinò al suo per unire le loro labbra in un nuovo
bacio.
“Hai
ancora del sapone qui” Sussurrò mentre le sue dita
giocavano con i
peli pubici del compagno.
“Tu invece
mi sembri troppo asciutto...” Ribattè Madara
facendo aderire il
proprio corpo a quello di Hashirama.
“L’acqua
nella vasca è ancora calda”
…….
Eccomi
ancora qui, spero che vi sia piaciuto, spero di poter leggere le
vostre impressioni e spero di potervi ritrovare nel prossimo
capitolo! <3
con
amore,
Al. a cui
erano mancati tantissimo questi personaggi così pazzi.
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