King with no crown

di _warofchange_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era notte fonda e solo le flebili luci dei lampioni a gas ancora accesi, posti ai lati delle strade, avrebbero permesso un minimo di visibilità se qualcuno avesse deciso di guardare fuori dalla finestra a quell'ora, ammesso che qualcuno effettivamente fosse ancora sveglio visto che chiunque avrebbe preferito di gran lunga rimanere al caldo nel proprio letto, sotto le coperte, immerso in un sonno profondo, cullato dai propri sogni, da cui sarebbe stato difficile risvegliarsi se non per una forte necessità.

L'aria odorava di umidità nonostante venisse rinfrescata da una lieve e piacevole brezzolina, la quale avrebbe portato ben presto con sé una delicata pioggerellina, anticipando così l'acquazzone estivo che già aveva cominciato a tormentare la campagna distante almeno due giorni in carrozza.

Anche l'ultima coppia di lampionai che stava finendo di spegnere i lampioni aveva recepito quell'avviso naturale e, stringendosi nei loro cappotti, avevano affrettato il loro ritmo in modo da poter tornare presto a casa ed evitare di inzupparsi a causa della pioggia in arrivo e prendersi un malanno, oltretutto era risaputo che una volta spente tutte le luci loschi figuri come ladri o assassini avrebbero avuto in mano tutta la città fino al sorgere del sole e di conseguenza nessuno con un po' di sale in zucca avrebbe mai tentato la propria sorte avventurandosi per le strade buie di quella cittadina che, sebbene non fosse ricca di criminalità, aveva comunque i suoi lati oscuri, celati nei vicoli più stretti e meno visitati.

Quando finalmente i due poveri uomini ebbero terminato il loro lavoro si avviarono assieme lungo la via, verso le loro case mentre, una volta lasciato spazio all'oscurità della notte, si fecero avanti, dirigendosi con fare circospetto, altre due figure ammantante di nero, una più alta dell'altra, che si diressero entrambe verso una delle case borghesi affacciate sulla strada.

Una volta saliti i pochi scalini della dimora prescelta, la figura più alta poggiò il ginocchio destro sul pianerottolo in modo da poter arrivare col viso all'altezza della serratura e cominciare, in seguito ad una rapida occhiata, ad operare con un fil di ferro che l'altra figura gli aveva passato dopo aver cercato nella bisaccia in cuoio che portava a tracolla sulla spalla destra.

Facile intuire che per lo scassinatore precedentemente introdotto non fosse la prima volta perché non gli ci volle molto per aprire la porta d'entrata della casa e lasciare via libera al cosiddetto assistente, il quale entrò non appena l'uscio fu aperto e fece qualche passo nell'atrio dell'abitazione prima di fermarsi e guardarsi intorno, facendo un giro su sé stesso, per poi rivolgere lo sguardo sul compare che si era alzato ed era anche lui entrato in casa, richiudendo con cautela la porta dietro la propria schiena.

"Visto che razza di casa che hanno? Altro che il nostro castello, qui di certo di spifferi non ne sentono."

Commentò a bassa voce la figura che era entrata per prima ma la seconda non diede l'impressione di voler perdersi in cose inutili, ecco perché ignorò deliberatamente il commento dell'altro e passò avanti, dirigendosi verso le scale che portavano al piano di sopra.

"Cerca qui sotto, nel caso tu non riesca a vedere fai un po' di luce ma presta attenzione: se quest'incarico va a farsi fottere, noi siamo automaticamente fottuti con lui."

Si raccomandò la figura che aveva provveduto a scassinare la porta con tono abbastanza esplicito nei confronti del compagno, il quale era conosciuto per essere abbastanza maldestro e impacciato in certe cose; quest'ultimo si limitò a storcere le labbra in una piccola smorfia divertita e a portarsi una mano sulla nuca, con fare imbarazzato prima di voltare il palmo dell'altra mano e far divampare in esso una piccola fiammella abbastanza luminosa da fargli intravedere i profili dei mobili e degli oggetti presenti nell'atrio e nel salone del piano terra, i quali conducevano alla cucina e alla sala da pranzo.

Dal canto suo, lo scassinatore, scosse la testa in modo rassegnato prima di cominciare a salire le scale con attenzione, in modo da evitare che uno o più dei gradini scricchiolasse una volta messo il piede su di esso e quando finalmente si ritrovò nel bel mezzo del corridoio che portava ai bagni, alle camere da letto e allo studio, non gli rimase che guardare a destra e sinistra e cominciare a cercare nelle varie stanze con massima cautela visto che di farsi scoprire dai padroni di casa non ne aveva la benché minima intenzione.

Fortunatamente, grazie alla sua natura, egli non aveva bisogno di nessun tipo di stregoneria come il suo compare perché i suoi occhi cremisi erano in grado di vedere nell'oscurità esattamente come alla luce del sole e questo era certamente un punto a suo favore in situazioni come quella in cui si trovava attualmente; oltretutto, in un certo senso, egli era più avvezzo dell'altro ragazzo nell'utilizzare il più distruttivo dei quattro elementi perché, contrariamente all'altro, quello era l'unico elemento che poteva controllare ed era parte di lui tanto quanto le sue mani facevano parte del suo corpo, non aveva dovuto studiare per evocare lingue di fuoco dalla punta delle sue dita, ci era nato con quella capacità e se si potesse già rivelare la vera natura dei due individui tutta questa spiegazione apparirebbe più che ovvia.

Aprì la prima porta a destra, quella dello studio, e vi diede una rapida occhiata notando immediatamente che i mobili che arredavano la stanza erano coperti da degli ampi teli bianchi, i quali dovevano evitare che la polvere si posasse sui suppellettili e pensò che quello sarebbe stato un problema non tanto simpatico dato che avrebbe dovuto praticamente rivoltare lo studio al fine di trovare ciò che lui e il suo complice stavano cercando.

Tirò un profondo sospiro, come per farsi coraggio e poi entrò nella camera, cominciando a passare la mano sui teli in modo da poter sentire a tatto sotto quale di quelli si potesse trovare la scrivania e quando gli parve di avvertire qualcosa simile ad un piano tirò via d'improvviso il drappo, alzando così un enorme polverone che lo avrebbe fatto tossire se non fosse stato abbastanza rapido a coprirsi naso e bocca con una mano, agitando l'altra davanti a sé per scacciare la nube di polvere; dopo ciò si fiondò immediatamente verso la scrivania e cominciò, sebbene cercando di non fare confusione, a tirare fuori i cassetti di quella e a rovistare in essi alla ricerca di qualcosa di cui solo lui e il suo compare erano a conoscenza, tolti i possessori di tale oggetto.

Tuttavia non ebbe molto successo perché dopo aver praticamente rivoltato da capo a piedi il mobile si rese conto che lì certamente non avrebbe trovato nulla di utile, neanche un minimo indizio, oltretutto chissà da quanto quei mobili erano finiti nel dimenticatoio assieme a quella stanza, la polvere ne era la conferma.

Storse le labbra in una piccola smorfia infastidita ed uscì dallo studio richiudendo la porta dietro di sé senza neanche preoccuparsi di rimettere in ordine la confusione che aveva causato tanto fu il nervoso che pian piano aveva cominciato a rodergli dentro.

Non doveva fallire.

Non poteva fallire.

Guardò alla propria sinistra e il suo sguardo si soffermò sui profili di altre due stanze chiuse, crucciò le sopracciglia in un'espressione indagatrice e si diresse verso la seconda porta con passo leggero ma allo stesso tempo deciso, come se dietro a quell'uscio ci fosse stato qualcosa che lo stesse chiamando a sé e quando allungò la mano verso la maniglia della porta non mostrò alcuna esitazione né tutta la cautela che aveva dimostrato fino a prima.

Una volta dentro la stanza si rese conto che questa era una camera da letto e che evidentemente doveva appartenere ad una ragazza di giovane età, dopotutto l'arredamento parlava da solo: le pareti erano decorate con una carta da parati di colore verde pastello, qualcosa di molto leggero e che dava quasi un senso di freschezza come il dolce profumo che aleggiava nell'ambiente e che aveva ben presto invaso le narici dell'intruso, lasciandolo stranito per una manciata di secondi prima che potesse scuotere la testa e, in un certo senso, risvegliarsi da quello stato di lieve intontimento.

I suoi occhi rubino si posarono prima sullo scrittoio posto sotto l'ampia finestra della parete di fronte all'entrata poi sul comò appoggiato alla parete alla sinistra dello scassinatore e subito si diresse verso quello, aprendo con nuova cautela uno dei cassettoni, scoprendo però con delusione che questo era pieno solamente di vestiti femminili e che di certo non ci avrebbe trovato ciò che stava cercando.

Storse le labbra in una smorfia e sbuffò scocciato prima di rimettere il cassettone al suo posto e voltare il viso verso lo scrittoio, assottigliando lo sguardo nell'avvicinarsi ad esso e facendo per allungare le mani verso il piccolo bauletto lì presente, decorato con dei piccoli disegni astratti e chiuso da un mini lucchetto che l'intruso iniziò a studiare prima di bloccarsi all'udire un movimento alla sua destra.

Che fosse stato scoperto?

Girò il viso e con la coda dell'occhio notò il letto ad una piazza posto sulla destra della stanza di cui si era accorto solo in quel preciso istante ma ciò che catturò veramente la sua attenzione fu chi ci stava dormendo in quel letto; in un'altra occasione avrebbe di sicuro fatto più attenzione ed avrebbe evitato di correre un tale rischio ma stavolta era diverso, molto diverso perché nuovamente avvertì quella specie di attrazione che lo stava lentamente richiamando verso la persona che, immersa nei propri sogni, stava dormendo tranquilla ed ignara della sua presenza.

Si avvicinò lentamente e solo quando si ritrovò abbastanza vicino al letto si chinò appena, il giusto per poter osservare meglio la ragazza dormiente i cui capelli mori e mossi, sparsi sul candido e morbido cuscino su cui il capo di lei giaceva, le incorniciavano il viso dalla carnagione bianca.

Quella ragazza aveva un nonsoché di familiare agli occhi cremisi dell'intruso, il quale pareva quasi essersi incantato nell'osservare la giovane sconosciuta, come se ella facesse in un certo senso parte delle memorie più remote dello scassinatore i cui pensieri furono improvvisamente interrotti quando udì un forte rumore provenire dal piano di sotto; a quel punto uscì immediatamente dalla stanza, senza nemmeno curarsi di chiudere la porta di quest'ultima, e si precipitò di corsa giù per le scale, giusto in tempo per vedere il suo socio rialzare una sedia della sala da pranzo su cui era caduto non avendo fatto attenzione nei suoi spostamenti nel bel mezzo della sua ricerca.

Lo scassinatore fece per dire qualcosa all'amico impacciato, il quale lo guardò con un'espressione che pareva chiaramente chiedere immenso perdono, ma entrambi non poterono spiccicare una singola parola perché, ovviamente, il rumore provocato dal socio dello scassinatore era stato udito anche da coloro che abitavano la casa, i quali avevano già acceso la luce del piano di sopra.

"Diamine!"

La figura dagli occhi cremisi imprecò a bassa voce e a denti stretti mentre l'altro gli si avvicinò quasi di corsa, attendendo in un certo senso che il compare gli dicesse di fare qualcosa, qualsiasi cosa!

E fu così.

"Andiamocene, subito!"

Detto ciò, in un attimo, furono fuori dalla casa, in strada e in corsa finché entrambi non furono inghiottiti dalle tenebre della notte, la quale fu ben presto sconquassata da un violento tuono, segno che il temporale era giunto anche sulla città.

Tuttavia tutto quello che ora preoccupava la creatura dagli occhi rossi erano le conseguenze del loro fallimento.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Il sole era già alto da qualche ora e i suoi caldi raggi filtravano attraverso il vetro della finestra fin dentro la stanza dalle pareti color verde pastello rallegrando l'ambiente e in un certo scaldandolo di quel piacevole tepore tipico delle mattine estive quando ancora l'afosità della giornata e in particolare del pomeriggio non è percepibile.

Tali raggi andarono a sfiorare appena il viso della ragazza ancora dormiente il cui viso era voltato verso sinistra, tale posizione aveva permesso a qualche ciocca di capelli di finire in parte sulla sua guancia destra mentre il resto della lunga chioma era sparso in modo disordinato sul cuscino. Le labbra rosee erano leggermente dischiuse e le sopracciglia scure rilassate, lievemente rivolte verso l'alto.

Fu il picchiettare delle nocche della mano della governante sullo stipite della porta della stanza a risvegliare Raven da quel suo sonno e a interrompere quindi il sogno che l'aveva in un certo senso rapita durante quella notte, un sogno particolare che in realtà aveva vissuto già altre volte ma che da un po' di anni aveva smesso di mostrarsi così frequentemente e in modo completo com'era accaduto quella notte poco dopo l'intrusione da parte dei due scassinatori; la sua governante era andata a controllare per prima, trattenendo la ragazza dal precipitarsi di sotto e poi le aveva semplicemente detto di tornare a letto, senza informarla appieno dell'accaduto.

Socchiuse le palpebre inizialmente vedendo tutto sfuocato, rimanendo anche un poco accecata da parte dei raggi solari prima di portare una mano sopra i propri occhi e stropicciarseli allo stesso tempo per poterli in seguito aprire completamente e voltare d'istinto il viso verso la soglia della stanza dove sostava la signorina Alphonsine Bouchard.

Era una donna di circa mezz'età di origini francesi che non aveva trovato marito poiché in gioventù aveva preferito dedicarsi pienamente agli studi e all'insegnamento privato; si trattava di una persona buona e in un certo senso simpatica nonostante la sua rigorosità nei confronti dei doveri e il suo essere fin troppo apprensiva verso Raven fin dalla tenera età di quest'ultima, tanto che sarebbe quasi inutile dire che la giovane, avendo un'indole abbastanza spericolata, spesso si divertiva a far prendere dei brutti spaventi alla povera governante, la quale arrivava a preoccuparsi anche solo per un ginocchio sbucciato o una piccola ed innocua scheggia sul polpastrello!

La mora drizzò il busto e si sostenne con gli avambracci sul materasso del letto prima di riuscire a tirarsi su con la schiena e mettersi quindi a sedere, alzò le braccia verso l'alto e inspirò a fondo nel stiracchiarsi, provando piacere nel sentire i propri muscoli slegarsi e stirarsi.

"Ben svegliata, Raven. Hai dormito bene?"

Le domandò la donna con le labbra piegate in un sorriso cordiale e gli occhi, aiutati da un paio di occhialetti, leggermente socchiusi in un'espressione cortese.

"Buongiorno signorina Bouchard! Molto bene e voi?"

"Non c'è male. Sono venuta ad avvisarti che tra non meno di un’ora arriverà la carrozza. Ti consiglio di prendere le ultime cose che vuoi portare con te dopo esserti preparata."

E detto ciò la governante uscì dalla stanza, scese le scale e giunse al piano di sotto dove avrebbe controllato le ultime cose prima della partenza.

Raven si limitò ad annuire e non appena la donna se ne andò, scalciò via le coperte con i piedi e si alzò dal letto con nuova energia nel corpo.

Era a dir poco euforica, nessuno a parte lei poteva sapere quanto a lungo e con impazienza avesse aspettato quel momento!

Quel giorno, finalmente, avrebbe lasciato quella triste casa di città e avrebbe raggiunto i suoi genitori nella loro casa di campagna; in passato vi ci aveva passato qualche estate ma i suoi ricordi non erano molto chiari, certo rammentava delle verdi colline della campagna irlandese, del tiepido sole estivo, del vento fresco con cui aveva spesso fatto a gara...ma niente di più.

Non ricordava la loro casa, ci aveva passato poco tempo e non solo perché da bambina aveva preferito passare più tempo fuori all'aria aperta che dentro la sua stanzetta ma anche perché nonostante ormai i suoi genitori vi ci fossero trasferiti del tutto da molti anni non l'avevano voluta con loro, come se per qualche arcano motivo fosse stato meglio tenerla lontana da quel luogo.

Col tempo Raven si era convinta del fatto che forse i suoi genitori avevano preferito farla crescere in città per farla concentrare sui suoi studi, consapevoli del fatto che sicuramente si sarebbe distratta più facilmente in campagna, il luogo adatto per uno spirito libero come lei che certo non aveva mai gradito passare i pomeriggi a ripetere poesie o a scervellarsi in difficili calcoli di aritmetica.

Ora però non avrebbe più dovuto preoccuparsi di tali noiosi pomeriggi passati con la signorina Bouchard, gli studi privati erano ormai giunti al loro termine vista la sua età. Quell'anno avrebbe compiuto 18 anni, finalmente sarebbe stata libera!

Certo non dalla signorina Alphonsine, che comunque era come una specie di dama di compagnia assunta proprio dalla madre di Raven per curarsi della figlia in sua assenza e non solo, ma un conto era passare del tempo libero con la sua governante e un conto era passare quel tempo sopra i libri di scuola. Una volta in piedi si diresse verso la toeletta posta al lato destro del suo letto e sedutasi cominciò a spazzolarsi i capelli che erano più simili ad un cespuglio selvatico che alla bella chioma di una giovane vicina alla maggiore età.

Miracolosamente riuscì a riportare i suoi capelli ad uno stato un po' più dignitoso, non senza provare dolore, e dopo ciò li raccolse in una treccia legata da un nastro di colore azzurro scuro come il vestito che indossò poi; differentemente da quelli che erano solite indossare le sue coetanee per farsi ammirare con meraviglia, i vestiti della mora erano privi di fronzoli, nastri o nastrini in qualsiasi punto ma semplici e lo stesso graziosi.

Quel vestito aveva le maniche un poco a sbuffo e lunghe qualche centimetro sotto il gomito dalle quali usciva il bordo della camicia bianca mentre il corpetto era chiuso da una fila di bottoni neri ed anche lo scollo di quello lasciava in mostra la camicia, la gonna ampia invece era lunga fino ai suoi stivaletti in cuoio, calzati quasi subito dopo.

Si mise a riempire l’ultima valigia con le cose che erano rimaste per ultime da impacchettare per il viaggio; non lo aveva detto alla signorina Bouchard ma invece di preparare i vestiti, come le era stato detto, e lasciare per ultimi quelli che avrebbe messo per la partenza, aveva prima riempito la valigia con i libri a lei più cari e quei pochi oggetti che le servivano ad esempio per scrivere o “sperimentare” gli intrugli che le piaceva preparare nella speranza che da essi uscissero fuori delle specie di medicine al naturale con ingredienti presi unicamente dall’erborista ma che alla fine non raggiungevano mai l’effetto desiderato.

E fu così che nell’ultima valigia mise alla rinfusa tutti gli abiti, la biancheria tirata fuori dai cassetti del comò e quelle poche cose che erano rimaste sulla toeletta.

Una volta finito si mise al centro della stanza e con le mani sui fianchi si guardò attorno controllando che non avesse dimenticato nulla finché i suoi occhi verdi non si soffermarono sul piccolo bauletto posto sullo scrittoio, lo osservò per qualche attimo prima di avvicinarsi e prenderlo con cautela tra le mani; non aveva memoria di come lo avesse ricevuto o di chi glielo avesse dato, non aveva nemmeno la chiave e non aveva idea di cosa ci fosse dentro, lo poteva scuotere e sentire il rumore di qualcosa al suo interno ma nulla di più.

Era un mistero quell’oggetto, almeno per lei che era curiosa di saperne di più, si chiedeva se i suoi genitori ne sapessero qualcosa, se magari avessero loro la chiave. Scrollò le spalle e lo ripose con cura nella valigia assieme ai vestiti in modo che fosse protetto dai possibili urti che avrebbe subito nello sballonzolamento della carrozza poi chiuse il bagaglio e lo portò di sotto dove la signorina la stava già aspettando con il resto delle valigie pronte all’ingresso.

La ragazza gettò un’occhiata in giro e non vedendo nulla di strano pensò che Alphonsine doveva aver già messo tutto in ordine prima che lei scendesse, le venne d’istinto storcere le labbra in una piccola smorfia sconsolata, non che vedere il disordine che quei due ladri avevano lasciato fosse così entusiasmante e da vedere assolutamente ma era comunque curiosa!

Si chiedeva che cosa mai li avesse spinti ad intrufolarsi proprio nella loro casa quando dopotutto non dimostrava di essere più ricca di quelle vicine ed era più che convinta del fatto che uno dei due intrusi fosse entrato anche nella sua stanza ma doveva ammettere che ciò non l’aveva turbata più di tanto. La carrozza non era ancora arrivata e nell’attesa tirò fuori uno dei suoi libri e cominciò a leggerlo per passare il tempo, non era la prima volta che si gettava in quel mondo letterario ma ogni volta era come la prima.

Quando finalmente la carrozza giunse di fronte alla loro abitazione Raven era già arrivata al capitolo due ma non esitò ad interrompere la sua lettura non appena Alphonsine le comunicò che era ora di caricare i bagagli sul loro mezzo di trasporto, in altre circostanze la mora non avrebbe staccato gli occhi dalle pagine del libro ma quella era decisamente un’eccezione.

Una volta caricato tutto salì sulla carrozza, seguita dalla governante, e non appena si furono sedute il cocchiere fece schioccare le redini e i due cavalli, che Raven si era fermata ad ammirare poco prima di prendere le sue valigie, partirono al trotto allontanandosi man mano dalla casa che la mora stava guardando per l’ultima volta dal finestrino prima di ritirarsi e riprendere la lettura da dove l’aveva interrotta.

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