Viaggiare incontro al destino

di kamomilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Posti tranquilli ***
Capitolo 2: *** Il ballo dei diplomandi ***
Capitolo 3: *** Compagna di viaggio inaspettata ***
Capitolo 4: *** Prima regola: mai prendere decisioni da ubriachi ***
Capitolo 5: *** Confessare ***
Capitolo 6: *** Non era così che doveva andare ***
Capitolo 7: *** Ricerche ***
Capitolo 8: *** Galeotta fu la barca ***
Capitolo 9: *** Questione di strategie ***
Capitolo 10: *** Saluti, partenze e... tanti baci! ***
Capitolo 11: *** Convivenza ***
Capitolo 12: *** Ospite inaspettato ***
Capitolo 13: *** Insieme ***
Capitolo 14: *** Aria ***
Capitolo 15: *** Innamorati ***
Capitolo 16: *** Solo con te ***
Capitolo 17: *** Le Notti dei Falò ***
Capitolo 18: *** Scritto col fuoco ***



Capitolo 1
*** Posti tranquilli ***


POSTI TRANQUILLI

POSTI TRANQUILLI

 

 

 

 

 

Draco Malfoy sfogliava distrattamente il volume III di “Incantesimi Avanzati” davanti al fuoco quasi spento della sala Comune di Serpeverde. Nella poltrona accanto alla sua sedeva scompostamente Pansy Parkinson, che stava decidendo quale acconciatura fosse meglio farsi per il ballo dei diplomandi, che si sarebbe tenuto da lì ad una settimana.

-Draco?- lo chiamò con la sua vocetta acuta. –Mi preferisci bionda o mora? Perché Millicent ha trovato un incantesimo fantastico per cambiare il colore dei capelli e stavo pensando che forse era il caso di fare qualcosa ai miei… Questo biondo mi ha annoiato! Tu che mi consigli?-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Cosa vuoi che cambi, Pansy? Sono solo capelli.-

-Non so. Dimmelo tu. A te cosa cambia?-

-A me proprio niente. Vengo al ballo con te sia che tu abbia i capelli biondi o che tu li abbia neri. Non cambia nulla.-

Lei si alzò dalla sua poltrona e si accomodò sul bracciolo di quella di lui. Gli sorrise dolcemente e gli scostò una ciocca di capelli biondi dal viso.

-Se non ti cambia come sono esternamente vuol dire che di me ti importa quello che c’è dentro. Vuol dire che… mi ami.-

Draco sospirò.

-Tu non hai idea di cosa sia l’amore, Pansy.- “Sei troppo superficiale per poterlo cogliere”, aggiunse mentalmente, ma non lo disse.

-Io lo so, invece, Draco. Sei tu quello che non lo sa. Quello che non ha mai provato niente, mai sentito niente.-

Lui la scrutò. Neanche nei suoi occhi, però, si leggeva niente. Diceva quelle parole ed era come se non le pensasse veramente, come se lei stessa non ci credesse. Come se non le stesse dicendo.

-Forse, Pansy, forse. Forse non l’ho mai provato, però riesco ad immaginarmelo, l’amore di cui parli. E non assomiglia per niente a quello che mi dai tu.-

La ragazza appoggiò le labbra sulla tempia del ragazzo.

-Perché tu mi prendi senza ascoltarmi, Draco. Io ti amo, ma tu non lasci che te lo dimostri.-

Draco la strinse a sé, facendola incastrare tra il suo corpo ed il bracciolo della poltrona.

-Credi davvero di essere in grado di dimostrarmelo?-

Lei lo baciò sulla bocca.

-Sì, rispose iniziando ad accarezzargli l’interno coscia. –Credo davvero di esserne in grado.-

-In qualunque momento?-

-Sì. Anche adesso. Anche qui, su questa poltrona.-

Il ragazzo l’aiutò a mettersi a cavalcioni sulle sue gambe. Le tolse la camicia ed accarezzò il pizzo nero del reggiseno.

-Dimostramelo.-

Lei gli slacciò la cintura e con una mossa decisa gliela sfilò dai passanti. Tirò giù la cerniera dei pantaloni della divisa.

-Io te lo dimostro. Tu però sentimi. Sentimi veramente.-

Draco la baciò, insinuandosi con le mani sotto alla gonna di lei.

-Promettilo, Draco.- sussurrò Pansy.

E lui lo promise.

-Lo prometto.- disse ansimante, con gli occhi chiusi. E continuò a ripeterlo a bassa voce, come se fosse un mantra, una strana cantilena che non riusciva ad abbandonare.

Lo disse finchè non venne dentro di lei. Si abbandonò contro lo schienale, gli occhi ancora chiusi ed il sorriso tirato.

Lei appoggiò la testa sul suo petto. Aspettò che il respiro ed il battito cardiaco di entrambi tornasse regolare e poi prese a fissare Draco.

-Allora? Sono riuscita a dimostrartelo? Io ti amo!-

Il ragazzo la fece togliere dal suo grembo. Si rassettò come meglio poté e si alzò di scatto dalla poltrona. Non aveva sentito niente nemmeno stavolta. Era solo piacere fisico, solo sesso. Solo abitudine. Solo le solite parole buttate al vento di Pansy. Eppure questa volta aveva provato a concentrarsi, provato a mantenere davvero quella promessa. Ma non aveva colto niente. Il vuoto.

La fissò duramente.

-Pansy… lascia perdere. Lascia perdere tutta questa storia dell’amore, è meglio!-

La ragazza lo guardò mortificata.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Draco? Scusami, io…

-Non hai fatto niente di sbagliato!- sibilò lui. Perché quella ragazza doveva sempre chiedere scusa?! –Lascia stare e basta, va bene?-

Lei annuì, desolata.

-Certo, come vuoi.-

-Bene!-

Draco si avviò verso l’uscita. Poi ci ripensò, tornò indietro e baciò frettolosamente Pansy sulla guancia.

-Ci vediamo dopo.-

-Okay. Ti aspetto qui.-

-Se preferisci va’ pure in camera mia. Dormi, se sei stanca. Oppure non dormire, se non lo sei. Torno dopo… più tardi.- e sparì attraverso il passaggio segreto.

 

 

 

 

 

Hermione alzò lo sguardo dalle pergamene che aveva davanti e sorrise, vedendo Ron tutto rosso in faccia inveire contro Harry, che si stava sbellicando dalle risate. Ginny cercava, senza ottenere grandi risultati, di calmare il fratello.

-Insomma, Ronald, non hai l’esclusiva sugli scacchi, sai? Per una volta che Harry ti batte lasciagli godere la vittoria, no?-

Il ragazzo puntò minacciosamente un dito contro la sorella.

-E tu non devi difenderlo ogni volta solo perché è il tuo ragazzo, Gin! Io vinco sempre, a scacchi!-

Hermione notò che lo sguardo di Harry era arrivato fino a lei e smise di sorridere, assumendo il suo solito cipiglio severo.

-Ragazzi, fate meno casino, io sto cercando di riordinare i miei appunti!- sbottò tornando alle sue letture. Era deprimente guardare gli altri divertirsi senza far direttamente parte di quel divertimento. Eppure, per qualche strana ragione, lei preferiva così. Sentiva di dover mantenere sempre un certo distacco con gli altri. Con i compagni di casa soprattutto, dato che era Caposcuola. Era… superiore. E la cosa non le dispiaceva affatto, anche se questo voleva dire starsene in disparte per la maggior parte del tempo. Solo quando era da sola con Ron ed Harry si lasciava andare un po’. Ma ultimamente non erano rimasti da soli molto spesso, dato che Harry si era messo con Ginny e che Ron, sentendosi in un qualche modo trascurato dal migliore amico e dalla sorella, aveva iniziato a frequentare molto di più il gruppo di Grifondoro. Ovunque andasse era accompagnato da Semeaus, Neville e Dean, e qualche volta da qualcuno di Corvonero. La partita a scacchi dopo cena era diventato ormai un rito al quale nessuno poteva mancare. Tranne lei, ovviamente, che se ne stava rintanata in un cantuccio della sala Comune a ripassare per gli esami.

Sbuffando si alzò e si diresse verso il dormitorio femminile del settimo anno. Forse era il caso di dormire un po’. Salì gli scalini a due a due e spalancò la porta della stanza. Dentro Calì Patil e Lavanda Brown stavano sbattendo tutti i vestiti che avevano nell’armadio sui loro due letti, che avevano unito per quell’occasione speciale: la scelta dell’abito per il ballo dei diplomandi.

Quando la ragazza entrò le due si girarono e la salutarono.

-Ciao, Hermione! Arrivi proprio al momento giusto, abbiamo bisogno di un parere sincero ma oggettivo.- disse allegramente Calì tirandola per un braccio. –Puoi guardare un attimo quale vestito ci sta meglio? Non eri salita per andare a letto, vero?-

Hermione scrollò le spalle. Tanto non aveva poi così sonno, poteva resistere ancora per un po’.

-Certo, va bene.- disse.

Lavanda la spinse malamente sul suo letto e le sorrise.

-Perfetto! Allora stai seduta lì e guardaci. Noi ci proveremo un paio di vestiti e tu alla fine ci dirai quello che secondo te ci sta meglio, va bene?-

La mora annuì, giocherellando con una ciocca di capelli. Le due Grifondoro le sorrisero entusiaste e scomparirono in bagno. Ricomparvero qualche attimo dopo con indosso due vestiti identici color crema, lunghi fin sopra le ginocchia e con una fascia in vita. Fecero un giro su se stesse per far volteggiare la gonna ampia e poi scomparirono di nuovo dietro alla porta della toilette.

Circa una decina di abiti dopo Hermione sbadigliò. Era passata più o meno un’ora e mezza e non ce la faceva proprio più. Si maledisse per non aver rifiutato. Doveva saperlo che a fare i favori a quelle due ci si perdeva soltanto. Calì la scrollò leggermente.

-Ehy, Herm! Non ti addormentare! Non ti preoccupare, quello verde era l’ultimo vestito. Forza, ora dicci qual era il più bello.-

La ragazza rifletté. Già che aveva fatto tutta quella fatica per guardare tutti i vestiti era meglio dare una risposta sincera.

-Quello blu era sicuramente il più bello.- disse infine. Il viso delle due Grifondoro si illuminò. Lavanda le si sedette accanto.

-Sì, anche a noi quello piaceva più di tutti! Benissimo, sei stata preziosissima, Hermione!-

Calì le raggiunse.

-Già, proprio così. I nostri cavalieri saranno contenti!-

Le due amiche ridacchiarono, scambiandosi un’occhiata complice. Hermione si morse il labbro inferiore.

-E con chi andate al ballo?-

-Beh,- iniziò Lavanda. –ci hanno invitato davvero tanti ragazzi, però noi ne volevamo due che fossero il meglio. Ci abbiamo messo quasi un mese a scegliere, ma alla fine siamo arrivati ad una conclusione: per me Josh McGregor, il Caposcuola di Corvonero, e per Calì Daniel Green, il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde.-

Haermione storse il naso rivolgendo lo sguardo a Calì.

-Vai al ballo con un Serpeverde?-

Lei annuì, sorridendo.

-Lo so che può sembrare strano, ma Daniel non è affatto come tutti gli altri.- Lavanda inarcò un sopracciglio e Calì le lanciò un’occhiataccia. –Cioè, non è di sicuro un santo, però non si avvicina neanche lontanamente a Malfoy! A lui interessa solo finire la scuola e studiare Pozioni. Vuole insegnare al posto di Piton. E comunque dei Serpeverde potete dire tutto quello che volete, ma sono quasi tutti bellissimi, intriganti per quella loro aria da schifosi bastardi e si dice in giro che siano estremamente passionali!-

Lavanda concordò.

-Questo è vero! I Corvonero, invece, sono gentili e sono dei bravissimi oratori! Con loro sì che si può parlare, non come con gli altri ragazzi che dopo dieci minuti non sanno più cosa dirti e allora ti saltano addosso!-

Hermione annuì, anche se a dire la verità non aveva idea di quello che le due stavano dicendo. Lei non era mai stata con un Grifondoro, con un Corvonero, con un Tassorosso o, peggio che peggio, con un Serpeverde. Non era mai stata con nessuno, se si escludeva la piccola parentesi con Viktor Krum, che era durata più o meno un mese e dopo erano entrambi convenuti che era meglio restare amici, cosa che erano tuttora. E poi il ragazzo che le piaceva la considerava soltanto un’amica, anzi, ancora peggio, una migliore amica.

-Allora, Herm, cosa ne pensi dei nostri cavalieri?- domandò Calì facendola riemergere dai suoi pensieri.

-Io… Sono niente male, direi. Li conosco entrambi, non sono male, anche se… perché non avete scelto un Grifondoro? Voglio dire, sarebbe stato carino andare con uno della nostra Casa, no?-

Lavanda storse il naso.

-Per favore, ma li hai visti i ragazzi della nostra Casa?! A parte Harry, che ha già la piccola Weasley, non si salva nessuno, sono tutti così… infantili! Cosa dovevamo fare, andare al nostro ultimo ballo di Hogwarts con Neville?!-

Hermione scoppiò a ridere.

-No, non con Neville, ma…

-Tu con chi ci vai, Herm?- la interruppe Calì.

La ragazza arrossì.

-Io non ci vado.-

Le altre due Grifondoro spalancarono la bocca ed iniziarono a scuotere la testa.

-Tu non puoi non venirci! Sei la nostra Caposcuola, rappresenti tutti i Grifondoro, tu devi venire al ballo! Noi tutti vogliamo che tu venga, non puoi mancare!-

Hermione sorrise, contenta che la ritenessero così necessaria.

-Grazie, ma… io non ho neanche qualcuno con cui venire e poi… devo preparare il discorso per i diplomi, mancano appena dieci giorni e non ho ancora finito.-

-Hai un casino di tempo per finire di scrivere quel discorso! E per quanto riguarda il cavaliere… secondo me dovresti andarci con Ron. Sareste proprio una bella coppia e poi siete anche amici, quindi non sarebbe comunque niente di troppo impegnativo, no?-

La mora arrossì, agitata dal fatto che Lavanda aveva toccato subito il tasto dolente. Calì, invece, scuoteva la testa.

-No, non con Weasley! Lui è troppo poco per Hermione! Sai cos’ho sentito?-

Lavanda le si avvicinò, interessata.

-No, cosa?-

-Ho sentito che lui ce l’ha già una ragazza per il ballo! L’ha chiesto a Luna Lunatica e lei ha accettato!-

Hermione per poco non cadde dal letto.

-Cosa?!- chiese con un filo di voce. –Chi… chi te l’ha detto?-

-Me l’ha detto mia sorella, Padma. Sono amiche, lei e la Lovegood. Perché, non lo sapevi, Herm? Pensavo che Ron te l’avesse detto. Sei la sua migliore amica, no?-

La ragazza annuì, cercando di reprimere le lacrime.

-Io… sì. Non… non sapevo niente. Nessuno mi ha detto niente. Non lo sapevo.-

Calì si morse il labbro inferiore, accorgendosi in quel momento che Hermione stava avendo una reazione spropositata per una ragazza che veniva a sapere che quello che per lei era solo il suo migliore amico sarebbe andato ad un ballo con un’altra.

-Beh, ma si dice che ci vadano solo come amici.- si affrettò ad aggiungere.

La mora si alzò di scatto dal letto, dirigendosi verso la porta del dormitorio.

Lavanda la guardò confusa.

-Dove vai, Herm?-

-Vado… devo fare il giro di controllo, è tardi.-

-Ci sono i Prefetti per quello! Stai qui ancora un po’ a chiacchierare con noi!- insisté Lavanda, ma Calì le tirò una gomitata, facendole capire che non era il caso di trattenerla.

-Quando torno, magari… se siete ancora sveglie.- e scomparve dietro la porta.

 

 

 

 

 

Draco si avvicinò lentamente alla sagoma scura che aveva disturbato i suoi pensieri, la bacchetta sguainata e lo sguardo duro. Se era Pansy che era andato a cercarlo era pronto a scagliarle contro una Maledizione senza Perdono. Voleva starsene da solo, era così difficile da capire? Fece qualche altro passo e si ritrovò un’altra bacchetta puntata alla gola. Davanti a lui la Granger.

-Calma, Granger, abbassa quella bacchetta.- disse.

-Prima metti via la tua, Malfoy.-

Il ragazzo rimise l’oggetto nella tasca posteriore dei pantaloni e lo stesso fece la ragazza. Si scrutarono, non sapendo bene cosa dire. Fu Hermione a rompere il silenzio.

-Che ti è successo, Malfoy?-

Lui indossava ancora la divisa, ma sembrava che avesse litigato selvaggiamente con qualcuno. La camicia era completamente sbottonata e dei segni rossastri gli solcavano il petto. I pantaloni erano sporchi e stropicciati, con la cintura che penzolava slacciata. I capelli biondi spettinati gli conferivano un’aria stravolta.

-A te cosa sembra, Granger? Ho appena fatto sesso.-

Hermione tossicchiò.

-Qui?!-

Draco fece una smorfia e si guardò intorno. La Stanza delle Necessità in quel momento si presentava come una stanza spoglia, con solo una finestra che dava sul grande parco di Hogwarts.

-Io non faccio sesso in posti del genere e soprattutto non lo faccio da solo! Prima ho fatto sesso.-

-Ah… beh, certo. Ma… non puoi stare qui a quest’ora, Malfoy.-

Lui scrollò le spalle.

-Io me ne sto dove voglio, non sarai di certo tu a dirmi dove devo stare.-

La ragazza inarcò le sopracciglia.

-Io sono un Caposcuola, Malfoy. E sto facendo un giro di controllo giusto per rimandare coloro che sono fuori dal proprio dormitorio nel proprio dormitorio. E ti dico che non puoi stare qui, è tardi, tornatene nella tua Sala Comune.-

-Anch’io sono Caposcuola, Granger.-

-Sì, ma tu sei mezzo svestito e con dei graffi sul petto, Malfoy. Ho come la vaga sensazione che Silente darebbe ragione a me, non a te, se ora andassi da lui a dirgli che tu non te ne vuoi tornare tra le serpi.-

Il biondo ghignò.

-E tu hai gli occhi arrossati dal pianto, Granger. Non stai facendo un giro di controllo, quindi lascia stare le minacce, non ti conviene.-

Hermione si passò il dorso della mano sugli occhi per pulirsi le lacrime.

-Va bene… Allora me ne vado, non ho voglia di discutere con te.-

-Neanch’io ne ho. Ci si vede, Granger.-

Quando lei fu sulla porta, però, lui la richiamò indietro.

-Se te ne stai zitta puoi restare.-

La mora lo guardò stranita.

-Davvero mi lasci stare con te?-

Draco fece una smorfia.

 -Sì, ma non montarti la testa, Granger. Non è una proposta indecente, sto solo dicendo che se te ne stai zitta a piangere in silenzio o a fare quello per cui era venuta qui e non mi disturbi allora possiamo anche dividere questa stanza.-

-Io… va bene.-

-Perfetto.-

Rimasero in silenzio per una mezz’oretta e poi Hermione non ce la fece più a starsene lì con Draco Malfoy, in silenzio, senza insulti e frecciatine. Era una situazione troppo strana.

-Senti, Malfoy… cosa ci fai qui? Voglio dire, se hai appena fatto sesso con qualcuno non dovresti essere con questo qualcuno? Non dovresti… non so, dormire con lei?-

Draco alzò lo sguardo sulla ragazza. Aveva resistito al silenzio più di quanto avesse previsto, quindi una risposta gliela poteva anche concedere.

-I Malfoy non dormono con le loro donne.- disse con un ghigno.

-Oh, ma certo, come sempre i Malfoy devono distinguersi. Non credi che però sarebbe carino essere gentile con la Parkinson, una volta ogni tanto? State insieme da tanto, ormai…

-Quello che faccio e come tratto Pansy non sono affari che ti riguardano!- sbottò duro il ragazzo. L’ultima cosa di cui aveva voglia di parlare era proprio la sua ragazza. –E ora Granger, se non ti dispiace, è meglio che tu te ne torni dai tuoi amici Grifondoro. Hai infranto i patti.-

Hermione si morse il labbro inferiore e decise di non ribattere.

-È vero. Ora me ne vado. Ti consiglio di rientrare anche tu nel tuo dormitorio, è mezzanotte passata e domani iniziano gli esami. Devi essere riposato.-

Stava per andarsene, quando lui ancora una volta la richiamò.

-Granger, tu perché eri qui?-

Lei scrollò le spalle e sorrise tristemente al biondo.

-Perché nessuno mi ama, Malfoy.-

Draco fece un ghigno sarcastico.

-Allora hai saputo di Lenticchia e della Lunatica. Mi chiedevo quando i tuoi amichetti avrebbero avuto il coraggio di dirtelo.-

Si scambiarono uno sguardo, poi il ragazzo sbuffò.

-Comunque, Granger, il tuo non è un problema tanto grave. Io sono amato da tutti.-

-Oh, vorrei avere io questo tuo problema, Malfoy!-

-Ma nessuno lo sa fare nel modo giusto, nessuno lo fa in modo disinteressato. Ed è come avere qualcosa di inutile. E fa ancora più male, te lo assicuro.-

Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma si accorse che non aveva niente da dire dopo una confessione così intima ed importante fattale dal suo acerrimo nemico. Così se ne andò senza voltarsi indietro.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il ballo dei diplomandi ***


IL BALLO DEI DIPLOMANDI

IL BALLO DEI DIPLOMANDI

 

 

 

 

 

Hermione era seduta a gambe incrociate sul pavimento del bagno e leggeva attentamente le istruzioni di una pozione per lisciare i capelli. Era una cosa che le avevano regalato Calì e Lavanda per incoraggiarla ulteriormente ad andare al ballo, ed era fatta in casa, da una ragazza di Tassorosso, appassionata di Erbologia. Quindi, anche se era una delle migliori studentesse della Sprite, non c’era tanto da fidarsi. Quando finalmente si fu convinta che non c’era niente da temere, l’applicò sui capelli. Dopodiché tornò in camera, dove tutte le ragazze del settimo anno e Ginny si stavano vestendo.

-Herm, allora ti stai preparando anche tu, alla fine hai deciso di venire!- esclamò la più piccola di casa Weasley correndole incontro.

-Già, alla fine mi avete convinto, ragazze! Ho pensato che starmene a studiare anche stasera sarebbe stato troppo deprimente e così… eccomi qua!-

-È fantastico che tu ti sia convinta, Herm!- disse Lavanda sorridendole. –Se fossi mancata se la sarebbero presa tutti, non potevi mancare! Ma cosa ti metti? Non abbiamo ancora visto il tuo vestito.-

-Questa è una sorpresa, ragazze. Sarà una sorpresa per tutti.-

Ginny alzò un sopracciglio, dubbiosa.

-Non è che per caso hai deciso di conquistare mio fratello questa sera, vero? Perché te l’ho già detto, ‘Mione: lui non ti merita. Non merita che tu faccia tutto questo per lui!-

Calì annuì, d’accordo con l’altra ragazza.

-Secondo me Ginny ha ragione. Vi conoscete dal primo anno e lui non si è mai accorto di te. E questo vuol dire che è proprio uno stupido, dato che tu sei fantastica, Herm.-

Hermione sorrise tristemente.

-Sarà, ma la cosa non mi consola affatto. Io voglio lui e lui ha chiesto di andare al ballo a Luna! Di lei si è accorto, quindi non è scemo… ci può essere solo una conclusione: io non gli piaccio. Non nel senso i cui lui piace a me, almeno.-

Lavanda controllò l’orologio e poi con un colpo di bacchetta le tolse l’intruglio verdastro dai capelli, che le ricaddero lisci sulle spalle.

-Secondo me è che lui pensa di non piacerti, perché tu di sicuro gli piaci! Noi facciamo scommesse da un sacco di tempo su quando voi vi metterete assieme!-

-Lav ha ragione! Ricordi com’era geloso di Krum?- rincarò Ginny. –Quale motivo aveva di essere geloso se non gli fossi piaciuta? E poi le vostre solite liti e come lui ti cerca sempre per fare pace… secondo me è innamorato, Herm.-

Hermione la guardò con tanto d’occhi.

-Innamorato? Innamorato?! Lui è qua a meno di dieci metri che si sta preparando per uscire con un’altra e voi dite che è innamorato di me? Ragazze, non ha senso.-

-Lo so che per noi ragazze un ragionamento del genere può non avere senso, ma ti assicuro che i ragazzi ragionano proprio così. Ron vuole farti ingelosire e per questo ha invitato un’altra ragazza la ballo.-

-E allora non avrebbe dovuto dirmelo? Come faccio ad essere gelosa se lui non mi dice che esce con un’altra?-

Ginny sospirò e le raccolse i capelli in un fermaglio d’argento.

-Perché mio fratello è un po’ tonto. Comunque quello che dice Calì è vero, sai? Harry mi ha detto che Ronald voleva invitarti al ballo, ma che temeva che tu avresti detto di no, quindi ha lasciato perdere. Poi un giorno ha incontrato Luna per i corridoi e preso dall’angoscia di essere l’unico ragazzo senza una dama le ha chiesto di andare al ballo.-

Hermione sorrise, leggermente rincuorata da quelle parole, e le cacciò tutte fuori dal dormitorio.

-Va bene, mi fido di te. Allora mi vesto e ci vediamo giù, okay?-

 

 

 

 

 

Poco più in là, sempre nella torre di Grifondoro, i ragazzi stavano discutendo seduti sulle poltrone della Sala Comune, aspettando le rispettive ragazze.

-Però, Dean, quest’anno sei andato davvero forte! L’amica di mia sorella non è davvero niente male!- disse Ron ammiccando e dandogli una gomitata.

-Già… quasi quanto Harry che si è preso direttamente la piccola Weasley!- ribatté il ragazzo scoppiando a ridere. Ron cambiò immediatamente espressione.

-Hey, mia sorella non è stata presa da Harry! Harry non si è preso proprio nessuno! Vero, amico mio?-

Il ragazzo annuì, sapendo quanto potesse diventare violento il rosso in quel frangente.

Semeaus inarcò un sopracciglio.

-Come no! Ron, è inutile che tu faccia finta di niente, Harry è un ragazzo di diciassette anni ed ha certi… bisogni, se capisci cosa intendo. E Ginny è proprio un gran bel pezzo di ragazza. E poi stanno assieme da almeno sei mesi, è naturale che…

Ron scattò in piedi, fulminandoli uno per uno con lo sguardo, per poi soffermarsi su Harry.

-Tu reprimerai i tuoi istinti fino a che mia sorella non avrà compiuto minimo trent’anni, chiaro? E tu…- puntò il dito contro Semeaus. -…non osare mai più fare genere di commenti su Ginny, capito?-

I due annuirono, senza riuscire a trattenere le risate. Era incredibile che una persona potesse diventare tanto protettiva nei confronti di qualcun altro, anche se questo qualcuno era una sorella più piccola. Neville pensò che fosse meglio cambiare argomento prima che scoppiasse una lite coi fiocchi.

-Ron, anche tu ti sei trovato una bella ragazza, però.- disse timidamente.

Il rosso smise di fulminare gli altri e si accasciò nuovamente sulla poltrona.

-Lascia perdere.- mormorò.

Gli altri si scambiarono uno sguardo. Harry scrollò le spalle.

-In realtà lui non voleva invitare Luna.- spiegò. –Voleva invitare Hermione però ha sentito che lei non voleva venire al ballo e allora ha invitato l’unica ragazza che credeva gli avrebbe detto di sì.-

Dean storse il naso.

-Volevi invitare la Granger?-

Ron lo guardò male.

-Beh, che c’è? Hermione è una bella ragazza!-

-Certo, quando riemerge da dietro i libri!-

Harry sospirò.

-Dean, non parlare male della nostra migliore amica. Herm è molto carina e secondo me lei e Ron sarebbero perfetti insieme.-

-Beh, se è vero che gli opposti si attraggono sì, allora Ron ed Hermione sarebbero perfetti insieme. Però su questa cosa ho ancora i miei dubbi.-

Ronald scattò in piedi un’altra volta.

-Smettetela di parlare di me come se non ci fossi!- sbottò. –E poi che vorresti dire, che non sono abbastanza per lei?!-

Neville decise di fare da paciere per la seconda volta in dieci minuti. Forse sarebbe stato ricompensato per tutte quelle buone azioni e sarebbe riuscito a trovarsi una ragazza entro la fine della serata.

-Ragazzi, non litigate, va bene?- disse. Poi sospirò e sorrise. –Hermione è davvero una bella ragazza e Ron ha il diritto di farsi piacere chi vuole, quindi smettiamola di discutere.-

Il rosso sorrise all’amico, ma assunse tutt’altra espressione non appena Semeaus sbuffò:

-Il tuo parere non conta, Neville. Tu sei pazzo di Hermione dal primo anno!-

-È vero, Neville?- indagò Ronald incrociando le braccia al petto.

-Beh… ecco, io… trovo Hermione proprio una bella ragazza, dolce, intelligente. Con me è sempre stata molto gentile, me suggerisce sempre a Pozioni e…

-Per la barba di Merlino, allora è vero! Voi siete tutti matti! Io vado a prendere Luna, ci vediamo dopo… sempre che tu…- puntò il dito contro Harry -… non stia facendo chissà cosa con mia sorella piccola. E che tu…- si voltò verso Neville. -… non ci stia provando con la ragazza di cui sono innamorato dal primo anno! Arrivederci!- e se ne andò perdendosi lo spettacolo di un’Hermione vestita da un lungo abito nero molto elegante e provvisto di una profonda scollatura scendere dalle scale del dormitorio.

 

 

 

 

 

Draco si sistemò la giacca dello smoking e si guardò allo specchio.

-Come sto, Blaise?-

Il compagno di stanza fece una smorfia.

-Sei meravigliosamente meraviglioso, come sempre. Tutte le donzelle presenti ti cadranno ai piedi e Pansy avrà una crisi isterica. – ghignò. –Come sempre. Mi aiuti a fare questo dannato nodo?-

Il biondo ricambiò il ghigno.

-Ogni uomo sa farsi il nodo alla cravatta, Blaise. Papà Zabini non te l’ha insegnato?-

-Perché, papà Malfoy l’ha fatto?-

-Ovvio, saper fare certe cose è assolutamente indispensabile.-

-Ma davvero? Beh, papà Zabini ha altro da fare. Il braccio destro del Signore Oscuro ha più tempo libero di un umile Mangiamorte, Draco. Ora ti prego, fammi questo dannatissimo nodo altrimenti arriveremo entrambi in ritardo. E tu sai quanto Pansy detesti i ritardi.-

Draco sospirò e si avvicinò all’amico.

-Figurati, Pansy odia i ritardi ma lei puntuale non lo è mai. So già che dovrò andare a recuperarla in camera, altrimenti se la lascio fare al ballo non ci arriviamo proprio.-

Prese ad armeggiare con la cravatta e con pazienza gli spiegò ogni movimento che faceva. Alla fine tirò ed il nodo uscì perfetto.

-Visto, Blaise? Non è difficile, ci vogliono due minuti. Papà Zabini poteva sprecare un po’ del suo tempo prezioso per insegnarti una cosa tanto importante.-

-Forse. Però posso sempre chiedere a papà Malfoy di insegnare questa cosa tanto importante al migliore amico di suo figlio.-

Risero insieme, immaginando i loro padri perdere tempo a spiegargli come fare il nodo alla cravatta. No, non lo avrebbero mai fatto. Draco, continuamente obbligato ad essere presente alle varie cene tenute a Malfoy Manor, aveva imparato da Rosy, la governante, mentre Blaise, solitario ragazzo, non aveva imparato del tutto.

-Allora tu vai da Pansy?- domandò il moro mettendo la bacchetta nella tasca interna della giacca.

-Sì. Tu dove ti vedi con Stella?-

-Qua in Sala Comune. Ci vediamo dopo.-

Il biondo fece un cenno d’assenso e poi girò a destra, diretto verso la stanza di Pansy, mentre Blaise raggiungeva la propria dama, una bella ragazza dai capelli color pece.

-Pansy?-

La ragazza si voltò di scatto.

-Oh, Draco, sei tu. Mi hai spaventata!-

Lui si avvicinò e le diede un lieve bacio sul collo.

-Ovvio che sono io. Chi credevi che fosse?-

-Oh, nessuno. Pensavo solo che ci saremmo visti giù, come ci eravamo messi d’accordo.-

-Invece sono venuto su. Ti manca tanto?-

Lei scrollò le spalle.

-No, sono quasi pronta. Devo solo scegliere quale collana indossare. Tu quale preferisci?-

Lui osservò i vari gioielli. Erano tutti molto belli, preziosi sicuramente, ma per i suoi gusti troppo appariscenti. Alla fine prese in mano la collana più semplice, fatta da un filo di perle nere.

-Queste sono le più belle.-

Pansy sorrise.

-Perché sono quelle che mi hai regalato tu, Draco.-

Il ragazzo sorrise amaramente. Quello era l’unico regalo che avesse mai fatto a Pansy. Al quarto anno, quando era sinceramente convinto di essersi innamorato della ragazza. Un sentimento che era durato a malapena un mesetto.

-Appunto.- gliele allacciò dietro al collo e le sfiorò con un dito. Erano davvero belle e gli erano costate una fortuna. Le aveva comprate nell’unica gioielleria di Nocturn Alley. Suo padre sicuramente avrebbe potuto fargliele avere per molto meno, ma quando gli aveva chiesto di parlare con Madama Darkness, Lucius si era rifiutato sostenendo che nessuna donna meritava un regalo tanto prezioso. Gli disse che se voleva essere rispettato da Pansy non avrebbe dovuto farle alcun regalo, che i Malfoy non sprecavano tempo e denaro per le proprie donne. In quell’occasione Draco si era chiesto se non fosse per quel motivo che sua madre era tanto triste. E così aveva acquistato le perle, anche se aveva dovuto sacrificare molti dei soldi che aveva con fatica risparmiato per comprarsi una nuova scopa da corsa. Per fortuna a quella aveva pensato il padre solamente pochi giorni dopo.

Lei sorrise, lo prese sottobraccio ed insieme risalirono i sotterranei, diretti verso il luogo del ballo.

La Sala Grande era una cosa fantastica. Un immenso striscione con scritto “CONGRATULAZIONI DIPLOMANDI!” era sospeso in aria. Il soffitto incantato mostrava una distesa di stelle che sembrava brillassero solo per loro, i festeggiati studenti del settimo anno che presto avrebbero lasciato Hogwarts. Dove solitamente c’era il tavolo dei professori era stato allestito un palco, dove le Sorelle Stravagarie stavano suonando le loro canzoni più famose. Nella Sala ragazzi e ragazze vestiti con abiti eleganti stavano ballando, felici come in pochi altri giorni.

-Draco… guarda che bello!- sussurrò Pansy sorridendogli e trascinandolo in mezzo alla pista. Gli allacciò le braccia dietro al collo. –Non sei contento che finalmente abbiamo finito la scuola? Domani ci daranno e diplomi e poi saremo liberi.-

Liberi. Lui affondò il viso tra i capelli di lei che, dopo varie prove, erano biondi. Lui non sarebbe stato libero. La consegna dei diplomi non lo avrebbe reso libero, avrebbe segnato la sua condanna.

-Sì, Pansy.- sussurrò lasciandosi baciare. –Da domani saremo liberi.-

 

 

 

 

 

Harry si avvicinò ad Hermione, che stava appoggiata al tavolo delle bibite, e le tese la mano.

-Mi concede questo ballo, bellissima donzella?-

-Ma certo, mio altrettanto bellissimo cavaliere!-

Si sorrisero ed insieme si diressero verso il centro della pista da ballo. Lui la strinse tra le sue braccia e la fece volteggiare al ritmo lento della musica.

-Herm, stasera sei davvero meravigliosa. Se non fossi già felicemente fidanzato e non ti considerassi come una sorella credo che ci proverei con te.-

Lei arrossì un poco.

-Oh, lei è sempre il solito adulatore, signor Potter!-

-Ma glielo devo, signorina Granger! Se lei non mi avesse fatto copiare i suoi compiti ed i suoi appunti per questi sette anni probabilmente non sarei a questo ballo!-

Lei gli fece la linguaccia ed appoggiò la testa sul suo petto.

-Sono contenta che faremo l’Addestramento Auror insieme, Harry. Non credo che sarei riuscita a separarmi da te.-

-Anch’io, Herm. Tu, io e Ron, ancora tutti insieme, ancora uniti. È una cosa fantastica. E dopo che Voldemort sarà sconfitto… cioè, se sarà sconfitto, io…

-Tu sconfiggerai Voldemort, Harry. Io lo so. Lo sento dentro.-

Il ragazzo sospirò.

-Io non ne sono così sicuro, ‘Mione. Guarda… guarda quanti Serpeverde lasceranno la scuola domani. Tre quarti di loro diventeranno Mangiamorte. Nuove schiere proteggeranno Voldemort, il Lato Oscuro avrà nuove forze, nuova gente giovane al proprio servizio. Sarà tutto più difficile.-

-Se la vedi a questo modo la fine della scuola è a nostro vantaggio. Noi siamo tre Case, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, che combatteranno unite. Vinceremo, Harry. Vincerai!-

Lui le sorrise grato e le diede un bacio sulla guancia.

-Grazie, piccola.-

-Prego. Piuttosto, a proposito di Serpeverde, tu non hai notato nulla di strano in Malfoy, ultimamente?-

Harry aggrottò le sopracciglia.

-No. È sempre il solito stronzo rompiballe. Perché? Tu hai notato qualcosa di strano?-

“Sono amato da tutti. Ma nessuno lo fa nel modo giusto, nessuno lo fa in modo disinteressato. Ed è come avere qualcosa di inutile. E fa ancora più male.” Le parole del ragazzo le erano rimaste impresse nella mente come fossero state scritte con il fuoco.

-Non so. Mi sembra solo… triste. Infelice.-

-E da quando ti preoccupi della felicità di Malfoy?-

-Non mi preoccupo della felicità di Malfoy. È solo una cosa che ho notato. Non…

-Posso rubarti la dama per un ballo, Harry?-

Harmione si girò e sorrise a Ronald, che le stava tendendo la mano.

-Ma certo, così io torno dalla mia, di dama. Divertitevi!- disse facendo l’occhiolino al ragazzo.

La mora passò dalle braccia di Harry a quelle di Ron e si strinse a lui.

-Herm… senti, devo dirti una cosa.-

-Ah… sì? Cosa?-

-Beh, ecco… Per quanto riguarda il ballo… Io volevo invitare te, ma… Cioè, io ti…

-Ron, cos’è questo?- lo interruppe lei sfiorando un punto imprecisato sul collo del rosso.

Lui arrossì all’istante, mettendosi una mano dove prima lo aveva toccato lei.

-Non so. Cos’è?-

La ragazza si staccò da lui di colpo.

-È un succhiotto, Ronald! Un succhiotto! Non volevi invitare Luna, però da lei ti fai fare i succhiotti!-

-No, non è come… pensi. Io… cioè, lei… È stato solo un bacio!-

Hermione cercò di trattenere le lacrime.

-Non è stato solo un bacio! Un bacio non lascia di questi segni!-

-Invece sì, ti dico! È stata una cosa così! Era un normalissimo bacio, poi lei ha preso a… mordicchiarmi e… Lo sai com’è Luna, è una ragazza un po’ strana e…

-Lascia stare le scuse, Ron. Non importa. Lascia stare!- e detto questo corse via.

 

 

 

 

 

-Draco…- ansimò Pansy riemergendo dal passionale bacio in cui il biondo la stava coinvolgendo. –Andiamo in camera. Qua rischiamo dei guai.-

-No, non ho voglia di andare in camera… voglio restare qua. Mi piace rischiare. E poi questo divanetto è così nascosto, chi vuoi che ci veda?-

-Ho voglia di fare l’amore, tesoro. E di sicuro non possiamo farlo qui.-

-Dai, abbiamo una notte intera per fare l’amore. Ora non parlare… baciami e basta.-

Lei gli posò due dita sulle labbra.

-Aspetta. Draco… abbiamo una vita intera per fare l’amore, vero? Voglio dire, adesso che abbiamo finito Hogwarts noi possiamo… stare insieme ufficialmente, no? Far conoscere le nostre famiglie, far…

-Le nostre famiglie si conoscono già, Pansy.-

-Sì, ma si conoscono per altri motivi! Potremo farle conoscere per noi. Perché… stiamo insieme. Ufficialmente. Perché noi stiamo insieme ufficialmente, vero Draco? Cioè, la nostra storia ha un futuro?-

Draco si alzò di scatto, facendola quasi cadere dal divanetto.

-Pansy, ne abbiamo già parlato! Non sappiamo neppure se noi due avremo un futuro, come posso dirti qualcosa sulla nostra storia?!-

-Ma tu vuoi che la nostra storia abbia un futuro? Tu vuoi che… tu mi ami, Draco?-

Lui chiuse gli occhi. Era arrivato il momento di dire la verità.

-Io non ti amo, Pansy.-

Il viso della ragazza si deformò. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

-Draco… cosa stai dicendo? Tu… Io…

-Scusami, Pansy. Ora devo proprio andare. Devo parlare urgentemente con Silente. Ciao. Ciao, piccola. Ci vediamo presto.-

Se ne andò di corsa e la ragazza non poté fare altro che fissare il mantello con lo stemma di Serpeverde svolazzare alle sue spalle.

 

 

 

 

 

Hermione si chiuse la porta della Guferia alle spalle e si appoggiò al muro, cercando di riprendere fiato. Aveva corso per tutto il castello prima di decidere dove andare. Voleva un posto tranquillo, dove potesse piangere in pace. La Stanza delle Necessità era esclusa, sapeva bene che i Corovnero avevano organizzato un festino privato dentro di essa. Non voleva stare nella torre di Grifondoro perché tutto le faceva venire in mente Ron e quello era l’ultimo pensiero che voleva avere in quel momento. Così aveva optato per la Guferia, dove avrebbe potuto stare in pace e dove solo i gufi avrebbero visto le sue lacrime. Si accasciò per terra ed in quel momento la porta si aprì. Entrarono Draco Malfoy e Silente, che la notò subito.

-Signorina Granger, cosa ci fa qui?-

Lei si alzò, barcollando leggermente. Ci mancava solo fare una figura del genere davanti al Preside!

-Mi scusi, signore… avevo bisogno di un po’ di tranquillità.-

Il ragazzo sbuffò.

-Andiamo, Granger, credevo che avessi un po’ più di orgoglio! Vuoi farti rovinare anche il ballo da Lenticchia?-

Hermione lo fulminò con lo sguardo.

-E tu che ne sai, Malfoy?-

-Ne so esattamente come tutti gli altri. Il succhiotto sul collo di Weasley non è esattamente invisibile!-

La ragazza fece per ribattere, ma prontamente in Preside si mise in mezzo.

-Non è il momento di parlare di questo, ragazzi. Signor Malfoy, le consiglio di mandare quel gufo a suo padre. Signorina Granger, ci vorrà un attimo e poi lei sarà di nuovo da sola. Io vado ad avvertire l’Ordine, è importante che sappiano.-

Lui annuì e lei si risedette. Una volta che furono rimasti soli Hermione si strinse nelle spalle.

-Malfoy… che sta succedendo?-

-Niente che ti riguardi.-

-Ma Silente ha parlato dell’Ordine…

-Ho detto niente che ti interessi!- sbottò duramente Draco.

-Scusami, non volevo essere invadente. Comunque ora me ne vado, così non mi devi sopportare.-

Lui ghignò.

-Finalmente, Granger! Non ce la facevo più a vederti sempre con gli occhi rossi dal pianto.-

-Non ti preoccupare, dovrai vedermi ancora solo domani assieme agli altri Caposcuola durante la consegna dei diplomi e poi probabilmente non ci vedremo più.-

Il ragazzo esitò.

-Io… non ci sarò domani. Parto adesso, immediatamente. Quindi questa è l’ultima volta che ci vediamo.-

Hermione rimase colpita da quelle parole. “Questa è l’ultima volta che ci vediamo”. Per quanto lui fosse stato arrogante ed antipatico per tutti quegli anni aveva voglia di abbracciarlo. Dopotutto erano andati a scuola insieme per ben sette anni! E non era sempre stato solo un peso, alla fin fine in diverse occasioni le era stato utile. Aveva trovato il coraggio di picchiarlo al terzo anno, e quando non aveva più voglia di studiare perché la prendevano in giro lui, anche se inconsapevolmente, l’aveva spronata a fare sempre meglio. Lei non si sarebbe mai fatta oltrepassare da un Serpeverde e la cosa le aveva dato la spinta quando ne aveva bisogno.

-Ah. E dove vai? Non hai ancora ricevuto il diploma.-

Lui le indicò la pergamena che aveva appena allacciato alla zampa di un bellissimo gufo reale.

-Silente me l’ha appena dato. Comunque per il dove vado…

-Lo so, non sono affari miei.-

Draco le concesse un ghigno che assomigliava vagamente ad un sorriso.

-A dire la verità non lo so neppure io. Ho solo bisogno di andarmene. Altrimenti… non so, me ne voglio andare per un po’.-

Hermione gli si avvicinò, titubante.

-È perché non vuoi diventare Mangiamorte, vero? E se tu tornassi a casa tuo padre ti costringerebbe.-

Lui si irrigidì impercettibilmente.

-Non posso parlarti di questo, Granger. Sappi solo che… io non sono mio padre.-

La ragazza annuì.

-Lo so. Cioè… lo sospettavo. Sono contenta di avere ragione. Allora… spero che ti vada tutto bene, Malfoy.-

-Bene, lo spero anche io. Ora vado.-

-Addio, Malfoy.-

Lui inforcò la scopa e vi salì sopra. Hermione, presa da un attimo di follia, lo trattenne per un braccio.

-Portami con te, Malfoy. Neanche io voglio restare qui!-

Il biondo spalancò gli occhi, ma si riprese subito.

-Tu sei matta, Granger! Figurati se ti porto con me!-

Lei lasciò andare la manica dello smoking come se bruciasse.

-Certo, scusami. Non so cosa mi sia preso. Addio.-

-Arrivederci, Granger.- si librò in volo ed indirizzò la scopa verso la grande finestra della Guferia. –Chiedi a Silente il mio discorso e leggilo tu per me, domani. Tra tutti gli altri Caposcuola sei quella che più mi somiglia e che più merita di poter leggere a tutta la scuola quello che ho scritto.-

Hermione gli sorrise per la prima volta in sette anni e lui se ne andò.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Compagna di viaggio inaspettata ***


COMPAGNA DI VIAGGIO INASPETTATA

COMPAGNA DI VIAGGIO INASPETTATA

 

 

 

 

 

Draco si sdraiò sull’asciugamano di spugna verde e argento, posizionato strategicamente sotto l’ombrellone in modo che nessun raggio di sole potesse raggiungere la sua pelle diafana, ed inspirò l’aria di mare. Si rilassò ed intrecciò le mani dietro alla nuca. Sorrise ad una ragazza con indosso una minuscolo due pezzi arancione e poi chiuse gli occhi.

Ancora non ci credeva, sua padre gli aveva regalato un anno di libertà. Naturalmente “regalato” non era la parola corretta per definire quella eccezionale concessione, i Malfoy non davano niente in cambio di niente.

Draco aveva dato la sua parola a Lucius che, tornato dall’anno di congedo, si sarebbe fatto marchiare subito, saltando del tutto l’Addestramento. Addestramento che, come aveva fatto notare al padre, aveva già fatto per praticamente tutta la sua vita. Vivendo a casa Malfoy si imparava da subito ad ubbidire agli ordini senza controbattere. L’essere spietato, freddo, calcolatore, invece, era un dono di natura per Draco, farglielo imparare sarebbe stato inutile.

Ma per Lucius quelle argomentazioni non erano bastate. E a quel punto era entrato in scena Silente. Naturalmente Draco non aveva parlato al Preside del destino che lo attendeva una volta tornato a casa, aveva solo detto che se ne voleva andare per un po’ ed il resto il mago glielo aveva letto negli occhi grigi. Così Silente aveva parlato con Lucius della giovane età del ragazzo e del peso di portare il nome dei Malfoy. Gli aveva semplicemente consigliato di lasciare al figlio ancora un  po’ di tempo. E Malfoy Senior aveva acconsentito. Evidentemente sotto le innocue e per niente allusive parole di Silente c’era stato molto di più.

Fatto sta che ora Draco era libero, in giro per il mondo. Il quel momento si trovava a Casablanca, era lì già da un paio di giorni e aveva visitato molto. Un giorno si era inoltrato nella città babbana, mentre gli altri li aveva passati “a casa”, nella parte magica, alternando il tempo con divertimenti e ricerche. La storia della magia in quel paese era affascinante e non sarebbero bastati anni per conoscere tutti i grandi maghi che vi erano vissuti. Adesso invece aveva deciso di visitare la parte turistica, si era concesso una pausa al mare e aveva fatto un giro per i negozi. Per la serata aveva in programma di andare in qualche locale che gli avevano consigliato in albergo.

Si girò sulla schiena e prese ad osservare la fauna femminile. Aveva bisogno di un’accompagnatrice, si annoiava da solo. E soprattutto senza sesso non ci sapeva stare. Se avesse saputo che se ne sarebbe potuto andare per un anno avrebbe aspettato a mollare Pansy. Lei alle volte era davvero una piaga, ma aveva dimostrato di volergli bene e di avere la volontà di seguirlo ovunque andasse. O forse avrebbe dovuto dire di sì alla Granger. Sorrise al pensiero. Figurarsi, sarebbe stata una noia tremenda! La cara Grifondoro saputella avrebbe preteso di fare un itinerario delle città che avrebbero visitato e di tutto quello che avrebbero visto. Sarebbe stato tutto programmato, senza un pizzico di avventura ed improvvisazione. Lui, invece, si lasciava trasportare dal vento. Andava dove ne aveva voglia e se il posto gli piaceva ci restava per dei giorni, altrimenti se ne andava. Era sempre in movimento, anche per paura che il padre potesse avere la brillante idea di farlo cercare per portarlo indietro; alle volte alloggiava in alberghi di gran classe, come lì a Casablanca, e alle volte chiedeva ospitalità presso famiglie di maghi. E la cosa che lo stupiva ogni volta era che lo ospitavano. D’altronde lì non era Draco Malfoy, figlio del braccio destro del Signore Oscuro, lì era un ragazzo come tanti, in un viaggio all’insegna dell’avventura.

-Ciao, scusami, tu parli inglese?-

Una bella ragazza sulla ventina dalla pelle ambrata si era seduta sulla sabbia accanto a lui. Draco si mise su un fianco, concedendole la possibilità di vedere il suo petto levigato, e le sorrise sensualmente.

-Sì. Perché, posso esserti d’aiuto in qualche modo?-

-A dire la verità sì. Il mio inglese è un po’ stentato, lo capisco, lo parlo, ma non lo so leggere bene. Vorrei sapere cosa c’è scritto esattamente su questo biglietto.-

Il ragazzo prese il pezzettino di carta che lei gli tendeva e, leggendone il contenuto, ghignò.

-Questi sono dei numeri, bellezza.-

-Esatto. Sei perspicace. Quello è il mio numero di telefono. Ed è per te.-

Lui lo mise nella tasca del costume.

-Grazie. Ne farò buon uso.-

Lei si passò una mano tra i capelli neri.

-Allora chiamami stasera. Lavoro in un locale, il “Casablanca Magic”. Ballo la danza del ventre. Se vuoi venire a trovarmi…-

Draco le si avvicinò di un poco. Le loro labbra separate da pochi centimetri.

-Nemmeno ti conosco... E tu non conosci me.-

-Appunto… Stasera ci conosceremo meglio.-

Lui si avvicinò ancora un po’.

-Potrei avere una ragazza.-

-Se tu avessi una ragazza in questo momento sarebbe con te. Io una tale meraviglia quale sei non la lascerei sola nemmeno per un minuto.-

Draco sorrise appena.

-Mi stai adulando?-

Lei ricambiò il sorriso.

-Forse. Stasera verrai?-

-Come ti chiami?-

-Lisandra. E tu chi sei?-

-Draco.-

-Bene… hai un nome molto sexy, Draco. Allora verrai?-

Lui si sporse e le leccò sensualmente un labbro. La ragazza, spiazzata da tanta audacia, si toccò la bocca, ancora umida dalla saliva di lui. Notò che il ragazzo aveva un sorriso davvero molto sexy. Si leccò il labbro e sentì il sapore dolce della vaniglia. Era buono. Draco la fissò negli occhi.

-Verrò. Ciao, Lisandra.-

 

 

 

 

 

Hermione atterrò di schiena sul tappetino e chiuse gli occhi.

-Granger, cos’era quello?! Forza, alzati!-

Le ragazza sbuffò e si rialzò come le era stato ordinato.

-Mi scusi Comandante, farò meglio.- borbottò rimpiazzandosi davanti a Ron.

-Non mi risponda, Granger! Ora continuate ad allenarvi! Potter, controlli i suoi amichetti, io ho una riunione. Ancora mezz’ora e potete smettere!-

Il Comandante se ne andò ed Hermione si avventò su Ron con molta più foga di quanta il ragazzo si aspettasse, facendolo così cadere a terra.

Harry le si avvicinò e la sollevò di peso dall’amico.

-Herm, calmati. Allenarti in questo modo non serve a niente, se non a ritrovarti poi con un fidanzato distrutto e dolorante. Devi concentrarti e colpire come ti è stato insegnato.-

La mora lo guardò infuriata.

-Non dirmi cosa devo fare, Harry! In questo momento è inutile, sono troppo arrabbiata per fare qualsiasi cosa! Ora me ne vado a fare la doccia e ne riparliamo stasera, va bene?

Ron ed Harry si scambiarono uno sguardo.

-‘Mione, amore, vuoi… parlare un po’?- provò a chiedere il rosso.

-Hai sentito cos’ho detto un attimo fa, Ronald? L’unica cosa che voglio fare è la doccia!-

-Ma il Comandante ha detto che…

La ragazza gli puntò minacciosamente un dito contro.

-Non me ne frega niente di quello che ha detto quel cretino arrogante, Ron! Ora vado a fare la doccia. Se vuoi venire con me bene, altrimenti resta pure ad ubbidire al tuo caro Comandante!-

Il ragazzo non disse nient’altro e la seguì fuori dalla palestra, facendo un cenno ad Harry che sottovoce gli stava sibilando “falla calmare”.

-Herm… Herm, piccola…- Ron raggiunse la sua ragazza e le mise un braccio sulle spalle. –Mi vuoi dire che c’è? In questi giorni sei talmente nervosa che nessuno sa più come prenderti.-

Lei sbuffò e spalancò la porta dello spogliatoio. Si sedette sulla panca e fece cenno al ragazzo di accomodarsi accanto a lei.

-Forse ho sbagliato a scegliere. Combattere non è la mia strada, Ron. Non sono coraggiosa e non sono impulsiva. Ho bisogno di ragionare prima di fare qualsiasi cosa. E per come la mette il Comandante in una battaglia uno non ha tempo per pensare, deve reagire e basta. Altrimenti lo ammazzano.-

-E allora perché hai scelto di fare l’Auror, tesoro? Se lo hai scelto vuol dire che lo desideri. Inoltre il tuo cervello in un Auror è una componente fondamentale. Una componente che pochi hanno.-

-Lo so, è quello che pensavo! Ma il Comandante non la pensa così. Mi tiene nella sua squadra giusto perché sono la migliore amica di Harry, e perché sono la ragazza di una delle sue migliori reclute, nonché altro migliore amico di Harry. Mi ha fatto capire piuttosto esplicitamente che non valgo niente come Auror.-

Ronald la strinse a sé e le diede un bacio sulla fronte.

-Questo non è assolutamente vero! Tu vali molto! Silente alla consegna dei diplomi ha detto che saresti diventata un grande Auror! E Silente non sbaglia mai, lo sai! E poi scusa, se io valgo qualcosa come Auror non puoi non valere niente tu!-

La mora gli sorrise.

-Grazie, Ron. Senza di te non saprei cosa fare.-

-Io non saprei cosa fare senza di te! E ora la facciamo quella doccia oppure no?- sussurrò lui maliziosamente.

-Oh, Ron… qui?! Ci potrebbero scoprire e…

-Ma se mi hai trascinato qui apposta per fare la doccia! Hai detto: “se vuoi venire con me…

-Lo so cos’ho detto, Ronald, ma… Oh, al diavolo le inibizioni! Facciamo questa doccia!-

Si spogliarono e si ficcarono sotto il getto d’acqua. Piano, sensualmente, il ragazzo prese a massaggiarle le spalle. Lei si rigirò tra le sue braccia ed iniziò a baciarlo con passione. Stavano approfondendo il loro incontro, quando la porta della doccia si spalancò. La faccia furente del Capitano comparve davanti a loro.

-Weasley! Granger! È questo che fate quando dico di continuare l’allenamento?! Questa cosa vi costerà cara! Weasley, doppio turno per stanotte! Granger… lei è sospesa per una settimana!-

Hermione, che si era preoccupata di stringersi addosso un asciugamano e di passarne uno a Ron, strabuzzò gli occhi.

-Perché lui… perché io vengo sospesa e lui no?! Non è giusto!-

-Non è giusto che lei distragga uno dei miei migliori uomini! Così ho deciso e così è!-

La ragazza prese a vestirsi, arrabbiatissima.

-Lo sa cos’è lei?- sibilò infilandosi rabbiosamente un paio di jeans. –Lei è un… un… meschino coglione maschilista!-

-Davvero? E lo sa cos’è lei, Granger? Lei è espulsa dall’addestramento Auror!- ribatté il Comandante sorridendo sarcasticamente.

Ron si grattò la testa, non sapendo cosa fare.

-Andiamo, Comandante, non le sembra di esagerare? La mia ragazza in questo momento è un po’…

-Lasci stare, Weasley, se non vuole essere sospeso anche lei!-

Il rosso sbuffò ed Hermione si incamminò verso l’uscita.

-Herm… dove stai andando?-

-Me ne vado! Sono lavata e profumata, esco a visitare questa bellissima città che non ho avuto la possibilità di visitare prima, dato che il caro Comandante non faceva altro che ricordarci che questa non è una gita di piacere.- sbottò secca la mora.

-Non dire sciocchezze, dai! Parliamone con calma, ritira quello che hai detto sul Comandante e…

La ragazza scosse la testa senza voltarsi.

-Sono appena stata espulsa, Ronald!-

Il Comandante sospirò.

-Signorina Granger, lei non è espulsa. È solo sospesa, se accetta il fatto senza commentare.-

-Mi spiace, ma non accetto le ingiustizie. Ciao Ron, salutami Harry.-

-Se esce di qui non rientra, Granger!-

-Non rientro!- furono le ultime parole che Hermione pronunciò prima di lasciare il quartier generale dell’Addestramento Auror.

 

 

 

 

 

Draco entrò nel “Casablanca Magic” e si accomodò ad un tavolino nascosto. Subito una cameriera che doveva avere più o meno la sua età, vestita di un abito caratteristico gli si avvicinò per prendere l’ordinazione.

-Cosa le porto, signore?- domandò sorridendogli.

-Un whisky incendiario.- rispose lui ricambiando il sorriso. Le donne in quel posto erano veramente belle. Formose, sensuali ed estremamente intriganti, con i loro occhi scuri.

La cameriera fece comparire il whisky con un colpo di bacchetta e poi si sedette di fronte a lui.

-Il signore desidera qualcos’altro? Un po’ di compagnia, forse?-

Il biondo le scostò una ciocca di capelli dal viso. Era mora, come Lisandra, ma più giovane. E nei modi sembrava molto timida.

-Come ti chiami?-

- Samira.-

-Io sono Draco. Mi piacerebbe davvero tanto restare in tua compagnia, ma sono venuto perché una persona me lo ha chiesto. Una ragazza.-

-Oh.- sul viso della mora si poteva leggere la delusione. –Beh, se è così non importa. Io ti stavo offrendo solo la mia compagnia. Per parlare, per raccontarti della città, se sei appena arrivato qua. Non per…

Draco si morse il labbro. Era fantastico che riuscisse ad abbordare tante donne stando semplicemente seduto, ma addirittura due in una serata erano troppe! Però…

-Certo. Se è così… sto aspettando Lisandra, una ragazza che lavora qui. Mentre l’aspetto possiamo parlare, se ti va.-

-Lisandra. La conosco, è una ballerina eccezionale! Farà il suo numero tra poco. Intanto possiamo parlare, va bene.-

Chiacchierarono per un bel po’. Lui le raccontò che si era appena diplomato ad Hogwarts e si stupì, venendo a sapere che Silente era conosciuto anche lì, in Marocco. Ma dopotutto avrebbe dovuto sospettarlo, nominare Silente era come nominare Harry Potter. La ragazza, invece, si stupì che lui conoscesse proprio il Ragazzo Sopravvissuto. Gli chiese se era simpatico e se era davvero così bello come appariva sui giornali. Draco storse il naso e lo strapazzò per benino, ma poi le promise che, se mai fosse andata in Inghilterra, glielo avrebbe fatto conoscere. Era una promessa che mai avrebbe mantenuto, dato che non aveva proprio alcuna intenzione di rivedere Potter, una volta tornato indietro, ma la cosa gli fece guadagnare uno splendido sorriso da parte di Samira.

Parlarono anche di come fosse la situazione della magia in un paese arabo come quello. La ragazza gli disse che lì la situazione era piuttosto critica perché molti giovani maghi aspiravano a diventare Mangiamorte come se fosse una cosa bella. Draco espresse la sua opinione come se fosse un ragazzo normale, uno che avesse come padre un guaritore o un impiegato del Ministero, e si sentì libero fino in fondo per la prima volta nella vita.

Ad un tratto le luci calarono ed una decina di danzatrici del ventre iniziarono a ballare per il locale. Lisandra gli si mise davanti e prese a muovere sensualmente il bacino. Era bella ed intrigante. Lui le sorrise e lei passò al prossimo tavolo. Samira gli spiegò cosa significava la danza del ventre nella loro cultura. Pansy aveva spesso ballato a quel modo per lui, ma ora che sapeva cosa c’era dietro a quel ballo sensuale, era tutto ancora più sexy.

Una volta che Lisandra ebbe finito il numero lo raggiunse al tavolo.

-Ciao, Draco.- gli sorrise. –Ciao anche a te, Samira.-

Il biondo ricambiò il sorriso. In quella serata aveva sorriso più di quanto avesse fatto in tutta la sua vita.

-Ciao, Lisandra.-

-Draco viene dall’Inghilterra. Ha appena finito Hogwarts!- sussurrò Samira eccitata di poter raccontare all’amica quello che il ragazzo le aveva detto.

-Ma davvero? Allora sei giovane. Quanti anni hai, Draco?-

Il ragazzo bevve un sorso di whisky.

-Venti, bellezza.- rispose passandosi una mano tra i capelli biondi.

-Diciotto.- lo corresse una voce impastata che non riconobbe. Si girò di scatto e si ritrovò davanti la Granger.

-Sei sempre in mezzo, vero Granger?- chiese abbandonando il sorriso che per tutta la sera aveva riservato a Samira e Lisandra e riprendendo il suo solito ghigno.

-Solo quando sento che viene detta una bugia.-

La mora sorrise alle due donne che erano al tavolo con lui ed occupò una quarta sedia. Per la verità ci si lasciò cadere sopra.

Lisandra passò lo sguardo da uno all’altra.

-Pensavo fossi solo.- disse guardandolo intensamente.

-Infatti sono solo. La signorina se ne va.-

Samira tirò una gomitata alla collega.

-Lisandra, non sono affari nostri se Draco è qui da solo o in compagnia!- sorrise al ragazzo. –La signorina non se ne deve andare per colpa nostra, Draco.-

Hermione si accomodò meglio sulla sedia.

-Allora resto, dato che alle tue due donne non da fastidio. Vado a prendere qualcosa da bere e…

-Dimmi cosa vuoi, te lo porto io.-

-Tu cosa stai bevendo, Malfoy?-

Le due ragazze trattennero il fiato e Draco si appoggiò allo schienale della sedia, chiudendo gli occhi.

Samira si morse il labbro inferiore e Lisandra lo guardò dura.

-Sei un Malfoy?-

Il biondo riaprì gli occhi e ghignò.

-Già. Draco Malfoy. C’è qualche problema?-

Samira gli sorrise.

-No, figurati. Solo… non ce l’avevi detto.-

-Non pensavo fosse importante.-

-Sarebbe stato carino dircelo.- sbuffò Lisandra alzandosi. –Di questi tempi bisogna stare attenti. Ora dobbiamo proprio tornare al lavoro. Andiamo Samira?-

Anche l’altra ragazza si alzò e si chinò a dargli un bacio sulla guancia.

-Sei simpatico, Draco.- sussurrò facendogli l’occhiolino. Dopo scomparve dietro al bancone.

Draco si girò verso Hermione. L’espressione dura ed il solito ghigno.

-Sarai contenta adesso, Granger. Grazie a te mi sono perso la compagnia. Avevo due bellissime donne capaci di fare la danza del ventre in modo spettacolare ed ora mi ritrovo con… te!-

La mora trangugiò il whisky che il biondo non aveva ancora bevuto e scosse la testa, avvicinandosi a lui. Il ragazzo storse il naso, sentendo che puzzava di alcol.

-Granger, sei ubriaca!-

-Mi spiace, Malfoy!- biascicò lei. –Non volevo farle andare via. Non sapevo che anche qua avessero paura di te.- si tirò una manata sulla fronte. –Di tuo padre, volevo dire.-

-Lascia stare, non importa.- le tolse di mano il bicchiere. –Piuttosto, cosa ci fai qui? Credevo stessi facendo l’addestramento Auror.-

-E chi te l’ha detto?-

-Lo sanno tutti. C’era anche un articolo sulla Gazzetta del Profeta. “Potter, Weasley e Granger ancora uniti per il bene del mondo della magia.” Che titolone, eh?-

-Ho litigato con il Comandante e me ne sono andata.-

-Accidenti. La Granger è diventata coraggiosa!-

Lei appoggiò la testa sul tavolo.

-Lasciami stare, Malfoy. Sono nella merda. E la testa mi gira come non so che cosa.-

Lui sospirò.

-Sono affari tuoi. Non dovevi bere così tanto. Io adesso me ne vado. Salutami Lenticchia e San Potter.-

Hermione si alzò, reggendosi alla sedia per non cadere.

-Vengo con te.-

Draco scoppiò a ridere.

-Non dire sciocchezze, Granger! Non puoi venire con me!-

-E chi lo dice?-

Il ragazzo la guardò come se fosse scema.

-Io! Chi vuoi che lo dica?-

-Dai, fammi venire con te! Lo sappiamo tutti e due che vuoi una compagna!-

-Ma se non sai neanche dove vado!-

-Invece lo so!- ribatté lei mettendo il broncio. –Nel tuo discorso, quello di fine anno, hai scritto che non desideravi altro che viaggiare intorno al mondo. Tuo padre ti ha concesso un anno e tu vai in giro per il mondo.-

Lui la guardò perplesso.

-Come fai a sapere di mio padre?-

-Me l’ha detto Silente. Comunque anche io voglio andare in giro per il mondo! Portami con te, Malfoy! Giuro che non ti darò fastidio.-

-Me ne stai già dando. E comunque dici così solo perché sei ubriaca. Tu non puoi voler venire con me… tu mi odi!-

Hermione fece una risatina sguaiata.

-Lo so! Potremmo appianare le nostre divergenze.-

Lui scosse la testa.

-Te lo ripeto, parli così solamente perché ubriaca fradicia! Se fossi sobria non vorresti venire con me!-

Lei lo guardò negli occhi e sorrise.

-Sbagli, Malfoy. Te l’ho già chiesto da sobria. Nella Guferia, ricordi?-

Draco fece per ribattere, ma si accorse di non avere niente da dire. In effetti era così, quella era la seconda volta che la Granger gli chiedeva di andare con lui. Forse poteva anche dirle di sì. Dopotutto che lui avesse bisogno di una compagna di viaggio gli era ormai palese. Aveva pensato a Samira, quella ragazza, anche se la conosceva da appena una sera, gli era simpatica. Inoltre con lei riusciva a parlare come con… come con nessun altro, dato che non aveva amici. Ma la Granger aveva rovinato tutto, svelando che lui era un Malfoy. Già, era colpa sua e proprio lei gli stava offrendo la vendetta su un piatto d’argento. Se fosse andata con lui l’avrebbe fatta penare come non mai. Però…

-Andiamo, Malfoy, fammi venire! Pensa che Ron, il mio ragazzo, ed Harry, il mio migliore amico, entrambi tuoi acerrimi nemici, mi aspettano. Ma io, invece di scegliere di tornare da loro, sto scegliendo di venire con te. Non sarebbe una grande soddisfazione per il tuo enorme ego?-

Lui ghignò. La Granger da ubriaca era davvero perfida!

-Credo che lo sarebbe, sì. Facciamo così, puoi venire con me. Ma scommettiamo sulla tua permanenza in mia compagnia così, quando te ne andrai scappando a gambe levate, io avrò anche un guadagno. Ti va bene?- li chiese porgendole una mano.

-Mi va bene qualsiasi cosa, basta andarmene di qui.- biascicò Hermione stringendogli la mano.

 

 

 

 

 

Mmmh… l’inizio non mi piace granché, ma questa era la versione migliore che mi è venuta fuori. Per il resto il capitolo mi piace! Visto, Hermione andrà con Draco… e da qui inizia il divertimento!! Ve li immaginate insieme quei due in giro per il mondo (magico e non)? Se non ve li immaginate ve li faccio immaginare io =)

Grazie a chiunque legga la mia storia e un grazie speciale a coloro che recensiscono: patty, savannah (*-*… sei tu! La tua The Ground Beneath Her Feet resterà sempre nel mio cuore e sapere che tu, l’autrice di quella meraviglia, hai recensito la mia storia… è stata veramente un’emozione! Comunque, il discorso tra Draco e Silente in questo capitolo compare un po’ messo lì così, ma ho intenzione di farglielo approfondire… il rapimento romantico… era un’idea che mi piaceva parecchio, ma erano ancora tutti e due troppo nei loro “ruoli” e mi sembrava troppo strano farli scappare così… eppure sono scappati lo stesso ^^ ciau), chihiro, Emily Doe, mirtilla (Draco la porta Hermione con lui… un po’ in ritardo ma la porta! Eheheh)

Baci a tutti, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Prima regola: mai prendere decisioni da ubriachi ***


PRIMA REGOLA: MAI PRENDERE DECISIONI DA UBRIACHI

PRIMA REGOLA: MAI PRENDERE DECISIONI DA UBRIACHI

 

 

 

 

 

Hermione si svegliò ed allungò la mano verso sinistra. –Ron.- mugolò con la voce impastata. –Mi gira la testa.-

Aspettò che il ragazzo l’abbracciasse, come tutte le mattine, e la baciasse, ma niente di tutto quello accadde. Pensò che Ron fosse andato con Harry a fare una partita di Quidditch mattutina, come spesso faceva prima di iniziare gli allenamenti, così si rannicchiò di nuovo sotto le coperte. Sospirò, pensando alla faticosa giornata che l’attendeva, e rotolò su un fianco, atterrando per terra di fondoschiena. Strano, pensava che il letto fosse più grande! Ma le bastò aprire gli occhi e guardarsi in giro per accorgersi quella non era la sua stanza e di conseguenza quello non era il suo letto, ma un elegante divano di seta verde smeraldo. Si trovava in un’enorme salotto, probabilmente di un albergo. Cosa ci faceva in un albergo e per di più sul divano? Si massaggiò le tempie, aveva un gran mal di testa. E ricordava poco della sera precedente. Cos’aveva fatto? Si sforzò di farsi tornare in mente qualcosa, ma nella sua testa non v’era nient’altro che buio.

-Ehm… c’è qualcuno?- domandò sperando che Ron o Harry o qualsiasi altra persona arrivasse all’istante e le spiegasse come mai si trovava in quel posto.

La porta alla sua destra si aprì ed uscì un ragazzo con un asciugamano avvolto intorno alla vita ed un altro che gli copriva la testa ed il volto, con il quale si stava asciugando i capelli. Hermione si ritrovò a pensare che non aveva mai notato quanto fosse muscoloso il petto di Ronald. Certo, prima il Quidditch a scuola e poi l’Addestramento Auror lo avevano levigato ben bene, ma non si era mai accorta che fosse addirittura così levigato.

-Buongiorno, Granger, pensavo che avresti dormito per tutto il santo giorno.-

Hermione rimase a bocca aperta. Quella voce… non era di certo quella del suo ragazzo o del suo migliore amico. Quella voce era di… no, non poteva essere. Non aveva alcun senso, cosa ci faceva con lui in un albergo? No, non poteva essere lui.

Il ragazzo finì di asciugarsi i capelli e buttò l’asciugamano su di una sedia lì vicino. La ragazza strabuzzò gli occhi, incredula. Era davvero lui!

-Malfoy!- esclamò sbigottita. –Dio, cosa… che ci faccio qui?! E… tu cosa ci fai qui?!-

Lui ghignò.

-Io qui ci alloggio.-

-Sì, ma io? Cosa caspita ci faccio qui con te?!- gli lanciò un’occhiata ed arrossì. –Comunque non potresti vestirti?-

Draco si sedette sul divano dove lei aveva dormito e vi si sdraiò di modo che Hermione fosse costretta a rimanere sul freddo pavimento di marmo, ignorando la sua seconda richiesta.

-Davvero non sai cosa ci fai qui, Granger? Non ti ricordi nulla?-

La mora si morse il labbro inferiore.

-No, nulla.- confessò a disagio. La paura di aver fatto una qualche cavolata la stava divorando. –Dimmelo tu, Malfoy.-

Lui rilassò le gambe e lei si impose di non fare pensieri sconci ogni qual volta lo sguardo le sarebbe caduto sul torace e le gambe scoperte del biondo.

-No, facciamo invece che tu provi ad indovinare, è più divertente. Io ti darò solo qualche indizio: siamo nell’hotel più prestigioso di Casablanca e pago io. È mattina, quindi vuol dire che la notte l’hai passata qui. Io indosso solo un asciugamano, tu una misera maglietta che a malapena ti copre le cosce. Che dici, cos’è successo?-

Hermione sbuffò.

-Non ho intenzione di pensare nemmeno per un istante che noi possiamo essere andati a letto insieme, perché non l’avrei mai fatto. E non lo farò mai. Inoltre la cosa non avrebbe senso, dato che io ho dormito sul divano. Quindi vedi di dirmi la verità.-

Draco sogghignò.

-Ci credi se ti dico che hai fatto qualcosa di peggio che fare sesso con me?-

La ragazza scoppiò a ridere, ma subito smise: il dolore alla testa ancora non glielo permetteva.

-È impossibile, Malfoy. Non c’è niente di peggio che fare sesso con te.-

-Nemmeno aver scommesso di passare sette mesi in giro con me per il mondo?-

Hermione spalancò la bocca per ribattere che non avrebbe mai scommesso su una cosa del genere, quando tutto le tornò in mente: la lite con il Comandante, la sua sfuriata, il locale in cui di sfuggita le era sembrato di vedere Malfoy, che alla fine si era rivelato veramente lui, la sbronza, la sua richiesta di portarla con sé, la scommessa. Certo, ora ricordava. Sbuffò e si alzò in piedi, serrando le braccia al petto.

-Ero ubriaca, Malfoy, naturalmente ora che sono sobria non ho intenzione di venire con te.-

Lui scrollò le spalle e fece scorrere lo sguardo su e giù sul corpo di lei. Doveva ammettere che non era niente male, così poco vestita. Se a scuola non avesse indossato sempre e solo la gonna della divisa che arrivava a metà polpaccio probabilmente ci avrebbe fatto un pensierino. Le sorrise sarcasticamente.

-Ma davvero? Non fai altro che contraddirti, Granger. Proprio tu ieri sera mi hai fatto notare che da sobria me l’avevi chiesto, la sera del ballo dei diplomandi. Quindi anche da sobria hai intenzione di venire con me. E ci verrai.-

Hermione si mise le mani sui fianchi e assunse la sua speciale espressione che spaventava tanto Ron. Naturalmente a Draco quello sguardo non fece né caldo né freddo. Quello che invece attirò il suo sguardo furono le mutandine nere scosciate di lei, che la maglietta sollevata leggermente dalle mani sui fianchi ora permetteva di vedere. Per un istante pensò di dirglielo, ma poi decise di lasciar perdere e godersi la visuale.

-Quella sera non c’entra, Malfoy. Ero sobria, ma piuttosto triste, e la cosa mi fa lo stesso effetto di una sbronza. Ora che non sono niente di tutto questo ti assicuro che non desidero venire con te.-

-Non c’entra quello che tu desideri o non desideri, Granger. Verrai con me, punto e basta.-

-E cosa ti fa essere tanto sicuro, Malfoy?-

Lui ghignò.

-Il fatto che se te ne andrai mi dovrai dare la bellezza di 700 galeoni.-

Hermione strabuzzò gli occhi.

-Cosa?! Tu sei completamente andato, Malfoy!-

-Non io, mia cara, tu! Ieri sera eri completamente andata ed hai scommesso 100 galeoni al mese che avresti viaggiato con me. Naturalmente ogni mese 100 galeoni si scalano, ma se tu te ne vai adesso, Granger, sono 700 le monete d’oro che devi sborsare.-

La ragazza inarcò il sopracciglio.

-Questo te lo sei inventato adesso. Neanche da ubriaca avrei mai fatto una cosa del genere.-

Draco sbuffò, si alzò in piedi e recuperò la bacchetta.

-Audium.- mormorò.

La stanza si riempì delle loro voci, quella di Draco fredda come sempre, quella di Hermione impastata.

“Mi va bene qualsiasi cosa, basta andarmene di qui.” aveva biascicato lei.

“Qualsiasi cosa davvero, Granger?”

La ragazza aveva riso sguaiatamente.

“Tranne venire a letto con te. Non verrò mai a letto con te, Malfoy. E poi ho un ragazzo, io!”

-Sei ripetitiva, Granger.- sussurrò la voce del Draco reale, quello nella stanza d’albergo.

“Non stavo affatto parlando di favori sessuali, ma di soldi.”

“Soldi? E quanto vorresti scommettere?”

“Cinquanta galeoni al mese. Più resisti e meno soldi mi dovrai dare.”

Passò un momento di silenzio durante il quale Hermione ricordò di essere caduta.

“Cinquanta galeoni? Pensavo amassi il gioco duro, Malfoy.”

“È gioco duro, considerando che tu te ne andrai massimo entro un paio di giorni. Io guadagnerò 350 galeoni. Non ti sembra un gioco abbastanza duro? Lo dico per le tue finanze, Granger. Non vorrei che ti riducessi come Weasley il Pezzente!”

“Vaffanculo, Malfoy! Io dico che resisterò fino alla fine e lo farò. E sai cosa? Non scommetto 50 galeoni al mese, ma 100! Ci stai?”

La solita risatina sarcastica di Draco risuonò per la stanza, facendo rabbrividire Hermione. A sentirla amplificata faceva veramente gelare il sangue nelle vene.

“Ci sto. Però voglio mettere nero su bianco con la tua firma che abbiamo scommesso 100 galeoni al mese, quindi 700 fino alla fine.”

-Finite Incantate.- mormorò Draco. La stanza tornò silenziosa.

-Ora cosa dici, Granger?-

Lei lo squadrò, leggermente sconvolta.

-Voglio vedere la mia firma.- borbottò.

-Ancora non ti fidi? Dovevo immaginarlo.- ghignò. –Accio pergamena!-

Un foglio di carta giallastro comparve nella sua mano. Lo dispiegò davanti alla ragazza. Lei lesse velocemente e si lasciò cadere sul divano.

-Allora è vero.-

Draco si appoggiò allo schienale.

-Verissimo.-

-Malfoy… cazzo, Malfoy, non… tu non puoi volere davvero quei soldi! Ero ubriaca, per Merlino!-

-Ma a me non importa. Abbiamo scommesso. Se resti bene, altrimenti paghi. È così che funziona.-

-E se io me ne andassi senza pagare?-

-Verrei a prenderti. Ma pensaci, ne va soprattutto del tuo orgoglio. Vuoi davvero tornare strisciando dal tuo Comandante? Dal tuo ragazzo che non si è neanche degnato di venire a cercarti? Vuoi davvero andare a fare l’Auror? Avevi detto che non volevi.-

-Io… non dicevo sul serio! Voglio davvero fare l’Auror. Non posso non diventare Auror! Tutti… si aspettano che lo diventi.-

Draco sbuffò.

-Eppure tu non vuoi. E allora resta con me, viaggia con me. Ci guadagnerai due volte, non dovrai sborsare i soldi e farai quello che desideri. Ti conviene.-

Lei si strinse le ginocchia contro il petto.

-Come fai a sapere quello che desidero? Come fai a dire che mi conviene?-

-Dico che ti conviene perché sarà un viaggio spettacolare. Mi sono prefissato che il viaggio che farò me lo ricorderò per tutta la vita. E per quello che desideri… io non so cosa tu possa desiderare, so solo come ti senti, quello che stai pensando. Perché lo penso anche io.-

Hermione appoggiò la testa sul ginocchio destro e lo scrutò negli occhi azzurri.

-E cosa starei pensando?-

-Che l’importante è andarsene dalle aspettative degli altri. Ora io vado a vestirmi e ti consiglio di fare lo stesso. Questa non è una vacanza, abbiamo da fare. E tu mi hai già fatto perdere abbastanza tempo!-

 

 

 

 

 

Ron aggiunse un’ala di pipistrello alla pozione che stava preparando, e questa saltò in aria, spruzzando una sostanza verdognola su di lui e sul compagno di calderone.

-Cazzo, Ron! Che stai facendo, si può sapere?- esclamò Harry ripulendosi i vestiti con un colpo di bacchetta. –Le ali di pipistrello vanno aggiunte dopo! Sai leggere o cosa?!-

Ronald si accasciò sulla sedia.

-Sì, so leggere!- sbottò. –È che sono preoccupato per Hermione! Ha passato fuori la notte e ancora non si vede. Io… dobbiamo andarla a cercare, Harry!-

Il moro sbuffò.

-Sono preoccupato quanto te, cosa credi? Ma hai sentito il Comandante, fino a stasera il regolamento non prevede si faccia niente. E poi è grande abbastanza per stare fuori una notte da sola, Ron.-

-Cosa vuol dire, Harry! Certo che è grande abbastanza per stare fuori da sola una notte, ma non qui, in un Paese che non è il nostro! E se le fosse successo qualcosa? Se qualcuno… le avesse fatto del male?-

Harry fece evanescere il contenuto del calderone e si rimise al lavoro.

-Hermione non è una bambina, forse dovresti mettertelo in testa. Ieri era parecchio arrabbiata, ha solo bisogno di sbollire la rabbia. Tornerà in giornata, vedrai.-

Ron riguardò velocemente le istruzioni per la Pozione sulla lavagna e aggiunse un ingrediente, questa volta quello giusto, nel calderone.

-Tu dici, Harry? Sono davvero preoccupato.-

Harry gli lanciò un’occhiataccia.

-Lo sei sul serio? O forse ti preoccupi più per te che per lei? Ti preoccupi del fatto che Hermione potrebbe incontrare Luna, andando in giro per Casablanca?-

Il rosso strabuzzò gli occhi.

-Tu… tu lo sai?!-

L’altro ragazzo gettò rabbiosamente un pezzo di radice di salice nel calderone.

-Certo che lo so! E non so se trovare più lurida la cosa che hai fatto ad Hermione o quella che hai fatto a me, tenendomi nascosto tutto. Credevo di essere il tuo migliore amico, Ron.-

Ronald si morse il labbro inferiore.

-Infatti lo sei. Solo che… santo Merlino, non so più che fare. Luna è tanto dolce che… neanche lei sa di Hermione.- confessò a bassa voce.

-Neanche lei sa di… sei un essere schifoso, Ron! Ti stai prendendo gioco di due ragazze! Tutte e due molto sensibili, per di più. Se Luna scoprisse che hai già una ragazza… è così fragile! E se lo scoprisse Hermione… non oso pensare a cosa ti potrebbe succedere!- sbottò Harry guardando l’amico con espressione disgustata.

-Lo so! Harry… ti giuro che non volevo che succedesse una cosa del genere!-

Il moro sospirò, dando una pacca sulla spalla al rosso. Ron sembrava veramente dispiaciuto.

-Come è successo? Voglio dire, tu per sette anni hai faticato a trovarti una ragazza ed ora te ne ritrovi addirittura due?!-

-Non lo so! All’improvviso c’era Luna… e anche Hermione! Dopo il ballo io e Luna siamo rimasti in contatto, però da semplici amici… poi una sera, qualche giorno prima di venire qui, Luna mi ha chiesto di vederci e a fine serata ci siamo baciati. Lei è così simile a me! Le voglio bene davvero. Poi però è arrivata Hermione. Lo sai benissimo, lei era il mio sogno da quando avevo tredici anni! Voglio… bene anche a lei. Così ho pensato che… potevo stare con tutte e due. Tanto quante possibilità ci sono che quelle due si incontrino?-

-Calcolando che Hermione è appena scappata dall’Addestramento Auror e che Luna è non solo qua a Casablanca, ma anche qua vicino, dato che doveva incontrare te, la cosa non mi sembra tanto impossibile. Comunque non importa che loro si incontrino oppure no, è quello che stai facendo che non va bene. Forse non oggi, ma prima o poi lo scopriranno. E allora sarai nei guai. E se anche non lo scoprissero… così non va. Scegli, Ron. O Luna o Hermione. E se tu non dovessi scegliere… ti avviso, ho mantenuto il segreto perché prima volevo parlarne con te, ma non esiterò a raccontare tutto ad Herm se non farai una scelta. Anche lei è la mia migliore amica.-

Ron sospirò.

-Va bene. Hai ragione, Harry, va bene. O Luna o Hermione.- si passò una mano tra i capelli. –Hermione.- disse sicuro. –Scelgo Hermione. Stasera… lascerò Luna.-

Il moro prese un’ampolla e la riempì con il contenuto del calderone.

-E dirai tutto ed Hermione.-

-E le dirò tutto, sì. Appena torna le dirò ogni cosa. Spero solo che sia in grado di perdonarmi.-

Harry fece una smorfia.

-Spera solo che non ti uccida.-

 

 

 

 

 

-Ma dove caspita stiamo andando?- domandò Hermione arrancando per una ripida salita. –Devo fermarmi, Malfoy. Non ho più fiato.-

Lui si girò e ghignò.

-E tu avresti frequentato per tre mesi l’Addestramento Auror? Piton sosteneva sempre che era duro, che da lì si usciva preparati. Evidentemente lo avevano informato male, se le persone che escono da lì non hanno nemmeno un briciolo di sopportazione.-

-Scusami tanto, ma stiamo camminando da un’eternità! Ci facevano lottare, non camminare!-

Lui scoppiò a ridere.

-Ma per favore! Staremo camminando da massimo un’oretta e tu sei senza fiato e sudata come non so cosa! Guarda me, sono fuori allenamento, non ho fatto altro che riposarmi per tutta l’estate eppure non ho neanche un capello fuori posto! Sei una donnicciola senza alcuna resistenza, Granger!-

Hermione sbuffò ed inspirò profondamente.

-Ne riparliamo quando siamo arrivati in cima a questa specie di montagna, Malfoy! Ora devo stare zitta, altrimenti stramazzo al suolo!-

-Mi faresti un favore così.-

-Per questo preferisco restare zitta e non farti alcun favore. Non lo meriti.-

-Ma pensa! Perché, tu meritavi forse che io pagassi anche per te la stanza dove abbiamo dormito stanotte?-

-Cosa c’entra? Tu già dormivi in quella stanza, la mia presenza non ha cambiato niente alle tue finanze.-

-Avrei potuto non volerti in stanza con me. Probabilmente saresti rimasta fuori a dormire in corridoio, ripensando al tuo stato di ubriachezza.-

-Ma…- Hermione chiuse di scatto la bocca, rendendosi conto del giochetto del biondo. Lei aveva detto che non avrebbe più parlato e lui aveva fatto in modo di farla continuare a parlare. Infantile, tipico di Malfoy. –Ne riparliamo dopo.- disse secca.

Draco le diede le spalle e sghignazzò. Forse da quel viaggio poteva uscire qualcosa di divertente. Almeno per lui. Aumentò leggermente l’andatura.

-Muoviti, Granger! Sei una lumaca!-

Hermione stava davvero per ritrovarsi stesa per terra, quando la pendenza della salita diminuì e si ritrovarono in una pianura immersa nel verde.

Il ragazzo fece una giravolta su se stesso, allargando le braccia e lasciando che il venticello freddo gli passasse attraverso la camicia leggera.

Hermione, invece, era rimasta a bocca aperta. Lo spazio era immenso, quasi privo di alberi. Sembrava di trovarsi in Paradiso. Erano tanto in alto che si aveva la sensazione di poter toccare il cielo.

-Malfoy, cos’è questo posto?-

Lui la raggiunse.

-Questo è uno dei luoghi più magici che esista. Uno dei cinque. Voglio visitarli tutti e fare delle ricerche.-

-Uno dei cinque? Non ne so niente. Su “Storia del Mondo Magico” non si parlava di niente del genere.-

-Sono luoghi importanti per la Magia Oscura. Parigi, Casablanca, Rio de Janeiro, Ottawa, Barcellona.-

Hermione lo guardò incuriosita.

-Davvero? E come mai nessun libro ne parla? Ho letto anche libri che trattavano la storia della magia oscura e questi posti non li ho mai sentiti nominare.-

-Perché gli antichi hanno perso interesse per i luoghi dove regnava la Magia Oscura e non hanno approfondito le ricerche. Nella nostra famiglia, però, se ne parla molto. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava sempre che un lontano antenato di mio padre si era interessato a questi cinque luoghi. Da allora sono curioso di saperne di più. Ho letto qualche libro, ma le informazioni sono poco precise e soprattutto poche. Viaggiare e venire qui era il mio sogno da quando ero bambino, ed ora sono qui. Voglio solo saperne di più.-

La mora si strinse le mani al petto.

-Oddio, andremo a Parigi! Quello è il mio sogno!-

Lui ghignò.

-Spiacente, ma a Parigi sono già stato. Devono essere visitati con l’ordine in cui te li ho nominati.-

Hermione si rabbuiò in volto.

-Oh. Grazie tante, una cosa potevi fare di buono e neanche quella hai fatto!-

-Non sapevo che saresti venuta con me.-

-Altrimenti avresti aspettato?-

-No.-

La mora sbuffò.

-Immaginavo. Comunque, io non la vedo tutta questa magia.-

Il ragazzo si avvicinò al limite della radura. Sotto, la montagna scendeva a strapiombo.

-Vieni qui, Granger. Guarda.-

Lei fece come le era stato detto e, una volta guardato giù, spalancò la bocca. Si vedeva tutta la città. Le strade del centro formavano un disegno: il simbolo dell’Elemento Terra.

-Malfoy… è bellissimo, cosa… cos’è?-

-Rappresenta la Terra.-

-Questo lo so. Ma cosa significa?-

-Casablanca è il luogo della Terra. Rio, l’Acqua, Ottawa, l’Aria, Barcellona, il Fuoco.-

-E Parigi?-

-Parigi li rappresenta tutti e quattro. Per questo motivo bisogna recarsi prima là. Poi si approfondisce ogni elemento nello specifico studiando gli altri luoghi.-

Restarono in silenzio, guardando giù, ognuno immerso nei proprio pensieri.

Dopo un po’ Draco sospirò.

-Ti piace qui, Granger? Valeva la pena di salire fin quassù?-

Lei si girò e gli sorrise.

-Eccome, Malfoy. È bellissimo, non ho mai visto nulla del genere. Mi chiedo come questo luogo possa essere così tranquillo. Voglio dire, anche senza sapere la storia che c’è dietro, com’è possibile che a nessuno sia venuto in mente di scalare questa montagna?-

-Non è venuto in mente a nessuno perché solo i maghi la possono vedere. È protetta da un antico incantesimo, simile a quello che custodisce Hogwarts. I babbani non vedono altro che rovine, quando arrivano ai piedi del monte. E pochi maghi sono a conoscenza di questo posto. Stai guardando una cosa veramente speciale.-

Hermione gli sorrise.

-Davvero.-

 

 

 

 

 

Allora, per prima cosa vorrei dire che io adoro Ron, ma nelle mie Draco/Hermione non so come me lo ritrovo sempre come “cattivo”. Forse perché mi serve per far vedere che dopotutto non solo Draco, lo stronzo Serpeverde, è scorretto. Comunque al nostro bel ragazzo dai capelli rossi non so ancora che fine gli farò fare, per ora non è stato il massimo della correttezza, ma più avanti si vedrà. Per il resto non ho particolari commenti da fare, tranne forse che quello che ha accennato Draco sui cinque posti magici verrà approfondito più avanti e che naturalmente mi sto inventando tutto. Però ho in mente delle belle idee.

Ringrazio tutti coloro che leggono e soprattutto i recensori: patty, isabell, mirtilla (per Draco la differenza tra Herm e un sacco vuoto è minima! Ma la ragazza gli farà cambiare idea!^^), savannah (eheheh povero Draco, lui voleva tanto portarsi dietro le pseudo-cubiste! Però il convento ha passato la saputella ed ora se la deve tenere! ^^), super gaia, MissBecker. GRAZIE!

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Capitolo 5
*** Confessare ***


INCONTRI SFORTUNATI

CONFESSARE

 

 

 

 

 

Hermione tentò di non fare caso alla posa piuttosto sconveniente in cui era Draco in quel momento. Stava cercando qualcosa sotto al letto ed era inginocchiato per terra con il suo nobile fondoschiena per aria. E che fondoschiena! Ma non era quello il punto. Non doveva fare caso a certe cose, insomma! Se già dopo appena tre giorni di “convivenza”, durante la quale lei era stata poco cavallerescamente lasciata sul divano della lussuosa suite, faceva certi pensieri, chissà cosa avrebbe fatto dopo un mese!

-Granger… piantala di rimirare il mio sedere. Sento il tuo sguardo e la cosa mi dà un certo fastidio. Quindi, se non ti dispiace, trovati qualcosa d’altro da guardare.-

Hermione sbuffò, ma non replicò. Con lui tanto era inutile. Qualsiasi cosa dicesse voleva avere ragione e lei aveva capito che piuttosto che discutere per ore era meglio fare la superiore e restarsene zitta. Si sedette per terra ed iniziò a leggere uno stupido giornale di cronaca mondana che l’hotel forniva in ogni stanza. Tutto pur di non guardare quel ragazzo. O meglio, una parte ben definita di quel ragazzo.

Dopo un buon quarto d’ora Draco riemerse da sotto il letto, tenendo stretta nella mano quella che sembrava una ventiquattrore di pelle nera.

-Trovata!- esclamò trionfante.

-E ci hai messo un’ora per trovare una valigia di quelle dimensioni?! Vai da un oculista, Malfoy, perché la cosa è grave.-

-Era sotto incantesimo, Granger. Era invisibile.- replicò lui guardandola male e sventolandole davanti agli occhi la bacchetta.

-Certo, come vuoi. Piuttosto, fammi vedere quello che devi farmi vedere.-

Draco sbuffò rumorosamente.

-Non darmi ordini. Fino a prova contraria qui comando io e quindi decido io cosa farti vedere e cosa no.- appoggiò la valigetta sul tavolino davanti a loro e si sedette per terra accanto alla mora. –Comunque, questa cosa te la farò vedere, perché se non sai cose basilari come quelle che sono scritte in questi documenti non mi servi assolutamente a nulla. Ma ricordati che sono cose riservate, non devono diventare di dominio pubblico.-

-Puoi fidarti di me, Malfoy.- sbottò lei. Il biondo le rivolse un’occhiata significativa.

-Per quanto riguarda la riservatezza delle informazioni.- precisò Hermione.

-Certo, come quando eri ubriaca e mi hai raccontato per filo e per segno quello che succedeva all’Addestramento Auror. A me, che per quanto ne sai potrei essere un Mangiamorte.-

-Tu non sei un Mangiamorte, Malfoy.-

-E come lo sai?-

-So che tuo padre ti ha dato un anno, ricordi?-

-Questo non vuol dire che io non sia un Mangiamorte. Un anno prima della marchiatura, non prima della dichiarazione della mia fede.-

-Quella di tuo padre non è la tua fede.- replicò la ragazza. –Dalla propria fede non si scappa. Della propria fede si è felici. Quindi, quella non è la tua fede. E questo significa che se tu fossi già un Mangiamorte saresti infelice. Quando siamo saliti su quella collina, invece, eri felice.-

Lui alzò gli occhi al soffitto.

-E questo come fai a saperlo?-

-Lo so perché il tuo sorriso era quello di una persona felice. Molto diverso da quello che avevi a scuola. E questo, tra parentesi, mi porta a pensare che tu, ad Hogwarts, non fossi per niente felice. Così si spiegherebbe anche la tua faccia quella volta che ti ho incontrato nella Stanza delle Necessità e quella volta nella Guferia, quando sei scappato.- gli concesse un breve sorriso. –Tu non sei un Mangiamorte. Lo dico per semplice logica.-

Il ragazzo strinse gli occhi.

-Mi fai paura, Granger. Io con la tua semplice logica posso dedurre che se hai osservato tante cose vuol dire che mi spiavi.-

-Errore, Malfoy. Ho dedotto tutte queste cose da sole tre occasioni. Converrai con me che tre incontri non bastino per dire che ti stavo spiando. Sono solamente stata attenta. Ma non puoi capire, tu sei un maschio. È nella vostra indole essere superficiali.-

Passarono qualche minuto a guardarsi male, poi il ragazzo decise che era senza dubbio più utile mostrarle quello che doveva mostrarle. Prese la bacchetta, la puntò contro la ventiquattrore e mormorò alcune parole che Hermione non riuscì a sentire. La valigetta s’aprì. Dentro c’erano libri e diverse pergamene scritte a mano.

-La documentazione dei cinque Luoghi della Magia. Sono ricerche fatte da me, copie di libri… tutto quello che ho. Domani mattina, prima di partire, aggiungo quello che ho trovato qua sul luogo. Ti consiglio di leggerli tutti…- ghignò. -… buon divertimento!-

Lei lo guardò sorpresa.

-Perché, tu dove vai?-

-A farmi la doccia.-

-E se avessi bisogno di te? Di chiederti qualcosa, qualche spiegazione?-

Lui alzò le spalle.

-Vieni di là a chiamarmi. Con un colpo di fortuna potresti anche riuscire a vedermi nudo. Sono sicuro che non ti dispiacerebbe affatto.-

Hermione fece una smorfia.

-In realtà sì, mi dispiacerebbe. Quindi tieni le orecchie bene aperte, perché se mai avrò bisogno ti chiamerò da qui.-

-Allora spera di non avere bisogno, perché se tu non verrai di là io non ti risponderò!-

-Sei insopportabile!-

-Anche tu.-

-E sei pure un ragazzino!-

Il biondo si affacciò alla porta.

-Lo so. Me lo hai ricordato proprio tu che ho solo diciotto anni!-

La ragazza sbuffò e si rimboccò le maniche. Aveva la brutta sensazione che Draco non fosse per niente ordinato e che per leggere i suoi appunti ci sarebbero volute delle ore. Iniziò a tirare fuori pergamene e documenti vari. Probabilmente la valigia era stata incantata, perché sembrava non avere fondo, continuava a tirare fuori cose.

Contrariamente a quello che aveva, malignamente, pensato, Draco era piuttosto ordinato. Aveva messo insieme i racconti di sua madre, quindi le fonti meno attendibili, e poi le cose trovate sui libri normali e quelle lette sui documenti che aveva lasciato il suo antenato. Alla fine, c’erano i suoi appunti e le sue considerazioni.

Hermione iniziò da quelli, che erano scritti in modo più semplice delle cose di quasi mille anni prima. Non lo avrebbe mai confessato al diretto interessato, ma il modo in cui Draco scriveva le piaceva molto. Quando aveva letto il suo discorso di fine anno era rimasta positivamente colpita dal testo che aveva costruito, ed ora lo era ancora di più. Lui era schematico nell’esporre i concetti, come lei supponeva fosse anche la sua mente, era chiaro, conciso e non divagava mai. Diceva sempre e solo l’essenziale, ma senza tralasciare nulla d’importante. Sarebbe stato un ottimo giornalista, secondo lei.

Si concentrò sulla lettura. In poche parole, i cinque Luoghi della Magia erano stati scoperti quasi per caso dal padre dell’antenato di Draco. Era uno che adorava girare il mondo e che era affascinato da come la natura supportasse la magia. Iniziò a scrivere un libro, ma morì per motivi sconosciuti a metà. Il figlio decise di completare il manoscritto del padre, e così partì per le ricerche. Portò a termine il libro, ma quando mostrò quello che aveva scoperto alle persone importanti, che avrebbero dovuto aiutarlo a far conoscere la storia a maghi e streghe, loro lo misero a tacere al più presto. All’epoca alcune streghe avevano iniziato a dedicarsi alla magia oscura, e, da quanto avevano letto in quel libro, quei luoghi non erano puri, non c’entravano affatto con la magia buona. Così rinchiusero l’uomo in prigione e bruciarono il manoscritto. L’antenato di Draco, però, aveva messo in conto quella possibilità e aveva seppellito una copia sotto la sua dimora, stregata con un incantesimo conservante. Era stata riscoperta parecchie centinaia di anni dopo ed era stata messa in un museo, credendo che si trattasse di una cosa così. Lucifer Malfoy, il nonno di Draco, lo era venuto a sapere e, pagandola a caro prezzo, ne era venuto in possesso. Tutti credevano che fosse una sciocchezza, quel libro, una falsità, ma lui, confidando nel fatto che a fare quelle ricerche fosse stato un Malfoy, andò sui posti citati nel libro e vi trovò in effetti quello che era stato descritto. Interessato ad altre cose, però, non continuò le ricerche. Il manoscritto lo passò a Lucius, dicendogli di farne quello che voleva, e lui, non appena Draco ebbe compiuto i sedici anni, lo passò al figlio. Quella era la storia del libro.

La storia dei cinque Luoghi della Magia, invece, era più complicata. Nei documenti si parlava di una profezia e di una maledizione, di un uomo che doveva compiere il proprio destino e di uno che vi doveva combattere contro, ma di chiaro non vi era nulla.

“Questo sarà il mio lavoro.” aveva scritto Draco in fondo ai suoi appunti. “Scoprire cosa dice la profezia ed in cosa consiste la maledizione.”

Quando Draco tornò dal bagno trovò Hermione immersa nei suoi appunti. Leggeva con espressione concentrata, come se ogni parola le dovesse entrare dentro la pelle per soddisfarla. Era ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata e si mordicchiava il labbro inferiore. Il ragazzo si ritrovò a pensare che fosse un gesto molto sexy. Ma quel pensiero lo scacciò subito.

-Granger, hai finitò?- domandò ghignando quando lei sussultò per lo spavento.

-Sì. Ho letto i tuoi appunti.-

-Bene, per oggi è abbastanza. Così sai almeno di cosa si parla in generale. Cosa ne pensi?-

-Trovo che sia una cosa interessantissima! Mi affascinano queste cose. E la tua determinazione a risolvere il mistero credo che ti porterà lontano.- fece una piccola pausa. –Che ci porterà lontano.- puntualizzò. –Voglio venire con te ed aiutarti con le ricerche. Sarà un lavoro duro, ma credo che si posso fare.-

Lui fece una smorfia soddisfatta.

-Molto bene. Questo vuol dire che non verrai con me solo per i soldi che altrimenti mi dovresti dare, ma anche per il lavoro che sto facendo?-

-Esattamente.- si passò una mano tra i capelli. –Però devo avvertire Ron ed Harry, Malfoy. Staranno impazzendo.-

-Probabilmente non si saranno nemmeno accorti della tua fuga.- mormorò lui stendendosi sul divano.

-Quanto sei stronzo! Comunque, ora vado da loro a dirgli che non tornerò all’Addestramento Auror, va bene?-

-Puoi andare dove vuoi, sei la mia compagna di viaggio, non la mia prigioniera. Basta solo che torni. Scappare non ti converrebbe. Ti verrei a cercare.-

Hermione gli sorrise sarcasticamente.

-Molte grazie per questo appunto, Malfoy, ma non ti stavo chiedendo il permesso, ti stavo solo avvisando. E per la cronaca, non ho nessuna intenzione di scappare. Non prima di aver scoperto cosa siano la profezia e la maledizione di cui si parla in quei documenti.-

-Molto bene, allora ci vediamo dopo. Io credo che uscirò. Lascio detto alla reception che alloggi anche tu qui, di farti trovare una chiave per quando torni.-

-Oh, molto gentile da parte tua!-

Draco scrollò le spalle.

-Guarda che potei non farlo. Ricorda, Granger, che ogni cosa che faccio per te è un favore. Con me, nulla ti è dovuto.-

Hermione si raccolse i capelli in una coda alta, dandogli le spalle.

-Questo lo vedremo, Malfoy.- sussurrò a bassa voce, senza farsi sentire da lui.

 

 

 

 

 

Ronald camminava su e giù per il quartier generale dell’Addestramento Auror. Erano passati tre giorni e di Hermione neanche l’ombra. Harry si era attivato per fare delle ricerche, ma non erano arrivati a nessun risultato. Iniziava a preoccuparsi davvero. In quel momento, però, aveva un problema più urgente della ragazza scappata chissà dove: doveva vedere Luna. Aveva tentato di dirle molte volte che si dovevano lasciare, ma non ce l’aveva mai fatta. Luna era così dolce, con lui! Però ora ce la doveva fare. Ce la doveva fare per Hermione. Forse, se lui la smetteva di fare lo stronzo, la buon anima di Merlino o chi per esso, avrebbe fatto tornare la sua ‘Mione.

Qualcuno entrò all’improvviso nella stanza e Ronald sobbalzò. Tirò un sospiro di sollievo quando la spettinata chioma del suo migliore amico comparve da dietro l’angolo.

-Luna non è ancora arrivata?-

-No. Notizie di Hermione?-

-Non ne siamo sicuri.-

-Cosa vuol dire “non ne siamo sicuri”?-

-Vuol dire che pare che qualcuno l’abbia vista in un locale la sera che se n’è andata. Due ragazze che lavorano lì l’anno riconosciuta dalla descrizione, ma… era in compagnia di…

-Di?- lo spronò il rosso.

-Di Malfoy.-

-Malfoy?! Non è assolutamente possibile! Quella non era lei!-

Harry si grattò il mento.

-È quello che ho detto anche io. Non credo sia possibile che la nostra Hermione stesse tranquillamente seduta a bere con Draco Malfoy. Però le due cameriere hanno detto che la ragazza sembrava ubriaca, quindi… non so più cosa pensare, Ron.-

L’altro ragazzo sbiancò.

-Se era ubriaca… Cazzo. Dici che… le ha fatto qualcosa, quel bastardo? Lui… è un Mangiamorte, lo sai, vero?-

-Lui non è un Mangiamorte, di questo siamo sicuri. Silente ha assicurato che non è un Mangiamorte e che Hermione sarebbe molto più al sicuro con lui che da sola. Ma la cosa mi lascia piuttosto perplesso. Anche se Malfoy non è Mangiamorte è lo stesso un bastardo. E non è che tra noi e lui corra buon sangue, questo si sa.-

-E quindi? Cosa facciamo Harry?-

Il moro gli lanciò un’occhiataccia.

-Tu pensa a lasciare Luna.-

-Ci sto pensando. Sarà qui tra un attimo.-

-Sì, ma è da tre giorni che cerchi di lasciarla e non lo fai mai. Questa volta vedi di riuscirci.-

Il ragazzo si prese la testa tra le mani.

-Non ci riesco perché lei mi guarda con quegli occhioni che io… mi sento morire e non riesco a dirle niente. Per quanto cerchi una frase che non la ferisca, non sono ancora arrivato a qualcosa da dirle.-

-Non puoi non ferirla, Ron. La stai lasciando, la ferirai in ogni modo le darai la brutta notizia. Se non volevi ferire nessuno avresti dovuto pensarci prima. Ora Luna soffrirà. E lo farà anche Hermione, se deciderai di dirle di Luna. È inevitabile.-

-Allora perché devo farlo? Perché devo dire la verità, se la verità farà soffrire le persone a cui voglio bene?-

-Perché se lo scoprissero da sole soffrirebbero ancora di più. E poi perché in questo modo sarai stato onesto con te stesso.-

-Onesto con me stesso.- ripeté il rosso sottovoce. –Hai ragione, Harry. Hai ragione su tutto. Ma è difficile. Spero di farcela.-

Il moro sospirò.

-Ce la farai.-

Un ragazzo, loro compagno di corso, fece entrò nella stanza.

-Weasley… c’è una ragazza per te. Ha detto di chiamarsi Luna, mi pare. La faccio entrare o vai tu di là?-

Ron guardò Harry.

-Falla… falla entrare, Tomson.-

-Bene, te la mando. Potter, il Comandante ti vuole vedere.-

Il moro annuì.

-Sì, arrivo.- lanciò uno sguardo all’amico e gli diede una pacca sulla spalla. –Coraggio, Ron.-

I due ragazzi uscirono e Luna fece in suo ingresso in uno stravagante vestito arancione. Era bella, quella ragazza. Aveva capelli biondissimi e lunghi fino a poco più di metà schiena. Lisci e morbidi, da accarezzare. Gli occhi era tra l’azzurro ed il verde e quando sorrideva s’illuminavano. Ma a Ron non piaceva per quello, gli piaceva perché era timida ed insicura, come lui. Mentre Hermione aveva bene chiaro in mente cosa fare e come farlo, Luna viveva alla giornata. Mentre Hermione quando voleva qualcosa faceva di tutto per ottenerlo, Luna aspettava pazientemente che la cosa arrivasse. Però Ron era senza dubbio innamorato di Hermione. Lo era dal primo anno. Ma se fosse stato innamorato di Hermione solo perché prima non conosceva Luna? Questo dubbio gli attanagliava le viscere da un po’.

Insomma, Ron Weasley era confuso. Molto confuso. Ma era tempo di scegliere.

Luna gli si avvicinò piano, sorridendogli. Le cavigliere d’argento che avevano comprato assieme qualche settimana prima tintinnavano allegramente.

-Ciao, Ron.- sussurrò con la sua voce vellutata. –Come stai?-

-Io… bene… e tu?-

-Bene, grazie. Anche se sono un po’ triste.-

Lui aggrottò le sopracciglia.

-Perché?-

-Perché tra qualche giorno ricomincia la scuola e non ti potrò più vedere tutti i giorni.-

-Ah, è vero. Non avevo pensato alla scuola. Io…- esitò. Voleva dire “ti verrò a trovare”, ma poi si ricordò di cosa doveva fare. Le prese le mani tra le sue. Erano bianche e curate, con un vivace smalto azzurro cielo sulla unghie. –Io devo dirti una cosa, Luna.-

L’espressione della ragazza improvvisamente si fece seria.

-Cosa c’è, Ron? Sembri preoccupato. È per la faccenda di Hermione?-

Il rosso sussultò.

-No. Cioè, sì, ma non per il fatto che è sparita. Voglio dire, sono preoccupato anche per quello, ma… insomma, c’entra Hermione. Vedi…- abbassò lo sguardo. -… io… oh, mi sento un verme a doverti dire questa cosa, ma devo farlo. Perdonami Luna, ma io… sto anche con lei.- mormorò con un filo di voce. Calò il silenzio. Un terribile silenzio. Poi, la ragazza parlò.

-Ron… guardami.-

Lui la guardò: sorrideva. Era un sorriso triste, ma sorrideva.

-Lo sapevo, Ron. Lo sapevo già.-

Il ragazzo spalancò la bocca.

-Che vuol dire che lo sapevi?-

Lei alzò le spalle.

-Lo sapevo e basta. Essere una delle migliori amiche di tua sorella ha avuto un certo rilievo. Anche se a darmi la conferma sono stati i tuoi occhi. Gli occhi di un ragazzo innamorato. E per quanto sperassi di vederti rivolgere quello sguardo a me, non era così. Era per Hermione, quello sguardo. Solo per lei.- gli sforò la guancia con due dita. –È uno sguardo molto bello, il tuo.-

-Ma… se lo sapevi, perché non mi hai detto niente? Perché non mi hai lasciato?-

-Perché tu mi piaci. Ho preferito darti la possibilità di dirmelo. Ti vedevo innamorato, ma vedevo anche che eri molto confuso. Ho pensato che forse, standoti vicina, avresti fatto chiarezza nella tua testa. E a quanto mi hai appena detto, l’hai fatta.-

-Mi dispiace infinitamente, Luna. Mi sono preso gioco di entrambe. Sono una persona orribile.-

Lei scosse lentamente la testa.

-Non è affatto vero. Sei un ragazzo. Non sei cattivo, sei solo un ragazzo confuso come ce ne sono tanti. Non hai fatto niente con cattiveria, semplicemente non sapevi chi scegliere. E comunque alla fine sei stato onesto. Con me, sei stato onesto.-

Ron era senza parole. Lei lo aveva capito ancora meglio di quanto si fosse capito lui stesso.

-Oh, Luna.- sussurrò avvicinandosi e abbracciandola. –Sei una ragazza stupenda. E se tu non mi odiassi troppo… vorrei essere tuo amico.-

-Certo che voglio che tu sia mio amico. E non ti odio affatto.-

Lui le diede un bacio sulla testa.

-Disturbo?- una voce dura li fece sobbalzare entrambi. Si staccarono, trovandosi di fronte la faccia arrabbiata di Hermione.

Ron per poco non svenne.

-‘Mione! Per la barba di Merlino, stai bene?-

-Benissimo, Ronald! E tu, come stai? Come sta la tua coscienza?-

Lui si passò una mano tra i capelli.

-Herm, per quello che hai visto… era solo un bacio innocente! Un bacio… ad un’amica.-

Luna annuì.

-Davvero, Hermione. Ron dice la verità.-

La mora sorrise alla bionda.

-Non c’è bisogno che lo difendi, Luna. So benissimo cos’ho visto. E quello non era niente di male, era un innocente bacio ad una amica. Però so anche quello che ho sentito, purtroppo.-

Ronald ammutolì.

-E cos’hai sentito?-

-Ho sentito che l’hai appena lasciata. E se l’hai appena lasciata, vuol dire che prima stavate assieme. E anche noi stavamo assieme.-

-Lo so. Ma hai sentito, io… sono innamorato di te.-

-E ancora non te ne sei accorto. Mi spiace, Ronald, ma non funziona così. Non va bene così.-

Il ragazzo si morse il labbro inferiore.

-Cosa… cosa vuol dire? Mi stai lasciando?-

-Sì, ti sto lasciando. E ti dico anche che lascio l’Addestramento Auror, che parto.-

-Come parti?- domandò una quarta voce.

Hermione si girò e sorrise ad Harry.

-Parto, vado via.- trasse un profondo respiro. –Con Malfoy.-

I due ragazzi spalancarono la bocca.

-Con Malfoy?! Vieni a dirmi che non si fa così, ma anche tu ti sei trovata una altro ragazzo, eh Hermione?- sibilò furioso Ron.

-Non è il mio ragazzo, Ronald. Non credo proprio di doverti spiegazioni, dopo quello che ho sentito, ma dato che sono venuta apposta per questo… io e Malfoy abbiamo fatto una scommessa. Gireremo il mondo fino al prossimo agosto. Ci sono di mezzo dei soldi e delle ricerche molto interessati. Molto più interessanti di questo corso.-

Harry ridacchiò. Era troppo contento che la sua migliore amica stesse bene e troppo scioccato per mettersi a farle la paternale.

-Tu sei matta!- esclamò invece Ron.

-Sarei matta se restassi qui. Con te, che mi tradisci, e con un Comandante che non sopporto, a fare una cosa che non mi piace assolutamente. Inoltre, Ronald, ho già deciso. Sono venuta solo per dirvi che sto bene, che Malfoy non mi ha rapita, di non preoccuparvi e che vi scriverò presto.- strinse le labbra. –Forse a te non tanto presto, Ron. Anche se non sembra sono molto arrabbiata. A salvarti un minimo sono state le parole di Luna.-

La bionda sentendo il proprio nome sussultò.

-Hermione, non volevo che si creasse questa situazione. Se voi vi lasciate è colpa mia…

-Non dirlo nemmeno per scherzo! Se la colpa è di qualcuno, è senz’altro di Ron. Ci ha ingannate tutte e due. Seppur confuso, ci ha ingannate.-

-Non volevo.- mormorò il rosso.

-Eppure lo hai fatto. Ma adesso non importa. Forse è meglio se ci lasciamo, sai? Non sarebbe stata di certo una bella relazione, una relazione a distanza.-

Nessuno trovò nulla da ridire a quella affermazione, così Hermione si dedicò ai saluti. Si avvicinò ad Harry.

-Mi mancherai.- gli sussurrò all’orecchio mentre lo abbracciava.

-Anche tu mi mancherai. Comunque penso anche io che tu sia matta. Mi raccomando, facci sapere come stai. E soprattutto chiamami se dovesse succedere qualcosa con Malfoy. Lo ammazzo se osa torcerti un solo capello.-

-Va bene. Ciao, Harry.-

Dopo fu il turno di Luna. Le sorrise.

-Sei una brava ragazza, Luna. Salutami Ginny, quando la vedi.-

La bionda annuì.

Alla fine toccò a Ronald.

-Ron… sei un vero stronzo. Adesso sono furiosa, ma mi passerà. Con te mi passa sempre, lo sai. Ma non approfittarne, che stando quasi un anno con quel bastardo di Draco Malfoy potrei cambiare carattere e fartele pagare tutte insieme.-

Il ragazzo deglutì. Conoscendo Hermione la cosa non era tanto impossibile.

-Scusami, Herm. Io… ti voglio bene. Io ti amo.-

-Non dire cose di cui non sei sicuro. Ora vado, che quell’altro è capace di non lasciarmi la chiave della stanza.-

-Dormi con lui?!- esclamarono in coro i due ragazzi, perdendo quella finta maschera di tranquillità che avevano posizionato sul volto.

-Con lui… nella sua stessa stanza, una suite enorme. Comunque lui sul grande e comodo letto, io sul divano. Ragazzi… so badare a me stessa e credetemi se vi dico che so quello che faccio.-

Loro due annuirono, anche se per niente convinti. Ma andava bene lo stesso, dato che neppure lei ne era convinta. Le stava venendo un po’ da piangere e così si smaterializzò.

 

 

 

 

 

 

 

Sentendo il classico rumore della materializzazione Draco si sporse dallo schienale del divano per vedere se era Hermione. Era lei. Con gli occhi lucidi.

-Granger… è stato così dura lasciare Potty e Lenticchia?-

Lei fece un gesto seccato.

-Lasciami stare, Malfoy. Lasciami stare.-

Il biondo la scrutò per un momento.

-Oh, hai saputo della Loovegood. Era ora.-

Hermione lo raggiunse nella saletta che le faceva da camera da letto.

-Spostati, Malfoy, quello è il mio letto. Comunque come fai a saperlo?-

Draco scrollò le spalle.

-Tu sei stata tanto attenta a me e poco al tuo ragazzo.-

-Non sono stata attenta a te!-

-Sai elencare per filo e per segno la mia personalità. Ma non ti sei accorta che il tuo ragazzo ti metteva le corna. Complimenti, ottima osservatrice.-

Lei lo fulminò con lo sguardo.

-Forse riesco ad osservare solo le persone alle quali non tengo.-

-Forse. Ma se fossi così, Granger, sarebbe una cosa piuttosto inutile. Sai perfettamente cosa ho farei io, una persona alla quale non tieni, ma non sai cosa farebbe un tuo caro amico. Non è una situazione a tuo favore.-

Hermione sbuffò pesantemente e si prese la testa fra le mani.

-Lasciami stare, Malfoy. Ti prego, stasera non ho voglia di discutere con te. Sono distrutta.-

-Ti facevo più resistente, Granger. Dopotutto non è successo niente di terribile.-

-Non capisci niente Malfoy. Quindi vattene.- lo guardò negli occhi. –Per favore, vattene.-

Lui stranamente non fece commenti e se ne andò in camera. Dopo un attimo ritornò.

-Non perderti in tristi pensieri, Granger. Pensa solo a dormire, va bene?-

La mora annuì, ma quelle parole la fecero sentire strana. Sembravano parole gentili.

-Va bene. Buonanotte.-

-‘Notte. E… te lo dico perché domattina partiamo presto e non voglio che quelli della hall accanto a me vedano uno zombie con le occhiaie.-

Hermione si ritrovò a sorridere. Gentilezza? No, Malfoy era sempre Malfoy.

 

 

 

 

 

Ringrazio: Savannah (anche io ho fatto pensieri sconci!! ^///^), patty (povero Ron… ho cercato di scagionarlo in qualche modo da quello che gli avevo fatto fare, ma non so se ci sono riuscita… insomma… era un adolescente confuso, prendiamola così… ^^), mirtilla (ti sei spiegata benissimo ed io la penso come te… comunque Draco inizia ad ingentilirsi. Poi dice qualcos’altro che cancella la gentilezza, ma è già un progresso! =) ), isabell (Ron non ha reagito tanto male, ma giusto perché era scioccato… mi sa che gli darò la possibilità di fare una delle sceneggiate che gli piace tanto fare, ma ancora non ho deciso), super gaia, MissBecker

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Capitolo 6
*** Non era così che doveva andare ***


QUESTIONE DI COSTUMI DA BAGNO

NON ERA COSÌ CHE DOVEVA ANDARE

 

 

 

 

 

Draco fece un particolare incantesimo d’appello per controllare che non avessero lasciato niente nella stanza. Diede un colpo di bacchetta alla ventiquattrore di pelle nera e quella scomparve.

-Bene, è tutto a posto.- borbottò facendo mente locale. –Granger, sei pronta?-

Lei comparve sulla soglia della stanza con un’espressione indecifrabile.

-Io… ho un piccolo problema.- sussurrò mordendosi il labbro inferiore.

-Cosa?- sbottò il biondo sbuffando rumorosamente.

-Non ho vestiti.-

-Non mi pare che tu sia nuda, quindi…-

-Intendevo che non ho altri vestiti se non quelli che indosso. Ieri ero talmente scombussolata che non li ho presi.-

-Allora torna a prenderli. Ma muoviti, non ho intenzione di sprecare tutto il giorno qui. Siamo diretti a Rio de Janeiro e là di prima mattina ci sono delle onde fantastiche.-

Hermione inarcò le sopracciglia.

-Fai surf?-

-No, mi butto così tra le onde, giusto per il gusto di affogare.-

La mora fece una smorfia.

-Non sarebbe una brutta cosa. Comunque non mi sembri il tipo da surf.-

-Perché, che tipo sono?-

-Un tipo molto pallido.-

Draco strinse le labbra.

-Non amo il sole, ma il mare mi piace.-

-E pensavo che questa per te non fosse una vacanza.-

-Infatti non è una vacanza.-

-Allora dovresti evitare le distrazioni. Ed il surf è sicuramente una distrazione.-

-Se è per questo, tu sei una distrazione.- sbottò, ma solo dopo che ebbe pronunciato quelle parole si accorse del senso che potevano assumere. Era abituato a definire “distrazione” una cosa bella. Una cosa bella alla quale preferiva dedicarsi invece di fare quello che doveva fare, qualunque cosa fosse. A scuola Blaise Zabini, la buon’anima che cercava di farlo studiare almeno il minimo indispensabile, diceva che le donne erano la sua distrazione. Quando da piccolo faceva i capricci per passare i pomeriggi nel grande parco di Malfoy Manor a giocare, piuttosto che ad ascoltare persone vestite di nero fare discorsi su quanto fosse giusto uccidere altre persone dal sangue impuro, suo padre gli diceva che i giochi erano distrazioni. Quindi, in quel momento, aveva appena detto che preferiva pensare alla saccente Mezzosangue che si portava dietro piuttosto che a quello che in realtà doveva fare. E non era così.

-Con distrazione intendo che sei noiosa e che mi fai perdere tempo.- precisò facendo un gesto seccato con la mano.

-Io non ti faccio perdere tempo, sei tu che lo predi da solo. Comunque, non posso tornare all’Addestramento Auror.-

-E perché mai?-

-Perché immagino che stamattina Harry abbia consegnato la lettera di dimissioni che gli ho dato. Una volta che uno non frequenta più il corso non riesce a trovare il luogo dell’Addestramento, che è protetto da un incantesimo. Avrei bisogno di un pass per entrare, cosa che non ho.-

Draco sbuffò.

-E quindi?-

-E quindi… shopping!-

-Vuoi dire… adesso? Scordatelo! Io devo cavalcare quelle onde!-

-Non adesso, appena arriviamo! Tu cavalchi le tue onde ed io mi faccio un giro per negozi.-

Il biondo annuì.

-Mi sembra ragionevole.-

 

 

 

 

 

La materializzazione fu piuttosto lunga, dato che dovevano spostarsi di parecchio, ma quando arrivarono convennero entrambi che il posto valeva il viaggio. Si trovavano su una spiaggia di finissima sabbia bianca, completamente deserta. Era piccola e accogliente, molto intima. Se non si fossero trovati lì assieme al proprio nemico dei tempi della scuola probabilmente avrebbero trovato la cosa estremamente romantica. Ma Draco pensava solo alle onde ed Hermione solo all’abbronzatura che si sarebbe fatta con quel sole.

-Malfoy, questo posto è splendido!-

-Lo so.- rispose lui laconico. Fece comparire una tavola da surf. –Io vado in mare, che mi resta poco tempo prima che il sole inizi a scottare. Tu va’ pure a comprarti i tuoi vestiti.- esitò. –Ce li hai i soldi, vero?-

-Certo che ce li ho! E se anche non li avessi preferirei chiedere la carità piuttosto che farmeli dare da te.- replicò Hermione.

-Allora dammi centocinquanta galeoni, la metà di quel che ho pagato per la suite di Casablanca.-

-Non ci penso nemmeno! Dormire sul divano non vuol dire usufruire di una suite!-

-Mica ti ho obbligato io a stare sul divano. Se ti fossi infilata nel mio letto, e mi avessi trovato addormentato e molto eccitato, tanto da ospitare una Mezzosangue tra le mie lenzuola, non ti avrei di certo scacciata. Una donna è sempre una donna, anche con degli insignificanti occhi scuri e dei capelli cespugliosi.-

-Potrebbe essere un buon ragionamento, se a farlo fosse un uomo.- sbottò lei guardandolo male.

-Oh, mi hai ferito al cuore, Granger.- sussurrò lui con espressione fintamente colpita, portandosi una mano al petto. Fece una smorfia. –Adesso smettiamola di discutere. Ci… vediamo dopo? Torna qui, quando hai finito.-

Hermione fece cenno di sì con la testa e poi si diresse verso la scogliera che riparava la spiaggetta. Seguì il sentiero ed arrivò in cima, ritrovandosi su una strada sterrata, completamente deserta. Si rese conto di non avere la minima idea di dove fosse la città. Si accasciò a terra, sbuffando e fissando il mare. Sulla spiaggia un puntino, Draco, si muoveva verso la distesa d’acqua blu scuro. Aveva in mano una tavola da surf ed indossava una muta verde smeraldo. Lo guardò entrare in mare ed issarsi sicuro sulla tavola. Scivolava su quelle onde e le onde si piegavano, docili ed ubbidienti, sotto ogni suo comando. Fiero e sicuro, cadeva e tornava su, affondava e riemergeva, combatteva.

Hermione sospirò e si rialzò in piedi, spolverandosi i jeans. Era meglio tornare giù, altrimenti se Draco l’avesse vista guardarlo o, come sicuramente l’avrebbe messa lui, spiarlo, da lassù l’avrebbe sicuramente tormentata per una settimana dicendole che lui era troppo irresistibile anche per lei. Cosa assolutamente non vera. Avrà pure avuto un bel corpo, ma era Draco Malfoy, freddo, insopportabile, antipatico, con un carattere assolutamente incompatibile con il suo.

Ripercorse il sentiero e si sistemò sulla sabbia tiepida. Provò a stendersi per dormire un po’, ma la paura di scottarsi era troppo grande, così si ricordò di un gioco che faceva da piccola, quando andava al mare con i suoi genitori. Prese a strofinare i piedi nudi nella sabbia, scavando una buca. Continuò fino a che due polpacci bagnati e muscolosi, ricoperti da deliziosi peli biondi, non invasero la sua visuale.

-Hai deciso di seppellirti, Granger? Perché se è così ti do una mano.-

Lei fece una smorfia, alzando lo sguardo sul ragazzo.

-Mi spiace deluderti, Malfoy, ma non ti libererai di me tanto presto. Piuttosto, sei già di ritorno dalla tua cavalcata? Sarai stato in mare per circa una decina di minuti, mi aspettavo più resistenza.-

-Non parlare di cose che non conosci. Per una persona non allenata, come ora sono io, anche dieci minuti sono faticosi. Ed io, per la cronaca, sono stato in mare per più di mezz’ora!-

-Certo, come vuoi.- borbottò Hermione facendo un gesto con la mano e riprendendo a scavare.

Draco si lasciò cadere in ginocchio e le bloccò le caviglie con le mani.

-Odio essere provocato, Granger. Perché poi non mi so controllare, devo provocare anche io.-

-Non ti ho provocato.-

-Invece lo hai fatto.- mormorò lui. La sua voce era bassa e sapeva di sfida. –Se credi di avere ragione, dimostralo. Resisti dieci minuti.-

La mora scosse la testa, sorridendo sarcasticamente.

-Io non sono capace, Malfoy. Non mi reggerei nemmeno in piedi su quella tavola.-

-Allora come fai a dire che dieci minuti sono pochi?-

Hermione sbuffò.

-Io non…

-Appunto. Tu dovresti stare zitta. Ma non ci stai mai. Quindi adesso, per punizione, verrai con me nel mare, sulla mia tavola.-

-Non ci penso nemmeno!-

-Vogliamo vedere?-

Si guardarono negli occhi, l’uno ghignando, l’altra digrignando i denti. Poi, con una mossa fulminea che colse la ragazza di sorpresa, Draco tirò su Hermione e la sbatté malamente in mare. L’acqua dell’Oceano era talmente fredda che la mora non trovò la forza di lanciargli contro una maledizione.

Lui la raggiunse poco dopo, schizzandola.

-Allora, Granger, che mi dici?-

-Che tu sei un pazzo furioso! Bastardo!-

Il biondo scrollò le spalle.

-Freddo, eh? Per questo ho messo la muta. Un surfista professionista lo sa che si deve stare attenti alla temperatura dell’acqua. Ma tu non sei una surfista professionista. E questo ti ricorderà di non parlare prima di conoscere le cose. Comunque non preoccuparti, quella magliettina bianca ti dona.-

Hermione arrossì furiosamente e si portò una mano all’altezza del seno. –Porco.- sibilò.

-Grazie.- fece una smorfia e poi prese a spiegarle le regole basilari del surf. Dopo qualche minuto la ragazza sapeva già stare in piedi sulla tavola e Draco dovette riconoscere che era molto determinata.

-Visto, Malfoy? Ora cosa dici?- chiese lei gonfiandosi d’orgoglio, ma dimenticando per un attimo di stare attenta al vento, che con una folata le fece perdere l’equilibrio, facendola cadere in acqua. Il biondo aspettò che riemergesse per scoppiarle a ridere in faccia.

-Dico che dovresti imparare a contare fino a dieci, prima di parlare.-

Hermione storse il naso.

-Non mi prendo nemmeno la briga di replicare, Malfoy.- mormorò con il fiato corto, trascinandosi a riva. Esausta, si lasciò cadere lunga distesa sulla sabbia, incurante di quei fastidiosi granelli di sabbia che si attaccavano alla sua pelle bagnata. Draco la raggiunse e fece la stessa cosa.

-Dopotutto, per essere la tua prima volta, non sei andata male.- ghignò. –Non così male. Anche se secondo me avresti potuto dare di più.-

-Non mi spreco per cose che non mi serviranno a niente, nella vita.-

-E cosa ne sai? Potrebbe servirti. Dovresti essere aperta ad ogni eventualità.-

-Lo sono.-

-No, tu credi di esserlo. Tipico atteggiamento Grifondoro. Voi credete di controllare tutto, ma non è così. Noi Serpeverde siamo aperti ad ogni eventualità.- fece una smorfia. –Infatti sto viaggiando con te.-

Hermione si girò verso di lui.

-Sei davvero aperto ad ogni eventualità?-

Draco scrollò le spalle.

-Sì, te l’ho appena detto.-

-Bene. Allora verrai a fare shopping con me.-

Il biondo scoppiò a ridere.

-Tu scherzi! Io non faccio shopping! È una cosa da… donne!- sbottò facendo una smorfia mentre pronunciava l’ultima parola. La ragazza inarcò un sopracciglio.

-Ma dovresti essere aperto ad ogni eventualità, Malfoy.-

 

 

 

 

 

-Per prima cosa dobbiamo trovare la città. Hai la minima idea di dove sia?-

-In realtà no, Granger, ma non vedo il problema, basta chiedere a qualcuno.- fermò una anziano signore abbronzato che passava di lì a bordo di un camioncino malridotto. In perfetto portoghese gli domandò qualcosa che Hermione non capì. Lo guardò gesticolare e poi, miracolosamente, sorridere. Si girò verso di lei.

-Sono un mito, Granger!- esclamò.

-E perché mai, di grazia?-

-Ho trovato un posto per dormire! Oltre che la città.- saltò sul dietro aperto del camioncino. –Forza, muoviti.-

Lei guardò scettica la discreta sporcizia che gli avrebbe fatto compagnia per il viaggio. Che non sapeva nemmeno se fosse lungo o breve.

-Io non salgo.-

Draco sbuffò e le tese la mano. Era candida e curata, dai tratti quasi femminili, ma comunque grande, forte. Solo guardando meglio si potevano notare delle lievi cicatrici. Hermione si domandò come se le fosse procurate, ma l’occhiata penetrante di lui, che aveva seguito il suo sguardo, le disse che la risposta non le sarebbe piaciuta affatto. Mettendo da parte il suo lato schizzinoso, quello femminile, strinse quella mano tesa e s’arrampicò sul dietro del furgoncino.

La città era poco lontana, bastava seguire la strada sterrata e nel giro di dieci minuti si arrivava in centro. Rio era molto caotica, già di prima mattina. Quel giorno, poi, c’era il mercato. Hermione seguì con sguardo affascinato una donna dalla pelle scura tenere per mano due bimbe dagli occhi neri come la pece e sulla testa un cesto con della frutta.

-Malfoy… quando vedi cose come queste non ti viene da pensare che il mondo sia bello?- domandò sottovoce. Lui sorrise impercettibilmente.

-Sì.-

Lei lo fissò, sorpresa.

-Davvero? Non era un’affermazione sarcastica?-

-No.-

-È strano. Tu sei sempre… così negativo. Davvero riesci ad apprezzare un’immagine come quella?-

-Certo. Non sono un mostro, Granger. È solo che… poi mi ricordo che noi non viviamo in quel mondo.- strinse le labbra e la sua espressione divenne dura. –Che io non vivo in quel mondo. E tutto fa di nuovo schifo.-

-Ma…

Draco fece un gesto seccato.

-Lascia stare. Piuttosto, trova questi benedetti negozi.-

-Non andiamo per negozi, ho un’idea migliore.- sorrise. –Bancarelle!- sospirò e lo fissò negli occhi. –Comunque…

-Granger, ti ho detto lascia stare.-

-Lascio stare, te lo giuro, ma tra un attimo. Voglio solo dirti che so che non sei un mostro.-

-Ah. Grazie.-

-Prego.- scrollò le spalle, facendogli capire che chiudeva l’argomento, e poi lo trascinò per il labirinto di tavolini traballanti, fermandosi ogni trenta secondi per ammirare qualcosa. Si poteva trovare di tutto, dagli abiti tipici, ai costumi del carnevale brasiliano, alle borsette che andavano di moda.

-Malfoy… guarda questa stoffa!- esclamò toccando delicatamente un pareo di morbida seta. –Lo compro?-

-Dipende… posso usarlo per soffocarti?-

-No! Sei odioso! Veramente non capisco come… oh.- si era interrotta all’improvviso ed i suoi occhi si illuminarono. Draco seguì il suo sguardo: andava ad una bancarella di costumi da bagno. Microscopici costumi da bagno.

-Granger, cosa…

-Ho bisogno di un costume.- borbottò lei scattando in avanti senza neanche accorgersi di aver preso il ragazzo per un braccio. –Quel costume.- indicò un bikini nero con i laccetti. Lo prese in mano e lo guardò con aria scettica. Appoggiò il pezzo di sopra sulla maglietta ancora umida dal bagno di poco prima.

-Secondo te mi…- si bloccò all’improvviso ed arrossì. Stava per chiedergli se secondo lui le andava bene. E questo implicava che guardasse il suo seno. Cosa che non voleva accadesse. Riprese il controllo. –Chiedi alla signorina se posso provarlo?-

Il biondo scosse la testa, ma fece come gli era stato chiesto. Hermione vide la ragazzina dietro al banco scuotere la testa. Poi vide Draco sorridere e la stessa ragazzina fare un cenno verso un posticino appartato coperto da una tenda. Il ragazzo si girò verso di lei, indicandole la stessa direzione della ragazza dietro al tavolino.

-Puoi andare lì. Ma fa’ in fretta, a questa qui non fa per niente piacere che tu occupi un posto al quale credo sia molto affezionata.- intercettò un’occhiata perplessa. –Non chiedermi quale possa essere il suo grado di affettività con quello pseudo-camerino.-

-Potresti sempre sorriderle un’altra volta.-

-Se lo facessi credo che mi regalerebbe la bancarella, la roulotte che c’è lì dietro e che si offrirebbe di farmi da compagna di viaggio. Così ne avrei due, una che rompe le balle e una che fa tutto quello che voglio.- ci pensò su. –O forse potrei sorridere anche a te, così magari mi faresti tu da dama di compagnia, una che stia zitta e non critichi tutto quello che faccio.-

Hermione si chiuse dietro la tenda.

-A me il tuo sorriso non farebbe né caldo né freddo. Anche se sorridere un po’ di più non ti farebbe di certo male.-

-Perché?-

-Perché sorridere fa bene e perché il tuo sorriso non è esattamente da buttare.-

Draco ghignò, anche se la mora non lo poté vedere.

-Due complimenti in nemmeno un quarto d’ora. Attenta, potei pensare che tu ti stia innamorando di me.-

-O forse potrei starti adulando per poi rubarti tutti i soldi.-

-Possibile.-

Restarono in silenzio, ognuno preso dai propri affari. Hermione dal costume, che non riusciva ad allacciare sul collo, Draco dalla ragazzina dietro al banco che lo stava fissando insistentemente.

Dopo un attimo, la mora comparve da dietro la tenda. Indossava il pezzo di sotto del bikini e reggeva quello di sopra con le due mani.

-Malfoy… potresti fare il nodo? Io non ci riesco, con lo sforzo che mi hai fatto fare in mare non posso nemmeno sollevare le braccia.- chiese, rossa come un peperone.

Lui si riscosse dai pensieri indecenti che aveva appena effettuato. O meglio, che i suoi ormoni avevano appena effettuato. Annuì, recuperando la sua maschera di indifferenza. Afferrò con mani tremanti i lacci e fece un fiocchetto. Senza fare apposta sfiorò quella schiena bianca con un dito. Rabbrividì a quel contatto e sentì che Hermione aveva fatto lo stesso. Chiuse gli occhi. Respirò. Riprese il controllo del proprio corpo e riaprì gli occhi. Stabilì che era stato il caldo.

-Granger, ho fatto.-

-Ah… sì.- mormorò lei, scossa. Si girò, titubante. –Cosa faccio, lo compro?-

-Fa’ quello che vuoi.- tagliò corto Draco, girando i tacchi. Hermione passò una mano sul tessuto. Quel costume… doveva essere suo. Non sapeva perché, ma sentiva che comprarlo sarebbe stata una mossa giusta. Tornò nel “camerino”, si rivestì, ed andò a pagare, cercando di non pensare alla parte razionale della sua mente, che fremeva per darle una spiegazione della scossa elettrica che aveva sentito nello stomaco qualche attimo prima.

 

 

 

 

 

-Io non dormo qui!- esclamarono in coro i due ragazzi dopo aver visto quale sarebbe stato il loro letto.

La padrona di casa, una donnina rotondetta sulla cinquantina, scosse la testa.

-Non… capire. Io non capire.- mormorò.

Draco le dette spiegazioni in portoghese. Hermione lo vide chiudere gli occhi e sbuffare impercettibilmente, segno che evidentemente non c’erano altri posti per dormire.

-Granger… dormirò per terra, se la cosa di dividere il… letto ti crea dei problemi. E se invece la cosa ti andasse bene, io non russo e non mi muovo troppo, quindi la notte non dovrebbe essere difficoltosa.- disse il biondo con voce piatta.

-No, non ho nessun problema.-

La donna, notando che alla fine il diverbio sembrava essere concluso, abbandonò la stanza con un sorriso.

I due ragazzi si distesero sul letto, senza spogliarsi, in silenzio, guardandosi di sottecchi. La tensione era palpabile. Qualcuno doveva rompere il silenzio, altrimenti sarebbe stato impossibile dormire, con tutto quel nervosismo che aleggiava nell’aria. Hermione prese fiato.

-Malfoy, come mai conosci il portoghese?-

-Mio padre sosteneva sempre che la cultura e le lingue fossero la cosa più importante per un ragazzo che sarebbe diventato il nuovo rappresentante della famiglia Malfoy. Così ho avuto parecchie governanti, tra cui una brasiliana, che mi hai insegnato il portoghese, una italiana. Il francese me l’ha insegnato mia madre.-

-È… bello conoscere tante lingue.-

-Credo di sì.-

Il silenzio calò di nuovo. Si guardarono per un attimo senza in realtà vedersi per il troppo buio. Draco si ritrovò a darsi mentalmente del deficiente. Portare la Granger non era stata affatto una buona idea. Era diversa da quel che credeva. Pensava di portarsi dietro una ragazzina timida e introversa, invece si ritrovava una… ragazza vera che si provava microscopici costumi da bagno e gli rompeva anche parecchio le scatole. Non era così che doveva andare. Si mosse irrequieto tra le coperte.

-Malfoy… hai detto che non ti muovevi troppo.-

-Appunto, non che sarei restato immobile. E poi non mi pare di averti dato fastidio.-

-Certo che me ne hai dato. Hai fatto rumore.-

Il ragazzo sospirò.

-Credo che sia inevitabile, dato che le molle di questo coso devono avere come minimo un secolo.-

-Sì, ma evita di muoverti, questi rumori sono… orribili.- mormorò Hermione, stingendosi al corpo ancora vestito la coperta leggera. –Non mi piace sentire di questi rumori quando non sono in camera mia.-

Draco scoppiò a ridere.

-Non starai mica cercando di dirmi che hai paura del buio.-

-Certo che no.-

-Certo che no.- ripeté lui con voce strascicata. La mora poté percepire il ghigno di scherno che le stava rivolgendo.

-Se ho detto no, ho detto no. Piantala.-

-Vuoi che accenda una candela?-

-Ho detto smettila!- sbottò un’altra volta Hermione, voltandogli le spalle.

-Va bene. Allora adesso dormo, buonanotte.-

Lei non rispose nemmeno. Chiuse gli occhi, ma sapeva che non sarebbe riuscita a dormire. Aveva… paura. Del buio, sì, aveva paura del buio. In fondo, cosa c’era di male? Si girò piano verso il compagno di viaggio. Vedeva la sagoma scura della sua schiena. Vedeva i suoi muscoli rilassati alzarsi e abbassarsi lentamente. Si era addormentato. In un attimo era crollato. Sorrise e prese a cercare la sagoma di qualcosa che assomigliasse vagamente ad una candela. Ad un tratto la trovò: era sul comodino di Draco. Questo implicava che lei si sporgesse verso il suo lato. Non sarebbe stato troppo difficile se il ragazzo fosse stato voltato di pancia o si schiena, ci sarebbe potuta arrivare senza troppi problemi. Lui, però, era complicato anche nel dormire. Era steso su un fianco, con le braccia strette al petto. Arrivare dall’altra parte senza toccarlo, e di conseguenza svegliarlo, era praticamente impossibile. Eppure doveva tentare, con quel buio non sarebbe mai riuscita ad addormentarsi. Si issò sul braccio sinistro ed allungò il destro verso il comodino. Trattenne il respiro ed afferrò la candela, portandola dalla sua parte. Con la sua bacchetta l’accese e sorrise soddisfatta. La luca era tenue e le permetteva di vedere poco, ma così andava più che bene. Mise la candela sul suo comodino e tornò a stendersi sulla schiena. Si girò verso Draco, e si accorse che lui la stava guardando.

-Punto mio.- mormorò ghignando.

Hermione si passò una mano tra i capelli.

-Va bene. Ma siamo solo uno a zero, Malfoy.-

-Come vuoi, Granger.-

-Come vuoi tu. Adesso dormiamo.-

-‘Notte, allora.-

Il biondo chiuse gli occhi. La ragazza, invece, guardò lui. Era senza maglietta ed il suo torace si vedeva senza problemi. Il ventre era piatto e la pelle si tendeva sui muscoli perfettamente. Una piccola cicatrice gli solcava il fianco destro. Si ritrovò a chiedersi come se la fosse procurata. Si ritrovò a chiedersi se potesse toccarla. A quel punto si addormentò.

 

 

 

 

 

In tutta sincerità, questo capitolo non mi piace poi tanto. Però ho provato tante versioni e quella che mi sembrava migliore era questa. Spero che comunque apprezzerete lo sforzo. Dal prossimo capitolo si tornerà a parlare dei cinque Luoghi della Magia, ma prima volevo far “rilassare” un pochino i nostri eroi. Mi piace vederli e confusi. Giovani e confusi. Li adoro! Vedremo che combineranno più avanti.

Ringrazio:

Savannah, marygenoana, isabell, mirtilla, patty, chihiro, bimba88, MissBecker…….. GRAZIE!

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Capitolo 7
*** Ricerche ***


RICERCHE

RICERCHE

 

 

 

 

 

La luce del mattino colse Draco ed Hermione schiena contro schiena nello scomodo le letto che li aveva accolti per la notte.

Il ragazzo fu il primo a svegliarsi. Si stropicciò gli occhi e spostò una ciocca di capelli, disordinati dal movimento notturno che, per quanto lui potesse sostenere, era stato piuttosto agitato, dietro all’orecchio. Sbadigliò poco finemente e si girò, trovandosi faccia a faccia con i capelli di Hermione, una specie di cespuglio.

-Dio santo, Granger, che è successo alla tua testa?- mormorò ghignando.

-Niente. Al mattino è così.-

-Se un uccellino si posasse sulla tua chioma credi che riuscirebbe ad uscirne?-

-Dato che è detto da uno che ha appena sbadigliato come un orso, non mi prendo la briga di darti ascolto, Malfoy.-

-Gli orsi sono carini.- esclamò il biondo imitando la voce di una ragazzina.

-“Carino” non è la definizione che più ti si addice.- ribatté Hermione alzandosi dal letto e cercando qualche vestito comprato il giorno prima per cambiarsi.

-E quale sarebbe la definizione che più mi si addice?-

Antipatico, borioso, arrogante. Bastardo. Bello. Sexy. Intrigante. Eccitante. Bastardo eccitante.

-Deficiente.- sbottò lei scrollando le spalle.

-Molto gentile da parte tua. Comunque, tu sei petulante. E insopportabile. E saputella. Mi sembra che tra i due quella messa peggio sia tu. O sbaglio?-

-Sbagli. Mi hai chiesto una definizione ed io te ne ho data una. Avrei potuto continuare e la lista e allora ti assicuro che sarebbe stata dura trovare quello messo peggio.-

Draco la scrutò.

-Quindi siamo due persone veramente cattive?-

La mora sorrise, rendendosi improvvisamente conto di quello che era effettivamente: una persona veramente cattiva. Non cattiva nel senso che facesse del male, ma cattiva… cattiva. Si era ubriacata. Aveva scommesso. Aveva abbandonato l’accademia di Auror, la carriera che tutti si aspettavano avrebbe intrapreso, il suo ragazzo, il che era stato un bene, dato che l’aveva tradita, ma quando si era decisa a non tornare all’Addestramento ancora non lo sapeva, ed aveva seguito il nemico per antonomasia in un viaggio che non sapeva neppure dove l’avrebbe condotta. Inoltre su questo nemico faceva pure pensieri sconci. Era una ragazzaccia.

-Direi di sì, Malfoy. Siamo cattivi.-

-Io sono cattivo, Granger. Su di te c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare. Ma abbiamo tempo, non c’è problema.-

-Davvero? Mi farai diventare cattiva come te?-

Lui ghignò.

-No, molto di più. Renderò vero il detto “l’allievo ha superato il maestro”. Vedrai cosa diventerai, Granger. Potter non ti riconoscerà più quando tornerai.- le si avvicinò di qualche passo. –Se tornerai.- fece un altro passo. –Perché potresti anche decidere di fare qualcosa che pensavi non avresti mai fatto. Potresti continuare a seguire me.-

Hermione, spalle al muro, lo fissò negli occhi.

-Io non diventerò Mangiamorte, Malfoy. Io non voglio diventare Mangiamorte. Non Auror, ma nemmeno Malgiamorte.-

Draco strinse gli occhi. Cosa stava dicendo? Perché le stava dicendo una cosa simile? E poi intendeva veramente diventare Mangiamorte con “continuare a seguire me”? No. Non intendeva quello. Lui non voleva diventare Mangiamorte, quindi non poteva intendere quello. Intendeva seguire lui, come persona. Lui come Draco. Quel pensiero lo colpì in pieno ed il ragazzo si ritrasse esternamente, indietreggiando di un poco, ma la scossa l’aveva ricevuta dall’interno. In mezzo allo stomaco, forte come non mai. Scrollò le spalle.

-Lo so. Dicevo tanto per dire, Granger.-

-Meglio così.-

Si voltarono le spalle, prendendo una maglietta ciascuno. La mora esitò.

-Malfoy… ti cambi prima tu o prima io?-

-Io faccio in un minuto.- tolse i jeans e si voltò verso la ragazza, permettendole di vederlo a figura intera. Indossava dei boxer neri aderenti e sapeva l’effetto che faceva il suo corpo agli occhi delle donne. Il suo corpo era come il suo sorriso: irresistibile. Forse era per quello che a scuola li aveva mostrati entrambe così poco. Non voleva che gli altri lo conoscessero e lo additassero solo per quello. Già il suo cognome gli pesava sulle spalle, non voleva che lo facesse anche il suo fisico. Eppure anche non mostrandolo le ragazze l’avevano visto. Sorrise impercettibilmente. Era tutto merito della linguaccia di Pansy. Ma questa volta voleva che lei lo vedesse. E che lo ammirasse, anche. Perché? Perché la cosa lo faceva sentire superiore. Era confuso e aveva bisogno di sapere che lei lo era altrettanto. E quello era l’unico modo che conosceva per confondere le persone di genere femminile.

Hermione, dal canto suo, il corpo del ragazzo lo aveva notato. Come avrebbe potuto non farlo? Era così… perfetto. Ogni muscolo al posto giusto. La pelle candida, quella striscia di peluria bionda sulla pancia. Le cosce ed i polpacci tonici, ben torniti. Anche i suoi piedi erano perfetti.

Si riscosse da quei pensieri e lo guardò in faccia. Anche lui la stava guardando. Era come se tutto fosse sospeso. C’era magia, nell’aria. E la ragazza non capiva se fosse per le loro aure di maghi, o se fosse per qualcosa di diverso.

Draco sospirò, rompendo l’atmosfera. Ora sapeva che anche lei era confusa, lo aveva letto nei suoi occhi. Eppure la cosa non lo aiutava. Doveva provare qualcosa d’altro. Forse, doveva procedere con più calma. S’infilò la maglietta ed i pantaloni.

-Fatto. Puoi… cambiarti.-

-Io… va bene, ma puoi uscire?-

Un'altra fitta al petto gli mozzò il respiro.

-Posso restare?- sussurrò.

La mora si morse il labbro inferiore.

-Cosa?-

-Io vado al mare.- rispose lui. La solita maschera d’indifferenza di nuovo sul volto. –Voglio approfittare della mattina, dato che c’è poco sole. Tu se vuoi puoi venire giù e farti un bagno, oppure andare in biblioteca ed iniziare le ricerche. O aspettarmi, se preferisci. Se non sai da che parte iniziare.-

-Credo… di poterci riuscire. Ma non so come arrivare alla biblioteca.-

-Chiedi alla figlia di Sannia, lei parla inglese. Stentato, ma credo che riuscirete a capirvi.-

 

 

 

 

 

Draco arrivò alla biblioteca ed individuò Hermione all’istante. Era seduta al tavolino più nascosto, come a scuola, ed era quasi sommersa da enormi volumi. Si vedeva che leggere era quello che amava. Come quando stava analizzando i suoi appunti. Una gamba ripiegata sotto l’altra, l’estremità della piuma in bocca, la mano destra intenta a tormentare una ciocca di capelli, quella sinistra impegnata a tenere il segno sul libro, l’espressione concentrata.

La raggiunse e occupò una sedia accanto a lei.

-Ciao, Granger. Trovato qualcosa?-

La mora sussultò e si portò una mano al petto.

-Malfoy! Mi hai spaventato, non ti avevo visto.-

Lui ghignò.

-Silenzioso, veloce e sinuoso come un serpente. Tecnica Malfoy.- si appropriò di un libro a caso e prese a sfogliarlo distrattamente. –Cose del genere le ho già lette, non dicono nulla che possa servire.-

-Lo so, l’ho notato e non so più che fare. Stare qui è inutile.-

-No, non inutile. È solo che stai cercando argomenti sbagliati in libri sbagliati.-

-Che stai dicendo? Sto cercando informazioni sui cinque Luoghi della Magia su quei pochi libri di magia che ci sono qua dentro. Che altro dovrei cercare?-

-Non troverai mai informazioni sulla magia, soprattutto sul genere poco conosciuto con cui abbiamo a che fare, in una biblioteca babbana. Qua dentro dobbiamo concentrarci sui libri che parlano della città per trovare qualcosa che risulti strano, qualcosa che i babbani reputino come una particolarità. Le macerie di Casablanca, doveva sorgeva la montagna dalla quale si vedeva il simbolo, erano indicate su parecchi volumi. Ci basta trovare qualcosa del genere e abbiamo quasi sicuramente il luogo che stiamo cercando. Quello è il primo passo.-

Hermione lo ascoltava interessata, prendendo mentalmente appunti.

-Va bene. Ed il secondo?-

-Il secondo è fare ricerche sulla storia del Luogo. E per fare quello ci dovremo addentrare nella parte magica di Rio. Mi sono già informato, Sannia ci potrà accompagnare dopo pranzo. Lì arriverà la parte difficile, perché le informazioni saranno poche e sparpagliate. Ma questa è un’altra storia, ti spiegherò tutto oggi pomeriggio.-

-Sannia è una strega?- domandò la ragazza perplessa. –Non ho visto nulla che potesse far pensare alla magia, a casa sua.-

Draco sghignazzò.

-Tranne noi due, vorrai dire. Perché credi che ci abbiano ospitato?-

-Perché le persone del posto sono ospitali?- azzardò la mora scrollando le spalle.

-Come sei ingenua. Lo hanno fatto perché hanno dei conti in sospeso con mio padre ed io ho promesso che avrei tentato di fare qualcosa, se ci avessero offerto un letto.-

-Dei… conti in sospeso?-

-Sì. Hanno una fattoria che li fa andare avanti e mio padre minaccia di requisirgliela. Sono una famiglia purosangue, ma non si sono alleati con Voldemort. I Mangiamorte gliela stanno facendo passare brutta.-

-Che cosa orribile.- mormorò Hermione portandosi una mano alla bocca. Eppure la sera prima quella donnetta dai fianchi tondi le era sembrata così serena!

Il biondo scrollò le spalle.

-Ci si abitua. Vanno avanti così da anni, piegandosi ai ricatti. Forse quando tornerò a casa riuscirò a cambiare qualcosa. Se non dovesse succedere, noi intanto abbiamo avuto un posto per dormire comunque.-

La ragazza sbuffò pesantemente.

-Quando dici queste cose davvero non ti sopporto. Sei orribile come tutti gli altri. Infondo non te ne frega niente, proprio come a tuo padre non interessa se lascia della povera gente a morire di fame. Lavoriamo, che è meglio, Malfoy.-

Lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma lasciò perdere. Riportò i volumi che erano sul tavolo e li rimise a posto sugli scaffali. Ne prese degli altri e ne passò qualcuno ad Hermione. Cercarono in silenzio, entrambi dimenticandosi della presenza dell’altro. Dopo una mezz’oretta, la ragazza scosse il braccio di Draco.

-Ehi, Malfoy… leggi un po’ qua.- gli mise “Curiosità di Rio de Janeiro” sotto gli occhi e gli indicò il paragrafo sottolineato.

-“Caratteristiche sono le dodici grotte di Santa Eleonora, che si trovano all’estremo est della città. Portano quel nome perché…” niente d’interessante, “…Sono state scoperte pochi anni fa, ma gli studiosi credono che abbiano molte migliaia di anni. La cosa particolare è che nelle prime undici si è riusciti ad entrare e sono accessibili al pubblico, mentre l’ultima, quella che si crede sia la più piccola, è inaccessibile per le forti correnti che fluiscono davanti all’apertura. Leggende popolari sostengono che sia la grotta stessa a respingere gli intrusi.”- rilesse il tutto velocemente, a bassa voce. –Molto bene, Granger. Credo proprio che abbiamo trovato quello che ci serviva.- strinse le labbra. –Brava.-

Hermione sorrise compiaciuta.

-Grazie. Metterò questa tua ultima parola nel bagaglio degli eventi interessanti. Mi hai fatto un complimento.-

-Lo so. Se fai qualcosa di buono, so e saprò riconoscerlo. Se fai qualcosa di sbagliato, te lo farò notare allo stesso modo. Credo che così la nostra convivenza sarà più facile. Non pensi anche tu?-

-Credo di sì. Farò lo stesso.-

-Molto bene. Ora andiamo a mangiare, così possiamo dedicarci al resto delle ricerche. Se andiamo avanti di questo passo entro domani potremo cercare di entrare nella grotta e vedere se in effetti avevamo ragione. In caso di risposta affermativa, avremo bisogno di qualche altro giorno per raccogliere i dati e tirare le nostre conclusioni. Dopodiché, potremo goderci in resto della settimana e fare quello che preferiamo.-

Hermione sorrise stancamente.

-Una cosa alla volta, Malfoy. Iniziamo ad andare da Sannia.-

 

 

 

 

 

La donna li aspettava sulla porta con un sorriso. Aprì le braccia, indicando ai due giovani di entrare ed accomodarsi a tavola. Rosana, la figlia, era già seduta e stava condendo dell’insalata, mentre Nadir, il marito, stava mettendo sulla griglia del pesce.

-Accomodatevi, casa nostra è casa vostra.- disse Rosana incespicando appena sulla parole e sorridendo ad entrambi. –Mio padre… sta mettendo su pesce, per pranzo, per voi.-

-Grazie. Di tutto, voglio dire, anche per l’ospitalità.- rispose Hermione sedendosi accanto a lei. –Qua è bellissimo e voi siete gentilissimi.- tirò una gomitata a Draco. –Malfoy, traduci a Sannia quello che sto dicendo.-

Il ragazzo riferì parola per parola ai due adulti e si lasciò addirittura abbracciare dalla donna quando questa, commossa, gli si era lanciata tra le braccia. Il biondo fece una smorfia da sopra la sua spalla.

-Dice che è lei quella felice di averci qui. Dice che le facciamo provare tenerezza perché la facciamo sentire di nuovo giovane e con tanta voglia di avventura.-

-Com’è dolce!- sospirò la mora.

-Com’è matta, direi io.- sbottò lui sciogliendosi dall’abbraccio. –Solo una persona non troppo sana di mente potrebbe trovarci teneri.-

-O forse solo qualcuno che non ci conosce.-

-Io non…

La discussione venne interrotta da Nadir, che fece un gesto verso il tavolo, intimando a tutti in portoghese di accomodarsi e mangiare.

Il pranzo era squisito e, sebbene capirsi tra tutti fu piuttosto difficile, riuscirono anche a chiacchierare.

Dopo un’oretta si ritrovarono di nuovo in marcia, diretti verso la parte magica di Rio de Janeiro.

-Sannia dice che la biblioteca è alla fine del paese e che resta aperta fino a notte fonda. Stavo pensando… prima possiamo fare un giro per negozi, tanto non abbiamo fretta, no?-

Hermione lo scrutò.

-Per me va bene, non c’è problema. Ma pensavo che odiassi i negozi.-

-Io non odio i negozi, odio le ragazze che vanno per negozi e che emettono quei gridolini fastidiosi davanti ad ogni vetrina.- ripensò alle sensazioni che aveva provato il giorno prima. –E le ragazze che mi chiedono di allacciargli i vestiti. Non sono capaci a farlo da sole, mi chiedo?-

La mora si oscurò in volto.

-Ti ho chiesto aiuto per il semplice motivo che non riuscivo nemmeno a sollevare le braccia, da tanto mi avevi fatto stancare.-

-Tesoro, non è colpa mia se sono un amatore eccezionale.- sussurrò lui in tono sensuale, guardandola maliziosamente. Hermione arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. Solo la notte prima si era chiesta che amante fosse Draco.

-Sei un cretino, Malfoy. Hai capito a cosa mi riferivo.-

-Ma guarda, sei arrossita. Ma me lo dovevo aspettare, cosa può aver fatto una ragazzina come te? Che come primo e unico ragazzo ha avuto Weasley.-

-La mia vita sessuale non è affar tuo!- sbottò la ragazza.

-Tu non hai una vita sessuale.- disse in tono strascicato lui. Si girò e la scrutò. Lei si stava chiaramente arrabbiando e sapeva bene che sarebbe stato meglio lasciar perdere. In fin dei conti, cosa gli importava se era stata a letto con quel pezzente? Niente. Strinse le labbra. Non era vero, gli importava eccome. Non voleva che avesse fatto del sesso con Weasley. Perché con Weasley sì e con lui no?

-Non ti deve interessare!-

-Lo so, ma mi interessa lo stesso. Hai fatto sesso con Weasley?-

Hermione arrossì un’altra volta.

-Non ne voglio parlare, va bene? Cambiamo argomento, Malfoy.- sbuffò. –Per favore.-

Draco sospirò.

-Va bene, chiudo l’argomento.- ghignò. –Per ora.-

-Tu…

Sannia si girò e disse qualcosa in portoghese, gesticolando freneticamente.

-Malfoy, cos’ha detto?-

-Di smettere di litigare, che roviniamo l’atmosfera. Che atmosfera, lo sa solo lei.-

Restarono in silenzio, guardandosi in cagnesco mentre la donna che li precedeva picchiettava con la bacchetta su un muro di mattoncini rossi. Si aprì un varco, come per entrare a Diagon Alley, e un lungo viale costeggiato da palme li accolse. Su un grande cancello di legno troneggiava la scritta “Bem-vindo”.

-La vedi quella?- Draco gliela indicò. –Vuol dire benvenuti.-

Hermione sgranò gli occhi.

-Ma dai? Non ci sarei mai arrivata!- disse sarcasticamente.

Lui le lanciò un’occhiataccia, ma non disse niente. Si addentrarono per il villaggio, guardando le vetrine. Aiutarono Sannia a fare la spesa e fecero un giro.

-Granger, io mi devo fermare un attimo a prendere una cosa.- comunicò all’improvviso Draco, occhieggiando verso una cartoleria.

-Va bene, vengo con te.-

Lui sbuffò.

-Non c’è bisogno che tu mi segua ovunque.-

Hermione pensò al belvedere che aveva stando dietro di lui. No, era necessario. I suoi occhi lo richiedevano.

-Non pretenderai mica che tu vada in una cartoleria, dove ci sono penne e cose che adoro, mentre io me ne stia qua a sciogliermi sotto al sole, vero?-

-Oh, fa’ come vuoi, Granger.-

Entrarono ed il biondo andò direttamente al reparto della carta da lettere. Guardò ogni tipo, soffermandosi ad osservare le decorazioni sui bordi. Stava decisamente cercando qualcosa di preciso. Hermione gli si avvicinò lentamente.

-Hai bisogno di una mano?-

Il ragazzo sussultò, ma si guardò bene dall’ammettere che si era spaventato.

-No, ho scelto.- le mostrò la carta da lettere, con dei minuscoli gatti neri come decorazione.

-Non sapevo ti piacessero i gatti.-

-Io odio i gatti, come tutte le altre bestie. Non è per me, devo darla ad una persona.-

-Oh. A chi?-

-Non ti riguarda.- tirò fuori i soldi e pagò. –Andiamo, su.-

Sannia li condusse alla biblioteca e li lasciò alle loro ricerche. I due ragazzi svuotarono gli scaffali che contenevano libri sulla magia oscura. Lessero per delle ore, senza mai rivolgersi la parola, entrambi concentratissimi. Dopo un paio d’ore, Draco si stropicciò gli occhi.

-Granger… direi che per oggi basta.-

-Ma non abbiamo trovato nulla di nuovo!- ribatté la mora chiudendo violentemente un pesante volume.

-Non importa, torneremo dopo la visita della grotta. Adesso sappiamo che sui cinque Luoghi della Magia abbiamo già tutta la documentazione, ma non abbiamo cercato specificamente qualcosa sulla grotta. Vediamo domani, non è un problema.-

La ragazza sospirò.

-Okay. Anche se odio sprecare un intero pomeriggio e non arrivare ad una conclusione.-

Draco la fissò negli occhi.

-Sai qual è sempre stata la differenza tra me e te, Granger? Sai perché a scuola abbiamo ottenuto praticamente gli stessi risultati ma tu sei sempre stata considerata una secchiona e io no?-

Hermione fece per ribattere che non era una secchiona, ma lui non le lasciò il tempo di dire una parola.

-Perché tu hai sempre avuto fretta. Fretta di consegnare i compiti, fretta di rispondere, fretta di far capire che sai le cose. E allora se alla gente tu non lasci nemmeno il tempo di realizzare quale sia la domanda quella si scazza e inizia a parlarti dietro. E così ti fai la tua reputazione orribile.-

-La mia reputazione non era affatto orribile!-

-Come no! Tu eri considerata una verginella che pensava solamente allo studio, io un latin lover.-

-Tu andavi a letto con tutte, io no.- ribatté la mora facendo una smorfia.

-Errore, tutte volevano andare a letto con me. C’è una bella differenza.-

-Sarà. Ma per quanto ne so non eri felice lo stesso.-

Draco spalancò la bocca per ribattere, ma la richiuse poco dopo. Le rivolse un ghigno.

-Touché, Granger. Uno pari. Adesso andiamocene a casa, sto crollando.-

 

 

 

 

 

Distesi nel letto, schiena contro schiena ma stando bene attenti a non sfiorarsi, facevano entrambi finta di dormire. In realtà stavano ascoltando l’uno il respiro dell’altro, anche se non avevano idea del perché. Dopo una decina di minuti, Draco si mosse irrequieto.

-Granger, piantiamola con questo giochino, mi sto innervosendo.- sbottò sottovoce.

-Che giochino?-

-Lo sai che giochino. Piantiamola e dimmi perché non riesci a dormire.-

Lei si girò sulla schiena e sospirò.

-Non so perché non riesco a dormire. Non ci riesco e basta.-

-Dovresti, invece. Abbiamo del lavoro da sbrigare, domani.-

-Sì, lo so, ma non ci riesco proprio. Sono agitata.-

-E cosa potrebbe calmarti?-

Hermione si strinse nelle spalle.

-Harry.- disse semplicemente. Poté percepire uno strato di ghiaccio frapporsi tra lei ed il ragazzo.

-Potter.- sbottò lui digrignando i denti. –Figurarsi.-

-È lui che mi calma quando sono agitata, non posso farci niente.-

Draco sbuffò.

-E sentiamo, cosa fate di speciale?- chiese seccamente. -Immagino che potrei calmarti benissimo anche io. Potter non sa fare niente che io non sappia fare.-

-Nulla di quello che stai pensando, Malfoy.- mormorò la mora lanciandogli un’occhiataccia. –Parliamo e basta. E tu non ami parlare, si sa.-

-Non amo parlare, ma ti assicuro che posso farlo, se lo voglio.-

-Davvero?-

-Certo, mica sono deficiente. Forza, cosa vuoi che ti dica.-

-Ecco, appunto. Una persona che vuole parlare con un’altra non fa domande del genere. Non ti dovrei dire di cosa parlare, dovremmo parlare e basta.-

Restarono in silenzio, sospirando una volta l’uno ed una volta l’altro.

-Va bene, Malfoy. Facciamo così, inizio io a parlare, altrimenti succede che non finisce più questa storia.-

-Certo.- acconsentì lui. –Parla.-

-Okay. Allora… ehm… la carta da lettere che hai comprato oggi è… per la Parkinson, vero?-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Non so. Hai detto che non è per te, quindi la devi regalare. E di sicuro non lo regali ad un ragazzo, quindi ho pensato che fosse per una ragazza. E dato che tu e Pansy state insieme…

-Noi non stiamo insieme, Granger.- precisò lui seccato.

-Davvero? Io sapevo di sì.-

-Ci siamo lasciati.-

-Oh. E perché?-

Draco sbuffò.

-Non sono affari tuoi.- rispose laconicamente.

-Come facciamo a parlare se tu mi rispondi sempre “non sono affari tuoi”?-

-Dobbiamo per forza parlare di Pansy?-

-Guarda che io ho iniziato a parlare della carta da lettere, tu mi hai fatto spostare la conversazione su Pansy. Se parlare di lei ti da fastidio, dimmi per chi è il regalo.-

Il biondo strinse le labbra.

-Mi ha chiesto se l’amavo e io le ho detto di no.-

Hermione si voltò verso di lui. Stava fissando il soffitto con espressione indecifrabile.

-Ed era la verità?-

-Certo. Non ero innamorato di lei. Era così… stupida.-

-Però lo dici come se te ne fossi pentito.-

Draco scrollò le spalle.

-Facevamo del gran sesso.-

-Oddio. Lei sarà pure stata stupida, ma tu sei tremendamente superficiale.-

-Lei diceva che mi amava, ma non era vero. Lei non sapeva cosa vuol dire amare. E immagino che non lo sappia tuttora. Però era l’unica che mi stava vicino, a scuola.-

-Non è vero. Molti ti stavano vicino.-

-Mi pare di averti già detto che la gente mi ama ma solo per il mio nome.-

-Quel giorno avevi incluso anche Pansy in quella categoria. Ora la stai tirando fuori.-

-Non so cosa pensare di Pansy. Stavamo insieme dal secondo anno, praticamente. Se non avesse provato anche solo qualcosa per me mi avrebbe lasciato prima.-

-Immagino di sì. Forse… forse lei ti ama sul serio e sei tu che non sei mai riuscito a capirlo.-

-Non credo. Se una ragazza mi amasse sul serio, io lo capirei. È una vita che cerco qualcuno disposto ad amarmi, se riuscissi a trovare quella persona me ne accorgerei, te lo assicuro.-

Hermione trattenne il fiato. “È una vita che cerco qualcuno disposto ad amarmi”. Parole forti. Molto forti. Che lei neppure riusciva a capire fino in fondo. Aveva sempre avuto qualcuno che l’amasse. I suoi genitori, Ginny, Harry. Pure Ron, anche se il suo amore era da prendere con le pinze.

-Guarda che lo troverai qualcuno disposto ad amarti. Tutti trovano almeno una persona disposta ad amarlo.-

-Non lo so. Non lo so proprio. Ci dev’essere qualcosa di strano, in me.-

Hermione sghignazzò.

-Questo sicuramente.-

Il biondo la guardò male. Lei abbassò lo sguardo.

-Okay, scusa, ho detto una cosa stupida. Cos’hai di strano?-

-Ho di strano che la gente pensa una cosa senza conoscermi e poi mi conosce, ma non cambia idea.-

-Allora probabilmente quello che pensa di te prima di conoscerti è la stessa cosa che pensa dopo.-

-Sì, ma nonostante questo sta lo stesso con me.-

La ragazza si passò una mano sugli occhi.

-Aspetta, mi sto perdendo. In che senso?-

-Nel senso… ah, come faccio a spiegartelo?!-

-Fammi un esempio.-

-Tu. Tu sei l’esempio perfetto. Come puoi venire in giro con me se mi odi? Mi odi da sempre, da quando eravamo a scuola. Viaggiamo insieme da quasi tre settimane e non hai cambiato atteggiamento nei miei confronti. È lo stesso che avevi ad Hogwarts. Mi odi per principio. Come tutti gli altri.-

Hermione scosse lentamente la testa, riflettendo.

-No.- sussurrò.

-Cosa? Certo che sì. Puoi sinceramente ammettere che da quando abbiamo iniziato questo viaggio tu mi tratti in maniera diversa?-

-No, non sto dicendo questo. Io intendevo che io non ti odio affatto.-

Il ragazzo si voltò verso di lei, stupito.

-Non mi odi?-

-No, Malfoy. Non sul serio, almeno.-

-Me sei sempre così… cioè, questo vuol dire che non mi odiavi nemmeno a scuola?-

-No, non ti odiavo nemmeno ad Hogwarts.-

-Questo non è vero! Tu, Potter e tutti gli altri Grifondoro mi odiavate e mi odiate ancora.-

-Harry ti odia. E anche Ronald e molti altri miei amici. Ma non io. Prima ti reputavo soltanto un ragazzino viziato ed antipatico. Per questo mi comportavo così. E dato che lo penso ancora, continuo a comportarmi così. Semplice, Malfoy. Anzi, non è vero. Antipatico, ma non viziato. Piuttosto, il contrario di viziato: abbandonato.-

-Abbandonato…- Draco assaporò quella parola. Lei aveva capito esattamente come si sentiva. La cosa lo fece rabbrividire. –Granger… nemmeno io ti ho mai odiata. Detestata quando la tua mano schizzava in alto, questo sì. Quando facevi guadagnare tutti quei punti alla tua casa. Quando Silente convocava i Caposcuola più bravi che avesse e a te guardava con ammirazione, a me con rassegnazione. Anche adesso, quando fai la saputella, ti detesto. Ma non ti odio.-

Hermione sorrise al soffitto.

-Bene.- sospirò. Non sapeva cosa dire. Era stata una chiacchierata strana. Loro due nello stesso letto, vicini, a dirsi che non si odiavano. Aveva una leggera voglia di abbracciarlo, quindi doveva chiudere la conversazione prima che facesse qualcosa di cui poi quasi sicuramente si sarebbe pentita. –Malfoy… ora mi sono calmata. Se vuoi, possiamo dormire.-

Il pensiero di rispondere “e se io non volessi?” balenò nella mente di Draco, ma lo scacciò.

-Certo, dormiamo.- disse invece, girandosi di pancia e abbracciando il cuscino.

Chiusero gli occhi, pensando a qualcosa di diverso della discussione appena avvenuta. Draco si sentiva in debito. Perché la Granger lo aveva fatto sentire veramente bene, dicendogli che non lo odiava. E che avrebbe trovato qualcuno che lo avrebbe amato come lui preferiva. Odiava sentirsi in debito.

-Granger… quella carta da lettere è per mia madre.- confessò in un sussurro.

-Oh. E perché non volevi dirmelo?-

-Perché è da bambini fare regali alla propria madre.-

-A me invece sembra una cosa molto bella che tu abbia qualcuno a cui regalare una cosa del genere. Che tu abbia tua madre. Non sei solo, Malfoy. Non sei solo.-

Lui sospirò.

-Ora lo so.-

Il silenzio si riappropriò della stanza ed il sonno prese i due giovani mentre entrambi si domandavano se l’ultima frase del biondo non avesse un significato molto più profondo di quanto potesse sembrare.

 

 

 

 

 

Bene, ecco a voi un altro capitolo! Come vi sembra? Non sono carini i nostri due ragazzi? Forse Draco sta uscendo un po’ dal suo classico personaggio, ma ho pensato che se questo povero ragazzo non poteva permettersi di essere confuso e con gli ormoni in subbuglio a diciotto anni e quando non è sotto il controllo del padre, non poteva permetterselo più! Per come la vedo io Draco ed Hermione si stanno scambiando un po’ i ruoli. Lui si sente confrontato con una libertà che lo vede non costretto ad essere “cattivo”, mentre Hermione si ritrova con una libertà che non la vede costretta ad essere “buona”. Mi stanno venendo delle idee interessanti! Va bè, ditemi poi voi cosa ne pensate!

Ringrazio:

Patty (accorgersi che Hermione non è un alieno… gran bel passo avanti per Draco!), hermione, mira ’82, patty87 (adoro la complicità. E adoro che se la creino loro, piano piano. Comunque in questo capitolo Draco risponde “non sono affari tuoi”. Ma Hermione me lo smonta subito. ^^ eh, quella ragazza è troppo furba. Spero che ti vada bene lo stesso! Comunque, ti assicuro che il nostro bel biondino non rivelerà tutto subito ad Herm), lydia (voilà, fatta pareggiare! ^^ Ma non si fermeranno all’uno pari!), Savannah (visto, ti ho dato qualche altra parte di Draco. Dovrai aspettare ancora un po’, ma prometto che prima o poi te lo faccio vedere tutto, il nostro fantastico boy! ^^), abdromeda89, mirtilla, super gaia, bimba88 (allora, che sono attratti, almeno fisicamente, l’uno dall’altro è ormai palese. Quindi per il tuo tanto atteso bacio è solo questione di tempo! Pazienza, mia cara, pazienza! *questa sarebbe l’imitazione di mia nonna quando le dico - a settembre - che non vedo l’ora che finisca la scuola* ^^), Draco/Hermione 4ever………… GRAZIE A TUTTI!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Galeotta fu la barca ***


Una mezz’oretta più tardi erano di nuovo in marcia, diretti verso le grotte

GALEOTTA FU LA BARCA

 

 

 

 

 

Quando Hermione si svegliò, la mattina dopo, Draco non era nel letto accanto a lei. Nella stanza, al suo posto, c’era Rosana che spolverava i quadri appesi alla parete. Non appena notò che la ragazza non stava più dormendo, le sorrise.

-Bene svegliata!- esclamò mettendole accanto ai piedi dei vestiti puliti.

-Grazie, Rosana.- rispose la mora stropicciandosi gli occhi. –Senti, scusa, ma… dov’è Malfoy?-

L’altra ragazza scrollò le spalle.

-Lui… è andato fuori, stamattina. Presto. Ha detto che aveva da fare. Doveva… spe… come si dice? Mandare una lettera. Con un gufo.-

-Ah. Spedire, è così che si dice.- mormorò Hermione con un sorriso. Era andato ad inviare la lettera a sua madre. Le venne quasi da pensare che fosse dolce. Si riscosse dal pensiero e tornò a prestare attenzione alla ragazza, che intanto si era seduta sul letto di fianco a lei. –Non sai quando torna?-

-No, ma io credo molto presto.- le sorrise dolcemente. –Il tuo fidanzato non starà fuori a lungo.-

La mora arrossì come non mai.

-Malfoy non è il mio fidanzato, Rosana. Noi… ci odiamo.- ripensò alla conversazione della sera precedente. –Anzi, no, non è vero, non è odio, ma… antipatia. Molta antipatia.-

-Ma voi… viaggiate insieme.- obiettò logicamente Rosana.

-Infatti… è una situazione un po’ strana. Insomma… non ci sopportiamo molto, non facciamo altro che beccarci con battutine e simili, ma… questo viaggio mi sta piacendo da morire. Voglio dire, mi piace per la storia dei cinque Luoghi della Magia, ma anche… per la compagnia.-

L’altra ragazza la scrutò per un lungo attimo.

lui che ti piace.- mormorò con un sorriso.

-No! Hai frainteso, lui non… Malfoy non mi piace!-

-Sì invece. Io vedo come lo guardi.-

Hermione scosse violentemente la testa.

-Assolutamente no! Rosana, io e lui…- tracciò una croce per aria con le mani. -… non esiste. Io e Malfoy non può esistere. Neanche a pensarci.-

-Allora… tu piaci a lui.- sentenziò la ragazza annuendo convinta.

-Anche questa è fantascienza.-

-No, Hermione. Io… io sento che tra voi c’è qualcosa. Vibrazioni. Noi streghe di qua riusciamo a percepire cose che voi non riuscite nemmeno ad immaginare.-

La mora corrugò la fronte.

-Com’è possibile? Siamo streghe allo stesso modo.-

-No, non è vero. Noi sfruttiamo i nostri poteri in modo diverso dai voi. Voi fate un uso… davvero molto grande delle bacchette, noi no. Noi ascoltiamo la natura. Io posso appoggiare il palmo della mano a terra e dirti se domani sarà bello o brutto. Noi non abbiamo pozioni, abbiamo solo erbe e abilità e conoscenza nell’usarle. Voi avete incantesimi, noi solo semplici formule da recitare e che funzionano solo se c’è fiducia in queste. La vostra magia è raffinata, la nostra più…- Rosana prese fiato, in cerca di una parola adatta.

-Rozza?- le andò in aiuto Hermione. Ormai pendeva dalle labbra della ragazza.

-Rozza, sì. La nostra magia appartiene alla terra. E non è così potente come la vostra, ma… ci permette di captare cose che voi non captate. Noi… sentiamo le emozioni. Aleggiano intorno a tutti, così chiare. E quelle che ci sono tra te e Draco…

-Ti sbagli, Rosana.- la interruppe la mora sbuffando. L’argomento non le piaceva affatto.

-No, non sbaglio.- le posò due dita sulla mano. La pelle scura contrastava con quella bianca, creando un effetto stupendo. Rosana indicò le mani con un cenno. –Voi due siete così, come la nostra pelle. Diversi. Troppo diversi. Eppure le vostre mani sono uguali. Sono solo mani. Mani che si cercano. E voi siete solo ragazzi. Ragazzi che si cercano.-

Hermione deglutì. Le stava venendo un groppo in gola. Era vero, lei e Draco erano diversi, ma la sera prima, quando avevano parlato così bene, aveva avuto la sensazione che il suo corpo la stesse spingendo verso quello di lui. Che si attirassero a vicenda. Per quello aveva spento la luce di tutta fretta.

-Rosana, io… Malfoy non è il mio tipo. Non è il tipo di nessuno, lui… ama la libertà. Non è adatto per stare con una ragazza. Non sa impegnarsi.-

-Ma tu… vorresti che lui si impegnasse con te?-

Hermione arrossì un’altra volta.

-No, non intendevo questo. Non stavo parlando specificamente di me, dicevo in generale. Non è adatto per avere una ragazza, una qualsiasi.-

-Ma lui ti piace?- insisté l’altra.

-No… non lo so.- mormorò sconsolata la mora. –Cioè, so che non mi piace, ma…

-Sai che qualcosa c’è. Sai che quando lo vedi qualcosa dentro di te si muove.-

-Sì, proprio così. Voglio dire… ieri sera abbiamo parlato un po’ e lui mi è sembrato tanto solo. Mi ha fatto pena e questa è una cosa davvero incredibile perché lui è Draco Malfoy, non è stato creato per fare pena. Lui non ha mai fatto pena a nessuno, perché lui è ammirato e invidiato e lui è… bello.-

Rosana le sorrise.

-Lui è davvero bello.- concordò. –Molto bello. È questo che ti attira di lui?-

Hermione scrollò le spalle, riflettendo.

-No. Cioè, la sua bellezza l’ho notata, non si può non notare, ma non è quello. Forse… vorrei solo essergli amica. Solo poterlo consolare quando è triste e cose del genere. Forse… se Harry sta da una parte e Malfoy da quella opposta, io mi trovo nel mezzo. Forse posso instaurare lo stesso rapporto che ho con il mio migliore amico anche con Malfoy. O almeno qualcosa di simile.-

Rosana sospirò.

-Ascolta, Hermione. Se l’amicizia sta una parte e l’amore da quella opposta, tu ti trovi nel mezzo. Devo solo scegliere la direzione da prendere.- le sussurrò all’orecchio prima lasciare la stanza.

 

 

 

 

 

Quando Draco arrivò a casa di Sannia erano tutti attorno al tavolo a fare colazione. Nadir era appena tornato dalla pesca e stava raccontando di un suo compagno che era caduto dalla barca. La moglie e la figlia ridevano, mentre Hermione guardava in alternanza i presenti, cercando di comprendere qualche parola di portoghese.

Il ragazzo si fermò a contemplare il quadretto dalla porta. Erano belli, tutti insieme. Sembravano una famiglia. Hermione non ne faceva parte, ma tra loro, in quell’atmosfera gioiosa, ci stava così bene che quasi non si notava che era l’unica ad avere la pelle bianca. Quello che stonava, invece, era lui. Con il suo muso lungo, con quell’aria perennemente annoiata. Eppure non poteva cambiare, per quanto si sforzasse. Perché lui era così, era Draco Malfoy, ed infondo non gli dispiaceva neanche poi tanto. Odiava essere figlio di suo padre, odiava che la gente lo giudicasse per il suo cognome, questo sì, ma non odiava essere com’era. Sorridere poco, passare il tempo da solo a pensare o dedicarsi alle ricerche, fare il misterioso. Questo lo amava. E non aveva intenzione di smettere di essere così, ma adesso… adesso che era arrivata quella Mezzosangue… Gli faceva come da mamma, ascoltandolo e dicendogli cose relativamente carine, come che non lo odiava. E a lui non piaceva essere trattato così. Doveva essere il contrario, casomai. Doveva essere lui, quello esperto, quello che sapeva cos’era la vita, ad “accudire” lei, a dirle cosa doveva fare e come si doveva comportare. Doveva essere lui a saperne di più. E fino a che la ragazza ne aveva saputo poco o niente dei Luoghi della Magia, era stato così. Ma adesso, che era entrata nella ricerca e che lui le aveva spiegato tutto, la Mezzosangue lo stava superando. Perché, dal lato umano, era palese che lei ne sapesse di più. Lei aveva dei genitori che l’amavano, amici che le volevano bene, perfino un ragazzo che l’aveva tradita alle spalle. Aveva esperienza, molta di più di quanta ne avesse lui. Di cosa le poteva parlare? Di Pansy o di sesso, erano queste le cose di cui era pratico.

Il sospiro di frustrazione che aveva emesso fece voltare gli altri.

Tutti gli sorrisero cordialmente, tranne Hermione, alle prese con lo stomaco, che si era messo a fare le capriole non appena aveva visto il biondo col petto e le gambe bagnate e la maglietta bianca che gli si appiccicava alla pelle, mettendo in evidenza quei muscoli compatti che ormai vedeva ogni santo giorno, ma ai quali ancora non si era abituata.

-Bom dia.- salutò lui facendo un passo avanti. Si scusò in portoghese di essere bagnato. Poi si rivolse ad Hermione, il sorriso che aveva sulle labbra si spense e lasciò il posto al solito ghigno. –Buongiorno anche a te, Granger. Sono stato a fare un bagno.-

-L’avevo intuito. Fa’ attenzione, Malfoy, ancora qualche giorno e potresti iniziare ad abbronzarti.-

Lui scrollò le spalle.

-Impossibile, sono protetto da un incantesimo.-

La ragazza sgranò gli occhi.

-Odi così tanto il sole?-

-Così tanto, sì. Ora ti spiacerebbe farmi posto?-

Hermione si scostò con la sedia e ne chiamò un’altra con un incantesimo d’appello. Fece segno al biondo di sedersi.

Draco si accomodò, gli occhi ridotti a fessure.

-Non devi per forza essere così gentile, Granger.-

-Lo so, ma oggi mi va di essere gentile e lo sono. Se la cosa non ti va bene, allora arrangiati.-

Lui sbuffò impercettibilmente. Era giornata di litigata, a quanto pareva.

-Mi va bene, ti stavo solo dicendo che non devi farlo per forza. Non mi aggredire per ogni cosa che dico.-

Sbuffò anche Hermione e lanciò uno sguardo a Rosana, compiaciuta di avere avuto ragione: tra lei e Malfoy non ci poteva mai essere niente. Ma la ragazza le rispose con un sorrisino enigmatico che lasciava intendere che era ancora presto per poter dire qualcosa. La mora tornò a dedicare la sua attenzione al biondo.

-Non ti aggredisco, mi comporto solo come fai tu. Mi hai risposto male e l’ho fatto anche io.-

-Perfetto, così siamo pari.- grugnì abbassando lo sguardo ed iniziando ad imburrarsi una fetta di pane. –Ora lasciami fare colazione in santa pace, per favore.-

-Ma certo, puoi fare quello che ti pare, mica ti dico niente.- si alzò di scatto, seccata, facendo stridere le gambe della sedia sul pavimento. –Comunicami cosa facciamo oggi per le ricerche. Sempre che la cosa non ti dia troppo fastidio.- e se ne andò borbottando qualcosa. Qualcosa che Draco colse distintamente: “insopportabile ragazzo”.

Scosse lentamente la testa, non riuscendo  capacitarsi di come avesse fatto ad arrivare a quel punto, a farla alzare furiosa ed andare in camera. Bevve una sorsata di latte ed intercettò lo sguardo di Sannia e Rosana, di entrambe rassegnato.

-Insomma, che ho fatto?- sbottò il ragazzo infastidito.

-Non ci si comporta così, Draco.- lo riprese la ragazza più giovane.

-Guarda che io non ho fatto proprio niente.-

-Invece sì, sei stato scortese dopo che lei aveva fatto un gesto gentile nei tuoi confronti.-

-Non voglio che lei faccia gesti gentili nei miei confronti solo perché le faccio pena.-

Rosana sospirò con l’aria di una che sapeva qualcosa più di lui, si alzò e prese a sparecchiare la tavola. Passando dietro Draco gli accarezzò lievemente una spalla, mormorando un “benedetto ragazzo”.

Lui si alzò e la raggiunse al lavello, sotto lo sguardo confuso di Sannia e Nadir.

-Che vuoi dire? Cos’era quello sguardo? Cosa sai che io non so?-

-Niente, Draco. Niente.-

-Bugiarda!-

-Assolutamente no. Io non so niente che tu non sappia.-

Il ragazzo si passò una mano sul volto, massaggiandosi lentamente le tempie.

-Non ti capisco.-

-Non è una novità, non lo fa quasi nessuno.- lo spinse di lato con un fianco, andando a recuperare la scopa ed incominciando a spazzare per terra. –Ora scusami, Draco, ma devo pulire qui. Perché non vai a chiedere scusa ad Hermione?-

-Perché io non chiedo scusa!- sbottò lui prima di andarsene borbottando un seccato “donne”.

 

 

 

 

 

Draco andò in bagno, si sciacquò e il viso e si guardò nello specchio. Rosana gli aveva fatto venire i nervi, ma infondo aveva ragione. Secondo lui non aveva fatto nulla di male, aveva solamente fatto notare alla Granger che non voleva la sua gentilezza, se questa era dettata da… non sapeva lui neppure cosa. Insomma, se questa non era sincera. E  non poteva essere sincera, perché quella ragazza non era mai stata gentile con lui. Perché non doveva esserlo, perché i suoi amici non volevano e tutte quelle storie lì. Però che litigassero così non andava affatto bene. Considerando quanto erano testardi tutti e due. Si sarebbero verificate situazioni nelle quali non si sarebbero rivolti la parola per settimane e la cosa non avrebbe di sicuro aiutato la loro ricerca. Con passo strascicato si diresse verso la camera che lui ed Hermione dividevano. Lei era seduta sul letto e leggeva una pergamena con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Con la mano destra accarezzava una civetta bianca che Draco si accorse di conoscere: la civetta di Potter.

-Posta?- domandò con voce bassa e rauca, facendo sussultare la mora.

-Sì, posta.- rispose lei, fredda, il sorriso che lentamente si spegneva.

-Cosa vuole Potter?-

Hermione sospirò.

-Come fai a sapere che è di Harry?-

-La civetta, mi sembra ovvio.-

-Oh, Edvige. Certo.-

-Beh, allora, cosa dice Potter?- insisté Draco, sedendosi sul letto accanto a lei e cercando di sbirciare il contenuto della lettera.

-Niente, voleva salutarmi e sapere se stavo bene.-

-Sapere se non ti ho ancora sgozzato?- chiese il biondo inarcando un sopracciglio.

Hermione abbozzò un sorriso.

-Non l’ha messa in questi termini, ma leggendo tra le righe la domanda che salta fuori è più o meno quella.-

-Allora rispondigli che per ora stai bene, ma che non sai fino a quando riuscirò a trattenere i miei istinti.-

-Così sembra che tu stia parlando di qualcosa di sconcio, Malfoy.- gli fece notare la ragazza, e Draco si ritrovò a pensare che non sapeva neanche fino a quando sarebbe riuscito a trattenere quegli istinti.

-Figurati se a Potty il verginello potrebbe venire in mente di pensare una cosa del genere.-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

-Stai offendendo i miei amici e questo mi fa venire in mente che un attimo fa hai offeso anche me e che sono ancora arrabbiata.-

Il biondo sospirò. Era arrivato il momento più difficile.

-Granger, senti… per quello che è successo di là… io non… cioè, io…

-Tu cosa, Malfoy?- lo spronò lei incrociando le braccia al petto e fissandolo negli occhi con espressione interessata.

-Io… oh, andiamo, hai capito cosa voglio dire!- sbottò Draco seccato. Non gli piaceva per niente che le persone si prendessero gioco di lui.

-Sì, ma voglio sentirtelo dire.-

Lui si scostò un ciuffo di capelli biondi dal viso, riflettendo sulla parole da usare.

-Tu… se lo desideri puoi essere gentile con me senza che io ti chieda perché tu lo stia facendo o commenti in modo da offenderti quello che stai facendo, va bene?-

Hermione sbuffò.

-Al diavolo, sei troppo furbo per queste cose. Va bene, Malfoy.- sospirò. –E comunque dispiace anche a me per aver reagito così. Ero solo un po’ nervosa, mi sono alzata male.-

-Perfetto, ora abbiamo chiarito.- si stese sul letto, le braccia dietro la testa e lo sguardo diretto verso il soffitto. –Come credi che abbia fatto la civetta di Potter a trovarti?-

-Non ne ho idea, ma Edvige è straordinaria. Esegue sempre gli ordini, anche a costo di ridursi stremata.-

-Estremamente esibizionista, come il padrone.-

-Oh, Malfoy, piantala che nemmeno tu sei un santo.-

-Appunto. Lui è san Potter, io no. E credimi, la cosa mi va più che bene.-

-Se lo dici tu.-

-Certo che lo dico io.- si tirò su e prese in mano alcune pergamene che stavano appoggiate sul comodino. –Cosa sono queste?-

Hermione si girò e quando notò cosa il biondo aveva in mano arrossì violentemente.

-È roba mia, Malfoy, ridammele.-

Lui scosse la testa, iniziando a srotolarle.

-Non prima di averle lette.-

Lei gli si buttò addosso, cercando di riprenderle, ma Draco fu più veloce, afferrò la bacchetta e le lanciò addosso un incantesimo Pietrificante.

La mora lo guardò minacciosa.

-Se leggi quelle lettere, Malfoy, ti assicuro che le sottospecie di scuse che mi hai fatto un attimo fa non basteranno per farmi passare l’arrabbiatura.-

-Pazienza, te ne farò di migliori.- disse distrattamente lui iniziando a leggere. Circa ogni due parole faceva una smorfia disgustata.

-Per la barba di Merlino, Weasley ti scrive cose disgustose! Non credevo potesse essere tanto melenso. Questa roba è squallida! Inoltre, è anche un analfabeta, non c’è una frase che non contenga almeno un errore!- commentò non appena ebbe finito.

-Non è di Ron.-

-Davvero? E di chi allora? Chi potrebbe supplicarti di prenderlo in considerazione per avere una storia? Chi potrebbe dirti che se tu non gli dai un’altra possibilità lui non riesce più a vivere?-

Hermione si risparmiò del tutto di rispondere.

-Non me lo vuoi dire, Granger? Allora rimani Impastoiata per tutto il giorno.-

La ragazza sospirò, valutando le possibilità. Se lui diceva una cosa, la faceva, aveva avuto modo di capirlo in quelle settimane. Quindi, restare lì a quel modo tutto il giorno oppure vergognarsi da morire confessando e riacquistare l’utilizzo dei propri arti?-

-Senti… se te lo dico davvero annulli l’incantesimo?-

-Certo, sono un uomo di parola. Anzi, ti libero anche subito, ma se tu provi a scappare prima di avermi detto chi ti scrive questa roba giuro che rimpiangerai il gesto.-

-Te lo dico, liberami.-

Il biondo formulò il contro incantesimo ed Hermione sospirò.

-È… non provare a prendermi in giro, Malfoy, però!-

-Andiamo, Granger, ho superato i sette anni!-

-A volte sembra di no!-

-Smettila di tirarla per le lunghe, mi da fastidio. Allora, voglio il nome.-

-Lui è… ehm… Viktor.-

Draco sgranò gli occhi.

-Viktor Krum?! Ma allora è vero che avete avuto una storia, Pansy non mi ha detto una cazzata.-

-Noi non abbiamo avuto una storia!- precisò la mora stizzita. Non era per niente carino che la Parkinson spettegolasse sulle sue vicende private.

-No? E allora com’è andata?-

-È andata che lui… insomma, lui…

-Ci ha provato e tu lo hai respinto?- le venne in aiuto Draco.

-Sì. Gli ho detto di rimanere amici e da allora ci scriviamo spesso.-

-A me non sembrano lettere di uno che ha accettato di essere solamente tuo amico.-

-Infatti non lo ha accettato.-

-E tu gli hai sempre detto di no?-

-Esatto.-

Il biondo la scrutò un attimo.

-Perché? Dopotutto non è orribile, ha un fisico possente, tanti muscoli, tanti soldi e tanta fama. Le ragazze adorano queste cose.-

-Sì, ma non era lui il ragazzo che mi piaceva. Era un altro.-

-Ma certo, Weasley. Ma adesso Weasley non ti interessa più. Hai intenzione di digli che gli darai una possibilità?-

Hermione scosse la testa, decisa.

-Assolutamente no!-

-E perché?-

-Perché… Beh, perché…

-Perché c’è qualcuno che ti piace?- le domandò il ragazzo, non sapendo bene se fosse una domanda disinteressata o se, infondo, stesse alludendo a sé.

La mora arrossì.

-Io… no, non c’è nessuno, ma… insomma, sono in giro con te, viaggiamo per il mondo, non ho tempo per pensare ai ragazzi.-

Lui annuì, rendendosi conto di essere arrivato ad un punto del discorso in cui qualcosa di cui poi si sarebbe potuto pentire gli sarebbe potuto uscire di bocca. Scattò in piedi, come morso da un serpente.

-Bene, io adesso devo proprio andare a… ad aiutare Nadir con una rete. Tu fa’ pure quello che vuoi, ci vediamo dopo pranzo, Sannia ha detto che ci accompagna alle grotte.-

-Oh… certo, a dopo.- mormorò Hermione delusa. A lei il discorso stava iniziando ad interessare giusto in quel momento.

 

 

 

 

 

Appena il tempo di consumare un pranzo veloce, come sempre a base di pesce, ed Hermione e Draco, guidati da Sannia, erano di nuovo in marcia. Erano dovuti partire presto perché la strada per le grotte non permetteva che ci si arrivasse con il camioncino di Nadir e per avvivare alla mèta ci voleva parecchio tempo.

Sannia stava spiegando il percorso a Draco e gli stava dando informazioni in più sulla storia delle grotte, mentre Hermione ammirava la natura circostante. Il Brasile era davvero un luogo stupendo, lo avrebbe consigliato ai suoi genitori non appena arrivata a casa.

-Granger.- la chiamò il ragazzo dopo circa un’oretta di cammino. –Vieni qui.-

Lei gli si affiancò.

-Cosa c’è, Malfoy?-

-Niente, Sannia dice che manca poco. Quale miracolo è successo per far sì che tu te ne stessi zitta per tutto questo tempo?-

-Nessun miracolo, semplicemente non avevo voglia di parlare.-

-Guarda che questo è un miracolo.-

Hermione fece una risatina sarcastica.

-Come sei spiritoso!-

-Grazie, è uno dei miei miglior pregi.- sospirò. –Non sei agitata?-

-Per cosa?-

-Per quello che stiamo per vedere. Potremmo avere ragione oppure torto… non abbiamo niente di sicuro. Non è strano?-

-Non saprei. A te fa sentire strano?-

-Non strano, più… agitato. Eccitato. Ho l’adrenalina alle stelle.-

-Davvero? Io no, ma forse solamente perché non ho passato tanto tempo quanto te dietro a quelle ricerche. Immagino che per te ogni minima scoperta sia una cosa enorme.-

Draco inarcò un sopracciglio.

-Stai dicendo che sono uno sciocco?-

-No, Malfoy, non fraintendere sempre ogni cosa che dico. Intendevo che ogni passo avanti per te conta. Ed è una cosa bella che probabilmente proverò anche io quando mi sarò affezionata come te alla storia dei Luoghi della Magia. E credimi, sono sulla buona strada, sono sempre più coinvolta.-

-Molto bene, è questo che ci vuole: coinvolgimento.-

In quel momento Sannia interruppe la discussione, annunciando che erano arrivati. Si trovavano su una piccola spiaggetta, dove un anziano signore noleggiava barche.

Draco andò a contrattare il prezzo e tornò dalle due donne dopo una decina di minuti, arrabbiatissimo.

Hermione e Sannia si scambiarono uno sguardo preoccupato.

-Malfoy… che succede?-

Lui prese a sbraitare in portoghese, presumibilmente spiegando la situazione a Sannia. Discussero per qualche minuto, poi il ragazzo sospirò e si rivolse alla compagna di viaggio.

-Granger, abbiamo un problema. Le barche possono portare al massimo due persone e quello…- lanciò un’occhiata assassina al proprietario dei mezzi, che intanto contava delle banconote in tutta tranquillità. -… non permette che faccia un incantesimo per allargarle. Sannia sostiene che il suo giro d’affari non sia del tutto legale e che quindi sia comprensibile che non voglia incantesimi sulle proprie barche. E purtroppo quest’uomo è l’unico mago che noleggia barche su questa parte di costa.-

-Accidenti, che problema. Beh… qualcuno di noi dovrà rimanere a terra, immagino.-

Draco fece una smorfia.

-Ovviamente. Però… chi?-

Hermione scrollò le spalle.

-Io. Tu sei necessario, la ricerca è tua, e Sannia è l’unica che conosca un minimo il mare.-

Il biondo strinse gli occhi e la fissò a lungo.

-Tu… tu devi esserci, Granger. Sei la mia socia, sei necessaria quanto me.-

La ragazza spalancò la bocca e non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto. Malfoy non l’aveva mai posta al proprio livello.

-Io… grazie.-

-Non mi devi ringraziare, è così e basta, credevo ti fosse chiaro. Tu vieni, così ho deciso.-

-Credi che ce la possiamo fare anche senza la guida di Sannia?-

-Sì. Ora vado da lei e mi faccio spiegare un’altra volta il precorso. Un attimo e partiamo. Se qualcosa dovesse andare male, abbiamo sempre le nostre bacchette.-

Dopo una decina di minuti si trovavano in mezzo all’Atlantico su di una barchetta della quale Hermione non si fidava affatto. Draco conduceva con l’aiuto della bacchetta, borbottando sottovoce le indicazioni di Sannia.

Navigarono per un po’ e poi dodici aperture comparvero davanti ai loro occhi.

-Malfoy, ci siamo. Quale credi che sia quella giusta?-

-La dodicesima contando da sud verso nord.-

La mora controllò velocemente la bussola.

-Allora dovrebbe essere quella.- mormorò indicando la più piccola.

-Ne sei sicura?-

-Se vuoi ricontrollare, Malfoy, fai pure.-

Il biondo sorrise impercettibilmente.

-No, mi fido.-

Puntarono dritti verso l’apertura, guardandosi preoccupati. Se le correnti che impedivano l’accesso non erano legate ai Luoghi della Magia, e quindi non servivano solamente per respingere i babbani, avrebbero ostacolato anche loro. Per fortuna, entrare non fu difficoltoso. Una volta dentro, Draco prese ad esultare.

-Non ci posso credere, l’abbiamo trovato! Il secondo Luogo l’abbiamo trovato!-

Hermione sorrise.

-Sì, l’abbiamo trovato, ma ti consiglierei di non agitarti tanto, non voglio doverti salvare una volta che sarai finito in acqua.-

-Perché, ti sprecheresti anche a salvarmi?- chiese Draco, allegro, calmandosi. –Io se tu cadessi ti lascerei affogare.-

Lei fece una smorfia.

-Non ne dubitavo.-

-E non dubitarne mai, Granger.- sospirò. –Comunque, ora cerchiamo il simbolo dell’acqua. Dev’essere da qualche parte, impresso su una parete o…

-O riflesso nell’acqua.- mormorò Hermione sporgendosi dalla barca. –Guarda sotto di noi, Malfoy.-

Draco ubbidì e spalancò la bocca. Si trovavano nel mezzo del simbolo, che veniva riflesso sull’acqua per via di una finestrella che si stagliava sulla parete della grotta.

-È fantastico.- sussurrò il biondo sfiorando l’acqua con le dita, facendo tremolare i contorni del simbolo. Tirò fuori un’ampolla dalla tasca dei jeans e vi imprigionò dentro qualche centimetro d’acqua.

-Perché la prendi?- gli chiese Hermione stendendosi sul fondo della barca.

-Per le ricerche, naturalmente. Ho preso anche la terra di Casablanca. Bisogna controllare tutto.-

-Certo.- si tirò su, recuperando la bacchetta. –Adesso che si fa, andiamo? Però ora guido io!-

Draco spostò lo sguardo sulla ragazza. Si distese, come prima aveva fatto lei, e le fece cenno di rimettersi giù. La mora ubbidì. Erano così vicini che le loro braccia si accavallavano e le loro teste si trovavano a pochi centimetri di distanza. I loro respiri quasi si confondevano.

-Restiamo qua ancora un po’, va bene Granger? Probabilmente a te qua non piace, ma io mi sento veramente bene in questo posto. Il freddo, il buio, il silenzio… sono quelle cose che mi fanno stare tremendamente bene.-

Hermione sorrise.

-Certo che possiamo restare. E, al contrario di quel che pensi tu, anche a me qui piace.-

-Perfetto.-

Restarono zitti per parecchio tempo, guardando in su e perdendosi nei propri pensieri.

-Ho freddo.- mormorò la ragazza dopo un po’. Draco sussultò, facendo ondeggiare la barca. Pareva essere appena tornato da un mondo lontano.

-Sì, ora andiamo.- si tirò su, ma perse leggermente l’equilibrio e atterrò su Hermione. I loro nasi che quasi si sfioravano, le loro labbra così vicine… e così belle. Provocanti, ma non come quelle di Pansy, rese carnose e sexy dal rossetto scuro, ma tenere, dolci… ingenue. Come, infondo, era lei. La baciò. E fu un bacio che lei non comprese, ma che ricambiò, perché lo voleva, perché sentiva di doverlo ricambiare. Perché lo desiderava. Dopo qualche attimo entrambi dischiusero la bocca e le loro lingue si avvolsero l’una intorno all’altra. Quando si staccarono, molto tempo dopo, ansimavano leggermente, ma si sentivano appagati come poche altre volte lo erano stati. Si guardarono, confusi ed imbarazzati. Hermione nascose la faccia, estremamente rossa, nel braccio di Draco. Lui si ritrovò a sorridere di quel gesto. La scostò di un poco. Si fissarono.

-Senti, Malfoy…

Il ragazzo le mise due dita sulle labbra.

-Non usare la bocca per parlare, Granger… non adesso.- le sussurrò all’orecchio con tono supplichevole. Lei accolse quella preghiera e tornarono a baciarsi. Lui le passò le braccia dietro la schiena, stringendola contro il suo corpo, e lei avvolse le sue attorno al collo del biondo. Gli passò una mano tra i capelli e si ritrovò a pensare che erano davvero tanto morbidi come sembravano.

Draco iniziò a mordicchiarle il collo, accarezzandole le braccia in tutta la loro lunghezza. Poi passò alla pancia piatta, lasciata scoperta dalla maglietta corta, e poi le gambe, fino al ginocchio. Dopo tornò su, puntando al seno. Lo sfiorò delicatamente, con sole due dita, ed Hermione si ritrovò ad inarcare la schiena, offrendosi con un desiderio che non credeva le potesse appartenere. Tornò a cercare la sua bocca, avidamente, riprendendo a baciarlo con foga. Lui esaudì tutti i suoi desideri, e lei sentì di stare per impazzire. Era così… esperto. Tutte le storie sulla sua arte amatoria dovevano essere vere. Allungò le braccia indietro, lasciando alle grandi mani di Draco più spazio per accarezzarla. All’improvviso, tutto divenne buio ed entrambi provarono la familiare sensazione di un nastro invisibile che si ancorava allo stomaco e li trascinava lontani: una Passaporta.

 

 

 

 

 

Eheheh ve lo lascio così a metà, il capitolo! Chissà dove saranno finiti?……….. ma non preoccupatevi, niente di grave! Comunque, li ho fatti baciare. Finalmente! Erano pronti, il loro rapporto non poteva evolversi in maniera differente se non in questa. Voglio dire, va bene che parlino, che si aprano l’uno con l’altra, ma io Draco ed Hermione che si comportano “da amici”, che vanno in giro abbracciati ma senza secondi fini proprio non ce li vedo. Vabbè, ditemi poi voi cosa ne pensate!

Ringrazio: super gaia, savannah (eccoti i vacanzieri! Leggere le tue recensioni è davvero una gioia! E ti appoggio in tutto e per tutto per il Draco-spogliato fan club! E vedrò di spogliartelo completamente il prima possibile! Anche se a quel punto mi sa che quella più felice sarebbe Hermione ^^), mirtilla, bimba88 (sì, hai ragione, ascoltando la canzone mi sono accorta che si addice parecchio alla storia! Proverò ad inserirla in qualche chap e vedrò se riesco a renderla bene. Non sono molto brava con le song-fic, ma vedremo che riesco a combinare. Per l’estate, quello è un bel problema. Parto sabato prossimo e sto via due settimane con i miei durante le quali non potrò aggiornare. Poi torno e dopo una settimana riparto per l’Inghilterra. Là forse potrò aggiornare perché sarò in un college dove credo ci sia un internet point. Insomma, non posso promettere un capitolo alla settimana, perché sarebbe praticamente impossibile. Ma farò del mio meglio. Credimi, non poter aggiornare mi fa stare malissimo, ma i miei hanno già detto che a casa non mi lasciano, purtroppo.), patty (complementari. Esattamente quello che penso io!), JessicaMalfoy (ma ciao! Ah, mi stai simpatica per principio, la mia migliore amica si chiama Jessica e poi io adoro Malfoy!), MissBecker, Draco/Hermione 4ever (io non smetto di aggiornare… non vi libererete di me tanto presto! Eheheh *risata sadica*)…………………..GRAZIE DEI COMMENTI!!!

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Capitolo 9
*** Questione di strategie ***


GALEOTTA FU LA BARCA

QUESTIONE DI STRATEGIE

 

 

 

 

 

Draco ed Hermione atterrarono sulla spiaggetta dalla quale erano partiti. Sannia corse ad abbracciarli e poi prese a sbraitare in portoghese. Il ragazzo cercava d’infilare qualche parola in mezzo a quello sproloquio, ma la cosa era piuttosto difficoltosa. Dopo una decina di minuti la donna finì l’aria e fu il turno del biondo di arrabbiarsi e spiegare Dio solo sapeva cosa, gesticolando furiosamente. Dopo, quando si fu calmato, si girò verso Hermione, che stava cercando di aggiustarsi la maglietta, con il preciso intento di non far capire a Sannia che si erano intrattenuti in modo così poco ortodosso per due persone che si detestavano con tutto il cuore. Era meglio arginare i danni, che già erano piuttosto ingenti. Non aveva mai sentito la cara e dolce donnina rotonda che li ospitava gridare a quel modo.

-Granger, cosa fai?-

Lei gli lanciò un’occhiata lampeggiante. Non era evidente?

-Mi sistemo. Cosa abbiamo fatto di tanto grave?-

-Siamo stati fuori per più di un’ora e mezza. Sannia era preoccupata, così ha attivato la Passaporta.-

-Oh, allora era sua la Passaporta che ci ha… ehm… interrotti.- mormorò esitando sull’ultima parola. Voleva che lui avesse una reazione, una qualunque, ma il volto di Draco era impassibile come sempre. Il suo ghigno era il solito e nei suoi occhi non si leggeva alcunché di particolare. Che avesse intenzione di fare finta di niente? Allora anche lei avrebbe fatto finta di niente. Lo aveva baciato, e andava bene, le era anche piaciuto, e non aveva particolari problemi ad ammetterlo, ma che si abbassasse a corrergli dietro come quella oca della Parkinson era una cosa inammissibile!

-Del proprietario. Ce n’è una su tutte le barche. Sai, per sicurezza. Comunque, ora che ha finito di sbraitare ed ha visto che siamo sani e salvi, dice che possiamo pure tornare a casa. Andiamo?-

La mora lo superò, impettita, senza degnarlo di uno sguardo, e prese ad arrampicarsi su per il sentiero che conduceva alla strada di sterrato. Lui la seguì, perdendosi nella visione di quel bellissimo fondoschiena che ancheggiava da una parte all’altra stretto in quei jeans che aveva toccato, accarezzato e sfiorato fino a pochi attimi prima. Hermione si voltò proprio in quel momento.

-Piantala di guardarmi il sedere, Malfoy!- sbottò notando la direzione del suo sguardo.

Draco assunse un’espressione disinteressata.

-Non sembrava ti desse tanto fastidio, prima, quando ti stavo guardando tutta allo stesso modo.-

-Vaffanculo, Malfoy! Non so di cosa tu stia parlando.-

Quelle parole penetrarono nel ragazzo molto più di quanto Hermione avrebbe voluto, gli si conficcarono dritte nel petto, procurandogli una fitta al cuore, ma non lo diede a vedere ed accusò il colpo come se niente fosse.

-Attenzione, Granger, la memoria corta è un brutto male.- mormorò fermandosi ad aspettare Sannia che, non aiutata dall’adrenalina per quello che era appena successo e dalla rabbia per quello che nessuno dei due voleva ammettere fosse successo, arrancava faticosamente dietro di loro.

Camminarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Solo Sannia, che chiacchierava allegramente in mezzo a loro, rompeva il silenzio. Draco ed Hermione non fecero altro che guardarsi di sottecchi, cercando di cogliere l’altro intento a spiarlo, come in realtà stavano facendo entrambi. Quando arrivarono a casa Rosana li fece entrare e vedendo le loro facce mormorò solo un flebile “oh”, che lasciava intendere molte cose. Attirò Sannia in cucina e lasciò che i due piccioncini, come lo chiamava dentro sé, se la sbrigassero da soli in camera.

Hermione si lasciò cadere maldestramente sul letto, ma si tirò su quando si rese conto di essere rimasta da sola con Malfoy, lo stesso Malfoy che aveva baciato prima. Non poteva fare come se fosse a casa sua e stravaccarsi come avrebbe fatto un camionista, non poteva lasciarsi andare ora che… ora che… si erano baciati. Ora che le aveva accarezzato il ventre, piatto quando era distesa sul fondo della barca, non poteva permettere che si accorgesse che in realtà, quando si piegava, mostrava qualche rotolino di ciccetta. Ronald sosteneva che quei rotolini fossero estremamente graziosi, ma si poteva facilmente intuire che i canoni di bellezza di Ron, simpatico sfigato, dolce ed insicuro ragazzo, non fossero gli stessi di Draco Malfoy, il grande playboy. O Latin lover, come preferiva essere chiamato lui. Improvvisamente, ogni posizione in cui si metteva non andava affatto bene. E il letto? Ora avrebbero dovuto condividerlo e la cosa era piuttosto complicata, dato che si trovavano in quella situazione.

Draco, intanto, la fissava stranito. Quella pazza si stava spostando da una parte all’altra della stanza, sedendosi e poi rialzandosi di colpo.

-Granger, ti prego, fermati e spiegami che diavolo stai facendo!- esplose dopo una manciata di minuti. La mora sussultò, come se si fosse ricordata solo in quel momento di non essere sola.

-Oh. Malfoy… stavo… guardando la stanza. Dalle varie angolature cambia tutto. Sembra un’altra camera, sai?-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Se lo dici tu. Comunque… preferisci che sistemiamo subito i risultati delle ricerche o lo facciamo domani e adesso… ci dedichiamo ad altro?-

Hermione inarcò un sopracciglio.

-Altro? Che cosa?- domandò sbattendo vezzosamente le ciglia. Peccato che lui non la stesse affatto guardando. Perse la sua aria da coniglietta e lo fulminò con lo sguardo.

-Altro tipo… che ne so, dormire.- mugugnò Draco facendo un cenno verso il letto. Avrebbe voluto fare altro, eccome, ma sembrava che lei fosse particolarmente seccata per qualcosa e non voleva rischiare di beccarsi uno schiaffo. Una volta sola Pansy lo aveva schiaffeggiato ed il segno rosso che gli era rimasto sulla guancia per una settimana buona stonava nettamente con la sua pelle diafana. Parola di Blaise.

-Oh, dormire. Beh, va bene, dormire.- rispose la mora, delusa come non mai. Pensava che uno sveglio come Malfoy avrebbe colto un’allusione tanto esplicita.

Si sistemarono sotto alle coperte e presero tutti e due a fissare il soffitto, come se di quelle travi sbilenche importasse qualcosa a qualcuno. A loro, no di certo.

Hermione stava praticamente impazzendo. Perché lui non diceva niente?! Perché non faceva niente?! Serviva che perdesse di nuovo l’equilibrio cadendole addosso perché si decidesse a baciarla un’altra volta? Allora ci sarebbe voluto molto, molto tempo perché quel letto, a discapito delle apparenze, era parecchio stabile.

-Non dici niente?- sbottò alla fine, seccata.

-A proposito di cosa?- chiese Draco. Non voleva parlare dell’argomento “bacio” prima che lei non avesse fatto un preciso accenno a quello. Se poi intendeva “non dici niente” a proposito del buon esito delle ricerche che figura ci faceva?

-A proposito di cosa?- scattò Hermione. –A proposito di cosa, mi chiedi, Malfoy?!-

-E non urlare! Sveglierai tutti!-

-E che si sveglino!- sbuffò. –A proposito di cosa, mi chiede Mister Addormentato.-

Gli occhi del biondo lampeggiarono.

-Come mi avresti chiamato?-

-Hai capito benissimo! Dio santo…-

-Tu sei matta, Granger. Completamente matta! Ti ho fatto una semplice domanda, non mi pare di aver detto nulla di strano!-

-Sei schifosamente insensibile! Di cosa credi che voglia parlare? Usa quel tuo cervellino che vantavi tanto ad Hogwarts, ogni tanto. Non devi spegnerlo una volta finita la scuola, sai?-

-Ma cosa stai farneticando?- domandò il ragazzo, fissandola come se fosse un’aliena, scandendo bene le parole.

-Dio! Merlino, o chi vuoi tu! Possibile che… Malfoy, oggi è successa una sola cosa insolita. Una! Di quello, voglio parlare!-

-Di… cioè, di quando io ho… cioè, io e te ci siamo…

-Bella situazione, cazzo. Non riesci neppure a dirlo. Ti ha fatto tanto schifo, Malfoy? Baciare me, la Mezzosangue Zannuta! Scusami se non so usare la lingua come quella sgualdrina di Pansy! Oh, ma ora forse mi dirai addirittura che non volevi baciarmi, che non ti sei nemmeno accorto di avermi ficcato la lingua in bocca! Forza, dimmi che in realtà non eri in te, dimmi che è stato l’odore della grotta che ti ha drogato, ti ha ipnotizzato o quello che vuoi tu. Dillo!-

-Piantala! Non sei altro che una ragazzina!-

-E tu sei… sei… una schifosa serpe! Ti detesto!- sbottò prima di dargli le spalle e tirarsi il lenzuolo fin sopra la testa. Draco la imitò, girandosi con tanta impetuosità da far scricchiolare il letto.

Se Hermione si addormentò all’istante, cullata dal nervosismo e dalla rabbia, il ragazzo non fece altro che muoversi agitato. Più volte la sua mano destra si era avvicinata alla spalla della mora, col preciso intento di sfiorarla con una carezza, di svegliarla e di dirle che era una stupida perché non aveva capito niente, ma alla fine era sempre tornata al suo posto, tranquilla sotto le coperte, codarda come non mai. Proprio la sua mano, così esperta quando aveva a che fare con il corpo di una donna, così veloce quando doveva sguainare la bacchetta, ora non era altro che un inutile arto. Dopo un’oretta, alla fine, si addormentò anche lui e quella notte i loro corpi non si sfiorarono nemmeno per sbaglio, come invece era successo in quelle precedenti. Una fitta barriera di malintesi si era infiltrata in quel fragile rapporto che si erano costruiti. Chissà cosa ci sarebbe voluto per abbatterla.

 

 

 

 

 

Quando Hermione si svegliò Draco non era nel letto accanto a lei. Dove poteva essere andato?

-Malfoy?- chiamò a bassa voce, quasi ringhiando, guardandosi in giro.

-Sono qui, Granger. In bagno. Arrivo subito, sto facendo la doccia.- gli rispose lui con lo stesso tono dalla stanza accanto.

La mora arrossì: la doccia. Era ancora arrabbiata, certamente, ma si stava parlando di lui, nudo, sotto il getto scrosciante dell’acqua. Un pensiero piuttosto sconveniente, ma così… allettante. Si chiese se non dovesse fare qualcosa a riguardo. Nel senso di qualcosa per ritrovarsi sotto quella doccia assieme a lui. Dopotutto, era arrivata alla conclusione che era una ragazzaccia, no? E allora perché non approfittarne? C’erano anche parecchie possibilità che lui ci stesse. Però quel ragazzo era anche un bastardo, e lo sapeva bene. Meglio di chiunque altro. Avrebbe potuto respingerla senza problemi, giusto per umiliarla. Ma, a dir la verità, le importava poco. Perché l’attrazione che provava per lui non era come quella che provava per Ron. No, quando lo vedeva non voleva essere trattata bene, abbracciata, coccolata e tutte quelle altre cose che voleva da Ronald. No, voleva solo che lui… Veramente non aveva idea di cosa volesse da lui. Voleva solo… quello che lui in sette anni aveva dato a decine e decine di ragazze, a scuola. Voleva poter dire anche lei “oh, mia cara, io Draco Malfoy l’ho provato! E ti assicuro, è un Dio!” Se lui era un Dio, voleva essere la sua Dea. E se lui era il Dio del sesso… beh, lei sarebbe stata la sua Dea del sesso. Avrebbe sorriso maliziosamente e provocato. Avrebbe ammiccato e fatto tutte quelle cosa che facevano le ragazze che gli giravano attorno a scuola. Sarebbe andata in giro in minigonna e tacchi a spillo. Storse il naso. No, forse i tacchi se li sarebbe risparmiati: cadergli ai piedi non era affatto una buona idea. Era lui che le sarebbe caduto ai piedi. E non poteva essere poi così difficile. Se c’era riuscita quell’oca di Pansy, ci poteva riuscire anche lei, no? Sì. Sì, ce l’avrebbe fatta. E se si fosse immedesimata tanto nella parte della ragazza cattiva, dopo aver sedotto il bel biondo avrebbe anche potuto abbandonarlo. E scappare con i soldi.

-Malfoy!- chiamò di nuovo. –Mi serve il bagno!-

-Arrivo, cazzo!- sbottò lui, estremamente seccato. Anche il posto dove riusciva a concentrarsi di più le stava togliendo, quella ragazzina impicciona. Quella stupida che non aveva capito nulla di nulla. Che poi stava riflettendo su di lei. Sotto la doccia, con l’acqua fredda che gli scrosciava sul corpo, che gli distendeva i muscoli e che gli schiariva le idee, con la testa appoggiata contro le mattonelle bianche e fradice ciocche di capelli che gli ricadevano scomposte sugli occhi, rifletteva sulla ragazza che stava a pochi metri da lui, distesa su un invitante letto matrimoniale con indosso come pigiama una minuscola magliettina bianca aderente che le arrivava appena a metà coscia. Stava pensando che forse aveva sbagliato tattica. Insomma, doveva essere onesto con se stesso, la Granger gli interessava. Seppure fosse una Mezzosangue, seppure fosse stata una Grifondoro. Seppure fosse l’ex di Weasley, gli interessava. Non l’aveva baciata così, o perché era stato drogato dall’odore della grotta, come lei gli aveva sbattuto in faccia la sera prima.

Ma aveva fatto tutto quello che era in suo potere fare per farla cadere ai suoi piedi, e non aveva funzionato. Era stato rude e scontroso, perché si sa, più fuggi dalle donne e più le donne ti corrono dietro. Era stato sexy, spesso poco vestito e aveva fatto battutine allusive. Perché le donne devono capire che ti interessano. A questo punto tutte le altre erano già cadute ai suoi piedi. Ai piedi del suo letto. Lei no. Per l’amor del cielo, erano stati delle ore al buio in un letto e lei non aveva nemmeno provato a toccarlo! E due sere prima? Erano rimasti in quello stesso letto a parlare! Della sua ex e di sua madre, per di più. Era inconcepibile.  No, aveva decisamente sbagliato strategia. Doveva andarci più cauto. Forse la Granger era una romantica, che voleva un… corteggiamento. Cosa che lui non era abituato a fare, ma che sapeva fare. Per quanto riguardava le donne, lui sapeva fare tutto. E allora l’avrebbe fatto. Se c’era riuscito Weasley, poteva riuscirci benissimo anche lui. Aveva deciso, l’avrebbe corteggiata. Senza fiori e cioccolatini, naturalmente. Quello sarebbe stato troppo. Ma avrebbe usato la calma, la pazienza. Non l’avrebbe guardata maliziosamente, non l’avrebbe provocata. Non sarebbe andato in giro svestito. Sarebbe stato… innocente. Ingenuo. Come era lei.

Si legò una asciugamano attorno alla vita e fece per uscire dal bagno, ma si bloccò dietro alla porta. Tornò indietro e si vestì velocemente, scuotendo la testa. Possibile che si fosse già dimenticato di quello che doveva fare? Andò nella stanza e fece una cenno alla mora.

-Granger… il bagno è tutto tuo.- disse cercando di essere gentile.

Lei gli sorrise, un sorrisino storto che voleva essere sexy, anche se sul suo volto senza trucco e senza la malizia che si doveva avere negli occhi sorridendo a quel modo faceva uno strano effetto. Lo superò ancheggiando, iniziando a spogliarsi già in mezzo al corridoio. Draco abbassò lo sguardo, evitando accuratamente di guardarle il seno, sorridendole gentilmente. Non appena si fu chiusa in bagno, uscì dalla stanza e raggiunse gli altri nella piccola cucina.

 

 

 

 

 

Non scoppiare a ridere in faccia a Draco ed Hermione, per Rosana, fu un’impresa titanica. La sera prima li aveva sentiti urlare e sembrava che non avessero fatto pace, dato che ognuno dei due cercava di imitare in modo davvero poco credibile l’altro. Chissà che si erano messi in testa.

Appena uscito dalla stanza il ragazzo si era dedicato ad imburrare fette di pane, preparandone più del necessario. Una volta arrivata la ragazza, poi, le aveva scostato la sedia e le aveva teso qualche fetta sorridendole in modo gentile. Un sorriso del genere stonava nettamente con i suoi lineamenti duri.

La mora, dal canto suo, si comportava in modo stranissimo. Era arrivata con indosso un minuscolo prendisole verde smeraldo, che in realtà era stato creato come minigonna, e aveva preso posto accavallando le gambe in modo sensuale. Aveva accettato la fetta di pane che lui le aveva teso e l’aveva addentata sporgendo le labbra, masticandola poi languidamente.

-Hai dormito bene, Malfoy?- domandò fissandolo con gli occhi socchiusi. Lui sorrise.

-Certo, benissimo. E tu?-

-Oh…- arricciò il naso. -…benissimo. Anche se avrei potuto dormire meglio.-

-Forse stanotte potrei darti il mio cuscino, credo sia più morbido.-

Hermione era talmente presa dal suo nuovo modo di fare che non si accorse che in quella proposta non c’era nemmeno una traccia di sarcasmo.

-Non era per il cuscino. Io ho provato a farti capire cosa mi avrebbe potuto far dormire meglio, ma tu non hai colto. Stasera ritenterò.-

Draco la fissò perplesso, poi scrollò le spalle. Quella mattina era più tagliente del solito, ma lui avrebbe tenuto duro. Poteva anche prenderlo a schiaffi, non avrebbe abbandonato la sua nuova strategia. Sarebbe stato dolce e gentile. Ad ogni costo.

Finita la colazione, avvenuta sotto lo sguardo stranito di tutti gli altri, soprattutto sotto quello di Rosana, che capiva cosa stavano dicendo ma non perché dicessero cose del genere, che non avevano mai detto prima, ed i due ragazzi si ritirarono a riordinare gli appunti nel giardinetto, all’ombra delle palme.

Draco fece comparire la ventiquattrore e tirò fuori le varie scartoffie.

-Senti, Granger, questa roba è noiosa da fare, dobbiamo scrivere quello che abbiamo notato, appuntare anche i minimi particolari…- ripensò a quello che era successo nella grotta. -…beh, quelli necessari. Se vuoi posso farlo io, così tu puoi andare a prendere il sole. Volevi abbronzarti, invece con queste ricerche sei rimasta bianca.-

La ragazza si sedette sulla panca di pietra e tolse il prendisole, restando in costume, quello che aveva comprato il giorno in cui erano arrivati.

-No, sto qui. Non voglio che tu sbrighi tutto da solo e poi… non mi dispiace farti compagnia. Però sto in costume, così un po’ di sole lo prendo lo stesso. Spero non ti dispiaccia.-

Il biondo distolse lo sguardo dalle sue spalle nude.

-Non mi dispiace assolutamente, se tu preferisci stare così.-

Si misero al lavoro, prendendo nota di come avevano trovato la grotta, della sue posizione e delle sue dimensioni, di come si presentava il simbolo e delle informazioni che avevano trovato su di essa, in biblioteca, poche, o che gli aveva fornito Sannia, la maggior parte. Ci impiegarono parecchio tempo e Draco s’impegnò ad andare a prendere qualcosa da bere di fresco ad Hermione circa ogni quarto d’ora. Lei si sporgeva ogni volta sul tavolo, facendo aderire il seno alla pietra, in modo che fuoriuscisse quasi dal triangolo del costume. Metteva in bocca la cannuccia e ci giocava, spostandola con la lingua da una parte all’altra del bicchiere.

Il ragazzo la osservava, non capendo perché si stesse comportando a quel modo, ma non faceva commenti. Non voleva che si arrabbiasse, proprio ora che sembrava avesse sbollito la rabbia.

-Granger, quel costume ti sta bene, sai? Non… te l’avevo detto quando l’hai comprato.-

Hermione sorrise. A quanto pareva la sua strategia stava funzionando, il ragazzo dalla mattina, quando gli aveva sorriso in modo sensuale, non faceva che dedicarle gentilezze.

-Dici davvero? Anche a me piace molto. Anche se con questi capelli non si notano molto i laccetti.- raccolse la chioma cespugliosa sopra la testa, tenendola con la mano destra. –Non credi che così stia meglio?-

Il ragazzo passò lo sguardo su quella schiena bianca, così invitante. Il suo autocontrollo fu messo a dura prova, ma non si scompose. Weasley non le sarebbe di certo saltato addosso, quindi non lo avrebbe fatto neppure lui.

-Stai bene in ogni modo, Granger.-

Hermione gli scoccò un’occhiata penetrante.

-Oh… grazie.-

-Niente ringraziamenti, è la verità.-

Finirono di scrivere e si sdraiarono sull’erba.

-Malfoy, forse dovresti togliere la maglietta. Si muore dal caldo. Ed io non ti voglio sciolto.-

-Io… no, odio il sole, te l’ho già detto. Bianco come sono probabilmente mi brucerei in un attimo. E se tu non mi vuoi sciolto io non mi voglio scottato e rosso. Ma grazie dell’interessamento.-

-Prego. Comunque, non devi avere paura di scottarti. Posso metterti la crema.-

-Oh… no, non è il caso. Non è proprio il caso.- spogliarsi andava contro i suoi propositi di “castità”.

-Ne sei sicuro?- lo guardò maliziosamente. –Non fare sempre il prezioso, Malfoy. Vieni qui, dai.-

Lui le si avvicinò e si tolse la maglia. La lasciò cadere per terra e si sedette davanti alla ragazza. Hermione recuperò il barattolo della crema solare e la strizzò direttamente sulla schiena del biondo. Sorrise sentendolo sussultare.

-Granger, è fredda questa roba.-

-Lo so.-

Prese a passargli i palmi aperti delle mani sulle spalle, massaggiandolo per bene. Poi si avventurò più in basso, calcando sulla spina dorsale, fino ad arrivare ai fianchi.

-Sai, Malfoy, dovresti fare un tatuaggio.-

Lui riemerse dallo stato di trance in cui era caduto grazie a quelle carezze divine.

-Un tatuaggio? E dove?-

-Oh, dove vuoi. Qui…- sfiorò il fondo della schiena, appena sopra all’elastico dei boxer. -… oppure qui…- accarezzò la spalla. -…o qui.- mormorò toccandogli il collo con un dito. –Credo che ti starebbe bene ovunque.-

Draco rabbrividì. Era così… sexy, quella ragazza. E gli sembrava proprio che lo stesse provocando. O forse no, stava cogliendo cose che non c’erano semplicemente perché lui doveva fare il “bravo” e più faceva il bravo, più cattivi pensieri affioravano alla mente.

-E cosa dovrei farci?-

-Non so… qualcosa con i quattro simboli.-

-Bello. È un’idea.-

-Un’idea geniale. Le ragazze adorano i tatuaggi, sai Malfoy?-

Il ragazzo ghignò impercettibilmente.

-Davvero?-

-Oh, sì. Adorano chiedere cosa significano e quando li si è fatti. Adorano sfiorarli, accarezzarli, toccarli… leccarli.-

Draco scattò in piedi. Quell’arpia aveva capito cosa lui stava cercando di fare e voleva mettergli i bastoni tra le ruote. Per forza, non c’era altra spiegazione. Furibondo le puntò contro un dito, minaccioso.

-Così non va bene!- sbottò prima di andarsene impettito.

Hermione lo fissò a bocca aperta, fissò le sue spalle allontanarsi di tutta fretta. Cos’aveva sbagliato?

Rientrò in casa, chiamando istericamente Rosana. La ragazza arrivò all’istante, tra le mani il bucato appena fatto.

-Hermione… cosa c’è?-

-Ho bisogno di parlare con te. Ti aiuto a stendere.-

Si misero al lavoro e Rosana sospirò.

-Forza, cos’è successo con Draco?-

-Ci hai sentiti litigare, ieri sera, vero?-

-Sì. Ma racconta tutto dall’inizio.-

-Nella grotta ci siamo baciati.- confessò sottovoce la mora, arrossendo appena.

-Baciati?! Lo sapevo! E com’è stato?-

-Oh, Malfoy bacia divinamente. Ma poi siamo stati riportati sulla spiaggia con una Passaporta e lui ha fatto finta che non fosse successo assolutamente niente. Ho pensato che facesse così solo perché c’erano altre persone, Sannia e l’altro signore, ma poi lui non ha fatto niente nemmeno quando siamo rimasti da soli. A letto ho provato a fargli capire che io volevo che mi baciasse di nuovo, ma lui era così… scostante. Allora mi sono arrabbiata. Il resto l’hai sentito.- sorrise amaramente. –Tu e tutto il resto del Brasile.-

Rosana scosse la testa.

-Figurati, i miei genitori hanno il sonno pesante. Comunque, non capisco lo stesso come mai tu ti stia comportando così.-

Hermione arrossì.

-Perché, si nota?-

-Certo che si nota! Insomma, stai mezza svestita, lo guardi maliziosamente… si capisce.-

-E allora perché lui non ha capito? Non so più cosa fare, Rosana!-

L’altra ragazza schioccò la lingua.

-Secondo me… devi essere meno allusiva e più diretta.-

La mora la guardò sconfortata.

-E come faccio?-

-Stasera, quando andate a letto, non presentarti nuda lunga distesa sul copriletto. Se è confuso per conto suo così lo confondi di più. Piuttosto, mettiti qualcosa di carino, poco appariscente, e digli che gli vuoi parlare. Gli dici di sedersi vicino a te e… poi lo baci.-

Hermione la fulminò con lo sguardo.

-Non posso fare una cosa del genere, mi vergogno!-

-Ti vergogni? Dopo tutto quello che hai fatto oggi ti vergogni? Gli europei sono davvero strani.-

La mora abbassò lo sguardo. Non poteva che darle ragione.

-Va bene, lo posso fare. Ma cosa mi metto?-

-Per quello non c’è problema! Ti do una cosa.- la portò fino alla sua camera e tirò fuori dall’armadio un caffetano marroncino chiaro, che si intonava perfettamente con i suoi occhi. Era lungo, con degli spacchi che arrivavano fino ai fianchi, e delle perline nere sulla profonda scollatura. Lo provò e notò con piacere che accentuava le sue curve.

-Rosana, è magnifico!-

-È l’abito tradizionale delle feste. Si indossa in particolari occasioni, come compleanni e matrimoni. Ma te lo regalo. Così avrai un ricordo di me. E se tutto va come io credo sarà un ricordo molto felice!-

Hermione l’abbracciò, stringendola forte.

-Grazie! Sei davvero un’amica!-

 

 

 

 

 

Quando Draco entrò nella stanza dove lui ed Hermione dormivano, esausto dopo aver lavorato tutto il pomeriggio, prima alle ricerche e poi con Nadir, vide la ragazza distesa sul letto, stretta in un bellissimo vestito che non aveva mai indossato prima, intenta a leggere un libro.

-Granger… ciao.-

Lei si voltò e gli sorrise.

-Ciao, Malfoy. Dobbiamo parlare.-

-Di cosa?-

-Vieni qui.-

Il biondo si avvicinò titubante. Stava per smascherarlo, per dirgli che stava facendo una sceneggiata stupida, che lei aveva capito tutto e che il comportamento da ragazzo gentile non gli si addiceva per niente? Si sedette sul letto, vicino a lei, ed attese.

Hermione si tirò su, tenendosi su di un gomito, e raccogliendo tutto il suo coraggio lo baciò. Fulmineamente Draco scattò in piedi, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

-Eh no, Granger! Non si fa così, non si fa! Perché, per una volta, non puoi lasciarmi fare e non rompermi le uova nel paniere?-

La mora lo fulminò con un’occhiata, profondamente offesa.

-Cosa?! Romperti le uova… ma sei completamente ammattito?-

-Tu sei ammattita! Mi hai baciato perché mi vuoi dimostrare che non riesco a corteggiarti? Hai sbagliato, mia cara, perché come vedi, non ti cedo!-

Hermione aprì e richiuse la bocca, mentre le parole del ragazzo si facevano largo nella sua mente.

-Cosa… corteggiarmi? Ma cosa cavolo stai dicendo?-

Draco fece una smorfia.

-Lo sai, Granger, non fare la finta tonta, va bene? So che sai di quello che volevo fare. Non sono mica scemo.-

-Malfoy… ti giuro che io non so niente!-

-Certo, come no. E allora perché tutte quelle moine, la sceneggiata con la crema?-

La mora inghiottì la saliva. Era arrivato il momento di confessare.

-Ecco, io… volevo che tu mi baciassi di nuovo, ma dato che sembrava che non volessi più farlo ho pensato di… conquistarti come ti hanno conquistato tutte le altre. Come ti ha conquistato… la Parkinson.- spiegò a bassa voce, arrossendo furiosamente.

Draco scoppiò a ridere, incredulo.

-Ma certo, Malfoy, ridi pure, prendimi in giro!-

-No, è che… cazzo, anche io volevo che ci baciassimo di nuovo, solo che tu eri sempre fredda e seccata e allora ho pensato che non ti fosse piaciuto quello che avevo fatto, e così ho cercato di essere gentile e tutto il resto per conquistarti. Evidentemente la mia strategia era in netto contrasto con la tua.-

Hermione gli si avvicinò e gli accarezzò una guancia, dolcemente.

-Ci volevamo conquistare a vicenda.-

-Sembra di sì. Ma non ci siamo riusciti. E credimi, è la prima volta che fallisco. Di solito finisce sempre bene. Dopotutto, sono un Malfoy.-

-Però… eri carino gentile.-

-Davvero? E tu eri arrapate da “femme fatale”. Anche se il ruolo non ti si addiceva molto.- mormorò lui facendola distendere sotto di sé e prendendo a sfiorarle il collo con un dito, facendola rabbrividire leggermente.

-Malfoy… dobbiamo parlare.-

-E di cosa, Granger? Abbiamo chiarito.-

Hermione si lasciò baciare, ma si staccò dopo un attimo.

-Non abbiamo chiarito niente, non mi hai detto perché non mi hai più baciata e…

-Adesso. Adesso ti bacio!-

-…e perché hai fatto finta che non fosse successo niente e…

Il biondo si avventò sulla sua bocca, impedendole di dire altro.

-Ti ho già detto che la bocca la puoi usare in altro modo.- bisbigliò sulle sue labbra.

La ragazza non disse più niente e si concentrò a fare qualcosa di decisamente più soddisfacente che discutere.

 

 

 

 

 

Ed ecco anche i vacanzieri! Oggi mi sento proprio come loro, sto per partire! Infatti dietro alle spalle ho mia madre che continua a gridare “li hai presi i costumi? E la crema? E gli asciugamani? E i vestiti?”… sì, c’è proprio aria di vacanza. Comunque, sto via due settimane e quindi non potrò aggiornare settimanalmente come faccio di solito. Ma passiamo ai ringraziamenti:

Savannah (anche secondo me se Herm è così tonta è tutta colpa di Harry!! È sempre colpa sua, povero caro. Però anche Draco non scherza in quanto a stupidità… ragazzo gentile! Come se fosse possibile…), isabell, bimba88, super gaia, chihiro, kishal (ah, tu mi fai troppo complimenti! [ma non smettere! ^^]… comunque visto, la Passaporta li ha fatti tornare dove sono partiti! Eheheh…), JessicaMalfoy, mirtilla, patty (io adoro le tue recensioni! ^^ Comunque ti assicuro che anch’io avrei voluto stare in quella barca con Malfoy!!), hermione (oh, abbassa quel coltello! Hai visto, alla fine con il tuo amorino hai chiarito tutto… e poi sei anche riuscita a fare la ragazza sexy sexy! ^^), minako-chan (mi fa piacere che anche se la coppia non ti piace tu legga lo stesso la mia storia. Vuol dire che sto facendo qualcosa di buono! ^^)………….GRAZIE A TUTTI!!! E… buone vacanze!!!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Saluti, partenze e... tanti baci! ***


SALUTI, PARTENZE E

SALUTI, PARTENZE E... TANTI BACI!

 

 

 

 

 

Hermione si svegliò con il sorriso sulle labbra ed il braccio di Draco stretto attorno alla vita. Restò immobile, osservando quell’unica cosa che li univa, l’unica prova che quello che era accaduto la sera prima non era stato tutto un sogno. Era incredibile, anche un solo braccio riusciva a smuoverle un vulcano tra le viscere. Era muscoloso, eppure aveva un qualcosa di delicato, quasi di femminile. Forse era colpa della leggera peluria bionda che lo ricopriva e che luccicava sotto i raggi del sole che filtravano dalla finestra. Vicino al gomito, una cicatrice. Allungò una mano per accarezzarla, come aveva fatto la sera prima, senza che lui se ne accorgesse.

-Vietato toccare, Granger.- la freddò la voce strascicata del ragazzo. Hermione sussultò, voltandosi a guardarlo. Non si era mosso di un millimetro, ma ora i suoi occhi erano aperti e la osservavano. In fondo a quelle pozze azzurre si poteva cogliere un velo di soddisfazione per essere riuscito a farla spaventare.

-Malfoy… pensavo stessi dormendo.-

Il ragazzo si girò su un fianco, ma fece ben attenzione a non spostare il braccio da dove si trovava.

-Sono un ragazzo pieno di sorprese.- mormorò affondando il naso trai il collo e la spalla di Hermione. Restò così per qualche attimo, poi si tirò su, appoggiando la testa su di un gomito, e la fissò, stringendo impercettibilmente gli occhi.

-Perché sei fissata con le cicatrici, Granger? Colpa di Potter?-

-No. Le cicatrici… sono interessanti. Le cicatrici sono storia. Storia dolorosa solitamente, ma storia. Cose accadute. Ricordi. Vita. Mi chiedo come faccia tu ad averne così tante.-

Draco fece una smorfia e distolse lo sguardo. Spostò il braccio dalla mora e lo strinse contro il petto. Sospirò e si rifugiò sotto le coperte, dandole la schiena.

Hermione gli passò un dito sul collo, l’unica parte del corpo del biondo scoperta, facendolo rabbrividire.

-Malfoy…

-Ci sono cose di cui non amo parlare, Granger. Cose mie, che non ho mai detto e non dirò mai né a te né a nessun altro. Dentro di me ci sono luoghi in cui non voglio che tu scavi, cose che non voglio tornino a galla. Sono cose superate e che, ti assicuro, non ti farebbe piacere sapere. E che a me non fa piacere raccontare.-

-Non voglio sapere cose che non ti senti di dirmi.-

-Allora non fare domande.- disse lui brusco, ma con tono quasi paterno, di leggero rimprovero.

-Non ho fatto alcuna domanda, io…

-Va bene, va bene. Cambiamo discorso, non ho intenzione di litigare di nuovo, altrimenti chissà cosa ci inventiamo per fare pace.-

Hermione rise e gli passò un braccio attorno alla vita. Appoggiò il volto contro la sua schiena, dandogli un lieve bacio. Ancora non era a suo agio a fare cose del genere con lui. Ci si doveva abituare. Il ragazzo si rigirò in quell’abbraccio timido, che quasi non riusciva a cingere il suo petto muscoloso, e sorrise contro le labbra della mora.

-Ti ho già salutato, Granger?- domandò guardandola maliziosamente.

-Non come si deve.- rispose lei dischiudendo la bocca e lasciandosi penetrare dalla sua lingua. Si baciarono come la sera prima, lentamente, assaporandosi l’un l’altro. Era una cosa nuova, per entrambi. Hermione doveva ammettere che Ron non era neanche lontanamente paragonabile a Draco. Il primo inesperto quanto lei, ingenuo e curioso di scoprire nuove sensazioni. Dolce e timido. Il secondo focoso, passionale, audace. Le sue carezze erano gentili, eppure chiedevano di più, lo sentiva. E la cosa le piaceva. Un po’ la spaventava, certo, perché quello era Draco Malfoy comunque, ma soprattutto le piaceva. La faceva sentire desiderata.

Anche per Draco, Hermione era una scoperta. Una ragazza dal caratterino piccante, ma riservata. Una bellezza genuina, tutta da scoprire. Era abituato a ragazze che gli si offrivano completamente. Era abituato a frasi del tipo “fa’ di me ciò che vuoi”, “prendimi, sono tua”. La sera prima, invece, quando aveva infilato la mano sotto il vestito e aveva risalito la coscia liscia con il palmo aperto, lei aveva mormorato un flebile “no, che fai?”. Quella frase, pronunciata più come un gemito sofferente che come un ammonimento, lo aveva fatto sorridere. Perché gli aveva fatto capire che ogni cosa ottenuta, ogni centimetro di pelle scoperta, sarebbe stata una conquista. Una cosa che lei gli concedeva, timidamente. Un dono. E così era più bello, più stuzzicante.

Riemerse dai suoi pensieri e si staccò da quelle labbra che sapevano di vaniglia ed ormai anche un po’ di lui.

-Granger?-

Hermione aprì gli occhi, e parve risvegliarsi da un bel sogno.

-Cosa c’è?-

-Volevo dirti che… è la prima volta che dormo con una ragazza senza prima aver fatto sesso con lei.- confessò il biondo a bassa voce. Lei fece un sorrisino.

-Devo sentirmi offesa o lusingata?-

-Tenendo conto del fatto che io volevo fare sesso, ma ho deciso di rispettare i tuoi tempi… direi lusingata.-

-Va bene, mi sento lusingata.- si morse il labbro inferiore. –Comunque, per… quello…

Lui inarcò un sopracciglio e ghignò.

-Quello? Cos’è quello?-

Hermione si mosse irrequieta.

-Hai… capito.-

-No.-

-Sì, invece.-

-No, invece.-

La mora lo fulminò con lo sguardo.

-Sesso.-

Draco la strinse di più contro il proprio corpo.

-Oh, sesso. Hai diciotto anni, Granger, non dovresti avere problemi a dire “sesso”.-

-Non ho problemi a dirlo, solo… è una cosa imbarazzante, va bene? Il… discorso è imbarazzante.-

-Allora non parliamone.- replicò ragionevolmente il ragazzo.

-Sì, ma… allora non dirmi che vuoi farlo, perché io… prima voglio parlarne. Insomma, tu sei così… mentre io così… e noi…

Lui le appoggiò due dita sulle labbra, zittendola.

-Ascoltami bene, Granger. Penso al sesso quanto ci pensano gli altri ragazzi della mia età, ovvero sempre, in ogni momento. Ma questo non vuol dire che non mi sappia controllare o che non sia in grado di rispettare le tue… scelte. Sicuramente sbagliate, perché ti assicuro che fare sesso con me è una cosa da non perdere, ma… decidere sta a te. Posso aspettare. Sarà difficile, perché non ci sono abituato, ma posso farlo.-

Hermione lo baciò.

-Vuoi dire che… cercherai di trattenerti? Che non ci proverai?-

Lui scoppiò a ridere.

-Certo che ci proverò, non sono capace a non provarci.- fece scivolare la propria mano sul suo ventre e la ragazza, rapida, lo bloccò. Draco sorrise. –Ma non appena tu farai quello che hai appena fatto, non appena mi fermerai o mi dirai di fermarmi, io lo farò. Sono un uomo, Granger, non una bestia.-

-Beh… allora okay, va bene. Ora che abbiamo chiarito sarà meglio andare a fare colazione.- disse Hermione dandogli un altro bacio. Si alzò, abbassandosi la maglietta con le mani, cercando di coprirsi il più possibile. Il ragazzo la fissò contrariato.

-Granger, perché ti vergogni di te? Hai delle gambe splendide, dovresti scoprirti, non il contrario.-

Lei s’infilò in bagno e sporse solo la testa scarmigliata.

-Non mi vergogno di me, mi vergogno di te!-

-Non dovresti.- le rispose Draco girandosi sulla schiena e sorridendo. –Io sono bellissimo!-

 

 

 

 

 

Lo sguardo di Rosana si fermò sulla mano di Draco, delicatamente appoggiata sulla spalla di Hermione. Poi andò ad incontrare gli occhi ambrati della ragazza, che le sorrise. La serata doveva essere andata particolarmente bene.

Lo sguardo di Draco, invece, si era bloccato sul tavolo imbandito. Chiese qualcosa in portoghese a Sannia, che sorridendo fece un cenno alla figlia.

-È per te ed Hermione.- spiegò Rosana. –Dato che oggi è il vostro ultimo giorno qui, abbiamo pensato di farvi una sorpresa. Quindi, tanto per cominciare godetevi la colazione. Dopo andremo tutti in spiaggia.-

Hermione ammiccò verso le frittelle in mezzo al tavolo.

-Grazie, che bello!- esclamò accomodandosi ed iniziando a riempirsi il piatto. –Sono affamata!-

-Granger, sembra che tu non mangi da una settimana.- mormorò Draco accigliato, sedendosi accanto a lei. Ghignò e si piegò fino a sfiorarle l’orecchio con le labbra. –E dire che stanotte non ti ho nemmeno fatto fare ginnastica!-

La mora sorrise.

-Bentornato in te, Malfoy. Sono contenta che tu abbia ricominciato con le tue battutine. Anche se, ti assicuro, alludere alla cosa non ti aiuterà ad ottenerla.-

-Intanto io ci provo.-

Si sorrisero e si dedicarono alla colazione, evitando di guardarsi. Avevano già dato abbastanza spettacolo, lo provavano gli sguardi confusi di Sannia e Nadir. Sotto il tavolo, però, le loro ginocchia si sfioravano.

Una mezz’oretta dopo si trovavano tutti quanti su di una piccola spiaggetta poco lontana dalla casa. Sannia stava sferruzzando all’ombra di uno scoglio, Draco era in acqua con Nadir, che gli stava insegnando a prendere i pesci a mani nude. Il ragazzo era bagnato da capo a piedi e ancora non aveva preso niente, ma c’erano buoni auspici che prima di sera riuscisse a catturare almeno un pesce.

Hermione e Rosana erano stese sotto il sole, girate di schiena.

-Herm?-

La mora dischiuse appena gli occhi.

-Cosa?-

-Avete fatto pace, vero? Tu e Draco.-

La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso felice.

-Sì, abbiamo fatto pace. Sai, era successa una cosa assurda. Lui si stava comportando da ragazzo gentile. E per cosa? Per conquistarmi! Ci credi?-

Rosana le fece una carezza sul braccio.

-Che carino. E tu che pensavi che non ti volesse! Ma io lo sapevo che quel ragazzo era pazzo di te. Lo sentivo!-

-Ieri sera è stato… è stato fantastico. Ci siamo dati tanti di quei baci… e lui bacia davvero come un Dio. Ho provato delle emozioni fortissime.-

-Ma avete…- increspò le labbra in un sorrisetto malizioso e fece un gesto piuttosto esplicito.

-Rosana!- la riprese Hermione avvampando. –No!-

-Scusa, sono stata maleducata a chiedertelo così, ma… ero curiosa. E poi Draco è davvero un bel ragazzo e tu sei molto attratta da lui, resistergli deve essere stato difficile.-

-Lo è stato, eccome se lo è stato! Il mio corpo quando si trova a contatto con il suo fa le capriole.-

-E allora perché non sei andata fino in fondo? Voglio dire, lui ci avrà provato, immagino. Conoscendolo. O comunque se fosse successo di sicuro non gli avrebbe dato fastidio, non si sarebbe tirato indietro.-

-No, non credo proprio che si sia tirato indietro. In questo ambito Malfoy non è uno che si tirerebbe indietro mai, nemmeno se avesse a che fare con una ragazza che non lo attira minimamente, che gli sta antipatica eccetera eccetera. Però… io decisamente non sono pronta.-

-È troppo… presto?-

-No, non credo sia quello il problema. Voglio dire, se una cosa mi interessa davvero sono capace di… lasciarmi andare. Solo… ancora non mi fido di lui. Non voglio condividere con lui una cosa tanto intima quando ancora non mi fido completamente.-

Rosana annuì comprensiva.

-Certo, in un rapporto la fiducia è basilare. Ma vedrai, ora che state assieme avrai modo di imparare a fidarti di lui. Draco non è un cattivo ragazzo. È solamente sospettoso. E spesso solo. È cresciuto troppo in fretta, Hermione.-

-Ora che… stiamo assieme.- ripeté la ragazza assaporando le parole. All’improvviso scattò a sedere, gli occhi sbarrati. –Aspetta… io non lo so se stiamo assieme!-

 

 

 

 

 

-Malfoy…-

Draco si girò e sventolò davanti al naso di Hermione un pesce lungo una ventina di centimetri.

-Ne ho preso uno! Granger, ho preso un pesce! Con le mie mani! Non credevo ci sarei riuscito!-

La ragazza sorrise. Il suo volto ricordava quello di un bambino il giorno di Natale. Era tenero, ed associare quella parola a Draco Malfoy era davvero una cosa strana.

-Complimenti!-

-Grazie! Me li ha fatti anche Nadir.- disse il ragazzo facendo un cenno verso l’uomo, che stava tornando a riva con i pesci che levitavano davanti a lui.

-Stasera a cena mangeremo il frutto della tua fatica. Bello, no?-

-Cosa?! Nessuno mangerà il mio pesce!-

Hermione sospirò.

-Malfoy, i pesci che Nadir pesca sono quelli che abbiamo mangiato da quando siamo qui. Quello che si pesca si mangia. È ovvio.-

-Non è ovvio per niente! I miei pesci non si mangiano, va bene?-

La mora scoppiò a ridere.

-Non ci posso credere, Draco Malfoy che si affeziona al proprio pesce!-

Il biondo inarcò un sopracciglio.

-Ogni uomo si affeziona al proprio pesce, Granger.- disse con voce bassa e vellutata.

-Faccio finta di non aver colto il disgustoso doppio senso.-

-Fingere non è la soluzione. Facciamo un bagno?-

Si tuffarono, nuotando per qualche metro, giocando e schizzandosi.

-Malfoy… Malfoy, basta, affogo!-

Lui smise di saltarle addosso e si allacciò le sue braccia attorno al collo.

-Okay, pausa.- la baciò, stringendola contro il suo corpo. Le passò la lingua sulle labbra, massaggiandole sensualmente. –Sai di sale. Sei… buonissima.-

Hermione sorrise.

-Anche tu sei buonissimo. Ma non so se sia merito del sale.- gli si aggrappò, attorcigliandoli le gambe attorno al busto. Le mani del biondo scivolarono velocemente fino al fondoschiena di lei, posandosi sui glutei. Affondò le lunghe dita in quella tenera carne, continuando a baciare la ragazza. Poi si salì, percorse la schiena bagnata, l’accarezzò, ed arrivò al collo, alla nuca. Con una piccola torsione gliela fece abbassare di più e piegare da un lato, potendo così approfondire il bacio. Dopo quella parve un’eternità ad entrambi, si staccarono.

-Malfoy… posso chiederti una cosa?-

-Certo, ma mi riservo il diritto di non rispondere.-

-Noi… stiamo assieme?-

Draco storse il naso e la lasciò andare. Si tuffò di testa e riemerse poco dopo.

-Definiscimi “stiamo insieme”.-

Lei gli scostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi.

-Sai cosa vuol dire stare assieme.-

-Ma non cosa voglia dire per te. Per Pansy voleva dire fare sesso e chiamarmi…- rabbrividì. -… “Dracuccio”. Per me non è così. Per me vuol dire… passare del tempo assieme, essere in intimità. Condividere dei momenti, ma non tutto. Non tutto il mio tempo e soprattutto non tutti i miei segreti, i miei pensieri o i miei problemi. Quindi, Granger, se cerchi la storia con il principe azzurro che cercano tutte le ragazze, non vado bene per te. Questo non vuol dire che non possiamo fare… quello che abbiamo fatto stanotte, ma di sicuro non possiamo stare assieme.-

Hermione lo scrutò.

-L’unica cosa che cerco è un ragazzo che mi rispetti. Se stai con me mi sei fedele e rispetti le mie scelte. Con… con Ronald dividevo tutto, ogni cosa. Ci dicevamo tutto e pensavo che la nostra storia fosse perfetta. Invece sono venuta a sapere che stava sia con me che con Luna. Forse mi amava anche, ma non mi rispettava. Io ora voglio rispetto.-

Draco annuì.

-Il rispetto è una cosa che ti posso dare. In cambio, ti chiedo il mio spazio. Non… non sono un ragazzo facile e delle volte ho bisogno di stare da solo.-

-Potrai stare da solo quando vorrai. Basta che tu mi dica che è “uno di quei momenti”. Almeno fino a che non ti conoscerò abbastanza da poterlo capire da sola.-

Il biondo sorrise e le loro mani s’intrecciarono sotto la superficie dell’acqua.

-Se le cose stanno così, affare fatto.-

Hermione scoppiò a ridere.

-Ti prego, non metterla così. Sembra un’orribile trattativa.-

Il ragazzo spostò lo sguardo sui seni della mora, trattenuti a stento dai triangolini del costume.

-A me sembra una trattativa piuttosto bella, invece.- l’attirò a sé, coinvolgendola in un bacio bagnato e al sapore di sale. La sua mano si spostò nuovamente sul fondoschiena di lei, che emise un piccolo strillo contrariato e gli tirò una gomitata.

-Insomma, Malfoy! Avevi detto che ti saresti controllato!-

-Ma guardatela, come fa la santarellina!- la schernì lui bonariamente. –Quando ha ottenuto quello che vuole, torna a fare la preziosa. Prima, però, quando dovevi addolcirmi per farmi la domanda, ti facevi toccare.-

-Dai, Malfoy, non è così…

-Certo, come no. Comunque, non ho fatto niente di male, Granger. Quando si fa un patto solitamente per concluderlo si stringe la mano, no?-

-Ma quella non era la mia mano!-

Il biondo scrollò le spalle.

-Ho solo trovato qualcosa di più piacevole da stringere.-

Si tuffò e nuotò verso riva, seguito da Hermione, che dimenandosi poco elegantemente e sputacchiando acqua cercava di tenere il suo ritmo.

Con l’acqua alle ginocchia il ragazzo si bloccò, voltandosi verso la mora.

-Ah, Granger… se preferisci puoi chiamarmi per nome. Draco, però. Non “Dracuccio”, non “Drakie”. Solo Draco.-

Lei sorrise, felice della nuova conquista. Prese la rincorsa e gli saltò sulla schiena.

-Posso fare anche questo?-

Il biondo ghignò.

-Direi di sì, dato che premi i tuoi seni su di me e la cosa mi eccita da morire.-

-Sei un porco, lo sai? Un vero porco! Comunque… tu puoi chiamarmi Hermione. O ‘Mione, o Herm. Come vuoi.-

-Vediamo… ‘Mione. ‘Mione mi piace.-

-Bene, è quello che piace di più anche a me!-

 

 

 

 

 

Rosana agitò la bacchetta ed i vestiti di Hermione accatastarono sul letto, perfettamente piegati.

-Mi mancherai, Hermione.-

-Mi mancherai anche tu. Tantissimo. Ho passato con te solo due settimane, ma posso dire senza dubbio che sei una grande amica. Ti voglio bene, davvero.-

-Te ne voglio anche io. Quando tu e Draco avrete finito con le ricerche e tutto torna a trovarci. Anzi, tornate insieme. Tanto, te lo dico io, ora che vi siete trovati non vi lasciate più.-

Hermione fece una smorfia.

-Questo mi sembra azzardato da dire.-

-Non essere così cinica, Hermione. Con il pessimismo non si va da nessuna parte.-

-Sarà, ma io preferisco non farmi illusioni. Vivo… giorno per giorno, quel che sarà, sarà. Comunque, non garantisco per Draco, ma garantisco per me. Tornerò certamente in questo posto meraviglioso.-

-La nostra casa è sempre aperta, lo sai.-

-E… Rosana, tranquillizza Sannia, Draco farà il possibile per risolvere la faccenda della proprietà.-

-Lo so. È davvero un bravo ragazzo. Anche se per trovare il suo lato migliore bisogna scavare un po’.-

Si sorrisero e finirono di preparare i bagagli. Tornarono alla spiaggia, dove Draco e Nadir stavano grigliando il pesce e Sannia preparava la tavola a colpi di bacchetta.

Hermione si avvicinò al biondo, prendendolo timidamente a braccetto.

-Alla fine hai ceduto.- sussurrò sorridendogli.

-Di cosa stai parlando?-

-Del pesce.-

-Oh, il mio pesce.- ghignò. –No, il mio pesce non l’ho cucinato, l’ho ributtato in acqua.-

La mora scoppiò a ridere.

-Sei cocciuto.-

-Estremamente.- all’improvviso si fece serio. –Ho molti difetti, Hermione. Ne conosci parecchi, ma non tutti. E… affrontali, va bene? Non scappare davanti ad essi. Perché è una cosa che non sopporto, che…

-… ti fa paura.- concluse la ragazza con un sospiro. –È la stessa cosa che provo io. Sai… io so a cosa vado incontro, con te. Nel male, lo so. Le cose brutte del tuo carattere non sono un segreto per nessuno. Ma io… le mie cose brutte non le conosci.-

Draco sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro all’orecchio.

-Guarda che ho già visto la tua faccia appena alzata dal letto.-

La mora gli diede una spintarella con il fianco.

-Sto parlando seriamente.-

-Anch’io.-

-Idiota.-

-Grazie.- la baciò. –A parte gli scherzi. Io non ti conosco, non bene, ed è vero. Ma sono abbastanza sicuro che nessuno dei tuoi difetti mi potrà allontanare da te. Tante cose potranno separarci, ma non… qualche difetto. Perché ho l’abitudine, brutta, secondo alcuni, di dire in faccia alle persone cosa non mi piace di loro. Quindi, se ci dovesse essere qualche tuo difetto che non sopporto, te lo direi. Non mi allontanerei senza una parola. Non sono il tipo. Però tu non avere paura di mostrarti.-

-Va bene. Ma… non averne neanche tu.-

Il biondo le servì uno spiedino di pesce.

-Io non ne ho.- ghignò. –Infatti sono disposto a spogliarmi appena me lo chiedi!-

 

 

 

 

 

Sannia coinvolse Draco in un abbraccio di una decina di minuti buoni. Gli accarezzò dolcemente la guancia, come una madre avrebbe fatto con il proprio figlio, e prese a parlargli in portoghese, velocemente. Si sentiva dalla voce che aveva un groppo in gola.

Il ragazzo si girò verso Hermione, un sorriso triste mal camuffato sul volto.

-Dice di fare buon viaggio e di mandarle un gufo appena arriviamo. E di chiederle qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno. Dice di comportarmi bene con te e di darti ascolto, perché sei una ragazza intelligente che può aiutarmi nelle ricerche.- strinse brevemente le labbra. –E non solo in quelle. Dice che ci vuole bene e che le mancheremo.- snocciolò il biondo. Hermione tirò su con il naso e si rifugiò tra le braccia della donna, che la strinse.

-Draco, dille che anche loro mancheranno a noi e che gli vogliamo bene, tantissimo.-

-Già fatto.- mormorò il ragazzo stringendo la mano a Nadir. Poi si abbassò a dare un bacio sulla guancia a Rosana.

-Se scopri qualcosa in più sulla grotte, scrivimi.- le raccomandò.

-Oh, anche senza notizie avrai i miei saluti, Draco. Non ho intenzione di perdere i contatti con Hermione. E tu vedi di trattarla bene, perché se vengo a sapere che me la fai soffrire volo a prenderti a calci, ovunque voi siate!-

-Ma certo, grandonna. Tremo già.-

Rosana gli fece la linguaccia ed abbracciò Hermione.

-Pensami quando indosserai il vestito che ti ho regalato.-

-Oh, non solo quando indosserò il vestito!- esclamò la mora sorridendo. Ti penserò spessissimo.-

-Ma certo, quando non starai pensando al tuo bel biondo.- ammiccò. –E fammi sapere se ci dovessero essere sviluppi. Ci conto, eh!-

-Va bene, ciao Rosana.-

Draco controllò velocemente di aver preso tutto, mentre Hermione si dedicava ad un altro giro d’abbracci. La staccò gentilmente da Sannia.

-‘Mione, dobbiamo andare.-

Lei gli cinse la vita con un braccio, annuendo.

-Andiamo.-

-Sei pronta?-

-Preferirei restare, ma… sono pronta.-

Salutò un’ultima volta con la mano, e poi i due ragazzi scomparvero insieme, mentre Rosana e Sannia scoppiavano a piangere e si aggrappavano a Nadir, una destra ed una a sinistra.

 

 

 

 

 

Con la vacanziera sottoscritta sono tornati anche gli altri vacanzieri, quelli che voi preferite. Un capitolo tranquillo, per dare ad Hermione e Draco un po’ di spazio per dare tranquilli. Dal prossimo chap saranno ad Ottawa e vedremo cosa combineranno.

Passiamo ai ringraziamenti:

Dana, minako-chan, isabell, savannah (il clone cretino di Harry… ahahahah questa me la segno perché è bellissima!), kishal (in effetti quei due non sono normali. Eh, ma cosa ci vuoi fare…), JessicaMalfoy, patty (anche a me piace come mi sta venendo fuori Hermione. Cioè, quando era ad Hogwarts me la immaginavo decisa, concentrata… insomma, la nostra solita Hermione, colonna portante che sostiene i due poveracci che si ritrova come amici. Ma adesso che è fuori dalla scuola, con una persona che non conosce bene e di cui non si fida molto, ma dalla quale è attratta come da nessun altro… mi fornisce buoni spunti per descriverla in un certo modo), mirtilla (no, niente effetti collaterali… almeno spero!), super gaia, hermione, MissBecker (il vero lato di Draco Malfoy che lo vede come un ragazzo gentile? Non riesco nemmeno a pensarci! Eheheh ^^), lilyblack, julychan (leggere la tua recensione è stato un piacere! E ho notato, così, giusto per caso, che sei poliglotta! :p Comunque, tornare a Parigi… non è escluso, ma dobbiamo vedere se quei due resistono assieme fino alla fine del viaggio! Li conosci, no? Sono strani. Per l’altra fic, il fatto che Sabrina assomigli a Phoebe… sì, abbastanza. Sono fuori di testa uguale, ma forse Sabrina è un po’ più pervertita. O forse no, perché anche Phoebe non scherza! Mi raccomando, continua a commentare! Ciao)………………………………… GRAZIE A TUTTI!!!!!!!!

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Capitolo 11
*** Convivenza ***


I due ragazzi ricomparvero in un vicolo

CONVIVENZA

 

 

 

 

 

I due ragazzi ricomparvero in un vicolo.

-Siamo a Ottawa.- spiegò Draco prendendo Hermione per mano e trascinandola sulla via principale, piena di negozi. –Capitale del Canada, nella provincia dell’Ontario. Continuando di là, si arriva al fiume omonimo della città.-

La mora inarcò un sopracciglio.

-Ragazzo mio, io le ho studiate queste cose. Sono andata ad una scuola babbana fino a gli undici anni.-

-Che garanzia.- rispose lui ghignando.

-Piantala di fare il saputello.- socchiuse appena gli occhi. -Sembri me.-

-Scusami? Non è possibile. Io sono bello, io sono affascinante, io eccito.-

Hermione gli lanciò un’occhiata torva.

-E allora sentiamo, Mister Splendido, perché ti sei messo con me?-

-Perché a Rio c’eravate solo tu o Rosana. Se avessi scelto la seconda, Nadir mi avrebbe ucciso ficcandomi tre dei suo pesci in gola. Vivi. Così sei rimasta tu.- ghignò il biondo aumentando il passo. La ragazza spalancò la bocca, offesa, e prese a corrergli dietro, lanciandogli insulti.

-Malfoy, sei uno… uno stronzo! Sai cosa ti dico? Se è così allora è meglio che noi ci lascia…

Lui si girò di scatto, afferrandole saldamente i fianchi e spingendola contro ad un muro, incurante della gente che lo stava fissando per quella reazione tanto improvvisa. Non le permise di finire la frase chiudendole la bocca con un bacio.

-Non dire cose delle quali ti potresti pentire.- mormorò sulle sue labbra.

Lei tentò di divincolarsi, ma la stretta era troppo forte. Così optò per usare il dialogo.

-Razza di un Malfoy maleducato forse sei tu che ti dovresti pentire di quello che dici. Insinuare che non sono bella, che non sono affascinante e che non eccito non è molto carino.-

-Io stavo scherzando.-

-Non sembrava proprio.-

-Sembrava invece che tu non stessi scherzando.-

-Infatti non stavo scherzando.-

Draco sfiorò le labbra di Hermione con le proprie.

-Davvero vuoi lasciarmi?-

La baciò, prima sulla bocca, poi sulla guancia, poi sul collo. La gente intorno a loro li fissava stranita, ma nessuno dei due ci faceva a caso, erano troppo presi dalla loro battaglia personale.

La ragazza si scostò a quei baci bollenti, anche se farlo le costò più di quanto pensasse.

-Se tu fai così, sì.-

-Se faccio…- premette il proprio corpo contro il suo, ed affondò il naso nei suoi capelli. Poi passò a leccare languidamente il lobo dell’orecchio destro. -… così?-

-No.- sussurrò la mora, praticamente ansimando. –Quando fai come prima. Quando mi dici… quelle cose.-

Il biondo ghignò contro il suo collo.

-Ne sei sicura?-

-Sì.-

-Ora vediamo.- insinuò una mano sotto alla maglietta, disegnando piccoli cerchi sul suo ventre piatto, facendola rabbrividire. –Io sono bello.- mormorò, salendo di un poco con il palmo aperto della mano, percorrendo i fianchi e passando sulla schiena, giocando con il ferretto del reggiseno. –Io sono affascinante.- portò l’altra mano al collo, accarezzandolo. Si abbassò e la baciò con passione, leccandole con la lingua il contorno delle labbra. –Io eccito.- spinse di più contro il suo corpo, petto contro petto, ventre contro ventre, bacino contro bacino, gambe contro gambe. Le loro bocche ancora unite. Un bacio profondo, che scosse Hermione nell’anima. Dopo qualche attimo Draco si staccò.

-E adesso guardami in faccia e dimmi che vuoi lasciarmi quando ti dico quelle cose.-

Passò quasi un minuto, durante il quale i loro occhi non si staccarono un attimo gli uni dagli altri, combattendo una silenziosa guerra.

-No.- sussurrò infine la ragazza. Lui sorrise, prendendola per mano e riconducendola sulla strada.

-Bene. E poi io non ho detto quello che tu non sei, ho semplicemente detto quello che io sono.-

-Sei schifosamente presuntuoso.-

-Sì, ma a te piace la mia schifosa presunzione.-

-Non è affatto vero.-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

-Cosa? Ho sentito bene? Chiediamo alla gente che ha visto la scena di poco fa se la mia schifosa presunzione non ti piaceva? Stavi gemendo, bellezza. Ammettilo, eri vicina all’orgasmo.-

Hermione gli tirò una gomitata.

-Come no! Ero del tutto indifferente. E comunque non parlare così forte, la gente ti sente!-

-Ma certo, tesoro, certo che stanotte ti do il bis di ieri sera!- esclamò lui alzando la voce di parecchio. –Oh, sì, certo che mi ricordo quante volte sei venuta! Eh, lo so che non potevi desiderare un uomo più bravo di me!-

La mora diventò all’istante color porpora e tentò di tappargli la bocca. Ma lui era nettamente più alto e continuava a gridare sconcezze aumentando sempre di più il volume. Alla fine, riuscì a condurlo in un angolo e gli tirò una sberla sul braccio.

-Malfoy, sei un porco! Mi sono messa con un porco!-

-E anche questo ti piace.-

-No!-

-Sì. Un attimo fa ti stavi divertendo da pazzi.-

-Mi stavo imbarazzando da pazzi!- sbottò Hermione. Poi lo fissò e non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere. –Dio, ma hai visto le loro facce?-

Lui ghignò.

-Eccome se le ho viste! Erano scioccati!-

La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò con trasporto.

-Tu sei completamente matto.-

-Lo so. Ma non preoccuparti, lo diventerai anche tu.- le passò un braccio sulle spalle ed imboccarono una stradina secondaria, ricambiando le occhiate curiose della gente. Avevano decisamente dato spettacolo. –O forse lo sei già. Sai, sei molto diversa da come sembrava che fossi a scuola.-

-Vogliamo parlare di te? Eri antipatico, freddo, prendevi in giro… eri orribile. Assolutamente orribile.-

-Perché, ora non lo sono? Non sono antipatico, freddo e orribile? Non ti prendo in giro? Perché pensavo fosse per quello che prima ti sei arrabbiata tanto.-

Hermione aprì la bocca senza però emettere alcun suono, riflettendo

-Tu… sì, sei ancora orribile. Però… accidenti, mi sono messa con te. E io non sono cambiata, di questo sono sicura. Allora perché noi…

-Si vede che infondo non eravamo tanto incompatibili. La verità è che non eri precisamente tu il mio obiettivo a scuola. Era Potter, lo sai. Volevo colpire lui, non te. E neanche Weasel. Però voi mi eravate d’impiccio. E allora quando avevo bisogno di togliervi dai piedi colpivo anche voi. E questo, naturalmente, non poteva che farci allontanare. Ma hai visto, bastava solo che ci trovassimo noi due, senza i tuoi amici.-

-E senza i tuoi.- mormorò Hermione storcendo il naso.

-Ovviamente.-

Camminarono in silenzio per un po’, abbracciati.

-Malfoy… Draco, perché ce l’hai tanto con Harry? Voglio dire, pensavamo tutti che fosse perché tu la pensavi come tuo padre e se lui ti diceva di odiarlo allora lo facevi, ma… hai dimostrato che non è così. Lo dimostra il fatto che viaggi con me e che mi stai abbracciando. Allora perché Harry? Cosa ti ha fatto?-

Il biondo si prese qualche attimo per pensarci su.

-Vive. Mi ha… rifiutato. La mia amicizia, voglio dire. L’ha rifiutata.-

-E lo odi per questo?-

-Questione di orgoglio, Granger.-

La ragazza sgranò gli occhi.

-È una cosa stupida.-

-È una cosa da maschi, non puoi capire. E infondo Potter è divertente. Voglio dire… ad insultarlo mi diverto. Lui mi risponde per le rime ed io mi diverto a ribattere. Un po’ come con te. Solo che alla fine con lui pretendo di vincere.-

-Con me non pretendi di vincere?-

-Vincere… dipende da te. Anche se non pretendo niente, da te qualcosa voglio. E questa volta non sto parlando di sesso. Non solo di sesso. Potrei anche… perdere.-

Hermione lo fissò perplessa.

-Credo di essermi persa nei meandri del tuo ragionamento.-

-Non mi stupisce.- sospirò lui. –Senti, lasciamo perdere, va bene?-

Lei gli si strinse di più al fianco.

-No, dai, spiegamelo.-

-Oh… va bene. Per me… anche solo baciarti, è perdere. Se vuoi la verità perdere è stato portarti con me. Non avrei dovuto, ma… beh, ora sei qui e ti ho già detto una volta che ormai sei necessaria per le ricerche e per… tutto. Comunque… ho perso. Sono attratto da te, ho perso. Ma in un certo senso ho vinto. Perché ci sei, sei con me, posso… posso toccarti. Io sto a metà. Quindi tocca a te decidere. Se vuoi vincere, io perdo. Se vuoi perdere, io vinco. Capito?-

-Più o meno.- evitò di guardarlo. –Ho capito che in fin dei conti non ti dispiace poi tanto di avermi qui.-

Draco ghignò.

-Mi dispiacerebbe ancora di meno se tu mi dessi…

-Malfoy!-

 

 

 

 

 

Hermione indicò un hotel bianco che sembrava una reggia.

-Guarda, Draco! Il Royal Hotel of Ottawa! Dio, è… enorme!-

Il biondo scrollò le spalle.

-Casa dolce casa.- mormorò sorridendole.

Lei si voltò di scatto.

-Cosa…

-Ho preso una suite.- spiegò lui senza guardarla.

-Cosa… avevi detto che c’erano delle persone che conoscevi disposte ad ospitarci.-

-Ho cambiato idea, staremo qua.-

-Perché? Dovremmo fare economia, Draco. Siamo in due e i soldi ci fanno comodo per le ricerche. O se ci dovesse essere qualche imprevisto.-

-I soldi non sono un problema, dovresti saperlo.-

-Sì, ma…

-Niente ma. Abbiamo una suite, punto e basta.- sbottò il ragazzo sospingendola verso l’ingresso.

-Draco… l’hai fatto perché potessimo avere una stanza da soli!- esclamò la mora puntandogli minacciosamente un dito contro. –Maniaco!-

-Ehi! Non ci ho neanche pensato a quello. Me l’hai fatto notare ora.-

Lei gli rivolse un’occhiata penetrante.

-E va bene, ci ho pensato, ma non era quello lo scopo principale.-

-Davvero? E qual era lo scopo principale, allora?-

-Era…- la guardò con espressione di superiorità. –Non sono affari tuoi.-

-Come sei prevedibile, Malfoy.-

-Se stare in una stanza con me, da sola, nell’hotel più bello del Canada, ti crea qualche problema, a me non interessa. Trovati un altro posto.- sibilò lui, ora offeso. Hermione si morse il labbro inferiore, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

-Non intendevo dire quello.-

-Bene.- mormorò Draco bruscamente, dirigendosi alla reception. La ragazza lo seguì e gli posò una mano sul fianco, ma lui si scostò.

-Ho una prenotazione a nome Malfoy.- disse alla signorina dietro al banco.

-Certo, signore, la suite. La… signorina è con lei?- chiese indicando Hermione con un cenno del capo. Si vedeva chiaramente che le sarebbe piaciuta una risposta negativa. La mora le rivolse un’occhiata di sbieco. Anche le donne, donne adulte, lo guardavano. E lei era gelosa, si rese conto. Scacciò il pensiero.

Il biondo la fissò duramente.

-Sei con me?- le domandò distrattamente.

-Ovvio che sono con te.-

-Non così tanto.- tornò a rivolgersi alla donna della reception. –Sì, è con me.-

-Molto bene, siete in due. Desiderate qualcosa, la cena, uno spuntino?-

-Per ora no.-

-Come preferisce. Se dovesse avere bisogno di qualcosa, il centralino è il numero 111.- si girò e prese una chiave laccata d’oro. –Stanza 568, quinto piano. Lasciate pure i bagagli qui, vi saranno recapitati in un paio di minuti. Buona permanenza nel nostro hotel.-

Draco la liquidò con un seccato gesto della mano e si avviò verso l’ascensore, guardandolo con aria schifata. Iniziò a tastare la porta, bestemmiando di tanto in tanto.

-Draco… si fa così.- mormorò Hermione schiacciando il pulsante di chiamata.

Lui le rivolse uno sguardo di ghiaccio.

-Odio la roba babbana.-

-Hai scelto tu questo albergo.-

-Non certo per me.-

La mora sbuffò, incrociando le braccia al petto. Cos’aveva fatto?

Arrivò l’ascensore e lui le cedette cavallerescamente il passo, ma senza accennare alcun sorriso o ghigno che sia. Lei entrò con passo deciso ed attese che le porte si chiudessero, prima di puntargli contro un dito, furiosa.

-Spiegami perché un attimo fa scherzavamo tranquillamente ed ora non mi rivolgi la parola!-

Il ragazzo si voltò dall’altra parte.

-Ah no, Malfoy, non fare così! Io… odio quando fai il bambino viziato! È una cosa che non sopporto!-

-Davvero? E sai cosa non sopporto io? Non sopporto che tu veda secondi fini in tutto quello che faccio!-

Le porte si aprirono e loro sospesero la litigata per tutta la lunghezza del corridoio. Una volta in camera, Hermione riprese fiato per continuare ad insultarlo, ma le parole le morirono in gola. La suite era davvero stupenda, ancora più di quella dell’hotel di Casablanca. L’ingresso si apriva in un salottino con un elegante divano bianco ed una chaise-longue del medesimo colore. La stanza, separata da una porta scorrevole, comprendeva un tavolino con due poltroncine di vimini ed un enorme letto matrimoniale, con tanto di baldacchino. Sopra di loro, un lampadario che sembrava quello di un castello.

La ragazza si voltò verso il biondo, che la fissava imbronciato, le braccia abbandonate lungo i fianchi, ma le mani strette pugno. Le lacrime le stavano pericolosamente salendo agli occhi, così senza pensare a quello che stava facendo gli saltò al collo, stringendolo.

-Grazie.- gli sussurrò all’orecchio.

Lui ricambiò la stretta, ma poi si ricordò di essere arrabbiato. La mise a terra ed inarcò un sopracciglio.

-Tu credi che per sistemare tutto basti saltarmi addosso?- le domandò guardandola dall’alto al basso.

Hermione sorrise.

-Io credo… che quello possa essere il primo passo.- mormorò tornando ad avvicinarsi e senza lasciare un attimo i suoi occhi.

Il biondo ghignò.

-Ed il secondo passo quale sarebbe?-

-Sarebbe…- si alzò sulle punte dei piedi, i loro nasi che si sfioravano. -… questo.- sussurrò baciandolo con passione. Lui afferrò i suoi fianchi e la sospinse verso il divano, senza permettere che le loro bocche e le loro lingue si separassero. Atterrarono sui morbidi cuscini, lui sopra di lei. Hermione gemette sottovoce. Quel corpo muscoloso la sovrastava, ma non la sommergeva. L’accoglieva gentilmente, cullandola nel suo calore.

Draco s’avventurò con il palmo aperto sotto la camicetta leggera di lei, sfiorando appena la stoffa delicata del reggiseno. Con l’altra mano liberò i bottoni dalle asole ed accarezzò quella pelle appena abbronzata. Lei tentò di non inarcare la schiena. Aveva… paura. Paura di non riuscire a controllarsi.

-‘Mione… fammi fare una cosa.- pregò il biondo. Negli occhi uno sguardo implorante.

Lei deglutì.

-Cosa?-

Il ragazzo le baciò la clavicola, poi lo sterno. Un fianco, l’altro, infine l’ombelico. Due dita che già tiravano giù la zip dei jeans.

-Una cosa che ti piacerà. Fidati.-

-Draco…

-Voglio darti piacere.- mormorò il ragazzo guardandola negli occhi. Hermione si morse il labbro inferiore. Lui era… lui era fantastico. E voleva darle piacere. Voleva farla stare bene. E quell’intimità che si stava creando tra loro la faceva impazzire. Sei gli avesse permesso di fare quello che voleva fare, quell’intimità, quel legame che stavano condividendo, sarebbe stato ancora più profondo. Lentamente, annuì.

Il biondo strisciò su di lei per poterla baciare di nuovo, e poi scese giù. Appoggiò per qualche attimo la testa sul suo ventre, guardandola, e lei non poté fare a meno di accarezzare quelle ciocche bionde che ricadevano scomposte sulla sua pelle.

-Posso andare?- domandò Draco in un sussurro. Non aveva ricevuto un assenso esplicito e non voleva che lei non fosse d’accordo.

-Draco… non farmi questa domanda, ti prego.- rispose Hermione chiudendo gli occhi. –Perché potrei dirti qualcosa di cui mi pentirei. In tutti e due i casi. Considera solo… chi tace acconsente.-

-Va bene. Sono… sempre disposto a fermarmi.- disse togliendole i jeans. Osservò quelle gambe così belle, non troppo lunghe eppure longilinee, ed accarezzò una coscia. La sua mano stava per diventare più audace, quando Hermione lo bloccò.

-Draco…

-Vuoi che mi fermi?- chiese cercando di reprimere la delusione.

-È che… c’è un gufo alla finestra.-

-Non importa, aspetterà.-

-Già, ma siamo in una località babbana e…

Il biondo si alzò di malavoglia ed andò alla finestra sbuffando. Quando vide l’elegante gufo bruno, però, la sua espressione mutò notevolmente. Negli occhi Hermione poté leggere terrore misto a qualcosa che non riuscì a percepire.

-Draco, di chi è?- domandò preoccupata. Lui le diede le spalle, facendole cenno di restare in silenzio. Spiegò la pergamena con mani tremanti. Lesse tutto d’un fiato e poi si abbandonò di nuovo sul divano, emettendo un sospiro di sollievo.

-Niente di grave.- disse tranquillamente, ripiegando ordinatamente la lettera e mettendosela nella tasca posteriore dei pantaloni.

-Sì, ma di chi è.- insisté la mora.

-Lascia stare, ‘Mione.- ghignò. –Piuttosto, riprendiamo da dove eravamo arrivati.-

Le si avvicinò, ma lei si ritrasse.

-Perché non vuoi dirmi di chi è?-

-Perché non è importante.-

-Non è vero, Draco. Quando la stavi aprendo avevi paura. Cosa c’è scritto?-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Hermione, niente di grave e niente di importante, okay?-

Lei fece per ribattere, ma si fermò quando intercettò una sua occhiata. Lasciò perdere.

-Va bene. Se non è nulla di grave va bene.-

-Perfetto.- le accarezzò una gamba nuda. –Ora ti spiace se riprendiamo la conversazione che avevamo intrapreso un attimo fa?-

Hermione scrollò le spalle e Draco percepì che ora si sentiva a disagio. Aveva rotto il momento e non si poteva riprendere da dove avevano interrotto. Lei non era a proprio agio. Le sorrise, reprimendo la delusione.

-Oppure possiamo continuare un’altra volta, ora sono un po’ stanco. Ti fa niente?-

La ragazza gli rivolse uno sguardo grato.

-No, va bene.- si rimise i jeans e si sedette alla scrivania. Con un colpo di bacchetta fece comparire la valigetta in cui tenevano le informazioni sui Luoghi ed estrasse varie pergamene. –Io riordino un po’ questa roba. Tu dormi pure, se vuoi.-

Draco si sistemò meglio sul divano, la testa appoggiata sul pugno chiuso, e prese a fissarla mentre spargeva fogli a destra e a manca, riordinandoli poi in base a chissà quale caratteristica. Adorava guardarla quando era concentrata. Sembrava così… donna. Matura, una donna vera, non una ragazza di diciotto anni.

Hermione scrollò le spalle, la familiare sensazione di essere osservata sulla pelle. Sorrise impercettibilmente.

-Draco… piantala di fissarmi. Sento il tuo sguardo e mi da fastidio.- mormorò a bassa voce.

-Bugiarda.- le rispose lui con lo stesso tono.

La mora ridacchiò.

-Va bene, mi fa piacere, ma non quando sto lavorando. Non riesco a concentrarmi.-

Il biondo si stiracchiò e si parò davanti allo specchio, sistemandosi i capelli.

-Va bene. Però se non vuoi che continui a guardarti devi lasciarmi uscire, perché se sono qui… non riesco a non guardarti.-

Lei sorrise, lusingata da quella frase.

-Puoi uscire, mica ti tengo prigioniero.-

Lui ghignò.

-Considerata la cella e la carceriera, devo ammettere che non mi dispiacerebbe affatto.- le sorrise maliziosamente. –Vado a trovare qualcosa da mangiare. Mi è venuta in mente una nuova “conversazione” da fare con te, dopo.-

Hermione sorrise e lo fissò fino a quando non fu sulla porta. D’istinto si alzò e gli corse incontro, saltandogli al collo. Lui, leggermente spaesato, andò a sbattere contro la parete.

-Sei impazzita?-

Lei arrossì e scosse la testa.

-No. Solo… non mi hai salutata.-

Il biondo socchiuse appena gli occhi.

-Guarda che torno tra poco.-

-Non importa.- replicò la mora nascondendo il volto nei suoi capelli. Un po’ si vergognava ad ammettere davanti a lui che voleva essere salutata ogni volta che usciva. Però lo voleva. Glielo aveva fatto capire la fitta al petto che l’aveva colpita quando lui stava per abbandonare la stanza.

-Beh, allora ti saluto… se proprio insisti.- mormorò lui finalmente baciandola. Dopo un po’ la mise a terra e le depositò un ultimo piccolo bacio sulle labbra. Le sorrise.

-Ora posso andare?- domandò.

Hermione lo guardò con espressione pensierosa.

-Mhh… mi sa di sì. Ora puoi andare.-

 

 

 

 

 

Hermione mise l’ultimo plico di fogli nella valigetta e si stiracchiò. Diede uno sguardo all’orologio: Draco era fuori da una mezz’oretta e sarebbe tornato a breve. Se voleva farsi una doccia doveva sbrigarsi. Aveva idea che una volta rientrato non avrebbero passato il tempo a parlare. Sorrise da sola, sfiorandosi leggermente i jeans. Glieli aveva tolti. Merlino, glieli aveva tolti. Le aveva accarezzato le gambe, le cosce. Era andato così vicino a… neanche poteva pensare a cosa lo aveva fatto andare tanto vicino. Se lui avesse fatto quello che aveva intenzione di fare, lei non avrebbe resistito. Gli avrebbe dato tutta se stessa. Perché quel ragazzo le faceva provare emozioni così… intense.

Con un sospiro la ragazza scacciò quei pensieri dalla testa. Doveva decisamente farsi una doccia. Magari le avrebbe raffreddato un po’ i bollenti spiriti. Andò in bagno e spalancò la bocca con espressione sgomenta. Il lussuoso pavimento della stanza era ingombro di vestiti e asciugamani. Draco aveva fatto la doccia e aveva gettato tutto per terra. Arrabbiata, Hermione iniziò a raccogliere gli indumenti. Non poteva crederci, era come tutti gli altri maschi del pianeta: schifosamente disordinato! E cosa si aspettava, poi, che raccogliesse lei? Insomma, non era di certo sua madre! O forse era meglio dire il suo elfo domestico, dato che aveva seri dubbi sul fatto che Narcissa Malfoy si abbassasse a riordinare qualsiasi cosa che appartenesse al figlio o a chiunque altro.

Sbatté i vestiti che aveva tra le braccia sul letto, tenendosi a mente che avrebbe detto due belle paroline a Draco non appena sarebbe tornato. Guardò infastidita il mucchio di indumenti, scuotendo leggermente la testa. Con un sospiro frustrato iniziò a piegare le magliette di Draco ed a riporle ordinatamente nell’armadio. Che ci poteva fare se non sopportava il disordine? Aveva preso da sua madre, se nella stessa stanza dove c’era lei c’era disordine, non poteva fare altro che mettersi a riordinare. Capovolse i jeans e li piegò, quando una pergamena spiegazzata cadde dalla tasca posteriore e le finì tra i piedi. Hermione la raccolse e fece per appoggiarla sul comodino accanto al letto, quando si rese conto che era la lettera che Draco aveva ricevuto poco prima, di cui non aveva voluto rivelarle il mittente. Fissò il foglio piegato mordendosi il labbro inferiore. Non era giusto leggere le cose degli altri, lo sapeva bene. Soprattutto la corrispondenza. Soprattutto la corrispondenza che lui le aveva fatto ben capire non voleva che leggesse. Però, insomma, lei era la sua ragazza. Forse quella lettera era di… oddio, Pansy Parkinson! Che gli diceva… che mai poteva dirgli quell’arpia? Cosa voleva da lui? Si tenevano ancora in contatto? Le poche volte che era venuto fuori il nome di Pansy, lui le aveva fatto intendere che la loro rottura non era stata terribile. Insomma, che erano rimasti “in buoni rapporti”. Ed ora lei stava tornando alla carica. Lo rivoleva. Hermione fu pervasa da un brivido. La Parkinson non poteva riaverlo. Perché ora… ora Draco era suo.

Con risolutezza spiegò la lettera e osservò la scrittura minuta e ordinata. Sicuramente di una ragazza. Il cuore prese a batterle più velocemente nel petto. “Caro Draco, anche tu mi manchi molto” era la prima frase. Voleva dire che lui le aveva detto che gli mancava. Gli mancava Pansy Parkinson. “Senza di te è tutto vuoto, te l’ho già detto. Ma non voglio che ti preoccupi per me, io sto bene. Mi so mantenere, dovresti saperlo. Sono una donna forte, Draco. E il solo pensiero di saperti felice mi fa stare meglio. Vivi felice e continua con il tuo lavoro. Manca ancora tempo al tuo ritorno, non pensarci. Soprattutto non pensare neanche per un momento di tornare per me. Ascoltami per una volta: io sto bene. Ti amo, figliolo. Con affetto, tua madre.”

Hermione rilesse la lettera un’altra volta. “Con affetto, tua madre”. Era di Narcissa Malfoy. Tirò un sospiro di sollievo, accarezzando le lettere sulla pergamena. Perché non gliel’aveva voluta far leggere? Insomma, non c’era niente di sconvolgente o che non potesse sapere. Allora perché si sentiva tremendamente in colpa? Perché aveva letto una cosa che non era sua. Perché non si era fidata di Draco. Doveva mettere via la lettera. La piegò velocemente e la rimise nella tasca dei jeans. Poi li infilò nell’armadio. Si alzò, pregustando la doccia che finalmente sarebbe riuscita a farsi, e si bloccò, gli occhi sgranati: Draco era sulla porta, le braccia incrociate contro al petto e lo sguardo duro.

-Draco…- mormorò la ragazza con espressione colpevole.

-Brava, Granger. Ottimo detective.- disse lui amaramente. –Se ti applicassi così anche nelle ricerche probabilmente a questo punto avremmo già scoperto cosa dice la profezia.-

-Draco…-

-Smettila di dire Draco!- sbottò il ragazzo fulminandola. –Ti avevo detto che non era niente. Pensavo avresti capito che non volevo la leggessi. Credevo fossi intelligente, Granger.-

-Non ho fatto apposta.- tentò di difendersi Hermione. –Hai lasciato tutto in giro, ho raccolto i tuoi pantaloni e… è caduta la lettera e…

-…non l’hai di certo messa da parte.-

La mora lo fissò un momento negli occhi. Erano… delusi.

-No, non l’ho messa da parte. L’ho letta. Draco, mi dispiace, era lì e ho pensato…

-Non hai pensato affatto, Granger. Altrimenti avresti dovuto pensare che non erano affari tuoi.-

Hermione trattenne un singhiozzo. Draco aveva ragione, ragione su tutto. Non erano affari suoi. Le lacrime erano tremendamente vicine. Ma non avrebbe pianto davanti a lui. Non se lui la guardava a quel modo, con quell’espressione fredda. La stava guardando come a scuola. Come se lei fosse qualcuno da cui doveva difendersi. Come se quei mesi che avevano passato insieme non fossero mai esistiti.

-Scusa, Draco.- riuscì solamente a dire. –Ho sbagliato, non avrei dovuto leggere. Ma non capisco davvero perché non volevi farmi leggere la lettera. Era di tua madre, non…

-Appunto, era di mia madre. Mia madre, Granger. Affari miei. Ti avevo detto che non ti dovevi preoccupare e non dovevi leggere. Esigi rispetto? Lo esigo anche io. Fino adesso ti ho rispettata e tu non l’hai fatto con me.-

-Hai ragione. Hai perfettamente ragione, ho fatto una cosa che non dovevo fare. Giuro che non accadrà più.- mormorò pentita la mora. Il volto di Draco impassibile. Non era incline al perdono. Soprattutto non quando lo avevano colpito a quel modo: lui si era fidato. Si era fidato della Granger e lei gli aveva dimostrato che era come tutti gli altri. Nemmeno lei era diversa.

-È troppo tardi.- disse piano, ma con determinazione.

A quelle parole Hermione fu pervasa dalla rabbia. Era troppo tardi? E non meritava forse una seconda possibilità? Lei gliel’avrebbe concessa. E poi aveva chiesto scusa, si era resa conto di aver sbagliato. Lo guardò furiosa.

-Ma almeno dimmi perché non mi hai voluto far leggere quella dannatissima lettera!-

-Perché non volevo sapessi di mia madre!- ribatté lui urlando.

-Sapere cosa? Sapere che ti scrive? Ti vergogni? Sapere cosa, Cristo Santo?! Non c’era scritto niente di strano. Cosa non dovevo sapere?! Cosa?-

Draco scosse lentamente la testa.

-Lascia stare.-

-Non lascio stare, cazzo! Ci ha fatto litigare, voglio sapere!- sbottò Hermione istericamente.

-Tu ci hai fatto litigare.- precisò il ragazzo.

-Cosa non dovevo sapere.- sibilò la mora, ignorandolo.

Lui la scrutò negli occhi. Occhi arrabbiati in occhi arrabbiati. Sospirò e si passò una mano sul volto. Voleva solo andarsene a dormire.

-Sei così ingenua.- disse piano. Il motivo per cui gli piaceva tanto ora era il motivo per cui la stava odiando. Perché non riusciva ad arrivarci?

-Non capisco.- rispose Hermione, con tono altrettanto basso. –Tua madre ti ha scritto una cosa bella, ti ha scritto di essere felice e di non preoccuparti per lei. Di… oh.- la ragazza si bloccò, ripensando alle parole della lettera. Improvvisamente, tutto fu chiaro. –Lucius.- sussurrò. –È tuo padre, vero? Lui le fa qualcosa.-

Draco si girò di scatto, evitando di guardarla. Hermione fece un passo avanti, appoggiandole delicatamente una mano sul braccio. Lui si scostò bruscamente. La fissò negli occhi.

-Lasciami stare.-

La ragazza colse la preghiera nella voce del biondo e con un’ultima occhiata se ne andò.

 

 

 

 

 

Draco strinse di più il cuscino e guardò la figura di Hermione entrare di soppiatto nella stanza. La guardò raccogliere la propria roba con qualche incantesimo casalingo e un brivido di terrore gli percorse la schiena. Se ne voleva andare? Voleva davvero andarsene per… una lite? Una stupidissima lite? Draco si maledì mentalmente. Non era stata una lite stupida. Lei lo aveva deluso leggendo la sua posta. E questo era tutto. O forse no, non era tutto. C’era anche quella piccola e stupida vocina che continuava a ronzargli in testa. Gli diceva che forse era stato lui a deluderla per primo. Gli diceva che… non doveva lasciarla andare. Anche a costo di rivelarle tutta la verità su sua madre.

Con un colpo di bacchetta accese la luce. Hermione sobbalzò, lasciando cadere il paio di scarpe che aveva in mano.

-Malfoy…

-Te ne vai?- domandò il biondo, forse in tono più duro di quanto avrebbe voluto.

-Già.- rispose lei senza guardarlo.

-Non puoi. Noi abbiamo…

-Una scommessa, lo so.- lo interruppe la mora. Frugò nella tasca dei jeans, estrasse un sacchetto di galeoni e glielo lanciò sul letto. –Sono contati. Ma forse è meglio che li controlli anche tu. Non voglio avere debiti.-

Lui diede un’occhiata ai soldi e sospirò.

-Sei stata nella parte magica della città, alla Gringott? Prima non avevi tutti questi soldi.-

-Ho mandato il tuo gufo a Diagon Alley a prenderli. Dopo gli ho dato un paio di biscotti, non preoccuparti. Contali, muoviti.-

Draco scosse la testa, sbattendo il sacchetto in fondo alla stanza.

-Non voglio i tuoi soldi.-

-Molto bene, grazie di aver annullato quella stupida scommessa.-

-Non voglio neanche che tu te ne vada.- le rivolse un sorriso amaro. –Tu mi servi. Cioè… servi alle ricerche. Non ti ho forse detto che sei una brava detective?-

-Non era un complimento.-

-Forse… potrebbe esserlo.-

Hermione si fermò a guardarlo.

-Non voglio deluderti più.- mormorò piano.

-Tu non…- deglutì, lasciando la frase in sospeso. –Lui la picchia.- disse all’improvviso.

La ragazza si morse il labbro inferiore.

-Lucius picchia tua madre?-

Draco annuì lentamente e si stese nuovamente sotto il lenzuolo. Hermione si avvicinò con cautela. Si sedette sul letto e prese ad accarezzare il fianco coperto del biondo.

-E picchia anche te?-

-Oh, no. No, non mi picchia. Io gli servo. Mi fa allenare, però. Devo essere pronto.-

-Le… tutte le cicatrici che hai…

-Sì, me le ha fatte lui. Ma non è un problema. So resistere, ho imparato a sopportare il dolore.-

-Mi dispiace. Hai… fatto bene a rivolgerti a Silente. Un anno senza tuo padre. Riesci a non pensare a… com’era stare a casa tua?-

Draco nascose il volto nel cuscino.

-Quando sono con te non ci penso.- confessò a bassa voce.

Hermione sorrise. Era come un bambino. Tenero come un bambino. La lite avvenuta qualche ora prima sembrava solo un brutto sogno. Però c’era stata. E non potevano fare come se niente fosse successo. Non le piaceva ignorare i problemi.

-Mi dispiace davvero tanto aver letto quella lettera, Draco. La curiosità… è uno dei miei difetti.-

-La riservatezza è uno dei miei schifosi difetti.- ribatté il ragazzo facendo una smorfia. –Inoltre, non mi fido mai di nessuno. Però… hai lasciato che ti togliessi i pantaloni.-

Hermione arrossì.

-E questo cosa c’entra?-

-Ti sei fidata di me. Credo… di poter ricambiare.- agitò la bacchetta ed un plico di una decina di lettere comparve nella sua mano. –È tutto quello che mia madre mi ha scritto da quando sono partito. Puoi leggerle, se ti va. Io non ci trovo nulla di interessante.-

-È la tua vita. Mi interessa della tua vita.-

Draco la scrutò un attimo.

-Tu ne sai sempre di più sulla mia vita, ma io della tua non so proprio niente.-

Hermione si strinse nelle spalle.

-In realtà non c’è molto da dire. Ho una vita normale, roba come famiglia, amici, scuola.-

-Appunto. La mia vita non è normale, ‘Mione. Per questo mi piacerebbe saperne di più sulla tua.-

La ragazza sorrise. Si stava aprendo a lei. E voleva saperne di più su come viveva.

-Beh… abito in una cittadina babbana poco lontana da Londra. Un posto tranquillo. Vivo con i miei e…

-Li hai sentiti i tuoi da quando siamo partiti?- domandò all’improvviso Draco. Non gli era mai venuto in mente di chiederle come avesse sistemato le cose con la famiglia.

-Sì, certo.-

-E cosa gli hai detto? Che andavi via con me?-

-Ho detto che lasciavo l’Addestramento Auror perché non era la mia strada. E che partivo per un viaggio con un compagno di scuola.-

-E loro ti hanno lasciato andare? Con me, Draco Malfoy?-

La ragazza ridacchiò.

-Loro non hanno idea di chi sia Draco Malfoy.- intercettò il suo sguardo. –Lo so che può ferire il tuo enorme ego, ma per i miei genitori non sei nessuno, se non un nome. Sono babbani, conoscono poco o niente del nostro mondo.-

-Vorrà dire che mi farò conoscere.-

-Attenzione a quel che fai, Malfoy!- lo riprese lei puntandogli contro minacciosamente un dito. –Mia madre è già abbastanza ansiosa di sapermi in giro con qualcuno che non è Ron o Harry, non c’è bisogno che venga a sapere anche che tu non sei esattamente il perfetto ragazzo della porta accanto.-

Draco emise uno sbuffo contrariato.

-Tua madre si fidava di mandarti in giro con Weasley?-

-A mamma Ronald piaceva. Le sono sempre piaciuti i ragazzi imbranati e timidi. E poi ha apprezzato il fatto che l’abbia portato a casa per farglielo conoscere.-

Il biondo scoppiò a ridere.

-Mi immagino la scena! Avrei voluto esserci. Porta me da tua madre e ti costringerà a sposarmi. So essere molto educato con gli adulti. Con le madri, soprattutto. La madre di Pansy mi adora.-

Hermione lo guardò male.

-Se la signora Parkinson ti adora siamo davvero a cavallo.-

-Lo penso anche io.- la fissò sorridendo. –E adesso che abbiamo fatto pace perché non vieni a letto?- le domandò facendole spazio sotto le coperte.

La mora arrivò a gattoni fino ai cuscini a si abbassò per baciare il ragazzo.

-Abbiamo fatto pace, Draco?-

-Direi di sì. Abbiamo appena messo una pietra sopra alla nostra prima, grande litigata.-

-E ora che si fa?-

Lui la guardò maliziosamente.

-Ricordi la conversazione in cui ci eravamo imbarcati stamattina, prima che arrivasse la lettera di mia madre?-

Hermione fece finta di pensarci su.

-No, non ricordo.-

-Perfetto. Allora ti rinfresco la memoria.-

 

 

 

 

 

Sì, sono ancora vivaaaaaaaa!!! Sono tornata dall’Inghilterra solo ieri, ho fatto qualche giorno più del previsto. Mi spiace non aver trovato modo di avvisare. Comunque, sono contentissima di essere a casa e di riavere il mio dolce, adorato, venerato COMPUTER!!!! D’ora in poi gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari per entrambe le fic.

Ed ora la cosa che mi piace di più: i ringraziamenti!

Dracp/hermione 4ever, Savannah (carissima, ciao! Aggiorno entrambe le fic e dopo o al massimo domani leggo i capitoli di original sin e recensisco. Quanto mi è mancata la tua fic!!!!!!!), dana, patty (e io adoro te! ^^), lilyblack, hermione, super gaia, bimba88, MissBecker (grazie tre volte! ^^), JulyChan, tija……………………….molte grazie a tutte!!!

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Capitolo 12
*** Ospite inaspettato ***


VECCHI AMICI

OSPITE INASPETTATO

 

 

 

 

 

Quando Hermione si alzò, la mattina dopo, il posto accanto a lei era vuoto. Rotolò sul fianco, affondando il naso nel lenzuolo ancora tiepido dal corpo di Draco, ed inspirò. C’era odore di uomo. Un buon odore. Odore di Draco. Pensò a quanto poco ci sarebbe voluto per far sapere il letto di loro. Ma ancora non si sentiva pronta. Non del tutto.

Si alzò di malavoglia, trascinando il corpo ancora intorpidito dal sonno in bagno. S’infilò nella doccia e sfiorò delicatamente le mattonelle bianche, già bagnate ed insaponate dal bagnoschiuma di Draco. Con un dito raccolse un po’ di quella schiuma bianca e se la passò delicatamente sulla pelle. Le sembrava di mettersi lui, sulla pelle. Una sensazione splendida. Mordicchiandosi il labbro inferiore uscì dalla doccia, nuda e ancora completamente asciutta, ed aprì l’armadietto sopra lo specchio. Aveva voglia di curiosare nelle cose del ragazzo. Se avesse rovistato tra quelle, era sicura che Draco non si sarebbe arrabbiato. Dopotutto, il bagno era anche suo. Quella notte, quando dopo parecchio tempo di dolci baci lui si era dolcemente lasciato cullare dal sonno e lei era rimasta a sveglia a guardarlo dormire, si era resa conto che stavano convivendo. Non era come con Ron. Con lui, all’Addestramento Auror, aveva condiviso il letto per qualche ora, quando riusciva a sgattaiolare fuori dai dormitori femminili. E la doccia, la mattina in cui la sua vita aveva intrapreso la strada meno aspettata. Ora, invece, con Draco condivideva la vita. Già, perché dividevano un letto, un divano, un bagno, una televisione. La casa. Avevano diviso le stesse cose anche quando erano ospiti da Sannia, certo, ma allora la sensazione era meno intensa, dato che non era casa loro. Erano stati messi insieme per semplice mancanza di spazio. Lì, invece, nella suite del Royal Hotel of Ottawa, lui aveva prenotato la stanza con la precisa intenzione di stare con lei, da solo. E c’era una bella differenza.

Spalancò l’anta bianca ed ispezionò il contenuto. Era piena di flaconcini. Ne tirò giù un paio e lesse l’etichetta: “Antirughe alle erbe”, “Anticellulite magicamente sperimentato”. Hermione spalancò la bocca e la richiuse all’istante, mettendoci sopra una mano. Se fosse scoppiata a ridere avrebbe riso talmente forte che Draco l’avrebbe sentita di sicuro. Rimise tutto a posto e s’infilò sotto l’acqua, ridacchiando tra sé. Non riusciva a credere che Draco usasse veramente roba del genere. Insomma, che bisogno ne aveva? Era bellissimo anche senza quello e avrebbe dovuto saperlo. Sorrise ed iniziò ad insaponarsi i capelli. Glielo avrebbe detto lei, dopo.

Finita la doccia si avvolse nel candido accappatoio dell’hotel e si recò in salotto. Draco stava trafficando sul tavolo con ampolle e provette. Gli si avvicinò da dietro e gli avvolse le braccia attorno al collo, baciandolo sulla tempia. Lui sorrise e l’attirò a sé per baciarla.

-Buongiorno, dormigliona.-

-Buongiorno, piccolo chimico. Che stai facendo? Una nuova crema antirughe?- domandò Hermione ridacchiando.

Draco inarcò un sopracciglio.

-Cosa vorrebbe dire?-

-Ho visto le cremine in bagno.-

Il biondo la baciò di nuovo e ghignò.

-Guarda che quelle sono per te. Un regalo che avevo intenzione di darti molto presto.-

-Oh, certo. Spiritoso. A parte gli scherzi, cosa stai facendo?-

-Sto sperimentando alcune pozioni.- spiegò lui versando del liquido fumante in un piccolo calderone. –Ho bisogno di avere diverse pozioni a disposizione quando sarà tempo di analizzare le cose che abbiamo preso dai Luoghi. Dato che non so con cosa abbiamo a che fare, devo avere diverse cose da provare. Non ho idea di quali pozioni utilizzeremo alla fine, ma è sempre meglio essere preparati.-

-Vuoi che ti dia una mano?-

-No, grazie. Ce la faccio da solo. Ho un ottimo libro.- mormorò il ragazzo concentrato, picchiettando distrattamente un dito sul volume che giaceva aperto accanto alle ampolle.

Hermione lo analizzò con interesse.

-Non l’ho mai visto questo libro. Eppure per il M.A.G.O. di Pozioni ho svuotato tutta la biblioteca di Hogwarts e tutte le librerie di Hogsmead. Dove lo hai trovato?-

-Nella biblioteca di casa mia. È un volume molto vecchio, apparteneva a mio nonno quando andava a scuola. A margine ci sono anche alcuni appunti. Stasera li controllo e vedo se sono sciocchezze o se si può salvare qualcosa.-

-Ottimo. Accidenti, sai quanto può valere un libro del genere?-

-A dire la verità non ne ho idea. Dovresti chiedere a mia madre, è lei che si intende di libri. Sono sicuro che andreste d’accordo.-

Hermione scrollò le spalle.

-Non saprei.- mugugnò sottovoce. Una cosa era leggere le sue lettere, un’altra era incontrarla. Comunque, non l’avrebbe mai incontrata. Immaginava che la donna nemmeno sapesse che Draco era in viaggio con lei. Narcissa poteva non essere come Lucius, ma sicuramente aveva i pregiudizi sui figli di babbani come tutti i Purosangue.

Draco si voltò per riuscire a fissarla negli occhi.

-Ah, ‘Mione, a proposito di mia madre…

Lei si concentrò sul suo collo, accarezzandolo dolcemente. Poi passò alla fronte. Vi depositò un bacio.

-Cosa?-

-Lei…

Hermione ridacchiò e lui si mosse, seccato. La guardò ridere di gusto e non poté fare a meno di sorridere.

-Si può sapere cosa c’è? Non riesco a parlarti se fai… così.-

-Scusa. È che non posso credere che tu utilizzi creme contro le rughe o… la cellulite. Tu… non hai né rughe né cellulite. Non so neanche se agli uomini venga mai la cellulite.-

Draco si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.

-Non la uso quella roba. Ma ieri, quando sono uscito, sono entrato in un supermercato e ho visto una miriade di donne intente a scegliersi tutte quelle creme. Così mi hanno incuriosito e ne ho comprate un paio. Era solo per… guardarle.-

-Beh… non c’è niente da guardare. Voglio dire, tanto non funzionano. E poi tu sei… bellissimo già così.-

Il biondo ghignò.

-Questa è la prima cosa interessante che dici da quando ti sei alzata.- la scrutò. –Comunque, non servono neppure a te. Anche tu sei già bellissima.-

Hermione prese a fargli un massaggio alla schiena, lusingata da quel complimento. Gli mordicchiò dolcemente il collo. Lui la lasciò fare per qualche attimo, poi l’afferrò per i fianchi e la fece sedere sulle proprie ginocchia. La baciò con passione. Le loro lingue iniziarono un’eccitante battaglia, così come le loro mani. La ragazza si abbandonò a quei palmi grandi, che sapevano dove e come toccarla, facendole emettere rauchi sospiri. Stava per proporgli di andare in camera, quando lui si staccò di colpo, riprendendo fiato.

-‘Mione… aspetta. Quella cosa su mia madre…

Lei lo baciò sulla clavicola.

-È successo qualcosa di grave con tuo padre?-

-No, nulla di grave. Però lei…

-Se non è niente di grave ne parliamo dopo, okay?- non ottenne risposta, così lo prese per un tacito consenso. Si mise a cavalcioni sulle sue gambe, riprendendo a baciarlo. Draco fece per fermarla di nuovo. Doveva avvertirla. Poi la osservò. La fissò negli occhi e vi lesse il desiderio. Quel desiderio che cercava da quando avevano dormito insieme la prima volta, a Rio. Ed il suo cuore non gli permise di fermarla. Invece, la baciò. Sulla bocca, sul collo. Percorse con la lingua tutta la mascella, mentre lei dischiudeva le labbra ed emetteva piccoli, languidi sospiri. Poi le sue mani s’insinuarono nell’apertura dell’accappatoio. Accarezzarono quella pelle morbida e fresca che ancora sapeva di bagnoschiuma alla vaniglia. Si dedicò a slacciare la cintura di spugna dell’accappatoio, quando un chiaro colpo di tosse li fece sussultare entrambi. Draco si girò lentamente, pregando di non vedere la persona che gli occhi di Hermione gli suggerivano esserci dietro di loro. Purtroppo, nessuno si prese la briga di ascoltare le preghiere di un diciottenne che stava per commettere un peccato: Narcissa Malfoy era sulla soglia, il fine sopracciglio destro inarcato, le esili braccia ricoperte dal mantello di seta nera strette contro al petto, le labbra perfettamente truccate curvate nel celeberrimo ghigno Malfoy.

-Disturbo?- chiese soavemente.

Hermione scattò in piedi, chiudendo il più possibile l’accappatoio. Inciampò nella gamba del tavolo, facendo pericolosamente vacillare il contenuto della maggior parte delle pozioni. Imprecò sottovoce, massaggiandosi la caviglia dolorante. Dopo, sotto gli sguardi stupiti e vagamente preoccupati di madre e figlio, si mise dritta e sorrise alla nuova arrivata.

-Signora Malfoy… che sorpresa!- esclamò sentendosi sciocca come non mai. Si sentiva come se Ninphadora Tonks e Neville Paciock si fossero impossessati del suo corpo, facendole fare la figuraccia che aveva appena fatto.

Narcissa schioccò la lingua, regalandole un breve sorriso.

-Lo è davvero? Draco non ti ha parlato del mio arrivo? Eppure a quanto ho visto sembravate piuttosto intimi…- concluse lanciando uno sguardo al figlio.

Hermione si voltò verso Draco, il volto in fiamme.

-Credo che se ne sia dimenticato.- disse in tono stridulo, quello che di solito aveva prima di iniziare a urlare, in preda ad una crisi isterica.

Il biondo scrollò le spalle ed in tutta tranquillità abbracciò la madre, depositandole un bacio su entrambe le guance. Si recò dietro alle spalle di Hermione e le strinse brevemente un braccio.

-In realtà io ho cercato di dirtelo. Ma tu hai detto che ne avremmo parlato più tardi.- si scusò con un ghigno.

-Se avessi saputo che tua madre era qua, naturalmente non avrei rimandato l’argomento. Anzi, mi sarei andata a cambiare e mi sarei resa presentabile!- sibilò la mora fulminandolo con lo sguardo.

Draco le sorrise maliziosamente.

-E perché mai? Sei bellissima anche così.-

-Su, Draco.- s’intromise Narcissa. -La tua…- storse il naso con espressione scettica. -… “amica” è già abbastanza imbarazzata senza che tu continui ad infierire.- si rivolse ad Hermione. –E tu, cara, perché non vai a cambiarti, o meglio, vestirti, e dopo non torni di qua? Non sono ancora state fatte le presentazioni.-

La ragazza annuì e corse in camera, chiudendosi le porte scorrevoli alle spalle. Vi si appoggiò contro, con il cuore che batteva a mille. Non pensava sarebbe mai successo. A molte sue amiche era capitato di venire scoperte dalla propria madre o da quella di lui, e lei si era ripromessa che non sarebbe accaduto. Quando stava con Ron ed erano alla Tana, aveva fatto in modo che Molly Weasley neanche si accorgesse che loro due stavano assieme. E al tempo tra lei e Ronald c’erano stati solo baci. Quella mattina, invece, che aveva tanta voglia di Draco che se fossero andati avanti era sicura avrebbero fatto l’amore, chi arrivava? Narcissa Malfoy. La bellissima e fredda Regina dei Ghiacci, Narcissa Malfoy, la madre di Draco, li aveva beccati in pieno. Inoltre, avrebbe anche potuto pensare che fosse stata lei a sedurlo, dato che lo sovrastava e che era lei quella mezza nuda, non certo Draco, che stava tranquillamente lavorando.

Con un sospiro scelse un abito dall’armadio, semplice ma decoroso, e tornò nel salottino, occhieggiando verso Draco. Le aveva appena fatto una carognata, non dicendole della visita inaspettata. Se non l’avesse presentata per bene, probabilmente l’avrebbe ucciso.

Narcissa Malfoy sorrise ad Hermione, che si era posizionata accanto a Draco.

-Molto bene, ora va meglio. Ti vedo molto più a tuo agio. Draco, a te.-

Il biondo fece un passo avanti, ghignando.

-Hermione, questa è mia madre. Madre, lei è Hermione Granger, la mia assistente.-

La mora si trattenne a stento dal tiragli un calcio negli stinchi e Narcissa inarcò un sopracciglio.

-Non sapevo si andasse a letto con gli elfi domestici.- disse pensierosamente.

Hermione spalancò la bocca, indignata, mentre Draco si affrettava ad aggiungere: -In realtà, madre, Hermione è la mia ragazza. Nonché mia assistente, naturalmente. È rimasta molto affascinata dalla leggenda dei cinque Luoghi della Magia.-

Narcissa annuì.

-Molto bene, questa è la presentazione che mi aspettavo. Draco, forse dovresti presentarla così da subito. Almeno le persone non incapperebbero in spiacevoli equivoci.-

-Come l’equivoco di paragonarmi ad un elfo domestico?- domandò sarcasticamente Hermione, senza riuscire a trattenersi.

Draco sgranò gli occhi, colpito da tanta audacia, ma la donna sorrise soavemente.

-Precisamente, signorina Granger. Mio figlio tende a banalizzare ogni rapporto sentimentale ad un rapporto di convenienza, quando deve esporre questo rapporto a qualcun altro. Consiglio di ribellarsi, non di farci l’abitudine. Non è bello essere considerati meno di quello che si è.- le sorrise enigmaticamente. –Comunque, ho sentito parlare di lei. Ottima carriera scolastica, se non sbaglio.-

Hermione la fissò stranita. Era una donna strana. Non capiva se la stesse elogiando o disprezzando.

-Quasi come la mia.- rispose Draco per la ragazza, facendo una smorfia. Sua madre lo scrutò per qualche attimo.

-In realtà, Draco, bisognerebbe dire che la tua è quasi come la sua.- puntò un dito contro la ragazza, che passava lo sguardo da uno all’altra. –Un Eccellente in Difesa Contro le Arti Oscure e Pozioni, mentre tutti gli altri Oltre Ogni Previsione, esatto?- la mora annuì. –Mentre per te, figliolo, Oltre Ogni Previsione in Pozioni, Trasfigurazione ed Aritmanzia, mentre tutti gli altri Eccellente. La signorina è messa meglio.- sorrise ad entrambi. –Ora, se non vi spiace, io andrei a cambiarmi e poi ci mettiamo al lavoro.-

Scomparve lasciandosi dietro una scia di profumo. Hermione fissò Draco, scostandogli una ciocca di capelli dal viso.

-Me lo potevi dire che avevi bisogno di ripetizioni, Malfoy.- disse dolcemente, gongolando. –Io ho avuto più Oltre Ogni Previsione di te, sai?- si grattò pensosamente il mento. –Oh, lo sai già. Qualcuno a cui tu tieni molto te l’ha appena fatto notare, no?- gli scoccò un bacio sulle labbra. –Forte tua madre.- disse prima di prendere in mano il telefono ed ordinare qualcosa da sgranocchiare.

 

 

 

 

 

La signora Malfoy tornò dopo qualche attimo, indosso una lunga gonna di seta nera ed un’elegante camicia del medesimo colore. I lunghi capelli biondi raccolti in una stretta crocchia, molto simile a quella che portava sempre la McGranitt. Si avvicinò al tavolo dove c’erano tutte le pozioni ed emise uno sbuffo d’impazienza: Draco ed Hermione erano in piedi davanti alla finestra, a sbaciucchiarsi. Non amava vedere il figlio abbandonarsi a simili smancerie. Non aveva molto tempo per portare a termine la ricerca. Doveva concentrarsi solo su quella.

-Signorina Granger, gradirei che non distraesse mio figlio in questo modo.- disse in tono stizzito. Osservò la ragazza arrossire ed abbassare lo sguardo ed il figlio ghignare, compiaciuto di non essere stato incolpato.

-E tu, Draco, evita cortesemente di mettere le mani addosso alla signorina Granger per tutta la durata del mio soggiorno in questa suite. Non approvo certi atteggiamenti troppo intimi.- sorrise stancamente. –Non prima del matrimonio, almeno.- strinse brevemente gli occhi. –Ricordalo anche alla signorina Parkinson, per favore. Non ho apprezzato i lividi sul collo che avevi al ricevimento di Natale.-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Mi chiedo perché mai ti sia venuto in mente solo adesso, del ricevimento di Natale.-

-Me l’hanno fatto venire in mente i segni neri che la tua ragazza ha sul collo ora.- disse distrattamente la donna, mentre Hermione si affrettava a tirare su il colletto della camicia, sempre più imbarazzata. Ora capiva da chi Draco avesse preso la sua lingua tagliente.

Il biondo si avvicinò alla madre, sfiorandole delicatamente una spalla.

-Anche io non approvo certi lividi, madre.- sussurrò piano, ma con tono duro. Si scambiarono uno sguardo. Fu Draco ad abbassare gli occhi per primo.

-Credo che sia ora di metterci al lavoro, Draco.- sospirò Narcissa accomodandosi compostamente su di una poltroncina di vimini e prendendo ad esaminare minuziosamente il contenuto di ogni ampolla. Il ragazzo annuì e si sedette accanto alla madre. Hermione li guardò attentamente, tenendosi a distanza. Intromettersi le sembrava come rompere una cosa intima. Erano così in sintonia, madre e figlio! Si erano messi subito al lavoro. Narcissa sfogliava il libro con mani esperte e dava direttive a Draco, che obbediva senza fiatare.

La ragazza restò a guardarli per qualche minuto, fino a che il biondo non si accorse della sua assenza. Le rivolse uno sguardo concentrato.

-‘Mione, vieni qua. Se te ne stai lì non capirai nulla ed io non ho voglia di spiegarti tutto questa notte. Vorrei… dormire.- mormorò ghignando.

Lei si avvicinò, prendendo una sedia e sistemandola accanto a quella del ragazzo. Narcissa la fece scomparire con un fulmineo gesto della bacchetta.

-Madre…- sbottò Draco, vagamente seccato. –Lei deve partecipare…

-Ma certo.- convenne la donna. –Parteciperà vicino a me, però. Forza, signorina Granger, non mordo. Non la prenda a male, ma ho bisogno che tutta la vostra attenzione sia su di me e su quello che stiamo facendo, e non di certo su altro.-

Hermione annuì brevemente, mordicchiandosi il labbro inferiore. Aveva paura che di combinare un qualche guaio. Loro due sembravano molto esperti, con quelle pozioni sconosciute. Lei, invece, conosceva solo le nozioni che si richiedevano a scuola. Poco, in confronto a quello di cui parlavano i libri che stavano consultando.

Narcissa parve leggerle nel pensiero. Le strinse brevemente il braccio destro.

-Siamo qui per sperimentare, signorina Granger.- spiegò cercando di usare il tono più gentile che le riusciva. –Bisogna provare, prima di ottenere qualcosa di buono. Serve intuito, ma non perfezione. Se le viene in mente qualcosa, non esiti a comunicarlo.-

-Va bene. Ma… cosa stiamo facendo? Voglio dire, a cosa servono le pozioni?-

-Draco, se vuoi essere aiutato, devi mettere al corrente le persone di quello che fai.- sospirò. –Quella,- indicò un’ampolla piena di liquido viola. – rivela se in una sostanza c’è della magia. Direi che è fondamentale. L’altra, quella verde, rivela se questa magia è bianca o nera. La pozione che stiamo preparando ora, invece, serve per sapere se la magia che è presente in un oggetto proviene da quello o se vi è stata importata. C’è anche un incantesimo simile, che ha lo stesso effetto, ma molto più complicato. Con le profezie non si sa mai. Sono le cose più imprevedibili della magia. Potrebbero essere un caso del destino oppure la volontà di qualcuno. È una cosa importante da conoscere.-

Hermione ascoltava interessata, annuendo di tanto in tanto.

-È molto interessante, signora Malfoy.-

-Già, lo è. Mi dica, signorina Granger, qualche altra pozione o incantesimo che secondo lei potrebbe essere utile?-

-Forse… forse qualche incantesimo che possa rivelare una connessione tra i Luoghi. Voglio dire, se nell’acqua e nella terra trovassimo qualcosa che li unisce, potrebbe essere molto più semplice trovare gli altri due Luoghi.-

Narcissa le rivolse una lunga occhiata.

-Interessante. Buona idea, certo. Cerca, Draco.- il ragazzo si mise all’opera, mentre la donna continuò a guardare Hermione. Dopo quelli che furono parecchi minuti, la signora Malfoy abbassò lo sguardo.

-Le formalità sono piuttosto banali e per niente simpatiche.- mormorò. –D’ora in poi io sarò semplicemente Narcissa e tu sarai Hermione.- la fissò negli occhi. –Va bene?-

La mora annuì, mentre Draco alzava lo sguardo dal volume che stava sfogliando, stupito. Sua madre solitamente era contraria a quel genere di confidenza. Non lasciava che nemmeno Pansy, la donna che erano convinti avesse sposato, la chiamasse per nome.

Narcissa gli sventolò una mano davanti al viso, lanciandogli un’occhiata che sul momento non riuscì ad interpretare.

-Non ho un’eternità, Draco. Dai, lavora.-

Continuarono a cercare formule, pozioni ed incantesimi fino a che le mani non iniziarono a fare male. Verso le tre del pomeriggio, Narcissa si stiracchiò compostamente e con un sospiro allontanò la poltroncina dal tavolo, alzandosi in piedi.

-Credo che così possa bastare. Tanto abbiamo preso nota degli ingredienti e della procedura, no? Potrete rifare le pozioni quando vorrete.-

Draco annuì, riordinando il tavolo.

-Grazie, madre.-

-Prego. Anche se mi chiedo perché mai avevi bisogno del mio aiuto per una cosa del genere. Sono sicura che tu ed Hermione sareste stati in grado di fare da soli.-

Il ragazzo sostenne lo sguardo della donna.

-Era l’unico modo per vederti, madre.- confessò a bassa voce.

-Stare lontano da casa per un anno spesso può voler dire anche stare lontano anche dalla propria madre, per un anno. Non bastavano le lettere?-

-Volevo vedere come stavi.- sibilò Draco a bassa voce. Narcissa si avvicinò a lui, i loro visi a poca distanza.

-Ti ho detto come stavo, Draco. Stavo bene. Infatti, sto bene. Ma non mi piace che tu ti prenda la briga di venire a controllare. Anzi che tu faccia venire me da te per controllare.-

-Non potevo tornare a casa.-

-Allora dovevi accontentarti delle mie missive. Te l’ho già detto: smettila di pensare a casa. Per quanto ti è concesso, goditi la tua libertà.-

-Resta con noi.- propose Draco, quasi supplicando. –Una persona in più è utile per le ricerche, e poi…

La donna lo zittì con un seccato gesto della mano.

-Se io restassi con te non ci sarebbero più ricerche. Tuo padre ha bisogno di me a casa. Se restassi, la prenderebbe come una fuga e verrebbe a cercarmi. Ci riporterebbe a casa tutti e due. Né tu né io vogliamo che succeda, vero, Draco?-

Il ragazzo sospirò, frustrato.

-No.- disse piano.

-Molto bene. Allora siamo d’accordo.- gironzolò per la stanza, guardandosi intorno. –Come funziona questo aggeggio?- domandò poi indicando il televisore.

Draco scrollò le spalle.

-Per la roba babbana chiedi ad Hermione.- sbottò scomparendo nella zona da letto.

-Hermione, potresti…

La ragazza si avvicinò titubante. Aveva appena assistito ad un litigio? Non ne era del tutto sicura. Più che altro, le sembrava di aver appena assistito alla più grande sconfitta verbale di Draco Malfoy. Non sapendo nemmeno perché, si sentì in dovere di difenderlo. Accese la tele e si sedette sul comodo divano.

-Narcissa…- si morse il labbro inferiore. -… io credo che Draco volesse…

-Solo proteggermi. Lo so. Però deve imparare ad impicciarsi solo dei suoi problemi.- la donna sospirò. –E ora è arrabbiato.-

La ragazza lanciò uno sguardo preoccupato alle porte chiuse della camera da letto. Odiava quando Draco era arrabbiato. Anche se in quel momento non lo era con lei.

-Va’ da lui.- continuò Narcissa con un sorriso tirato. –Non c’è niente che possa calmarlo come la ragazza che la madre gli ha proibito di toccare nella stessa stanza dove c’è anche un letto e delle porte che si chiudono.-

Hermione si alzò, attraversando il salone. Prima di raggiungere Draco, però, si voltò.

-Dopo andiamo a fare un giro in centro, va bene Narcissa? Per quanto ne so io, anche lo shopping è un buon calmante.-

La donna annuì, regalandole il primo sorriso sincero.

-Come preferisci.-

La mora le fece un ultimo cenno e scomparve dietro le porte scorrevoli. Draco era disteso sul letto, il corpo rigido e lo sguardo rivolto verso il soffitto. La sentì entrare, ma non accennò a muoversi. Hermione salì sul materasso e gli accarezzò gentilmente il braccio. Non ottenne alcuna reazione. Si accoccolò al sua fianco, appoggiando la testa sul suo petto. Dopo un attimo, sentì una mano andare ad appoggiarsi sul suo fianco.

-Odio quando mia madre mi fa notare le cose ovvie.- mormorò il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio. –So benissimo che non potrebbe mai venire con noi.-

La ragazza gli accarezzò dolcemente il collo.

-Allora perché gliel’hai chiesto?-

-Perché spero sempre che sia tutto un brutto incubo, che mia madre mi risponda che viene con me, che lasci stare mio padre e… ma non è possibile. Devo solo sperare che mia madre sia abbastanza forte.-

-Tua madre è fortissima, Draco. Tua madre è una roccia.- si issò su un gomito per poterlo guardare negli occhi. –Mi piace, sai?- confessò. –Tua madre, intendo. È… il tipo di donna che vorrei essere io.-

-Vorresti avere la lingua di una vipera?- domandò Draco inarcando un sopracciglio. –Perché guarda che ce l’hai già.-

Hermione gli rifilò uno schiaffo sul braccio.

-No, scemo. Vorrei essere così forte e decisa. Vorrei avere un carattere tanto determinato. Tua madre è… una donna vera, non una snob rifatta come tante altre. Sopporta tutto a testa alta.- sorrise. –E ti sa rimettere in riga come nessun altro.-

-Beh… diciamo che quello non è il pregio che più amo di lei.- commentò il ragazzo facendo una smorfia.

-Davvero? A me invece piace parecchio.-

-Non metterti in testa strane idee, ‘Mione. È e sarà sempre l’unica in grado di farlo.-

-Ma certo.- lo rassicurò Hermione. –Per quanto ne so non è molto carino assomigliare alla madre del proprio ragazzo. Alle volte li raffredda parecchio.- sorrise. –O almeno così dicono. Io non sono mai assomigliata a Molly Weasley.-

-Ma certo che le assomigli. I fianchi, sono gli stessi.-

La mora lo picchiò sul petto e Draco scoppiò a ridere.

-Ahia! Dai, scherzavo!- si mise più comodo, appoggiato alla testiera del letto. –Lo vedo che non assomigli a Molly Weasley. Ora, fammi vedere che non assomigli a mia madre.-

-E cosa dovrei fare?-

-Qualcosa che mi madre non farebbe mai.- sussurrò lui maliziosamente.

Hermione ricambiò quello sguardo carico di desiderio e salì a cavalcioni sulle sue gambe. Lo baciò con passione, prima sulle labbra, poi sul collo, fino alla clavicola. Le mani del ragazzo scivolavano sotto la sua camicia, accarezzando dolcemente la pelle morbida, mentre quelle di lei vagavano sul suo petto muscoloso. Draco le scostò i capelli dal volto e la strinse a sé, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo profumo. Con la strana sensazione di essere osservato spalancò gli occhi e non fu così sorpreso di vedere la madre in piedi sulla soglia. Con un sospiro, allontanò gentilmente Hermione da sé. Lei lo fissò, leggermente confusa. Probabilmente fino a quel momento il suo volto le aveva comunicato che quello che gli stava facendo non gli dispiaceva poi tanto, quindi non c’era alcun motivo di respingerla.

-Credo che mia madre abbia bisogno di qualcosa.- spiegò. La ragazza scese da lui, sempre più rossa. Le figuracce della giornata stavano diventando davvero tante.

-Narcissa…

-Madre, pensavo fosse educato bussare.- l’anticipò Draco. –Non è questo che mi hai insegnato a fare?-

-Ma io ho bussato, figliolo. Probabilmente eravate talmente occupati che non avete nemmeno sentito. Allora, lo facciamo sì o no questo giro per negozi?-

I due ragazzi si alzarono, seguendola nel salottino. Prima di uscire, Draco attirò Hermione contro il suo fianco.

-Che c’è, Draco?-

Lui la scrutò, ghignando.

-Aspetta solo che se ne sia andata.- le sussurrò maliziosamente all’orecchio.

 

 

 

 

 

Narcissa raccolse il proprio mantello e le tre borse che aveva riempito facendo shopping.

-Draco, Hermione, io devo proprio andare. Lucius sarà a casa tra poco e devo essere lì per forza. Ci sentiamo via gufo, Draco.-

-Certo, madre. Stai… bene.-

-Starò bene. Non preoccuparti. E concentratevi sulle ricerche, mi raccomando.- sorrise stancamente al figlio. –Alcune cose conviene che si facciano soltanto dopo il matrimonio, Draco. Non vogliamo problemi. Manteniamo le apparenze. Anche se quello che ognuno fa in camera da letto è solo affar suo.-

Hermione arrossì, annuendo.

-Benissimo, ci siamo capiti. Se aveste bisogno di altri libri, non esitate a farmelo sapere, ve li spedirò al più presto.-

-Grazie.- mormorò Draco chinandosi per abbracciarla. –Sei stata molto utile, madre. Ti scriverò se dovessimo avere qualche altra novità.-

-Molto bene. Hermione… lieta di averti conosciuta.- le si avvicinò e prese a sussurrare, di modo che il ragazzo non potesse sentire. –Mio figlio ha bisogno di una donna che sappia strisciare e che si accontenti dei suoi soldi.- sibilò, scrutandola. –Mio figlio ha bisogno della signorina Parkinson. Quando un figlio decide di ribellarsi, però, la donna accanto a lui deve essere forte. Le scelte difficili sono sempre dettate dal cuore.- concluse con un ghigno. Hermione la fissò.

-Narcissa… non credo di aver capito.-

-Capirai.- le strinse brevemente una mano e la mora poté notare un livido violaceo sul polso. –Forse ci rivedremo.- disse prima di scomparire con un forte pop.

Draco abbracciò finalmente Hermione e la strinse tra le proprie braccia.

-Cosa ti ha detto mia madre?- domandò curioso.

-Non ho capito molto bene.- rispose lei pensierosamente.

-Tipico. Mia madre adora non farsi capire. Adora l’aura di mistero che aleggia attorno alle sue parole. Hai capito l’argomento, almeno?-

-Non esattamente. Ha detto qualcosa… riguardo a Pansy Parkinson.-

-Ah, Pansy. Sì, me l’aspettavo. Non la sopporta un granché, sai. Lei… è perfetta per me. Secondo tutti, intendo. I nostri padri si conoscono, è di famiglia nobile e rispettabile. Però mia madre ha sempre odiato quel genere di ragazza. Hai visto com’è lei. Preferisce quelle attive, quelle sveglie. Quelle che non “strisciano”, come le piace dire. Preferisce te. Probabilmente, ha voluto dire questo.-

Hermione lo baciò.

-Vuol dire che ci ha dato la sua benedizione?-

-Qualcosa del genere.- ghignò. –Ha benedetto anche il nostro letto, non so se lo hai capito.-

-Davvero? A me sembrava avesse detto di non fare cose che prima del matrimonio sono peccato.-

-Sciocchezze. Ha detto solo di non metterti incinta.- mormorò il biondo scrollando le spalle. –Ma quello, naturalmente, non lo voleva nessuno.-

La ragazza gli diede un buffetto sulla guancia.

-Naturalmente. Chi può desiderare un altro te?-

-Guarda che il problema sei tu, mica io. Tutti vorrebbero un altro me. È un’altra te che sarebbe difficile sopportare.-

-Chiediamo ai miei amici?-

-Chiediamo ai miei?- ribatté Draco. –Comunque, credo che ai tuoi amici darebbe fastidio soprattutto un altro noi. Anche perché non sanno che ne esiste già uno.-

Hermione sospirò, sentendosi in colpa per non aver detto almeno ad Harry di lei e Draco. In realtà, si sentì in colpa per non aver più scritto del tutto ad Harry. Il biondo notò l’espressione della ragazza.

-Comunque, non c’è bisogno che i tuoi amici sappiano. Non sono affari loro.-

-No. Sono affari nostri.-

-E della nostra camera da letto.- aggiunse Draco ghignando.

-Malfoy, non metterti in testa che solo perché tua madre ti ha dato il permesso, te lo dia anche io.- mormorò Hermione.

-Non ti ha mai detto nessuno che quando ti danno il permesso di fare una cosa, ti passa la voglia di farla?-

-No.-

-Beh, è così. Ed è quello che è successo a me. Ora ti porto di là, sul letto, e passerò la serata a baciarti. Voglio solo baciarti.- le sorrise, fissandola negli occhi. –Stasera, voglio solo baciarti.-

 

 

 

 

 

Un altro capitolo! Che ne dite? Mi è venuto in mente così di far andare Narcissa a trovare Draco. Anche perché altrimenti i due piccioncini stavano troppo da soli…

Vabbè, passiamo ai ringraziamenti: minako-chan (grazie, grazie, grazie. Nemmeno io so perché questa Draco/Herm ti piaccia, ma spero che continui a piacerti! ^^), patty (in Inghilterra sono stata bene, anche se nessun posto è come casa… come sempre grazie per la recensione!), keira, JessicaMalfoy, bimba88 (eheheh anche mia madre mi prende per matta quando scoppio a ridere o simili leggendo qualche fic… si abitueranno^^), maxime, MissBecker, hermione………………………………….. GRAZIE A TUTTE!!! A chi commenta e a chi no… Entro stasera aggiorno anche “Our Life”. Ciao!

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Capitolo 13
*** Insieme ***


ARIA

INSIEME

 

 

 

 

 

-Finiscila.- mormorò una voce strascicata e vagamente divertita.

Hermione posò la testa sul dorso della mano e sorrise pigramente.

-Di fare cosa?- domandò in tono indifferente.

-Di guardarmi.- rispose Draco laconicamente. –Non riesco a dormire se continui a fissarmi così.-

La ragazza scrollò le spalle ed appoggiò il capo sul cuscino. Non riusciva a dormire. Ci aveva provato, ma il respiro di lui, la presenza di lui, le rendevano impossibile l’impresa. Non sapeva perché, ma quella notte era estremamente agitata. Forse l’incontro con Narcissa Malfoy, forse il fatto di avere lavorato una giornata intera con libri e pozioni, come era sempre piaciuto a lei. Forse il fatto di rendersi conto che i baci che si erano scambiati fino a qualche ora prima non le bastavano più. Il suo corpo chiedeva di più. E le sarebbe bastato pochissimo per ottenere quello di cui aveva bisogno. E se non ci fosse stata quella paura, quell’insicurezza che le opprimeva il cuore ogni volta che decideva di comunicargli quali erano i suoi desideri, in quel momento sarebbero stati occupati a fare ben altro che fissare la sagoma scura dell’altro nel buio della stanza.

-Mi piace guardarti quando dormi.- confessò lei a bassa voce. –È come se non fossi più tu.-

-Incoraggiante sapere che ti piaccio quando non sono più io.-

Hermione emise uno sbuffo.

-Non intendevo questo.-

Il ragazzo ridacchiò sommessamente.

-Lo so.- le sfiorò le dita di una mano con le proprie. –Anche a me piace guardarti quando non ti accorgi che ti sto guardando.-

-Tu non mi guardi mai.- replicò lei con una nota accusatoria nella voce.

-Non è vero. Ti guardo quando tu non te ne accorgi, come ti ho appena detto.-

La mora inarcò un sopracciglio con espressione scettica, anche se sapeva bene che lui non poteva vederla.

-E quand’è che mi guarderesti?-

-Quando leggi, soprattutto.- rispose lui prontamente.

-Oh. E come sono?-

Draco rotolò su un fianco e sporse una mano verso il comodino, accendendo l’abatjour. Una tenue luce inondò la stanza, permettendo ai due ragazzi di guardarsi in faccia.

-Sei bella. Hai la bocca chiusa, una volta tanto. Ossia non dai ordini, non rimproveri e la tua vocina petulante non riempie la mia povera testa. Ti mordicchi il labbro inferiore ed hai un’espressione concentrata. Con un gesto che immagino ti venga automatico ti ravvii sempre una ciocca di capelli dietro l’orecchio. E le espressioni che fai quando secondo te qualcosa è sbagliato o quando pensi di aver trovato qualcosa che potrebbe esserci utile mi fanno morire.- concluse lui a voce bassa. Si era appena reso conto di essersi spinto parecchio in là, con quella rivelazione, gli sembrava di essersi appena reso vulnerabile. E con suo sommo stupore si rese conto anche che non aveva paura che lei colpisse in quel momento. Che si stava fidando di lei come non si era mai fidato di nessuno.

Hermione si strinse al suo fianco.

-Sei dolce.- sussurrò contro il suo torace. Il biondo si mosse irrequieto.

-Non è vero. Non sono dolce. Essere dolce è una sciocchezza.-

-Allora sei uno sciocco, perché hai appena detto una cosa dolce.-

-Mi hai chiesto cosa vedevo, ed io te l’ho detto.-

-Non credevo che riuscissi a descrivermi in modo così preciso.-

-Sono una persona attenta, io!- rispose lui ghignando. –Non per niente sono più bravo di te con le pozioni. Ci vuole occhio e concentrazione. Ed io ti osservo così.-

La mora gli lanciò un’occhiata.

-Come se fossi una pozione?-

Il ghigno sul viso del ragazzo si accentuò.

-Più o meno. Infatti anche il sapore è lo stesso.-

Hermione gli rifilò uno schiaffo sulla spalla muscolosa.

-Ehi!-

-Perché, non è vero? Dì che non è vero.-

-Non è assolutamente vero!- precisò stizzita la ragazza. Come si permetteva di paragonare il suo sapore a quello di una pozione?!

-Adesso dimostra che non è vero.- sussurrò lui.

-No!-

-Certo che sì. Baciami.-

Lei girò il volto dall’altra parte e gli diede le spalle. Draco si accostò alla sua schiena e ghignò quando la sentì sussultare. Spinse di più i fianchi contro i suoi, facendole sentire che voleva essere baciato.

-Se ti baciassi, potrei ucciderti. Molte pozioni sono mortali.-

Lui scrollò le spalle e le mise due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo.

-Correrò il rischio.- mormorò prima di far coincidere le loro bocche. Con la lingua la costrinse a dischiudere le labbra. Era bello baciarla. Lei era dolce, eppure trasmetteva quell’ingenua passione, che gli faceva capire che le piaceva veramente baciarlo.

Senza quasi accorgersene fu su di lei, sollevato sulle braccia, facendo attenzione a non schiacciarla. La baciò ancora e ancora. Con le mani iniziò ad accarezzarla, avventurandosi sotto la maglietta che usava come pigiama. Dopo sotto il reggiseno, giocando con la sua pelle, godendo della morbidezza e pienezza del seno sotto il palmo. L’altra mano scivolò giù, sulla pancia liscia e piatta, sfiorando l’ombelico, poi i fianchi. Si posò cauta su una coscia. Si spostò sull’interno coscia, ancora in basso, vicino al ginocchio. Lei serrò le gambe attorno a quella mano, non riuscendo a capire se quel gesto l’avesse fatto per bloccarla o per spingerla ancora più su. Dopo, le divaricò quel tanto che bastava per accogliere il bacino di Draco. L’eccitazione del ragazzo che premeva insistentemente contro la stoffa dei suoi boxer, prima, e poi sul suo inguine. La consapevolezza di essere così vicina a raggiungere il massimo livello d’intimità che si poteva raggiungere con un ragazzo la colse all’improvviso. Si scostò ad un suo bacio e lui la fissò perplesso.

-Cosa c’è?-

-Io non…

-Non vuoi?- chiese Draco deglutendo rumorosamente.

-No.- rispose Hermione incerta. Le costò dire quella parola. Però era sicura di non essere pronta per andare fino in fondo. Non in quel momento. Si sentiva così… impreparata. Come se non avesse studiato abbastanza per un esame importante. Per un M.A.G.O. Eppure sapeva bene che c’erano cose alle quali non poteva prepararsi, ed il fatto di ritrovarsi così vicina a fare l’amore con Draco Malfoy era una di quelle.

In quel momento lui la stava scrutando con attenzione.

-Non ti capisco.- disse piano. Si passò una mano sugli occhi, mettendosi a sedere. –Voglio dire… Merlino, tu mi confondi.-

-Scusa.-

-Non voglio che ti scusi, voglio… vorrei solo che mi spiegassi. Avevo promesso che non avrei insistito e non insisterò. Però tu… il tuo corpo è pronto per me. Lo sappiamo entrambi. E tu… insomma, ti lasci andare con un simile trasporto, quando ti bacio, che mi sembra veramente difficile che tu non mi voglia. Perché allora mi respingi? Se tu mi spiegassi, forse potrei aiutarti.-

Hermione scosse violentemente la testa. Si vergognava a spiegargli tutto quello che aveva dentro. Come avrebbe potuto? Non sarebbe mai riuscita ad arrivare alla fine.

-Voglio uscire.- disse solamente.

Draco sospirò, accogliendo la sua tacita richiesta di cambiare argomento. Non voleva litigare, non voleva che lei si chiedesse ancora di più in se stessa. Anche se non aveva alcuna intenzione di chiuderlo il discorso, semplicemente di archiviarlo.

-E dove vorresti andare? È quasi mezzanotte.- domandò invece.

-Non so. Voglio uscire e basta. Prendere aria. Non usciamo mai di sera. Sempre a lavorare, a fare ricerche, sepolti tra i libri. Mai una volta che adiamo a divertirci.-

Il ragazzo evitò di farle notare che lui aveva tentato di farla divertire, di divertire entrambi, un attimo prima, ma che lei lo aveva gentilmente respinto. Una punta di rabbia lo colse, ma lui la scacciò all’istante. Aveva capito che non l’aveva rifiutato perché non lo voleva, che c’era qualcosa d’altro sotto. Anche se proprio non riusciva a capire cosa.

-Sei sicura di essere proprio tu? La ragazzina secchiona che ha sempre considerato divertente lavorare, fare ricerche e stare sepolti tra i libri?-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

-Tranne il fatto che non sono una ragazzina secchiona, è tutto giusto. Però non sempre. Alle volte mi piace anche divertirmi al modo di voi gente di mondo.-

-Come no.- il biondo sospirò. –Davvero vuoi uscire?-

-Sì.-

Lui si alzò, cominciando a vestirsi. Le sorrise.

-Allora usciamo, dai.-

 

 

 

 

 

Si ritrovarono tra la confusione della strada centrale, illuminata dalle luci delle insegne. Sembrava essere in pieno pomeriggio, non in piena notte. Anche se, probabilmente, in pieno pomeriggio avrebbero trovato molta meno gente.

Draco mise un braccio sulle spalle di Hermione e la strinse al proprio fianco con fare possessivo: molti ragazzi la guardavano, con quella gonnellina estiva verde acqua, che arrivava fin sopra al ginocchio, ed il top azzurro aderente. E la cosa gli dava fastidio. Molto fastidio. Lanciò un’occhiataccia ad un tipo dai capelli corvini che le aveva appena fatto l’occhiolino e sbuffò sonoramente.

-Non potevi metterti una giacca?- borbottò contrariato. –E dei pantaloni.- aggiunse con un ringhio quando notò lo sguardo sconveniente che uno aveva lanciato alle sue gambe snelle.

Hermione si passò le mani aperte sulla gonna, preoccupata.

-Perché? Sto male così? Non ti piaccio?-

Draco ghignò.

-No, stai benissimo, a me piaci, ma anche a ventimila altre persone. Anzi, maschi.-

Gli occhi della ragazza lampeggiarono, mentre scoppiava a ridere.

-Sei geloso!- esclamò compiaciuta.

-Geloso? No, non direi proprio!-

-Come no! Gli altri mi guardano e tu sei geloso!-

-Non sono geloso!- sibilò lui.

-E allora perché continui a fulminare chiunque mi guardi?-

-Perché non mi piace che la gente ti guardi! Non… in quel modo!-

Hermione inarcò un sopracciglio. Si stava divertendo da morire con quella conversazione.

-Quale modo?-

-Quel modo che… quel modo… insomma, come se ti spogliassero con gli occhi.-

-Anche tu mi guardi così.- commentò lei audacemente.

Draco non ribatté. Non ribatté che non era vero, perché mentire sarebbe stato inutile. La guardava esattamente a quel modo.

-Sì, ma io sono il tuo ragazzo! Voglio dire, ti dovresti preoccupare se non ti guardassi così. Rientra nei miei… compiti guardarti a quel modo. Farti sentire che… ti desidero. Ma loro non c’entrano niente! Non hanno alcun diritto di guardarti così!-

La ragazza intrecciò le dita con quelle della sua mano destra.

-Davvero mi desideri?-

Il biondo esitò, prima di rispondere.

-Ti desidero da morire.- sussurrò. Si fermarono in mezzo alla strada, in mezzo alla confusione di quella strada affollata, e si sorrisero.

-Andiamocene di qui.- mormorò Hermione posando la mano su quella di lui, saldamente stretta sul suo fianco.

-Vuoi dire… torniamo in albergo?-

Lei gli lanciò un’occhiata.

-No, togliamoci dal casino. Voglio uscire con te, non con te che fulmini chiunque osi guardarmi.-

Draco nascose la delusione. Neanche la tenera e romantica esposizione dei suoi desideri che le aveva appena mostrato l’aveva convinta. Ma la sua proposta andava bene comunque.

-Va bene, andiamo.- imboccarono la prima stradina secondaria che trovarono. Camminavano abbracciati, nel silenzio della notte.

-Che vuoi fare?- domandò il ragazzo dopo un po’. –Preferisci trovare un bar carino e fermarci o continuare a passeggiare?-

Hermione ci pensò su.

-Cerchiamo il Luogo.- disse con una scrollata di spalle.

-Cosa? Adesso?!-

-Sì, perché no? Ormai siamo qui e non abbiamo niente da fare…

-È impossibile trovarlo ora, ‘Mione. Non sappiamo niente della città, non abbiamo informazioni sulla parte magica della città, non… è impossibile trovarlo adesso.- disse Draco ragionevolmente, scuotendo la testa.

-Proviamo, no?-

Il ragazzo la fissò negli occhi. Lei aveva preso a guardarlo dolcemente, sbattendo le ciglia. Come poteva dirle di no?

-Va bene, proviamo. Ma fai strada tu, io non saprei dove andare.-

Hermione corse a sedersi su una panchina al lato della strada e gli fece cenno di accomododarsi accanto a lei.

-Allora, per prima cosa ci serve un piano.- mormorò la ragazza con aria cospiratrice, la stessa aria che avrebbe avuto un rapinatore professionista intento a stendere sul tavolo la piantina delle fognature giusto al di sotto della Banca Centrale di New York.

-Il mio piano è quello di prendere armi e bagagli, ossia i nostri due bei corpicini, e di riportarli in albergo, nella comodità nel nostro letto da suite.- sbottò sottovoce il biondo. Passi per la passeggiata notturna, passi per starsene da soli, passi anche per passeggiare cercando il Terzo Luogo, ma addirittura perdere tempo per un piano, gli sembrava esagerato.

-Malfoy, se non hai intenzione di collaborare, fai la cortesia di rimanere in silenzio.- lo riprese lei stizzita.

-Ma certo, Granger, ubbidisco.- replicò Draco sarcasticamente, esibendosi in una delle sue migliori smorfie esasperate.

-Bene. Stavo dicendo, prima che tu mi interrompessi con una battuta inutile e del tutto fuori luogo che…

-Granger!-

Si scambiarono un’occhiataccia. Hermione chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.

-Stavo dicendo,- riprese in tono calmo. – che abbiamo bisogno di un piano. Considerando che gli altri due Luoghi rappresentavano l’elemento che simboleggiano, rispettivamente una montagna per la Terra ed una grotta marina per l’Acqua, il simbolo dell’Aria si dovrebbe trovare… in alto.-

-In teoria, in qualsiasi posto dove c’è aria.- la corresse Draco.

Hermione si morse il labbro inferiore.

-O in qualunque posto dove c’è aria, vero. Ma… l’aria è ovunque.-

-Perspicace, ‘Mione.-

-Davvero grazie, Draco. Forse… come a Casablanca, dobbiamo andare in un posto dove si possa vedere…

-Vedere cosa, tutta l’aria di Ottawa?-

-Beh… sì.- mormorò Hermione, dubbiosa delle proprie parole. –Insomma, qualcosa del genere.-

-Non è possibile. Cioè, si potrebbe volare, ma per quanto io possa volare in alto…

La mora si girò di scatto verso di lui.

-Volare? Si potrebbe volare?-

-Sì. I Luoghi sono posizionati lontano dai babbani, di solito. Quindi è probabile che sia in alto, come hai detto tu.-

Hermione batté un paio di volte le mani.

-Ma certo! E poi scusa, cosa c’è che simboleggia di più l’aria se non il volo? Librarsi in aria… dobbiamo volare! Ma come?-

Draco la fissò come se fosse scema.

-La mia scopa, ‘Mione.-

Gli occhi della ragazza si illuminarono.

-Ce l’hai con te?-

Il biondo inarcò un sopracciglio.

-Ce l’ho sempre con me.-

-Ovvio, maschio e maniaco del Quidditch.- borbottò Hermione. Condividere tanto tempo con Ron ed Harry l’aveva abituata. –Comunque, se hai la scopa siamo a cavallo.- ridacchiò. –Oh, mi è venuta anche la battuta!- si girò verso il ragazzo, che la guardava stralunato. –L’hai capita? Scopa… cavallo… cioè, a cavallo della scopa… insomma…

Draco la zittì poggiandole due dita sulle labbra.

-Ma cosa hai bevuto?-

-Niente.-

-Sembra il contrario. Allora, facciamo questo giro con la scopa?-

-Dai, facciamolo!-

Il ragazzo le lanciò un altro sguardo poco convinto e poi tirò fuori la bacchetta. Controllò che non ci fosse nessuno in vista e mormorò pigramente “Accio Firebolt”. In poco tempo una scopa dal lucido manico fu in mano a Draco, che prese ad accarezzare l’oggetto guardandolo amorevolmente. Hermione fu piuttosto seccata di notare che a lei, quello sguardo, non era mai stato dedicato.

-Questa, donna, è una Firebolt Super Gold. Più veloce, più maneggevole, più bella della cara vecchia Firebolt che ha sempre riempito d’orgoglio il tuo caro San Potter.-

-Per prima cosa, non chiamarmi “donna”. Secondo, a me basta che voli.-

-Come ti pare. Ma se per caso dovessi sentire il tuo amico, ricordati di comunicarglielo.-

-Non mancherò. Andiamo?-

Cavalcarono la scopa, Hermione con qualche difficoltà dovuta alla poca esperienza e alla gonna, che sicuramente non aiutava, e si alzarono in volo. Era bello, volare. Per Draco era la cosa più bella del mondo. Voleva dire andare su, sempre più su, ed allontanarsi per un attimo dalla realtà, da quella realtà che non sopportava. Aveva imparato a volare da piccolo, gliel’aveva insegnato suo padre. L’unica cosa buona che quell’uomo avesse mai fatto per suo figlio. E tutte le volte che per Draco tutto diventava troppo asfissiante, lui prendeva la sua scopa e sorvolava Malfoy Manor, immaginando che in quella grande casa ci abitassero solo lui e sua madre.

Per Hermione, invece, volare era una cosa nuova. Bella, però. Le piaceva la sensazione che le dava il vento fresco della notte sulla pelle e tra i capelli, le piaceva il frusciare della gonna. Le piaceva poter stare abbracciata alla schiena di Draco, mentre lui sorvolava la città zigzagando tra gli alberi più alti.

-Visto niente?- domandò Draco voltando appena il volto verso la ragazza.

-No. Niente strade che formano il simbolo e niente apparizioni nel cielo. Niente.- mormorò Hermione avvilita.

-Non è possibile trovarlo così, ‘Mione.- ripeté il biondo per la centesima volta. –Lasciamo perdere, va bene? Torniamo in hotel.-

-Lasciamo perdere, okay. Ma non torniamo in hotel. Andiamo là.- propose indicando qualcosa con il dito.

-Dove?-

-Là. La vedi? Quella spiaggetta in riva al fiume.-

Draco rimpianse il suo bel letto morbido e caldo, ma non commentò, conducendo la scopa verso il basso. Atterrarono e Draco aiutò Hermione a scendere, cavallerescamente. Poi si guardò intorno: la spiaggia era stretta ed i piccoli sassolini di cui era composta si infilavano anche nelle scarpe.

-‘Mione, potresti cortesemente spiegarmi cosa siamo venuti a fare qua?- domandò sbuffando.

Lei gli sorrise, abbracciandolo e posando il capo sul suo petto.

-È romantico.- rispose arrossendo e nascondendo di più il viso nella sua maglietta leggera.

-Oh, romantico. Non sapevo che ti piacessero le cose romantiche. Ti pensavo un tipo più… pratico. Che non ama smancerie e frivolezze.-

-Già. Ma stasera ho deciso di lasciarmi andare. Stasera mi piace uscire e divertirmi ed apprezzo anche le cose frivole.- lo baciò sulle labbra. –Ma se a te non piacciono…- aggiunse staccandosi da lui. Draco la trattenne per un braccio e la tirò di nuovo contro il suo corpo. La baciò, stringendola.

-Me le farò piacere.- sussurrò ghignando maliziosamente. Si stesero per terra, le braccia ripiegate sotto la testa, lo sguardo rivolto al cielo stellato. Vicini, ma senza toccarsi, riscaldati ognuno dal calore del corpo dell’altro.

Draco aveva chiuso gli occhi ed Hermione aveva preso a studiare la sua posa. Sembrava tranquillo. I lineamenti del viso erano rilassati, il corpo che giaceva supino. Il petto che si alzava e si abbassava al lento ritmo del suo respiro, le gambe stese in avanti. Sembrava fosse talmente a suo agio che lo si poteva considerare parte integrante della spiaggia. E forse fu quello, quell’aria calma e tranquilla che lo faceva sembrare quasi un ragazzo normale, e non il solito freddo, cinico e spietato Draco Malfoy, che indusse Hermione a parlare.

-Mi tiro indietro perché ho paura.- disse sottovoce, evitando di guardarlo. Inutile, perché tanto lui non aveva voltato il volto, semplicemente le sue labbra si erano incurvate in un sorrisetto.

-Paura di me?-

-Paura di… tutto. Paura di come potrebbe essere.-

-Credi che potrei farti del male? So essere un gentiluomo, se l’occasione lo richiede. Sicuramente, sarei meno maldestro di Weasley.-

Hermione decise di ignorare quell’ultima frase, e con un profondo respiro andò avanti.

-Non l’ho mai fatto con nessuno. Sarebbe… la prima volta. Ed ho paura, perché voglio che la mia prima volta sia bella. E paura di non essere in grado di appagarti come hanno fatto altre con più esperienza di me.-

Draco si tirò su, appoggiando il capo su un gomito e prendendo a fissarla, l’espressione vagamente perplessa.

-Pensavo che tu e Weasley… insomma, vi hanno trovati in una doccia, se non sbaglio. Insieme e nudi.-

La ragazza arrossì nel buio della notte.

-Sì, beh… io e Ron stavamo insieme ed eravamo parecchio intimi come tutte le altre coppie, ma… non siamo mai andati fino in fondo. Io ero spaventata e lui non era… insistente come te.-

Il biondo ghignò.

-Guarda che con te non sono stato affatto insistente.- precisò con leggera stizza. –La mia insistenza non sono quelle allusioni velate che ho rivolto a te. Quello, è il mio rispetto. La mia insistenza è ben diversa.-

-Persuasivo, allora.-

-Persuasivo mi piace di più.-

-Non è quello il punto, Draco. Il punto è che… io…

-Provi desiderio. Vuoi andare oltre i baci che ci siamo scambiati fino adesso. Vuoi… un legame più intimo. E forse, questa è un’altra cosa che ti spaventa, vero? Legarsi a me in quel senso. Come mi comporterei, dopo? Cambierebbe qualcosa nel rapporto, già di per sé abbastanza complicato, che abbiamo?- le sfiorò un fianco con due dita. –Te lo chiedi, vero, ‘Mione?-

Hermione si strinse nelle spalle. Se lo chiedeva, eccome. Ed il fatto che lui avesse centrato i suoi pensieri in modo così preciso, che riuscisse a tirarle fuori quelle domande intorno alle quali lei aveva girato tanto, senza avere pieno coraggio di formularle in forma completa, la faceva sentire indifesa come non mai. Eppure anche capita. Come se pensassero insieme, come se condividessero i pensieri. E quella era una cosa bella, che le piaceva.

-Me lo sono chiesta, sì.- confessò a bassa voce.

-E cosa ti sei risposta?-

-Che posso correre il rischio. È una cosa che riguarda me. Però, per le altre due domande…

-Quella è questione di fiducia.- la interruppe lui. –Devi fidarti di te stessa e di me. Non c’è risposta. Io cercherei di farti sentire bene, perché per principio cerco di soddisfare le donne con cui faccio l’amore. Anche se soddisfare a livello fisico non sempre è soddisfare a livello interiore. Voglio dire… posso farti provare piacere, ma non sono sicuro di riuscire ad essere dolce e tenero e romantico e di farti avere una prima volta da sogno. Posso prometterti di fare del mio meglio, ma non posso garantirti di riuscirci.- sospirò. –Per l’altra domanda… su quello non ho dubbi. Se tu fossi come tutte le altre ragazze che ho frequentato, non mi piaceresti. Se tu fossi esperta e disinibita, di te non me ne farei niente. Invece sei così…- chiuse gli occhi, cercando la parola adeguata. -…fresca, che mi appagherebbe solo vederti provare a darmi piacere. Non so se puoi capire quello che sto cercando di dire, ma secondo me…

-Andrebbe bene. Andrebbe tutto bene.- concluse per lui Hermione con un sorriso. Prese la mano del ragazzo, ancora appoggiata sul suo fianco, e la strinse tra la sua. Un brivido le attraversò la schiena. Si girò, prendendo a baciarlo. In poco tempo si ritrovò sotto di lui, ma nemmeno si sentì schiacciare, troppo concentrata sulle labbra del ragazzo. Le mani e le lingue si cercavano in una frenesia di movimenti rudi, perché dettati dalla foga, eppure estremamente dolci.

-Andiamo in albergo, ‘Mione.- propose lui staccandosi un attimo da quel bacio, il respiro accellerato.

-No.- rispose lei con lo stesso tono, un sorriso che le solcava il volto. –E poi non si propone ad una ragazza di andare in albergo. È estremamente offensivo. Come se mi avessi appena dato della…

-Non vuoi farlo?-

-Voglio farlo qui.-

-Qui? Ma fa freddo, è tardi, siamo per terra…

-E sopra di noi c’è un cielo stupendo, ci sono le stelle. Voglio stare qui. Mi sento bene, in questo silenzio. E sono sicura che tu sarai in grado di riscaldarmi.-

-Come vuoi. Dopotutto, è la tua prima volta, puoi decidere. Ma fammi organizzare per bene, almeno.-

-Sì. E… abbiamo anche bisogno delle precauzioni, perché…

-Penso a tutto io.-

Dracp sorrise, allontanandosi da lei e tirandosi in piedi. Si spolverò i jeans, guardando Hermione ancora per terra, i capelli aperti a ventaglio sul terreno. Recuperò la bacchetta e fece comparire una coperta, che stese per terra, ed i loro due mantelli. Si inginocchiò accanto a lei, tendendole una mano ed aiutandola a mettersi in ginocchio di fronte a lui. La baciò.

-Se fossimo in camera, metterei su una musica carina, qualche canzone babbana che le ragazze apprezzano tanto. Invece siamo qui e spero che i nostri respiri uniti siano una melodia abbastanza soddisfacente, per te.-

-Dovrei sentire, per giudicare.- rispose lei, un sorrisetto malizioso sulle labbra.

-Ascolta, allora.-

Draco si piegò su di lei, riprendendo a baciarla, e conducendola indietro con il suo corpo, facendola stendere sulla coperta e sovrastandola dolcemente. Le sbottonò la camicetta ed accarezzò la pelle morbida con due dita. Baciò il seno ancora coperto dall’intimo di cotone azzurro ed una mano passò sulla schiena, diretta alla chiusura del reggiseno. Litigò con il ferretto per qualche attimo, lasciandosi sfuggire un’imprecazione a mezza voce. Quell’esitazione rassicurò Hermione più di tutte le cose che lui le aveva detto prima. Nemmeno lui era perfetto.

Si rese conto di non averlo ancora toccato solo quando notò che lei indossava solamente la gonna, che era scivolata sulle coscie, coprendo ora solo il minimo indispensabile, mentre lui era ancora completamente vestito. Le mani le tremavano, quando le infilò con timore sotto la maglietta del biondo, ma diventarono più sicure mentre la stoffa nera scivolava ubbidientemente verso l’alto ed il torace levigato compariva, mostrandosi alla luce della luna ed ai suoi occhi. Era bello, bisognava dirlo. Molto bello. Eppure in quel momento quello che a lei piaceva non erano il petto e le braccia muscolose, bensì il calore e l’odore che emanava quel corpo. Sapeva di bagnoschiuma e sudore di un’altra cosa che non riusciva a riconoscere. Sapeva di uomo vissuto, che la spogliava con sapienza ed esperienza, e di ragazzino, che si perdeva nei suoi occhi ogni volta che posava lo sguardo sul suo volto.

Non ci volle molto per ritrovarsi nudi. I vestiti ammonticchiati accanto a loro creavano una specie di barriera tra i loro corpi ed il rumore dell’acqua, stringendoli ancora di più nel loro piccolo mondo fatto di sospiri e mezze parole nel quale si erano appena rinchiusi.

Draco insinuò una mano tra le sue cosce, dolcemente, accarezzandola. Non voleva essere precipitoso, anche se l’altra parte di lui pretendeva di impossessarsi subito di quel corpo che desiderava ormai da un po’. Voleva farla stare bene, come le aveva promesso.

Hermione allacciava le braccia intorno al suo collo, preparandosi all’intrusione che sapeva sarebbe avvenuta di lì a poco. E così successe. Draco la penetrò e lei lo pregò con lo sguardo di non lasciarla andare, di continuare a sostenerla fino a che quella piccola fitta di dolore non se ne fosse andata. Lui naturalmente non aveva la minima intenzione di abbandonarla. Le mise due dita sotto il mento, attirandola e sé e baciandola.

-Guardami.- mormorò mentre si tirava indietro e poi di nuovo affondava dolcemente il lei, lentamente.

La ragazza aprì gli occhi e si perse in quelli di lui.

-Ti guardo.- rispose in un sussurro.

-Continua a farlo.- sembrava una supplica. –Non chiudere gli occhi, per favore. Continua a guardarmi.-

Ad un certo punto le spinte si fecero più veloci, più intense, più decise, fino a che lui non crollò su di lei, fronte contro fronte, e ancora occhi negli occhi. La baciò, riprendendo fiato. Alzò il volto e respirò a fondo. Poi scese da lei e la coprì con il mantello. L’abbracciò, indeciso se dire oppure no quello che gli stava passando per la testa. Sapeva che non era da “vero uomo” chiedere ad una ragazza com’era stata dopo un rapporto sessuale. Non l’aveva mai fatto, anche perché sapeva di essere un bravo amante, non c’era bisogno di chiedere. Eppure gli interessava. Voleva sentirle dire che era stata bene, che non l’aveva delusa.

-‘Mione…

Lei sorrise e lo zittì con un bacio.

-Sono stata bene, Draco.- gli disse, come se gli avesse letto nel pensiero. –La mia prima volta… è stata più bella di quanto mi fossi augurata.-

-Ne sono felice.- mormorò il biondo rannicchiandosi contro il fianco morbido della ragazza. –Anche per me è stato bello.- aggiunse. Ed era la verità. E si rese conto solo in quel momento che non l’aveva mai detto a nessun’altra.

 

 

 

 

 

Capitolo finito… che ne dite? L’hanno fatto. Carinissimi, i miei tesori! Mi piace descrivere Hermione. Così tenera! E anche Draco. Mi piace immaginarlo il solito playboy, deciso, che però risulta vagamente impacciato quando ha a che fare con i ferretti del reggiseno.

Ringraziamenti: Minako-chan (non è successo “niente”, quando lui ha deciso di rinfrescarle la memoria. Solo baci e coccole, per quanto possa essere “coccoloso” Draco Malfoy. Ora è successo qualcosa…^^), hermione (!), nikita, lucyferina, maxime, manry, JessicaMalfoy, super gaia (sempre fantastica tu ^^), bimba88 (questa volta non li ha interrotti nessuno, visto? ^^), MissBecker……………………………………GRAZIE!!!!!

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Capitolo 14
*** Aria ***


ARIA

ARIA

 

 

 

 

 

Hermione fu svegliata da una spintarella gentile. Aprì gli occhi, ritrovandosi davanti il volto sorridente e rilassato di Draco. Si strinse a lui ed arrossì, sentendo la loro pelle sfiorarsi. Erano ancora nudi, coperti solamente dai mantelli, che grazie ad un incantesimo tenevano ancora più caldo di quanto non facessero in condizioni normali. Era strano. Per Hermione perché era la prima volta. La sua prima “mattina dopo”. La prima volta che si ritrovava abbracciata al ragazzo insieme a cui aveva fatto l’amore. La prima volta che appoggiando il volto sul collo di Draco sentiva l’odore del loro sudore e delle loro pelli. L’odore del sesso. Quante volte ne aveva sentito parlare, nel bagno delle ragazze? Quante volte aveva sentito Calì e Lavanda ridacchiare per quello? Quante volte lo aveva letto in quei libri che Ginny le aveva prestato a scuola, che lei riteneva frivoli, smielati e tremendamente stupidi, ma che presa dalla curiosità sfogliava di nascosto, riponendoli poi in mezzo a qualche libro più serio non appena arrivava qualcuno? Eppure non aveva mai capito cosa volesse dire. Si chiedeva come potesse il sesso avere un qualche odore particolare. In quel momento aveva capito che poteva. Era un odore che non si poteva descrivere, qualcosa che ti entrava prima nel naso, e poi nel cervello. Un buon odore, ma che scombussolava.

-‘Mione…- Draco la riscosse dai suoi pensieri. -…che c’è?-

La ragazza sospirò, sorridendogli.

-Niente, stavo pensando.- rispose cercando le sue labbra. Il biondo si sottrasse, uno dei soliti ghigni che gli solcava il volto.

-A quello che abbiamo fatto? A quanto sono stato bravo?-

-A quanto sei schifosamente presuntuoso, in realtà.-

Draco rise sommessamente e d’un tratto si fece serio.

-Non a quanto sono presuntuoso e nemmeno a quanto sono stato bravo. A quello che abbiamo fatto però sì, vero?-

-Sì.- confessò a bassa voce lei.

-E a cosa, di preciso?-

-A tante cose.-

Draco appoggiò la testa per terra, i piccoli sassolini che tornavano a sporcare i capelli biondi.

-Sei… stata bene? Voglio dire… non ti ho fatto male, vero? Ho cercato di fare piano, ma anche di darti piacere. Quando sono… vicino all’orgasmo difficilmente riesco a controllare l’intensità delle spinte o…

-Sono stata bene. Mi hai fatto stare davvero bene, Draco.- lo rassicurò lei imponendosi di non ridere. Aveva appena scoperto non solo che anche il sicuro Draco Malfoy conosceva il nervosismo post rapporto sessuale, ma che quando era nervoso, da riservato e silenzioso diventava piuttosto loquace.

-Mi fa piacere. Comunque… sei stata brava.- la guardò maliziosamente. –Sai muoverti bene, Granger.-

-Sì? Beh, nemmeno tu sei tanto male, Malfoy.- rispose lei fingendosi sicura di sé, solo il leggero rossore sulle guance che la tradiva.

-Questo era scontato. Dopotutto, io ho anni di pratica.-

-Maggior ragione. Per me era la prima volta, eppure sono stata brava come te.-

Draco scoppiò a ridere.

-Come me? Ascoltami bene, ragazzina: nessuno sarà mai bravo quanto me. Io ho del talento naturale, è la mia dote nascosta, il mio miglior pregio.-

-Ah, ecco. Per questo tutti quelli che non sono venuti a letto con te ti odiano: non hanno scoperto il tuo miglior pregio!- esclamò Hermione sgranando gli occhi e annuendo. Draco le lanciò un’occhiataccia.

-Piantala di prendermi per il culo. Anche se abbiamo fatto sesso non puoi prenderti tutta questa confidenza.-

La ragazza si voltò dall’altra parte, dandogli le spalle.

-Abbiamo fatto sesso?- ripeté con voce piatta. Il biondo le sfiorò un braccio con due dita, dolcemente. Avevano fatto sesso? Sì, ovvio. Forse… non “l’amore”?

-Non credo in queste cose.- disse piano.

-Quali cose?-

-La differenza tra sesso e amore.-

-Quindi… per te è tutto uguale? Io o la Parkinson o tutte le altre, non fa differenza. La pensi così?- domandò la ragazza trattenendo il fiato. Non le piaceva quello che Draco le stava dicendo. Stava… stava rovinando tutto, togliendo magia a quel momento. Però non voleva interrompere la conversazione. Doveva sapere. Era quello che la spaventava, il fatto di essere “una delle tante”. Il fatto che lui potesse abbandonarla non appena avesse trovato qualcuno di meglio.

-Sesso o amore. Non c’entra, secondo me. Voglio dire… siamo stati insieme, questa notte. Ed ho fatto del mio meglio per farti stare bene. Però… con tutte, lo faccio. Non mi piace che le donne che si offrono a me non siano appagate dal rapporto come lo sono io. Quindi, mi comporto bene. Con tutte. Ed è questo l’importante, no? Importa solamente che io sia gentile, che non insista, che mi comporti bene, che le tratti come vogliono essere trattate. Che sia bello, per loro.- fece una pausa. –A questo punto, come si definisce se è sesso o amore? Qual è la differenza?-

Hermione sospirò, voltandosi a guardarlo.

-Sesso è quando è solo attrazione fisica, amore quando senti che quella ragazza ti piace. Non solo fisicamente.-

-Non sono mai andato a letto con ragazze che mi attiravano solo fisicamente, che non avevano nient’altro che mi attirasse. Mi piace andare a letto solo con persone che mi interessano. Altrimenti sono sicuro che tutto perderebbe importanza. Questo cosa vuol dire, che faccio l’amore con tutte? E se è sempre la stessa cosa, che differenza fa se io la definisco come sesso?-

-Non può essere sempre la stessa cosa, Draco. È impossibile.-

-Ma non riesco a vederla in un altro modo.-

-Provaci. Sai cosa devi fare, forse? Pensare a come è stato per te. Mi hai chiesto come mi sono sentita, ed io ti ho risposto. Adesso ti pongo la stessa domanda.-

Il ragazzo si mosse, irrequieto.

-Ti ho già detto che è stato bello.-

-Ho capito, ma come ti sei sentito? Anche con la Parkinson, come ti sentivi? Cosa ti andava di fare, dopo? Come sono state tutte le tua altre volte?-

-Le altre volte?- ci pensò su. –Sono sempre state… intense ma brevi. Nel senso che non è mai successo che dormissi con una ragazza. A scuola non ce n’era la possibilità e mi è sempre piaciuto… scoprire nuovi posti. Raramente l’ho fatto disteso.-

-Ma certo, in piedi, in orizzontale, a testa in giù.- lo prese in giro lei. Poi, notò il suo sguardo e tornò seria. -E com’era, per te?- domandò.

-Divertente, sicuramente. Eccitante. Mi appagava. Il sesso mi ha sempre appagato.- poi, d’un tratto, si ricordò la conversazione che aveva avuto con Pansy, prima che si lasciassero. –Ma non ho mai sentito niente.- aggiunse, vagamente confuso dalle sue stesse parole.

-Cosa vuol dire?- chiese Hermione, aggrottando le sopracciglia.

-Una volta finito, era freddo. Il mio comportamento, intendo. Ero sempre gentile ed educato, ma provavo fastidio. Volevo che se ne andassero. Non ero più a mio agio, dopo.-

-E… adesso come ti senti?-

Draco le voltò le spalle, spaventato da quella domanda. Una fitta nel petto.

-Bene.- sussurrò solo, a bassa voce.

Il cuore di Hermione mancò un battito. Si avvicinò, passandogli una mano tra i capelli, accarezzandogli il collo.

-Sta qui la differenza.- mormorò contro il suo orecchio. Lui si scostò, voltando appena il volto, in modo da poterla guardare negli occhi.

-Mi metti in difficoltà, così.- disse duramente. Sul volto della ragazza poté leggervi la sorpresa.

-Cosa sto facendo?-

-Dirai che mi ami e vorrai che io dica lo stesso. Non sono pronto.-

Hermione sgranò gli occhi, arrossendo.

-Sei Draco Malfoy.- disse, senza riuscire a trattenere le parole. Lui si accigliò.

-Cosa vuol dire?-

-Anche per me sarebbe complicato dire che ti amo.-

-Se mi fossi chiamato Weasley, l’avresti detto?-

-Non mi sono mai ritrovata in questa situazione con Ronald.-

Il biondo la fissò per qualche istante, ragionando su quello che lei aveva appena detto. Sorrise, abbracciandola per la prima volta, quella mattina. La baciò dolcemente sulle labbra.

-Forse le parole non sono così importanti, sai? Chiamare sesso o amore quello che abbiamo fatto, non lo cambierà minimamente. Forse contano più i gesti. Le azioni e nient’altro. L’hai fatto con me, è questo che conta.-

Hermione ricambiò il bacio.

-E tu sei ancora qui con me e non te ne vuoi andare. Hai ragione. Lasciamo fuori le parole, per adesso.-

Si strinse a lui, appoggiando la testa sul suo petto. Guardò in su, verso il cielo che iniziava appena a colorarsi di rosa.

-Draco… l’alba.- sussurrò sorridendo.

Anche lui volse lo sguardo verso l’alto.

-Abbiamo dormito appena un paio d’ore, ma mi sento riposato come non mai.- le ravviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Chissà perché. E… per la barba di Merlino, non è vero, forse non sono per niente riposato… ho le allucinazioni.- aggiunse stringendo gli occhi.

-Che stai dicendo?- chiese Hermione aggrottando la fronte.

-Guarda quella nuvola.- gliela indicò. –Cosa vedi? Sbaglio o quello è…

-… il simbolo dell’Aria!- esclamò la mora. –Non ci credo, non è possibile! Non ce lo stiamo immaginando, vero?-

-Io lo vedo e tu lo vedi. Non ce lo stiamo immaginando.- rispose lui sicuro.

-Ma… e se fosse solo una coincidenza?-

Draco si alzò, il mantello avvolto attorno al corpo. Raccolse i propri vestiti e passò gli altri ad Hermione con un colpo di bacchetta.

-C’è solo un modo per scoprirlo. Vestiti velocemente, ‘Mione, dai.-

Lei scattò in piedi, armeggiando con la cerniera della gonna. Imprecò sottovoce. Alla fine riuscì a rendersi più o meno presentabile ed il ragazzo la trascinò sulla scopa. Si alzarono in volo, sorvolando la spiaggetta che quella notte aveva accolto i loro sospiri.

-Draco, non… non si può arrivare alle nuvole con una scopa. Nemmeno se questa è una Firebolt Super Gold.-

-Lo so benissimo, non sono scemo. Non sto cercando di raggiungere le nuvole, voglio solo trovare un posto zeppo di babbani.-

Hermione sgranò gli occhi e gli diede un pizzicotto sulla spalla.

-Non scherzare!-

-Non sto scherzando. L’unico modo per sapere se quella nuvola indica realmente il simbolo dell’Aria, il simbolo di uno dei cinque Luoghi, è sapere se lo vedono anche i babbani.-

-Ma certo, i babbani non possono vedere niente che ha a che fare con i Luoghi!- convenne lei annuendo. –Ma è domenica e non sono nemmeno le sei di mattina. Dove troveremo tanti babbani tutti insieme? Guarda le strade, sono deserte.-

-Nadir.- disse piano Draco, come se stesse parlando a se stesso.

-Come?-

-Nadir si svegliava alle quattro e mezza per andare a pescare e tornava per le sei e mezza. Dobbiamo solamente trovare dei pescatori. Per questo, andiamo sulle rive del fiume Ottawa.-

Atterrarono in un vicolo ed il biondo fece scomparire la scopa con un colpo di bacchetta. Trascinò la ragazza per un braccio fino a che non giunsero in un grande spiazzo, dove carrelli e cassette di pesce appena pescato sfilavano sotto ai loro occhi spinti da indaffarati marinai.

Draco guardò in su, gli occhi puntati sulla nuvola.

-È arrivato il momento della verità.- mormorò avvicinandosi ad un uomo sulla cinquantina con i capelli bianchi, che seduto su una cassa rovesciata fumava una sigaretta. –Ehm… parla tu, ‘Mione.- disse sospingendola avanti. –Non mi sento a mio agio a rivolgere la parola ai babbani.-

Lei gli lanciò un’occhiataccia e sorrise al marinaio.

-Salve!- esordì allegramente. L’uomo le rivolse un’occhiata penetrante, tirando una boccata di fumo. Profonde occhiaie gli solcavano il viso. –Senta, non è che potrebbe dirmi… a cosa assomiglia quella nuvola lassù?- chiese indicandogliela.

-In che senso?- domandò lui inarcando un sopracciglio. In quel momento Hermione si rese conto di quanto doveva parere stupida. Capì anche che il fatto che Draco si sentisse a disagio a parlare con i babbani era una sciocchezza bella e buona e che semplicemente aveva preferito non fare la figuraccia che lei stava facendo in quel momento.

-Nel senso… ecco…- prese fiato, schiarendosi la voce. –Io studio le nuvole, sa? Sono una… meteorologa specializzata in questa particolare attività, studiare il tempo dalla forma e dalla posizione delle nuvole. Solo che in questo momento ho un atroce dubbio, non riesco a capire che forma abbia quella nuvola che le ho indicato. Se fosse così gentile da…

L’uomo le sorrise cordialmente, mostrando i denti ingialliti dal fumo.

-Oh, ma certo! Che brava signorina!- il sorriso si sfumò leggermente. –Purtroppo però io non vedo niente di particolare in quella nuvola.-

-Proprio niente? Neanche una forma strana, qualcosa che potrebbe assomigliare ad un… simbolo?-

-No.- confermò lui scuotendo la testa. –Forse… zucchero filato?-

Hermione trattenne un urletto di trionfo.

-Zucchero filato nel senso che vede la nuvola come una grande massa di bianco? Rotonda e senza alcuna forma?-

-Sì.-

-Nulla di particolare, nulla di intarsiato?-

-No.-

-Perfetto!- gli posò per una attimo una mano sulla spalla. –È stato veramente prezioso, signore. Grazie!-

L’uomo diede un ultimo tiro alla sigaretta e poi la lasciò cadere per terra, schiacciandola con il tacco delle scarpe consunte.

-Prego, signorina!- rispose con un sorriso prima di alzarsi e dirigersi verso il molo.

Hermione si girò verso Draco, che ghignava, ora apertamente.

-Che c’è? Perché stai ridendo? Abbiamo avuto quello che volevamo, no?-

-Sì, l’abbiamo ottenuto grazie a te che ti sei spacciata per una… cos’è che hai detto?-

-Meteorologa specializzata nello studio delle nuvole.- borbottò lei offesa. –E non fare commenti, perché se non mi inventavo questa scusa non avremmo scoperto che abbiamo trovato l’Aria!-

Lui l’abbracciò, continuando a ridere.

-È vero. Hai molta immaginazione, ‘Mione. La potresti usare anche in altre… occasioni.-

Hermione rise, lasciandosi baciare.

-Forse lo farò.- bisbigliò nel suo orecchio. –Se tu farai il bravo.-

-Se io farò il bravo? Non succederà mai.-

-Già, lo immaginavo.- cercò di nuovo le sue labbra, mentre le braccia del ragazzo le avvolgevano la vita sottile.

-Draco…- ansimò dopo qualche secondo, staccandosi da lui di malavoglia. –Conteniamoci. Qua ci guardano tutti… e sono tutti uomini. Mi sento a disagio.-

-Oh, va bene. Adesso prendiamo quello che dobbiamo prendere e ce ne andiamo. Ti… voglio mostrare una cosa.-

-Quello che dobbiamo prendere?-

-La nuvola, ovvio.-

Hermione sgranò gli occhi.

-Draco… noi… non possiamo prendere le nuvole.- disse fissandolo.

-Sicura?- il ragazzo infilò la mano sotto il maglione, raggiungendo la bacchetta. –“Taglia e imbottiglia”.- sussurrò con indifferenza. E poi: -“Accio”.-

Una piccola ampolla comparve nella sua mano, dentro si intravedeva appena una nebbiolina semitrasparente.

La mora la sfiorò con due dita.

-Non ci credo. “Taglia e imbottiglia”. Che razza di incantesimo è?-

-Un banale incantesimo casalingo che ho visto mille e mille volte praticare alle mie domestiche. Non pensavo mi sarebbe mai tornato utile. Ma mai dire mai, evidentemente.-

Hermione si alzò sulle punte, baciandolo.

-Mai dire mai.- ripeté sorridendo. –Comunque, ora dove mi porti?-

-Vedrai.-

 

 

 

 

 

 

Hermione guardò scettica il palazzo di cemento grigio davanti a lei. Non era particolarmente bello e non ci vedeva assolutamente nulla di speciale.

-Dove mi hai portata?- domandò, delusa. Pensava che le avrebbe fatto una bella sorpresa, magari che l’avrebbe portata in un bar carino a fare colazione. Invece, si trovava davanti ad un’orribile costruzione moderna, simile ad una stazione venuta particolarmente male.

Lui le lanciò un’occhiata.

-Vedrai.- disse con un ghigno, sospingendola verso il triste portone di ferro grigio.

-Sono due ore che dici “vedrai”. Non ho ancora visto niente. Tranne questa cosa obbrobriosa.-

Draco sospirò, scuotendo la testa.

-Non ti fidi mai di me, Granger. E ti fidi sempre sulle apparenze.- le sussurrò all’orecchio con voce vellutata. –Eppure pensavo di averti dimostrato che so stupirti, che di me ti devi fidare. E anche che devi conoscere le cose prima di poterle giudicare.- schioccò la lingua. –Guarda cosa è successo con me. Tratta il palazzo che hai davanti come hai trattato me. Alla fine, vedrai che quello che c’è dentro ti piacerà.- la baciò. –Come ora ti piaccio io.-

-Sei sempre il solito presuntuoso.-

-Sei sempre la solita ipocrita.- ribatté lui ghignando. La ragazza gli lanciò un’occhiata di fuoco, mentre si lasciava guidare dalle mani di lui, appoggiate sui suoi fianchi, verso un portone blindato.

-Non sono ipocrita, sai. Semplicemente pensavo che saremmo andati in un posto carino, che so, a fare colazione insieme, in albergo, per stare un po’ da soli o… insomma, qualcosa del genere.-

-Qualcosa del genere? Qualcosa che piace alle ragazze?-

Hermione arrossì.

-Sì.-

-Oh, se tu fossi stata un’altra ragazza probabilmente l’avrei fatto.- ci pensò su. –Voglio dire, se tu fossi stata un’altra ragazza non sarei mai arrivato alla mattina dopo, te l’ho detto, ma mettiamo pure per assurdo che io ci sia arrivato… l’avrei portata a fare colazione in un posto carino, certo. O forse in albergo per stare un po’ da soli, certo. Ma credo che ad ognuno debba essere fatto quello che si merita.-

-E questo che significa?- domandò la mora inarcando un sopracciglio. –Che qualsiasi altra ragazza avrebbe meritato qualcosa di carino mentre io mi merito un orrido palazzo di cemento grigio?-

-No… che tu ti meriti questo.- mormorò il biondo aprendo le porte. La ragazza spalancò la bocca, facendo un passo avanti. Sembrava di essere entrati in un altro mondo. Davanti a lei si estendeva una sala enorme, buia, silenziosa, ingombra di scaffali contenenti voluminosi tomi. Un biblioteca. Più precisamente “La più grande biblioteca sulla magia ed il sovrannaturale di tutto il Canada”, come recitava la scritta a lettere cubitali verdi, tremolanti, che troneggiava sopra il banco della bibliotecaria, una donna vestita da un lungo abito color argento e dagli ondulati capelli neri.

Ancora una volta, Draco era riuscito a stupirla.

-Cosa… non sapevo che esistesse un posto del genere.- mormorò Hermione facendo un giro su se stessa per ammirare in modo completo la biblioteca.

-Non vedo perché avresti dovuto.-

-Che vuoi dire?-

-Se cercavi qualcosa a proposito della magia, ti bastava andare in una qualunque biblioteca ad Hogsmead o al Ghirigoro. Perché mai avresti dovuto cercare una biblioteca babbana che conteneva libri sulla magia?-

-E tu perché l’hai cercata?-

Draco scrollò le spalle.

-Non l’ho cercata, l’ho trovata per caso. Quando siamo arrivati qui, il primo giorno. Quando… quando abbiamo…

-Litigato.- concluse Hermione con un sospiro.

-Esatto. E ho pensato che dovevi vederla. Era troppo bella. Ti sarebbe piaciuta troppo. Inoltre, sicuramente nella parte magica della città avremmo trovato più informazioni, ma non è detto che qui non ci sia assolutamente nulla di utile per le nostre ricerche. E poi, ora che abbiamo trovato l’Aria, il simbolo, e che abbiamo il campione, il più è fatto. È una deviazione che possiamo permetterci.-

La ragazza si alzò sulle punte dei piedi e gli depositò un lieve bacio a fior di labbra.

-Grazie, Draco.- mormorò prima di dirigersi a passo spedito tra gli scaffali, un sorriso a trentadue denti sul volto.

 

 

 

 

 

-Da dove iniziamo a cercare?- domandò Hermione passando amorevolmente un dito sul dorso dei volumi appoggiati sugli scaffali.

-Solito programma, direi.-

-Prima reparto Leggende e poi Maledizioni? Non dovremmo fare il contrario, visto che abbiamo già trovato il Luogo?-

-Se fossimo in una biblioteca del mondo della magia, probabilmente converrebbe, ma credo che i babbani abbiano molti più libri sulle leggende che sulle maledizioni, dato che non sanno del mondo della magia. Tendono a considerare ogni cosa che viene detta ma che a loro non sembra credibile come “leggenda”, per lo più inventata.- ghignò. –E poi il reparto Leggende è deserto, mentre l’altro è pieno di gente.-

La ragazza annuì.

-Oh, certo, meno gente c’è e più si lavora meglio, ovvio. Non c’è rischio che i libri che ci servono li prendano altri e possiamo parlare liberamente e…

Draco le appoggiò l’indice sulle labbra, zittendola.

-Veramente, il mio pensiero era un altro.- la baciò. –Se siamo da soli, posso farti vedere quali gioie può offrire un corridoio buio della biblioteca, oltre ai tuoi amati libri.-

La ragazza sgranò gli occhi, tirandogli una gomitata nelle costole.

-Draco!- sbottò dirigendosi indignata verso il reparto Leggende.

Lui sghignazzò, seguendola. Iniziarono ad analizzare i titoli dei volumi, riempiendosi le braccia di quelli che pensavano potessero essergli utili. Si sedettero ad un tavolino, Hermione sfogliando con attenzione i tomi e prendendo minuziosamente appunti, Draco perdendosi a fissare la ragazza. Non si sarebbe mai stancato di pensare a quanto era bella, in biblioteca. Lei si comportava come se fosse a casa, i lineamenti del volto si rilassavano e perdeva quella sua aria da ragazza tutta d’un pezzo che ostentava tra la gente. E poi quel gesto di mordicchiarsi il labbro inferiore lo faceva letteralmente impazzire.

-Draco…- lo chiamò lei dopo un po’.

-Cosa?- mormorò lui riemergendo dai suoi pensieri.

-Credo di avere trovato qualcosa.-

Il ragazzo si spostò in avanti, appoggiandosi con i gomiti sul tavolo.

-Sui Luoghi?-

-Non ne sono sicura. È una leggenda che potrebbe riguardare la maledizione. Guarda, leggi qua.- disse la mora spingendo il libro sotto il suo naso.

-“La leggenda dei due Angeli.”.- lesse Draco a voce alta. –“Una vecchia leggenda dalle origini sconosciute narra di un mondo popolato da maghi e streghe. Persone buone, per cui la magia non era un modo per fare del male, ma una condizione naturale. Questo mondo era separato dal mondo delle persone senza poteri magici da una sottile barriera, costituita dalla semplice scelta del silenzio da parte della comunità magica.” Questo non ci dice niente, ‘Mione. Parla della possibile esistenza del mondo della magia, non c’entra niente con i Luoghi.-

-Vai avanti!- lo spronò Hermione con impazienza. –All’inizio spiega la condizione, ma se vai un pochettino avanti…

-Sì, capito.- la zittì lui scorrendo velocemente con gli occhi il testo. Si fermò circa a metà, tornando a leggere a voce alta. –“Ma se da una parte c’era la Magia Bianca, quella usata dai maghi e dalle streghe comuni per vivere, dall’altra c’era la Magia Nera. La comunità magica, spaventata dal fatto che qualcuno potesse approfittare della Magia Nera, decise di rinchiuderla in luoghi sconosciuti e di sigillarli con un maledizione. Molti studiosi hanno tentato di ritrovare questi luoghi, ma nessuno c’è mai riuscito. Si racconta che solo i maghi ne possano avere accesso. Si dice anche che la maledizione, per un mago in particolare, chiamato l’Angelo Nero, sia una profezia, che deve essere compiuta con l’aiuto con un altro eletto, l’Angelo Bianco.”-

Draco finì la lettura, rimuginando sul significato di quello che aveva appena appreso.

-Secondo te cosa vuol dire, Hermione?-

La ragazza si passò una mano tra i capelli, l’aria pensierosa.

-La Maledizione non deve per forza essere tale, potrebbe anche essere una profezia.-

-Questo ci complica la situazione.- sbottò il biondo.

-Perché, scusa? Una maledizione solitamente porta qualcosa di male, una profezia semplicemente riporta qualcosa che dovrà accadere, che può essere sia buona che cattiva. Non per forza i Luoghi devono riguardare qualcosa di cattivo.-

-Certo, ma chi è questo Angelo Nero, scusa?-

-Non ne ho idea, dovremmo fare altre ricerche. Comunque, sappiamo che c’è qualcuno in grado di rendere profezia una maledizione. O forse, cosa più probabile, che qualcuno ha reso profezia una maledizione.-

-E questo cosa vorrebbe dire?-

-Il tuo bisnonno, o quel che era poi, ha iniziato a studiare i Luoghi tanto tempo fa. È improbabile che la profezia o maledizione ancora non sia stata compiuta.-

Draco inarcò un sopracciglio.

-Vorresti forse dire che stiamo cercando qualcosa che non c’è, qualcosa già avvenuto, di inutile?-

-Già avvenuto, ma non inutile. Le cose del passato possono aiutare a capire quelle del presente.-

-Vuoi dire che potrebbe essere qualcosa di già avvenuto, ma che potrebbe avvenire di nuovo?-

-Precisamente. Nessuna cosa è lasciata al caso, nel mondo della magia. Se i Luoghi esistono ancora, la maledizione o la profezia esiste ancora.-

-Perfetto. Quindi, abbiamo altro materiale su cui lavorare. I due Angeli.- mormorò il biondo guardandosi intorno circospetto. Con un colpo di bacchetta ricopiò la pagina su una pergamena e poi rimise tutto in tasca. –Ecco fatto, direi che per oggi per le ricerche abbiamo trovato di tutto e di più.- concluse Draco stiracchiandosi. –Ora possiamo anche fare altro.-

-Reparto Incantesimi?- propose Hermione, gli occhi che luccicavano entusiasti.

Il ragazzo si avvicinò a lei, appoggiandole gentilmente una mano sul ginocchio, iniziando ad accarezzare la pelle nuda sotto alla gonna. Le depositò un bacio sul collo.

-Avevo in mente un’altra cosa, veramente.- sussurrò contro il suo orecchio, il tono lascivo e sensuale, la voce leggermente arrochita dal desiderio. Lei lo guardò maliziosamente.

-E cosa?-

Il biondo schioccò la lingua, scrollando le spalle.

-Sai qual è una delle fantasie più ricorrenti dei ragazzi?-

-No, qual è?-

-Un corridoio deserto della biblioteca ed una ragazza disinibita.-

Hermione si trattenne dallo sgranare gli occhi.

-Io non sono disinibita.- disse con tono di voce a metà tra l’orgoglioso ed il contrariato.

-No, non lo sei. Fino a ieri sera eri una santarellina verginella. Alla seconda cosa abbiamo rimediato. Ora pensiamo a risolvere la prima.-

La mora si sporse in avanti per baciarlo di nuovo.

-E come si può fare?-

-È molto semplice: sparisci sotto al tavolo e trovati qualcosa con cui giocare.- ghignò lui. Hermione gli tirò un pugno sul petto, guardandolo indignata.

-No! Insomma, un po’ di decenza, Draco!-

-Ci speravo, ma sapevo non avresti apprezzato. Ci sarebbe un’altra possibilità.-

-Ossia?-

-Ossia sotto al tavolo ci scompariamo insieme.-

-Credi davvero che potrei farlo? In una biblioteca, dove potrebbero vederci?-

-Credo che lo faresti, se io te lo chiedessi per favore.-

La ragazza intrecciò le dita tra i suoi capelli, attirandolo verso di sé.

-E me lo stai chiedendo per favore?-

Draco scivolò in ginocchio, tirando la ragazza con sé.

-Molto per favore.- le rispose in un sussurro rauco.

 

 

 

 

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo di una settimana, ma vi assicuro che non ho passato il tempo a divertirmi, ma mi sono ammazzata il cervello tra ultimi compiti delle vacanze, libri di tedesco da leggere (ne ho letti due, ma se qualcuno mi chiedesse di parlare della trama, sarei veramente nei guai…) e ripassi di latino. È così l’inizio della scuola, ormai non si può fare niente. Il tempo per postare l’avrei anche avuto, ma non mi piaceva mai come veniva il capitolo. Ho bisogno di avere la mente sgombra da paradigmi e problemi di trigonometria quando scrivo, altrimenti mi viene tutto uno schifo. Comunque, ora ho postato ed è questo l’importante.

Passo ai ringraziamenti: la carissima patty, MissBecker, hermione, Mira’82 (lieta di sapere che riesco a far immaginare la scena! È una cosa che ho sempre apprezzato in diverse storie, ma che non ero sicura di riuscire a fare ^^), lucyferina, nikita, JessicaMalfoy, super gaia, andromeda89, bimba88 (sicuramente era geloso marcio!), JulyChan (eh ma per Draco fare cose sconce o prendere il the è un po’ la stessa cosa… ragiona in modo leggermente contorto, quel ragazzo^^), Elisa (dire che la mia storia ricorda tre metri sopra il cielo è la cosa più bella che mi si potesse dire. Io adoro quel libro. Ce l’ho con tanto di autografo di Federico Moccia, che è venuto al mio liceo. Ricordo che stavo morendo dall’emozione e che ho saltellato per tutta la settimana seguente. Grazie di tutti i complimenti, davvero!)

Grazie a tutti.

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Capitolo 15
*** Innamorati ***


ADESSO SONO GRANDE

INNAMORATI

 

 

 

 

 

Hermione si passò una mano tra i capelli, sistemandoli come meglio poté. Chiuse gli occhi, le guance scarlatte.

-Non sono io. Non l’ho fatto io.- mormorò lisciandosi la donna con le mani aperte.

-Cosa non hai fatto tu?-

-Cose sconce in biblioteca. Non sono stata io.-

-Davvero? Allora trovami la ragazza con cui sono appena stato, perché mi sono trovato piuttosto bene.-

-Idiota.-

Draco le depositò un bacio sulla punta del naso.

-Scema. Certo che sei stata tu.-

-Non… santo cielo, per me la biblioteca è un luogo sacro, come… come una chiesa! Ho appena commesso un sacrilegio!-

-Allora il soprannome “suora da biblioteca” che ti avevano affibbiato a scuola non era poi tanto fuori luogo.-

-Ho fatto l’amore sotto al tavolo di una biblioteca. Se… se lo dicessi non credo che qualcuno ci crederebbe.-

-Non credo nemmeno io. Aggiungi, poi, che l’hai fatto con Draco Malfoy.-

-Cosa da non sottovalutare.- sorrise Hermione carezzandogli amorevolmente un braccio.

-No, anzi! Cosa di grande importanza. Grandissima. E sei pregata di cogliere l’allusione.-

La mora roteò gli occhi, senza però riuscire a reprimere un sorriso.

-Guarda che non sei poi così super dotato come ti vanti tanto di essere.-

-Oh, certamente, non credo di poter competere con Weasley, no? E mi sembra anche logico: dato che non puoi esserti interessata a lui per il suo cervello, devi aver trovato per forza qualcos’altro da apprezzare.-

-Perché, tu avresti forse un cervello?-

-Naturalmente.- ghignò Draco sporgendosi per baciarla.

-Come sei modesto.-

-Già, lo sono davvero tanto. Non adori la mia modestia? Io trovo che sia uno dei miei migliori pregi.- disse lui annuendo con convinzione.

-Come no.- assicurò Hermione sghignazzando. Era una cosa strana da dire, ma Draco Malfoy era simpatico. Non nel senso stretto del termine, naturalmente. Non ci si poteva aspettare che rivolgesse una battuta simpatica alla gente per strada, come invece era solito fare Ronald, ad esempio. Il suo senso dell’umorismo era terribilmente maschilista e non perdeva occasione per gonfiare il suo già spropositato ego. Usava un sacco di sarcasmo e doppi sensi e molto spesso le sue battute ricordavano più un velato insulto che altro, però, una volta che ci si era abituati all’ironia nella voce e alla lingua tagliente, Draco Malfoy risultava simpatico.

-Weasley era modesto?- domandò all’improvviso il biondo, evitando di guardarla.

Lei sbuffò.

-Perché tiri sempre fuori Ronald?-

Draco scrollò le spalle.

-Perché mi interessa.-

Hermione scoppiò a ridere.

-Malfoy, ti scongiuro, ritorna in te. Ti prego.-

Lui le lanciò un’occhiataccia.

-Mi interesso delle persone con le quali scopro di avere qualcosa in comune.-

-Tu e Ronald non avete assolutamente niente in comune.-

-Ma certo che abbiamo qualcosa in comune.- ribatté il ragazzo.

-La testa vuota?-

-No, ma qualcosa di simile: te.-

-Grazie mille.-

-Non devi ringraziarmi, è la verità.- sospirò, tornando serio. –Volevo chiederti una cosa, in realtà.-

-Ah… dimmi pure.-

-Eri innamorata di lui?-

Hermione sgranò gli occhi, le guance che si coloravano leggermente di rosso. Apprezzava la qualità di Draco di essere così diretto, si era sempre sicuri che se qualcosa gli stava dando fastidio lo avrebbe detto subito ed in faccia, senza sparlare alle spalle, ma quando ci si ritrovava a dover rispondere a domande del genere senza alcuna preparazione, il disagio e l’imbarazzo erano inevitabili.

-Ecco, io…

Lo sguardo del ragazzo s’incupì.

-Domanda facile a sole due opzioni, Granger: sì o no.-

-Sì. Sì, certo che ero innamorata di lui.-

-Da quando eri una stupida ragazzina dentona.- aggiunse lui. Le rivolse una smorfia contrariata. –Non è vero?-

-È vero.- confermò la mora arrossendo ancora di più. –Come fai a saperlo?-

-Lo sapevano tutti. Ma non è questo il punto. Tu eri innamorata di lui.-

-Sì.-

-E poi vi siete messi insieme.-

-Sì.-

-E poi ti ha tradita e tu lo hai lasciato, venendo via con me.-

La ragazza lo fissò perplessa.

-Ancora sì, ma non capisco dove vuoi arrivare.-

Draco strinse gli occhi, piegando la testa da un lato e guardandola di traverso.

-È passato così poco tempo…- mormorò sottovoce.

Ad Hermione ci vollero una decina di secondi per capire cosa intendesse dire. Poi realizzò: insicurezza. Non essere sicuro del fatto che lei non avesse dimenticato del tutto Ronald, che non lo stesse facendo solo per ripicca. Dopotutto, lui aveva tutto da perdere e niente da guadagnare, mettendosi con lei. Lucius sicuramente non sarebbe stato entusiasta: non solo suo figlio si era affidato al babbanofilo Silente, non solo lo aveva abbindolato estorcendogli un anno di libertà, ma viaggiava e si intratteneva con la Mezzosangue amica di Potter, il suo obiettivo finale. Come Draco le aveva già detto una volta, accogliendola con lui aveva perso. Accettando la sconfitta, naturalmente, e accettandola anche di buon grado, ma aveva perso. E gliel’aveva detto, lo aveva ammesso.

Lei, invece, non gli aveva mai detto niente. Semplicemente perché non le sembrava importante precisare che stava volentieri con lui, che non lo faceva per dimostrare a Ronald che poteva trovarsi benissimo un altro ragazzo, che era disposta addirittura ad andare con uno dei loro peggior nemici pur di fargliela pagare. Sicuramente non stava con lui per ripicca: non era una persona meschina. Però aveva a che fare con Draco Malfoy, che non poteva certamente vantare di aver vissuto tra persone sincere e leali. Non era poi così strano che desiderasse una conferma.

-Davvero così poco tempo.- rispose la ragazza con un sussurro. –E mi chiedo come sia possibile, dopo così poco tempo, dopo soli tre mesi, che io non mi ricordi nemmeno più la faccia di Ronald.-

Il ragazzo posò gli occhi su di lei, lo sguardo dolce, le labbra fini incurvate in un ghigno di trionfo.

-Non ti ricordi più la faccia di Weasley?-

-No.-

-Ti ricordi come ti baciava?-

Hermione arrossì.

-No.-

-Ti ricordi come ti toccava?-

-No.-

Draco si avvicinò di un poco, scostandole una ciocca di capelli dal volto. Ora arrivava la domanda più difficile, quella a cui stava girando intorno dall’inizio della conversazione. Quella più dura da digerire.

-E… adesso sei innamorata di lui?-

La mora gli sorrise.

-No.-

-Perché?-

Lei si mosse sul pavimento di pietra fredda, a disagio.

-Mi metti in difficoltà, Draco. Mi fai domande alle quali io potrei rispondere solo in un certo modo. Ma tu ieri mi hai chiesto di… di non dirti che… di non dirtelo. Cosa devo fare? Come posso risponderti, se tu non vuoi sentire la risposta?-

Il biondo non rispose, limitandosi ad abbassare lo sguardo, ed Hermione sospirò pesantemente.

-Non sono più innamorata di Ronald perché si è comportato male con me e perché ho incontrato un’altra persona. Una persona con cui ho deciso di fare l’amore. Anche sotto il tavolo di una biblioteca. Mi fa fare cose che non avrei mai pensato di fare, ma delle quali non mi pento.- gli sfiorò una mano con due dita. –Questa è la risposta più vicina alla verità che ti posso dare, Draco. Senza che tu rimanga scioccato a vita e te ne vada scappando a gambe levate.-

Lui ghignò brevemente.

-Non scapperei mai a gambe levate.-

-Allora perché non te lo posso dire? Perché non lo vuoi sentire? Di cosa hai paura?-

-Non è che non lo voglio sentire. È che… non so se sono in grado di risponderti. Ho… qualche problema ad ammettere… quello che provo. Mi hanno insegnato a mascherare tutto. E poi… senti, non voglio fare paragoni o che, solo… cerco di farti capire, va bene?-

-Sì.-

-Okay. Pansy mi diceva sempre… mi diceva sempre ti amo. Ed io non le rispondevo.-

-Perché?-

-Perché io non l’amavo. Però…

-Non arrivi al punto, Draco.- lo interruppe Hermione. –Analisi. Analizzi tutto quello che ti sta intorno, minuziosamente.- sorrise appena. –Come diceva sempre la McGranitt. Analizzi il gatto ed analizzi il topo in cui lo devi trasfigurare. Analizzi le differenze di entrambi e le cose che hanno in comune. Studi l’incantesimo, la formula ed il movimento. Fai cose inutili. Ti basterebbe tirare fuori l’immagine di “topo” che visualizzi quando pensi ad un topo, la figura che tu attribuisci a “topo”.-

-E questo cosa vorrebbe dire?-

-Vorrebbe dire che cerchi ovunque la risposta, tranne che dentro di te. Mi parli di Pansy che ti diceva ti amo, come mi hai parlato di tutte le altre con cui sei andato a letto, che ti facevano sentire a disagio. Perché, invece, non dici che tu non hai mai amato Pansy e che tu non ti sentivi a tuo agio con le altre? Perché, invece di preoccuparti per quel che dirò io, non pensi a quello che provi tu? Senza bisogno che tu me lo dica, io non lo voglio sapere. Se tu non me lo vuoi dire, non lo voglio sentire.-

Draco annuì lentamente, stringendosi nelle spalle. Chiuse gli occhi, appoggiando il busto ad una gamba del tavolo.

-Io lo so quello che provo.-

-Va bene così, allora.-

Passarono un paio di minuti, in cui non fecero altro che guardarsi, occhi negli occhi. Poi, sottovoce, il biondo parlò.

-Lo voglio sentire.- disse.

Hermione sgranò gli occhi, arrossendo.

-Oh… oh, beh, certo… sei sicuro?-

-Adesso sì.-

-Mi… mi sono innamorata di te.-

Lui deglutì.

-Grazie.-

La mora scoppiò a ridere.

-Non c’è di che. Sei molto educato, Malfoy.-

Rise anche Draco, i lineamenti del suo volto che si rilassavano, la tensione e l’imbarazzo che abbandonavano il suo sguardo.

-Lo so, lo sono sempre. La famiglia Malfoy ci tiene a queste cose.-

-Immagino.- commentò lei, facendo una smorfia.

-Guarda che è vero. Quando mio padre se la prende con me dice “Draco, caro, perché non vieni qui e mi porti anche la mia bacchetta?” e poi, quando gliela do, lui mi ringrazia.- disse amaramente il biondo.

-Draco…

-No, scusa. Lascia stare, ho detto una cosa idiota.- la interruppe lui scuotendo la testa. Ghignò. –Alle volte mi capita, anche se è difficile da credere.-

La mora si morse il labbro inferiore.

-Sicuro?-

-Che dica cose idiota?-

-No, che devo lasciar stare. Perché se vuoi possiamo… possiamo parlarne, sai.-

-No, non mi va.-

-Ma se ti andasse me lo diresti, vero? Sono sempre disposta ad ascoltarti.-

Il biondo rimase in silenzio per qualche secondo.

-Lo so. Sei gentile e so che mi ascolteresti. E te lo direi, se mi andasse.-

-Bene.-

Hermione si sporse in avanti, baciandolo dolcemente sulle labbra. Lui l’afferrò per i fianchi, costringendola a sdraiarsi sotto di sé. Passò due dita sulle sue labbra, sui suoi zigomi.

-Sei bella.- le sussurrò prima di chinarsi su di lei e baciarla. Hermione girò il volto, permettendogli l’accesso al suo collo. E cacciò un urlo: a meno di due centimetri da lei c’era la testa di una ragazza con i capelli rossi e lunghi. Si scostò bruscamente dal ragazzo, mentre l’intrusa, inginocchiata per terra, li fissava sorridendo.

-C’è qualche problema?- domandò Draco riprendendo il controllo.

-No, ho solo sentito dei rumori, così sono venuta a vedere…- rispose la ragazza in assoluta tranquillità. –Non è che posso prendere il libro “Leggende e Maledizioni”? È sul vostro tavolo, ma non credo vi serva più.-

Hermione, rossa come i capelli del suo ex ragazzo, annuì.

-Certo, certo.-

-Grazie! Buon divertimento!- augurò l’altra sorridendo maliziosamente e lasciandoli nuovamente soli. La mora si coprì il volto con una mano, imbarazzata da morire.

-Non ci credo.- sbottò.

-Non ci credo nemmeno io.- ghignò Draco. –Beccati due volte da mia madre e una da una pazza con i capelli rossi. Attiri le figure di merda, te ne sei accorta?-

-E perché mai dovrei essere io, scusa?-

-Perché ho fatto sesso in praticamente qualsiasi luogo della scuola, con la possibilità che qualcuno, un allievo, un professore, addirittura Albus Silente, mi beccasse in pieno, ma non è mai successo. Con te mi preoccupo anche di nascondermi sotto i tavoli e ci prendono in pieno. Porti sfiga, Granger.-

La ragazza lo incenerì con lo sguardo e tentò di alzarsi, ma la mano di Draco si serrò attorno al suo polso, facendola cadere nuovamente in ginocchio sul pavimento.

-Ehi! Mi potevo fare male!- sbottò la mora imbronciandosi.

Lui la ignorò, guardandola intensamente.

-Senti… anche… anche io mi sono innamorato di te.- confessò prima di alzarsi di scatto e prendere a rimettere via tutti i libri.

 

 

 

 

 

-Viviamo nei libri.- sbottò Draco lanciando un’occhiataccia al letto, sul quale erano disposti una decina di volumi. In mezzo a loro stava comodamente sdraiata Hermione.

-E non ti sembra un bel modo di vivere?- domandò lei sorridendo.

-Mica tanto.-

-Non sai apprezzare la bellezza della cultura, allora. A me piace vivere nei libri. Pensa che quando avevo dieci anni ho ricoperto le pareti della mia stanza con i miei vecchi libri di favole. Li avevo attaccati con lo scotch e quando mia madre mi ha obbligato a toglierli si è arrabbiata da morire perché erano rimasti tutti i segni sul muro appena imbiancato.-

Draco la fissò stralunato.

-Hai attaccato i libri con un superalcolico?-

-Eh?-

-Lo Scotch, il superalcolico.-

-Ah. No!- la ragazza ridacchiò. –No, lo scotch è nastro adesivo. Una cosa che usano i babbani per attaccare le cose. Una sorta di nastro trasparente che incolla.- spiegò.

-Oh, certo. E come fa ad incollare?-

-Ecco… non è questo il punto, Draco.-

Lui inarcò un sopracciglio.

-Non lo sai?-

La ragazza gli lanciò un’occhiata di fuoco.

-Non è questo il punto.- ripeté.

-Il punto è che eri già matta all’età di dieci anni?-

-No! Il punto è che a dieci anni desideravo vivere tra i libri.-

-Ah. Non si può parlare con te, Granger. Confondi le persone.-

Hermione si mise a sedere sul letto, serrando le braccia contro al petto.

-Vuoi litigare, Malfoy?-

-Merlino me ne scampi. Fammi posto, piuttosto.-

La ragazza depositò sul suo cuscino “Angeli del Tempo Passato”, un mattone di circa cinquecento pagine, e Draco si arrampicò sul letto, sdraiandosi accanto ad Hermione. Le scostò una ciocca di capelli dal volto, appoggiandole poi una mano sul fianco.

-Allora, cosa abbiamo scoperto?- domandò rivolgendo la sua attenzione alle decine e decine di pergamene scritte dalla mora. Lei le indicò, inarcando un sopracciglio.

-Cosa io ho scoperto.-

-Ma è lavoro di squadra, mia cara.-

-E quand’è che io faccio la doccia e tu leggi questa roba, allora?-

-Quando tu mi dirai che non ti va di vedermi tutto bagnato e con un misero asciugamano legato in vita.-

Hermione lanciò uno sguardo al suo petto scolpito e alle gambe muscolose, ricoperte dalla graziosa peluria bionda, resa quasi dorata da quel poco sole che aveva preso a Rio. Guardò affascinata due goccioline trasparenti scivolare dai suoi capelli e percorrergli il collo. Lo baciò in quel punto, raccogliendole tra le sue labbra. Decise di non replicare. Sospirò, tornando a pensare alle informazioni che aveva appena trovato. Anche se, doveva ammetterlo, concentrarsi era difficile. Veramente difficile.

-Lasciamo perdere gli argomenti che non c’entrano, Draco.- disse assumendo un’aria professionale, quella che teneva sempre a scuola.

-Va bene, parliamo degli Angeli. Abbiamo qualche novità?-

-Ne ho qualcuna, sì. Allora, Angelo Bianco e Angelo Nero sono gli antitesi. Uno, il Bianco, rappresenta il Bene e l’altro, il Nero, rappresenta il Male.-

-Banale e scontato.-

-Sono d’accordo, ma è sempre meglio precisarlo. Comunque, in questo libro si dice che gli Angeli sono legati, ma non si sa in che modo. Stando a quello che abbiamo scoperto in biblioteca, a legarli dovrebbe essere appunto la Profezia che stiamo cercando.-

-Logicamente. Abbiamo altro?-

-Angelo Bianco e Angelo Nero non sono legati dalla nascita. Voglio dire, non sono a conoscenza di essere simbolo di Bene e simbolo di Male. E, come si può intuire tenendo conto del fatto che sono così diversi, si crede che tra loro non corra buon sangue. Almeno fino a che non vengono a conoscenza della Profezia. In quel momento, per farla avverare, devono fare, rispettivamente, qualcosa di male e qualcosa di bene.-

Draco inarcò un sopracciglio.

-Cosa vorrebbe dire? L’Angelo Bianco dovrebbe… che ne so, uccidere un gatto e l’Angelo Nero aiutare una vecchietta ad attraversare la strada?-

-Il concetto è quello, anche se non credo sia qualcosa di tanto stupido.-

-A me sembra stupido anche il concetto. Intendo dire, perché mai si dovrebbero unire, se si odiano? Per la Profezia?-

-Non lo so, questo punto è da chiarire. Non l’ho trovato. Cioè, l’ho trovato, ma la spiegazione era piuttosto insoddisfacente.-

-Cosa diceva?-

-Diceva che si uniscono per una causa comune. Però, io mi chiedo, che tipo di causa comune?-

-La Profezia. Deve essere per forza quella la causa comune.-

-No. Unendosi compiono la Profezia, ma non è la Profezia in sé a farli unire.-

-Come fai a dirlo?-

-Perché come hai detto tu si odiano.-

-E allora?-

-E allora immagina la scena: loro due si odiano. All’improvviso scoprono che c’è una Profezia che li unisce. Cosa fanno, diventano grandi amici così, perché lo dice una Profezia? Mi sembra altamente improbabile. E calcola che stiamo parlando di Bene e Male.-

-Questo cosa c’entra?-

-Non stiamo parlando di cannella e caramello.-

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

-Mentre questo cosa caspita c’entra?-

-Era per dire che non sono due cose così, sono il Bene ed il Male. Non è come scegliere tra cannella e caramello. È una cosa importante. Non basta una Profezia per cambiare i principi di una persona, soprattutto se questi sono Bene e Male. Capito?-

-Sì. E quindi?-

-E quindi sotto ci dev’essere qualcosa di più importante.-

-Qualcosa che non c’entra con la Profezia?-

-Esattamente. Qualcosa che li spinge a dimenticarsi di cosa sono in realtà, incontrandosi nel mezzo e compiendo la Profezia.- sospirò. –Che ne pensi?-

-Penso che sia una teoria che sta in piedi, senz’altro.- la baciò sulla spalla. –E sai una cosa? I due Angeli potremmo anche essere noi.-

Hermione scoppiò a ridere.

-Certo, come no! Tu cosa vuoi essere, l’Angelo Nero o l’Angelo Bianco?-

-L’Angelo Nero, ovviamente. Il Male ha più fascino. Ed io sono veramente molto affascinante.-

-Ed io sarei l’Angelo Bianco?-

-Precisamente.-

-Quindi sarei buona?-

-Sì, tu saresti quella buona.-

-E cosa ci unirebbe?-

Draco prese a fissare intensamente la linea sinuosa dei suoi fianchi, evitando così di guardarla.

-L’amore, immagino.-

-L’amore?- chiese la ragazza, un sorriso che le increspava le labbra.

-Sì. È più forte di una Profezia, no?-

-Credo proprio di sì. L’amore… vince anche l’Avada Kedavra, dopotutto.-

Il biondo ghignò.

-In realtà, Potter ha avuto culo. Soltanto questo.-

-Oh, non credo proprio! Lily Potter ha dimostrato al mondo che l’amore vince su tutto. E questa è una buona idea, Draco. L’amore potrebbe essere la causa comune.-

-Allora potremmo davvero essere io e te, no? Prima ci odiavamo, poi ci siamo…- sospirò, alzando lo sguardo su di lei. –Poi ci siamo innamorati. E siamo legati. Inoltre, stiamo facendo insieme le ricerche, arriveremo alla Profezia insieme. Non è una cosa stupida.-

-Non è stupida, ma c’è un piccolo problema.-

-E quale sarebbe?-

-Il mio sangue non è puro.-

Draco si oscurò appena in volto.

-Ah, è vero. Me n’ero dimenticato.-

Hermione lo baciò.

-Già. Tu, però, potesti esserlo davvero. Dopotutto, un tuo antenato ha iniziato le ricerche sui Luoghi. L’avrà pur fatto per qualche motivo, no?-

-Non saprei proprio. Non sono poi così… cattivo.-

-Anche questo è vero. Sei… dolce.-

Lui ghignò.

-Non è vero.-

-Sì, invece. Quando mi hai detto che sei innamorato di me, sei stato dolce.-

-Ma vedi di non farci l’abitudine. Una volta basta per una vita.-

-Le parole non sono l’unico modo di dire le cose.-

Il ragazzo l’afferrò per i fianchi, sdraiandosi su di lei.

-Era un’allusione, Granger?-

-La vuoi prendere così?-

-Sì, non mi dispiacerebbe affatto prenderla così. Sai che stai diventando una malata di sesso?-

-Tu lo sei. Quindi mi sembra lecito considerarlo un pregio.-

-Io mica ho detto che è un difetto.-

Hermione gli leccò sensualmente la mascella.

-Fammi vedere come non lo consideri un difetto, allora.-

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Scusate ma proprio non ho tempo per scrivere i ringraziamenti, ho tantissime cose da fare. Però ci tenevo ad aggiornare. Sappiate comunque che i vostri commenti sono la cosa più bella che ci possa essere! GRAZIE!!! Grazie mille, siete tutte mitiche! Baci.

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Capitolo 16
*** Solo con te ***


LA CITTÀ DEL FUOCO

SOLO CON TE

 

 

 

 

 

Draco si grattò la testa, guardandosi intorno con aria smarrita.

-Ci siamo persi.- comunicò lasciandosi cadere per terra. Hermione scrollò le spalle, sedendosi sull’erba accanto a lui.

-Non dire sciocchezze, Draco. Ci siamo solo Materializzati in un posto diverso da quello che avevamo fissato.-

-Ci siamo solo Materializzati in un posto diverso da quello che avevamo fissato.- le fece il verso lui con una smorfia. –Magari siamo finiti a mille miglia da dove dovevamo finire.-

-Non mi sembra un problema tanto grave. Ci Smaterializziamo di nuovo ed arriviamo a destinazione. Vedi complicazioni anche nelle cose più semplici.- sorrise la ragazza sporgendosi in avanti per baciarlo. Draco si ritrasse, lanciandole un’occhiataccia.

-Non sono mai stato a Barcellona, ‘Mione.-

-Neanche io.-

Lui roteò gli occhi.

-Appunto. Non sappiamo nulla della città, come credi che facciamo ad arrivare dove dobbiamo arrivare, se non conosciamo il posto?-

-Non conosciamo il posto, ma tu avrai almeno un’idea di come…

-No.- sbuffò lui sdraiandosi e chiudendo gli occhi.

-Che vuol dire no?- chiese Hermione cominciando ad allarmarsi. –Non hai idea di come sia fatto il posto dove ci dovevamo Materializzare? Com’è possibile? Devi avere almeno una vaga idea, devi visualizzare il luogo per poterti Materializzare nel punto esatto e…

-Grazie per continuare a dirmi cose che so già. Guarda che anch’io ho studiato per l’esame.-

-E allora spiegami come diavolo siamo riusciti a Smaterializzarci in un qualsiasi posto se tu non hai visualizzato alcun luogo?-

-Con le coordinate, mia cara. Ho calcolato le coordinate da Ottawa all’albergo di qui ed ho pensato a quelle durante la Smaterializzazione.-

Hermione ridusse gli occhi a due fessure.

-Cosa hai fatto?- sibilò.

-Non guardarmi così, che sembri un Mantricora incazzata e fai una certa impressione. E comunque hai sentito benissimo.- ribatté Draco acidamente.

-Ma è da irresponsabile! Le coordinate non sono una cosa sicura, sono un pensiero troppo astratto! Durante la Smaterializzazione devi visualizzare il luogo, è fondamentale che tu abbia almeno una minima idea di…

-Non urlare con me, non lo sopporto!- sbottò lui.

-E invece mi sopporti eccome, perché tu mi hai ficcato in questo casino e tu mi tirerai fuori! Per la barba di Merlino, sai che non si scherza con queste cose, la magia non…

-Shh!- la interruppe bruscamente Draco, tappandole la bocca con una mano. –Ma sei scema?! Perché non urli anche che siamo maghi? Cazzo, ci stanno guardando tutti!-

Hermione si guardò intorno: era vero, tutti li stavano fissando. La ragazza si passò una mano tra i capelli, mentre l’altra andava a posarsi sul cuore.

-Oddio, cos’ho detto. Oh mio Dio. Draco, io…

-Spera solo che non ci sia nessun turista inglese.- la freddò lui.

-No, non credo…

-Noi siamo inglesi.- disse una profonda voce maschile.

I ragazzi si girarono, il cuore di entrambe che batteva a mille. Davanti a loro c’erano due giovani, su per giù della loro età, che li fissavano incuriositi. Hermione per poco non svenne. Cos’aveva fatto? E dire che era sempre stata attenta. Più attenta di tutti i suoi amici, dato che viveva tra i babbani. Ma stare notte e giorno con Draco, per la maggior parte del tempo chiusa in una stanza d’albergo, le aveva fatto dimenticare le regole fondamentali della magia. La prima regola fondamentale della magia: non fare alcun accenno per nessun motivo a tutto quello inerente il loro mondo. Non farlo mai, perché i babbani erano curiosi ed impiccioni. E non si poteva correre il rischio che si mettessero in testa di cercare il mondo della magia. Era pericoloso.

-Davvero?- ghignò Draco. –Che coincidenza, lo siamo anche noi. Siete qui in vacanza?-

La ragazza annuì con convinzione.

-Già, ci siamo laureati da poco e abbiamo deciso di concederci un viaggio. Desideravamo da tanto andare in Spagna.- sorrise. –Sentite una cosa, ma voi due siete…- si guardò intorno. –Voglio dire, un attimo fa lei ha detto…

Draco scosse vigorosamente la testa.

-Non dovete ascoltare la mia ragazza. Lei è un po’ matta, dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra. Magia. Figurarsi!-

Il ragazzo sorrise.

-Allora non siete…- abbassò la voce. -… maghi?- con un sorriso divertito che gli increspava le labbra scostò un lembo del mantello, mostrando la bacchetta. –Perché noi lo siamo.-

Hermione buttò fuori il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, appoggiandosi al torace di Draco.

-Grazie al cielo!- esclamò sollevata. –Pensavo di aver appena fatto il danno della mia vita!-

L’altra ragazza rise.

-Ma no, stai tranquilla. Se fosse stato un babbano a sentirti non avrebbe nemmeno fatto caso alle tue parole. Io e Julien, mio fratello, vi abbiamo sentiti per caso e abbiamo prestato attenzione alla conversazione. Ci stavamo proprio chiedendo se ci fosse altra gente come noi qua a Barcellona. Finora sembrava di no, ma poi vi abbiamo sentita parlare, o meglio gridare…

-A proposito.- la interruppe il fratello. –Avete qualche problema? Mi è sembrato di capire che vi siete Smaterializzati nel posto sbagliato.-

-Infatti.- sospirò Hermione. –Ci siamo Smaterializzati tenendo conto solo dello coordinate e… siamo finiti chissà dove.-

Julien ridacchiò.

-Sì, capisco. È successo anche a me. Non conoscete il nome del posto dove dovevate andare? Noi due siamo qui già da un po’, magari possiamo aiutarvi.-

Draco scrollò le spalle.

-Non ricordo precisamente il nome del posto. Ma non è necessario andare lì, ci serve solamente un hotel qualunque dove poter dormire. Non è che conoscete…

-Potete venire da noi!- esclamò la ragazza annuendo con convinzione. –Abbiamo affittato una casetta e c’è una camera degli ospiti. Non è un problema, davvero!-

Hermione e Draco si scambiarono un’occhiata. Quella del ragazzo era del tutto contrariata e lei si morse il labbro inferiore. A lei avrebbe fatto piacere un po’ di compagnia. Le mancava poter parlare con qualcuno che non le facesse provare caldi brividi ad ogni parola. La verità era che lei e Draco non parlavano quasi mai di cose comuni. O erano immersi in complicate teorie sui Luoghi, oppure si scambiavano frivoli commenti sul tempo, che servivano giusto per mettere in pace la loro coscienza, che non faceva che ripetere loro quanto fosse sconveniente passare tutto il tempo a letto.

Lei voleva avere un po’ di compagnia. E per questa volta, non le importava se Draco non era d’accordo, avrebbe fatto di testa sua, dato che lui comunque non avrebbe espresso la sua opinione.

-Beh, per noi va bene. Ma solo se per voi non è troppo disturbo.- disse quindi sorridendo alla coppia di giovani.

-No, figurati. Anzi! Così abbiamo un po’ di compagnia.- lei sorrise, facendo una smorfia. –Per quanto stare con il mio adorato fratellino mi piaccia, aver qualcuno con cui parlare che non sia immerso ventiquattro ore su ventiquattro in riviste di Quidditch sarebbe molto carino.-

Hermione scoppiò a ridere.

-Potrai parlare con me, non preoccuparti. Allora va bene, staremo da voi. Dobbiamo fare delle ricerche, ma siamo a buon punto, non credo ci metteremo più di cinque o sei giorni. Comunque, io sono Hermione e lui è Draco.-

Il fratello sorrise.

-E noi siamo Julien e Céline. Piacere di conoscervi.- passò un braccio sulle spalle della sorella. –Venite, vi facciamo vedere la casa.-

 

 

 

 

 

-Questo è il salotto.- disse Céline mostrando la prima stanza della casa. La sala era arredata in modo semplice ed essenziale, con due divani rosso scuro, una poltroncina di vimini ed un tavolino di vetro. In mezzo alla stanza c’era un bellissimo caminetto di marmo scuro.

-In Spagna d’estate si sta benissimo, ma d’inverno ci sono di quelle giornate in cui poter accendere in camino non dispiace affatto.- spiegò Julien. –Comunque, qua c’è la cucina, venite.-

Li trascinò per tutta la casa, fino al piano di sopra.

-Ecco qua, e queste sono le camere da letto. Io e mio fratello dormiamo in due stanze diverse e ce n’è una terza, però se voi voleste le camere separate io potrei dormire con Ju…

-No, va bene così.- si affrettò a dire Draco scuotendo vigorosamente la testa. La ragazza alzò gli occhi al cielo ed Hermione la sentì distintamente mormorare “i maschi pensano solo a quello”. Sorrise, pensando che probabilmente sarebbero diventate amiche molto presto.

-Come preferite.- Julien scrollò le spalle. –Vi va qualcosa da bere? Ho imparato a fare alcuni drink e devo dire che mi vengono anche piuttosto bene.-

Si spostarono di nuovo in salotto, accomodandosi sui divani.

-Toglietemi una curiosità.- disse Hermione gustando uno dei drink promessi da Julien. –Quanti anni avete?-

-Diciannove.- rispose Céline. –Entrambi, siamo gemelli.-

-E avete detto che siete inglesi?- chiese Draco inarcando un sopracciglio. –Non vi ho mai visti ad Hogwarts.-

-Abbiamo studiato a Beauxbatons.- spiegò Julien scrollando le spalle. –I nostri genitori sono d’origine francese ed hanno preferito mandarci dove avevano studiato loro.-

-Davvero? Ed è una buona scuola?- domandò Hermione interessata.

-Direi di sì, anche se non ho altri termini di paragone.-

-Certo, è vero. Si trovano davvero poche informazioni sulla altre scuole di magia.-

-Però noi abbiamo conosciuto la Preside.- s’intromise Draco. –Per il Torneo Tremaghi, sapete.-

-Sì, il Torneo. Ci sarebbe piaciuto iscriverci, ma le misure di sicurezza non ce l’hanno permesso. Non avevamo l’età. È successo un bel casino, eh.-

-Harry Potter ha fatto un gran bel casino.- precisò Draco con una smorfia, beccandosi un’occhiataccia da parte di Hermione.

-Non credo che dovremmo discutere di questo.- disse pacatamente, ben sapendo che se il discorso fosse emerso ne sarebbe uscita una bella litigata. In quel periodo avevano mantenuto la pace non parlando né degli amici di uno né degli amici dell’altro.

-E invece credo che dovremmo parlarne. Voi cosa ne pensate?-

Céline e Julien si scambiarono uno sguardo.

-Non è stato giusto che Hogwarts abbia avuto due Campioni, però dato tutto quello che è successo dopo… forse è stato destino, no?-

-Destino?-

-Certo, destino. O peggio ancora, qualcuno. Qualcuno che abbia messo il nome di Harry Potter nel Calice per incastrarlo alla fine, nel labirinto.-

Hermione annuì e Draco la freddò con un’occhiata.

-Harry Potter non fa che cercare guai. Secondo me l’ha messo lui il suo nome nel Calice.-

-Harry non avrebbe potuto, le misure di Silente non l’avrebbero permesso. E comunque non l’ha fatto. Non aveva alcuna intenzione di partecipare al Torneo. E infatti l’hanno incastrato, esattamente come ha detto Céline.- replicò la mora iniziando ad alterarsi. –Lascia stare, Draco. Lasciamo stare del tutto l’argomento. Litighiamo altrimenti. Lo sai.-

Il ragazzo ghignò, passandole un braccio sulle spalle.

-Non voglio litigare, ‘Mione. Voglio solo parlarne. È una cosa che non abbiamo mai fatto.-

-Perché non siamo imparziali, non ne possiamo parlare oggettivamente.-

-Perché era il tuo migliore amico?-

-Perché è il mio migliore amico!-

Julien sgranò gli occhi.

-Harry Potter è il tuo migliore amico?-

-Già, il mio peggiore nemico è il suo migliore amico.- rispose Draco per lei. -Non è una cosa strana? Dimmi, Julien, se non la ritieni una cosa strana.-

Il ragazzo alzò le spalle, non sapendo cosa dire.

-Non lo so. Voglio dire… non conosco voi o Harry Potter, non so in che rapporti…

-Te li spiego io i rapporti, Julien! Draco ha preso in giro me ed i miei amici per sei anni. Poi succede… succede che ci mettiamo assieme e lui pretende che mi dimentichi di Harry! Non funziona così! Céline, almeno tu, dimmi se non ho ragione!-

-Beh, non so…

-Io non pretendo che tu ti dimentichi di Potty, solo…

-Ma solo cosa?! Non capisco neanche come diavolo siamo arrivati a parlare di Harry! E non chiamarlo Potty!-

-Stavamo parlando di Potty che ha ingannato il Calice di Fuoco.- rispose pacatamente Draco, cercando di trattenere Hermione, che si agitava come un’ossessa.

-Harry non ha ingannato il Calice di Fuoco! E piantala, piantala davvero di tirare in ballo Harry solamente perché vuoi litigare!-

-Ma io non voglio litigare! Voglio solo parlare!-

-Di Harry?-

-No! Di te.-

Hermione sgranò gli occhi.

-Di me?- si girò verso Céline. –Vuole parlare di me! E mi chiedo… io mi chiedo… di cosa vorrà mai parlare, in particolare? Dimmelo, Draco, di cosa vuoi parlare?-

Lui si alzò, guardandola arrabbiato.

-Ho trovato queste, nella tua borsa.- disse agitando la bacchetta e facendo comparire alcune fotografie che la ritraevano abbracciata ad Harry. La ragazza sgranò gli occhi, mentre i due fratelli si scambiarono uno sguardo a metà tra il preoccupato ed il divertito.

-Hai frugato nella mia roba!-

-E certo che ci ho frugato, dato che i bagagli li ho preparati io, stamattina!-

-Sì, ma dovevi mettere dentro le cose e non tirarle fuori!-

-Le ho viste per caso! Comunque, non tentare di cambiare argomento! Pensavo di dover essere geloso di Weasley, non di Potter! Non anche di Potter!-

-Ma davvero?! Sei un idiota, Draco! Quelle foto le abbiamo fatte al matrimonio di Charlie Weasley. Ronald faceva da testimone, così io ed Harry siamo stati costretti a stare insieme, quel giorno. Da semplici amici, naturalmente! E le foto le ha fatte Molly Weasley.- buttò fuori l’aria dal naso come una Manticora impazzita. –E non so nemmeno perché mi sto giustificando con te! Quelle foto sono affar mio e di nessun altro! Tuo men che meno!- prese fiato. –E poi se dobbiamo parlare di gelosia… di quante dovrei essere gelosa io? Di Pansy Parkinson e di quante altre migliaia?-

-Tante altre migliaia! Nemmeno immagini quante altre migliaia!-

-Ma bene, vantati anche!- gli puntò minacciosamente un dito contro il petto. –E stasera, se vuoi dormire, va da una delle tue amichette! Perché in camera con me non ci metti piede!-

E detto questo sparì su per le scale. Draco guardò Julien, incredulo.

-Mi ha sbattuto fuori dalla stanza!-

-Io posso dormire con Julien.- si offrì gentilmente Céline. –Ve l’ho detto, la sistemazione delle stanze non è un problema.-

-No, lascia stare. Non ho alcuna intenzione di dargliela vinta. Piuttosto dormo per terra in corridoio. Deve sentirsi in colpa, la principessa.- disse Draco sprezzante. –Ora scusatemi, ma devo prendere un po’ d’aria.-

Rimasti soli i due gemelli si scambiarono uno sguardo.

-Céli, mi chiedo chi diavolo ci siamo presi in casa.- sospirò lui scuotendo lentamente la testa.

-Perché? Sono simpatici!-

-Sono dei pazzi sclerotici, quei due!-

La sorella gli diede una spintarella col fianco.

-Ci divertiremo da impazzire!-

 

 

 

 

 

Hermione era distesa sul letto, il volume secondo di “Angeli e Maledizioni” aperto sulle ginocchia, quando Céline bussò alla porta.

-Posso?-

La mora sorrise.

-Beh, direi, è casa tua.-

Céline ridacchiò ed andò a sedersi sulla sedia davanti alla scrivania.

-Cosa leggi?-

-Oh… un libro sulle relazioni che intercorrono tra le maledizioni e gli angeli.-

-Per quelle ricerche a cui hai accennato?-

-Sì, esatto.- sospirò, guardando negli occhi l’altra ragazza. –Senti, Céline, io e Draco ci dobbiamo assolutamente scusare per l’orribile scenata che avete dovuto sorbire prima. Noi…

-Ah, lascia stare. È stata una bella scenata, Hermione. Complimenti. Sbatterlo fuori dalla camera da letto! Lo farei anche io, se avessi un ragazzo con cui litigare.-

-Me la farà pagare, vedrai. Non è molto tollerante a queste cose. Odia litigare in pubblico. Me la farà pagare. È fatto così.-

Céline si morse il labbro inferiore, passandosi una mano tra i capelli biondi e lisci.

-È Draco Malfoy, vero?- chiese sottovoce.

Hermione la fissò. Poi annuì lentamente.

-Sì, Malfoy. Il figlio di Lucius Malfoy.-

-Il Mangiamorte che hanno rilasciato qualche mese fa.-

-Già. Senti, se averci in casa ti crea qualche problema…

-No, no. Io e mio fratello siamo stati abituati fin da piccoli a non giudicare i figli per gli errori dei genitori. E comunque mi sono resa conto che quello era Malfoy non appena lui ha detto di chiamarsi Draco. Qualunque inglese conosce i Malfoy. Ed i tratti sono inconfondibili.-

La mora ridacchiò.

-I tratti sono inconfondibili, hai perfettamente ragione. Capelli biondi e occhi azzurri.- fece una smorfia. –Quel ghigno sempre presente sul volto.-

Céline annuì con foga.

-Precisamente.- fece una pausa, guardandola indecisa. –Senti… posso chiederti una cosa? Una cosa privata.-

-Certo.-

-Voi due… come diavolo fate a stare insieme? Voglio dire, non fraintendermi, siete una bella coppia, ma… sembrate così diversi! Si sente a pelle che lo siete. E poi dal discorso che è uscito poco fa… sei la migliore amica di Harry Potter e suo padre a quanto si dice è un Mangiamorte. Siete quasi…

-Gli antitesi, lo so.- concluse Hermione con un sorriso. –È vero che siamo diversi. Stiamo insieme da qualche mese ed io ancora mi chiedo come sia potuto succedere.-

-Non è solo attrazione fisica, vero?-

-No. Oh, no. Non è solo quello. Anche se…- arrossì. –Insomma, non è certo da buttare via.-

-Direi proprio di no.- sghignazzò Céline. Era difficile non notare la bellezza di Draco. Soprattutto dato che lui non si preoccupava di certo di nasconderla. Anzi, non perdeva occasione per metterla in mostra.

-Infatti. Draco sarà pure bello, ma non è un ragazzo facile. Per tanti motivi, molti dei quali non sono chiari nemmeno a me. Però… come fai a spiegare perché o come può piacerti qualcuno?-

L’altra ragazza annuì sorridendo.

-Capisco quello che vuoi dire. Comunque, se mi permetti di farti uno spassionato complimento, io trovo che siate una bella coppia. Insolita, forse, ma bella.-

Hermione arrossì.

-Grazie.-

-Di niente. E poi… da alcuni pettegolezzi di amiche che hanno frequentato Hogwarts ho sentito dire che Draco Malfoy non è mai stato tipo da farsi mettere i piedi in testa da una ragazza. Immagino che una che abbia il coraggio di sbatterlo fuori dalla camera da letto sia una bella sorpresa, per lui.-

-Certamente, credo che stia con me proprio perché non lo faccio dormire nel mio letto!- esclamò la mora annuendo convinta.

Céline fece una smorfia.

-Sicuramente. Comunque… senti, ti volevo chiedere una cosa…

-Dimmi.-

-Draco ha tirato fuori una foto tua e di Harry Potter, prima…

-Sì, quell’idiota!-

-Tra te e lui non c’è niente, vero? Siete solo amici?-

-Io ed Harry? Assolutamente!-

-Ecco, bene. Perché… cioè… non è che mi potresti dare la foto? Solo un attimo!-

Hermione inarcò un sopracciglio, guardando la bionda con un sorriso furbo.

-Perché la vuoi?-

Céline abbassò lo sguardo e prese a rimirarsi la punta delle scarpe. Non era difficile notare il leggero rossore che si stava espandendo sulle gote abbronzate.

-Oh, niente di che… però mi sembra giusto, no? Voglio dire, sono una giovincella inglese e non conosco l’eroe nazionale. Tu lo conosci. Voglio conoscerlo anche io!-

-Appena saremo tutti di nuovo a casa mandami un gufo e te lo presenterò.- rispose la mora ghignando. Era divertente mettere in difficoltà le persone. Era divertente essere come Draco.

-Sì, va bene, ma mica posso arrivare là impreparata, no? Se tu prima mi dai la foto, io familiarizzo e poi quando lo conosco… oh, al diavolo! Ho una sana ossessione per Harry Potter.- confessò grattandosi la testa. Hermione scoppiò a ridere.

-Perché sana?-

-Beh, perché lo venero, ma senza fare rituali con le sue foto della Gazzetta del Profeta.-

-Capisco. Comunque te la darei volentieri la foto, ma ce l’ha ancora Draco.-

Céline sospirò affranta.

-Allora immagino che l’avrà già bruciata.-

-No, non credo. Sa benissimo che lo ucciderei, se osasse distruggere qualcosa di mio. Mi serve solo… del tempo per riuscire a raggirarlo nel modo giusto.-

L’altra ragazza sghignazzò.

-La nobile arma della seduzione femminile?-

-Precisamente.-

-Allora agirai stanotte.-

-Sì.-

-Non vedo l’ora! Adesso ti lascio, così puoi studiare la strategia.- s’alzò e si diresse alla porta, sorridendo ad Hermione. –Sono nelle tue mani!-

La mora fece un cenno d’assenso e quando Céline fu uscita dalla stanza si lasciò ricadere sulla coperte. Stare con Draco, loro due da soli, sempre insieme, era stato meraviglioso. Però nulla poteva sostituire le ridacchianti, stupide chiacchiere tra ragazze. Le erano mancate tantissimo. Per fortuna ora c’era Céline.

 

 

 

 

 

Erano le undici di sera passate quando Hermione sentì dei passi strascicati nel corridoio. Era sicuramente Draco. Ormai riconosceva il rumore della sua camminata senza alcun problema. Aspettò che il ragazzo entrasse, ma la cosa non avvenne. Invece, si sentì il rumore di un corpo che si afflosciava a terra, strusciando contro la porta.

Hermione scattò in piedi, in preda al panico. Il primo pensiero che le attraversò la mente fu che Lucius avesse deciso di accorciare la vacanza del figlioletto e di riprenderselo sotto la sua paterna ala.

Spalancò la porta e vedendo il corpo di Draco steso a terra il suo cuore mancò un battito. Si chinò, girandolo sulla schiena e quasi non svenne quando vide che il biondo ghignava.

-Draco, razza di idiota!- sibilò lasciandosi cadere accanto a lui.

Il ragazzo cercò di abbracciarla, ma lei lo respinse.

-Ti sei spaventata, eh?- la prese in giro con un sorriso compiaciuto.

-Ovvio che mi sono spaventata! Ho pensato… Merlino, ho pensato che avessi incontrato tuo padre o qualcuno dei suoi amichetti e… poi ti ho visto lì per terra… idiota che non sei altro! Cosa diavolo ti è venuto in mente?!-

-Non urlare che svegli tutti! Comunque, non sapevo come farmi perdonare per la stupidissima lite di oggi, così ho pensato che farti preoccupare fosse una buona mossa.-

-Direi che hai fatto la mossa sbagliata!-

-Non è vero, ha funzionato perfettamente. Ti sei preoccupata, no?-

-E mi sono infuriata molto di più!-

-Sì, ma adesso sei arrabbiata perché ti ho fatto preoccupare, non per la litigata di oggi.-

Hermione lo fissò con tanto d’occhi. Poi scosse la testa, senza nemmeno la forza di ribattere. Scoppiò a ridere, tirandogli una pacca sul braccio.

-Immagino il lavoro che debba fare l’unico neurone che ti ritrovi per pensare idiozie del genere.- commentò alzando gli occhi al soffitto. Poi prese a fissarlo seriamente, tanto che Draco si mise a sedere composto e ricambiò lo sguardo. –Draco, dobbiamo smetterla di litigare a questo modo per cose tanto stupide. Non sono più arrabbiata, tu sei un’idiota e se ti voglio è così che ti devo tenere, mi rassegno, però… non devi frugare tra la mia roba. L’ultima volta che io ho frugato nella tua è venuto fuori un putiferio. Immagino che tu abbia in mente.-

-Giuro che non ho frugato, ma ho trovato per caso. Questo te lo posso giurare su quello che vuoi.-

-Va bene, come ti pare. Però quando succedono cose del genere ne dobbiamo parlare con calma. Discuterne come persone civili, non litigare.-

-Io… io volevo parlartene civilmente. Mi ero… cazzo, come un idiota mi ero preparato il discorsetto da farti.- frugò nelle tasche, tirando fuori uno spiegazzato pezzetto di pergamena Lo diede ad Hermione, che sorrise leggendo il contenuto: 1. Tirare fuori l’argomento Potter; 2. Chiedere perché mai abbia bisogno di tenere la sua foto, dato che oltretutto secondo me è pure brutto; 3. NON arrabbiarsi, parlare civilmente. 4. NON METTERLE ASSOLUTAMENTE LE MANI ADDOSSO SE LEI DOVESSE RISPONDERE CHE HARRY POTTER LE MANCA!!

-Non sapevo fossi così schematico.-

-Il metodo me l’ha insegnato Blaise, prendere appunti in questo modo era molto più semplice. Così come fare i bigini.-

-Mi sembra giusto. Comunque è poco utile fare una scaletta, se poi non la si rispetta, sai.-

-Sì, lo so, però io sono una persona che agisce d’istinto, non ci posso fare niente.-

-Fantastico.- commentò sarcasticamente la ragazza. –Ma scagliarti contro di me senza nemmeno lasciarmi il tempo di spiegare non è una buona idea. Potrei anche stufarmi sul serio di te.-

-Non credo che succederà tanto presto, sei innamorata di me.-

-Ma tu invadi la mia privacy.-

-Io sono schifosamente geloso.- mormorò lui, piano. Hermione alzò lo sguardo fino ad incontrare il suo e sorrise. Sapeva che gli era costato ammetterlo ed apprezzava il gesto.

-Non me n’ero affatto accorta.-

-Perché non mi presti mai un minimo d’attenzione. Comunque ora gradirei che tu mi spiegassi perché tenevi la foto di Potter.-

-Non ti rispondo, Draco. Un po’ perché questa è la mia vendetta per avermi urlato contro, un po’ perché arrivarci non è difficile.- intercettò la sua occhiataccia. –E la risposta non è assolutamente perché mi piace o perché in realtà sto con lui o perché mi manchi particolarmente. L’unica cosa che ti dico è che rivoglio la foto. A quanto pare Céline muore dietro ad Harry e voglio darla a lei.-

-Una cosa buona ed una cattiva.- commentò Draco scrollando le spalle. Hermione inarcò un sopracciglio.

-Cosa?-

-Ci si libera della foto ma si danno speranze ad una sostenitrice di Potty. Che non è mai una bella cosa.-

-Non iniziare, Draco! Abbiamo appena fatto pace e non ho voglia di litigare ancora!-

-Va bene, non litighiamo, facciamo pace. In senso concreto.-

-No, aspetta. Prima devi rispondere ad una cosa.-

Lui sbuffò pesantemente.

-Fa’ la domanda.-

-L’hai fatto apposta, vero?- gli chiese socchiudendo appena gli occhi.

-Non capisco cosa intendi dire.-

-Litigare davanti a tutti.- puntualizzò lei. –L’hai fatto apposta perché volevi che ci sbattessero fuori di casa. Tu non vuoi stare qui.-

Draco valutò per un momento l’ipotesi di mentirle, ma lasciò perdere all’istante. Non voleva farla arrabbiare di nuovo.

-No, non voglio stare qui.-

-Stamattina, quando ci hanno chiesto di stare con loro, non mi hai detto niente.-

Il ragazzo sospirò, sfiorandole delicatamente una guancia con due dita.

-Lo so.-

-Dovresti… esprimerti, ogni tanto.- sbottò Hermione.

-Ma io mi esprimo, ‘Mione. Mi pare di essermi espresso piuttosto bene su quello che penso di Potter.- la ragazza gli lanciò un’occhiataccia, e lui ghignò. –Non mi andava dividere il nostro tempo con altre persone, questo è il motivo per cui stare qui non mi piace affatto.-

-Se tu vuoi posso dire a Céline che…

-Lasciami finire. A me stare qui non piace affatto, ma a te sì. Passare tutto quel tempo con me stava diventando pesante, vero?-

Hermione si strinse nelle spalle, non sapendo bene come rispondere. Draco Malfoy era per definizione molto permaloso, nonché esageratamente suscettibile.

-Non pesante, no. Stare con te mi fa piacere, neanche immagini quanto mi faccia piacere. Però… ho bisogno di vedere altre persone. Sono una persona fatta così, non posso passare tutto il mio tempo con te senza vedere altra gente, anche perché divento irritabile e noiosa. Ho bisogno… di stare anche con altre persone.-

Lui annuì lentamente, regalandone un sorriso.

-Io no. Io potrei passare tutto il mio tempo con te senza sentire la necessità di vedere o parlare con nessun altro. Però noi siamo diversi, tu sei… solare.- abbassò lo sguardo. –Ed è anche per questo che mi piaci. Va bene, capisco. Quindi… se ti fa piacere staremo qui.- la fissò da sotto in su. –Però non osare mai, mai più sbattermi fuori dalla camera da letto! Ti uccido, se osi farlo un’altra volta.-

Hermione scoppiò a ridere sommessamente e lasciò che l’attirasse contro il suo petto. Si baciarono e la ragazza si sorprese che fossero riusciti a far pace in meno di un quarto d’ora. Si chiedeva come mai riusciva a non parlare a Ronald per giorni per una semplice sciocchezza, ma non riusciva ad essere arrabbiata con Draco per più di due ore.

Perché fare pace con Ronald  non soddisfaceva così tanto.

Era quello il motivo e lei lo sapeva, anche se era restia ad ammetterlo. Sorrise, sfregando la guancia contro il suo collo. Com’era bello potersi concedere si affondare le mani nei capelli biondi di Draco Malfoy. Credeva che non le sarebbe mai capitato di pensarlo, ed invece stava formulando il pensiero proprio in quel momento.

-Sei stato una bella sorpresa.- gli sussurrò all’orecchio, arrossendo leggermente.

-Lo sei stata anche tu.- rispose lui appoggiando per un secondo il capo sulla sua spalla.

-Draco… andiamo in camera.-

-No.-

Hermione si staccò quel tanto che bastava per riuscire a guardarlo negli occhi.

-Perché no?-

-La mia ragazza me l’ha proibito. Mi ha cacciato dalla nostra camera ed ora io non voglio entrarci, non voglio farla arrabbiare di nuovo.- ghignò lui.

-Draco… stai scherzando, vero?-

Lui scosse la testa e la ragazza sgranò gli occhi, incredula.

-Sei un bambino, Draco Malfoy.-

Lui fece cenno di sì.

-Ti aspetti davvero che io dorma con te sul pavimento?-

Un altro assenso.

Hermione fece per alzarsi, ma la mano di Draco saldamente stretta al suo polso glielo impedì.

-Andiamo, Granger, non penserai che te la faccia passare liscia! Mi hai negato il letto!-

-Pensavo che fossimo pari, in realtà.- replicò lei fredda.

-Forse hai ragione, in teoria potrebbe anche essere così. Però pensaci: meglio sul letto da sola o sul pavimento con me.-

-Sul letto insieme?- suggerì lei.

-Non ho intenzione di muovermi, io.- replicò il biondo stendendosi un’altra volta. Hermione lo fissò. Si soffermò un attimo sui suoi occhi azzurri pieni di divertito dispetto. E si stese a sua volta, lasciandosi avvolgere dalle braccia del ragazzo.

 

 

 

 

 

Uh-uh! Siamo tutti di nuovo su EFP, che bello! Non siete contente? Io da morire!

Scusatemi tanto, ma stasera proprio non riesco a ringraziarvi una per una. Ora ho pochissimo tempo (devo assolutamente fare la versione di latino, sono sicura che domani mi interroga ^^) e alle 22 ho visto che ci sarà un altro blocco del sito per la password sulle Nc17.

Comunque un enorme grazie rivolto a tutti coloro che commentano e recensiscono! Un bacione a tutti!

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Capitolo 17
*** Le Notti dei Falò ***


LE NOTTI DEL FALÒ

LE NOTTI DEI FALÒ

 

 

 

 

 

-Julien! Ho detto che oggi ci vai tu a fare la spesa!-

La perforante voce di Céline raggiunse il divano sul quale erano accoccolati Draco ed Hermione, distraendoli un attimo dalle loro effusioni.

-Oh, no, ora ricominciano a litigare.- sbottò il ragazzo sbuffando.

-Mi sa tanto di sì.- mormorò la mora appoggiando il capo sul torace di lui.

-Merlino salvaci. Passi che hai bisogno di avere compagnia, che ti piace stare anche con altre persone, ma… dimmi, perché diavolo ti sei trovata questi due?-

Hermione alzò lo sguardo per poterlo fissare negli occhi.

-Non me li sono trovata io, casomai te ne fossi dimenticato. Tu hai fatto una sciocchezza e per colpa tua io mi sono arrabbiata ed ho detto una sciocchezza. E loro ci hanno sentiti e tutto quanto. Per colpa tua.-

Draco le lanciò un’occhiataccia e le tirò una ciocca di capelli che sfiorava delicatamente la sua maglietta all’altezza dell’ombelico.

-Perché quando parlo con te, qualsiasi cosa dica, è colpa mia?-

-Perché è effettivamente colpa tua, tesoro.-

Il ragazzo aprì la bocca per replicare, ma fu interrotto dai padroni di casa, che piombarono in salotto con la grazia di quattro elefanti.

-Sei insopportabile, Julien, insopportabile! Avere te per fratello è come avere un… un… un topo! Sei assolutamente inutile!- sbottò Céline camminando su e giù per la sala e poi fermandosi davanti al divano sul quale stavano Draco ed Hermione, i quali si ritrovarono a fissare le sue gambe abbronzate che fremevano dal nervosismo.

-Sei tu quella insopportabile, Céline! Ti piace fare la gran donna e allora… vai a fare la spesa!-

-Cosa?!- esclamò la ragazza indignata. –Non sono il tuo elfo domestico, sai?!-

-No, infatti, sei mia sorella!-

-E questo cosa vorrebbe dire questo? Cosa c’entra che sono tua sorella?!-

-Sei una femmina!- disse Julien puntandole contro un dito. –Vai tu a fare la spesa, è una cosa da femmine!-

-Brutto maschilista!- ruggì Céline, mentre Hermione annuiva con fervore, indignata quanto l’altra ragazza. Si alzò, lanciando uno sguardo a Draco che, indifferente a tutto, non appena la mora si era tolta dal suo grembo si era girato con il viso verso lo schienale con il preciso intento di farsi una bella dormita.

-Sapete cosa penso?- chiese Hermione ghignando. –Penso…

-E già qui è una cosa strana.- mormorò la voce strascicata di Draco. La mora lo ignorò del tutto, riprendendo a parlare agli altri coinquilini.

-Penso che ci dovrebbero andare i ragazzi a fare la spesa, oggi. Io e Céline, le femmine, non faremo niente. Per tutto il giorno. D’accordo?-

-Come no!- esclamarono in coro i due ragazzi.

-Te lo sogni!- rincarò Julien, mentre Draco si alzava dal divano e abbracciava Hermione con un sospiro.

-Lasciamo perdere tutta questa storia. Oggi andiamo io ed Hermione a fare la spesa, va bene?-

La mora lo guardò con tanto d’occhi.

-Cosa hai detto?-

-Hai capito benissimo. Potresti spiegarmi perché tu mi dici di fare una cosa, io ti dico che la faccio e tu mi guardi come se fosse una cosa strana?-

-Perché è una cosa strana. Solitamente non ascolti mai quel che dico io.-

-Sì, ma se per una volta faccio quello che mi dici non dovresti…

-Fermi, fermi!- disse Céline correndo alla credenza e tirando fuori un fogliettino, che mise in mano ad Hermione. –Uscite da questa casa prima che iniziate a litigare e decidiate di non andare più a fare la spesa.-

 

 

 

 

 

-Non ti senti leggermente sbattuta fuori?- domandò Draco sentendo il tonfo della porta di casa che si chiudeva dietro di loro.

-Leggermente. Però sono stata sbattuta fuori con te, quindi non mi lamento.- rispose Hermione con un sorriso, mentre il ragazzo le metteva un braccio sulle spalle.

-Ci mancherebbe.- sospirò, perdendosi a guardare il cielo. –Mi piace essere qui con te, sai ‘Mione?- disse dopo un attimo in tono dolce, senza però guardarla.

Hermione arrossì. Quelle frasi di Draco venivano sempre all’improvviso e la spiazzavano ogni volta. Quando meno se lo aspettava lui le diceva qualcosa di incredibilmente tenero e lei si ritrovava ad arrossire come se fosse una ragazzina al suo primo appuntamento.

-Sì?-

-Sì, tanto. Pensa che ho perfino accettato di andare a fare la spesa tra i babbani.-

-Che sacrificio.- lo prese in giro la ragazza con un sorriso.

-Certo che è un sacrificio. Un sacrificio enorme, che neanche immagini.-

-Secondo me non è vero, Draco. Da come ti mostravi a scuola pensavo che per te avere a che fare così da vicino con i babbani sarebbe stato terribile. Invece, ti sei adattato piuttosto bene.-

-Priorità, ‘Mione. Necessità e priorità. Dovevo fare ricerche anche nell’ambiente babbano, quindi mi sono abbassato ad avere a che fare con loro.-

-Per te tutto si risolve con priorità e necessità, vero Draco?- domandò lentamente Hermione, cercando il suo sguardo, che lui le negò.

-Che vuoi dire?-

-Che fai le scelte in base a quello che ti serve.-

-Naturalmente. Non fai anche tu così?-

-Dipende dalle situazioni. Alle volte non agisco solo in base alle mie necessità.-

-Pensi anche agli altri?-

-Esattamente.-

-Ti sembrerà incredibile, ma alle volte lo faccio anche io, sai? Pensare agli altri.- deglutì. –A te. Infatti ho accettato di stare con i due pazzi francesi, no?-

Hermione sorrise.

-Sì. Ma penserai a me anche quando… mancano quattro mesi alla fine del tuo anno.-

Draco annuì brevemente, il suo sguardo che si oscurava appena.

-Quattro mesi e mezzo.-

-È lo stesso. Cosa farai, quando finiranno i quattro mesi e mezzo? Cosa succederà a… noi?-

-Te l’ho detto come ragiono, no? Priorità e necessità. La mia priorità è di riuscire a finire le ricerche e la mia necessità sei tu. Non tornerò a casa prima di aver trovato la Profezia dei Luoghi. Ed io quella Profezia la troverò con te. Staremo insieme a cercare quella benedetta Profezia, anche se il mio anno sarà finito.-

-Sì, ma se finissimo prima le ricerche? Allora cosa sarebbe la tua priorità?-

-La mia priorità sarebbe soddisfare le mie necessità e, come ho detto un attimo fa, la mia necessità sei tu.-

Hermione si alzò sulle punte per depositargli un piccolo bacio sul collo.

-Allora non mi lascerai?-

-Oh, no. No, non lo farò, questo è sicuro.- disse Draco deciso.

-Ma sarà difficile stare assieme. Tuo padre… lui vuole che tu diventi un Mangiamorte, non è vero?-

Il ragazzo si scostò un poco da lei.

-Non posso parlarti di questo, ‘Mione. È complicato ed è una cosa che non posso dire in giro.-

-Non lo direi mai a nessuno, Draco.-

-Lo so. Ma non posso parlartene lo stesso. Per prima cosa perché non è un argomento che mi piace affrontare con te. E poi…

-Perché non è un argomento che ti piace affrontare con me?-

-Perché con te ho sempre fatto cose belle, non voglio far entrare tra noi una… una cosa del genere. Inoltre nemmeno io so niente di preciso. Manca ancora tanto tempo, Hermione. Per ancora quattro mesi non ci dobbiamo preoccupare di niente, se non di trovare i Luoghi. Quindi per ora lasciamo stare, d’accordo?-

Lei annuì.

-Va bene. Prima, però, dimmi una cosa. Tu non vuoi diventare Mangiamorte, vero Draco?-

-Puoi rispondere anche da sola a questa domanda.-

Hermione lo guardò in viso, indugiando con lo sguardo sui suoi lineamenti. Le stava sorridendo, ma i suoi occhi azzurri erano velati da una patina di tristezza e rancore nei confronti di qualsiasi cosa si fosse permessa di intaccare il rapporto che si era creato tra loro due.

-Siamo arrivati al supermercato, Draco.- disse la ragazza indicando con il capo l’edificio davanti a loro. –Sei sicuro di voler entrare?- gli domandò dopo con espressione di scherno.

Lui le lanciò un’occhiata penetrante ed aumentò il passo, fermandosi proprio in mezzo all’entrata.

-Certo che sono sicuro. Sono un uomo, io!- esclamò gonfiandosi d’orgoglio, spostandosi poi con un balzo, l’espressione spaventata, quando le porte automatiche fecero per chiudersi.

Hermione scoppiò a ridere e lo raggiunse, alzandosi sulle punte e baciandolo sulle labbra.

-Alle volte sei buffo, Draco Malfoy.-

Lui le cinse la vita con le braccia.

-In realtà mi rendo ridicolo solo per farti sorridere.-

-Ma davvero? Quindi immagino ti meriti una ricompensa.-

-Direi di sì.- la baciò di nuovo. –Stasera?-

-Appena arriviamo a casa.- rispose Hermione sorridendo e prendendolo per mano. –Ma adesso non pensiamoci, altrimenti finisce che ci deconcentriamo e prendiamo le cose sbagliate. E poi chi la sente Céline?-

-Quella parla sia che prendiamo le cose sbagliate sia che prendiamo quelle giuste. Quella ragazza parla sempre.-

-Dai, Draco, che infondo ti sta simpatica!-

-Come no, proprio come potrebbe starmi simpatico Potter. O peggio, la Donnola.-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia ma non replicò.

Girarono per un’oretta nel supermercato, correndo e giocando tra le corsie, beccandosi anche parecchi rimproveri e qualche insulto. Ma non gli importava. Era la prima volta che si sentivano così liberi e soprattutto che Draco si lasciava andare a quel modo davanti ad altre persone.

Alla fine, quando uscirono nuovamente in strada, due borse tra le mani del ragazzo, si guardarono sorridendo.

-Non riesco a capire come tu riesca sempre ad indurmi a fare il ragazzino.-

La mora gli sorrise dolcemente.

-Sei così carino quando fai il ragazzino, sai. Sembri così spontaneo.-

Draco scrollò le spalle, senza guardarla.

-Adesso piantala di farmi i complimenti, altrimenti mi farai arrossire.-

-Oh, no, non credo proprio. Tu non arrossisci mai. Casomai le tue guance prendono il colore di quelle di tutte le altre presone.-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

-Stai forse dicendo che sono pallido? Non ti vado bene così? Vuoi che mi faccia una… com’è che la chiamano i babbani? Una lampadina?-

Hermione scoppiò a ridere.

-Una lampada! E comunque no, lascia stare. Si rovinerebbe la tua immagine di ragazzo di ghiaccio.-

Il biondo le lanciò un’occhiata e ghignò maliziosamente.

-Con te la mia immagine di ragazzo di ghiaccio si è già rovinata. Con te sono sempre stato molto… caldo.-

La ragazza rispose allo sguardo spostandosi languidamente una ciocca di riccioli castani dietro all’orecchio.

-Ah sì?-

-Sì. Con te sono sempre stato un fuoco di passione.-

-Già…

-Il fuoco!- esclamò una voce dietro di loro. –Questi due ragazzi cercano il fuoco!-

Draco ed Hermione si girarono di scatto, ritrovandosi davanti una strana donna di una ventina d’anni al massimo.

Lui si fece avanti, scrutandola sospettoso.

-Cosa diavolo vuoi?- sbottò fulminandola.

-Non essere così scortese, caro ragazzo. Voi cercate il fuoco, non è vero? Voglio solo mostrarvi la via del fuoco.-

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata.

-Cosa vuol dire?- domandò Hermione guardandola seriamente. Le sembrava alquanto strano che una persona estranea fosse a conoscenza di quello che cercavano, ma qualsiasi aiuto era gradito e soprattutto utile. In quei giorni le ricerche non erano andate affatto avanti, tra il fatto che spesso e volentieri erano stati in giro per la città accompagnati da Julien e Céline, e che per quel poco che avevano cercato non avevano trovato praticamente niente.

-Voglio dire che posso mostrarvi la via del fuoco.- ripeté la donna passando lo sguardo da uno all’altro.

-Quale fuoco?- chiese Draco mordendosi il labbro inferiore. Non gli piaceva mostrarsi interessato davanti ad un estraneo, quello poteva approfittarsi della sua condizione di bisogno per fregarlo, ma in quel momento non avevano altre piste da seguire.

-Il fuoco. Il fuoco di Barcellona.- prese a frugare freneticamente nella borsa rossa e azzurra che portava a tracolla e ne estrasse un volantino spiegazzato. –Ecco a voi, ragazzi. Vi aspettiamo!- e scomparve prima che loro potessero dire qualsiasi altra cosa.

Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo perplesso, poi spiegarono il volantino.

-“Le notti dei Falò”- lesse la ragazza a voce alta. –“Cercate con noi il fuoco!” Accidenti, utile fare un volantino del genere!-

-Babbani!- sbottò Draco scrollando le spalle e riprendendo a camminare. –Buttalo via, ‘Mione. È spazzatura.-

-No, non lo butto via. Forse Julien e Céline sanno di cosa si tratta. Dopotutto questo è meglio di niente, no? Appena arriviamo a casa chiediamo, va bene?-

Lui sbuffò e si chinò per darle un bacio sulla guancia.

-Ma io pensavo che appena arrivati a casa avresti dedicato un po’ di tempo a me.-

-Io invece pensavo che concludere le ricerche fosse la tua priorità.- sorrise Hermione aumentando il passo.

Draco la osservò allontanarsi, il suo sguardo che si posava sul fondoschiena fasciato dai jeans della ragazza e che poi si spostava teneramente sui riccioli che ondeggiavano avanti ed indietro sulla sua schiena.

-Lo pensavo anche io.- sussurrò sottovoce, senza che lei lo potesse sentire. –Ma alle volte non ne sono poi così sicuro.-

 

 

 

 

 

-Ma quanto ci avete messo?- fu la frase stizzita di Céline che li accolse non appena misero piede in casa.

Draco le lanciò un’occhiata di fuoco ed appoggiò le borse sul piano della cucina.

-Fosse stato per te e tuo fratello a quest’ora bisognerebbe ancora partire.- borbottò scuotendo la testa e andando a spaparanzarsi poco elegantemente sul divano.

-Questo è anche vero.- si dichiarò d’accordo la ragazza scrollando le spalle e mettendo le cose nel frigorifero. Dopodiché tornò in salotto, ammiccando ad Hermione, che si era seduta accanto ai piedi di Draco e lo contemplava con espressione estasiata mentre questo si esibiva in uno sbadiglio da orso.

-Perché ci avete messo tanto, Herm?- domandò, il naso all’insù che fremette appena.

La mora fu bruscamente risvegliata dai sogni ad occhi aperti che stava facendo sulle labbra del proprio ragazzo ed estrasse il volantino spiegazzato dalla tasca posteriore dei jeans.

-Una tipa vagamente strana ci ha fermato e ci ha messo in mano questo. Tu o Julien sapete di cosa si tratta?-

Céline prese il foglietto, mentre anche suo fratello accorreva a vedere cosa fosse.

-Ah, le Notti dei Falò!- esclamò quest’ultimo annuendo con fervore. –Sì, io lo so cos’è!-

-Davvero? Cioè?- chiese Draco riprendendosi dal suo stato di assopimento post spesa.

-È una festa che dura tre giorni ed ogni sera si svolge in un luogo diverso. La organizzano dei pazzi babbani invasati, è una sorta di celebrazione di fine inverno.-

-E perché si chiamano Notti dei Falò?- domandò Hermione. –Quella donna ci ha chiesto se cercassimo il fuoco.-

-Sì, il fuoco. Barcellona viene chiamata la Città del Fuoco, sapete. Perché gli spagnoli, si dice in giro, sono persone particolarmente passionali. Queste persone, quelli che organizzano le Notti, hanno preso alla lettera la definizione. Cercano un Fuoco Eterno, che si dice solo alcune persone possano vedere e che si accenda solamente per questi tre giorni. Da anni si organizza questa cosa ed il Fuoco non è mai stato trovato. All’inizio era una cosa seria, si chiamava Notte del Fuoco, c’erano parecchi ricercatori che partecipavano alle Notti, ma da quando alcuni tizi hanno avuto la grande idea di accendere dei falò, giusto per prendere in giro quei creduloni, da allora è diventato un pretesto per fare baldoria e per festeggiare la fine dell’inverno.- spiegò Julien facendo una smorfia. –La cosa strana è che scelgono con cura i partecipanti. Vi possono accedere solamente le persone in possesso di quel volantino ed i loro amici. Un massimo di cinque persone. E trovare il volantino è praticamente impossibile. Quella tizia deve avervi scambiato per persone alquanto strane.-

Draco ed Hermione si scambiarono un’occhiata, pensando entrambi la stessa cosa: gli stavano servendo l’ultimo Luogo su un piatto d’argento.

-E voi cosa ne pensate di questa cosa? Voglio dire, è davvero una grande baggianata o forse qualcosa di vero ci può essere?- domandò la mora estremamente interessata.

-Immagino che almeno una minima base di verità ci sia, dopotutto all’inizio si erano interessati anche uomini di scienza.- rispose Céline scrollando le spalle.

-Uomini di scienza!- esclamò Julien ridacchiando. –Figuratevi! Io dico che semplicemente non esiste alcun Fuoco Eterno. Dicono che cercano questa roba e non è altro che una scusa qualunque per festeggiare in mezzo a qualche bosco o qualcosa del genere.-

-Ma ci deve essere un fondo di verità, Jule!- sbottò la sorella fulminandolo con lo sguardo.

-Non vedo perché mai. Qualcuno ha mai visto questo fuoco?-

-No, nessuno, ma lo cercano!- Céline si volse verso Draco ed Hermione. –Vi abbiamo detto che è un pretesto per fare una festa, però c’è anche da dire che qualcuno ci va ancora per cercare il fuoco. Solo che, come vi ho già detto, da qualche anno si accendono anche altri falò, dato che la sera fa già piuttosto freddino, e questo non fa altro che confondere le idee. Se si vuole sapere realmente qualcosa sul Fuoco, bisogna trovare le persone giuste con cui parlare. Immagino che la donna che vi ha dato il volantino sia una di quelli.-

Draco lanciò un’occhiata ad Hermione, che rispose con un cenno del capo.

-Allora stasera ci andiamo?- chiese la mora. –Tanto abbiamo già gli inviti, no?-

Julien scrollò le spalle.

-Secondo me questa è la cavolata del secolo, però per andare ad una festa non mi tiro mai indietro!-

-Anche a me farebbe piacere una serata per divertirti.- commentò Céline con un sorriso.

-Quindi siamo d’accordo?-

-Certamente!-

 

 

 

 

 

-Fa freddo qui!- esclamò Hermione stringendosi di più nel suo golf marrone scuro. Draco le passò un braccio attorno alle spalle, coinvolgendola nel calore del suo corpo.

-Non fai altro che lamentarti!- la riprese bonariamente.

-Non mi lamento sempre.- protestò lei mettendo il broncio.

-Invece sì, tu…

-Oh, dai, non iniziate a litigare!- disse Céline sorridendo. –Godetevi il posto, piuttosto! Non è una bellezza?-

Hermione si guardò intorno, inspirando l’aria fresca di quella notte di fine inverno. La primavera era alle porte e, sebbene il fresco pungente dell’inverno non era ancora scomparso del tutto, ne si poteva respirare l’odore.

-È una bellezza davvero!- esclamò sorridendo.

Il luogo della festa era uno sterminato campo di verde erbetta, in un luogo piuttosto isolato della periferia di Barcellona. Si trovavano al limitare di una foresta e le altissime fronde degli alberi giocavano con le fiamme che si alzavano dai falò, creando una stranissima atmosfera tra lo spettrale ed il festoso.

-Scelgono sempre posti spettacolari per questo avvenimento.- aggiunse Julien facendo girare lo sguardo per tutto il perimetro del campo. –Dicono che il Fuoco Eterno che vanno tanto cercando sia una cosa bellissima e che meriti uno scenario altrettanto bello. Naturalmente la verità è che più il posto è bello, più gente smanierà per venire a queste strambe feste. È tutta pubblicità.-

-Oh, dai, Jules, non dire così.- mugugnò la sorella. –Perché devi sempre vedere un secondo fine in tutto? Se fosse realmente come dici ci sarebbe molta più gente di quel che c’è.- si rivolse ad Hermione e Draco. –Si riconosce subito che crede nelle Notti dei Falò e chi no. Guardatevi in giro: le persone che vagano con i mano una bottiglia di birra e che si strusciano contro chiunque gli capiti sotto tiro sono qui solamente per festeggiare, come se fosse una festa qualunque. Ma le altre persone, quelle che potranno sembrarvi “strane”, state sicuri che sono qua per un motivo ben preciso, quello appunto per cui sono nate queste notti.-

Draco ridusse gli occhi a due fessure, scrutando tra la folla per vedere di individuare qualcuno che gli sarebbe potuto essere utile per scoprire qualcosa di più.

-Risponderebbero di buon grado a delle domande sulle Notti dei Falò?- domandò dopo aver individuato un tipo con una lucente cresta rosso fuoco e tanti piccoli falò tatuati sulle braccia.

-Come no! Non aspettano altro di avere qualcuno che li ascolti a cui raccontare le loro baggianate!- sbuffò Julien con una scrollata di spalle. –Sentite, io vado a vedere se trovo qualcosa da bere e magari anche una ragazza. Ci vediamo dopo, va bene?-

Il ragazzo se ne andò e ci mise poco a dileguarsi anche Céline, che decise che civettare con un ragazzo carino era senz’altro più divertente che stare con i coinquilini, che si fermavano a baciarsi praticamente ogni tre passi.

Draco ed Hermione presero ad aggirarsi per la folla, scrutando la gente.

-Cerchiamo qualcuno con cui parlare del fantomatico Fuoco Eterno, ‘Mione?-

La ragazza gli sorrise, stringendosi al suo fianco.

-Sì, certo. Secondo te si tratta del quarto Luogo?-

-Non lo so, ma lo spero. Pensare che siamo così vicini ad averli tutti… è una cosa incredibile! Ti rendi conto che è probabile che tra poco possiamo avere in mano la Profezia?-

-Sì, me ne rendo conto. Ed anch’io spero che questo sia realmente il quarto Luogo. Dopotutto il ragionamento fila, no? Sono tutti babbani che cercano il Fuoco, l’elemento che stiamo cercando anche noi.-

-Però mi sembra tutto così… semplice, ‘Mione. Inoltre la storia che tutte queste persone, o almeno una buona parte, cercano il Fuoco proprio non mi piace. Voglio dire, gli altri elementi li abbiamo sempre trovati in posti non accessibili ai babbani: la montagna, la grotta sottomarina ed addirittura il cielo. Chi ci dice che il Fuoco si possa trovare in un luogo tanto ovvio?-

-Nessuno ed infatti non è stato mai trovato.- rispose Hermione corrugando la fronte. –E dobbiamo sempre tenere in considerazione che a cercarli sono sempre stati dei babbani e che loro non lo possono vedere, se si trattasse veramente del Fuoco che stiamo cercando noi potrebbe darsi che l’abbiano già trovato, ma che non l’abbiano potuto vedere.- sospirò. –Comunque è inutile che stiamo qui a discutere tra noi. Troviamo qualcuno di strano, come ha detto Céline, e chiediamo di spiegarci meglio la storia. A questo punto nessuna informazione sarebbe inutile, non credi?-

-Assolutamente. Va bene, allora, guardiamoci in giro.-

Continuarono a girare, zigzagando tra la moltitudine di falò accesi, cercando qualcuno che andasse bene a chiarire i loro dubbi e a rispondere alle loro domande. Ma sembrava che tutte le persone presenti pensassero solamente a bere e a divertirsi.

Avevano quasi deciso di rinunciare, quando li raggiunse una voce bassa e sommessa.

-Oh, bene, vedo che avete accettato il mio invito.-

La coppia di ragazzi si girò di scatto, ritrovandosi davanti la stessa donna che gli aveva dato il volantino quella mattina.

-Non siamo qui per te.- proruppe Draco duramente. Era ancora del parere che fosse meglio non dare troppa corda a babbani sconosciuti che cercavano cose come un Fuoco Eterno.

-Questo non è vero, ragazzo. Siete venuti proprio per me e per il Fuoco. Forza, ditemi, cosa volete?-

Il biondo fece dire qualcos’altro, ma Hermione lo precedette.

-Informazioni. Vogliamo solo informazioni. Puoi spiegarci la storia del Fuoco più nei dettagli?-

La donna le sorrise, mettendo in mostra una dentatura alquanto lasciata andare.

-Potrei farlo, ma dubito che vi aiuterei. Però c’è mia madre che può farlo. Venite con me, ragazzi.-

Si avventurò verso una parte meno affollata del campo e Draco ed Hermione la seguirono in silenzio. Arrivarono al limitare della foresta, dove un falò decisamente più piccolo degli altri illuminava due donne sedute su una coperta che bisbigliavano tra loro.

-Mia madre e mia nonna.- spiegò la donna facendo un cenno con il capo. –Chiedete a loro, sono sicura che avranno risposte a tutte le vostre domande.-

I due ragazzi si avvicinarono circospetti, non sapendo bene cosa fare. Quando furono a meno di qualche passo dalle donne, Hermione diede un colpetto di tosse, richiamando su di loro l’attenzione.

-Buonasera.- disse sorridendo appena. –Potremmo… parlare un momento con voi?-

Passò qualche attimo di silenzio prima che la donna più giovane facesse loro cenno di accomodarsi. Si sedettero sulla coperta, indugiando con lo sguardo sul viso delle persone che avevano davanti: la donna più giovane sembrava sulla cinquantina, mentre l’altra doveva avere all’incirca settant’anni o qualcuno in più. Si vedeva che erano madre e figlia, i lineamenti erano molto simili ed il colore di occhi e capelli era il medesimo.

-Allora…- proruppe la donna più giovane. –Io sono Amalia e lei è mia madre Sibilla. Ditemi, cari ragazzi, cosa cercate?-

-Informazioni sul Fuoco.- disse Draco in tono sbrigativo. –Vogliamo solo sapere qualcosa su questo Fuoco che andate cercando.-

-Il Fuoco…- ripeté lentamente Sibilla. –C’è così tanto da dire sul Fuoco!-

-Iniziamo, allora.- sbottò il ragazzo. –Non abbiamo tutta la sera.-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia e le due donne lo percorsero con uno sguardo penetrante.

-So chi sei, ragazzo.- disse molto lentamente la donna più anziana.

-Non credo proprio.- rispose lui inarcando un sopracciglio. –E comunque siamo qui per parlare del fuoco, non di me.-

-Il Fuoco è parte di te e della tua famiglia.-

-Tu non sia niente della mia famiglia!- sbottò Draco fulminandola. Odiava parlare della sua famiglia ed odiava soprattutto che qualcuno la conoscesse. Perché chiunque conoscesse la sua famiglia lo giudicava a priori, e non certo in modo buono.

-So più di quanto immagini, ragazzo. I tratti… i tuoi tratti sono i suoi. Sono tratti che conosco… giovane Malfoy.- sorrise Sibilla.

Hermione spostò lo sguardo su Draco, preoccupata. Sapeva quanto desse fastidio al ragazzo essere riconosciuto. Notò con profondo dispiacere che gli occhi azzurri di lui avevano perso ogni espressione ed ora erano scuri, quasi grigi.

-Come… come fai a conoscermi? Conosci mio padre? Cosa sai? Che è cattivo, crudele, un Mangiamorte, un… assassino. Questo sai, non è vero?-

-No… oh, no, non è questo che so. Non so niente di assassini e Mangiamorte… non so niente di queste cose. Io sono una… com’era la parola?- strinse le labbra, come se stesse frugando in una memoria che ormai non era più così buona. –Una babbana, ecco!- esclamò alla fine battendo le mani. –Però conosco tuo padre, sì. Lo conosco da prima che diventasse tutto quello che è diventato.-

-Che vuol dire?- chiese, piano, Draco.

-Ho passato tanto tempo con lui, sai. Tanto tempo. L’ho conosciuto quando era in fasce e l’ho visto crescere. L’ho accudito, come se… come se fosse stato figlio mio. Chiedigli se si ricorda di me. Chiedigli se si ricorda della tata Sibilla.-

Il ragazzo spalancò la bocca e poi la richiuse. Deglutì, l’espressione incredula.

-Sei stata la… “tata” di mio padre?-

-Anche, ma non solo. Sono stata l’amante di tuo nonno. Ho… amato Lucifer Malfoy.-

Draco spostò lo sguardo su Hermione, ricordandosi all’improvviso di non essere da solo assieme a quella pazza invasata che sosteneva di avere avuto una relazione adultera con suo nonno.

-‘Mione…- mormorò soltanto. Lei si mordicchiò il labbro inferiore, non sapendo cosa dire. Non voleva entrare negli affari privati della famiglia Malfoy.

-Draco…

-No, non parlare!- sbottò lui. –Non dire niente, ‘Mione, tanto questa donna sta mentendo!- tornò a guardare Sibilla. –Tu stai mentendo. Nessun Malfoy sarebbe mai andato con una babbana!-

La donna anziana sorrise, sospirando pesantemente.

-Come siete simili, giovane Malfoy. Tu e tuo nonno. Le stesse credenze, le stesse convinzioni così sbagliate. Lucifer è stato con me e mi ha amato. Ricorda… l’amore è la cosa più importante e può vincere qualsiasi convinzione, qualsiasi giuramento, qualsiasi obbligo.- spostò lo sguardo su Hermione, che era diventata rossa sulle guance. –Sei d’accordo con me, signorina? I Malfoy non sono tutti brutti e cattivi, concordi con me?-

-Concordo.- disse sottovoce la ragazza, arrossendo ulteriormente e lanciando uno sguardo dolce a Draco.

-Non è questo il punto.- sibilò duramente il ragazzo. –Cosa c’entra tutto questo con il Fuoco? Noi siamo venuti qui per questo e non mi importa se a darmi informazioni sarà l’amante di mio nonno o l’amante del Signore Oscuro in persona! Io e la mia ragazza siamo qui per sapere qualcosa sul Fuoco e nient’altro, tutto il resto non ha importanza.-

-Avrai tutte le informazioni che vuoi, Draco.- disse Amalia, la donna più giovane, parlando per la prima volta. –Abbiamo tutte le informazioni che vuoi.-

-Datemele, allora!-

Le due donne si scambiarono uno sguardo. Poi Sibilla aprì una borsa rossa lasciata accanto al falò e tirò fuori un taccuino nero. Lo sfiorò con un dito e nei suoi occhi si poté scorgere una nota di triste malinconia.

-Ho aiutato tuo nonno nelle ricerche dei Luoghi, so cosa state cercando.-

Draco si alzò di scatto, prendendo a camminare intorno al falò.

-Non ci sto capendo più niente! Parlavamo di un Fuoco Eterno, poi viene fuori che sei stata l’amante di mio nonno, poi stiamo parlando dei Cinque Luoghi della Magia… non ci capisco più niente!-

-Mia madre e tuo nonno hanno trovato solamente i primi tre Luoghi prima che tuo nonno morisse.- spiegò con calma Amalia. –Noi abbiamo continuato a cercare, ma non siamo streghe e, come sai, non possiamo vedere le rappresentazioni degli elementi. Così abbiamo organizzato tutta questa cosa del Fuoco Eterno, pensando che se fosse mai capitato da queste parti un mago avrebbe potuto vedere il Fuoco. Però è diventata tutta una messinscena. Fino ad oggi, quando siete arrivati voi.-

-Allora siete inutili.- mormorò Draco. –Perché noi possiamo vedere il Fuoco, ma se non lo troviamo…

-C’è un modo per trovarlo.- disse Sibilla, lo sguardo che si illuminava. –Noi abbiamo un altro aiuto.-

-Quale aiuto?- chiese Hermione interessata. –Qualunque aiuto voi abbiate, se ce lo volete dare, sarà bene accetto. Barcellona è l’ultimo Luogo, li altri tre li abbiamo già trovati.-

Sibilla annuì, sorridendole, e tirò fuori una catenina da sotto la camicia bianca.

-Questo è un medaglione che, secondo Lucifer, può condurre ai Luoghi, rivelandone gli elementi. Purtroppo per noi, non avendo poteri magici, è sempre stato inutile.- lo porse ad Hermione. –Ma a voi servirà.-

La ragazza lo passò a Draco, che lo esaminò minuziosamente. Dopo qualche attimo sospirò.

-Va bene, ci potrà essere utile. Ma prima di prenderlo voglio una spiegazione: cosa volete da noi?-

La due donne si scambiarono uno sguardo.

-Niente.- rispose Amalia.

Draco scosse la testa, riducendo gli occhi a due fessure.

-Non è possibile. Sicuramente volete qualcosa. Non sono uno stupido e mi rendo conto che è impossibile che ci abbiate trovati per caso. Questo vuol dire che ci stavate tenendo d’occhio. E quando si tengono d’occhio delle persone, quasi sempre si vuole qualcosa. Soprattutto se si propone di aiutarle. Cosa vi dobbiamo dare in cambio?-

Sibilla si alzò, fronteggiandolo.

-Posso giurare su quello che vuoi che non ti ho mai tenuto d’occhio. Mia nipote ha incontrato per caso te e la tua ragazza questa mattina; vi ha invitati alle Notti semplicemente perché ha pensato che poteva interessarvi. Dopo me ne ha parlato, ti ha descritto nei minimi dettagli ed io ho pensato che… potevi essere veramente tu, il figlio di Lucius, quel piccolo fagottino che tante volte ho accolto tra le mie braccia, nipote del mio amore Lucifer. Le ho chiesto di portarti da me, se mai fossi venuto. Ora eccoti qui. Sono contentissima di vederti, di poter rivedere in te quei tratti che conosco tanto bene, ma… ti assicuro che non c’era niente di premeditato.- sospirò, sorridendogli. –Non voglio niente in cambio del mio aiuto. Stai portando avanti le ricerche che hanno unito me e tuo nonno, ti aiuto per questo, lo giuro. So bene che voi maghi, la tua famiglia soprattutto, non tiene grande considerazione della gente senza poteri magici. Però ti prego di fidarti, questa volta. Fidati di me, va bene? Dopotutto, non sono altro che una vecchia.-

Draco la scrutò, restando in silenzio.

-Davvero non mi chiedete niente?-

-Niente. Se non una cosa, che però non ha niente a che vedere con il Fuoco, i vari Luoghi della Magia o cose del genere. Ti chiedo solo, giovane Malfoy, di condurre le ricerche fino in fondo. Tuo nonno ci teneva.-

Il ragazzo guardò Hermione, che gli sorrideva incoraggiante.

-Va bene.- disse lentamente. –Finire le ricerche è anche il mio obiettivo, quindi va bene.- strinse, seppur ancora vagamente riluttante, la mano che la donna anziana gli porgeva. –Però abbiamo bisogno di altre informazioni. Per trovare l’elemento del Fuoco siamo un po’ in difficoltà.-

-Ti aiuterò volentieri.- assicurò Sibilla annuendo. –Ti darò tutto quello che io e tuo nonno abbiamo raccolto.-

 

 

 

 

 

Chiedo perdono per l’enorme ritardo. Purtroppo il mio computer ha avuto dei problemi e abbiamo dovuto mandarlo via a farlo riparare. Grazie al cielo ho potuto continuare ad andare su EFP e leggere qualcosa dallo studio di mia madre, altrimenti senza poter scrivere al mio computer e senza nemmeno poter leggere cadevo in depressione…

Comunque, piccolo sondaggio: chi ha letto il sesto libro? Mi stanno vedendo alcune idee per finire questa storia con uno spoiler, ma se c’è qualcuno che non ha letto il libro lascio perdere e trovo un’altra strada, alla quale sto lo stesso già lavorando. Ditemi voi!

Passiamo ai ringraziamenti:

ylenia, minako-chan, super gaia, JessicaMalfoy, savannah (ciao, carissima! Grazie!), Ayko (ma sei l’Ayko del forum di July, vero?), Alisea (ciao, “nuova”! =)… comunque, sicuramente Ron ed Harry incontreranno Draco, anche se non ho ancora deciso quando ed in quali circostanze…), JulyChan (ciao, tesora!), bimba88 (per quanto riguarda Blaise, ancora non lo so. Però me lo tengo per buono casomai mi dovesse servire un amico-consigliere-angelo custode per Draco. Per Parigi… sorpresa! ^^), drachetta’91, lydia, MissBecker

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Capitolo 18
*** Scritto col fuoco ***


PROMESSE

SCRITTO COL FUOCO

 

 

 

 

 

Si trovava in un luogo che non conosceva. Sembrava una radura o un campo. Tutt’intorno a lui si trovavano bassi arbusti e qualche cespuglio. Sopra di lui non c’era il cielo, ma il nulla: uno sfondo neutro, completamente bianco.

Era solo e non riusciva a capire cosa ci facesse lì. Si sentiva strano, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro, come se fosse lì per un motivo preciso, come se avrebbe finalmente ricevuto risposte alle sue domande. Domande che neppure lui conosceva, che vagavano da un po’ nella sua mente e nella sua coscienza, ma di cui lui non si era mai nemmeno accorto, non vi aveva dato peso.

D’un tratto davanti e dietro di lui presero a crearsi delle sagome, i contorni di alcune figure: di fronte a lui una giovane donna dai capelli ramati, mentre alle sue spalle un uomo di una decina d’anni più di lui, i suoi stessi lineamenti marcati ed i suoi stessi occhi azzurri.

Ai suoi lati comparvero quattro pannelli, due a destra e due a sinistra, che creavano un corridoio; agli estremi l’uomo e la donna, lui in mezzo.

Sui due schermi alla sua destra un pennello invisibile prese a disegnare dei paesaggi: un cielo azzurro sul primo, una montagna sul secondo; mentre sui due schermi alla sua sinistra apparvero una cascata scintillante ed un grande falò. Tutti e quattro gli elementi.

-Dove mi trovo?- domandò Draco sottovoce, rivolgendosi alla donna davanti a lui.

-Questa è la vita di Malfoy.- rispose lei sorridendogli.

-La vita di Malfoy? Che vuol dire?-

-La ricerca dei Cinque Luoghi della Magia, una donna che non si può avere, che l’intera casata dei Malfoy non tollererebbe. La vita di Malfoy.-

Draco corrugò la fronte, scrutando con attenzione la donna.

-Tu sei Sibilla e lui…- indicò l’uomo alle sue spalle. -…lui è mio nonno?-

-Sì.-

-E allora? Cosa ci faccio qui?-

-Volevi sapere quel che è successo, giovane Malfoy. Te lo mostrerò.-

Draco annuì.

-Va bene.-

-Allora ascoltami. Intorno a te ci sono i Luoghi, il tuo presente. Ora te ne manca uno, ma non temere, lo troverai. Il tuo presente era anche il nostro presente. Le ricerche ci hanno fatto incontrare, ci hanno unito. Loro hanno alimentato il nostro amore.

Dietro di te c’è Lucifer, tuo nonno. Il tuo passato, colui che ha generato tuo padre, che a sua volta ha generato te. Siete simili. Lui è te, giovane Malfoy.

Davanti a te ci sono io, il tuo futuro. Sono stata il passato di tuo nonno, ma sono il tuo futuro. Io…

-Come fai ad essere il mio futuro? Sei… sei vecchia e non ho niente a che fare con te.-

-Influenzerò le tue scelte. Ancora non lo sai, ma sarò il tuo futuro.-

Draco la fissò confuso.

-Cosa… cosa mi farai fare?-

-Non lo so, e se lo sapessi non te lo direi. Influenzerò il tuo futuro nel futuro, giovane Malfoy, non ora. Sono qui solamente per mostrarti quello che è successo. Quindi ti prego di non fare domande alle quali sai che non risponderò.-

-Va bene, ho capito. Fammi vedere cosa è successo, allora.-

Lei annuì.

-Guarda. Questa è la mia storia, mia e di Lucifer.-

Gli sorrise, prima di iniziare ad avanzare lentamente. Dalla parte opposta, l’uomo stava facendo lo stesso. Le due figure arrivarono al centro, e si spostarono poi di lato, permettendo a Draco di poterli guardare. Si presero per mano, guardandosi negli occhi; occhi che Draco riconobbe come quelli di due persone innamorate.

L’uomo e la donna, Sibilla e Lucifer, si sorrisero e si abbracciarono. Intorno a loro i quattro pannelli si illuminarono, e presero a girare intorno a loro, mescolandosi. Si trasformarono in pergamene, fogli scritti a mano, e libri. Era tutto molto confuso e Draco faceva fatica a distinguere le immagini, che vorticavano sempre più veloce. Si sentiva sballottolato e sentiva lo stomaco contorcersi orrendamente. Stava per urlare, quando tutto si fermò nuovamente. Ogni cosa tornò al suo posto, e Draco tornò a posare lo sguardo su suo nonno e Sibilla. Si erano lasciati la mano, ma continuavano a guardarsi. Lentamente, presero ad allontanarsi, ancora gli occhi negli occhi.

Si fermarono ai limiti dei pannelli, uno da una parte e l’altra dall’altro. Draco osservò stranito il viso di Sibilla che lentamente cambiava, i capelli che diventavano più scuri, perdevano la loro lucentezza, il sorriso che diventava stanco,  gli occhi tristi.

-Stai… cambiando.- disse piano Draco. –Cosa succede?-

-È il tempo che passa, giovane Malfoy.- rispose la donna guardandolo con dolcezza. –Il tempo che passa e le persone che cambiano. Non possiamo farci niente, funziona così.-

-Ma tu…

-Guarda tuo nonno, ragazzo.-

Draco si voltò ed un brivido lo percorse quando vide Lucifer Malfoy: indossava un lungo mantello nero ed il volto era coperto da una maschera d’argento.

Era un Mangiamorte. Un Mangiamorte. Un Mangiamorte.

Quelle parole rimbombavano nelle sue orecchie e nella sua testa, tanto che crollò in ginocchio. Sentì qualcosa sulle guance, qualcosa di freddo, che scivolava giù. Portò una mano agli occhi e percepì l’umidità delle lacrime contro i palmi. A metà tra lo spaventato e l’inorridito Draco scattò in piedi. Improvvisamente uno strano calore percorse il suo petto, facendolo sobbalzare.

-Cos’è?- chiese a Sibilla.

-È la consapevolezza, giovane Malfoy. La consapevolezza. Sono le risposte alle tue domande.-

-La consapevolezza? Di cosa? Non capisco…

-È successo questo. Lui è diventato un Mangiamorte e mi ha lasciato. Lo farai anche tu!-

-Cosa? Spiegami, dannata donna!-

Lei rise, una risata cattiva, che Draco era sicuro non avesse mai fatto prima in vita sua.

-Lascerai la tua ragazzina. Ricordi cosa ti ho detto prima? Lui è il tuo passato… lui è te! Farai la stessa cosa. Non riuscirai a dire di no a tuo padre ed alla tua famiglia, così come lui non ha detto no a suo padre! E neppure lei vorrà mai stare con te… sarai un assassino e lei preferirà stare con il salvatore del mondo magico piuttosto che con colui che sta cercando di distruggerlo… ti lascerà, Malfoy, e si metterà con Potter! Ricordi cosa ti ho detto all’inizio? Questa è la vita di un Malfoy!!-

Draco scosse la testa con violenza, abbassando lo sguardo.

-No! No! No!-

-Sì, invece!-

La voce di Sibilla era cambiata, ora era baritonale, di un uomo. Draco alzò lo sguardo e davanti a lui vide sua padre, anch’egli vestito da Mangiamorte.

-Padre… dov’è Sibilla?-

-Dimenticati di lei, Draco, figlio mio. Lei non esiste… nessuna donna esiste per i Malfoy. I Malfoy non amano!-

-Non è vero!- ruggì Draco. –Nonno…- si voltò verso l’altro uomo, che lo guardava tristemente. –Nonno, diglielo! Ti sei innamorato, non è vero?-

-Sî, Draco.- rispose Lucifer.

-E allora qual è la verità? L’amore vince oppure no? Ditemi la verità! Devo sapere cosa devo fare!-

-Draco, tu devi sempre…

 

 

-Draco! Draco, svegliati…

Uno voce gentile, una scossa leggera su un fianco ed una mano piccola e delicata si posò sulla guancia del ragazzo, interrompendo il suo sonno agitato.

Lentamente Draco aprì gli occhi, ritrovandosi in un letto sconosciuto, con una persona che però conosceva molto bene: i familiari occhi nocciola di Hermione indugiavano sui suoi, come se volesse scavarne all’interno.

-‘Mione… cosa c’è?- domandò con la voce ancora impastata dal sonno.

-Dimmelo tu cosa c’è, Draco. Stai… piangendo.-

Lui si tirò di scatto a sedere, incredulo. Si tastò le guance e ritrasse la mano bagnata. Per un lungo istante non capì come potesse essere accaduto, ma poi si ricordò del sogno appena fatto.

-Ho… fatto un sogno.- sussurrò lentamente.

-Un brutto sogno?-

-No. Un sogno… semplicemente triste, tanto triste.-

-Cosa hai sognato?-

Draco esitò. Poi si stese di nuovo ed attirò la ragazza contro il suo petto.

-Ho sognato… ho sognato una cosa stranissima. Prima c’erano mio nonno e Sibilla e poi… poi mio padre.-

-Ne vuoi parlare?- chiese gentilmente Hermione.

-Io…- sospirò, guardando la ragazza esibirsi in uno sbadiglio da orso. Le sorrise. –No, lascia stare. Sei stanca.-

-Ma ti ascolto, se vuoi. Davvero, Draco, non è un problema se ne vuoi parlare.-

-Non è necessario, ‘Mione. Scusa se ti ho svegliata.-

Hermione si voltò verso di lui e lo baciò dolcemente sulle labbra.

-Non dire sciocchezze, non devi scusarti. Mi è solo sembrato… strano.-

-Vedermi piangere?-

-Sì.-

Le guance solitamente bianche divennero appena rosate e Draco ringraziò il cielo che fosse così buio.

-Non mi capita spesso.- borbottò avvolgendosi intorno alle coperte e dando la schiena alla ragazza. Lei ridacchiò sommessamente e si accostò alla sua schiena, appoggiando il mento sulla spalla. Gli diede una buffetto sulla mascella.

-Guarda che se ogni tanto ti mostri debole io non perdo rispetto per te, Draco. Anzi, credo che non potrei fare altro che averne di più. Ti vedo più… umano, così come quando sei dolce con me.-

Il ragazzo sorrise, appoggiando la mano sopra a quella di Hermione, i suoi occhi azzurri puntati sule loro dita intrecciate.

-Va bene, ho capito. ‘Mione, se fosse una cosa urgente giuro che te ne parlerei, di quel sogno. Ma non è niente di che, solo uno stupido sogno. Mi ha solo… scosso un po’, ma non devi preoccuparti. Okay?-

La ragazza annuì.

-Come preferisci, Draco.- tolse la mano da quella del ragazzo e la fece scivolare sul petto levigato, fermandola poi sulla pancia. Si avvicinò al suo orecchio, sfiorando il lobo con le labbra. –Vuoi che ti aiuti a riaddormentarti, tesoro mio?-

Lui si rigirò tra le braccia della mora, baciandola dolcemente.

-Per quanto mi piacerebbe approfittare della tua gentilezza, temo che mi ritroverei a fare l’amore con una donna addormentata. E per quanto la cosa potrebbe rientrare nelle mie fantasie erotiche non credo sia il caso.-

-Che scemo.- sorrise Hermione scostandogli una ciocca di capelli biondi dalla fronte.

-Scema sarai tu!-

-Scemo…

Il ragazzo le appoggiò due dita sulle labbra.

-Non ribattere a tutto, ragazzina sapientona. Non ho proprio voglia di litigare ora. E tu sei stanca. Dormi, ‘Mione.-

La ragazza sbadigliò un’altra volta e si rannicchiò sotto il piumino.

-Va bene, ma dormi anche tu.- fece una pausa, sospirando. –E comunque, per il sogno…  è stato solo un sogno, Draco. Non preoccuparti.-

Lui sorrise appena prima di alzarsi.

-Va bene, dormirò. Ora vado un attimo in bagno, però.-

Lei si sollevò su un gomito, scrutandolo attentamente.

-Lasciala stare, Draco.-

Lui fece finta di non capire.

-Parli della tavoletta del water? Se preferisci non la alzo.-

-Idiota.- commentò Hermione sbuffando, mentre un sorrisetto le solcava il viso. –Sto parlando di Sibilla. Non osare svegliarla, Draco. È già stata così gentile ad ospitarci e non è proprio il caso che tu…

Draco roteò gli occhi con fare spazientito.

-Giuro che non la sveglierò.-

La ragazza annuì, riappoggiando la testa sul cuscino.

-Bravo, tesoro mio.-

-Mi limiterò a farle qualche domanda se per caso dovesse essere sveglia.- sussurrò lui uscendo dalla stanza.

 

 

 

 

 

Draco andò in bagno e tornando indietro lanciò un’occhiata al divano del salotto: era vuoto.

Aveva sperato che Sibilla fosse ancora sveglia, voleva chiedere delle spiegazioni. Voleva sapere cos’era realmente successo tra lei e suo nonno.

Per un attimo gli balenò in testa l’idea di svegliare Sibilla, ma poi lo sguardo furente che sicuramente avrebbe avuto Hermione gli fece cambiare idea. Poteva attendere la mattina dopo. Forse con le domande che aveva in testa non sarebbe riuscito a dormire, ma una notte insonne era sicuramente meglio di una ragazza, la sua per la precisione, inferocita.

Stava per rientrare nella stanza, quando una voce sommessa lo fece sussultare.

-Sbaglio, o quella non è la stanza che ho dato a te, ma quella che ho dato alla tua ragazza?-

Draco si voltò di scatto, trovandosi davanti il sorriso divertito e vagamente accusatorio di Sibilla.

-Io…

-Non ci si infila nelle stanze delle signore, sai?-

Il ragazzo scrollò le spalle, nascondendo l’imbarazzo in un ghigno.

-Veramente io non…

-Lascia stare.- disse gentilmente la donna. –Sto scherzando, ragazzo.- gli si avvicinò e gli diede una pacca sul braccio. –Vai dalla tua bella, dai.-

-No… voglio dire, dopo.- Draco esitò un attimo, spostandosi una ciocca di capelli biondi dagli occhi. –Prima posso farti qualche domanda?-

Sibilla esitò, lanciando un’occhiata alla porta della propria camera da letto.

-Pensavo che avremmo parlato domani dei Luoghi. Ho tante cose da dirvi e tanto materiale da darvi, ma ora è tardi e la stanchezza potrebbe farmi fare confusione, non ho più la mente di una ragazzina, sai…

-No, non intendevo sui Luoghi. Intendevo… su mio nonno e… te.-

-Oh.- la donna si passò una mano tra i capelli grigi. –Immagino di sì. Vieni, sediamoci sul divano.-

Si spostarono in salotto, accomodandosi Sibilla sul divano e Draco per terra, davanti al caminetto quasi spento.

-Vuoi del the, Draco?-

-No, non mi piace.- rispose il ragazzo scrollando le spalle.

La donna gli sorrise, chiudendo gli occhi, come se stesse tentando di rievocare un ricordo.

-Tuo nonno adorava il the. Ma mi ha confessato che non l’aveva mai bevuto in pubblico. Sosteneva lo facesse sentire come una banale inglese donnicciola babbana e pettegola.- ridacchiò sommessamente. –È difficile avere a che fare con la famiglia Malfoy. Eccome se è difficile. Così tante regole…

Draco strinse le labbra, guardandola negli occhi.

-È per questo che vi siete lasciati, vero? La… famiglia Malfoy.-

Sibilla sospirò, assaporando la bevanda calda.

-Non è semplice da spiegare, ragazzo mio. La storia tra me e Lucifer è stata così… travagliata. E non solo per il fatto che lui era sposato. La famiglia Malfoy… non ha mai saputo niente di noi.-

-Ma ha influito nelle vostre decisioni, non è vero? Nella vostra vita. Se vi avessero scoperto… non oso pensare cosa vi avrebbero fatto. Tu sei una babbana, Sibilla. Probabilmente ti avrebbero ucciso ed avrebbero torturato mio nonno. La… la mia famiglia non è in grado di comprendere l’amore, Sibilla.-

La donna si morse il labbro inferiore, scrutando Draco.

-Di che cosa stiamo parlando, ragazzo?-

Lui alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri di Sibilla.

-Cosa vuol dire?-

-Sento rancore e paura nella tua voce. Stiamo parlando di me e tuo nonno o di te e della tua ragazza?- allungò una mano e l’appoggiò per qualche secondo sulla spalla del ragazzo. –La tua famiglia si sta mettendo tra te e lei, non è vero?-

Draco stava per risponderle che non erano affari suoi, ma qualcosa dentro lo fece bloccare. All’improvviso gli venne voglia di dirle tutto. Non ne voleva parlare con Hermione, non voleva farla preoccupare, ma Sibilla… c’era passata. Dalla parte opposta, ma c’era passata. Aveva avuto a che fare con un Malfoy Mangiamorte, quello che sarebbe dovuto diventare lui.

-Ho degli obblighi verso la mia famiglia.- mormorò sottovoce. –Dovevo farmi marchiare alla fine dell’anno scolastico, ma mio padre mi ha concesso un anno di libertà. Ho iniziato le ricerche sui Luoghi e poi ho incontrato Hermione… è stata la cosa più intensa che mi è successa. Quando sono con lei…- sorrise, arrossendo leggermente sulla guance. -… quando sono con lei mi dimentico di tutto il resto. Voglio dire, ho già avuto altre ragazze, molte, ma mi colpivano solamente per l’aspetto, invece Hermione… cerco di non pensarci, non sono bravo a pensare a miei sentimenti, però io… cioè, lei…- Draco guardò le donna, sperando che capisse cosa intendeva dire e non lo esortasse ad andare avanti. C’erano delle cose che non riusciva a dire a parole. Sibilla gli sorrise, mentre il ricordo dei momenti passati con Lucifer Malfoy si faceva strada nella sua mente e nel suo cuore. Come capiva quel ragazzo. E poi quel ragazzo era così simile a lui, al suo grande amore di quando era giovane.

-È una bella cosa, non credi?-

Draco spostò lo sguardo sul caminetto, stringendosi nelle spalle.

-Credo di sì. Però non va tutto bene. Il mio anno è quasi finito e… non voglio lasciarla. Ma non posso portarla con me. Lei non vorrebbe mai seguirmi, questo lo so. Nemmeno io vorrei diventare Mangiamorte, ma non ho scelta. Lei invece ce l’ha, la sua strada è un’altra. Però se penso che dovrò stare senza di lei… io non ce la faccio, Sibilla. Forse ti sembrerà stupido, forse ti sembrerò uno stupidissimo ragazzino che non sa neanche di cosa sta parlando, ma io…

-Non mi sembri stupido, Draco Malfoy. Io e tuo nonno non avevamo molti anni più di te quando abbiamo vissuto la nostra storia d’amore.- sospirò. –Io penso che si debbano fare delle scelte. Ma ne devi parlare con lei, perché le scelte del genere vanno fatte in due.-

-Non voglio metterla in mezzo.-

-Non devi metterla in mezzo, ma devi lasciarle la libertà di scegliere.-

-Se scegliesse di lasciarmi soffrirei io e se decidesse di seguirmi soffrirebbe lei. È una Mezzosangue, non potrei nemmeno… sposarla. E se comunque riuscissi a convincere mio padre… non è la vita che lei desidera e non è la vita che vorrei farle vivere.- si passò una mano tra i capelli con un gesto frustrato. –Io… davvero non so più cosa fare. Mancano quattro mesi alla fine del mio anno di libertà. Solo quattro mesi.-

Sibilla scivolò sul tappeto, sedendosi accanto al ragazzo.

-Io e Lucifer non abbiamo vissuto una bella vita. Lui aveva sua moglie, suo figlio ed i suoi affari e ci vedevamo raramente. Alle volte stavamo per dei mesi senza incontrarci, però io sapevo che lui amava me e stava pensando a me. E questo mi bastava. Non era soddisfacente come stare con lui, come poterlo stringere e baciare, ma… mi mandava bene. Andavamo avanti. Ascolta, ragazzo. Sai qual è l’unica cosa che conta?-

-Quale?-

-Basta che lei sappia che la ami. E se è amore… si trova sempre una soluzione. Niente vi separerà. L’unica cosa che è riuscita a separare me e Lucifer è stata la morte. L’unica cosa.-

Draco alzò lo sguardo sulla donna, il cuore che batteva all’impazzata. Poteva stare con Hermione per sempre, nessuno gliel’avrebbe portata via, nessuno… bastava dirle che l’amava…

Di colpo sbiancò.

-Io… io non le ho mai detto che la amo.- balbettò.

-Non è importante che tu lo dica a parole, ragazzo. Basta che tu glielo faccia capire o…

-No! Io… io devo dirglielo! Tra noi è sempre così… io non dico molto. Io voglio che lo sappia! Che scelga sapendo che la amo! Glielo devo dire!-

Scattò in piedi.

-Glielo devo dire!-

-Ma…

-Niente ma! Glielo devo dire… glielo vado a dire, Sibilla!- corse fuori dalla stanza e ritornò poco dopo. Si grattò per qualche secondo la testa. –Ah… grazie per la chiacchierata.- mormorò facendo una smorfia, prima di uscire nuovamente dal salotto.

La donna sospirò, mentre il tonfo di una porta che si chiudeva risuonava per il corridoio.

-Se tu assomiglia anche solo un quarto a tuo nonno, glielo riuscirai a dire solo tra qualche settimana, ragazzo.- borbottò tra sé e sé.

 

 

 

 

Erano ormai le nove passate, quando un raggio di sole svegliò Hermione. Aprì gli occhi e sbadigliando si stiracchiò, mettendosi a sedere.

-Buongiorno.- sussurrò una voce dall’angolo sinistro della stanza. La ragazza si voltò di scatto, sorridendo poi a Draco.

-Buongiorno a te. Hai dormito bene?-

Lui piegò la testa di lato, accarezzandola con lo sguardo. Il poco trucco che aveva messo per la Notte dei Falò e che la sera prima non aveva tolto si era sparso per tutta la faccia, i capelli scarmigliati le conferivano un’aria vagamente spaesata e sbadigliava con la stessa finezza che Draco supponeva avessero Sfregiato e Lenticchia. Ma se Draco non avesse avuto qualcosa di ben più importante da dirle le avrebbe fatto sapere quanto la trovava bella anche di prima mattina.

-Sì, ho dormito bene.- rispose ghignando. –Quando ho le tue morbide curve a tenermi al caldo dormo sempre splendidamente.-

-Davvero? E non ti hanno più disturbato quei brutti sogni cattivi?- mormorò sorridendogli dolcemente. Si alzò e gli si avvicinò, sedendosi sul bracciolo della sua poltrona.

-Ehi!- esclamò il ragazzo lanciandole un’occhiataccia. –Avevi detto che mi avresti rispettato di più, mica che mi avresti preso in giro.-

Lei gli depositò un lieve bacio sull’angolo della bocca.

-Ma dai, era una battuta.-

Draco inarcò un sopracciglio.

-Non mi piace questo tuo senso dell’umorismo, sai. Da chi avrai mai preso?-

-Non ne ho proprio idea.- ribatté lei con un sorriso. Poi prese a scrutarlo seriamente. –A parte gli scherzi, Draco. Vuoi parlare di quel sogno?-

-No, non è necessario. Però ti vorrei dire una cosa.-

-Ma certo. Dimmi.-

-Ecco, io…- si inumidì le labbra e deglutì un paio di volte. –Hermione, io…

-Ragazzi!- la porta si aprì di colpo e la voce gentile e pacata di Sibilla li fece sobbalzare. Sobbalzò anche lei quando vide Hermione scendere con un balzo dal grembo del biondo e diventare color porpora. –Oh, scusatemi…- mormorò passandosi una mano tra i capelli grigi. –Volevo solo avvertirvi che vi ho preparato la colazione e che sono già andata a prendere il materiale sui Luoghi di Lucifer, se volete venire di là…

Hermione annuì.

-Ma certo, veniamo subito.- bisbigliò imbarazzata e non appena la porta si richiuse, si rivestì in un attimo. –Andiamo Draco?-

-Ma io stavo cercando di dirti una cosa.- si lamentò il ragazzo.

-Dai, Draco. Me la dici di là, va bene? Abbiamo appena fatto una figuraccia, facendovi trovare nella stessa stanza in quella posizione, almeno non facciamoci aspettare!-

-Tanto l’ha capito che abbiamo dormito insieme, non è mica scema!-

-Draco!-

-E va bene!-

Si spostarono in cucina, dove Sibilla li attendeva con due tazze di caffè fumante.

-Sedetevi, ragazzi.- disse gentilmente indicando il tavolo ingombro di fogli e pergamene. –Ho già preparato tutto…

Draco ed Hermione si accomodarono, così come Sibilla.

-Allora,- iniziò la donna sorridendo. – questi sono tutti gli appunti che ho. Lucifer ne aveva altri, ma…

-Li abbiamo noi.- la interruppe Draco facendo apparire la valigetta nera con un colpo di bacchetta. –Alcune cose me le ha date mio padre, altre le ho trovate in giro per casa. Abbiamo raccolto abbastanza roba, ma l’elemento del Fuoco proprio non riusciamo a trovarlo…

-Non abbiamo cercato abbastanza, Draco.- borbottò Hermione leggendo concentrata un plico di pergamene. –Anzi, non abbiamo cercato abbastanza bene. Dobbiamo trovare un luogo naturale per il Fuoco.-

-Gli altri Elementi li abbiamo trovati nei loro luoghi naturali. Ad esempio la Terra sulla montagna e l’Aria addirittura in cielo.- spiegò Draco a Sibilla, che annuì.

-Sì, eravamo arrivati a questa conclusione anche io e Lucifer.-

-E non c’è un posto che possa avere a che fare con il fuoco?- domandò Hermione sfogliando una cartina di Barcellona.

-Una cosa c’è.- mormorò Sibilla parlando quasi tra sé. –Ma non so quanto possa essere utile… sembra che non sia quello il Luogo, io e Lucifer abbiamo controllato… guardate.- ripescò dal mucchio di fogli una pergamena particolarmente sgualcita. –Ecco, questo è il Luogo che Lucifer pensava potesse ospitare il Fuoco.-

Draco ed Hermione si allungarono sul tavolo per poter vedere il disegno tracciato con una penna d’oca rappresentante una montagna con un’apertura sulla cima.

-Sarebbe un vulcano?- chiese la ragazza.

-Io vedo una semplice montagna.- disse Sibilla scrollando le spalle. –Mentre Lucifer vedeva un vulcano, sì.-

-Allora è quello il Luogo!- esclamò Draco prendendo già il mantello. –Andiamo, dai!-

-Aspetta, non così veloce giovane Malfoy.- lo bloccò la donna con un sorriso. –Ci credi così stupidi, io e tuo nonno? Abbiamo controllato. Tuo nonno ha controllato, per la precisione, e non ha mai visto il Fuoco. Per questo alla fine ci siamo trovati costretti a cercare altrove.-

-E non avete trovato niente di simile?- domandò Hermione fissandola seriamente. Se non avevano trovato alcun altro luogo possibile voleva proprio dire che lei e Draco erano in enormi difficoltà.

-No. Lucifer purtroppo è morto poco dopo e comunque nell’ultimo periodo noi due abbiamo avuto poche possibilità di stare insieme e continuare così le ricerche.-

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, entrambi preoccupati. Sibilla intercettò l’occhiata e sorrise gentilmente.

-Però possiamo andare lo stesso a dare un’occhiata a quella montagna.- comunicò allegramente prendendo le chiavi della macchina.

 

 

 

 

 

-Sei sicura che mio nonno non sia morto venendo su questo aggeggio con te?- chiese sarcasticamente Draco lanciando un’occhiataccia al volante.

Sibilla ridacchiò sommessamente.

-Non essere così cattivo con me, Malfoy!- lo riprese bonariamente.

-Tanto immagino che tu sia abituata.- ribatté il ragazzo incontrando gli occhi della donna nello specchietto retrovisore. –Ti piaceva stare con mio nonno?-

-Ti ho già risposto, no?- domandò Sibilla scrollando le spalle. –Lo amavo.-

-Mia madre ama mio padre, ma lo ucciderebbe mille volte al giorno.- borbottò il ragazzo in tono contrariato ed Hermione allungò una mano per accarezzargli gentilmente la coscia.

-Tuo nonno era bello ed affascinante, come te.- sussurrò la donna al volante. –Mi sono innamorata di lui per questo, per l’aspetto fisico prima di tutto. Però non è stato quello a tenere vivo il nostro amore. Ho imparato a conoscerlo ed ho trovato un uomo rude eppure gentile, solitario e taciturno, ma che sapeva farmi capire quanto mi amasse.- fece una pausa. –Ma era pur sempre un Malfoy e questo complicava le cose. Aveva una moglie che non amava e che non lo amava ed un figlio da crescere in un certo modo. Poi ha incontrato me ed è stato molto combattuto sulla nostra storia. Come anche tu sai bene, Draco, la tua famiglia è sempre stata attenta ad intrattenersi solamente con le persone giuste. Ed io sono addirittura una senza poteri magici. Però è successo che ci siamo innamorati e questo è quello che conta. La nostra è stata una storia che molte persone possono giudicare orribile, fatta spesso di sotterfugi e bugie, ma noi l’abbiamo vissuta bene. Litigavamo e facevamo pace, lui era costretto a passare il tempo con sua moglie, ma io sapevo che stava pensando a me. E siamo arrivati fino alla fine.-

-Sibilla… come vi siete conosciuti?- chiese Hermione curiosa.

La donna sorrise.

-Oh, è una storia lunga!-

-Abbiamo tempo.- mugugnò Draco picchiettando un dito contro il sedile anteriore. Gli interessava sapere tutto della storia tra suo nonno e quella donna. Non tanto per curiosità, quanto perché forse la loro storia poteva dargli qualche spunto per riuscire a dire ad Hermione che l’amava.

-E va bene, ve la racconterò…- sospirò, girando in una stradina dissestata. –Ero in una biblioteca di libri esoterici, quando lo incontrai.- si fermò un attimo. –Libri che parlano di magia e soprannaturale, Draco.- aggiunse con un sorriso.

-L’avevo capito.- borbottò il ragazzo dal sedile posteriore.

-Comunque, lui si è avvicinato e mi ha detto: “sempre pieno di babbani qui, vero?”. Io naturalmente non ho capito e mi sono girata per chiedere cosa intendesse dire: ho visto Lucifer Malfoy e non ho nemmeno avuto il tempo di rispondergli qualcosa, sono rimasta folgorata…

-Da che cosa?- domandò Draco sbarrando gli occhi.

-Da tuo nonno!- rispose spazientita Hermione. –Dalla bellezza di tuo nonno, Draco!-

-Proprio così.- mormorò sorridendo Sibilla. –Lucifer era davvero un bell’uomo, con i capelli biondi e lisci un po’ lunghi e quegli occhi azzurri… ma tu sai di cosa sto parlando, vero signorina?-

-Ma certo.- rispose Hermione arrossendo appena. –Continua, Sibilla.-

-Giusto. Stavo dicendo, Lucifer mi ha colpito dal principio. E non è stato solamente per l’aspetto fisico. Era molto… intrigante, tutto vestito di nero e quei modi di fare cortesi e pomposi.- fece un sorrisetto. –Comunque gli ho chiesto cosa diavolo significasse la parola “babbani” e lui per poco non ci rimaneva. Mi ha guardato con uno sguardo carico di disgusto e ha detto: “oh. Tu sei una babbana”. Io naturalmente mi sono offesa ed ho iniziato ad insultarlo.-

Hermione ascoltava con la bocca aperta, lanciando di tanto in tanto uno sguardo a Draco.

-E lui?-

-Lui mi ha presa per la giacca e mi ha gentilmente sbattuta contro uno scaffale.-

-Come?!- esclamò la mora dal sedile posteriore, spalancando la bocca.

-Tesoro mio, insultami e ti faccio vedere come.- sussurrò Draco con un ghigno. Poi notò l’occhiata fulminante della propria ragazza e scrollò le spalle. –Era per dire.-

-Ragazzi, fatemi finire.- li riprese Sibilla. –Comunque, io stavo con le spalle contro lo scaffale e Lucifer praticamente addosso. Avevo un enorme volume sui vampiri conficcato nel fianco e se mi avesse lasciato andare i polsi probabilmente lo avrei schiaffeggiato. Però non potevo usare le mani, così… l’ho baciato.-

-Brillante idea.- commentò con un ghigno Draco. –Dopo che è successo?-

-Lui ha ricambiato il bacio, siamo andati a bere un caffè assieme e… una cosa tira l’altra, no?-

Hermione ridacchiò, mentre il ragazzo faceva una smorfia.

-E quando ti ha detto che era un mago?-

-Quel pomeriggio stesso.-

-Quando…

-Quando una cosa stava tirando l’altra, mia cara.-

La ragazza arrossì.

-Oh. Certo. Ma com’è che te l’ha detto?-

-Ha tirato fuori la bacchetta e le ha chiesto: “dove vuoi che te la metta, tesoro?”.- borbottò il ragazzo.

-Draco!- lo ripresero la mora e la donna all’unisono.

-Voi state parlando delle avventure sessuali di mio nonno e… la sua amante!-

-Stai tranquillo, giovane Malfoy, non racconterò nulla che possa sconvolgere la tua innocente mente: siamo arrivati.-

 

 

 

 

 

-E questo sarebbe un vulcano?- domandò Draco fissando con sguardo scettico quello che si trovava davanti a loro.

Erano al cospetto di un’insignificante collinetta, alta non più di cinque metri, che non aveva assolutamente nulla a che fare con un vulcano.

-Te l’avevo detto, giovane Malfoy, che non era semplice come la facevi tu. Questo è l’unico posto che Lucifer sospettava potesse ospitare il Fuoco, ma se vuoi la mia sincera opinione qua non c’è proprio niente.-

Draco sospirò afflitto ed Hermione gli accarezzò dolcemente un braccio.

-Scusate, ormai siamo qui, no? Andiamo almeno sulla cima a dare un’occhiata. E anche se non trovassimo nulla la collina è bassina, ma credo si possa vedere il paese che abbiamo passato prima.-

-Mi sembra un’ottima idea!- esclamò allegramente Sibilla.

Iniziarono ad arrampicarsi sulla collinetta, Hermione e la donna che avanzavano a braccetto, lentamente, chiacchierando tranquillamente tra loro. Dietro Draco, che immerso nei suoi pensieri contemplava il fondoschiena della propria ragazza, chiedendosi se avrebbe mai trovato il coraggio di dirle che lo amava. Ogni momento che passava si rendeva conto di quanto sentisse l’esigenza di farglielo sapere.  Sentiva che se non avesse trovato un modo carino per dirle quel “ti amo” al più presto avrebbe fatto qualche cavolata, tipo urlarglielo contro al loro primo litigio, rovinando così tutto quanto. In testa solo quattro parole: “doveva darsi una mossa”.

Ci misero appena qualche minuto ad arrivare a destinazione e quello che videro non poté che demoralizzarli ulteriormente: non c’era assolutamente nulla, se non uno spiazzo d’erba.

-Mi sa tanto che manca il buco.- commentò sarcasticamente Draco, lasciandosi cadere seduto per terra. Hermione sospirò, scrollando le spalle.

-Vuol dire che non è questo il Luogo del Fuoco.- mormorò afflitta. –Non importa, cercheremo da un’altra parte.- fece un giro per lo spiazzo, guardando verso il paesino che si vedeva da quell’altezza.

-Vieni qua, Draco.- lo chiamò dolcemente. Lui non se lo fece ripetere due volte ed in un secondo fu dietro di lei. Le cinse la vita con le braccia e la baciò sul collo.

-Hermione, devo assolutamente dirti una cosa.- sussurrò nel suo orecchio. La ragazza si rigirò nel suo abbraccio si appoggiò contro il suo petto, annusando il profumo della sua maglietta.

-Cosa?-

-Una cosa importante. Giura… giura che non scoppierai a ridere e non mi tirerai uno schiaffo.-

-Draco non dire sciocchezze…

-No, giura.-

Hermione alzò gli occhi al cielo.

-Va bene, va bene, giuro. Dimmi, dai.-

-‘Mione, io…

-Ragazzi, venite un attimo qui, per favore!- la voce di Sibilla s’insinuò tra loro, facendoli allontanare.

-Che c’è?- chiese seccato Draco. Quella donna gli dava ai nervi, lo aveva convinto a dire ad Hermione che l’amava ed ogni volta che stava per pronunciare quelle maledette parole… ecco che lei si metteva in mezzo, interrompendoli e mandando tutto a rotoli.

-Il medaglione… quello che vi ho mostrato ieri e che secondo Lucifer rivelava la presenza di uno degli elementi… scotta!-

I due ragazzi la raggiunsero in un attimo ed Hermione estrasse prontamente la bacchetta, mormorando Wingardium Leviosa! Il medaglione si sollevò in aria.

-Siamo sicuri che questo oggetto funzioni, Sibilla?- domandò.

-Con noi ha sempre funzionato.- rispose la donna scrollando le spalle. –Però non capisco… allora dovrebbe essere qua da qualche parte il Fuoco… vedete niente?-

Draco stava per fare cenno di no, quando un tremito scosse la terra sotto i loro piedi. Si guardarono in giro, spaventati, ed all’improvviso un getto di fuoco prese a zampillare allegramente in mezzo all’erba.

I due ragazzi si guardarono, eccitati. Draco racchiuse un po’ di quella lava bollente in un’ampolla con un gesto della bacchetta.

-Merlino, era veramente qui!- esclamò Hermione meravigliata. –Sibilla, avevi detto che tu e Lucifer lo avevate già cercato qui…

-Infatti è così. E davvero non capisco come mai…- s’interruppe ed un sorriso dolcissimo comparve sul suo volto. –Ne riparliamo dopo, Hermione. Ora… ti consiglierei di girarti.-

La ragazza si voltò. Davanti al fuoco c’era Draco, la bacchetta puntata verso il cielo. Hermione alzò lo sguardo e quello che vide la lasciò senza parole: due parole, scritte con il fuoco rosso brillante. Ti amo, scritto in mezzo al cielo stellato.

-Draco…- mormorò la ragazza, gettandogli le braccia al collo.

-Volevo dirtelo, ma tu non mi volevi proprio lasciar parlare.- ghignò lui, passandole una mano tra i capelli.

-Draco, non so cosa dire.-

-Non dire niente, se non vuoi. Non l’ho detto per avere una risposta, semplicemente per… fartelo sapere. Volevo fartelo sapere.-

Lei sorrise, baciandolo sulle labbra.

-Lo sapevo già, Draco. Me lo avevi già fatto capire. Comunque… apprezzo il gesto.-

Restarono abbracciati per un po’ in silenzio. Dopo qualche attimo il ragazzo la scostò da sé.

-Ma tu non mi dici niente?-

-Hai appena detto che non lo dicevi per avere una risposta!-

-Sì, ma pensavo che l’avresti detto comunque… voglio dire, io mi espongo in questo modo e tu stai in silenzio? Non è carino, ‘Mione, non è per niente carino ed io…

Lei scoppiò a ridere, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.

-Non ti montare la testa, ma… anche io ti amo, scemo.- gli confessò con un sorriso.

 

 

 

 

 

Allora… questo capitolo non è venuto per niente come volevo, ma questa era la versione migliore. Spero che comunque non sia da buttare… ^^

Comunque per lo spoiler che forse volevo mettere per il finale… non so se lo metterò veramente oppure no. Sono combattuta. Se mai dovessi metterlo, comunque, state tranquille che avviserò!

Ah, un’ultima cosa… il nonno di Draco nei libri della Rowling si chiama Abraxas… purtroppo quando, leggendo il sesto libro, me ne sono resa conto, il “mio” nonno Malfoy lo avevo già chiamato Lucifer. Chiuderete un occhio per questo piccolo particolare, vero?

Ringrazio: Patty (non finirà poi così a breve! ^^), drachetta 91, Aiko (mi fa veramente molto piacere che abbia deciso di leggere la mia fic!), alisea (wow quante idee! Dovrei commissionarti come angelo custode quando l’ispirazione viene meno… ^^), aledra_xan, July (ma ciau! Farli lasciare alla fine della fic? Eh… magari… noooo, dai scherzo! Per Parigi… non ho ancora deciso, ma… comunque lo saprai nel prossimo capitolo! ;-) ciao tesoro!), super gaia, Savannah (in questo capitolo ho detto qualcosa in più sul nonno di Draco e Sibilla, ma l’argomento tornerà più avanti. Un bacio, tesoro!), tania (non preoccuparti, come ho scritto sopra se dovessi inserire qualche spoiler lo direi all’inizio del capitolo!), aihnwen (beh, che dire… molte grazie! ^^ Spero che continuerai a seguire la mia storia!), bimba88 (come sempre grazie per la recensione!)

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