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Draco
Malfoy sfogliava distrattamente il volume III di “Incantesimi Avanzati”
davanti al fuoco quasi spento della sala Comune di Serpeverde. Nella poltrona
accanto alla sua sedeva scompostamente Pansy Parkinson, che stava decidendo quale
acconciatura fosse meglio farsi per il ballo dei diplomandi, che si sarebbe
tenuto da lì ad una settimana.
-Draco?- lo chiamò con la sua vocetta acuta. –Mi preferisci
bionda o mora? Perché Millicent ha trovato un incantesimo fantastico per
cambiare il colore dei capelli e stavo pensando che forse era il caso di fare
qualcosa ai miei… Questo biondo mi ha annoiato! Tu che mi consigli?-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Cosa vuoi che cambi, Pansy? Sono solo capelli.-
-Non so. Dimmelo tu. A te cosa cambia?-
-A me proprio niente. Vengo al ballo con te sia che tu abbia
i capelli biondi o che tu li abbia neri. Non cambia nulla.-
Lei si alzò dalla sua poltrona e si accomodò sul bracciolo
di quella di lui. Gli sorrise dolcemente e gli scostò una ciocca di capelli biondi
dal viso.
-Se non ti cambia come sono esternamente vuol dire che di me
ti importa quello che c’è dentro. Vuol dire che… mi ami.-
Draco sospirò.
-Tu non hai idea di cosa sia l’amore, Pansy.- “Sei troppo
superficiale per poterlo cogliere”, aggiunse mentalmente, ma non lo disse.
-Io lo so, invece, Draco. Sei tu quello che non lo sa.
Quello che non ha mai provato niente, mai sentito niente.-
Lui la scrutò. Neanche nei suoi occhi, però, si leggeva
niente. Diceva quelle parole ed era come se non le pensasse veramente, come se
lei stessa non ci credesse. Come se non le stesse dicendo.
-Forse, Pansy, forse. Forse non l’ho mai provato, però
riesco ad immaginarmelo, l’amore di cui parli. E non assomiglia per niente a
quello che mi dai tu.-
La ragazza appoggiò le labbra sulla tempia del ragazzo.
-Perché tu mi prendi senza ascoltarmi, Draco. Io ti amo, ma
tu non lasci che te lo dimostri.-
Draco la strinse a sé, facendola incastrare tra il suo corpo
ed il bracciolo della poltrona.
-Credi davvero di essere in grado di dimostrarmelo?-
Lei lo baciò sulla bocca.
-Sì, rispose iniziando ad accarezzargli l’interno coscia.
–Credo davvero di esserne in grado.-
-In qualunque momento?-
-Sì. Anche adesso. Anche qui, su questa poltrona.-
Il ragazzo l’aiutò a mettersi a cavalcioni sulle sue gambe.
Le tolse la camicia ed accarezzò il pizzo nero del reggiseno.
-Dimostramelo.-
Lei gli slacciò la cintura e con una mossa decisa gliela
sfilò dai passanti. Tirò giù la cerniera dei pantaloni della divisa.
-Io te lo dimostro. Tu però sentimi. Sentimi
veramente.-
Draco la baciò, insinuandosi con le mani sotto alla gonna di
lei.
-Promettilo, Draco.- sussurrò Pansy.
E lui lo promise.
-Lo prometto.- disse ansimante, con gli occhi chiusi. E
continuò a ripeterlo a bassa voce, come se fosse un mantra, una strana
cantilena che non riusciva ad abbandonare.
Lo disse finchè non venne dentro di lei. Si abbandonò contro
lo schienale, gli occhi ancora chiusi ed il sorriso tirato.
Lei appoggiò la testa sul suo petto. Aspettò che il respiro
ed il battito cardiaco di entrambi tornasse regolare e poi prese a fissare
Draco.
-Allora? Sono riuscita a dimostrartelo? Io ti amo!-
Il ragazzo la fece togliere dal suo grembo. Si rassettò come
meglio poté e si alzò di scatto dalla poltrona. Non aveva sentito niente nemmeno
stavolta. Era solo piacere fisico, solo sesso. Solo abitudine. Solo le solite
parole buttate al vento di Pansy. Eppure questa volta aveva provato a
concentrarsi, provato a mantenere davvero quella promessa. Ma non aveva colto
niente. Il vuoto.
La fissò duramente.
-Pansy… lascia perdere. Lascia perdere tutta questa storia
dell’amore, è meglio!-
La ragazza lo guardò mortificata.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Draco? Scusami, io…
-Non hai fatto niente di sbagliato!- sibilò lui. Perché
quella ragazza doveva sempre chiedere scusa?! –Lascia stare e basta, va bene?-
Lei annuì, desolata.
-Certo, come vuoi.-
-Bene!-
Draco si avviò verso l’uscita. Poi ci ripensò, tornò
indietro e baciò frettolosamente Pansy sulla guancia.
-Ci vediamo dopo.-
-Okay. Ti aspetto qui.-
-Se preferisci va’ pure in camera mia. Dormi, se sei stanca.
Oppure non dormire, se non lo sei. Torno dopo… più tardi.- e sparì attraverso
il passaggio segreto.
Hermione alzò lo sguardo dalle pergamene che aveva davanti e
sorrise, vedendo Ron tutto rosso in faccia inveire contro Harry, che si stava
sbellicando dalle risate. Ginny cercava, senza ottenere grandi risultati, di
calmare il fratello.
-Insomma, Ronald, non hai l’esclusiva sugli scacchi, sai?
Per una volta che Harry ti batte lasciagli godere la vittoria, no?-
Il ragazzo puntò minacciosamente un dito contro la sorella.
-E tu non devi difenderlo ogni volta solo perché è il tuo
ragazzo, Gin! Io vinco sempre, a scacchi!-
Hermione notò che lo sguardo di Harry era arrivato fino a
lei e smise di sorridere, assumendo il suo solito cipiglio severo.
-Ragazzi, fate meno casino, io sto cercando di riordinare i
miei appunti!- sbottò tornando alle sue letture. Era deprimente guardare gli
altri divertirsi senza far direttamente parte di quel divertimento. Eppure, per
qualche strana ragione, lei preferiva così. Sentiva di dover mantenere sempre
un certo distacco con gli altri. Con i compagni di casa soprattutto, dato che
era Caposcuola. Era… superiore. E la cosa non le dispiaceva affatto,
anche se questo voleva dire starsene in disparte per la maggior parte del
tempo. Solo quando era da sola con Ron ed Harry si lasciava andare un po’. Ma
ultimamente non erano rimasti da soli molto spesso, dato che Harry si era messo
con Ginny e che Ron, sentendosi in un qualche modo trascurato dal migliore
amico e dalla sorella, aveva iniziato a frequentare molto di più il gruppo di
Grifondoro. Ovunque andasse era accompagnato da Semeaus, Neville e Dean, e
qualche volta da qualcuno di Corvonero. La partita a scacchi dopo cena era
diventato ormai un rito al quale nessuno poteva mancare. Tranne lei,
ovviamente, che se ne stava rintanata in un cantuccio della sala Comune a
ripassare per gli esami.
Sbuffando si alzò e si diresse verso il dormitorio femminile
del settimo anno. Forse era il caso di dormire un po’. Salì gli scalini a due a
due e spalancò la porta della stanza. Dentro Calì Patil e Lavanda Brown stavano
sbattendo tutti i vestiti che avevano nell’armadio sui loro due letti, che
avevano unito per quell’occasione speciale: la scelta dell’abito per il ballo
dei diplomandi.
Quando la ragazza entrò le due si girarono e la salutarono.
-Ciao, Hermione! Arrivi proprio al momento giusto, abbiamo
bisogno di un parere sincero ma oggettivo.- disse allegramente Calì tirandola
per un braccio. –Puoi guardare un attimo quale vestito ci sta meglio? Non eri
salita per andare a letto, vero?-
Hermione scrollò le spalle. Tanto non aveva poi così sonno,
poteva resistere ancora per un po’.
-Certo, va bene.- disse.
Lavanda la spinse malamente sul suo letto e le sorrise.
-Perfetto! Allora stai seduta lì e guardaci. Noi ci
proveremo un paio di vestiti e tu alla fine ci dirai quello che secondo te ci
sta meglio, va bene?-
La mora annuì, giocherellando con una ciocca di capelli. Le
due Grifondoro le sorrisero entusiaste e scomparirono in bagno. Ricomparvero
qualche attimo dopo con indosso due vestiti identici color crema, lunghi fin
sopra le ginocchia e con una fascia in vita. Fecero un giro su se stesse per
far volteggiare la gonna ampia e poi scomparirono di nuovo dietro alla porta
della toilette.
Circa una decina di abiti dopo Hermione sbadigliò. Era
passata più o meno un’ora e mezza e non ce la faceva proprio più. Si maledisse
per non aver rifiutato. Doveva saperlo che a fare i favori a quelle due ci si
perdeva soltanto. Calì la scrollò leggermente.
-Ehy, Herm! Non ti addormentare! Non ti preoccupare, quello
verde era l’ultimo vestito. Forza, ora dicci qual era il più bello.-
La ragazza rifletté. Già che aveva fatto tutta quella fatica
per guardare tutti i vestiti era meglio dare una risposta sincera.
-Quello blu era sicuramente il più bello.- disse infine. Il
viso delle due Grifondoro si illuminò. Lavanda le si sedette accanto.
-Sì, anche a noi quello piaceva più di tutti! Benissimo, sei
stata preziosissima, Hermione!-
Calì le raggiunse.
-Già, proprio così. I nostri cavalieri saranno contenti!-
Le due amiche ridacchiarono, scambiandosi un’occhiata
complice. Hermione si morse il labbro inferiore.
-E con chi andate al ballo?-
-Beh,- iniziò Lavanda. –ci hanno invitato davvero tanti
ragazzi, però noi ne volevamo due che fossero il meglio. Ci abbiamo messo quasi
un mese a scegliere, ma alla fine siamo arrivati ad una conclusione: per me
Josh McGregor, il Caposcuola di Corvonero, e per Calì Daniel Green, il capitano
della squadra di Quidditch di Serpeverde.-
Haermione storse il naso rivolgendo lo sguardo a Calì.
-Vai al ballo con un Serpeverde?-
Lei annuì, sorridendo.
-Lo so che può sembrare strano, ma Daniel non è affatto come
tutti gli altri.- Lavanda inarcò un sopracciglio e Calì le lanciò
un’occhiataccia. –Cioè, non è di sicuro un santo, però non si avvicina neanche
lontanamente a Malfoy! A lui interessa solo finire la scuola e studiare
Pozioni. Vuole insegnare al posto di Piton. E comunque dei Serpeverde potete
dire tutto quello che volete, ma sono quasi tutti bellissimi, intriganti per
quella loro aria da schifosi bastardi e si dice in giro che siano estremamente
passionali!-
Lavanda concordò.
-Questo è vero! I Corvonero, invece, sono gentili e sono dei
bravissimi oratori! Con loro sì che si può parlare, non come con gli altri
ragazzi che dopo dieci minuti non sanno più cosa dirti e allora ti saltano
addosso!-
Hermione annuì, anche se a dire la verità non aveva idea di
quello che le due stavano dicendo. Lei non era mai stata con un Grifondoro, con
un Corvonero, con un Tassorosso o, peggio che peggio, con un Serpeverde. Non
era mai stata con nessuno, se si escludeva la piccola parentesi con Viktor
Krum, che era durata più o meno un mese e dopo erano entrambi convenuti che era
meglio restare amici, cosa che erano tuttora. E poi il ragazzo che le piaceva
la considerava soltanto un’amica, anzi, ancora peggio, una migliore
amica.
-Allora, Herm, cosa ne pensi dei nostri cavalieri?- domandò
Calì facendola riemergere dai suoi pensieri.
-Io… Sono niente male, direi. Li conosco entrambi, non sono
male, anche se… perché non avete scelto un Grifondoro? Voglio dire, sarebbe
stato carino andare con uno della nostra Casa, no?-
Lavanda storse il naso.
-Per favore, ma li hai visti i ragazzi della nostra Casa?! A
parte Harry, che ha già la piccola Weasley, non si salva nessuno, sono tutti
così… infantili! Cosa dovevamo fare, andare al nostro ultimo ballo di Hogwarts
con Neville?!-
Hermione scoppiò a ridere.
-No, non con Neville, ma…
-Tu con chi ci vai, Herm?- la interruppe Calì.
La ragazza arrossì.
-Io non ci vado.-
Le altre due Grifondoro spalancarono la bocca ed iniziarono
a scuotere la testa.
-Tu non puoi non venirci! Sei la nostra Caposcuola,
rappresenti tutti i Grifondoro, tu devi venire al ballo! Noi tutti
vogliamo che tu venga, non puoi mancare!-
Hermione sorrise, contenta che la ritenessero così
necessaria.
-Grazie, ma… io non ho neanche qualcuno con cui venire e
poi… devo preparare il discorso per i diplomi, mancano appena dieci giorni e
non ho ancora finito.-
-Hai un casino di tempo per finire di scrivere quel
discorso! E per quanto riguarda il cavaliere… secondo me dovresti andarci con
Ron. Sareste proprio una bella coppia e poi siete anche amici, quindi non
sarebbe comunque niente di troppo impegnativo, no?-
La mora arrossì, agitata dal fatto che Lavanda aveva toccato
subito il tasto dolente. Calì, invece, scuoteva la testa.
-No, non con Weasley! Lui è troppo poco per Hermione! Sai
cos’ho sentito?-
Lavanda le si avvicinò, interessata.
-No, cosa?-
-Ho sentito che lui ce l’ha già una ragazza per il ballo!
L’ha chiesto a Luna Lunatica e lei ha accettato!-
Hermione per poco non cadde dal letto.
-Cosa?!- chiese con un filo di voce. –Chi… chi te l’ha
detto?-
-Me l’ha detto mia sorella, Padma. Sono amiche, lei e la
Lovegood. Perché, non lo sapevi, Herm? Pensavo che Ron te l’avesse detto. Sei
la sua migliore amica, no?-
La ragazza annuì, cercando di reprimere le lacrime.
-Io… sì. Non… non sapevo niente. Nessuno mi ha detto niente.
Non lo sapevo.-
Calì si morse il labbro inferiore, accorgendosi in quel
momento che Hermione stava avendo una reazione spropositata per una ragazza che
veniva a sapere che quello che per lei era solo il suo migliore amico
sarebbe andato ad un ballo con un’altra.
-Beh, ma si dice che ci vadano solo come amici.- si affrettò
ad aggiungere.
La mora si alzò di scatto dal letto, dirigendosi verso la
porta del dormitorio.
Lavanda la guardò confusa.
-Dove vai, Herm?-
-Vado… devo fare il giro di controllo, è tardi.-
-Ci sono i Prefetti per quello! Stai qui ancora un po’ a
chiacchierare con noi!- insisté Lavanda, ma Calì le tirò una gomitata,
facendole capire che non era il caso di trattenerla.
-Quando torno, magari… se siete ancora sveglie.- e scomparve
dietro la porta.
Draco si avvicinò lentamente alla sagoma scura che aveva
disturbato i suoi pensieri, la bacchetta sguainata e lo sguardo duro. Se era
Pansy che era andato a cercarlo era pronto a scagliarle contro una Maledizione
senza Perdono. Voleva starsene da solo, era così difficile da capire? Fece
qualche altro passo e si ritrovò un’altra bacchetta puntata alla gola. Davanti
a lui la Granger.
-Calma, Granger, abbassa quella bacchetta.- disse.
-Prima metti via la tua, Malfoy.-
Il ragazzo rimise l’oggetto nella tasca posteriore dei
pantaloni e lo stesso fece la ragazza. Si scrutarono, non sapendo bene cosa
dire. Fu Hermione a rompere il silenzio.
-Che ti è successo, Malfoy?-
Lui indossava ancora la divisa, ma sembrava che avesse
litigato selvaggiamente con qualcuno. La camicia era completamente sbottonata e
dei segni rossastri gli solcavano il petto. I pantaloni erano sporchi e
stropicciati, con la cintura che penzolava slacciata. I capelli biondi
spettinati gli conferivano un’aria stravolta.
-A te cosa sembra, Granger? Ho appena fatto sesso.-
Hermione tossicchiò.
-Qui?!-
Draco fece una smorfia e si guardò intorno. La Stanza delle
Necessità in quel momento si presentava come una stanza spoglia, con solo una
finestra che dava sul grande parco di Hogwarts.
-Io non faccio sesso in posti del genere e soprattutto non
lo faccio da solo! Prima ho fatto sesso.-
-Ah… beh, certo. Ma… non puoi stare qui a quest’ora,
Malfoy.-
Lui scrollò le spalle.
-Io me ne sto dove voglio, non sarai di certo tu a dirmi
dove devo stare.-
La ragazza inarcò le sopracciglia.
-Io sono un Caposcuola, Malfoy. E sto facendo un giro di
controllo giusto per rimandare coloro che sono fuori dal proprio
dormitorio nel proprio dormitorio. E ti dico che non puoi stare qui, è
tardi, tornatene nella tua Sala Comune.-
-Anch’io sono Caposcuola, Granger.-
-Sì, ma tu sei mezzo svestito e con dei graffi sul petto,
Malfoy. Ho come la vaga sensazione che Silente darebbe ragione a me, non a te,
se ora andassi da lui a dirgli che tu non te ne vuoi tornare tra le serpi.-
Il biondo ghignò.
-E tu hai gli occhi arrossati dal pianto, Granger. Non stai
facendo un giro di controllo, quindi lascia stare le minacce, non ti conviene.-
Hermione si passò il dorso della mano sugli occhi per
pulirsi le lacrime.
-Va bene… Allora me ne vado, non ho voglia di discutere con
te.-
-Neanch’io ne ho. Ci si vede, Granger.-
Quando lei fu sulla porta, però, lui la richiamò indietro.
-Se te ne stai zitta puoi restare.-
La mora lo guardò stranita.
-Davvero mi lasci stare con te?-
Draco fece una smorfia.
-Sì, ma non montarti
la testa, Granger. Non è una proposta indecente, sto solo dicendo che se te ne
stai zitta a piangere in silenzio o a fare quello per cui era venuta qui e non
mi disturbi allora possiamo anche dividere questa stanza.-
-Io… va bene.-
-Perfetto.-
Rimasero in silenzio per una mezz’oretta e poi Hermione non
ce la fece più a starsene lì con Draco Malfoy, in silenzio, senza insulti e
frecciatine. Era una situazione troppo strana.
-Senti, Malfoy… cosa ci fai qui? Voglio dire, se hai appena
fatto sesso con qualcuno non dovresti essere con questo qualcuno? Non dovresti…
non so, dormire con lei?-
Draco alzò lo sguardo sulla ragazza. Aveva resistito al
silenzio più di quanto avesse previsto, quindi una risposta gliela poteva anche
concedere.
-I Malfoy non dormono con le loro donne.- disse con un
ghigno.
-Oh, ma certo, come sempre i Malfoy devono distinguersi. Non
credi che però sarebbe carino essere gentile con la Parkinson, una volta ogni
tanto? State insieme da tanto, ormai…
-Quello che faccio e come tratto Pansy non sono affari che
ti riguardano!- sbottò duro il ragazzo. L’ultima cosa di cui aveva voglia di
parlare era proprio la sua ragazza. –E ora Granger, se non ti dispiace, è
meglio che tu te ne torni dai tuoi amici Grifondoro. Hai infranto i patti.-
Hermione si morse il labbro inferiore e decise di non
ribattere.
-È vero. Ora me ne vado. Ti consiglio di rientrare anche tu
nel tuo dormitorio, è mezzanotte passata e domani iniziano gli esami. Devi
essere riposato.-
Stava per andarsene, quando lui ancora una volta la
richiamò.
-Granger, tu perché eri qui?-
Lei scrollò le spalle e sorrise tristemente al biondo.
-Perché nessuno mi ama, Malfoy.-
Draco fece un ghigno sarcastico.
-Allora hai saputo di Lenticchia e della Lunatica. Mi
chiedevo quando i tuoi amichetti avrebbero avuto il coraggio di dirtelo.-
Si scambiarono uno sguardo, poi il ragazzo sbuffò.
-Comunque, Granger, il tuo non è un problema tanto grave. Io
sono amato da tutti.-
-Oh, vorrei avere io questo tuo problema, Malfoy!-
-Ma nessuno lo sa fare nel modo giusto, nessuno lo fa in
modo disinteressato. Ed è come avere qualcosa di inutile. E fa ancora più male,
te lo assicuro.-
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma si accorse che
non aveva niente da dire dopo una confessione così intima ed importante fattale
dal suo acerrimo nemico. Così se ne andò senza voltarsi indietro.
Hermione era
seduta a gambe incrociate sul pavimento del bagno e leggeva attentamente le
istruzioni di una pozione per lisciare i capelli. Era una cosa che le avevano
regalato Calì e Lavanda per incoraggiarla ulteriormente ad andare al ballo, ed
era fatta in casa, da una ragazza di Tassorosso, appassionata di Erbologia.
Quindi, anche se era una delle migliori studentesse della Sprite, non c’era
tanto da fidarsi. Quando finalmente si fu convinta che non c’era niente da
temere, l’applicò sui capelli. Dopodiché tornò in camera, dove tutte le ragazze
del settimo anno e Ginny si stavano vestendo.
-Herm, allora ti stai preparando anche tu, alla fine hai
deciso di venire!- esclamò la più piccola di casa Weasley correndole incontro.
-Già, alla fine mi avete convinto, ragazze! Ho pensato che
starmene a studiare anche stasera sarebbe stato troppo deprimente e così…
eccomi qua!-
-È fantastico che tu ti sia convinta, Herm!- disse Lavanda
sorridendole. –Se fossi mancata se la sarebbero presa tutti, non potevi
mancare! Ma cosa ti metti? Non abbiamo ancora visto il tuo vestito.-
-Questa è una sorpresa, ragazze. Sarà una sorpresa per
tutti.-
Ginny alzò un sopracciglio, dubbiosa.
-Non è che per caso hai deciso di conquistare mio fratello
questa sera, vero? Perché te l’ho già detto, ‘Mione: lui non ti merita. Non
merita che tu faccia tutto questo per lui!-
Calì annuì, d’accordo con l’altra ragazza.
-Secondo me Ginny ha ragione. Vi conoscete dal primo anno e
lui non si è mai accorto di te. E questo vuol dire che è proprio uno stupido,
dato che tu sei fantastica, Herm.-
Hermione sorrise tristemente.
-Sarà, ma la cosa non mi consola affatto. Io voglio lui e
lui ha chiesto di andare al ballo a Luna! Di lei si è accorto, quindi non è
scemo… ci può essere solo una conclusione: io non gli piaccio. Non nel senso i
cui lui piace a me, almeno.-
Lavanda controllò l’orologio e poi con un colpo di bacchetta
le tolse l’intruglio verdastro dai capelli, che le ricaddero lisci sulle
spalle.
-Secondo me è che lui pensa di non piacerti, perché tu di
sicuro gli piaci! Noi facciamo scommesse da un sacco di tempo su quando voi vi
metterete assieme!-
-Lav ha ragione! Ricordi com’era geloso di Krum?- rincarò
Ginny. –Quale motivo aveva di essere geloso se non gli fossi piaciuta? E poi le
vostre solite liti e come lui ti cerca sempre per fare pace… secondo me è
innamorato, Herm.-
Hermione la guardò con tanto d’occhi.
-Innamorato? Innamorato?! Lui è qua a meno di dieci metri
che si sta preparando per uscire con un’altra e voi dite che è innamorato di
me? Ragazze, non ha senso.-
-Lo so che per noi ragazze un ragionamento del genere può
non avere senso, ma ti assicuro che i ragazzi ragionano proprio così. Ron vuole
farti ingelosire e per questo ha invitato un’altra ragazza la ballo.-
-E allora non avrebbe dovuto dirmelo? Come faccio ad essere
gelosa se lui non mi dice che esce con un’altra?-
Ginny sospirò e le raccolse i capelli in un fermaglio
d’argento.
-Perché mio fratello è un po’ tonto. Comunque quello che
dice Calì è vero, sai? Harry mi ha detto che Ronald voleva invitarti al ballo,
ma che temeva che tu avresti detto di no, quindi ha lasciato perdere. Poi un
giorno ha incontrato Luna per i corridoi e preso dall’angoscia di essere
l’unico ragazzo senza una dama le ha chiesto di andare al ballo.-
Hermione sorrise, leggermente rincuorata da quelle parole, e
le cacciò tutte fuori dal dormitorio.
-Va bene, mi fido di te. Allora mi vesto e ci vediamo giù,
okay?-
Poco più in là, sempre nella torre di Grifondoro, i ragazzi
stavano discutendo seduti sulle poltrone della Sala Comune, aspettando le
rispettive ragazze.
-Però, Dean, quest’anno sei andato davvero forte! L’amica di
mia sorella non è davvero niente male!- disse Ron ammiccando e dandogli una
gomitata.
-Già… quasi quanto Harry che si è preso direttamente la
piccola Weasley!- ribatté il ragazzo scoppiando a ridere. Ron cambiò
immediatamente espressione.
-Hey, mia sorella non è stata presa da Harry! Harry
non si è preso proprio nessuno! Vero, amico mio?-
Il ragazzo annuì, sapendo quanto potesse diventare violento
il rosso in quel frangente.
Semeaus inarcò un sopracciglio.
-Come no! Ron, è inutile che tu faccia finta di niente,
Harry è un ragazzo di diciassette anni ed ha certi… bisogni, se capisci
cosa intendo. E Ginny è proprio un gran bel pezzo di ragazza. E poi stanno
assieme da almeno sei mesi, è naturale che…
Ron scattò in piedi, fulminandoli uno per uno con lo
sguardo, per poi soffermarsi su Harry.
-Tu reprimerai i tuoi istinti fino a che mia sorella non
avrà compiuto minimo trent’anni, chiaro? E tu…- puntò il dito contro Semeaus.
-…non osare mai più fare genere di commenti su Ginny, capito?-
I due annuirono, senza riuscire a trattenere le risate. Era
incredibile che una persona potesse diventare tanto protettiva nei confronti di
qualcun altro, anche se questo qualcuno era una sorella più piccola. Neville
pensò che fosse meglio cambiare argomento prima che scoppiasse una lite coi
fiocchi.
-Ron, anche tu ti sei trovato una bella ragazza, però.-
disse timidamente.
Il rosso smise di fulminare gli altri e si accasciò
nuovamente sulla poltrona.
-Lascia perdere.- mormorò.
Gli altri si scambiarono uno sguardo. Harry scrollò le
spalle.
-In realtà lui non voleva invitare Luna.- spiegò. –Voleva
invitare Hermione però ha sentito che lei non voleva venire al ballo e allora
ha invitato l’unica ragazza che credeva gli avrebbe detto di sì.-
Dean storse il naso.
-Volevi invitare la Granger?-
Ron lo guardò male.
-Beh, che c’è? Hermione è una bella ragazza!-
-Certo, quando riemerge da dietro i libri!-
Harry sospirò.
-Dean, non parlare male della nostra migliore amica. Herm è
molto carina e secondo me lei e Ron sarebbero perfetti insieme.-
-Beh, se è vero che gli opposti si attraggono sì, allora Ron
ed Hermione sarebbero perfetti insieme. Però su questa cosa ho ancora i miei
dubbi.-
Ronald scattò in piedi un’altra volta.
-Smettetela di parlare di me come se non ci fossi!- sbottò.
–E poi che vorresti dire, che non sono abbastanza per lei?!-
Neville decise di fare da paciere per la seconda volta in
dieci minuti. Forse sarebbe stato ricompensato per tutte quelle buone azioni e
sarebbe riuscito a trovarsi una ragazza entro la fine della serata.
-Ragazzi, non litigate, va bene?- disse. Poi sospirò e
sorrise. –Hermione è davvero una bella ragazza e Ron ha il diritto di farsi
piacere chi vuole, quindi smettiamola di discutere.-
Il rosso sorrise all’amico, ma assunse tutt’altra
espressione non appena Semeaus sbuffò:
-Il tuo parere non conta, Neville. Tu sei pazzo di Hermione
dal primo anno!-
-È vero, Neville?- indagò Ronald incrociando le braccia al
petto.
-Beh… ecco, io… trovo Hermione proprio una bella ragazza,
dolce, intelligente. Con me è sempre stata molto gentile, me suggerisce sempre
a Pozioni e…
-Per la barba di Merlino, allora è vero! Voi siete tutti matti!
Io vado a prendere Luna, ci vediamo dopo… sempre che tu…- puntò il dito contro
Harry -… non stia facendo chissà cosa con mia sorella piccola. E che
tu…- si voltò verso Neville. -… non ci stia provando con la ragazza di cui sono
innamorato dal primo anno! Arrivederci!- e se ne andò perdendosi lo spettacolo
di un’Hermione vestita da un lungo abito nero molto elegante e provvisto di una
profonda scollatura scendere dalle scale del dormitorio.
Draco si sistemò la giacca dello smoking e si guardò allo
specchio.
-Come sto, Blaise?-
Il compagno di stanza fece una smorfia.
-Sei meravigliosamente meraviglioso, come sempre. Tutte le
donzelle presenti ti cadranno ai piedi e Pansy avrà una crisi isterica. –
ghignò. –Come sempre. Mi aiuti a fare questo dannato nodo?-
Il biondo ricambiò il ghigno.
-Ogni uomo sa farsi il nodo alla cravatta, Blaise. Papà
Zabini non te l’ha insegnato?-
-Perché, papà Malfoy l’ha fatto?-
-Ovvio, saper fare certe cose è assolutamente
indispensabile.-
-Ma davvero? Beh, papà Zabini ha altro da fare. Il braccio
destro del Signore Oscuro ha più tempo libero di un umile Mangiamorte, Draco.
Ora ti prego, fammi questo dannatissimo nodo altrimenti arriveremo entrambi in
ritardo. E tu sai quanto Pansy detesti i ritardi.-
Draco sospirò e si avvicinò all’amico.
-Figurati, Pansy odia i ritardi ma lei puntuale non lo è
mai. So già che dovrò andare a recuperarla in camera, altrimenti se la lascio
fare al ballo non ci arriviamo proprio.-
Prese ad armeggiare con la cravatta e con pazienza gli
spiegò ogni movimento che faceva. Alla fine tirò ed il nodo uscì perfetto.
-Visto, Blaise? Non è difficile, ci vogliono due minuti.
Papà Zabini poteva sprecare un po’ del suo tempo prezioso per insegnarti una
cosa tanto importante.-
-Forse. Però posso sempre chiedere a papà Malfoy di
insegnare questa cosa tanto importante al migliore amico di suo figlio.-
Risero insieme, immaginando i loro padri perdere tempo a
spiegargli come fare il nodo alla cravatta. No, non lo avrebbero mai fatto.
Draco, continuamente obbligato ad essere presente alle varie cene tenute a
Malfoy Manor, aveva imparato da Rosy, la governante, mentre Blaise, solitario
ragazzo, non aveva imparato del tutto.
-Allora tu vai da Pansy?- domandò il moro mettendo la
bacchetta nella tasca interna della giacca.
-Sì. Tu dove ti vedi con Stella?-
-Qua in Sala Comune. Ci vediamo dopo.-
Il biondo fece un cenno d’assenso e poi girò a destra,
diretto verso la stanza di Pansy, mentre Blaise raggiungeva la propria dama,
una bella ragazza dai capelli color pece.
-Pansy?-
La ragazza si voltò di scatto.
-Oh, Draco, sei tu. Mi hai spaventata!-
Lui si avvicinò e le diede un lieve bacio sul collo.
-Ovvio che sono io. Chi credevi che fosse?-
-Oh, nessuno. Pensavo solo che ci saremmo visti giù, come ci
eravamo messi d’accordo.-
-Invece sono venuto su. Ti manca tanto?-
Lei scrollò le spalle.
-No, sono quasi pronta. Devo solo scegliere quale collana
indossare. Tu quale preferisci?-
Lui osservò i vari gioielli. Erano tutti molto belli,
preziosi sicuramente, ma per i suoi gusti troppo appariscenti. Alla fine prese
in mano la collana più semplice, fatta da un filo di perle nere.
-Queste sono le più belle.-
Pansy sorrise.
-Perché sono quelle che mi hai regalato tu, Draco.-
Il ragazzo sorrise amaramente. Quello era l’unico regalo che
avesse mai fatto a Pansy. Al quarto anno, quando era sinceramente convinto di
essersi innamorato della ragazza. Un sentimento che era durato a malapena un
mesetto.
-Appunto.- gliele allacciò dietro al collo e le sfiorò con
un dito. Erano davvero belle e gli erano costate una fortuna. Le aveva comprate
nell’unica gioielleria di Nocturn Alley. Suo padre sicuramente avrebbe potuto
fargliele avere per molto meno, ma quando gli aveva chiesto di parlare con
Madama Darkness, Lucius si era rifiutato sostenendo che nessuna donna meritava
un regalo tanto prezioso. Gli disse che se voleva essere rispettato da Pansy
non avrebbe dovuto farle alcun regalo, che i Malfoy non sprecavano tempo e
denaro per le proprie donne. In quell’occasione Draco si era chiesto se non fosse
per quel motivo che sua madre era tanto triste. E così aveva acquistato le
perle, anche se aveva dovuto sacrificare molti dei soldi che aveva con fatica
risparmiato per comprarsi una nuova scopa da corsa. Per fortuna a quella aveva
pensato il padre solamente pochi giorni dopo.
Lei sorrise, lo prese sottobraccio ed insieme risalirono i
sotterranei, diretti verso il luogo del ballo.
La Sala Grande era una cosa fantastica. Un immenso
striscione con scritto “CONGRATULAZIONI
DIPLOMANDI!” era sospeso in aria. Il soffitto incantato mostrava una
distesa di stelle che sembrava brillassero solo per loro, i festeggiati
studenti del settimo anno che presto avrebbero lasciato Hogwarts. Dove
solitamente c’era il tavolo dei professori era stato allestito un palco, dove le
Sorelle Stravagarie stavano suonando le loro canzoni più famose. Nella Sala
ragazzi e ragazze vestiti con abiti eleganti stavano ballando, felici come in
pochi altri giorni.
-Draco… guarda che bello!- sussurrò Pansy sorridendogli e
trascinandolo in mezzo alla pista. Gli allacciò le braccia dietro al collo.
–Non sei contento che finalmente abbiamo finito la scuola? Domani ci daranno e
diplomi e poi saremo liberi.-
Liberi. Lui affondò il viso tra i capelli di lei che, dopo
varie prove, erano biondi. Lui non sarebbe stato libero. La consegna dei
diplomi non lo avrebbe reso libero, avrebbe segnato la sua condanna.
Harry si avvicinò ad Hermione, che stava appoggiata al
tavolo delle bibite, e le tese la mano.
-Mi concede questo ballo, bellissima donzella?-
-Ma certo, mio altrettanto bellissimo cavaliere!-
Si sorrisero ed insieme si diressero verso il centro della
pista da ballo. Lui la strinse tra le sue braccia e la fece volteggiare al ritmo
lento della musica.
-Herm, stasera sei davvero meravigliosa. Se non fossi già
felicemente fidanzato e non ti considerassi come una sorella credo che ci
proverei con te.-
Lei arrossì un poco.
-Oh, lei è sempre il solito adulatore, signor Potter!-
-Ma glielo devo, signorina Granger! Se lei non mi avesse
fatto copiare i suoi compiti ed i suoi appunti per questi sette anni
probabilmente non sarei a questo ballo!-
Lei gli fece la linguaccia ed appoggiò la testa sul suo
petto.
-Sono contenta che faremo l’Addestramento Auror insieme,
Harry. Non credo che sarei riuscita a separarmi da te.-
-Anch’io, Herm. Tu, io e Ron, ancora tutti insieme, ancora
uniti. È una cosa fantastica. E dopo che Voldemort sarà sconfitto… cioè, se
sarà sconfitto, io…
-Tu sconfiggerai Voldemort, Harry. Io lo so. Lo sento
dentro.-
Il ragazzo sospirò.
-Io non ne sono così sicuro, ‘Mione. Guarda… guarda quanti
Serpeverde lasceranno la scuola domani. Tre quarti di loro diventeranno
Mangiamorte. Nuove schiere proteggeranno Voldemort, il Lato Oscuro avrà nuove
forze, nuova gente giovane al proprio servizio. Sarà tutto più difficile.-
-Se la vedi a questo modo la fine della scuola è a nostro
vantaggio. Noi siamo tre Case, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, che
combatteranno unite. Vinceremo, Harry. Vincerai!-
Lui le sorrise grato e le diede un bacio sulla guancia.
-Grazie, piccola.-
-Prego. Piuttosto, a proposito di Serpeverde, tu non hai
notato nulla di strano in Malfoy, ultimamente?-
Harry aggrottò le sopracciglia.
-No. È sempre il solito stronzo rompiballe. Perché? Tu hai
notato qualcosa di strano?-
“Sono amato da tutti. Ma nessuno lo fa nel modo giusto,
nessuno lo fa in modo disinteressato. Ed è come avere qualcosa di inutile. E fa
ancora più male.” Le parole del ragazzo le erano rimaste impresse nella mente
come fossero state scritte con il fuoco.
-Non so. Mi sembra solo… triste. Infelice.-
-E da quando ti preoccupi della felicità di Malfoy?-
-Non mi preoccupo della felicità di Malfoy. È solo una cosa
che ho notato. Non…
-Posso rubarti la dama per un ballo, Harry?-
Harmione si girò e sorrise a Ronald, che le stava tendendo
la mano.
-Ma certo, così io torno dalla mia, di dama. Divertitevi!-
disse facendo l’occhiolino al ragazzo.
La mora passò dalle braccia di Harry a quelle di Ron e si
strinse a lui.
-Herm… senti, devo dirti una cosa.-
-Ah… sì? Cosa?-
-Beh, ecco… Per quanto riguarda il ballo… Io volevo invitare
te, ma… Cioè, io ti…
-Ron, cos’è questo?- lo interruppe lei sfiorando un punto
imprecisato sul collo del rosso.
Lui arrossì all’istante, mettendosi una mano dove prima lo
aveva toccato lei.
-Non so. Cos’è?-
La ragazza si staccò da lui di colpo.
-È un succhiotto, Ronald! Un succhiotto! Non volevi invitare
Luna, però da lei ti fai fare i succhiotti!-
-No, non è come… pensi. Io… cioè, lei… È stato solo un
bacio!-
Hermione cercò di trattenere le lacrime.
-Non è stato solo un bacio! Un bacio non lascia di questi
segni!-
-Invece sì, ti dico! È stata una cosa così! Era un
normalissimo bacio, poi lei ha preso a… mordicchiarmi e… Lo sai com’è Luna, è una
ragazza un po’ strana e…
-Lascia stare le scuse, Ron. Non importa. Lascia stare!- e
detto questo corse via.
-Draco…- ansimò Pansy riemergendo dal passionale bacio in
cui il biondo la stava coinvolgendo. –Andiamo in camera. Qua rischiamo dei
guai.-
-No, non ho voglia di andare in camera… voglio restare qua.
Mi piace rischiare. E poi questo divanetto è così nascosto, chi vuoi che ci
veda?-
-Ho voglia di fare l’amore, tesoro. E di sicuro non possiamo
farlo qui.-
-Dai, abbiamo una notte intera per fare l’amore. Ora non
parlare… baciami e basta.-
Lei gli posò due dita sulle labbra.
-Aspetta. Draco… abbiamo una vita intera per fare
l’amore, vero? Voglio dire, adesso che abbiamo finito Hogwarts noi possiamo…
stare insieme ufficialmente, no? Far conoscere le nostre famiglie, far…
-Le nostre famiglie si conoscono già, Pansy.-
-Sì, ma si conoscono per altri motivi! Potremo farle
conoscere per noi. Perché… stiamo insieme. Ufficialmente. Perché noi stiamo
insieme ufficialmente, vero Draco? Cioè, la nostra storia ha un futuro?-
Draco si alzò di scatto, facendola quasi cadere dal
divanetto.
-Pansy, ne abbiamo già parlato! Non sappiamo neppure se noi
due avremo un futuro, come posso dirti qualcosa sulla nostra storia?!-
-Ma tu vuoi che la nostra storia abbia un futuro? Tu
vuoi che… tu mi ami, Draco?-
Lui chiuse gli occhi. Era arrivato il momento di dire la
verità.
-Io non ti amo, Pansy.-
Il viso della ragazza si deformò. I suoi occhi si riempirono
di lacrime.
-Draco… cosa stai dicendo? Tu… Io…
-Scusami, Pansy. Ora devo proprio andare. Devo parlare
urgentemente con Silente. Ciao. Ciao, piccola. Ci vediamo presto.-
Se ne andò di corsa e la ragazza non poté fare altro che
fissare il mantello con lo stemma di Serpeverde svolazzare alle sue spalle.
Hermione si chiuse la porta della Guferia alle spalle e si
appoggiò al muro, cercando di riprendere fiato. Aveva corso per tutto il
castello prima di decidere dove andare. Voleva un posto tranquillo, dove
potesse piangere in pace. La Stanza delle Necessità era esclusa, sapeva bene
che i Corovnero avevano organizzato un festino privato dentro di essa. Non
voleva stare nella torre di Grifondoro perché tutto le faceva venire in mente
Ron e quello era l’ultimo pensiero che voleva avere in quel momento. Così aveva
optato per la Guferia, dove avrebbe potuto stare in pace e dove solo i gufi
avrebbero visto le sue lacrime. Si accasciò per terra ed in quel momento la
porta si aprì. Entrarono Draco Malfoy e Silente, che la notò subito.
-Signorina Granger, cosa ci fa qui?-
Lei si alzò, barcollando leggermente. Ci mancava solo fare
una figura del genere davanti al Preside!
-Mi scusi, signore… avevo bisogno di un po’ di
tranquillità.-
Il ragazzo sbuffò.
-Andiamo, Granger, credevo che avessi un po’ più di
orgoglio! Vuoi farti rovinare anche il ballo da Lenticchia?-
Hermione lo fulminò con lo sguardo.
-E tu che ne sai, Malfoy?-
-Ne so esattamente come tutti gli altri. Il succhiotto sul
collo di Weasley non è esattamente invisibile!-
La ragazza fece per ribattere, ma prontamente in Preside si
mise in mezzo.
-Non è il momento di parlare di questo, ragazzi. Signor
Malfoy, le consiglio di mandare quel gufo a suo padre. Signorina Granger, ci
vorrà un attimo e poi lei sarà di nuovo da sola. Io vado ad avvertire l’Ordine,
è importante che sappiano.-
Lui annuì e lei si risedette. Una volta che furono rimasti
soli Hermione si strinse nelle spalle.
-Malfoy… che sta succedendo?-
-Niente che ti riguardi.-
-Ma Silente ha parlato dell’Ordine…
-Ho detto niente che ti interessi!- sbottò duramente Draco.
-Scusami, non volevo essere invadente. Comunque ora me ne
vado, così non mi devi sopportare.-
Lui ghignò.
-Finalmente, Granger! Non ce la facevo più a vederti sempre
con gli occhi rossi dal pianto.-
-Non ti preoccupare, dovrai vedermi ancora solo domani
assieme agli altri Caposcuola durante la consegna dei diplomi e poi
probabilmente non ci vedremo più.-
Il ragazzo esitò.
-Io… non ci sarò domani. Parto adesso, immediatamente.
Quindi questa è l’ultima volta che ci vediamo.-
Hermione rimase colpita da quelle parole. “Questa è l’ultima
volta che ci vediamo”. Per quanto lui fosse stato arrogante ed antipatico per
tutti quegli anni aveva voglia di abbracciarlo. Dopotutto erano andati a scuola
insieme per ben sette anni! E non era sempre stato solo un peso, alla fin fine in
diverse occasioni le era stato utile. Aveva trovato il coraggio di picchiarlo
al terzo anno, e quando non aveva più voglia di studiare perché la prendevano
in giro lui, anche se inconsapevolmente, l’aveva spronata a fare sempre meglio.
Lei non si sarebbe mai fatta oltrepassare da un Serpeverde e la cosa le aveva
dato la spinta quando ne aveva bisogno.
-Ah. E dove vai? Non hai ancora ricevuto il diploma.-
Lui le indicò la pergamena che aveva appena allacciato alla
zampa di un bellissimo gufo reale.
-Silente me l’ha appena dato. Comunque per il dove vado…
-Lo so, non sono affari miei.-
Draco le concesse un ghigno che assomigliava vagamente ad un
sorriso.
-A dire la verità non lo so neppure io. Ho solo bisogno di
andarmene. Altrimenti… non so, me ne voglio andare per un po’.-
Hermione gli si avvicinò, titubante.
-È perché non vuoi diventare Mangiamorte, vero? E se tu
tornassi a casa tuo padre ti costringerebbe.-
Lui si irrigidì impercettibilmente.
-Non posso parlarti di questo, Granger. Sappi solo che… io
non sono mio padre.-
La ragazza annuì.
-Lo so. Cioè… lo sospettavo. Sono contenta di avere ragione.
Allora… spero che ti vada tutto bene, Malfoy.-
-Bene, lo spero anche io. Ora vado.-
-Addio, Malfoy.-
Lui inforcò la scopa e vi salì sopra. Hermione, presa da un
attimo di follia, lo trattenne per un braccio.
-Portami con te, Malfoy. Neanche io voglio restare qui!-
Il biondo spalancò gli occhi, ma si riprese subito.
-Tu sei matta, Granger! Figurati se ti porto con me!-
Lei lasciò andare la manica dello smoking come se bruciasse.
-Certo, scusami. Non so cosa mi sia preso. Addio.-
-Arrivederci, Granger.- si librò in volo ed indirizzò la
scopa verso la grande finestra della Guferia. –Chiedi a Silente il mio discorso
e leggilo tu per me, domani. Tra tutti gli altri Caposcuola sei quella che più
mi somiglia e che più merita di poter leggere a tutta la scuola quello che ho
scritto.-
Hermione gli sorrise per la prima volta in sette anni e lui
se ne andò.
Capitolo 3 *** Compagna di viaggio inaspettata ***
COMPAGNA DI VIAGGIO INASPETTATA
COMPAGNA DI VIAGGIO INASPETTATA
Draco si sdraiò sull’asciugamano di spugna verde e argento,
posizionato strategicamente sotto l’ombrellone in modo che nessun raggio di
sole potesse raggiungere la sua pelle diafana, ed inspirò l’aria di mare. Si
rilassò ed intrecciò le mani dietro alla nuca. Sorrise ad una ragazza con
indosso una minuscolo due pezzi arancione e poi chiuse gli occhi.
Ancora non ci credeva, sua padre gli aveva regalato un anno
di libertà. Naturalmente “regalato” non era la parola corretta per definire
quella eccezionale concessione, i Malfoy non davano niente in cambio di niente.
Draco aveva dato la sua parola a Lucius che, tornato
dall’anno di congedo, si sarebbe fatto marchiare subito, saltando del tutto
l’Addestramento. Addestramento che, come aveva fatto notare al padre, aveva già
fatto per praticamente tutta la sua vita. Vivendo a casa Malfoy si imparava da
subito ad ubbidire agli ordini senza controbattere. L’essere spietato, freddo,
calcolatore, invece, era un dono di natura per Draco, farglielo imparare
sarebbe stato inutile.
Ma per Lucius quelle argomentazioni non erano bastate. E a
quel punto era entrato in scena Silente. Naturalmente Draco non aveva parlato
al Preside del destino che lo attendeva una volta tornato a casa, aveva solo
detto che se ne voleva andare per un po’ ed il resto il mago glielo aveva letto
negli occhi grigi. Così Silente aveva parlato con Lucius della giovane età del
ragazzo e del peso di portare il nome dei Malfoy. Gli aveva semplicemente
consigliato di lasciare al figlio ancora unpo’ di tempo. E Malfoy Senior aveva acconsentito. Evidentemente sotto le
innocue e per niente allusive parole di Silente c’era stato molto di più.
Fatto sta che ora Draco era libero, in giro per il mondo. Il
quel momento si trovava a Casablanca, era lì già da un paio di giorni e aveva
visitato molto. Un giorno si era inoltrato nella città babbana, mentre gli
altri li aveva passati “a casa”, nella parte magica, alternando il tempo con
divertimenti e ricerche. La storia della magia in quel paese era affascinante e
non sarebbero bastati anni per conoscere tutti i grandi maghi che vi erano
vissuti. Adesso invece aveva deciso di visitare la parte turistica, si era
concesso una pausa al mare e aveva fatto un giro per i negozi. Per la serata
aveva in programma di andare in qualche locale che gli avevano consigliato in
albergo.
Si girò sulla schiena e prese ad osservare la fauna
femminile. Aveva bisogno di un’accompagnatrice, si annoiava da solo. E
soprattutto senza sesso non ci sapeva stare. Se avesse saputo che se ne sarebbe
potuto andare per un anno avrebbe aspettato a mollare Pansy. Lei alle volte era
davvero una piaga, ma aveva dimostrato di volergli bene e di avere la volontà
di seguirlo ovunque andasse. O forse avrebbe dovuto dire di sì alla Granger.
Sorrise al pensiero. Figurarsi, sarebbe stata una noia tremenda! La cara
Grifondoro saputella avrebbe preteso di fare un itinerario delle città che
avrebbero visitato e di tutto quello che avrebbero visto. Sarebbe stato tutto
programmato, senza un pizzico di avventura ed improvvisazione. Lui, invece, si
lasciava trasportare dal vento. Andava dove ne aveva voglia e se il posto gli
piaceva ci restava per dei giorni, altrimenti se ne andava. Era sempre in
movimento, anche per paura che il padre potesse avere la brillante idea di
farlo cercare per portarlo indietro; alle volte alloggiava in alberghi di gran
classe, come lì a Casablanca, e alle volte chiedeva ospitalità presso famiglie
di maghi. E la cosa che lo stupiva ogni volta era che lo ospitavano. D’altronde
lì non era Draco Malfoy, figlio del braccio destro del Signore Oscuro, lì era
un ragazzo come tanti, in un viaggio all’insegna dell’avventura.
-Ciao, scusami, tu parli inglese?-
Una bella ragazza sulla ventina dalla pelle ambrata si era
seduta sulla sabbia accanto a lui. Draco si mise su un fianco, concedendole la
possibilità di vedere il suo petto levigato, e le sorrise sensualmente.
-Sì. Perché, posso esserti d’aiuto in qualche modo?-
-A dire la verità sì. Il mio inglese è un po’ stentato, lo
capisco, lo parlo, ma non lo so leggere bene. Vorrei sapere cosa c’è scritto
esattamente su questo biglietto.-
Il ragazzo prese il pezzettino di carta che lei gli tendeva
e, leggendone il contenuto, ghignò.
-Questi sono dei numeri, bellezza.-
-Esatto. Sei perspicace. Quello è il mio numero di telefono.
Ed è per te.-
Lui lo mise nella tasca del costume.
-Grazie. Ne farò buon uso.-
Lei si passò una mano tra i capelli neri.
-Allora chiamami stasera. Lavoro in un locale, il
“Casablanca Magic”. Ballo la danza del ventre. Se vuoi venire a trovarmi…-
Draco le si avvicinò di un poco. Le loro labbra separate da
pochi centimetri.
-Nemmeno ti conosco... E tu non conosci me.-
-Appunto… Stasera ci conosceremo meglio.-
Lui si avvicinò ancora un po’.
-Potrei avere una ragazza.-
-Se tu avessi una ragazza in questo momento sarebbe con te.
Io una tale meraviglia quale sei non la lascerei sola nemmeno per un minuto.-
Draco sorrise appena.
-Mi stai adulando?-
Lei ricambiò il sorriso.
-Forse. Stasera verrai?-
-Come ti chiami?-
-Lisandra. E tu chi sei?-
-Draco.-
-Bene… hai un nome molto sexy, Draco. Allora verrai?-
Lui si sporse e le leccò sensualmente un labbro. La ragazza,
spiazzata da tanta audacia, si toccò la bocca, ancora umida dalla saliva di
lui. Notò che il ragazzo aveva un sorriso davvero molto sexy. Si leccò il
labbro e sentì il sapore dolce della vaniglia. Era buono. Draco la fissò negli
occhi.
-Verrò. Ciao, Lisandra.-
Hermione atterrò di schiena sul tappetino e chiuse gli
occhi.
-Granger, cos’era quello?! Forza, alzati!-
Le ragazza sbuffò e si rialzò come le era stato ordinato.
-Mi scusi Comandante, farò meglio.- borbottò rimpiazzandosi
davanti a Ron.
-Non mi risponda, Granger! Ora continuate ad allenarvi!
Potter, controlli i suoi amichetti, io ho una riunione. Ancora mezz’ora e
potete smettere!-
Il Comandante se ne andò ed Hermione si avventò su Ron con
molta più foga di quanta il ragazzo si aspettasse, facendolo così cadere a
terra.
Harry le si avvicinò e la sollevò di peso dall’amico.
-Herm, calmati. Allenarti in questo modo non serve a niente,
se non a ritrovarti poi con un fidanzato distrutto e dolorante. Devi
concentrarti e colpire come ti è stato insegnato.-
La mora lo guardò infuriata.
-Non dirmi cosa devo fare, Harry! In questo momento è
inutile, sono troppo arrabbiata per fare qualsiasi cosa! Ora me ne vado a fare
la doccia e ne riparliamo stasera, va bene?
Ron ed Harry si scambiarono uno sguardo.
-‘Mione, amore, vuoi… parlare un po’?- provò a chiedere il
rosso.
-Hai sentito cos’ho detto un attimo fa, Ronald? L’unica cosa
che voglio fare è la doccia!-
-Ma il Comandante ha detto che…
La ragazza gli puntò minacciosamente un dito contro.
-Non me ne frega niente di quello che ha detto quel
cretino arrogante, Ron! Ora vado a fare la doccia. Se vuoi venire con me bene,
altrimenti resta pure ad ubbidire al tuo caro Comandante!-
Il ragazzo non disse nient’altro e la seguì fuori dalla
palestra, facendo un cenno ad Harry che sottovoce gli stava sibilando “falla
calmare”.
-Herm… Herm, piccola…- Ron raggiunse la sua ragazza e le
mise un braccio sulle spalle. –Mi vuoi dire che c’è? In questi giorni sei
talmente nervosa che nessuno sa più come prenderti.-
Lei sbuffò e spalancò la porta dello spogliatoio. Si sedette
sulla panca e fece cenno al ragazzo di accomodarsi accanto a lei.
-Forse ho sbagliato a scegliere. Combattere non è la mia
strada, Ron. Non sono coraggiosa e non sono impulsiva. Ho bisogno di ragionare
prima di fare qualsiasi cosa. E per come la mette il Comandante in una
battaglia uno non ha tempo per pensare, deve reagire e basta. Altrimenti lo
ammazzano.-
-E allora perché hai scelto di fare l’Auror, tesoro? Se lo
hai scelto vuol dire che lo desideri. Inoltre il tuo cervello in un Auror è una
componente fondamentale. Una componente che pochi hanno.-
-Lo so, è quello che pensavo! Ma il Comandante non la pensa
così. Mi tiene nella sua squadra giusto perché sono la migliore amica di Harry,
e perché sono la ragazza di una delle sue migliori reclute, nonché altro
migliore amico di Harry. Mi ha fatto capire piuttosto esplicitamente che non
valgo niente come Auror.-
Ronald la strinse a sé e le diede un bacio sulla fronte.
-Questo non è assolutamente vero! Tu vali molto! Silente
alla consegna dei diplomi ha detto che saresti diventata un grande Auror! E
Silente non sbaglia mai, lo sai! E poi scusa, se io valgo qualcosa come
Auror non puoi non valere niente tu!-
La mora gli sorrise.
-Grazie, Ron. Senza di te non saprei cosa fare.-
-Io non saprei cosa fare senza di te! E ora la facciamo
quella doccia oppure no?- sussurrò lui maliziosamente.
-Oh, Ron… qui?! Ci potrebbero scoprire e…
-Ma se mi hai trascinato qui apposta per fare la doccia! Hai
detto: “se vuoi venire con me…
-Lo so cos’ho detto, Ronald, ma… Oh, al diavolo le
inibizioni! Facciamo questa doccia!-
Si spogliarono e si ficcarono sotto il getto d’acqua. Piano,
sensualmente, il ragazzo prese a massaggiarle le spalle. Lei si rigirò tra le
sue braccia ed iniziò a baciarlo con passione. Stavano approfondendo il loro
incontro, quando la porta della doccia si spalancò. La faccia furente del
Capitano comparve davanti a loro.
-Weasley! Granger! È questo che fate quando dico di
continuare l’allenamento?! Questa cosa vi costerà cara! Weasley, doppio turno
per stanotte! Granger… lei è sospesa per una settimana!-
Hermione, che si era preoccupata di stringersi addosso un
asciugamano e di passarne uno a Ron, strabuzzò gli occhi.
-Perché lui… perché io vengo sospesa e lui no?! Non è
giusto!-
-Non è giusto che lei distragga uno dei miei migliori
uomini! Così ho deciso e così è!-
La ragazza prese a vestirsi, arrabbiatissima.
-Lo sa cos’è lei?- sibilò infilandosi rabbiosamente un paio
di jeans. –Lei è un… un… meschino coglione maschilista!-
-Davvero? E lo sa cos’è lei, Granger? Lei è espulsa
dall’addestramento Auror!- ribatté il Comandante sorridendo sarcasticamente.
Ron si grattò la testa, non sapendo cosa fare.
-Andiamo, Comandante, non le sembra di esagerare? La mia
ragazza in questo momento è un po’…
-Lasci stare, Weasley, se non vuole essere sospeso anche
lei!-
Il rosso sbuffò ed Hermione si incamminò verso l’uscita.
-Herm… dove stai andando?-
-Me ne vado! Sono lavata e profumata, esco a visitare questa
bellissima città che non ho avuto la possibilità di visitare prima, dato che il
caro Comandante non faceva altro che ricordarci che questa non è una
gita di piacere.- sbottò secca la mora.
-Non dire sciocchezze, dai! Parliamone con calma, ritira
quello che hai detto sul Comandante e…
La ragazza scosse la testa senza voltarsi.
-Sono appena stata espulsa, Ronald!-
Il Comandante sospirò.
-Signorina Granger, lei non è espulsa. È solo sospesa, se
accetta il fatto senza commentare.-
-Mi spiace, ma non accetto le ingiustizie. Ciao Ron,
salutami Harry.-
-Se esce di qui non rientra, Granger!-
-Non rientro!- furono le ultime parole che Hermione pronunciò
prima di lasciare il quartier generale dell’Addestramento Auror.
Draco entrò nel “Casablanca Magic” e si accomodò ad un
tavolino nascosto. Subito una cameriera che doveva avere più o meno la sua età,
vestita di un abito caratteristico gli si avvicinò per prendere l’ordinazione.
-Cosa le porto, signore?- domandò sorridendogli.
-Un whisky incendiario.- rispose lui ricambiando il sorriso.
Le donne in quel posto erano veramente belle. Formose, sensuali ed estremamente
intriganti, con i loro occhi scuri.
La cameriera fece comparire il whisky con un colpo di
bacchetta e poi si sedette di fronte a lui.
-Il signore desidera qualcos’altro? Un po’ di compagnia,
forse?-
Il biondo le scostò una ciocca di capelli dal viso. Era
mora, come Lisandra, ma più giovane. E nei modi sembrava molto timida.
-Come ti chiami?-
- Samira.-
-Io sono Draco. Mi piacerebbe davvero tanto restare in tua
compagnia, ma sono venuto perché una persona me lo ha chiesto. Una ragazza.-
-Oh.- sul viso della mora si poteva leggere la delusione.
–Beh, se è così non importa. Io ti stavo offrendo solo la mia compagnia. Per
parlare, per raccontarti della città, se sei appena arrivato qua. Non per…
Draco si morse il labbro. Era fantastico che riuscisse ad
abbordare tante donne stando semplicemente seduto, ma addirittura due in una
serata erano troppe! Però…
-Certo. Se è così… sto aspettando Lisandra, una ragazza che
lavora qui. Mentre l’aspetto possiamo parlare, se ti va.-
-Lisandra. La conosco, è una ballerina eccezionale! Farà il
suo numero tra poco. Intanto possiamo parlare, va bene.-
Chiacchierarono per un bel po’. Lui le raccontò che si era
appena diplomato ad Hogwarts e si stupì, venendo a sapere che Silente era
conosciuto anche lì, in Marocco. Ma dopotutto avrebbe dovuto sospettarlo, nominare
Silente era come nominare Harry Potter. La ragazza, invece, si stupì che lui
conoscesse proprio il Ragazzo Sopravvissuto. Gli chiese se era simpatico e se
era davvero così bello come appariva sui giornali. Draco storse il naso e lo
strapazzò per benino, ma poi le promise che, se mai fosse andata in
Inghilterra, glielo avrebbe fatto conoscere. Era una promessa che mai avrebbe
mantenuto, dato che non aveva proprio alcuna intenzione di rivedere Potter, una
volta tornato indietro, ma la cosa gli fece guadagnare uno splendido sorriso da
parte di Samira.
Parlarono anche di come fosse la situazione della magia in
un paese arabo come quello. La ragazza gli disse che lì la situazione era
piuttosto critica perché molti giovani maghi aspiravano a diventare Mangiamorte
come se fosse una cosa bella. Draco espresse la sua opinione come se fosse un
ragazzo normale, uno che avesse come padre un guaritore o un impiegato del
Ministero, e si sentì libero fino in fondo per la prima volta nella vita.
Ad un tratto le luci calarono ed una decina di danzatrici
del ventre iniziarono a ballare per il locale. Lisandra gli si mise davanti e
prese a muovere sensualmente il bacino. Era bella ed intrigante. Lui le sorrise
e lei passò al prossimo tavolo. Samira gli spiegò cosa significava la danza del
ventre nella loro cultura. Pansy aveva spesso ballato a quel modo per lui, ma
ora che sapeva cosa c’era dietro a quel ballo sensuale, era tutto ancora più
sexy.
Una volta che Lisandra ebbe finito il numero lo raggiunse al
tavolo.
-Ciao, Draco.- gli sorrise. –Ciao anche a te, Samira.-
Il biondo ricambiò il sorriso. In quella serata aveva
sorriso più di quanto avesse fatto in tutta la sua vita.
-Ciao, Lisandra.-
-Draco viene dall’Inghilterra. Ha appena finito Hogwarts!-
sussurrò Samira eccitata di poter raccontare all’amica quello che il ragazzo le
aveva detto.
-Ma davvero? Allora sei giovane. Quanti anni hai, Draco?-
Il ragazzo bevve un sorso di whisky.
-Venti, bellezza.- rispose passandosi una mano tra i capelli
biondi.
-Diciotto.- lo corresse una voce impastata che non
riconobbe. Si girò di scatto e si ritrovò davanti la Granger.
-Sei sempre in mezzo, vero Granger?- chiese abbandonando il
sorriso che per tutta la sera aveva riservato a Samira e Lisandra e riprendendo
il suo solito ghigno.
-Solo quando sento che viene detta una bugia.-
La mora sorrise alle due donne che erano al tavolo con lui
ed occupò una quarta sedia. Per la verità ci si lasciò cadere sopra.
Lisandra passò lo sguardo da uno all’altra.
-Pensavo fossi solo.- disse guardandolo intensamente.
-Infatti sono solo. La signorina se ne va.-
Samira tirò una gomitata alla collega.
-Lisandra, non sono affari nostri se Draco è qui da solo o
in compagnia!- sorrise al ragazzo. –La signorina non se ne deve andare per
colpa nostra, Draco.-
Hermione si accomodò meglio sulla sedia.
-Allora resto, dato che alle tue due donne non da
fastidio. Vado a prendere qualcosa da bere e…
-Dimmi cosa vuoi, te lo porto io.-
-Tu cosa stai bevendo, Malfoy?-
Le due ragazze trattennero il fiato e Draco si appoggiò allo
schienale della sedia, chiudendo gli occhi.
Samira si morse il labbro inferiore e Lisandra lo guardò
dura.
-Sei un Malfoy?-
Il biondo riaprì gli occhi e ghignò.
-Già. Draco Malfoy. C’è qualche problema?-
Samira gli sorrise.
-No, figurati. Solo… non ce l’avevi detto.-
-Non pensavo fosse importante.-
-Sarebbe stato carino dircelo.- sbuffò Lisandra alzandosi.
–Di questi tempi bisogna stare attenti. Ora dobbiamo proprio tornare al lavoro.
Andiamo Samira?-
Anche l’altra ragazza si alzò e si chinò a dargli un bacio
sulla guancia.
-Sei simpatico, Draco.- sussurrò facendogli l’occhiolino.
Dopo scomparve dietro al bancone.
Draco si girò verso Hermione. L’espressione dura ed il
solito ghigno.
-Sarai contenta adesso, Granger. Grazie a te mi sono perso
la compagnia. Avevo due bellissime donne capaci di fare la danza del ventre in
modo spettacolare ed ora mi ritrovo con… te!-
La mora trangugiò il whisky che il biondo non aveva ancora
bevuto e scosse la testa, avvicinandosi a lui. Il ragazzo storse il naso,
sentendo che puzzava di alcol.
-Granger, sei ubriaca!-
-Mi spiace, Malfoy!- biascicò lei. –Non volevo farle andare
via. Non sapevo che anche qua avessero paura di te.- si tirò una manata sulla
fronte. –Di tuo padre, volevo dire.-
-Lascia stare, non importa.- le tolse di mano il bicchiere.
–Piuttosto, cosa ci fai qui? Credevo stessi facendo l’addestramento Auror.-
-E chi te l’ha detto?-
-Lo sanno tutti. C’era anche un articolo sulla Gazzetta del
Profeta. “Potter, Weasley e Granger ancora uniti per il bene del mondo della
magia.” Che titolone, eh?-
-Ho litigato con il Comandante e me ne sono andata.-
-Accidenti. La Granger è diventata coraggiosa!-
Lei appoggiò la testa sul tavolo.
-Lasciami stare, Malfoy. Sono nella merda. E la testa mi
gira come non so che cosa.-
Lui sospirò.
-Sono affari tuoi. Non dovevi bere così tanto. Io adesso me
ne vado. Salutami Lenticchia e San Potter.-
Hermione si alzò, reggendosi alla sedia per non cadere.
-Vengo con te.-
Draco scoppiò a ridere.
-Non dire sciocchezze, Granger! Non puoi venire con me!-
-E chi lo dice?-
Il ragazzo la guardò come se fosse scema.
-Io! Chi vuoi che lo dica?-
-Dai, fammi venire con te! Lo sappiamo tutti e due che vuoi
una compagna!-
-Ma se non sai neanche dove vado!-
-Invece lo so!- ribatté lei mettendo il broncio. –Nel tuo
discorso, quello di fine anno, hai scritto che non desideravi altro che
viaggiare intorno al mondo. Tuo padre ti ha concesso un anno e tu vai in giro
per il mondo.-
Lui la guardò perplesso.
-Come fai a sapere di mio padre?-
-Me l’ha detto Silente. Comunque anche io voglio andare in
giro per il mondo! Portami con te, Malfoy! Giuro che non ti darò fastidio.-
-Me ne stai già dando. E comunque dici così solo perché sei
ubriaca. Tu non puoi voler venire con me… tu mi odi!-
Hermione fece una risatina sguaiata.
-Lo so! Potremmo appianare le nostre divergenze.-
Lui scosse la testa.
-Te lo ripeto, parli così solamente perché ubriaca fradicia!
Se fossi sobria non vorresti venire con me!-
Lei lo guardò negli occhi e sorrise.
-Sbagli, Malfoy. Te l’ho già chiesto da sobria. Nella
Guferia, ricordi?-
Draco fece per ribattere, ma si accorse di non avere niente
da dire. In effetti era così, quella era la seconda volta che la Granger gli
chiedeva di andare con lui. Forse poteva anche dirle di sì. Dopotutto che lui
avesse bisogno di una compagna di viaggio gli era ormai palese. Aveva pensato a
Samira, quella ragazza, anche se la conosceva da appena una sera, gli era
simpatica. Inoltre con lei riusciva a parlare come con… come con nessun altro,
dato che non aveva amici. Ma la Granger aveva rovinato tutto, svelando che lui
era un Malfoy. Già, era colpa sua e proprio lei gli stava offrendo la vendetta
su un piatto d’argento. Se fosse andata con lui l’avrebbe fatta penare come non
mai. Però…
-Andiamo, Malfoy, fammi venire! Pensa che Ron, il mio
ragazzo, ed Harry, il mio migliore amico, entrambi tuoi acerrimi nemici, mi
aspettano. Ma io, invece di scegliere di tornare da loro, sto scegliendo di
venire con te. Non sarebbe una grande soddisfazione per il tuo enorme ego?-
Lui ghignò. La Granger da ubriaca era davvero perfida!
-Credo che lo sarebbe, sì. Facciamo così, puoi venire con
me. Ma scommettiamo sulla tua permanenza in mia compagnia così, quando te ne
andrai scappando a gambe levate, io avrò anche un guadagno. Ti va bene?- li
chiese porgendole una mano.
-Mi va bene qualsiasi cosa, basta andarmene di qui.-
biascicò Hermione stringendogli la mano.
Mmmh… l’inizio non mi piace granché, ma questa era la
versione migliore che mi è venuta fuori. Per il resto il capitolo mi piace!
Visto, Hermione andrà con Draco… e da qui inizia il divertimento!! Ve li
immaginate insieme quei due in giro per il mondo (magico e non)? Se non ve li
immaginate ve li faccio immaginare io =)
Grazie a chiunque legga la mia storia e un grazie speciale a
coloro che recensiscono: patty, savannah (*-*… sei
tu! La tua The Ground Beneath Her Feet resterà sempre nel mio cuore e
sapere che tu, l’autrice di quella meraviglia, hai recensito la mia storia… è
stata veramente un’emozione! Comunque, il discorso tra Draco e Silente in
questo capitolo compare un po’ messo lì così, ma ho intenzione di farglielo
approfondire… il rapimento romantico… era un’idea che mi piaceva parecchio, ma
erano ancora tutti e due troppo nei loro “ruoli” e mi sembrava troppo strano
farli scappare così… eppure sono scappati lo stesso ^^ ciau), chihiro,
Emily Doe, mirtilla (Draco la porta Hermione con
lui… un po’ in ritardo ma la porta! Eheheh)
Capitolo 4 *** Prima regola: mai prendere decisioni da ubriachi ***
PRIMA REGOLA: MAI PRENDERE DECISIONI DA UBRIACHI
PRIMA REGOLA: MAI PRENDERE DECISIONI DA
UBRIACHI
Hermione
si svegliò ed allungò la mano verso sinistra. –Ron.- mugolò con la voce
impastata. –Mi gira la testa.-
Aspettò che il ragazzo l’abbracciasse, come tutte le
mattine, e la baciasse, ma niente di tutto quello accadde. Pensò che Ron fosse
andato con Harry a fare una partita di Quidditch mattutina, come spesso faceva
prima di iniziare gli allenamenti, così si rannicchiò di nuovo sotto le
coperte. Sospirò, pensando alla faticosa giornata che l’attendeva, e rotolò su
un fianco, atterrando per terra di fondoschiena. Strano, pensava che il letto
fosse più grande! Ma le bastò aprire gli occhi e guardarsi in giro per
accorgersi quella non era la sua stanza e di conseguenza quello non era il suo
letto, ma un elegante divano di seta verde smeraldo. Si trovava in un’enorme
salotto, probabilmente di un albergo. Cosa ci faceva in un albergo e per di più
sul divano? Si massaggiò le tempie, aveva un gran mal di testa. E ricordava
poco della sera precedente. Cos’aveva fatto? Si sforzò di farsi tornare in
mente qualcosa, ma nella sua testa non v’era nient’altro che buio.
-Ehm… c’è qualcuno?- domandò sperando che Ron o Harry o
qualsiasi altra persona arrivasse all’istante e le spiegasse come mai si
trovava in quel posto.
La porta alla sua destra si aprì ed uscì un ragazzo con un
asciugamano avvolto intorno alla vita ed un altro che gli copriva la testa ed
il volto, con il quale si stava asciugando i capelli. Hermione si ritrovò a
pensare che non aveva mai notato quanto fosse muscoloso il petto di Ronald.
Certo, prima il Quidditch a scuola e poi l’Addestramento Auror lo avevano
levigato ben bene, ma non si era mai accorta che fosse addirittura così
levigato.
-Buongiorno, Granger, pensavo che avresti dormito per tutto
il santo giorno.-
Hermione rimase a bocca aperta. Quella voce… non era di
certo quella del suo ragazzo o del suo migliore amico. Quella voce era di… no,
non poteva essere. Non aveva alcun senso, cosa ci faceva con lui in un
albergo? No, non poteva essere lui.
Il ragazzo finì di asciugarsi i capelli e buttò
l’asciugamano su di una sedia lì vicino. La ragazza strabuzzò gli occhi,
incredula. Era davvero lui!
-Malfoy!- esclamò sbigottita. –Dio, cosa… che ci faccio
qui?! E… tu cosa ci fai qui?!-
Lui ghignò.
-Io qui ci alloggio.-
-Sì, ma io? Cosa caspita ci faccio qui con te?!- gli lanciò
un’occhiata ed arrossì. –Comunque non potresti vestirti?-
Draco si sedette sul divano dove lei aveva dormito e vi si
sdraiò di modo che Hermione fosse costretta a rimanere sul freddo pavimento di
marmo, ignorando la sua seconda richiesta.
-Davvero non sai cosa ci fai qui, Granger? Non ti ricordi
nulla?-
La mora si morse il labbro inferiore.
-No, nulla.- confessò a disagio. La paura di aver fatto una
qualche cavolata la stava divorando. –Dimmelo tu, Malfoy.-
Lui rilassò le gambe e lei si impose di non fare pensieri
sconci ogni qual volta lo sguardo le sarebbe caduto sul torace e le gambe
scoperte del biondo.
-No, facciamo invece che tu provi ad indovinare, è più
divertente. Io ti darò solo qualche indizio: siamo nell’hotel più prestigioso
di Casablanca e pago io. È mattina, quindi vuol dire che la notte l’hai passata
qui. Io indosso solo un asciugamano, tu una misera maglietta che a malapena ti
copre le cosce. Che dici, cos’è successo?-
Hermione sbuffò.
-Non ho intenzione di pensare nemmeno per un istante che noi
possiamo essere andati a letto insieme, perché non l’avrei mai fatto. E non lo
farò mai. Inoltre la cosa non avrebbe senso, dato che io ho dormito sul divano.
Quindi vedi di dirmi la verità.-
Draco sogghignò.
-Ci credi se ti dico che hai fatto qualcosa di peggio che
fare sesso con me?-
La ragazza scoppiò a ridere, ma subito smise: il dolore alla
testa ancora non glielo permetteva.
-È impossibile, Malfoy. Non c’è niente di peggio che fare
sesso con te.-
-Nemmeno aver scommesso di passare sette mesi in giro con me
per il mondo?-
Hermione spalancò la bocca per ribattere che non avrebbe mai
scommesso su una cosa del genere, quando tutto le tornò in mente: la lite con
il Comandante, la sua sfuriata, il locale in cui di sfuggita le era sembrato di
vedere Malfoy, che alla fine si era rivelato veramente lui, la sbronza, la sua
richiesta di portarla con sé, la scommessa. Certo, ora ricordava. Sbuffò e si
alzò in piedi, serrando le braccia al petto.
-Ero ubriaca, Malfoy, naturalmente ora che sono sobria non
ho intenzione di venire con te.-
Lui scrollò le spalle e fece scorrere lo sguardo su e giù
sul corpo di lei. Doveva ammettere che non era niente male, così poco vestita.
Se a scuola non avesse indossato sempre e solo la gonna della divisa che
arrivava a metà polpaccio probabilmente ci avrebbe fatto un pensierino. Le
sorrise sarcasticamente.
-Ma davvero? Non fai altro che contraddirti, Granger.
Proprio tu ieri sera mi hai fatto notare che da sobria me l’avevi chiesto, la
sera del ballo dei diplomandi. Quindi anche da sobria hai intenzione di venire
con me. E ci verrai.-
Hermione si mise le mani sui fianchi e assunse la sua
speciale espressione che spaventava tanto Ron. Naturalmente a Draco quello
sguardo non fece né caldo né freddo. Quello che invece attirò il suo sguardo
furono le mutandine nere scosciate di lei, che la maglietta sollevata
leggermente dalle mani sui fianchi ora permetteva di vedere. Per un istante
pensò di dirglielo, ma poi decise di lasciar perdere e godersi la visuale.
-Quella sera non c’entra, Malfoy. Ero sobria, ma piuttosto
triste, e la cosa mi fa lo stesso effetto di una sbronza. Ora che non sono
niente di tutto questo ti assicuro che non desidero venire con te.-
-Non c’entra quello che tu desideri o non desideri, Granger.
Verrai con me, punto e basta.-
-E cosa ti fa essere tanto sicuro, Malfoy?-
Lui ghignò.
-Il fatto che se te ne andrai mi dovrai dare la bellezza di
700 galeoni.-
Hermione strabuzzò gli occhi.
-Cosa?! Tu sei completamente andato, Malfoy!-
-Non io, mia cara, tu! Ieri sera eri completamente andata ed
hai scommesso 100 galeoni al mese che avresti viaggiato con me. Naturalmente
ogni mese 100 galeoni si scalano, ma se tu te ne vai adesso, Granger, sono 700
le monete d’oro che devi sborsare.-
La ragazza inarcò il sopracciglio.
-Questo te lo sei inventato adesso. Neanche da ubriaca avrei
mai fatto una cosa del genere.-
Draco sbuffò, si alzò in piedi e recuperò la bacchetta.
-Audium.- mormorò.
La stanza si riempì delle loro voci, quella di Draco fredda
come sempre, quella di Hermione impastata.
“Mi va bene qualsiasi cosa, basta andarmene di qui.” aveva
biascicato lei.
“Qualsiasi cosa davvero, Granger?”
La ragazza aveva riso sguaiatamente.
“Tranne venire a letto con te. Non verrò mai a letto
con te, Malfoy. E poi ho un ragazzo, io!”
-Sei ripetitiva, Granger.- sussurrò la voce del Draco reale,
quello nella stanza d’albergo.
“Non stavo affatto parlando di favori sessuali, ma di
soldi.”
“Soldi? E quanto vorresti scommettere?”
“Cinquanta galeoni al mese. Più resisti e meno soldi mi
dovrai dare.”
Passò un momento di silenzio durante il quale Hermione
ricordò di essere caduta.
“Cinquanta galeoni? Pensavo amassi il gioco duro, Malfoy.”
“È gioco duro, considerando che tu te ne andrai massimo
entro un paio di giorni. Io guadagnerò 350 galeoni. Non ti sembra un gioco
abbastanza duro? Lo dico per le tue finanze, Granger. Non vorrei che ti
riducessi come Weasley il Pezzente!”
“Vaffanculo, Malfoy! Io dico che resisterò fino alla fine e
lo farò. E sai cosa? Non scommetto 50 galeoni al mese, ma 100! Ci stai?”
La solita risatina sarcastica di Draco risuonò per la
stanza, facendo rabbrividire Hermione. A sentirla amplificata faceva veramente
gelare il sangue nelle vene.
“Ci sto. Però voglio mettere nero su bianco con la tua firma
che abbiamo scommesso 100 galeoni al mese, quindi 700 fino alla fine.”
-Finite Incantate.- mormorò Draco. La stanza tornò
silenziosa.
-Ora cosa dici, Granger?-
Lei lo squadrò, leggermente sconvolta.
-Voglio vedere la mia firma.- borbottò.
-Ancora non ti fidi? Dovevo immaginarlo.- ghignò. –Accio
pergamena!-
Un foglio di carta giallastro comparve nella sua mano. Lo
dispiegò davanti alla ragazza. Lei lesse velocemente e si lasciò cadere sul
divano.
-Allora è vero.-
Draco si appoggiò allo schienale.
-Verissimo.-
-Malfoy… cazzo, Malfoy, non… tu non puoi volere
davvero quei soldi! Ero ubriaca, per Merlino!-
-Ma a me non importa. Abbiamo scommesso. Se resti bene,
altrimenti paghi. È così che funziona.-
-E se io me ne andassi senza pagare?-
-Verrei a prenderti. Ma pensaci, ne va soprattutto del tuo
orgoglio. Vuoi davvero tornare strisciando dal tuo Comandante? Dal tuo ragazzo
che non si è neanche degnato di venire a cercarti? Vuoi davvero andare a fare
l’Auror? Avevi detto che non volevi.-
-Io… non dicevo sul serio! Voglio davvero fare l’Auror. Non
posso non diventare Auror! Tutti… si aspettano che lo diventi.-
Draco sbuffò.
-Eppure tu non vuoi. E allora resta con me, viaggia con me.
Ci guadagnerai due volte, non dovrai sborsare i soldi e farai quello che
desideri. Ti conviene.-
Lei si strinse le ginocchia contro il petto.
-Come fai a sapere quello che desidero? Come fai a dire che
mi conviene?-
-Dico che ti conviene perché sarà un viaggio spettacolare.
Mi sono prefissato che il viaggio che farò me lo ricorderò per tutta la vita. E
per quello che desideri… io non so cosa tu possa desiderare, so solo come ti
senti, quello che stai pensando. Perché lo penso anche io.-
Hermione appoggiò la testa sul ginocchio destro e lo scrutò
negli occhi azzurri.
-E cosa starei pensando?-
-Che l’importante è andarsene dalle aspettative degli altri.
Ora io vado a vestirmi e ti consiglio di fare lo stesso. Questa non è una
vacanza, abbiamo da fare. E tu mi hai già fatto perdere abbastanza tempo!-
Ron aggiunse un’ala di pipistrello alla pozione che stava
preparando, e questa saltò in aria, spruzzando una sostanza verdognola su di
lui e sul compagno di calderone.
-Cazzo, Ron! Che stai facendo, si può sapere?- esclamò Harry
ripulendosi i vestiti con un colpo di bacchetta. –Le ali di pipistrello vanno
aggiunte dopo! Sai leggere o cosa?!-
Ronald si accasciò sulla sedia.
-Sì, so leggere!- sbottò. –È che sono preoccupato per
Hermione! Ha passato fuori la notte e ancora non si vede. Io… dobbiamo andarla
a cercare, Harry!-
Il moro sbuffò.
-Sono preoccupato quanto te, cosa credi? Ma hai sentito il
Comandante, fino a stasera il regolamento non prevede si faccia niente. E poi è
grande abbastanza per stare fuori una notte da sola, Ron.-
-Cosa vuol dire, Harry! Certo che è grande abbastanza per
stare fuori da sola una notte, ma non qui, in un Paese che non è il nostro! E
se le fosse successo qualcosa? Se qualcuno… le avesse fatto del male?-
Harry fece evanescere il contenuto del calderone e si rimise
al lavoro.
-Hermione non è una bambina, forse dovresti mettertelo in
testa. Ieri era parecchio arrabbiata, ha solo bisogno di sbollire la rabbia.
Tornerà in giornata, vedrai.-
Ron riguardò velocemente le istruzioni per la Pozione sulla
lavagna e aggiunse un ingrediente, questa volta quello giusto, nel calderone.
-Tu dici, Harry? Sono davvero preoccupato.-
Harry gli lanciò un’occhiataccia.
-Lo sei sul serio? O forse ti preoccupi più per te che per
lei? Ti preoccupi del fatto che Hermione potrebbe incontrare Luna, andando in
giro per Casablanca?-
Il rosso strabuzzò gli occhi.
-Tu… tu lo sai?!-
L’altro ragazzo gettò rabbiosamente un pezzo di radice di
salice nel calderone.
-Certo che lo so! E non so se trovare più lurida la cosa che
hai fatto ad Hermione o quella che hai fatto a me, tenendomi nascosto tutto.
Credevo di essere il tuo migliore amico, Ron.-
Ronald si morse il labbro inferiore.
-Infatti lo sei. Solo che… santo Merlino, non so più che
fare. Luna è tanto dolce che… neanche lei sa di Hermione.- confessò a bassa voce.
-Neanche lei sa di… sei un essere schifoso, Ron! Ti stai
prendendo gioco di due ragazze! Tutte e due molto sensibili, per di più.
Se Luna scoprisse che hai già una ragazza… è così fragile! E se lo scoprisse
Hermione… non oso pensare a cosa ti potrebbe succedere!- sbottò Harry guardando
l’amico con espressione disgustata.
-Lo so! Harry… ti giuro che non volevo che succedesse una
cosa del genere!-
Il moro sospirò, dando una pacca sulla spalla al rosso. Ron
sembrava veramente dispiaciuto.
-Come è successo? Voglio dire, tu per sette anni hai
faticato a trovarti una ragazza ed ora te ne ritrovi addirittura due?!-
-Non lo so! All’improvviso c’era Luna… e anche Hermione!
Dopo il ballo io e Luna siamo rimasti in contatto, però da semplici amici… poi
una sera, qualche giorno prima di venire qui, Luna mi ha chiesto di vederci e a
fine serata ci siamo baciati. Lei è così simile a me! Le voglio bene davvero.
Poi però è arrivata Hermione. Lo sai benissimo, lei era il mio sogno da quando
avevo tredici anni! Voglio… bene anche a lei. Così ho pensato che… potevo stare
con tutte e due. Tanto quante possibilità ci sono che quelle due si
incontrino?-
-Calcolando che Hermione è appena scappata
dall’Addestramento Auror e che Luna è non solo qua a Casablanca, ma anche qua
vicino, dato che doveva incontrare te, la cosa non mi sembra tanto impossibile.
Comunque non importa che loro si incontrino oppure no, è quello che stai
facendo che non va bene. Forse non oggi, ma prima o poi lo scopriranno. E
allora sarai nei guai. E se anche non lo scoprissero… così non va. Scegli, Ron.
O Luna o Hermione. E se tu non dovessi scegliere… ti avviso, ho mantenuto il
segreto perché prima volevo parlarne con te, ma non esiterò a raccontare tutto
ad Herm se non farai una scelta. Anche lei è la mia migliore amica.-
Ron sospirò.
-Va bene. Hai ragione, Harry, va bene. O Luna o Hermione.-
si passò una mano tra i capelli. –Hermione.- disse sicuro. –Scelgo Hermione.
Stasera… lascerò Luna.-
Il moro prese un’ampolla e la riempì con il contenuto del
calderone.
-E dirai tutto ed Hermione.-
-E le dirò tutto, sì. Appena torna le dirò ogni cosa. Spero
solo che sia in grado di perdonarmi.-
Harry fece una smorfia.
-Spera solo che non ti uccida.-
-Ma dove caspita stiamo andando?- domandò Hermione
arrancando per una ripida salita. –Devo fermarmi, Malfoy. Non ho più fiato.-
Lui si girò e ghignò.
-E tu avresti frequentato per tre mesi l’Addestramento
Auror? Piton sosteneva sempre che era duro, che da lì si usciva preparati.
Evidentemente lo avevano informato male, se le persone che escono da lì non
hanno nemmeno un briciolo di sopportazione.-
-Scusami tanto, ma stiamo camminando da un’eternità! Ci
facevano lottare, non camminare!-
Lui scoppiò a ridere.
-Ma per favore! Staremo camminando da massimo un’oretta e tu
sei senza fiato e sudata come non so cosa! Guarda me, sono fuori allenamento,
non ho fatto altro che riposarmi per tutta l’estate eppure non ho neanche un
capello fuori posto! Sei una donnicciola senza alcuna resistenza, Granger!-
Hermione sbuffò ed inspirò profondamente.
-Ne riparliamo quando siamo arrivati in cima a questa specie
di montagna, Malfoy! Ora devo stare zitta, altrimenti stramazzo al suolo!-
-Mi faresti un favore così.-
-Per questo preferisco restare zitta e non farti alcun
favore. Non lo meriti.-
-Ma pensa! Perché, tu meritavi forse che io pagassi anche
per te la stanza dove abbiamo dormito stanotte?-
-Cosa c’entra? Tu già dormivi in quella stanza, la mia
presenza non ha cambiato niente alle tue finanze.-
-Avrei potuto non volerti in stanza con me. Probabilmente
saresti rimasta fuori a dormire in corridoio, ripensando al tuo stato di
ubriachezza.-
-Ma…- Hermione chiuse di scatto la bocca, rendendosi conto
del giochetto del biondo. Lei aveva detto che non avrebbe più parlato e lui
aveva fatto in modo di farla continuare a parlare. Infantile, tipico di Malfoy.
–Ne riparliamo dopo.- disse secca.
Draco le diede le spalle e sghignazzò. Forse da quel viaggio
poteva uscire qualcosa di divertente. Almeno per lui. Aumentò leggermente
l’andatura.
-Muoviti, Granger! Sei una lumaca!-
Hermione stava davvero per ritrovarsi stesa per terra,
quando la pendenza della salita diminuì e si ritrovarono in una pianura immersa
nel verde.
Il ragazzo fece una giravolta su se stesso, allargando le
braccia e lasciando che il venticello freddo gli passasse attraverso la camicia
leggera.
Hermione, invece, era rimasta a bocca aperta. Lo spazio era
immenso, quasi privo di alberi. Sembrava di trovarsi in Paradiso. Erano tanto
in alto che si aveva la sensazione di poter toccare il cielo.
-Malfoy, cos’è questo posto?-
Lui la raggiunse.
-Questo è uno dei luoghi più magici che esista. Uno dei
cinque. Voglio visitarli tutti e fare delle ricerche.-
-Uno dei cinque? Non ne so niente. Su “Storia del Mondo
Magico” non si parlava di niente del genere.-
-Sono luoghi importanti per la Magia Oscura. Parigi,
Casablanca, Rio de Janeiro, Ottawa, Barcellona.-
Hermione lo guardò incuriosita.
-Davvero? E come mai nessun libro ne parla? Ho letto anche
libri che trattavano la storia della magia oscura e questi posti non li ho mai
sentiti nominare.-
-Perché gli antichi hanno perso interesse per i luoghi dove
regnava la Magia Oscura e non hanno approfondito le ricerche. Nella nostra
famiglia, però, se ne parla molto. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava
sempre che un lontano antenato di mio padre si era interessato a questi cinque
luoghi. Da allora sono curioso di saperne di più. Ho letto qualche libro, ma le
informazioni sono poco precise e soprattutto poche. Viaggiare e venire qui era
il mio sogno da quando ero bambino, ed ora sono qui. Voglio solo saperne di
più.-
La mora si strinse le mani al petto.
-Oddio, andremo a Parigi! Quello è il mio sogno!-
Lui ghignò.
-Spiacente, ma a Parigi sono già stato. Devono essere
visitati con l’ordine in cui te li ho nominati.-
Hermione si rabbuiò in volto.
-Oh. Grazie tante, una cosa potevi fare di buono e neanche
quella hai fatto!-
-Non sapevo che saresti venuta con me.-
-Altrimenti avresti aspettato?-
-No.-
La mora sbuffò.
-Immaginavo. Comunque, io non la vedo tutta questa magia.-
Il ragazzo si avvicinò al limite della radura. Sotto, la
montagna scendeva a strapiombo.
-Vieni qui, Granger. Guarda.-
Lei fece come le era stato detto e, una volta guardato giù,
spalancò la bocca. Si vedeva tutta la città. Le strade del centro formavano un
disegno: il simbolo dell’Elemento Terra.
-Malfoy… è bellissimo, cosa… cos’è?-
-Rappresenta la Terra.-
-Questo lo so. Ma cosa significa?-
-Casablanca è il luogo della Terra. Rio, l’Acqua, Ottawa,
l’Aria, Barcellona, il Fuoco.-
-E Parigi?-
-Parigi li rappresenta tutti e quattro. Per questo motivo
bisogna recarsi prima là. Poi si approfondisce ogni elemento nello specifico
studiando gli altri luoghi.-
Restarono in silenzio, guardando giù, ognuno immerso nei
proprio pensieri.
Dopo un po’ Draco sospirò.
-Ti piace qui, Granger? Valeva la pena di salire fin
quassù?-
Lei si girò e gli sorrise.
-Eccome, Malfoy. È bellissimo, non ho mai visto nulla del
genere. Mi chiedo come questo luogo possa essere così tranquillo. Voglio dire,
anche senza sapere la storia che c’è dietro, com’è possibile che a nessuno sia
venuto in mente di scalare questa montagna?-
-Non è venuto in mente a nessuno perché solo i maghi la
possono vedere. È protetta da un antico incantesimo, simile a quello che
custodisce Hogwarts. I babbani non vedono altro che rovine, quando arrivano ai
piedi del monte. E pochi maghi sono a conoscenza di questo posto. Stai
guardando una cosa veramente speciale.-
Hermione gli sorrise.
-Davvero.-
Allora, per prima cosa vorrei dire che io adoro Ron,
ma nelle mie Draco/Hermione non so come me lo ritrovo sempre come “cattivo”.
Forse perché mi serve per far vedere che dopotutto non solo Draco, lo stronzo
Serpeverde, è scorretto. Comunque al nostro bel ragazzo dai capelli rossi non
so ancora che fine gli farò fare, per ora non è stato il massimo della
correttezza, ma più avanti si vedrà. Per il resto non ho particolari commenti
da fare, tranne forse che quello che ha accennato Draco sui cinque posti magici
verrà approfondito più avanti e che naturalmente mi sto inventando tutto. Però
ho in mente delle belle idee.
Ringrazio tutti coloro che leggono e soprattutto i
recensori: patty, isabell, mirtilla
(per Draco la differenza tra Herm e un sacco vuoto è minima! Ma la ragazza gli
farà cambiare idea!^^), savannah (eheheh povero Draco, lui voleva
tanto portarsi dietro le pseudo-cubiste! Però il convento ha passato la
saputella ed ora se la deve tenere! ^^), super gaia, MissBecker.
GRAZIE!
Hermione tentò di non
fare caso alla posa piuttosto sconveniente in cui era Draco in quel momento.
Stava cercando qualcosa sotto al letto ed era inginocchiato per terra con il
suo nobile fondoschiena per aria. E che fondoschiena! Ma non era quello il
punto. Non doveva fare caso a certe cose, insomma! Se già dopo appena tre
giorni di “convivenza”, durante la quale lei era stata poco cavallerescamente
lasciata sul divano della lussuosa suite, faceva certi pensieri, chissà cosa
avrebbe fatto dopo un mese!
-Granger… piantala di rimirare
il mio sedere. Sento il tuo sguardo e la cosa mi dà un certo fastidio. Quindi,
se non ti dispiace, trovati qualcosa d’altro da guardare.-
Hermione sbuffò, ma non
replicò. Con lui tanto era inutile. Qualsiasi cosa dicesse voleva avere ragione
e lei aveva capito che piuttosto che discutere per ore era meglio fare la
superiore e restarsene zitta. Si sedette per terra ed iniziò a leggere uno
stupido giornale di cronaca mondana che l’hotel forniva in ogni stanza. Tutto pur
di non guardare quel ragazzo. O meglio, una parte ben definita di quel ragazzo.
Dopo un buon quarto d’ora Draco
riemerse da sotto il letto, tenendo stretta nella mano quella che sembrava una
ventiquattrore di pelle nera.
-Trovata!- esclamò trionfante.
-E ci hai messo un’ora per
trovare una valigia di quelle dimensioni?! Vai da un oculista, Malfoy, perché
la cosa è grave.-
-Era sotto incantesimo,
Granger. Era invisibile.- replicò lui guardandola male e sventolandole davanti
agli occhi la bacchetta.
-Certo, come vuoi. Piuttosto,
fammi vedere quello che devi farmi vedere.-
Draco sbuffò rumorosamente.
-Non darmi ordini. Fino a prova
contraria qui comando io e quindi decido io cosa farti vedere e cosa no.-
appoggiò la valigetta sul tavolino davanti a loro e si sedette per terra
accanto alla mora. –Comunque, questa cosa te la farò vedere, perché se non sai
cose basilari come quelle che sono scritte in questi documenti non mi servi
assolutamente a nulla. Ma ricordati che sono cose riservate, non devono diventare
di dominio pubblico.-
-Puoi fidarti di me, Malfoy.-
sbottò lei. Il biondo le rivolse un’occhiata significativa.
-Per quanto riguarda la
riservatezza delle informazioni.- precisò Hermione.
-Certo, come quando eri ubriaca
e mi hai raccontato per filo e per segno quello che succedeva all’Addestramento
Auror. A me, che per quanto ne sai potrei essere un Mangiamorte.-
-Tu non sei un Mangiamorte,
Malfoy.-
-E come lo sai?-
-So che tuo padre ti ha dato un
anno, ricordi?-
-Questo non vuol dire che io
non sia un Mangiamorte. Un anno prima della marchiatura, non prima della
dichiarazione della mia fede.-
-Quella di tuo padre non è la
tua fede.- replicò la ragazza. –Dalla propria fede non si scappa. Della propria
fede si è felici. Quindi, quella non è la tua fede. E questo significa che se
tu fossi già un Mangiamorte saresti infelice. Quando siamo saliti su quella
collina, invece, eri felice.-
Lui alzò gli occhi al soffitto.
-E questo come fai a saperlo?-
-Lo so perché il tuo sorriso
era quello di una persona felice. Molto diverso da quello che avevi a scuola. E
questo, tra parentesi, mi porta a pensare che tu, ad Hogwarts, non fossi per
niente felice. Così si spiegherebbe anche la tua faccia quella volta che ti ho
incontrato nella Stanza delle Necessità e quella volta nella Guferia, quando
sei scappato.- gli concesse un breve sorriso. –Tu non sei un Mangiamorte. Lo
dico per semplice logica.-
Il ragazzo strinse gli occhi.
-Mi fai paura, Granger. Io con
la tua semplice logica posso dedurre che se hai osservato tante cose vuol dire
che mi spiavi.-
-Errore, Malfoy. Ho dedotto
tutte queste cose da sole tre occasioni. Converrai con me che tre incontri non
bastino per dire che ti stavo spiando. Sono solamente stata attenta. Ma non
puoi capire, tu sei un maschio. È nella vostra indole essere superficiali.-
Passarono qualche minuto a
guardarsi male, poi il ragazzo decise che era senza dubbio più utile mostrarle
quello che doveva mostrarle. Prese la bacchetta, la puntò contro la
ventiquattrore e mormorò alcune parole che Hermione non riuscì a sentire. La
valigetta s’aprì. Dentro c’erano libri e diverse pergamene scritte a mano.
-La documentazione dei cinque
Luoghi della Magia. Sono ricerche fatte da me, copie di libri… tutto quello che
ho. Domani mattina, prima di partire, aggiungo quello che ho trovato qua sul
luogo. Ti consiglio di leggerli tutti…- ghignò. -… buon divertimento!-
Lei lo guardò sorpresa.
-Perché, tu dove vai?-
-A farmi la doccia.-
-E se avessi bisogno di te? Di
chiederti qualcosa, qualche spiegazione?-
Lui alzò le spalle.
-Vieni di là a chiamarmi. Con
un colpo di fortuna potresti anche riuscire a vedermi nudo. Sono sicuro che non
ti dispiacerebbe affatto.-
Hermione fece una smorfia.
-In realtà sì, mi
dispiacerebbe. Quindi tieni le orecchie bene aperte, perché se mai avrò bisogno
ti chiamerò da qui.-
-Allora spera di non avere
bisogno, perché se tu non verrai di là io non ti risponderò!-
-Sei insopportabile!-
-Anche tu.-
-E sei pure un ragazzino!-
Il biondo si affacciò alla
porta.
-Lo so. Me lo hai ricordato
proprio tu che ho solo diciotto anni!-
La ragazza sbuffò e si rimboccò
le maniche. Aveva la brutta sensazione che Draco non fosse per niente ordinato
e che per leggere i suoi appunti ci sarebbero volute delle ore. Iniziò a tirare
fuori pergamene e documenti vari. Probabilmente la valigia era stata incantata,
perché sembrava non avere fondo, continuava a tirare fuori cose.
Contrariamente a quello che
aveva, malignamente, pensato, Draco era piuttosto ordinato. Aveva messo insieme
i racconti di sua madre, quindi le fonti meno attendibili, e poi le cose
trovate sui libri normali e quelle lette sui documenti che aveva lasciato il
suo antenato. Alla fine, c’erano i suoi appunti e le sue considerazioni.
Hermione iniziò da quelli, che
erano scritti in modo più semplice delle cose di quasi mille anni prima. Non lo
avrebbe mai confessato al diretto interessato, ma il modo in cui Draco scriveva
le piaceva molto. Quando aveva letto il suo discorso di fine anno era rimasta
positivamente colpita dal testo che aveva costruito, ed ora lo era ancora di
più. Lui era schematico nell’esporre i concetti, come lei supponeva fosse anche
la sua mente, era chiaro, conciso e non divagava mai. Diceva sempre e solo
l’essenziale, ma senza tralasciare nulla d’importante. Sarebbe stato un ottimo
giornalista, secondo lei.
Si concentrò sulla lettura. In
poche parole, i cinque Luoghi della Magia erano stati scoperti quasi per caso
dal padre dell’antenato di Draco. Era uno che adorava girare il mondo e che era
affascinato da come la natura supportasse la magia. Iniziò a scrivere un libro,
ma morì per motivi sconosciuti a metà. Il figlio decise di completare il
manoscritto del padre, e così partì per le ricerche. Portò a termine il libro,
ma quando mostrò quello che aveva scoperto alle persone importanti, che
avrebbero dovuto aiutarlo a far conoscere la storia a maghi e streghe, loro lo
misero a tacere al più presto. All’epoca alcune streghe avevano iniziato a
dedicarsi alla magia oscura, e, da quanto avevano letto in quel libro, quei
luoghi non erano puri, non c’entravano affatto con la magia buona. Così
rinchiusero l’uomo in prigione e bruciarono il manoscritto. L’antenato di
Draco, però, aveva messo in conto quella possibilità e aveva seppellito una
copia sotto la sua dimora, stregata con un incantesimo conservante. Era stata
riscoperta parecchie centinaia di anni dopo ed era stata messa in un museo,
credendo che si trattasse di una cosa così. Lucifer Malfoy, il nonno di Draco,
lo era venuto a sapere e, pagandola a caro prezzo, ne era venuto in possesso.
Tutti credevano che fosse una sciocchezza, quel libro, una falsità, ma lui,
confidando nel fatto che a fare quelle ricerche fosse stato un Malfoy, andò sui
posti citati nel libro e vi trovò in effetti quello che era stato descritto.
Interessato ad altre cose, però, non continuò le ricerche. Il manoscritto lo
passò a Lucius, dicendogli di farne quello che voleva, e lui, non appena Draco
ebbe compiuto i sedici anni, lo passò al figlio. Quella era la storia del
libro.
La storia dei cinque Luoghi
della Magia, invece, era più complicata. Nei documenti si parlava di una
profezia e di una maledizione, di un uomo che doveva compiere il proprio
destino e di uno che vi doveva combattere contro, ma di chiaro non vi era
nulla.
“Questo sarà il mio lavoro.” aveva scritto
Draco in fondo ai suoi appunti. “Scoprire cosa dice la profezia ed in cosa
consiste la maledizione.”
Quando Draco tornò dal bagno
trovò Hermione immersa nei suoi appunti. Leggeva con espressione concentrata,
come se ogni parola le dovesse entrare dentro la pelle per soddisfarla. Era
ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata e si mordicchiava il
labbro inferiore. Il ragazzo si ritrovò a pensare che fosse un gesto molto
sexy. Ma quel pensiero lo scacciò subito.
-Granger, hai finitò?- domandò
ghignando quando lei sussultò per lo spavento.
-Sì. Ho letto i tuoi appunti.-
-Bene, per oggi è abbastanza.
Così sai almeno di cosa si parla in generale. Cosa ne pensi?-
-Trovo che sia una cosa
interessantissima! Mi affascinano queste cose. E la tua determinazione a
risolvere il mistero credo che ti porterà lontano.- fece una piccola pausa.
–Che ci porterà lontano.- puntualizzò. –Voglio venire con te ed aiutarti
con le ricerche. Sarà un lavoro duro, ma credo che si posso fare.-
Lui fece una smorfia
soddisfatta.
-Molto bene. Questo vuol dire
che non verrai con me solo per i soldi che altrimenti mi dovresti dare, ma
anche per il lavoro che sto facendo?-
-Esattamente.- si passò una
mano tra i capelli. –Però devo avvertire Ron ed Harry, Malfoy. Staranno
impazzendo.-
-Probabilmente non si saranno
nemmeno accorti della tua fuga.- mormorò lui stendendosi sul divano.
-Quanto sei stronzo! Comunque,
ora vado da loro a dirgli che non tornerò all’Addestramento Auror, va bene?-
-Puoi andare dove vuoi, sei la
mia compagna di viaggio, non la mia prigioniera. Basta solo che torni. Scappare
non ti converrebbe. Ti verrei a cercare.-
Hermione gli sorrise
sarcasticamente.
-Molte grazie per questo
appunto, Malfoy, ma non ti stavo chiedendo il permesso, ti stavo solo
avvisando. E per la cronaca, non ho nessuna intenzione di scappare. Non prima
di aver scoperto cosa siano la profezia e la maledizione di cui si parla in
quei documenti.-
-Molto bene, allora ci vediamo
dopo. Io credo che uscirò. Lascio detto alla reception che alloggi anche tu qui,
di farti trovare una chiave per quando torni.-
-Oh, molto gentile da parte
tua!-
Draco scrollò le spalle.
-Guarda che potei non farlo.
Ricorda, Granger, che ogni cosa che faccio per te è un favore. Con me, nulla ti
è dovuto.-
Hermione si raccolse i capelli
in una coda alta, dandogli le spalle.
-Questo lo vedremo, Malfoy.-
sussurrò a bassa voce, senza farsi sentire da lui.
Ronald camminava
su e giù per il quartier generale dell’Addestramento Auror. Erano passati tre
giorni e di Hermione neanche l’ombra. Harry si era attivato per fare delle
ricerche, ma non erano arrivati a nessun risultato. Iniziava a preoccuparsi
davvero. In quel momento, però, aveva un problema più urgente della ragazza
scappata chissà dove: doveva vedere Luna. Aveva tentato di dirle molte volte
che si dovevano lasciare, ma non ce l’aveva mai fatta. Luna era così dolce, con
lui! Però ora ce la doveva fare. Ce la doveva fare per Hermione. Forse, se lui
la smetteva di fare lo stronzo, la buon anima di Merlino o chi per esso,
avrebbe fatto tornare la sua ‘Mione.
Qualcuno entrò all’improvviso nella stanza e Ronald
sobbalzò. Tirò un sospiro di sollievo quando la spettinata chioma del suo
migliore amico comparve da dietro l’angolo.
-Luna non è ancora arrivata?-
-No. Notizie di Hermione?-
-Non ne siamo sicuri.-
-Cosa vuol dire “non ne siamo sicuri”?-
-Vuol dire che pare che qualcuno l’abbia vista in un locale
la sera che se n’è andata. Due ragazze che lavorano lì l’anno riconosciuta
dalla descrizione, ma… era in compagnia di…
-Di?- lo spronò il rosso.
-Di Malfoy.-
-Malfoy?! Non è assolutamente possibile! Quella non era
lei!-
Harry si grattò il mento.
-È quello che ho detto anche io. Non credo sia possibile che
la nostra Hermione stesse tranquillamente seduta a bere con Draco Malfoy. Però
le due cameriere hanno detto che la ragazza sembrava ubriaca, quindi… non so
più cosa pensare, Ron.-
L’altro ragazzo sbiancò.
-Se era ubriaca… Cazzo. Dici che… le ha fatto qualcosa, quel
bastardo? Lui… è un Mangiamorte, lo sai, vero?-
-Lui non è un Mangiamorte, di questo siamo sicuri. Silente
ha assicurato che non è un Mangiamorte e che Hermione sarebbe molto più al
sicuro con lui che da sola. Ma la cosa mi lascia piuttosto perplesso. Anche se
Malfoy non è Mangiamorte è lo stesso un bastardo. E non è che tra noi e lui
corra buon sangue, questo si sa.-
-E quindi? Cosa facciamo Harry?-
Il moro gli lanciò un’occhiataccia.
-Tu pensa a lasciare Luna.-
-Ci sto pensando. Sarà qui tra un attimo.-
-Sì, ma è da tre giorni che cerchi di lasciarla e non lo fai
mai. Questa volta vedi di riuscirci.-
Il ragazzo si prese la testa tra le mani.
-Non ci riesco perché lei mi guarda con quegli occhioni che
io… mi sento morire e non riesco a dirle niente. Per quanto cerchi una frase
che non la ferisca, non sono ancora arrivato a qualcosa da dirle.-
-Non puoi non ferirla, Ron. La stai lasciando, la ferirai in
ogni modo le darai la brutta notizia. Se non volevi ferire nessuno avresti
dovuto pensarci prima. Ora Luna soffrirà. E lo farà anche Hermione, se
deciderai di dirle di Luna. È inevitabile.-
-Allora perché devo farlo? Perché devo dire la verità, se la
verità farà soffrire le persone a cui voglio bene?-
-Perché se lo scoprissero da sole soffrirebbero ancora di
più. E poi perché in questo modo sarai stato onesto con te stesso.-
-Onesto con me stesso.- ripeté il rosso sottovoce. –Hai
ragione, Harry. Hai ragione su tutto. Ma è difficile. Spero di farcela.-
Il moro sospirò.
-Ce la farai.-
Un ragazzo, loro compagno di corso, fece entrò nella stanza.
-Weasley… c’è una ragazza per te. Ha detto di chiamarsi
Luna, mi pare. La faccio entrare o vai tu di là?-
Ron guardò Harry.
-Falla… falla entrare, Tomson.-
-Bene, te la mando. Potter, il Comandante ti vuole vedere.-
Il moro annuì.
-Sì, arrivo.- lanciò uno sguardo all’amico e gli diede una
pacca sulla spalla. –Coraggio, Ron.-
I due ragazzi uscirono e Luna fece in suo ingresso in uno
stravagante vestito arancione. Era bella, quella ragazza. Aveva capelli
biondissimi e lunghi fino a poco più di metà schiena. Lisci e morbidi, da
accarezzare. Gli occhi era tra l’azzurro ed il verde e quando sorrideva
s’illuminavano. Ma a Ron non piaceva per quello, gli piaceva perché era timida
ed insicura, come lui. Mentre Hermione aveva bene chiaro in mente cosa fare e
come farlo, Luna viveva alla giornata. Mentre Hermione quando voleva qualcosa
faceva di tutto per ottenerlo, Luna aspettava pazientemente che la cosa
arrivasse. Però Ron era senza dubbio innamorato di Hermione. Lo era dal primo
anno. Ma se fosse stato innamorato di Hermione solo perché prima non conosceva
Luna? Questo dubbio gli attanagliava le viscere da un po’.
Insomma, Ron Weasley era confuso. Molto confuso. Ma era
tempo di scegliere.
Luna gli si avvicinò piano, sorridendogli. Le cavigliere
d’argento che avevano comprato assieme qualche settimana prima tintinnavano
allegramente.
-Ciao, Ron.- sussurrò con la sua voce vellutata. –Come
stai?-
-Io… bene… e tu?-
-Bene, grazie. Anche se sono un po’ triste.-
Lui aggrottò le sopracciglia.
-Perché?-
-Perché tra qualche giorno ricomincia la scuola e non ti
potrò più vedere tutti i giorni.-
-Ah, è vero. Non avevo pensato alla scuola. Io…- esitò.
Voleva dire “ti verrò a trovare”, ma poi si ricordò di cosa doveva fare. Le
prese le mani tra le sue. Erano bianche e curate, con un vivace smalto azzurro
cielo sulla unghie. –Io devo dirti una cosa, Luna.-
L’espressione della ragazza improvvisamente si fece seria.
-Cosa c’è, Ron? Sembri preoccupato. È per la faccenda di
Hermione?-
Il rosso sussultò.
-No. Cioè, sì, ma non per il fatto che è sparita. Voglio
dire, sono preoccupato anche per quello, ma… insomma, c’entra Hermione. Vedi…-
abbassò lo sguardo. -… io… oh, mi sento un verme a doverti dire questa cosa, ma
devo farlo. Perdonami Luna, ma io… sto anche con lei.- mormorò con un filo di
voce. Calò il silenzio. Un terribile silenzio. Poi, la ragazza parlò.
-Ron… guardami.-
Lui la guardò: sorrideva. Era un sorriso triste, ma
sorrideva.
-Lo sapevo, Ron. Lo sapevo già.-
Il ragazzo spalancò la bocca.
-Che vuol dire che lo sapevi?-
Lei alzò le spalle.
-Lo sapevo e basta. Essere una delle migliori amiche di tua
sorella ha avuto un certo rilievo. Anche se a darmi la conferma sono stati i
tuoi occhi. Gli occhi di un ragazzo innamorato. E per quanto sperassi di
vederti rivolgere quello sguardo a me, non era così. Era per Hermione, quello
sguardo. Solo per lei.- gli sforò la guancia con due dita. –È uno sguardo molto
bello, il tuo.-
-Ma… se lo sapevi, perché non mi hai detto niente? Perché
non mi hai lasciato?-
-Perché tu mi piaci. Ho preferito darti la possibilità di
dirmelo. Ti vedevo innamorato, ma vedevo anche che eri molto confuso. Ho
pensato che forse, standoti vicina, avresti fatto chiarezza nella tua testa. E
a quanto mi hai appena detto, l’hai fatta.-
-Mi dispiace infinitamente, Luna. Mi sono preso gioco di
entrambe. Sono una persona orribile.-
Lei scosse lentamente la testa.
-Non è affatto vero. Sei un ragazzo. Non sei cattivo, sei
solo un ragazzo confuso come ce ne sono tanti. Non hai fatto niente con
cattiveria, semplicemente non sapevi chi scegliere. E comunque alla fine sei stato
onesto. Con me, sei stato onesto.-
Ron era senza parole. Lei lo aveva capito ancora meglio di
quanto si fosse capito lui stesso.
-Oh, Luna.- sussurrò avvicinandosi e abbracciandola. –Sei
una ragazza stupenda. E se tu non mi odiassi troppo… vorrei essere tuo amico.-
-Certo che voglio che tu sia mio amico. E non ti odio
affatto.-
Lui le diede un bacio sulla testa.
-Disturbo?- una voce dura li fece sobbalzare entrambi. Si
staccarono, trovandosi di fronte la faccia arrabbiata di Hermione.
Ron per poco non svenne.
-‘Mione! Per la barba di Merlino, stai bene?-
-Benissimo, Ronald! E tu, come stai? Come sta la tua
coscienza?-
Lui si passò una mano tra i capelli.
-Herm, per quello che hai visto… era solo un bacio
innocente! Un bacio… ad un’amica.-
Luna annuì.
-Davvero, Hermione. Ron dice la verità.-
La mora sorrise alla bionda.
-Non c’è bisogno che lo difendi, Luna. So benissimo cos’ho
visto. E quello non era niente di male, era un innocente bacio ad una
amica. Però so anche quello che ho sentito, purtroppo.-
Ronald ammutolì.
-E cos’hai sentito?-
-Ho sentito che l’hai appena lasciata. E se l’hai appena
lasciata, vuol dire che prima stavate assieme. E anche noi stavamo assieme.-
-Lo so. Ma hai sentito, io… sono innamorato di te.-
-E ancora non te ne sei accorto. Mi spiace, Ronald, ma non
funziona così. Non va bene così.-
Il ragazzo si morse il labbro inferiore.
-Cosa… cosa vuol dire? Mi stai lasciando?-
-Sì, ti sto lasciando. E ti dico anche che lascio
l’Addestramento Auror, che parto.-
-Come parti?- domandò una quarta voce.
Hermione si girò e sorrise ad Harry.
-Parto, vado via.- trasse un profondo respiro. –Con Malfoy.-
I due ragazzi spalancarono la bocca.
-Con Malfoy?! Vieni a dirmi che non si fa così, ma anche tu
ti sei trovata una altro ragazzo, eh Hermione?- sibilò furioso Ron.
-Non è il mio ragazzo, Ronald. Non credo proprio di doverti
spiegazioni, dopo quello che ho sentito, ma dato che sono venuta apposta per
questo… io e Malfoy abbiamo fatto una scommessa. Gireremo il mondo fino al
prossimo agosto. Ci sono di mezzo dei soldi e delle ricerche molto interessati.
Molto più interessanti di questo corso.-
Harry ridacchiò. Era troppo contento che la sua migliore
amica stesse bene e troppo scioccato per mettersi a farle la paternale.
-Tu sei matta!- esclamò invece Ron.
-Sarei matta se restassi qui. Con te, che mi tradisci, e con
un Comandante che non sopporto, a fare una cosa che non mi piace assolutamente.
Inoltre, Ronald, ho già deciso. Sono venuta solo per dirvi che sto bene, che
Malfoy non mi ha rapita, di non preoccuparvi e che vi scriverò presto.- strinse
le labbra. –Forse a te non tanto presto, Ron. Anche se non sembra sono molto
arrabbiata. A salvarti un minimo sono state le parole di Luna.-
La bionda sentendo il proprio nome sussultò.
-Hermione, non volevo che si creasse questa situazione. Se
voi vi lasciate è colpa mia…
-Non dirlo nemmeno per scherzo! Se la colpa è di qualcuno, è
senz’altro di Ron. Ci ha ingannate tutte e due. Seppur confuso, ci ha
ingannate.-
-Non volevo.- mormorò il rosso.
-Eppure lo hai fatto. Ma adesso non importa. Forse è meglio
se ci lasciamo, sai? Non sarebbe stata di certo una bella relazione, una
relazione a distanza.-
Nessuno trovò nulla da ridire a quella affermazione, così
Hermione si dedicò ai saluti. Si avvicinò ad Harry.
-Mi mancherai.- gli sussurrò all’orecchio mentre lo
abbracciava.
-Anche tu mi mancherai. Comunque penso anche io che tu sia
matta. Mi raccomando, facci sapere come stai. E soprattutto chiamami se dovesse
succedere qualcosa con Malfoy. Lo ammazzo se osa torcerti un solo capello.-
-Va bene. Ciao, Harry.-
Dopo fu il turno di Luna. Le sorrise.
-Sei una brava ragazza, Luna. Salutami Ginny, quando la
vedi.-
La bionda annuì.
Alla fine toccò a Ronald.
-Ron… sei un vero stronzo. Adesso sono furiosa, ma mi
passerà. Con te mi passa sempre, lo sai. Ma non approfittarne, che stando quasi
un anno con quel bastardo di Draco Malfoy potrei cambiare carattere e fartele
pagare tutte insieme.-
Il ragazzo deglutì. Conoscendo Hermione la cosa non era
tanto impossibile.
-Scusami, Herm. Io… ti voglio bene. Io ti amo.-
-Non dire cose di cui non sei sicuro. Ora vado, che
quell’altro è capace di non lasciarmi la chiave della stanza.-
-Dormi con lui?!- esclamarono in coro i due ragazzi,
perdendo quella finta maschera di tranquillità che avevano posizionato sul
volto.
-Con lui… nella sua stessa stanza, una suite enorme.
Comunque lui sul grande e comodo letto, io sul divano. Ragazzi… so badare a me
stessa e credetemi se vi dico che so quello che faccio.-
Loro due annuirono, anche se per niente convinti. Ma andava
bene lo stesso, dato che neppure lei ne era convinta. Le stava venendo un po’
da piangere e così si smaterializzò.
Sentendo il classico rumore della materializzazione Draco si
sporse dallo schienale del divano per vedere se era Hermione. Era lei. Con gli
occhi lucidi.
-Granger… è stato così dura lasciare Potty e Lenticchia?-
Lei fece un gesto seccato.
-Lasciami stare, Malfoy. Lasciami stare.-
Il biondo la scrutò per un momento.
-Oh, hai saputo della Loovegood. Era ora.-
Hermione lo raggiunse nella saletta che le faceva da camera
da letto.
-Spostati, Malfoy, quello è il mio letto. Comunque come fai
a saperlo?-
Draco scrollò le spalle.
-Tu sei stata tanto attenta a me e poco al tuo ragazzo.-
-Non sono stata attenta a te!-
-Sai elencare per filo e per segno la mia personalità. Ma
non ti sei accorta che il tuo ragazzo ti metteva le corna. Complimenti, ottima
osservatrice.-
Lei lo fulminò con lo sguardo.
-Forse riesco ad osservare solo le persone alle quali non
tengo.-
-Forse. Ma se fossi così, Granger, sarebbe una cosa
piuttosto inutile. Sai perfettamente cosa ho farei io, una persona alla quale
non tieni, ma non sai cosa farebbe un tuo caro amico. Non è una situazione a
tuo favore.-
Hermione sbuffò pesantemente e si prese la testa fra le mani.
-Lasciami stare, Malfoy. Ti prego, stasera non ho voglia di
discutere con te. Sono distrutta.-
-Ti facevo più resistente, Granger. Dopotutto non è successo
niente di terribile.-
-Non capisci niente Malfoy. Quindi vattene.- lo guardò negli
occhi. –Per favore, vattene.-
Lui stranamente non fece commenti e se ne andò in camera.
Dopo un attimo ritornò.
-Non perderti in tristi pensieri, Granger. Pensa solo a
dormire, va bene?-
La mora annuì, ma quelle parole la fecero sentire strana.
Sembravano parole gentili.
-Va bene. Buonanotte.-
-‘Notte. E… te lo dico perché domattina partiamo presto e
non voglio che quelli della hall accanto a me vedano uno zombie con le
occhiaie.-
Hermione si ritrovò a sorridere. Gentilezza? No, Malfoy era
sempre Malfoy.
Ringrazio: Savannah (anche io ho fatto
pensieri sconci!! ^///^), patty (povero Ron… ho cercato di
scagionarlo in qualche modo da quello che gli avevo fatto fare, ma non so se ci
sono riuscita… insomma… era un adolescente confuso, prendiamola così… ^^), mirtilla
(ti sei spiegata benissimo ed io la penso come te… comunque Draco inizia ad
ingentilirsi. Poi dice qualcos’altro che cancella la gentilezza, ma è già un
progresso! =) ), isabell (Ron non ha reagito tanto male, ma
giusto perché era scioccato… mi sa che gli darò la possibilità di fare una
delle sceneggiate che gli piace tanto fare, ma ancora non ho deciso), super
gaia, MissBecker
Draco fece un particolare
incantesimo d’appello per controllare che non avessero lasciato niente nella
stanza. Diede un colpo di bacchetta alla ventiquattrore di pelle nera e quella
scomparve.
-Bene, è tutto a posto.- borbottò
facendo mente locale. –Granger, sei pronta?-
Lei comparve sulla soglia della
stanza con un’espressione indecifrabile.
-Io… ho un piccolo problema.-
sussurrò mordendosi il labbro inferiore.
-Cosa?- sbottò il biondo
sbuffando rumorosamente.
-Non ho vestiti.-
-Non mi pare che tu sia nuda,
quindi…-
-Intendevo che non ho altri
vestiti se non quelli che indosso. Ieri ero talmente scombussolata che non li
ho presi.-
-Allora torna a prenderli. Ma
muoviti, non ho intenzione di sprecare tutto il giorno qui. Siamo diretti a Rio
de Janeiro e là di prima mattina ci sono delle onde fantastiche.-
Hermione inarcò le
sopracciglia.
-Fai surf?-
-No, mi butto così tra le onde,
giusto per il gusto di affogare.-
La mora fece una smorfia.
-Non sarebbe una brutta cosa.
Comunque non mi sembri il tipo da surf.-
-Perché, che tipo sono?-
-Un tipo molto pallido.-
Draco strinse le labbra.
-Non amo il sole, ma il mare mi
piace.-
-E pensavo che questa per te
non fosse una vacanza.-
-Infatti non è una vacanza.-
-Allora dovresti evitare le
distrazioni. Ed il surf è sicuramente una distrazione.-
-Se è per questo, tu sei
una distrazione.- sbottò, ma solo dopo che ebbe pronunciato quelle parole si
accorse del senso che potevano assumere. Era abituato a definire “distrazione”
una cosa bella. Una cosa bella alla quale preferiva dedicarsi invece di fare
quello che doveva fare, qualunque cosa fosse. A scuola Blaise Zabini, la
buon’anima che cercava di farlo studiare almeno il minimo indispensabile,
diceva che le donne erano la sua distrazione. Quando da piccolo faceva i
capricci per passare i pomeriggi nel grande parco di Malfoy Manor a giocare,
piuttosto che ad ascoltare persone vestite di nero fare discorsi su quanto
fosse giusto uccidere altre persone dal sangue impuro, suo padre gli diceva che
i giochi erano distrazioni. Quindi, in quel momento, aveva appena detto che
preferiva pensare alla saccente Mezzosangue che si portava dietro piuttosto che
a quello che in realtà doveva fare. E non era così.
-Con distrazione intendo che
sei noiosa e che mi fai perdere tempo.- precisò facendo un gesto seccato con la
mano.
-Io non ti faccio perdere
tempo, sei tu che lo predi da solo. Comunque, non posso tornare
all’Addestramento Auror.-
-E perché mai?-
-Perché immagino che stamattina
Harry abbia consegnato la lettera di dimissioni che gli ho dato. Una volta che
uno non frequenta più il corso non riesce a trovare il luogo
dell’Addestramento, che è protetto da un incantesimo. Avrei bisogno di un pass
per entrare, cosa che non ho.-
Draco sbuffò.
-E quindi?-
-E quindi… shopping!-
-Vuoi dire… adesso? Scordatelo!
Io devo cavalcare quelle onde!-
-Non adesso, appena arriviamo!
Tu cavalchi le tue onde ed io mi faccio un giro per negozi.-
Il biondo annuì.
-Mi sembra ragionevole.-
La materializzazione fu
piuttosto lunga, dato che dovevano spostarsi di parecchio, ma quando arrivarono
convennero entrambi che il posto valeva il viaggio. Si trovavano su una
spiaggia di finissima sabbia bianca, completamente deserta. Era piccola e
accogliente, molto intima. Se non si fossero trovati lì assieme al proprio
nemico dei tempi della scuola probabilmente avrebbero trovato la cosa
estremamente romantica. Ma Draco pensava solo alle onde ed Hermione solo
all’abbronzatura che si sarebbe fatta con quel sole.
-Malfoy, questo posto è splendido!-
-Lo so.- rispose lui laconico.
Fece comparire una tavola da surf. –Io vado in mare, che mi resta poco tempo
prima che il sole inizi a scottare. Tu va’ pure a comprarti i tuoi vestiti.-
esitò. –Ce li hai i soldi, vero?-
-Certo che ce li ho! E se anche
non li avessi preferirei chiedere la carità piuttosto che farmeli dare da te.-
replicò Hermione.
-Allora dammi centocinquanta
galeoni, la metà di quel che ho pagato per la suite di Casablanca.-
-Non ci penso nemmeno! Dormire
sul divano non vuol dire usufruire di una suite!-
-Mica ti ho obbligato io a
stare sul divano. Se ti fossi infilata nel mio letto, e mi avessi trovato
addormentato e molto eccitato, tanto da ospitare una Mezzosangue tra le mie
lenzuola, non ti avrei di certo scacciata. Una donna è sempre una donna, anche
con degli insignificanti occhi scuri e dei capelli cespugliosi.-
-Potrebbe essere un buon
ragionamento, se a farlo fosse un uomo.- sbottò lei guardandolo male.
-Oh, mi hai ferito al cuore,
Granger.- sussurrò lui con espressione fintamente colpita, portandosi una mano
al petto. Fece una smorfia. –Adesso smettiamola di discutere. Ci… vediamo dopo?
Torna qui, quando hai finito.-
Hermione fece cenno di sì con
la testa e poi si diresse verso la scogliera che riparava la spiaggetta. Seguì
il sentiero ed arrivò in cima, ritrovandosi su una strada sterrata,
completamente deserta. Si rese conto di non avere la minima idea di dove fosse
la città. Si accasciò a terra, sbuffando e fissando il mare. Sulla spiaggia un
puntino, Draco, si muoveva verso la distesa d’acqua blu scuro. Aveva in mano
una tavola da surf ed indossava una muta verde smeraldo. Lo guardò entrare in
mare ed issarsi sicuro sulla tavola. Scivolava su quelle onde e le onde si
piegavano, docili ed ubbidienti, sotto ogni suo comando. Fiero e sicuro, cadeva
e tornava su, affondava e riemergeva, combatteva.
Hermione sospirò e si rialzò in
piedi, spolverandosi i jeans. Era meglio tornare giù, altrimenti se Draco
l’avesse vista guardarlo o, come sicuramente l’avrebbe messa lui, spiarlo, da
lassù l’avrebbe sicuramente tormentata per una settimana dicendole che lui era
troppo irresistibile anche per lei. Cosa assolutamente non vera. Avrà pure
avuto un bel corpo, ma era Draco Malfoy, freddo, insopportabile, antipatico, con un
carattere assolutamente incompatibile con il suo.
Ripercorse
il sentiero e si sistemò sulla sabbia tiepida. Provò a stendersi per dormire un
po’, ma la paura di scottarsi era troppo grande, così si ricordò di un gioco
che faceva da piccola, quando andava al mare con i suoi genitori. Prese a
strofinare i piedi nudi nella sabbia, scavando una buca. Continuò fino a che
due polpacci bagnati e muscolosi, ricoperti da deliziosi peli biondi, non
invasero la sua visuale.
-Hai deciso di seppellirti,
Granger? Perché se è così ti do una mano.-
Lei fece una smorfia, alzando
lo sguardo sul ragazzo.
-Mi spiace deluderti, Malfoy,
ma non ti libererai di me tanto presto. Piuttosto, sei già di ritorno dalla tua
cavalcata? Sarai stato in mare per circa una decina di minuti, mi aspettavo più
resistenza.-
-Non parlare di cose che non
conosci. Per una persona non allenata, come ora sono io, anche dieci minuti
sono faticosi. Ed io, per la cronaca, sono stato in mare per più di mezz’ora!-
-Certo, come vuoi.- borbottò
Hermione facendo un gesto con la mano e riprendendo a scavare.
Draco si lasciò cadere in
ginocchio e le bloccò le caviglie con le mani.
-Odio essere provocato,
Granger. Perché poi non mi so controllare, devo provocare anche io.-
-Non ti ho provocato.-
-Invece lo hai fatto.- mormorò
lui. La sua voce era bassa e sapeva di sfida. –Se credi di avere ragione,
dimostralo. Resisti dieci minuti.-
La mora scosse la testa,
sorridendo sarcasticamente.
-Io non sono capace, Malfoy.
Non mi reggerei nemmeno in piedi su quella tavola.-
-Allora come fai a dire che
dieci minuti sono pochi?-
Hermione sbuffò.
-Io non…
-Appunto. Tu dovresti stare
zitta. Ma non ci stai mai. Quindi adesso, per punizione, verrai con me nel
mare, sulla mia tavola.-
-Non ci penso nemmeno!-
-Vogliamo vedere?-
Si guardarono negli occhi,
l’uno ghignando, l’altra digrignando i denti. Poi, con una mossa fulminea che
colse la ragazza di sorpresa, Draco tirò su Hermione e la sbatté malamente in
mare. L’acqua dell’Oceano era talmente fredda che la mora non trovò la forza di
lanciargli contro una maledizione.
Lui la raggiunse poco dopo,
schizzandola.
-Allora, Granger, che mi dici?-
-Che tu sei un pazzo furioso!
Bastardo!-
Il biondo scrollò le spalle.
-Freddo, eh? Per questo ho
messo la muta. Un surfista professionista lo sa che si deve stare attenti alla
temperatura dell’acqua. Ma tu non sei una surfista professionista. E questo ti
ricorderà di non parlare prima di conoscere le cose. Comunque non preoccuparti,
quella magliettina bianca ti dona.-
Hermione arrossì furiosamente e
si portò una mano all’altezza del seno. –Porco.- sibilò.
-Grazie.- fece una smorfia e
poi prese a spiegarle le regole basilari del surf. Dopo qualche minuto la
ragazza sapeva già stare in piedi sulla tavola e Draco dovette riconoscere che
era molto determinata.
-Visto, Malfoy? Ora cosa dici?-
chiese lei gonfiandosi d’orgoglio, ma dimenticando per un attimo di stare
attenta al vento, che con una folata le fece perdere l’equilibrio, facendola
cadere in acqua. Il biondo aspettò che riemergesse per scoppiarle a ridere in faccia.
-Dico che dovresti imparare a
contare fino a dieci, prima di parlare.-
Hermione storse il naso.
-Non mi prendo nemmeno la briga
di replicare, Malfoy.- mormorò con il fiato corto, trascinandosi a riva.
Esausta, si lasciò cadere lunga distesa sulla sabbia, incurante di quei
fastidiosi granelli di sabbia che si attaccavano alla sua pelle bagnata. Draco
la raggiunse e fece la stessa cosa.
-Dopotutto, per essere la tua
prima volta, non sei andata male.- ghignò. –Non così male. Anche se
secondo me avresti potuto dare di più.-
-Non mi spreco per cose che non
mi serviranno a niente, nella vita.-
-E cosa ne sai? Potrebbe
servirti. Dovresti essere aperta ad ogni eventualità.-
-Lo sono.-
-No, tu credi di
esserlo. Tipico atteggiamento Grifondoro. Voi credete di controllare tutto, ma
non è così. Noi Serpeverde siamo aperti ad ogni eventualità.- fece una smorfia.
–Infatti sto viaggiando con te.-
Hermione si girò verso di lui.
-Sei davvero aperto ad ogni
eventualità?-
Draco scrollò le spalle.
-Sì, te l’ho appena detto.-
-Bene. Allora verrai a fare
shopping con me.-
Il biondo scoppiò a ridere.
-Tu scherzi! Io non faccio
shopping! È una cosa da… donne!- sbottò facendo una smorfia mentre
pronunciava l’ultima parola. La ragazza inarcò un sopracciglio.
-Ma dovresti essere aperto ad
ogni eventualità, Malfoy.-
-Per prima cosa dobbiamo
trovare la città. Hai la minima idea di dove sia?-
-In realtà no, Granger, ma non
vedo il problema, basta chiedere a qualcuno.- fermò una anziano signore
abbronzato che passava di lì a bordo di un camioncino malridotto. In perfetto
portoghese gli domandò qualcosa che Hermione non capì. Lo guardò gesticolare e
poi, miracolosamente, sorridere. Si girò verso di lei.
-Sono un mito, Granger!-
esclamò.
-E perché mai, di grazia?-
-Ho trovato un posto per
dormire! Oltre che la città.- saltò sul dietro aperto del camioncino. –Forza,
muoviti.-
Lei guardò scettica la discreta
sporcizia che gli avrebbe fatto compagnia per il viaggio. Che non sapeva
nemmeno se fosse lungo o breve.
-Io non salgo.-
Draco sbuffò e le tese la mano.
Era candida e curata, dai tratti quasi femminili, ma comunque grande, forte.
Solo guardando meglio si potevano notare delle lievi cicatrici. Hermione si
domandò come se le fosse procurate, ma l’occhiata penetrante di lui, che aveva
seguito il suo sguardo, le disse che la risposta non le sarebbe piaciuta
affatto. Mettendo da parte il suo lato schizzinoso, quello femminile, strinse
quella mano tesa e s’arrampicò sul dietro del furgoncino.
La città era poco lontana,
bastava seguire la strada sterrata e nel giro di dieci minuti si arrivava in
centro. Rio era molto caotica, già di prima mattina. Quel giorno, poi, c’era il
mercato. Hermione seguì con sguardo affascinato una donna dalla pelle scura
tenere per mano due bimbe dagli occhi neri come la pece e sulla testa un cesto
con della frutta.
-Malfoy… quando vedi cose come
queste non ti viene da pensare che il mondo sia bello?- domandò sottovoce. Lui
sorrise impercettibilmente.
-Sì.-
Lei lo fissò, sorpresa.
-Davvero? Non era
un’affermazione sarcastica?-
-No.-
-È strano. Tu sei sempre… così
negativo. Davvero riesci ad apprezzare un’immagine come quella?-
-Certo. Non sono un mostro,
Granger. È solo che… poi mi ricordo che noi non viviamo in quel mondo.- strinse
le labbra e la sua espressione divenne dura. –Che io non vivo in quel
mondo. E tutto fa di nuovo schifo.-
-Ma…
Draco fece un gesto seccato.
-Lascia stare. Piuttosto, trova
questi benedetti negozi.-
-Non andiamo per negozi, ho
un’idea migliore.- sorrise. –Bancarelle!- sospirò e lo fissò negli occhi.
–Comunque…
-Granger, ti ho detto lascia
stare.-
-Lascio stare, te lo giuro, ma
tra un attimo. Voglio solo dirti che so che non sei un mostro.-
-Ah. Grazie.-
-Prego.- scrollò le spalle,
facendogli capire che chiudeva l’argomento, e poi lo trascinò per il labirinto
di tavolini traballanti, fermandosi ogni trenta secondi per ammirare qualcosa.
Si poteva trovare di tutto, dagli abiti tipici, ai costumi del carnevale
brasiliano, alle borsette che andavano di moda.
-Malfoy… guarda questa stoffa!-
esclamò toccando delicatamente un pareo di morbida seta. –Lo compro?-
-Dipende… posso usarlo per
soffocarti?-
-No! Sei odioso! Veramente non
capisco come… oh.- si era interrotta all’improvviso ed i suoi occhi si
illuminarono. Draco seguì il suo sguardo: andava ad una bancarella di costumi
da bagno. Microscopici costumi da bagno.
-Granger, cosa…
-Ho bisogno di un costume.-
borbottò lei scattando in avanti senza neanche accorgersi di aver preso il
ragazzo per un braccio. –Quel costume.- indicò un bikini nero con i laccetti.
Lo prese in mano e lo guardò con aria scettica. Appoggiò il pezzo di sopra
sulla maglietta ancora umida dal bagno di poco prima.
-Secondo te mi…- si bloccò
all’improvviso ed arrossì. Stava per chiedergli se secondo lui le andava bene.
E questo implicava che guardasse il suo seno. Cosa che non voleva accadesse.
Riprese il controllo. –Chiedi alla signorina se posso provarlo?-
Il biondo scosse la testa, ma
fece come gli era stato chiesto. Hermione vide la ragazzina dietro al banco
scuotere la testa. Poi vide Draco sorridere e la stessa ragazzina fare un cenno
verso un posticino appartato coperto da una tenda. Il ragazzo si girò verso di
lei, indicandole la stessa direzione della ragazza dietro al tavolino.
-Puoi andare lì. Ma fa’ in
fretta, a questa qui non fa per niente piacere che tu occupi un posto al quale
credo sia molto affezionata.- intercettò un’occhiata perplessa. –Non chiedermi
quale possa essere il suo grado di affettività con quello pseudo-camerino.-
-Potresti sempre sorriderle
un’altra volta.-
-Se lo facessi credo che mi
regalerebbe la bancarella, la roulotte che c’è lì dietro e che si offrirebbe di
farmi da compagna di viaggio. Così ne avrei due, una che rompe le balle e una
che fa tutto quello che voglio.- ci pensò su. –O forse potrei sorridere anche a
te, così magari mi faresti tu da dama di compagnia, una che stia zitta e non
critichi tutto quello che faccio.-
Hermione si chiuse dietro la
tenda.
-A me il tuo sorriso non
farebbe né caldo né freddo. Anche se sorridere un po’ di più non ti farebbe di
certo male.-
-Perché?-
-Perché sorridere fa bene e
perché il tuo sorriso non è esattamente da buttare.-
Draco ghignò, anche se la mora
non lo poté vedere.
-Due complimenti in nemmeno un
quarto d’ora. Attenta, potei pensare che tu ti stia innamorando di me.-
-O forse potrei starti adulando
per poi rubarti tutti i soldi.-
-Possibile.-
Restarono in silenzio, ognuno
preso dai propri affari. Hermione dal costume, che non riusciva ad allacciare
sul collo, Draco dalla ragazzina dietro al banco che lo stava fissando
insistentemente.
Dopo un attimo, la mora
comparve da dietro la tenda. Indossava il pezzo di sotto del bikini e reggeva
quello di sopra con le due mani.
-Malfoy… potresti fare il nodo?
Io non ci riesco, con lo sforzo che mi hai fatto fare in mare non posso nemmeno
sollevare le braccia.- chiese, rossa come un peperone.
Lui si riscosse dai pensieri
indecenti che aveva appena effettuato. O meglio, che i suoi ormoni avevano
appena effettuato. Annuì, recuperando la sua maschera di indifferenza. Afferrò
con mani tremanti i lacci e fece un fiocchetto. Senza fare apposta sfiorò
quella schiena bianca con un dito. Rabbrividì a quel contatto e sentì che
Hermione aveva fatto lo stesso. Chiuse gli occhi. Respirò. Riprese il controllo
del proprio corpo e riaprì gli occhi. Stabilì che era stato il caldo.
-Granger, ho fatto.-
-Ah… sì.- mormorò lei, scossa.
Si girò, titubante. –Cosa faccio, lo compro?-
-Fa’ quello che vuoi.- tagliò
corto Draco, girando i tacchi. Hermione passò una mano sul tessuto. Quel
costume… doveva essere suo. Non sapeva perché, ma sentiva che comprarlo sarebbe
stata una mossa giusta. Tornò nel “camerino”, si rivestì, ed andò a pagare,
cercando di non pensare alla parte razionale della sua mente, che fremeva per
darle una spiegazione della scossa elettrica che aveva sentito nello stomaco
qualche attimo prima.
-Io non dormo qui!- esclamarono
in coro i due ragazzi dopo aver visto quale sarebbe stato il loro letto.
La padrona di casa, una donnina
rotondetta sulla cinquantina, scosse la testa.
-Non… capire. Io non capire.-
mormorò.
Draco le dette spiegazioni in
portoghese. Hermione lo vide chiudere gli occhi e sbuffare impercettibilmente,
segno che evidentemente non c’erano altri posti per dormire.
-Granger… dormirò per terra, se
la cosa di dividere il… letto ti crea dei problemi. E se invece la cosa ti
andasse bene, io non russo e non mi muovo troppo, quindi la notte non dovrebbe
essere difficoltosa.- disse il biondo con voce piatta.
-No, non ho nessun problema.-
La donna, notando che alla fine
il diverbio sembrava essere concluso, abbandonò la stanza con un sorriso.
I due ragazzi si distesero sul
letto, senza spogliarsi, in silenzio, guardandosi di sottecchi. La tensione era
palpabile. Qualcuno doveva rompere il silenzio, altrimenti sarebbe stato
impossibile dormire, con tutto quel nervosismo che aleggiava nell’aria.
Hermione prese fiato.
-Malfoy, come mai conosci il
portoghese?-
-Mio padre sosteneva sempre che
la cultura e le lingue fossero la cosa più importante per un ragazzo che
sarebbe diventato il nuovo rappresentante della famiglia Malfoy. Così ho avuto
parecchie governanti, tra cui una brasiliana, che mi hai insegnato il
portoghese, una italiana. Il francese me l’ha insegnato mia madre.-
-È… bello conoscere tante
lingue.-
-Credo di sì.-
Il silenzio calò di nuovo. Si
guardarono per un attimo senza in realtà vedersi per il troppo buio. Draco si
ritrovò a darsi mentalmente del deficiente. Portare la Granger non era stata
affatto una buona idea. Era diversa da quel che credeva. Pensava di portarsi
dietro una ragazzina timida e introversa, invece si ritrovava una… ragazza vera
che si provava microscopici costumi da bagno e gli rompeva anche parecchio le
scatole. Non era così che doveva andare. Si mosse irrequieto tra le coperte.
-Malfoy… hai detto che non ti
muovevi troppo.-
-Appunto, non che sarei restato
immobile. E poi non mi pare di averti dato fastidio.-
-Certo che me ne hai dato. Hai
fatto rumore.-
Il ragazzo sospirò.
-Credo che sia inevitabile,
dato che le molle di questo coso devono avere come minimo un secolo.-
-Sì, ma evita di muoverti,
questi rumori sono… orribili.- mormorò Hermione, stingendosi al corpo ancora
vestito la coperta leggera. –Non mi piace sentire di questi rumori quando non
sono in camera mia.-
Draco scoppiò a ridere.
-Non starai mica cercando di
dirmi che hai paura del buio.-
-Certo che no.-
-Certo che no.- ripeté lui con
voce strascicata. La mora poté percepire il ghigno di scherno che le stava
rivolgendo.
-Se ho detto no, ho detto no.
Piantala.-
-Vuoi che accenda una candela?-
-Ho detto smettila!- sbottò
un’altra volta Hermione, voltandogli le spalle.
-Va bene. Allora adesso dormo,
buonanotte.-
Lei non rispose nemmeno. Chiuse
gli occhi, ma sapeva che non sarebbe riuscita a dormire. Aveva… paura. Del
buio, sì, aveva paura del buio. In fondo, cosa c’era di male? Si girò piano
verso il compagno di viaggio. Vedeva la sagoma scura della sua schiena. Vedeva
i suoi muscoli rilassati alzarsi e abbassarsi lentamente. Si era addormentato.
In un attimo era crollato. Sorrise e prese a cercare la sagoma di qualcosa che
assomigliasse vagamente ad una candela. Ad un tratto la trovò: era sul comodino
di Draco. Questo implicava che lei si sporgesse verso il suo lato. Non sarebbe
stato troppo difficile se il ragazzo fosse stato voltato di pancia o si
schiena, ci sarebbe potuta arrivare senza troppi problemi. Lui, però, era
complicato anche nel dormire. Era steso su un fianco, con le braccia strette al
petto. Arrivare dall’altra parte senza toccarlo, e di conseguenza svegliarlo,
era praticamente impossibile. Eppure doveva tentare, con quel buio non sarebbe
mai riuscita ad addormentarsi. Si issò sul braccio sinistro ed allungò il
destro verso il comodino. Trattenne il respiro ed afferrò la candela,
portandola dalla sua parte. Con la sua bacchetta l’accese e sorrise
soddisfatta. La luca era tenue e le permetteva di vedere poco, ma così andava
più che bene. Mise la candela sul suo comodino e tornò a stendersi sulla
schiena. Si girò verso Draco, e si accorse che lui la stava guardando.
-Punto mio.- mormorò ghignando.
Hermione si passò una mano tra
i capelli.
-Va bene. Ma siamo solo uno a
zero, Malfoy.-
-Come vuoi, Granger.-
-Come vuoi tu. Adesso
dormiamo.-
-‘Notte, allora.-
Il biondo chiuse gli occhi. La
ragazza, invece, guardò lui. Era senza maglietta ed il suo torace si vedeva
senza problemi. Il ventre era piatto e la pelle si tendeva sui muscoli
perfettamente. Una piccola cicatrice gli solcava il fianco destro. Si ritrovò a
chiedersi come se la fosse procurata. Si ritrovò a chiedersi se potesse toccarla.
A quel punto si addormentò.
In tutta sincerità, questo
capitolo non mi piace poi tanto. Però ho provato tante versioni e quella che mi
sembrava migliore era questa. Spero che comunque apprezzerete lo sforzo. Dal
prossimo capitolo si tornerà a parlare dei cinque Luoghi della Magia, ma prima
volevo far “rilassare” un pochino i nostri eroi. Mi piace vederli e confusi.
Giovani e confusi. Li adoro! Vedremo che combineranno più avanti.
La luce del mattino colse Draco ed Hermione schiena contro
schiena nello scomodo le letto che li aveva accolti per la notte.
Il ragazzo fu il primo a svegliarsi. Si stropicciò gli occhi
e spostò una ciocca di capelli, disordinati dal movimento notturno che, per
quanto lui potesse sostenere, era stato piuttosto agitato, dietro all’orecchio.
Sbadigliò poco finemente e si girò, trovandosi faccia a faccia con i capelli di
Hermione, una specie di cespuglio.
-Dio santo, Granger, che è successo alla tua testa?- mormorò
ghignando.
-Niente. Al mattino è così.-
-Se un uccellino si posasse sulla tua chioma credi che
riuscirebbe ad uscirne?-
-Dato che è detto da uno che ha appena sbadigliato come un
orso, non mi prendo la briga di darti ascolto, Malfoy.-
-Gli orsi sono carini.- esclamò il biondo imitando la voce
di una ragazzina.
-“Carino” non è la definizione che più ti si addice.-
ribatté Hermione alzandosi dal letto e cercando qualche vestito comprato il
giorno prima per cambiarsi.
-E quale sarebbe la definizione che più mi si addice?-
-Molto gentile da parte tua. Comunque, tu sei petulante. E
insopportabile. E saputella. Mi sembra che tra i due quella messa peggio sia
tu. O sbaglio?-
-Sbagli. Mi hai chiesto una definizione ed io te ne ho data
una. Avrei potuto continuare e la lista e allora ti assicuro che sarebbe stata
dura trovare quello messo peggio.-
Draco la scrutò.
-Quindi siamo due persone veramente cattive?-
La mora sorrise, rendendosi improvvisamente conto di quello
che era effettivamente: una persona veramente cattiva. Non cattiva nel senso
che facesse del male, ma cattiva… cattiva. Si era ubriacata. Aveva
scommesso. Aveva abbandonato l’accademia di Auror, la carriera che tutti si
aspettavano avrebbe intrapreso, il suo ragazzo, il che era stato un bene, dato
che l’aveva tradita, ma quando si era decisa a non tornare all’Addestramento
ancora non lo sapeva, ed aveva seguito il nemico per antonomasia in un viaggio
che non sapeva neppure dove l’avrebbe condotta. Inoltre su questo nemico faceva
pure pensieri sconci. Era una ragazzaccia.
-Direi di sì, Malfoy. Siamo cattivi.-
-Io sono cattivo, Granger. Su di te c’è ancora un bel
po’ di lavoro da fare. Ma abbiamo tempo, non c’è problema.-
-Davvero? Mi farai diventare cattiva come te?-
Lui ghignò.
-No, molto di più. Renderò vero il detto “l’allievo ha
superato il maestro”. Vedrai cosa diventerai, Granger. Potter non ti
riconoscerà più quando tornerai.- le si avvicinò di qualche passo. –Se
tornerai.- fece un altro passo. –Perché potresti anche decidere di fare
qualcosa che pensavi non avresti mai fatto. Potresti continuare a seguire me.-
Hermione, spalle al muro, lo fissò negli occhi.
-Io non diventerò Mangiamorte, Malfoy. Io non voglio
diventare Mangiamorte. Non Auror, ma nemmeno Malgiamorte.-
Draco strinse gli occhi. Cosa stava dicendo? Perché le stava
dicendo una cosa simile? E poi intendeva veramente diventare Mangiamorte con
“continuare a seguire me”? No. Non intendeva quello. Lui non voleva diventare
Mangiamorte, quindi non poteva intendere quello. Intendeva seguire lui,
come persona. Lui come Draco. Quel pensiero lo colpì in pieno ed il ragazzo si
ritrasse esternamente, indietreggiando di un poco, ma la scossa l’aveva
ricevuta dall’interno. In mezzo allo stomaco, forte come non mai. Scrollò le
spalle.
-Lo so. Dicevo tanto per dire, Granger.-
-Meglio così.-
Si voltarono le spalle, prendendo una maglietta ciascuno. La
mora esitò.
-Malfoy… ti cambi prima tu o prima io?-
-Io faccio in un minuto.- tolse i jeans e si voltò verso la
ragazza, permettendole di vederlo a figura intera. Indossava dei boxer neri
aderenti e sapeva l’effetto che faceva il suo corpo agli occhi delle donne. Il
suo corpo era come il suo sorriso: irresistibile. Forse era per quello che a
scuola li aveva mostrati entrambe così poco. Non voleva che gli altri lo
conoscessero e lo additassero solo per quello. Già il suo cognome gli pesava
sulle spalle, non voleva che lo facesse anche il suo fisico. Eppure anche non
mostrandolo le ragazze l’avevano visto. Sorrise impercettibilmente. Era tutto
merito della linguaccia di Pansy. Ma questa volta voleva che lei lo vedesse. E
che lo ammirasse, anche. Perché? Perché la cosa lo faceva sentire superiore.
Era confuso e aveva bisogno di sapere che lei lo era altrettanto. E quello era
l’unico modo che conosceva per confondere le persone di genere femminile.
Hermione, dal canto suo, il corpo del ragazzo lo aveva
notato. Come avrebbe potuto non farlo? Era così… perfetto. Ogni muscolo al
posto giusto. La pelle candida, quella striscia di peluria bionda sulla pancia.
Le cosce ed i polpacci tonici, ben torniti. Anche i suoi piedi erano perfetti.
Si riscosse da quei pensieri e lo guardò in faccia. Anche
lui la stava guardando. Era come se tutto fosse sospeso. C’era magia,
nell’aria. E la ragazza non capiva se fosse per le loro aure di maghi, o se
fosse per qualcosa di diverso.
Draco sospirò, rompendo l’atmosfera. Ora sapeva che anche
lei era confusa, lo aveva letto nei suoi occhi. Eppure la cosa non lo aiutava.
Doveva provare qualcosa d’altro. Forse, doveva procedere con più calma.
S’infilò la maglietta ed i pantaloni.
-Fatto. Puoi… cambiarti.-
-Io… va bene, ma puoi uscire?-
Un'altra fitta al petto gli mozzò il respiro.
-Posso restare?- sussurrò.
La mora si morse il labbro inferiore.
-Cosa?-
-Io vado al mare.- rispose lui. La solita maschera
d’indifferenza di nuovo sul volto. –Voglio approfittare della mattina, dato che
c’è poco sole. Tu se vuoi puoi venire giù e farti un bagno, oppure andare in
biblioteca ed iniziare le ricerche. O aspettarmi, se preferisci. Se non sai da
che parte iniziare.-
-Credo… di poterci riuscire. Ma non so come arrivare alla
biblioteca.-
-Chiedi alla figlia di Sannia, lei parla inglese. Stentato,
ma credo che riuscirete a capirvi.-
Draco arrivò alla biblioteca ed individuò Hermione
all’istante. Era seduta al tavolino più nascosto, come a scuola, ed era quasi
sommersa da enormi volumi. Si vedeva che leggere era quello che amava. Come
quando stava analizzando i suoi appunti. Una gamba ripiegata sotto l’altra,
l’estremità della piuma in bocca, la mano destra intenta a tormentare una
ciocca di capelli, quella sinistra impegnata a tenere il segno sul libro,
l’espressione concentrata.
La raggiunse e occupò una sedia accanto a lei.
-Ciao, Granger. Trovato qualcosa?-
La mora sussultò e si portò una mano al petto.
-Malfoy! Mi hai spaventato, non ti avevo visto.-
Lui ghignò.
-Silenzioso, veloce e sinuoso come un serpente. Tecnica
Malfoy.- si appropriò di un libro a caso e prese a sfogliarlo distrattamente.
–Cose del genere le ho già lette, non dicono nulla che possa servire.-
-Lo so, l’ho notato e non so più che fare. Stare qui è
inutile.-
-No, non inutile. È solo che stai cercando argomenti
sbagliati in libri sbagliati.-
-Che stai dicendo? Sto cercando informazioni sui cinque
Luoghi della Magia su quei pochi libri di magia che ci sono qua dentro. Che
altro dovrei cercare?-
-Non troverai mai informazioni sulla magia, soprattutto sul
genere poco conosciuto con cui abbiamo a che fare, in una biblioteca babbana.
Qua dentro dobbiamo concentrarci sui libri che parlano della città per trovare
qualcosa che risulti strano, qualcosa che i babbani reputino come una particolarità.
Le macerie di Casablanca, doveva sorgeva la montagna dalla quale si vedeva il
simbolo, erano indicate su parecchi volumi. Ci basta trovare qualcosa del
genere e abbiamo quasi sicuramente il luogo che stiamo cercando. Quello è il
primo passo.-
Hermione lo ascoltava interessata, prendendo mentalmente
appunti.
-Va bene. Ed il secondo?-
-Il secondo è fare ricerche sulla storia del Luogo. E per
fare quello ci dovremo addentrare nella parte magica di Rio. Mi sono già
informato, Sannia ci potrà accompagnare dopo pranzo. Lì arriverà la parte
difficile, perché le informazioni saranno poche e sparpagliate. Ma questa è
un’altra storia, ti spiegherò tutto oggi pomeriggio.-
-Sannia è una strega?- domandò la ragazza perplessa. –Non ho
visto nulla che potesse far pensare alla magia, a casa sua.-
Draco sghignazzò.
-Tranne noi due, vorrai dire. Perché credi che ci abbiano
ospitato?-
-Perché le persone del posto sono ospitali?- azzardò la mora
scrollando le spalle.
-Come sei ingenua. Lo hanno fatto perché hanno dei conti in
sospeso con mio padre ed io ho promesso che avrei tentato di fare qualcosa, se
ci avessero offerto un letto.-
-Dei… conti in sospeso?-
-Sì. Hanno una fattoria che li fa andare avanti e mio padre
minaccia di requisirgliela. Sono una famiglia purosangue, ma non si sono
alleati con Voldemort. I Mangiamorte gliela stanno facendo passare brutta.-
-Che cosa orribile.- mormorò Hermione portandosi una mano
alla bocca. Eppure la sera prima quella donnetta dai fianchi tondi le era
sembrata così serena!
Il biondo scrollò le spalle.
-Ci si abitua. Vanno avanti così da anni, piegandosi ai
ricatti. Forse quando tornerò a casa riuscirò a cambiare qualcosa. Se non
dovesse succedere, noi intanto abbiamo avuto un posto per dormire comunque.-
La ragazza sbuffò pesantemente.
-Quando dici queste cose davvero non ti sopporto. Sei
orribile come tutti gli altri. Infondo non te ne frega niente, proprio come a
tuo padre non interessa se lascia della povera gente a morire di fame.
Lavoriamo, che è meglio, Malfoy.-
Lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma lasciò perdere.
Riportò i volumi che erano sul tavolo e li rimise a posto sugli scaffali. Ne
prese degli altri e ne passò qualcuno ad Hermione. Cercarono in silenzio,
entrambi dimenticandosi della presenza dell’altro. Dopo una mezz’oretta, la
ragazza scosse il braccio di Draco.
-Ehi, Malfoy… leggi un po’ qua.- gli mise “Curiosità di Rio
de Janeiro” sotto gli occhi e gli indicò il paragrafo sottolineato.
-“Caratteristiche sono le dodici grotte di Santa
Eleonora, che si trovano all’estremo est della città. Portano quel nome
perché…” niente d’interessante, “…Sono state scoperte pochi anni fa, ma
gli studiosi credono che abbiano molte migliaia di anni. La cosa particolare è
che nelle prime undici si è riusciti ad entrare e sono accessibili al pubblico,
mentre l’ultima, quella che si crede sia la più piccola, è inaccessibile per le
forti correnti che fluiscono davanti all’apertura. Leggende popolari sostengono
che sia la grotta stessa a respingere gli intrusi.”- rilesse il tutto
velocemente, a bassa voce. –Molto bene, Granger. Credo proprio che abbiamo
trovato quello che ci serviva.- strinse le labbra. –Brava.-
Hermione sorrise compiaciuta.
-Grazie. Metterò questa tua ultima parola nel bagaglio degli
eventi interessanti. Mi hai fatto un complimento.-
-Lo so. Se fai qualcosa di buono, so e saprò riconoscerlo.
Se fai qualcosa di sbagliato, te lo farò notare allo stesso modo. Credo che
così la nostra convivenza sarà più facile. Non pensi anche tu?-
-Credo di sì. Farò lo stesso.-
-Molto bene. Ora andiamo a mangiare, così possiamo dedicarci
al resto delle ricerche. Se andiamo avanti di questo passo entro domani potremo
cercare di entrare nella grotta e vedere se in effetti avevamo ragione. In caso
di risposta affermativa, avremo bisogno di qualche altro giorno per raccogliere
i dati e tirare le nostre conclusioni. Dopodiché, potremo goderci in resto
della settimana e fare quello che preferiamo.-
Hermione sorrise stancamente.
-Una cosa alla volta, Malfoy. Iniziamo ad andare da Sannia.-
La donna li aspettava sulla porta con un sorriso. Aprì le
braccia, indicando ai due giovani di entrare ed accomodarsi a tavola. Rosana,
la figlia, era già seduta e stava condendo dell’insalata, mentre Nadir, il
marito, stava mettendo sulla griglia del pesce.
-Accomodatevi, casa nostra è casa vostra.- disse Rosana
incespicando appena sulla parole e sorridendo ad entrambi. –Mio padre… sta
mettendo su pesce, per pranzo, per voi.-
-Grazie. Di tutto, voglio dire, anche per l’ospitalità.-
rispose Hermione sedendosi accanto a lei. –Qua è bellissimo e voi siete
gentilissimi.- tirò una gomitata a Draco. –Malfoy, traduci a Sannia quello che
sto dicendo.-
Il ragazzo riferì parola per parola ai due adulti e si
lasciò addirittura abbracciare dalla donna quando questa, commossa, gli si era
lanciata tra le braccia. Il biondo fece una smorfia da sopra la sua spalla.
-Dice che è lei quella felice di averci qui. Dice che le
facciamo provare tenerezza perché la facciamo sentire di nuovo giovane e con
tanta voglia di avventura.-
-Com’è dolce!- sospirò la mora.
-Com’è matta, direi io.- sbottò lui sciogliendosi
dall’abbraccio. –Solo una persona non troppo sana di mente potrebbe trovarci
teneri.-
-O forse solo qualcuno che non ci conosce.-
-Io non…
La discussione venne interrotta da Nadir, che fece un gesto
verso il tavolo, intimando a tutti in portoghese di accomodarsi e mangiare.
Il pranzo era squisito e, sebbene capirsi tra tutti fu
piuttosto difficile, riuscirono anche a chiacchierare.
Dopo un’oretta si ritrovarono di nuovo in marcia, diretti
verso la parte magica di Rio de Janeiro.
-Sannia dice che la biblioteca è alla fine del paese e che
resta aperta fino a notte fonda. Stavo pensando… prima possiamo fare un giro
per negozi, tanto non abbiamo fretta, no?-
Hermione lo scrutò.
-Per me va bene, non c’è problema. Ma pensavo che odiassi i
negozi.-
-Io non odio i negozi, odio le ragazze che vanno per negozi
e che emettono quei gridolini fastidiosi davanti ad ogni vetrina.- ripensò alle
sensazioni che aveva provato il giorno prima. –E le ragazze che mi chiedono di
allacciargli i vestiti. Non sono capaci a farlo da sole, mi chiedo?-
La mora si oscurò in volto.
-Ti ho chiesto aiuto per il semplice motivo che non riuscivo
nemmeno a sollevare le braccia, da tanto mi avevi fatto stancare.-
-Tesoro, non è colpa mia se sono un amatore eccezionale.-
sussurrò lui in tono sensuale, guardandola maliziosamente. Hermione arrossì
violentemente e abbassò lo sguardo. Solo la notte prima si era chiesta che
amante fosse Draco.
-Sei un cretino, Malfoy. Hai capito a cosa mi riferivo.-
-Ma guarda, sei arrossita. Ma me lo dovevo aspettare, cosa
può aver fatto una ragazzina come te? Che come primo e unico ragazzo ha avuto
Weasley.-
-La mia vita sessuale non è affar tuo!- sbottò la ragazza.
-Tu non hai una vita sessuale.- disse in tono strascicato
lui. Si girò e la scrutò. Lei si stava chiaramente arrabbiando e sapeva bene
che sarebbe stato meglio lasciar perdere. In fin dei conti, cosa gli importava
se era stata a letto con quel pezzente? Niente. Strinse le labbra. Non era
vero, gli importava eccome. Non voleva che avesse fatto del sesso con Weasley.
Perché con Weasley sì e con lui no?
-Non ti deve interessare!-
-Lo so, ma mi interessa lo stesso. Hai fatto sesso con
Weasley?-
Hermione arrossì un’altra volta.
-Non ne voglio parlare, va bene? Cambiamo argomento,
Malfoy.- sbuffò. –Per favore.-
Draco sospirò.
-Va bene, chiudo l’argomento.- ghignò. –Per ora.-
-Tu…
Sannia si girò e disse qualcosa in portoghese, gesticolando
freneticamente.
-Malfoy, cos’ha detto?-
-Di smettere di litigare, che roviniamo l’atmosfera. Che
atmosfera, lo sa solo lei.-
Restarono in silenzio, guardandosi in cagnesco mentre la
donna che li precedeva picchiettava con la bacchetta su un muro di mattoncini
rossi. Si aprì un varco, come per entrare a Diagon Alley, e un lungo viale
costeggiato da palme li accolse. Su un grande cancello di legno troneggiava la
scritta “Bem-vindo”.
-La vedi quella?- Draco gliela indicò. –Vuol dire
benvenuti.-
Hermione sgranò gli occhi.
-Ma dai? Non ci sarei mai arrivata!- disse sarcasticamente.
Lui le lanciò un’occhiataccia, ma non disse niente. Si
addentrarono per il villaggio, guardando le vetrine. Aiutarono Sannia a fare la
spesa e fecero un giro.
-Granger, io mi devo fermare un attimo a prendere una cosa.-
comunicò all’improvviso Draco, occhieggiando verso una cartoleria.
-Va bene, vengo con te.-
Lui sbuffò.
-Non c’è bisogno che tu mi segua ovunque.-
Hermione pensò al belvedere che aveva stando dietro di lui.
No, era necessario. I suoi occhi lo richiedevano.
-Non pretenderai mica che tu vada in una cartoleria, dove ci
sono penne e cose che adoro, mentre io me ne stia qua a sciogliermi sotto al
sole, vero?-
-Oh, fa’ come vuoi, Granger.-
Entrarono ed il biondo andò direttamente al reparto della
carta da lettere. Guardò ogni tipo, soffermandosi ad osservare le decorazioni
sui bordi. Stava decisamente cercando qualcosa di preciso. Hermione gli si
avvicinò lentamente.
-Hai bisogno di una mano?-
Il ragazzo sussultò, ma si guardò bene dall’ammettere che si
era spaventato.
-No, ho scelto.- le mostrò la carta da lettere, con dei
minuscoli gatti neri come decorazione.
-Non sapevo ti piacessero i gatti.-
-Io odio i gatti, come tutte le altre bestie. Non è per me,
devo darla ad una persona.-
-Oh. A chi?-
-Non ti riguarda.- tirò fuori i soldi e pagò. –Andiamo, su.-
Sannia li condusse alla biblioteca e li lasciò alle loro
ricerche. I due ragazzi svuotarono gli scaffali che contenevano libri sulla
magia oscura. Lessero per delle ore, senza mai rivolgersi la parola, entrambi
concentratissimi. Dopo un paio d’ore, Draco si stropicciò gli occhi.
-Granger… direi che per oggi basta.-
-Ma non abbiamo trovato nulla di nuovo!- ribatté la mora
chiudendo violentemente un pesante volume.
-Non importa, torneremo dopo la visita della grotta. Adesso
sappiamo che sui cinque Luoghi della Magia abbiamo già tutta la documentazione,
ma non abbiamo cercato specificamente qualcosa sulla grotta. Vediamo domani,
non è un problema.-
La ragazza sospirò.
-Okay. Anche se odio sprecare un intero pomeriggio e non
arrivare ad una conclusione.-
Draco la fissò negli occhi.
-Sai qual è sempre stata la differenza tra me e te, Granger?
Sai perché a scuola abbiamo ottenuto praticamente gli stessi risultati ma tu
sei sempre stata considerata una secchiona e io no?-
Hermione fece per ribattere che non era una secchiona, ma
lui non le lasciò il tempo di dire una parola.
-Perché tu hai sempre avuto fretta. Fretta di consegnare i
compiti, fretta di rispondere, fretta di far capire che sai le cose. E allora
se alla gente tu non lasci nemmeno il tempo di realizzare quale sia la domanda
quella si scazza e inizia a parlarti dietro. E così ti fai la tua reputazione
orribile.-
-La mia reputazione non era affatto orribile!-
-Come no! Tu eri considerata una verginella che pensava
solamente allo studio, io un latin lover.-
-Tu andavi a letto con tutte, io no.- ribatté la mora
facendo una smorfia.
-Errore, tutte volevano andare a letto con me. C’è una bella
differenza.-
-Sarà. Ma per quanto ne so non eri felice lo stesso.-
Draco spalancò la bocca per ribattere, ma la richiuse poco
dopo. Le rivolse un ghigno.
-Touché, Granger. Uno pari. Adesso andiamocene a casa, sto
crollando.-
Distesi nel letto, schiena contro schiena ma stando bene
attenti a non sfiorarsi, facevano entrambi finta di dormire. In realtà stavano
ascoltando l’uno il respiro dell’altro, anche se non avevano idea del perché.
Dopo una decina di minuti, Draco si mosse irrequieto.
-Granger, piantiamola con questo giochino, mi sto
innervosendo.- sbottò sottovoce.
-Che giochino?-
-Lo sai che giochino. Piantiamola e dimmi perché non riesci
a dormire.-
Lei si girò sulla schiena e sospirò.
-Non so perché non riesco a dormire. Non ci riesco e basta.-
-Dovresti, invece. Abbiamo del lavoro da sbrigare, domani.-
-Sì, lo so, ma non ci riesco proprio. Sono agitata.-
-E cosa potrebbe calmarti?-
Hermione si strinse nelle spalle.
-Harry.- disse semplicemente. Poté percepire uno strato di
ghiaccio frapporsi tra lei ed il ragazzo.
-Potter.- sbottò lui digrignando i denti. –Figurarsi.-
-È lui che mi calma quando sono agitata, non posso farci
niente.-
Draco sbuffò.
-E sentiamo, cosa fate di speciale?- chiese seccamente.
-Immagino che potrei calmarti benissimo anche io. Potter non sa fare niente che
io non sappia fare.-
-Nulla di quello che stai pensando, Malfoy.- mormorò la mora
lanciandogli un’occhiataccia. –Parliamo e basta. E tu non ami parlare, si sa.-
-Non amo parlare, ma ti assicuro che posso farlo, se lo
voglio.-
-Davvero?-
-Certo, mica sono deficiente. Forza, cosa vuoi che ti dica.-
-Ecco, appunto. Una persona che vuole parlare con un’altra
non fa domande del genere. Non ti dovrei dire di cosa parlare, dovremmo parlare
e basta.-
Restarono in silenzio, sospirando una volta l’uno ed una
volta l’altro.
-Va bene, Malfoy. Facciamo così, inizio io a parlare, altrimenti
succede che non finisce più questa storia.-
-Certo.- acconsentì lui. –Parla.-
-Okay. Allora… ehm… la carta da lettere che hai comprato
oggi è… per la Parkinson, vero?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Non so. Hai detto che non è per te, quindi la devi regalare.
E di sicuro non lo regali ad un ragazzo, quindi ho pensato che fosse per una
ragazza. E dato che tu e Pansy state insieme…
-Noi non stiamo insieme, Granger.- precisò lui seccato.
-Davvero? Io sapevo di sì.-
-Ci siamo lasciati.-
-Oh. E perché?-
Draco sbuffò.
-Non sono affari tuoi.- rispose laconicamente.
-Come facciamo a parlare se tu mi rispondi sempre “non sono
affari tuoi”?-
-Dobbiamo per forza parlare di Pansy?-
-Guarda che io ho iniziato a parlare della carta da lettere,
tu mi hai fatto spostare la conversazione su Pansy. Se parlare di lei ti da
fastidio, dimmi per chi è il regalo.-
Il biondo strinse le labbra.
-Mi ha chiesto se l’amavo e io le ho detto di no.-
Hermione si voltò verso di lui. Stava fissando il soffitto
con espressione indecifrabile.
-Ed era la verità?-
-Certo. Non ero innamorato di lei. Era così… stupida.-
-Però lo dici come se te ne fossi pentito.-
Draco scrollò le spalle.
-Facevamo del gran sesso.-
-Oddio. Lei sarà pure stata stupida, ma tu sei tremendamente
superficiale.-
-Lei diceva che mi amava, ma non era vero. Lei non sapeva
cosa vuol dire amare. E immagino che non lo sappia tuttora. Però era l’unica
che mi stava vicino, a scuola.-
-Non è vero. Molti ti stavano vicino.-
-Mi pare di averti già detto che la gente mi ama ma solo per
il mio nome.-
-Quel giorno avevi incluso anche Pansy in quella categoria.
Ora la stai tirando fuori.-
-Non so cosa pensare di Pansy. Stavamo insieme dal secondo
anno, praticamente. Se non avesse provato anche solo qualcosa per me mi
avrebbe lasciato prima.-
-Immagino di sì. Forse… forse lei ti ama sul serio e sei tu
che non sei mai riuscito a capirlo.-
-Non credo. Se una ragazza mi amasse sul serio, io lo
capirei. È una vita che cerco qualcuno disposto ad amarmi, se riuscissi a
trovare quella persona me ne accorgerei, te lo assicuro.-
Hermione trattenne il fiato. “È una vita che cerco qualcuno
disposto ad amarmi”. Parole forti. Molto forti. Che lei neppure riusciva a
capire fino in fondo. Aveva sempre avuto qualcuno che l’amasse. I suoi
genitori, Ginny, Harry. Pure Ron, anche se il suo amore era da prendere con le
pinze.
-Guarda che lo troverai qualcuno disposto ad amarti. Tutti
trovano almeno una persona disposta ad amarlo.-
-Non lo so. Non lo so proprio. Ci dev’essere qualcosa di
strano, in me.-
Hermione sghignazzò.
-Questo sicuramente.-
Il biondo la guardò male. Lei abbassò lo sguardo.
-Okay, scusa, ho detto una cosa stupida. Cos’hai di strano?-
-Ho di strano che la gente pensa una cosa senza conoscermi e
poi mi conosce, ma non cambia idea.-
-Allora probabilmente quello che pensa di te prima di
conoscerti è la stessa cosa che pensa dopo.-
-Sì, ma nonostante questo sta lo stesso con me.-
La ragazza si passò una mano sugli occhi.
-Aspetta, mi sto perdendo. In che senso?-
-Nel senso… ah, come faccio a spiegartelo?!-
-Fammi un esempio.-
-Tu. Tu sei l’esempio perfetto. Come puoi venire in giro con
me se mi odi? Mi odi da sempre, da quando eravamo a scuola. Viaggiamo insieme
da quasi tre settimane e non hai cambiato atteggiamento nei miei confronti. È
lo stesso che avevi ad Hogwarts. Mi odi per principio. Come tutti gli altri.-
Hermione scosse lentamente la testa, riflettendo.
-No.- sussurrò.
-Cosa? Certo che sì. Puoi sinceramente ammettere che da
quando abbiamo iniziato questo viaggio tu mi tratti in maniera diversa?-
-No, non sto dicendo questo. Io intendevo che io non ti odio
affatto.-
Il ragazzo si voltò verso di lei, stupito.
-Non mi odi?-
-No, Malfoy. Non sul serio, almeno.-
-Me sei sempre così… cioè, questo vuol dire che non mi
odiavi nemmeno a scuola?-
-No, non ti odiavo nemmeno ad Hogwarts.-
-Questo non è vero! Tu, Potter e tutti gli altri Grifondoro
mi odiavate e mi odiate ancora.-
-Harry ti odia. E anche Ronald e molti altri miei amici. Ma
non io. Prima ti reputavo soltanto un ragazzino viziato ed antipatico. Per
questo mi comportavo così. E dato che lo penso ancora, continuo a comportarmi
così. Semplice, Malfoy. Anzi, non è vero. Antipatico, ma non viziato.
Piuttosto, il contrario di viziato: abbandonato.-
-Abbandonato…- Draco assaporò quella parola. Lei aveva
capito esattamente come si sentiva. La cosa lo fece rabbrividire. –Granger…
nemmeno io ti ho mai odiata. Detestata quando la tua mano schizzava in alto,
questo sì. Quando facevi guadagnare tutti quei punti alla tua casa. Quando
Silente convocava i Caposcuola più bravi che avesse e a te guardava con
ammirazione, a me con rassegnazione. Anche adesso, quando fai la saputella, ti
detesto. Ma non ti odio.-
Hermione sorrise al soffitto.
-Bene.- sospirò. Non sapeva cosa dire. Era stata una
chiacchierata strana. Loro due nello stesso letto, vicini, a dirsi che non si
odiavano. Aveva una leggera voglia di abbracciarlo, quindi doveva chiudere la
conversazione prima che facesse qualcosa di cui poi quasi sicuramente si
sarebbe pentita. –Malfoy… ora mi sono calmata. Se vuoi, possiamo dormire.-
Il pensiero di rispondere “e se io non volessi?” balenò
nella mente di Draco, ma lo scacciò.
-Certo, dormiamo.- disse invece, girandosi di pancia e
abbracciando il cuscino.
Chiusero gli occhi, pensando a qualcosa di diverso della
discussione appena avvenuta. Draco si sentiva in debito. Perché la Granger lo
aveva fatto sentire veramente bene, dicendogli che non lo odiava. E che avrebbe
trovato qualcuno che lo avrebbe amato come lui preferiva. Odiava sentirsi in
debito.
-Granger… quella carta da lettere è per mia madre.- confessò
in un sussurro.
-Oh. E perché non volevi dirmelo?-
-Perché è da bambini fare regali alla propria madre.-
-A me invece sembra una cosa molto bella che tu abbia
qualcuno a cui regalare una cosa del genere. Che tu abbia tua madre. Non sei
solo, Malfoy. Non sei solo.-
Lui sospirò.
-Ora lo so.-
Il silenzio si riappropriò della stanza ed il sonno prese i
due giovani mentre entrambi si domandavano se l’ultima frase del biondo non
avesse un significato molto più profondo di quanto potesse sembrare.
Bene, ecco a voi un altro capitolo! Come vi sembra? Non sono
carini i nostri due ragazzi? Forse Draco sta uscendo un po’ dal suo classico
personaggio, ma ho pensato che se questo povero ragazzo non poteva permettersi
di essere confuso e con gli ormoni in subbuglio a diciotto anni e quando non è
sotto il controllo del padre, non poteva permetterselo più! Per come la vedo io
Draco ed Hermione si stanno scambiando un po’ i ruoli. Lui si sente confrontato
con una libertà che lo vede non costretto ad essere “cattivo”, mentre Hermione
si ritrova con una libertà che non la vede costretta ad essere “buona”. Mi
stanno venendo delle idee interessanti! Va bè, ditemi poi voi cosa ne pensate!
Ringrazio:
Patty (accorgersi che Hermione non è un
alieno… gran bel passo avanti per Draco!), hermione, mira
’82, patty87 (adoro la complicità. E adoro che se la
creino loro, piano piano. Comunque in questo capitolo Draco risponde “non sono
affari tuoi”. Ma Hermione me lo smonta subito. ^^ eh, quella ragazza è troppo
furba. Spero che ti vada bene lo stesso! Comunque, ti assicuro che il nostro
bel biondino non rivelerà tutto subito ad Herm), lydia (voilà,
fatta pareggiare! ^^ Ma non si fermeranno all’uno pari!), Savannah
(visto, ti ho dato qualche altra parte di Draco. Dovrai aspettare ancora un
po’, ma prometto che prima o poi te lo faccio vedere tutto, il nostro
fantastico boy! ^^), abdromeda89, mirtilla, super
gaia, bimba88 (allora, che sono attratti, almeno
fisicamente, l’uno dall’altro è ormai palese. Quindi per il tuo tanto atteso
bacio è solo questione di tempo! Pazienza, mia cara, pazienza! *questa sarebbe
l’imitazione di mia nonna quando le dico - a settembre - che non vedo l’ora che
finisca la scuola* ^^), Draco/Hermione 4ever………… GRAZIE A TUTTI!
Una mezz’oretta più tardi erano di nuovo in marcia, diretti verso le
grotte
GALEOTTA FU LA BARCA
Quando Hermione si svegliò, la mattina dopo, Draco non era
nel letto accanto a lei. Nella stanza, al suo posto, c’era Rosana che
spolverava i quadri appesi alla parete. Non appena notò che la ragazza non
stava più dormendo, le sorrise.
-Bene svegliata!- esclamò mettendole accanto ai piedi dei
vestiti puliti.
-Grazie, Rosana.- rispose la mora stropicciandosi gli occhi.
–Senti, scusa, ma… dov’è Malfoy?-
L’altra ragazza scrollò le spalle.
-Lui… è andato fuori, stamattina. Presto. Ha detto che aveva
da fare. Doveva… spe… come si dice? Mandare una lettera. Con un gufo.-
-Ah. Spedire, è così che si dice.- mormorò Hermione con un
sorriso. Era andato ad inviare la lettera a sua madre. Le venne quasi da
pensare che fosse dolce. Si riscosse dal pensiero e tornò a prestare attenzione
alla ragazza, che intanto si era seduta sul letto di fianco a lei. –Non sai
quando torna?-
-No, ma io credo molto presto.- le sorrise dolcemente. –Il
tuo fidanzato non starà fuori a lungo.-
La mora arrossì come non mai.
-Malfoy non è il mio fidanzato, Rosana. Noi… ci odiamo.-
ripensò alla conversazione della sera precedente. –Anzi, no, non è vero, non è
odio, ma… antipatia. Molta antipatia.-
-Infatti… è una situazione un po’ strana. Insomma… non ci
sopportiamo molto, non facciamo altro che beccarci con battutine e simili, ma…
questo viaggio mi sta piacendo da morire. Voglio dire, mi piace per la storia
dei cinque Luoghi della Magia, ma anche… per la compagnia.-
L’altra ragazza la scrutò per un lungo attimo.
-È lui che ti piace.- mormorò con un sorriso.
-No! Hai frainteso, lui non… Malfoy non mi piace!-
-Sì invece. Io vedo come lo guardi.-
Hermione scosse violentemente la testa.
-Assolutamente no! Rosana, io e lui…- tracciò una croce per
aria con le mani. -… non esiste. Io e Malfoy non può esistere. Neanche a
pensarci.-
-Allora… tu piaci a lui.- sentenziò la ragazza annuendo
convinta.
-Anche questa è fantascienza.-
-No, Hermione. Io… io sento che tra voi c’è qualcosa.
Vibrazioni. Noi streghe di qua riusciamo a percepire cose che voi non riuscite
nemmeno ad immaginare.-
La mora corrugò la fronte.
-Com’è possibile? Siamo streghe allo stesso modo.-
-No, non è vero. Noi sfruttiamo i nostri poteri in modo
diverso dai voi. Voi fate un uso… davvero molto grande delle bacchette, noi no.
Noi ascoltiamo la natura. Io posso appoggiare il palmo della mano a terra e
dirti se domani sarà bello o brutto. Noi non abbiamo pozioni, abbiamo solo erbe
e abilità e conoscenza nell’usarle. Voi avete incantesimi, noi solo semplici
formule da recitare e che funzionano solo se c’è fiducia in queste. La vostra
magia è raffinata, la nostra più…- Rosana prese fiato, in cerca di una parola
adatta.
-Rozza?- le andò in aiuto Hermione. Ormai pendeva dalle
labbra della ragazza.
-Rozza, sì. La nostra magia appartiene alla terra. E non è
così potente come la vostra, ma… ci permette di captare cose che voi non
captate. Noi… sentiamo le emozioni. Aleggiano intorno a tutti, così chiare. E
quelle che ci sono tra te e Draco…
-Ti sbagli, Rosana.- la interruppe la mora sbuffando.
L’argomento non le piaceva affatto.
-No, non sbaglio.- le posò due dita sulla mano. La pelle
scura contrastava con quella bianca, creando un effetto stupendo. Rosana indicò
le mani con un cenno. –Voi due siete così, come la nostra pelle. Diversi.
Troppo diversi. Eppure le vostre mani sono uguali. Sono solo mani. Mani che si
cercano. E voi siete solo ragazzi. Ragazzi che si cercano.-
Hermione deglutì. Le stava venendo un groppo in gola. Era
vero, lei e Draco erano diversi, ma la sera prima, quando avevano parlato così
bene, aveva avuto la sensazione che il suo corpo la stesse spingendo verso
quello di lui. Che si attirassero a vicenda. Per quello aveva spento la luce di
tutta fretta.
-Rosana, io… Malfoy non è il mio tipo. Non è il tipo di
nessuno, lui… ama la libertà. Non è adatto per stare con una ragazza. Non sa
impegnarsi.-
-Ma tu… vorresti che lui si impegnasse con te?-
Hermione arrossì un’altra volta.
-No, non intendevo questo. Non stavo parlando specificamente
di me, dicevo in generale. Non è adatto per avere una ragazza, una qualsiasi.-
-Ma lui ti piace?- insisté l’altra.
-No… non lo so.- mormorò sconsolata la mora. –Cioè, so che
non mi piace, ma…
-Sai che qualcosa c’è. Sai che quando lo vedi qualcosa
dentro di te si muove.-
-Sì, proprio così. Voglio dire… ieri sera abbiamo parlato un
po’ e lui mi è sembrato tanto solo. Mi ha fatto pena e questa è una cosa
davvero incredibile perché lui è Draco Malfoy, non è stato creato per
fare pena. Lui non ha mai fatto pena a nessuno, perché lui è ammirato e
invidiato e lui è… bello.-
Rosana le sorrise.
-Lui è davvero bello.- concordò. –Molto bello. È questo che
ti attira di lui?-
Hermione scrollò le spalle, riflettendo.
-No. Cioè, la sua bellezza l’ho notata, non si può non
notare, ma non è quello. Forse… vorrei solo essergli amica. Solo poterlo
consolare quando è triste e cose del genere. Forse… se Harry sta da una parte e
Malfoy da quella opposta, io mi trovo nel mezzo. Forse posso instaurare lo stesso
rapporto che ho con il mio migliore amico anche con Malfoy. O almeno qualcosa
di simile.-
Rosana sospirò.
-Ascolta, Hermione. Se l’amicizia sta una parte e l’amore da
quella opposta, tu ti trovi nel mezzo. Devo solo scegliere la direzione da
prendere.- le sussurrò all’orecchio prima lasciare la stanza.
Quando Draco arrivò a casa di Sannia erano tutti attorno al
tavolo a fare colazione. Nadir era appena tornato dalla pesca e stava
raccontando di un suo compagno che era caduto dalla barca. La moglie e la
figlia ridevano, mentre Hermione guardava in alternanza i presenti, cercando di
comprendere qualche parola di portoghese.
Il ragazzo si fermò a contemplare il quadretto dalla porta.
Erano belli, tutti insieme. Sembravano una famiglia. Hermione non ne faceva
parte, ma tra loro, in quell’atmosfera gioiosa, ci stava così bene che quasi
non si notava che era l’unica ad avere la pelle bianca. Quello che stonava,
invece, era lui. Con il suo muso lungo, con quell’aria perennemente annoiata.
Eppure non poteva cambiare, per quanto si sforzasse. Perché lui era così, era Draco
Malfoy, ed infondo non gli dispiaceva neanche poi tanto. Odiava essere
figlio di suo padre, odiava che la gente lo giudicasse per il suo cognome,
questo sì, ma non odiava essere com’era. Sorridere poco, passare il tempo da
solo a pensare o dedicarsi alle ricerche, fare il misterioso. Questo lo amava.
E non aveva intenzione di smettere di essere così, ma adesso… adesso che era
arrivata quella Mezzosangue… Gli faceva come da mamma, ascoltandolo e
dicendogli cose relativamente carine, come che non lo odiava. E a lui non
piaceva essere trattato così. Doveva essere il contrario, casomai. Doveva
essere lui, quello esperto, quello che sapeva cos’era la vita, ad “accudire”
lei, a dirle cosa doveva fare e come si doveva comportare. Doveva essere lui a
saperne di più. E fino a che la ragazza ne aveva saputo poco o niente dei
Luoghi della Magia, era stato così. Ma adesso, che era entrata nella ricerca e
che lui le aveva spiegato tutto, la Mezzosangue lo stava superando. Perché, dal
lato umano, era palese che lei ne sapesse di più. Lei aveva dei genitori che
l’amavano, amici che le volevano bene, perfino un ragazzo che l’aveva tradita
alle spalle. Aveva esperienza, molta di più di quanta ne avesse lui. Di cosa le
poteva parlare? Di Pansy o di sesso, erano queste le cose di cui era pratico.
Il sospiro di frustrazione che aveva emesso fece voltare gli
altri.
Tutti gli sorrisero cordialmente, tranne Hermione, alle
prese con lo stomaco, che si era messo a fare le capriole non appena aveva
visto il biondo col petto e le gambe bagnate e la maglietta bianca che gli si
appiccicava alla pelle, mettendo in evidenza quei muscoli compatti che ormai
vedeva ogni santo giorno, ma ai quali ancora non si era abituata.
-Bom dia.- salutò lui facendo un passo avanti. Si scusò in
portoghese di essere bagnato. Poi si rivolse ad Hermione, il sorriso che aveva
sulle labbra si spense e lasciò il posto al solito ghigno. –Buongiorno anche a
te, Granger. Sono stato a fare un bagno.-
-L’avevo intuito. Fa’ attenzione, Malfoy, ancora qualche
giorno e potresti iniziare ad abbronzarti.-
Lui scrollò le spalle.
-Impossibile, sono protetto da un incantesimo.-
La ragazza sgranò gli occhi.
-Odi così tanto il sole?-
-Così tanto, sì. Ora ti spiacerebbe farmi posto?-
Hermione si scostò con la sedia e ne chiamò un’altra con un
incantesimo d’appello. Fece segno al biondo di sedersi.
Draco si accomodò, gli occhi ridotti a fessure.
-Non devi per forza essere così gentile, Granger.-
-Lo so, ma oggi mi va di essere gentile e lo sono. Se la
cosa non ti va bene, allora arrangiati.-
Lui sbuffò impercettibilmente. Era giornata di litigata, a
quanto pareva.
-Mi va bene, ti stavo solo dicendo che non devi farlo per
forza. Non mi aggredire per ogni cosa che dico.-
Sbuffò anche Hermione e lanciò uno sguardo a Rosana,
compiaciuta di avere avuto ragione: tra lei e Malfoy non ci poteva mai essere
niente. Ma la ragazza le rispose con un sorrisino enigmatico che lasciava
intendere che era ancora presto per poter dire qualcosa. La mora tornò a
dedicare la sua attenzione al biondo.
-Non ti aggredisco, mi comporto solo come fai tu. Mi hai
risposto male e l’ho fatto anche io.-
-Perfetto, così siamo pari.- grugnì abbassando lo sguardo ed
iniziando ad imburrarsi una fetta di pane. –Ora lasciami fare colazione in
santa pace, per favore.-
-Ma certo, puoi fare quello che ti pare, mica ti dico
niente.- si alzò di scatto, seccata, facendo stridere le gambe della sedia sul
pavimento. –Comunicami cosa facciamo oggi per le ricerche. Sempre che la cosa
non ti dia troppo fastidio.- e se ne andò borbottando qualcosa. Qualcosa che
Draco colse distintamente: “insopportabile ragazzo”.
Scosse lentamente la testa, non riuscendocapacitarsi di come avesse fatto ad arrivare
a quel punto, a farla alzare furiosa ed andare in camera. Bevve una sorsata di
latte ed intercettò lo sguardo di Sannia e Rosana, di entrambe rassegnato.
-Insomma, che ho fatto?- sbottò il ragazzo infastidito.
-Non ci si comporta così, Draco.- lo riprese la ragazza più
giovane.
-Guarda che io non ho fatto proprio niente.-
-Invece sì, sei stato scortese dopo che lei aveva fatto un
gesto gentile nei tuoi confronti.-
-Non voglio che lei faccia gesti gentili nei miei confronti
solo perché le faccio pena.-
Rosana sospirò con l’aria di una che sapeva qualcosa più di
lui, si alzò e prese a sparecchiare la tavola. Passando dietro Draco gli
accarezzò lievemente una spalla, mormorando un “benedetto ragazzo”.
Lui si alzò e la raggiunse al lavello, sotto lo sguardo
confuso di Sannia e Nadir.
-Che vuoi dire? Cos’era quello sguardo? Cosa sai che io non
so?-
-Niente, Draco. Niente.-
-Bugiarda!-
-Assolutamente no. Io non so niente che tu non sappia.-
Il ragazzo si passò una mano sul volto, massaggiandosi
lentamente le tempie.
-Non ti capisco.-
-Non è una novità, non lo fa quasi nessuno.- lo spinse di
lato con un fianco, andando a recuperare la scopa ed incominciando a spazzare
per terra. –Ora scusami, Draco, ma devo pulire qui. Perché non vai a chiedere
scusa ad Hermione?-
-Perché io non chiedo scusa!- sbottò lui prima di andarsene
borbottando un seccato “donne”.
Draco andò in bagno, si sciacquò e il viso e si guardò nello
specchio. Rosana gli aveva fatto venire i nervi, ma infondo aveva ragione.
Secondo lui non aveva fatto nulla di male, aveva solamente fatto notare alla
Granger che non voleva la sua gentilezza, se questa era dettata da… non sapeva
lui neppure cosa. Insomma, se questa non era sincera. Enon poteva essere sincera, perché quella
ragazza non era mai stata gentile con lui. Perché non doveva esserlo,
perché i suoi amici non volevano e tutte quelle storie lì. Però che litigassero
così non andava affatto bene. Considerando quanto erano testardi tutti e due.
Si sarebbero verificate situazioni nelle quali non si sarebbero rivolti la parola
per settimane e la cosa non avrebbe di sicuro aiutato la loro ricerca. Con
passo strascicato si diresse verso la camera che lui ed Hermione dividevano.
Lei era seduta sul letto e leggeva una pergamena con un sorriso a trentadue
denti stampato in faccia. Con la mano destra accarezzava una civetta bianca che
Draco si accorse di conoscere: la civetta di Potter.
-Posta?- domandò con voce bassa e rauca, facendo sussultare
la mora.
-Sì, posta.- rispose lei, fredda, il sorriso che lentamente
si spegneva.
-Cosa vuole Potter?-
Hermione sospirò.
-Come fai a sapere che è di Harry?-
-La civetta, mi sembra ovvio.-
-Oh, Edvige. Certo.-
-Beh, allora, cosa dice Potter?- insisté Draco, sedendosi
sul letto accanto a lei e cercando di sbirciare il contenuto della lettera.
-Niente, voleva salutarmi e sapere se stavo bene.-
-Sapere se non ti ho ancora sgozzato?- chiese il biondo
inarcando un sopracciglio.
Hermione abbozzò un sorriso.
-Non l’ha messa in questi termini, ma leggendo tra le righe
la domanda che salta fuori è più o meno quella.-
-Allora rispondigli che per ora stai bene, ma che non sai
fino a quando riuscirò a trattenere i miei istinti.-
-Così sembra che tu stia parlando di qualcosa di sconcio,
Malfoy.- gli fece notare la ragazza, e Draco si ritrovò a pensare che non
sapeva neanche fino a quando sarebbe riuscito a trattenere quegli
istinti.
-Figurati se a Potty il verginello potrebbe venire in mente
di pensare una cosa del genere.-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia.
-Stai offendendo i miei amici e questo mi fa venire in mente
che un attimo fa hai offeso anche me e che sono ancora arrabbiata.-
Il biondo sospirò. Era arrivato il momento più difficile.
-Granger, senti… per quello che è successo di là… io non…
cioè, io…
-Tu cosa, Malfoy?- lo spronò lei incrociando le braccia al
petto e fissandolo negli occhi con espressione interessata.
-Io… oh, andiamo, hai capito cosa voglio dire!- sbottò Draco
seccato. Non gli piaceva per niente che le persone si prendessero gioco di lui.
-Sì, ma voglio sentirtelo dire.-
Lui si scostò un ciuffo di capelli biondi dal viso,
riflettendo sulla parole da usare.
-Tu… se lo desideri puoi essere gentile con me senza che io
ti chieda perché tu lo stia facendo o commenti in modo da offenderti quello che
stai facendo, va bene?-
Hermione sbuffò.
-Al diavolo, sei troppo furbo per queste cose. Va bene,
Malfoy.- sospirò. –E comunque dispiace anche a me per aver reagito così. Ero
solo un po’ nervosa, mi sono alzata male.-
-Perfetto, ora abbiamo chiarito.- si stese sul letto, le
braccia dietro la testa e lo sguardo diretto verso il soffitto. –Come credi che
abbia fatto la civetta di Potter a trovarti?-
-Non ne ho idea, ma Edvige è straordinaria. Esegue sempre
gli ordini, anche a costo di ridursi stremata.-
-Estremamente esibizionista, come il padrone.-
-Oh, Malfoy, piantala che nemmeno tu sei un santo.-
-Appunto. Lui è san Potter, io no. E credimi, la cosa mi va
più che bene.-
-Se lo dici tu.-
-Certo che lo dico io.- si tirò su e prese in mano alcune
pergamene che stavano appoggiate sul comodino. –Cosa sono queste?-
Hermione si girò e quando notò cosa il biondo aveva in mano
arrossì violentemente.
-È roba mia, Malfoy, ridammele.-
Lui scosse la testa, iniziando a srotolarle.
-Non prima di averle lette.-
Lei gli si buttò addosso, cercando di riprenderle, ma Draco
fu più veloce, afferrò la bacchetta e le lanciò addosso un incantesimo
Pietrificante.
La mora lo guardò minacciosa.
-Se leggi quelle lettere, Malfoy, ti assicuro che le
sottospecie di scuse che mi hai fatto un attimo fa non basteranno per farmi passare
l’arrabbiatura.-
-Pazienza, te ne farò di migliori.- disse distrattamente lui
iniziando a leggere. Circa ogni due parole faceva una smorfia disgustata.
-Per la barba di Merlino, Weasley ti scrive cose disgustose!
Non credevo potesse essere tanto melenso. Questa roba è squallida! Inoltre, è
anche un analfabeta, non c’è una frase che non contenga almeno un errore!-
commentò non appena ebbe finito.
-Non è di Ron.-
-Davvero? E di chi allora? Chi potrebbe supplicarti di
prenderlo in considerazione per avere una storia? Chi potrebbe dirti che se tu
non gli dai un’altra possibilità lui non riesce più a vivere?-
Hermione si risparmiò del tutto di rispondere.
-Non me lo vuoi dire, Granger? Allora rimani Impastoiata per
tutto il giorno.-
La ragazza sospirò, valutando le possibilità. Se lui diceva
una cosa, la faceva, aveva avuto modo di capirlo in quelle settimane. Quindi,
restare lì a quel modo tutto il giorno oppure vergognarsi da morire confessando
e riacquistare l’utilizzo dei propri arti?-
-Senti… se te lo dico davvero annulli l’incantesimo?-
-Certo, sono un uomo di parola. Anzi, ti libero anche
subito, ma se tu provi a scappare prima di avermi detto chi ti scrive questa
roba giuro che rimpiangerai il gesto.-
-Te lo dico, liberami.-
Il biondo formulò il contro incantesimo ed Hermione sospirò.
-È… non provare a prendermi in giro, Malfoy, però!-
-Andiamo, Granger, ho superato i sette anni!-
-A volte sembra di no!-
-Smettila di tirarla per le lunghe, mi da fastidio. Allora,
voglio il nome.-
-Lui è… ehm… Viktor.-
Draco sgranò gli occhi.
-Viktor Krum?! Ma allora è vero che avete avuto una storia,
Pansy non mi ha detto una cazzata.-
-Noi non abbiamo avuto una storia!- precisò la mora
stizzita. Non era per niente carino che la Parkinson spettegolasse sulle sue
vicende private.
-No? E allora com’è andata?-
-È andata che lui… insomma, lui…
-Ci ha provato e tu lo hai respinto?- le venne in aiuto
Draco.
-Sì. Gli ho detto di rimanere amici e da allora ci scriviamo
spesso.-
-A me non sembrano lettere di uno che ha accettato di essere
solamente tuo amico.-
-Infatti non lo ha accettato.-
-E tu gli hai sempre detto di no?-
-Esatto.-
Il biondo la scrutò un attimo.
-Perché? Dopotutto non è orribile, ha un fisico possente,
tanti muscoli, tanti soldi e tanta fama. Le ragazze adorano queste cose.-
-Sì, ma non era lui il ragazzo che mi piaceva. Era un
altro.-
-Ma certo, Weasley. Ma adesso Weasley non ti interessa più.
Hai intenzione di digli che gli darai una possibilità?-
Hermione scosse la testa, decisa.
-Assolutamente no!-
-E perché?-
-Perché… Beh, perché…
-Perché c’è qualcuno che ti piace?- le domandò il ragazzo,
non sapendo bene se fosse una domanda disinteressata o se, infondo, stesse
alludendo a sé.
La mora arrossì.
-Io… no, non c’è nessuno, ma… insomma, sono in giro con te,
viaggiamo per il mondo, non ho tempo per pensare ai ragazzi.-
Lui annuì, rendendosi conto di essere arrivato ad un punto
del discorso in cui qualcosa di cui poi si sarebbe potuto pentire gli sarebbe
potuto uscire di bocca. Scattò in piedi, come morso da un serpente.
-Bene, io adesso devo proprio andare a… ad aiutare Nadir con
una rete. Tu fa’ pure quello che vuoi, ci vediamo dopo pranzo, Sannia ha detto
che ci accompagna alle grotte.-
-Oh… certo, a dopo.- mormorò Hermione delusa. A lei il
discorso stava iniziando ad interessare giusto in quel momento.
Appena il tempo di consumare un pranzo veloce, come sempre a
base di pesce, ed Hermione e Draco, guidati da Sannia, erano di nuovo in
marcia. Erano dovuti partire presto perché la strada per le grotte non permetteva
che ci si arrivasse con il camioncino di Nadir e per avvivare alla mèta ci
voleva parecchio tempo.
Sannia stava spiegando il percorso a Draco e gli stava dando
informazioni in più sulla storia delle grotte, mentre Hermione ammirava la
natura circostante. Il Brasile era davvero un luogo stupendo, lo avrebbe
consigliato ai suoi genitori non appena arrivata a casa.
-Granger.- la chiamò il ragazzo dopo circa un’oretta di
cammino. –Vieni qui.-
Lei gli si affiancò.
-Cosa c’è, Malfoy?-
-Niente, Sannia dice che manca poco. Quale miracolo è
successo per far sì che tu te ne stessi zitta per tutto questo tempo?-
-Nessun miracolo, semplicemente non avevo voglia di
parlare.-
-Guarda che questo è un miracolo.-
Hermione fece una risatina sarcastica.
-Come sei spiritoso!-
-Grazie, è uno dei miei miglior pregi.- sospirò. –Non sei
agitata?-
-Per cosa?-
-Per quello che stiamo per vedere. Potremmo avere ragione
oppure torto… non abbiamo niente di sicuro. Non è strano?-
-Non saprei. A te fa sentire strano?-
-Non strano, più… agitato. Eccitato. Ho l’adrenalina alle
stelle.-
-Davvero? Io no, ma forse solamente perché non ho passato
tanto tempo quanto te dietro a quelle ricerche. Immagino che per te ogni minima
scoperta sia una cosa enorme.-
Draco inarcò un sopracciglio.
-Stai dicendo che sono uno sciocco?-
-No, Malfoy, non fraintendere sempre ogni cosa che dico.
Intendevo che ogni passo avanti per te conta. Ed è una cosa bella che
probabilmente proverò anche io quando mi sarò affezionata come te alla storia
dei Luoghi della Magia. E credimi, sono sulla buona strada, sono sempre più
coinvolta.-
-Molto bene, è questo che ci vuole: coinvolgimento.-
In quel momento Sannia interruppe la discussione,
annunciando che erano arrivati. Si trovavano su una piccola spiaggetta, dove un
anziano signore noleggiava barche.
Draco andò a contrattare il prezzo e tornò dalle due donne
dopo una decina di minuti, arrabbiatissimo.
Hermione e Sannia si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Malfoy… che succede?-
Lui prese a sbraitare in portoghese, presumibilmente
spiegando la situazione a Sannia. Discussero per qualche minuto, poi il ragazzo
sospirò e si rivolse alla compagna di viaggio.
-Granger, abbiamo un problema. Le barche possono portare al
massimo due persone e quello…- lanciò un’occhiata assassina al proprietario dei
mezzi, che intanto contava delle banconote in tutta tranquillità. -… non
permette che faccia un incantesimo per allargarle. Sannia sostiene che il suo
giro d’affari non sia del tutto legale e che quindi sia comprensibile che non
voglia incantesimi sulle proprie barche. E purtroppo quest’uomo è l’unico mago
che noleggia barche su questa parte di costa.-
-Accidenti, che problema. Beh… qualcuno di noi dovrà
rimanere a terra, immagino.-
Draco fece una smorfia.
-Ovviamente. Però… chi?-
Hermione scrollò le spalle.
-Io. Tu sei necessario, la ricerca è tua, e Sannia è l’unica
che conosca un minimo il mare.-
Il biondo strinse gli occhi e la fissò a lungo.
-Tu… tu devi esserci, Granger. Sei la mia socia, sei
necessaria quanto me.-
La ragazza spalancò la bocca e non riuscì a trattenere un
sorriso compiaciuto. Malfoy non l’aveva mai posta al proprio livello.
-Io… grazie.-
-Non mi devi ringraziare, è così e basta, credevo ti fosse
chiaro. Tu vieni, così ho deciso.-
-Credi che ce la possiamo fare anche senza la guida di
Sannia?-
-Sì. Ora vado da lei e mi faccio spiegare un’altra volta il
precorso. Un attimo e partiamo. Se qualcosa dovesse andare male, abbiamo sempre
le nostre bacchette.-
Dopo una decina di minuti si trovavano in mezzo
all’Atlantico su di una barchetta della quale Hermione non si fidava affatto.
Draco conduceva con l’aiuto della bacchetta, borbottando sottovoce le
indicazioni di Sannia.
Navigarono per un po’ e poi dodici aperture comparvero
davanti ai loro occhi.
-Malfoy, ci siamo. Quale credi che sia quella giusta?-
-La dodicesima contando da sud verso nord.-
La mora controllò velocemente la bussola.
-Allora dovrebbe essere quella.- mormorò indicando la più
piccola.
-Ne sei sicura?-
-Se vuoi ricontrollare, Malfoy, fai pure.-
Il biondo sorrise impercettibilmente.
-No, mi fido.-
Puntarono dritti verso l’apertura, guardandosi preoccupati.
Se le correnti che impedivano l’accesso non erano legate ai Luoghi della Magia,
e quindi non servivano solamente per respingere i babbani, avrebbero ostacolato
anche loro. Per fortuna, entrare non fu difficoltoso. Una volta dentro, Draco
prese ad esultare.
-Non ci posso credere, l’abbiamo trovato! Il secondo Luogo
l’abbiamo trovato!-
Hermione sorrise.
-Sì, l’abbiamo trovato, ma ti consiglierei di non agitarti
tanto, non voglio doverti salvare una volta che sarai finito in acqua.-
-Perché, ti sprecheresti anche a salvarmi?- chiese Draco,
allegro, calmandosi. –Io se tu cadessi ti lascerei affogare.-
Lei fece una smorfia.
-Non ne dubitavo.-
-E non dubitarne mai, Granger.- sospirò. –Comunque, ora
cerchiamo il simbolo dell’acqua. Dev’essere da qualche parte, impresso su una
parete o…
-O riflesso nell’acqua.- mormorò Hermione sporgendosi dalla
barca. –Guarda sotto di noi, Malfoy.-
Draco ubbidì e spalancò la bocca. Si trovavano nel mezzo del
simbolo, che veniva riflesso sull’acqua per via di una finestrella che si
stagliava sulla parete della grotta.
-È fantastico.- sussurrò il biondo sfiorando l’acqua con le
dita, facendo tremolare i contorni del simbolo. Tirò fuori un’ampolla dalla
tasca dei jeans e vi imprigionò dentro qualche centimetro d’acqua.
-Perché la prendi?- gli chiese Hermione stendendosi sul
fondo della barca.
-Per le ricerche, naturalmente. Ho preso anche la terra di
Casablanca. Bisogna controllare tutto.-
-Certo.- si tirò su, recuperando la bacchetta. –Adesso che
si fa, andiamo? Però ora guido io!-
Draco spostò lo sguardo sulla ragazza. Si distese, come
prima aveva fatto lei, e le fece cenno di rimettersi giù. La mora ubbidì. Erano
così vicini che le loro braccia si accavallavano e le loro teste si trovavano a
pochi centimetri di distanza. I loro respiri quasi si confondevano.
-Restiamo qua ancora un po’, va bene Granger? Probabilmente
a te qua non piace, ma io mi sento veramente bene in questo posto. Il freddo,
il buio, il silenzio… sono quelle cose che mi fanno stare tremendamente bene.-
Hermione sorrise.
-Certo che possiamo restare. E, al contrario di quel che
pensi tu, anche a me qui piace.-
-Perfetto.-
Restarono zitti per parecchio tempo, guardando in su e
perdendosi nei propri pensieri.
-Ho freddo.- mormorò la ragazza dopo un po’. Draco sussultò,
facendo ondeggiare la barca. Pareva essere appena tornato da un mondo lontano.
-Sì, ora andiamo.- si tirò su, ma perse leggermente
l’equilibrio e atterrò su Hermione. I loro nasi che quasi si sfioravano, le
loro labbra così vicine… e così belle. Provocanti, ma non come quelle di Pansy,
rese carnose e sexy dal rossetto scuro, ma tenere, dolci… ingenue. Come,
infondo, era lei. La baciò. E fu un bacio che lei non comprese, ma che
ricambiò, perché lo voleva, perché sentiva di doverlo ricambiare. Perché
lo desiderava. Dopo qualche attimo entrambi dischiusero la bocca e le loro
lingue si avvolsero l’una intorno all’altra. Quando si staccarono, molto tempo
dopo, ansimavano leggermente, ma si sentivano appagati come poche altre volte
lo erano stati. Si guardarono, confusi ed imbarazzati. Hermione nascose la
faccia, estremamente rossa, nel braccio di Draco. Lui si ritrovò a sorridere di
quel gesto. La scostò di un poco. Si fissarono.
-Senti, Malfoy…
Il ragazzo le mise due dita sulle labbra.
-Non usare la bocca per parlare, Granger… non adesso.- le
sussurrò all’orecchio con tono supplichevole. Lei accolse quella preghiera e
tornarono a baciarsi. Lui le passò le braccia dietro la schiena, stringendola
contro il suo corpo, e lei avvolse le sue attorno al collo del biondo. Gli
passò una mano tra i capelli e si ritrovò a pensare che erano davvero tanto
morbidi come sembravano.
Draco iniziò a mordicchiarle il collo, accarezzandole le
braccia in tutta la loro lunghezza. Poi passò alla pancia piatta, lasciata
scoperta dalla maglietta corta, e poi le gambe, fino al ginocchio. Dopo tornò
su, puntando al seno. Lo sfiorò delicatamente, con sole due dita, ed Hermione
si ritrovò ad inarcare la schiena, offrendosi con un desiderio che non credeva
le potesse appartenere. Tornò a cercare la sua bocca, avidamente, riprendendo a
baciarlo con foga. Lui esaudì tutti i suoi desideri, e lei sentì di stare per
impazzire. Era così… esperto. Tutte le storie sulla sua arte amatoria
dovevano essere vere. Allungò le braccia indietro, lasciando alle grandi mani
di Draco più spazio per accarezzarla. All’improvviso, tutto divenne buio ed
entrambi provarono la familiare sensazione di un nastro invisibile che si
ancorava allo stomaco e li trascinava lontani: una Passaporta.
Eheheh ve lo lascio così a metà, il capitolo! Chissà dove
saranno finiti?……….. ma non preoccupatevi, niente di grave! Comunque, li ho
fatti baciare. Finalmente! Erano pronti, il loro rapporto non poteva evolversi
in maniera differente se non in questa. Voglio dire, va bene che parlino, che
si aprano l’uno con l’altra, ma io Draco ed Hermione che si comportano “da
amici”, che vanno in giro abbracciati ma senza secondi fini proprio non ce li
vedo. Vabbè, ditemi poi voi cosa ne pensate!
Ringrazio: super gaia, savannah
(eccoti i vacanzieri! Leggere le tue recensioni è davvero una gioia! E ti
appoggio in tutto e per tutto per il Draco-spogliato fan club! E vedrò di
spogliartelo completamente il prima possibile! Anche se a quel punto mi sa che
quella più felice sarebbe Hermione ^^), mirtilla, bimba88
(sì, hai ragione, ascoltando la canzone mi sono accorta che si addice parecchio
alla storia! Proverò ad inserirla in qualche chap e vedrò se riesco a renderla
bene. Non sono molto brava con le song-fic, ma vedremo che riesco a combinare.
Per l’estate, quello è un bel problema. Parto sabato prossimo e sto via due
settimane con i miei durante le quali non potrò aggiornare. Poi torno e dopo
una settimana riparto per l’Inghilterra. Là forse potrò aggiornare perché sarò
in un college dove credo ci sia un internet point. Insomma, non posso
promettere un capitolo alla settimana, perché sarebbe praticamente impossibile.
Ma farò del mio meglio. Credimi, non poter aggiornare mi fa stare malissimo, ma
i miei hanno già detto che a casa non mi lasciano, purtroppo.), patty
(complementari. Esattamente quello che penso io!), JessicaMalfoy
(ma ciao! Ah, mi stai simpatica per principio, la mia migliore amica si chiama Jessica
e poi io adoro Malfoy!), MissBecker, Draco/Hermione
4ever (io non smetto di aggiornare… non vi libererete di me tanto
presto! Eheheh *risata sadica*)…………………..GRAZIE DEI COMMENTI!!!
Draco ed Hermione
atterrarono sulla spiaggetta dalla quale erano partiti. Sannia corse ad
abbracciarli e poi prese a sbraitare in portoghese. Il ragazzo cercava
d’infilare qualche parola in mezzo a quello sproloquio, ma la cosa era
piuttosto difficoltosa. Dopo una decina di minuti la donna finì l’aria e fu il
turno del biondo di arrabbiarsi e spiegare Dio solo sapeva cosa, gesticolando
furiosamente. Dopo, quando si fu calmato, si girò verso Hermione, che stava
cercando di aggiustarsi la maglietta, con il preciso intento di non far capire
a Sannia che si erano intrattenuti in modo così poco ortodosso per due persone
che si detestavano con tutto il cuore. Era meglio arginare i danni, che già
erano piuttosto ingenti. Non aveva mai sentito la cara e dolce donnina rotonda
che li ospitava gridare a quel modo.
-Granger, cosa fai?-
Lei gli lanciò un’occhiata
lampeggiante. Non era evidente?
-Mi sistemo. Cosa abbiamo fatto
di tanto grave?-
-Siamo stati fuori per più di
un’ora e mezza. Sannia era preoccupata, così ha attivato la Passaporta.-
-Oh, allora era sua la
Passaporta che ci ha… ehm… interrotti.- mormorò esitando sull’ultima parola.
Voleva che lui avesse una reazione, una qualunque, ma il volto di Draco era
impassibile come sempre. Il suo ghigno era il solito e nei suoi occhi non si
leggeva alcunché di particolare. Che avesse intenzione di fare finta di niente?
Allora anche lei avrebbe fatto finta di niente. Lo aveva baciato, e andava
bene, le era anche piaciuto, e non aveva particolari problemi ad ammetterlo, ma
che si abbassasse a corrergli dietro come quella oca della Parkinson era una
cosa inammissibile!
-Del proprietario. Ce n’è una
su tutte le barche. Sai, per sicurezza. Comunque, ora che ha finito di
sbraitare ed ha visto che siamo sani e salvi, dice che possiamo pure tornare a
casa. Andiamo?-
La mora lo superò, impettita, senza
degnarlo di uno sguardo, e prese ad arrampicarsi su per il sentiero che
conduceva alla strada di sterrato. Lui la seguì, perdendosi nella visione
di quel bellissimo fondoschiena che ancheggiava da una parte all’altra stretto
in quei jeans che aveva toccato, accarezzato e sfiorato fino a pochi attimi
prima. Hermione si voltò proprio in quel momento.
-Piantala di guardarmi il
sedere, Malfoy!- sbottò notando la direzione del suo sguardo.
Draco assunse un’espressione
disinteressata.
-Non sembrava ti desse tanto
fastidio, prima, quando ti stavo guardando tutta allo stesso modo.-
-Vaffanculo, Malfoy! Non so di
cosa tu stia parlando.-
Quelle parole penetrarono nel
ragazzo molto più di quanto Hermione avrebbe voluto, gli si conficcarono dritte
nel petto, procurandogli una fitta al cuore, ma non lo diede a vedere ed accusò
il colpo come se niente fosse.
-Attenzione, Granger, la
memoria corta è un brutto male.- mormorò fermandosi ad aspettare Sannia che,
non aiutata dall’adrenalina per quello che era appena successo e dalla rabbia
per quello che nessuno dei due voleva ammettere fosse successo, arrancava
faticosamente dietro di loro.
Camminarono in silenzio, ognuno
perso nei propri pensieri. Solo Sannia, che chiacchierava allegramente in mezzo
a loro, rompeva il silenzio. Draco ed Hermione non fecero altro che guardarsi
di sottecchi, cercando di cogliere l’altro intento a spiarlo, come in realtà
stavano facendo entrambi. Quando arrivarono a casa Rosana li fece entrare e
vedendo le loro facce mormorò solo un flebile “oh”, che lasciava intendere
molte cose. Attirò Sannia in cucina e lasciò che i due piccioncini, come lo
chiamava dentro sé, se la sbrigassero da soli in camera.
Hermione si lasciò cadere
maldestramente sul letto, ma si tirò su quando si rese conto di essere rimasta
da sola con Malfoy, lo stesso Malfoy che aveva baciato prima. Non poteva fare
come se fosse a casa sua e stravaccarsi come avrebbe fatto un camionista, non
poteva lasciarsi andare ora che… ora che… si erano baciati. Ora che le
aveva accarezzato il ventre, piatto quando era distesa sul fondo della barca,
non poteva permettere che si accorgesse che in realtà, quando si piegava,
mostrava qualche rotolino di ciccetta. Ronald sosteneva che quei rotolini
fossero estremamente graziosi, ma si poteva facilmente intuire che i canoni di
bellezza di Ron, simpatico sfigato, dolce ed insicuro ragazzo, non fossero gli
stessi di Draco Malfoy, il grande playboy. O Latin lover, come preferiva essere
chiamato lui. Improvvisamente, ogni posizione in cui si metteva non andava
affatto bene. E il letto? Ora avrebbero dovuto condividerlo e la cosa era
piuttosto complicata, dato che si trovavano in quella situazione.
Draco, intanto, la fissava
stranito. Quella pazza si stava spostando da una parte all’altra della stanza,
sedendosi e poi rialzandosi di colpo.
-Granger, ti prego, fermati e
spiegami che diavolo stai facendo!- esplose dopo una manciata di minuti.
La mora sussultò, come se si fosse ricordata solo in quel momento di non essere
sola.
-Oh. Malfoy… stavo… guardando
la stanza. Dalle varie angolature cambia tutto. Sembra un’altra camera, sai?-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Se lo dici tu. Comunque…
preferisci che sistemiamo subito i risultati delle ricerche o lo facciamo
domani e adesso… ci dedichiamo ad altro?-
Hermione inarcò un
sopracciglio.
-Altro? Che cosa?- domandò
sbattendo vezzosamente le ciglia. Peccato che lui non la stesse affatto
guardando. Perse la sua aria da coniglietta e lo fulminò con lo sguardo.
-Altro tipo… che ne so,
dormire.- mugugnò Draco facendo un cenno verso il letto. Avrebbe voluto fare altro,
eccome, ma sembrava che lei fosse particolarmente seccata per qualcosa e non
voleva rischiare di beccarsi uno schiaffo. Una volta sola Pansy lo aveva
schiaffeggiato ed il segno rosso che gli era rimasto sulla guancia per una
settimana buona stonava nettamente con la sua pelle diafana. Parola di Blaise.
-Oh, dormire. Beh, va bene,
dormire.- rispose la mora, delusa come non mai. Pensava che uno sveglio come
Malfoy avrebbe colto un’allusione tanto esplicita.
Si sistemarono sotto alle coperte
e presero tutti e due a fissare il soffitto, come se di quelle travi sbilenche
importasse qualcosa a qualcuno. A loro, no di certo.
Hermione stava praticamente
impazzendo. Perché lui non diceva niente?! Perché non faceva niente?!
Serviva che perdesse di nuovo l’equilibrio cadendole addosso perché si
decidesse a baciarla un’altra volta? Allora ci sarebbe voluto molto, molto
tempo perché quel letto, a discapito delle apparenze, era parecchio stabile.
-Non dici niente?- sbottò alla
fine, seccata.
-A proposito di cosa?- chiese
Draco. Non voleva parlare dell’argomento “bacio” prima che lei non avesse fatto
un preciso accenno a quello. Se poi intendeva “non dici niente” a proposito del
buon esito delle ricerche che figura ci faceva?
-A proposito di cosa?- scattò
Hermione. –A proposito di cosa, mi chiedi, Malfoy?!-
-E non urlare! Sveglierai
tutti!-
-E che si sveglino!- sbuffò. –A
proposito di cosa, mi chiede Mister Addormentato.-
Gli occhi del biondo
lampeggiarono.
-Come mi avresti chiamato?-
-Hai capito benissimo! Dio
santo…-
-Tu sei matta, Granger.
Completamente matta! Ti ho fatto una semplice domanda, non mi pare di aver
detto nulla di strano!-
-Sei schifosamente insensibile!
Di cosa credi che voglia parlare? Usa quel tuo cervellino che vantavi tanto ad
Hogwarts, ogni tanto. Non devi spegnerlo una volta finita la scuola, sai?-
-Ma cosa stai farneticando?-
domandò il ragazzo, fissandola come se fosse un’aliena, scandendo bene le
parole.
-Dio! Merlino, o chi vuoi tu!
Possibile che… Malfoy, oggi è successa una sola cosa insolita. Una! Di
quello, voglio parlare!-
-Di… cioè, di quando io ho…
cioè, io e te ci siamo…
-Bella situazione, cazzo. Non riesci
neppure a dirlo. Ti ha fatto tanto schifo, Malfoy? Baciare me, la Mezzosangue
Zannuta! Scusami se non so usare la lingua come quella sgualdrina di Pansy! Oh,
ma ora forse mi dirai addirittura che non volevi baciarmi, che non ti sei
nemmeno accorto di avermi ficcato la lingua in bocca! Forza, dimmi che in
realtà non eri in te, dimmi che è stato l’odore della grotta che ti ha drogato,
ti ha ipnotizzato o quello che vuoi tu. Dillo!-
-Piantala! Non sei altro che
una ragazzina!-
-E tu sei… sei… una schifosa
serpe! Ti detesto!- sbottò prima di dargli le spalle e tirarsi il lenzuolo fin
sopra la testa. Draco la imitò, girandosi con tanta impetuosità da far
scricchiolare il letto.
Se Hermione si addormentò
all’istante, cullata dal nervosismo e dalla rabbia, il ragazzo non fece altro
che muoversi agitato. Più volte la sua mano destra si era avvicinata alla
spalla della mora, col preciso intento di sfiorarla con una carezza, di
svegliarla e di dirle che era una stupida perché non aveva capito niente, ma
alla fine era sempre tornata al suo posto, tranquilla sotto le coperte, codarda
come non mai. Proprio la sua mano, così esperta quando aveva a che fare con il
corpo di una donna, così veloce quando doveva sguainare la bacchetta, ora non
era altro che un inutile arto. Dopo un’oretta, alla fine, si addormentò anche
lui e quella notte i loro corpi non si sfiorarono nemmeno per sbaglio, come
invece era successo in quelle precedenti. Una fitta barriera di malintesi si
era infiltrata in quel fragile rapporto che si erano costruiti. Chissà cosa ci
sarebbe voluto per abbatterla.
Quando Hermione si svegliò Draco non era nel letto accanto a
lei. Dove poteva essere andato?
-Malfoy?- chiamò a bassa voce, quasi ringhiando, guardandosi
in giro.
-Sono qui, Granger. In bagno. Arrivo subito, sto facendo la
doccia.- gli rispose lui con lo stesso tono dalla stanza accanto.
La mora arrossì: la doccia. Era ancora arrabbiata,
certamente, ma si stava parlando di lui, nudo, sotto il getto scrosciante
dell’acqua. Un pensiero piuttosto sconveniente, ma così… allettante. Si
chiese se non dovesse fare qualcosa a riguardo. Nel senso di qualcosa per
ritrovarsi sotto quella doccia assieme a lui. Dopotutto, era arrivata alla
conclusione che era una ragazzaccia, no? E allora perché non approfittarne?
C’erano anche parecchie possibilità che lui ci stesse. Però quel ragazzo era
anche un bastardo, e lo sapeva bene. Meglio di chiunque altro. Avrebbe potuto
respingerla senza problemi, giusto per umiliarla. Ma, a dir la verità, le
importava poco. Perché l’attrazione che provava per lui non era come quella che
provava per Ron. No, quando lo vedeva non voleva essere trattata bene,
abbracciata, coccolata e tutte quelle altre cose che voleva da Ronald. No,
voleva solo che lui… Veramente non aveva idea di cosa volesse da lui. Voleva
solo… quello che lui in sette anni aveva dato a decine e decine di ragazze, a
scuola. Voleva poter dire anche lei “oh, mia cara, io Draco Malfoy l’ho
provato! E ti assicuro, è un Dio!” Se lui era un Dio, voleva essere la sua
Dea. E se lui era il Dio del sesso… beh, lei sarebbe stata la sua Dea del
sesso. Avrebbe sorriso maliziosamente e provocato. Avrebbe ammiccato e fatto
tutte quelle cosa che facevano le ragazze che gli giravano attorno a scuola.
Sarebbe andata in giro in minigonna e tacchi a spillo. Storse il naso. No,
forse i tacchi se li sarebbe risparmiati: cadergli ai piedi non era affatto una
buona idea. Era lui che le sarebbe caduto ai piedi. E non
poteva essere poi così difficile. Se c’era riuscita quell’oca di Pansy, ci poteva
riuscire anche lei, no? Sì. Sì, ce l’avrebbe fatta. E se si fosse immedesimata
tanto nella parte della ragazza cattiva, dopo aver sedotto il bel biondo
avrebbe anche potuto abbandonarlo. E scappare con i soldi.
-Malfoy!- chiamò di
nuovo. –Mi serve il bagno!-
-Arrivo, cazzo!-
sbottò lui, estremamente seccato. Anche il posto dove riusciva a concentrarsi
di più le stava togliendo, quella ragazzina impicciona. Quella stupida che non
aveva capito nulla di nulla. Che poi stava riflettendo su di lei. Sotto la
doccia, con l’acqua fredda che gli scrosciava sul corpo, che gli distendeva i
muscoli e che gli schiariva le idee, con la testa appoggiata contro le
mattonelle bianche e fradice ciocche di capelli che gli ricadevano scomposte
sugli occhi, rifletteva sulla ragazza che stava a pochi metri da lui, distesa
su un invitante letto matrimoniale con indosso come pigiama una minuscola
magliettina bianca aderente che le arrivava appena a metà coscia. Stava
pensando che forse aveva sbagliato tattica. Insomma, doveva essere onesto con
se stesso, la Granger gli interessava. Seppure fosse una Mezzosangue, seppure
fosse stata una Grifondoro. Seppure fosse l’ex di Weasley, gli interessava. Non
l’aveva baciata così, o perché era stato drogato dall’odore della grotta, come lei
gli aveva sbattuto in faccia la sera prima.
Ma aveva fatto
tutto quello che era in suo potere fare per farla cadere ai suoi piedi, e non
aveva funzionato. Era stato rude e scontroso, perché si sa, più fuggi dalle
donne e più le donne ti corrono dietro. Era stato sexy, spesso poco vestito e
aveva fatto battutine allusive. Perché le donne devono capire che ti
interessano. A questo punto tutte le altre erano già cadute ai suoi piedi. Ai
piedi del suo letto. Lei no. Per l’amor del cielo, erano stati delle ore al
buio in un letto e lei non aveva nemmeno provato a toccarlo! E due
sere prima? Erano rimasti in quello stesso letto a parlare! Della sua ex e di
sua madre, per di più. Era inconcepibile.No, aveva decisamente sbagliato strategia. Doveva andarci più cauto.
Forse la Granger era una romantica, che voleva un… corteggiamento. Cosa che
lui non era abituato a fare, ma che sapeva fare. Per quanto riguardava le donne, lui
sapeva fare tutto. E allora l’avrebbe fatto. Se c’era riuscito Weasley, poteva
riuscirci benissimo anche lui. Aveva deciso, l’avrebbe corteggiata. Senza fiori
e cioccolatini, naturalmente. Quello sarebbe stato troppo. Ma avrebbe usato la
calma, la pazienza. Non l’avrebbe guardata maliziosamente, non l’avrebbe
provocata. Non sarebbe andato in giro svestito. Sarebbe stato… innocente.
Ingenuo. Come era lei.
Si legò una
asciugamano attorno alla vita e fece per uscire dal bagno, ma si bloccò dietro
alla porta. Tornò indietro e si vestì velocemente, scuotendo la testa.
Possibile che si fosse già dimenticato di quello che doveva fare? Andò nella
stanza e fece una cenno alla mora.
-Granger… il bagno
è tutto tuo.- disse cercando di essere gentile.
Lei gli sorrise, un
sorrisino storto che voleva essere sexy, anche se sul suo volto senza trucco e
senza la malizia che si doveva avere negli occhi sorridendo a quel modo faceva
uno strano effetto. Lo superò ancheggiando, iniziando a spogliarsi già in mezzo
al corridoio. Draco abbassò lo sguardo, evitando accuratamente di guardarle il
seno, sorridendole gentilmente. Non appena si fu chiusa in bagno, uscì dalla
stanza e raggiunse gli altri nella piccola cucina.
Non scoppiare a
ridere in faccia a Draco ed Hermione, per Rosana, fu un’impresa titanica. La
sera prima li aveva sentiti urlare e sembrava che non avessero fatto pace, dato
che ognuno dei due cercava di imitare in modo davvero poco credibile l’altro.
Chissà che si erano messi in testa.
Appena uscito dalla
stanza il ragazzo si era dedicato ad imburrare fette di pane, preparandone più
del necessario. Una volta arrivata la ragazza, poi, le aveva scostato la sedia
e le aveva teso qualche fetta sorridendole in modo gentile. Un sorriso del
genere stonava nettamente con i suoi lineamenti duri.
La mora, dal canto
suo, si comportava in modo stranissimo. Era arrivata con indosso un minuscolo
prendisole verde smeraldo, che in realtà era stato creato come minigonna, e
aveva preso posto accavallando le gambe in modo sensuale. Aveva accettato la
fetta di pane che lui le aveva teso e l’aveva addentata sporgendo le labbra,
masticandola poi languidamente.
-Hai dormito bene,
Malfoy?- domandò fissandolo con gli occhi socchiusi. Lui sorrise.
-Certo, benissimo.
E tu?-
-Oh…- arricciò il
naso. -…benissimo. Anche se avrei potuto dormire meglio.-
-Forse stanotte
potrei darti il mio cuscino, credo sia più morbido.-
Hermione era
talmente presa dal suo nuovo modo di fare che non si accorse che in quella
proposta non c’era nemmeno una traccia di sarcasmo.
-Non era per il
cuscino. Io ho provato a farti capire cosa mi avrebbe potuto far dormire
meglio, ma tu non hai colto. Stasera ritenterò.-
Draco la fissò
perplesso, poi scrollò le spalle. Quella mattina era più tagliente del solito,
ma lui avrebbe tenuto duro. Poteva anche prenderlo a schiaffi, non avrebbe
abbandonato la sua nuova strategia. Sarebbe stato dolce e gentile. Ad ogni
costo.
Finita la
colazione, avvenuta sotto lo sguardo stranito di tutti gli altri, soprattutto
sotto quello di Rosana, che capiva cosa stavano dicendo ma non perché dicessero cose del genere, che non avevano mai detto prima, ed i due
ragazzi si ritirarono a riordinare gli appunti nel giardinetto, all’ombra delle
palme.
Draco fece
comparire la ventiquattrore e tirò fuori le varie scartoffie.
-Senti, Granger,
questa roba è noiosa da fare, dobbiamo scrivere quello che abbiamo notato,
appuntare anche i minimi particolari…- ripensò a quello che era successo nella
grotta. -…beh, quelli necessari. Se vuoi posso farlo io, così tu puoi andare a
prendere il sole. Volevi abbronzarti, invece con queste ricerche sei rimasta bianca.-
La ragazza si
sedette sulla panca di pietra e tolse il prendisole, restando in costume,
quello che aveva comprato il giorno in cui erano arrivati.
-No, sto qui. Non
voglio che tu sbrighi tutto da solo e poi… non mi dispiace farti compagnia.
Però sto in costume, così un po’ di sole lo prendo lo stesso. Spero non ti
dispiaccia.-
Il biondo distolse
lo sguardo dalle sue spalle nude.
-Non mi dispiace
assolutamente, se tu preferisci stare così.-
Si misero al
lavoro, prendendo nota di come avevano trovato la grotta, della sue posizione e
delle sue dimensioni, di come si presentava il simbolo e delle informazioni che
avevano trovato su di essa, in biblioteca, poche, o che gli aveva fornito
Sannia, la maggior parte. Ci impiegarono parecchio tempo e Draco s’impegnò ad
andare a prendere qualcosa da bere di fresco ad Hermione circa ogni quarto
d’ora. Lei si sporgeva ogni volta sul tavolo, facendo aderire il seno alla
pietra, in modo che fuoriuscisse quasi dal triangolo del costume. Metteva in
bocca la cannuccia e ci giocava, spostandola con la lingua da una parte
all’altra del bicchiere.
Il ragazzo la
osservava, non capendo perché si stesse comportando a quel modo, ma non faceva
commenti. Non voleva che si arrabbiasse, proprio ora che sembrava avesse
sbollito la rabbia.
-Granger, quel
costume ti sta bene, sai? Non… te l’avevo detto quando l’hai comprato.-
Hermione sorrise. A
quanto pareva la sua strategia stava funzionando, il ragazzo dalla mattina,
quando gli aveva sorriso in modo sensuale, non faceva che dedicarle gentilezze.
-Dici davvero?
Anche a me piace molto. Anche se con questi capelli non si notano molto i
laccetti.- raccolse la chioma cespugliosa sopra la testa, tenendola con la mano
destra. –Non credi che così stia meglio?-
Il ragazzo passò lo
sguardo su quella schiena bianca, così invitante. Il suo autocontrollo fu messo
a dura prova, ma non si scompose. Weasley non le sarebbe di certo saltato addosso,
quindi non lo avrebbe fatto neppure lui.
-Stai bene in ogni
modo, Granger.-
Hermione gli scoccò
un’occhiata penetrante.
-Oh… grazie.-
-Niente
ringraziamenti, è la verità.-
Finirono di
scrivere e si sdraiarono sull’erba.
-Malfoy, forse
dovresti togliere la maglietta. Si muore dal caldo. Ed io non ti voglio
sciolto.-
-Io… no, odio il
sole, te l’ho già detto. Bianco come sono probabilmente mi brucerei in un
attimo. E se tu non mi vuoi sciolto io non mi voglio scottato e rosso. Ma
grazie dell’interessamento.-
-Prego. Comunque,
non devi avere paura di scottarti. Posso metterti la crema.-
-Oh… no, non è il
caso. Non è proprio il caso.- spogliarsi andava contro i suoi propositi di
“castità”.
-Ne sei sicuro?- lo
guardò maliziosamente. –Non fare sempre il prezioso, Malfoy. Vieni qui, dai.-
Lui le si avvicinò
e si tolse la maglia. La lasciò cadere per terra e si sedette davanti alla
ragazza. Hermione recuperò il barattolo della crema solare e la strizzò
direttamente sulla schiena del biondo. Sorrise sentendolo sussultare.
-Granger, è fredda
questa roba.-
-Lo so.-
Prese a passargli i
palmi aperti delle mani sulle spalle, massaggiandolo per bene. Poi si avventurò
più in basso, calcando sulla spina dorsale, fino ad arrivare ai fianchi.
-Sai, Malfoy,
dovresti fare un tatuaggio.-
Lui riemerse dallo
stato di trance in cui era caduto grazie a quelle carezze divine.
-Un tatuaggio? E
dove?-
-Oh, dove vuoi.
Qui…- sfiorò il fondo della schiena, appena sopra all’elastico dei boxer. -…
oppure qui…- accarezzò la spalla. -…o qui.- mormorò toccandogli il collo con un
dito. –Credo che ti starebbe bene ovunque.-
Draco rabbrividì.
Era così… sexy, quella ragazza. E gli sembrava proprio che lo stesse
provocando. O forse no, stava cogliendo cose che non c’erano semplicemente
perché lui doveva fare il “bravo” e più faceva il bravo, più cattivi pensieri
affioravano alla mente.
-E cosa dovrei
farci?-
-Non so… qualcosa
con i quattro simboli.-
-Bello. È un’idea.-
-Un’idea geniale.
Le ragazze adorano i tatuaggi, sai Malfoy?-
Il ragazzo ghignò
impercettibilmente.
-Davvero?-
-Oh, sì. Adorano
chiedere cosa significano e quando li si è fatti. Adorano sfiorarli,
accarezzarli, toccarli… leccarli.-
Draco scattò in
piedi. Quell’arpia aveva capito cosa lui stava cercando di fare e voleva
mettergli i bastoni tra le ruote. Per forza, non c’era altra spiegazione.
Furibondo le puntò contro un dito, minaccioso.
-Così non va bene!-
sbottò prima di andarsene impettito.
Hermione lo fissò a
bocca aperta, fissò le sue spalle allontanarsi di tutta fretta. Cos’aveva
sbagliato?
Rientrò in casa,
chiamando istericamente Rosana. La ragazza arrivò all’istante, tra le mani il
bucato appena fatto.
-Hermione… cosa
c’è?-
-Ho bisogno di
parlare con te. Ti aiuto a stendere.-
Si misero al lavoro
e Rosana sospirò.
-Forza, cos’è
successo con Draco?-
-Ci hai sentiti
litigare, ieri sera, vero?-
-Sì. Ma racconta
tutto dall’inizio.-
-Nella grotta ci
siamo baciati.- confessò sottovoce la mora, arrossendo appena.
-Baciati?! Lo
sapevo! E com’è stato?-
-Oh, Malfoy bacia
divinamente. Ma poi siamo stati riportati sulla spiaggia con una Passaporta e
lui ha fatto finta che non fosse successo assolutamente niente. Ho pensato che
facesse così solo perché c’erano altre persone, Sannia e l’altro signore, ma
poi lui non ha fatto niente nemmeno quando siamo rimasti da soli. A letto ho
provato a fargli capire che io volevo che mi baciasse di nuovo, ma lui era così…
scostante. Allora mi sono arrabbiata. Il resto l’hai sentito.- sorrise
amaramente. –Tu e tutto il resto del Brasile.-
Rosana scosse la
testa.
-Figurati, i miei
genitori hanno il sonno pesante. Comunque, non capisco lo stesso come mai tu ti
stia comportando così.-
Hermione arrossì.
-Perché, si nota?-
-Certo che si nota!
Insomma, stai mezza svestita, lo guardi maliziosamente… si capisce.-
-E allora perché
lui non ha capito? Non so più cosa fare, Rosana!-
L’altra ragazza
schioccò la lingua.
-Secondo me… devi
essere meno allusiva e più diretta.-
La mora la guardò
sconfortata.
-E come faccio?-
-Stasera, quando
andate a letto, non presentarti nuda lunga distesa sul copriletto. Se è confuso
per conto suo così lo confondi di più. Piuttosto, mettiti qualcosa di carino,
poco appariscente, e digli che gli vuoi parlare. Gli dici di sedersi vicino a
te e… poi lo baci.-
Hermione la fulminò
con lo sguardo.
-Non posso fare una
cosa del genere, mi vergogno!-
-Ti vergogni? Dopo
tutto quello che hai fatto oggi ti vergogni? Gli europei sono davvero strani.-
La mora abbassò lo
sguardo. Non poteva che darle ragione.
-Va bene, lo posso
fare. Ma cosa mi metto?-
-Per quello non c’è
problema! Ti do una cosa.- la portò fino alla sua camera e tirò fuori
dall’armadio un caffetano marroncino chiaro, che si intonava perfettamente con
i suoi occhi. Era lungo, con degli spacchi che arrivavano fino ai fianchi, e
delle perline nere sulla profonda scollatura. Lo provò e notò con piacere che
accentuava le sue curve.
-Rosana, è
magnifico!-
-È l’abito
tradizionale delle feste. Si indossa in particolari occasioni, come compleanni
e matrimoni. Ma te lo regalo. Così avrai un ricordo di me. E se tutto va come
io credo sarà un ricordo molto felice!-
Hermione
l’abbracciò, stringendola forte.
-Grazie! Sei
davvero un’amica!-
Quando Draco entrò
nella stanza dove lui ed Hermione dormivano, esausto dopo aver lavorato tutto
il pomeriggio, prima alle ricerche e poi con Nadir, vide la ragazza distesa sul
letto, stretta in un bellissimo vestito che non aveva mai indossato prima,
intenta a leggere un libro.
-Granger… ciao.-
Lei si voltò e gli
sorrise.
-Ciao, Malfoy.
Dobbiamo parlare.-
-Di cosa?-
-Vieni qui.-
Il biondo si
avvicinò titubante. Stava per smascherarlo, per dirgli che stava facendo una
sceneggiata stupida, che lei aveva capito tutto e che il comportamento da
ragazzo gentile non gli si addiceva per niente? Si sedette sul letto, vicino a
lei, ed attese.
Hermione si tirò
su, tenendosi su di un gomito, e raccogliendo tutto il suo coraggio lo baciò.
Fulmineamente Draco scattò in piedi, pulendosi la bocca con il dorso della
mano.
-Eh no, Granger!
Non si fa così, non si fa! Perché, per una volta, non puoi lasciarmi fare e non
rompermi le uova nel paniere?-
La mora lo fulminò
con un’occhiata, profondamente offesa.
-Cosa?! Romperti le
uova… ma sei completamente ammattito?-
-Tu
sei ammattita! Mi hai baciato perché mi vuoi dimostrare che non riesco a
corteggiarti? Hai sbagliato, mia cara, perché come vedi, non ti cedo!-
Hermione aprì e
richiuse la bocca, mentre le parole del ragazzo si facevano largo nella sua
mente.
-Cosa…
corteggiarmi? Ma cosa cavolo stai dicendo?-
Draco fece una
smorfia.
-Lo sai, Granger,
non fare la finta tonta, va bene? So che sai di quello che volevo fare. Non
sono mica scemo.-
-Malfoy… ti giuro
che io non so niente!-
-Certo, come no. E
allora perché tutte quelle moine, la sceneggiata con la crema?-
La mora inghiottì
la saliva. Era arrivato il momento di confessare.
-Ecco, io… volevo
che tu mi baciassi di nuovo, ma dato che sembrava che non volessi più farlo ho
pensato di… conquistarti come ti hanno conquistato tutte le altre. Come ti ha
conquistato… la Parkinson.- spiegò a bassa voce, arrossendo furiosamente.
Draco scoppiò a
ridere, incredulo.
-Ma certo, Malfoy,
ridi pure, prendimi in giro!-
-No, è che… cazzo,
anche io volevo che ci baciassimo di nuovo, solo che tu eri sempre fredda e
seccata e allora ho pensato che non ti fosse piaciuto quello che avevo fatto, e
così ho cercato di essere gentile e tutto il resto per conquistarti. Evidentemente
la mia strategia era in netto contrasto con la tua.-
Hermione gli si
avvicinò e gli accarezzò una guancia, dolcemente.
-Ci volevamo
conquistare a vicenda.-
-Sembra di sì. Ma
non ci siamo riusciti. E credimi, è la prima volta che fallisco. Di solito finisce
sempre bene. Dopotutto, sono un Malfoy.-
-Però… eri carino
gentile.-
-Davvero? E tu eri
arrapate da “femme fatale”. Anche se il ruolo non ti si addiceva molto.-
mormorò lui facendola distendere sotto di sé e prendendo a sfiorarle il collo
con un dito, facendola rabbrividire leggermente.
-Malfoy… dobbiamo
parlare.-
-E di cosa,
Granger? Abbiamo chiarito.-
Hermione si lasciò
baciare, ma si staccò dopo un attimo.
-Non abbiamo
chiarito niente, non mi hai detto perché non mi hai più baciata e…
-Adesso. Adesso ti
bacio!-
-…e perché hai
fatto finta che non fosse successo niente e…
Il biondo si
avventò sulla sua bocca, impedendole di dire altro.
-Ti ho già detto
che la bocca la puoi usare in altro modo.- bisbigliò sulle sue labbra.
La ragazza non
disse più niente e si concentrò a fare qualcosa di decisamente più
soddisfacente che discutere.
Ed ecco anche i
vacanzieri! Oggi mi sento proprio come loro, sto per partire! Infatti dietro
alle spalle ho mia madre che continua a gridare “li hai presi i costumi? E la
crema? E gli asciugamani? E i vestiti?”… sì, c’è proprio aria di vacanza.
Comunque, sto via due settimane e quindi non potrò aggiornare settimanalmente
come faccio di solito. Ma passiamo ai ringraziamenti:
Savannah (anche secondo me se Herm è così tonta è
tutta colpa di Harry!! È sempre colpa sua, povero caro. Però anche Draco non
scherza in quanto a stupidità… ragazzo gentile! Come se fosse possibile…), isabell, bimba88, super gaia, chihiro, kishal (ah, tu mi fai troppo complimenti! [ma non
smettere! ^^]… comunque visto, la Passaporta li ha fatti tornare dove sono
partiti! Eheheh…), JessicaMalfoy, mirtilla, patty (io adoro le tue recensioni! ^^ Comunque ti assicuro che anch’io avrei
voluto stare in quella barca con Malfoy!!), hermione (oh, abbassa
quel coltello! Hai visto, alla fine con il tuo amorino hai chiarito tutto… e
poi sei anche riuscita a fare la ragazza sexy sexy! ^^), minako-chan (mi fa piacere che anche se la coppia non ti piace tu legga lo stesso
la mia storia. Vuol dire che sto facendo qualcosa di buono! ^^)………….GRAZIE A
TUTTI!!! E… buone vacanze!!!
Capitolo 10 *** Saluti, partenze e... tanti baci! ***
SALUTI, PARTENZE E
SALUTI,
PARTENZE E... TANTI BACI!
Hermione si
svegliò con il sorriso sulle labbra ed il braccio di Draco stretto attorno alla
vita. Restò immobile, osservando quell’unica cosa che li univa, l’unica prova
che quello che era accaduto la sera prima non era stato tutto un sogno. Era
incredibile, anche un solo braccio riusciva a smuoverle un vulcano tra le
viscere. Era muscoloso, eppure aveva un qualcosa di delicato, quasi di
femminile. Forse era colpa della leggera peluria bionda che lo ricopriva e che
luccicava sotto i raggi del sole che filtravano dalla finestra. Vicino al
gomito, una cicatrice. Allungò una mano per accarezzarla, come aveva fatto la
sera prima, senza che lui se ne accorgesse.
-Vietato toccare, Granger.- la freddò la voce strascicata
del ragazzo. Hermione sussultò, voltandosi a guardarlo. Non si era mosso di un
millimetro, ma ora i suoi occhi erano aperti e la osservavano. In fondo a
quelle pozze azzurre si poteva cogliere un velo di soddisfazione per essere
riuscito a farla spaventare.
-Malfoy… pensavo stessi dormendo.-
Il ragazzo si girò su un fianco, ma fece ben attenzione a
non spostare il braccio da dove si trovava.
-Sono un ragazzo pieno di sorprese.- mormorò affondando il
naso trai il collo e la spalla di Hermione. Restò così per qualche attimo, poi
si tirò su, appoggiando la testa su di un gomito, e la fissò, stringendo
impercettibilmente gli occhi.
-Perché sei fissata con le cicatrici, Granger? Colpa di
Potter?-
-No. Le cicatrici… sono interessanti. Le cicatrici sono
storia. Storia dolorosa solitamente, ma storia. Cose accadute. Ricordi. Vita.
Mi chiedo come faccia tu ad averne così tante.-
Draco fece una smorfia e distolse lo sguardo. Spostò il
braccio dalla mora e lo strinse contro il petto. Sospirò e si rifugiò sotto le
coperte, dandole la schiena.
Hermione gli passò un dito sul collo, l’unica parte del
corpo del biondo scoperta, facendolo rabbrividire.
-Malfoy…
-Ci sono cose di cui non amo parlare, Granger. Cose mie, che
non ho mai detto e non dirò mai né a te né a nessun altro. Dentro di me ci sono
luoghi in cui non voglio che tu scavi, cose che non voglio tornino a galla.
Sono cose superate e che, ti assicuro, non ti farebbe piacere sapere. E che a
me non fa piacere raccontare.-
-Non voglio sapere cose che non ti senti di dirmi.-
-Allora non fare domande.- disse lui brusco, ma con tono
quasi paterno, di leggero rimprovero.
-Non ho fatto alcuna domanda, io…
-Va bene, va bene. Cambiamo discorso, non ho intenzione di
litigare di nuovo, altrimenti chissà cosa ci inventiamo per fare pace.-
Hermione rise e gli passò un braccio attorno alla vita.
Appoggiò il volto contro la sua schiena, dandogli un lieve bacio. Ancora non
era a suo agio a fare cose del genere con lui. Ci si doveva abituare. Il
ragazzo si rigirò in quell’abbraccio timido, che quasi non riusciva a cingere
il suo petto muscoloso, e sorrise contro le labbra della mora.
-Ti ho già salutato, Granger?- domandò guardandola
maliziosamente.
-Non come si deve.- rispose lei dischiudendo la bocca e
lasciandosi penetrare dalla sua lingua. Si baciarono come la sera prima,
lentamente, assaporandosi l’un l’altro. Era una cosa nuova, per entrambi.
Hermione doveva ammettere che Ron non era neanche lontanamente paragonabile a
Draco. Il primo inesperto quanto lei, ingenuo e curioso di scoprire nuove
sensazioni. Dolce e timido. Il secondo focoso, passionale, audace. Le sue
carezze erano gentili, eppure chiedevano di più, lo sentiva. E la cosa le
piaceva. Un po’ la spaventava, certo, perché quello era Draco Malfoy comunque,
ma soprattutto le piaceva. La faceva sentire desiderata.
Anche per Draco, Hermione era una scoperta. Una ragazza dal
caratterino piccante, ma riservata. Una bellezza genuina, tutta da scoprire.
Era abituato a ragazze che gli si offrivano completamente. Era abituato a frasi
del tipo “fa’ di me ciò che vuoi”, “prendimi, sono tua”. La sera prima, invece,
quando aveva infilato la mano sotto il vestito e aveva risalito la coscia
liscia con il palmo aperto, lei aveva mormorato un flebile “no, che fai?”.
Quella frase, pronunciata più come un gemito sofferente che come un
ammonimento, lo aveva fatto sorridere. Perché gli aveva fatto capire che ogni
cosa ottenuta, ogni centimetro di pelle scoperta, sarebbe stata una conquista.
Una cosa che lei gli concedeva, timidamente. Un dono. E così era più bello, più
stuzzicante.
Riemerse dai suoi pensieri e si staccò da quelle labbra che
sapevano di vaniglia ed ormai anche un po’ di lui.
-Granger?-
Hermione aprì gli occhi, e parve risvegliarsi da un bel
sogno.
-Cosa c’è?-
-Volevo dirti che… è la prima volta che dormo con una
ragazza senza prima aver fatto sesso con lei.- confessò il biondo a bassa voce.
Lei fece un sorrisino.
-Devo sentirmi offesa o lusingata?-
-Tenendo conto del fatto che io volevo fare sesso, ma
ho deciso di rispettare i tuoi tempi… direi lusingata.-
-Va bene, mi sento lusingata.- si morse il labbro inferiore.
–Comunque, per… quello…
Lui inarcò un sopracciglio e ghignò.
-Quello? Cos’è quello?-
Hermione si mosse irrequieta.
-Hai… capito.-
-No.-
-Sì, invece.-
-No, invece.-
La mora lo fulminò con lo sguardo.
-Sesso.-
Draco la strinse di più contro il proprio corpo.
-Oh, sesso. Hai diciotto anni, Granger, non dovresti avere
problemi a dire “sesso”.-
-Non ho problemi a dirlo, solo… è una cosa imbarazzante, va
bene? Il… discorso è imbarazzante.-
-Allora non parliamone.- replicò ragionevolmente il ragazzo.
-Sì, ma… allora non dirmi che vuoi farlo, perché io… prima
voglio parlarne. Insomma, tu sei così… mentre io così… e noi…
Lui le appoggiò due dita sulle labbra, zittendola.
-Ascoltami bene, Granger. Penso al sesso quanto ci pensano
gli altri ragazzi della mia età, ovvero sempre, in ogni momento. Ma questo non
vuol dire che non mi sappia controllare o che non sia in grado di rispettare le
tue… scelte. Sicuramente sbagliate, perché ti assicuro che fare sesso con me è
una cosa da non perdere, ma… decidere sta a te. Posso aspettare. Sarà
difficile, perché non ci sono abituato, ma posso farlo.-
Hermione lo baciò.
-Vuoi dire che… cercherai di trattenerti? Che non ci
proverai?-
Lui scoppiò a ridere.
-Certo che ci proverò, non sono capace a non provarci.- fece
scivolare la propria mano sul suo ventre e la ragazza, rapida, lo bloccò. Draco
sorrise. –Ma non appena tu farai quello che hai appena fatto, non appena mi
fermerai o mi dirai di fermarmi, io lo farò. Sono un uomo, Granger, non una
bestia.-
-Beh… allora okay, va bene. Ora che abbiamo chiarito sarà
meglio andare a fare colazione.- disse Hermione dandogli un altro bacio. Si
alzò, abbassandosi la maglietta con le mani, cercando di coprirsi il più possibile.
Il ragazzo la fissò contrariato.
-Granger, perché ti vergogni di te? Hai delle gambe
splendide, dovresti scoprirti, non il contrario.-
Lei s’infilò in bagno e sporse solo la testa scarmigliata.
-Non mi vergogno di me, mi vergogno di te!-
-Non dovresti.- le rispose Draco girandosi sulla schiena e
sorridendo. –Io sono bellissimo!-
Lo sguardo di Rosana si fermò sulla mano di Draco,
delicatamente appoggiata sulla spalla di Hermione. Poi andò ad incontrare gli
occhi ambrati della ragazza, che le sorrise. La serata doveva essere andata
particolarmente bene.
Lo sguardo di Draco, invece, si era bloccato sul tavolo
imbandito. Chiese qualcosa in portoghese a Sannia, che sorridendo fece un cenno
alla figlia.
-È per te ed Hermione.- spiegò Rosana. –Dato che oggi è il
vostro ultimo giorno qui, abbiamo pensato di farvi una sorpresa. Quindi, tanto
per cominciare godetevi la colazione. Dopo andremo tutti in spiaggia.-
Hermione ammiccò verso le frittelle in mezzo al tavolo.
-Grazie, che bello!- esclamò accomodandosi ed iniziando a
riempirsi il piatto. –Sono affamata!-
-Granger, sembra che tu non mangi da una settimana.- mormorò
Draco accigliato, sedendosi accanto a lei. Ghignò e si piegò fino a sfiorarle
l’orecchio con le labbra. –E dire che stanotte non ti ho nemmeno fatto fare
ginnastica!-
La mora sorrise.
-Bentornato in te, Malfoy. Sono contenta che tu abbia
ricominciato con le tue battutine. Anche se, ti assicuro, alludere alla cosa
non ti aiuterà ad ottenerla.-
-Intanto io ci provo.-
Si sorrisero e si dedicarono alla colazione, evitando di
guardarsi. Avevano già dato abbastanza spettacolo, lo provavano gli sguardi
confusi di Sannia e Nadir. Sotto il tavolo, però, le loro ginocchia si
sfioravano.
Una mezz’oretta dopo si trovavano tutti quanti su di una
piccola spiaggetta poco lontana dalla casa. Sannia stava sferruzzando all’ombra
di uno scoglio, Draco era in acqua con Nadir, che gli stava insegnando a
prendere i pesci a mani nude. Il ragazzo era bagnato da capo a piedi e ancora
non aveva preso niente, ma c’erano buoni auspici che prima di sera riuscisse a
catturare almeno un pesce.
Hermione e Rosana erano stese sotto il sole, girate di
schiena.
-Herm?-
La mora dischiuse appena gli occhi.
-Cosa?-
-Avete fatto pace, vero? Tu e Draco.-
La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso felice.
-Sì, abbiamo fatto pace. Sai, era successa una cosa assurda.
Lui si stava comportando da ragazzo gentile. E per cosa? Per conquistarmi!
Ci credi?-
Rosana le fece una carezza sul braccio.
-Che carino. E tu che pensavi che non ti volesse! Ma io lo
sapevo che quel ragazzo era pazzo di te. Lo sentivo!-
-Ieri sera è stato… è stato fantastico. Ci siamo dati tanti
di quei baci… e lui bacia davvero come un Dio. Ho provato delle emozioni
fortissime.-
-Ma avete…- increspò le labbra in un sorrisetto malizioso e
fece un gesto piuttosto esplicito.
-Rosana!- la riprese Hermione avvampando. –No!-
-Scusa, sono stata maleducata a chiedertelo così, ma… ero
curiosa. E poi Draco è davvero un bel ragazzo e tu sei molto attratta da lui,
resistergli deve essere stato difficile.-
-Lo è stato, eccome se lo è stato! Il mio corpo quando si
trova a contatto con il suo fa le capriole.-
-E allora perché non sei andata fino in fondo? Voglio dire,
lui ci avrà provato, immagino. Conoscendolo. O comunque se fosse successo di
sicuro non gli avrebbe dato fastidio, non si sarebbe tirato indietro.-
-No, non credo proprio che si sia tirato indietro. In questo
ambito Malfoy non è uno che si tirerebbe indietro mai, nemmeno se avesse a che
fare con una ragazza che non lo attira minimamente, che gli sta antipatica
eccetera eccetera. Però… io decisamente non sono pronta.-
-È troppo… presto?-
-No, non credo sia quello il problema. Voglio dire, se una
cosa mi interessa davvero sono capace di… lasciarmi andare. Solo… ancora non mi
fido di lui. Non voglio condividere con lui una cosa tanto intima quando ancora
non mi fido completamente.-
Rosana annuì comprensiva.
-Certo, in un rapporto la fiducia è basilare. Ma vedrai, ora
che state assieme avrai modo di imparare a fidarti di lui. Draco non è un
cattivo ragazzo. È solamente sospettoso. E spesso solo. È cresciuto troppo in
fretta, Hermione.-
-Ora che… stiamo assieme.- ripeté la ragazza assaporando le
parole. All’improvviso scattò a sedere, gli occhi sbarrati. –Aspetta… io non lo
so se stiamo assieme!-
-Malfoy…-
Draco si girò e sventolò davanti al naso di Hermione un
pesce lungo una ventina di centimetri.
-Ne ho preso uno! Granger, ho preso un pesce! Con le mie
mani! Non credevo ci sarei riuscito!-
La ragazza sorrise. Il suo volto ricordava quello di un
bambino il giorno di Natale. Era tenero, ed associare quella parola a Draco
Malfoy era davvero una cosa strana.
-Complimenti!-
-Grazie! Me li ha fatti anche Nadir.- disse il ragazzo
facendo un cenno verso l’uomo, che stava tornando a riva con i pesci che
levitavano davanti a lui.
-Stasera a cena mangeremo il frutto della tua fatica. Bello,
no?-
-Cosa?! Nessuno mangerà il mio pesce!-
Hermione sospirò.
-Malfoy, i pesci che Nadir pesca sono quelli che abbiamo
mangiato da quando siamo qui. Quello che si pesca si mangia. È ovvio.-
-Non è ovvio per niente! I miei pesci non si mangiano, va
bene?-
La mora scoppiò a ridere.
-Non ci posso credere, Draco Malfoy che si affeziona al
proprio pesce!-
Il biondo inarcò un sopracciglio.
-Ogni uomo si affeziona al proprio pesce, Granger.- disse
con voce bassa e vellutata.
-Faccio finta di non aver colto il disgustoso doppio senso.-
-Fingere non è la soluzione. Facciamo un bagno?-
Si tuffarono, nuotando per qualche metro, giocando e
schizzandosi.
-Malfoy… Malfoy, basta, affogo!-
Lui smise di saltarle addosso e si allacciò le sue braccia
attorno al collo.
-Okay, pausa.- la baciò, stringendola contro il suo corpo.
Le passò la lingua sulle labbra, massaggiandole sensualmente. –Sai di sale.
Sei… buonissima.-
Hermione sorrise.
-Anche tu sei buonissimo. Ma non so se sia merito del sale.-
gli si aggrappò, attorcigliandoli le gambe attorno al busto. Le mani del biondo
scivolarono velocemente fino al fondoschiena di lei, posandosi sui glutei.
Affondò le lunghe dita in quella tenera carne, continuando a baciare la
ragazza. Poi si salì, percorse la schiena bagnata, l’accarezzò, ed arrivò al
collo, alla nuca. Con una piccola torsione gliela fece abbassare di più e
piegare da un lato, potendo così approfondire il bacio. Dopo quella parve
un’eternità ad entrambi, si staccarono.
-Malfoy… posso chiederti una cosa?-
-Certo, ma mi riservo il diritto di non rispondere.-
-Noi… stiamo assieme?-
Draco storse il naso e la lasciò andare. Si tuffò di testa e
riemerse poco dopo.
-Definiscimi “stiamo insieme”.-
Lei gli scostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi.
-Sai cosa vuol dire stare assieme.-
-Ma non cosa voglia dire per te. Per Pansy voleva
dire fare sesso e chiamarmi…- rabbrividì. -… “Dracuccio”. Per me non è così.
Per me vuol dire… passare del tempo assieme, essere in intimità. Condividere
dei momenti, ma non tutto. Non tutto il mio tempo e soprattutto non tutti i
miei segreti, i miei pensieri o i miei problemi. Quindi, Granger, se cerchi la
storia con il principe azzurro che cercano tutte le ragazze, non vado bene per
te. Questo non vuol dire che non possiamo fare… quello che abbiamo fatto
stanotte, ma di sicuro non possiamo stare assieme.-
Hermione lo scrutò.
-L’unica cosa che cerco è un ragazzo che mi rispetti. Se
stai con me mi sei fedele e rispetti le mie scelte. Con… con Ronald dividevo
tutto, ogni cosa. Ci dicevamo tutto e pensavo che la nostra storia fosse
perfetta. Invece sono venuta a sapere che stava sia con me che con Luna. Forse
mi amava anche, ma non mi rispettava. Io ora voglio rispetto.-
Draco annuì.
-Il rispetto è una cosa che ti posso dare. In cambio, ti
chiedo il mio spazio. Non… non sono un ragazzo facile e delle volte ho bisogno
di stare da solo.-
-Potrai stare da solo quando vorrai. Basta che tu mi dica
che è “uno di quei momenti”. Almeno fino a che non ti conoscerò abbastanza da
poterlo capire da sola.-
Il biondo sorrise e le loro mani s’intrecciarono sotto la
superficie dell’acqua.
-Se le cose stanno così, affare fatto.-
Hermione scoppiò a ridere.
-Ti prego, non metterla così. Sembra un’orribile
trattativa.-
Il ragazzo spostò lo sguardo sui seni della mora, trattenuti
a stento dai triangolini del costume.
-A me sembra una trattativa piuttosto bella, invece.-
l’attirò a sé, coinvolgendola in un bacio bagnato e al sapore di sale. La sua
mano si spostò nuovamente sul fondoschiena di lei, che emise un piccolo strillo
contrariato e gli tirò una gomitata.
-Insomma, Malfoy! Avevi detto che ti saresti controllato!-
-Ma guardatela, come fa la santarellina!- la schernì lui
bonariamente. –Quando ha ottenuto quello che vuole, torna a fare la preziosa.
Prima, però, quando dovevi addolcirmi per farmi la domanda, ti facevi toccare.-
-Dai, Malfoy, non è così…
-Certo, come no. Comunque, non ho fatto niente di male,
Granger. Quando si fa un patto solitamente per concluderlo si stringe la mano,
no?-
-Ma quella non era la mia mano!-
Il biondo scrollò le spalle.
-Ho solo trovato qualcosa di più piacevole da stringere.-
Si tuffò e nuotò verso riva, seguito da Hermione, che
dimenandosi poco elegantemente e sputacchiando acqua cercava di tenere il suo
ritmo.
Con l’acqua alle ginocchia il ragazzo si bloccò, voltandosi
verso la mora.
-Ah, Granger… se preferisci puoi chiamarmi per nome. Draco,
però. Non “Dracuccio”, non “Drakie”. Solo Draco.-
Lei sorrise, felice della nuova conquista. Prese la rincorsa
e gli saltò sulla schiena.
-Posso fare anche questo?-
Il biondo ghignò.
-Direi di sì, dato che premi i tuoi seni su di me e la cosa
mi eccita da morire.-
-Sei un porco, lo sai? Un vero porco! Comunque… tu puoi
chiamarmi Hermione. O ‘Mione, o Herm. Come vuoi.-
-Vediamo… ‘Mione. ‘Mione mi piace.-
-Bene, è quello che piace di più anche a me!-
Rosana agitò la bacchetta ed i vestiti di Hermione
accatastarono sul letto, perfettamente piegati.
-Mi mancherai, Hermione.-
-Mi mancherai anche tu. Tantissimo. Ho passato con te solo
due settimane, ma posso dire senza dubbio che sei una grande amica. Ti voglio
bene, davvero.-
-Te ne voglio anche io. Quando tu e Draco avrete finito con
le ricerche e tutto torna a trovarci. Anzi, tornate insieme. Tanto, te lo dico
io, ora che vi siete trovati non vi lasciate più.-
Hermione fece una smorfia.
-Questo mi sembra azzardato da dire.-
-Non essere così cinica, Hermione. Con il pessimismo non si
va da nessuna parte.-
-Sarà, ma io preferisco non farmi illusioni. Vivo… giorno
per giorno, quel che sarà, sarà. Comunque, non garantisco per Draco, ma
garantisco per me. Tornerò certamente in questo posto meraviglioso.-
-La nostra casa è sempre aperta, lo sai.-
-E… Rosana, tranquillizza Sannia, Draco farà il possibile
per risolvere la faccenda della proprietà.-
-Lo so. È davvero un bravo ragazzo. Anche se per trovare il
suo lato migliore bisogna scavare un po’.-
Si sorrisero e finirono di preparare i bagagli. Tornarono
alla spiaggia, dove Draco e Nadir stavano grigliando il pesce e Sannia
preparava la tavola a colpi di bacchetta.
Hermione si avvicinò al biondo, prendendolo timidamente a
braccetto.
-Alla fine hai ceduto.- sussurrò sorridendogli.
-Di cosa stai parlando?-
-Del pesce.-
-Oh, il mio pesce.- ghignò. –No, il mio pesce non l’ho
cucinato, l’ho ributtato in acqua.-
La mora scoppiò a ridere.
-Sei cocciuto.-
-Estremamente.- all’improvviso si fece serio. –Ho molti
difetti, Hermione. Ne conosci parecchi, ma non tutti. E… affrontali, va bene?
Non scappare davanti ad essi. Perché è una cosa che non sopporto, che…
-… ti fa paura.- concluse la ragazza con un sospiro. –È la
stessa cosa che provo io. Sai… io so a cosa vado incontro, con te. Nel male, lo
so. Le cose brutte del tuo carattere non sono un segreto per nessuno. Ma io… le
mie cose brutte non le conosci.-
Draco sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro
all’orecchio.
-Guarda che ho già visto la tua faccia appena alzata dal
letto.-
La mora gli diede una spintarella con il fianco.
-Sto parlando seriamente.-
-Anch’io.-
-Idiota.-
-Grazie.- la baciò. –A parte gli scherzi. Io non ti conosco,
non bene, ed è vero. Ma sono abbastanza sicuro che nessuno dei tuoi difetti mi
potrà allontanare da te. Tante cose potranno separarci, ma non… qualche
difetto. Perché ho l’abitudine, brutta, secondo alcuni, di dire in faccia alle
persone cosa non mi piace di loro. Quindi, se ci dovesse essere qualche tuo
difetto che non sopporto, te lo direi. Non mi allontanerei senza una parola.
Non sono il tipo. Però tu non avere paura di mostrarti.-
-Va bene. Ma… non averne neanche tu.-
Il biondo le servì uno spiedino di pesce.
-Io non ne ho.- ghignò. –Infatti sono disposto a spogliarmi
appena me lo chiedi!-
Sannia coinvolse Draco in un abbraccio di una decina di
minuti buoni. Gli accarezzò dolcemente la guancia, come una madre avrebbe fatto
con il proprio figlio, e prese a parlargli in portoghese, velocemente. Si
sentiva dalla voce che aveva un groppo in gola.
Il ragazzo si girò verso Hermione, un sorriso triste mal
camuffato sul volto.
-Dice di fare buon viaggio e di mandarle un gufo appena
arriviamo. E di chiederle qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno. Dice di
comportarmi bene con te e di darti ascolto, perché sei una ragazza intelligente
che può aiutarmi nelle ricerche.- strinse brevemente le labbra. –E non solo in
quelle. Dice che ci vuole bene e che le mancheremo.- snocciolò il biondo.
Hermione tirò su con il naso e si rifugiò tra le braccia della donna, che la
strinse.
-Draco, dille che anche loro mancheranno a noi e che gli
vogliamo bene, tantissimo.-
-Già fatto.- mormorò il ragazzo stringendo la mano a Nadir.
Poi si abbassò a dare un bacio sulla guancia a Rosana.
-Se scopri qualcosa in più sulla grotte, scrivimi.- le
raccomandò.
-Oh, anche senza notizie avrai i miei saluti, Draco. Non ho
intenzione di perdere i contatti con Hermione. E tu vedi di trattarla bene,
perché se vengo a sapere che me la fai soffrire volo a prenderti a calci,
ovunque voi siate!-
-Ma certo, grandonna. Tremo già.-
Rosana gli fece la linguaccia ed abbracciò Hermione.
-Pensami quando indosserai il vestito che ti ho regalato.-
-Oh, non solo quando indosserò il vestito!- esclamò la mora
sorridendo. Ti penserò spessissimo.-
-Ma certo, quando non starai pensando al tuo bel biondo.-
ammiccò. –E fammi sapere se ci dovessero essere sviluppi. Ci conto, eh!-
-Va bene, ciao Rosana.-
Draco controllò velocemente di aver preso tutto, mentre
Hermione si dedicava ad un altro giro d’abbracci. La staccò gentilmente da
Sannia.
-‘Mione, dobbiamo andare.-
Lei gli cinse la vita con un braccio, annuendo.
-Andiamo.-
-Sei pronta?-
-Preferirei restare, ma… sono pronta.-
Salutò un’ultima volta con la mano, e poi i due ragazzi
scomparvero insieme, mentre Rosana e Sannia scoppiavano a piangere e si aggrappavano
a Nadir, una destra ed una a sinistra.
Con la vacanziera sottoscritta sono tornati anche gli altri
vacanzieri, quelli che voi preferite. Un capitolo tranquillo, per dare ad
Hermione e Draco un po’ di spazio per dare tranquilli. Dal prossimo chap
saranno ad Ottawa e vedremo cosa combineranno.
Passiamo ai ringraziamenti:
Dana, minako-chan, isabell,
savannah (il clone cretino di Harry… ahahahah questa me la segno
perché è bellissima!), kishal (in effetti quei due non sono
normali. Eh, ma cosa ci vuoi fare…), JessicaMalfoy, patty
(anche a me piace come mi sta venendo fuori Hermione. Cioè, quando era ad
Hogwarts me la immaginavo decisa, concentrata… insomma, la nostra solita
Hermione, colonna portante che sostiene i due poveracci che si ritrova come
amici. Ma adesso che è fuori dalla scuola, con una persona che non conosce bene
e di cui non si fida molto, ma dalla quale è attratta come da nessun altro… mi
fornisce buoni spunti per descriverla in un certo modo), mirtilla
(no, niente effetti collaterali… almeno spero!), super gaia, hermione,
MissBecker (il vero lato di Draco Malfoy che lo vede come un
ragazzo gentile? Non riesco nemmeno a pensarci! Eheheh ^^), lilyblack,
julychan (leggere la tua recensione è stato un piacere! E ho
notato, così, giusto per caso, che sei poliglotta! :p Comunque, tornare a
Parigi… non è escluso, ma dobbiamo vedere se quei due resistono assieme fino
alla fine del viaggio! Li conosci, no? Sono strani. Per l’altra fic, il fatto
che Sabrina assomigli a Phoebe… sì, abbastanza. Sono fuori di testa uguale, ma
forse Sabrina è un po’ più pervertita. O forse no, perché anche Phoebe non
scherza! Mi raccomando, continua a commentare! Ciao)………………………………… GRAZIE A
TUTTI!!!!!!!!
-Siamo a Ottawa.- spiegò Draco prendendo Hermione per mano e
trascinandola sulla via principale, piena di negozi. –Capitale del Canada,
nella provincia dell’Ontario. Continuando di là, si arriva al fiume omonimo
della città.-
La mora inarcò un sopracciglio.
-Ragazzo mio, io le ho studiate queste cose. Sono
andata ad una scuola babbana fino a gli undici anni.-
-Che garanzia.- rispose lui ghignando.
-Piantala di fare il saputello.- socchiuse appena gli occhi.
-Sembri me.-
-Scusami? Non è possibile. Io sono bello, io
sono affascinante, io eccito.-
Hermione gli lanciò un’occhiata torva.
-E allora sentiamo, Mister Splendido, perché ti sei messo
con me?-
-Perché a Rio c’eravate solo tu o Rosana. Se avessi scelto
la seconda, Nadir mi avrebbe ucciso ficcandomi tre dei suo pesci in gola. Vivi.
Così sei rimasta tu.- ghignò il biondo aumentando il passo. La ragazza spalancò
la bocca, offesa, e prese a corrergli dietro, lanciandogli insulti.
-Malfoy, sei uno… uno stronzo! Sai cosa ti dico? Se è
così allora è meglio che noi ci lascia…
Lui si girò di scatto, afferrandole saldamente i fianchi e
spingendola contro ad un muro, incurante della gente che lo stava fissando per
quella reazione tanto improvvisa. Non le permise di finire la frase chiudendole
la bocca con un bacio.
-Non dire cose delle quali ti potresti pentire.- mormorò
sulle sue labbra.
Lei tentò di divincolarsi, ma la stretta era troppo forte.
Così optò per usare il dialogo.
-Razza di un Malfoy maleducato forse sei tu che ti
dovresti pentire di quello che dici. Insinuare che non sono bella, che non sono
affascinante e che non eccito non è molto carino.-
-Io stavo scherzando.-
-Non sembrava proprio.-
-Sembrava invece che tu non stessi scherzando.-
-Infatti non stavo scherzando.-
Draco sfiorò le labbra di Hermione con le proprie.
-Davvero vuoi lasciarmi?-
La baciò, prima sulla bocca, poi sulla guancia, poi sul
collo. La gente intorno a loro li fissava stranita, ma nessuno dei due ci
faceva a caso, erano troppo presi dalla loro battaglia personale.
La ragazza si scostò a quei baci bollenti, anche se farlo le
costò più di quanto pensasse.
-Se tu fai così, sì.-
-Se faccio…- premette il proprio corpo contro il suo, ed
affondò il naso nei suoi capelli. Poi passò a leccare languidamente il lobo
dell’orecchio destro. -… così?-
-No.- sussurrò la mora, praticamente ansimando. –Quando fai
come prima. Quando mi dici… quelle cose.-
Il biondo ghignò contro il suo collo.
-Ne sei sicura?-
-Sì.-
-Ora vediamo.- insinuò una mano sotto alla maglietta,
disegnando piccoli cerchi sul suo ventre piatto, facendola rabbrividire. –Io
sono bello.- mormorò, salendo di un poco con il palmo aperto della mano,
percorrendo i fianchi e passando sulla schiena, giocando con il ferretto del
reggiseno. –Io sono affascinante.- portò l’altra mano al collo,
accarezzandolo. Si abbassò e la baciò con passione, leccandole con la lingua il
contorno delle labbra. –Io eccito.- spinse di più contro il suo corpo,
petto contro petto, ventre contro ventre, bacino contro bacino, gambe contro
gambe. Le loro bocche ancora unite. Un bacio profondo, che scosse Hermione
nell’anima. Dopo qualche attimo Draco si staccò.
-E adesso guardami in faccia e dimmi che vuoi lasciarmi
quando ti dico quelle cose.-
Passò quasi un minuto, durante il quale i loro occhi non si
staccarono un attimo gli uni dagli altri, combattendo una silenziosa guerra.
-No.- sussurrò infine la ragazza. Lui sorrise, prendendola
per mano e riconducendola sulla strada.
-Bene. E poi io non ho detto quello che tu non sei, ho
semplicemente detto quello che io sono.-
-Sei schifosamente presuntuoso.-
-Sì, ma a te piace la mia schifosa presunzione.-
-Non è affatto vero.-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Cosa? Ho sentito bene? Chiediamo alla gente che ha visto la
scena di poco fa se la mia schifosa presunzione non ti piaceva? Stavi gemendo,
bellezza. Ammettilo, eri vicina all’orgasmo.-
Hermione gli tirò una gomitata.
-Come no! Ero del tutto indifferente. E comunque non parlare
così forte, la gente ti sente!-
-Ma certo, tesoro, certo che stanotte ti do il bis di ieri
sera!- esclamò lui alzando la voce di parecchio. –Oh, sì, certo che mi ricordo
quante volte sei venuta! Eh, lo so che non potevi desiderare un uomo più bravo
di me!-
La mora diventò all’istante color porpora e tentò di
tappargli la bocca. Ma lui era nettamente più alto e continuava a gridare
sconcezze aumentando sempre di più il volume. Alla fine, riuscì a condurlo in
un angolo e gli tirò una sberla sul braccio.
-Malfoy, sei un porco! Mi sono messa con un porco!-
-E anche questo ti piace.-
-No!-
-Sì. Un attimo fa ti stavi divertendo da pazzi.-
-Mi stavo imbarazzando da pazzi!- sbottò Hermione. Poi lo
fissò e non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere. –Dio, ma hai visto
le loro facce?-
Lui ghignò.
-Eccome se le ho viste! Erano scioccati!-
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò con
trasporto.
-Tu sei completamente matto.-
-Lo so. Ma non preoccuparti, lo diventerai anche tu.- le
passò un braccio sulle spalle ed imboccarono una stradina secondaria,
ricambiando le occhiate curiose della gente. Avevano decisamente dato
spettacolo. –O forse lo sei già. Sai, sei molto diversa da come sembrava che
fossi a scuola.-
-Vogliamo parlare di te? Eri antipatico, freddo, prendevi in
giro… eri orribile. Assolutamente orribile.-
-Perché, ora non lo sono? Non sono antipatico, freddo e
orribile? Non ti prendo in giro? Perché pensavo fosse per quello che prima ti
sei arrabbiata tanto.-
Hermione aprì la bocca senza però emettere alcun suono,
riflettendo
-Tu… sì, sei ancora orribile. Però… accidenti, mi sono messa
con te. E io non sono cambiata, di questo sono sicura. Allora perché noi…
-Si vede che infondo non eravamo tanto incompatibili. La
verità è che non eri precisamente tu il mio obiettivo a scuola. Era
Potter, lo sai. Volevo colpire lui, non te. E neanche Weasel. Però voi mi
eravate d’impiccio. E allora quando avevo bisogno di togliervi dai piedi
colpivo anche voi. E questo, naturalmente, non poteva che farci allontanare. Ma
hai visto, bastava solo che ci trovassimo noi due, senza i tuoi amici.-
-E senza i tuoi.- mormorò Hermione storcendo il naso.
-Ovviamente.-
Camminarono in silenzio per un po’, abbracciati.
-Malfoy… Draco, perché ce l’hai tanto con Harry? Voglio
dire, pensavamo tutti che fosse perché tu la pensavi come tuo padre e se lui ti
diceva di odiarlo allora lo facevi, ma… hai dimostrato che non è così. Lo
dimostra il fatto che viaggi con me e che mi stai abbracciando. Allora
perché Harry? Cosa ti ha fatto?-
Il biondo si prese qualche attimo per pensarci su.
-Vive. Mi ha… rifiutato. La mia amicizia, voglio dire. L’ha
rifiutata.-
-E lo odi per questo?-
-Questione di orgoglio, Granger.-
La ragazza sgranò gli occhi.
-È una cosa stupida.-
-È una cosa da maschi, non puoi capire. E infondo Potter è
divertente. Voglio dire… ad insultarlo mi diverto. Lui mi risponde per le rime
ed io mi diverto a ribattere. Un po’ come con te. Solo che alla fine con lui pretendo
di vincere.-
-Con me non pretendi di vincere?-
-Vincere… dipende da te. Anche se non pretendo niente, da te
qualcosa voglio. E questa volta non sto parlando di sesso. Non solo di
sesso. Potrei anche… perdere.-
Hermione lo fissò perplessa.
-Credo di essermi persa nei meandri del tuo ragionamento.-
-Non mi stupisce.- sospirò lui. –Senti, lasciamo perdere, va
bene?-
Lei gli si strinse di più al fianco.
-No, dai, spiegamelo.-
-Oh… va bene. Per me… anche solo baciarti, è perdere. Se
vuoi la verità perdere è stato portarti con me. Non avrei dovuto, ma… beh, ora
sei qui e ti ho già detto una volta che ormai sei necessaria per le ricerche e
per… tutto. Comunque… ho perso. Sono attratto da te, ho perso. Ma in un certo
senso ho vinto. Perché ci sei, sei con me, posso… posso toccarti. Io sto a
metà. Quindi tocca a te decidere. Se vuoi vincere, io perdo. Se vuoi perdere,
io vinco. Capito?-
-Più o meno.- evitò di guardarlo. –Ho capito che in fin dei
conti non ti dispiace poi tanto di avermi qui.-
Draco ghignò.
-Mi dispiacerebbe ancora di meno se tu mi dessi…
-Malfoy!-
Hermione indicò un hotel bianco che sembrava una reggia.
-Guarda, Draco! Il Royal Hotel of Ottawa! Dio, è… enorme!-
Il biondo scrollò le spalle.
-Casa dolce casa.- mormorò sorridendole.
Lei si voltò di scatto.
-Cosa…
-Ho preso una suite.- spiegò lui senza guardarla.
-Cosa… avevi detto che c’erano delle persone che conoscevi
disposte ad ospitarci.-
-Ho cambiato idea, staremo qua.-
-Perché? Dovremmo fare economia, Draco. Siamo in due e i
soldi ci fanno comodo per le ricerche. O se ci dovesse essere qualche
imprevisto.-
-I soldi non sono un problema, dovresti saperlo.-
-Sì, ma…
-Niente ma. Abbiamo una suite, punto e basta.- sbottò il
ragazzo sospingendola verso l’ingresso.
-Draco… l’hai fatto perché potessimo avere una stanza da
soli!- esclamò la mora puntandogli minacciosamente un dito contro. –Maniaco!-
-Ehi! Non ci ho neanche pensato a quello. Me l’hai fatto
notare ora.-
Lei gli rivolse un’occhiata penetrante.
-E va bene, ci ho pensato, ma non era quello lo scopo
principale.-
-Davvero? E qual era lo scopo principale, allora?-
-Era…- la guardò con espressione di superiorità. –Non sono
affari tuoi.-
-Come sei prevedibile, Malfoy.-
-Se stare in una stanza con me, da sola, nell’hotel più
bello del Canada, ti crea qualche problema, a me non interessa. Trovati un
altro posto.- sibilò lui, ora offeso. Hermione si morse il labbro inferiore,
passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
-Non intendevo dire quello.-
-Bene.- mormorò Draco bruscamente, dirigendosi alla
reception. La ragazza lo seguì e gli posò una mano sul fianco, ma lui si
scostò.
-Ho una prenotazione a nome Malfoy.- disse alla signorina
dietro al banco.
-Certo, signore, la suite. La… signorina è con lei?- chiese
indicando Hermione con un cenno del capo. Si vedeva chiaramente che le sarebbe
piaciuta una risposta negativa. La mora le rivolse un’occhiata di sbieco. Anche
le donne, donne adulte, lo guardavano. E lei era gelosa, si rese conto. Scacciò
il pensiero.
Il biondo la fissò duramente.
-Sei con me?- le domandò distrattamente.
-Ovvio che sono con te.-
-Non così tanto.- tornò a rivolgersi alla donna della
reception. –Sì, è con me.-
-Molto bene, siete in due. Desiderate qualcosa, la cena, uno
spuntino?-
-Per ora no.-
-Come preferisce. Se dovesse avere bisogno di qualcosa, il
centralino è il numero 111.- si girò e prese una chiave laccata d’oro. –Stanza
568, quinto piano. Lasciate pure i bagagli qui, vi saranno recapitati in un
paio di minuti. Buona permanenza nel nostro hotel.-
Draco la liquidò con un seccato gesto della mano e si avviò
verso l’ascensore, guardandolo con aria schifata. Iniziò a tastare la porta,
bestemmiando di tanto in tanto.
-Draco… si fa così.- mormorò Hermione schiacciando il
pulsante di chiamata.
Lui le rivolse uno sguardo di ghiaccio.
-Odio la roba babbana.-
-Hai scelto tu questo albergo.-
-Non certo per me.-
La mora sbuffò, incrociando le braccia al petto. Cos’aveva
fatto?
Arrivò l’ascensore e lui le cedette cavallerescamente il
passo, ma senza accennare alcun sorriso o ghigno che sia. Lei entrò con passo
deciso ed attese che le porte si chiudessero, prima di puntargli contro un dito,
furiosa.
-Spiegami perché un attimo fa scherzavamo tranquillamente ed
ora non mi rivolgi la parola!-
Il ragazzo si voltò dall’altra parte.
-Ah no, Malfoy, non fare così! Io… odio quando fai il
bambino viziato! È una cosa che non sopporto!-
-Davvero? E sai cosa non sopporto io? Non sopporto che tu
veda secondi fini in tutto quello che faccio!-
Le porte si aprirono e loro sospesero la litigata per tutta
la lunghezza del corridoio. Una volta in camera, Hermione riprese fiato per
continuare ad insultarlo, ma le parole le morirono in gola. La suite era
davvero stupenda, ancora più di quella dell’hotel di Casablanca. L’ingresso si
apriva in un salottino con un elegante divano bianco ed una chaise-longue del
medesimo colore. La stanza, separata da una porta scorrevole, comprendeva un
tavolino con due poltroncine di vimini ed un enorme letto matrimoniale, con
tanto di baldacchino. Sopra di loro, un lampadario che sembrava quello di un
castello.
La ragazza si voltò verso il biondo, che la fissava
imbronciato, le braccia abbandonate lungo i fianchi, ma le mani strette pugno.
Le lacrime le stavano pericolosamente salendo agli occhi, così senza pensare a
quello che stava facendo gli saltò al collo, stringendolo.
-Grazie.- gli sussurrò all’orecchio.
Lui ricambiò la stretta, ma poi si ricordò di essere
arrabbiato. La mise a terra ed inarcò un sopracciglio.
-Tu credi che per sistemare tutto basti saltarmi addosso?-
le domandò guardandola dall’alto al basso.
Hermione sorrise.
-Io credo… che quello possa essere il primo passo.- mormorò
tornando ad avvicinarsi e senza lasciare un attimo i suoi occhi.
Il biondo ghignò.
-Ed il secondo passo quale sarebbe?-
-Sarebbe…- si alzò sulle punte dei piedi, i loro nasi che si
sfioravano. -… questo.- sussurrò baciandolo con passione. Lui afferrò i suoi
fianchi e la sospinse verso il divano, senza permettere che le loro bocche e le
loro lingue si separassero. Atterrarono sui morbidi cuscini, lui sopra di lei.
Hermione gemette sottovoce. Quel corpo muscoloso la sovrastava, ma non la sommergeva.
L’accoglieva gentilmente, cullandola nel suo calore.
Draco s’avventurò con il palmo aperto sotto la camicetta
leggera di lei, sfiorando appena la stoffa delicata del reggiseno. Con l’altra
mano liberò i bottoni dalle asole ed accarezzò quella pelle appena abbronzata.
Lei tentò di non inarcare la schiena. Aveva… paura. Paura di non riuscire a
controllarsi.
-‘Mione… fammi fare una cosa.- pregò il biondo. Negli occhi
uno sguardo implorante.
Lei deglutì.
-Cosa?-
Il ragazzo le baciò la clavicola, poi lo sterno. Un fianco,
l’altro, infine l’ombelico. Due dita che già tiravano giù la zip dei jeans.
-Una cosa che ti piacerà. Fidati.-
-Draco…
-Voglio darti piacere.- mormorò il ragazzo guardandola negli
occhi. Hermione si morse il labbro inferiore. Lui era… lui era fantastico. E
voleva darle piacere. Voleva farla stare bene. E quell’intimità che si stava
creando tra loro la faceva impazzire. Sei gli avesse permesso di fare quello
che voleva fare, quell’intimità, quel legame che stavano condividendo, sarebbe
stato ancora più profondo. Lentamente, annuì.
Il biondo strisciò su di lei per poterla baciare di nuovo, e
poi scese giù. Appoggiò per qualche attimo la testa sul suo ventre,
guardandola, e lei non poté fare a meno di accarezzare quelle ciocche bionde
che ricadevano scomposte sulla sua pelle.
-Posso andare?- domandò Draco in un sussurro. Non aveva
ricevuto un assenso esplicito e non voleva che lei non fosse d’accordo.
-Draco… non farmi questa domanda, ti prego.- rispose
Hermione chiudendo gli occhi. –Perché potrei dirti qualcosa di cui mi pentirei.
In tutti e due i casi. Considera solo… chi tace acconsente.-
-Va bene. Sono… sempre disposto a fermarmi.- disse
togliendole i jeans. Osservò quelle gambe così belle, non troppo lunghe eppure
longilinee, ed accarezzò una coscia. La sua mano stava per diventare più
audace, quando Hermione lo bloccò.
-Draco…
-Vuoi che mi fermi?- chiese cercando di reprimere la
delusione.
-È che… c’è un gufo alla finestra.-
-Non importa, aspetterà.-
-Già, ma siamo in una località babbana e…
Il biondo si alzò di malavoglia ed andò alla finestra
sbuffando. Quando vide l’elegante gufo bruno, però, la sua espressione mutò
notevolmente. Negli occhi Hermione poté leggere terrore misto a qualcosa che
non riuscì a percepire.
-Draco, di chi è?- domandò preoccupata. Lui le diede le
spalle, facendole cenno di restare in silenzio. Spiegò la pergamena con mani
tremanti. Lesse tutto d’un fiato e poi si abbandonò di nuovo sul divano,
emettendo un sospiro di sollievo.
-Niente di grave.- disse tranquillamente, ripiegando
ordinatamente la lettera e mettendosela nella tasca posteriore dei pantaloni.
-Sì, ma di chi è.- insisté la mora.
-Lascia stare, ‘Mione.- ghignò. –Piuttosto, riprendiamo da
dove eravamo arrivati.-
Le si avvicinò, ma lei si ritrasse.
-Perché non vuoi dirmi di chi è?-
-Perché non è importante.-
-Non è vero, Draco. Quando la stavi aprendo avevi paura.
Cosa c’è scritto?-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Hermione, niente di grave e niente di importante, okay?-
Lei fece per ribattere, ma si fermò quando intercettò una
sua occhiata. Lasciò perdere.
-Va bene. Se non è nulla di grave va bene.-
-Perfetto.- le accarezzò una gamba nuda. –Ora ti spiace se
riprendiamo la conversazione che avevamo intrapreso un attimo fa?-
Hermione scrollò le spalle e Draco percepì che ora si
sentiva a disagio. Aveva rotto il momento e non si poteva riprendere da dove
avevano interrotto. Lei non era a proprio agio. Le sorrise, reprimendo la
delusione.
-Oppure possiamo continuare un’altra volta, ora sono un po’
stanco. Ti fa niente?-
La ragazza gli rivolse uno sguardo grato.
-No, va bene.- si rimise i jeans e si sedette alla
scrivania. Con un colpo di bacchetta fece comparire la valigetta in cui
tenevano le informazioni sui Luoghi ed estrasse varie pergamene. –Io riordino
un po’ questa roba. Tu dormi pure, se vuoi.-
Draco si sistemò meglio sul divano, la testa appoggiata sul
pugno chiuso, e prese a fissarla mentre spargeva fogli a destra e a manca,
riordinandoli poi in base a chissà quale caratteristica. Adorava guardarla
quando era concentrata. Sembrava così… donna. Matura, una donna vera, non una
ragazza di diciotto anni.
Hermione scrollò le spalle, la familiare sensazione di
essere osservata sulla pelle. Sorrise impercettibilmente.
-Draco… piantala di fissarmi. Sento il tuo sguardo e mi da
fastidio.- mormorò a bassa voce.
-Bugiarda.- le rispose lui con lo stesso tono.
La mora ridacchiò.
-Va bene, mi fa piacere, ma non quando sto lavorando. Non
riesco a concentrarmi.-
Il biondo si stiracchiò e si parò davanti allo specchio,
sistemandosi i capelli.
-Va bene. Però se non vuoi che continui a guardarti devi
lasciarmi uscire, perché se sono qui… non riesco a non guardarti.-
Lei sorrise, lusingata da quella frase.
-Puoi uscire, mica ti tengo prigioniero.-
Lui ghignò.
-Considerata la cella e la carceriera, devo ammettere che
non mi dispiacerebbe affatto.- le sorrise maliziosamente. –Vado a trovare
qualcosa da mangiare. Mi è venuta in mente una nuova “conversazione” da fare
con te, dopo.-
Hermione sorrise e lo fissò fino a quando non fu sulla porta.
D’istinto si alzò e gli corse incontro, saltandogli al collo. Lui, leggermente
spaesato, andò a sbattere contro la parete.
-Sei impazzita?-
Lei arrossì e scosse la testa.
-No. Solo… non mi hai salutata.-
Il biondo socchiuse appena gli occhi.
-Guarda che torno tra poco.-
-Non importa.- replicò la mora nascondendo il volto nei suoi
capelli. Un po’ si vergognava ad ammettere davanti a lui che voleva
essere salutata ogni volta che usciva. Però lo voleva. Glielo aveva
fatto capire la fitta al petto che l’aveva colpita quando lui stava per
abbandonare la stanza.
-Beh, allora ti saluto… se proprio insisti.- mormorò lui
finalmente baciandola. Dopo un po’ la mise a terra e le depositò un ultimo
piccolo bacio sulle labbra. Le sorrise.
-Ora posso andare?- domandò.
Hermione lo guardò con espressione pensierosa.
-Mhh… mi sa di sì. Ora puoi andare.-
Hermione mise l’ultimo plico di fogli nella valigetta e si
stiracchiò. Diede uno sguardo all’orologio: Draco era fuori da una mezz’oretta
e sarebbe tornato a breve. Se voleva farsi una doccia doveva sbrigarsi. Aveva
idea che una volta rientrato non avrebbero passato il tempo a parlare. Sorrise
da sola, sfiorandosi leggermente i jeans. Glieli aveva tolti. Merlino, glieli
aveva tolti. Le aveva accarezzato le gambe, le cosce. Era andato così vicino a…
neanche poteva pensare a cosa lo aveva fatto andare tanto vicino. Se lui avesse
fatto quello che aveva intenzione di fare, lei non avrebbe resistito. Gli
avrebbe dato tutta se stessa. Perché quel ragazzo le faceva provare emozioni
così… intense.
Con un sospiro la ragazza scacciò quei pensieri dalla testa.
Doveva decisamente farsi una doccia. Magari le avrebbe raffreddato un po’ i
bollenti spiriti. Andò in bagno e spalancò la bocca con espressione sgomenta.
Il lussuoso pavimento della stanza era ingombro di vestiti e asciugamani. Draco
aveva fatto la doccia e aveva gettato tutto per terra. Arrabbiata, Hermione
iniziò a raccogliere gli indumenti. Non poteva crederci, era come tutti gli
altri maschi del pianeta: schifosamente disordinato! E cosa si aspettava, poi,
che raccogliesse lei? Insomma, non era di certo sua madre! O forse era meglio
dire il suo elfo domestico, dato che aveva seri dubbi sul fatto che Narcissa
Malfoy si abbassasse a riordinare qualsiasi cosa che appartenesse al figlio o a
chiunque altro.
Sbatté i vestiti che aveva tra le braccia sul letto,
tenendosi a mente che avrebbe detto due belle paroline a Draco non appena
sarebbe tornato. Guardò infastidita il mucchio di indumenti, scuotendo
leggermente la testa. Con un sospiro frustrato iniziò a piegare le magliette di
Draco ed a riporle ordinatamente nell’armadio. Che ci poteva fare se non
sopportava il disordine? Aveva preso da sua madre, se nella stessa stanza dove
c’era lei c’era disordine, non poteva fare altro che mettersi a riordinare.
Capovolse i jeans e li piegò, quando una pergamena spiegazzata cadde dalla
tasca posteriore e le finì tra i piedi. Hermione la raccolse e fece per
appoggiarla sul comodino accanto al letto, quando si rese conto che era la
lettera che Draco aveva ricevuto poco prima, di cui non aveva voluto rivelarle
il mittente. Fissò il foglio piegato mordendosi il labbro inferiore. Non era
giusto leggere le cose degli altri, lo sapeva bene. Soprattutto la
corrispondenza. Soprattutto la corrispondenza che lui le aveva fatto ben capire
non voleva che leggesse. Però, insomma, lei era la sua ragazza. Forse quella
lettera era di… oddio, Pansy Parkinson! Che gli diceva… che mai poteva dirgli
quell’arpia? Cosa voleva da lui? Si tenevano ancora in contatto? Le poche volte
che era venuto fuori il nome di Pansy, lui le aveva fatto intendere che la loro
rottura non era stata terribile. Insomma, che erano rimasti “in buoni
rapporti”. Ed ora lei stava tornando alla carica. Lo rivoleva. Hermione
fu pervasa da un brivido. La Parkinson non poteva riaverlo. Perché ora… ora
Draco era suo.
Con risolutezza spiegò la lettera e osservò la scrittura
minuta e ordinata. Sicuramente di una ragazza. Il cuore prese a batterle più
velocemente nel petto. “Caro Draco, anche tu mi manchi molto” era la
prima frase. Voleva dire che lui le aveva detto che gli mancava. Gli mancava
Pansy Parkinson. “Senza di te è tutto vuoto, te l’ho già detto. Ma non
voglio che ti preoccupi per me, io sto bene. Mi so mantenere, dovresti saperlo.
Sono una donna forte, Draco. E il solo pensiero di saperti felice mi fa stare
meglio. Vivi felice e continua con il tuo lavoro. Manca ancora tempo al tuo
ritorno, non pensarci. Soprattutto non pensare neanche per un momento di
tornare per me. Ascoltami per una volta: io sto bene. Ti amo, figliolo. Con
affetto, tua madre.”
Hermione rilesse la lettera un’altra volta. “Con affetto,
tua madre”. Era di Narcissa Malfoy. Tirò un sospiro di sollievo, accarezzando
le lettere sulla pergamena. Perché non gliel’aveva voluta far leggere? Insomma,
non c’era niente di sconvolgente o che non potesse sapere. Allora perché si
sentiva tremendamente in colpa? Perché aveva letto una cosa che non era sua.
Perché non si era fidata di Draco. Doveva mettere via la lettera. La piegò velocemente
e la rimise nella tasca dei jeans. Poi li infilò nell’armadio. Si alzò,
pregustando la doccia che finalmente sarebbe riuscita a farsi, e si bloccò, gli
occhi sgranati: Draco era sulla porta, le braccia incrociate contro al petto e
lo sguardo duro.
-Draco…- mormorò la ragazza con espressione colpevole.
-Brava, Granger. Ottimo detective.- disse lui amaramente.
–Se ti applicassi così anche nelle ricerche probabilmente a questo punto
avremmo già scoperto cosa dice la profezia.-
-Draco…-
-Smettila di dire Draco!- sbottò il ragazzo fulminandola.
–Ti avevo detto che non era niente. Pensavo avresti capito che non volevo la
leggessi. Credevo fossi intelligente, Granger.-
-Non ho fatto apposta.- tentò di difendersi Hermione. –Hai
lasciato tutto in giro, ho raccolto i tuoi pantaloni e… è caduta la lettera e…
-…non l’hai di certo messa da parte.-
La mora lo fissò un momento negli occhi. Erano… delusi.
-No, non l’ho messa da parte. L’ho letta. Draco, mi
dispiace, era lì e ho pensato…
-Non hai pensato affatto, Granger. Altrimenti avresti dovuto
pensare che non erano affari tuoi.-
Hermione trattenne un singhiozzo. Draco aveva ragione,
ragione su tutto. Non erano affari suoi. Le lacrime erano tremendamente vicine.
Ma non avrebbe pianto davanti a lui. Non se lui la guardava a quel modo, con
quell’espressione fredda. La stava guardando come a scuola. Come se lei fosse
qualcuno da cui doveva difendersi. Come se quei mesi che avevano passato
insieme non fossero mai esistiti.
-Scusa, Draco.- riuscì solamente a dire. –Ho sbagliato, non
avrei dovuto leggere. Ma non capisco davvero perché non volevi farmi leggere la
lettera. Era di tua madre, non…
-Appunto, era di mia madre. Mia madre, Granger.
Affari miei. Ti avevo detto che non ti dovevi preoccupare e non dovevi
leggere. Esigi rispetto? Lo esigo anche io. Fino adesso ti ho rispettata e tu
non l’hai fatto con me.-
-Hai ragione. Hai perfettamente ragione, ho fatto una cosa
che non dovevo fare. Giuro che non accadrà più.- mormorò pentita la mora. Il
volto di Draco impassibile. Non era incline al perdono. Soprattutto non quando
lo avevano colpito a quel modo: lui si era fidato. Si era fidato della Granger
e lei gli aveva dimostrato che era come tutti gli altri. Nemmeno lei era
diversa.
-È troppo tardi.- disse piano, ma con determinazione.
A quelle parole Hermione fu pervasa dalla rabbia. Era troppo
tardi? E non meritava forse una seconda possibilità? Lei gliel’avrebbe
concessa. E poi aveva chiesto scusa, si era resa conto di aver sbagliato. Lo
guardò furiosa.
-Ma almeno dimmi perché non mi hai voluto far leggere
quella dannatissima lettera!-
-Perché non volevo sapessi di mia madre!- ribatté lui
urlando.
-Sapere cosa? Sapere che ti scrive? Ti vergogni? Sapere
cosa, Cristo Santo?! Non c’era scritto niente di strano. Cosa non dovevo sapere?!
Cosa?-
Draco scosse
lentamente la testa.
-Lascia stare.-
-Non lascio stare,
cazzo! Ci ha fatto litigare, voglio sapere!- sbottò Hermione istericamente.
-Tu
ci hai fatto litigare.- precisò il ragazzo.
-Cosa non dovevo
sapere.- sibilò la mora, ignorandolo.
Lui la scrutò negli
occhi. Occhi arrabbiati in occhi arrabbiati. Sospirò e si passò una mano sul
volto. Voleva solo andarsene a dormire.
-Sei così ingenua.-
disse piano. Il motivo per cui gli piaceva tanto ora era il motivo per cui la
stava odiando. Perché non riusciva ad arrivarci?
-Non capisco.-
rispose Hermione, con tono altrettanto basso. –Tua madre ti ha scritto una cosa
bella, ti ha scritto di essere felice e di non preoccuparti per lei. Di… oh.-
la ragazza si bloccò, ripensando alle parole della lettera. Improvvisamente,
tutto fu chiaro. –Lucius.- sussurrò. –È tuo padre, vero? Lui le fa qualcosa.-
Draco si girò di
scatto, evitando di guardarla. Hermione fece un passo avanti, appoggiandole
delicatamente una mano sul braccio. Lui si scostò bruscamente. La fissò negli
occhi.
-Lasciami stare.-
La ragazza colse la
preghiera nella voce del biondo e con un’ultima occhiata se ne andò.
Draco strinse di
più il cuscino e guardò la figura di Hermione entrare di soppiatto nella
stanza. La guardò raccogliere la propria roba con qualche incantesimo casalingo
e un brivido di terrore gli percorse la schiena. Se ne voleva andare? Voleva
davvero andarsene per… una lite? Una stupidissima lite? Draco si maledì
mentalmente. Non era stata una lite stupida. Lei lo aveva deluso leggendo la sua posta.
E questo era tutto. O forse no, non era tutto. C’era anche quella piccola e
stupida vocina che continuava a ronzargli in testa. Gli diceva che forse era
stato lui a deluderla per primo. Gli diceva che… non doveva lasciarla andare.
Anche a costo di rivelarle tutta la verità su sua madre.
Con un colpo di
bacchetta accese la luce. Hermione sobbalzò, lasciando cadere il paio di scarpe
che aveva in mano.
-Malfoy…
-Te ne vai?-
domandò il biondo, forse in tono più duro di quanto avrebbe voluto.
-Già.- rispose lei
senza guardarlo.
-Non puoi. Noi
abbiamo…
-Una scommessa, lo
so.- lo interruppe la mora. Frugò nella tasca dei jeans, estrasse un sacchetto
di galeoni e glielo lanciò sul letto. –Sono contati. Ma forse è meglio che li
controlli anche tu. Non voglio avere debiti.-
Lui diede
un’occhiata ai soldi e sospirò.
-Sei stata nella
parte magica della città, alla Gringott? Prima non avevi tutti questi soldi.-
-Ho mandato il tuo
gufo a Diagon Alley a prenderli. Dopo gli ho dato un paio di biscotti, non
preoccuparti. Contali, muoviti.-
Draco scosse la
testa, sbattendo il sacchetto in fondo alla stanza.
-Non voglio i tuoi
soldi.-
-Molto bene, grazie
di aver annullato quella stupida scommessa.-
-Non voglio neanche
che tu te ne vada.- le rivolse un sorriso amaro. –Tu mi servi. Cioè… servi alle
ricerche. Non ti ho forse detto che sei una brava detective?-
-Non era un
complimento.-
-Forse… potrebbe
esserlo.-
Hermione si fermò a
guardarlo.
-Non voglio
deluderti più.- mormorò piano.
-Tu non…- deglutì,
lasciando la frase in sospeso. –Lui la picchia.- disse all’improvviso.
La ragazza si morse
il labbro inferiore.
-Lucius picchia tua
madre?-
Draco annuì
lentamente e si stese nuovamente sotto il lenzuolo. Hermione si avvicinò con
cautela. Si sedette sul letto e prese ad accarezzare il fianco coperto del
biondo.
-E picchia anche
te?-
-Oh, no. No, non mi
picchia. Io gli servo. Mi fa allenare, però. Devo essere pronto.-
-Le… tutte le
cicatrici che hai…
-Sì, me le ha fatte
lui. Ma non è un problema. So resistere, ho imparato a sopportare il dolore.-
-Mi dispiace. Hai…
fatto bene a rivolgerti a Silente. Un anno senza tuo padre. Riesci a non
pensare a… com’era stare a casa tua?-
Draco nascose il
volto nel cuscino.
-Quando sono con te
non ci penso.- confessò a bassa voce.
Hermione sorrise.
Era come un bambino. Tenero come un bambino. La lite avvenuta qualche ora prima
sembrava solo un brutto sogno. Però c’era stata. E non potevano fare come se
niente fosse successo. Non le piaceva ignorare i problemi.
-Mi dispiace
davvero tanto aver letto quella lettera, Draco. La curiosità… è uno dei miei
difetti.-
-La riservatezza è
uno dei miei schifosi difetti.- ribatté il ragazzo facendo una smorfia.
–Inoltre, non mi fido mai di nessuno. Però… hai lasciato che ti togliessi i pantaloni.-
Hermione arrossì.
-E questo cosa
c’entra?-
-Ti sei fidata di
me. Credo… di poter ricambiare.- agitò la bacchetta ed un plico di una decina
di lettere comparve nella sua mano. –È tutto quello che mia madre mi ha scritto
da quando sono partito. Puoi leggerle, se ti va. Io non ci trovo nulla di
interessante.-
-È la tua vita. Mi
interessa della tua vita.-
Draco la scrutò un
attimo.
-Tu ne sai sempre
di più sulla mia vita, ma io della tua non so proprio niente.-
Hermione si strinse
nelle spalle.
-In realtà non c’è
molto da dire. Ho una vita normale, roba come famiglia, amici, scuola.-
-Appunto. La mia
vita non è normale, ‘Mione. Per questo mi piacerebbe saperne di più sulla tua.-
La ragazza sorrise.
Si stava aprendo a lei. E voleva saperne di più su come viveva.
-Beh… abito in una
cittadina babbana poco lontana da Londra. Un posto tranquillo. Vivo con i miei
e…
-Li hai sentiti i
tuoi da quando siamo partiti?- domandò all’improvviso Draco. Non gli era mai
venuto in mente di chiederle come avesse sistemato le cose con la famiglia.
-Sì, certo.-
-E cosa gli hai
detto? Che andavi via con me?-
-Ho detto che
lasciavo l’Addestramento Auror perché non era la mia strada. E che partivo per
un viaggio con un compagno di scuola.-
-E loro ti hanno
lasciato andare? Con me, Draco Malfoy?-
La ragazza
ridacchiò.
-Loro non hanno
idea di chi sia Draco Malfoy.- intercettò il suo sguardo. –Lo so che può ferire
il tuo enorme ego, ma per i miei genitori non sei nessuno, se non un nome. Sono
babbani, conoscono poco o niente del nostro mondo.-
-Vorrà dire che mi
farò conoscere.-
-Attenzione a quel
che fai, Malfoy!- lo riprese lei puntandogli contro minacciosamente un dito.
–Mia madre è già abbastanza ansiosa di sapermi in giro con qualcuno che non è
Ron o Harry, non c’è bisogno che venga a sapere anche che tu non sei
esattamente il perfetto ragazzo della porta accanto.-
Draco emise uno
sbuffo contrariato.
-Tua madre si
fidava di mandarti in giro con Weasley?-
-A mamma Ronald
piaceva. Le sono sempre piaciuti i ragazzi imbranati e timidi. E poi ha
apprezzato il fatto che l’abbia portato a casa per farglielo conoscere.-
Il biondo scoppiò a
ridere.
-Mi immagino la
scena! Avrei voluto esserci. Porta me da tua madre e ti costringerà a sposarmi.
So essere molto educato con gli adulti. Con le madri, soprattutto. La madre di
Pansy mi adora.-
Hermione lo guardò
male.
-Se la signora
Parkinson ti adora siamo davvero a cavallo.-
-Lo penso anche
io.- la fissò sorridendo. –E adesso che abbiamo fatto pace perché non vieni a
letto?- le domandò facendole spazio sotto le coperte.
La mora arrivò a
gattoni fino ai cuscini a si abbassò per baciare il ragazzo.
-Abbiamo fatto
pace, Draco?-
-Direi di sì.
Abbiamo appena messo una pietra sopra alla nostra prima, grande litigata.-
-E ora che si fa?-
Lui la guardò
maliziosamente.
-Ricordi la
conversazione in cui ci eravamo imbarcati stamattina, prima che arrivasse la
lettera di mia madre?-
Hermione fece finta
di pensarci su.
-No, non ricordo.-
-Perfetto. Allora
ti rinfresco la memoria.-
Sì, sono ancora
vivaaaaaaaa!!! Sono tornata dall’Inghilterra solo ieri, ho fatto qualche giorno
più del previsto. Mi spiace non aver trovato modo di avvisare. Comunque, sono
contentissima di essere a casa e di riavere il mio dolce, adorato, venerato
COMPUTER!!!! D’ora in poi gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari per
entrambe le fic.
Ed ora la cosa che
mi piace di più: i ringraziamenti!
Dracp/hermione
4ever, Savannah (carissima, ciao! Aggiorno entrambe le fic e dopo o al massimo domani
leggo i capitoli di original sin e recensisco. Quanto mi è mancata la tua
fic!!!!!!!), dana, patty (e io adoro te!
^^), lilyblack, hermione, super gaia, bimba88, MissBecker (grazie tre
volte! ^^), JulyChan, tija……………………….molte grazie a tutte!!!
Quando Hermione si alzò, la mattina dopo, il posto accanto a
lei era vuoto. Rotolò sul fianco, affondando il naso nel lenzuolo ancora
tiepido dal corpo di Draco, ed inspirò. C’era odore di uomo. Un buon odore.
Odore di Draco. Pensò a quanto poco ci sarebbe voluto per far sapere il letto di
loro. Ma ancora non si sentiva pronta. Non del tutto.
Si alzò di malavoglia, trascinando il corpo ancora
intorpidito dal sonno in bagno. S’infilò nella doccia e sfiorò delicatamente le
mattonelle bianche, già bagnate ed insaponate dal bagnoschiuma di Draco. Con un
dito raccolse un po’ di quella schiuma bianca e se la passò delicatamente sulla
pelle. Le sembrava di mettersi lui, sulla pelle. Una sensazione
splendida. Mordicchiandosi il labbro inferiore uscì dalla doccia, nuda e ancora
completamente asciutta, ed aprì l’armadietto sopra lo specchio. Aveva voglia di
curiosare nelle cose del ragazzo. Se avesse rovistato tra quelle, era
sicura che Draco non si sarebbe arrabbiato. Dopotutto, il bagno era anche suo.
Quella notte, quando dopo parecchio tempo di dolci baci lui si era dolcemente
lasciato cullare dal sonno e lei era rimasta a sveglia a guardarlo dormire, si
era resa conto che stavano convivendo. Non era come con Ron. Con lui,
all’Addestramento Auror, aveva condiviso il letto per qualche ora, quando
riusciva a sgattaiolare fuori dai dormitori femminili. E la doccia, la mattina
in cui la sua vita aveva intrapreso la strada meno aspettata. Ora, invece, con
Draco condivideva la vita. Già, perché dividevano un letto, un divano,
un bagno, una televisione. La casa. Avevano diviso le stesse cose anche quando
erano ospiti da Sannia, certo, ma allora la sensazione era meno intensa, dato
che non era casa loro. Erano stati messi insieme per semplice mancanza di
spazio. Lì, invece, nella suite del Royal Hotel of Ottawa, lui aveva prenotato
la stanza con la precisa intenzione di stare con lei, da solo. E c’era una
bella differenza.
Spalancò l’anta bianca ed ispezionò il contenuto. Era piena
di flaconcini. Ne tirò giù un paio e lesse l’etichetta: “Antirughe alle
erbe”, “Anticellulite magicamente sperimentato”. Hermione spalancò
la bocca e la richiuse all’istante, mettendoci sopra una mano. Se fosse
scoppiata a ridere avrebbe riso talmente forte che Draco l’avrebbe sentita di
sicuro. Rimise tutto a posto e s’infilò sotto l’acqua, ridacchiando tra sé. Non
riusciva a credere che Draco usasse veramente roba del genere. Insomma, che
bisogno ne aveva? Era bellissimo anche senza quello e avrebbe dovuto saperlo.
Sorrise ed iniziò ad insaponarsi i capelli. Glielo avrebbe detto lei, dopo.
Finita la doccia si avvolse nel candido accappatoio
dell’hotel e si recò in salotto. Draco stava trafficando sul tavolo con ampolle
e provette. Gli si avvicinò da dietro e gli avvolse le braccia attorno al
collo, baciandolo sulla tempia. Lui sorrise e l’attirò a sé per baciarla.
-Buongiorno, dormigliona.-
-Buongiorno, piccolo chimico. Che stai facendo? Una nuova
crema antirughe?- domandò Hermione ridacchiando.
Draco inarcò un sopracciglio.
-Cosa vorrebbe dire?-
-Ho visto le cremine in bagno.-
Il biondo la baciò di nuovo e ghignò.
-Guarda che quelle sono per te. Un regalo che avevo
intenzione di darti molto presto.-
-Oh, certo. Spiritoso. A parte gli scherzi, cosa stai
facendo?-
-Sto sperimentando alcune pozioni.- spiegò lui versando del
liquido fumante in un piccolo calderone. –Ho bisogno di avere diverse pozioni a
disposizione quando sarà tempo di analizzare le cose che abbiamo preso dai
Luoghi. Dato che non so con cosa abbiamo a che fare, devo avere diverse cose da
provare. Non ho idea di quali pozioni utilizzeremo alla fine, ma è sempre
meglio essere preparati.-
-Vuoi che ti dia una mano?-
-No, grazie. Ce la faccio da solo. Ho un ottimo libro.-
mormorò il ragazzo concentrato, picchiettando distrattamente un dito sul volume
che giaceva aperto accanto alle ampolle.
Hermione lo analizzò con interesse.
-Non l’ho mai visto questo libro. Eppure per il M.A.G.O. di
Pozioni ho svuotato tutta la biblioteca di Hogwarts e tutte le librerie di
Hogsmead. Dove lo hai trovato?-
-Nella biblioteca di casa mia. È un volume molto vecchio,
apparteneva a mio nonno quando andava a scuola. A margine ci sono anche alcuni
appunti. Stasera li controllo e vedo se sono sciocchezze o se si può salvare
qualcosa.-
-Ottimo. Accidenti, sai quanto può valere un libro del
genere?-
-A dire la verità non ne ho idea. Dovresti chiedere a mia
madre, è lei che si intende di libri. Sono sicuro che andreste d’accordo.-
Hermione scrollò le spalle.
-Non saprei.- mugugnò sottovoce. Una cosa era leggere le sue
lettere, un’altra era incontrarla. Comunque, non l’avrebbe mai incontrata.
Immaginava che la donna nemmeno sapesse che Draco era in viaggio con lei.
Narcissa poteva non essere come Lucius, ma sicuramente aveva i pregiudizi sui
figli di babbani come tutti i Purosangue.
Draco si voltò per riuscire a fissarla negli occhi.
-Ah, ‘Mione, a proposito di mia madre…
Lei si concentrò sul suo collo, accarezzandolo dolcemente.
Poi passò alla fronte. Vi depositò un bacio.
-Cosa?-
-Lei…
Hermione ridacchiò e lui si mosse, seccato. La guardò ridere
di gusto e non poté fare a meno di sorridere.
-Si può sapere cosa c’è? Non riesco a parlarti se fai…
così.-
-Scusa. È che non posso credere che tu utilizzi creme contro
le rughe o… la cellulite. Tu… non hai né rughe né cellulite. Non so neanche se
agli uomini venga mai la cellulite.-
Draco si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.
-Non la uso quella roba. Ma ieri, quando sono uscito, sono
entrato in un supermercato e ho visto una miriade di donne intente a scegliersi
tutte quelle creme. Così mi hanno incuriosito e ne ho comprate un paio. Era
solo per… guardarle.-
-Beh… non c’è niente da guardare. Voglio dire, tanto non
funzionano. E poi tu sei… bellissimo già così.-
Il biondo ghignò.
-Questa è la prima cosa interessante che dici da quando ti
sei alzata.- la scrutò. –Comunque, non servono neppure a te. Anche tu sei già
bellissima.-
Hermione prese a fargli un massaggio alla schiena, lusingata
da quel complimento. Gli mordicchiò dolcemente il collo. Lui la lasciò fare per
qualche attimo, poi l’afferrò per i fianchi e la fece sedere sulle proprie
ginocchia. La baciò con passione. Le loro lingue iniziarono un’eccitante
battaglia, così come le loro mani. La ragazza si abbandonò a quei palmi grandi,
che sapevano dove e come toccarla, facendole emettere rauchi sospiri. Stava per
proporgli di andare in camera, quando lui si staccò di colpo, riprendendo
fiato.
-‘Mione… aspetta. Quella cosa su mia madre…
Lei lo baciò sulla clavicola.
-È successo qualcosa di grave con tuo padre?-
-No, nulla di grave. Però lei…
-Se non è niente di grave ne parliamo dopo, okay?- non
ottenne risposta, così lo prese per un tacito consenso. Si mise a cavalcioni
sulle sue gambe, riprendendo a baciarlo. Draco fece per fermarla di nuovo.
Doveva avvertirla. Poi la osservò. La fissò negli occhi e vi lesse il
desiderio. Quel desiderio che cercava da quando avevano dormito insieme la
prima volta, a Rio. Ed il suo cuore non gli permise di fermarla. Invece, la
baciò. Sulla bocca, sul collo. Percorse con la lingua tutta la mascella, mentre
lei dischiudeva le labbra ed emetteva piccoli, languidi sospiri. Poi le sue
mani s’insinuarono nell’apertura dell’accappatoio. Accarezzarono quella pelle
morbida e fresca che ancora sapeva di bagnoschiuma alla vaniglia. Si dedicò a
slacciare la cintura di spugna dell’accappatoio, quando un chiaro colpo di
tosse li fece sussultare entrambi. Draco si girò lentamente, pregando di non
vedere la persona che gli occhi di Hermione gli suggerivano esserci dietro di
loro. Purtroppo, nessuno si prese la briga di ascoltare le preghiere di un
diciottenne che stava per commettere un peccato: Narcissa Malfoy era sulla
soglia, il fine sopracciglio destro inarcato, le esili braccia ricoperte dal
mantello di seta nera strette contro al petto, le labbra perfettamente truccate
curvate nel celeberrimo ghigno Malfoy.
-Disturbo?- chiese soavemente.
Hermione scattò in piedi, chiudendo il più possibile
l’accappatoio. Inciampò nella gamba del tavolo, facendo pericolosamente
vacillare il contenuto della maggior parte delle pozioni. Imprecò sottovoce,
massaggiandosi la caviglia dolorante. Dopo, sotto gli sguardi stupiti e
vagamente preoccupati di madre e figlio, si mise dritta e sorrise alla nuova
arrivata.
-Signora Malfoy… che sorpresa!- esclamò sentendosi sciocca
come non mai. Si sentiva come se Ninphadora Tonks e Neville Paciock si fossero
impossessati del suo corpo, facendole fare la figuraccia che aveva appena
fatto.
Narcissa schioccò la lingua, regalandole un breve sorriso.
-Lo è davvero? Draco non ti ha parlato del mio arrivo?
Eppure a quanto ho visto sembravate piuttosto intimi…- concluse lanciando uno
sguardo al figlio.
Hermione si voltò verso Draco, il volto in fiamme.
-Credo che se ne sia dimenticato.- disse in tono stridulo,
quello che di solito aveva prima di iniziare a urlare, in preda ad una crisi
isterica.
Il biondo scrollò le spalle ed in tutta tranquillità
abbracciò la madre, depositandole un bacio su entrambe le guance. Si recò
dietro alle spalle di Hermione e le strinse brevemente un braccio.
-In realtà io ho cercato di dirtelo. Ma tu hai detto
che ne avremmo parlato più tardi.- si scusò con un ghigno.
-Se avessi saputo che tua madre era qua, naturalmente
non avrei rimandato l’argomento. Anzi, mi sarei andata a cambiare e mi sarei
resa presentabile!- sibilò la mora fulminandolo con lo sguardo.
Draco le sorrise maliziosamente.
-E perché mai? Sei bellissima anche così.-
-Su, Draco.- s’intromise Narcissa. -La tua…- storse il naso
con espressione scettica. -… “amica” è già abbastanza imbarazzata senza che tu
continui ad infierire.- si rivolse ad Hermione. –E tu, cara, perché non vai a
cambiarti, o meglio, vestirti, e dopo non torni di qua? Non sono ancora state
fatte le presentazioni.-
La ragazza annuì e corse in camera, chiudendosi le porte scorrevoli
alle spalle. Vi si appoggiò contro, con il cuore che batteva a mille. Non
pensava sarebbe mai successo. A molte sue amiche era capitato di venire
scoperte dalla propria madre o da quella di lui, e lei si era ripromessa che
non sarebbe accaduto. Quando stava con Ron ed erano alla Tana, aveva fatto in
modo che Molly Weasley neanche si accorgesse che loro due stavano
assieme. E al tempo tra lei e Ronald c’erano stati solo baci. Quella mattina,
invece, che aveva tanta voglia di Draco che se fossero andati avanti era sicura
avrebbero fatto l’amore, chi arrivava? Narcissa Malfoy. La bellissima e fredda
Regina dei Ghiacci, Narcissa Malfoy, la madre di Draco, li aveva beccati
in pieno. Inoltre, avrebbe anche potuto pensare che fosse stata lei a sedurlo,
dato che lo sovrastava e che era lei quella mezza nuda, non certo Draco, che
stava tranquillamente lavorando.
Con un sospiro scelse un abito dall’armadio, semplice ma
decoroso, e tornò nel salottino, occhieggiando verso Draco. Le aveva appena
fatto una carognata, non dicendole della visita inaspettata. Se non l’avesse
presentata per bene, probabilmente l’avrebbe ucciso.
Narcissa Malfoy sorrise ad Hermione, che si era posizionata
accanto a Draco.
-Molto bene, ora va meglio. Ti vedo molto più a tuo agio.
Draco, a te.-
Il biondo fece un passo avanti, ghignando.
-Hermione, questa è mia madre. Madre, lei è Hermione
Granger, la mia assistente.-
La mora si trattenne a stento dal tiragli un calcio negli
stinchi e Narcissa inarcò un sopracciglio.
-Non sapevo si andasse a letto con gli elfi domestici.-
disse pensierosamente.
Hermione spalancò la bocca, indignata, mentre Draco si
affrettava ad aggiungere: -In realtà, madre, Hermione è la mia ragazza. Nonché
mia assistente, naturalmente. È rimasta molto affascinata dalla leggenda dei
cinque Luoghi della Magia.-
Narcissa annuì.
-Molto bene, questa è la presentazione che mi aspettavo.
Draco, forse dovresti presentarla così da subito. Almeno le persone non
incapperebbero in spiacevoli equivoci.-
-Come l’equivoco di paragonarmi ad un elfo domestico?-
domandò sarcasticamente Hermione, senza riuscire a trattenersi.
Draco sgranò gli occhi, colpito da tanta audacia, ma la
donna sorrise soavemente.
-Precisamente, signorina Granger. Mio figlio tende a
banalizzare ogni rapporto sentimentale ad un rapporto di convenienza, quando
deve esporre questo rapporto a qualcun altro. Consiglio di ribellarsi, non di
farci l’abitudine. Non è bello essere considerati meno di quello che si è.- le
sorrise enigmaticamente. –Comunque, ho sentito parlare di lei. Ottima carriera
scolastica, se non sbaglio.-
Hermione la fissò stranita. Era una donna strana. Non capiva
se la stesse elogiando o disprezzando.
-Quasi come la mia.- rispose Draco per la ragazza, facendo
una smorfia. Sua madre lo scrutò per qualche attimo.
-In realtà, Draco, bisognerebbe dire che la tua è quasi
come la sua.- puntò un dito contro la ragazza, che passava lo sguardo da
uno all’altra. –Un Eccellente in Difesa Contro le Arti Oscure e Pozioni, mentre
tutti gli altri Oltre Ogni Previsione, esatto?- la mora annuì. –Mentre per te,
figliolo, Oltre Ogni Previsione in Pozioni, Trasfigurazione ed Aritmanzia,
mentre tutti gli altri Eccellente. La signorina è messa meglio.- sorrise ad
entrambi. –Ora, se non vi spiace, io andrei a cambiarmi e poi ci mettiamo al
lavoro.-
Scomparve lasciandosi dietro una scia di profumo. Hermione
fissò Draco, scostandogli una ciocca di capelli dal viso.
-Me lo potevi dire che avevi bisogno di ripetizioni,
Malfoy.- disse dolcemente, gongolando. –Io ho avuto più Oltre Ogni Previsione
di te, sai?- si grattò pensosamente il mento. –Oh, lo sai già. Qualcuno a cui
tu tieni molto te l’ha appena fatto notare, no?- gli scoccò un bacio sulle
labbra. –Forte tua madre.- disse prima di prendere in mano il telefono ed
ordinare qualcosa da sgranocchiare.
La signora Malfoy tornò dopo qualche attimo, indosso una
lunga gonna di seta nera ed un’elegante camicia del medesimo colore. I lunghi
capelli biondi raccolti in una stretta crocchia, molto simile a quella che
portava sempre la McGranitt. Si avvicinò al tavolo dove c’erano tutte le
pozioni ed emise uno sbuffo d’impazienza: Draco ed Hermione erano in piedi
davanti alla finestra, a sbaciucchiarsi. Non amava vedere il figlio
abbandonarsi a simili smancerie. Non aveva molto tempo per portare a termine la
ricerca. Doveva concentrarsi solo su quella.
-Signorina Granger, gradirei che non distraesse mio figlio
in questo modo.- disse in tono stizzito. Osservò la ragazza arrossire ed
abbassare lo sguardo ed il figlio ghignare, compiaciuto di non essere stato
incolpato.
-E tu, Draco, evita cortesemente di mettere le mani addosso
alla signorina Granger per tutta la durata del mio soggiorno in questa suite.
Non approvo certi atteggiamenti troppo intimi.- sorrise stancamente. –Non prima
del matrimonio, almeno.- strinse brevemente gli occhi. –Ricordalo anche alla
signorina Parkinson, per favore. Non ho apprezzato i lividi sul collo che avevi
al ricevimento di Natale.-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Mi chiedo perché mai ti sia venuto in mente solo adesso,
del ricevimento di Natale.-
-Me l’hanno fatto venire in mente i segni neri che la tua
ragazza ha sul collo ora.- disse distrattamente la donna, mentre
Hermione si affrettava a tirare su il colletto della camicia, sempre più
imbarazzata. Ora capiva da chi Draco avesse preso la sua lingua tagliente.
Il biondo si avvicinò alla madre, sfiorandole delicatamente
una spalla.
-Anche io non approvo certi lividi, madre.- sussurrò
piano, ma con tono duro. Si scambiarono uno sguardo. Fu Draco ad abbassare gli
occhi per primo.
-Credo che sia ora di metterci al lavoro, Draco.- sospirò
Narcissa accomodandosi compostamente su di una poltroncina di vimini e
prendendo ad esaminare minuziosamente il contenuto di ogni ampolla. Il ragazzo
annuì e si sedette accanto alla madre. Hermione li guardò attentamente,
tenendosi a distanza. Intromettersi le sembrava come rompere una cosa intima.
Erano così in sintonia, madre e figlio! Si erano messi subito al lavoro.
Narcissa sfogliava il libro con mani esperte e dava direttive a Draco, che
obbediva senza fiatare.
La ragazza restò a guardarli per qualche minuto, fino a che
il biondo non si accorse della sua assenza. Le rivolse uno sguardo concentrato.
-‘Mione, vieni qua. Se te ne stai lì non capirai nulla ed io
non ho voglia di spiegarti tutto questa notte. Vorrei… dormire.- mormorò
ghignando.
Lei si avvicinò, prendendo una sedia e sistemandola accanto
a quella del ragazzo. Narcissa la fece scomparire con un fulmineo gesto della
bacchetta.
-Madre…- sbottò Draco, vagamente seccato. –Lei deve
partecipare…
-Ma certo.- convenne la donna. –Parteciperà vicino a me,
però. Forza, signorina Granger, non mordo. Non la prenda a male, ma ho bisogno
che tutta la vostra attenzione sia su di me e su quello che
stiamo facendo, e non di certo su altro.-
Hermione annuì brevemente, mordicchiandosi il labbro
inferiore. Aveva paura che di combinare un qualche guaio. Loro due sembravano
molto esperti, con quelle pozioni sconosciute. Lei, invece, conosceva solo le
nozioni che si richiedevano a scuola. Poco, in confronto a quello di cui
parlavano i libri che stavano consultando.
Narcissa parve leggerle nel pensiero. Le strinse brevemente
il braccio destro.
-Siamo qui per sperimentare, signorina Granger.- spiegò
cercando di usare il tono più gentile che le riusciva. –Bisogna provare, prima
di ottenere qualcosa di buono. Serve intuito, ma non perfezione. Se le viene in
mente qualcosa, non esiti a comunicarlo.-
-Va bene. Ma… cosa stiamo facendo? Voglio dire, a cosa
servono le pozioni?-
-Draco, se vuoi essere aiutato, devi mettere al corrente le
persone di quello che fai.- sospirò. –Quella,- indicò un’ampolla piena di
liquido viola. – rivela se in una sostanza c’è della magia. Direi che è
fondamentale. L’altra, quella verde, rivela se questa magia è bianca o nera. La
pozione che stiamo preparando ora, invece, serve per sapere se la magia che è
presente in un oggetto proviene da quello o se vi è stata importata. C’è anche
un incantesimo simile, che ha lo stesso effetto, ma molto più complicato. Con
le profezie non si sa mai. Sono le cose più imprevedibili della magia.
Potrebbero essere un caso del destino oppure la volontà di qualcuno. È una cosa
importante da conoscere.-
Hermione ascoltava interessata, annuendo di tanto in tanto.
-È molto interessante, signora Malfoy.-
-Già, lo è. Mi dica, signorina Granger, qualche altra
pozione o incantesimo che secondo lei potrebbe essere utile?-
-Forse… forse qualche incantesimo che possa rivelare una
connessione tra i Luoghi. Voglio dire, se nell’acqua e nella terra trovassimo
qualcosa che li unisce, potrebbe essere molto più semplice trovare gli altri
due Luoghi.-
Narcissa le rivolse una lunga occhiata.
-Interessante. Buona idea, certo. Cerca, Draco.- il ragazzo
si mise all’opera, mentre la donna continuò a guardare Hermione. Dopo quelli
che furono parecchi minuti, la signora Malfoy abbassò lo sguardo.
-Le formalità sono piuttosto banali e per niente
simpatiche.- mormorò. –D’ora in poi io sarò semplicemente Narcissa e tu sarai
Hermione.- la fissò negli occhi. –Va bene?-
La mora annuì, mentre Draco alzava lo sguardo dal volume che
stava sfogliando, stupito. Sua madre solitamente era contraria a quel genere di
confidenza. Non lasciava che nemmeno Pansy, la donna che erano convinti avesse
sposato, la chiamasse per nome.
Narcissa gli sventolò una mano davanti al viso, lanciandogli
un’occhiata che sul momento non riuscì ad interpretare.
-Non ho un’eternità, Draco. Dai, lavora.-
Continuarono a cercare formule, pozioni ed incantesimi fino
a che le mani non iniziarono a fare male. Verso le tre del pomeriggio, Narcissa
si stiracchiò compostamente e con un sospiro allontanò la poltroncina dal
tavolo, alzandosi in piedi.
-Credo che così possa bastare. Tanto abbiamo preso nota
degli ingredienti e della procedura, no? Potrete rifare le pozioni quando
vorrete.-
Draco annuì, riordinando il tavolo.
-Grazie, madre.-
-Prego. Anche se mi chiedo perché mai avevi bisogno del mio
aiuto per una cosa del genere. Sono sicura che tu ed Hermione sareste stati in
grado di fare da soli.-
Il ragazzo sostenne lo sguardo della donna.
-Era l’unico modo per vederti, madre.- confessò a bassa
voce.
-Stare lontano da casa per un anno spesso può voler dire
anche stare lontano anche dalla propria madre, per un anno. Non bastavano le
lettere?-
-Volevo vedere come stavi.- sibilò Draco a bassa voce.
Narcissa si avvicinò a lui, i loro visi a poca distanza.
-Ti ho detto come stavo, Draco. Stavo bene. Infatti, sto
bene. Ma non mi piace che tu ti prenda la briga di venire a controllare. Anzi
che tu faccia venire me da te per controllare.-
-Non potevo tornare a casa.-
-Allora dovevi accontentarti delle mie missive. Te l’ho già
detto: smettila di pensare a casa. Per quanto ti è concesso, goditi la tua
libertà.-
-Resta con noi.- propose Draco, quasi supplicando. –Una
persona in più è utile per le ricerche, e poi…
La donna lo zittì con un seccato gesto della mano.
-Se io restassi con te non ci sarebbero più ricerche. Tuo
padre ha bisogno di me a casa. Se restassi, la prenderebbe come una fuga e
verrebbe a cercarmi. Ci riporterebbe a casa tutti e due. Né tu né io vogliamo
che succeda, vero, Draco?-
Il ragazzo sospirò, frustrato.
-No.- disse piano.
-Molto bene. Allora siamo d’accordo.- gironzolò per la
stanza, guardandosi intorno. –Come funziona questo aggeggio?- domandò poi
indicando il televisore.
Draco scrollò le spalle.
-Per la roba babbana chiedi ad Hermione.- sbottò scomparendo
nella zona da letto.
-Hermione, potresti…
La ragazza si avvicinò titubante. Aveva appena assistito ad
un litigio? Non ne era del tutto sicura. Più che altro, le sembrava di aver
appena assistito alla più grande sconfitta verbale di Draco Malfoy. Non sapendo
nemmeno perché, si sentì in dovere di difenderlo. Accese la tele e si sedette
sul comodo divano.
-Narcissa…- si morse il labbro inferiore. -… io credo che
Draco volesse…
-Solo proteggermi. Lo so. Però deve imparare ad impicciarsi
solo dei suoi problemi.- la donna sospirò. –E ora è arrabbiato.-
La ragazza lanciò uno sguardo preoccupato alle porte chiuse
della camera da letto. Odiava quando Draco era arrabbiato. Anche se in quel
momento non lo era con lei.
-Va’ da lui.- continuò Narcissa con un sorriso tirato. –Non
c’è niente che possa calmarlo come la ragazza che la madre gli ha proibito di
toccare nella stessa stanza dove c’è anche un letto e delle porte che si chiudono.-
Hermione si alzò, attraversando il salone. Prima di
raggiungere Draco, però, si voltò.
-Dopo andiamo a fare un giro in centro, va bene Narcissa?
Per quanto ne so io, anche lo shopping è un buon calmante.-
La donna annuì, regalandole il primo sorriso sincero.
-Come preferisci.-
La mora le fece un ultimo cenno e scomparve dietro le porte
scorrevoli. Draco era disteso sul letto, il corpo rigido e lo sguardo rivolto
verso il soffitto. La sentì entrare, ma non accennò a muoversi. Hermione salì
sul materasso e gli accarezzò gentilmente il braccio. Non ottenne alcuna
reazione. Si accoccolò al sua fianco, appoggiando la testa sul suo petto. Dopo
un attimo, sentì una mano andare ad appoggiarsi sul suo fianco.
-Odio quando mia madre mi fa notare le cose ovvie.- mormorò
il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio. –So benissimo che non potrebbe mai
venire con noi.-
La ragazza gli accarezzò dolcemente il collo.
-Allora perché gliel’hai chiesto?-
-Perché spero sempre che sia tutto un brutto incubo, che mia
madre mi risponda che viene con me, che lasci stare mio padre e… ma non è
possibile. Devo solo sperare che mia madre sia abbastanza forte.-
-Tua madre è fortissima, Draco. Tua madre è una roccia.- si
issò su un gomito per poterlo guardare negli occhi. –Mi piace, sai?- confessò.
–Tua madre, intendo. È… il tipo di donna che vorrei essere io.-
-Vorresti avere la lingua di una vipera?- domandò Draco
inarcando un sopracciglio. –Perché guarda che ce l’hai già.-
Hermione gli rifilò uno schiaffo sul braccio.
-No, scemo. Vorrei essere così forte e decisa. Vorrei avere
un carattere tanto determinato. Tua madre è… una donna vera, non una snob
rifatta come tante altre. Sopporta tutto a testa alta.- sorrise. –E ti sa
rimettere in riga come nessun altro.-
-Beh… diciamo che quello non è il pregio che più amo di
lei.- commentò il ragazzo facendo una smorfia.
-Davvero? A me invece piace parecchio.-
-Non metterti in testa strane idee, ‘Mione. È e sarà sempre l’unica
in grado di farlo.-
-Ma certo.- lo rassicurò Hermione. –Per quanto ne so non è
molto carino assomigliare alla madre del proprio ragazzo. Alle volte li
raffredda parecchio.- sorrise. –O almeno così dicono. Io non sono mai
assomigliata a Molly Weasley.-
-Ma certo che le assomigli. I fianchi, sono gli stessi.-
La mora lo picchiò sul petto e Draco scoppiò a ridere.
-Ahia! Dai, scherzavo!- si mise più comodo, appoggiato alla
testiera del letto. –Lo vedo che non assomigli a Molly Weasley. Ora, fammi
vedere che non assomigli a mia madre.-
-E cosa dovrei fare?-
-Qualcosa che mi madre non farebbe mai.- sussurrò lui
maliziosamente.
Hermione ricambiò quello sguardo carico di desiderio e salì
a cavalcioni sulle sue gambe. Lo baciò con passione, prima sulle labbra, poi
sul collo, fino alla clavicola. Le mani del ragazzo scivolavano sotto la sua
camicia, accarezzando dolcemente la pelle morbida, mentre quelle di lei
vagavano sul suo petto muscoloso. Draco le scostò i capelli dal volto e la
strinse a sé, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo profumo. Con la strana
sensazione di essere osservato spalancò gli occhi e non fu così sorpreso di
vedere la madre in piedi sulla soglia. Con un sospiro, allontanò gentilmente
Hermione da sé. Lei lo fissò, leggermente confusa. Probabilmente fino a quel
momento il suo volto le aveva comunicato che quello che gli stava facendo non
gli dispiaceva poi tanto, quindi non c’era alcun motivo di respingerla.
-Credo che mia madre abbia bisogno di qualcosa.- spiegò. La
ragazza scese da lui, sempre più rossa. Le figuracce della giornata stavano
diventando davvero tante.
-Narcissa…
-Madre, pensavo fosse educato bussare.- l’anticipò Draco.
–Non è questo che mi hai insegnato a fare?-
-Ma io ho bussato, figliolo. Probabilmente eravate
talmente occupati che non avete nemmeno sentito. Allora, lo facciamo sì
o no questo giro per negozi?-
I due ragazzi si alzarono, seguendola nel salottino. Prima
di uscire, Draco attirò Hermione contro il suo fianco.
-Che c’è, Draco?-
Lui la scrutò, ghignando.
-Aspetta solo che se ne sia andata.- le sussurrò
maliziosamente all’orecchio.
Narcissa raccolse il proprio mantello e le tre borse che
aveva riempito facendo shopping.
-Draco, Hermione, io devo proprio andare. Lucius sarà a casa
tra poco e devo essere lì per forza. Ci sentiamo via gufo, Draco.-
-Certo, madre. Stai… bene.-
-Starò bene. Non preoccuparti. E concentratevi sulle
ricerche, mi raccomando.- sorrise stancamente al figlio. –Alcune cose conviene
che si facciano soltanto dopo il matrimonio, Draco. Non vogliamo problemi.
Manteniamo le apparenze. Anche se quello che ognuno fa in camera da letto è
solo affar suo.-
Hermione arrossì, annuendo.
-Benissimo, ci siamo capiti. Se aveste bisogno di altri
libri, non esitate a farmelo sapere, ve li spedirò al più presto.-
-Grazie.- mormorò Draco chinandosi per abbracciarla. –Sei
stata molto utile, madre. Ti scriverò se dovessimo avere qualche altra novità.-
-Molto bene. Hermione… lieta di averti conosciuta.- le si
avvicinò e prese a sussurrare, di modo che il ragazzo non potesse sentire. –Mio
figlio ha bisogno di una donna che sappia strisciare e che si accontenti dei
suoi soldi.- sibilò, scrutandola. –Mio figlio ha bisogno della signorina
Parkinson. Quando un figlio decide di ribellarsi, però, la donna accanto a lui
deve essere forte. Le scelte difficili sono sempre dettate dal cuore.- concluse
con un ghigno. Hermione la fissò.
-Narcissa… non credo di aver capito.-
-Capirai.- le strinse brevemente una mano e la mora poté
notare un livido violaceo sul polso. –Forse ci rivedremo.- disse prima di
scomparire con un forte pop.
Draco abbracciò finalmente Hermione e la strinse tra le
proprie braccia.
-Cosa ti ha detto mia madre?- domandò curioso.
-Non ho capito molto bene.- rispose lei pensierosamente.
-Tipico. Mia madre adora non farsi capire. Adora l’aura di
mistero che aleggia attorno alle sue parole. Hai capito l’argomento, almeno?-
-Non esattamente. Ha detto qualcosa… riguardo a Pansy
Parkinson.-
-Ah, Pansy. Sì, me l’aspettavo. Non la sopporta un granché,
sai. Lei… è perfetta per me. Secondo tutti, intendo. I nostri padri si
conoscono, è di famiglia nobile e rispettabile. Però mia madre ha sempre odiato
quel genere di ragazza. Hai visto com’è lei. Preferisce quelle attive, quelle
sveglie. Quelle che non “strisciano”, come le piace dire. Preferisce te.
Probabilmente, ha voluto dire questo.-
Hermione lo baciò.
-Vuol dire che ci ha dato la sua benedizione?-
-Qualcosa del genere.- ghignò. –Ha benedetto anche il nostro
letto, non so se lo hai capito.-
-Davvero? A me sembrava avesse detto di non fare cose che
prima del matrimonio sono peccato.-
-Sciocchezze. Ha detto solo di non metterti incinta.-
mormorò il biondo scrollando le spalle. –Ma quello, naturalmente, non lo voleva
nessuno.-
La ragazza gli diede un buffetto sulla guancia.
-Naturalmente. Chi può desiderare un altro te?-
-Guarda che il problema sei tu, mica io. Tutti vorrebbero un
altro me. È un’altra te che sarebbe difficile sopportare.-
-Chiediamo ai miei amici?-
-Chiediamo ai miei?- ribatté Draco. –Comunque, credo che ai
tuoi amici darebbe fastidio soprattutto un altro noi. Anche perché non
sanno che ne esiste già uno.-
Hermione sospirò, sentendosi in colpa per non aver detto
almeno ad Harry di lei e Draco. In realtà, si sentì in colpa per non aver più scritto
del tutto ad Harry. Il biondo notò l’espressione della ragazza.
-Comunque, non c’è bisogno che i tuoi amici sappiano. Non
sono affari loro.-
-No. Sono affari nostri.-
-E della nostra camera da letto.- aggiunse Draco ghignando.
-Malfoy, non metterti in testa che solo perché tua madre ti
ha dato il permesso, te lo dia anche io.- mormorò Hermione.
-Non ti ha mai detto nessuno che quando ti danno il permesso
di fare una cosa, ti passa la voglia di farla?-
-No.-
-Beh, è così. Ed è quello che è successo a me. Ora ti porto
di là, sul letto, e passerò la serata a baciarti. Voglio solo baciarti.- le sorrise,
fissandola negli occhi. –Stasera, voglio solo baciarti.-
Un altro capitolo! Che ne dite? Mi è venuto in mente così di
far andare Narcissa a trovare Draco. Anche perché altrimenti i due piccioncini
stavano troppo da soli…
Vabbè, passiamo ai ringraziamenti: minako-chan
(grazie, grazie, grazie. Nemmeno io so perché questa Draco/Herm ti piaccia, ma
spero che continui a piacerti! ^^), patty (in Inghilterra sono
stata bene, anche se nessun posto è come casa… come sempre grazie per la
recensione!), keira, JessicaMalfoy, bimba88
(eheheh anche mia madre mi prende per matta quando scoppio a ridere o simili
leggendo qualche fic… si abitueranno^^), maxime, MissBecker,
hermione………………………………….. GRAZIE A TUTTE!!! A chi commenta e a chi
no… Entro stasera aggiorno anche “Our Life”. Ciao!
-Finiscila.- mormorò una voce strascicata e vagamente
divertita.
Hermione posò la testa sul dorso della mano e sorrise
pigramente.
-Di fare cosa?- domandò in tono indifferente.
-Di guardarmi.- rispose Draco laconicamente. –Non riesco a
dormire se continui a fissarmi così.-
La ragazza scrollò le spalle ed appoggiò il capo sul
cuscino. Non riusciva a dormire. Ci aveva provato, ma il respiro di lui, la
presenza di lui, le rendevano impossibile l’impresa. Non sapeva perché, ma
quella notte era estremamente agitata. Forse l’incontro con Narcissa Malfoy,
forse il fatto di avere lavorato una giornata intera con libri e pozioni, come
era sempre piaciuto a lei. Forse il fatto di rendersi conto che i baci che si
erano scambiati fino a qualche ora prima non le bastavano più. Il suo corpo
chiedeva di più. E le sarebbe bastato pochissimo per ottenere quello di cui
aveva bisogno. E se non ci fosse stata quella paura, quell’insicurezza che le
opprimeva il cuore ogni volta che decideva di comunicargli quali erano i suoi
desideri, in quel momento sarebbero stati occupati a fare ben altro che fissare
la sagoma scura dell’altro nel buio della stanza.
-Mi piace guardarti quando dormi.- confessò lei a bassa
voce. –È come se non fossi più tu.-
-Incoraggiante sapere che ti piaccio quando non sono più
io.-
Hermione emise uno sbuffo.
-Non intendevo questo.-
Il ragazzo ridacchiò sommessamente.
-Lo so.- le sfiorò le dita di una mano con le proprie.
–Anche a me piace guardarti quando non ti accorgi che ti sto guardando.-
-Tu non mi guardi mai.- replicò lei con una nota accusatoria
nella voce.
-Non è vero. Ti guardo quando tu non te ne accorgi, come ti
ho appena detto.-
La mora inarcò un sopracciglio con espressione scettica,
anche se sapeva bene che lui non poteva vederla.
-E quand’è che mi guarderesti?-
-Quando leggi, soprattutto.- rispose lui prontamente.
-Oh. E come sono?-
Draco rotolò su un fianco e sporse una mano verso il
comodino, accendendo l’abatjour. Una tenue luce inondò la stanza, permettendo
ai due ragazzi di guardarsi in faccia.
-Sei bella. Hai la bocca chiusa, una volta tanto. Ossia non
dai ordini, non rimproveri e la tua vocina petulante non riempie la mia povera
testa. Ti mordicchi il labbro inferiore ed hai un’espressione concentrata. Con
un gesto che immagino ti venga automatico ti ravvii sempre una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. E le espressioni che fai quando secondo te qualcosa
è sbagliato o quando pensi di aver trovato qualcosa che potrebbe esserci utile
mi fanno morire.- concluse lui a voce bassa. Si era appena reso conto di
essersi spinto parecchio in là, con quella rivelazione, gli sembrava di essersi
appena reso vulnerabile. E con suo sommo stupore si rese conto anche che non
aveva paura che lei colpisse in quel momento. Che si stava fidando di lei come
non si era mai fidato di nessuno.
Hermione si strinse al suo fianco.
-Sei dolce.- sussurrò contro il suo torace. Il biondo si
mosse irrequieto.
-Non è vero. Non sono dolce. Essere dolce è una
sciocchezza.-
-Allora sei uno sciocco, perché hai appena detto una cosa
dolce.-
-Mi hai chiesto cosa vedevo, ed io te l’ho detto.-
-Non credevo che riuscissi a descrivermi in modo così
preciso.-
-Sono una persona attenta, io!- rispose lui ghignando. –Non
per niente sono più bravo di te con le pozioni. Ci vuole occhio e
concentrazione. Ed io ti osservo così.-
La mora gli lanciò un’occhiata.
-Come se fossi una pozione?-
Il ghigno sul viso del ragazzo si accentuò.
-Più o meno. Infatti anche il sapore è lo stesso.-
Hermione gli rifilò uno schiaffo sulla spalla muscolosa.
-Ehi!-
-Perché, non è vero? Dì che non è vero.-
-Non è assolutamente vero!- precisò stizzita la ragazza.
Come si permetteva di paragonare il suo sapore a quello di una pozione?!
-Adesso dimostra che non è vero.- sussurrò lui.
-No!-
-Certo che sì. Baciami.-
Lei girò il volto dall’altra parte e gli diede le spalle.
Draco si accostò alla sua schiena e ghignò quando la sentì sussultare. Spinse
di più i fianchi contro i suoi, facendole sentire che voleva
essere baciato.
-Se ti baciassi, potrei ucciderti. Molte pozioni sono
mortali.-
Lui scrollò le spalle e le mise due dita sotto il mento,
costringendola a guardarlo.
-Correrò il rischio.- mormorò prima di far coincidere le
loro bocche. Con la lingua la costrinse a dischiudere le labbra. Era bello
baciarla. Lei era dolce, eppure trasmetteva quell’ingenua passione, che gli
faceva capire che le piaceva veramente baciarlo.
Senza quasi accorgersene fu su di lei, sollevato sulle
braccia, facendo attenzione a non schiacciarla. La baciò ancora e ancora. Con
le mani iniziò ad accarezzarla, avventurandosi sotto la maglietta che usava
come pigiama. Dopo sotto il reggiseno, giocando con la sua pelle, godendo della
morbidezza e pienezza del seno sotto il palmo. L’altra mano scivolò giù, sulla
pancia liscia e piatta, sfiorando l’ombelico, poi i fianchi. Si posò cauta su
una coscia. Si spostò sull’interno coscia, ancora in basso, vicino al
ginocchio. Lei serrò le gambe attorno a quella mano, non riuscendo a capire se
quel gesto l’avesse fatto per bloccarla o per spingerla ancora più su. Dopo, le
divaricò quel tanto che bastava per accogliere il bacino di Draco.
L’eccitazione del ragazzo che premeva insistentemente contro la stoffa dei suoi
boxer, prima, e poi sul suo inguine. La consapevolezza di essere così vicina
a raggiungere il massimo livello d’intimità che si poteva raggiungere con un
ragazzo la colse all’improvviso. Si scostò ad un suo bacio e lui la fissò
perplesso.
-No.- rispose Hermione incerta. Le costò dire quella parola.
Però era sicura di non essere pronta per andare fino in fondo. Non in quel
momento. Si sentiva così… impreparata. Come se non avesse studiato
abbastanza per un esame importante. Per un M.A.G.O. Eppure sapeva bene che
c’erano cose alle quali non poteva prepararsi, ed il fatto di ritrovarsi così
vicina a fare l’amore con Draco Malfoy era una di quelle.
In quel momento lui la stava scrutando con attenzione.
-Non ti capisco.- disse piano. Si passò una mano sugli
occhi, mettendosi a sedere. –Voglio dire… Merlino, tu mi confondi.-
-Scusa.-
-Non voglio che ti scusi, voglio… vorrei solo che mi
spiegassi. Avevo promesso che non avrei insistito e non insisterò. Però tu… il
tuo corpo è pronto per me. Lo sappiamo entrambi. E tu… insomma, ti lasci andare
con un simile trasporto, quando ti bacio, che mi sembra veramente difficile che
tu non mi voglia. Perché allora mi respingi? Se tu mi spiegassi, forse potrei
aiutarti.-
Hermione scosse violentemente la testa. Si vergognava a
spiegargli tutto quello che aveva dentro. Come avrebbe potuto? Non sarebbe mai
riuscita ad arrivare alla fine.
-Voglio uscire.- disse solamente.
Draco sospirò, accogliendo la sua tacita richiesta di
cambiare argomento. Non voleva litigare, non voleva che lei si chiedesse ancora
di più in se stessa. Anche se non aveva alcuna intenzione di chiuderlo il
discorso, semplicemente di archiviarlo.
-E dove vorresti andare? È quasi mezzanotte.- domandò
invece.
-Non so. Voglio uscire e basta. Prendere aria. Non usciamo
mai di sera. Sempre a lavorare, a fare ricerche, sepolti tra i libri. Mai una
volta che adiamo a divertirci.-
Il ragazzo evitò di farle notare che lui aveva tentato di
farla divertire, di divertire entrambi, un attimo prima, ma che lei lo aveva
gentilmente respinto. Una punta di rabbia lo colse, ma lui la scacciò
all’istante. Aveva capito che non l’aveva rifiutato perché non lo voleva, che
c’era qualcosa d’altro sotto. Anche se proprio non riusciva a capire cosa.
-Sei sicura di essere proprio tu? La ragazzina secchiona che
ha sempre considerato divertente lavorare, fare ricerche e stare sepolti tra i
libri?-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia.
-Tranne il fatto che non sono una ragazzina secchiona, è
tutto giusto. Però non sempre. Alle volte mi piace anche divertirmi al modo di
voi gente di mondo.-
-Come no.- il biondo sospirò. –Davvero vuoi uscire?-
-Sì.-
Lui si alzò, cominciando a vestirsi. Le sorrise.
-Allora usciamo, dai.-
Si ritrovarono tra la confusione della strada centrale,
illuminata dalle luci delle insegne. Sembrava essere in pieno pomeriggio, non
in piena notte. Anche se, probabilmente, in pieno pomeriggio avrebbero trovato
molta meno gente.
Draco mise un braccio sulle spalle di Hermione e la strinse
al proprio fianco con fare possessivo: molti ragazzi la guardavano, con quella
gonnellina estiva verde acqua, che arrivava fin sopra al ginocchio, ed il top
azzurro aderente. E la cosa gli dava fastidio. Molto fastidio. Lanciò
un’occhiataccia ad un tipo dai capelli corvini che le aveva appena fatto
l’occhiolino e sbuffò sonoramente.
-Non potevi metterti una giacca?- borbottò contrariato. –E
dei pantaloni.- aggiunse con un ringhio quando notò lo sguardo sconveniente che
uno aveva lanciato alle sue gambe snelle.
Hermione si passò le mani aperte sulla gonna, preoccupata.
-Perché? Sto male così? Non ti piaccio?-
Draco ghignò.
-No, stai benissimo, a me piaci, ma anche a ventimila
altre persone. Anzi, maschi.-
Gli occhi della ragazza lampeggiarono, mentre scoppiava a
ridere.
-Sei geloso!- esclamò compiaciuta.
-Geloso? No, non direi proprio!-
-Come no! Gli altri mi guardano e tu sei geloso!-
-Non sono geloso!- sibilò lui.
-E allora perché continui a fulminare chiunque mi guardi?-
-Perché non mi piace che la gente ti guardi! Non… in quel
modo!-
Hermione inarcò un sopracciglio. Si stava divertendo da
morire con quella conversazione.
-Quale modo?-
-Quel modo che… quel modo… insomma, come se ti spogliassero
con gli occhi.-
-Anche tu mi guardi così.- commentò lei audacemente.
Draco non ribatté. Non ribatté che non era vero, perché mentire
sarebbe stato inutile. La guardava esattamente a quel modo.
-Sì, ma io sono il tuo ragazzo! Voglio dire, ti dovresti
preoccupare se non ti guardassi così. Rientra nei miei… compiti
guardarti a quel modo. Farti sentire che… ti desidero. Ma loro non c’entrano
niente! Non hanno alcun diritto di guardarti così!-
La ragazza intrecciò le dita con quelle della sua mano
destra.
-Davvero mi desideri?-
Il biondo esitò, prima di rispondere.
-Ti desidero da morire.- sussurrò. Si fermarono in mezzo
alla strada, in mezzo alla confusione di quella strada affollata, e si
sorrisero.
-Andiamocene di qui.- mormorò Hermione posando la mano su
quella di lui, saldamente stretta sul suo fianco.
-Vuoi dire… torniamo in albergo?-
Lei gli lanciò un’occhiata.
-No, togliamoci dal casino. Voglio uscire con te, non con te
che fulmini chiunque osi guardarmi.-
Draco nascose la delusione. Neanche la tenera e romantica
esposizione dei suoi desideri che le aveva appena mostrato l’aveva convinta. Ma
la sua proposta andava bene comunque.
-Va bene, andiamo.- imboccarono la prima stradina secondaria
che trovarono. Camminavano abbracciati, nel silenzio della notte.
-Che vuoi fare?- domandò il ragazzo dopo un po’. –Preferisci
trovare un bar carino e fermarci o continuare a passeggiare?-
Hermione ci pensò su.
-Cerchiamo il Luogo.- disse con una scrollata di spalle.
-Cosa? Adesso?!-
-Sì, perché no? Ormai siamo qui e non abbiamo niente da
fare…
-È impossibile trovarlo ora, ‘Mione. Non sappiamo niente
della città, non abbiamo informazioni sulla parte magica della città, non… è
impossibile trovarlo adesso.- disse Draco ragionevolmente, scuotendo la testa.
-Proviamo, no?-
Il ragazzo la fissò negli occhi. Lei aveva preso a guardarlo
dolcemente, sbattendo le ciglia. Come poteva dirle di no?
-Va bene, proviamo. Ma fai strada tu, io non saprei dove
andare.-
Hermione corse a sedersi su una panchina al lato della
strada e gli fece cenno di accomododarsi accanto a lei.
-Allora, per prima cosa ci serve un piano.- mormorò la
ragazza con aria cospiratrice, la stessa aria che avrebbe avuto un rapinatore
professionista intento a stendere sul tavolo la piantina delle fognature giusto
al di sotto della Banca Centrale di New York.
-Il mio piano è quello di prendere armi e bagagli, ossia i
nostri due bei corpicini, e di riportarli in albergo, nella comodità nel nostro
letto da suite.- sbottò sottovoce il biondo. Passi per la passeggiata notturna,
passi per starsene da soli, passi anche per passeggiare cercando il Terzo
Luogo, ma addirittura perdere tempo per un piano, gli sembrava
esagerato.
-Malfoy, se non hai intenzione di collaborare, fai la
cortesia di rimanere in silenzio.- lo riprese lei stizzita.
-Ma certo, Granger, ubbidisco.- replicò Draco
sarcasticamente, esibendosi in una delle sue migliori smorfie esasperate.
-Bene. Stavo dicendo, prima che tu mi interrompessi con una
battuta inutile e del tutto fuori luogo che…
-Granger!-
Si scambiarono un’occhiataccia. Hermione chiuse gli occhi e
fece un profondo respiro.
-Stavo dicendo,- riprese in tono calmo. – che abbiamo
bisogno di un piano. Considerando che gli altri due Luoghi rappresentavano
l’elemento che simboleggiano, rispettivamente una montagna per la Terra ed una
grotta marina per l’Acqua, il simbolo dell’Aria si dovrebbe trovare… in alto.-
-In teoria, in qualsiasi posto dove c’è aria.- la corresse
Draco.
Hermione si morse il labbro inferiore.
-O in qualunque posto dove c’è aria, vero. Ma… l’aria è
ovunque.-
-Perspicace, ‘Mione.-
-Davvero grazie, Draco. Forse… come a Casablanca, dobbiamo
andare in un posto dove si possa vedere…
-Vedere cosa, tutta l’aria di Ottawa?-
-Beh… sì.- mormorò Hermione, dubbiosa delle proprie parole.
–Insomma, qualcosa del genere.-
-Non è possibile. Cioè, si potrebbe volare, ma per quanto io
possa volare in alto…
La mora si girò di scatto verso di lui.
-Volare? Si potrebbe volare?-
-Sì. I Luoghi sono posizionati lontano dai babbani, di
solito. Quindi è probabile che sia in alto, come hai detto tu.-
Hermione batté un paio di volte le mani.
-Ma certo! E poi scusa, cosa c’è che simboleggia di più
l’aria se non il volo? Librarsi in aria… dobbiamo volare! Ma come?-
Draco la fissò come se fosse scema.
-La mia scopa, ‘Mione.-
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
-Ce l’hai con te?-
Il biondo inarcò un sopracciglio.
-Ce l’ho sempre con me.-
-Ovvio, maschio e maniaco del Quidditch.- borbottò Hermione.
Condividere tanto tempo con Ron ed Harry l’aveva abituata. –Comunque, se hai la
scopa siamo a cavallo.- ridacchiò. –Oh, mi è venuta anche la battuta!- si girò
verso il ragazzo, che la guardava stralunato. –L’hai capita? Scopa… cavallo…
cioè, a cavallo della scopa… insomma…
Draco la zittì poggiandole due dita sulle labbra.
-Ma cosa hai bevuto?-
-Niente.-
-Sembra il contrario. Allora, facciamo questo giro con la
scopa?-
-Dai, facciamolo!-
Il ragazzo le lanciò un altro sguardo poco convinto e poi
tirò fuori la bacchetta. Controllò che non ci fosse nessuno in vista e mormorò
pigramente “Accio Firebolt”. In poco tempo una scopa dal lucido manico
fu in mano a Draco, che prese ad accarezzare l’oggetto guardandolo
amorevolmente. Hermione fu piuttosto seccata di notare che a lei, quello
sguardo, non era mai stato dedicato.
-Questa, donna, è una Firebolt Super Gold. Più veloce, più
maneggevole, più bella della cara vecchia Firebolt che ha sempre riempito
d’orgoglio il tuo caro San Potter.-
-Per prima cosa, non chiamarmi “donna”. Secondo, a me basta
che voli.-
-Come ti pare. Ma se per caso dovessi sentire il tuo
amico, ricordati di comunicarglielo.-
-Non mancherò. Andiamo?-
Cavalcarono la scopa, Hermione con qualche difficoltà dovuta
alla poca esperienza e alla gonna, che sicuramente non aiutava, e si alzarono
in volo. Era bello, volare. Per Draco era la cosa più bella del mondo. Voleva
dire andare su, sempre più su, ed allontanarsi per un attimo dalla realtà, da quella
realtà che non sopportava. Aveva imparato a volare da piccolo, gliel’aveva
insegnato suo padre. L’unica cosa buona che quell’uomo avesse mai fatto per suo
figlio. E tutte le volte che per Draco tutto diventava troppo asfissiante, lui
prendeva la sua scopa e sorvolava Malfoy Manor, immaginando che in quella
grande casa ci abitassero solo lui e sua madre.
Per Hermione, invece, volare era una cosa nuova. Bella,
però. Le piaceva la sensazione che le dava il vento fresco della notte sulla
pelle e tra i capelli, le piaceva il frusciare della gonna. Le piaceva poter
stare abbracciata alla schiena di Draco, mentre lui sorvolava la città
zigzagando tra gli alberi più alti.
-Visto niente?- domandò Draco voltando appena il volto verso
la ragazza.
-No. Niente strade che formano il simbolo e niente
apparizioni nel cielo. Niente.- mormorò Hermione avvilita.
-Non è possibile trovarlo così, ‘Mione.- ripeté il biondo
per la centesima volta. –Lasciamo perdere, va bene? Torniamo in hotel.-
-Lasciamo perdere, okay. Ma non torniamo in hotel. Andiamo
là.- propose indicando qualcosa con il dito.
-Dove?-
-Là. La vedi? Quella spiaggetta in riva al fiume.-
Draco rimpianse il suo bel letto morbido e caldo, ma non
commentò, conducendo la scopa verso il basso. Atterrarono e Draco aiutò
Hermione a scendere, cavallerescamente. Poi si guardò intorno: la spiaggia era
stretta ed i piccoli sassolini di cui era composta si infilavano anche nelle
scarpe.
-‘Mione, potresti cortesemente spiegarmi cosa siamo venuti a
fare qua?- domandò sbuffando.
Lei gli sorrise, abbracciandolo e posando il capo sul suo
petto.
-È romantico.- rispose arrossendo e nascondendo di più il
viso nella sua maglietta leggera.
-Oh, romantico. Non sapevo che ti piacessero le cose
romantiche. Ti pensavo un tipo più… pratico. Che non ama smancerie e
frivolezze.-
-Già. Ma stasera ho deciso di lasciarmi andare. Stasera mi
piace uscire e divertirmi ed apprezzo anche le cose frivole.- lo baciò sulle
labbra. –Ma se a te non piacciono…- aggiunse staccandosi da lui. Draco la
trattenne per un braccio e la tirò di nuovo contro il suo corpo. La baciò,
stringendola.
-Me le farò piacere.- sussurrò ghignando maliziosamente. Si
stesero per terra, le braccia ripiegate sotto la testa, lo sguardo rivolto al
cielo stellato. Vicini, ma senza toccarsi, riscaldati ognuno dal calore del
corpo dell’altro.
Draco aveva chiuso gli occhi ed Hermione aveva preso a
studiare la sua posa. Sembrava tranquillo. I lineamenti del viso erano
rilassati, il corpo che giaceva supino. Il petto che si alzava e si abbassava
al lento ritmo del suo respiro, le gambe stese in avanti. Sembrava fosse
talmente a suo agio che lo si poteva considerare parte integrante della
spiaggia. E forse fu quello, quell’aria calma e tranquilla che lo faceva
sembrare quasi un ragazzo normale, e non il solito freddo, cinico e spietato
Draco Malfoy, che indusse Hermione a parlare.
-Mi tiro indietro perché ho paura.- disse sottovoce,
evitando di guardarlo. Inutile, perché tanto lui non aveva voltato il volto,
semplicemente le sue labbra si erano incurvate in un sorrisetto.
-Paura di me?-
-Paura di… tutto. Paura di come potrebbe essere.-
-Credi che potrei farti del male? So essere un gentiluomo,
se l’occasione lo richiede. Sicuramente, sarei meno maldestro di Weasley.-
Hermione decise di ignorare quell’ultima frase, e con un
profondo respiro andò avanti.
-Non l’ho mai fatto con nessuno. Sarebbe… la prima volta. Ed
ho paura, perché voglio che la mia prima volta sia bella. E paura di non essere
in grado di appagarti come hanno fatto altre con più esperienza di me.-
Draco si tirò su, appoggiando il capo su un gomito e
prendendo a fissarla, l’espressione vagamente perplessa.
-Pensavo che tu e Weasley… insomma, vi hanno trovati in una
doccia, se non sbaglio. Insieme e nudi.-
La ragazza arrossì nel buio della notte.
-Sì, beh… io e Ron stavamo insieme ed eravamo parecchio
intimi come tutte le altre coppie, ma… non siamo mai andati fino in fondo. Io
ero spaventata e lui non era… insistente come te.-
Il biondo ghignò.
-Guarda che con te non sono stato affatto insistente.-
precisò con leggera stizza. –La mia insistenza non sono quelle allusioni velate
che ho rivolto a te. Quello, è il mio rispetto. La mia insistenza è ben
diversa.-
-Persuasivo, allora.-
-Persuasivo mi piace di più.-
-Non è quello il punto, Draco. Il punto è che… io…
-Provi desiderio. Vuoi andare oltre i baci che ci siamo
scambiati fino adesso. Vuoi… un legame più intimo. E forse, questa è un’altra
cosa che ti spaventa, vero? Legarsi a me in quel senso. Come mi comporterei,
dopo? Cambierebbe qualcosa nel rapporto, già di per sé abbastanza complicato,
che abbiamo?- le sfiorò un fianco con due dita. –Te lo chiedi, vero, ‘Mione?-
Hermione si strinse nelle spalle. Se lo chiedeva, eccome. Ed
il fatto che lui avesse centrato i suoi pensieri in modo così preciso, che
riuscisse a tirarle fuori quelle domande intorno alle quali lei aveva girato
tanto, senza avere pieno coraggio di formularle in forma completa, la faceva
sentire indifesa come non mai. Eppure anche capita. Come se pensassero insieme,
come se condividessero i pensieri. E quella era una cosa bella, che le piaceva.
-Me lo sono chiesta, sì.- confessò a bassa voce.
-E cosa ti sei risposta?-
-Che posso correre il rischio. È una cosa che riguarda me.
Però, per le altre due domande…
-Quella è questione di fiducia.- la interruppe lui. –Devi
fidarti di te stessa e di me. Non c’è risposta. Io cercherei di farti sentire
bene, perché per principio cerco di soddisfare le donne con cui faccio l’amore.
Anche se soddisfare a livello fisico non sempre è soddisfare a livello
interiore. Voglio dire… posso farti provare piacere, ma non sono sicuro di
riuscire ad essere dolce e tenero e romantico e di farti avere una prima volta
da sogno. Posso prometterti di fare del mio meglio, ma non posso garantirti di
riuscirci.- sospirò. –Per l’altra domanda… su quello non ho dubbi. Se tu fossi
come tutte le altre ragazze che ho frequentato, non mi piaceresti. Se tu fossi
esperta e disinibita, di te non me ne farei niente. Invece sei così…- chiuse
gli occhi, cercando la parola adeguata. -…fresca, che mi appagherebbe solo
vederti provare a darmi piacere. Non so se puoi capire quello che sto
cercando di dire, ma secondo me…
-Andrebbe bene. Andrebbe tutto bene.- concluse per lui
Hermione con un sorriso. Prese la mano del ragazzo, ancora appoggiata sul suo
fianco, e la strinse tra la sua. Un brivido le attraversò la schiena. Si girò,
prendendo a baciarlo. In poco tempo si ritrovò sotto di lui, ma nemmeno si
sentì schiacciare, troppo concentrata sulle labbra del ragazzo. Le mani e le lingue
si cercavano in una frenesia di movimenti rudi, perché dettati dalla foga,
eppure estremamente dolci.
-Andiamo in albergo, ‘Mione.- propose lui staccandosi un
attimo da quel bacio, il respiro accellerato.
-No.- rispose lei con lo stesso tono, un sorriso che le
solcava il volto. –E poi non si propone ad una ragazza di andare in albergo. È
estremamente offensivo. Come se mi avessi appena dato della…
-Non vuoi farlo?-
-Voglio farlo qui.-
-Qui? Ma fa freddo, è tardi, siamo per terra…
-E sopra di noi c’è un cielo stupendo, ci sono le stelle.
Voglio stare qui. Mi sento bene, in questo silenzio. E sono sicura che tu sarai
in grado di riscaldarmi.-
-Come vuoi. Dopotutto, è la tua prima volta, puoi decidere.
Ma fammi organizzare per bene, almeno.-
-Sì. E… abbiamo anche bisogno delle precauzioni, perché…
-Penso a tutto io.-
Dracp sorrise, allontanandosi da lei e tirandosi in piedi.
Si spolverò i jeans, guardando Hermione ancora per terra, i capelli aperti a
ventaglio sul terreno. Recuperò la bacchetta e fece comparire una coperta, che
stese per terra, ed i loro due mantelli. Si inginocchiò accanto a lei,
tendendole una mano ed aiutandola a mettersi in ginocchio di fronte a lui. La
baciò.
-Se fossimo in camera, metterei su una musica carina,
qualche canzone babbana che le ragazze apprezzano tanto. Invece siamo qui e
spero che i nostri respiri uniti siano una melodia abbastanza soddisfacente,
per te.-
-Dovrei sentire, per giudicare.- rispose lei, un sorrisetto
malizioso sulle labbra.
-Ascolta, allora.-
Draco si piegò su di lei, riprendendo a baciarla, e
conducendola indietro con il suo corpo, facendola stendere sulla coperta e
sovrastandola dolcemente. Le sbottonò la camicetta ed accarezzò la pelle
morbida con due dita. Baciò il seno ancora coperto dall’intimo di cotone
azzurro ed una mano passò sulla schiena, diretta alla chiusura del reggiseno.
Litigò con il ferretto per qualche attimo, lasciandosi sfuggire un’imprecazione
a mezza voce. Quell’esitazione rassicurò Hermione più di tutte le cose che lui
le aveva detto prima. Nemmeno lui era perfetto.
Si rese conto di non averlo ancora toccato solo quando notò
che lei indossava solamente la gonna, che era scivolata sulle coscie, coprendo
ora solo il minimo indispensabile, mentre lui era ancora completamente vestito.
Le mani le tremavano, quando le infilò con timore sotto la maglietta del
biondo, ma diventarono più sicure mentre la stoffa nera scivolava
ubbidientemente verso l’alto ed il torace levigato compariva, mostrandosi alla
luce della luna ed ai suoi occhi. Era bello, bisognava dirlo. Molto bello.
Eppure in quel momento quello che a lei piaceva non erano il petto e le braccia
muscolose, bensì il calore e l’odore che emanava quel corpo. Sapeva di
bagnoschiuma e sudore di un’altra cosa che non riusciva a riconoscere. Sapeva
di uomo vissuto, che la spogliava con sapienza ed esperienza, e di ragazzino,
che si perdeva nei suoi occhi ogni volta che posava lo sguardo sul suo volto.
Non ci volle molto per ritrovarsi nudi. I vestiti
ammonticchiati accanto a loro creavano una specie di barriera tra i loro corpi
ed il rumore dell’acqua, stringendoli ancora di più nel loro piccolo mondo
fatto di sospiri e mezze parole nel quale si erano appena rinchiusi.
Draco insinuò una mano tra le sue cosce, dolcemente,
accarezzandola. Non voleva essere precipitoso, anche se l’altra parte di lui
pretendeva di impossessarsi subito di quel corpo che desiderava ormai da un
po’. Voleva farla stare bene, come le aveva promesso.
Hermione allacciava le braccia intorno al suo collo,
preparandosi all’intrusione che sapeva sarebbe avvenuta di lì a poco. E così
successe. Draco la penetrò e lei lo pregò con lo sguardo di non lasciarla
andare, di continuare a sostenerla fino a che quella piccola fitta di dolore
non se ne fosse andata. Lui naturalmente non aveva la minima intenzione di
abbandonarla. Le mise due dita sotto il mento, attirandola e sé e baciandola.
-Guardami.- mormorò mentre si tirava indietro e poi di nuovo
affondava dolcemente il lei, lentamente.
La ragazza aprì gli occhi e si perse in quelli di lui.
-Ti guardo.- rispose in un sussurro.
-Continua a farlo.- sembrava una supplica. –Non chiudere gli
occhi, per favore. Continua a guardarmi.-
Ad un certo punto le spinte si fecero più veloci, più
intense, più decise, fino a che lui non crollò su di lei, fronte contro fronte,
e ancora occhi negli occhi. La baciò, riprendendo fiato. Alzò il volto e
respirò a fondo. Poi scese da lei e la coprì con il mantello. L’abbracciò,
indeciso se dire oppure no quello che gli stava passando per la testa. Sapeva
che non era da “vero uomo” chiedere ad una ragazza com’era stata dopo un
rapporto sessuale. Non l’aveva mai fatto, anche perché sapeva di essere un
bravo amante, non c’era bisogno di chiedere. Eppure gli interessava. Voleva
sentirle dire che era stata bene, che non l’aveva delusa.
-‘Mione…
Lei sorrise e lo zittì con un bacio.
-Sono stata bene, Draco.- gli disse, come se gli avesse
letto nel pensiero. –La mia prima volta… è stata più bella di quanto mi fossi
augurata.-
-Ne sono felice.- mormorò il biondo rannicchiandosi contro
il fianco morbido della ragazza. –Anche per me è stato bello.- aggiunse. Ed era
la verità. E si rese conto solo in quel momento che non l’aveva mai detto a
nessun’altra.
Capitolo finito… che ne dite? L’hanno fatto. Carinissimi, i
miei tesori! Mi piace descrivere Hermione. Così tenera! E anche Draco. Mi piace
immaginarlo il solito playboy, deciso, che però risulta vagamente impacciato
quando ha a che fare con i ferretti del reggiseno.
Ringraziamenti: Minako-chan (non è successo
“niente”, quando lui ha deciso di rinfrescarle la memoria. Solo baci e coccole,
per quanto possa essere “coccoloso” Draco Malfoy. Ora è successo qualcosa…^^), hermione
(!), nikita, lucyferina, maxime,
manry, JessicaMalfoy, super gaia
(sempre fantastica tu ^^), bimba88 (questa volta non li ha
interrotti nessuno, visto? ^^), MissBecker……………………………………GRAZIE!!!!!
Hermione fu svegliata da una spintarella gentile. Aprì gli
occhi, ritrovandosi davanti il volto sorridente e rilassato di Draco. Si
strinse a lui ed arrossì, sentendo la loro pelle sfiorarsi. Erano ancora nudi, coperti
solamente dai mantelli, che grazie ad un incantesimo tenevano ancora più caldo
di quanto non facessero in condizioni normali. Era strano. Per Hermione perché
era la prima volta. La sua prima “mattina dopo”. La prima volta che si
ritrovava abbracciata al ragazzo insieme a cui aveva fatto l’amore. La prima
volta che appoggiando il volto sul collo di Draco sentiva l’odore del loro
sudore e delle loro pelli. L’odore del sesso. Quante volte ne aveva
sentito parlare, nel bagno delle ragazze? Quante volte aveva sentito Calì e
Lavanda ridacchiare per quello? Quante volte lo aveva letto in quei libri che
Ginny le aveva prestato a scuola, che lei riteneva frivoli, smielati e
tremendamente stupidi, ma che presa dalla curiosità sfogliava di nascosto,
riponendoli poi in mezzo a qualche libro più serio non appena arrivava
qualcuno? Eppure non aveva mai capito cosa volesse dire. Si chiedeva come
potesse il sesso avere un qualche odore particolare. In quel momento aveva
capito che poteva. Era un odore che non si poteva descrivere, qualcosa che ti
entrava prima nel naso, e poi nel cervello. Un buon odore, ma che
scombussolava.
-‘Mione…- Draco la riscosse dai suoi pensieri. -…che c’è?-
La ragazza sospirò, sorridendogli.
-Niente, stavo pensando.- rispose cercando le sue labbra. Il
biondo si sottrasse, uno dei soliti ghigni che gli solcava il volto.
-A quello che abbiamo fatto? A quanto sono stato bravo?-
-A quanto sei schifosamente presuntuoso, in realtà.-
Draco rise sommessamente e d’un tratto si fece serio.
-Non a quanto sono presuntuoso e nemmeno a quanto sono stato
bravo. A quello che abbiamo fatto però sì, vero?-
-Sì.- confessò a bassa voce lei.
-E a cosa, di preciso?-
-A tante cose.-
Draco appoggiò la testa per terra, i piccoli sassolini che
tornavano a sporcare i capelli biondi.
-Sei… stata bene? Voglio dire… non ti ho fatto male, vero?
Ho cercato di fare piano, ma anche di darti piacere. Quando sono… vicino
all’orgasmo difficilmente riesco a controllare l’intensità delle spinte o…
-Sono stata bene. Mi hai fatto stare davvero bene, Draco.-
lo rassicurò lei imponendosi di non ridere. Aveva appena scoperto non solo che
anche il sicuro Draco Malfoy conosceva il nervosismo post rapporto sessuale, ma
che quando era nervoso, da riservato e silenzioso diventava piuttosto loquace.
-Mi fa piacere. Comunque… sei stata brava.- la guardò
maliziosamente. –Sai muoverti bene, Granger.-
-Sì? Beh, nemmeno tu sei tanto male, Malfoy.- rispose lei
fingendosi sicura di sé, solo il leggero rossore sulle guance che la tradiva.
-Questo era scontato. Dopotutto, io ho anni di pratica.-
-Maggior ragione. Per me era la prima volta, eppure sono
stata brava come te.-
Draco scoppiò a ridere.
-Come me? Ascoltami bene, ragazzina: nessuno sarà mai
bravo quanto me. Io ho del talento naturale, è la mia dote nascosta, il mio
miglior pregio.-
-Ah, ecco. Per questo tutti quelli che non sono venuti a
letto con te ti odiano: non hanno scoperto il tuo miglior pregio!- esclamò
Hermione sgranando gli occhi e annuendo. Draco le lanciò un’occhiataccia.
-Piantala di prendermi per il culo. Anche se abbiamo fatto
sesso non puoi prenderti tutta questa confidenza.-
La ragazza si voltò dall’altra parte, dandogli le spalle.
-Abbiamo fatto sesso?- ripeté con voce piatta. Il biondo le sfiorò
un braccio con due dita, dolcemente. Avevano fatto sesso? Sì, ovvio. Forse… non
“l’amore”?
-Non credo in queste cose.- disse piano.
-Quali cose?-
-La differenza tra sesso e amore.-
-Quindi… per te è tutto uguale? Io o la Parkinson o tutte le
altre, non fa differenza. La pensi così?- domandò la ragazza trattenendo il
fiato. Non le piaceva quello che Draco le stava dicendo. Stava… stava rovinando
tutto, togliendo magia a quel momento. Però non voleva interrompere la
conversazione. Doveva sapere. Era quello che la spaventava, il fatto di
essere “una delle tante”. Il fatto che lui potesse abbandonarla non appena
avesse trovato qualcuno di meglio.
-Sesso o amore. Non c’entra, secondo me. Voglio dire… siamo
stati insieme, questa notte. Ed ho fatto del mio meglio per farti stare bene.
Però… con tutte, lo faccio. Non mi piace che le donne che si offrono a me non
siano appagate dal rapporto come lo sono io. Quindi, mi comporto bene. Con
tutte. Ed è questo l’importante, no? Importa solamente che io sia gentile, che
non insista, che mi comporti bene, che le tratti come vogliono essere trattate.
Che sia bello, per loro.- fece una pausa. –A questo punto, come si definisce se
è sesso o amore? Qual è la differenza?-
Hermione sospirò, voltandosi a guardarlo.
-Sesso è quando è solo attrazione fisica, amore quando senti
che quella ragazza ti piace. Non solo fisicamente.-
-Non sono mai andato a letto con ragazze che mi attiravano
solo fisicamente, che non avevano nient’altro che mi attirasse. Mi piace andare
a letto solo con persone che mi interessano. Altrimenti sono sicuro che tutto
perderebbe importanza. Questo cosa vuol dire, che faccio l’amore con tutte? E
se è sempre la stessa cosa, che differenza fa se io la definisco come sesso?-
-Non può essere sempre la stessa cosa, Draco. È
impossibile.-
-Ma non riesco a vederla in un altro modo.-
-Provaci. Sai cosa devi fare, forse? Pensare a come è stato per
te. Mi hai chiesto come mi sono sentita, ed io ti ho risposto. Adesso ti
pongo la stessa domanda.-
Il ragazzo si mosse, irrequieto.
-Ti ho già detto che è stato bello.-
-Ho capito, ma come ti sei sentito? Anche con la Parkinson,
come ti sentivi? Cosa ti andava di fare, dopo? Come sono state tutte le tua
altre volte?-
-Le altre volte?- ci pensò su. –Sono sempre state… intense ma
brevi. Nel senso che non è mai successo che dormissi con una ragazza. A scuola
non ce n’era la possibilità e mi è sempre piaciuto… scoprire nuovi posti.
Raramente l’ho fatto disteso.-
-Ma certo, in piedi, in orizzontale, a testa in giù.- lo
prese in giro lei. Poi, notò il suo sguardo e tornò seria. -E com’era, per te?-
domandò.
-Divertente, sicuramente. Eccitante. Mi appagava. Il sesso
mi ha sempre appagato.- poi, d’un tratto, si ricordò la conversazione che aveva
avuto con Pansy, prima che si lasciassero. –Ma non ho mai sentito niente.-
aggiunse, vagamente confuso dalle sue stesse parole.
-Cosa vuol dire?- chiese Hermione, aggrottando le
sopracciglia.
-Una volta finito, era freddo. Il mio comportamento,
intendo. Ero sempre gentile ed educato, ma provavo fastidio. Volevo che se ne
andassero. Non ero più a mio agio, dopo.-
-E… adesso come ti senti?-
Draco le voltò le spalle, spaventato da quella domanda. Una
fitta nel petto.
-Bene.- sussurrò solo, a bassa voce.
Il cuore di Hermione mancò un battito. Si avvicinò,
passandogli una mano tra i capelli, accarezzandogli il collo.
-Sta qui la differenza.- mormorò contro il suo orecchio. Lui
si scostò, voltando appena il volto, in modo da poterla guardare negli occhi.
-Mi metti in difficoltà, così.- disse duramente. Sul volto
della ragazza poté leggervi la sorpresa.
-Cosa sto facendo?-
-Dirai che mi ami e vorrai che io dica lo stesso. Non sono
pronto.-
Hermione sgranò gli occhi, arrossendo.
-Sei Draco Malfoy.- disse, senza riuscire a trattenere le parole.
Lui si accigliò.
-Cosa vuol dire?-
-Anche per me sarebbe complicato dire che ti amo.-
-Se mi fossi chiamato Weasley, l’avresti detto?-
-Non mi sono mai ritrovata in questa situazione con Ronald.-
Il biondo la fissò per qualche istante, ragionando su quello
che lei aveva appena detto. Sorrise, abbracciandola per la prima volta, quella
mattina. La baciò dolcemente sulle labbra.
-Forse le parole non sono così importanti, sai? Chiamare
sesso o amore quello che abbiamo fatto, non lo cambierà minimamente. Forse
contano più i gesti. Le azioni e nient’altro. L’hai fatto con me, è questo che
conta.-
Hermione ricambiò il bacio.
-E tu sei ancora qui con me e non te ne vuoi andare. Hai
ragione. Lasciamo fuori le parole, per adesso.-
Si strinse a lui, appoggiando la testa sul suo petto. Guardò
in su, verso il cielo che iniziava appena a colorarsi di rosa.
-Draco… l’alba.- sussurrò sorridendo.
Anche lui volse lo sguardo verso l’alto.
-Abbiamo dormito appena un paio d’ore, ma mi sento riposato
come non mai.- le ravviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Chissà
perché. E… per la barba di Merlino, non è vero, forse non sono per niente
riposato… ho le allucinazioni.- aggiunse stringendo gli occhi.
-Che stai dicendo?- chiese Hermione aggrottando la fronte.
-Guarda quella nuvola.- gliela indicò. –Cosa vedi? Sbaglio o
quello è…
-… il simbolo dell’Aria!- esclamò la mora. –Non ci credo,
non è possibile! Non ce lo stiamo immaginando, vero?-
-Io lo vedo e tu lo vedi. Non ce lo stiamo immaginando.-
rispose lui sicuro.
-Ma… e se fosse solo una coincidenza?-
Draco si alzò, il mantello avvolto attorno al corpo.
Raccolse i propri vestiti e passò gli altri ad Hermione con un colpo di
bacchetta.
-C’è solo un modo per scoprirlo. Vestiti velocemente,
‘Mione, dai.-
Lei scattò in piedi, armeggiando con la cerniera della
gonna. Imprecò sottovoce. Alla fine riuscì a rendersi più o meno presentabile
ed il ragazzo la trascinò sulla scopa. Si alzarono in volo, sorvolando la
spiaggetta che quella notte aveva accolto i loro sospiri.
-Draco, non… non si può arrivare alle nuvole con una scopa.
Nemmeno se questa è una Firebolt Super Gold.-
-Lo so benissimo, non sono scemo. Non sto cercando di
raggiungere le nuvole, voglio solo trovare un posto zeppo di babbani.-
Hermione sgranò gli occhi e gli diede un pizzicotto sulla
spalla.
-Non scherzare!-
-Non sto scherzando. L’unico modo per sapere se quella
nuvola indica realmente il simbolo dell’Aria, il simbolo di uno dei cinque
Luoghi, è sapere se lo vedono anche i babbani.-
-Ma certo, i babbani non possono vedere niente che ha a che
fare con i Luoghi!- convenne lei annuendo. –Ma è domenica e non sono nemmeno le
sei di mattina. Dove troveremo tanti babbani tutti insieme? Guarda le strade,
sono deserte.-
-Nadir.- disse piano Draco, come se stesse parlando a se
stesso.
-Come?-
-Nadir si svegliava alle quattro e mezza per andare a
pescare e tornava per le sei e mezza. Dobbiamo solamente trovare dei pescatori.
Per questo, andiamo sulle rive del fiume Ottawa.-
Atterrarono in un vicolo ed il biondo fece scomparire la
scopa con un colpo di bacchetta. Trascinò la ragazza per un braccio fino a che
non giunsero in un grande spiazzo, dove carrelli e cassette di pesce appena
pescato sfilavano sotto ai loro occhi spinti da indaffarati marinai.
Draco guardò in su, gli occhi puntati sulla nuvola.
-È arrivato il momento della verità.- mormorò avvicinandosi
ad un uomo sulla cinquantina con i capelli bianchi, che seduto su una cassa
rovesciata fumava una sigaretta. –Ehm… parla tu, ‘Mione.- disse sospingendola
avanti. –Non mi sento a mio agio a rivolgere la parola ai babbani.-
Lei gli lanciò un’occhiataccia e sorrise al marinaio.
-Salve!- esordì allegramente. L’uomo le rivolse un’occhiata
penetrante, tirando una boccata di fumo. Profonde occhiaie gli solcavano il
viso. –Senta, non è che potrebbe dirmi… a cosa assomiglia quella nuvola lassù?-
chiese indicandogliela.
-In che senso?- domandò lui inarcando un sopracciglio. In
quel momento Hermione si rese conto di quanto doveva parere stupida. Capì anche
che il fatto che Draco si sentisse a disagio a parlare con i babbani era una
sciocchezza bella e buona e che semplicemente aveva preferito non fare la
figuraccia che lei stava facendo in quel momento.
-Nel senso… ecco…- prese fiato, schiarendosi la voce. –Io
studio le nuvole, sa? Sono una… meteorologa specializzata in questa particolare
attività, studiare il tempo dalla forma e dalla posizione delle nuvole. Solo
che in questo momento ho un atroce dubbio, non riesco a capire che forma abbia
quella nuvola che le ho indicato. Se fosse così gentile da…
L’uomo le sorrise cordialmente, mostrando i denti ingialliti
dal fumo.
-Oh, ma certo! Che brava signorina!- il sorriso si sfumò
leggermente. –Purtroppo però io non vedo niente di particolare in quella
nuvola.-
-Proprio niente? Neanche una forma strana, qualcosa che
potrebbe assomigliare ad un… simbolo?-
-No.- confermò lui scuotendo la testa. –Forse… zucchero
filato?-
Hermione trattenne un urletto di trionfo.
-Zucchero filato nel senso che vede la nuvola come una
grande massa di bianco? Rotonda e senza alcuna forma?-
-Sì.-
-Nulla di particolare, nulla di intarsiato?-
-No.-
-Perfetto!- gli posò per una attimo una mano sulla spalla.
–È stato veramente prezioso, signore. Grazie!-
L’uomo diede un ultimo tiro alla sigaretta e poi la lasciò
cadere per terra, schiacciandola con il tacco delle scarpe consunte.
-Prego, signorina!- rispose con un sorriso prima di alzarsi
e dirigersi verso il molo.
Hermione si girò verso Draco, che ghignava, ora apertamente.
-Che c’è? Perché stai ridendo? Abbiamo avuto quello che
volevamo, no?-
-Sì, l’abbiamo ottenuto grazie a te che ti sei spacciata per
una… cos’è che hai detto?-
-Meteorologa specializzata nello studio delle nuvole.-
borbottò lei offesa. –E non fare commenti, perché se non mi inventavo questa
scusa non avremmo scoperto che abbiamo trovato l’Aria!-
Lui l’abbracciò, continuando a ridere.
-È vero. Hai molta immaginazione, ‘Mione. La potresti usare
anche in altre… occasioni.-
Hermione rise, lasciandosi baciare.
-Forse lo farò.- bisbigliò nel suo orecchio. –Se tu farai il
bravo.-
-Se io farò il bravo? Non succederà mai.-
-Già, lo immaginavo.- cercò di nuovo le sue labbra, mentre
le braccia del ragazzo le avvolgevano la vita sottile.
-Draco…- ansimò dopo qualche secondo, staccandosi da lui di
malavoglia. –Conteniamoci. Qua ci guardano tutti… e sono tutti uomini. Mi sento
a disagio.-
-Oh, va bene. Adesso prendiamo quello che dobbiamo prendere
e ce ne andiamo. Ti… voglio mostrare una cosa.-
-Quello che dobbiamo prendere?-
-La nuvola, ovvio.-
Hermione sgranò gli occhi.
-Draco… noi… non possiamo prendere le nuvole.- disse
fissandolo.
-Sicura?- il ragazzo infilò la mano sotto il maglione,
raggiungendo la bacchetta. –“Taglia e imbottiglia”.- sussurrò con
indifferenza. E poi: -“Accio”.-
Una piccola ampolla comparve nella sua mano, dentro si
intravedeva appena una nebbiolina semitrasparente.
La mora la sfiorò con due dita.
-Non ci credo. “Taglia e imbottiglia”. Che razza di
incantesimo è?-
-Un banale incantesimo casalingo che ho visto mille e mille
volte praticare alle mie domestiche. Non pensavo mi sarebbe mai tornato utile.
Ma mai dire mai, evidentemente.-
Hermione si alzò sulle punte, baciandolo.
-Mai dire mai.- ripeté sorridendo. –Comunque, ora dove mi
porti?-
-Vedrai.-
Hermione guardò scettica il palazzo di cemento grigio
davanti a lei. Non era particolarmente bello e non ci vedeva assolutamente
nulla di speciale.
-Dove mi hai portata?- domandò, delusa. Pensava che le
avrebbe fatto una bella sorpresa, magari che l’avrebbe portata in un bar carino
a fare colazione. Invece, si trovava davanti ad un’orribile costruzione
moderna, simile ad una stazione venuta particolarmente male.
Lui le lanciò un’occhiata.
-Vedrai.- disse con un ghigno, sospingendola verso il triste
portone di ferro grigio.
-Sono due ore che dici “vedrai”. Non ho ancora visto niente.
Tranne questa cosa obbrobriosa.-
Draco sospirò, scuotendo la testa.
-Non ti fidi mai di me, Granger. E ti fidi sempre sulle
apparenze.- le sussurrò all’orecchio con voce vellutata. –Eppure pensavo di
averti dimostrato che so stupirti, che di me ti devi fidare. E anche che devi
conoscere le cose prima di poterle giudicare.- schioccò la lingua. –Guarda cosa
è successo con me. Tratta il palazzo che hai davanti come hai trattato me. Alla
fine, vedrai che quello che c’è dentro ti piacerà.- la baciò. –Come ora ti
piaccio io.-
-Sei sempre il solito presuntuoso.-
-Sei sempre la solita ipocrita.- ribatté lui ghignando. La ragazza
gli lanciò un’occhiata di fuoco, mentre si lasciava guidare dalle mani di lui,
appoggiate sui suoi fianchi, verso un portone blindato.
-Non sono ipocrita, sai. Semplicemente pensavo che saremmo
andati in un posto carino, che so, a fare colazione insieme, in albergo, per
stare un po’ da soli o… insomma, qualcosa del genere.-
-Qualcosa del genere? Qualcosa che piace alle ragazze?-
Hermione arrossì.
-Sì.-
-Oh, se tu fossi stata un’altra ragazza probabilmente
l’avrei fatto.- ci pensò su. –Voglio dire, se tu fossi stata un’altra ragazza
non sarei mai arrivato alla mattina dopo, te l’ho detto, ma mettiamo pure per
assurdo che io ci sia arrivato… l’avrei portata a fare colazione in un posto
carino, certo. O forse in albergo per stare un po’ da soli, certo. Ma credo che
ad ognuno debba essere fatto quello che si merita.-
-E questo che significa?- domandò la mora inarcando un
sopracciglio. –Che qualsiasi altra ragazza avrebbe meritato qualcosa di carino
mentre io mi merito un orrido palazzo di cemento grigio?-
-No… che tu ti meriti questo.- mormorò il biondo aprendo le
porte. La ragazza spalancò la bocca, facendo un passo avanti. Sembrava di
essere entrati in un altro mondo. Davanti a lei si estendeva una sala enorme,
buia, silenziosa, ingombra di scaffali contenenti voluminosi tomi. Un
biblioteca. Più precisamente “La più grande biblioteca sulla magia ed il
sovrannaturale di tutto il Canada”, come recitava la scritta a lettere
cubitali verdi, tremolanti, che troneggiava sopra il banco della bibliotecaria,
una donna vestita da un lungo abito color argento e dagli ondulati capelli
neri.
Ancora una volta, Draco era riuscito a stupirla.
-Cosa… non sapevo che esistesse un posto del genere.-
mormorò Hermione facendo un giro su se stessa per ammirare in modo completo la
biblioteca.
-Non vedo perché avresti dovuto.-
-Che vuoi dire?-
-Se cercavi qualcosa a proposito della magia, ti bastava
andare in una qualunque biblioteca ad Hogsmead o al Ghirigoro. Perché mai
avresti dovuto cercare una biblioteca babbana che conteneva libri sulla magia?-
-E tu perché l’hai cercata?-
Draco scrollò le spalle.
-Non l’ho cercata, l’ho trovata per caso. Quando siamo
arrivati qui, il primo giorno. Quando… quando abbiamo…
-Litigato.- concluse Hermione con un sospiro.
-Esatto. E ho pensato che dovevi vederla. Era troppo bella.
Ti sarebbe piaciuta troppo. Inoltre, sicuramente nella parte magica della città
avremmo trovato più informazioni, ma non è detto che qui non ci sia
assolutamente nulla di utile per le nostre ricerche. E poi, ora che abbiamo
trovato l’Aria, il simbolo, e che abbiamo il campione, il più è fatto. È una
deviazione che possiamo permetterci.-
La ragazza si alzò sulle punte dei piedi e gli depositò un
lieve bacio a fior di labbra.
-Grazie, Draco.- mormorò prima di dirigersi a passo spedito
tra gli scaffali, un sorriso a trentadue denti sul volto.
-Da dove iniziamo a cercare?- domandò Hermione passando
amorevolmente un dito sul dorso dei volumi appoggiati sugli scaffali.
-Solito programma, direi.-
-Prima reparto Leggende e poi Maledizioni? Non dovremmo fare
il contrario, visto che abbiamo già trovato il Luogo?-
-Se fossimo in una biblioteca del mondo della magia,
probabilmente converrebbe, ma credo che i babbani abbiano molti più libri sulle
leggende che sulle maledizioni, dato che non sanno del mondo della magia.
Tendono a considerare ogni cosa che viene detta ma che a loro non sembra
credibile come “leggenda”, per lo più inventata.- ghignò. –E poi il reparto
Leggende è deserto, mentre l’altro è pieno di gente.-
La ragazza annuì.
-Oh, certo, meno gente c’è e più si lavora meglio, ovvio.
Non c’è rischio che i libri che ci servono li prendano altri e possiamo parlare
liberamente e…
Draco le appoggiò l’indice sulle labbra, zittendola.
-Veramente, il mio pensiero era un altro.- la baciò. –Se
siamo da soli, posso farti vedere quali gioie può offrire un corridoio buio
della biblioteca, oltre ai tuoi amati libri.-
La ragazza sgranò gli occhi, tirandogli una gomitata nelle
costole.
-Draco!- sbottò dirigendosi indignata verso il reparto
Leggende.
Lui sghignazzò, seguendola. Iniziarono ad analizzare i
titoli dei volumi, riempiendosi le braccia di quelli che pensavano potessero
essergli utili. Si sedettero ad un tavolino, Hermione sfogliando con attenzione
i tomi e prendendo minuziosamente appunti, Draco perdendosi a fissare la
ragazza. Non si sarebbe mai stancato di pensare a quanto era bella, in
biblioteca. Lei si comportava come se fosse a casa, i lineamenti del volto si
rilassavano e perdeva quella sua aria da ragazza tutta d’un pezzo che ostentava
tra la gente. E poi quel gesto di mordicchiarsi il labbro inferiore lo faceva
letteralmente impazzire.
-Draco…- lo chiamò lei dopo un po’.
-Cosa?- mormorò lui riemergendo dai suoi pensieri.
-Credo di avere trovato qualcosa.-
Il ragazzo si spostò in avanti, appoggiandosi con i gomiti
sul tavolo.
-Sui Luoghi?-
-Non ne sono sicura. È una leggenda che potrebbe riguardare
la maledizione. Guarda, leggi qua.- disse la mora spingendo il libro sotto il
suo naso.
-“La leggenda dei due Angeli.”.- lesse Draco a voce
alta. –“Una vecchia leggenda dalle origini sconosciute narra di un mondo
popolato da maghi e streghe. Persone buone, per cui la magia non era un modo
per fare del male, ma una condizione naturale. Questo mondo era separato dal
mondo delle persone senza poteri magici da una sottile barriera, costituita
dalla semplice scelta del silenzio da parte della comunità magica.” Questo
non ci dice niente, ‘Mione. Parla della possibile esistenza del mondo della
magia, non c’entra niente con i Luoghi.-
-Vai avanti!- lo spronò Hermione con impazienza. –All’inizio
spiega la condizione, ma se vai un pochettino avanti…
-Sì, capito.- la zittì lui scorrendo velocemente con gli
occhi il testo. Si fermò circa a metà, tornando a leggere a voce alta. –“Ma
se da una parte c’era la Magia Bianca, quella usata dai maghi e dalle streghe
comuni per vivere, dall’altra c’era la Magia Nera. La comunità magica,
spaventata dal fatto che qualcuno potesse approfittare della Magia Nera, decise
di rinchiuderla in luoghi sconosciuti e di sigillarli con un maledizione. Molti
studiosi hanno tentato di ritrovare questi luoghi, ma nessuno c’è mai riuscito.
Si racconta che solo i maghi ne possano avere accesso. Si dice anche che la
maledizione, per un mago in particolare, chiamato l’Angelo Nero, sia una
profezia, che deve essere compiuta con l’aiuto con un altro eletto, l’Angelo
Bianco.”-
Draco finì la lettura, rimuginando sul significato di quello
che aveva appena appreso.
-Secondo te cosa vuol dire, Hermione?-
La ragazza si passò una mano tra i capelli, l’aria
pensierosa.
-La Maledizione non deve per forza essere tale, potrebbe
anche essere una profezia.-
-Questo ci complica la situazione.- sbottò il biondo.
-Perché, scusa? Una maledizione solitamente porta qualcosa
di male, una profezia semplicemente riporta qualcosa che dovrà accadere, che
può essere sia buona che cattiva. Non per forza i Luoghi devono riguardare
qualcosa di cattivo.-
-Certo, ma chi è questo Angelo Nero, scusa?-
-Non ne ho idea, dovremmo fare altre ricerche. Comunque,
sappiamo che c’è qualcuno in grado di rendere profezia una maledizione. O
forse, cosa più probabile, che qualcuno ha reso profezia una maledizione.-
-E questo cosa vorrebbe dire?-
-Il tuo bisnonno, o quel che era poi, ha iniziato a studiare
i Luoghi tanto tempo fa. È improbabile che la profezia o maledizione ancora non
sia stata compiuta.-
Draco inarcò un sopracciglio.
-Vorresti forse dire che stiamo cercando qualcosa che non
c’è, qualcosa già avvenuto, di inutile?-
-Già avvenuto, ma non inutile. Le cose del passato possono
aiutare a capire quelle del presente.-
-Vuoi dire che potrebbe essere qualcosa di già avvenuto, ma
che potrebbe avvenire di nuovo?-
-Precisamente. Nessuna cosa è lasciata al caso, nel mondo della
magia. Se i Luoghi esistono ancora, la maledizione o la profezia esiste
ancora.-
-Perfetto. Quindi, abbiamo altro materiale su cui lavorare.
I due Angeli.- mormorò il biondo guardandosi intorno circospetto. Con un colpo
di bacchetta ricopiò la pagina su una pergamena e poi rimise tutto in tasca.
–Ecco fatto, direi che per oggi per le ricerche abbiamo trovato di tutto e di
più.- concluse Draco stiracchiandosi. –Ora possiamo anche fare altro.-
-Reparto Incantesimi?- propose Hermione, gli occhi che luccicavano
entusiasti.
Il ragazzo si avvicinò a lei, appoggiandole gentilmente una
mano sul ginocchio, iniziando ad accarezzare la pelle nuda sotto alla gonna. Le
depositò un bacio sul collo.
-Avevo in mente un’altra cosa, veramente.- sussurrò contro
il suo orecchio, il tono lascivo e sensuale, la voce leggermente arrochita dal
desiderio. Lei lo guardò maliziosamente.
-E cosa?-
Il biondo schioccò la lingua, scrollando le spalle.
-Sai qual è una delle fantasie più ricorrenti dei ragazzi?-
-No, qual è?-
-Un corridoio deserto della biblioteca ed una ragazza
disinibita.-
Hermione si trattenne dallo sgranare gli occhi.
-Io non sono disinibita.- disse con tono di voce a metà tra
l’orgoglioso ed il contrariato.
-No, non lo sei. Fino a ieri sera eri una santarellina verginella.
Alla seconda cosa abbiamo rimediato. Ora pensiamo a risolvere la prima.-
La mora si sporse in avanti per baciarlo di nuovo.
-E come si può fare?-
-È molto semplice: sparisci sotto al tavolo e trovati
qualcosa con cui giocare.- ghignò lui. Hermione gli tirò un pugno sul petto,
guardandolo indignata.
-No! Insomma, un po’ di decenza, Draco!-
-Ci speravo, ma sapevo non avresti apprezzato. Ci sarebbe
un’altra possibilità.-
-Ossia?-
-Ossia sotto al tavolo ci scompariamo insieme.-
-Credi davvero che potrei farlo? In una biblioteca, dove
potrebbero vederci?-
-Credo che lo faresti, se io te lo chiedessi per favore.-
La ragazza intrecciò le dita tra i suoi capelli, attirandolo
verso di sé.
-E me lo stai chiedendo per favore?-
Draco scivolò in ginocchio, tirando la ragazza con sé.
-Molto per favore.- le rispose in un sussurro rauco.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo di una settimana, ma
vi assicuro che non ho passato il tempo a divertirmi, ma mi sono ammazzata il
cervello tra ultimi compiti delle vacanze, libri di tedesco da leggere (ne ho
letti due, ma se qualcuno mi chiedesse di parlare della trama, sarei veramente
nei guai…) e ripassi di latino. È così l’inizio della scuola, ormai non si può
fare niente. Il tempo per postare l’avrei anche avuto, ma non mi piaceva mai
come veniva il capitolo. Ho bisogno di avere la mente sgombra da paradigmi e
problemi di trigonometria quando scrivo, altrimenti mi viene tutto uno schifo.
Comunque, ora ho postato ed è questo l’importante.
Passo ai ringraziamenti: la carissima patty, MissBecker,
hermione, Mira’82 (lieta di sapere che riesco a far
immaginare la scena! È una cosa che ho sempre apprezzato in diverse storie, ma
che non ero sicura di riuscire a fare ^^), lucyferina, nikita,
JessicaMalfoy, super gaia, andromeda89,
bimba88 (sicuramente era geloso marcio!), JulyChan
(eh ma per Draco fare cose sconce o prendere il the è un po’ la stessa cosa…
ragiona in modo leggermente contorto, quel ragazzo^^), Elisa (dire
che la mia storia ricorda tre metri sopra il cielo è la cosa più bella che mi
si potesse dire. Io adoro quel libro. Ce l’ho con tanto di autografo di
Federico Moccia, che è venuto al mio liceo. Ricordo che stavo morendo dall’emozione
e che ho saltellato per tutta la settimana seguente. Grazie di tutti i
complimenti, davvero!)
Hermione si
passò una mano tra i capelli, sistemandoli come meglio poté. Chiuse gli occhi,
le guance scarlatte.
-Non sono io. Non l’ho fatto io.- mormorò lisciandosi la
donna con le mani aperte.
-Cosa non hai fatto tu?-
-Cose sconce in biblioteca. Non sono stata io.-
-Davvero? Allora trovami la ragazza con cui sono appena
stato, perché mi sono trovato piuttosto bene.-
-Idiota.-
Draco le depositò un bacio sulla punta del naso.
-Scema. Certo che sei stata tu.-
-Non… santo cielo, per me la biblioteca è un luogo sacro,
come… come una chiesa! Ho appena commesso un sacrilegio!-
-Allora il soprannome “suora da biblioteca” che ti avevano
affibbiato a scuola non era poi tanto fuori luogo.-
-Ho fatto l’amore sotto al tavolo di una biblioteca. Se… se
lo dicessi non credo che qualcuno ci crederebbe.-
-Non credo nemmeno io. Aggiungi, poi, che l’hai fatto con
Draco Malfoy.-
-Cosa da non sottovalutare.- sorrise Hermione carezzandogli
amorevolmente un braccio.
-No, anzi! Cosa di grande importanza. Grandissima. E
sei pregata di cogliere l’allusione.-
La mora roteò gli occhi, senza però riuscire a reprimere un
sorriso.
-Guarda che non sei poi così super dotato come ti vanti
tanto di essere.-
-Oh, certamente, non credo di poter competere con Weasley,
no? E mi sembra anche logico: dato che non puoi esserti interessata a lui per
il suo cervello, deviaver trovato per forza qualcos’altro
da apprezzare.-
-Perché, tu avresti forse un cervello?-
-Naturalmente.- ghignò Draco sporgendosi per baciarla.
-Come sei modesto.-
-Già, lo sono davvero tanto. Non adori la mia modestia? Io
trovo che sia uno dei miei migliori pregi.- disse lui annuendo con convinzione.
-Come no.- assicurò Hermione sghignazzando. Era una cosa
strana da dire, ma Draco Malfoy era simpatico. Non nel senso stretto del
termine, naturalmente. Non ci si poteva aspettare che rivolgesse una battuta
simpatica alla gente per strada, come invece era solito fare Ronald, ad
esempio. Il suo senso dell’umorismo era terribilmente maschilista e non perdeva
occasione per gonfiare il suo già spropositato ego. Usava un sacco di sarcasmo
e doppi sensi e molto spesso le sue battute ricordavano più un velato insulto
che altro, però, una volta che ci si era abituati all’ironia nella voce e alla
lingua tagliente, Draco Malfoy risultava simpatico.
-Weasley era modesto?- domandò all’improvviso il biondo,
evitando di guardarla.
Lei sbuffò.
-Perché tiri sempre fuori Ronald?-
Draco scrollò le spalle.
-Perché mi interessa.-
Hermione scoppiò a ridere.
-Malfoy, ti scongiuro, ritorna in te. Ti prego.-
Lui le lanciò un’occhiataccia.
-Mi interesso delle persone con le quali scopro di avere
qualcosa in comune.-
-Tu e Ronald non avete assolutamente niente in comune.-
-Ma certo che abbiamo qualcosa in comune.- ribatté il
ragazzo.
-La testa vuota?-
-No, ma qualcosa di simile: te.-
-Grazie mille.-
-Non devi ringraziarmi, è la verità.- sospirò, tornando
serio. –Volevo chiederti una cosa, in realtà.-
-Ah… dimmi pure.-
-Eri innamorata di lui?-
Hermione sgranò gli occhi, le guance che si coloravano leggermente
di rosso. Apprezzava la qualità di Draco di essere così diretto, si era sempre
sicuri che se qualcosa gli stava dando fastidio lo avrebbe detto subito ed in
faccia, senza sparlare alle spalle, ma quando ci si ritrovava a dover
rispondere a domande del genere senza alcuna preparazione, il disagio e
l’imbarazzo erano inevitabili.
-Ecco, io…
Lo sguardo del ragazzo s’incupì.
-Domanda facile a sole due opzioni, Granger: sì o no.-
-Sì. Sì, certo che ero innamorata di lui.-
-Da quando eri una stupida ragazzina dentona.- aggiunse lui.
Le rivolse una smorfia contrariata. –Non è vero?-
-È vero.- confermò la mora arrossendo ancora di più. –Come
fai a saperlo?-
-Lo sapevano tutti. Ma non è questo il punto. Tu eri
innamorata di lui.-
-Sì.-
-E poi vi siete messi insieme.-
-Sì.-
-E poi ti ha tradita e tu lo hai lasciato, venendo via con
me.-
La ragazza lo fissò perplessa.
-Ancora sì, ma non capisco dove vuoi arrivare.-
Draco strinse gli occhi, piegando la testa da un lato e
guardandola di traverso.
-È passato così poco tempo…- mormorò sottovoce.
Ad Hermione ci vollero una decina di secondi per capire cosa
intendesse dire. Poi realizzò: insicurezza. Non essere sicuro del fatto che lei
non avesse dimenticato del tutto Ronald, che non lo stesse facendo solo per
ripicca. Dopotutto, lui aveva tutto da perdere e niente da guadagnare,
mettendosi con lei. Lucius sicuramente non sarebbe stato entusiasta: non solo
suo figlio si era affidato al babbanofilo Silente, non solo lo aveva
abbindolato estorcendogli un anno di libertà, ma viaggiava e si intratteneva
con la Mezzosangue amica di Potter, il suo obiettivo finale. Come Draco le
aveva già detto una volta, accogliendola con lui aveva perso. Accettando la
sconfitta, naturalmente, e accettandola anche di buon grado, ma aveva perso. E
gliel’aveva detto, lo aveva ammesso.
Lei, invece, non gli aveva mai detto niente. Semplicemente
perché non le sembrava importante precisare che stava volentieri con lui, che
non lo faceva per dimostrare a Ronald che poteva trovarsi benissimo un altro
ragazzo, che era disposta addirittura ad andare con uno dei loro peggior nemici
pur di fargliela pagare. Sicuramente non stava con lui per ripicca: non era una
persona meschina. Però aveva a che fare con Draco Malfoy, che non poteva
certamente vantare di aver vissuto tra persone sincere e leali. Non era poi
così strano che desiderasse una conferma.
-Davvero così poco tempo.- rispose la ragazza con un
sussurro. –E mi chiedo come sia possibile, dopo così poco tempo, dopo soli tre
mesi, che io non mi ricordi nemmeno più la faccia di Ronald.-
Il ragazzo posò gli occhi su di lei, lo sguardo dolce, le
labbra fini incurvate in un ghigno di trionfo.
-Non ti ricordi più la faccia di Weasley?-
-No.-
-Ti ricordi come ti baciava?-
Hermione arrossì.
-No.-
-Ti ricordi come ti toccava?-
-No.-
Draco si avvicinò di un poco, scostandole una ciocca di
capelli dal volto. Ora arrivava la domanda più difficile, quella a cui stava
girando intorno dall’inizio della conversazione. Quella più dura da digerire.
-E… adesso sei innamorata di lui?-
La mora gli sorrise.
-No.-
-Perché?-
Lei si mosse sul pavimento di pietra fredda, a disagio.
-Mi metti in difficoltà, Draco. Mi fai domande alle quali io
potrei rispondere solo in un certo modo. Ma tu ieri mi hai chiesto di… di non
dirti che… di non dirtelo. Cosa devo fare? Come posso risponderti, se tu non
vuoi sentire la risposta?-
Il biondo non rispose, limitandosi ad abbassare lo sguardo,
ed Hermione sospirò pesantemente.
-Non sono più innamorata di Ronald perché si è comportato
male con me e perché ho incontrato un’altra persona. Una persona con cui ho
deciso di fare l’amore. Anche sotto il tavolo di una biblioteca. Mi fa fare
cose che non avrei mai pensato di fare, ma delle quali non mi pento.- gli
sfiorò una mano con due dita. –Questa è la risposta più vicina alla verità che
ti posso dare, Draco. Senza che tu rimanga scioccato a vita e te ne vada
scappando a gambe levate.-
Lui ghignò brevemente.
-Non scapperei mai a gambe levate.-
-Allora perché non te lo posso dire? Perché non lo vuoi sentire?
Di cosa hai paura?-
-Non è che non lo voglio sentire. È che… non so se sono in
grado di risponderti. Ho… qualche problema ad ammettere… quello che provo. Mi
hanno insegnato a mascherare tutto. E poi… senti, non voglio fare paragoni o
che, solo… cerco di farti capire, va bene?-
-Sì.-
-Okay. Pansy mi diceva sempre… mi diceva sempre ti amo. Ed
io non le rispondevo.-
-Perché?-
-Perché io non l’amavo. Però…
-Non arrivi al punto, Draco.- lo interruppe Hermione.
–Analisi. Analizzi tutto quello che ti sta intorno, minuziosamente.- sorrise
appena. –Come diceva sempre la McGranitt. Analizzi il gatto ed analizzi il topo
in cui lo devi trasfigurare. Analizzi le differenze di entrambi e le cose che
hanno in comune. Studi l’incantesimo, la formula ed il movimento. Fai cose
inutili. Ti basterebbe tirare fuori l’immagine di “topo” che visualizzi quando
pensi ad un topo, la figura che tu attribuisci a “topo”.-
-E questo cosa vorrebbe dire?-
-Vorrebbe dire che cerchi ovunque la risposta, tranne che
dentro di te. Mi parli di Pansy che ti diceva ti amo, come mi hai parlato di
tutte le altre con cui sei andato a letto, che ti facevano sentire a disagio.
Perché, invece, non dici che tu non hai mai amato Pansy e che tu
non ti sentivi a tuo agio con le altre? Perché, invece di preoccuparti per quel
che dirò io, non pensi a quello che provi tu? Senza bisogno che tu me lo dica,
io non lo voglio sapere. Se tu non me lo vuoi dire, non lo voglio sentire.-
Draco annuì lentamente, stringendosi nelle spalle. Chiuse
gli occhi, appoggiando il busto ad una gamba del tavolo.
-Io lo so quello che provo.-
-Va bene così, allora.-
Passarono un paio di minuti, in cui non fecero altro che
guardarsi, occhi negli occhi. Poi, sottovoce, il biondo parlò.
-Lo voglio sentire.- disse.
Hermione sgranò gli occhi, arrossendo.
-Oh… oh, beh, certo… sei sicuro?-
-Adesso sì.-
-Mi… mi sono innamorata di te.-
Lui deglutì.
-Grazie.-
La mora scoppiò a ridere.
-Non c’è di che. Sei molto educato, Malfoy.-
Rise anche Draco, i lineamenti del suo volto che si
rilassavano, la tensione e l’imbarazzo che abbandonavano il suo sguardo.
-Lo so, lo sono sempre. La famiglia Malfoy ci tiene a queste
cose.-
-Immagino.- commentò lei, facendo una smorfia.
-Guarda che è vero. Quando mio padre se la prende con me
dice “Draco, caro, perché non vieni qui e mi porti anche la mia
bacchetta?” e poi, quando gliela do, lui mi ringrazia.- disse amaramente il
biondo.
-Draco…
-No, scusa. Lascia stare, ho detto una cosa idiota.- la
interruppe lui scuotendo la testa. Ghignò. –Alle volte mi capita, anche se è
difficile da credere.-
La mora si morse il labbro inferiore.
-Sicuro?-
-Che dica cose idiota?-
-No, che devo lasciar stare. Perché se vuoi possiamo…
possiamo parlarne, sai.-
-No, non mi va.-
-Ma se ti andasse me lo diresti, vero? Sono sempre disposta
ad ascoltarti.-
Il biondo rimase in silenzio per qualche secondo.
-Lo so. Sei gentile e so che mi ascolteresti. E te lo direi,
se mi andasse.-
-Bene.-
Hermione si sporse in avanti, baciandolo dolcemente sulle
labbra. Lui l’afferrò per i fianchi, costringendola a sdraiarsi sotto di sé.
Passò due dita sulle sue labbra, sui suoi zigomi.
-Sei bella.- le sussurrò prima di chinarsi su di lei e
baciarla. Hermione girò il volto, permettendogli l’accesso al suo collo. E
cacciò un urlo: a meno di due centimetri da lei c’era la testa di una ragazza
con i capelli rossi e lunghi. Si scostò bruscamente dal ragazzo, mentre
l’intrusa, inginocchiata per terra, li fissava sorridendo.
-C’è qualche problema?- domandò Draco riprendendo il
controllo.
-No, ho solo sentito dei rumori, così sono venuta a vedere…-
rispose la ragazza in assoluta tranquillità. –Non è che posso prendere il libro
“Leggende e Maledizioni”? È sul vostro tavolo, ma non credo vi serva più.-
Hermione, rossa come i capelli del suo ex ragazzo, annuì.
-Certo, certo.-
-Grazie! Buon divertimento!- augurò l’altra sorridendo
maliziosamente e lasciandoli nuovamente soli. La mora si coprì il volto con una
mano, imbarazzata da morire.
-Non ci credo.- sbottò.
-Non ci credo nemmeno io.- ghignò Draco. –Beccati due volte
da mia madre e una da una pazza con i capelli rossi. Attiri le figure di merda,
te ne sei accorta?-
-E perché mai dovrei essere io, scusa?-
-Perché ho fatto sesso in praticamente qualsiasi luogo della
scuola, con la possibilità che qualcuno, un allievo, un professore, addirittura
Albus Silente, mi beccasse in pieno, ma non è mai successo. Con te mi preoccupo
anche di nascondermi sotto i tavoli e ci prendono in pieno. Porti sfiga,
Granger.-
La ragazza lo incenerì con lo sguardo e tentò di alzarsi, ma
la mano di Draco si serrò attorno al suo polso, facendola cadere nuovamente in
ginocchio sul pavimento.
-Ehi! Mi potevo fare male!- sbottò la mora imbronciandosi.
Lui la ignorò, guardandola intensamente.
-Senti… anche… anche io mi sono innamorato di te.- confessò
prima di alzarsi di scatto e prendere a rimettere via tutti i libri.
-Viviamo nei libri.- sbottò Draco lanciando
un’occhiataccia al letto, sul quale erano disposti una decina di volumi. In
mezzo a loro stava comodamente sdraiata Hermione.
-E non ti sembra un bel modo di vivere?- domandò lei
sorridendo.
-Mica tanto.-
-Non sai apprezzare la bellezza della cultura, allora. A me
piace vivere nei libri. Pensa che quando avevo dieci anni ho ricoperto le
pareti della mia stanza con i miei vecchi libri di favole. Li avevo attaccati
con lo scotch e quando mia madre mi ha obbligato a toglierli si è arrabbiata da
morire perché erano rimasti tutti i segni sul muro appena imbiancato.-
Draco la fissò stralunato.
-Hai attaccato i libri con un superalcolico?-
-Eh?-
-Lo Scotch, il superalcolico.-
-Ah. No!- la ragazza ridacchiò. –No, lo scotch è nastro
adesivo. Una cosa che usano i babbani per attaccare le cose. Una sorta di
nastro trasparente che incolla.- spiegò.
-Oh, certo. E come fa ad incollare?-
-Ecco… non è questo il punto, Draco.-
Lui inarcò un sopracciglio.
-Non lo sai?-
La ragazza gli lanciò un’occhiata di fuoco.
-Non è questo il punto.- ripeté.
-Il punto è che eri già matta all’età di dieci anni?-
-No! Il punto è che a dieci anni desideravo vivere tra i
libri.-
-Ah. Non si può parlare con te, Granger. Confondi le
persone.-
Hermione si mise a sedere sul letto, serrando le braccia
contro al petto.
-Vuoi litigare, Malfoy?-
-Merlino me ne scampi. Fammi posto, piuttosto.-
La ragazza depositò sul suo cuscino “Angeli del Tempo
Passato”, un mattone di circa cinquecento pagine, e Draco si arrampicò sul
letto, sdraiandosi accanto ad Hermione. Le scostò una ciocca di capelli dal
volto, appoggiandole poi una mano sul fianco.
-Allora, cosa abbiamo scoperto?- domandò rivolgendo la sua
attenzione alle decine e decine di pergamene scritte dalla mora. Lei le indicò,
inarcando un sopracciglio.
-Cosa io ho scoperto.-
-Ma è lavoro di squadra, mia cara.-
-E quand’è che io faccio la doccia e tu leggi questa roba,
allora?-
-Quando tu mi dirai che non ti va di vedermi tutto bagnato e
con un misero asciugamano legato in vita.-
Hermione lanciò uno sguardo al suo petto scolpito e alle
gambe muscolose, ricoperte dalla graziosa peluria bionda, resa quasi dorata da
quel poco sole che aveva preso a Rio. Guardò affascinata due goccioline
trasparenti scivolare dai suoi capelli e percorrergli il collo. Lo baciò in
quel punto, raccogliendole tra le sue labbra. Decise di non replicare. Sospirò,
tornando a pensare alle informazioni che aveva appena trovato. Anche se, doveva
ammetterlo, concentrarsi era difficile. Veramente difficile.
-Lasciamo perdere gli argomenti che non c’entrano, Draco.-
disse assumendo un’aria professionale, quella che teneva sempre a scuola.
-Va bene, parliamo degli Angeli. Abbiamo qualche novità?-
-Ne ho qualcuna, sì. Allora, Angelo Bianco e Angelo
Nero sono gli antitesi. Uno, il Bianco, rappresenta il Bene e l’altro, il Nero,
rappresenta il Male.-
-Banale e scontato.-
-Sono d’accordo, ma è sempre meglio precisarlo. Comunque, in
questo libro si dice che gli Angeli sono legati, ma non si sa in che modo.
Stando a quello che abbiamo scoperto in biblioteca, a legarli dovrebbe essere
appunto la Profezia che stiamo cercando.-
-Logicamente. Abbiamo altro?-
-Angelo Bianco e Angelo Nero non sono legati dalla nascita.
Voglio dire, non sono a conoscenza di essere simbolo di Bene e simbolo di Male.
E, come si può intuire tenendo conto del fatto che sono così diversi, si crede
che tra loro non corra buon sangue. Almeno fino a che non vengono a conoscenza
della Profezia. In quel momento, per farla avverare, devono fare,
rispettivamente, qualcosa di male e qualcosa di bene.-
Draco inarcò un sopracciglio.
-Cosa vorrebbe dire? L’Angelo Bianco dovrebbe… che ne so,
uccidere un gatto e l’Angelo Nero aiutare una vecchietta ad attraversare la
strada?-
-Il concetto è quello, anche se non credo sia qualcosa di
tanto stupido.-
-A me sembra stupido anche il concetto. Intendo dire, perché
mai si dovrebbero unire, se si odiano? Per la Profezia?-
-Non lo so, questo punto è da chiarire. Non l’ho trovato.
Cioè, l’ho trovato, ma la spiegazione era piuttosto insoddisfacente.-
-Cosa diceva?-
-Diceva che si uniscono per una causa comune. Però, io mi
chiedo, che tipo di causa comune?-
-La Profezia. Deve essere per forza quella la causa comune.-
-No. Unendosi compiono la Profezia, ma non è la Profezia in
sé a farli unire.-
-Come fai a dirlo?-
-Perché come hai detto tu si odiano.-
-E allora?-
-E allora immagina la scena: loro due si odiano.
All’improvviso scoprono che c’è una Profezia che li unisce. Cosa fanno,
diventano grandi amici così, perché lo dice una Profezia? Mi sembra altamente
improbabile. E calcola che stiamo parlando di Bene e Male.-
-Questo cosa c’entra?-
-Non stiamo parlando di cannella e caramello.-
Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
-Mentre questo cosa caspita c’entra?-
-Era per dire che non sono due cose così, sono il Bene ed il
Male. Non è come scegliere tra cannella e caramello. È una cosa importante. Non
basta una Profezia per cambiare i principi di una persona, soprattutto se
questi sono Bene e Male. Capito?-
-Sì. E quindi?-
-E quindi sotto ci dev’essere qualcosa di più importante.-
-Qualcosa che non c’entra con la Profezia?-
-Esattamente. Qualcosa che li spinge a dimenticarsi di cosa
sono in realtà, incontrandosi nel mezzo e compiendo la Profezia.- sospirò. –Che
ne pensi?-
-Penso che sia una teoria che sta in piedi, senz’altro.- la
baciò sulla spalla. –E sai una cosa? I due Angeli potremmo anche essere noi.-
Hermione scoppiò a ridere.
-Certo, come no! Tu cosa vuoi essere, l’Angelo Nero o
l’Angelo Bianco?-
-L’Angelo Nero, ovviamente. Il Male ha più fascino. Ed io
sono veramente molto affascinante.-
-Ed io sarei l’Angelo Bianco?-
-Precisamente.-
-Quindi sarei buona?-
-Sì, tu saresti quella buona.-
-E cosa ci unirebbe?-
Draco prese a fissare intensamente la linea sinuosa dei suoi
fianchi, evitando così di guardarla.
-L’amore, immagino.-
-L’amore?- chiese la ragazza, un sorriso che le increspava
le labbra.
-Sì. È più forte di una Profezia, no?-
-Credo proprio di sì. L’amore… vince anche l’Avada Kedavra,
dopotutto.-
Il biondo ghignò.
-In realtà, Potter ha avuto culo. Soltanto questo.-
-Oh, non credo proprio! Lily Potter ha dimostrato al mondo
che l’amore vince su tutto. E questa è una buona idea, Draco. L’amore potrebbe
essere la causa comune.-
-Allora potremmo davvero essere io e te, no? Prima ci
odiavamo, poi ci siamo…- sospirò, alzando lo sguardo su di lei. –Poi ci siamo
innamorati. E siamo legati. Inoltre, stiamo facendo insieme le ricerche,
arriveremo alla Profezia insieme. Non è una cosa stupida.-
-Non è stupida, ma c’è un piccolo problema.-
-E quale sarebbe?-
-Il mio sangue non è puro.-
Draco si oscurò appena in volto.
-Ah, è vero. Me n’ero dimenticato.-
Hermione lo baciò.
-Già. Tu, però, potesti esserlo davvero. Dopotutto, un tuo
antenato ha iniziato le ricerche sui Luoghi. L’avrà pur fatto per qualche
motivo, no?-
-Non saprei proprio. Non sono poi così… cattivo.-
-Anche questo è vero. Sei… dolce.-
Lui ghignò.
-Non è vero.-
-Sì, invece. Quando mi hai detto che sei innamorato di me,
sei stato dolce.-
-Ma vedi di non farci l’abitudine. Una volta basta per una
vita.-
-Le parole non sono l’unico modo di dire le cose.-
Il ragazzo l’afferrò per i fianchi, sdraiandosi su di lei.
-Era un’allusione, Granger?-
-La vuoi prendere così?-
-Sì, non mi dispiacerebbe affatto prenderla così. Sai che
stai diventando una malata di sesso?-
-Tu lo sei. Quindi mi sembra lecito considerarlo un pregio.-
-Io mica ho detto che è un difetto.-
Hermione gli leccò sensualmente la mascella.
-Fammi vedere come non lo consideri un difetto, allora.-
Ciao a tutti! Scusate ma proprio non ho tempo per scrivere i
ringraziamenti, ho tantissime cose da fare. Però ci tenevo ad aggiornare.
Sappiate comunque che i vostri commenti sono la cosa più bella che ci possa
essere! GRAZIE!!! Grazie mille, siete tutte mitiche! Baci.
Draco si grattò la testa, guardandosi intorno con aria
smarrita.
-Ci siamo persi.- comunicò lasciandosi cadere per terra.
Hermione scrollò le spalle, sedendosi sull’erba accanto a lui.
-Non dire sciocchezze, Draco. Ci siamo solo Materializzati
in un posto diverso da quello che avevamo fissato.-
-Ci siamo solo Materializzati in un posto diverso da
quello che avevamo fissato.- le fece il verso lui con una smorfia. –Magari
siamo finiti a mille miglia da dove dovevamo finire.-
-Non mi sembra un problema tanto grave. Ci Smaterializziamo
di nuovo ed arriviamo a destinazione. Vedi complicazioni anche nelle cose più
semplici.- sorrise la ragazza sporgendosi in avanti per baciarlo. Draco si
ritrasse, lanciandole un’occhiataccia.
-Non sono mai stato a Barcellona, ‘Mione.-
-Neanche io.-
Lui roteò gli occhi.
-Appunto. Non sappiamo nulla della città, come credi che
facciamo ad arrivare dove dobbiamo arrivare, se non conosciamo il posto?-
-Non conosciamo il posto, ma tu avrai almeno un’idea di
come…
-No.- sbuffò lui sdraiandosi e chiudendo gli occhi.
-Che vuol dire no?- chiese Hermione cominciando ad
allarmarsi. –Non hai idea di come sia fatto il posto dove ci dovevamo
Materializzare? Com’è possibile? Devi avere almeno una vaga idea, devi
visualizzare il luogo per poterti Materializzare nel punto esatto e…
-Grazie per continuare a dirmi cose che so già.
Guarda che anch’io ho studiato per l’esame.-
-E allora spiegami come diavolo siamo riusciti a
Smaterializzarci in un qualsiasi posto se tu non hai visualizzato alcun
luogo?-
-Con le coordinate, mia cara. Ho calcolato le coordinate da
Ottawa all’albergo di qui ed ho pensato a quelle durante la
Smaterializzazione.-
Hermione ridusse gli occhi a due fessure.
-Cosa hai fatto?- sibilò.
-Non guardarmi così, che sembri un Mantricora incazzata e
fai una certa impressione. E comunque hai sentito benissimo.- ribatté Draco
acidamente.
-Ma è da irresponsabile! Le coordinate non sono una cosa
sicura, sono un pensiero troppo astratto! Durante la Smaterializzazione devi
visualizzare il luogo, è fondamentale che tu abbia almeno una minima
idea di…
-Non urlare con me, non lo sopporto!- sbottò lui.
-E invece mi sopporti eccome, perché tu mi hai ficcato in
questo casino e tu mi tirerai fuori! Per la barba di Merlino, sai che non si
scherza con queste cose, la magia non…
-Shh!- la interruppe bruscamente Draco, tappandole la bocca
con una mano. –Ma sei scema?! Perché non urli anche che siamo maghi? Cazzo, ci
stanno guardando tutti!-
Hermione si guardò intorno: era vero, tutti li stavano
fissando. La ragazza si passò una mano tra i capelli, mentre l’altra andava a
posarsi sul cuore.
-Oddio, cos’ho detto. Oh mio Dio. Draco, io…
-Spera solo che non ci sia nessun turista inglese.- la
freddò lui.
-No, non credo…
-Noi siamo inglesi.- disse una profonda voce maschile.
I ragazzi si girarono, il cuore di entrambe che batteva a
mille. Davanti a loro c’erano due giovani, su per giù della loro età, che li
fissavano incuriositi. Hermione per poco non svenne. Cos’aveva fatto? E dire
che era sempre stata attenta. Più attenta di tutti i suoi amici, dato che
viveva tra i babbani. Ma stare notte e giorno con Draco, per la maggior parte
del tempo chiusa in una stanza d’albergo, le aveva fatto dimenticare le regole
fondamentali della magia. La prima regola fondamentale della magia: non fare
alcun accenno per nessun motivo a tutto quello inerente il loro mondo. Non
farlo mai, perché i babbani erano curiosi ed impiccioni. E non si poteva
correre il rischio che si mettessero in testa di cercare il mondo della magia.
Era pericoloso.
-Davvero?- ghignò Draco. –Che coincidenza, lo siamo anche
noi. Siete qui in vacanza?-
La ragazza annuì con convinzione.
-Già, ci siamo laureati da poco e abbiamo deciso di
concederci un viaggio. Desideravamo da tanto andare in Spagna.- sorrise.
–Sentite una cosa, ma voi due siete…- si guardò intorno. –Voglio dire, un
attimo fa lei ha detto…
Draco scosse vigorosamente la testa.
-Non dovete ascoltare la mia ragazza. Lei è un po’ matta,
dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra. Magia. Figurarsi!-
Il ragazzo sorrise.
-Allora non siete…- abbassò la voce. -… maghi?- con un
sorriso divertito che gli increspava le labbra scostò un lembo del mantello,
mostrando la bacchetta. –Perché noi lo siamo.-
Hermione buttò fuori il fiato che aveva trattenuto fino a
quel momento, appoggiandosi al torace di Draco.
-Grazie al cielo!- esclamò sollevata. –Pensavo di aver
appena fatto il danno della mia vita!-
L’altra ragazza rise.
-Ma no, stai tranquilla. Se fosse stato un babbano a
sentirti non avrebbe nemmeno fatto caso alle tue parole. Io e Julien, mio
fratello, vi abbiamo sentiti per caso e abbiamo prestato attenzione alla
conversazione. Ci stavamo proprio chiedendo se ci fosse altra gente come noi
qua a Barcellona. Finora sembrava di no, ma poi vi abbiamo sentita parlare, o
meglio gridare…
-A proposito.- la interruppe il fratello. –Avete qualche
problema? Mi è sembrato di capire che vi siete Smaterializzati nel posto
sbagliato.-
-Infatti.- sospirò Hermione. –Ci siamo Smaterializzati
tenendo conto solo dello coordinate e… siamo finiti chissà dove.-
Julien ridacchiò.
-Sì, capisco. È successo anche a me. Non conoscete il nome
del posto dove dovevate andare? Noi due siamo qui già da un po’, magari
possiamo aiutarvi.-
Draco scrollò le spalle.
-Non ricordo precisamente il nome del posto. Ma non è
necessario andare lì, ci serve solamente un hotel qualunque dove poter dormire.
Non è che conoscete…
-Potete venire da noi!- esclamò la ragazza annuendo con
convinzione. –Abbiamo affittato una casetta e c’è una camera degli ospiti. Non
è un problema, davvero!-
Hermione e Draco si scambiarono un’occhiata. Quella del
ragazzo era del tutto contrariata e lei si morse il labbro inferiore. A lei
avrebbe fatto piacere un po’ di compagnia. Le mancava poter parlare con qualcuno
che non le facesse provare caldi brividi ad ogni parola. La verità era che lei
e Draco non parlavano quasi mai di cose comuni. O erano immersi in complicate
teorie sui Luoghi, oppure si scambiavano frivoli commenti sul tempo, che
servivano giusto per mettere in pace la loro coscienza, che non faceva che
ripetere loro quanto fosse sconveniente passare tutto il tempo a letto.
Lei voleva avere un po’ di compagnia. E per questa
volta, non le importava se Draco non era d’accordo, avrebbe fatto di testa sua,
dato che lui comunque non avrebbe espresso la sua opinione.
-Beh, per noi va bene. Ma solo se per voi non è troppo
disturbo.- disse quindi sorridendo alla coppia di giovani.
-No, figurati. Anzi! Così abbiamo un po’ di compagnia.- lei
sorrise, facendo una smorfia. –Per quanto stare con il mio adorato fratellino
mi piaccia, aver qualcuno con cui parlare che non sia immerso ventiquattro ore
su ventiquattro in riviste di Quidditch sarebbe molto carino.-
Hermione scoppiò a ridere.
-Potrai parlare con me, non preoccuparti. Allora va bene,
staremo da voi. Dobbiamo fare delle ricerche, ma siamo a buon punto, non credo
ci metteremo più di cinque o sei giorni. Comunque, io sono Hermione e lui è
Draco.-
Il fratello sorrise.
-E noi siamo Julien e Céline. Piacere di conoscervi.- passò
un braccio sulle spalle della sorella. –Venite, vi facciamo vedere la casa.-
-Questo è il salotto.- disse Céline mostrando la prima
stanza della casa. La sala era arredata in modo semplice ed essenziale, con due
divani rosso scuro, una poltroncina di vimini ed un tavolino di vetro. In mezzo
alla stanza c’era un bellissimo caminetto di marmo scuro.
-In Spagna d’estate si sta benissimo, ma d’inverno ci sono
di quelle giornate in cui poter accendere in camino non dispiace affatto.- spiegò
Julien. –Comunque, qua c’è la cucina, venite.-
Li trascinò per tutta la casa, fino al piano di sopra.
-Ecco qua, e queste sono le camere da letto. Io e mio
fratello dormiamo in due stanze diverse e ce n’è una terza, però se voi voleste
le camere separate io potrei dormire con Ju…
-No, va bene così.- si affrettò a dire Draco scuotendo
vigorosamente la testa. La ragazza alzò gli occhi al cielo ed Hermione la sentì
distintamente mormorare “i maschi pensano solo a quello”. Sorrise, pensando che
probabilmente sarebbero diventate amiche molto presto.
-Come preferite.- Julien scrollò le spalle. –Vi va qualcosa
da bere? Ho imparato a fare alcuni drink e devo dire che mi vengono anche
piuttosto bene.-
Si spostarono di nuovo in salotto, accomodandosi sui divani.
-Toglietemi una curiosità.- disse Hermione gustando uno dei
drink promessi da Julien. –Quanti anni avete?-
-E avete detto che siete inglesi?- chiese Draco inarcando un
sopracciglio. –Non vi ho mai visti ad Hogwarts.-
-Abbiamo studiato a Beauxbatons.- spiegò Julien scrollando
le spalle. –I nostri genitori sono d’origine francese ed hanno preferito
mandarci dove avevano studiato loro.-
-Davvero? Ed è una buona scuola?- domandò Hermione
interessata.
-Direi di sì, anche se non ho altri termini di paragone.-
-Certo, è vero. Si trovano davvero poche informazioni sulla
altre scuole di magia.-
-Però noi abbiamo conosciuto la Preside.- s’intromise Draco.
–Per il Torneo Tremaghi, sapete.-
-Sì, il Torneo. Ci sarebbe piaciuto iscriverci, ma le misure
di sicurezza non ce l’hanno permesso. Non avevamo l’età. È successo un bel
casino, eh.-
-Harry Potter ha fatto un gran bel casino.- precisò Draco
con una smorfia, beccandosi un’occhiataccia da parte di Hermione.
-Non credo che dovremmo discutere di questo.- disse
pacatamente, ben sapendo che se il discorso fosse emerso ne sarebbe uscita una
bella litigata. In quel periodo avevano mantenuto la pace non parlando né degli
amici di uno né degli amici dell’altro.
-E invece credo che dovremmo parlarne. Voi cosa ne pensate?-
Céline e Julien si scambiarono uno sguardo.
-Non è stato giusto che Hogwarts abbia avuto due Campioni,
però dato tutto quello che è successo dopo… forse è stato destino, no?-
-Destino?-
-Certo, destino. O peggio ancora, qualcuno. Qualcuno
che abbia messo il nome di Harry Potter nel Calice per incastrarlo alla fine,
nel labirinto.-
Hermione annuì e Draco la freddò con un’occhiata.
-Harry Potter non fa che cercare guai. Secondo me l’ha messo
lui il suo nome nel Calice.-
-Harry non avrebbe potuto, le misure di Silente non
l’avrebbero permesso. E comunque non l’ha fatto. Non aveva alcuna intenzione di
partecipare al Torneo. E infatti l’hanno incastrato, esattamente come ha detto
Céline.- replicò la mora iniziando ad alterarsi. –Lascia stare, Draco. Lasciamo
stare del tutto l’argomento. Litighiamo altrimenti. Lo sai.-
Il ragazzo ghignò, passandole un braccio sulle spalle.
-Non voglio litigare, ‘Mione. Voglio solo parlarne. È una
cosa che non abbiamo mai fatto.-
-Perché non siamo imparziali, non ne possiamo parlare
oggettivamente.-
-Perché era il tuo migliore amico?-
-Perché è il mio migliore amico!-
Julien sgranò gli occhi.
-Harry Potter è il tuo migliore amico?-
-Già, il mio peggiore nemico è il suo migliore amico.- rispose
Draco per lei. -Non è una cosa strana? Dimmi, Julien, se non la ritieni una
cosa strana.-
Il ragazzo alzò le spalle, non sapendo cosa dire.
-Non lo so. Voglio dire… non conosco voi o Harry Potter, non
so in che rapporti…
-Te li spiego io i rapporti, Julien! Draco ha preso in giro
me ed i miei amici per sei anni. Poi succede… succede che ci mettiamo assieme e
lui pretende che mi dimentichi di Harry! Non funziona così! Céline, almeno tu,
dimmi se non ho ragione!-
-Beh, non
so…
-Io non pretendo che tu ti dimentichi di Potty, solo…
-Ma solo cosa?! Non capisco neanche come diavolo siamo
arrivati a parlare di Harry! E non chiamarlo Potty!-
-Stavamo parlando di Potty che ha ingannato il Calice
di Fuoco.- rispose pacatamente Draco, cercando di trattenere Hermione, che si
agitava come un’ossessa.
-Harry non ha ingannato il Calice di Fuoco! E
piantala, piantala davvero di tirare in ballo Harry solamente perché vuoi
litigare!-
-Ma io non voglio litigare! Voglio solo parlare!-
-Di Harry?-
-No! Di
te.-
Hermione sgranò gli occhi.
-Di me?- si girò verso Céline. –Vuole parlare di me! E mi
chiedo… io mi chiedo… di cosa vorrà mai parlare, in particolare? Dimmelo,
Draco, di cosa vuoi parlare?-
Lui si alzò, guardandola arrabbiato.
-Ho trovato queste, nella tua borsa.- disse agitando la
bacchetta e facendo comparire alcune fotografie che la ritraevano abbracciata
ad Harry. La ragazza sgranò gli occhi, mentre i due fratelli si scambiarono uno
sguardo a metà tra il preoccupato ed il divertito.
-Hai frugato nella mia roba!-
-E certo che ci ho frugato, dato che i bagagli li ho
preparati io, stamattina!-
-Sì, ma dovevi mettere dentro le cose e non tirarle fuori!-
-Le ho viste per caso! Comunque, non tentare di cambiare
argomento! Pensavo di dover essere geloso di Weasley, non di Potter! Non anche
di Potter!-
-Ma davvero?! Sei un idiota, Draco! Quelle foto le abbiamo
fatte al matrimonio di Charlie Weasley. Ronald faceva da testimone, così io ed
Harry siamo stati costretti a stare insieme, quel giorno. Da semplici amici,
naturalmente! E le foto le ha fatte Molly Weasley.- buttò fuori l’aria dal naso
come una Manticora impazzita. –E non so nemmeno perché mi sto giustificando con
te! Quelle foto sono affar mio e di nessun altro! Tuo men che meno!- prese
fiato. –E poi se dobbiamo parlare di gelosia… di quante dovrei essere gelosa
io? Di Pansy Parkinson e di quante altre migliaia?-
-Tante altre migliaia! Nemmeno immagini quante altre
migliaia!-
-Ma bene, vantati anche!- gli puntò minacciosamente un dito
contro il petto. –E stasera, se vuoi dormire, va da una delle tue amichette!
Perché in camera con me non ci metti piede!-
E detto questo sparì su per le scale. Draco guardò Julien,
incredulo.
-Mi ha sbattuto fuori dalla stanza!-
-Io posso dormire con Julien.- si offrì gentilmente Céline.
–Ve l’ho detto, la sistemazione delle stanze non è un problema.-
-No, lascia stare. Non ho alcuna intenzione di dargliela
vinta. Piuttosto dormo per terra in corridoio. Deve sentirsi in colpa, la
principessa.- disse Draco sprezzante. –Ora scusatemi, ma devo prendere un po’
d’aria.-
Rimasti soli i due gemelli si scambiarono uno sguardo.
-Céli, mi chiedo chi diavolo ci siamo presi in casa.-
sospirò lui scuotendo lentamente la testa.
-Perché? Sono simpatici!-
-Sono dei pazzi sclerotici, quei due!-
La sorella gli diede una spintarella col fianco.
-Ci divertiremo da impazzire!-
Hermione era distesa sul letto, il volume secondo di “Angeli
e Maledizioni” aperto sulle ginocchia, quando Céline bussò alla porta.
-Posso?-
La mora sorrise.
-Beh, direi, è casa tua.-
Céline ridacchiò ed andò a sedersi sulla sedia davanti alla
scrivania.
-Cosa leggi?-
-Oh… un libro sulle relazioni che intercorrono tra le
maledizioni e gli angeli.-
-Per quelle ricerche a cui hai accennato?-
-Sì, esatto.- sospirò, guardando negli occhi l’altra
ragazza. –Senti, Céline, io e Draco ci dobbiamo assolutamente scusare per
l’orribile scenata che avete dovuto sorbire prima. Noi…
-Ah, lascia stare. È stata una bella scenata, Hermione.
Complimenti. Sbatterlo fuori dalla camera da letto! Lo farei anche io, se
avessi un ragazzo con cui litigare.-
-Me la farà pagare, vedrai. Non è molto tollerante a queste
cose. Odia litigare in pubblico. Me la farà pagare. È fatto così.-
Céline si morse il labbro inferiore, passandosi una mano tra
i capelli biondi e lisci.
-È Draco Malfoy, vero?- chiese sottovoce.
Hermione la fissò. Poi annuì lentamente.
-Sì, Malfoy. Il figlio di Lucius Malfoy.-
-Il Mangiamorte che hanno rilasciato qualche mese fa.-
-Già. Senti, se averci in casa ti crea qualche problema…
-No, no. Io e mio fratello siamo stati abituati fin da
piccoli a non giudicare i figli per gli errori dei genitori. E comunque mi sono
resa conto che quello era Malfoy non appena lui ha detto di chiamarsi Draco.
Qualunque inglese conosce i Malfoy. Ed i tratti sono inconfondibili.-
La mora ridacchiò.
-I tratti sono inconfondibili, hai perfettamente ragione.
Capelli biondi e occhi azzurri.- fece una smorfia. –Quel ghigno sempre presente
sul volto.-
Céline annuì con foga.
-Precisamente.- fece una pausa, guardandola indecisa.
–Senti… posso chiederti una cosa? Una cosa privata.-
-Certo.-
-Voi due… come diavolo fate a stare insieme? Voglio dire,
non fraintendermi, siete una bella coppia, ma… sembrate così diversi! Si sente
a pelle che lo siete. E poi dal discorso che è uscito poco fa… sei la migliore
amica di Harry Potter e suo padre a quanto si dice è un Mangiamorte. Siete
quasi…
-Gli antitesi, lo so.- concluse Hermione con un sorriso. –È
vero che siamo diversi. Stiamo insieme da qualche mese ed io ancora mi chiedo
come sia potuto succedere.-
-Non è solo attrazione fisica, vero?-
-No. Oh,
no. Non è solo quello. Anche se…- arrossì. –Insomma, non è certo da
buttare via.-
-Direi proprio di no.- sghignazzò Céline. Era difficile non
notare la bellezza di Draco. Soprattutto dato che lui non si preoccupava di
certo di nasconderla. Anzi, non perdeva occasione per metterla in mostra.
-Infatti. Draco sarà pure bello, ma non è un ragazzo facile.
Per tanti motivi, molti dei quali non sono chiari nemmeno a me. Però… come fai
a spiegare perché o come può piacerti qualcuno?-
L’altra ragazza annuì sorridendo.
-Capisco quello che vuoi dire. Comunque, se mi permetti di
farti uno spassionato complimento, io trovo che siate una bella coppia.
Insolita, forse, ma bella.-
Hermione arrossì.
-Grazie.-
-Di niente. E poi… da alcuni pettegolezzi di amiche che
hanno frequentato Hogwarts ho sentito dire che Draco Malfoy non è mai stato
tipo da farsi mettere i piedi in testa da una ragazza. Immagino che una che
abbia il coraggio di sbatterlo fuori dalla camera da letto sia una bella
sorpresa, per lui.-
-Certamente, credo che stia con me proprio perché non lo
faccio dormire nel mio letto!- esclamò la mora annuendo convinta.
Céline fece una smorfia.
-Sicuramente. Comunque… senti, ti volevo chiedere una cosa…
-Dimmi.-
-Draco ha tirato fuori una foto tua e di Harry Potter,
prima…
-Sì, quell’idiota!-
-Tra te e lui non c’è niente, vero? Siete solo amici?-
-Io ed Harry? Assolutamente!-
-Ecco, bene. Perché… cioè… non è che mi potresti dare la
foto? Solo un attimo!-
Hermione inarcò un sopracciglio, guardando la bionda con un
sorriso furbo.
-Perché la vuoi?-
Céline abbassò lo sguardo e prese a rimirarsi la punta delle
scarpe. Non era difficile notare il leggero rossore che si stava espandendo
sulle gote abbronzate.
-Oh, niente di che… però mi sembra giusto, no? Voglio dire,
sono una giovincella inglese e non conosco l’eroe nazionale. Tu lo conosci.
Voglio conoscerlo anche io!-
-Appena saremo tutti di nuovo a casa mandami un gufo e te lo
presenterò.- rispose la mora ghignando. Era divertente mettere in difficoltà le
persone. Era divertente essere come Draco.
-Sì, va bene, ma mica posso arrivare là impreparata, no? Se
tu prima mi dai la foto, io familiarizzo e poi quando lo conosco… oh, al
diavolo! Ho una sana ossessione per Harry Potter.- confessò grattandosi la
testa. Hermione scoppiò a ridere.
-Perché sana?-
-Beh, perché lo venero, ma senza fare rituali con le sue
foto della Gazzetta del Profeta.-
-Capisco. Comunque te la darei volentieri la foto, ma ce
l’ha ancora Draco.-
Céline sospirò affranta.
-Allora immagino che l’avrà già bruciata.-
-No, non credo. Sa benissimo che lo ucciderei, se osasse
distruggere qualcosa di mio. Mi serve solo… del tempo per riuscire a raggirarlo
nel modo giusto.-
L’altra ragazza sghignazzò.
-La nobile arma della seduzione femminile?-
-Precisamente.-
-Allora agirai stanotte.-
-Sì.-
-Non vedo l’ora! Adesso ti lascio, così puoi studiare la
strategia.- s’alzò e si diresse alla porta, sorridendo ad Hermione. –Sono nelle
tue mani!-
La mora fece un cenno d’assenso e quando Céline fu uscita
dalla stanza si lasciò ricadere sulla coperte. Stare con Draco, loro due da
soli, sempre insieme, era stato meraviglioso. Però nulla poteva sostituire le
ridacchianti, stupide chiacchiere tra ragazze. Le erano mancate tantissimo. Per
fortuna ora c’era Céline.
Erano le undici di sera passate quando Hermione sentì dei
passi strascicati nel corridoio. Era sicuramente Draco. Ormai riconosceva il
rumore della sua camminata senza alcun problema. Aspettò che il ragazzo entrasse,
ma la cosa non avvenne. Invece, si sentì il rumore di un corpo che si
afflosciava a terra, strusciando contro la porta.
Hermione scattò in piedi, in preda al panico. Il primo
pensiero che le attraversò la mente fu che Lucius avesse deciso di accorciare la
vacanza del figlioletto e di riprenderselo sotto la sua paterna ala.
Spalancò la porta e vedendo il corpo di Draco steso a terra
il suo cuore mancò un battito. Si chinò, girandolo sulla schiena e quasi non
svenne quando vide che il biondo ghignava.
-Draco, razza di idiota!- sibilò lasciandosi cadere accanto
a lui.
Il ragazzo cercò di abbracciarla, ma lei lo respinse.
-Ti sei spaventata, eh?- la prese in giro con un sorriso
compiaciuto.
-Ovvio che mi sono spaventata! Ho pensato… Merlino, ho
pensato che avessi incontrato tuo padre o qualcuno dei suoi amichetti e… poi ti
ho visto lì per terra… idiota che non sei altro! Cosa diavolo ti è venuto in
mente?!-
-Non urlare che svegli tutti! Comunque, non sapevo come
farmi perdonare per la stupidissima lite di oggi, così ho pensato che farti
preoccupare fosse una buona mossa.-
-Direi che hai fatto la mossa sbagliata!-
-Non è vero, ha funzionato perfettamente. Ti sei
preoccupata, no?-
-E mi sono infuriata molto di più!-
-Sì, ma adesso sei arrabbiata perché ti ho fatto
preoccupare, non per la litigata di oggi.-
Hermione lo fissò con tanto d’occhi. Poi scosse la testa,
senza nemmeno la forza di ribattere. Scoppiò a ridere, tirandogli una pacca sul
braccio.
-Immagino il lavoro che debba fare l’unico neurone che ti
ritrovi per pensare idiozie del genere.- commentò alzando gli occhi al
soffitto. Poi prese a fissarlo seriamente, tanto che Draco si mise a sedere
composto e ricambiò lo sguardo. –Draco, dobbiamo smetterla di litigare a questo
modo per cose tanto stupide. Non sono più arrabbiata, tu sei un’idiota e se ti
voglio è così che ti devo tenere, mi rassegno, però… non devi frugare tra la
mia roba. L’ultima volta che io ho frugato nella tua è venuto fuori un
putiferio. Immagino che tu abbia in mente.-
-Giuro che non ho frugato, ma ho trovato per caso. Questo te
lo posso giurare su quello che vuoi.-
-Va bene, come ti pare. Però quando succedono cose del
genere ne dobbiamo parlare con calma. Discuterne come persone civili, non
litigare.-
-Io… io volevo parlartene civilmente. Mi ero… cazzo,
come un idiota mi ero preparato il discorsetto da farti.- frugò nelle tasche,
tirando fuori uno spiegazzato pezzetto di pergamena Lo diede ad Hermione, che
sorrise leggendo il contenuto: 1. Tirare fuori l’argomento Potter; 2.
Chiedere perché mai abbia bisogno di tenere la sua foto, dato che oltretutto
secondo me è pure brutto; 3. NON arrabbiarsi, parlare civilmente. 4. NON
METTERLE ASSOLUTAMENTE LE MANI ADDOSSO SE LEI DOVESSE RISPONDERE CHE HARRY
POTTER LE MANCA!!
-Non sapevo fossi così schematico.-
-Il metodo me l’ha insegnato Blaise, prendere appunti in
questo modo era molto più semplice. Così come fare i bigini.-
-Mi sembra giusto. Comunque è poco utile fare una scaletta,
se poi non la si rispetta, sai.-
-Sì, lo so, però io sono una persona che agisce d’istinto,
non ci posso fare niente.-
-Fantastico.- commentò sarcasticamente la ragazza. –Ma
scagliarti contro di me senza nemmeno lasciarmi il tempo di spiegare non è una
buona idea. Potrei anche stufarmi sul serio di te.-
-Non credo che succederà tanto presto, sei innamorata di
me.-
-Ma tu invadi la mia privacy.-
-Io sono schifosamente geloso.- mormorò lui, piano. Hermione
alzò lo sguardo fino ad incontrare il suo e sorrise. Sapeva che gli era costato
ammetterlo ed apprezzava il gesto.
-Non me n’ero affatto accorta.-
-Perché non mi presti mai un minimo d’attenzione. Comunque
ora gradirei che tu mi spiegassi perché tenevi la foto di Potter.-
-Non ti rispondo, Draco. Un po’ perché questa è la mia
vendetta per avermi urlato contro, un po’ perché arrivarci non è difficile.-
intercettò la sua occhiataccia. –E la risposta non è assolutamente
perché mi piace o perché in realtà sto con lui o perché mi manchi
particolarmente. L’unica cosa che ti dico è che rivoglio la foto. A quanto pare
Céline muore dietro ad Harry e voglio darla a lei.-
-Una cosa buona ed una cattiva.- commentò Draco scrollando
le spalle. Hermione inarcò un sopracciglio.
-Cosa?-
-Ci si libera della foto ma si danno speranze ad una
sostenitrice di Potty. Che non è mai una bella cosa.-
-Non iniziare, Draco! Abbiamo appena fatto pace e non ho
voglia di litigare ancora!-
-Va bene, non litighiamo, facciamo pace. In senso concreto.-
-No, aspetta. Prima devi rispondere ad una cosa.-
Lui sbuffò pesantemente.
-Fa’ la domanda.-
-L’hai fatto apposta, vero?- gli chiese socchiudendo appena
gli occhi.
-Non capisco cosa intendi dire.-
-Litigare davanti a tutti.- puntualizzò lei. –L’hai fatto
apposta perché volevi che ci sbattessero fuori di casa. Tu non vuoi
stare qui.-
Draco valutò per un momento l’ipotesi di mentirle, ma lasciò
perdere all’istante. Non voleva farla arrabbiare di nuovo.
-No, non voglio stare qui.-
-Stamattina, quando ci hanno chiesto di stare con loro, non
mi hai detto niente.-
Il ragazzo sospirò, sfiorandole delicatamente una guancia con
due dita.
-Lo so.-
-Dovresti… esprimerti, ogni tanto.- sbottò Hermione.
-Ma io mi esprimo, ‘Mione. Mi pare di essermi espresso
piuttosto bene su quello che penso di Potter.- la ragazza gli lanciò
un’occhiataccia, e lui ghignò. –Non mi andava dividere il nostro tempo con
altre persone, questo è il motivo per cui stare qui non mi piace affatto.-
-Se tu vuoi posso dire a Céline che…
-Lasciami finire. A me stare qui non piace affatto, ma a te
sì. Passare tutto quel tempo con me stava diventando pesante, vero?-
Hermione si strinse nelle spalle, non sapendo bene come
rispondere. Draco Malfoy era per definizione molto permaloso, nonché
esageratamente suscettibile.
-Non pesante, no. Stare con te mi fa piacere, neanche
immagini quanto mi faccia piacere. Però… ho bisogno di vedere altre persone.
Sono una persona fatta così, non posso passare tutto il mio tempo con te senza
vedere altra gente, anche perché divento irritabile e noiosa. Ho bisogno… di
stare anche con altre persone.-
Lui annuì lentamente, regalandone un sorriso.
-Io no. Io potrei passare tutto il mio tempo con te senza
sentire la necessità di vedere o parlare con nessun altro. Però noi siamo
diversi, tu sei… solare.- abbassò lo sguardo. –Ed è anche per questo che mi
piaci. Va bene, capisco. Quindi… se ti fa piacere staremo qui.- la fissò da
sotto in su. –Però non osare mai, mai più sbattermi fuori dalla camera da
letto! Ti uccido, se osi farlo un’altra volta.-
Hermione scoppiò a ridere sommessamente e lasciò che
l’attirasse contro il suo petto. Si baciarono e la ragazza si sorprese che
fossero riusciti a far pace in meno di un quarto d’ora. Si chiedeva come mai
riusciva a non parlare a Ronald per giorni per una semplice sciocchezza, ma non
riusciva ad essere arrabbiata con Draco per più di due ore.
Perché fare pace con Ronaldnon soddisfaceva così tanto.
Era quello il motivo e lei lo sapeva, anche se era restia ad
ammetterlo. Sorrise, sfregando la guancia contro il suo collo. Com’era bello
potersi concedere si affondare le mani nei capelli biondi di Draco Malfoy.
Credeva che non le sarebbe mai capitato di pensarlo, ed invece stava formulando
il pensiero proprio in quel momento.
-Sei stato una bella sorpresa.- gli sussurrò all’orecchio,
arrossendo leggermente.
-Lo sei stata anche tu.- rispose lui appoggiando per un
secondo il capo sulla sua spalla.
-Draco… andiamo in camera.-
-No.-
Hermione si staccò quel tanto che bastava per riuscire a
guardarlo negli occhi.
-Perché no?-
-La mia ragazza me l’ha proibito. Mi ha cacciato dalla
nostra camera ed ora io non voglio entrarci, non voglio farla arrabbiare di
nuovo.- ghignò lui.
-Draco… stai scherzando, vero?-
Lui scosse la testa e la ragazza sgranò gli occhi,
incredula.
-Sei un bambino, Draco Malfoy.-
Lui fece cenno di sì.
-Ti aspetti davvero che io dorma con te sul pavimento?-
Un altro assenso.
Hermione fece per alzarsi, ma la mano di Draco saldamente
stretta al suo polso glielo impedì.
-Andiamo, Granger, non penserai che te la faccia passare
liscia! Mi hai negato il letto!-
-Pensavo che fossimo pari, in realtà.- replicò lei fredda.
-Forse hai ragione, in teoria potrebbe anche essere così.
Però pensaci: meglio sul letto da sola o sul pavimento con me.-
-Sul letto insieme?- suggerì lei.
-Non ho intenzione di muovermi, io.- replicò il biondo
stendendosi un’altra volta. Hermione lo fissò. Si soffermò un attimo sui suoi
occhi azzurri pieni di divertito dispetto. E si stese a sua volta, lasciandosi
avvolgere dalle braccia del ragazzo.
Uh-uh! Siamo tutti di nuovo su EFP, che bello! Non siete
contente? Io da morire!
Scusatemi tanto, ma stasera proprio non riesco a
ringraziarvi una per una. Ora ho pochissimo tempo (devo assolutamente fare la
versione di latino, sono sicura che domani mi interroga ^^) e alle 22 ho visto
che ci sarà un altro blocco del sito per la password sulle Nc17.
Comunque un enorme grazie rivolto a tutti coloro che
commentano e recensiscono! Un bacione a tutti!
-Julien! Ho detto che oggi ci vai tu a fare la spesa!-
La perforante voce di Céline raggiunse il divano sul quale
erano accoccolati Draco ed Hermione, distraendoli un attimo dalle loro
effusioni.
-Oh, no, ora ricominciano a litigare.- sbottò il ragazzo
sbuffando.
-Mi sa tanto di sì.- mormorò la mora appoggiando il capo sul
torace di lui.
-Merlino salvaci. Passi che hai bisogno di avere compagnia,
che ti piace stare anche con altre persone, ma… dimmi, perché diavolo ti sei
trovata questi due?-
Hermione alzò lo sguardo per poterlo fissare negli occhi.
-Non me li sono trovata io, casomai te ne fossi dimenticato.
Tu hai fatto una sciocchezza e per colpa tua io mi sono arrabbiata ed ho
detto una sciocchezza. E loro ci hanno sentiti e tutto quanto. Per colpa tua.-
Draco le lanciò un’occhiataccia e le tirò una ciocca di
capelli che sfiorava delicatamente la sua maglietta all’altezza dell’ombelico.
-Perché quando parlo con te, qualsiasi cosa dica, è colpa
mia?-
-Perché è effettivamente colpa tua, tesoro.-
Il ragazzo aprì la bocca per replicare, ma fu interrotto dai
padroni di casa, che piombarono in salotto con la grazia di quattro elefanti.
-Sei insopportabile, Julien, insopportabile! Avere te per
fratello è come avere un… un… un topo! Sei assolutamente inutile!- sbottò
Céline camminando su e giù per la sala e poi fermandosi davanti al divano sul
quale stavano Draco ed Hermione, i quali si ritrovarono a fissare le sue gambe
abbronzate che fremevano dal nervosismo.
-Sei tu quella insopportabile, Céline! Ti piace fare la gran
donna e allora… vai a fare la spesa!-
-Cosa?!- esclamò la ragazza indignata. –Non sono il tuo elfo
domestico, sai?!-
-No, infatti, sei mia sorella!-
-E questo cosa vorrebbe dire questo? Cosa c’entra che sono
tua sorella?!-
-Sei una femmina!- disse Julien puntandole contro un dito.
–Vai tu a fare la spesa, è una cosa da femmine!-
-Brutto maschilista!- ruggì Céline, mentre Hermione annuiva
con fervore, indignata quanto l’altra ragazza. Si alzò, lanciando uno sguardo a
Draco che, indifferente a tutto, non appena la mora si era tolta dal suo grembo
si era girato con il viso verso lo schienale con il preciso intento di farsi
una bella dormita.
-Sapete cosa penso?- chiese Hermione ghignando. –Penso…
-E già qui è una cosa strana.- mormorò la voce strascicata
di Draco. La mora lo ignorò del tutto, riprendendo a parlare agli altri
coinquilini.
-Penso che ci dovrebbero andare i ragazzi a fare la spesa,
oggi. Io e Céline, le femmine, non faremo niente. Per tutto il giorno.
D’accordo?-
-Come no!- esclamarono in coro i due ragazzi.
-Te lo sogni!- rincarò Julien, mentre Draco si alzava dal
divano e abbracciava Hermione con un sospiro.
-Lasciamo perdere tutta questa storia. Oggi andiamo io ed
Hermione a fare la spesa, va bene?-
La mora lo guardò con tanto d’occhi.
-Cosa hai detto?-
-Hai capito benissimo. Potresti spiegarmi perché tu mi dici
di fare una cosa, io ti dico che la faccio e tu mi guardi come se fosse una
cosa strana?-
-Perché è una cosa strana. Solitamente non ascolti
mai quel che dico io.-
-Sì, ma se per una volta faccio quello che mi dici non
dovresti…
-Fermi, fermi!- disse Céline correndo alla credenza e
tirando fuori un fogliettino, che mise in mano ad Hermione. –Uscite da questa
casa prima che iniziate a litigare e decidiate di non andare più a fare la
spesa.-
-Non ti senti leggermente sbattuta fuori?- domandò Draco
sentendo il tonfo della porta di casa che si chiudeva dietro di loro.
-Leggermente. Però sono stata sbattuta fuori con te, quindi
non mi lamento.- rispose Hermione con un sorriso, mentre il ragazzo le metteva
un braccio sulle spalle.
-Ci mancherebbe.- sospirò, perdendosi a guardare il cielo.
–Mi piace essere qui con te, sai ‘Mione?- disse dopo un attimo in tono dolce,
senza però guardarla.
Hermione arrossì. Quelle frasi di Draco venivano sempre
all’improvviso e la spiazzavano ogni volta. Quando meno se lo aspettava lui le
diceva qualcosa di incredibilmente tenero e lei si ritrovava ad arrossire come
se fosse una ragazzina al suo primo appuntamento.
-Sì?-
-Sì, tanto. Pensa che ho perfino accettato di andare a fare
la spesa tra i babbani.-
-Che sacrificio.- lo prese in giro la ragazza con un
sorriso.
-Certo che è un sacrificio. Un sacrificio enorme, che
neanche immagini.-
-Secondo me non è vero, Draco. Da come ti mostravi a scuola
pensavo che per te avere a che fare così da vicino con i babbani sarebbe stato
terribile. Invece, ti sei adattato piuttosto bene.-
-Priorità, ‘Mione. Necessità e priorità. Dovevo fare
ricerche anche nell’ambiente babbano, quindi mi sono abbassato ad avere a che
fare con loro.-
-Per te tutto si risolve con priorità e necessità, vero
Draco?- domandò lentamente Hermione, cercando il suo sguardo, che lui le negò.
-Che vuoi dire?-
-Che fai le scelte in base a quello che ti serve.-
-Naturalmente. Non fai anche tu così?-
-Dipende dalle situazioni. Alle volte non agisco solo in
base alle mie necessità.-
-Pensi anche agli altri?-
-Esattamente.-
-Ti sembrerà incredibile, ma alle volte lo faccio anche io,
sai? Pensare agli altri.- deglutì. –A te. Infatti ho accettato di stare con i
due pazzi francesi, no?-
Hermione sorrise.
-Sì. Ma penserai a me anche quando… mancano quattro mesi
alla fine del tuo anno.-
Draco annuì brevemente, il suo sguardo che si oscurava
appena.
-Quattro mesi e mezzo.-
-È lo stesso. Cosa farai, quando finiranno i quattro mesi e
mezzo? Cosa succederà a… noi?-
-Te l’ho detto come ragiono, no? Priorità e necessità. La
mia priorità è di riuscire a finire le ricerche e la mia necessità sei tu. Non
tornerò a casa prima di aver trovato la Profezia dei Luoghi. Ed io quella
Profezia la troverò con te. Staremo insieme a cercare quella benedetta
Profezia, anche se il mio anno sarà finito.-
-Sì, ma se finissimo prima le ricerche? Allora cosa sarebbe
la tua priorità?-
-La mia priorità sarebbe soddisfare le mie necessità e, come
ho detto un attimo fa, la mia necessità sei tu.-
Hermione si alzò sulle punte per depositargli un piccolo
bacio sul collo.
-Allora non mi lascerai?-
-Oh, no. No, non lo farò, questo è sicuro.- disse Draco
deciso.
-Ma sarà difficile stare assieme. Tuo padre… lui vuole che
tu diventi un Mangiamorte, non è vero?-
Il ragazzo si scostò un poco da lei.
-Non posso parlarti di questo, ‘Mione. È complicato ed è una
cosa che non posso dire in giro.-
-Non lo direi mai a nessuno, Draco.-
-Lo so. Ma non posso parlartene lo stesso. Per prima cosa
perché non è un argomento che mi piace affrontare con te. E poi…
-Perché non è un argomento che ti piace affrontare con me?-
-Perché con te ho sempre fatto cose belle, non voglio far
entrare tra noi una… una cosa del genere. Inoltre nemmeno io so niente di
preciso. Manca ancora tanto tempo, Hermione. Per ancora quattro mesi non ci
dobbiamo preoccupare di niente, se non di trovare i Luoghi. Quindi per ora
lasciamo stare, d’accordo?-
Lei annuì.
-Va bene. Prima, però, dimmi una cosa. Tu non vuoi diventare
Mangiamorte, vero Draco?-
-Puoi rispondere anche da sola a questa domanda.-
Hermione lo guardò in viso, indugiando con lo sguardo sui
suoi lineamenti. Le stava sorridendo, ma i suoi occhi azzurri erano velati da
una patina di tristezza e rancore nei confronti di qualsiasi cosa si fosse
permessa di intaccare il rapporto che si era creato tra loro due.
-Siamo arrivati al supermercato, Draco.- disse la ragazza
indicando con il capo l’edificio davanti a loro. –Sei sicuro di voler entrare?-
gli domandò dopo con espressione di scherno.
Lui le lanciò un’occhiata penetrante ed aumentò il passo,
fermandosi proprio in mezzo all’entrata.
-Certo che sono sicuro. Sono un uomo, io!- esclamò
gonfiandosi d’orgoglio, spostandosi poi con un balzo, l’espressione spaventata,
quando le porte automatiche fecero per chiudersi.
Hermione scoppiò a ridere e lo raggiunse, alzandosi sulle
punte e baciandolo sulle labbra.
-Alle volte sei buffo, Draco Malfoy.-
Lui le cinse la vita con le braccia.
-In realtà mi rendo ridicolo solo per farti sorridere.-
-Ma davvero? Quindi immagino ti meriti una ricompensa.-
-Direi di sì.- la baciò di nuovo. –Stasera?-
-Appena arriviamo a casa.- rispose Hermione sorridendo e
prendendolo per mano. –Ma adesso non pensiamoci, altrimenti finisce che ci
deconcentriamo e prendiamo le cose sbagliate. E poi chi la sente Céline?-
-Quella parla sia che prendiamo le cose sbagliate sia che
prendiamo quelle giuste. Quella ragazza parla sempre.-
-Dai, Draco, che infondo ti sta simpatica!-
-Come no, proprio come potrebbe starmi simpatico Potter. O peggio,
la Donnola.-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia ma non replicò.
Girarono per un’oretta nel supermercato, correndo e giocando
tra le corsie, beccandosi anche parecchi rimproveri e qualche insulto. Ma non
gli importava. Era la prima volta che si sentivano così liberi e soprattutto
che Draco si lasciava andare a quel modo davanti ad altre persone.
Alla fine, quando uscirono nuovamente in strada, due borse
tra le mani del ragazzo, si guardarono sorridendo.
-Non riesco a capire come tu riesca sempre ad indurmi a fare
il ragazzino.-
La mora gli sorrise dolcemente.
-Sei così carino quando fai il ragazzino, sai. Sembri così
spontaneo.-
Draco scrollò le spalle, senza guardarla.
-Adesso piantala di farmi i complimenti, altrimenti mi farai
arrossire.-
-Oh, no, non credo proprio. Tu non arrossisci mai. Casomai
le tue guance prendono il colore di quelle di tutte le altre presone.-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Stai forse dicendo che sono pallido? Non ti vado bene così?
Vuoi che mi faccia una… com’è che la chiamano i babbani? Una lampadina?-
Hermione scoppiò a ridere.
-Una lampada! E comunque no, lascia stare. Si rovinerebbe la
tua immagine di ragazzo di ghiaccio.-
Il biondo le lanciò un’occhiata e ghignò maliziosamente.
-Con te la mia immagine di ragazzo di ghiaccio si è già
rovinata. Con te sono sempre stato molto… caldo.-
La ragazza rispose allo sguardo spostandosi languidamente
una ciocca di riccioli castani dietro all’orecchio.
-Ah sì?-
-Sì. Con te sono sempre stato un fuoco di passione.-
-Già…
-Il fuoco!- esclamò una voce dietro di loro. –Questi due
ragazzi cercano il fuoco!-
Draco ed Hermione si girarono di scatto, ritrovandosi
davanti una strana donna di una ventina d’anni al massimo.
Lui si fece avanti, scrutandola sospettoso.
-Cosa diavolo vuoi?- sbottò fulminandola.
-Non essere così scortese, caro ragazzo. Voi cercate il
fuoco, non è vero? Voglio solo mostrarvi la via del fuoco.-
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata.
-Cosa vuol dire?- domandò Hermione guardandola seriamente.
Le sembrava alquanto strano che una persona estranea fosse a conoscenza di
quello che cercavano, ma qualsiasi aiuto era gradito e soprattutto utile. In
quei giorni le ricerche non erano andate affatto avanti, tra il fatto che
spesso e volentieri erano stati in giro per la città accompagnati da Julien e
Céline, e che per quel poco che avevano cercato non avevano trovato
praticamente niente.
-Voglio dire che posso mostrarvi la via del fuoco.- ripeté
la donna passando lo sguardo da uno all’altro.
-Quale fuoco?- chiese Draco mordendosi il labbro inferiore.
Non gli piaceva mostrarsi interessato davanti ad un estraneo, quello poteva
approfittarsi della sua condizione di bisogno per fregarlo, ma in quel momento
non avevano altre piste da seguire.
-Il fuoco. Il fuoco di Barcellona.- prese a frugare
freneticamente nella borsa rossa e azzurra che portava a tracolla e ne estrasse
un volantino spiegazzato. –Ecco a voi, ragazzi. Vi aspettiamo!- e scomparve
prima che loro potessero dire qualsiasi altra cosa.
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo perplesso, poi
spiegarono il volantino.
-“Le notti dei Falò”- lesse la ragazza a voce alta. –“Cercate
con noi il fuoco!” Accidenti, utile fare un volantino del genere!-
-Babbani!- sbottò Draco scrollando le spalle e riprendendo a
camminare. –Buttalo via, ‘Mione. È spazzatura.-
-No, non lo butto via. Forse Julien e Céline sanno di cosa
si tratta. Dopotutto questo è meglio di niente, no? Appena arriviamo a casa
chiediamo, va bene?-
Lui sbuffò e si chinò per darle un bacio sulla guancia.
-Ma io pensavo che appena arrivati a casa avresti dedicato
un po’ di tempo a me.-
-Io invece pensavo che concludere le ricerche fosse la tua
priorità.- sorrise Hermione aumentando il passo.
Draco la osservò allontanarsi, il suo sguardo che si posava
sul fondoschiena fasciato dai jeans della ragazza e che poi si spostava
teneramente sui riccioli che ondeggiavano avanti ed indietro sulla sua schiena.
-Lo pensavo anche io.- sussurrò sottovoce, senza che lei lo
potesse sentire. –Ma alle volte non ne sono poi così sicuro.-
-Ma quanto ci avete messo?- fu la frase stizzita di Céline
che li accolse non appena misero piede in casa.
Draco le lanciò un’occhiata di fuoco ed appoggiò le borse
sul piano della cucina.
-Fosse stato per te e tuo fratello a quest’ora bisognerebbe
ancora partire.- borbottò scuotendo la testa e andando a spaparanzarsi poco
elegantemente sul divano.
-Questo è anche vero.- si dichiarò d’accordo la ragazza
scrollando le spalle e mettendo le cose nel frigorifero. Dopodiché tornò in
salotto, ammiccando ad Hermione, che si era seduta accanto ai piedi di Draco e
lo contemplava con espressione estasiata mentre questo si esibiva in uno
sbadiglio da orso.
-Perché ci avete messo tanto, Herm?- domandò, il naso
all’insù che fremette appena.
La mora fu bruscamente risvegliata dai sogni ad occhi aperti
che stava facendo sulle labbra del proprio ragazzo ed estrasse il volantino
spiegazzato dalla tasca posteriore dei jeans.
-Una tipa vagamente strana ci ha fermato e ci ha messo in
mano questo. Tu o Julien sapete di cosa si tratta?-
Céline prese il foglietto, mentre anche suo fratello
accorreva a vedere cosa fosse.
-Ah, le Notti dei Falò!- esclamò quest’ultimo annuendo con
fervore. –Sì, io lo so cos’è!-
-Davvero? Cioè?- chiese Draco riprendendosi dal suo stato di
assopimento post spesa.
-È una festa che dura tre giorni ed ogni sera si svolge in
un luogo diverso. La organizzano dei pazzi babbani invasati, è una sorta di
celebrazione di fine inverno.-
-E perché si chiamano Notti dei Falò?- domandò Hermione.
–Quella donna ci ha chiesto se cercassimo il fuoco.-
-Sì, il fuoco. Barcellona viene chiamata la Città del Fuoco,
sapete. Perché gli spagnoli, si dice in giro, sono persone particolarmente
passionali. Queste persone, quelli che organizzano le Notti, hanno preso alla
lettera la definizione. Cercano un Fuoco Eterno, che si dice solo alcune
persone possano vedere e che si accenda solamente per questi tre giorni. Da
anni si organizza questa cosa ed il Fuoco non è mai stato trovato. All’inizio
era una cosa seria, si chiamava Notte del Fuoco, c’erano parecchi ricercatori
che partecipavano alle Notti, ma da quando alcuni tizi hanno avuto la grande
idea di accendere dei falò, giusto per prendere in giro quei creduloni, da
allora è diventato un pretesto per fare baldoria e per festeggiare la fine
dell’inverno.- spiegò Julien facendo una smorfia. –La cosa strana è che
scelgono con cura i partecipanti. Vi possono accedere solamente le persone in
possesso di quel volantino ed i loro amici. Un massimo di cinque persone. E
trovare il volantino è praticamente impossibile. Quella tizia deve avervi
scambiato per persone alquanto strane.-
Draco ed Hermione si scambiarono un’occhiata, pensando
entrambi la stessa cosa: gli stavano servendo l’ultimo Luogo su un piatto
d’argento.
-E voi cosa ne pensate di questa cosa? Voglio dire, è
davvero una grande baggianata o forse qualcosa di vero ci può essere?- domandò
la mora estremamente interessata.
-Immagino che almeno una minima base di verità ci sia,
dopotutto all’inizio si erano interessati anche uomini di scienza.- rispose
Céline scrollando le spalle.
-Uomini di scienza!- esclamò Julien ridacchiando.
–Figuratevi! Io dico che semplicemente non esiste alcun Fuoco Eterno. Dicono
che cercano questa roba e non è altro che una scusa qualunque per festeggiare
in mezzo a qualche bosco o qualcosa del genere.-
-Ma ci deve essere un fondo di verità, Jule!- sbottò
la sorella fulminandolo con lo sguardo.
-Non vedo perché mai. Qualcuno ha mai visto questo fuoco?-
-No, nessuno, ma lo cercano!- Céline si volse verso
Draco ed Hermione. –Vi abbiamo detto che è un pretesto per fare una festa, però
c’è anche da dire che qualcuno ci va ancora per cercare il fuoco. Solo che,
come vi ho già detto, da qualche anno si accendono anche altri falò, dato che
la sera fa già piuttosto freddino, e questo non fa altro che confondere le
idee. Se si vuole sapere realmente qualcosa sul Fuoco, bisogna trovare le
persone giuste con cui parlare. Immagino che la donna che vi ha dato il
volantino sia una di quelli.-
Draco lanciò un’occhiata ad Hermione, che rispose con un
cenno del capo.
-Allora stasera ci andiamo?- chiese la mora. –Tanto abbiamo
già gli inviti, no?-
Julien scrollò le spalle.
-Secondo me questa è la cavolata del secolo, però per andare
ad una festa non mi tiro mai indietro!-
-Anche a me farebbe piacere una serata per divertirti.-
commentò Céline con un sorriso.
-Quindi siamo d’accordo?-
-Certamente!-
-Fa freddo qui!- esclamò Hermione stringendosi di più nel
suo golf marrone scuro. Draco le passò un braccio attorno alle spalle,
coinvolgendola nel calore del suo corpo.
-Non fai altro che lamentarti!- la riprese bonariamente.
-Non mi lamento sempre.- protestò lei mettendo il broncio.
-Invece sì, tu…
-Oh, dai, non iniziate a litigare!- disse Céline sorridendo.
–Godetevi il posto, piuttosto! Non è una bellezza?-
Hermione si guardò intorno, inspirando l’aria fresca di
quella notte di fine inverno. La primavera era alle porte e, sebbene il fresco
pungente dell’inverno non era ancora scomparso del tutto, ne si poteva
respirare l’odore.
-È una bellezza davvero!- esclamò sorridendo.
Il luogo della festa era uno sterminato campo di verde
erbetta, in un luogo piuttosto isolato della periferia di Barcellona. Si
trovavano al limitare di una foresta e le altissime fronde degli alberi
giocavano con le fiamme che si alzavano dai falò, creando una stranissima
atmosfera tra lo spettrale ed il festoso.
-Scelgono sempre posti spettacolari per questo avvenimento.-
aggiunse Julien facendo girare lo sguardo per tutto il perimetro del campo.
–Dicono che il Fuoco Eterno che vanno tanto cercando sia una cosa bellissima e
che meriti uno scenario altrettanto bello. Naturalmente la verità è che più il
posto è bello, più gente smanierà per venire a queste strambe feste. È tutta
pubblicità.-
-Oh, dai, Jules, non dire così.- mugugnò la sorella. –Perché
devi sempre vedere un secondo fine in tutto? Se fosse realmente come dici ci
sarebbe molta più gente di quel che c’è.- si rivolse ad Hermione e Draco. –Si
riconosce subito che crede nelle Notti dei Falò e chi no. Guardatevi in giro:
le persone che vagano con i mano una bottiglia di birra e che si strusciano
contro chiunque gli capiti sotto tiro sono qui solamente per festeggiare, come
se fosse una festa qualunque. Ma le altre persone, quelle che potranno
sembrarvi “strane”, state sicuri che sono qua per un motivo ben preciso, quello
appunto per cui sono nate queste notti.-
Draco ridusse gli occhi a due fessure, scrutando tra la
folla per vedere di individuare qualcuno che gli sarebbe potuto essere utile
per scoprire qualcosa di più.
-Risponderebbero di buon grado a delle domande sulle Notti
dei Falò?- domandò dopo aver individuato un tipo con una lucente cresta rosso
fuoco e tanti piccoli falò tatuati sulle braccia.
-Come no! Non aspettano altro di avere qualcuno che li
ascolti a cui raccontare le loro baggianate!- sbuffò Julien con una scrollata
di spalle. –Sentite, io vado a vedere se trovo qualcosa da bere e magari anche
una ragazza. Ci vediamo dopo, va bene?-
Il ragazzo se ne andò e ci mise poco a dileguarsi anche
Céline, che decise che civettare con un ragazzo carino era senz’altro più
divertente che stare con i coinquilini, che si fermavano a baciarsi
praticamente ogni tre passi.
Draco ed Hermione presero ad aggirarsi per la folla,
scrutando la gente.
-Cerchiamo qualcuno con cui parlare del fantomatico Fuoco
Eterno, ‘Mione?-
La ragazza gli sorrise, stringendosi al suo fianco.
-Sì, certo. Secondo te si tratta del quarto Luogo?-
-Non lo so, ma lo spero. Pensare che siamo così vicini ad
averli tutti… è una cosa incredibile! Ti rendi conto che è probabile che tra
poco possiamo avere in mano la Profezia?-
-Sì, me ne rendo conto. Ed anch’io spero che questo sia
realmente il quarto Luogo. Dopotutto il ragionamento fila, no? Sono tutti
babbani che cercano il Fuoco, l’elemento che stiamo cercando anche noi.-
-Però mi sembra tutto così… semplice, ‘Mione. Inoltre la
storia che tutte queste persone, o almeno una buona parte, cercano il Fuoco
proprio non mi piace. Voglio dire, gli altri elementi li abbiamo sempre trovati
in posti non accessibili ai babbani: la montagna, la grotta sottomarina ed
addirittura il cielo. Chi ci dice che il Fuoco si possa trovare in un luogo
tanto ovvio?-
-Nessuno ed infatti non è stato mai trovato.- rispose
Hermione corrugando la fronte. –E dobbiamo sempre tenere in considerazione che
a cercarli sono sempre stati dei babbani e che loro non lo possono vedere, se
si trattasse veramente del Fuoco che stiamo cercando noi potrebbe darsi che
l’abbiano già trovato, ma che non l’abbiano potuto vedere.- sospirò. –Comunque
è inutile che stiamo qui a discutere tra noi. Troviamo qualcuno di strano, come
ha detto Céline, e chiediamo di spiegarci meglio la storia. A questo punto
nessuna informazione sarebbe inutile, non credi?-
-Assolutamente. Va bene, allora, guardiamoci in giro.-
Continuarono a girare, zigzagando tra la moltitudine di falò
accesi, cercando qualcuno che andasse bene a chiarire i loro dubbi e a
rispondere alle loro domande. Ma sembrava che tutte le persone presenti
pensassero solamente a bere e a divertirsi.
Avevano quasi deciso di rinunciare, quando li raggiunse una
voce bassa e sommessa.
-Oh, bene, vedo che avete accettato il mio invito.-
La coppia di ragazzi si girò di scatto, ritrovandosi davanti
la stessa donna che gli aveva dato il volantino quella mattina.
-Non siamo qui per te.- proruppe Draco duramente. Era ancora
del parere che fosse meglio non dare troppa corda a babbani sconosciuti che
cercavano cose come un Fuoco Eterno.
-Questo non è vero, ragazzo. Siete venuti proprio per me e
per il Fuoco. Forza, ditemi, cosa volete?-
Il biondo fece dire qualcos’altro, ma Hermione lo
precedette.
-Informazioni. Vogliamo solo informazioni. Puoi spiegarci la
storia del Fuoco più nei dettagli?-
La donna le sorrise, mettendo in mostra una dentatura
alquanto lasciata andare.
-Potrei farlo, ma dubito che vi aiuterei. Però c’è mia madre
che può farlo. Venite con me, ragazzi.-
Si avventurò verso una parte meno affollata del campo e
Draco ed Hermione la seguirono in silenzio. Arrivarono al limitare della
foresta, dove un falò decisamente più piccolo degli altri illuminava due donne
sedute su una coperta che bisbigliavano tra loro.
-Mia madre e mia nonna.- spiegò la donna facendo un cenno
con il capo. –Chiedete a loro, sono sicura che avranno risposte a tutte le
vostre domande.-
I due ragazzi si avvicinarono circospetti, non sapendo bene
cosa fare. Quando furono a meno di qualche passo dalle donne, Hermione diede un
colpetto di tosse, richiamando su di loro l’attenzione.
-Buonasera.- disse sorridendo appena. –Potremmo… parlare un
momento con voi?-
Passò qualche attimo di silenzio prima che la donna più
giovane facesse loro cenno di accomodarsi. Si sedettero sulla coperta,
indugiando con lo sguardo sul viso delle persone che avevano davanti: la donna
più giovane sembrava sulla cinquantina, mentre l’altra doveva avere all’incirca
settant’anni o qualcuno in più. Si vedeva che erano madre e figlia, i
lineamenti erano molto simili ed il colore di occhi e capelli era il medesimo.
-Allora…- proruppe la donna più giovane. –Io sono Amalia e
lei è mia madre Sibilla. Ditemi, cari ragazzi, cosa cercate?-
-Informazioni sul Fuoco.- disse Draco in tono sbrigativo.
–Vogliamo solo sapere qualcosa su questo Fuoco che andate cercando.-
-Il Fuoco…- ripeté lentamente Sibilla. –C’è così tanto da
dire sul Fuoco!-
-Iniziamo, allora.- sbottò il ragazzo. –Non abbiamo tutta la
sera.-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia e le due donne lo
percorsero con uno sguardo penetrante.
-So chi sei, ragazzo.- disse molto lentamente la donna più
anziana.
-Non credo proprio.- rispose lui inarcando un sopracciglio.
–E comunque siamo qui per parlare del fuoco, non di me.-
-Il Fuoco è parte di te e della tua famiglia.-
-Tu non sia niente della mia famiglia!- sbottò Draco
fulminandola. Odiava parlare della sua famiglia ed odiava soprattutto che
qualcuno la conoscesse. Perché chiunque conoscesse la sua famiglia lo giudicava
a priori, e non certo in modo buono.
-So più di quanto immagini, ragazzo. I tratti… i tuoi tratti
sono i suoi. Sono tratti che conosco… giovane Malfoy.- sorrise Sibilla.
Hermione spostò lo sguardo su Draco, preoccupata. Sapeva
quanto desse fastidio al ragazzo essere riconosciuto. Notò con profondo
dispiacere che gli occhi azzurri di lui avevano perso ogni espressione ed ora
erano scuri, quasi grigi.
-Come… come fai a conoscermi? Conosci mio padre? Cosa sai?
Che è cattivo, crudele, un Mangiamorte, un… assassino. Questo sai, non è vero?-
-No… oh, no, non è questo che so. Non so niente di assassini
e Mangiamorte… non so niente di queste cose. Io sono una… com’era la parola?-
strinse le labbra, come se stesse frugando in una memoria che ormai non era più
così buona. –Una babbana, ecco!- esclamò alla fine battendo le mani.
–Però conosco tuo padre, sì. Lo conosco da prima che diventasse tutto quello
che è diventato.-
-Che vuol dire?- chiese, piano, Draco.
-Ho passato tanto tempo con lui, sai. Tanto tempo. L’ho
conosciuto quando era in fasce e l’ho visto crescere. L’ho accudito, come se…
come se fosse stato figlio mio. Chiedigli se si ricorda di me. Chiedigli se si
ricorda della tata Sibilla.-
Il ragazzo spalancò la bocca e poi la richiuse. Deglutì,
l’espressione incredula.
-Sei stata la… “tata” di mio padre?-
-Anche, ma non solo. Sono stata l’amante di tuo nonno. Ho…
amato Lucifer Malfoy.-
Draco spostò lo sguardo su Hermione, ricordandosi
all’improvviso di non essere da solo assieme a quella pazza invasata che
sosteneva di avere avuto una relazione adultera con suo nonno.
-‘Mione…- mormorò soltanto. Lei si mordicchiò il labbro
inferiore, non sapendo cosa dire. Non voleva entrare negli affari privati della
famiglia Malfoy.
-Draco…
-No, non parlare!- sbottò lui. –Non dire niente, ‘Mione,
tanto questa donna sta mentendo!- tornò a guardare Sibilla. –Tu stai mentendo.
Nessun Malfoy sarebbe mai andato con una babbana!-
La donna anziana sorrise, sospirando pesantemente.
-Come siete simili, giovane Malfoy. Tu e tuo nonno. Le
stesse credenze, le stesse convinzioni così sbagliate. Lucifer è stato con me e
mi ha amato. Ricorda… l’amore è la cosa più importante e può vincere qualsiasi
convinzione, qualsiasi giuramento, qualsiasi obbligo.- spostò lo sguardo su
Hermione, che era diventata rossa sulle guance. –Sei d’accordo con me,
signorina? I Malfoy non sono tutti brutti e cattivi, concordi con me?-
-Concordo.- disse sottovoce la ragazza, arrossendo
ulteriormente e lanciando uno sguardo dolce a Draco.
-Non è questo il punto.- sibilò duramente il ragazzo. –Cosa
c’entra tutto questo con il Fuoco? Noi siamo venuti qui per questo e non mi
importa se a darmi informazioni sarà l’amante di mio nonno o l’amante del
Signore Oscuro in persona! Io e la mia ragazza siamo qui per sapere qualcosa
sul Fuoco e nient’altro, tutto il resto non ha importanza.-
-Avrai tutte le informazioni che vuoi, Draco.- disse Amalia,
la donna più giovane, parlando per la prima volta. –Abbiamo tutte le
informazioni che vuoi.-
-Datemele, allora!-
Le due donne si scambiarono uno sguardo. Poi Sibilla aprì
una borsa rossa lasciata accanto al falò e tirò fuori un taccuino nero. Lo
sfiorò con un dito e nei suoi occhi si poté scorgere una nota di triste
malinconia.
-Ho aiutato tuo nonno nelle ricerche dei Luoghi, so cosa
state cercando.-
Draco si alzò di scatto, prendendo a camminare intorno al
falò.
-Non ci sto capendo più niente! Parlavamo di un Fuoco
Eterno, poi viene fuori che sei stata l’amante di mio nonno, poi stiamo
parlando dei Cinque Luoghi della Magia… non ci capisco più niente!-
-Mia madre e tuo nonno hanno trovato solamente i primi tre
Luoghi prima che tuo nonno morisse.- spiegò con calma Amalia. –Noi abbiamo
continuato a cercare, ma non siamo streghe e, come sai, non possiamo vedere le
rappresentazioni degli elementi. Così abbiamo organizzato tutta questa cosa del
Fuoco Eterno, pensando che se fosse mai capitato da queste parti un mago
avrebbe potuto vedere il Fuoco. Però è diventata tutta una messinscena. Fino ad
oggi, quando siete arrivati voi.-
-Allora siete inutili.- mormorò Draco. –Perché noi possiamo
vedere il Fuoco, ma se non lo troviamo…
-C’è un modo per trovarlo.- disse Sibilla, lo sguardo che si
illuminava. –Noi abbiamo un altro aiuto.-
-Quale aiuto?- chiese Hermione interessata. –Qualunque aiuto
voi abbiate, se ce lo volete dare, sarà bene accetto. Barcellona è l’ultimo
Luogo, li altri tre li abbiamo già trovati.-
Sibilla annuì, sorridendole, e tirò fuori una catenina da
sotto la camicia bianca.
-Questo è un medaglione che, secondo Lucifer, può condurre
ai Luoghi, rivelandone gli elementi. Purtroppo per noi, non avendo poteri magici,
è sempre stato inutile.- lo porse ad Hermione. –Ma a voi servirà.-
La ragazza lo passò a Draco, che lo esaminò minuziosamente.
Dopo qualche attimo sospirò.
-Va bene, ci potrà essere utile. Ma prima di prenderlo
voglio una spiegazione: cosa volete da noi?-
La due donne si scambiarono uno sguardo.
-Niente.- rispose Amalia.
Draco scosse la testa, riducendo gli occhi a due fessure.
-Non è possibile. Sicuramente volete qualcosa. Non sono uno
stupido e mi rendo conto che è impossibile che ci abbiate trovati per caso.
Questo vuol dire che ci stavate tenendo d’occhio. E quando si tengono d’occhio
delle persone, quasi sempre si vuole qualcosa. Soprattutto se si propone di
aiutarle. Cosa vi dobbiamo dare in cambio?-
Sibilla si alzò, fronteggiandolo.
-Posso giurare su quello che vuoi che non ti ho mai tenuto
d’occhio. Mia nipote ha incontrato per caso te e la tua ragazza questa mattina;
vi ha invitati alle Notti semplicemente perché ha pensato che poteva
interessarvi. Dopo me ne ha parlato, ti ha descritto nei minimi dettagli ed io
ho pensato che… potevi essere veramente tu, il figlio di Lucius, quel piccolo
fagottino che tante volte ho accolto tra le mie braccia, nipote del mio amore
Lucifer. Le ho chiesto di portarti da me, se mai fossi venuto. Ora eccoti qui.
Sono contentissima di vederti, di poter rivedere in te quei tratti che conosco
tanto bene, ma… ti assicuro che non c’era niente di premeditato.- sospirò,
sorridendogli. –Non voglio niente in cambio del mio aiuto. Stai portando avanti
le ricerche che hanno unito me e tuo nonno, ti aiuto per questo, lo giuro. So
bene che voi maghi, la tua famiglia soprattutto, non tiene grande
considerazione della gente senza poteri magici. Però ti prego di fidarti,
questa volta. Fidati di me, va bene? Dopotutto, non sono altro che una
vecchia.-
Draco la scrutò, restando in silenzio.
-Davvero non mi chiedete niente?-
-Niente. Se non una cosa, che però non ha niente a che
vedere con il Fuoco, i vari Luoghi della Magia o cose del genere. Ti chiedo
solo, giovane Malfoy, di condurre le ricerche fino in fondo. Tuo nonno ci
teneva.-
Il ragazzo guardò Hermione, che gli sorrideva incoraggiante.
-Va bene.- disse lentamente. –Finire le ricerche è anche il
mio obiettivo, quindi va bene.- strinse, seppur ancora vagamente riluttante, la
mano che la donna anziana gli porgeva. –Però abbiamo bisogno di altre
informazioni. Per trovare l’elemento del Fuoco siamo un po’ in difficoltà.-
-Ti aiuterò volentieri.- assicurò Sibilla annuendo. –Ti darò
tutto quello che io e tuo nonno abbiamo raccolto.-
Chiedo perdono per l’enorme ritardo. Purtroppo il mio
computer ha avuto dei problemi e abbiamo dovuto mandarlo via a farlo riparare.
Grazie al cielo ho potuto continuare ad andare su EFP e leggere qualcosa dallo
studio di mia madre, altrimenti senza poter scrivere al mio computer e senza
nemmeno poter leggere cadevo in depressione…
Comunque, piccolo sondaggio: chi ha letto il sesto libro? Mi
stanno vedendo alcune idee per finire questa storia con uno spoiler, ma se c’è
qualcuno che non ha letto il libro lascio perdere e trovo un’altra strada, alla
quale sto lo stesso già lavorando. Ditemi voi!
Passiamo ai ringraziamenti:
ylenia, minako-chan, super gaia, JessicaMalfoy,
savannah (ciao, carissima! Grazie!), Ayko (ma sei l’Ayko
del forum di July, vero?), Alisea (ciao, “nuova”! =)… comunque,
sicuramente Ron ed Harry incontreranno Draco, anche se non ho ancora deciso
quando ed in quali circostanze…), JulyChan (ciao, tesora!), bimba88
(per quanto riguarda Blaise, ancora non lo so. Però me lo tengo per buono
casomai mi dovesse servire un amico-consigliere-angelo custode per Draco. Per
Parigi… sorpresa! ^^), drachetta’91, lydia, MissBecker
Si trovava in un luogo che non conosceva. Sembrava una
radura o un campo. Tutt’intorno a lui si trovavano bassi arbusti e qualche
cespuglio. Sopra di lui non c’era il cielo, ma il nulla: uno sfondo neutro,
completamente bianco.
Era solo e non riusciva a capire cosa ci facesse lì. Si
sentiva strano, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro,
come se fosse lì per un motivo preciso, come se avrebbe finalmente ricevuto
risposte alle sue domande. Domande che neppure lui conosceva, che vagavano da
un po’ nella sua mente e nella sua coscienza, ma di cui lui non si era mai
nemmeno accorto, non vi aveva dato peso.
D’un tratto davanti e dietro di lui presero a crearsi
delle sagome, i contorni di alcune figure: di fronte a lui una giovane donna
dai capelli ramati, mentre alle sue spalle un uomo di una decina d’anni più di
lui, i suoi stessi lineamenti marcati ed i suoi stessi occhi azzurri.
Ai suoi lati comparvero quattro pannelli, due a destra e
due a sinistra, che creavano un corridoio; agli estremi l’uomo e la donna, lui
in mezzo.
Sui due schermi alla sua destra un pennello invisibile
prese a disegnare dei paesaggi: un cielo azzurro sul primo, una montagna sul
secondo; mentre sui due schermi alla sua sinistra apparvero una cascata
scintillante ed un grande falò. Tutti e quattro gli elementi.
-Dove mi trovo?- domandò Draco sottovoce, rivolgendosi
alla donna davanti a lui.
-Questa è la vita di Malfoy.- rispose lei sorridendogli.
-La vita di Malfoy? Che vuol dire?-
-La ricerca dei Cinque Luoghi della Magia, una donna che
non si può avere, che l’intera casata dei Malfoy non tollererebbe. La vita di
Malfoy.-
Draco corrugò la fronte, scrutando con attenzione la
donna.
-Tu sei Sibilla e lui…- indicò l’uomo alle sue spalle.
-…lui è mio nonno?-
-Sì.-
-E allora? Cosa ci faccio qui?-
-Volevi sapere quel che è successo, giovane Malfoy. Te lo
mostrerò.-
Draco annuì.
-Va bene.-
-Allora ascoltami. Intorno a te ci sono i Luoghi, il tuo
presente. Ora te ne manca uno, ma non temere, lo troverai. Il tuo presente era
anche il nostro presente. Le ricerche ci hanno fatto incontrare, ci hanno
unito. Loro hanno alimentato il nostro amore.
Dietro di te c’è Lucifer, tuo nonno. Il tuo passato,
colui che ha generato tuo padre, che a sua volta ha generato te. Siete simili.
Lui è te, giovane Malfoy.
Davanti a te ci sono io, il tuo futuro. Sono stata il
passato di tuo nonno, ma sono il tuo futuro. Io…
-Come fai ad essere il mio futuro? Sei… sei vecchia e non
ho niente a che fare con te.-
-Influenzerò le tue scelte. Ancora non lo sai, ma sarò il
tuo futuro.-
Draco la fissò confuso.
-Cosa… cosa mi farai fare?-
-Non lo so, e se lo sapessi non te lo direi. Influenzerò
il tuo futuro nel futuro, giovane Malfoy, non ora. Sono qui solamente per
mostrarti quello che è successo. Quindi ti prego di non fare domande alle quali
sai che non risponderò.-
-Va bene, ho capito. Fammi vedere cosa è successo,
allora.-
Lei annuì.
-Guarda. Questa è la mia storia, mia e di Lucifer.-
Gli sorrise, prima di iniziare ad avanzare lentamente. Dalla
parte opposta, l’uomo stava facendo lo stesso. Le due figure arrivarono al
centro, e si spostarono poi di lato, permettendo a Draco di poterli guardare.
Si presero per mano, guardandosi negli occhi; occhi che Draco riconobbe come
quelli di due persone innamorate.
L’uomo e la donna, Sibilla e Lucifer, si sorrisero e si
abbracciarono. Intorno a loro i quattro pannelli si illuminarono, e presero a
girare intorno a loro, mescolandosi. Si trasformarono in pergamene, fogli
scritti a mano, e libri. Era tutto molto confuso e Draco faceva fatica a
distinguere le immagini, che vorticavano sempre più veloce. Si sentiva
sballottolato e sentiva lo stomaco contorcersi orrendamente. Stava per urlare,
quando tutto si fermò nuovamente. Ogni cosa tornò al suo posto, e Draco tornò a
posare lo sguardo su suo nonno e Sibilla. Si erano lasciati la mano, ma
continuavano a guardarsi. Lentamente, presero ad allontanarsi, ancora gli occhi
negli occhi.
Si fermarono ai limiti dei pannelli, uno da una parte e
l’altra dall’altro. Draco osservò stranito il viso di Sibilla che lentamente
cambiava, i capelli che diventavano più scuri, perdevano la loro lucentezza, il
sorriso che diventava stanco,gli occhi
tristi.
-Stai… cambiando.- disse piano Draco. –Cosa succede?-
-È il tempo che passa, giovane Malfoy.- rispose la donna
guardandolo con dolcezza. –Il tempo che passa e le persone che cambiano. Non
possiamo farci niente, funziona così.-
-Ma tu…
-Guarda tuo nonno, ragazzo.-
Draco si voltò ed un brivido lo percorse quando vide
Lucifer Malfoy: indossava un lungo mantello nero ed il volto era coperto da una
maschera d’argento.
Era un Mangiamorte. Un Mangiamorte. Un Mangiamorte.
Quelle parole rimbombavano nelle sue orecchie e nella sua
testa, tanto che crollò in ginocchio. Sentì qualcosa sulle guance, qualcosa di
freddo, che scivolava giù. Portò una mano agli occhi e percepì l’umidità delle
lacrime contro i palmi. A metà tra lo spaventato e l’inorridito Draco scattò in
piedi. Improvvisamente uno strano calore percorse il suo petto, facendolo sobbalzare.
-Cos’è?- chiese a Sibilla.
-È la consapevolezza, giovane Malfoy. La consapevolezza.
Sono le risposte alle tue domande.-
-La consapevolezza? Di cosa? Non capisco…
-È successo questo. Lui è diventato un Mangiamorte e mi
ha lasciato. Lo farai anche tu!-
-Cosa? Spiegami, dannata donna!-
Lei rise, una risata cattiva, che Draco era sicuro non
avesse mai fatto prima in vita sua.
-Lascerai la tua ragazzina. Ricordi cosa ti ho detto
prima? Lui è il tuo passato… lui è te! Farai la stessa cosa. Non riuscirai a
dire di no a tuo padre ed alla tua famiglia, così come lui non ha detto no a
suo padre! E neppure lei vorrà mai stare con te… sarai un assassino e lei
preferirà stare con il salvatore del mondo magico piuttosto che con colui che
sta cercando di distruggerlo… ti lascerà, Malfoy, e si metterà con Potter!
Ricordi cosa ti ho detto all’inizio? Questa è la vita di un Malfoy!!-
Draco scosse la testa con violenza, abbassando lo
sguardo.
-No! No! No!-
-Sì, invece!-
La voce di Sibilla era cambiata, ora era baritonale, di
un uomo. Draco alzò lo sguardo e davanti a lui vide sua padre, anch’egli
vestito da Mangiamorte.
-Padre… dov’è Sibilla?-
-Dimenticati di lei, Draco, figlio mio. Lei non esiste…
nessuna donna esiste per i Malfoy. I Malfoy non amano!-
-Non è vero!- ruggì Draco. –Nonno…- si voltò verso
l’altro uomo, che lo guardava tristemente. –Nonno, diglielo! Ti sei innamorato,
non è vero?-
-Sî, Draco.- rispose Lucifer.
-E allora qual è la verità? L’amore vince oppure no?
Ditemi la verità! Devo sapere cosa devo fare!-
-Draco, tu devi sempre…
-Draco! Draco, svegliati…
Uno voce gentile, una scossa leggera su un fianco ed una
mano piccola e delicata si posò sulla guancia del ragazzo, interrompendo il suo
sonno agitato.
Lentamente Draco aprì gli occhi, ritrovandosi in un letto
sconosciuto, con una persona che però conosceva molto bene: i familiari occhi
nocciola di Hermione indugiavano sui suoi, come se volesse scavarne
all’interno.
-‘Mione… cosa c’è?- domandò con la voce ancora impastata dal
sonno.
-Dimmelo tu cosa c’è, Draco. Stai… piangendo.-
Lui si tirò di scatto a sedere, incredulo. Si tastò le
guance e ritrasse la mano bagnata. Per un lungo istante non capì come potesse
essere accaduto, ma poi si ricordò del sogno appena fatto.
-Ho… fatto un sogno.- sussurrò lentamente.
-Un brutto sogno?-
-No. Un sogno… semplicemente triste, tanto triste.-
-Cosa hai sognato?-
Draco esitò. Poi si stese di nuovo ed attirò la ragazza
contro il suo petto.
-Ho sognato… ho sognato una cosa stranissima. Prima c’erano
mio nonno e Sibilla e poi… poi mio padre.-
-Ne vuoi parlare?- chiese gentilmente Hermione.
-Io…- sospirò, guardando la ragazza esibirsi in uno
sbadiglio da orso. Le sorrise. –No, lascia stare. Sei stanca.-
-Ma ti ascolto, se vuoi. Davvero, Draco, non è un problema
se ne vuoi parlare.-
-Non è necessario, ‘Mione. Scusa se ti ho svegliata.-
Hermione si voltò verso di lui e lo baciò dolcemente sulle
labbra.
-Non dire sciocchezze, non devi scusarti. Mi è solo
sembrato… strano.-
-Vedermi piangere?-
-Sì.-
Le guance solitamente bianche divennero appena rosate e
Draco ringraziò il cielo che fosse così buio.
-Non mi capita spesso.- borbottò avvolgendosi intorno alle
coperte e dando la schiena alla ragazza. Lei ridacchiò sommessamente e si
accostò alla sua schiena, appoggiando il mento sulla spalla. Gli diede una
buffetto sulla mascella.
-Guarda che se ogni tanto ti mostri debole io non perdo
rispetto per te, Draco. Anzi, credo che non potrei fare altro che averne di
più. Ti vedo più… umano, così come quando sei dolce con me.-
Il ragazzo sorrise, appoggiando la mano sopra a quella di
Hermione, i suoi occhi azzurri puntati sule loro dita intrecciate.
-Va bene, ho capito. ‘Mione, se fosse una cosa urgente giuro
che te ne parlerei, di quel sogno. Ma non è niente di che, solo uno stupido
sogno. Mi ha solo… scosso un po’, ma non devi preoccuparti. Okay?-
La ragazza annuì.
-Come preferisci, Draco.- tolse la mano da quella del
ragazzo e la fece scivolare sul petto levigato, fermandola poi sulla pancia. Si
avvicinò al suo orecchio, sfiorando il lobo con le labbra. –Vuoi che ti aiuti a
riaddormentarti, tesoro mio?-
Lui si rigirò tra le braccia della mora, baciandola
dolcemente.
-Per quanto mi piacerebbe approfittare della tua gentilezza,
temo che mi ritroverei a fare l’amore con una donna addormentata. E per quanto
la cosa potrebbe rientrare nelle mie fantasie erotiche non credo sia il caso.-
-Che scemo.- sorrise Hermione scostandogli una ciocca di
capelli biondi dalla fronte.
-Scema sarai tu!-
-Scemo…
Il ragazzo le appoggiò due dita sulle labbra.
-Non ribattere a tutto, ragazzina sapientona. Non ho proprio
voglia di litigare ora. E tu sei stanca. Dormi, ‘Mione.-
La ragazza sbadigliò un’altra volta e si rannicchiò sotto il
piumino.
-Va bene, ma dormi anche tu.- fece una pausa, sospirando. –E
comunque, per il sogno…è stato solo un
sogno, Draco. Non preoccuparti.-
Lui sorrise appena prima di alzarsi.
-Va bene, dormirò. Ora vado un attimo in bagno, però.-
Lei si sollevò su un gomito, scrutandolo attentamente.
-Lasciala stare, Draco.-
Lui fece finta di non capire.
-Parli della tavoletta del water? Se preferisci non la
alzo.-
-Idiota.- commentò Hermione sbuffando, mentre un sorrisetto
le solcava il viso. –Sto parlando di Sibilla. Non osare svegliarla, Draco. È
già stata così gentile ad ospitarci e non è proprio il caso che tu…
Draco roteò gli occhi con fare spazientito.
-Giuro che non la sveglierò.-
La ragazza annuì, riappoggiando la testa sul cuscino.
-Bravo, tesoro mio.-
-Mi limiterò a farle qualche domanda se per caso dovesse
essere sveglia.- sussurrò lui uscendo dalla stanza.
Draco andò in bagno e tornando indietro lanciò un’occhiata
al divano del salotto: era vuoto.
Aveva sperato che Sibilla fosse ancora sveglia, voleva
chiedere delle spiegazioni. Voleva sapere cos’era realmente successo tra lei e
suo nonno.
Per un attimo gli balenò in testa l’idea di svegliare
Sibilla, ma poi lo sguardo furente che sicuramente avrebbe avuto Hermione gli
fece cambiare idea. Poteva attendere la mattina dopo. Forse con le domande che
aveva in testa non sarebbe riuscito a dormire, ma una notte insonne era
sicuramente meglio di una ragazza, la sua per la precisione, inferocita.
Stava per rientrare nella stanza, quando una voce sommessa
lo fece sussultare.
-Sbaglio, o quella non è la stanza che ho dato a te, ma
quella che ho dato alla tua ragazza?-
Draco si voltò di scatto, trovandosi davanti il sorriso
divertito e vagamente accusatorio di Sibilla.
-Io…
-Non ci si infila nelle stanze delle signore, sai?-
Il ragazzo scrollò le spalle, nascondendo l’imbarazzo in un
ghigno.
-Veramente io non…
-Lascia stare.- disse gentilmente la donna. –Sto scherzando,
ragazzo.- gli si avvicinò e gli diede una pacca sul braccio. –Vai dalla tua
bella, dai.-
-No… voglio dire, dopo.- Draco esitò un attimo, spostandosi
una ciocca di capelli biondi dagli occhi. –Prima posso farti qualche domanda?-
Sibilla esitò, lanciando un’occhiata alla porta della
propria camera da letto.
-Pensavo che avremmo parlato domani dei Luoghi. Ho tante
cose da dirvi e tanto materiale da darvi, ma ora è tardi e la stanchezza potrebbe
farmi fare confusione, non ho più la mente di una ragazzina, sai…
-No, non intendevo sui Luoghi. Intendevo… su mio nonno e…
te.-
-Oh.- la donna si passò una mano tra i capelli grigi.
–Immagino di sì. Vieni, sediamoci sul divano.-
Si spostarono in salotto, accomodandosi Sibilla sul divano e
Draco per terra, davanti al caminetto quasi spento.
-Vuoi del the, Draco?-
-No, non mi piace.- rispose il ragazzo scrollando le spalle.
La donna gli sorrise, chiudendo gli occhi, come se stesse
tentando di rievocare un ricordo.
-Tuo nonno adorava il the. Ma mi ha confessato che non
l’aveva mai bevuto in pubblico. Sosteneva lo facesse sentire come una banale
inglese donnicciola babbana e pettegola.- ridacchiò sommessamente. –È difficile
avere a che fare con la famiglia Malfoy. Eccome se è difficile. Così tante
regole…
Draco strinse le labbra, guardandola negli occhi.
-È per questo che vi siete lasciati, vero? La… famiglia
Malfoy.-
Sibilla sospirò, assaporando la bevanda calda.
-Non è semplice da spiegare, ragazzo mio. La storia tra me e
Lucifer è stata così… travagliata. E non solo per il fatto che lui era sposato.
La famiglia Malfoy… non ha mai saputo niente di noi.-
-Ma ha influito nelle vostre decisioni, non è vero? Nella
vostra vita. Se vi avessero scoperto… non oso pensare cosa vi avrebbero fatto.
Tu sei una babbana, Sibilla. Probabilmente ti avrebbero ucciso ed
avrebbero torturato mio nonno. La… la mia famiglia non è in grado di
comprendere l’amore, Sibilla.-
La donna si morse il labbro inferiore, scrutando Draco.
-Di che cosa stiamo parlando, ragazzo?-
Lui alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri di Sibilla.
-Cosa vuol dire?-
-Sento rancore e paura nella tua voce. Stiamo parlando di me
e tuo nonno o di te e della tua ragazza?- allungò una mano e l’appoggiò per
qualche secondo sulla spalla del ragazzo. –La tua famiglia si sta mettendo tra
te e lei, non è vero?-
Draco stava per risponderle che non erano affari suoi, ma
qualcosa dentro lo fece bloccare. All’improvviso gli venne voglia di dirle
tutto. Non ne voleva parlare con Hermione, non voleva farla preoccupare, ma
Sibilla… c’era passata. Dalla parte opposta, ma c’era passata. Aveva avuto a
che fare con un Malfoy Mangiamorte, quello che sarebbe dovuto diventare lui.
-Ho degli obblighi verso la mia famiglia.- mormorò
sottovoce. –Dovevo farmi marchiare alla fine dell’anno scolastico, ma mio padre
mi ha concesso un anno di libertà. Ho iniziato le ricerche sui Luoghi e poi ho
incontrato Hermione… è stata la cosa più intensa che mi è successa.
Quando sono con lei…- sorrise, arrossendo leggermente sulla guance. -… quando
sono con lei mi dimentico di tutto il resto. Voglio dire, ho già avuto altre
ragazze, molte, ma mi colpivano solamente per l’aspetto, invece Hermione… cerco
di non pensarci, non sono bravo a pensare a miei sentimenti, però io… cioè,
lei…- Draco guardò le donna, sperando che capisse cosa intendeva dire e non lo
esortasse ad andare avanti. C’erano delle cose che non riusciva a dire a
parole. Sibilla gli sorrise, mentre il ricordo dei momenti passati con Lucifer
Malfoy si faceva strada nella sua mente e nel suo cuore. Come capiva quel
ragazzo. E poi quel ragazzo era così simile a lui, al suo grande amore
di quando era giovane.
-È una bella cosa, non credi?-
Draco spostò lo sguardo sul caminetto, stringendosi nelle
spalle.
-Credo di sì. Però non va tutto bene. Il mio anno è quasi
finito e… non voglio lasciarla. Ma non posso portarla con me. Lei non vorrebbe
mai seguirmi, questo lo so. Nemmeno io vorrei diventare Mangiamorte, ma non ho
scelta. Lei invece ce l’ha, la sua strada è un’altra. Però se penso che dovrò
stare senza di lei… io non ce la faccio, Sibilla. Forse ti sembrerà stupido,
forse ti sembrerò uno stupidissimo ragazzino che non sa neanche di cosa sta
parlando, ma io…
-Non mi sembri stupido, Draco Malfoy. Io e tuo nonno non
avevamo molti anni più di te quando abbiamo vissuto la nostra storia d’amore.-
sospirò. –Io penso che si debbano fare delle scelte. Ma ne devi parlare con
lei, perché le scelte del genere vanno fatte in due.-
-Non voglio metterla in mezzo.-
-Non devi metterla in mezzo, ma devi lasciarle la libertà di
scegliere.-
-Se scegliesse di lasciarmi soffrirei io e se decidesse di
seguirmi soffrirebbe lei. È una Mezzosangue, non potrei nemmeno… sposarla. E se
comunque riuscissi a convincere mio padre… non è la vita che lei desidera e non
è la vita che vorrei farle vivere.- si passò una mano tra i capelli con un
gesto frustrato. –Io… davvero non so più cosa fare. Mancano quattro mesi alla
fine del mio anno di libertà. Solo quattro mesi.-
Sibilla scivolò sul tappeto, sedendosi accanto al ragazzo.
-Io e Lucifer non abbiamo vissuto una bella vita. Lui aveva
sua moglie, suo figlio ed i suoi affari e ci vedevamo raramente. Alle volte
stavamo per dei mesi senza incontrarci, però io sapevo che lui amava me e stava
pensando a me. E questo mi bastava. Non era soddisfacente come stare con lui,
come poterlo stringere e baciare, ma… mi mandava bene. Andavamo avanti.
Ascolta, ragazzo. Sai qual è l’unica cosa che conta?-
-Quale?-
-Basta che lei sappia che la ami. E se è amore… si trova
sempre una soluzione. Niente vi separerà. L’unica cosa che è riuscita a
separare me e Lucifer è stata la morte. L’unica cosa.-
Draco alzò lo sguardo sulla donna, il cuore che batteva
all’impazzata. Poteva stare con Hermione per sempre, nessuno gliel’avrebbe
portata via, nessuno… bastava dirle che l’amava…
Di colpo sbiancò.
-Io… io non le ho mai detto che la amo.- balbettò.
-Non è importante che tu lo dica a parole, ragazzo. Basta
che tu glielo faccia capire o…
-No! Io… io devo dirglielo! Tra noi è sempre così… io non
dico molto. Io voglio che lo sappia! Che scelga sapendo che la amo!
Glielo devo dire!-
Scattò in piedi.
-Glielo devo dire!-
-Ma…
-Niente ma! Glielo devo dire… glielo vado a dire, Sibilla!-
corse fuori dalla stanza e ritornò poco dopo. Si grattò per qualche secondo la
testa. –Ah… grazie per la chiacchierata.- mormorò facendo una smorfia, prima di
uscire nuovamente dal salotto.
La donna sospirò, mentre il tonfo di una porta che si
chiudeva risuonava per il corridoio.
-Se tu assomiglia anche solo un quarto a tuo nonno, glielo
riuscirai a dire solo tra qualche settimana, ragazzo.- borbottò tra sé e sé.
Erano ormai le nove passate, quando un raggio di sole
svegliò Hermione. Aprì gli occhi e sbadigliando si stiracchiò, mettendosi a
sedere.
-Buongiorno.- sussurrò una voce dall’angolo sinistro della
stanza. La ragazza si voltò di scatto, sorridendo poi a Draco.
-Buongiorno a te. Hai dormito bene?-
Lui piegò la testa di lato, accarezzandola con lo sguardo.
Il poco trucco che aveva messo per la Notte dei Falò e che la sera prima non
aveva tolto si era sparso per tutta la faccia, i capelli scarmigliati le
conferivano un’aria vagamente spaesata e sbadigliava con la stessa finezza che
Draco supponeva avessero Sfregiato e Lenticchia. Ma se Draco non avesse avuto
qualcosa di ben più importante da dirle le avrebbe fatto sapere quanto la
trovava bella anche di prima mattina.
-Sì, ho dormito bene.- rispose ghignando. –Quando ho le tue
morbide curve a tenermi al caldo dormo sempre splendidamente.-
-Davvero? E non ti hanno più disturbato quei brutti sogni
cattivi?- mormorò sorridendogli dolcemente. Si alzò e gli si avvicinò,
sedendosi sul bracciolo della sua poltrona.
-Ehi!- esclamò il ragazzo lanciandole un’occhiataccia.
–Avevi detto che mi avresti rispettato di più, mica che mi avresti preso in
giro.-
Lei gli depositò un lieve bacio sull’angolo della bocca.
-Ma dai, era una battuta.-
Draco inarcò un sopracciglio.
-Non mi piace questo tuo senso dell’umorismo, sai. Da chi
avrai mai preso?-
-Non ne ho proprio idea.- ribatté lei con un sorriso. Poi
prese a scrutarlo seriamente. –A parte gli scherzi, Draco. Vuoi parlare di quel
sogno?-
-No, non è necessario. Però ti vorrei dire una cosa.-
-Ma certo. Dimmi.-
-Ecco, io…- si inumidì le labbra e deglutì un paio di volte.
–Hermione, io…
-Ragazzi!- la porta si aprì di colpo e la voce gentile e
pacata di Sibilla li fece sobbalzare. Sobbalzò anche lei quando vide Hermione
scendere con un balzo dal grembo del biondo e diventare color porpora. –Oh,
scusatemi…- mormorò passandosi una mano tra i capelli grigi. –Volevo solo
avvertirvi che vi ho preparato la colazione e che sono già andata a prendere il
materiale sui Luoghi di Lucifer, se volete venire di là…
Hermione annuì.
-Ma certo, veniamo subito.- bisbigliò imbarazzata e non
appena la porta si richiuse, si rivestì in un attimo. –Andiamo Draco?-
-Ma io stavo cercando di dirti una cosa.- si lamentò il
ragazzo.
-Dai, Draco. Me la dici di là, va bene? Abbiamo appena fatto
una figuraccia, facendovi trovare nella stessa stanza in quella posizione,
almeno non facciamoci aspettare!-
-Tanto l’ha capito che abbiamo dormito insieme, non è mica
scema!-
-Draco!-
-E va bene!-
Si spostarono in cucina, dove Sibilla li attendeva con due
tazze di caffè fumante.
-Sedetevi, ragazzi.- disse gentilmente indicando il tavolo
ingombro di fogli e pergamene. –Ho già preparato tutto…
Draco ed Hermione si accomodarono, così come Sibilla.
-Allora,- iniziò la donna sorridendo. – questi sono tutti
gli appunti che ho. Lucifer ne aveva altri, ma…
-Li abbiamo noi.- la interruppe Draco facendo apparire la
valigetta nera con un colpo di bacchetta. –Alcune cose me le ha date mio padre,
altre le ho trovate in giro per casa. Abbiamo raccolto abbastanza roba, ma
l’elemento del Fuoco proprio non riusciamo a trovarlo…
-Non abbiamo cercato abbastanza, Draco.- borbottò Hermione
leggendo concentrata un plico di pergamene. –Anzi, non abbiamo cercato
abbastanza bene. Dobbiamo trovare un luogo naturale per il Fuoco.-
-Gli altri Elementi li abbiamo trovati nei loro luoghi
naturali. Ad esempio la Terra sulla montagna e l’Aria addirittura in cielo.-
spiegò Draco a Sibilla, che annuì.
-Sì, eravamo arrivati a questa conclusione anche io e
Lucifer.-
-E non c’è un posto che possa avere a che fare con il
fuoco?- domandò Hermione sfogliando una cartina di Barcellona.
-Una cosa c’è.- mormorò Sibilla parlando quasi tra sé. –Ma
non so quanto possa essere utile… sembra che non sia quello il Luogo, io e
Lucifer abbiamo controllato… guardate.- ripescò dal mucchio di fogli una
pergamena particolarmente sgualcita. –Ecco, questo è il Luogo che Lucifer
pensava potesse ospitare il Fuoco.-
Draco ed Hermione si allungarono sul tavolo per poter vedere
il disegno tracciato con una penna d’oca rappresentante una montagna con
un’apertura sulla cima.
-Sarebbe un vulcano?- chiese la ragazza.
-Io vedo una semplice montagna.- disse Sibilla scrollando le
spalle. –Mentre Lucifer vedeva un vulcano, sì.-
-Allora è quello il Luogo!- esclamò Draco prendendo già il
mantello. –Andiamo, dai!-
-Aspetta, non così veloce giovane Malfoy.- lo bloccò la
donna con un sorriso. –Ci credi così stupidi, io e tuo nonno? Abbiamo
controllato. Tuo nonno ha controllato, per la precisione, e non ha mai visto il
Fuoco. Per questo alla fine ci siamo trovati costretti a cercare altrove.-
-E non avete trovato niente di simile?- domandò Hermione
fissandola seriamente. Se non avevano trovato alcun altro luogo possibile
voleva proprio dire che lei e Draco erano in enormi difficoltà.
-No. Lucifer purtroppo è morto poco dopo e comunque
nell’ultimo periodo noi due abbiamo avuto poche possibilità di stare insieme e
continuare così le ricerche.-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, entrambi
preoccupati. Sibilla intercettò l’occhiata e sorrise gentilmente.
-Però possiamo andare lo stesso a dare un’occhiata a quella
montagna.- comunicò allegramente prendendo le chiavi della macchina.
-Sei sicura che mio nonno non sia morto venendo su questo
aggeggio con te?- chiese sarcasticamente Draco lanciando un’occhiataccia al
volante.
Sibilla ridacchiò sommessamente.
-Non essere così cattivo con me, Malfoy!- lo riprese
bonariamente.
-Tanto immagino che tu sia abituata.- ribatté il ragazzo
incontrando gli occhi della donna nello specchietto retrovisore. –Ti piaceva
stare con mio nonno?-
-Ti ho già risposto, no?- domandò Sibilla scrollando le
spalle. –Lo amavo.-
-Mia madre ama mio padre, ma lo ucciderebbe mille volte al
giorno.- borbottò il ragazzo in tono contrariato ed Hermione allungò una mano
per accarezzargli gentilmente la coscia.
-Tuo nonno era bello ed affascinante, come te.- sussurrò la
donna al volante. –Mi sono innamorata di lui per questo, per l’aspetto fisico
prima di tutto. Però non è stato quello a tenere vivo il nostro amore. Ho
imparato a conoscerlo ed ho trovato un uomo rude eppure gentile, solitario e
taciturno, ma che sapeva farmi capire quanto mi amasse.- fece una pausa. –Ma
era pur sempre un Malfoy e questo complicava le cose. Aveva una moglie che non
amava e che non lo amava ed un figlio da crescere in un certo modo. Poi
ha incontrato me ed è stato molto combattuto sulla nostra storia. Come anche tu
sai bene, Draco, la tua famiglia è sempre stata attenta ad intrattenersi
solamente con le persone giuste. Ed io sono addirittura una senza poteri
magici. Però è successo che ci siamo innamorati e questo è quello che conta. La
nostra è stata una storia che molte persone possono giudicare orribile, fatta
spesso di sotterfugi e bugie, ma noi l’abbiamo vissuta bene. Litigavamo e
facevamo pace, lui era costretto a passare il tempo con sua moglie, ma io
sapevo che stava pensando a me. E siamo arrivati fino alla fine.-
-Sibilla… come vi siete conosciuti?- chiese Hermione
curiosa.
La donna sorrise.
-Oh, è una storia lunga!-
-Abbiamo tempo.- mugugnò Draco picchiettando un dito contro
il sedile anteriore. Gli interessava sapere tutto della storia tra suo nonno e
quella donna. Non tanto per curiosità, quanto perché forse la loro storia
poteva dargli qualche spunto per riuscire a dire ad Hermione che l’amava.
-E va bene, ve la racconterò…- sospirò, girando in una
stradina dissestata. –Ero in una biblioteca di libri esoterici, quando lo
incontrai.- si fermò un attimo. –Libri che parlano di magia e soprannaturale,
Draco.- aggiunse con un sorriso.
-L’avevo capito.- borbottò il ragazzo dal sedile posteriore.
-Comunque, lui si è avvicinato e mi ha detto: “sempre pieno
di babbani qui, vero?”. Io naturalmente non ho capito e mi sono girata per
chiedere cosa intendesse dire: ho visto Lucifer Malfoy e non ho nemmeno avuto
il tempo di rispondergli qualcosa, sono rimasta folgorata…
-Da che cosa?- domandò Draco sbarrando gli occhi.
-Da tuo nonno!- rispose spazientita Hermione. –Dalla
bellezza di tuo nonno, Draco!-
-Proprio così.- mormorò sorridendo Sibilla. –Lucifer era
davvero un bell’uomo, con i capelli biondi e lisci un po’ lunghi e quegli occhi
azzurri… ma tu sai di cosa sto parlando, vero signorina?-
-Giusto. Stavo dicendo, Lucifer mi ha colpito dal principio.
E non è stato solamente per l’aspetto fisico. Era molto… intrigante,
tutto vestito di nero e quei modi di fare cortesi e pomposi.- fece un
sorrisetto. –Comunque gli ho chiesto cosa diavolo significasse la parola
“babbani” e lui per poco non ci rimaneva. Mi ha guardato con uno sguardo carico
di disgusto e ha detto: “oh. Tu sei una babbana”. Io naturalmente mi
sono offesa ed ho iniziato ad insultarlo.-
Hermione ascoltava con la bocca aperta, lanciando di tanto
in tanto uno sguardo a Draco.
-E lui?-
-Lui mi ha presa per la giacca e mi ha gentilmente sbattuta
contro uno scaffale.-
-Come?!- esclamò la mora dal sedile posteriore, spalancando
la bocca.
-Tesoro mio, insultami e ti faccio vedere come.- sussurrò
Draco con un ghigno. Poi notò l’occhiata fulminante della propria ragazza e scrollò
le spalle. –Era per dire.-
-Ragazzi, fatemi finire.- li riprese Sibilla. –Comunque, io
stavo con le spalle contro lo scaffale e Lucifer praticamente addosso. Avevo un
enorme volume sui vampiri conficcato nel fianco e se mi avesse lasciato andare
i polsi probabilmente lo avrei schiaffeggiato. Però non potevo usare le mani,
così… l’ho baciato.-
-Brillante idea.- commentò con un ghigno Draco. –Dopo che è
successo?-
-Lui ha ricambiato il bacio, siamo andati a bere un caffè
assieme e… una cosa tira l’altra, no?-
Hermione ridacchiò, mentre il ragazzo faceva una smorfia.
-E quando ti ha detto che era un mago?-
-Quel pomeriggio stesso.-
-Quando…
-Quando una cosa stava tirando l’altra, mia cara.-
La ragazza arrossì.
-Oh. Certo. Ma com’è che te l’ha detto?-
-Ha tirato fuori la bacchetta e le ha chiesto: “dove vuoi
che te la metta, tesoro?”.- borbottò il ragazzo.
-Draco!- lo ripresero la mora e la donna all’unisono.
-Voi state parlando delle avventure sessuali di mio nonno e…
la sua amante!-
-Stai tranquillo, giovane Malfoy, non racconterò nulla che
possa sconvolgere la tua innocente mente: siamo arrivati.-
-E questo sarebbe un vulcano?- domandò Draco fissando con
sguardo scettico quello che si trovava davanti a loro.
Erano al cospetto di un’insignificante collinetta, alta non
più di cinque metri, che non aveva assolutamente nulla a che fare con un
vulcano.
-Te l’avevo detto, giovane Malfoy, che non era semplice come
la facevi tu. Questo è l’unico posto che Lucifer sospettava potesse ospitare il
Fuoco, ma se vuoi la mia sincera opinione qua non c’è proprio niente.-
Draco sospirò afflitto ed Hermione gli accarezzò dolcemente
un braccio.
-Scusate, ormai siamo qui, no? Andiamo almeno sulla cima a
dare un’occhiata. E anche se non trovassimo nulla la collina è bassina, ma
credo si possa vedere il paese che abbiamo passato prima.-
Iniziarono ad arrampicarsi sulla collinetta, Hermione e la
donna che avanzavano a braccetto, lentamente, chiacchierando tranquillamente
tra loro. Dietro Draco, che immerso nei suoi pensieri contemplava il
fondoschiena della propria ragazza, chiedendosi se avrebbe mai trovato il
coraggio di dirle che lo amava. Ogni momento che passava si rendeva conto di
quanto sentisse l’esigenza di farglielo sapere.Sentiva che se non avesse trovato un modo
carino per dirle quel “ti amo” al più presto avrebbe fatto qualche cavolata,
tipo urlarglielo contro al loro primo litigio, rovinando così tutto quanto. In
testa solo quattro parole: “doveva darsi una mossa”.
Ci misero appena qualche minuto ad arrivare a destinazione e
quello che videro non poté che demoralizzarli ulteriormente: non c’era
assolutamente nulla, se non uno spiazzo d’erba.
-Mi sa tanto che manca il buco.- commentò sarcasticamente
Draco, lasciandosi cadere seduto per terra. Hermione sospirò, scrollando le
spalle.
-Vuol dire che non è questo il Luogo del Fuoco.- mormorò
afflitta. –Non importa, cercheremo da un’altra parte.- fece un giro per lo
spiazzo, guardando verso il paesino che si vedeva da quell’altezza.
-Vieni qua, Draco.- lo chiamò dolcemente. Lui non se lo fece
ripetere due volte ed in un secondo fu dietro di lei. Le cinse la vita con le
braccia e la baciò sul collo.
-Hermione, devo assolutamente dirti una cosa.- sussurrò nel
suo orecchio. La ragazza si rigirò nel suo abbraccio si appoggiò contro il suo
petto, annusando il profumo della sua maglietta.
-Cosa?-
-Una cosa importante. Giura… giura che non scoppierai a
ridere e non mi tirerai uno schiaffo.-
-Draco non dire sciocchezze…
-No, giura.-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Va bene, va bene, giuro. Dimmi, dai.-
-‘Mione, io…
-Ragazzi, venite un attimo qui, per favore!- la voce di
Sibilla s’insinuò tra loro, facendoli allontanare.
-Che c’è?- chiese seccato Draco. Quella donna gli dava ai
nervi, lo aveva convinto a dire ad Hermione che l’amava ed ogni volta che stava
per pronunciare quelle maledette parole… ecco che lei si metteva in mezzo,
interrompendoli e mandando tutto a rotoli.
-Il medaglione… quello che vi ho mostrato ieri e che secondo
Lucifer rivelava la presenza di uno degli elementi… scotta!-
I due ragazzi la raggiunsero in un attimo ed Hermione
estrasse prontamente la bacchetta, mormorando Wingardium Leviosa! Il
medaglione si sollevò in aria.
-Siamo sicuri che questo oggetto funzioni, Sibilla?-
domandò.
-Con noi ha sempre funzionato.- rispose la donna scrollando
le spalle. –Però non capisco… allora dovrebbe essere qua da qualche parte il
Fuoco… vedete niente?-
Draco stava per fare cenno di no, quando un tremito scosse
la terra sotto i loro piedi. Si guardarono in giro, spaventati, ed
all’improvviso un getto di fuoco prese a zampillare allegramente in mezzo
all’erba.
I due ragazzi si guardarono, eccitati. Draco racchiuse un
po’ di quella lava bollente in un’ampolla con un gesto della bacchetta.
-Merlino, era veramente qui!- esclamò Hermione meravigliata.
–Sibilla, avevi detto che tu e Lucifer lo avevate già cercato qui…
-Infatti è così. E davvero non capisco come mai…-
s’interruppe ed un sorriso dolcissimo comparve sul suo volto. –Ne riparliamo
dopo, Hermione. Ora… ti consiglierei di girarti.-
La ragazza si voltò. Davanti al fuoco c’era Draco, la
bacchetta puntata verso il cielo. Hermione alzò lo sguardo e quello che vide la
lasciò senza parole: due parole, scritte con il fuoco rosso brillante. Ti
amo, scritto in mezzo al cielo stellato.
-Draco…- mormorò la ragazza, gettandogli le braccia al
collo.
-Volevo dirtelo, ma tu non mi volevi proprio lasciar
parlare.- ghignò lui, passandole una mano tra i capelli.
-Draco, non so cosa dire.-
-Non dire niente, se non vuoi. Non l’ho detto per avere una
risposta, semplicemente per… fartelo sapere. Volevo fartelo sapere.-
Lei sorrise, baciandolo sulle labbra.
-Lo sapevo già, Draco. Me lo avevi già fatto capire.
Comunque… apprezzo il gesto.-
Restarono abbracciati per un po’ in silenzio. Dopo qualche
attimo il ragazzo la scostò da sé.
-Ma tu non mi dici niente?-
-Hai appena detto che non lo dicevi per avere una risposta!-
-Sì, ma pensavo che l’avresti detto comunque… voglio dire,
io mi espongo in questo modo e tu stai in silenzio? Non è carino, ‘Mione, non è
per niente carino ed io…
Lei scoppiò a ridere, scostandogli una ciocca di capelli
dalla fronte.
-Non ti montare la testa, ma… anche io ti amo, scemo.- gli
confessò con un sorriso.
Allora… questo capitolo non è venuto per niente come volevo,
ma questa era la versione migliore. Spero che comunque non sia da buttare… ^^
Comunque per lo spoiler che forse volevo mettere per il
finale… non so se lo metterò veramente oppure no. Sono combattuta. Se mai
dovessi metterlo, comunque, state tranquille che avviserò!
Ah, un’ultima cosa… il nonno di Draco nei libri della
Rowling si chiama Abraxas… purtroppo quando, leggendo il sesto libro, me ne
sono resa conto, il “mio” nonno Malfoy lo avevo già chiamato Lucifer.
Chiuderete un occhio per questo piccolo particolare, vero?
Ringrazio: Patty (non finirà poi così a breve!
^^), drachetta 91, Aiko (mi fa veramente molto piacere che abbia
deciso di leggere la mia fic!), alisea (wow quante idee! Dovrei
commissionarti come angelo custode quando l’ispirazione viene meno… ^^), aledra_xan, July
(ma ciau! Farli lasciare alla fine della fic? Eh… magari… noooo, dai scherzo!
Per Parigi… non ho ancora deciso, ma… comunque lo saprai nel prossimo capitolo!
;-) ciao tesoro!), super gaia, Savannah (in questo
capitolo ho detto qualcosa in più sul nonno di Draco e Sibilla, ma l’argomento
tornerà più avanti. Un bacio, tesoro!), tania (non preoccuparti,
come ho scritto sopra se dovessi inserire qualche spoiler lo direi all’inizio
del capitolo!), aihnwen (beh, che dire… molte grazie! ^^ Spero
che continuerai a seguire la mia storia!), bimba88 (come sempre
grazie per la recensione!)