Il DinoEroe [INTERROTTA]

di Patman17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ota Kyoryu ***
Capitolo 2: *** Arashi Sakura ***
Capitolo 3: *** La mia piccola sorellina ***
Capitolo 4: *** Dai dinosauri ai volatili ***
Capitolo 5: *** I nostri costumi ***
Capitolo 6: *** Dreamer, Puppet e Geyser ***
Capitolo 7: *** La fata della Shiketsu ***
Capitolo 8: *** Il drago che vuole essere un dinosauro ***
Capitolo 9: *** Dopo lo scontro ***
Capitolo 10: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 11: *** Kimiko e Haruka ***
Capitolo 12: *** Le nostre guide ***
Capitolo 13: *** La ragazza a cui piaccio ***
Capitolo 14: *** EmotionGuardian ***
Capitolo 15: *** Kyoryu vs Kang ***
Capitolo 16: *** Kyoryu vs Zhū ***
Capitolo 17: *** Primo appuntamento? ***
Capitolo 18: *** (FILLER) AUGURI KYORYU! ***
Capitolo 19: *** Dinoboy ***
Capitolo 20: *** Amica ***
Capitolo 21: *** La luna ***
Capitolo 22: *** Calore ***
Capitolo 23: *** Cappotto ***
Capitolo 24: *** Scuola di kung fu ***
Capitolo 25: *** Contraccolpo ***
Capitolo 26: *** Vero appuntamento ***
Capitolo 27: *** Kimono ***
Capitolo 28: *** Torneo ***
Capitolo 29: *** Le ali della gru ***
Capitolo 30: *** Tigre contro Drago ***
Capitolo 31: *** Il dinosauro che gridava vittoria ***
Capitolo 32: *** Il vero inizio ***
Capitolo 33: *** Costarica ***
Capitolo 34: *** Il mondo ***



Capitolo 1
*** Ota Kyoryu ***


Mi trovavo nel mio letto con il mio grosso peluche di un tyrannosaurus rex di color verde tra le mani, immerso nel mondo dei sogni mentre rivivevo gli anni passati della mia vita da bambino, quando il mio quirk si era appena palesato fino ad oggi... il giorno in cui stavo per far ritardo al mio primo giorno di scuola.
Nella mia testa ormai ero a galoppo di un velociraptor quando quella piccola diavoletta della mia sorellina mi buttò giù da letto di forza, urlandomi: "STAI FACENDO TARDI!" Volevo picchiarla ma diamine, aveva ragione stavo facendo ritardo.
Mi alzai di fretta per andare davanti allo specchio, i miei capelli scuri come la pece erano completamente scompigliati, ma non mi dispiacevano per niente, con i miei denti a punta facevano un figurone, o almeno per me.
Non feci neanche in tempo di cambiarmi che la mia sorellina mi urlò contro di scendere senza neanche far colazione, quanto la odiavo quando si comportava in questo modo.
Arrivai in tempo davanti la Shiketsu con la divisa messa al contrario, già sentivo le risate di sottofondo... anche se ero molto alto con un sorriso da film horror a causa dei miei denti nessuno sembrò preoccuparsene, avevo realmente fatto la figura dello scemo. Pensieri a parte entrai dentro l'edificio, davanti a me c'era un lunghissimo corridoio pieno di ragazzi fighi in divisa, sembravano dei colossi per come erano grandi... mentre io ero un compsognathus al confronto.
Mi dimenticai completamente di andare nella mia classe, fino al suono della campanella, come uno scemo iniziai a correre ed a urlare fino a trovare la mia classe, ormai arrivato in ritardo, primo giorno e già prima strigliata.
Ritornata la calma fissai i miei compagni di classe, l'unico posto libero era vicino ad un tipo più irrequieto di me, il suo nome era Yoarashi Inasa la sua energia mi fece sentire immediatamente a casa e non rideva di me, anzi trovava interessante la mia dentatura a punta.
Passò la prima ora, e io mi stavo iniziando ad annoiare a morte quando entrò un professore dal volto quasi morente, era vestito in smoking con la pelata e il volto pieno di rughe. Quel vecchio signore aveva una parlantina ipnotica, il suo tono calmo mi rilassava completamente! Disse solamente di chiamarlo signor Gou e che lavorava come poliziotto, non come eroe ciò mi fece storcere il naso, perché come insegnante un poliziotto? Probabilmente c'era qualcosa sotto.
Finalmente dopo essersi presentato, il signor Gou ci fece presentare uno alla volta;  pian piano tutti si presentavano e quando finalmente toccò a me mi alzai, con quella divisa al contrario i capelli scompigliati e un sorriso da ebete, esclamando:

"Io sono Ota Kyoryu, il mio quirk è Komodo Dragon, come si può ben vedere il mio corpo è mutato creando delle squame su tutto il mio corpo, i miei denti una volta caduti hanno dato spazio a questi canini e come i rettili soffro le temperature! Ah dimenticato... dinosauro preferito?".

Appena domandai quale fosse il loro dinosauro preferito, tutti iniziarono a ridere di me... era davvero una domanda tanto buffa? Per me era una domanda normalissima, sono un grandissimo esperto di dinosauri fin da bambino grazie a mio padre, Ota Goro un famosissimo paleontologo che viaggia il mondo alla scoperta di nuovi dinosauri... è lui che mi ha insegnato tutto ciò che so! Forse è una cosa davvero stupida? Mi stavo sentendo realmente uno sciocco... tutti mi stanno prendendo in giro, avrei voluto tornarmene  a casa in quel momento, ma appena tornai seduto al mio posto Inasa si alzò urlando: "IL MIO DINOSAURO PREFERITO E' IL PACHICEFALOSAURO! AH AH MI PIACE LA SUA TESTA!" In quel momento, lui mi sorrise... senza nemmeno conoscermi mi difese da quelle risate rispondendo anche alla mia domanda, quel ragazzo era davvero il migliore della classe.

"Inasa-san grazie per avermi difeso".

Sussurrai per non farmi sentire dal professore, ormai la lezione vera era iniziata e non volevo beccarmi una seconda strigliata.
Lui si girò, sorridendomi nuovamente dicendo solamente: "noi due siamo amici!" Non credevo alle mie orecchie, eravamo già diventati amici? Ciò era magnifico, avevo un amico con cui parlare delle mie passioni!
Forse non ho commesso un errore ad iscrivermi ad una scuola per super eroi.

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Capitolo 2
*** Arashi Sakura ***


Era passata oramai una settimana dal primo giorno di scuola, il rapporto con Inasa era diventato più solido, a tal punto che iniziammo a passare anche intere giornate insieme dove ci ritrovavamo davanti ad una caffetteria non troppo lontana da scuola, stavamo imparando a conoscerci lentamente e grazie a questo diventammo praticamente migliori amici. Inasa può sembrar strano con quel suo modo di fare sì, ma è davvero una persona incredibile... non rideva di me anzi voleva anche visitare i miei musei preferiti e ammirare i dinosauri.
Arrivò un'ennesima giornata di scuola, io come al solito non mi svegliai in tempo e feci ancora una volta ritardo, ormai era diventato la base della mia vita da studente.
Mi misi al mio solito posto, ancora mezzo assonnato quando notai uno sguardo di superiorità provenire da una mia compagna di classe, il suo nome era Arashi Sakura un'energica ragazza dai capelli dorati. Era difficile trovare un sorriso dal suo volto di fata, dico così perché il suo quirk consiste nel far fiorire e germogliare grazie alla sua concentrazione, anche se nella maggior parte delle volte ha una crisi nervosa per ciò.
Suonò la campanella della pausa, come al solito io e Inasa ci organizzavamo per una nuova uscita, quando iniziai a sentire una presenza alle mie spalle, non stavo dando molto peso alla cosa fino a quando una voce molto femminile e acuta iniziò a trapanarmi i timpani, mi voltai con un'espressione letteralmente spaventata, stavo rischiando seriamente un collasso quando notai che era Sakura, con il volto ingrugnito.

Sakura-san, hai bisogno di qualcosa?”.

Domandai, interdetto e spaventato, il suo volto sembrava davvero quello di un orco.
Tra una goccia di sudore e l'altra, Sakura avvicinò il suo viso fatato o orchesco, sentivo il cuore andarmi in gola mentre il suo dolce profumo floreale invadeva il mio olfatto.
Ota-kun, tu e Inasa siete molto amici vero?” mi domandò con voce minuta e insicura, sembrava davvero una piccola fata, anche perché era una ragazza molto più bassa di me e ciò lasciò scivolare le preoccupazioni.

“Oh? Sì io e Inasa-san siamo amici! Vuoi unirti anche tu?”.

Aggiunsi rispondendo alla sua domanda, mostrando un lieve sorriso ponendo una mano sul mio capo, grattandomi lievemente mentre cercavo aiuto anche dal mio compagno, che con quel suo modo di fare molto strano si alzò dalla sua sedia urlando come un pazzo: “DAI SAKURA UNISCITI A NOI, IO E KYORYU ANDIAMO IN UN MUSEO”.
Sakura poggiò la sua piccola mano verso la bocca, cercando di nasconderla mostrando palesemente un comportamento timido, mi dispiaceva ignorarla... probabilmente aveva visto come io e Inasa eravamo diventati così amici in poco tempo che anche lei voleva far parte del nostro gruppo.
Mi unisco solamente se Ota-kun inizia a lavarsi, la sua puzza da rettile mi da fastidio!”, urlai fortissimo irritato con gli occhi furiosi, mentre quella piccola maledetta se la rideva aggiungendo una linguaccia.

IO NON PUZZO HAI CAPITO? SEI SOLAMENTE INVIDIOSA E MI DEVI ANCORA DIRE IL TUO DINOSAURO PREFERITO!”.

Con convinzione sfoderai la mia tipica domanda d'approccio, mi aspettavo una grassa risata mentre quello scemo di Inasa mi faceva il tifo... invece questa volta alla mia domanda Sakura non rise, anzi con occhi concentrati su di me e il volto rilassato rispose con quella sua piccola vocina da ragazzina: Il mio preferito è T-rex!”, da quel momento diventammo un trio perfetto, anche se Sakura continuava a stuzzicarmi, ma andava bene così.

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Capitolo 3
*** La mia piccola sorellina ***


Era arrivato il weekend, avevo già programmato la giornata e nessuno poteva rovinarmela... o meglio quasi, da quando io e Sakura siamo diventati amici, lei continua a farmi da mammina. Continua a dire che sono infantile e che dovrei pensare soprattutto alla scuola, e dopo ai dinosauri.
Ignorai i suoi messaggi, pronto per una giornata piena di musei e dinosauri quando quella peste di mia sorella si piazzò davanti alla porta, urlando che dovrei studiare. Il suo nome è Chika, è una bambina di quasi dieci anni ed è letteralmente il mio contrario.
I suoi grandi occhi saccenti color nocciola si fissarono su di me con un grosso sorrisino malefico. Con segno di superiorità fece ondeggiare i suoi lunghi capelli color rame e ben curati con una mano mentre aspettavo solamente qualche sua malefatta per lasciarmi libero.

“Chika-chan... mi puoi dire cosa ti serve?”.

Domandai con un tono preoccupato, avevo già immaginato quale tortura psicologica aveva in mente quella diavoletta... o peggio voleva solamente dei soldi.
“Kyonii-san dove stai andando?” rispose ghignando, tramutando quel suo piccolo volto fanciullesco in un volto simile ad un goblin, ormai era chiaro che voleva qualcosa... ma cosa esattamente? Dovevo davvero superare in furbizia una bambina? A quanto pare si, questa volta non potevo farmi fregare.
Rimasi in silenzio, con delle gocce di sudore che ogni tanto scivolavano sulle mie squame, era realmente terrorismo psicologico lo sguardo di mia sorella!

“Come dove sto andando? Al museo ovviamente!”.

Trovai il coraggio di risponderle, cercando con lo sguardo una via di fuga che ahimè non esisteva... intorno a me c'era solo vuoto e una piccola bambina che stava per lanciare la bomba. Me lo sentivo... stava per chiedermi dei soldi o di comprarle qualcosa.
“Kyonii-san, la mamma ha detto che devi fare prima i compiti!”, aggiunse con tono di superiorità mentre il mio sguardo preoccupato svanì dal nulla, si ovviamente non avevo fatto i compiti e non avevo intenzione di farli, ma era la volta buona che potevo fregarla in astuzia!

“Oh Chika-chan ma io ho già fatto i compiti, per questo sto uscendo!”

Con tono estremamente falso ma allo stesso tempo convincente riuscii a fregare la mia piccola sorellina, che con un attimo di esitazione alla fine credette alla mia balla lasciandomi passare.
Così finalmente misi la mano sulla maniglia quando improvvisamente, non appena la porta si aprì quella pazza di Sakura comparve li davanti, con sguardo furibondo e la sua tipica espressione da orchessa arrabbiata.

“Oh ehm... Sakura-san... buongiorno”.

Le mie preoccupazioni salirono alle stelle, cosa ci faceva lei qui? E perché era tanto arrabbiata? Queste erano le domande che giravano nella mia testa, mentre il mio corpo ormai tremolante non riusciva nemmeno a far un passo indietro quando la “fata” della shiketsu si avvicinava sempre più irritata. “Ota-kun... devi rispondere quando ti scrivo, e in più non mentire. NON HAI FATTO I COMPITI!”. Aveva sentito le mie balle, credevo di riuscir a passare una giornata nel mondo dei dinosauri... ma mi sbagliavo, dopo quell'avvenimento ogni weekend Sakura si portava appresso Inasa per costringermi a studiare e dopo quella strigliata non ignorai più, nemmeno per sbaglio, i suoi messaggi
Avrei preferito sul serio lottare con un villain in carne e ossa... magari in futuro capiterà sul serio.

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Capitolo 4
*** Dai dinosauri ai volatili ***


Era appena finita la giornata scolastica e tanto per far qualcosa di diverso, quel giorno invitai Inasa e Sakura a casa mia, il primo senza nemmeno pensarci disse immediatamente sì, mentre Sakura rifiutò a causa di alcuni impegni a cui non poteva rinunciare, mi dispiaceva non poter passare una giornata in gruppo, ma se aveva degli impegni non potevamo costringerla; così io e Inasa la salutammo davanti all'uscita della scuola e ci avventurammo verso la via di casa mia.
Era tutto molto calmo, il sole era coperto da poche nuvole, alcuni uccellini svolazzavano un po' ovunque sopra la nostra testa, possiamo dire che si prospettava una giornata tranquilla... o almeno fino a che non arrivammo a casa mia, che una volta aperta la porta di casa un grosso pappagallo, precisamente un parrocchetto dal collare di color giallo si lanciò verso di me. Rimasi paralizzato per pochi secondi, mentre Inasa se la rideva di gusto, esattamente cosa diavolo era successo? La spiegazione era solo una... mia madre era a casa.
Mia madre è una veterinaria specializzata in ornitologia e passa molto tempo in una scuola per insegnare ornitologia, la chiamano la maga dei pennuti... questo perché si può dire che è una vera e propria esperta nel settore. La sua passione iniziò quando il suo quirk si manifestò, a differenza mia e di mio padre che il nostro corpo è stato mutato in quello di un rettile il suo consiste nel poter comunicare con qualsiasi volatile ed entrambi si capiscono alla perfezione! Anche il quirk di Chika è qualcosa di simile.

“Mamma sei in casa vero?”.

Domandai con tono impaurito, in pubblico si comporta in modo aggraziato, mentre in casa è davvero paurosa... per questo motivo spesso mio padre finge una chiamata per scappare, le poche volte che ritorna a casa.
“Kyo-chan, sono qui! Vieni a darmi un aiuto”. Dal salotto si poteva udire un canto meraviglioso accompagnato da un tono di voce molto delicato, sembrava una principessa di qualche film d'animazione occidentale.
“WOW MA CASA TUA E' FORMIDABILE, NON SAPEVO CHE POSSEDEVI DEI PAPPAGALLI!”, Inasa sembrava fomentato dal sentire e dal vedere dei pappagalli volare intorno a noi... ma la verità è che io odiavo quando mia madre portava i suoi pappagalli a casa, perché poi tutto il mio tempo libero veniva nullificato dal dover aiutarla, e non potevo neanche rifiutare... se non volevo vedere bruciati i miei libri sui dinosauri, come successe l'ultima volta.
Arrivammo dinanzi a mia madre, gli occhi di Inasa iniziarono a brillare, come se avesse visto un pyroraptor, ma l'unica cosa che vide era mia madre ricoperta di tanti piccoli uccellini.
Mia madre si chiamava Cristina, non ha origini straniere, i miei nonni amano i nomi stranieri. Aveva la brutta abitudine di tingersi i capelli, solitamente se li tinge in base ai colori dei suoi animaletti ma questa volta possedeva i capelli di color argento, i suoi occhi erano di color verde ed era più alta di me di un po', non so di preciso di quanto.
“Kyo-chan hai visto Kosho-san? Oh? Lui è il tuo amico Inasa di cui parlava Chi-chan?”, domandò mia madre con tono calmo e pacato mentre si avvicinava al mio orecchio, sussurrandomi che se la prossima volta non l'avessi avvertita che avremmo avuto ospiti mi avrebbe distrutto i miei dvd sui dinosauri.
Spalancai gli occhi, deglutendo a tratti mentre il mio corpo tremava... quella donna era davvero la reincarnazione della cattiveria.

“S...si è nascosto vicino la porta di casa...”.

Mentre io cercavo di parlare senza balbettare o tremare, Inasa si era già buttato contro i pappagallini di mia madre, era fortunato lui a divertirsi perché sapevo che per me oggi sarebbe arrivata la fine.
“Oh... Kosho-san doveva farsi un controllo ma ogni volta mi scappa! Kyo-chan sii educato mentre io mi occupo di lui”. Non appena disse quella frase mi lanciai a razzo verso Inasa con la scusa di allontanarmi dalla strega dei volatili proposi di andare in camera per mostrargli la mia collezione di piccoli fossili regalati da mio padre.
Alla fine, passammo la giornata ad aiutare mia madre a visitare i pappagalli, e ancora una volta il mio tempo libero venne compromesso da qualche mia conoscenza o familiare, almeno Sakura probabilmente si stava divertendo.
Il giorno dopo a scuola, quando le chiesi cosa avesse fatto mi rispose in modo disperato che avrebbe pagato oro per smettere di lavorare nella pasticceria dei nonni... a quanto pare entrambi venivamo costretti dai nostri stessi familiari a lavorare per loro come schiavi, che vita triste.

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Capitolo 5
*** I nostri costumi ***


Finalmente arrivò il giorno in cui potevamo sfoggiare i nostri costumi. Ero molto fomentato e non vedevo l'ora di poter mostrare il mio “costume” e finalmente magari, avrei ricevuto dei complimenti da quella stupida orchessa che non fa altro che insultarmi.
Quel giorno però il signor Gou era molto strano, non sembrava neanche lui, solitamente è molto apatico e il suo tono di voce rispecchiava molto le sue espressioni facciali, inesistenti ora invece nel suo volto si poteva intravedere un ghigno soddisfatto, persino le sue rughe da anziano erano svanite... che sia anche lui contento di questa giornata? Probabilmente sì, infondo tutti aspettavamo con ansia questa lezione.
Arrivammo dinanzi al luogo delle simulazioni della scuola, tutti avevano dei costumi belli e molto elaborati... mentre il mio costume consisteva in una mascherina, simile a quelle di quel cartone animato occidentale con delle tartarughe ninja e dei pantaloni strappati e basta, sì ero a petto nudo.
Ota-kun quello è davvero il tuo costume...”. Non appena Sakura disse quelle parole mi girai verso di lei gonfiando il petto in segno di superiorità, notando però come il suo costume era davvero bello: i suoi occhi dolci e femminili si intonavano perfettamente con quel costume uscito da qualche stagione delle Pretty cure; i suoi capelli color oro lasciavano una certa fragranza floreale capace di ipnotizzarmi, rimasi incantato al tal punto che il mio petto si sgonfiò, il mio viso si avvolse da un leggero rossore e, non riuscivo a capire perché mi faceva questo effetto, passavo molto tempo con lei e non ho mai sentito questa strana sensazione, per la prima volta i miei occhi la vedevano come una fata e non come una orchessa.

“S...Sakura-san... il tuo costume è veramente carino!”.

Veramente carino? Cosa diavolo era uscito dalla mia bocca, solitamente avrei urlato cose come sei una stupida orchessa. Ero realmente incantato da quel color violetto che sprigionava il suo costume, e il suo viso era curato in ogni minimo dettaglio.
Ota-kun ma che diavolo stai dicendo...”, con timidezza la piccola Sakura si voltò di scatto per nascondere quel suo volto rosso, non se lo aspettava neanche lei quella mia reazione. “Ota-kun oggi puzzi meno di lucertola.”, si sentiva come la sua voce era cambiata, stava cercando di mascherare il disagio che le avevo creato... ma non potevo far a meno di rimaner in silenzio e godermi il buon odore che avevano lasciato i suoi capelli non appena si era girata.
“KYORYU IL TUO COSTUME MI PIACE! LE TUE SQUAME SONO VERAMENTE STUPENDE!”, ad interrompere il tutto fu Inasa che con quel grande cappotto si lanciò in mezzo a me e a Sakura con un grosso sorriso innocente, notando le nostre espressioni. “AVETE ANCORA BISTICCIATO VOI DUE? SIETE REALMENTE FATTI L'UNO PER L'ALTRO AH AH AH!”, furono quelle parole a sbloccare il momento, facendo tornare me e Sakura come sempre. Tra urla e insulti passammo un quarto d'ora a rinfacciarci che è impossibile esser fatti l'uno per l'altro... dopo tutto io non mi metterei mai con una fata, volevo dire con una orchessa.
Arrivò il momento in cui il signor Gou ci spiegò come funzionasse questa simulazione, all'interno si trovavano dei manichini e ognuno di noi doveva batterne il più possibile utilizzando a pieno il nostro quirk. In un primo momento ciò mi sembrava qualcosa di stupido, infondo erano solo manichini giusto? Però magari c'era qualcosa in più che solamente durante la simulazione potevamo scoprire.
Notai come il signor Gou era distratto con fisso il telefono tra le mani, come se stesse aspettando un messaggio o una chiamata, per assicurarmi che il nostro insegnante stesse bene mi avvicinai a lui e notai con la coda dell'occhio un email provenire da un certo Puppet. Nel messaggio c'era chiaramente scritto se nei manichini ci fossero dei vestiti, perché tanto interesse? Forse era un collaboratore della scuola e i vestiti servivano a sembrar più realistici.
Non poteva esser di certo qualcosa di sospetto, ma allora perché il signor Gou era così felice? E perché questo Puppet parlava di vestiti e marionette? Era ovvio che si trattava della simulazione, non poteva esser nient'altro.

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Capitolo 6
*** Dreamer, Puppet e Geyser ***


Non appena i preparativi giunsero alla fine ogni mio compagno di classe scattò all'interno del perimetro determinati a superare la prova. Io come uno stupido rimasi indietro a tutti, dividendomi anche dai miei due amici che con crudeltà partirono senza di me.
Con il volto disperato entrai anche io nel luogo in cui dovevano esserci questi manichini, ovviamente sapevo benissimo che con il ritardo non ne sarebbe rimasto nemmeno uno e ciò poteva solo farmi prendere un voto orrendo, e di conseguenza una punizione da parte di mia madre... sentivo il terrore solo a pensarci.
Il luogo era completamente deserto e silenzioso, e ciò mi fece un minimo allarmare, dovrebbero sentirsi vari rumori, anche perché sono manichini della scuola è ovvio che non sono fermi.
Durante il mio cammino, potevo notare dei vari guanti a terra, ce ne erano di tutti i colori e di ogni dimensione... che siano i guanti dei manichini battuti? Probabile, in fondo in quel messaggio c'era scritto che i manichini erano tutti vestiti, nulla di preoccupante quindi.

“Sembra una discarica questo posto...”.

Commentai con tono leggermente schifato per la puzza di spazzatura che veniva dal luogo, come faceva una scuola privata ad avere un luogo così sporco e puzzolente? Questo era realmente strano, in fondo era anche abbastanza utilizzato come luogo. Durante la mia passeggiata in questo luogo di simulazione, tra commenti vari notai come il terreno era ricoperto di buchi e pozzanghere varie, ciò mi incuriosii molto perché nessun mio compagno di classe aveva quirk capace di fare certe cose, che sia opera di questi manichini della scuola? Stava diventando sospetta la cosa, perché la scuola aveva certi manichini? Non poteva fare direttamente con dei robot allora? Tra una domanda all'altra arrivai nel punto più profondo del settore, dove tutto il silenzio che prima ricopriva tutto quanto sembrava esser sparito dal nulla, lasciando solamente spazio ad una risata: “Khihi” rimbombava nel nelle mie orecchie quando rimasi coinvolto in una grossa esplosione, finendo tra le macerie.
Anche Inasa si era separato da Sakura, il ragazzo prodigio del primo anno si trovava nel lato ad est del settore, come tutti gli altri era alla ricerca dei manichini anche se a quanto pare sembravano esser spariti dal nulla.
Con un sospiro Inasa si sistemò il suo grosso cappotto, notando così come dal terreno fuoriusciva dell'acqua che man mano si solidificava, egli non ci fece molto caso perché immaginava che fosse un'idea del professore mettere delle trappole.
Mentre si addentrava sempre di più verso la parte centrale l'aria si faceva sempre più rarefatta, il suo corpo si faceva sempre più pesante mentre intorno ad Inasa comparse Sakura che come al suo solito mi sgridava per non aver studiato. Inasa rimase confuso nel vedere come il nostro professore si trovava in mezzo a quella scenetta, mentre tutto l'ambiente circostante divenne la nostra aula di scuola, e ad un tratto venne catapultato in una lezione normalissima.
La piccola fata si trovava invece nel lato ad ovest del settore, essendo una ragazza molto sveglia non ci volle molto a intuire che stava accadendo qualcosa, nessuna delle sue compagne di classe aveva trovato un manichino e in quel punto preciso ogni angolo era ricoperto d'acqua, anche se sembrava molto di più gelatina visto la strana consistenza.
Ad un tratto i pensieri della ragazza vennero interrotti da delle urla, erano i suoi compagni di classe che scappavano da... dei vestiti? Un gruppo di vestiti ambulanti senza corpo attaccarono la ragazza e i suoi compagni di classe, che dato lo shock iniziale non fece molto per difendersi.
"I colpi di quei vestiti erano più dolorosi di qualsiasi altra cosa, come diavolo fanno a far così male? Si domandò Sakura" mentre, dopo aver acquisito un minimo di concentrazione, evocò dal terreno due piante carnivore appartenente alla famiglia Sarraceniaceae che intrappolarono dentro le loro foglie quei vestiti, iniziando il processo di digestione.

“Dannata fatina”, dal nulla una voce molto grossa e rauca comparve a distruggere il silenzio che era appena tornato.

Un uomo alto minimo 1.90, in sovrappeso con una grossa maschera di un tsuchinoko e un cappotto color nero, con su scritto: “Geyser” comparve improvvisamente, borbottando continuamente insulti vari verso un certo Puppet.
“Chi sei?”, domandò Sakura, mentre i compagni di classe da lei salvati precedentemente iniziarono una corsa verso l'uscita.
L'omone non diede nessuna risposta, le sue mani erano scomposte, probabilmente deriva da anni di risse mentre il suo respiro era quasi inesistente, non sembrava nemmeno cosa significasse respirare per quanto era silenzioso.
La fata della Shiketsu si voltò verso le sue piante, notando con estrema sorpresa che erano già appassite tra quelle pozzanghere di acqua strana, sicuramente deriva da lui tutto ciò.
Geyser, se così si chiama, diede un piccolo comando mantenendo il tono di voce basso, e in quel momento tutta una pozzanghera si solidificò nella sua mano, creando una lama di grosse dimensioni perfetta per poter falciare le piante che potevano dargli noie.
Ormai era chiaro, quell'uomo non faceva parte della lezione, e andava fermato... ma come? Sakura non aveva i mezzi per chiamare aiuto e se fosse scappata probabilmente quel tipo avrebbe ucciso i restanti dei suoi compagni di classe scappati, era davvero una bella gatta da pelare per la giovane aspirante eroina.
Geyser si trovava letteralmente ad un passo da lei, la paura di Sakura potevano sentirla chiunque... aveva appena generato delle piante di grandi dimensioni e con un tipo del genere quel tipo di piante sono inutili, si doveva inventare qualcosa di più.
Con un urlo di rabbia l'omone sverrò un colpo con quella lama, spaccando in due parte del terreno e di conseguenza facendo cadere a terra Sakura, che ormai si trovava paralizzata dalla paura.
Tornando ad Inasa invece, era ancora in balia di quella allucinazione, che pian piano iniziò a mangiarsi i ricordi del ragazzo della lezione simulata... e di me.
Più passava il tempo e più ogni giorno passato con Inasa veniva cancellato, è come se io avessi smesso di vivere. La volontà di Inasa era forte si, ma era qualcosa che non poteva fermarsi solo con la volontà.
Ormai, era rimasto solo un guscio vuoto e Inasa era sempre più convinto di star facendo lezione con il signor Gou, che misteriosamente indossava una tunica color nero con su scritto Dreamer e la maschera di un Baku, quell'uomo misterioso che non ci ha mai detto che quirk possedeva non era altro che il compagno di Geyser e di quel Puppet che avevo visto nel telefono... tutto ciò era solamente un loro piano per attaccare la scuola.
Inasa però, nel mondo creato da Dreamer sentiva come la mancanza di qualcuno, anche se il rapporto con Sakura era rimasto invariato sentiva che mancava la figura che univa il gruppo, ma non riusciva a capire chi mancasse, fino alla fine delle “lezioni”, Inasa si trovava con Sakura davanti ad un annuncio sul giornale che riportava una notizia di un decesso: “Un giovane ragazzo, di nome Ota Kyoryu è rimasto coinvolto in una esplosione di svariate bombe causate da un attacco terroristico”, e fu solo in quel momento che tutta la rabbia di Inasa uscì fuori, ogni tipo di brutto ricordo si fuse per generare il decesso di un suo caro amico, e fu ciò a farlo riportare nel “mondo reale”.
“PROFESSORE!”, disse con tono furibondo e lo sguardo avvolto da quelle che erano lacrime, lacrime per ciò che poteva esser accaduto al suo più grande amico all'interno della classe.
Il signor Gou, se così possiamo ancora chiamarlo rimase pietrificato, anzi direi più terrorizzato da ciò che stava per accadere, Inasa alzò il braccio vero l'alto generando un grosso tornado che raccolse tutta l'acqua in eccesso all'interno del perimetro, aiutando così inconsciamente anche la sua amica. L'uomo che potevamo chiamare ex professore non potè far nulla, venne travolto da quel tornado lanciandolo da qualche parte al di fuori del luogo incosciente.
Tornando a me invece, in qualche modo riuscii ad uscirne intatto, e fu allora che, un signore anche lui molto alto, vestito come minimo con 5 paglia di qualsiasi indumento possibile, e una maschera da Tengu si avvicinò a me con un esercito di vestiti dietro di lui. Saranno stati almeno 10 “soldati” fatti interamente di vestiti, non avevano corpo o altro... solamente vestiti.
“kihihi”, disse l'uomo con un tono di voce basso, sembrava quasi un clown per come era conciato con tutti quei vestiti.

“C..chi sei?”.

Domandai ancora pieno di dolori su tutto il corpo, mentre lui continuava a ridersela danzando come un idiota.
“Puppet”, disse alternandolo a quelle risate irritanti, ormai avevo ricollegato tutto... il nostro professore ci ha tesi una grossa trappola, ma perché deve averlo fatto? E staranno bene Inasa, Sakura e tutti gli altri? Tutto ciò non potevo saperlo, ma non potevo tirarmi indietro, anche se non sono mai stato bravo nei combattimenti avevo ancora un'arma segreta dalla mia.

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Capitolo 7
*** La fata della Shiketsu ***


Sakura si trovava a terra, paralizzata dal terrore mentre quell'uomo mascherato se la rideva di gusto.
Si stava divertendo nel torturare psicologicamente una ragazzina, continuando a colpire il terreno, ormai ridotto a pezzi non dando in questo modo tempo a Sakura di poter far fiorire qualcosa, praticamente aveva studiato perfettamente un piano per battere quel quirk.
“Dannata fatina, erano queste le uniche parole che uscivano da Geyser, mentre alternava qualche risata godendosi la scena raccapricciante che lui stesso aveva creato.
Gli occhi di Sakura, erano avvolti dal disgusto e dal terrore, ogni suo arto tremava e se ciò non bastasse tutta la zona era ricoperta d'acqua, ogni via di fuga era stata cancellata da lui.
Pensa... Sakura.. Pensa..”, sussurrava questo la fata, mentre quel grassone di Geyser si divertiva a calpestarla di continuo, il dolore che stava provando il quel momento era inimmaginabile, lo sconforto che provava era anche peggio... venir calpestata in questo modo era umiliante, realmente umiliante.
Una volta stancato di calpestarla, Geyser optò per prenderla per i capelli e utilizzarla come sacco, iniziando così a prenderla a pugni, modificando quella spada in un tirapugni per poter amplificare la forza di quei grossi pugni.
Sakura urlava, urlava e urlava senza sosta, non voleva solo ucciderla ma anche giocarci, per lui lei era solo un gioco da poter spezzare quante volte volesse. La volontà di ferro di lei era qualcosa di sovrumano, anche in condizioni del genere continuava a resistere cercando lo spiraglio di salvezza, che ahimè forse non sarebbe mai arrivato... o almeno così credeva il grosso uomo li presente, non appena stava per sferrare un ennesimo pugno arrivò una forte folata di vento che trascinò in questo modo tutta l'acqua che si trovava in quel momento, ed era questo lo spiraglio di speranza che serviva a Sakura, tra un verso di stupore all'altro da parte di Geyser la fata della Shiketsu trovò lo spiraglio giusto per poter contrattaccare, colpendo con un calcio sul volto l'uomo liberandosi da quella forte presa.
Sakura era piena di ferite e ematomi, varie ciocche di capelli si trovavano a terra dovuto alla presa in cui è stata sottomessa, lo sguardo che aveva non era altro che l'essenza stessa della furia.
L'odio di Geyser cresceva sempre di più verso la ragazza, non dandole neanche il tempo di respirare che partì pronto per poterla placcare, determinato a spezzarla in due; lei si trovava ancora molto in difficoltà, le ferite si facevano pesanti e fare un passo era molto complesso ma, aveva guadagnato del tempo, creando un grosso girasole al di sotto di Geyser, creando una sorta di prigione con il gambo che era cresciuto a spirale sul corpo dell'uomo.
“DANNATA, IO TI AMMAZZO!” esclamava cercando in tutti i modi di poter uscire da quella gabbia naturale, certo prima o poi ci sarebbe riuscito dopotutto sono solamente fiori, ma quel girasole non serviva ad intrappolarlo anzi serviva per preparare qualcosa di più grosso.
“Prima di tutto levati quella maschera da rettile, c'è solo un rettile che i miei occhi possono ammirare... volevo dire guardare!”, Sakura era talmente tanto sicura di se in quel momento che si lasciò scappare qualche parola di troppo, perdendo la serietà che serviva in quel caso, cosa diavolo le passava in testa?
“CREDI DAVVERO CHE UN SEMPLICE FIORE POSSA FERMARMI?” sbraitò, con tono furibondo, quando dal terreno comparve una grossa pianta carnivora, simile a quella di prima ma solamente più grossa per poterlo imprigionare. Erano le ultime energie di Sakura e le ha utilizzate al meglio, dando fine allo scontro con quel villain trattenendolo in una morsa anche mortale se avesse dato il comando giusto.
Ne mancava solo uno, era arrivato alla fine l'ora del mio scontro e allo stesso tempo l'ora della mia arma segreta, che avevo promesso di non utilizzarla mai contro qualcuno di vivo.

 

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Capitolo 8
*** Il drago che vuole essere un dinosauro ***


Il mio corpo era ancora indolenzito a causa dell'esplosione, provavo dolore su tutta la parte superiore del corpo.
Ero pieno di graffi su tutto il petto; alcuni di quelli erano anche abbastanza profondi da farmi provare dolore ad ogni respiro, quella dannata esplosione mi aveva realmente ridotto a pezzi, probabilmente era arrivata la mia ora... ho sbagliato ad allontanarmi da loro, chi sa se anche loro stavano provando il mio stesso dolore, chi sa se erano ancora vivi... no lo erano sicuramente, sono sani e salvi e mi stanno venendo a prendere ne ero sicuro.
“Khihi, è stato più facile del previsto! A quanto pare le lucertoline sono deboli alle bombe!”. Sentirlo ridere mi faceva innervosire, ma cosa potevo fare? Quell'uomo crea delle marionette dai vestiti, e se anche riuscissi a battere le marionette qui presenti ne potrebbe creare altre attraverso i suoi... ero in trappola ormai, ogni mia speranza se ne era andata all'altro mondo.
Puppet si avvicinò a me con dietro il suo esercito, dalla sua maschera da tengu si poteva intravedere la felicità di quell'uomo solamente nel guardarmi soffrire tra queste maledettissime macerie.
“Khihi, lo sai cosa mi fa davvero schifo? Le lucertole come te!” disse con un tono schifato mentre iniziò a calpestarmi con quel suo lurido piede.

“Io non sono una lucertola”.

Con sguardo furibondo, volto ingrugnito e tono deciso afferrai a fatica la sua caviglia, cercando di non mostrare nessun cenno di dolore per il mio movimento. Il suo tono cambiò improvvisamente, era spaventato probabilmente non si aspettava che reagissi, anche se in verità neanche io non me lo aspettavo.
Cercai di stringere il più possibile la presa, mostrando evidenti segni di cedimento... avevo già raggiunto il mio limite, e non appena se ne accorse quel gruppo di marionette iniziò a colpirmi in simultanea... ogni colpo era come un'ennesima esplosione per quanto erano forti e pesanti, non potevo arrendermi... i miei amici, la mia famiglia, i miei compagni di classe mi aspettavano... questo era il momento in cui il drago doveva smettere di esser una lucertola.
Accennai un sorriso, mentre dalla mia bocca iniziò ad uscire una strana sostanza molto densa e appiccicosa, Puppet non diede molto peso a quella sostanza anzi credeva che fosse dovuto a qualche trauma ricevuto dall'esplosione, doveva davvero studiarsi un libro sui rettili. Mi alzai in piedi a fatica, mentre le marionette iniziavano ad avvicinarsi in modo più minaccioso a me, avevo ancora dolore su tutto il corpo e sicuramente non avrei retto un secondo assalto come quello di prima.
Addentai una marionetta con tutta la forza che avevo, strappando parte di un vestito... si comportavano come esseri viventi in tutto e per tutto, quindi il mio veleno mi avrebbe aiutato nella lotta, e accadde proprio questo: la marionetta morsa tornò ad essere solamente un mucchio di vestiti strappati.
Puppet ormai non credeva più a ciò che stava vedendo, ogni sua singola marionetta stava andando a pezzi a causa del mio morso, anche se stavo incassando parecchi colpi non provavo dolore, l'adrenalina che avevo in corpo mi aiutava a camminare senza soffrire, mi sentivo realmente vivo.

“Come ti ho detto io sono un drago, non una lucertola!”.

Mentre facevo fuori l'ultima marionetta, ad un certo punto, un grosso tornado apparve in cielo portando via tutti i vestiti nascosti, e come se non bastasse dopo all'incirca 10 minuti si sentì la terra tremare, e un grosso girasole apparve poco più avanti, i miei amici stavano bene, queste ne erano la prova.
“Khihi”, disse solo questo mentre iniziò a spogliarsi completamente, buttando a terra ogni singolo vestito che possedeva addosso generando in questo modo altre due marionette, avevo dimenticato di questo dettagli.

“Sai difenderti solo con i vestiti?”.

Dissi con tono ironico, mentre quelle due marionette mi saltarono addosso, erano velocissimi e anche più forti dei precedenti... come diavolo era possibile? Forse era l'adrenalina che avevo, che se ne sia già andata? Forse è per questo che il mio corpo iniziò ad esser sempre più pesante, fino a farmi cadere a terra ricoperto di ferite, con alcune squame distrutte... ero stato sconfitto? Si sono stato sconfitto.
Puppet divertito da ciò, iniziò ad infierire, colpendo la mia testa ripetutamente mentre io mi trovavo mezzo inconscio, i suoni intorno a me erano molto ovattati e le immagini iniziavano a duplicarsi e a sfocare, pian piano stavo perdendo conoscenza.
Ad un certo punto iniziai a sentire qualcosa dentro di me, sentivo come una sensazione nuova come se fosse il mio istinto da rettile che mi diceva di combattere ancora e ancora, con tutte le mie forze disponibili così mi rialzai. Ferito e ricoperto di sangue ricominciai a secernere la mia saliva velenifera, e come se nulla fosse addentai quei vestiti, avevano un sapore orrendo probabilmente Puppet non si lava, ma dovevo resistere a quel sapore strappando di forza pezzi molto grossi. Distruggendo in questo modo entrambi le marionette.
Ormai davanti a me c'era solamente il corpo nudo di Puppet, coperto solamente da quella maschera orribile. “Khihi, vuoi davvero avere uno scontro corpo a corpo con me?” disse, con tono sicuro, era come se già sapesse l'esito di quello scontro, mi stava realmente sotto valutando anche se avevo mostrato un incredibile resistenza? Nascondeva qualcosa sicuramente, ma non potevo pensar ad un piano, non avevo il tempo, sarei collassato da un momento all'altro a causa del sangue che sto perdendo, così a passo veloce mi lanciai verso Puppet, urlando con tutta la forza che avevo in corpo per poter alleviare il dolore che mi causavano quei passi, riuscendo a colpirlo in pieno volto, lanciandolo sul terreno, mettendolo apparentemente k.o.

“E poi preferisco dinosauro a drago!”.

Aggiunsi sorridendo, mi credevo davvero un figo nel dire quella frase, mi sentivo un vero e proprio eroe in stile fumetto americano.
“OTA-KUN!” l'urlo di Sakura spezzò il mio momento di gloria, ma ero contento nel vederla tra le spalle di Inasa, entrambi si erano salvati... anche se tra i tre io e lei siamo stati quelli che hanno preso più botte, ma era qualcosa di poco conto perché ci eravamo salvati entrambi, ero davvero felice.

“SAKURA-SAN! INASA-SAN!”.

Sorridendo, iniziai ad incamminarmi verso di loro, notando come il loro sguardo cambiò immediatamente: sembrava terrorizzato, ma cosa li aveva terrorizzati a tal punto? Non capivo, che siano state le mie ferite? Era la mia unica spiegazione... o almeno fino a che non sentii quella dannata risata fastidiosa provenire da dietro di me. Non feci neanche in tempo a girarmi che Puppet mi diede un colpo in pieno volto, facendomi collassare a terra privo di sensi, da quel momento in poi non sapevo cosa fosse successo... ma riuscivo a sentire le urla disperate di Sakura e un grosso rumore assordante di vento, non ci vuole un genio per capire che Inasa mi aveva salvato la vita in quel momento... mi sentivo davvero inutile, l'unico che aveva riportato più ferite e l'unico che non aveva sconfitto un villain.

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Capitolo 9
*** Dopo lo scontro ***


Mi risvegliai in un letto di ospedale, ricoperto completamente di fasce; lì accanto a me non c'era nessuno.
“Che giorno è oggi?” pensai, cercando di chiamare qualcuno con quel poco filo di voce che avevo, ma provavo solamente dolore. Sentivo come una forte pressione sul mio petto, come se qualcuno stesse cercando di schiacciarmi.
“Ota-kun..?”, non feci caso a quella voce, ero troppo impegnato a dimenarmi a causa di quella bruttissima sensazione che sentivo sul petto, o almeno fino a che non mi accorsi di una presenza accanto a me.

“...Sakura-san..?”.

Sakura in quel momento si lasciò andare in un pianto disperato, ella non ci pensò nemmeno un secondo nel abbracciarmi, le sue lacrime cadevano dolcemente nelle mie squame una dopo l'altra, le sue mani calde e morbide erano avvinghiate al mio collo facendomi provare una bella sensazione.
“Ota-kun sei uno stupido, ci hai fatti preoccupare tutti... credevamo che ti avesse ucciso!”, di cosa stava parlando Sakura? La mia mente era ancora molto offuscata e ricordavo poco e niente di ciò che mi era successo, a quanto pare avevo rischiato la vita... ma come l'avrei rischiata? Ricordo solamente l'esercitazione.
La mia mente stava pian piano recuperando memoria di ciò che successe, i miei occhi stanchi si ricoprirono di lacrime... ora ricordavo tutto, con dispiacere e malinconia.

“Sakura-san, da quanto tempo sono qui?”.

Domandai con tono malinconico e lo sguardo rivolto altrove, mi vergognavo di me stesso, e non riuscivo a guardare il volto della mia amica che si era battuta al meglio che poteva, mentre io? Avevo solamente fatto preoccupare i miei amici inutilmente, ero solamente uno spreco di eroe.
“Tre settimane, Inasa-kun ci ha portati qui sulle spalle... ma una volta usciti nessuno ricordava nulla, neanche dell'esistenza del signor Gou!”, sentire quella dolce voce di Sakura calmò le mie preoccupazioni iniziali, anche se era ancora avvinghiata a me non mi dispiaceva affatto, e sembrava che a lei non dava per niente fastidio.
E così era tutto come se fosse stato cancellato? Che strana situazione, Inasa da quanto ho capito stava cercando in tutti i modi di spiegare cosa sia successo ma nessuno voleva credergli, anche perché sembrava strano a tutti che dei villain si fossero nascosti all'interno della scuola e attaccata senza che nessuno se ne accorgesse, io però ero la prova che quei villain esistevano, se no come diavolo ero finito su questo letto di ospedale? Il mio intero corpo ero ridotto ad uno schifo, avevo ferite ovunque, ossa rotte e la mia bocca non voleva smettere di secernere bava... quindi ero anche io un'invenzione di Inasa?
Passarono dieci giorni da quando mi risvegliai, ogni giorno Inasa e Sakura venivano a trovarmi insieme a mia sorella e a mia madre, ogni giorno Sakura si occupava di me aiutandomi in tutti i modi a riprendermi in fretta: mi aiutava con le lezioni a cui non potevo partecipare, con i compiti e nel mentre con la scusa le parlavo di dinosauri.
“Ota-kun, come mai la tua bava è velenosa?” non mi aspettavo una domanda del genere, credevo che fosse chiara la cosa.

“Come ben sai il mio quirk ha mutato il mio corpo rendendomi simile ad un drago di komodo, e come i draghi di komodo la mia bava contiene batteri mortali!”.

Sakura fece una faccia abbastanza schifata, non capivo il perché... era una cosa normalissima come cosa. “Allora mi sono più convinta a non darti mai un bacio!”, ma che diavolo stava dicendo quell'orchessa? Chi mai avrebbe voluto un bacio da una pazza come lei, le donne sono realmente odiose.
Passò un'ennesima settimana, tutti i telegiornali parlavano di un attacco alla U.A una delle scuole più prestigiose del giappone, ciò fece infuriare Inasa e Sakura, perché a loro sì e a noi no? Io mi trovo qui a causa dei villain... perché non vogliono crederci?
Spero di uscire al più presto da questa stanza d'ospedale e capire di più la situazione all'esterno.

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Capitolo 10
*** Ritorno a scuola ***


Finalmente arrivò il giorno in cui potei tornare a scuola, mi ero abituato alla vita da paziente d'ospedale ma ahimè il male non può durar per sempre.
Davanti all'entrata della scuola si potevano udire vari pettegolezzi su di me, Inasa mi aveva avvertito che nessuno aveva memoria di quel giorno e tutti si inventavano la loro versione su come io sia finito in ospedale, era davvero frustrante tutto ciò.
Tra sbadigli e lamenti vari alla fine, Inasa con un grosso sorriso mi raggiunse tutto contento di riavermi tra i banchi di scuola, egli sembrava aver rimosso dalla mente quella bruttissima esperienza... ma infondo era imbestialito, nessuno era preoccupato per me, ed era proprio a causa della mia debolezza che Inasa soffriva, mi odiavo con tutto il cuore, non sarei mai dovuto entrare alla Shiketsu.
“KYORYU, MA QUINDI È VERO CHE TU E SAKURA AVETE PASSATO TUTTO QUESTO TEMPO INSIEME DA SOLI? AH AH IO L'HO SEMPRE PENSATO CHE ERAVATE FATTI L'UNO PER L'ALTRO!”, in quel momento non feci caso alle parole di Inasa, ero ancora depresso da quell'avvenimento e, anche se accennavo qualche sorriso lui se ne accorse che non stavo bene.
“Inasa-kun...non ho capito bene...”. Sakura arrivò nel momento sbagliato della conversazione, aveva sentito tutto, ovviamente io non mossi un dito. Non appena dissi: “Ha ragione Sakura, dovresti smetterla” i due iniziarono a preoccuparsi maggiormente, era strano per me non utilizzare l'onorifico.
Suonò la campanella, ci sedemmo al nostro banco e io con occhi vuoti iniziai a fissare l'orologio che tenevamo in classe, non vedevo realmente l'ora di tornarmene a casa e mettermi sul letto a dormire.
Verso la fine della lezione, il professore, che per noi prese il posto del signor Gou ci diede un foglio: era una circolare su una gita, destinazione Pechino.
“Inasa-kun tu ci andrai?” domandò Sakura, con il viso immerso tra le lacrime, facendo senza volerlo delle facce molto buffe che mi aiutarono a farmi risalire su il morale.
“OVVIAMENTE, E TU SAKURA NON CI ANDRAI?” rispose Inasa tutto contento, facendo piangere ulteriormente la piccola Sakura. Disperata e avvolta dallo sconforto, ella infatti non aveva i soldi per poter venire e ciò la rendeva triste, anche perché da come avevo capito, le sue amiche avevano un piano infallibile per farle rimorchiare il ragazzo che le piaceva. Insistemmo molto per farci dire chi fosse questo ragazzo, Inasa passò anche alle torture, povero ragazzo, chi era il malcapitato che piaceva a Sakura? Non riuscivo proprio a capirlo.

“Sakura-san, posso comprarti io il biglietto!”.

Al contrario di Inasa, Sakura non passava molto tempo a casa mia e non sapeva che ero completamente ricco sfondato, la fata infatti fece un urlo di gioia, mostrando quel suo dolce viso da bambola, con quegli occhi ancora luccicosi che la rendevano più carina.
“Ota-kun non ci hai mai parlato di tuo padre... che lavoro fa? Da come ne parli però sembra una persona molto importante... È PER CASO UN PROHERO?!?!”, Sakura rimase a bocca aperta, anche se aveva letteralmente fatto tutto lei. Il fattore shock non se ne andò per ben 20 minuti, come diavolo riusciva a rimanere 20 minuti a bocca aperta?

“No, mio padre è un paleontologo molto ricercato! Passa la maggior parte del tempo fuori il Giappone, e spesso si trova in Costa Rica a lavorare!”.

Dopo questa mia rivelazione il volto di Sakura cambiò drasticamente, per accennare un semplice “tale padre tale figlio...”, che cosa intendeva dire? Forse mi trovava figo come mio padre! Allora il ragazzo che le piaceva non era così messo male.

“Sakura-san, il ragazzo che ti piace è mio amico?”.

Con quella domanda, Sakura scappò così velocemente che per un attimo credetti che avesse un quirk sulla velocità, anche lo stesso Inasa rimase a bocca aperta nel vedere tale scena... forse si vergognava nel rispondermi perché sapeva che l'avrei utilizzato a mio favore, sicuramente era così.
In quel momento però notai come delle ragazze, molto amiche di Sakura iniziarono a colpirsi il volto con una mano, dicendo solamente: ”Sei proprio ingenuo Ota-kun”, in che senso ero ingenuo? Speravo realmente di poter scoprire chi fosse questo fantomatico ragazzo, in questo modo l'avrei utilizzato come scusante per evitare di studiare, una volta arrivato in Cina dovevo mettermi a lavoro per scoprirlo.

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Capitolo 11
*** Kimiko e Haruka ***


Giorno della partenza, io e Inasa eravamo carichi e pronti per accaparrarci più souvenir possibili ed immaginabili, mentre Sakura aveva deciso di passare questa gita insieme alle sue amiche, quella maledetta traditrice.
Non appena entrammo in aereo io e il mio compagno ci buttammo subito verso i nostri posti, iniziando a fare cori molto stupidi, sembravamo due bambini, forse era per questo che Sakura ci ignorava.
“KYORYU SECONDO TE CHI È LA RAGAZZA PIÙ CARINA DELLA SCUOLA?” disse Inasa urlando come un pazzo, mettendomi esageratamente in imbarazzo... che diavolo aveva in mente con quella frase? Dannato Inasa.
Intorno a me calò il silenzio, le amiche di Sakura iniziarono a fissarmi con sguardo malizioso, mentre Sakura, invece aveva il viso completamente rosso, cercando di nascondersi in qualche modo, che le abbiano fatto qualcosa di male? Se fosse stato davvero così allora dovevo farla pagare a quelle due.
“Dai kyo-chan dicci chi è la ragazza più carina della scuola!”, lei era Haruka, una delle amiche di Sakura nonché, anche la ragazza che mi prendeva più in assoluto di mira, il suo quirk consiste nell'animare gli oggetti inanimati, in questo modo si divertiva a prendermi in giro con piccoli dinosauri giocattolo.

“Smettila di chiamarmi Kyo-chan, Haruka-san... e comunque secondo me la ragazza è...”.

“OTA-KUN ASPETTA, PERCHÈ NON RACCONTI QUALCHE STORIA SUI DINOSAURI?”, non riuscivo a capire del perché Sakura si intromise... ma, mi diede via libera nel parlare di dinosauri, per me era una vera manna dal cielo... anche se tutti i passeggeri, ad eccezione di Inasa e Sakura iniziarono a sbuffare come treni.
Eravamo ancora a metà strada e io ero sul punto di addormentarmi, quando dal nulla iniziò a piovere palle di carta, confuso e spaventato saltai letteralmente dal mio posto, cercando di capire come diavolo fosse possibile... per poi accorgermi che a farlo era la seconda amica di Sakura: Kimiko, quirk minimize, può rimpicciolirsi per un lasso di tempo che va dai 10 ai 20 minuti, dipende se ha mangiato.
“Ota-kun oltre ai dinosauri, c'è qualcuna che trovi carina?”, mi sussurrò con lieve tono minaccioso, la sua aura era davvero spaventosa.

“Come stavo dicendo, secondo me la più carina della scuola è Cammie-san...”.

Lo sguardo irritato di Kimiko non smise di puntarmi per tutto il viaggio, non appena dissi chi trovavo più carina, sia lei che Haruka iniziarono a torturarmi in qualsiasi modo, arrivando anche a pizzicarmi, cosa avevo fatto di così male? Avevo solamente risposto alla loro domanda... era meglio riferirlo a Sakura così le avrebbe fatte smettere.
Cercai in tutti i modi l'attenzione di Sakura ma niente, ogni tentativo era vano, il suo volto però era molto malinconico, notavo come in tutti i modi cercava di evitare di parlare con me, che l'abbia offesa in qualche modo? Mi sarei dovuto far perdonare, e l'unica idea che mi era venuto in mente era di farle un regalo a Pechino.
Finalmente il viaggio giunse alla fine, e felici scendemmo dall'aereo, anche se quelle due streghe non la smettevano di lanciarmi occhiatacce.
“KYORYU SECONDO ME PIACI AD UNA DI LORO! LO SI VEDE DA TUTTE LE DOMANDE CHE TI HANNO FATTO E DA COME TI HANNO TORTURATO!”, piacere ad una di loro? Impossibile... quelle due streghe non provavano sentimenti a mio parere, però forse avrei dovuto chiederlo a Sakura? Ora oltre al regalo dovevo anche pensare se davvero piacevo ad una di loro due... quando si dice che esser troppo furbi, belli e intelligenti è anche un male.

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Capitolo 12
*** Le nostre guide ***


Non passò molto tempo dall'arrivo delle due guide che ci avrebbero accompagnati in giro per Pechino, eravamo veramente fortunati, tutti temevamo che avremmo dovuto aspettare non si sa quanto tempo. A prima vista non davano l'impressione di due accompagnatori.
“Nǐ hǎo, noi due saremo le vostre guide! Il mio nome è Kang, sono uno studente del secondo anno della scuola più prestigiosa Cinese! Mentre il mio compagno è Zhū uno studente del primo anno, vi invito a non far caso al suo comportamento, è molto timido ed estremamente emotivo.
Era solo uno studente del secondo anno? Ed era anche più alto di Inasa e, probabilmente anche più “grosso” di tutta la nostra classe messa insieme. Kang appariva come un tipo molto calmo, il suo volto infatti dava una sensazione di serenità, il suo abbigliamento era composto da un kimono tipico Cinese maschile di color blu con ricamato una scimmia con una botte in mano.
L'altro ragazzo invece era molto più strano, i suoi capelli erano di color castano quasi biondo, il suo kimono invece era di color rosso e aveva ricamato una scimmia che dormiva, cosa vorranno dire quei simboli? La mia mente però era rivolta altrove, o meglio verso un'altra persona... perché Sakura mi stava evitando? Non dovrebbe comportarsi così, eravamo praticamente migliori amici.
“K..Kang... n..non do...do...dovremmo port...arli sub..sub...subito in al...albergo...?”, cosa stava borbottando quel tipo? Balbettava così tanto che non si capiva nulla, non ricordavo nemmeno il nome... forse era Zhū, che buffo nome, desideravo davvero scoprire i loro quirk e del perché quei ricami.

“KANG-SAN, ZHŪ-SAN, QUALI SONO I VOSTRI QUIRK?”.

Alla mia domanda il ragazzo balbuziente saltò per aria nascondendosi all'interno di quel grosso kimono del compagno, non immaginavo che fosse così timido.
“Il mio quirk si chiama DragonSoul, consiste nel saper sputare fiamme e assorbirne altre per ricaricarmi! Mentre quello di Zhū... è un segreto!”, non appena pronunciò quella parola fece un occhiolino verso la mia direzione, come mai voleva tenerlo così segreto? Forse era uno di quei quirk che potevano causare l'apocalisse...dannato Kang, potevi rispondermi meglio.
“SIGNOR KANG, QUEI RICAMI A COSA SERVONO?”, urlò Inasa tutto contento, dopotutto non era appena stato snobbato dalla guida, come biasimarlo.
“Questi ricami sono il tier della nostra scuola: il rosso è il primo anno, il blu il secondo e il giallo il terzo! I ricami insieme al colore indicano l'anno scolastico, è praticamente la nostra divisa!”, con questa risposta avevo ben capito che forse il problema ero proprio io... eppure la mia era una domanda così innocua.
Con il volto triste mi buttai verso Inasa, disperato per esser stato scartato dalle guide, fu allora che il piano delle amiche di Sakura iniziò: Sakura venne spinta di forza verso di me, ed Inasa all'improvviso sparì, ritrovandomi tra le braccia di Sakura, senza nemmeno accorgermene.

Inasa-san a me sembrano strani questi due!”.

“O...Ota-kun...” disse Sakura con tono lieve, mentre finalmente dopo non so quanto tempo mi accorsi di esser letteralmente mano per la mano con la ragazza, inizialmente non capii cosa stesse accadendo ma, spaventato dalla situazione corsi via alla ricerca di Inasa, lasciando la piccola e spaventosa Sakura lì sola, tra le sue lacrime e rossore, forse l'avevo appena combinata grossa senza volerlo.
“Tu sei Xiǎo-Arashi? Ci penserà Kang a farti star meglio vedrai! AHAH, fidati di me, non voglio mica che qualcuno del mio gruppo stia male.”, Sakura un po' titubante iniziò a camminare accanto alla guida, tenendo lo sguardo basso mascherando la sua tristezza, anche se qualche volta lanciava delle piccole occhiate strane verso di me e Inasa, non erano le tipiche occhiate minacciose.
Quando mi accorsi di come stava così attaccata a Kang qualcosa dentro di me sembrò scattare, abbandonai Inasa che di nascosto lanciò un piccolo segnale di “OK” verso le amiche di Sakura. Non appena raggiunsi la mia amica la prendi per mano, allontanandola dalla guida. Ero imbarazzato, ma qualcosa dentro mi aveva ordinato di farlo, e non capivo neanche il perché... forse non volevo che la mia migliore amica mi abbandonasse.
“Ota-kun? Che è successo?”, domandò con tono impacciato mentre si mascherava con l'altra mano il volto, ormai rosso come un delizioso peperone.
 

“Mi spieghi perché mi stai evitando? È da quando siamo partiti che in tutti i modi cerchi di non parlarmi... e poi Inasa mi ha detto tutto sulla cotta.”

Sakura rimase pietrificata dalla mia rivelazione a tal punto che non riuscì nemmeno a parlare, era arrivato il momento della verità, finalmente.
“Kyo-chan... io...”, Kyo-chan? Non mi aveva mai chiamato così... che le era successo? Era realmente strano.
Mentre Sakura stava per pronunciare qualcosa arrivammo dinanzi all'albergo che ci avrebbe ospitati, le lasciai la mano e con un sorriso rassicurante mi allontanai cercando Inasa.
Il mio piano per far pace con Sakura era appena iniziato.

 

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Capitolo 13
*** La ragazza a cui piaccio ***


Io e Inasa arrivammo nella nostra camera stanchi morti, avevamo camminato davvero tanto e poi io ero ancora nervoso per ciò che successe prima, senza neanche capire perché lo fossi.
Non avevo mai provato una sensazione del genere, che sia quella famosa gelosia che mi parlava la mamma?
“KYORYU TI VEDO STRANO! CHE C'È SAKURA TI HA LASCIATO? AHAHAH”, cosa intendeva dire con “Sakura ti ha lasciato”? Quella frase mi fece sentire vuoto, cosa stava succedendo? Rimasi imbambolato con lo sguardo verso Inasa per alcuni minuti senza dir nulla, subito dopo abbassai lo sguardo e andai verso il bagno, mi sentivo realmente triste.

“Stupida traditrice, non mi importa nulla se non vuole più parlarmi!”.

Le mie parole dicevano così, ma ciò che sentivo era tanta tristezza, forse preferiva le sue amiche che me... non potevo farci nulla se era davvero così.
All'improvviso sentii bussare alla porta della nostra camera, io mi trovavo all'interno della doccia a fare facce idiote, giocando con i miei denti, quando mi parve di sentire la voce di Kimiko, ero curioso di sapere cosa diavolo si stessero dicendo ma l'unica cosa di comprensibile fu: “Idiota perché hai detto a Kyoryo della cotta”. Non ci voleva un genio a capirlo, feci 1+1 e come risultato uscì che la ragazza a cui piacevo era proprio Kimiko, non che ne fossi contento, però ora era tutto più chiaro, dovevo andare nella camera della ragazza per scoprire ulteriori dettagli.
Non appena finita la doccia mi buttai verso l'uscita con i vestiti al contrario, tutto spettinato e con i capelli ancora bagnati, ero troppo curioso per pensare a questi dettagli.

“INASA-SAN TORNO SUBITO DEVO DIRE UNA COSA IMPORTANTE A SAKURA!”.

Inasa rimase a bocca aperta nel vedermi correre verso l'uscita come un pazzo, non sembrava esser un problema alla fine... anche se dalle urla del mio compagno che potevo udire sembrava che era una cattivissima idea, stupido Inasa non sarei mica andato sul serio in camera di Sakura, ma in quella di Kimiko.
Raggiunsi la sua camera, bussai quattro volte molto rumorosamente... ma nessuno mi rispose, anche se la porta non era chiusa, quindi decisi di entrare lo stesso, e con stupore notai i tipici vestiti da bambola di Kimiko, erano completamente diversi dallo stile di Sakura... e accanto una lettera con su scritto: “Per Kyoryu”, immediatamente presi la lettera e iniziai a leggerla... paralizzato e impaurito da ciò che c'era scritto corsi via verso la mia stanza, era una lettera d'amore... o meglio era una lettera in cui Kimiko si sarebbe dichiarata.
Però... non mi accorsi di una cosa, quella era anche la stanza di Sakura, e dal bagno uscì una Sakura confusa da tutti quei rumori, prendendo i vestiti da quel letto.
“Ki-chan mi ha chiaramente detto che con questi Ota-kun mi noterà sicuro... ho fatto bene a fidarmi?”.
Una volta entrato nella mia camera mi buttai verso Inasa completamente spaventato, egli aveva intuito che era successo qualcosa di brutto, ma per la paura non dissi nulla, anzi la paura mi aiutò a parlare di dinosauri.
“KYORYU SAI SEI VERAMENTE BUFFO! PRENDI UN SACCO DI BRUTTI VOTI A SCUOLA, NON SEI INGRATO DI STUDIARE DA SOLO MA QUANDO SI PARLA DI DINOSAURI SEI INTELLIGENTISSIMO, PENSO CHE SIA LA COSA MIGLIORE DI TE!”, i complimenti di Inasa mi aiutarono a dimenticare l'accaduto come se non fosse niente, e poi ero contento che al mio migliore amico piacesse l'argomento dinosauri.

“Poi Inasa-san come sai il mio dinosauro preferito...”.

Arrivò l'orario in cui dovevamo andar a dormire, felice per la bellissima giornata passata oggi caddi in un sonno profondo che finì in un incubo... dove Kimiko e io stavamo insieme, mi aveva realmente traumatizzato la cosa, ne avrei dovuto parlare con Sakura? Magari lei essendo donna saprà un modo per diventare poco interessante alle ragazze.

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Capitolo 14
*** EmotionGuardian ***


Arrivò finalmente mattina, ero pronto e determinato a parlare con Sakura di ciò che avevo trovato nel letto di Kimiko... anche se ero ancora molto scosso da quell'avvenimento.
“KYORYU OGGI ANDIAMO A COMPRARE QUALCHE SOUVENIR?”, Inasa era carico di energia già di prima mattina, le sue movenze da dipendente di zuccheri iniziavano a spaventarmi, anche se la sua energia era così contagiosa a tal punto che mi ritrovai in mezzo a quelle sue movenze stupide, che idioti eravamo.
Arrivammo nella sala per far colazione, Sakura ancora una volta mi stava evitando e questa volta anche più del solito... forse non dovevo prenderla per mano, probabilmente voleva che fosse il ragazzo che le piaceva a prenderla per mano.
“SAKURA IL TUO RAGAZZO È PREOCCUPATO PER TE, CHE NE DICI DI SEDERTI CON LUI?” urlò Inasa tenendo un grosso sorriso, mentre dietro Kimiko e Haruka sembravano felici da questa frase, che diavolo gli sarà preso ad Inasa?

“INASA-SAN QUANTE VOLTE TE LO DEVO DIRE CHE A ME NON PIACE E NON PIACERÀ MAI L'ORCHESSA!”.

Urlai come un pazzo, e furibondo tirai un pugno sul tavolo, non curandomi del fatto che Sakura si trovava proprio dietro di me, che era disposta sul serio a sedersi accanto a me.
Calò il silenzio non appena mi accorsi dello sbaglio che avevo appena commesso, non mi guardò nemmeno... scappò via e basta più veloce e più lontano possibile, mi sentivo davvero un verme.
“Kyoryu, scusami...”, era la prima volta che sentivo Inasa con tono serioso, il suo sguardo era pieno di malinconia, ma perché era così triste? È stata solo colpa mia.

“Inasa-san ma tu non hai fatto nulla! È stata solo colpa mia anzi ora vado subito a cercare Sakura e mi scuserò!”.

Mi alzai dal tavolo e come un vero fulmine scattai verso l'infinito, mentre nella mia mente facevo pratica con le scuse, questa volta dovevo far qualcosa in più, magari l'avrei aiutata con il ragazzo che le piace.
Finalmente dopo letteralmente un'eternità riuscii a trovare Sakura, che si trovava accanto a quel ciccione di Kang, mi stava facendo uscire pazzo quella stupida guida che voleva provarci con la mia amica.
Xiǎo-Arashi cara non dovresti preoccuparti, vedi che presto andrà come vorresti!”, ma di che diavolo stava parlando? Probabilmente voleva farmi passare per un mostro, in fondo lo riconosco quello sguardo da ladro di amiche.

“SAKURA-SAN...”.

Non feci in tempo a finire la frase che un grosso tremore mi fece cadere di faccia a terra, questo era realmente il karma... la prossima volta non avrei più detto niente di brutto alla mia amica.
“KYO-CHAN!”, spaventata Sakura si lanciò verso di me ancora con gli occhi lucidi, mi piacevano quei suoi occhi in quelle condizioni... la facevano così bella.

“Ahah... Sakura-san perdonami! Ancora una volta ti ho fatto preoccupare... e in più ti ho detto qualcosa di orribile, perdonami davvero!”.

Senza esitare mi alzai di scatto facendo un inchino in stile Inasa, tirando una testata sul pavimento così forte da farmi sanguinare la fronte... non avrei più preso esempio da Inasa, poco ma sicuro.
“Kyo-chan non è un problema...”, perché mi continuava a chiamare “Kyo-chan” non è da lei, dovevo realmente preoccuparmi? Forse sta fingendo di star bene.

“Sakura-san, ti va se poi usciam...”

Ecco che ci risiamo, tutto iniziò a tremare, questa volta però presi Sakura in modo da non farla cadere, avevo paura della sua reazione... e poi dovevo farmi perdonare in qualche modo.
Tutti i nostri compagni di classe si avvicinarono all'uscita, dove noi ci trovavamo per capire cosa fosse successo, e tra un sorriso di Kang e un ghigno la porta si aprì mostrando un grosso cavaliere armato con un bazooka alto quanto Kang e due revolver sulla cintura, chi diavolo era... sembrava uno studente, allora perché era vestito in questo modo? E che cosa erano quei rumori fuori.
“Ragazzi, lui è Chen Zhū, detto nella comunità degli eroi: EmotionGuardian”, con tono esaltato Kang presentò a tutti la vera natura del suo compagno, EmotionGuardian si chiamava? Che strano nome.

“Kang-san... quei rumori provenivano da Zhū-san?”.

Domandai con un leggero tremolio, Zhū mi faceva davvero paura per come era conciato.
“Io e Zhū oltre ad essere gli studenti migliori della scuola, veniamo considerati gli unici studenti capaci di superare un prohero, Zhū ad esempio ha battuto l'eroe numero uno Cinese in 5 minuti, senza problemi... noi due siamo i più vicini alla posizione 1 e 2 qui in Cina!”.
Quindi era questa la loro vera natura? Loro erano realmente due pilastri? Però qualcosa non mi convinceva, perché Kang se la rideva così tanto? Che stiano mentendo?
“Volete provare a sfidarci? Abbiamo il permesso di utilizzare la palestra della scuola se volete”.
Questa era l'occasione adatta per mostrare a Sakura che quel ciccione era solo un pallone gonfiato e che io sono sicuramente superiore a loro.

“Kang-san io mi propongo!”.

Sia Inasa che Sakura rimasero a bocca aperta nel sentirmelo dire, mentre Kang aveva un volto compiaciuto, quasi sadico a vedersi, ma sono sicuro che avrei vinto.

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Capitolo 15
*** Kyoryu vs Kang ***


Mi trovavo dinanzi al secondo studente più forte della Cina, lì faccia a faccia dentro una palestra, avevo paura non potevo nasconderlo... ma continuavo a pensare allo scontro con Puppet e non potevo più tirarmi indietro, era la mia occasione per mostrare che ero forte anche io... soprattutto per Sakura.
Kang non mostrava alcuna emozione, era completamente immobile con un piccolo sorrisino che poteva vedersi appena, tramava sicuramente qualcosa di brutto.
“Allora? Già tremi?” disse, indicando le mie gambe che si trovavano sul punto di cedere per il tremolio, avevo realmente paura di questa persona.
Tirai un grosso sospiro, tenendo i miei occhi chiusi cercando di riottenere la calma.

“Kang-san puoi attendere un attimo?”.

Kang era palesemente confuso per quella mia domanda, nessuno di quei presenti aveva idea del fastidio che mi procuravano i vestiti alle squame, e soprattutto non volevo mica bruciarli.
Appena mi levai la maglietta lo scontro ebbe inizio, come però precedentemente Kang rimase completamente fermo in una posizione svogliata, sembrava un vecchio ubriacone che non riusciva a tenersi in piedi. Non persi tempo nell'approfittare di quella sua posa, ero sicuro che con i miei pugni lo avrei buttato a terra, sembrava troppo semplice a prima vista.
“Idiota”, con un tono di voce inquietante Kang si spostò di poco dalla mia traiettoria in modo strano evitando in questo modo il mio pugno, che sia stata fortuna? Probabilmente era così, dovevo riprovarci e riprovarci ancora, ma ogni volta che riuscivo ad avvicinarmi lui con movimenti strani riusciva sempre ad evitare i miei colpi, sembrava una piuma che veniva portata via dal vento, eppure non era magro, anzi tutt'altro.
“Sai solo colpire il vento?”, la sua voce era irritante... la odiavo, non la sopportavo e mi dava fastidio, volevo stampargli un pugno sul volto per farlo smettere di parlare per sempre.

“Mi dai fastidio, non ti sopporto...prima mi stavi portando via la mia amica e ora vuoi umiliarmi con quel tuo modo strano di lottare, smetti di nasconderti dietro quei movimenti!”.

Dopo quelle mie parole tutta la classe iniziò a fissare Sakura con strani sguardi, mentre lei stava cercando di nascondersi dietro Inasa, mostrando un'espressione imbarazzata, chi sa il perché, non riuscivo a capirlo.
Kang iniziò a ghignare con quel suo tono di voce irritante, mi ricordava Puppet per certi versi.
“Allora forse dovresti impegnarti di più!”, ancora una volta cercava di prendermi in giro, questa volta però la presi ancor più male e d'istinto feci un salto verso di lui, iniziando a secernere la mia bava vischiosa, ormai il mio istinto da rettile aveva preso il sopravvento... lo stavo attaccando con l'intento di morderlo.
La mia bocca che sembrò per un attimo avvicinarsi alla spalla di Kang si fermò all'improvviso, sentivo come se il mio corpo fosse pesante, non riuscivo a reggermi in piedi... questa volta Kang non si limitò solamente a schivare ma mi colpì con un il taglio della sua mano sinistra, facendomi cadere di peso a terra.
“Idiota, cosa avevi intenzione di fare? Colpirmi solo affidandoti all'istinto non ti porterà a nulla, dovresti saperlo meglio di me”, quelle parole dette con quella serietà mi colpirono dritte al cuore, come sapeva della mia sconfitta contro Puppet? E soprattutto cosa credeva di fare, voleva umiliarmi ulteriormente ricordando quanto io fossi un perdente? No non lo accettavo. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, sentivo come se le squame mi prudessero, era la stessa sensazione che provai contro Puppet, non potevo perdere... Sakura mi stava guardando, Inasa mi stava guardando... i miei due amici erano lì a far il tifo per me.
Non appena mi alzai tutti notarono il mio palese cambiamento nelle espressioni, non avevo la faccia da bonaccione che mi caratterizzava, ma questa volta avevo un volto palesemente irritato, anche il volto di Kang cambiò all'improvviso, mostrando un grosso sorriso.
“Puoi attendere un minuto?”, non appena fece quella domanda iniziò anche lui a denudarsi della parte superiore degli indumenti, mostrando anche lui delle piccole squame di color rosso che gli ricoprivano il petto, anche lui come me era un rettile.
“Questo è il momento migliore per dirti il mio nome da eroe: io sono Huǒlóng”, quel nome lo caratterizzava al 100%, era letteralmente un drago di fuoco pronto a travolgermi con le sue fiamme.
I suoi movimenti si facevano sempre più casuali, ad ogni mio passo lui aveva una risposta e mi puniva con colpi il quintuplo più forti di quelli di Puppet, probabilmente sarei collassato se non avrei trovato un modo per rispondere a quei colpi.
Passarono 10 minuti dall'inizio dello scontro, io mi trovavo sul punto di cedere, in dieci minuti neanche un piccolo spiraglio ero riuscito a trovare... quel Kang era davvero forte nel vero senso della parola, e se anche provavo solamente ad avvicinarmi credendo di aver capito i suoi movimenti, mi ritrovavo a terra ancora una volta a causa di quei suoi colpi forti come macigni, un modo ci doveva pur essere per fermarlo... forse era proprio il mio istinto a fermarmi, forse la risposta era nei suoi movimenti, così iniziai ad imitarlo, con movimenti casuali riuscivo ad avvicinarmi a lui e ad schivare i suoi colpi, entrambi sembravamo esser in uno stato di stallo, nessuno dei due riusciva a colpirsi, fino a che Kang non si fermò completamente, i suoi occhi si erano puntati su di me e in questo modo riusciva a prevedere i miei movimenti, ma non provava a difendersi o altro anzi, si faceva colpire... anche se non riuscivo a farlo muovere di un millimetro.
Confuso su cosa stesse tramando mi fermai anche io, rimanendo pronto per un possibile contrattacco, ma di una cosa non tenni conto; il suo petto iniziò a colorarsi di un rosso rubino, non curante di cosa stesse accadendo venni inondato da una sua fiammata non molto potente, non voleva uccidermi ma a causa di tutto quel calore la mia temperatura iniziò ad alzarsi sempre di più, avevo bisogno di stare in un punto più fresco o sarei collassato con gravi ripercussioni.
Mentre mi trovavo nel mezzo delle fiamme, riuscivo ad udire la voce di Sakura che disperata voleva venir a salvarmi e allo stesso tempo urla di Inasa che provavano a fermarla, il mio amico credeva in me, o voleva lasciarmi qui in mezzo al caldo per paura che Sakura si facesse del male? Lo sguardo si offuscava e le fiamme non volevano calmarsi, se solo fossi stato più forte forse ora avrei vinto, come quella volta contro Puppet... se fossi stato più forte Sakura non si sarebbe preoccupata per me, se fossi stato più forte forse tutti si ricorderebbero di quell'avvenimento, me lo sono meritato... non dovevo sfidare qualcuno di più forte di me.
Mentre le voci al di fuori di quelle fiamme si facevano meno chiare nel mio corpo sentivo qualcosa di strano, iniziavo a sentire dell'aria fresca, che sia Inasa con il suo quirk? Probabilmente è così, starà cercando di aiutarmi stabilizzandomi il calore corporeo, era proprio il mio migliore amico.

“Huǒlóng tu sei un drago... MA IO SONO UN DINOSAURO!”.

Con un urlo disperato superai le fiamme, e con il corpo ricoperto di bruciature e addolorante tirai un grosso pugno sul volto di Kang, che inaspettatamente non riuscì ad evitarlo con quel suo modo strambo di lottare, ciò voleva solamente dire qualcosa, ero riuscito a fare quello che desideravo.
Con lo gli occhi ancora un po' offuscati mi guardai in torno, e notai come Inasa si trovava molto lontano da me, allora non è stato lui con il suo vento... ma era il quirk di Kang che si era scaricato, era l'occasione perfetta per vendicarmi di tutti quegli insulti.
“Hump... a quanto pare mi sono dimenticato di ricaricarmi...”, disse con tono irritato, mentre a causa di quel colpo perse la “mira” su di me, ritrovandosi colpi che per lui erano troppo casuali da poter evitare.
“Va bene... va bene, mi arrendo hai vinto tu!”, e dopo mezzora di inferno mi portai a casa la simulazione di combattimento, ero sia stanco che contento, avevo battuto il dragone di fuoco, mi mancava solo EmotionGuardian, lo studente più forte che è stato capace di battere in 5 minuti l'eroe numero 1 Cinese.
“Wow, Xiǎo-Ota sei stato bravo ad imitare lo stile della scimmia ubriaca! Ma attento, il tuo prossimo sfidante ha migliorato la tecnica della scimmia dormiente a tal punto da cancellare i suoi punti deboli come l'emotività!”, che cosa intendeva dire Kang? Qual è il segreto di quel quirk? Avevo intuito che si trattasse di emozioni... ma in che senso la sua emotività è un punto debole? Dovrebbe essere il suo punto di forza, tutto ciò era strano... ma almeno non ero ridotto così male da non poter resistere meno di 5 minuti.
Avrei distrutto il suo record, in qualsiasi modo possibile.

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Capitolo 16
*** Kyoryu vs Zhū ***


Zhū si tolse il suo elmo color bianco, mostrando uno stato di trance, i suoi occhi erano privi di emozioni... o per meglio dire di vita, non spiccicava nessuna parola e non faceva nessun movimento, sembrava una vera e propria statua.

“Kang-san, ma cosa ha Zhū-san?”.

Domandai interdetto, quasi spaventato per lo più, che cosa era successo a quel ragazzino timido del giorno prima?
“Questa è lo stile della scimmia addormentata, il suo corpo e mente vanno in uno stato di autoipnosi, in questo modo non ha problemi a controllare il suo quirk in combattimento. Solitamente è lo stile base che in battaglia non serve a nulla... ma Zhū è riuscito a modellarlo in modo da cancellare le debolezze del quirk!”, rimasi di stucco nel sentire quelle parole, che razza di studente era... aveva migliorato uno stile di lotta non suo, era davvero il miglior studente Cinese.

“Kang-san mi puoi spiegare il quirk di Zhū-san?”.

“È semplice: può generare tramite le emozioni dei proiettili di energia pura, più l'emozione è forte e positiva più il suo colpo è devastante; mentre più l'emozione è forte e negativa più il suo corpo ne risente con ripercussioni serie, come depressione o incubi ad occhi aperti, grazie alla trance non prova emozioni in questo momento quindi non rischia di creare casini, per questo lotta utilizzando armi, perché incuba quell'energia dentro a dei barattoli che usa come proiettili.”, quella spiegazione mi aiutò ad aprire gli occhi su ciò che era quel mostro, come diavolo avrei dovuto vincere contro un tizio del genere? Il mio corpo risentiva i colpi subiti da Kang, che al confronto dovrebbero esser gomma piuma, o almeno da quello che ho intuito.
Passarono 10 minuti, e finalmente mi sentivo pronto per lo scontro successivo, avevo persino studiato un piano infallibile.
Iniziai con quei movimenti casuali, credevo che in questo modo anche nello stato di trance Zhū non riuscisse a colpirmi, ma così non fu: con un colpo secco di revolver sparò sulla mia gamba, facendomi fare un grosso volo verso il terreno, rendendomi anche incapace di muovermi a causa del dolore. Iniziai ad aver paura, se non avessi avuto le squame come protezione sarei finito in ospedale? Non volevo immaginarlo neanche, mi serviva un punto con cui arrampicarmi e tornare in piedi, ma la palestra sembrava completamente vuota... e la mia gamba era completamente andata.
“Dannato Zhū” pensai, imbestialito con quel dannato ragazzino, credevo che la tecnica di Kang mi sarebbe tornata utile ma ancora una volta mi sbagliavo... ed era a causa di quello sbaglio se dovevo strisciare verso il mio avversario. Zhū mi diede un secondo colpo di revolver sul braccio, rendendo impossibile strisciare, era una tortura bella e buona. Sakura sembrava disperata, implorava Kang di fermare Zhū a tutti i costi, non potevo biasimarla... avevo paura anche io di quel tipo, avrei voluto che quel pallone gonfiato di Kang lo fermasse.
“Mi dispiace, ma quando Zhū entra nello stato di trance l'unico modo per fermarlo è l'esaurimento di energie!”, una bella notizia mi dicevano, come potevo fargli finire le energie? Mi stava torturando con quella dannatissima revolver, e non volevo neanche immaginare se mi avesse colpito con quel bazooka.
Zhū rimase immobile a fissare la sua seconda revolver, non stavo capendo cosa stesse controllando ma dal suo volto irritato sembrava che avesse finito i proiettili, una vera fortuna, ne aveva usati solo due, certo era questa la prima cosa che si dovrebbe pensare se si sfida un tizio del genere... ma non appena buttò a terra le due revolver si tolse il guanto, mise la mano in posa come se stesse imitando una pistola e dalla punta del dito partì un grosso colpo di energia che mi mise k.o, lo scontro finì in un due minuti. In quel momento però lo stadio di Trance si concluse e dopo circa tre ore di riposo tornai pieno di energia, Zhū si scusò in tutti i modi persino arrivando ad inchinarsi, non era un cattivo ragazzo come il suo compagno, dopo tutto quello era il suo unico modo per non causarsi seri danni al corpo.

“SAKURA-SAN DIMENTICAVO, VUOI USCIRE CON ME DOMANI? VORREI PARLARTI DI UNA COSA IMPORTANTE!”.

Inasa, Kimiko e Haruka da lontano iniziarono a fare una strana danza urlando solamente: “VICTORY DANCE!”, ma cosa avevano vinto esattamente? Non li capirò proprio mai quei tre.
Sakura invece rimase a bocca aperta dopo la mia frase, aveva il volto felice e ancora una volta le guance rosse come piacevano a me, ormai ci stavo facendo l'abitudine.
“Va bene, solo se ti lavi prima... lo sai che mi fa schifo la puzza di lucertola!”, ecco che ricominciò con quelle stupide dannate battute che mi facevano sgolare per tutte quelle urla.

“IO NON SONO UNA LUCERTOLA, SONO UN DINOSAURO E NON PUZZO, TU AL MASSIMO PUZZI!”.

Mentre io mi trovavo ad urlare come uno scemo, più lontano Zhū e Kang sembravano rilassati, anzi sembravano felici, ma anche loro per cosa erano felici?
“K...kang... p...perch...perché h...h...ha..i l...a...sciat...to vi...nc...e..vincere k...kyo...kyoryu?” Domandò Zhū al suo compagno, con quel suo tipico balbettare che come al solito non mi fece capire niente, aggiungendo anche il fatto che si trovavano lontani e sembravano sussurrare.
“Sakura mi aveva chiesto di aiutare il ragazzo che le piaceva, mi aveva raccontato che era depresso per una sconfitta... è così ho finto di essermi scaricato con il quirk!”.
La vacanza in Cina finalmente sembrò aver inizio, e questa volta nulla mi avrebbe fermato nel scoprire la verità dietro Kimiko.

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Capitolo 17
*** Primo appuntamento? ***


Era l'ultima sera che passavamo in Cina, nonché anche giorno dell'uscita con Sakura. Io mi trovavo nella mia stanza con Inasa che faceva strani gesti, sembrava più strano e contento del solito... magari aveva rimediato un appuntamento.
“AH AH AMICO NON SEI CONTENTO? STAI PER AVERE IL TUO PRIMO APPUNTAMENTO CON LA TUA RAGAZZA!”, ed ecco che ci risiamo, aveva ripreso i suoi dannati discorsi, non la smetterà mai.

“Farò finta di niente questa volta Inasa-san...”.

Una volta ultimato i preparativi, presi il regalo e corsi verso Sakura, con l'intenzione di far pace e di scoprire la verità.
Arrivato davanti a lei mi accorsi che indossava un vestito familiare, anche se non ricordavo esattamente dove l'avevo già visto, ma non ci feci più di tanto caso, ero troppo impegnato a cercare una scusa per darle il regalo.
“Kyo-chan hai mai avuto un appuntamento?”, non mi aspettavo una domanda del genere, soprattutto impostata in questo modo, qualcosa di grave era accaduto, o non mi potevo spiegare perché continuava a chiamarmi Kyo-chan.

“No questa è la prima volta che esco da solo con una ragazza... e il nostro non è un appuntamento!”.

Gli occhi felici di Sakura si spensero all'improvviso, lasciando in volto un'espressione irritata e triste, cosa avrò detto di male questa volta? Non lo capirò mai.
Durante la nostra passeggiata per Pechino non potevo far altro che pensare a quel vestito... dove lo ha preso? È troppo femminile e non è nel suo stile, che lo avrà comprato da poco?
“Kyo-chan... cosa intendevi quando dissi di sapere della cotta?” domandò Sakura, con tono timido e impacciato, cercando di mascherare la sua vocina nascondendo le labbra con la mano.

“CAVOLO È VERO MI SONO DIMENTICATO, l'altro giorno sono entrato nella camera di Kimiko per parlarle... ma nel suo letto ho visto un vestito uguale identico al tuo e una lettera d'amore, quindi volevo chiederti se sapevi che io piaccio alla tua amica!”.

Sakura esplose in quel momento, tra rossore e rabbia senza nessuna spiegazione iniziò a picchiarmi, urlando solamente che non era Kimiko quella, ma era una ragazza che mi è sempre stata vicino nel momento del bisogno... ora si che mi aveva confuso per bene, di chi diavolo stava parlando.
Passò la serata, a fatica le diedi il mio regalo, e una volta arrivati in aeroporto quel maledetto di Kang si avvicinò a me con una strana espressione contenta, ma allo stesso tempo dispiaciuta.
“Prendi questo, in Giappone si trova un ex insegnante della nostra scuola, ti insegnerà lo stile della scimmia ubriaca... digli che ti manda Kang!”, posò nella mia mano un biglietto da visita e senza nemmeno accorgermene mi abbracciò, sentivo il calore del suo grosso corpo, e fu in quel momento che mi sussurrò: “Tu sei stato un vero eroe contro quel villain”, mi fece molto contento, quasi da farmi commuovere. Dopo i saluti entrammo in aereo, pronti per tornare alla solita vita scolastica di sempre.
Forse scopriremo la verità dietro i tre villain questa volta.

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Capitolo 18
*** (FILLER) AUGURI KYORYU! ***


(QUESTO CAPITOLO SI TRATTA DI UNO SPECIALE PER FESTEGGIARE OGGI IL COMPLEANNO DEL PROTAGONISTA DELLA STORIA, NON INTACCHERA' LA TRAMA PRINCIPALE)

 

Ero immerso in un bellissimo sogno, dove cavalcavo un sucomimo, quando una voce familiare mi urlò contro buttandomi giù dal letto, era Sakura che infuriata iniziò a farmi un discorso su come non si dovrebbe dar buca ad una donna, anche se io di donne non ne vedevo.
“Ota-kun ti prego fatti una doccia e cambiati, sei inguardabile!”, disse cercando di evitare di respirare; questa volta non potevo darle torto... dopotutto erano tre giorni che non mi lavavo e a causa dell'estate sudavo parecchio.
Nel mentre che mi trovavo nella doccia arrivò anche Inasa, che tutto contento indossava un cappello a punta, tipico delle feste di compleanno. Mia madre e Chika nel mentre stavano preparando la mia torta di compleanno, ovviamente a forma di dinosauro.
“SAKURA HAI VISTO KYORYU? VOLEVO SUBITO DARGLI IL MIO REGALO AH AH!”, le urla di quel fesso di Inasa si potevano sentire anche dal bagno, era davvero emozionato di festeggiare il mio compleanno.
Una volta finito di lavarmi e prepararmi andai verso la sala, dove c'era una Sakura completamente rossa con un cappellino di compleanno, palesemente modificato da Inasa per farmi un torto; in quel cappellino c'era scritto: “Auguri al mio ragazzo”, probabilmente avrei dovuto urlare e cacciarlo via... ma non mi sembrava il caso.
“Kyo-niisan ti piace il cappellino che ha fatto la mamma per Sakura-oneechan!”, Chika con sguardo malefico adocchiò la povera Sakura, che poverina si ritrovò costretta a dover tenere quel cappellino come tortura, che cosa avrà fatto di male da meritarsi tutto ciò.

“E così questa volta Inasa-san è innocente, non me lo sarei mai aspettato...”.

Borbottai, irritato da quel gesto... aveva messo in imbarazzo anche a me senza motivo.
“AH AH MA COSA DICI KYORYU, HO DETTO IO A TUA MADRE CHE STAVATE INSIEME!”, e con un colpo combinato io e Sakura prendemmo Inasa e lo lanciammo via dalla finestra, ritrovandoci senza volerlo vicinissimi.
“KYO-CHAN SPOSTATI ANCORA PUZZI DI RETTILE!”, Sakura lanciò via anche a me in un attimo di ira, anche se non avevo capito cosa diavolo le avevo fatto per meritarmi anche io questa punizione, e soprattutto... perché mi aveva chiamato “Kyo-chan” questa volta? Certo che era proprio strana.
Alla fine io e Inasa rientrammo in casa completamente distrutti, graffiati e sporchi di terra... ma ciò non fermò il nostro divertimento, infatti iniziammo a ridere entrambi di ciò che era appena successo... mentre la piccola Sakura era in un angolino quasi in lacrime, si poteva udire solamente “Kyo-chan” mentre il resto era impossibile da decifrare, che cosa starà mai dicendo?
Alla fine la torta fu ultimata, ci riunimmo tutti insieme a mangiarla, spensierati e con il sorriso... era veramente una scena bellissima.
Con timidezza Sakura mi passò il suo regalo, che si rivelò essere una maglietta con su scritto: “DinoEroe”, a quanto pare l'aveva fatta fare lei appositamente per me, ne ero veramente felice. Inasa invece mi regalò un peluche enorme di uno spinosauro, ne ero completamente innamorato... amavo entrambi i regali allo stesso modo.
“Allora... Kyo-chan, Sakura-chan... quando ufficializzate il fidanzamento?”, non appena mia madre disse quella frase sia io che Sakura sputammo tutta la torta che stavamo mangiando, negando continuamente il fatto di stare insieme... cosa inutile, visto che nessuno dei tre presenti ci credeva, cosa avrei dovuto fare per farglielo capire? Forse era impossibile.
Arrivò sera e alla fine i miei due amici tornarono a casa, felici di aver festeggiato con me il mio compleanno.

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Capitolo 19
*** Dinoboy ***


Finalmente arrivò il giorno che più aspettavo, il giorno in cui potevo decidere il mio nome da eroe. Ero elettrizzato da ciò, è quasi un mese che stavo decidendo il mio nome da eroe e finalmente, arrivai al punto in cui ne trovai due perfetti per me.
Arrivai in anticipo quel giorno, la divisa era messa nel modo più perfetto possibile, avevo persino sistemato i capelli... sembrava un appuntamento, e io continuavo a non veder l'ora di poter scegliere quel dannatissimo nome.
“Oh... il dinosauro si è vestito bene oggi...”, ancora mezza assonnata arrivò Sakura, che con sguardo rivolto verso altrove non lasciava trasparire nessuna emozione... era da quando eravamo tornati dalla Cina che smise di esser mia amica, diceva che non poteva esser amica con una persona insensibile, stupida e tremendamente menefreghista, cose che ovviamente mi ferivano molto... al tal punto di non voler più parlare con lei.
Eravamo solo noi due lì, completamente da soli che venivamo travolti dal gelido vento invernale, io facevo in modo di mantenere una certa compostezza, ignorando ogni tipo di sguardo verso di lei, anche se in cuor mio desideravo parecchio risponderle a tono.
Le foglie iniziarono a posarsi davanti a noi due, e in quell'attimo di distrazione i nostri sguardi si incrociarono, il mio cuore iniziò a battere fortissimo, non riuscivo a mantenere lo sguardo dritto e per questo cercavo in tutti i modi di sviarlo, riuscendoci malamente.
“Ota-kun, che tipo di ragazze ti piacciono?” domandò con voce tremolante, si sentiva una certa tensione, i nostri volti si avvicinarono pericolosamente, le nostre labbra erano sul punto di toccarsi... quando mi vennero in mente quelle parole, e di scatto mi allontanai mostrando solamente disinteresse.

“Mi piacciono le ragazze che come me amano i dinosauri!”.

Dissi, con quel tono che poteva persino congelare il sole, allontanandomi da lei... verso l'entrata della scuola, aspettando solamente l'arrivo di Inasa.
Il tempo passò lentamente... e nella mia solitudine iniziai a giocare con il cappello della scuola, lanciandolo sempre più in alto, dando spesso delle occhiate verso di lei, che si trovava ancora in piedi con quel grosso cappotto color rosa che la rendeva più carina.

“Sa...”.

Non appena aprii bocca qualcosa mi fermò, all'improvviso una grossa pressione invase il mio petto, ciò mi impedì di pronunciare qualcosa, fino all'arrivo di Inasa che arrivò come al solito spensierato a darmi conforto. “BUONGIORNO KYORYU, OGGI STRANAMENTE SEI PERFETTO, DI UN PO' STAI CERCANDO DI RIMORCHIARE CAMIE? AH AH SE VUOI TI FARO' AVERE IL SUO NUMERO!”, e con il tatto di un elefante, iniziò a sbraitare non curandosi del fatto che dietro di lui c'era proprio Sakura, che in un impeto di rabbia mi colpì fortemente la testa con un pugno.

“MA COSA TI PASSA PER LA TESTA?”.

Domandai con tono leggermente irritato, non capendo per il quale quella dannata ragazza mi avesse colpito, come se c'entrassi qualcosa con quella stupida ma geniale idea di Inasa.
Suonò la campanella, e ancora irritato mi sedetti al mio banco, pronto per tirare fuori il mio nome da eroe.
Elettrizzato tirai fuori il mio quaderno degli appunti, mostrando ad Inasa tutte le mie scelte sui nomi da eroe... aspettando solamente il mio turno, che arrivò dopo un'interminabile mezz'ora... a causa di quello scemo di Inasa. Mi alzai in pieni, e con un sorriso a dir poco inquietante e con la stessa energia di Inasa tirai fuori il nome migliore della giornata.

“IL MIO NOME DA EROE SARÀ DINOBOY!”.

“AH AH GRANDISSIMO KYORYU, SAPEVO CHE AVRESTI SPACCATO CON QUESTO NOME!”, con il supporto di Inasa tutto andò più liscio, anche se i miei compagni di classe non erano sorpresi come me lo immaginavo, magari era tutta impressione.
Tornato seduto ero sul punto di crollare dal sonno, avevo concluso tutte le energie... fino a che non fu Sakura ad alzarsi in piedi, mostrano un'espressione completamente indifferente a tutto e una postura completamente dritta. “Il mio nome da eroe sarà PinkPixie!”, fu breve e senza energia, ma ciò mi lasciò stupito, non smettevo di guardarla e a pensare a come fosse carina.
Non appena le lezioni si conclusero Sakura scappò via in una direzione insolita, sembrava molto triste, forse era solamente una mia impressione.

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Capitolo 20
*** Amica ***


Il gelido vento invernale soffiava costantemente, le foglie sembravano congelate, la strada era scivolosa. Sakura in quel momento si trovava davanti ad un lago seduta, e li con lei c'era un'altra ragazza, i suoi capelli color argento davano più suggestione al panorama invernale, i suoi occhi davano la stessa impressione di parlare con un cadavere, la sua pelle... bianchissima a tal punto da sembrar scomparire, sembrava una fata invernale.
“Rika-chan... secondo te potrò mai avere una possibilità?” domandò Sakura, con tono tremolante, gli occhi e le guance rosse... aveva sicuramente appena smesso di piangere.
“Uh? Secondo me dovresti lasciar perdere... in fondo è anche brutto... e poi chi vorrebbe un fissato di lucertole...”, il tono di quella ragazza invece sembrava molto svogliato, anche se sembrava di una freddezza immonda, si sentiva che non le interessava nulla dei problemi di Sakura, ma a lei sembrò non interessare, continuava a parlare e parlarle continuamente, senza mai un attimo di pausa.
“Sakura... andiamo a cercarti un nuovo ragazzo... almeno la smetti di parlare di lui...” pronunciò, seccata, alzandosi in piedi trascinando con le sue freddi mani la piccola Sakura, verso una direzione a lei ignota.
“Rika-chan non voglio! E poi dove mi porti?” con tono tenue e tremolante domandò, mostrando una leggera timidezza, mentre quella strana ragazza la stava trascinando ovunque... ignorando costantemente ogni tipo di domanda da parte di Sakura.
Dopo un'ora di camminata le due arrivarono davanti ad un distributore automatico, presero entrambe una bibita, e fu in quel momento in cui il freddo divenne più pesante... iniziando a congelare qualsiasi cosa ad eccezione delle due ragazze.
“Ri...ka-chan...?”, lentamente la piccola Sakura si avvicinò alla sua amica, notando il suo sguardo triste, con delle piccole lacrime che cadevano dalle sue guance bianche, per la prima volta aveva visto la sua amica Rika provare un'emozione.
“Sakura... vorrei tanto esserti d'aiuto...”, con un tono di voce calmo e basso pronunciò quelle parole, tenendo la mano a Sakura, mostrando un segno di vicinanza, e di conforto.
“Rika-chan tu mi sei già di grandissimo aiuto! Senza di te avrei combinato qualche pazzia!”, non appena Sakura pronunciò quelle parole nel volto di Rika comparì un grosso sorriso, l'ombra di quella fredda ragazza invernale sparì, lasciando spazio ad una bellissima ragazza che poteva far invidia a qualunque donna.
Le due ragazze continuarono a camminare felici, mano per la mano come due vere amiche, si stavano divertendo un mondo quelle due... sembravano due fate di due stagioni completamente diverse incontrarsi e diventar un tutt'uno.
“Rika-chan ti va di star da me oggi? Io abito vicino alla pasticceria di famiglia, posso anche offrirti qualcosa!”, con un cenno d'approvazione da parte di Rika, le due andarono lentamente verso casa di Sakura, parlando... o per meglio dire sparlando di ragazzi.
Finalmente le due arrivarono davanti alla casa di Sakura, e fu in quel momento che tutto venne congelato, ed un urlo femminile pervase la via... ormai diventata completamente di ghiaccio.

“SAKURA!”.

Urlai solamente quello, correndo all'impazzata... avevo riconosciuto perfettamente quell'urlo, e non potevo far altro che correre più veloce della luce, Sakura aveva bisogno di me.

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Capitolo 21
*** La luna ***


Arrivai giusto in tempo, Sakura non venne ferita o congelata. I suoi occhi mostravano un senso di terrore che non avevo mai visto in lei, non riusciva a muoversi dalla paura, i suoi occhi puntati su di me però, dicevano tutto... aveva bisogno di me. Urlai il più forte possibile per avere l'attenzione di lei, quella dannata ragazza dai capelli argentati, colei che stava per far del male alla mia migliore amica.
“Ota-kun...” disse Sakura con voce rotta, mentre si rannicchiò, avvolta tra le lacrime, era davvero scossa da tutto ciò, e quella dannata ragazza se la rideva, era contenta di aver tradito la fiducia di Sakura... per questo la odiavo, la odiavo più di quel dannato di Puppet.
“Tu sei... la lucertola... Satana-sama... mi ha parlato di te...”, Satana? Di chi diavolo stava parlando? Come faceva a conoscermi poi? Non poteva esser una ragazza qualunque, probabilmente lei sapeva cosa diavolo successe quel giorno.

“SAKURA, TI DIFENDERÒ IO! STARÒ PER SEMPRE VICINO A TE IN MODO DA NON PERMETTERE A NESSUNO DI FARTI DEL MALE!”.

Mi tolsi da dosso la mia divisa della Shiketsu, liberando completamente il mio corpo da possibili intoppi, anche se il freddo che stava generando quella ragazza era troppo eccessivo, avrei avuto massimo venti minuti di tempo e poi sarei caduto in coma.
“Lucertola-kun... non pensi di urlare troppo...?”, e non appena pronunciò quelle parole, una grossa colonna di ghiaccio comparì sotto di me, lanciandomi all'indietro. Rimasi cinque minuti buoni a terra, mentre lei se la rideva di gusto, con quella sua espressione completamente vuota e insensibile.
“Io... sono membro dei 22 arcani... e rispecchio l'arcano della luna...”, ventidue arcani? Cosa volevano significare... che c'erano altri ventuno villain comandati da Satana? Tutto ciò si faceva sempre più strano. Non appena smise di ridere, la ragazza si avvicinò a me, e con un movimento della mano congelo le mie gambe e braccia al terreno, mentre la temperatura si faceva sempre più bassa... e il tempo di sopportazione scendeva sempre più.
“RIKA-CHAN, SMETTILA!”, con un urlo disperato di Sakura, riuscì ad avere l'attenzione della sua compagna, arrivando persino a generare dei fiori all'interno del ghiaccio, liberandomi.
“Sakura... sto lavorando... Satana-sama conta su di me...”, disse con quei suoi due occhi sofferenti, anche se ormai era palese che non stava dalla nostra parte. “Satana...sama? Di chi stai parlando?”, domandò Sakura, mentre mi stava facendo guadagnare tempo per studiare un piano a prova di villain. “Satana-sama... è il boss... è lui che guidava i tre villain... che vi attaccarono...”, allora la causa di tutto ciò era questo Satana... il mio dolore era solamente a causa sua... tutto ciò ora aveva più senso, tutto ciò ora aveva un nome.

“Non dovevi far del male a Sakura... non dovevi distruggere i sentimenti che provava! Come ti ho già detto, io Ota Kyoryu, anzi IO DINOBOY TI FARÒ CHIEDERE PERDONO!”.

E con un urlo disperato, tirai una grossa testata, mostrandole faccia a faccia il mio sguardo impregnato di rabbia. L'adrenalina del momento e la voglia di lottare mi riscaldava a tal punto che, non sentivo più freddo, era tutto più facile ora.
“Lucertola-kun... ti sei liberato... allora... devo andarci forte con te...”, con tono rotto probabilmente causato dalla testata, iniziò a creare colonne di ghiaccio dell'altezza di palazzi, congelando tutti i passanti che, senza alcun motivo sembravano ignorare lo scontro, era tutto come se fossimo invisibili.
Tirai un grande respiro, chiusi gli occhi e in quel momento inizia a saltare in modo casuale, non lasciando spazio e modo alla ragazza di poter reagire, colpendola numerose volte arrivando anche a farla sanguinare sul volto.
“Lucertola-kun...”, disse solo quello mentre la sua espressione cambiò all'improvviso, diventando furiosa, mostrando un volto inquietante... quasi da film horror.
Sakura in quel momento cercò aiuto ma ogni passante che veniva fermato diceva di non star vedendo nulla di insolito, che diavolo stava succedendo? Il mio corpo stava anche per cedere, il freddo era diventato più insopportabile, e benché lo scontro era a mio favore, stavo per svenire... la stanchezza e il freddo mi stava uccidendo, nel verso senso della parola.
Passarono venti minuti, e mentre i miei muscoli si irrigidivano, Rika sembrava stava per andar nel panico, mentre non riusciva più a creare le sue colonne di ghiaccio che continuavano a ferirmi, una arrivò anche colpirmi la gamba... ci mancò poco che veniva spezzata.

“Hai capito ora... io... Dinoboy non lascerò mai che tu faccia del male alla ragazza qui presente, potessi anche seguirla in capo al mondo, la difenderò sempre!”.

E non appena arrivai per darle il colpo finale, all'improvviso si piazzò davanti una grossa figura oscura dal volto coperto.
“...Satana-sama... portami a casa...” disse Rika, che disperata abbracciò quella grossa figura snella e alta, che a sua volta con uno schiocco di dita scomparve, lasciando però un ultimo regalino: il mio corpo iniziò a congelarsi dall'interno, facendomi svenire... e al portarmi in coma, l'unica cosa che ricordavo prima di chiudere gli occhi era Sakura che in lacrime mi mise il suo grosso cappotto rosa, era così caldo.

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Capitolo 22
*** Calore ***


Il mio corpo era così caldo, come piaceva a me.
Passarono due settimane e mezzo da quel brutto avvenimento, e finalmente io mi risvegliai. Intorno a me c'erano molti spot come quelli che avevo in casa; messa come una coperta avevo il cappotto di Sakura che alimentava il calore, che bella sensazione.
“Kyo-chan, bentornato!”, mi girai verso la porta, e li vidi mia madre che in lacrime, corse ad abbracciarmi, sentivo la sua preoccupazione. “Kyo-chan quante volte ti ho detto che in inverno non devi uscire, lo sai che non sopporti il freddo... sei uno stupido Kyo-chan devo bruciarti dei libri sui dinosauri per punizione!”, anche se diceva così io potevo sentire la sua felicità nel vedermi, le sue lacrime potevano toccare il mio volto... non sono mai stato così contento di vedere mia madre in vita mia.

“Mamma dai... almeno i libri sui dinosauri lasciameli intatti..!”.

Dissi a fatica, mentre con le mie mani stringevo il cappotto di Sakura, avevo paura di vederla dopo tutte quelle sciocchezze che avevo urlato davanti a lei, non capirò mai cosa mi prese in quel momento.
“Kyo-chan quando torni a casa vedi di sistemare tutto con Chika-chan, ha pianto ogni giorno credendo di poterti perdere... se non ti scuserai con lei butterò tutti i tuoi peluche di dinosauri!” disse con voce rotta a causa delle lacrime, voleva fingere che non fosse successo nulla... ma infondo ancora disperata, immagino quanta paura avesse provato, e ora che ci penso sarei potuto morire... forse un miracolo mi ha salvato, il contatto con mia madre era davvero così caldo.
Passò mezz'ora, mia madre se ne andò per lasciarmi riposare, e fu quello il momento per me adatto per scoppiare a piangere, ma non per la mia situazione... bensì per paura che Sakura si fosse fatta male sul serio, non potevo sopportare questo grandissimo fallimento. “KYORYU BUONGIORNO! NON SAPEVO CHE ERI UN FETICISTA... MA A QUANTO PARE ADORI ANNUSARE I CAPPOTTI DELLE RAGAZZE AH AH AH!”, non potevo che aspettarmi un'entrata del genere da parte di Inasa, che come mia madre stava mascherando la tristezza, anche lui stava piangendo l'ho capito subito dalla voce.

“Inasa-san... non è come pensi...”.

Già, non era come pensava... ma allora perché stavo tenendo stretto quel dannato cappotto? Perché mi faceva star bene ma allo stesso tempo male? Perché avevo il batti cuore? Probabilmente erano gli effetti del freddo... non poteva esser altrimenti. “Kyoryu, Sakura mi ha raccontato tutto... sei stato magnifico, Kyoryu... promettimi che la prossima volta non farai nulla di avventato, questa volta ti ho lasciato andare perché come uno stupido non mi sono fidato di te, ma avevi ragione nel seguire Sakura. La prossima volta promettimi di aspettarmi, ti ho quasi perso capisci? Noi due siamo migliori amici e non voglio passare delle notti a piangere per colpa tua”. Le parole di Inasa mi colpirono molto... alla fine aveva ragione, sono stato uno stupido, dovevo costringerlo a seguirmi ma come uno stupido sono corso via da solo, però se non avessi seguito Sakura forse me ne sarei pentito.

“Va bene Inasa-san, te lo prometto! E comunque alla fine ho deciso, mi iscriverò in quella scuola di Kung fu!”.

Inasa non appena sentì le mie parole si lasciò andare, e mi abbracciò talmente tanto forte da farmi tornare in coma, quell'abbraccio era così caldo.
Inasa dopo poco uscì dalla mia stanza sorridendo, finalmente avevo un momento di riposo... o almeno era quello che credevo; Sakura arrivò nella mia camera, era in lacrime... completamente in lacrime. Con una corsa saltò letteralmente su di me, la sua pelle era così calda da farmi passare ogni dolore, sembrava magia.
“Ota-kun perdonami, è stata tutta colpa mia... non dovevo fidarmi di Rika-chan, ma quando l'ho conosciuta tre mesi fa sembrava così dolce... mi ha mentito su tutto, non è vero che veniva da un'altra scuola privata, non è vero che non aveva amici, non era vero nulla ma sono una stupida, stupida e stupida... perdonami ti prego!”. Sentirla piangere mi spezzava il cuore, non potevo far altro che abbracciarla il più possibile e... come un mese fa davanti scuola le nostre due bocche iniziavano ad avvicinarsi sempre di più, quasi fino a sfiorarsi... e mentre si stavano per toccare Sakura si staccò dall'abbraccio, ancora in lacrime e uscì via, sentivo veramente così caldo.
“Sakura, potevi raccontare la storia di come lo hai soccorso... e che mentre dormiva lo hai baciato!”, disse Inasa con un tono di voce normale, aveva appena smesso di piangere.
“Inasa-kun, non dovrà mai sapere del bacio, per me significa il lasciar perdere di star con lui, evidentemente non siamo fatti l'uno per l'altro... e poi è a causa mia che è finito così.” Rispose Sakura, ancora in lacrime mentre corse via, lasciando lì solo Inasa, fuori dalla mia camera.
“Ti sbagli Sakura, anche a lui piaci... ma gli ho promesso di non dirlo a nessuno, perdonami.” bisbigliò tra se stesso, mentre finalmente io trovai la pace tra quel cappotto e il calore di chi mi sta intorno.
Faceva davvero così caldo.

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Capitolo 23
*** Cappotto ***


Passò molto tempo dallo scontro con l'arcano della luna, e finalmente dopo quasi un'eternità mi venne dato il permesso di uscire. Faceva ancora molto freddo, mia madre non voleva nemmeno che mi avvicinassi al frigorifero, ne era rimasta traumatizzata.
Una volta imbottito di cappotti alla fine mia madre mi lasciò uscire, avevo un compito molto importante... dover restituire il cappotto a Sakura, per la prima volta sarei andato a casa sua, mi sentivo in agitazione.
Lentamente arrivai davanti a casa di Sakura, con il cuore che mi batteva, e la faccia da scemo suonai il campanello, trovandomi avanti una donna dall'apparenza molto giovane; i suoi capelli e la sua postura mi ricordava molto Sakura.
“E tu, chi saresti?” domandò la donna con tono irritato, guardandomi da testa a piedi con smorfie di disappunto.

“Sono Ota Kyoryu, un compagno di classe di Sakura! Dovevo ridare una cosa a Sakura...”.

E non appena dissi il mio nome gli occhi di quella donna cambiarono improvvisamente, le sue smorfie di disappunto divennero dei grandi sorrisi, una vera e propria evoluzione.
“Ohhh... tu sei il ragazzo che Sakura nomina sempre nel suo diario segreto! Sai più volte diceva che si sarebbe dichiarata ad un certo Kyoryu ma non ho mai capito di chi stesse parlando, che sbadata!”, disse con quel tono inquietante iniziando a “palparmi” cercando di intravedere i miei muscoli, cosa che non avevo.
“MAMMA! Smettila di traumatizzarlo... mi metti in imbarazzo!” urlò Sakura, che scattando ancora in pigiama mi prese e portò via, verso il piano di sopra come se fossi un oggetto molto leggero.
Una volta nella sua camera, Sakura sbarrò la porta in tutti i modi, dimenticando di esser in un pigiama... molto carino, era di un rosa acceso che mi aveva quasi ipnotizzato... cancellando dalla mia vista quei modi scimmieschi e barbari che stava avendo, facendo rimanere solamente la grazia di una fata.
“Ota-kun come mai sei venuta a trovarmi? È successo qualcosa? Inasa-kun ti ha parlato di qualcosa? Non è successo nulla sta mentendo lo sai coma fa!”. Sakura iniziò a sudare, sembrava come se stesse cercando di nascondere qualcosa di molto importante, ma probabilmente era solamente una mia impressione.

“Sono solamente venuto a riportarti il tuo cappotto...”.

Non feci nemmeno il tempo di finire la frase che, trovai sul comodino uno spot, simile a quelli che utilizzavo a casa per termoregolarmi. Rimasi stupito da ciò, cosa ci faceva a casa sua una cosa del genere? E fu in quel momento che mi venne probabilmente il mio primo lampo di genio.

“Sakura... perché ogni volta finiamo sempre in certe situazioni? Dopo lo scontro con Puppet ti sei presa cura di me, in Cina dopo che Zhū ha vinto lo scontro contro di me tu ti sei gettata ad aiutarmi, e ora? Hai persino fatto di tutto per riscaldarmi... non è comica come cosa? Alla fine Inasa sembra aver ragione siamo fatti l'uno per l'altro!”.

Ci fu un attimo di silenzio tra noi due, i nostri due sguardi si incrociarono nuovamente... i nostri volti divennero più rossi di due pomodori, che diavolo avevo appena detto, mi ero apertamente dichiarato senza volerlo.
“Ota-kun...?”, fermai immediatamente Sakura poggiando una mia mano sulle sue labbra, creando nuovamente una situazione maledettamente imbarazzante.

“NO CIOÈ VORREI SAPERE COME HAI CONOSCIUTO RIKA!”.

Mi salvai in calcio d'angolo, e fu allora che finalmente venni a sapere della verità.
Tutto iniziò esattamente poco tempo dopo il rientro dalla Cina, durante il ritorno a casa Sakura incontrò una ragazza molto sola, ella diceva di essersi trasferita da poco e che non aveva ancora molti amici, e soprattutto che si sarebbe fermata per almeno altri tre mesi e poi dovette trasferirsi nuovamente con il padre. Sakura iniziò ad incontrarsi ogni giorno con questa ragazza, che pian piano iniziò ad aprirsi a lei diventando molto amiche, arrivando persino a darle consigli con questo fantomatico ragazzo che le piaceva. “Ota-kun ma tu come hai fatto a trovarmi?” e alla fine arrivò quella domanda fatidica, non sono mai stato bravo a mentire e anche a costo di fare una brutta figura dovevo dirle la verità.

“All'uscita dalla scuola ti ho vista fare una strada diversa dal solito, e quindi ti ho seguita!”.

Sakura fece una smorfia strana, sembrava felice da quelle parole e non capivo il perché, come mai era felice di sapere che io la seguissi? Non le capirò mai le donne.
Si fece tardo pomeriggio e alla fine arrivò l'ora di rientrare per me, con tono imbarazzato salutai anche la madre di Sakura, che come precedentemente stava sbandierando ai quattro venti il diario segreto, ormai non più segreto della figlia.
Non appena fuori da casa di Sakura nel mio volto apparve un sorriso, che non se ne andò nemmeno dopo esser tornato a casa, cosa mi aveva reso così felice?

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Capitolo 24
*** Scuola di kung fu ***


Arrivai dinanzi ad una palestra molto, ma molto antica. Aveva un grosso disegno di una scimmia di color oro e uno sfondo nero, il tutto in un ambiente da antica Cina.
Suonai il campanello con la mano ancora tremolante, il volto sudato e con una strana sensazione, sentivo come qualcosa di strano provenire dalla palestra.
Passarono 15 minuti all'incirca e dopo vari tentativi con il campanello, non andati a buon fine provai a bussare... e non appena toccai la porta venni avvolto da una specie di scarica e in un nano secondo il mio corpo venne colpito da una trentina di pugni, provenienti da chissà dove.
“Giovanotto... non credi di esser troppo irrequieto? Hai disturbato il mio riposo”. Dalla porta apparve un uomo anziano molto alto, dai capelli color argento con un bastone che raffigurava sul manico una scimmia e un lungo vestito tradizionale cinese raffigurante un disegno simile alla scuola di Kang.

“Io sono Ota Kyoryu, da poco sono stato in Cina e un ragazzo di nome Kang mi ha consigliato la sua scuola!”.

Al sentir il nome Kang, l'uomo sembrò cambiare espressione... da fredda e insensibile divenne piena d'ira, quasi omicida.
L'uomo, ignorandomi completamente si girò e tornò nella sua palestra facendomi cenno di seguirlo, era davvero spaventoso.
L'interno della palestra era davvero buio e polveroso, come decorazioni aveva dipinti di guerrieri scimmie e vari armi completamente dorate. L'aria che si respirava lì dentro era pregna di tensione.
Arrivammo dinanzi alla sala degli allenamenti, dopo un lunghissimo corridoio infinito finalmente potevo ammirare la grandissima sala di legno color marrone scuro, ornato di imponenti statue d'oro di scimmie.
“Quindi quel dannato di mio nipote ti ha consigliato di venir qui? Bene, chiariamo immediatamente la cosa, ti allenerai ogni giorno fino a che non dico che puoi tornare a casa. Benvenuto nella mia scuola, io sono Wukong!”, disse con tono rabbioso, mentre con quei suoi grandi occhi ricolmi di disprezzo mi fissavano.

“È un piacere conoscerla Wukong-sensei...”.

Non appena dissi ciò quel dannato vecchio mi colpì con tutta la forza che aveva sulle gambe usando il bastone, facendomi cadere.
“Sei ancora poco resistente, abbiamo tre mesi ancora di tempo... quindi preparati!”, tre mesi? Avevo sentito bene? L'allenamento sarebbe durato solo tre mesi? Impossibile... tutto ciò non poteva esser umano, non poteva essere che parente di quel dannato di Kang, stavo iniziando ad odiare tutta la sua famiglia.
Per tutto il giorno venni torturato in tutti i modi possibili ed immaginabili, più facevo progressi più lui mi puniva, quale era il problema di questo vecchio? All'incirca dovrebbe aver 90 anni ed era infinitamente più forte e veloce di Rika e Puppet, entrambi avversari che mi hanno fatto sudare.
Arrivò sera, l'allenamento era in pausa... io ero completamente distrutto, tutto il mio corpo era ricoperto di ferite e non avevo forza nemmeno di muovermi... ma avrei dovuto sapere cosa sarebbe accaduto tra tre mesi.

“Wukong-sensei, perché abbiamo solo tre mesi?”.

Domandai, mentre provavo a medicarmi le ferite, con tono quasi impaurito... non potevo negare di temere di scoprire la verità.“C'è un torneo di kung fu, e se mio nipote crede in te allora sono sicuro che potresti vincere quel torneo. Ora puoi andare se vuoi!” disse, accennando un piccolo sorrisino soddisfatto mentre stava tenendo la sua tazza di thè a forma di scimmia tra le mani.
Torneo di kung fu quindi? Era solamente questo... mi aspettavo chissà quale tortura, ma almeno ora avevo un obbiettivo nuovo, vincere quel torneo.
Quella sera tornai a casa a fatica, mentre quel maledetto vecchietto se la rideva soddisfatto delle mie ferite.
“Non mi sarei mai aspettato di trovare un allievo migliore di mio nipote, in un giorno di allenamenti è già arrivato ad un buon punto, sono felice”, bisbigliò il vecchietto mentre rientrava all'interno della sua palestra, con sguardo soddisfatto.

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Capitolo 25
*** Contraccolpo ***


Passarono svariate settimane, e io mi trovavo sull'orlo tra la vita e la morte. I miei muscoli erano completamente andati a causa di quell'allenamento, come se non bastasse il maestro Wukong ancora non mi aveva mostrato il suo quirk, credeva che non fossi ancora all'altezza per sopportare tale forza... che quirk spaventoso poteva mai avere? Forse era davvero così letale come ne parlava.
Durante la pausa dall'allenamento notai come il tutto era sempre così silenzioso, e il maestro così lontano; “odierà il contatto umano?” Pensai mentre, però mi accorsi di come lanciava vari sguardi, non più negativi, ma come fa un nonno con il proprio nipote.
“Ragazzo, ti vedo pensieroso... vuoi chiedermi qualcosa?” domandò, con tono pacato mentre preparava il suo tipico thè post allenamento, ormai un'abitudine per entrambi.

“Sensei, come mai sono sempre l'unico studente?”.

Domandai, tenendomi ancora a distanza da lui per paura di disturbarlo, ormai avevo il trauma delle sue punizioni.
“Grandi son sempre stati i miei poteri magici sin dall'infanzia; cambiando col vento, mostro la mia potenza. Nutrendo la mia natura e coltivando la verità, Ho vissuto giorni e mesi, salvando la mia vita saltando fuori dal ciclo delle rinascite. Una volta ho cercato con sincerità la via scalando la montagna terrazza degli spiriti per cogliere erbe medicinali. Su quella montagna vive un antico immortale vecchio di centotto mila anni. Ne ho fatto il mio maestro, sperando che mi mostrasse una via per l'immortalità. Egli disse che l'elisir è nel corpo di ciascuno, che è perder tempo cercarlo fuori.” non disse altro, mentre aveva strane movenze, giocando con le ombre avendo un tono forte e possente.
Quel grosso anziano scorbutico nascondeva qualcosa anzi, probabilmente era più palese di quanto si potesse pensare.

Sensei, l'arte della scimmia degli studenti cinesi aveva qualcosa di speciale ma è totalmente diversa da ciò che mi sta insegnando, sento che mi manca qualcosa ancora, la prego mi mostri la vera arte della scimmia!”.

Mi inginocchiai dinanzi a lui, avvolto da aria di determinazione anche se la mia voce era rotta, io volevo davvero scoprire tutti i segreti di questa magnifica arte. Il maestro invece, esitò per un momento, ma si lasciò andare. Fece cenno di avvicinarmi a lui per prendere il thè insieme, era sorridente in quel momento.
“Ragazzo, sai, io e mio nipote non siamo in buoni rapporti anzi, in teoria non dovremmo neanche più parlarci... quando mi chiese in ginocchio di prenderti come allievo quasi ero intenzionato a spaccarti le ossa... ma mi hai fatto cambiare idea, per questo ho intenzione di insegnarti l'arte del re scimmia, ovvero un'arte inventata da me!” non appena disse ciò il maestro si alzò senza neanche prendere il thè, preparò un grosso sacco da boxe e poggiò la mano sinistra completamente aperta sul centro. “Cosa aveva intenzione di fare?” Mi domandai, mentre pian piano mi avvicinavo al sacco con aria curiosa.

“Sensei?”.

Dissi senza aggiungere altro, mentre quel grande vecchietto mi invitò a colpire con tutta la forza quel sacco, forse l'allenamento più semplice.
Con tutta la forza presi una rincorsa, tirando un montante su quel sacco che non appena toccò il mio pugno, rilasciò una scarica di trenta pugni forti come qualcosa di indescrivibile, rendendomi impossibilitati i movimenti.
“Ragazzo questo è il mio quirk, si chiama FullCounter. Qualsiasi cosa che tocco va in uno stato di contraccolpo, ovvero ricevi in dietro il colpo che hai dato moltiplicato per trenta. Quando riuscirai a lottare perfettamente senza cadere a terra sconfitto, allora sarai pronto per l'arte definitiva!”.
Il maestro iniziò a ridere come un forsennato, ma come potevo dargli torto? Infondo mi aveva preparato una trappola perfetta.
Non appena arrivò sera, e io mi ripresi perfettamente, tornai a casa con una strana sensazione. Era da tanto che non uscivo con Sakura e Inasa, e mi mancava la vista di quella pazza, ma non sapevo perché così tanto vederla? E soprattutto, perché tanta ansia nello scriverle? Tutto ciò non lo sopportavo, davvero.

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Capitolo 26
*** Vero appuntamento ***


Passò un'ennesima stancante giornata scolastica, avevo gli occhi stanchi a tal punto, che non riuscivano a rimaner aperti come si deve, i miei muscoli stanchi a causa dell'allenamento pulsavano, facevano dannatamente male, ero sul punto di svenire.
A fatica presi il mio grosso zaino ornato di dinosauri di vario tipo, tra cui: un Parasaurolofo; uno Spinosauro; un Saltriosauro (detto anche Saltriovenator) e per concludere un Velociraptor, erano i miei dinosauri preferiti, anche se lì in mezzo c'era il mio dinosauro preferito in assoluto. Una volta che mi misi sulle spalle lo zaino cercai di andare verso l'uscita, rotolando rovinosamente sul terreno, e fu solo a quel punto che Sakura intervenne ad aiutarmi. Con un sorriso prese lo zaino, aiutandomi a rialzarmi. Ella aveva qualcosa di strano i suoi capelli... erano più corti e più profumati, mi avevano ipnotizzato... non sapevo cosa dire o fare, quel suo dolce profumo di probabilmente pesca mi aveva messo fuori gioco il cervello.
“Ota-kun stai bene?” domandò con tono tenue, mentre il luccichio dei suoi dolci occhi mi rendeva impossibile concentrarmi, erano troppo dolci.
“Ota-kun ti ho fatto una domanda... potresti anche rispondermi!” Esclamò, mostrando un'espressione stizzita al mio silenzio.

“Vuoi fare una passeggiata con me prima di tornare a casa?”.

Domandai senza nemmeno far caso a ciò, ero troppo incantato da poter proferire qualcosa di sensato.
“Vuoi dire... vuoi dire... io e... te da soli?” domandò arrossendo anche di parecchio, dandole un'espressione più infantile e carina. Avrei fatto di tutto pur di vederla sempre così.
“Se proprio vuoi... sarò felice di uscire solamente con te.”, non appena detto ciò portò il dolce volto rosso verso destra, gonfiando le guance rendendole così morbide da volerle toccare. Il suo bellissimo sguardo era rivolto verso il basso, anche se lievemente le sue pupille erano rivolte verso di me, e sembravano davvero felici.

“Allora ti porto in un luogo dove Wukong-sensei mi porta spesso!”.

Dissi con tono deciso, mentre le presi la mano d'istinto dimenticandomi tutto il dolore.
Sakura era come in standby, dalla sua testa si poteva notare come del fumo mentre sussurrava cose come: “mi sta tenendo per mano che bello” che reazione strana.
Durante il tragitto sia io che Sakura iniziammo a parlare, fino ad arrivare all'argomento che ha sempre messo curiosità sia lei che Inasa, ovvero che persona è mio padre? Una domanda a cui non ho mai risposto ma senza un apparente motivo, forse finalmente era arrivato l'ora di parlarne.

“Mio padre è il mio eroe, è uguale identico a me solamente che lui sa veramente molte cose sugli animali del passato, oltre ad essere un esperto di dinosauri è anche un grandissimo esperto di animali del cenozoico e del paleozoico! In più sarà alto si e no due metri, indossa vestiti in stile Indiana Jones e in più è la persona più simpatica che io abbia mai conosciuto! Per lui c'è sempre il momento di scherzare, non l'ho mai visto triste!”.

Nel descrivere mio padre mi esaltai così tanto, da dimenticarmi che ero mano nella mano con Sakura. I miei occhi pieni di ammirazione per quell'uomo che era mio padre mostravano perfettamente a Sakura come io volessi veramente del bene a quell'uomo e di come lo stimassi, anche se lui a causa del lavoro non c'era mai a casa, ma andava bene così... dopotutto era solo grazie a lui se avevo scelto di fare una scuola per aspiranti eroi.
“Ota-kun... ecco... cosa farai dopo finita scuola? Rimarrai con me... cioè volevo dire con me e Inasa o andrai da tuo padre?” domandò con tono timoroso, sussultando al chiedermi se fossi rimasto con lei, anche se sembrava scontato dirlo, io avrei voluto rimanere per sempre in Giappone soprattutto per lei, infatti ne ero ormai certo che non mi sarei mai mosso dal mio paese natale.

“Certamente, rimarrò sempre con te!”.

Non appena dissi ciò il volto di lei si avvolse di una espressione felice, davvero felice, era quasi come se tutte le sue preoccupazioni fossero volatilizzate dal nulla lasciando solamente quel bel volto sereno, ero davvero felice.
“Ota-kun... so che è una domanda strana... ma ti piace qualcuna?”, a quella domanda feci un grosso balzo, staccando la mia mano da quella di Sakura mostrando il mio volto squamoso avvolto da un rossore molto denso e soprattutto con voce insicura, perché doveva fare una domanda del genere?

“Sì, c'è una ragazza che mi piace... ma a lei piace tutt'altra persona, e preferisco così!”.

Non appena detto ciò tirai un grosso sospiro di sollievo, notando come invece il volto di Sakura si era fatto più cupo, toccandosi la mano che prima le tenevo come se fosse triste, non potevo sopportare ciò così le ripresi la mano cercando di tenere un'espressione meno imbarazzata possibile, mentre lei era al settimo cielo.

“Ti ricordo che ho ancora i muscoli indolenziti, è meglio se mi tieni... non vorrei farmi del male!”.

Dissi, con sguardo concentrato verso la parte opposta dove si trovava lei, imbarazzato più che mai.
Finalmente, dopo un ora di camminata arrivammo dinanzi al “Caffè” che frequentava il mio maestro, lì c'era il tè più buono che io avessi mai assaggiato, e dovevo farlo assaggiare anche a Sakura. Ci sedemmo e ordinammo un tè sencha, essendo che in quel momento non avevo con me molti soldi, causato da una punizione di mia madre, ordinammo il meno costoso, in fondo il senso dell'uscita non era lo spendere il più possibile.
Arrivò il tè dopo poco e io e Sakura iniziammo a parlare degli allenamenti intensi che praticavo, soprattutto quello del sacco da boxe, probabilmente il peggiore.
“Ota-kun sei sicuro che ti vada bene tutto ciò? Non vorrei che ti facessi veramente del male...” disse con tono basso, quasi bisbigliato mostrando anche della tristezza nei suoi occhi.

“Tranquilla! Se non mi allenassi come potrei difenderti per bene? Una promessa è una promessa!”.

Al sentir pronunciare quelle parole Sakura iniziò a singhiozzare, era davvero felice di ciò che stavo facendo, e poi lei mi conosceva veramente bene, non l'avrei mai ascoltata anche se avrei davvero potuto farmi del male.
Finimmo il nostro tè, e verso l'uscita mi scontrai con un ragazzo alto quanto me, dai capelli lunghi argentati, lo sguardo da attaccabrighe e probabilmente era anche della mia stessa età.

“Scusami! Non ti avevo visto”.

Dissi, cercando di esser il più amichevole possibile, mentre lui invece con quei suoi occhi color azzurro mi fissava, con espressione furibonda.
“Non mi pare di aver chiesto di poter parlare con una lucertola cazzona come te, e ora sparisci... odio i rettili!” disse con voce rauca mentre con il palmo della mano mi toccò il petto, scaraventandomi al di fuori del locale come se nulla fosse.

“Che diavolo ti prende? Sei impazzito?”.

Domandai, con Sakura accanto a me che cercava di aiutarmi a rialzare, non mi ero ancora ripreso da tutti quegli allenamenti intensivi e non avrei potuto in questo stato lottare contro di lui.
“Allora lucertola cazzona immagino che non ti sia chiara la cosa, io Kazan Masaru, detto anche Masaru-sama per le lucertole cazzone come te non ho intenzione di sporcarmi le mani con gente come te, devo esser pronto per il torneo di Kung Fu.”, al citare il torneo mi si accese una lampadina, avrei potuto fargli vedere chi è davvero la lucertola e chi è il dinosauro. Il nervosismo che provavo in quel momento era abominevole, aveva rovinato una giornata perfetta con quel suo carattere da bullo.
Senza dir nulla mi rialzai con l'aiuto di Sakura, quel tipo mi sapeva di uno che mi avrebbe spezzato tutte le ossa se avesse saputo che anche io avrei partecipato al torneo, era meglio tacere fino al giorno prestabilito.
“Ota-kun ti riaccompagno a casa!”, Sakura lentamente cercò di tenermi abbracciato a lei, in modo da non poter cadere per tutto il lungo tragitto di casa, infondo anche se con questo piccolo inconveniente il nostro “appuntamento” andò a buon fine, continuammo a parlare di progetti futuri tra me, lei e Inasa.
Non avrei mai potuto immaginare che in quel momento dalla Costa Rica partì una lettera indirizzata a me, che cambierà ogni mio progetto futuro. Mio padre stava per tornare in Giappone.

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Capitolo 27
*** Kimono ***


Il torneo di Kung Fu si faceva sempre più vicino, e il mio allenamento ormai stava dando i suoi frutti. I miei muscoli erano diventati più resistenti, e il dolore che provavo era come sparito lasciando spazio solamente ad una sensazione di benessere, quel grosso pilastro che era il quirk del maestro aveva perso ogni effetto su di me, riuscivo a fronteggiarlo senza mai indietreggiare o simili.
“Ragazzo, ho una sorpresa per te.” disse il maestro con tono calmo differente da quel suo solito tono rude che lo ha sempre contraddistinto da tutti. I suoi occhi sereni davano un senso di calma e di familiarità, la sinfonia che si poteva udire in quel momento era come un campo fiorito, ornato di fiori colorati di ogni tipo sui cui adagiate si trovavano delle piccole farfalle. La capacità del maestro Wukong di infondere questa calma solamente con le parole era oltre l'immaginabile, era davvero un grande uomo.
Il maestro si avvicinò a me con un pacco, la sua stazza le prima volte poteva mettere timore, infondo era un vecchietto di probabilmente due metri... ma conoscendolo non mi faceva più nessun effetto averlo così vicino, anzi per me era solamente un onore solitamente non si avvicina mai a nessuno se non per punirlo.

“Sensei?”.

Domandai, con tono curioso e gli occhi fissi su quel pacco color oro, ornato da tante piccole scimmiette che danzavano intorno al centro, una distintamente colorata in modo diverso dall'altra, in alto a sinistra si trovava una scimmia che riposa di color blu; in basso a sinistra una scimmia con una grossa botte colorata di rosso; in alto a destra una scimmia infuriata di color giallo; in basso a destra una scimmia che medita di color argento e infine al centro di tutto, si trova l'imperatore scimmia di color oro, ognuna di queste simboleggia una fase dell'arte marziale, nonché anche simboli della scuola di Kang e Zhū.
Dopo un attimo di pausa per ammirare quello splendido pacco decisi di aprirlo, notando con meraviglia il contenuto, un kimono color oro con vari ricami neri, e un grande disegno di una scimmia che percorreva tutto l'indumento. Era perfetto, mi calzava alla perfezione e averlo addosso mi dava una sensazione bellissima, come se fosse un grosso e caloroso abbraccio dalla persona che ami, non era per niente stucchevole a lungo andare anzi più lo tenevo addosso e più mi sentivo libero da ogni cosa, i miei movimenti non sono mai stati così leggiadri, sembravano piume che volavano via con il vento.

“Sensei, non so come ringraziarla per questo splendido regalo!”.

Dissi, con quasi le lacrime agli occhi mentre quell'energumeno si lasciava andare in una grassa risata, andando ad accarezzare quella sua lunga barba color argento vivo.
“Ragazzo, hai fatto passi da gigante in questi mesi, per questo ho intenzione di rivelarti un segreto! La scuola chiuderà dopo il torneo di Kung Fu, non ci sono i soldi adatti e io penso di tornarmene a Pechino.”, con quelle parole il maestro mi lasciò di stucco, mentre lui continuava a ridere di gusto io mi trovavo sul punto di sbottare, cosa diavolo voleva dire che la scuola avrebbe chiuso? Non potevo permettere ciò, io amavo questo luogo, era la mia seconda casa... adoravo venire qui dopo la scuola, adoravo bere il tè insieme al maestro, e ora? Non mi rimarrà più niente di niente. Mi sentivo vuoto solo a pensarci, avrei voluto far qualcosa ma il massimo che potevo fare e lasciarmi andare ad una finta risata, in verità in cuor mio avrei voluto abbracciare il maestro per piangere insieme a lui, ma dovevo esser forte... soprattutto per il maestro, se lui aveva accettato ciò allora anche io potevo accettarlo.
“Ota-kun?”, una tenue voce conosciuta spezzò le mie preoccupazioni, Sakura era venuta a farmi una sorpresa insieme ad Inasa, i loro caratteri così diversi e i loro modi di fare così speciali mi sarebbero stati molto d'aiuto per superare la brutta notizia ricevuta poco fa.
“AH AH KYORYU TI STA PROPRIO BENE QUEL KIMONO, MEGLIO DEL TUO COSTUME DA EROE!” disse Inasa, con le sue solite movenze da pazzo che caratterizzavano il suo carattere così unico, mi diede davvero una spinta per tornare sereno e felice come lo ero fino a prima.
Sakura invece non fece nessun commento, rimase in un angolino a fissarmi con sguardo imbarazzato, sembrava che volesse nascondersi per qualche strano motivo, probabilmente sarà ammalata, e ciò spiegherebbe anche il fatto che la sua voce sia così strana, potrei sembrar pazzo a dirlo ma le ragazze con la vocina da ammalate le trovo troppo carine.

“Come mai siete qui?”.

Domandai con un grosso sorriso che ricopriva tutto il mio volto squamoso, i miei grossi denti aguzzi facevano capolino in quel sorriso da ebete... ci vuole veramente poco a farmi felice.
Il maestro si avvicinò alla piccola Sakura, mostrando il suo tipico sguardo di astio, ora lo riconoscevo davvero anche se aveva spaventato la povera Sakura che corse senza pensarci dietro di me.
“Ragazzo ho chiamato io i tuoi amici, stai per affrontare una prova durissima e forse non arriverai in finale ma per favore, prova ad arrivarci!”. Le parole del maestro Wukong erano avvolte da un alone di tristezza, il suo chiedermi per favore mi spezzò in mille pezzi il cuore... per tutto questo tempo mi sono sempre chiesto perché non ci fosse nessuno oltre me, la risposta era semplice... la scuola di Kung Fu del maestro Wukong stava fallendo ed era prossima alla chiusura, se non ci fossi stato io probabilmente sarebbe chiusa molto tempo fa, ho dato un'ultima luce a questa scuola ormai che vive solamente nei ricordi di un vecchio maestro prossimo alla pensione.
Inasa cambiò espressione, aveva notato l'alone di tristezza che albergava nel luogo, i suoi grandi occhi si posarono su di me e sulla piccola fata e con un'espressione serena ci prese sottobraccio, inizialmente non avevo compreso il gesto del maestro ma nel vederlo così felice capii che voleva darmi solamente dei bei ricordi da condividere con i miei amici, ricordi che vagheranno per sempre in questo luogo pregno di sinfonie di ogni tipo, luogo in cui si poteva respirare l'essenza della Cina e delle storie che venivano tramandate in generazioni in generazioni, non era solamente una scuola... era anche un luogo dove le emozioni prendevano vita sotto forma di lunghi draghi dai colori dell'arcobaleno e vagavano intorno a noi proteggendoci da ogni male, da ogni brutta esperienza e da ogni brutto ricordo. Puppet, Rika, Zhū e Satana sono solamente parti di un enorme lago in cui i draghi dei nostri ricordi possono posarsi e dormire, dormire per sempre, questo era il vero significato dell'arte del Kung Fu della scimmia.
“Ota-kun, io e Inasa stiamo andando, vuoi venire con noi?” domandò Sakura con modo impacciato, mentre Inasa era già pronto a tirare fuori una delle sue battute, per fortuna non sa dell'appuntamento della scorsa volta.
Il maestro mi diede il permesso di andare, mi ricambiai poggiando accuratamente il kimono nel pacco e felice raggiunsi i miei amici, lasciandomi sulle spalle tutto ciò che non era positivo, finalmente ero tornato in forma non ci sarebbe stato più nulla a farmi deprimere ancora una volta.

“Ovviamente voi due verrete a farmi il tifo vero? Soprattutto tu Inasa, sei sempre impegnato che ormai mi è difficile passare del tempo con te!”.

E mentre conclusi di parlare arrivò una chiamata da un numero mai visto in vita mia, solitamente non rispondevo mai a numeri sconosciuti ma questa volta provai a rispondere, e non appena poggiai il telefono accanto all'orecchio una voce che non mi sarei mai aspettato di sentire riecheggiò nel mio timpano.
“Hola Kyoryu, non ho tempo per parlare volevo solo sentirti, alla prossima volta!”, rimasi fermo impalato, il mio sguardo era quello di una persona che aveva appena visto un fantasma, tremavo come se fosse arrivato l'inverno e nevicasse, quella voce forte misto tra spagnolo e giapponese era l'unica cosa che volevo sentire in questo momento, anche se non ho avuto possibilità di replicare mi sono bastati quei pochi secondi per essere davvero felice in modo definitivo, ero talmente tanto felice che mi inginocchiai a terra in lacrime, vere e proprie lacrime che percorrevano il mio volto e cadevano a terra, lì davanti a me con i miei due migliori amici che in preda al panico non capivano cosa mi stesse succedendo in quel momento, e io ero troppo emozionato per parlare... mio padre... avevo risentito la voce di mio padre dopo tanto tempo, la voce del mio eroe fin dalla tenera età.
Qualcosa di bello stava per accadere, me lo sentivo dentro.

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Capitolo 28
*** Torneo ***


Era arrivato il giorno, il mio cuore batteva all'impazzata, l'ansia percorreva su tutto il mio corpo rendendo rigido ogni mio muscolo, avevo paura di fallire... paura di non esser all'altezza, volevo solo tornare a casa. L'edificio aveva un buon profumo, probabilmente era stato lavato da poco, le arene in cui i partecipanti dovevano scontrarsi erano molto ampie dai colori primari divisi per età, il giallo era per i bambini, il rosso per gli adolescenti e il blu per gli adulti, ognuno aveva rispettivamente le loro classifiche e i loro premi. I vari operatori si apprestavano a rendere il tutto più sicuro possibile, non era raro che a causa di alcuni quirk molti si facevano male sul serio, il solo pensar a ciò mi intimoriva, immaginare di scontrarmi con qualcuno dal quirk superiore al mio mi faceva venire la pelle d'oca.
I vari maestri provenienti dalla Cina entrarono nel grande portone che portava alle tre arene, ognuno rispecchiava uno stile ad eccezione della scimmia, ciò mi incuriosì parecchio soprattutto perché credevo che il mio maestro facesse parte della giuria insieme ai suoi colleghi, a quanto pare mi sbagliavo. Nel guardare i più anziani maestri notai come uno in particolare spiccasse più degli altri, era il più basso tra tutti, probabilmente misurava 1.60; non aveva barba o baffi ma possedeva una lunga coda di capelli color argento che arrivavano fino al terreno; il suo volto aveva delle grosse cicatrici che percorrevano tutto il volto in linea orizzontale; il suo tono robusto e arrogante combaciavano perfettamente al tipo di indumento da lui portato, un kimono color nero con un lungo drago color rosso che percorreva tutto il vestito, probabilmente era il maestro dell'arte del drago.
I restanti maestri erano tutti molto simili tra loro, uno di quelli spiccava maggiormente con un modo di parlare piuttosto pittoresco, egli infatti sibilava come un vero e proprio serpente ciò potrebbe esser scaturito dal suo probabile quirk, si notavano benissimo delle squame di color giallo e i motivi arlecchino; i suoi vestiti erano di color magenta con un serpente, per la precisione una vipera che percorreva il dorso dell'indumento, più a destra invece c'era una donna più giovane dei presenti, probabilmente aveva una quarantina d'anni piuttosto strano, essendo che tutti i maestri presenti superavano i 90 anni. Ella aveva dei capelli color verde a caschetto, un grosso ventaglio ornato di piccole mantidi d'oro; i suoi vestiti eleganti color smeraldo non avevano nessun simbolo ornamentale della sua arte, non ne aveva bisogno. Il prossimo maestro era anch'egli piuttosto bizzarro, aveva un cappello tipico da risaia, un germoglio di una pianta che non riuscivo a riconoscere in bocca, un kimono lungo color bianco dalle maniche larghe color nero da simular due grandissime ali, lo sguardo sonnolento e il volto appisolato; Il kimono presentava una grande scritta che riportava il nome: “Gru”, probabilmente era il maestro dell'arte della gru. L'ultimo aveva un kimono sbracciato color rosso fuoco, con una grande tigre che simboleggiava la rabbia, gli occhi del maestro erano color rosso fuoco e il suo volto non era quello di un semplice vecchietto, piuttosto bizzarri questi maestri dalla Cina.

“Sensei come mai non è con loro?”.

Domandai mentre i miei occhi erano ancora fissi su quelle strambe figure ognuna caratterizzata da modi di fare molto stravaganti, ero curioso di sapere se anche il mio maestro era amico di quelle strambe figure, magari anche lui in mezzo a quel gruppo poteva sembrare strano, avrei voluto poter rivolgere la parola a quei pilastri del Kung Fu.
“Preferirei morire che star con loro.” aggiunse il maestro Wukong andando via da quella zona, forse per paura di incrociare lo sguardo con gli altri, un comportamento normale ma allo stesso tempo strano, il maestro Wukong è famoso per il suo esser lupo solitario ma infondo erano suoi colleghi, perché li odiava così tanto? La curiosità mi stava uccidendo mentre ci apprestavamo ad andare nel nostro camerino, offerto gentilmente dal proprietario dell'arena.
Il corridoio color perla sembrava infinito, nei muri si potevano vedere delle pitture dei simboli di ogni maestro presente, tutti che cavalcavano un grosso drago color verde acqua, lo sguardo del drago incuteva un senso di amarezza, era triste in quel disegno... che sia solo una scelta stilistica? Penso proprio di sì.
Arrivammo all'interno del nostro camerino, la stanza aveva ogni tipo di comfort utile per un torneo, e persino un televisore con cui assistere agli incontri. Era tutto così bello, ma sentivo ancora quel senso di amarezza dato dal disegno, il drago che nel corridoio sembrava triste questa volta aveva lasciato spazio ad un disegno di una scimmia che veniva bandita dal drago, egli era triste... piangeva e chiamava i suoi amici, cercava il loro perdono attraverso le stelle, attraverso la pioggia e persino attraverso la neve, una storia parecchio triste ma perché il nostro camerino aveva proprio questa parte di racconto? Volevo sapere, anzi pretendevo di sapere.

“Sensei, tutto ciò non è fatto a caso, vero?”.

Domandai con un tono molto più sicuro, con lo sguardo fisso verso quello del maestro, quello era lo sguardo di sfida con cui mi guardava le prime volte e ora se lo era ritrovato contro, che buffo il destino certe volte.
“Questo edificio racconta le storie di ogni maestro, a causa di un malinteso con Lóng il maestro dell'arte del drago ho litigato con tutti quanti, per questo ora sono in Giappone ho deciso di isolarmi da loro.” la voce del maestro sembrò come rompersi, singhiozzava e nel suo ruvido volto da scorbutico si potevano notare delle lacrime scendere, a quanto pare era una ferita ancora più che aperta, mi dispiaceva per il maestro... sta attraversando un periodo orribile, non avevo tempo per l'insicurezza dovevo vincere per lui, solo per il mio maestro.
Passarono tre ore, ormai l'edificio venne invaso da spettatori di ogni genere, tra cui mia madre, mia sorella, Sakura e Inasa, non potevo negare di esser molto emozionato nel dover lottare davanti a loro, il mio cuore aveva battiti irregolari e il mio respiro era tremolante; fu la visita di una figura a me conosciuta a farmi tornare la calma, le sue squame color rubino che sprigionavano calore solo a vederle, il suo volto da sbruffone e quella sua parlantina fastidiosa... Kang era venuto a trovarmi, ciò mise in agitazione il maestro dopotutto erano parenti e non avevano un buon rapporto, anzi il maestro stava arrivando al punto di picchiarlo ma venne bloccato dalla rivelazione del nipote, egli infatti si era iscritto al torneo per aver il rispetto del nonno, non sembrava ma quella distanza sia fisica che spirituale faceva del male a quel ragazzo, avrei davvero dovuto lasciar vincere Kang per il maestro? Stavolta la strada che mi si aprì era un grosso bivio, che percorso avrei scelto? Dovevo pensarci bene.
“Ohoh Kyoryu spero di poter lottare contro di te, mi auguro che tu possa arrivare in finale insieme a me!”, il tono di Kang era molto amichevole, al contrario di quando lo avevo conosciuto il suo comportamento era cambiato totalmente, non si comportava da arrogante ma il contrario, il suo sorriso sincero mi fece sentire strano, per tutto questo tempo l'ho odiato senza alcun motivo, si stava comportando come se fosse il mio migliore amico, che strano.
All'uscita di Kang dal mio camerino il maestro tornò calmissimo, sembrava rinato... forse sotto sotto era contento di aver rivisto il nipote, che scena poetica, il re delle scimmie che fino ad ora ha sempre avuto un cuore di ghiaccio finalmente sta iniziando a provare dei sentimenti, mi fa davvero piacere.
Finalmente venni convocato da un addetto del luogo, era il momento della presentazione e il momento del mio primo incontro, in cuor mio sapevo che non avrei mai potuto aver possibilità ma quest'esperienza mi aveva aiutato a crescere, non ero più il Kyoryu triste per lo scontro con Puppet anzi ero il Kyoryu felice dei suoi fallimenti, perché tutto ciò è successo a causa delle mie molteplici sconfitte, era la mia rivalsa. Percorsi lentamente quel lungo corridoio dipinto, adoravo quei disegni anche se mi dava un senso di tristezza sapere che tutti erano amici, un tempo. Una volta arrivato dinanzi ai tre ring notai come ogni singolo posto a sedere era occupato da chissà quanta gente, e lì davanti agli spalti c'erano i miei amici e la mia famiglia a far il tifo per me urlando il mio nome, ciò mi fece sorridere, salutai tutti i presenti che erano qui per me, e nel vedere Sakura con quei grandi occhi mi diede solamente la carica per vincere, avevo scelto la mia via, quella di prendere quella coppa e dare un addio come si deve al maestro.
Dopo una lunga presentazione finalmente ci assegnarono gli incontri, caso volle che io venni chiamato per primo contro un ragazzo piuttosto pittoresco, era completamente vestito di viola; i suoi capelli erano completamente viola e molto lunghi arrivando a coprire il volto del ragazzo, il suo nome era Doro. Entrambi una volta sul palco ci scambiammo il saluto, e ci mettemmo in posa da guardia, le regole erano semplici: vince chi mette k.o l'avversario o chi lo fa uscire fuori dal ring, potevamo usare a nostro piacimento i quirk basta che non mettono in pericolo il pubblico o lo sfidante, era ovvio che non potevo usare il mio morso o sarei stato squalificato immediatamente.
Doro aveva dei movimenti molto lenti, sembrava quasi che stesse per addormentarsi, un'ottima occasione per fare un balzo e bloccarlo con una presa alle spalle, un piano perfetto non appena applicai la mia idea però notai qualcosa di strano, il suo kimono era viscido, molto viscido e puzzava parecchio; non riuscivo a tenerlo stretto nella mia presa che dovetti inginocchiarmi, la puzza di quella sostanza viscida era tremenda, in più nelle mie mani sembrarono formarsi delle chiazze color viola molto scuro che prudevano, prudevano da morire ma più mi grattavo più mi sentivo assopito, i suoni e gli odori erano distorti, la vista era completamente appannata... si riusciva a malapena a vedere il volto sorridente di Doro, che razza di quirk era? Non riuscivo a reagire e ormai una volta arrivato al punto di totale cecità, il mio avversario mi colpì più volte con dei calci in pieno viso, non riuscivo neanche a sentire il dolore di quei colpi a causa di quella sostanza puzzolente, ero completamente nelle mani di quel Doro che, con una presa delle braccia iniziò a scaraventarmi sul terreno più volte, sentivo le vibrazioni del ring sulla mia schiena... era tutto dannatamente orribile, avevo paura il mio udito era completamente andato potevo andare solamente a sensazione, ma come facevo a ribellarmi se ero diventato la marionetta di quel ragazzo? Avevo bisogno di qualcosa che mi dia un minimo di carica, di determinazione per ribellarmi a questa tortura. Man mano che l'incontro andava avanti riuscivo a notare come ogni movimento di Doro generasse vibrazioni nell'aria, ciò mi diede la determinazione adatta per contrattaccare, le vibrazioni erano diventate i miei occhi e le mie orecchie, fu grazie a questo che a contatto con la mia pelle riuscii a contrattaccare, ogni colpo di ogni genere da parte del mio sfidante venivano nullificati dalla mia velocità, i miei colpi erano molto più forti e precisi, Doro non riusciva a scapparmi in nessun modo, quando provava a farmi delle prese alle spalle io contrattaccavo a mia volta con prese molto più efficienti, i suoi movimenti lenti e i suoi colpi deboli non potevano scalfire la mia grandissima resistenza. Ormai lo scontro era quasi giunto alla fine, più andavamo avanti e più lui si stancava mentre io ero sempre più fresco, e fu solo dopo 20 minuti che decisi di dare il colpo di grazia; posizionai la mia gamba destra dietro quella sinistra per aumentare la velocità dello scatto, con il quale diedi un potente calcio sul petto di Doro mettendolo a tappeto fuori dal ring, avevo vinto non sentivo più nessuna vibrazione se non la mia all'interno di quel cerchio. Con l'aiuto dei medici scesi da quel ring, per poi dirigermi verso l'infermiera che in poco tempo mi fecero tornare i miei due sensi persi precedentemente, felice una volta medicato corsi verso il mio maestro che mi accolse con un potente applauso, con gli occhi immerse dalle lacrime era davvero felice.

“Sensei, grazie al suo quirk ormai non sento più il dolore dei colpi altrui, la vittoria è sicuramente mia!”.

Esclamai con un grande sorriso, mentre il grande display mostrava come Kang passò il turno con semplicemente una fiammata; gli occhi del maestro vedendo ciò sembrarono riempirsi di orgoglio, mentre i miei si riempivano sempre di più di determinazione, la finale doveva esser tra me e Kang assolutamente, non potevo accettar altro, anche se quel teppista di nome Masaru si trovava qui, non potevo sopportare un ipotetico scontro finale senza lo studente cinese, era il pilastro che mi separava da quella coppa e dalla pace vera e propria.

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Capitolo 29
*** Le ali della gru ***


Il secondo turno iniziò, ormai mi sentivo invincibile ma, conoscevo la verità sul mio corpo, Kang mi avrebbe battuto senza batter ciglio.
Girovagavo per il corridoio nella speranza di trovare un modo per battere il drago cinese; i suggestivi ornamenti mi aiutavano ad immaginare una mia ipotetica storia dove io ero la scimmia che cercava il proprio destino, che bizzarro.
Chiamarono il mio nome e io non ero ancora mentalmente pronto, non avevo ancora trovato nessuna risposta e, il maestro non voleva aiutarmi... come dargli torto. Era qualcosa che solo e soltanto io potevo conoscere.
A passo lento mi presentai nel ring del mio gruppo, avevo il volto parecchio turbato. Sakura e gli altri urlavano il mio nome, stavano mettendo anima e cuore per me e io che stavo facendo per loro? Niente, ero a pensare come battere Kang, sono solo una stupida lucertola, la risposta che cercavo era riposta nei meandri del mio cuore, laddove un tempo i sentimenti negativi giacevano. Sorrisi con i miei denti appuntiti in direzione del mio tifo, avevo ricordato troppo tardi per chi lo facevo tutto ciò, mi sarei dovuto scusare con quella piccola fata porgendole il mio trofeo, vinto per imparare a difenderla per sempre.
Il mio avversario arrivò, e... era una ragazza, anche molto carina. Era alta intorno il metro e settanta; il suo kimono era molto lungo e di color verde senza nulla di più, era solamente color verde dagli ornamenti gialli. Gli occhi, come il kimono erano color smeraldo e aveva i capelli a caschetto di color castano. Il suo sorriso era molto ipnotico, non potevo negare che era davvero un bel sorriso.
“Piacere Kio... Kyu... piacere signor iguana! Sei molto bello sai? Il tuo maestro chi è? Mr scimpanzé? Ehiehi non ho mai visto qualcuno di così bello... tu mi trovi carina invece? Io sono Yume piacere!”. Il mio cervello scoppiò. tralasciando i complimenti che ovviamente mi fecero sentire a disagio la ragazza era davvero di parlantina facile la quale però dava una certa impressione di genuinità, non lo faceva con chissà quale intento... lei pensava davvero queste cose, scossi la testa, dovevo concentrarmi a passare il turno, Kang mi aspettava in finale. Il suono della campana riecheggiava all'interno dell'edificio, Yume rimase totalmente ferma e scoperta come se non avesse capito che l'incontro era già iniziato, che strana ragazza.
Ella continuava a non muoversi, decisi così che dovevo iniziar io, sicuramente non era una sprovveduta e per questo decisi di partire con una presa che però, con un movimento delle mani simile ad un spiegare le ali, aveva completamente nullificato il mio piano insieme alla mia guardia.
Interdetto non trovai il tempo di reagire, Yume al contrario prese iniziativa e con un movimento aggraziato del braccio sinistro mi diede una piccola spinta per allontanarmi, accentuando quanto lei trovasse divertente ciò con una risata, dovevo ammettere però che la sua voce era davvero graziosa.
“Iguanacchi sei molto buffo!” disse sbeffeggiandosi di me, pur sempre mantenendo quel suo esser bambina e poi, perché mi chiama “iguana”? Io sono un drago di komodo.

“Yume-san puoi chiamarmi Kyoryu... non sono un'iguana ma un drago di komodo...”.

Risposi quasi seccato da ciò, l'avevo presa sul serio sul personale... almeno però non mi stava insultando.
Il momento di amicizia però terminò molto in fretta, tornai nella mia postura di guardia, aspettando il momento giusto per muovermi però, lei sembrava come se mi stesse invitando a controbattere... lì ferma senza guardia con un sorriso innocente... oltretutto che quirk aveva? Non aveva nessun segno particolare che poteva darmi indizi, non aveva niente di strano sulla pelle e i suoi vestiti erano completamente normali... cosa stava nascondendo?
“Uhhh Kyocchi è un nome stra CA-RI-NO ehiehi Kyocchi perché anche tu non mi dai un soprannome carino? Chiamami Yucchi che è tanto carino!” esclamò la ragazza, andando in visibilio non appena entrò nel discorso carino, quello era il momento esatto per attaccare ora che era preoccupata a far altro. Con movimenti scomposti mi avvicinai alla ragazza, cercando di tirarle un calcio da destra verso sinistra in altezza volto, ella però con movimento fulmineo si posizionò seduta sulla sua gamba sinistra mentre, la destra faceva da appoggio, incrociando appena le due gambe in una posizione simile ad una di meditazione. Yume aveva la risposta anche a questo, certo era qualcosa di semplice ma... vedere quella sua posizione mi fece uno strano effetto, ella si rialzò tenendo ancora le gambe appena incrociate e le mani a preghiera, con un piccolo movimento, dalla sinistra che era dietro la destra generò un calcio che, fece cadere come se fossi un manichino, stava iniziando a farmi infervorare tutto ciò, sentivo il freddo del pavimento sulla mia schiena mentre pensavo ad un modo per controbattere la sua difesa ma, dovevo anche far attenzione al suo possibile quirk... non sapevo davvero come vincere, che sia giunta l'ora della mia sconfitta? Potevo udire in lontananza le voci dei miei amici e familiari che urlavano di mettercela tutta. “Per chi lo facevo?” pensai, la risposta fu “per Sakura” allora perché era tutto così dannatamente strano, credevo che la risposta era per difenderla ma... non ci volle molto a capire che era tutto totalmente sbagliato.
No forse non c'era risposta, lo facevo perché IO volevo farlo, volevo batterla perché IO volevo batterla, volevo battere Kang perché IO volevo, la risposta era questa.
Mi rialzai subito, il sorriso del drago di komodo si manifestò ancora, il sorriso il quale solo l'istinto poteva chiamare. Gli occhi, i miei occhi non erano del bambinone amante dei dinosauri, avevano un alone di determinazione, la quale mi ha spinto più volte a spingermi al limite e che mi ha permesso di esser ciò che tutti i miei amici amavano.
Le parole di mio padre echeggiavano nella mia mente: “Perché vuoi fare l'eroe?”, al tempo risposi non lo so ma ora so la risposta, perché IO voglio essere libero di poter fare qualsiasi cosa.
Il cuore batteva forte, persino Yume aveva capito che non ero il “Kyocchi” di prima, qualcosa era cambiato dentro di me in questi pochi minuti di riflessione.
Ella si sistemò la frangia che le copriva gli occhi che, all'improvviso mutarono... divennero di color violetto e, all'improvviso, la sua velocità si moltiplicò, i suoi movimenti leggiadri e bambineschi divennero molto più letali, con la sua arte della gru cercava di infliggermi quanti più colpi possibili mirati alla mia resistenza, colpi che però andavano a vuoto. Il mio sorriso non accennava a passare, avvicinai il mio volto quasi coperto dall'ombra dei miei capelli il quale mi davano un aspetto molto inquietante, mostrai i miei lunghi denti appuntiti colmi della mia brava vischiosa, era palese il mio intento per spaventarla; lei però con il palmo della mano mi colpì sul mento, era veloce e... forte, che il suo quirk incrementi per un tempo limitato la muscolatura? L'unico indizio che avevo era il fatto che stava facendo in modo di non chiudere gli occhi... tutto ciò era collegato allora, dovevo farle chiudere gli occhi.
Provai nuovamente ad avvicinarmi con movimenti slegati tra loro, sembrava come se volessi mangiarla. Dopo svariati tentativi andati a vuoto, riuscii ad aggrapparmi al suo braccio e, capendo che temeva il mio aspetto avrei dovuto avvicinarmi ulteriormente a lei per farle molta più paura... non so cosa successe esattamente ma, il volto di Yume si fece più rosso di quello che era, sviò lo sguardo altrove imbarazzata e poi chiuse gli occhi... in quel momento mi rimase da fare solo una cosa, la spinsi fuori dal ring... senza alcuna preoccupazione.
Passai il turno, scesi dal ring per accertarmi che stesse bene, dopotutto arrossire così all'improvviso non è una cosa normale, magari le era salita la febbre... che sia colpa del quirk?

“Yucchi... stai bene?”.

Domandai, ero realmente preoccupato per la sua situazione... alla fine era una ragazza simpatica, strana ma simpatica.
“Kyocchi dopo il torneo vuoi uscire con me?” domandò Yume quasi in lacrime, tutti rimasero a bocca aperta... soprattutto il vecchietto che rappresentava la scuola della gru, perché mai poi? Mi aveva solo chiesto di uscire... perché non accettare alla fine? Mi avrebbe fatto piacere far amicizia con lei.

“Va... bene? Non vedo nulla di male!”.

A quel punto si senti solamente la voce di Inasa che farfugliava qualcosa come Sakura ti hanno rubato il ragazzo ma con tutti quei strani versi di dolore che provenivano da lui non si capiva bene, chissà cosa si era fatto per urlare così tanto dal dolore.
Più il tempo passava più io e Kang superavamo i turni, ci scontravamo con avversari sempre più forti e oltretutto avevo anche ottenuto un nuovo membro per la mia tifoseria, Yume era lì sul palco a fare il tifo per me, anche se non sembrava andar d'accordo con Sakura... e io che le vedevo bene come amiche.
Affrontammo sfide su sfide fino a giungere in semi finale. Provavo molta ansia, mancava un'ultima sfida ad entrambi per scontrarci, a lui toccò quel ragazzo strano che mi aggredì all'appuntamento con Sakura, Masaru... era davvero forte ma io ero sicuro che Kang avrebbe vinto senza problemi.
Arrivò il momento della mia lotta nella semi finale che, superai con molti problemi.
Fui io il primo ad arrivare in finale.

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Capitolo 30
*** Tigre contro Drago ***


La semi finale tra Kang e Masaru iniziò, i due erano entrambi i favoriti per la vittoria.
Il vecchio era concentrato sul nipote in silenzio, anche lui stava tifando chi fino alla stessa mattina aveva ammesso di odiare, era troppo orgoglioso per ammettere quanto volesse bene al nipote.
Io ormai ero sicuro di affrontare Kang nella finale, lo desideravo davvero tanto.
I due sembravano studiarsi, Masaru aveva un volto che non mi piaceva per niente, al contrario di Kang lui sembrava colmo di una strana rabbia, era assetato di vittoria più di chiunque altro in questo torneo... forse per lui era arrivato il turno di affrontare davvero un avversario forte, dopotutto era il favorito.
Kang provò a fare un piccolo passo in avanti, mantenendo la guardia alta ma, Masaru dando un calcio a vuoto lo fece indietreggiare, il quale spaventato da tale forza non riuscì nemmeno a comprendere come fosse stato possibile.
“Onda d'urto.” disse il maestro con tono freddo, aveva capito davvero così facilmente il quirk? No, c'era qualche incongruenza... io ricordo perfettamente di esser stato colpito da una vicinanza minima, come avrà fatto a produrre un'onda d'urto...che sia il movimento dei muscoli? Allora il suo quirk funzionava con i suoi muscoli.

“Sensei...”.

Il maestro mi fece cenno di non parlare, voleva godersi appieno lo scontro, anche se avevo leggermente compreso il funzionamento non voleva proprio saperne.
Il minuti passavano e Kang non riusciva ad avvicinarsi al proprio sfidante, Masaru era davvero un maestro nella forza bruta, le sue onde d'urto sembravano proiettili, come si poteva contrastare qualcosa di così? Kang però sa sempre come trovare un modo per contrastare qualcosa di più forte, è questo ciò che significa esser un maestro in ciò che si fa.
Masaru, sorprese tutti noi, si avvicinò corpo a corpo contro il proprio sfidante, tenendolo in una presa perfettamente riuscita sul braccio sinistro, in questo modo poteva tranquillamente usufruire del suo quirk in maniera più efficiente, si notava come Kang fosse in difficoltà, il suo volto era rosso dalla rabbia e i suoi occhi... erano quelli di chi stava cedendo, probabilmente aveva compreso di esser in svantaggio contro un lottatore così potente e agguerrito.
Ohoh, vuoi davvero prender alla sprovvista un drago?” domandò Kang, con un sorriso stampato sul volto, aveva trovato la voglia di lottare, forse aveva compreso come fare? Sì era per forza quello. La sua fiammata fu così potente che riuscivo a sentir caldo da dove ero io, si era liberato per lo meno.
Masaru era riuscito a fermare le fiamme con una sua onda d'urto ma ciò non gli bastò per fermare l'ira di chi erediterà la scuola della boxe della scimmia, Kang con vari colpi simili ad una danza portò quasi alla sconfitta il suo avversario che, incredulo non riusciva a reagire, la differenza di stazza faceva il suo sporco lavoro e probabilmente anche l'intelligenza, Kang era davvero un drago insaziabile.
Il maestro era visibilmente fiero da come il nipote era riuscito a contrattaccare, ora neanche le onde d'urto riuscivano a fermare l'ira del drago cinese, egli infatti inondò l'intera arena con una grossa fiammata alta e potente, sfiancare l'avversario negando l'ossigeno... non avrei mai voluto ritrovarmi lì, sarei potuto morire.
Masaru dava l'impressione di chi era spaventato... ma allo stesso tempo era facilmente comprensibile che era voglioso di buttare a terra il grosso drago cinese, sembrava come una tigre, entrambi erano determinati a buttare giù il proprio avversario con tutto ciò che potevano. Masaru si stava davvero dando da fare, anche all'interno di una gabbia di fuoco le sue onde d'urto erano potentissime, egli stava dando il massimo, in questa situazione sembrerebbe più intelligente rimanere calmi e non stancarsi ulteriormente ma, la forza bruta adottata da Masaru sembrava riuscire molto bene come piano, era una strana situazione di stallo dove entrambi rispondevano a colpi, prese e altro non cedendo mai all'altro, ognuno era superiore a modo suo, il dragone cinese e la tigre giapponese, i due colossi del torneo faccia a faccia per ottenere il trofeo, era solamente magnifico ammirare da lontano uno scontro di due forze del genere, chissà se anche io sarei potuto diventar forte come loro due.
L'incontro ormai si stava prolungando di parecchio, le fiamme, che avevano creato una gabbia mortale erano cessate già da un bel po' ed entrambi davano segni di cedimento, il corpo di Kang era di un rosso rubino luminoso... voleva tirare un ultimo colpo, e anche molto forte.
Il maestro scoppiò a ridere rumorosamente, era felice e io lo ero con lui. Kang lanciò la più grande fiammata che poteva; colpì in pieno Masaru, i medici corsero verso l'arena pronti a fermare l'incontro... ma lui era ancora indenne, in piedi al centro del ring con la mano ustionata, si era salvato grazie al suo quirk... nuovamente.
“NON PROVATE AD AVVICINARVI O VI AMMAZZO TUTTI!”, la rabbia di quell'urlo era percepibile anche dall'altra parte del mondo, una macchina assetata di vittoria che scatenò la sua ira dando colpi sempre più forti, il drago che aveva incitato la tigre a ruggire ora si era ritrovato nella sua morsa, molti medici provavano a chiedere di fermare l'incontro entrambi rischiavano di farsi davvero del male ma, nessuno dei due era disposto a fermarsi anzi per loro era appena iniziato.
Se da una parte avevamo una tigre impazzita dall'altra avevamo un drago immortale e, seppur senza più fiamme i draghi rimangono creature millenarie, l'essenza del potere stesso. La tifoseria era divisa in due, chi tifava per uno e chi per l'altro.
Letteralmente dopo un'ora di scontro si notava chiaramente che stavamo giungere al termine di tutto ciò, A malapena si reggevano in piedi e... tutto quel calore ancora persisteva nell'aria, era davvero qualcosa di abominevole lottare in quelle condizioni ma per due ragazzi del genere sembrava esser la normalità, avrei mai potuto battere uno dei due? Mi sono impegnato per affrontare le mie paure e le mie debolezze per arrivare fino a qui... e uno di quei due colossi sarebbe salito su quell'arena insieme a me, ero emozionato ma allo stesso tempo impaurito.
Masaru utilizzò le sue onde d'urto per fare un salto parecchio alto, era fuori da qualsiasi portata... Kang era alle strette, non poteva rispondere a ciò e, infatti, una volta che Masaru scese dal salto, utilizzò il suo quirk per uno sgambetto, in modo da creare uno spiraglio per un colpo secco.
Kang venne battuto con un calcio in pieno volto. Masaru la tigre del Giappone vinse la semi finale, con la folla lasciata in silenzio i medici soccorsero entrambi mentre il maestro... rimase pietrificato, era triste, arrabbiato e sconvolto. Dovevo vincere per il maestro e per Kang, anche se spaventato da quel ragazzo sapevo di poter vincere.
Nel mentre, un uomo molto alto vestito in maniera bizzarra e con una radice di liquirizia tra i denti si era appena addentrato nell'edificio, Anche il suo corpo era ricoperto di squame e possedeva una giogaia caratteristica delle iguane, il suo cappello da Indiana Jones metteva parecchio in risalto in mezzo a tutti.
La finale venne posticipata per la sera tarda, io rimasi insieme al maestro e Kang per tutta la durata della pausa. Mi aiutarono molto a prender più fiducia in me.

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Capitolo 31
*** Il dinosauro che gridava vittoria ***


Arrivarono le dieci di sera, la finale stava per iniziare.
Fiori di loto caddero dal soffitto mentre musicisti tradizionali cinesi suonavano con i tamburi, l'intero edificio prese tutt'altro aspetto. Cori che urlavano i nostri nomi si facevano sempre più potenti mentre ci avvicinavamo all'arena ove ci attendevano i maestri di ogni arte,. C'era anche il mio maestro con loro. Ognuno ci leggeva una poesia differente che rispecchiava appieno le loro personalità, mentre le luci si facevano sempre più offuscate; la sala divenne dello stesso colore del tramonto mentre in lontananza il mio nome riecheggiava. Le voci di chi mi era caro infondevano in me la determinazione necessaria per affrontare a pieno l'incontro.
Io e Masaru, una volta che il rito iniziale fu finito, ci stringemmo la mano... il suo volto era davvero quello di un predatore e io sarei potuto esser la sua ennesima preda. Non posso dimenticare come mi aveva trattato l'ultima volta... finalmente avrei potuto mettere a tacere quel bulletto dai capelli argentati.
I tamburi cessarono di suonare, facemmo il saluto tradizionale e... petali di fiori caddero sulle nostre teste mentre l'incontro finalmente ebbe inizio. Masaru partì immediatamente a bomba con vari colpi generati dal suo quirk, colpi che riuscivo a reggere egregiamente mentre il mio sorriso inquietante acquisiva magia grazie ai petali. I tamburi ripresero a suonare non appena ci scambiammo i primi colpi, entrambi ci rispondevamo con mosse più forti: pugni, calci, prese, parate erano tutte cose che ripetevamo all'infinito come una danza guerriera. Fisicamente lui mi era superiore, questo era ovvio. Rispondere con così tanta rabbia e forza a dei miei colpi dopo, tutto quell'allenamento faceva di lui un avversario fuori dal comune, neanche Puppet era così forte.
Il suo quirk era davvero così spaventoso, riusciva a rendere imprevedibile anche il prevedibile, come avrei potuto fermare la tigre? Io ero un dinosauro, cento volte più forte e grande di lui e allora... che cos'era questo senso di inferiorità? Pensare a ciò mi rendeva solo una preda più semplice del previsto, i fiori che facevano da decoro vennero usati come armi grazie a quelle onde d'urto, caddi a terra... ma fortunatamente, prima che lui riuscisse a colpirmi mi rialzai dando prova di quanto io fossi resistente. La folla tifava per Masaru, avevo solo i miei amici e la mia famiglia a tifare per me... ciò mi deprimeva, nessuno credeva in me nella folla? Dopotutto anche io ho vinto tutti gli incontri... Masaru aveva preso il sopravvento anche in tifoseria, che rettile stupido che ero da pensar di poter battere qualcuno di superiore anche a Kang.
“K y o r y u! ! !”, urla femminili colpirono il mio cuore come una freccia, Sakura urlava con tutto il fiato che aveva in corpo, urlava più forte di chi tifava Masaru... la guardavano tutti male ma, era ciò che volevo sentire... la sua voce che mi chiamava.
Presi iniziativa e seppur prendendo in pieno petto quelle onde d'urto mi avvicinai al ragazzo, egli non ne era spaventato anzi, eravamo viso contro viso, il nostro sguardo era quello di due predatori e non di un predatore e della sua preda. Le sue parole, i suoi insulti e i suoi colpi... sembravano tanti piccoli pugnali che cercavano di scalfire le mie squame ma, dietro di me c'era una ragazza che aspettava di vedermi trionfare, non sentivo niente se non la sua voce che tifava per me. Più prendevo i suoi colpi e più ricordavo gli allenamenti con il maestro, non cadevo più a terra anzi rispondevo a mia volta rimanendo superiore a lui, più cadeva e più si rialzava per ricadere nuovamente. Era ovvio che, per come stava andando l'incontro, ero completamente il favorito. Masaru non voleva arrendersi e per questo iniziò ad impazzire dalla rabbia, calpestava il pavimento in modo che le onde d'urto arrivassero da lì, non potevo muovermi... qualsiasi passo facessi venivo colpito da una sua trappola, era come un muro impenetrabile. Masaru mi buttò a terra in preda alla rabbia, infierì ancora e ancora, non potevo muovermi da quella posizione fetale, venivo colpito da qualsiasi punto del pavimento, avevo fatto infuriare la tigre con il mio atteggiamento da dinosauro arrogante, questo poteva essere il mio ennesimo fallimento... prima contro Puppet, poi contro Rika e infine... contro Masaru, stavo collezionando solo fallimenti.
Chiusi gli occhi aspettando che il mio sfidante vincesse quando, il mio tifo cessò... neanche loro credevano in me, ormai.
Nel mentre sugli spalti tutte le persone a me care, anche la mia nuova amica Yume erano preoccupati, discutevano di quanto brutale fosse quel ragazzo... quando, un'ombra altissima coprì la luce a tutti loro, mia madre e Chika rimasero a bocca aperta, non avevano parole... se non commozione nel vedere quella losca figura stramba, era un rettile anche lui... era la stessa figura che si aggirava per l'edificio inizialmente.
“Kyoryu come sta andando?” domandò sorridendo, Sakura riusciva ad intravedere qualcosa di familiare in quel tono... in quel sorriso, le sembravano identici a me... fu un momento di silenzio da parte sua, aveva capito non solo chi era quella figura... ma anche quanto la sua presenza potesse esser positiva per la mia autostima.
“Tu... sei il papà di Kyoryu vero?” domandò la piccola Sakura, mentre Inasa rimase sconvolto nel sentire ciò, anche lui ora aveva notato quanto ci assomigliassimo... questo era il primo incontro per tutti loro con mio padre, il mio eroe. “ORA CHE MI CI FAI PENSARE SIETE MOLTO SIMILI... AH AH FINALMENTE INCONTRIAMO IL FAMOSO PADRE DI KYORYU!”, l'ingenuità di Inasa fece sorridere tutti i presenti, mentre la piccola Chika era impegnata ad abbracciare nostro padre.
“Oh sì, yo sono proprio il grandissimo paleontologo, Goro Ota!” nessuno aveva capito bene che avesse detto, vivendo praticamente la maggior parte del tempo in America latina il suo giapponese era misto allo spagnolo, era davvero divertente da ascoltare... e piuttosto strano.
Finiti i convenevoli mio padre segui attentamente lo scontro, mentre io provavo ad alzarmi con il kimono quasi a brandelli e il morale totalmente a terra, quanto ancora sarebbe dovuto continuare?
“KYORYU SUPERA I TUOI FALLIMENTI E VINCI!”, quell'urlo... quel dannatissimo urlo... non era la voce di nessuno dei presenti, me la sarò immaginata? No continuavo a sentire la sua voce insieme a tutti quelli degli altri... lui era qui. Presi pian piano la determinazione persa, mio padre era qui per fare il tifo e io che stavo facendo? Ero soffrente, a malapena potevo muovermi, stupida lucertola tira fuori i denti e attacca la tua preda.
Mi lanciai verso l'avversario, urlando con tutto me stesso scaricando in questo modo ogni preoccupazione, Masaru provava a scansarmi con le sue onde ma niente poteva più fermarmi. Il mio volto da film horror era ornato da petali di fiori che erano rimasti sul mio volto, i tamburi suonavano all'unisono ad ogni mio passo, il mondo era totalmente nelle mie mani in quel momento.
La vicinanza con l'avversario mi diede spazio per lanciarlo a terra, il mio kimono completamente sporco di saliva e i miei denti lordi con il mio stesso sangue... lo spettacolo che nessuno vorrebbe mai vedere era davanti a tutti in quel momento, anche Masaru che fino a prima era impassibile stava avendo cedimenti per la paura, la mia rabbia e la mia determinazione potevano sentirla tutti i presenti. Saltai nuovamente, Masaru prese iniziativa e provo a sbilanciarmi con le sue onde, fortunatamente riuscii a non cadere male ma, in quel momento, non notai come caddi nella trappola che fece perdere Kang, vedendo il calcio di Masaru quasi sfiorarmi il volto pensai al volo un metodo per bloccarlo, con il braccio sinistro spostai di poco la gamba avversaria in modo da sbilanciarlo, egli però reagì al volo e, rimanendo ancora per poco a mezz'aria mi colpi con l'altro calcio. Rimasi stordito per mezzo secondo, provai il tutto per tutto nello spingere con me stesso Masaru fuori dall'arena, lo aggrappai e con le forze rimanenti mi lanciai verso l'uscita. Ero troppo stanco per uno sforzo del genere, presi una storta e il mio avversario si liberò spingendomi con uno sgambetto fuori dall'arena, persi a causa dell'affaticamento.
L'incontro terminò, Masaru vinse e non mancarono gli insulti... che però sentivo diversi, cercava di atteggiarsi da superiore ma... aveva compreso anche lui che tutto ciò era successo solamente per fortuna.
I medici mi aiutarono a rialzarmi, mi controllarono e salutammo i maestri... andai in lacrime verso i miei amici che mi aspettavano fuori, anche se mio padre era lì davanti a tutti io non riuscivo ad esser felice, ho deluso il maestro.
“Ehi Kyoryu non sei più l'incapace di quando eri bambino... sei fortissimo ora, la tua ragazza mi ha raccontato tutto, hai affrontato a testa alta tantissimi avversari. Io starò ancora qui in Giappone per due settimane, vieni con me in Costa rica!”, tra imbarazzo generale di Sakura e le risate di Inasa ci fu quel momento di tensione tra me e lei, Sakura rimase pietrificata non appena sentì “vieni con me”... le avevo promesso che sarei rimasto per sempre al suo fianco.

“Ci penserò... ora torniamo a casa!”.

Dissi parecchio a disagio, Sakura mi salutò insieme ad Inasa,Yume tornò dentro da suo nonno, diceva che lavorava lì dentro... chissà chi era. Il maestro mi salutò insieme a Kang, mi disse che era molto fiero di me e che l'avevo reso molto felice.
Io tornai a casa con la mia famiglia, conscio del fatto che avrei dovuto dare una risposta al più presto possibile.

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Capitolo 32
*** Il vero inizio ***


Passò una settimana dalla proposta di mio padre. Io ero alle strette non sapevo cosa dire; Sakura stranamente mi evitava, Inasa era molto più distante e... il maestro si trovava in Cina dalla famiglia. Ero solo.
Entrai in classe con aria cupa, anche se oggi dovevano unirsi alla classe due nuovi alunni non avevo per niente voglia di conoscerli, la scuola senza i miei due migliori amici era triste.
Il professore entrò energicamente, con lui c'erano i due nuovi studenti che io prontamente ignorai, non mi interessava vederli. I due si misero davanti alla lavagna, sentivo i miei compagni di classe discutere su quanto fosse carina la ragazza e quando sembrasse un delinquente.
“Buongiorno a tutti voi! Io mi chiamo Liang Yume! Ho origini Cinesi e sarò oltre che la vostra nuova migliore amica sarò anche la ragazza di una lucertola depressa!” Riconobbi subito il tono di voce, mentre tutti si trovavano a disagio io mi alzai in piedi e con stupore notai i miei due nuovi compagni di classe, erano proprio Yume e Masaru del torneo di kung fu.
“Io sono Kazan Masaru.” Disse con tono autoritario, mentre il suo sguardo schifato puntava verso di me. Probabilmente gli rodeva di aver vinto solamente per fortuna contro di me.
“Kyocchi! Kyocchi! Sensei posso sedermi vicino a Kyocchi?” Le suppliche di Yume fecero esasperare il professore che, inevitabilmente, accettò, mentre Masaru che continuava a fissarmi venne posizionato accanto ad Inasa. Tutti guardavano male Yume, non aveva fatto sicuramente la migliore delle impressioni e... Sakura aveva il classico volto di quando si arrabbiava, il suo sguardo puntava dritto Yume che mi era appiccicata, era davvero arrabbiata così tanto con me? Non avevo nemmeno accettato.
“Uh... Kyocchi come mai sei triste? È per caso per quello che ti ha detto tuo padre? Non dovresti seguire i tuoi sogni Kyocchi? Di cosa hai paura? Sakucchi vuole solo tenerti tutto per lei è ingiusto! Tu mi devi anche un appuntamento che ne dici se ne parliamo più tardi?” Mi aiutò parecchio parlare con Yume, tanto che accettai senza pensarci due volte di uscire con lei... Sakura era ancor più inquietante da arrabbiata, mi odiava veramente così tanto.
Le lezioni terminarono, Inasa mi salutò solo con un freddo a domani, Sakura mi ignorò totalmente e Masaru stranamente mi salutò come se nulla fosse, che giorno bizzarro era.
Presi le mie cose e con Yume attaccata a me uscimmo dalla scuola in direzione di un museo, mi serviva vedere i dinosauri... soprattutto in questo momento della mia vita.
Kyocchi non ci conosciamo da molto ma, mi puoi raccontare cosa significa per te andare via con tuo padre?” Domandò, con un tono dolce... era seria per la prima volta da quando l'ho conosciuta non stava delirando, ero felice di ciò.

“Vedo mio padre poche volte all'anno e, andare via insieme a lui era il mio sogno... ma...".

Non terminai la frase, Yume non me lo permise.
I suoi occhi avevano un fondo di tristezza, come mai era così triste? Forse voleva diventare mia amica in modo più approfondito... e io ero sull'orlo di andar via dal Giappone.
Arrivammo dinanzi al museo, feci un passo in avanti e Yume rise senza nessun apparente motivo.
“Kyocchi sii onesto con te stesso, quanto tempo ancora vuoi fingere che Sakura sia solo una tua amica?" Il tono di Yume si faceva sempre più serio, che voleva dire con fingere che Sakura sia solo una mia amica? Sakura... era solo mia amica? Yume prese la mia mano e trascinò di forza all'interno del museo, nel quale ci aspettava una persona che non mi sarei mai aspettato: Yume aveva costretto Masaru a venire con noi, come avrei dovuto reagire a ciò.
“Stronzacertola ho saputo che vuoi scappare... è ciò che un perdente dovrebbe fare e tu, hai perso contro di me. Vattene via dal Giappone.” Masaru, non era un bravo attore... fingeva di esser una sorta di duro ma, dopo la nostra lotta al torneo qualcosa in lui era cambiata, stava cercando di aiutarmi... voleva invogliarmi a inseguire il mio sogno ma, Sakura aveva bisogno di me, io le avevo promesso che non l'avrei mai abbandonata.
I due mi tirarono un pugno all'unisono in piena testa, mi urlarono contro di smetterla di fare il finto scemo con Sakura, di correre al più presto da lei e dirle tutto ciò che provavo ma... davvero avrebbe funzionato? Era la mia occasione per cambiare qualcosa nella mia vita, sarei tornato in Giappone ancora più forte e ancora più motivato per proteggerla per sempre.
Salutai i miei due nuovi compagni di classe, mi lasciarono andare senza alcuna obiezione, erano l'aiuto che stavo cercando.
“Stronzetta ma a te non piaceva quella lucertola?” Disse Masaru, sospirando mentre mi guardava andar via. “Sì, ma è solo una piccola cotta per un ragazzo carino e poi... non si ruba l'uomo ad un'altra! Comunque visto che siamo solo io e te ormai ti va di andare un po' in giro?”  Yume era visibilmente triste, ma non poteva far davvero altrimenti. I due uscirono poco dopo di me per continuare ciò che doveva esser l'appuntamento fra me e lei.
Arrivai al negozio di famiglia, dove Sakura era di turno. Ella mi vide visibilmente sfinito, avevo corso dal museo a casa di Sakura per scoprire che si trovava al negozio... poteva dirmelo prima? Certo non poteva sapere che sarei corso per cercarla.
“Ota-kun...?” Domandò incredula, uscendo come se fosse un razzo dal negozio per portarmi qualcosa da bere per riprendere fiato, come al mio solito si doveva occupare di me come se fosse una mamma ma, questa volta dovevo sembrare il più autoritario possibile e non il solito idiota.

“Sakura, io andrò con mio padre. Non rimarrò per sempre lì tornerò per te perché... come dire... sei speciale... tu mi...”.

Stavo per pronunciare “tu mi piaci” quando Inasa arrivò al negozio, al suo solito rovinò tutto. Gli spiegai finalmente la mia scelta, lui accettò ma solo alla condizione che sarei realmente tornato, dovevamo passare questi tre anni insieme e poi in futuro chissà, avevamo in programma di rimanere amici anche una volta terminata scuola. Inasa una volta finito di comprare i suoi dolci uscì, rimanemmo solo io e Sakura... si sentiva che eravamo entrambi in imbarazzo ma, riuscimmo a farci una promessa, di scriverci ogni giorno fino a quando non tornerò a casa, da lei.
Si fece sera, salutai Sakura... ero triste per non aver detto ciò che provavo per lei ma andava bene così, ero felice di aver convinto Sakura a mandarmi in viaggio insieme a mio padre, ero davvero fortunato ad avere accanto lei.
La settimana passò, tutti i miei amici, la mia famiglia e il maestro vennero a salutarmi. Non ero pronto per ciò che mi aspettava in Costa Rica ma... andava bene così, al mio fianco avevo mio padre, finalmente avrei passato del tempo con lui.

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Capitolo 33
*** Costarica ***


Dopo un giorno di viaggio arrivammo a destinazione, ad attenderci c'era Carlos. il collega di mio padre insieme a suo figlio Ricardo.
La prima cosa che notai da appena arrivato era come mio padre aveva una parlantina molto fluida con lo spagnolo, non sembrava nemmeno Giapponese mentre io avevo bisogno di un dizionario per presentarmi a Ricardo, il quale aveva un aspetto piuttosto bizzarro: il suo corpo era ricoperto di squame molto più robuste delle mie; le pupille erano allungate come quelle di un serpente, ciò mi fece pensare che il suo quirk fosse bene o male simile al mio. La sua bocca aveva denti appuntiti e molto grossi; le mani palmate con delle unghie che erano più simili ad artigli, insomma era un'arma vivente.
Provai a dialogare, erratamente con lui e sentendo le mie mancanze mi fermò facendosi una grossa risata. “So parlare il Giapponese, abbiamo tutti dovuto impararlo per colpa di Goro! Solo mio padre lo capisce quando parla spagnolo!” esclamò guardandomi da capo a piedi, sembrava davvero contento di conoscermi, in fondo eravamo entrambi due rettili seppur chiaramente diversi.
Ricardo fece cenno ai nostri genitori e mi portò in città, era disposto a farmi da guida per non perdermi in futuro, era davvero un bravo ragazzo.
La passeggiata proseguiva bene, nei mercati comprammo molte cose che in Giappone non avrei mai potuto assaggiare, le persone erano molto più casiniste e anche se non capivo nulla Ricardo mi aiutava in qualsiasi cosa, dal far compere all'origliare le conversazioni altrui.
Il giro terminò non appena arrivammo all'università dove lavoravano i nostri padri, ad attenderci all'entrata fu una ragazza più alta di me e dai tipici lineamenti latini; gli occhi erano di color azzurro e aveva i capelli a caschetto. il volto ricordava parecchio quello di Ricardo, ciò mi fece intuire che fossero fratelli.
“Ricardo sei in ritardo dovevamo vederci mezz'ora fa... lui è il figlio del signor ciprovoconlepiùgiovani? Spero che tu sia diverso da tuo padre o non provare ad avvicinarti a me!” Disse in spagnolo, dal tono irrequieto capivo che ci stesse sgridando ma... Cosa stava dicendo? Ricardo provò a spiegarle che io non parlavo spagnolo ma ciò non calmò la ragazza che, continuò ad urlarci contro nella sua lingua... Faceva più paura di Sakura, sarà l'altezza.

“Ecco... Scusa...Io sono Kyoryu...”.

Dissi con tono spaventato mentre ella stava colpendo la nuca del povero Ricardo, non provò nemmeno a considerarmi... Che diavolo aveva fatto per meritarsi tutto ciò?
“Julia basta mi fai male! Kyoryu sta provando a presentarsi...” Disse a fatica Ricardo in spagnolo, compresi solo Kyoryu e Julia, quindi era questo il suo nome... Al contrario suo era abbastanza grazioso.
I due finirono di litigare mentre io riflettevo sulla mascolinità della ragazza che, girandosi di scatto si avvicinò a distanza inquietante a me sospirando.
“Kyoryu hai un dinosauro preferito, se ti piacciono?”, dove avevo già sentito questa domanda? Aspetta... Era la stessa che facevo io a chiunque... Mi stavano davvero chiedendo quale fosse il mio dinosauro preferito? Era qualcosa di magico, non me lo sarei mai potuto aspettare in nessun modo.

“Ovvio che mi piacciono! Io li amo ma il mio preferito è...”.

Discutemmo per quasi un'ora di dinosauri, venni a conoscenza che tra i due solo lei amava i dinosauri mentre Ricardo non ne era appassionato anzi, al sentirci parlare di dinosauri la sua postura e il suo comportamento erano l'esempio perfetto di chi era scocciato e annoiato, non sapeva davvero cosa si perdeva nell'ignorare il mondo dei dinosauri.
Poco dopo arrivarono i nostri genitori, andammo a mangiare insieme in un locale e infine ci salutammo per andare entrambi nelle rispettive case.
Durante il tragitto io e mio padre parlammo molto, gli raccontai tutto ciò che era successo dall'inizio della scuola ad oggi, rimase meravigliato nel sentire quante volte io avessi affrontato gente pericolosa e ne fossi uscito indenne, per lui ero già un eroe vero e proprio.
Arrivammo a casa, l'interno dell'edificio era ciò che potevo aspettarmi da lui... dinosauri, dinosauri ovunque e qualche foto di famiglia. Mi sembrava davvero un sogno tutto ciò, ero talmente tanto felice che quasi mi dimenticai di messaggiare Sakura, per fortuna che me ne ricordai giusto in tempo... Stavo per andare a dormire. Io e lei ci raccontammo tantissime cose, anche se via messaggi non riuscivo a percepire la sua presenza ero comunque al settimo cielo mentre le scrivevo, immaginavo la sua voce mentre visualizzavo i messaggi, sembravo un malato mentale.
Mentre preparavo il letto suonò il campanello, andai ad aprire io e trovai Julia fuori che mi aspettava, confuso provai a domandarle cosa ci facesse qui ma lei mi disse solamente di rimanere in silenzio e di seguirla, io senza ribattere andai con lei verso il mercato, oramai chiuso per l'orario.
“Kyoryu!” Esclamò Ricardo raggiungendoci a pasos veloce. “Volevamo farti vedere il cielo da qui, è il nostro benvenuto!” Esclamò, alzando lo sguardo verso il cielo assieme alla sorella. Feci come loro e notai milioni di migliaia di stelle intrecciate come un campo fiorito, erano così tanto luminose che quasi sembrava giorno, era meraviglioso... A Sakura sarebbe piaciuto sicuro, avrei voluto tantissimo che fosse qui con me.
“Kyoryu sai che in Italia c'è un eroe parecchio famoso? Dicono che la sua forza sia nelle stelle ma, non è solo! Ha il suo migliore amico sempre con se, sono il duo più forte dell'Europa da quanto abbiamo sentito, mi pare che si chiamino... Patman e Leoboy!” Il racconto di Ricardo era davvero ipnotico, era stupefacente come sapesse così bene informazioni di eroi anche così lontani dall'America latina.

“Sai davvero tante cose Ricardo... Tu e Julia volete fare gli eroi?”.

Domandai sfacciatamente, forse avrei dovuto domandare in modo più educato... Ma ormai il danno era fatto.
“Nono solo io voglio, Julia vuole studiare i dinosauri come nostro padre! Oltretutto sono il più bravo nella mia classe, se vuoi posso aiutarti a diventare più forte!” Disse mentre si prendeva beffe della sorella che, per tutta risposta, niziò a malmenarlo pesantemente... Faceva davvero paura. Ricardo però, anche dopo quelle botte continuò a farmi quella proposta con il sorriso, era quasi come ripensare a tutti quelli che mi avevano aiutato... Non potevo dirgli di no.

“Ne sarei molto contento!”.

Parlammo per pochi minuti dopo esserci accordati e infine, tornammo sul serio a casa.
Come primo giorno era andato a meraviglia, ero contento di aver fatto delle amicizie così belle.

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Capitolo 34
*** Il mondo ***


I giorni passavano, l'estate era sempre più vicina. Primo Giugno.
Quella mattina faceva veramente molto caldo, non avevo modo per raffreddarmi e ciò mi stava facendo star male, molto male.
Il campanello suonò cinque/sei volte, andai ad aprire a fatica, era Ricardo con un sorriso da film horror... mi sembrava di guardarmi allo specchio, entrambi siamo due rettili di enormi dimensioni, io un drago di komodo e lui un coccodrillo.
“Avanti Kyoryu è la giornata perfetta per il tuo allenamento! Devi diventare tollerante a queste temperature, altrimenti vivrai sempre nello svantaggio!” esclamò Ricardo, aveva totalmente ragione... ma io, non riuscivo nemmeno a muovermi. Venni trascinato a forza fuori da casa, Ricardo mi portò al lago vicino il paese, ad aspettarci c'era Julia piuttosto nervosa.
“Ce ne avete messo di tempo eh!! Comunque ho portato qualcosa da mangiare, quando siete stanchi ditemelo!”, era davvero premurosa... al contrario di Sakura che mi picchiava di continuo, io e Julia avevamo così tanto in comune... mi mancava Sakura.
“Ahah Julia io e Kyoryu siamo due uomini non abbiamo bisogno di una donna che ci vizi!” Esclamò, Ricardo... la pronuncia non era delle migliori ma avevo capito che intendeva... a momenti rischiava davvero di venir picchiato, in quel momento vidi Inasa e Sakura, i due fratelli mi ricordavano loro due in qualche modo... la malinconia cresceva ma facevo tutto ciò per loro.
Il litigio interminabile alla fine ebbe un epilogo, io e Ricardo iniziammo ad esercitarci nella resistenza. “Kyoryu, quando pensi di crollare, quando pensi di aver dato il massimo e di aver fallito... ricorda sempre che grazie a te la tua scuola e la tua amica sono salvi! Questo caldo per te non è niente no? Allora avanti mira al cielo e tocca con mano le stelle!” esclamò Ricardo, era un modo piuttosto bizzarro di dirmi di dar sempre il massimo, ma alla fine mi fu molto di aiuto; pensai a quei due avvenimenti, grazie a me Puppet non era riuscito a distruggere la scuola, grazie a me Sakura non si era fatta male... Dinoboy allora non era un fallimento.
Il tempo passò, iniziammo anche ad allenarci nel nuoto... lui era davvero bravo, dava sempre il massimo in ciò che faceva e nemmeno sua sorella poteva fermarlo, ammiravo Ricardo con tutto il mio cuore.
Arrivò il momento della pausa, iniziammo a mangiare come se avessimo digiunato per tutta la vita, che maiali che eravamo.

“Ricardo dove hai sentito quel modo di dire?”.

Domandai, ero interessato a ciò... Ricardo non era un tipo così riflessivo, sicuramente lo avrà sentito da qualche altra parte. “Ricordi l'eroe di cui ti parlai? Lui lo ripete sempre... voglio toccare anche io le stelle!” esclamò, il suo grosso sorriso metteva inquietudine ma non perché era brutto, perché era dannatamente sincero... quello era il suo sogno.
Finimmo di riposarci, riprendemmo gli allenamenti fino a tarda sera. Dagli alberi poco più avanti si udiva un rumore bizzarro di passi molto goffi, erano in due.
“Ricardo non è strano? Solitamente nessuno viene qui a quest'ora!” esclamò Julia, con voce tremolante, qualcosa si stava avvicinando a noi. Rimasi a fissare il punto da dove provenivano i passi, feci cenno a Julia e Ricardo di nascondersi... sentivo una risata familiare.
“Khihi”, dal lontano si udiva mentre quei goffi passi si facevano sempre più vicini, avrei potuto riconoscere ovunque quella risata, lui era qui. Ero spaventato di averci nuovamente a che fare, questa volta non era nemmeno da solo con lui c'era qualcuno... di più piccolo, un altro ragazzino come Rika? Gli scagnozzi di quel “Satana” cosa ci facevano qui? “Kyoryu tutto bene? Ti vedo spaventato!” esclamò Ricardo, mi girai verso lui quasi incredulo da tutto ciò... ero terrorizzato, non ragionavo più.

“...Andate via da qui... vi proteggerò io...”.

pronunciai tremolando quelle parole, gli altri non capivano perchè lo stessi dicendo a quel modo... ma qualcosa era diverso... sentivo come se il tempo fosse cambiato, dietro di me si trovava una presenza, Julia urlò, Ricardo rimase sconvolto... venni colpito da qualcosa di invisibile, caddi in acqua svenuto.
“Ah...eheh...ahah!” solo risate si udivano in quel sperduto lago, Julia disperata provava ad urlare il mio nome, nessuna risposta; Ricardo invece non si fece intimorire, lui era un eroe dopotutto, egli si mise dinanzi alla figura, era alta come lui. Suoni come ringhi offuscarono le risate di quell'individuo, i suoni che produceva Ricardo come un vero e proprio coccodrillo erano come una minaccia, chi era? Da dove proveniva? Non si era fatto nessuna di queste domande, non aveva il permesso di lottare ma, neanche io al tempo avevo il permesso.
“Julia vattene via, chiama Goro e papà!” esclamò Ricardo, mentre diete una potente spinta alla sorella che quasi la fece cadere... lei era talmente tanto terrorizzata che non replicò nemmeno, si sarebbe vendicata sicuramente finito tutto ciò.
I due si scambiavano battute e sguardi, il ragazzo che mi aveva colpito non aveva intenzione di dire niente. “Chi sei?” ripeteva Ricardo furioso, “Il mondo” diceva il ragazzo.
Nel fondale del lago faceva freddo, molto freddo. Era buio... avevo paura.
Si sentivano le urla di Ricardo, stava combattendo con tutto se stesso... dovevo aiutarlo? Non ne ero in grado... era come l'ultima volta, volevo salvare Sakura ma avevo solo rischiato di farle del male, perché sono così? Perché sono così sbagliato? Quali stelle... quale dare il massimo... non sono capace di toccarne una con mano.
Il mio cuore batteva così forte, che voleva significare? Sentivo sussurri dolci, sembrava la voce di Sakura... che bel calore che mi dava, sentivo la sensazione del suo cappotto che mi abbracciava, che bel caldo.
“Tocca con mano le stelle”, la mia mano si mosse da sola nel pensare a quella frase. “Punta al cielo” iniziai a nuotare verso la luna senza sosta. “Torna in Giappone da me”, un grosso urlo mi accompagnò dall'uscire da quella gelida acqua sporca, davanti a me c'era un ragazzo dai capelli biondi con un sorriso soddisfatto, Ricardo era a terra poco più avanti.

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