Amare è essere vulnerabili

di nellohugs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Copertina ***
Capitolo 2: *** Prefazione ***
Capitolo 3: *** Poveretti malmenati; ***



Capitolo 1
*** Copertina ***



Questa è la copertina di "Amare è essere vulnerabili"! Spero che vi piaccia! Fatemi sapere se vi va anche di vedere il cast che ho immaginato!
Un bacio
.C

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Capitolo 2
*** Prefazione ***


Amare è essere vulnerabili

Evelina Maria Antonietta Ferrari, conosciuta come Eve o al massimo Evelyn, è una ragazza particolare. Italiana fino al midollo, amante della cucina mediterranea, dello Chef Cannavacciuolo e fan sfegatata di Al Bano e Romina.

Il suo migliore amico è Enzo Miccio, ovviamente solo nella sua testa, che consiglia e rimprovera Eve!

È una donna attenta ad ogni dettaglio, scrupolosa, maniaca dell'ordine e del controllo. È una di quelle persone a cui non piace vedere qualcosa che non va secondo i suoi piani.

Eve è un "Event Planner" con la E maiuscola. Il suo lavoro è la sua passione, e quando dovrà organizzare il matrimonio della sua migliore amica darà tutta se stessa.

Ed è proprio lì, in quel giorno nel bel mezzo del matrimonio, che si presenterà un problema di cui non sapeva l'esistenza, un problema che le darà filo da torcere.

Matthew James Campbell.

Questo "grosso energumeno dopato", porterà a Eve uno grosso problema con cui lei non vuole avere neanche a che fare, l'amore.

Ma se fosse solo questoallora perché preoccuparci? 
Il bello è che oltre all'amore ci saranno altri dilemmi, uno più bizzarro di un altro, che porteranno Eve a riflettere sulla sua vita e su ciò che desidera, davvero.

Tra risate, litigi, amore e sbalzi ormonali, Eve riuscirà a capire il suo cuore o seguirà la vocina, impertinente, che vive nella sua testa?

Resta a voi scoprirlo!
Tutto questo è:

"Amare è essere vulnerabili"

••••••~••••••~••••••~•••••• 

Salve ragazzuole! sono tornata con una nuova storia, spero tanto che vi piaccia!

Aggiornerò una volta a settimana, il giorno preciso si vedrà!

Fatemi sapere la vostra opinione con un commento o con un voto, ci tengo parecchio e spero di raggiungere il mio obiettivo senza ripensamenti o cancellazioni di storie continue!

Detto questo, vi lascio, un bacio!

•C

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Capitolo 3
*** Poveretti malmenati; ***


 1. - Poveretti malmenati;

Avete presente quella sensazione strana che vi pervade lo stomaco, come se stesse per succedere qualcosa di indesiderato che rovinerà all'improvviso tutto il vostro lavoro?

Bene, ecco! È così che mi sento! Sapevo che sarebbe successo qualcosa, era inevitabile. Quando da ragazzina, alle scuole superiori, avevo questa sensazione è perché sapevo che la prof avrebbe fatto un'interrogazione a sorpresa, ed io era la fortunata.

Già da qui si può notare quant'eri sfigata, Evelina.

Grazie vocina impertinente!

Comunque, tornando a noi, mi guardai intorno per vedere come procedeva l'evento. Questo era un giorno speciale per la mia migliore amica, Rebecca, e me.

Rettifico: questo era il giorno più importante di Rebecca, quello che avrebbe ricordato per centinaia di anni, il suo matrimonio. Aspettava questo giorno da sei mesi ormai, quando il suo fidanzato, Harry, le fece la tipica proposta di matrimonio.

Essendo entrambe italiane, fino al midollo, avevamo a cuore le magnifiche tradizioni della nostra cultura. Harry, dopo aver fatto la proposta a Rebecca, organizzò una serenata, gesto tipico dell'Italia centro-sud.

Io e Rebecca eravamo Pugliesi, di quelle ad hoc. Della nostra terra si dicevano così tante dicerie fasulle, che quando mi capitava di sentirne qualcuna iniziavo a sbraitare nel tipico dialetto del mio paese.

Era inaccettabile. In ogni paese c'è la parte bella e brutta, è risaputo!

«Signorina Ferrari, signorina Ferrari! »

Un uomo, che pensai fosse un addetto alla sicurezza, correva verso di me attirando l'attenzione di tutti gli invitati. Digrignai i denti, ringhiando come un cane.

Quando arrivò ad un metro da me con l'affanno e il sudore, che gli scendeva lungo la tempia fino al collo, cercò di riprendere fiato e ritrovare una postura dritta.

Provai a mantenere la calma, a non sbraitare e a non dare di matto davanti agli invitati, ma era troppo difficile. «Mi dica, cosa succede?»

Il mio corpo aveva assunto una postura dritta, imperturbabile. Sprigionavo rabbia da ogni poro. «Mi scusi signorina Ferrari, ma c'è un uomo che dice di essere il "migliore amico dello sposo".»

«E allora? Hai chiamato la sicurezza?»

Le braccia incrociate sotto al seno in segno di finta calma. «Si certo signorina! Il problema è che il signore insiste molto, ma nella lista non c'è.» Strinsi i pugni cercando di ritrovare la calma e la pazienza perduta al polo Nord.

«E allora il punto qual è? L'avete mandato via sì o no?»

«No, signorina! L'uomo vuole parlare con lo sposo.»

Sbuffai pesantemente mentre aprivo e chiudevo le mani. Dovevo rilassarmi o mi sarebbe venuto un infarto. «Va bene, presumo di dover fare anche il vostro lavoro a questo punto!»

Mi incamminai tirando sulle labbra un sorriso finto, come il seno della Cipriani che faceva competizione a Loredana Bertè, nella speranza che nessuno, e per nessuno intendo Rebecca, capisca quanto sono nervosa e arrabbiata.

Quando oltrepassai la grande porta della sala ricevimenti, continuai dritto verso la mia destinazione.

Potevo già sentire la voce profonda, fredda e decisamente alterata dell'uomo che voleva entrare a tutti i costi.

«Forse non avete capito! Io sono il migliore amico dello sposo.»

L'uomo sbraitava contro i due bodyguard un po' più bassi di lui. Mi incamminai verso i tre uomini, lasciando una piccola distanza tra me e quel grosso energumeno dopato vestito con un bellissimo completo blu su misura.

Dio gli sta così bene quel completo. Porca miseria che braccia che ha, chissà come sarebbe bello averle-

Basta! Proprio ora dobbiamo pensare alle sue braccia porca miseria!

I due bodyguard erano uno accanto al altro, non davano la possibilità all'uomo di entrare.

«Mi scusi lei non può stare qui.» Con le braccia conserte sotto al seno e un viso serio, cercavo di non far trapelare le mie emozioni.

Quando l'uomo mi guardò dovetti sostenere il suo sguardo. E non era facile, proprio no.

Aveva dei magnifici occhi azzurri con delle sfumature di celeste chiaro e verde. Erano molto intensi, dovetti stringere i pugni per evitare di avvicinarmi a quell'uomo e toccargli gli occhi.

Quei meravigliosi diamanti percorsero il mio corpo da capo a piedi, senza pudore, senza ritegno, senza vergogna o discrezione.

Mi sentivo sottoposta ad un esame.

E che esame maronn du Carmn!

Da quanto non passavo una notte con un uomo?

Mh vediamo... dal 1800 se non sbaglio, si saranno fatte le ragnatele.

Zitta pervertita!

«E tu chi saresti fiorellino?» Le sue braccia incrociate sotto al petto mi distraevano e non poco, ma dovevo reagire non potevo farmi trattare come una bambola!

«Sono la migliore amica della sposa e dello sposo, inoltre sono l'organizzatrice di questo matrimonio.» Tenevo la cartellina con tutte le informazioni, stretta al petto, come se fosse uno scudo con cui proteggermi dal suo sguardo insistente e intenso.

«Okay fiorellino, ma ora vorrei partecipare al matrimonio del mio migliore amico, quindi di a questi due di spostarsi.»

Irritata strinsi i pugni stritolando i fogli. Dovevo mantenere la calma, non dovevo fare una scenata, sono pur sempre a lavoro no? Presi un respiro profondo spostando il peso sulla gamba destra.

«Potrebbe dirmi il suo nome signore?» lo guardai in attesa di una sua risposta che non tardò ad arrivare. Avendo la lista degli ospiti mi sarebbe risultato semplice cercare il suo nome e vedere se effettivamente era un ospite.

«Campbell, Matthew Campbell» Ora fa anche la parte di James Bond, che pazienza con queste persone!

Controllai la lista passando con la penna tutti i nomi fino ad arrivare all'ultima pagina, ma del suo cognome e nome, nulla.

«Mi dispiace, ma il suo nome non c'è, purtroppo» marcai l'ultima parola come se fossi realmente dispiaciuta.

Lo guardai portare le braccia lungo i fianchi, mentre apriva e chiudeva le mani a pugno. Fece scrocchiare il suo collo con lo sguardo fisso nei miei occhi.

«Fiorellino sto cercando di non perdere la calma ma sta diventando fottutamente difficile, quindi ti consiglio di ricontrollare quella fottuta lista se non vuoi scatenare un incidente.»

Respirai profondamente. Dall'esterno le persone avrebbero potuto vedere il fumo che mi usciva dalle orecchie come nei cartoni animati.

«Ho controllato, ma il suo dannato nome non è nella lista, e ora la prego di andarsene su non vuole che chiami la polizia.» lo guardai a braccia conserte mentre piegava il collo verso destra. Dopo scoppiò a ridere, così all'improvviso, e pensai che fosse un sociopatico.

«Va bene, fiorellino l'hai voluto tu, spero che Haz non mi uccida.» lo vidi scrocchiarsi le dita e dopo successe tutto così velocemente che non capì nulla. E per nulla intendevo proprio nulla, il nulla universale.

Quando sbattei le palpebre più volte mi accorsi che i due bodyguard erano a terra. Uno aveva il naso rotto da cui usciva del sangue, l'altro sembrava svenuto. E cazzo avevo appena assistito ad una rissa.

Beh che poi rissa non è. Ha fatto fuori quei tipi in meno di cinque minuti. Dio santo quant'è sexy, mi farei sbattere come una porta!

«Santo Dio! Che hai combinato! Chi diavolo credi di essere? Oh mio Dio, devo chiamare l'ambulanza!» camminai avanti e indietro, se avessi continuato così avrei potuto perforare il pavimento. Ma santo Dio ero scioccata, non avevo parole. Ero così agitata che non mi accorsi dei movimenti dell'energumeno, che si era avvicinato così tanto da sentire il suo profumo.

Mise le sue mani sulle mie spalle scoperte a causa del vestito nero che avevo deciso di indossare per quel giorno. Sentivo il calore della sua pelle sulla mia. Non erano morbide, anzi, le sue mani erano leggermente callose e dure ma comunque molto attraenti. Dovetti alzare il viso per poterlo guardare in quei bellissimi occhi.

«Fiorellino se non stai zitta e ferma sarò costretto ad usare le maniere forti, sono stato chiaro?»

Non sapevo come rispondere, o meglio, il mio cervello aveva smesso di funzionare in quel momento. Non voleva capire nulla.

«Fiorellino mi hai sentito, hai capito ciò che ti ho-»

«Sì sì ho capito accidenti, non sono stupida! Ma con chi pensi di parlare – mi scrollai di dosso le sue mani mentre portavo le mie sui miei fianchi arrabbiata come non mai. – sei proprio un'idiota. Era necessario malmenare quei poveretti?!»

Sembravo impazzita, e lo ero. Ora avrei dovuto chiamare qualcun altro della sicurezza che doveva rimpiazzare quei due, in più avrei dovuto cacciare questo bifolco e far sì che Rebecca o gli invitati non si accorgessero di niente.

Mission Impossible agente, l'hai visto quant'è? È un armadio. Un armadio molto sexy però!

Ed accadde di nuovo. L'energumeno mi prese in spalla come un sacco di patate camminando verso la sala in cui si stava svolgendo il ricevimento.

«Cosa diavolo stai facendo! Mettimi giù bifolco!» scalciai sperando di colpire con i tacchi le parti basse, mentre picchiavo la sua enorme schiena con dei pugni che non sembravano fargli nulla. Mi domandai a cosa servisse fare uno sport di auto difesa quando ti si presentavano uomini come lui.

«Mettimi giù razza di-» dovetti fermarmi quando mi diede uno schiaffo sul sedere comunamente chiamata: sculacciata.

«Fiorellino per quanto mi piaccia sculacciarti, vorrei arrivare in sala con il completo pulito, senza segni delle tue scarpe.»

Mi strinse di più a se evitandomi una caduta epica, che Barbara D'Urso in Pomeriggio 5, levati proprio. Incrociai le braccia sotto al seno, ormai rassegnata alla mia posizione precaria.

«Beh bifolco, ma almeno sai qual è la sala o vaghi senza una meta, come se fossi nel deserto?» Ridacchiai come una bambina. Mi piaceva stuzzicarlo, ed era sola l'inizio, prevedevo già una giornata semi-divertente.

«So dove vado fiorellino, e smettila di chiamarmi bifolco è poco educato per una signora come te.» Marcò la parola "signora" volutamente. Stava dando della "signora" a me? Ma guarda tu questo energumeno senza cervello!

«Scusami come mi hai chiamato razza di maleducato!» cercai di mettermi dritta ma alla fine mi ritrovai con le gambe intorno alla sua vista, come quando si prendono in braccio i bambini, ed io ora mi sentivo così.

Mi sentivo piccola nonostante i miei 175cm di altezza, in braccio a lui mi sentivo piccola ma, protetta.

Era una sensazione strana, e sapevo che lui sarebbe stato una complicazione, in futuro.

Quando smisi di pensare cose assurde, mi ritrovai a guardarlo negli occhi, mentre lui smise di camminare stringendo di più la presa delle sue mani sul mio sedere.

Era davvero bello, se non avesse avuto un carattere del genere un pensiero ce l'avrei fatto.

Ma io u pzier u facess pur mo'!

Zitta piccola baldracca.

Rafforzai la mia presa sui suoi bicipiti da urlo, aggrappandomi come un koala. In questo momento mi maledico per non aver indossato un abito corto, così avrei potuto sentire le sue mani calde e grandi sulle mie cosce.

Non avrei mai voluto trovarmi in quella situazione. Lui si era avvicinato verso il mio viso, e per un momento ho pensato "questo mo' mi bacia" e ci sperai fino in fondo, ma quando posò il suo viso nell'incavo del mio collo mi dovetti ricredere; ero delusa, volevo che mi baciasse. Non ho mai pregato nessuno nella mia vita, per un bacio.

Il suo naso faceva su e giù lungo il mio collo, mentre io portavo le mie mani nei suoi capelli per avvicinarlo a me.

«Hai un buon odoro fiorellino, mi piace. È sexy.» Riprese a camminare allontanandosi dal mio collo, tenendomi stretta a se.

Mi accorsi di essere arrivata nella sala, solo quando Harry urlò, il nome dell'amico per attirare la sua attenzione.

«Amico sei venuto!» Sentivo gli occhi di tutti invitati su di noi, soprattutto quelli della mia famiglia e di Rebecca.

Matthew sciolse lentamente la presa su di me appoggiandomi delicatamente sul pavimento di marmo lucido. Mi guardò e spostò con le sue dita una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Il suo viso si avvicinò fino a far toccare i nostri nasi.

«Ci vediamo dopo fiorellino.» Mi lasciò un bacio all'angolo delle labbra e andò verso Harry. Rimasi lì immobile come una statua, mentre pensavo a quel bacio dato con provocazione.

Sarebbe stata una lunga serata.

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