L'anima dispersa di Il corsaro nero (/viewuser.php?uid=1011945)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abbandono ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Mondi diversi ***
Capitolo 4: *** Furto al centro commerciale ***
Capitolo 5: *** Gli amici di Radish ***
Capitolo 6: *** Il giorno della torta ***
Capitolo 7: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 8: *** Lezioni di pulizia ***
Capitolo 9: *** Incontri al chiaro di luna ***
Capitolo 10: *** Un piano geniale ***
Capitolo 11: *** Una febbre improvvisa ***
Capitolo 12: *** Gocce di pioggia e baci rubati ***
Capitolo 13: *** Una partenza movimentata ***
Capitolo 14: *** In campeggio! ***
Capitolo 15: *** Racconti e sogni notturni ***
Capitolo 16: *** Un piccolo incidente ***
Capitolo 17: *** I segreti delle stelle ***
Capitolo 18: *** Fuoco nel fuoco ***
Capitolo 19: *** La fine di ogni dubbio ***
Capitolo 20: *** I genitori di Tights ***
Capitolo 21: *** Un regalo inaspettato ***
Capitolo 22: *** Danzando nelle tenebre ***
Capitolo 23: *** Ricerca disperata ***
Capitolo 24: *** In coma ***
Capitolo 25: *** L'ultima sfera ***
Capitolo 1 *** Abbandono ***
CAPITOLO
1: ABBANDONO
L'uomo
aprì la porta,
esausto, e quello che vide, gli fece sgranare gli occhi.
C'era
suo nipote seduto
sul divano con indosso la giacca di pelle nera, un'enorme valigia e
la sua preziosa chitarra di fianco.
“Ah,
finalmente sei
tornato.” disse semplicemente il giovane, alzandosi,
mettendosi la
chitarra sulle spalle e prendendo la valigia.
“Dove
vai?” domandò,
incredulo, l'uomo e l'altro rispose: “In qualunque posto
lontano da
qui.” “Cosa?!” “Mi hai sentito,
nonno. Ormai sono maggiorenne
e posso farlo.” “Ma... e tuo fratello?”
“Lo mollo qui. Che
domande.” “Non puoi farlo! E' ancora
piccolo!” “Sai quanto me
ne frega!” “Ti prego, ripensaci. Non farlo. I
vostri genitori...”
“STA' ZITTO!!!”
L'urlo
si sentì per tutta
la casa e, subito, si sentì un urlo potentissimo.
“Si
è svegliato.”
disse l'uomo, correndo in direzione dell'urlo, seguito dal nipote, il
quale sibilava: “Stupido moccioso...”
In
una piccola culla, un
bambino urlava a tutto volume.
“E
TACI UNA BUONA
VOLTA!!” urlò, adirato, il fratello ma l'altro,
per tutta
risposta, lo afferrò per i capelli.
“AHIA!!!
BRUTTO
PICCOLO...!!!” urlò il più grande,
adirato, e il nonno gli disse:
“Credo che abbia capito che tu te ne voglia andare e non
vuole...”
“CHE SE NE VADA AL DIAVOLO!!!”
Poi,
guardando con
profondo odio il fratellino, sibilò: “Lasciami
stare! Io non ti
voglio vedere! Io ti odio!”
Sentendo
quelle crudi
parole, il piccolo lasciò la presa.
Non
aveva capito nulla
delle parole del fratello maggiore ma quel suo tono gli aveva fatto
capire che non lo amava.
Il
nonno, sentendo quelle
parole, tentò di farlo ragionare: “Non prendertela
con lui... non
ha alcuna colpa per quello che è successo...”
“INVECE SI'!!!
TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO E' STATA COLPA SUA!! SE QUEL DANNATO
MOCCIOSO NON FOSSE MAI NATO I MIEI GENITORI SAREBBERO ANCORA VIVI!!
E' TUTTA COLPA SUA!! NON VIVRO' UN ALTRO GIORNO CON QUELLA
COSA!!”
Poi,
voltandosi di scatto,
si diresse verso la porta di casa e la sbatté con tremenda
violenza.
L'uomo
rimase in silenzio,
cullando il piccolo.
Purtroppo,
aveva preso la
sua decisione e non doveva assolutamente intromettersi... tuttavia,
gli sarebbe piaciuto che i suoi nipoti vivessero insieme...
Prese
dalla sua giacca una
scatola di sigarette e cominciò a fumarne uno.
Era
adirato.
Quel
dannato moccioso che
tutti si ostinavano a dire che fosse suo fratello, gli aveva solo
rovinato la vita.
Per
colpa sua, nessuno
l'aveva più amato... tutti preferivano l'altro
perché era più
piccolo e nessuno si accorgeva di lui... poi i suoi genitori erano
morti per colpa di quel piccolo mostro...
Non
poteva assolutamente
perdonarlo!
Alzò
la testa e si mise a
osservare il cielo notturno pieno di stelle.
Non
aveva la più pallida
idea di quale sarebbe il suo destino da quel momento in poi, ma una
cosa era certa.
L'avrebbe
trovato il senso
della sua stupida vita.
E
senza uno stupido
moccioso di tre anni tra i piedi. |
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Capitolo 2 *** Una nuova vita ***
CAPITOLO
2: UNA NUOVA VITA
La
macchina viaggiava
veloce nella strada.
Ad
un tratto, si fermò
davanti a un palazzo un po' diroccato.
Un
vecchio con gli
occhiali da sole, pelato e con la barba, scese dalla macchina,
seguito a ruota da un bambino di quattordici anni, con i capelli a
palma neri, lo sguardo allegro e spensierato e gli occhi neri.
Il
bambino aveva sulle
spalle uno zaino da cui appariva un bastone rosso mentre il vecchio
prese dal bagagliaio un'enorme valigia.
Muten
suonò al citofono e
una voce maschile, scocciata, domandò: “Chi
è che rompe?” “Sono
Muten. Ho portato Goku.” “Uff, che scocciatura...
va bene,
entrate.”
TRRRRIIIIII
Goku
tutto emozionato,
entrò nel palazzo e salì le scale di corsa.
Quando,
finalmente, arrivò
a destinazione, lo vide.
Era
molto alto e
muscoloso, con i lunghi e ribelli capelli neri e gli occhi freddi
dello stesso colore.
I
due rimasero in
silenzio, ad osservarsi.
“Sei
cresciuto,
Kakaroth.” disse il più grande dei due mentre il
piccolo
domandava, curioso: “Sei tu mio fratello maggiore
Radish?” “No,
idiota. Sono la fatina dei denti.” “Davvero? Allora
scusami...
sai che sei diversa da come appari in tv? Comunque, hai visto mio
fratello maggiore?”
Aveva
appena finito di
parlare che sentì uno scappellotto sulla testa.
“Sono
io tuo fratello
maggiore!” sbottò, adirato, Radish e il piccolo
Goku, mentre si
massaggiava la testa dolorante, protestò: “E
perché non me l'hai
detto subito?”
In
quel momento, arrivò
Muten con la valigia.
“Qui
ci sono le sue
cose.” l'avvisò il vecchio, appoggiando la valigia
vicino alla
porta aperta.
Radish,
con la sua solita
aria seccata, la prese e la portò dentro all'appartamento.
Muten
ne approfittò per
dare le ultime raccomandazioni al bambino: “Se hai dei
problemi,
chiamami subito, capito?” “Certo, Muten.”
“Goku...” “Sì?”
“Fai il bravo con tuo fratello, ok?”
“Ok.”
Non
appena Goku promise,
Radish riapparve e ordinò, scocciato: “Fila in
casa.” “Arrivo.”
ubbidì il ragazzino, entrando tutto eccitato nella casa.
Il
ragazzo stava per
chiudere la porta quando sentì la voce del vecchio
chiamarlo:
“Radish...”
Si
voltò lentamente e i
due rimasero a guardarsi in silenzio, finché Muten non lo
interruppe: “Abbi cura di lui. Dopotutto, è tuo
fratello...” “Va
bene...” “Aspetta. Tuo nonno mi ha chiesto di
consegnartela
quand'era in punto di morte...” rivelò,
passandogli una busta.
Il
ragazzo la prese con
noncuranza e poi chiuse la porta.
Una
volta in casa, vide il
fratello minore osservare con molta attenzione il suo minuscolo e
sporco appartamento.
Buttò
la lettera sul
tavolo della cucina e cominciò ad aprire il suo divano
– letto.
“Da
adesso in poi
dormirai qui.” lo avvisò il giovane, una volta che
ebbe finito.
Il
bambino osservò con
molta attenzione il letto e poi disse: “E' piccolo questo
letto.”
“E allora?” “Non c'è spazio
per entrambi.” “E perché
diavolo dovrebbe esserci spazio per entrambi?”
“Quando vivevo col
nonno dormivo nel suo stesso letto.” “Adesso vivi a
casa mia
perciò dormi su quel letto! Poche storie!” rispose
il ragazzo,
allontanandosi.
Il
giovane si diresse
verso il frigorifero e prese una delle mille birre in lattina che
c'erano.
Mentre
beveva, ad un
tratto, squillò il telefono.
Lo
prese e disse:
“Pronto?... Ah, sei tu... no, è meglio se non
venite a casa mia,
stasera... oggi è arrivato il moccioso... lo so, pensa a me!
Non lo
volevo tra i piedi ma mio nonno è morto per un ictus e mi
è finito
tra capo e collo. Immagino... dopotutto, anche tu devi badare a
quello stupido di tuo fratello... però... ottima idea... ok!
Allora,
alla prossima. Ci vediamo.”
Goku
guardava con
diffidenza la scatola di ramen precotto che suo fratello gli aveva
messo davanti dopo averla tolta dal microonde.
Radish,
al contrario, si
era messo a mangiare il suo ramen precotto con tutta la
semplicità
del mondo.
Ad
un tratto, il più
grande, accorgendosi che il bambino non mangiava, gli
domandò,
scocciato: “Allora? Ti decidi a mangiare?”
“Il nonno cucinava,
mica preparava i cibi precotti!” “Mangia e taci o
fili a letto
senza cena!”
Dal
tono irato del
fratello, Goku intuì che era meglio mangiare.
Tuttavia,
inaspettatamente, si accorse che quel cibo non era poi così
male...
Goku
osservava con molta
attenzione il cartone che la tv del salotto trasmetteva.
Era
da sempre il suo
cartone animato preferito e faceva sempre di tutto per vederlo in tv.
Inoltre,
collezionava
tutti i gadget e i fumetti di esso.
Ovviamente,
collezionava
anche molti altri fumetti ma quel cartone, per lui, aveva la
precedenza assoluta.
In
quel momento apparve il
gigantesco robot con cui il protagonista riusciva sempre a vincere i
suoi nemici.
Entrambi,
giganteschi come
i grattacieli, si fissarono in silenzio, pronti per combattere una
battaglia all'ultimo sangue e...
CLICK
La
tv si spense di colpo.
Goku
si voltò, sorpreso,
e vide Radish col telecomando in mano che gli disse, senza mezzi
termini: “A letto, moccioso.” “Ehi,
perché mi hai spento la
tv? C'era il mio programma preferito! Chissà che
succederà...”
“Così: il buono sconfiggerà il cattivo
e tutto tornerà come
prima.” “Cosa?! Perché mi hai rivelato
il finale?! Non è stato
per niente carino!” “Sai quanto me ne frega! Fila a
letto e
basta, che è tardi!” “Ma se sono le
otto! Il nonno mi faceva
restare in piedi fino alle nove!” “Peccato che non
sei a casa del
nonno ma a casa mia! E qui si ubbidisce alle mie regole, le quali
dicono che bisogna andare a letto adesso! Punto!”
Goku
si rannicchiò nel
suo letto, coprendosi di più.
Quella
sua nuova vita con
suo fratello non prometteva niente di buono.
Radish
non lo poteva
vedere e a lui mancava tanto il suo vecchio stile di vita e,
soprattutto, il suo amato nonnino...
Tuttavia,
decise di farsi
coraggio!
Avrebbe
affrontato e vinto
quella terribile prova a testa alta!
Come
inizio non è stato molto promettente... però
domani potremo
conoscerci un po' meglio... ma sì. Diamo tempo al tempo.
Sono sicuro
che fra un anno, io e Radish saremo molto uniti.
Pensò, fiducioso, il piccolo, chiudendo gli occhi e
sorridendo. |
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Capitolo 3 *** Mondi diversi ***
CAPITOLO
3: MONDI DIVERSI
Quando
Goku si risvegliò, all'iniziò non capì
dove si trovava.
Quel
luogo così buio lo spaventava molto e non riusciva a capire
dov'era
finito...
Ad
un tratto, si ricordò che si trovava nell'appartamento di
suo
fratello maggiore Radish, da cui si era trasferito, dopo la tragica
morte di suo nonno.
Di
lui, a parte che fosse suo fratello, non sapeva assolutamente niente.
Il
loro rapporto, però, non era cominciato nel migliore dei
modi.
Radish,
per qualche strano motivo, sembrava odiarlo... Goku temeva che se non
fosse perché suo nonno era morto, non l'avrebbe mai voluto
nella sua
vita...
Comunque,
quel posto lo spaventava...
Silenziosamente,
il bambino scese dal suo letto, il quale, in realtà, era
solo un
divano – letto, e cominciò ad aprire le varie
stanze.
Finalmente,
trovò la stanza di suo fratello.
In
punta di piedi, salì sul letto di Radish e
s'infilò al suo interno,
addormentandosi profondamente.
Si
svegliò solo quando sentì uno strillo a pochi
passi da lui: “SCENDI
SUBITO DAL MIO LETTO, KAKAROTH!!!”
Il
bambino si alzò di scatto, mezzo confuso da quell'urlo, e
vide suo
fratello, il quale era in canottiera e in boxer, che lo stava
guardando furibondo.
“Ciao.”
lo salutò il bambino e il fratello per tutta risposta, gli
urlò:
“Ciao un corno! Questo è il mio letto, testa di
rapa, non il tuo!
Torna in salotto, muoviti!” “Non ci penso proprio.
Io non vado a
dormire lì... e poi ho sempre dormito col nonno... non
capisco
qual'è il problema...”
Aveva
appena detto quelle parole, che Radish, adirato, lo prese per un
braccio e, dopo averlo portato giù dal letto, lo
portò fuori dalla
stanza, per poi chiudere con rabbia la porta.
Subito,
Goku tentò di aprire la porta ma si accorse che Radish,
dall'altra
parte, l'aveva bloccata con qualcosa.
“Ehi,
aprimi!! Voglio dormire con te!!!” urlò il
bambino, bussando con
forza la porta mentre suo fratello ribatteva: “E io non ti
voglio
nel mio letto!!! Fila nel tuo e lasciami dormire che sono solo le tre
del mattino!!!”
Vedendo
che suo fratello era irremovibile, Goku fece una faccia adirata e,
mentre dava mentalmente del brutto cattivo al fratello maggiore,
tornò nel suo letto.
“Io
non capisco perché non posso salire sul tuo letto. Il nonno
me lo
permetteva sempre.” protestò Goku mentre mangiava
una brioche.
Radish,
mentre prendeva una scatola da uno scaffale, lo guardò in
malo modo
e disse: “Il mio letto non è riservato ai
nanerottoli, moccioso.
Qui sei in casa mia, non dal nonno! Se ti pesco un'altra volta, ti
sbatto fuori!”
Dopo
aver preso la scatola, si diresse dal fratello e, consegnandola,
disse: “Tieni.” “Mi piacciono quei
cereali!” esclamò, tutto
contento, il bambino ma la sua gioia svanì non appena vide
il latte:
“Però odio il latte condensato. Mi fa'
schifo.” “E
accontentanti una buona volta!” sbottò Radish
mentre prendeva dal
tavolo una tazza fumante.
Vedendo
la tazza, Goku domandò: “Cos'è?
Cioccolata?” “E' caffè nero,
ignorante. Roba da grandi.” gli disse, scocciato, il fratello.
Dopo
aver bevuto la sua tazza, si diresse dal frigo e, una volta aperto,
fece una faccia scocciata e imprecò: “Maledizione!
Devo fare la
spesa!”
Si
voltò verso il fratello e disse: “Quando hai
finito la scuola, ti
porto con me a far la spesa.” “Davvero?! Che
bello!” “Piantala
di fare l'idiota e finisci di mangiare, moccioso.”
Mentre
mangiava, Goku, di nascosto, osservò il fratello mentre si
cambiava.
Aveva
preso da una sedia, mollate lì così, una
maglietta tutta
spiegazzata con il simbolo di una band rock e un vecchio Jeans
bucato.
Con
tutta la normalità del mondo, il ragazzo si tolse la
canottiera,
tenendo i boxer e si mise la maglietta e i pantaloni.
Goku
era senza parole.
Il
nonno gli aveva detto che ci si doveva cambiare in camera, per non
destare l'imbarazzo della gente, ma suo fratello si era cambiato non
solo in cucina ma davanti ad una finestra aperta.
Accorgendosi
dello sguardo di suo fratello, Radish, scocciato, domandò:
“Beh,
che hai da guardare?” “Ma non ti vergogni a
cambiarti così?”
“E perché dovrei? Lo faccio tutte le
mattine.” “Capisco...
senti, perché non hai rammendato quei pantaloni?”
“Cosa?” “Hai
i pantaloni bucati. Il nonno dice che se i vestiti sono rotti bisogna
rammendarli...” “E' la moda, troglodita. Pensa a
mangiare e
lasciami in pace che stanotte l'hai fatta grossa.”
Sospirando,
Goku tornò alla sua colazione.
Niente
da fare, per quanto ci provasse, lui e Radish erano troppo diversi.
Appartenevano
a due mondi completamente diversi...
Quando
il bambino finì, seguì il fratello maggiore verso
il garage e salì
sulla macchina del ragazzo.
In
pochi minuti, i due arrivarono a destinazione.
“Vedi
di non farmi finire nei casini fin dal primo giorno, capito,
moccioso?” gli ordinò il ragazzo, scocciato, e
Goku annuì con la
testa.
Si
voltò ed entrò nella scuola.
L'edificio
era grande e pieno zeppo di studenti.
Lui,
che aveva studiato in una piccola scuola di paese, era incredulo di
fronte a tutta quella gente.
Non
si aspettava che in città ci fossero tutti quei bambini...
Non
vedeva l'ora di farci amicizia e di conoscere tutto quello che c'era
in città.
Lo
avrebbe aspettato un'incredibile avventura...
Era
così eccitato che non si accorse di un altro ragazzo e ci si
scontrò.
“Mi
scusi...” si scusò subito e l'altro rispose:
“E sta' un po' più
attento.”
Goku
si accorse che era un ragazzino basso, pelato e con uno strano
tatuaggio con sei puntini sulla fronte.
In
quel momento, la campanella suonò e il ragazzino si
affrettò subito
ad entrare in classe, però si accorse subito che c'era un
problema...
“Dov'è
la mia classe?!” esclamò, nervoso, Goku
“Questo posto è così
grande... non la troverò mai ma non è bene
arrivare in ritardo il
primo giorno...” “Scusa...”
sussurrò una voce alle sue spalle.
Il
bambino si voltò e vide una ragazzina dai lunghi e lisci
capelli
neri e due grandi occhi dello stesso colore che lo fissava.
“Ti
sei perso?” domandò la ragazzina e Goku
annuì: “Sì, mi sono
appena iscritto a questa scuola e mi sono perso...”
“Qual'è la
tua classe?” “La 3C.” “Che
combinazione. E' anche la mia.”
“Che fortuna! Mi accompagni? Ti prego, ti prego, ti
prego.”
“Certo. Seguimi. Io mi chiamo Chichi e tu?”
“Kakaroth ma gli
amici mi chiamano Goku.”
I
due raggiunsero la classe e, una volta dentro, Chichi propose:
“Che
ne dici di sederti vicino a me? Il banco di fianco a me è
vuoto...”
“Certo.” accettò Goku.
Proprio
in quel momento, entrò una donna.
Era
alta e magra, con corti capelli biondi e grandi occhi neri.
Indossava
delle salopette grigie, una camicia nera, degli orecchini, una
collana di pietre blu, dei braccialetti e dei sandali rossi.
Appena
notò Goku, si avvicinò a lui con un sorriso e
disse: “Tu devi
essere il nuovo arrivato. Il piccolo Kakaroth Son.”
“Certo. Ma
può chiamarmi Goku.” “Va bene. Io sono
la tua insegnante di
lettere, la professoressa Brief. Sono certa che andremo d'accordo noi
due.” “Ci può contare,
professoressa!”
DRIIIINNNN
Appena
sentì il suono della campanella, Goku si alzò di
scatto.
Finalmente,
era arrivata.
La
campanella dell'intervallo.
“Scusa,
Goku...” domandò, timidamente, Chichi e il
bambino, sorridendo,
domandò: “Sì?”
“Possiamo mangiare insieme?”
“Certo.”
I
due uscirono dalla scuola e si sedettero vicino al cancello,
cominciando a mangiare in silenzio.
Ad
un tratto, Goku si accorse del ragazzino pelato che se ne stava
immobile a guardare il cielo.
“Ehi,
perché non mangi assieme a noi?” gli
domandò Goku e il ragazzino
lo guardò, incredulo.
Ma
stava parlando proprio a lui?!
“Cosa
vuoi?” domandò il ragazzino e Goku rispose:
“Solo mangiare
qualcosa assieme a te e a Chichi.” “E
perché dovrei farlo?”
“Perché sei così solo...”
L'altro
lo fissò senza parole poi, timidamente, si
avvicinò e si sedette
vicino ai due.
“Ne
vuoi un po? E' buono.” chiese Goku mostrando all'altro la sua
merenda.
Con
un po' di titubanza, il ragazzino lo prese e se lo mangiò.
“Allora?”
insisté Goku e l'altro ammise: “E'
buono...” “Perché non fai
merenda con noi anche domani?” “O...
ok...” “Bene. Io sono
Kakaroth ma tutti mi chiamano Goku. Lei, invece, è
Chichi.” “Io
mi chiamo Crilin.”
Tutti
gli studenti della scuola uscirono come dei fulmini dalla struttura.
Finalmente,
quella tremenda e noiosa giornata di scuola era finita.
Goku
scese dalla scalinata continuando a chiacchierare a tutto gas con
Chichi.
Era
una ragazzina proprio simpatica...
Ad
un tratto, Chichi lo spinse dietro ad un albero.
“Cosa
succede?” domandò Goku e la ragazzina rispose:
“C'è un teppista
nel parcheggio. Ha una brutta faccia che fa paura. Sembra che stia
aspettando con rabbia qualcuno. Probabilmente, vuole picchiarlo e
rubargli i soldi. Aspettiamo qui finché non se ne
va.”
Goku
si avvicinò a Chichi e domandò, curioso:
“Dov'è il teppista?”
“Lì. E' quello con i capelli lunghi che sta
guardando in
continuazione l'orologio.”
Goku
seguì le indicazioni della compagna e appena vide il
teppista,
esclamò: “Ma è mio fratello
maggiore!” “EH?!”
Il
ragazzino si sporse e gridò: “RADISH!!!”
Appena
il ragazzo lo vide, si avvicinò, furibondo a lui, e disse,
afferrandolo per un polso: “Si può sapere
perché diavolo ci hai
messo tanto?! Guarda che il supermercato chiude, idiota!”
Lo
trascinò verso la macchina e, una volta che entrambi furono
dentro,
la macchina partì con la piccola Chichi che la fissava senza
parole. |
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Capitolo 4 *** Furto al centro commerciale ***
CAPITOLO
4: FURTO AL CENTRO COMMERCIALE
“URCA!!!”
esclamò, senza parole, il piccolo Goku.
Quel
posto era enorme e pieno zeppo di oggetti di tutti i tipi.
Era
vero che nel piccolo paese dove viveva prima c'era un supermercato ma
non era mica grande come quello.
“Piantala
di fare l'idiota. Se fai così, tutti ti considereranno
strano.” lo
rimproverò, adirato, Radish mentre metteva dentro al
carrello cinque
lattine di birra.
Il
bambino ribatté: “Non ci posso fare niente. E'
tutto così grande,
luminoso ed eccitante...” “Beh, dacci un taglio!
Altrimenti
anch'io farò la figura dello strano dato che sei mio
fratello e che
vivi con me!” “Ma dove vivevo prima non c'era un
centro
commerciale così grande...” “Ma dove
cavolo vivevi? In un paese
di vecchi matusalemme?” “Ma... in quel paese non
vivevi anche tu
prima di andartene?”
Radish
fece una faccia nervosa e poi ammise: “Sì,
è vero...” “E
quando sei entrato qua dentro per la prima non ti sei sentito nervoso
e agitato?”
Radish
rimase in silenzio un attimo, fingendo di controllare il prezzo di
una lattina.
Quando
era entrato per la prima volta in quel supermercato, era spaventato e
nervoso.
Il
supermercato che c'era dove viveva non era nulla in confronto a quel
posto.
Con
un po' di titubanza era entrato al suo interno e, vedendo che tutti
lo ignoravano, si era un po' calmato e aveva cominciato a far la
spesa, sempre col cuore che batteva a mille e con la paura di
perdersi e di combinare qualcosa...
Quando
era, finalmente, uscito dal supermercato, aveva tirato un grosso
sospiro di sollievo.
La
seconda volta, era ancora nervoso ma, dato che aveva capito come
funzionavano le cose lì, lo era molto meno.
Col
passare delle volte, la paura e il nervosismo erano diminuiti sempre
di più fino a sparire del tutto.
Tuttavia,
si limitò a fare le spallucce e a dire, scocciato:
“Col cavolo.”
I
due fratelli ricominciarono a camminare tra le corsie, in cerca di
qualcosa da comprare.
Ad
un tratto, Goku cominciò a tirare la manica della giacca del
fratello maggiore.
Lui
si voltò scocciato e domandò: “Cosa
cavolo vuoi?” “Lì
vendono una torta. La compriamo?” “No.”
“E perché?” “Non
ho soldi da buttare per una stupida torta, idiota.”
“Ma il nonno
la comprava. Ogni mese facevamo il -Cake day-.” “Il
cosa?” “Il
-Cake day-. Ogni mese compravamo una torta diversa e ce la
mangiavamo. Era come una piccola festa privata.”
“Che
cavolata...” “E tu e il nonno la
facevate?” “Una volta...
tanti anni fa... quando tu non c'eri ancora...”
“Davvero? E
partecipavano anche mamma e papà?”
“Mamma la adorava mentre papà
non ne voleva sapere. Diceva che era una cavolata... e aveva
ragione...” “Allora la compriamo?”
“Scordatelo. Tu non vivi
più col nonno ma con me. E dovrai cominciare a scordarti del
-Cake
day-.” “Che crudeltà...”
“E piantala! Guarda che sono io
quello che deve pagarla!”
Radish
cominciò a riempire il carrello con vari cibi, la maggior
parte dei
quali precotti o preconfezionati.
“Perché
compri cibi precotti e preconfezionati?” domandò
Goku e il
fratello rispose: “Non ho tempo da sprecare dietro ai
fornelli.”
“Ma il nonno diceva che questi cibi fanno male alla
salute...”
“Sai quanto me ne frega! Il nonno non doveva mica lavorare
come un
cane tutti i santi giorni!” “Secondo me, non
faresti male a
comprare dell'insalata...” “E falla finita, una
buona volta!”
Goku
sospirò.
Non
c'era proprio niente da fare.
Suo
fratello era un testardo di prima categoria.
I
due fratelli continuarono a camminare finché, ad un tratto,
Goku non
domandò: “Senti, Radish...”
“Cos'altro vuoi?” “Ma qui non
vendono fumetti?” “No. Si vendono in un altro
negozio.”
“Davvero? Possiamo andarci un giorno? Vorrei comprare dei
nuovi
fumetti per la mia collezione...” “Solo se farai il
bravo e,
soprattutto, se li compri con i tuoi soldi.”
“Sissignore.”
annuì Goku, mettendosi la mano davanti alla fronte come un
saluto
militare.
Vedendo
il gesto del fratello, Radish fece prima una faccia sorpresa e poi
scoppiò a ridere a crepapelle.
Non
appena si rese conto di ciò che aveva fatto,
arrossì violentemente
e si difese: “Eri così stupido e
ridicolo...”
Il
bambino rimase in silenzio un attimo, poi sorrise.
I
due fratelli continuarono a camminare finché Goku non
domandò: “Sai
che a scuola mi sono fatto dei nuovi amici?” “Non
m'interessa.”
“Una si chiama Chichi ed è la mia compagna di
banco. E' molto
studiosa ed è la prima della classe.”
“Ti ho detto che non
m'interessa.” “L'altro si chiama Crilin. Ha un anno
in meno di
me. All'inizio era un po' sbruffone ma faceva così
perché era molto
solo...” “Ma mi ascolti quando ti parlo?”
“Ho conosciuto
anche molti insegnanti. La mia preferita è la professoressa
Brief.
Insegna lettere ed è molto gentile e sempre sorridente.
Inoltre,
spiega benissimo.” “Non invidio quella povera
disgraziata della
tua insegnante...” sbuffò Radish, mentre metteva
nel carrello del
pesce fritto.
Mentre
seguiva come un'ombra il fratello maggiore, Goku continuava a
guardare intorno a sé, dato anche un'occhiata alle persone
che si
trovavano al centro commerciale.
La
sua attenzione venne attirata da una ragazza dai lunghi capelli
turchini che stava confrontando con molta attenzione il prezzo di due
confezioni di uova.
Mentre
la guardava, si accorse di un uomo che era molto vicina alla borsa
che la ragazza portava a tracolla.
L'uomo
cercava di toccare la borsa ma la ragazza si spostava, impedendogli
di prenderla.
“Che
cavolo combini, moccioso? Guarda che non ho tempo da perdere,
io!”
urlò, adirato, Radish e Goku gli disse: “Solo un
attimo, Radish.
Dico una cosa al signore e arrivo.”
Goku
si avvicinò all'uomo e domandò: “Mi
scusi...”
L'uomo
sussultò e si girò di scatto ma, non appena vide
che era un
bambino, si ricompose e domandò: “Cosa vuoi,
nanerottolo?”
“Perché non domanda alla signorina dai capelli
turchini quello
vuole prendere dalla sua borsa?” “Cosa?!”
domandò la ragazza
dai capelli turchini, la quale aveva sentito tutto, voltandosi di
scatto.
Nervoso,
l'uomo disse: “Questo moccioso ha voglia di
scherzare...” “Guardi
che l'ho vista benissimo. Cercava di mettere la mano nella borsa
della signorina. Credo che se le chiedesse cosa vuole, sono sicuro
che l'accontenterà...” ribatté, con
fermezza, il bambino.
Non
sopportava che qualcuno lo prendesse per un bugiardo...
“Brutto
ladro!!! Ma non si vergogna?!” urlò, adirata, la
ragazza all'uomo,
stringendo con forza la borsa.
Sentendo
quelle parole, molte persone cominciarono a controllare nella propria
borsa e gran parte urlarono: “MI MANCA IL
PORTAFOGLIO!!!”
Vedendosi
spacciato, l'uomo cominciò a correre all'impazzata.
Ad
un tratto, si accorse che c'era un ragazzo con i lunghi capelli neri
lungo la sua traiettoria.
“LEVATI
DI MEZZO!!!” urlò, adirato, l'uomo, preparandosi a
dargli un
violento schiaffo per spostarlo, ma l'altro non si spostava.
Stava
per colpirlo ma il giovane, con calma e fermezza afferrò il
suo
braccio e, con un'abile mossa, lo sbatté per terra
violentemente,
mandandolo KO.
“Ti
avevo detto di non metterti nei casini e tu ti metti ad avvisare la
presenza di un borseggiatore in un supermercato?!” lo
rimproverò,
adirato, Radish, una volta usciti dal commissariato “Adesso
ci
toccherà cambiare negozio per fare la spesa!”
“Perché? Qual'è
il problema?” “Il problema è che se
rientreremo in quel centro
commerciale, tutti ci riconosceranno subito e finiremo subito sotto i
riflettori, testa di rapa! C'erano anche i giornalisti... temo che
appariremo nei giornali di domani... ma tanto nessuno legge i
giornali...”
I
due fratelli si diressero verso la macchina ma, all'improvviso, una
voce femminile alle loro spalle, disse: “Scusate...”
Radish
e Goku si girarono e riconobbero la ragazza dai capelli turchini.
“Sì?
Che vuole?” le domandò Radish e lei, timidamente,
rispose: “Volevo
ringraziarvi per quello che avete fatto...”
“Ringrazi mio
fratello.” “Ma è stato lei che ha
bloccato il ladro con quella
mossa di karate...” “Beh... si era messo nella mia
strada e io
ho seguito un po' l'istinto...” “Comunque sia, sono
grata sia a
lei che a suo fratello per quello che avete fatto... farò di
tutto
per sdebitarmi con voi...” “Se mi regala una torta
per il -Cake
day-, con me si è sdebitata di sicuro.” disse il
piccolo Goku
prima che gli arrivasse in testa lo scappellotto del fratello, il
quale gli disse, inoltre: “KAKAROTH!!!”
La
giovane rimase in silenzio un attimo, poi, sorridendo, disse:
“Va
bene. Ti darò la torta ma solo a una condizione.”
“E quale?”
“Che anch'io possa mangiarla. Questa cosa del giorno della
torta
sembra divertente.” “Ci può
contare!”
La
giovane scrisse qualcosa su un foglietto e disse, mentre lo
consegnava a Radish: “Questo è il mio numero di
telefono. Quando
volete, potete contattarmi per organizzarci. Se volete, potete
portare anche degli amici.” “Lo chiederò
a Chichi e a Crilin.
Saranno entusiasti.” le disse Goku e la giovane, sorridendo,
disse:
“Portali pure, più siamo meglio è. Ah,
per la cronaca, io mi
chiamo Bulma.”
“Scusa,
Radish...” domandò Goku mentre mangiava e il
fratello disse:
“Cosa?” “Perché dobbiamo
mangiare mentre ascoltiamo il
telegiornale?” “Perché
sì.” “Ma non mi piace. Danno solo
notizie brutte...” “Ma sta' zitto!”
“Io non lo guardavo col
nonno...” “Ti ricordo che...”
“Adesso vivo in casa tua. Lo
so.” “Se lo sai, allora mangia e sta'
zitto!”
Ad
un tratto, la voce della giornalista, disse: “...Nel primo
pomeriggio, un borseggiatore è stato beccato a rubare in
centro
commerciale. Un ragazzino di soli quattordici anni l'ha visto mentre
tentava di derubare una ragazza e ha dato subito l'allarme. Il
borseggiatore ha tentato di scappare ma è stato fermato dal
fratello
maggiore del ragazzino con un'abile mossa di karate. Partiamo col
servizio.” CLICK
Goku
vide, con sorpresa, che Radish, rosso come un peperone, aveva spento
la tv.
“Perché
l'hai spenta?” domandò il ragazzino e il fratello
rispose,
semplicemente: “Perché mi andava... non ho voglia
di sentire il
telegiornale stasera...” |
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Capitolo 5 *** Gli amici di Radish ***
CAPITOLO
5: GLI AMICI DI RADISH
Goku
guardava emozionato i cartoni animati.
Era
passata una settimana da quando si era trasferito da Radish e le cose
stavano andando abbastanza bene...
Certo,
Radish era ancora parecchio freddo nei suoi confronti ma la scuola
stava andando bene e si divertiva un mondo con i suoi nuovi amici.
Giocava
sempre con loro e andava spesso a casa di Chichi per fare i compiti.
La
ragazzina era molto brava coi compiti e lo aiutava sempre con gioia.
Tuttavia,
voleva sempre che fosse lui ad andare a casa sua, in cui viveva col
padre vedovo, e non il contrario.
Ma
a Goku non importava assolutamente.
Era
una vera e propria frana coi compiti e con la scuola e, pertanto,
avrebbe fatto di tutto per cavarsela.
Ad
un tratto, sentì un “Ehi.”
Goku
si girò e, vedendo il fratello con in mano una lattina di
birra
aperta, domandò: “Cosa c'è
Radish?” “Fra poco verranno qui
dei miei amici.” “Davvero? Posso stare con
voi?” “No.
Facciamo cose da grandi.” “Uffa...” fece
il bambino,
sconsolato.
Possibile
che con suo fratello non poteva mai fare niente perché era
troppo
piccolo?!
“Però
consolati. Uno di loro porta qui il fratello minore. Puoi giocare con
lui.” disse ad un tratto, Radish e il bambino subito
esclamò,
entusiasta: “Davvero?!”
La
grande moto nera volava a tutta velocità nelle strade della
città.
I
due occupanti erano un giovane uomo e un ragazzino di undici anni,
entrambi con un enorme casco, nero quello del più grande e
rosso
quello del più piccolo.
Ad
un tratto, la moto si fermò davanti a un edificio scassato e
il
guidatore disse rivolto al più piccolo: “Scendi.
Siamo arrivati.”
“Come vuoi, fratellone.” ubbidì,
prontamente il ragazzino.
Il
più grande, mentre si toglieva i guanti e il casco,
suonò ad un
campanello.
TRRRRIIIIII
I
due entrarono nel palazzo e salirono le scale.
Una
volta giunti a destinazione trovarono Radish che li aspettava.
“Vegeta.
Come butta?” fece Radish al ragazzo più grande, un
ragazzo con
lunghi capelli a fiamma neri e gli occhi dallo stesso colore.
Vegeta
fece le spallucce e rispose: “Al solito.”
“Ciao. Io sono
Kakaroth ma gli amici mi chiamano Goku.” lo salutò
Goku, apparendo
da dietro la porta.
Vegeta
lo fissò un attimo e poi, indicando il bambino,
domandò: “Questo
sarebbe tuo fratello?” “Purtroppo...”
“E' un idiota. Proprio
come il mio.”
In
quel momento, da dietro Vegeta comparve un ragazzino con i capelli a
spazzola neri e due piccoli ciuffi sulla fronte, che disse,
allungando la mano a Goku: “Ciao. Io mi chiamo
Tarble.” “Ora
che vi siete conosciuti, andate a giocare da un'altra parte.”
sbottò Vegeta, spingendo il fratello minore in casa.
Dopo
qualche minuto, si sentì il campanello suonare e pochi
minuti, dalle
scale apparve un energumeno grande, grosso, pelato, con due baffi
neri sottili e incredibilmente muscoloso.
“Ehilà,
gente! Come butta?” domandò il bestione a Radish e
a Vegeta e il
primo esclamò: “Nappa. Chi non muore si rivede,
eh?” “Caspita,
che muscoli! E' per caso un peso massimo, signore?”
domandò il
piccolo Goku, guardandolo con curiosità.
Nappa
lo guardò un attimo e poi disse: “Questo
è il tuo fratellino,
Radish? Piuttosto piccolo...” “E
rompiscatole.” aggiunse Radish
mentre si apriva una lattina di birra.
Sentendo
le parole del fratello, Goku gli fece una linguaccia e disse:
“Non
è affatto vero. Cattivo.” “Ma vattene a
giocare con Tarble,
moccioso!” sbuffò Radish mettendosi a bere.
Goku
ubbidì, seccato, ma non prima di aver rifilato al fratello
una
seconda linguaccia.
I
due ragazzini entrarono in una stanza dell'appartamento.
Una
volta dentro, Goku notò che Tarble si stava togliendo un
enorme
cappotto.
“Perché
porti quel cappotto?” domandò, incuriosito, il
più grande e
Tarble spiegò: “Io sono di costituzione debole fin
dalla nascita.”
“Come mai?” “Sono nato prematuro. Mia
madre mi ha dato alla
luce quando era al settimo mese di gravidanza. Sono stato parecchi
mesi nell'incubatrice, in bilico tra la vita e la morte.”
“Mi
dispiace... ma sono sicuro che la tua mamma ti sarà stata
accanto
per tutto quel tempo.” “Molto probabilmente...
anche se non lo
so...” “Che intendi?” “La mia
mamma è morta nel darmi alla
luce.”
Goku
rimase per un attimo in silenzio, poi disse: “Se ti
può
consolare... anche la mia mamma è morta. Lei e il mio
papà sono
morti entrambi in un brutto incidente stradale. Dopo la loro morte,
mio nonno paterno si prese cura di me.” “E adesso
come mai vivi
con tuo fratello?” “Mio nonno è morto da
poco per un ictus e
sono andato ad abitare da Radish.” “Anche mio padre
è morto per
un incidente stradale.” “Davvero?”
“Certo. Solo che non
avevamo un parente da cui andare e io e Vegeta siamo stati allevati
in un istituto finché il mio fratellone non è
diventato
maggiorenne. Era un posto orribile. Non ci voglio mai più
tornare là
dentro. Comunque, all'inizio è stata dura trovare un posto
di lavoro
e dove vivere ma, alla fine, ce l'abbiamo fatta.”
“E quando avete
incontrato mio fratello e mister peso massimo?”
“Intendi Nappa?”
“Proprio lui.” “Mio fratello l'ha
incontrato mentre andava a
riparare la sua preziosa moto. Sai, lui ha un'officina...”
“E poi
cos'è successo?” domandò, incuriosito,
Goku e il ragazzino
cominciò a raccontare...
“L'officina
dev'essere questa, fratellone...” “Grazie, Tarble.
Ti assicuro
che non me ne ero accorto...”
Con
un ultimo, tremendo, sforzo, Vegeta trascinò la moto verso
di essa.
Dannata
stupida ruota!
Aveva
avuto la bella idea di sgonfiarsi a Ferragosto dove tutto il mondo
partiva per le ferie.
Aveva
dovuto cercarsi su internet per un'ora, un negozio aperto e l'unico
che c'era si trovava dall'altra parte della città!
Così
aveva dovuto spingere la sua stupenda e pesante moto, sotto il sole
cocente, fino all'officina.
Tarble,
intuendo la stanchezza del fratello, gli passò una bottiglia
che
Vegeta si scolò in un sorso solo.
“Dai,
entriamo, salame.” ordinò Vegeta al fratello
minore e il piccolo
gli ubbidì prontamente.
L'officina
era piccola ma con tante moto in giro.
“Ehi,
c'è nessuno?” chiamò Vegeta e, subito,
apparve un uomo grande e
muscoloso.
“Cosa
volete, ragazzi?” domandò il bestione, mentre si
puliva le mani
sporche d'olio con un vecchio e logoro straccio.
“La
gomma della mia ruota ha deciso di andarsi a fare un bel
giro.”
spiegò Vegeta, mostrandola, e domandò:
“La può sistemare?”
“Certo, ragazzo! Con chi credi di avere a che fare? Con un
pivello?
Te la riaggiusto in un attimo.”
“Ottimo...”
Vegeta
rimase in piedi a guardare l'uomo che lavorava mentre Tarble guardava
con molta attenzione il negozio.
Ad
un tratto, Vegeta si accorse che l'uomo lo stava guardando con molta
attenzione.
“Perché
mi sta guardando?” domandò, scocciato, il ragazzo
e l'altro
rispose: “Niente... è solo che mi ricordi un mio
vecchio compagno
di scuola...” “Dici?” “Certo...
era freddo e ostile proprio
come te... però era incredibilmente carismatico e
intelligente.
Prendeva i voti più alti in tutte le materie.”
“Davvero?”
“Certo, inoltre mi sembra che gli assomigli molto anche
fisicamente... ma la mia memoria è ormai da buttare...
comunque
ricordo benissimo che il suo nome era Vegeta Prince.”
“Ma è il
nome di mio padre.” “COSA?!
A
quel punto, l'uomo si voltò incredulo.
“Che
il diavolo mi porti via... quindi tu sei il figlio di
Vegeta?!”
domandò l'uomo, non riuscendo a trattenere la gioia, e
Vegeta,
scocciato, ammise: “Già... anch'io mi chiamo
Vegeta. Quel
marmocchio laggiù, invece, è mio fratello minore
Tarble.”
“Ottimo. E come stanno i vostri genitori?”
“Sono morti da
anni.”
Per
un attimo, vi fu un silenzio di tomba, poi Nappa disse:
“Diavolo...
erano due belle canaglie quei due, ma erano brave persone. Che
peccato che se ne siano andate...” “Lo so, lo so...
ma,
purtroppo, è andata così...”
“Dì un po'... cosa fate voi due
in città?” “Lavoro part - time in uno
stupido bar... in attesa
di trovarmi un lavoro decente...” “Conosci la
palestra –
Dragon-?” “Certo, perché?”
“Beh, stanno cercando degli
insegnanti di Karate...” “Davvero?! Corro subito a
chiedere quel
lavoro!!” “Ero certo che questa notizia ti avrebbe
fatto
piacere... sei tale e quale a tuo padre e a tua madre...”
“Che
storia...” commentò Goku e Tarble
annuì: “Da quel giorno, il
mio fratellone e Nappa sono inseparabili...” “E
Radish?” “Eh?”
“Quando si è unito a Vegeta e a Nappa?”
“Qualche anno fa...
non mi ricordo tanto bene... si è semplicemente unito
così di
colpo...” “Peccato... mi sarebbe piaciuto sapere di
più sul
passato del mio fratellone...” “Però una
cosa me la ricordo
molto bene...” “E cosa?” “I
primi tempi... tuo fratello stava
spesso molto male... vomitava e sveniva... inoltre era sempre molto
sporco e trasandato... Vegeta e Nappa si prendevano sempre cura di
lui e anch'io cercavo di rendermi utile ma loro mi mandavano sempre
via... dicevano che quello che facevano con Radish erano cose da
grandi e che non mi riguardava... una volta ho chiesto a Nappa cosa
avesse tuo fratello e lui mi ha risposto che era malato e che aveva
bisogno di cure...”
Goku
rimase in silenzio.
Suo
fratello era stato molto malato?!
Non
ne sapeva niente...
Ad
essere proprio sinceri, Radish non gli dava per niente l'espressione
di uno di salute cagionevole...
“Poi
è guarito?” domandò il bambino e
Tarble: “Altroché. Ha persino
un aspetto più sano di prima...” “Come
sono contento... mi
sarebbe piaciuto stargli accanto quando stava così
male...” “Il
mio fratellone dice sempre che non conta la vicinanza... se speri che
una persona guarisca, la tua speranza la raggiungerà
sempre.”
“Davvero?” “Certo.”
“Ehi, Tarble...”
“Sì?” “Che ne
dici se facciamo qualcosa per Radish? Per fargli capire che quando
starà di nuovo male, io gli starò
vicino.” “Ottima idea.”
Vegeta
spense la sigaretta che stava fumando sul posacenere e poi,
voltandosi verso Radish, disse: “Adesso devo andare. Domani
Tarble
ha la scuola...” “Mi sa che devo andare anch'io...
l'officina,
sai...”
Radish
annuì e rimase sulla terrazza del suo appartamento a fumarsi
una
sigaretta mentre i due se ne andavano.
Quando
finì di fumare, rientrò in casa e vide il
fratello minore che
guardava i cartoni in tv.
“Va'
a dormire. Domani hai la scuola.” ordinò il
ragazzo e il bambino
spense la tv.
Radish
si diresse verso il bagno e si fece una doccia.
Nonostante
l'invasione di suo fratello, tutto sommato la sua vita stava andando
bene...
Per
istinto, si guardò le braccia.
Le
cicatrici era lì... a ricordargli in continuazione
l'orribile vita
che aveva vissuto fino a poco tempo prima...
Uscì
dalla vasca e, dopo che si fu asciugato i lunghi capelli,
uscì dal
bagno ed entrò nella sua camera.
Ad
un tratto, si accorse di un foglio di carta sul letto.
Lo
prese e vide che vi era disegnato un uomo con i capelli lunghi su un
letto con un termometro in bocca e una borsa del ghiaccio sulla
testa.
Vicino
a lui c'era disegnato un bambino che diceva in una nuvoletta, come in
un fumetto: La
prossima volta
che ti ammali, sappi che io sarò sempre con te, vicino e
lontano.
Uscì
dalla stanza e disse: “Kakaroth...”
Ma
si accorse che il bambino stava già ronfando come un ghiro.
Radish
si sedette sul letto, vicino a lui.
Era
impossibile che sapesse dell'origine della sua malattia... ma, in
ogni caso, avrebbe fatto di tutto per impedire che suo fratello ne
venisse a conoscenza. |
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Capitolo 6 *** Il giorno della torta ***
CAPITOLO
6: IL GIORNO DELLA TORTA
“Andiamo,
andiamo, Radish...” “E sta' buono! Vegeta e Tarble
non sono
ancora arrivati e, pertanto, non si va da nessuna parte
finché non
arrivano!” “Uffa...”
Goku
se ne stava immobile a guardare il cielo azzurro.
Avrebbe
voluto andare subito da Bulma per mangiare la torta ma Radish era
stato categorico.
Senza
Vegeta e Tarble non si andava da nessuna parte!
Finalmente,
Goku vide le figure dei due che correvano come delle furie verso di
loro.
“Eccoci,
scusate il ritardo...” si scusò subito Tarble,
ansimando
profondamente, e Vegeta spiegò: “Quest'idiota si
era dimenticato
le medicine!” “Non l'ho fatto apposta...”
“Ci mancherebbe
solo quello!”
Non
appena i due si furono riposati, i due salirono in macchina con
Radish e Goku.
Una
volta in macchina, Tarble disse a Goku: “E' un peccato che
non
siano venuti i tuoi compagni.” “Chichi doveva
studiare e Crilin
si è beccato un brutto raffreddore. Ma mi hanno promesso che
la
prossima volta vengono di sicuro.”
Finalmente,
la macchina parcheggiò davanti a una graziosa villa in
centro città.
Goku
la osservava affascinato.
Dopo
aver abitato nel vecchio e logoro appartamento di Radish, quel
villino così nuovo e pulito sembrava uscito da una
pubblicità di
un'agenzia immobiliare.
Mentre
il piccolo guardava, incredulo quel posto, Radish si
avvicinò al
citofono e suonò.
Dopo
pochi secondi, una chioma turchina fece capolino dalla porta.
“Ehilà,
finalmente siete arrivati!” li salutò, entusiasta,
Bulma e quando
vide Vegeta e Tarble, domandò: “Scusate, voi due
siete amici di
Goku e Radish?” “Certo.” annuì
il più piccolo mentre il più
grande, rispondeva, adirato: “Chi credeva che fossimo?
Venditori di
enciclopedia?”
Bulma
fece uno sforzo enorme per continuare a sorridere, anche se voleva
uccidere quel tipo così maleducato, e disse:
“Entrate pure. La
torta verrà servita fra poco...”
Subito
i quattro entrarono.
Erano
un bel posticino... molto pulito e ordinato...
“Certo
che vivi proprio in una bella casa, Bulma...”
commentò Goku e la
ragazza, imbarazzata, spiegò: “Non è
proprio mia... appartiene a
mia sorella maggiore...” “E adesso
dov'è?” “Al lavoro. C'era
la solita riunione settimanale...” “La solita
riunione
settimanale?” “E' un'insegnante di lettere,
sai?” “Davvero?!”
Bulma
condusse i suoi ospiti in un piccolo salotto dove sul tavolo c'erano
bevande, tovaglioli, bicchieri, piatti e un'enorme torta.
“Torta
di mele!!” esclamò, emozionato, il bambino e la
ragazza annuì:
“Bravo, l'hai indovinata! Come hai fatto?”
“Quell'idiota quando
si tratta di cibo è il migliore...”
commentò Vegeta, mentre si
versava da bere.
Bulma
gli rifilò uno sguardo scocciato.
Certo
che quel tipo era davvero un gran maleducato antipatico!
Tutto
il contrario del fratello minore, intuibile dalla somiglianza, che
invece, mangiava con gusto e diceva, con un sorriso luminoso:
“E'
buonissima...”
Ma
come diamine facevano quei due a essere fratelli?!
Erano
l'uno l'opposto dell'altro...
Fortunatamente,
la voce del piccolo Goku, la distrasse dai suoi pensieri: “In
questa casa ci sono un mucchio di libri...” “Sono
di mia sorella.
Lei ha sempre avuto la passione della scrittura e il suo sogno e
quello di scrivere dei romanzi di fantascienza. Quando non è
occupata con la scuola, si occupa della scrittura. Sta cercando
ispirazione per scrivere un suo romanzo...”
raccontò Bulma, tutta
contenta.
Radish
si limitò a mangiare in silenzio.
Lui
sapeva che la vita era tremendamente ingiusta e che non era possibile
realizzare i propri sogni... prima l'avrebbe capito quella tipa,
meglio sarebbe stato!
Almeno,
non avrebbe visto i suoi sogni infrangersi...
Ad
un tratto, si sentì la porta dell'ingresso aprirsi.
“Dev'essere
mia sorella Tights. Sorellona, abbiamo ospiti!” la
chiamò Bulma e
una voce domandò: “Davvero? Sono per caso i due
che hanno impedito
che venissi rapinata?”
Goku
alzò lo sguardo, stupito.
Quella
voce... gli sembrava di averla già sentita...
In
quel momento, una donna dai corti capelli biondi e dagli occhi neri
apparve sulla porta.
Per
poco al bambino non andò di traverso la fetta di torta.
Ma
quella era la professoressa Brief!
Era
lei la sorella maggiore di Bulma?!
Anche
la sua insegnante lo riconobbe subito perché, non appena lo
vide,
fece una faccia incredula e domandò:
“Goku?!” “Lo conosci,
sorellona?” “Certo che lo conosco. E' un mio
studente. Quello
nuovo che si è appena trasferito... te ne avevo parlato,
ricordi?”
“E' vero...”
Proprio
in quel momento, Tights alzò lo sguardo e si accorse di
Radish.
Per
un attimo, sembrò che non ci fosse niente e nessuno in
quella sala
tranne loro.
C'erano
solo loro due, in un immenso spazio vuoto e bianco...
I
loro occhi neri non smettevano un attimo d'osservarsi.
Tights
notò che quegli occhi erano selvaggi, orgogliosi ma, allo
stesso
tempo, freddi come il ghiaccio.
Radish,
invece, pensava che gli occhi di quella donna fossero meravigliosi e
magnetici.
Era
impossibile, smettere di fissarla...
Alla
fine, con molta fatica, Radish spostò lo sguardo e tutto
tornò come
prima, con gli altri che mangiavano e bevevano...
Tights
disse alla sorella minore: “Metto via la borsa e vi
raggiungo...”
Una
volta in camera sua, Tights si sedette un attimo sul letto e si mise
a riflettere.
Che
caspita le era successo?!
Quel
ragazzo... le era sembrato così bello... soprattutto quei
suoi
occhi...
Si
diede dei colpi in testa.
Possibile
che dovesse pensare a cose così stupide?!
Si
diede un'occhiata veloce allo specchio.
Anche
se le sentiva ancora parecchio calde, le sue guance erano
presentabili e poteva scendere.
Ignorando
il cuore che batteva a mille, scese le scale ed entrò in
sala.
Tutto
era come lo aveva lasciato...
Si
sedette vicino a Goku, cercando di stare il più lontano
possibile
dal ragazzo dai capelli lunghi, e, con la massima noncuranza, gli
chiese: “Allora, come va a scuola?”
“Benissimo!” “Ho notato
che ti sei fatto degli amici...” “Sì, e
con loro mi trovo sempre
bene.” “E con tuo fratello a casa come
va?” “Bene.” “Cosa
fate di bello?” “Può chiederlo a lui
direttamente, tanto è
qui.” rivelò Goku, indicando il ragazzo coi
capelli lunghi.
A
Tights mancò il respiro.
Quel
ragazzo dai capelli lunghi era il fratello maggiore di Goku?!
“Cosa
fate di bello?” domandò Tights al ragazzo,
cercando di trattenere
il nervosismo che cresceva in lei, e il giovane rispose:
“Mah...
facciamo quello che facciamo di solito: lo porto a scuola, lo porto a
far la spesa, lo porto dai suoi amici, gli preparo da mangiare e poi
lo spedisco a letto. Fine.”
Tights
fece un sorriso imbarazzato.
Quel
tipo non doveva essere molto loquace...
Nel
frattempo, Bulma si alzò in piedi per prendere dell'acqua
quando
vide che Vegeta teneva sollevato un piatto.
Evidentemente
voleva che lo mettesse da lavare...
Scocciata,
la ragazza ignorò il piatto ma quando prese l'acqua si
accorse che
il giovane teneva ancora il piatto nella stessa posizione di prima.
“Guarda
che potresti alzarti e mettere il piatto nel lavello...” gli
fece
notare, scocciata, la ragazza e l'altro rispose: “Ma tu sei
in
piedi...”
Con
uno sbuffo, Bulma prese il piatto e mentre lo metteva via, disse,
adirata: “Non ti farebbe male essere un po' gentile con le
signore...” “Io mi comporto come mi pare con gli
altri.” fu la
risposta dell'altro mentre tornava a mangiare.
Nonostante
ciò, passarono velocemente due ore.
Ad
un tratto, Radish disse al fratello: “Ehi, dobbiamo
andare.”
“Ok...” disse il più piccolo, mentre
ingeriva l'ennesima enorme
fetta di torta.
In
pochi minuti, tutti e quattro si misero le giacche e uscirono dalla
porta.
L'ultimo
fu Goku che si rivolse alla sua insegnante e,con un sorriso, la
salutò: “A domani, professoressa.”
Una
volta che il gruppo fu partito, Bulma si sfogò:
“Quel dannato coi
capelli a fiamma!!! Ma per chi mi ha preso, per la sua serva?!?! E
poi, hai visto com'era maleducato!!! Un vero buzzurro, un gorilla
della peggior specie!!! Spero che le prossima volta, Radish e Goku
non portino qui quell'energumeno!!! Ho ragione, Tights? Tights? Ma mi
stai ascoltando?”
La
turchina si voltò e vide, incredula, la sorella maggiore,
guardare
con intensità fuori dalla finestra.
|
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Capitolo 7 *** Un incontro inaspettato ***
CAPITOLO
7: UN INCONTRO INASPETTATO
“Grazie.
Grazie. Grazie. Grazie.” “Kakaroth... taci o non ti
ci porto
più.”
Sentendo
la minaccia del fratello, Goku si tappò la bocca con
entrambe le
mani.
Radish
alzò gli occhi al cielo.
Suo
fratello, per quanto ci provasse, restava sempre un idiota...
Il
giovane aprì la macchina e subito Goku entrò
nella macchina.
Era
elettrizzato fin dalla punta dei capelli.
Suo
fratello lo stava portando in un negozio dove vendevano fumetti!
Nel
paese dove abitava prima c'erano pochi fumetti e si trovavano tutti
nell'edicola, la maggior parte dei quali scadente e adatta ai bambini
di età inferiore ai tre anni... anche se doveva ammettere
che erano
piuttosto carini...
Ma
quel giorno, le cose sarebbero state diverse.
Lui,
quel giorno, sarebbe andato a comprarne in un vero negozio di
fumetti!
Non
vedeva l'ora...
Il
viaggio per il ragazzino fu lunghissimo.
Finalmente,
Radish parcheggiò la macchina e Goku, una volta uscito,
ammirò,
incredulo la struttura.
Quel
negozio era davvero grande... altro che l'edicola nel suo vecchio
paese... quel negozio era persino più grande del
supermercato,
l'edificio più grande del posto dove viveva prima.
Radish,
una volta chiusa la macchina, entrò nel negozio, seguito dal
fratello minore.
La
prima cosa che Goku notò una volta entrato, fu che c'erano
molti
libri.
“Ma
qui ci sono solo libri... io sono qui per i fumetti...”
protestò
il ragazzino e Radish, dirigendosi verso una scala, spiegò,
scocciato: “I fumetti sono al piano di sopra.”
“Davvero?”
“Sì.” “E tu come lo
sai?” “Una volta ho accompagnato qui
Vegeta. Cercava un libro da regalare a suo fratello per il suo
compleanno.”
Goku
rimase in silenzio ma continuò a seguire il fratello
maggiore come
un'ombra.
Finalmente,
i due arrivarono ad uno scaffale pieno zeppo di fumetti.
Goku
credette di sognare.
Non
aveva mai visto tutti quei fumetti in una volta sola.
Prese
il primo fumetto che gli capitò in mano e si mise a
sfogliarlo con
passione.
Era
perfetto.
“Ehi,
moccioso.” gli sussurrò Radish e il piccolo,
ancora incantato,
domandò: “Sì?”
“Vuoi che t'insegni un trucco per
risparmiare?” “Certo...”
“Guarda sempre il prezzo. Potrebbe
rivelarti qualche sorpresa.”
Interessato,
Goku ubbidì al consiglio del fratello e rimase senza parole:
“Ha
lo sconto del 80%! Costa pochissimo!” “Visto? Non
lasciarti
scappare una simile offerta, moccioso.” “Certo che
no!”
Il
bambino guardò altri fumetti, seguendo il suggerimento del
fratello.
Ad
un tratto, trovò una confezione di un fumetto d'avventura
con al suo
interno ben quattro volumi.
Cercò
il prezzo e rimase senza parole.
Aveva
il 50% di sconto!
Come
aveva detto Radish, anche quell'occasione non era da farsi scappare.
“D'accordo,
basta così, moccioso.” l'interruppe il ragazzo,
prendendo il
piccolo per il polso e conducendolo alla cassa, che si trovava al
pianterreno.
“Peccato...”
commentò il piccolo “Comunque mi sono divertito e
ho seguito il
tuo consiglio.” “Ho visto. Impari in
fretta.” “Grazie.”
I
due raggiunsero la cassa e videro che prima di loro c'era una donna
che stava comprando dei libri.
“Ma
quella...” sussurrò Goku e poi disse, alla donna:
“Professoressa
Brief è lei?”
La
donna alzò la testa e il ragazzino ebbe la conferma dei suoi
sospetti.
Era
lei la professoressa Brief.
“Goku,
Radish!” esclamò, sorpresa, la donna per poi
domandare: “Cosa ci
fate qui di bello?” “Radish mi ha portato a
comprare dei fumetti.
Mi anche insegnato dei trucchi per risparmiare.”
“Caspita. Avete
proprio un talento innato per gli affari. Siete proprio
bravi.” “E
lei che cosa fa qui, professoressa?” “Ho comprato
un libro di
fantascienza, in modo da documentarmi per poter scrivere il mio
libro.” “E quel libro è molto
importante?” “Altroché. E'
uno dei più belli e più riflessivi che siano mai
stati scritti.”
“Di cosa parla?” “Di un futuro
alternativo dove i vigili del
fuoco, invece di fermare gli incendi, li applicano.”
“Davvero?! E
perché?” “Per distruggere i
libri.” “EH?! E' per quale
motivo lo fanno?” “Perché la lettura
impedisce alle persone di
credere alle bugie che dicono i dittatori.”
Goku
era senza parole.
Cosa
intendeva la sua insegnante?
Notando
che aveva attirato l'attenzione del bambino, Tights
continuò: “Le
persone sciocche o che leggono solo i libri che un dittatore obbliga
a leggere, si fanno condizionare, non ragionano più con la
loro
testa e diventano dei miseri burattini. Invece le persone che leggono
i libri, ragionano e capiscono che i dittatori dicono solo bugie e
che noi per loro siamo solo degli oggetti da usare.”
“Ecco perché
lo impediscono.” “Eh già...”
Mentre
insegnante e allievo discutevano, Radish si avvicinò ai due
e li
interruppe: “Scusate l'interruzione culturale ma io e
Kakaroth
dobbiamo tornarcene a casa... deve finire i compiti.”
“Certo.”
si scusò l'insegnante.
I
tre uscirono dal negozio ma si accorsero, con sgomento, che stava
piovendo a dirotto.
“Oh
no...” commentò, scocciata, Tights
“Doveva proprio mettersi a
piovere quando sono a piedi e non ho nemmeno un ombrello o qualcosa
che mi copra?” “Se vuole, professoressa, le diamo
un passaggio
fino a casa sua.” le propose Goku, tutto contento.
Tights
lo guardò e cercò di rifiutare: “Non
preoccupatevi... tanto avevo
già in mente di farmi una doccia...”
“Senta, prof... Guardi che
ho capito che vuole solo un passaggio gratis. Non sono mica nato
ieri.. Salta dentro e basta.” la interruppe, seccato, Radish,
aprendole la portiera.
Seccata
per essere stata scoperta, la donna entrò in macchina
Proprio
mentre gli passava accanto, le loro mani si sfiorarono.
Nonostante
si fossero leggermente sfiorati, i due si bloccarono e si guardarono
negli occhi.
Quel
tocco... anche se così leggero e sfuggevole... li aveva
lasciati
entrambi senza fiato...
Alla
fine, Tights riuscì a salire e Radish le chiuse la portiera,
per poi
entrare in macchina e metterla in moto.
Mentre
guidavano, la pioggia cominciò a peggiorare e, in poco
tempo, si
generò un potentissimo acquazzone.
“Ma
guarda che razza di clima da schifo!” commentò,
adirato, Radish
mentre i tergicristallo si muovevano a tutta velocità.
Ad
un tratto, la macchina arrivò nei pressi di una rotonda.
La
cosa che saltò subito all'occhio dei tre era che una delle
uscite
era chiusa.
“Dannazione!”
imprecò Radish, esasperato, e poi disse: “Senta,
prof, accosto e
la faccio scendere.” “Cosa?! Con una pioggia
così?! Stai
scherzando?!” “Sto forse ridendo?”
“Io non scendo! Non con
una pioggia così!!” “Andiamo, non faccia
i capricci, prof...”
La
donna, con uno sguardo seccato, dichiarò, fermamente:
“Io sotto la
pioggia non vado!” “E dove vuole che la
porti?” “A casa
vostra, no?” “Cosa?! Lei è tutta matta,
scenda subito.”
“Scordatelo!!!”
I
due continuarono a litigare finché non si sentì
una serie di
clacson e il ragazzo fu costretto ad arrendersi!
Finalmente,
i tre arrivarono a destinazione e salirono fino all'appartamento.
Appena
entrò, Tights si accorse che quel posto era veramente sporco
e
odorava di chiuso così tanto che faceva venire la nausea.
Quell'appartamento
appariva parecchio sporco e trasandato.
Non
appena l'occhio le cadde sulla pattumiera dell'appartamento fece una
faccia schifata.
Era
piena di lattine con all'interno un mare di sigarette.
Adesso
capiva una delle cause di quell'orribile puzza...
Inoltre,
non solo puzzava da morire, ma vi erano un mucchio di vestiti sparsi
di qua e di là per la casa.
Quando
poi notò un paio di boxer neri per terra, si
sentì avvampare.
Radish
se ne accorse ma, invece di essere imbarazzato o nasconderli, si
limitò ad aprire il frigorifero per bere una birra.
Tights
fece un sospiro, esasperata.
Certo
che quel ragazzo non aveva proprio il senso di pulizia... e,
soprattutto, del pudore.
Comunque,
non disse niente per non apparire maleducata.
“Desidera
qualcosa, prof?” le domandò Radish e Tights disse:
“Solo un
bicchiere d'acqua...” “Ok.”
Il
ragazzo aprì di nuovo il frigo e stavolta la donna si
accorse che
era strapieno di birra e di cibi precotti, confezionati o fritti.
Ma
come diamine nutriva Radish quel ragazzino?!
“Radish...”
disse, ad un tratto, Goku “Non trovo più il mio
quaderno di
matematica. L'hai visto per caso?” “No. Devi
smetterla di
lasciarlo in giro, chiaro?!” “Ma se sei tu che non
metti mai in
ordine la casa.” “Ma perché mi hai
preso, per la donna delle
pulizie?! Io non ho tempo e il denaro per imparare a mettere in
ordine questo buco!” “Se vuoi, posso darti io delle
lezioni. E
gratis.”
Goku
e Radish si voltarono e si misero a fissare Tights, che aveva appena
parlato, increduli.
Il
più grande si avvicinò a lei e le chiese:
“Vuole aiutarmi qui,
prof?” “Se non è un disturbo... anche
perché, mi sembra che qui
occorre, assolutamente, la mano di una donna.” “E
quando vorrebbe
darmi queste lezioni, sentiamo...” “Tutti i
pomeriggi, tranne il
martedì, dalle tre alle cinque.”
“D'accordo, prof. Allora siamo
d'accordo. Il moccioso andrà dai suoi amici e lei
m'insegnerà come
occuparmi di questa baracca.” “Ok. Vedrai, col mio
aiuto la casa
risplenderà.” |
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Capitolo 8 *** Lezioni di pulizia ***
CAPITOLO
8: LEZIONI DI PULIZIA
Radish
era seduto sul divano del salotto, intento a leggere un giornale.
Aveva
appena accompagnato Kakaroth dal suo amico pelato e la casa era
sprofondata nel silenzio più assoluto.
Sembrava
di essere nel periodo in cui il moccioso non si era trasferito da
lui...
DRIIIINNNN
Si
alzò dal divano e si diresse verso il citofono, sapendo
benissimo
chi era appena arrivato...
Infatti,
vide nell'immagine del citofono una giovane donna con i corti capelli
biondi.
Era
lei, l'insegnante di suo fratello... Tights...
Le
aprì la porta e la donna, senza alcun problema
entrò
nell'appartamento.
Con
tutta la calma del mondo, Tights mise la sua borsa sul tavolo della
cucina e l'aprì, rivelando la presenza di un gran numero di
strofinacci, una scatola di guanti e detersivi.
“Per
prima cosa...” cominciò la donna
“Dobbiamo riordinare i
vestiti.”
Prese
una maglietta mollata sul divano e disse: “I vestiti, se non
li usa
più, bisogna metterli in lavatrice.
Dov'è?” “Di là,
prof.”
“Bene, prendi tutti i vestiti in giro e dammeli. Poi
t'insegno come
usare la lavatrice. E dopo dovremo passare l'aspirapolvere e lavare
il pavimento.”
Bulma
guardava con curiosità un manichino con addosso uno
splendido
vestito.
Con
quel vestito, Yamcha, il suo ragazzo, le avrebbe di sicuro fatto i
complimenti...
Si
mise a cercare nel negozio finché non trovò il
vestito che le
piaceva.
Diede
un'occhiata al prezzo e sorrise.
Ci
stava coi soldi.
Prese
due taglie diverse e si diresse al camerino.
Dopo
aver trovato il modello che le stava meglio, si rimise il suo vestito
e si diresse verso la cassa dove lo pagò.
Uscì
tutta contenta.
Adorava
far compere...
Mentre
camminava, si mise a pensare a Tights.
Quel
giorno sua sorella era uscita di gran fretta, dicendo solo di avere
un impegno...
Bulma
sorrise.
La
conosceva troppo bene e sapeva benissimo cosa, in realtà,
aveva.
Sua
sorella aveva un appuntamento.
Era
contenta per lei.
Tights
aveva proprio bisogno di un uomo nella sua vita... soprattutto dopo
quell'incidente...
“Ma
dove accidenti le ho messe?!” disse una voce scorbutica che
la fece
fermare di scatto.
Conosceva
troppo bene quella voce...
Infatti,
vicino ad una panchina, trovò la conferma dei suoi sospetti.
C'era
Vegeta con suo fratello minore.
Il
bambino era seduto sulla panchina mentre il fratello cercava qualcosa
nella tasca della giacca di pelle nera.
Ad
un tratto, sorrise compiaciuto e tirò fuori una scatola con
delle
medicine.
“Apri
la bocca.” ordinò, senza mezzi termini, Vegeta e,
una volta che il
fratello gli ebbe ubbidito, gli mise in bocca la pastiglia per poi
aiutarlo a digerire con una bottiglietta d'acqua.
Bulma
osservò incredula quella scena.
Non
si aspettava che Vegeta fosse così protettivo e attento nei
confronti del fratello malato... anzi, se proprio doveva essere
sincera, non si aspettava che lo scimmione potesse preoccuparsi per
qualcuno.
“Va
meglio?” domandò Vegeta, una volta che ebbe
finito, e il bambino
annuì con la testa.
Vegeta
voltò la testa e vide la ragazza che lo stava fissando.
Istantaneamente,
Bulma divenne rossa come un peperone.
L'aveva
vista!
E
adesso come si giustificava?
“Ehi,
signorina!” urlò Vegeta “La potrebbe
piantare di fissare me e
mio fratello? Capisco che non abbia l'aspetto più sano del
mondo...”
Adirata
nera, Bulma si avvicinò al ragazzo e gli tirò in
testa la borsa,
urlandogli: “BRUTTO SCIMMIONE MALEDUCATO!!! POSSIBILE CHE TU
NON MI
ABBIA RICONOSCIUTA?!?!” “Aspetta... tu
sei...” fece Vegeta,
avvicinandosi e guardandola con molta attenzione.
Dopo
un po', l'indicò e domandò: “Ma tu chi
sei?” “Fratellone... è
Bulma, l'amica di Goku e Radish...” gli ricordò,
imbarazzato,
Tarble e Vegeta, con una smorfia, commentò:
“Aaaahhh, Bulma...
beh, che vuoi?” “Sempre un signore,
tu...” “Insomma, che
vuoi?” “Volevo solo salutarvi. Non si
può neanche salutare?”
“Va bene. Grazie del pensiero, ciao, ci vediamo!”
tagliò corto
Vegeta e, prendendo per il polso il fratellino, se ne andò
mentre
Bulma continuava a guardarli in silenzio.
“Sono
stravolto...” commentò Radish mentre si sedeva
pesantemente sul
divano.
Tights,
guardandolo, disse: “Va bene, facciamo una pausa di dieci
minuti.
Dopo riprendiamo a pulire.” “Ma lo sa, prof, che
è proprio una
schiavista?” “Beh, questa casa era conciata per le
feste. Guarda
come brilla, adesso.” “Certo...”
“Spero che questa giornata
ti sia servita.” “Sì, ho capito tante
cose... soprattutto che è
una vera e propria torturatrice...”
Aveva
appena detto quelle parole, che Tights, indispettita, gli
tirò i
lunghi capelli neri.
“Ahia!!!”
urlò il giovane e la donna, con un sorriso di sfida, gli
disse: “Ben
ti sta. Così impari a non essere villano con le
donne.” “Adesso
le insegnerò io qualcosa, prof... mai sfidarmi. Le consiglio
di
cominciare a correre...” le disse Radish, sorridendo, mentre
si
alzava.
Tights,
divertita, cominciò a correre per la casa ma Radish la
raggiunse
quando s'intrufolò in una stanza.
Con
un abile movimento, la fece sdraiare sul letto.
Una
volta in quella posizione, Radish cominciò a farle il
solletico su
tutto il corpo.
Tights,
tra le lacrime, lo implorava: “Smettila... ahhahahaha...
Radish...
ahhahahaha... guarda che soffro il solletico...
ahhahahaha...” “Può
implorarmi finché vuole, prof... ma io non mi fermo. Deve
pagare la
penitenza.”
Alla
fine, Radish smise di farle il solletico e si mise a fissarla, in
silenzio.
Quel
viso era così bello e perfetto... sentiva l'impulso di
seguirne i
contorni col dito...
Nel
frattempo, Tights, lo guardava nei suoi grandi occhi neri.
Era
così belli... sentiva che poteva annegare dentro quegli
occhi...
La
donna era nervosa.
Temeva
che Radish approfittasse dell'occasione per baciarla.
Una
parte di lei lo desiderava ardentemente mentre l'altra, quella che
rappresentava la ragione, sperava che la lasciasse andare.
Era
da tanto che non baciava un uomo... e poi, non sarebbe stata pronta
psicologicamente...
Lentamente,
Radish si avvicinò al suo viso.
La
donna trattenne il fiato, nervosa.
Magari
voleva solo prenderla in giro, fingere di darle un bacio e poi ridere
della sua ingenuità...
Tuttavia,
dentro di sé, voleva che quelle labbra le si avvicinassero...
Nel
frattempo, le loro labbra diventavano sempre più vicine...
Tights
voleva che quei minuti così lenti fossero veloci... come il
volo di
un uccello o una nuvola...
Voleva
così tanto assaporare quelle labbra...
BRIIIP
BRIIIP
Il
suono di un telefono fece trasalire entrambi.
“Mi
sa che dovresti rispondere...” gli disse Tights e Radish si
alzò e
lasciò la stanza.
L'insegnante
si toccò il petto, sconvolta come poche.
Quella
vicinanza... i loro occhi che s'incrociavano... il suo cuore che non
smetteva di battere...
Radish
prese la cornetta e disse: “Pronto?”
“Ehi, come butta?”
domandò la voce di Nappa.
Mettendosi
una mano sulla fronte e fingendo di essere il più normale
possibile,
Radish disse: “Abbastanza bene...” “E'
successo qualcosa?”
“Lascia perdere, non è niente...”
“Comunque, indovina cos'ho
fatto?” “Cosa?” “Ho appena
comprato i biglietti per il
concerto rock del prossimo week-end.” “Quello che
ci sarà in
quel locale?” “Ovvio. Vuoi venire?”
“No, non ne ho voglia. E
poi lo sai cosa gira in quei posti...” “Andiamo,
ormai per te è
acqua passata...” “Non ne sono sicuro! Posso sempre
tornarci... e
io non voglio! Ho promesso a Vegeta che non ci sarei tornato mai
più!
Inoltre, se ricominciassi adesso che c'è mio fratello... non
voglio
neanche pensarci! Scusa, Nappa, ma la risposta è
no!” “Come
vuoi... chiederò a Vegeta...”
Nel
frattempo, Tights si era alzata dal letto, ancora scossa e, ad un
tratto, si accorse di una vecchia chitarra vicino ad un armadio.
Si
avvicinò e la osservò.
Era
un po' vecchia e parecchio polverosa, come se fosse lì da un
pezzo,
ma, tutto sommato, era in ottimo stato...
Con
timidezza, Tights allungò la mano e toccò la
chitarra.
“Cosa
fa?” le domandò Radish, alle sue spalle.
Lei,
imbarazzata, si allontanò e disse: “Scusa...
è tua?” “Certo.”
“Non sapevo che fossi un musicista.” “Lo
ero una volta, prof...
molto tempo fa...” “Non suoni
più?” “Già.”
“Peccato...
che ne dici se mi fai ascoltare un brano musicale?”
“Io non suono
più, prof.” “Non vuoi proprio
suonarla?” “Esatto. Ho smesso
di suonare nel momento stesso in cui ho smesso di credere nei
sogni...” |
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Capitolo 9 *** Incontri al chiaro di luna ***
CAPITOLO
9: INCONTRI AL CHIARO DI LUNA
“Hai
preso tutto quello che ti serve?” domandò Radish a
Goku e il
bambino, con un sorriso, lo rassicurò: “Certo,
Radish.”.
Radish
si limitò a lanciargli un'occhiata.
Conosceva
troppo bene suo fratello...
“Cerca
di non dar fastidio al tuo amico.” si raccomandò
il più grande e
l'altro rispose: “Vado solo a dormire a casa sua, Radish. Non
facciamo mica niente.” “Se lo dici tu...”
Una
volta che suo fratello sparì nel condominio dove viveva quel
piccoletto pelato, Radish tirò fuori dalla tasca un
pacchetto di
sigarette e si mise a fumarne una, prima di allontanarsi nella notte.
Vegeta
sentì la mano di suo fratello stringersi con forza alla sua.
Dire
che Tarble era terrorizzato era poco...
Si
sentiva un idiota.
Suo
fratello era troppo piccolo per quella festa ma ci teneva troppo ad
andare a quel concerto e non gli andava di sprecare quei biglietti,
anche se non aveva la più pallida idea di dove mollare il
bambino...
Comunque,
con Nappa era stato categorico.
Solo
un'ora, poi lui e Tarble se ne tornavano a casa.
“Cerca
di non schiattare.” si raccomandò Vegeta e Tarble,
nervoso come
non mai, annuì.
Dopo
un po', con la musica, il ragazzino cominciò a rilassarsi e
a
seguire il ritmo.
Vegeta
continuava a tenerlo d'occhio.
“Ehi,
vuoi bere qualcosa?” domandò, ad un tratto, il
più grande e
Tarble disse: “Sì.” “Cosa
vuoi?” “Della coca cola.”
“Andiamo.”
Prendendolo
per mano per evitare che si perdesse, Vegeta lo accompagnò
al bar e
il barista, una volta preso le loro ordinazioni, diede loro due
enormi bicchieri col ghiaccio.
“Bevi
lentamente sennò ti congeli la testa. Non che questo cambi
qualcosa...” si raccomandò il fratello maggiore.
Mentre
il fratello beveva, Vegeta si diede un'occhiata attorno.
Tutta
quella gente... con vite e storie diverse... riunite lì in
quel
posto per dimenticarsi dei propri problemi per una serata...
Ad
un tratto, un ciuffo di capelli turchini lo fece restare senza
parole.
Quella
era Bulma.
Ma
cosa ci faceva lì?!
Quello
era un pessimo posto per una ragazza giovane e carina come lei.
“Hai
finito?” domandò, nervoso, a Tarble e il bambino,
sorpreso, disse:
“Sì...” “Bene, hai visto
Nappa?” “E' vicino alla porta, a
chiacchierare con una ragazza.” “Mi sa che
dovrà salutarla...”
commentò Vegeta, prendendo per mano il fratello e
dirigendosi verso
il compare.
Quando
raggiunse Nappa, Vegeta gli disse, passandogli il fratello:
“Occupati
di lui.” “Va bene... ma tu dove vai?”
“Vado a fare una cosa.
Non allontanatevi.” fu la secca risposta del giovane mentre
spariva
tra la folla.
Mentre
cercava Bulma, Vegeta era sempre più nervoso.
Ma
dove si era cacciata quella stupida?!
“Lasciatemi
in pace!!” urlò una voce proveniente dal corridoio
che conduceva
al bagno.
Una
voce che il giovane conosceva bene...
Si
diresse nella direzione dell'urlo e vide ciò temeva.
Bulma
era circondata da dei brutti ceffi, ubriachi fradici, che, a
giudicare dagli sguardi, non promettevano nulla di buono.
“Andiamo,
bella, vieni a divertirti con noi!” le disse uno,
probabilmente il
capo, e la ragazza protestò: “Scordatelo! Io non
verrò con dei
buzzurri come voi!!” “Su non fare la
difficile!!” riprovò
l'uomo, afferrandola per un polso, e Bulma, per tutta risposta, gli
mollò un bello schiaffo.
Vegeta,
vedendo la scena, sgranò gli occhi.
Aveva
fegato la turchina...
Il
teppista, massaggiandosi la guancia, le disse, infuriato:
“Brutta...
ti faccio vedere io cosa succede a chi mi dice di no!”
Due
colossi presero Bulma per le braccia e l'uomo si avvicinò
alla
ragazza.
“Senti
un po', tu...” disse Vegeta, mettendo una mano sulla spalla
del
teppista “La signorina ha detto di no. Perciò
siete pregati di
lasciarla in pace.” “Vegeta?!”
esclamò, incredula, Bulma.
Quel
tipo così maleducato era venuto a salvarla?!
“E
questo nano da giardino chi sarebbe? Il tuo ragazzo?”
domandò,
divertito, il teppista e Vegeta rispose: “Diciamo che abbiamo
amici
in comune... comunque, lo so che non sono molto alto ma non sopporto
minimamente chi me lo fa notare...”
Dopo
aver detto quella frase, diede un violento pugno al teppista
facendolo finire contro il muro.
Vegeta
si voltò verso gli altri componenti della banda ma vide che
stavano
già scappando a gambe levate, dopo aver lasciato libera
Bulma.
“Che
codardi... scappano mentre il loro capo viene massacrato...”
commentò, disgustato, Vegeta.
Poi
si voltò verso Bulma e le disse: “Vedi di stare
attenta. Questi
locali non sono adatti per una ragazza come te.”
“Grazie...”
“Non venire più qui. Solo così
sarò tranquillo.”
Bulma
annuì debolmente.
“Vuoi
andare fuori a prendere una boccata d'aria?”
domandò Vegeta, in
maniera brusca, e la ragazza sussurrò:
“Ok...”
Prendendo
per mano la ragazza, Vegeta l'accompagnò fuori.
Fuori
c'era una splendida luna piena e l'aria era fredda.
Vegeta
accompagnò Bulma ad una panchina di un piccolo parco deserto
e, una
volta lì, la fece sedere.
Dopo
un po', Vegeta le domandò: “Va meglio?”
“Sì...” “Vuoi che
chiami tua sorella?” “No... voglio restare qui
ancora per un
po'...” “Come vuoi.” “Senti,
Vegeta...” “Che c'è?”
“Puoi sederti di fianco a me, per favore?”
Vegeta
sgranò gli occhi davanti a quell'assurda richiesta ma decise
di
accontentare la ragazza.
Si
sedette di fianco a Bulma e la ragazza appoggiò la testa al
petto
del giovane.
In
altre circostanze e, soprattutto, con una donna diversa, Vegeta
avrebbe spostato l'impertinente e se ne sarebbe andato.
Ma
Bulma era diversa... lo affascinava e molto...
Radish
entrò nell'appartamento, sbuffando.
Quel
cretino di Kakaroth gli aveva assicurato che aveva preso tutto ma,
proprio mentre stava per attaccare bottone con una bella ragazza nel
bar dove si era diretto, gli aveva telefonato dicendogli di essersi
dimenticato il pigiama e pregandolo di andarlo a prendere.
Ma
si poteva essere più stupidi?!
Si
avvicinò al letto del fratello e imprecò non
appena notò che non
c'era il pigiama.
Ma
dove accidenti era finito?!
Poi
si ricordò.
Quell'idiota,
quella mattina, si era cambiato in camera sua.
Si
diresse verso la sua stanza e lo trovò.
Lo
prese e lo mise dentro una busta di plastica.
Stava
per andarsene per portare il pigiama quando l'occhio gli cadde sulla
sua chitarra.
Erano
anni che non la guardava.
Si
avvicinò lentamente e si mise a guardarla.
Per
quanto stava male quando la guardava, non riusciva a prenderla e a
buttarla via...
Dopotutto,
era stato il suo regalo di natale...
Radish
camminava in silenzio, tenendo la sua mano stretta a quella di suo
padre.
Il
natale era una festa che gli era sempre piaciuta per tutte quelle
luci che brillavano in giro.
Suo
padre sbuffò.
Radish
sapeva che suo padre avrebbe preferito di gran lunga stare seduto sul
bel divano di casa a leggere il giornale vicino a un bel caminetto
accesso e, invece, se ne andava in giro per le fredde e buie strade
della città, con i piccoli fiocchi di neve che scendevano
dal cielo
notturno a cercare i regali!
Mamma
si era ammalata e, pertanto, non aveva potuto adempiere al suo
annuale compito, quando al nonno... era meglio lasciarlo dormire,
vecchio com'era.
Così,
quel compito era toccato a lui e a suo padre.
A
lui non spiaceva andare in giro... inoltre la città lo
affascinava
molto... quando sarebbe stato più grande, se ne sarebbe
andato a
vivere lì.
Nel
frattempo, il ragazzino di quattordici anni osservava con molta
attenzione le varie vetrine dei negozi.
Ad
un tratto, si fermò di scatto.
“Cosa
c'è, Radish?” domandò, scocciato, suo
padre e, visto che non
rispondeva, guardò cosa stava guardando il figlio con molta
attenzione.
C'era
un negozio di dischi e sulla vetrina c'era una splendida chitarra
elettrica.
“Ti
piace quella chitarra?” domandò l'uomo e il
ragazzino annuì: “Sì,
papà. La vorrei tanto...” “Farai meglio
a scordartela. Costa un
occhio della testa e, in più, non sai suonare la
chitarra.”
“Allora imparerò. Quando sarò grande,
diventerò un musicista.”
“Intanto, che ne dici se ce ne andiamo al centro commerciale
e
compriamo gli ultimi regali?” domandò l'uomo,
riprendendo la
marcia.
Radish
si voltò un'ultima volta e guardò la splendida
chitarra in vetrina.
Radish
si sdraiò sul letto.
Suo
padre aveva fatto finta di infischiarsene dei suoi desideri eppure il
giorno di natale aveva trovato tra i regali la splendida chitarra che
aveva visto in quel negozio.
Solo
suo padre era a conoscenza di ciò... quel regalo doveva
averlo fatto
lui...
Pertanto,
per ringraziarlo, l'aveva abbracciato con forza e suo padre si era
limitato a sorridere e ad accarezzargli la testa.
Sospirò
mentre si rialzava in piedi.
Doveva
portare a quell'idiota il pigiama.
Tuttavia,
ancora una volta, lo sguardo si posò di nuovo sulla chitarra
e,
prima che potesse fermarsi, prese con sé la chitarra.
Respirò
la fredda aria notturna.
Tights
si passò la mano sui corti capelli biondi.
Sapeva
che andare in giro di notte a quell'ora era molto pericoloso, ma lei
aveva bisogno d'ispirazione per le sue storie e l'aria notturna
gliene dava tanta e, poi, teneva sempre nella borsa dello spray al
peperoncino...
Radish
si sedette pesantemente sulla panchina del parco, deserto data l'ora,
e si mise a fissare la chitarra.
Dopo
aver consegnato a suo fratello il pigiama, si era messo a girovagare
nelle strade.
Erano
anni che non girava di notte...
Dentro
di lui non riusciva a capire perché si era portato dietro
quella
chitarra.
Erano
anni che non la usava...
Da
quando aveva capito che era inutile credere ai sogni perché
questi
non potevano realizzarsi...
Eppure,
quella notte non aveva potuto fare a meno di prenderla con
sé...
Toccò
le corde.
Sembravano
in ottimo stato...
Magari
poteva provare a suonare... tanto in quel vecchio parco non c'era
nessuno che poteva giudicarlo...
Ma
che canzone poteva suonare?
Ad
un tratto, il suo pensiero andò ad una donna dai corti
capelli
biondi e dai grandi occhi neri.
Quella
donna... Tights...
Erano
giorni che non faceva altro che pensare a lei...
La
voleva, la desiderava, non poteva vivere senza di lei...
Buffo.
Fino
a qualche anno prima, aveva provato le stesse sensazioni solo per una
cosa... una cosa che gli aveva fatto male... eppure sentiva che le
sensazioni che provava per Tights erano buone...
Avrebbe
suonato quello che sentiva e provava per lei...
Tights
era seduta sulla panchina della fermata dell'autobus e guardava con
impazienza l'orologio.
Ma
quanto arrivava quello stupido autobus?!
Ad
un tratto, sentì una melodia.
Proveniva
dal parco dall'altro lato della strada...
Incuriosita,
la donna si alzò e attraversò la strada, seguendo
la melodia, come
i topi e i bambini nella favola del pifferaio magico.
Mentre
si avvicinava, sentì anche le parole di una canzone...
E'
spettacolare come riesci a parlare bene al mio cuore
senza
dire una parola, tu puoi illuminare il buio
ci
provo al meglio, ma non potrei mai spiegare
quel
che sento quando non dici niente
Tights,
mentre camminava, ascoltava rapita quelle parole così belle.
Sembravano
scritte apposta per lei...
Il
sorriso sul tuo viso
mi
fa capire che hai bisogno di me
c'è
una sincerità nei tuoi occhi
che
dice che non mi lascerai mai
il
tocco della tua mano dice che tu mi alzerai
ovunque
cadrò
tu
dici le cose migliori
quando
non dici proprio niente
La
canzone era molto bella e poetica ma anche chi cantava era davvero
bravo.
La
sua voce, infatti, era molto intonata e stupenda.
Era
la voce di chi era destinato a cantare.
Tutto
il giorno posso sentire le persone parlare ad alta voce
ma
quando mi stringi forte, tu sommergi la folla
ci
provano al meglio, ma non potrebbero mai definire
cosa
è stato detto tra il tuo ed il mio cuore
Tights
arrossì.
Quelle
parole così belle le entravano nel cuore...
Chiunque
fosse la donna amata da colui che cantava doveva ritenersi proprio
fortunata... il suo fidanzato le dedicava una canzone così
bella...
Il
sorriso sul tuo viso
mi
fa capire che hai bisogno di me
c'è
una sincerità nei tuoi occhi
che
dice che tu non mi lascerai mai
il
tocco della tua mano dice che tu mi alzerai
ovunque
cadrò
tu
dici le cose migliori
quando
non dici proprio niente
Tights
scorse una panchina dove c'era una figura seduta che le dava le
spalle.
Si
avvicinò silenziosamente e sgranò gli occhi.
Quella
pettinatura... era quella di Radish!
Adesso
che ci pensava meglio, quella voce era la sua...
Il
sorriso sul tuo viso
mi
fa capire che hai bisogno di me
c'è
una sincerità nei tuoi occhi
che
dice che tu non mi lascerai mai
il
tocco della tua mano dice che tu mi alzerai
ovunque
cadrò
tu
dici le cose migliori quando non dici proprio niente
Mentre
ascoltava la canzone, Tights fece un sospiro mentale.
Quella
bella canzone era per la donna amata da Radish... e ammetteva di
provare un po' di gelosia nei suoi confronti.
Quanto
avrebbe voluto che quella canzone così bella fosse per lei...
Ma
era giusto così.
Lei
era l'insegnante di suo fratello e lui doveva cercare un'altra
ragazza... però...
Il
sorriso sul tuo viso
la
sincerità nei tuoi occhi
il
tocco della tua mano mi fa sapere che hai bisogno di me
tu
dici le cose migliori quando non dici proprio niente
Radish
diede suonò un'ultima volta la chitarra.
Nonostante
erano parecchi anni che non la usava, era stato discreto.
Si
alzò per andarsene e quando voltò la testa, la
vide.
I
suoi corti capelli biondi si muovevano con dolcezza intorno al suo
viso e i suoi grandi occhi neri lo guardavano.
Per
un attimo, temette che lei avesse capito che quella canzone era per
lei... ma non era possibile...
“Bella
canzone.” disse la donna e l'altro, imbarazzato,
annuì:
“Grazie...” “Credevo che avessi smesso di
suonare...”
“Diciamo che stasera mi andava così...”
Tights
si avvicinò alla panchina e domandò:
“Posso sedermi?” “Come
vuole, prof...” “Grazie.”
Tights
si sedette vicino a Radish e i due rimasero a fissare il cielo
notturno, in completo silenzio.
Entrambi
non volevano parlare per evitare che l'altro sapesse cosa stava
provando...
“Come
mai non suoni in qualche band?” domandò la donna e
l'altro
rispose: “Ho fatto ben venti provini, prof, ma mi hanno
sempre
rifiutato.” “Mi dispiace.” “Non
si preoccupi... in fondo, era
solo uno stupido sogno infantile...” “Non
è vero!”
Radish
si mise a fissare la donna.
Cosa
diamine intendeva?!
“Un
sogno non è mai qualcosa di stupido!”
spiegò Tights, con forza e
determinazione “E' qualcosa che ci spinge a lottare per
esaudirlo.
Non dobbiamo mai arrenderci alla prima difficoltà, ma
dobbiamo farci
forza e continuare a lottare. Solo così, potremo essere
veramente
fieri di noi stessi!”
Radish
la guardò.
Forse,
quella prof aveva ragione... però, lui ci aveva provato un
sacco di
volte e non c'era mai riuscito...
“Oh
mamma mia, è tardissimo!!!” esclamò
Tights, guardando l'orologio
da polso “Devo tornare a casa.” “Aspetta,
ti accompagno!” le
disse, d'istinto, Radish.
Lei
si voltò a guardarlo, incredula.
Vedendo
l'espressione della donna, Radish si mise subito a precisare:
“E'
pericoloso. Se le succedesse qualcosa, prof, finirei nei
casini.”
Tights
non disse niente.
Si
limitò a sorridere e a camminare vicino a Radish. |
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Capitolo 10 *** Un piano geniale ***
CAPITOLO
10: UN PIANO GENIALE
Radish
stava pelando le patate.
Era
quasi ora di cena e suo fratello stava studiando per una verifica.
Aveva
appena finito di pulirle, che si sentì il citofono.
Radish
sgranò gli occhi.
Chi
era?
Non
aveva in programma d'incontrarsi con Nappa e Vegeta... e, in ogni
caso, gli avrebbero telefonato...
Si
pulì le mani su uno strofinaccio e si avvicinò al
citofono,
chiedendo: “Chi è?” “Sono
Tights!” “Prof?! Ma... cosa ci
fa qui?!” “Ti prego, aprimi! Ho una notizia
fantastica!!”
Un
po' dubbioso, Radish le aprì e, cinque minuti dopo,
arrivò la
donna, col fiatone.
Evidentemente,
aveva corso come una matta per dare quella notizia...
“Cosa
succede, prof? Le hanno pubblicato il libro?”
domandò il giovane e
la donna, per tutta risposta, gli mostrò un ritaglio di
giornale.
Un
po' dubbioso, Radish lo prese e si mise a leggerlo.
Sgranò
gli occhi, incredulo.
Parlava
di un provino di una band per trovare un nuovo chitarrista...
“Allora,
che ne dici? Parteciperai?” domandò la donna e
Radish, dubbioso,
ammise: “Non lo so, prof... ho già fatto molto
provini e mi hanno
sempre rifiutato...” “Riprova. Ti ho sentito
cantare e suonare.
Hai un incredibile talento. Sono certa che ce la farai.”
“Se lo
dice lei, prof...”
“Non
ho ancora capito perché mi deve accompagnare al provino,
prof...”
disse Radish seduto nel sedile del passeggero.
“Così
ti porto fortuna.” rispose, eccitata, la donna e Radish
ribatté:
“E se mi porta sfortuna, prof?” “Una
bellezza come me? Ti
porterò solo fortuna, ovviamente.”
“Dicono tutti così, prof...”
Mentre
andavano, Radish si mise a fissare varie volte la donna.
Era
così bella...
Il
suo aspetto poteva farla apparire fragile e delicata ma, in
realtà,
era molto forte...
Gli
sarebbe piaciuto poter abbracciarla, prendere il suo viso tra le mani
e baciarla fino a sentirsi male...
“Eccoci
arrivati. Qui è lo stadio dove fanno i provini.”
annunciò, ad un
tratto, Tights, indicando un'imponente struttura.
“Ti
aspetto all'uscita, va bene?” domandò la donna e
Radish mentre
scendeva dall'auto, disse: “Come vuole lei, prof...”
Mentre
si allontanava, guardò di nascosto la macchina.
Gli
sembrava di essere tornato alle elementari...
“Mi
raccomando, comportati bene al tuo primo giorno di scuola.”
si
raccomandò la donna dai capelli neri e ribelli lunghi fino
alle
spalle al ragazzino con lunghi capelli ribelli.
Il
figlio sbuffò e disse: “Certo, mamma...”
“Ti verrò a prendere
dopo la scuola.” gli promise la donna, baciandolo dolcemente
alla
guancia.
A
quel bacio, Radish divenne rosso come un peperone e disse,
imbarazzato: “Mamma, non mi baciare più. Solo i
poppanti si fanno
ancora baciare dalla mamma.” “Come vuoi,
Radish...” acconsentì
la donna.
Radish
scese in fretta dalla macchina e si diresse verso la scuola.
Mentre
si allontanava, non poté fare a meno di pensare che, in
fondo, quel
bacio non era stato poi così male...
Entrò
silenziosamente nell'edificio e, avvicinandosi alla reception, dove
c'era seduta una vecchia segretaria che si stava limando le unghie,
domandò: “Mi scusi, per i provini...”
“Da quella parte.”
indicò la donna, senza nemmeno guardarlo.
Radish
si diresse dove la segretaria gli aveva indicato e vide un sacco di
gente seduta, ad aspettare il proprio turno.
Con
un sospiro, Radish si sedette nel primo posto libero e si mise ad
aspettare.
“Solo
un'ora, intesi? Poi si torna a casa.” si
raccomandò Vegeta a
Tarble e il ragazzino, dopo aver annuito, cominciò ad
arrampicarsi
sul castello del parco giochi.
Una
volta che il ragazzino si fu arrampicato, Vegeta si sedette su una
panchina e tirò fuori dal suo zaino un libro che
iniziò a leggere.
“Ehi,
Vegeta. Come butta?” domandò una voce alle sue
spalle.
Il
ragazzo si voltò e vide Nappa.
“Bene.
E a te, come va bestione?” domandò Vegeta e
l'altro rispose:
“Abbastanza, grazie.” “Mi dispiace averti
rovinato la serata
affidandoti Tarble...” “Va bene così,
dai. Anzi, ho fatto ancora
più colpo. Alle donne piacciono gli uomini dolci con i
bambini. Non
è che me lo presti uno di questi giorni?”
“Ci penserò...”
Nappa
si sedette accanto a Vegeta e domandò: “Sai che
Radish fa un
provino come chitarrista di una band?” “Lo so. Me
lo ha
raccontato al telefono.” “Non mi sarei mai
aspettato che ci
avrebbe riprovato. Credevo che avesse rinunciato al suo
sogno...”
“Sono contento che voglia riprovare.” “Ma
non hai paura? Se
venisse di nuovo rifiutato potrebbe ritornare...”
“Allora era
solo e aveva appena perso i suoi. Sono certo che adesso ci penserebbe
due volte prima di ricominciare. Dobbiamo fidarci di lui e dargli una
possibilità. Sono certo che non ci
deluderà.”
Nappa
rimase in silenzio.
Vegeta
aveva ragione.
Dovevano
dare una seconda possibilità a Radish.
Magari,
lo avrebbero accettato...
“Ehi,
sai perché Radish ha deciso di riprovare?”
domandò, ad un tratto,
Vegeta, divertito, e Nappa, curioso, ammise:
“No...” “E' stato
per via della biondina. La sorella maggiore di quella che Radish e
Kakaroth hanno impedito che venisse rapinata al centro commerciale e
insegnante di quel piccolo baccalà. Pare che lei e Radish
siano
diventati parecchio intimi...” “E tu come lo
sai?” “Me l'ha
raccontato quello scemo di Kakaroth. Basta salutarlo e comincia a
raccontarti tutto di tutti. Pensa, viene spesso a casa loro per
insegnare a Radish a occuparsi della casa.”
“Però...” “Secondo
te, quanto sono diventati intimi?” “Non ne ho
idea...”
“Probabilmente non sono ancora arrivati al bacio.”
“Allora non
sono poi così intimi...” “Secondo me,
è perché c'è quello
stupido del fratello di Radish in giro...”
“Già...” “E se
gli dessimo una mano?” “Cosa intendi?”
Vegeta
guardò Nappa con un sorriso divertito e spiegò:
“Facciamo in modo
che loro due stiano da soli per po', senza Kakaroth tra i piedi...
sono sicuro che dopo pochi minuti si ritroverebbero sotto le
coperte...” “L'idea è buona... ma come
pensi di farli star soli
senza insospettire Radish?” “Ti ricordi il
campeggio in cui siamo
andati l'anno scorso? Quello sulle montagne?”
“Certo...” “Bene.
Il piano è semplice. Organizziamo una piccola gita
lì,
approfittando del ponte che ci sarà tra poco. Tarble
proporrà a
Kakaroth d'invitare anche la maestrina e la sorella. Quello scemo
riuscirà senza dubbio a convincerle. Una volte convinte, non
ci sarà
più verso di farle sparire. Basterà solo far
finta di fare i duri
per un po', in modo da non insospettire nessuno, e il gioco
è
fatto.” “Ma non c'è il rischio che tuo
fratello faccia la spia?”
“Tarble? Stai scherzando?! Mi adora troppo per tradirmi. Se
gli
chiedessi di gettarsi dal più alto grattacielo del mondo,
salterebbe
senza fare domande.”
Nappa
annuì.
In
effetti, Tarble era molto legato al fratello maggiore...
“Una
volta al campeggio...” continuò Vegeta
“Per un po' ci
comporteremo in maniera naturale. Poi escogiteremo qualcosa per farli
stare soli una notte senza moccioso intorno. Una volta soli...
BUOM!”
“Ottimo piano, Vegeta.” “Grazie, grazie.
Troppo buoni. Sono un
genio, lo so... ma non ditelo in giro, mi raccomando.”
Dopo
un attimo di silenzio, Nappa domandò:
“Perché vuoi invitare anche
la sorella minore della professoressa?”
“Così non insospettiamo
nessuno, idiota.” “Non che, invece, vuoi passare un
po' di tempo
con lei?”
Vegeta
rimase in silenzio.
In
effetti, non poteva negare che Bulma gli interessasse... era
così
carina e intelligente, anche se aveva un pessimo carattere.
Stava
per ribattere quando vide, fuori dal parco una coppia.
Il
ragazzo aveva lunghi e mossi capelli neri mentre la ragazza, a cui
era dedicata tutta l'attenzione di Vegeta, aveva lunghi capelli
turchini.
“No.
Lei ha già il ragazzo.” tagliò corto
Vegeta, con lo sguardo basso
e scuro.
Tights
guardò il suo orologio al polso.
Le
undici meno dieci.
Ormai,
Radish avrebbe finito a momenti il provino...
Infatti,
la porta del teatro si aprì e Radish uscì.
Dalla
faccia sembrava completamente stravolto.
Si
avvicinò e domandò, preoccupata: “Va
tutto bene?” “Sì...”
Tights
intuì dalla voce che il ragazzo era a pezzi.
Probabilmente,
l'emozione non l'aveva ucciso per poco...
“Vuoi
andare a mangiare qualcosa?” domandò, dolcemente,
la donna “C'è
un bar proprio qui vicino...”
Radish
la guardò un attimo, poi disse: “Solo se paga lei,
prof...” “Ci
avrei giurato...” fu il commento di Tights “Va
bene... per
stavolta pago io.”
Mentre
si dirigevano verso il bar, Tights si mise a camminare vicino a
Radish.
Avrebbe
tanto voluto che lui allungasse la sua mano e prendesse con dolcezza
la sua.
Ma
era un sogno stupido e irrealizzabile...
I
due si avvicinarono al semaforo e quando divenne verde per i pedoni,
i due cominciarono ad attraversare la strada.
Purtroppo,
c'era così tanta gente che la giovane donna si perse in
mezzo a quel
mucchio di gente.
Ad
un tratto, una mano l'afferrò e l'aiutò ad
attraversare quel mare
di gente.
Quando
si ritrovò al sicuro sul marciapiede, alzò lo
sguardo e vide Radish
che la stava guardando, tenendole la mano.
Tights
sentì mancarle il fiato.
Le
stava tenendo la mano... come due innamorati...
“Meglio
che stia vicino a me, prof, sennò rischia di essere travolta
dalla
folla.” le disse Radish, dirigendosi verso il bar e non
smettendo
di tenerle la mano.
Tights,
approfittando del fatto che l'uomo non la stava guardando,
arrossì
di piacere.
La
mano di Radish era così calda e morbida... non se lo sarebbe
mai
aspettato da una persona dal carattere così duro e freddo...
Radish
e Tights entrarono nel bar e si avvicinarono al bancone.
“Cosa
vuole, prof?” domandò Radish e la giovane,
incredula, disse:
“Veramente sei tu quello che deve dirmi cosa
vuole...” “Allora
prendo un bombolone alla crema.” “E io quella
brioche al
cioccolato.”
Dopo
aver preso il cibo, i due si sedettero ad un tavolo e cominciarono a
mangiare.
Tuttavia,
entrambi avrebbero voluto allungare le mani e stringere con forza
quelle dell'altro...
“Senti,
Radish...” domandò Tights, all'improvviso
“Che canzone hai
cantato al provino?” “Quella che ho suonato al
parco...”
“Allora ti prenderanno senz'altro.” “Non
lo so, prof... ho
fatto un sacco di provini e non mi hanno mai preso...”
“Magari
questa è la volta buona...” “Ne
dubito...” “Allora facciamo
una scommessa.” “E cosa scommettiamo,
prof?” “Se ti prendono,
dovrai esaudire un mio desiderio e se non ti prendono dovrai esaudire
un mio desiderio.” “Non ho mai desiderato
così tanto di non
riuscire a superare un provino...” “Cosa mi faresti
se non
vincessi?” “Non lo so, prof... forse qualcosa di
erotico... ma
non si preoccupi. Non le chiederò di venire a letto con me.
Mi
limiterei a palparle il seno... dopotutto, scommetto che lei
è
ancora vergine...”
Tights
rimase in silenzio, a mangiare la sua brioche.
Moriva
dalla voglia di dirgli il suo piccolo segreto...
Per
poco non le andò di traverso il cibo.
Ma
cosa andava a pensare?!
Dire
una cosa così personale al fratello maggiore di un suo
studente?!
Doveva
essere impazzita!
Notando
il suo nervosismo, Radish si affrettò a dire:
“Lasci perdere,
prof! Stavo solo scherzando! Certo che voi prof prendete tutto sul
serio...” “Senti, Radish, ma tu... hai una
ragazza?” domandò,
all'improvviso, Tights.
La
domanda fece sgranare gli occhi a Radish.
Tuttavia,
dopo un'iniziale titubanza, il ragazzo ammise: “Adesso non
esco con
nessuna ragazza... però, sono uscito con qualcuna... ho
persino
avuto vari rapporti... ma non era nulla di che...”
“E c'è una
ragazza che ti è rimasta un po' impressa?”
“La prima ragazza con
cui ho avuto un rapporto... e prima che mi chieda di lei, la
pregherei di non farmi parlare di lei.” “Ti ha
tradito?” “No,
lei... meglio che non le racconti cos'è successo
perché mi
prenderebbe per un pazzo o un maniaco...” “Ma se
non hai una
ragazza nel tuo cuore, per chi era quella canzone così
bella?”
“Per nessuna, prof... mi era venuta
così...”
Tights
rimase un attimo in silenzio.
In
cuor suo, era felice che Radish non aveva dedicato quella
così bella
canzone...
Avrebbe
cercato di essere felice per lui... ma sapere che c'era un'altra
donna nel suo cuore che non era lei... l'avrebbe fatta morire di
dolore...
Nel
frattempo, Radish pensava.
Era
troppo orgoglioso per dire a Tights che era lei la donna nel suo
cuore... lei e la prima ragazza con cui aveva fatto sesso...
“Vado
un attimo in bagno...” disse il ragazzo, alzandosi in piedi.
Una
volta che fu sparito dalla vista della ragazza, tirò fuori
dalla
tasca dei jeans un ciondolo con su una X.
Apparteneva
alla prima ragazza con cui aveva fatto sesso...
Era
l'unico ricordo che gli restava di lei e di quell'incredibile
notte... |
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Capitolo 11 *** Una febbre improvvisa ***
CAPITOLO
11: UNA FEBBRE IMPROVVISA
Tights
stava correggendo delle verifiche.
Fuori,
c'era un tremendo temporale.
E
pensare che il giorno prima c'era un bel cielo sereno con tanto di
sole...
CRUSH
Alzò
gli occhi e poi si diresse verso la stanza della sorella minore.
“Bulma,
mi dici cos'è che ti rende così
nervosa?” domandò e la ragazza,
scocciata, disse: “Io non sono nervosa.”
“Quando rimetti a
posto dieci volte la stanza in un giorno è ovvio che hai
qualcosa di
grosso che ti tormenta...”
Bulma
sbuffò, seccata.
Ormai,
Tights la conosceva troppo bene...
Con
un sospiro, Bulma ammise: “La verità è
che ho un po' di
confusione con i miei sentimenti...” “E' successo
qualcosa con
Yamcha?” “No, il problema sono io... io... io credo
di amare un
altro ragazzo.” “Per caso questo questo ragazzo ha
i capelli a
fiamma neri?”
Bulma
si sentì avvampare.
Ma
come aveva fatto Tights a capire che si trattava di Vegeta?!
Vedendo
la reazione della sorella, Tights intuì di aver fatto centro.
“Se
ti stai chiedendo come ho fatto a intuirlo, ti posso dire che ho un
sesto senso o che ho letto molti romanzi d'amore.”
spiegò,
divertita, la più grande.
Bulma,
dopo aver fatto un sospiro, confessò: “All'inizio
non lo
sopportavo. Era così arrogante e antipatico...
però sono accadute
così tante cose e ho capito che ha un lato dolce, nascosto
dietro a
un muro d'orgoglio. Sai, quando si prende cura di suo fratello sembra
un'altra persona... o anche quando si prende cura di me...”
“E ti
sei innamorata di lui...” concluse con un sorriso la sorella.
Bulma
annuì e aggiunse: “Però... non sono
ancora sicura dei miei
sentimenti... e non vorrei rompere con Yamcha... anche se è
un po'
un dongiovanni, mi vuole davvero bene... e non vorrei lasciarlo per
scoprire che quello che ho provato era solo un misero fuoco di
paglia...”
Tights
lasciò sfogare la sorella, poi sedendosi di fianco a lei,
disse: “Se
posso darti un consiglio, sorellina... cerca di guardare nel tuo
cuore e di scoprire cosa provi davvero. Altrimenti, non solo tu
starai male, ma anche le persone che ami.”
Bulma
guardò la sorella maggiore e sorrise.
I
consigli di Tights erano sensati... ma ce l'avrebbe fatta a metterli
in pratica?
Radish
stava guardando il ciondolo che aveva tra le mani.
Erano
passati undici anni da quella notte... eppure, ricordava molto
bene...
“ETCIU'!!!”
Radish
si voltò in direzione dello starnuto.
Era
la dodicesima volta, quel giorno, che Kakaroth starnutiva e,
francamente, cominciava a non poterne più!
Uscì
dalla sua stanza e si diresse in salotto.
Suo
fratello stava seduto davanti al tavolo a fare dei compiti.
“Ehi,
moccioso.” disse, seccato “Si può sapere
che hai? Da quando sei
tornato non fai che starnutire...” “Non ci posso
fare niente,
Radish. E più forte di me...” si scusò
il bambino, voltandosi.
Appena
vide la faccia, Radish sgranò gli occhi.
Aveva
gli occhi lucidi, il volto pallido e le guance rosse.
“Ehi,
ti senti bene?” domandò l'uomo, con una nota di
preoccupazione, e
il bambino, alzandosi in piedi, disse: “Certo.
Guarda.”
Appena
si alzò in piedi, sentì la testa diventargli
pesante e la vista
annebbiarsi.
Barcollando,
si sdraiò sul divano e, dopo un po', sentì la
testa diventargli
leggera...
“Da
quello che ho visto, stai parecchio male.”
commentò Radish e
avvicinandosi al fratello gli toccò la fronte.
Scottava
parecchio.
“Devi
avere la febbre...” disse l'uomo, grattandosi i capelli, e
poi
domandò: “Senti, ce la fai a cambiarti?”
“Sì...” “Bene.
Vado a cercarti un termometro.”
Una
volta, che l'ebbe trovato, Radish misurò la temperatura del
bambino
e vide che aveva la febbre a 38°.
“Accidenti.
Hai la febbre alta.” commentò l'uomo.
Quell'influenza
non ci voleva proprio.
Cosa
doveva fare con un bambino con la febbre?
Si
grattò la testa, nervoso.
Poi
gli venne in mente che, per curare la febbre di una persona ci
volevano le medicine.
L'unico
che poteva dirgli che medicine ci volevano per un bambino con la
febbre era Vegeta e, magari, ce ne aveva anche qualcuna in casa.
Prese
il telefono e, dopo aver digitato il numero di telefono del compagno,
si mise ad aspettare, nervoso.
Finalmente,
sentì la cornetta dall'altro lato del telefono alzarsi e una
voce,
scocciata, dire: “Pronto? Chi è?”
“Sono io, Radish!”
“Radish?! E che cavolo vuoi?!” “Hai delle
medicine per la
febbre?” “Certo... perché?”
“Mio fratello si è preso una
brutta influenza e ne ho bisogno al più presto!”
“D'accordo.
Arrivo subito.” CLICK
Radish
si sedette pesantemente sulla sedia.
Quando
Vegeta sarebbe arrivato, gli avrebbe consegnato le medicine e
Kakaroth sarebbe stato meglio...
Si
alzò e si avvicinò al letto del bambino.
“Ti
serve qualcosa?” domandò l'uomo e Goku con un filo
di voce,
domandò: “Vorrei un po' di acqua... mi sento
bollente...”
“Arrivo subito.”
Quando
il ragazzino ebbe finito di bere, sempre sotto lo sguardo attento del
fratello maggiore, Radish prese il bicchiere e lo mise da lavare.
DRRRIIIIINNN
Doveva
essere Vegeta.
Si
affrettò ad aprire la porta e trovò il ragazzo
col fratello minore.
Vegeta
diede un piccolo tubo a Radish e si raccomandò:
“Dai a tuo
fratello tre palline di Belladonna ogni cinque ore. Mi raccomando,
non dargliene mai prima dei pasti.”
“Capito.” “Assicurati che
sia sempre al caldo. Non deve leggere, guardare la tv o altre cose
elettroniche. Fallo dormire il più possibile e metti vicino
a lui
dei fazzoletti. Si soffierà molto spesso il naso e
butterà fuori
gran parte dei virus.” “Va bene.”
“Inoltre, dagli da mangiare
pastina o altre cose leggere. Altri cibi lo farebbero solo stare
peggio.”
Radish
si segnò mentalmente tutti i consigli di Vegeta.
Occuparsi
tutti i giorni di un fratello che si ammalava facilmente aveva i suoi
lati positivi...
Quando
Vegeta finì di elencare a Radish come doveva occuparsi del
fratello
malato, Tarble sussurrò: “Fratellone, posso
salutare Goku?” “No.
Rischi di ammalarti anche tu.” “Ma ho preso la
febbre solo
quattro volte negli ultimi quattro anni...” “E'
meglio non
rischiare, debole come sei.”
Radish
rimase in silenzio un secondo, poi disse al bambino: “Lo
saluterò
io per te.” “Davvero?”
“Certo.” “Grazie mille, Radish.”
Una
volta che i due fratelli se ne furono andati, Radish tornò
dal
fratello.
Mentre
preparava la medicina, disse: “Tarble ti saluta.”
“L'ho
sentito. E' stato molto carino da parte sua...”
“Apri la bocca.”
Una
volta che il ragazzino ebbe inghiottito la medicina, Radish si
alzò
in piedi e, prima di uscire dalla stanza, si raccomandò:
“Adesso
chiudi gli occhi e vedi di dormire.”
“Certo.” annuì il
bambino, alzando in aria un pugno.
Come
facesse quel moccioso ad avere tutta quella energia nonostante avesse
38 di febbre era un autentico mistero...
Radish
uscì dalla stanza e prese il telefono.
Probabilmente,
suo fratello non era in grado di andare a scuola domani,
perciò era
meglio avvisare qualcuno.
La
domanda era: chi?
Per
un attimo, Radish fu tentato di telefonare alla prof di suo
fratello...
Da
giorni, era ossessionato dalla voglia di sentire la sua voce...
A
volte, aveva persino alzato la cornetta per chiamarla ma il suo
orgoglio l'aveva sempre bloccato.
Che
cosa le avrebbe detto?
Che
figura ci avrebbe fatto, chiamarla senza nemmeno avere un valido
motivo?
In
quanto l'unico motivo per cui l'aveva chiamata era solo di sentire la
sua voce?
Gli
avrebbe chiuso il telefono in faccia.
Tuttavia,
adesso che aveva un valido motivo per chiamarla, non riusciva a
prendere la cornetta...
Alla
fine prese una decisione.
Avrebbe
telefonato all'amica di suo fratello.
In
fondo, una prof che sapeva il motivo dell'assenza di uno studente
prima che l'avvisassero altri, sarebbe stato sospetto...
Tights
entrò in classe.
Non
si stupì del fatto che mancavano dei ragazzi.
Era
la stagione delle influenze.
Tutti
gli altri era così, pertanto ci era abituata...
Ad
un tratto si accorse che il banco vicino a Chichi, quello di Goku,
era vuoto.
“Scusa,
Chichi...” domandò la donna
“Dov'è Son?” “Ha la febbre
alta, professoressa Brief. Mi ha telefonato suo fratello.”
“Capisco...”
Mentre
Tights scriveva nel registro il motivo dell'assenza di Goku,
sentì
il cuore a pezzi.
Anche
se era l'insegnante del fratello, le avrebbe fatto piacere ricevere
la sua telefonata...
Dopotutto,
frequentava la loro casa...
“Hai
finito?” domandò Radish, avvicinandosi al letto
del fratellino.
Il
bambino annuì con la testa e Radish prese il piatto.
Le
istruzioni di Vegeta su come occuparsi di Kakaroth erano azzeccate e
perfette.
Il
ragazzino aveva ronfato e buttato fuori delle schifezze per tutto il
giorno e, grazie alla medicina omeopatica che l'amico gli aveva
consigliato, la febbre era scesa parecchio.
Aveva
chiesto una settimana di permesso per potersi occupare al meglio di
Kakaroth e proprio qualche minuto fa aveva ricevuto un sms da parte
di Tights: Visto
che tuo
fratello è malato, non vengo a casa tua.
Per
qualche oscuro motivo, quel messaggio aveva un tono offeso...
Evidentemente,
non aveva gradito il fatto che non l'aveva avvisata della malattia
del fratello...
Ma
a lui non gliene fregava niente.
Dopotutto,
doveva già occuparsi di un moccioso e non aveva tempo per
occuparsi
di una prof offesa...
Eppure,
in fondo, in fondo, gli dispiaceva di averla offesa...
Dopo
aver pulito il piatto, Radish tornò in salotto e
trovò gli occhi
neri di suo fratello, ancora lucidi per la febbre, che lo guardavano.
Ormai,
Radish conosceva troppo bene suo fratello e sapeva che se lo guardava
così desiderava qualcosa.
“Cosa
vuoi, moccioso?” domandò, con uno sbuffo, l'uomo e
il bambino,
guardandolo, domandò: “Mi racconti una
storia?” “COSA?!
Scordatelo, moccioso!” “Ti prego, il nonno me la
raccontava
sempre quando ero malato...” “Ho detto di
no.” “Uffa...”
Radish,
ignorando lo sbuffo del fratello minore, prese dei libri e li
passò
al bambino: “Mettiti avanti con lo studio.”
“Va bene...”
Le
ore passarono lentamente.
Mentre
Goku studiava, Radish accordava la sua chitarra.
Non
gli era ancora arrivato il risultato del provino... ma non si faceva
illusioni.
Troppe
volte era stato rifiutato...
Qualche
ora dopo, Radish uscì dalla sua stanza e avvicinandosi al
fratello
minore, disse: “E' l'ora della medicina. Apri la
bocca.”
Tuttavia,
inspiegabilmente, Goku tenne la bocca chiusa.
Insospettito,
l'uomo domandò, scocciato: “Cosa vuoi?”
“Una storia.”
“Scordatelo.” “Allora non apro la
bocca.” “La stai aprendo
adesso.”
Sentendo
la frase del fratello maggiore, Goku, si tappò la bocca con
le mani.
Scocciato,
Radish cercò di tenerlo fermo e di fargli aprire la bocca,
dicendogli, adirato: “E apri questa stupida bocca!”
“No, no!”
mugugnò il ragazzino, da dietro le mani, ancora davanti alla
bocca.
Radish
sbuffò, seccato.
Quel
dannato moccioso doveva prendere la medicina o sarebbe successo il
caos.
C'era
solo una cosa che poteva fare...
“E
va bene. Mi arrendo. Ti racconterò una storia.”
disse il giovane
mentre il fratellino sorrideva tutto contento.
Il
suo amato nonnino, quando gli raccontava una storia, lo faceva volare
sulle ali della fantasia...
Quelle
storie così belle... sembravano reali...
Radish
si sedette sul letto e dopo essersi grattato la testa, come faceva
ogni volta che era nervoso, raccontò: “Allora...
c'era un
bambino... che apparteneva a un popolo...” “Un
popolo di
guerrieri?” “Esatto! Un popolo di guerrieri! Ma non
un popolo di
guerrieri qualsiasi... erano i migliori in tutto
l'universo...”
“Davvero? E che aspetto avevano?” “Erano
come noi però...
avevano una forza mostruosa, erano in grado di volare, sparare raggi
d'energia e... e avevano una coda!” “Una coda? Come
le scimmiette
dello zoo?” “Già... inoltre erano molto
orgogliosi...” “E il
bambino?” “Il bambino... era un bambino molto
solo... non aveva
molti amici... pertanto... voleva un fratellino... così...
poteva
avere qualcuno con cui giocare...” “E gli
arrivò?” “Sì...
un giorno, la sua mamma gli diede il suo fratellino...”
“Che
bello! Così ha avuto qualcuno con cui giocare!”
“No... perché...
c'era un uomo molto cattivo... che odiava con tutte le sue forze quel
popolo... così... li attaccò e ne uccise la
maggior parte.” “Oh
no. Poverini. E il bambino e il suo fratellino?”
“Il bambino si
salvò... perché era con il principe del popolo
dei guerrieri...
vedi, il signore molto cattivo sapeva dell'incredibile potenziale del
principe... così, lo risparmiò per costringerlo a
lavorare per
lui... solo che il principe era uno spirito molto libero e irrequieto
e odiava essere lo schiavo di qualcuno pertanto, segretamente,
progettava di ucciderlo e di ottenere la sua
libertà.” “Mi
ricorda tanto Vegeta, quel principe.”
“Già... comunque, anche il
fratellino si salvò, in quanto il papà dei due
bambini aveva
intuito il piano dell'uomo cattivo... così lo
mandò su un altro
pianeta...” “E com'era questo pianeta?”
“Esattamente come la
Terra.” “E poi?” “Gli anni
passarono... il bambino divenne un
uomo... e divenne un mercenario molto crudele e cattivo... tuttavia,
non aveva mai dimenticato il suo fratellino... un giorno... decise di
andarlo a prendere sul pianeta... e...” “E? Non
tenermi sulle
spine, Radish...” “E trovò il suo
fratellino completamente
cambiato che si era dimenticato di lui e del suo intero
popolo.”
“Davvero?” “Sì... aveva
sbattuto forte la testa quand'era
piccolo e si era dimenticato tutto... così, preso dalla
rabbia,
l'uomo rapì il figlio del fratello per costringerlo ad
andare via
con lui... i due, allora, combatterono all'ultimo sangue
finché,
alla fine, entrambi morirono. Fine. E adesso prendi la
medicina.”
Goku
rimase in silenzio un attimo e, poi, domandò: “E
poi?” “Come
sarebbe a dire -E poi?-?! Non hai sentito la parola fine? E' finita
la favola, moccioso.” “Ma il finale è
brutto. Sono entrambi
morti senza far pace... le storie del nonno non finivano mica
così.
C'era sempre il lieto fine.” “Piantala di fare lo
stupido e
cresci, dannazione! Hai già quattordici anni! Nella vita
reale non
esiste il lieto fine, moccioso! Alla fine, la vita è uno
schifo, va'
tutto da cani e i sogni sono solo stupide illusioni infantili! Io
l'ho già capito da un pezzo e tu faresti bene a capirlo
prima che la
vita ti prenda a calci! E adesso prendi questa stupida
medicina!”
sbottò Radish, aprendo la bocca al fratello minore e
dandogli la
medicina.
Una
volta data, si alzò e se ne andò via borbottando
tra sé mentre il
piccolo Goku lo fissava in silenzio.
Aprì
gli occhi e si massaggiò la testa.
La
testa, adesso, era molto più leggera anche se sentiva la
gola ancora
piena di catarro.
Tastò
il muro finché non trovò l'interruttore della
luce ma quando accese
la luce, sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Con
la testa e le braccia appoggiate sul letto, addormentato
profondamente, c'era suo fratello maggiore.
Doveva
essere rimasto lì tutta la notte, a controllarlo ma alla
fine,
distrutto dalla stanchezza, si era addormentato.
Silenziosamente,
il bambino si avvicinò al fratello e, con la sua piccola
manina,
cominciò ad accarezzargli dolcemente la testa, sorridendo. |
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Capitolo 12 *** Gocce di pioggia e baci rubati ***
CAPITOLO
12: GOCCE DI PIOGGIA E BACI RUBATI
“Cerca
di non saltellare in mezzo delle pozzanghere, moccioso!”
“Cosa?
Ma è divertente...” “Ti sei appena
ripreso dalla febbre. Non ci
saltare.”
Radish
stava finendo di sistemare l'impermeabile verde a forma di rana al
fratello minore.
Soltanto
suo fratello poteva avere un impermeabile così ridicolo...
Dopo
cinque giorni, suo fratello si era, finalmente, ripreso dalla febbre
e doveva riportarlo a scuola.
I
due uscirono dal palazzo e salirono in macchina.
Dopo
una serie di difficoltà, i due fratelli arrivarono alla
scuola.
Goku,
immediatamente, uscì dalla macchina e si diresse verso il
portone.
“Aspettami,
moccioso!” urlò il fratello, uscendo a sua volta
dalla macchina.
Suo
fratello, però, era già sparito, inghiottito da
una folla di
persone con ombrelli o impermeabili.
Doveva
trovarlo subito o sarebbe finito nei casini!
Lo
cercò, preoccupato, in mezzo a quella folla.
Tutta
quella gente... tutti quei mocciosi...
Ma
dove cavolo era?!
Ad
un tratto, notò un impermeabile verde vicino al portone.
Si
avvicinò e trasse un sospiro di sollievo.
Suo
fratello era lì.
L'osservò
un attimo e, quando vide che era entrato, si voltò per
andarsene ma
sbatté contro qualcuno.
“Scusi.”
disse distratto ma, non appena si accorse chi era, sbiancò.
Quei
corti capelli biondi e quei grandi occhi neri... quella era Tights,
impossibile sbagliarsi.
La
donna l'osservò un secondo, poi disse, con un tono di
sufficienza:
“Se sei qui, immagino che tuo fratello sia
guarito.” “Sì,
prof.” “Bene... ora devo andare, iniziano le
lezioni.”
Tights
lo superò e procedette verso il portone.
Radish
intuì che era adirata.
Evidentemente,
non aveva gradito il fatto che non l'avesse avvisata della malattia
del fratello...
Mentre
la professoressa entrava nella scuola, continuò a guardarla
in
silenzio.
Non
l'avrebbe mai ammesso... ma vederla arrabbiata gli faceva
più male
di tutti cazzotti del mondo...
Cosa
poteva farle per chiederle scusa?
DRIIIINNNN
La
campanella dell'intervallo, spezzò il dialogo della giovane
prof dai
capelli biondi.
Mentre
gli studenti, uscivano dalla classe, lei rimase in silenzio.
Rivedere
Radish, quella mattina, era stato un vero colpo...
Sospirò.
Il
suo cuore aveva continuato a batterle forte per mezz'ora.
Ormai
ne aveva la certezza assoluta... si era innamorata.
Si
era innamorata di Radish.
Era
preoccupata per quel che avrebbe pensato la gente se fosse uscita col
fratello maggiore di un suo studente... più che altro per il
suo
lavoro perché, di quello che pensava la gente, francamente,
se ne
infischiava.
Tuttavia,
il fatto che l'uomo non l'avesse informata del fatto che suo fratello
avesse la febbre, nonostante avesse il suo numero, la faceva
arrabbiare.
Evidentemente,
per lui, non era niente di speciale.
Solo
una ragazza come un'altra.
Ma
gliela avrebbe fatta vedere!
Se
c'era una cosa che Tights non poteva assolutamente sopportare, era
quello di essere stata presa in giro!
Certo
che quel tipo sapeva prendere in giro proprio bene le donne... quando
si erano trovati così vicini... i loro discorsi...
Si
alzò furente dalla sedia e uscì dalla classe.
Quanto
odiava quell'idiota!!!
Non
voleva mai più rivederlo!!!
Radish
si trovava davanti alla porta della casa della prof di suo fratello.
Forse,
aveva trovato il modo di farsi perdonare...
Finalmente,
scorse la figura esile della donna, sotto un grande ombrello
trasparente, e i suoi corti capelli biondi.
Appena
si accorse di lui, Tights fece una faccia stupita ma poi, con una
voce seccata, domandò: “Cosa vuoi?”
“Mi hanno preso.”
“Cosa?” “Sono il chitarrista della band.
Ho realizzato il mio
sogno, prof.” “Sono contenta per te.
Ciao.”
La
donna si avvicinò alla porta e mentre metteva le chiavi
nella toppa,
Radish le domandò: “Cosa devo fare,
prof?”
La
donna, stupita, si voltò e fece: “Eh?”
“La nostra scommessa.
Se mi prendevano, dovevo realizzare un suo desiderio.”
“E se no,
mi avresti fatto qualche diavoleria erotica.” “Ci
vada piano,
prof...” “In ogni caso, considera sciolta la
scommessa. Non ho
nessun desiderio.” “Eh no, per principio, prof, una
volta che mi
prendo un impegno devo assolutamente portarlo a termine!”
“Senti,
io non ho proprio alcun desiderio.” “Allora io
resto qui.”
Tights,
ignorando il giovane, entrò in casa.
Pioveva
a dirotto.
Quel
testone se ne sarebbe andato, prima o poi...
Pioveva
a dirotto.
Qualunque
persona sana di mente, se ne sarebbe andato al coperto, ma lui non
era decisamente sano di mente.
Se
ne stava lì immobile, sotto la pioggia battente, cercando di
ripararsi col cappuccio della sua felpa.
Prima
c'era solo una leggera pioggia, quindi non aveva pensato di prendersi
con sé l'ombrello...
Tuttavia,
era intenzionato a non muoversi assolutamente.
Non
se ne sarebbe andato da lì, finché quella testona
di Tights non si
sarebbe decisa a dargli qualcosa da fare.
In
questo modo, sperava di farsi perdonare per non averla avvisata della
febbre di suo fratello.
Non
poteva sopportare che Tights fosse arrabbiata con lui...
Cosa
non si faceva per una donna...
Era
ancora lì.
Lo
vedeva chiaramente dalla finestra.
Certo
che quell'uomo era proprio un testone.
Diede
un'occhiata all'orologio sulla parete.
Ormai
erano due ore che era lì... solo per soddisfare un suo
desiderio...
Maledicendosi
mentalmente, Tights aprì la porta e disse, scocciata:
“Dai, entra.
Rischi di prenderti un malanno. E poi i vicini potrebbero prenderti
per un maniaco.” “Grazie, prof. Qual'è
il suo desiderio.”
“Fila subito sotto la doccia! Ecco qual'è il mio
desiderio!”
“Dov'è il bagno?” “In fondo a
destra. Non fare diavolerie o ti
sbatto nudo sotto la pioggia.” “Capita l'antifona,
prof. Faccio
il bravo, lo prometto.”
Tights
inarcò un sopracciglio, poco convinta.
Mentre
Radish entrava nel bagno, si sedette sul tavolo del salotto e,
mettendosi gli auricolari, cominciò a scrivere.
Dopo
un po', si fermò.
Non
riusciva a trovare una buona idea per mandare avanti la storia.
Si
passò una mano tra i capelli...
Non
sapeva cosa fare...
Ad
un tratto, le sembrò di sentire un rumore.
Si
tolse gli auricolari e fece: “Eh?”
“PROF!!! INSOMMA, MI
SENTE?!?!” “Sì, ti sento, Radish. Cosa
c'è?” “Dov'è
l'asciugamano?”
La
donna sbiancò.
Ora
che ci pensava, aveva messo da lavare gli asciugamani che c'erano
bagno...
“Aspetta,
te ne vado a cercare uno!” esclamò la donna,
alzandosi in piedi.
Si
diresse verso la lavanderia e, dopo averla messa in soqquadro,
trovò
un accappatoio.
Tornò
in casa e disse: “Ho trovato un accappatoio. Te lo passo. Mi
raccomando, non ti azzardare ad uscire!”
Si
avvicinò al bagno e, coprendosi gli occhi con la mano,
allungò
l'accappatoio.
Nel
frattempo, il braccio e la mano di Radish uscirono dalla porta del
bagno e si mise a tastare il muro e l'aria, nel tentativo di trovare
l'accappatoio.
Finalmente,
la mano di Radish prese l'accappatoio e, veloce come il fulmine, lo
portò dentro al bagno.
Tights
si azzardò ad aprire gli occhi quando Radish chiuse la porta.
Non
c'era nessuno...
Fece
un sospiro e, poi, tornò in salotto, dove riprese a scrivere.
Alzò
la testa solo quando sentì un rumore.
C'era
Radish con indosso l'accappatoio blu che aveva raccattato.
“Non
ci sono molti vestiti maschili, qui...” commentò
il giovane,
sedendosi davanti a lei, e la donna annuì: “Ci
viviamo solo io e
mia sorella. Prima ci viveva un mio amico, che ho conosciuto quando
sono venuta in città per una vacanza.”
“Lei è stata qui in
vacanza, prof?” “Sì, a diciassette anni.
Durante essa, ho
incontrato il mio amico Omori. Due anni fa è morto e mi ha
lasciato
in eredità questa casa, che ho subito abitato assieme a mia
sorella.” “Vi siete davvero sistemate
bene...” “Grazie...”
Per
un pezzo, si sentì solo il suono dei tasti del portatile
della
donna.
“Dov'è
Goku?” domandò, fingendosi il più
distratta possibile, Tights e
Radish rispose: “A studiare dalla sua amica.”
“Intendi Chichi?”
“Stanno insieme anche a lezione?”
“Sì. Credo che a Chichi Goku
piaccia.” “Peccato che a quello scemo di mio
fratello non
interessano le ragazze...”
I
due rimasero di nuovo in silenzio finché Radish non
domandò: “Di
cosa parla il suo romanzo?” “Pensavo di raccontare
la storia di
due ragazzi che viaggiano nello spazio per poter tornare sulla
terra... però sono ancora indecisa su alcuni
punti...” “Vedrà
che riuscirà a trovare qualcosa per sistemarli...”
“Da quando
sei così positivo?” “Da quando mi ha
insegnato a credere di
nuovo nei sogni, prof.”
Tights
smise di lavorare e si mise a guardarlo.
“Davvero?”
domandò, debolmente, la donna e Radish annuì:
“Certo. Avevo
smesso di credere ai sogni...” “Era
perché nessuno ti voleva?”
“Sì...”
Mentre
diceva quelle parole, l'uomo abbassò lo sguardo, diventando
scuro in
volto.
Tights
se ne accorse e, dolcemente, gli propose: “Se ti va. Puoi
raccontarmi tutto. Non ti giudicherò, promesso.”
“Non è quello,
prof...” “E allora qual'è il problema,
ti vergogni?” “Un
po'... ma, soprattutto, non voglio che mio fratello lo
sappia...”
“Non preoccuparti. Non lo dirò a
nessuno.” promise la donna.
Radish
rimase in silenzio un attimo.
Non
si accorse che una manica dell'accappatoio si era alzata e mostrava
dei piccoli puntini bianchi cicatrizzati.
“Cosa
sono quelle cicatrici?!” domandò, sconvolta,
Tights e il ragazzo,
veloce come il lampo, abbassò la manica ma era troppo tardi.
“Che
cavolo ti è successo?! Non esci di qui fino a quando non me
lo
dici!” lo avvisò la donna, piazzandosi davanti a
lui, e Radish,
vedendosi ormai in trappola, si alzò e, dopo aver camminato
un
attimo, si sedette pesantemente sul divano e, mentre la pioggia
batteva infuriata sul tetto e sul vetro della casa,
raccontò:
“Undici anni fa... i miei genitori morirono in un incidente
stradale. Io, siccome ero maggiorenne, me ne andai di casa, lasciando
Kakaroth con nostro nonno. Ero da sempre stato affascinato dalla
città... e volevo diventare un musicista. All'inizio, mi
sembrò di
essere in paradiso: donne, vino, luci... sembrava di essere in un
sogno... allora avevo solo diciotto anni, ero giovane e molto
stupido, prof... non avevo la più pallida idea che esistesse
un
prezzo da pagare e che quelle luci così belle potessero
diventare
fredde e insensibili. Cominciai a fare vari provini ma la risposta
era sempre la stessa: non preso. Nel frattempo, ero sempre
più a
corto di denaro, non avevo un lavoro fisso ed ero sempre più
disperato. Per orgoglio, non tornai da mio nonno e un giorno, non
ricordo bene come, cominciai a drogarmi.”
Per
un attimo, calò il silenzio.
C'era
solo il rumore del vento furente e della pioggia battente.
Alla
fine, Radish riprese il discorso, chiudendo gli occhi e grattandosi
la testa: “Fu un pessimo periodo di cui non vado per niente
fiero,
prof... ma allora, quella roba era capace di farmi dimenticare tutto.
Lo squallore della mia vita presente, i demoni del mio passato e la
delusione... prendendola, stavo molto meglio. Ma se dentro di me
stavo bene, il resto stava andando da schifo. Tutti i soldi che
guadagnavo, li usavo per comprarmi la droga, mangiavo pochissimo,
cominciai a vendere i miei oggetti personali... l'unica cosa da cui
non riuscivo a separarmi, nonostante valesse un sacco di soldi era la
mia chitarra. La portavo sempre con me. Siccome non avevo
più soldi
per l'affitto, me ne andai dal mio appartamento e mi
trasferì sotto
un ponte, con altri sbandati come me e barboni. Cominciai persino a
fare da corriere della droga per un tizio. In cambio, mi dava la roba
e qualche spicciolo. Una notte ci fu una retata della polizia nel
quartiere dove io e altri corrieri stavamo lavorando e per poco non
mi feci arrestare... tuttavia, ripresi a vivere proprio da quella
notte...”
Sentiva
il fiato sempre più corto e un dolore lancinante al petto e
alle
gambe.
Tuttavia,
non poteva assolutamente fermarsi.
Dietro
di lui, infatti, sentiva i poliziotti che gli stavano alle calcagna.
In
che casino si era ficcato...
L'uomo
della roba non gli aveva mai detto cosa fare in casi del genere...
Doveva
assolutamente farcela...
SBAM
Sbatté
con violenza contro qualcuno e cadde a terra.
“E
sta' attento, dannato idiota!!” gli urlò una voce
maschile
abbastanza arrabbiata.
Radish
ebbe il tempo di aprire gli occhi e si accorse, con orrore, che il
sacchetto con la roba era uscito dalla sua giacca ed era finito di
fianco a quello con cui si era scontrato, un giovane dai capelli a
fiamma nera.
Era
la fine... l'avrebbe denunciato... sarebbe finito in prigione...
sentiva gli uomini e i cani avvicinarsi sempre di più...
Tuttavia,
l'altro prese il sacchetto e, con tutta la forza del mondo, lo
lanciò
più avanti.
Dopodiché,
lo prese per un polso e lo mise di fianco a sé.
In
quel momento, giunsero i poliziotti con i cani e domandarono:
“Cosa
ci fate a terra, voi due?” “E' stata tutta colpa di
un idiota. Ci
è venuto addosso e ci ha fatto cadere.”
“In che direzione è
andato?” “Sempre dritto.”
Intanto,
uno dei cani, si mise ad annusare la giacca di Radish.
Il
giovane sudò freddo ma poi il cane si diresse verso il
sacchetto.
“Ispettore,
venga a vedere!” urlò l'agente che stava tenendo
il cane “Ho
trovato della droga.” “Ottimo. Allora non
dev'essere lontano.”
disse l'ispettore “Sentite, potreste descrivere il tizio che
vi è
venuto addosso?” “Non l'ho focalizzato bene... era
alto... coi
capelli scuri...” cominciò il ragazzo dai capelli
a fiamma e
Radish, prendendo parte al gioco, aggiunse: “Mi sembrava che
avesse
una giacca verde.” “Molto bene. Dateci le vostre
generalità, in
modo che vi possiamo localizzare in caso di bisogno.”
“Come
vuole, mi chiamo Vegeta Prince e...”
Mentre
Vegeta diceva le sue generalità all'ispettore, Radish era
sempre più
nervoso.
Lui
viveva sotto a un ponte!
Tuttavia,
ad un tratto, ebbe la soluzione.
“Molto
bene. E lei, signor...” fece l'ispettore e Radish,
prontamente,
rispose: “Son. Radish Son. Abito con lui.”
Vegeta
rimase in assoluto silenzio e Radish ne fu, al tempo stesso, felice
ma anche terrorizzato.
Una
volta che l'ispettore li lasciò andare, Vegeta lo
affrontò: “Perché
gli hai detto che vivi con me?”
Radish
rimase in silenzio.
“Non
hai una casa, vero?” indovinò Vegeta e, ancora una
volta, Radish
rimase in silenzio.
Il
giovane sbuffò poi disse: “Vieni con me.”
Radish
lo seguì in silenzio e vide che l'altro l'aveva condotto
davanti ad
una macchina.
I
due s'infilarono dentro e, dopo un po' giunsero davanti ad una
piccola villa.
Vegeta
aprì la porta e Radish, timidamente, entrò dentro.
Mentre
guardava quella casa, così pulita ed ordinata, ad un tratto,
notò
la fotografia di un bambino piccolo in una piscina che sorrideva
tutto contento.
Istintivamente,
pensò a Kakaroth.
Erano
passati nove anni da quando se n'era andato... adesso avrebbe avuto
dodici anni... chissà come stava...
Probabilmente,
lui e suo nonno, se avessero saputo che si drogava, l'avrebbero
guardato con profondo disprezzo e vergogna... e se lo sarebbe
meritato...
“Cosa
guardi?” domandò Vegeta e Radish rispose:
“Niente...” “Lui è
mio fratello. Adesso non c'è perché è
in gita scolastica... ma ti
ammazzo se lo metti sulla cattiva strada!” “Non
preoccuparti...”
Vegeta
rimase in silenzio un attimo poi, gettandogli in testa un
asciugamano, disse: “Va' a farti una doccia. Puzzi
così tanto da
far schifo. Non voglio sapere quand'è stata l'ultima volta
che ti
sei fatto una doccia perché, altrimenti vomiterei. Il bagno
è in
fondo a destra.”
Radish,
dopo aver posato sul divano la sua chitarra, si trascinò
fino al
bagno.
Era
così pulito... quanto tempo era passato dall'ultima volta
che aveva
visto un bagno?
“Dammi
i tuoi vestiti che te li metto da lavare.” rispose Vegeta
alle sue
spalle e l'altro rispose: “Ma... non ne ho altri di
riserva.”
“Nessun problema. Telefono a un mio amico che ti
presterà per
stanotte dei vestiti. Poi, domattina andremo al centro commerciale e
ne compreremo di nuovi per te.”
“Grazie...” “Se vuoi
ringraziarmi, svestiti, dammi i tuoi vestiti e fila subito sotto la
doccia!”
Radish
ubbidì e, una volta dentro alla doccia, cominciò
a lavarsi.
Quell'acqua
così calda... si sentiva così bene... per la
prima volta, si
sentiva bene senza l'aiuto della droga...
“In
seguito, prof, vissi per un periodo a casa di Vegeta. Conobbi Nappa e
Tarble e cominciai a rendermi conto di che vita del cavolo mi ero
fatto...” “Come mai si sono presi così
cura di te? In fondo eri
un estraneo...” “Non proprio, prof... vede, Vegeta
è il figlio
di un amico di mio padre mentre Nappa era un amico di mio
padre.”
Tights
rimase in silenzio.
Non
si aspettava quella conoscenza...
Nel
frattempo, Radish riprese il suo discorso: “Qualche tempo
dopo,
Vegeta e Nappa mi hanno trovato un lavoro e un appartamento decente.
Così, ho ripreso a vivere. Devo tutto a loro. All'inizio,
è stato
un incubo. Perché avevo varie crisi d'astinenza e a volte
ero
tentato dal prendere la droga ma, alla fine, ce l'ho fatta. Tuttavia,
ormai, i miei sogni erano distrutti e la mia anima dispersa. Le
uniche cose che mi restavano erano queste cicatrici al braccio,
dovute alle mille siringhe che m'iniettavo nelle vene. Per questo non
ho più voluto toccare la mia chitarra.”
“Però, adesso, l'hai
ripresa...” “Sì. Quanto alla mia anima,
prof, non l'ho ancora
trovata ma la sto ancora cercando disperatamente, con la speranza di
riuscire a trovarla. Comunque, è merito suo se sono riuscito
a
riprendere la chitarra, prof. Lei... mi ha insegnato a credere di
nuovo nei sogni... e a non pentirmene... lei non immagina quanto mi
abbia aiutato prof...”
Tights
arrossì e abbassò lo sguardo.
“Vado
a vestirmi.” disse il ragazzo, alzandosi dal divano, e
uscendo
dalla stanza.
Tights
smise di scrivere e osservò il suo portatile.
Anche
se i suoi occhi stavano fissando il foglio pieno di lettere, la sua
mente vagava lontano.
Non
avrebbe mai immaginato che Radish avesse un passato da drogato...
Quel
ragazzo aveva alle spalle un passato terribile... ma era determinato
a tornare a vivere e a non ricadere... per i suoi amici, per suo
fratello e, come sperava ardentemente, anche per lei.
Ad
un tratto, sentì un fruscio che le fece alzare la testa.
Davanti
a lei, c'era Radish.
L'uomo,
si sedette sul divano dietro di lei e si mise a fissarla in silenzio.
Tights
si rimise a scrivere ma si accorse che faceva fatica.
Il
fatto che la stesse fissando la rendeva così nervosa...
Si
voltò e fissando il ragazzo, domandò,
timidamente: “Vuoi
osservarmi per tutto il tempo?” “E
perché no, prof? Dopotutto,
lei deve solo scrivere. Io me ne sto qui buono ad
osservarla.”
“Ok...”
La
donna si voltò di nuovo ma non smise di essere nervosa.
Non
vorrà mica tenermi d'occhio per tutto il tempo?
Si domandò,
preoccupata, la donna
Potrebbe
anche farlo. Dopotutto, è un mostro di resistenza fisica...
Si
voltò di nuovo e quello che vide la lasciò senza
parole.
Radish
era sdraiato sul divano che dormiva profondamente.
Ma
tu guarda che roba!
Pensò
Tights, seccata Prima mi dice che mi terrà
d'occhio e poi,
come se niente fosse, si mette a dormire come un bambino!
Tuttavia,
la seccatura lasciò presto parte alla tenerezza.
Quell'uomo
era così scorbutico e antipatico quand'era sveglio ma quando
dormiva, cambiava completamente.
La
sua espressione diventava più calma e distesa.
Sembrava
proprio un bambino...
Tights
fece un dolce sorriso e tornò a scrivere.
“Allora,
prof, sono perdonato?” “Sì, Radish, sei
perdonato...”
Mentre
si dirigeva verso alla porta, Radish sorrise.
Era
stato difficile ma, alla fine, era riuscito a farsi perdonare da
quella testona...
Tights
aprì la porta ma, ad un tratto, si bloccò e
domandò: “C'è una
ragazza che ti piace?”
Per
un attimo, sembrò che il mondo, tranne loro due, si fosse
fermato di
colpo.
Gli
unici rumori che si sentivano era lo scrosciare incessante della
pioggia.
Tights,
diventando rossa, disse: “Lo so che è una domanda
improvvisa... mi
è venuta così... so che è una
sciocchezza, ma...”
Aveva
appena detto quelle parole, che Radish si buttò
all'improvviso su di
lei e, senza darle alcun preavviso, la baciò.
La
bionda, per un attimo, rimase sconcertata.
Quel
bacio... era ruvido e violento... eppure, aveva un qualcosa di
dolce...
Chiuse
gli occhi e si lasciò trasportare da quel bacio,
dimenticando il
mondo che la circondava.
Solo
quel bacio era importante... del resto, niente aveva importanza...
Alla
fine, Radish si staccò e avvicinando le sue labbra al suo
orecchio,
sussurrò: “E' lei quella che mi piace,
prof...”
Dopo
averle dette quelle parole, la lasciò e, dopo essersi tirato
su il
cappuccio, si allontanò sotto la pioggia battente. |
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Capitolo 13 *** Una partenza movimentata ***
CAPITOLO
13: UNA PARTENZA MOVIMENTATA
Tights
se ne stava sdraiata sul letto a guardare il soffitto.
Inutile
dirlo, era confusa come poche!
Non
poteva dimenticarsi di quello che ero successo una settimana fa, in
quel pomeriggio piovoso... Radish, con tutta la tranquillità
del
mondo, l'aveva baciata e le aveva detto che era lei la donna che
amava.
Tuttavia,
non sapeva se quello che le aveva detto era coerente con la
realtà.
Poteva
benissimo averla presa in giro per vendicarsi del fatto che gli aveva
una domanda così personale...
Dannato
idiota!
Possibile
che le cose con lui dovessero sempre essere così complicate?!
Non
riusciva mai a capire se quello che diceva corrispondeva alla
verità...
Adirata,
si girò su un fianco.
Possibile
che le cose con quello stupido dovessero essere sempre così
complicate?!
Aveva
una voglia matta di dargli un bello schiaffo!
Goku
mise in bocca la penna mentre, con aria assorta, guardava il
soffitto.
Da
giorni, inspiegabilmente, aveva una strana sensazione...
Come
se qualcosa, all'interno della sua famiglia, stesse per cambiare...
“Ehi,
concentrati sui tuoi compiti e finiscili in fretta.” disse,
seccata, la voce di Radish dalla cucina, distraendolo dai suoi
pensieri “Fra poco vengono qui i miei amici per giocare a
carte e
abbiamo bisogno di quel tavolo.” “Ho quasi
finito...”
Di
sicuro, il carattere di suo fratello non era per niente cambiato...
Finì
il tema per la scuola e portò via il suo astuccio, libri e
quaderni.
Una
volta che li ebbe portati via, si mise ad aiutare il fratello
maggiore con gli aperitivi.
Mise
su di esso sacchetti di patatine, bibite, la maggior parte costituita
da birre fredde in lattina, e persino un posacenere.
L'aveva
appena messo che si sentì il campanello.
Il
ragazzino aprì la porta e si trovò davanti
Vegeta, Tarble e Nappa.
“Ciao.
Come mai siete arrivati qui in una volta sola?”
domandò, curioso e
Vegeta, con la sua solita aria seccata, spiegò:
“Ci siamo
incontrati al parcheggio, idiota.”
Dopo
aver detto quelle parole, Vegeta e gli altri entrarono in casa e la
prima cosa che fecero fu quella di fiondarsi a mangiare l'aperitivo.
In
pochi minuti, tutto fu razzolato e sparì nello stomaco dei
cinque.
A
quel punto, Radish sparecchiò e Nappa tirò fuori
dal giubbotto le
carte mentre Vegeta le sigarette.
Vedendo
quei preparativi, Goku e Tarble se ne andarono in un'altra stanza.
Nessuno
si accorse dello sguardo che Vegeta e Tarble si diedero.
Una
volta che se ne furono andati in un'altra stanza, i più
piccoli
cominciarono a giocare con le macchine e le miniature di Goku.
Ad
un tratto, il piccolo Tarble, mentre faceva volare il suo robot
giocattolo, disse a Goku: “Sai che mio fratello vuole andare
in
campeggio con tuo fratello e Nappa?”
“Davvero?!” “Sì, ci
siamo già andati l'anno scorso. Il posto è molto
bello e ha fatto
molto bene per la mia salute. Inoltre, lì vicino
c'è anche un
piccolo paese.” “Davvero?! Allora ci devo
assolutamente andare!!”
“Sì.” “Posso invitare anche la
mia maestra e sua sorella
Bulma?”
Tarble
sgranò gli occhi.
Lui
e il suo fratellone avevano fatto mille progetti per convincere Goku
a invitare Bulma e sua sorella e invece, alla fine, Goku le aveva
proposte senza che dicesse niente.
Chissà
poi, perché il suo fratellone e Nappa volevano che si
unissero anche
quelle due.
Da
sempre, il suo fratellone aveva odiato avere dei passeggeri in
più
alle sue vacanze, soprattutto donne...
Comunque,
aveva accettato senza fare domande.
Quello
era il suo fratellone, il suo mondo... era tutto per lui!
Pur
di renderlo felice, si sarebbe gettato da un grattacielo!
“Non
lo so, Goku... il mio fratellone, quando va in vacanza, non vuole
gente di troppo tra i piedi...” balbettò Tarble.
In
realtà, anche quella frase faceva parte del piano.
Anche
se, secondo la visione del suo fratellone, Goku era un totale
stupido, c'era il rischio che avrebbe trovato strano nessuna
reticenza da parte di Vegeta...
Nel
frattempo, con tutta la tranquillità del caso e con il suo
solito
sorriso a trentadue denti, Goku disse: “Nessun problema. Sono
sicuro che Bulma e Tights riuscirebbero a convincere tuo fratello a
farle salire. Tanto Tights viene spesso qui per insegnare al mio a
gestire la casa.”
Appena
si rese conto di ciò che aveva appena detto, Goku si
tappò la bocca
con le mani e disse, nervoso: “Accidenti, era un segreto!!!
Non
dovevo dirtelo!!! Ti prego, non dirlo a nessuno o Radish mi
uccide!!!” “Tranquillo, non lo
dirò...” lo rassicurò Tarble,
imbarazzato dal fatto che lui sapeva già da un pezzo della
cosa.
Il
ragazzino fece un sospiro di sollievo e disse: “Meno male...
Mi era
già scappato con tuo fratello...”
Tarble
fece un piccolo respiro e poi chiese: “Senti, quando pensi di
chiederglielo?” “Adesso. Useremo il cellulare di
mio fratello.”
“Ma non sarebbe meglio chiederlo alla tua prof in privato
lunedì?”
“Non preoccuparti, sta a vedere come gli rubo il cellulare
senza
che se ne accorga... sarò silenzioso e invisibile come un
elefante.”
“Ma gli elefanti non sono gli animali più grandi
della Terra?”
domandò Tarble ma Goku uscì in fretta e furia
dalla stanza.
Ad
un tratto, si sentì un rumore e la voce adirata di Radish:
“PIANTALA
DI FARE BACCANO, MOCCIOSO! STO FACENDO UNA COSA MOLTO
IMPORTANTE!!”
Dopo
qualche rumore, probabilmente Goku che sbatteva dappertutto, Tarble
sentì di nuovo la voce di Radish: “MA CHE CAVOLO
FAI COL MIO
CELLULARE?!?!”
Dopo
un po', la porta si aprì e apparve Radish, adirato nero, che
spinse
dentro il fratello e mostrandogli il cellulare, disse, seccato:
“Se
ti pesco un'altra volta con questo, se ti becco fuori di qui o se mi
dai ancora fastidio ti sbatto a dormire fuori solo con un cane! Bada,
questo è il mio ultimo avvertimento!”
“Scusa, Radish...”
disse, mortificato il bambino e il fratello aggiunse:
“Maledizione
a te... possibile che devi sempre darmi noia quando sono
occupato?!”
“Tanto hai delle pessime carte, Radish.”
l'avvertì Nappa e
Radish, mentre chiudeva la porta per tornare alla sua partita,
urlò,
seccato: “NON GUARDARE LE MIE CARTE, IMBROGLIONE!!!”
Una
volta che Radish fu uscito, Tarble si avvicinò a Goku e gli
propose:
“Forse, posso convincerlo io a farci usare il
cellulare.”
“Veramente?” “Certo. Ho un
piano.”
Il
piccolo Tarble aprì la porta e uscì dalla stanza.
Si
avvicinò a Radish e rimase in silenzio di fianco a Radish,
guardandolo.
Dopo
un po', l'uomo domandò: “Cosa vuoi,
Tarble?” “Posso avere il
tuo cellulare?” “Scommetto che è stato
quell'idiota di mio
fratello a chiederlo.” “Sì. Dovremmo
chiedere a Bulma quando
intende fare il prossimo -Cake Day-.” “Va beh...
visto che sei tu
a chiedermelo... è nel mio zaino. Comunque, avvisa quello
scemo di
Kakaroth che se succederà qualche diavoleria al mio
cellulare,
dormirà sul balcone per un anno.”
Tarble,
con timidezza, aprì lo zaino e cominciò a cercare.
Quando
tirò fuori un pacchetto di sigarette sospirò.
Suo
fratello e i suoi amici erano degli accaniti fumatori e lui non
riusciva proprio a capirli.
Da
che mondo e mondo le sigarette facevano male alla salute... se uno
come lui, delicato com'era, avesse fumato, sarebbe stato un autentico
suicidio.
Suo
fratello, quand'era in casa, non fumava mai e se c'erano degli ospiti
li obbligava a non fumare assolutamente.
Diceva
che non voleva che la sua casa puzzasse come porcile ma Tarble sapeva
benissimo che, in realtà, non fumava in casa per non farlo
stare
ancora più male, date le sue precarie condizioni di salute...
Alla
fine, trovò il cellulare di Radish e tornò da
Goku.
“Eccolo.”
esclamò il bambino e Goku esclamò, tutto
contento: “Presto,
mandiamoglielo.”
Bulma
si stava asciugando i lunghi capelli turchini.
Era
appena tornata da un appuntamento con Yamcha eppure si sentiva
tremendamente confusa.
Lei
voleva un mucchio di bene al suo ragazzo, poco ma sicuro, eppure
quando stava con lui non provava le stesse, fantastiche, emozioni che
sentiva per Vegeta e che erano sempre più forti.
Tights
le aveva detto di seguire il suo cuore ma era molto più
facile dire
che fare ciò.
Non
poteva mollare, come se niente fosse, Yamcha e rimpiazzarlo con
Vegeta!
Non
le sembrava giusto nei confronti di nessuno!
Ma
non poteva andare avanti a soffrire in quella maniera!
Che
cavolo doveva fare?!
BIP
BIP BIP
Bulma
sobbalzò al suono del suo cellulare.
Una
volta che si fu calmata, allungò lentamente la mano verso il
comodino e lo prese.
Temeva
che il mittente fosse Yamcha.
Era
troppo confusa quella sera per potergli parlare... anzi, non voleva
parlare proprio con nessuno...
Tuttavia,
fece un sospiro di sollievo quando lesse il nome di chi gli aveva
inviato quel messaggio.
Era
solo Radish.
Probabilmente
voleva solo sapere, a nome del fratellino, quando si sarebbe compiuto
il prossimo -Cake Day-...
Tuttavia,
non appena lesse il contenuto del messaggio, sgranò gli
occhi.
Goku
l'avvisava che lui e gli altri volevano fare un campeggio sulle
montagne e l'invitava a venire con loro.
Bulma
si mise a guardare il messaggio, pensierosa.
Le
sarebbe piaciuto andarci... ma era così confusa...
Alla
fine, prese una decisione.
In
fondo, stare per un po', sarebbe riuscita a stare lontana per un po'
da Vegeta e trovare una risposta...
Entrò
nella stanza di Tights e vide la sorella impegnata, come al solito, a
scrivere con la musica a tutto volume.
“Sorellona.”
disse Bulma e Tights, voltandosi, domandò:
“Sì?” “Goku ci
invita ad un campeggio. Vogliamo andarci?”
Tights
rimase in silenzio.
Non
aveva voglia di andare a quel campeggio, in quanto non aveva alcuna
voglia di affrontare Radish... però a sua sorella brillavano
gli
occhi...
Quando
a Bulma brillavano gli occhi, significava che voleva a tutti costi
quella cosa...
Beh,
dopotutto non poteva evitarlo per sempre...
“Ok,
va bene. Ci andremo.”
“Sicuro
di non aver dimenticato niente, moccioso?”
“Sicurissimo, Radish.”
Radish
si limitò ad inarcare un sopracciglio.
Tutte
le volte che suo fratello diceva così, dimenticava sempre
qualcosa...
“Va'
di sopra e controlla!” ordinò, seccato, Radish
“Se dimentichi
qualcosa qui, sappi che né io, né Vegeta e
nemmeno Nappa torneremo
qui a prenderla.” “Come vuoi.”
annuì Goku ritornando di sopra.
“Ma
guarda che razza di scemo...” commentò Vegeta
mentre si sedeva nel
posto del passeggero.
Radish
mentre aspettava il fratello minore, si accese una sigaretta,
seccato.
Ma
guarda cosa gli toccava fare...
Stupidi
mocciosi... i viaggi venivano sempre ritardati per causa loro...
Mentre
aspettava Goku, Radish sentì un rumore assordante che si
avvicinava
sempre di più a loro.
Si
voltò e sgranò gli occhi, tanto che la sigaretta
che stava fumando
cadde sull'asfalto.
Il
rumore era generato da un trolley trascinato da una ragazza con
lunghi capelli turchini con di fianco una ragazza più grande
con
corti capelli biondi.
Radish
rimase in silenzio a osservare Tights.
L'ultima
volta che si erano visti, le aveva raccontato del suo passato da
drogato e l'aveva persino baciata, dicendole che era lei la donna che
amava...
Si
voltò di scatto, per non far vedere a nessuno che era
arrossito.
Tights,
appena lo vide voltarsi, strinse con rabbia il trolley che stava
portando.
Appena
Radish l'aveva vista si era voltato dall'altra parte.
Evidentemente
l'aveva solo presa in giro!
Dannato
idiota!
Se
non fosse stato per Bulma e Goku l'avrebbe mandato al diavolo molto
volentieri!
Lui
e la sua stupida gita!
Ad
un tratto, Radish si voltò e domandò:
“Cosa ci fate voi due qui?”
“Siamo qui per unirci alla gita, no?” disse Bulma
mentre una voce
seccata, chiedeva: “E chi cavolo vi ha invitate?”
Appena
sentì la voce, Bulma sbiancò.
Infatti,
quando si voltò, trovò la conferma dei suoi
sospetti.
C'era
Vegeta che era appena uscito dall'auto.
Si
sentì una stupida.
Vegeta
era un amico di Radish e Goku, era ovvio che sarebbe venuto...
Tuttavia,
non volendo dimostrare che la sua presenza la rendeva agitata,
rispose: “Dovrei fare a te la stessa domanda.”
“Per tua
informazione, sono io che organizzo tutti gli anni questa gita e sono
io che invito la gente. Vorrei proprio sapere chi è stato
quello
stupido che ha invitato te e tua sorella...!”
Proprio
in quel momento, Goku riapparve, gridando: “Avevi proprio
ragione,
Radish! Stavo per dimenticarmi il mio robot supersonico. Meno male
che c'eri tu...”
Immediatamente,
tutti si voltarono, con sguardi parecchio arrabbiati, tranne quello
di Tarble, che più che arrabbiato, significava
te l'avevo detto che era una pessima idea, a guardarlo.
Ignorando
la cosa, Goku guardò le nuove arrivate e, felice come una
Pasqua,
esclamò: “Ah, Bulma, professoressa. Siete
arrivate.”
“Kakaroth... sei stato tu ad invitare queste due?”
domandò,
senza mezzi termini, Radish, senza smettere di guardare il fratello.
“Cosa?”
fu la risposta del ragazzino, preso completamente in contropiede.
“Chi
ti ha dato l'autorizzazione d'invitare queste due, dannato
stupido?!”
lo sgridò Vegeta, aggiungendo: “Sono io che decido
chi invitare
alle nostre gite! E io non voglio donne tra i piedi!”
“Scusa?”
domandò, adirata, Bulma.
Non
aveva nessuna voglia di andare in gita con Vegeta, in quanto era
parecchio confusa coi suoi sentimenti, tuttavia non aveva sopportava
assolutamente che un uomo dicesse quelle cose...
“Mi
hai sentito benissimo, ragazzina!” dichiarò
Vegeta, voltandosi a
guardarla, in cagnesco “Non ti voglio tra i piedi assieme a
tua
sorella! Non abbiamo una seconda tenda da condividere con
voi!” “Ne
sei proprio sicuro?” domandò Bulma e Goku,
innocente come al
solito, fece notare: “Veramente ho visto una seconda tenda
nel
bagagliaio della macchina...” “STA' ZITTO,
IDIOTA!!!” lo zittì
Vegeta e Bulma, con un sorriso beffardo, domandò al ragazzo
con i
capelli a fiamma: “Ah, è così? C'era
una seconda tenda? E che
volevate farvene, visto che siete tutti uomini?”
“Quella tenda
era per me e Tarble. Nappa, Radish e Kakaroth avrebbero dormito
nell'altra!” “Tre uomini adulti e due bambini
possono stare
benissimo in una sola tenda! Io e Tights ci prenderemo
l'altra.”
“Scordatelo, carina. Quella tenda non la userete
perché voi non
verrete assolutamente con noi. Punto.” “Peccato che
noi veniamo
con voi. Con le buone o con le cattive.” “Ah
sì? E come pensi di
convincermi, sentiamo...” “Se vieni con me un
attimo, te lo
spiego...”
Vegeta
e Bulma si allontanarono e quest'ultima, una volta che furono ben
lontani, sussurrò: “Portateci con voi o dico che
mi hai aiutato e
che hai un cuore tenero.” “Tu provaci e
io...” “Portateci e
nessuno saprà niente.” “Hai vinto. Ma
sappi che ti odio.”
“Bene perché è reciproco.” |
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Capitolo 14 *** In campeggio! ***
CAPITOLO
14: IN CAMPEGGIO!
Il
vecchio e usato fuoristrada rosso procedeva spedito sull'asfalto
mentre il sole giallo brillava alto nel cielo.
Dentro
di essa, tuttavia, gran parte degli animi erano neri come il carbone.
Tutti
non vedevano l'ora di scendere dalla macchina.
La
partenza era stata pure ritardata per permettere a Vegeta di cambiare
la sua macchina col fuoristrada di Nappa, in modo da permettere di
far salire tutti, anche le nuove e inaspettate compagne di viaggio.
Ad
un tratto, Bulma domandò: “C'è
dell'acqua?” “Hai pure delle
pretese?” domandò Vegeta, seduto davanti sul
sedile del
passeggero, e Bulma, seccata, esclamò: “Insomma
c'è dell'acqua sì
oppure no?” “Se guardi vicino ai tuoi piedi, la
vedi.”
l'informò Nappa, intento a guidare e la ragazza lo
ringraziò:
“Grazie.” “Prego.”
La
giovane prese l'acqua e dopo aver svitato il tappo, la bevve.
Subito,
smise di berla ed esclamò: “Ma quest'acqua
è bollente! Da quanto
tempo è qui?!” “Credo che sia
lì da una settimana... o forse
due... senti, facciamo tre e non se ne parli più.”
meditò Nappa,
sempre continuando a guidare.
Bulma
mugugnò.
Quella
vacanza sapeva già d'inferno...
Dello
stesso pensiero, era sua sorella Tights.
Dopo
Goku, che era seduto di fianco a lei, c'era quel dannato idiota del
fratello maggiore del ragazzino, Radish.
Continuava
a fingere di guardare fuori dal finestrino, in quanto non aveva
nessuna voglia di parlare con lui.
Almeno
il diretto interessato sembrava aver capito ciò, dato che se
ne
stava in assoluto silenzio.
Finalmente,
Nappa accostò la macchina in una piccola pianura, piena di
piccole
tende e di gente di tutte le età, e Vegeta, con tutta calma,
anche
se nel tono della voce era evidentemente che era seccato, disse:
“Siamo arrivati.”
Subito,
gran parte delle persone uscirono dalla macchina.
Goku
era senza parole nel vedere quel verde e quella
tranquillità... gli
ricordava tanto il paese dove viveva assieme al suo nonnino...
Nel
frattempo, Tights era pensierosa.
Radish
l'aveva lasciata in pace durante il viaggio... aveva capito che non
voleva assolutamente parlare con lui...
“Radish,
sveglia! Siamo arrivati!” esclamò, dietro di lei
la voce di
Vegeta.
Tights
si voltò e vide Radish che scendeva sbadigliando e
mugugnava:
“Proprio sul più bello del sogno...”
“Sei sempre il solito
dormiglione...” commentò Vegeta.
Tights
prese la valigia e si allontanò il più lontano
possibile dalla
macchina.
Quello
stramaledetto idiota!
L'aveva
lasciata in pace solo perché si era addormentato durante il
viaggio!
Non
contava proprio niente per lui!
Era
così adirata che non si accorse che Radish la stava fissando
e che,
preoccupato, sussurrava a Vegeta: “Ma che ha?”
“Lascia perdere.
Le donne sono complesse in una maniera assurda...”
Nel
frattempo, Nappa era impegnato a scaricare i bagagli.
Gli
sembrava di essere tornato indietro nel tempo...
Senza
alcuno sforzo, prese il suo enorme zaino dalla macchina e chiuse il
bagagliaio.
Il
giovane si voltò verso l'autista, un uomo di
mezz'età con i baffi,
e gli disse: “Grazie mille dell'aiuto, signor Son.”
“Nessun
problema, Nappa. Mi fa sempre piacere aiutare gli amici di mio
figlio.”
Nappa
sorrise per ringraziarlo e si voltò.
Gli
altri stavano esplorando i dintorni... erano tutti entusiasti ed
elettrizzati da quella gita...
“Ehi,
Nappa!” lo chiamò una voce.
Il
ragazzo dai folti capelli neri si avvicinò a Nappa e
quest'ultimo
chiese: “Cosa c'è, Bardack?”
“Questo posto è fantastico! Sono
super emozionato! Mi sento come se niente possa andare
storto...”
dichiarò il giovane con i capelli a palma, prima che
un'enorme
valigia che sembrava che stesse per scoppiare, gli finisse sui piedi,
facendolo mugugnare dal dolore.
“Oh,
scusa, Bardack.” si scusò, ridacchiando, un
ragazzo coi capelli a
fiamma, mentre prendeva la valigia “Non mi ero accorto dei
tuoi
piedi.” “Molto spiritoso, Vegeta...”
sibilò Bardack, guardando
il compagno, il quale si stava allontanando, in malo modo.
“Tutto
a posto, Bardack?” domandò, preoccupata, una
ragazza,
avvicinandosi a Bardack, il quale la rassicurò:
“Tutto a posto,
Gine. Non preoccuparti.” “Cosa vuoi che sia una
valigia sui
piedi?” sbuffò, avvicinandosi, un'altra ragazza e
Gine ribatté:
“Una valigia sui piedi non è cosa da poco,
Echalotte!” “Se lo
dici tu...”
Erano
passati tanti anni da quella gita... eppure se la ricordava a
memoria...
“COME
SAREBBE A DIRE CHE CE NE DOBBIAMO OCCUPARE NOI?!”
“MI HAI
SENTITO, RAGAZZINA! MONTA LA TENDA, MUOVITI!”
Nappa
sospirò.
Se
si distraeva un attimo, accadeva il finimondo...
“Cosa
succede?” domandò, in tono paziente, l'uomo e
Vegeta rispose:
“Queste oche, con la scusa che sono donne, non vogliono
muovere un
dito!” “Brutto scimmione! Ti ho solo chiesto una
mano! Non ho mai
fatto queste cose e non so nemmeno da che parte si comincia!”
“Problemi tuoi.” “Ma io ti
uccido!!!” “BASTA COSI'!!!”
Dopo
aver urlato, Nappa ansimò un attimo.
Coi
ragazzi era sempre così.
Se
non urlava non si degnavano neanche di ascoltarlo.
“Facciamo
così: aiutiamo le ragazze con la tenda. Ognuno di noi si
occuperà
di un pezzo così nessuno dire che l'altro ha lavorato di
meno,
capito? E adesso al lavoro!” ordinò, esasperato,
l'uomo.
Così,
Radish, Vegeta e Nappa si misero d'impegno per aiutare Bulma e Tights
a mettere su la loro tenda.
Non
fu per niente una cosa semplice, dato che le ragazze, soprattutto
Bulma, non facevano altro che sbagliare.
“Ma
non avete mai fatto gli scout?” domandò, seccato,
Vegeta e Bulma
rispose: “Li ha fatti Tights, mica io! Ti sembro una giovane
marmotta, per caso?” fu la risposta di Bulma e Vegeta,
sottovoce,
commentò: “Secondo me, non volevi sporcarti di
fango i tuoi bei
vestiti o, molto più probabilmente, temevi di rovinarti la
messa in
piega o di romperti un'unghia.”
Bulma,
che aveva sentito benissimo quel commento poco carino nei suoi
confronti, si limitò a borbottare qualcosa sottovoce.
Amava
Vegeta solo quando stava zitto o si trovava solo nei suoi ricordi...
ma quando quel brutto scimmione apriva la bocca non riusciva a capire
come riuscisse a resistere alla tentazione di scorticarlo vivo!
Alla
fine, dopo varie difficoltà, il gruppo riuscì a
montare due tende.
Una
volta messe su, Goku, che era curioso come pochi, in quanto non era
mai stato in una tenda, s'infilò dentro.
Era
grande e, se all'esterno il colore della tenda era verde scuro,
arancione.
“Non
startene lì imbambolato, moccioso.” lo
sgridò Radish, seccato
“Tira fuori il tuo sacco a pelo e prepara il tuo lato di
tenda.”
“Subito.”
Goku
prese il suo sacco a pelo rosso e, dopo averlo tirato fuori,
s'infilò
dentro.
“Ma
che fai? E' ancora presto per ronfare!” esclamò,
incredulo, Radish
e Goku rispose: “Volevo solo controllare se era ancora in
condizioni perfette per dormire.” “Che cavolata...
proprio degna
di te, Kakaroth.” “Senti, Radish... sei emozionato
a dormire in
un sacco a pelo?” “Ci ho già dormito
l'anno scorso in un sacco a
pelo. E' come dormire in un letto. Solo che mancano i
cuscini.”
“Oh...” “Senti, se devi sempre fare
l'idiota, vattene fuori a
giocare. Io qui devo lavorare!” “Uffa... va
bene...”
Con
un sospiro, Goku uscì dalla tenda.
Chissà
quando Radish avrebbe smesso di considerarlo un peso...
Mentre
camminava lì intorno, si accorse di due edifici che si
trovavano in
fondo alla pianura, dove vi entravano molte donne e molti uomini.
Notando
la presenza di Tarble poco più avanti, si
avvicinò al bambino e
domandò: “Cosa sono quei due edifici?”
“Le docce e i servizi
comuni.” “Davvero?” “Certo.
Lì le persone si fanno la doccia
quando finiscono di nuotare.” “Nuotare? In che
senso?” “Qui
vicino c'è un piccolo laghetto dove chi vuole può
farsi un bagno.”
“Eh? Ma tu hai il costume?” “Certo. Non
te l'ha detto Radish?”
Goku
sbiancò.
In
effetti, adesso che ci pensava meglio... suo fratello glielo aveva
già detto... se i suoi calcoli non erano errati, ben dieci
volte...
ma lui, per un motivo o per l'altro, se ne dimenticava sempre.
“Mi
sono dimenticato il costume!!! Radish mi uccide!!!” si
disperò il
ragazzino, mettendo la testa su un sasso.
Imbarazzato,
Tarble cercò di risollevargli il morale: “Se... se
vuoi ti presto
il mio costume...” “Credo che tuo fratello,
vedendomi con un
costume che assomiglia al tuo e tu senza, capirà subito
cos'è
successo.” “Hai ragione...”
“Radish mi uccide...” “Tutto
ok, Goku?” domandò una voce femminile alle loro
spalle.
Goku
e Tarble si voltarono e videro Tights e Bulma che li stavano
fissando.
“Ho
dimenticato il costume... Radish mi uccide...”
sussurrò, depresso
e disperato, il ragazzino.
Le
due donne rimasero in silenzio un attimo, poi Tights disse:
“Se non
ricordo male c'è un paese qui vicino... vogliamo farci un
salto per
comprare un costume?” “Davvero mi compra un
costume,
professoressa?” “Ma certo... e poi io e Bulma
dovevamo già fare
la spesa...” |
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Capitolo 15 *** Racconti e sogni notturni ***
CAPITOLO
15: RACCONTI E SOGNI NOTTURNI
“Urca!!!
Questo costume è fantastico, professoressa!”
Goku
era eccitato come non mai mentre osservava il costume da bagno che
Tights gli aveva comprato.
Lui
e Tights in un piccolo e modesto negozio di vestiti nel piccolo paese
vicino al campeggio, per cercare un costume da bagno per il
ragazzino, visto che si era dimenticato il proprio a casa.
“Sì
e vedo che ti sta molto bene. Rivestiti, così lo
pago.” disse
Tights mentre tirava fuori dalla borsa il portafoglio.
Una
volta che la donna ebbe pagato il costume e Goku si fosse rivestito,
i due uscirono dal negozio.
“Adesso
dobbiamo solo aspettare che mia sorella e Tarble tornino.”
dichiarò
la donna e Goku annuì.
“Adesso
manca solo il succo...” “E' qui, Bulma.”
“Bene. Quale vuoi?”
“Quello al lampone.” “Perfetto. Allora
andiamo a pagare.”
Bulma,
seguita dal piccolo Tarble, uscì dal piccolo negozio e si
diressero
verso il negozio di vestiti.
Sua
sorella aveva avuto proprio una grande idea a dividersi: Tights e
Goku sarebbero andati a comprare un costume da bagno per il bambino
mentre Bulma e Tarble sarebbero andati a fare la spesa.
La
ragazza e il bambino camminavano fianco a fianco.
Di
nascosto, Bulma guardò Tarble.
Sembrava
una versione più piccola e, soprattutto, gentile di Vegeta...
In
ogni caso, le sembrava di essere una giovane mamma che andava in giro
con il proprio figlio...
Si
domandò se un giorno anche lei avrebbe potuto incontrare
l'uomo
della sua vita e avere un bambino...
Aveva
sempre sognato, come tutte le sue coetanee, di incontrare il suo
principe azzurro...
Il
suo principe azzurro avrebbe dovuto essere innamorato pazzo di lei,
pronto a sacrificarsi per la sua famiglia... con i capelli neri,
profondi occhi neri profondi come il mare, irascibile ma dal cuore
d'oro...
Non
appena fece quel pensiero, Bulma sgranò gli occhi.
Aveva
appena fatto la descrizione di Vegeta.
Pensò
a come sarebbe stata la sua vita matrimoniale con Vegeta...
Subito
lasciò perdere.
Quello
scimmione era troppo orgoglioso per poter creare una famiglia... con
lei, poi...
Si
voltò e si accorse che Tarble stava osservando con molta
attenzione
qualcosa.
Bulma,
presa dalla curiosità, si mise a guardare nella direzione
che
osservava il bambino e sgranò gli occhi.
C'era
un piccolo parco dove c'era una mamma che spingeva l'altalena, sulla
quale c'era seduto, tutto contento, il suo bambino.
La
turchina capì immediatamente cosa stava pensando il
bambino... ma
per sensibilità, domandò, dolcemente, cercando di
sorridere: “Vuoi
andare a giocare un attimo al parco?” “Pensi che mi
ami?”
chiese, inaspettatamente, Tarble, continuando a guardare il parco.
Bulma
rimase senza parole.
Cosa
intendeva?
“Pensi
che la mia mamma mi ami?” ripeté Tarble e Bulma
rispose: “Ma
certo! Una mamma amerà sempre il proprio bambino!”
“Anche se per
colpa sua è morta?” “Non preoccuparti,
Tarble. Tua madre ti
amerà per sempre. Non importa cos'è successo. Lei
ti amerà e ci
sarà sempre per te.”
Dopo
che ebbe udito quelle parole, Tarble si voltò verso Bulma e
le
sorrise.
“Eccoci
arrivati, finalmente.” “Speriamo che i ragazzi non
si siano
accorti della nostra assenza...”
I
quattro stavano camminando nella piccola strada che portava al
campeggio.
“Non
avete avvisato mio fratello che compravate qualcosa?”
domandò,
timidamente, Tarble e Tights si spiegò: “Glielo
abbiamo detto...
ma ci hanno detto di essere di ritorno per mezzogiorno ed è
l'una e
mezza.” spiegò Bulma e Tarble sospirò:
“Allora siete fritte...”
“Perché?” chiese Tights e, prima che il
ragazzino potesse
rispondere, una voce maschile davanti a loro, alquanto seccata,
esclamò: “Era ora che tornaste, razza di
perdigiorno!”
Davanti
a loro, con gli sguardi arrabbiati e le braccia incrociate, c'erano
Radish, Vegeta e Nappa.
Vegeta,
che era davanti ai tre, come una sorta di capo, dichiarò:
“Siete
in ritardo di un'ora e mezza.” “Scusa se abbiamo
trovato una fila
mostruosa di gente al negozio!” mentì Bulma, con
una velocità
impressionante.
Vegeta
rimase in silenzio un secondo, poi dichiarò: “Va
beh... andiamo a
pranzare.”
Il
gruppo si diresse in un angolo del campeggio, vicino alle tende, dove
c'era un tavolo, pieno zeppo di pietanze, e delle sedie pieghevoli.
“Però,
non male... vi siete proprio impegnati.” commentò,
incredula,
Bulma e Vegeta, seccato, rispose: “Sai quanto ci vuole...
cuciniamo
da soli da sempre.”
Il
pranzo venne consumato in completo silenzio.
Non
solo perché tutti erano affamati come lupi ma, soprattutto,
perché
nessuno sapeva che cavolo dire.
Solo
Goku, a metà del pranzo, domandò: “Dopo
andiamo a nuotare?”
“Fra qualche ora, Kakaroth. Dobbiamo tutti digerire il
pranzo.”
gli disse Radish distrattamente “Uffa... mi sarebbe piaciuto
nuotare...” “Devi solo pazientare per qualche ora,
tonto.”
“Inoltre, Tarble deve prendere le medicine e mettersi la
crema
solare.” tagliò corto Vegeta.
Una
volta che il pranzo finì, Bulma domandò:
“Dove si lavano i
piatti?” “C'è un lavandino pubblico poco
più avanti.” fu la
risposta, col suo solito tono di sufficienza, di Vegeta.
Mentre
Vegeta e Bulma parlavano, Goku si accorse che la sua insegnante si
stava dirigendo verso la tenda che condivideva con la sorella minore
e le domandò: “Dove va, professoressa?”
“A riposare un
attimo.” gli spiegò la bionda con un sorriso sulle
labbra ma il
suo sorriso svanì con la frase di Radish: “Ma non
sei un po'
troppo grande per i sonnellini pomeridiani, prof?”
Offesa
come non mai, Tights lanciò uno sguardo omicida a Radish e,
furibonda, entrò nella sua tenda.
“Come
mai si è arrabbiata tanto?” domandò,
incredulo, Goku e il
fratello, senza parole, rispose: “Non ne ho idea... le donne
sono
di una complessità assurda...”
“Ehi,
Goku, dacci un taglio! L'acqua è gelida!” rise
Tights mentre
cercava di ripararsi dagli spruzzi della pistola ad acqua che il
ragazzino continuava a spruzzare ai compagni.
In
realtà, la pistola apparteneva a Tarble ma il bambino
l'aveva
volentieri prestata a Goku e, mentre quest'ultimo si divertiva a
spruzzare l'acqua a tutti con la pistola, il ragazzino si rilassava
su un piccolo salvagente.
“Guardate!
Ci sono i pesciolini!” esclamò Bulma, allegra come
non mai,
indicando dei piccoli pesci d'argento che nuotavano veloci nelle
rapide del fiume.
“Volete
piantarla voi due, di strillare tanto? Sto leggendo...”
disse,
seccato, Vegeta, seduto su un sasso, a petto nudo, con solo i jeans e
le infradito, che leggeva con molto interesse un gigantesco e vecchio
libro.
Bulma
si limitò a fargli, seccata, una linguaccia, per poi tornare
a a
nuotare.
Ignorando
la linguaccia di Bulma, Vegeta si voltò verso Nappa e disse:
“Ehi,
bestione. Cucini tu stasera.” “Nessun problema,
Ve...” cominciò
Nappa ma, prima che potesse finire la frase un getto d'acqua gelida
gli finì in faccia.
L'uomo
si voltò e guardò il colpevole e questi, il quale
era, ovviamente,
Goku, fece un sorriso imbarazzato.
“Vieni
qui, tu!” urlò Nappa, divertito, mentre Kakaroth,
urlava: “Non
mi prendi. Non mi prendi.” “Kakaroth, dacci un
taglio.” lo
riprese, distrattamente, Radish.
“Se
ti prendo...” disse Nappa ma il bambino, veloce come il
lampo, si
nascose dietro a Tights e, ridendo come un matto, la pregò:
“Professoressa, mi salvi lei!” “Non mi
sfuggirai!” rispose,
convinto, Nappa.
Mentre
i due litigavano, Tights rideva a più non posso, mentre il
caldo
sole del pomeriggio e gli schizzi d'acqua facevano brillare il suo
splendido viso.
Radish,
seduto su una roccia, la osservava in silenzio.
Tights
era così allegra e vivace... eppure, quando l'aveva baciata,
il suo
sguardo era confuso e sconvolto...
Da
allora non si erano più parlati e se succedeva, lei gli
rispondeva
sempre in malo modo.
Le
donne... era proprio un mondo a parte...
Nel
frattempo, Tarble, sempre nel suo salvagente, osserva, curioso, le
altre persone del campeggio.
Era
così tante ed erano così felici... i bambini
più piccoli con le
loro mamme, poi...
Sospirò
tristemente.
Loro
avevano ancora una mamma mentre lui... la sua se n'era andata per
colpa sua... lui e la sua stupida voglia di nascere prima...
Ad
un tratto, il suo sguardo si posò su una bambina sua
coetanea.
Vedendola,
divenne rosso come un peperone.
Sembrava
così fragile e delicata... eppure... il suo sorriso era
così forte
e luminoso...
In
quell'istante, la ragazzina si voltò e Tarble, veloce come
il lampo,
si abbassò.
Si
vergognava troppo a farsi vedere... maledetta timidezza...
Dopo
un po', si sporse dal salvagente e vide che la ragazzina era sparita.
Lentamente,
ritornò da suo fratello e dai suoi amici.
Dopo
un po', Tights uscì dall'acqua e disse: “Vado a
rilassarmi un
attimo in tenda.” “Ah, fa' attenzione in quel
punto... io ci sono
quasi scivolato poco fa...” l'avvisò Radish ma fu
tutto inutile.
Il
piede della ragazza scivolò sul sasso bagnato e mentre
cadeva si
scontrò con Radish ed entrambi caddero violentemente
nell'acqua
gelida.
“Ahia...”
mugugnò Radish mentre Bulma, preoccupata,
domandò: “Tutto a
posto? State bene?” “Certo, che domande! Ho la
pelle dura, io...”
ribatté, seccato, Radish e poi, guardando la testa bionda di
Tights,
le domandò: “Stai bene, prof?”
“Certo... ma tu sei sicuro di
non esserti fatto niente? Ti sono finita addosso.”
“Non
preoccuparti... la mia schiena ha affrontato botte
peggiori...” “Mi
dispiace tantissimo per quello che è successo! Ti giuro che
non l'ho
fatto apposta!” “Naaa... è acqua
passata! Tu, però, stai più
attenta quando cammini nei fiumi.”
Mentre
la rassicurava, non poté fare a meno di guardarla negli
occhi.
Erano
così preoccupati e meravigliosi...
Era
incredibile che quella donna che in quel momento era così
preoccupata per lui, qualche ora prima non gli voleva nemmeno
rivolgere la parola.
Il
suo viso e i suoi capelli erano così lucidi... sembrava che
brillassero...
Se
in quel momento fossero stati soli, l'avrebbe presa e l'avrebbe
baciata di nuovo con passione, stavolta senza fermarsi... fino ad
andare più in fondo...
CLICK
Sentendo
quello strano rumore, Radish si voltò e, appena vide cosa
aveva
generato quel rumore, diventò rosso come un peperone.
“Ehi,
torna a guardare Tights, sennò non riesco a farvi un'altra
fotografia.” disse Vegeta, con il cellulare davanti a
sé, e
Radish, imbarazzato, protestò: “Chi cavolo ti ha
dato il permesso
di farci una foto, Vegeta?!” “Su, su... non
è il caso di
prendertela tanto, Radish... guarda che stavate andando alla grande.
Sembravate i protagonisti di un film.”
Radish
e Tights si guardarono un attimo, entrambi rossi e imbarazzati, per
poi uscire, in fretta e furia, dall'acqua.
“Aaaahhh...
si sta proprio bene...” commentò Nappa mentre
dalla doccia usciva
acqua calda “Oggi è stata proprio un'ottima
giornata che ne dite?”
“Sì... è stata carina... se non fosse
stato per quelle due
impiccione.” fu la risposta di Vegeta, intento a mettere lo
shampoo
sulla testa di Tarble.
Nappa
si sporse dal suo abitacolo della doccia e disse: “Andiamo,
non
tutto il mal viene per nuocere... sono proprio curioso di assaggiare
le loro pietanze culinarie... mi sembra di essere un marito che non
vede l'ora di tornare a casa per assaggiare i deliziosi manicaretti
che gli prepara la moglie...” “Io, invece, mi sento
come il tizio
dei film di spionaggio che ha l'arduo compito di disattivare una
bomba altrimenti tutto il palazzo esplode.” “Come
siamo
ottimisti...” “Secondo te una che non ha la
più pallida idea di
come si monta su una tenda è capace di cucinare?”
“Va beh... in
ogni caso, ho potuto mostrare a tutti il mio costume nuovo.”
“Non
riuscirò mai a capire perché diavolo ne compri
uno nuovo ogni
estate... è solo uno spreco di soldi!”
“Ma se andassi al mare o
in piscina con una pupa con un costume vecchio che figura ci
faccio?”
“Spendi solo i tuoi soldi.” “Parli
così solo perché a te,
delle donne, non ti è mai fregato niente.”
“Ci mancherebbe
altro! Ho cose più importanti da fare che star dietro a
delle
sceme!” “Va bene, ho capito... ehi,
Radish.”
Sentendosi
chiamato, il ragazzo dai lunghi capelli, anche lui a fare la doccia
col fratello minore, alzò la testa e domandò:
“Che vuoi?” “Tu
che ne pensi del fatto dei costumi da bagno?” “Sono
d'accordo con
Vegeta. E' solo uno spreco di soldi.” “CHE?! Ma
allora è una
congiura! Ce l'avete tutti con me!” “No... siamo
tutti più seri
di te. E' diverso.”
Nappa
sbuffò poi, rivolgendosi di nuovo a Radish,
domandò: “Ma sei
proprio sicuro che sia solo uno spreco di soldi per te?”
“Ovvio.”
“Ma se organizzi un appuntamento in piscina con la tua
ragazza e
indossi un vecchio costume, non pensi di fare brutta figura?”
“Ma
per favore! Figurati se invito una ragazza in piscina! Con mio
fratello, poi! Bell'appuntamento! E poi, non ce l'ho neanche una
ragazza! Discorso chiuso!” “Ma c'è
almeno una ragazza che ti
piace?” “Che diavolo... certo che no!”
“Sei sicuro, Radish? A
me sembrava che fossi interessato ad una ragazza...” disse,
ingenuamente, Goku e, mentre il fratello diventava rosso
dall'imbarazzo, Nappa, con un sorrisetto malizioso,
commentò:
“Senti, senti...”
Radish
avrebbe voluto sprofondare...
Per
colpa di quel cretino di suo fratello, che non era capace di tacere
nemmeno con in bocca lo scotch, avrebbe dovuto affrontare il terzo
grado...
“Allora,
Radish? Parli o devo chiederlo a Kakaroth?”
domandò, sempre più
divertito, Nappa e il ragazzo, ancora parecchio rosso,
sussurrò,
giocherellando con una ciocca dei suoi lunghi capelli: “Beh,
sì...
c'è una ragazza che m'interessa... ma...”
“Sul serio?! E chi è?”
chiese, eccitato, Vegeta, con indosso un accappatoio, aprendo la
tenda della doccia di scatto, mentre Radish, il quale stava morendo
dall'imbarazzo, protestò, scandalizzato: “TI CI
METTI ANCHE TU,
VEGETA?!” “Dai, dai! Dicci chi è! La
conosciamo?” “NON VE LO
DICO!” “Eddai, sputa il rospo!”
“HO DETTO DI NO!!!!”
Il
sole arancione stava sparendo dietro alle montagne, lasciando nel
cielo un esplosione bellissima di colori caldi.
Bulma
stava tagliando le verdure per preparare una buona e sana minestra
per cena.
Quell'idiota
di Vegeta, quando aveva proposto di sostituirsi a Nappa per preparare
la cena, l'aveva guardata come se fosse pazza e aveva persino avuto
la faccia tosta di domandarle: “Spero che vi siate portate i
digestivi per noi.”
Maledetto
scimmione idiota!!!
Gliela
avrebbe fatta vedere lei!!!
Gli
avrebbe preparato una cenetta così deliziosa che avrebbe
dovuto
inginocchiarsi per sperare nel suo perdono!
Ad
un tratto, si sentì la vocina timida di Tarble che le
domandò:
“Sorellona Bulma, dove hai messo il succo di
lampone?”
Bulma
sgranò gli occhi e smise, di colpo, di tagliare le verdure.
Aveva
sentito bene?!
Qualcuno
l'aveva chiamata
sorellona
Bulma?!
“Scusa,
Tarble, potresti ripetere?” domandò la ragazza e
il bambino,
tranquillamente, ripeté: “Dove hai messo il succo
di lampone?”
“No, no, non quello. Prima. La frase che mi hai detto prima
di
quella.” “Sorellona Bulma.”
Bulma
si voltò per non far vedere a Tarble, che la fissava senza
parole,
che era commossa.
Dopotutto,
lei era la più piccola della sua famiglia e nessuno le aveva
mai
dato della sorellona...
Alla
fine, si riprese e chiese al bambino: “Scusa, stavi
dicendo?”
“Dove hai messo il succo di lampone?”
“L'ho dato a Goku prima
di andare al fiume. Chiediglielo.” “Ok, grazie
mille, sorellona.”
Tarble,
tutto contento, si allontanò da Bulma e si diresse verso il
boschetto.
Se
non ricordava male, poco fa aveva visto Goku entrare lì
dentro...
Si
addentrò nella foresta, il più silenzioso
possibile.
Se
il suo fratellone avesse saputo che era lì da solo molto
probabilmente l'avrebbe ucciso.
Ad
un tratto, qualcosa cadde violentemente al suolo, facendogli prendere
un colpo.
Fortunatamente,
si accorse subito che a cadere era stato solo un gigantesco cappello
di paglia.
Si
avvicinò e, sollevandolo, si mise a fissarlo attentamente.
Era
uno di quei vecchi cappelli di paglia che i contadini di un tempo e
gli spaventapasseri portavano... ma che ci faceva lì?
“Ehm,
scusa Tarble...” disse, ad un tratto, la voce di Goku, mentre
un
dito gli toccava la spalla “Potresti passarmi il mio
cappello, per
favore? Mi è caduto.” “Certo,
tieni.” disse, con un sorriso,
Tarble, voltandosi, e Goku, il quale, tranne il braccio con cui prese
il cappello, era aggrappato con gambe e braccio in un grosso ramo e
persino a testa in giù, lo ringraziò:
“Grazie.” “Di nulla.”
Tarble
fece per allontanarsi ma, proprio in quel momento, formulò
dov'era
il ragazzino e si voltò di nuovo e domandò,
preoccupato: “Goku!!!
Cosa stai facendo lassù?!” “Mi arrampico
come gli scoiattoli.”
“Dovresti fare attenzione... il mio fratellone dice che
è
pericoloso arrampicarsi sugli alberi. Se caschi ti rompi il
braccio.”
“Non preoccuparti, Tarble. Sono abile...” lo
rassicurò Goku ma,
proprio mentre parlava, il ramo su cui stava si ruppe.
“GOKU!!!”
urlò, spaventato, il bambino ma il ragazzino, con
abilità, si
afferrò al tronco e, con difficoltà,
evitò di cadere.
Vedendo
che, nonostante tutto, Goku stava bene, Tarble tirò un
sospiro di
sollievo e poi disse: “Sarà meglio che
scendi...” “Mi sa che
hai proprio ragione, Tarble...”
Dopo
qualche difficoltà, Goku fu di nuovo a terra, al sicuro e
ancora
tutto intero.
Mentre
si metteva in testa il cappello di paglia, Tarble gli
domandò: “Dove
hai trovato quel cappello? Sembri il ragazzino protagonista di un
romanzo dell'Ottocento.” “E' un regalo di tuo
fratello.” “Sul
serio?” “Sì. Qualche settimana fa gli ho
detto che i cappelli mi
stanno sempre scomodi e che non mi coprono mai il naso, così
me lo
scotto in continuazione. E lui mi ha mandato questo. Non è
bellissimo?”
Tarble
rimase in silenzio.
Conosceva
troppo bene il suo fratellone... avrebbe scommesso la testa che, in
realtà, voleva solo prendere in giro Goku con quel cappello.
Ma
Goku sembrava così entusiasta di quel vecchio cappello fuori
moda...
inoltre, era impossibile non lasciarsi scappare un sorriso con quel
cappello.
“Ah,
a proposito, Goku...” si ricordò, ad un tratto,
Tarble “Dove hai
messo il succo di lampone?” “Nella tenda. Nello
zaino di mio
fratello.” “Bene. Che ne dici di andarlo a prendere
così a cena
ce lo beviamo?” “Ottima idea.”
I
due ragazzini si diressero verso la tenda e, una volta che furono
lì
vicino, Tarble vide suo fratello tornare dal giretto che aveva fatto
con i suoi amici e lo raggiunse, tutto contento.
Nel
frattempo, Goku si diresse verso la tenda e prese uno zaino,
cominciando a guardare dentro.
“Eccolo
qui.” esclamò, tutto contento, Goku, prendendo una
bottiglia che
conteneva un liquido rosso.
Con
la bottiglia ben stretta, gli sarebbe spiaciuto se l'avesse rotta,
per Tarble che ci teneva tanto ma, soprattutto, per il suo stomaco,
dato che non aveva mai bevuto succo di lampone, tornò dagli
altri
che stavano già apparecchiando la tavola.
In
dieci minuti, tutto fu pronto e il gruppo cominciò a
mangiare.
Preso
dalla curiosità, Goku prese la bottiglia e
cominciò a bere il
succo.
Mmmhhh...
che buono!
Pensò, euforico, il
ragazzino Non credevo che il succo di lampone fosse
così
buono...
Nel
frattempo, Tarble, che era seduto di fianco a Goku, domandò
al
fratello maggiore: “Hai visto degli uccelli interessanti,
fratellone?” “Un picchio e una ghiandaia... credo
di aver visto
anche delle trote in un ruscello ma non le ho focalizzate
bene.”
dichiarò Vegeta e Bulma, incredula, disse: “Non
sapevo che te ne
intendessi di animali...” “Il mio fratellone fa
birdwatching,
sai? Pensa che riesce persino a capire se i merli sono maschi o
femmine.” raccontò, tutto orgoglioso, Tarble e
Bulma chiese: “E
come si fa? Non ho mai capito la differenza. A me sembrano tutti
uguali...” “Devi guardare il colore del becco. Se
è arancione è
un maschio mentre se è giallo è una
femmina.” fu la semplice
risposta di Vegeta e Bulma commentò:
“Però... interessante...”
“Ma la sua passione sono le stelle. Sa riconoscere a occhio
nudo
tutte le costellazioni.” aggiunse Tarble.
A
quel punto Goku, mentre si stava versando il succo nel bicchiere per
la terza volta, domandò, tirando fuori da una tasca una
specie di
sasso: “Le stelle? Come questa?”
Mise
il sasso al centro della tavola e tutti, incuriositi, si misero a
guardarla.
Sembrava
una sfera di cristallo arancione con quattro stelle rosse al suo
interno.
“Ma
questa non è la sfera portafortuna del nonno?”
domandò, senza
parole, Radish e Goku, intento a bere, annuì.
Bulma
la prese in mano per guardarla meglio e, incredula, esclamò:
“Ma
assomiglia molto alla sfera che c'è nella soffitta della
casa dei
genitori miei e di Tights!”
Sentendo
quelle parole, Tights si alzò e, avvicinandosi alla sorella,
esclamò: “Cosa?!” “Guardala
bene, Tights! Non trovi che ci
assomigli in modo sorprendente?” “Hai proprio
ragione! Ma la
nostra aveva solo due stelle mentre questa ne ha quattro.”
“Incredibile... che curiosa coincidenza...”
“Per me, sembra
solo una curiosa stupidaggine.” commentò Vegeta,
concentrato solo
sul piatto.
Bulma,
guardandolo in malo modo, gli disse: “Non trovi che questa
storia
sia incredibile?! Due sfere completamente identiche che variano solo
per il numero di stelle... di sicuro, nel mondo, ci saranno altre due
sfere rappresentanti i numeri uno e tre... e chissà che non
ce ne
siano altre, superiori al quattro.” “Che
cavolata... per quale
motivo ci dovrebbero essere delle sfere identiche?”
“Io ho
sentito una leggenda su delle sfere magiche...”
Tutti
i presenti si voltarono verso Tights, che aveva appena parlato, e
domandarono all'uniscono: “Davvero?!”
“Sì... l'ho letta su un
libro di vecchie leggende... un giorno un essere dai poteri divini,
creò da sette semplici pietre delle sfere magiche che se
riunite
insieme possono esaudire un qualsiasi desiderio. Una volta riunite,
bisogna portarle in sette determinati posti, in modo da formare un
cerchio. Così il desiderio si avvera.”
raccontò Tights e Radish
sbuffò: “Bah... una stupida leggenda
metropolitana... alla fin
fine sono tutti uguali...”
Nel
frattempo, Goku stava per bere il suo quinto bicchiere di succo.
Non
riusciva proprio a smettere... era così buono...
Ma,
appena l'ebbe bevuto, si sentì strano.
Gli
girava terribilmente la testa e, inoltre, gli sembrava che suo
fratello, la sua insegnante e i loro amici girare sempre più
velocemente...
Sotto
gli sguardi allibiti dei suoi compagni, la testa di Goku cadde sul
tavolo.
“GOKU!!!”
urlarono, in contemporanea, Tarble e Tights, avvicinandosi a lui, e
Radish, nervoso più che mai, esclamò:
“Non ti azzardare a farmi
questi scherzi idioti, Kakaroth... rimettiti in piedi,
forza!”
“State calmi, tutti quanti!” ordinò
Vegeta, avvicinandosi al
ragazzino “Probabilmente, ha solo avuto un calo di
pressione... se
gli stiamo tutti appiccicati, starà peggio...”
Proprio
mentre diceva quelle parole, si sentì un leggero
“Zzzzz...”
provenire da Goku.
Tutti
rimasero in silenzio.
“Si
è solo addormentato.” dichiarò, con
tranquillità, Vegeta mentre
Radish, incredulo, commentava: “Eh?! Così
all'improvviso?! Di
solito ci mette un quarto d'ora ad addormentarsi...”
“Un
momento...” notò Nappa “Ma... puzza di
alcool.” “Eh?!”
fecero tutti i presenti, senza parole.
Goku
si era ubriacato?!
Ma
come diamine aveva fatto?!
Non
c'era stato del vino...
Ad
un tratto, Vegeta notò una bottiglia vicino al ragazzino e
prendendola, domandò: “E questa
cos'è?” “Il succo di lampone
che io e Bulma abbiamo comprato, fratellone... Bulma l'ha dato a
Goku, lui l'ha messo nello zaino di Radish e, prima di cena,
è
andato a riprenderla...” “Ma quella è la
bottiglia di vino che
avevo nel mio zaino!” esclamò Nappa, indicandola.
Dopo
un attimo di silenzio, Vegeta disse: “Questo babbeo deve aver
confuso gli zaini... ma, scusa, Tarble... non ti sei minimamente
accorto della differenza?” “Io non l'ho bevuto,
fratellone.” fu
la risposta del bambino.
Vegeta
sgranò gli occhi a quell'affermazione, in quanto la
bottiglia era
praticamente vuota.
Intanto,
Radish si era avvicinato a Goku e, scuotendolo, gli urlò:
“Ehi,
svegliati, moccioso.” “Lascia perdere. Questo qui
è già partito
per la tangenziale.” commentò Vegeta “E'
meglio che lo riporti
alla tenda.” “Ottima idea.”
Radish
se lo mise in spalla, sbuffando: “Ma si può essere
più stupidi?!”
“Guardala dal lato positivo, Radish.” lo
consolò Nappa, dandogli
una leggera pacca sulla spalla “Si è solo
addormentato. Le persone
ubriache, a volte, fanno di quelle cose...” “Credo
di aver capito
cosa intendi...”
Radish
si voltò un attimo e sgranò gli occhi.
Tights
aveva abbassato la testa e sembrava che la situazione, per lei, fosse
tremendamente pesante e che volesse sprofondare...
Tutti
se ne accorsero e sgranarono gli occhi, in quanto non riuscivano a
capire cosa avesse la giovane donna...
“Ehm...
Tights... perché non accompagni Radish alla
tenda?” domandò
Bulma, con un sorriso imbarazzato, e la sorella, annuendo con la
testa, si alzò in piedi.
Radish,
col fratello ubriaco e addormentato sulle spalle, si mise in cammino,
seguito dalla professoressa che, più che camminare, sembrava
trascinarsi.
Sembrava
proprio a terra...
“Ehi...”
le disse, ad un tratto, il giovane “Va tutto bene?”
“Sì, è
solo che... le persone ubriache risvegliano in me ricordi... per i
quali vorrei sprofondare...” fu la risposta di Tights, con la
testa
ancora china.
Evidentemente,
da giovane doveva essere stata ubriaca e doveva aver combinato
qualcosa di cui ora si vergognava profondamente...
“Comunque,
la leggenda che ci hai raccontato era davvero molto carina.”
le
disse, ad un tratto, il giovane e Tights, sorpresa, esclamò:
“Davvero?! Ma... avevi detto che non
t'interessava...” “Non
ascoltare mai quello che dico, prof. Io cambio idea alla stessa
velocità con cui si passa ad una canzone sul CD.”
“Capisco.”
“Se potesse esprimere un desiderio con quelle sfere, cosa
vorrebbe,
prof?” “Diventare una scrittrice.”
“Tutto qui? Non c'è
qualcos'altro che desidera?”
Sentendo
quella domanda, Tights arrossì violentemente e
balbettò: “A dire
la verità, c'è un'altra cosa che vorrei... ma
è solo una
stupidaggine...” “Non lo dico a nessuno, prof. E'
una promessa
vera. Se la infrango mangerò mille aghi.”
“Il fatto è che...
vorrei trovare l'amore della mia vita e mettere su famiglia con
lui.”
“Se sei così romantica, prof, perché
non scrivi romanzi d'amore
invece di fantascienza?” “Perché a me la
fantascienza piace... e
tu? Vorresti creare una famiglia o preferisci restare single a
vita?”
Stavolta,
fu Radish a rimanere in silenzio per un attimo, prima di dire un
secco: “Le famiglie non fanno per me, prof.” |
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Capitolo 16 *** Un piccolo incidente ***
CAPITOLO
16: UN PICCOLO INCIDENTE
“Ti
gira ancora la testa, Goku?”
“Sì...”
Goku
si sentiva uno straccio.
Si
era bevuto, per errore, quasi tutto il vino di Nappa e adesso aveva
la testa che sembrava che dovesse esplodergli da un momento
all'altro.
In
più, bisognava aggiungere anche il dolore causato dallo
scappellotto
che Radish, con l'aggiunta della frase “Brutto
idiota!!!”, gli
aveva dato quando si era svegliato, per sgridarlo della bravata.
Tuttavia,
quel giorno il sole era così caldo e il cielo
così sereno che non
valeva proprio la pena farsi mettere ko da una sbornia.
Lui
e Tarble, infatti, stavano facendo una passeggiata nei pressi del
campeggio.
“Sai
che domani sera c'è una festa?”
domandò, ad un tratto, Tarble e
Goku esultò: “Davvero?! Ci andiamo?!”
“Credo di sì...” “Che
bello, a me le feste piacciono un sacco!”
Mentre
i due ragazzini camminavano, videro una piccola e splendida farfalla
volare verso il bosco.
Vedendola,
Goku esclamò: “Uao, che bella farfalla! Andiamo ad
acchiapparla!”
“Aspetta, Goku... mio fratello mi ha detto di non inoltrarci
nel
bosco da soli...” “Non preoccuparti!
Andrà tutto alla grande!
Useremo il mio cappello per catturarla e poi torneremo subito
indietro. Non se ne accorgerà nessuno.”
“Speriamo...”
Radish
si mise le cuffie nelle orecchie e, mentre ascoltava distratto la
musica, si appoggiò con la schiena alla vecchia quercia e
mise a
guardare le montagne e il verde che lo circondava.
Amava
fare così perché, in questo modo, poteva
viaggiare nei suoi
pensieri... per un attimo, gli sembrò di vedere una lunga
chioma
bionda...
D'istinto,
si ricordò del discorso della sera prima con Tights...
quello
sull'avere una famiglia...
Aveva
fatto proprio bene a dirle cosa ne pensava al riguardo!
Lui
non avrebbe mai avuto una famiglia... non era fatto per crearne
una...
Ad
un tratto, due grandi e luminosi occhi neri apparvero dal nulla.
Perse
un battito del cuore.
Quegli
occhi così belli... lo ammaliavano sempre... inoltre,
più li
guardava più aveva la sensazione di averli già
visti in passato...
“Cosa
ascolti?” domandò Tights e il giovane rispose:
“Una canzone,
prof. A te che sembra?” “La fai ascoltare anche a
me?” “Come
vuole...” acconsentì Radish passandole un
auricolare.
I
due rimasero in silenzio, i loro corpi vicini e lasciandosi ammaliare
dal suono della chitarra della canzone.
“Senti...”
disse, ad un tratto, Tights “Ieri sera... parlavi sul
serio?” “Su
cosa?” “Sul creare una famiglia. Davvero non ne
vuoi sapere
niente?” “Io non mi sento pronto, prof. Non mi
sentivo pronto in
passato, non mi sento pronto nemmeno adesso e non mi sentirò
pronto
mai...” “E' un peccato... a me non spiacerebbe
crearla, dopo
essere diventata una scrittrice.” “Fai come vuoi,
prof... cerca
di non soffrire...”
I
due ritornarono in silenzio, ad ascoltare la musica, non accorgendosi
minimamente di essere osservati da due persone parecchio indiscrete.
“Beh?
Intendono restare lì seduti fianco a fianco oppure si
decidono a
fare qualcosa?” sbuffò Nappa mentre Vegeta
commentava: “Ecco
perché dobbiamo dargli una mano, idiota...”
“Mi sembra di vedere
i genitori di Radish...” “Erano lenti alla stessa
maniera?”
“Forse anche di più...”
“Ma
quei due intendono starsene lì a guardare le montagne per
tutto il
giorno?” “Conosci Bardack, Nappa... la risposta
è: certamente!”
Dietro
ad una roccia, ad osservare di nascosto un ragazzo coi capelli a
palma neri e una giovane coi capelli neri ribelli, lunghi fino alle
spalle, vi erano un energumeno, una giovane ragazza e un giovane coi
capelli a fiamma.
“La
tua amica è proprio lenta, Echalotte...”
commentò il giovane coi
capelli a fiamma alla ragazza e lei, prontamente, ribatté:
“Vogliamo
parlare del tuo amico, invece, Vegeta?” “La
verità è che sono
entrambi lenti.”
Per
dieci minuti, i due rimasero in completo silenzio ad osservare i
monti mentre gli altri tre aspettavano, con ansia che essi si
decidessero a fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Finalmente,
la ragazza si avvicinò, timidamente, al ragazzo.
“Alla
buon'ora! Ancora un po' e si formavano le ragnatele qui!”
sbuffò
Echalotte e Vegeta annuì: “Vivono ancora nei primi
anni del
Novecento. Per stare insieme devono seguire un lungo e noioso
corteggiamento.” “Ha il suo fascino.”
“In passato, mica
adesso. Io se voglio una donna, la faccio cadere ai piedi in un
giorno. Mica perdo tutto quel tempo, come quei due.”
“Con me non
ci riusciresti in un anno.” “Ma chi ti vuole?! Io
no di certo! Di
una ragazza violenta e testarda come te, ne faccio volentieri un bel
pacco e lo regalo per natale a uno dei tuoi mille spasimanti!”
Echalotte
guardò in cagnesco Vegeta.
Si
maledisse mentalmente per l'idea di partecipare assieme a Gine a
quell'uscita combinata...
Gli
era sembrata una proposta allettante e affascinante... un'esperienza
da brivido da fare... dopotutto si era giovani solo una volta nella
vita.
Ovviamente,
l'idea non era piaciuta per niente a Gine, la quale, timida e seria
com'era, l'aveva trovata pericolosa e azzardata.
Sfortunatamente,
era necessaria la presenza di un'altra ragazza per l'appuntamento e,
pertanto, Echalotte aveva dovuto faticare per ben tre interi
pomeriggi ma alla fine era riuscita a convincerla a venire.
I
due ragazzi dell'appuntamento si erano rivelati Bardack e Vegeta.
Mentre
Bardack e Gine si erano trovati subito benissimo, lei e Vegeta
avevano cominciato a litigare, tanto che a metà
dell'appuntamento,
tra gli sguardi increduli di Bardack, Gine e dei presenti al bar in
cui si erano recati, lei gli aveva buttato un bicchiere d'acqua
addosso e, adirata, se n'era andata.
Era
decisa a non rivedere mai più quel tizio così
maleducato ma Gine
aveva ricevuto l'invito di Bardack a venire al campeggio, assieme ai
suoi amici, e, decisa a non lasciarla da sola con tre maschi, era
venuta ma era decisa a stare lontana da Vegeta!
“Ehi,
non litigate! Sennò vi sentono!” li
zittì Nappa, più che altro
per impedire l'ennesimo litigio tra i due.
Mentre
si recavano al campeggio, non avevano fatto altro che litigare a
tutto gas e lui aveva la testa che gli scoppiava!
In
quel momento, Bardack si voltò verso Gine e la
guardò intensamente
negli occhi.
I
tre rimasero in silenzio, desiderosi di sapere cosa sarebbe
successo...
“Bardack!!!”
chiamò una voce maschile provenire dal campeggio.
“Arrivo,
papà!” gridò Bardack, alzandosi e
dirigendosi verso il campeggio,
seguito da Gine.
“Ehi,
aspetta un attimo... forse ci siamo!” esclamò, ad
un tratto,
Vegeta e Nappa domandò: “Che succede?”
“Radish sta alzando il
braccio... spero per lui che voglia metterlo attorno alle spalle
della maestrina.”
Mentre
parlava, il braccio di Radish, con lentezza, si appoggiò
alle spalle
di Tights.
Vegeta,
senza smettere di osservare i due, esclamò:
“Bene... Radish ha
preso l'iniziativa... credo che fra poco si deciderà a darle
un
bacio e poi...” “Ahem!” fece una voce
femminile alle spalle dei
due.
Vegeta
e Nappa si voltarono e videro Bulma che, con le mani sui fianchi, li
guardava in malo modo.
“E
tu che vuoi? Fila via!” le disse Vegeta e Bulma, adirata,
replicava: “Lo farei tanto volentieri ma quella che state
spiando,
per vostra informazione, è mia sorella!”
“E l'altro è un nostro
amico! Che ne dici di stare zitta e di goderti lo
spettacolo?”
“PIANTATELA IMMEDIATAMENTE!!!” urlò,
adirata, Bulma “Siete più
grandi di me ma vi state comportando peggio di un bambino! Goku e
Tarble sarebbero più discreti! Dovreste vergognavi tutti e
due!”
“E non strillare, tu! Guarda che...”
cominciò Vegeta ma una voce
alle sue spalle domandò: “Vegeta? Nappa? Ma...
cosa ci fate qui?”
Tutti
si voltarono e videro Radish, rosso in viso e con un'espressione
adirata, guardarli in malo modo.
Era
lampante il fatto che avesse intuito cosa stesse succedendo e,
infatti, urlò ai suoi amici: “MA NON VI VERGOGNATE
A SPIARMI?!”
“Ma come siamo arrabbiati... guarda che eri proprio bravo.
Sembravi
il protagonista di uno di quel film romantici...” lo
provocò
Vegeta mentre Radish, sempre rosso come un peperone, protestava
“NON
ME NE FREGA NIENTE!!! IMPICCIATEVI DEI FATTI VOSTRI,
DANNAZIONE!!!”
“VOLETE STARE ZITTI?!?!”
L'urlo
isterico di Bulma fece fermare subito il litigio.
“Ma
che ti prende?” le domandò Vegeta e la ragazza
rispose: “Sono
preoccupata... non trovo più Goku e Tarble.”
“Eh?” “Stavano
giocando nel prato vicino alle nostre tende. Mi sono distratta un
attimo per rispondere ad una chiamata dei genitori miei e di Tights e
quando l'ho chiusa non c'erano più. Mi sono messa a
cercarvi,
convinta che si trovassero con voi ma a quanto pare eravate troppo
impegnati a guardare qualcos'altro per averli in
considerazione.”
“Hai guardato bene dappertutto nel campeggio?” le
domandò Vegeta
e la ragazza rispose: “Sì, per ben tre
volte.” “E la foresta?”
domandò Nappa e Bulma ammise: “No... ho pensato
che non si
sarebbero azzardati ad entrarci...” “Conosco troppo
bene quel
cretino di mio fratello.” s'intromise Radish
“Più una cosa è
vietata, più sente l'impulso di farla. Avrà visto
una farfalla o un
uccello interessante e, idiota com'è, l'avrà
seguito nella foresta,
portandosi con sé pure Tarble.” “Allora
non c'è tempo da
perdere.” disse Tights, superando il gruppo, cercando di
nascondere
le sue guance ancora rosse “Andiamo nella foresta e
cerchiamoli.
Fortuna che c'è ancora il sole...”
Il
gruppo si diresse verso di essa ma, ad un tratto, sentì una
mano
artigliargli la spalla.
Si
voltò e vide Vegeta che lo guardava con aria furibonda.
Dopo
un attimo di silenzio, il giovane lo minacciò: “Se
è successo
qualcosa a mio fratello... sappi che ti uccido.”
“Secondo
me, è meglio tornare indietro...” “Non
preoccuparti, Tarble.
Ormai l'ho quasi presa.”
Tarble
si guardò intorno.
Quel
posto non gli piaceva per niente...
Era
così sinistro e spaventoso... sembrava la foresta dove
Cappuccetto
Rosso aveva incontrato il Lupo Cattivo...
Se
il suo fratellone fosse stato accanto a lui, non avrebbe avuto alcuna
paura...
“Io
dico che dovremmo tornare indietro...” balbettò,
sempre più
nervoso, Tarble ma, ancora una volta, Goku rispose: “L'ho
quasi
presa...”
Goku
fece un balzo con l'obiettivo di prendere la farfalla col cappello ma
essa volò via prima che il ragazzino potesse prenderla,
facendogli
prendere un bel colpo.
“Ahi,
ahi...” mugugnò Goku, voltandosi per vedere dove
fosse andata la
farfalla.
La
farfalla, veloce come il vento, superò un piccolo ruscello
le cui
acque erano parecchio mosse, e si posò su un sasso
dall'altra parte.
“Ormai
non possiamo fare più niente.” sospirò
Tarble “Torniamo
indietro.” “Perché? Posso camminare sui
sassi?” dichiarò
Goku, salendo su un sasso vicino alla riva.
“Ma
cosa fai?! E' pericoloso!” tentò di fermarlo
Tarble ma Goku,
lasciando a terra il cappello, lo rassicurò: “Non
per me. Quando
vivevo con mio nonno, attraversavo spesso i fiumi sui
sassi...”
“GOKU!!!”
“TARBLE!!!” “EHI, MOCCIOSO!!! MA DOVE
DIAMINE TI SEI CACCIATO?”
Il
gruppo di voci si sentiva per tutta la foresta, facendo volare via
vari uccelli, spaventati da tutto quel baccano.
Era
da vari minuti che i cinque urlavano da tutti le parti cercando,
invano, di ritrovare le due pecorelle smarrite, tanto da doversi
dividere per cercare meglio.
Dopo
aver chiamato per l'ennesima volta i due bambini, Tights
domandò a
Bulma, con tono nervoso: “Sono così preoccupata...
dove possono
essere finiti?” “Spero che non si siano allontanati
troppo...”
dichiarò l'altra, spostando lo sguardo.
Ad
un tratto Bulma vide, vicino ad un fiume, due piccole sagome, una
delle quali stava camminando sopra dei sassi mentre l'altra lo
fissava, immobile, sulla riva.
Aguzzò
la vista ed esclamò: “Eccoli! Li ho
trovati!”
Le
due ragazze si avvicinarono in fretta e furia con Tights che urlava:
“GOKU!! COSA STAI FACENDO?!”
I
due ragazzini si voltarono e Goku salutò l'insegnante:
“Professoressa! Io e Tarble stavamo cercando di catturare una
farfalla stupenda ma...” “NON DISTRARTI E RESTA
FERMO LI'! VENGO
A PRENDER...” fece la donna ma non riuscì a finire
la frase, in
quanto Goku, prese l'equilibrio e cadde violentemente in acqua.
“GOKU!!!!”
urlò, spaventata, Tights, vedendo Goku mentre annaspava
violentemente, nel tentativo di riemergere e di respirare, gridando:
“Professoressa!!!”
Tights
stava per buttarsi in acqua per salvare il ragazzino ma Bulma fu
più
veloce di lei.
“Bulma!!!
Cosa fai?!” le urlò la sorella maggiore e Bulma,
mentre nuotava
verso Goku, le disse: “Cerco di salvarlo!!! Tu e Tarble
correte ad
avvertire gli altri!!!” “Andiamo, sorellona
Tights!!!” disse il
bambino, correndo verso il bosco, venendo, dopo un'iniziale
turbamento, seguito da Tights.
Bulma,
s'immerse nelle acque gelide e violente del fiume e nuotò a
più non
posso verso Goku il quale, nel frattempo, era finito sott'acqua.
Con
fatica, Bulma gli si avvicinò e lo afferrò per il
polso, facendolo
riemergere.
Ansimando
profondamente, la ragazza domandò al bambino:
“Tutto bene, Goku?
Come stai?” “Bulma!!! Attenta!!!” le
urlò Goku, indicandole
una roccia in mezzo al fiume.
Bulma,
velocemente, si spostò a lato e riuscì, nel
mentre urlando
spaventata, a evitare di finire contro la roccia per il rotto della
cuffia.
“Uff...
che spavento...” sospirò la giovane ma
sbiancò quando vide una
seconda roccia davanti a loro.
Ancora
una volta, Bulma si spostò ma, stavolta, colpì la
roccia alla
spalla.
Bulma
dovette mordersi le labbra per impedirsi di urlare.
Quel
colpo, inaspettato e improvviso, le aveva fatto un male...
I
due sprofondarono nell'acqua.
Bulma
cercava di riemergere ma era troppo stanca e dolorante per farcela...
Dannazione...
pensava, disperata Non ce la faccio... ma non posso
arrendermi! Devo... salvare Goku... almeno... lui...
Ad
un tratto, una presa salda le afferrò il braccio e la
portò, con
violenza, fuori dall'acqua.
Bulma
vide che il suo inaspettato salvatore era nientemeno che Vegeta.
Il
ragazzo, il quale teneva in mano una corda, si voltò verso
la riva e
urlò: “Ok, ce li ho! Forza, tirate!”
“Subito, Vegeta!”
annuirono Nappa, Radish e Tights, i quali, con tutta la forza che
avevano, cominciarono a tirare la corda.
Mentre
veniva portata a riva assieme a Goku, Bulma ebbe la forza di
sussurrare: “Ve... Vegeta...” “Sei stata
molto coraggiosa,
ragazzina... ma anche parecchio imprudente.” fu la pacata
frase
dell'altro.
Una
volta che entrambi furono in salvo, Bulma sentì ovattate le
frasi
dei suoi compagni, tutti terribilmente preoccupati per l'accaduto.
L'unica
cosa che riusciva a pensare, mentre stringeva Goku, anche lui
distrutto e spaventato dalla brutta avventura: Ce
l'abbiamo fatta, Goku... ora siamo in salvo...
“Bulma...”
sussurrò Tights, cercando di trattenere le lacrime, mentre
Nappa,
con sorriso di sollievo, diceva: “Meno male che state
entrambi
bene...”
Aveva
appena finito di parlare, che una sagoma nera si allontanò
dal
gruppo e si fiondò, tra lo stupore generale, ad abbracciare
Goku.
“Radish...”
si lasciò sfuggire Nappa osservando il ragazzo dai lunghi
capelli
neri che stringeva con tutte le sue forze il fratello minore.
“Non
farlo mai più...” sibilò, ad un tratto,
Radish, per poi urlare:
“NON FARLO MAI PIU', BRUTTO IDIOTA!!! SE LO RIFAI, GIURO CHE
TI
UCCIDO!!! HAI CAPITO BENE, KAKAROTH?!?! TI UCCIDO!!!!”
Tutti
i presenti rimasero immobili ad osservare, in religioso silenzioso,
la scena.
Nessuno
si accorse che, mentre abbracciava, disperato, il fratellino, a
Radish uscirono dagli occhi due grosse lacrime. |
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Capitolo 17 *** I segreti delle stelle ***
CAPITOLO
17: I SEGRETI DELLE STELLE
“Mi
raccomando. Chiamami se hai bisogno di qualcosa. Non prendere altre
iniziative. Oggi hai dato proprio il peggio di te...”
“Va bene,
Vegeta. Sta' tranquillo. Farò la brava, lo
prometto.”
Vegeta
si limitò a darle un'occhiata poco convinta e poi
uscì dalla tenda.
“Come
sta?” domandò, preoccupata, Tights ma Vegeta la
rassicurò subito:
“Sta' bene... deve solo riposarsi per un po'.”
Goku,
timidamente, sussurrò: “Tutto questo...
è colpa mia... mi
dispiace.” “Lascia perdere...”
cominciò Nappa venendo, però,
interrotto bruscamente da Radish: “Ha ragione, invece. E'
tutta
colpa sua. E sta pur certo che ti beccherai una bella ramanzina
più
tardi, ragazzino!” “Insomma, Radish!”
sbottò, seccata, Tights
“Tuo fratello si è preso uno spavento terribile al
fiume! Guarda
che ha capito la lezione, è inutile che lo rimproveri! La
cosa più
importante è che sia sano e salvo! E' meglio lasciarlo in
pace, non
credi?!”
Per
tutta risposta, Radish la guardò scocciato per un attimo e,
poi, si
allontanò dal gruppo.
Nappa,
con l'aiuto degli altri, stava apparecchiando la tavola per la cena,
quando, ad un tratto, sentì un fruscio dietro di lui.
Si
voltò e sgranò gli occhi.
“Bulma?!”
domandò, incredulo, per poi correre, assieme agli altri,
chiedendole, preoccupato: “Non dovresti stare a
letto?!” “Come
ti senti?!” domandò contemporaneamente Tights.
Bulma,
cercando di rasserenare i compagni, dichiarò: “Sto
bene, non
preoccupatevi. Sdraiarmi un attimo mi ha fatto bene. Temo che mi
verrà un livido alla spalla ma almeno non ci sono ossa
rotte...”
“Bulma, visto che ti sei fatta male, credo che dovremmo
chiudere
col campeggio e tornarcene a casa, così da portarti al
pronto
soccorso.” dichiarò, ad un tratto, Vegeta.
Bulma,
tuttavia, rispose: “Non esagerare, Vegeta. Mi sono fatta male
ma
non è il caso di preoccuparsi. Ci tenevate tutti ad andare
in
campeggio e mi sembra meschino farvi rinunciare ad una gita in cui,
per la cronaca, non avrei nemmeno dovuto partecipare.”
Vegeta
rimase in silenzio e Bulma, captando che quel silenzio significa
pensieri non molto gentili, domandò: “Cosa stai
pensando, Vegeta?”
“Che a volte, anche le ragazzine capricciose e irascibili
come te
possiedono un cervello e un animo sensibile.”
“COSA?!”
Bulma
stava per dirne di tutti i colori, quando una timida voce la
bloccò:
“Bulma...”
La
ragazza si girò e vide Goku, con lo sguardo basso e mogio.
Il
ragazzino rimase in silenzio finché il fratello maggiore,
dandogli
un leggero colpetto alla spalla, lo spronò: “Su,
dì quello che
vuoi dire, moccioso.”
Goku
prese un bel respiro e dichiarò, con le lacrime agli occhi:
“Mi
dispiace tanto per quello che è successo, Bulma! Perdonami!
Ti giuro
che non volevo assolutamente che tu ti facessi male!
Scusami!!!”
Bulma
fece un dolce sorriso e, accarezzandogli la testolina, disse:
“Non
preoccuparti. Alla fine, l'unica cosa davvero importante è
che tu
non ti sia fatto male.”
Goku,
con sempre le lacrime agli occhi, fece uno dei suoi soliti sorrisi
allegri e pieni d'energia.
Una
volta che ebbe finito di sorridere, tirò fuori qualcosa da
una tasca
e lo porse a Bulma.
Era
un sacchetto di caramelle gommose.
“Sono
andato a comprarle con Tarble e Tights poco fa.” le
spiegò,
orgoglioso “Mio nonno diceva sempre che quando si sta male
mangiare
una caramella ti fa sentire sempre un po' meglio.”
Goku
non riusciva a trattenersi dal piangere.
La
sbucciatura al ginocchio gli faceva un dolore tremendo e atroce...
come voleva che smettesse...
“Su,
non piangere... una piccola sbucciatura capita a tutti. Anche tuo
padre si sbucciava sempre il ginocchio.” lo
consolò suo nonno
mentre metteva l'acqua ossigenata su un fazzoletto.
“Ti
avverto che brucerà un pochino...” lo
avvertì il vecchio prima di
mettere il fazzoletto sulla sbucciatura.
Goku
fece un piccolo gemito.
L'acqua
ossigenata faceva proprio male.
“Comunque,
stai migliorando.” lo confrontò il nonno
“Oggi hai fatto un
metro. Ancora un po' e saprai andare in bicicletta senza
rotelle.”
Una
volta che ebbe finito di disinfettarlo, l'uomo gli mise un piccolo
cerotto azzurro con piccole figure rosse e annunciò:
“Ecco fatto.”
Il
piccolo Goku, però, rimase in silenzio.
Continuava
a sentire un dolore allucinante al ginocchio.
Il
vecchio, accorgendosi del muto dolore del nipotino, domandò,
dolcemente: “Ti fa male?”
“Sì...” annuì il piccolo.
L'uomo
allora, tirò fuori dalla tasca un piccolo lecca lecca e,
mettendolo
davanti a Goku gli disse: “Mangialo. Quando si sta male,
mangiare
una caramella fa sempre sentire un po' meglio.”
Il
bimbo fece come il nonno gli aveva detto e si accorse che, in
effetti, il ginocchio sbucciato gli faceva meno male...
Goku
osservò in silenzio Bulma mentre prendeva una caramella dal
sacchetto e se la metteva in bocca.
La
ragazza rimase in silenzio un attimo, mentre se la mangiava.
Quando
ebbe finito, dichiarò: “Tuo nonno aveva proprio
ragione, Goku. Mi
sento meglio.” “Vero? I sistemi del mio nonnino
funzionano
sempre!”
Mentre
Goku parlava, nessuno si accorse che Radish, in silenzio, si era
allontanato lentamente dal gruppo.
La
notte silenziosa e dai colori freddi si estendeva nel cielo come una
grande e lunga coperta.
Radish
se ne stava raggomitolato nel suo sacco a pelo, a sognare un bel
momento erotico con una bella ragazza bionda e formosa, quando
sentì
qualcuno toccarlo alla spalla.
Nonostante
lo scocciatore lo avesse riportato drasticamente alla
realtà, cercò
d'ignorarlo, fingendo che stava ancora dormendo della grossa, ma il
seccatore persisteva.
Con
un grugnito, si voltò e accese la torcia che aveva di fianco
a lui,
per vedere chi lo stesse seccando a quell'ora, e vide suo fratello.
“Che
cavolo vuoi, moccioso?! Stavo dormendo!” lo
aggredì Radish e il
piccolo rispose: “C'è una cimice nella
tenda.” “E allora?
Mandala via, no?” “Non mi piacciono le cimici. Una
volta ne ho
mangiata una per errore ed era disgustosa. Non voglio
prenderla.”
“E spiaccicala.” “Non posso. Potrebbe
avere una famiglia. Un
marito e dei figli che la aspettano. Sarei un assassino.”
“E
allora pensa che quella cimice è una criminale pericolosa e
ricercata dalle altre cimici di tutto il mondo. Se tu la uccidi, le
altre cimici te ne saranno profondamente grate.”
“Ti prego,
Radish, mandala fuori dalla tenda.” “Poi la pianti
di rompere?”
“Sì.” “Dannato
moccioso.”
Radish
uscì dal sacco a pelo e, dopo aver preso la cimice, la
buttò fuori
dalla tenda.
La
cimice volò per un attimo nell'aria notturna e, poi,
entrò nella
fessura della cerniera per aprire una tenda che si trovava a pochi
passi dalla precedente.
Dopo
un quarto d'ora di silenzio, si udì un forte strillo
femminile:
“AAAAHHHH!!!! C'E' UNA CIMICE!!!!!”
Dopo
pochi secondi, una ragazza coi capelli turchini legati in due codini
e con indosso una camicia da notte rosa uscì dalla tenda e
si mise a
gridare: “RAGAZZI!!! SVEGLIATEVI!!!”
Radish,
il quale, nel frattempo, stava a pancia in giù e cercava di
ignorare
quegli strilli tappandosi gli orecchi, sibilò:
“Non è
possibile...”
Alla
fine, seccato, si avvicinò alla tenda e, aprendola un
attimo,
domandò: “Che vuoi? Stavo dormendo!”
“C'è una cimice nella
nostra tenda!” “E schiacciatela!”
“Così la tenda poi
puzza?!” “E allora occupatevene voi!!! Io voglio
dormire!!!”
Dopo
aver detto quelle parole, Radish chiuse, seccato, la cerniera della
tenda.
A
quella scena, Bulma fece una linguaccia alla tenda dei ragazzi.
“Bulma,
lo sai che i ragazzi non sono il massimo della gentilezza...”
le
ricordò Tights, la quale indossava come pigiama una
maglietta e dei
pantaloni, alle sue spalle e la sorella, sbuffò:
“Ma tu guarda che
razza di...” “Che ne dici se facciamo una
passeggiata per
sbollire la rabbia?” “Preferisco aspettare qui che
quella dannata
cimice esca dalla tenda.” “Come vuoi. Io vado a
fare un giretto
qui intorno. L'aria notturna è così fresca e
piacevole.” “Fa'
attenzione, sorellona.” “Non preoccuparti. Fra un
quarto d'ora
sarò di nuovo qui.”
La
ragazza s'incamminò e, in pochi minuti, fu lontano dalla
sorella.
Si
guardò intorno.
Di
giorno, il campeggio era pieno di gente e di vita mentre di notte non
c'era niente tranne il silenzio.
Quel
silenzio era bello... ma le faceva molta paura.
Ad
un tratto, vide una luce.
Si
avvicinò e si accorse che proveniva da una torcia tenuta da
un
ragazzo che stava leggendo con molta attenzione un libro seduto
davanti ad un tavolo e con di fianco un'enorme pila di libri.
Si
avvicinò, incuriosita, e sgranò gli occhi,
incredula.
Quel
ragazzo era Vegeta.
L'altro,
sentendola arrivare, alzò gli occhi e, mentre tornava alla
lettura
del suo libro, disse: “Ciao, Tights. Soffriamo d'insonnia
stanotte?” “No... il fatto è che una
cimice è entrata nella
nostra tenda e mia sorella, spaventata, ha chiesto, vanamente,
l'aiuto dei tuoi amici.” “Ah, ecco cos'erano quegli
strilli. Li
ho sentiti fin qui.” “E non ti sei
preoccupato?” “No. Ogni
anno, al campeggio, c'è sempre qualcuna che strilla
perché ha
trovato un insetto nella tenda.”
Tights
si avvicinò al tavolo e si accorse che la pila vicino a
Vegeta era
composta da libri di medicina e sul corpo umano.
“T'interessa
medicina?” domandò Tights, prendendo un volume, e
Vegeta rispose:
“Sono uno studente universitario della facoltà di
medicina.”
“Davvero?!” “Certo.”
“Uao... non riesco a crederci.”
“Comincia a crederci perché è la
semplice e pura verità.”
Tights
rimase un attimo in silenzio.
Voleva
affrontare quell'argomento con Vegeta da un pezzo ma c'erano sempre
gli altri intorno... quella era l'occasione perfetta.
“Senti,
Vegeta... c'è una cosa che vorrei chiederti...”
balbettò la
ragazza e l'altro, senza alzare lo sguardo, disse:
“Spara.”
“Radish... mi ha raccontato del suo passato... ovvero... che
si
drogava...” “Ah.” “Mi ha
raccontato anche che tu hai impedito
che venisse arrestato dalla polizia per spaccio. Io... ecco... vorrei
sapere perché lo hai salvato.”
Si
udì un piccolo tonfo, dovuto al fatto che il ragazzo aveva
chiuso il
libro e lo aveva appoggiato al tavolo, e Tights si accorse che Vegeta
la stava guardando negli occhi.
“L'ho
salvato perché ho visto i suoi occhi.” fu la
semplice risposta del
giovane.
Tights
era senza parole.
Cosa
intendeva dire?
“I
suoi occhi erano quelli di una persona disperata che non voleva
finire in carcere... si era messo nei casini ma non voleva finirci.
Così, ho capito che quel ragazzo che mi era andato addosso
non era
finito nel mezzo di un traffico di droga perché volesse i
soldi...
ci era finito perché era disperato e con le spalle al muro
ma se
avesse potuto... ci sarebbe uscito. Per questo l'ho salvato dalla
prigione e l'ho aiutato.” continuò Vegeta,
guardando le stelle
sopra di lui.
Tights
rimase per qualche minuto in silenzio, abbassando lo sguardo.
Fu
ancora una volta Vegeta a rompere il silenzio che c'era:
“Sai,
Tights... non so se te ne sei mai accorta ma dopo la faccenda della
droga, gli occhi di Radish erano spenti, vuoti. Sai che le nostre
famiglie erano molto unite prima della morte dei nostri genitori...
perciò mi era già capitato di vederlo e di
giocarci con lui quando
eravamo bambini... ma allora i suoi occhi erano pieni di vita e di
speranza. La droga gli aveva prosciugato tutta quella speranza e
quella vita... per quanto l'aiutassi, i suoi occhi continuavano a
essere spenti come una lampadina fulminata... eppure, da qualche
mese... per qualche oscuro motivo, i suoi occhi hanno ritrovato la
lucentezza di un tempo.”
Bulma
osservava in silenzio, le luminose stelle sopra la propria testa.
Erano
così belle... le erano sempre piaciute molto le stelle...
Aveva
localizzato senza problema la costellazione di Orione e del Grande
Carro... ma con le altre aveva dei problemi...
Ad
un tratto, sentì un frusciò alle sue spalle e
vide la sorella
maggiore raggiungerla.
“Ciao,
Bulma.” la salutò la ragazza mentre tornava nella
tenda “Vuoi
tornare a dormire? La cimice se n'è andata.”
“Credo che resterò
alzata ancora un po', sorellona.” “Come vuoi,
Bulma. Sappi che
Vegeta è ancora in piedi.” “Ok.
Buonanotte.” “Buonanotte.”
Bulma
si rimise ad osservare le stelle finché non sentì
un rumore e vide,
come l'aveva avvisata Tights, Vegeta che stava tornando alla tenda
con una gigantesca pila di libri in braccio, tanto che si faceva
fatica a vedergli il volto.
“Ciao,
Vegeta.” lo salutò Bulma e Vegeta si sporse dalla
pila per vedere
chi lo stava salutando.
Ma
appena la vide, però, Vegeta sgranò gli occhi e
lasciò cadere, in
un sonoro tonfo, i libri che aveva in mano.
“Vegeta...”
sussurrò Bulma mentre il ragazzo la guardava come se avesse
visto un
fantasma.
Il
ragazzo, sempre con quell'espressione incredula, rimase a fissare la
ragazza finché, con un tono da trance, sussurrò:
“La... bambina
coi codini...” “Cosa?” fece, incredula,
Bulma e quelle parole
ebbero l'effetto di risvegliare Vegeta il quale, imbarazzato,
spostò
la testa da un altro lato e disse: “Ah... niente. Lascia
perdere.
Fammi un favore: dimenticati quello che ti ho detto.”
Bulma
osservò in silenzio Vegeta, il quale, nel frattempo, si era
chinato
per raccogliere i libri caduti.
“Aspetta,
ti do' una mano.” esclamò Bulma, avvicinandosi e
prendendo dei
libri.
Mentre
li prendeva, diede un'occhiata ai titoli e ai contenuti.
“Sono
libri di medicina.” esclamò, senza parole, Bulma e
Vegeta rispose:
“Come ho già detto a tua sorella, poco fa, sono
uno studente
universitario della facoltà di medicina.”
“Caspita... non
dev'essere stato facile essere preso. La facoltà di
medicina,
assieme a veterinaria e a farmacia, ha il numero chiuso... dev'essere
stato proprio una vera fortuna riuscire ad entrare nella
facoltà più
importante in assoluto...” “Nel mio caso, avevo
solo l'imbarazzo
della scelta.” “Eh?”
Vegeta,
mentre prendeva un grosso volume, spiegò: “Ho
sempre voluto
frequentare la facoltà di medicina ma sono anche uno coi
piedi ben
ancorati per terra. Per sicurezza, ho fatto l'esame di veterinaria,
poi quello di farmacia e, infine, quello di medicina. Il mio
obiettivo era di fare la facoltà che riuscivo a superare...
poi ho
scoperto che avevo passato tutti e tre gli esami.”
Bulma
era senza parole.
Vegeta
aveva superato brillantemente gli esami di veterinaria, di farmacia e
di medicina?!
Non
si aspettava fosse così intelligente...
“Però...
i miei complimenti...” si congratulò la ragazza
“E adesso
frequenti medicina?” “Ovvio.”
“Ma come fai con tuo fratello?”
“La mattina vado all'università, a mezzogiorno
vado a prendere mio
fratello a scuola, mi occupo di lui e nel mentre svolgo il mio lavoro
part-time in una finestra e poi alla sera, una volta che si
è
addormentato, studio medicina fino a notte fonda.”
“Caspita... il
tuo orario è davvero bello pieno...” “Se
voglio diventare un
medico, devo fare qualche sacrificio.” “Vuoi
diventare un medico?
Come mai?”
Vegeta
si bloccò davanti all'ultimo libro, come se si fosse
congelato.
Bulma
se ne accorse e domandò: “Non vuoi proprio
dirmelo? Ti prego, sono
curiosa... prometto che non lo dirò a nessuno.”
“Fammi mettere
via questi libri e poi ti racconto.” fu la semplice risposta
del
ragazzo mentre questi apriva la tenda.
Una
volta che ebbe messo via i libri, Vegeta tornò indietro e le
disse,
senza mezzi termini: “Vieni con me.”
Bulma
rimase immobile, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, e
Vegeta, seccato, le domandò: “Beh? Non vuoi
più che ti racconti
perché voglio diventare un medico?”
“Perché dobbiamo
allontanarci? Puoi benissimo raccontarlo qui...”
“E' una storia
che non voglio che nessuno senta anche solo per errore.”
“Eh?
Davvero?” “Sì. Smettila di fare la
ritardata e seguimi!”
Bulma,
prima di seguirlo, rifilò una bella linguaccia a Vegeta che
il
ragazzo decise d'ignorare.
I
due raggiunsero un piccolo tronco, parecchio lontano dalla tenda, e
si sedettero.
“Allora?”
domandò Bulma, la quale stava fremendo dalla
curiosità “Mi
racconti come mai hai deciso di diventare medico o vuoi fare il
misterioso per tutta la notte?” “Adesso ti
racconto,
rilassati...” fu la risposta del giovane per poi cominciare a
raccontare: “Tutto è cominciato undici anni fa con
la morte dei
miei genitori. Mio fratello, dato che era parecchio prematuro, fu
messo in un'incubatrice, in bilico fra la vita e la morte. Io andavo
spesso a trovarlo in ospedale, sperando che si salvasse...
può
sembrare stupido, ma vedere tutti quei dottori, medici e infermiere,
radunarsi attorno alla sua incubatrice e lottare quotidianamente per
salvarlo... mi rendeva speranzoso per la sopravvivenza di Tarble...
ma anche grato a quella gente per tutti i sacrifici che stavano
compiendo per salvarlo e farlo tornare da me... quando poi è
stato
dichiarato fuori pericolo e l'ho preso in braccio per la prima
volta... è stata la sensazione più bella della
mia vita... allora
decisi di diventare un medico. Volevo che altre persone provassero
quella stessa sensazione che avevo provato io...”
Bulma
rimase in silenzio.
Non
si aspettava che Vegeta volesse diventare un medico per un motivo del
genere... all'apparenza, quel ragazzo sembrava così freddo e
insensibile ma, in realtà, possedeva un cuore...
“Che
buffo...” disse, alla fine, la ragazza e Vegeta la
guardò e
domandò, offeso: “Cosa c'è di
così buffo?!” “Niente, è solo
che... la tua storia mi ricorda quella di un ragazzino che conobbi in
ospedale.” “Eh? Che ci facevi in ospedale? Ti eri
fatta male?”
“No... vedi, undici anni fa mia sorella ebbe un incidente. Il
treno
su cui viaggiava per tornare a casa dalle vacanze invernali, che
aveva passato con una sua amica, si scontrò con un altro. Fu
un
incidente pazzesco, con tantissimi morti e feriti.”
“Ah sì, ne
ho sentito parlare... il -Capodanno di sangue-... ricordo che quel
giorno, mentre ero in ospedale per Tarble, ho visto un mare di
ambulanze e un sacco di viavai tra i reparti, tra dottori e
pazienti... era un vero e proprio casino... ma all'epoca ero troppo
preoccupato per le condizioni di mio fratello...”
“Tights fu
costretta a stare in ospedale per un anno. Sei mesi li passò
immobile nel suo letto tutta ingessata e per gli altri sei dovette
affrontare la riabilitazione. Mia sorella è sempre stata una
ragazza
molto testarda e alla fine, è riuscita a guarire, anche se
ha dovuto
ripetere un anno di scuola. Anche se avevo solo cinque anni, ogni
giorno, assieme ai miei genitori andavo a trovarla... in quel periodo
strinsi amicizia con un ragazzino più grande di me. Anche
lui era in
ospedale per trovare una persona cara... vedi, i suoi genitori,
mentre erano in macchina per tornare a casa dopo una cena romantica
da soli per festeggiare la vigilia di Natale, avevano avuto un
incidente automobilistico... un auto guidata da un ubriaco gli era
finita addosso, facendoli sbandare. Le strade erano scivolose per via
della neve che cadeva fitta, così erano finiti contro un
semaforo ed
erano morti sul colpo. Tuttavia sua madre era al settimo mese di
gravidanza, così i dottori, per salvare il bambino che
portava
dentro di sé, erano dovuti ricorrere a un parto cesario. Il
piccolo
era in pessime condizioni ma era ancora vivo, così lo misero
in
un'incubatrice. Pensa che conobbi questo ragazzino per un
diverbio...”
Bulma
uscì dalla stanza dell'ospedale coi genitori.
Le
condizioni di Tights non erano migliorate di una virgola... sua
sorella maggiore sembrava la mummia che appariva nei cartoni
animati... temeva che sarebbe rimasta così per sempre...
“Bulma,
aspettaci qui e non allontanarti. Noi parliamo un attimo coi
dottori.” si raccomandò suo padre e la bambina
annuì con la
testa.
Si
sedette pesantemente su una sedia.
Si
era così arrabbiata quando sua sorella aveva annunciato che,
per
quell'anno, non avrebbe festeggiato il Natale e il Capodanno con
lei... credeva di essere stata messa da parte come un giocattolo e
aveva giurato che non avrebbe più rivolto la parola a
Tights... ma
adesso che sua sorella si trovava in ospedale, ingessata dappertutto
e in condizioni critiche a causa di un incidente ferroviario... non
riusciva proprio ad odiarla...
Guardò
la sua pistola ad acqua che teneva in mano.
Era
il regalo che Babbo Natale le aveva dato per Natale... quando l'aveva
ricevuto aveva progettato di riempirlo d'acqua e, poi, di spruzzarla
tutta addosso a Tights, per vendicarsi di essere stata messa da
parte... ma poi l'altoparlante della stazione aveva annunciato lo
scontro di due treni, uno dei quali, quello su cui a bordo c'era
Tights.
Sua
sorella non era morta sul colpo, come molta gente, ma le sue
condizioni erano lo stesso molto critiche.
Passò,
quasi per caso, un dito sulla pistola e da essa partì uno
spruzzo
d'acqua che finì proprio sui pantaloni di un ragazzino che
stava
passando in quel momento nel corridoio.
Adirato,
il ragazzino si voltò verso di lei e le domandò,
adirato: “Ehi,
tu! Mi hai spruzzato!” “Scusa...” si
scusò, imbarazzata, la
bambina ma l'altro non volle per niente accettare le sue scuse:
“Cosa
vuoi che me ne faccia delle tue scuse?”
Dopo
aver detto quelle parole, il ragazzino le tolse la sua pistola.
“Ma
che fai?! E' la mia pistola, quella!” protestò
Bulma e l'altro,
con un ghigno, rispose: “Ora è mia, ragazzina.
Così impari a
spruzzarmi. E poi è meglio così. Le bambine non
devono giocare con
le pistole. Sono cose da maschi.”
Bulma
si sentì arrossire per la rabbia.
Come
si permetteva quel tipo così maleducato di rubarle il suo
regalo di
Natale e dire che solo perché era una bambina non ci poteva
giocare?!
“MALEDUCATO!!!!”
urlò Bulma al ragazzino, mollandogli un sonoro schiaffo alla
guancia.
L'altro
era così incredulo che quando Bulma si riprese la pistola
non disse
assolutamente niente.
Prima
di andarsene, il ragazzino le rifilò un'occhiataccia, mentre
si
allontanava commentò: “Che bambina
violenta...”
“Nonostante
i miei propositi per evitare quel ragazzino, ci incontravamo sempre.
All'inizio, quando c'incontravamo, fingevamo di non notarci ma, alla
fine, abbiamo cominciato a parlare e siamo diventati amici. Poi, un
giorno, suo fratello uscì dall'incubatrice e ci dovettimo
separare.”
raccontò Bulma e Vegeta disse: “Bella
storia...”
Dopo
aver fatto quell'affermazione, il ragazzo le mise un braccio sulla
spalla, anche se con la mano le toccò il seno.
“MA
CHE FAI, RAZZA DI MANIACO?!?!” urlò, inviperita,
Bulma,
mollandogli uno schiaffo.
Tuttavia,
inaspettatamente, Vegeta si mise a ridere divertito.
Bulma,
sempre rossa in viso, domandò, adirata: “Si
può sapere cosa ci
trovi di tanto divertente, maniaco?!” “Non sei
cambiata di una
virgola, ragazzina. Sembri timida ma quando ti arrabbi non esiti a
dare gli schiaffi agli altri. Sei sempre la solita violenta.”
fu la
risposta di Vegeta.
Bulma
sgranò gli occhi, incredula.
Da
come parlava, sembrava che Vegeta la conoscesse... ma era assurdo...
“Che
c'è? Non mi hai riconosciuto?” la sfidò
Vegeta, sempre più
divertito “E' vero che sono passati undici anni dal nostro
primo
incontro, ma dovresti ricordarti di me... comunque, io non mi sono
dimentico di una bambina di cinque anni coi codini e con una pistola
d'acqua in mano che mi diede un bello schiaffo al nostro primo
incontro.”
Bulma
era senza parole.
Il
suo amico d'infanzia... il ragazzino che aveva conosciuto quando
Tights era in ospedale... era Vegeta?!
In
un attimo, si ricordò, come un flash della memoria, che il
ragazzino
con cui aveva stretto amicizia aveva la stessa espressione di Vegeta
e i capelli a fiamma proprio come lui...
Vegeta
si avvicinò alla giovane e le disse: “A guardarti
bene, avrei
dovuto capirlo subito che la bambina coi codini che conobbi quando
mio fratello era in ospedale eri tu... i tuoi capelli e i tuoi occhi
turchini non sono cambiati di una virgola... ma è stato
stanotte
quando ti ho rivista con i codini che ti ho riconosciuta...”
“Ma
Vegeta... tu avevi detto che tua madre era morta per dare alla luce
Tarble...” “Sul serio hai creduto a quella favola
per bambini? Ho
detto quella storia solo per mio fratello... gli avrebbe fatto
impressione sapere che quando è nato nostra madre era
già morta e
che è stato costretto a nascere prematuramente...”
“Ma Tarble
soffre ogni giorno perché crede che vostra madre
è morta per il
fatto che volesse nascere prima... credo che questa tua bugia gli fa'
più male che sapere che sua madre è morta in un
incidente
stradale!” “Me ne sono accorto, Bulma. Ma non so
come cavolo
dirglielo...” “Trova un modo, Vegeta... mi fa star
male vederlo
così sofferente a causa di una bugia, anche se è
stata fatta a fin
di bene!” “Va bene. Quando torneremo dal campeggio,
cercherò di
dirgli la verità.” “Sarà
meglio!”
Dopo
un attimo di silenzio, Vegeta domandò: “Ce l'hai
ancora?”
“Cosa?” “La tua pistola ad acqua. Ce
l'hai ancora?” “E da
qualche parte in casa mia... sai, non l'usavo più... come
mai
t'interessa?” “Niente...” |
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Capitolo 18 *** Fuoco nel fuoco ***
CAPITOLO
18: FUOCO NEL FUOCO
“Possibile
che tu non abbia ancora imparato la lezione, moccioso?”
“Sto solo
pescando, Radish. Non sto facendo nulla di male.”
Radish
si limitò a guardare in malo modo il fratello minore, il
quale, con
il suo enorme cappello di paglia in testa, pescava con un grosso
sorriso da ebete.
Kakaroth
era un asso nel combinare pasticci quando non stava facendo niente...
Voltò
la testa, come se volesse cercare qualcosa, e, non appena
localizzò
cosa stesse cercando fece un sorrisetto di vittoria.
“EHI,
PROF!!!!” urlò alla giovane donna bionda che stava
passeggiando lì
vicino.
Tights,
incredula, si avvicinò e domandò: “Cosa
succede, Radish?”
“Grazie per aver deciso di prenderti cura di Kakaroth mentre
vado a
prendermi una birra. Torno presto. Ci vediamo.” la
salutò l'uomo,
ridacchiando e allontanandosi il più velocemente possibile.
Appena
Tights si rese corto del tranello in cui era cascata, fece una faccia
adirata e fece una linguaccia a Radish, il quale, nel frattempo, era
ben lontano.
Sbuffando,
la giovane insegnante si avvicinò allo studente e
domandò,
sorridendo: “Ti stai divertendo?” “Certo,
professoressa. Quando
il mio nonnino era ancora vivo, andavamo sempre a pescare alla
domenica.” “Immagino che vi divertivate un
mondo.” “Sa una
cosa, professoressa?” “Cosa?”
“Quando sarò grande e avrò
dei figli, li porterò a pescare con me!”
“Un ottimo pensiero.”
“Grazie. E quando staranno male, racconterò loro
una storia a
lieto fine, non come quelle di Radish.” “Ti ha
raccontato una
storia?” “L'ho obbligato quando mi sono ammalato...
la storia era
carina, peccato che il finale era così brutto...”
“E com'era
questa storia?” “Raccontava di due fratelli,
appartenenti ad una
razza di guerrieri alieni con una lunga coda di scimmia. Un giorno,
un uomo cattivo volle distruggere il loro pianeta ma il padre dei due
bambini, che aveva intuito il tiro mancino, mandò su un
altro
pianeta il figlio più piccolo. Il più grande,
invece, si era
salvato perché era in missione col principe del loro
pianeta. Anni
dopo, il fratello maggiore andò a cercare quello
più piccolo ma
scoprì che si era dimenticato di lui e delle sue origini.
Cominciarono a litigare e a combattersi l'uno contro l'altro
finché
entrambi morirono, senza neanche fare pace. Vero che è
orribile? E
quando l'ho detto a Radish, si è pure arrabbiato. Mi ha
detto che
devo cominciare a crescere prima che la vita mi prenda a
calci.”
Tights
rimase in silenzio.
Evidentemente,
Radish voleva impedire che il fratello minore soffrisse come aveva
sofferto lui in passato, quando aveva cominciato a drogarsi
perché
nessuno lo voleva prendere come chitarrista.
“Vuole
solo impedire che tu soffra... sai, la realtà, a volte, fa
male...”
tentò di dirgli l'insegnante ma il ragazzino
sbuffò: “Però
quella storia era proprio triste...” “Se ti va,
penso ad un
finale più felice e te lo racconto, ok?”
“Davvero lo farebbe,
professoressa?!” “Certo.”
“Evviva!!!”
Dopo
un attimo di silenzio, Goku si voltò di nuovo verso la sua
insegnante e domandò: “Professoressa, è
vero che stasera c'è un
festa giù in paese?” “Certo.”
“Ci possiamo andare? Io adoro
le feste. C'è la musica, un sacco di gente, risate,
palloncini e,
soprattutto... si mangia.” “Certo che sei proprio
un bambino
goloso, sai?” “Lo so... ma mi dica, professoressa,
ci andiamo? La
prego...”
Tights
rimase un attimo in silenzio ma, vedendo i grandi occhioni imploranti
di Goku, cedette.
“Va
bene... stasera ci andiamo.” disse Tights, con un sospiro
mentre il
piccolo Goku esultava dalla contentezza.
“Cosa
hai detto che volete fare?” domandò Vegeta,
alzando la testa dal
libro di medicina che stava leggendo.
“Beh,
pensavo che tutti noi, stasera, potremmo fare un salto alla festa che
c'è in paese. Tanto domani ce ne andiamo, no?”
fece Tights e, per
tutta risposta, Vegeta riprese a leggere, dichiarando: “Se tu
e tua
sorella volete andarci coi mocciosi, siete libere di farlo ma non
coinvolgete me, Radish e Nappa, chiaro?”
“Perché non volete
venire con noi?!” “Perché non ci
piacciono queste stupide feste
di paese. Ti basta, maestrina?” “Razza di
antipatici...!” “Che
succede?”
Bulma
era appena uscita dalla tenda delle ragazze, incuriosita dal baccano
che si sentiva all'esterno.
Subito,
Tights le spiegò: “Queste tre simpatie non
vogliono venire con noi
alla festa che ci sarà stasera in paese! Pensavo che fosse
un'idea
carina, visto che domani mattina ce ne torniamo tutti a
casa!”
“Cosa?!” fece Bulma, per poi riprendere, rivolta ai
tre:
“Sentite, è solo una festa... in modo da passare
del tempo
insieme, conoscerci un po' più a fondo... e voi volete
passarla
qui?! E se ci succedesse qualcosa?! Ci sarà un sacco di
gente
ubriaca, magari pure dei molestatori o dei ladri! E voi volete
lasciare da sole due donne e due bambini?! Ma che razza di uomini
siete?! Dovete prendervi cura di noi, non lasciarci alla deriva!!
Dovete essere responsabili!!! Altrimenti...” “Va
bene, basta!!!
Abbiamo capito!!! Vi accompagniamo!!! Basta che la pianti!!!”
urlò
Vegeta, a nome dei suoi compagni.
Con
un sorriso di vittoria, Bulma si allontanò con la sorella
maggiore,
Goku e Tarble.
Una
volta che il gruppo fu sparito dalla loro vista, Radish
commentò:
“Ancora un minuto di quella roba e mi veniva il mal di
testa.” “A
me è già venuto... ehi, Vegeta, non è
che hai un'aspirina?”
domandò Nappa, toccandosi la testa pelata, e il
più giovane
rispose, prima di entrare nella tenda: “Certo. Aspetta che
vado a
prendertela.”
Quando
tornò, notò che Radish era sparito.
“E'
andato a fare una passeggiata.” disse Nappa prima che Vegeta
formulasse la domanda “Ha detto che voleva disintossicarsi
dalla
voce isterica di Bulma, in quanto continuava a fracassargli i
timpani.” “Capisco. Ecco l'aspirina.”
“Ehi, Vegeta. Pensi che
il piano stia funzionando?”
Nappa
aveva appena formulato la domanda che Vegeta gli pestò
violentemente
il piede e lo condusse nella tenda.
Una
volta chiusa la cerniera, il ragazzo sibilò a Nappa:
“Idiota! Non
dobbiamo farci scoprire! Hai idea di come darebbe di matto la
turchina se scoprisse che abbiamo intenzione di far passare una notte
di sesso a Radish con sua sorella?! Ci ucciderebbe
immediatamente.”
“In effetti, hai ragione, Vegeta...”
“Appunto. Non parlarne
tranquillamente. Finora è andato tutto bene, non facciamoci
scoprire
prima di averli fatti finire a letto insieme!” “Va
bene...
comunque, hai accettato di accompagnarle perché volevi che i
due
avessero una scusa per stare da soli?” “Il motivo
principale per
cui ho accettato era di far zittire Bulma... ma, in fondo, l'ho fatto
anche per Radish.”
Nappa
rimase in silenzio poi punzecchiò Vegeta: “Non
è che hai altri
motivi per cui hai accettato?”
Vegeta
rimase in silenzio.
In
effetti, c'era un motivo per cui aveva accettato...
“Allora,
che ne dite? Andiamo alla fiera d'autunno?”
La
donna al quarto mese di gravidanza, vide il marito, intento a leggere
il giornale, e il figlio, impegnato a giocare ai videogiochi,
voltarsi simultaneamente a guardarla.
La
risposta gli si leggeva in faccia.
Assolutamente
no.
“Echalotte,
se ci tieni ad andarci, fa pure ma io non mi muovo.” fu la
secca
risposta dell'uomo, tornando a leggere il suo giornale.
Anche
il figlio, commentò: “Non m'interessano queste
cose, mamma. Ormai
sono grande. Alle fiere ci vanno solo i mocciosi.”
L'uomo
annuendo, mise il giornale sul divano e si diresse verso la cucina,
seguito dal figlio: “Divertiti alla fiera,
Echalotte.” “Fermi
dove siete, voi due!” sibilò, adirata, la giovane
donna, prima di
sbattere con rabbia un pugno sul tavolo, facendo cadere anche alcuni
oggetti.
Marito
e figlio la fissavano terrorizzati.
Quando
faceva così, significava solo una cosa: si faceva come
diceva lei o
si finiva male.
Con
un sorriso, la donna domandò: “Allora, ci andiamo
alla fiera?”
“Certamente.” dissero, prontamente, i due, come
degli automi.
Il
ragazzino, dopo aver detto quella frase, commentò:
“Ah, che
tecnica convincente...” “Speriamo che il bambino
non sia una
femmina o ci aspettano tempi parecchi amari all'orizzonte.”
commentò l'uomo, mettendosi la giacca e guardando in malo
modo la
moglie che, al contrario, sorrideva entusiasta.
“Non
ho altri motivi, zucca vuota.” liquidò in fretta e
furia Vegeta.
Sarebbe
stato troppo imbarazzante raccontare quell'episodio della sua
infanzia a Nappa...
“Uao...
ma è bellissimo!!!”
Goku
guardava divertito tutte le bancarelle colorate che lo circondavano.
Erano
davvero tantissime e parecchio luminose... quanto adorava le feste...
Quando
viveva col suo nonnino, la fiera giungeva in paese solo una volta
all'anno ma si divertiva sempre tantissimo...
“Ehi,
moccioso, non allontanarti.” lo ammonì, come al
solito, Radish,
sbuffando.
Goku
annuì con la testa anche se la vista di tutte quelle
bancarelle, non
riusciva a non eccitarlo.
Ad
un tratto, una bancarella, catturò completamente la sua
attenzione.
“La
bancarella delle caramelle!!!” esclamò, tutto
contento, il bambino
e, guardando con eccitazione il fratello maggiore, domandò:
“Posso?
Posso? Posso?” “No.” fu la secca risposta
di Radish.
Per
Goku fu come se un macigno l'avesse colpito in testa.
“Sempre
il solito...” mugugnò il ragazzino, sconsolato, e
Tights,
vedendogli quell'espressione affranta, disse: “Se vuoi, te ne
compro qualcuna...” “Dice sul serio, professoressa?
Grazie,
grazie, grazie.” ringraziò, tutto contento, Goku
mentre Radish
sbuffava: “Ma non me lo viziare, prof...”
Tights
e Goku, ignorandolo, si diressero verso la bancarella.
Mentre
Goku osservava affascinato le caramelle del bancone, Vegeta si
avvicinò all'insegnante e propose: “Immagino che
tu e il moccioso
vi tratteniate per un bel po' davanti alle bancarelle del cibo... che
ne dite se ci separiamo e facciamo due passi? Ci rivediamo fra due
ore davanti al municipio e se qualcuno dovesse arrivare chiama sul
cellulare, va bene?” “D'accordo.”
risposero in coro tutti,
prima di dividersi.
“Mi
raccomando, ragazze. Fate attenzione ai brutti ceffi e ai luoghi
bui.” fu l'ultimo avvertimento di Vegeta.
Bulma
si sedette sul bordo di una piccola fontana.
Quella
fiera era davvero stupenda ma camminare così tanto senza
fermarsi le
aveva fatto venire un male ai piedi...
Prese
il suo cellulare dalla tasca e controllò l'ora.
Le
nove e mezza.
Rimise
il cellulare in tasca e si mise a guardare le stelle.
A
parte le solite costellazioni, non riusciva a vederne e riconoscerne
altre... tuttavia, non le importava niente.
Erano
così belle e luminose... se avesse potuto sarebbe rimasta
lì in
eterno a guardarle.
Ma
il bordo della fontana cominciava a fargli male...
Bulma
si alzò di scatto per continuare la sua passeggiata, ma non
si
accorse che, nello spostarsi, il cellulare le scivolò dalla
tasca e
cadde con un tonfo nella fontana piena d'acqua.
“AAAAAHHHHH!!!!!”
urlò, disperata, Bulma prendendo il cellulare e schiacciando
il
pulsante d'accensione, pregando: “Andiamo, accenditi,
accenditi!”,
ma fu tutto inutile.
Il
cellulare si era fulminato ed era morto.
Bulma
avrebbe voluto che la terra, in quel preciso istante, l'inghiottisse.
Col
cellulare fulminato era nei casini fino al midollo...
Sarà
meglio che cerchi gli altri...
meditò, disperata, la ragazza e, proprio in quel momento
sentì una
voce alle sue spalle: “Ehi, Bulma.”
La
giovane si voltò e vide, davanti a sé, Vegeta che
teneva per mano
Tarble.
Bulma,
sollevata, si avvicinò a loro e disse: “Che
fortuna incontrarvi!
Mi si è rotto il cellulare e non sapevo cosa
fare...” Ero
certo che saresti finita nei pasticci, ragazzina... per questo io e
Tarble ti abbiamo seguita di nascosto.
Pensò Vegeta.
“Va
beh... se vuoi venire con noi, vieni.” sbuffò
Vegeta, voltandosi.
“Andiamo,
Goku. Dacci un taglio con quelle caramelle. Te le stai mangiando
tutte.” “Mi dispiace, professoressa... ma sono
così buone che
non riesco a resistere...”
Tights
fece un sospiro poi, mentre prendeva in mano il sacchetto che Goku
aveva in mano, commentò: “Basta così,
se no tuo fratello dovrà
portarti dal dentista.” “Il dentista?!”
“Certo...” “Oh
no, il dentista no! Mi fanno paura... e le siringhe, poi... fanno
male...” “Allora non mangiarne più per
il resto della serata e
lavati i denti prima di andare a dormire.” “Certo,
professoressa.”
Tights
fece un sospiro di sollievo.
Cercare
di far smettere a Goku di mangiare era come far fare un bagno ad un
gatto... un impresa titanica!
“Professoressa,
guardi là! C'è Nappa” disse, ad un
tratto, Goku, indicando l'uomo
vicino ad un furgone che vendeva panini caldi il quale, ovviamente,
stava chiacchierando con una bella donna.
“Ciao,
Nappa!!!” gridò il bambino, facendo voltare i due.
“Chi
sono?” domandò, insospettita, la donna
guardandoli, specialmente
Tights, e Nappa spiegò: “Il piccoletto
è il fratello minore di un
mio amico.” “Anche la ragazza è una tua amica?”
Tights,
che aveva sentito benissimo il tono con cui aveva detto la parola
amica, avrebbe voluto dirgli a quella tipa che poteva stare
tranquilla, dato che lei non aveva nessun interesse per Nappa... era
troppo muscoloso e gigante per i suoi gusti... certo, anche Radish
era muscoloso e alto... ma, comunque, le andava anche bene...
Rise
al pensiero che, in più, Radish, al contrario di Nappa,
aveva
lunghissimi capelli...
Vedendo
Tights distratta, Nappa si avvicinò all'orecchio della sua
nuova
conquista e le bisbigliò: “No. E' un'amica molto
intima del
fratello maggiore del moccioso.” “Ah.”
“Senti, piccola. Che
ne dici se ci teniamo il moccioso? Così, lei può
raggiungere il suo
amico e possono stare un po' da soli...” “Ma
così non possiamo
stare noi due da soli...” “Prima di salutarci, ti
do' il mio
numero e il mio indirizzo, così, quando vuoi, finiamo quello
che
abbiamo iniziato. E ti farò anche un piccolo servizio
extra.”
La
donna rimase in silenzio ma poi, eccitata dall'idea di un servizio
extra ed entusiasta all'idea di far sparire Tights, annuì.
Goku,
intanto, si era avvicinato ai due, domandando: “Cosa state
mangiando?” “Panini alla porchetta. Ne
vuoi?” domandò Nappa e
Goku, leccandosi i baffi, annuì:
“Altroché...” “Goku, sei
sempre il solito.” sospirò Tights.
Quel
ragazzino era proprio senza speranze.
“Lo
tengo d'occhio io, Tights. Tu fa' due passi. Hai l'aria di una
stravolta...” le fece notare Nappa e La ragazza, annuendo, si
allontanò.
Aveva
proprio voglia di sgranchirsi le gambe...
Mentre
camminava, diede un'occhiata alle bancarelle che la circondavano.
Non
c'erano bancarelle con libri... un vero peccato... le sarebbe
piaciuto comprarne uno...
“Ahhahaha...
ma no!” esclamò, ad un tratto, una voce maschile
sconosciuta, il
cui tono la fece sobbalzare.
Si
voltò e trovò la conferma dei suoi sospetti.
Su
un tavolo di legno erano seduti degli uomini e delle donne ubriachi
fradici.
Non
sapeva chi fossero e nemmeno era intenzionata a saperlo... ma il solo
vederli... le faceva ricordare l'accaduto...
Con
lo sguardo abbassato, si allontanò in fretta e furia.
Doveva
andarsene, il più in fretta possibile...
SBONK
Era
così impegnata a scappare che non si era nemmeno accorta di
essere a
sbattere contro qualcuno.
“Mi
scusi...” fece l'insegnante ma appena alzò lo
sguardo, si accorse
che la persona con cui era andata a sbattere era Radish, il quale,
sorpreso da quell'inaspettato scontro, aveva fatto un semplice:
“Eh?”
Dopo
qualche minuto di stupore, l'uomo le domandò:
“Prof, ma che è
successo? Hai una faccia...”
Per
tutta risposta, Tights cercò di allontanarsi ma l'altro,
velocemente, l'afferrò per un braccio.
“Tuo
fratello è da Nappa!” sbottò Tights,
cercando di svincolarsi ma
Radish, non lasciandola andare, le disse: “Immaginavo... io
volevo
parlare solo di te, prof.” “Di me?! E
perché?!” “Perché
quando una donna che conosco ha un'aria così adirata e non
risponde
a una mia semplice domanda quando non ho combinato niente, voglio
assolutamente sapere cos'è successo.”
“Adesso fai lo psicologo?”
“Posso provarci, prof.” “Spiacente, ma io
non ho voglia di
parlare, adesso! Soprattutto con uno che, dopo avermi baciata
all'improvviso, m'ignora come se fossi una ragazza come
un'altra!”
“Ma come siamo adirate, prof...”
Dopo
aver detto quelle parole, Radish trascinò la giovane donna.
“Che
intenzioni hai?!” protestò Tights e l'uomo
rispose: “Voglio solo
farti passare l'arrabbiatura.” “L'arrabbiatura mi
sparirà da
sola!!! Lasciami in pace e mollami!!!” “Prof... o
mi segui
spontaneamente oppure ti carico sulle spalle. Per una timidona come
te, sarà una cosa molto imbarazzante.”
“Io non sono timida!”
“E allora ti carico in spalla.” “No,
aspetta!!! Hai vinto!”
Con
un sorriso di vittoria, Radish, sempre tenendo il polso della
professoressa, la condusse, con noncuranza, in mezzo alla folla.
“Uff...
sono a pezzi!” sbuffò Bulma, sedendosi di peso su
una panchina del
parco buio e abbandonato.
Vegeta,
tenendo sempre la mano sudata di Tarble, la guardò in malo
modo e
commentò: “Ma che pigra!”
“Beh, scusa se non sono abituata a
sottostare ai vostri ritmi massacranti...” “Buona
scusa... la
verità è che non ti alleni.”
“Scimmione.”
Mentre
i due continuavano a litigare a tutto gas, Tarble si voltò
intorno.
Certo
che di notte i parchi diventavano davvero spaventosi...
Ad
un tratto, sentì un rumore... sembrava il miagolio di un
gattino...
forse era rimasto intrappolato.
Mentre
si avvicinava al miagolio, il bambino notò che non sembrava
un
gatto... anzi, non sembrava proprio un animale.
Si
avvicinò al castello, da dove proveniva il rumore, e,
salendo la
scala di corda, rimase senza parole quando vide chi c'era
all'interno.
Era
una ragazzina sua coetanea che stava piangendo a dirotto.
Immediatamente,
riconobbe nella ragazzina la stessa che aveva visto di sfuggita due
giorni prima, quando era a nuotare nel fiume, assieme al suo
fratellone e ai suoi amici.
Avrebbe
voluto scendere in fretta e furia dal castello ma quella ragazzina
sembrava così triste...
In
quel momento, la bambina si voltò e, vedendolo,
trasalì.
“Aspetta...
non aver paura... non ti voglio fare niente...”
balbettò, nervoso
e imbarazzato, Tarble e tirò fuori dalla tasca un pacchetto
di
fazzoletti, dicendole: “Prendili.”
La
ragazzina, un po' timidamente, allungò la mano e ne prese
uno,
soffiandosi il naso e asciugandosi gli occhi.
“Qualcosa
non va?” le domandò, dolcemente, Tarble, non
appena si fu un po'
calmata e la bambina, con un filo di voce, sussurrò:
“Mi sono
persa... mi sono allontanata dalla mia mamma per vedere da vicino la
bancarella dei giocattoli e non ho più trovato la mia mamma
e il mio
papà...” “Non preoccuparti. Adesso
chiamo il mio fratellone e la
mia sorellona. Vedrai che ritroveremo i tuoi genitori.” la
rassicurò Tarble e la bimba, al settimo cielo,
annuì, entusiasta.
Il
ragazzino, prima di scendere dalla scala, guardò ancora una
volta la
ragazzina e le disse: “Aspettami qui un attimo. Torno
subito.”
Tarble
tornò dal fratello maggiore e da Bulma, ancora intenti a
litigare e
tirando la maglietta del fratello, disse: “Fratellone,
c'è una
bambina che si è persa.”
Subito,
i due smisero di litigare e lo guardarono.
“Cosa?!”
disse Vegeta e Tarble riprese: “C'è una bambina
nel castello che
ha perso i suoi genitori. Si è distratta un attimo ma li ha
persi di
vista a causa di tutta la gente che c'era.” “Va
bene, ho capito.”
tagliò corto Vegeta “Portala qui e poi rechiamoci
in paese.”
Tarble
annuì e, poi, si diresse di nuovo verso il castello.
“Sono
qui.” le disse, appena salì, e mentre le allungava
una mano, le
disse: “Andiamo. Troveremo i tuoi genitori, è una
promessa.”
La
bambina sorrise contenta per poi prendere la mano di Tarble.
“Allora,
prof, ti sei un po' calmata?”
Tights
fece una faccia scocciata soltanto per dar un po' di fastidio a quel
seccatore di Radish ma il ragazzo, avendo intuito le vere ragioni
della faccia scocciata della donna, sorrise divertito.
Poi,
Radish si sedette sulla panchina, proprio di fianco a Tights.
I
due rimasero in silenzio per un po', poi Radish domandò:
“Prof,
dimmi... per quale motivo odi così tanto le persone
ubriache?” “Ma
di cosa t'impicci?! Sono fatti miei!” “Prof, non ho
mai
conosciuto una persona che odia le persone ubriache come te...
è
evidente che c'è un motivo per un odio così
profondo...” le
sussurrò l'altro, avvicinandosi pericolosamente a lei
“Un motivo
che si trova nel tuo passato... e tu adesso me lo dirai.”
“Col
cavolo! Ti ho detto di farti gli affari tuoi! Ma mi ascolti quando ti
parlo?!” “No. E' un mio brutto difetto,
prof.” “L'ho notato!”
“Andiamo, prof, io ti ho raccontato del mio passato da
drogato,
quindi adesso raccontami del tuo.”
“Scordatelo!!!” “Su,
prof... dimmelo, altrimenti...” “Cosa?”
“Ti farò il
solletico fino alla morte. Tu soffre il solletico, no?”
“Lasciami
in pace!” “Come vuoi, prof... io ti ho
avvertita.”
Velocemente,
si mise a fare il solletico alla donna.
Per
quando ci provasse, Tights non riusciva a smettere di ridere.
“E
va bene... ahhahahaha... mi arrendo... ahhahahaha... basta...
ahhahahaha... ti racconto tutto... ahhahahaha... ma tu...
ahhahahaha... smettila... ahhahahaha... altrimenti muoio.
Ahhahaha.”
Con
un sorriso di vittoria, Radish smise di farle il solletico.
Sbuffando,
la ragazza cominciò a raccontare: “Undici anni fa,
sono andata in
vacanza in città. Ai miei ho detto che ero in vacanza da
un'amica
ma, in realtà, volevo andare ad assistere all'intervista di
un
famoso astronauta e provare l'ebbrezza di stare da sola in una grande
città... sai, una piccola ribellione adolescenziale...
allora avevo
solo diciassette anni...” “Tu, una donna
così ligia alle regole,
hai fatto una cosa del genere... ih ih ih...”
“Smettila di
ridere! In ogni caso, una sera sono stata molestata da un branco di
teppisti... fortunatamente, un poliziotto è venuto a
salvarmi. Si
chiamava Jaco e viveva assieme a un vecchio scienziato famoso di nome
Tokunoshin Omori. Così mi trasferì a casa loro.
La notte prima
della mia partenza, la notte di Capodanno... andammo tutti insieme in
un bar a festeggiarlo... solo che... bevemmo un po' troppo... e...
e...”
Tights
s'interruppe, come se non volesse andare avanti e Radish si mise a
riflettere.
Evidentemente,
non voleva raccontare cos'era successo quando avevano bevuto... forse
avevano investito qualcuno con la macchina? Avevano usato lo spray
sulla statua simbolo della città? O magari, presi
dall'alcool, quei
due avevano violentato Tights?!
Dopotutto,
da ragazza doveva essere stata davvero molto carina... e quindi,
potevano aver provato una forte attrazione sessuale nei suoi
confronti, aumentata dall'alcool... ma se così stavano le
cose li
avrebbe uccisi!
“...E
il giorno dopo, quando mi risvegliai ed ero di nuovo sobria, mi
ritrovai nel letto, completamente nuda, di un totale
sconosciuto.”
disse, alla fine, Tights, abbassando la testa.
Radish
sgranò gli occhi, incredulo da quell'improvvisa rivelazione.
“E'
stato così imbarazzante... avrei voluto morire...”
aggiunse la
donna, col volto tutto rosso, mentre si ricordava del peggior
risveglio della sua vita...
Tights
aprì con difficoltà un occhio per poi richiuderlo
subito.
Continuò
a riaprire e a richiudere gli occhi finché essi non rimasero
aperti
definitivamente.
La
prima cosa che notò, non appena si svegliò fu che
la finestra aveva
qualcosa che non andava... le sembrava che non fosse nella posizione
dove avrebbe dovuto essere... forse era solo una sua impressione dato
che era ancora parecchio intontita...
Si
alzò a sedere e si accorse di avere un tremendo mal di testa
e di
avere la gola arsa.
Tutta
colpa di tutto quel vino che aveva bevuto la sera prima!
Quel
deficiente di Jaco, per festeggiare Capodanno e anche il suo ultimo
giorno di vacanza, aveva portato lei e Omori a festeggiare in un bar.
Tanto
per festeggiare degnamente la sua ultima serata della sua semi
–
fuga, ci aveva dato dentro col liquore, nonostante fosse ancora
minorenne.
Ricordava
vagamente di aver voluto provare tutti i liquori alcolici che il bar
offriva e... e...
Per
quanto Tights si sforzasse non riusciva a ricordare cosa fosse
successo dopo... nella sua testa c'era solo il nero...
evidentemente, si era proprio ubriacata e i suoi amici avevano dovuto
riportarla a casa...
Ad
un tratto, sentì un brivido di freddo e, d'istinto, mise le
mani
attorno alle braccia per scaldarsi.
Non
appena toccò le braccia con le mani si accorse che aveva
toccato
direttamente la pelle e non un vestito.
Abbassò
la testa e si accorse che non indossava nessuna maglietta.
Allungò
una mano e sollevò la coperta che la copriva dalla vita in
giù.
Anche
in basso non indossava niente.
Che
diamine stava succedendo?!
Cosa
chi faceva, completamente nuda, sul letto?!
Va
bene che Omori e Jaco erano degli strani... ma non l'avrebbero mai
spogliata e lasciata nuda solo perché era ubriaca fradicia...
Ad
un tratto, sentì un leggero grugnito alla sua destra, che le
fece
perdere un battito del cuore.
Si
voltò lentamente e trovò la conferma dei suoi
sospetti.
Raggomitolato
sotto le coperte, c'era un uomo.
Per
poco Tights non si mise a urlare.
Che
cavolo ci faceva un uomo nella sua stanza?!
Aveva
appena finito di formulare quella domanda mentale che si diede
un'occhiata attorno.
I
vestiti, gli oggetti, le sedie... niente di tutto quello che vedeva
aveva mai visto, anche se aveva abitato a casa di Omori per ben tre
giorni...
Quella
non era la sua stanza!
Ma
allora... dove diavolo era finita?! Chi era quel ragazzo?!
Proprio
in quel momento, l'oggetto dei suoi pensieri fece un movimento.
Tights
non riusciva a muovere anche solo un muscolo.
Cosa
avrebbe fatto se si fosse svegliato?! Non sapeva assolutamente chi
era...
Fortunatamente,
il giovane continuò a dormire.
Tights
alzò le coperte.
Doveva
andarsene prima che quello si svegliasse.
Appena
si alzò in piedi, cercò i suoi vestiti.
Erano
tutti sparsi per terra.
Una
volta che li ebbe presi, uscì in fretta e furia dalla stanza
e si
diresse nel bagno.
Doveva,
assolutamente, darsi una lavata prima di andarsene da quel posto.
Mentre
si lavava, guardò la sua immagine nello specchio.
Era
la stessa immagine del giorno prima ma c'era una differenza.
Il
giorno prima, infatti, era ancora vergine mentre adesso non lo era
più.
Non
aveva la più pallida idea di come aveva perso la
verginità, come
non aveva la più pallida idea dell'identità del
tizio che gliela
aveva tolta, il quale stava dormendo tranquillamente.
Poteva
essere chiunque: un drogato, un teppista, un criminale, un maniaco...
Quant'era
stata scema!
Non
avrebbe dovuto bere così tanto...
Ad
un tratto, sbiancò.
E
se adesso era incinta o, peggio ancora, quel tizio le aveva trasmesso
qualche malattia?!
Non
ci voleva neanche pensare!
Pregò
che quel tipo misterioso avesse usato un preservativo, almeno
quello... o sarebbe stata la fine!
Se
l'unico danno di quella serata, oltre alla perdita della
verginità,
fosse stato una gravidanza, se la sarebbe potuta cavare.
Non
avrebbe dovuto far altro che andare di nascosto in ospedale, abortire
e nessuno, nemmeno i suoi genitori e quell'impicciona della sua
sorellina, ne sarebbe mai stato a conoscenza... ma una malattia
venerea... quella sì che era decisamente pericolosa.
Una
volta che si fu messa gli stivali, uscì dal bagno.
Fortunatamente,
il silenzio avvolgeva quell'appartamento.
Si
diresse verso la porta e, una volta che fu fuori, tirò un
sospiro di
sollievo.
Dopodiché,
si fiondò fuori dal palazzo e scese per strada, con
l'obiettivo di
trovare un taxi e tornare da Omori, anche perché non sapeva
che
cavolo di ore fossero e temeva di perdere il treno.
Mentre
correva, ebbe l'impressione che tutti si stessero voltando a
guardarla.
Non
solo aveva perso la verginità come una sciocca ragazza
qualunque...
ma l'aveva persa ubriacandosi e con un totale sconosciuto.
Si
sentiva una svergognata... lei, la figlia di uno dei più
grandi
scienziati del mondo, aveva fatto una cosa del genere...
Sentì
le guance in fiamme e le lacrime che le uscivano dagli occhi, mentre
stringeva la borsa.
Avrebbe
tanto voluto urlare e sparire... per la vergogna e l'imbarazzo...
“Quando
tornai da Omori e Jaco...” riprese Tights “Mi
dissero che la sera
prima, alle nove e mezza di sera, me n'ero andata a casa in quanto
non mi sentivo bene... ma quando si erano risvegliati il mattino
dopo, avevano scoperto che non c'ero più e si erano
preoccupati.
Jaco aveva persino in mente di chiamare gli altri agenti per avere
mie notizie...”
I
due rimasero in silenzio un attimo, poi Radish si mise a ridere:
“Ahhahaha! Tutto qui, prof? Temevo che ti avessero stuprata,
picchiata o che avessi investito qualcuno! Invece, semplicemente, sei
finita a letto con uno sconosciuto! Ahhahaha!” SCIAFFF
Radish
sentì un violento schiaffo alla guancia.
Aprì
gli occhi e vide Tights, davanti a lui, con lo sguardo abbassato e
col braccio destro alla sua sinistra.
Tights
alzò la testa e Radish vide che il suo sguardo era furente e
ferito,
mentre grosse lacrime le uscivano dagli occhi e si mordicchiava il
labbro inferiore come se fosse sul punto di urlare.
Radish
rimase sconvolto.
Quello
sguardo valeva, purtroppo, più di mille parole.
“E'
per questo che non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno a mia
sorella!”
sibilò, alla fine, la giovane, alzandosi in piedi e
superandolo.
Solo
a quel punto, Radish si accorse di quello che aveva combinato.
Oh,
cavolo... si è proprio arrabbiata... pensò,
alzandosi in piedi.
“Prof!”
la chiamò Radish, avvicinandosi, il più
velocemente possibile alla
donna, prendendola per le braccia.
“Lasciami!!!”
urlò Tights, adirata, cercando di divincolarsi
“Hai perso una
buona occasione per tacere, Radish!” “Senti,
prof... mi
dispiace...” “Non me ne frega niente, cretino!
Avrei dovuto
capirlo che non avresti mai compreso i miei sentimenti! Come mi sento
stupida ad averti raccontato il mio segreto! Ma credevo che mi
avresti capita... invece, mi hai riso in faccia!!!”
“Scusa, non
credevo fosse una cosa così delicata per lei... ma
se...” cercò
di calmarla Radish ma, prima che potesse scusarsi, Tights gli morse
la mano.
“Ahia!!!”
esclamò il ragazzo, massaggiandosi la mano dolorante,
accorgendosi
che Tights si stava allontanando, ancora infuriata.
“Ehi,
prof! E aspetti una buona volta!” sbuffò Radish,
inseguendola di
nuovo e riprendendola per un braccio, facendola voltare.
Fu
un attimo.
Mentre
si voltava di scatto a guardarlo, i corti capelli biondi di Tights si
mossero intorno al suo viso, facendo restare sconvolto Radish.
Quei
capelli, quello sguardo, quegli occhi... non era possibile...
“Lasciami!!!”
urlò, di nuovo, la giovane donna, tirando di nuovo uno
schiaffo al
ragazzo ma, stavolta, Radish lo schivò.
Tuttavia,
non si accorse di un ramo e cadde a terra.
“RADISH!!!”
urlò Tights, avvicinando al ragazzo, il quale, alzandosi a
sedere,
disse: “Sto bene, prof, non si preoccupi...”
Inconsciamente,
la giovane fece un sospiro di sollievo.
Ad
un tratto, si accorse, che dalla tasca della giacca appariva una
catenina.
“Cos'hai
in tasca?” domandò, incuriosita, Tights e Radish,
rimettendo
dentro la catenina, disse: “Niente, prof... solo l'unico
ricordo
della prima donna con cui ho fatto sesso...”
“Davvero? Posso
vederla?”
Radish
rimase in silenzio.
Era
indeciso.
Se
glielo avesse fatto vedere, probabilmente, Tights si sarebbe
arrabbiata... tuttavia, moriva dalla voglia di sapere la
verità...
Fu
Tights a rispondere per lui.
Con
mano lesta, mise la mano nella tasca del ragazzo e dichiarò:
“Ma
dai, non dirmi che ti vergogni! Fammi vedere!”
Prima
che Radish potesse fermarla, aveva già tirato fuori la
catenina,
tutta fremente dalla curiosità.
Tuttavia,
Tights, quando vide la catenina, sembrò sbiancare.
Si
accasciò per terra, come se fosse sul punto di svenire e il
ciondolo
le scivolò dalle mani e dopo essere girata su sé
stessa un attimo,
finché non si fermò del tutto...
Tra
i due calò il silenzio.
Radish
temeva di sapere qual'era il motivo per cui la giovane non diceva
niente...
Dopo
un po', Tights domandò: “Era l'unico ricordo di
quella ragazza con
cui hai fatto sesso?” “Sì...”
“Te lo donò lei?” “No...
era sotto al mio letto... come se non l'avesse visto e se ne fosse
dimenticato.” “Com'era fatta?”
“Aveva i capelli biondi e gli
occhi neri come lei, prof... solo che li aveva lunghi...”
“Lunghi
così?” domandò Tights, prendendo il
cellulare e digitando
qualcosa.
Dopodiché,
mostrò al giovane una fotografia al suo interno.
Vi
era una giovane ragazza coi lunghi capelli capelli biondi, in gran
parte lisci, a parte qualche ciuffo riccio, e gli occhi neri.
Radish
perse un battito del suo cuore.
“E'
lei, prof.” disse Radish “La ragazza con cui feci
sesso undici
anni fa. La riconosco.” “Sono io quando avevo
diciassette anni.”
disse Tights senza nemmeno voltarsi “Quel ciondolo era mio e
l'avevo perso la notte in cui finì a letto con uno
sconosciuto.”
I
due rimasero zitti e muti finché Tights non
domandò: “Come finii
a letto con te? Non mi ricordo niente di quella notte...”
“Vuole
proprio saperlo, prof?” “Ovvio.
Devo.”
Radish,
rimase un attimo, cercando di trovare le parole giuste per
raccontarle quello che era successo undici anni prima...
Radish
prese un altro sasso vicino a sé e lo gettò con
forza nel fiume del
parco.
Si
udì l'ennesimo splash e il sasso s'inabissò nelle
nere acque del
fiume.
Era
proprio un modo stupido quello di passare il Capodanno a lanciare
sassi in un corso d'acqua... ma non gli era venuto in mente niente di
meglio.
Dopotutto,
non conosceva nessuno e non gli andava di andare ad una festa dove
sarebbe finito a fare da tappezzeria...
L'anno
scorso, per festeggiare il Capodanno, come ogni anno, erano stati
tutti in piedi fino a mezzanotte a chiacchierare e a guardare lo
speciale di Capodanno, dove c'erano quegli spettacoli di magia, ballo
e abilità circensi.
Poi,
una volta scoccata la mezzanotte, si erano mangiati un bel pandoro e
brindato con del vino bianco e frizzante.
Quel
Capodanno, almeno per lui, sarebbe stato solitario e noioso...
Prese
un altro sassolino ma, proprio quando stava per lanciarlo,
sentì una
voce femminile, piuttosto roca, domandargli: “Ehi,
perché tiri i
sassi?”
Radish
si voltò e vide una ragazza.
Aveva
lunghi capelli biondi che si muovevano a causa del gelido vento
notturno e grandi occhi neri.
In
testa portava un enorme berretto e indossava un grosso cappotto.
“Perché
mi va così.” rispose, seccamente, Radish.
Ci
mancava solo la tizia stramba che volesse fargli da mamma...
“Un
modo deprimente di passare il Capodanno, non trovi?”
ricominciò
lei, mentre il suo fiato formava delle piccole nuvole nella notte
nera e fredda, e Radish rispose: “Non ho niente di meglio da
fare.”
“Curioso... un sacco di gente partecipa a feste o sta cogli
amici o
la famiglia.” “Non ho voglia di stare con nessuno!
E perché tu
non sei a divertirti a una festa?” “Ero un po'
stanca e ho deciso
di fare quattro passi in giro.” “Allora continua il
tuo giro e
non mi seccare!”
L'altra
tuttavia, rimase immobile a guardarlo tirare i sassi.
“Insomma,
che vuoi?” sbuffò, scocciato, Radish e la giovane,
sistemandosi i
capelli, dichiarò: “Solo guardarti. Tanto non ho
niente di meglio
da fare...” “Sicura?” “A meno
che tu non mi offra un dolce,
non c'è proprio niente che m'interessi.”
Radish
la guardò senza parole.
Chiedere
ad un perfetto sconosciuto di offrirle qualcosa?!
Non
aveva paura che potesse abusare di lei?!
Doveva
essere un po' toccata...
Si
alzò in piedi.
Tanto
non aveva niente di meglio da fare... e poi quella ragazza
incosciente era anche molto carina...
I
due entrarono in un piccolo bar nelle vicinanze.
Una
volta davanti alla cassa, la barista domandò, allegramente:
“Cosa
volete ragazzi?” “Una cioccolata calda.”
dissero entrambi,
all'uniscono per poi girarsi a guardarsi, sorpresi.
La
donna li fissò un attimo e poi, sorridendo, disse:
“D'accordo. Due
cioccolate calde. Con o senza schiuma?” “Con la
schiuma.”
dissero ancora una volta, all'uniscono.
La
barista, stavolta, non riuscì a trattenersi dal ridere:
“Siete
proprio una bella coppia, voi due. Parlate in perfetta sincronia e
avete gli stessi gusti.” “Già...
incredibile...” commentò
Radish.
Non
si aspettava che lui e quella tipa così stramba avessero
molto in
comune...
Ad
un tratto, si accorse che quella ragazza aveva le guance rosse e lo
sguardo annebbiato.
“Cos'hai?
Ti senti poco bene?” le domandò, in modo brusco
ma, allo stesso
tempo, preoccupato, e lei, con la sua solita voce roca, rispose:
“Sto
bene, sto bene.”
A
Radish, quella ragazza non sembrava affatto stare bene... comunque,
non amava impicciarsi dei fatti altrui.
Si
sedettero su un tavolo e si misero a fissarsi in silenzio.
Nessuno
dei due sapeva che dire.
Fu
la bionda a cominciare: “Sei stato davvero carino a portarmi
qui.”
“Come se tu mi avessi dato scelta...” “In
ogni caso, è stato
un pensiero molto carino... e, poi, non mi sembrava che tu ti
trovassi in condizioni migliori di me... tutto solo, a lanciare i
sassi, durante la notte di Capodanno...” “Ho capito
che l'hai
trovato deprimente!” “Non ti scaldare... senti,
perché non eri
in giro con gli amici o con la ragazza?” “Io non ho
nessuno. Mi
sono trasferito qui da qualche giorno.” “Davvero?!
Ma lo sai che
io, invece, domani me ne vado?” “Ah sì?
Eri in vacanza?”
“No... ho fatto una fuga. Ho detto ai miei che ero da
un'amica
mentre, in realtà, volevo starmene da sola, senza genitori e
sorellina.”
Radish
era senza parole.
Quella
ragazza aveva appena raccontato tranquillamente che aveva detto una
bugia così colossale ai suoi?!
“Beh,
anch'io ho fatto una specie di fuga...” ammise il ragazzo,
passandosi una mano tra i capelli, e la bionda, senza parole,
esclamò: “Non ci credo?! Anche tu?!”
“Beh... diciamo che la
mia fuga consisteva nel salire sul primo autobus che arrivava, senza
dire niente a nessuno. Tanto sono maggiorenne...”
“Davvero? E
quanti anni hai?” “Diciotto.”
“Sul serio?! Sei più grande di
me di solo un anno ma sembri molto più giovane!”
“Me lo dicono
in tanti...”
Proprio
in quel momento, arrivò la barista con due cioccolate calde
con
sopra la schiuma.
Mentre
mescolava la cioccolata col cucchiaio, la bionda domandò:
“E
dimmi, quali sono i motivi che ti hanno spinto a venire qui?”
“Io... vorrei diventare un musicista.”
“Sul serio?!” “Certo.
So suonare la chitarra e mi alleno a cantare da sempre.”
“Ma
allora ti pigliano di sicuro! E quando sarai diventato un famoso
cantante, io sarò in prima fila ad ascoltarti!”
“Grazie...”
I
due continuarono a chiacchierare del più e del meno per
mezz'ora.
Poi,
si alzarono e, dopo aver pagato, se ne andarono.
Le
strade erano deserte mentre il cielo, freddo e nero, buttavano fuori
grossi fiocchi di neve.
Mentre
camminavano, continuavano a chiacchierare senza fermarsi.
“Dì,
un po'.” disse, ad un tratto, la giovane “Ma tu ce
l'hai una
moto?” “No. Ho preso la patente ma non l'ho mai
comprata.”
“Peccato. Io adoro le moto.”
“Davvero?” “Certo. E tu ce
l'hai del motociclista.” “Questa me la
segno...”
Il
giovane si sentiva come in un sogni e solo il rumore dei loro passi,
leggeri quelli della ragazza e pesanti i suoi, gli dicevano che era
nella realtà.
Si
sentiva così felice... il passato, di colpo, era diventato
un
pallido fantasma e tutto ciò che importava era stare con
quella
ragazza così carina e tutta pepe di cui non sapeva nemmeno
il nome.
Ad
un tratto, Radish si voltò e vide che la bionda cercava di
scaldarsi.
Prima
che se ne rendesse bene conto, le prese una mano e le mise un braccio
sulle spalle.
“Va'
meglio?” le domandò, con disinvoltura, e lei
annuì: “Altroché.
Certo che tu ci sai fare con le donne. Ne devi avere avute
parecchie.”
Radish
rimase in silenzio.
In
realtà, non ne aveva mai avuta una...
“Ti
sbagli.” le rivelò “Io non ce l'ho mai
avuta. Questa è la prima
volta che sto con una ragazza.” “Sul
serio?!” “Sì.”
“Questo significa che non hai mai avuto degli approcci intimi
con
una donna?” “Sì...”
mugugnò Radish, diventando rosso come un
peperone.
Ci
mancava solo la tipa che lo prendeva in giro per il fatto di non aver
mai avuto una donna...
La
ragazza rimase in silenzio un attimo, poi cominciò a
strattonare la
sua giacca.
Radish
si voltò e domandò: “E adesso che
c'è?” “Che ne dici se ci
conosciamo in maniera più intima?”
Il
ragazzo divenne rosso.
Quella
donna aveva perso completamente il senno?!
Le
aveva appena detto che non aveva mai avuto un rapporto sessuale con
una donna...
“Il
fatto è che anch'io non ho mai avuto un ragazzo o un
rapporto
sessuale.” continuò “E rischio di
restare vergine per sempre. Con te mi
trovo bene, non sei tanto male e nemmeno tu non hai mai avuto dei
rapporti. Siamo perfetti, non credi?”
“Sì... ma...” “Andiamo.
Domani torno a casa mia. Non credi che dovrei terminare degnamente la
mia fuga e Capodanno? Pensa iniziare un anno nuovo con una bella
ragazza. Ti prego, muoio dalla voglia di avere un rapporto.”
Radish
rimase in silenzio.
La
sua prima volta si stava rivelando una cosa a tavolino... tuttavia,
anche moriva dalla voglia di averne uno... quella ragazza era
carina... e, in quel modo, ci avrebbe dato un taglio col passato.
Da
qualche parte doveva pur cominciare, no?
In
quel momento, la campana della chiesa suonò undici e mezzi
rintocchi.
Le
undici e mezza.
Non
aveva tempo da perdere.
Prese
la ragazza per un braccio e la trascinò.
“Dove
mi porti?” domandò, sorpresa, la ragazza e Radish
rispose: “Al
mio appartamento.”
I
due giunsero all'appartamento quando mancava un quarto a mezzanotte.
Una
volta dentro, Radish la condusse nella sua stanza e, prima che
iniziasse a spogliarsi, la ragazza lo fermò:
“Fammi fare a me...”
Aveva
una voce così sensuale e delicata che era impossibile non
assecondarla.
Quando
ebbe finito, la giovane, mentre si toglieva la camicetta, disse:
“Sdraiati che ti raggiungo...”
Una
volta che ebbe finito anche lei, si mise anche lei sul letto e Radish
ne approfittò per mettersi sopra di lei.
Non
sapeva cosa fare... non poteva penetrarla come se niente fosse...
Così
le diede un bacio.
Un
bacio intenso... dal quale non si sarebbe mai voluto staccare...
Quando
si staccò, ansimando dall'agitazione, domandò:
“Pronta?”
“Pronta.” rispose l'altra, tranquilla.
Nello
stesso istante in cui i due diventarono una cosa sola, tanti fuochi
d'artificio dai mille colori vennero sparati in aria per festeggiare
il nuovo anno.
“...E
così sono andate le cose, prof.” concluse Radish,
per poi rimanere
in silenzio, aspettando la reazione di Tights.
La
donna non muoveva un muscolo, continuando a guardare in basso.
“Immagino
che tu abbia pensato che fossi una ragazza facile...”
sussurrò
alla fine e Radish disse: “Ti dispiace averlo fatto con
me?” “No,
è che... chiedere di far sesso così...”
“Prof... sei stata
fortunata ad aver trovato me, quella notte. Altra gente avrebbe fatto
molto peggio ad una ragazza giovane, carina e pure ubriaca.”
“Almeno... dimmi se è stato bello...”
“Mi è piaciuto molto,
prof... e anche a te...” “Capisco...”
“Ti va di rifarlo?”
Tights
si voltò a guardarlo, senza parole.
Aveva
sentito bene?!
“Da
quel che ho capito...” riprese il ragazzo “Di
quella notte
insieme non ti ricordi proprio niente... quindi, se vuole, potrei
farle vedere cos'è successo, in modo da educarla per la sua
futura
vita sessuale.” “Ma... ecco...”
“Andiamo, prof. Tanto la
verginità gliel'ho già presa una volta in
passato... sarà come un
replay.”
Tights
si mise a riflettere.
Dopo
l'incidente dell'alcool, non aveva più voluto vedere un
uomo... in
quanto sarebbe stato troppo imbarazzante, spiegare come aveva perso
la verginità... adesso, che il tizio che gliela aveva presa
undici
anni prima aveva un nome e un volto era tutto più facile...
però si
sentiva fuori tempo... in effetti, questa era l'occasione perfetta
per allenarsi...
E,
poi, moriva dalla voglia di diventare un tutt'uno con Radish...
sentire il suo caldo fiato a pochi metri dal viso e il profumo della
sua pelle nuda...
Avvampò
d'istinto.
Ma
cosa andava a pensare?!
Alla
fine, con un sussurro, disse: “Va bene...”
I
due giovani si diressero, in silenzio, verso la tenda.
Ovviamente,
al campeggio non c'era nessuno, in quanto tutti erano alla festa in
paese...
“Lo
facciamo nella mia tenda?” domandò Radish e Tights
annuì.
Mentre
Radish si sistemò in pochi secondi, la ragazza fece tutto
molto
lentamente, come se fosse nervosa.
Una
volta che entrambi furono sdraiati sul sacco a pelo, Radish, in
maniera alquanto brusca, le gambe di Tights.
A
quel gesto, la ragazza trattenne il fiato e fu allora che l'altro
capì.
Tights
aveva paura.
Qualcun
altro, vedendola così nervosa, le avrebbe detto che se non
voleva
farlo, non l'avrebbero fatto... però lui moriva dalla voglia
di
farlo con lei... ma se era così nervosa e spaventata non
sarebbe
stato bello...
Fece
un sospiro e poi domandò: “Prof... hai
paura?” “Ovvio! E' la
mia prima volta psicologicamente... non credo di essere
pronta...”
“Rilassati. Se hai paura, tutto è più
complesso. Ora prendi un
bel respiro e datti una calmata.”
Anche
se glielo aveva detto in maniera parecchio scorbutica, si vedeva
lontano un miglio che era un consiglio per farla calmare.
Tights
lo seguì e, dopo varie respirazioni nervose,
riuscì a calmarsi.
“Visto?”
le disse Radish prima di darle un bacio sulla bocca “Chiudi
gli
occhi e seguimi. Ti piacerà, vedrai...”
“Niente
da fare neanche qui.” “In questa stupida fiera
c'è un sacco di
gente. E' già un'impresa tenervi d'occhio tutti e tre,
figurati
cercare i genitori di una bambina smarrita...”
Bulma,
Vegeta, Tarble e la bambina, che non aveva mai smesso di tenere la
mano di Tarble, stavano girando in mezzo alla folla da parecchi
minuti, chiedendo ai vari venditori ambulanti se due persone avevano
chiesto notizie sulla figlia smarrita, per ora senza alcun successo.
“Continuiamo
a cercare... vedrai che qualche informazione la troviamo.” fu
la
risposta di Bulma e Vegeta sbuffò: “La fai facile,
tu...”
Mentre
il fratello e Bulma parlavano fitto fitto, Tarble si voltò
verso la
bambina.
Si
vedeva lontano un miglio che era terrorizzata.
Le
sorrise con dolcezza e le disse: “Non preoccuparti. Li
ritroveremo
i tuoi genitori.” “Me lo prometti?”
“Certo.”
Lei
spostò un attimo lo sguardo per poi sorridergli.
“GURE!!!!
DOVE SEI?!?!”
Sentendo
quella voce, la bambina si voltò e, dopo aver dato uno
sguardo alla
folla, esclamò: “Ma quella è la mia
mamma!!! L'ho ritrovata!!!”
“Bene! Avviso il mio fratellone e la mia
sorellona!” disse Tarble
e, voltandosi verso i due, esclamò: “Gure ha
ritrovato la sua
mamma!” “Ottimo.” fu la secca risposta di
Vegeta anche se, in
cuor suo, era contento che la bambina avesse ritrovato la sua
famiglia.
I
quattro si diressero verso una giovane donna che parlava, con molta
ansia con un venditore di giocattoli.
“Mamma!”
esclamò Gure, tutta contenta, e la donna si voltò
di scatto.
In
un secondo, madre e figlia si fiondarono l'una verso l'altra e si
strinsero forti.
“Gure,
non farlo mai più!!! Mi sono spaventata da
morire!!!” la sgridò
la donna, mentre calde lacrime le uscivano dagli occhi, abbracciando
con forza la figlia, la quale, piangendo a dirotto, annuì.
Poi,
la donna alzò la testa e si accorse della presenza di Vegeta
e
Bulma.
“L'avete
aiutata voi? Non so davvero come ringraziarvi...”
cominciò la
donna ma Vegeta l'interruppe: “Non ringrazi me ma mio
fratello. E'
lui il vero eroe. L'ha trovato lui sua figlia...”
A
quel punto si accorse che Tarble si era nascosto dietro di lui.
“Perché
diavolo ti nascondi?” sbottò Vegeta “Sei
tu l'eroe, stasera.”
“Mi vergogno, fratellone... e poi, un eroe risolve tutto da
solo
mentre io ho avuto bisogno dell'aiuto tuo e della sorellona.”
“Smettila di chiamarla sorellona. Non siamo mica
sposati.” “Mi
vergogno... tu sei un eroe molto migliore di me...”
Vegeta
sbuffò.
Suo
fratello era proprio un testardo.
In
questo aveva preso proprio da lui...
“Tarble...”
sussurrò Gure e il ragazzino, timidamente, sporse
leggermente la
testa e domandò: “Sì?”
“Sei stato davvero molto gentile.”
“Grazie...” “Spero di rivederti un
giorno.” “Certo...”
“Allora,
ti è piaciuto, prof?”
Tights
si limitò a risistemarsi il reggiseno in silenzio.
Era
stato bellissimo... ma non aveva voglia di dirlo a Radish.
In
fondo, non erano mica una coppia.
Avevano
fatto sesso solo per sistemare il suo piccolo problema...
però...
Radish,
nel frattempo, con una sigaretta spenta in bocca, la guardava mentre
si rivestiva in completo silenzio.
Anche
se Tights non lo diceva apertamente, intuiva che le era piaciuto.
Quando
l'avevano fatto undici anni prima, lei aveva detto, una volta che era
tutto finito, che era stato fantastico e che le sensazioni che aveva
provato erano state fantastiche...
Ad
un tratto, si accorse che sulle braccia, sulle gambe e sulla schiena
della giovane c'erano delle cicatrici.
“Cos'è
successo al tuo corpo?” le domandò, d'istinto
“Undici anni fa
non avevi quelle cicatrici.”
Tights
rimase in silenzio, poi, alla fine, rivelò: “Quel
giorno in cui me
ne sono andata... sono salita sul treno per tornare a casa... solo
che il mio convoglio si è scontrato con un altro.”
Per
un attimo, nella tenda ci fu il silenzio, poi Radish
sussurrò: “-Il
Capodanno di sangue-...” “Già... sono
stata sei mesi bloccata
nel mio letto dell'ospedale e altri sei a far la
riabilitazione...”
Radish
avvertì nel suo tono una profonda malinconia e, prima che se
ne
rendesse bene conto, l'abbracciò.
Tights
sgranò gli occhi, in quanto non si aspettava di certo
quell'improvviso contatto ma quell'abbraccio era così forte
e
sicuro...
“Ehi,
prof... cosa pensi che sarebbe accaduto quel giorno se io mi fossi
svegliato prima?” le domandò, ad un tratto, Radish
e la giovane
donna, dopo averci meditato, rispose: “Non ne ho idea... Quel
che è
successo è successo. Comunque, adesso dobbiamo raggiungere
gli
altri...”
Radish
fece un sospiro.
Evidentemente,
quello di quella notte era stato solo un piccolo ritorno al passato.
Niente
di più.
Una
volta che si fu rivestito, Radish uscì dalla tenda e disse:
“Vado
a fare due passi... ci vediamo al punto di ritrovo.”
Tights
rimase un attimo nella tenda a guardarlo allontanarsi.
Sentiva
una strana fitta al petto... come una sorta di rimpianto... tuttavia,
non c'era tempo da perdere.
Finì
di rivestirsi per poi dirigersi verso il luogo dell'appuntamento.
Arrivò
giusto in tempo e, poco dopo, arrivarono Nappa e Goku.
Il
secondo, vedendola, le domandò: “Professoressa, si
è divertita?”
“Certo.” “Ne sono contento. Sa che ho
mangiato un sacco di cose
con Nappa?” “Non ne dubito... ricordati di lavarti
i denti prima
di andare a letto.”
Mentre
parlava col bambino, vide Radish avvicinarsi al gruppo per poi
sedersi lontano da loro e non degnandola nemmeno di uno sguardo...
forse, avrebbe dovuto dirgli un'altra cosa alla tenda.
“Ma
quanto ci mettono Vegeta e Bulma?!” domandò Nappa,
distraendola
dai suoi pensieri e Tights, digitando qualcosa sul cellulare,
dichiarò: “Ho mandato a mia sorella ben tre
messaggi, ma non mi ha
ancora risposto e questo non è da lei... di solito
è sempre
attaccata al cellulare...” “Eccoci!”
esclamò una voce
femminile alle loro spalle.
“Ragazzi,
cos'è successo? Siete in ritardo.” fece notare
Nappa e Vegeta
tagliò corto con un: “E' una lunga
storia...” “Perché non
rispondevi ai miei messaggi? Hai spento il telefono?”
domandò
Tights alla sorella e questa, mostrando un cellulare completamente
nero, rivelò: “Mi è scivolato dalla
tasca dei pantaloni ed è
finito in una fontana.” “Cosa devo fare con te,
Bulma?”
Mentre
il gruppo parlava, Radish si mise a guardare le stelle.
Come
al solito, era di troppo...
“Radish...”
domandò una vocina alle sue spalle e, una volta che il
ragazzo si
voltò, vide il fratello minore che gli domandò:
“Ti sei
divertito?” “Certo.” “Mi
racconti cosa hai fatto? Sono
curioso. Hai visto la bancarella delle caramelle? E quella dei
giocattoli? Hai comprato qualcosa?”
Radish
rimase in silenzio, sorpreso dall'energia del fratellino.
Poi,
fece un piccolo sorriso.
“Non
avete dimenticato nulla?” “Certo, Vegeta. Abbiamo
controllato tre
volte che Goku e Tarble non lasciassero qui qualcosa...”
“Guarda
che mi stavo riferendo a te e a tua sorella.”
“Dannato
antipatico!”
Mentre
Bulma e Vegeta erano impegnati a litigare, Nappa mise nel bagagliaio
l'ultima valigia e poi, mettendosi davanti, esclamò:
“Bene, gente.
Tutti a bordo e allacciate le cinture. Si torna a casa.” |
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Capitolo 19 *** La fine di ogni dubbio ***
CAPITOLO
19: LA FINE DI OGNI DUBBIO
Tights
guardò per l'ennesima volta, il suo cellulare.
Diceva
le stesse cose di cinque minuti prima.
Nessun
messaggio.
Si
sentiva così strana...
Dopo
il campeggio, lei e Radish non si erano più né
visti né sentiti.
La
cosa, inaspettatamente, l'aveva molto rattristita.
Radish
era un ragazzo alquanto scorbutico, insopportabile e, a volte, anche
parecchio rozzo... ma sapeva anche essere dolce e gentile,
soprattutto con lei.
Glielo
aveva dimostrato personalmente quando l'avevano fatto una settimana
prima... era stato alquanto rude ma aveva tenuto conto che quella era
la sua prima volta, dal punto di vista psicologico, e aveva fatto
abbastanza piano.
Fece
un sospiro.
Certo
che essere innamorate era proprio un pessimo affare... quando gli
stava vicino cercava di non farsi prendere dalla voglia di ucciderlo
ma quando le era lontano le mancava... e parecchio.
“Tights!”
esclamò, all'improvviso, la voce di Bulma, dall'altra parte
della
porta “Non scende l'acqua dal rubinetto.”
“Aspetta, arrivo
subito.” la rassicurò Tights, scendendo dal letto.
I
problemi di sua sorella avevano sempre la precedenza sui suoi.
Raggiunse
la sorella minore in cucina e aprì i vari rubinetti, invano.
L'acqua
non scendeva.
“Ci
dev'essere un problema alle tubature. E' già la quarta volta
che
succede.” commentò Tights e Bulma
domandò: “Chiamo
l'idraulico?” “Adesso è inutile. Fino
alle quattro non è
aperto.” “Che pizza dover aspettare...”
“Non possiamo farci
niente, Bulma...” “Vado al supermercato a comprare
qualcosa.
Siamo rimasti un po' a secco.” “Ok, fa'
attenzione.” “Contaci.”
Bulma
tirò fuori la bicicletta e si mise a pedalare, in direzione
del
centro commerciale.
Le
piaceva un sacco pedalare.
Poteva
sentire il vento sulla sua pelle e prendere contatto con la
velocità.
Se
avesse potuto avrebbe pedalato in eterno... peccato che, non appena
svoltò l'angolo, si trovò davanti al supermercato.
Fermò
la bici e, dopo averla bloccata, entrò all'interno e
comprò tutto
quello che le serviva.
Stava
pazientemente aspettando davanti alla cassa che arrivasse il suo
turno quando sentì qualcuno tirarle la manica del vestito.
Si
voltò e vide il volto sorridente di Tarble, accompagnato,
come al
solito, da quello scorbutico del fratello maggiore.
“Ciao,
sorellona.” la salutò il bambino e la ragazza
rispose: “Ciao,
ragazzi. Come va?” “Benissimo. Ho preso nove in
storia.”
“Caspita. Ma lo sai che sei proprio bravo? Io ero una frana
in
storia e nelle altre materie letterarie.” “Mi
dispiace...
comunque, come va, sorellona?” “Non c'è
malaccio...” fece
Bulma e Vegeta, che fino a quel momento era stato zitto,
domandò:
“Hai qualche problema?” “Più
che altro, il problema riguarda
casa mia. Oggi, non scendeva l'acqua. Temo che riguarda i
tubi.”
“Ci credo. E' un miracolo che quella vecchia baracca resti in
piedi.” fu il commento di Vegeta mentre Tarble gli dava una
leggera
gomitata imbarazzata.
Bulma
fece un sospiro.
Era
inutile.
Per
quanto ci provasse, Vegeta restava sempre il solito cafone
maleducato.
Era
più forte di lui.
Dopotutto,
era così fin da quanto era piccolo... era impossibile che
cambiasse...
“Comunque,
se v'interessa, Radish se ne intende di tubature.” le disse,
ad un
tratto, il giovane e Bulma domandò, incredula:
“Davvero?”
“Certo. Quando abbiamo un problema di questi tipi, se ne
occupa
sempre lui.” “Ottimo. Glielo chiedo
subito.”
Mentre
Bulma prendeva il telefono, Vegeta rimase in silenzio a fissarla.
Ad
un tratto, il ragazzo, si accorse che era il turno di Bulma e le
diede un leggero colpo alla spalla, dicendole:
“Ehi...”
Tuttavia,
il tocco improvviso fece spaventare Bulma che fece cadere la borsa
per terra.
“Oh,
cavolo!!!” imprecò la giovane, chinandosi per
raccoglierla, ma
Vegeta, più svelto, la prese, dicendo: “Faccio
io.”
Appena
prese in mano la borsa, Vegeta notò un piccolo portachiavi a
forma
di un piccolo robot.
“Ma
quello lo riconosco!!!” esclamò, incredulo,
Tarble, indicando il
portachiavi “Quello è il super robot
trasformistico 4237.” “Lo
conosci?” esclamò, sorpresa, Bulma e il bambino
annuì: “Certo.
E' il protagonista del mio cartone animato preferito. A casa ho tutti
i DVD della serie e dei film.” “Sai che questo
pomeriggio uscirà
il nuovo film?” “Davvero? Che bello.”
“Se ti va, possiamo
andare a vederlo insieme al cinema.” “Sul serio?!
Sarebbe
fantastico!!! Grazie mille, Bulma!!!” “Un
momento...” dichiarò,
all'improvviso, la voce di Vegeta.
I
due si voltarono, preoccupati.
Se
Vegeta d'intrometteva nel dialogo, significava che c'erano dei grossi
guai in vista...
“Mi
spiace, ma Tarble non ci andrà. Non permetterò
che mio fratello
stia in un posto buio e pieno di gente come il cinema.”
dichiarò,
l'uomo mentre Bulma, intenta a pagare la sua spesa, sbuffava:
“Ma
di che ti preoccupi? Baderò io a lui.”
“Un motivo in più per
essere preoccupato.” “Mi stai dando
dell'irresponsabile?”
“Certo.”
Bulma
fece un ringhio soffocato.
Certo
che Vegeta era davvero una carogna...
“E
allora vieni anche tu con noi, così stai
tranquillo!” sbottò
Bulma e Vegeta, con tutta la calma del mondo, disse: “Ok. A
che ora
c'incontriamo?”
Solo
allora Bulma si rese conto di quello che aveva appena fatto.
Un
appuntamento con Vegeta?!
Il
solo pensiero la rendeva nervosa...
Tuttavia,
non intendeva tirarsi assolutamente indietro!
“Alle
tre davanti a casa mia.” sibilò la giovane e
Vegeta dichiarò, con
aria di sfida: “D'accordo. Ci vediamo, ragazzina.”
“Tights,
secondo te va bene questo vestito oppure era meglio quello di
prima?”
La
bionda alzò gli occhi dal suo portatile e vide la sorella
minore
mostrarle un abito rosso.
“Qual'era
quello di prima?” le domandò e Bulma
sbuffò: “Quello rosa!!! E
aiutami!!!” “Guarda che nessuno si arrabbia se
indossi gli abiti
che stai indossando.” “Uffa... è
completamente inutile fare
affidamento su di te!”
Bulma
si diresse verso la porta, con l'obiettivo di uscire dalla camera
quando la sorella maggiore la bloccò: “Era da un
pezzo che non ti
preparavi con tanta dedizione per uscire con qualcuno.”
D'istinto,
Bulma si voltò e guardò Tights.
Cosa
intendeva sua sorella?
“Ti
preparavi con tutta questa dedizione solo quando uscivi con Yamcha ai
primi tempi.” rivelò Tights e Bulma rimase in
silenzio.
Si
rese conto che la sorella aveva ragione.
Le
prime volte che usciva con Yamcha, stava ore a prepararsi.
Ribaltava
l'armadio a furia di prendere tutti i vestiti che conteneva, facendo
mille prove davanti allo specchio... col tempo, però, aveva
capito
che al suo ragazzo non importava niente di com'era vestita... lui
l'aveva perché era Bulma non perché indossava un
determinato abito.
Uscì
dalla stanza ed entrò nel bagno, guardandosi allo specchio.
Forse,
Tights aveva ragione.
Forse,
doveva andare al cinema vestita come al solito...
Fece
un sorriso.
Sarebbe
andata al cinema cogli abiti che indossava.
Se
con Yamcha aveva funzionato, poteva benissimo funzionare con
Vegeta... e se a quello non andava bene, voleva dire che era solo un
povero idiota... anche se era assolutamente certa che il ragazzo non
l'avrebbe tradita.
DLIN
DLON
Sentendo
il campanello, Bulma si diresse verso la porta, dicendo alla sorella,
ancora chiusa in camera sua: “Sono arrivati. Io vado. Ci
vediamo
più tardi.”
Tights
rimase immobile e in silenzio mentre ascoltava la porta di casa
chiudersi.
Sua
sorella era uscita e lei sarebbe stata da sola... per poco.
Sapeva
che fra non molto, Radish sarebbe venuto a casa sua per riparare il
guasto ai tubi... e la cosa la terrorizzava non poco.
Non
sapeva cosa fare... dopo la faccenda del campeggio, non si erano
più
nemmeno parlati.
Cosa
doveva fare?!
DLIN
DLON
Trattene
il respiro.
Era
arrivato.
Cercando
di darsi un contegno, la giovane donna fece un respiro profondo per
poi aprire la porta.
Radish
era intento a guardare intensamente le gocce di pioggia, tanto da non
accorgersi minimamente che Tights gli aveva aperto la porta
finché
la giovane non aveva tossito per attirare la sua attenzione.
Radish
si voltò e, con la massima noncuranza, le
domandò: “Allora, prof,
abbiamo dei problemi con le tubature, eh?”
Come
diavolo facesse a dire quelle cose senza arrossire e provare un
briciolo di vergogna era un assoluto mistero.
A
lei, il solo vederlo la rendeva nervosa in un modo...!
Senza
minimamente accorgersi del suo stato d'animo, Radish entrò
in casa,
domandando contemporaneamente: “Dove sono le tubature
difettose?”
“Se aspetti un secondo te le indico...”
sbuffò Tights,
seguendolo.
Dopo
avergli indicato dove si trovavano i tubi, Radish si mise al lavoro,
dicendo: “Qui ci penso io, prof. Tu puoi pure andare a
scrivere.”
Tights
obbedì anche se era ribollente di rabbia.
Radish
le aveva fatto intendere che non voleva averla tra i piedi mentre
lavorava!
Come
sospettava, nonostante avessero fatto sesso e undici anni prima
avevano avuto il loro primo rapporto insieme, per lui non contava
proprio niente!
Dannato
idiota!
Tornò
in camera sua, chiudendo con rabbia la porta e mettendosi a scrivere,
sperando che con la scrittura le passasse anche l'arrabbiatura.
Dopo
qualche ora, sentì la porta della sua stanza bussare.
“Cosa
vuoi, Radish?” domandò la ragazza e il giovane,
dall'altra parte,
domandò: “Posso entrare?”
“Sì.”
Il
giovane aprì la porta, anche se rimase fermo davanti alla
soglia.
Per
un attimo, i due rimasero in completo silenzio, come se non sapessero
cosa dirsi, poi Tights domandò: “Cosa
volevi?” “Ho finito.”
“Bene. Allora puoi tornare a casa.” “Se
non ti dispiace,
prof... vorrei parlarti.”
Tights
rimase immobile un attimo.
Una
frase del genere non se l'aspettava proprio...
Si
voltò e disse: “Ti ascolto.”
“Ecco... per quanto riguarda il
campeggio...” “Non dire altro, Radish. Ho capito.
Mi va bene
così. In fondo è stato solo un replay dei vecchi
tempi... l'hai
detto tu stesso.” “Prof, possibile che tu sia la
solita
impulsiva? Non volevo mica parlarti di quello.” “E
allora cosa?”
Aveva
appena espresso la domanda che l'altro le si fiondò addosso,
dandole
un bacio violento e appassionato.
Anche
se era il secondo che riceveva in quel modo, la giovane donna rimase
esterrefatta.
All'inizio,
Tights tentò di resistere, dato che quel bacio era stato
improvviso
come al solito, ma alla fine cedette.
Come
gli erano mancati quei suoi baci, così violenti,
così possessivi...
così tutto!
Il
giovane continuò a baciarla per un pezzo e, quando si
staccò, le
sussurrò: “Non posso stare senza di te, prof... mi
manchi da
impazzire. Da quando l'abbiamo fatto... è stato come se il
mondo mi
si fosse aperto... io... io credo di amarti, Tights.”
Tights
rimase senza parole, non solo per il fatto che Radish l'avesse
finalmente chiamata col suo nome, ma da quell'improvvisa
dichiarazione.
Rispose
al suo bacio, prima timidamente poi sempre più appassionato.
Quando
entrambi finirono di baciarsi, Radish cominciò, lentamente,
a
slacciare i bottoni della camicia.
“Non
vorrai mica farlo qui?! Adesso?!” domandò la
giovane, incredula di
fronte a una cosa del genere.
Possibile
che Radish dovesse avere un carattere così precipitoso e per
nulla
romantico?!
Quando
faceva così non lo sopportava proprio... però,
forse, quello era un
motivo per cui gli piaceva...
“Certamente,
prof.” rispose l'altro, senza alcun dubbio, e Tights rispose:
“E
dove vorresti farlo?!” “Su quello splendido letto a
pochi passi
da noi.” “Quello è il mio letto! Non
vorrai azzardarti a fare
una cosa del genere sul mio letto?!” “Preferisci
farlo sul divano
del salotto o su quello di tua sorella, prof?”
Al
solo pensiero di far sesso sul divano o su quello di Bulma, Tights si
sentì avvampare.
“E
va bene. Facciamolo qui.” sbuffò “Ma
sappi che quello che stiamo
per fare, non dovrà essere solo un pagamento per il tuo
servizio o
perché vuoi far passare la noia... se lo fai,
dovrà essere per
sempre.” “Mi stai chiedendo di fidanzarti con te,
prof?” “Sì.
Sappi che se non vuoi sei libero di andartene.”
Radish
rimase in silenzio.
Tights
si diede ripetutamente della stupida.
Come
aveva potuto chiedere in maniera così esplicita una cosa del
genere?!
Avrebbe
dovuto fare quello che voleva lui, senza troppe storie.
Almeno,
l'avrebbero fatto ancora una volta...
All'improvviso,
Radish le baciò un'altra volta le labbra e, quando si furono
separati, lui le disse: “Ok, prof. Ti amo troppo per
perderti.”
Sentendo
quelle parole, Tights fu presa da una felicità tale che
prese
stavolta lei l'iniziativa e si mise a baciarlo con passione. |
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Capitolo 20 *** I genitori di Tights ***
CAPITOLO
20: I GENITORI DI TIGHTS
Prese
una sigaretta dal pacchetto e se la mise in bocca.
Tuttavia,
non fece in tempo ad accenderla che qualcuno gli tolse la sigaretta.
“Non
provarci!” esclamò, adirata, Tights “Poi
mi si sparge la puzza
per casa. Senza contare che fumare fa male alla salute. Non vorrai
mica trasformare i polmoni di tuo fratello in quelli di un fumatore
accanito come te.”
Radish
rimase in silenzio a guardarla.
L'adorava
quando faceva la dura... ma non sarebbe mai stato così
stupido da
andarglielo a dire.
DRIIIN
DRIIIN
“E'
il mio cellulare.” disse Tights, allungando la mano verso il
comodino, e prendendolo.
“Sono
i miei...” dichiarò la giovane prima di rispondere
“Ciao, mamma,
come stai?... ne sono contenta... e papà?
Ottimo...”
Mentre
la ragazza continuava parlare coi genitori, Radish si girò
di lato,
tirando su le coperte.
“Tesoro.”
disse una voce energica e squillante, dall'altra parte della cornetta
“Come sta oggi la mia bella bambina?”
“Mamma, ti ricordo che
non sono più una bambina. Ho compiuto ventotto anni da un
bel
pezzo.” “Sul serio? Mi sembra solo ieri che ti
cambiavo il
pannolino...” “Mamma, ti prego!!!”
“Comunque, tesoro, ho una
splendida notizia da darti! Io e tuo padre veniamo a trovarvi questo
weekend!” “Davvero?” “Certo,
così ci presenti il tuo bel
ragazzo!”
Tights
sbiancò.
Come
poteva sua madre sapere di Radish?!
Non
ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con Bulma...
“Ma
di quale ragazzo stai parlando, mamma?” balbettò
la bionda mentre
la madre rispose: “Ma quello che sta di fianco a te nel
letto!
Sento il suo respiro. Bulma mi ha detto che frequentate dei
ragazzi...” “Ma siamo solo amici, mamma!”
“Beh, io non vedo
l'ora di conoscerli, assieme al bel tipo che dorme di fianco a te.
Che aspetti a presentarcelo? E' un bel fustaccione? Avanti, dillo
alla tua mamma.”
Tights
avrebbe voluto sparire.
Sua
madre era, da sempre, una delle donne più indiscrete e
impiccione
sulla faccia della Terra!
“Non
importa.” disse, all'improvviso, la donna “Io e
papà lo
conosceremo questo weekend. Non vedo l'ora che mi diate un bel
nipotino...” “Mamma! Io e Radish non intendiamo
avere bambini!!!”
sbottò Tights e sua madre esultò: “Ma
allora hai davvero un
ragazzo!!! Caro, ascolta, Tights ha un ragazzo!!! E si chiama
Radish!!!”
Tights
sbiancò.
Ma
cosa... cosa stava succedendo?!
“Scusa,
mamma...” fece Tights “Ma non avevi appena detto
che avevi
sentito un respiro di fianco a me e che quindi avevi capito che avevo
un ragazzo?!” “In realtà, non avevo
sentito proprio niente.
Speravo che così dicessi alla tua mamma che avevi un
ragazzo.”
Tights
avrebbe voluto sprofondare...
Sua
madre era sempre stata un'impicciona di prima categoria... quanto
avrebbe voluto sparire...
“Ci
vediamo domenica, bambina.” la salutò sua madre
“Mi raccomando,
porta il tuo ragazzo e, se riesci, anche i bei fusti che tu e Bulma
frequentate.” CLICK
“Cavolo...”
sbuffò Tights e Radish, avvicinandosi, le
domandò: “Che succede?”
“I miei vengono a trovarmi questa domenica...”
“Ho capito. Sto
fuori dai piedi.” “No, al contrario. Mia madre non
vede l'ora di
conoscerti...” “Sul serio?”
“Già...” “Non è che
appena
mi vede sbraita in tutte le direzioni?” “Magari...
mia madre...
adora le persone giovani... inoltre non vede l'ora di conoscere anche
Vegeta e Nappa.” “Se ne pentirà dopo due
secondi...” “Tu non
la conosci...”
Tights
si sdraiò sul letto e Radish ne approfittò per
mettersi sopra di
lei.
“Ma
dico io, non vorrai mica farlo?! L'abbiamo appena fatto...!”
protestò lei ma Radish le toccò il naso e le
disse: “E' vero...
ma domenica incontro i tuoi. Non credi che dovremmo festeggiare
questa cosa?”
E
prima che Tights potesse dire qualsiasi cosa, la baciò sulle
labbra.
“Radish,
manca molto?” “E sta zitto, stupido moccioso!
Guarda che ho
appena cominciato!”
Goku
era immerso nella vasca piena d'acqua con Radish che gli stava
mettendo lo shampoo.
“Mi
dici perché devo lavarmi? Il bagno l'ho fatto l'altro
ieri!”
protestò il bambino e il fratello ribatté:
“Oggi vengono i
genitori di Tights e dobbiamo, sopratutto tu, Kakaroth, essere
presentabili. E chiudi gli occhi sennò lo shampoo ti finisce
negli
occhi e ti bruciano!” “Va bene...”
Goku
chiuse forte gli occhi e sentì dell'acqua calda finirgli in
testa.
Dopo
un po', suo fratello gli mise in testa un asciugamano e, dopo averlo
sfregato per benino, gli disse: “Puoi aprire gli occhi. Ho
finito.”
Goku
aprì gli occhi e, mentre usciva dalla vasca, asciugandosi
con un
grande asciugamano bianco, vide il fratello mettere la spina del phon
nella presa, con cui cominciò ad asciugargli i capelli.
Dopo
qualche minuto, i capelli a palma di Goku erano completamente
asciutti anche se parecchio spettinati.
“Adesso
vestiti con gli abiti che ti ho messo sul letto e aspettami.”
si
raccomandò il fratello maggiore mentre portava Goku fuori
dal bagno
e il ragazzino domandò: “Cosa fai?”
“Mi faccio anch'io una
doccia e poi mi faccio la barba. Devo essere presentabile anch'io,
sai?” “Forse saresti più presentabile
coi capelli corti...”
“Non sparare cavolate, moccioso! I miei capelli non si
toccano! A
tutti sono sempre piaciuti. Non vedo perché dovrei
tagliarmeli solo
perché vado a conoscere i genitori della tua prof.”
Goku
uscì silenziosamente dal bagno e dopo essersi avvicinato al
suo
letto si vestì.
Quando
ebbe finito, accese la tv e si mise a fare zapping tra i vari canali
per ragazzi, finché non trovò un programma che
gl'interessava o che
fosse almeno decente.
Ad
un tratto, la porta si aprì e comparve Radish, il quale
disse:
“Spegni la tv. Andiamo da Tights.”
Il
bambino ubbidì prontamente e, una volta che il fratello ebbe
chiuso
l'appartamento, raggiunse la macchina e s'infilò dentro.
Mentre
Radish metteva in moto la macchina, Goku si accorse che vi erano
numerose riviste sparse nel sedile di fianco a lui.
Ne
prese una e vide che c'erano all'interno delle immagini di moto,
alcune delle quali erano state cerchiate con una biro rossa.
“Siamo
arrivati, moccioso!” esclamò, ad un tratto, Radish
e, quando
quest'ultimo parcheggiò la macchina, Goku uscì
dalla vettura,
entusiasta di conoscere i genitori della sua insegnante e quelli di
Bulma.
I
due fratelli si avvicinarono alla villetta e suonarono al citofono.
Dopo
pochi minuti, li aprì Tights.
“Ah,
eccovi.” esclamò, tutta contenta, e disse loro:
“Su, entrate. I
miei non vedono l'ora di conoscervi. Mia madre è uscita un
attimo
perché doveva comprare delle pastiglie contro il mal di
testa ma mio
padre è qui.”
I
due fratelli entrarono in casa, seguiti dalla bionda.
Ad
un tratto, si avvicinò loro un vecchietto basso, coi baffi,
gli
occhiali e un gatto nero appollaiato sulla spalla.
“Ciao,
Tights.” la salutò il vecchio, avvicinandosi, e la
giovane donna,
indicando i due nuovi arrivati, li presentò:
“Papà, questo è il
mio ragazzo Radish e suo fratello minore Kakaroth.”
“Oh, certo!”
esclamò il vecchietto, avvicinandosi.
Il
padre di Tights si avvicinò a Goku e, con un sorriso enorme,
disse:
“Ma guarda! Tights mi aveva detto che eri alto è
invece sei
piccolino! Non dimostri proprio ventinove anni! Da suocero a genero,
che sport hai fatto per sembrare così giovane?”
“Non è lui,
papà! Il mio ragazzo è alla tue spalle,
girati!” gli rivelò,
seccata e imbarazzata, Tights, indicando Radish.
Possibile
che suo padre, nonostante fosse uno scienziato molto famoso, non
capisse le cose più banali?!
Suo
padre si voltò verso Radish e, dopo averlo guardato un
secondo,
esclamò: “Allora sei tu il ragazzo della mia
bambina!!! Sei
proprio alto, sembri un gigante!!! Dimmi un po', hai dato una bella
prova di virilità a Tights?” “In che
senso?” domandò Radish e
il vecchio, con tutta la semplicità del mondo,
spiegò: “Avete già
fatto sesso, no?” “PAPA', SONO AFFARI
NOSTRI!!!!!” urlò,
imbarazzata, Tights mentre suo padre commentava: “Timidoni...
non
c'è niente di cui vergognarsi, nell'ammettere di aver avuto
un
rapporto sessuale... la prima volta che ho avuto un rapporto sessuale
con tua madre avevo diciotto anni.” “Che
vergogna...” fu
l'unica cosa che riuscì a dire Tights mentre si allontanava
assieme
a Radish e Kakaroth.
Nel
frattempo, il giovane si sentiva le guance in fiamme.
Nel
film, il padre della protagonista era sempre molto geloso e
sospettoso... il padre di Tights, invece, gli aveva chiesto se loro
due avessero avuto un rapporto sessuale!
Meno
male che Vegeta e Nappa non erano lì...
“Radish.”
lo chiamò, ad un tratto, il fratello “Cosa vuol
dire far sesso?”
“SONO COSE DA GRANDI!!!!!” fu la risposta, adirata,
di Radish,
sempre più rosso.
“Sicura
che facciamo bene ad unirci alla vostra rimpatriata di
famiglia?”
Vegeta,
tenendo la mano del fratellino, seguiva Bulma la quale disse:
“Ma
sicuro! Mia madre mi ha espressamente chiesto di far venire anche te,
Tarble e Nappa...” “Non so, Bulma... di solito alle
vecchie
signore piacciono i ragazzi perbene e solari... io e gli altri non
abbiamo quest'aria...” “Ma mia madre non
è così, lei... adora i
bei fusti giovani...” “Boh, se ne sei
convinta...”
Bulma
fece un sospiro.
Quando
sua madre si metteva in testa qualcosa era impossibile farle cambiare
idea... inoltre aveva sempre avuto una passione per i bei fusti...
Tights
aveva deciso di far presentare Radish e Goku ai genitori per primi
mentre a lei era toccato il segreto turno con Vegeta e Tarble mentre
Nappa sarebbe venuto più tardi... era meglio farglieli
vedere a dose
altrimenti alla mamma sarebbe venuto un infarto per troppi splendidi
fustacchioni...
“Comunque
non capisco perché ci abbiate divisi...”
commentò Vegeta e Bulma
sospirò: “Credimi, è meglio
così...”
“Papà
è fatto così, Radish...”
“Beh, almeno ha accettato con molta
semplicità il nostro fidanzamento...”
Tights,
Radish e Goku si trovavano nel salotto con i primi due sul divano
mentre il ragazzino se ne stava per terra a giocare con i suoi robot
di plastica.
“A
che ora dovrebbero arrivare Bulma, Vegeta e Tarble?”
domandò, ad
un tratto, il ragazzo e Tights, guardando l'orologio che aveva al
polso, disse: “Tra mezz'ora...”
“Capisco...”
SLAM
Sentendo
quel suono improvviso, tutti i voltarono e Tights sussurrò,
sconsolata: “E' arrivata...” “Stai
parlando di tua madre?” le
domandò Radish e la giovane annuì con la testa.
Proprio
in quel momento, la porta si aprì e apparve una signora con
vaporosi
capelli biondi e gli occhi chiusi, la quale, con una voce molto
acuta, domandò: “Allora, Tights...
dov'è quel bel fustacchione
del tuo ragazzo?” “E' qui, mamma...”
disse la ragazza,
alzandosi in piedi e, indicando il giovane dai capelli lunghi, lo
presentò: “Questo è Radish, il mio
ragazzo.”
La
donna, sempre con gli occhi chiusi, si avvicinò al giovane e
cinguettò, tutta contenta, appiccicandosi al suo braccio:
“Ma che
bel ragazzo!!! Sei proprio un amore!!! Non mi aspettavo che la mia
piccola Tights si trovasse un ragazzo così bello!!! Che ne
dici se
un giorno usciamo insieme?” “Mamma!!! Radish
è il mio ragazzo,
non il tuo!!!!” protestò, rossa come un peperone,
la bionda.
Radish
era senza parole.
La
madre di Tights era così?!
Non
assomigliava nemmeno lontanamente alle sue figlie, come il padre...
“Scusala
tanto, Radish...” continuò la donna “Mia
figlia alza sempre la
voce... comunque sei davvero un bel ragazzo! E questi capelli lunghi
ti danno un'aria così selvaggia...”
“Grazie...” fu tutto
quello che riuscì a dire il giovane, cercando di staccarsi
dalla
donna.
Ad
un tratto, la madre di Tights si accorse di Goku e disse:
“Non ci
credo!!!! Mi avete dato un nipotino!!! Che meravigliosa sorpresa!!!
Ma non dovevate disturbarvi...” “MAMMA!!!! Quel
bambino non è
nostro figlio, è il fratello minore di Radish!!!! Ed
è anche un mio
allievo!!!” protestò la ragazza ma, ignorandola in
tronco,
continuò: “Non preoccuparti, esistono i matrimoni
riparatori
proprio per queste cose...” “BASTAAA!”
urlò, esasperata,
Tights.
Ma
perché sua madre era sempre così imbarazzante?!
“Comunque...”
continuò la donna, ignorando l'imbarazzo della figlia
“Hai dato
delle prove di virilità a mia figlia?”
“Se intende se ci sono
andato a letto, sappia che sono affari privati.” fu la secca
risposta di Radish e la madre di Tights, con un sorriso, rispose:
“Ma
no, sciocchino. Non intendevo in quel senso.” “E
allora in quale
senso intendeva?” “Hai già messo in
disordine la biancheria
intima della mia bambina?”
Radish
e Tights diventarono, in perfetta sincronia, rossi come due pomodori.
“MAMMA!!!!
MA CHE DISCORSI FAI?!?!” protestò, adirata, Tights
e la donna, con
un tono sorpreso, rispose: “Non capisco cosa ci sia di
strano. E'
il tuo ragazzo e quindi è naturale che metta in disordine la
tua
biancheria... altrimenti a cosa servono i fidanzati?”
“Di sicuro
non a quello!!!!”
Radish
avrebbe voluto sprofondare per la vergogna... non voleva
assolutamente pensare a cosa sarebbe successo quando sarebbero
arrivati Vegeta e Nappa...
Ad
un tratto, il giovane sentì qualcuno che gli stava tirando i
pantaloni e quando si voltò vide Goku che
domandò: “Cos'è la
biancheria intima?” “COSE DA GRANDI!!! E NON
AZZARDARTI A
DOMANDARLO IN GIRO!!!”
DLIN
DLONG
Il
suono del campanello, salvò tutti.
“Dev'essere
Bulma cogli altri!” esultò la madre di Tights,
staccandosi
finalmente dal braccio di Radish “Non vedo l'ora di
conoscerli...”
Una
volta che se ne fu andata, Radish si voltò verso la bionda e
le
domandò, senza parole: “Ma tua madre fa sempre
così?!” “No...”
fu la risposta di Tights “Semplicemente oggi non è
in forma...”
I
tre si diressero verso l'ingresso e, mentre si dirigevano
lì, si
sentì la voce di Bulma: “Papà, questo
non è Yamcha! E' un altro
ragazzo e si chiama Vegeta!”
Quando
i tre giunsero, videro che la madre delle due ragazze si era
appiccicata al braccio di Vegeta, proprio come fatto con Radish poco
prima, e che diceva, tutta contenta: “Oh, ma sei proprio un
bel
ragazzo!!! Sei già salito in camera della mia
bambina?” “Ci
mancherebbe altro!!! Io e Bulma non stiamo insieme!!! Inoltre,
potrebbe lasciare il mio braccio?!” “E quel
bambino? Ma che
amore... ma Bulma, potevi dirmelo che tu e questo bel ragazzo avevate
fatto un figlio...” “E' MIO FRATELLO
MINORE!!!!!” “Ah, questi
sono solo dettagli... l'importante è la passione, non lo
sapete?”
“Ma lo sa, vero, che sua figlia è fidanzata con un
altro?” “E
allora? Quando ero al liceo, uscivo con due bei fusti
contemporaneamente.” “Eh?”
Tutti
erano rimasti senza parole da quell'improvvisa dichiarazione.
Quella
vecchia e impicciona donna di mezz'età usciva con due
ragazzi alle
superiori?!
“Aaaahhh...
che nostalgia...” sospirò la donna, portando le
mani sulle guance
e arrossendo “Erano i ragazzi più belli
dell'universo... purtroppo
non riuscivo a scegliere tra loro... mi piacevano troppo entrambi...
e anche loro erano pazzi di me...” “Sul
serio?” “Certo. Non
posso assolutamente quegli splendidi anni... noi tre, bruciavamo di
una passione ardente... insieme abbiamo dato vita a uno di quei
stupendi triangoli d'amore e di passione che si vede in tv... siccome
il nostro amore era contrastato, siamo fuggiti da casa per poter dar
sfogo ai nostri sentimenti, sulle alte montagne innevate...”
“Mamma, tu non sei mai scappata di casa.”
l'interruppe Tights e
la donna, voltandosi verso di lei, domandò: “Ah
no?” “No.”
“Hai ragione, devo essermi confusa con il film che ho visto
ieri
sera.”
Mentre
tutti alzavano gli occhi al cielo, Vegeta domandò:
“Non è che si
è confusa anche con la sua presunta storia d'amore? Dubito
che due
ragazzi siano impazziti d'amore per lei, quand'era
giovane...” “Ma
no, burlone che non sei altro. Loro erano pazzi di me.”
“Se lo
dice lei...”
DLIN
DLON
“Questo
dev'essere Nappa...” esclamò Vegeta e, non appena
aprì la porta,
un bestione pelato entrò nella casa, dicendo:
“Sono arrivato,
scusate il ritardo ma c'era un traffico pazzesco...”
Non
appena vide la madre di Tights e Bulma, sgranò gli occhi e
gridò:
“LA PIOVRA!!!!” “NAPPA!!!!!”
urlò, entusiasta, la donna
“Quanto tempo è passato!!! Ti trovo in splendida
forma, così alto
e muscoloso... ti sei rapato i capelli per apparire più
virile,
vero?” “Guarda che mi sono caduti...”
“Beh, stai molto
meglio, sai?” “Scusate... ma voi due vi
conoscete?” domandò
Bulma, senza parole.
Sua
madre conosceva Nappa?! E, poi, che diavolo significava quel
soprannome -La piovra-?!
Fu
Nappa a rispondere: “Beh, sì... siamo semplici
conoscenti...”
“Eravamo compagni di classe al liceo. Assieme a quelle due
meraviglie dei miei fidanzati...” “Non dire
sciocchezze! Bardack
e Vegeta non ti sopportavano minimamente!”
Sentendo
i nomi -Bardack- e -Vegeta-, Radish e Vegeta sgranarono gli occhi
contemporaneamente.
Quelli
erano i nomi dei loro rispettivi padri...
Vedendo
l'interesse dei due giovani, Nappa spiegò: “Prima
che lo
domandiate, ve lo dico subito: sì. Stiamo parlando dei
vostri
rispettivi padri.” “EEEHHH?! Quei due bei ragazzi
sono i figli di
Bardack e Vegeta?!” “Ma non vedi la
somiglianza?” “Che
nostalgia!!! Ovviamente, da dei padri così belli non
potevano che
nascere dei figli stupendi!!!!” “Forse è
meglio che andiamo di
là...” disse Tights, esasperata, indicando la sala
da pranzo.
Una
volta che si furono accomodati, la madre di Tights e Bulma
esclamò:
“Che meraviglia!!!! Mi sembra di essere tornata indietro nel
tempo!!! Mi sembra solo ieri che eravamo tutti a scuola!!!”
“Già...” “Tutti quei bei
ragazzi... non riesco proprio a
dimenticarli...” “Mi sa tanto che nemmeno loro non
riusciranno
mai a dimenticarti... ogni occasione era buona per appiccicarti a
qualcuno... ti abbiamo soprannominata la Piovra per
questo...” “Ma
i miei preferiti erano Bardack e Vegeta... erano così
belli... e
così virili...” “Già... se
non sbaglio è stato proprio Vegeta
a darti quel soprannome... aveva anche inventato la cantilena
-Piovra, tornatene allo scoglio e restaci!-” “Un
ragazzo molto
istruito, non trovi? E ti ricordi quando, durante la festa di fine
anno ha detto, davanti a tutti che ero dolcissima come il
miele?”
“Guarda che ha detto appiccicosissima.”
“Già... e poi ha
aggiunto anche ero melensa. Un nomignolo affettuoso, non
trovi?”
“Mamma, guarda che melensa significa lenta di
comprendonio.”
s'intromise Tights e la donna, senza alterarsi, esclamò:
“Ciò
dimostra il suo alto livello d'istruzione e le sue conoscenze. Mi
piace che gli uomini oltre a essere virili siano anche
intelligenti!”
Bulma
e Tights alzarono gli occhi al cielo.
Quella
donna era un caso disperato...
“In
ogni caso... li adoravo quei due ragazzi...”
continuò la donna “Al
liceo mi hanno dato più volte prova della loro
virilità... li
beccavo sempre nel bagno delle donne...” “Guarda
che eri tu che
entravi nel bagno dei maschi.” fu il commento, sospirato di
Nappa e
la donna rispose: “Ma questi sono solo dettagli, Nappa.
Comunque,
anche tu mi piacevi un sacco al liceo.” “Me lo
ricordo... quando
siamo andati in gita al museo d'arte antica al secondo anno e durante
le varie prove d'evacuazione, ti appiccicavi letteralmente al
braccio.” “Te lo ricordi ancora? Ma che tenero che
sei...” “E'
impossibile dimenticarsi di te, Panchy...”
“Comunque, alla fine
sono stata costretta a lasciarvi tutti per questo splendido uomo che
è mio marito...” “Il pensiero di tutti,
in quel momento, è
stato: -Che liberazione!-” “Senti,
mamma...” domandò Bulma
“Come mai hai scelto papà?”
“E' molto semplice, cara... perché
mi ha dato l'illustre prova di virilità.”
“Cosa intendi con
illustre prova di virilità?” domandò,
preoccupata, la figlia e la
madre rispose: “Questa...”
Il
giovane si arrampicò sull'albero e si nascose sulle fronde,
tirando
fuori il binocolo.
Sarebbero
entrate a momenti...
Appena
in tempo.
Proprio
in quel momento, la porta si aprì e comparvero un gruppo di
ragazze,
tutte sudate e con indosso la tuta da ginnastica.
“Stupida
scema di un'insegnante!” si lamentò una giovane
dai capelli neri
mentre si toglieva la maglietta, rivelando dei piccoli seni tenuti su
da un reggiseno nero “Lei e quei suoi stupidi
esercizi.” “Fa'
solo il suo lavoro, Echalotte...” cercò di
calmarla un'altra
ragazza coi capelli neri lunghi fino alle spalle, la quale indossava
un reggiseno di pizzo bianco.
Sull'albero,
intanto, il giovane con gli occhiali e il binocolo cercava di non
esplodere dall'eccitazione.
Le
ragazze in biancheria intima erano sempre bellissime... ma viste dal
vivo erano divine... sopratutto quelle due coi capelli neri...
Proprio
in quel momento, la prima si tolse i pantaloni, rivelando delle
mutandine dello stesso colore del reggiseno, mentre diceva:
all'amica: “Senti, Gine, anche se è il suo lavoro,
ciò non
l'autorizza a farci fare quegli esercizi su quello schifo di
pavimento! I bidelli non lo puliscono mai, come le scale! Stasera mi
lavo i capelli! Poco ma sicuro!”
“Già...”
Notando
il tono dell'amica, Echalotte finì di mettersi la sua
maglietta e,
poi, voltandosi verso Gine, la quale, nel frattempo, si era tolta i
pantaloni della tuta, le domandò: “Oh, ma che ti
prende?”
“Riguarda ieri...” “Non nominare quella
pessima giornata di
ieri! Se solo ci penso mi viene in mente quello stupido senza
cervello!” “Lo so... è solo
che...” “Che cavolo è
successo?!” “Beh, vedi... quando te ne sei
andata... io e Bardack
siamo andati a fare un giro... e...” “Non ti
avrà mica fatto del
male?! Ma io lo uccido!!!” “No... ecco... io e
Bardack... ci
siamo messi insieme.”
Echalotte
sgranò gli occhi, senza parole.
“Stai
scherzando?!” fu tutto quello che riuscì a
domandare la ragazza e
Gine rispose: “No... mi piace un sacco! Non saprei cosa fare
senza
di lui...” “Ma sei scema?! Prima mi fai la predica
perché
andiamo a fare un'uscita combinata e poi, come se niente fosse, ti
fidanzi con uno che conosci appena?! Guarda che può essere
pericoloso! Lo sai quante ragazze vengono ammazzate a causa del
fidanzato?!” “Bardack non è mica
così! Lui è un bravo ragazzo
e non mi farebbe mai del male!” “Guarda che lo
dicevano anche un
sacco di ragazze! E sai dove sono finite la maggior parte? Al
cimitero! Magari con la faccia rovinata dalle botte o
dall'acido!!!”
“Bardack è uno dei ragazzi più gentili
che conosca! Si prende
sempre cura di tutti, persino di suo padre! Vedrai che quando saremo
al campeggio, tornerò come quando sarò
partita!” “Un momento...
quale campeggio?!” “Beh, ecco... Bardack mi avrebbe
invitata a un
campeggio che lui e i suoi amici faranno il prossimo
weekend...” “E
tu hai accettato?! Ma allora sei proprio stupida!!!”
“A mia madre
penso di dirle che andrò a casa tua, sai com'è
all'antica...
perciò, quando non ci sarò, cerca di
coprirmi...” “Non ce ne
sarà bisogno... perché io verrò con
te!” “Eh?!” “Certo!
Non me ne starò qui, sapendo che sei da sola con degli
idioti che
potrebbero farti chissà cosa!” “Ma,
Echalotte... guarda che c'è
Vegeta...” “Se speri che questo basti a fermarmi,
ti sbagli di
grosso!”
Del
discorso tra le due ragazze, il giovane occhialuto, non avrebbe
potuto fregargliene di meno.
Ciò
che gl'interessava in quel momento era la biancheria intima e le
aggraziate forme delle due...
Era
così impegnato a spiarle che non si accorse di due voci
proprio
sotto di lui: “Senti, Vegeta, puoi anche smetterla di avere
quella
faccia adirata...” “E sta' zitto, Bardack! Guarda
che io non sono
arrabbiato!” “Certo che lo sei. E se lo sei
è perché pensi a
quella ragazza, Echalotte...” “Impicciati dei fatti
tuoi!!!”
I
due proprietari delle voci, due ragazzi, uno coi capelli a palma e
l'altro coi capelli a fiamma, continuarono a camminare
finché il
primo non trattenne il secondo e, indicando la cima dell'albero,
domandò: “Ma quello non è Brief, della
quarta?” “Già, hai
proprio ragione, Bardack...” “Ma cosa
starà facendo lassù?
Starà cercando gli uccelli?” “Io credo
che stia cercando le
farfalle...” “In autunno?! Non sapevo che ce ne
fossero
ancora...” “Quanto sei scemo...”
Bardack
rimase in silenzio, non capendo la frase del compagno e poi gli
urlò:
“Ehi, Brief! Mi dici i colori delle ali delle farfalle? Sai,
mio
padre è un naturalista e gli farà piacere sapere
che genere di
farfalle girarono...”
Sentendo
quelle parole, Brief trasalì per lo spavento, perse la presa
del
ramo dov'era appoggiato e cadde per terra violentemente come un sacco
di patate.
Sentendo
quel rumore, tutte le ragazze dello spogliatoio trasalirono ed
Echalotte si affacciò per vedere che stesse succedendo.
Sgranò
gli occhi quando vide che c'erano Vegeta e Bardack.
“Che
state facendo voi due, maniaci?!” sibilò la
ragazza e Vegeta le
spiegò: “Noi due niente! E' Brief che vi stava
spiando!” “Se
speri che creda a una cosa così cretina, Vegeta, ti
sbagli...!”
“Vegeta è là fuori?! Ma allora
c'è Bardack!!!” esclamò,
euforica, Gine, affacciandosi alla finestra, non accorgendosi che non
indossava la maglietta.
“Ciao,
Bardack!!! Torniamo a casa insieme, questo pomeriggio?”
domandò la
ragazza, prima che l'amica, la trascinasse via dalla finestra,
furibonda: “NON AFFACCIARTI, STUPIDA!!!!”
Non
appena ebbe rispedito Gine nello spogliatoio, Echalotte si
affacciò
di nuovo e urlò: “In ogni caso, Gine mi ha
raccontato che l'avete
invitata ad un campeggio.” “E anche se fosse, a te
che te frega?”
“Me ne frega eccome, dannato cretino! Ci verrò
anch'io a quello
stupido campeggio!!! Non lascerò la mia amica nelle vostre
mani!!!”
“Non che, invece, muori dalla voglia di stare con
me?” la provocò
Vegeta, prima che un rotolo di carta igienica gli finisse in faccia.
Prima
di chiudere violentemente la finestra, Echalotte sibilò:
“Piuttosto
che stare con te, sto in mezzo a un branco di meduse!”
Mentre
si massaggiava la faccia, il giovane guardò in alto e
rispose:
“Saranno le meduse a scappare a gambe levate da
lei!”
Ad
un tratto, il giovane sentì un fruscio e cominciò
a correre verso
la scuola.
Vedendo
quello strano gesto, Bardack lo rincorse e domandò:
“Che ti
prende? Perché corri?”
“Perché lei sta arrivando, scemo!”
“Lei chi? Echalotte?” “No! La
Piovra!” “LA PIOVRA?!?! Stai
scherzando?!” “Ti sembro forse un attore
comico?!” “Aspettami,
Vegeta!!!!”
I
due erano appena entrati a tutto gas dentro la scuola, che comparve
una giovane con i lunghi capelli biondi tenuti su con una coda di
cavallo e con indosso un vestito lilla.
Nonostante
avesse gli occhi chiusi, la giovane camminò senza alcun
problema e
quando si trovò davanti al giovane cogli occhiali, ancora
svenuto
dalla botta dovuta alla caduta, s'inginocchiò e
cominciò a
strattonarlo.
Il
ragazzo aprì gli occhi e, mentre si risistemava gli
occhiali,
riconobbe, allibito, la giovane.
Era
Panchy, una giovane ragazza di diciassette anni, più piccola
di lui
di un anno, la quale si era beccata il soprannome di piovra, a causa
della sua abitudine di appiccicarsi letteralmente al braccio del
primo che le capitava.
Peccato,
era una delle ragazze più belle della scuola... a lui
piaceva da
impazzire!
Sfortunatamente,
non si era mai appiccicata a lui... dopotutto, lui era basso, con gli
occhiali e con la passione della scienza... come poteva anche solo
pensare di attirare una ragazza amante dello shopping e della cura
del corpo?
Eppure,
per qualche oscuro motivo, lei era lì, davanti a lui.
La
ragazza gli sorrise e, con tutta la semplicità del mondo,
rivelò:
“Ti ho visto dalla mia classe che spiavi le ragazze nello
spogliatoio.”
Brief
arrossì.
L'aveva
visto!!!
Inaspettatamente,
la giovane lo abbracciò.
Mentre
Brief si riprendeva dallo shock, Panchy disse: “Eri
così virile!!!
Il mio uomo deve spiare le ragazze negli spogliatoi!!! Finalmente ti
ho trovato, amore mio!!! Sposami, dammi un figlio!!! Sei l'uomo della
mia vita!!!”
Tights
e Bulma arrossirono, imbarazzate.
Solo
la loro madre poteva scegliere il suo uomo per quello...!
Solo
Tights ebbe il coraggio di domandare: “Quindi hai scelto
papà
perché ha spiato le ragazze mentre si
cambiavano?!” “Certo. Era
così virile...” fu la risposta, sognante della
donna, mentre le
figlie urlavano, in coro: “MAMMA!!! E' roba da
maniaci!!!”
La
donna, ignorando in tronco le figlie, verso nei bicchieri del vino e,
avvicinandoli a Goku e Tarble, disse loro: “Scusate, piccoli,
ma le
mie figlie alzano sempre la voce... su, bevete. E' dissetante,
sapete?” “OFFRI DELL'ALCOOL A DEI
BAMBINI?!?!” protestò,
scandalizzata, Bulma e la madre, sospirando, protestò:
“Non
capisco cosa ci sia di male. Sono degli ometti ed è giusto
che
conoscano l'ebbrezza del vino...”
Per
tutta risposta, Bulma fece dei ringhi soffocati.
Ma
quella era davvero sua madre?!
In
mezzo a quella confusione, Goku tirò la manica della maglia
del
fratello, il quale girandosi, domandò, scocciato:
“Cosa vuoi?”
“Devo andare in bagno.” “E vacci. La
strada la conosci.”
“Torno subito.”
Il
bambino si alzò e si diresse verso il bagno.
I
genitori di Tights e Bulma sembravano simpatici.
Sorridevano
e parlavano sempre, anche se non capiva granché bene i loro
discorsi...
Però
gli era sembrato che la sua prof e Bulma fossero adirate... ma
almeno, loro avevano ancora i genitori, a differenza sua, il quale,
non solo li aveva persi a tre anni ma non si ricordava assolutamente
niente di loro...
Era
così impegnato a pensare che non si accorse di una sedia e
ci sbatté
contro, facendo cadere per terra le borse che c'erano sopra di esse e
sparpagliando per terra il loro contenuto.
In
fretta e furia, il bambino rimise alla casaccio i vari oggetti.
Una
volta che ebbe rimesso tutto a posto, il bambino corse in bagno e poi
ritornò verso il gruppo.
“Ah,
eccoti, Goku!” fece Bulma, appena lo vide, e suo padre
domandò:
“Goku?” “Sì, è il
soprannome di Kakaroth.” “Ma... il nome
Goku non è usato soprattutto per i cani?”
Tutti
i presenti, sgranarono gli occhi.
Nessuno
ci aveva mai pensato, però... il nome Goku era usato per i
cani...
“Hai
proprio ragione, caro!” annuì la madre delle due
ragazze “Ricordo
che qualche anno fa avevamo adottato un tenero meticcio che avevamo
trovato su quella vecchia e traballante strada di campagna mentre
tornavamo a casa dalle terme e l'avevamo chiamato proprio Goku!
Quanti ricordi...”
Il
ragazzino rimase in silenzio un attimo, poi raccontò:
“Non lo
sapevo. Mio nonno mi chiamava sempre Goku e non mi sono mai domandato
da dove provenisse quel nome...”
Per
un attimo, ci fu il silenzio poi tutti si voltarono verso Radish, il
quale era impegnato a bersi una bevanda.
Notando
gli sguardi fissi su di lui, il giovane, mettendosi le mani dietro
alla testa, disse: “Beh, forse
so da dove proviene il soprannome Goku...” “Sul
serio, Radish?!”
domandò, euforico, il fratello “E' da
dove?” “Da un cane.”
“Eh?”
Dopo
una breve pausa, il giovane continuò: “Goku era il
nome di un
meticcio che adottammo quando io avevo quattro anni. Era grosso e col
pelo nero. Quando occupava il divano del soggiorno, ossia sempre, non
c'era spazio per nessuno, nemmeno per me che ero un bambino. Inoltre,
era ingordo come pochi. Una volta, papà si
dimenticò di chiudere il
garage e quel botolo pulcioso entrò, razziando tutta la
carne che
mamma aveva appena comprato.” “Non mi ricordo
questo cane...”
“Ovvio. Dieci anni dopo che lo adottammo, quando io avevo la
tua
stessa età, moccioso, è morto. Tu sei arrivato
l'anno seguente. Non
mi ricordo chi ti ha dato quel soprannome ma è probabile che
sia
dovuto a quel cagnaccio.” “E come mai lo
adottaste?” “Papà
l'aveva trovato mezzo morto per strada mentre tornava a casa dal
lavoro, in quanto si era beccato la rogna. L'aveva portato dal nonno,
il quale gestiva una clinica veterinaria e dopo mille cure era
riuscito a guarirlo. Siccome era un meticcio e, per giunta, col pelo
rovinato per la malattia, ce lo tenemmo noi finché non se ne
andò
all'altro mondo. Fine.” raccontò Radish mentre la
madre di Tights
e Bulma esclamava, tutta contenta: “Il mio Bardack
è sempre stato
un bravo ragazzo, sempre pronto ad aiutare gli altri.”
Mentre
la donna parlava, Goku ricordò di aver visto, nell'album
delle foto
che il nonno teneva nel comodino, le varie fotografie di Radish da
bambino con un grosso cane nero.
Adesso,
aveva aggiunto un altro prezioso alla storia della sua famiglia.
Ci
teneva tantissimo ai suoi genitori e gli dispiaceva che fossero morti
da giovani per un incidente stradale, prima di conoscerli a fondo,
solo che non aveva mai voluto domandare del passato dei suoi.
Tuttavia,
da quando si era trasferito da Radish, molte cose stavano venendo
fuori sulla sua famiglia e non vedeva l'ora di conoscerle tutte...
“Tights!
Noi andiamo!” “Ci vediamo...”
La
giovane donna era senza forze.
Affrontare
i suoi era un'impresa titanica... fortunatamente era finita, anche se
ancora non sapeva per quanto...
Bulma,
assieme a Vegeta, Tarble e Nappa, se n'era andata da un pezzo... per
farli respirare...
“Ehi,
tesoro.” la chiamò il padre e Tights si
avvicinò, assieme a
Radish e a Goku, domandando: “Cosa c'è,
papà?”
Lui
le mostrò un enorme pacco regalo e, orgoglioso, disse:
“E' il mio
regalo per il tuo bel ragazzo. Sono certo che gli
piacerà.” “Lo
spero tanto, papà...” rispose, nervosa, la ragazza.
Non
sapeva se essere contenta o preoccupata per quel regalo... fosse
stato qualcun altro il mittente...
“Beh,
noi andiamo, piccola. Ciao ciao.” la salutò il
padre mentre si
dirigeva alla macchina e la madre aggiungeva: “Ricordatevi di
darmi
un bel nipotino.”
Dopodiché,
la macchina partì, lasciando i tre davanti all'ingresso.
“Cosa
c'è in quel pacco?” domandò,
incuriosito, Goku e Tights,
guardando con sospetto il regalo, rispose: “N-non lo voglio
sapere... ho un brutto presentimento...”
I
tre rimasero in silenzio a guardarlo.
Radish
e Tights erano quelli più preoccupati... in fondo, il padre
di
Tights non aveva tutte le rotelle a posto...
Alla
fine, Goku disse: “Forse fareste bene ad aprirlo... potrebbe
contenere qualcosa di utile...” “Sì,
potrebbe...” commentò
Radish.
Il
regalo del padre di Tights lo preoccupava, e molto, ma non poteva
negare che era interessato... e poi, quello era il suo regalo!
“Va
bene, lo apro!” disse il giovane e, mentre scartava il pacco,
Tights esclamò: “Papà, mi fido di
te!”
Tuttavia,
quando il ragazzo aprì il pacco, la ragazza
sgranò gli occhi e
divenne rossa come un peperone.
Il
pacco, infatti, conteneva una pila di giornaletti pornografici!
“Ma
che cavolo...?! Questa è la collezione di mio
padre!!!” urlò la
ragazza, prendendosi tutte le riviste che c'erano.
Purtroppo,
non si accorse che il piccolo Goku, incuriosito, aveva preso una
rivista e la stava guardando.
Dopo
un po', senza alzare gli occhi dalla rivista, domandò:
“Ehi,
Radish. Perché queste ragazze sono nude se non stanno
facendo il
bagno? Sono troppo povere per comprarsi dei vestiti?”
“NON
GUARDARE!!!!” urlò il fratello maggiore, prendendo
la rivista.
Una
volta che le ebbe prese tutte, Tights le mise in uno scatolone,
commentando, adirata: “E secondo mio padre questo sarebbe il
regalo
adatto al mio ragazzo?! Ma io lo uccido!!!” “Cosa
ne farai di
quelle riviste, Tights?” domandò Goku e la ragazza
rispose: “Le
brucerò nel mio caminetto, poco ma sicuro!!!”
“Allora che ne
dici di preparare i mashmallow? Sono così buoni...” |
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Capitolo 21 *** Un regalo inaspettato ***
CAPITOLO
21: UN REGALO INASPETTATO
Le
note della chitarra di Radish si sentivano fin dal salotto.
Da
quando suo fratello era stato accettato in una band, si sentivano
spesso varie note disparate nel corso della giornata.
A
lui non dispiaceva sentirle... davano un tocco di allegria alla
casa...
Tuttavia,
non poteva dire a Radish di suonare più spesso.
Quando
glielo aveva detto, aveva smesso di suonare e dopo aver imprecato per
l'ennesima volta, non aveva più toccato la chitarra per due
giorni.
Tuttavia,
il suono era bellissimo e suo fratello aveva una bella voce.
Si
avvicinò lentamente e, stando bene attento a non farsi
vedere da
Radish, si mise ad ascoltare.
Le
note erano allegre e facevano voglia di ballare... aveva proprio del
talento.
Ad
un tratto, improvviso, la musica finì e Radish disse:
“Moccioso,
lo so che sei lì. Vedo la tua ombra, scemo.”
“Scusa...” si
scusò il ragazzino, sporgendosi e mettendosi la mano dietro
ai
capelli “E' solo che volevo ascoltarti meglio...”
Per
tutta risposta, Radish pizzicò le corde della chitarra.
Dopo
un po', il giovane disse: “Beh, Kakaroth... se vuoi ascoltare
resta
pure...”
Goku
sgranò gli occhi e guardò il fratello incredulo.
Gli
stava davvero permettendo di restare ad ascoltarlo?!
Lui
che non lo voleva tra i piedi nemmeno se lo pagavano?!
Accorgendosi
che il fratello minore lo stava guardando senza parole, Radish
arrossì e, scocciato: “Piantala di guardarmi con
quella faccia da
pesce lesso! Altrimenti ti togli di torno!” “Scusa,
scusa,
Radish!” “Stupido moccioso...”
Goku
si sedette sul letto mentre Radish, anche lui sdraiato sul letto,
riprendeva ad accordare la chitarra.
Mentre
lo osservava, Goku notò che sparsi per il letto e il
pavimento
c'erano degli spartiti e delle frasi scombinate.
“Stai
scrivendo una canzone?” domandò e Radish rispose:
“Forse...”
Mentre
pizzicava una corda, fece un sospiro.
Si
stava ammorbidendo con quel dannato marmocchio...
Con
la coda dell'occhio, gli diede un'occhiata.
Era
ancora lì, sdraiato a pancia in giù, mani sul
volto e col suo
solito sorriso da ebete...
Ci
teneva proprio a guardarlo...
Mentre
suonava, non poté fare a meno di pensare al passato... gli
sembrava
di essere tornato indietro nel tempo...
Era
sdraiato sul vecchio divano rosso del salotto, così vecchio
che era
un miracolo che non fossero ancora saltate le molle... ma, dopotutto,
quel divano aveva subito per dieci anni il peso di quel vecchio
bestione peloso di Goku... se non era crepato allora non crepava
più.
L'ennesimo
strillo proveniente dal box, gli fece fare un ringhio soffocato.
Maledetto
stupido moccioso di un anno.
Ma
possibile che i suoi genitori erano dovuti uscire per il colloquio
coi genitori e suo nonno era dovuto andare a fare la spesa proprio
quel giorno?!
Così
era stato costretto ad improvvisarsi babysitter per quel cretino di
suo fratello!
Perché
diavolo i suoi avevano avuto un'idea così scema di dargli un
fratello?!
Un
anno dopo che era morto il cane gli avevano rifilato un fratello
minore... il peggior regalo che un genitore poteva fare al proprio
figlio in assoluto.
E
lui che avrebbe tanto voluto allenarsi con la chitarra...
“Sta
un po' zitto, scemo! Il vero Goku non faceva tutto questo baccano! Si
limitava ad abbaiare alla luna una volta ogni tanto, chissà
poi
perché...” gli urlò, scocciato il
giovane.
Come
poteva diventare un musicista se suo fratello continuava a frignare?!
Aveva
letto su una rivista che i musicisti e i cantanti si allenavano tutti
i giorni fin da bambini... evidentemente o erano figli unici o non
avevano mai avuto fratelli minori che urlavano a tutto gas 24 ore su
24.
C'era
da impazzire ad ascoltarlo frignare.
Radish
si passò una mano sulla fronte.
Ma
chi era stato quell'idiota che aveva dato a quel moccioso
insopportabile il soprannome del cane?!
In
ogni caso, doveva allenarsi, con o senza fratello frignone.
Scocciato,
si mise a suonare.
Ad
un tratto, sorpreso, si accorse che quel moccioso aveva smesso di
frignare.
Guardò
il fratello e si accorse che il bambino lo stava fissando dal box.
Smise
di suonare e gli domandò, scocciato: “Ma si
può sapere che hai da
guardare?” “Ancora.” esclamò
il neonato, agitando le piccole e
grassocce braccia.
Radish
sgranò gli occhi, sorpreso.
Quel
moccioso aveva detto la sua prima parola.
Non
riusciva a capire da dove cavolo venisse... forse l'aveva imparata
ascoltando i loro discorsi a tavola...
“Vuoi
che continui?” domandò e la risposta del bambino
fu un semplice:
“Ancora!” “E ancora sia.”
Radish
si rimise a pizzicare la chitarra e a cantare tutto ciò che
pensava.
Non
avevano alcun legame tra loro e, francamente, non gliene importava
niente.
Tutto
ciò che voleva era cantare.
Il
resto non contava.
Smise
quando sentì il respiro affannoso e la gola che gli doleva
dallo
sforzo.
Si
voltò verso Kakaroth e vide, che continuava a muovere le
braccia e a
urlare: “Ancora! Ancora!” “Dacci un
taglio, moccioso. Sono
stravolto!” gli rispose la voce roca e affannosa del fratello
maggiore.
Mentre
protestava, si accorse che suo fratello stava sorridendo.
Era
un piccolo sorriso stentato... ma, in quel momento, gli parve il
sorriso più bello del mondo...
D'istinto,
anche lui sorrise.
Non
sapeva nemmeno perché... voleva solo sorridere...
Proprio
in quel momento, il giovane sentì la chiave girare nella
toppa della
porta di casa.
Svelto
come il fulmine, Radish prese la chitarra e la mise nel ripostiglio.
Avrebbe
dovuto studiare per la verifica d'inglese che si sarebbe svolta
dopodomani e non era il caso che si distraesse dato che i suoi voti
erano orrendi e sua madre l'avrebbe ucciso... dopo averlo
disseppellito dalla tomba in cui ce l'avrebbe buttato dopo essere
tornata dai colloqui, ovviamente.
Una
volta che la chitarra fu al sicuro, prese l'enorme volume di
letteratura inglese di fianco a sé e, dopo averci nascosto
tra le
pagine, i vari spartiti musicali che usava per esercitarsi, fece
finta di leggere.
“Sono
tornato!” dichiarò la voce allegra del nonno e
Radish, senza
nemmeno alzare la testa, anche se in cuor suo sospirò dal
sollievo,
mugugnò: “Ciao, nonno.”
L'uomo
si avvicinò al box e, prendendo in braccio il nipote
più piccolo,
notò: “Sembra allegro...” “A
me sembra il solito.” “Ha
fatto il bravo mentre ero via?” “Frignava un po'...
comunque,
credo che dovresti cambiargli il pannolino.”
L'uomo
salì le scale che portavano di sopra e una volta che fu
sparito, il
ragazzo prese la chitarra dal ripostiglio e corse a metterla in
cantina, luogo dove aveva trasferito tutta la sua roba legata alla
musica, dato che doveva condividere la stanza con quel moccioso buono
a nulla di Kakaroth...
Si
era appena buttato di peso sul divano, quando tornò suo
nonno.
“Ho
sistemato tutto. Adesso sto un po' con lui.”
l'avvisò l'uomo
mentre Radish rispondeva: “Ottimo.” “Ah,
Radish...” “Che
c'è, nonno?” “Mentre venivo qui, mi è
sembrato di aver sentito della
musica. L'hai sentita anche tu?” “No...
probabilmente era il
vicino che stava riparando l'auto con la radio accesa. Lo sai che lo
fa spesso.” “Credo che tu abbia
ragione...”
Mentre
ricordava, continuava a pizzicare, a casaccio, le note ma non gliene
fregava niente.
Non
avrebbe mai pensato che fosse così bello ricordare...
Diede
un'occhiata al fratello... era cresciuto da quell'episodio... ma non
aveva perso il vizio di voler ascoltare la sua musica...
Ad
un tratto, smise di suonare e stiracchiandosi, disse: “Per
oggi
basta così o non mi resterà più un
filo di voce.” “Oh no, di
già?” “Di già, moccioso. E
adesso fila a preparare la tovaglia
mentre io mi faccio una doccia.”
Goku
uscì subito dalla stanza del fratello e si mise ad
apparecchiare.
Era
parecchio abile in ciò in quanto, quando il nonno era ancora
vivo,
apparecchiava mentre l'anziano cucinava.
Uno
dei loro giochi preferiti era provare ad indovinare che piatto stava
preparando il nonno, annusando l'aria della cucina... e lui riusciva
ad indovinare tutte le volte.
Proprio
in quel momento, il bambino sentì i telefono suonare e, dopo
aver
preso la cornetta, disse: “Pronto... ah, buongiorno, signor
papà
di Bulma e Tights...”
Dopo
un po', Radish uscì dal bagno mentre si strizzava i capelli
con un
asciugamano.
Una
volta in sala, notò il fratello che parlava a tutto gas al
telefono:
“...Ah, grazie. Non vedo l'ora di raccontarlo alla mia
classe...”
“Chi è, moccioso?” domandò il
giovane, prendendo il telefono
dalle mani del bambino, e Goku rispose: “Il papà
di Tights.”
“Ottimo, adesso ci parlo io. Fila a finire di leggere il
libro che
ti ha dato la tua insegnante.”
Mentre
il bambino si allontanava e si sedeva pesantemente sul divano, il
fratello domandò: “Pronto?”
“Ciao, Radish. Ti è piaciuto il
mio regalo?” domandò il vecchio dall'altra parte
della cornetta
mentre Radish, diceva un semplice: “Diciamo che mi sono stati
molto
utili...”
Come combustibile per
il camino.
Ignorando
il destino delle sue riviste pornografiche, il padre di Tights
continuò: “Comunque, Goku mi ha raccontato che la
relazione tra te
e la mia amata bambina procede a gonfie vele...”
“Sì, non c'è
male. E lei e sua moglie come state?” “Bene, anche
se le medicine
contro il mal di testa che ha comprato in farmacia non hanno
funzionato granché bene...” “Quanto mi
dispiace...” “Non
preoccuparti, ne abbiamo comprato di nuove e adesso è di
nuovo in
forma.” “Speriamo proprio di no... comunque,
è stato bello
sentirla, alla prossima!” salutò Radish e, prima
che il padre di
Tights ebbe il tempo di dire A, Radish mise giù la cornetta.
Non
aveva alcuna intenzione di affrontare i genitori di Tights...
Mentre
si grattava la testa, notò che il fratello minore se ne
stava seduto
sul divano e che stava stringendo tra le braccia un peluche con la
forma di un drago verde.
Si
avvicinò di nascosto a lui e glielo tolse, domandandogli,
ridendo:
“Non sei un po' troppo grande per questi peluche?”
“Ridammi
Shenron! Ci tengo! L'ho trovato io e perciò è
mio!” “Ah sì? E
dove l'hai trovato? Nel bosco?” “No. In un bidone
della
spazzatura.”
Sentendo
quelle parole, Radish ebbe un blocco.
“In
un bidone della spazzatura, hai detto?” domandò,
incredulo, il
giovane e il fratello annuì: “ Esatto! L'ho
trovato la mattina di
natale dell'anno scorso!”
“Goku,
potresti essere così gentile da buttarmi la spazzatura, per
favore?”
“Certo, nonno!”
Con
un grosso sorriso sulle labbra, il bambino si mise la giacca, i
guanti e il cappotto, per poi uscire dalla porta col sacco della
spazzatura.
Povero
nonno... era da un po' che era stanco... doveva essere per via della
vecchiaia...
Finalmente,
scorse il bidone e, una volta che fu lì, lo aprì
ma, poco prima di
buttare il sacco, si accorse di qualcosa.
Dentro
al bidone c'era un enorme drago verde di peluche.
Con
un sorriso, il bambino esclamò, tutto contento:
“URCA!!! CHE
BELLO!!!”
Lo
tirò fuori e mentre lo abbracciava, disse: “Senti
com'è
morbidoso...”
Dopo
un po', lo guardò stupito e si domandò, stupido:
“Ma perché
l'avranno buttato via? E' in ottime condizioni... va beh, non
importa. Torniamo a casa.”
Così,
il bambino, con drago sottobraccio, tornò alla sua casa e
quando il
nonno gli aprì, Goku, mostrandogli il drago che aveva
trovato,
esclamò: “Nonno, guarda che bel drago!”
“Hai proprio ragione.
Dove l'hai trovato?” “Nella spazzatura. Un vero
spreco, eh?”
“Già...”
Goku
non si accorse che suo nonno stava osservando il drago con molta
attenzione.
Tuttavia,
alla fine, l'uomo prese il peluche e dichiarò: “Lo
metto in
lavatrice e poi è tuo, va bene?”
“Sì! Grazie, nonno!”
“Prendi
le cose dai bidoni della spazzatura?! Ma fai proprio schifo!”
fu la
risposta, disgustata di Radish, prima di lanciargli in testa il
peluche.
Goku,
per tutta risposta, gli fece una linguaccia offesa per poi,
abbracciando il suo peluche, tornare a guardare i cartoni.
Dopo
un po', sentì il campanello e urlò a Radish,
intento a cucinare:
“Radish, c'è qualcuno.”
“Grazie, idiota. Ti giuro che non me
n'ero accorto.” fu lo sbuffò di Radish,
riapparendo dal forno,
dove ci aveva messo dentro delle pizze.
Il
ragazzo si diresse verso la porta e domandò al citofono:
“Chi è?”
“Sono io. Ti ho riportato il cd.” “Ah,
grazie, Tights. Sali
pure.”
Pochi
minuti dopo, la bionda, sorridente e allegra come al solito,
entrò
nell'appartamento.
“Professoressa!”
gridò Goku, abbracciandola con forza ed energia, mentre la
giovane
disse, toccandosi la testa: “Piano, Goku... ho un po' di mal
di
testa...” “Si sente bene? Mi sembra un po' stanca
sa?” “Ma
sì... sai, in questo periodo girano tante malattie... e poi
ieri
sera non ho dormito molto bene...” “In ogni caso,
le malattie se
le beccano soprattutto i mocciosi e le loro prof.” aggiunse,
divertito, Radish.
Tights,
guardandolo in malo modo, rispose: “Ma lo sai che sei proprio
divertente?” “E' la mia seconda
specialità.” “E la prima?”
“Te la mostrerò con molto piacere dopo
pranzo...” “Non puoi
mostrarla adesso, Radish?” domandò, ingenuamente,
Goku.
Radish
sbuffò, adirato.
Possibile
che quel cretino di Kakaroth non capisse le cose più
elementari?!
“Sono
cose da grandi! Fila a mangiare la tua pizza, babbeo!” fu la
risposta e stavolta toccò al ragazzino mentre obbediva,
controvoglia, all'ordine.
Ma
perché tutto quello che riguardava Radish erano cose da
grandi?!
Mentre
si metteva in bocca un pezzo di pizza, Goku domandò:
“Cosa si fa
questo pomeriggio?” “Ti porto all'officina di
Nappa. Così ti
diverti.” fu la risposta di Radish e Goku esclamò,
divertito: “Sì,
che bello!”
Dopo
qualche altro minuto, il ragazzino chiese: “Scusa, Tights...
perché
indossi vestiti così leggeri? Io sento freddo...”
“Fatti gli
affari tuoi, moccioso.” fu la secca risposta di Radish e,
mentre
gli mollava un calcio alla gamba sotto al tavolo, la bionda rispose:
“Io sono sempre stata un tipo abbastanza caloroso e adoro
tutto ciò
che ha a che fare col caldo e l'estate... sai, un giorno vorrei
andare a vivere vicino al mare.” “Attenta alle
meduse, prof.”
Tights
si mise a guardare in malo modo Radish.
Era
proprio un idiota immaturo... ma non sarebbe riuscita a vivere senza
di lui.
Lui
era tutto per lei... senza di lui... niente aveva più
senso...
Una
volta finita la pizza, Goku si mise sulle spalle, da cui appariva il
bastone portafortuna, e seguì il fratello maggiore, il
quale, prima
di uscire, disse a Tights: “Tu pulisci i piatti...”
“Schiavista!”
“Non preoccuparti, prof... quando torno c'è una
sorpresa per te.”
In
pochi minuti, i due fratelli raggiunsero l'officina e, prima di
risalire in macchina, Radish disse a Nappa: “Tienimelo buono
per
qualche ora. Esco un attimo ma tornerò per le
sette.” “Ok.”
“Ti ricordi, vero, che stasera ci vediamo con le ragazze a
quel
piccolo ristorante dietro l'angolo.” “Ma
sì, che discorsi fai?”
“Hai ragione... tu pensi solo a feste e alle donne... quindi
un
incontro al ristorante te lo ricordi di sicuro.”
“Ah ha... molto
divertente.”
Radish
ritornò dal suo appartamento, dove trovò Tights
sdraiata sul
divano, addormentata.
Non
scherzava nel dire che era stanca morta... però anche
addormentata
profondamente era così carina... sembrava brillare grazie
alla luce
del sole che la toccava con dolcezza... faceva venire voglia di darle
un bacio...
Purtroppo,
l'incanto finì pochi minuti dopo, non appena la donna
riaprì gli
occhi.
“Ah,
sei tornato... credevo che stessi rimorchiando una
ragazza...” fu
la risposta della Tights, mentre soffocava un profonda sbadiglio.
Radish
si avvicinò a lei e, sedendosi accanto a lei,
notò: “Fuori c'è
una splendida giornata...” “E allora?”
“Invece di avere
quell'umore nero, potresti uscire con me.” “La
tentazione ci
sarebbe...” “Andiamo, prof. C'è una
sorpresa solo per te, giù.”
Finalmente,
Tights alzò lo sguardo dal libro.
Era
strano che Radish insisteva tanto per farla scendere... di solito non
muoveva un dito fuori di casa e l'unico movimento che faceva era di
portarla in camera sua sul suo letto dove ci dava dentro in un
modo...
La
giovane donna seguì il ragazzo e, non appena giunsero al
garage,
Tights sgranò gli occhi incredula.
Proprio
davanti al garage di Radish c'era una moto.
“La
prima volta che ci siamo incontrati, prof, mi hai raccontato che ti
piacciono le moto.” disse il ragazzo mentre la giovane, senza
parole, la toccava dolcemente.
“Hai
sul serio comprato una moto... per me?” gli
domandò e Radish,
voltandosi per non far vedere che era arrossito, rispose:
“Avevo
già in mente di comprarla... ho pensato che sarebbe stata
un'idea
carina farci un giro il giorno del tuo compleanno.”
Sentendo
quelle parole, Tights dovette trattenere le urla di gioia:
“Ti sei
ricordato del mio compleanno!!!” “Era impossibile
dimenticarsene,
prof! Non facevi altro che ripeterlo un giorno sì e l'altro
pure!”
“Ti adoro!!!” esultò la ragazza,
abbracciandolo.
Radish
arrossì completamente ma, in fondo in fondo, era contento di
quell'abbraccio...
Alla
fine, il suo orgoglio ebbe la meglio.
Saltò
sulla moto e disse a Tights: “Dai, salta a bordo, prof. Il
giro è
lungo e poi dobbiamo andare a cena fuori.”
“Sì, certo.”
Una
volta che la bionda fu a bordo, Radish mise in moto, sperando di
ricordarsi gli insegnamenti di Vegeta.
Aveva
dovuto far da babysitter a Tarble per convincerlo a dargli lezioni su
come guidare una moto, in modo da riuscire a prendere il patentino
ma, alla fine, ce l'aveva fatta in tempo per il compleanno della
ragazza.
Quella
era la prima volta che guidava la moto per un lungo tratto e senza il
controllo di Vegeta... ma era meglio non dirlo a Tights o l'avrebbe
ucciso.
Nel
frattempo, la ragazza era aggrappata alla schiena di Radish.
Sentiva
l'ebbrezza del vento, il rumore dell'asfalto e il calore della
schiena del suo ragazzo... era tutto così bello e
perfetto... il
miglior compleanno della sua vita...
Dopo
un lungo giro, finalmente, Radish si fermò davanti ad una
gelateria,
dove i due comprarono un cono, vaniglia quello di Tights e cioccolato
quello di Radish.
Mentre
si sedevano ad un tavolo all'aperto per mangiare il gelato, Tights
disse: “Devo ammettere che mi ha spiazzata con la moto... non
me la
sarei mai immaginata, giuro.” “E questo
è niente, prof. Quando
torneremo al mio appartamento ce n'è un'altra... e sono
certa che ti
piacerà.” “COSA?! Sul serio?!”
“Altroché... ma prima
finiamo il gelato.”
Dopo
un po', Radish le domandò: “Prof, come mai le
piace così tanto la
vaniglia? Per me ha un sapore troppo dolce, a differenza del
cioccolato che il suo sapore è amaro e forte come piace a
me.”
“Per me è il contrario... ognuno ha i suoi gusti.
Però ho letto
che se si uniscono due sapori completamente diversi, se ne crea uno
nuovo, dal sapore unico e buono.” “Allora dovremmo
provare un
giorno...”
Una
volta che ebbero finito, i due fidanzati tornarono sulla moto e
tornarono al condominio.
“Per
fortuna è andato tutto bene con la moto...”
commentò Radish
sottovoce e Tights domandò: “Hai detto
qualcosa?” “No,
niente.”
I
due salirono le scale fino all'appartamento e, una volta dentro, la
bionda domandò, fremendo dalla curiosità:
“E allora, questa
sorpresa?” “Eccola qui.”
Prese
la sua chitarra e, mentre pizzicava le note, dichiarò:
“Questa
l'ho composta solo per te, prof.” “Io... io non so
cosa dire...”
“Non dire niente e ascolta, molto semplicemente.”
Radish
si schiarì la voce e poi cominciò a cantare,
accompagnato dalla sua
chitarra:
Nessun
capodanno da celebrare
Niente
cuori canditi di cioccolato da regalare
Nessun
primo giorno di primavera
Nessuna
canzone da cantare
Infatti
è proprio un giorno come tanti
Nessuna
pioggia d’aprile
Niente
fiori che sbocciano
Nessun
sabato da sposarsi entro la fine di giugno
Ma
qualunque cosa sia, è qualcosa di autentico
Che
si compone di queste tre parole che devo dirti
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho
chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
E
l’intendo dal profondo del mio cuore
Nessuna
piena estate
Nessun
luglio caldo
Nessun
plenilunio per rischiarare una dolce notte d’agosto
Nessuna
brezza autunnale
Niente
foglie che cadono
Neanche
il momento per gli uccelli di migrare
Niente
sole in bilancia
Niente
halloween
Nessun
ringraziamento per gli auguri di Natale che fai
Ma
qualunque cosa sia, sebbene vecchia o nuova
Per
riempire il tuo cuore come nessuna delle tre parole
Potrebbe
mai fare
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho
chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
E
l’intendo dal profondo del mio cuore
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho
chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
E
l’intendo dal profondo del mio cuore
del
mio cuore, del mio cuore
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho
chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho
chiamato semplicemente per dire che ti amo
E
l’intendo dal profondo del mio cuore
del
mio cuore, del mio cuore
Radish
diede un'ultima pizzicata alla sua chitarra e poi si voltò a
guardare Tights.
Dopo
un attimo di silenzio, la giovane domandò: “Questa
canzone...
l'hai fatta per me?” “Certo, prof... l'ho creata
solo per te...”
“E' stupenda... mi ha lasciata senza parole...”
“Era proprio
quello che volevo, prof...” le disse il giovane, dandole un
sensuale bacio sulle labbra.
Una
volta che l'ebbe baciata, le passò un foglio di carta:
“Qui c'è
il testo... così, ogni volta che ti verrà voglia
di sentirla, ce
l'avrai già...” “Sai, Radish... la
maggior parte delle volte sei
un idiota... ma sai essere anche così dolce...”
Radish
fece un sorriso malizioso e poi disse, mentre si avvicinava alle sue
labbra: “Senti, senti...
visto
che sei così contenta non è che potrei prendermi
un piccolo premio?
Un premio che puoi darmi soltanto tu...” “Ma
possibile che pensi
solo al sesso?!” “Se si tratta di te, prof, ci
penso tutto il
giorno.” “E va bene... ma scordatelo di farlo
qui!” “Ma come
siamo timide, prof...”
“Posso
farvi una domanda, a nome dei miei amici?” “Certo,
Vegeta.”
“Perché dobbiamo pagare noi la cena?!”
Sentendo
quelle parole, Bulma alzò gli occhi al cielo.
Possibile
che gli uomini, che si vantavano sempre di essere i migliori, non
capissero mai le cose più elementari?!
“E'
molto semplice... voi siete uomini e da che mondo e mondo gli uomini
devono fare felici le donne.” dichiarò,
orgogliosa, Bulma mentre
Vegeta rispondeva, scocciato: “E noi, per farvi contente,
dobbiamo
pagare il conto del ristorante?” “Certo.”
“Schiaviste.”
Mentre
i due, come al solito, litigavano, Goku, finendo di dire la sua coca,
s'intromise: “Io so che cosa ci vuole per rendere contenta
una
donna!” “Ma cosa vuoi che ne capisca un moccioso
come te! Non hai
fatto altro che vivere, fino a poco tempo fa, con uomini e anche
piuttosto all'antica!” lo zittì, scocciato, il
fratello mentre
Goku ribatteva, adirato perché, come al solito, veniva
considerato
uno stupido ignorante da Radish: “Non è vero! Io
so cosa si deve
fare per far felice una donna!” “Ah sì?
E chi te l'ha detto?”
“Il padre di Bulma e Tights! Me l'ha raccontato al telefono
proprio
oggi! Inoltre ha aggiunto che dev'essere bello grosso!”
Subito,
tutti gli adulti del tavolo sgranarono gli occhi e arrossirono.
Inoltre,
per poco Nappa non sputò la birra che stava bevendo.
Il
padre delle ragazze poteva aver detto soltanto una cosa per indicare
cosa facesse felice una donna...
“Ma
io lo uccido, mio padre!!!” protestò Bulma mentre
Radish, puntando
il dito verso Goku, diceva: “Non ti azzardare a dirlo in
giro,
maledetto scemo! Sei ancora piccolo per queste cose!!!”
“Perché,
scusa? Che male c'è nel comprare un cane per la
fidanzata?”
“EH?!?!”
I
presenti guardarono, senza parole, Goku.
Un
cane?
Per
tutto questo tempo, il ragazzino si stava riferendo al cane?!
“Si
stava parlando di quello, no?” domandò il bambino
“Ho forse
detto qualcosa di male?” “No, no... il cane va
bene...” fu la
debole risposta di Radish.
Il
gruppo riprese a mangiare in silenzio ma, dopo un po', le parole e le
risate ripresero, come se niente fosse accaduto.
Dopo
un po', Bulma disse alla sorella: “Tights, tutto
bene?” “Sì,
non preoccuparti...” “E' solo che non mi sembri
avere un bel
colorito...” “Non è niente, non
preoccuparti... scusate, ma devo
andare un attimo in bagno, torno subito.”
La
bionda si alzò e corse nel bagno delle donne, mentre la
sorella
minore la osservava in silenzio.
Nel
frattempo, i ragazzi del gruppo continuavano a chiacchierare, non
accorgendosi di quello che accadeva a Tights.
“E,
sentiamo, quale cane vorresti regalare alla tua ragazza?”
stava
dicendo Radish e Goku rispose: “Un meticcio! Come il cane che
tu,
mamma, papà e il nonno avevate!”
“Bravo... così s'impadronisce
del divano e te lo sporca tutto coi peli, puzzandolo pure da
morire!”
“Però scommetto che sarà
coccoloso!” “I cani sono tutti
così...” “A te piaceva Goku?”
Radish
osservò in silenzio il fratello minore e, per un attimo,
ebbe
l'impressione di rivedere il muso nero e peloso del suo cane...
“Secondo
te un sacco di pulci doveva piacermi?” sbuffò il
ragazzo “Era un
pasticcione patentato! Inoltre per lui, ogni occasione era buona per
scappare e vedere un po' il mondo! Una volta ha persino saltato il
cancello e si è messo a girare in città mentre il
nonno lo cercava
disperato... e sai dove l'ha trovato, alla fine?”
“Dove?” “Un
cameriere del ristorante di un albergo, il quale conosceva sia il
nonno che il cane, gli ha detto che si trovava nella cucina, intento
a mangiarsi gli avanzi della spazzatura. Pensa che quello scemo di un
cane ha persino attraversato la strada, col rischio di farsi
asfaltare, pur di raggiungerla.” “Allora non era
mica tanto
scemo...” “In effetti, paragonato a te, si
può definire un
autentico genio.”
Il
gruppo chiacchierò per un po' finché il cameriere
non arrivò con
le loro ordinazioni.
Fu
a quel punto che Bulma domandò, preoccupata: “Ma
cosa starà
facendo Tights? E' da un pezzo che è in bagno...”
“Si sarà
bloccata la porta... una volta mi è successo...”
tentò di
rassicurarla Tarble ma la giovane, alzandosi in piedi, rispose:
“Vado
a vedere come sta...” “Testarda...”
sibilò Vegeta poi urlò:
“Non aspettarti che il tuo piatto sia ancora pieno!”
Bulma
si diresse verso il bagno delle donne, sperando che Tights avesse
solo dei problemi alla porta come aveva proposto Tarble...
Una
volta dentro, si diresse verso l'unica porta chiusa e, bussando
delicatamente, domandò: “Sorellona, sono Bulma. E'
arrivato il
cibo.” “Non ho fame...” rispose la voce
della sorella
dall'altra parte.
Quella
risposta lasciò Bulma senza parole.
Cos'era
successo a Tights?!
Sembrava
disperata... in più, le era sembrato che Tights fosse molto
distante, anche se c'era solo una porta a dividerla da lei...
“Tights!!!
Dimmi cosa succede?!” urlò Bulma, battendo con
forza la porta
“Guarda che chiamo i ragazzi!!!” “No, ti
prego!!!” “Allora
esci e dimmi cos'hai!” “Io... non mi sento bene...
voglio
tornare a casa... ti prego...”
Sentendo
la voce sempre più roca della sorella, Bulma
intuì che la sorella
non aveva voglia di parlare... ma cosa le era successo?
Eppure
poco prima era allegra e vivace come al solito...
“Va
bene... se non ti senti bene, ce ne torniamo a casa...” la
rassicurò Bulma e, dopo un po', Tights aprì la
porta, la quale,
prima di seguire la sorella minore, si raccomandò:
“Ti prego, dì
ai ragazzi solo che non mi sento bene...” “Va bene,
non
preoccuparti.” “Grazie...”
“Era
buono il gelato, eh, Radish?” “Certo.”
“Peccato che la
ragazze se lo siano perso...”
Radish,
ignorando i discorsi del fratello, mise la chiave nella toppa della
porta del suo appartamento.
Era
strano che Tights e Bulma se n'erano andate proprio nel bel mezzo
della cena... ma d'altronde, la prima non aveva avuto una bella
cera... però era proprio una bella sfortuna stare male
durante la
festa di compleanno...
Si
strinse le spalle mentre entrava nell'appartamento.
Tights
era una tosta... non sarebbe bastata l'influenza a tenerla a letto...
anzi, era certo che l'indomani sarebbe stata di nuovo in piedi...
pronta a stare con lui sulla sua moto e sul suo letto...
Bulma
se ne stava sdraiata sul suo letto a guardare il soffitto
completamente nero a causa del buio nella sua camera da letto.
Era
inquieta... come un ladro nascosto che teme di essere beccato dalla
polizia da un momento all'altro e arrestato...
Cos'aveva
Tights?!
Non
era da lei stare male all'improvviso... anzi, fin dalle superiori era
una delle ragazze più resistenti alle malattie... non aveva
mai
saltato la scuola, a parte quando c'era stata quella brutta faccenda
dell'incidente ferroviario...
Si
alzò in piedi e uscì dalla sua camera per recarsi
in bagno.
Una
volta fuori dalla stanza, si accorse che la luce del salotto era
acceso.
Ultimamente,
sua sorella faceva molta fatica ad addormentarsi... cosa che la
rendeva spesso irritata...
In
punta di piedi, Bulma si recò in salotto e aprì
la porta.
Tights
era seduta sul divano, con le lacrime agli occhi, intenta a guardare
uno strano bastoncino che teneva in mano.
Non
appena lo riconobbe, Bulma sgranò gli occhi.
Dopo
un po', Tights alzò la testa e, riconoscendo la sorella
minore,
sobbalzò e nascose il bastoncino sotto al cuscino.
Tra
le due sorelle vi fu un attimo di silenzio.
Nessuna
delle due voleva parlare.
Alla
fine, fu Bulma a prendere l'iniziativa: “Tights... quello che
avevi
in mano poco fa... era un test di gravidanza?”
“Sì...” fu la
risposta dell'altra, abbassando la testa e permettendo ai suoi corti
ciuffi biondi di coprirle gli occhi.
Ci
vollero altri minuti perché Bulma trovasse il coraggio di
domandarle: “Quindi... tu sei...”
“Sì, Bulma. Sono incinta.”
Quelle
parole furono come se un fulmine fosse apparso all'improvviso nella
stanza.
Bulma
si avvicinò alla sorella e si sedette di fianco a lei.
Subito,
Tights si appoggiò a lei, come se stesse cercando del
confronto.
La
ragazza fu sorpresa da quell'improvviso gesto della sorella... molte
volte, aveva cercato la sorella per farsi consolare, per esempio
quando prendeva un brutto voto a scuola... era la sua roccia, la sua
ancora di salvezza...
Ma
quella notte, all'improvviso, era diventata l'ancora di salvezza
della sua roccia...
Non
sapeva cosa fare... era un compito così importante... aveva
paura di
fare qualche pasticcio...
D'istinto,
mise il braccio attorno alle spalle della sorella... era la cosa
più
sensata che le veniva di fare... sperava solo di non sbagliare...
“Perché
sono così stupida, Bulma?” domandò,
all'improvviso, Tights “Per
quanto ci provi, faccio solo stupidaggini...” “Non
è affatto
vero!” esclamò, istintivamente, Bulma
“Sei una delle persone più
responsabili che conosca...” “Ma sono rimasta
incinta come una
stupida, Bulma! Che cavolo faccio, adesso?! Eppure ho sempre preso i
contraccettivi...” “Prendevi la pillola?”
“Certo!” “Senti,
Tights... io temo che tu abbia preso per errore le medicine che
nostra madre prendeva contro il mal di testa... stamattina non
trovavo più la tua penna nella tua borsa, così le
ho telefonato e
ho scoperto che, non solo parecchi oggetti che si trovavano nella tua
borsa erano in quella della mamma ma anche dei suoi oggetti erano
nella tua... inoltre, mamma mi ha raccontato che aveva trovato dei
contraccettivi in pillole... volevo parlartene ma eri già
uscita...”
Sentendo
quelle parole, Tights scoppiò a piangere e Bulma,
istintivamente,
l'abbracciò forte.
Quella
storia doveva essere tremenda per la sorella...
Non
appena si fu un po' calmata, Tights domandò: “E
adesso cosa
faccio, Bulma?” “Beh, credo che prima di tutto
dovresti dirmi chi
è il padre del bambino...”
Quest'improvvisa
domanda, fece restare in silenzio la giovane, ma alla fine, con un
filo di voce, ammise: “E'... Radish... stiamo insieme da
quando
siamo tornati dal campeggio...” “Credo che dovresti
dirglielo..”
“Ma come faccio, Bulma?! Lo sai che non vuole bambini... ho
paura
di rovinare tutto...” “Non preoccuparti, Tights. Tu
non rovinerai
niente... e se Radish avrà qualcosa da ridire, ci penso
io.” “Come
vorrei avere la tua sicurezza, Bulma...” |
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Capitolo 22 *** Danzando nelle tenebre ***
CAPITOLO
22: DANZANDO NELLE
TENEBRE
“Ehi,
dì un po', moccioso...
la tua prof è venuta oggi a scuola?”
“No... oggi c'era la supplente.”
Radish
finse di infischiarsene
della cosa e aprì tranquillamente la portiera della macchina.
In
realtà, era nervoso... non
solo per il fatto che Tights se ne fosse andata improvvisamente ieri
sera,
proprio durante la cena per festeggiare il suo compleanno... ma anche
per il
fatto che non l'avesse ancora chiamato.
Se
non si sentiva tanto bene,
avrebbe dovuto avvisarlo... invece, manco un messaggio nella segreteria!
Vero
che in passato non le
aveva detto che suo fratello si era ammalato... però ormai
era acqua passata...
che caspita stava succedendo?!
Era
così concentrato nei suoi
pensieri che non si accorse nemmeno di essere arrivato a casa...
Mentre
Kakaroth era impegnato
a fare i compiti, Radish si mise a pizzicare la sua amata chitarra, in
quanto
per lui era un ottima terapia contro il nervosismo...
Fu
la voce del fratellino a
rispedirlo bruscamente nella realtà: “Radish, ti
è arrivato un messaggio!”
Subito,
il ragazzo corse a
prenderlo dallo zaino, sperando che si trattasse di Tights.
Miracolosamente,
si trattava
di lei.
C'era
solo un messaggio che
diceva: Radish,
incontriamoci alle nove davanti bar vicino al teatro! Ti devo parlare!
Il
ragazzo, preso dalla
preoccupazione, scrisse velocemente un messaggio: Tights,
come
stai?! Perché non mi hai chiamato prima?! Ero tremendamente
preoccupato, sai?
Non li hai letti i miei trenta messaggi?!
Dopo
mezz'ora arrivò un
semplice messaggio: Ti
racconterò tutto stasera. Ti prego, abbi pazienza! Si tratta
di una cosa seria
e molto importante e io non so proprio come dirtela... non cercarmi
fino ad
allora, ti scongiuro!
Radish
rimase completamente
immobile e in silenzio per vari minuti, osservando il messaggio.
Che
significava tutta
quell'aria di mistero?! Perché Tights era così
evasiva nel rispondere alle sue
domande?!
Non
vedeva l'ora che arrivasse
la sera per scoprirlo... aveva un brutto presentimento...
Mentre
l'aria fredda della
notte gli gelava la faccia, Radish diede un'occhiata all'orologio.
Mancavano
pochi minuti alle
nove... Tights sarebbe arrivata a momenti... e con lei, la soluzione di
quel
rompicapo...
Sentì
un rumore di passi di
fianco a lui.
Si
girò e la vide, con un
lungo cappotto marrone, lo sguardo da un'altra parte e il vento che le
muoveva
i corti capelli biondi...
Non
c'era niente da fare.
Da
qualunque angolatura la
guardasse, Tights era e sarebbe stata sempre bellissima.
Tuttavia,
si accorse che il
suo sguardo era nervoso... inoltre, stava stringendo forte il cappotto
con la
mano destra e mordicchiandosi le labbra.
Faceva
sempre così quando era
nervosa... quindi ciò che doveva dirgli era una cosa
parecchio seria...
“Entriamo
in macchina?” domandò
alla fine la giovane e Radish acconsentì:
“Ok...”
Una
volta che i due furono in
macchina, si misero a guardare dai finestrini, evitando di guardarsi.
“Allora,
prof?” le domandò,
alla fine, Radish “Di cosa volevi parlarmi?”
“Radish... io sono incinta.”
Le
parole fecero scendere di
nuovo il silenzio nella macchina.
Dopo
alcuni secondi, Radish,
sempre guardando fuori dal finestrino, domandò: “E
allora?”
Tights
sgranò gli occhi dalla
sorpresa, a causa della sua inaspettata reazione.
Conoscendo
il pessimo carattere
dell'uomo si sarebbe aspettata che lui avrebbe detto di tutto e di
più...
invece era rimasto assolutamente calmo e sereno... come se la cosa non
lo
riguardasse minimamente...
“Scusa,
ma hai sentito cosa ho
appena detto?!” protestò la giovane e l'altro
rispose, seccato, voltandosi per
la prima volta a guardarla: “Certo che ho sentito e ti ho
pure risposto!” “Che
cavolo significa -E allora?- ?! Ti ho appena annunciato che sono
incinta e mi
dici ciò?! Con un tono da -Non me ne frega
niente-?!” “Io rispondo come mi
pare, ok?! Sei incinta, ottimo, congratulazioni! Non m'interessa,
lasciami in
pace!” “Ma è tuo figlio!!! Come
può non fregartene niente?!?!” “IO NON
LO
VOGLIO QUEL BAMBINO!!!!!”
Fu
come se mille oggetti di
vetro si fossero rotti in contemporanea, coi frammenti che viaggiavano
da tutte
le parti.
Tights
sentì grandi lacrime
calde uscirle dagli occhi ma non fece nulla per fermarle.
Non
ne aveva la forza.
Radish,
voltandosi dall'altra
parte, continuò: “Se vuoi tenerlo fa' pure,
è una tua scelta... ma non venirmi
a dire che, solo perché sei rimasta incinta, devo sposarti e
vivere per sempre
con te e lui! Io non ne ho alcuna voglia o intenzione! Io ho la mia
vita da
fare e non sarà uno stupido moccioso a manderà in
frantumi! Anche se si tratta
di mio figlio! Facci quello che vuoi con quella cosa, ma tienila
lontana da me!
Io non la voglio nella mia vita e non la vorrò
mai!”
Per
un attimo, il silenzio fu
assoluto nella macchina finché Tights non
domandò: “Quindi tra noi è
finita?”
“Sì.” fu la secca risposta di Radish.
Tights
si morse il labbro
dalla rabbia.
Aveva
voglia di urlare, di
picchiarlo, di buttare tutta la rabbia che aveva dentro di
sé... ma non ne
aveva la forza.
Dentro
di lei, sentiva un
miscuglio potente di emozioni: odio, rabbia, dolore... era
così potente che le
sembrava di soffocare...
Aprì
la portiera della
macchina e fece l'unica cosa di cui aveva la forza: correre come una
furia
lontano, con le lacrime che non smettevano di scendere e di bruciarle
gli
occhi.
Mentre
correva, Radish rimase
seduto nella sua macchina, completamente immobile, immerso nei suoi
pensieri.
Bulma,
dopo essersi
mordicchiata l'ennesima pellicina vicino alle unghie, guardò
l'orologio, il
quale le nove e mezza.
Era
molto tardi e lei era
preoccupata per Tights.
Forse
non avrebbe dovuto
lasciarla da sola... avrebbe dovuto accompagnarla per dire a Radish
della
gravidanza... ma sua sorella aveva tanto insistito ad andare da sola,
in quanto
era una faccenda che la riguardava... e, pertanto, doveva occuparsene
lei da
sola.
Ad
un tratto, sentì la porta
dell'ingresso aprirsi e lei, istintivamente, si alzò in
piedi e andò incontro
alla sorella.
Non
appena raggiunse Tights,
si accorse che la sorella teneva lo sguardo basso e che i suoi grandi
occhi
neri erano coperti dalla frangia bionda.
“Tights,
che succede?” le
domandò, preoccupata, Bulma prima che la sorella maggiore si
fiondasse su di
lei e l'abbracciasse con forza, singhiozzando.
Era
evidente che il discorso
non era andato a buon fine... più tardi avrebbe fatto un bel
discorsetto con
Radish... ma in quel momento, Tights aveva la precedenza.
“Su,
su...” cercò di calmarla
la ragazza, dandole dei leggeri colpi alla schiena “Fai dei
bei respiri... ecco
così... e adesso siediti sul divano mentre io vado a
prepararti una bella
camomilla calda, che ne dici? Poi, se ti va, mi racconti tutto e se non
ti va
ce ne andiamo entrambe a letto, che ne dici?” “Come
vuoi tu, Bulma...” “Dai,
prendi questo pacchetto di fazzoletti e non preoccuparti più
di nulla,
sorellona. Ce la faremo, entrambe e, soprattutto, insieme!”
Goku
diede un'occhiata al
cielo.
Era
così nero da far venire i
brividi... Crilin quella mattina l'aveva avvisato che verso sera
sarebbe
scoppiata una vera tempesta... con tanto di lampi e fulmini...
Proprio
in quel momento, si
vide un lampo e, prontamente, Goku si tappò le orecchie.
A
lui quei brutti rumori non
piacevano per niente...
Una
volta che il boato cessò,
il bambino disse: “Radish, penso che dovresti chiudere le
tapparelle...”
“Lasciami in pace, Kakaroth! Non mi va! Fallo tu visto che
sprechi il tuo tempo
a blaterare!” fu la seccata risposta del fratello maggiore.
Goku
fece un sospiro per poi
mettersi a chiudere le tapparelle.
Quel
giorno Radish era proprio
di pessimo umore... da quanto era tornato a prenderlo da Nappa la notte
scorsa.
Evidentemente,
aveva litigato
di nuovo con Tights...
Diede
un’occhiata al fratello
maggiore e lo vide riempirsi un bicchiere di birra.
Era
il diciottesimo che beveva
da ieri notte… non l’aveva mai visto
così… come non l’aveva mai visto di
così
cattivo umore…
DLIN
DLON
Il
suono del campanello ruppe
il silenzio.
Strano…
non avevano in
programma di ricevere ospiti quella sera…
In
ogni caso, Goku si recò al
citofono e domandò: “Chi è?”
“Sono Bulma. C’è Radish?”
“Certo, è qui…”
“Fammi entrare.”
“Ok… ma ti senti bene, Bulma? Sembri molto
nervosa…” “Più che altro sono
adirata.” “Adirata? E per che cosa?”
“Per una faccenda tra grandi… aprimi la
porta e poi va’ in camera tua, che devo parlare un attimo con
tuo fratello.”
Nonostante
la faccenda fosse
parecchio strana, Goku aprì la porta e, voltandosi verso
Radish, lo avvisò:
“C’è Bulma.” “Sul
serio? E chissenefrega!” fu la seccata e roca risposta
dell’uomo, mentre si passava una mano sui lunghi capelli neri
e ribelli.
Goku
rimase in silenzio,
domandandosi che cosa avevano tutti… sembrano
così nervosi e di cattivo umore…
Quando
Bulma arrivò, gli parse
che guardasse in malo modo Radish…
“Goku,
va’ in un’altra stanza,
per favore.” Gli disse la ragazza, anche se dalla voce, Goku
intuì che quello era
un ordine “Io e Radish abbiamo un bel discorsetto da
fare… ed è una cosa da
grandi.”
Goku
prese Shenron e si
diresse verso la camera di Radish.
Una
volta che il ragazzino
ebbe chiuso la porta, Bulma, come una furia, si diresse verso Radish e,
con
tutta la rabbia del mondo, gli diede un potente schiaffo alla guancia.
“Maledetto
lurido verme!!!
Come hai potuto dire quelle cose orribili a Tights?!?!”
sibilò, furibonda, la
ragazza.
Aveva
voglia di urlare ma
doveva contenersi, dato che c’era un bambino in casa.
Per
tutta risposta, Radish si
massaggiò la guancia e rispose: “Le ho solo detto
ciò che pensavo.” “Come puoi
essere così insensibile nei confronti del
bambino?!” “Io non ho nulla che
vedere con quella cosa!” “MA E’ TUO
FIGLIO!!!!”
Sentendo
quella frase, Goku,
il quale, preso dalla curiosità, stava ascoltando da dietro
la porta sgranò gli
occhi, sorpreso.
Radish
aveva un figlio?!
Ma
che storia era quella?!
Perché nessuno gli aveva detto niente?! E poi
perché erano tutti così
arrabbiati e nervosi?!
Il
nonno gli aveva detto che
la nascita di un bambino era un avvenimento lieto che portava tanta
gioia e
felicità… ma a lui sembrava che fossero tutti
molto arrabbiati per quella
notizia…
“Non
me ne frega niente se è
mio figlio!” continuò Radish, sempre
più adirato “Quello stupido moccioso deve
tenersi lontano dalla mia vita! Ho la vita, io! Già la sto
mezzo buttando via
per mio fratello, devo buttare anche l’altra
metà?! Come ho detto a tua
sorella, può farcene quello che vuole, basta che lo tenga
lontano da me! Se
anche dovesse morire, a me non me ne fregerebbe niente!”
“Bene, perché è quello
che è successo!”
La
semplice frase di Bulma
fece sgranare gli occhi a Radish che si voltò a guardarla,
senza parole.
Accorgendosi
dell’attenzione
del ragazzo, Bulma continuò: “Tights ha abortito.
Pochi minuti fa è partita ed
è andata in ospedale. Appena se n’è
andata sono venuta subito qui.” “Ma… non
diceva sempre che ci teneva tanto ad avere un bambino e una
famiglia?” “Sì, è
vero… ma crescere un bambino da sola è molto
dura. Inoltre, Tights non vuole
che il suo piccolo soffra a causa di un padre egoista che ha
abbandonato lui e
sua madre quando ha saputo della gravidanza.”
Radish
rimase in silenzio,
poi, voltando la testa, dichiarò: “Beh, le avevo
detto che poteva farci quel
che voleva col bambino… se ha voluto far così
problemi suoi.”
Bulma
rimase in silenzio, in
quanto era rimasta senza parole da ciò che aveva udito.
A
Radish non importava niente
del bambino di Tights… nonostante fosse suo figlio.
“Fai
proprio schifo… sia come
padre che come uomo…” fu tutto quello che
riuscì a dire Bulma mentre si alzava
e si dirigeva verso la porta dell’uscita
dell’appartamento, che chiuse con
violenza.
Radish
non fece nemmeno il più
piccolo movimento.
Rimase
immobile per qualche
minuto, poi prese un’altra birra sul tavolo e se la
scolò tutta.
Non
appena ebbe finito di
bere, si voltò e si accorse della figura di Goku, che
l’osservava, immobile e
silenzioso.
Radish
rimase un attimo a
fissare il fratello e poi, prendendo un’altra lattina,
domandò, scocciato:
“Beh, che vuoi, moccioso?”
“Perché hai trattato così male
Tights?”
Radish
imprecò.
Ma
era mai possibile che quel
giorno si fossero tutti coalizzati per tormentarlo?!
“Lasciami
in pace, moccioso!”
rispose, scocciato, e Goku insistette: “Chiedile
scusa!” “Ti ci metti anche tu,
stasera?!” “Perché ce l’hai
tanto col bambino di Tights?” “Io li odio i
mocciosi!!! Li ho sempre odiati!!!” “Anche tu lo
sei stato.”
Quella
semplice e piccola
provocazione fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Radish
si voltò e, con un
sorriso sadico, domandò: “Allora ti racconto una
storia… tu le adori, no? Ti
ricordi il campeggio dove siamo andati assieme a Vegeta e agli altri?
Ci
andarono anche i nostri genitori a sedici anni, sai cosa successe? Che
quattro
mesi dopo i nostri genitori si sposarono in quanto la mamma era incinta
di me.”
Goku
rimase in silenzio,
mentre fuori si sentì il boato di un tuono in quanto era
rimasto senza parole
da quella rivelazione.
Che
significava quella
storia?!
I
suoi genitori non si erano
sposati perché si amavano, come succedeva nelle storie e
come gli aveva
raccontato il nonno più di una volta?!
Vedendo
la confusione del
fratellino, Radish fece un sorriso sadico per poi continuare:
“Ma non è mica
finita qui. Il bello arriva adesso… quando nostra madre
disse ai suoi genitori
di essere rimasta incinta sai cosa fecero? La buttarono fuori di casa.
Le
diedero della svergognata, della ragazza facile e le intimarono di non
farsi
mai più vedere, in quanto era la vergogna della famiglia. Lo
so perché mamma li
telefonava sempre il giorno di natale, in quanto sperava di far pace e
per
tutta risposta le sbattevano sempre il telefono in faccia o mettevano
la
segreteria. Non si sono nemmeno degnati di venire al suo
funerale… in ogni
caso, mamma e papà dovettero lasciare entrambi la scuola,
trasferirsi a vivere
a casa di nostro nonno e cominciare a lavorare. Per anni abbiamo
vissuto con
pochi soldi. Anche solo mangiare una stupida torta era un lusso e l'unico animale che abbia mai avuto da bambino, era uno stupido meticcio con la rogna trovato per strada! Poi,
finalmente, papà riuscì a trovare un dannato
lavoro che gli permettesse di
guadagnare un mucchio di soldi. In un attimo, cose che mi sembravano
irraggiungibili potevo toccarle con le mani… ma poi, quando
tutto stava andando
per il verso giusto… SEI ARRIVATO TU E HAI ROVINATO
TUTTO!!!”
Mentre
urlava le ultime parole
colpì con un forte pugno il tavolo, tanto da procurarsi dei
lividi.
Goku,
sorpreso da quelle
parole piene d’odio, domandò, incredulo:
“Io?! Cosa c’entro io?!” “Lo
sai,
vero, come sono morti i nostri genitori?” “Certo,
hanno avuto un incidente
stradale.” “Scommetto che te l’ha
raccontato il nonno… tuttavia non ti ha
raccontato un piccolo particolare…”
Beve
un altro lungo sorso di
birra e, mentre si puliva la bocca col dorso della mano,
rivelò: “Il motivo per
cui mamma e papà erano in macchina quella sera…
ERA PER COMPRARE IL TUO REGALO
DI NATALE!!!”
Fu
come se il rumore del
fulmine che, proprio in quel momento, aveva fatto tremare i vetri delle
finestre, avesse fatto tremare con esso la terra.
Goku,
infatti, sentì che i
suoi piedi stavano tremando e si sedette pesantemente sul divano mentre
grosse
lacrime gli uscivano dagli occhi.
No,
non era possibile… non
poteva essere successa una cosa del genere… non poteva aver
ucciso lui i suoi
genitori…
Sperò
con tutto il cuore che
fosse soltanto una bugia, uno scherzo… ma quando
guardò il fratello maggiore
comprese l’amara verità.
Era
tutto vero.
Radish
ne approfittò per bere
un’altra birra e poi, inferocito, continuò:
“Papà se n’era dimenticato…
così è
andato ai grandi magazzini con la mamma, nonostante ci fosse una
tempesta di
neve coi fiocchi… E MENTRE TORNAVANO A CASA HANNO AVUTO
QUELL’INCIDENTE!!!!”
Goku
avrebbe voluto che il
mondo, in quel momento, fosse soltanto una semplice giostra del luna
park da
cui avrebbe potuto scendere non appena il giro fosse finito…
ma i minuti
proseguivano e la giostra continuava ad andare senza mai fermarsi.
Sentì
che gli stava venendo la
nausea… aveva voglia di vomitare, urlare, distruggere tutto
quello che lo
circondava… buttare fuori tutto quello che sembrava
esplodergli dentro ma non
ce la faceva.
Riusciva
soltanto a piangere e
a guardare il fratello bersi l’ennesima lattina di birra.
Quando
l’ebbe finita, si
avvicinò a Goku, il quale cercò
d’indietreggiare ma capì che era inutile.
Il
volto di Radish si avvicinò
al suo e sentì l’odore puzzolente della birra,
così forte da fargli venire il
prurito al naso.
I
due fratelli si guardarono
un attimo poi il maggiore sibilò: “E’
stata tutta colpa tua… fin dall’inizio!
Per questo me ne sono andato… non volevo avere
più a che fare con te! Tu sei il
moccioso che odio di più in assoluto! Tu hai sempre avuto
tutto fin dalla
nascita mentre io, per poter giocare, usavo i vecchi peluche di
papà! Ti odio!
Se solo tu… non fossi mai nato!”
Quella
semplice frase
sussurrata fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il
bambino si alzò in piedi e
corse come una furia verso la porta dell’appartamento.
Radish
fissò in silenzio Goku
mentre usciva per poi chiudere con violenza la porta.
Dopo
cinque minuti, prese una
lattina e se la bevve.
|
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Capitolo 23 *** Ricerca disperata ***
CAPITOLO
23: RICERCA
DISPERATA
Non
sapeva che ore fossero
e nemmeno dove fosse… sapeva solo che era buio, che pioveva
a
dirotto e che voleva solo voleva andarsene.
Aveva
freddo e le sue
lacrime si erano ormai mescolate con la pioggia… ma voleva
solo
andarsene e sparire.
Tanto
suo fratello lo
odiava a morte… aveva sperato che quei mesi passati insieme
facessero cambiare il suo atteggiamento… ma si era solo
illuso…
Quando
aprì gli occhi, la
prima cosa di cui si accorse era che la testa gli stava esplodendo.
Mentre
si grattava la
testa, si accorse che aveva dormito sul tavolo della cucina, pieno
zeppo di lattine di birra vuote, e che erano quasi le due di notte.
Sentiva
la gola arsa…
doveva assolutamente bere dell’acqua.
Fortunatamente,
non era la
prima volta che si ubriacava e, pertanto, aveva acquistato una
discreta esperienza con le sbronze.
Prese
una bottiglia
d’acqua dal frigo e se la bevve.
Fu
in quel momento che
Radish si accorse che c’era qualcosa di strano.
Suo
fratello non stava
dormendo sul suo letto.
“Kakaroth,
dove sei?”
chiamò il giovane, sentendosi addosso una strana sensazione,
ma il
silenzio era totale nell’appartamento.
Ad
un tratto, sentì una
profonda fitta di dolore alle nocche.
Mentre
si guardava le
mani, cercando di capire cosa gli fosse successo, Radish si
ricordò
tutto.
La
notizia della
gravidanza di Tights, la loro litigata, la reazione di Bulma, la
notizia dell’aborto… e la litigata con Kakaroth,
con la sua
successiva fuga.
Con
l’ultimo ricordo, il
giovane uomo sbiancò.
“Oh
cavolo!!!” imprecò
Radish prendendo una giacca dall’appendiabiti e uscendo a sua
volta
dall’appartamento.
Come
aveva potuto dire
quelle cose a suo fratello?!?!
Adesso
chissà dov’era
finito!
Poteva
essersi fatto male…
o peggio!
Ma
come cavolo aveva fatto
a essere così stupido?!?!
Doveva
ritrovarlo… e al
più presto.
“KAKAROTH!!!!”
urlò
Radish e solo la pioggia, nera e fredda come la notte, fu testimone
di quell’urlo, pieno di tensione e paura.
DRIIIN
DRIIIN DRIIIN
DRIIIN
Vegeta
cercò d'ignorare
il fastidioso rumore per poter dormire, ma era difficilissimo, per
non dire impossibile.
Si
sentiva stanco e
spossato, come se avesse appena appoggiato la testa sul
cuscino… il
che era strano perché, una volta sveglio, si sentiva sempre
pieno
d’energia, come se avesse bevuto del
caffè…
Una
volta guardato
l’orologio, capì all’istante il motivo
della sua stanchezza.
Erano
le tre del mattino.
Chi
diavolo era quel
deficiente che lo stava disturbando a quell’ora di notte?!
“Ma
chi cavolo sarà a
quest’ora?!” domandò, scocciato, il
ragazzo mentre usciva dal
letto e s’infilava la vestaglia.
Non
appena aprì la porta,
si trovò davanti Tarble, il quale, facendo uno sbadiglio per
il
sonno, domandò: “Fratellone, ma chi
è?” “Non lo so ma lo
scoprirò presto. In ogni caso, nasconditi nell'armadio, non
fare
nessun rumore e non uscire per nessun motivo, intesi?!” si
raccomandò il ragazzo mentre si dirigeva verso la porta
d'ingresso.
Non
aveva nemmeno bisogno
di voltarsi per sapere che Tarble avrebbe seguito le sue istruzioni
alla lettera.
Dubitava
che ci fosse un
pazzo assassino alla porta, ma era meglio essere prudenti.
Dopotutto,
nessuno con un
briciolo di sale in zucca, a parte nella circostanza di una vera e
propria emergenza, avrebbe citofonato, svegliando tutti, alle tre del
mattino quando poteva benissimo cercarlo di mattina o, alla peggio,
telefonargli.
Aprì
la porta lentamente
e sgranò gli occhi quando si trovò davanti,
bagnato fradicio,
Radish.
Che
diavolo faceva lì da
solo a quell'ora?!
Si
era per caso
dimenticato che si doveva occupare di un bambino?!
Storse
il naso sentendo la
tremenda puzza che emanava l'altro.
Doveva
aver bevuto, e
anche parecchio.
Questo
significava solo
una cosa: guai.
E
anche belli grossi.
“Radish?!”
esclamò,
sorpreso “Ma che ci fai qui a quest'ora?! E poi, ti sei
accorto che
sei tutto bagnato e che puzzi di alcool da far schifo?!”
“C'è
Kakaroth?” tagliò corto l'altro, visibilmente
preoccupato.
Vegeta,
a
quell'affermazione, sgranò gli occhi.
Come
poteva Radish non
sapere dove fosse suo fratello minore?!
Abitavano
insieme!
“No.”
fu la risposta
di Vegeta e Radish, nervoso più che mai, imprecò:
“Oh,
dannazione!”
Fece
per correre via,
quando Vegeta lo prese per un braccio, urlando:
“Radish!!!”
Radish
si voltò verso il
compagno e urlò, con tutto il fiato e la preoccupazione che
aveva:
“LASCIAMI! LASCIAMI ANDARE, VEGETA!!! DEVO TROVARLO!!! DEVO
TROVARLO!!!” SCIAFF
Lo
schiaffo improvviso e
violento di Vegeta lo fece cadere a terra, stordito.
“Adesso
calmati!”
ordinò, adirato, il ragazzo “Se sei
così agitato non risolvi
niente! Entra in casa, prendi un bel respiro e raccontami tutto
dall'inizio.”
Dal
tono, Radish intuì
che era meglio non contraddirlo, se non voleva finire davvero male.
Vegeta
lo condusse nel suo
salotto e, dopo averlo fatto accomodare sul divano, gli
domandò,
sospettoso: “Allora? Cos'è successo?”
Ci
volle un po' prima che
Radish, con la testa abbassata, raccontasse: “Ieri sera...
Tights
mi ha scritto che voleva incontrarmi e quando ci siamo visti... mi ha
rivelato di essere incinta. Io... io non mi sento pronto a diventare
padre e così l'ho lasciata. Poi, questo pomeriggio, Bulma
è venuta
da me... era incavolata nera per l'accaduto... mi... mi ha raccontato
che Tights ha abortito... mi ha urlato di tutto e di
più...” “Se
con questa storia ci crei dei problemi con le ragazze, ti
uccido.”
fu tutto quello che Vegeta disse sull'accaduto.
Dopo
un attimo di
silenzio, Radish riprese: “Poi ho litigato con Kakaroth...
voleva
che chiedessi scusa a Tights... avevo alzato il gomito e... gli ho
urlato delle cose...” “Cosa gli hai
urlato?” domandò il
compagno, notando la sua esitazione.
Per
tutta risposta, Radish
si fece scuro in volto e abbassò la testa, tristemente.
In
un attimo, Vegeta capì
tutto.
“Oh
no...” balbettò,
nervoso “Dimmi che non glielo hai detto... dimmi che gli hai
detto
di tutto tranne quello... DIMMI CHE NON GLI HAI RACCONTATO PERCHE' I
TUOI GENITORI ERANO FUORI LA NOTTE IN CUI HANNO AVUTO QUEL
INCIDENTE!!!” “ERO SBRONZO, VEGETA!!!!”
ammise, disperato, il
ragazzo, scoppiando a piangere “NON VOLEVO ASSOLUTAMENTE!! E
ADESSO
E' SCAPPATO!!! DEVO RITROVARLO AL PIU' PRESTO!!!!”
“Radish, tu
sei un...” “Ti prego, Vegeta, fammi la predica
più tardi! Devo
ritrovare Kakaroth al più presto.”
Vegeta
fece un sospiro.
Per
quanto gli costasse
ammetterlo, quel deficiente aveva ragione.
Adesso,
la cosa più
importante, era ritrovare Kakaroth al più presto.
La
notte, in città, era
mille volte più pericolosa del giorno... fortunatamente,
c'era una
tempesta quella notte, pertanto molta gente se ne sarebbe rimasta al
calduccio in casa propria... ma non sarebbe stato quello a fermare un
mostro.
Bisogna
ritrovarlo il più
in fretta possibile, prima che accadesse qualsiasi... e poi, come
aveva intelligentemente fatto notare quel cretino, poteva sempre
fargli la sua personale predica piena zeppa d'insulti e imprecazioni,
la quale avrebbe fatto impallidire chiunque, persino i marinai,
più
tardi...
“Fammi
vestire e
avvisare Nappa.” dichiarò Vegeta, uscendo dalla
stanza e Radish,
senza parole, gli chiese: “Mi aiuti a cercarlo?”
“Ovvio,
idiota. Se lo cerchi da solo non lo troverai mai... e poi, i casini
di uno sono casini anche per gli altri.” “Grazie
mille...”
“Risparmiami i tuoi ringraziamenti, stupido. Sono adirato per
quello che hai combinato e meriteresti di essere lasciato cuocere nel
tuo brodo... ma Kakaroth non c'entra, quello lo andrò a
cercare.
Sappi che lo faccio solo per lui, mica per te.”
“Non so davvero
come ringraziarti, Vegeta...” “E non farlo, brutto
pezzo
d'idiota.”
Vegeta
si diresse in
camera sua, dove si rivestì velocemente per poi aprire
l'armadio
bianco della sua stanza, in quanto sapeva benissimo che al suo
interno c'era un ospite...
“Sono
stato bravo,
fratellone? Ho cercato di essere il più silenzioso
possibile.”
annunciò orgoglioso il piccolo, con un gran sorriso, mentre
Vegeta
lo prendeva per il polso e lo faceva uscire, dolcemente, dicendo:
“Sì, sei stato molto bravo, Tarble... adesso,
però, vestiti e
alla svelta.” “Che succede, fratellone?”
“Ti porto da Bulma.
Radish ha fatto un vero casino stanotte e devo aiutarlo.”
Qualche
minuto dopo,
Vegeta e Tarble raggiunsero Radish, il quale era uscito per fumare
una sigaretta, cercando di calmarsi.
“Ho
avvisato Nappa,
anche se è stata dura, visto che era già nel
mondo dei sogni.” lo
avvisò Vegeta mentre faceva salire in macchina il
fratellino,
omettendo il particolare che quel bestione pervertito era pure in
dolce compagnia, visto che chi aveva alzato la cornetta aveva una
bella voce femminile anche se impiastricciata dal sonno “In
ogni
caso, verrà a darci una mano. Setaccerà il suo
quartiere per poi
passare alla zona est della città, che è quella
più malfamata, ma
non avrà alcun problema con quei suoi bicipiti... porto
Tarble da
Bulma e poi setaccerò la zona ovest. Tu occupati delle zone
nord e
sud.” “Certo, Vegeta.” “E non
fare altri casini, che stanotte
ne hai fatta una che le altre tue idiozie combinate in passato, al
confronto, non sono niente. Mi raccomando, non agire
d'impulso.”
“Va bene, ho capito.” “Tu dici
così, ma poi fai quello che ti
pare e piace...”
Il
rumore era così
fastidioso che Bulma si tappò le orecchie col cuscino, senza
alcun
successo.
Vedendo
che il
disturbatore notturno era un tipo davvero tosto ed era ben deciso a
non lasciarla dormire, scese dal letto, grattandosi la testa turchina
spettinata e facendo un grosso sbadiglio, dovuto al sonno e alla
stanchezza.
Stropicciandosi
gli occhi,
i quali le lacrimavano a causa del fatto che poco prima dormiva della
grossa, Bulma si avvicinò al citofono e domandò,
assonata: “Tights,
sei tu?” “No, sono Vegeta.” le rispose
una voce maschile
dall'altra parte.
In
un attimo, le passò il
sonno.
Che
diavolo ci faceva
Vegeta lì a quell'ora?!
Doveva
essere venuto lì
per dialogare al posto di quel maledetto schifoso del suo amico...
per fortuna sua sorella non c'era, dato che aveva deciso di andare a
dormire in un albergo, in quanto si sentiva troppo scossa e triste a
causa dell'aborto... ma lei sarebbe comunque bastata per fargli
vedere i sorci verdi...
“E
che ci fai tu qui a
quest'ora?! Se sei qui per il tuo amico, sappi che...”
cominciò,
adirata, Bulma ma Vegeta l'interruppe: “Bulma, ti prego,
aprimi e
basta!”
Il
tono della sua voce la
sorprese, in quanto si vedeva che Vegeta era agitato e nervoso, cosa
che non aveva mai avvertito prima d'ora, in quanto Vegeta era sempre
calmo, a parte quando si arrabbiava.
Se
era nervoso,
significava che era accaduto qualcosa di veramente grave.
La
ragazza aprì la porta
e si trovò davanti Vegeta, con in braccio il fratellino
addormentato, e, mentre glielo passava, le disse: “Si
è
addormentato mentre lo portavo qui perciò mettilo a letto.
Tornerò
a prenderlo più tardi.” “Ma che sta
succedendo?” “Radish ha
fatto una cretinata.” “Cos'ha fatto?”
“Ha litigato con
Kakaroth, il moccioso è scappato e dobbiamo assolutamente
ritrovarlo
il più in fretta possibile altrimenti Radish rischia una
crisi
isterica.” “Cosa?! Allora vengo anch'io!”
“No, è meglio se
resti qui. Devi occuparti di Tarble e poi, se ti succedesse
qualcosa... non me lo perdonerei mai.”
Sentendo
quella frase,
Bulma arrossì.
Vegeta
sembrava così...
così dolce e protettivo nei suoi confronti... non se
l'aspettava
proprio da lui...
Era
convinto che fosse
solo un ragazzo lunatico, antipatico e scontroso di prima categoria,
tranne con i suoi amici e il suo fratellino...
Credeva
che lui non la
sopportasse minimamente, anche se, in effetti, l'antipatia era stata
reciproca, e che ogni occasione era buona per prenderla in giro o,
questo quando era bambino, per farle i dispetti.
E
adesso, invece, le stava
persino dicendo che non si sarebbe mai perdonato se le fosse successo
qualcosa... una frase del genere detta da lui era, allo stesso tempo,
bella e sorprendente... ma sapeva anche che era la verità,
perché
Vegeta aveva mille difetti ma non era un bugiardo e, soprattutto, non
avrebbe mai detto una cosa del genere per apparire più fico
davanti
ad una ragazza, sarebbe stato troppo imbarazzante per il suo
orgoglio.
Mentre
Bulma pensava a
tutto ciò, l'oggetto dei suoi pensieri aprì la
porta e la chiuse,
sparendo dalla sua vista.
Si
strinse nella sua
giacca, non solo per scaldarsi, in quanto faceva un freddo glaciale
ed era bagnato fradicio fin dentro le ossa, dovuto al fatto che non
aveva preso l'ombrello quand'era uscito di corsa di casa, tanto da
fargli battere incessantemente i denti, ma anche per cercare di
calmarsi.
Era
quasi un'ora che stava
cercando Kakaroth e né lui né i suoi amici
avevano ancora trovato
suo fratello.
Non
sapeva più cosa
fare... come aveva fatto a essere così cretino da dirgli
com'erano
morti i loro genitori e anche quelle orrende cose?!
Che
idiota che era
stato!!! Era tutta colpa sua!!!
Possibile
che non era
assolutamente in grado di fare una cosa decente?!
Fin
da quando era nato...
non aveva fatto altro che creare problemi a tutte le persone che lo
circondavano e a cui lui voleva bene...
Se
fosse successo qualcosa
a suo fratello... non se lo sarebbe mai perdonato... mai!
Ad
un tratto, notò una
piccola figura, ferma immobile sotto la pioggia e appoggiata ad un
lampione.
Mentre
si avvicinava, la
figura si voltò e Radish sussultò.
Quello
era Kakaroth.
L'aveva
trovato e,
soprattutto, stava bene, l'unica cosa che davvero contava.
Era
così felice che non
riuscì ad impedirsi di fare un sorriso di sollievo... e,
poi, come
avrebbe fatto impedirselo?!
“Kakaroth...”
fece,
avvicinandosi lentamente a lui, ma subito, il ragazzino si
voltò e
cominciò a correre davanti a sé.
Era
evidente che doveva
averlo ferito profondamente... del resto, doveva avergli detto parole
molto brutte e atroci... lui stesso, se qualcuno gli avesse detto
delle frasi del genere, anche se era ubriaco fradicio, non avrebbe
più voluto parlargli o avere a che fare con lui, per pura
questione
d'orgoglio, ma anche perché si sarebbe sentito ferito e
umiliato...
In
ogni caso, non aveva
alcuna intenzione di perderlo dopo che, finalmente, era riuscito a
ritrovarlo!
“KAKAROTH!!!
TORNA
QUI!!!” urlò il ragazzo con tutto il fiato che
aveva in gola,
ricevendo, per tutta risposta, il grido del bambino, con la voce
rotta, facendo intuire che avesse pianto e che, forse, stava ancora
piangendo tutte le lacrime amare che aveva: “LASCIAMI IN
PACE,
RADISH!!!!”
Per
vari interminabili
minuti, i due continuarono a correre, sotto la pioggia.
Anche
se sentiva il petto
esplodergli dalla stanchezza e dalla fatica, Radish non aveva la
minima intenzione di fermarsi.
Doveva
raggiungerlo,
assolutamente.
Doveva
parlargli e
chiedergli scusa per come si era comportato.
Glielo
doveva.
Erano
così impegnati a
correre, che Goku non si accorse nemmeno di star attraversando una
strada col semaforo per i pedoni rosso.
Fu
solo quando apparve una
forte luce di fianco a sé, si voltò e vide due
fanali, che
sembravano grandi e mostruosi, che si stavano avvicinando sempre di
più a lui.
Tutto
quello che si sentì
poi, nella buia, fredda e piovosa notte di temporale, fu uno stridere
di freni e un pesante tonfo. |
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Capitolo 24 *** In coma ***
CAPITOLO
24: IN COMA
La
figura con l'ombrello
si diresse verso l'entrata col vetro, che si aprì
automaticamente.
Chiuse
l'ombrello,
rivelando dei capelli che si ergevano verso l'alto come una fiamma e
si diresse a tutta la velocità verso la reception,
domandando: “La
stanza di Son, per piacere. Sono un suo conoscente.”
“Terzo
piano, corsia A.” fu la risposta dell'infermiera di turno,
dopo
aver digitato qualcosa al computer.
Il
ragazzo corse a
prendere l'ascensore e, non appena arrivò a destinazione,
domandò
alla prima infermiera che vide: “Sono qui per Son. In che
condizioni si trova?” “Molto brutte.” gli
rivelò, amaramente,
la donna “E' ferito alla testa e stanno cercando un chirurgo
specialista in ortopedia... inoltre si è rotto una gamba, un
braccio
e pare che abbia una lesione alla spina dorsale.”
L'altro
rimase in silenzio
ma dentro di sé era preoccupato.
Se
la spina dorsale fosse
stata danneggiata, sarebbe potuto restare zoppo o, peggio ancora, non
avrebbe potuto camminare mai più... e non osava nemmeno
pensare a
cosa sarebbe successo se avesse avuto una lesione al cervello...
“E
suo fratello? Come
sta?” domandò e la donna rispose: “E'
immobile e silenzioso da
ore a causa dello shock.” “Capisco...”
Si
diresse verso la sala
d'attesa e lo vide.
Proprio
come aveva detto
l'infermiera, era assolutamente immobile e silenzioso mentre delle
grandi lacrime gli stavano rigando le guance rosse.
L'incidente,
doveva averlo
sconvolto in maniera tremenda...
“Kakaroth...”
lo
chiamò, dolcemente, il ragazzo e il bambino, dopo aver
trasalito, si
voltò a guardarlo per poi buttar fuori, con la voce roca e
le
lacrime: “Vegeta!!! E' tutta colpa mia!!! Quella macchina
stava per
investirmi e Radish... Radish...”
S'interruppe
quando sentì
la mano di Vegeta accarezzargli la testa.
Il
giovane, il quale, a
furia di occuparsi sempre del fratellino, aveva imparato come si
consolava un bambino ma, a causa dell'orgoglio, si era messo a
guardare in un'altra direzione, rosso in viso, lo rassicurò:
“Ascolta... quello che è successo a Radish...
è stato solo un
incidente. Tu non ne sei, in alcun modo, responsabile.”
“Non è
vero, Vegeta... è tutta colpa mia, invece!”
I
fanali si stavano avvicinando sempre di più al ragazzino ma
Goku,
nonostante si rendesse perfettamente conto del pericolo, non riusciva
a spostarsi e a spostare lo sguardo.
Quella
luce apparsa dal nulla nel buio della notte, lo faceva restare
immobile a fissarla.
C'era
qualcosa che lo affascinava e attraeva in quella luce... ed era
sempre più vicina...
“KAKAROTH!!!!!”
Il
ragazzino sentì qualcosa spostarlo di peso dall'altro lato e
finì
nell'oscura e bagnata strada di cemento.
Era
appena caduto per terra che sentì uno schianto.
Alzò
la testa e vide che la macchina si era fermata e che, sotto di essa,
c'era il corpo di suo fratello e che, proprio sotto di essa, c'era
una pozza di sangue scarlatta che si allargava sempre di più.
“RADISH!!!!!”
urlò il bambino, avvicinandosi al corpo esanime del fratello
maggiore.
“Se
Radish non ce la farà... sarà solo colpa mia,
Vegeta! Ti giuro che
non volevo...” sussurrò il bambino e l'uomo
annuì: “Certo che
non volevi! Radish guarirà, sta tranquillo! Ho un certo
discorsetto
da fargli... t'assicuro che non lo lascerò morire fino a
quando non glielo avrò fatto! Questo è poco ma
sicuro! Adesso,
però, alzati che ti porto da Bulma. Ci penserà
Nappa a fare da
balia a quello scemo di tuo fratello!”
Vegeta
prese la mano del piccolo Goku e, mentre s'incamminavano verso
l'uscita, il bambino, tra le lacrime, diede un'occhiata alla porta
dove avevano portato Radish, in pessime condizioni.
Per
tutto il tragitto in auto, i due ragazzi rimasero in completo
silenzio, in quanto nessuno di loro sapeva che cosa dire.
Quella
situazione era tremenda per tutti...
Una
volta a casa di Bulma, Goku venne portato in un letto ma non
riuscì
a dormire.
Voleva
solo sapere come stava Radish...
Così,
si alzò e si sedette sul divano, con lo sguardo fisso come
se fosse
in tranche.
Non
si accorse nemmeno che Bulma gli aveva messo, con delicatezza, una
coperta sulle spalle.
Quanto
le faceva pena quel bambino... era sempre così allegro e
pieno di
vita... adesso, invece, sembrava l'ombra di sé stesso.
Come
avrebbe voluto cercare di tranquillizzarlo...
Ad
un tratto, si sentì il campanello e la turchina
aprì la porta,
trovandosi davanti a Nappa.
“Come
sta?” domandò, preoccupata, la ragazza.
Anche
se era ancora parecchio arrabbiata con Radish per come aveva trattato
Tights, non poteva negare che una situazione del genere ad un suo
conoscente, la preoccupava seriamente.
Senza
contare che il piccolo Goku stava così male per la
preoccupazione e
lo shock... Vegeta le aveva raccontato al telefono che il bambino
aveva assistito all'incidente del fratello maggiore...
Nappa
abbassò lo sguardo e scosse la testa.
Bastò
quel gesto per farle capire che Radish era in condizioni molto
gravi...
“Sta
parecchio male... i medici dubitano persino che riesca a
svegliarsi... temono che sia caduto in coma...” le
rivelò, serio,
l'uomo e Bulma fece un sospiro.
Oltre
alle pessime condizioni, Radish era persino caduto in coma.
Sarebbe
stato un vero miracolo se, alla fine di quella storia, il ragazzo
sarebbe riuscito a tornare tutto intero o, almeno, in condizioni non
troppo drastiche...
“Come
stai? Sembra che tu non abbia chiuso occhio per tutta la
notte...”
le domandò, leggermente preoccupato, il pelato e Bulma con
un
sorriso tirato, chiese: “Si vedo così tanto le mie
occhiaie?”
“Sembrano le ruote di una moto e io me ne intendo.”
La
battuta riuscì a far uscire una risata divertita, che era
proprio
quello che le serviva.
Se
pensava che, in un'altra situazione, avrebbe strillato come una matta
e cercato di tornare a dormire il prima possibile per ritornare a
posto...
“E
Kakaroth come sta?” domandò Nappa e la turchina,
indicando il
divano, disse: “Sta malissimo... si vede che è
preoccupato per
Radish...”
L'uomo
non disse niente e si mise a fissare il bambino.
In
quella posizione e con quell'espressione, triste e fragile, sembrava
proprio sua madre...
L'orologio
posizionato sul muro della piccola e disordinata cucina indicava le
cinque in punto e sul tavolo di legno pieno di libri, erano seduti
tre giovani intenti a studiare.
Ad
un tratto, il ragazzo coi capelli a palma neri si stiracchiò
e,
prendendo il cellulare, disse: “Questo pezzo è
troppo complesso!
Telefono a Gine. Lei è un asso in letteratura e mi
aiuterà a
capirlo!” “Dì piuttosto che vuoi sentire
la voce della tua
fidanzatina.” lo provocò il vicino coi capelli a
fiamma, senza
nemmeno alzare la testa dal suo libro.
“Sei
sempre molto gentile, Vegeta!” rispose Bardack, facendogli la
linguaccia.
Il
ragazzo compose il numero ma, dopo un po', riattaccò,
dubbioso.
“Qualche
problema?” gli domandò Nappa e il ragazzo rispose:
“C'era la
segreteria.” “E allora?” chiese Vegeta in
tono neutro e l'altro
disse: “Non è da Gine tenere il cellulare spento.
Questa cosa non
mi piace per niente.” “Esagerato. Le si
sarà scaricata la
batteria. Telefona a casa sua e mettiti il cuore in pace.”
“Qualche
volta sai essere un genio, Vegeta.” “Io sono un
genio, Bardack...
solo che sono incompreso.”
Bardack
digitò un nuovo numero e, dopo un attimo di silenzio, disse:
“Ah,
buongiorno, signore. Sono Bardack, potrei parlare con sua figlia
Gine?”
Quasi
subito, Bardack fece una faccia incredula per poi esclamare,
guardando il cellulare: “Ma che...?!”
A
quella reazione, persino Vegeta alzò la testa dal suo libro
e ciò
significava che stava accadendo qualcosa di grosso.
“Cos'è
successo?” chiese Nappa e il compagno rispose: “Mi
ha chiuso il
telefono in faccia.” “Non è che saltata
la linea?” propose
Vegeta ma l'altro scosse la testa: “No, ha riattaccato con
forza,
come se non volesse avere niente a che fare con me. E poi mi ha anche
detto una cosa strana.” “E sarebbe?”
“Ha detto che lui non ha
nessuna figlia.”
Nappa
e Vegeta si guardarono negli occhi, senza parole.
Quella
storia non preannunciava niente di buono...
“Forse
hai solo sbagliato numero...” fece notare Nappa ma Bardack
scosse
la testa: “Me l'avrebbe detto subito! E' stato come se...
volesse
negare al mondo di avere una figlia... e ciò non mi piace
per
niente...”
Aveva
appena finito di dire quelle parole che Vegeta si alzò in
piedi e
disse: “Andiamo da Echalotte. E' probabile che Gine sia
lì o che
lei sappia qualcosa.” “Come fai a dirlo,
Vegeta?” “Dev'essere
accaduto qualcosa di veramente brutto a casa sua ma non ha voluto
farti sapere niente... però Gine è troppo
sensibile per non
condividere i suoi dolori con qualcuno... se non è andata
subito da
te, dovrebbe essere andata da Echalotte, che è la sua
migliore
amica...” “Il ragionamento non fa una piega...
però, Echalotte
abita dall'altra parte della città e noi non abbiamo nemmeno
la
patente della moto... l'autobus ci impiegherebbe troppo e mio padre
si trova al lavoro... non so cosa fare...” “Chiamo
l'autista di
casa mia.” “Un po' m'imbarazza girare
così... ma sono troppo
preoccupato per Gine, quindi per oggi farò un'eccezione...
mi
raccomando, chiedigli la macchina meno lussuosa o
appariscente...”
A
volte, essere amico del figlio di uno dei più importanti e
ricchi
uomini della città aveva i suoi vantaggi... purtroppo, non
mancavano
le volte in cui moriva dall'imbarazzo a girare con una macchina
ultimo modello...
Finalmente,
i tre arrivarono nei pressi dell'appartamento di Echalotte ma, prima
che citofonasse, Vegeta disse a Bardack: “Ehi, nasconditi,
imbecille.” “E perché?”
“Ma sei scemo? Se la tua ragazza non
ha voluto contattarti è evidente che lei non voglia che tu
sappia
qualcosa pertanto se Echalotte ti sentisse dal citofono farebbe finta
che non ci sia nessuno in casa. Nasconditi dietro a un vaso mentre io
discuto con Echalotte e trovo una scusa qualsiasi per farci
salire.”
Un
po' titubante, Bardack ubbidì all'amico.
Anche
se non vedeva niente, sentì chiaramente, dopo un po' che
Vegeta
aveva suonato, la voce seccata e dura di Echalotte:
“Sì? Chi è?”
“Indovina, ragazza. Sono Vegeta. Ti ricordi ancora di
me?” le
domandò, con tono provocatorio e sensuale, il ragazzo.
Bardack
avrebbe tanto voluto sapere come cavolo riuscisse quel ragazzo a dire
quelle parole o ad avere quell'atteggiamento...
“Porc...
Vegeta?! Che cavolo vuoi?!” imprecò la ragazza, in
tono aggressivo
e con una sfumatura di nervosismo.
Vegeta
fece un sorrisetto di vittoria.
Ci
aveva visto giusto, allora.
Lei
sapeva qualcosa.
“Senti,
Bardack non riesce a telefonare a Gine e quindi volevamo sapere se tu
ne sapessi qualcosa... comunque, Bardack non c'è. Siamo
riusciti a
tranquillizzarlo per adesso ma, appena siamo usciti, io e Nappa siamo
andati da te... sai, dal tuo tono e dal fatto che stai sussurrando
sospetto che tu sappia qualcosa...” le disse, con
serietà il
ragazzo.
Echalotte
rimase in silenzio un attimo, poi domandò: “Mi
assicurate che
Bardack non è con voi?”
“Certo.” “Bene, allora salite. Mi
raccomando, acqua in bocca con Bardack.”
Quando
si sentì il rumore del campanello, Vegeta si
voltò verso il
ragazzo, ancora nascosto, e gli disse: “Perfetto, possiamo
andare.”
“Mah, non credo di doverlo fare... Echalotte ha detto che
è meglio
che per ora non sappia niente...” “Ma che cavolo
dici?! Ti
ricordo che Echalotte sa qualcosa della tua ragazza... non penserai
mica di andare dai suoi genitori a chiedere cosa diamine è
successo
dopo come ti hanno trattato al telefono?” “In fondo
hai
ragione... tutta questa storia non mi piace per niente e sono molto
preoccupato per Gine...” “Adesso sì che
ragioni, Bardack...
prendi l'ascensore e precedici. Echalotte non se lo
aspetterà di
certo.”
Bardack
prontamente e salì nell'ascensore.
Gli
sembrò che il tragitto per l'appartamento di Echalotte, il
quale si
trovava al terzo piano, fosse parecchio lungo e distante ma, alla
fine l'ascensore si fermò e lui scese.
Echalotte
era davanti alla porta del suo appartamento, aspettando l'arrivo di
Vegeta e Nappa ma, appena lo vide, sgranò gli occhi e,
mentre
sbiancava, balbettò: “Bardack?!”
“Dov'è Gine?!” “Lei...
lei...” “E' dentro casa, vero? La devo vedere
subito!” “No,
fermo!” protestò la ragazza, prendendolo per il
braccio e cercando
di bloccarlo.
“Lasciami
andare, Echalotte! Devo sapere che cosa le è
successo!” ribatté
il ragazzo cercando di entrare in casa mentre l'altra cercava di
bloccarlo: “Gine ha avuto una brutta giornata! In questo
momento ha
solo bisogno di stare tranquilla! Quando se la sentirà ti
dirà
tutto ma adesso lasciala stare!!!” “Mi
dirà tutto?! Che cosa
diamine le è successo, Echalotte?!” “Te
ne parlerà lei ma ti
prego, anzi, ti scongiuro! Vattene e non disturbarla!”
Nonostante
le preghiere di Echalotte, Bardack riuscì a divincolarsi
dalla presa
ferrea della compagna ed entrò nell'appartamento, restando
senza
parole.
C'era
Gine, vestita con una vecchia e larga tuta da ginnastica, seduta sul
divano del salotto del piccolo appartamento, con gli occhi rossi
pieni di lacrime che abbracciava un cuscino.
“Bardack!”
sussultò la giovane non appena lo vide e il ragazzo,
avvicinandosi a
lei, le domandò: “Sì, sono io! Cosa ti
è successo? Ero
preoccupato, non riuscivo a trovarti da nessuna parte...”
“Bardack,
io... io...” singhiozzò Gine ma, alla fine, si
coprì il viso con
il cuscino e ricominciò a piangere forte.
Bardack,
Nappa e Vegeta, i quali avevano raggiunto l'amico, rimasero senza
parole.
Ma
cosa le era successo?
Con
un sospiro, Echalotte si avvicinò all'amica e,
accarezzandole la
testa, le domandò: “Senti, vuoi che glielo dica
io?” “Sì, ti
prego... non ce la faccio...” annuì la giovane,
premendo sempre di
più la faccia sul cuscino.
“Ma,
insomma, cos'è successo, si può
sapere?!” protestò Bardack,
stufo di tutti quei misteri, ed Echalotte, senza troppi preamboli,
annunciò: “Gine è incinta.”
Per
un attimo, fu come se un silenzio di tomba fosse sceso
nell'appartamento ma tutti i presenti furono scioccati dalla notizia.
Persino
Vegeta, il quale era famoso in tutta la scuola per essere
imperturbabile, sgranò gli occhi senza parole mentre
Bardack, al
contrario, era sconvolto.
Gine
era incinta?!
Ma
quando...?!
Alla
fine, il silenzio nella stanza venne interrotto da Vegeta, il quale,
dando una leggera pacca sulle spalle dell'amico, si
congratulò, in
tono neutro: “Congratulazioni, futuro
papà.”
Alla
fine, Bardack domandò ad Echalotte, ancora sconvolto
dall'accaduto:
“Ma... io quindi... diventerò
papà?” “Ovvio, idiota. Il
bambino è tuo!” “Ah... capisco... ma
quando è successo?”
“Senti, i dettagli dovresti saperli tu mica io!”
“Eh già...
hai ragione...”
Lui
e Gine l'avevano fatto solo una volta, durante il campeggio... per la
precisione, l'ultima sera quando l'aveva baciata e lei, molto
goffamente, gli aveva chiesto di farlo e lui l'aveva accontentata,
dato che l'amava...
Da
allora erano passati tre mesi e non l'avevano più fatto,
anche se
avevano continuato a stare insieme... però, a quanto
sembrava, una
volta era bastata...
Mentre
Bardack rifletteva, Vegeta si avvicinò ad Echalotte e le
sussurrò
all'orecchio: “Se si trova qui ed è in questo
stato, temo che i
suoi non l'abbiano presa tanto bene...” “L'hanno
buttata fuori di
casa quando glielo ha annunciato.” rivelò, sempre
sottovoce, la
ragazza “Era disperata, non sapeva cosa fare...
così è andata da
me. E io l'ho subito fatta entrare. E' da ieri notte che è
in questo
stato... volevo che si calmasse un po' prima di fare l'annuncio a
Bardack e per decidere sul da farsi... ma è andata
così. Non ci
rimane che scoprire cosa conta di fare Bardack per Gine e per il suo
futuro figlio...”
Bardack
rimase in silenzio a osservare la fidanzata, la quale continuava a
piangere disperata con la faccia sul cuscino.
Alla
fine, si sedette di fianco a lei e , mettendosi una mano dietro alla
testa, come faceva tutte le volte che non sapeva come fare, le disse:
“Senti, Gine, di solito nei polpettoni romantici non succede
proprio così ma... vuoi sposarmi?”
Gine,
sentendo quelle parole, alzò gli occhi lucidi dal cuscino e
osservò,
senza parole, il suo ragazzo.
Sul
serio le aveva appena proposto di sposarlo?!
“Io
ti amo e mio padre sarà felice alla notizia del nostro
matrimonio.
Gli sei sempre piaciuta e il pensiero che presto diventerà
nonno lo
renderà al settimo cielo.” ammise con
semplicità e rudezza il
ragazzo, arrossendo vistosamente.
Gine
non riusciva a trattenersi della gioia... le sembrava di sognare...
“TI
AMO ANCH'IO, BARDACK!!!!” urlò la ragazza,
abbracciando forte il
ragazzo, e affondando il suo viso bagnato sul suo petto.
“Dai,
non fare così, Gine...” borbottò,
sempre più imbarazzato il
ragazzo “E solo che i cavalieri devono sempre aiutare le
ragazze in
difficoltà...” “Lo sapete, vero, che
dovrete lasciare la scuola
se vi sposate e avrete un bambino?” ricordò Nappa,
cercando di
essere il più delicato possibile, ma Bardack
annunciò, per nulla
preoccupato dalla notizia, con tono neutro: “Sono sempre
stato un
pessimo studente. Tanto avevo già in mente di finire la
scuola e di
cominciare subito a lavorare. Comunque, sarebbe meglio se, quando
andremo a dare l'annuncio a mio padre, cambi vestito.”
“Perché?”
domandò, incuriosita, Gine e il ragazzo rivelò:
“Beh, sai, è un
po' imbarazzante annunciare al proprio vecchio che sto per sposarmi e
avere un figlio con una vestita con una vecchia e logora tuta da
ginnastica...”
Nappa
chiuse gli occhi e fece un sospiro.
Quanti
anni erano passati da quel giorno...
E,
adesso, Radish, il figlio che Gine stava aspettando quel giorno, era
sospeso su un sottile filo tra la vita e la morte...
Quel
giorno, nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato un destino simile
per quel piccolo esserino che stava nella pancia di Gine...
così
come nessuno avrebbe mai immaginato che, anni dopo, l'unico testimone
vivo di quella rivelazione sarebbe stato proprio lui.
Tutti
gli altri erano morti la vigilia di Natale di undici anni prima...
diciotto anni dopo la nascita del piccolo Radish... certo che la vita
sapeva essere davvero strano, assurda e inaspettata...
In
quel momento si sentì davvero impotente.
Grande
e grosso com'era, si sentiva soltanto una piccola e misera pedina
nelle mani del destino... un pensiero del genere, in un altro
momento, l'avrebbe soltanto fatto ridere oppure l'avrebbe
semplicemente ignorato.
Dopo
le sue riflessioni filosofiche, guardò Bulma e le
domandò: “L'hai
detto a Tights?” “Le ho mandato un messaggio. Mi ha
risposto
chiedendomi di avvisarla se succede qualcosa... ma non credo che
accadrà.” rispose la ragazza.
Nappa
fece un sospiro.
Vegeta
gli aveva rivelato com'erano andate le cose tra quei due... e,
francamente, un po' gli dispiaceva di com'erano andate le cose tra
loro... si vedeva lontano un miglio che erano innamorati pazzi l'uno
dell'altra...
Tuttavia,
mostrò a Bulma un zainetto e disse: “Sono andato
nell'appartamento
di Radish e ho preso qualche ricambio per il piccoletto... ci ho
messo anche qualche giocattolo per risollevargli il morale, anche se
non credo che servirà...” “Non importa.
Sei stato davvero
gentile a portarli.” lo rassicurò la giovane donna.
La
turchina prese lo zaino e, avvicinandolo al bambino, disse,
dolcemente: “Goku... qui ci sono i tuoi giochi... vuoi
giocare?”
“No, grazie.” “Allora vuoi tirare fuori
un ricambio?” “Ok...”
Goku,
come un automa, aprì lo zaino e cominciò a tirare
fuori gli oggetti
al suo interno, alla ricerca del suo ricambio, mettendoli sul divano.
Uno
di essi, una piccola palla di un colore arancione accesso,
ruzzolò
giù dal divano e si fermò proprio davanti a dei
piccoli piedini i
quali erano appena entrati silenziosamente nel salotto.
Una
piccola mano, raccolse la sfera e, poi, avvicinandosi a Goku, gliela
allungò, dicendo: “Ehi, Goku... questa
è tua.”
Il
bambino smise di cercare nel suo zaino e alzò lo sguardo.
Davanti
a lui, con il suo solito e mite sorriso, c'era Tarble che gli stava
allungando una piccola sfera con al suo interno quattro stelle.
“Non
m'interessa... tienila tu.” mugugnò il piccolo,
abbassando lo
sguardo, e Tarble, incredulo, gli disse: “Ma è la
sfera di tuo
nonno... e, poi, non era capace di esaudire un desiderio?”
Sentendo
quelle parole, tutti i presenti osservarono, senza parole, Tarble.
Il
bambino, imbarazzato per essere finito al centro dell'attenzione,
diventò tutto rosso e balbettò: “Beh,
l'aveva raccontata una
volta la sorellona Tights... quando eravamo al campeggio...
è stato
quando Goku ha confuso il vino di Nappa col succo di lampone e si
è
ubriacato... aveva tirato fuori la sfera e voi due avevate notato che
assomigliava a quella che avevate a casa, così è
saltata fuori la
leggenda...”
Goku
rimase in silenzio, ad osservare la sfera.
Forse,
se quella leggenda fosse stata vera, suo fratello si sarebbe potuto
salvare...
“Bulma,
potresti prestarmi la sfera che hai?” domandò
Goku, riprendendo le
sue energie, e la giovane, sorpresa, ammise: “E' a casa dei
miei...
ma perché la vuoi?” “Voglio provare a
radunarle tutte e sette ed
esprimere il desiderio di salvare Radish! Ti prego, devo salvare mio
fratello!” l'implorò il bambino.
Bulma
rimase in silenzio.
Dopotutto,
quella non era altro che una leggenda... poteva benissimo non portare
a niente... ma Goku sembrava aver ripreso a vivere non appena si era
aggrappato a questa particolare speranza...
“D'accordo!
Ti aiuterò a trovare le altre!” promise Bulma.
Dopotutto,
che male c'era ad aggrapparsi ad una speranza, anche se piccola e
improbabile? |
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Capitolo 25 *** L'ultima sfera ***
CAPITOLO
25: L'ULTIMA SFERA
“E
quindi siete decisi a ribaltare mezza città per trovare
delle
ridicole bocce per provare ad esaudire un desiderio previsto da una
leggenda metropolitana da due soldi?!” sbottò,
adirato e
infastidito, Vegeta al telefono.
Quello
era davvero il colmo!
Quella
turchina si vantava sempre di essere parecchio intelligente eppure
gli sembrava di essere lui quello più sveglio!
“Lo
so che per te sembra stupido...” sbuffò Bulma.
Dall'altra parte
della cornetta “Ma questa prospettiva ha ridato fiducia a
Goku e,
pertanto, la dobbiamo seguire a tutti i costi!”
“Sprecate solo il
vostro tempo. Quelle palle da biliardo non esaudiranno nessun
desiderio.” “Credi a quello che vuoi, Vegeta! In
ogni caso, se
vedi una di queste sfere, avvisaci subito. Ci sentiamo.”
Non
appena la ragazza ebbe chiuso la comunicazione, Vegeta fece uno
sbuffo.
Ma
possibile che la gente dovesse sempre credere a delle idiozie?!
Lui
credeva a tutto quello che poteva vedere oppure che la scienza
sapesse perfettamente spiegare... in fondo, voleva diventare un
medico...
Mentre
camminava, notò il parco e decise di entrarci...
La
prima cosa che notò fu che per terra c'erano un mucchio di
oggetti.
Brutti
stupidi sudicioni... ma non li leggevano i cartelli?!
Sembrava
che la gente facesse sempre a gara per essere uno più
stupido
dell'altro... per forza il pianeta si era trasformato in una
pattumiera...
Il
bello era che alcuni oggetti erano ancora in buono stato... quanto
detestava gli sprechi...
Fin
da bambino, usava le matite e le gomme finché non gli
scivolavano
dalle mani dal quanto erano piccole...
Ad
un tratto, notò, sotto ad un piccolo cespuglio, una strana
palla
arancione e decise di avvicinarsi.
Se
era in buono stato, poteva regalarla a Tarble...
Quando
la prese, si stupì nel scoprire che era fatta con un
materiale
strano che non sapeva riconoscere al tatto.
La
girò, per vedere se era bucata e notò, sorpreso,
che c'erano
disegnate su sette stelle.
Era
identica, a parte il numero di stelle, a quella stupida sfera che
Kakaroth aveva mostrato a tutti quand'era brillo, ossia al
campeggio... quindi quella era una di quella assurde sfere che
potevano esaudire i desideri... a lui sembrava solo una gigantesca
cretinata...
In
ogni caso, se la prese con sé... se la storia si fosse
rivelata,
come sospettava, una bufala, avrebbe sempre potuto venderla per
ricavarci qualcosa...
“Mentre
cercate volete un po' di birra?” “Mamma, ti
prego!!! Ci sono dei
bambini!!! Il più grande dei quali ha solo quattordici
anni!!!” “E
allora? Io ho bevuto per la prima volta un bicchiere di whisky quando
avevo solo cinque anni.”
Sentendo
ciò, Bulma alzò gli occhi, esasperata.
Possibile
che ogni volta che andava a trovare sua madre, finiva sempre per
domandarsi se quella donna fosse pazza?!
In
ogni caso, se era vera la storia che avesse bevuto della birra a
cinque anni, questo spiegava molte cose di lei... probabilmente non
aveva ancora smaltito la sbronza...
“In
ogni caso, non dare niente ai bambini mentre sarò
via!” sbottò
Bulma mentre saliva sulle scale che portavano sulla soffitta.
Se
non ricordava male, l'ultima volta che aveva visto la sfera in casa
sua era stato in soffitta...
Finalmente,
raggiunse la soffitta e, dopo essersi data un'occhiata intorno, si
accorse che conteneva un sacco d'oggetti di cui aveva perso
memoria... la sua prima bicicletta, vecchi pupazzi e, persino, il suo
vecchio monopoli con cui giocava da bambina assieme a Tights...
quanti ricordi...
Fece
un sospiro... certo che ricordando il passato, dove lei e Tights
giocavano sempre insieme con innocenti e vivaci giochi, nonostante la
grossa differenza d'età tra le due, e quello che era
successo dopo
alla sorella, l'incidente, la sua gravidanza, l'abbandono di Radish e
la sua decisione di abortire, le sembrava che tutto sembrava
così
assurdo... nessuna delle due immaginava una roba del genere quando
giocavano insieme da piccole...
Diede
un'altra occhiata veloce ai giochi.
Se
a Goku e a Tarble fossero piaciuti, glieli avrebbe regalati
più che
volentieri...
Ad
un tratto, vide la sfera sopra ad un vecchio armadio di legno pieno
di buchi a causa delle tarme.
Provò
ad allungarsi e di sollevarsi più in alto alzandosi sulle
punte ma
l'armadio era troppo alto e non riusciva nemmeno a sfiorarla.
Decisa
a non arrendersi, prese un piccolo sgabello e, dopo averlo avvicinato
all'armadio, ci salì sopra.
Purtroppo,
lo sgabello era parecchio traballante e, infatti, per un attimo, fece
mancare un battito del cuore di Bulma ma, fortunatamente per la
giovane donna, lo sgabello riuscì a fermarsi.
A
quel punto, la ragazza, cercando di non muoversi troppo,
tentò di
prendere la sfera con la punta delle dita e, finalmente,
riuscì a
sentirla e a spingerla verso di sé.
Quello
che Bulma non si aspettava era che sul ripieno ci fosse qualcos'altro
oltre alla sfera.
Ad
un tratto, qualcosa di pesante atterrò con un tonfo,
facendola
spaventare.
Non
appena si fu un po' calmata, Bulma si sporse e riconobbe la sua
vecchia pistola ad acqua... la stessa che le era stata regalata quel
natale di undici anni prima... poco prima che Tights avesse
quell'incidente ferroviario...
Aveva
smesso di giocarci da anni e i suoi genitori avevano deciso di
conservarla in cucina... in effetti, si era chiesta più di
una volta
dove fosse finita...
Ad
un tratto, si accorse che da una piccola fessura del giocattolo
spuntava uno strano pezzo bianco.
Incuriosita,
Bulma scese dallo sgabello e si avvicinò alla pistola.
Non
appena fu più vicina, si accorse che si trattava di un
piccolo
foglio piegato, le cui punte erano consumate.
Chissà
da quanto tempo era là dentro... non se n'era mai accorta
prima...
Lo
prese e lo aprì, morendo dalla curiosità, e non
appena lesse il
breve e semplice contenuto, sgranò gli occhi.
C'era
solo una persona che poteva averle scritto quel messaggio per poi
nasconderlo all'interno della sua pistola ad acqua... ma non era
possibile...
“Mi
stai dicendo che sei riuscito a trovarne ben tre?!”
domandò, senza
parole, Vegeta e la voce grossa dall'altra parte del telefono ammise:
“Già, è stato un gioco da ragazzi per
un uomo come me!”
“Certo... scommetto che erano tutte donne e che le avrai
convinte
dando qualcosa in cambio... ho già una vaga idea di cos'hai
combinato ma non intendo indagare oltre...”
Nappa,
dall'altra parte della cornetta, sbuffò.
Le
cose non erano andate proprio così... semplicemente, grazie
alla sua
lunga vasta di conoscenze, aveva indovinato i proprietari, due uomini
e una donna.
Per
ottenere la sfera dagli uomini aveva dovuto sborsare molti
bigliettoni e anche con la donna, una giovane divorziata... anche se
il prezzo era un po' calato grazie ad una notte di sesso...
“Non
dire sciocchezze. Ho dovuto usare tutti i soldi guadagnati negli
ultimi quattro lavori...” dichiarò Nappa, dicendo
una mezza verità
“Quando questa storia sarà finita, dovrai
risarcirmi.” “Te lo
sogni.” “E' sempre un piacere fare affari con te,
Vegeta... ci si
guadagna sempre...” “Poche ciance. Dov'è
l'ultima sfera?”
Nappa
prese dal suo tavolo pieno zeppo di fogli e oggetti un'agenda e, dopo
averla sfogliata un attimo, dichiarò: “La possiede
il proprietario
di un piccolo bar, il Polunga...
da quello che mi hanno detto le mie attendibili fonti, il bar si
trova in un certo quartiere.” “Piantala di fare il
misterioso,
idiota, e dimmi dov'è il quartiere.” “E'
quello dove abitano
Bulma e Tights.” “E che aspettavi a dirmelo,
deficiente?!”
“Volevo solo aumentare la suspense...”
“Guarda, sei fortunato
che ti trovi dall'altra parte della cornetta o giuro che te le avrei
date di santa ragione!”
Nappa
si sentì raggelare.
Anche
se Vegeta era molto più basso di lui, il suo pessimo
carattere e,
soprattutto, le sue abilità nelle arti marziali, lo
rendevano
spaventoso e pericoloso... era altamente consigliabile di non averlo
come nemico o sarebbe stata la fine.
In
altre parole: -Lasciate ogni speranza o voi che lo sfidate-.
“Lo
so... comunque, chiamo Bulma e le dico di cercarla?”
domandò
l'uomo e Vegeta rispose: “No, l'avverto io. Sono proprio da
quelle
parti.” “D'accordo. Ci sentiamo.”
Vegeta
chiuse la telefonata, poi s'incamminò verso la fermata
dell'autobus.
“Il
telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La
preghiamo di chiamare più tardi.”
Bulma
fece un sospiro.
Era
la quarta volta che provava a chiamare sua sorella e, per la quarta
volta, le aveva risposto solo la segreteria.
Sapeva
che per Tights l'esperienza dell'aborto doveva essere stata tremenda
e che, pertanto, voleva solo essere lasciata in pace...
La
capiva benissimo però voleva sapere che, almeno fisicamente,
stesse
bene, in modo da stare un po' tranquilla... dopotutto, era sua
sorella... anche se era più grande di dodici anni...
DLIN
DLON
Il
suono del campanello la fece sobbalzare ma, quasi subito, si riprese
e corse alla porta.
Poteva
essere Tights...
Ma
non appena aprì la porta, sussultò e
sbiancò.
“Ma che ti
piglia?! Hai visto un fantasma, per caso?!” le,
domandò,
scocciato, l'uomo davanti alla porta e la turchina, imbarazzata,
farfugliò: “No, Vegeta, è solo che...
speravo fossi Tights... il
suo cellulare è spento e temo che le sia successo
qualcosa...”
“Non siamo in uno di quei romanzi da quattro soldi dove
qualche
idiota decide di farla finita. Sono sicuro che tua sorella sta bene e
che sa arrangiarsi, dato che è maggiorenne.”
L'uomo
entrò tranquillamente in casa ma, ad un tratto, si
fermò e, senza
nemmeno voltarsi, le disse: “Comunque, sono certo che
è ancora
viva. Tua sorella è una tosta. Non si suiciderebbe
mai.”
Bulma
rimase in silenzio un attimo, poi seguì Vegeta dentro casa.
“Ho
trovato questa per strada.” annunciò, con
noncuranza, Vegeta
lanciando a Bulma una piccola sfera arancione con su sette stelle.
Prima
che Bulma potesse formulare qualsiasi frase, Vegeta si sedette
pesantemente sul divano e, mentre scriveva qualcosa al cellulare,
dichiarò anche: “Nappa è riuscito a
trovarne altre tre. Assieme
alla mia, alla tua e a quella di Kakaroth, sono sei.”
“Ne manca
una e dobbiamo trovarla!” “L'abbiamo già
trovata, ragazzina.”
Bulma
sgranò gli occhi, incredula.
L'avevano
già trovata?!
“E
dov'è?!” gli domandò, irrequieta
“Non tenermi sulle spine!”
“Conosci il bar Polunga?”
“Quello gestito dal vecchio Moori e dal nipote più
giovane Cargot?
Io e mia sorella andavamo lì, a volte, per far
colazione.” “Bene.
Il proprietario ha l'ultima sfera del drago.”
Bulma
sgranò gli occhi a quell'affermazione.
Non
si aspettava che l'ultima fosse così vicina...
Nel
frattempo, Vegeta si allontanò un po' da Bulma e
chiamò: “Ehi,
marmocchio! Prendi le tue cose! Ce ne torniamo a casa!”
Sentendo
quelle parole, Bulma si avvicinò all'uomo e gli
domandò, incredula:
“Non vorrai mica andartene?!” “Ovvio,
perché? Vuoi forse
evitarmelo?” “Certo che no, è solo
che... potreste accompagnare
me e Goku in quel bar?”
La
risposta alla domanda della giovane era perfettamente leggibile sulla
faccia di Vegeta: No, sbrigatela da sola.
Bulma
fece un sospiro.
In
fondo si aspettava un secco rifiuto da parte di Vegeta...
“Andiamo,
ti prego!” lo pregò, decisa a non accettare un no
come risposta
“Non ho la patente della macchina o della moto.”
“Esistono le
gambe e i mezzi pubblici, se non lo sai!” “E
andiamo, aiutami! Ti
offrirò qualcosa!” “Arrangiati,
ragazzina! Sono stanco morto!
Sai cosa significa star seduti per ore su una scomoda sedia di
plastica della sala d'aspetto dell'ospedale in attesa delle notizie
sulla salute di un deficiente che si è fatto investire
perché non è
minimamente capace di badare al fratello? Sono in piedi dalle tre di
notte! Inoltre, a peggiorare la situazione, fra poco dovrò
sostenere
la tesi di laurea perciò devo mettermi sotto con la
preparazione,
dato che, grazie a quel cretino di Radish, sono indietro con i miei
studi! Senza contare che mi devo pure occupare del mio di fratello,
che ha undici anni! Perciò, ragazza, scusami se sono
diretto, ma
veditela da sola! Tanto sono pochi passi mentre io dovrò
lottare per
non addormentarmi al volante e non causare qualche stupido incidente.
Perciò, ciao! Ti saluto!”
Non
appena il fratello gli si fu avvicinato, Vegeta lo prese per il polso
e si diresse verso l'uscita ma Bulma gli tagliò la strada.
“Insomma,
vi ho già detto che non vi accompagno a quello stupido
bar!!!”
sbottò, adirato, Vegeta.
E
poi la gente si lamentava se nessuno gli ascoltava...
“Ti
prego! Mi basta solo un passaggio...” riprovò la
donna ma l'altro
rispose: “Veditela da sola!” “Sei davvero
un grande
incosciente! Lasceresti che una giovane e bella ragazza minorenne e
un bambino se ne vadino da soli in un viale buio e freddo...”
“Ma
se sono le tre del pomeriggio!” “Guarda che il
crimine fa sempre
orario continuato! Tutte le ore sono pericolose, per due minorenni!
Se ci succede qualcosa, te ne pentirai per sempre! Inoltre dovrai
affrontare la legge! Immagino già quando i poliziotti e
l'avvocato
dell'accusa ti faranno tutte quelle domande e...!”
“E VA BENE, TI
CI PORTO!!!!”
Non
appena ebbe acconsentito, Bulma smise con la sua tremenda parlatina e
Vegeta si sentì la testa molto più leggera.
Preferiva
far ritardare il suo sonno piuttosto che la testa gli esplodesse a
causa degli strilli di quella lì!
Che
mocciosa infernale... lo era sempre stata...
“Mentre
discuto con Moori, tu offri qualcosa ai bambini.” disse Bulma
mentre entrava nel bar, seguita da Vegeta, Tarble e Goku.
“Perché
ci devo sempre mettere in mezzo i miei soldi?”
protestò,
scocciato, l'uomo.
Prima
o poi, quella l'avrebbe fatto finire sul lastrico...
Persino
Tarble, il quale era nato parecchio prematuro, gli creava molti meno
problemi e gli faceva spendere meno...
Non
appena Bulma si fu allontanata, Vegeta si voltò verso i
bambini e si
raccomandò, scocciato: “Niente di troppo costoso
altrimenti ve la
pagate voi con i vostri soldi della paghetta!” “Ma
tu non mi hai
mai dato la paghetta, fratellone...” gli ricordò,
imbarazzato,
Tarble e anche Goku dichiarò: “Il mio nonnino me
la dava ma Radish
non mi sganciava nemmeno un centesimo. Diceva sempre che non me
l'avrebbe mai data perché, altrimenti, li avrei sprecati
tutti per
le merendine.” “Tsk, allora tuo fratello sa fare
cose
intelligenti...” commentò Vegeta per poi
affermare: “Paghetta o
no, il discorso non cambia! Niente di troppo costoso o ve le suono,
chiaro?”
Nel
frattempo, Bulma si diresse al bancone e, non appena il commesso, il
quale era parecchio alto e con un'espressione molto serena e
tranquilla, le chiese che cosa volesse, la giovane rivelò:
“Vorrei
parlare con il proprietario, per favore... avrebbe un oggetto che
m'interessa...” “Lo chiamo subito.”
annuì l'altro, entrando in
cucina.
Dopo
un po', ricomparve e fece un cenno a Bulma la quale, nel frattempo,
non si era allontanata dal bancone.
Non
appena si avvicinò la commessa le disse: “Mio
nonno ha detto che
va bene. Entri pure in cucina. Arriva subito.”
Bulma
entrò e notò che era piena di uomini giovani che
lavoravano con
forza ed energia.
L'unica
cosa che un po' stonava in quel posto era la presenza di un bambino,
il quale osservava con molta attenzione i lavori, per poi scrivere
qualcosa nel suo quaderno.
“Eccomi
qui. Desidera, signorina?” le domandò una voce
maschile molto
anziana e rauca.
Bulma
si girò e vide un uomo parecchio anziano, pelato e con la
pelle di
uno strano colore.
Doveva
essere un po' malaticcio...
“Nonno!”
lo chiamò il bambino, scendendo dalla sedia e correndo ad
abbracciarlo.
Il
Vecchio sorrise e gli domandò: “Ti piace questo
posto, Esca?”
“Sì. Quando sarò grande,
diventerò io il proprietario!”
“Certo! Te l'ho promesso, ricordi? Ma prima devi
crescere.” “Come
si fa a crescere in fretta?” “Lavorando sodo e
bevendo molta
acqua. E' un trucco che mi ha insegnato mio nonno tanti anni fa, che
nostalgia...” “Se n'è andato da
tanto?” “Quando tuo padre
aveva la tua stessa età, ragazzo.”
“Allora farò come diceva
sempre! Così sarà fiero di me!”
Con
sempre il suo grande sorriso, il bambino si allontanò mentre
Moori
lo presentava a Bulma: “E' Esca, il figlio del mio nipote
più
giovane, Cargot. E' un bambino molto sveglio e vivace ma sono certo
che quando sarà più grande sarà in
grado di gestire perfettamente
questo posto. Invece, il mio nipote più grande, Dende, si
è
trasferito dall'altra parte del mondo, in un piccolo e sperduto
villaggio sulle montagne. Io e i miei nipoti ci abbiamo fatto una
vacanza quand'erano entrambi bambini e si è praticamente
innamorato
del posto. Diceva sempre che, una volta diventato grande, si sarebbe
trasferito e così stato. Non lo vedo da un bel po' ma mi
telefona
sempre, così so che sta bene...”
Dall'espressione
dell'anziano, Bulma intuì che gli mancava molto il nipote
più
grande... ma gl'importava molto di più che Dende stesse bene
e fosse
felice...
“Comunque,
in cosa posso servirla, signorina?” le domandò,
all'improvviso,
Moori e la ragazza, un po' imbarazzata, svelò: “So
che è strano
ed improvviso... ma avrei bisogno della vostra sfera arancione con
all'interno delle stelle.” “Quella con una
stella?” “Sì, so
che vi sembrerà assurdo ma io e i miei amici abbiamo bisogno
di
quella sfera.” “Ecco, io non...”
“Mi rendo perfettamente che
sembro pazza, ma vi prego! Si tratta di un'emergenza! Dopo ve la
restituirò, è una promessa!”
“Non è questo è solo che... non
ho più quella sfera.”
Bulma
sentì che il mondo stava crollando.
Moori
non aveva più la sfera?!
“L'ho
data proprio ieri sera... ad una giovane donna che era appena entrata
nel locale... era parecchio triste e disperata...” le
rivelò il
vecchio, immergendosi nei ricordi della sera prima...
“Cargot,
comincia pulire i tavoli. Fra mezz'ora chiudiamo.” disse
l'uomo al
giovane nipote, il quale annuì prima di ubbidire.
Dopo
un po', diede un'occhiata veloce fuori dal bar.
Pioveva
molto forte... proprio un tempo da lupi... fortunatamente, lui,
Cargot ed Esca vivevano in un piccolo appartamento proprio sopra al
bar... ma per gli altri lavoratori...
Proprio
in quel momento, la porta del bar si aprì ed
entrò una giovane
donna che si sedette pesantemente su una sedia davanti ad un tavolo.
Dall'espressione
sembrava molto triste ed amareggiata...
Cargot,
come ad una qualsiasi altra cliente, le si avvicinò e le
domandò,
con un grande sorriso: “Desidera qualcosa,
signorina?” “Una
cioccolata calda...” “Arriva subito.”
Dopo
un po', l'uomo tornò e le mise la cioccolata sul tavolo.
Invece
di berla, la donna scoppiò in lacrime.
Doveva
star attraversando un pessimo periodo...
Moori
le si avvicinò e le domandò: “Tutto
bene?”
La
ragazza, mentre tentava, invano, di asciugarsi le lacrime,
balbettò:
“N-non è niente... davvero...”
“Non alcuna intenzione
d'intromettermi nelle sue faccende private, signorina... immagino che
stia passando un brutto momento...”
“Pessimo...” “Suvvia, si
faccia coraggio... vedrà che tra un po' tutto si
sistemerà. I
momenti pessimi ci sono sempre ma il bello di questi momenti
è che
poi passano.”
La
giovane, non rispose.
Si
voltò verso la porta a vetro del bar e, mentre osservava la
pioggia,
domandò, con voce triste: “Le è mai
capitato di trovarsi davanti
ad una strada che va in due direzioni completamente diverse e che
deve per forza sceglierne una? E tu non sai quale prendere? Oltre a
ciò, hai pure paura perché non sai se sceglierai
la strada
giusta?”
Moori
fece un profondo respiro, cercando dentro di sé le parole
giuste da
dire.
“Sa,
mio nipote Dende vive da parecchi anni in un altro
continente...”
cominciò, dopo un po' “Lui ha sempre voluto andare
a vivere là...
ma, più si avvicinava ai diciotto anni più era
nervoso e
inquieto... voleva andarsene però, allo stesso tempo, non
voleva
lasciarmi... cercava di non dirmi niente perché non voleva
che mi
preoccupassi per lui... ma io me ne sono accorto, eccome! Stava
così
male... soffriva in silenzio... sentiva che il suo vero posto era
dall'altra parte dell'oceano e non qui.”
Diede
una veloce occhiata alla donna e si accorse che lo stava osservando
con attenzione.
“E
cosa ha fatto?” gli domandò e Moori
raccontò: “Gli parlai e gli
dissi che se sentiva tutto ciò, non doveva restare qui ma
partire.
Stava troppo male... vede, signorina, io sono troppo vecchio per
certe cose ma una l'ho capita perfettamente. Che non bisogna mai
impedire ai giovani di vivere le proprie vite. Intromettersi
significa solo bloccarli e farli star male. Così, alla fine,
il mio
Dende ha scelto la sua strada e, anche se mi manca un bel po', non mi
dispiace perché so che è felice. Scelga la strada
che le consiglia
il cuore e non la testa, signorina, e anche lei troverà la
felicità.”
Per
tutta risposta, la giovane, fece un grande e luminoso sorriso, anche
se non smetteva ancora di piangere.
“Può
aspettarmi un momento?” le domandò il vecchio,
allontanandosi
verso la sua stanza.
Quando
tornò, si accorse che la cioccolata che la signorina aveva
ordinato
era finita.
Evidentemente
si stava riprendendo...
“Mi
scusi, signorina...” fece di nuovo il vecchio e, non appena
ebbe la
sua attenzione, le mostrò quello che era andato a prendere
nella sua
stanza.
“Ma
quella...” esclamò la giovane, osservando la sfera
arancione e con
una stella, che il vecchio le stava allungando.
“Era
di mio nonno.” raccontò il vecchio “Mi
ha portata fortuna un
sacco di volte ma credo che sia giusto che la tenga lei. Adesso ne ha
più bisogno lei di me.”
La
donna la guardò un attimo, poi, prendendola, disse:
“Gliela
resisterò il prima possibile.” “Non si
preoccupi, signorina.
Ormai, è sua.”
Per
la prima volta da quando era arrivata, la giovane donna sorrise e,
per un istante, sembrò che brillasse.
“...E
questo è tutto,
signorina. Sono davvero spiacente, ma, purtroppo, è andata
così.”
si scusò, profondamente mortificato, il vecchio.
Bulma
fece un sospiro.
Proprio
ora che tutto
stava andando per il verso giusto... ma, in fondo, era naturale che
finisse così, come glielo aveva fatto notare più
volte Vegeta...
“Non
importa... comunque
grazie per la disponibilità...” rispose Bulma,
facendo un grande
sorriso.
Bulma
infilò la chiave
nella serratura.
Era
proprio distrutta... voleva solo buttarsi sul suo letto e
addormentarsi, lasciando scivolare lontano da sé per qualche
ora,
tutte le preoccupazioni e i dolori del mondo... come una zattera
nell'oceano...
Vegeta,
dopo la loro visita al bar, si era diretto a casa sua col fratello e
il piccolo Goku, l'avrebbe ospitato in attesa di nuove notizie da
parte di Radish.
Pertanto,
fu una sorpresa per la ragazza quando aprì la porta e vide
la
sorella maggiore seduta su un divano a leggere un libro.
“Tights!
Sei tornata!!!” esclamò Bulma, dimenticandosi in
un attimo la
stanchezza e correndo ad abbracciare la sorella.
Come
era stata preoccupata in tutte quelle ore...
“Come
stai?” le domandò, preoccupata, dopo aver finito
di abbracciarla,
e la donna con un sorriso, le disse: “Meglio. Passare un po'
di
tempo da sola mi ha aiutata a riflettere e a riprendermi... ma
dov'eri finita? Sono tornata due ore fa e in casa non c'era nessuno.
Ti ho telefonato un sacco di volte ma non mi rispondevi.
Cos'è
successo?”
La
turchina non sapeva cosa dire...
Radish
era stato il ragazzo di sua sorella... ma dopo come l'aveva trattata
alla notizia della gravidanza... però anche lei aveva il
diritto di
sapere...
“Ecco...”
farfugliò Bulma, nervosa “Stavo cercando, assieme
a Nappa, Vegeta,
Tarble e Goku le sette sfere con dentro le stelle...”
“E perché?”
“Perché, ecco... Radish... è finito in
ospedale.” “COSA?!”
Prima
che Bulma potesse rendersene bene conto, la sorella le
domandò,
trafelata: “Quando?! Perché?! Che diavolo
è successo, Bulma?!”
Dopo
qualche tentennamento, Bulma raccontò tutto quello che era
successo
mentre la sorella ascoltava attentamente.
“...E
quando sono andata al bar, ho scoperto che il proprietario aveva
regalato l'ultima sfera ad un'altra ragazza che non so
dov'è. Così
siamo al punto di partenza e non so come dirlo a Goku... ci teneva
tanto a salvare Radish...” concluse Bulma, abbassando lo
sguardo.
Anche
se era duro da ammettere, non c'era più niente da fare...
doveva
fare l'ultima cosa che voleva fare... arrendersi.
“Bulma...”
La
voce dubbiosa e titubante della sorella maggiore le fece alzare lo
sguardo.
“Sì,
Tights? Cosa c'è?” le domandò e la
bionda, imbarazzata, balbettò:
“Ecco, io...” “Cosa?”
“Prendi la mia borsa.” “La tua
borsa? Certo. Lo faccio subito.”
Bulma
andò a prendere la borsa colorata di Tights e gliela
passò.
La
bionda frugò un attimo nella sua borsetta finché
non tirò fuori
qualcosa che mostrò alla sorella minore.
Non
appena la riconobbe, Bulma rimase senza parole.
Era
l'ultima sfera del drago. |
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