L'anima dispersa

di Il corsaro nero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abbandono ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Mondi diversi ***
Capitolo 4: *** Furto al centro commerciale ***
Capitolo 5: *** Gli amici di Radish ***
Capitolo 6: *** Il giorno della torta ***
Capitolo 7: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 8: *** Lezioni di pulizia ***
Capitolo 9: *** Incontri al chiaro di luna ***
Capitolo 10: *** Un piano geniale ***
Capitolo 11: *** Una febbre improvvisa ***
Capitolo 12: *** Gocce di pioggia e baci rubati ***
Capitolo 13: *** Una partenza movimentata ***
Capitolo 14: *** In campeggio! ***
Capitolo 15: *** Racconti e sogni notturni ***
Capitolo 16: *** Un piccolo incidente ***
Capitolo 17: *** I segreti delle stelle ***
Capitolo 18: *** Fuoco nel fuoco ***
Capitolo 19: *** La fine di ogni dubbio ***
Capitolo 20: *** I genitori di Tights ***
Capitolo 21: *** Un regalo inaspettato ***
Capitolo 22: *** Danzando nelle tenebre ***
Capitolo 23: *** Ricerca disperata ***
Capitolo 24: *** In coma ***
Capitolo 25: *** L'ultima sfera ***



Capitolo 1
*** Abbandono ***


CAPITOLO 1: ABBANDONO


L'uomo aprì la porta, esausto, e quello che vide, gli fece sgranare gli occhi.

C'era suo nipote seduto sul divano con indosso la giacca di pelle nera, un'enorme valigia e la sua preziosa chitarra di fianco.

Ah, finalmente sei tornato.” disse semplicemente il giovane, alzandosi, mettendosi la chitarra sulle spalle e prendendo la valigia.

Dove vai?” domandò, incredulo, l'uomo e l'altro rispose: “In qualunque posto lontano da qui.” “Cosa?!” “Mi hai sentito, nonno. Ormai sono maggiorenne e posso farlo.” “Ma... e tuo fratello?” “Lo mollo qui. Che domande.” “Non puoi farlo! E' ancora piccolo!” “Sai quanto me ne frega!” “Ti prego, ripensaci. Non farlo. I vostri genitori...” “STA' ZITTO!!!”

L'urlo si sentì per tutta la casa e, subito, si sentì un urlo potentissimo.

Si è svegliato.” disse l'uomo, correndo in direzione dell'urlo, seguito dal nipote, il quale sibilava: “Stupido moccioso...”

In una piccola culla, un bambino urlava a tutto volume.

E TACI UNA BUONA VOLTA!!” urlò, adirato, il fratello ma l'altro, per tutta risposta, lo afferrò per i capelli.

AHIA!!! BRUTTO PICCOLO...!!!” urlò il più grande, adirato, e il nonno gli disse: “Credo che abbia capito che tu te ne voglia andare e non vuole...” “CHE SE NE VADA AL DIAVOLO!!!”

Poi, guardando con profondo odio il fratellino, sibilò: “Lasciami stare! Io non ti voglio vedere! Io ti odio!”

Sentendo quelle crudi parole, il piccolo lasciò la presa.

Non aveva capito nulla delle parole del fratello maggiore ma quel suo tono gli aveva fatto capire che non lo amava.

Il nonno, sentendo quelle parole, tentò di farlo ragionare: “Non prendertela con lui... non ha alcuna colpa per quello che è successo...” “INVECE SI'!!! TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO E' STATA COLPA SUA!! SE QUEL DANNATO MOCCIOSO NON FOSSE MAI NATO I MIEI GENITORI SAREBBERO ANCORA VIVI!! E' TUTTA COLPA SUA!! NON VIVRO' UN ALTRO GIORNO CON QUELLA COSA!!”

Poi, voltandosi di scatto, si diresse verso la porta di casa e la sbatté con tremenda violenza.

L'uomo rimase in silenzio, cullando il piccolo.

Purtroppo, aveva preso la sua decisione e non doveva assolutamente intromettersi... tuttavia, gli sarebbe piaciuto che i suoi nipoti vivessero insieme...


Prese dalla sua giacca una scatola di sigarette e cominciò a fumarne uno.

Era adirato.

Quel dannato moccioso che tutti si ostinavano a dire che fosse suo fratello, gli aveva solo rovinato la vita.

Per colpa sua, nessuno l'aveva più amato... tutti preferivano l'altro perché era più piccolo e nessuno si accorgeva di lui... poi i suoi genitori erano morti per colpa di quel piccolo mostro...

Non poteva assolutamente perdonarlo!

Alzò la testa e si mise a osservare il cielo notturno pieno di stelle.

Non aveva la più pallida idea di quale sarebbe il suo destino da quel momento in poi, ma una cosa era certa.

L'avrebbe trovato il senso della sua stupida vita.

E senza uno stupido moccioso di tre anni tra i piedi.

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Capitolo 2
*** Una nuova vita ***


CAPITOLO 2: UNA NUOVA VITA


La macchina viaggiava veloce nella strada.

Ad un tratto, si fermò davanti a un palazzo un po' diroccato.

Un vecchio con gli occhiali da sole, pelato e con la barba, scese dalla macchina, seguito a ruota da un bambino di quattordici anni, con i capelli a palma neri, lo sguardo allegro e spensierato e gli occhi neri.

Il bambino aveva sulle spalle uno zaino da cui appariva un bastone rosso mentre il vecchio prese dal bagagliaio un'enorme valigia.

Muten suonò al citofono e una voce maschile, scocciata, domandò: “Chi è che rompe?” “Sono Muten. Ho portato Goku.” “Uff, che scocciatura... va bene, entrate.”

TRRRRIIIIII

Goku tutto emozionato, entrò nel palazzo e salì le scale di corsa.

Quando, finalmente, arrivò a destinazione, lo vide.

Era molto alto e muscoloso, con i lunghi e ribelli capelli neri e gli occhi freddi dello stesso colore.

I due rimasero in silenzio, ad osservarsi.

Sei cresciuto, Kakaroth.” disse il più grande dei due mentre il piccolo domandava, curioso: “Sei tu mio fratello maggiore Radish?” “No, idiota. Sono la fatina dei denti.” “Davvero? Allora scusami... sai che sei diversa da come appari in tv? Comunque, hai visto mio fratello maggiore?”

Aveva appena finito di parlare che sentì uno scappellotto sulla testa.

Sono io tuo fratello maggiore!” sbottò, adirato, Radish e il piccolo Goku, mentre si massaggiava la testa dolorante, protestò: “E perché non me l'hai detto subito?”

In quel momento, arrivò Muten con la valigia.

Qui ci sono le sue cose.” l'avvisò il vecchio, appoggiando la valigia vicino alla porta aperta.

Radish, con la sua solita aria seccata, la prese e la portò dentro all'appartamento.

Muten ne approfittò per dare le ultime raccomandazioni al bambino: “Se hai dei problemi, chiamami subito, capito?” “Certo, Muten.” “Goku...” “Sì?” “Fai il bravo con tuo fratello, ok?” “Ok.”

Non appena Goku promise, Radish riapparve e ordinò, scocciato: “Fila in casa.” “Arrivo.” ubbidì il ragazzino, entrando tutto eccitato nella casa.

Il ragazzo stava per chiudere la porta quando sentì la voce del vecchio chiamarlo: “Radish...”

Si voltò lentamente e i due rimasero a guardarsi in silenzio, finché Muten non lo interruppe: “Abbi cura di lui. Dopotutto, è tuo fratello...” “Va bene...” “Aspetta. Tuo nonno mi ha chiesto di consegnartela quand'era in punto di morte...” rivelò, passandogli una busta.

Il ragazzo la prese con noncuranza e poi chiuse la porta.

Una volta in casa, vide il fratello minore osservare con molta attenzione il suo minuscolo e sporco appartamento.

Buttò la lettera sul tavolo della cucina e cominciò ad aprire il suo divano – letto.

Da adesso in poi dormirai qui.” lo avvisò il giovane, una volta che ebbe finito.

Il bambino osservò con molta attenzione il letto e poi disse: “E' piccolo questo letto.” “E allora?” “Non c'è spazio per entrambi.” “E perché diavolo dovrebbe esserci spazio per entrambi?” “Quando vivevo col nonno dormivo nel suo stesso letto.” “Adesso vivi a casa mia perciò dormi su quel letto! Poche storie!” rispose il ragazzo, allontanandosi.

Il giovane si diresse verso il frigorifero e prese una delle mille birre in lattina che c'erano.

Mentre beveva, ad un tratto, squillò il telefono.

Lo prese e disse: “Pronto?... Ah, sei tu... no, è meglio se non venite a casa mia, stasera... oggi è arrivato il moccioso... lo so, pensa a me! Non lo volevo tra i piedi ma mio nonno è morto per un ictus e mi è finito tra capo e collo. Immagino... dopotutto, anche tu devi badare a quello stupido di tuo fratello... però... ottima idea... ok! Allora, alla prossima. Ci vediamo.”


Goku guardava con diffidenza la scatola di ramen precotto che suo fratello gli aveva messo davanti dopo averla tolta dal microonde.

Radish, al contrario, si era messo a mangiare il suo ramen precotto con tutta la semplicità del mondo.

Ad un tratto, il più grande, accorgendosi che il bambino non mangiava, gli domandò, scocciato: “Allora? Ti decidi a mangiare?” “Il nonno cucinava, mica preparava i cibi precotti!” “Mangia e taci o fili a letto senza cena!”

Dal tono irato del fratello, Goku intuì che era meglio mangiare.

Tuttavia, inaspettatamente, si accorse che quel cibo non era poi così male...


Goku osservava con molta attenzione il cartone che la tv del salotto trasmetteva.

Era da sempre il suo cartone animato preferito e faceva sempre di tutto per vederlo in tv.

Inoltre, collezionava tutti i gadget e i fumetti di esso.

Ovviamente, collezionava anche molti altri fumetti ma quel cartone, per lui, aveva la precedenza assoluta.

In quel momento apparve il gigantesco robot con cui il protagonista riusciva sempre a vincere i suoi nemici.

Entrambi, giganteschi come i grattacieli, si fissarono in silenzio, pronti per combattere una battaglia all'ultimo sangue e...

CLICK

La tv si spense di colpo.

Goku si voltò, sorpreso, e vide Radish col telecomando in mano che gli disse, senza mezzi termini: “A letto, moccioso.” “Ehi, perché mi hai spento la tv? C'era il mio programma preferito! Chissà che succederà...” “Così: il buono sconfiggerà il cattivo e tutto tornerà come prima.” “Cosa?! Perché mi hai rivelato il finale?! Non è stato per niente carino!” “Sai quanto me ne frega! Fila a letto e basta, che è tardi!” “Ma se sono le otto! Il nonno mi faceva restare in piedi fino alle nove!” “Peccato che non sei a casa del nonno ma a casa mia! E qui si ubbidisce alle mie regole, le quali dicono che bisogna andare a letto adesso! Punto!”


Goku si rannicchiò nel suo letto, coprendosi di più.

Quella sua nuova vita con suo fratello non prometteva niente di buono.

Radish non lo poteva vedere e a lui mancava tanto il suo vecchio stile di vita e, soprattutto, il suo amato nonnino...

Tuttavia, decise di farsi coraggio!

Avrebbe affrontato e vinto quella terribile prova a testa alta!

Come inizio non è stato molto promettente... però domani potremo conoscerci un po' meglio... ma sì. Diamo tempo al tempo. Sono sicuro che fra un anno, io e Radish saremo molto uniti. Pensò, fiducioso, il piccolo, chiudendo gli occhi e sorridendo.

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Capitolo 3
*** Mondi diversi ***


CAPITOLO 3: MONDI DIVERSI


Quando Goku si risvegliò, all'iniziò non capì dove si trovava.

Quel luogo così buio lo spaventava molto e non riusciva a capire dov'era finito...

Ad un tratto, si ricordò che si trovava nell'appartamento di suo fratello maggiore Radish, da cui si era trasferito, dopo la tragica morte di suo nonno.

Di lui, a parte che fosse suo fratello, non sapeva assolutamente niente.

Il loro rapporto, però, non era cominciato nel migliore dei modi.

Radish, per qualche strano motivo, sembrava odiarlo... Goku temeva che se non fosse perché suo nonno era morto, non l'avrebbe mai voluto nella sua vita...

Comunque, quel posto lo spaventava...

Silenziosamente, il bambino scese dal suo letto, il quale, in realtà, era solo un divano – letto, e cominciò ad aprire le varie stanze.

Finalmente, trovò la stanza di suo fratello.

In punta di piedi, salì sul letto di Radish e s'infilò al suo interno, addormentandosi profondamente.

Si svegliò solo quando sentì uno strillo a pochi passi da lui: “SCENDI SUBITO DAL MIO LETTO, KAKAROTH!!!”

Il bambino si alzò di scatto, mezzo confuso da quell'urlo, e vide suo fratello, il quale era in canottiera e in boxer, che lo stava guardando furibondo.

Ciao.” lo salutò il bambino e il fratello per tutta risposta, gli urlò: “Ciao un corno! Questo è il mio letto, testa di rapa, non il tuo! Torna in salotto, muoviti!” “Non ci penso proprio. Io non vado a dormire lì... e poi ho sempre dormito col nonno... non capisco qual'è il problema...”

Aveva appena detto quelle parole, che Radish, adirato, lo prese per un braccio e, dopo averlo portato giù dal letto, lo portò fuori dalla stanza, per poi chiudere con rabbia la porta.

Subito, Goku tentò di aprire la porta ma si accorse che Radish, dall'altra parte, l'aveva bloccata con qualcosa.

Ehi, aprimi!! Voglio dormire con te!!!” urlò il bambino, bussando con forza la porta mentre suo fratello ribatteva: “E io non ti voglio nel mio letto!!! Fila nel tuo e lasciami dormire che sono solo le tre del mattino!!!”

Vedendo che suo fratello era irremovibile, Goku fece una faccia adirata e, mentre dava mentalmente del brutto cattivo al fratello maggiore, tornò nel suo letto.


Io non capisco perché non posso salire sul tuo letto. Il nonno me lo permetteva sempre.” protestò Goku mentre mangiava una brioche.

Radish, mentre prendeva una scatola da uno scaffale, lo guardò in malo modo e disse: “Il mio letto non è riservato ai nanerottoli, moccioso. Qui sei in casa mia, non dal nonno! Se ti pesco un'altra volta, ti sbatto fuori!”

Dopo aver preso la scatola, si diresse dal fratello e, consegnandola, disse: “Tieni.” “Mi piacciono quei cereali!” esclamò, tutto contento, il bambino ma la sua gioia svanì non appena vide il latte: “Però odio il latte condensato. Mi fa' schifo.” “E accontentanti una buona volta!” sbottò Radish mentre prendeva dal tavolo una tazza fumante.

Vedendo la tazza, Goku domandò: “Cos'è? Cioccolata?” “E' caffè nero, ignorante. Roba da grandi.” gli disse, scocciato, il fratello.

Dopo aver bevuto la sua tazza, si diresse dal frigo e, una volta aperto, fece una faccia scocciata e imprecò: “Maledizione! Devo fare la spesa!”

Si voltò verso il fratello e disse: “Quando hai finito la scuola, ti porto con me a far la spesa.” “Davvero?! Che bello!” “Piantala di fare l'idiota e finisci di mangiare, moccioso.”

Mentre mangiava, Goku, di nascosto, osservò il fratello mentre si cambiava.

Aveva preso da una sedia, mollate lì così, una maglietta tutta spiegazzata con il simbolo di una band rock e un vecchio Jeans bucato.

Con tutta la normalità del mondo, il ragazzo si tolse la canottiera, tenendo i boxer e si mise la maglietta e i pantaloni.

Goku era senza parole.

Il nonno gli aveva detto che ci si doveva cambiare in camera, per non destare l'imbarazzo della gente, ma suo fratello si era cambiato non solo in cucina ma davanti ad una finestra aperta.

Accorgendosi dello sguardo di suo fratello, Radish, scocciato, domandò: “Beh, che hai da guardare?” “Ma non ti vergogni a cambiarti così?” “E perché dovrei? Lo faccio tutte le mattine.” “Capisco... senti, perché non hai rammendato quei pantaloni?” “Cosa?” “Hai i pantaloni bucati. Il nonno dice che se i vestiti sono rotti bisogna rammendarli...” “E' la moda, troglodita. Pensa a mangiare e lasciami in pace che stanotte l'hai fatta grossa.”

Sospirando, Goku tornò alla sua colazione.

Niente da fare, per quanto ci provasse, lui e Radish erano troppo diversi.

Appartenevano a due mondi completamente diversi...

Quando il bambino finì, seguì il fratello maggiore verso il garage e salì sulla macchina del ragazzo.

In pochi minuti, i due arrivarono a destinazione.

Vedi di non farmi finire nei casini fin dal primo giorno, capito, moccioso?” gli ordinò il ragazzo, scocciato, e Goku annuì con la testa.

Si voltò ed entrò nella scuola.

L'edificio era grande e pieno zeppo di studenti.

Lui, che aveva studiato in una piccola scuola di paese, era incredulo di fronte a tutta quella gente.

Non si aspettava che in città ci fossero tutti quei bambini...

Non vedeva l'ora di farci amicizia e di conoscere tutto quello che c'era in città.

Lo avrebbe aspettato un'incredibile avventura...

Era così eccitato che non si accorse di un altro ragazzo e ci si scontrò.

Mi scusi...” si scusò subito e l'altro rispose: “E sta' un po' più attento.”

Goku si accorse che era un ragazzino basso, pelato e con uno strano tatuaggio con sei puntini sulla fronte.

In quel momento, la campanella suonò e il ragazzino si affrettò subito ad entrare in classe, però si accorse subito che c'era un problema...

Dov'è la mia classe?!” esclamò, nervoso, Goku “Questo posto è così grande... non la troverò mai ma non è bene arrivare in ritardo il primo giorno...” “Scusa...” sussurrò una voce alle sue spalle.

Il bambino si voltò e vide una ragazzina dai lunghi e lisci capelli neri e due grandi occhi dello stesso colore che lo fissava.

Ti sei perso?” domandò la ragazzina e Goku annuì: “Sì, mi sono appena iscritto a questa scuola e mi sono perso...” “Qual'è la tua classe?” “La 3C.” “Che combinazione. E' anche la mia.” “Che fortuna! Mi accompagni? Ti prego, ti prego, ti prego.” “Certo. Seguimi. Io mi chiamo Chichi e tu?” “Kakaroth ma gli amici mi chiamano Goku.”

I due raggiunsero la classe e, una volta dentro, Chichi propose: “Che ne dici di sederti vicino a me? Il banco di fianco a me è vuoto...” “Certo.” accettò Goku.

Proprio in quel momento, entrò una donna.

Era alta e magra, con corti capelli biondi e grandi occhi neri.

Indossava delle salopette grigie, una camicia nera, degli orecchini, una collana di pietre blu, dei braccialetti e dei sandali rossi.

Appena notò Goku, si avvicinò a lui con un sorriso e disse: “Tu devi essere il nuovo arrivato. Il piccolo Kakaroth Son.” “Certo. Ma può chiamarmi Goku.” “Va bene. Io sono la tua insegnante di lettere, la professoressa Brief. Sono certa che andremo d'accordo noi due.” “Ci può contare, professoressa!”


DRIIIINNNN

Appena sentì il suono della campanella, Goku si alzò di scatto.

Finalmente, era arrivata.

La campanella dell'intervallo.

Scusa, Goku...” domandò, timidamente, Chichi e il bambino, sorridendo, domandò: “Sì?” “Possiamo mangiare insieme?” “Certo.”

I due uscirono dalla scuola e si sedettero vicino al cancello, cominciando a mangiare in silenzio.

Ad un tratto, Goku si accorse del ragazzino pelato che se ne stava immobile a guardare il cielo.

Ehi, perché non mangi assieme a noi?” gli domandò Goku e il ragazzino lo guardò, incredulo.

Ma stava parlando proprio a lui?!

Cosa vuoi?” domandò il ragazzino e Goku rispose: “Solo mangiare qualcosa assieme a te e a Chichi.” “E perché dovrei farlo?” “Perché sei così solo...”

L'altro lo fissò senza parole poi, timidamente, si avvicinò e si sedette vicino ai due.

Ne vuoi un po? E' buono.” chiese Goku mostrando all'altro la sua merenda.

Con un po' di titubanza, il ragazzino lo prese e se lo mangiò.

Allora?” insisté Goku e l'altro ammise: “E' buono...” “Perché non fai merenda con noi anche domani?” “O... ok...” “Bene. Io sono Kakaroth ma tutti mi chiamano Goku. Lei, invece, è Chichi.” “Io mi chiamo Crilin.”


Tutti gli studenti della scuola uscirono come dei fulmini dalla struttura.

Finalmente, quella tremenda e noiosa giornata di scuola era finita.

Goku scese dalla scalinata continuando a chiacchierare a tutto gas con Chichi.

Era una ragazzina proprio simpatica...

Ad un tratto, Chichi lo spinse dietro ad un albero.

Cosa succede?” domandò Goku e la ragazzina rispose: “C'è un teppista nel parcheggio. Ha una brutta faccia che fa paura. Sembra che stia aspettando con rabbia qualcuno. Probabilmente, vuole picchiarlo e rubargli i soldi. Aspettiamo qui finché non se ne va.”

Goku si avvicinò a Chichi e domandò, curioso: “Dov'è il teppista?” “Lì. E' quello con i capelli lunghi che sta guardando in continuazione l'orologio.”

Goku seguì le indicazioni della compagna e appena vide il teppista, esclamò: “Ma è mio fratello maggiore!” “EH?!”

Il ragazzino si sporse e gridò: “RADISH!!!”

Appena il ragazzo lo vide, si avvicinò, furibondo a lui, e disse, afferrandolo per un polso: “Si può sapere perché diavolo ci hai messo tanto?! Guarda che il supermercato chiude, idiota!”

Lo trascinò verso la macchina e, una volta che entrambi furono dentro, la macchina partì con la piccola Chichi che la fissava senza parole.

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Capitolo 4
*** Furto al centro commerciale ***


CAPITOLO 4: FURTO AL CENTRO COMMERCIALE


URCA!!!” esclamò, senza parole, il piccolo Goku.

Quel posto era enorme e pieno zeppo di oggetti di tutti i tipi.

Era vero che nel piccolo paese dove viveva prima c'era un supermercato ma non era mica grande come quello.

Piantala di fare l'idiota. Se fai così, tutti ti considereranno strano.” lo rimproverò, adirato, Radish mentre metteva dentro al carrello cinque lattine di birra.

Il bambino ribatté: “Non ci posso fare niente. E' tutto così grande, luminoso ed eccitante...” “Beh, dacci un taglio! Altrimenti anch'io farò la figura dello strano dato che sei mio fratello e che vivi con me!” “Ma dove vivevo prima non c'era un centro commerciale così grande...” “Ma dove cavolo vivevi? In un paese di vecchi matusalemme?” “Ma... in quel paese non vivevi anche tu prima di andartene?”

Radish fece una faccia nervosa e poi ammise: “Sì, è vero...” “E quando sei entrato qua dentro per la prima non ti sei sentito nervoso e agitato?”

Radish rimase in silenzio un attimo, fingendo di controllare il prezzo di una lattina.

Quando era entrato per la prima volta in quel supermercato, era spaventato e nervoso.

Il supermercato che c'era dove viveva non era nulla in confronto a quel posto.

Con un po' di titubanza era entrato al suo interno e, vedendo che tutti lo ignoravano, si era un po' calmato e aveva cominciato a far la spesa, sempre col cuore che batteva a mille e con la paura di perdersi e di combinare qualcosa...

Quando era, finalmente, uscito dal supermercato, aveva tirato un grosso sospiro di sollievo.

La seconda volta, era ancora nervoso ma, dato che aveva capito come funzionavano le cose lì, lo era molto meno.

Col passare delle volte, la paura e il nervosismo erano diminuiti sempre di più fino a sparire del tutto.

Tuttavia, si limitò a fare le spallucce e a dire, scocciato: “Col cavolo.”

I due fratelli ricominciarono a camminare tra le corsie, in cerca di qualcosa da comprare.

Ad un tratto, Goku cominciò a tirare la manica della giacca del fratello maggiore.

Lui si voltò scocciato e domandò: “Cosa cavolo vuoi?” “Lì vendono una torta. La compriamo?” “No.” “E perché?” “Non ho soldi da buttare per una stupida torta, idiota.” “Ma il nonno la comprava. Ogni mese facevamo il -Cake day-.” “Il cosa?” “Il -Cake day-. Ogni mese compravamo una torta diversa e ce la mangiavamo. Era come una piccola festa privata.” “Che cavolata...” “E tu e il nonno la facevate?” “Una volta... tanti anni fa... quando tu non c'eri ancora...” “Davvero? E partecipavano anche mamma e papà?” “Mamma la adorava mentre papà non ne voleva sapere. Diceva che era una cavolata... e aveva ragione...” “Allora la compriamo?” “Scordatelo. Tu non vivi più col nonno ma con me. E dovrai cominciare a scordarti del -Cake day-.” “Che crudeltà...” “E piantala! Guarda che sono io quello che deve pagarla!”

Radish cominciò a riempire il carrello con vari cibi, la maggior parte dei quali precotti o preconfezionati.

Perché compri cibi precotti e preconfezionati?” domandò Goku e il fratello rispose: “Non ho tempo da sprecare dietro ai fornelli.” “Ma il nonno diceva che questi cibi fanno male alla salute...” “Sai quanto me ne frega! Il nonno non doveva mica lavorare come un cane tutti i santi giorni!” “Secondo me, non faresti male a comprare dell'insalata...” “E falla finita, una buona volta!”

Goku sospirò.

Non c'era proprio niente da fare.

Suo fratello era un testardo di prima categoria.

I due fratelli continuarono a camminare finché, ad un tratto, Goku non domandò: “Senti, Radish...” “Cos'altro vuoi?” “Ma qui non vendono fumetti?” “No. Si vendono in un altro negozio.” “Davvero? Possiamo andarci un giorno? Vorrei comprare dei nuovi fumetti per la mia collezione...” “Solo se farai il bravo e, soprattutto, se li compri con i tuoi soldi.” “Sissignore.” annuì Goku, mettendosi la mano davanti alla fronte come un saluto militare.

Vedendo il gesto del fratello, Radish fece prima una faccia sorpresa e poi scoppiò a ridere a crepapelle.

Non appena si rese conto di ciò che aveva fatto, arrossì violentemente e si difese: “Eri così stupido e ridicolo...”

Il bambino rimase in silenzio un attimo, poi sorrise.

I due fratelli continuarono a camminare finché Goku non domandò: “Sai che a scuola mi sono fatto dei nuovi amici?” “Non m'interessa.” “Una si chiama Chichi ed è la mia compagna di banco. E' molto studiosa ed è la prima della classe.” “Ti ho detto che non m'interessa.” “L'altro si chiama Crilin. Ha un anno in meno di me. All'inizio era un po' sbruffone ma faceva così perché era molto solo...” “Ma mi ascolti quando ti parlo?” “Ho conosciuto anche molti insegnanti. La mia preferita è la professoressa Brief. Insegna lettere ed è molto gentile e sempre sorridente. Inoltre, spiega benissimo.” “Non invidio quella povera disgraziata della tua insegnante...” sbuffò Radish, mentre metteva nel carrello del pesce fritto.

Mentre seguiva come un'ombra il fratello maggiore, Goku continuava a guardare intorno a sé, dato anche un'occhiata alle persone che si trovavano al centro commerciale.

La sua attenzione venne attirata da una ragazza dai lunghi capelli turchini che stava confrontando con molta attenzione il prezzo di due confezioni di uova.

Mentre la guardava, si accorse di un uomo che era molto vicina alla borsa che la ragazza portava a tracolla.

L'uomo cercava di toccare la borsa ma la ragazza si spostava, impedendogli di prenderla.

Che cavolo combini, moccioso? Guarda che non ho tempo da perdere, io!” urlò, adirato, Radish e Goku gli disse: “Solo un attimo, Radish. Dico una cosa al signore e arrivo.”

Goku si avvicinò all'uomo e domandò: “Mi scusi...”

L'uomo sussultò e si girò di scatto ma, non appena vide che era un bambino, si ricompose e domandò: “Cosa vuoi, nanerottolo?” “Perché non domanda alla signorina dai capelli turchini quello vuole prendere dalla sua borsa?” “Cosa?!” domandò la ragazza dai capelli turchini, la quale aveva sentito tutto, voltandosi di scatto.

Nervoso, l'uomo disse: “Questo moccioso ha voglia di scherzare...” “Guardi che l'ho vista benissimo. Cercava di mettere la mano nella borsa della signorina. Credo che se le chiedesse cosa vuole, sono sicuro che l'accontenterà...” ribatté, con fermezza, il bambino.

Non sopportava che qualcuno lo prendesse per un bugiardo...

Brutto ladro!!! Ma non si vergogna?!” urlò, adirata, la ragazza all'uomo, stringendo con forza la borsa.

Sentendo quelle parole, molte persone cominciarono a controllare nella propria borsa e gran parte urlarono: “MI MANCA IL PORTAFOGLIO!!!”

Vedendosi spacciato, l'uomo cominciò a correre all'impazzata.

Ad un tratto, si accorse che c'era un ragazzo con i lunghi capelli neri lungo la sua traiettoria.

LEVATI DI MEZZO!!!” urlò, adirato, l'uomo, preparandosi a dargli un violento schiaffo per spostarlo, ma l'altro non si spostava.

Stava per colpirlo ma il giovane, con calma e fermezza afferrò il suo braccio e, con un'abile mossa, lo sbatté per terra violentemente, mandandolo KO.


Ti avevo detto di non metterti nei casini e tu ti metti ad avvisare la presenza di un borseggiatore in un supermercato?!” lo rimproverò, adirato, Radish, una volta usciti dal commissariato “Adesso ci toccherà cambiare negozio per fare la spesa!” “Perché? Qual'è il problema?” “Il problema è che se rientreremo in quel centro commerciale, tutti ci riconosceranno subito e finiremo subito sotto i riflettori, testa di rapa! C'erano anche i giornalisti... temo che appariremo nei giornali di domani... ma tanto nessuno legge i giornali...”

I due fratelli si diressero verso la macchina ma, all'improvviso, una voce femminile alle loro spalle, disse: “Scusate...”

Radish e Goku si girarono e riconobbero la ragazza dai capelli turchini.

Sì? Che vuole?” le domandò Radish e lei, timidamente, rispose: “Volevo ringraziarvi per quello che avete fatto...” “Ringrazi mio fratello.” “Ma è stato lei che ha bloccato il ladro con quella mossa di karate...” “Beh... si era messo nella mia strada e io ho seguito un po' l'istinto...” “Comunque sia, sono grata sia a lei che a suo fratello per quello che avete fatto... farò di tutto per sdebitarmi con voi...” “Se mi regala una torta per il -Cake day-, con me si è sdebitata di sicuro.” disse il piccolo Goku prima che gli arrivasse in testa lo scappellotto del fratello, il quale gli disse, inoltre: “KAKAROTH!!!”

La giovane rimase in silenzio un attimo, poi, sorridendo, disse: “Va bene. Ti darò la torta ma solo a una condizione.” “E quale?” “Che anch'io possa mangiarla. Questa cosa del giorno della torta sembra divertente.” “Ci può contare!”

La giovane scrisse qualcosa su un foglietto e disse, mentre lo consegnava a Radish: “Questo è il mio numero di telefono. Quando volete, potete contattarmi per organizzarci. Se volete, potete portare anche degli amici.” “Lo chiederò a Chichi e a Crilin. Saranno entusiasti.” le disse Goku e la giovane, sorridendo, disse: “Portali pure, più siamo meglio è. Ah, per la cronaca, io mi chiamo Bulma.”


Scusa, Radish...” domandò Goku mentre mangiava e il fratello disse: “Cosa?” “Perché dobbiamo mangiare mentre ascoltiamo il telegiornale?” “Perché sì.” “Ma non mi piace. Danno solo notizie brutte...” “Ma sta' zitto!” “Io non lo guardavo col nonno...” “Ti ricordo che...” “Adesso vivo in casa tua. Lo so.” “Se lo sai, allora mangia e sta' zitto!”

Ad un tratto, la voce della giornalista, disse: “...Nel primo pomeriggio, un borseggiatore è stato beccato a rubare in centro commerciale. Un ragazzino di soli quattordici anni l'ha visto mentre tentava di derubare una ragazza e ha dato subito l'allarme. Il borseggiatore ha tentato di scappare ma è stato fermato dal fratello maggiore del ragazzino con un'abile mossa di karate. Partiamo col servizio.” CLICK

Goku vide, con sorpresa, che Radish, rosso come un peperone, aveva spento la tv.

Perché l'hai spenta?” domandò il ragazzino e il fratello rispose, semplicemente: “Perché mi andava... non ho voglia di sentire il telegiornale stasera...”

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Capitolo 5
*** Gli amici di Radish ***


CAPITOLO 5: GLI AMICI DI RADISH


Goku guardava emozionato i cartoni animati.

Era passata una settimana da quando si era trasferito da Radish e le cose stavano andando abbastanza bene...

Certo, Radish era ancora parecchio freddo nei suoi confronti ma la scuola stava andando bene e si divertiva un mondo con i suoi nuovi amici.

Giocava sempre con loro e andava spesso a casa di Chichi per fare i compiti.

La ragazzina era molto brava coi compiti e lo aiutava sempre con gioia.

Tuttavia, voleva sempre che fosse lui ad andare a casa sua, in cui viveva col padre vedovo, e non il contrario.

Ma a Goku non importava assolutamente.

Era una vera e propria frana coi compiti e con la scuola e, pertanto, avrebbe fatto di tutto per cavarsela.

Ad un tratto, sentì un “Ehi.”

Goku si girò e, vedendo il fratello con in mano una lattina di birra aperta, domandò: “Cosa c'è Radish?” “Fra poco verranno qui dei miei amici.” “Davvero? Posso stare con voi?” “No. Facciamo cose da grandi.” “Uffa...” fece il bambino, sconsolato.

Possibile che con suo fratello non poteva mai fare niente perché era troppo piccolo?!

Però consolati. Uno di loro porta qui il fratello minore. Puoi giocare con lui.” disse ad un tratto, Radish e il bambino subito esclamò, entusiasta: “Davvero?!”


La grande moto nera volava a tutta velocità nelle strade della città.

I due occupanti erano un giovane uomo e un ragazzino di undici anni, entrambi con un enorme casco, nero quello del più grande e rosso quello del più piccolo.

Ad un tratto, la moto si fermò davanti a un edificio scassato e il guidatore disse rivolto al più piccolo: “Scendi. Siamo arrivati.” “Come vuoi, fratellone.” ubbidì, prontamente il ragazzino.

Il più grande, mentre si toglieva i guanti e il casco, suonò ad un campanello.

TRRRRIIIIII

I due entrarono nel palazzo e salirono le scale.

Una volta giunti a destinazione trovarono Radish che li aspettava.

Vegeta. Come butta?” fece Radish al ragazzo più grande, un ragazzo con lunghi capelli a fiamma neri e gli occhi dallo stesso colore.

Vegeta fece le spallucce e rispose: “Al solito.” “Ciao. Io sono Kakaroth ma gli amici mi chiamano Goku.” lo salutò Goku, apparendo da dietro la porta.

Vegeta lo fissò un attimo e poi, indicando il bambino, domandò: “Questo sarebbe tuo fratello?” “Purtroppo...” “E' un idiota. Proprio come il mio.”

In quel momento, da dietro Vegeta comparve un ragazzino con i capelli a spazzola neri e due piccoli ciuffi sulla fronte, che disse, allungando la mano a Goku: “Ciao. Io mi chiamo Tarble.” “Ora che vi siete conosciuti, andate a giocare da un'altra parte.” sbottò Vegeta, spingendo il fratello minore in casa.

Dopo qualche minuto, si sentì il campanello suonare e pochi minuti, dalle scale apparve un energumeno grande, grosso, pelato, con due baffi neri sottili e incredibilmente muscoloso.

Ehilà, gente! Come butta?” domandò il bestione a Radish e a Vegeta e il primo esclamò: “Nappa. Chi non muore si rivede, eh?” “Caspita, che muscoli! E' per caso un peso massimo, signore?” domandò il piccolo Goku, guardandolo con curiosità.

Nappa lo guardò un attimo e poi disse: “Questo è il tuo fratellino, Radish? Piuttosto piccolo...” “E rompiscatole.” aggiunse Radish mentre si apriva una lattina di birra.

Sentendo le parole del fratello, Goku gli fece una linguaccia e disse: “Non è affatto vero. Cattivo.” “Ma vattene a giocare con Tarble, moccioso!” sbuffò Radish mettendosi a bere.

Goku ubbidì, seccato, ma non prima di aver rifilato al fratello una seconda linguaccia.

I due ragazzini entrarono in una stanza dell'appartamento.

Una volta dentro, Goku notò che Tarble si stava togliendo un enorme cappotto.

Perché porti quel cappotto?” domandò, incuriosito, il più grande e Tarble spiegò: “Io sono di costituzione debole fin dalla nascita.” “Come mai?” “Sono nato prematuro. Mia madre mi ha dato alla luce quando era al settimo mese di gravidanza. Sono stato parecchi mesi nell'incubatrice, in bilico tra la vita e la morte.” “Mi dispiace... ma sono sicuro che la tua mamma ti sarà stata accanto per tutto quel tempo.” “Molto probabilmente... anche se non lo so...” “Che intendi?” “La mia mamma è morta nel darmi alla luce.”

Goku rimase per un attimo in silenzio, poi disse: “Se ti può consolare... anche la mia mamma è morta. Lei e il mio papà sono morti entrambi in un brutto incidente stradale. Dopo la loro morte, mio nonno paterno si prese cura di me.” “E adesso come mai vivi con tuo fratello?” “Mio nonno è morto da poco per un ictus e sono andato ad abitare da Radish.” “Anche mio padre è morto per un incidente stradale.” “Davvero?” “Certo. Solo che non avevamo un parente da cui andare e io e Vegeta siamo stati allevati in un istituto finché il mio fratellone non è diventato maggiorenne. Era un posto orribile. Non ci voglio mai più tornare là dentro. Comunque, all'inizio è stata dura trovare un posto di lavoro e dove vivere ma, alla fine, ce l'abbiamo fatta.” “E quando avete incontrato mio fratello e mister peso massimo?” “Intendi Nappa?” “Proprio lui.” “Mio fratello l'ha incontrato mentre andava a riparare la sua preziosa moto. Sai, lui ha un'officina...” “E poi cos'è successo?” domandò, incuriosito, Goku e il ragazzino cominciò a raccontare...


L'officina dev'essere questa, fratellone...” “Grazie, Tarble. Ti assicuro che non me ne ero accorto...”

Con un ultimo, tremendo, sforzo, Vegeta trascinò la moto verso di essa.

Dannata stupida ruota!

Aveva avuto la bella idea di sgonfiarsi a Ferragosto dove tutto il mondo partiva per le ferie.

Aveva dovuto cercarsi su internet per un'ora, un negozio aperto e l'unico che c'era si trovava dall'altra parte della città!

Così aveva dovuto spingere la sua stupenda e pesante moto, sotto il sole cocente, fino all'officina.

Tarble, intuendo la stanchezza del fratello, gli passò una bottiglia che Vegeta si scolò in un sorso solo.

Dai, entriamo, salame.” ordinò Vegeta al fratello minore e il piccolo gli ubbidì prontamente.

L'officina era piccola ma con tante moto in giro.

Ehi, c'è nessuno?” chiamò Vegeta e, subito, apparve un uomo grande e muscoloso.

Cosa volete, ragazzi?” domandò il bestione, mentre si puliva le mani sporche d'olio con un vecchio e logoro straccio.

La gomma della mia ruota ha deciso di andarsi a fare un bel giro.” spiegò Vegeta, mostrandola, e domandò: “La può sistemare?” “Certo, ragazzo! Con chi credi di avere a che fare? Con un pivello? Te la riaggiusto in un attimo.” “Ottimo...”

Vegeta rimase in piedi a guardare l'uomo che lavorava mentre Tarble guardava con molta attenzione il negozio.

Ad un tratto, Vegeta si accorse che l'uomo lo stava guardando con molta attenzione.

Perché mi sta guardando?” domandò, scocciato, il ragazzo e l'altro rispose: “Niente... è solo che mi ricordi un mio vecchio compagno di scuola...” “Dici?” “Certo... era freddo e ostile proprio come te... però era incredibilmente carismatico e intelligente. Prendeva i voti più alti in tutte le materie.” “Davvero?” “Certo, inoltre mi sembra che gli assomigli molto anche fisicamente... ma la mia memoria è ormai da buttare... comunque ricordo benissimo che il suo nome era Vegeta Prince.” “Ma è il nome di mio padre.” “COSA?!

A quel punto, l'uomo si voltò incredulo.

Che il diavolo mi porti via... quindi tu sei il figlio di Vegeta?!” domandò l'uomo, non riuscendo a trattenere la gioia, e Vegeta, scocciato, ammise: “Già... anch'io mi chiamo Vegeta. Quel marmocchio laggiù, invece, è mio fratello minore Tarble.” “Ottimo. E come stanno i vostri genitori?” “Sono morti da anni.”

Per un attimo, vi fu un silenzio di tomba, poi Nappa disse: “Diavolo... erano due belle canaglie quei due, ma erano brave persone. Che peccato che se ne siano andate...” “Lo so, lo so... ma, purtroppo, è andata così...” “Dì un po'... cosa fate voi due in città?” “Lavoro part - time in uno stupido bar... in attesa di trovarmi un lavoro decente...” “Conosci la palestra – Dragon-?” “Certo, perché?” “Beh, stanno cercando degli insegnanti di Karate...” “Davvero?! Corro subito a chiedere quel lavoro!!” “Ero certo che questa notizia ti avrebbe fatto piacere... sei tale e quale a tuo padre e a tua madre...”


Che storia...” commentò Goku e Tarble annuì: “Da quel giorno, il mio fratellone e Nappa sono inseparabili...” “E Radish?” “Eh?” “Quando si è unito a Vegeta e a Nappa?” “Qualche anno fa... non mi ricordo tanto bene... si è semplicemente unito così di colpo...” “Peccato... mi sarebbe piaciuto sapere di più sul passato del mio fratellone...” “Però una cosa me la ricordo molto bene...” “E cosa?” “I primi tempi... tuo fratello stava spesso molto male... vomitava e sveniva... inoltre era sempre molto sporco e trasandato... Vegeta e Nappa si prendevano sempre cura di lui e anch'io cercavo di rendermi utile ma loro mi mandavano sempre via... dicevano che quello che facevano con Radish erano cose da grandi e che non mi riguardava... una volta ho chiesto a Nappa cosa avesse tuo fratello e lui mi ha risposto che era malato e che aveva bisogno di cure...”

Goku rimase in silenzio.

Suo fratello era stato molto malato?!

Non ne sapeva niente...

Ad essere proprio sinceri, Radish non gli dava per niente l'espressione di uno di salute cagionevole...

Poi è guarito?” domandò il bambino e Tarble: “Altroché. Ha persino un aspetto più sano di prima...” “Come sono contento... mi sarebbe piaciuto stargli accanto quando stava così male...” “Il mio fratellone dice sempre che non conta la vicinanza... se speri che una persona guarisca, la tua speranza la raggiungerà sempre.” “Davvero?” “Certo.” “Ehi, Tarble...” “Sì?” “Che ne dici se facciamo qualcosa per Radish? Per fargli capire che quando starà di nuovo male, io gli starò vicino.” “Ottima idea.”


Vegeta spense la sigaretta che stava fumando sul posacenere e poi, voltandosi verso Radish, disse: “Adesso devo andare. Domani Tarble ha la scuola...” “Mi sa che devo andare anch'io... l'officina, sai...”

Radish annuì e rimase sulla terrazza del suo appartamento a fumarsi una sigaretta mentre i due se ne andavano.

Quando finì di fumare, rientrò in casa e vide il fratello minore che guardava i cartoni in tv.

Va' a dormire. Domani hai la scuola.” ordinò il ragazzo e il bambino spense la tv.

Radish si diresse verso il bagno e si fece una doccia.

Nonostante l'invasione di suo fratello, tutto sommato la sua vita stava andando bene...

Per istinto, si guardò le braccia.

Le cicatrici era lì... a ricordargli in continuazione l'orribile vita che aveva vissuto fino a poco tempo prima...

Uscì dalla vasca e, dopo che si fu asciugato i lunghi capelli, uscì dal bagno ed entrò nella sua camera.

Ad un tratto, si accorse di un foglio di carta sul letto.

Lo prese e vide che vi era disegnato un uomo con i capelli lunghi su un letto con un termometro in bocca e una borsa del ghiaccio sulla testa.

Vicino a lui c'era disegnato un bambino che diceva in una nuvoletta, come in un fumetto: La prossima volta che ti ammali, sappi che io sarò sempre con te, vicino e lontano.

Uscì dalla stanza e disse: “Kakaroth...”

Ma si accorse che il bambino stava già ronfando come un ghiro.

Radish si sedette sul letto, vicino a lui.

Era impossibile che sapesse dell'origine della sua malattia... ma, in ogni caso, avrebbe fatto di tutto per impedire che suo fratello ne venisse a conoscenza.

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Capitolo 6
*** Il giorno della torta ***


CAPITOLO 6: IL GIORNO DELLA TORTA


Andiamo, andiamo, Radish...” “E sta' buono! Vegeta e Tarble non sono ancora arrivati e, pertanto, non si va da nessuna parte finché non arrivano!” “Uffa...”

Goku se ne stava immobile a guardare il cielo azzurro.

Avrebbe voluto andare subito da Bulma per mangiare la torta ma Radish era stato categorico.

Senza Vegeta e Tarble non si andava da nessuna parte!

Finalmente, Goku vide le figure dei due che correvano come delle furie verso di loro.

Eccoci, scusate il ritardo...” si scusò subito Tarble, ansimando profondamente, e Vegeta spiegò: “Quest'idiota si era dimenticato le medicine!” “Non l'ho fatto apposta...” “Ci mancherebbe solo quello!”

Non appena i due si furono riposati, i due salirono in macchina con Radish e Goku.

Una volta in macchina, Tarble disse a Goku: “E' un peccato che non siano venuti i tuoi compagni.” “Chichi doveva studiare e Crilin si è beccato un brutto raffreddore. Ma mi hanno promesso che la prossima volta vengono di sicuro.”

Finalmente, la macchina parcheggiò davanti a una graziosa villa in centro città.

Goku la osservava affascinato.

Dopo aver abitato nel vecchio e logoro appartamento di Radish, quel villino così nuovo e pulito sembrava uscito da una pubblicità di un'agenzia immobiliare.

Mentre il piccolo guardava, incredulo quel posto, Radish si avvicinò al citofono e suonò.

Dopo pochi secondi, una chioma turchina fece capolino dalla porta.

Ehilà, finalmente siete arrivati!” li salutò, entusiasta, Bulma e quando vide Vegeta e Tarble, domandò: “Scusate, voi due siete amici di Goku e Radish?” “Certo.” annuì il più piccolo mentre il più grande, rispondeva, adirato: “Chi credeva che fossimo? Venditori di enciclopedia?”

Bulma fece uno sforzo enorme per continuare a sorridere, anche se voleva uccidere quel tipo così maleducato, e disse: “Entrate pure. La torta verrà servita fra poco...”

Subito i quattro entrarono.

Erano un bel posticino... molto pulito e ordinato...

Certo che vivi proprio in una bella casa, Bulma...” commentò Goku e la ragazza, imbarazzata, spiegò: “Non è proprio mia... appartiene a mia sorella maggiore...” “E adesso dov'è?” “Al lavoro. C'era la solita riunione settimanale...” “La solita riunione settimanale?” “E' un'insegnante di lettere, sai?” “Davvero?!”

Bulma condusse i suoi ospiti in un piccolo salotto dove sul tavolo c'erano bevande, tovaglioli, bicchieri, piatti e un'enorme torta.

Torta di mele!!” esclamò, emozionato, il bambino e la ragazza annuì: “Bravo, l'hai indovinata! Come hai fatto?” “Quell'idiota quando si tratta di cibo è il migliore...” commentò Vegeta, mentre si versava da bere.

Bulma gli rifilò uno sguardo scocciato.

Certo che quel tipo era davvero un gran maleducato antipatico!

Tutto il contrario del fratello minore, intuibile dalla somiglianza, che invece, mangiava con gusto e diceva, con un sorriso luminoso: “E' buonissima...”

Ma come diamine facevano quei due a essere fratelli?!

Erano l'uno l'opposto dell'altro...

Fortunatamente, la voce del piccolo Goku, la distrasse dai suoi pensieri: “In questa casa ci sono un mucchio di libri...” “Sono di mia sorella. Lei ha sempre avuto la passione della scrittura e il suo sogno e quello di scrivere dei romanzi di fantascienza. Quando non è occupata con la scuola, si occupa della scrittura. Sta cercando ispirazione per scrivere un suo romanzo...” raccontò Bulma, tutta contenta.

Radish si limitò a mangiare in silenzio.

Lui sapeva che la vita era tremendamente ingiusta e che non era possibile realizzare i propri sogni... prima l'avrebbe capito quella tipa, meglio sarebbe stato!

Almeno, non avrebbe visto i suoi sogni infrangersi...

Ad un tratto, si sentì la porta dell'ingresso aprirsi.

Dev'essere mia sorella Tights. Sorellona, abbiamo ospiti!” la chiamò Bulma e una voce domandò: “Davvero? Sono per caso i due che hanno impedito che venissi rapinata?”

Goku alzò lo sguardo, stupito.

Quella voce... gli sembrava di averla già sentita...

In quel momento, una donna dai corti capelli biondi e dagli occhi neri apparve sulla porta.

Per poco al bambino non andò di traverso la fetta di torta.

Ma quella era la professoressa Brief!

Era lei la sorella maggiore di Bulma?!

Anche la sua insegnante lo riconobbe subito perché, non appena lo vide, fece una faccia incredula e domandò: “Goku?!” “Lo conosci, sorellona?” “Certo che lo conosco. E' un mio studente. Quello nuovo che si è appena trasferito... te ne avevo parlato, ricordi?” “E' vero...”

Proprio in quel momento, Tights alzò lo sguardo e si accorse di Radish.

Per un attimo, sembrò che non ci fosse niente e nessuno in quella sala tranne loro.

C'erano solo loro due, in un immenso spazio vuoto e bianco...

I loro occhi neri non smettevano un attimo d'osservarsi.

Tights notò che quegli occhi erano selvaggi, orgogliosi ma, allo stesso tempo, freddi come il ghiaccio.

Radish, invece, pensava che gli occhi di quella donna fossero meravigliosi e magnetici.

Era impossibile, smettere di fissarla...

Alla fine, con molta fatica, Radish spostò lo sguardo e tutto tornò come prima, con gli altri che mangiavano e bevevano...

Tights disse alla sorella minore: “Metto via la borsa e vi raggiungo...”

Una volta in camera sua, Tights si sedette un attimo sul letto e si mise a riflettere.

Che caspita le era successo?!

Quel ragazzo... le era sembrato così bello... soprattutto quei suoi occhi...

Si diede dei colpi in testa.

Possibile che dovesse pensare a cose così stupide?!

Si diede un'occhiata veloce allo specchio.

Anche se le sentiva ancora parecchio calde, le sue guance erano presentabili e poteva scendere.

Ignorando il cuore che batteva a mille, scese le scale ed entrò in sala.

Tutto era come lo aveva lasciato...

Si sedette vicino a Goku, cercando di stare il più lontano possibile dal ragazzo dai capelli lunghi, e, con la massima noncuranza, gli chiese: “Allora, come va a scuola?” “Benissimo!” “Ho notato che ti sei fatto degli amici...” “Sì, e con loro mi trovo sempre bene.” “E con tuo fratello a casa come va?” “Bene.” “Cosa fate di bello?” “Può chiederlo a lui direttamente, tanto è qui.” rivelò Goku, indicando il ragazzo coi capelli lunghi.

A Tights mancò il respiro.

Quel ragazzo dai capelli lunghi era il fratello maggiore di Goku?!

Cosa fate di bello?” domandò Tights al ragazzo, cercando di trattenere il nervosismo che cresceva in lei, e il giovane rispose: “Mah... facciamo quello che facciamo di solito: lo porto a scuola, lo porto a far la spesa, lo porto dai suoi amici, gli preparo da mangiare e poi lo spedisco a letto. Fine.”

Tights fece un sorriso imbarazzato.

Quel tipo non doveva essere molto loquace...

Nel frattempo, Bulma si alzò in piedi per prendere dell'acqua quando vide che Vegeta teneva sollevato un piatto.

Evidentemente voleva che lo mettesse da lavare...

Scocciata, la ragazza ignorò il piatto ma quando prese l'acqua si accorse che il giovane teneva ancora il piatto nella stessa posizione di prima.

Guarda che potresti alzarti e mettere il piatto nel lavello...” gli fece notare, scocciata, la ragazza e l'altro rispose: “Ma tu sei in piedi...”

Con uno sbuffo, Bulma prese il piatto e mentre lo metteva via, disse, adirata: “Non ti farebbe male essere un po' gentile con le signore...” “Io mi comporto come mi pare con gli altri.” fu la risposta dell'altro mentre tornava a mangiare.

Nonostante ciò, passarono velocemente due ore.

Ad un tratto, Radish disse al fratello: “Ehi, dobbiamo andare.” “Ok...” disse il più piccolo, mentre ingeriva l'ennesima enorme fetta di torta.

In pochi minuti, tutti e quattro si misero le giacche e uscirono dalla porta.

L'ultimo fu Goku che si rivolse alla sua insegnante e,con un sorriso, la salutò: “A domani, professoressa.”

Una volta che il gruppo fu partito, Bulma si sfogò: “Quel dannato coi capelli a fiamma!!! Ma per chi mi ha preso, per la sua serva?!?! E poi, hai visto com'era maleducato!!! Un vero buzzurro, un gorilla della peggior specie!!! Spero che le prossima volta, Radish e Goku non portino qui quell'energumeno!!! Ho ragione, Tights? Tights? Ma mi stai ascoltando?”

La turchina si voltò e vide, incredula, la sorella maggiore, guardare con intensità fuori dalla finestra.

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Capitolo 7
*** Un incontro inaspettato ***


CAPITOLO 7: UN INCONTRO INASPETTATO


Grazie. Grazie. Grazie. Grazie.” “Kakaroth... taci o non ti ci porto più.”

Sentendo la minaccia del fratello, Goku si tappò la bocca con entrambe le mani.

Radish alzò gli occhi al cielo.

Suo fratello, per quanto ci provasse, restava sempre un idiota...

Il giovane aprì la macchina e subito Goku entrò nella macchina.

Era elettrizzato fin dalla punta dei capelli.

Suo fratello lo stava portando in un negozio dove vendevano fumetti!

Nel paese dove abitava prima c'erano pochi fumetti e si trovavano tutti nell'edicola, la maggior parte dei quali scadente e adatta ai bambini di età inferiore ai tre anni... anche se doveva ammettere che erano piuttosto carini...

Ma quel giorno, le cose sarebbero state diverse.

Lui, quel giorno, sarebbe andato a comprarne in un vero negozio di fumetti!

Non vedeva l'ora...

Il viaggio per il ragazzino fu lunghissimo.

Finalmente, Radish parcheggiò la macchina e Goku, una volta uscito, ammirò, incredulo la struttura.

Quel negozio era davvero grande... altro che l'edicola nel suo vecchio paese... quel negozio era persino più grande del supermercato, l'edificio più grande del posto dove viveva prima.

Radish, una volta chiusa la macchina, entrò nel negozio, seguito dal fratello minore.

La prima cosa che Goku notò una volta entrato, fu che c'erano molti libri.

Ma qui ci sono solo libri... io sono qui per i fumetti...” protestò il ragazzino e Radish, dirigendosi verso una scala, spiegò, scocciato: “I fumetti sono al piano di sopra.” “Davvero?” “Sì.” “E tu come lo sai?” “Una volta ho accompagnato qui Vegeta. Cercava un libro da regalare a suo fratello per il suo compleanno.”

Goku rimase in silenzio ma continuò a seguire il fratello maggiore come un'ombra.

Finalmente, i due arrivarono ad uno scaffale pieno zeppo di fumetti.

Goku credette di sognare.

Non aveva mai visto tutti quei fumetti in una volta sola.

Prese il primo fumetto che gli capitò in mano e si mise a sfogliarlo con passione.

Era perfetto.

Ehi, moccioso.” gli sussurrò Radish e il piccolo, ancora incantato, domandò: “Sì?” “Vuoi che t'insegni un trucco per risparmiare?” “Certo...” “Guarda sempre il prezzo. Potrebbe rivelarti qualche sorpresa.”

Interessato, Goku ubbidì al consiglio del fratello e rimase senza parole: “Ha lo sconto del 80%! Costa pochissimo!” “Visto? Non lasciarti scappare una simile offerta, moccioso.” “Certo che no!”

Il bambino guardò altri fumetti, seguendo il suggerimento del fratello.

Ad un tratto, trovò una confezione di un fumetto d'avventura con al suo interno ben quattro volumi.

Cercò il prezzo e rimase senza parole.

Aveva il 50% di sconto!

Come aveva detto Radish, anche quell'occasione non era da farsi scappare.

D'accordo, basta così, moccioso.” l'interruppe il ragazzo, prendendo il piccolo per il polso e conducendolo alla cassa, che si trovava al pianterreno.

Peccato...” commentò il piccolo “Comunque mi sono divertito e ho seguito il tuo consiglio.” “Ho visto. Impari in fretta.” “Grazie.”

I due raggiunsero la cassa e videro che prima di loro c'era una donna che stava comprando dei libri.

Ma quella...” sussurrò Goku e poi disse, alla donna: “Professoressa Brief è lei?”

La donna alzò la testa e il ragazzino ebbe la conferma dei suoi sospetti.

Era lei la professoressa Brief.

Goku, Radish!” esclamò, sorpresa, la donna per poi domandare: “Cosa ci fate qui di bello?” “Radish mi ha portato a comprare dei fumetti. Mi anche insegnato dei trucchi per risparmiare.” “Caspita. Avete proprio un talento innato per gli affari. Siete proprio bravi.” “E lei che cosa fa qui, professoressa?” “Ho comprato un libro di fantascienza, in modo da documentarmi per poter scrivere il mio libro.” “E quel libro è molto importante?” “Altroché. E' uno dei più belli e più riflessivi che siano mai stati scritti.” “Di cosa parla?” “Di un futuro alternativo dove i vigili del fuoco, invece di fermare gli incendi, li applicano.” “Davvero?! E perché?” “Per distruggere i libri.” “EH?! E' per quale motivo lo fanno?” “Perché la lettura impedisce alle persone di credere alle bugie che dicono i dittatori.”

Goku era senza parole.

Cosa intendeva la sua insegnante?

Notando che aveva attirato l'attenzione del bambino, Tights continuò: “Le persone sciocche o che leggono solo i libri che un dittatore obbliga a leggere, si fanno condizionare, non ragionano più con la loro testa e diventano dei miseri burattini. Invece le persone che leggono i libri, ragionano e capiscono che i dittatori dicono solo bugie e che noi per loro siamo solo degli oggetti da usare.” “Ecco perché lo impediscono.” “Eh già...”

Mentre insegnante e allievo discutevano, Radish si avvicinò ai due e li interruppe: “Scusate l'interruzione culturale ma io e Kakaroth dobbiamo tornarcene a casa... deve finire i compiti.” “Certo.” si scusò l'insegnante.

I tre uscirono dal negozio ma si accorsero, con sgomento, che stava piovendo a dirotto.

Oh no...” commentò, scocciata, Tights “Doveva proprio mettersi a piovere quando sono a piedi e non ho nemmeno un ombrello o qualcosa che mi copra?” “Se vuole, professoressa, le diamo un passaggio fino a casa sua.” le propose Goku, tutto contento.

Tights lo guardò e cercò di rifiutare: “Non preoccupatevi... tanto avevo già in mente di farmi una doccia...” “Senta, prof... Guardi che ho capito che vuole solo un passaggio gratis. Non sono mica nato ieri.. Salta dentro e basta.” la interruppe, seccato, Radish, aprendole la portiera.

Seccata per essere stata scoperta, la donna entrò in macchina

Proprio mentre gli passava accanto, le loro mani si sfiorarono.

Nonostante si fossero leggermente sfiorati, i due si bloccarono e si guardarono negli occhi.

Quel tocco... anche se così leggero e sfuggevole... li aveva lasciati entrambi senza fiato...

Alla fine, Tights riuscì a salire e Radish le chiuse la portiera, per poi entrare in macchina e metterla in moto.

Mentre guidavano, la pioggia cominciò a peggiorare e, in poco tempo, si generò un potentissimo acquazzone.

Ma guarda che razza di clima da schifo!” commentò, adirato, Radish mentre i tergicristallo si muovevano a tutta velocità.

Ad un tratto, la macchina arrivò nei pressi di una rotonda.

La cosa che saltò subito all'occhio dei tre era che una delle uscite era chiusa.

Dannazione!” imprecò Radish, esasperato, e poi disse: “Senta, prof, accosto e la faccio scendere.” “Cosa?! Con una pioggia così?! Stai scherzando?!” “Sto forse ridendo?” “Io non scendo! Non con una pioggia così!!” “Andiamo, non faccia i capricci, prof...”

La donna, con uno sguardo seccato, dichiarò, fermamente: “Io sotto la pioggia non vado!” “E dove vuole che la porti?” “A casa vostra, no?” “Cosa?! Lei è tutta matta, scenda subito.” “Scordatelo!!!”

I due continuarono a litigare finché non si sentì una serie di clacson e il ragazzo fu costretto ad arrendersi!

Finalmente, i tre arrivarono a destinazione e salirono fino all'appartamento.

Appena entrò, Tights si accorse che quel posto era veramente sporco e odorava di chiuso così tanto che faceva venire la nausea.

Quell'appartamento appariva parecchio sporco e trasandato.

Non appena l'occhio le cadde sulla pattumiera dell'appartamento fece una faccia schifata.

Era piena di lattine con all'interno un mare di sigarette.

Adesso capiva una delle cause di quell'orribile puzza...

Inoltre, non solo puzzava da morire, ma vi erano un mucchio di vestiti sparsi di qua e di là per la casa.

Quando poi notò un paio di boxer neri per terra, si sentì avvampare.

Radish se ne accorse ma, invece di essere imbarazzato o nasconderli, si limitò ad aprire il frigorifero per bere una birra.

Tights fece un sospiro, esasperata.

Certo che quel ragazzo non aveva proprio il senso di pulizia... e, soprattutto, del pudore.

Comunque, non disse niente per non apparire maleducata.

Desidera qualcosa, prof?” le domandò Radish e Tights disse: “Solo un bicchiere d'acqua...” “Ok.”

Il ragazzo aprì di nuovo il frigo e stavolta la donna si accorse che era strapieno di birra e di cibi precotti, confezionati o fritti.

Ma come diamine nutriva Radish quel ragazzino?!

Radish...” disse, ad un tratto, Goku “Non trovo più il mio quaderno di matematica. L'hai visto per caso?” “No. Devi smetterla di lasciarlo in giro, chiaro?!” “Ma se sei tu che non metti mai in ordine la casa.” “Ma perché mi hai preso, per la donna delle pulizie?! Io non ho tempo e il denaro per imparare a mettere in ordine questo buco!” “Se vuoi, posso darti io delle lezioni. E gratis.”

Goku e Radish si voltarono e si misero a fissare Tights, che aveva appena parlato, increduli.

Il più grande si avvicinò a lei e le chiese: “Vuole aiutarmi qui, prof?” “Se non è un disturbo... anche perché, mi sembra che qui occorre, assolutamente, la mano di una donna.” “E quando vorrebbe darmi queste lezioni, sentiamo...” “Tutti i pomeriggi, tranne il martedì, dalle tre alle cinque.” “D'accordo, prof. Allora siamo d'accordo. Il moccioso andrà dai suoi amici e lei m'insegnerà come occuparmi di questa baracca.” “Ok. Vedrai, col mio aiuto la casa risplenderà.”

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Capitolo 8
*** Lezioni di pulizia ***


CAPITOLO 8: LEZIONI DI PULIZIA


Radish era seduto sul divano del salotto, intento a leggere un giornale.

Aveva appena accompagnato Kakaroth dal suo amico pelato e la casa era sprofondata nel silenzio più assoluto.

Sembrava di essere nel periodo in cui il moccioso non si era trasferito da lui...

DRIIIINNNN

Si alzò dal divano e si diresse verso il citofono, sapendo benissimo chi era appena arrivato...

Infatti, vide nell'immagine del citofono una giovane donna con i corti capelli biondi.

Era lei, l'insegnante di suo fratello... Tights...

Le aprì la porta e la donna, senza alcun problema entrò nell'appartamento.

Con tutta la calma del mondo, Tights mise la sua borsa sul tavolo della cucina e l'aprì, rivelando la presenza di un gran numero di strofinacci, una scatola di guanti e detersivi.

Per prima cosa...” cominciò la donna “Dobbiamo riordinare i vestiti.”

Prese una maglietta mollata sul divano e disse: “I vestiti, se non li usa più, bisogna metterli in lavatrice. Dov'è?” “Di là, prof.” “Bene, prendi tutti i vestiti in giro e dammeli. Poi t'insegno come usare la lavatrice. E dopo dovremo passare l'aspirapolvere e lavare il pavimento.”


Bulma guardava con curiosità un manichino con addosso uno splendido vestito.

Con quel vestito, Yamcha, il suo ragazzo, le avrebbe di sicuro fatto i complimenti...

Si mise a cercare nel negozio finché non trovò il vestito che le piaceva.

Diede un'occhiata al prezzo e sorrise.

Ci stava coi soldi.

Prese due taglie diverse e si diresse al camerino.

Dopo aver trovato il modello che le stava meglio, si rimise il suo vestito e si diresse verso la cassa dove lo pagò.

Uscì tutta contenta.

Adorava far compere...

Mentre camminava, si mise a pensare a Tights.

Quel giorno sua sorella era uscita di gran fretta, dicendo solo di avere un impegno...

Bulma sorrise.

La conosceva troppo bene e sapeva benissimo cosa, in realtà, aveva.

Sua sorella aveva un appuntamento.

Era contenta per lei.

Tights aveva proprio bisogno di un uomo nella sua vita... soprattutto dopo quell'incidente...

Ma dove accidenti le ho messe?!” disse una voce scorbutica che la fece fermare di scatto.

Conosceva troppo bene quella voce...

Infatti, vicino ad una panchina, trovò la conferma dei suoi sospetti.

C'era Vegeta con suo fratello minore.

Il bambino era seduto sulla panchina mentre il fratello cercava qualcosa nella tasca della giacca di pelle nera.

Ad un tratto, sorrise compiaciuto e tirò fuori una scatola con delle medicine.

Apri la bocca.” ordinò, senza mezzi termini, Vegeta e, una volta che il fratello gli ebbe ubbidito, gli mise in bocca la pastiglia per poi aiutarlo a digerire con una bottiglietta d'acqua.

Bulma osservò incredula quella scena.

Non si aspettava che Vegeta fosse così protettivo e attento nei confronti del fratello malato... anzi, se proprio doveva essere sincera, non si aspettava che lo scimmione potesse preoccuparsi per qualcuno.

Va meglio?” domandò Vegeta, una volta che ebbe finito, e il bambino annuì con la testa.

Vegeta voltò la testa e vide la ragazza che lo stava fissando.

Istantaneamente, Bulma divenne rossa come un peperone.

L'aveva vista!

E adesso come si giustificava?

Ehi, signorina!” urlò Vegeta “La potrebbe piantare di fissare me e mio fratello? Capisco che non abbia l'aspetto più sano del mondo...”

Adirata nera, Bulma si avvicinò al ragazzo e gli tirò in testa la borsa, urlandogli: “BRUTTO SCIMMIONE MALEDUCATO!!! POSSIBILE CHE TU NON MI ABBIA RICONOSCIUTA?!?!” “Aspetta... tu sei...” fece Vegeta, avvicinandosi e guardandola con molta attenzione.

Dopo un po', l'indicò e domandò: “Ma tu chi sei?” “Fratellone... è Bulma, l'amica di Goku e Radish...” gli ricordò, imbarazzato, Tarble e Vegeta, con una smorfia, commentò: “Aaaahhh, Bulma... beh, che vuoi?” “Sempre un signore, tu...” “Insomma, che vuoi?” “Volevo solo salutarvi. Non si può neanche salutare?” “Va bene. Grazie del pensiero, ciao, ci vediamo!” tagliò corto Vegeta e, prendendo per il polso il fratellino, se ne andò mentre Bulma continuava a guardarli in silenzio.


Sono stravolto...” commentò Radish mentre si sedeva pesantemente sul divano.

Tights, guardandolo, disse: “Va bene, facciamo una pausa di dieci minuti. Dopo riprendiamo a pulire.” “Ma lo sa, prof, che è proprio una schiavista?” “Beh, questa casa era conciata per le feste. Guarda come brilla, adesso.” “Certo...” “Spero che questa giornata ti sia servita.” “Sì, ho capito tante cose... soprattutto che è una vera e propria torturatrice...”

Aveva appena detto quelle parole, che Tights, indispettita, gli tirò i lunghi capelli neri.

Ahia!!!” urlò il giovane e la donna, con un sorriso di sfida, gli disse: “Ben ti sta. Così impari a non essere villano con le donne.” “Adesso le insegnerò io qualcosa, prof... mai sfidarmi. Le consiglio di cominciare a correre...” le disse Radish, sorridendo, mentre si alzava.

Tights, divertita, cominciò a correre per la casa ma Radish la raggiunse quando s'intrufolò in una stanza.

Con un abile movimento, la fece sdraiare sul letto.

Una volta in quella posizione, Radish cominciò a farle il solletico su tutto il corpo.

Tights, tra le lacrime, lo implorava: “Smettila... ahhahahaha... Radish... ahhahahaha... guarda che soffro il solletico... ahhahahaha...” “Può implorarmi finché vuole, prof... ma io non mi fermo. Deve pagare la penitenza.”

Alla fine, Radish smise di farle il solletico e si mise a fissarla, in silenzio.

Quel viso era così bello e perfetto... sentiva l'impulso di seguirne i contorni col dito...

Nel frattempo, Tights, lo guardava nei suoi grandi occhi neri.

Era così belli... sentiva che poteva annegare dentro quegli occhi...

La donna era nervosa.

Temeva che Radish approfittasse dell'occasione per baciarla.

Una parte di lei lo desiderava ardentemente mentre l'altra, quella che rappresentava la ragione, sperava che la lasciasse andare.

Era da tanto che non baciava un uomo... e poi, non sarebbe stata pronta psicologicamente...

Lentamente, Radish si avvicinò al suo viso.

La donna trattenne il fiato, nervosa.

Magari voleva solo prenderla in giro, fingere di darle un bacio e poi ridere della sua ingenuità...

Tuttavia, dentro di sé, voleva che quelle labbra le si avvicinassero...

Nel frattempo, le loro labbra diventavano sempre più vicine... Tights voleva che quei minuti così lenti fossero veloci... come il volo di un uccello o una nuvola...

Voleva così tanto assaporare quelle labbra...

BRIIIP BRIIIP

Il suono di un telefono fece trasalire entrambi.

Mi sa che dovresti rispondere...” gli disse Tights e Radish si alzò e lasciò la stanza.

L'insegnante si toccò il petto, sconvolta come poche.

Quella vicinanza... i loro occhi che s'incrociavano... il suo cuore che non smetteva di battere...

Radish prese la cornetta e disse: “Pronto?” “Ehi, come butta?” domandò la voce di Nappa.

Mettendosi una mano sulla fronte e fingendo di essere il più normale possibile, Radish disse: “Abbastanza bene...” “E' successo qualcosa?” “Lascia perdere, non è niente...” “Comunque, indovina cos'ho fatto?” “Cosa?” “Ho appena comprato i biglietti per il concerto rock del prossimo week-end.” “Quello che ci sarà in quel locale?” “Ovvio. Vuoi venire?” “No, non ne ho voglia. E poi lo sai cosa gira in quei posti...” “Andiamo, ormai per te è acqua passata...” “Non ne sono sicuro! Posso sempre tornarci... e io non voglio! Ho promesso a Vegeta che non ci sarei tornato mai più! Inoltre, se ricominciassi adesso che c'è mio fratello... non voglio neanche pensarci! Scusa, Nappa, ma la risposta è no!” “Come vuoi... chiederò a Vegeta...”

Nel frattempo, Tights si era alzata dal letto, ancora scossa e, ad un tratto, si accorse di una vecchia chitarra vicino ad un armadio.

Si avvicinò e la osservò.

Era un po' vecchia e parecchio polverosa, come se fosse lì da un pezzo, ma, tutto sommato, era in ottimo stato...

Con timidezza, Tights allungò la mano e toccò la chitarra.

Cosa fa?” le domandò Radish, alle sue spalle.

Lei, imbarazzata, si allontanò e disse: “Scusa... è tua?” “Certo.” “Non sapevo che fossi un musicista.” “Lo ero una volta, prof... molto tempo fa...” “Non suoni più?” “Già.” “Peccato... che ne dici se mi fai ascoltare un brano musicale?” “Io non suono più, prof.” “Non vuoi proprio suonarla?” “Esatto. Ho smesso di suonare nel momento stesso in cui ho smesso di credere nei sogni...”

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Capitolo 9
*** Incontri al chiaro di luna ***


CAPITOLO 9: INCONTRI AL CHIARO DI LUNA


Hai preso tutto quello che ti serve?” domandò Radish a Goku e il bambino, con un sorriso, lo rassicurò: “Certo, Radish.”.

Radish si limitò a lanciargli un'occhiata.

Conosceva troppo bene suo fratello...

Cerca di non dar fastidio al tuo amico.” si raccomandò il più grande e l'altro rispose: “Vado solo a dormire a casa sua, Radish. Non facciamo mica niente.” “Se lo dici tu...”

Una volta che suo fratello sparì nel condominio dove viveva quel piccoletto pelato, Radish tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e si mise a fumarne una, prima di allontanarsi nella notte.


Vegeta sentì la mano di suo fratello stringersi con forza alla sua.

Dire che Tarble era terrorizzato era poco...

Si sentiva un idiota.

Suo fratello era troppo piccolo per quella festa ma ci teneva troppo ad andare a quel concerto e non gli andava di sprecare quei biglietti, anche se non aveva la più pallida idea di dove mollare il bambino...

Comunque, con Nappa era stato categorico.

Solo un'ora, poi lui e Tarble se ne tornavano a casa.

Cerca di non schiattare.” si raccomandò Vegeta e Tarble, nervoso come non mai, annuì.

Dopo un po', con la musica, il ragazzino cominciò a rilassarsi e a seguire il ritmo.

Vegeta continuava a tenerlo d'occhio.

Ehi, vuoi bere qualcosa?” domandò, ad un tratto, il più grande e Tarble disse: “Sì.” “Cosa vuoi?” “Della coca cola.” “Andiamo.”

Prendendolo per mano per evitare che si perdesse, Vegeta lo accompagnò al bar e il barista, una volta preso le loro ordinazioni, diede loro due enormi bicchieri col ghiaccio.

Bevi lentamente sennò ti congeli la testa. Non che questo cambi qualcosa...” si raccomandò il fratello maggiore.

Mentre il fratello beveva, Vegeta si diede un'occhiata attorno.

Tutta quella gente... con vite e storie diverse... riunite lì in quel posto per dimenticarsi dei propri problemi per una serata...

Ad un tratto, un ciuffo di capelli turchini lo fece restare senza parole.

Quella era Bulma.

Ma cosa ci faceva lì?!

Quello era un pessimo posto per una ragazza giovane e carina come lei.

Hai finito?” domandò, nervoso, a Tarble e il bambino, sorpreso, disse: “Sì...” “Bene, hai visto Nappa?” “E' vicino alla porta, a chiacchierare con una ragazza.” “Mi sa che dovrà salutarla...” commentò Vegeta, prendendo per mano il fratello e dirigendosi verso il compare.

Quando raggiunse Nappa, Vegeta gli disse, passandogli il fratello: “Occupati di lui.” “Va bene... ma tu dove vai?” “Vado a fare una cosa. Non allontanatevi.” fu la secca risposta del giovane mentre spariva tra la folla.

Mentre cercava Bulma, Vegeta era sempre più nervoso.

Ma dove si era cacciata quella stupida?!

Lasciatemi in pace!!” urlò una voce proveniente dal corridoio che conduceva al bagno.

Una voce che il giovane conosceva bene...

Si diresse nella direzione dell'urlo e vide ciò temeva.

Bulma era circondata da dei brutti ceffi, ubriachi fradici, che, a giudicare dagli sguardi, non promettevano nulla di buono.

Andiamo, bella, vieni a divertirti con noi!” le disse uno, probabilmente il capo, e la ragazza protestò: “Scordatelo! Io non verrò con dei buzzurri come voi!!” “Su non fare la difficile!!” riprovò l'uomo, afferrandola per un polso, e Bulma, per tutta risposta, gli mollò un bello schiaffo.

Vegeta, vedendo la scena, sgranò gli occhi.

Aveva fegato la turchina...

Il teppista, massaggiandosi la guancia, le disse, infuriato: “Brutta... ti faccio vedere io cosa succede a chi mi dice di no!”

Due colossi presero Bulma per le braccia e l'uomo si avvicinò alla ragazza.

Senti un po', tu...” disse Vegeta, mettendo una mano sulla spalla del teppista “La signorina ha detto di no. Perciò siete pregati di lasciarla in pace.” “Vegeta?!” esclamò, incredula, Bulma.

Quel tipo così maleducato era venuto a salvarla?!

E questo nano da giardino chi sarebbe? Il tuo ragazzo?” domandò, divertito, il teppista e Vegeta rispose: “Diciamo che abbiamo amici in comune... comunque, lo so che non sono molto alto ma non sopporto minimamente chi me lo fa notare...”

Dopo aver detto quella frase, diede un violento pugno al teppista facendolo finire contro il muro.

Vegeta si voltò verso gli altri componenti della banda ma vide che stavano già scappando a gambe levate, dopo aver lasciato libera Bulma.

Che codardi... scappano mentre il loro capo viene massacrato...” commentò, disgustato, Vegeta.

Poi si voltò verso Bulma e le disse: “Vedi di stare attenta. Questi locali non sono adatti per una ragazza come te.” “Grazie...” “Non venire più qui. Solo così sarò tranquillo.”

Bulma annuì debolmente.

Vuoi andare fuori a prendere una boccata d'aria?” domandò Vegeta, in maniera brusca, e la ragazza sussurrò: “Ok...”

Prendendo per mano la ragazza, Vegeta l'accompagnò fuori.

Fuori c'era una splendida luna piena e l'aria era fredda.

Vegeta accompagnò Bulma ad una panchina di un piccolo parco deserto e, una volta lì, la fece sedere.

Dopo un po', Vegeta le domandò: “Va meglio?” “Sì...” “Vuoi che chiami tua sorella?” “No... voglio restare qui ancora per un po'...” “Come vuoi.” “Senti, Vegeta...” “Che c'è?” “Puoi sederti di fianco a me, per favore?”

Vegeta sgranò gli occhi davanti a quell'assurda richiesta ma decise di accontentare la ragazza.

Si sedette di fianco a Bulma e la ragazza appoggiò la testa al petto del giovane.

In altre circostanze e, soprattutto, con una donna diversa, Vegeta avrebbe spostato l'impertinente e se ne sarebbe andato.

Ma Bulma era diversa... lo affascinava e molto...


Radish entrò nell'appartamento, sbuffando.

Quel cretino di Kakaroth gli aveva assicurato che aveva preso tutto ma, proprio mentre stava per attaccare bottone con una bella ragazza nel bar dove si era diretto, gli aveva telefonato dicendogli di essersi dimenticato il pigiama e pregandolo di andarlo a prendere.

Ma si poteva essere più stupidi?!

Si avvicinò al letto del fratello e imprecò non appena notò che non c'era il pigiama.

Ma dove accidenti era finito?!

Poi si ricordò.

Quell'idiota, quella mattina, si era cambiato in camera sua.

Si diresse verso la sua stanza e lo trovò.

Lo prese e lo mise dentro una busta di plastica.

Stava per andarsene per portare il pigiama quando l'occhio gli cadde sulla sua chitarra.

Erano anni che non la guardava.

Si avvicinò lentamente e si mise a guardarla.

Per quanto stava male quando la guardava, non riusciva a prenderla e a buttarla via...

Dopotutto, era stato il suo regalo di natale...


Radish camminava in silenzio, tenendo la sua mano stretta a quella di suo padre.

Il natale era una festa che gli era sempre piaciuta per tutte quelle luci che brillavano in giro.

Suo padre sbuffò.

Radish sapeva che suo padre avrebbe preferito di gran lunga stare seduto sul bel divano di casa a leggere il giornale vicino a un bel caminetto accesso e, invece, se ne andava in giro per le fredde e buie strade della città, con i piccoli fiocchi di neve che scendevano dal cielo notturno a cercare i regali!

Mamma si era ammalata e, pertanto, non aveva potuto adempiere al suo annuale compito, quando al nonno... era meglio lasciarlo dormire, vecchio com'era.

Così, quel compito era toccato a lui e a suo padre.

A lui non spiaceva andare in giro... inoltre la città lo affascinava molto... quando sarebbe stato più grande, se ne sarebbe andato a vivere lì.

Nel frattempo, il ragazzino di quattordici anni osservava con molta attenzione le varie vetrine dei negozi.

Ad un tratto, si fermò di scatto.

Cosa c'è, Radish?” domandò, scocciato, suo padre e, visto che non rispondeva, guardò cosa stava guardando il figlio con molta attenzione.

C'era un negozio di dischi e sulla vetrina c'era una splendida chitarra elettrica.

Ti piace quella chitarra?” domandò l'uomo e il ragazzino annuì: “Sì, papà. La vorrei tanto...” “Farai meglio a scordartela. Costa un occhio della testa e, in più, non sai suonare la chitarra.” “Allora imparerò. Quando sarò grande, diventerò un musicista.” “Intanto, che ne dici se ce ne andiamo al centro commerciale e compriamo gli ultimi regali?” domandò l'uomo, riprendendo la marcia.

Radish si voltò un'ultima volta e guardò la splendida chitarra in vetrina.


Radish si sdraiò sul letto.

Suo padre aveva fatto finta di infischiarsene dei suoi desideri eppure il giorno di natale aveva trovato tra i regali la splendida chitarra che aveva visto in quel negozio.

Solo suo padre era a conoscenza di ciò... quel regalo doveva averlo fatto lui...

Pertanto, per ringraziarlo, l'aveva abbracciato con forza e suo padre si era limitato a sorridere e ad accarezzargli la testa.

Sospirò mentre si rialzava in piedi.

Doveva portare a quell'idiota il pigiama.

Tuttavia, ancora una volta, lo sguardo si posò di nuovo sulla chitarra e, prima che potesse fermarsi, prese con sé la chitarra.


Respirò la fredda aria notturna.

Tights si passò la mano sui corti capelli biondi.

Sapeva che andare in giro di notte a quell'ora era molto pericoloso, ma lei aveva bisogno d'ispirazione per le sue storie e l'aria notturna gliene dava tanta e, poi, teneva sempre nella borsa dello spray al peperoncino...


Radish si sedette pesantemente sulla panchina del parco, deserto data l'ora, e si mise a fissare la chitarra.

Dopo aver consegnato a suo fratello il pigiama, si era messo a girovagare nelle strade.

Erano anni che non girava di notte...

Dentro di lui non riusciva a capire perché si era portato dietro quella chitarra.

Erano anni che non la usava...

Da quando aveva capito che era inutile credere ai sogni perché questi non potevano realizzarsi...

Eppure, quella notte non aveva potuto fare a meno di prenderla con sé...

Toccò le corde.

Sembravano in ottimo stato...

Magari poteva provare a suonare... tanto in quel vecchio parco non c'era nessuno che poteva giudicarlo...

Ma che canzone poteva suonare?

Ad un tratto, il suo pensiero andò ad una donna dai corti capelli biondi e dai grandi occhi neri.

Quella donna... Tights...

Erano giorni che non faceva altro che pensare a lei...

La voleva, la desiderava, non poteva vivere senza di lei...

Buffo.

Fino a qualche anno prima, aveva provato le stesse sensazioni solo per una cosa... una cosa che gli aveva fatto male... eppure sentiva che le sensazioni che provava per Tights erano buone...

Avrebbe suonato quello che sentiva e provava per lei...


Tights era seduta sulla panchina della fermata dell'autobus e guardava con impazienza l'orologio.

Ma quanto arrivava quello stupido autobus?!

Ad un tratto, sentì una melodia.

Proveniva dal parco dall'altro lato della strada...

Incuriosita, la donna si alzò e attraversò la strada, seguendo la melodia, come i topi e i bambini nella favola del pifferaio magico.

Mentre si avvicinava, sentì anche le parole di una canzone...


E' spettacolare come riesci a parlare bene al mio cuore

senza dire una parola, tu puoi illuminare il buio

ci provo al meglio, ma non potrei mai spiegare

quel che sento quando non dici niente


Tights, mentre camminava, ascoltava rapita quelle parole così belle.

Sembravano scritte apposta per lei...


Il sorriso sul tuo viso

mi fa capire che hai bisogno di me

c'è una sincerità nei tuoi occhi

che dice che non mi lascerai mai

il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai

ovunque cadrò

tu dici le cose migliori

quando non dici proprio niente


La canzone era molto bella e poetica ma anche chi cantava era davvero bravo.

La sua voce, infatti, era molto intonata e stupenda.

Era la voce di chi era destinato a cantare.


Tutto il giorno posso sentire le persone parlare ad alta voce

ma quando mi stringi forte, tu sommergi la folla

ci provano al meglio, ma non potrebbero mai definire

cosa è stato detto tra il tuo ed il mio cuore


Tights arrossì.

Quelle parole così belle le entravano nel cuore...

Chiunque fosse la donna amata da colui che cantava doveva ritenersi proprio fortunata... il suo fidanzato le dedicava una canzone così bella...


Il sorriso sul tuo viso

mi fa capire che hai bisogno di me

c'è una sincerità nei tuoi occhi

che dice che tu non mi lascerai mai

il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai

ovunque cadrò

tu dici le cose migliori

quando non dici proprio niente


Tights scorse una panchina dove c'era una figura seduta che le dava le spalle.

Si avvicinò silenziosamente e sgranò gli occhi.

Quella pettinatura... era quella di Radish!

Adesso che ci pensava meglio, quella voce era la sua...


Il sorriso sul tuo viso

mi fa capire che hai bisogno di me

c'è una sincerità nei tuoi occhi

che dice che tu non mi lascerai mai

il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai

ovunque cadrò

tu dici le cose migliori quando non dici proprio niente


Mentre ascoltava la canzone, Tights fece un sospiro mentale.

Quella bella canzone era per la donna amata da Radish... e ammetteva di provare un po' di gelosia nei suoi confronti.

Quanto avrebbe voluto che quella canzone così bella fosse per lei...

Ma era giusto così.

Lei era l'insegnante di suo fratello e lui doveva cercare un'altra ragazza... però...


Il sorriso sul tuo viso

la sincerità nei tuoi occhi

il tocco della tua mano mi fa sapere che hai bisogno di me

tu dici le cose migliori quando non dici proprio niente


Radish diede suonò un'ultima volta la chitarra.

Nonostante erano parecchi anni che non la usava, era stato discreto.

Si alzò per andarsene e quando voltò la testa, la vide.

I suoi corti capelli biondi si muovevano con dolcezza intorno al suo viso e i suoi grandi occhi neri lo guardavano.

Per un attimo, temette che lei avesse capito che quella canzone era per lei... ma non era possibile...

Bella canzone.” disse la donna e l'altro, imbarazzato, annuì: “Grazie...” “Credevo che avessi smesso di suonare...” “Diciamo che stasera mi andava così...”

Tights si avvicinò alla panchina e domandò: “Posso sedermi?” “Come vuole, prof...” “Grazie.”

Tights si sedette vicino a Radish e i due rimasero a fissare il cielo notturno, in completo silenzio.

Entrambi non volevano parlare per evitare che l'altro sapesse cosa stava provando...

Come mai non suoni in qualche band?” domandò la donna e l'altro rispose: “Ho fatto ben venti provini, prof, ma mi hanno sempre rifiutato.” “Mi dispiace.” “Non si preoccupi... in fondo, era solo uno stupido sogno infantile...” “Non è vero!”

Radish si mise a fissare la donna.

Cosa diamine intendeva?!

Un sogno non è mai qualcosa di stupido!” spiegò Tights, con forza e determinazione “E' qualcosa che ci spinge a lottare per esaudirlo. Non dobbiamo mai arrenderci alla prima difficoltà, ma dobbiamo farci forza e continuare a lottare. Solo così, potremo essere veramente fieri di noi stessi!”

Radish la guardò.

Forse, quella prof aveva ragione... però, lui ci aveva provato un sacco di volte e non c'era mai riuscito...

Oh mamma mia, è tardissimo!!!” esclamò Tights, guardando l'orologio da polso “Devo tornare a casa.” “Aspetta, ti accompagno!” le disse, d'istinto, Radish.

Lei si voltò a guardarlo, incredula.

Vedendo l'espressione della donna, Radish si mise subito a precisare: “E' pericoloso. Se le succedesse qualcosa, prof, finirei nei casini.”

Tights non disse niente.

Si limitò a sorridere e a camminare vicino a Radish.

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Capitolo 10
*** Un piano geniale ***


CAPITOLO 10: UN PIANO GENIALE


Radish stava pelando le patate.

Era quasi ora di cena e suo fratello stava studiando per una verifica.

Aveva appena finito di pulirle, che si sentì il citofono.

Radish sgranò gli occhi.

Chi era?

Non aveva in programma d'incontrarsi con Nappa e Vegeta... e, in ogni caso, gli avrebbero telefonato...

Si pulì le mani su uno strofinaccio e si avvicinò al citofono, chiedendo: “Chi è?” “Sono Tights!” “Prof?! Ma... cosa ci fa qui?!” “Ti prego, aprimi! Ho una notizia fantastica!!”

Un po' dubbioso, Radish le aprì e, cinque minuti dopo, arrivò la donna, col fiatone.

Evidentemente, aveva corso come una matta per dare quella notizia...

Cosa succede, prof? Le hanno pubblicato il libro?” domandò il giovane e la donna, per tutta risposta, gli mostrò un ritaglio di giornale.

Un po' dubbioso, Radish lo prese e si mise a leggerlo.

Sgranò gli occhi, incredulo.

Parlava di un provino di una band per trovare un nuovo chitarrista...

Allora, che ne dici? Parteciperai?” domandò la donna e Radish, dubbioso, ammise: “Non lo so, prof... ho già fatto molto provini e mi hanno sempre rifiutato...” “Riprova. Ti ho sentito cantare e suonare. Hai un incredibile talento. Sono certa che ce la farai.” “Se lo dice lei, prof...”


Non ho ancora capito perché mi deve accompagnare al provino, prof...” disse Radish seduto nel sedile del passeggero.

Così ti porto fortuna.” rispose, eccitata, la donna e Radish ribatté: “E se mi porta sfortuna, prof?” “Una bellezza come me? Ti porterò solo fortuna, ovviamente.” “Dicono tutti così, prof...”

Mentre andavano, Radish si mise a fissare varie volte la donna.

Era così bella...

Il suo aspetto poteva farla apparire fragile e delicata ma, in realtà, era molto forte...

Gli sarebbe piaciuto poter abbracciarla, prendere il suo viso tra le mani e baciarla fino a sentirsi male...

Eccoci arrivati. Qui è lo stadio dove fanno i provini.” annunciò, ad un tratto, Tights, indicando un'imponente struttura.

Ti aspetto all'uscita, va bene?” domandò la donna e Radish mentre scendeva dall'auto, disse: “Come vuole lei, prof...”

Mentre si allontanava, guardò di nascosto la macchina.

Gli sembrava di essere tornato alle elementari...


Mi raccomando, comportati bene al tuo primo giorno di scuola.” si raccomandò la donna dai capelli neri e ribelli lunghi fino alle spalle al ragazzino con lunghi capelli ribelli.

Il figlio sbuffò e disse: “Certo, mamma...” “Ti verrò a prendere dopo la scuola.” gli promise la donna, baciandolo dolcemente alla guancia.

A quel bacio, Radish divenne rosso come un peperone e disse, imbarazzato: “Mamma, non mi baciare più. Solo i poppanti si fanno ancora baciare dalla mamma.” “Come vuoi, Radish...” acconsentì la donna.

Radish scese in fretta dalla macchina e si diresse verso la scuola.

Mentre si allontanava, non poté fare a meno di pensare che, in fondo, quel bacio non era stato poi così male...


Entrò silenziosamente nell'edificio e, avvicinandosi alla reception, dove c'era seduta una vecchia segretaria che si stava limando le unghie, domandò: “Mi scusi, per i provini...” “Da quella parte.” indicò la donna, senza nemmeno guardarlo.

Radish si diresse dove la segretaria gli aveva indicato e vide un sacco di gente seduta, ad aspettare il proprio turno.

Con un sospiro, Radish si sedette nel primo posto libero e si mise ad aspettare.


Solo un'ora, intesi? Poi si torna a casa.” si raccomandò Vegeta a Tarble e il ragazzino, dopo aver annuito, cominciò ad arrampicarsi sul castello del parco giochi.

Una volta che il ragazzino si fu arrampicato, Vegeta si sedette su una panchina e tirò fuori dal suo zaino un libro che iniziò a leggere.

Ehi, Vegeta. Come butta?” domandò una voce alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò e vide Nappa.

Bene. E a te, come va bestione?” domandò Vegeta e l'altro rispose: “Abbastanza, grazie.” “Mi dispiace averti rovinato la serata affidandoti Tarble...” “Va bene così, dai. Anzi, ho fatto ancora più colpo. Alle donne piacciono gli uomini dolci con i bambini. Non è che me lo presti uno di questi giorni?” “Ci penserò...”

Nappa si sedette accanto a Vegeta e domandò: “Sai che Radish fa un provino come chitarrista di una band?” “Lo so. Me lo ha raccontato al telefono.” “Non mi sarei mai aspettato che ci avrebbe riprovato. Credevo che avesse rinunciato al suo sogno...” “Sono contento che voglia riprovare.” “Ma non hai paura? Se venisse di nuovo rifiutato potrebbe ritornare...” “Allora era solo e aveva appena perso i suoi. Sono certo che adesso ci penserebbe due volte prima di ricominciare. Dobbiamo fidarci di lui e dargli una possibilità. Sono certo che non ci deluderà.”

Nappa rimase in silenzio.

Vegeta aveva ragione.

Dovevano dare una seconda possibilità a Radish.

Magari, lo avrebbero accettato...

Ehi, sai perché Radish ha deciso di riprovare?” domandò, ad un tratto, Vegeta, divertito, e Nappa, curioso, ammise: “No...” “E' stato per via della biondina. La sorella maggiore di quella che Radish e Kakaroth hanno impedito che venisse rapinata al centro commerciale e insegnante di quel piccolo baccalà. Pare che lei e Radish siano diventati parecchio intimi...” “E tu come lo sai?” “Me l'ha raccontato quello scemo di Kakaroth. Basta salutarlo e comincia a raccontarti tutto di tutti. Pensa, viene spesso a casa loro per insegnare a Radish a occuparsi della casa.” “Però...” “Secondo te, quanto sono diventati intimi?” “Non ne ho idea...” “Probabilmente non sono ancora arrivati al bacio.” “Allora non sono poi così intimi...” “Secondo me, è perché c'è quello stupido del fratello di Radish in giro...” “Già...” “E se gli dessimo una mano?” “Cosa intendi?”

Vegeta guardò Nappa con un sorriso divertito e spiegò: “Facciamo in modo che loro due stiano da soli per po', senza Kakaroth tra i piedi... sono sicuro che dopo pochi minuti si ritroverebbero sotto le coperte...” “L'idea è buona... ma come pensi di farli star soli senza insospettire Radish?” “Ti ricordi il campeggio in cui siamo andati l'anno scorso? Quello sulle montagne?” “Certo...” “Bene. Il piano è semplice. Organizziamo una piccola gita lì, approfittando del ponte che ci sarà tra poco. Tarble proporrà a Kakaroth d'invitare anche la maestrina e la sorella. Quello scemo riuscirà senza dubbio a convincerle. Una volte convinte, non ci sarà più verso di farle sparire. Basterà solo far finta di fare i duri per un po', in modo da non insospettire nessuno, e il gioco è fatto.” “Ma non c'è il rischio che tuo fratello faccia la spia?” “Tarble? Stai scherzando?! Mi adora troppo per tradirmi. Se gli chiedessi di gettarsi dal più alto grattacielo del mondo, salterebbe senza fare domande.”

Nappa annuì.

In effetti, Tarble era molto legato al fratello maggiore...

Una volta al campeggio...” continuò Vegeta “Per un po' ci comporteremo in maniera naturale. Poi escogiteremo qualcosa per farli stare soli una notte senza moccioso intorno. Una volta soli... BUOM!” “Ottimo piano, Vegeta.” “Grazie, grazie. Troppo buoni. Sono un genio, lo so... ma non ditelo in giro, mi raccomando.”

Dopo un attimo di silenzio, Nappa domandò: “Perché vuoi invitare anche la sorella minore della professoressa?” “Così non insospettiamo nessuno, idiota.” “Non che, invece, vuoi passare un po' di tempo con lei?”

Vegeta rimase in silenzio.

In effetti, non poteva negare che Bulma gli interessasse... era così carina e intelligente, anche se aveva un pessimo carattere.

Stava per ribattere quando vide, fuori dal parco una coppia.

Il ragazzo aveva lunghi e mossi capelli neri mentre la ragazza, a cui era dedicata tutta l'attenzione di Vegeta, aveva lunghi capelli turchini.

No. Lei ha già il ragazzo.” tagliò corto Vegeta, con lo sguardo basso e scuro.


Tights guardò il suo orologio al polso.

Le undici meno dieci.

Ormai, Radish avrebbe finito a momenti il provino...

Infatti, la porta del teatro si aprì e Radish uscì.

Dalla faccia sembrava completamente stravolto.

Si avvicinò e domandò, preoccupata: “Va tutto bene?” “Sì...”

Tights intuì dalla voce che il ragazzo era a pezzi.

Probabilmente, l'emozione non l'aveva ucciso per poco...

Vuoi andare a mangiare qualcosa?” domandò, dolcemente, la donna “C'è un bar proprio qui vicino...”

Radish la guardò un attimo, poi disse: “Solo se paga lei, prof...” “Ci avrei giurato...” fu il commento di Tights “Va bene... per stavolta pago io.”

Mentre si dirigevano verso il bar, Tights si mise a camminare vicino a Radish.

Avrebbe tanto voluto che lui allungasse la sua mano e prendesse con dolcezza la sua.

Ma era un sogno stupido e irrealizzabile...

I due si avvicinarono al semaforo e quando divenne verde per i pedoni, i due cominciarono ad attraversare la strada.

Purtroppo, c'era così tanta gente che la giovane donna si perse in mezzo a quel mucchio di gente.

Ad un tratto, una mano l'afferrò e l'aiutò ad attraversare quel mare di gente.

Quando si ritrovò al sicuro sul marciapiede, alzò lo sguardo e vide Radish che la stava guardando, tenendole la mano.

Tights sentì mancarle il fiato.

Le stava tenendo la mano... come due innamorati...

Meglio che stia vicino a me, prof, sennò rischia di essere travolta dalla folla.” le disse Radish, dirigendosi verso il bar e non smettendo di tenerle la mano.

Tights, approfittando del fatto che l'uomo non la stava guardando, arrossì di piacere.

La mano di Radish era così calda e morbida... non se lo sarebbe mai aspettato da una persona dal carattere così duro e freddo...

Radish e Tights entrarono nel bar e si avvicinarono al bancone.

Cosa vuole, prof?” domandò Radish e la giovane, incredula, disse: “Veramente sei tu quello che deve dirmi cosa vuole...” “Allora prendo un bombolone alla crema.” “E io quella brioche al cioccolato.”

Dopo aver preso il cibo, i due si sedettero ad un tavolo e cominciarono a mangiare.

Tuttavia, entrambi avrebbero voluto allungare le mani e stringere con forza quelle dell'altro...

Senti, Radish...” domandò Tights, all'improvviso “Che canzone hai cantato al provino?” “Quella che ho suonato al parco...” “Allora ti prenderanno senz'altro.” “Non lo so, prof... ho fatto un sacco di provini e non mi hanno mai preso...” “Magari questa è la volta buona...” “Ne dubito...” “Allora facciamo una scommessa.” “E cosa scommettiamo, prof?” “Se ti prendono, dovrai esaudire un mio desiderio e se non ti prendono dovrai esaudire un mio desiderio.” “Non ho mai desiderato così tanto di non riuscire a superare un provino...” “Cosa mi faresti se non vincessi?” “Non lo so, prof... forse qualcosa di erotico... ma non si preoccupi. Non le chiederò di venire a letto con me. Mi limiterei a palparle il seno... dopotutto, scommetto che lei è ancora vergine...”

Tights rimase in silenzio, a mangiare la sua brioche.

Moriva dalla voglia di dirgli il suo piccolo segreto...

Per poco non le andò di traverso il cibo.

Ma cosa andava a pensare?!

Dire una cosa così personale al fratello maggiore di un suo studente?!

Doveva essere impazzita!

Notando il suo nervosismo, Radish si affrettò a dire: “Lasci perdere, prof! Stavo solo scherzando! Certo che voi prof prendete tutto sul serio...” “Senti, Radish, ma tu... hai una ragazza?” domandò, all'improvviso, Tights.

La domanda fece sgranare gli occhi a Radish.

Tuttavia, dopo un'iniziale titubanza, il ragazzo ammise: “Adesso non esco con nessuna ragazza... però, sono uscito con qualcuna... ho persino avuto vari rapporti... ma non era nulla di che...” “E c'è una ragazza che ti è rimasta un po' impressa?” “La prima ragazza con cui ho avuto un rapporto... e prima che mi chieda di lei, la pregherei di non farmi parlare di lei.” “Ti ha tradito?” “No, lei... meglio che non le racconti cos'è successo perché mi prenderebbe per un pazzo o un maniaco...” “Ma se non hai una ragazza nel tuo cuore, per chi era quella canzone così bella?” “Per nessuna, prof... mi era venuta così...”

Tights rimase un attimo in silenzio.

In cuor suo, era felice che Radish non aveva dedicato quella così bella canzone...

Avrebbe cercato di essere felice per lui... ma sapere che c'era un'altra donna nel suo cuore che non era lei... l'avrebbe fatta morire di dolore...

Nel frattempo, Radish pensava.

Era troppo orgoglioso per dire a Tights che era lei la donna nel suo cuore... lei e la prima ragazza con cui aveva fatto sesso...

Vado un attimo in bagno...” disse il ragazzo, alzandosi in piedi.

Una volta che fu sparito dalla vista della ragazza, tirò fuori dalla tasca dei jeans un ciondolo con su una X.

Apparteneva alla prima ragazza con cui aveva fatto sesso...

Era l'unico ricordo che gli restava di lei e di quell'incredibile notte...

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Capitolo 11
*** Una febbre improvvisa ***


CAPITOLO 11: UNA FEBBRE IMPROVVISA


Tights stava correggendo delle verifiche.

Fuori, c'era un tremendo temporale.

E pensare che il giorno prima c'era un bel cielo sereno con tanto di sole...

CRUSH

Alzò gli occhi e poi si diresse verso la stanza della sorella minore.

Bulma, mi dici cos'è che ti rende così nervosa?” domandò e la ragazza, scocciata, disse: “Io non sono nervosa.” “Quando rimetti a posto dieci volte la stanza in un giorno è ovvio che hai qualcosa di grosso che ti tormenta...”

Bulma sbuffò, seccata.

Ormai, Tights la conosceva troppo bene...

Con un sospiro, Bulma ammise: “La verità è che ho un po' di confusione con i miei sentimenti...” “E' successo qualcosa con Yamcha?” “No, il problema sono io... io... io credo di amare un altro ragazzo.” “Per caso questo questo ragazzo ha i capelli a fiamma neri?”

Bulma si sentì avvampare.

Ma come aveva fatto Tights a capire che si trattava di Vegeta?!

Vedendo la reazione della sorella, Tights intuì di aver fatto centro.

Se ti stai chiedendo come ho fatto a intuirlo, ti posso dire che ho un sesto senso o che ho letto molti romanzi d'amore.” spiegò, divertita, la più grande.

Bulma, dopo aver fatto un sospiro, confessò: “All'inizio non lo sopportavo. Era così arrogante e antipatico... però sono accadute così tante cose e ho capito che ha un lato dolce, nascosto dietro a un muro d'orgoglio. Sai, quando si prende cura di suo fratello sembra un'altra persona... o anche quando si prende cura di me...” “E ti sei innamorata di lui...” concluse con un sorriso la sorella.

Bulma annuì e aggiunse: “Però... non sono ancora sicura dei miei sentimenti... e non vorrei rompere con Yamcha... anche se è un po' un dongiovanni, mi vuole davvero bene... e non vorrei lasciarlo per scoprire che quello che ho provato era solo un misero fuoco di paglia...”

Tights lasciò sfogare la sorella, poi sedendosi di fianco a lei, disse: “Se posso darti un consiglio, sorellina... cerca di guardare nel tuo cuore e di scoprire cosa provi davvero. Altrimenti, non solo tu starai male, ma anche le persone che ami.”

Bulma guardò la sorella maggiore e sorrise.

I consigli di Tights erano sensati... ma ce l'avrebbe fatta a metterli in pratica?


Radish stava guardando il ciondolo che aveva tra le mani.

Erano passati undici anni da quella notte... eppure, ricordava molto bene...

ETCIU'!!!”

Radish si voltò in direzione dello starnuto.

Era la dodicesima volta, quel giorno, che Kakaroth starnutiva e, francamente, cominciava a non poterne più!

Uscì dalla sua stanza e si diresse in salotto.

Suo fratello stava seduto davanti al tavolo a fare dei compiti.

Ehi, moccioso.” disse, seccato “Si può sapere che hai? Da quando sei tornato non fai che starnutire...” “Non ci posso fare niente, Radish. E più forte di me...” si scusò il bambino, voltandosi.

Appena vide la faccia, Radish sgranò gli occhi.

Aveva gli occhi lucidi, il volto pallido e le guance rosse.

Ehi, ti senti bene?” domandò l'uomo, con una nota di preoccupazione, e il bambino, alzandosi in piedi, disse: “Certo. Guarda.”

Appena si alzò in piedi, sentì la testa diventargli pesante e la vista annebbiarsi.

Barcollando, si sdraiò sul divano e, dopo un po', sentì la testa diventargli leggera...

Da quello che ho visto, stai parecchio male.” commentò Radish e avvicinandosi al fratello gli toccò la fronte.

Scottava parecchio.

Devi avere la febbre...” disse l'uomo, grattandosi i capelli, e poi domandò: “Senti, ce la fai a cambiarti?” “Sì...” “Bene. Vado a cercarti un termometro.”

Una volta, che l'ebbe trovato, Radish misurò la temperatura del bambino e vide che aveva la febbre a 38°.

Accidenti. Hai la febbre alta.” commentò l'uomo.

Quell'influenza non ci voleva proprio.

Cosa doveva fare con un bambino con la febbre?

Si grattò la testa, nervoso.

Poi gli venne in mente che, per curare la febbre di una persona ci volevano le medicine.

L'unico che poteva dirgli che medicine ci volevano per un bambino con la febbre era Vegeta e, magari, ce ne aveva anche qualcuna in casa.

Prese il telefono e, dopo aver digitato il numero di telefono del compagno, si mise ad aspettare, nervoso.

Finalmente, sentì la cornetta dall'altro lato del telefono alzarsi e una voce, scocciata, dire: “Pronto? Chi è?” “Sono io, Radish!” “Radish?! E che cavolo vuoi?!” “Hai delle medicine per la febbre?” “Certo... perché?” “Mio fratello si è preso una brutta influenza e ne ho bisogno al più presto!” “D'accordo. Arrivo subito.” CLICK

Radish si sedette pesantemente sulla sedia.

Quando Vegeta sarebbe arrivato, gli avrebbe consegnato le medicine e Kakaroth sarebbe stato meglio...

Si alzò e si avvicinò al letto del bambino.

Ti serve qualcosa?” domandò l'uomo e Goku con un filo di voce, domandò: “Vorrei un po' di acqua... mi sento bollente...” “Arrivo subito.”

Quando il ragazzino ebbe finito di bere, sempre sotto lo sguardo attento del fratello maggiore, Radish prese il bicchiere e lo mise da lavare.

DRRRIIIIINNN

Doveva essere Vegeta.

Si affrettò ad aprire la porta e trovò il ragazzo col fratello minore.

Vegeta diede un piccolo tubo a Radish e si raccomandò: “Dai a tuo fratello tre palline di Belladonna ogni cinque ore. Mi raccomando, non dargliene mai prima dei pasti.” “Capito.” “Assicurati che sia sempre al caldo. Non deve leggere, guardare la tv o altre cose elettroniche. Fallo dormire il più possibile e metti vicino a lui dei fazzoletti. Si soffierà molto spesso il naso e butterà fuori gran parte dei virus.” “Va bene.” “Inoltre, dagli da mangiare pastina o altre cose leggere. Altri cibi lo farebbero solo stare peggio.”

Radish si segnò mentalmente tutti i consigli di Vegeta.

Occuparsi tutti i giorni di un fratello che si ammalava facilmente aveva i suoi lati positivi...

Quando Vegeta finì di elencare a Radish come doveva occuparsi del fratello malato, Tarble sussurrò: “Fratellone, posso salutare Goku?” “No. Rischi di ammalarti anche tu.” “Ma ho preso la febbre solo quattro volte negli ultimi quattro anni...” “E' meglio non rischiare, debole come sei.”

Radish rimase in silenzio un secondo, poi disse al bambino: “Lo saluterò io per te.” “Davvero?” “Certo.” “Grazie mille, Radish.”

Una volta che i due fratelli se ne furono andati, Radish tornò dal fratello.

Mentre preparava la medicina, disse: “Tarble ti saluta.” “L'ho sentito. E' stato molto carino da parte sua...” “Apri la bocca.”

Una volta che il ragazzino ebbe inghiottito la medicina, Radish si alzò in piedi e, prima di uscire dalla stanza, si raccomandò: “Adesso chiudi gli occhi e vedi di dormire.” “Certo.” annuì il bambino, alzando in aria un pugno.

Come facesse quel moccioso ad avere tutta quella energia nonostante avesse 38 di febbre era un autentico mistero...

Radish uscì dalla stanza e prese il telefono.

Probabilmente, suo fratello non era in grado di andare a scuola domani, perciò era meglio avvisare qualcuno.

La domanda era: chi?

Per un attimo, Radish fu tentato di telefonare alla prof di suo fratello...

Da giorni, era ossessionato dalla voglia di sentire la sua voce...

A volte, aveva persino alzato la cornetta per chiamarla ma il suo orgoglio l'aveva sempre bloccato.

Che cosa le avrebbe detto?

Che figura ci avrebbe fatto, chiamarla senza nemmeno avere un valido motivo?

In quanto l'unico motivo per cui l'aveva chiamata era solo di sentire la sua voce?

Gli avrebbe chiuso il telefono in faccia.

Tuttavia, adesso che aveva un valido motivo per chiamarla, non riusciva a prendere la cornetta...

Alla fine prese una decisione.

Avrebbe telefonato all'amica di suo fratello.

In fondo, una prof che sapeva il motivo dell'assenza di uno studente prima che l'avvisassero altri, sarebbe stato sospetto...


Tights entrò in classe.

Non si stupì del fatto che mancavano dei ragazzi.

Era la stagione delle influenze.

Tutti gli altri era così, pertanto ci era abituata...

Ad un tratto si accorse che il banco vicino a Chichi, quello di Goku, era vuoto.

Scusa, Chichi...” domandò la donna “Dov'è Son?” “Ha la febbre alta, professoressa Brief. Mi ha telefonato suo fratello.” “Capisco...”

Mentre Tights scriveva nel registro il motivo dell'assenza di Goku, sentì il cuore a pezzi.

Anche se era l'insegnante del fratello, le avrebbe fatto piacere ricevere la sua telefonata...

Dopotutto, frequentava la loro casa...


Hai finito?” domandò Radish, avvicinandosi al letto del fratellino.

Il bambino annuì con la testa e Radish prese il piatto.

Le istruzioni di Vegeta su come occuparsi di Kakaroth erano azzeccate e perfette.

Il ragazzino aveva ronfato e buttato fuori delle schifezze per tutto il giorno e, grazie alla medicina omeopatica che l'amico gli aveva consigliato, la febbre era scesa parecchio.

Aveva chiesto una settimana di permesso per potersi occupare al meglio di Kakaroth e proprio qualche minuto fa aveva ricevuto un sms da parte di Tights: Visto che tuo fratello è malato, non vengo a casa tua.

Per qualche oscuro motivo, quel messaggio aveva un tono offeso...

Evidentemente, non aveva gradito il fatto che non l'aveva avvisata della malattia del fratello...

Ma a lui non gliene fregava niente.

Dopotutto, doveva già occuparsi di un moccioso e non aveva tempo per occuparsi di una prof offesa...

Eppure, in fondo, in fondo, gli dispiaceva di averla offesa...

Dopo aver pulito il piatto, Radish tornò in salotto e trovò gli occhi neri di suo fratello, ancora lucidi per la febbre, che lo guardavano.

Ormai, Radish conosceva troppo bene suo fratello e sapeva che se lo guardava così desiderava qualcosa.

Cosa vuoi, moccioso?” domandò, con uno sbuffo, l'uomo e il bambino, guardandolo, domandò: “Mi racconti una storia?” “COSA?! Scordatelo, moccioso!” “Ti prego, il nonno me la raccontava sempre quando ero malato...” “Ho detto di no.” “Uffa...”

Radish, ignorando lo sbuffo del fratello minore, prese dei libri e li passò al bambino: “Mettiti avanti con lo studio.” “Va bene...”

Le ore passarono lentamente.

Mentre Goku studiava, Radish accordava la sua chitarra.

Non gli era ancora arrivato il risultato del provino... ma non si faceva illusioni.

Troppe volte era stato rifiutato...

Qualche ora dopo, Radish uscì dalla sua stanza e avvicinandosi al fratello minore, disse: “E' l'ora della medicina. Apri la bocca.”

Tuttavia, inspiegabilmente, Goku tenne la bocca chiusa.

Insospettito, l'uomo domandò, scocciato: “Cosa vuoi?” “Una storia.” “Scordatelo.” “Allora non apro la bocca.” “La stai aprendo adesso.”

Sentendo la frase del fratello maggiore, Goku, si tappò la bocca con le mani.

Scocciato, Radish cercò di tenerlo fermo e di fargli aprire la bocca, dicendogli, adirato: “E apri questa stupida bocca!” “No, no!” mugugnò il ragazzino, da dietro le mani, ancora davanti alla bocca.

Radish sbuffò, seccato.

Quel dannato moccioso doveva prendere la medicina o sarebbe successo il caos.

C'era solo una cosa che poteva fare...

E va bene. Mi arrendo. Ti racconterò una storia.” disse il giovane mentre il fratellino sorrideva tutto contento.

Il suo amato nonnino, quando gli raccontava una storia, lo faceva volare sulle ali della fantasia...

Quelle storie così belle... sembravano reali...

Radish si sedette sul letto e dopo essersi grattato la testa, come faceva ogni volta che era nervoso, raccontò: “Allora... c'era un bambino... che apparteneva a un popolo...” “Un popolo di guerrieri?” “Esatto! Un popolo di guerrieri! Ma non un popolo di guerrieri qualsiasi... erano i migliori in tutto l'universo...” “Davvero? E che aspetto avevano?” “Erano come noi però... avevano una forza mostruosa, erano in grado di volare, sparare raggi d'energia e... e avevano una coda!” “Una coda? Come le scimmiette dello zoo?” “Già... inoltre erano molto orgogliosi...” “E il bambino?” “Il bambino... era un bambino molto solo... non aveva molti amici... pertanto... voleva un fratellino... così... poteva avere qualcuno con cui giocare...” “E gli arrivò?” “Sì... un giorno, la sua mamma gli diede il suo fratellino...” “Che bello! Così ha avuto qualcuno con cui giocare!” “No... perché... c'era un uomo molto cattivo... che odiava con tutte le sue forze quel popolo... così... li attaccò e ne uccise la maggior parte.” “Oh no. Poverini. E il bambino e il suo fratellino?” “Il bambino si salvò... perché era con il principe del popolo dei guerrieri... vedi, il signore molto cattivo sapeva dell'incredibile potenziale del principe... così, lo risparmiò per costringerlo a lavorare per lui... solo che il principe era uno spirito molto libero e irrequieto e odiava essere lo schiavo di qualcuno pertanto, segretamente, progettava di ucciderlo e di ottenere la sua libertà.” “Mi ricorda tanto Vegeta, quel principe.” “Già... comunque, anche il fratellino si salvò, in quanto il papà dei due bambini aveva intuito il piano dell'uomo cattivo... così lo mandò su un altro pianeta...” “E com'era questo pianeta?” “Esattamente come la Terra.” “E poi?” “Gli anni passarono... il bambino divenne un uomo... e divenne un mercenario molto crudele e cattivo... tuttavia, non aveva mai dimenticato il suo fratellino... un giorno... decise di andarlo a prendere sul pianeta... e...” “E? Non tenermi sulle spine, Radish...” “E trovò il suo fratellino completamente cambiato che si era dimenticato di lui e del suo intero popolo.” “Davvero?” “Sì... aveva sbattuto forte la testa quand'era piccolo e si era dimenticato tutto... così, preso dalla rabbia, l'uomo rapì il figlio del fratello per costringerlo ad andare via con lui... i due, allora, combatterono all'ultimo sangue finché, alla fine, entrambi morirono. Fine. E adesso prendi la medicina.”

Goku rimase in silenzio un attimo e, poi, domandò: “E poi?” “Come sarebbe a dire -E poi?-?! Non hai sentito la parola fine? E' finita la favola, moccioso.” “Ma il finale è brutto. Sono entrambi morti senza far pace... le storie del nonno non finivano mica così. C'era sempre il lieto fine.” “Piantala di fare lo stupido e cresci, dannazione! Hai già quattordici anni! Nella vita reale non esiste il lieto fine, moccioso! Alla fine, la vita è uno schifo, va' tutto da cani e i sogni sono solo stupide illusioni infantili! Io l'ho già capito da un pezzo e tu faresti bene a capirlo prima che la vita ti prenda a calci! E adesso prendi questa stupida medicina!” sbottò Radish, aprendo la bocca al fratello minore e dandogli la medicina.

Una volta data, si alzò e se ne andò via borbottando tra sé mentre il piccolo Goku lo fissava in silenzio.


Aprì gli occhi e si massaggiò la testa.

La testa, adesso, era molto più leggera anche se sentiva la gola ancora piena di catarro.

Tastò il muro finché non trovò l'interruttore della luce ma quando accese la luce, sgranò gli occhi dalla sorpresa.

Con la testa e le braccia appoggiate sul letto, addormentato profondamente, c'era suo fratello maggiore.

Doveva essere rimasto lì tutta la notte, a controllarlo ma alla fine, distrutto dalla stanchezza, si era addormentato.

Silenziosamente, il bambino si avvicinò al fratello e, con la sua piccola manina, cominciò ad accarezzargli dolcemente la testa, sorridendo.

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Capitolo 12
*** Gocce di pioggia e baci rubati ***


CAPITOLO 12: GOCCE DI PIOGGIA E BACI RUBATI


Cerca di non saltellare in mezzo delle pozzanghere, moccioso!” “Cosa? Ma è divertente...” “Ti sei appena ripreso dalla febbre. Non ci saltare.”

Radish stava finendo di sistemare l'impermeabile verde a forma di rana al fratello minore.

Soltanto suo fratello poteva avere un impermeabile così ridicolo...

Dopo cinque giorni, suo fratello si era, finalmente, ripreso dalla febbre e doveva riportarlo a scuola.

I due uscirono dal palazzo e salirono in macchina.

Dopo una serie di difficoltà, i due fratelli arrivarono alla scuola.

Goku, immediatamente, uscì dalla macchina e si diresse verso il portone.

Aspettami, moccioso!” urlò il fratello, uscendo a sua volta dalla macchina.

Suo fratello, però, era già sparito, inghiottito da una folla di persone con ombrelli o impermeabili.

Doveva trovarlo subito o sarebbe finito nei casini!

Lo cercò, preoccupato, in mezzo a quella folla.

Tutta quella gente... tutti quei mocciosi...

Ma dove cavolo era?!

Ad un tratto, notò un impermeabile verde vicino al portone.

Si avvicinò e trasse un sospiro di sollievo.

Suo fratello era lì.

L'osservò un attimo e, quando vide che era entrato, si voltò per andarsene ma sbatté contro qualcuno.

Scusi.” disse distratto ma, non appena si accorse chi era, sbiancò.

Quei corti capelli biondi e quei grandi occhi neri... quella era Tights, impossibile sbagliarsi.

La donna l'osservò un secondo, poi disse, con un tono di sufficienza: “Se sei qui, immagino che tuo fratello sia guarito.” “Sì, prof.” “Bene... ora devo andare, iniziano le lezioni.”

Tights lo superò e procedette verso il portone.

Radish intuì che era adirata.

Evidentemente, non aveva gradito il fatto che non l'avesse avvisata della malattia del fratello...

Mentre la professoressa entrava nella scuola, continuò a guardarla in silenzio.

Non l'avrebbe mai ammesso... ma vederla arrabbiata gli faceva più male di tutti cazzotti del mondo...

Cosa poteva farle per chiederle scusa?


DRIIIINNNN

La campanella dell'intervallo, spezzò il dialogo della giovane prof dai capelli biondi.

Mentre gli studenti, uscivano dalla classe, lei rimase in silenzio.

Rivedere Radish, quella mattina, era stato un vero colpo...

Sospirò.

Il suo cuore aveva continuato a batterle forte per mezz'ora.

Ormai ne aveva la certezza assoluta... si era innamorata.

Si era innamorata di Radish.

Era preoccupata per quel che avrebbe pensato la gente se fosse uscita col fratello maggiore di un suo studente... più che altro per il suo lavoro perché, di quello che pensava la gente, francamente, se ne infischiava.

Tuttavia, il fatto che l'uomo non l'avesse informata del fatto che suo fratello avesse la febbre, nonostante avesse il suo numero, la faceva arrabbiare.

Evidentemente, per lui, non era niente di speciale.

Solo una ragazza come un'altra.

Ma gliela avrebbe fatta vedere!

Se c'era una cosa che Tights non poteva assolutamente sopportare, era quello di essere stata presa in giro!

Certo che quel tipo sapeva prendere in giro proprio bene le donne... quando si erano trovati così vicini... i loro discorsi...

Si alzò furente dalla sedia e uscì dalla classe.

Quanto odiava quell'idiota!!!

Non voleva mai più rivederlo!!!


Radish si trovava davanti alla porta della casa della prof di suo fratello.

Forse, aveva trovato il modo di farsi perdonare...

Finalmente, scorse la figura esile della donna, sotto un grande ombrello trasparente, e i suoi corti capelli biondi.

Appena si accorse di lui, Tights fece una faccia stupita ma poi, con una voce seccata, domandò: “Cosa vuoi?” “Mi hanno preso.” “Cosa?” “Sono il chitarrista della band. Ho realizzato il mio sogno, prof.” “Sono contenta per te. Ciao.”

La donna si avvicinò alla porta e mentre metteva le chiavi nella toppa, Radish le domandò: “Cosa devo fare, prof?”

La donna, stupita, si voltò e fece: “Eh?” “La nostra scommessa. Se mi prendevano, dovevo realizzare un suo desiderio.” “E se no, mi avresti fatto qualche diavoleria erotica.” “Ci vada piano, prof...” “In ogni caso, considera sciolta la scommessa. Non ho nessun desiderio.” “Eh no, per principio, prof, una volta che mi prendo un impegno devo assolutamente portarlo a termine!” “Senti, io non ho proprio alcun desiderio.” “Allora io resto qui.”

Tights, ignorando il giovane, entrò in casa.

Pioveva a dirotto.

Quel testone se ne sarebbe andato, prima o poi...


Pioveva a dirotto.

Qualunque persona sana di mente, se ne sarebbe andato al coperto, ma lui non era decisamente sano di mente.

Se ne stava lì immobile, sotto la pioggia battente, cercando di ripararsi col cappuccio della sua felpa.

Prima c'era solo una leggera pioggia, quindi non aveva pensato di prendersi con sé l'ombrello...

Tuttavia, era intenzionato a non muoversi assolutamente.

Non se ne sarebbe andato da lì, finché quella testona di Tights non si sarebbe decisa a dargli qualcosa da fare.

In questo modo, sperava di farsi perdonare per non averla avvisata della febbre di suo fratello.

Non poteva sopportare che Tights fosse arrabbiata con lui...

Cosa non si faceva per una donna...


Era ancora lì.

Lo vedeva chiaramente dalla finestra.

Certo che quell'uomo era proprio un testone.

Diede un'occhiata all'orologio sulla parete.

Ormai erano due ore che era lì... solo per soddisfare un suo desiderio...

Maledicendosi mentalmente, Tights aprì la porta e disse, scocciata: “Dai, entra. Rischi di prenderti un malanno. E poi i vicini potrebbero prenderti per un maniaco.” “Grazie, prof. Qual'è il suo desiderio.” “Fila subito sotto la doccia! Ecco qual'è il mio desiderio!” “Dov'è il bagno?” “In fondo a destra. Non fare diavolerie o ti sbatto nudo sotto la pioggia.” “Capita l'antifona, prof. Faccio il bravo, lo prometto.”

Tights inarcò un sopracciglio, poco convinta.

Mentre Radish entrava nel bagno, si sedette sul tavolo del salotto e, mettendosi gli auricolari, cominciò a scrivere.

Dopo un po', si fermò.

Non riusciva a trovare una buona idea per mandare avanti la storia.

Si passò una mano tra i capelli...

Non sapeva cosa fare...

Ad un tratto, le sembrò di sentire un rumore.

Si tolse gli auricolari e fece: “Eh?” “PROF!!! INSOMMA, MI SENTE?!?!” “Sì, ti sento, Radish. Cosa c'è?” “Dov'è l'asciugamano?”

La donna sbiancò.

Ora che ci pensava, aveva messo da lavare gli asciugamani che c'erano bagno...

Aspetta, te ne vado a cercare uno!” esclamò la donna, alzandosi in piedi.

Si diresse verso la lavanderia e, dopo averla messa in soqquadro, trovò un accappatoio.

Tornò in casa e disse: “Ho trovato un accappatoio. Te lo passo. Mi raccomando, non ti azzardare ad uscire!”

Si avvicinò al bagno e, coprendosi gli occhi con la mano, allungò l'accappatoio.

Nel frattempo, il braccio e la mano di Radish uscirono dalla porta del bagno e si mise a tastare il muro e l'aria, nel tentativo di trovare l'accappatoio.

Finalmente, la mano di Radish prese l'accappatoio e, veloce come il fulmine, lo portò dentro al bagno.

Tights si azzardò ad aprire gli occhi quando Radish chiuse la porta.

Non c'era nessuno...

Fece un sospiro e, poi, tornò in salotto, dove riprese a scrivere.

Alzò la testa solo quando sentì un rumore.

C'era Radish con indosso l'accappatoio blu che aveva raccattato.

Non ci sono molti vestiti maschili, qui...” commentò il giovane, sedendosi davanti a lei, e la donna annuì: “Ci viviamo solo io e mia sorella. Prima ci viveva un mio amico, che ho conosciuto quando sono venuta in città per una vacanza.” “Lei è stata qui in vacanza, prof?” “Sì, a diciassette anni. Durante essa, ho incontrato il mio amico Omori. Due anni fa è morto e mi ha lasciato in eredità questa casa, che ho subito abitato assieme a mia sorella.” “Vi siete davvero sistemate bene...” “Grazie...”

Per un pezzo, si sentì solo il suono dei tasti del portatile della donna.

Dov'è Goku?” domandò, fingendosi il più distratta possibile, Tights e Radish rispose: “A studiare dalla sua amica.” “Intendi Chichi?” “Stanno insieme anche a lezione?” “Sì. Credo che a Chichi Goku piaccia.” “Peccato che a quello scemo di mio fratello non interessano le ragazze...”

I due rimasero di nuovo in silenzio finché Radish non domandò: “Di cosa parla il suo romanzo?” “Pensavo di raccontare la storia di due ragazzi che viaggiano nello spazio per poter tornare sulla terra... però sono ancora indecisa su alcuni punti...” “Vedrà che riuscirà a trovare qualcosa per sistemarli...” “Da quando sei così positivo?” “Da quando mi ha insegnato a credere di nuovo nei sogni, prof.”

Tights smise di lavorare e si mise a guardarlo.

Davvero?” domandò, debolmente, la donna e Radish annuì: “Certo. Avevo smesso di credere ai sogni...” “Era perché nessuno ti voleva?” “Sì...”

Mentre diceva quelle parole, l'uomo abbassò lo sguardo, diventando scuro in volto.

Tights se ne accorse e, dolcemente, gli propose: “Se ti va. Puoi raccontarmi tutto. Non ti giudicherò, promesso.” “Non è quello, prof...” “E allora qual'è il problema, ti vergogni?” “Un po'... ma, soprattutto, non voglio che mio fratello lo sappia...” “Non preoccuparti. Non lo dirò a nessuno.” promise la donna.

Radish rimase in silenzio un attimo.

Non si accorse che una manica dell'accappatoio si era alzata e mostrava dei piccoli puntini bianchi cicatrizzati.

Cosa sono quelle cicatrici?!” domandò, sconvolta, Tights e il ragazzo, veloce come il lampo, abbassò la manica ma era troppo tardi.

Che cavolo ti è successo?! Non esci di qui fino a quando non me lo dici!” lo avvisò la donna, piazzandosi davanti a lui, e Radish, vedendosi ormai in trappola, si alzò e, dopo aver camminato un attimo, si sedette pesantemente sul divano e, mentre la pioggia batteva infuriata sul tetto e sul vetro della casa, raccontò: “Undici anni fa... i miei genitori morirono in un incidente stradale. Io, siccome ero maggiorenne, me ne andai di casa, lasciando Kakaroth con nostro nonno. Ero da sempre stato affascinato dalla città... e volevo diventare un musicista. All'inizio, mi sembrò di essere in paradiso: donne, vino, luci... sembrava di essere in un sogno... allora avevo solo diciotto anni, ero giovane e molto stupido, prof... non avevo la più pallida idea che esistesse un prezzo da pagare e che quelle luci così belle potessero diventare fredde e insensibili. Cominciai a fare vari provini ma la risposta era sempre la stessa: non preso. Nel frattempo, ero sempre più a corto di denaro, non avevo un lavoro fisso ed ero sempre più disperato. Per orgoglio, non tornai da mio nonno e un giorno, non ricordo bene come, cominciai a drogarmi.”

Per un attimo, calò il silenzio.

C'era solo il rumore del vento furente e della pioggia battente.

Alla fine, Radish riprese il discorso, chiudendo gli occhi e grattandosi la testa: “Fu un pessimo periodo di cui non vado per niente fiero, prof... ma allora, quella roba era capace di farmi dimenticare tutto. Lo squallore della mia vita presente, i demoni del mio passato e la delusione... prendendola, stavo molto meglio. Ma se dentro di me stavo bene, il resto stava andando da schifo. Tutti i soldi che guadagnavo, li usavo per comprarmi la droga, mangiavo pochissimo, cominciai a vendere i miei oggetti personali... l'unica cosa da cui non riuscivo a separarmi, nonostante valesse un sacco di soldi era la mia chitarra. La portavo sempre con me. Siccome non avevo più soldi per l'affitto, me ne andai dal mio appartamento e mi trasferì sotto un ponte, con altri sbandati come me e barboni. Cominciai persino a fare da corriere della droga per un tizio. In cambio, mi dava la roba e qualche spicciolo. Una notte ci fu una retata della polizia nel quartiere dove io e altri corrieri stavamo lavorando e per poco non mi feci arrestare... tuttavia, ripresi a vivere proprio da quella notte...”


Sentiva il fiato sempre più corto e un dolore lancinante al petto e alle gambe.

Tuttavia, non poteva assolutamente fermarsi.

Dietro di lui, infatti, sentiva i poliziotti che gli stavano alle calcagna.

In che casino si era ficcato...

L'uomo della roba non gli aveva mai detto cosa fare in casi del genere...

Doveva assolutamente farcela...

SBAM

Sbatté con violenza contro qualcuno e cadde a terra.

E sta' attento, dannato idiota!!” gli urlò una voce maschile abbastanza arrabbiata.

Radish ebbe il tempo di aprire gli occhi e si accorse, con orrore, che il sacchetto con la roba era uscito dalla sua giacca ed era finito di fianco a quello con cui si era scontrato, un giovane dai capelli a fiamma nera.

Era la fine... l'avrebbe denunciato... sarebbe finito in prigione... sentiva gli uomini e i cani avvicinarsi sempre di più...

Tuttavia, l'altro prese il sacchetto e, con tutta la forza del mondo, lo lanciò più avanti.

Dopodiché, lo prese per un polso e lo mise di fianco a sé.

In quel momento, giunsero i poliziotti con i cani e domandarono: “Cosa ci fate a terra, voi due?” “E' stata tutta colpa di un idiota. Ci è venuto addosso e ci ha fatto cadere.” “In che direzione è andato?” “Sempre dritto.”

Intanto, uno dei cani, si mise ad annusare la giacca di Radish.

Il giovane sudò freddo ma poi il cane si diresse verso il sacchetto.

Ispettore, venga a vedere!” urlò l'agente che stava tenendo il cane “Ho trovato della droga.” “Ottimo. Allora non dev'essere lontano.” disse l'ispettore “Sentite, potreste descrivere il tizio che vi è venuto addosso?” “Non l'ho focalizzato bene... era alto... coi capelli scuri...” cominciò il ragazzo dai capelli a fiamma e Radish, prendendo parte al gioco, aggiunse: “Mi sembrava che avesse una giacca verde.” “Molto bene. Dateci le vostre generalità, in modo che vi possiamo localizzare in caso di bisogno.” “Come vuole, mi chiamo Vegeta Prince e...”

Mentre Vegeta diceva le sue generalità all'ispettore, Radish era sempre più nervoso.

Lui viveva sotto a un ponte!

Tuttavia, ad un tratto, ebbe la soluzione.

Molto bene. E lei, signor...” fece l'ispettore e Radish, prontamente, rispose: “Son. Radish Son. Abito con lui.”

Vegeta rimase in assoluto silenzio e Radish ne fu, al tempo stesso, felice ma anche terrorizzato.

Una volta che l'ispettore li lasciò andare, Vegeta lo affrontò: “Perché gli hai detto che vivi con me?”

Radish rimase in silenzio.

Non hai una casa, vero?” indovinò Vegeta e, ancora una volta, Radish rimase in silenzio.

Il giovane sbuffò poi disse: “Vieni con me.”

Radish lo seguì in silenzio e vide che l'altro l'aveva condotto davanti ad una macchina.

I due s'infilarono dentro e, dopo un po' giunsero davanti ad una piccola villa.

Vegeta aprì la porta e Radish, timidamente, entrò dentro.

Mentre guardava quella casa, così pulita ed ordinata, ad un tratto, notò la fotografia di un bambino piccolo in una piscina che sorrideva tutto contento.

Istintivamente, pensò a Kakaroth.

Erano passati nove anni da quando se n'era andato... adesso avrebbe avuto dodici anni... chissà come stava...

Probabilmente, lui e suo nonno, se avessero saputo che si drogava, l'avrebbero guardato con profondo disprezzo e vergogna... e se lo sarebbe meritato...

Cosa guardi?” domandò Vegeta e Radish rispose: “Niente...” “Lui è mio fratello. Adesso non c'è perché è in gita scolastica... ma ti ammazzo se lo metti sulla cattiva strada!” “Non preoccuparti...”

Vegeta rimase in silenzio un attimo poi, gettandogli in testa un asciugamano, disse: “Va' a farti una doccia. Puzzi così tanto da far schifo. Non voglio sapere quand'è stata l'ultima volta che ti sei fatto una doccia perché, altrimenti vomiterei. Il bagno è in fondo a destra.”

Radish, dopo aver posato sul divano la sua chitarra, si trascinò fino al bagno.

Era così pulito... quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto un bagno?

Dammi i tuoi vestiti che te li metto da lavare.” rispose Vegeta alle sue spalle e l'altro rispose: “Ma... non ne ho altri di riserva.” “Nessun problema. Telefono a un mio amico che ti presterà per stanotte dei vestiti. Poi, domattina andremo al centro commerciale e ne compreremo di nuovi per te.” “Grazie...” “Se vuoi ringraziarmi, svestiti, dammi i tuoi vestiti e fila subito sotto la doccia!”

Radish ubbidì e, una volta dentro alla doccia, cominciò a lavarsi.

Quell'acqua così calda... si sentiva così bene... per la prima volta, si sentiva bene senza l'aiuto della droga...


In seguito, prof, vissi per un periodo a casa di Vegeta. Conobbi Nappa e Tarble e cominciai a rendermi conto di che vita del cavolo mi ero fatto...” “Come mai si sono presi così cura di te? In fondo eri un estraneo...” “Non proprio, prof... vede, Vegeta è il figlio di un amico di mio padre mentre Nappa era un amico di mio padre.”

Tights rimase in silenzio.

Non si aspettava quella conoscenza...

Nel frattempo, Radish riprese il suo discorso: “Qualche tempo dopo, Vegeta e Nappa mi hanno trovato un lavoro e un appartamento decente. Così, ho ripreso a vivere. Devo tutto a loro. All'inizio, è stato un incubo. Perché avevo varie crisi d'astinenza e a volte ero tentato dal prendere la droga ma, alla fine, ce l'ho fatta. Tuttavia, ormai, i miei sogni erano distrutti e la mia anima dispersa. Le uniche cose che mi restavano erano queste cicatrici al braccio, dovute alle mille siringhe che m'iniettavo nelle vene. Per questo non ho più voluto toccare la mia chitarra.” “Però, adesso, l'hai ripresa...” “Sì. Quanto alla mia anima, prof, non l'ho ancora trovata ma la sto ancora cercando disperatamente, con la speranza di riuscire a trovarla. Comunque, è merito suo se sono riuscito a riprendere la chitarra, prof. Lei... mi ha insegnato a credere di nuovo nei sogni... e a non pentirmene... lei non immagina quanto mi abbia aiutato prof...”

Tights arrossì e abbassò lo sguardo.

Vado a vestirmi.” disse il ragazzo, alzandosi dal divano, e uscendo dalla stanza.

Tights smise di scrivere e osservò il suo portatile.

Anche se i suoi occhi stavano fissando il foglio pieno di lettere, la sua mente vagava lontano.

Non avrebbe mai immaginato che Radish avesse un passato da drogato...

Quel ragazzo aveva alle spalle un passato terribile... ma era determinato a tornare a vivere e a non ricadere... per i suoi amici, per suo fratello e, come sperava ardentemente, anche per lei.

Ad un tratto, sentì un fruscio che le fece alzare la testa.

Davanti a lei, c'era Radish.

L'uomo, si sedette sul divano dietro di lei e si mise a fissarla in silenzio.

Tights si rimise a scrivere ma si accorse che faceva fatica.

Il fatto che la stesse fissando la rendeva così nervosa...

Si voltò e fissando il ragazzo, domandò, timidamente: “Vuoi osservarmi per tutto il tempo?” “E perché no, prof? Dopotutto, lei deve solo scrivere. Io me ne sto qui buono ad osservarla.” “Ok...”

La donna si voltò di nuovo ma non smise di essere nervosa.

Non vorrà mica tenermi d'occhio per tutto il tempo? Si domandò, preoccupata, la donna Potrebbe anche farlo. Dopotutto, è un mostro di resistenza fisica...

Si voltò di nuovo e quello che vide la lasciò senza parole.

Radish era sdraiato sul divano che dormiva profondamente.

Ma tu guarda che roba! Pensò Tights, seccata Prima mi dice che mi terrà d'occhio e poi, come se niente fosse, si mette a dormire come un bambino!

Tuttavia, la seccatura lasciò presto parte alla tenerezza.

Quell'uomo era così scorbutico e antipatico quand'era sveglio ma quando dormiva, cambiava completamente.

La sua espressione diventava più calma e distesa.

Sembrava proprio un bambino...

Tights fece un dolce sorriso e tornò a scrivere.


Allora, prof, sono perdonato?” “Sì, Radish, sei perdonato...”

Mentre si dirigeva verso alla porta, Radish sorrise.

Era stato difficile ma, alla fine, era riuscito a farsi perdonare da quella testona...

Tights aprì la porta ma, ad un tratto, si bloccò e domandò: “C'è una ragazza che ti piace?”

Per un attimo, sembrò che il mondo, tranne loro due, si fosse fermato di colpo.

Gli unici rumori che si sentivano era lo scrosciare incessante della pioggia.

Tights, diventando rossa, disse: “Lo so che è una domanda improvvisa... mi è venuta così... so che è una sciocchezza, ma...”

Aveva appena detto quelle parole, che Radish si buttò all'improvviso su di lei e, senza darle alcun preavviso, la baciò.

La bionda, per un attimo, rimase sconcertata.

Quel bacio... era ruvido e violento... eppure, aveva un qualcosa di dolce...

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel bacio, dimenticando il mondo che la circondava.

Solo quel bacio era importante... del resto, niente aveva importanza...

Alla fine, Radish si staccò e avvicinando le sue labbra al suo orecchio, sussurrò: “E' lei quella che mi piace, prof...”

Dopo averle dette quelle parole, la lasciò e, dopo essersi tirato su il cappuccio, si allontanò sotto la pioggia battente.

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Capitolo 13
*** Una partenza movimentata ***


CAPITOLO 13: UNA PARTENZA MOVIMENTATA


Tights se ne stava sdraiata sul letto a guardare il soffitto.

Inutile dirlo, era confusa come poche!

Non poteva dimenticarsi di quello che ero successo una settimana fa, in quel pomeriggio piovoso... Radish, con tutta la tranquillità del mondo, l'aveva baciata e le aveva detto che era lei la donna che amava.

Tuttavia, non sapeva se quello che le aveva detto era coerente con la realtà.

Poteva benissimo averla presa in giro per vendicarsi del fatto che gli aveva una domanda così personale...

Dannato idiota!

Possibile che le cose con lui dovessero sempre essere così complicate?!

Non riusciva mai a capire se quello che diceva corrispondeva alla verità...

Adirata, si girò su un fianco.

Possibile che le cose con quello stupido dovessero essere sempre così complicate?!

Aveva una voglia matta di dargli un bello schiaffo!


Goku mise in bocca la penna mentre, con aria assorta, guardava il soffitto.

Da giorni, inspiegabilmente, aveva una strana sensazione...

Come se qualcosa, all'interno della sua famiglia, stesse per cambiare...

Ehi, concentrati sui tuoi compiti e finiscili in fretta.” disse, seccata, la voce di Radish dalla cucina, distraendolo dai suoi pensieri “Fra poco vengono qui i miei amici per giocare a carte e abbiamo bisogno di quel tavolo.” “Ho quasi finito...”

Di sicuro, il carattere di suo fratello non era per niente cambiato...

Finì il tema per la scuola e portò via il suo astuccio, libri e quaderni.

Una volta che li ebbe portati via, si mise ad aiutare il fratello maggiore con gli aperitivi.

Mise su di esso sacchetti di patatine, bibite, la maggior parte costituita da birre fredde in lattina, e persino un posacenere.

L'aveva appena messo che si sentì il campanello.

Il ragazzino aprì la porta e si trovò davanti Vegeta, Tarble e Nappa.

Ciao. Come mai siete arrivati qui in una volta sola?” domandò, curioso e Vegeta, con la sua solita aria seccata, spiegò: “Ci siamo incontrati al parcheggio, idiota.”

Dopo aver detto quelle parole, Vegeta e gli altri entrarono in casa e la prima cosa che fecero fu quella di fiondarsi a mangiare l'aperitivo.

In pochi minuti, tutto fu razzolato e sparì nello stomaco dei cinque.

A quel punto, Radish sparecchiò e Nappa tirò fuori dal giubbotto le carte mentre Vegeta le sigarette.

Vedendo quei preparativi, Goku e Tarble se ne andarono in un'altra stanza.

Nessuno si accorse dello sguardo che Vegeta e Tarble si diedero.

Una volta che se ne furono andati in un'altra stanza, i più piccoli cominciarono a giocare con le macchine e le miniature di Goku.

Ad un tratto, il piccolo Tarble, mentre faceva volare il suo robot giocattolo, disse a Goku: “Sai che mio fratello vuole andare in campeggio con tuo fratello e Nappa?” “Davvero?!” “Sì, ci siamo già andati l'anno scorso. Il posto è molto bello e ha fatto molto bene per la mia salute. Inoltre, lì vicino c'è anche un piccolo paese.” “Davvero?! Allora ci devo assolutamente andare!!” “Sì.” “Posso invitare anche la mia maestra e sua sorella Bulma?”

Tarble sgranò gli occhi.

Lui e il suo fratellone avevano fatto mille progetti per convincere Goku a invitare Bulma e sua sorella e invece, alla fine, Goku le aveva proposte senza che dicesse niente.

Chissà poi, perché il suo fratellone e Nappa volevano che si unissero anche quelle due.

Da sempre, il suo fratellone aveva odiato avere dei passeggeri in più alle sue vacanze, soprattutto donne...

Comunque, aveva accettato senza fare domande.

Quello era il suo fratellone, il suo mondo... era tutto per lui!

Pur di renderlo felice, si sarebbe gettato da un grattacielo!

Non lo so, Goku... il mio fratellone, quando va in vacanza, non vuole gente di troppo tra i piedi...” balbettò Tarble.

In realtà, anche quella frase faceva parte del piano.

Anche se, secondo la visione del suo fratellone, Goku era un totale stupido, c'era il rischio che avrebbe trovato strano nessuna reticenza da parte di Vegeta...

Nel frattempo, con tutta la tranquillità del caso e con il suo solito sorriso a trentadue denti, Goku disse: “Nessun problema. Sono sicuro che Bulma e Tights riuscirebbero a convincere tuo fratello a farle salire. Tanto Tights viene spesso qui per insegnare al mio a gestire la casa.”

Appena si rese conto di ciò che aveva appena detto, Goku si tappò la bocca con le mani e disse, nervoso: “Accidenti, era un segreto!!! Non dovevo dirtelo!!! Ti prego, non dirlo a nessuno o Radish mi uccide!!!” “Tranquillo, non lo dirò...” lo rassicurò Tarble, imbarazzato dal fatto che lui sapeva già da un pezzo della cosa.

Il ragazzino fece un sospiro di sollievo e disse: “Meno male... Mi era già scappato con tuo fratello...”

Tarble fece un piccolo respiro e poi chiese: “Senti, quando pensi di chiederglielo?” “Adesso. Useremo il cellulare di mio fratello.” “Ma non sarebbe meglio chiederlo alla tua prof in privato lunedì?” “Non preoccuparti, sta a vedere come gli rubo il cellulare senza che se ne accorga... sarò silenzioso e invisibile come un elefante.” “Ma gli elefanti non sono gli animali più grandi della Terra?” domandò Tarble ma Goku uscì in fretta e furia dalla stanza.

Ad un tratto, si sentì un rumore e la voce adirata di Radish: “PIANTALA DI FARE BACCANO, MOCCIOSO! STO FACENDO UNA COSA MOLTO IMPORTANTE!!”

Dopo qualche rumore, probabilmente Goku che sbatteva dappertutto, Tarble sentì di nuovo la voce di Radish: “MA CHE CAVOLO FAI COL MIO CELLULARE?!?!”

Dopo un po', la porta si aprì e apparve Radish, adirato nero, che spinse dentro il fratello e mostrandogli il cellulare, disse, seccato: “Se ti pesco un'altra volta con questo, se ti becco fuori di qui o se mi dai ancora fastidio ti sbatto a dormire fuori solo con un cane! Bada, questo è il mio ultimo avvertimento!” “Scusa, Radish...” disse, mortificato il bambino e il fratello aggiunse: “Maledizione a te... possibile che devi sempre darmi noia quando sono occupato?!” “Tanto hai delle pessime carte, Radish.” l'avvertì Nappa e Radish, mentre chiudeva la porta per tornare alla sua partita, urlò, seccato: “NON GUARDARE LE MIE CARTE, IMBROGLIONE!!!”

Una volta che Radish fu uscito, Tarble si avvicinò a Goku e gli propose: “Forse, posso convincerlo io a farci usare il cellulare.” “Veramente?” “Certo. Ho un piano.”

Il piccolo Tarble aprì la porta e uscì dalla stanza.

Si avvicinò a Radish e rimase in silenzio di fianco a Radish, guardandolo.

Dopo un po', l'uomo domandò: “Cosa vuoi, Tarble?” “Posso avere il tuo cellulare?” “Scommetto che è stato quell'idiota di mio fratello a chiederlo.” “Sì. Dovremmo chiedere a Bulma quando intende fare il prossimo -Cake Day-.” “Va beh... visto che sei tu a chiedermelo... è nel mio zaino. Comunque, avvisa quello scemo di Kakaroth che se succederà qualche diavoleria al mio cellulare, dormirà sul balcone per un anno.”

Tarble, con timidezza, aprì lo zaino e cominciò a cercare.

Quando tirò fuori un pacchetto di sigarette sospirò.

Suo fratello e i suoi amici erano degli accaniti fumatori e lui non riusciva proprio a capirli.

Da che mondo e mondo le sigarette facevano male alla salute... se uno come lui, delicato com'era, avesse fumato, sarebbe stato un autentico suicidio.

Suo fratello, quand'era in casa, non fumava mai e se c'erano degli ospiti li obbligava a non fumare assolutamente.

Diceva che non voleva che la sua casa puzzasse come porcile ma Tarble sapeva benissimo che, in realtà, non fumava in casa per non farlo stare ancora più male, date le sue precarie condizioni di salute...

Alla fine, trovò il cellulare di Radish e tornò da Goku.

Eccolo.” esclamò il bambino e Goku esclamò, tutto contento: “Presto, mandiamoglielo.”


Bulma si stava asciugando i lunghi capelli turchini.

Era appena tornata da un appuntamento con Yamcha eppure si sentiva tremendamente confusa.

Lei voleva un mucchio di bene al suo ragazzo, poco ma sicuro, eppure quando stava con lui non provava le stesse, fantastiche, emozioni che sentiva per Vegeta e che erano sempre più forti.

Tights le aveva detto di seguire il suo cuore ma era molto più facile dire che fare ciò.

Non poteva mollare, come se niente fosse, Yamcha e rimpiazzarlo con Vegeta!

Non le sembrava giusto nei confronti di nessuno!

Ma non poteva andare avanti a soffrire in quella maniera!

Che cavolo doveva fare?!

BIP BIP BIP

Bulma sobbalzò al suono del suo cellulare.

Una volta che si fu calmata, allungò lentamente la mano verso il comodino e lo prese.

Temeva che il mittente fosse Yamcha.

Era troppo confusa quella sera per potergli parlare... anzi, non voleva parlare proprio con nessuno...

Tuttavia, fece un sospiro di sollievo quando lesse il nome di chi gli aveva inviato quel messaggio.

Era solo Radish.

Probabilmente voleva solo sapere, a nome del fratellino, quando si sarebbe compiuto il prossimo -Cake Day-...

Tuttavia, non appena lesse il contenuto del messaggio, sgranò gli occhi.

Goku l'avvisava che lui e gli altri volevano fare un campeggio sulle montagne e l'invitava a venire con loro.

Bulma si mise a guardare il messaggio, pensierosa.

Le sarebbe piaciuto andarci... ma era così confusa...

Alla fine, prese una decisione.

In fondo, stare per un po', sarebbe riuscita a stare lontana per un po' da Vegeta e trovare una risposta...

Entrò nella stanza di Tights e vide la sorella impegnata, come al solito, a scrivere con la musica a tutto volume.

Sorellona.” disse Bulma e Tights, voltandosi, domandò: “Sì?” “Goku ci invita ad un campeggio. Vogliamo andarci?”

Tights rimase in silenzio.

Non aveva voglia di andare a quel campeggio, in quanto non aveva alcuna voglia di affrontare Radish... però a sua sorella brillavano gli occhi...

Quando a Bulma brillavano gli occhi, significava che voleva a tutti costi quella cosa...

Beh, dopotutto non poteva evitarlo per sempre...

Ok, va bene. Ci andremo.”


Sicuro di non aver dimenticato niente, moccioso?” “Sicurissimo, Radish.”

Radish si limitò ad inarcare un sopracciglio.

Tutte le volte che suo fratello diceva così, dimenticava sempre qualcosa...

Va' di sopra e controlla!” ordinò, seccato, Radish “Se dimentichi qualcosa qui, sappi che né io, né Vegeta e nemmeno Nappa torneremo qui a prenderla.” “Come vuoi.” annuì Goku ritornando di sopra.

Ma guarda che razza di scemo...” commentò Vegeta mentre si sedeva nel posto del passeggero.

Radish mentre aspettava il fratello minore, si accese una sigaretta, seccato.

Ma guarda cosa gli toccava fare...

Stupidi mocciosi... i viaggi venivano sempre ritardati per causa loro...

Mentre aspettava Goku, Radish sentì un rumore assordante che si avvicinava sempre di più a loro.

Si voltò e sgranò gli occhi, tanto che la sigaretta che stava fumando cadde sull'asfalto.

Il rumore era generato da un trolley trascinato da una ragazza con lunghi capelli turchini con di fianco una ragazza più grande con corti capelli biondi.

Radish rimase in silenzio a osservare Tights.

L'ultima volta che si erano visti, le aveva raccontato del suo passato da drogato e l'aveva persino baciata, dicendole che era lei la donna che amava...

Si voltò di scatto, per non far vedere a nessuno che era arrossito.

Tights, appena lo vide voltarsi, strinse con rabbia il trolley che stava portando.

Appena Radish l'aveva vista si era voltato dall'altra parte.

Evidentemente l'aveva solo presa in giro!

Dannato idiota!

Se non fosse stato per Bulma e Goku l'avrebbe mandato al diavolo molto volentieri!

Lui e la sua stupida gita!

Ad un tratto, Radish si voltò e domandò: “Cosa ci fate voi due qui?” “Siamo qui per unirci alla gita, no?” disse Bulma mentre una voce seccata, chiedeva: “E chi cavolo vi ha invitate?”

Appena sentì la voce, Bulma sbiancò.

Infatti, quando si voltò, trovò la conferma dei suoi sospetti.

C'era Vegeta che era appena uscito dall'auto.

Si sentì una stupida.

Vegeta era un amico di Radish e Goku, era ovvio che sarebbe venuto...

Tuttavia, non volendo dimostrare che la sua presenza la rendeva agitata, rispose: “Dovrei fare a te la stessa domanda.” “Per tua informazione, sono io che organizzo tutti gli anni questa gita e sono io che invito la gente. Vorrei proprio sapere chi è stato quello stupido che ha invitato te e tua sorella...!”

Proprio in quel momento, Goku riapparve, gridando: “Avevi proprio ragione, Radish! Stavo per dimenticarmi il mio robot supersonico. Meno male che c'eri tu...”

Immediatamente, tutti si voltarono, con sguardi parecchio arrabbiati, tranne quello di Tarble, che più che arrabbiato, significava te l'avevo detto che era una pessima idea, a guardarlo.

Ignorando la cosa, Goku guardò le nuove arrivate e, felice come una Pasqua, esclamò: “Ah, Bulma, professoressa. Siete arrivate.” “Kakaroth... sei stato tu ad invitare queste due?” domandò, senza mezzi termini, Radish, senza smettere di guardare il fratello.

Cosa?” fu la risposta del ragazzino, preso completamente in contropiede.

Chi ti ha dato l'autorizzazione d'invitare queste due, dannato stupido?!” lo sgridò Vegeta, aggiungendo: “Sono io che decido chi invitare alle nostre gite! E io non voglio donne tra i piedi!” “Scusa?” domandò, adirata, Bulma.

Non aveva nessuna voglia di andare in gita con Vegeta, in quanto era parecchio confusa coi suoi sentimenti, tuttavia non aveva sopportava assolutamente che un uomo dicesse quelle cose...

Mi hai sentito benissimo, ragazzina!” dichiarò Vegeta, voltandosi a guardarla, in cagnesco “Non ti voglio tra i piedi assieme a tua sorella! Non abbiamo una seconda tenda da condividere con voi!” “Ne sei proprio sicuro?” domandò Bulma e Goku, innocente come al solito, fece notare: “Veramente ho visto una seconda tenda nel bagagliaio della macchina...” “STA' ZITTO, IDIOTA!!!” lo zittì Vegeta e Bulma, con un sorriso beffardo, domandò al ragazzo con i capelli a fiamma: “Ah, è così? C'era una seconda tenda? E che volevate farvene, visto che siete tutti uomini?” “Quella tenda era per me e Tarble. Nappa, Radish e Kakaroth avrebbero dormito nell'altra!” “Tre uomini adulti e due bambini possono stare benissimo in una sola tenda! Io e Tights ci prenderemo l'altra.” “Scordatelo, carina. Quella tenda non la userete perché voi non verrete assolutamente con noi. Punto.” “Peccato che noi veniamo con voi. Con le buone o con le cattive.” “Ah sì? E come pensi di convincermi, sentiamo...” “Se vieni con me un attimo, te lo spiego...”

Vegeta e Bulma si allontanarono e quest'ultima, una volta che furono ben lontani, sussurrò: “Portateci con voi o dico che mi hai aiutato e che hai un cuore tenero.” “Tu provaci e io...” “Portateci e nessuno saprà niente.” “Hai vinto. Ma sappi che ti odio.” “Bene perché è reciproco.”

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Capitolo 14
*** In campeggio! ***


CAPITOLO 14: IN CAMPEGGIO!


Il vecchio e usato fuoristrada rosso procedeva spedito sull'asfalto mentre il sole giallo brillava alto nel cielo.

Dentro di essa, tuttavia, gran parte degli animi erano neri come il carbone.

Tutti non vedevano l'ora di scendere dalla macchina.

La partenza era stata pure ritardata per permettere a Vegeta di cambiare la sua macchina col fuoristrada di Nappa, in modo da permettere di far salire tutti, anche le nuove e inaspettate compagne di viaggio.

Ad un tratto, Bulma domandò: “C'è dell'acqua?” “Hai pure delle pretese?” domandò Vegeta, seduto davanti sul sedile del passeggero, e Bulma, seccata, esclamò: “Insomma c'è dell'acqua sì oppure no?” “Se guardi vicino ai tuoi piedi, la vedi.” l'informò Nappa, intento a guidare e la ragazza lo ringraziò: “Grazie.” “Prego.”

La giovane prese l'acqua e dopo aver svitato il tappo, la bevve.

Subito, smise di berla ed esclamò: “Ma quest'acqua è bollente! Da quanto tempo è qui?!” “Credo che sia lì da una settimana... o forse due... senti, facciamo tre e non se ne parli più.” meditò Nappa, sempre continuando a guidare.

Bulma mugugnò.

Quella vacanza sapeva già d'inferno...

Dello stesso pensiero, era sua sorella Tights.

Dopo Goku, che era seduto di fianco a lei, c'era quel dannato idiota del fratello maggiore del ragazzino, Radish.

Continuava a fingere di guardare fuori dal finestrino, in quanto non aveva nessuna voglia di parlare con lui.

Almeno il diretto interessato sembrava aver capito ciò, dato che se ne stava in assoluto silenzio.

Finalmente, Nappa accostò la macchina in una piccola pianura, piena di piccole tende e di gente di tutte le età, e Vegeta, con tutta calma, anche se nel tono della voce era evidentemente che era seccato, disse: “Siamo arrivati.”

Subito, gran parte delle persone uscirono dalla macchina.

Goku era senza parole nel vedere quel verde e quella tranquillità... gli ricordava tanto il paese dove viveva assieme al suo nonnino...

Nel frattempo, Tights era pensierosa.

Radish l'aveva lasciata in pace durante il viaggio... aveva capito che non voleva assolutamente parlare con lui...

Radish, sveglia! Siamo arrivati!” esclamò, dietro di lei la voce di Vegeta.

Tights si voltò e vide Radish che scendeva sbadigliando e mugugnava: “Proprio sul più bello del sogno...” “Sei sempre il solito dormiglione...” commentò Vegeta.

Tights prese la valigia e si allontanò il più lontano possibile dalla macchina.

Quello stramaledetto idiota!

L'aveva lasciata in pace solo perché si era addormentato durante il viaggio!

Non contava proprio niente per lui!

Era così adirata che non si accorse che Radish la stava fissando e che, preoccupato, sussurrava a Vegeta: “Ma che ha?” “Lascia perdere. Le donne sono complesse in una maniera assurda...”

Nel frattempo, Nappa era impegnato a scaricare i bagagli.

Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo...


Senza alcuno sforzo, prese il suo enorme zaino dalla macchina e chiuse il bagagliaio.

Il giovane si voltò verso l'autista, un uomo di mezz'età con i baffi, e gli disse: “Grazie mille dell'aiuto, signor Son.” “Nessun problema, Nappa. Mi fa sempre piacere aiutare gli amici di mio figlio.”

Nappa sorrise per ringraziarlo e si voltò.

Gli altri stavano esplorando i dintorni... erano tutti entusiasti ed elettrizzati da quella gita...

Ehi, Nappa!” lo chiamò una voce.

Il ragazzo dai folti capelli neri si avvicinò a Nappa e quest'ultimo chiese: “Cosa c'è, Bardack?” “Questo posto è fantastico! Sono super emozionato! Mi sento come se niente possa andare storto...” dichiarò il giovane con i capelli a palma, prima che un'enorme valigia che sembrava che stesse per scoppiare, gli finisse sui piedi, facendolo mugugnare dal dolore.

Oh, scusa, Bardack.” si scusò, ridacchiando, un ragazzo coi capelli a fiamma, mentre prendeva la valigia “Non mi ero accorto dei tuoi piedi.” “Molto spiritoso, Vegeta...” sibilò Bardack, guardando il compagno, il quale si stava allontanando, in malo modo.

Tutto a posto, Bardack?” domandò, preoccupata, una ragazza, avvicinandosi a Bardack, il quale la rassicurò: “Tutto a posto, Gine. Non preoccuparti.” “Cosa vuoi che sia una valigia sui piedi?” sbuffò, avvicinandosi, un'altra ragazza e Gine ribatté: “Una valigia sui piedi non è cosa da poco, Echalotte!” “Se lo dici tu...”


Erano passati tanti anni da quella gita... eppure se la ricordava a memoria...

COME SAREBBE A DIRE CHE CE NE DOBBIAMO OCCUPARE NOI?!” “MI HAI SENTITO, RAGAZZINA! MONTA LA TENDA, MUOVITI!”

Nappa sospirò.

Se si distraeva un attimo, accadeva il finimondo...

Cosa succede?” domandò, in tono paziente, l'uomo e Vegeta rispose: “Queste oche, con la scusa che sono donne, non vogliono muovere un dito!” “Brutto scimmione! Ti ho solo chiesto una mano! Non ho mai fatto queste cose e non so nemmeno da che parte si comincia!” “Problemi tuoi.” “Ma io ti uccido!!!” “BASTA COSI'!!!”

Dopo aver urlato, Nappa ansimò un attimo.

Coi ragazzi era sempre così.

Se non urlava non si degnavano neanche di ascoltarlo.

Facciamo così: aiutiamo le ragazze con la tenda. Ognuno di noi si occuperà di un pezzo così nessuno dire che l'altro ha lavorato di meno, capito? E adesso al lavoro!” ordinò, esasperato, l'uomo.

Così, Radish, Vegeta e Nappa si misero d'impegno per aiutare Bulma e Tights a mettere su la loro tenda.

Non fu per niente una cosa semplice, dato che le ragazze, soprattutto Bulma, non facevano altro che sbagliare.

Ma non avete mai fatto gli scout?” domandò, seccato, Vegeta e Bulma rispose: “Li ha fatti Tights, mica io! Ti sembro una giovane marmotta, per caso?” fu la risposta di Bulma e Vegeta, sottovoce, commentò: “Secondo me, non volevi sporcarti di fango i tuoi bei vestiti o, molto più probabilmente, temevi di rovinarti la messa in piega o di romperti un'unghia.”

Bulma, che aveva sentito benissimo quel commento poco carino nei suoi confronti, si limitò a borbottare qualcosa sottovoce.

Amava Vegeta solo quando stava zitto o si trovava solo nei suoi ricordi... ma quando quel brutto scimmione apriva la bocca non riusciva a capire come riuscisse a resistere alla tentazione di scorticarlo vivo!

Alla fine, dopo varie difficoltà, il gruppo riuscì a montare due tende.

Una volta messe su, Goku, che era curioso come pochi, in quanto non era mai stato in una tenda, s'infilò dentro.

Era grande e, se all'esterno il colore della tenda era verde scuro, arancione.

Non startene lì imbambolato, moccioso.” lo sgridò Radish, seccato “Tira fuori il tuo sacco a pelo e prepara il tuo lato di tenda.” “Subito.”

Goku prese il suo sacco a pelo rosso e, dopo averlo tirato fuori, s'infilò dentro.

Ma che fai? E' ancora presto per ronfare!” esclamò, incredulo, Radish e Goku rispose: “Volevo solo controllare se era ancora in condizioni perfette per dormire.” “Che cavolata... proprio degna di te, Kakaroth.” “Senti, Radish... sei emozionato a dormire in un sacco a pelo?” “Ci ho già dormito l'anno scorso in un sacco a pelo. E' come dormire in un letto. Solo che mancano i cuscini.” “Oh...” “Senti, se devi sempre fare l'idiota, vattene fuori a giocare. Io qui devo lavorare!” “Uffa... va bene...”

Con un sospiro, Goku uscì dalla tenda.

Chissà quando Radish avrebbe smesso di considerarlo un peso...

Mentre camminava lì intorno, si accorse di due edifici che si trovavano in fondo alla pianura, dove vi entravano molte donne e molti uomini.

Notando la presenza di Tarble poco più avanti, si avvicinò al bambino e domandò: “Cosa sono quei due edifici?” “Le docce e i servizi comuni.” “Davvero?” “Certo. Lì le persone si fanno la doccia quando finiscono di nuotare.” “Nuotare? In che senso?” “Qui vicino c'è un piccolo laghetto dove chi vuole può farsi un bagno.” “Eh? Ma tu hai il costume?” “Certo. Non te l'ha detto Radish?”

Goku sbiancò.

In effetti, adesso che ci pensava meglio... suo fratello glielo aveva già detto... se i suoi calcoli non erano errati, ben dieci volte... ma lui, per un motivo o per l'altro, se ne dimenticava sempre.

Mi sono dimenticato il costume!!! Radish mi uccide!!!” si disperò il ragazzino, mettendo la testa su un sasso.

Imbarazzato, Tarble cercò di risollevargli il morale: “Se... se vuoi ti presto il mio costume...” “Credo che tuo fratello, vedendomi con un costume che assomiglia al tuo e tu senza, capirà subito cos'è successo.” “Hai ragione...” “Radish mi uccide...” “Tutto ok, Goku?” domandò una voce femminile alle loro spalle.

Goku e Tarble si voltarono e videro Tights e Bulma che li stavano fissando.

Ho dimenticato il costume... Radish mi uccide...” sussurrò, depresso e disperato, il ragazzino.

Le due donne rimasero in silenzio un attimo, poi Tights disse: “Se non ricordo male c'è un paese qui vicino... vogliamo farci un salto per comprare un costume?” “Davvero mi compra un costume, professoressa?” “Ma certo... e poi io e Bulma dovevamo già fare la spesa...”

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Capitolo 15
*** Racconti e sogni notturni ***


CAPITOLO 15: RACCONTI E SOGNI NOTTURNI


Urca!!! Questo costume è fantastico, professoressa!”

Goku era eccitato come non mai mentre osservava il costume da bagno che Tights gli aveva comprato.

Lui e Tights in un piccolo e modesto negozio di vestiti nel piccolo paese vicino al campeggio, per cercare un costume da bagno per il ragazzino, visto che si era dimenticato il proprio a casa.

Sì e vedo che ti sta molto bene. Rivestiti, così lo pago.” disse Tights mentre tirava fuori dalla borsa il portafoglio.

Una volta che la donna ebbe pagato il costume e Goku si fosse rivestito, i due uscirono dal negozio.

Adesso dobbiamo solo aspettare che mia sorella e Tarble tornino.” dichiarò la donna e Goku annuì.


Adesso manca solo il succo...” “E' qui, Bulma.” “Bene. Quale vuoi?” “Quello al lampone.” “Perfetto. Allora andiamo a pagare.”

Bulma, seguita dal piccolo Tarble, uscì dal piccolo negozio e si diressero verso il negozio di vestiti.

Sua sorella aveva avuto proprio una grande idea a dividersi: Tights e Goku sarebbero andati a comprare un costume da bagno per il bambino mentre Bulma e Tarble sarebbero andati a fare la spesa.

La ragazza e il bambino camminavano fianco a fianco.

Di nascosto, Bulma guardò Tarble.

Sembrava una versione più piccola e, soprattutto, gentile di Vegeta...

In ogni caso, le sembrava di essere una giovane mamma che andava in giro con il proprio figlio...

Si domandò se un giorno anche lei avrebbe potuto incontrare l'uomo della sua vita e avere un bambino...

Aveva sempre sognato, come tutte le sue coetanee, di incontrare il suo principe azzurro...

Il suo principe azzurro avrebbe dovuto essere innamorato pazzo di lei, pronto a sacrificarsi per la sua famiglia... con i capelli neri, profondi occhi neri profondi come il mare, irascibile ma dal cuore d'oro...

Non appena fece quel pensiero, Bulma sgranò gli occhi.

Aveva appena fatto la descrizione di Vegeta.

Pensò a come sarebbe stata la sua vita matrimoniale con Vegeta...

Subito lasciò perdere.

Quello scimmione era troppo orgoglioso per poter creare una famiglia... con lei, poi...

Si voltò e si accorse che Tarble stava osservando con molta attenzione qualcosa.

Bulma, presa dalla curiosità, si mise a guardare nella direzione che osservava il bambino e sgranò gli occhi.

C'era un piccolo parco dove c'era una mamma che spingeva l'altalena, sulla quale c'era seduto, tutto contento, il suo bambino.

La turchina capì immediatamente cosa stava pensando il bambino... ma per sensibilità, domandò, dolcemente, cercando di sorridere: “Vuoi andare a giocare un attimo al parco?” “Pensi che mi ami?” chiese, inaspettatamente, Tarble, continuando a guardare il parco.

Bulma rimase senza parole.

Cosa intendeva?

Pensi che la mia mamma mi ami?” ripeté Tarble e Bulma rispose: “Ma certo! Una mamma amerà sempre il proprio bambino!” “Anche se per colpa sua è morta?” “Non preoccuparti, Tarble. Tua madre ti amerà per sempre. Non importa cos'è successo. Lei ti amerà e ci sarà sempre per te.”

Dopo che ebbe udito quelle parole, Tarble si voltò verso Bulma e le sorrise.


Eccoci arrivati, finalmente.” “Speriamo che i ragazzi non si siano accorti della nostra assenza...”

I quattro stavano camminando nella piccola strada che portava al campeggio.

Non avete avvisato mio fratello che compravate qualcosa?” domandò, timidamente, Tarble e Tights si spiegò: “Glielo abbiamo detto... ma ci hanno detto di essere di ritorno per mezzogiorno ed è l'una e mezza.” spiegò Bulma e Tarble sospirò: “Allora siete fritte...” “Perché?” chiese Tights e, prima che il ragazzino potesse rispondere, una voce maschile davanti a loro, alquanto seccata, esclamò: “Era ora che tornaste, razza di perdigiorno!”

Davanti a loro, con gli sguardi arrabbiati e le braccia incrociate, c'erano Radish, Vegeta e Nappa.

Vegeta, che era davanti ai tre, come una sorta di capo, dichiarò: “Siete in ritardo di un'ora e mezza.” “Scusa se abbiamo trovato una fila mostruosa di gente al negozio!” mentì Bulma, con una velocità impressionante.

Vegeta rimase in silenzio un secondo, poi dichiarò: “Va beh... andiamo a pranzare.”

Il gruppo si diresse in un angolo del campeggio, vicino alle tende, dove c'era un tavolo, pieno zeppo di pietanze, e delle sedie pieghevoli.

Però, non male... vi siete proprio impegnati.” commentò, incredula, Bulma e Vegeta, seccato, rispose: “Sai quanto ci vuole... cuciniamo da soli da sempre.”

Il pranzo venne consumato in completo silenzio.

Non solo perché tutti erano affamati come lupi ma, soprattutto, perché nessuno sapeva che cavolo dire.

Solo Goku, a metà del pranzo, domandò: “Dopo andiamo a nuotare?” “Fra qualche ora, Kakaroth. Dobbiamo tutti digerire il pranzo.” gli disse Radish distrattamente “Uffa... mi sarebbe piaciuto nuotare...” “Devi solo pazientare per qualche ora, tonto.” “Inoltre, Tarble deve prendere le medicine e mettersi la crema solare.” tagliò corto Vegeta.

Una volta che il pranzo finì, Bulma domandò: “Dove si lavano i piatti?” “C'è un lavandino pubblico poco più avanti.” fu la risposta, col suo solito tono di sufficienza, di Vegeta.

Mentre Vegeta e Bulma parlavano, Goku si accorse che la sua insegnante si stava dirigendo verso la tenda che condivideva con la sorella minore e le domandò: “Dove va, professoressa?” “A riposare un attimo.” gli spiegò la bionda con un sorriso sulle labbra ma il suo sorriso svanì con la frase di Radish: “Ma non sei un po' troppo grande per i sonnellini pomeridiani, prof?”

Offesa come non mai, Tights lanciò uno sguardo omicida a Radish e, furibonda, entrò nella sua tenda.

Come mai si è arrabbiata tanto?” domandò, incredulo, Goku e il fratello, senza parole, rispose: “Non ne ho idea... le donne sono di una complessità assurda...”


Ehi, Goku, dacci un taglio! L'acqua è gelida!” rise Tights mentre cercava di ripararsi dagli spruzzi della pistola ad acqua che il ragazzino continuava a spruzzare ai compagni.

In realtà, la pistola apparteneva a Tarble ma il bambino l'aveva volentieri prestata a Goku e, mentre quest'ultimo si divertiva a spruzzare l'acqua a tutti con la pistola, il ragazzino si rilassava su un piccolo salvagente.

Guardate! Ci sono i pesciolini!” esclamò Bulma, allegra come non mai, indicando dei piccoli pesci d'argento che nuotavano veloci nelle rapide del fiume.

Volete piantarla voi due, di strillare tanto? Sto leggendo...” disse, seccato, Vegeta, seduto su un sasso, a petto nudo, con solo i jeans e le infradito, che leggeva con molto interesse un gigantesco e vecchio libro.

Bulma si limitò a fargli, seccata, una linguaccia, per poi tornare a a nuotare.

Ignorando la linguaccia di Bulma, Vegeta si voltò verso Nappa e disse: “Ehi, bestione. Cucini tu stasera.” “Nessun problema, Ve...” cominciò Nappa ma, prima che potesse finire la frase un getto d'acqua gelida gli finì in faccia.

L'uomo si voltò e guardò il colpevole e questi, il quale era, ovviamente, Goku, fece un sorriso imbarazzato.

Vieni qui, tu!” urlò Nappa, divertito, mentre Kakaroth, urlava: “Non mi prendi. Non mi prendi.” “Kakaroth, dacci un taglio.” lo riprese, distrattamente, Radish.

Se ti prendo...” disse Nappa ma il bambino, veloce come il lampo, si nascose dietro a Tights e, ridendo come un matto, la pregò: “Professoressa, mi salvi lei!” “Non mi sfuggirai!” rispose, convinto, Nappa.

Mentre i due litigavano, Tights rideva a più non posso, mentre il caldo sole del pomeriggio e gli schizzi d'acqua facevano brillare il suo splendido viso.

Radish, seduto su una roccia, la osservava in silenzio.

Tights era così allegra e vivace... eppure, quando l'aveva baciata, il suo sguardo era confuso e sconvolto...

Da allora non si erano più parlati e se succedeva, lei gli rispondeva sempre in malo modo.

Le donne... era proprio un mondo a parte...

Nel frattempo, Tarble, sempre nel suo salvagente, osserva, curioso, le altre persone del campeggio.

Era così tante ed erano così felici... i bambini più piccoli con le loro mamme, poi...

Sospirò tristemente.

Loro avevano ancora una mamma mentre lui... la sua se n'era andata per colpa sua... lui e la sua stupida voglia di nascere prima...

Ad un tratto, il suo sguardo si posò su una bambina sua coetanea.

Vedendola, divenne rosso come un peperone.

Sembrava così fragile e delicata... eppure... il suo sorriso era così forte e luminoso...

In quell'istante, la ragazzina si voltò e Tarble, veloce come il lampo, si abbassò.

Si vergognava troppo a farsi vedere... maledetta timidezza...

Dopo un po', si sporse dal salvagente e vide che la ragazzina era sparita.

Lentamente, ritornò da suo fratello e dai suoi amici.

Dopo un po', Tights uscì dall'acqua e disse: “Vado a rilassarmi un attimo in tenda.” “Ah, fa' attenzione in quel punto... io ci sono quasi scivolato poco fa...” l'avvisò Radish ma fu tutto inutile.

Il piede della ragazza scivolò sul sasso bagnato e mentre cadeva si scontrò con Radish ed entrambi caddero violentemente nell'acqua gelida.

Ahia...” mugugnò Radish mentre Bulma, preoccupata, domandò: “Tutto a posto? State bene?” “Certo, che domande! Ho la pelle dura, io...” ribatté, seccato, Radish e poi, guardando la testa bionda di Tights, le domandò: “Stai bene, prof?” “Certo... ma tu sei sicuro di non esserti fatto niente? Ti sono finita addosso.” “Non preoccuparti... la mia schiena ha affrontato botte peggiori...” “Mi dispiace tantissimo per quello che è successo! Ti giuro che non l'ho fatto apposta!” “Naaa... è acqua passata! Tu, però, stai più attenta quando cammini nei fiumi.”

Mentre la rassicurava, non poté fare a meno di guardarla negli occhi.

Erano così preoccupati e meravigliosi...

Era incredibile che quella donna che in quel momento era così preoccupata per lui, qualche ora prima non gli voleva nemmeno rivolgere la parola.

Il suo viso e i suoi capelli erano così lucidi... sembrava che brillassero...

Se in quel momento fossero stati soli, l'avrebbe presa e l'avrebbe baciata di nuovo con passione, stavolta senza fermarsi... fino ad andare più in fondo...

CLICK

Sentendo quello strano rumore, Radish si voltò e, appena vide cosa aveva generato quel rumore, diventò rosso come un peperone.

Ehi, torna a guardare Tights, sennò non riesco a farvi un'altra fotografia.” disse Vegeta, con il cellulare davanti a sé, e Radish, imbarazzato, protestò: “Chi cavolo ti ha dato il permesso di farci una foto, Vegeta?!” “Su, su... non è il caso di prendertela tanto, Radish... guarda che stavate andando alla grande. Sembravate i protagonisti di un film.”

Radish e Tights si guardarono un attimo, entrambi rossi e imbarazzati, per poi uscire, in fretta e furia, dall'acqua.


Aaaahhh... si sta proprio bene...” commentò Nappa mentre dalla doccia usciva acqua calda “Oggi è stata proprio un'ottima giornata che ne dite?” “Sì... è stata carina... se non fosse stato per quelle due impiccione.” fu la risposta di Vegeta, intento a mettere lo shampoo sulla testa di Tarble.

Nappa si sporse dal suo abitacolo della doccia e disse: “Andiamo, non tutto il mal viene per nuocere... sono proprio curioso di assaggiare le loro pietanze culinarie... mi sembra di essere un marito che non vede l'ora di tornare a casa per assaggiare i deliziosi manicaretti che gli prepara la moglie...” “Io, invece, mi sento come il tizio dei film di spionaggio che ha l'arduo compito di disattivare una bomba altrimenti tutto il palazzo esplode.” “Come siamo ottimisti...” “Secondo te una che non ha la più pallida idea di come si monta su una tenda è capace di cucinare?” “Va beh... in ogni caso, ho potuto mostrare a tutti il mio costume nuovo.” “Non riuscirò mai a capire perché diavolo ne compri uno nuovo ogni estate... è solo uno spreco di soldi!” “Ma se andassi al mare o in piscina con una pupa con un costume vecchio che figura ci faccio?” “Spendi solo i tuoi soldi.” “Parli così solo perché a te, delle donne, non ti è mai fregato niente.” “Ci mancherebbe altro! Ho cose più importanti da fare che star dietro a delle sceme!” “Va bene, ho capito... ehi, Radish.”

Sentendosi chiamato, il ragazzo dai lunghi capelli, anche lui a fare la doccia col fratello minore, alzò la testa e domandò: “Che vuoi?” “Tu che ne pensi del fatto dei costumi da bagno?” “Sono d'accordo con Vegeta. E' solo uno spreco di soldi.” “CHE?! Ma allora è una congiura! Ce l'avete tutti con me!” “No... siamo tutti più seri di te. E' diverso.”

Nappa sbuffò poi, rivolgendosi di nuovo a Radish, domandò: “Ma sei proprio sicuro che sia solo uno spreco di soldi per te?” “Ovvio.” “Ma se organizzi un appuntamento in piscina con la tua ragazza e indossi un vecchio costume, non pensi di fare brutta figura?” “Ma per favore! Figurati se invito una ragazza in piscina! Con mio fratello, poi! Bell'appuntamento! E poi, non ce l'ho neanche una ragazza! Discorso chiuso!” “Ma c'è almeno una ragazza che ti piace?” “Che diavolo... certo che no!” “Sei sicuro, Radish? A me sembrava che fossi interessato ad una ragazza...” disse, ingenuamente, Goku e, mentre il fratello diventava rosso dall'imbarazzo, Nappa, con un sorrisetto malizioso, commentò: “Senti, senti...”

Radish avrebbe voluto sprofondare...

Per colpa di quel cretino di suo fratello, che non era capace di tacere nemmeno con in bocca lo scotch, avrebbe dovuto affrontare il terzo grado...

Allora, Radish? Parli o devo chiederlo a Kakaroth?” domandò, sempre più divertito, Nappa e il ragazzo, ancora parecchio rosso, sussurrò, giocherellando con una ciocca dei suoi lunghi capelli: “Beh, sì... c'è una ragazza che m'interessa... ma...” “Sul serio?! E chi è?” chiese, eccitato, Vegeta, con indosso un accappatoio, aprendo la tenda della doccia di scatto, mentre Radish, il quale stava morendo dall'imbarazzo, protestò, scandalizzato: “TI CI METTI ANCHE TU, VEGETA?!” “Dai, dai! Dicci chi è! La conosciamo?” “NON VE LO DICO!” “Eddai, sputa il rospo!” “HO DETTO DI NO!!!!”


Il sole arancione stava sparendo dietro alle montagne, lasciando nel cielo un esplosione bellissima di colori caldi.

Bulma stava tagliando le verdure per preparare una buona e sana minestra per cena.

Quell'idiota di Vegeta, quando aveva proposto di sostituirsi a Nappa per preparare la cena, l'aveva guardata come se fosse pazza e aveva persino avuto la faccia tosta di domandarle: “Spero che vi siate portate i digestivi per noi.”

Maledetto scimmione idiota!!!

Gliela avrebbe fatta vedere lei!!!

Gli avrebbe preparato una cenetta così deliziosa che avrebbe dovuto inginocchiarsi per sperare nel suo perdono!

Ad un tratto, si sentì la vocina timida di Tarble che le domandò: “Sorellona Bulma, dove hai messo il succo di lampone?”

Bulma sgranò gli occhi e smise, di colpo, di tagliare le verdure.

Aveva sentito bene?!

Qualcuno l'aveva chiamata sorellona Bulma?!

Scusa, Tarble, potresti ripetere?” domandò la ragazza e il bambino, tranquillamente, ripeté: “Dove hai messo il succo di lampone?” “No, no, non quello. Prima. La frase che mi hai detto prima di quella.” “Sorellona Bulma.”

Bulma si voltò per non far vedere a Tarble, che la fissava senza parole, che era commossa.

Dopotutto, lei era la più piccola della sua famiglia e nessuno le aveva mai dato della sorellona...

Alla fine, si riprese e chiese al bambino: “Scusa, stavi dicendo?” “Dove hai messo il succo di lampone?” “L'ho dato a Goku prima di andare al fiume. Chiediglielo.” “Ok, grazie mille, sorellona.”

Tarble, tutto contento, si allontanò da Bulma e si diresse verso il boschetto.

Se non ricordava male, poco fa aveva visto Goku entrare lì dentro...

Si addentrò nella foresta, il più silenzioso possibile.

Se il suo fratellone avesse saputo che era lì da solo molto probabilmente l'avrebbe ucciso.

Ad un tratto, qualcosa cadde violentemente al suolo, facendogli prendere un colpo.

Fortunatamente, si accorse subito che a cadere era stato solo un gigantesco cappello di paglia.

Si avvicinò e, sollevandolo, si mise a fissarlo attentamente.

Era uno di quei vecchi cappelli di paglia che i contadini di un tempo e gli spaventapasseri portavano... ma che ci faceva lì?

Ehm, scusa Tarble...” disse, ad un tratto, la voce di Goku, mentre un dito gli toccava la spalla “Potresti passarmi il mio cappello, per favore? Mi è caduto.” “Certo, tieni.” disse, con un sorriso, Tarble, voltandosi, e Goku, il quale, tranne il braccio con cui prese il cappello, era aggrappato con gambe e braccio in un grosso ramo e persino a testa in giù, lo ringraziò: “Grazie.” “Di nulla.”

Tarble fece per allontanarsi ma, proprio in quel momento, formulò dov'era il ragazzino e si voltò di nuovo e domandò, preoccupato: “Goku!!! Cosa stai facendo lassù?!” “Mi arrampico come gli scoiattoli.” “Dovresti fare attenzione... il mio fratellone dice che è pericoloso arrampicarsi sugli alberi. Se caschi ti rompi il braccio.” “Non preoccuparti, Tarble. Sono abile...” lo rassicurò Goku ma, proprio mentre parlava, il ramo su cui stava si ruppe.

GOKU!!!” urlò, spaventato, il bambino ma il ragazzino, con abilità, si afferrò al tronco e, con difficoltà, evitò di cadere.

Vedendo che, nonostante tutto, Goku stava bene, Tarble tirò un sospiro di sollievo e poi disse: “Sarà meglio che scendi...” “Mi sa che hai proprio ragione, Tarble...”

Dopo qualche difficoltà, Goku fu di nuovo a terra, al sicuro e ancora tutto intero.

Mentre si metteva in testa il cappello di paglia, Tarble gli domandò: “Dove hai trovato quel cappello? Sembri il ragazzino protagonista di un romanzo dell'Ottocento.” “E' un regalo di tuo fratello.” “Sul serio?” “Sì. Qualche settimana fa gli ho detto che i cappelli mi stanno sempre scomodi e che non mi coprono mai il naso, così me lo scotto in continuazione. E lui mi ha mandato questo. Non è bellissimo?”

Tarble rimase in silenzio.

Conosceva troppo bene il suo fratellone... avrebbe scommesso la testa che, in realtà, voleva solo prendere in giro Goku con quel cappello.

Ma Goku sembrava così entusiasta di quel vecchio cappello fuori moda... inoltre, era impossibile non lasciarsi scappare un sorriso con quel cappello.

Ah, a proposito, Goku...” si ricordò, ad un tratto, Tarble “Dove hai messo il succo di lampone?” “Nella tenda. Nello zaino di mio fratello.” “Bene. Che ne dici di andarlo a prendere così a cena ce lo beviamo?” “Ottima idea.”

I due ragazzini si diressero verso la tenda e, una volta che furono lì vicino, Tarble vide suo fratello tornare dal giretto che aveva fatto con i suoi amici e lo raggiunse, tutto contento.

Nel frattempo, Goku si diresse verso la tenda e prese uno zaino, cominciando a guardare dentro.

Eccolo qui.” esclamò, tutto contento, Goku, prendendo una bottiglia che conteneva un liquido rosso.

Con la bottiglia ben stretta, gli sarebbe spiaciuto se l'avesse rotta, per Tarble che ci teneva tanto ma, soprattutto, per il suo stomaco, dato che non aveva mai bevuto succo di lampone, tornò dagli altri che stavano già apparecchiando la tavola.

In dieci minuti, tutto fu pronto e il gruppo cominciò a mangiare.

Preso dalla curiosità, Goku prese la bottiglia e cominciò a bere il succo.

Mmmhhh... che buono! Pensò, euforico, il ragazzino Non credevo che il succo di lampone fosse così buono...

Nel frattempo, Tarble, che era seduto di fianco a Goku, domandò al fratello maggiore: “Hai visto degli uccelli interessanti, fratellone?” “Un picchio e una ghiandaia... credo di aver visto anche delle trote in un ruscello ma non le ho focalizzate bene.” dichiarò Vegeta e Bulma, incredula, disse: “Non sapevo che te ne intendessi di animali...” “Il mio fratellone fa birdwatching, sai? Pensa che riesce persino a capire se i merli sono maschi o femmine.” raccontò, tutto orgoglioso, Tarble e Bulma chiese: “E come si fa? Non ho mai capito la differenza. A me sembrano tutti uguali...” “Devi guardare il colore del becco. Se è arancione è un maschio mentre se è giallo è una femmina.” fu la semplice risposta di Vegeta e Bulma commentò: “Però... interessante...” “Ma la sua passione sono le stelle. Sa riconoscere a occhio nudo tutte le costellazioni.” aggiunse Tarble.

A quel punto Goku, mentre si stava versando il succo nel bicchiere per la terza volta, domandò, tirando fuori da una tasca una specie di sasso: “Le stelle? Come questa?”

Mise il sasso al centro della tavola e tutti, incuriositi, si misero a guardarla.

Sembrava una sfera di cristallo arancione con quattro stelle rosse al suo interno.

Ma questa non è la sfera portafortuna del nonno?” domandò, senza parole, Radish e Goku, intento a bere, annuì.

Bulma la prese in mano per guardarla meglio e, incredula, esclamò: “Ma assomiglia molto alla sfera che c'è nella soffitta della casa dei genitori miei e di Tights!”

Sentendo quelle parole, Tights si alzò e, avvicinandosi alla sorella, esclamò: “Cosa?!” “Guardala bene, Tights! Non trovi che ci assomigli in modo sorprendente?” “Hai proprio ragione! Ma la nostra aveva solo due stelle mentre questa ne ha quattro.” “Incredibile... che curiosa coincidenza...” “Per me, sembra solo una curiosa stupidaggine.” commentò Vegeta, concentrato solo sul piatto.

Bulma, guardandolo in malo modo, gli disse: “Non trovi che questa storia sia incredibile?! Due sfere completamente identiche che variano solo per il numero di stelle... di sicuro, nel mondo, ci saranno altre due sfere rappresentanti i numeri uno e tre... e chissà che non ce ne siano altre, superiori al quattro.” “Che cavolata... per quale motivo ci dovrebbero essere delle sfere identiche?” “Io ho sentito una leggenda su delle sfere magiche...”

Tutti i presenti si voltarono verso Tights, che aveva appena parlato, e domandarono all'uniscono: “Davvero?!” “Sì... l'ho letta su un libro di vecchie leggende... un giorno un essere dai poteri divini, creò da sette semplici pietre delle sfere magiche che se riunite insieme possono esaudire un qualsiasi desiderio. Una volta riunite, bisogna portarle in sette determinati posti, in modo da formare un cerchio. Così il desiderio si avvera.” raccontò Tights e Radish sbuffò: “Bah... una stupida leggenda metropolitana... alla fin fine sono tutti uguali...”

Nel frattempo, Goku stava per bere il suo quinto bicchiere di succo.

Non riusciva proprio a smettere... era così buono...

Ma, appena l'ebbe bevuto, si sentì strano.

Gli girava terribilmente la testa e, inoltre, gli sembrava che suo fratello, la sua insegnante e i loro amici girare sempre più velocemente...

Sotto gli sguardi allibiti dei suoi compagni, la testa di Goku cadde sul tavolo.

GOKU!!!” urlarono, in contemporanea, Tarble e Tights, avvicinandosi a lui, e Radish, nervoso più che mai, esclamò: “Non ti azzardare a farmi questi scherzi idioti, Kakaroth... rimettiti in piedi, forza!” “State calmi, tutti quanti!” ordinò Vegeta, avvicinandosi al ragazzino “Probabilmente, ha solo avuto un calo di pressione... se gli stiamo tutti appiccicati, starà peggio...”

Proprio mentre diceva quelle parole, si sentì un leggero “Zzzzz...” provenire da Goku.

Tutti rimasero in silenzio.

Si è solo addormentato.” dichiarò, con tranquillità, Vegeta mentre Radish, incredulo, commentava: “Eh?! Così all'improvviso?! Di solito ci mette un quarto d'ora ad addormentarsi...” “Un momento...” notò Nappa “Ma... puzza di alcool.” “Eh?!” fecero tutti i presenti, senza parole.

Goku si era ubriacato?!

Ma come diamine aveva fatto?!

Non c'era stato del vino...

Ad un tratto, Vegeta notò una bottiglia vicino al ragazzino e prendendola, domandò: “E questa cos'è?” “Il succo di lampone che io e Bulma abbiamo comprato, fratellone... Bulma l'ha dato a Goku, lui l'ha messo nello zaino di Radish e, prima di cena, è andato a riprenderla...” “Ma quella è la bottiglia di vino che avevo nel mio zaino!” esclamò Nappa, indicandola.

Dopo un attimo di silenzio, Vegeta disse: “Questo babbeo deve aver confuso gli zaini... ma, scusa, Tarble... non ti sei minimamente accorto della differenza?” “Io non l'ho bevuto, fratellone.” fu la risposta del bambino.

Vegeta sgranò gli occhi a quell'affermazione, in quanto la bottiglia era praticamente vuota.

Intanto, Radish si era avvicinato a Goku e, scuotendolo, gli urlò: “Ehi, svegliati, moccioso.” “Lascia perdere. Questo qui è già partito per la tangenziale.” commentò Vegeta “E' meglio che lo riporti alla tenda.” “Ottima idea.”

Radish se lo mise in spalla, sbuffando: “Ma si può essere più stupidi?!” “Guardala dal lato positivo, Radish.” lo consolò Nappa, dandogli una leggera pacca sulla spalla “Si è solo addormentato. Le persone ubriache, a volte, fanno di quelle cose...” “Credo di aver capito cosa intendi...”

Radish si voltò un attimo e sgranò gli occhi.

Tights aveva abbassato la testa e sembrava che la situazione, per lei, fosse tremendamente pesante e che volesse sprofondare...

Tutti se ne accorsero e sgranarono gli occhi, in quanto non riuscivano a capire cosa avesse la giovane donna...

Ehm... Tights... perché non accompagni Radish alla tenda?” domandò Bulma, con un sorriso imbarazzato, e la sorella, annuendo con la testa, si alzò in piedi.

Radish, col fratello ubriaco e addormentato sulle spalle, si mise in cammino, seguito dalla professoressa che, più che camminare, sembrava trascinarsi.

Sembrava proprio a terra...

Ehi...” le disse, ad un tratto, il giovane “Va tutto bene?” “Sì, è solo che... le persone ubriache risvegliano in me ricordi... per i quali vorrei sprofondare...” fu la risposta di Tights, con la testa ancora china.

Evidentemente, da giovane doveva essere stata ubriaca e doveva aver combinato qualcosa di cui ora si vergognava profondamente...

Comunque, la leggenda che ci hai raccontato era davvero molto carina.” le disse, ad un tratto, il giovane e Tights, sorpresa, esclamò: “Davvero?! Ma... avevi detto che non t'interessava...” “Non ascoltare mai quello che dico, prof. Io cambio idea alla stessa velocità con cui si passa ad una canzone sul CD.” “Capisco.” “Se potesse esprimere un desiderio con quelle sfere, cosa vorrebbe, prof?” “Diventare una scrittrice.” “Tutto qui? Non c'è qualcos'altro che desidera?”

Sentendo quella domanda, Tights arrossì violentemente e balbettò: “A dire la verità, c'è un'altra cosa che vorrei... ma è solo una stupidaggine...” “Non lo dico a nessuno, prof. E' una promessa vera. Se la infrango mangerò mille aghi.” “Il fatto è che... vorrei trovare l'amore della mia vita e mettere su famiglia con lui.” “Se sei così romantica, prof, perché non scrivi romanzi d'amore invece di fantascienza?” “Perché a me la fantascienza piace... e tu? Vorresti creare una famiglia o preferisci restare single a vita?”

Stavolta, fu Radish a rimanere in silenzio per un attimo, prima di dire un secco: “Le famiglie non fanno per me, prof.”

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Capitolo 16
*** Un piccolo incidente ***


CAPITOLO 16: UN PICCOLO INCIDENTE


Ti gira ancora la testa, Goku?” “Sì...”

Goku si sentiva uno straccio.

Si era bevuto, per errore, quasi tutto il vino di Nappa e adesso aveva la testa che sembrava che dovesse esplodergli da un momento all'altro.

In più, bisognava aggiungere anche il dolore causato dallo scappellotto che Radish, con l'aggiunta della frase “Brutto idiota!!!”, gli aveva dato quando si era svegliato, per sgridarlo della bravata.

Tuttavia, quel giorno il sole era così caldo e il cielo così sereno che non valeva proprio la pena farsi mettere ko da una sbornia.

Lui e Tarble, infatti, stavano facendo una passeggiata nei pressi del campeggio.

Sai che domani sera c'è una festa?” domandò, ad un tratto, Tarble e Goku esultò: “Davvero?! Ci andiamo?!” “Credo di sì...” “Che bello, a me le feste piacciono un sacco!”

Mentre i due ragazzini camminavano, videro una piccola e splendida farfalla volare verso il bosco.

Vedendola, Goku esclamò: “Uao, che bella farfalla! Andiamo ad acchiapparla!” “Aspetta, Goku... mio fratello mi ha detto di non inoltrarci nel bosco da soli...” “Non preoccuparti! Andrà tutto alla grande! Useremo il mio cappello per catturarla e poi torneremo subito indietro. Non se ne accorgerà nessuno.” “Speriamo...”


Radish si mise le cuffie nelle orecchie e, mentre ascoltava distratto la musica, si appoggiò con la schiena alla vecchia quercia e mise a guardare le montagne e il verde che lo circondava.

Amava fare così perché, in questo modo, poteva viaggiare nei suoi pensieri... per un attimo, gli sembrò di vedere una lunga chioma bionda...

D'istinto, si ricordò del discorso della sera prima con Tights... quello sull'avere una famiglia...

Aveva fatto proprio bene a dirle cosa ne pensava al riguardo!

Lui non avrebbe mai avuto una famiglia... non era fatto per crearne una...

Ad un tratto, due grandi e luminosi occhi neri apparvero dal nulla.

Perse un battito del cuore.

Quegli occhi così belli... lo ammaliavano sempre... inoltre, più li guardava più aveva la sensazione di averli già visti in passato...

Cosa ascolti?” domandò Tights e il giovane rispose: “Una canzone, prof. A te che sembra?” “La fai ascoltare anche a me?” “Come vuole...” acconsentì Radish passandole un auricolare.

I due rimasero in silenzio, i loro corpi vicini e lasciandosi ammaliare dal suono della chitarra della canzone.

Senti...” disse, ad un tratto, Tights “Ieri sera... parlavi sul serio?” “Su cosa?” “Sul creare una famiglia. Davvero non ne vuoi sapere niente?” “Io non mi sento pronto, prof. Non mi sentivo pronto in passato, non mi sento pronto nemmeno adesso e non mi sentirò pronto mai...” “E' un peccato... a me non spiacerebbe crearla, dopo essere diventata una scrittrice.” “Fai come vuoi, prof... cerca di non soffrire...”

I due ritornarono in silenzio, ad ascoltare la musica, non accorgendosi minimamente di essere osservati da due persone parecchio indiscrete.

Beh? Intendono restare lì seduti fianco a fianco oppure si decidono a fare qualcosa?” sbuffò Nappa mentre Vegeta commentava: “Ecco perché dobbiamo dargli una mano, idiota...” “Mi sembra di vedere i genitori di Radish...” “Erano lenti alla stessa maniera?” “Forse anche di più...”


Ma quei due intendono starsene lì a guardare le montagne per tutto il giorno?” “Conosci Bardack, Nappa... la risposta è: certamente!”

Dietro ad una roccia, ad osservare di nascosto un ragazzo coi capelli a palma neri e una giovane coi capelli neri ribelli, lunghi fino alle spalle, vi erano un energumeno, una giovane ragazza e un giovane coi capelli a fiamma.

La tua amica è proprio lenta, Echalotte...” commentò il giovane coi capelli a fiamma alla ragazza e lei, prontamente, ribatté: “Vogliamo parlare del tuo amico, invece, Vegeta?” “La verità è che sono entrambi lenti.”

Per dieci minuti, i due rimasero in completo silenzio ad osservare i monti mentre gli altri tre aspettavano, con ansia che essi si decidessero a fare qualcosa, qualsiasi cosa.

Finalmente, la ragazza si avvicinò, timidamente, al ragazzo.

Alla buon'ora! Ancora un po' e si formavano le ragnatele qui!” sbuffò Echalotte e Vegeta annuì: “Vivono ancora nei primi anni del Novecento. Per stare insieme devono seguire un lungo e noioso corteggiamento.” “Ha il suo fascino.” “In passato, mica adesso. Io se voglio una donna, la faccio cadere ai piedi in un giorno. Mica perdo tutto quel tempo, come quei due.” “Con me non ci riusciresti in un anno.” “Ma chi ti vuole?! Io no di certo! Di una ragazza violenta e testarda come te, ne faccio volentieri un bel pacco e lo regalo per natale a uno dei tuoi mille spasimanti!”

Echalotte guardò in cagnesco Vegeta.

Si maledisse mentalmente per l'idea di partecipare assieme a Gine a quell'uscita combinata...

Gli era sembrata una proposta allettante e affascinante... un'esperienza da brivido da fare... dopotutto si era giovani solo una volta nella vita.

Ovviamente, l'idea non era piaciuta per niente a Gine, la quale, timida e seria com'era, l'aveva trovata pericolosa e azzardata.

Sfortunatamente, era necessaria la presenza di un'altra ragazza per l'appuntamento e, pertanto, Echalotte aveva dovuto faticare per ben tre interi pomeriggi ma alla fine era riuscita a convincerla a venire.

I due ragazzi dell'appuntamento si erano rivelati Bardack e Vegeta.

Mentre Bardack e Gine si erano trovati subito benissimo, lei e Vegeta avevano cominciato a litigare, tanto che a metà dell'appuntamento, tra gli sguardi increduli di Bardack, Gine e dei presenti al bar in cui si erano recati, lei gli aveva buttato un bicchiere d'acqua addosso e, adirata, se n'era andata.

Era decisa a non rivedere mai più quel tizio così maleducato ma Gine aveva ricevuto l'invito di Bardack a venire al campeggio, assieme ai suoi amici, e, decisa a non lasciarla da sola con tre maschi, era venuta ma era decisa a stare lontana da Vegeta!

Ehi, non litigate! Sennò vi sentono!” li zittì Nappa, più che altro per impedire l'ennesimo litigio tra i due.

Mentre si recavano al campeggio, non avevano fatto altro che litigare a tutto gas e lui aveva la testa che gli scoppiava!

In quel momento, Bardack si voltò verso Gine e la guardò intensamente negli occhi.

I tre rimasero in silenzio, desiderosi di sapere cosa sarebbe successo...

Bardack!!!” chiamò una voce maschile provenire dal campeggio.

Arrivo, papà!” gridò Bardack, alzandosi e dirigendosi verso il campeggio, seguito da Gine.


Ehi, aspetta un attimo... forse ci siamo!” esclamò, ad un tratto, Vegeta e Nappa domandò: “Che succede?” “Radish sta alzando il braccio... spero per lui che voglia metterlo attorno alle spalle della maestrina.”

Mentre parlava, il braccio di Radish, con lentezza, si appoggiò alle spalle di Tights.

Vegeta, senza smettere di osservare i due, esclamò: “Bene... Radish ha preso l'iniziativa... credo che fra poco si deciderà a darle un bacio e poi...” “Ahem!” fece una voce femminile alle spalle dei due.

Vegeta e Nappa si voltarono e videro Bulma che, con le mani sui fianchi, li guardava in malo modo.

E tu che vuoi? Fila via!” le disse Vegeta e Bulma, adirata, replicava: “Lo farei tanto volentieri ma quella che state spiando, per vostra informazione, è mia sorella!” “E l'altro è un nostro amico! Che ne dici di stare zitta e di goderti lo spettacolo?” “PIANTATELA IMMEDIATAMENTE!!!” urlò, adirata, Bulma “Siete più grandi di me ma vi state comportando peggio di un bambino! Goku e Tarble sarebbero più discreti! Dovreste vergognavi tutti e due!” “E non strillare, tu! Guarda che...” cominciò Vegeta ma una voce alle sue spalle domandò: “Vegeta? Nappa? Ma... cosa ci fate qui?”

Tutti si voltarono e videro Radish, rosso in viso e con un'espressione adirata, guardarli in malo modo.

Era lampante il fatto che avesse intuito cosa stesse succedendo e, infatti, urlò ai suoi amici: “MA NON VI VERGOGNATE A SPIARMI?!” “Ma come siamo arrabbiati... guarda che eri proprio bravo. Sembravi il protagonista di uno di quel film romantici...” lo provocò Vegeta mentre Radish, sempre rosso come un peperone, protestava “NON ME NE FREGA NIENTE!!! IMPICCIATEVI DEI FATTI VOSTRI, DANNAZIONE!!!” “VOLETE STARE ZITTI?!?!”

L'urlo isterico di Bulma fece fermare subito il litigio.

Ma che ti prende?” le domandò Vegeta e la ragazza rispose: “Sono preoccupata... non trovo più Goku e Tarble.” “Eh?” “Stavano giocando nel prato vicino alle nostre tende. Mi sono distratta un attimo per rispondere ad una chiamata dei genitori miei e di Tights e quando l'ho chiusa non c'erano più. Mi sono messa a cercarvi, convinta che si trovassero con voi ma a quanto pare eravate troppo impegnati a guardare qualcos'altro per averli in considerazione.” “Hai guardato bene dappertutto nel campeggio?” le domandò Vegeta e la ragazza rispose: “Sì, per ben tre volte.” “E la foresta?” domandò Nappa e Bulma ammise: “No... ho pensato che non si sarebbero azzardati ad entrarci...” “Conosco troppo bene quel cretino di mio fratello.” s'intromise Radish “Più una cosa è vietata, più sente l'impulso di farla. Avrà visto una farfalla o un uccello interessante e, idiota com'è, l'avrà seguito nella foresta, portandosi con sé pure Tarble.” “Allora non c'è tempo da perdere.” disse Tights, superando il gruppo, cercando di nascondere le sue guance ancora rosse “Andiamo nella foresta e cerchiamoli. Fortuna che c'è ancora il sole...”

Il gruppo si diresse verso di essa ma, ad un tratto, sentì una mano artigliargli la spalla.

Si voltò e vide Vegeta che lo guardava con aria furibonda.

Dopo un attimo di silenzio, il giovane lo minacciò: “Se è successo qualcosa a mio fratello... sappi che ti uccido.”


Secondo me, è meglio tornare indietro...” “Non preoccuparti, Tarble. Ormai l'ho quasi presa.”

Tarble si guardò intorno.

Quel posto non gli piaceva per niente...

Era così sinistro e spaventoso... sembrava la foresta dove Cappuccetto Rosso aveva incontrato il Lupo Cattivo...

Se il suo fratellone fosse stato accanto a lui, non avrebbe avuto alcuna paura...

Io dico che dovremmo tornare indietro...” balbettò, sempre più nervoso, Tarble ma, ancora una volta, Goku rispose: “L'ho quasi presa...”

Goku fece un balzo con l'obiettivo di prendere la farfalla col cappello ma essa volò via prima che il ragazzino potesse prenderla, facendogli prendere un bel colpo.

Ahi, ahi...” mugugnò Goku, voltandosi per vedere dove fosse andata la farfalla.

La farfalla, veloce come il vento, superò un piccolo ruscello le cui acque erano parecchio mosse, e si posò su un sasso dall'altra parte.

Ormai non possiamo fare più niente.” sospirò Tarble “Torniamo indietro.” “Perché? Posso camminare sui sassi?” dichiarò Goku, salendo su un sasso vicino alla riva.

Ma cosa fai?! E' pericoloso!” tentò di fermarlo Tarble ma Goku, lasciando a terra il cappello, lo rassicurò: “Non per me. Quando vivevo con mio nonno, attraversavo spesso i fiumi sui sassi...”


GOKU!!!” “TARBLE!!!” “EHI, MOCCIOSO!!! MA DOVE DIAMINE TI SEI CACCIATO?”

Il gruppo di voci si sentiva per tutta la foresta, facendo volare via vari uccelli, spaventati da tutto quel baccano.

Era da vari minuti che i cinque urlavano da tutti le parti cercando, invano, di ritrovare le due pecorelle smarrite, tanto da doversi dividere per cercare meglio.

Dopo aver chiamato per l'ennesima volta i due bambini, Tights domandò a Bulma, con tono nervoso: “Sono così preoccupata... dove possono essere finiti?” “Spero che non si siano allontanati troppo...” dichiarò l'altra, spostando lo sguardo.

Ad un tratto Bulma vide, vicino ad un fiume, due piccole sagome, una delle quali stava camminando sopra dei sassi mentre l'altra lo fissava, immobile, sulla riva.

Aguzzò la vista ed esclamò: “Eccoli! Li ho trovati!”

Le due ragazze si avvicinarono in fretta e furia con Tights che urlava: “GOKU!! COSA STAI FACENDO?!”

I due ragazzini si voltarono e Goku salutò l'insegnante: “Professoressa! Io e Tarble stavamo cercando di catturare una farfalla stupenda ma...” “NON DISTRARTI E RESTA FERMO LI'! VENGO A PRENDER...” fece la donna ma non riuscì a finire la frase, in quanto Goku, prese l'equilibrio e cadde violentemente in acqua.

GOKU!!!!” urlò, spaventata, Tights, vedendo Goku mentre annaspava violentemente, nel tentativo di riemergere e di respirare, gridando: “Professoressa!!!”

Tights stava per buttarsi in acqua per salvare il ragazzino ma Bulma fu più veloce di lei.

Bulma!!! Cosa fai?!” le urlò la sorella maggiore e Bulma, mentre nuotava verso Goku, le disse: “Cerco di salvarlo!!! Tu e Tarble correte ad avvertire gli altri!!!” “Andiamo, sorellona Tights!!!” disse il bambino, correndo verso il bosco, venendo, dopo un'iniziale turbamento, seguito da Tights.

Bulma, s'immerse nelle acque gelide e violente del fiume e nuotò a più non posso verso Goku il quale, nel frattempo, era finito sott'acqua.

Con fatica, Bulma gli si avvicinò e lo afferrò per il polso, facendolo riemergere.

Ansimando profondamente, la ragazza domandò al bambino: “Tutto bene, Goku? Come stai?” “Bulma!!! Attenta!!!” le urlò Goku, indicandole una roccia in mezzo al fiume.

Bulma, velocemente, si spostò a lato e riuscì, nel mentre urlando spaventata, a evitare di finire contro la roccia per il rotto della cuffia.

Uff... che spavento...” sospirò la giovane ma sbiancò quando vide una seconda roccia davanti a loro.

Ancora una volta, Bulma si spostò ma, stavolta, colpì la roccia alla spalla.

Bulma dovette mordersi le labbra per impedirsi di urlare.

Quel colpo, inaspettato e improvviso, le aveva fatto un male...

I due sprofondarono nell'acqua.

Bulma cercava di riemergere ma era troppo stanca e dolorante per farcela...

Dannazione... pensava, disperata Non ce la faccio... ma non posso arrendermi! Devo... salvare Goku... almeno... lui...

Ad un tratto, una presa salda le afferrò il braccio e la portò, con violenza, fuori dall'acqua.

Bulma vide che il suo inaspettato salvatore era nientemeno che Vegeta.

Il ragazzo, il quale teneva in mano una corda, si voltò verso la riva e urlò: “Ok, ce li ho! Forza, tirate!” “Subito, Vegeta!” annuirono Nappa, Radish e Tights, i quali, con tutta la forza che avevano, cominciarono a tirare la corda.

Mentre veniva portata a riva assieme a Goku, Bulma ebbe la forza di sussurrare: “Ve... Vegeta...” “Sei stata molto coraggiosa, ragazzina... ma anche parecchio imprudente.” fu la pacata frase dell'altro.

Una volta che entrambi furono in salvo, Bulma sentì ovattate le frasi dei suoi compagni, tutti terribilmente preoccupati per l'accaduto.

L'unica cosa che riusciva a pensare, mentre stringeva Goku, anche lui distrutto e spaventato dalla brutta avventura: Ce l'abbiamo fatta, Goku... ora siamo in salvo...

Bulma...” sussurrò Tights, cercando di trattenere le lacrime, mentre Nappa, con sorriso di sollievo, diceva: “Meno male che state entrambi bene...”

Aveva appena finito di parlare, che una sagoma nera si allontanò dal gruppo e si fiondò, tra lo stupore generale, ad abbracciare Goku.

Radish...” si lasciò sfuggire Nappa osservando il ragazzo dai lunghi capelli neri che stringeva con tutte le sue forze il fratello minore.

Non farlo mai più...” sibilò, ad un tratto, Radish, per poi urlare: “NON FARLO MAI PIU', BRUTTO IDIOTA!!! SE LO RIFAI, GIURO CHE TI UCCIDO!!! HAI CAPITO BENE, KAKAROTH?!?! TI UCCIDO!!!!”

Tutti i presenti rimasero immobili ad osservare, in religioso silenzioso, la scena.

Nessuno si accorse che, mentre abbracciava, disperato, il fratellino, a Radish uscirono dagli occhi due grosse lacrime.

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Capitolo 17
*** I segreti delle stelle ***


CAPITOLO 17: I SEGRETI DELLE STELLE


Mi raccomando. Chiamami se hai bisogno di qualcosa. Non prendere altre iniziative. Oggi hai dato proprio il peggio di te...” “Va bene, Vegeta. Sta' tranquillo. Farò la brava, lo prometto.”

Vegeta si limitò a darle un'occhiata poco convinta e poi uscì dalla tenda.

Come sta?” domandò, preoccupata, Tights ma Vegeta la rassicurò subito: “Sta' bene... deve solo riposarsi per un po'.”

Goku, timidamente, sussurrò: “Tutto questo... è colpa mia... mi dispiace.” “Lascia perdere...” cominciò Nappa venendo, però, interrotto bruscamente da Radish: “Ha ragione, invece. E' tutta colpa sua. E sta pur certo che ti beccherai una bella ramanzina più tardi, ragazzino!” “Insomma, Radish!” sbottò, seccata, Tights “Tuo fratello si è preso uno spavento terribile al fiume! Guarda che ha capito la lezione, è inutile che lo rimproveri! La cosa più importante è che sia sano e salvo! E' meglio lasciarlo in pace, non credi?!”

Per tutta risposta, Radish la guardò scocciato per un attimo e, poi, si allontanò dal gruppo.


Nappa, con l'aiuto degli altri, stava apparecchiando la tavola per la cena, quando, ad un tratto, sentì un fruscio dietro di lui.

Si voltò e sgranò gli occhi.

Bulma?!” domandò, incredulo, per poi correre, assieme agli altri, chiedendole, preoccupato: “Non dovresti stare a letto?!” “Come ti senti?!” domandò contemporaneamente Tights.

Bulma, cercando di rasserenare i compagni, dichiarò: “Sto bene, non preoccupatevi. Sdraiarmi un attimo mi ha fatto bene. Temo che mi verrà un livido alla spalla ma almeno non ci sono ossa rotte...” “Bulma, visto che ti sei fatta male, credo che dovremmo chiudere col campeggio e tornarcene a casa, così da portarti al pronto soccorso.” dichiarò, ad un tratto, Vegeta.

Bulma, tuttavia, rispose: “Non esagerare, Vegeta. Mi sono fatta male ma non è il caso di preoccuparsi. Ci tenevate tutti ad andare in campeggio e mi sembra meschino farvi rinunciare ad una gita in cui, per la cronaca, non avrei nemmeno dovuto partecipare.”

Vegeta rimase in silenzio e Bulma, captando che quel silenzio significa pensieri non molto gentili, domandò: “Cosa stai pensando, Vegeta?” “Che a volte, anche le ragazzine capricciose e irascibili come te possiedono un cervello e un animo sensibile.” “COSA?!”

Bulma stava per dirne di tutti i colori, quando una timida voce la bloccò: “Bulma...”

La ragazza si girò e vide Goku, con lo sguardo basso e mogio.

Il ragazzino rimase in silenzio finché il fratello maggiore, dandogli un leggero colpetto alla spalla, lo spronò: “Su, dì quello che vuoi dire, moccioso.”

Goku prese un bel respiro e dichiarò, con le lacrime agli occhi: “Mi dispiace tanto per quello che è successo, Bulma! Perdonami! Ti giuro che non volevo assolutamente che tu ti facessi male! Scusami!!!”

Bulma fece un dolce sorriso e, accarezzandogli la testolina, disse: “Non preoccuparti. Alla fine, l'unica cosa davvero importante è che tu non ti sia fatto male.”

Goku, con sempre le lacrime agli occhi, fece uno dei suoi soliti sorrisi allegri e pieni d'energia.

Una volta che ebbe finito di sorridere, tirò fuori qualcosa da una tasca e lo porse a Bulma.

Era un sacchetto di caramelle gommose.

Sono andato a comprarle con Tarble e Tights poco fa.” le spiegò, orgoglioso “Mio nonno diceva sempre che quando si sta male mangiare una caramella ti fa sentire sempre un po' meglio.”


Goku non riusciva a trattenersi dal piangere.

La sbucciatura al ginocchio gli faceva un dolore tremendo e atroce... come voleva che smettesse...

Su, non piangere... una piccola sbucciatura capita a tutti. Anche tuo padre si sbucciava sempre il ginocchio.” lo consolò suo nonno mentre metteva l'acqua ossigenata su un fazzoletto.

Ti avverto che brucerà un pochino...” lo avvertì il vecchio prima di mettere il fazzoletto sulla sbucciatura.

Goku fece un piccolo gemito.

L'acqua ossigenata faceva proprio male.

Comunque, stai migliorando.” lo confrontò il nonno “Oggi hai fatto un metro. Ancora un po' e saprai andare in bicicletta senza rotelle.”

Una volta che ebbe finito di disinfettarlo, l'uomo gli mise un piccolo cerotto azzurro con piccole figure rosse e annunciò: “Ecco fatto.”

Il piccolo Goku, però, rimase in silenzio.

Continuava a sentire un dolore allucinante al ginocchio.

Il vecchio, accorgendosi del muto dolore del nipotino, domandò, dolcemente: “Ti fa male?” “Sì...” annuì il piccolo.

L'uomo allora, tirò fuori dalla tasca un piccolo lecca lecca e, mettendolo davanti a Goku gli disse: “Mangialo. Quando si sta male, mangiare una caramella fa sempre sentire un po' meglio.”

Il bimbo fece come il nonno gli aveva detto e si accorse che, in effetti, il ginocchio sbucciato gli faceva meno male...


Goku osservò in silenzio Bulma mentre prendeva una caramella dal sacchetto e se la metteva in bocca.

La ragazza rimase in silenzio un attimo, mentre se la mangiava.

Quando ebbe finito, dichiarò: “Tuo nonno aveva proprio ragione, Goku. Mi sento meglio.” “Vero? I sistemi del mio nonnino funzionano sempre!”

Mentre Goku parlava, nessuno si accorse che Radish, in silenzio, si era allontanato lentamente dal gruppo.


La notte silenziosa e dai colori freddi si estendeva nel cielo come una grande e lunga coperta.

Radish se ne stava raggomitolato nel suo sacco a pelo, a sognare un bel momento erotico con una bella ragazza bionda e formosa, quando sentì qualcuno toccarlo alla spalla.

Nonostante lo scocciatore lo avesse riportato drasticamente alla realtà, cercò d'ignorarlo, fingendo che stava ancora dormendo della grossa, ma il seccatore persisteva.

Con un grugnito, si voltò e accese la torcia che aveva di fianco a lui, per vedere chi lo stesse seccando a quell'ora, e vide suo fratello.

Che cavolo vuoi, moccioso?! Stavo dormendo!” lo aggredì Radish e il piccolo rispose: “C'è una cimice nella tenda.” “E allora? Mandala via, no?” “Non mi piacciono le cimici. Una volta ne ho mangiata una per errore ed era disgustosa. Non voglio prenderla.” “E spiaccicala.” “Non posso. Potrebbe avere una famiglia. Un marito e dei figli che la aspettano. Sarei un assassino.” “E allora pensa che quella cimice è una criminale pericolosa e ricercata dalle altre cimici di tutto il mondo. Se tu la uccidi, le altre cimici te ne saranno profondamente grate.” “Ti prego, Radish, mandala fuori dalla tenda.” “Poi la pianti di rompere?” “Sì.” “Dannato moccioso.”

Radish uscì dal sacco a pelo e, dopo aver preso la cimice, la buttò fuori dalla tenda.

La cimice volò per un attimo nell'aria notturna e, poi, entrò nella fessura della cerniera per aprire una tenda che si trovava a pochi passi dalla precedente.

Dopo un quarto d'ora di silenzio, si udì un forte strillo femminile: “AAAAHHHH!!!! C'E' UNA CIMICE!!!!!”

Dopo pochi secondi, una ragazza coi capelli turchini legati in due codini e con indosso una camicia da notte rosa uscì dalla tenda e si mise a gridare: “RAGAZZI!!! SVEGLIATEVI!!!”

Radish, il quale, nel frattempo, stava a pancia in giù e cercava di ignorare quegli strilli tappandosi gli orecchi, sibilò: “Non è possibile...”

Alla fine, seccato, si avvicinò alla tenda e, aprendola un attimo, domandò: “Che vuoi? Stavo dormendo!” “C'è una cimice nella nostra tenda!” “E schiacciatela!” “Così la tenda poi puzza?!” “E allora occupatevene voi!!! Io voglio dormire!!!”

Dopo aver detto quelle parole, Radish chiuse, seccato, la cerniera della tenda.

A quella scena, Bulma fece una linguaccia alla tenda dei ragazzi.

Bulma, lo sai che i ragazzi non sono il massimo della gentilezza...” le ricordò Tights, la quale indossava come pigiama una maglietta e dei pantaloni, alle sue spalle e la sorella, sbuffò: “Ma tu guarda che razza di...” “Che ne dici se facciamo una passeggiata per sbollire la rabbia?” “Preferisco aspettare qui che quella dannata cimice esca dalla tenda.” “Come vuoi. Io vado a fare un giretto qui intorno. L'aria notturna è così fresca e piacevole.” “Fa' attenzione, sorellona.” “Non preoccuparti. Fra un quarto d'ora sarò di nuovo qui.”

La ragazza s'incamminò e, in pochi minuti, fu lontano dalla sorella.

Si guardò intorno.

Di giorno, il campeggio era pieno di gente e di vita mentre di notte non c'era niente tranne il silenzio.

Quel silenzio era bello... ma le faceva molta paura.

Ad un tratto, vide una luce.

Si avvicinò e si accorse che proveniva da una torcia tenuta da un ragazzo che stava leggendo con molta attenzione un libro seduto davanti ad un tavolo e con di fianco un'enorme pila di libri.

Si avvicinò, incuriosita, e sgranò gli occhi, incredula.

Quel ragazzo era Vegeta.

L'altro, sentendola arrivare, alzò gli occhi e, mentre tornava alla lettura del suo libro, disse: “Ciao, Tights. Soffriamo d'insonnia stanotte?” “No... il fatto è che una cimice è entrata nella nostra tenda e mia sorella, spaventata, ha chiesto, vanamente, l'aiuto dei tuoi amici.” “Ah, ecco cos'erano quegli strilli. Li ho sentiti fin qui.” “E non ti sei preoccupato?” “No. Ogni anno, al campeggio, c'è sempre qualcuna che strilla perché ha trovato un insetto nella tenda.”

Tights si avvicinò al tavolo e si accorse che la pila vicino a Vegeta era composta da libri di medicina e sul corpo umano.

T'interessa medicina?” domandò Tights, prendendo un volume, e Vegeta rispose: “Sono uno studente universitario della facoltà di medicina.” “Davvero?!” “Certo.” “Uao... non riesco a crederci.” “Comincia a crederci perché è la semplice e pura verità.”

Tights rimase un attimo in silenzio.

Voleva affrontare quell'argomento con Vegeta da un pezzo ma c'erano sempre gli altri intorno... quella era l'occasione perfetta.

Senti, Vegeta... c'è una cosa che vorrei chiederti...” balbettò la ragazza e l'altro, senza alzare lo sguardo, disse: “Spara.” “Radish... mi ha raccontato del suo passato... ovvero... che si drogava...” “Ah.” “Mi ha raccontato anche che tu hai impedito che venisse arrestato dalla polizia per spaccio. Io... ecco... vorrei sapere perché lo hai salvato.”

Si udì un piccolo tonfo, dovuto al fatto che il ragazzo aveva chiuso il libro e lo aveva appoggiato al tavolo, e Tights si accorse che Vegeta la stava guardando negli occhi.

L'ho salvato perché ho visto i suoi occhi.” fu la semplice risposta del giovane.

Tights era senza parole.

Cosa intendeva dire?

I suoi occhi erano quelli di una persona disperata che non voleva finire in carcere... si era messo nei casini ma non voleva finirci. Così, ho capito che quel ragazzo che mi era andato addosso non era finito nel mezzo di un traffico di droga perché volesse i soldi... ci era finito perché era disperato e con le spalle al muro ma se avesse potuto... ci sarebbe uscito. Per questo l'ho salvato dalla prigione e l'ho aiutato.” continuò Vegeta, guardando le stelle sopra di lui.

Tights rimase per qualche minuto in silenzio, abbassando lo sguardo.

Fu ancora una volta Vegeta a rompere il silenzio che c'era: “Sai, Tights... non so se te ne sei mai accorta ma dopo la faccenda della droga, gli occhi di Radish erano spenti, vuoti. Sai che le nostre famiglie erano molto unite prima della morte dei nostri genitori... perciò mi era già capitato di vederlo e di giocarci con lui quando eravamo bambini... ma allora i suoi occhi erano pieni di vita e di speranza. La droga gli aveva prosciugato tutta quella speranza e quella vita... per quanto l'aiutassi, i suoi occhi continuavano a essere spenti come una lampadina fulminata... eppure, da qualche mese... per qualche oscuro motivo, i suoi occhi hanno ritrovato la lucentezza di un tempo.”


Bulma osservava in silenzio, le luminose stelle sopra la propria testa.

Erano così belle... le erano sempre piaciute molto le stelle...

Aveva localizzato senza problema la costellazione di Orione e del Grande Carro... ma con le altre aveva dei problemi...

Ad un tratto, sentì un frusciò alle sue spalle e vide la sorella maggiore raggiungerla.

Ciao, Bulma.” la salutò la ragazza mentre tornava nella tenda “Vuoi tornare a dormire? La cimice se n'è andata.” “Credo che resterò alzata ancora un po', sorellona.” “Come vuoi, Bulma. Sappi che Vegeta è ancora in piedi.” “Ok. Buonanotte.” “Buonanotte.”

Bulma si rimise ad osservare le stelle finché non sentì un rumore e vide, come l'aveva avvisata Tights, Vegeta che stava tornando alla tenda con una gigantesca pila di libri in braccio, tanto che si faceva fatica a vedergli il volto.

Ciao, Vegeta.” lo salutò Bulma e Vegeta si sporse dalla pila per vedere chi lo stava salutando.

Ma appena la vide, però, Vegeta sgranò gli occhi e lasciò cadere, in un sonoro tonfo, i libri che aveva in mano.

Vegeta...” sussurrò Bulma mentre il ragazzo la guardava come se avesse visto un fantasma.

Il ragazzo, sempre con quell'espressione incredula, rimase a fissare la ragazza finché, con un tono da trance, sussurrò: “La... bambina coi codini...” “Cosa?” fece, incredula, Bulma e quelle parole ebbero l'effetto di risvegliare Vegeta il quale, imbarazzato, spostò la testa da un altro lato e disse: “Ah... niente. Lascia perdere. Fammi un favore: dimenticati quello che ti ho detto.”

Bulma osservò in silenzio Vegeta, il quale, nel frattempo, si era chinato per raccogliere i libri caduti.

Aspetta, ti do' una mano.” esclamò Bulma, avvicinandosi e prendendo dei libri.

Mentre li prendeva, diede un'occhiata ai titoli e ai contenuti.

Sono libri di medicina.” esclamò, senza parole, Bulma e Vegeta rispose: “Come ho già detto a tua sorella, poco fa, sono uno studente universitario della facoltà di medicina.” “Caspita... non dev'essere stato facile essere preso. La facoltà di medicina, assieme a veterinaria e a farmacia, ha il numero chiuso... dev'essere stato proprio una vera fortuna riuscire ad entrare nella facoltà più importante in assoluto...” “Nel mio caso, avevo solo l'imbarazzo della scelta.” “Eh?”

Vegeta, mentre prendeva un grosso volume, spiegò: “Ho sempre voluto frequentare la facoltà di medicina ma sono anche uno coi piedi ben ancorati per terra. Per sicurezza, ho fatto l'esame di veterinaria, poi quello di farmacia e, infine, quello di medicina. Il mio obiettivo era di fare la facoltà che riuscivo a superare... poi ho scoperto che avevo passato tutti e tre gli esami.”

Bulma era senza parole.

Vegeta aveva superato brillantemente gli esami di veterinaria, di farmacia e di medicina?!

Non si aspettava fosse così intelligente...

Però... i miei complimenti...” si congratulò la ragazza “E adesso frequenti medicina?” “Ovvio.” “Ma come fai con tuo fratello?” “La mattina vado all'università, a mezzogiorno vado a prendere mio fratello a scuola, mi occupo di lui e nel mentre svolgo il mio lavoro part-time in una finestra e poi alla sera, una volta che si è addormentato, studio medicina fino a notte fonda.” “Caspita... il tuo orario è davvero bello pieno...” “Se voglio diventare un medico, devo fare qualche sacrificio.” “Vuoi diventare un medico? Come mai?”

Vegeta si bloccò davanti all'ultimo libro, come se si fosse congelato.

Bulma se ne accorse e domandò: “Non vuoi proprio dirmelo? Ti prego, sono curiosa... prometto che non lo dirò a nessuno.” “Fammi mettere via questi libri e poi ti racconto.” fu la semplice risposta del ragazzo mentre questi apriva la tenda.

Una volta che ebbe messo via i libri, Vegeta tornò indietro e le disse, senza mezzi termini: “Vieni con me.”

Bulma rimase immobile, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, e Vegeta, seccato, le domandò: “Beh? Non vuoi più che ti racconti perché voglio diventare un medico?” “Perché dobbiamo allontanarci? Puoi benissimo raccontarlo qui...” “E' una storia che non voglio che nessuno senta anche solo per errore.” “Eh? Davvero?” “Sì. Smettila di fare la ritardata e seguimi!”

Bulma, prima di seguirlo, rifilò una bella linguaccia a Vegeta che il ragazzo decise d'ignorare.

I due raggiunsero un piccolo tronco, parecchio lontano dalla tenda, e si sedettero.

Allora?” domandò Bulma, la quale stava fremendo dalla curiosità “Mi racconti come mai hai deciso di diventare medico o vuoi fare il misterioso per tutta la notte?” “Adesso ti racconto, rilassati...” fu la risposta del giovane per poi cominciare a raccontare: “Tutto è cominciato undici anni fa con la morte dei miei genitori. Mio fratello, dato che era parecchio prematuro, fu messo in un'incubatrice, in bilico fra la vita e la morte. Io andavo spesso a trovarlo in ospedale, sperando che si salvasse... può sembrare stupido, ma vedere tutti quei dottori, medici e infermiere, radunarsi attorno alla sua incubatrice e lottare quotidianamente per salvarlo... mi rendeva speranzoso per la sopravvivenza di Tarble... ma anche grato a quella gente per tutti i sacrifici che stavano compiendo per salvarlo e farlo tornare da me... quando poi è stato dichiarato fuori pericolo e l'ho preso in braccio per la prima volta... è stata la sensazione più bella della mia vita... allora decisi di diventare un medico. Volevo che altre persone provassero quella stessa sensazione che avevo provato io...”

Bulma rimase in silenzio.

Non si aspettava che Vegeta volesse diventare un medico per un motivo del genere... all'apparenza, quel ragazzo sembrava così freddo e insensibile ma, in realtà, possedeva un cuore...

Che buffo...” disse, alla fine, la ragazza e Vegeta la guardò e domandò, offeso: “Cosa c'è di così buffo?!” “Niente, è solo che... la tua storia mi ricorda quella di un ragazzino che conobbi in ospedale.” “Eh? Che ci facevi in ospedale? Ti eri fatta male?” “No... vedi, undici anni fa mia sorella ebbe un incidente. Il treno su cui viaggiava per tornare a casa dalle vacanze invernali, che aveva passato con una sua amica, si scontrò con un altro. Fu un incidente pazzesco, con tantissimi morti e feriti.” “Ah sì, ne ho sentito parlare... il -Capodanno di sangue-... ricordo che quel giorno, mentre ero in ospedale per Tarble, ho visto un mare di ambulanze e un sacco di viavai tra i reparti, tra dottori e pazienti... era un vero e proprio casino... ma all'epoca ero troppo preoccupato per le condizioni di mio fratello...” “Tights fu costretta a stare in ospedale per un anno. Sei mesi li passò immobile nel suo letto tutta ingessata e per gli altri sei dovette affrontare la riabilitazione. Mia sorella è sempre stata una ragazza molto testarda e alla fine, è riuscita a guarire, anche se ha dovuto ripetere un anno di scuola. Anche se avevo solo cinque anni, ogni giorno, assieme ai miei genitori andavo a trovarla... in quel periodo strinsi amicizia con un ragazzino più grande di me. Anche lui era in ospedale per trovare una persona cara... vedi, i suoi genitori, mentre erano in macchina per tornare a casa dopo una cena romantica da soli per festeggiare la vigilia di Natale, avevano avuto un incidente automobilistico... un auto guidata da un ubriaco gli era finita addosso, facendoli sbandare. Le strade erano scivolose per via della neve che cadeva fitta, così erano finiti contro un semaforo ed erano morti sul colpo. Tuttavia sua madre era al settimo mese di gravidanza, così i dottori, per salvare il bambino che portava dentro di sé, erano dovuti ricorrere a un parto cesario. Il piccolo era in pessime condizioni ma era ancora vivo, così lo misero in un'incubatrice. Pensa che conobbi questo ragazzino per un diverbio...”


Bulma uscì dalla stanza dell'ospedale coi genitori.

Le condizioni di Tights non erano migliorate di una virgola... sua sorella maggiore sembrava la mummia che appariva nei cartoni animati... temeva che sarebbe rimasta così per sempre...

Bulma, aspettaci qui e non allontanarti. Noi parliamo un attimo coi dottori.” si raccomandò suo padre e la bambina annuì con la testa.

Si sedette pesantemente su una sedia.

Si era così arrabbiata quando sua sorella aveva annunciato che, per quell'anno, non avrebbe festeggiato il Natale e il Capodanno con lei... credeva di essere stata messa da parte come un giocattolo e aveva giurato che non avrebbe più rivolto la parola a Tights... ma adesso che sua sorella si trovava in ospedale, ingessata dappertutto e in condizioni critiche a causa di un incidente ferroviario... non riusciva proprio ad odiarla...

Guardò la sua pistola ad acqua che teneva in mano.

Era il regalo che Babbo Natale le aveva dato per Natale... quando l'aveva ricevuto aveva progettato di riempirlo d'acqua e, poi, di spruzzarla tutta addosso a Tights, per vendicarsi di essere stata messa da parte... ma poi l'altoparlante della stazione aveva annunciato lo scontro di due treni, uno dei quali, quello su cui a bordo c'era Tights.

Sua sorella non era morta sul colpo, come molta gente, ma le sue condizioni erano lo stesso molto critiche.

Passò, quasi per caso, un dito sulla pistola e da essa partì uno spruzzo d'acqua che finì proprio sui pantaloni di un ragazzino che stava passando in quel momento nel corridoio.

Adirato, il ragazzino si voltò verso di lei e le domandò, adirato: “Ehi, tu! Mi hai spruzzato!” “Scusa...” si scusò, imbarazzata, la bambina ma l'altro non volle per niente accettare le sue scuse: “Cosa vuoi che me ne faccia delle tue scuse?”

Dopo aver detto quelle parole, il ragazzino le tolse la sua pistola.

Ma che fai?! E' la mia pistola, quella!” protestò Bulma e l'altro, con un ghigno, rispose: “Ora è mia, ragazzina. Così impari a spruzzarmi. E poi è meglio così. Le bambine non devono giocare con le pistole. Sono cose da maschi.”

Bulma si sentì arrossire per la rabbia.

Come si permetteva quel tipo così maleducato di rubarle il suo regalo di Natale e dire che solo perché era una bambina non ci poteva giocare?!

MALEDUCATO!!!!” urlò Bulma al ragazzino, mollandogli un sonoro schiaffo alla guancia.

L'altro era così incredulo che quando Bulma si riprese la pistola non disse assolutamente niente.

Prima di andarsene, il ragazzino le rifilò un'occhiataccia, mentre si allontanava commentò: “Che bambina violenta...”


Nonostante i miei propositi per evitare quel ragazzino, ci incontravamo sempre. All'inizio, quando c'incontravamo, fingevamo di non notarci ma, alla fine, abbiamo cominciato a parlare e siamo diventati amici. Poi, un giorno, suo fratello uscì dall'incubatrice e ci dovettimo separare.” raccontò Bulma e Vegeta disse: “Bella storia...”

Dopo aver fatto quell'affermazione, il ragazzo le mise un braccio sulla spalla, anche se con la mano le toccò il seno.

MA CHE FAI, RAZZA DI MANIACO?!?!” urlò, inviperita, Bulma, mollandogli uno schiaffo.

Tuttavia, inaspettatamente, Vegeta si mise a ridere divertito.

Bulma, sempre rossa in viso, domandò, adirata: “Si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente, maniaco?!” “Non sei cambiata di una virgola, ragazzina. Sembri timida ma quando ti arrabbi non esiti a dare gli schiaffi agli altri. Sei sempre la solita violenta.” fu la risposta di Vegeta.

Bulma sgranò gli occhi, incredula.

Da come parlava, sembrava che Vegeta la conoscesse... ma era assurdo...

Che c'è? Non mi hai riconosciuto?” la sfidò Vegeta, sempre più divertito “E' vero che sono passati undici anni dal nostro primo incontro, ma dovresti ricordarti di me... comunque, io non mi sono dimentico di una bambina di cinque anni coi codini e con una pistola d'acqua in mano che mi diede un bello schiaffo al nostro primo incontro.”

Bulma era senza parole.

Il suo amico d'infanzia... il ragazzino che aveva conosciuto quando Tights era in ospedale... era Vegeta?!

In un attimo, si ricordò, come un flash della memoria, che il ragazzino con cui aveva stretto amicizia aveva la stessa espressione di Vegeta e i capelli a fiamma proprio come lui...

Vegeta si avvicinò alla giovane e le disse: “A guardarti bene, avrei dovuto capirlo subito che la bambina coi codini che conobbi quando mio fratello era in ospedale eri tu... i tuoi capelli e i tuoi occhi turchini non sono cambiati di una virgola... ma è stato stanotte quando ti ho rivista con i codini che ti ho riconosciuta...” “Ma Vegeta... tu avevi detto che tua madre era morta per dare alla luce Tarble...” “Sul serio hai creduto a quella favola per bambini? Ho detto quella storia solo per mio fratello... gli avrebbe fatto impressione sapere che quando è nato nostra madre era già morta e che è stato costretto a nascere prematuramente...” “Ma Tarble soffre ogni giorno perché crede che vostra madre è morta per il fatto che volesse nascere prima... credo che questa tua bugia gli fa' più male che sapere che sua madre è morta in un incidente stradale!” “Me ne sono accorto, Bulma. Ma non so come cavolo dirglielo...” “Trova un modo, Vegeta... mi fa star male vederlo così sofferente a causa di una bugia, anche se è stata fatta a fin di bene!” “Va bene. Quando torneremo dal campeggio, cercherò di dirgli la verità.” “Sarà meglio!”

Dopo un attimo di silenzio, Vegeta domandò: “Ce l'hai ancora?” “Cosa?” “La tua pistola ad acqua. Ce l'hai ancora?” “E da qualche parte in casa mia... sai, non l'usavo più... come mai t'interessa?” “Niente...”

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Capitolo 18
*** Fuoco nel fuoco ***


CAPITOLO 18: FUOCO NEL FUOCO


Possibile che tu non abbia ancora imparato la lezione, moccioso?” “Sto solo pescando, Radish. Non sto facendo nulla di male.”

Radish si limitò a guardare in malo modo il fratello minore, il quale, con il suo enorme cappello di paglia in testa, pescava con un grosso sorriso da ebete.

Kakaroth era un asso nel combinare pasticci quando non stava facendo niente...

Voltò la testa, come se volesse cercare qualcosa, e, non appena localizzò cosa stesse cercando fece un sorrisetto di vittoria.

EHI, PROF!!!!” urlò alla giovane donna bionda che stava passeggiando lì vicino.

Tights, incredula, si avvicinò e domandò: “Cosa succede, Radish?” “Grazie per aver deciso di prenderti cura di Kakaroth mentre vado a prendermi una birra. Torno presto. Ci vediamo.” la salutò l'uomo, ridacchiando e allontanandosi il più velocemente possibile.

Appena Tights si rese corto del tranello in cui era cascata, fece una faccia adirata e fece una linguaccia a Radish, il quale, nel frattempo, era ben lontano.

Sbuffando, la giovane insegnante si avvicinò allo studente e domandò, sorridendo: “Ti stai divertendo?” “Certo, professoressa. Quando il mio nonnino era ancora vivo, andavamo sempre a pescare alla domenica.” “Immagino che vi divertivate un mondo.” “Sa una cosa, professoressa?” “Cosa?” “Quando sarò grande e avrò dei figli, li porterò a pescare con me!” “Un ottimo pensiero.” “Grazie. E quando staranno male, racconterò loro una storia a lieto fine, non come quelle di Radish.” “Ti ha raccontato una storia?” “L'ho obbligato quando mi sono ammalato... la storia era carina, peccato che il finale era così brutto...” “E com'era questa storia?” “Raccontava di due fratelli, appartenenti ad una razza di guerrieri alieni con una lunga coda di scimmia. Un giorno, un uomo cattivo volle distruggere il loro pianeta ma il padre dei due bambini, che aveva intuito il tiro mancino, mandò su un altro pianeta il figlio più piccolo. Il più grande, invece, si era salvato perché era in missione col principe del loro pianeta. Anni dopo, il fratello maggiore andò a cercare quello più piccolo ma scoprì che si era dimenticato di lui e delle sue origini. Cominciarono a litigare e a combattersi l'uno contro l'altro finché entrambi morirono, senza neanche fare pace. Vero che è orribile? E quando l'ho detto a Radish, si è pure arrabbiato. Mi ha detto che devo cominciare a crescere prima che la vita mi prenda a calci.”

Tights rimase in silenzio.

Evidentemente, Radish voleva impedire che il fratello minore soffrisse come aveva sofferto lui in passato, quando aveva cominciato a drogarsi perché nessuno lo voleva prendere come chitarrista.

Vuole solo impedire che tu soffra... sai, la realtà, a volte, fa male...” tentò di dirgli l'insegnante ma il ragazzino sbuffò: “Però quella storia era proprio triste...” “Se ti va, penso ad un finale più felice e te lo racconto, ok?” “Davvero lo farebbe, professoressa?!” “Certo.” “Evviva!!!”

Dopo un attimo di silenzio, Goku si voltò di nuovo verso la sua insegnante e domandò: “Professoressa, è vero che stasera c'è un festa giù in paese?” “Certo.” “Ci possiamo andare? Io adoro le feste. C'è la musica, un sacco di gente, risate, palloncini e, soprattutto... si mangia.” “Certo che sei proprio un bambino goloso, sai?” “Lo so... ma mi dica, professoressa, ci andiamo? La prego...”

Tights rimase un attimo in silenzio ma, vedendo i grandi occhioni imploranti di Goku, cedette.

Va bene... stasera ci andiamo.” disse Tights, con un sospiro mentre il piccolo Goku esultava dalla contentezza.


Cosa hai detto che volete fare?” domandò Vegeta, alzando la testa dal libro di medicina che stava leggendo.

Beh, pensavo che tutti noi, stasera, potremmo fare un salto alla festa che c'è in paese. Tanto domani ce ne andiamo, no?” fece Tights e, per tutta risposta, Vegeta riprese a leggere, dichiarando: “Se tu e tua sorella volete andarci coi mocciosi, siete libere di farlo ma non coinvolgete me, Radish e Nappa, chiaro?” “Perché non volete venire con noi?!” “Perché non ci piacciono queste stupide feste di paese. Ti basta, maestrina?” “Razza di antipatici...!” “Che succede?”

Bulma era appena uscita dalla tenda delle ragazze, incuriosita dal baccano che si sentiva all'esterno.

Subito, Tights le spiegò: “Queste tre simpatie non vogliono venire con noi alla festa che ci sarà stasera in paese! Pensavo che fosse un'idea carina, visto che domani mattina ce ne torniamo tutti a casa!” “Cosa?!” fece Bulma, per poi riprendere, rivolta ai tre: “Sentite, è solo una festa... in modo da passare del tempo insieme, conoscerci un po' più a fondo... e voi volete passarla qui?! E se ci succedesse qualcosa?! Ci sarà un sacco di gente ubriaca, magari pure dei molestatori o dei ladri! E voi volete lasciare da sole due donne e due bambini?! Ma che razza di uomini siete?! Dovete prendervi cura di noi, non lasciarci alla deriva!! Dovete essere responsabili!!! Altrimenti...” “Va bene, basta!!! Abbiamo capito!!! Vi accompagniamo!!! Basta che la pianti!!!” urlò Vegeta, a nome dei suoi compagni.

Con un sorriso di vittoria, Bulma si allontanò con la sorella maggiore, Goku e Tarble.

Una volta che il gruppo fu sparito dalla loro vista, Radish commentò: “Ancora un minuto di quella roba e mi veniva il mal di testa.” “A me è già venuto... ehi, Vegeta, non è che hai un'aspirina?” domandò Nappa, toccandosi la testa pelata, e il più giovane rispose, prima di entrare nella tenda: “Certo. Aspetta che vado a prendertela.”

Quando tornò, notò che Radish era sparito.

E' andato a fare una passeggiata.” disse Nappa prima che Vegeta formulasse la domanda “Ha detto che voleva disintossicarsi dalla voce isterica di Bulma, in quanto continuava a fracassargli i timpani.” “Capisco. Ecco l'aspirina.” “Ehi, Vegeta. Pensi che il piano stia funzionando?”

Nappa aveva appena formulato la domanda che Vegeta gli pestò violentemente il piede e lo condusse nella tenda.

Una volta chiusa la cerniera, il ragazzo sibilò a Nappa: “Idiota! Non dobbiamo farci scoprire! Hai idea di come darebbe di matto la turchina se scoprisse che abbiamo intenzione di far passare una notte di sesso a Radish con sua sorella?! Ci ucciderebbe immediatamente.” “In effetti, hai ragione, Vegeta...” “Appunto. Non parlarne tranquillamente. Finora è andato tutto bene, non facciamoci scoprire prima di averli fatti finire a letto insieme!” “Va bene... comunque, hai accettato di accompagnarle perché volevi che i due avessero una scusa per stare da soli?” “Il motivo principale per cui ho accettato era di far zittire Bulma... ma, in fondo, l'ho fatto anche per Radish.”

Nappa rimase in silenzio poi punzecchiò Vegeta: “Non è che hai altri motivi per cui hai accettato?”

Vegeta rimase in silenzio.

In effetti, c'era un motivo per cui aveva accettato...


Allora, che ne dite? Andiamo alla fiera d'autunno?”

La donna al quarto mese di gravidanza, vide il marito, intento a leggere il giornale, e il figlio, impegnato a giocare ai videogiochi, voltarsi simultaneamente a guardarla.

La risposta gli si leggeva in faccia.

Assolutamente no.

Echalotte, se ci tieni ad andarci, fa pure ma io non mi muovo.” fu la secca risposta dell'uomo, tornando a leggere il suo giornale.

Anche il figlio, commentò: “Non m'interessano queste cose, mamma. Ormai sono grande. Alle fiere ci vanno solo i mocciosi.”

L'uomo annuendo, mise il giornale sul divano e si diresse verso la cucina, seguito dal figlio: “Divertiti alla fiera, Echalotte.” “Fermi dove siete, voi due!” sibilò, adirata, la giovane donna, prima di sbattere con rabbia un pugno sul tavolo, facendo cadere anche alcuni oggetti.

Marito e figlio la fissavano terrorizzati.

Quando faceva così, significava solo una cosa: si faceva come diceva lei o si finiva male.

Con un sorriso, la donna domandò: “Allora, ci andiamo alla fiera?” “Certamente.” dissero, prontamente, i due, come degli automi.

Il ragazzino, dopo aver detto quella frase, commentò: “Ah, che tecnica convincente...” “Speriamo che il bambino non sia una femmina o ci aspettano tempi parecchi amari all'orizzonte.” commentò l'uomo, mettendosi la giacca e guardando in malo modo la moglie che, al contrario, sorrideva entusiasta.


Non ho altri motivi, zucca vuota.” liquidò in fretta e furia Vegeta.

Sarebbe stato troppo imbarazzante raccontare quell'episodio della sua infanzia a Nappa...


Uao... ma è bellissimo!!!”

Goku guardava divertito tutte le bancarelle colorate che lo circondavano.

Erano davvero tantissime e parecchio luminose... quanto adorava le feste...

Quando viveva col suo nonnino, la fiera giungeva in paese solo una volta all'anno ma si divertiva sempre tantissimo...

Ehi, moccioso, non allontanarti.” lo ammonì, come al solito, Radish, sbuffando.

Goku annuì con la testa anche se la vista di tutte quelle bancarelle, non riusciva a non eccitarlo.

Ad un tratto, una bancarella, catturò completamente la sua attenzione.

La bancarella delle caramelle!!!” esclamò, tutto contento, il bambino e, guardando con eccitazione il fratello maggiore, domandò: “Posso? Posso? Posso?” “No.” fu la secca risposta di Radish.

Per Goku fu come se un macigno l'avesse colpito in testa.

Sempre il solito...” mugugnò il ragazzino, sconsolato, e Tights, vedendogli quell'espressione affranta, disse: “Se vuoi, te ne compro qualcuna...” “Dice sul serio, professoressa? Grazie, grazie, grazie.” ringraziò, tutto contento, Goku mentre Radish sbuffava: “Ma non me lo viziare, prof...”

Tights e Goku, ignorandolo, si diressero verso la bancarella.

Mentre Goku osservava affascinato le caramelle del bancone, Vegeta si avvicinò all'insegnante e propose: “Immagino che tu e il moccioso vi tratteniate per un bel po' davanti alle bancarelle del cibo... che ne dite se ci separiamo e facciamo due passi? Ci rivediamo fra due ore davanti al municipio e se qualcuno dovesse arrivare chiama sul cellulare, va bene?” “D'accordo.” risposero in coro tutti, prima di dividersi.

Mi raccomando, ragazze. Fate attenzione ai brutti ceffi e ai luoghi bui.” fu l'ultimo avvertimento di Vegeta.


Bulma si sedette sul bordo di una piccola fontana.

Quella fiera era davvero stupenda ma camminare così tanto senza fermarsi le aveva fatto venire un male ai piedi...

Prese il suo cellulare dalla tasca e controllò l'ora.

Le nove e mezza.

Rimise il cellulare in tasca e si mise a guardare le stelle.

A parte le solite costellazioni, non riusciva a vederne e riconoscerne altre... tuttavia, non le importava niente.

Erano così belle e luminose... se avesse potuto sarebbe rimasta lì in eterno a guardarle.

Ma il bordo della fontana cominciava a fargli male...

Bulma si alzò di scatto per continuare la sua passeggiata, ma non si accorse che, nello spostarsi, il cellulare le scivolò dalla tasca e cadde con un tonfo nella fontana piena d'acqua.

AAAAAHHHHH!!!!!” urlò, disperata, Bulma prendendo il cellulare e schiacciando il pulsante d'accensione, pregando: “Andiamo, accenditi, accenditi!”, ma fu tutto inutile.

Il cellulare si era fulminato ed era morto.

Bulma avrebbe voluto che la terra, in quel preciso istante, l'inghiottisse.

Col cellulare fulminato era nei casini fino al midollo...

Sarà meglio che cerchi gli altri... meditò, disperata, la ragazza e, proprio in quel momento sentì una voce alle sue spalle: “Ehi, Bulma.”

La giovane si voltò e vide, davanti a sé, Vegeta che teneva per mano Tarble.

Bulma, sollevata, si avvicinò a loro e disse: “Che fortuna incontrarvi! Mi si è rotto il cellulare e non sapevo cosa fare...” Ero certo che saresti finita nei pasticci, ragazzina... per questo io e Tarble ti abbiamo seguita di nascosto. Pensò Vegeta.

Va beh... se vuoi venire con noi, vieni.” sbuffò Vegeta, voltandosi.


Andiamo, Goku. Dacci un taglio con quelle caramelle. Te le stai mangiando tutte.” “Mi dispiace, professoressa... ma sono così buone che non riesco a resistere...”

Tights fece un sospiro poi, mentre prendeva in mano il sacchetto che Goku aveva in mano, commentò: “Basta così, se no tuo fratello dovrà portarti dal dentista.” “Il dentista?!” “Certo...” “Oh no, il dentista no! Mi fanno paura... e le siringhe, poi... fanno male...” “Allora non mangiarne più per il resto della serata e lavati i denti prima di andare a dormire.” “Certo, professoressa.”

Tights fece un sospiro di sollievo.

Cercare di far smettere a Goku di mangiare era come far fare un bagno ad un gatto... un impresa titanica!

Professoressa, guardi là! C'è Nappa” disse, ad un tratto, Goku, indicando l'uomo vicino ad un furgone che vendeva panini caldi il quale, ovviamente, stava chiacchierando con una bella donna.

Ciao, Nappa!!!” gridò il bambino, facendo voltare i due.

Chi sono?” domandò, insospettita, la donna guardandoli, specialmente Tights, e Nappa spiegò: “Il piccoletto è il fratello minore di un mio amico.” “Anche la ragazza è una tua amica?”

Tights, che aveva sentito benissimo il tono con cui aveva detto la parola amica, avrebbe voluto dirgli a quella tipa che poteva stare tranquilla, dato che lei non aveva nessun interesse per Nappa... era troppo muscoloso e gigante per i suoi gusti... certo, anche Radish era muscoloso e alto... ma, comunque, le andava anche bene...

Rise al pensiero che, in più, Radish, al contrario di Nappa, aveva lunghissimi capelli...

Vedendo Tights distratta, Nappa si avvicinò all'orecchio della sua nuova conquista e le bisbigliò: “No. E' un'amica molto intima del fratello maggiore del moccioso.” “Ah.” “Senti, piccola. Che ne dici se ci teniamo il moccioso? Così, lei può raggiungere il suo amico e possono stare un po' da soli...” “Ma così non possiamo stare noi due da soli...” “Prima di salutarci, ti do' il mio numero e il mio indirizzo, così, quando vuoi, finiamo quello che abbiamo iniziato. E ti farò anche un piccolo servizio extra.”

La donna rimase in silenzio ma poi, eccitata dall'idea di un servizio extra ed entusiasta all'idea di far sparire Tights, annuì.

Goku, intanto, si era avvicinato ai due, domandando: “Cosa state mangiando?” “Panini alla porchetta. Ne vuoi?” domandò Nappa e Goku, leccandosi i baffi, annuì: “Altroché...” “Goku, sei sempre il solito.” sospirò Tights.

Quel ragazzino era proprio senza speranze.

Lo tengo d'occhio io, Tights. Tu fa' due passi. Hai l'aria di una stravolta...” le fece notare Nappa e La ragazza, annuendo, si allontanò.

Aveva proprio voglia di sgranchirsi le gambe...

Mentre camminava, diede un'occhiata alle bancarelle che la circondavano.

Non c'erano bancarelle con libri... un vero peccato... le sarebbe piaciuto comprarne uno...

Ahhahaha... ma no!” esclamò, ad un tratto, una voce maschile sconosciuta, il cui tono la fece sobbalzare.

Si voltò e trovò la conferma dei suoi sospetti.

Su un tavolo di legno erano seduti degli uomini e delle donne ubriachi fradici.

Non sapeva chi fossero e nemmeno era intenzionata a saperlo... ma il solo vederli... le faceva ricordare l'accaduto...

Con lo sguardo abbassato, si allontanò in fretta e furia.

Doveva andarsene, il più in fretta possibile...

SBONK

Era così impegnata a scappare che non si era nemmeno accorta di essere a sbattere contro qualcuno.

Mi scusi...” fece l'insegnante ma appena alzò lo sguardo, si accorse che la persona con cui era andata a sbattere era Radish, il quale, sorpreso da quell'inaspettato scontro, aveva fatto un semplice: “Eh?”

Dopo qualche minuto di stupore, l'uomo le domandò: “Prof, ma che è successo? Hai una faccia...”

Per tutta risposta, Tights cercò di allontanarsi ma l'altro, velocemente, l'afferrò per un braccio.

Tuo fratello è da Nappa!” sbottò Tights, cercando di svincolarsi ma Radish, non lasciandola andare, le disse: “Immaginavo... io volevo parlare solo di te, prof.” “Di me?! E perché?!” “Perché quando una donna che conosco ha un'aria così adirata e non risponde a una mia semplice domanda quando non ho combinato niente, voglio assolutamente sapere cos'è successo.” “Adesso fai lo psicologo?” “Posso provarci, prof.” “Spiacente, ma io non ho voglia di parlare, adesso! Soprattutto con uno che, dopo avermi baciata all'improvviso, m'ignora come se fossi una ragazza come un'altra!” “Ma come siamo adirate, prof...”

Dopo aver detto quelle parole, Radish trascinò la giovane donna.

Che intenzioni hai?!” protestò Tights e l'uomo rispose: “Voglio solo farti passare l'arrabbiatura.” “L'arrabbiatura mi sparirà da sola!!! Lasciami in pace e mollami!!!” “Prof... o mi segui spontaneamente oppure ti carico sulle spalle. Per una timidona come te, sarà una cosa molto imbarazzante.” “Io non sono timida!” “E allora ti carico in spalla.” “No, aspetta!!! Hai vinto!”

Con un sorriso di vittoria, Radish, sempre tenendo il polso della professoressa, la condusse, con noncuranza, in mezzo alla folla.


Uff... sono a pezzi!” sbuffò Bulma, sedendosi di peso su una panchina del parco buio e abbandonato.

Vegeta, tenendo sempre la mano sudata di Tarble, la guardò in malo modo e commentò: “Ma che pigra!” “Beh, scusa se non sono abituata a sottostare ai vostri ritmi massacranti...” “Buona scusa... la verità è che non ti alleni.” “Scimmione.”

Mentre i due continuavano a litigare a tutto gas, Tarble si voltò intorno.

Certo che di notte i parchi diventavano davvero spaventosi...

Ad un tratto, sentì un rumore... sembrava il miagolio di un gattino... forse era rimasto intrappolato.

Mentre si avvicinava al miagolio, il bambino notò che non sembrava un gatto... anzi, non sembrava proprio un animale.

Si avvicinò al castello, da dove proveniva il rumore, e, salendo la scala di corda, rimase senza parole quando vide chi c'era all'interno.

Era una ragazzina sua coetanea che stava piangendo a dirotto.

Immediatamente, riconobbe nella ragazzina la stessa che aveva visto di sfuggita due giorni prima, quando era a nuotare nel fiume, assieme al suo fratellone e ai suoi amici.

Avrebbe voluto scendere in fretta e furia dal castello ma quella ragazzina sembrava così triste...

In quel momento, la bambina si voltò e, vedendolo, trasalì.

Aspetta... non aver paura... non ti voglio fare niente...” balbettò, nervoso e imbarazzato, Tarble e tirò fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti, dicendole: “Prendili.”

La ragazzina, un po' timidamente, allungò la mano e ne prese uno, soffiandosi il naso e asciugandosi gli occhi.

Qualcosa non va?” le domandò, dolcemente, Tarble, non appena si fu un po' calmata e la bambina, con un filo di voce, sussurrò: “Mi sono persa... mi sono allontanata dalla mia mamma per vedere da vicino la bancarella dei giocattoli e non ho più trovato la mia mamma e il mio papà...” “Non preoccuparti. Adesso chiamo il mio fratellone e la mia sorellona. Vedrai che ritroveremo i tuoi genitori.” la rassicurò Tarble e la bimba, al settimo cielo, annuì, entusiasta.

Il ragazzino, prima di scendere dalla scala, guardò ancora una volta la ragazzina e le disse: “Aspettami qui un attimo. Torno subito.”

Tarble tornò dal fratello maggiore e da Bulma, ancora intenti a litigare e tirando la maglietta del fratello, disse: “Fratellone, c'è una bambina che si è persa.”

Subito, i due smisero di litigare e lo guardarono.

Cosa?!” disse Vegeta e Tarble riprese: “C'è una bambina nel castello che ha perso i suoi genitori. Si è distratta un attimo ma li ha persi di vista a causa di tutta la gente che c'era.” “Va bene, ho capito.” tagliò corto Vegeta “Portala qui e poi rechiamoci in paese.”

Tarble annuì e, poi, si diresse di nuovo verso il castello.

Sono qui.” le disse, appena salì, e mentre le allungava una mano, le disse: “Andiamo. Troveremo i tuoi genitori, è una promessa.”

La bambina sorrise contenta per poi prendere la mano di Tarble.


Allora, prof, ti sei un po' calmata?”

Tights fece una faccia scocciata soltanto per dar un po' di fastidio a quel seccatore di Radish ma il ragazzo, avendo intuito le vere ragioni della faccia scocciata della donna, sorrise divertito.

Poi, Radish si sedette sulla panchina, proprio di fianco a Tights.

I due rimasero in silenzio per un po', poi Radish domandò: “Prof, dimmi... per quale motivo odi così tanto le persone ubriache?” “Ma di cosa t'impicci?! Sono fatti miei!” “Prof, non ho mai conosciuto una persona che odia le persone ubriache come te... è evidente che c'è un motivo per un odio così profondo...” le sussurrò l'altro, avvicinandosi pericolosamente a lei “Un motivo che si trova nel tuo passato... e tu adesso me lo dirai.” “Col cavolo! Ti ho detto di farti gli affari tuoi! Ma mi ascolti quando ti parlo?!” “No. E' un mio brutto difetto, prof.” “L'ho notato!” “Andiamo, prof, io ti ho raccontato del mio passato da drogato, quindi adesso raccontami del tuo.” “Scordatelo!!!” “Su, prof... dimmelo, altrimenti...” “Cosa?” “Ti farò il solletico fino alla morte. Tu soffre il solletico, no?” “Lasciami in pace!” “Come vuoi, prof... io ti ho avvertita.”

Velocemente, si mise a fare il solletico alla donna.

Per quando ci provasse, Tights non riusciva a smettere di ridere.

E va bene... ahhahahaha... mi arrendo... ahhahahaha... basta... ahhahahaha... ti racconto tutto... ahhahahaha... ma tu... ahhahahaha... smettila... ahhahahaha... altrimenti muoio. Ahhahaha.”

Con un sorriso di vittoria, Radish smise di farle il solletico.

Sbuffando, la ragazza cominciò a raccontare: “Undici anni fa, sono andata in vacanza in città. Ai miei ho detto che ero in vacanza da un'amica ma, in realtà, volevo andare ad assistere all'intervista di un famoso astronauta e provare l'ebbrezza di stare da sola in una grande città... sai, una piccola ribellione adolescenziale... allora avevo solo diciassette anni...” “Tu, una donna così ligia alle regole, hai fatto una cosa del genere... ih ih ih...” “Smettila di ridere! In ogni caso, una sera sono stata molestata da un branco di teppisti... fortunatamente, un poliziotto è venuto a salvarmi. Si chiamava Jaco e viveva assieme a un vecchio scienziato famoso di nome Tokunoshin Omori. Così mi trasferì a casa loro. La notte prima della mia partenza, la notte di Capodanno... andammo tutti insieme in un bar a festeggiarlo... solo che... bevemmo un po' troppo... e... e...”

Tights s'interruppe, come se non volesse andare avanti e Radish si mise a riflettere.

Evidentemente, non voleva raccontare cos'era successo quando avevano bevuto... forse avevano investito qualcuno con la macchina? Avevano usato lo spray sulla statua simbolo della città? O magari, presi dall'alcool, quei due avevano violentato Tights?!

Dopotutto, da ragazza doveva essere stata davvero molto carina... e quindi, potevano aver provato una forte attrazione sessuale nei suoi confronti, aumentata dall'alcool... ma se così stavano le cose li avrebbe uccisi!

...E il giorno dopo, quando mi risvegliai ed ero di nuovo sobria, mi ritrovai nel letto, completamente nuda, di un totale sconosciuto.” disse, alla fine, Tights, abbassando la testa.

Radish sgranò gli occhi, incredulo da quell'improvvisa rivelazione.

E' stato così imbarazzante... avrei voluto morire...” aggiunse la donna, col volto tutto rosso, mentre si ricordava del peggior risveglio della sua vita...


Tights aprì con difficoltà un occhio per poi richiuderlo subito.

Continuò a riaprire e a richiudere gli occhi finché essi non rimasero aperti definitivamente.

La prima cosa che notò, non appena si svegliò fu che la finestra aveva qualcosa che non andava... le sembrava che non fosse nella posizione dove avrebbe dovuto essere... forse era solo una sua impressione dato che era ancora parecchio intontita...

Si alzò a sedere e si accorse di avere un tremendo mal di testa e di avere la gola arsa.

Tutta colpa di tutto quel vino che aveva bevuto la sera prima!

Quel deficiente di Jaco, per festeggiare Capodanno e anche il suo ultimo giorno di vacanza, aveva portato lei e Omori a festeggiare in un bar.

Tanto per festeggiare degnamente la sua ultima serata della sua semi – fuga, ci aveva dato dentro col liquore, nonostante fosse ancora minorenne.

Ricordava vagamente di aver voluto provare tutti i liquori alcolici che il bar offriva e... e...

Per quanto Tights si sforzasse non riusciva a ricordare cosa fosse successo dopo... nella sua testa c'era solo il nero... evidentemente, si era proprio ubriacata e i suoi amici avevano dovuto riportarla a casa...

Ad un tratto, sentì un brivido di freddo e, d'istinto, mise le mani attorno alle braccia per scaldarsi.

Non appena toccò le braccia con le mani si accorse che aveva toccato direttamente la pelle e non un vestito.

Abbassò la testa e si accorse che non indossava nessuna maglietta.

Allungò una mano e sollevò la coperta che la copriva dalla vita in giù.

Anche in basso non indossava niente.

Che diamine stava succedendo?!

Cosa chi faceva, completamente nuda, sul letto?!

Va bene che Omori e Jaco erano degli strani... ma non l'avrebbero mai spogliata e lasciata nuda solo perché era ubriaca fradicia...

Ad un tratto, sentì un leggero grugnito alla sua destra, che le fece perdere un battito del cuore.

Si voltò lentamente e trovò la conferma dei suoi sospetti.

Raggomitolato sotto le coperte, c'era un uomo.

Per poco Tights non si mise a urlare.

Che cavolo ci faceva un uomo nella sua stanza?!

Aveva appena finito di formulare quella domanda mentale che si diede un'occhiata attorno.

I vestiti, gli oggetti, le sedie... niente di tutto quello che vedeva aveva mai visto, anche se aveva abitato a casa di Omori per ben tre giorni...

Quella non era la sua stanza!

Ma allora... dove diavolo era finita?! Chi era quel ragazzo?!

Proprio in quel momento, l'oggetto dei suoi pensieri fece un movimento.

Tights non riusciva a muovere anche solo un muscolo.

Cosa avrebbe fatto se si fosse svegliato?! Non sapeva assolutamente chi era...

Fortunatamente, il giovane continuò a dormire.

Tights alzò le coperte.

Doveva andarsene prima che quello si svegliasse.

Appena si alzò in piedi, cercò i suoi vestiti.

Erano tutti sparsi per terra.

Una volta che li ebbe presi, uscì in fretta e furia dalla stanza e si diresse nel bagno.

Doveva, assolutamente, darsi una lavata prima di andarsene da quel posto.

Mentre si lavava, guardò la sua immagine nello specchio.

Era la stessa immagine del giorno prima ma c'era una differenza.

Il giorno prima, infatti, era ancora vergine mentre adesso non lo era più.

Non aveva la più pallida idea di come aveva perso la verginità, come non aveva la più pallida idea dell'identità del tizio che gliela aveva tolta, il quale stava dormendo tranquillamente.

Poteva essere chiunque: un drogato, un teppista, un criminale, un maniaco...

Quant'era stata scema!

Non avrebbe dovuto bere così tanto...

Ad un tratto, sbiancò.

E se adesso era incinta o, peggio ancora, quel tizio le aveva trasmesso qualche malattia?!

Non ci voleva neanche pensare!

Pregò che quel tipo misterioso avesse usato un preservativo, almeno quello... o sarebbe stata la fine!

Se l'unico danno di quella serata, oltre alla perdita della verginità, fosse stato una gravidanza, se la sarebbe potuta cavare.

Non avrebbe dovuto far altro che andare di nascosto in ospedale, abortire e nessuno, nemmeno i suoi genitori e quell'impicciona della sua sorellina, ne sarebbe mai stato a conoscenza... ma una malattia venerea... quella sì che era decisamente pericolosa.

Una volta che si fu messa gli stivali, uscì dal bagno.

Fortunatamente, il silenzio avvolgeva quell'appartamento.

Si diresse verso la porta e, una volta che fu fuori, tirò un sospiro di sollievo.

Dopodiché, si fiondò fuori dal palazzo e scese per strada, con l'obiettivo di trovare un taxi e tornare da Omori, anche perché non sapeva che cavolo di ore fossero e temeva di perdere il treno.

Mentre correva, ebbe l'impressione che tutti si stessero voltando a guardarla.

Non solo aveva perso la verginità come una sciocca ragazza qualunque... ma l'aveva persa ubriacandosi e con un totale sconosciuto.

Si sentiva una svergognata... lei, la figlia di uno dei più grandi scienziati del mondo, aveva fatto una cosa del genere...

Sentì le guance in fiamme e le lacrime che le uscivano dagli occhi, mentre stringeva la borsa.

Avrebbe tanto voluto urlare e sparire... per la vergogna e l'imbarazzo...


Quando tornai da Omori e Jaco...” riprese Tights “Mi dissero che la sera prima, alle nove e mezza di sera, me n'ero andata a casa in quanto non mi sentivo bene... ma quando si erano risvegliati il mattino dopo, avevano scoperto che non c'ero più e si erano preoccupati. Jaco aveva persino in mente di chiamare gli altri agenti per avere mie notizie...”

I due rimasero in silenzio un attimo, poi Radish si mise a ridere: “Ahhahaha! Tutto qui, prof? Temevo che ti avessero stuprata, picchiata o che avessi investito qualcuno! Invece, semplicemente, sei finita a letto con uno sconosciuto! Ahhahaha!” SCIAFFF

Radish sentì un violento schiaffo alla guancia.

Aprì gli occhi e vide Tights, davanti a lui, con lo sguardo abbassato e col braccio destro alla sua sinistra.

Tights alzò la testa e Radish vide che il suo sguardo era furente e ferito, mentre grosse lacrime le uscivano dagli occhi e si mordicchiava il labbro inferiore come se fosse sul punto di urlare.

Radish rimase sconvolto.

Quello sguardo valeva, purtroppo, più di mille parole.

E' per questo che non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno a mia sorella!” sibilò, alla fine, la giovane, alzandosi in piedi e superandolo.

Solo a quel punto, Radish si accorse di quello che aveva combinato.

Oh, cavolo... si è proprio arrabbiata... pensò, alzandosi in piedi.

Prof!” la chiamò Radish, avvicinandosi, il più velocemente possibile alla donna, prendendola per le braccia.

Lasciami!!!” urlò Tights, adirata, cercando di divincolarsi “Hai perso una buona occasione per tacere, Radish!” “Senti, prof... mi dispiace...” “Non me ne frega niente, cretino! Avrei dovuto capirlo che non avresti mai compreso i miei sentimenti! Come mi sento stupida ad averti raccontato il mio segreto! Ma credevo che mi avresti capita... invece, mi hai riso in faccia!!!” “Scusa, non credevo fosse una cosa così delicata per lei... ma se...” cercò di calmarla Radish ma, prima che potesse scusarsi, Tights gli morse la mano.

Ahia!!!” esclamò il ragazzo, massaggiandosi la mano dolorante, accorgendosi che Tights si stava allontanando, ancora infuriata.

Ehi, prof! E aspetti una buona volta!” sbuffò Radish, inseguendola di nuovo e riprendendola per un braccio, facendola voltare.

Fu un attimo.

Mentre si voltava di scatto a guardarlo, i corti capelli biondi di Tights si mossero intorno al suo viso, facendo restare sconvolto Radish.

Quei capelli, quello sguardo, quegli occhi... non era possibile...

Lasciami!!!” urlò, di nuovo, la giovane donna, tirando di nuovo uno schiaffo al ragazzo ma, stavolta, Radish lo schivò.

Tuttavia, non si accorse di un ramo e cadde a terra.

RADISH!!!” urlò Tights, avvicinando al ragazzo, il quale, alzandosi a sedere, disse: “Sto bene, prof, non si preoccupi...”

Inconsciamente, la giovane fece un sospiro di sollievo.

Ad un tratto, si accorse, che dalla tasca della giacca appariva una catenina.

Cos'hai in tasca?” domandò, incuriosita, Tights e Radish, rimettendo dentro la catenina, disse: “Niente, prof... solo l'unico ricordo della prima donna con cui ho fatto sesso...” “Davvero? Posso vederla?”

Radish rimase in silenzio.

Era indeciso.

Se glielo avesse fatto vedere, probabilmente, Tights si sarebbe arrabbiata... tuttavia, moriva dalla voglia di sapere la verità...

Fu Tights a rispondere per lui.

Con mano lesta, mise la mano nella tasca del ragazzo e dichiarò: “Ma dai, non dirmi che ti vergogni! Fammi vedere!”

Prima che Radish potesse fermarla, aveva già tirato fuori la catenina, tutta fremente dalla curiosità.

Tuttavia, Tights, quando vide la catenina, sembrò sbiancare.

Si accasciò per terra, come se fosse sul punto di svenire e il ciondolo le scivolò dalle mani e dopo essere girata su sé stessa un attimo, finché non si fermò del tutto...

Tra i due calò il silenzio.

Radish temeva di sapere qual'era il motivo per cui la giovane non diceva niente...

Dopo un po', Tights domandò: “Era l'unico ricordo di quella ragazza con cui hai fatto sesso?” “Sì...” “Te lo donò lei?” “No... era sotto al mio letto... come se non l'avesse visto e se ne fosse dimenticato.” “Com'era fatta?” “Aveva i capelli biondi e gli occhi neri come lei, prof... solo che li aveva lunghi...” “Lunghi così?” domandò Tights, prendendo il cellulare e digitando qualcosa.

Dopodiché, mostrò al giovane una fotografia al suo interno.

Vi era una giovane ragazza coi lunghi capelli capelli biondi, in gran parte lisci, a parte qualche ciuffo riccio, e gli occhi neri.

Radish perse un battito del suo cuore.

E' lei, prof.” disse Radish “La ragazza con cui feci sesso undici anni fa. La riconosco.” “Sono io quando avevo diciassette anni.” disse Tights senza nemmeno voltarsi “Quel ciondolo era mio e l'avevo perso la notte in cui finì a letto con uno sconosciuto.”

I due rimasero zitti e muti finché Tights non domandò: “Come finii a letto con te? Non mi ricordo niente di quella notte...” “Vuole proprio saperlo, prof?” “Ovvio. Devo.”

Radish, rimase un attimo, cercando di trovare le parole giuste per raccontarle quello che era successo undici anni prima...


Radish prese un altro sasso vicino a sé e lo gettò con forza nel fiume del parco.

Si udì l'ennesimo splash e il sasso s'inabissò nelle nere acque del fiume.

Era proprio un modo stupido quello di passare il Capodanno a lanciare sassi in un corso d'acqua... ma non gli era venuto in mente niente di meglio.

Dopotutto, non conosceva nessuno e non gli andava di andare ad una festa dove sarebbe finito a fare da tappezzeria...

L'anno scorso, per festeggiare il Capodanno, come ogni anno, erano stati tutti in piedi fino a mezzanotte a chiacchierare e a guardare lo speciale di Capodanno, dove c'erano quegli spettacoli di magia, ballo e abilità circensi.

Poi, una volta scoccata la mezzanotte, si erano mangiati un bel pandoro e brindato con del vino bianco e frizzante.

Quel Capodanno, almeno per lui, sarebbe stato solitario e noioso...

Prese un altro sassolino ma, proprio quando stava per lanciarlo, sentì una voce femminile, piuttosto roca, domandargli: “Ehi, perché tiri i sassi?”

Radish si voltò e vide una ragazza.

Aveva lunghi capelli biondi che si muovevano a causa del gelido vento notturno e grandi occhi neri.

In testa portava un enorme berretto e indossava un grosso cappotto.

Perché mi va così.” rispose, seccamente, Radish.

Ci mancava solo la tizia stramba che volesse fargli da mamma...

Un modo deprimente di passare il Capodanno, non trovi?” ricominciò lei, mentre il suo fiato formava delle piccole nuvole nella notte nera e fredda, e Radish rispose: “Non ho niente di meglio da fare.” “Curioso... un sacco di gente partecipa a feste o sta cogli amici o la famiglia.” “Non ho voglia di stare con nessuno! E perché tu non sei a divertirti a una festa?” “Ero un po' stanca e ho deciso di fare quattro passi in giro.” “Allora continua il tuo giro e non mi seccare!”

L'altra tuttavia, rimase immobile a guardarlo tirare i sassi.

Insomma, che vuoi?” sbuffò, scocciato, Radish e la giovane, sistemandosi i capelli, dichiarò: “Solo guardarti. Tanto non ho niente di meglio da fare...” “Sicura?” “A meno che tu non mi offra un dolce, non c'è proprio niente che m'interessi.”

Radish la guardò senza parole.

Chiedere ad un perfetto sconosciuto di offrirle qualcosa?!

Non aveva paura che potesse abusare di lei?!

Doveva essere un po' toccata...

Si alzò in piedi.

Tanto non aveva niente di meglio da fare... e poi quella ragazza incosciente era anche molto carina...

I due entrarono in un piccolo bar nelle vicinanze.

Una volta davanti alla cassa, la barista domandò, allegramente: “Cosa volete ragazzi?” “Una cioccolata calda.” dissero entrambi, all'uniscono per poi girarsi a guardarsi, sorpresi.

La donna li fissò un attimo e poi, sorridendo, disse: “D'accordo. Due cioccolate calde. Con o senza schiuma?” “Con la schiuma.” dissero ancora una volta, all'uniscono.

La barista, stavolta, non riuscì a trattenersi dal ridere: “Siete proprio una bella coppia, voi due. Parlate in perfetta sincronia e avete gli stessi gusti.” “Già... incredibile...” commentò Radish.

Non si aspettava che lui e quella tipa così stramba avessero molto in comune...

Ad un tratto, si accorse che quella ragazza aveva le guance rosse e lo sguardo annebbiato.

Cos'hai? Ti senti poco bene?” le domandò, in modo brusco ma, allo stesso tempo, preoccupato, e lei, con la sua solita voce roca, rispose: “Sto bene, sto bene.”

A Radish, quella ragazza non sembrava affatto stare bene... comunque, non amava impicciarsi dei fatti altrui.

Si sedettero su un tavolo e si misero a fissarsi in silenzio.

Nessuno dei due sapeva che dire.

Fu la bionda a cominciare: “Sei stato davvero carino a portarmi qui.” “Come se tu mi avessi dato scelta...” “In ogni caso, è stato un pensiero molto carino... e, poi, non mi sembrava che tu ti trovassi in condizioni migliori di me... tutto solo, a lanciare i sassi, durante la notte di Capodanno...” “Ho capito che l'hai trovato deprimente!” “Non ti scaldare... senti, perché non eri in giro con gli amici o con la ragazza?” “Io non ho nessuno. Mi sono trasferito qui da qualche giorno.” “Davvero?! Ma lo sai che io, invece, domani me ne vado?” “Ah sì? Eri in vacanza?” “No... ho fatto una fuga. Ho detto ai miei che ero da un'amica mentre, in realtà, volevo starmene da sola, senza genitori e sorellina.”

Radish era senza parole.

Quella ragazza aveva appena raccontato tranquillamente che aveva detto una bugia così colossale ai suoi?!

Beh, anch'io ho fatto una specie di fuga...” ammise il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli, e la bionda, senza parole, esclamò: “Non ci credo?! Anche tu?!” “Beh... diciamo che la mia fuga consisteva nel salire sul primo autobus che arrivava, senza dire niente a nessuno. Tanto sono maggiorenne...” “Davvero? E quanti anni hai?” “Diciotto.” “Sul serio?! Sei più grande di me di solo un anno ma sembri molto più giovane!” “Me lo dicono in tanti...”

Proprio in quel momento, arrivò la barista con due cioccolate calde con sopra la schiuma.

Mentre mescolava la cioccolata col cucchiaio, la bionda domandò: “E dimmi, quali sono i motivi che ti hanno spinto a venire qui?” “Io... vorrei diventare un musicista.” “Sul serio?!” “Certo. So suonare la chitarra e mi alleno a cantare da sempre.” “Ma allora ti pigliano di sicuro! E quando sarai diventato un famoso cantante, io sarò in prima fila ad ascoltarti!” “Grazie...”

I due continuarono a chiacchierare del più e del meno per mezz'ora.

Poi, si alzarono e, dopo aver pagato, se ne andarono.

Le strade erano deserte mentre il cielo, freddo e nero, buttavano fuori grossi fiocchi di neve.

Mentre camminavano, continuavano a chiacchierare senza fermarsi.

Dì, un po'.” disse, ad un tratto, la giovane “Ma tu ce l'hai una moto?” “No. Ho preso la patente ma non l'ho mai comprata.” “Peccato. Io adoro le moto.” “Davvero?” “Certo. E tu ce l'hai del motociclista.” “Questa me la segno...”

Il giovane si sentiva come in un sogni e solo il rumore dei loro passi, leggeri quelli della ragazza e pesanti i suoi, gli dicevano che era nella realtà.

Si sentiva così felice... il passato, di colpo, era diventato un pallido fantasma e tutto ciò che importava era stare con quella ragazza così carina e tutta pepe di cui non sapeva nemmeno il nome.

Ad un tratto, Radish si voltò e vide che la bionda cercava di scaldarsi.

Prima che se ne rendesse bene conto, le prese una mano e le mise un braccio sulle spalle.

Va' meglio?” le domandò, con disinvoltura, e lei annuì: “Altroché. Certo che tu ci sai fare con le donne. Ne devi avere avute parecchie.”

Radish rimase in silenzio.

In realtà, non ne aveva mai avuta una...

Ti sbagli.” le rivelò “Io non ce l'ho mai avuta. Questa è la prima volta che sto con una ragazza.” “Sul serio?!” “Sì.” “Questo significa che non hai mai avuto degli approcci intimi con una donna?” “Sì...” mugugnò Radish, diventando rosso come un peperone.

Ci mancava solo la tipa che lo prendeva in giro per il fatto di non aver mai avuto una donna...

La ragazza rimase in silenzio un attimo, poi cominciò a strattonare la sua giacca.

Radish si voltò e domandò: “E adesso che c'è?” “Che ne dici se ci conosciamo in maniera più intima?”

Il ragazzo divenne rosso.

Quella donna aveva perso completamente il senno?!

Le aveva appena detto che non aveva mai avuto un rapporto sessuale con una donna...

Il fatto è che anch'io non ho mai avuto un ragazzo o un rapporto sessuale.” continuò “E rischio di restare vergine per sempre. Con te mi trovo bene, non sei tanto male e nemmeno tu non hai mai avuto dei rapporti. Siamo perfetti, non credi?” “Sì... ma...” “Andiamo. Domani torno a casa mia. Non credi che dovrei terminare degnamente la mia fuga e Capodanno? Pensa iniziare un anno nuovo con una bella ragazza. Ti prego, muoio dalla voglia di avere un rapporto.”

Radish rimase in silenzio.

La sua prima volta si stava rivelando una cosa a tavolino... tuttavia, anche moriva dalla voglia di averne uno... quella ragazza era carina... e, in quel modo, ci avrebbe dato un taglio col passato.

Da qualche parte doveva pur cominciare, no?

In quel momento, la campana della chiesa suonò undici e mezzi rintocchi.

Le undici e mezza.

Non aveva tempo da perdere.

Prese la ragazza per un braccio e la trascinò.

Dove mi porti?” domandò, sorpresa, la ragazza e Radish rispose: “Al mio appartamento.”

I due giunsero all'appartamento quando mancava un quarto a mezzanotte.

Una volta dentro, Radish la condusse nella sua stanza e, prima che iniziasse a spogliarsi, la ragazza lo fermò: “Fammi fare a me...”

Aveva una voce così sensuale e delicata che era impossibile non assecondarla.

Quando ebbe finito, la giovane, mentre si toglieva la camicetta, disse: “Sdraiati che ti raggiungo...”

Una volta che ebbe finito anche lei, si mise anche lei sul letto e Radish ne approfittò per mettersi sopra di lei.

Non sapeva cosa fare... non poteva penetrarla come se niente fosse...

Così le diede un bacio.

Un bacio intenso... dal quale non si sarebbe mai voluto staccare...

Quando si staccò, ansimando dall'agitazione, domandò: “Pronta?” “Pronta.” rispose l'altra, tranquilla.

Nello stesso istante in cui i due diventarono una cosa sola, tanti fuochi d'artificio dai mille colori vennero sparati in aria per festeggiare il nuovo anno.


...E così sono andate le cose, prof.” concluse Radish, per poi rimanere in silenzio, aspettando la reazione di Tights.

La donna non muoveva un muscolo, continuando a guardare in basso.

Immagino che tu abbia pensato che fossi una ragazza facile...” sussurrò alla fine e Radish disse: “Ti dispiace averlo fatto con me?” “No, è che... chiedere di far sesso così...” “Prof... sei stata fortunata ad aver trovato me, quella notte. Altra gente avrebbe fatto molto peggio ad una ragazza giovane, carina e pure ubriaca.” “Almeno... dimmi se è stato bello...” “Mi è piaciuto molto, prof... e anche a te...” “Capisco...” “Ti va di rifarlo?”

Tights si voltò a guardarlo, senza parole.

Aveva sentito bene?!

Da quel che ho capito...” riprese il ragazzo “Di quella notte insieme non ti ricordi proprio niente... quindi, se vuole, potrei farle vedere cos'è successo, in modo da educarla per la sua futura vita sessuale.” “Ma... ecco...” “Andiamo, prof. Tanto la verginità gliel'ho già presa una volta in passato... sarà come un replay.”

Tights si mise a riflettere.

Dopo l'incidente dell'alcool, non aveva più voluto vedere un uomo... in quanto sarebbe stato troppo imbarazzante, spiegare come aveva perso la verginità... adesso, che il tizio che gliela aveva presa undici anni prima aveva un nome e un volto era tutto più facile... però si sentiva fuori tempo... in effetti, questa era l'occasione perfetta per allenarsi...

E, poi, moriva dalla voglia di diventare un tutt'uno con Radish... sentire il suo caldo fiato a pochi metri dal viso e il profumo della sua pelle nuda...

Avvampò d'istinto.

Ma cosa andava a pensare?!

Alla fine, con un sussurro, disse: “Va bene...”

I due giovani si diressero, in silenzio, verso la tenda.

Ovviamente, al campeggio non c'era nessuno, in quanto tutti erano alla festa in paese...

Lo facciamo nella mia tenda?” domandò Radish e Tights annuì.

Mentre Radish si sistemò in pochi secondi, la ragazza fece tutto molto lentamente, come se fosse nervosa.

Una volta che entrambi furono sdraiati sul sacco a pelo, Radish, in maniera alquanto brusca, le gambe di Tights.

A quel gesto, la ragazza trattenne il fiato e fu allora che l'altro capì.

Tights aveva paura.

Qualcun altro, vedendola così nervosa, le avrebbe detto che se non voleva farlo, non l'avrebbero fatto... però lui moriva dalla voglia di farlo con lei... ma se era così nervosa e spaventata non sarebbe stato bello...

Fece un sospiro e poi domandò: “Prof... hai paura?” “Ovvio! E' la mia prima volta psicologicamente... non credo di essere pronta...” “Rilassati. Se hai paura, tutto è più complesso. Ora prendi un bel respiro e datti una calmata.”

Anche se glielo aveva detto in maniera parecchio scorbutica, si vedeva lontano un miglio che era un consiglio per farla calmare.

Tights lo seguì e, dopo varie respirazioni nervose, riuscì a calmarsi.

Visto?” le disse Radish prima di darle un bacio sulla bocca “Chiudi gli occhi e seguimi. Ti piacerà, vedrai...”


Niente da fare neanche qui.” “In questa stupida fiera c'è un sacco di gente. E' già un'impresa tenervi d'occhio tutti e tre, figurati cercare i genitori di una bambina smarrita...”

Bulma, Vegeta, Tarble e la bambina, che non aveva mai smesso di tenere la mano di Tarble, stavano girando in mezzo alla folla da parecchi minuti, chiedendo ai vari venditori ambulanti se due persone avevano chiesto notizie sulla figlia smarrita, per ora senza alcun successo.

Continuiamo a cercare... vedrai che qualche informazione la troviamo.” fu la risposta di Bulma e Vegeta sbuffò: “La fai facile, tu...”

Mentre il fratello e Bulma parlavano fitto fitto, Tarble si voltò verso la bambina.

Si vedeva lontano un miglio che era terrorizzata.

Le sorrise con dolcezza e le disse: “Non preoccuparti. Li ritroveremo i tuoi genitori.” “Me lo prometti?” “Certo.”

Lei spostò un attimo lo sguardo per poi sorridergli.

GURE!!!! DOVE SEI?!?!”

Sentendo quella voce, la bambina si voltò e, dopo aver dato uno sguardo alla folla, esclamò: “Ma quella è la mia mamma!!! L'ho ritrovata!!!” “Bene! Avviso il mio fratellone e la mia sorellona!” disse Tarble e, voltandosi verso i due, esclamò: “Gure ha ritrovato la sua mamma!” “Ottimo.” fu la secca risposta di Vegeta anche se, in cuor suo, era contento che la bambina avesse ritrovato la sua famiglia.

I quattro si diressero verso una giovane donna che parlava, con molta ansia con un venditore di giocattoli.

Mamma!” esclamò Gure, tutta contenta, e la donna si voltò di scatto.

In un secondo, madre e figlia si fiondarono l'una verso l'altra e si strinsero forti.

Gure, non farlo mai più!!! Mi sono spaventata da morire!!!” la sgridò la donna, mentre calde lacrime le uscivano dagli occhi, abbracciando con forza la figlia, la quale, piangendo a dirotto, annuì.

Poi, la donna alzò la testa e si accorse della presenza di Vegeta e Bulma.

L'avete aiutata voi? Non so davvero come ringraziarvi...” cominciò la donna ma Vegeta l'interruppe: “Non ringrazi me ma mio fratello. E' lui il vero eroe. L'ha trovato lui sua figlia...”

A quel punto si accorse che Tarble si era nascosto dietro di lui.

Perché diavolo ti nascondi?” sbottò Vegeta “Sei tu l'eroe, stasera.” “Mi vergogno, fratellone... e poi, un eroe risolve tutto da solo mentre io ho avuto bisogno dell'aiuto tuo e della sorellona.” “Smettila di chiamarla sorellona. Non siamo mica sposati.” “Mi vergogno... tu sei un eroe molto migliore di me...”

Vegeta sbuffò.

Suo fratello era proprio un testardo.

In questo aveva preso proprio da lui...

Tarble...” sussurrò Gure e il ragazzino, timidamente, sporse leggermente la testa e domandò: “Sì?” “Sei stato davvero molto gentile.” “Grazie...” “Spero di rivederti un giorno.” “Certo...”


Allora, ti è piaciuto, prof?”

Tights si limitò a risistemarsi il reggiseno in silenzio.

Era stato bellissimo... ma non aveva voglia di dirlo a Radish.

In fondo, non erano mica una coppia.

Avevano fatto sesso solo per sistemare il suo piccolo problema... però...

Radish, nel frattempo, con una sigaretta spenta in bocca, la guardava mentre si rivestiva in completo silenzio.

Anche se Tights non lo diceva apertamente, intuiva che le era piaciuto.

Quando l'avevano fatto undici anni prima, lei aveva detto, una volta che era tutto finito, che era stato fantastico e che le sensazioni che aveva provato erano state fantastiche...

Ad un tratto, si accorse che sulle braccia, sulle gambe e sulla schiena della giovane c'erano delle cicatrici.

Cos'è successo al tuo corpo?” le domandò, d'istinto “Undici anni fa non avevi quelle cicatrici.”

Tights rimase in silenzio, poi, alla fine, rivelò: “Quel giorno in cui me ne sono andata... sono salita sul treno per tornare a casa... solo che il mio convoglio si è scontrato con un altro.”

Per un attimo, nella tenda ci fu il silenzio, poi Radish sussurrò: “-Il Capodanno di sangue-...” “Già... sono stata sei mesi bloccata nel mio letto dell'ospedale e altri sei a far la riabilitazione...”

Radish avvertì nel suo tono una profonda malinconia e, prima che se ne rendesse bene conto, l'abbracciò.

Tights sgranò gli occhi, in quanto non si aspettava di certo quell'improvviso contatto ma quell'abbraccio era così forte e sicuro...

Ehi, prof... cosa pensi che sarebbe accaduto quel giorno se io mi fossi svegliato prima?” le domandò, ad un tratto, Radish e la giovane donna, dopo averci meditato, rispose: “Non ne ho idea... Quel che è successo è successo. Comunque, adesso dobbiamo raggiungere gli altri...”

Radish fece un sospiro.

Evidentemente, quello di quella notte era stato solo un piccolo ritorno al passato.

Niente di più.

Una volta che si fu rivestito, Radish uscì dalla tenda e disse: “Vado a fare due passi... ci vediamo al punto di ritrovo.”

Tights rimase un attimo nella tenda a guardarlo allontanarsi.

Sentiva una strana fitta al petto... come una sorta di rimpianto... tuttavia, non c'era tempo da perdere.

Finì di rivestirsi per poi dirigersi verso il luogo dell'appuntamento.

Arrivò giusto in tempo e, poco dopo, arrivarono Nappa e Goku.

Il secondo, vedendola, le domandò: “Professoressa, si è divertita?” “Certo.” “Ne sono contento. Sa che ho mangiato un sacco di cose con Nappa?” “Non ne dubito... ricordati di lavarti i denti prima di andare a letto.”

Mentre parlava col bambino, vide Radish avvicinarsi al gruppo per poi sedersi lontano da loro e non degnandola nemmeno di uno sguardo... forse, avrebbe dovuto dirgli un'altra cosa alla tenda.

Ma quanto ci mettono Vegeta e Bulma?!” domandò Nappa, distraendola dai suoi pensieri e Tights, digitando qualcosa sul cellulare, dichiarò: “Ho mandato a mia sorella ben tre messaggi, ma non mi ha ancora risposto e questo non è da lei... di solito è sempre attaccata al cellulare...” “Eccoci!” esclamò una voce femminile alle loro spalle.

Ragazzi, cos'è successo? Siete in ritardo.” fece notare Nappa e Vegeta tagliò corto con un: “E' una lunga storia...” “Perché non rispondevi ai miei messaggi? Hai spento il telefono?” domandò Tights alla sorella e questa, mostrando un cellulare completamente nero, rivelò: “Mi è scivolato dalla tasca dei pantaloni ed è finito in una fontana.” “Cosa devo fare con te, Bulma?”

Mentre il gruppo parlava, Radish si mise a guardare le stelle.

Come al solito, era di troppo...

Radish...” domandò una vocina alle sue spalle e, una volta che il ragazzo si voltò, vide il fratello minore che gli domandò: “Ti sei divertito?” “Certo.” “Mi racconti cosa hai fatto? Sono curioso. Hai visto la bancarella delle caramelle? E quella dei giocattoli? Hai comprato qualcosa?”

Radish rimase in silenzio, sorpreso dall'energia del fratellino.

Poi, fece un piccolo sorriso.


Non avete dimenticato nulla?” “Certo, Vegeta. Abbiamo controllato tre volte che Goku e Tarble non lasciassero qui qualcosa...” “Guarda che mi stavo riferendo a te e a tua sorella.” “Dannato antipatico!”

Mentre Bulma e Vegeta erano impegnati a litigare, Nappa mise nel bagagliaio l'ultima valigia e poi, mettendosi davanti, esclamò: “Bene, gente. Tutti a bordo e allacciate le cinture. Si torna a casa.”

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Capitolo 19
*** La fine di ogni dubbio ***


CAPITOLO 19: LA FINE DI OGNI DUBBIO


Tights guardò per l'ennesima volta, il suo cellulare.

Diceva le stesse cose di cinque minuti prima.

Nessun messaggio.

Si sentiva così strana...

Dopo il campeggio, lei e Radish non si erano più né visti né sentiti.

La cosa, inaspettatamente, l'aveva molto rattristita.

Radish era un ragazzo alquanto scorbutico, insopportabile e, a volte, anche parecchio rozzo... ma sapeva anche essere dolce e gentile, soprattutto con lei.

Glielo aveva dimostrato personalmente quando l'avevano fatto una settimana prima... era stato alquanto rude ma aveva tenuto conto che quella era la sua prima volta, dal punto di vista psicologico, e aveva fatto abbastanza piano.

Fece un sospiro.

Certo che essere innamorate era proprio un pessimo affare... quando gli stava vicino cercava di non farsi prendere dalla voglia di ucciderlo ma quando le era lontano le mancava... e parecchio.

Tights!” esclamò, all'improvviso, la voce di Bulma, dall'altra parte della porta “Non scende l'acqua dal rubinetto.” “Aspetta, arrivo subito.” la rassicurò Tights, scendendo dal letto.

I problemi di sua sorella avevano sempre la precedenza sui suoi.

Raggiunse la sorella minore in cucina e aprì i vari rubinetti, invano.

L'acqua non scendeva.

Ci dev'essere un problema alle tubature. E' già la quarta volta che succede.” commentò Tights e Bulma domandò: “Chiamo l'idraulico?” “Adesso è inutile. Fino alle quattro non è aperto.” “Che pizza dover aspettare...” “Non possiamo farci niente, Bulma...” “Vado al supermercato a comprare qualcosa. Siamo rimasti un po' a secco.” “Ok, fa' attenzione.” “Contaci.”

Bulma tirò fuori la bicicletta e si mise a pedalare, in direzione del centro commerciale.

Le piaceva un sacco pedalare.

Poteva sentire il vento sulla sua pelle e prendere contatto con la velocità.

Se avesse potuto avrebbe pedalato in eterno... peccato che, non appena svoltò l'angolo, si trovò davanti al supermercato.

Fermò la bici e, dopo averla bloccata, entrò all'interno e comprò tutto quello che le serviva.

Stava pazientemente aspettando davanti alla cassa che arrivasse il suo turno quando sentì qualcuno tirarle la manica del vestito.

Si voltò e vide il volto sorridente di Tarble, accompagnato, come al solito, da quello scorbutico del fratello maggiore.

Ciao, sorellona.” la salutò il bambino e la ragazza rispose: “Ciao, ragazzi. Come va?” “Benissimo. Ho preso nove in storia.” “Caspita. Ma lo sai che sei proprio bravo? Io ero una frana in storia e nelle altre materie letterarie.” “Mi dispiace... comunque, come va, sorellona?” “Non c'è malaccio...” fece Bulma e Vegeta, che fino a quel momento era stato zitto, domandò: “Hai qualche problema?” “Più che altro, il problema riguarda casa mia. Oggi, non scendeva l'acqua. Temo che riguarda i tubi.” “Ci credo. E' un miracolo che quella vecchia baracca resti in piedi.” fu il commento di Vegeta mentre Tarble gli dava una leggera gomitata imbarazzata.

Bulma fece un sospiro.

Era inutile.

Per quanto ci provasse, Vegeta restava sempre il solito cafone maleducato.

Era più forte di lui.

Dopotutto, era così fin da quanto era piccolo... era impossibile che cambiasse...

Comunque, se v'interessa, Radish se ne intende di tubature.” le disse, ad un tratto, il giovane e Bulma domandò, incredula: “Davvero?” “Certo. Quando abbiamo un problema di questi tipi, se ne occupa sempre lui.” “Ottimo. Glielo chiedo subito.”

Mentre Bulma prendeva il telefono, Vegeta rimase in silenzio a fissarla.

Ad un tratto, il ragazzo, si accorse che era il turno di Bulma e le diede un leggero colpo alla spalla, dicendole: “Ehi...”

Tuttavia, il tocco improvviso fece spaventare Bulma che fece cadere la borsa per terra.

Oh, cavolo!!!” imprecò la giovane, chinandosi per raccoglierla, ma Vegeta, più svelto, la prese, dicendo: “Faccio io.”

Appena prese in mano la borsa, Vegeta notò un piccolo portachiavi a forma di un piccolo robot.

Ma quello lo riconosco!!!” esclamò, incredulo, Tarble, indicando il portachiavi “Quello è il super robot trasformistico 4237.” “Lo conosci?” esclamò, sorpresa, Bulma e il bambino annuì: “Certo. E' il protagonista del mio cartone animato preferito. A casa ho tutti i DVD della serie e dei film.” “Sai che questo pomeriggio uscirà il nuovo film?” “Davvero? Che bello.” “Se ti va, possiamo andare a vederlo insieme al cinema.” “Sul serio?! Sarebbe fantastico!!! Grazie mille, Bulma!!!” “Un momento...” dichiarò, all'improvviso, la voce di Vegeta.

I due si voltarono, preoccupati.

Se Vegeta d'intrometteva nel dialogo, significava che c'erano dei grossi guai in vista...

Mi spiace, ma Tarble non ci andrà. Non permetterò che mio fratello stia in un posto buio e pieno di gente come il cinema.” dichiarò, l'uomo mentre Bulma, intenta a pagare la sua spesa, sbuffava: “Ma di che ti preoccupi? Baderò io a lui.” “Un motivo in più per essere preoccupato.” “Mi stai dando dell'irresponsabile?” “Certo.”

Bulma fece un ringhio soffocato.

Certo che Vegeta era davvero una carogna...

E allora vieni anche tu con noi, così stai tranquillo!” sbottò Bulma e Vegeta, con tutta la calma del mondo, disse: “Ok. A che ora c'incontriamo?”

Solo allora Bulma si rese conto di quello che aveva appena fatto.

Un appuntamento con Vegeta?!

Il solo pensiero la rendeva nervosa...

Tuttavia, non intendeva tirarsi assolutamente indietro!

Alle tre davanti a casa mia.” sibilò la giovane e Vegeta dichiarò, con aria di sfida: “D'accordo. Ci vediamo, ragazzina.”


Tights, secondo te va bene questo vestito oppure era meglio quello di prima?”

La bionda alzò gli occhi dal suo portatile e vide la sorella minore mostrarle un abito rosso.

Qual'era quello di prima?” le domandò e Bulma sbuffò: “Quello rosa!!! E aiutami!!!” “Guarda che nessuno si arrabbia se indossi gli abiti che stai indossando.” “Uffa... è completamente inutile fare affidamento su di te!”

Bulma si diresse verso la porta, con l'obiettivo di uscire dalla camera quando la sorella maggiore la bloccò: “Era da un pezzo che non ti preparavi con tanta dedizione per uscire con qualcuno.”

D'istinto, Bulma si voltò e guardò Tights.

Cosa intendeva sua sorella?

Ti preparavi con tutta questa dedizione solo quando uscivi con Yamcha ai primi tempi.” rivelò Tights e Bulma rimase in silenzio.

Si rese conto che la sorella aveva ragione.

Le prime volte che usciva con Yamcha, stava ore a prepararsi.

Ribaltava l'armadio a furia di prendere tutti i vestiti che conteneva, facendo mille prove davanti allo specchio... col tempo, però, aveva capito che al suo ragazzo non importava niente di com'era vestita... lui l'aveva perché era Bulma non perché indossava un determinato abito.

Uscì dalla stanza ed entrò nel bagno, guardandosi allo specchio.

Forse, Tights aveva ragione.

Forse, doveva andare al cinema vestita come al solito...

Fece un sorriso.

Sarebbe andata al cinema cogli abiti che indossava.

Se con Yamcha aveva funzionato, poteva benissimo funzionare con Vegeta... e se a quello non andava bene, voleva dire che era solo un povero idiota... anche se era assolutamente certa che il ragazzo non l'avrebbe tradita.

DLIN DLON

Sentendo il campanello, Bulma si diresse verso la porta, dicendo alla sorella, ancora chiusa in camera sua: “Sono arrivati. Io vado. Ci vediamo più tardi.”

Tights rimase immobile e in silenzio mentre ascoltava la porta di casa chiudersi.

Sua sorella era uscita e lei sarebbe stata da sola... per poco.

Sapeva che fra non molto, Radish sarebbe venuto a casa sua per riparare il guasto ai tubi... e la cosa la terrorizzava non poco.

Non sapeva cosa fare... dopo la faccenda del campeggio, non si erano più nemmeno parlati.

Cosa doveva fare?!

DLIN DLON

Trattene il respiro.

Era arrivato.

Cercando di darsi un contegno, la giovane donna fece un respiro profondo per poi aprire la porta.

Radish era intento a guardare intensamente le gocce di pioggia, tanto da non accorgersi minimamente che Tights gli aveva aperto la porta finché la giovane non aveva tossito per attirare la sua attenzione.

Radish si voltò e, con la massima noncuranza, le domandò: “Allora, prof, abbiamo dei problemi con le tubature, eh?”

Come diavolo facesse a dire quelle cose senza arrossire e provare un briciolo di vergogna era un assoluto mistero.

A lei, il solo vederlo la rendeva nervosa in un modo...!

Senza minimamente accorgersi del suo stato d'animo, Radish entrò in casa, domandando contemporaneamente: “Dove sono le tubature difettose?” “Se aspetti un secondo te le indico...” sbuffò Tights, seguendolo.

Dopo avergli indicato dove si trovavano i tubi, Radish si mise al lavoro, dicendo: “Qui ci penso io, prof. Tu puoi pure andare a scrivere.”

Tights obbedì anche se era ribollente di rabbia.

Radish le aveva fatto intendere che non voleva averla tra i piedi mentre lavorava!

Come sospettava, nonostante avessero fatto sesso e undici anni prima avevano avuto il loro primo rapporto insieme, per lui non contava proprio niente!

Dannato idiota!

Tornò in camera sua, chiudendo con rabbia la porta e mettendosi a scrivere, sperando che con la scrittura le passasse anche l'arrabbiatura.

Dopo qualche ora, sentì la porta della sua stanza bussare.

Cosa vuoi, Radish?” domandò la ragazza e il giovane, dall'altra parte, domandò: “Posso entrare?” “Sì.”

Il giovane aprì la porta, anche se rimase fermo davanti alla soglia.

Per un attimo, i due rimasero in completo silenzio, come se non sapessero cosa dirsi, poi Tights domandò: “Cosa volevi?” “Ho finito.” “Bene. Allora puoi tornare a casa.” “Se non ti dispiace, prof... vorrei parlarti.”

Tights rimase immobile un attimo.

Una frase del genere non se l'aspettava proprio...

Si voltò e disse: “Ti ascolto.” “Ecco... per quanto riguarda il campeggio...” “Non dire altro, Radish. Ho capito. Mi va bene così. In fondo è stato solo un replay dei vecchi tempi... l'hai detto tu stesso.” “Prof, possibile che tu sia la solita impulsiva? Non volevo mica parlarti di quello.” “E allora cosa?”

Aveva appena espresso la domanda che l'altro le si fiondò addosso, dandole un bacio violento e appassionato.

Anche se era il secondo che riceveva in quel modo, la giovane donna rimase esterrefatta.

All'inizio, Tights tentò di resistere, dato che quel bacio era stato improvviso come al solito, ma alla fine cedette.

Come gli erano mancati quei suoi baci, così violenti, così possessivi... così tutto!

Il giovane continuò a baciarla per un pezzo e, quando si staccò, le sussurrò: “Non posso stare senza di te, prof... mi manchi da impazzire. Da quando l'abbiamo fatto... è stato come se il mondo mi si fosse aperto... io... io credo di amarti, Tights.”

Tights rimase senza parole, non solo per il fatto che Radish l'avesse finalmente chiamata col suo nome, ma da quell'improvvisa dichiarazione.

Rispose al suo bacio, prima timidamente poi sempre più appassionato.

Quando entrambi finirono di baciarsi, Radish cominciò, lentamente, a slacciare i bottoni della camicia.

Non vorrai mica farlo qui?! Adesso?!” domandò la giovane, incredula di fronte a una cosa del genere.

Possibile che Radish dovesse avere un carattere così precipitoso e per nulla romantico?!

Quando faceva così non lo sopportava proprio... però, forse, quello era un motivo per cui gli piaceva...

Certamente, prof.” rispose l'altro, senza alcun dubbio, e Tights rispose: “E dove vorresti farlo?!” “Su quello splendido letto a pochi passi da noi.” “Quello è il mio letto! Non vorrai azzardarti a fare una cosa del genere sul mio letto?!” “Preferisci farlo sul divano del salotto o su quello di tua sorella, prof?”

Al solo pensiero di far sesso sul divano o su quello di Bulma, Tights si sentì avvampare.

E va bene. Facciamolo qui.” sbuffò “Ma sappi che quello che stiamo per fare, non dovrà essere solo un pagamento per il tuo servizio o perché vuoi far passare la noia... se lo fai, dovrà essere per sempre.” “Mi stai chiedendo di fidanzarti con te, prof?” “Sì. Sappi che se non vuoi sei libero di andartene.”

Radish rimase in silenzio.

Tights si diede ripetutamente della stupida.

Come aveva potuto chiedere in maniera così esplicita una cosa del genere?!

Avrebbe dovuto fare quello che voleva lui, senza troppe storie.

Almeno, l'avrebbero fatto ancora una volta...

All'improvviso, Radish le baciò un'altra volta le labbra e, quando si furono separati, lui le disse: “Ok, prof. Ti amo troppo per perderti.”

Sentendo quelle parole, Tights fu presa da una felicità tale che prese stavolta lei l'iniziativa e si mise a baciarlo con passione.

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Capitolo 20
*** I genitori di Tights ***


CAPITOLO 20: I GENITORI DI TIGHTS


Prese una sigaretta dal pacchetto e se la mise in bocca.

Tuttavia, non fece in tempo ad accenderla che qualcuno gli tolse la sigaretta.

Non provarci!” esclamò, adirata, Tights “Poi mi si sparge la puzza per casa. Senza contare che fumare fa male alla salute. Non vorrai mica trasformare i polmoni di tuo fratello in quelli di un fumatore accanito come te.”

Radish rimase in silenzio a guardarla.

L'adorava quando faceva la dura... ma non sarebbe mai stato così stupido da andarglielo a dire.

DRIIIN DRIIIN

E' il mio cellulare.” disse Tights, allungando la mano verso il comodino, e prendendolo.

Sono i miei...” dichiarò la giovane prima di rispondere “Ciao, mamma, come stai?... ne sono contenta... e papà? Ottimo...”

Mentre la ragazza continuava parlare coi genitori, Radish si girò di lato, tirando su le coperte.

Tesoro.” disse una voce energica e squillante, dall'altra parte della cornetta “Come sta oggi la mia bella bambina?” “Mamma, ti ricordo che non sono più una bambina. Ho compiuto ventotto anni da un bel pezzo.” “Sul serio? Mi sembra solo ieri che ti cambiavo il pannolino...” “Mamma, ti prego!!!” “Comunque, tesoro, ho una splendida notizia da darti! Io e tuo padre veniamo a trovarvi questo weekend!” “Davvero?” “Certo, così ci presenti il tuo bel ragazzo!”

Tights sbiancò.

Come poteva sua madre sapere di Radish?!

Non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con Bulma...

Ma di quale ragazzo stai parlando, mamma?” balbettò la bionda mentre la madre rispose: “Ma quello che sta di fianco a te nel letto! Sento il suo respiro. Bulma mi ha detto che frequentate dei ragazzi...” “Ma siamo solo amici, mamma!” “Beh, io non vedo l'ora di conoscerli, assieme al bel tipo che dorme di fianco a te. Che aspetti a presentarcelo? E' un bel fustaccione? Avanti, dillo alla tua mamma.”

Tights avrebbe voluto sparire.

Sua madre era, da sempre, una delle donne più indiscrete e impiccione sulla faccia della Terra!

Non importa.” disse, all'improvviso, la donna “Io e papà lo conosceremo questo weekend. Non vedo l'ora che mi diate un bel nipotino...” “Mamma! Io e Radish non intendiamo avere bambini!!!” sbottò Tights e sua madre esultò: “Ma allora hai davvero un ragazzo!!! Caro, ascolta, Tights ha un ragazzo!!! E si chiama Radish!!!”

Tights sbiancò.

Ma cosa... cosa stava succedendo?!

Scusa, mamma...” fece Tights “Ma non avevi appena detto che avevi sentito un respiro di fianco a me e che quindi avevi capito che avevo un ragazzo?!” “In realtà, non avevo sentito proprio niente. Speravo che così dicessi alla tua mamma che avevi un ragazzo.”

Tights avrebbe voluto sprofondare...

Sua madre era sempre stata un'impicciona di prima categoria... quanto avrebbe voluto sparire...

Ci vediamo domenica, bambina.” la salutò sua madre “Mi raccomando, porta il tuo ragazzo e, se riesci, anche i bei fusti che tu e Bulma frequentate.” CLICK

Cavolo...” sbuffò Tights e Radish, avvicinandosi, le domandò: “Che succede?” “I miei vengono a trovarmi questa domenica...” “Ho capito. Sto fuori dai piedi.” “No, al contrario. Mia madre non vede l'ora di conoscerti...” “Sul serio?” “Già...” “Non è che appena mi vede sbraita in tutte le direzioni?” “Magari... mia madre... adora le persone giovani... inoltre non vede l'ora di conoscere anche Vegeta e Nappa.” “Se ne pentirà dopo due secondi...” “Tu non la conosci...”

Tights si sdraiò sul letto e Radish ne approfittò per mettersi sopra di lei.

Ma dico io, non vorrai mica farlo?! L'abbiamo appena fatto...!” protestò lei ma Radish le toccò il naso e le disse: “E' vero... ma domenica incontro i tuoi. Non credi che dovremmo festeggiare questa cosa?”

E prima che Tights potesse dire qualsiasi cosa, la baciò sulle labbra.


Radish, manca molto?” “E sta zitto, stupido moccioso! Guarda che ho appena cominciato!”

Goku era immerso nella vasca piena d'acqua con Radish che gli stava mettendo lo shampoo.

Mi dici perché devo lavarmi? Il bagno l'ho fatto l'altro ieri!” protestò il bambino e il fratello ribatté: “Oggi vengono i genitori di Tights e dobbiamo, sopratutto tu, Kakaroth, essere presentabili. E chiudi gli occhi sennò lo shampoo ti finisce negli occhi e ti bruciano!” “Va bene...”

Goku chiuse forte gli occhi e sentì dell'acqua calda finirgli in testa.

Dopo un po', suo fratello gli mise in testa un asciugamano e, dopo averlo sfregato per benino, gli disse: “Puoi aprire gli occhi. Ho finito.”

Goku aprì gli occhi e, mentre usciva dalla vasca, asciugandosi con un grande asciugamano bianco, vide il fratello mettere la spina del phon nella presa, con cui cominciò ad asciugargli i capelli.

Dopo qualche minuto, i capelli a palma di Goku erano completamente asciutti anche se parecchio spettinati.

Adesso vestiti con gli abiti che ti ho messo sul letto e aspettami.” si raccomandò il fratello maggiore mentre portava Goku fuori dal bagno e il ragazzino domandò: “Cosa fai?” “Mi faccio anch'io una doccia e poi mi faccio la barba. Devo essere presentabile anch'io, sai?” “Forse saresti più presentabile coi capelli corti...” “Non sparare cavolate, moccioso! I miei capelli non si toccano! A tutti sono sempre piaciuti. Non vedo perché dovrei tagliarmeli solo perché vado a conoscere i genitori della tua prof.”

Goku uscì silenziosamente dal bagno e dopo essersi avvicinato al suo letto si vestì.

Quando ebbe finito, accese la tv e si mise a fare zapping tra i vari canali per ragazzi, finché non trovò un programma che gl'interessava o che fosse almeno decente.

Ad un tratto, la porta si aprì e comparve Radish, il quale disse: “Spegni la tv. Andiamo da Tights.”

Il bambino ubbidì prontamente e, una volta che il fratello ebbe chiuso l'appartamento, raggiunse la macchina e s'infilò dentro.

Mentre Radish metteva in moto la macchina, Goku si accorse che vi erano numerose riviste sparse nel sedile di fianco a lui.

Ne prese una e vide che c'erano all'interno delle immagini di moto, alcune delle quali erano state cerchiate con una biro rossa.

Siamo arrivati, moccioso!” esclamò, ad un tratto, Radish e, quando quest'ultimo parcheggiò la macchina, Goku uscì dalla vettura, entusiasta di conoscere i genitori della sua insegnante e quelli di Bulma.

I due fratelli si avvicinarono alla villetta e suonarono al citofono.

Dopo pochi minuti, li aprì Tights.

Ah, eccovi.” esclamò, tutta contenta, e disse loro: “Su, entrate. I miei non vedono l'ora di conoscervi. Mia madre è uscita un attimo perché doveva comprare delle pastiglie contro il mal di testa ma mio padre è qui.”

I due fratelli entrarono in casa, seguiti dalla bionda.

Ad un tratto, si avvicinò loro un vecchietto basso, coi baffi, gli occhiali e un gatto nero appollaiato sulla spalla.

Ciao, Tights.” la salutò il vecchio, avvicinandosi, e la giovane donna, indicando i due nuovi arrivati, li presentò: “Papà, questo è il mio ragazzo Radish e suo fratello minore Kakaroth.” “Oh, certo!” esclamò il vecchietto, avvicinandosi.

Il padre di Tights si avvicinò a Goku e, con un sorriso enorme, disse: “Ma guarda! Tights mi aveva detto che eri alto è invece sei piccolino! Non dimostri proprio ventinove anni! Da suocero a genero, che sport hai fatto per sembrare così giovane?” “Non è lui, papà! Il mio ragazzo è alla tue spalle, girati!” gli rivelò, seccata e imbarazzata, Tights, indicando Radish.

Possibile che suo padre, nonostante fosse uno scienziato molto famoso, non capisse le cose più banali?!

Suo padre si voltò verso Radish e, dopo averlo guardato un secondo, esclamò: “Allora sei tu il ragazzo della mia bambina!!! Sei proprio alto, sembri un gigante!!! Dimmi un po', hai dato una bella prova di virilità a Tights?” “In che senso?” domandò Radish e il vecchio, con tutta la semplicità del mondo, spiegò: “Avete già fatto sesso, no?” “PAPA', SONO AFFARI NOSTRI!!!!!” urlò, imbarazzata, Tights mentre suo padre commentava: “Timidoni... non c'è niente di cui vergognarsi, nell'ammettere di aver avuto un rapporto sessuale... la prima volta che ho avuto un rapporto sessuale con tua madre avevo diciotto anni.” “Che vergogna...” fu l'unica cosa che riuscì a dire Tights mentre si allontanava assieme a Radish e Kakaroth.

Nel frattempo, il giovane si sentiva le guance in fiamme.

Nel film, il padre della protagonista era sempre molto geloso e sospettoso... il padre di Tights, invece, gli aveva chiesto se loro due avessero avuto un rapporto sessuale!

Meno male che Vegeta e Nappa non erano lì...

Radish.” lo chiamò, ad un tratto, il fratello “Cosa vuol dire far sesso?” “SONO COSE DA GRANDI!!!!!” fu la risposta, adirata, di Radish, sempre più rosso.


Sicura che facciamo bene ad unirci alla vostra rimpatriata di famiglia?”

Vegeta, tenendo la mano del fratellino, seguiva Bulma la quale disse: “Ma sicuro! Mia madre mi ha espressamente chiesto di far venire anche te, Tarble e Nappa...” “Non so, Bulma... di solito alle vecchie signore piacciono i ragazzi perbene e solari... io e gli altri non abbiamo quest'aria...” “Ma mia madre non è così, lei... adora i bei fusti giovani...” “Boh, se ne sei convinta...”

Bulma fece un sospiro.

Quando sua madre si metteva in testa qualcosa era impossibile farle cambiare idea... inoltre aveva sempre avuto una passione per i bei fusti...

Tights aveva deciso di far presentare Radish e Goku ai genitori per primi mentre a lei era toccato il segreto turno con Vegeta e Tarble mentre Nappa sarebbe venuto più tardi... era meglio farglieli vedere a dose altrimenti alla mamma sarebbe venuto un infarto per troppi splendidi fustacchioni...

Comunque non capisco perché ci abbiate divisi...” commentò Vegeta e Bulma sospirò: “Credimi, è meglio così...”


Papà è fatto così, Radish...” “Beh, almeno ha accettato con molta semplicità il nostro fidanzamento...”

Tights, Radish e Goku si trovavano nel salotto con i primi due sul divano mentre il ragazzino se ne stava per terra a giocare con i suoi robot di plastica.

A che ora dovrebbero arrivare Bulma, Vegeta e Tarble?” domandò, ad un tratto, il ragazzo e Tights, guardando l'orologio che aveva al polso, disse: “Tra mezz'ora...” “Capisco...”

SLAM

Sentendo quel suono improvviso, tutti i voltarono e Tights sussurrò, sconsolata: “E' arrivata...” “Stai parlando di tua madre?” le domandò Radish e la giovane annuì con la testa.

Proprio in quel momento, la porta si aprì e apparve una signora con vaporosi capelli biondi e gli occhi chiusi, la quale, con una voce molto acuta, domandò: “Allora, Tights... dov'è quel bel fustacchione del tuo ragazzo?” “E' qui, mamma...” disse la ragazza, alzandosi in piedi e, indicando il giovane dai capelli lunghi, lo presentò: “Questo è Radish, il mio ragazzo.”

La donna, sempre con gli occhi chiusi, si avvicinò al giovane e cinguettò, tutta contenta, appiccicandosi al suo braccio: “Ma che bel ragazzo!!! Sei proprio un amore!!! Non mi aspettavo che la mia piccola Tights si trovasse un ragazzo così bello!!! Che ne dici se un giorno usciamo insieme?” “Mamma!!! Radish è il mio ragazzo, non il tuo!!!!” protestò, rossa come un peperone, la bionda.

Radish era senza parole.

La madre di Tights era così?!

Non assomigliava nemmeno lontanamente alle sue figlie, come il padre...

Scusala tanto, Radish...” continuò la donna “Mia figlia alza sempre la voce... comunque sei davvero un bel ragazzo! E questi capelli lunghi ti danno un'aria così selvaggia...” “Grazie...” fu tutto quello che riuscì a dire il giovane, cercando di staccarsi dalla donna.

Ad un tratto, la madre di Tights si accorse di Goku e disse: “Non ci credo!!!! Mi avete dato un nipotino!!! Che meravigliosa sorpresa!!! Ma non dovevate disturbarvi...” “MAMMA!!!! Quel bambino non è nostro figlio, è il fratello minore di Radish!!!! Ed è anche un mio allievo!!!” protestò la ragazza ma, ignorandola in tronco, continuò: “Non preoccuparti, esistono i matrimoni riparatori proprio per queste cose...” “BASTAAA!” urlò, esasperata, Tights.

Ma perché sua madre era sempre così imbarazzante?!

Comunque...” continuò la donna, ignorando l'imbarazzo della figlia “Hai dato delle prove di virilità a mia figlia?” “Se intende se ci sono andato a letto, sappia che sono affari privati.” fu la secca risposta di Radish e la madre di Tights, con un sorriso, rispose: “Ma no, sciocchino. Non intendevo in quel senso.” “E allora in quale senso intendeva?” “Hai già messo in disordine la biancheria intima della mia bambina?”

Radish e Tights diventarono, in perfetta sincronia, rossi come due pomodori.

MAMMA!!!! MA CHE DISCORSI FAI?!?!” protestò, adirata, Tights e la donna, con un tono sorpreso, rispose: “Non capisco cosa ci sia di strano. E' il tuo ragazzo e quindi è naturale che metta in disordine la tua biancheria... altrimenti a cosa servono i fidanzati?” “Di sicuro non a quello!!!!”

Radish avrebbe voluto sprofondare per la vergogna... non voleva assolutamente pensare a cosa sarebbe successo quando sarebbero arrivati Vegeta e Nappa...

Ad un tratto, il giovane sentì qualcuno che gli stava tirando i pantaloni e quando si voltò vide Goku che domandò: “Cos'è la biancheria intima?” “COSE DA GRANDI!!! E NON AZZARDARTI A DOMANDARLO IN GIRO!!!”

DLIN DLONG

Il suono del campanello, salvò tutti.

Dev'essere Bulma cogli altri!” esultò la madre di Tights, staccandosi finalmente dal braccio di Radish “Non vedo l'ora di conoscerli...”

Una volta che se ne fu andata, Radish si voltò verso la bionda e le domandò, senza parole: “Ma tua madre fa sempre così?!” “No...” fu la risposta di Tights “Semplicemente oggi non è in forma...”

I tre si diressero verso l'ingresso e, mentre si dirigevano lì, si sentì la voce di Bulma: “Papà, questo non è Yamcha! E' un altro ragazzo e si chiama Vegeta!”

Quando i tre giunsero, videro che la madre delle due ragazze si era appiccicata al braccio di Vegeta, proprio come fatto con Radish poco prima, e che diceva, tutta contenta: “Oh, ma sei proprio un bel ragazzo!!! Sei già salito in camera della mia bambina?” “Ci mancherebbe altro!!! Io e Bulma non stiamo insieme!!! Inoltre, potrebbe lasciare il mio braccio?!” “E quel bambino? Ma che amore... ma Bulma, potevi dirmelo che tu e questo bel ragazzo avevate fatto un figlio...” “E' MIO FRATELLO MINORE!!!!!” “Ah, questi sono solo dettagli... l'importante è la passione, non lo sapete?” “Ma lo sa, vero, che sua figlia è fidanzata con un altro?” “E allora? Quando ero al liceo, uscivo con due bei fusti contemporaneamente.” “Eh?”

Tutti erano rimasti senza parole da quell'improvvisa dichiarazione.

Quella vecchia e impicciona donna di mezz'età usciva con due ragazzi alle superiori?!

Aaaahhh... che nostalgia...” sospirò la donna, portando le mani sulle guance e arrossendo “Erano i ragazzi più belli dell'universo... purtroppo non riuscivo a scegliere tra loro... mi piacevano troppo entrambi... e anche loro erano pazzi di me...” “Sul serio?” “Certo. Non posso assolutamente quegli splendidi anni... noi tre, bruciavamo di una passione ardente... insieme abbiamo dato vita a uno di quei stupendi triangoli d'amore e di passione che si vede in tv... siccome il nostro amore era contrastato, siamo fuggiti da casa per poter dar sfogo ai nostri sentimenti, sulle alte montagne innevate...” “Mamma, tu non sei mai scappata di casa.” l'interruppe Tights e la donna, voltandosi verso di lei, domandò: “Ah no?” “No.” “Hai ragione, devo essermi confusa con il film che ho visto ieri sera.”

Mentre tutti alzavano gli occhi al cielo, Vegeta domandò: “Non è che si è confusa anche con la sua presunta storia d'amore? Dubito che due ragazzi siano impazziti d'amore per lei, quand'era giovane...” “Ma no, burlone che non sei altro. Loro erano pazzi di me.” “Se lo dice lei...”

DLIN DLON

Questo dev'essere Nappa...” esclamò Vegeta e, non appena aprì la porta, un bestione pelato entrò nella casa, dicendo: “Sono arrivato, scusate il ritardo ma c'era un traffico pazzesco...”

Non appena vide la madre di Tights e Bulma, sgranò gli occhi e gridò: “LA PIOVRA!!!!” “NAPPA!!!!!” urlò, entusiasta, la donna “Quanto tempo è passato!!! Ti trovo in splendida forma, così alto e muscoloso... ti sei rapato i capelli per apparire più virile, vero?” “Guarda che mi sono caduti...” “Beh, stai molto meglio, sai?” “Scusate... ma voi due vi conoscete?” domandò Bulma, senza parole.

Sua madre conosceva Nappa?! E, poi, che diavolo significava quel soprannome -La piovra-?!

Fu Nappa a rispondere: “Beh, sì... siamo semplici conoscenti...” “Eravamo compagni di classe al liceo. Assieme a quelle due meraviglie dei miei fidanzati...” “Non dire sciocchezze! Bardack e Vegeta non ti sopportavano minimamente!”

Sentendo i nomi -Bardack- e -Vegeta-, Radish e Vegeta sgranarono gli occhi contemporaneamente.

Quelli erano i nomi dei loro rispettivi padri...

Vedendo l'interesse dei due giovani, Nappa spiegò: “Prima che lo domandiate, ve lo dico subito: sì. Stiamo parlando dei vostri rispettivi padri.” “EEEHHH?! Quei due bei ragazzi sono i figli di Bardack e Vegeta?!” “Ma non vedi la somiglianza?” “Che nostalgia!!! Ovviamente, da dei padri così belli non potevano che nascere dei figli stupendi!!!!” “Forse è meglio che andiamo di là...” disse Tights, esasperata, indicando la sala da pranzo.

Una volta che si furono accomodati, la madre di Tights e Bulma esclamò: “Che meraviglia!!!! Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo!!! Mi sembra solo ieri che eravamo tutti a scuola!!!” “Già...” “Tutti quei bei ragazzi... non riesco proprio a dimenticarli...” “Mi sa tanto che nemmeno loro non riusciranno mai a dimenticarti... ogni occasione era buona per appiccicarti a qualcuno... ti abbiamo soprannominata la Piovra per questo...” “Ma i miei preferiti erano Bardack e Vegeta... erano così belli... e così virili...” “Già... se non sbaglio è stato proprio Vegeta a darti quel soprannome... aveva anche inventato la cantilena -Piovra, tornatene allo scoglio e restaci!-” “Un ragazzo molto istruito, non trovi? E ti ricordi quando, durante la festa di fine anno ha detto, davanti a tutti che ero dolcissima come il miele?” “Guarda che ha detto appiccicosissima.” “Già... e poi ha aggiunto anche ero melensa. Un nomignolo affettuoso, non trovi?” “Mamma, guarda che melensa significa lenta di comprendonio.” s'intromise Tights e la donna, senza alterarsi, esclamò: “Ciò dimostra il suo alto livello d'istruzione e le sue conoscenze. Mi piace che gli uomini oltre a essere virili siano anche intelligenti!”

Bulma e Tights alzarono gli occhi al cielo.

Quella donna era un caso disperato...

In ogni caso... li adoravo quei due ragazzi...” continuò la donna “Al liceo mi hanno dato più volte prova della loro virilità... li beccavo sempre nel bagno delle donne...” “Guarda che eri tu che entravi nel bagno dei maschi.” fu il commento, sospirato di Nappa e la donna rispose: “Ma questi sono solo dettagli, Nappa. Comunque, anche tu mi piacevi un sacco al liceo.” “Me lo ricordo... quando siamo andati in gita al museo d'arte antica al secondo anno e durante le varie prove d'evacuazione, ti appiccicavi letteralmente al braccio.” “Te lo ricordi ancora? Ma che tenero che sei...” “E' impossibile dimenticarsi di te, Panchy...” “Comunque, alla fine sono stata costretta a lasciarvi tutti per questo splendido uomo che è mio marito...” “Il pensiero di tutti, in quel momento, è stato: -Che liberazione!-” “Senti, mamma...” domandò Bulma “Come mai hai scelto papà?” “E' molto semplice, cara... perché mi ha dato l'illustre prova di virilità.” “Cosa intendi con illustre prova di virilità?” domandò, preoccupata, la figlia e la madre rispose: “Questa...”


Il giovane si arrampicò sull'albero e si nascose sulle fronde, tirando fuori il binocolo.

Sarebbero entrate a momenti...

Appena in tempo.

Proprio in quel momento, la porta si aprì e comparvero un gruppo di ragazze, tutte sudate e con indosso la tuta da ginnastica.

Stupida scema di un'insegnante!” si lamentò una giovane dai capelli neri mentre si toglieva la maglietta, rivelando dei piccoli seni tenuti su da un reggiseno nero “Lei e quei suoi stupidi esercizi.” “Fa' solo il suo lavoro, Echalotte...” cercò di calmarla un'altra ragazza coi capelli neri lunghi fino alle spalle, la quale indossava un reggiseno di pizzo bianco.

Sull'albero, intanto, il giovane con gli occhiali e il binocolo cercava di non esplodere dall'eccitazione.

Le ragazze in biancheria intima erano sempre bellissime... ma viste dal vivo erano divine... sopratutto quelle due coi capelli neri...

Proprio in quel momento, la prima si tolse i pantaloni, rivelando delle mutandine dello stesso colore del reggiseno, mentre diceva: all'amica: “Senti, Gine, anche se è il suo lavoro, ciò non l'autorizza a farci fare quegli esercizi su quello schifo di pavimento! I bidelli non lo puliscono mai, come le scale! Stasera mi lavo i capelli! Poco ma sicuro!” “Già...”

Notando il tono dell'amica, Echalotte finì di mettersi la sua maglietta e, poi, voltandosi verso Gine, la quale, nel frattempo, si era tolta i pantaloni della tuta, le domandò: “Oh, ma che ti prende?” “Riguarda ieri...” “Non nominare quella pessima giornata di ieri! Se solo ci penso mi viene in mente quello stupido senza cervello!” “Lo so... è solo che...” “Che cavolo è successo?!” “Beh, vedi... quando te ne sei andata... io e Bardack siamo andati a fare un giro... e...” “Non ti avrà mica fatto del male?! Ma io lo uccido!!!” “No... ecco... io e Bardack... ci siamo messi insieme.”

Echalotte sgranò gli occhi, senza parole.

Stai scherzando?!” fu tutto quello che riuscì a domandare la ragazza e Gine rispose: “No... mi piace un sacco! Non saprei cosa fare senza di lui...” “Ma sei scema?! Prima mi fai la predica perché andiamo a fare un'uscita combinata e poi, come se niente fosse, ti fidanzi con uno che conosci appena?! Guarda che può essere pericoloso! Lo sai quante ragazze vengono ammazzate a causa del fidanzato?!” “Bardack non è mica così! Lui è un bravo ragazzo e non mi farebbe mai del male!” “Guarda che lo dicevano anche un sacco di ragazze! E sai dove sono finite la maggior parte? Al cimitero! Magari con la faccia rovinata dalle botte o dall'acido!!!” “Bardack è uno dei ragazzi più gentili che conosca! Si prende sempre cura di tutti, persino di suo padre! Vedrai che quando saremo al campeggio, tornerò come quando sarò partita!” “Un momento... quale campeggio?!” “Beh, ecco... Bardack mi avrebbe invitata a un campeggio che lui e i suoi amici faranno il prossimo weekend...” “E tu hai accettato?! Ma allora sei proprio stupida!!!” “A mia madre penso di dirle che andrò a casa tua, sai com'è all'antica... perciò, quando non ci sarò, cerca di coprirmi...” “Non ce ne sarà bisogno... perché io verrò con te!” “Eh?!” “Certo! Non me ne starò qui, sapendo che sei da sola con degli idioti che potrebbero farti chissà cosa!” “Ma, Echalotte... guarda che c'è Vegeta...” “Se speri che questo basti a fermarmi, ti sbagli di grosso!”

Del discorso tra le due ragazze, il giovane occhialuto, non avrebbe potuto fregargliene di meno.

Ciò che gl'interessava in quel momento era la biancheria intima e le aggraziate forme delle due...

Era così impegnato a spiarle che non si accorse di due voci proprio sotto di lui: “Senti, Vegeta, puoi anche smetterla di avere quella faccia adirata...” “E sta' zitto, Bardack! Guarda che io non sono arrabbiato!” “Certo che lo sei. E se lo sei è perché pensi a quella ragazza, Echalotte...” “Impicciati dei fatti tuoi!!!”

I due proprietari delle voci, due ragazzi, uno coi capelli a palma e l'altro coi capelli a fiamma, continuarono a camminare finché il primo non trattenne il secondo e, indicando la cima dell'albero, domandò: “Ma quello non è Brief, della quarta?” “Già, hai proprio ragione, Bardack...” “Ma cosa starà facendo lassù? Starà cercando gli uccelli?” “Io credo che stia cercando le farfalle...” “In autunno?! Non sapevo che ce ne fossero ancora...” “Quanto sei scemo...”

Bardack rimase in silenzio, non capendo la frase del compagno e poi gli urlò: “Ehi, Brief! Mi dici i colori delle ali delle farfalle? Sai, mio padre è un naturalista e gli farà piacere sapere che genere di farfalle girarono...”

Sentendo quelle parole, Brief trasalì per lo spavento, perse la presa del ramo dov'era appoggiato e cadde per terra violentemente come un sacco di patate.

Sentendo quel rumore, tutte le ragazze dello spogliatoio trasalirono ed Echalotte si affacciò per vedere che stesse succedendo.

Sgranò gli occhi quando vide che c'erano Vegeta e Bardack.

Che state facendo voi due, maniaci?!” sibilò la ragazza e Vegeta le spiegò: “Noi due niente! E' Brief che vi stava spiando!” “Se speri che creda a una cosa così cretina, Vegeta, ti sbagli...!” “Vegeta è là fuori?! Ma allora c'è Bardack!!!” esclamò, euforica, Gine, affacciandosi alla finestra, non accorgendosi che non indossava la maglietta.

Ciao, Bardack!!! Torniamo a casa insieme, questo pomeriggio?” domandò la ragazza, prima che l'amica, la trascinasse via dalla finestra, furibonda: “NON AFFACCIARTI, STUPIDA!!!!”

Non appena ebbe rispedito Gine nello spogliatoio, Echalotte si affacciò di nuovo e urlò: “In ogni caso, Gine mi ha raccontato che l'avete invitata ad un campeggio.” “E anche se fosse, a te che te frega?” “Me ne frega eccome, dannato cretino! Ci verrò anch'io a quello stupido campeggio!!! Non lascerò la mia amica nelle vostre mani!!!” “Non che, invece, muori dalla voglia di stare con me?” la provocò Vegeta, prima che un rotolo di carta igienica gli finisse in faccia.

Prima di chiudere violentemente la finestra, Echalotte sibilò: “Piuttosto che stare con te, sto in mezzo a un branco di meduse!”

Mentre si massaggiava la faccia, il giovane guardò in alto e rispose: “Saranno le meduse a scappare a gambe levate da lei!”

Ad un tratto, il giovane sentì un fruscio e cominciò a correre verso la scuola.

Vedendo quello strano gesto, Bardack lo rincorse e domandò: “Che ti prende? Perché corri?” “Perché lei sta arrivando, scemo!” “Lei chi? Echalotte?” “No! La Piovra!” “LA PIOVRA?!?! Stai scherzando?!” “Ti sembro forse un attore comico?!” “Aspettami, Vegeta!!!!”

I due erano appena entrati a tutto gas dentro la scuola, che comparve una giovane con i lunghi capelli biondi tenuti su con una coda di cavallo e con indosso un vestito lilla.

Nonostante avesse gli occhi chiusi, la giovane camminò senza alcun problema e quando si trovò davanti al giovane cogli occhiali, ancora svenuto dalla botta dovuta alla caduta, s'inginocchiò e cominciò a strattonarlo.

Il ragazzo aprì gli occhi e, mentre si risistemava gli occhiali, riconobbe, allibito, la giovane.

Era Panchy, una giovane ragazza di diciassette anni, più piccola di lui di un anno, la quale si era beccata il soprannome di piovra, a causa della sua abitudine di appiccicarsi letteralmente al braccio del primo che le capitava.

Peccato, era una delle ragazze più belle della scuola... a lui piaceva da impazzire!

Sfortunatamente, non si era mai appiccicata a lui... dopotutto, lui era basso, con gli occhiali e con la passione della scienza... come poteva anche solo pensare di attirare una ragazza amante dello shopping e della cura del corpo?

Eppure, per qualche oscuro motivo, lei era lì, davanti a lui.

La ragazza gli sorrise e, con tutta la semplicità del mondo, rivelò: “Ti ho visto dalla mia classe che spiavi le ragazze nello spogliatoio.”

Brief arrossì.

L'aveva visto!!!

Inaspettatamente, la giovane lo abbracciò.

Mentre Brief si riprendeva dallo shock, Panchy disse: “Eri così virile!!! Il mio uomo deve spiare le ragazze negli spogliatoi!!! Finalmente ti ho trovato, amore mio!!! Sposami, dammi un figlio!!! Sei l'uomo della mia vita!!!”


Tights e Bulma arrossirono, imbarazzate.

Solo la loro madre poteva scegliere il suo uomo per quello...!

Solo Tights ebbe il coraggio di domandare: “Quindi hai scelto papà perché ha spiato le ragazze mentre si cambiavano?!” “Certo. Era così virile...” fu la risposta, sognante della donna, mentre le figlie urlavano, in coro: “MAMMA!!! E' roba da maniaci!!!”

La donna, ignorando in tronco le figlie, verso nei bicchieri del vino e, avvicinandoli a Goku e Tarble, disse loro: “Scusate, piccoli, ma le mie figlie alzano sempre la voce... su, bevete. E' dissetante, sapete?” “OFFRI DELL'ALCOOL A DEI BAMBINI?!?!” protestò, scandalizzata, Bulma e la madre, sospirando, protestò: “Non capisco cosa ci sia di male. Sono degli ometti ed è giusto che conoscano l'ebbrezza del vino...”

Per tutta risposta, Bulma fece dei ringhi soffocati.

Ma quella era davvero sua madre?!

In mezzo a quella confusione, Goku tirò la manica della maglia del fratello, il quale girandosi, domandò, scocciato: “Cosa vuoi?” “Devo andare in bagno.” “E vacci. La strada la conosci.” “Torno subito.”

Il bambino si alzò e si diresse verso il bagno.

I genitori di Tights e Bulma sembravano simpatici.

Sorridevano e parlavano sempre, anche se non capiva granché bene i loro discorsi...

Però gli era sembrato che la sua prof e Bulma fossero adirate... ma almeno, loro avevano ancora i genitori, a differenza sua, il quale, non solo li aveva persi a tre anni ma non si ricordava assolutamente niente di loro...

Era così impegnato a pensare che non si accorse di una sedia e ci sbatté contro, facendo cadere per terra le borse che c'erano sopra di esse e sparpagliando per terra il loro contenuto.

In fretta e furia, il bambino rimise alla casaccio i vari oggetti.

Una volta che ebbe rimesso tutto a posto, il bambino corse in bagno e poi ritornò verso il gruppo.

Ah, eccoti, Goku!” fece Bulma, appena lo vide, e suo padre domandò: “Goku?” “Sì, è il soprannome di Kakaroth.” “Ma... il nome Goku non è usato soprattutto per i cani?”

Tutti i presenti, sgranarono gli occhi.

Nessuno ci aveva mai pensato, però... il nome Goku era usato per i cani...

Hai proprio ragione, caro!” annuì la madre delle due ragazze “Ricordo che qualche anno fa avevamo adottato un tenero meticcio che avevamo trovato su quella vecchia e traballante strada di campagna mentre tornavamo a casa dalle terme e l'avevamo chiamato proprio Goku! Quanti ricordi...”

Il ragazzino rimase in silenzio un attimo, poi raccontò: “Non lo sapevo. Mio nonno mi chiamava sempre Goku e non mi sono mai domandato da dove provenisse quel nome...”

Per un attimo, ci fu il silenzio poi tutti si voltarono verso Radish, il quale era impegnato a bersi una bevanda.

Notando gli sguardi fissi su di lui, il giovane, mettendosi le mani dietro alla testa, disse: “Beh, forse so da dove proviene il soprannome Goku...” “Sul serio, Radish?!” domandò, euforico, il fratello “E' da dove?” “Da un cane.” “Eh?”

Dopo una breve pausa, il giovane continuò: “Goku era il nome di un meticcio che adottammo quando io avevo quattro anni. Era grosso e col pelo nero. Quando occupava il divano del soggiorno, ossia sempre, non c'era spazio per nessuno, nemmeno per me che ero un bambino. Inoltre, era ingordo come pochi. Una volta, papà si dimenticò di chiudere il garage e quel botolo pulcioso entrò, razziando tutta la carne che mamma aveva appena comprato.” “Non mi ricordo questo cane...” “Ovvio. Dieci anni dopo che lo adottammo, quando io avevo la tua stessa età, moccioso, è morto. Tu sei arrivato l'anno seguente. Non mi ricordo chi ti ha dato quel soprannome ma è probabile che sia dovuto a quel cagnaccio.” “E come mai lo adottaste?” “Papà l'aveva trovato mezzo morto per strada mentre tornava a casa dal lavoro, in quanto si era beccato la rogna. L'aveva portato dal nonno, il quale gestiva una clinica veterinaria e dopo mille cure era riuscito a guarirlo. Siccome era un meticcio e, per giunta, col pelo rovinato per la malattia, ce lo tenemmo noi finché non se ne andò all'altro mondo. Fine.” raccontò Radish mentre la madre di Tights e Bulma esclamava, tutta contenta: “Il mio Bardack è sempre stato un bravo ragazzo, sempre pronto ad aiutare gli altri.”

Mentre la donna parlava, Goku ricordò di aver visto, nell'album delle foto che il nonno teneva nel comodino, le varie fotografie di Radish da bambino con un grosso cane nero.

Adesso, aveva aggiunto un altro prezioso alla storia della sua famiglia.

Ci teneva tantissimo ai suoi genitori e gli dispiaceva che fossero morti da giovani per un incidente stradale, prima di conoscerli a fondo, solo che non aveva mai voluto domandare del passato dei suoi.

Tuttavia, da quando si era trasferito da Radish, molte cose stavano venendo fuori sulla sua famiglia e non vedeva l'ora di conoscerle tutte...


Tights! Noi andiamo!” “Ci vediamo...”

La giovane donna era senza forze.

Affrontare i suoi era un'impresa titanica... fortunatamente era finita, anche se ancora non sapeva per quanto...

Bulma, assieme a Vegeta, Tarble e Nappa, se n'era andata da un pezzo... per farli respirare...

Ehi, tesoro.” la chiamò il padre e Tights si avvicinò, assieme a Radish e a Goku, domandando: “Cosa c'è, papà?”

Lui le mostrò un enorme pacco regalo e, orgoglioso, disse: “E' il mio regalo per il tuo bel ragazzo. Sono certo che gli piacerà.” “Lo spero tanto, papà...” rispose, nervosa, la ragazza.

Non sapeva se essere contenta o preoccupata per quel regalo... fosse stato qualcun altro il mittente...

Beh, noi andiamo, piccola. Ciao ciao.” la salutò il padre mentre si dirigeva alla macchina e la madre aggiungeva: “Ricordatevi di darmi un bel nipotino.”

Dopodiché, la macchina partì, lasciando i tre davanti all'ingresso.

Cosa c'è in quel pacco?” domandò, incuriosito, Goku e Tights, guardando con sospetto il regalo, rispose: “N-non lo voglio sapere... ho un brutto presentimento...”

I tre rimasero in silenzio a guardarlo.

Radish e Tights erano quelli più preoccupati... in fondo, il padre di Tights non aveva tutte le rotelle a posto...

Alla fine, Goku disse: “Forse fareste bene ad aprirlo... potrebbe contenere qualcosa di utile...” “Sì, potrebbe...” commentò Radish.

Il regalo del padre di Tights lo preoccupava, e molto, ma non poteva negare che era interessato... e poi, quello era il suo regalo!

Va bene, lo apro!” disse il giovane e, mentre scartava il pacco, Tights esclamò: “Papà, mi fido di te!”

Tuttavia, quando il ragazzo aprì il pacco, la ragazza sgranò gli occhi e divenne rossa come un peperone.

Il pacco, infatti, conteneva una pila di giornaletti pornografici!

Ma che cavolo...?! Questa è la collezione di mio padre!!!” urlò la ragazza, prendendosi tutte le riviste che c'erano.

Purtroppo, non si accorse che il piccolo Goku, incuriosito, aveva preso una rivista e la stava guardando.

Dopo un po', senza alzare gli occhi dalla rivista, domandò: “Ehi, Radish. Perché queste ragazze sono nude se non stanno facendo il bagno? Sono troppo povere per comprarsi dei vestiti?” “NON GUARDARE!!!!” urlò il fratello maggiore, prendendo la rivista.

Una volta che le ebbe prese tutte, Tights le mise in uno scatolone, commentando, adirata: “E secondo mio padre questo sarebbe il regalo adatto al mio ragazzo?! Ma io lo uccido!!!” “Cosa ne farai di quelle riviste, Tights?” domandò Goku e la ragazza rispose: “Le brucerò nel mio caminetto, poco ma sicuro!!!” “Allora che ne dici di preparare i mashmallow? Sono così buoni...”

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Capitolo 21
*** Un regalo inaspettato ***


CAPITOLO 21: UN REGALO INASPETTATO


Le note della chitarra di Radish si sentivano fin dal salotto.

Da quando suo fratello era stato accettato in una band, si sentivano spesso varie note disparate nel corso della giornata.

A lui non dispiaceva sentirle... davano un tocco di allegria alla casa...

Tuttavia, non poteva dire a Radish di suonare più spesso.

Quando glielo aveva detto, aveva smesso di suonare e dopo aver imprecato per l'ennesima volta, non aveva più toccato la chitarra per due giorni.

Tuttavia, il suono era bellissimo e suo fratello aveva una bella voce.

Si avvicinò lentamente e, stando bene attento a non farsi vedere da Radish, si mise ad ascoltare.

Le note erano allegre e facevano voglia di ballare... aveva proprio del talento.

Ad un tratto, improvviso, la musica finì e Radish disse: “Moccioso, lo so che sei lì. Vedo la tua ombra, scemo.” “Scusa...” si scusò il ragazzino, sporgendosi e mettendosi la mano dietro ai capelli “E' solo che volevo ascoltarti meglio...”

Per tutta risposta, Radish pizzicò le corde della chitarra.

Dopo un po', il giovane disse: “Beh, Kakaroth... se vuoi ascoltare resta pure...”

Goku sgranò gli occhi e guardò il fratello incredulo.

Gli stava davvero permettendo di restare ad ascoltarlo?!

Lui che non lo voleva tra i piedi nemmeno se lo pagavano?!

Accorgendosi che il fratello minore lo stava guardando senza parole, Radish arrossì e, scocciato: “Piantala di guardarmi con quella faccia da pesce lesso! Altrimenti ti togli di torno!” “Scusa, scusa, Radish!” “Stupido moccioso...”

Goku si sedette sul letto mentre Radish, anche lui sdraiato sul letto, riprendeva ad accordare la chitarra.

Mentre lo osservava, Goku notò che sparsi per il letto e il pavimento c'erano degli spartiti e delle frasi scombinate.

Stai scrivendo una canzone?” domandò e Radish rispose: “Forse...”

Mentre pizzicava una corda, fece un sospiro.

Si stava ammorbidendo con quel dannato marmocchio...

Con la coda dell'occhio, gli diede un'occhiata.

Era ancora lì, sdraiato a pancia in giù, mani sul volto e col suo solito sorriso da ebete...

Ci teneva proprio a guardarlo...

Mentre suonava, non poté fare a meno di pensare al passato... gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo...


Era sdraiato sul vecchio divano rosso del salotto, così vecchio che era un miracolo che non fossero ancora saltate le molle... ma, dopotutto, quel divano aveva subito per dieci anni il peso di quel vecchio bestione peloso di Goku... se non era crepato allora non crepava più.

L'ennesimo strillo proveniente dal box, gli fece fare un ringhio soffocato.

Maledetto stupido moccioso di un anno.

Ma possibile che i suoi genitori erano dovuti uscire per il colloquio coi genitori e suo nonno era dovuto andare a fare la spesa proprio quel giorno?!

Così era stato costretto ad improvvisarsi babysitter per quel cretino di suo fratello!

Perché diavolo i suoi avevano avuto un'idea così scema di dargli un fratello?!

Un anno dopo che era morto il cane gli avevano rifilato un fratello minore... il peggior regalo che un genitore poteva fare al proprio figlio in assoluto.

E lui che avrebbe tanto voluto allenarsi con la chitarra...

Sta un po' zitto, scemo! Il vero Goku non faceva tutto questo baccano! Si limitava ad abbaiare alla luna una volta ogni tanto, chissà poi perché...” gli urlò, scocciato il giovane.

Come poteva diventare un musicista se suo fratello continuava a frignare?!

Aveva letto su una rivista che i musicisti e i cantanti si allenavano tutti i giorni fin da bambini... evidentemente o erano figli unici o non avevano mai avuto fratelli minori che urlavano a tutto gas 24 ore su 24.

C'era da impazzire ad ascoltarlo frignare.

Radish si passò una mano sulla fronte.

Ma chi era stato quell'idiota che aveva dato a quel moccioso insopportabile il soprannome del cane?!

In ogni caso, doveva allenarsi, con o senza fratello frignone.

Scocciato, si mise a suonare.

Ad un tratto, sorpreso, si accorse che quel moccioso aveva smesso di frignare.

Guardò il fratello e si accorse che il bambino lo stava fissando dal box.

Smise di suonare e gli domandò, scocciato: “Ma si può sapere che hai da guardare?” “Ancora.” esclamò il neonato, agitando le piccole e grassocce braccia.

Radish sgranò gli occhi, sorpreso.

Quel moccioso aveva detto la sua prima parola.

Non riusciva a capire da dove cavolo venisse... forse l'aveva imparata ascoltando i loro discorsi a tavola...

Vuoi che continui?” domandò e la risposta del bambino fu un semplice: “Ancora!” “E ancora sia.”

Radish si rimise a pizzicare la chitarra e a cantare tutto ciò che pensava.

Non avevano alcun legame tra loro e, francamente, non gliene importava niente.

Tutto ciò che voleva era cantare.

Il resto non contava.

Smise quando sentì il respiro affannoso e la gola che gli doleva dallo sforzo.

Si voltò verso Kakaroth e vide, che continuava a muovere le braccia e a urlare: “Ancora! Ancora!” “Dacci un taglio, moccioso. Sono stravolto!” gli rispose la voce roca e affannosa del fratello maggiore.

Mentre protestava, si accorse che suo fratello stava sorridendo.

Era un piccolo sorriso stentato... ma, in quel momento, gli parve il sorriso più bello del mondo...

D'istinto, anche lui sorrise.

Non sapeva nemmeno perché... voleva solo sorridere...

Proprio in quel momento, il giovane sentì la chiave girare nella toppa della porta di casa.

Svelto come il fulmine, Radish prese la chitarra e la mise nel ripostiglio.

Avrebbe dovuto studiare per la verifica d'inglese che si sarebbe svolta dopodomani e non era il caso che si distraesse dato che i suoi voti erano orrendi e sua madre l'avrebbe ucciso... dopo averlo disseppellito dalla tomba in cui ce l'avrebbe buttato dopo essere tornata dai colloqui, ovviamente.

Una volta che la chitarra fu al sicuro, prese l'enorme volume di letteratura inglese di fianco a sé e, dopo averci nascosto tra le pagine, i vari spartiti musicali che usava per esercitarsi, fece finta di leggere.

Sono tornato!” dichiarò la voce allegra del nonno e Radish, senza nemmeno alzare la testa, anche se in cuor suo sospirò dal sollievo, mugugnò: “Ciao, nonno.”

L'uomo si avvicinò al box e, prendendo in braccio il nipote più piccolo, notò: “Sembra allegro...” “A me sembra il solito.” “Ha fatto il bravo mentre ero via?” “Frignava un po'... comunque, credo che dovresti cambiargli il pannolino.”

L'uomo salì le scale che portavano di sopra e una volta che fu sparito, il ragazzo prese la chitarra dal ripostiglio e corse a metterla in cantina, luogo dove aveva trasferito tutta la sua roba legata alla musica, dato che doveva condividere la stanza con quel moccioso buono a nulla di Kakaroth...

Si era appena buttato di peso sul divano, quando tornò suo nonno.

Ho sistemato tutto. Adesso sto un po' con lui.” l'avvisò l'uomo mentre Radish rispondeva: “Ottimo.” “Ah, Radish...” “Che c'è, nonno?” “Mentre venivo qui, mi è sembrato di aver sentito della musica. L'hai sentita anche tu?” “No... probabilmente era il vicino che stava riparando l'auto con la radio accesa. Lo sai che lo fa spesso.” “Credo che tu abbia ragione...”


Mentre ricordava, continuava a pizzicare, a casaccio, le note ma non gliene fregava niente.

Non avrebbe mai pensato che fosse così bello ricordare...

Diede un'occhiata al fratello... era cresciuto da quell'episodio... ma non aveva perso il vizio di voler ascoltare la sua musica...

Ad un tratto, smise di suonare e stiracchiandosi, disse: “Per oggi basta così o non mi resterà più un filo di voce.” “Oh no, di già?” “Di già, moccioso. E adesso fila a preparare la tovaglia mentre io mi faccio una doccia.”

Goku uscì subito dalla stanza del fratello e si mise ad apparecchiare.

Era parecchio abile in ciò in quanto, quando il nonno era ancora vivo, apparecchiava mentre l'anziano cucinava.

Uno dei loro giochi preferiti era provare ad indovinare che piatto stava preparando il nonno, annusando l'aria della cucina... e lui riusciva ad indovinare tutte le volte.

Proprio in quel momento, il bambino sentì i telefono suonare e, dopo aver preso la cornetta, disse: “Pronto... ah, buongiorno, signor papà di Bulma e Tights...”

Dopo un po', Radish uscì dal bagno mentre si strizzava i capelli con un asciugamano.

Una volta in sala, notò il fratello che parlava a tutto gas al telefono: “...Ah, grazie. Non vedo l'ora di raccontarlo alla mia classe...” “Chi è, moccioso?” domandò il giovane, prendendo il telefono dalle mani del bambino, e Goku rispose: “Il papà di Tights.” “Ottimo, adesso ci parlo io. Fila a finire di leggere il libro che ti ha dato la tua insegnante.”

Mentre il bambino si allontanava e si sedeva pesantemente sul divano, il fratello domandò: “Pronto?” “Ciao, Radish. Ti è piaciuto il mio regalo?” domandò il vecchio dall'altra parte della cornetta mentre Radish, diceva un semplice: “Diciamo che mi sono stati molto utili...” Come combustibile per il camino.

Ignorando il destino delle sue riviste pornografiche, il padre di Tights continuò: “Comunque, Goku mi ha raccontato che la relazione tra te e la mia amata bambina procede a gonfie vele...” “Sì, non c'è male. E lei e sua moglie come state?” “Bene, anche se le medicine contro il mal di testa che ha comprato in farmacia non hanno funzionato granché bene...” “Quanto mi dispiace...” “Non preoccuparti, ne abbiamo comprato di nuove e adesso è di nuovo in forma.” “Speriamo proprio di no... comunque, è stato bello sentirla, alla prossima!” salutò Radish e, prima che il padre di Tights ebbe il tempo di dire A, Radish mise giù la cornetta.

Non aveva alcuna intenzione di affrontare i genitori di Tights...

Mentre si grattava la testa, notò che il fratello minore se ne stava seduto sul divano e che stava stringendo tra le braccia un peluche con la forma di un drago verde.

Si avvicinò di nascosto a lui e glielo tolse, domandandogli, ridendo: “Non sei un po' troppo grande per questi peluche?” “Ridammi Shenron! Ci tengo! L'ho trovato io e perciò è mio!” “Ah sì? E dove l'hai trovato? Nel bosco?” “No. In un bidone della spazzatura.”

Sentendo quelle parole, Radish ebbe un blocco.

In un bidone della spazzatura, hai detto?” domandò, incredulo, il giovane e il fratello annuì: “ Esatto! L'ho trovato la mattina di natale dell'anno scorso!”


Goku, potresti essere così gentile da buttarmi la spazzatura, per favore?” “Certo, nonno!”

Con un grosso sorriso sulle labbra, il bambino si mise la giacca, i guanti e il cappotto, per poi uscire dalla porta col sacco della spazzatura.

Povero nonno... era da un po' che era stanco... doveva essere per via della vecchiaia...

Finalmente, scorse il bidone e, una volta che fu lì, lo aprì ma, poco prima di buttare il sacco, si accorse di qualcosa.

Dentro al bidone c'era un enorme drago verde di peluche.

Con un sorriso, il bambino esclamò, tutto contento: “URCA!!! CHE BELLO!!!”

Lo tirò fuori e mentre lo abbracciava, disse: “Senti com'è morbidoso...”

Dopo un po', lo guardò stupito e si domandò, stupido: “Ma perché l'avranno buttato via? E' in ottime condizioni... va beh, non importa. Torniamo a casa.”

Così, il bambino, con drago sottobraccio, tornò alla sua casa e quando il nonno gli aprì, Goku, mostrandogli il drago che aveva trovato, esclamò: “Nonno, guarda che bel drago!” “Hai proprio ragione. Dove l'hai trovato?” “Nella spazzatura. Un vero spreco, eh?” “Già...”

Goku non si accorse che suo nonno stava osservando il drago con molta attenzione.

Tuttavia, alla fine, l'uomo prese il peluche e dichiarò: “Lo metto in lavatrice e poi è tuo, va bene?” “Sì! Grazie, nonno!”


Prendi le cose dai bidoni della spazzatura?! Ma fai proprio schifo!” fu la risposta, disgustata di Radish, prima di lanciargli in testa il peluche.

Goku, per tutta risposta, gli fece una linguaccia offesa per poi, abbracciando il suo peluche, tornare a guardare i cartoni.

Dopo un po', sentì il campanello e urlò a Radish, intento a cucinare: “Radish, c'è qualcuno.” “Grazie, idiota. Ti giuro che non me n'ero accorto.” fu lo sbuffò di Radish, riapparendo dal forno, dove ci aveva messo dentro delle pizze.

Il ragazzo si diresse verso la porta e domandò al citofono: “Chi è?” “Sono io. Ti ho riportato il cd.” “Ah, grazie, Tights. Sali pure.”

Pochi minuti dopo, la bionda, sorridente e allegra come al solito, entrò nell'appartamento.

Professoressa!” gridò Goku, abbracciandola con forza ed energia, mentre la giovane disse, toccandosi la testa: “Piano, Goku... ho un po' di mal di testa...” “Si sente bene? Mi sembra un po' stanca sa?” “Ma sì... sai, in questo periodo girano tante malattie... e poi ieri sera non ho dormito molto bene...” “In ogni caso, le malattie se le beccano soprattutto i mocciosi e le loro prof.” aggiunse, divertito, Radish.

Tights, guardandolo in malo modo, rispose: “Ma lo sai che sei proprio divertente?” “E' la mia seconda specialità.” “E la prima?” “Te la mostrerò con molto piacere dopo pranzo...” “Non puoi mostrarla adesso, Radish?” domandò, ingenuamente, Goku.

Radish sbuffò, adirato.

Possibile che quel cretino di Kakaroth non capisse le cose più elementari?!

Sono cose da grandi! Fila a mangiare la tua pizza, babbeo!” fu la risposta e stavolta toccò al ragazzino mentre obbediva, controvoglia, all'ordine.

Ma perché tutto quello che riguardava Radish erano cose da grandi?!

Mentre si metteva in bocca un pezzo di pizza, Goku domandò: “Cosa si fa questo pomeriggio?” “Ti porto all'officina di Nappa. Così ti diverti.” fu la risposta di Radish e Goku esclamò, divertito: “Sì, che bello!”

Dopo qualche altro minuto, il ragazzino chiese: “Scusa, Tights... perché indossi vestiti così leggeri? Io sento freddo...” “Fatti gli affari tuoi, moccioso.” fu la secca risposta di Radish e, mentre gli mollava un calcio alla gamba sotto al tavolo, la bionda rispose: “Io sono sempre stata un tipo abbastanza caloroso e adoro tutto ciò che ha a che fare col caldo e l'estate... sai, un giorno vorrei andare a vivere vicino al mare.” “Attenta alle meduse, prof.”

Tights si mise a guardare in malo modo Radish.

Era proprio un idiota immaturo... ma non sarebbe riuscita a vivere senza di lui.

Lui era tutto per lei... senza di lui... niente aveva più senso...

Una volta finita la pizza, Goku si mise sulle spalle, da cui appariva il bastone portafortuna, e seguì il fratello maggiore, il quale, prima di uscire, disse a Tights: “Tu pulisci i piatti...” “Schiavista!” “Non preoccuparti, prof... quando torno c'è una sorpresa per te.”

In pochi minuti, i due fratelli raggiunsero l'officina e, prima di risalire in macchina, Radish disse a Nappa: “Tienimelo buono per qualche ora. Esco un attimo ma tornerò per le sette.” “Ok.” “Ti ricordi, vero, che stasera ci vediamo con le ragazze a quel piccolo ristorante dietro l'angolo.” “Ma sì, che discorsi fai?” “Hai ragione... tu pensi solo a feste e alle donne... quindi un incontro al ristorante te lo ricordi di sicuro.” “Ah ha... molto divertente.”

Radish ritornò dal suo appartamento, dove trovò Tights sdraiata sul divano, addormentata.

Non scherzava nel dire che era stanca morta... però anche addormentata profondamente era così carina... sembrava brillare grazie alla luce del sole che la toccava con dolcezza... faceva venire voglia di darle un bacio...

Purtroppo, l'incanto finì pochi minuti dopo, non appena la donna riaprì gli occhi.

Ah, sei tornato... credevo che stessi rimorchiando una ragazza...” fu la risposta della Tights, mentre soffocava un profonda sbadiglio.

Radish si avvicinò a lei e, sedendosi accanto a lei, notò: “Fuori c'è una splendida giornata...” “E allora?” “Invece di avere quell'umore nero, potresti uscire con me.” “La tentazione ci sarebbe...” “Andiamo, prof. C'è una sorpresa solo per te, giù.”

Finalmente, Tights alzò lo sguardo dal libro.

Era strano che Radish insisteva tanto per farla scendere... di solito non muoveva un dito fuori di casa e l'unico movimento che faceva era di portarla in camera sua sul suo letto dove ci dava dentro in un modo...

La giovane donna seguì il ragazzo e, non appena giunsero al garage, Tights sgranò gli occhi incredula.

Proprio davanti al garage di Radish c'era una moto.

La prima volta che ci siamo incontrati, prof, mi hai raccontato che ti piacciono le moto.” disse il ragazzo mentre la giovane, senza parole, la toccava dolcemente.

Hai sul serio comprato una moto... per me?” gli domandò e Radish, voltandosi per non far vedere che era arrossito, rispose: “Avevo già in mente di comprarla... ho pensato che sarebbe stata un'idea carina farci un giro il giorno del tuo compleanno.”

Sentendo quelle parole, Tights dovette trattenere le urla di gioia: “Ti sei ricordato del mio compleanno!!!” “Era impossibile dimenticarsene, prof! Non facevi altro che ripeterlo un giorno sì e l'altro pure!” “Ti adoro!!!” esultò la ragazza, abbracciandolo.

Radish arrossì completamente ma, in fondo in fondo, era contento di quell'abbraccio...

Alla fine, il suo orgoglio ebbe la meglio.

Saltò sulla moto e disse a Tights: “Dai, salta a bordo, prof. Il giro è lungo e poi dobbiamo andare a cena fuori.” “Sì, certo.”

Una volta che la bionda fu a bordo, Radish mise in moto, sperando di ricordarsi gli insegnamenti di Vegeta.

Aveva dovuto far da babysitter a Tarble per convincerlo a dargli lezioni su come guidare una moto, in modo da riuscire a prendere il patentino ma, alla fine, ce l'aveva fatta in tempo per il compleanno della ragazza.

Quella era la prima volta che guidava la moto per un lungo tratto e senza il controllo di Vegeta... ma era meglio non dirlo a Tights o l'avrebbe ucciso.

Nel frattempo, la ragazza era aggrappata alla schiena di Radish.

Sentiva l'ebbrezza del vento, il rumore dell'asfalto e il calore della schiena del suo ragazzo... era tutto così bello e perfetto... il miglior compleanno della sua vita...

Dopo un lungo giro, finalmente, Radish si fermò davanti ad una gelateria, dove i due comprarono un cono, vaniglia quello di Tights e cioccolato quello di Radish.

Mentre si sedevano ad un tavolo all'aperto per mangiare il gelato, Tights disse: “Devo ammettere che mi ha spiazzata con la moto... non me la sarei mai immaginata, giuro.” “E questo è niente, prof. Quando torneremo al mio appartamento ce n'è un'altra... e sono certa che ti piacerà.” “COSA?! Sul serio?!” “Altroché... ma prima finiamo il gelato.”

Dopo un po', Radish le domandò: “Prof, come mai le piace così tanto la vaniglia? Per me ha un sapore troppo dolce, a differenza del cioccolato che il suo sapore è amaro e forte come piace a me.” “Per me è il contrario... ognuno ha i suoi gusti. Però ho letto che se si uniscono due sapori completamente diversi, se ne crea uno nuovo, dal sapore unico e buono.” “Allora dovremmo provare un giorno...”

Una volta che ebbero finito, i due fidanzati tornarono sulla moto e tornarono al condominio.

Per fortuna è andato tutto bene con la moto...” commentò Radish sottovoce e Tights domandò: “Hai detto qualcosa?” “No, niente.”

I due salirono le scale fino all'appartamento e, una volta dentro, la bionda domandò, fremendo dalla curiosità: “E allora, questa sorpresa?” “Eccola qui.”

Prese la sua chitarra e, mentre pizzicava le note, dichiarò: “Questa l'ho composta solo per te, prof.” “Io... io non so cosa dire...” “Non dire niente e ascolta, molto semplicemente.”

Radish si schiarì la voce e poi cominciò a cantare, accompagnato dalla sua chitarra:


Nessun capodanno da celebrare
Niente cuori canditi di cioccolato da regalare
Nessun primo giorno di primavera
Nessuna canzone da cantare
Infatti è proprio un giorno come tanti
Nessuna pioggia d’aprile
Niente fiori che sbocciano
Nessun sabato da sposarsi entro la fine di giugno
Ma qualunque cosa sia, è qualcosa di autentico
Che si compone di queste tre parole che devo dirti
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
E l’intendo dal profondo del mio cuore
Nessuna piena estate
Nessun luglio caldo
Nessun plenilunio per rischiarare una dolce notte d’agosto
Nessuna brezza autunnale
Niente foglie che cadono
Neanche il momento per gli uccelli di migrare
Niente sole in bilancia
Niente halloween
Nessun ringraziamento per gli auguri di Natale che fai
Ma qualunque cosa sia, sebbene vecchia o nuova
Per riempire il tuo cuore come nessuna delle tre parole
Potrebbe mai fare
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
E l’intendo dal profondo del mio cuore
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
E l’intendo dal profondo del mio cuore
del mio cuore, del mio cuore
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
Ho chiamato semplicemente per dire quanto mi sei cara, si
Ho chiamato semplicemente per dire che ti amo
E l’intendo dal profondo del mio cuore
del mio cuore, del mio cuore

Radish diede un'ultima pizzicata alla sua chitarra e poi si voltò a guardare Tights.

Dopo un attimo di silenzio, la giovane domandò: “Questa canzone... l'hai fatta per me?” “Certo, prof... l'ho creata solo per te...” “E' stupenda... mi ha lasciata senza parole...” “Era proprio quello che volevo, prof...” le disse il giovane, dandole un sensuale bacio sulle labbra.

Una volta che l'ebbe baciata, le passò un foglio di carta: “Qui c'è il testo... così, ogni volta che ti verrà voglia di sentirla, ce l'avrai già...” “Sai, Radish... la maggior parte delle volte sei un idiota... ma sai essere anche così dolce...”

Radish fece un sorriso malizioso e poi disse, mentre si avvicinava alle sue labbra: “Senti, senti... visto che sei così contenta non è che potrei prendermi un piccolo premio? Un premio che puoi darmi soltanto tu...” “Ma possibile che pensi solo al sesso?!” “Se si tratta di te, prof, ci penso tutto il giorno.” “E va bene... ma scordatelo di farlo qui!” “Ma come siamo timide, prof...”


Posso farvi una domanda, a nome dei miei amici?” “Certo, Vegeta.” “Perché dobbiamo pagare noi la cena?!”

Sentendo quelle parole, Bulma alzò gli occhi al cielo.

Possibile che gli uomini, che si vantavano sempre di essere i migliori, non capissero mai le cose più elementari?!

E' molto semplice... voi siete uomini e da che mondo e mondo gli uomini devono fare felici le donne.” dichiarò, orgogliosa, Bulma mentre Vegeta rispondeva, scocciato: “E noi, per farvi contente, dobbiamo pagare il conto del ristorante?” “Certo.” “Schiaviste.”

Mentre i due, come al solito, litigavano, Goku, finendo di dire la sua coca, s'intromise: “Io so che cosa ci vuole per rendere contenta una donna!” “Ma cosa vuoi che ne capisca un moccioso come te! Non hai fatto altro che vivere, fino a poco tempo fa, con uomini e anche piuttosto all'antica!” lo zittì, scocciato, il fratello mentre Goku ribatteva, adirato perché, come al solito, veniva considerato uno stupido ignorante da Radish: “Non è vero! Io so cosa si deve fare per far felice una donna!” “Ah sì? E chi te l'ha detto?” “Il padre di Bulma e Tights! Me l'ha raccontato al telefono proprio oggi! Inoltre ha aggiunto che dev'essere bello grosso!”

Subito, tutti gli adulti del tavolo sgranarono gli occhi e arrossirono.

Inoltre, per poco Nappa non sputò la birra che stava bevendo.

Il padre delle ragazze poteva aver detto soltanto una cosa per indicare cosa facesse felice una donna...

Ma io lo uccido, mio padre!!!” protestò Bulma mentre Radish, puntando il dito verso Goku, diceva: “Non ti azzardare a dirlo in giro, maledetto scemo! Sei ancora piccolo per queste cose!!!” “Perché, scusa? Che male c'è nel comprare un cane per la fidanzata?” “EH?!?!”

I presenti guardarono, senza parole, Goku.

Un cane?

Per tutto questo tempo, il ragazzino si stava riferendo al cane?!

Si stava parlando di quello, no?” domandò il bambino “Ho forse detto qualcosa di male?” “No, no... il cane va bene...” fu la debole risposta di Radish.

Il gruppo riprese a mangiare in silenzio ma, dopo un po', le parole e le risate ripresero, come se niente fosse accaduto.

Dopo un po', Bulma disse alla sorella: “Tights, tutto bene?” “Sì, non preoccuparti...” “E' solo che non mi sembri avere un bel colorito...” “Non è niente, non preoccuparti... scusate, ma devo andare un attimo in bagno, torno subito.”

La bionda si alzò e corse nel bagno delle donne, mentre la sorella minore la osservava in silenzio.

Nel frattempo, i ragazzi del gruppo continuavano a chiacchierare, non accorgendosi di quello che accadeva a Tights.

E, sentiamo, quale cane vorresti regalare alla tua ragazza?” stava dicendo Radish e Goku rispose: “Un meticcio! Come il cane che tu, mamma, papà e il nonno avevate!” “Bravo... così s'impadronisce del divano e te lo sporca tutto coi peli, puzzandolo pure da morire!” “Però scommetto che sarà coccoloso!” “I cani sono tutti così...” “A te piaceva Goku?”

Radish osservò in silenzio il fratello minore e, per un attimo, ebbe l'impressione di rivedere il muso nero e peloso del suo cane...

Secondo te un sacco di pulci doveva piacermi?” sbuffò il ragazzo “Era un pasticcione patentato! Inoltre per lui, ogni occasione era buona per scappare e vedere un po' il mondo! Una volta ha persino saltato il cancello e si è messo a girare in città mentre il nonno lo cercava disperato... e sai dove l'ha trovato, alla fine?” “Dove?” “Un cameriere del ristorante di un albergo, il quale conosceva sia il nonno che il cane, gli ha detto che si trovava nella cucina, intento a mangiarsi gli avanzi della spazzatura. Pensa che quello scemo di un cane ha persino attraversato la strada, col rischio di farsi asfaltare, pur di raggiungerla.” “Allora non era mica tanto scemo...” “In effetti, paragonato a te, si può definire un autentico genio.”

Il gruppo chiacchierò per un po' finché il cameriere non arrivò con le loro ordinazioni.

Fu a quel punto che Bulma domandò, preoccupata: “Ma cosa starà facendo Tights? E' da un pezzo che è in bagno...” “Si sarà bloccata la porta... una volta mi è successo...” tentò di rassicurarla Tarble ma la giovane, alzandosi in piedi, rispose: “Vado a vedere come sta...” “Testarda...” sibilò Vegeta poi urlò: “Non aspettarti che il tuo piatto sia ancora pieno!”

Bulma si diresse verso il bagno delle donne, sperando che Tights avesse solo dei problemi alla porta come aveva proposto Tarble...

Una volta dentro, si diresse verso l'unica porta chiusa e, bussando delicatamente, domandò: “Sorellona, sono Bulma. E' arrivato il cibo.” “Non ho fame...” rispose la voce della sorella dall'altra parte.

Quella risposta lasciò Bulma senza parole.

Cos'era successo a Tights?!

Sembrava disperata... in più, le era sembrato che Tights fosse molto distante, anche se c'era solo una porta a dividerla da lei...

Tights!!! Dimmi cosa succede?!” urlò Bulma, battendo con forza la porta “Guarda che chiamo i ragazzi!!!” “No, ti prego!!!” “Allora esci e dimmi cos'hai!” “Io... non mi sento bene... voglio tornare a casa... ti prego...”

Sentendo la voce sempre più roca della sorella, Bulma intuì che la sorella non aveva voglia di parlare... ma cosa le era successo?

Eppure poco prima era allegra e vivace come al solito...

Va bene... se non ti senti bene, ce ne torniamo a casa...” la rassicurò Bulma e, dopo un po', Tights aprì la porta, la quale, prima di seguire la sorella minore, si raccomandò: “Ti prego, dì ai ragazzi solo che non mi sento bene...” “Va bene, non preoccuparti.” “Grazie...”


Era buono il gelato, eh, Radish?” “Certo.” “Peccato che la ragazze se lo siano perso...”

Radish, ignorando i discorsi del fratello, mise la chiave nella toppa della porta del suo appartamento.

Era strano che Tights e Bulma se n'erano andate proprio nel bel mezzo della cena... ma d'altronde, la prima non aveva avuto una bella cera... però era proprio una bella sfortuna stare male durante la festa di compleanno...

Si strinse le spalle mentre entrava nell'appartamento.

Tights era una tosta... non sarebbe bastata l'influenza a tenerla a letto... anzi, era certo che l'indomani sarebbe stata di nuovo in piedi... pronta a stare con lui sulla sua moto e sul suo letto...


Bulma se ne stava sdraiata sul suo letto a guardare il soffitto completamente nero a causa del buio nella sua camera da letto.

Era inquieta... come un ladro nascosto che teme di essere beccato dalla polizia da un momento all'altro e arrestato...

Cos'aveva Tights?!

Non era da lei stare male all'improvviso... anzi, fin dalle superiori era una delle ragazze più resistenti alle malattie... non aveva mai saltato la scuola, a parte quando c'era stata quella brutta faccenda dell'incidente ferroviario...

Si alzò in piedi e uscì dalla sua camera per recarsi in bagno.

Una volta fuori dalla stanza, si accorse che la luce del salotto era acceso.

Ultimamente, sua sorella faceva molta fatica ad addormentarsi... cosa che la rendeva spesso irritata...

In punta di piedi, Bulma si recò in salotto e aprì la porta.

Tights era seduta sul divano, con le lacrime agli occhi, intenta a guardare uno strano bastoncino che teneva in mano.

Non appena lo riconobbe, Bulma sgranò gli occhi.

Dopo un po', Tights alzò la testa e, riconoscendo la sorella minore, sobbalzò e nascose il bastoncino sotto al cuscino.

Tra le due sorelle vi fu un attimo di silenzio.

Nessuna delle due voleva parlare.

Alla fine, fu Bulma a prendere l'iniziativa: “Tights... quello che avevi in mano poco fa... era un test di gravidanza?” “Sì...” fu la risposta dell'altra, abbassando la testa e permettendo ai suoi corti ciuffi biondi di coprirle gli occhi.

Ci vollero altri minuti perché Bulma trovasse il coraggio di domandarle: “Quindi... tu sei...” “Sì, Bulma. Sono incinta.”

Quelle parole furono come se un fulmine fosse apparso all'improvviso nella stanza.

Bulma si avvicinò alla sorella e si sedette di fianco a lei.

Subito, Tights si appoggiò a lei, come se stesse cercando del confronto.

La ragazza fu sorpresa da quell'improvviso gesto della sorella... molte volte, aveva cercato la sorella per farsi consolare, per esempio quando prendeva un brutto voto a scuola... era la sua roccia, la sua ancora di salvezza...

Ma quella notte, all'improvviso, era diventata l'ancora di salvezza della sua roccia...

Non sapeva cosa fare... era un compito così importante... aveva paura di fare qualche pasticcio...

D'istinto, mise il braccio attorno alle spalle della sorella... era la cosa più sensata che le veniva di fare... sperava solo di non sbagliare...

Perché sono così stupida, Bulma?” domandò, all'improvviso, Tights “Per quanto ci provi, faccio solo stupidaggini...” “Non è affatto vero!” esclamò, istintivamente, Bulma “Sei una delle persone più responsabili che conosca...” “Ma sono rimasta incinta come una stupida, Bulma! Che cavolo faccio, adesso?! Eppure ho sempre preso i contraccettivi...” “Prendevi la pillola?” “Certo!” “Senti, Tights... io temo che tu abbia preso per errore le medicine che nostra madre prendeva contro il mal di testa... stamattina non trovavo più la tua penna nella tua borsa, così le ho telefonato e ho scoperto che, non solo parecchi oggetti che si trovavano nella tua borsa erano in quella della mamma ma anche dei suoi oggetti erano nella tua... inoltre, mamma mi ha raccontato che aveva trovato dei contraccettivi in pillole... volevo parlartene ma eri già uscita...”

Sentendo quelle parole, Tights scoppiò a piangere e Bulma, istintivamente, l'abbracciò forte.

Quella storia doveva essere tremenda per la sorella...

Non appena si fu un po' calmata, Tights domandò: “E adesso cosa faccio, Bulma?” “Beh, credo che prima di tutto dovresti dirmi chi è il padre del bambino...”

Quest'improvvisa domanda, fece restare in silenzio la giovane, ma alla fine, con un filo di voce, ammise: “E'... Radish... stiamo insieme da quando siamo tornati dal campeggio...” “Credo che dovresti dirglielo..” “Ma come faccio, Bulma?! Lo sai che non vuole bambini... ho paura di rovinare tutto...” “Non preoccuparti, Tights. Tu non rovinerai niente... e se Radish avrà qualcosa da ridire, ci penso io.” “Come vorrei avere la tua sicurezza, Bulma...”

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Capitolo 22
*** Danzando nelle tenebre ***


CAPITOLO 22: DANZANDO NELLE TENEBRE

 

“Ehi, dì un po', moccioso... la tua prof è venuta oggi a scuola?” “No... oggi c'era la supplente.”

Radish finse di infischiarsene della cosa e aprì tranquillamente la portiera della macchina.

In realtà, era nervoso... non solo per il fatto che Tights se ne fosse andata improvvisamente ieri sera, proprio durante la cena per festeggiare il suo compleanno... ma anche per il fatto che non l'avesse ancora chiamato.

Se non si sentiva tanto bene, avrebbe dovuto avvisarlo... invece, manco un messaggio nella segreteria!

Vero che in passato non le aveva detto che suo fratello si era ammalato... però ormai era acqua passata... che caspita stava succedendo?!

Era così concentrato nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno di essere arrivato a casa...

Mentre Kakaroth era impegnato a fare i compiti, Radish si mise a pizzicare la sua amata chitarra, in quanto per lui era un ottima terapia contro il nervosismo...

Fu la voce del fratellino a rispedirlo bruscamente nella realtà: “Radish, ti è arrivato un messaggio!”

Subito, il ragazzo corse a prenderlo dallo zaino, sperando che si trattasse di Tights.

Miracolosamente, si trattava di lei.

C'era solo un messaggio che diceva: Radish, incontriamoci alle nove davanti bar vicino al teatro! Ti devo parlare!

Il ragazzo, preso dalla preoccupazione, scrisse velocemente un messaggio: Tights, come stai?! Perché non mi hai chiamato prima?! Ero tremendamente preoccupato, sai? Non li hai letti i miei trenta messaggi?!

Dopo mezz'ora arrivò un semplice messaggio: Ti racconterò tutto stasera. Ti prego, abbi pazienza! Si tratta di una cosa seria e molto importante e io non so proprio come dirtela... non cercarmi fino ad allora, ti scongiuro!

Radish rimase completamente immobile e in silenzio per vari minuti, osservando il messaggio.

Che significava tutta quell'aria di mistero?! Perché Tights era così evasiva nel rispondere alle sue domande?!

Non vedeva l'ora che arrivasse la sera per scoprirlo... aveva un brutto presentimento...

 

Mentre l'aria fredda della notte gli gelava la faccia, Radish diede un'occhiata all'orologio.

Mancavano pochi minuti alle nove... Tights sarebbe arrivata a momenti... e con lei, la soluzione di quel rompicapo...

Sentì un rumore di passi di fianco a lui.

Si girò e la vide, con un lungo cappotto marrone, lo sguardo da un'altra parte e il vento che le muoveva i corti capelli biondi...

Non c'era niente da fare.

Da qualunque angolatura la guardasse, Tights era e sarebbe stata sempre bellissima.

Tuttavia, si accorse che il suo sguardo era nervoso... inoltre, stava stringendo forte il cappotto con la mano destra e mordicchiandosi le labbra.

Faceva sempre così quando era nervosa... quindi ciò che doveva dirgli era una cosa parecchio seria...

“Entriamo in macchina?” domandò alla fine la giovane e Radish acconsentì: “Ok...”

Una volta che i due furono in macchina, si misero a guardare dai finestrini, evitando di guardarsi.

“Allora, prof?” le domandò, alla fine, Radish “Di cosa volevi parlarmi?” “Radish... io sono incinta.”

Le parole fecero scendere di nuovo il silenzio nella macchina.

Dopo alcuni secondi, Radish, sempre guardando fuori dal finestrino, domandò: “E allora?”

Tights sgranò gli occhi dalla sorpresa, a causa della sua inaspettata reazione.

Conoscendo il pessimo carattere dell'uomo si sarebbe aspettata che lui avrebbe detto di tutto e di più... invece era rimasto assolutamente calmo e sereno... come se la cosa non lo riguardasse minimamente...

“Scusa, ma hai sentito cosa ho appena detto?!” protestò la giovane e l'altro rispose, seccato, voltandosi per la prima volta a guardarla: “Certo che ho sentito e ti ho pure risposto!” “Che cavolo significa -E allora?- ?! Ti ho appena annunciato che sono incinta e mi dici ciò?! Con un tono da -Non me ne frega niente-?!” “Io rispondo come mi pare, ok?! Sei incinta, ottimo, congratulazioni! Non m'interessa, lasciami in pace!” “Ma è tuo figlio!!! Come può non fregartene niente?!?!” “IO NON LO VOGLIO QUEL BAMBINO!!!!!”

Fu come se mille oggetti di vetro si fossero rotti in contemporanea, coi frammenti che viaggiavano da tutte le parti.

Tights sentì grandi lacrime calde uscirle dagli occhi ma non fece nulla per fermarle.

Non ne aveva la forza.

Radish, voltandosi dall'altra parte, continuò: “Se vuoi tenerlo fa' pure, è una tua scelta... ma non venirmi a dire che, solo perché sei rimasta incinta, devo sposarti e vivere per sempre con te e lui! Io non ne ho alcuna voglia o intenzione! Io ho la mia vita da fare e non sarà uno stupido moccioso a manderà in frantumi! Anche se si tratta di mio figlio! Facci quello che vuoi con quella cosa, ma tienila lontana da me! Io non la voglio nella mia vita e non la vorrò mai!”

Per un attimo, il silenzio fu assoluto nella macchina finché Tights non domandò: “Quindi tra noi è finita?” “Sì.” fu la secca risposta di Radish.

Tights si morse il labbro dalla rabbia.

Aveva voglia di urlare, di picchiarlo, di buttare tutta la rabbia che aveva dentro di sé... ma non ne aveva la forza.

Dentro di lei, sentiva un miscuglio potente di emozioni: odio, rabbia, dolore... era così potente che le sembrava di soffocare...

Aprì la portiera della macchina e fece l'unica cosa di cui aveva la forza: correre come una furia lontano, con le lacrime che non smettevano di scendere e di bruciarle gli occhi.

Mentre correva, Radish rimase seduto nella sua macchina, completamente immobile, immerso nei suoi pensieri.

 

Bulma, dopo essersi mordicchiata l'ennesima pellicina vicino alle unghie, guardò l'orologio, il quale le nove e mezza.

Era molto tardi e lei era preoccupata per Tights.

Forse non avrebbe dovuto lasciarla da sola... avrebbe dovuto accompagnarla per dire a Radish della gravidanza... ma sua sorella aveva tanto insistito ad andare da sola, in quanto era una faccenda che la riguardava... e, pertanto, doveva occuparsene lei da sola.

Ad un tratto, sentì la porta dell'ingresso aprirsi e lei, istintivamente, si alzò in piedi e andò incontro alla sorella.

Non appena raggiunse Tights, si accorse che la sorella teneva lo sguardo basso e che i suoi grandi occhi neri erano coperti dalla frangia bionda.

“Tights, che succede?” le domandò, preoccupata, Bulma prima che la sorella maggiore si fiondasse su di lei e l'abbracciasse con forza, singhiozzando.

Era evidente che il discorso non era andato a buon fine... più tardi avrebbe fatto un bel discorsetto con Radish... ma in quel momento, Tights aveva la precedenza.

“Su, su...” cercò di calmarla la ragazza, dandole dei leggeri colpi alla schiena “Fai dei bei respiri... ecco così... e adesso siediti sul divano mentre io vado a prepararti una bella camomilla calda, che ne dici? Poi, se ti va, mi racconti tutto e se non ti va ce ne andiamo entrambe a letto, che ne dici?” “Come vuoi tu, Bulma...” “Dai, prendi questo pacchetto di fazzoletti e non preoccuparti più di nulla, sorellona. Ce la faremo, entrambe e, soprattutto, insieme!”

 

Goku diede un'occhiata al cielo.

Era così nero da far venire i brividi... Crilin quella mattina l'aveva avvisato che verso sera sarebbe scoppiata una vera tempesta... con tanto di lampi e fulmini...

Proprio in quel momento, si vide un lampo e, prontamente, Goku si tappò le orecchie.

A lui quei brutti rumori non piacevano per niente...

Una volta che il boato cessò, il bambino disse: “Radish, penso che dovresti chiudere le tapparelle...” “Lasciami in pace, Kakaroth! Non mi va! Fallo tu visto che sprechi il tuo tempo a blaterare!” fu la seccata risposta del fratello maggiore.

Goku fece un sospiro per poi mettersi a chiudere le tapparelle.

Quel giorno Radish era proprio di pessimo umore... da quanto era tornato a prenderlo da Nappa la notte scorsa.

Evidentemente, aveva litigato di nuovo con Tights...

Diede un’occhiata al fratello maggiore e lo vide riempirsi un bicchiere di birra.

Era il diciottesimo che beveva da ieri notte… non l’aveva mai visto così… come non l’aveva mai visto di così cattivo umore…

DLIN DLON

Il suono del campanello ruppe il silenzio.

Strano… non avevano in programma di ricevere ospiti quella sera…

In ogni caso, Goku si recò al citofono e domandò: “Chi è?” “Sono Bulma. C’è Radish?” “Certo, è qui…” “Fammi entrare.” “Ok… ma ti senti bene, Bulma? Sembri molto nervosa…” “Più che altro sono adirata.” “Adirata? E per che cosa?” “Per una faccenda tra grandi… aprimi la porta e poi va’ in camera tua, che devo parlare un attimo con tuo fratello.”

Nonostante la faccenda fosse parecchio strana, Goku aprì la porta e, voltandosi verso Radish, lo avvisò: “C’è Bulma.” “Sul serio? E chissenefrega!” fu la seccata e roca risposta dell’uomo, mentre si passava una mano sui lunghi capelli neri e ribelli.

Goku rimase in silenzio, domandandosi che cosa avevano tutti… sembrano così nervosi e di cattivo umore…

Quando Bulma arrivò, gli parse che guardasse in malo modo Radish…

“Goku, va’ in un’altra stanza, per favore.” Gli disse la ragazza, anche se dalla voce, Goku intuì che quello era un ordine “Io e Radish abbiamo un bel discorsetto da fare… ed è una cosa da grandi.”

Goku prese Shenron e si diresse verso la camera di Radish.

Una volta che il ragazzino ebbe chiuso la porta, Bulma, come una furia, si diresse verso Radish e, con tutta la rabbia del mondo, gli diede un potente schiaffo alla guancia.

“Maledetto lurido verme!!! Come hai potuto dire quelle cose orribili a Tights?!?!” sibilò, furibonda, la ragazza.

Aveva voglia di urlare ma doveva contenersi, dato che c’era un bambino in casa.

Per tutta risposta, Radish si massaggiò la guancia e rispose: “Le ho solo detto ciò che pensavo.” “Come puoi essere così insensibile nei confronti del bambino?!” “Io non ho nulla che vedere con quella cosa!” “MA E’ TUO FIGLIO!!!!”

Sentendo quella frase, Goku, il quale, preso dalla curiosità, stava ascoltando da dietro la porta sgranò gli occhi, sorpreso.

Radish aveva un figlio?!

Ma che storia era quella?! Perché nessuno gli aveva detto niente?! E poi perché erano tutti così arrabbiati e nervosi?!

Il nonno gli aveva detto che la nascita di un bambino era un avvenimento lieto che portava tanta gioia e felicità… ma a lui sembrava che fossero tutti molto arrabbiati per quella notizia…

“Non me ne frega niente se è mio figlio!” continuò Radish, sempre più adirato “Quello stupido moccioso deve tenersi lontano dalla mia vita! Ho la vita, io! Già la sto mezzo buttando via per mio fratello, devo buttare anche l’altra metà?! Come ho detto a tua sorella, può farcene quello che vuole, basta che lo tenga lontano da me! Se anche dovesse morire, a me non me ne fregerebbe niente!” “Bene, perché è quello che è successo!”

La semplice frase di Bulma fece sgranare gli occhi a Radish che si voltò a guardarla, senza parole.

Accorgendosi dell’attenzione del ragazzo, Bulma continuò: “Tights ha abortito. Pochi minuti fa è partita ed è andata in ospedale. Appena se n’è andata sono venuta subito qui.” “Ma… non diceva sempre che ci teneva tanto ad avere un bambino e una famiglia?” “Sì, è vero… ma crescere un bambino da sola è molto dura. Inoltre, Tights non vuole che il suo piccolo soffra a causa di un padre egoista che ha abbandonato lui e sua madre quando ha saputo della gravidanza.”

Radish rimase in silenzio, poi, voltando la testa, dichiarò: “Beh, le avevo detto che poteva farci quel che voleva col bambino… se ha voluto far così problemi suoi.”

Bulma rimase in silenzio, in quanto era rimasta senza parole da ciò che aveva udito.

A Radish non importava niente del bambino di Tights… nonostante fosse suo figlio.

“Fai proprio schifo… sia come padre che come uomo…” fu tutto quello che riuscì a dire Bulma mentre si alzava e si dirigeva verso la porta dell’uscita dell’appartamento, che chiuse con violenza.

Radish non fece nemmeno il più piccolo movimento.

Rimase immobile per qualche minuto, poi prese un’altra birra sul tavolo e se la scolò tutta.

Non appena ebbe finito di bere, si voltò e si accorse della figura di Goku, che l’osservava, immobile e silenzioso.

Radish rimase un attimo a fissare il fratello e poi, prendendo un’altra lattina, domandò, scocciato: “Beh, che vuoi, moccioso?” “Perché hai trattato così male Tights?”

Radish imprecò.

Ma era mai possibile che quel giorno si fossero tutti coalizzati per tormentarlo?!

“Lasciami in pace, moccioso!” rispose, scocciato, e Goku insistette: “Chiedile scusa!” “Ti ci metti anche tu, stasera?!” “Perché ce l’hai tanto col bambino di Tights?” “Io li odio i mocciosi!!! Li ho sempre odiati!!!” “Anche tu lo sei stato.”

Quella semplice e piccola provocazione fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Radish si voltò e, con un sorriso sadico, domandò: “Allora ti racconto una storia… tu le adori, no? Ti ricordi il campeggio dove siamo andati assieme a Vegeta e agli altri? Ci andarono anche i nostri genitori a sedici anni, sai cosa successe? Che quattro mesi dopo i nostri genitori si sposarono in quanto la mamma era incinta di me.”

Goku rimase in silenzio, mentre fuori si sentì il boato di un tuono in quanto era rimasto senza parole da quella rivelazione.

Che significava quella storia?!

I suoi genitori non si erano sposati perché si amavano, come succedeva nelle storie e come gli aveva raccontato il nonno più di una volta?!

Vedendo la confusione del fratellino, Radish fece un sorriso sadico per poi continuare: “Ma non è mica finita qui. Il bello arriva adesso… quando nostra madre disse ai suoi genitori di essere rimasta incinta sai cosa fecero? La buttarono fuori di casa. Le diedero della svergognata, della ragazza facile e le intimarono di non farsi mai più vedere, in quanto era la vergogna della famiglia. Lo so perché mamma li telefonava sempre il giorno di natale, in quanto sperava di far pace e per tutta risposta le sbattevano sempre il telefono in faccia o mettevano la segreteria. Non si sono nemmeno degnati di venire al suo funerale… in ogni caso, mamma e papà dovettero lasciare entrambi la scuola, trasferirsi a vivere a casa di nostro nonno e cominciare a lavorare. Per anni abbiamo vissuto con pochi soldi. Anche solo mangiare una stupida torta era un lusso e l'unico animale che abbia mai avuto da bambino, era uno stupido meticcio con la rogna trovato per strada! Poi, finalmente, papà riuscì a trovare un dannato lavoro che gli permettesse di guadagnare un mucchio di soldi. In un attimo, cose che mi sembravano irraggiungibili potevo toccarle con le mani… ma poi, quando tutto stava andando per il verso giusto… SEI ARRIVATO TU E HAI ROVINATO TUTTO!!!”

Mentre urlava le ultime parole colpì con un forte pugno il tavolo, tanto da procurarsi dei lividi.

Goku, sorpreso da quelle parole piene d’odio, domandò, incredulo: “Io?! Cosa c’entro io?!” “Lo sai, vero, come sono morti i nostri genitori?” “Certo, hanno avuto un incidente stradale.” “Scommetto che te l’ha raccontato il nonno… tuttavia non ti ha raccontato un piccolo particolare…”

Beve un altro lungo sorso di birra e, mentre si puliva la bocca col dorso della mano, rivelò: “Il motivo per cui mamma e papà erano in macchina quella sera… ERA PER COMPRARE IL TUO REGALO DI NATALE!!!”

Fu come se il rumore del fulmine che, proprio in quel momento, aveva fatto tremare i vetri delle finestre, avesse fatto tremare con esso la terra.

Goku, infatti, sentì che i suoi piedi stavano tremando e si sedette pesantemente sul divano mentre grosse lacrime gli uscivano dagli occhi.

No, non era possibile… non poteva essere successa una cosa del genere… non poteva aver ucciso lui i suoi genitori…

Sperò con tutto il cuore che fosse soltanto una bugia, uno scherzo… ma quando guardò il fratello maggiore comprese l’amara verità.

Era tutto vero.

Radish ne approfittò per bere un’altra birra e poi, inferocito, continuò: “Papà se n’era dimenticato… così è andato ai grandi magazzini con la mamma, nonostante ci fosse una tempesta di neve coi fiocchi… E MENTRE TORNAVANO A CASA HANNO AVUTO QUELL’INCIDENTE!!!!”

Goku avrebbe voluto che il mondo, in quel momento, fosse soltanto una semplice giostra del luna park da cui avrebbe potuto scendere non appena il giro fosse finito… ma i minuti proseguivano e la giostra continuava ad andare senza mai fermarsi.

Sentì che gli stava venendo la nausea… aveva voglia di vomitare, urlare, distruggere tutto quello che lo circondava… buttare fuori tutto quello che sembrava esplodergli dentro ma non ce la faceva.

Riusciva soltanto a piangere e a guardare il fratello bersi l’ennesima lattina di birra.

Quando l’ebbe finita, si avvicinò a Goku, il quale cercò d’indietreggiare ma capì che era inutile.

Il volto di Radish si avvicinò al suo e sentì l’odore puzzolente della birra, così forte da fargli venire il prurito al naso.

I due fratelli si guardarono un attimo poi il maggiore sibilò: “E’ stata tutta colpa tua… fin dall’inizio! Per questo me ne sono andato… non volevo avere più a che fare con te! Tu sei il moccioso che odio di più in assoluto! Tu hai sempre avuto tutto fin dalla nascita mentre io, per poter giocare, usavo i vecchi peluche di papà! Ti odio! Se solo tu… non fossi mai nato!”

Quella semplice frase sussurrata fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Il bambino si alzò in piedi e corse come una furia verso la porta dell’appartamento.

Radish fissò in silenzio Goku mentre usciva per poi chiudere con violenza la porta.

Dopo cinque minuti, prese una lattina e se la bevve.

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Capitolo 23
*** Ricerca disperata ***


CAPITOLO 23: RICERCA DISPERATA


Non sapeva che ore fossero e nemmeno dove fosse… sapeva solo che era buio, che pioveva a dirotto e che voleva solo voleva andarsene.

Aveva freddo e le sue lacrime si erano ormai mescolate con la pioggia… ma voleva solo andarsene e sparire.

Tanto suo fratello lo odiava a morte… aveva sperato che quei mesi passati insieme facessero cambiare il suo atteggiamento… ma si era solo illuso…


Quando aprì gli occhi, la prima cosa di cui si accorse era che la testa gli stava esplodendo.

Mentre si grattava la testa, si accorse che aveva dormito sul tavolo della cucina, pieno zeppo di lattine di birra vuote, e che erano quasi le due di notte.

Sentiva la gola arsa… doveva assolutamente bere dell’acqua.

Fortunatamente, non era la prima volta che si ubriacava e, pertanto, aveva acquistato una discreta esperienza con le sbronze.

Prese una bottiglia d’acqua dal frigo e se la bevve.

Fu in quel momento che Radish si accorse che c’era qualcosa di strano.

Suo fratello non stava dormendo sul suo letto.

Kakaroth, dove sei?” chiamò il giovane, sentendosi addosso una strana sensazione, ma il silenzio era totale nell’appartamento.

Ad un tratto, sentì una profonda fitta di dolore alle nocche.

Mentre si guardava le mani, cercando di capire cosa gli fosse successo, Radish si ricordò tutto.

La notizia della gravidanza di Tights, la loro litigata, la reazione di Bulma, la notizia dell’aborto… e la litigata con Kakaroth, con la sua successiva fuga.

Con l’ultimo ricordo, il giovane uomo sbiancò.

Oh cavolo!!!” imprecò Radish prendendo una giacca dall’appendiabiti e uscendo a sua volta dall’appartamento.

Come aveva potuto dire quelle cose a suo fratello?!?!

Adesso chissà dov’era finito!

Poteva essersi fatto male… o peggio!

Ma come cavolo aveva fatto a essere così stupido?!?!

Doveva ritrovarlo… e al più presto.

KAKAROTH!!!!” urlò Radish e solo la pioggia, nera e fredda come la notte, fu testimone di quell’urlo, pieno di tensione e paura.


DRIIIN DRIIIN DRIIIN DRIIIN

Vegeta cercò d'ignorare il fastidioso rumore per poter dormire, ma era difficilissimo, per non dire impossibile.

Si sentiva stanco e spossato, come se avesse appena appoggiato la testa sul cuscino… il che era strano perché, una volta sveglio, si sentiva sempre pieno d’energia, come se avesse bevuto del caffè…

Una volta guardato l’orologio, capì all’istante il motivo della sua stanchezza.

Erano le tre del mattino.

Chi diavolo era quel deficiente che lo stava disturbando a quell’ora di notte?!

Ma chi cavolo sarà a quest’ora?!” domandò, scocciato, il ragazzo mentre usciva dal letto e s’infilava la vestaglia.

Non appena aprì la porta, si trovò davanti Tarble, il quale, facendo uno sbadiglio per il sonno, domandò: “Fratellone, ma chi è?” “Non lo so ma lo scoprirò presto. In ogni caso, nasconditi nell'armadio, non fare nessun rumore e non uscire per nessun motivo, intesi?!” si raccomandò il ragazzo mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso.

Non aveva nemmeno bisogno di voltarsi per sapere che Tarble avrebbe seguito le sue istruzioni alla lettera.

Dubitava che ci fosse un pazzo assassino alla porta, ma era meglio essere prudenti.

Dopotutto, nessuno con un briciolo di sale in zucca, a parte nella circostanza di una vera e propria emergenza, avrebbe citofonato, svegliando tutti, alle tre del mattino quando poteva benissimo cercarlo di mattina o, alla peggio, telefonargli.

Aprì la porta lentamente e sgranò gli occhi quando si trovò davanti, bagnato fradicio, Radish.

Che diavolo faceva lì da solo a quell'ora?!

Si era per caso dimenticato che si doveva occupare di un bambino?!

Storse il naso sentendo la tremenda puzza che emanava l'altro.

Doveva aver bevuto, e anche parecchio.

Questo significava solo una cosa: guai.

E anche belli grossi.

Radish?!” esclamò, sorpreso “Ma che ci fai qui a quest'ora?! E poi, ti sei accorto che sei tutto bagnato e che puzzi di alcool da far schifo?!” “C'è Kakaroth?” tagliò corto l'altro, visibilmente preoccupato.

Vegeta, a quell'affermazione, sgranò gli occhi.

Come poteva Radish non sapere dove fosse suo fratello minore?!

Abitavano insieme!

No.” fu la risposta di Vegeta e Radish, nervoso più che mai, imprecò: “Oh, dannazione!”

Fece per correre via, quando Vegeta lo prese per un braccio, urlando: “Radish!!!”

Radish si voltò verso il compagno e urlò, con tutto il fiato e la preoccupazione che aveva: “LASCIAMI! LASCIAMI ANDARE, VEGETA!!! DEVO TROVARLO!!! DEVO TROVARLO!!!” SCIAFF

Lo schiaffo improvviso e violento di Vegeta lo fece cadere a terra, stordito.

Adesso calmati!” ordinò, adirato, il ragazzo “Se sei così agitato non risolvi niente! Entra in casa, prendi un bel respiro e raccontami tutto dall'inizio.”

Dal tono, Radish intuì che era meglio non contraddirlo, se non voleva finire davvero male.

Vegeta lo condusse nel suo salotto e, dopo averlo fatto accomodare sul divano, gli domandò, sospettoso: “Allora? Cos'è successo?”

Ci volle un po' prima che Radish, con la testa abbassata, raccontasse: “Ieri sera... Tights mi ha scritto che voleva incontrarmi e quando ci siamo visti... mi ha rivelato di essere incinta. Io... io non mi sento pronto a diventare padre e così l'ho lasciata. Poi, questo pomeriggio, Bulma è venuta da me... era incavolata nera per l'accaduto... mi... mi ha raccontato che Tights ha abortito... mi ha urlato di tutto e di più...” “Se con questa storia ci crei dei problemi con le ragazze, ti uccido.” fu tutto quello che Vegeta disse sull'accaduto.

Dopo un attimo di silenzio, Radish riprese: “Poi ho litigato con Kakaroth... voleva che chiedessi scusa a Tights... avevo alzato il gomito e... gli ho urlato delle cose...” “Cosa gli hai urlato?” domandò il compagno, notando la sua esitazione.

Per tutta risposta, Radish si fece scuro in volto e abbassò la testa, tristemente.

In un attimo, Vegeta capì tutto.

Oh no...” balbettò, nervoso “Dimmi che non glielo hai detto... dimmi che gli hai detto di tutto tranne quello... DIMMI CHE NON GLI HAI RACCONTATO PERCHE' I TUOI GENITORI ERANO FUORI LA NOTTE IN CUI HANNO AVUTO QUEL INCIDENTE!!!” “ERO SBRONZO, VEGETA!!!!” ammise, disperato, il ragazzo, scoppiando a piangere “NON VOLEVO ASSOLUTAMENTE!! E ADESSO E' SCAPPATO!!! DEVO RITROVARLO AL PIU' PRESTO!!!!” “Radish, tu sei un...” “Ti prego, Vegeta, fammi la predica più tardi! Devo ritrovare Kakaroth al più presto.”

Vegeta fece un sospiro.

Per quanto gli costasse ammetterlo, quel deficiente aveva ragione.

Adesso, la cosa più importante, era ritrovare Kakaroth al più presto.

La notte, in città, era mille volte più pericolosa del giorno... fortunatamente, c'era una tempesta quella notte, pertanto molta gente se ne sarebbe rimasta al calduccio in casa propria... ma non sarebbe stato quello a fermare un mostro.

Bisogna ritrovarlo il più in fretta possibile, prima che accadesse qualsiasi... e poi, come aveva intelligentemente fatto notare quel cretino, poteva sempre fargli la sua personale predica piena zeppa d'insulti e imprecazioni, la quale avrebbe fatto impallidire chiunque, persino i marinai, più tardi...

Fammi vestire e avvisare Nappa.” dichiarò Vegeta, uscendo dalla stanza e Radish, senza parole, gli chiese: “Mi aiuti a cercarlo?” “Ovvio, idiota. Se lo cerchi da solo non lo troverai mai... e poi, i casini di uno sono casini anche per gli altri.” “Grazie mille...” “Risparmiami i tuoi ringraziamenti, stupido. Sono adirato per quello che hai combinato e meriteresti di essere lasciato cuocere nel tuo brodo... ma Kakaroth non c'entra, quello lo andrò a cercare. Sappi che lo faccio solo per lui, mica per te.” “Non so davvero come ringraziarti, Vegeta...” “E non farlo, brutto pezzo d'idiota.”

Vegeta si diresse in camera sua, dove si rivestì velocemente per poi aprire l'armadio bianco della sua stanza, in quanto sapeva benissimo che al suo interno c'era un ospite...

Sono stato bravo, fratellone? Ho cercato di essere il più silenzioso possibile.” annunciò orgoglioso il piccolo, con un gran sorriso, mentre Vegeta lo prendeva per il polso e lo faceva uscire, dolcemente, dicendo: “Sì, sei stato molto bravo, Tarble... adesso, però, vestiti e alla svelta.” “Che succede, fratellone?” “Ti porto da Bulma. Radish ha fatto un vero casino stanotte e devo aiutarlo.”

Qualche minuto dopo, Vegeta e Tarble raggiunsero Radish, il quale era uscito per fumare una sigaretta, cercando di calmarsi.

Ho avvisato Nappa, anche se è stata dura, visto che era già nel mondo dei sogni.” lo avvisò Vegeta mentre faceva salire in macchina il fratellino, omettendo il particolare che quel bestione pervertito era pure in dolce compagnia, visto che chi aveva alzato la cornetta aveva una bella voce femminile anche se impiastricciata dal sonno “In ogni caso, verrà a darci una mano. Setaccerà il suo quartiere per poi passare alla zona est della città, che è quella più malfamata, ma non avrà alcun problema con quei suoi bicipiti... porto Tarble da Bulma e poi setaccerò la zona ovest. Tu occupati delle zone nord e sud.” “Certo, Vegeta.” “E non fare altri casini, che stanotte ne hai fatta una che le altre tue idiozie combinate in passato, al confronto, non sono niente. Mi raccomando, non agire d'impulso.” “Va bene, ho capito.” “Tu dici così, ma poi fai quello che ti pare e piace...”


Il rumore era così fastidioso che Bulma si tappò le orecchie col cuscino, senza alcun successo.

Vedendo che il disturbatore notturno era un tipo davvero tosto ed era ben deciso a non lasciarla dormire, scese dal letto, grattandosi la testa turchina spettinata e facendo un grosso sbadiglio, dovuto al sonno e alla stanchezza.

Stropicciandosi gli occhi, i quali le lacrimavano a causa del fatto che poco prima dormiva della grossa, Bulma si avvicinò al citofono e domandò, assonata: “Tights, sei tu?” “No, sono Vegeta.” le rispose una voce maschile dall'altra parte.

In un attimo, le passò il sonno.

Che diavolo ci faceva Vegeta lì a quell'ora?!

Doveva essere venuto lì per dialogare al posto di quel maledetto schifoso del suo amico... per fortuna sua sorella non c'era, dato che aveva deciso di andare a dormire in un albergo, in quanto si sentiva troppo scossa e triste a causa dell'aborto... ma lei sarebbe comunque bastata per fargli vedere i sorci verdi...

E che ci fai tu qui a quest'ora?! Se sei qui per il tuo amico, sappi che...” cominciò, adirata, Bulma ma Vegeta l'interruppe: “Bulma, ti prego, aprimi e basta!”

Il tono della sua voce la sorprese, in quanto si vedeva che Vegeta era agitato e nervoso, cosa che non aveva mai avvertito prima d'ora, in quanto Vegeta era sempre calmo, a parte quando si arrabbiava.

Se era nervoso, significava che era accaduto qualcosa di veramente grave.

La ragazza aprì la porta e si trovò davanti Vegeta, con in braccio il fratellino addormentato, e, mentre glielo passava, le disse: “Si è addormentato mentre lo portavo qui perciò mettilo a letto. Tornerò a prenderlo più tardi.” “Ma che sta succedendo?” “Radish ha fatto una cretinata.” “Cos'ha fatto?” “Ha litigato con Kakaroth, il moccioso è scappato e dobbiamo assolutamente ritrovarlo il più in fretta possibile altrimenti Radish rischia una crisi isterica.” “Cosa?! Allora vengo anch'io!” “No, è meglio se resti qui. Devi occuparti di Tarble e poi, se ti succedesse qualcosa... non me lo perdonerei mai.”

Sentendo quella frase, Bulma arrossì.

Vegeta sembrava così... così dolce e protettivo nei suoi confronti... non se l'aspettava proprio da lui...

Era convinto che fosse solo un ragazzo lunatico, antipatico e scontroso di prima categoria, tranne con i suoi amici e il suo fratellino...

Credeva che lui non la sopportasse minimamente, anche se, in effetti, l'antipatia era stata reciproca, e che ogni occasione era buona per prenderla in giro o, questo quando era bambino, per farle i dispetti.

E adesso, invece, le stava persino dicendo che non si sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa... una frase del genere detta da lui era, allo stesso tempo, bella e sorprendente... ma sapeva anche che era la verità, perché Vegeta aveva mille difetti ma non era un bugiardo e, soprattutto, non avrebbe mai detto una cosa del genere per apparire più fico davanti ad una ragazza, sarebbe stato troppo imbarazzante per il suo orgoglio.

Mentre Bulma pensava a tutto ciò, l'oggetto dei suoi pensieri aprì la porta e la chiuse, sparendo dalla sua vista.


Si strinse nella sua giacca, non solo per scaldarsi, in quanto faceva un freddo glaciale ed era bagnato fradicio fin dentro le ossa, dovuto al fatto che non aveva preso l'ombrello quand'era uscito di corsa di casa, tanto da fargli battere incessantemente i denti, ma anche per cercare di calmarsi.

Era quasi un'ora che stava cercando Kakaroth e né lui né i suoi amici avevano ancora trovato suo fratello.

Non sapeva più cosa fare... come aveva fatto a essere così cretino da dirgli com'erano morti i loro genitori e anche quelle orrende cose?!

Che idiota che era stato!!! Era tutta colpa sua!!!

Possibile che non era assolutamente in grado di fare una cosa decente?!

Fin da quando era nato... non aveva fatto altro che creare problemi a tutte le persone che lo circondavano e a cui lui voleva bene...

Se fosse successo qualcosa a suo fratello... non se lo sarebbe mai perdonato... mai!

Ad un tratto, notò una piccola figura, ferma immobile sotto la pioggia e appoggiata ad un lampione.

Mentre si avvicinava, la figura si voltò e Radish sussultò.

Quello era Kakaroth.

L'aveva trovato e, soprattutto, stava bene, l'unica cosa che davvero contava.

Era così felice che non riuscì ad impedirsi di fare un sorriso di sollievo... e, poi, come avrebbe fatto impedirselo?!

Kakaroth...” fece, avvicinandosi lentamente a lui, ma subito, il ragazzino si voltò e cominciò a correre davanti a sé.

Era evidente che doveva averlo ferito profondamente... del resto, doveva avergli detto parole molto brutte e atroci... lui stesso, se qualcuno gli avesse detto delle frasi del genere, anche se era ubriaco fradicio, non avrebbe più voluto parlargli o avere a che fare con lui, per pura questione d'orgoglio, ma anche perché si sarebbe sentito ferito e umiliato...

In ogni caso, non aveva alcuna intenzione di perderlo dopo che, finalmente, era riuscito a ritrovarlo!

KAKAROTH!!! TORNA QUI!!!” urlò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in gola, ricevendo, per tutta risposta, il grido del bambino, con la voce rotta, facendo intuire che avesse pianto e che, forse, stava ancora piangendo tutte le lacrime amare che aveva: “LASCIAMI IN PACE, RADISH!!!!”

Per vari interminabili minuti, i due continuarono a correre, sotto la pioggia.

Anche se sentiva il petto esplodergli dalla stanchezza e dalla fatica, Radish non aveva la minima intenzione di fermarsi.

Doveva raggiungerlo, assolutamente.

Doveva parlargli e chiedergli scusa per come si era comportato.

Glielo doveva.

Erano così impegnati a correre, che Goku non si accorse nemmeno di star attraversando una strada col semaforo per i pedoni rosso.

Fu solo quando apparve una forte luce di fianco a sé, si voltò e vide due fanali, che sembravano grandi e mostruosi, che si stavano avvicinando sempre di più a lui.

Tutto quello che si sentì poi, nella buia, fredda e piovosa notte di temporale, fu uno stridere di freni e un pesante tonfo.

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Capitolo 24
*** In coma ***


CAPITOLO 24: IN COMA


La figura con l'ombrello si diresse verso l'entrata col vetro, che si aprì automaticamente.

Chiuse l'ombrello, rivelando dei capelli che si ergevano verso l'alto come una fiamma e si diresse a tutta la velocità verso la reception, domandando: “La stanza di Son, per piacere. Sono un suo conoscente.” “Terzo piano, corsia A.” fu la risposta dell'infermiera di turno, dopo aver digitato qualcosa al computer.

Il ragazzo corse a prendere l'ascensore e, non appena arrivò a destinazione, domandò alla prima infermiera che vide: “Sono qui per Son. In che condizioni si trova?” “Molto brutte.” gli rivelò, amaramente, la donna “E' ferito alla testa e stanno cercando un chirurgo specialista in ortopedia... inoltre si è rotto una gamba, un braccio e pare che abbia una lesione alla spina dorsale.”

L'altro rimase in silenzio ma dentro di sé era preoccupato.

Se la spina dorsale fosse stata danneggiata, sarebbe potuto restare zoppo o, peggio ancora, non avrebbe potuto camminare mai più... e non osava nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se avesse avuto una lesione al cervello...

E suo fratello? Come sta?” domandò e la donna rispose: “E' immobile e silenzioso da ore a causa dello shock.” “Capisco...”

Si diresse verso la sala d'attesa e lo vide.

Proprio come aveva detto l'infermiera, era assolutamente immobile e silenzioso mentre delle grandi lacrime gli stavano rigando le guance rosse.

L'incidente, doveva averlo sconvolto in maniera tremenda...

Kakaroth...” lo chiamò, dolcemente, il ragazzo e il bambino, dopo aver trasalito, si voltò a guardarlo per poi buttar fuori, con la voce roca e le lacrime: “Vegeta!!! E' tutta colpa mia!!! Quella macchina stava per investirmi e Radish... Radish...”

S'interruppe quando sentì la mano di Vegeta accarezzargli la testa.

Il giovane, il quale, a furia di occuparsi sempre del fratellino, aveva imparato come si consolava un bambino ma, a causa dell'orgoglio, si era messo a guardare in un'altra direzione, rosso in viso, lo rassicurò: “Ascolta... quello che è successo a Radish... è stato solo un incidente. Tu non ne sei, in alcun modo, responsabile.” “Non è vero, Vegeta... è tutta colpa mia, invece!”


I fanali si stavano avvicinando sempre di più al ragazzino ma Goku, nonostante si rendesse perfettamente conto del pericolo, non riusciva a spostarsi e a spostare lo sguardo.

Quella luce apparsa dal nulla nel buio della notte, lo faceva restare immobile a fissarla.

C'era qualcosa che lo affascinava e attraeva in quella luce... ed era sempre più vicina...

KAKAROTH!!!!!”

Il ragazzino sentì qualcosa spostarlo di peso dall'altro lato e finì nell'oscura e bagnata strada di cemento.

Era appena caduto per terra che sentì uno schianto.

Alzò la testa e vide che la macchina si era fermata e che, sotto di essa, c'era il corpo di suo fratello e che, proprio sotto di essa, c'era una pozza di sangue scarlatta che si allargava sempre di più.

RADISH!!!!!” urlò il bambino, avvicinandosi al corpo esanime del fratello maggiore.


Se Radish non ce la farà... sarà solo colpa mia, Vegeta! Ti giuro che non volevo...” sussurrò il bambino e l'uomo annuì: “Certo che non volevi! Radish guarirà, sta tranquillo! Ho un certo discorsetto da fargli... t'assicuro che non lo lascerò morire fino a quando non glielo avrò fatto! Questo è poco ma sicuro! Adesso, però, alzati che ti porto da Bulma. Ci penserà Nappa a fare da balia a quello scemo di tuo fratello!”

Vegeta prese la mano del piccolo Goku e, mentre s'incamminavano verso l'uscita, il bambino, tra le lacrime, diede un'occhiata alla porta dove avevano portato Radish, in pessime condizioni.

Per tutto il tragitto in auto, i due ragazzi rimasero in completo silenzio, in quanto nessuno di loro sapeva che cosa dire.

Quella situazione era tremenda per tutti...

Una volta a casa di Bulma, Goku venne portato in un letto ma non riuscì a dormire.

Voleva solo sapere come stava Radish...

Così, si alzò e si sedette sul divano, con lo sguardo fisso come se fosse in tranche.

Non si accorse nemmeno che Bulma gli aveva messo, con delicatezza, una coperta sulle spalle.

Quanto le faceva pena quel bambino... era sempre così allegro e pieno di vita... adesso, invece, sembrava l'ombra di sé stesso.

Come avrebbe voluto cercare di tranquillizzarlo...

Ad un tratto, si sentì il campanello e la turchina aprì la porta, trovandosi davanti a Nappa.

Come sta?” domandò, preoccupata, la ragazza.

Anche se era ancora parecchio arrabbiata con Radish per come aveva trattato Tights, non poteva negare che una situazione del genere ad un suo conoscente, la preoccupava seriamente.

Senza contare che il piccolo Goku stava così male per la preoccupazione e lo shock... Vegeta le aveva raccontato al telefono che il bambino aveva assistito all'incidente del fratello maggiore...

Nappa abbassò lo sguardo e scosse la testa.

Bastò quel gesto per farle capire che Radish era in condizioni molto gravi...

Sta parecchio male... i medici dubitano persino che riesca a svegliarsi... temono che sia caduto in coma...” le rivelò, serio, l'uomo e Bulma fece un sospiro.

Oltre alle pessime condizioni, Radish era persino caduto in coma.

Sarebbe stato un vero miracolo se, alla fine di quella storia, il ragazzo sarebbe riuscito a tornare tutto intero o, almeno, in condizioni non troppo drastiche...

Come stai? Sembra che tu non abbia chiuso occhio per tutta la notte...” le domandò, leggermente preoccupato, il pelato e Bulma con un sorriso tirato, chiese: “Si vedo così tanto le mie occhiaie?” “Sembrano le ruote di una moto e io me ne intendo.”

La battuta riuscì a far uscire una risata divertita, che era proprio quello che le serviva.

Se pensava che, in un'altra situazione, avrebbe strillato come una matta e cercato di tornare a dormire il prima possibile per ritornare a posto...

E Kakaroth come sta?” domandò Nappa e la turchina, indicando il divano, disse: “Sta malissimo... si vede che è preoccupato per Radish...”

L'uomo non disse niente e si mise a fissare il bambino.

In quella posizione e con quell'espressione, triste e fragile, sembrava proprio sua madre...


L'orologio posizionato sul muro della piccola e disordinata cucina indicava le cinque in punto e sul tavolo di legno pieno di libri, erano seduti tre giovani intenti a studiare.

Ad un tratto, il ragazzo coi capelli a palma neri si stiracchiò e, prendendo il cellulare, disse: “Questo pezzo è troppo complesso! Telefono a Gine. Lei è un asso in letteratura e mi aiuterà a capirlo!” “Dì piuttosto che vuoi sentire la voce della tua fidanzatina.” lo provocò il vicino coi capelli a fiamma, senza nemmeno alzare la testa dal suo libro.

Sei sempre molto gentile, Vegeta!” rispose Bardack, facendogli la linguaccia.

Il ragazzo compose il numero ma, dopo un po', riattaccò, dubbioso.

Qualche problema?” gli domandò Nappa e il ragazzo rispose: “C'era la segreteria.” “E allora?” chiese Vegeta in tono neutro e l'altro disse: “Non è da Gine tenere il cellulare spento. Questa cosa non mi piace per niente.” “Esagerato. Le si sarà scaricata la batteria. Telefona a casa sua e mettiti il cuore in pace.” “Qualche volta sai essere un genio, Vegeta.” “Io sono un genio, Bardack... solo che sono incompreso.”

Bardack digitò un nuovo numero e, dopo un attimo di silenzio, disse: “Ah, buongiorno, signore. Sono Bardack, potrei parlare con sua figlia Gine?”

Quasi subito, Bardack fece una faccia incredula per poi esclamare, guardando il cellulare: “Ma che...?!”

A quella reazione, persino Vegeta alzò la testa dal suo libro e ciò significava che stava accadendo qualcosa di grosso.

Cos'è successo?” chiese Nappa e il compagno rispose: “Mi ha chiuso il telefono in faccia.” “Non è che saltata la linea?” propose Vegeta ma l'altro scosse la testa: “No, ha riattaccato con forza, come se non volesse avere niente a che fare con me. E poi mi ha anche detto una cosa strana.” “E sarebbe?” “Ha detto che lui non ha nessuna figlia.”

Nappa e Vegeta si guardarono negli occhi, senza parole.

Quella storia non preannunciava niente di buono...

Forse hai solo sbagliato numero...” fece notare Nappa ma Bardack scosse la testa: “Me l'avrebbe detto subito! E' stato come se... volesse negare al mondo di avere una figlia... e ciò non mi piace per niente...”

Aveva appena finito di dire quelle parole che Vegeta si alzò in piedi e disse: “Andiamo da Echalotte. E' probabile che Gine sia lì o che lei sappia qualcosa.” “Come fai a dirlo, Vegeta?” “Dev'essere accaduto qualcosa di veramente brutto a casa sua ma non ha voluto farti sapere niente... però Gine è troppo sensibile per non condividere i suoi dolori con qualcuno... se non è andata subito da te, dovrebbe essere andata da Echalotte, che è la sua migliore amica...” “Il ragionamento non fa una piega... però, Echalotte abita dall'altra parte della città e noi non abbiamo nemmeno la patente della moto... l'autobus ci impiegherebbe troppo e mio padre si trova al lavoro... non so cosa fare...” “Chiamo l'autista di casa mia.” “Un po' m'imbarazza girare così... ma sono troppo preoccupato per Gine, quindi per oggi farò un'eccezione... mi raccomando, chiedigli la macchina meno lussuosa o appariscente...”

A volte, essere amico del figlio di uno dei più importanti e ricchi uomini della città aveva i suoi vantaggi... purtroppo, non mancavano le volte in cui moriva dall'imbarazzo a girare con una macchina ultimo modello...

Finalmente, i tre arrivarono nei pressi dell'appartamento di Echalotte ma, prima che citofonasse, Vegeta disse a Bardack: “Ehi, nasconditi, imbecille.” “E perché?” “Ma sei scemo? Se la tua ragazza non ha voluto contattarti è evidente che lei non voglia che tu sappia qualcosa pertanto se Echalotte ti sentisse dal citofono farebbe finta che non ci sia nessuno in casa. Nasconditi dietro a un vaso mentre io discuto con Echalotte e trovo una scusa qualsiasi per farci salire.”

Un po' titubante, Bardack ubbidì all'amico.

Anche se non vedeva niente, sentì chiaramente, dopo un po' che Vegeta aveva suonato, la voce seccata e dura di Echalotte: “Sì? Chi è?” “Indovina, ragazza. Sono Vegeta. Ti ricordi ancora di me?” le domandò, con tono provocatorio e sensuale, il ragazzo.

Bardack avrebbe tanto voluto sapere come cavolo riuscisse quel ragazzo a dire quelle parole o ad avere quell'atteggiamento...

Porc... Vegeta?! Che cavolo vuoi?!” imprecò la ragazza, in tono aggressivo e con una sfumatura di nervosismo.

Vegeta fece un sorrisetto di vittoria.

Ci aveva visto giusto, allora.

Lei sapeva qualcosa.

Senti, Bardack non riesce a telefonare a Gine e quindi volevamo sapere se tu ne sapessi qualcosa... comunque, Bardack non c'è. Siamo riusciti a tranquillizzarlo per adesso ma, appena siamo usciti, io e Nappa siamo andati da te... sai, dal tuo tono e dal fatto che stai sussurrando sospetto che tu sappia qualcosa...” le disse, con serietà il ragazzo.

Echalotte rimase in silenzio un attimo, poi domandò: “Mi assicurate che Bardack non è con voi?” “Certo.” “Bene, allora salite. Mi raccomando, acqua in bocca con Bardack.”

Quando si sentì il rumore del campanello, Vegeta si voltò verso il ragazzo, ancora nascosto, e gli disse: “Perfetto, possiamo andare.” “Mah, non credo di doverlo fare... Echalotte ha detto che è meglio che per ora non sappia niente...” “Ma che cavolo dici?! Ti ricordo che Echalotte sa qualcosa della tua ragazza... non penserai mica di andare dai suoi genitori a chiedere cosa diamine è successo dopo come ti hanno trattato al telefono?” “In fondo hai ragione... tutta questa storia non mi piace per niente e sono molto preoccupato per Gine...” “Adesso sì che ragioni, Bardack... prendi l'ascensore e precedici. Echalotte non se lo aspetterà di certo.”

Bardack prontamente e salì nell'ascensore.

Gli sembrò che il tragitto per l'appartamento di Echalotte, il quale si trovava al terzo piano, fosse parecchio lungo e distante ma, alla fine l'ascensore si fermò e lui scese.

Echalotte era davanti alla porta del suo appartamento, aspettando l'arrivo di Vegeta e Nappa ma, appena lo vide, sgranò gli occhi e, mentre sbiancava, balbettò: “Bardack?!” “Dov'è Gine?!” “Lei... lei...” “E' dentro casa, vero? La devo vedere subito!” “No, fermo!” protestò la ragazza, prendendolo per il braccio e cercando di bloccarlo.

Lasciami andare, Echalotte! Devo sapere che cosa le è successo!” ribatté il ragazzo cercando di entrare in casa mentre l'altra cercava di bloccarlo: “Gine ha avuto una brutta giornata! In questo momento ha solo bisogno di stare tranquilla! Quando se la sentirà ti dirà tutto ma adesso lasciala stare!!!” “Mi dirà tutto?! Che cosa diamine le è successo, Echalotte?!” “Te ne parlerà lei ma ti prego, anzi, ti scongiuro! Vattene e non disturbarla!”

Nonostante le preghiere di Echalotte, Bardack riuscì a divincolarsi dalla presa ferrea della compagna ed entrò nell'appartamento, restando senza parole.

C'era Gine, vestita con una vecchia e larga tuta da ginnastica, seduta sul divano del salotto del piccolo appartamento, con gli occhi rossi pieni di lacrime che abbracciava un cuscino.

Bardack!” sussultò la giovane non appena lo vide e il ragazzo, avvicinandosi a lei, le domandò: “Sì, sono io! Cosa ti è successo? Ero preoccupato, non riuscivo a trovarti da nessuna parte...” “Bardack, io... io...” singhiozzò Gine ma, alla fine, si coprì il viso con il cuscino e ricominciò a piangere forte.

Bardack, Nappa e Vegeta, i quali avevano raggiunto l'amico, rimasero senza parole.

Ma cosa le era successo?

Con un sospiro, Echalotte si avvicinò all'amica e, accarezzandole la testa, le domandò: “Senti, vuoi che glielo dica io?” “Sì, ti prego... non ce la faccio...” annuì la giovane, premendo sempre di più la faccia sul cuscino.

Ma, insomma, cos'è successo, si può sapere?!” protestò Bardack, stufo di tutti quei misteri, ed Echalotte, senza troppi preamboli, annunciò: “Gine è incinta.”

Per un attimo, fu come se un silenzio di tomba fosse sceso nell'appartamento ma tutti i presenti furono scioccati dalla notizia.

Persino Vegeta, il quale era famoso in tutta la scuola per essere imperturbabile, sgranò gli occhi senza parole mentre Bardack, al contrario, era sconvolto.

Gine era incinta?!

Ma quando...?!

Alla fine, il silenzio nella stanza venne interrotto da Vegeta, il quale, dando una leggera pacca sulle spalle dell'amico, si congratulò, in tono neutro: “Congratulazioni, futuro papà.”

Alla fine, Bardack domandò ad Echalotte, ancora sconvolto dall'accaduto: “Ma... io quindi... diventerò papà?” “Ovvio, idiota. Il bambino è tuo!” “Ah... capisco... ma quando è successo?” “Senti, i dettagli dovresti saperli tu mica io!” “Eh già... hai ragione...”

Lui e Gine l'avevano fatto solo una volta, durante il campeggio... per la precisione, l'ultima sera quando l'aveva baciata e lei, molto goffamente, gli aveva chiesto di farlo e lui l'aveva accontentata, dato che l'amava...

Da allora erano passati tre mesi e non l'avevano più fatto, anche se avevano continuato a stare insieme... però, a quanto sembrava, una volta era bastata...

Mentre Bardack rifletteva, Vegeta si avvicinò ad Echalotte e le sussurrò all'orecchio: “Se si trova qui ed è in questo stato, temo che i suoi non l'abbiano presa tanto bene...” “L'hanno buttata fuori di casa quando glielo ha annunciato.” rivelò, sempre sottovoce, la ragazza “Era disperata, non sapeva cosa fare... così è andata da me. E io l'ho subito fatta entrare. E' da ieri notte che è in questo stato... volevo che si calmasse un po' prima di fare l'annuncio a Bardack e per decidere sul da farsi... ma è andata così. Non ci rimane che scoprire cosa conta di fare Bardack per Gine e per il suo futuro figlio...”

Bardack rimase in silenzio a osservare la fidanzata, la quale continuava a piangere disperata con la faccia sul cuscino.

Alla fine, si sedette di fianco a lei e , mettendosi una mano dietro alla testa, come faceva tutte le volte che non sapeva come fare, le disse: “Senti, Gine, di solito nei polpettoni romantici non succede proprio così ma... vuoi sposarmi?”

Gine, sentendo quelle parole, alzò gli occhi lucidi dal cuscino e osservò, senza parole, il suo ragazzo.

Sul serio le aveva appena proposto di sposarlo?!

Io ti amo e mio padre sarà felice alla notizia del nostro matrimonio. Gli sei sempre piaciuta e il pensiero che presto diventerà nonno lo renderà al settimo cielo.” ammise con semplicità e rudezza il ragazzo, arrossendo vistosamente.

Gine non riusciva a trattenersi della gioia... le sembrava di sognare...

TI AMO ANCH'IO, BARDACK!!!!” urlò la ragazza, abbracciando forte il ragazzo, e affondando il suo viso bagnato sul suo petto.

Dai, non fare così, Gine...” borbottò, sempre più imbarazzato il ragazzo “E solo che i cavalieri devono sempre aiutare le ragazze in difficoltà...” “Lo sapete, vero, che dovrete lasciare la scuola se vi sposate e avrete un bambino?” ricordò Nappa, cercando di essere il più delicato possibile, ma Bardack annunciò, per nulla preoccupato dalla notizia, con tono neutro: “Sono sempre stato un pessimo studente. Tanto avevo già in mente di finire la scuola e di cominciare subito a lavorare. Comunque, sarebbe meglio se, quando andremo a dare l'annuncio a mio padre, cambi vestito.” “Perché?” domandò, incuriosita, Gine e il ragazzo rivelò: “Beh, sai, è un po' imbarazzante annunciare al proprio vecchio che sto per sposarmi e avere un figlio con una vestita con una vecchia e logora tuta da ginnastica...”


Nappa chiuse gli occhi e fece un sospiro.

Quanti anni erano passati da quel giorno...

E, adesso, Radish, il figlio che Gine stava aspettando quel giorno, era sospeso su un sottile filo tra la vita e la morte...

Quel giorno, nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato un destino simile per quel piccolo esserino che stava nella pancia di Gine... così come nessuno avrebbe mai immaginato che, anni dopo, l'unico testimone vivo di quella rivelazione sarebbe stato proprio lui.

Tutti gli altri erano morti la vigilia di Natale di undici anni prima... diciotto anni dopo la nascita del piccolo Radish... certo che la vita sapeva essere davvero strano, assurda e inaspettata...

In quel momento si sentì davvero impotente.

Grande e grosso com'era, si sentiva soltanto una piccola e misera pedina nelle mani del destino... un pensiero del genere, in un altro momento, l'avrebbe soltanto fatto ridere oppure l'avrebbe semplicemente ignorato.

Dopo le sue riflessioni filosofiche, guardò Bulma e le domandò: “L'hai detto a Tights?” “Le ho mandato un messaggio. Mi ha risposto chiedendomi di avvisarla se succede qualcosa... ma non credo che accadrà.” rispose la ragazza.

Nappa fece un sospiro.

Vegeta gli aveva rivelato com'erano andate le cose tra quei due... e, francamente, un po' gli dispiaceva di com'erano andate le cose tra loro... si vedeva lontano un miglio che erano innamorati pazzi l'uno dell'altra...

Tuttavia, mostrò a Bulma un zainetto e disse: “Sono andato nell'appartamento di Radish e ho preso qualche ricambio per il piccoletto... ci ho messo anche qualche giocattolo per risollevargli il morale, anche se non credo che servirà...” “Non importa. Sei stato davvero gentile a portarli.” lo rassicurò la giovane donna.

La turchina prese lo zaino e, avvicinandolo al bambino, disse, dolcemente: “Goku... qui ci sono i tuoi giochi... vuoi giocare?” “No, grazie.” “Allora vuoi tirare fuori un ricambio?” “Ok...”

Goku, come un automa, aprì lo zaino e cominciò a tirare fuori gli oggetti al suo interno, alla ricerca del suo ricambio, mettendoli sul divano.

Uno di essi, una piccola palla di un colore arancione accesso, ruzzolò giù dal divano e si fermò proprio davanti a dei piccoli piedini i quali erano appena entrati silenziosamente nel salotto.

Una piccola mano, raccolse la sfera e, poi, avvicinandosi a Goku, gliela allungò, dicendo: “Ehi, Goku... questa è tua.”

Il bambino smise di cercare nel suo zaino e alzò lo sguardo.

Davanti a lui, con il suo solito e mite sorriso, c'era Tarble che gli stava allungando una piccola sfera con al suo interno quattro stelle.

Non m'interessa... tienila tu.” mugugnò il piccolo, abbassando lo sguardo, e Tarble, incredulo, gli disse: “Ma è la sfera di tuo nonno... e, poi, non era capace di esaudire un desiderio?”

Sentendo quelle parole, tutti i presenti osservarono, senza parole, Tarble.

Il bambino, imbarazzato per essere finito al centro dell'attenzione, diventò tutto rosso e balbettò: “Beh, l'aveva raccontata una volta la sorellona Tights... quando eravamo al campeggio... è stato quando Goku ha confuso il vino di Nappa col succo di lampone e si è ubriacato... aveva tirato fuori la sfera e voi due avevate notato che assomigliava a quella che avevate a casa, così è saltata fuori la leggenda...”

Goku rimase in silenzio, ad osservare la sfera.

Forse, se quella leggenda fosse stata vera, suo fratello si sarebbe potuto salvare...

Bulma, potresti prestarmi la sfera che hai?” domandò Goku, riprendendo le sue energie, e la giovane, sorpresa, ammise: “E' a casa dei miei... ma perché la vuoi?” “Voglio provare a radunarle tutte e sette ed esprimere il desiderio di salvare Radish! Ti prego, devo salvare mio fratello!” l'implorò il bambino.

Bulma rimase in silenzio.

Dopotutto, quella non era altro che una leggenda... poteva benissimo non portare a niente... ma Goku sembrava aver ripreso a vivere non appena si era aggrappato a questa particolare speranza...

D'accordo! Ti aiuterò a trovare le altre!” promise Bulma.

Dopotutto, che male c'era ad aggrapparsi ad una speranza, anche se piccola e improbabile?

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Capitolo 25
*** L'ultima sfera ***


CAPITOLO 25: L'ULTIMA SFERA


E quindi siete decisi a ribaltare mezza città per trovare delle ridicole bocce per provare ad esaudire un desiderio previsto da una leggenda metropolitana da due soldi?!” sbottò, adirato e infastidito, Vegeta al telefono.

Quello era davvero il colmo!

Quella turchina si vantava sempre di essere parecchio intelligente eppure gli sembrava di essere lui quello più sveglio!

Lo so che per te sembra stupido...” sbuffò Bulma. Dall'altra parte della cornetta “Ma questa prospettiva ha ridato fiducia a Goku e, pertanto, la dobbiamo seguire a tutti i costi!” “Sprecate solo il vostro tempo. Quelle palle da biliardo non esaudiranno nessun desiderio.” “Credi a quello che vuoi, Vegeta! In ogni caso, se vedi una di queste sfere, avvisaci subito. Ci sentiamo.”

Non appena la ragazza ebbe chiuso la comunicazione, Vegeta fece uno sbuffo.

Ma possibile che la gente dovesse sempre credere a delle idiozie?!

Lui credeva a tutto quello che poteva vedere oppure che la scienza sapesse perfettamente spiegare... in fondo, voleva diventare un medico...

Mentre camminava, notò il parco e decise di entrarci...

La prima cosa che notò fu che per terra c'erano un mucchio di oggetti.

Brutti stupidi sudicioni... ma non li leggevano i cartelli?!

Sembrava che la gente facesse sempre a gara per essere uno più stupido dell'altro... per forza il pianeta si era trasformato in una pattumiera...

Il bello era che alcuni oggetti erano ancora in buono stato... quanto detestava gli sprechi...

Fin da bambino, usava le matite e le gomme finché non gli scivolavano dalle mani dal quanto erano piccole...

Ad un tratto, notò, sotto ad un piccolo cespuglio, una strana palla arancione e decise di avvicinarsi.

Se era in buono stato, poteva regalarla a Tarble...

Quando la prese, si stupì nel scoprire che era fatta con un materiale strano che non sapeva riconoscere al tatto.

La girò, per vedere se era bucata e notò, sorpreso, che c'erano disegnate su sette stelle.

Era identica, a parte il numero di stelle, a quella stupida sfera che Kakaroth aveva mostrato a tutti quand'era brillo, ossia al campeggio... quindi quella era una di quella assurde sfere che potevano esaudire i desideri... a lui sembrava solo una gigantesca cretinata...

In ogni caso, se la prese con sé... se la storia si fosse rivelata, come sospettava, una bufala, avrebbe sempre potuto venderla per ricavarci qualcosa...


Mentre cercate volete un po' di birra?” “Mamma, ti prego!!! Ci sono dei bambini!!! Il più grande dei quali ha solo quattordici anni!!!” “E allora? Io ho bevuto per la prima volta un bicchiere di whisky quando avevo solo cinque anni.”

Sentendo ciò, Bulma alzò gli occhi, esasperata.

Possibile che ogni volta che andava a trovare sua madre, finiva sempre per domandarsi se quella donna fosse pazza?!

In ogni caso, se era vera la storia che avesse bevuto della birra a cinque anni, questo spiegava molte cose di lei... probabilmente non aveva ancora smaltito la sbronza...

In ogni caso, non dare niente ai bambini mentre sarò via!” sbottò Bulma mentre saliva sulle scale che portavano sulla soffitta.

Se non ricordava male, l'ultima volta che aveva visto la sfera in casa sua era stato in soffitta...

Finalmente, raggiunse la soffitta e, dopo essersi data un'occhiata intorno, si accorse che conteneva un sacco d'oggetti di cui aveva perso memoria... la sua prima bicicletta, vecchi pupazzi e, persino, il suo vecchio monopoli con cui giocava da bambina assieme a Tights... quanti ricordi...

Fece un sospiro... certo che ricordando il passato, dove lei e Tights giocavano sempre insieme con innocenti e vivaci giochi, nonostante la grossa differenza d'età tra le due, e quello che era successo dopo alla sorella, l'incidente, la sua gravidanza, l'abbandono di Radish e la sua decisione di abortire, le sembrava che tutto sembrava così assurdo... nessuna delle due immaginava una roba del genere quando giocavano insieme da piccole...

Diede un'altra occhiata veloce ai giochi.

Se a Goku e a Tarble fossero piaciuti, glieli avrebbe regalati più che volentieri...

Ad un tratto, vide la sfera sopra ad un vecchio armadio di legno pieno di buchi a causa delle tarme.

Provò ad allungarsi e di sollevarsi più in alto alzandosi sulle punte ma l'armadio era troppo alto e non riusciva nemmeno a sfiorarla.

Decisa a non arrendersi, prese un piccolo sgabello e, dopo averlo avvicinato all'armadio, ci salì sopra.

Purtroppo, lo sgabello era parecchio traballante e, infatti, per un attimo, fece mancare un battito del cuore di Bulma ma, fortunatamente per la giovane donna, lo sgabello riuscì a fermarsi.

A quel punto, la ragazza, cercando di non muoversi troppo, tentò di prendere la sfera con la punta delle dita e, finalmente, riuscì a sentirla e a spingerla verso di sé.

Quello che Bulma non si aspettava era che sul ripieno ci fosse qualcos'altro oltre alla sfera.

Ad un tratto, qualcosa di pesante atterrò con un tonfo, facendola spaventare.

Non appena si fu un po' calmata, Bulma si sporse e riconobbe la sua vecchia pistola ad acqua... la stessa che le era stata regalata quel natale di undici anni prima... poco prima che Tights avesse quell'incidente ferroviario...

Aveva smesso di giocarci da anni e i suoi genitori avevano deciso di conservarla in cucina... in effetti, si era chiesta più di una volta dove fosse finita...

Ad un tratto, si accorse che da una piccola fessura del giocattolo spuntava uno strano pezzo bianco.

Incuriosita, Bulma scese dallo sgabello e si avvicinò alla pistola.

Non appena fu più vicina, si accorse che si trattava di un piccolo foglio piegato, le cui punte erano consumate.

Chissà da quanto tempo era là dentro... non se n'era mai accorta prima...

Lo prese e lo aprì, morendo dalla curiosità, e non appena lesse il breve e semplice contenuto, sgranò gli occhi.

C'era solo una persona che poteva averle scritto quel messaggio per poi nasconderlo all'interno della sua pistola ad acqua... ma non era possibile...


Mi stai dicendo che sei riuscito a trovarne ben tre?!” domandò, senza parole, Vegeta e la voce grossa dall'altra parte del telefono ammise: “Già, è stato un gioco da ragazzi per un uomo come me!” “Certo... scommetto che erano tutte donne e che le avrai convinte dando qualcosa in cambio... ho già una vaga idea di cos'hai combinato ma non intendo indagare oltre...”

Nappa, dall'altra parte della cornetta, sbuffò.

Le cose non erano andate proprio così... semplicemente, grazie alla sua lunga vasta di conoscenze, aveva indovinato i proprietari, due uomini e una donna.

Per ottenere la sfera dagli uomini aveva dovuto sborsare molti bigliettoni e anche con la donna, una giovane divorziata... anche se il prezzo era un po' calato grazie ad una notte di sesso...

Non dire sciocchezze. Ho dovuto usare tutti i soldi guadagnati negli ultimi quattro lavori...” dichiarò Nappa, dicendo una mezza verità “Quando questa storia sarà finita, dovrai risarcirmi.” “Te lo sogni.” “E' sempre un piacere fare affari con te, Vegeta... ci si guadagna sempre...” “Poche ciance. Dov'è l'ultima sfera?”

Nappa prese dal suo tavolo pieno zeppo di fogli e oggetti un'agenda e, dopo averla sfogliata un attimo, dichiarò: “La possiede il proprietario di un piccolo bar, il Polunga... da quello che mi hanno detto le mie attendibili fonti, il bar si trova in un certo quartiere.” “Piantala di fare il misterioso, idiota, e dimmi dov'è il quartiere.” “E' quello dove abitano Bulma e Tights.” “E che aspettavi a dirmelo, deficiente?!” “Volevo solo aumentare la suspense...” “Guarda, sei fortunato che ti trovi dall'altra parte della cornetta o giuro che te le avrei date di santa ragione!”

Nappa si sentì raggelare.

Anche se Vegeta era molto più basso di lui, il suo pessimo carattere e, soprattutto, le sue abilità nelle arti marziali, lo rendevano spaventoso e pericoloso... era altamente consigliabile di non averlo come nemico o sarebbe stata la fine.

In altre parole: -Lasciate ogni speranza o voi che lo sfidate-.

Lo so... comunque, chiamo Bulma e le dico di cercarla?” domandò l'uomo e Vegeta rispose: “No, l'avverto io. Sono proprio da quelle parti.” “D'accordo. Ci sentiamo.”

Vegeta chiuse la telefonata, poi s'incamminò verso la fermata dell'autobus.


Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La preghiamo di chiamare più tardi.”

Bulma fece un sospiro.

Era la quarta volta che provava a chiamare sua sorella e, per la quarta volta, le aveva risposto solo la segreteria.

Sapeva che per Tights l'esperienza dell'aborto doveva essere stata tremenda e che, pertanto, voleva solo essere lasciata in pace...

La capiva benissimo però voleva sapere che, almeno fisicamente, stesse bene, in modo da stare un po' tranquilla... dopotutto, era sua sorella... anche se era più grande di dodici anni...

DLIN DLON

Il suono del campanello la fece sobbalzare ma, quasi subito, si riprese e corse alla porta.

Poteva essere Tights...

Ma non appena aprì la porta, sussultò e sbiancò.
“Ma che ti piglia?! Hai visto un fantasma, per caso?!” le, domandò, scocciato, l'uomo davanti alla porta e la turchina, imbarazzata, farfugliò: “No, Vegeta, è solo che... speravo fossi Tights... il suo cellulare è spento e temo che le sia successo qualcosa...” “Non siamo in uno di quei romanzi da quattro soldi dove qualche idiota decide di farla finita. Sono sicuro che tua sorella sta bene e che sa arrangiarsi, dato che è maggiorenne.”

L'uomo entrò tranquillamente in casa ma, ad un tratto, si fermò e, senza nemmeno voltarsi, le disse: “Comunque, sono certo che è ancora viva. Tua sorella è una tosta. Non si suiciderebbe mai.”

Bulma rimase in silenzio un attimo, poi seguì Vegeta dentro casa.

Ho trovato questa per strada.” annunciò, con noncuranza, Vegeta lanciando a Bulma una piccola sfera arancione con su sette stelle.

Prima che Bulma potesse formulare qualsiasi frase, Vegeta si sedette pesantemente sul divano e, mentre scriveva qualcosa al cellulare, dichiarò anche: “Nappa è riuscito a trovarne altre tre. Assieme alla mia, alla tua e a quella di Kakaroth, sono sei.” “Ne manca una e dobbiamo trovarla!” “L'abbiamo già trovata, ragazzina.”

Bulma sgranò gli occhi, incredula.

L'avevano già trovata?!

E dov'è?!” gli domandò, irrequieta “Non tenermi sulle spine!” “Conosci il bar Polunga?” “Quello gestito dal vecchio Moori e dal nipote più giovane Cargot? Io e mia sorella andavamo lì, a volte, per far colazione.” “Bene. Il proprietario ha l'ultima sfera del drago.”

Bulma sgranò gli occhi a quell'affermazione.

Non si aspettava che l'ultima fosse così vicina...

Nel frattempo, Vegeta si allontanò un po' da Bulma e chiamò: “Ehi, marmocchio! Prendi le tue cose! Ce ne torniamo a casa!”

Sentendo quelle parole, Bulma si avvicinò all'uomo e gli domandò, incredula: “Non vorrai mica andartene?!” “Ovvio, perché? Vuoi forse evitarmelo?” “Certo che no, è solo che... potreste accompagnare me e Goku in quel bar?”

La risposta alla domanda della giovane era perfettamente leggibile sulla faccia di Vegeta: No, sbrigatela da sola.

Bulma fece un sospiro.

In fondo si aspettava un secco rifiuto da parte di Vegeta...

Andiamo, ti prego!” lo pregò, decisa a non accettare un no come risposta “Non ho la patente della macchina o della moto.” “Esistono le gambe e i mezzi pubblici, se non lo sai!” “E andiamo, aiutami! Ti offrirò qualcosa!” “Arrangiati, ragazzina! Sono stanco morto! Sai cosa significa star seduti per ore su una scomoda sedia di plastica della sala d'aspetto dell'ospedale in attesa delle notizie sulla salute di un deficiente che si è fatto investire perché non è minimamente capace di badare al fratello? Sono in piedi dalle tre di notte! Inoltre, a peggiorare la situazione, fra poco dovrò sostenere la tesi di laurea perciò devo mettermi sotto con la preparazione, dato che, grazie a quel cretino di Radish, sono indietro con i miei studi! Senza contare che mi devo pure occupare del mio di fratello, che ha undici anni! Perciò, ragazza, scusami se sono diretto, ma veditela da sola! Tanto sono pochi passi mentre io dovrò lottare per non addormentarmi al volante e non causare qualche stupido incidente. Perciò, ciao! Ti saluto!”

Non appena il fratello gli si fu avvicinato, Vegeta lo prese per il polso e si diresse verso l'uscita ma Bulma gli tagliò la strada.

Insomma, vi ho già detto che non vi accompagno a quello stupido bar!!!” sbottò, adirato, Vegeta.

E poi la gente si lamentava se nessuno gli ascoltava...

Ti prego! Mi basta solo un passaggio...” riprovò la donna ma l'altro rispose: “Veditela da sola!” “Sei davvero un grande incosciente! Lasceresti che una giovane e bella ragazza minorenne e un bambino se ne vadino da soli in un viale buio e freddo...” “Ma se sono le tre del pomeriggio!” “Guarda che il crimine fa sempre orario continuato! Tutte le ore sono pericolose, per due minorenni! Se ci succede qualcosa, te ne pentirai per sempre! Inoltre dovrai affrontare la legge! Immagino già quando i poliziotti e l'avvocato dell'accusa ti faranno tutte quelle domande e...!” “E VA BENE, TI CI PORTO!!!!”

Non appena ebbe acconsentito, Bulma smise con la sua tremenda parlatina e Vegeta si sentì la testa molto più leggera.

Preferiva far ritardare il suo sonno piuttosto che la testa gli esplodesse a causa degli strilli di quella lì!

Che mocciosa infernale... lo era sempre stata...


Mentre discuto con Moori, tu offri qualcosa ai bambini.” disse Bulma mentre entrava nel bar, seguita da Vegeta, Tarble e Goku.

Perché ci devo sempre mettere in mezzo i miei soldi?” protestò, scocciato, l'uomo.

Prima o poi, quella l'avrebbe fatto finire sul lastrico...

Persino Tarble, il quale era nato parecchio prematuro, gli creava molti meno problemi e gli faceva spendere meno...

Non appena Bulma si fu allontanata, Vegeta si voltò verso i bambini e si raccomandò, scocciato: “Niente di troppo costoso altrimenti ve la pagate voi con i vostri soldi della paghetta!” “Ma tu non mi hai mai dato la paghetta, fratellone...” gli ricordò, imbarazzato, Tarble e anche Goku dichiarò: “Il mio nonnino me la dava ma Radish non mi sganciava nemmeno un centesimo. Diceva sempre che non me l'avrebbe mai data perché, altrimenti, li avrei sprecati tutti per le merendine.” “Tsk, allora tuo fratello sa fare cose intelligenti...” commentò Vegeta per poi affermare: “Paghetta o no, il discorso non cambia! Niente di troppo costoso o ve le suono, chiaro?”

Nel frattempo, Bulma si diresse al bancone e, non appena il commesso, il quale era parecchio alto e con un'espressione molto serena e tranquilla, le chiese che cosa volesse, la giovane rivelò: “Vorrei parlare con il proprietario, per favore... avrebbe un oggetto che m'interessa...” “Lo chiamo subito.” annuì l'altro, entrando in cucina.

Dopo un po', ricomparve e fece un cenno a Bulma la quale, nel frattempo, non si era allontanata dal bancone.

Non appena si avvicinò la commessa le disse: “Mio nonno ha detto che va bene. Entri pure in cucina. Arriva subito.”

Bulma entrò e notò che era piena di uomini giovani che lavoravano con forza ed energia.

L'unica cosa che un po' stonava in quel posto era la presenza di un bambino, il quale osservava con molta attenzione i lavori, per poi scrivere qualcosa nel suo quaderno.

Eccomi qui. Desidera, signorina?” le domandò una voce maschile molto anziana e rauca.

Bulma si girò e vide un uomo parecchio anziano, pelato e con la pelle di uno strano colore.

Doveva essere un po' malaticcio...

Nonno!” lo chiamò il bambino, scendendo dalla sedia e correndo ad abbracciarlo.

Il Vecchio sorrise e gli domandò: “Ti piace questo posto, Esca?” “Sì. Quando sarò grande, diventerò io il proprietario!” “Certo! Te l'ho promesso, ricordi? Ma prima devi crescere.” “Come si fa a crescere in fretta?” “Lavorando sodo e bevendo molta acqua. E' un trucco che mi ha insegnato mio nonno tanti anni fa, che nostalgia...” “Se n'è andato da tanto?” “Quando tuo padre aveva la tua stessa età, ragazzo.” “Allora farò come diceva sempre! Così sarà fiero di me!”

Con sempre il suo grande sorriso, il bambino si allontanò mentre Moori lo presentava a Bulma: “E' Esca, il figlio del mio nipote più giovane, Cargot. E' un bambino molto sveglio e vivace ma sono certo che quando sarà più grande sarà in grado di gestire perfettamente questo posto. Invece, il mio nipote più grande, Dende, si è trasferito dall'altra parte del mondo, in un piccolo e sperduto villaggio sulle montagne. Io e i miei nipoti ci abbiamo fatto una vacanza quand'erano entrambi bambini e si è praticamente innamorato del posto. Diceva sempre che, una volta diventato grande, si sarebbe trasferito e così stato. Non lo vedo da un bel po' ma mi telefona sempre, così so che sta bene...”

Dall'espressione dell'anziano, Bulma intuì che gli mancava molto il nipote più grande... ma gl'importava molto di più che Dende stesse bene e fosse felice...

Comunque, in cosa posso servirla, signorina?” le domandò, all'improvviso, Moori e la ragazza, un po' imbarazzata, svelò: “So che è strano ed improvviso... ma avrei bisogno della vostra sfera arancione con all'interno delle stelle.” “Quella con una stella?” “Sì, so che vi sembrerà assurdo ma io e i miei amici abbiamo bisogno di quella sfera.” “Ecco, io non...” “Mi rendo perfettamente che sembro pazza, ma vi prego! Si tratta di un'emergenza! Dopo ve la restituirò, è una promessa!” “Non è questo è solo che... non ho più quella sfera.”

Bulma sentì che il mondo stava crollando.

Moori non aveva più la sfera?!

L'ho data proprio ieri sera... ad una giovane donna che era appena entrata nel locale... era parecchio triste e disperata...” le rivelò il vecchio, immergendosi nei ricordi della sera prima...


Cargot, comincia pulire i tavoli. Fra mezz'ora chiudiamo.” disse l'uomo al giovane nipote, il quale annuì prima di ubbidire.

Dopo un po', diede un'occhiata veloce fuori dal bar.

Pioveva molto forte... proprio un tempo da lupi... fortunatamente, lui, Cargot ed Esca vivevano in un piccolo appartamento proprio sopra al bar... ma per gli altri lavoratori...

Proprio in quel momento, la porta del bar si aprì ed entrò una giovane donna che si sedette pesantemente su una sedia davanti ad un tavolo.

Dall'espressione sembrava molto triste ed amareggiata...

Cargot, come ad una qualsiasi altra cliente, le si avvicinò e le domandò, con un grande sorriso: “Desidera qualcosa, signorina?” “Una cioccolata calda...” “Arriva subito.”

Dopo un po', l'uomo tornò e le mise la cioccolata sul tavolo.

Invece di berla, la donna scoppiò in lacrime.

Doveva star attraversando un pessimo periodo...

Moori le si avvicinò e le domandò: “Tutto bene?”

La ragazza, mentre tentava, invano, di asciugarsi le lacrime, balbettò: “N-non è niente... davvero...” “Non alcuna intenzione d'intromettermi nelle sue faccende private, signorina... immagino che stia passando un brutto momento...” “Pessimo...” “Suvvia, si faccia coraggio... vedrà che tra un po' tutto si sistemerà. I momenti pessimi ci sono sempre ma il bello di questi momenti è che poi passano.”

La giovane, non rispose.

Si voltò verso la porta a vetro del bar e, mentre osservava la pioggia, domandò, con voce triste: “Le è mai capitato di trovarsi davanti ad una strada che va in due direzioni completamente diverse e che deve per forza sceglierne una? E tu non sai quale prendere? Oltre a ciò, hai pure paura perché non sai se sceglierai la strada giusta?”

Moori fece un profondo respiro, cercando dentro di sé le parole giuste da dire.

Sa, mio nipote Dende vive da parecchi anni in un altro continente...” cominciò, dopo un po' “Lui ha sempre voluto andare a vivere là... ma, più si avvicinava ai diciotto anni più era nervoso e inquieto... voleva andarsene però, allo stesso tempo, non voleva lasciarmi... cercava di non dirmi niente perché non voleva che mi preoccupassi per lui... ma io me ne sono accorto, eccome! Stava così male... soffriva in silenzio... sentiva che il suo vero posto era dall'altra parte dell'oceano e non qui.”

Diede una veloce occhiata alla donna e si accorse che lo stava osservando con attenzione.

E cosa ha fatto?” gli domandò e Moori raccontò: “Gli parlai e gli dissi che se sentiva tutto ciò, non doveva restare qui ma partire. Stava troppo male... vede, signorina, io sono troppo vecchio per certe cose ma una l'ho capita perfettamente. Che non bisogna mai impedire ai giovani di vivere le proprie vite. Intromettersi significa solo bloccarli e farli star male. Così, alla fine, il mio Dende ha scelto la sua strada e, anche se mi manca un bel po', non mi dispiace perché so che è felice. Scelga la strada che le consiglia il cuore e non la testa, signorina, e anche lei troverà la felicità.”

Per tutta risposta, la giovane, fece un grande e luminoso sorriso, anche se non smetteva ancora di piangere.

Può aspettarmi un momento?” le domandò il vecchio, allontanandosi verso la sua stanza.

Quando tornò, si accorse che la cioccolata che la signorina aveva ordinato era finita.

Evidentemente si stava riprendendo...

Mi scusi, signorina...” fece di nuovo il vecchio e, non appena ebbe la sua attenzione, le mostrò quello che era andato a prendere nella sua stanza.

Ma quella...” esclamò la giovane, osservando la sfera arancione e con una stella, che il vecchio le stava allungando.

Era di mio nonno.” raccontò il vecchio “Mi ha portata fortuna un sacco di volte ma credo che sia giusto che la tenga lei. Adesso ne ha più bisogno lei di me.”

La donna la guardò un attimo, poi, prendendola, disse: “Gliela resisterò il prima possibile.” “Non si preoccupi, signorina. Ormai, è sua.”

Per la prima volta da quando era arrivata, la giovane donna sorrise e, per un istante, sembrò che brillasse.


...E questo è tutto, signorina. Sono davvero spiacente, ma, purtroppo, è andata così.” si scusò, profondamente mortificato, il vecchio.

Bulma fece un sospiro.

Proprio ora che tutto stava andando per il verso giusto... ma, in fondo, era naturale che finisse così, come glielo aveva fatto notare più volte Vegeta...

Non importa... comunque grazie per la disponibilità...” rispose Bulma, facendo un grande sorriso.


Bulma infilò la chiave nella serratura.

Era proprio distrutta... voleva solo buttarsi sul suo letto e addormentarsi, lasciando scivolare lontano da sé per qualche ora, tutte le preoccupazioni e i dolori del mondo... come una zattera nell'oceano...

Vegeta, dopo la loro visita al bar, si era diretto a casa sua col fratello e il piccolo Goku, l'avrebbe ospitato in attesa di nuove notizie da parte di Radish.

Pertanto, fu una sorpresa per la ragazza quando aprì la porta e vide la sorella maggiore seduta su un divano a leggere un libro.

Tights! Sei tornata!!!” esclamò Bulma, dimenticandosi in un attimo la stanchezza e correndo ad abbracciare la sorella.

Come era stata preoccupata in tutte quelle ore...

Come stai?” le domandò, preoccupata, dopo aver finito di abbracciarla, e la donna con un sorriso, le disse: “Meglio. Passare un po' di tempo da sola mi ha aiutata a riflettere e a riprendermi... ma dov'eri finita? Sono tornata due ore fa e in casa non c'era nessuno. Ti ho telefonato un sacco di volte ma non mi rispondevi. Cos'è successo?”

La turchina non sapeva cosa dire...

Radish era stato il ragazzo di sua sorella... ma dopo come l'aveva trattata alla notizia della gravidanza... però anche lei aveva il diritto di sapere...

Ecco...” farfugliò Bulma, nervosa “Stavo cercando, assieme a Nappa, Vegeta, Tarble e Goku le sette sfere con dentro le stelle...” “E perché?” “Perché, ecco... Radish... è finito in ospedale.” “COSA?!”

Prima che Bulma potesse rendersene bene conto, la sorella le domandò, trafelata: “Quando?! Perché?! Che diavolo è successo, Bulma?!”

Dopo qualche tentennamento, Bulma raccontò tutto quello che era successo mentre la sorella ascoltava attentamente.

...E quando sono andata al bar, ho scoperto che il proprietario aveva regalato l'ultima sfera ad un'altra ragazza che non so dov'è. Così siamo al punto di partenza e non so come dirlo a Goku... ci teneva tanto a salvare Radish...” concluse Bulma, abbassando lo sguardo.

Anche se era duro da ammettere, non c'era più niente da fare... doveva fare l'ultima cosa che voleva fare... arrendersi.

Bulma...”

La voce dubbiosa e titubante della sorella maggiore le fece alzare lo sguardo.

Sì, Tights? Cosa c'è?” le domandò e la bionda, imbarazzata, balbettò: “Ecco, io...” “Cosa?” “Prendi la mia borsa.” “La tua borsa? Certo. Lo faccio subito.”

Bulma andò a prendere la borsa colorata di Tights e gliela passò.

La bionda frugò un attimo nella sua borsetta finché non tirò fuori qualcosa che mostrò alla sorella minore.

Non appena la riconobbe, Bulma rimase senza parole.

Era l'ultima sfera del drago.

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