The Legend of Badluck

di Malasorte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Due nuovi arrivi: un diavolo e un angelo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un angelo solo in apparenza ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Una ragazza ribelle e una fanciulla docile ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Una figura sfuggevole e un misterioso tatuaggio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Un'inaugurazione movimentata ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Un nome dal passato e una figura inaspettata ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - I sospetti del Capitano e una regina scomparsa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - I tatuaggi gemelli ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Un passato dimenticato, una scelta per il futuro? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Due nuovi arrivi: un diavolo e un angelo ***


Breve introduzione alla storia: Quella che vi apprestate a leggere è solo la prima delle 3 parti che compongono la mia saga piratesca dal titolo 'Queen of the Caribbean'.
Questa storia 'The Legend of Badluck' e la conseguente 'The Shadow of the Cobra', sono ambientante nel lasso temporale che intercorre tra i primi due film de 'I Pirati dei Caraibi' mentre la terza e ultima parte 'The Curse of the Red Witch' è ambientata immediatamente dopo la conclusione de 'La Maledizione del Forziere Fantasma', questo perchè essendo per prima cosa una fan assoluta dei film ho preferito mantenere il più possibile inalterate le situazioni mostrateci al cinema limitandomi, a riempire gli spazi vuoti prima e dopo i film.
Ho cercato di attenermi il più fedelmente possibile al carattere dei vari personaggi, ma soprattutto per Captain Jack Sparrow, so di non esservi sempre riuscita e che in alcuni passaggi vi potrà sembrare abbastanza OOC, questo perché nelle mie storie la parte comica è ridotta al minimo e vengono affrontati argomenti come amore, odio, drammi del passato in cui non ci è stato mostrato come Captain Jack potrebbe reagire. Per cui ho dovuto sopperire con la mia fantasia.
Detto questo vi lascio alla lettura del primo capitolo!



 

Queen of the Caribbean - The legend of BadLuck

Capitolo 1

"Due nuovi arrivi: un diavolo e un angelo"

 

Un giovane alto e snello, fasciato in costosi e raffinati abiti maschili di seta nera bordati d'oro, con un capello anch'esso nero a falda larga, di squisita fattura, sormontato da due lunghe e morbide piume rosso sangue, avanzò nel corridoio dalle pareti di pietra, fredde e disadorne, che portava all'ufficio del Commodoro a Fort Charles, con un passo felpato e dondolante molto simile a quello di un felino che segue la sua preda prima di lanciarsi nell'agguato mortale.

Sì fermò davanti alla semplice porta di legno scuro che stava alla sua destra e bussò due volte.

- Avanti! - una calma e controllata voce maschile gli rispose e lui entrò.

- Oh, siete arrivato dunque! Vi aspettavamo solo fra un paio di giorni - Norrigthon si alzò e, con un gesto a cui era avvezzo, si sistemò la giacca blu bordata d'oro della sua divisa, quindi gli si fece incontro.
- Accomodatevi prego. - gli offrì cortesemente indicando la sedia rifinita che stava davanti alla sua scrivania, ma il corsaro non si mosse di un millimetro e l'ufficiale lo squadrò con maggior attenzione. Nel suo starsene immobile nascosto dall'ombra della porta, con il viso semi oscurato dalla tesa del cappello, vi era un che di insolito. Strano.
D'improvviso avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.

Decisamente non era un buon segno.

- No, grazie, non è mia abitudine fermarmi più del dovuto. La vostra nuova nave da ricognizione, la Velocity, è ancorata al sicuro giù al molo, quindi se non avete particolari disposizioni per me, mi ritiro. -

- Quanta fretta, milord! Mi era stato detto che non amate perdere tempo e che siete alquanto... sfuggente, ma non credevo fino a questo punto! - gettò una rapida occhiata, a metà tra il perplesso e l'infastidito, alla figura che gli stava davanti.

Di certo il Commodoro si era figurato in modo ben diverso il corsaro diventato in pochi anni una vera e propria leggenda vivente, visto che, a quanto si vociferava, nessun pirata aveva mai avuto scampo davanti a lui. Anche per questo era stato ribattezzato 'Malasorte' ed aveva ottenuto, oltre ad un'indiscussa fama, i favori della Corte e la fiducia incondizionata del Re.

Non si poteva dire che avesse un aspetto imponente e di certo era ben più giovane di quello che aveva immaginato in un primo tempo, eppure nella sua freddezza, nei gesti misurati, la voce calma, priva di particolari intonazioni, c'era qualcosa di sconcertante... quasi inquietante.

Da sotto la larga falda del suo copricapo nero, Norrigthon notò un bagliore argenteo ed azzurrino che gli ricordò la lucentezza del metallo, i suoi occhi. Li guardò meglio e vi scorse qualcosa di indecifrabile, erano... spiritati, inutile definirli altrimenti, gli ricordavano storie di demoni e fantasmi.

Sì, quell'uomo non gli piaceva affatto, decise, sembrava un diavolo affascinante e letale appena uscito da un girone dell'inferno e lui dell'inferno negli ultimi mesi ne aveva avuto più che abbastanza!

- Comunque sia, temo di dovervi intrattenere ancora per qualche istante, vi è un incarico speciale apposta per voi. -

Le labbra del corsaro si strinsero impercettibilmente. Un segno di contrarietà?
Il Commodoro non era solito avere a che fare con sottoposti che manifestassero le proprie opinioni riguardo agli ordini.

- Portarvi il Velocity era il mio ultimo incarico, non ve lo hanno comunicato, forse? -

- Prelevare una nave e condurla fino a qui è un incarico del tutto inappropriato per un uomo del vostro calibro, quindi... - fece una breve pausa ed estrasse dal mucchio di carte posate ordinatamente sul semplice scrittoio di legno un documento recante il sigillo reale - … prima di ricevere il vostro congedo ufficiale dovrete portare a termine un certo incarico, come qui riportato.-

Norrigthon porse il foglio a Malasorte e quello lo lesse velocemente - Catturare un pirata... Jack Sparrow. - le labbra gli si distesero in un ghigno quasi inquietante - Deve essere davvero temibile e pericoloso se vi siete preso la briga di richiedere espressamente il mio intervento. -

Lo stava forse provocando?

Il Commodoro scartò rapidamente l'ipotesi, l'altro non poteva di certo conoscere il suo conto in sospeso con quel pirata straccione, barcollante e perennemente ubriaco.

Erano passati ormai più di sei mesi, da quando era riuscito a scampare all'impiccagione e, sebbene lui stesso gli avesse concesso un giorno di vantaggio spinto dalla magnanimità natagli in cuore per non fare torto alla giovane miss Swann, inaspettatamente sua amica, oramai ogni buona intenzione era scomparsa.

Troppe era state le scorribande a cui Capitan Sparrow aveva dato luogo in quel lasso di tempo, e troppe le recriminazione ed i rimproveri che Norrigthon si era sentito rivolgere dai suoi superiori. Così come dalla maggior parte degli altri ufficiali operanti nei Caraibi, tutti stupidi e, ugualmente infastiditi, dalla sua incapacità di fermarlo.

- Non aspettatevi più di tanto, non conta abbastanza per impegnare i miei uomini in una caccia tediosa e snervante che li distrarrebbe da compiti ben più urgenti. - minimizzò – Semplicemente ha portato fastidi e tumulti bastanti per richiedere i vostri servigi. -

- Capisco. - il corsaro ripiegò il documento e lo riconsegnò nelle mani del Commodoro, quindi accennò un breve inchino, gli girò le spalle e aprì la porta.

- Accettate l'incarico? -

- Così pare. - pronunciò prima di chiudersi la porta alle spalle, allontanandosi poi senza quasi far rumore.

 

_____________________

 

Due colpi di battente alla porta di Villa Swann fecero eco all'interno della casa e il maggiordomo, perfetto nella sua livrea rossa ed ocra, si affrettò ad andare ad aprire.

Sulla soglia l'uomo accennò un inchino mentre due valletti lo superarono, entravano nell'ingresso, portando svariati bauli.
Poco dopo di loro apparve una leggiadra figura femminile dal viso d'angelo, fasciata in uno squisito abito da viaggio verde smeraldo, completo di capellino di paglia decorato di nastri dello stesso verde, sotto il quale erano raccolti con assoluta cura un manto di boccoli rosso fuoco.

La ragazza per qualche istante rimase immobile sulla porta, guardandosi intorno rivelando due splendidi occhi azzurri come il mare dei Caraibi e altrettanto mutevoli ed espressivi, quindi, forse decidendo di aver preso la dovuta confidenza con la dimora in cui si trovava, avanzò nell'ingresso.

- Alexis! Nipote cara, che felicità rivedervi dopo tutto questo tempo! - esclamò il Governatore appena la vide. Le si fece incontro dallo studio, dal quale era uscito richiamato dai rumori della porta, per andare ad abbracciarla affettuosamente.

- Salve zio, vi trovo bene! - rispose lei con un dolce sorriso che incurvò le labbra rosee e piene, lievemente a cuore.

- Avete fatto buon viaggio? Avreste dovuto avvisarmi che il vostro arrivo era previsto per oggi, vi sarei venuto a ricevere al porto! Adesso sarete sicuramente stanca dopo la lunga traversata che avete affrontato da Londra fino a qui. Venite, sedetevi! - senza darle il tempo per ribattere la condusse nella sala che si apriva alla loro sinistra, il salotto privato, e la fece accomodare sul divano di damasco color crema, prendendo posto al suo fianco.

- Zio, non preoccupatevi, la traversata è stata assolutamente tranquilla. Non vi ho potuto avvisare della data, poiché nemmeno io la conoscevo con esattezza, ma sappiate che ero sistemata più che comodamente e il sole brillante dei Caraibi mi ha rinfrancato dei pochi inconvenienti che ho dovuto affrontare. -

- Questo mi rincuora. Figliola, non mi sembra di aver visto la vostra cameriera personale... - l'uomo la guardò per qualche istante, poi inarcò un sopracciglio ed assunse un'espressione corrucciata - Oh, no! Non ditemi che avete fatto ciò che penso! Non avrete attraversato l'Oceano priva dell'adeguato accompagnamento, mi auguro?! -

Domanda inutile, lo sapeva bene, sua nipote, l'Uragano Lexi come l'aveva ribattezzata la sua Elizabeth quando ancora giocavano insieme da bambine in Inghilterra, era sempre stata nota per aver modi non proprio convenzionali.

Ne conosceva la ragione, entrambe le ragazze erano rimaste orfane di madre poco più che in fasce e, con solo i loro padri e le balie a dar loro un minimo di disciplina, avevano ottenuto molta più libertà delle altre giovani.

Inusuale forse, però non si poteva dire che il risultato fosse stato così scadente... magari le due cugine si mostravano eccessivamente indipendenti ed impulsive alle volte, ma erano comunque entrambe ben istruite ed educate.

La giovane appena arrivata si slacciò, con tutta calma, i nastri che trattenevano il suo cappellino e lo posò accanto a sé sul divano, quindi rivolse allo zio un sorriso colpevole quanto divertito.

- Alexis, per l'amor del cielo! Mio fratello, vostro padre, che Dio abbia in gloria la sua anima, si starà rigirando nella tomba! Vi rendete conto a quali pericoli potevate andare incontro? - sbottò allora visibilmente esasperato.

Il Governatore poteva anche scusarla per la sua avventatezza giovanile, ma non prima di un'adeguata ramanzina.

- Suvvia papà, non siate così severo, mi sembra che Lexi stia più che bene! - si intromise, d'un tratto, una voce allegra e squillante che proveniva dall'ingresso della sala, troncando sul nascere i tentativi dell'uomo di impartire un minimo di disciplina.

- Lizzy! Cuginetta! - Alexis si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, quasi non notando l'attraente e aitante giovanotto dai capelli biondo scuro che le stava a fianco.

- Sei la solita impulsiva Lexi, non mi hai neanche dato il tempo di presentarti Will! - rise Elizabeth e si girò verso di lui.

- Will, lei è Alexis Swann mia cugina, Alexis lui è William Turner il mio... fidanzato - accennò con un lieve rossore sulle guance.

Il ragazzo, ormai uomo, come mostrava il suo fisico scattante e slanciato, plasmato dal suo duro lavoro di fabbro e dai giornalieri allenamenti con la spada, fece un perfetto inchino e baciò la mano che Alexis gli tese, come era consuetudine.

- Lieto di conoscervi, miss Swann. - scandì con un sorriso, osservando la nuova arrivata di cui Elizabeth gli aveva cominciato a raccontare solo negli ultimi mesi.

- Il piacere è mio, William. - rispose cordiale - Fra non molto saremo parenti, quindi ritengo più appropriato che mi chiamiate per nome, proprio come io ho già fatto con voi. Ad essere del tutto sinceri trovo noiosi e beh... fastidiosi certi inutili convenevoli! - concluse mentre uno dei suoi sorrisi sbarazzini le si dipingeva sul volto facendole guadagnare un'altra occhiata corrucciata da parte dello zio.

- Come preferite mis.. Alexis, allora voi chiamatemi semplicemente Will! - fu pronto ad accettare lui suscitando la sorpresa della fidanzata che, per ottenere lo stesso favore, aveva dovuto penare non poco.

- Bene, ora che le dovute presentazioni sono state fatte, Elizabeth, credo sia meglio che tu accompagni Alexis nella sua stanza, di sicuro desidera cambiarsi e ristorarsi un poco. - propose il Governatore alzandosi a sua volta.

- Sì, padre. Will... -

- Non ti preoccupare Elizabeth, ho del lavoro da terminare, ci vedremo questa sera a cena. - il giovane le diede un casto bacio sulla guancia, quindi si avviò alla porta con passo sicuro, recuperò il cappello che un valletto gli porse, calcandoselo in testa, e se ne andò.

- Beh, vieni Lexi ti faccio vedere la tua nuova stanza, è proprio accanto alla mia e sono certa ti piacerà! - la cugina la seguì su per lo scalone, decisamente ansiosa di rimanere un po' sola con lei e magari farsi raccontare di persona tutto ciò che si era persa in quei dieci, lunghissimi, anni di lontananza.

Certo, Lizzy era stata estremamente diligente nell'inviarle almeno due lettere ogni mese, per raccontarle tutto ciò che le accadeva, ma non poteva essere paragonato al piacere di esserle di nuovo vicino di persona, unite proprio come lo erano state durante l'infanzia. Almeno fino al giorno in cui Lord Wheatherby non aveva ricevuto l'incarico di Governatore della Giamaica e tutto si era, inevitabilmente, concluso.

Inutile crogiolarsi nei rimpianti, c'erano una miriade di cose che Alexis era impaziente di chiedere alla cugina. Le sue ultime lettere erano state assolutamente strabilianti, facendole nascere in cuore una curiosità senza eguali.

La cugina le aveva raccontato una storia a dir poco incredibile, fatta di antiche maledizioni, scheletri immortali, battaglie per terra e per mare, rapimenti e, addirittura, un'evasione e una scampata impiccagione!

Dal canto suo Lexi l'avrebbe preso solo come un bello scherzo se non fosse stato che, proprio qualche istante prima, aveva avuto il piacere di conoscere uno dei principali protagonisti di quelle vicende così rocambolesche.

Sì, decise, avrebbe conosciuto ogni minimo dettaglio sulle peripezie di Elizabeth, del suo attraente fidanzato e di un briccone di pirata chiamato Jack Sparrow!

 

Continua...

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Un angelo solo in apparenza ***


Capitolo 2

"Un angelo solo in apparenza"

 

- Dunque è questo che è successo realmente. - sorrise birichina Alexis, mentre osservava con attenzione tutte le mutevoli emozioni che passavano sul bel volto della cugina, dopo aver concluso il racconto della sua incredibile avventura.

Erano nella sua nuova stanza, spaziosa, luminosa e confortevole quanto quella a fianco di Elizabeth, tappezzata e arredata nei toni caldi e rassicuranti del crema e dell'avorio, predominanti a Villa Swann.

Se ne stavano accomodate sul divanetto posizionato in mezzo alle due finestre della grande camera, di una bella tonalità di giallo quasi dorato, chiacchierando ininterrottamente da quasi due ore.

Alexis non aveva fatto mistero del suo interesse per la vicenda della cugina, per il romantico coraggio del suo aitante promesso sposo, e per l'insolito, divertente e senza dubbio affascinante Capitan Jack Sparrow.

Aveva posto una miriade di domande, quasi volesse a suo modo entrare a far parte di quei momenti conoscerne ogni dettaglio, per poterli far propri.

- Così i libri di nautica che rubavamo dalla biblioteca di mio padre e leggevamo insieme di nascosto ti sono, al fine, stati utili. Devo complimentarmi con te, Lizzy, dubito che nelle stesse circostanze avrei rammentato una manovra tanto insolita e rischiosa come quella della 'virata sull'ancora'. O, forse, anche se lo avessi rammentato non avrei osato proporlo! -

- Suvvia Lexi, ti diverti a prenderti gioco di me?! Ti conosco abbastanza da sapere che questo linguaggio forbito e questi modi dimessi non sono propri di mia cugina, a meno che non voglia scampare ai rimproveri di qualcuno! L'Uragano Lexi è ben diversa! - sbottò allora Elizabeth, riesumando il nomignolo con cui l'aveva ribattezzata nella loro infanzia, guadagnandosi un'occhiata torva e poi una linguaccia decisamente non appropriata ad una ragazza bene educata.

- Se io sono un Uragano tu quantomeno sei la Tempesta dei Caraibi, oltre che una notevole fonte di guai per chiunque ti stia intorno! - rise quella, non lasciandosi sfuggire l'occasione perfetta per punzecchiarla.

- Che vorresti dire? Io non porto guai! - Elizabeth era evidentemente piccata e offesa.

- Ah no?! - le labbra della cugina si distesero in un ghigno che non prometteva nulla di buono, soprattutto se unito alla luce sardonica che le brillava nello sguardo azzurrino - Rubi un medaglione azteco che non ti appartiene, tenti di negoziare con una ciurma di pirati maledetti fornendo l'unico nome al mondo che possa cacciarti ancora più nei guai, ti improvvisi stratega di una nave, liberi un'altra ciurma di pirati, questa volta non maledetti, di cella permettendogli di appropriarsi della nave per cui il loro Capitano stava combattendo da quasi dieci anni e ... dulcis in fundo... Aiuti il tuo, ora legittimo, fidanzato a far scappare il suddetto Capitano durante la sua esecuzione! - alla fine del discorso la ragazza dai boccoli fulvi scoppiò in una fragorosa risata nel vedere quanto Elizabeth fosse diventata rossa di vergogna nel frattempo.

- Sei ingiusta! Da come lo dici fai sembrare tutto colpa mia! -

Un sopracciglio inarcato fu la sua unica risposta.

- Uff! E va bene! Ammetto che forse, un pochino, è stata colpa mia. -

Di nuovo l'accolse un'espressione sarcastica e decisamente poco convinta.

- Oh! Ma insomma! - sbuffò esasperata - E' stata tutta colpa mia! Sei soddisfatta ora? -

- Ahahahah! Sei davvero incredibile Lizzy! Non pensavo di avere ancora il potere di influenzarti così tanto. - l'altra le fece un sorriso dolce, quasi a ripagarla delle sue burle, quindi si alzò dal divano e aprì uno dei suoi bauli da viaggio, che non erano ancora stati sistemati a dovere. Sotto ad un mare di delicati ed eleganti abiti femminili, tutti raso, seta e pizzi, recuperò un'ampia camicia bianca di batista, un panciotto di un verde molto scuro, delle robuste brache nere da uomo e un paio di stivali.

- Lexi! Per l'amor del cielo, cos'è quella roba? -

- Vestiti - rispose laconicamente lei, mentre si slacciava l'abito di verde che aveva indossato fino a quel momento, sotto al quale non portava corsetto, e cominciava a indossare ciò che aveva preparato.

- Vestiti... da uomo! -

- Sono vestiti comodi e pratici, adatti al mio intento. - sbuffò Alexis finendo di rincalzare la camicia nelle brache e allacciandosi il panciotto.

- Comodi e pratici per una cavalcata forse, ma qui a Port Royal non vi è posto dove si possa cavalcare! L'isola è coperta dalla vegetazione più fitta e intricata, in più possediamo un'unica coppia di cavalli, utili a trainare la carrozza! - la informò.

- Ho forse detto di voler cavalcare, Lizzy? La mia intenzione è semplicemente quella di fare una breve passeggiata per la città, senza che nessuno mi disturbi. Vestirmi da uomo è il modo migliore per passare inosservata! -

- No! Assolutamente no! Tu non oserai uscir di casa combinata in quel modo! - esclamò inorridita Elizabeth osservando la cugina raccogliersi i capelli in uno strettissimo codino alla base della nuca, per poi calarsi in testa un semplice tricorno marrone e infilarsi una giacca dello stesso colore del panciotto.

- Davvero? E come farai ad impedirmelo, cuginetta? Correrai dallo zio a dirgli ogni cosa? - la sfidò apertamente quella, per nulla intimorita.

Quella era la Alexis che ricordava, la ragazza ribelle e indomabile che si celava dietro i panni della perfetta damigella beneducata, dal viso d'angelo e dalla voce soave.
Non poteva biasimarla per ciò che era.

Suo padre, l'Ammiraglio di Marina Robert Swann, fratello minore di suo padre Witerby, era sempre stato lontano da Londra durante l'infanzia di Alexis, impegnato in qualche importante missione nel Mediterraneo. E quando era, raramente, a casa la figlia non era di certo in cima alla lista delle sue priorità.
Quanto alla madre, Elizabeth sapeva che la cugina ne conosceva solo il nome... Erin.
Era morta dandola alla luce, o almeno questo era quanto aveva sempre sostenuto l'Ammiraglio, visto che nemmeno Witerby, suo fratello, aveva mai conosciuto la cognata. Se la figlia osava palesare la sua curiosità in merito e si arrischiava a fare domande al padre, l'uomo si inquietava e la relegava, ogni volta, nella sua stanza.

Povera Lexi!
Non c'era da stupirsi che dopo la partenza di zio e cugina per i Caraibi, oltre dieci anni prima, gli unici ad essere considerati veramente famiglia da lei, quella bambina risoluta e vivace, ma si anche docile e accondiscendente all'occorrenza, avesse imparato a contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze.
Evidentemente Alexis aveva reso la propria capacità di celare il suo vero carattere la sua migliore arma contro il mondo.

Soprattutto, suppose Elizabeth, da quando all'età di sedici anni perse anche il padre, sfinito da una lunga e sfibrante malattia che, molto probabilmente, aveva contratto per mare.
Era stata affidata alla cure di un'anziana zia che viveva in campagna, lontano da Londra e di cui nessuno aveva mai molto sentito parlare. La vecchina era spirata solo qualche mese prima, dando finalmente l'opportunità, all'ormai ventenne Alexis di raggiungere Port Royal e loro.

Sì, decise la ragazza in quel momento, se voleva andare a passeggio per la città sotto mentite spoglie per divertirsi e assaporare un po' di libertà, l'avrebbe lasciata fare.
Dopotutto in quali pericoli poteva mai incorrere?

- No, Lexi ho cambiato idea. Vai pure. - le comunicò - Ma fa attenzione a che nessuno scopra la tua mascherata e non metterti nei guai! -

- Sì, madre! - rise quella, e prima che la cugina potesse aggiungere altro aveva già aperto la finestra, si era calata usando l'albero che vi stava proprio di fronte, aveva scavalcato la recinzione ed era sparita per le vie della cittadina.

- Beata Vergine! Ha un anno più di me, ed è scapestrata quanto un ragazzino! Speriamo davvero che non le accada nulla. -

 

_____________________

 

 

- Il Capitano Gillette, suppongo! - una voce sconosciuta, che proveniva da dietro le sue spalle, fece trasalire l'ufficiale, appena sceso dalla Velocity.
Stava percorrendo il molo di legno per raggiungere Fort Charles e, fino ad un istante prima, avrebbe giurato di essere solo.

L'uomo si voltò e vide una figura nera, con il viso celato da un cappello anch'esso scuro sormontato da sue sinistre ed enormi piume rosso sangue, che lo scrutava dall'ombra in cui era semi nascosto.

- Supponete bene, voi invece siete...? - accennò avvicinandoglisi di qualche passo, anche se qualcosa dentro di lui gli suggeriva cautela.

- Malasorte. -

- Il corsaro del Re. In cosa posso esservi utile, milord? - chiese accennando un inchino come prevedevano le buone maniere, ma non venne in alcun modo ricambiato.

A quanto sembrava il corsaro non era affatto incline alla cortesia, anzi, il bagliore metallico e mefistofelico del suo sguardo faceva chiaramente capire che certi convenevoli erano da lui ritenuti un inutile fastidio.

- So che avete conosciuto il pirata a cui devo dare la caccia, Jack Sparrow, voglio sapere ogni dettaglio, ogni parola, qualunque cosa sappiate su di lui! - ordinò, confermando le supposizioni dell'ufficiale sui suoi modi.
Con quella voce calibrata e uniforme, rendeva quasi impossibile capire in che stato d'animo fosse, sebbene, già solamente il suo apparire incuteva un'indubbia inquietudine.

- Perdonate, ma non capisco il motivo di questa richiesta. Pensavo che il Commodoro avesse già provveduto a darvi tutte le notizie necessarie, in merito. -

- Quel che pensate voi non è di alcuna rilevanza. - lo liquidò – Intendete rispondermi o preferite che riferisca al vostro superiore che ostacolate il buon svolgimento del mio incarico? -

L'ufficiale rimase del tutto sbigottito a quella minaccia.
E' così dunque che agiscono i corsari?
A Gillette non sembrava che quel modo di fare differisse molto da quello dei pirati, sebbene Malasorte usasse unicamente le parole e la sua tetra figura per intimidirlo, al momento, invece delle azioni o le armi, come era abituale per i filibustieri.

Capì che ogni momento che passava riflettendo sui modi del suo interlocutore era utile ad inimicarselo, dunque decise fosse molto più saggio assecondarlo.

Per adesso. Solo per adesso.
Gli riportò tutto ciò che ricordava, e gli sembrava di una certa importanza, riguardo al bizzarro Capitano Sparrow e al suo modo di agire.

L'ufficiale ogni tanto si bloccava, chiedendo al suo ascoltatore cos'altro volesse sentire. Questi si limitava ad un gesto sbrigativo della mano che significava 'proseguite'.

Ad un tratto, dopo lunghi minuti di quell'insolito monologo, Gillette vide il corsaro voltargli le spalle e allontanarsi nell'ombra dalla quale non era mai uscito.

- Aspettate! Ritenete sufficienti le informazioni che vi ho fornito? - chiese perplesso.

- Così pare. - si sentì rispondere mentre vedeva scomparire quello strano ed enigmatico personaggio dalla sua vista.

Doveva avvisare il Commodoro, immediatamente.

Malasorte poteva rivelarsi un problema più che un aiuto.

 

Continua...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Una ragazza ribelle e una fanciulla docile ***


Capitolo 3

"Una ragazza ribelle e una fanciulla docile"

 

Alexis scavalcò il davanzale della finestra della propria stanza gi poco prima che Elizabeth vi facesse irruzione, con un'espressione ansiosa e preoccupata che le induriva i lineamenti del bel viso.

- Dove sei stata finora, razza di scellerata?! E' quasi il tramonto! Tra poco arriverà Will per la cena e tu non sei ancora presentabile! -

Lexi inarcò un sopracciglio, come era sua abitudine quando era perplessa, accomodandosi meglio sul davanzale con le gambe a penzoloni. Si sfilò la giacca e tolse il tricorno, per poi buttarli malamente sul divanetto poco distante, concentrando tutta la sua attenzione sul momentaneo isterismo della cugina.

- Tutta questa agitazione perché mi devo infilare un vestito? Mi sembra eccessivo. - commentò.

L'altra prese un lungo respiro e sbuffò - Non è il vestito e neanche il fatto che tu sia stata fuori per più di due ore ad avermi inquietato, ma mio padre: è rientrato da poco e mi ha comunicato una notizia sconcertante! -

- Avanti, racconta allora, mentre io provvedo a rendermi presentabile. - sorrise la rossa assolutamente tranquilla, nascondendosi dietro il paravento alla destra del letto e cominciando a spogliarsi.

- Pare che a bordo del brigantino che ha preso il posto dell'Interceptor, il Velocity, sia giunto a Port Royal un personaggio inquietante quanto famoso... il corsaro Malasorte! -

La testa fulva di Alexis fece capolino dal paravento e i suoi occhi cerulei si fissarono incuriositi sul volto sconvolto di Elizabeth - Malasorte hai detto? E' quell'uomo che ritengono il corsaro più fidato e abile al servizio del re? -

- Proprio lui! Ho sentito certe voci sul suo conto! Persino mio padre era perplesso dalla sua presenza qui. Infatti si dice sia un uomo oltremodo pericoloso, che si porta dietro un alone tetro, quasi fosse uscito dall'inferno! -

- Anche lui? E magari si trasforma in uno scheletro immortale sotto la luce della luna! - scherzò rimediando un'occhiataccia dalla cugina.
Decisamente non era il tipo da dar retta a dicerie di pettegoli, e, anche se tali dicerie si fossero rivelate fondate, di sicuro non ne sarebbe stata terrorizzata, al più forse incuriosita.

- Oh Lexi, smetti di scherzare! E' preoccupante che il più temibile dei corsari del Mediterraneo sia stato mandato fino a qui! Se hanno richiesto i suoi servigi, deve esserci sicuramente una minaccia grave abbastanza da far tremare chiunque altro. -

- Vedi Lizzy... - cominciò Alexis uscendo dal paravento con un delicato abito azzurro pallido che le fasciava il corpo e i lunghi e ribelli boccoli rossi sciolti sulle spalle, con solo alcune ciocche trattenute, da un pettinino di madreperla, dietro la nuca - ... è questa tua eccessiva curiosità a metterti nei guai. Malasorte è a Port Royal e dunque? E' forse affar tuo cosa faccia o non faccia quel corsaro? -

- No, ma... - esitò per un momento, quindi rialzò il viso e la fissò con aria risoluta - ... non posso dimenticare che uno dei più cari amici di Will e mio miei è un pirata, un ottimo Capitano pirata! -

- Quindi è questa la vera ragione di tanta inquietudine? Jack Sparrow?! - uno dei suoi sorrisi canzonatori e biricchini le si dipinse sul volto, mentre si sedeva sul divanetto per sistemarsi le scarpine di raso - Non posso proprio biasimarti cuginetta, da ciò che mi hai raccontato, costui dev'essere davvero affascinante... oltre che decisamente bizzarro! -

- Lexi! Non sono commenti adatti ad una ragazza beneducata! - la rimbrottò Elizabeth vagamente imbarazzata.

- Io non sono affatto una dolce e dimessa fanciulla beneducata, lo sai, è solo un atteggiamento! Inoltre, se avessi davvero voluto fare un commento inappropriato avrei detto che, al tuo posto, tutto il mio interesse si sarebbe indirizzato su di lui, invece che sul romantico e intraprendente signor Turner! - il rossore e l'espressione di disappunto che si dipinse sul volto della cugina le confermarono di aver colpito nel segno - Sono sempre stata affascinata dai pirati... da quelli veri , però! - rincarò.

Elizabeth aprì la bocca, come per rimbeccarla, poi la richise mentre la tonalità delle sue gote si faceva sempre più accesa. Per mascherare l'imbarazzo e l'indignazione per il commento non proprio lusinghiero sul fidanzato, la ragazza fece finta di allisciarsi la stoffa della gonna.

- Non ti degnerò nemmeno di una risposta per questo. - la liquidò - Sei assolutamente impossibile quando vuoi, Lexy! Adesso sbrighiamoci, non voglio tardare ancora! - detto questo la precedette fuori dalla stanza e scese lungo lo scalone, senza sentire il commento ancor più inappropriato che la cugina fece riguardo la sua fretta di raggiungere l'amato.

 

 

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- Dunque è venuto a chiedervi notizie su Jack Sparrow. -

- Sì, Commodoro, giusto qualche ora fa. - gli rispose Gillete che, dopo il suo bizzarro discorso con Malasorte, era andato ad informare il proprio superiore - E' comparso dal nulla mentre scendevo dalla Velocity, ordinandomi di raccontargli tutto ciò che sapevo in merito. -

- Capisco. - l'uomo tamburellò nervosamente con le dita sulla sua scrivania - La prossima volta che lo incrocerete avete l'ordine di seguirlo. Non lasciate che muova un passo senza di voi, voglio sapere tutto il possibile sul nostro misterioso ospite. Per cominciare scoprite dove alloggia e se qualcuno ha da dir qualcosa sul suo conto .-

- Agli ordini, Commodoro. Provvedo immediatamente! - l'ufficiale fece il saluto militare battendo i tacchi degli stivali tra loro, quindi uscì dall'ufficio per andare a svolgere il suo compito.

Norrigthon non riusciva a spiegarsi per quale ragione, dal primo incontro con Malasorte, oltre all'inquietudine scatenata dalla sua tetra figura, si portasse dietro una sensazione di disagio. Sospetto, perfino.

Non poteva dubitare ch'egli fosse una persona diversa da quella che dichiarava d'essere, il suo arrivo al comando del brigantino Velocity, condotto fino a Port Royal attraverso l'Atlantico, lo confermava.

Qualcosa, però, non lo convinceva.

Si sentiva parlare di quel corsaro solo da quattro anni, eppure dopo così poco tempo già richiedeva il congedo, proprio appena giunto nel Mar dei Caraibi.
Perchè?
In nemmeno mezzo decennio di servizio, difficilmente aveva accumulato ricchezze bastanti a convincerlo a fargli lasciare l'impiego. Anche per via di ciò che si vociferava, ovvero che non fosse stato il denaro a spingerlo ad intraprendere la 'guerra di corsa', poiché già sufficientemente provvisto di mezzi.
Qualcuno aveva azzardato l'ipotesi che Malasorte fosse addirittura un Lord di alto rango.

Per quale ragione questo ambiguo personaggio si è spinto così lontano dall'Inghilterra per richiedere il congedo? Cos'ha da guadagnarci?

Il Commodoro non riusciva a trovare risposte che lo soddisfacessero, in più qualcos'altro lo aveva messo in allerta sul corsaro: il suo aspetto.

L'aveva visto per poco, fermo nell'ombra della porta, con la falda del cappello nero che gli celava gran parte del viso, eppure era riuscito comunque a notare molte incongruenze con l'immagine che si aspettava avesse.

Tanto per cominciare la sua età.

Norrigthon aveva creduto fosse un uomo intorno ai trent'anni, invece si era ritrovato davanti quasi un ragazzo, sicuramente più vicino ai venti che ai trenta.
Prova ne erano le guance rosee e morbide, non molto dissimili a quelle d'una fanciulla, segno evidente che non avesse ancora barba sufficiente per renderle dure e ispide.

Quindi la sua statura e il suo aspetto generale.
L'aveva sentito descrivere come un diavolo capace di incutere terrore al primo sguardo e, sebbene la sua figura avesse un'aria cupa e demoniaca, di certo non era né alto né prestante.
Ad occhio il Commodoro aveva calcolato dovesse essere poco più alto di miss Swann, forse al pari del giovane Turner. Differentemente dal fabbro, però, Malasorte appariva sottile ed elegante, con il corpo più simile a quello d'un efebo che a quello d'un uomo abituato a viaggiar per mare e a combattere.

Era vero che sia il giovane Turner, che lo stesso Jack Sparrow, pur non potendo vantare una figura imponente o un'evidente muscolatura, erano comunque riusciti a creargli non pochi problemi, dimostrandosi decisamente più abili sia con la spada, che nel governare una nave.

Molto probabilmente anche Malasorte era della stessa pasta. Forse perfino peggio, visto l'indubbio effetto disorientante che riusciva a scatenare semplicemente apparendo dal nulla.
La sensazione mi rimane, comunque.

Il corsaro non gli piaceva affatto, non gli ispirava la minima fiducia.
L'istinto continuava a suggerire a Norrigthon che ci fosse qualcosa da scoprire sul suo conto, ragione per cui l'avrebbe tenuto sotto sorveglianza.

 

 

Continua....

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Una figura sfuggevole e un misterioso tatuaggio ***


Capitolo 4

"Una figura sfuggevole e un misterioso tatuaggio"

 

- Come sarebbe a dire che il locandiere non ha idea di dove sia, Gillette? - Norrigthon era decisamente infuriato.

Erano passati cinque giorni da quando aveva dato al suo sottoposto l'incarico di pedinare Malasorte, riferendogli tutto ciò che veniva a sapere sul suo conto, ma... nulla.

Il corsaro continuava ad apparire e sparire indisturbato ogni volta che lo desiderava, quasi fosse davvero un'apparizione diabolica. Nessuno riusciva a prevedere i suoi spostamenti e stargli dietro.

- Sono spiacente, Commodoro. - si scusò quello - Mister Obson, il padrone della taverna 'Gallo Nero', lo vede anche più raramente di noi. Non consuma lì i suoi pasti, e non chiede mai che gli venga risistemata la stanza. Le rare volte che compare, trattenendosi per un po', disdegna apertamente le profferente delle 'cameriere'.

Se non fosse stato per il decoro richiesto dalla sua posizione, l'ufficiale più alto in grado avrebbe volentieri sbuffato.
- Ho chiesto all'uomo di poter vedere la stanza dove alloggia il corsaro... - continuò Gillette - Vi regna l'ordine più completo, nulla lasciato in vista o fuori posto. Solamente il suo bagaglio mi è sembrato insolitamente scarno per qualcuno con l'intenzione di stabilirsi qui. Infatti ho notato un unico baule da viaggio di modeste dimensioni, con qualche cambio di vestiario, un paio di libri di nautica, una bussola, un sestante, e poco altro. - gli elencò deferente.

- E le armi?-

- Suppongo che possieda unicamente la pistola e la spada che aveva quando è venuto a richiedere le mie informazioni. - rispose – Probabilmente le porta sempre addosso. -

- E' assurdo! Il miglior corsaro del Re arriva qui senza una nave di sua proprietà, un bagaglio ridotto all'indispensabile, un paio d'armi, e dice di voler fare dei Caraibi la sua dimora poiché il congedo? - sbottò il Commodoro - Come pensa di vivere? Avete forse notato un forziere con dei lucchetti, o qualcosa che potrebbe sottintendere abbia a disposizione del denaro, se non qualche proprietà qui sull'isola, Gillette? -

Doveva esserci una spiegazione razionale a quel comportamento così strano.

Magari qualcosa a cui non ho ancora pensato.

- No, alcuno. Fra i suoi scarni oggetti personali non vi era nessun genere di documento, né quelli riguardanti la sua identità o le sue proprietà, né la 'Lettera di Corsa' che lo autorizza al suo mestiere. - spiegò l'ufficiale, cominciando a sua volta ad essere perplesso.

- Quindi abbiamo a che fare con un uomo che, oltre a non avere passato né futuro, ci mostra un presente a dir poco nebuloso. - fu l'analisi di Norrigthon - Sembra quasi di avere a che fare con un fantasma, e questo mi induce ancora più a diffidare di lui.-

- Credete che non eseguirà il suo compito, Commodoro? -

- Credo che il meglio sia aspettarci qualunque cosa, anche il tradimento, Gillette. Se un uomo arriva nei Caraibi ansioso di recidere ogni contatto con la vita che ha vissuto finora, rendendosi quasi sempre irreperibile, senza avere con se nulla che lo ricolleghi ad alcunché del suo passato, non è poi così sciocco supporre il peggio. Perfino che abbia l'idea di diventare un pirata furfante! -

- Ma... - il luogotenente era sconcertato.
Malasorte era di certo bizzarro, inquietante e sfuggevole, eppure era un uomo che si era guadagnato i favori della Corte e del Re, in poco meno di quattro anni. Accusarlo di voler ingrossare le file dei filibustieri se non del tutto assurdo era, quantomeno, prematuro!

- Ditemi piuttosto, la Velocity è stata preparata a dovere per l'inaugurazione? -

- Sì, certamente, Commodoro! E' tutto sistemato, i rinfreschi stanno per essere portati a bordo proprio ora, e tra circa due ore il Governatore e tutti gli invitati raggiungeranno il brigantino! -

- Molto bene allora, andate Gillette, e continuate a sorvegliare il nostro... ospite. -

- Agli ordini! - fece il saluto militare, quindi si girò e se ne andò, lasciando un Norrigthon sempre più innervosito e corrucciato, da solo nel suo ufficio.

 

 

______________________

 

 

- L'Inaugurazione del Velocity? - Alexis storse il naso, non aveva alcuna voglia di prendere parte a quella 'noiosissima sfilata di parrucche imbiancate di boratalco, e trine e merletti inondate di profumo', come l'aveva appena ribattezzata.

- Sì, esattamente. Tra poco meno di due ore il brigantino salperà dal porto per il giro inaugurale, che durerà fino al tramonto, concluso da delle salve di cannone e... -

- … dallo sfoggio delle eccelse doti militari e marinare del soporifero Commodoro Norrigthon! - concluse l'altra ricevendo un'occhiata tagliente dalla cugina, prontamente ripagata da uno dei suoi migliori sorrisi impertinenti - Vuoi forse contraddirmi Lizzy? Proprio tu, che non hai avuto la minima esitazione o scrupolo nel rinunciare ad un cotale esempio di qualità virili, per fidanzarti con il tuo adorato William? - proseguì in un tono ancora più sarcastico, riuscendo perfettamente nell'intento di metterla in visibile imbarazzo.

- Sei davvero impossibile! Hai la lingua più tagliente di una spada! - la rimproverò - Comunque sia mio padre, in qualità di Governatore, deve fare il discorso inaugurale e visto che tu, fino a prova contraria, fai parte della famiglia, sei costretta a venire con noi. Che ti piaccia o meno! Per ciò, vestiti! - le intimò andando lei stessa al suo guardaroba.

Scorse rapidamente gli abiti della cugina e ne scelse uno di un celeste intenso che le depose in grembo.

- Questo? - chiese l'altra mentre osservava perplessa l'abito, che le era stato proposto, rifinito con delicati pizzi bianchi e un complicato ricamo a intreccio di fili blu scuro sul corpino.

- Sì, quello. E' sufficientemente elegante e semplice, perfetto per l'occasione. -

- Non è la sua adeguatezza il problema, Lizzy. Quest'abito mi è stato confezionato più di tre anni fa, per il mio diciassettesimo compleanno... - sospirò.

- E allora? -

- Allora dubito di riuscire ancora a entrarci! Francamente non mi ero nemmeno resa conto che fosse stato inserito fra i miei bagagli, ma una cosa è certa: sono molto cresciuta da allora.-

Elizabeth analizzò con aria scettica la cugina che le stava di fronte con solo la sottoveste addosso.

Quanto può essere cresciuta in tre anni?

Alexis aveva una figura snella, scattante e aggraziata. Era di una manciata di centimetri più alta di Elizabeth e, nonostante questo, aveva la vita egualmente sottile.
Nel complesso era decisamente graziosa, sebbene non potesse contare su curve procaci, proprio come colei che la stava esaminando.
Somigliava per lo più ad un'adolescente, sebbene non si potesse negare che, nonostante la mancanza di formosità, avesse tutto ciò che poteva renderla femminile e gradita ad occhi maschili.
Ancor di più se sapientemente valorizzate da un bustino, un bell'abito e un'adeguata acconciatura.

L'abito poteva ancora essere della misura cugina con il necessario accorgimento.

Affinché Alexis non avesse dubbi su ciò che stava pensando, decretò impietosa : - Il vestito ti andrà più che bene con indosso il corsetto! -

- Che cosa?! - ringhiò indignata l'altra, guardandola come se fosse impazzita - Sai benissimo che non porto mai il corsetto! Lo detesto quasi più di te! Proprio tu, sangue del mio sangue, che solo pochi mesi prima fa hai rischiato di annegare e soffocare per colpa di quella trappola infernale, vuoi costringermi ad indossarlo?! -

- Precisamente! - sorrise lei con l'aria di chi aveva scelto appositamente quel castigo. In quel modo l'impulsività di Alexis sarebbe stata tenuta a freno e avrebbe rimpianto la sua insolenza.

- Avanti, appoggiati al paravento! - le ordinò Elizabeth - Te lo legherò io stessa, così sarai sicura che, seppur non comoda, eviterai il soffocamento! -

La rossa era a dir poco furiosa, eppure non voleva causare ulteriori fastidi allo zio e alla cugina. Era l'unica a non essere pronta, quindi, ingoiando l'orgoglio, si girò appoggiandosi al paravento con entrambe le mani, permettendo così alla cugina di sistemarle il bustino cominciando a chiuderlo.

- Lexy per favore spostati i capelli! Non vedo quello che faccio! -

- A giudicare da come stai stringendo e tirando non è la vista il tuo principale impiccio! - brontolò l'altra raccogliendo con le mani la lunga massa di boccoli fulvi, sistemandola su una spalla in modo da liberare la schiena e la nuca.

- Oddio! -

- Che c'è? Hai visto un topo? - Alexis lo chiese con il tono esasperato di chi si aspetta ogni genere di banale, quanto inutile, contrattempo.

- No, no, niente del genere. E' solo che... Beh, non rammentavo il tuo tatuaggio! - sospirò Elizabeth mentre analizzava l'insolita figura impressa alla base del collo della cugina.

Era un disegno di un blu molto scuro, tendente al nero, non più grosso di sette o otto centimetri.

Nessuna ragazza di buona famiglia avrebbe dovuto sfoggiare un tale segno, poiché da sempre i tatuaggi erano i marchi distintivi di pirati e galeotti, ma per quanto ne sapeva Elizabeth quello che solcava la pelle della cugina aveva un significato speciale. In qualche modo era legato alla madre che la ragazza non aveva mai conosciuto.

Era stato collocato nel punto in cui il collo si univa alla schiena, fra le scapole, una posizione facile da celare ad occhi curiosi, sia lasciando parte dei capelli sciolti, sia semplicemente con un abito o uno scialle.

A riprova di questo c'era l'unica altra volta in cui l'aveva scorto, quasi tredici anni prima, quando Alexis aveva afferrato un paio di forbici e si era tagliata impietosamente i capelli a pochi centimetri dalla nuca, per far dispetto ad un'istitutrice particolarmente ingiusta e al padre sempre assente.

L'Ammiraglio Swann era andando in collera gridando alla figlia ogni sorta di rimprovero per il suo gesto, affermando che quel marchio era orrido ed abbietto al pari della donna che l'aveva messa al mondo.

Inutile dire quanto quelle parole così dure e inattese avessero sconvolto le due bambine. Dopo quel giorno, nessuna di loro si era più azzardata a sollevare la questione del tatuaggio alla presenza di sir Robert, poiché era ovvio gli riportasse alla mente un ricordo denso di rabbia. Forse un oscuro segreto su quella madre di cui Alexis non aveva potuto conoscere il volto.

Rivedendolo ora Elizabeth notò l'incredibile somiglianza con il tatuaggio di un'altra persona, visto da lei almeno un paio di volte.

Sì, non posso sbagliarmi!

Il disegno che solcava il polso destro di Capitano Jack Sparrow e quello sulla schiena della cugina erano pressoché identici.

In entrambi c'era il simbolo del sole e il passerotto dalle ali spiegate. L'unica differenza erano le onde del mare, da cui il sole sorgeva o forse tramontava, che su Alexis era stato sostituito da un intreccio di rovi e spine.

Che questa differenza abbia un significato? I tatuaggi sono legati tra loro?

Liz non riusciva a darsene spiegazione e sapeva che interpellare la cugina in proposito sarebbe stato inutile, poiché ne sapeva quanto lei.
L'unica opzione sensata era parlarne a Will, con cui avrebbe escogitato un modo per Jack.

Probabilmente il pirata era l'unico in grado di far luce su quel mistero.

- Se è per questo lo dimentico molto di frequente anche io, cuginetta! - le rispose l''oggetto dei suoi studi, distogliendola dai suoi piani.

- Già, lo immagino. - commentò per poi concentrarsi su altro - Il corsetto e il vestito sono a posto, vuoi che ti sistemi i capelli? -
Elizabeth si allontano di qualche passo, dando modo alla cugina di girarsi e guardarsi allo specchio posto contro la parete di fronte.
Ringraziò che Alexis fosse distratta dallo studiarsi, impedendole di accorgersi dell'inquietudine che l'aveva assalita per via di tutte quelle domande senza apparente risposta.

- No, grazie, finisco io. - declinò la sua offerta quella - Li acconcierò come al mio solito, con solo il pettinino di madreperla a trattenere indietro le ciocche più ribelli . - cosa che fece poco dopo.
Alexis le sorrise e prendendo il suo visibile nervosismo per impazienza le suggerì: - Raggiungi il tuo Will! Ho sentito la porta aprirsi poco fa, e scommetto che è lui! - lquindi si sedette sul divanetto per allacciarsi le scarpe.
Elizabeth non perse tempo a seguire il suo consiglio, uscendo dalla stanza per ricevere il suo innamorato e metterlo a parte di ciò che aveva in mente.

 

 

Continua...

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Un'inaugurazione movimentata ***


Capitolo 5

"Un'inaugurazione movimentata"

 

Dopo quasi un'ora passata nel tedio più totale ad ascoltare discorsi fatui e pettegolezzi senza alcun interesse, Alexis si era spostata a prua del Velocity. Stando appoggiata alla murata, osservava la spuma provocata dal movimento della nave che increspava le acque turchesi del mar dei Caraibi, rese ancor più splendenti e scintillanti dal riverbero del sole al tramonto.

Aveva sperato che il pomeriggio, sebbene non interessante, avrebbe almeno potuto rivelarsi sopportabile, purtroppo però si era miseramente sbagliata.

Nessuno prestava attenzione a lei.

Elizabeth era troppo presa a godersi qualche momento di intimità insieme al suo Will, come sottolineava anche troppo bene il loro parlare fitto, quasi da cospiratori, e le occhiate a tratti furtive e a tratti languide che si scambiavano. Il Governatore conversava a turno con tutti i nobili di rango di Port Royal, sua abitudine per mantenere inalterata la propria popolarità. Mentre il 'soporifero' Commodoro era troppo preso a impartire ordini a destra e a manca, facendo sfoggio di se stesso per accorgersi di qualsiasi altra cosa.

Ad un tratto, tentando per l'ennesima volta tentava di trattenere uno sbadiglio, qualcosa catturò l'attenzione della giovane.

Una massa scura solcava le acque nella direzione opposta alla loro, facendoglisi incontro: era il profilo di una nave nera come la notte.

Diversi istanti dopo che Alexis se ne era resa conto, il marinaio di vedetta sulla coffa in cima all'albero maestro, gridò :- Nave in vista! Dritto da babordo! -

In pochi istanti quell'annuncio inaspettato gettò il brigantino nel caos.

Gli ospiti si avvicinarono tutti alle murate, in preda all'eccitazione e all'agitazione di scorgere il veliero che li stava raggiungendo.
I marinai invece si diedero da fare per svolgere al meglio i compiti loro impartiti dagli ufficiali e il Commodoro, dopo aver velocemente raggiunto il cassero di poppa, si fece passare un cannocchiale per scrutare l'orizzonte.
Aveva un presentimento tutt'altro che buono, infatti poco dopo, quasi ringhiando, sentenziò:- E' la Perla Nera! Mantenete la rotta, signor Archer! Uomini, armate i cannoni! -
A quell'ordine tutto l'equipaggio per eseguire le sue direttive.

Sentendo quelle parole tanto improvvise quanto assurde, lord Swann lo raggiunse immediatamente - Commodoro Norrighton cosa pensate di fare? - chiese, mentre lo guardava decisamente perplesso.

- Il mio dovere, solo il mio dovere! - rispose freddamente quello. Anche se era evidente dalla linea dura della sua mascella e dallo sguardo carico d'astio, che erano ben altri motivi a spingerlo ad agire.

- Non potete dar battaglia ad un vascello pirata mentre avete a bordo quasi tutta l'alta società di Port Royal. Ve lo proibisco! -

- Temo, Governatore, che non siate nella posizione per esigere proprio nulla. - lo zittì - Non posso lasciare andare quella nave, dato che è molto probabile stia venendo nella nostra direzione per darci l'assalto. -
L'uomo non aveva alcuna intenzione di recedere dalle sue posizioni.

- Invece voi mi ubbidirete, Commodoro! - si impuntò il Governatore - Non ho alcuna intenzione di permettervi di rischiare la vita delle persone a bordo, solo perchè supponete che la Perla Nera sia qui per attaccarci! Conoscendo Jack Sparrow, è molto più probabile che ci passi accanto senza far nulla. -

Lord Swann non si intendeva particolarmente di combattimenti per mare o di come fosse meglio agire in situazioni critiche, ma aveva conosciuto abbastanza Capitan Sparrow da sapere che non avrebbe mai fatto una cosa tanto assurda ed avventata come assaltare il Velocity alla sua inaugurazione. A parte i gioielli delle dame a bordo, non c'era un bottino sufficiente a rischiare uno scontro aperto con il brigantino più rapido e meglio armato della Marina.

- Lo state difendendo? - il tono del Commodoro era incredulo, tagliente e disgustato - E' un pirata! -
Alexis, dal punto in cui era, aveva potuto seguire senza difficoltà il litigio fra lo zio e Norrighton, notando come la situazione stesse peggiorando. Si guardò intorno individuando Will ed Elizabeth accanto alla murata di babordo, anch'essi intenti ad osservare la nave che gli veniva incontro e decise fosse meglio raggiungerli.

- Oh, Lexi! Hai visto? Quella è la Perla Nera, la nave di Jack! - la informò sorridendo la cugina mentre lei, per un secondo appena, ebbe la strana impressione che quell'arrivo non fosse del tutto inatteso.

Diede una rapida occhiata all'ufficiale sul cassero poi alla nave che, ormai, era a poche leghe e un lieve ghigno le solcò il volto - Dunque è per questo che il Commodoro sembra aver perso la ragione! -

- Già, ho sentito che dava ordine di preparare i cannoni. Intende attaccare nonostante le persone a bordo - le confermò Will, rabbuiandosi.

- Cosa?! - Alexis assunse un'espressione del tutto sconcertata, mentre Elizabeth ammutoliva.
- Non si rende conto che metterebbe a rischio gli ospiti? Se Capitan Sparrow rispondesse al fuoco la gente a bordo non avrebbe scampo! - proseguì indignata - E' un ufficiale addestrato, diavolo! Non può agire senza criterio! - concluse, senza curarsi di dar libero sfogo ai suoi pensieri usando termini inadatti alla fanciulla che era.

Essendo figlia di un ammiraglio conosceva quali fossero le decisioni abituali da prendere in mare.

- Credo che conti proprio su questo. - ammise a mezza voce Will, sempre più cupo - Jack è un pirata, ma non è un sanguinario. Tanto meno è sciocco al punto da dare l'arrembaggio ad un brigantino sprovvisto di carico e pieno di soldati della Marina. Se Norrigthon decidesse di attaccarlo, difficilmente lui darebbe ordine di rispondere al fuoco. Ci sono troppe persone innocenti a bordo. -

- Hai ragione, Jack non è uomo da giocare con la vita di chi non c'entra. Anche quando spinse la ciurma di Barbossa ad attaccare la Duntless suggerì di chiudermi negli alloggi degli ufficiali, affinché fossi lontana da rischi inutili. - confermò Elizabeth, omettendo, volutamente, da quel ricordo come fu proprio il ritrovarsi da sola a poppa della nave a darle la possibilità di scappare, accorrendo in aiuto dell'amato.

Alexis ridusse gli occhi a due fessure mentre li ascoltava.

La Perla Nera stava ormai passando accanto al Velocity, così vicina che si poteva vedere chiaramente, in piedi sul castello di poppa vicino al timone, un affascinante quanto insolito briccone di pirata.

Vestito con abiti scuri dall'aria non proprio nuova: una giacca marrone, un panciotto blu dal quale si intravedevano i lembi di una camicia più grigia che bianca e un paio di robuste brache color fumo che terminavano negli stivali marroni dal tipico risvolto alto. Il tutto era accompagnato da una non meglio identificata fusciacca chiara, più simile ad uno straccio, decorato con sottili righe rosse, avvolta varie volte intorno alla vita. Lì veniva trattenuta da un'alto cinturone di pelle scura, mentre i suoi due lunghi lembi pendevano sulla gamba sinistra dell'uomo.

Capitan Sparrow si tolse il tricorno, anch'esso scuro e dall'aria malconcia, facendo un perfetto inchino.
Quel gesto evidenziò la sua insolita acconciatura: una cacofonia di ciondoli colorati dei più svariati materiali, a decorazione di diverse ciocche di capelli color del legno di quercia lucidato, con una bandana rosso carico a cingergli la fronte.

- Buon pomeriggio, signori! - li salutò - Spero che la navigazione sia di vostro gradimento e che il Commodoro non stia, al solito, tentando di ammogliarsi con qualche ignara fanciulla dallo svenimento facile! -
Rise della propria staffilata, mostrando i bagliori di numerosi denti d'oro che gli illuminavano la bocca, contornata da un paio di baffi curati e da una barbetta conclusa sul mento da due insolite e buffe treccine.

Si risistemò il cappello e, tenendo d'occhio la nave avversaria, diede ordine ai suoi uomini di orientare le vele in modo da potersi allontanare il più in fretta possibile.

Quello che successe immediatamente dopo quel suo bizzarro quanto ironico saluto, si svolse con una rapidità tale che molti nemmeno ebbero la possibilità di accorgersene. Norrighton afferrò il moschetto di uno dei suoi soldati, puntandolo verso il pirata pronto a fare fuoco. Il Governatore tentò di disarmarlo ma venne spinto da parte, fortunatamente però un colpo di pistola, esploso probabilmente da uno dei passeggeri del Velocity per via della confusione generale, ferì ad una mano il Commodoro impedendogli di compiere i suoi propositi.
Approfittando di tutto quello scompiglio, Will ed Elizabeth, con un tempismo a dir poco sospetto, si tuffarono in mare per raggiungere la nave dell'amico. Portando con loro, spingendola fuori bordo, un'Alexis non proprio felice di quella decisione.

 

_______________________

 

 

Alexis fu l'ultima a venire tirata a bordo della Perla Nera quando, ormai, si stava già sufficientemente allontanando dal brigantino della Marina.

Adesso aveva la certezza, sebbene ne ignorasse il modo, che la cugina e il suo amabile fidanzato si fossero accordati con Capitan Sparrow per quell'incontro.
Era proprio l'esserne stata tenuta allo scuro a renderla furiosa, di certo non il bagno imprevisto, nonostante aggravasse il suo malumore.

Il delicato abito azzurro che indossava era completamente zuppo, così come i suoi ricci capelli fulvi in gran parte incollati al viso, grondanti acqua di mare.

- Sarebbe questa la vostra idea di trasbordo?! - ringhiò in direzione di Elizabeth e del futuro cognato, venendo ripagata da una risata collettiva partita dalla coppia e propagatasi alla ciurma.

Il Capitano sorrise divertito a quello scoppio di femminile indignazione e, dopo aver passato il timone ad Anamaria, la bella creola suo timoniere, si diresse con il suo passo molleggiato e vagamente dondolante verso gli amici.

- Un'altra bellezza di casa Swann, scommetto! - ghignò, osservando la ragazza dalla chioma di fuoco dalla testa ai piedi. Uno sguardo decisamente malizioso gli illuminò gli occhi nocciola, pesantemente contornati di quella polvere scura che gli orientali chiamavano 'kool'.

- Alexis Swann, per mia sfortuna parente di quella scellerata che mi ha tirato in acqua, senza avvisarmi dei 'piani per la giornata'! - gli rispose senza scomporsi, mentre si prendeva i capelli tra le mani, strizzandoli energicamente.

- Suvvia, Lexy! - sbuffò Elizabeth – Vuoi farmi credere che avresti preferito restare sul Velocity con Norrighton in preda alla furia, perdendoti l'occasione di essere ospite a bordo della famigerata Perla Nera? -

- Non ho detto questo. - la gelò - Se vi foste degnati di avvisarmi di ciò che avevate in mente, sarebbe stato infinitamente più facile e pratico prendere una cima e usarla per passare di qui. Molto semplice. -
Era passata a strizzarsi la stoffa della gonna, per tentare di alleggerirla da tutta l'acqua che la zavorrava.

- Intendi come in un arrembaggio? - la guardò incredula la cugina e l'altra annuì.
Elizabeth certe volte dimenticava quanto Alexis potesse superarla in intraprendenza ed imprevedibilità.

- Sarebbe stato più pratico, no? - domandò con un'espressione angelica sul viso.

Jack guardò la ragazza, poi William, che scosse la testa come a dire di non sapere nulla di quello che passava per la testa delle donne Swann, quindi scoppiò in una fragorosa risata.

- Pare che abbiamo acquisito una nuova aspirante pirata, nevvero dolcezza? -

Lexi inarcò un sopracciglio e inclinò la testa, scrutando il Capitano anche più a lungo di quanto lui aveva fatto con lei.
Infine distese le labbra nel suo tipico sorriso birichino, rispondendogli a tono - Solo se i suddetti pirati si degnassero di lavarsi, ogni tanto, Capitano! -

Un primo incontro degno della ribelle Alexis e del bizzarro filibustiere noto come Jack Sparrow.

 

 

Continua....

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Un nome dal passato e una figura inaspettata ***


Capitolo 6

"Un nome dal passato e una figura misteriosa"

 

- Mi stai dicendo che tu e la tua dolce metà mi avete scomodato per farvi venire a prendere, per avvisarmi dell'arrivo di un corsaro che, presumibilmente, è stato ingaggiato per darmi la caccia? - chiese Jack a Willl.
Il pirata prese un lungo sorso dalla bottiglia di rum che aveva davanti, scrutando il giovane inclinando leggermente la testa, per poi proseguire - E io che credevo fosse perché Elizabeth vuole farsi un giretto a Tortuga, prima di sposarsi e diventare una brava e docile mogliettina! -

Infatti proprio lui aveva informato gli amici che sarebbe stato più che lieto di offrir loro un passaggio, se mai avessero desiderato venir a Tortuga. Sebbene non intendesse solamente per qualche giorno per appagare la smisurata curiosità di miss Swann, anche se se lo aspettasse.
Essere avvisato di un probabile pericolo di cui, per altro, lui era già perfettamente a conoscenza, era una motivazione che lo prendeva alla sprovvista. Non era abituato ad avere chi si preoccupasse per lui e, di certo, non lo avrebbe ammesso apertamente.

Sbarcati nel covo dei bucanieri un paio di ore prima, il grosso della ciurma si era sparso fra le varie taverne. Proprio come loro due seduti ad un tavolo de 'La sposa fedele', mentre Anamaria, Gibbs e Cotton si era sobbarcati il compito di far dar scorta alle due cugine Swann, lasciandoli momentaneamente soli.
Le due ragazze, dopo essere state rivestite come dei pirati, non si erano lasciate sfuggire l'occasione di esplorare l'isola.

- Più o meno, sì - gli rispose Will grattandosi imbarazzato la nuca, avendo intuito quanto la preoccupazione della fidanzata lo avesse spinto oltre i limiti. Se non si fosse fatto influenzare, gli sarebbe stata subito evidente la puerilità del gesto.
- Però non è un corsaro qualunque, è Malasorte! - cercò quindi di giustificarsi.

Capitan Sparrow accennò un ghigno a sentire quel nome e si arricciò pensieroso i baffi - Malasorte hai detto? Interessante.. molto interessante.. -

- Lo conosci? - Will era certo che il pirata stesse macchinando qualcosa. Quella apparsagli in viso era la stessa espressione che aveva avuto mentre escogitava, all'insaputa di tutti, il suo piano per riprendersi la Perla Nera da Barbossa.

- No, anche se mi hanno accennato qualcosa su di lui. Qui a Tortuga ci sono uomini che hanno navigato nel Mediterraneo e qualcuno di loro dice di averlo incontrato. Ma sai com'è... - gli si avvicinò di colpo e sorrise mettendo in mostra i denti d'oro - .. non bisogna mai dar troppo credito hai discorsi degli ubriachi! Ora avanti figliolo, fammi compagnia e bevi! - aggiunse mettendogli fra le mani una bottiglia di rum, aspettando che obbedisse.

- Non chiamarmi figliolo! - si indignò Will, guardandolo di traverso.

- Preferisci che racconti alla futura signora Turner quella storia dell'eunuco? - non perse l'occasione di sfidarlo, accompagnando quelle parole agli strani gesti delle mani che gli erano tipici.

- Perché ti do retta?! - borbottò il giovane tra se e se. prima di bere una lunga sorsata del liquido ambrato mettendo fine alla discussione sul nascere.

Conosceva Jack da neanche un anno eppure, anche se non avrebbero potuto esser più diversi per carattere e valori, sentiva di avere un'affinità profonda con il filibustiere più strambo che avesse mai visto.

Sangue pirata.
Dopotutto anche lui condivideva l'ascendente libero, ribelle e intraprendente d'ogni bucaniere, poiché era figlio di uno di loro. Ormai se ne era fatto una ragione.

Proprio per questo, non gli sembrava più così strano considerare Jack Sparrow un suo buon amico, ritenendo suo dovere avvisarlo di un pericolo imminente.

 

 

_______________________

 

 

Diversi minuti più tardi, mentre Will era troppo impegnato a rifiutare cortesemente le numerose profferte delle 'signorine' dell'isola, Jack si alzò dal tavolo.
Raggiunse un uomo alto e imponente, già in là con gli anni, come testimoniavo i capelli e la barba completamente grigi, che aveva attirato discretamente la sua attenzione con una veloce occhiata.

- Dunque? Cos'hai scoperto? -

- Malasorte è effettivamente qui per te. Gli è stato dato incarico di catturarti. - gli confermò quello, in un tono basso e lento utile ad accentuare la sua voce roca e profonda.

Era più che evidente si conoscessero e, dal grado di confidenza che si dimostravano reciprocamente, era facile intuire avessero un qualche genere di accordo o di affare in comune.

- Questo lo sapevo, ma il suo nome...? - lasciò in sospeso la frase, troppe orecchie potevo sentirli anche nella taverna tumultuosa e caotica in cui si trovavano.

- Sì, ci ho pensato anche io. - annuì pensieroso l'altro - Porta il suo stesso nome, anche se potrebbe trattarsi di una coincidenza.-

- Non credo a simili coincidenze, e nemmeno tu! - lo rimbeccò - Se c'entra qualcosa con lei è bene saperlo, vecchio mio! -

- Farò del mio meglio! -
L'uomo recuperò il cappellaccio di pelle, che aveva posato su un tavolo lì vicino, calcandoselo in testa prima di avviarsi alla porta - Tu guardati le spalle, Jack! - aggiunse e poi sparì come era venuto.

Malasorte... Badluck... Un nome uscito da ricordi che credevo sepolti.

Capitan Sparrow non aveva mai pensato che, dopo quattordici anni da quella tragica notte che aveva segnato un cambiamento radicale nella sua vita, lo avrebbe udito di nuovo. Coincidenze?
No, conosco abbastanza il mondo e sono abbastanza scaltro da sapere che simili coincidenze non avvengono mai per puro caso.

Aveva sentito parlare spesso negli ultimi mesi del leggendario corsaro venuto dal nulla, di cui nessuno sapeva niente fuorché il soprannome con cui era stato ribattezzato.
Molteplici erano stati i racconti delle sue imprese tra la Manica e il Mediterraneo, svolte in appena quattro anni.

Adesso, il terrore dei pirati del Vecchio Continente, era lì ai Caraibi ed era fin troppo facile intuire fosse in cerca di qualcosa.

Filibustieri e corsari non erano poi così diversi: né gli uni né gli altri si sarebbero imbarcati in un viaggio, per di più lungo e sempre rischioso come quello di attraversare l'Atlantico, senza la prospettiva di un lauto tornaconto personale.

Tutto stava nello scoprire quale fosse quello a cui Malasorte aspirasse.
Jack era pronto a scommettere che non fosse la sua testa a interessarlo!

 

 

_________________________

 

 

Alexis si guardò intorno confusa.
Si era fermata appena un momento, ad osservare la vetrina di una bottega che esponeva armi mai viste prima, e si era ritrovata da sola in quel vicolo sporco e buio. L'unica fioca luce era quella che usciva dalle taverne che puzzavano di tabacco ed alcool, affollate di ubriaconi e prostitute vocianti.

- Splendido! - ringhiò - Mai far affidamento sui pirati, dovrò ricordarmelo! - era indispettita, ma abbastanza scaltra da sapere che farsi vedere spaesata, o chiedere aiuto ad uno sconosciuto, non le avrebbe giovato. In breve tempo sarebbe stata riconosciuta come una facile preda, ritrovandosi cacciata da ogni sorta di furfante.

Si calcò meglio in testa il logoro cappellaccio, che Gibbs le aveva consigliato di indossare per mascherare la sua chioma fulva fin troppo vistosa, avviandosi a testa bassa nella direzione che presumeva conducesse al porto.
Mentalmente ringraziò il cielo di avere un senso dell'orientamento abbastanza buono, oltre a sangue freddo sufficiente per affrontare il problema evitando l'isteria.

Una volta raggiunto il molo avrebbe facilmente individuato la Perla Nera all'ancora.
Sarebbe salita a bordo attendendo di poter fare una sonora ramanzina ai quattro che l'avevano lasciata sola, in quella situazione tutt'altro che piacevole.

Mentre era persa in quei pensieri andò a sbattere contro qualcosa di largo e duro. Sollevò il viso e dovette quasi inarcarsi per distinguare il volto dell'uomo alto e imponente, contro il cui petto era finita.

- Scusatemi. - disse mentre due occhi ambrati, che spiccavano in un viso anziano dai tratti induriti dal mare, si fissavano su di lei. Quello sguardo le era stranamente famliare, anche se era certa di vedere per la prima volta quella pelle bruciata dal sole, insieme alla folta capigliatura di un grigio tendente al bianco, proprio come la sua barba.

- Non dovreste girare da sola, missy. - la avvertì - Tortuga non è posto per giovanette beneducate! -

Alexis strinse le labbra, trattenendo un moto di stizza.
Come se fosse stata una mia scelta! Adesso ci si mette anche questo gigante a farmelo notare!

- Chiedo nuovamente scusa per avervi urtato, sebbene non necessiti dei vostri consigli! - gli rispose gelida, facendo poi qualche passo per allontanarsi. E l'uomo, che non commentò in alcun modo la sua battuta, si mise a seguirla invece di andarsene a propria volta.

- Cosa credete di fare? - lo aggredì Alexis, indispettita e perplessa poiché stava cominciando a preoccuparsi.

- Non temete per la vostra incolumità, missy. Voglio solo assicurarmi che arriviate sana e salva dove dovete. - si sentì rispondere dalla sua voce profonda e rauca insieme, calma come quella che si userebbe per tranquillizzare un cavallo imbizzarrito.

Posso fidarmi?

Accantonò immediatamente quella possibilità, non le sembrava affatto una buona idea.
Era a Tortuga, il covo dei filibustieri, ed il riporre fiducia nella persona sbagliata poteva essere la differenza tra la vita e la morte.
Tentò più volte di fargli perdere le proprie traccie, ma per quanti sforzi facesse, l'uomo rimaneva sempre pochi metri dietro di lei.

Stranamente, però, Alexis si rese conto che, dopo il primo momento di sconcerto, la sua presenza non la impaurisse quanto avrebbe dovuto. Per quanto assurdo fosse, il suo coprirle le spalle, era quasi rassicurante.

Con la presenza del gigante silenzioso dietro di lei, nessun pirata ubriaco aveva osato avvicinarlesi e infastidirla. Sebbene il suo incedere troppo elegante ed aggraziato smascherasse chi fosse realmente, attirando numerose occhiate curiose e commenti pronunciati a mezza voce da chiunque incrociasse il loro cammino.

Dopo un tempo indefinibile, quell'insolita passeggiata a due ebbe fine.
Finalmente al porto Alexis individuò facilmente il profilo scuro della Perla e si affrettò a raggiungerla, decisamente sollevata.

Aveva già un piede sulla passerella che conduceva a bordo, quando decise fosse buona educazione ringraziare il proprio accompagnatore, la cui comparsa le aveva garantito l'evitarsi spiacevoli conseguenze.
Si girò e si rese conto stupita come il molo fosse deserto.
Era completamente sola.

Che fine ha fatto?
L'ultima volta che ho controllato il gigante era ancora alle mie spalle, e adesso è sparito. Peccato, avrei almeno voluto conoscere il suo nome.

 

Continua...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - I sospetti del Capitano e una regina scomparsa ***


Capitolo 7

"I sospetti del Capitano e una regina scomparsa"

 

Alexis era appoggiata alla murata di tribordo della Perla Nera, ormai da quasi un'ora.

Osservava da lontano le luci di Tortuga, sentiva le urla, le risate e gli schiamazzi degli abitanti intenti a fare baldoria. I colpi di pistole e moschetti esplosi senza un valido motivo, solo per aggiungere rumore al rumore.

Tutti si stavano divertendo, tutti avevano qualcosa da fare, solo lei, sola a bordo della nave nera come la notte, non aveva null'altro che starsene lì tranquilla, in silenzio ad attendere che gli altri si decidessero a far ritorno.

Poi un rumore di passi attirò la sua attenzione.
Abbassò lo sguardo verso il molo scorgendo una figura scura che, con un'inconfondibile camminata dondolante ed insolitamente aggraziata, scandita da un tintinnio metallico simile al suono provocato da dei campanellini d'argento, le si faceva incontro.

- Buonasera, dolcezza! - la salutò Jack, poco dopo aver messo piede sul ponte - Come mai qui tutta sola? -

Il Capitano della Perla le venne di fronte, regalandole uno dei suoi sorrisi maliziosi e canzonatori insieme.

- Ho perso di vista mia cugina e gli altri mentre andavano in giro, tornare qui è stata l'unica idea che mi è venuta. - gli spiegò scrollando le spalle. Quindi si andò a sedere su una delle casse vuote lì vicino.

Era la prima volta che rimaneva sola con il pirata e non aveva un'idea precisa di come comportarsi. Sapeva solo che la sua presenza la rassicurava e agitava al contempo.

Avvertiva dentro di sé la scintilla di una sensazione mai provata prima.
Cos'è?

Jack le si fece in contro, chinandosi fino a puntarle gli occhi negli occhi - Se ti fosse successo qualcosa me lo diresti, nevvero tesoro? -

- Sì, certo! Non è successo niente. A parte... - iniziò, ma poi si morse le labbra indecisa se metterlo al corrente del suo strano incontro – Beh, ho incontrato un uomo... un uomo bizzarro, che mi ha scortata fin qui in silenzio. -

Il Capitano le scoccò un altro dei suoi sorrisi sia affascinanti che ironici, per poi sederlesi di fianco - Era per caso alto come una montagna, vecchio come il mare, con la pelle tanto bruciata da sembrar cuoio, e i capelli e la barba grigi?! - chiese, pur sapendo già la risposta.

- Proprio lui.. - assentì - Lo conoscete? -

- E' il vecchio Roger, gran filibustiere... brav'uomo. Sei stata fortunata ad incontrarlo, con lui vicino nessuno si azzarda a far cose avventate, neanche se la preda è una giovane bellezza dalla chioma di fuoco, savvy? -

- Sì, beh... - deglutì, improvvisamente innervosita dal complimento e cercò di concentrarsi su quello che voleva dire - Ho avuto modo di notare l'effetto che faceva la sua presenza. Non mi ha dato modo di ringraziarlo però, è sparito prima che ci riuscissi. - Per distogliere la propria attenzione dal Capitano, finse di riavviarsi un ricciolo ribelle che il vento, dispettoso, le riportò immediatamente sul viso.

Fece per aggiustarselo nuovamente, ma la sua mano incontrò quella di Jack che, con quella sua aria perennemente maliziosa, aveva afferrato la ciocca. Prima di sistemargliela dietro l'orecchio, la sfiorò con le labbra in un gesto che, fatto da lui, sembrava del tutto naturale.

- Il vecchio Roger è imprevedibile: va a viene come le maree e puoi essere certa che se c'è bisogno di lui, arriva! - aggiunse poco dopo, quasi a volerla distrarre da ciò che aveva appena fatto, prevenendo il suo imbarazzo.

- Capisco: Vecchio Roger, eh? Non è il modo in cui voi pirati chiamate il Diavolo? - chiese allora Alexis, approfittandone per riportare tutta la propria attenzione sulla conversazione.

Non intendeva lasciarsi ammaliare dal fascino che il Capitano esercitava su ogni essere di sesso femminile, così fortunato, o sfortunato, da incontrarlo.

La sua domanda da uno sguardo ammirato – Molto,molto brava, dolcezza. Hai perfettamente ragione, infatti lo chiamiamo così perché lui é un diavolo! - le spiegò, scrutandola curioso di vedere come avrebbe preso quella frase.

Fin dal primo momento, Capitan Sparrow aveva avuto la netta impressione che la maggiore delle cugine Swann celasse, dietro a quell'aria di fanciulla beneducata dal viso angelico, uno spirito indomito e infuocato almeno il colore dei suoi meravigliosi riccioli. Il cuore d'un vero filibustiere, insomma.

- Che intendete? Sebbene di aspetto imponente, volendo perfino inquietante, sostenere che sia un demonio mi sembra quantomeno esagerato! - gli rispose.

- Forse sì, e forse no. - temporeggiò Jack - Dipende da ciò che uno indica come diavolo. Diversi anni fa, fu una donna a far la parte del Diavolo in questi mari, per esempio. -
A quella rivelazione, un lampo di vivo interesse attraversò gli occhi verdazzurri di Alexis.

Colpita!

La bella rossa, probabilmente, era anche più incline di Elizabeth verso i pirati, il suo intuito non l'aveva mai ingannato.

- Una donna? Raccontatemi vi prego! - gli chiese infatti lei.

Jack si accarezzò distrattamente il mento, giocando con le due treccine in ci terminava la sua barba, prima di accontentarla.
- Era la più abile tra i capitani pirata di quel periodo, nessuna nave scampava ai suoi assalti. Per quelli di Tortuga, divenne 'La Regina dei Caraibi' mentre dalla Marina fu chiamata 'Badluck', la Malasorte! -

Lo sguardo di Alexis si incupì a quel nome, quasi la infastidisse.
Si sforzò di nasconderlo, mostrando di gradire il racconto, anche se quella sua insolita reazione non passò inosservata agli occhi del Capitano.
Quando si trattava di sembrar sulle nuvole o poco sveglio Jack Sparrow non aveva rivali, sebbene non ci fosse nulla di più lontano dalla verità.

- Malasorte... ho sentito di un corsaro che porta questo nome. - rimuginò ad alta voce la ragazza - Will ed Elizabeth volevano avvertirvi del suo arrivo a Port Royal. Se non erro, temono che possa essere qui per voi. -

- Sì, il giovane Turner non ha mancato di avvisarmi. - le confermò.

- Meglio così, dunque. -
Alexis si morse le labbra, segno evidente di quel nervosismo difficile da mascherare del tutto.
- Non vi incuriosisce che questo personaggio e la vostra 'Regina dei Caraibi' si fregino dello stesso soprannome? - si decise a chiedere alla fine.

- Perché dovrebbe, dolcezza? La Regina è ritornata al mare più di quattordici anni fa mentre costui è apparso solo da quattro anni, che legame potrebbero mai avere? - Rispondere a una domanda con altre domande, tipico dei pirati!
- Non è insolito, tra noi gentaglia, ribattezzare allo stesso modo persone diverse se queste dimostrano lo stesso animo, savvy? -

- Sì, ho compreso Capitano. - annuì la giovane, quasi con delusione.

- Non abbatterti tesoro, di misteri ce ne sono tanti e a Tortuga non mancherai di trovarne quanti ne vuoi. Ora vieni... - si alzò e le porse la mano per aiutarla a fare altrettanto - Raggiungiamo tua cugina e il suo fidanzato eunuco! -

Alexis accettò il suo aiuto, ignorando la strana, piacevole, fitta che le trasmise la mano quando strinse la sua.
Si alzò e lo seguì.
Qualcosa dentro di lei le diceva che Capitan Jack Sparrow sapeva molto più di quanto volesse rivelare sulla defunta Regina dei pirati. E lei era più che mai decisa a svelare tutti quei segreti, ne andava del suo futuro!

 

____________________

 

 

- Allora Jack? Cosa pensi di lei? - la voce profonda e rauca rimbombò quasi come un sordo tuono nel buio e nel silenzio della cabina del Capitano della Perla Nera.

- E' la chiave! E' senza dubbio legata a Badluck Daverou, anche se ancora non riesco a credere che sia... -

- Forse dovresti chiederle di suo padre, e cercare il marchio. - si sentì suggerire.

Lo sapeva anche lui.
Sapeva perfettamente come doveva agire per chiarire i suoi dubbi, peccato faticasse a decidere se fosse ciò che davvero voleva.

- Ci penserò, Vecchio Roger. Riguardo al corsaro invece, hai più sentito nulla? -

- Sono due giorni che a Port Royal non si fa vedere e il Commodoro è in preda alla furia più nera per questo. Lo crede un traditore, non si fida. -

Jack accennò un sorriso, prendendo un lungo sorso di rum dalla bottiglia che aveva davanti, sistemandosi più comodamente sulla sedia su cui stava.

- Se lui non si fida, non ci fideremo nemmeno noi. Meglio scoprire il più possibile su questo Malasorte, non sapere nemmeno da che parte sta non è un buono. -

- A quel che ho sentito, è qui proprio perché non ha più una parte. Ha richiesto il congedo, quindi ha dei suoi affari da portare avanti. Forse è in cerca di qualcosa. - ipotizzò il vecchio, e solitamente ciò che supponeva si scopriva corrispondere a verità.

- Allora non ci resta che scoprire cosa sia. - confermò Jack – E intanto che tu te ne occupi, io ho qui una dolce donzella a cui dedicare tutto il mio tempo e le mie attenzioni. -

- Attento a non farti abbindolare, ragazzo! - lo avvisò - Dolce può essere, anche se potrebbe nascondere il fuoco e le fiamme dell'inferno sotto quel viso d'angelo! Non saresti il primo a cascarci con tutte le scarpe, visto il sangue che, probabilmente, le scorre nelle vene. -

Il vecchio Roger si sentì rispondere da una risata, subito seguita da un rimbrotto scherzoso.
- E' questo il tuo problema, amico mio: diffidi troppo e non sai goderti ciò che la vita offre! Ora che sei tornato invece, dovresti recuperate il tempo perso. Divertiti! -

- Se io pensassi a divertirmi tu ora saresti sei palmi sotto terra, Capitano! - ringhiò quello, evidentemente contrariato.

- Sì, sì lo so. Sei la mia coscienza e guida! - Jack rise di nuovo, prendendo un altro sorso di rum - Ringraziamo il cielo che tuo figlio non abbia ereditato anche questa, noiosissima, parte, da te! -
Prima che potesse continuare con quell'argomento, la porta della sua cabina sbatté e il Vecchio Roger se ne andò lasciandolo da solo a bere e rimuginare.

- Vecchio permaloso! Prima o poi ti toccherà fare i conti con il passato, come noi tutti. -

 

Continua...

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - I tatuaggi gemelli ***


Queen of the Caribbean - The legend of Badluck

Capitolo 8

"I tatuaggi gemelli"

 

Elizabeth si alzò quando ancora il sole tardava ad sollevarsi sopra le onde.

Si infilò le brache, la camicia e gli stivali procurateli affinché fosse adatta a Tortuga, ed uscì in punta di piedi dalla cabina che divideva con sua cugina, facendo attenzione a non svegliarla. Alexis infatti, stava ancora dormendo beatamente nella sua cuccetta.

Per qualche secondo, quando si trovò fuori dall'alloggio, la bruna rimase immobile ad osservare il corridoio, dubbiosa sul da farsi. Era indecisa tra il recarsi sul ponte a prendere un po' d'aria ed aspettare che gli altri si svegliassero, oppure raggiungere la cabina di Jack per parlargli del misterioso tatuaggio.

Elizabeth non sapeva davvero cosa fare.
La curiosità uccise il gatto.
Suo padre e la balia che l'aveva cresciuta in Inghilterra le avevano ripetuto quel vecchio detto quasi all'infinito da bambina, cercando di mettere un freno alla sua eccessiva propensione per i misteri e il ficcanasare in faccende che non la riguardavano.

Se ripensava all'avventura, vissuta solo pochi mesi prima, proprio per colpa della sua voglia di trovare soluzione a segreti a lei estranei, l'idea di parlare a Capitan Sparrow dei tatuaggio della cugina non le appariva più così buona.

Un disegno a inchiostro era ben diverso da un medaglione maledetto, per cui non avrebbe potuto fare male parlarne, si convinse.
Inoltre era certa che Alexis le sarebbe stata grata se avesse scoperto qualcosa riguardo al suo significato.

Ormai decisa ad agire vide venirle incontro la fonte dei suoi dubbi accompagnata dal suo adorato Will.

- Buongiorno Elizabeth - la salutò quest'ultimo con il più dolce dei sorrisi.

- Come mai già in piedi, dolcezza? La bella cuginetta dorme ancora? - le chiese impertinentemente il più strambo tra i capitani pirata, facendo il gesto di allungare il collo in direzione della cabina, Con sua grande delusione, però, la trovò chiusa.

- Buongiorno a te Will! Beh, Jack.. -

- Capitano Jack! - la rimbrottò lui, ricomponendosi.

- Ma la vuoi smettere? Lo sappiamo che sei Capitano! Abbiamo tutti afferrato il concetto! - sbuffò esasperata - Ho qualcosa di importante da dirti quindi vuoi, per favore, cercare di sorvolare sugli appellativi e ascoltarmi? -

- Calma, tesoro. Sei carica peggio di una schiera di cannoni prima di un arrembaggio! Non c'è bisogno di inquietarsi tanto. - cercò di rabbonirla il pirata, alzando le mani in segno di resa. Era sconcertato da una simile reazione per una frase di poco conto.

Capitan Sparrow ruotò a metà il busto chinandosi verso il giovane Turner, al suo fianco, bisbigliandoli con quella sua aria perennemente sarcastica: - Sicuro di volerla sposare? Non mi sembra un buon affare, savvy? -

Il ragazzo inarcò un sopracciglio con sguardo severo, anche se si vedeva chiaramente si stesse trattenendosi dallo scoppiare a ridere per non irritare la fidanzata.

- Ti interessa o no quello che ho da dirti, Capitano? - lo sfidò lei, calcando apposta sulla parola a cui teneva tanto - Riguarda Alexis, se vuoi saperlo. -

- Potevi dirlo subito! - si illuminò Jack, cambiando immediatamente atteggiamento e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi – Avanti, andiamo nella mia cabina! -

Will, anche se non commentò, notò come nemmeno l'amico fosse immune al fascino delle donne di casa Swann, sebbene volesse farlo credere.

Gli era bastato sentire il nome della bella rossa per interessarsi e anche Elizabeth, che ora sorrideva sorniona, si era perfettamente resa conto di quel particolare che stava usando a proprio vantaggio.

 

_________________

 

 

- Un tatuaggio uguale al mio, ma con un intrico di rovi al posto delle onde del mare, eh? - Jack, seduto al grande tavolo cosparso di carte nautiche, rimasugli di cibo e bottiglie di rum vuote, si arricciò i baffi pensierosamente.

Attento a ciò che desideri perché potrebbe realizzarsi.

Purtroppo per lui, quel detto non era mai stato tanto appropriato.
A breve sarebbero venuti a galla un bel po' di problemi a cui far fronte.

- Sì, esattamente. Hai qualche idea su che significato possa avere? - gli chiese Elizabeth speranzosa.

- Mi sembra strano sia proprio lo stesso tatuaggio di Jack, magari gli somiglia e basta. -

- So quel che ho visto, William! - lo raggelò - Il tatuaggio che Lexi ha alla base del collo e quello di Jack sono assolutamente identici, a parte per quell'unico simbolo! -
Alla ragazza non piaceva che le sue parole venissero messe in dubbio.
Sebbene fosse consapevole di quanto quel segno risultasse insolito e bizzarro su una ragazza di famiglia nobile, mai allontanasi dall'Inghilterra, come la cugina, era certa dovesse esserci qualche connessione tra lei e il loro amico pirata.

- Spiacente di deluderti, dolcezza... - le rispose lui - Qualche idea potrei anche averla, ma non le dirò a te! -

- Cosa? Sei, forse, impazzito? - lo accusò.

- Assolutamente no, mia cara miss Swann. Semplicemente questa faccenda non ti riguarda, savvy? - Jack la guardò in un modo che non ammetteva repliche, puntandole addosso i suoi magnetici occhi scuri - Se la tua focosa cuginetta vorrà sapere qualcosa in merito sarò più che felice di risponderle. Solo a lei, però! Non è affare che riguardi te o il tuo giovane fidanzato! -

Era strano vedere Capitan Sparrow così serio e sulla difensiva.
Solitamente quando non gli andava di rispondere si limitava ad un sorriso e ad una delle sue frasi canzonatorie. Non perdeva certo tempo in rimproveri, o almeno così si era comportato fino a quel momento.

- Tu... tu... Dannato pirata! - sbottò frustrata Elizabeth, scuotendo la testa come un cavallo imbizzarrito.
Quindi, prima di dire qualcosa di sconveniente abbandonandosi alla furia e all'umiliazione che quelle parole avevano provocato, infilò la porta marciando fuori dalla cabina.

- Non credi di aver esagerato? Bastava dicessi di non saperne nulla, nonostante sia evidente il contrario. Dopotutto non sarebbe stata la prima volta! - gli ricordò Will, tragicamente abituato alle mezze verità dell'amico.

- Potevo, ma non volevo. - affermò - E' ora che la tua bella fidanzata cominci a capire che non tutti i segreti possono essere svelati. Alcuni è bene che rimangano oscuri! -

- Che significa? - adesso anche il giovane era perplesso.

Cosa c'è di così importante dietro a questi simboli per renderti tanto cauto?

- Giovane Turner, amico mio, sappi che è più di ciò che sembra.- accennò con un sorriso, scoprendosi il polso destro per mostrargli il segno incriminato - Una vita spezzata, un passato dimenticato e una rivelazione tale da mutare per sempre il futuro e l'avvenire della maggiore delle cugine Swann. Con te, a suo tempo, sono stato precipitoso riversandoti subito addosso una verità che, magari, avresti preferito ignorare, poiché serviva ai miei scopi. Il buon vecchio Diavolo mi da l'opportunità di agire diversamente adesso, e così farò! -

Possibile?
William guardò stupito l'amico.
Il tatuaggio era la chiave del passato di Alexis, o almeno di una parte di esso che ignorava, e paragonandola a lui poteva significare una sola cosa...
Uno dei genitori della ragazza doveva aver avuto un legame con i pirati, o forse, era stato esso stesso un pirata!

 

__________________________

 

 

Due figure, nascoste nell'ombra degli angoli bui della nave, ascoltavano non viste e ignare l'una della presenza dell'altra, la conversazione che stava avvenendo tra il capitano e il giovane fabbro.

Sul viso della prima si dipinse un ghigno indefinibile, quasi mefistofelico, ed un bagliore argenteo illuminò lo sguardo scaltro e attento.

Mentre l'altra, osservando il ragazzo più giovane, accennò un sorriso carico di orgoglio misto a rimpianto, che corrugò ancor di più i tratti induriti dal mare.

La verità si stava avvicinando, e adesso ci sarebbero stati molti cambiamenti e scelte difficili da affrontare.

 

Continua...

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Un passato dimenticato, una scelta per il futuro? ***


Capitolo 9

'Un passato dimenticato, una scelta per il futuro?'

 

Alexis se ne stava appoggiata in silenzio alla murata della Perla Nera, osservando le luci di Tortuga condite di urla,schiamazzi e occasionali colpi di moschetto.

Oramai quella era diventata un'abitudine, poiché l'aveva fatto anche troppo spesso in quei giorni di permanenza.
Non c'era una ragione precisa, se non quella che scrutare la tana dei filibustieri da lontano, senza farne realmente parte, aveva il potere di calmarla, facendo affiorare i suoi pensieri più nascosti in totale libertà.

Due giorni prima, quando il Vecchio Roger l'aveva scortata sana e salva fino alla nave dopo che si era smarrita per le vie scure e chiassose della città dei pirati, la sua mente era in subbuglio proprio come in quel momento.

Sebbene il suo stato d'animo fosse ben diverso.
Non era lì da sola, in disparte, non sapendo che altro fare o perché, come nelle notti precedenti, l'eccitazione di dove si trovava non le concedeva di prendere sonno, reclamandola sveglia.
Anche se tutti: Will, Elizabeth, Anamaria, Gibbs, perfino il signor pappagallo Cotton, avevano cercato di convincerla a scendere a terra per andare a far baldoria con loro, aveva rifiutato.

Mancando ben poco all'inevitabile ritorno a Port Royal e alla noiosa vita perbene di sempre, proprio non se la sentiva di festeggiare, ridere e bere.

Troppo domande la agitavano, troppi dubbi la faceva sentire in balia di una violenta burrasca, benché il mare sotto alla Perla, le cui acque riflettevano l'oscurità del cielo facendolo sembrare nero, fosse assolutamente calmo. Quasi una lastra compatta su cui la luna, accarezzandone la superficie, lasciava un riflesso argenteo.

Il mare, il vento, il sole, l'odore di rum e di spezie forti che caratterizzavano la rumorosa tana dei filibustieri... Tutto di quel luogo le era diventano familiare in brevissimo tempo.

'Dovevo aspettarmelo.'

Alexis non si era mai sentita a proprio agio nei panni della docile fanciulla beneducata. Era una recita, perfezionata negli anni, che portava avanti giorno dopo giorno, sebbene diventasse sempre più pesante da sopportare.
Ne era schiacciata. Soffocata.

Lì, nel più assurdo, improbabile, caotico e forse anche pericoloso porto dei Caraibi si sentiva per la prima volta davvero libera.

La gabbia nella quale per vent'anni era stata intrappolata, finalmente si era aperta. I suoi polmoni si erano riempiti di quell'odore salmastro e pungente e il suo cuore aveva ripreso a battere furiosamente.
'Qui mi sento viva! Ma quanto può durare?'

Una parte di lei avrebbe rinunciato alla vecchia vita senza esitazione, buttandosi tutto alle spalle e ricominciando da capo proprio lì. Però l'altra metà di lei, la bambina che aveva cercato di ottenere l'amore di un padre indifferente e di sentire il calore di una vera famiglia, era troppo riluttante.
Abbandonare zio e cugina, le uniche persone al mondo dalle quali davvero si fosse sentita benvoluta, amata e accettata, le risultava troppo penoso.

'Forse sono una codarda, dopotutto.'
Sapeva perfettamente a chi avrebbe dovuto rivolgersi per scoprire quella parte di passato che ancora ignorava e che, probabilmente, sarebbe stata la spinta per la svolta decisiva.
'Lo voglio davvero? Sono pronta ad affrontarlo e a scegliere?'

Mentre era ancora persa nelle sue domande, qualcosa di caldo e pesante le si posò sulle spalle.
Alexis si girò di scatto, trovandosi faccia a faccia con due intensi occhi scuri pesantemente bistrati, risplendenti come onice nella fioca luce delle lampade ad olio che rischiaravano il molo.
Quegli occhi le erano puntati addosso e la osservavano con un intensità tale da ipnotizzarla con il loro magnetismo.

- C.. Capitano! -

- Missy, sapevo di trovarti qui - sorrise, non l'avrebbe mai ammesso apertamente, ma sapeva sempre, a qualunque ora del giorno e della notte, dove trovarla.

- Non volevo disturbarti dolcezza... - proseguì - ... Ma si sta alzando il vento e, con solo quella camiciola addosso, ti prenderai un malanno. -

A conferma delle sue parole, la ragazza si rese conto di una brezza che si era sollevata dal mare, facendosi via via più insistente. Avrebbe rabbrividito se non fosse avvolta nella giacca che il Capitano le aveva, premurosamente, appoggiato sulle spalle.

- Grazie. - ricambiò il suo sorriso, anche se preferì cambiare subito argomento invece di ragionare sul motivo di quel gesto, tanto cavalleresco quanto inusuale per un pirata - Come mai non siete a terra a festeggiare con gli altri, Capitano? -

- Intendi ad ubriacarmi come al solito? - la rimbeccò ridendo dell'imbarazzo che si dipinse sul viso di lei - Non potevo lasciare la più bella ragazza dell'isola qui tutta sola, savvy? -

Alexis arrossì, senza parole, a quell'aperto complimento che non si sarebbe aspettata.
Scosse la testa, riscuotendosi a sufficienza per indicare, con un fugace della mano, la prua della nave, silenziosa e avvolta nel buio – Sola? Non esattamente, dato che laggiù c'è il Vecchio Roger. Anche se credo non voglia farsi vedere. -

- Te ne sei accorta, dunque. Brava missy!- Jack sorrise compiaciuto - Sei molto perspicace. In effetti anche lui ha avuto la mia stessa idea. Comunque per festeggiare non c'è bisogno di andare in una delle taverne di Tortuga, basta una buona bottiglia di rum, savvy? -

Lei scoppiò a ridere, a quel suo ripete 'savvy' in quasi ogni frase.
- Sì sì, comprendo! Anche se temo di non essere dell'umore giusto a farmi compagnia stasera. - si rabbuiò di colpo.

Capitan Sparrow annuì, tornando immediatamente serio.
- Lo vedo. - le confermò infatti - I tuoi occhi sono in tempesta, dolcezza. Ma se non ne vuoi parlare, nessuno ti obbligherà a farlo. -

'Occhi come il mare, capelli come il fuoco e uno spirito indomito come solo il Diavolo può forgiare.'
Da quanto tempo quelle parole non gli tornavano alla mente?
Vent'anni probabilmente, eppure, guardando la maggiore delle cugine Swann in quel momento, la descrizione che era calzata ad una sola donna riprendeva vita davanti a lui.

'Cosa devo fare?'
Sembrava che il destino si stesse accanendo nei suoi confronti, offrendogli la realizzazione di un sogno che aveva sempre creduto impossibile.

'Ho il diritto di realizzarlo adesso... con lei?'

- Io.. - Alexis si morse le labbra, indecisa se rivelargli o meno cosa la agitasse. Non poteva sostenere quel suo sguardo, per cui gli voltò nuovamente le spalle.

Era più facile parlargli se non lo guardava, poiché il suo cuore tornava a battere ad un ritmo quasi normale e i pensieri le si snebbiavano, almeno un po'.
Peccato che tutti i suoi sensi rimanessero all'erta, acutizzati dalla sua silenziosa presenza dietro di lei, rendendola incapace di smettere di focalizzarsi su di lui.
- So che Lizzy vi ha detto del tatuaggio... - iniziò a dire, senza troppa convinzione – Due mattina fa, l'ho sentita uscire presto dalla nostra cabina. Pensava dormissi ancora, invece mi sono alzata e l'ho seguita a poca distanza. E' venuta da voi. -

Inutile darle altre giustificazioni, avrebbe potuto mentirle sulla ragione del comportamento della cugina, ma non voleva farlo.

- Vuoi sapere? - le chiese quindi, posandole una mano sulla spalla come ad incoraggiarla.

- Se voglio non saprei, però devo! Devo sapere o non riuscirò a chiarire i miei dubbi. -

Lui la fece voltare, sorridendole dolcemente senza scherno o malizia alcuna, per poi sfiorarla una guancia con la punta della dita in un'ombra di carezza.
Un gesto tanto lieve quanto potente abbastanza da infonderle calore e potere.

- Vieni, allora! Il Vecchio Roger ed io abbiamo un compito da assolvere. -

 

 

_________________________

 

 

- Erin 'Badluck' Daverou. - Alexis pronunciò quel nome quasi con reverenza.

- Sì, la famigerata 'Regina dei Caraibi'... Tua madre – le confermò nuovamente Jack, che le stava seduto davanti.
Erano seduti ai lati opposti del grande tavolo che troneggiava nell'anticamera della sua cabina, con il Vecchio Roger, serio e cupo come sempre, in piedi alle spalle del Capitano.

- Io... Com'è possibile? Sono nata e cresciuta in Inghilterra. Non me ne sono mai allontana prima d'ora!-

- Non è del tutto esatto. - il vecchio lupo di mare si decise a prendere la parola - Più di vent'anni fa, Erin era il miglior capitano pirata che solcasse queste acque, era il comandante della Perla Nera, la Regina dei filibustieri e una vera minaccia per tutti gli altri. Così quelli della Marina, stanchi delle sue scorrerie, mandarono alla sua caccia il migliore fra i loro ammiragli: Robert Swann... tuo padre. -

La ragazza si torceva nervosamente le mani nell'attesa che proseguisse e Jack, nel tentativo di tranquillizzarla, si allungò sulla tavola e gliele strinse con una delle sue.

- Nemmeno io, che all'epoca era il primo ufficiale di Erin, e neanche Sparrow, poco più di un ragazzino con compiti da mozzo... - a quelle parole ci fu una smorfia da parte del Capitano, prontamente commentata da un'occhiataccia dell'anziano marinaio – Sì, anche se eri il suo allievo prediletto hai cominciato ramazzando il ponte come tutti noi. -

Il Capitano sbuffò, ma lasciò che l'altro proseguisse.

- Come stavo dicendo, nessuno di noi scoprì mai come fosse successo: fatto sta che Erin e l'ammiraglio si innamorarono, a dispetto del loro esser nemici, e lei rimase incinta di te. Dicendolo alla ciurma solo quando il suo pancione fu troppo evidente per essere nascosto. -

- E non vi siete ammutinati? - chiese perplessa Alexis.

- Nonostante quello che ti ha raccontato la tua cuginetta, non tutti i pirati sono senza onore come Barbossa e la feccia che lo segue, dolcezza. - si inserì Jack a cui il trattamento subito bruciava ancora troppo per non ricordarlo appena potesse.

- Già. - assentì il Vecchio Roger – Lei era il nostro Capitano, aveva fatto sempre il nostro bene, quindi non avevamo nessuno motivo per tradirla a causa di chi amava. Peccato che, una notte sentimmo urla e insulti provenire dal ponte del brigantino della Marina all'ancora al nostro fianco. Quando Badluck tornò a bordo della Perla era furiosa. Lord Swann le aveva proposto, o meglio, ordinato di rinunciare alla nave, al comando e a tutta la sua vita per sposarlo e seguirlo come una moglie devota e rispettabile in Inghilterra. -

'Tipico di mio padre per cui le donne era solo esseri al servizio del proprio uomo.' pensò amaramente Alexis.
- Puoi facilmente immaginare che tua madre lo prese alla stregua di un tradimento. Da quel giorno non si videro più se non in mare, battagliando l'uno contro l'altra. -

- Ti sei dimenticato di dire che aveva deciso di crescere da sola il bambino o la bambina che sarebbe nato. - lo rimbeccò Jack, incapace di starsene zitto.

- Ci stavo arrivando! - sbottò il vecchio - Sì, decise proprio di fare proprio così, ma il destino o forse il Diavolo ci mise lo zampino... Un mese dopo la tua nascita, Erin riuscì a impossessarsi della bussola che indicava la rotta per l'Isla de Muerta... -

- Quella del tesoro azteco maledetto? -

Alexis lo domandò anche se conosceva già la risposta. Per quanto quel discorso la stesse sconvolgendo, si era orgogliosamente imposta di non cedere, di non lasciarsi andare all'incredulità o al dolere.
Adesso voleva sapere e sapere tutto!

- Proprio quella. La fonte di tutti i guai. - le confermò Jack, incupendosi.

Aveva sperimentato sulla propria pelle le nefaste conseguenze di conoscerne la rotta, e ciò a cui la brama di possedere quell'oro conducesse.

- Già, purtroppo. La bussola in suo possesso, faceva di Erin un bersaglio per chiunque volesse il tesoro, ed erano in molti. - il Vecchio Roger si rabbuiò a propria volta - Forse se si fosse confidata, avremmo trovato un modo diverso di risolvere la cosa, invece lei me lo svelò solo sei anni più tardi, quando era ormai sopravvissuta ad almeno una decina di attacchi personali. Temeva per te però, così per proteggerti dai pericoli decise di separarsi da te, consegnandoti a tuo padre quando eri ancora in fasce. -

- Mi state dicendo che mi abbandonò... per un tesoro? - sbottò. Era a dir poco indignata, non poteva credere fosse davvero andata a quel modo.

'Che razza di donna farebbe una cosa tanto riprovevole?'

- Non ti abbandonò affatto! Il tuo tatuaggio ne è la prova! - Capitan Sparrow, scuro in volto come mai prima, si scoprì il polso per mostrale il suo disegno - E' per Erin che io mi feci questo segno. Lei prese sotto la sua protezione una ragazzino di appena dodici anni, orfano, ribelle e inaffidabile, facendone il suo allievo e insegnadole tutto quello che sapeva. Questo tatuaggio è l'eredità di tua madre, poiché le sue parole, quando osservava gli uccelli che si tuffavavo nell'acqua a caccia di pesce, erano: "Then, we pirates could be compared at the sea sparrow's, our life is regulated only by the sea humor, by the wind and by the rise and the decrease of the sun. We're free, remember ever this... Freedom is the only real treasure for us! "1* -

Alexis lo fissò perplessa e lui sospirò prima di continuare - Erin si separò da te, è vero, ma prima volle farti quel tatuaggio, il suo tatuaggio. Le onde del mare che vedi nel mio, le sostituì con un intrico di rovi per simboleggiare le difficoltà che avresti dovuto affrontare scoprendo il tuo passato. Sperava, anzi sapeva, che ne avresti avuto la forza e vi sareste riunite, prima o poi. -

- E' così, missy - annuì il Vecchio Roger - Ha pensato a voi fino all'ultimo momento. -

- Ma davvero? - ancora non era disposta a credere loro, avrebbe significato assolvere impunemente una madre che era più semplice odiare, invece di accettare fosse amorevole e averla persa ancor prima di poterla conoscere.

- Vostra madre morì poco più di sei anni dopo la vostra nascita. Una sera si incontrò con qualcuno di cui io ignoravo l'identità, e cadde nell'ennesimo agguato a cui non scampò. Scoprii tutto e la raggiunsi quando ormai era troppo tardi: l'assassino cercava la bussola, ma Erin era furba e non la portava mai addosso. Quel bastardo, rimasto a bocca asciutta, se ne andò, lasciandola agonizzante nel vicolo di Tortuga in cui l'aveva aggredita. - a quel ricordo il vecchio marinaio ringhiò, stringendo i pugni - La trovai, ma le sue ferite erano troppo gravi anche solo per tentare di spostarla. Potei unicamente rimanerle accanto e ascoltare le sue ultime parole: "La nave è di Jack adesso. Ha lui la 'bussola che non punta a nord' , l'ho infilata nella sua giacca senza che se ne accorgesse. Digli di fare attenzione a chi sceglierà come compagni... E se mai lei dovesse tornare... raccontale di me.. il tesoro, la nave... sono anche suoi. " -

- Chi fu a ucciderla? - negli occhi verdazzurri di Alexis brillava una strana fiamma dai bagliori metallici. Era furiosa, lo si vedeva chiaramente.

- Barbossa. - ammise Jack d'un fiato - Sono stato uno stupido! Sapevo che poteva essere stato solo lui! Ma dopo quasi quattro anni al comando della Perla Nera senza Erin della vecchia ciurma era rimasto solo Roger così, per andare a prendere il tesoro dell'Isla de Muerta, ne reclutai una nuova con Barbossa in mezzo. All'epoca era ritenuto uno dei migliori, quindi mi sono fidato perché volevo a tutti i costi prendere il tesoro! -

- E lui si fece dire il segreto della rotta, per poi ammutinarsi e abbandonarti a morire su un'isoletta sperduta.- finì amaramente lei per lui – Significa che il Vecchio Roger è... - Alexis aveva capito tutto, sebbene questo non la facesse sentire affatto meglio.

Infatti si alzò di scatto, balbettò uno 'Scusatemi' e uscì di corsa dalla cabina.

Il primo impulso di Jack fu di seguirla, non volendo lasciarla sola in un momento tanto difficile, ma l'anziano filibustiere al suo fianco lo fermò.

- Lasciala andare, adesso sta a lei decidere Noi possiamo solo aspettare e vedere. -

 

 

Continua...

 

 

 

1* = 'Ecco, noi pirati possiamo essere paragonati ai passeri di mare, la nostra vita è regolata solo dall'umore del mare, dal vento e dal sorgere e calare del sole. Noi siamo liberi, ricordalo sempre... La libertà è l'unico vero tesoro per noi!'
Ho preferito lasciare riportare la frase in inglese affinchè risultasse più veritiera, inolre ritengo suoni molto meglio richiamando subito il nome 'Sparrow'.

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