Assassin's creed:Discovery di Dioni (/viewuser.php?uid=75011)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gelido nord ***
Capitolo 2: *** Amor che nulla ha amato amar perdona ***
Capitolo 3: *** Tra i lupi ***
Capitolo 4: *** Un patto col demonio ***
Capitolo 5: *** Un incontro...stupefacente, prima parte ***
Capitolo 6: *** Un incontro...stupefacente, seconda parte ***
Capitolo 7: *** Fuoco e fiamme ***
Capitolo 8: *** Temet nosce ***
Capitolo 9: *** Quel che accade sotto la luna ***
Capitolo 10: *** Notte violenta ***
Capitolo 11: *** Una mattina tranquilla ***
Capitolo 12: *** Collaborazione ***
Capitolo 13: *** Richiesta d'aiuto ***
Capitolo 14: *** Il tempio della gola del cervo dormiente ***
Capitolo 15: *** Zelo sanguinario ***
Capitolo 16: *** Il corvo e il vento ***
Capitolo 17: *** Desideri e sacrifici ***
Capitolo 18: *** La tomba ***
Capitolo 19: *** Sempre più giù ***
Capitolo 20: *** Una voce nel buio ***
Capitolo 21: *** Un cane prezioso ***
Capitolo 22: *** Un potere vacillante ***
Capitolo 23: *** La stanza ***
Capitolo 24: *** Sul fondo dell'abisso ***
Capitolo 1 *** Il gelido nord ***
Era
passato così poco tempo da quando il figlio del generale
cane era
entrato a suo malgrado in quella storia millenaria,una storia nella
quale una guerra segreta tra la confraternita degli assassini,una
setta segreta che professava il libero arbitrio di tutte le razze,che
la libertà era qualcosa di più di un semplice
concetto,ma un
diritto inalienabile che nessuno poteva negare e che andava difeso
anche a costo della vita. Dall'altra parte l'ordine dei
templari,rappresentavano il rovescio della medaglia e idealmente
opposti agli assassini, un vasto gruppo di uomini e donne che
muovevano le loro mani nell'economia,nella religione,nel sistema
politico e militare di ogni paese,razza e civiltà nella
quale
entravano in contatto. La maggior parte di loro erano membri
dell'ordine solo per il gusto dell'avidità e dei vantaggi
che
potevano ricevere dai loro confratelli,ma tra i più potenti
tra loro
aderivano ad un antico ideale secondo la quale i popoli e le masse
erano come mandrie di bovini impazziti e che il mondo necessitava di
ordine e controllo,anche attraverso azioni che molti avrebbero
ritenuto impensabili. Corruzione,inganni,minacce,tutto per il bene
del nuovo mondo che volevano costruire. Quella guerra era combattuta
anche in quel momento,esattamente li,tra le foreste innevate della
regione più settentrionale del Giappone,L'Hokkaido. Tra le
fronde
bianche degli alberi e la neve soffice che copriva il suolo una
figura si spostava a gran velocità tra i tortuosi sentieri
del
bosco. Un uomo incappucciato,vestito di un kimono,hakama e tabi
bianchi e alla vita vi era legato un obi rosso,portava due katane su
fianco sinistro e nei occhi d'oro si poteva leggere uno sguardo
feroce e tenebroso,come solo un predatore può avere. Correva
in
mezzo agli alberi come se gli riuscisse naturale e nel frattempo
riusciva ad esaminare attentamente la maggior parte degli
ostacoli,alberi,cespugli,dossi e buche coperti dalla neve non erano
un ostacolo per lui,quelli restavano al loro posto e non facevano
nulla per fargli del male,il vero problema era un altro. Si guardava
intorno nell'attesa cercando di individuare il prossimo colpo e poi
lo vide,l'ennesimo, un piccolo frammento di ghiaccio delle dimensioni
dell'indice di un uomo adulto,che si conficcò in un albero a
lui
vicino,si fermò un attimo e in men che non si dica si
diresse nella
direzione del piccolo frammento trasparente. Le sue gambe erano
veloci e la rapidità nel cambiare percorso era
sovrumana,vide altri
frammenti provenire dalla sua direzione,il sole in alto nel cielo
illuminava i piccoli ghiaccioli che passavano nel zone di luce che
non erano coperte dalla vegetazione. Li schivò compiendo
piccoli
spostamenti laterali senza diminuire troppo la sua
velocità,presto
si sarebbe avvicinato al suo avversario. Sentiva il suo odore
nell'aria,sentiva i suoi passi sulla neve fresca,rapido e feroce
avrebbe colpito senza colpo subire,poi un improvviso giro del suo
sguardo si impuntò dietro una serie di alberi vicini tra
loro,non lo
vedeva bene,ma sapeva esattamente dove si trovasse. Si
lanciò nella
direzione che i suoi sensi gli stavano indicando,fece un
balzo,estrasse la katana dal manico e dal fodero bianchi, e poi
colpì. Un taglio dall'alto verso il basso si mosse da dietro
i
piccoli e sottili alberi,ma del suo avversario non c'era traccia,in
compenso ad attenderlo una colonna di ghiaccio si formò da
sotto i
suoi piedi e subito tentò di colpirlo in pieno volto,ma uno
dei suoi
piedi si trovava sulla sommità della stessa e
sfruttò la forza del
pilastro di ghiaccio per darsi una spinta all'indietro ed evitare
così che la sua testa divenisse un colabrodo. Ma appena fu
di nuovo
al sicuro vide la colonna innalzarsi e subito dopo cadere nella sua
direzione,un capriola verso la sua sinistra permise all'uomo di
salvarsi appena in tempo,appena si riprese lo vide,era lui,colui che
gli stava rendendo la mattina una vera giornataccia,non lo vedeva
bene per via del sole che gli infastidiva gli occhi,ma lo avrebbe
riconosciuto dovunque,non attese oltre e si lanciò alla
carica,cosa
che fece anche l'altro,la lama era pronta e le sue braccia erano
forti,in quello scatto c'era tutto ciò che serviva per porre
fine
alla disputa. Un fendente dritto si allungava di fronte a lui
trovando così un altro ostacolo sul suo cammino,il filo
della spada
cozzò contro un oggetto piuttosto particolare,sembrava una
corta
lancia dal punta lunga e stretta ed era fatto completamente di
ghiaccio. Poi lo sguardo dell'uomo andò esaminare le
fattezze del
suo nemico,portava un lunga capigliatura di una tonalità
azzurra
molto simile al ghiaccio fresco e due grandi occhi da felino,un lungo
abito blu con la manica sinistra assente e un paio di stivaletti neri
a completare il tutto.
"
Ammettilo Sesshomaru, questa volta ti ho fatto sudare freddo, eh?"
Disse
lei mentre faceva un balzo indietro per distanziarsi dal suo compagno
d'allenamento,per contro rinfoderò la katana nel suo fodero
e si
tirò indietro il cappuccio che lo copriva,con un mano si
liberò dei
lunghi capelli che doveva tenere all'interno del vestito,lasciando
ondeggiare alle leggere brezze della primavera la sua lunga chioma
argentea,baciata dai raggi di quel sole mattutino. Il suo sguardo
andò su di lei mantenendo il suo quotidiano distacco emotivo
da
tutto e tutti.
"Se
pensi di avermi impensierito anche solo un pò ti assicuro
che non'é
così,ma riconosco che sei migliorata parecchio in questi
ultimi
tempi."
Lui
si avvicinò con passo lento e cadenzato, si fissavano negli
occhi in
una maniera a metà tra la sfida e provocazione,cosa che dal
loro
ultimo sconto si faceva sempre più evidente.
"Ma
se credi che questo basta a impressionarmi,dovrai impegnarti di
più."
"Tu
dici?"
"Si."
I
due continuavano a guardarsi senza che l'uno riuscisse a staccare gli
occhi dall'altro,era passato molto tempo da quando avevano lasciato
il villaggio degli assassini per dirigersi a nord,nelle terre degli
Ainu,luogo dove il più antico popolo del Giappone risiedeva
in una
terra selvaggia e ancestrale. Sesshomaru a stento si preoccupava
delle voci che circolavano e che occasionalmente sentiva nei suoi
viaggi, tra gli Yokai si raccontava di antichi clan che insieme agli
umani di quei territori si nascondevano nei territori più
freddi e
isolati di quel vasto e freddo territorio,che combattevano ancora
come nei tempi antichi con armi in osso e pietra e che le loro
protezione fossero fatte con la pelle delle loro vittime o con le
squame di mostri antichi e dai nomi dimenticati,ma la voce
più
sinistra che giunse alle sue orecchie era quella del loro fanatismo
religioso,antiche usanze vietate fin dagli albori delle prime
dinastie di Yokai civilizzati,erano culti proibiti dalla forte natura
violenta e sanguinaria,per il poco che ne sapeva l'inuyokai era
giunto in una terra ai molti sconosciuta,popolata da chissà
quali
creature e il cielo solo sapeva quali insidie si nascondessero in
quella terra ancora pregna dei ghiacci e della neve della stagione
precedente. Il cielo sarà stato anche azzurro quel giorno,ma
se le
cose la erano strane la metà di quello che aveva passato
negli
ultimi tempi,allora avrebbe temuto per il peggio,perché da
quello
che aveva imparato era sempre dietro l'angolo.
"Dovremmo
tornare indietro,quel matto di un umano ci starà
già aspettando."
Disse
lei mentre distoglieva lo sguardo dal suo compagno di viaggio, Lui
annuì e incominciarono il cammino verso la loro destinazione
. Lei
gli stava di almeno due metri in avanti e lui se ne restava
distaccato,quasi temesse il contatto diretto con lei,la guardava da
dietro e in lui si fece di nuovo presente il desiderio di prenderla e
stringerla a se,mentre le sue labbra si posavano sulle sue e subito
dopo le avrebbe fatte vagare in punti più intimi del corpo
della
pantera, il forte desiderio della carne si era fatto più
forte da
quando le loro bocche rischiarono di incontrarsi e furono interrotti
dal loro ritrovamento da parte di Yuki e di Ezio. Quanto avrebbe
voluto allungare la mano e sentire se il magro ma tonico corpo di
Toran era freddo come il potere che scorreva in lei,oppure bruciava
più forte della lussuria che scorreva nei suoi
pensieri,poche erano
state le volte che il suo cuore aveva battuto così forte per
un
altra yokai,ma poi gli tornò alla mente il motivo della sua
esitazione. Strane ombre occupavano luoghi sconosciuti della sua
mente,che mai avrebbe potuto sospettare di essere così
grande da
contenere in se tutto il mare, che in alcune notti osservava da una
spiaggia onirica,situata chissà dove dentro di se. Ricordava
ancora
l'inquietante forma che aveva trovato durante uno dei suoi viaggi nel
mondo dei sogni, una strana porta rettangolare con uno spazio nero ad
occupare tutto il centro del costrutto che torreggiava sopra di lui.
Ricordava bene cosa aveva provato nel vederlo avvicinarsi a se,
terrore,mai prima di allora aveva provato una paura così
grande in
tutta la sua vita e la sua vita nella media di altre creature mortali
era molto lunga. Lo vide scendere le scale nonostante non si muovesse
e negli abissi di quella nera visione non vide assolutamente nulla, e
l'orrore prese possesso della sua mente e in quel momento si
sentì
un bambino di fronte ad una catastrofe,debole,inerme e senza che
potesse far niente per salvarsi. Poi di nuovo la luce e si accorse di
come la sua mano si stringesse attorno alla gola di lei e lui appena
se ne rese conto si allontanò. Anche dopo un mese
dall'accaduto lei
non sembrava fargli pesare quel gesto violento mentre lui invece,si
sentiva più sporco che mai. Il suo onore era macchiato,il
suo animo
deluso e per quanto non lo diede vedere,o per lo meno quanto ci
riuscisse, era rimasto turbato dalla cosa. Per questo non osava
toccarla con un solo dito,se non durante gli allenamenti e cercava di
starle lontano, entro una distanza di sicurezza nella quale se avesse
avuto bisogno di lui sarebbe arrivato,ma a parte quello,non le
sarebbe stato troppo vicino,meglio la morte che compiere un altra
colpa verso la pantera. La vergogna per quel disonore personale non
era una pena sufficiente per lui.
"Comunque
sei andata bene oggi, se continuerai così potrò
anche prenderti in
considerazione come degno rivale del sottoscritto."
Toran
si girò guardandolo con aria divertita.
"Da
che pulpito,che detto da te poi non sembra molto credibile,vorrei
ricordarti che l'ultima volta che ci siamo scontrati hai rischiato di
restare congelato,per non parlare poi che molto intelligentemente hai
pensato di lanciarti contro la mia punta di ghiaccio rischiando di
morire come uno stupido."
"Ero
abbastanza in forze da poter rischiare il tutto per tutto e poi
quella cosa della punta non era poi così pericolosa,mi
é bastato un
colpo per spezzarla senza poi ricordarti che una volta giunto da te
avrei potuto ucciderti sul colpo."
"Sei
stato fortunato,ma come vedi sono più brava di te e presto o
tardi
te ne accorgerai mio bel sacco di pulci.”
“Questo
lo vedremo gattina.”
I
due si stuzzicavano a vicenda e la cosa strana e che Sesshomaru
sembrava stare a questo gioco di botte e risposte. Poco dopo aver
lasciato il villaggio degli assassini i due avevano cominciato ad
allenarsi il più frequentemente possibile,solitamente la
mattina
presto,ma avvolte capitava anche che si scambiassero qualche colpo
durante la notte,dove nessuno poteva disturbarli tranne Ezio,lui
sapeva sempre trovarli e non capivano mai come ci riusciva.
Passò un
ora buona prima che raggiunsero il luogo dove avevano trovato nelle
profondità di quelle terre inesplorate. Era giunti ai
confini di una
grotta situata su di un alto dislivello nella foresta,la zona era
resa sicura dall'alta presenza di alberi che rendeva difficile la
presenza da parte di chiunque potesse vederli dall'alto e l'ampio
spazio interno permetteva una certa comodità ai tre
occupanti di
passaggio,per non parlare che i precedenti proprietari avevano
lasciato pellicce,utensili in osso e un po' di legna da usare per
accendere un fuoco,tutto sommato per essere un viaggio in un
territorio sconosciuto non era cominciata poi così male. I
due
raggiunsero l'entrata della caverna attraverso un sentiero naturale a
margine dello strapiombo che era a qualche passo da loro,entrarono e
videro la sagoma del loro accompagnatore obbligatorio per quella
missione. Le vesti del mentore assassino era leggermente provati per
quel viaggio e le diverse stropicciature sulle vesti e alcuni graffi
sugli stivali segnavano l'intensità di quel viaggio,tuttavia
l'uomo
in se non sembrava lamentarsi delle fatiche che gli gravavano sulle
spalle dando così prova che il suo titolo era ben meritato.
“Ben
tornati,allora,quali progressi avete conseguito stamani, il
simpaticone ti ha dato filo da torcere?”, disse lui raggiante
e
pieno di energie.
“Diciamo
che ha fatto del suo meglio per impegnarsi,questa volta ha rischiato
più di una volta.”,Disse Toran in maniera
provocatoria.
“Non
mi sono nemmeno impegnato con te,se vuoi subire un altra sconfitta ti
accontento subito.”, Disse Seshomaru imitando il tono della
pantera.
“Sembra
tutto molto interessante ma per adesso devo chiedervi di raffreddare
i bollenti spiriti e ascoltarmi attentamente...e questa volta parlo
seriamente.”
I
due litiganti si rivolsero verso Ezio con aria indispettita,entrambi
portavano sul volto un espressione sorpresa rimanendo entrambi con la
bocca aperta e uno sguardo stupefatto negli occhi. Avevano sentito
chiaramente cosa aveva detto a loro,bollenti spiriti,come se fossero
una giovane coppietta in preda ai bollori della loro età,si
guardarono un attimo l'un l'altra e subito distolsero lo sguardo in
preda d un improvviso imbarazzo,dal canto suo Ezio non disse nulla ma
gli si poteva leggere in faccia,che per altro non aveva il cappuccio
in testa,che i due cercavano di nascondere l'ovvia attrazione
provavano,quindi tornò a fare il disinvolto come se nulla
fosse.
“Bene
signori facciamo un riassunto veloce di quello che sappiamo sulla
situazione,Sesshomaru,vorresti iniziare tu per cortesia?”
“
Ci
troviamo in territorio ostile e non abbiamo avuto contatti con nessun
tipo di aggressore da parte degli Ainu, in effetti però e
strano,siamo entrati nei loro domini e nessuno ci ha ancora
attaccato,forse non si aspettano interventi da parte di invasori
esterni.”
“Oppure
sono impegnati in altre attività e non possono sorvegliare i
confini
meridionali come dovrebbero,no,sono più che certo che i
templari
sanno che saremmo avanzati fino a qui,pur essendo passati per strade
sicure e evidente che si aspettano un attacco della confraternita.
Non si aspettano però che siamo solo noi tre ad attaccare i
loro
alleati,se i calcoli di Yuki sono giusti,dovremmo trovare alleati
anche qui al nord e nel frattempo comunicare con le squadre di
assassini già presenti nel territorio,Toran,tu sei abile col
ghiaccio,immagino che un territorio innevato possa essere un
vantaggio per le tue capacità.”
Intervenne
la ragazza.
“Più
un ambiente e freddo e meglio è,perché me lo
chiedi?”
“Io
non so molto di questo mondo di cui mostri e creature varie sono
più
vivide che mai,ma se alcune cose funzionano qui che come dalle mie
parti allora possiamo dedurre che questa gente non ha molti contatti
con l'esterno,per cui non si aspetteranno di trovare qualcuno che
possa usare il loro ambiente contro di loro,questa ci
fornirà un
ottimo vantaggio tattico,il problema e che di questi Ainu non
sappiamo niente,per cui ci dobbiamo informare.”
“E
come hai intenzione di procurarti queste
informazioni?”,Chiese
Toran con fare dubbioso.
“Non
lo so ancora,l'unica cosa che ci resta da fare e penetrare ancor di
più verso l'interno e sperare di trovare un qualche tipo di
centro
abitato,un villaggio o qualcosa di simile. Per il resto non ci resta
altro che avanzare,mettiamoci in marcia.”
A
quel punto l'assassino preparò le proprie cose,diede un
occhiata
veloce al suo equipaggiamento per vedere se tutto funzionava in
maniera appropriata,un rapido sguardo a quel rifugio temporaneo e se
ne andarono,facendo attenzione di non aver lasciato nulla che
segnalasse la propria presenza. Il fuoco della sera prima era
già
spento e le braci spente furono ghiacciati dalle mani della ragazza e
gettati nel burrone,mentre i resti della cena,un cervo adulto dalle
grandi corna era stato sciolto da Sesshomaru e buttato sul fondo
della caverna,sarebbe rimasta una poltiglia inodore e decisamente
tossica,caso mai qualcuno avesse avuto la malsana idea di controllare
di persona. Il loro viaggio proseguiva lento ma costante,sarebbe
stato inutile spendere energie in corse forsennate verso obbiettivi
che non riuscivano a trovare. Per facilitare il loro viaggio ed
essere pronti in caso di bisogno Ezio aveva disposto la loro
formazione nella maniera più vantaggiosa per loro,Ezio in
testa al
resto della squadra,mentre Sesshomaru e Toran rispettivamente dietro
di lui a coprirgli i fianchi nel caso fossero stati attaccati a
lati,fornendo un eccellente supporto al mentore fiorentino,che grazie
alla sua vista sarebbe stato in grado di notare traccie che nemmeno
uno yokai sarebbe riuscito a notare. Grazie all'occhio dell'aquila
poteva scovare traccie e indizi impossibili da vedere per chiunque
altro. Ad un certo punto del cammino Sesshomaru si fermò
osservando
un punto indefinito verso una selva di alberi alla sua destra,non
riusciva a vedere con esattezza a causa della folta vegetazione,ma
era più che certo di non aver preso un abbaglio. Gli altri
due si
fermarono,costringendo così Ezio a tornare alla sua vista a
colori.
“Ho
visto qualcosa tra gli alberi.”Disse il ragazzo mentre
portava una
mano sulla manico di Bakusaiga,il movimento fu lentissimo,quasi non
volesse dar a vedere che si stesse preparando al combattimento,la
cosa avrebbe destato probabili sospetti nei loro inseguitori.
“Aspetta.”,disse
Ezio mentre allungava una mano verso la spada dell'inuyokai,come a
voler intendere di non estrarre l'arma.
“Cosa
c'é?”, Chiese Sesshomaru seccato.
“Non
essere frettoloso,non facciamoli preoccupare,temo che ci abbiano
circondato.”
“Come
fai a dirlo? Io non sento odori e non vedo nient'altro all'infuori di
quello che ho visto.”
“Perché
ho notato tracce rosse sulla corteccia e sui rami degli
alberi,fidati,ci hanno circondati.”
Anche
Ezio era pronto ad usare la spada e far scattare la lama sotto la
manica sinistra mentre Toran,che in se di per se non aveva armi nel
senso stretto del termine, si stava concentrando per poter usufruire
di tutta quella neve che aveva attorno,come se fosse un estensione
del suo essere. Spostavano gli occhi da destra a sinistra
controllando che niente potesse intervenire senza che loro lo
sapessero.
“Ascoltatemi,ci
divideremo in tre punti differenti non più distanti di
almeno venti
metri l'uno dall'altro,ragazzo tu attaccherai a destra mentre tu mia
cara attaccherai a sinistra,questo posto sembra più che
adatto per
le tue capacità,mentre io lancerò un offensiva
verso l'alto in modo
che mi saltino addosso e possa portare il combattimento a livello del
suolo,tutto chiaro?”
Gli
altri due fecero un cenno con la testa e si preparano a scattare il
prima possibile. I muscoli erano tesi e la tensione era divenuta
parte stessa di quella fredda aria che respiravano pianissimo,una
spada era pronta per essere sfoderata,mani fredde come l'inverno
erano pronte a colpire e una mano umana si spostava lentamente verso
una sacca di cuoio posta dietro la cintura per poi afferrare un
oggetto tondo e ruvido.
“VIA.”
Improvvisamente
la mano di Ezio si mosse velocemente verso l'alto rilasciando un
piccolo globo d'argilla che esplose in mezzo agli alti rami degli
alberi e rilasciò un denso e irrespirabile fumo nero. Da
quel
nuvolone caddero due individui,due umani vestiti di pelliccia e
armati di rudimentali lance in punta d'ossa,non fecero in tempo a
finire al suolo che l'assassino li trafisse al petto con entrambe le
lame celate puntandole verso i loro toraci,la velocità della
caduta
fece buona parte del lavoro sporco. Nel frattempo i due yokai si
lanciarono nelle direzioni a loro indicate,Sesshomaru da un parte e
Toran dall'altra, L'inuyokai fu lesto a spostarsi in mezzo agli
alberi e alla radici sporgenti che solitamente avrebbero ostacolato
il passaggio di combattenti meno esperti,ma non lui,che ormai si era
abituati a combattere su terreni naturali come quello e senza perdere
la sua velocità. Estrasse Bakusaiga e con una sola mano
tagliò il
punto in cui prima aveva visto delle figure nascoste dietro gli
alberi,gli alberi caddero tagliati in due e con loro anche un
gruppetto di assalitori vestiti come selvaggi,diede loro una rapida
occhiata e notò che erano yorozuku,(yokai lupo),dal modo in
cui
erano vestiti,dalle armi scadenti e dal loro odore riconobbe in loro
un olezzo di ,che fossero membri di qualche tribù nei
dintorni? La
cosa in quel momento non aveva importanza,perché un
miscuglio di
umani e yokai seguiti da un branco di lupi,dal pelo grigio e
bianco,era strano vedere una combinazione simile,però non
volle
dargli peso e si mise a combattere contro di loro,uno dei lupi gli
corse incontro nel tentativo di azzannargli il volto,ma lui rispose
semplicemente prendendolo con una mano alla gola e spezzandogli
l'osso del collo,per poi lanciarlo in direzione di un parte del
gruppo che vennero presi direttamente alle gambe,subito dopo venne
attaccato da un umano e uno yoro,il primo armato di una grossa clava
di legno che teneva con entrambe le mani mentre l'altro impugnava un
pugnale di ossidiana nera,piccolo e fragile,ma più tagliente
dell'acciaio,nella mani giuste sapeva essere un materiale veramente
pericoloso. L'umano senza alcuna preoccupazione si lanciò
alla
carica contro l'inuyokai alzando l'arma sopra la testa spinto solo da
una tremenda ferocia,dal suo punto di vista Sesshomaru non era
minimamente preoccupato da un attacco così semplice e appena
l'umano
si avvicinò a lui lo colpì di lato nella zona
addominale facendolo
cadere al suolo col ventre sanguinante,condannandolo ad una morte
certa. Nel frattempo Toran avanzava lentamente e scagliando un raggio
gelato dal palmo della mano sinistra verso una squadra una squadra di
Ainu,umani armati di semplici archi da caccia,armi non troppo
sofisticate per uccidere qualcuno come lei. L'utilizzo del ghiaccio e
manifestare i suoi poteri glaciali erano uno scherzo contro avversari
come quelli,sopratutto in un ambiente freddo e glaciale come
l'Hokkaido a inizio primavera,avrebbe preferito un inverno intenso,ma
anche quelle temperature andavano bene,dato che l'abbondanza di neve
al suolo e le basse temperature presenti gli permettevano un minor
dispendio di energie per evocare,modellare e lanciare i suoi attacchi
e risparmiare le energie per attacchi futuri. Li ghiacciò
tutti,dal
primo all'ultimo,trasformandoli in statue di ghiaccio,molto
probabilmente erano già morti sul momento,ne vide arrivare
altri,questa volta Hainyou,o così sentiva dal loro odore,li
vide
venire incontro a lei con lance,randelli e piccole spade in
osso,questa volta era di gran lungo in numero maggiore,ne
contò una
ventina.
“Siete
comunque pochi per me,ma se volete venire avanti fate pure,so come
freddarvi nella maniera più opportuna.
Toran
allargò le braccia per poi sollevarle velocemente verso
l'alto,nello
stesso istante una fila di punte di ghiaccio alte quanto un uomo
spuntavano dal terreno,infilzando i primi otto che tentarono di
lanciarsi contro di lei in quella carica che si era rivelata una
mossa suicida. In risposta gli altri balzarono oltrepassando
l'acuminata difesa mentre pochi altri,più dediti alla forza
fisica
nuda e cruda si accontentarono di spaccare le punte,cosa che
risultò
non troppo facile. In risposta lei fece riapparire la corta lancia di
ghiaccio in una mano e si tenne pronta per lo scontro
ravvicinato,cosa per la quale era discretamente portata,il che non
vuol dire che fosse brava,ma il modo in cui utilizzava il ghiaccio
l'avvantaggiava sugli scontri a distanza o dove potesse avere pieno
controllo dell'ambiente circostante,gli scontri puramente fisici non
erano il suo forte. Nel frattempo Ezio veniva assalito da diversi
tipi di assalitori,due yorozuku dai corpi grandi e muscolosi,armati
di due grandi rami con ossi appuntiti posti sulla parte superiore di
quelle rudimentali armi,due umani più piccoli armati di
pugnali in
ossidiana e un terzo umano,questa volta una donna armata di un lancia
in punta di selce e un piccolo scudo rettangolare posto nell'altra
mano. Ezio teneva in mano la spada nella destra e teneva pronta la
lama celata sotto la mano sinistra.
“
Allora,chi
di voi
mentecatti vuole morire per primo?”
Il
primo a cedere alle provocazioni del fiorentino fu uno di quelli
armati di pugnale che subito si lanciò cercando di prenderlo
alle
spalle,ma il maestro assassino era abituato a combattimenti dove si
trovava in situazioni svantaggiose quindi,restò in posizione
difensiva,pronto a reagire al minimo segno di aggressione,cosa che
accadde molto velocemente. Il primo di loro aveva annunciato il suo
tentativo con un urlo feroce e selvaggio mentre balzava addosso
all'assassino nel tentativo di piantargli il pugnale su di un fianco.
Ma Ezio contrattaccò con una breve schivata laterale e
appena vide
il suo aggressore oltrepassarlo gli conficcò l'intero corpo
della
spada nella colonna vertebrale facendola uscire dallo sterno,vedendo
il compagno morire gli altri tre si lanciarono verso Ezio,che si
accorse facilmente dell'attacco combinato. Estrasse la spada dal
corpo della suo lesto aggressore ormai morto e la liberò da
quel
corpo ormai privo di vita,tornando così alla sua posizione
di
difesa. La prima a colpire fu la donna che reggendo la lancia con una
mano solo colpì di punta dritto di fronte al volto del
fiorentino,ma
lui prontamente schivò abbassandosi in fretta appena sotto
la punta
dell'arma e parandosi al viso col guanto di metallo,esattamente nello
stesso modo in cui si sarebbe difeso da un pugno in uno dei tanti
scontri a mano libera in cui era incappato oppure quando in passato
aveva partecipato agli estenuanti allenamenti di lotta e di pugilato
alla quale si era sottoposto regolarmente,quella parata col guanto
era la dimostrazione della sua bravura come guerriero. Ezio rispose
rapidamente a quell'attacco afferrando la lancia con la mano libera e
poi tirarla a se insieme alla sua portatrice,tale fu la forza del suo
braccio da prendere la ragazza totalmente alla sprovvista e
trascinarla a se come se nulla fosse,ma in quello stesso istante
anche uno degli yoro armati di ramo iniziò il suo attacco
con un
poderoso colpo diretto verso il suo torace e istintivamente Ezio
spinse la ragazza ormai sbilanciata verso il suo grosso e impacciato
compagno che subì l'attacco al posto del fiorentino e
ritrovandosi a
terra con una clavicola spezzata e impossibilitata a muovere il
braccio con lo scudo,il rumore che vece l'osso al momento della
rottura gli ricordò molto quello che di un ramoscello secco
che si
spezza sotto un piede. Ormai scoperto lo yokai non poté fare
altro
che subire le conseguenze delle proprie azioni e farsi recidere la
trachea con lama celata posta sotto la sinistra e dissanguarsi
lentamente sopra la sua compagna ormai ferita e ancora più
sofferente a causa del peso dello yorozuku a premergli sulla spalla
danneggiata,per lei non era certo la sua giornata fortunata.
Girò lo
sguardo verso gli altri tre rimasti e li vide girargli attorno nel
tentativo di confonderlo,erano rimasti un bruto e due agili,lui li
aveva definiti in quella maniera tipica degli assassini,a seconda
dell'equipaggiamento e delle armi utilizzate cambiavano i termini con
la quale si poteva identificare un tipo di nemico,in questo caso uno
dotato di un arma pesante e rudimentale come una grande mazza di
legno e due piccoli e veloci che preferivano prendere l'avversario
alle spalle o colpire usando schivate e finte per avere la meglio su
avversari più grossi o più forti di loro. Adesso
avrebbe dovuto
stare più attento,perché ora i suoi nemici non lo
avrebbero più
sottovalutato. Nel frattempo Sesshomaru era impegnato a guardarsi
attorno mentre lo yoro armato di pugnale si muoveva tra gli alberi
con una grande agilità,postandosi negli spazi in mezzo agli
alberi
come se nulla fosse e cambiando velocemente direzione per confondere
le idee dell'inuyokai,Sesshomaru da parte sua doveva ammettere che
era rapido nei movimenti,in alcuni punti gli era persino capitato di
vederlo scomparire momentaneamente,spariva da una parte e scompariva
in un altra,era abile,era veloce,ma per quanto gli riguardava questo
non lo avrebbe salvato dalla sua lama. Poi uno scatto dello yoro
verso il cane dal fianco sinistro,balzò rapido mentre il
pugnale si
avvicinava in direzione del petto,ma Sesshomaru se ne accorse per
tempo e schivò il colpo per poi rispondere con un
fendente,ma
l'agile fu veloce e cominciò a spostarsi da destra a
sinistra e
viceversa,come a non voler far leggere i suoi movimenti,mentre faceva
roteare il pugnale tra le dita della mano e riprese ad attaccare.
Veloci fendenti e rapidi affondi costituivano la parte principale
degli attacchi col pugnale,la cui lunghezza necessitava di entrare in
stretto contatto con l'avversario,in compenso una volta dentro alla
difesa della vittima i piccoli colpi avrebbero fatto il loro sporco
lavoro,rapido e pulito. Sesshomaru invece contraccambiava i colpi
rapidi ad attacchi netti,precisi e potenti,senza però
eccedere nella
forza bruta. L'agile invece si muoveva in maniera caotica e colpendo
nelle aperture della rigida difesa dell'inuyokai, che però
copriva
con altre pose e movimenti che andavano a coprire i punti scoperti.
Quello scontro si stava allungando più del dovuto,era giunto
il
momento di porre fine a quella schermaglia. Sesshomaru ormai
stancatosi dello scambio di colpi decise di tentare un nuovo
approccio,vedendo il suo avversario che gli girava attorno per
l'ennesima volta decise di portare un attacco più rapido e
potente,portò la lama verso il fianco sinistro mentre con la
destra
stringeva forte l'impugnatura di Bakusaiga e subito dopo emise un
colpo poderoso che non aveva nulla a che fare col suo solito stile di
combattimento,l'attacco era slanciato e largo,molto potente ma poco
preciso e quindi il suo avversario fece in tempo a schivare il colpo
e saltare indietro solo per poter attaccare l'inuyokai ormai
completamente senza difese. Lo yoro si lanciò direzionando
la lama
dritto verso lo stomaco del guerriero di fronte a lui,il piccolo
pugnale di ossidiana era pronto ad eviscerare Sesshomaru come un
cacciatore fa con la sua preda...e fu questo il suo
errore,perché
mentre Sesshomaru aveva portato a termine il suo attacco fece ancora
un ultimo movimento,compì un giro su se stesso ed
eseguì un colpo
col mano sinistra,ma non con gli artigli,ma con un arma più
subdola.
Una piccola lama d'acciaio era scattata da sotto il polso con una
velocità impressionante,che andò a colpire il suo
aggressore
direttamente alla gola e che con forza trascinò verso il
terreno
innevato.
“Dimmi
dove si trova la tua signora e ti prometto una morte
onorevole.”,
Disse Sesshomaru in maniera fredda e controllata. In risposta
ricevette un sorriso di scherno e uno sguardo di sfida,aprì
la bocca
nel tentativo di biascicare qualcosa.
“
Io
sono già morto cane,ma non importa giacché nella
morte io sono
benedetto,il mio corpo potrà anche morire ma io
resterò qui,perché
questa terra non sprecherà più il sangue dei suoi
figli. Presto lo
capirai anche tu....presto....anche gli altri miscredenti lo
capiranno.”
Infine
lo yokai spirò,afflosciando il proprio corpo ormai privo di
vita.
Sesshomaru non ci aveva capito poi molto di quelle parole che aveva
sentito,solo una cosa gli era chiara,quello yoro non era del luogo,o
almeno così credeva. Sesshomaru aveva sentito dire che nel
lontano
nord gli abitanti di quelle terre parlassero una lingua molto
differente da quella parlata attualmente in Giappone,persino gli
Yokai minimamente civilizzati lo sapeva parlare normalmente,mentre a
quello che si diceva nell'Hokkaido erano in pochi a parlarlo....e
anche male,secoli di isolamento non avevano giovato agli yokai che
vivevano nelle zone più settentrionali,ma questo suo
avversario
parlava esattamente il suo stesso idioma e questo voleva dire una
sola cosa. Quello yoro non era un Ainu,o almeno nel senso stretto del
termine. Sesshomaru sapeva ben poco sulle tribù dei lupi
dato che
non si era mai interessato a loro,sapeva che vivevano in piccole
tribù divise tra di loro e che perennemente si spostavano
alla
ricerca di prede e territori migliori, non avrebbero mai tradito il
clan di appartenenza. Ma allora perché combattere in nome di
un
popolo che teoricamente aveva solo umani tra i propri membri? Che
fosse per quella Otsune? L'alleata di Akira tra i popoli del nord
aveva forse influenza anche sulle tribù liberi degli yokai
nomadi?
L'inuyokai avrebbe potuto comprendere l'aiuto degli yokai locali e
delle popolazioni di ainu sparse per il territorio,ma era anche
possibile che il suo comando le permettesse di comandare anche sui
lupi? Questa storia si stava facendo più complicata del
previsto e
temeva che a lungo andare sarebbe potuta diventare anche più
strana.
Si alzò dal cadavere e si girò nella direzione
opposta e vedere
com'erano messi gli altri,sicuramente non era preoccupato per Ezio,di
lui non gli importava molto,ma era Toran a dargli
preoccupazioni,anche se non lo avrebbe ammesso mai
volontariamente,nemmeno sotto tortura.
Non
aveva idea di quanti altri aggressori si aggiravano in quella
zona,non poteva dirlo con certezza,non era mai stato in quei
territori e non conosceva le vere intenzioni dei suoi nuovi
nemici,per ciò tornò indietro a vedere come si
stava svolgendo la
situazione. Impiegò una manciata di minuti per tornare al
punto in
cui si era separati e appena vi giunse cercò con lo sguardo
la
figura della pantera,la vide in un puntino blu molto lontano da lui e
subito si fiondò verso di lei,con la mano stringeva forte la
presa
sulla katana. Gli alberi non gli furono di ostacolo e il terreno
sconnesso non gli diede problemi,una buca non gli avrebbe impedito di
raggiungerla e d fatti la raggiunse in breve tempo,la vide circondata
di corpi di Hanyou vestiti in maniera simile,con pellicce e pelli
d'animale e tra tutti loro c'era in mezzo lei,gli abiti di Toran
aveva diversi graffi su tutta la stoffa e il braccio scoperto della
pantera presentava una singolo ma lungo graffio su tutto
l'avambraccio mentre nella mano teneva la corta lancia di ghiaccio.
Lei girò lo sguardo e dietro le sue spalle c'era lui e
subito gli
rivolse uno sguardo stanco e provato dalla fatica.
“Immagino
che a te sia andata meglio,non mi sembra che il tuo combattimento sia
stato così duro.”
Disse
lei mentre mostrava un piccolo sorriso pieno di ironia,lui in
compenso rimase rigido e composto.
“Tranquilla
anche io ho avuto il mio bel da fare,comunque,credevo che potessi
farcela anche da sola.
“Infatti
e così.”,disse lei indignata dalla mancanza di
fiducia del
compagno d'armi, “Ma non so perché,in loro c'era
qualcosa di
strano,come se facessi fatica ad ucciderli.”
“Che
intendi dire?” Chiese lui incuriosito.
“All'inizio
i primi che mi hanno attaccato non sembravano molto forti,mi
é
bastato usare i miei poteri per abbatterli,poi mi assalita e sono
stata costretta al combattimento armato,gli ultimi con la quale mi
sono scontrata erano più forti e resistenti del resto del
gruppo.”
“Forse
tra di loro c'era qualcuno che valeva più degli
altri.”
“No
é una questione di bravura...non so come spiegartelo,ma
c'era
qualcosa di strano in questi Hanyou, ti faccio vedere.”
Toran
si abbassò verso uno dei cadaveri che era disteso di schiena
sulla
neve,alla prima occhiata non sembrava avere nulla di strano, sembrava
un hanyou come tanti altri della sua specie,un ibrido come ce n'erano
tanti per tutto il paese,notò che sul petto aveva un grosso
squarcio
in prossimità del cuore e presentava segni di ghiaccio
attorno alla
ferita. Sesshomaru la guardò impassibile,come se non avesse
notato
nulla di strano.
“Adesso
guarda questo.”
E
Toran mise le mani all'interno della ferita aprendo ancora di
più
l'apertura sul torace e quello che entrambi videro lasciò il
cane
sgomento.
“
Che
razza di scherzo e mai questo?”, disse Sesshomaru
incredulo,non
riusciva a credere ai suoi occhi,se l'esterno del corpo sembrava
rivestita di sola pelle l'interno era molto più
inquietante,l'interno della gabbia toracica,compresa un arteria e
parte del cuore erano ricoperte da un sottile strato marrone,molto
simile alla corteccia degli alberi che avevano attorno. Sembrava che
la carne e le ossa della vittima si fossero fuse con una pianta,la
cosa aveva dell'assurdo cosa che poteva benissimo leggere anche sul
volto della pantera.
“All'inizio
pensavo che fossero solo molto resistenti,ma poi quando l'ho colpito
la prima volta ho visto questo e non sembrava voler cedere,poi ho
dato un colpo più deciso e alla fine e caduto,pochi altri
avevano le
sue stesse caratteristiche ed ora capisco perché il mio
ghiaccio non
riusciva a ucciderli così facilmente come
credevo,Sesshomaru,stai
pensando quello che penso anche io?”
“Si...la
vera natura di questi Hanyou non era più quella
originale.”
Diede
un ultima occhiata alla ferita aperta e il suo sguardo si
soffermò
su un punto in particolare,d'istinto infilò lentamente una
mano nel
petto del cadavere,come se cercasse qualcosa. Toran non fece in tempo
a rispondere che non seppe come reagire a quella scena,già
gli
faceva senso aver scoperto una cosa simile,figurarsi poi vedere
Sesshomaru che giocava a fare il guaritore con un morto che aveva
chissà quale cosa in corpo,per un attimo gli era sembrato un
bambino
che punzecchia un cadavere solo per vedere se si muove ancora.
“Che
stai facendo?”, chiese lei disgustata,
“Chissà che poi non ti
prendi qualcosa e ti ritrovi un braccio che è diventato un
ramo.”
“
In
questo caso diventerò l'albero più bello nei
dintorni.”,disse lui
non curante delle preoccupazioni di Toran. Subito dopo fece un
violento strattone dal corpo dell'hanyou,facendo volare un misto di
sangue e schegge di legno,poi aprì la mano e quello che vide
confermo ciò che aveva visto di sfuggita da dentro il torace.
“Toran
guarda qui.”,disse lui continuando a fissare il contenuto
della sua
mano,una piccola statuina di legno a forma di orso,non più
grande di
un ciottolo di fiume era stata estratta dal petto del cadavere,alla
quale erano attaccate alcune fibre di carne.
“
Si
direbbe una specie di statuetta...quest'uomo aveva una figura di
legno nel cuore?”
“Già
e credo che alcuni di quelli che hai affrontato ne abbiano anche loro
una cosa simile dentro di loro.”
“Ma
perché fare una cosa simile ad una persona?”
“Questo
non so dirtelo...ma se Akira e qui sono certo che lui ne sa
qualcosa...puoi star certo che lo farò parlare,a molte cose
della
quale rispondere.”
Una
flebile brezza soffiava tra gli alberi e il suo sguardo si rivolse in
direzione del soffio di vento che gli muoveva leggermente i capelli.
La
sua mente tornò alla figura del maestro templare,Akira,della
quale
non si era scordato il piccolo sorriso che perennemente si posava sul
volto dello yokai dall'occhio d'oro e l'occhio d'argento,non aveva
dimenticato i cui modi gentili e la galanteria nel muoversi e nel
parlare nascondevano un abilità nel combattere pari ad una
brutalità
nel colpire che lui sentiva ancora nei suoi ricordi. Aveva perso per
mano sua come il più incapace dei dilettanti e il suo corpo
e il suo
orgoglio di guerriero erano usciti da quel pestaggio più
feriti che
mai. Il suo sguardo tradiva la sua impazienza e il temperamento non
faceva che alimentare la rabbia che aveva verso quell'uomo,solo
pensare a quell'individuo riempiva la sua anima di una fiamma che
difficilmente si sarebbe spenta. Cosa che sarebbe avvenuta solo con
la morte del suo nuovo nemico.
“Aspettami
Akira,sto arrivando.”
Ciao
a tutti,purtroppo per voi sono tornato con il seguito di Connection e
sono curioso di sapere cosa ne pensa il grande popolo di EFP su
questo primo capitolo. So di essere mancato per molto tempo da questa
fandom ma per chi volesse saperlo al momento sono impegnato in un
altro progetto di scrittura,che però riguarda tutta un altra
cosa e
potrei metterci più del previsto per postare i nuovi
capitoli di
questa fanfic,ma che ho intenzione di portare a termine come il suo
precedente. Vorrei fare un ringraziamento speciale a Bankotsu che ha
sempre recensito e corretto grammaticalmente in ogni punto che
sbagliavo,ma sopratutto lo ringrazio per avermi sostenuto e aver
creduto in quello che scrivevo.
Auguro
a tutti una buona lettura...anche se state leggendo altre
storie,ciao.
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Capitolo 2 *** Amor che nulla ha amato amar perdona ***
Le
innevate foreste dell'Hokkaido,verdi foreste dove in inverno la neve
abbondava e la vita sembrava essere scomparsa. Ma solo un occhio
attento,sensi sviluppati e un profondo contatto con la natura
potevano rivelare come l'esistenza attorno non era ferma ed
immobile,anzi tutto il contrario. Il suono prodotto dai piccoli
roditori che scavavano nella neve fresca nel tentativo di sfuggire ai
gufi per non essere divorati e quest'ultimi planavano
silenziosamente,se battito d'ali durante la discesa per acciuffare la
preda. Ancora più silenzioso era il pulsare della vita degli
alberi,la cui linfa scorreva su e giù per quegli alti e
forti corpi
di legno,alla quale la maggior parte delle persone importava solo
quando c'era bisogno di abbatterli per farne ciocchi da buttare nei
focolari domestici. No,lui no,lui lo sentiva,la percepiva,la forza
della vita che era attorno a lui,era nella scura terra,nel cielo
azzurro,nelle foglie delle piante sempreverdi e adesso qualcosa aveva
scosso l'equilibrio che la regolava. Sulla corteccia di una grande
quercia comparve una fenditura perfettamente lineare e che poco alla
volta apriva l'albero allargo lo spazio al suo interno. Eppure la
pianta non sembrava si stesse spaccando anzi,era come se la pianta si
adattasse a quella strana presenza come se fosse la cosa più
naturale del mondo e cosa ancora più bizzarra era quello che
c'era
all'interno dell'albero. Dal taglio n'è uscì una
creatura
dall'aspetto bizzarro, a prima vista aveva una figura umana,ma il
corpo sembrava rivestito da un sottile strato di legno. Poi la
corteccia si sbriciolò come una foglia secca lasciando che
la pelle
dell'essere sotto di essa potesse tornare a contatto con la fredda
aria attorno a lui,rivelando così il suo vero aspetto. Era
un
giovane uomo,alto,con corti capelli castani,occhi neri,una barba
folta che gli arrivava fino alla mascella inferiore e un palco di
lunghe corna da cervo sopra la testa. Dalla vita all'insù
era
completamente nudo,mostrando un corpo tonico ed asciutto,forte ma non
esageratamente grande ed era percorso da linee sinuose simile a
quelle delle radici di un albero. Dalla vita all'ingiù
indossava una
pelle di cervo marrone scuro che gli circondava le gambe e gli
lasciava scoperti i piedi nudi. Si guardò intorno come alla
ricerca
di qualcosa,lo aveva sentito nella terra e nel vento,già da
tempo
aveva sentito un squilibrio nella forza della natura,energie
primordiali erano state risvegliate da lungo tempo e
mostruosità a
lungo tempo rinnegate,venivano evocate con mezzi proibiti. Qualcosa
stava accadendo nel mondo degli Ainu e lui doveva capire cosa potesse
essere.
“Infine
e giunto,sapevo che il vento non mi avrebbe mentito,devo raggiungerli
al più presto.”
E
dette queste parole l'uomo cominciò a correre in mezzo agli
alberi
con la stessa scioltezza di un Cervo forte e vigoroso mentre l'albero
dietro di lui l'albero richiudeva la spaccatura come se non ci fosse
mai stata,tornando così al suo aspetto originale. L'uomo
avanzò
sicuro nella foresta attraverso una via che solo i suoi sensi
potevano percepire,vedeva il vento indicargli la strada da
seguire,ascoltava la foresta e odorava la terra,il tutto mentre si
dirigeva verso di loro. Sapeva che saperebbe venuti,glielo aveva
detto la natura.
“
Ci
sono villaggi o città nei dintorni?”,Chiese Ezio
con voce calma e
controllata.
Da
parte sua sembrava che la ragazza lo avesse capito,anche se il fatto
di essere bloccata a terra da il cadavere del suo grosso e goffo
alleato non l'aiutasse ad essere collaborativa,oltre ad avere una
clavicola rotta,non rendeva la situazione certo delle più
facili da
gestire. Lei ovviamente non voleva saperne di parlare con loro tre
che la fissavano senza neanche aiutarla,sopratutto l'inuyokai con la
lunga chioma argentea,quello sembrava di certo il meno amichevole tra
loro.
“Io
non dire niente a te,uomo dagli occhi tondi.”,disse la donna
mentre
cercava di controllare il dolore.
Ezio
da parte sua continuò a osservare la ragazza stesa a terra e
un
istante dopo l'assassino posò un piede sulla porzione di
corpo
lasciata scoperta dal cadavere del bruto e senza alcun preavviso
posò
violentemente il piede sull'osso fratturato. La donna urlò
dal
dolore così forte che avrebbero potuto sentirla fin
dall'altra parte
della foresta senza alcuna fatica mentre il suo volto per il dolore
si contraeva in una orrenda smorfia,contraendo tutti i muscoli del
volto in una sola ed unica espressione di pura agonia. Ezio tuttavia
continuò a premere ancora per un po' e poi staccò
il piede mentre
la ragazza piangeva dal dolore.
“
Lascia
che ti riformuli la
domanda mia carissima fanciulla, per caso potresti gentilmente dirci
se si trovano dei villaggi da queste parti? Va bene anche una
casetta,una capanna,una rimessa per la legna,qualsiasi cosa.
“Io
essere guerriera sacra,io ricevere la benedizione dello spirito orso
è io non permettere mai che gente del sud invade nostre
terre
nuovamente. Popolo di Ainu è testimone.
“Lascia
fare a me.”, Disse Sesshomaru con tono freddo.
“Accomodati.”
Ezio
si allontanò un poco alla donna a terra dando lo spazio
necessario
all'inuyokai perché facesse quello che doveva fare,non aveva
la ben
che minima idea di come sarebbe riuscito a farla parlare e doveva
ammettere che era curioso al riguardo. Sesshomaru fece pochi passi
per poi fermarsi nello stesso punto in cui si trovava il
fiorentino,ma a differenza di quest'ultimo il suo sguardo era glaciale
e sul viso non mostrava la ben che minima emozione. Lo fissò
per una manciata di secondi e poi con un rapido movimento della
mano,le taglio la gola con i suoi artigli. Ezio restò
stupito da
quel gesto rapido ed improvviso,come se gli fosse stato naturale
sgozzarla senza pensarci due volte,la punta delle sue dita erano
tinte di rosso e sul suo viso non c'era stata alcun inclinatura.
L'impassibilità in quel gesto lo aveva reso bersaglio carico
di giudizio.
“
Perché
lo hai fatto?”,
Chiese Ezio con tono rammaricato.
“
Non
avrebbe mai parlato e tu stavi solo perdendo tempo,credevo che dato
l'importanza del tuo titolo avresti capito cosa avevo intenzione di
fare...e comunque ha combattuto con coraggio,ha meritato una morte
indolore.”
“Non
venirmi a dire come fare l'assassino ragazzino,la morte che gli hai
dato sarà stata pure rispettosa,ma priva di
pietà,quello che è
brutto non è stato quello che hai fatto,ma la maniera in cui
l'hai
fatto,tu non sei un mostro...non comportarti come tale.”
Sesshomaru
spostò lo sguardo puntandolo verso l'assassino che
continuò a
fissarlo in maniera ammonitiva,come se avesse a che fare con uno dei
suoi iniziati,cosa che effettivamente Sesshomaru era,almeno
ufficialmente. Ricordava ancora il giorno in cui gli aveva consegnato
la lama,ma intuiva anche che quel ragazzo portava quell'arma solo
come un oggetto utile ai fini del combattimento,ignorando volutamente
il messaggio che lama celata rappresentava realmente.
“Per
tua informazione ho almeno quattro secoli di vita,la tua esistenza in
confronto alla mia durerà un battito di ciglia.”
“Caspita,quattrocento
anni e sei ancora un ragazzino,beh quando ti sarai deciso a entrare
nel mondo degli adulti fammi un fischio.
La
tensione tra i due si stava scaldando sempre di più,quando
tra i due
si mise Toran a separarli.
“Smettetela,tutti
e due,vi rendete conto che siamo in territorio nemico e voi cosa
fate? Ve ne state qui a litigare come due bambini.
I
due la fissarono per un attimo e poi si separarono,ognuno
allontanando le mani dalle proprie armi,come a voler dire che stavano
seppellendo l'ascia da guerra,ma nei loro sguardi era rimasta una
parvenza di conflitto. Ma sapevano che la pantera aveva
ragione,litigare non sarebbe servito a niente,ma di certo non si
sarebbero chiesti scusa a vicenda e perciò la discussione
era finita
li e Sesshomaru fu il primo a incamminarsi nella direzione che aveva
scelto in precedenza,seguito silenziosamente dagli altri
due,ricominciando così a rimettersi in cammino. Passarono
altre due
ore di marcia nella foresta innevata,il ritmo non era dei
più
veloci,ma se non altro passarono senza incontrare altre squadre di
ainu in esplorazione,i due yokai del gruppo non avevano udito o
percepito nulla di sospetto,mentre Ezio faceva mente locale per
capire dove fossero finiti e quanta distanza avevano percorso,di
sicuro non poca,ma non avevano nemmeno compiuto una maratona dato che
se non volevano farsi notare avrebbero dovuto continuare a quel ritmo
poco serrato e poi correre senza sapere dove si stava andando era
solo uno spreco di energia e una pessima scelta tattica,tanta fatica
solo per correre il rischio di finire in un altra imboscata e questa
volta rimetterci anche la pelle. No,la cosa migliore da fare era
continuare così. A un certo punto arrivarono in una zona
particolarmente fitta della foresta e decisero di fermarsi per fare
una fermata strategica e fare il punto della situazione,oltre che
mangiare qualcosa e fu così che l'inuyokai si
offrì senza troppa
gentilezza per provvedere al pasto,almeno si sarebbe allontanato da
Ezio quel tanto per far sbollire la rabbia,lasciando la pantera e
l'assassino a controllare la postazione provvisoria. Fecero entrambi
il giro della zona e riconfermarono la scelta fatta,la vicinanza
degli alberi dal tronco largo e gli stretti passaggi che impedivano a
nemici più grandi e larghi di passare senza dover perdere
tempo a
distruggere tutto e oltretutto la grande presenza di legna a piedi
degli alberi costituiva una grande quantità di legna da
ardere,che
anche se un po' umida non sarebbe stata un problema per Ezio,tra le
diverse granate fumogene che portava alla cintura e le cariche di
polvere da sparo che teneva per l'arma da fuoco che nascondeva vicino
alla lama sinistra gli avrebbero permesso di accedere un fuoco molto
velocemente. Per cui problema risolto....o quasi. Ezio trasportava la
legna e Toran nel frattempo gli avrebbe fatto da sentinella in caso
di attacco,e raccoglieva la legna per lui,ma nonostante la sicurezza
che la ragazza gli offriva il fiorentino non poté non
accorgersi
dell'umore di lei mentre osservava i dintorni in caso di pericolo.
“Come
vi siete conosciuti?”,Chiese Ezio di punto in bianco mentre
le sue
braccia si riempivano di rami e rametti di tutte le dimensioni.
“Come
scusa?”,Chiese la pantera presa alla sprovvista da quella
domanda
improvvisa.
“Tu
e il signor allegria da funerale,come vi siete conosciuti?”
“Ha
importanza?”
“Mi
aiuterebbe a comprendere molte cose,quando Yuki ti avvertita del
pericolo che Sesshomaru correva al castello di Akira non hai esitato
ad aiutarci.”
“Era
una degli invitati all'evento e poi dovevo sapere chi era questo
Akira,noi del clan delle pantere non l'avevamo mai sentito nominare e
non sapevamo niente del suo territorio,oltre al fatto che uno dei
suoi uomini era nel mio castello,quindi puoi immaginare per quale
motivo ho deciso di collaborare con voi.”
“Vero,ma
questo non spiega per quale motivo hai deciso di venire qua a nord,da
quello che Yuki mi ha raccontato, per quante siano molte le cose che
non ho ancora capito in questo mondo, e che tu sei la massima
autorità della tua gente,ora segui il mio ragionamento,se
volevi
collaborare con la confraternita ti sarebbe bastato restare nella tua
dimora e passarci delle informazioni di tanto in tanto,ma tu hai
deciso di partecipare attivamente a questa guerra e non è la
sconfitta della croce vermiglia la cosa alla quale stai
puntando.”
Lei
stava per passargli un altro ciocco di legno quando si interruppe di
colpo,puntando lo sguardo verso il nulla,alla ricerca di un ricordo
lontano,un immagine ben scolpita nella mente. Ricordava ancora la
notte in cui avrebbe dovuto uccidere il figlio di Inutaisho per
compiacere il suo signore quando invece era accaduto tutto il
contrario. Lei era al comando delle pantere e si era presa una cotta
disastrosa per l'uomo che molte volte aveva cercato di uccidere,che
grande ironia la vita,tutto il tempo che aveva passato nel combattere
Sesshomaru ora lo accompagnava in quella follia di avventura che
stavano passando in quella zona del Giappone. Se qualcuno glielo
avesse raccontato un paio di secoli fa,non ci avrebbe creduto,nemmeno
per tutte le teste di cane del mondo. Un attimo di silenzio,giusto il
tempo di trovare le parole e poi Toran prese la sua decisione,fece un
respiro profondo e poi tornò a parlare.
“Va
bene, ti racconterò tutto,ma prima accendiamo il fuoco,non
ci vorrà
molto prima che Sesshomaru torni con qualcosa da mangiare.”
Dopo
aver raccolto abbastanza legna i due si appostarono all'ombra di un
grande albero liberandolo da molta della neve che aveva attorno alla
base,quel giusto che bastava da potersi sedere abbastanza comodamente
ed evitare che la legna si inumidisse più di come lo era
già,poi
Ezio l'ammucchio a terra,ci sparse sopra mezzo sacchetto di polvere
da sparo e con uno scatto della pietra focaia della pistola accese il
tutto,assicurandosi così un posto caldo,anche se non troppo
asciutto. Ma per quello che bastava andava bene anche
così,almeno
per lui,visto che lei non sembrava soffrire il freddo gelido di
quelle terre,come facesse non lo capiva,visto che l'abito in aggiunta
alla bassa temperatura andava in giro con un abito alla quale mancava
chiaramente una manica. Ma ormai a certe stranezze in quel mondo non
ci faceva più troppo caso e quindi lasciò
perdere.
“C'è
stato un tempo in cui io e lui non eravamo in buoni rapporti,il mio
clan e il suo erano in guerra e per molto tempo ci siamo
combattuti,un giorno sul campo di battaglia,adesso non ricordo bene
dove,ci siamo scontrati direttamente e per un po' abbiamo cercato di
ucciderci a vicenda...”
“Se
tutte le donne con la quale sono stato cercassero di uccidermi mi
ritroverei da solo contro un esercito.”,disse lui sorridendo
a
quella immagine che solo lui trovava tragicomica e anche lei in parte
sorrise,senza sapere bene perché. Forse parlare con lui non
era poi
così male,non conosceva molto gli umani e in gran parte
della sua
vita non li aveva mai considerati interessanti,ma doveva ammettere a
se stessa che quello straniero aveva un non so che di
strano,all'apparenza gli era sembrato sfrontato e superficiale eppure
doveva esserci qualcosa di speciale,qualcosa che gli aveva permesso
di confrontarsi con Sesshomaru e non essere continuamente minacciato
di morte da quella che forse in tutto il mondo era la creatura meno
sociale ed espansiva che fosse esistita. Quell'umano era certamente
un mistero.
“beh
ad ogni modo,per farla breve noi perdemmo la guerra,lo rincontrai
cinquantanni dopo,cercammo di nuovo di ucciderci,lui però
salvò la
mia vita e riportò indietro le persone a me più
care che avevo che
erano morte per mano del mio precedente signore e io divenni il nuovo
capo clan delle pantere.”
“Ah....vorrei
tanto dirti che capisco tutto quello che hai detto riguardo a questa
storia,come l'esservi visti dopo cinquantanni e non essere diventati
vecchi o come lui si sia impegnato a riportare in vita qualcuno allo
stesso modo in cui Gesù riportò in vita Lazzaro o
almeno credo che
abbia fatto così,però una cosa l'ho
capita.”
“E
sarebbe?”
“Lui
ti piace.”
A
quella affermazione secca e diretta come una freccia Toran
restò a
bocca aperta,bloccata a tal punto da aver smesso di respirare e con
lo sguardo rivolto da tutt'altra parte,come se stesse cercando di
ignorare quella risposta tanto invadente quanto veritiera. Glielo
aveva detto senza mezzi termini o giri di parole,aveva detto la
verità e lei fece di tutto per tenerla con se,solamente per
lei
poiché tale era l'imbarazzo che sentiva verso quei
sentimenti,che
faceva di tutto per custodirli. Da parte sua Ezio poteva vantare la
capacità di capire quando una persona stesse mentendo,cosa
fondamentale per ottenere informazioni durante un interrogatorio o
quando si rivolgeva a qualcuno e quest'ultimo gli stava tendendo una
trappola. Di certo questa non era una pratica esatta ma poteva
scovare tali menzogne in piccoli segnali motori della persona che
stava guardando,come l'accarezzarsi le mani,dalla tonalità
della
voce oppure come in quel caso ignorare occhiate e sguardi,chiaro
sintomo di vergogna o come tentativo disperato per eludere una
situazione imbarazzante come quella. Ma a parte questo l'assassino
poteva vantare una certa esperienza col gentil sesso,che oltre alle
arti....fisiche delle suddette fanciulle,ragazze,donne mature aveva
appreso determinati comportamenti e modi di fare che potevano
suggerirgli approcci diversi per situazioni differenti. Capire
pienamente una donna sarebbe stato impossibile per qualunque uomo,ma
in fin dei conti quello che aveva imparato dall'esperienza gli era
stato utile e forse anche in quel momento poteva rivelarsi utile e
non solo nell'arte della seduzione.
“No-non
so di cosa stai parlando.”
“Sai,avevo
il sospetto che tu provassi qualcosa per lui,ma sai come me ne ho
avuto certezza? Il giorno della prova,quando io e Sesshomaru ci siamo
scontrati nella foresta,appena hai visto che stavo per colpirlo,o
meglio,fingevo di finirlo,tu sei entrata in campo senza preoccuparti
di quello che ti sarebbe capitato. In quel momento non ti importava
se ti eri intromessa nel nostro duello oppure saresti stata criticata
da me o da yuki,ma ancora di più non ti sarebbe importato se
lui ti
avesse cacciato. Eri pronta a morire per lui,eri pronta ad uccidermi
per lui e sono sicuro che rifaresti la stessa cosa se c'è ne
fosse
bisogno,quindi adesso,dimmi se c'è qualcosa di sbagliato in
tutto
quello che ho detto fino adesso.
Lei
stava per dirgli qualcosa ma lui la guardò come a voler dire
di non
inventare scuse di alcun tipo,specialmente con se stessa e quindi
abbassò la testa sconfitta. Avrebbe voluto difendersi da
quelle
parole tutt'altro che menzognere,ma il modo in cui gli era stato
fatto notare era stato rapido e feroce che non seppe come reagire
n'è
tanto meno seppe come fare. Quindi preferì arrendersi e
smettere di
lottare,se era talmente chiaro quello che lei provava per quel
cane,per quel guerriero,allora tanto valeva essere sinceri.
“A
questo punto negarlo e inutile,il sentimento che nutro verso di lui e
qualcosa che a fatica riesco a controllare,vorrei amarlo
liberamente,vorrei fargli capire quello che sento quando mi sta
vicina,quando mi alleno con lui,quando mi parla. Negli ultimi tempi
però sembra essersi fatto sempre più distante,da
quando è avvenuto
quell....quell'incidente.
“Parli
di un mese fa giusto? Il giorno prima della partenza,tranquilla Yuki
mi ha detto tutto.”
“Lo
immaginavo,d'altronde siete entrambi assassini,quindi e normale che
lo sapessi anche tu. Però c'è una cosa che mi
spaventa più di
tutto quello che è già successo.”
“E
sarebbe?”
A
quella domanda seguì un breve attimo di silenzio,nella quale
la
pantera sentì un brivido lungo la schiena accompagnata da un
immagine oscura che le era passata per la testa. Il vento
soffiò una
gelida folata,ma la cosa non le portò conforto,dato che la
mente era
persa tra pensieri che scaturivano da paure profonde.
“Sesshomaru
non è il tipo da chiedere aiuto,tutto ciò che ha
affrontato nella
sua vita lo ha fatto sempre da solo,o per lo meno non è il
tipo da
mescolarsi agli altri,nemmeno quando si trova all'interno di una
squadra.”
“E
questo l'ho notato anche io.”,disse Ezio con un tono
leggermente
piatto,ma Toran lo ignorò bellamente,troppo presa dalle sue
stesse
parole.
“Quello
che mi fa più paura e che un giorno potrà aver
bisogno di aiuto,ma
quando accadrà,quando per la prima volta vorrà
avere qualcuno
accanto,l'abisso che si trova dentro di lui lo trascinerà
così a
fondo che non potrò far nulla per aiutarlo,perché
il male che lo
sta logorando lo avrà consumato a tal punto da farlo
morire,se non
peggio. Spero con tutta me stessa che non accada mai,ma più
tempo
passa e più lui si allontana....fino a che non lo
avrò perso per
sempre,senza aver avuto il tempo e il coraggio di dirgli quello che
sento per lui....mi sento così inutile.”
Ezio
la osservò per un attimo e la vide nella sua completezza,non
era
solo la guerriera dotata del potere del ghiaccio,oppure come il capo
del clan delle pantere,che nel suo immaginario si era immaginato una
ragazza circondata da felini come una di quelle anziane signore con
la casa piena di gatti e che lei probabilmente gli dava ordini su
come gestire la base oppure di attaccare i clan rivali,cosa che in un
qualsiasi altro momento avrebbe trovato divertente oltre che
completamente fuori di testa. No,lui stava osservando semplicemente
come una ragazza innamorata,che in balia della tempesta che si
agitava nel suo cuore non sapeva come gestire una cosa simile.
Giovane,sognante,vittima di un amore che qualsiasi giovane ha provato
almeno una volta nella vita,casto ed innocente. Lui lo sapeva bene
come ci si sente ad essere innamorati,il dolce peso di un cuore
innamorato,caldo come il fuoco e pesante come la dannazione
eterna,forse per quello gli venne in mente una frase di un altro
fiorentino,uno che le pene dell'inferno le aveva veramente
passate...o così aveva scritto.
“Amor
che nulla ha amato amar perdona.”,Disse Ezio pensando a voce
alta.
“Come?”
“No
nulla,stavo citando l'inferno di Dante,ma immagino che tu non sappia
chi sia vero?”
“No.”
“Allora
e meglio lasciar perdere....ma lascia che ti dia un
consiglio.”
“E
sarebbe?”
“Ama,ama
intensamente,ama follemente,l'amore compie imprese che hanno del
miracoloso perché finché ci
crederai,finché sarà vivo,quella
fiamma non si spegnerà mai se non lo vorrai....o nel tuo
caso non
lasciare che si sciolga...insomma hai capito.”
Non
c'erano altre parole da dire,Ezio non ne aveva altre e sperava che
altre non n'è avesse bisogno. Poi Toran guardò
Ezio dritto negli
occhi e sul suo volto comparve un piccolo sorriso che snudava
leggermente le piccole zanne.
“Non
credevo che l'avrei mai detto ad un
umano,però....grazie.”
“Figurati.”,disse
lui sorridendole di rimando.
Il
vento soffiava tra gli alberi,spargendo per la foresta brezze
gelide,mentre un cielo azzurro e un sole lucente davano la pallida
illusione di portare un po' di calore alle membra infreddolite di lui
e rinfrescate quelle di lei. Ma la leggerezza che si sentiva in quel
momento aveva scaricato una tensione che premeva sull'animo della
ragazza da molto tempo ormai,salvandola così dalla
preoccupazione,dalla continua ansia del sentirsi inutile e che non
sentire il vecchio rivale vicino a lei la faceva star male,in quel
momento a scaldare la carne e lo spirito non c'era solo il fuoco.
Si
spostava velocemente in mezzo agli alberi,libero,indipendente,tempo
dedicato a far scattare i muscoli, a scaricare la tensione,liberarsi
delle preoccupazioni. Una battuta di caccia poteva essere un ottimo
sfogo per la frustrazione,non necessariamente legato al semplice e
barbaro gusto di uccidere. Lui non era quel genere di yokai.
Sesshomaru aveva avvistato un grosso cervo,dalla grandi corna e che
camminava in mezzo alla foresta,ignaro del suo cacciatore che si
spostava di ramo in ramo per non lasciare impronte sul terreno o per
non far sentire nessun rumore a livello del terreno,dato che sapeva
bene che certi animali,proprio come lui,avevano un udito
finissimo,per cui era meglio stare attenti a non farsi sentire. Gli
era esattamente sopra,per cui saltò sull'animale di
sotto,fece
scattare la lama celata e con un solo fendente affondò la
lama a
lato del grosso collo,nel punto esatto in cui passava un arteria
principale. Il cervo buttato a terra dal spinta ricevuta
subì il
colpo senza poter reagire e morendo lentamente,i suoi grandi occhi
marroni si posarono su quelli d'oro del guerriero che lo aveva
abbattuto,per poi lasciarsi andare e morire lasciandosi andare in un
ultimo verso,poi più nulla. Sesshomaru non ci
pensò poi
troppo,uccidere non gli dava alcuna soddisfazione,a differenza di
quello che molti pensavano di lui,ma poco gli importava. Esattamente
come la donna alla quale aveva tolto la vita,non avrebbe mai parlato
e per tanto non aveva senso farla soffrire inutilmente,un veloce
colpo di grazia e via,come aveva sempre fatto e mai avrebbe cambiato
il metodo. Allora perché Ezio si era indignato
così tanto per
quello che lui aveva fatto? Le aveva dato un ultimo colpo,veloce e il
meno doloroso possibile,in quanto alla pietà non era
costretto a
darla ad ogni avversario che aveva ucciso,molti nemmeno l'avevano
meritata,ma lui di certo non n'è dispensava molta. Prese il
cervo
con un solo braccio e se lo caricò su una spalla,poi come se
nulla
fosse tornò indietro senza troppa fretta. I suoi passi sulla
neve
apparivano più pesanti,lasciando così impronte
ben visibili sul
bianco manto sotto i suoi piedi. Ma poco gli importava,i suoi
pensieri andavano altrove e oltre tutto se qualcuno lo avesse seguito
lui lo avrebbe combattuto e poi ucciso,fine della storia,come aveva
sempre fatto....tranne con Rin,prima di allora con Ah-Un e prima
ancora Jaken,pochi altri potevano di dire di aver avuto la stessa
fortuna. Mentre si spostava per il bosco sentì delle
presenze
estranee in lontananza e senza abbandonare la sua preda si mosse
lentamente nella loro direzione e per quanto avvertisse che non erano
molto forti,dubitava che si trovassero li per puro caso e anche se
fosse stato così sarebbe stato meglio non abbassare la
guardia,per
cui era meglio prepararsi ad un altro scontro,cosa alla quale era
abituato visto che teneva la mano posata sul manico senza aver
tuttavia averla ancora estratta. Si avvicinò ancora,fino a
giungere
nei pressi di una buca naturale,ma da dove si trovava lui non seppe
dire chi ci poteva essere dentro,c'era soltanto un modo per
scoprirlo. Con uno scatto improvviso si avvicinò all'orlo
della
buca,estrasse la spada e poi...si bloccò di colpo,dopo che
ebbe
visto chi c'era al suo interno. Vide due giovani yorozuku vestiti con
le classiche pellicce conciate in maniera semplice e primitiva,con
giusto qualche protezione per il petto e le ginocchia. Uno dei
portava una capigliatura folta,con i capelli che andavano verso
l'alto,quasi a punta di fiammella ed erano grigio scuro,con
l'eccezione di un folto ciuffo di capelli neri. L'altro invece si
presentava prevalentemente calvo con una striscia di capelli bianca a
formare una seghettata nella metà esatta della testa. Al suo
cospetto i due yokai erano spaventati e intimoriti,un po' come se ci
si trovasse in una situazione di pericolo e pensi di essertela
cavata,ma poi quel pericolo ritorni e sai che c'è ben poco
da fare
se non provarle tutte,perché infondo per loro due,trovarsi
Sesshomaru sopra di loro era chiaramente una situazione pericolosa.
“
Voi
due,vi ho già visto da qualche parte,ditemi come vi
chiamate.”
I
due ragazzi spaventati non poterono far altro che rispondere alla sua
richiesta,tanto semplice che anche in quello stato riuscirono a
rispondere senza troppi problemi.
“Io
sono Ginta.”,rispose il ragazzo con il ciuffo nero
“Io
sono Hakkaku.”,rispose l'altro con la cresta alta.
Sesshomaru
rimase in silenzio per un paio di secondi e poi,un guizzo di memoria
riemerse dall'angolo dei ricordi rimossi,come un vecchio rotolo di
carta,ormai reso quasi illeggibile per colpa del tempo e
dell'incuria,ma non del tutto consumato. L'espressione sul volto
dell'inuyokai si fece ancora più arcigna,purtroppo si
ricordò per
quale motivo aveva rimosso la loro presenza dalla sua memoria.
“Ora
mi ricordo,eravate quei due scemi che una volta hanno pensato bene di
sbarrarmi la strada per un motivo che non ho mai capito e tanto meno
non mi interessava.”,disse lui in maniera distaccata,
“ma quello
che mi interessa e sapere perché mi avete seguito,rispondete
o giuro
che questa volta non mi limiterò alle minacce.”
“Non
ti stavamo seguendo,purtroppo la nostra tribù e stata
attaccata da
un gruppo di altri lupi e siamo stati costretti a
difenderci.”Disse
Ginta preoccupato nel ritrovarsi la punta di Bakusaiga in direzione
della sua testa, “Ma durante l'attacco siamo rimasti separati
dal
resto del gruppo e ci siamo persi,anche noi avevamo notato la
presenza del cervo e visto che non mangiamo da ieri sera abbiamo
pensato di seguirlo....e poi sei arrivato tu.”
Sesshomaru
spostò la punta della lama da Ginta ad Hakkaku con un
leggero
movimento di polso,spaventando notevolmente l'altro yorozuku.
“Non
sapevamo che tu fossi qui.”,Disse il lupo con la cresta,
“O
meglio,sapevamo che ci fosse un potente dayokai proveniente dalle
terre più a sud.”
A
quella descrizione Sesshomaru si sentì pervaso da un brutto
presentimento e sul suo volto si poteva leggere una vena di rabbia.
“Descrivilo.”
“Lo
abbiamo visto una sola volta:alto,capelli neri,vestiva come un nobile
e aveva gli occhi di due colori diversi.”
Non
c'erano più dubbi,ora Sesshomaru ne aveva la certezza
più
assoluta,Akira era li,nell'Hokkaido,già da tempo aveva il
sospetto
che il templare fosse giunto in quelle terre,ma sentirlo dire da
qualcun altro lo rassicurava del fatto che tutta quella strada fatta
solo per compiere una missione della quale non gli importava molto
non era stato tempo perso. Gli mancavano ancora molte informazioni
riguardo alla posizione esatta di Akira in quella terra,ma era chiaro
che se questa Otsune era così importante per gli Ainu allora
poteva
anche darsi che Akira si interessasse personalmente agli eventi che
stavano scatenando la parte più arcaica del Giappone,un
passo in
avanti verso la sua rivincita era stato fatto,ora doveva solo
completare il percorso. Ritrasse la lama dal volto di Hakkaku e la
riposa all'interno del fodero e cominciò a tornare
indietro,con il
cervo sulla spalla e una miriade di risposte da conoscere e forse
aveva chi gliele poteva dare.
“Venite
con me.”
Disse
Sesshomaru diretto ai due lupi e con qualche esitazione lo seguirono
a distanza,troppo intimoriti per poter stargli vicino,visto
l'incontro che ebbero con lui l'ultima volta. Forse se la sarebbero
cavata anche questa volta....forse. In ogni caso era tardi per
tornare indietro visto che erano separati da Koga e Ayame non avevano
molte possibilità di sopravvivere,non erano i più
forti della loro
tribù e non erano tanto meno i più veloci o
più scaltri,ma erano
leali e sapevano che presto o tardi sarebbero venuti a prenderli,per
ora non dovevano fare altro che resistere.
“Sono
desolato mia signora,ma non abbiamo ancora ricevuto notizie dalle
squadre di pattuglia,probabilmente non sono ancora penetrati
così in
profondità nel territorio da farsi notare.”
A
parlare fu la voce gracchiate di una creatura umanoide,con le zampe
inferiori da uccello,delle ali nere dietro la schiena,un piumaggio
nero che rivestiva tutto il corpo e una vistosa testa di corvo dal
lungo becco nero era posata su di un ginocchio mentre in una mano
teneva un bastone di legno vecchio,con un teschio umano sulla punta e
legato al lungo manico per mezzo di viticci secchi.
“Oppure
sono così impegnati a combattere la coalizione delle
tribù yoro del
sud venute a fornire supporto ai lupi del nord. Mobilita altri
guerrieri e sarà necessario manderemo anche gli
sciamani,questa
stupida resistenza deve finire,io sono la loro regina e anche questi
stupidi ribelli mi devono obbedienza.”
Una
donna dai corti capelli verdi con qualche ciocca marrone,vestita di
un lungo abito blu e una fascia bianca con dettagli azzurri che gli
circondava la fronte e tra le mani teneva una lunga collana decorata
con ossa di scoiattoli sulla quale erano state fatte delle incisioni
mentre di fronte a lei una fiamma divampava all'interno di un piccolo
recinto di legno,alla quale erano state legate delle bamboline
dogu,la cui forma ricordava quelle del periodo antico,dalle forme
anormali e i dettagli appena abbozzati,come le grandi teste rotonde e
gli arti curvi e corti.“Come volete
maestà,tuttavia c'è un altro
problema della quale dovreste essere partecipe.”
“
E
quale sarebbe Marsatap?”
“
Pare
che Urtak sia stato visto meditare nella foresta”
A
quel punto la donna si alzò immediatamente e nervosamente si
girò
in direzione del corvo con espressione irata.
“Non
è possibile,se ciò che dici e vero allora il mio
potere su questa
gente e in serio pericolo,prima occupati di lui e poi assicurati di
uccidere tutti gli yoro che non si piegano al mio trono.”
“E
in quanto agli altri? Intendo l'inuyokai e gli altri due che lo
seguono.”
“Stia
tranquillo,di loro ci stiamo già occupando in maniera
meticolosa.”
Questa
volta fu una voce maschile a farsi sentire,era Akira e come sempre
vestiva i suoi abiti preferiti,un kimono bianco abbinato ad un hakama
nero e ai piedi portava dei tabi bianchi. Era impegnato ad esaminare
su di un basso tavolo una lunga tavoletta ricava da un unico e grande
osso animale un serie di incisioni e segni dall'aspetto antico e
arcaico,come le incisioni rupestri che di tanto in tanto trovava in
grotte sperdute e abbandonate che li a nord era stato curioso di
esplorare. Li alla fioca luce di una fiamma cerimoniale,accesa in una
delle grotte sacre riservate alla regina,il gran maestro cercava di
scoprire i misteri di quello che ormai sembrava un mondo ormai
perduto.
“A
cosa ti riferisci Akira?”,chiese la regina con interesse.
“Se
sono penetrati in queste terre e chiaro che presto sentiremo notizie
riguardanti la loro avanzata. Il signor Sesshomaru non è
tipo da non
farsi notare e prevedo che in questi giorni sentiremo parlare di
lui,per quanto riguarda gli yoro sono loro il vero problema,la loro
resistenza al tuo potere,mia cara,non solo li rende un ostacolo per
il dominio completo sulle tue terre,ma se la notizia che Koga,capo
clan degli yoro del sud sia giunto in soccorso dei lupi del nord
allora abbiamo un problema molto più serio da affrontare,
qui si
rischia di combattere un conflitto che rallenterebbe le tue mire di
conquista Otsune,dobbiamo evitare di sprecare tempo e agire con
prudenza ma anche alla svelta,il tempo ci è tiranno.
“E
per quanto riguarda Urtak,mia signora?”
“Quel
traditore merita di patire mille morti e l'una peggior della
precedente,trovalo e assicurati che soffra,nessuno lascia la mia
corte e poi non n'è paga le conseguenze,ora va.”
“Maestà.”
Ricevuto
l'ordine il corvo si incamminò l'ungo tutta la
caverna,lasciando
soli la regina e il suo tenebroso alleato. Otsune voltò la
testa in
direzione di Akira osservandolo con aria preoccupata e irritata.
“Spero
che tu abbia un piano mio caro,perché questa situazione
rischia di
far fallire i nostri progetti.”
Il
dayokai a sentire quelle parole alzò la testa e
staccò gli occhi
dall'antico manufatto e posarli subito sulla figura della regina
mostrando in viso un espressione calma e tranquilla.
“Pazienza
mia cara,le risposte che ci servono sono nel passato e se tutto
andrà
come previsto,allora tu avrai il totale controllo del popolo
Ainu....”
“E
tu potrai continuare indisturbato le tue ricerche in queste
terre,però non ho ancora capito cosa stai cercando
esattamente.”
“Mia
carissima sacerdotessa,ad essere sincero non lo nemmeno io,ma credo
che lo scoprirò presto...”
Tornò
con gli occhi sulla tavoletta in osso e un ghigno per nulla
rassicurante snudò le bianche zanne del templare,mentre la
sua
mente si deliziava all'idea di quali tesori potessero contenere quei
segni incisi su quel bianco così antico,il solo gusto della
conoscenza era per lui un sapore dal gusto prelibato.
“Molto
presto.”
|
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Capitolo 3 *** Tra i lupi ***
Non
ci volle molto prima del ritorno dell'inuyokai,l'odore della legna
che teneva viva la fiamma era ben riconoscibile da molto
lontano,anche se non c'era stata alcuna difficoltà nel
tornare dai
suoi compagni di viaggio,o almeno Toran era considerata tale,Ezio era
per lo più un peso obbligatorio che doveva portarsi dietro,o
da
seguire. In ogni caso non gli stava a genio. Ginta e Hakkaku lo
avevano seguito con riluttanza e per tutto il tragitto non ebbero il
coraggio di rivolgergli la parola,già di suo non sembrava la
persona
più cordiale con la quale dialogare,quindi perché
farlo irritare
ancor più di quello che dava a vedere?
“Hai
fatto presto ragazzo,giusto in tempo per il pranzo.”
Era
stato Ezio a parlare,stava vicino a Toran,seduto al fuoco mentre
sembrava armeggiare con le lame celate,spostando lo sguardo tra i
diversi meccanismi e controllando che gli ingranaggi e i perni
funzionassero bene,d'altronde il freddo era un male per strumenti
così delicati dato che poteva compromettere il movimento
della
lame,se non addirittura bloccarle. La ragazza invece era occupata a
controllare i dintorni mentre nella mano stringeva la sua arma di
puro ghiaccio. La sua vista sulle lunghe distanze era migliore di
quella dell'assassino e in più poteva far ricorso ai suoi
poteri per
usare la neve ancora a terra per improvvisare trappole o barriere
momentanee. La sua presenza nella squadra era di certo una buona
cosa. Appena si accorse della presenza di Sesshomaru non
poté non
accorgersi dei due yorozuku alle sue spalle,cosa che per un attimo la
stupì.
“E
loro due chi sono?”,chiese la pantera nel vedere i due
ragazzi che
lo seguivano,pur non restandogli troppo vicino,cosa che per un attimo
la mise sulla difensiva.
“Due
vecchie conoscenze che hanno delle risposte che io
voglio.”,disse
Sesshomaru sbrigativamente. Posò a terra la preda appena
catturata e
con l'artiglio del dito indice fece una lunga incisione sul cerco che
andava dalla punta del mento al basso ventre,facendo fuoriuscire le
viscere maleodoranti,le recise e poi,con un movimento lento e
ponderato strappò via la pelle dalla muscolatura
sottostante,con
delicatezza e precisione,non c'era bisogno di sporcarsi di sangue
più
del necessario. Sempre con le mani tagliò le diverse parti
del corpo
dell'animale seguendo i lineamenti dei muscoli e dividendoli per
sessioni,che poi Ezio mise su dei bastoni avanzati del falò
e li usò
come spiedi per mettere a cuocere la carne.
“Avvicinatevi
pure,scaldatevi e appena potete mangiate qualcosa,offre il
cacciatore.”, Disse Ezio rivolto a Ginta e Hakkaku,che
ringraziarono lo strano uomo incappucciato,con fare timido e schivo.
I loro occhi vagarono sulle vesti dell'umano,così esotiche e
raffinate. Non avevano mai visto abiti così strani da quelli
che
erano abituati a vedere,anche per le genti più civilizzate.
Persino
le protezioni di metallo attirarono la loro attenzione,dal disegno
che sapeva di lontano,mentre occhi da rapace indagavano con
circospezione la loro presenza in mezzo a loro. Sesshomaru dal canto
si poggiò ad un albero vicino,mentre la fiamma consumava il
legno,alimentandosi lentamente dei bastoni e dei
ramoscelli,scoppiettando di tanto in tanto. Restava in disparte,ma
abbastanza vicino da far sentire la sua presenza,per quanto
silenziosa e talvolta inquietante poteva sembrare. Restava li
immobile e senza proferire parola,se non quando lo riteneva
necessario eppure,non era estraneo al clima calmo e confortevole che
si era creato nell'attesa del caldo pasto. Distante ma
presente,distaccato e tuttavia vicino,com'era solito fare un
tempo,quando viaggiava con la sua vecchia combriccola,se
così la si
poteva definire. Jaken,Rin e Ah Un,quanti ricordi,tutti simili alla
scena che aveva di fronte agli occhi e lo facevano tornare indietro
nel tempo,almeno con la memoria,prima dell'inizio di quell'assurda
storia. Il fuoco acceso,la bambina che canticchiava sempre una
canzone,molte inventate sul momento mentre Jaken,il suo fedele e fin
troppo premuroso servo,che come sempre sopportava a stento la
pimpante vivacità della ragazzina. Infine c'era Ah un,il
drago a due
teste,dall'aspetto imponente ma innocuo,protettivo quando serve ed
erbivoro,una strana combinazione di qualità per una
cavalcatura,a
volte lo yokai e aveva la sensazione che la creatura comprendesse
molto più di quello che dava a vedere,ma in fin dei conti
era una
buona compagnia,per quanto silenziosa e perciò lo aveva
tenuto con
se. In quel momento sentì di essere tornato,anche solo per
un
attimo,ai quei tempi,eppure non n'è sapeva il motivo,eppure
era
così. Forse era stato il miraggio di un ricordo
lontano,l'abbaglio
di tempi più tranquilli,quando ancora era sicuro della sua
forza e
della imbattibilità. Mentre la carne cominciava ad
arrostirsi e
l'appetito si faceva sempre più forte Ezio decise di fare la
sua
mossa e si rivolse subito ai due lupi.
“Immagino
che conosciate il nostro comune amico dalla grande parlantina,siete
suoi amici?”,chiese l'umano curioso,voleva capire chi fossero
i due
ragazzi vestiti di pelliccia. Il solo guardarli gli metteva freddo.
“Veramente
no,diciamo solo che un giorno lo abbiamo incontrato,c'è
stato un
grosso malinteso e noi due abbiamo rischiato di fare una brutta
fine,fortuna che è intervenuto il capo,se no non saremmo qui
per
raccontarlo.”, disse Ginta mentre tendeva le mani verso il
fuoco
per scaldarsi le carni infreddolite.
“Il
vostro capo? Ed qui anche lui?”
“Con
noi c'é tutta la tribù,ora però siamo
molti di più,il matrimonio
tra Koga e la figlia del capo degli yoro del nord ha unito i due clan
e adesso siamo in molti di più,quest'anno ci saranno molte
nascite
tra i lupi,questo sarebbe un anno benedetto dagli antenati,se non
fosse per...quell'individuo” Rispose Hakkaku con fare
preoccupato,mentre i suoi occhi guardavano a terra,con fare
sconsolato.
A
sentire quell'ultima parola Sesshomaru si fece più attento
allo
scambio di parole. Ora cominciava la parte che più gli
interessava.
Anche Toran volle prestare maggior attenzione,mentre Ezio
restò in
una posizione rilassata,senza dare segni di turbamento.
“Anche
voi lo state cercando?”,chiese Ginta con tono preoccupato.
“Diciamo
di si,anche se non è il nostro obbiettivo
principale.”,disse Toran
pensierosa.
“Parlate
per voi,io sono qui solo per uccidere quel
maledetto.”,intervenne
Sesshomaru,che rispose senza fare troppi giri di parole,com'era nel
suo stile.
“Raccontate.”,disse
Ezio a metà tra un invito e un forzatura.
“Beh,tutto
è cominciato qualche mese fa....”,fu Ginta a
cominciare il
racconto,mentre tornava con la memoria a quello strano giorno.
“Era
un giorno come tanti,la nostra tribù si era allargata da
poco e il
nostro capo era incerto sul da farsi,troppe bocche da sfamare e
questo inverno e stato scarso con la cacciagione. Una sera,mentre la
tribù era in consiglio giunse uno straniero che volle
incontrare il
nostro capo,era un hanyou.”
Hanyou,ad
Ezio parve di aver già sentito questa parola,quando ancora
si
trovava al villaggio degli assassini. Da quello che ricordava erano
persone nata dall'unione di un umano ed un yokai,qualunque cosa fosse
uno yokai lui faceva ancora fatica a capirlo. Le cose in quel mondo
erano così strane e fantastiche che a volte si sentiva come
se fosse
dentro una qualche leggenda del mondo antico oppure una fiaba
cavalleresca,se avesse dovuto trovare una descrizione alla sua nuova
e incredibile avventura l'avrebbe riassunta come una storia a
metà
tra il Milione di Marco Polo e l'Odissea di Omero,di certo era un
miscuglio interessante.
“Ovviamente
non potevamo permetterglielo,o per meglio dire,le altre guardie non
potevano,io e Hakkaku non siamo i più adatti a combattere.
Ad ogni
modo,stavano per attaccarlo,ma all'improvviso la terra a cominciato a
scuotersi in una sola singola scossa e tutti i nostri migliori
guerrieri caddero a terra,senza colpo ferire...mentre restò
in piedi
come se non fosse successo nulla. Poi intervennero il capo e sua
moglie,noi due eravamo troppo lontani per sentire cosa si dissero,poi
se n'è andò e non lo vedemmo più. Il
giorno dopo ci fu ordinato di
lasciare la tana e partire per il nord,dove alcune tribù
yoro
necessitavano di soccorso,per scoprire in seguito che una yokai di
nome Otsune stava cercando assoggettare tutti coloro che non si
piegavano al suo trono.”
“Quindi
in queste terre si sta combattendo una guerra?”
Intervenne
Hakkaku.
“Beh
si,la maggior parte degli yoro sono tribù libere,che non
accettano
ben volentieri il dominio straniero o chi non sia un altro yoro,ma di
quelli che il nostro clan a combattuto qui sembravo aver scelto di
servire quella donna,anche se facciamo a capirne il motivo,gira voce
che al servizio di quella donna ci sia anche uno yokai proveniente
dal sud.”
Ecco
il momento che Sesshomaru aspettava dall'inizio di quella
storia,buona parte del racconto aveva spiegato per quale motivo quei
due si trovassero nell'Hokkaido e per quale motivo avevano subito
quell'attacco,ma cosa c'entrava Akira con le vicende che si stavano
svolgendo e che collegamento c'era tra le attività della
regina
degli Ainu e il gran maestro? Non attese un momento di più
che
subito si alzò e si avvicinò ai due yoro,che
notarono subito la sua
espressione,che di certo li aveva intimoriti non poco.
“Dicevate
di averlo visto.”
“Infatti
e così,ma come abbiamo detto e stata una
volta....é nemmeno tanto
bene.”
“Quando?”
“Ieri
sera,il nostro clan ha subito un massiccio attacco da parte di molti
aggressori,alcuni di essi erano anche nostri simili. Tra di loro
c'era anche lui,ma l'ho abbiamo perso di vista nel bel mezzo dello
scontro,insieme a buona parte della tribù. Gli altri erano
morti o
catturati...Poi ci hai trovato.”
L'inuyokai
li fissò ancora per un attimo in silenzio,sperava che gli
dessero
qualche informazione in più,invece non aveva ottenuto nulla
di
utile. Era stato uno spreco di tempo. Non tollerò oltre la
loro
vista e per evitare di staccare la testa ad entrambi decise di
tornare al suo posto,il suo silenzio era un messaggio che si poteva
udire molto chiaramente. Siete fortunati che non vi ammazzo....era
questo che voleva far intendere ai due yoro e ci era riuscito
splendidamente. Passarono altri venti minuti e la carne fu pronta per
essere mangiata,ovviamente la cottura dei pasti era prevalentemente
una necessità per gli umani,infatti l'unico nel gruppo era
Ezio,ma
anche gli altri non disprezzavano l'intenso aroma della cacciagione
fresca messa a cuocere. Gli yokai come Toran e Sesshomaru nutrirsi di
cibi cotti o per lo più una questione di civiltà
e di abitudine con
la quale erano stati educati,anche se in casi di necessità
non
esitavano a divorare prede fresche mentre per gli yorozoku era
l'abitudine. Vivendo in caverne e abituati agli spostamenti
improvvisi era una consapevolezza quotidiana nutrirsi di carne
cruda,anche se di solito i capi clan come il loro Koga mangiava
abitualmente cibo messo sul fuoco,di solito cinghiali e anatre,anche
pesci se il branco metteva radici vicino ad un fiume. I bastoni
furono presi e ognuno dei presenti vicino al fuoco prese subito un
pezzo a propria scelta,Ezio prese una parte di costato,Toran una
spalla, mentre Ginta e Hakkaku presero entrambi una metà del
collo
ciascuno. La pantera,che stava gustando la sua parte di cervo si
accorse che Sesshomaru non si era ancora mosso a prendere la sua
parte,restando distante dal fuoco e dalla compagnia del resto del
gruppo. Lei prese un altro bastone,senza controllare quale parte
della preda fosse e si alzò senza dire neanche una parola. I
due
lupi erano troppo impegnati a gustarsi la loro parte di carne ed Ezio
era semplicemente tranquillo,mentre anche lui assaggiava quella carne
cotta così bene,mancava giusto un po' di sale, una passata
di
rosmarino e un pizzico di pepe nero. Cosa non avrebbe fatto per poter
mettere i denti su una grossa bistecca alla fiorentina,alta e al
sangue,con aceto balsamico e un bicchiere di chianti,rosso e dal
sapore corposo,già,erano molte le cose che mancavano in quel
pranzo.
Toran si avvicinò all'inuyokai,aveva lo sguardo perso nel
vuoto
mentre gli si poteva leggere in faccia quale potesse essere la natura
dei suoi pensieri. Lei gli porse il bastone sventolandogli il cervo
sotto il naso,quasi lo stesse facendo per scherzo.
“Dato
che l'hai cacciato tu dovresti essere il primo a
mangiare.”,disse
lei con un sorriso appena accennato, “ti va se resto
qui?”
Sesshomaru
prese il bastone,osservò il cibo appena ricevuto e diede un
piccolo
ma poderoso morso alla carne,tanto da spezzare le ossa sottostanti
come nulla.
“Accomodati.”,disse
lui in maniera distaccata. A Toran non sfuggì questo
particolare e
decise di sedersi vicino a lui e lui si spostò appena poco
lontano
da lei,cercando di tenere le distanze dalla pantera ma senza volersi
separare da lei. La ragazza percepì dolorosamente quel
gesto,era da
quel giorno che faceva così con lei,da quando lui le era
saltato
addosso non faceva altro che comportarsi in quella maniera,sempre
distante,lontano,per quanto vicino potesse essere nel corpo era come
se lui fosse lontano miglia,chissà come si sarebbe
comportato se
avesse saputo quanto quel suo comportamento la faceva star male.
“Ti
vedo pensieroso,ma è da un po' di tempo che questa non
è una
novità,sei deluso che non ti abbiano detto nulla di
più su Akira?”
“Per
un attimo ci avevo sperato,forse avrei dovuto lasciarli nella
foresta,dopotutto sono lupi. Per quanto incapaci siano sapranno dove
trovare da mangiare,anche senza il mio aiuto.”
“E
se fossero stati trovati dagli Ainu? Non credi che sarebbero stati
spacciati?”
“Se
non sanno combattere è un problema loro,non sarò
di certo a
criticarli per loro mancanze,loro non sono un mio problema.”
“Però
li hai portati qui.”
“Già....grosso
errore,comunque,immagino che tu non sia rivolta a me solo per parlare
di loro due vero?”
La
ragazza abbassò lo sguardo per un attimo,poi
appoggiò la testa
contro l'albero ed infine raccolse tutto il coraggio che aveva e
disse ciò che sentiva bisogno di chiedergli.
“Sono
preoccupata Sesshomaru....da un po' di tempo ti comporti in maniera
strana.”
“E
solo la tua immaginazione,sto bene fidati.”
“Non
è vero, è già da un mese che ti
comporti nella stessa identica
maniera. Ogni volta che mi avvicino tendi ad allontanarti,quando
arriva la notte invece te ne stai lontano da noi,così quando
ti
addormenti sei sicuro di darci il tempo necessario per bloccarti,nel
caso tu avessi un altro attacco d'ira improvvisa. Quasi non mi parli
più,come se non esistessi. Dimmi Sesshomaru,ti sembro una
ragazza
debole? Credi che se accadrebbe un altra volta non sarei preparata a
difendermi? Ma non lo capisci che così peggiori solo le
cose? Non
sei da solo.”
“E
cosa ti aspetti che faccia? Che mi comporti come il tipo simpatico
della squadra? Che all'improvviso come se nulla fosse divenga il
compagno buono e gentile? Per te è facile venirmi contro e
accusarmi
di non essere partecipe della tua vita,ma credimi,c'è
qualcosa di
strano in me...e la cosa peggiore e che non so cos'è. Quindi
come
puoi aiutarmi tu,se nemmeno io posso aiutare me stesso?”
All'improvviso,senza
che niente gli permettesse di prevederlo,Toran posò la sua
mano su
quella di Sesshomaru prima che potesse fare qualcosa per ritrarla.
Era da un mese che non aveva contatti diretti con Toran,solo brevi
parole e qualche scambio di battute, ma nonostante ciò non
aveva
dimenticato la delicatezza del suo tocco e la morbidezza del sua
carne,che così vicino a lui sembrava ben più
desiderabile e gustosa
del grosso erbivoro cacciato quella stessa mattina. Sembrava fosse
rimasto impassibile a quel tocco,non un sorriso o una smorfia di
disgusto gli comparve in viso,solo un espressione piatta e assente di
ogni emozione visibile. Voleva controllarsi e dar segno di
instabilità,sia essa fisica o emotiva.
“Perché
spesso dimentichi che non sei da solo in questo viaggio,sei talmente
abituato a fare le cose per conto tuo che dai per scontato che a
volte hai bisogno di qualcuno per riuscire in imprese che sembrano
impossibili da portare a termine.”
“Toran
io....”
“Lasciami
finire,non puoi continuare così,io capisco benissimo che non
ti fidi
di nessuno,che sei un solitario. Qualche tempo fa mi dicesti che sei
nato solo e che morirai da solo,eppure io sono qui con te e non
intendo andare da nessuna altra parte,se non restare qui al tuo
fianco.”
La
sua intenzione di tenerla lontana da lui non era svanita,ma
ascoltando quelle parole con attenzione si era sentito nuovamente
catturato dalle attenzioni della pantera,che faceva di tutto per
tenerlo accanto a se. Voleva che stesse lontano da lui,al
sicuro,abbastanza lontano da poter scappare in tempo se lui fosse
caduto di nuovo in quello stato animalesco. Ma una piccola parte di
lui,nel profondo desiderava che restasse,lei,la sua guerriera,una
delle poche persone della sua vita che voleva trattare come sua pari
e la prima yokai per la quale nutriva un sincero interesse,seppur
celato,che non trovasse noiosa o insopportabile o per nulla
interessante. In risposta al gesto di Toran le strinse la mano con
dolcezza,col suo tocco forte,ma leggero e passarono così il
resto
del loro pranzo,con un mano intenta a reggere il bastone della
carne,mentre le forti zanne da predatori affondavano nella carne e
nelle ossa mentre mentre con l'altra si tenevano ancora,come se
fossero state dimenticate li,strette l'una nell'altra,mentre godevano
di quel momento e del pasto che si stavano godendo. Il nobile
guerriero aveva imparato da tempo come condividere i suoi momenti di
solitudine con la pantera. Passò poco meno di un ora dalla
fine del
pasto e ormai del cervo restavano solo ossa dato che le interiora
erano state divorate dai due yorozuku,dopo essere state eventualmente
pulite in un secondo momento,tanto per non lasciare tracce e poi
essendo lupi erano abituati a nutrirsi di carne cruda,anche le ossa
non furono risparmiate dato il nutriente midollo,così caro
ai lupi.
D'altro canto Ezio evitò lo spettacolo di vederli divorare
le
frattaglie dell'erbivoro,osservare delle creature che avevano in
tutto l'aspetto di due ragazzi qualsiasi ma che si comportavano come
lupi e mangiavano carne cruda rischiò di dargli di stomaco e
si
voltò dall'altra parte per non assistere allo spettacolo.
Tuttavia
il tempo passato in loro compagnia si era rivelato proficuo e aveva
approfittato della loro parlantina per avvantaggiarsi contro quel
territorio ostile dove il freddo e la neve ne facevano ancora da
padroni,seppur fosse inizio primavera il gelo del precedente inverno
faceva fatica a morire. Finiti i preparativi Toran e Sesshomaru si
riunirono ad Ezio,che insieme a Ginta e Hakkaku avevano aumentato il
numero di membri nel proprio gruppo,cosa che per Sesshomaru non
cambiava più di tanto,dato che li considerava più
una presenza
momentanea,un fastidio dalla quale si sarebbe separato il prima
possibile.
“Bene,ora
che siamo tutti riuniti c'è un cambio di
programma.”,disse Ezio
rivolto a Toran e Sesshomaru.
“Perché
ne avevamo uno?”,chiese Sesshomaru sarcasticamente.
“Si
è se ti ricordi bene la prima cosa da fare era cercare la
presenza
di centri abitati,dove se possibile poterci riposare a dovere e avere
un punto dalla quale saperci orientare,per tanto,saremo noi a seguire
loro.”,disse Ezio indicando Ginta e Hakkaku
“Seguirli?
E dove ci dovrebbero condurre?”,chiese Toran curiosa e
Hakkaku si
intromise nel discorso,mentre si portava una mano alla nuca per
grattarsela,segno di imbarazzo.
“Quando
la nostro tribù era diretta in queste terre eravamo
intenzionati ad
andare in soccorso dei nostri fratelli yoro il prima possibile e
perciò dovevamo entrare in contatto con la prima delle
tribù che
dimorano da queste parti. Se vogliamo trovare un rifugio sicuro e li
che dovremmo andare.”,quando lo yokai smise di parlare
indicò un
punto lontano,un punto sopraelevato della foresta,sembrava una
formazione rocciosa,non proprio una montagna,più simile ad
una
collina formato da grandi pietre,con sparuti gruppi di alberi a farne
da occupanti.
“
Fateci
strada.”,disse
Ezio facendo segno con la mano ai due nuovi arrivati di mettersi a
capo fila,per poi partire,evitando di lasciare tracce della loro
presenza. Avanzarono ancor di più nella foresta,guidati dai
due
membri della tribù yoro,che titubanti continuarono avanzare
per
quella terra anche loro sconosciuta. Avevano ricevuto una qualche
informazione generale sul luogo in cui sarebbero dovuti incontrati
con altri yorozuku,ma quella foresta,per quanto simili a quelle
più
a sud aveva un atmosfera diversa,come se ci fosse qualcosa di strano
negli alberi,nelle pietre,anche il più piccolo filo d'erba
non
ancora scongelato sembrava dare l'impressione di nascondere qualcosa.
Eppure all'apparenza non aveva nulla di particolare,la primavera si
stava sostituendo alla stagione più fredda con
regolarità e la neve
ormai non era più un grande il grande problema che era
durante
l'inverno,quando le tempeste improvvise buttavano metri e metri di
neve e in cielo i tuoni davano il massimo della loro potenza. Ma ora
il sole,seppur non il più caldo dell'anno,era presente nel
cielo
chiaro e la sua presenza bastava a non far gelare la terra e far
sciogliere il ghiaccio che copriva il suolo,impedendo così
alla
natura di rinascere per l'ennesima volta. Forse era solo il fatto di
essersi separati dal gruppo principale,ma sopratutto da Koga e
Ayame,conoscenze della quale fidarsi ed essere protetti. Oppure il
loro timore più grande era l'inuyokai che stava alle loro
spalle.
Sesshomaru era dietro di loro,non li stava fissando quanto piuttosto
stava attento alla strada e dove li stesse portando,ma Ginta e
Hakkaku sentiva i suoi occhi su di loro e incerti non sapevano se
rivolgergli la parole e chiedergli scusa per aver deluso le sue
aspettative,oppure continuare a stare zitti ed evitare di farlo
arrabbiare. Forse la seconda scelta era la migliore. Infondo alla
fila invece disposti rispettivamente in coppia Toran ed Ezio a
coprire gli altri tre in avanti. Da quella mattina l'umano e la
pantera potevano dirsi stretti collaboratori,non proprio compagni
inseparabili,ma almeno erano d'accordo sul fatto che Sesshomaru fosse
il grande musone,sempre accigliato che avevano imparato a
conoscere,chi più chi meno,con esperienze e punti di vista
simili e
allo stesso tempo differenti. Calma piatta
all'orizzonte,passò
almeno mezz'ora senza essere attaccati,nessuna traccia sul terreno
che indicasse la presenza di Ainu ostili o di yokai belligeranti in
attesa di far scattare una trappola,era una cosa decisamente strana.
Probabilmente l'unica squadra in ricognizione in quella zona era
quella che li aveva aggrediti di mattina,nessuna traccia sul suolo
nevoso o sugli alberi li vicino. Possibile che nessuno li
attaccasse,nonostante il loro scontro così rumoroso? Forse
no,ma
sarebbe stato meglio non abbassare la guardia.
“Siamo
quasi arrivati,la tana e vicina,”,disse Hakkaku indicato la
collina
che si stagliava di fronte a loro,dalla superficie tondeggiante e la
vita arborea che gli cresceva sopra. Una altra decina di minuti ed
erano giunti alla base del grande rialzamento terroso. Alla base
della collina c'era un sentiero che si faceva spazio tra la neve al
cui inizio vi erano presenti due grandi e alte rocce monolitiche,una
per lato,con strane incisioni,dall'aspetto antico e misterioso.
“Siamo
arrivati.”,disse Ginta che insieme ad Hakkaku si erano
fermati ad
osservare la zona.
“Sicuri
che il posto sia questo? Io non vedo nessuno.”,disse Ezio
mentre si
guardava attorno,mentre le sue mani si preparavano ad usare l'arma
che gli sarebbe stata più comoda in quel momento. L'ambiente
attorno
a loro pareva disabitato,nessuna traccia di un lupo a guardia del
posto, ho un giovane cacciatore intento a portare una preda al resto
del clan,cosa che solitamente si faceva spesso durante l'arco della
giornata. Persino Sesshomaru e Toran avevano la strana sensazione che
qualcosa non quadrava in tutto quello,proprio come durante il
percorso che avevano fatto per giungere fin li. C'era qualcosa di
strano in quella parte di foresta e qualunque cosa fosse non era
nulla di rassicurante.
“
Ehi
voi due,esigo subito una spiegazione.”,disse una voce
maschile
provenire dall'alto del sentiero collinare. I due yorozuku
sull'attenti,in una posizione rigida e spaventata,come di qualcuno
che sta per essere rimproverato e non può far altro che
aspettare le
parole che non vorrebbe sentire. All'improvviso giunse in direzione
della salita un giovane uomo,vestito da una pelliccia di lupo
marroncino scuro e un semplice pettorale a cingergli il tronco,aveva
lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo legati con un
nastro sottile,due occhi dalle iridi blu,gambe e braccia nude,con
schinieri in pelliccia a proteggergli gli stinchi e non portava nulla
ai piedi. Ezio osservò l'ennesimo tizio svestito e gli venne
ancora
più freddo,possibile che da quelle parti ci fosse gente
così
resistente al gelo del nord?
“Koga
noi possiamo spiegare.”,disse Ginta preoccupato per la
reazione
dell'amico,oltre che capo tribù.
“
Ed
esattamente quello che vi ho chiesto di fare,allora,dove siete stati
fino adesso?” Disse Koga nervoso,per poi osservare le altre
persone
dietro di loro. Due li aveva riconosciuti sicuramente,la ragazza dai
lunghi capelli azzurri l'aveva già vista,ma non si ricordava
bene
dove e l'altro yokai invece non si ricordava il nome,tranne che era
il fratello maggiore di Inuyasha e che una volta aveva rischiato di
combatterci per colpa dei suoi due sottoposti. Ma il terzo invece era
la prima volta che lo vedeva,un tipo incappucciato,dall'odore
sembrava umano,ma aveva un qualcosa che non sapeva definire,come se
un alone di mistero circondasse tutta la sua persona,di certo era un
tipo da tenere d'occhio.
“E
voi due che ci fate qui? Se non sbaglio il territorio dei cani e
delle pantere e più a sud di qui,meglio che ve ne
andiate,non ci
sono affari che vi riguardano qui.”
“
Davvero?
Mi sorprende che
un lupo voglia parlarmi di territorio,detto da chi fa la tana in un
buco nella terra e dorme in mezzo alle carcasse delle proprie
prede,non venirmi a parlare di territorio dato che voi non
n'è avete
uno vostro,inoltre se sono qui è per una faccenda
personale.”
“E
dimmi cane perché mai dovrebbe importarmi delle tue
disavventure?”
“Perché
sfortunatamente tu protesti essere l'unico a sapere qualcosa in
più
di quel dannato che è venuto in queste terre.”
“Di
chi parli?”
“Sai
benissimo di chi parlo,l'ho hai visto e scommetto che l'ho hai anche
affrontato,perché se è così,non puoi
esserti scordato dei suoi
occhi.”
L'espressione
del giovane yoro si fece evidentemente sorpresa quando gli
parlò di
lui. Ricordava bene chi fosse l'uomo con la quale si era scontrato la
sera prima...e non aveva dimenticato i suoi occhi,un d'oro e uno
d'argento,che emanavano uno sguardo cortese,ma attento e
calcolatore,come quelli di un predatore astuto,un avversario che di
certo non aveva osato sottovalutare.
“Come
lo conosci?”
“E
una lunga storia.”
“Allora
vedi di dirmi tutto e di non tralasciare nessun
particolare,perché
ho intenzione di ascoltarla in ogni sua parte,seguitemi.”
Koga
diede le spalle ai nuovi arrivati e si incamminò sul dorso
della
collina,tutti gli altri lo seguirono subito dopo. Mentre scalavano
l'altura notarono che in mezzo ai numerosi ciuffetti di alberi
attorno a loro nascondevano gruppi di yorozuku,alcuni giovani,altri
vecchi,ma tutti armati,come se si aspettassero un attacco a
sorpresa,che probabilmente sarebbe potuto venire anche da parte loro.
Sesshomaru lo sentiva ancora,quella strana presenza e più
saliva
verso la cima più si rendeva conto che in mezzo ai tanti
lupi,non
solo guerrieri,ma anche donne e bambini erano presenti delle strane
sulla collina,oppure in bella vista come i massi sulla quale erano
presenti altre incisioni,dal disegno grezzo e particolare,oppure
strane colonne di pietra solitarie,nascoste tra gli alberi con
strisce di pelliccia dalle quale ciondolavano piccole miniature in
osso o legno,alcuni con forma di animali e altre di forme
più
bizzarre. Più saliva e più sentiva che quel
posto,qualunque cosa
fosse,nascondesse qualcosa,l'inuyokai non sapeva dire cosa con
esattezza,ma più andava su e più sentiva che i
suoi sensi
reagissero per lui,lo spingevano in avanti,inoltrandosi sempre
più
in quella parte del Giappone che non aveva mai visto e tanto meno
suscitato il suo interesse. Ma ora era li,non solo per Akira,ma anche
per capire quale connessione ci fosse tra di lui e quella terra dal
longevo inverno,non sapeva e non conosceva nulla di quella regione,ma
una cosa era certa,se Jin gli aveva mostrato un motivo per andare a
nord allora doveva essere li,in quel preciso momento della sua
vita,ma non sapeva cosa doveva fare se non scoprire di più
sui
misteri di quelle terre che forse,se la fortuna avesse voluto,gli
avrebbero dato una risposta esaudiente. Per ora c'erano solo
lupi,nulla che attirò troppo la sua attenzione. Giunti
finalmente in
cima si ritrovarono di fronte ad un buco scavato nella
terra,abbastanza largo da permettere ad una persona di passare senza
troppe difficoltà e dalla quale si poteva intravedere un
lungo
cunicolo illuminato da alcune torce di fortuna.
“Dove
ci stai portando?”,chiese Sesshomaru con fare sospettoso.
“C'è
una persona che vorrei tu conoscessi,mi aveva informato che uno
straniero sarebbe giunto qui.”,disse Koga indicandogli la
strada da
seguire,come a volerlo incoraggiare ad entrare in quell'antro
angusto. Entrò senza dire una parola e proprio quando gli
altri
stavano per seguirlo il giovane yoro si frappose fra loro e
l'inuyokai mostrandogli il palmo della mano,segno che era
intenzionato a farli passare.
“Che
stai facendo lupo?”,chiese Toran irritata da quel gesto
improvviso.
Koga la fissò arcigno.
“Io
ho già avuto a che fare con lui e per quanto possa sembrare
assurdo
lui e l'unico che lascerei passare in mezzo alla tribù dato
la
bizzarra situazione nella quale ci troviamo e oltretutto so chi sei
Toran del clan delle pantere,tempo fa tu è il tuo clan
rapiste un
umana a me cara e per liberarla ho dovuto combattere un tuo
simile,uno grande e grosso quanto un bue,un certo Shuran se non
ricordo male,quindi perché mai dovrei far entrare un nemico
della
mia gente?”
“E
successo molto tempo fa e oltretutto io e il mio clan non abbiamo mai
più avuto intenzione di rapire altri umani,da allora siamo
tornati
nelle terre dell'ovest e non abbiamo più torto un capello ad
anima
viva,se non per legittima difesa,io non sono tua nemica.”
“Non
posso esserne sicuro,questioni di sicurezza....”,poi rivolse
la sua
attenzione verso l'incappucciato,che restava dietro a Toran,con le
mani dentro le tasche dei pantaloni in pelle e l'aria rilassata,
“e
tu chi sei? Hai delle strane vesti e non mi sembri di queste
parti,togliti il cappuccio.”
“Togliermi
il cappuccio? Non so chi tu sia,ma i tuoi metodi di seduzione sono
pessimi. Se proprio vuoi che mi spogli almeno offrimi una
cena.”,disse Ezio in tono scherzoso,mostrando così
una certa
resistenza alle richieste del giovane yoro,ma senza dimostrarsi
arrogante o violento. Mostrarsi apertamente ostile tra quella gente
sarebbe stato un chiaro attacco all'autorità dello yorozuku
e per
tanto avrebbe rischiato di accendere un attacco verso di loro,contro
la gente che bene o male avrebbe potuto dargli un riparo per la notte
e un altro pasto per la sera. Koga da parte sua restò calmo
nonostante la battuta dell'umano,tuttavia aveva notato una strana
sicurezza provenire da quell'individuo della quale vedeva solo le
labbra e la barba ben curata. Per non parlare poi delle protezioni
che portava e la vistosa spada che teneva al fianco,bella,ma non
n'è
aveva mai visto una come quella.
“Va
bene buffone,dato che sei così spiritoso tu e la pantera
resterete
qui,Ginta Hakkaku,controllate che non facciano nulla di
sospetto.”
“Ma
Koga...”, dissero entrambi i sottoposti in tono lamentoso.
“Niente
ma,è un ordine in oltre siete in mezzo ai vostri simili,se
dovessero
fare qualcosa di poco furbo avreste comunque dei rinforzi a
disposizione,siete circondati dai vostri simili. Avete poco di cui
preoccuparvi.”
“Si
capo.”,risposero infine in segno di arresa,sapevano che
quando Koga
chiedeva una cosa non c'era nulla da fare per fargli cambiare idea,se
non altro il loro compito non era poi così difficile, o
almeno così
speravano. Koga si girò di nuovo verso l'entrata dove
Sesshomaru
attendeva immobile,calmo e distaccato,in attesa di essere condotto
all'interno dello stretto passaggio. Il lupo e il cane si squadrarono
per un attimo e tra i due di certo non c'era simpatia,restarono in
silenzio mentre Koga superò l'inuyokai senza nemmeno
guardarlo ed
entrò nel cunicolo.
“Seguimi.”
Sesshomaru
guardò un attimo verso gli altri due compagni di viaggio.
“Torno
subito.” e così disse,semplicemente,come se nulla
fosse e si
inoltrò anche lui,cominciando a muovere i primi passi verso
le
viscere della collina.
“Ehi.”,disse
Sesshomaru privo di qualsiasi tatto.
“Che
vuoi?”,chiese Koga in maniera scontrosa,tanto per ripagare il
suo
ospite della poca delicatezza con la quale si era rivolto a
lui.”
“Prima
hai detto che un uomo ti aveva detto dell'arrivo dello straniero,come
fai a essere sicuro che sia io?”
“Perché
dice che il vento gli ha annunciato il tuo arrivo.”
Allora,come
saprete ormai e stato annunciato il seguito di Inuyasha,quindi a
rigor di logica gli eventi narrati in seguito al finale della serie
in questa fanfic non potrebbe esistere,ma se vi dicessi che
teoricamente e possibile che anche questo futuro possa essere
possibile? Vorrei invitarvi a questo pensiero,così per
gioco.
Comunque vorrei ringraziare chi legge ancora i pochi capitoli che
pubblico e in particolar modo Bankotsu che non hai smesso di credere
in questa fanfic. Vi auguro una buona lettura in attesa della
riapertura delle biblioteche e delle librerie,che sempre ci aiutano a
viaggiare per mondi incredibili,ciao =).
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Capitolo 4 *** Un patto col demonio ***
Quella
stessa mattina,da qualche parte a sud dei territori del clan Oda.
Il
mare era leggermente agitato e le onde si infrangevano sulla battigia
in maniera più forte del solito,sospinte da un vento di
burrasca
dove sopra di esse un cielo nuvoloso,dando a tutta la spiaggia
l'apparenza di un ambiente proveniente da un mondo silenzioso e cupo.
Silenzioso come la povera anima che passava pacatamente e lasciava al
suo passaggio una scia di impronte,unica cosa che testimoniava la sua
presenza in quel luogo. Era una ragazzina dalla pelle scura,occhi
dalle pupille viola,una lunga chioma violetta che gli scendeva sulle
spalle e vestiva un lungo kimono bianco come la neve. Il suo sguardo
era triste e l'unica cosa che voleva guardare di fronte a se era la
sabbia,per l'ennesima volta i suoi coetanei l'avevano scacciata via
in malo modo,insultandola e prendendola in giro per il suo
aspetto,che in realtà non aveva nulla di inguardabile,ma
sapevano
bene che lei non era umana,almeno non completamente. Era nata da una
relazione proibita tra una donna umana e uno yokai del clan
pipistrello,orfana di padre e sostenuta solo dalla madre,anche lei
non voluta dal resto degli abitanti del villaggio. Come sempre
camminava da sola sulla spiaggia e per l'ennesima volta
tornò da
sola verso casa accolta con amore da quella madre che con sincero
affetto nutriva il suo piccolo e triste cuoricino con la speranza che
un giorno avesse potuto vivere una vita migliore,almeno lei. Mentre
si avvicinava a casa però notò una cosa
insolita,in lontananza notò
un gruppo di uomini e presa dalla preoccupazione si
avvicinò,i
soliti pescatori che davano fastidio a sua madre affinché se
ne
andasse dal villaggio,forse perché la ritenevano
responsabile della
pesca giornaliera andata male,qualunque scusa sembrava buona per far
ricadere la loro cattiveria sulla loro famiglia. Ma in mezzo a tutti
loro c'era un altro uomo,molto diverso da tutti gli altri presenti.
Portava un largo cappello di paglia tipico dei viaggiatori,un
mantello opaco e delle semplici vesti,semplici ma che davano a
quell'uomo un aspetto rispettabile, se ne stava di fronte agli altri
uomini con la porta di quella casa alle sue spalle,come a voler
impedire l'accesso a quella marmaglia rabbiosa. Lo circondavano
sicuro della forza della loro superiorità numerica,erano
almeno in
dieci contro uno e tutti loro imbracciavano accessori come remi e
coltelli da cucina,ma lui se ne stava li,immobile,come se la cosa non
lo toccasse minimamente e nonostante la situazione non aveva alcuna
intenzione di spostarsi da li.
“Togliti
pezzente,non sono affari che ti riguardano.”
“Meglio
se ti levi se non vuoi passare un brutto momento.”
Due
degli uomini più aggressivi si erano rivolti allo straniero
con tono
violento e intimidatorio,ma lui restava ancora li,impassibile e
calmo,come lo scoglio che attende l'arrivo dell'onda,non importa
quanto grande possa essere,non si sarebbe spostato per nulla al
mondo. Ai suoi occhi di ragazzina la cosa aveva
dell'incredibile,eppure di scontri e battaglie non ci capiva molto,ma
poteva dire con certezza che c'era qualcosa di eroico in quello che
stava facendo. Sapeva che sua madre era la dentro e forse anche
quell'uomo lo sapeva,ma perché era li di fronte a casa sua e
perché
mai si stava inimicando quel gruppo di pescatori? Possibile che non
sapesse in quale guaio si fosse cacciato? Non fece in tempo a
chiedersi altro che un altro del gruppo si fece sentire con molta
chiarezza.
“Basta
mi sono stancato,uccidiamolo.”
E
l'uomo si lanciò verso l'eroico figuro con fare sregolato
mentre
impugnava un grosso coltellaccio,ma non fece in tempo ad affondare il
colpo che lo straniero compì un leggero movimento di
mano,gli
afferrò il polso e glielo torse a tal punto da far posare il
suo
aggressore sulle ginocchia,per poi accasciarsi a terra in preda al
dolore,tenendo a se l'arto ferito. Altri due tentarono di fare lo
stesso armati di due grossi remi,ma ancora l'uomo si difese bene
portando due pugni all'altezza dello stomaco ed anche loro furono
subito resi inermi. Di fronte alla vista di quei movimenti tanto
rapidi e micidiali i rimanenti aggressori cominciarono ad avere paura
alla vista di quello sconosciuto che si muoveva con una
rapidità
inaudita e per quanto volessero fargliela pagare avevano compreso che
lui era ben oltre le loro capacità,lo avevano visto
combattere e di
certo non volevano finire come i tre per terra.
“Vedete
di sparire zotici...sempre che teniate alle vostre vite.”
A
quelle parole i pescatori raccolsero i tre compagni piegati dal
dolore e con i vestiti pieni di sabbia umida,per poi allontanarsi il
più velocemente possibile e osservando lo straniero con
astio,ma a
parte questo non fecero nient'altro com'era nella vile natura di quel
genere di persone,tanto brave a parole ma quando si presentavano dei
veri problemi sapevano solo darsela a gambe,cosa che fecero ignorando
totalmente la bambina e tornando alla parte più popolosa
della
spiaggia. La piccola rimase titubante alla vista di quella scena e
non riusciva proprio a capire chi fosse quella persona,però
la
curiosità fu più forte della fortuna e spinta da
una forza
sconosciuta si mosse verso la porta di casa facendo un passo alla
volta,lentamente,cercando di restare calma e di non farsi prendere
dalla paura,infondo se aveva scacciato quegli uomini non poteva
essere tanto cattivo no? Appena fu abbastanza vicino da vedere meglio
la figura dell'uomo si avvicinò ancora più
lentamente,quasi non
volesse far rumore nel timore che lo straniero si spaventasse,anche
se sapeva che un individuo simile non poteva certo spaventarsi di
fronte ad una ragazzina,anche se hanyou,ma poi l'uomo mosse la testa
verso di lei in maniera completamente inaspettata facendo arrestare
la tenera creatura che non seppe più cosa fare,lei lo vedeva
e da
così vicino pareva un gigante in confronto a lei.
“Stai
bene piccola?”,disse lui con voce calda e calorosamente
preoccupata.
Lei
non seppe come rispondergli e dire che con quel suo aspetto tanto
sinistro e misterioso dava l'impressione di voler spaventare chi gli
stava intorno,eppure quando lo sentì parlare non gli diede
l'immagine di una persona cattiva,anche se il suo aspetto diceva
tutt'altro. Perciò decise di prendere coraggio e farsi
avanti.
“S-Si.”,disse
lei titubante.
“E
una fortuna che tu stia bene,non avrei saputo cosa dire a tua madre
se ti fosse successo qualcosa.”
L'uomo
portò una mano sotto il mento sfilando la cordicella che
assicurava
il copricapo alla testa e quando lo tolse una lunga chioma nera
ricadde dietro la testa,rivelando così il volto di un
giovane
uomo,bello e dallo sguardo cristallino. La giovane non fece in tempo
a rivolgersi allo straniero che il suo cuore fece un piccolo balzo
per quello che stava osservando. I suoi occhi si soffermarono sul suo
viso come attratti dai dettagli del suo volto,elegante e di
bell'aspetto,privo di barba nonostante i suoi abiti che dicevano
molto sul suo peregrinare,credeva che simili persone esistessero solo
nelle storie della buonanotte che sua madre gli diceva prima di
andare a dormire,oppure nelle rare volte che gli raccontava di suo
padre. Eppure c'era qualcosa di diverso in quell'uomo,qualcosa che
non sapeva descrivere dovuto anche al fatto di non averlo mai sentito
prima,ma in qualche modo si era sentita rapita da quegli occhi
così
puri,privi di qualunque malignità,l'esatto opposto degli
abitanti
del villaggio.
“Sono
andati via?”
Disse
una voce femminile da dentro l'umile dimora.
“Si
signora,aprite non avete più nulla da temere.”
La
porta si aprì e si mostrò una donna nel fiore
degli anni,aveva una
lunga chioma castana che gli scendeva lungo la schiena e vestiva di
un semplice kimono sgualcito e malridotto,i segni sul viso e sulle
mani indicavano che era una donna abituata ad una vita attiva e molto
faticosa,anni e anni di calli e tagli per poter recuperare quel poco
che permetteva a lei e alla sua bambina di mangiare e arrivare a fine
giornata.
“Mamma.”
Disse
la giovane correndo preoccupata verso la donna e abbracciandola
più
stretta che poteva al suo gracile corpicino. La donna in risposta si
abbassò e gli cinse la testa lasciando che piegasse la testa
sulla
sua spalla,che innumerevoli volte l'aveva accolta nel suo caldo
abbraccio e infondergli un po' di pace in una vita di tormenti. La
donna sollevò lo sguardo verso l'uomo.
“Grazie.”,lo
disse piano,a malapena un sussurro,ma era così impegnata a
consolare
la figlia e allontanare da lei ogni preoccupazione. La donna si
rialzò pur tenendo vicino a se la piccola e con viso
più rilassato
si rivolse ancora verso il loro salvatore.
“E
da molto che non la vedo.....”,la donna si inginocchio per
terra e
fece un piccolino inchino di fronte all'uomo,ricevendo uno sguardo
confuso da parte della figlia.
“Nobile
Akechi,prego entri nella mia umile casa come se fosse la sua
dimora.”
Quest'ultimo
si mosse verso la donna e con entrambe le mani le cinse le
spalle,facendole intendere che non erano necessarie tutte quelle
cerimonie.
“Alzatevi
ve ne prego,la vostra generosità e un offerta più
che gradita.”
E
così il samurai entrò nella piccola capanna,dando
una breve
occhiata sull'abitazione. La casa era a malapena definibile come
tale,era una catapecchia con quattro muri crepati e rovinati dal
tempo e dalle intemperie,attorno al fuoco accesso c'erano un paio di
giacigli di paglia vecchi e consunti ma nonostante ciò era
un
ambiente amorevole,caldo e l'aroma di una zuppa di pesce messa a
cuocere da poco compensava la mancanza di agiatezza dell'abitazione.
Lo sguardo di Akechi si spostò sulla ragazzina che
staccandosi
dall'abbraccio materno si mise a sedere vicino al fuoco,aspettando
che il pranzo fosse pronto.
“Lei
e mia figlia Shiori,avrà già intuito che la mia
bambina non è
umana.”
“Si,posso
solo immaginare quanti problemi affronti solo per la sua natura come
essere ibrido. E dire che sembra una bambina tanto buona.”
“Lo
è ed è per questo che accetto la proposta del
vostro signore,ma
prego si sieda pure,il pranzo sarà pronto tra qualche
minuto.”
Disse
la donna indicando con la mano aperta un posto vicino al fuoco in
segno di benvenuto. Il samurai fece un leggero inchino e si sedette
vicino al focolare,dove si tolse il mantello e ripiegandolo
accuratamente al suo fianco svelando così la presenza della
sua
elegante katana,che sfilò dall'obi e la pose vicino al
mantello. La
zuppa,ormai calda al punto giusto cominciò a bollire
leggermente più
forte mentre l'odore dei doni del mare,come gamberetti o molluschi di
scoglio rilasciavano il loro profumo così invitante che
addolciva
l'atmosfera di casa e Mitsuhide di certo gradiva molto la cosa,dopo
quella scarpinata fatta a piedi dal campo base dove il suo signore
Nobunaga risiedeva da qualche tempo intento a voler controllare la
situazione nella zona di persona. Una settimana dopo lo scontro nella
sua residenza ad Owari era diventato euforico,da qualche tempo aveva
dichiarato apertamente la sua ostilità verso le altre grandi
casate
come i Takeda,gli Uesugi e gli Hojo e per l'appunti questi ultimi
pretendevano dei diritti su alcuni territori a sud dei domini degli
Oda,che davano sbocco sul mare più a sud e per tanto decise
di
muoversi per primo e rivendicare quelle terre per il suo
clan,così
da poterci costruire una città commerciale con un porto e
una forte
attività ittica. Ma quello che in pochi sapevano e che
dietro quella
motivazione c'è n'era un altra,più oscura e
sinistra. L'ossessione
di Nobunaga per quello Yokai di cui lui aveva già parlato
solo con
la moglie e i suoi fedelissimi,che da qualche tempo aveva cominciato
a chiamare Sesshomaru,avevano spinto il famigerato folle di Owari ad
interessarsi anche della presenza degli yokai e degli Hanyu
all'interno dei suoi territori ed oltre i suoi confini. Sapeva di
certo come comportarsi con le persone e per questo sapeva
governarle,si poteva dire che fosse un uomo fatti di estremi. Se da
una parte era conosciuto come il re demone di owari,famoso per
massacrare chiunque gli si mettesse contro e bruciando vivi i
sopravvissuti dall'altra si dimostrava un uomo generoso non solo con
gli alleati di spicco ma anche con i subordinati. Distribuiva la
terra ai nobili vassalli non per il prestigio del loro nome ma per la
loro capacità amministrative di gestire i raccolti di riso e
la cura
dei terreni,colpì pesantemente le attività di
brigantaggio nei suoi
territori seppur con la sua tipica violenza
sproporzionata,migliorò
le strade e nominava i suoi generali anche tra i soldati
comuni,basandosi su un sistema meritocratico e non sui classici
favori tra famiglie nobiliari. Se Nobunaga fosse effettivamente un
Akuma, uno spirito infernale o un umano dai tratti mostruosi ormai
Mitsuhide non sapeva più dirlo con certezza,solo una cosa
era
certa,se il suo signore lo aveva mandato li,per una bambina hanyo ci
sarà stata una ragione ben precisa e di certo nulla di
così
scontato. Che Nobunaga fosse folle era probabile,ma che fosse stupido
no.
“Signore.”,disse
la bambina rivolgendosi al samurai.
“Dimmi
piccola.”
“Lei
come conosce la mamma?”
“Ecco
io...non è la prima volta che giungo in questo
villaggio,c'è stato
un tempo in cui viaggiavo in lungo e in largo,avendo solo la mia
spada come compagna di avventure,per farla breve ero un
ronin.”
“Un
ronin? E cosa sarebbe?”
“Un
ronin e un samurai senza padrone,un vagabondo che non può
adempiere
al proprio dovere,senza onore e senza prestigio,così viaggia
per
tutto il Giappone come studente nell'arte della spada di terra in
terra fino al giorno in cui non sarà chiamato a seguire un
destino
più grande....anche se purtroppo molti divengono
briganti.”
Shiori
continuò a fissare Mitsuhide con fare confuso,con la bocca
semiaperta e con quelle iridi viola che lo fissavano,come a voler
catturare il significato di quelle parole che non riusciva
comprendere . A sua volta il samurai fece un espressione
rilassata,chiuse per un attimo gli occhi e si godette appieno il
tepore di quel caldo fuocherello.
“Scusa,sono
discorsi complicati per una ragazza della tua età,comunque
non ti ho
parlato ancora di come ho conosciuto tua madre,tutto è
cominciato
qualche anno fa,era giunto in queste terre casualmente senza
conoscere la strada. Avevo sentito parlare che da queste parti era
presente il covo di un largo clan di pipistrelli,gli yakikomori,credo
che fossero così che si chiamavano. Più e
più volte fui attaccato
da questi yokai e come tutte volte riuscivo a ucciderne molti ed ogni
volta i sopravvissuti volavano via,incuranti dei morti che si erano
lasciati indietro. Un giorno però,su questa spiaggia
incontrai uno
di loro ed era completamente da solo,a differenza dei suoi simili era
ben vestito e il suo aspetto non sembrava quello di un violento. Ci
guardammo un attimo ed entrambi stavamo per sfoderare la spada,quando
ad un tratto arrivò una donna che si intromise tra me e
lui,riesci a
immaginare chi era?”
“Era
la mamma?”
“Esatto,tua
madre impedì a me e tuo padre di scontrarci e quando la
sentì che
non si sarebbe spostata per nulla al mondo pur di difendere quel
pipistrello allora capì che dovevo ritirare la
spada,impedendo così
di spargere sangue innocente. Era la prima volta che incontravo uno
yokai e non doverlo combattere,così facendo tua madre mi
invitò in
casa sua insieme alla compagnia di tuo padre e per quanto la
situazione fosse bizzarra decisi di unirmi a loro per cena.”
“Ha
parlato con mio padre?”
“Si,quel
giorno scoprì in uno yokai un uomo buono,mi parlò
di come le
differenze tra yokai e umani non sono così tante e nette,ma
anzi,siamo molto più simili di quello che pensavo,quando me
ne andai
mi resi conto che il bene e il male possono trovarsi ovunque. Nei
miei spostamenti o compreso come non tutti gli umani sono buoni e non
tutti gli yokai sono cattivi. Il nostro e un mondo pieno di
sfaccettature.”
“Capisco,ma
non è per raccontarmi questa storia che lei e qui
vero?”
“No,sono
qui per un altro motivo.”,disse lui in tono cupo.
Scese
il silenzio tra Mitsuhide e Shiori mentre la signora nel frattempo
prese tre ciotole e le riempì accompagnando la pietanza con
semplice
acqua non avendo altro da bere. Mitsuhide rese grazie per il cibo,sia
alla signora che agli dei e si nutrì del cibo offerto,la
delicatezza
del riso unita ai sapori del mare rendeva quell'umile pasto un
autentica prelibatezza,un pranzo che saziava sia lo stomaco che lo
spirito il tutto concluso con gusto. Una volta finito il pranzo il
samurai posò la ciotola per terra,raccolse la katana,si
alzò in
piedi e osservò la donna con sguardo rigido e inespressivo.
“E
ora,dobbiamo andare.”
La
donna fece un cenno con la testa e si avvicinò alla figlia
per poi
stringerla a se mentre con gli occhi cercava lo sguardo della
figlia,che la piccola confusa da quel gesto guardò la madre
con
quelle iride viola che ha un giudizio compassionevole avrebbero fatto
tenerezza a chiunque le guardasse in quel momento. La donna la
guardò
per quello che per loro due sembrò un lungo istante,come non
si
poteva amare una ragazzina come quella? Era dolce,gentile,innocente
eppure la vita non aveva fatto altro che riservarle solo
discriminazione e disprezzo,guardata male da tutti gli altri
abitanti del villaggio solo perché diversa da loro,diversa
in tutto
e allo stesso tempo diversa in niente,una giovane fanciulla come
tante altre ma rinnegata sia da una razza che da un altra solo
perché
un incrocio di entrambe,avvolte il mondo sapeva essere veramente
crudele con chi non faceva niente di male e premiava coloro che il
male lo spargevano a macchia d'olio. Mitsuhide questo lo sapeva
benissimo.
“Mamma
che succede?”
La
donna si abbassò all'altezza del volto della figlia e con
una mano
risoluta ma gentile accarezzò il volto di Shiori,la sua mano
era
segnata dalla fatica e dal tempo che scorreva inesorabilmente veloce
per gli umani,eppure in quel tocco c'era più delicatezza che
in un
panno di seta,più tepore del focolare domestico e
più amore di
quanto gliene abbia mai dato in tutta la sua vita,che sempre gli ha
donato e sempre gliene avrebbe dato.
“Shiori,ti
fidi della mamma vero?”,disse lei mentre le scese una lacrima
sul
viso. L'hanyou per istinto annuì mentre sul suo volto si
poteva
leggere un espressione preoccupata,data la strano turbamento emotivo
che la madre le stava trasmettendo e quella reazione la donna strinse
la piccola al suo petto e per poi avvicinare la bocca all'orecchio
della figlia.
“
Ti
voglio bene bambina mia,te ne vorrò sempre.”
Shiori
non fece in tempo a comprendere il significato di quelle parole che
subito sentì un botta dietro la nuca....poi il buio
più completo.
Dolore,confusione...vuoto, era questo che sentiva all'inizio,quando i
suoi occhi cercarono di riaprirsi debolmente,una stanchezza che
rendeva pesante il suo risveglio,le palpebre tremavano mentre cercava
di riaprire gli occhi e le prime cose che vide in maniera sfocata fu
una luce accecante e strane figure che si muovevano caoticamente. Ma
poi alle orecchie giunsero suoni ovattati,voci sopratutto,con in
sottofondo il crepitio del fuoco che consumava il legno. Ma poco alla
volta riprese i sensi e quello che prima era confusione divenne
stupore...e poi orrore. Vide e sentì perfettamente quello
che gli
stava capitando attorno e non le piacque per niente,la luce che non
riconobbe all'inizio ora gli parve chiara e terrificante,un grande
fuoco che si era espanso a tal punto da divorare molte case vicine
tra di loro mentre il calore tutt'attorno si manifestava di fronte a
lei mentre un vento proveniente dal mare alimentava le fiamme con
viva intensità. Le figure indistinte divennero
più nitide e si
accorse che erano persone,le stesse persone che abitano quel
villaggio di pescatori,erano seduti a terra e legati con delle corde
a braccia e gambe e imbavagliati,in modo che non potessero scappare
in alcun modo mentre altri umani in armatura in armature semplici
controllavano che anche nel caso si fossero liberati dalle corde
fossero comunque costretti a restare dov'erano con la minaccia delle
armi. Prendendo consapevolezza della cosa cercò di muoversi
ma si
accorse anche lei di essere legata anche lei,ma in disparte da tutti
gli altri e poggiata ad una specie di scranno di legno,tenuta ai
braccioli del suo appoggio.
“Ben
sveglia piccola,dormito bene?”
Si
girò di scatto in direzione della voce maschile che le era
giunta
alle orecchie e accanto a lei vide un uomo dalla barba ben curata,uno
sguardo malvagio e con indosso una strana armatura più nera
della
notte più oscura. Il solo guardarlo le metteva una
soggezione tale
che per quanto volesse distogliere lo sguardo da lui non ci riusciva
in alcun modo,la fissava in una maniera tranquilla e rilassata,come
se per lui quella fosse una cosa normale ritrovarsi in quella
situazione,non seppe come rispondere a quella domanda tanto semplice
ma allo stesso tempo non riusciva ad emettere alcun suono e rimase a
fissarlo spaventata da quella figura che in confronto a lei pareva un
gigante.
“Ti
vedo silenziosa,per caso sono io che ti spavento?”
L'uomo
aveva una strana espressione sul volto,non riusciva a comprendere se
la stesse prendendo in giro oppure era seria,ma dal suo sguardo
poteva comprendere che c'era qualcosa di oscuro in
quell'uomo,all'apparenza sembrava rilassato e pienamente a suo agio
in quella situazione. La cosa certamente le dava non pochi timori
verso quel bizzarro figuro. Lei tuttavia era troppo intimorita da
quell'uomo perché potesse rispondergli,per tanto
restò il più
immobile possibile cosa che però non gli riusciva facile.
“Eppure
non dovresti avere paura,io non voglio farti niente di male,infatti
sono stato io a farti mettere su questa sedia,sai,l'ho fatta fare
apposto per te,oggi voglio dedicare questa giornata a te e lo sai
perché?”
Shiori
non poté far altro che dissentire con il capo
poiché a parole non
avrebbe saputo cosa dire a un tipo bizzarro come quello,ho
addirittura completamente fuori di testa.
“Perché
io conosco la tua storia,so del male che questa gente a fatto a te e
a tua madre,so di come gli yakkikomori ti hanno rifiutata
perché
nata da due razze diverse e di come tuo nonno,il capo famiglia dei
pipistrelli ha voluto strumentalizzarti unicamente per i suoi
scopi,c'è da dire che la tua vita fino ad ora non
è stata molto
felice....ed è per questo che oggi la tua vita
cambierà
completamente. Ora, ti va di partecipare ad un piccolo esperimento
sociale?”
Nobunaga
si allontanò da Shiori e in pochi passi si
avvicinò al gruppo di
sopravvissuti con lenta e controllata sicurezza,li fissò un
attimo
e con un gesto della mano attirò a se un soldato che gli
portò una
torcia e un grosso vaso d'argilla dalla quale usciva un forte odore
di olio,di quello usato per accendere le lanterne.
“Buongiorno
a tutti,come avrete notato molti dei vostri conoscenti sono morti a
seguito della mia intrusione nelle vostre piccoli e patetiche
esistenze,ora, giusto perché voi lo sappiate quando
conquisto un
villaggio che ritengo d'intralcio verso le mie mire di conquista ho
l'abitudine di lasciare in vita soltanto una persona ma nel vostro
caso potete salvarvi tutti,ma ad una condizione...”disse
Nobunaga
indicando l'hanyou legata alla sedia,spaventata e confusa.
“
Io
so che lei e sua madre fanno parte di questo villaggio e a questo a
voi non sta bene vero? Quindi non vi dispiace se la uccido,infondo e
solo una schifosa mezzosangue,ho ragione? Lei non fa parte del
villaggio e quindi non merita la mia pietà. Eppure sono
combattuto,non me la sento di uccidere tutti i presenti senza una
motivazione e quindi devo scegliere tra voi e lei. Facciamo
così,il
primo tra voi,umano o mezzo pipistrello che riuscirà a darmi
una
buona ragione perché l'altra parte in gioco venga data alle
fiamme
rimarrà in vita,avete dieci secondi prima che prenda una
decisione,iniziate.”
A
quella richiesta tutti gli umani del villaggio cominciarono a urlare
a squarciagola tutto il loro terrore per quella crudele
proposta,erano imbavagliati e non potevano soddisfare la richiesta di
Nobunaga,alcuni di loro cercarono veramente di farsi capire e dare la
loro spiegazione per la quale un umano era meglio di quello che a
loro era solo un orrendo ibrido tra due razze incompatibili. Altri
semplicemente strillavano in preda all'orrore di quello che stava per
accadere,immobilizzati dalla paura e incapaci di reagire. Alcuni
addirittura provarono a rialzarsi e incominciare a correre,ma erano
legati anche ai piedi e più che strisciare non poterono fare
e
qualche soldato prendeva questi disperati e li ributtava di forza nel
gruppo,la scena era pregna di cruda e atroce malvagità dallo
svolgimento cadenzato e meccanico come se fosse stata la scena di un
opera teatrale ,con il folle di Owari che parlava e si muoveva in una
maniera tale da attirare l'attenzione su di se esattamente con un
vero tiranno,muoveva i fili delle sue intenzioni nello spettacolo di
burattini che si era già fatto in testa. Si,tutto stava
andando come
previsto dai suoi intenti e dalla reazione delle sue vittime, che si
agitavano e si disperavano come voleva lui e alle sue condizioni,
come tutti al suo seguito sapevano da molto tempo. Eppure pochi
sospettavano che in questa crudeltà senza senso in
realtà esisteva
un disegno ben preciso in tutto ciò che faceva, nella sua
apparente
follia Nobunaga era un uomo eccentrico e imprevedibile,ma era anche
un uomo che sapeva cosa voleva e sapeva anche come ottenerlo.
Violenza,distruzione e paura erano le tre grandi leve che espandevano
il potere di quel demonio di un signore della guerra in maniera
brutale ed efficiente,l'unificazione del paese era qualcosa che
richiedeva un sacrificio enorme,non bastavano una spada e e la sete
di potere per compiere una tale impresa e Nobunaga sapeva esattamente
cosa c'era bisogno per realizzare un sogno di quelle dimensioni. Il
male. Ma non il male inteso semplicemente come un lato della
moralità, ma quanto piuttosto come filosofia personale,come
fonte di
ispirazione ma soprattutto come un energia oscura e sinistra in grado
di spingere fino al limite consentito dalla maggior parte delle
persone,il male per Nobunaga era come un baratro nella quale una
volta dentro non si potesse più uscire ma una volta caduto
potevi
solo sprofondare,sempre più giù,sempre
più nero. Lui lo sapeva
bene,la sua anima era sul limite del precipizio da dove scorgeva
bene dentro di se che l'uomo che era il giorno prima era meno
corrotto del giorno dopo e l'uomo del giorno dopo non sarebbe mai
stato perduto come l'uomo che sarebbe stato poco prima di morire.
Nessun paradiso per lui ma solo una condanna eterna agli abissi
dello Yomi,il regno dei morti,il luogo dove sapeva che presto o tardi
sarebbe andato e sapeva che non sarebbe stata una permanenza
piacevole,ma già da tempo ormai il varco per la dannazione
era stato
oltrepassato e il perdono era ormai irraggiungibile. L'inferno lo
attendeva.
“La
mamma,non fare del male alla mamma.”
Il
re demone aveva sentito attentamente quelle parole,seppur distratto
dalla visione degli altri abitanti che continuavano farsi sentire
nonostante i bavagli che bloccavano le loro bocche e che usavano per
salvarsi la vita e quella dei loro cari,senza mancare però
di andare
contro la ragazzina perché diversa da loro. L'uomo
camminò
lentamente verso la bambina mentre ancora reggeva il vaso e la torcia
con un espressione spaventosa in volto,con quegli occhi che se prima
sembravano comprensivi con una sfumatura di sinistra ma celata
malvagità ora sembravano carichi di spietata
crudeltà,uno sguardo
accesso come il fuoco mentre le iridi ora più strette
mostravano
chiaramente una punta di follia. Le puntò la torcia accesa
vicino al
volto,abbastanza lontano da non bruciarle il viso ma abbastanza
vicino da farle sentire la cocente presenza del fuoco.
“Che
cosa hai detto piccola?”
“Ti
supplico,uccidi me se vuoi,ma ti prego,non fare del male alla
mamma...ti scongiuro.”
A
quel punto Shiori iniziò a piangere per il terrore che
quell'umano
le trasmetteva e la preoccupazione per la sorte della madre,non
riusciva a vederla in mezzo agli uomini,alle donne e ai bambini del
villaggio,eppure temeva per lei più che per se
stessa,nonostante
fosse legata e con la minaccia di bruciare viva per mano di quello
squilibrato.
“Sei
certa di quello che dici? Sai che potrei ucciderti solo
perché sei
un hanyo vero?”
La
bambina non rispose alla sua domanda e non poté far altro
che
distogliere lo sguardo e continuare a piangere per la paura che
provava verso quell'oscuro individuo che non sapeva dire se fosse un
vero umano o un mostro travestito da tale,come si poteva definire
umano una persona così malvagia che non provava il ben che
minimo
rimorso nel bruciare un villaggio,ucciderne gli abitanti e
costringere i sopravvissuti a partecipare a quello che ai suoi occhi
da innocente era un gioco perverso. Non sapeva cosa dire,non sapeva
cosa fare,gli abitanti del villaggio erano cattivi,gli Yakkokomori
erano cattivi,ma quell'umano era su tutto un altro piano della
malvagità.
“E
il tuo desiderio? E questo il tuo vero desiderio? Ciò che
più brami
al mondo e la salvezza di tua madre? Allora sappi questo piccola
Shiori....”
Il
folle distolse la torcia dal volto della ragazzina e gli
avvicinò la
bocca ad un orecchio.
“Il
tempo e scaduto.”
Nobunaga
fissò Shiori negli occhi per alcuni secondi per poi
allontanarsi e
riavvicinarsi al gruppo dei superstiti.
“Bene
signori il tempo è scaduto. Dopo aver valutato accuratamente
le
reazioni di entrambe le parti ho preso la mia decisione.”,
Disse il
signore della guerra con calma e pacatezza,ma subito mosse
rapidamente la mano che teneva il vaso verso gli umani catturati
rovesciando il contenuto su tutti i presenti,scatenando così
un
improvvisa scenata di panico e orrore,facendo avverare il loro timore
peggiore sapendo ormai che il peggio sarebbe arrivato subito dopo.
Nobunaga era statuario di fronte alla paura di quelle persone,nessuna
emozione,nessun pentimento,solo l'intenzione di scatenare un altro
massacro e di porvi fine nella maniera peggiore possibile. Paura e
orrore erano le sue armi più potenti e le avrebbe scatenate
nella
maniera più sanguinaria e impressiva possibile,il titolo di
re
demone non era qualcosa che si portava con tanta leggerezza,Il lato
peggiore di Nobunaga dominava l'intera scena.
“Io
non vi brucio per semplice diletto,non vi darò fuoco per il
solo
gusto di farlo. Lo faccio perché so che siete stati poco
virtuosi,perché so bene qual è la vostra
ipocrisia. Per tutto
questo tempo siete stati sordi al dolore di una bambina e di sua
madre solo perché diversi da voi o non conformi con le
vostre
regole. In vita non avete voluto ascoltare la loro agonia,mi pare
corretto che nell'ora della morte siate muti.”
E
finito di parlare l'uomo lanciò la fiaccola in mezzo alla
piccola
folla terrorizzata dando così inizio all'atrocità
che aveva già
fatto spettacolo in altre parti del paese. La fiaccola finì
al
centro di quegli sventurati e in meno di un battito di ciglia il
fuoco cominciò a divagare,all'inizio furono poche le persone
ricoperte dalle fiamme e solo le vesti iniziarono a bruciare. Ma si
sa che il fuoco se non controllato e un elemento ingordo ed
aggressivo e con eguale celerità iniziò a
espandersi anche agli
altri abitanti del villaggio,poi iniziò la parte peggiore.
Le prime
urla si fecero sentire come strilli acutissimi e urla
agghiacciati,mentre ormai i vestiti,le corde e i bavagli avevano
preso fuoco e la carne iniziava a cuocersi,le fiamme si alzavano e
insieme ad esse anche l'agonia e il tormento provocate da esse,con
l'odore della carne che aleggiava nell'aria che dava un profondo
senso di nausea e conati di vomito controllati a fatica,non solo per
l'odore ma per la crudeltà del momento. Tutti bruciavano,i
corpi che
si contorcevano,le mani che si estendevano in cerca di aiuto oppure
verso il mare li vicino che purtroppo non avrebbero mai raggiunto. La
povera Shiori non poté far altro che guardare lo svolgersi
di
quell'inumana esibizione di carne,urla,fuoco e sofferenza,scoprendo
che in quel momento che bruciare vivi e una delle morti peggiori che
possa mai accadere,il dolore provocato dalla carne che si consumava
era tale che il cuore non più in grado si sostenere il peso
di
quella sofferenza,cessava di battere mentre le fiamme incuranti
continuavano nella loro opera di di distruzione. Fu un momento che
durò un eternità per lei ma alla fine
arrivò il silenzio,il
silenzio della morte,la pace dopo l'agonia. Non un uomo una donna o
un bambino sopravvisse e il vedere quella scena aggiunse un ultimo
tocco di malignità,poiché ora i corpi immobili
apparivano come
frammenti di legno carbonizzato con i segni di carne e muscoli ancora
attaccati al corpo. Non una vita fu risparmiata e ai suoi occhi
restava ancora in piedi solo lui,quell'uomo,quel mosto,quell'essere
infernale in forma d'uomo che non si poteva definire umano,e come
farlo? Nemmeno nei suoi incubi peggiori aveva mai immaginato una cosa
simile. Restava solo l'orrore,con il crepitio della case che
bruciavano ancora e dietro di lei le onde del mare che si
infrangevano sulla spiaggia. Il cielo scuro sopra di lei non fece
scendere nemmeno una goccia di pioggia,forse anche le nuvole sopra di
lei non osavano intervenire per paura di bruciare anche loro,idea
stupida anche per una ragazzina,ma forse non era così
improbabile,forse quel giorno nulla doveva esserlo.
“Un
uomo può vivere per cinquant'anni sotto il cielo,un tempo
assai
misero se confrontato all'età di questo mondo,la vita
è un sogno è
il sogno è un illusione,tutto a questo mondo e destinato a
svanire,ad annullarsi ed infine a divenire parte del creato,vi
è
forse qualcosa a questo mondo che sia degno di essere
eterno?”.disse
Nobunaga recitando per l'ennesima volta il suo monologo
dell'atsumori.
Lo
recitava sempre dopo la fine di una battaglia o quando si esibiva in
privato con pochi intimi nei giardini della sua dimora. Ma era
quando massacrava i villaggi e ne dava fuoco i sopravvissuti che
ripeteva queste parole senza troppa teatralità, in questo
era più
un mantra,una preghiera personale o forse serviva solo a ricordarsi
che la vita e breve ed effimera,che spariva velocemente,come la
sabbia di quella spiaggia che se avrebbe preso e stretto nel suo
pugno gli sarebbe scivolata via,poiché tale era la
vita,fragile e
facile da perdere. Ogni volta che vedeva morire qualcuno o
qualcosa,fosse esso umano o meno si ricordava sempre che a morire
bastava niente,l'esistenza era semplice da distruggere e avvolte si
stupiva di come morire fosse in realtà una cosa
così facile. La
vita era come un fuoco,per quanto potesse essere intesa la fiamma
alla fine si sarebbe spenta,tale e la natura delle cose
viventi,così
era stato prima di lui e sarebbe stato anche dopo. I suoi soldati
invece restavano fermi,immobili di fronte all'orrore che il loro
signore fece ancora una volta,un tempo contadini abituati alla fatica
del lavoro nei campi,ora erano diventati delle efficienti
dispensatori di morte,non c'era gioia o gloria in quel
massacro,nessuna ricchezza da depredare,nessuna nuova terra da
coltivare,solo morte e distruzione portati alla solita maniera,con la
massima violenza necessaria agli scopi del capo famiglia degli Oda.
La morte ormai era uno spettacolo quasi gratuito alla loro vista.
“Mamma.....”
Disse
la giovane hanyou mentre cercava la sagoma della madre in mezzo al
macabro spettacolo dei corpi carbonizzati,ma i corpi erano talmente
carbonizzati che ormai erano irriconoscibili. La disperazione
cominciò a impossessarsi del suo cuore e la sua mente
tornava ai
ricordi di quella donna,di quell'unico genitore che ancora poteva
abbracciarla,prendersi cura di lei e amarla in maniera così
forte
che bastava vederla per sentirsi viva e apprezzata per la sua natura
ibrida,era la sua forza quando si sentiva debole,era il suo scoglio
quando la tempesta si avvicinava e le onde anomale della vita la
portavano nella profondità della tristezza ed era il suo
fuoco caldo
quando il freddo che le altre persone le davano e lei la scaldava. Ma
sopratutto era sua madre,l'unica persona che l'aveva amata
così
com'era e che a sua volta lei adorava più di chiunque altro.
Ma ora
era li tra l'ammasso di irriconoscibili cadaveri che aveva di
fronte,così giovane e così
sfortunata,così impotente di fronte al
mostro in armatura,che continuava ad osservare la scena senza battere
ciglio e senza cambiare l'espressione distaccata dalla massa di corpi
anneriti,che fino ad un attimo fa urlavano e gridavano come dannati.
“Oh
perdonami piccolina.”,disse Nobunaga riavvicinandosi
improvvisamente vicino all'hanyou con fare teatrale,
“Ovviamente lo
spettacolo e stato alquanto brutale e improvviso,ma io avevo bisogno
che tu vedessi, o per meglio dire....eri tu ad averne
bisogno.”
Lei
non seppe cosa dire quando Nobunaga,con quel suo diabolico sorriso la
osservava dall'alto della sua posizione e lei,ancora legata a quello
scranno poté far altro che ricambiare lo sguardo a sua volta
e restare di sasso di fronte a lui,che con le fiamme delle case ancora
molto vivide facevano risaltare i dettagli di quella strana armatura
in maniera ancora più sinistra.
“Tranquilla
tua madre non era insieme a quelli che ho bruciato. Sai
perché ho
fatto una cosa così brutta a questa gente? A dir la
verità lo fatto
anche in altri villaggi, ho dato fuoco a molte persone che erano
proprio come loro,egoisti,spregevoli,così pessimi come umani
che non
erano degni di stare di fronte nemmeno ai vermi. Erano spazzatura e
come tale ho trattato quella marmaglia, pensi che io sia cattivo? Fai
bene, ma loro erano persino peggio,non piangere per loro,non ne vale
la pena e fidati quando ti dico che ho ucciso creature più
meritevoli di loro. E ha proposito di creature meritevoli....”
Nobunaga
fece un segno ad uno dei suoi uomini e questi si
allontanò,tornando
dopo qualche minuto con una donna imbavagliata e legata per i
polsi,era la madre di Shiori. La ragazzina preoccupata per la
presenza della donna li ebbe il timore che quel mostro potesse fare
una cosa molto simile a quello spettacolo di fiamme e
crudeltà e
presa dall'istinto cominciò ad agitarsi,nel tentativo di
liberarsi
dalle corde ma erano troppo strette affinché potesse
liberarsi e
correre verso di lei. La donna d'altro canto fu spinta a terra dal
soldato con gesto secco e meccanico,quasi gli venisse normale
eseguire il gesto senza farsi prendere dalle emozioni e fare
semplicemente quello che gli venisse ordinato.
“Mamma.”
Disse
Shiori a bassa voce non riesco ad urlare più forte,data
anche la
grande sorpresa di ritrovarla in quell'inferno in riva al mare,messa
di fronte a Nobunaga,quasi fosse una vittima sacrificale. Il demonio
si avvicinò alla donna e sguardo freddo e distaccato
osservò la
donna che ora giaceva ai suoi piedi,senza alcuna possibilità
di
sopravvivenza. La donna appariva come una stracciona in confronto a
lui e alla sua armatura nera come le tenebre. Eppure negli occhi di
quella donna non vide per un solo istante un cenno di paura o sentore
di terrore provenire da lei,se non per la figlia che a vederla in
quello stato le spezzava il cuore.
“Abbiamo
un accordo donna,sei pronta a pagare il prezzo per il tuo
più grande
desiderio?”
Sapeva
bene cosa intendeva il re demone,non lo conosceva di persona e quella
era la prima volta che ci aveva a che fare,ma ora che lo vedeva di
persona sentiva a nutrire qualche dubbio sulla sua decisione. Ma non
poteva tirarsi indietro,non ora,non adesso che Shiori rischiava di
restare da sola e senza alcuna possibilità di
sopravvivere,non aveva
scelta, infondo era questo essere una madre,dare il tutto per tutto
per salvare i propri figli,anche l'impensabile. Annuì con la
testa e
in risposta Nobunaga ordinò al soldato vicino a lei di
slegarla e
togliergli il bavaglio,mentre allo stesso tempo si girò
ancora una
volta verso l'hanyou sorridendo all'idea di quello che le avrebbe
chiesto,anche perché sapeva quello che era in grado di fare.
“
Bene
piccola,tua madre e io abbiamo un accordo,ora,quale discendente dei
guardiani degli Hyakkikoumori,mi
aiuterai
a erigere una barriera abbastanza potente da ergersi contro l'inferno
che verrà? Dimostrami come la figlia di una donna umana e di
un
pipistrello può ergersi contro gli orrori che
compirò e ti prometto
che nel Giappone che verrà anche un ibrido come te
potrà fare cose
che prima non poteva nemmeno osare immaginare. Sempre che tu lo
desideri ovviamente.”
Il
Mostro aveva parlato e la bambina non poté far altro che
starlo ad
ascoltare,cosa intendeva quel folle con quelle parole e
perché mai
gli importava tanto che una Hanyou come lei accettase la sua
proposta? Non capiva di cosa stesse parlando né tanto meno
ci
avrebbe mai capito qualcosa,l'unica cosa che sapeva e che sei lei
accettava allora sua madre sarebbe stata salva e perciò
sapeva quale
scelta fare. Non aveva bisogno di parlare,il suo sguardo sommesso era
una risposta più che comprensibile per quell'uomo,che come
un re si
muoveva in mezzo agli uomini e in mezzo ai mali del mondo lui si
comportava come il più degno dei mostri.
“Bene,se
è così allora unisciti a me...”, disse
Nobunaga mentre slegava la
giovane, “dimostreremo a quell'inuyokai che anche il
più misero
degli esseri,se ne possiede la volontà, può
rovesciare l'ordine
naturale delle cose.”
Sapeva
che Shiori non aveva idea di chi stesse parlando,ma non gli
importava,il suo desiderio era così grande che doveva
condividerlo
con il mondo intero,anche se ciò lo avrebbe condannato agli
occhi
del mondo come un pazzo senza speranze,forse lo era, ma ormai si era
messo in moto e nulla avrebbe più potuto farlo tornare
indietro alla
sua morale umana. I suoi desideri erano oltre la mera concezione
degli uomini comuni e vedeva un mondo che solo lui poteva concepire.
Il cielo era scuro e il mare agitato,presto l'intero Giappone avrebbe
seguito il moto di quel mare inquieto. L'inferno sarebbe arrivato e
non ci sarebbe stato più bisogno di morire per vederlo.
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Capitolo 5 *** Un incontro...stupefacente, prima parte ***
Un
passo dopo l'altro e la luce della torcia si faceva sempre
più
fioca,sebbene il timore del buio non era qualcosa che appartenesse
alla sua persona,Sesshomaru non sapeva né dove stesse
andando,ne
tanto meno quanto stesse scendendo. La sua mente era divisa su due
preoccupazioni differenti,da una parte c'era Akira,la cui presenza in
quel lato del paese era ancora fonte di mistero e la sua
familiarità
con il popolo degli Ainu aveva origini e motivazioni sconosciute,cosa
che di certo preoccupava gli incappucciati e questo aveva dato una
scusa a Sesshomaru per poter fronteggiare nuovamente sul suo nuovo
rivale. L'altra invece era più attuale,chi era mai l'uomo
che voleva
vederlo e perché sembrava così interessato al suo
arrivo in quelle
terre? E cosa intendeva dire che era stato il vento a dirglielo? Non
era certo di cosa stesse succedendo e per quanto si sforzasse di
comprendere non riusciva ad arrivare ad una soluzione razionale. Ora
come ora poteva solo scendere nel ventre della terra,sempre
più in
giù e sempre più infondo, lontano dalla
superficie e dalla luce del
sole,dove l'aria era abbondante e lo spazio di certo non mancava.
“Dimmi
una cosa cane, l'uomo che stai cercando,se non sbaglio si chiama
Akira giusto?”, chiese il lupo mentre avanzava nelle tenebre
del
sottosuolo.
“Si,i
tuoi due compagni mi hanno detto di averlo visto ieri sera,durante un
attacco a sorpresa. Tu cosa sai di lui?”
“Non
molto,ma pare che neanche lui sia giunto qui da non troppo tempo,da
quando è arrivato qui al nord abbia cominciato a infastidire
i clan
dei lupi insieme a quegli Ainu, molti dei nostri fratelli lupi hanno
difeso il territorio come potevano,ma la stregoneria di quel popolo
ha avuto la meglio su di loro e sono stati costretti a lasciare le
loro tane.”
“Stregoneria?
Che intendi dire?”
“Molti
dei lupi presenti su questa collina sono sopravvissuti agli attacchi
degli Ainu e hanno raccontato di cose strane successe durante gli
scontri. Alcuni dicevano che quando cercavano di ucciderli i loro
corpi sembravano fatti di legno,altri ancora quando venivano
circondati cominciavano a prendere fuoco e in preda alle fiamme
tornavano a combattere con nuova forza ed energia,altri ancora invece
si bagnavano del sangue dei lupi e si lanciavano nel mezzo del campo
di battaglia in preda ad una frenesia omicida. Immagino che se
quell'uomo vuole vederti forse è anche per parlati di
questo.”
“Non
vedo cosa possa centrare con me, se è di magia che vuole
parlare si
cerchi un mago, sono un guerriero non un incantatore,comunque, l'uomo
che vuole incontrarmi e lo stesso che qualche mese è venuto
nel tuo
territorio,giusto?”
Koga
si mostrò sorpreso a quella domanda e l'espressione sul suo
volto si
fece più nervosa.
“Come
fai a saperlo? Aspetta,te l'hanno detto Ginta e Hakkaku?”
“Precisamente,comunque,chi
è e cosa vuole da me?”
“Per
quanto riguarda il chi sia so solo che è originario di
queste terre
e che è venuto ad informarmi dei pericoli che correvano i
nostri
fratelli qui al nord, per quanto riguarda il resto mi ha solo detto
che stavi arrivando e che dovevo portarti da lui il prima
possibile,anche se mi chiedo cosa vorrà mai da un cane delle
terre
del sud.”
Sesshomaru
non rispose a quell'affermazione, il fatto di avere altre cose per la
testa gli impediva di focalizzarsi troppo su quel
“cane” detto in
maniera volutamente provocatoria,come a volergli ricordare che non
era il benvenuto tra i lupi,anche se la cosa non poteva interessargli
meno di quello che sentiva in quel momento,cioè niente.
Continuando
a scendere sottoterra sentì arrivargli un odore
strano,sembrava
muschio ma come se qualcuno gli avesse dato fuoco,l'odore era
qualcosa che non aveva mai sentito prima e di certo non avrebbe
saputo riconoscerlo subito,ma il sentore del bosco era vivo e
presente nelle sue narici e la cosa lo faceva sentire
stranito,perché
mai gli odori di una foresta si trovavano sotto la superficie?
“Siamo
arrivati.”,disse il lupo senza alcuna emozione.
Giunsero
alla fine del cunicolo dove all'uscita di esso si poteva vedere una
luce fioca illuminare i contorni della roccia,che determinavano e
davano forma all'uscita di quel lungo e tortuoso intestino fatto di
roccia,terra e umidità,molta umidità. Appena fece
il primo passo
fuori dalla galleria subito si guardò attorno per
comprendere lo
strano e curioso luogo nella quale si trovava ora. Era un caverna
dalla forma semisferica dove lungo i muri di nuda pietra erano
presenti numerose pitture a mano,in molte scene erano presenti omini
e creature rappresentanti in maniera grossolana oppure stilizzata e
dall'aspetto sembravano molto antiche. Scene di caccia e di vita
quotidiana erano le rappresentazioni più numerose e con le
scene
più dettagliate,ma di tanto il suo occhio da cane cadeva su
alcune
figure non ben definite,tanto grandi da ricoprire intere sezioni
della caverna e dall'aspetto parevano esseri dalle forme umanoidi,ma
non sapeva definire bene né il loro aspetto specifico
né tanto meno
una forma che avrebbe definito normale. In mezzo a questo grande
camera sotterranea ardeva un piccolo fuoco il cui scoppiettio
risuonava per tutta l'area mentre le lingue di fuoco illuminavano a
malapena i misteriosi murali,donando un area sinistra alle immagini
dal significato oscuro. Ed infine lo vide,un figuro dall'aspetto
selvatico alla stessa maniera del lupo che lo aveva portato li
sotto,ma il portamento era differente e se ne stava seduto accanto al
fuoco che rendeva il suo aspetto più chiaro e comprensibile.
Era un
giovane uomo dalla barba corta e folta, portava capelli corti e aveva
due lunghe corna da cervo,regali e maestose, con il petto nudo e
sotto la vita una lunga pelliccia che gli circondava le gambe fino a
coprire persino i piedi. Sembrava calmo e composto mentre di fronte
al fuoco se ne stava con gli occhi chiusi e aveva le mani appoggiate
alle ginocchia. Sesshomaru non sapeva bene cosa aspettarsi da
quest'uomo,ma se sapeva già del suo arrivo allora come mai
aveva
preferito incontrarlo sottoterra? Lontano dai suoi compagni di
viaggio e in mezzo ad un territorio dove gli occupanti era un clan di
lupi? Più ci pensava e più credeva che forse era
il luogo stesso la
risposta che stava cercando,o meglio,che risiedesse la dentro. Era
partito dal villaggio degli assassini per andare a nord,ma se quella
fosse un meta obbligatoria per capire qualcosa su quello che gli
stava accadendo non né era certo.
“ Lasciaci
soli Koga, per favore.”,disse l'uomo con voce calma che
riecheggiò
per tutta la stanza.
Il
lupo non disse niente e dando le spalle ad entrambi tornò
indietro
da dove era venuto con l'inuyokai,allontanandosi poco alla volta
lasciando dietro di se,solo la sua traccia olfattiva,cosa che per
Sesshomaru non era poi così gradevole.
“Prego
avvicinati Sesshomaru,era da un po' che ti aspettavo.”
Sesshomaru
si diede un occhiata attorno per verificare che quel luogo non avesse
nulla di più strano che non avesse ancora visto e
cominciò a
muovere i primi passi verso il suo interlocutore con la mano pronta a
sfoderare la spada in caso ne avesse avuto bisogno.
“C'è
stato un tempo in cui gli yokai erano molto differenti da come erano
oggi.”,disse l'uomo mentre il cane si avvicinava a lui,
“In
principio era il disordine,una grande massa di energia incontrollata
che si spargeva per l'intero creato senza alcuna regola e senza
controllo. Fuoco,acqua, terra,aria giravano vorticosamente e
disastrosamente per tutto Worei, il mondo vuoto. Ma da questo caos
ne venne fuori un essere dalla potenza e dalla grazia
ineguagliabili,era Daru, il primo yokai e mise ordine
nell'universo....o così credeva la vostra gente un
tempo.”
Sesshomaru
era giunto di fronte a quello strano essere che aveva di
fronte,nonostante l'odore del legno che bruciava gli fosse
così
vicino e il sentore della pietra così forte,sentiva
provenire da lui
anche l'essenza del bosco sopra le loro teste,l'erba,la neve
fresca,l'odore delle foglie e del legno che tornava alla vita,ma
percepiva anche un misto tra l'odore di cervo misto a quello umano e
la cosa lo mise sulla difensiva.
“Allora
sei tu l'hanyou che ha condotto questa tribù fin
qua,giusto?”
“Precisamente.”
“E
cosa vorresti da me?”
“Parlarti,prego
siediti.”
L'inuyokai
non aveva intenzione di sembrare ostile e decise di essere
accomodante,anche se gli si leggeva in faccia che non aveva alcuna
voglia di fare conversazione con hanyou che nemmeno nemmeno conosceva
e che tanto meno sapeva che intenzioni avesse con lui,l'ultima volta
che aveva ascoltato un hanyou senza farsi troppe domande,aveva finito
per attaccare suo fratello su consiglio di un essere ibrido che
portava un ragno onigumo stampato a fuoco sulla schiena. Quindi era
guardingo sul trovarsi di fronte ad un altro Naraku e per
ciò non
distolse l'idea di dover estrarre la spada al minimo segnale di
pericolo.
“Chi
sei tu?”
“Mi
chiamo Urtak è proprio come te sono qui per un problema che
abbiamo
in comune.”
“Allora
presumo che tu sappia chi sono venuto a cercare.”
“Precisamente,seppur
per motivazioni differenti anche io ho un problema con quello yokai
proveniente dal sud,possiamo aiutarci a vicenda,tu come me e come
Koga sai bene quanto sia pericoloso quell'individuo. Ma temo che non
lo conosciamo bene come le persone che ti hanno spinto a venire fin
qui.”
Sesshomaru
restò un attimo in silenzio quando sentì
quell'allusione riguardo
agli assassini e il suo sguardo si fece più torvo e affilato.
“Sei
uno di loro?”
“No,so
vagamente chi sono e so che sono anche qui al nord,la foresta se la
sai ascoltare ha sempre qualche cosa da rivelare. Però no
non sono
come quelli che portano il cappuccio bianco sulla testa e non sono
nemmeno uno di quelli che portano quella strana croce rossa.”
“ E
allora che cosa sei?”
“Diciamo
che sono un custode della natura di queste terre e fidati quando dico
che non sono pochi,ma forse anche tu,come quel nostro nemico sei qui
per delle risposte,anche se non per lo stesso scopo.”
“Come
fai a dirlo? Io nemmeno ti conosco e non ci siamo mai incontrati
prima d'ora e se anche fosse così,cosa ti fa credere che
sarei
disposto a starti ad ascoltare?”
“So
chi sei figlio di Inutaisho è sarà anche vero che
non ci siamo mai
incontrati,ma ho già visto il tuo volto...su un altro
inuyokai.”
Sesshomaru
aveva sentito bene quello che aveva detto ,il suo volto su un altro
Inuyokai. Era certo che quel figuro fosse molto più di
quello che
dava a vedere e sembrava sapere troppe cose sugli assassini,sui
templari,su chi fosse lui e le sue vere motivazioni per essere
nell'Hokkaido. Tuttavia non poteva ancora dire se era un nemico
oppure qualcuno che potesse aiutarlo e anche se fosse stato utile
per trovare delle risposte chi gli diceva che quell'hanyou non fosse
in combutta con Akira stesso per poterlo trovare e sapere la sua
posizione? Sarebbe meglio stare sulla difensiva e agire con
cautela,da un po' di tempo tutte le persone con la quale era entrato
in contatto o nascondevano qualcosa o lo volevano morto, nel caso di
Akira sembrava lo volesse dalla sua parte,chissà
perché poi,ma ad
ogni modo non era quello il momento per farsi prendere dai dubbi e
tornò con la mente alla situazione attuale.
“Come
fai a saperlo?”
“Te
l'ho detto,la foresta se la sai ascoltare ha sempre qualcosa da
rivelare,dalle cose di tutti i giorni a quelle più rare ed
incredibili. Prendi ad esempio l'accenno alla storia che stavo
raccontando prima,ne hai mai sentito parlare prima?”
“Le
favole non mi interessano,preferisco fatti più reali e
concreti.”
“Male,perché
quella che tu definisci come una storia per bambini,una volta i tuoi
antenati l'avrebbe chiamata fede e da ciò avrebbe tratto un
insegnamento. Le persone come me svolgevano un ruolo molto importante
nelle società degli yokai,quando ancora vivevano di quello
che il
mondo gli offriva e al posto dei castelli la capanna di un capo
villaggio era il luogo più sontuoso che si potesse trovare.
Una
volta gli yokai non erano così superficiali come lo sono
oggi,c'era
qualcosa di sacro nella vita di tutti i giorni,oggi solo gli yokai
che vivono a nord e gli Ainu ricordano ancora queste storie che
appartengono alla tua razza,storie che stanno scomparendo poco alla
volta,insieme alla memoria di esse.”
“Se
è vero quello che dici allora come mai un Hanyou sa
così tante cose
sugli yokai e visto che me ne stai parlando cosa c'entra con me tutto
questo?”
Tra
i due scese un improvviso silenzio,si guardarono un attimo e mosse
una delle mani dietro la schiena rivelando alla luce del fuoco quella
che sembrava una coppetta d'argilla. Al suo interno vi era uno strano
liquido verdastro e l'odore che proveniva da essa non prometteva
nulla di buono. Sesshomaru guardò il contenuto del piattino
con
curiosità mista a sospetto e con uno sguardo che non
nascondeva
affatto la sua preoccupazione verso quel piccolo oggetto.
“Che
roba è quella?”,chiese Sesshomaru con leggero
disgusto.
“E
per te,bevi.”
“E
perché dovrei farlo?”
“Mi
hai chiesto che cosa c'entra tutto questo con te,questo ti
aiuterà a
comprendere.”
“Non
mi hai ancora detto che cos'è questa brodaglia e comunque
non sembra
così invitante.”
“E
un misto di piante e funghi tipici di questa regione,tranquillo non
ti ucciderà,o forse il grande Sesshomaru teme il confronto
con
qualche foglia?”
Sesshomaru
non accolse bene la provocazione del cervo e lo fissò in
malo modo.
Era stato sfidato apertamente e senza troppi giri di parole. Ma forse
non era tanto per la provocazione in se di per se,ma il fatto che era
stato un Hanyou a dirgli quelle parole forse lo avevano toccato un
po' nell'orgoglio,per quanto non provasse più lo stesso
disgusto e
disprezzo per gli umani e gli ibridi come suo fratello non voleva
dire che certi pregiudizi erano duri a morire,anche per uno dayokai
come lui,che da tempo ormai era abituato alla presenza di altre razze
nella sua vita all'infuori della sua. Con gesto secco prese la tazza
e buttò giù il contenuto in un solo sorso,cosa
che gli diede un
saporaccio orrendo su tutta la lingua,era come ingoiare un misto di
fango,pesce andato a male e del sakè molto forte. Il suo
volto
mostrava chiaramente i segni del disgusto.
“Bene
ho bevuto,non so che intenzioni avevi ma non ha avuto alcun effetto,i
veleni non mi fanno nulla.”
E
appena finì di dirglielo cercò di puntargli un
dito contro come
segno di risolutezza delle sue parole,ma non fece in tempo a tenerlo
dritto che sentì la mano col dito puntato cadere verso il
basso come
se fosse un sasso. Appena cominciò a preoccuparsi della cosa
anche
il braccio toccò terra e poco dopo cominciò a
inclinarsi su di un
lato fino a che,lentamente e dolcemente si accasciò su di un
fianco
con lo sguardo fisso di fronte a se,era immobile e dallo sguardo
assente assente,come un pesce spiaggiato che ha smesso di respirare
da qualche minuto. Urtak continuava a fissarlo come se non fosse
successo niente per poi spostare la sua attenzione sulla tazzina e il
suo contenuto,non né aveva lasciato neanche una goccia e nel
constatare ciò il cervo si lasciò scappare uno
sguardo di vero
stupore.
“Il
tuo corpo sarà pure allenato contro i veleni che tendono a
uccidere,ma forse quello che non sai è che in natura
esistono
piante,fiori,funghi e radici che se ingerite nelle dosi giuste
rilasciano veleni che non uccidono,ma fanno entrare la mente e
l'anima in uno stato in cui il mondo sembra avere tutt'altro
aspetto,sostanza e consistenza diverse da come normalmente lo si
concepisce. Noi sciamani facciamo uso di queste sostanze per
ascendere dal mondo naturale ed entrare in contatto con quello
spirituale in maniera più profonda e personale. Ora alzati e
seguimi,c'è una storia che è giusto che tu
conosca.”
L'inuyokai
sentì la voce di Urtak in maniera distorta e dalla
tonalità
deforme,più basse e cavernosa, mentre la terra che sentiva
sotto di
lui sembrava tremare leggermente e il fuoco gli parve più
luminoso e
accecante,quasi come se un frammento di sole fosse entrato sottoterra
e avesse cominciato a illuminare tutta la stanza. Provò a
rialzarsi
il più velocemente possibile ma le membra gli parvero
pesanti e la
testa molto più leggera e quando si rialzò
completamente la prima
cosa che fece fu di chiudere una delle mani e muovere un pugno verso
l'uomo di fronte a lui. Ma per quanto il colpo a Sesshomaru parve
veloce in realtà era stato talmente lento che sembrava
essere
tirato da un assonnato e quindi lo sciamano non dovette far altro che
fare un passo di lato e nulla più. Sesshomaru si
sbilanciò in
avanti e dopo due passi si fermò di colpo evitando
così di cadere a
terra,le sue movenze erano simili a quelli di un ubriaco e come tale
faceva a reagire a quello che gli stava succedendo. I suoi sensi
erano alterati in maniera drastica ed era la prima volta che si
sentiva in quello stato in cui tutto era rimasto uguale e allo stesso
tempo era diverso. Le immagini sui muri gli parvero vibrare e
prendere vita,le figure di caccia si mossero animati da un soffio di
vita dando spessore e realismo ai cacciatori,che tiravano pietre e
giavellotti a grandi prede che poi morivano e venivano squartati e
macellati sul posto. Fu così anche per altre scene,dove
anche qui le
figure sembravano muoversi da sole,nelle immagini non c'erano
villaggi nel vero senso della parola,erano state disegnate una serie
di quelle che sembravano tende e nel mentre le immagini che
popolavano anche quella scena cominciarono a muoversi, un gruppo di
bambini che giocavano e correvano per tutto il muro,mentre le donne
indaffarate cucinavano la carne fresca di cacciagione oppure
lavoravano le pellicce delle prede catturate mentre un uomo,vestito
di uno strano abito lungo decorato con ossicini e pietre di vario
tipo batteva un bastone su quello che sembrava una specie di
tamburo,mente girava su se stesso e nello stesso tempo guardava il
cielo. Sesshomaru sapeva bene che non avrebbe potuto dire normalmente
quali personaggi rappresentavano cosa fossero o cosa facessero nello
specifico,ma dopo aver bevuto quella strana bevanda sentiva in
qualche modo di aver assorbito il significato di quello che stesse
vedendo ma che non sapesse come ci era riuscito. Ma la sua attenzione
andava ad Urtak e nonostante la pessima coordinazione che aveva con
tutte le parti del suo corpo faceva fatica a girarsi dall'altra parte
e ricerca la figura dello sciamano. Lo vide in lontananza vicino ad
un muro,ma quando si era spostato? Non aveva importanza,ciò
che gli
importava era raggiungerlo è capire cosa gli avesse fatto.
Ogni
passo che faceva era come se al posto della carne i suoi piedi
avessero il piombo,erano pesanti e si muoveva continuamente in
bilico,in preda a chissà quale effetto.
“Che
cosa mi hai fatto maledetto?”
Disse
Sesshomaru ma dal suono della sua voce sentì che
arrivò alle sue
orecchie in maniera stridula e acuta,quale orribile mutamento stava
subendo il suo corpo. Urtak dal canto stava passando una mano sulla
parete con un movimento leggero e al tempo stesso pacato,come uno
studioso che sposta il dito delicatamente per seguire con attenzione
la riga da leggere ed imprimere nella memoria. Vide che Sesshomaru si
stava di nuovo avvicinando a lui con le stesse intenzioni di prima,ma
non rappresentava un problema in quelle condizioni,i diversi estratti
vegetali e il ricavato dei funghi bevuti in un solo sorso erano
pericolose anche per un dayokai, gli effetti sulla mente di quel tipo
di bevande cambiavano in maniera drastica,seppur per un determinato
lasso di tempo che andava da individuo a individuo, una forte
sensazione di confusione,seguita da paralisi motoria,forte stato
confusionale e sopratutto alterazione della realtà
circostante, che
stimolava l'immaginazione del soggetto che aveva bevuto quella
sostanza,gli sciamani la conoscevano come il latte degli
spiriti,veniva bevuta durante alcune cerimonie importanti per chi
doveva ascendere con la mente in uno stato di consapevolezza
superiore con gli spiriti della natura o in quel caso,per accedere ad
una conoscenza antica e quasi dimenticata. L'hanyou si aspettava che
l'inuyokai se ne sarebbe stato a terra e avrebbe fatto la sua
esperienza mistica fermo e immobile al suolo,dove solo la sua mente
avrebbe reagito a quello che stava per succedergli,anche se gli aveva
detto di seguirlo non credeva che ci sarebbe riuscito alla prima
volta. E invece si era rimesso in piedi,con molta fatica certo, ma
non per questo con meno successo dimostrando che Sesshomaru era
fisicamente e mentalmente più resistente del normale,potendo
così
reagire a quello che per il suo corpo era una sostanza dannosa,senza
subirne le conseguenze in maniera passiva. Urtak pensava che sarebbe
stato meglio così,se non altro l'esperienza che stava per
fargli
affrontare sarebbe stata percepita in maniera completa anche per
mezzo delle sensazioni fisiche.
“Molto
tempo fa....”, disse Urtak osservando il cane,
“Quando gli yokai
erano più rispettosi del mondo che li circondava e gli umani
erano
una razza più giovane,una barca navigava in mezzo al mare in
tempesta,su di essa vi era un giovane un ragazzo,esattamente uguale a
te,non sapeva dove stesse andando n'è tanto meno quanto
tempo ci
avrebbe messo,sapeva solo che le onde erano forti e il cielo non gli
dava tregua.”
Urtak
fece uno strano movimento con le mani e passò il palmo sulla
parete
umida e da essa raccolse poche gocce e le lanciò addosso a
Sesshomaru. Ma per quanto sembrasse una cosa da nulla il cane
avvertì
quelle poche gocce come un potente getto d'acqua che lo
buttò a
terra con la potenza degna di un fiume in piena e quando
cercò di
rialzarsi era cambiato tutto. Si ritrovò a galleggiare in
cerca
d'aria,circondato da acqua in tumulto e un cielo più scuro e
denso
di una coltre di fumo. Il cielo tuonava e le onde rischiavano di
travolgerlo,com'era possibile? Fino a un secondo fa era sottoterra e
adesso in mezzo al mare? Non era vero,non poteva esserlo. Si
guardò
attorno alla ricerca di qualcosa sulla quale aggrapparsi e sottrarsi
al moto impetuoso delle onde. Fu per un solo istante illuminato da un
tuono,ma la vide,una barca che scendeva dalla cresta di un onda e si
stava dirigendo nella sua direzione,si preparò ad
aggrapparsi al suo
passaggio e quando lo avrebbe fatto ci avrebbe messo tutto se stesso
per mettersi al sicuro. La vide scendere ad una velocità
impressionante e nel mentre chiamò a se la sua forza per
avere una
presa salda e sicura e quando l'imbarcazione arrivò vicino
al suo
volto mosse rapidamente le mani e subito si aggrappò al
bordo
scivoloso facendosi trascinare con lei in balia degli eventi,eventi
che per la sua mente non avevano alcun senso. Si tenne forte e appena
poté tirarsi su fece leva con entrambe le braccia e
spingendosi con
le gambe che a loro volta era mosse dalla forza del mare in burrasca
si lanciò dentro la barca come un naufrago in cerca di
salvezza,trovandosi così finalmente nel punto più
sicuro di tutta
quella baraonda. Completamente fradicio e preso alla sprovvista fece
a fatica ad osservare che dentro all'imbarcazione c'era qualcun
altro,era lui e lo riconobbe. Era lo yokai della spiaggia,quello
rappresentato nella statua,si teneva alla barca tenendo le mani sul
bordo della nave e con la testa abbassata restava fermo,con la testa
incassata tra le spalle e la schiena curva. Non poteva dirlo con
certezza dato la pessima illuminazione dovuta di tanto ai fulmini e i
tuoni che rimbombavano nell'aria,ma gli sembrava che i suoi occhi
stessero guardando qualcosa sullo scafo e sembrava fin troppo preso
dalla cosa per accorgersi che un altro yokai era sulla sua
imbarcazione. Curioso abbassò lo sguardo anche lui e vide
che in
basso era presente la tavoletta con i strani simboli incisi sulla
superficie ma questa volta parve diversa,c'era una piccola luce sopra
di essa a forma di freccia che sembrava indicare un punto ben
preciso.
“Chi
diavolo sei tu?”
Sesshomaru
parlò verso il proprietario della barca,ma questo non lo
guardò
neanche come se nemmeno ci fosse li,come c'era da
aspettarsi,esattamente come nella sua ultima esperienza dentro la sua
mente,non gli aveva risposto n'è tanto meno lo vedeva,era
inesistente per lui. Poi all'improvviso la barca si alzo
improvvisamente sospinta dalla marea furiosa,tanto forte fu il colpo
ricevuto che Sesshomaru fu sbalzato fuori non facendo in tempo ad
aggrapparsi al legno per restare sull'imbarcazione e proprio quando
stava per rientrare in acqua la scena cambiò di
colpo,tornado di
nuovo in quella caverna sotto la collina. Era disteso a terra,ancora
scosso e confuso su quanto accaduto. Si guardò attorno dando
rapide
occhiate attorno a se e cercando di fare mente locale della
situazione,ma la bizzarria della sua situazione era talmente
selvaggia e caotica che non poteva essere certo se quello che stesse
vivendo fosse semplicemente un illusione dovuta alla bevanda che
aveva ingerito molto poco saggiamente oppure era il luogo in se che
poteva influenzare la potenza della sua condizione. Cercò di
rifletterci su ma la sua testa gli girava a tal punto che ora la
stanza sembrava ancora più viva di prima,non solo le
immagini
avevano preso vita ma adesso sentiva anche i suoni provenienti dalle
diverse scene tutte attorno a lui,come ad esempio le voci degli
uomini e del verso degli animali abbattuti provenienti dalle scene di
caccia o ancora i tipici suoni di una comunità come quelle
dei
villaggi,con le donne che parlano e i contadini che lavorano nei
campi. Erano suoni e rumori che si mescolavano casualmente tra di
loro e tanto erano numerose che dato il suo udito finissimo,ma poi
tutto terminò quando ancora una volta la voce di Urtak
arrivò alle
sue orecchie con tono normale.
“Ma
nonostante la forza del mare agitato e la tempesta che lo
assalì
riuscì a giungere su una costa dalla sabbia fine e con in
mano la
tavoletta che aveva preso con se decisi di incamminarsi
nell'entroterra avendo solo la tavoletta come guida verso
ciò che
stava cercando. Passarono due giorni senza che incontrasse
nessuno,non conosceva la terra nella quale era giunto e non sapeva
cosa aspettarsi,sapeva solo quale direzione prendere,ma a parte
questo non possedeva informazioni su quel luogo e per lui il pericolo
poteva giungere in ogni direzione. Il terzo giorno giunse nei pressi
di una tribù di inuyokai,devi sapere che a quei tempi la tua
razza
non era molto dissimile da quella degli yoro,erano cani nomadi senza
una terra da chiamare casa,dormendo in tende fatte con pelle animale
e vivendo ancora di caccia e raccolta,mangiando quello che potevano
quando potevano.”
Sesshomaru
lo vide di nuovo vicino ad un altra pittura muraria con tutta la
scena che gli muoveva attorno. Lo vedeva tranquillo e statico,mentre
camminava a bordo del murale osservando le figure disegnate sopra.
“Appena
entrò nel loro accampamento gli uomini a difesa della
tribù gli
vennero incontro con le lance e i pugnali in mano e lo costrinsero a
seguirli per fargli incontrare il loro capo,temendo che appartenesse
ad una tribù nemica.”
Le
urla degli uomini provenienti dal murale si fecero più forti
fino a
che un fischio improvviso non urtò i timpani di
Sesshomaru,che per
istinto si portò una mano ad un orecchio e chiuse gli
occhi,reagendo
per istinto a quel fastidioso impulso uditivo. Appena schiuse le
palpebre la scena cambiò nuovamente. L'ambiente attorno a
lui ora
era dominato da un paesaggio montano,alle cui pendici sorgeva un
accampamento di tende in cui gli abitanti sembravano vivere in
maniera simile alle tribù di lupi. Erano tutti inuyokai e
nessuno
dei presenti che vedeva aveva un aspetto civile,vestivano di
pelliccia e andavano in giro scalzi,per quanto non fossero di aspetto
sgradevole non sembrava gente molto pulita e alcuni sembravano
più
trasandati di altri. Ma a parte questo non erano molto diversi dai
cani della sua epoca,avevano un aspetto gradevole e fisicamente
avevano corpi prestanti e snelli, ma i loro modi e costumi erano
così
diversi dai suoi che difficilmente riusciva a credere che quella
gente fosse la sua e si chiedeva se davvero un tempo la razza era
effettivamente così. Aveva altre domande su quello che stava
vedendo,quando la sua attenzione fu rapita da un grande clamore di
voci riunite in un unico punto e per tanto si incamminò in
direzione
del suo interesse, durante il tragitto vite le solite
attività di
vita quotidiana che si poteva vedere in un villaggio: un gruppo di
cacciatori intenti a tornare con la preda catturata,in quel caso un
cervo e alcune oche selvatiche,un intagliatore che lavorava su una
piccola figurina di legno,alcune donne intente nella preparazione dei
pasti e da quello che vedeva si direbbe qualcosa a base di riso e
uova messi a cuocere in un tegame di argilla. Continuava ad osservare
quell'esistenza che gli vorticava attorno e in qualche modo si
sentiva estraneo a quel luogo,cosa più che normale dato che
non
aveva mai visto nulla di simile,ma allo stesso anche incuriosito,era
la prima volta che vedeva dei suoi simili riuniti in una maniera
così
sociale e anche così rurale. Era abituato a pensare alla sua
gente
come una razza raffinata e legati all'etichetta di corte,alla
nobiltà
e alla raffinatezza,invece quella gente sembrava non conoscere niente
di questo. Il suo improvviso interesse per quella visione fu subito
catturato da qualcos'altro,un nugolo di voci si fece udire ad una
ventina di metri e farsi più forte nella sua direzione.
Spostò lo
sguardo verso la fonte del suo interesse e quello che vide fu un
gruppo di inuyokai armati di lance e protetti da quelle che
sembravano delle rudimentali protezioni in osso disposti sulle gambe
e sulle braccia e attorno alla testa indossavano un coprifronte di
cuoio con alcuni monili in osso e pietra legati all'accessorio per
mezzo di treccine e cordicelle. E in mezzo a loro rivide la figura di
quell'uomo,lo stesso della barca e lo stesso che si trovava sulla
spiaggia,era di nuovo lui,questa volta però si trovava in
mezzo a
loro,con due di quegli uomini puntargli le punte delle loro armi
dietro la schiena. A giudicare da quello che stava vedendo non
sembrava passarsela bene,sembrava essere tenuto in ostaggio e
costretto a seguirli,anche se a vederlo bene però quel tizio
non
sembrava né preoccupato né tanto meno spaventato.
Le altre persone
li attorno guardarono stupiti la figura dello straniero che stava
passando accanto a loro,i suoi abiti e il suo aspetto erano
così
diversi dal loro,che erano vestiti in maniera più semplici e
primitiva. L'aspetto dell'uomo era più ordinato e la sua
capigliatura e più corta e curata al meglio,le sue vesti
erano
qualcosa che quei inuyokai non avevano mai visto e si chiedevano chi
fosse e da dove proveniva,stessa domanda che si poneva anche
Sesshomaru,ma per ragioni completamente differenti. Sesshomaru non
sapeva bene cosa fare in quel luogo né tanto meno dove si
trovasse,l'unica cosa certa e che quell'essere che tanto gli
assomigliava era l'unica costante che lo tormentava da quando aveva
lasciato il villaggio e lo aveva seguito anche li in Hokkaido,insieme
al timore degli strani viaggi che faceva quando dormiva e di quel Jin
che di tanto in tanto gli parlava da dentro la sua testa.
Perciò
fece l'unica cosa che gli passò di mente in quel
momento,seguirlo.
Mentre la gente restava immobile ad osservare l'arrivo dello
sconosciuto Sesshomaru si mise in cammino per seguire le guardie e
vedere lo stessero conducendo,a giudicare dal loro andamento
sembravano avere una gran fretta,con un aggiunta di nervosismo per
condire gli umori. Continuavano a punzecchiarlo,a spintonarlo e
quell'uomo invece sembrava cerca il dialogo con i suoi aguzzini,non
sembrava preoccupato ne intimorito dai loro modi e mentre parlava
muoveva anche le mani in maniera svelta e continua,come a voler dare
enfasi alle proprie parole con l'aiuto dei gesti,ma peccato che la
cosa non sembrava funzionare. Ad un certo l'inuyokai smise di seguire
il gruppo di guerrieri che si fermarono in quello che sembrava un
largo spazio vuoto in mezzo all'accampamento,dove in mezzo ad esso si
trovava una specie di trono,era fatto con ossa di animali,legno e
imbottito di pelliccia e un vistoso teschio animale,probabilmente un
rettile molto grosso e su di esso vi era seduta una ragazza,portava
una lunga chioma nera con una lunga treccia che le scendeva lungo la
schiena,aveva un viso dai lineamenti attraenti e duri,due occhi color
nocciola e una piccola cicatrice sulla guancia destra. Fino a qui
nulla di strano,se non fosse stato per le vesti in pelliccia che le
cingevano il petto,la zona del bacino e alcune strisce di cuoio che
le cingevano i palmi delle mani,la zona non coperta dalla pelliccia
mostravano un fisico muscoloso,ma in un qualche modo dalla forma
armonioso,grossa ma non esagerata,anche se prima vista sembrava
abbastanza forte da far impallidire persino un oni e l'ultimo
dettaglio erano delle strisce viola segnate in alcuni punti del corpo
come le braccia,le gambe e i lati del volto,che conferivano alla
giovane un aspetto ancora più minaccioso. Fu su quell'ultimo
dettaglio che lo sguardo di Sesshomaru si concentrò
maggiormente,il
colore dei segni e la loro disposizione sui diversi punti del corpo
erano gli stessi che possedeva anche lui sulla sua pelle,com'era
possibile una cosa simile e chi era veramente quella ragazza? Era
bastato un solo sorso di quella bevanda per spedirlo in un altro
mondo,forse non fisicamente,eppure tutto gli sembrava così
reale e
gli riusciva difficile non credere di trovarsi in un altro luogo,o in
un altra epoca come ormai credeva. Si stava accorgendo che l'effetto
di quella roba era simile ai suoi precedenti viaggi all'interno della
sua mente,ma con la differenza che la libertà di movimento
era molto
maggiore rispetto ai suoi sogni,seppur la percezione alterata della
realtà gli faceva vedere il mondo reale come qualcosa di
incomprensibile,dove la fantasia riusciva a sopraffare la
realtà con
successo garantito,per ora come vedeva la cosa era più un
male che
un bene. La ragazza diede un occhiata al ragazzo e gli diede un
attenta occhiata,lo scrutò accuratamente e poi fece segno
con la
mano a quegli uomini di allontanarsi. Eseguito l'ordine gli uomini si
scostarono dal ragazzo lasciandolo libero dalla minaccia delle loro
armi,subito dopo la ragazza cominciò a parlare,ma anche lei
si
esprimeva in una lingua sconosciuta e incomprensibile,ma dal tono
sembrava voler essere autoritaria e intimidatoria. Il ragazzo da
parte sua allargò le braccia e alzò gli occhi al
cielo,forse in
segno di rassegnazione e subito dopo tirò fuori qualcosa
dalla sua
veste,la tavoletta,la stessa che lo aveva condotto fin li,la stessa
che Toran aveva recuperato dalla dimora di Akira. Lui mosse le dita
sulla superficie della pietra e questa subito reagì
emettendo
strisce di lucenti che formavano immagini che agli occhi di
Sesshomaru non sembravano aver alcun significato, tuttavia vedere uno
di quegli oggetti all'opera era uno spettacolo stupefacente,come la
strana sfera che Ezio si portava alla cintola dentro un sacchetto di
pelle. Poco volte l'aveva vista all'opera e non aveva idea di cosa
fosse o di come funzionasse,sapeva solo che gli Yuki li aveva
chiamati frammenti del paradiso e che c'entravano qualcosa con una
civiltà scomparsa nella notte dei tempi,qualunque cosa
fossero
possedevano delle capacità straordinarie,ancora ricordava i
vaghi
effetti che aveva subito per mano loro. Era stato paralizzato nel suo
primo scontro con Ezio,il tempo si era bloccato alla festa di Akira e
subito dopo sotto il castello il suo corpo era stato fatto a pezzi e
ricomposto in un luogo completamente differente,per poi tornare li
sotto,il loro potere era qualcosa che non aveva mai visto in vita sua
e non riusciva a trovare un collegamento con altre cose del suo mondo
altrettanto simili a quelle,ne la sua spada Bakusaiga né
tanto meno
la sfera dei quattro spiriti,quale mondo era mai stato in grado di
produrre oggetti simili? La sua attenzione fu distolta da un grido
improvviso,la ragazza parve essersi agitata in maniera rabbiosa a
qualcosa che aveva fatto il ragazzo della barca,non capì
bene cosa
dato che lui sembrò cercare di tranquillizzarla e anche se
non
capiva cosa si stavano dicendo comprese che le cose non sarebbero
andate bene. La ragazza abbassò la mano verso il trono dove
ad uno
sguardo più attento dell'inuyokai si accorse della presenza
di una
grossa ascia,dal lungo corpo di legno e della piatta testa dell'arma
completamente bianca,ricavata probabilmente dallo scheletro di una
qualche bestia molto grande. La maniera in cui muoveva la grande arma
faceva intuire che la ragazza non stava facendo solo scena,sembrava
molto competente nell'utilizzo di quel grande e impressionante
strumento di morte,la forza non le mancava e le intenzioni nemmeno
per adoperarla contro il nuovo arrivato,che tuttavia non sembrava
volesse combattere.
“ Chissà
perché ho la sensazione che sta per accadere qualcosa di
violento.”
Disse
Sesshomaru a se stesso dato che non c'era nessuno li che si sarebbe
accorto di lui,anche se parlare con qualcuno in quel momento era
l'ultima delle sue intenzioni al momento. Lei mosse l'ascia
all'ultimo in ampio fendente laterale tenendo l'arma con entrambe le
mani e lui in tutta risposta rotolò di lato facendo andare
il colpo
a vuoto e che sorprendentemente l'ascia non sbilanciò la
ragazza,che
riuscì a restare salda e si mise in posizione da tirare un
altro
colpo. Lui si riprese subito dalla rotolata improvvisa e con un mano
andò ad afferrare qualcosa che teneva sotto i vestiti,si
mise in
posizione di guardia e quello che tenne in mano lo mostrò al
suo
aggressore, un pugnale dalla lama in metallo,dalla lama ricurva e
sottile. Era chiaro come il la luce del giorno che i due stavano per
scontrarsi e Sesshomaru,in disparte,se ne restò a guardare
la
scena,consapevole come tutti gli altri presenti,che lo scontro era
inevitabile. Non sapeva cosa stesse succedendo né tanto meno
come ci
era arrivato,sapeva solo che quel mezzo cervo gli doveva delle
spiegazioni su quello che gli aveva fatto e su quello che stava
passando,consapevole che in un modo o nell'altro era opera sua se gli
stava succedendo questo....e anche per avergli proposto di bere
quella strana brodaglia inquietante. L'unica cosa certa era una
sola,la prossima volta che qualcuno lo avrebbe incitato a bere un
liquido strano e dall'aspetto poco rassicurante,sarebbe stato certo
di non farlo,mai più.
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Capitolo 6 *** Un incontro...stupefacente, seconda parte ***
Urtak
stava guardando le immagini disegnati sui con fare attento e
scrupoloso,mentre con una mano stringeva nel palmo una fiamma viva
come se fosse solida e senza che questa lo nuocesse in alcun modo,pur
facendo sentire il calore della propria fiamma sulla pelle nuda,come
una torcia fatta di solo fuoco. I disegni rupestri che stava
osservando erano molto antichi e per quanto non fossero gli unici in
quella parte della regione sapeva perfettamente che quelle erano
immagini molto importanti,sopratutto per il significato che aveva per
lo sciamano e la gente che conosceva quella storia. Quanti di loro
erano rimasti? Qualche decina? Un centinaio? Ormai non n'è
era più
sicuro, più anni passavano e meno creature restavano al
mondo per
rammentare le storie dei loro antenati,che avevano vissuto di persona
quelle epoche di cambiamenti e di conflitti,quando ancora i piccoli
regni degli uomini non erano ancora nati e tutti gli yokai,fossero
essi simili alle bestie o avessero anche una forma umanoide vivevano
ancora in maniera selvaggia,coprendosi della pelle delle prede
lavorata alla meno peggio e una tenda era un alloggio più
che
dignitoso. Ma poi arrivò lui,dal mare,proveniente da una
terra
lontana e diverso da tutti i suoi simili che abitavano quella terra
che non portava ancora il nome di Giappone. Sia nel vestire,nei
modi,ma sopratutto nella sue conoscenze non era mai stato visto
nessuno come lui prima di allora. Ed ora qualcun altro,uguale a lui
nell'aspetto,era arrivato li nel cuore dell'Hokkaido alla ricerca di
un nemico sconosciuto e dalle mire ignote,giunto in soccorso di una
regina oppressiva e dominatrice. Urtak lo sapeva bene chi era Otsume
e cos'era in grado di fare,ed ora si apprestava a combatterla con
tutte le sue forze,ma prima di rincontrarla c'era una cosa che
avrebbe dovuto fare e per farlo,aveva bisogno che Sesshomaru
conoscesse un passato che si pensava ormai perduto e che forse solo
lui poteva recuperare. Solo aspettando avrebbe avuto la sua risposta.
Nel frattempo avrebbe dovuto aspettare che gli effetti allucinogeni
delle piante avrebbero fatto effetto e sperare che l'inuyokai
scoprisse qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo.
La
folla attorno ai due contendenti si faceva sempre più
agguerrita,da
una parte lei, la ragazza con l'enorme ascia a due mani e dall'altra
parte lui,che usava un pugnale dalla lama metallica e a prima vista
era lui quello in difficoltà. Invece in disparte da tutti
gli altri
partecipanti,anche per il fatto che non si accorgevano della sua
presenza c'era Sesshomaru,che stava assistendo all'inizio di quello
scontro con una vaga curiosità sull'andamento dei due
sfidanti. Se
ne restava li,fermo e immobile ad osservare la faccenda completamente
in disparte,senza che nessuno potesse infastidirlo,anche se la cosa
sarebbe stata molto difficile visto che già da prima
sembravano
ignorarlo. Per lo più la sua attenzione era rivolta al
giovane yokai
con la tavoletta,personaggio che aveva attirato la sua attenzione ed
uno dei motivi più importanti per la quale era giunto nelle
terre
del nord. Era così strano essergli così vicino
eppure non potersi
rivolgere direttamente a lui,solo per chiedergli chi era e
perché
mai,per quanto assurdo potesse essere,assomigliarsi così
tanto e la
loro non era una semplice similitudine. Lo aveva visto bene in volto
e poteva che loro due,almeno nel viso,erano completamente
uguali,stessi occhi,stesse orecchie,persino il naso,la bocca e
l'altezza degli zigomi erano gli stessi. Sarebbero stati due gocce
d'acqua se non fosse per altri dettagli che aveva osservato con
attenzione. All'infuori dei capelli e dei vestiti completamente
diversi dai suoi,si differenziava per il carattere e il modo di
fare,Sesshomaru era un tipo solitario e taciturno,quest'altro invece
era più propenso alla comunicazione e alla
socialità e le
differenze sostanziali tra loro due era l'altezza,lo straniero
sembrava un po' più basso di Sesshomaru e sopratutto la
lingua.
Sesshomaru parlava un fluente Giapponese mentre quest'altro e tutti i
presenti nell'accampamento sembravano parlare una lingua che non
aveva mai sentito prima e non riusciva a capire da dove potesse
venire. Che fosse una lingua del continente? Non gli
risultava,conosceva ben poche parole che non fossero Giapponesi e non
si era mai preoccupato di parlare altre lingue se non la propria e le
poche parole straniere che aveva imparato erano legate a yokai che
aveva incontrato in passato tutti provenienti dalla Cina,terra della
quale sapeva poco e niente. Ma no,non gli sembrava che venisse da
quelle parti,i suoi vestiti e il suo modo di parlare non sembrava
indicare una tale provenienza. Ma allora da dove veniva? Quali altre
terre erano presenti nel mondo che spiegassero da dove arrivava,ma
sopratutto chi era e cosa ci faceva in mezzo al mare in tempesta? Che
la tavoletta che portava con se potesse spiegare la sua presenza in
quel luogo? Non sapeva dirlo con certezza,ma stava di fatto
cominciando a credere che i misteri che riguardavano quel dayokai
erano molti e in qualche modo potessero centrare con lui,ma come? Non
aveva risposte e non sapeva dove trovarle,per ora era meglio che si
godesse lo spettacolo,il resto sarebbe arrivato da se. La ragazza
compì un giro completo della sua arma sopra la sua testa e
con una
mano sola,giusto per far capire all'uomo davanti a lui quanto fosse
abile con quell'arma,lui invece se ne stava fermo,immobile,con la
punta del pugnale capovolto verso il basso e la mano sinistra aperta
mentre si piegava leggermente in avanti,come se fosse pronto per
compiere uno scatto. Gli sguardi dei due inuyokai si incrociarono
mostrando le iridi che si facevano sottili e se negli occhi di lui si
poteva leggere una calma impossibile da infrangere in quelli di lei
si leggeva una carica combattiva degna di un combattente violento ed
aggressivo,con quell'espressione del volto che indicava che non ci
sarebbe andata leggera con l'estraneo. Partì il primo colpo
da parte
della ragazza muovendo l'ascia in un rapido fendente laterale in
direzione del costato dell'avversario,ma lui prontamente fece giusto
uno scatto indietro per evitare il colpo,cosa che gli riuscì
bene e
subito scattò in avanti nel tentativo di portare un rapido
affondo
col pugnale e porre fine immediatamente alla lotta. Ma anche la
ragazza non fu da meno e spostandosi di lato fece in tempo a non
essere presa e rispondere con una spallata al fianco di lui,che
subì
il colpo e fu spintonato lateralmente dando il tempo e lo spazio che
la ragazza aveva bisogno per muovere la sua arma con efficacia e
muoverla dall'alto verso il basso in direzione della testa
dell'avversario. Lui fece in tempo a riprendersi e in quel momento
fece un gesto inaspettato,invece di schivare o parare il colpo in
arrivo l'estraneo si mise sotto l'ascia,poco sotto la testa affilata
e portando un braccio sopra la testa bloccò l'arma con forza
inaspettata nonostante la statura e rapidamente portò un
rapido
colpo alla mano che teneva la parte bassa dell'ascia,lasciando un
taglio per il lungo sul lato vicino al mignolo,mostrando subito
l'effetto desiderato. La ragazza fu costretta a lasciare la presa
sull'ascia e in quell'istante lui né approfittò
per alzare una
gamba e darle un calcio,più simile ad una pedata,su un
ginocchio e
farla cadere su di una gamba. Ma proprio quando il vantaggio era il
suo lui se ne restò fermo immobile ad osservare la sua
avversaria,che stupita della cosa lo guardò incredula,
Sesshomaru,che aveva visto con attenzione l'andamento dello scontro
restò leggermente stupito dalla cosa,proprio come gli altri
osservatori si era aspettato che la finisse o che almeno le puntasse
la lama alla gola e invece era rimasto li,fisso ad osservarla mentre
portava si portava entrambi i pugni ai fianchi mentre con gli occhi
sembrava ammonirla,ma forse era solo una sua impressione e visto che
non aveva capito nulla di quello che si erano detti prima quel gesto
di apparente superiorità doveva essere preso in un altro
contesto.
“Non
male il ragazzo.”
Sesshomaru
scattò appena sentì la voce di Jin e girando la
testa
all'improvviso lo trovò accanto a se,con le braccia conserte
mentre
anche lui si interessava al duello. Portava il cappuccio in testa e
per qualche ragione sentiva che se Jin si stesse coprendo il volto
non sembrava nulla di buono.
“Jin,anche
tu qui?”
“Beh
tutto quello che riguarda la tua mente e anche affare mio,oltre che
tuo,visto che hai pensato bene di assumere sostanze stupefacenti a
decine di miglia lontano da casa in un territorio della quale non sai
niente. Fortuna che ti sta succedendo sotto la guida di uno sciamano
che sembra sapere quello che sta facendo.
“Appena
mi riprendo da questa cosa dovrò confrontarmi con quel cervo
e farmi
dire quello che mi serve sapere,anche questo è uno di quelle
memorie
del passato che si trovano dentro di me?”
Si
e no,da quello che vedo si e non mi sembra di rivelare nulla di
sbagliato o di fuori posto in questo ricordo,la cosa assurda e che ti
sei materializzato in un ricordo attraverso la tua forma del tuo io
fisico e non dal punto di vista di un altro individuo,forse e dovuto
a quello che hai bevuto prima e ora ti stai immaginando il tutto
mescolando ricordi remoti ha scene enfatizzate dalla tua
immaginazione. Persino io faccio fatica a comprendere quanto ci sia
di reale in tutto quello che stai vivendo adesso.”
“Credi
che questa scena sia falsa?Eppure tutto questo mi sembra piuttosto
reale,se fosse la mia immaginazione molte di queste cose che ci sono
qua non ci dovrebbero essere,mi dici allora come avrei fatto a
collocarle in un luogo che nemmeno sapevo esistesse?”
“Le
immagini che hai visto sui muri sono state sufficienti a farti
elaborare questo luogo,dandoti una dimensione teorica di come si
sarebbero svolti i fatti in maniera più coerente con la
realtà già
avvenuta.”
“Traduci
in maniera comprensibile.”
“La
tua mente ricostruisce una scena già vissuta con le
informazione che
già possiede e poi cerca di riempire il tutto aggiungendo di
suo in
maniera da non lasciare spazi vuoti. Un po' come indossare un
armatura fatta con i pezzi di altre armature,puoi indossarla,ma non
è il modo per difendersi,mi spiego?”
E
mentre loro due parlavano la situazione tra la ragazza e lo straniero
era cambiata,il ragazzo,che ancora teneva l'ascia della sua
avversaria lo gettò a terra di fronte a lei e gli porse la
mano,in
modo che si potesse rialzare. Tutti gli osservatori alla scena
sembravano stupiti da quel gesto così naturalmente sincero e
cominciarono a parlare tra di loro. Lei vide la mano del suo
rivale,poi guardò lui e alzando la voce gli disse qualcosa
in preda
a rabbia e forte ostilità,gli prese il braccio da parte del
polso e
lo buttò a terra al proprio lato,prese in fretta la sua
grossa arma
e cercò di colpirlo velocemente,quanto bastava per non farlo
reagire
e possibilmente ucciderlo sul colpo. Ma non appena si accorse della
sua posizione di svantaggio e dell'arrivo della testa affilata contro
il suo torace rotolò di lato e men che non si dica si
salvò appena
in tempo ma non senza rimpianti,dato che il filo dell'ascia gli
sfiorò appena la schiena e gli lasciò un taglio
che andava dalla
spalla destra fino al fianco sinistro,se non altro il suo torace era
ancora intatto e lui ancora vivo. La ragazza ripartì
all'attacco con
fendenti ampi e violenti giocando anche sulla portata dell'arma e sul
peso della stessa,cosa che costrinse lo straniero a restare sulla
difesa,schivando e parando con la corta lama metallica che raschiava
il pesante osso usato come testa della grande ascia. Sesshomaru non
sembrava poi così disinteressato allo scontro,non che
tifasse per
qualcuno in particolare,nemmeno per il ragazzo che gli somigliava
tanto,ma quanto piuttosto al combattimento in se di per se,erano due
stili differenti messi l'uno contro l'altro,forza contro
velocità,pari in abilità e tuttavia differenti
nel carattere. Se
lei appariva furiosa ed aggressiva lui pareva più restio a
combattere e forse leggermente esitante nel voler colpire,cosa che
forse avrebbe potuto costargli la vita,ma dire che fosse un pessimo
duellante no,anzi,i suoi movimenti erano ben calibrati e la sua mossa
precedente che aveva disarmato la sua avversaria dimostrava una certa
esperienza con quella piccola arma,che per ironia della sorte per
quanto non fosse pesante non la usava con leggerezza.
“Ti
vedo interessato Sesshomaru,forse tieni per la sorte di quel
ragazzo?”,Chiese Jin in maniera rilassata.
“Non
dire sciocchezze,sto solo assistendo ad un combattimento,dopo tutto
dovresti sapere la mia passione per i combattimenti.”
“Oh
forse è la tua ossessione per questo inuyokai che ti spinge
ad
osservarlo nella speranza di scoprire qualcosa di più su di
lui.”
“Se
non sbaglio sei tu quello che mi ha detto di andare a nord e adesso
che ci sono mi chiedi se sono preoccupato per lui? Non so chi
è,non
so da dove viene e non so cosa c'entra con me. Tutto questo mi
irrita.”
I
due avversari continuarono a guardarsi mentre nei loro sguardi si
poteva leggere che nessuno dei sarebbe arretrato dalla lotta in
corsa,con le mani che stringevano sulle armi e le gambe pronte allo
scatto. Ma quando tutto sembrava che stesse per ricominciare un suono
improvviso,sordo e vibrante fece eco in tutta la zona distogliendo
l'attenzione di tutti i presenti,che stessero combattendo o meno. Lo
squillo di una tromba,una di quelle ottenute dal corno o dalla zanna di
un grosso animale era stato suonato in lontananza e all'orizzonte
piccole figure si spostavano velocemente verso l'accampamento a gran
velocità,emettendo urla feroci ed animalesche nella loro
direzione.
“E
adesso che succede?”,disse Sesshomaru mentre le persone
attorno a
lui si mossero in gran fretta verso direzioni confuse. Tutti i
combattenti che assisterono allo scontro strinsero le armi che
tenevano in pugno con forza,segno che presto le avrebbero usate,lance
e pugnali in punta di selce,mentre altri imbracciavano piccoli archi
da caccia e giavellotti di legno dalla punta annerita,segno che erano
state rese più letali dopo che erano state appuntite sulla
fiamma di
un falò.
La
donna guardò in direzione del suoi uomini e impugnando la
sua grossa
ascia disse qualcosa a loro e fece per incamminarsi di fronte agli
altri combattenti,pronta a guidarli come avrebbe fatto un vero capo.
Lo straniero invece si guardò attorno,controllò
che la tavoletta
non si fosse rovinata nel combattimento e che per sicurezza aveva
riposto in tempo nelle sue vesti e quatto quatto si
allontanò da
tutti gli altri e si nascose in mezzo alla miriade di tende li
attorno,col pugnale alla mano e intenzioni poco chiare a chi lo
avesse osservato anche solo di sfuggita. Infatti Sesshomaru che lo
vide sparire dalla vista restò stupito da quel comportamento
così
sospetto,era giunto in quel villaggio di fronte a tutti e sotto la
luce del sole e adesso si nascondeva come un ladro nel momento del
pericolo? Che razza di inuyokai era quel tipo? Anche se non sapeva
chi fosse per un attimo si vergognò di avere lo stesso
aspetto di un
codardo simile e schifato allontanò lo sguardo da tutt'altra
parte,in direzione di quello che sembravano problemi più
gravi. Le
figure si fecero sempre più grandi quando si avvicinarono al
punto
in cui si trovava insieme a Jin e vide chiaramente la fonte di tanto
trambusto. Yorozuku. Lupi appartenenti a qualche tribù erano
giunti
in quel luogo armati anche loro di armi rudimentali quali clave lance
dalla punta di pietra e portandosi con loro veri e propri lupi a
quattro zampe,fedeli animali del clan che supportavano in operazioni
mordi e fuggi tipico dei briganti e dei saccheggiatori. Il primo
gruppo di Yoro si lanciò all'attacco a testa bassa in
maniera
confusa e disorganizzata,brandendo i loro attrezzi di morte come veri
selvaggi. La ragazza dal canto suo scattò in avanti seguita
dai i
suoi inuyokai armati di lancia,la seguirono in quello slancio di
violenza senza pensarci due volte. Il primo urto degli assalitori fu
sostenuto frontalmente e senza troppi danni da parte degli
inuyokai,che con l'aiuto della ragazza ressero al primo impatto con
gli yorozuku,sfoltendo la prima linea con una difesa compatta e
solida. I primi a cadere furono i lupi che si erano lanciati per
primi contro la ragazza e lei con abilità superiore a
chiunque dei
suoi uomini,menando pochi colpi,ma potenti e ben calibrati e non con
la tipica forza bruta degli inetti che maneggiavano una tale arma
facendo solo uso della forza e nel frattempo i suoi compagni fecero
uso delle lance per gli scontri corpo a corpo e quando ad alcuni di
loro si spezzarono le lance di legno passarono all'uso di piccoli
pugnali dalla punta in selce oppure alle clave di legno che portavano
al fianco,supportati dai cacciatori che si era improvvisati arcieri
con i loro strumenti di caccia,andando a colpire anche i lupi che non
erano ancora entrati nel vivo dell'azione. La prima ondata era stata
fermata con incredibile successo facendo scappare i primi lupi che li
aveva assaliti,ma poi giunse anche la seconda e insieme ad essi vi
era presente un altro yoro,più grosso e feroce degli
altri,se ne
stava di fronte a tutti gli altri mentre si faceva trasportare da un
lupo enorme e in una mano reggeva una grossa lancia il doppio
più
lunga delle altre presenti sul campo. Sul suo volto era stampato un
orrendo sorriso che gli snudava le zanne assetate di sangue nemico e
urlava parole che per Sesshomaru apparivano dal significato confuso e
indecifrabile,simili alla maniera della ragazza e dello straniero. La
ragazza richiamò i guerrieri alla sua attenzione e per la
seconda
volta si spinse alla carica del feroce invasore,Sesshomaru
capì
subito che la linea dei difensori non avrebbe avuto alcuna speranza
contro una bestia simile e il suo cavaliere in un attacco frontale e
con armi di quel genere,ma sapeva anche i tiratori erano già
impegnati a tenere testa ai lupi più deboli che si
riparavano dietro
quell'energumeno e alla sua bestia,impedendo così di dare
man forte
al grosso yorozuku. La carica era obbligatoria e la difesa
dell'accampamento era necessaria,restare sulla difensiva con tutti
quei lupi sarebbe stato un massacro dichiarato e buttarsi a testa
bassa contro il nemico non era tanto meglio,ma non avevano scelta e
dovettero optare per la soluzione meno brutta,il muso della bestia
avrebbe fatto in tempo a uccidere qualche uomo con i suoi morsi
poderosi mentre l'uomo avrebbe potuto pensare alla ragazza con
l'ascia e approfittare della sua posizione elevata e rischiare
così
di ucciderla. Ma quando tutto sembrava volgere al peggio, una figura
si lanciò nel mezzo dello scontro rapida come un fulmine
mentre
usciva dalla parte dalle nella quale si era rintanato. Nemmeno il
tempo di accorgersi della sua presenza che era già entrato
nello
scontro scivolando sotto la gola del grosso lupo,infilare la lama
nella gola della bestia,squarciandogliela da parte a parte,rimettersi
in piedi e girarsi per vedere il grosso lupo stramazzare lentamente
al suolo boccheggiando in cerca d'aria mentre il sangue viscido
colava a terra come un ruscello abbondante. Lo yoro si era reso
dell'accaduto solo quando la sua cavalcatura era già morta e
quando
il tonfo del corpo dell'animale batté al suolo si era conto
della
presenza di quel basso inuyokai vicino alla testa dell'animale e
senza ragionare troppo sulla sua azione caricò un colpo con
la lunga
lancia diretta contro la testa dello straniero,ma in una rapida mossa
evitò il colpo con facilità e in un rapido colpo
di mano avvolse il
braccio libero attorno all'asta di legno e mentre la teneva ferma in
una mano girò il pugnale facendo saltare a mezz'aria,lo
prese di
punta e senza pensarci due volte lo lanciò contro il
cavaliere che
fu colpito nella spalla del braccio armato. Lo yoro urlò dal
dolore
mentre con una mano teneva contro spalla ferita mentre l'altra era
incapace ad agire tenendo mollemente la lancia che senza fatica lo
straniero gli strappò via e che poi gettò a
terra.
“Mica
male quel ragazzo,non si può negare che ha una certa
predisposizione
al combattimento.” Disse Jin mentre osservava con attenzione
lo
svolgersi della scena.
“Si...per
una volta mi trovo d'accordo con te.”, Sesshomaru invece
aveva
risposto quasi non ascoltandolo rapito com'era da quello che aveva
appena visto. Per un attimo aveva pensato che nel vederlo nascondersi
in mezzo alle tende lo aveva considerato un codardo,dato il suo modo
di fare con quella ragazza nel duello che avevano svolto qualche
attimo fa. Ma ora che lo aveva visto nel pieno dell'azione non sapeva
cosa pensare e col senno di poi capì che forse non era
semplicemente
il tipo tranquillo e sereno che si credeva guardandolo alla prima
occasione. Aveva dimostrato una velocità di esecuzione e di
cambio
nei movimenti talmente rapido che persino lui all'inizio fece fatica
a vedere cosa stesse succedendo li in mezzo e quando lo capì
l'abbattimento della bestia e la disfatta del grosso Yorozuku erano
ormai avvenute in un attimo. Mai nella sua vita aveva fatto un
ripensamento così veloce nel giudicare un individuo di cui
sapeva
così poco,se non addirittura nulla. Anche gli altri Inuyokai
erano
rimasti sbalorditi dalla velocità con la quale lo straniero
era
intervenuto in loro soccorso e senza che nessuno glielo chiedesse e
più di tutti la ragazza che aveva affrontato prima,che
avendo visto
la scena da vicino era rimasta con l'arma sospesa a mezz'aria e gli
occhi increduli di chi è preda della confusione
più totale e mentre
lei stava cercando un senso in quello che aveva appena visto lo
straniero fece di fretta qualche passo lo yoro
ferito,allungò una
mano il manico del pugnale e con uno strattone rovesciò a
terra lo
yokai e vi si posò sopra mentre la sua faccia e quella
dell'invasore
stavano a un palmo di naso l'uno dall'altro. Gli yoro rimasti
indietro videro quella scena con forte sgomento da parte di tutti
loro,Sesshomaru ovviamente non sapeva chi fossero quei lupi ma se
c'è
una cosa che aveva capito e che l'uomo che era stato sconfitto doveva
essere qualcuno di molto importante per loro,forse un qualche
guerriero importante,se non addirittura il capo della
tribù,in un
caso o nell'altro era evidente che per i lupi la situazione non stava
volgendo a loro vantaggio. Lo straniero rivolse qualche parola
rivolta con tono seriamente arrabbiato e minaccioso,poi si tolse da
lui,lo rimise in piedi,gli staccò il pugnale dalla spalla
ferita e
con un gesto della mano accompagnato ad altre parole comprensibile
gli fece un chiaro segno di andarsene da dove era venuto,insieme a
tutti quelli che lo avevano seguito,che camminassero su quattro zampe
o meno e dall'espressione che fecero nel guardarlo pare che avessero
compreso che era meglio non averlo contro e seguendo l'istinto di
sopravvivenza decisero di darsela a gambe levate e in gran fretta.
“E
un tipo in gamba non c'è che dire,immagino che
quell'individuo fosse
più importante di quello che riusciamo a comprendere al
momento.”
“Forse,ma
continuo a non capirci nulla e non sono giunto così a nord
solo per
essere ancora più confuso su tutto quello che mi sta
accadendo,questa storia mi sembra sempre meno sensata,perché
sto
guardando questa scena?”
“Non
lo so,ma dai tempo al tempo,le cose migliore accadono a chi sa
aspettare.”
L'uomo
osservò per un attimo la marmaglia dei lupi fuggire via a
gambe
velate e quando fu sicuro della loro ritirata si guardò
attorno,come
a voler controllare l'entità dei danni. Per fortuna non ci
furono
danni seri all'accampamento e nessuno di coloro che non combatterono
rimase ferito durante l'assalto,in parte per fortuna e in parte
perché i combattenti intervennero in tempo per respingere la
prima
debole ondata e lui che si lanciò nello scontro per impedire
che
avvenisse anche la seconda e così facendo andò
tutto per il meglio.
Tirò un sospiro di sollievo e poi tornò indietro
dirigendosi
direttamente verso la ragazza che prima aveva cercato di
ucciderlo,lei lo fissò per un attimo e lui preoccupato che
potesse
riattaccarlo fece per parlare e alzare di nuovo la mano,come a
volerla pregare di fermare il suo gesto. Lei però
inclinò
leggermente la testa e insieme ad essa abbassò anche l'ascia
che
teneva in mano e fece un piccolo inchino che Sesshomaru
interpretò
come un segno di ringraziamento, o forse di scuse,se non di entrambe
le cose. La scena aveva un che di strano per Sesshomaru,aveva la
sensazione che la scena che stava osservando ora avesse un qualcosa
di importante,non sapeva spiegarsi il motivo di quella sensazione ma
lo sentiva fin dentro le ossa,come se il suo corpo avesse voluto
prepararlo per qualcosa. All'inizio sentì caldo,non sapeva
dire per
quale ragione ma si sentiva come se fosse finito dentro una pentola
è
si sentì avvampare,boccheggiando con la lingua di fuori come
un
cane,cosa della quale era.
“Che
ti succede?”, chiese Jin preoccupato, vide Sesshomaru
crollare
sulle proprie ginocchia e vide che il sole in alto nel cielo si stava
facendo sempre più caldo,mentre tutto attorno a lui
cominciò a
tingersi di un rosso scarlatto,come il cielo,la terra,
l'accampamento,gli yokai che stava osservando,tutto e tutti....tranne
lui,lo straniero.
“Chi
sei cane e perché possiedi un frammento del paradiso?
La
voce di una ragazza si fece sentire con chiarezza nelle sue orecchie
e con grande intensità,tanto da urtargli i timpani e
istintivamente
si portò le mani alle orecchie nel tentativo di coprire il
suono.
“Chi
mi conosce mi chiama Hichin e per quanto riguarda casa mia...a smesso
di esistere molto tempo fa.”
Rispose
la voce di un ragazzo,guardò a malapena in direzione dello
straniero
ed ebbe la sensazione di aver compreso il linguaggio che i due yokai
avevano usato per comunicare. Non era certo,ma sentiva chiaramente
che poteva capire cosa si stavano dicendo,seppur non comprendendo la
ragione per la quale ci riusciva.
“Questo
non spiega per quale possiedi un oggetto simile e per quale motivo
sei qui.”
“Si
invece...sono qui per impedire che accade una seconda volta”
“E
a chi dovrebbe capitare questa disgrazia?”
“A
tutti noi.”
A
quel punto della conversazione il caldo divenne insopportabile,si
gettò a terra come in preda alle fiamme e il mondo attorno a
lui si
fece sempre più caldo,sempre di più,al pari di
sembrare un inferno.
Ma prima ancora che potesse urlare dal dolore la scena
cambiò ancora
una volta,aprì gli occhi di soprassalto e si
trovò piegato su se
stesso,immerso in acqua....e nudo. Si trovava in una specie di pozza
d'acqua gelida,una grossa vasca naturale il cui contenuto dalla
temperatura bassissima lo fece star meglio dopo quella dolorosa
visione,i suoi occhi inizialmente rossi cominciarono a tornare della
loro tonalità naturale e quella vaga sensazione di iroso
risveglio
lo fece preoccupare,guardandosi attorno per vedere se Toran non era
stata di nuovo vittima della sua forza spropositata per poi tornare a
rilassarsi quando si accorse che lei non c'era. Guardò con
più
attenzione l'ambiente che lo circondava e si rese conto di essere
all'interno di una stanza,o per meglio dire,di una stanza
naturale,con diversi vasi posti in un angolo della sala dalla quale
proveniva un buon odore di erbe e altri aromi naturali e vicino alla
vasca c'erano i suoi vestiti da assassino adagiati e piegati a terra
con cura e vicino ad essi le sue spade. Si guardò attorno
spaesato e
cercò qualche indizio che potesse rivelare la sua posizione
attuale.
“E
adesso dove mi trovo?”
Si
chiese lui mentre si alzava per uscire dalla vasca e raggiungere i
suoi indumenti quando all'improvviso una voce penetrò nella
stanza
con velocità del tuono.
“Non
mi interessano le tue scuse,voglio vederlo al più presto e
se scopro
che gli avete fatto qualcosa giuro che io...”
Era
Toran entrata di fretta e furia con aria furibonda mentre poteva
sentire chiaramente la sua aura glaciale riempire la stanza e
sospinta da un energia furibonda mentre nella mano teneva la sua
lancia corta con forza,quasi fosse intenzionata ad usarla. Ma proprio
quando stava per finire la frase si accorse all'ultimo che Sesshomaru
era uscito dall'acqua ed era alla merce degli occhi di lei che si
soffermarono giusto per un attimo su quel corpo dai muscoli scolpiti
e gonfi,ma non esagerati,anzi era piuttosto aggraziato nelle sue
proporzioni fisiche...tutte le sue proporzioni,anche quelle
più
intime e nascoste e per quel poco che Toran aveva osservato poteva
dire di aver visto abbastanza da per avere un idea teorica delle
dimensioni del suo compagno di viaggio,da tenere da parte per i suoi
desideri che avrebbe tenuto per se. Ma la pantera era comunque
imbarazzata tanto quanto l'inuyokai e si girò dall'altra
parte in
men che non si dica,rossa in viso come se avesse fatto a botte con un
incendio e con i battiti del cuore a mille.
“Sesshomaru,v-ve-vedo
che ti sei ripreso,mi avevano detto che eri svenuto,fortuna che stai
-b-be-bene,ne sono felice.”,disse lei con il tono della voce
che
dimostrava il suo enorme imbarazzo. Sesshomaru non poté fare
a meno
di coprirsi con il kimono a fargli da copertura per la sua
mascolinità,cosa che mise in imbarazzo anche lui,seppur in
maniera
molto più lieve,dato che la sua nudità fosse un
problema per
Toran,anche se non sapeva per quale motivo fosse entrata li,anche se
lui non sapeva esattamente dove si trovasse li,qualunque posto fosse.
“Toran,sai
cosa mi è successo? E sopratutto dove siamo
adesso?”
“Siamo
sulla collina occupata dagli yoro,ci sono alcune gallerie che
collegano la superficie con il sottosuolo e gli yoro le usano come
rifugio per la loro gente. Io e Ezio eravamo in superficie quando
è
arrivato quell'urtak a dirci cosa ti era successo e che ti avevano
portato qui. Mi ha detto che sei svenuto dopo che ti aveva fatto bere
qualcosa di strano.”
“Già...non
me ne parlare. Comunque non ti preoccupare,adesso sto bene...sai dove
si trova quel cervo?”
“Se
non si è spostato,dev'essere ancora di sopra,stava parlando
con Ezio
e quel Koga riguardo ad alcune questioni.”
“Bene...”,disse
lui mentre era intento a vestirsi e recuperare le sue spade,cosa
nella quale impiegò poco tempo e si diresse verso Toran con
fare
serio e deciso e quando lei si accorse che era dietro di lui non
poté
fare a meno di osservare come Il kimono leggermente impregnato
d'acqua divenne aderente col torace di Sesshomaru,ricalcando con
esattezza tutti i muscoli frontali della zona del tronco,cosa che a
lei non dispiacque affatto,mentre i lunghi capelli d'argento
scendevano dietro la schiena ancora bagnati,aumentando così
le
fantasie della pantera.
“Perché
c'è una cosa di cui devo discutere con quell'hanyou e
prometto fin
da ora che potrebbe non andare nel migliore dei modi. Fai
strada.”
|
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Capitolo 7 *** Fuoco e fiamme ***
Era
confuso,era arrabbiato,ma sopratutto era stato denudato e lasciato a
mollo in una vasca per motivi che non gli erano ancora chiari.
Toran lo aveva trovato li,in una stanza che gli era stata indicata
dallo stesso Urtak dopo che gli aveva detto quello che era successo
con l'inuyokai nella camera delle pitture murali e dandogli anche la
direzione per raggiungerlo.
“Aspetta
Sesshomaru.”,disse lei mentre gli faceva segno con la mano
per
fermarlo.
“Cosa
c'è?”
“Forse
è meglio se non ti allontani da qui.”
“Perché?”
“Perché
non credo tu debba confrontarti con lui,non nelle condizioni in cui
ti trovi.”
“Toran
non capisco un acciden....”
E
in quel momento Sesshomaru si arrestò quando un pensiero gli
passò
per la testa e dal dubbio passò alla
preoccupazione,girò lo sguardo
verso la vasca e poi torno a fissare la pantera con espressione
più
dura.
“Che
intendevi dire per condizioni?”
“Ma
niente,non preoccuparti adesso e tutto a posto,però adesso
calmati
e....”
“Toran...cosa
mi è successo veramente?”
La
ragazza si ammutolì e non riuscendo a guardarlo negli occhi
abbassò
il capo e con tono triste gli disse quello che voleva sapere.
“Urtak
non è sceso nei dettagli,ma ha detto che non sei stato bene
e sei
collassato al suolo. Pare che il tuo corpo fosse caldissimo,come se
stesse bruciando dall'interno. Lo stesso Urtak ti ha condotto qui
affinché il tuo corpo si raffreddasse.”
Sesshomaru
a quel punto restò in silenzio e il suo sguardo si perse nel
vuoto,mentre cercava di tornare in quel luogo,sempre se lo si poteva
definire tale,cercando di ricordare cosa fosse successo. Le scene
nella sua mente si presentavano distorte e sfocate,ricordava lo
scontro tra Ichin e la ragazza con l'ascia e l'assalto dei lupi,ma i
dettagli non erano chiari e persino Jin pareva un riflesso lontano
della sua conversazione. Solo il rosso che lo circondava e
l'intensità del sole era ben chiari nella sua mente e il suo
corpo
reagiva ancora poco,sotto alla superficie del muscoli l'intenso
calore che pervadeva tutto il suo essere,bruciandolo in tutta la sua
essenza.
“Allora
era vero,il mio corpo stava bruciando. Forse non è stata una
semplice visione,ma non riesco a comprendere il perché di
quello che
mi è capitato”
“Sesshomaru
non capisco di cosa stai parlando.”
Sesshomaru
si riprese dai suoi dubbi e con i primi passi fatti fuori dal suo
stato di convalescenza in direzione dell'uscita.
“Forse
nemmeno io lo comprendo,ma so che quell'Hanyou sa la risposta e io
intendo conoscerla a tutti i costi.”
Aveva
preso la sua decisione e anche stavolta non si sarebbe tirato
indietro. Ormai che aveva recuperato i suoi effetti poteva lasciare
la stanza e dirigersi verso la superficie,che come gli aveva detto la
pantera si trovava in superficie insieme al capo degi yoro e al
maestro assassino. La sua sete di risposte si era fatta di nuovo
sentire e l'impulso di conoscere la verità e divenuto,per
l'ennesima
volta irrefrenabile. Non avrebbe ascoltato ragioni e come sempre
avrebbe fatto di testa sua. Ma non fece in tempo a fare più
di due
passi che subito la pantera lo tenne per un manica della veste,cosa
che da parte della ragazza non si sarebbe mai aspettato,forse da
Ezio,ma non da lei e fu per quello che quando lo fece girò
la testa
ed osservarla come avrebbe fatto con chiunque gli avrebbe dato
fastidio. Lei tuttavia non aveva intenzione di mollare la presa e la
sua mano continuava a tirare quella larga parte dell'indumento.
“Toran...lascia
la manica.”
“No,
sei appena rinvenuto e non puoi essere così sicuro di esserti
completamente ripreso.”
“Fidati
adesso sto bene...lascia la manica.”
“Non
intendo lasciarti andare e se pensi ancora di salire in superficie
allora sappi che dovrai usare la forza dato che dovrai trascinarmi
dietro se vorrai lasciare questo posto.”
A
quel punto Sesshomaru smise si fare forza e con espressione
pensierosa osservò la pantera in maniera attenta e precisa.
La
guardò dall'alto in basso e quando tornò a
fissarla negli occhi lui
fece una delle cose che molto raramente a memoria di yokai era mai
capitato di osservare in vita. Sul viso di Sesshomaru si fece largo
un espressione rarissima,un piccolo sorriso sornione.
“Con
la forza eh? Allora sai che ti dico?”
Lui
all'improvvisò accorciò la distanza tra loro due
e senza dare il
tempo a Toran di reagire lui usò lo stesso braccio con la
quale era
tenuto da lei per una manica per prenderla alla cintola e avvicinare
il suo viso a quello della pantera. Gli occhi di lui si specchiarono
in quelli azzurri di lei, iridi color del solo a stretto contatto con
le due pozze ghiacciate e il volto di Sesshomaru, bello come un opera
d'arte quasi toccava quello niveo di Toran,pelle nivea quasi come la
neve,ma con la bocca che in quel momento,rimasta aperta solo per una
fessura appena visibile,si fece calda e più umida pensando a
cosa
avesse intenzione di fare l'inuyokai così vicino a lei e con
quel
contatto così intimo e improvviso,come un ladro pronto a
sottrarle
con rapida stregoneria che era quell'attrazione carica di tensione
carnale. Temeva il giorno in cui si sarebbe avverato quel suo
desiderio,che in quell'istante l'emozione la stordiva a tal punto da
averle paralizzato i pensieri e che ben conoscendo la forza dell'uomo
di fronte a lei,anche per via dello sfortunata aggressione di quella
notte della quale lui non poté averne il controllo,ora
invece sapeva
misurare la sua forza con una delicatezza tale che nemmeno lei
conosceva,ma che aveva solo immaginato e desiderato,ma che si sarebbe
aspettata così attento a lei a non farle male,ma allo stesso
tempo
prestante e virile come avrebbe voluto lei e che solo durante la
notte,quando gli dormiva abbastanza vicino da poterlo quasi toccare
con mano,ma abbastanza lontano da non essere troppo intima con
lui,dato che da che mondo e mondo,un uomo e una donna che dormono
insieme vengono scambiati ben più di semplici compagni di
viaggio.
Il giorno era giunto e lei,seppur non pronta,avrebbe fatto del suo
meglio per rispondere a quella presa carica di forza nella maniera
che solo una donna,seppur dall'animo guerriero come lei,avrebbe
saputo fare. Si,avrebbe accettato qualunque cosa che quel contatto di
corpi avrebbe significato in quel momento....peccato che quello che
fece lui pochi secondi dopo avrebbe distrutto ogni sua romantica
aspettativa.
“Sfida
accettata.”
“eh?”
Non
fece in tempo a chiedergli di che stesse parlando quando lui
all'improvviso la prese con forza con il braccio attorno alla vita,la
sollevò dal suolo e se la caricò su di una spalla
come se stesse
portando un altro cervo pronto per essere cucinato. Lei rimase
sbigottita e presa di sorpresa dalla cosa non seppe cosa fare,ora che
si trovava in balia di quell'azione tanto improvvisa quanto
inaspettata.
“Sesshomaru
che stai facendo?”
“Hai
detto che avrei dovuta usare la forza ho sbaglio? Quindi e quello che
sto facendo,io uscirò di qui e andrò a parlare
con quell'Hanyou,che
tu sia d'accordo o no.”
E
detto ciò Sesshomaru si incamminò per uscire da
quella stanza e
subito si ritrovò fuori,notando all'esterno una galleria
sotterranea
illuminata da torce improvvisate e all'esterno vide Ginta e Hakkaku
seduti per terra ai lati della porta intenti a parlare tra di
loro,completamente distratti dai loro doveri,qualunque fossero che li
legava a quell'entrata. Quando si accorsero di Sesshomaru i due
subito si intimorirono a vedere il suo sguardo accigliato e nel
constatare che quella donna,presa con la forza era un chiaro segno
che quell'inuyokai non aveva intenzione di restare in quel posto
ancora a lungo,tuttavia provarono a rivolgergli la parola.
“Aspetta
un momento,non puoi oltrepassare questa soglia,ordini del
capo.”,disse Ginta nel tentativo di ostruire il passaggio e
frapporsi di fronte all'inuyokai.
“Dobbiamo
chiederti di restare qui dentro per il tuo bene,non puoi allontanarti
nelle tue condizioni.”
Disse
Hakkaku imitando l'amico.
Entrambi
sapevano che il tentativo era inutile,sapevano benissimo che non
avrebbero avuto speranze nel caso avesse voluto passare,lui si
fermò
e per un attimo credettero di averlo convinto a desistere dal suo
intento,nella speranza che non avrebbero dovuto confrontarsi con lui.
Ma poi videro che aveva preso in spalla la donna che era entrata per
accertarsi delle sue condizioni e che si stava agitando nel tentativo
di liberarsi e che negli occhi del cane,che stava osservando i due
yoro in maniera fredda e distaccata,non videro alcuna esitazione o
comprensione per l'azione che i due lupi erano costretti a compiere.
Erano stati messi li a badare sulla sua situazione e forse Sesshomaru
comprendeva anche il perché,ma in ogni caso si erano messi
sulla sua
strada e perciò trovò fastidiosa la cosa,specie
per due individui
così facili da abbattere che gli sarebbe bastato un solo
soffio per
buttarli a terra come se niente fosse.
“Seconda
volta che lo fate....seconda volta che rischiate di morire.”
Quando
Sesshomaru disse quelle parole sapevano esattamente a quale evento si
stava riferendo e per la seconda volta decisero di non ostruirgli la
strada. Appena la strada fu libera riprese il suo cammino e senza
dire nulla ai suoi due custodi,se li si poteva definire tali se non
peggio,si avviò allontanandosi,in direzione di quella che
avrebbe
potuto essere una direzione verso la superficie. Toran nel frattempo
continuava a muoversi,nel tentativo di divincolarsi dalla presa
dell'inuyokai,ma era troppo forte affinché potesse
semplicemente
usare la forza per liberarsi da quella stretta di ferro e mentre
passava di fronte a Ginta e Hakkaku li fissò in maniera
nervosa.
“Che
voi due che fate li impalati? Fate qualcosa.”
“Vorremmo
tanto ma....ci ucciderebbe come se nulla fosse.”,rispose
Hakkaku in
maniera titubante.
“Già...purtroppo
non possiamo fare nulla...ci dispiace.”, rispose Ginta alla
stessa
maniera.
Toran
si bloccò per un attimo a quelle risposte e l'unica cosa che
fece fu
lanciargli un occhiataccia colma di disprezzo e di rabbia,non solo
non stavano eseguendo il loro compito di sorvegliare Sesshomaru e di
tenerlo confinato in quella stanza,ma non ci avevano nemmeno provato.
Dov'era il loro orgoglio di lupi di cui gli yoro andavano tanto
fieri? Probabilmente loro due non lo possedevano e ora capiva
perché
Sesshomaru non sembrava molto contento ad esserli portati dietro
quando era tornato da lei e da Ezio dopo la battuta di caccia.
“Va
bene,vorrà dire che me la caverò da sola. Ehi
cagnaccio mettimi
subito giù. Mi hai sentito? Fammi
scendere,ora.”,disse lei mentre
scalciava contro l'addome di Sesshomaru e gli picchiettava i pugni
dietro la schiena.
“Smettila
di agitarti gatta, non eri tu quella che mi aveva detto che avrei
dovuto usare la forza per lasciare questo posto? Parole tue
Toran.”
“Gatta?Mi
hai chiamata gatta? Stammi a sentire bellimbusto ti consiglio di
farmi scendere immediatamente, ho giuro sull'onore del mio clan che
ti congelo le costole.”
“Tu
provaci e io ti assicuro sul mio di onore che ti lascerei un morso in
un posto dove uno yokaidel mio rango non morderebbe mai una
ragazza. Ti do un indizio,in questo momento é vicino alla
mia
faccia.”
Toran
non impiegò molto tempo per giungere alla risposta che stava
cercando e sul suo volto comparve un altro rossore,ma questa volta
nato a metà tra l'imbarazzo e l'indignato. Come diamine era
venuto a
Sesshomaru di minacciarla di mordergli il sedere? Insomma,affondare
le sue zanne da cane su uno dei suoi glutei l'avrebbe certamente
distrutta...e in un certo senso anche piaciuto,ma in quel caso no.
Non sapeva se quella di Sesshomaru fosse una burla autentica solo per
prenderla in giro in quell'assurda situazione,oppure la stava
realmente minacciando di affondare i denti in quel punto e doveva
prendere in considerazione l'idea che lo avrebbe fatto realmente? Ora
come ora non sapeva dirlo.
“Non
oseresti. A dispetto del fatto che io e te stiamo litigando non
significa che devi usare le tue zanne sulle mie natiche. Sono
comunque una signora di alto rango che ti credi.”
“Io
ho bisogno delle costole per poter combattere e tu delle tue natiche
per stare comoda,per tanto rischi di danneggiarti qualcosa di cui hai
bisogno,quindi,tu non congelarmi e io non ti mordo.”
“Va
bene non ti congelo,ma adesso lasciami.”
“No.”
“Perché?”
“Mi
hai sfidato e io ho accettato la tua sfida.”
“Quindi
è per questo che mi stai portando in spalla come una preda
appena
catturata?”
“Si...è
poi,tu mi avresti impedito veramente di andare a parlare con quel
Urtak...”
Sesshomaru
si fermò e girò la testa in cerca degli occhi
della pantera.
“Ho
sbaglio?”
All'improvviso
la presa di Sesshomaru si annullò completamente e la
ragazza,ormai
libera finì rovinosamente a terra,senza avere neanche il
tempo di
sfruttare i suoi riflessi felini,tanto che l'azione di Sesshomaru fu
inattesa. Appena ripresosi dalla caduta si mise sulla ginocchia e si
tolse quel poco di terra che le era rimasto sulla lunga veste blu.
“Insomma
Sesshomaru,che ti prende all'improvviso? Prima mi prendi di forza e
poi mi butti a terra senza preavviso? Non so che ti succede ma a
questo punto....”
“TORAN”
Sesshomaru
alzò la voce nel pronunciare il nome della compagna d'armi e
osservarla con occhi taglienti,affilati da chissà quale
forza che in
quel momento non riuscì a cogliere come rabbia,fastidio o
determinazione. Stava di fatto però che quelle iridi erano
cariche
di una forza che fino a qualche momento fa non manifestava. Lei non
seppe come reagire a quella cosa e restò ferma,sbigottita e
immobile
da quell'umore così tipico di lui,forte e burbero come al
solito,ma
che a volte si infiammava e per un attimo gli sembrava che nella sua
rabbia vi fosse puro fuoco,pronto ad espandersi e consumare qualunque
cosa attorno.
“Sono
giunto fin qua per ottenere delle risposte che mi riguardano e l'uomo
potrebbe sapere qualcosa in merito alla mia faccenda si trova a
diversi metri sopra la mia testa. Non ho intenzione di perdere del
tempo che non possiedo. Finché potrò muovermi
andrò avanti per la
mia strada e se tu vorrai accompagnarmi in questa impresa non
sarò
io a cacciarti via. Ma non metterti i bastoni tra le ruote,non
cercare di fermarmi,rimarresti travolta dal mio egoistico desiderio
di avanzare.”
“Sesshomaru,io
non intendevo bloccarti. Ma cerca di comprendere,non puoi rischiare
tutto solo per avere delle risposte,so che ne hai bisogno,ma te lo
chiedo come compagna d'armi,per favore,non sforzarti più del
necessario. La tua salute ne risentirebbe.”
“Tranquilla
per chi mi hai preso? Il mio corpo non è così
fragile come credi.”
“Non
è del corpo che mi preoccupo...”
Sesshomaru
ascoltò con attenzione il significato di quelle parole
è per un
attimo si sentì vulnerabile, di fronte a quel giudizio della
pantera
non seppe come replicare e le parole gli morirono in gola. Se da una
parte sentiva di essere stato ferito da Toran per quello che gli
aveva detto,dall'altro sapeva bene che non aveva tutti i torti.
Ciò
che gli era capitato con Urtak e l'intruglio che gli aveva fatto bere
aveva forse influenzato le condizioni della sue mente già
incerte ma
era anche probabile che non fosse l'unico colpevole di quelle che gli
era accaduto e che nell'abisso dei suoi pensieri forse quella scena
l'avrebbe comunque vissuta,se non allo stesso modo,in maniera
differente e più pericolosa,anche se non poteva essere certo
di
questa supposizione. Non si arrabbiò con la pantera ne tanto
meno
sembrò minaccioso o seccato nei suoi confronti,dimostrato
anche dal
fatto che si girò verso di lei e gli porse la mano per
rialzarsi.
Lei la prese e si rialzò,poteva farcela benissimo da sola,ma
il
contatto con quella mano per lei era preziosa,almeno per lei quel
gesto voleva dire moltissimo da parte del suo distaccato
collaboratore dal carattere ombroso.
“Scusa,non
avrei dovuto dire quelle cose,sono stata una stupida.”,disse
lei
con tono intristito.
“No
hai ragione, ti preoccupi più tu delle mie condizioni che io
di me
stesso,questo dal tuo punto di vista può sembrare una cosa
alquanto
sconsiderata,non trovi?”
“Si
un po' ed é per questo che se tu non pensi a te stesso
allora ci
penserò io al posto tuo,ci siamo capiti,razza di
zuccone?”,disse
lei ammonendo l'inuyokai con tono nervoso,calcando sull'ultima parola
con voce ancora più forte. Toran osservava Sesshomaru con
espressione arrabbiata mentre le mani erano poggiate ai
fianchi,facendola stare in una posa di autorità mentre lui
invece la
guardò ancora per un attimo con un espressione neutra e
senza alcun
preavvisò si girò ancora una volta verso la sua
destinazione e
ricominciò a camminare come se non fosse successo
nulla,eppure,per
un attimo a Toran parve che sulle labbra di Sesshomaru si fece viva
una leggera piega verso l'alto,forse un sorriso o una smorfia. Non
era sicura che vi fosse comparsa e anche la luce li infondo non era
nemmeno delle migliori,ma era convinta che ci fosse per davvero e la
cosa la lasciò confusa.
“Avevi
detto che sapevi dove si trovasse Urtak,fammi strada,il fetore di
lupo qui sotto e così intenso che non oso affidarmi
all'olfatto per
orientarmi.”
Lei
lo vide allontanarsi e per un attimo non seppe come comportarsi,fino
a poco fa l'aveva presa e carica in spalla come se fosse un grosso
sacco di riso e adesso stava avanzando senza neanche aspettarla. Da
quando lo aveva visto al castello di Akira le era parso cambiato,non
sapeva dire come o perché, ma qualcosa in lui non sembrava
esattamente la stessa di quando lei e il suo clan volevi saldare i
vecchi conti con Sesshomaru e la famiglia,restava comunque un tipo
ombroso e schivo,ma da qualche tempo le era parso meno taciturno e
meno scontroso di quello che ricordava,almeno con lei. Cosa fosse
cambiato in lui non riusciva a spiegarselo,ma certe volte gli
sembrava che volesse provocarla come poco fa,altre volte voleva farle
compagnia e ciò gli fece intuire,che forse,sotto quei
muscoli duri
come la pietra e quei modi degni di un orso nella stagione degli
amori,per tanto scontroso e sempre irascibile,si nascondesse un lato
più tenero e delicato...molto piccolo e nascosto molto in
profondità. Però c'era ed esisteva ed era quella
cosa,per quanto
piccola e all'apparenza insignificante,donasse quelle poche,ma
importanti qualità che in pochi possedevano in quel mondo di
guerre,tradimenti,di faide tra i clan e sete di potere di individui
egoisti ed infidi,proprio com'era il suo precedente signore.
Nonostante tutti i difetti che possedeva se ti conquistavi la sua
lealtà sarebbe stato il primo a giungere quando sarebbe
stato
necessario,il primo a intervenire,il primo a gettarsi nella
mischia,insomma,il guerriero per eccellenza come lo aveva sempre
immaginato e che lei aveva cercato di imitare. Guardò la sua
schiena
e a quel punto riprese a camminare,di nuovo intenta ad aiutarlo nella
sua impresa.
“Aspettami,se
no finisce che ti perdi e non sai dove vai a finire.”
Lei
si mise al suo fianco e gli mise addosso un occhiata divertita.
“Comunque,te
l'hanno mai detto che sei un tipo incomprensibile?”
“No”
“Beh
adesso qualcuno te l'ha detto.”
“Se
ti fa piacere...”
E
fu così che i due si diressero verso la superficie con
l'intenzione
di avere le risposte che tanto agognava. Ora che i due avevano fatto
di nuovo pace si rimisero in cammino,ma non ebbero neanche il tempo
di fare il primo passo che una violenta scossa fece vibrare l'intero
sistema di gallerie,tanto furono forti le vibrazioni che per un
attimo i due yokai si sentirono sbilanciare ma restando comunque in
piedi.
“Ma
cosa....”,disse Toran in preda alla confusione.
Un
altra scossa,questa volta più violenta e più
forte,ma ancora non
cedettero alla forza del sisma.
“Muoviamoci.”,ordinò
Sesshomaru ed entrambi si misero a correre,lasciando che fosse la
pantera a fargli da guida in quelle vie sotterranee.
Si
spostarono velocemente tra i numerosi corridoi sotto la collina,molti
di essi erano abbastanza larghi da poter contenere almeno cinque
individui di lato,altri ancora si passava a malapena in due e
perciò
il cane e la pantera dovettero passare uno alla volta per far prima e
con la fretta destreggiarsi in quelle vie risultava poco pratico e
come facessero i lupi a vivere in posti simili era una cosa
incomprensibile per Sesshomaru,luoghi chiusi e soffocanti,l'aria
circolava a malapena e le ossa delle prede divorate insieme a quel
loro odore di lupo era un accoppiata tremenda per il naso di un
Inuyokai,fortuna che presto sarebbe tornato su,dove ci sarebbe stata
aria fresca da inalare abbondantemente...è anche quello
strano
Hanyou da quale avrebbe estratto ogni informazione possibile,anche
con la forza se necessario. Si fecero strada ancora per un po',quando
alla fine dell'ennesimo corridoio giunsero in una camera naturale
piuttosto grande,dove un gruppo di umani armati alla stessa maniera
degli altri Ainu e indossando le stesse identiche vesti erano li di
fronte a loro,entranti chissà come nella tana dei lupi. In
mezzo a
loro vi era presente però un individuo molto diverso dagli
altri,dall'aspetto si sarebbe detto un piccolo Kappa,molto simile a
Jaken,ma indossava una specie di veste,più simile a degli
stracci
che gli avvolgevano il piccolo corpo verde,la cui pelle era ricoperta
di piccole ma numerose cicatrici e grandi occhi tondi e spiritati
erano accompagnati da un sorriso malefico,addirittura folle. La cosa
più evidente era la pittura che aveva sul viso,un rosso
scarlatto
che copriva tutto il volto,rendendo ancora più inquietante
il
piccolo esserino verdastro che si differenziava dagli altri Ainu solo
perché era l'unico della sua statura. Il Kappa
urlò qualcosa di
incomprensibile alle orecchie dei due yokai e subito dopo quattro
degli invasori si lanciarono su Toran e Sesshomaru. I due ci misero
un niente ad armarsi,lui con la sua inseparabile Bakusaiga e lei con
la sua corta lancia di ghiaccio,che materializzò all'istante
nel
palmo della mano. I primi due furono due Hanyou armati lancia che si
lanciarono su i due yokai caricando a testa bassa,ma bastò
deviare
la punta delle lunghe armi e affondare il colpo nei loro corpi ed
entrambi fecero subito una vittima. Ma non ebbero nemmeno il tempo di
ricominciare il combattimento che una sfera di fuoco grande quanto
una zucca venne scagliata contro i due yokai,che prontamente
schivarono di lato,ma quello che non si aspettavano e che quando la
sfera li evitò e cadde al suolo quest'ultima si ruppe e
rilasciò un
scoppio abbastanza forte da far volare le fiamme al loro fianco,con
la conseguenza di danneggiarli solamente di striscio e subendo pochi
danni dovuti all'esplosione,portando a pensare a Sesshomaru e Toran
che se fossero stati presi in pieno forse non sarebbero morti,ma di
certo avrebbe fatto male. Altre parole incomprensibili da parte del
piccolo kappa accompagnati a qualche gesto delle mani e
indicò gli
ultimi due compagni rimasti al suo fianco,un umana armata di pugnale
e un grosso Hanyou armato di un grosso randello rinforzato con delle
punte in osso e i due,come d'incanto,presero fuoco. Cominciarono ad
urlare,ma non di sofferenza,ma piuttosto come in preda ad una cieca
euforia e pieni di chissà quale nuova energia si lanciarono
all'attacco con zelante fervore,cosa che prese un po' in contropiede
i due yokai. La sorpresa durò poco e i due yokai tornarono a
combattere mentre i fiammeggianti aggressori si lanciarono con tutta
la ferocia che avevano in corpo e a dargli supporto c'era sempre il
piccolo kappa che dalle sue piccole mani altre fiamme si stavano
facendo vive. La donna armata di pugnale scattò verso Toran
con
rapidità soprannaturale,forse alimentata dalle fuoco che la
circondava e al primo sguardo della pantera quel tipo di tecnica,le
ricordava quella di sua sorella Karan,ma c'era una differenza
sostanziale,piccola,ma inquietante,la carne della donna si stava
consumando,l'odore della carne che bruciava era forte e intensa.
Quella donna stava bruciando. Ma allora perché le sue urla
non erano
di dolore,ma di gioia? Cosa c'era di sbagliato in lei e nell'altro
energumeno? Non ebbe il tempo di farsi domande che l'umana le
passò
a fianco nel tentativo di danneggiargli il fianco e prontamente Toran
rispose con un raggio di gelo che le uscì dalla mano
scoperta nel
tentativo di ucciderla all'istante o almeno di spegnere le fiamme. Il
taglio del pugnale in osso unito al nuovo e spaventoso potere fece
evaporare il ghiaccio e la pantera dovette schivare all'ultimo il
taglio che seppur non la prese in pieno sentì il fianco era
stato
danneggiato,seppur lievemente,faceva male e dovette portarsi la mano
a coprire la ferita e ghiacciarla momentaneamente per non farla
sanguinare. Chi mai avrebbe potuto dire che un singolo taglio fosse
così doloroso? Sesshomaru al contrario se la stava cavando
abbastanza bene ed era più calmo per quanto riguardava la
situazione, l'energumeno si spostava con una discreta
velocità
malgrado non fosse una scheggia con i movimenti,ma l'odore della
carne che bruciava era un fastidio ben peggiore per lui che era un
cane e respirare vicino a quell'essere non era di certo una cosa
piacevole,ma a parte questo non subiva particolari svantaggi,salvo
che il fuoco che circondava il bruto era pressoché una
difesa da
poco,considerato il vero potere di Bakusaiga. Sesshomaru
eseguì un
paio di fendenti prima ancora che l''hanyou attaccasse e chiamando a
se una minima parte del potere caustico della lama,i colpi entrarono
con facilità e l'essere fiammeggiante emise un urlo di
dolore,ma non
si accasciò al suolo,anzi,avanzò con maggior
ferocia e mosse
l'enorme randello in un brutale slancio diagonale contro
l'inuyokai,che schivò facilmente passando di fianco all'arma
e in
risposta indirizzò la punta della spada nel ventre
dell'avversario
passandolo da parte a parte.
“Tutto
qui...”,disse Sesshomaru come a voler sottolineare la
facilità
dell'impresa. Ma non ebbe nemmeno il tempo di parlare che un
improvvisa fiammata fuoriuscì dalla bocca dell'hanyou che lo
colpì
in pieno viso,ustionandogli il volto e cosa ancora peggiore fu preso
negli occhi,lasciando la presa sulla spada e lasciandolo vulnerabile
al contrattacco dell'hanyou,che non avendo perso la presa sull'arma
risposa all'offesa menando un fendente diretto alle costole
dell'inuyokai. La rudimentale arma raggiunse il cane sul fianco e il
colpo fu così forte da buttarlo a terra e bloccargli il
respiro ma
fortunatamente non gli ruppe il costato,probabilmente anche
perché
l'essere stato infilzato da Bakusaiga aveva certamente subito i suoi
effetti e oltre per l'arma anche il veleno stava facendo effetto nel
corpo del selvaggio,seppur non efficacemente come sarebbe dovuto
accadere. Riaprì gli occhi e tornò a
vedere,seppur a malapena e lo
sguardo annebbiato non poté ignorare la fiammeggiante figura
che a
fatica riusciva a stare in piedi e piegata dal dolore cercava di
sollevare l'arma ancora una volta nel volergli dare il colpo di
grazia,probabilmente con l'obbiettivo di sbriciolargli la sua nobile
e ben acconciata testa,ma Sesshomaru non era il tipo da darsi per
vinto per così poco e sapeva che avrebbe dovuto dare tutto
se stesso
nel momento opportuno. I muscoli erano pronti a scattare,la mano era
pronta e avrebbe avuto poco tempo per reagire. Il randello si
alzò
,un urlo dell'hanyou e quando l'arma si abbassò Sesshomaru
fece la
sua mossa. Con un inaspettato scatto di tutto il corpo e un buon uso
delle sue energie usò il suo scatto nelle gambe,che
solitamente
usava nei combattimenti per accorciare le lunghe distanze dagli
avversari per darsi energia nel rialzarsi,un colpo di reni per
equilibrare tutto il busto nello sforzo,le mani salde sul manico
della katana e con uno squarto improvviso liberò la lama dal
corpo
del bruto,evitò la randellata portandosi di lato e con la
presa più
salda che aveva mai eseguito su di un arma abbassò la lama
sul collo
dell'avversario e in un arco verde smeraldo del suo potere gli
tranciò la testa di netto,come un qualsiasi spadaccino degno
di
questo nome avrebbe fatto. Ma non aveva fatto in tempo a riprendersi
dall'ultimo gesto che il suo sguardo si spostò da tutt'altra
parte e
si rese conto delle condizioni della sua glaciale compagna.
Toran,ferita e leggermente debilitata dallo scontro con l'umana si
teneva una mano su di un fianco mentre l'altra continuava a girare
attorno alla pantera,scattando di tanto in tanto per effettuare
attacchi rapidi,non molto forti,ma continui e che costringevano la
ragazza a restare sulla difensiva. La vista di Sesshomaru era
leggermente annebbiata è dovette ritenersi fortunato dato
che i suoi
occhi erano si rimasti danneggiati dal fuoco,ma non tanto da essere
bruciati e perciò poté solo osservare a malapena
il combattimento
tra le due donne,ma la sua attenzione fu attirata da un bagliore
improvviso proveniente dalla sagoma sfocata dell'esserino verde,che
sembrava gesticolare con le braccia anche se non riusciva a vedere
con chiarezza cosa stesse succedendo,pur avendo il timore che non
fosse diretto verso di lui,ma verso Toran e senza starci a pensare
due volte si lanciò in direzione del kappa,spada in
mano,scatto
repentino e nessuna esitazione,non gli avrebbe permesso di colpire la
sua compagna d'armi alle spalle,anche a costo di divenire un tizzone
ardente. Le sue gambe scattarono in direzione del fiammeggiante
incantatore,che accortosi delle intenzioni di Sesshomaru
cambiò
obiettivo e indirizzò il suo sortilegio verso l'inuyokai.
Agitò le
braccia,intonò e una nenia con la voce stridula e attorno al
suo
piccolo corpo prese forma un lunga forma tubolare,dal corpo sinuoso e
che terminava in una grossa testa di serpente che si elevava al di
sopra della testa del suo creatore che lo avvolgeva come se fosse a
guardia del proprio nido,con squame rosse che emettevano piccoli
sbuffi di fuoco. Il kappa indicò Sesshomaru e il serpente si
slanciò
in avanti in tutta la sua lunghezza per raggiungere il suo obbiettivo
mentre spalancava la grande bocca,mostrando le due enorme zanne
ricurve che alla vista,se già quei due grossi denti fossero
pericolosi il fatto che fossero fatte di puro fuoco potesse essere
persino peggio. Ma Sesshomaru non era il tipo che si impressionava
per così poco e decise comunque di avanzare. Ormai era
vicino e il
suo attacco,forse fin troppo diretto e troppo fiducioso della propria
velocità,ma ormai si era lanciato e non poteva cambiare
più
tattica. Il serpente si era slanciato in tutta la sua misura contro
di lui,pronto ad azzannarlo allo stesso modo del suo omonimo naturale
avrebbe fatto con un topo,solo che la preda era molto più
aggressiva
e tenace di un semplice roditore. Il rettile era ormai vicino e in
quell'istante Sesshomaru chiamò nuovamente a se il veleno
che
permaneva Bakusaiga,ma stavolta in quantità maggiore e
impiegando un
ulteriore quantità di energia,caricò la lama
sopra le testa,si
diede un ulteriore scatto con le gambe e poi colpì,dritto in
faccia
al rettile. All'inizio il colpo sembrava essere affondato nella
fiamma serpentina,ma si accorse che quel fuoco era molto più
solido
e consistente di quanto credesse,quasi fosse un corpo reale in tutto
e per tutto,sapeva di non dover cedere,perché se anche fosse
sopravvissuto al colpo era probabile che Toran,distratta dal suo
scontro avrebbe potuto non difendersi per tempo da quella strana
magia e ciò avrebbe potuto essergli fatale,lui era il solo
scudo che
si frapponeva tra lei e quel anfibio codardo dall'espressione da
folle,non avrebbe ceduto,non contro un essere del genere.
Chiamò
altra forza a se e sentì la lama affondare ancor di
più nel
serpente semisolido,non importava quanto potesse essere caldo,non gli
importava se fosse rimasto cieco,non gli importava se sarebbe rimasto
bruciato,lui non avrebbe ceduto. Lo doveva a lei che si preoccupava
per lui più di se stesso,lo doveva a lei che arrivava in suo
soccorso quando lui aveva bisogno,ma non lo diceva,ma sopratutto lo
doveva a lei che non lo aveva mai abbandonato,nemmeno quando quella
notte,prima che sorgesse il sole,il suo lato oscuro era emerso e lei
al posto di scappare lo aveva confortato in un raro momento di
debolezza,della quale solo lei era stata testimone e lei sola
sarebbe rimasta. Un ultima pulsazione derivata dai polpacci,un ultimo
sforzo prima della fine,un ultima carica e poi avvenne,la bestia
cominciò a cedere. Il colpo avanzò sempre di
più nella materia
dell'animale di fuoco,pochi attimi di resistenza e il corpo
dell'inuyokai iniziò ad accorciare la distanza tra lui e
l'incantatore mentre il suo incantesimo si divideva in due parti
esatte per mezzo di Bakusaiga e cadeva a terra ritornando ad essere
puro fuoco e poi divenire fumo,segnando così la sorte del
piccoletto
verde,che in un ultimo disperato tentativo tentò di lanciare
un
altro colpo,ma non fece in tempo a formare la fiamma nel palmo della
mano che Sesshomaru aveva già colpito,decapitando di netto
l'anfibio
e ponendo fine così ai suoi sortilegi. Nello stesso istante
in cui
l'essere morì le fiamme che invadevano l'umana scomparvero
immediatamente e dove prima vi erano pelle,capelli e vestiti ora e
solo carne incenerita,gravi ustioni in tutto il corpo e una donna
urlante e in preda all'agonia. Toran non perse tempo e decise di
contrattaccare,dal palmo della mano libera incanalò le
fredde
energie rimaste nel suo corpo e dalla mano scagliò un altro
raggio,che questa volta centrò il bersaglio e
ghiacciò all'istante
l'umana,la quale non poté far nulla per evitare
l'attacco,anche
perché ormai il suo interesse per il combattimento era stato
sostituito dal dolore che emanava tutto il suo essere. Divenne una
statua di ghiaccio e con una spinta da parte della pantera cadde a
terra frantumandosi in diversi pezzi,segno che ormai che quello
scontro era concluso ed ora poterono fermarsi per riprendere le
forze.
“Sesshomaru.”,chiamò
a se l'alleato che si trovava ad una decina di metri di distanza da
lei,fece una breve corsa per raggiungerlo e quando fu vicina si
accorse delle sue condizioni. Notò facilmente il volto
ustionato di
Sesshomaru,seppur minimamente danneggiato,ma la cosa che la
spaventò
fu vederlo che si copriva gli occhi con un mano,mentre stringeva le
zanne snudate per trattenere il dolore che provava agli occhi.
“Sesshomaru....”
“Gli
occhi...mi si sono bruciati gli occhi.”,disse Sesshomaru a
denti
stretti.”
Toran
non ci pensò due volte e con entrambe le mani prese il viso
dell'inuyokai e si mise ad osservargli le pupille,notando un vistoso
arrossamento degli occhi.
“Aspetta,vedo
se riesco a rimediare,non è molto ma dovrebbe funzionare.
Tieni gli
occhi aperti ”
Con
una mano formo un piccolo blocco di ghiaccio all'interno del palmo,lo
schiacciò e aprendo leggermente la mano gli versò
l'acqua fredda
nelle pupille bruciate,che per istinto l'inuyokai strabuzzò
un
po',facilitando così l'assorbimento dell'acqua.
“Va
meglio adesso?”
“Si,ma
la mia vista è compromessa. E tutto offuscato,non riesco a
vedere a
un palmo dal naso.”
“Maledizione.
Intanto però dobbiamo coprirti gli occhi.”
Toran
si strappò un lembo di tessuto dalla manica larga della
veste,la
legò attorno alla testa di Sesshomaru in modo che niente
potesse
danneggiargli ulteriormente il punto ferito.
“Adesso
dobbiamo trovare qualcuno che ti possa aiutare,quindi,ora cerchiamo
qualcuno che ci possa aiutare e....”
Ma
la pantera non fece in tempo a terminare la frase che un suono di
passi echeggiò all'uscita della stanza naturale e quello che
videro
fu un sollievo. All'inizio credettero che fossero altri Ainu giunti
ad attaccarli ma proprio quando meno se lo aspettavano comparve una
figura inaspettata. Era una ragazza dai lunghi capelli ramati legate
in due code laterali,occhi verde smeraldo e indossava una pelliccia
bianca,divisa in una mantellina,una fascia che le copriva il basso
ventre e dei parastinchi e per protezione portava una corazza nera di
buona qualità e una piccola wakizashi al fianco. Toran
puntò la sua
arma contro la ragazza e la sua espressione da preoccupata
passò a
feroce,come a voler sottolineare la sua intenzione di voler
continuare a combattere fino allo stremo delle forze,l'uomo della
quale era innamorata persa aveva bisogno di lei e questo le dava
più
energia di qualsiasi stregoneria esistente.
“Non
temere signora delle pantere,sono un alleata. Mi chiamo Ayame e sono
la compagna del capo clan.”
“Puoi
aiutarlo? E rimasto ferito durante lo scontro. Una fiammata
improvvisa gli ha danneggiato gli occhi.”
“Si
ma non da sola,venite,prima devo portarvi in un posto
sicuro,seguitemi.”
E
fu così che Sesshomaru,ora inerme e privo di riferimenti
visivi
dovette sostenersi con l'aiuto della compagna,la quale gli prese un
braccio e se lo mise attorno al collo,sostenendolo e guidandolo ora
che lui non ci sarebbe riuscito da solo. Altri Ainu,altri
nemici,legno e fuoco,rabbia ed estasi,in che razza di terra erano
finiti?
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Capitolo 8 *** Temet nosce ***
Il
rumore della battaglia si era fatto più intenso,ho forse era
solo
una sua impressione. Quando ti affidi alla vista tutto sembra
più
chiaro e facile da comprendere. La luce,i colori,le forme,le distanze
e le misure,come sembrava banale affidarsi su quelle due sfere poste
all'altezza delle tempie. Certo,come cane si era sempre affidato
all'olfatto e all'udito,gli occhi servivano solo a comprendere
l'esistenza che lo circondava nei suoi dettagli visivi,come tutti gli
esseri i cui occhi erano considerati una componente importante,ma
ritenuta scontata,di tutti i giorni. E poi Sesshomaru smise di vedere
il mondo in maniera nitida e iniziò a vedere tutto in
maniera
sfocata,come se una nebbia improvvisa fosse scese su di lui e di
colpo il mondo non era più così chiaro come gli
era sempre
sembrato. Odiava sentirsi debole,affidarsi agli altri era sintomo di
debolezza e se sei debole il mondo ti schiaccia,ti calpesta,ti
sottomette e ti riduce ad un niente,a meno di una larva,a qualcosa
senza valore. Era tornato alla mente a quando era più
giovane,poco
più di un fanciullo,una spada di legno e il suo
avversario,il suo
primo maestro,suo padre. Ricordava vagamente quanto quell'uomo in
quel periodo della sua vita gli sembrasse un gigante,alto,forte,con
l'argentea chioma tenuta ordinata da una coda di cavallo,dallo
sguardo serio ma mai freddo o distaccato come il suo e sempre con un
motivo per sorridergli,tranne quando si allenavano,li il suo sorriso
bonario scompariva e lasciava al suo posto un espressione rigida e
seria. Lui invece,suo figlio,se ne restava fermo impalato con la
spada tra le mani e un iniziale senso di inadeguatezza di fronte a
suo padre,che invece se ne stava rilassato e teneva l'arma da
allenamento con una sola mano. Lui iniziava sempre ad attaccare di
punta,intuendo già a quell'età che la sua statura
potesse aiutarlo
a passare sotto la guardia di quell'omone forzuto e invece,si
ritrovava a cadere nell'errore,con Inutaisho che faceva un passo di
lato e poi lo colpiva in testa con pochissima forza, giusto un
accenno per fargli capire che aveva sbagliato col colpo. Era sempre
così quando si allenava con suo padre,ad ogni sbaglio un
colpo
subito,ad ogni colpo ben eseguito una parata,in sostanza non riusciva
a colpirlo. Ma andava bene anche così,per migliorare
sarebbero
bastati il tempo e la perseveranza,l'importante era avere suo padre
vicino,andava bene anche averlo davanti come insuperabile
avversario,perché sapeva che lo avrebbe reso abile e forte.
E poi la
realtà si schiantava sul giovane Sesshomaru come un macigno
e
arrivava un servo,uno dei tanti che interrompeva la lezione entrando
nel dojo o arrivando in giardino o nella pianura vicino al
castello,insomma,dove si stavano allenando in quel momento e chiamava
a se il signore del castello per urgenza riguardo ad un nuovo
nemico,oppure un alleato che era giunto in visita al castello,o
ancora sua madre che richiamava il marito per questioni urgenti di
varia natura. Per un motivo o per un altro si allontanava dal figlio
e gli diceva tutte le volte che accadeva,cioè molto
spesso,che
avrebbero continuato un altra volta e gli rammentava che anche
allenarsi da solo era una buona pratica per migliorare la tecnica e i
movimenti per il combattimento. Poi Sesshomaru si ritrovava da
solo,per l'ennesima volta a usare una katana di legno e usarla su un
avversario immaginario,a volte un mostro altre un qualche guerriero
simile alle guardie del suo castello,tanto per potersi
confrontare,seppur per finta contro un avversario con la quale avesse
una speranza di successo. Ma per quanto potesse essere intensi i
colpi che distribuiva,per quanto veloce potessero essere i suoi
movimenti,alla fine quella che colpiva era solo aria,nient'altro che
materia intangibile e quando se ne rendeva conto smetteva di
combattere,abbassava l'arma e con essa il capo. Nessuno era con
lui,nessuno c'era mai con lui,era sempre così. Ed era in
momenti
come quelli che si rendeva conto di essere solo,come lo era sempre e
come sempre lo sarebbe stato.
“Sesshomaru...Sesshomaru.”
La
voce di Toran,lo aveva allontanato dai suoi pensieri e subito riprese
contatto con la realtà. Il suono della sua voce lo fece
riemerge
dalle nebbie della sua mente e tutto fu di nuovo nero,parzialmente
cieco e impossibilitato a spostarsi da solo Si stringeva a Toran con
presa salda ma senza esagerare mentre avanzava con passo incerto e
non essendo sicuro di dove i suoi piedi lo stessero portando. L'unica
certezza che aveva era Bakusaiga,che stringeva ancora nella mano
destra,rimanendo saldo sulla salda volontà di continuare a
combattere,forse aveva perso la vista,ma la possibilità di
menare
fendenti no. Indebolito? Si,arreso? No.
“Cerca
di resistere,presto avrai le cure di cui hai bisogno.”,disse
Toran
con tono incoraggiante,nella speranza di tenerlo attivo e non farlo
sentire isolato.
L'espressione
del volto di Sesshomaru non accennò a cambiare,digrignava i
denti
mostrando appena i le zanne per contrastare il dolore che proveniva
dai bulbi oculari. La forte sensazione di bruciore era leggermente
diminuita grazie all'intervento della pantera che subito gli aveva
prestato soccorso,ma il dolore era rimasto e il suo tentativo di
rimarginare la ferita appena subita sembrava fallito. Molte erano
state le volte che il suo corpo aveva subito una ferita,lieve o
intensa che fosse,infondo era un guerriero e tale vita comportava
traumi di diversa natura,la maggior parte fisici e per il suo corpo
era stato facile da riparare. Muscoli e ossa più e
più volte nel
corso della sua esistenza era guariti in maniera sorprendente,
soprattutto il moncherino che suo fratello gli aveva lasciato in
ricordo del loro scontro sulla tomba del padre,o per meglio dire sul
suo immenso scheletro,come ricordo per la sua avventatezza e per
averlo sottovalutato,in quanto riteneva di avere già la
vittoria in
pugno. Ricordava ancora quando l'arto si ricompose all'improvviso,era
in trappola,nella sua forma di cane gigante con le carni di Magatsuhi
che lo stritolavano sempre di più,sempre più
compresso. In quel
momento di sconfitta certa ricordava ancora l'energia pulsare dentro
di lui e il sangue scorrergli in tutto il corpo con maggiore
velocità,mentre dal moncherino di braccio rimasto sentiva
qualcosa
tentare di uscire furiosamente da quel punto morto del suo corpo.
Faceva male,a tal punto che dovette trattenersi dal non urlare,se
avessero potuto vederlo in quelle condizioni lo avrebbero visto come
una bestia sofferente, e poi...accadde. All'inizio si era presentato
come una massa di energia verde che illuminò il piccolo
spazio nella
quale stava per essere stritolato,poi all'improvviso esplose,il
braccio e la spada erano li dove prima non c'era niente e per un
attimo il nuovo braccio si mosse da solo come dotato di vita
propria,come una creatura estranea al suo essere e alla sua
volontà.
Il resto era storia. Gli era riuscito a ricostruire un braccio,ma gli
occhi erano tutt'altra cosa, non erano come i muscoli e le ossa che
si poteva riprendere più facilmente data la loro
composizione
relativamente semplice. Gli occhi erano organi più complessi
e
delicati,fatti di quella strana superficie bianca,con l'iride come
unica parte colorata che si trovava al centro di quelle sfere che lo
aiutavano a percepire il mondo nel suo aspetto,mentre ora era in
grado di fare pochi passi incerti sul terreno roccioso della grotta e
la strada che stava percorrendo era completamente estranea alla sua
vista,opaca e poco efficacie. Non cieco,ma quasi. Di solito era lui a
trascinare coloro che lo seguivano,non il contrario, sapeva bene
qual'era la differenza tra seguire ed essere trascinato e purtroppo a
lui in quel momento toccava la seconda.
“Quanto
manca ancora a questo posto sicuro che hai nominato?”, Chiese
la
pantera con tono nervoso,mentre si guardava attorno,mentre osservava
l'ambiente sotterraneo attorno a se,nel caso fossero arrivati altri
nemici.
“Dobbiamo
arrivare a metà strada della nostra base,dovete avere
pazienza,ci
vuole ancora un po'.”, disse Ayame mentre faceva strada agli
altri
due yokai.
“Hai
detto di essere la compagna del capo clan giusto? Scusa se te lo dico
ma da quando siamo arrivati non ti abbiamo visto. Il tuo tempismo ha
un non so che di precisamente comodo,senza offesa sia chiaro.”
“Ah
tranquilla,ero impegnata con i miei studi,avete già
conosciuto
Urtak?Quando i nostri nemici ci hanno attaccato a sorpresa mi ha
detto dove cercarvi e io ho seguito le sue istruzioni,tutto
qui.”
“Dové
ora?”, chiese Sesshomaru con tono piatto.
“L'ultima
volta che lo visto ero con lui nella sala degli antenati,quella
grande caverna dove ci sono tutti quegli strani disegni dove hai
incontrato Urtak. Ora però devo chiedervi di fare
silenzio,devo
vedere se riesco a trovare una scorciatoia.”
Ayame
fece segno alla pantera di fermarsi e lei si fermò poco
dietro di
lei. Sesshomaru che non vedeva nulla dovette semplicemente restare in
attesa ad aspettare le istruzioni di quella ragazza appena
conosciuta. Non gli piaceva prendere ordini da altri e preferiva
essere seguito che seguire le istruzioni altrui,ma era
impossibilitato ad essere efficiente al meglio delle sue
capacità,ora
ridotte al minimo. Continuava a restare attento ai suoni che lo
circondavano,unica connessione con la dimensione del mondo alla quale
affidarsi,fatta esclusione dal tatto con la quale restava in contatto
diretto per mezzo del suo forte sostegno che gli dava il suo braccio.
All'improvviso,mentre ascoltava i suoni della battaglia,curiosamente
distanti dalla loro posizione sentì qualcosa di strano.
All'inizio
gli parve una vibrazione appena percettibile,gli venne in mente il
ronzio di una zanzara,ma non era la stagione giusta e poi cosa ci
avrebbe fatto sottoterra? Poi lo sentì meglio è
si accorse che in
realtà non era un ronzio,ma piuttosto sembrava un qualche
tipo di
vibrazione molto leggera,pervadeva tutto il suo campo uditivo ma
senza coprire gli altri suoni,come se fosse un eco in sottofondo. Non
aveva mai sentito un suono simile,sempre se suono lo si potesse
definire,forse era più una sensazione è non
potendo vedere cosa
stesse succedendo dovette affidarsi alle sue orecchie. Si
concentrò
sul suono è cercò delle risposte nel nero sfondo
della benda che
gli copriva gli occhi. Un ambiente vuoto,arido di riferimenti e
impossibile da definire, tanto che non era sicuro se quello spazio
avesse una superficie e una profondità di campo. Ma poi vide
qualcosa comparire lentamente ,non era sicuro di cosa potesse
essere,anche perché in quel momento i suoi occhi ci vedevano
benissimo,privi di benda e non gli dolevano. Sembrava un bambino,era
seduto a terra o almeno dava l'impressione di esserlo vista la
mancanza di un suolo definibile come tale. Aveva una lunga chioma
argentea che gli scendeva dalle spalle e indossava vesti
raffinate,era girato di spalle e per questo non riusciva a vederlo
direttamente in volto. Sembrava intento a fare qualcosa e a piegarsi
di tanto in tanto,come se stesse svolgendo una qualche
attività,anche
se non riusciva a capire cosa stesse facendo nello specifico.
Incuriosito Sesshomaru mosse i primi passi verso il bambino che
sembrava non essere conscio della sua presenza.
“Ehi
tu,mi senti?”
Il
bambino non rispose e continuò a fare gli affari propri.
“Ragazzino
sto parlando con te,allora?”, disse Sesshomaru con tono
irritato.
“Tu
sai perché si ha paura del buio?”,disse il
fanciullo
all'improvviso.
Sesshomaru
da parte sua non si aspettò una domanda del genere e
perciò dovette
riflettere un attimo su quelle parole,che dette da un ragazzino
parevano abbastanza strane.
“Chi
sei moccioso? E che luogo è questo?”, disse
Sesshomaru mentre con
la mano cercava Bakusaiga al suo fianco,ma si accorse che le sue
spade non erano al suo fianco. Controllò la manica in cerca
della
lama celata ma nemmeno quella era presente. Aveva solo i suoi
artigli,tanto bastavano se fosse successo qualcosa di strano.
“Tu
sai perché si ha paura del buio Sesshomaru?”
“Se
lo sai illuminami,sono curioso di conoscere la risposta.”
“Il
buio ci spaventa perché in essa si nascondono cose che non
possono
sopportare l'intesa luce del giorno,o della verità. Il buio
è
qualcosa che ci è estraneo,che non ci appartiene. La vera
tenebra ci
appare senza forma e senza sostanza,apparendoci come un mondo
differente e senza logica. E la casa di cose che non accettiamo e che
non vogliamo conoscere,che non vogliamo vedere,che non vogliamo
sapere che esistono. Ci spaventano e ci terrorizzano,ci fanno sentire
vulnerabili,inermi e deboli di fronte a loro e loro sanno come
abbatterci,come annichilirci. Tu dovresti saperlo bene,
mostro.”
Ascoltando
quelle parole Sesshomaru ebbe la sgradevole sensazione di aver
compreso di cosa stesse parlando. Guidato dall'istinto si mise in
posizione d'attacco e preparandosi a usare gli artigli nel momento
del bisogno. Ormai ne era certo,chiunque fosse quello non era il suo
vero aspetto né tanto meno parlava come un bambino. Chi era?
Cosa
voleva da lui? E dove si trovavano in quel momento? Toran e
quell'altra ragazza erano scomparse nel nulla? Non sapeva e non
capiva nulla di quello che stava succedendo e si sentiva in trappola
in quel luogo privo di forma e sostanza.
“Chi
sei tu?”,chiese sesshomaru con tono aggressivo.
“Come
non lo sai? Non ricordi più questa forma? Certo che devi
essere
stato un bambino veramente smemorato per non ricordarti che aspetto
avevi quand'eri più piccolo.”
“Fin
li c'ero arrivato idiota,ora rispondimi,chi sei tu veramente?”
“Davvero
vuoi saperlo? Sei certo di essere pronto?”
“Pronto
per cosa?”
Appena
finì di parlare Sesshomaru sentì il suo corpo
irrigidirsi e senza
alcun preavviso. Stava succedendo ancora,proprio come un mese prima.
Quella scala,quei muri stretti...quella porta. Quel buco nero al
centro della porta,i ricordi e le sensazioni di quel momento
tornarono a galla e fu di nuovo la paura,la paura di non poter
reagire,la paura di ciò che ignoto e alieno,paura di
sentirsi
inerme. Il bambino restò nella stessa posizione e per nulla
al mondo
sembrava muoversi da li.
“l'hai
vista una sola volta e credi che sia sufficiente? Credi che il nero
vuoto che ti circonda sia un luogo oscuro? Tu non immagini neanche
quali cose si nascondono nel tuo essere. Nella tua anima si cela un
abisso così profondo è tetro che ben poche
atrocità possono essere
paragonabili a quella cosa. Arriverà il momento in cui
tornare
indietro non sarà possibile è allora è
solo allora...no,forse
nemmeno in quel momento ti renderai conto di chi sei e cosa sei
realmente in grado fare. Fino a quel momento.....”
Il
ragazzino si alzò dalla sua posa e lentamente
cominciò voltare il
capo verso l'inuyokai e nel mentre la stessa paura che aveva sentito
su quella scala stava prendendo il sopravvento sul suo essere,brividi
di orrore salivano su per la spina dorsale come una marcia di
formiche che risalgono un albero,senza freno e senza sosta nel loro
operoso zampettare. Ancora una volta immobile,ancora una volta
paralizzato,ancora una volta schiavo delle sue segrete
fragilità. Lo
avrebbe visto in volto,il suo io più giovane,sapeva che
aspetto
aveva e sapeva com'era fatto,non lo aveva dimenticato. Ma allora
perché sentiva che c'era qualcosa di profondamente orrido e
sbagliato in quello che stava per accadere?
“Temet
nosce.”
Non
fece in tempo a vederlo in viso che subito la scena
cambiò,una luce
opaca è un nugolo di voci che gli ronzavano
tutt'attorno,come echi
distanti e irriconoscibili,ma in breve tempo divennero sempre
più
nitide e comprensibili. Una luce opaca,arancione,si manifestava di
fronte ai suoi occhi,ora di nuovo dolenti e rovinati dalla fiammata
che lo aveva colpito a tradimento. Tornò il dolore e la
fatica,l'odore del sottosuolo e dell'odore delle rocce. Ma anche di
fiori e piante,di vegetali freschi dagli aromi diversi. Poi
sentì
anche l'odore delle persone che gli erano attorno,riconobbe Toran e
l'odore di lupo della ragazza che aveva udito prima,ma anche quella
di Ezio e del lupo chiamato Koga. Poi sentì l'odore di cervo
salirgli su per le narici e capì subito che anche Urtak era
li e dal
forte olezzo di cervo selvatico poteva intuire che fosse di fronte a
lui. Ora che l'aveva trovato non poteva confrontarsi con lui
adeguatamente. La mancanza parziale della vista gli privava del suo
sguardo minaccioso è la cosa non gli piaceva per niente.
“Sbalorditivo,non
mi aspettavo che i suoi occhi fossero ancora in questo stato.”
Sesshomaru
riconobbe subito la voce di Urtak.
“Che
intendi?”
Questa
invece era Toran,non poteva vederla,ma sapere che c'era anche lei lo
tranquillizzava,anche se non sapeva bene il motivo.
“Non
è la prima volta che mi capita di vedere ferite
simili,coloro che
sono inebriati dalla possessione del fuoco sacro spesso usano un
getto fiammeggiante contro il volto degli avversari come attacco a
sorpresa negli scontri più duri e lui purtroppo ha rischiato
la
cecità. Fortuna che l'avete portato qui per tempo.”
Lo
sentì allontanarsi e con lui anche la debole luce che era
posta di
fronte ai suoi deboli occhi. Provò a sforzare quel poco di
vista che
gli era rimasta per capire dove si trovasse. Provò anche a
spostarsi
e solo in quel momento si accorse di essere sdraiato su qualcosa di
morbido,non capiva cosa fosse,ma almeno non era per terra e
già
questo per un posto occupato da degli yoro era un barlume di
civiltà.
Provò ad alzarsi ma due mani si posarono sul petto,cercando
di
trattenerlo nella maniera più delicata e senza fare troppa
forza.
“Ti
sei svegliato,mi hai fatto morire di paura,non reagivi
più.”
Era
Toran ad aver parlato e subito privò a cercarla con lo
sguardo,la
trovò,ma la vide sfocata e anche da vicino era come vedere
la
superficie di una pozzanghera d'acqua sporca. Riusciva a definire i
contorni e distingueva i colori,ma i dettagli era molto sfocati e per
tanto indefinibili.
“Dove
mi trovo?”
“In
un posto sicuro,però adesso devi stenderti e recuperare le
forze,ora
puoi stare tranquillo.”
“Ha
ragione ragazzone....”,disse Ezio con tono tranquillo,
“stai
calmo e non ti agitare, sei l'eroe del giorno e come tale meriti un
riposo come si deve.”
“Dov'è
Urtak?”
“ Sono
qui.”
Disse
l'hanyou inespressivo.
“Che
cosa mi hai fatto in quella stanza?”
“Di
che parli?”
“Parlo
di quella specie di allucinazione che ho intrapreso contro la mia
volontà e di quella poltiglia che ho bevuto.
Dimmelo.”
“Ah
quello,parlarti ora del viaggio dell'anima sarebbe troppo lungo e
complesso è per quanto riguarda la bevanda che hai
ingurgitato ti
basti sapere che è un miscuglio di diversi ingredienti di
natura
vegetale con l'aggiunta di funghi dalle capacità
allucinogene. Ma
questo mi sembra di avertelo già detto in
precedenza.”
“In
parole povere mi hai stordito.”
“Veramente
lo hai fatto da solo,non ti ho mai costretto ha berlo. Posso solo
sperare che abbia dato i risultati sperati. Trovato.”
Urtak
si avvicinò di nuovo a Sesshomaru chiedendo gentilmente a
Toran ed
Ezio di spostarsi. Senza alcun preavviso Sesshomaru sentì
l'hanyou
poggiargli le mani sull'occhio sinistro e aprirgli le
palpebre,notando nuovamente il vistoso rossore degli occhi
dell'inuyokai dovuto al fuoco.
“Che
stai facendo?”,disse Sesshomaru cercando di arretrare
istintivamente con la testa.
“Tienilo
aperto,sentirei un leggera sensazione vischiosa”
Il
cane sentì qualcosa di liquido scendergli sul bulbo
oculare,da quel
poco che poteva vedere erano state poche gocce,ma subito
sentì
l'occhio farsi appiccicoso e le palpebre quasi incollarsi tra di
loro. Subì lo stesso trattamento anche l'altro occhio e
subito si
chiese se fosse un bene che lo avessero portato li,dovunque esso sia
quel posto dove ora si trovava. Gli occhi grondavano quella sostanza
appiccicosa ma allo stesso tempo viscida,tanto sbordare fuori dalle
orbite e scendergli dalle tempie e la cosa sembrava disgustosa,ma ad
un certo punto sentì la sensazione di bruciore alleviarsi
lentamente,sostituendo la bruciatura con una sensazione di benessere
e freschezza,tanto da non sentire quasi più il dolore,ora
più
sopportabile.”
“Comunque
trovo incredibile che i suoi occhi non si siano sciolti. Se ho ben
ragione,ha giudicare dai segni sul viso ha ricevuto una forte
fiammata a contatto ravvicinato. Altro che cieco,a quest'ora un
normale yokai si sarebbe ritrovato i bulbi oculari completamente
sciolti,se non morto a giudicare dalla potenza del colpo. Sei
più
che fortunato ad essere solo in queste condizioni.”
“Che
cosa hai fatto hai miei occhi?”
“Ho
usato un olio di mia creazione,erbe di campo mescolate con una bava
di uno yokai lumaca che abita vicino ai monti di queste
terre.”
Sesshomaru
al sentire quella risposta cercò di tirarsi su i gomiti con
un
espressione in viso a metà tra l'indignazione e il
disgusto.”
“Mi
hai versato la bava di una lumaca negli occhi?”
“Mai
mangiato il miele?Eppure viene dalla saliva delle api misto al
polline,cosa c'è di strano?”
Sesshomaru
non seppe come controbattere a quella risposta e decise di lasciar
perdere. In un certo senso il modo di fare di quell'hanyou gli
ricordava il suo: diretto e senza troppi giri di parole. Si limitava
a dire ciò di cui c'era bisogno e fin li ci poteva anche
stare come
cosa. Ma il fatto che gli avesse inondato gli occhi con lo strato
bavoso di un mollusco della quale non osava pensare dove l'avesse
trovata e su cosa aveva appoggiato il suo corpo,nel suo
lento,infaticabile,sporco e molliccio fisico,viscido e scivoloso.
“Ora
che mi hai versato questo schifezza addosso,quando potrò
tornare a
vedere?”
“Non
prima di domani,se la situazione è a tuo favore e non fai
nulla per
peggiorare le tue condizioni. Nel frattempo ti riposi e tieni gli
occhi chiusi,qui sei al sicuro è nessuno ti
troverà qui. Faresti
bene a recuperare le forze finché puoi,oggi hai affrontato
una
squadra di seguaci del fuoco primordiale di Huci e nei sei uscito
solo con gli occhi scottati. Siete stati fortunati a sconfiggerli
senza nemmeno le giuste protezioni. Persino gli yoro di questa zona
ne temono il potere distruttivo,quando di solito sono abbastanza
avventati da lanciarsi contro qualunque cosa non gli vada a
genio.”
“Come
sarebbe a dire che noi yoro siamo avventati? Ti ricordo che io e la
mia tribù abbiamo combattuto solo una volta è ne
siamo usciti
vincitori.”,disse Koga indignato per quella affermazione.
“E
dopo che avevate vinto volevate subito dirigervi da Otsune ed
eliminarla con le tue stesse mani,bagnando col suo sangue le pellicce
di mille lupi. Erano queste le parole che avevi usato o sbaglio? E
tanto per essere chiari non avete vinto lo scontro,appena i
sopravvissuti della prima ondata sono andati a chiamare i rinforzi tu
e la tua gente siete corsi via quando avete capito che erano in
troppi. Metà della tribù e ancora dispersa da
queste parti,per non
parlare poi di lui.
“Lui
chi?”,chiese Sesshomaru al minimo dubbio su chi stesse
parlando
“Quel
dayokai, Akira se non sbaglio,è giunto qui da sud con Otsune
è il
suo seguito di ainu,pare che insieme a lui ci fosse una scorta di
guerrieri di quell'individuo e tutti con una croce rossa marchiata
sulle armature.”
Queste
parole attirarono anche l'attenzione di Ezio. Soldati provenienti dal
sud con lo stemma della croce vermiglia. Un corpo di
guardia,probabilmente ben addestrati nel combattimento. Una squadra
di difensori però non era una notizia molto
appetibile,certamente
confermava la presenza di templari nella regione ma a parte questo
non lo aiutava in alcun modo nella sua missione. Forse sarebbe stato
meglio non intervenire nell'argomento,sembrava abbastanza preso con
Sesshomaru per rivolgersi ad Ezio con autentico interesse. Tuttavia
era sicuro che quello strano individuo sapesse esattamente di cosa
stesse parlando. Non capiva bene chi fosse e quale fosse il suo ruolo
li,ma era certo che avrebbe potuto essere d'aiuto nel caso si fosse
reso necessario il suo intervento,l'unico problema era capire fino a
quanto ci si potesse fidare di lui. Questo avrebbe dovuto giudicarlo
da se.
“E
per quanto riguarda lo scontro? Cos'è successo mentre ero
svenuto?
Quanto ho dormito? Non sento i suoni della battaglia.”
“Lo
scontro è finito da qualche ora. Gli Ainu hanno attaccato la
nostra
base con molti individui,forse con gli stessi aggressori della scorsa
sera. Per lo più erano deboli,buona parte umani e hanyo,ma
tra di
loro c'erano anche degli yoro,bastardi traditori tra le file dei
nostri fratelli qui a nord. Io sono arrivato da poco,ma da quello che
mi ha detto Ayame dormivi da un po'. Ha provato a smuoverti ma non
hai reagito.”,disse Koga mentre si appoggiava con la schiena
al
muro,evidentemente stanco della faccenda.
“Bene,per
ora ho finito.”,disse Urtak allontanandosi da Sesshomaru e
spegnendo il bastoncino di legno che aveva usato per controllare gli
occhi del cane,lo posò vicino ai suoi ungenti,posti vicino
in una
larga nicchia scavata nella roccia.
“Dove
stai andando dannato? Mi devi ancora delle spiegazioni,cos'è
il
viaggio dell'anima che hai nominato prima? E cosa volevi dire che il
vento ti ha detto che stavo arrivando?”
“Prima
guarisci,poi avrai le tue risposte. E per ora invito tutti i presenti
ad allontanarsi,compreso il sottoscritto, a lasciarlo riposare.
Domani controllerò se la tua vista è migliorata.
Ora tutti fuori.”
“Io
resto.”,disse Toran rapidamente e senza alcuna esitazione
nelle sue
parole.
“Possibilmente
sarebbe meglio lasciarlo da solo,ma se per lui non ci sono problemi a
me sta bene.”
E
senza dire altro l'hanyou si allontanò da Sesshomaru.
“Va
bene Ayame,io ti aspetto fuori. Così andiamo a rimproverare
quei due
per non aver fatto il loro lavoro.”,disse Koga prima di
staccarsi
dal muro e seguire lo sciamano. Ayame si avvicinò alla
pantera e si
rivolse a lei con sguardo preoccupato.”
“Avete
combattuto valorosamente con un nemico che noi abbiamo a malapena
cominciato a comprendere. Urtak ed io resteremo nei paraggi ancora
per un po' nel caso abbiate bisogno. Per qualunque cosa fate pure
affidamento su di noi. Abbiamo poco ma quel poco appartiene anche a
voi.”
“Grazie.”,rispose
Toran anche per conto di Sesshomaru.
Ayame
girò lo sguardo verso Ezio.
“Io
e mio marito non abbiamo ancora capito chi tu sia umano,ma ti
ringrazio per l'aiuto che ci hai offerto contro i nostri
aggressori,anche se non vuoi rivelarci il tuo volto. Il nostro
sostegno vale anche per te.”
“Cosa
vuoi che sia,affrontare un orda di scellerati con solo una
spada,qualche pugnale da lancio e una manciata di polvere da sparo.
Consideralo un....segno delle nostre buone intenzioni.”
“Lo
terrò a mente,a domani.”
E
anche Ayame andò via,sicura che con questi nuovi arrivati
forse le
cose sarebbero cominciate a migliorare.
“Bene
signori,l'ora si è fatta tarda ed è giusto che
anche io me ne vada.
Spero di trovare qualcosa di vagamente simile ad un letto per
stasera. Anche noi dovremmo farci una bella chiacchierata appena ne
avremmo il tempo,vi auguro una buona notte.”
“Aspetta....”,lo
fermò Sesshomaru prima di andare, “C'è
l'hai ancora con te?”
“Si.”,disse
Ezio portandosi una mano all'altezza del costato,facendo capire solo
dal battito della mano contro l'oggetto per fargli sentire che diceva
il vero.
“Bene.”
“Ho
dovuto dare il frutto dell'eden che portavo con me a Yuki,ma forse
questo potrà esserci più utile per la tua
ricerca.”
Ed
infine si allontanò anche l'assassino,lasciando il cane e la
pantera
da soli.
“Toran,dove
mi trovo?”
“In
una caverna adiacente alla collina,da tutt'altra parte da dove siamo
arrivati. Urtak ha detto che qui un tempo i lupi che abitavano questa
collina usavano questa stanza come rimessa per la carne nella
stagione fredda. Non è la stanza da letto di un castello,ma
per ora
e meglio che dormire all'aperto.”
“Sai
che gioia. Non ci vedrò molto bene ma il tanfo di lupo e
carne è
rimasta nonostante il tempo. Mi sento quasi soffocare.”
“Si,posso
immaginarlo con l'olfatto da cane che ti ritrovi.”
Stavano
parlando,ma non dicevano nulla di veramente importante. Parole
trattenuto erano sul punto di venire fuori come un fiume in piena che
aveva rotto gli argini e stava per fare un inondazione. Ma
l'imbarazzo tra i due era tale che a fatica facevano ad esprimere
quello che volevano dire e peggio ancora e che morivano dalla voglia
di farlo,erano come bambini,impacciati e timorosi di esprimersi e
nessuno dei sapeva da che punto cominciare. Lei lo vide li,sdraiato
sulle pellicce di selvaggina e lo vide debole e bisognoso. L'uomo che
lei desiderava ardentemente era ferito in maniera grave. Una nodo
alla gola si fece sentire prepotentemente mentre tratteneva un magone
nato da pensieri nocivi e gli occhi umidi,colmi d'acqua che a quel
punto cacciavano gocce di dolore e tristezza per lui,solo ed
esclusivamente per lui.
“Mi
dispiace Sesshomaru...è colpa mia.”,disse Toran
con la voce
spezzata dal dolore.
Sesshomaru
non si capacitava di quello che stava accadendo è
ciò che lo mise
in allarme fu l'odore dell'acqua salata che scendeva dagli occhi della
pantera e quella voce piena di tristezza e commiserazione lo
turbavano grandemente.
“Toran
ma tu...perché piangi? Di cosa stai parlando?”
“E
colpa mia...non sono stata abbastanza forte per aiutarti nello
scontro. Hai fatto tutto da solo,fai sempre tutto da solo. Se fossi
stata più forte tu ora non saresti in queste
condizioni.”
“Cosa?
Adesso calmati è cerca di ragionare.”
“No,no
che non mi calmo. Hai idea di come mi senta tutte le volte che ti
vedo soffrire? E da un mese a questa parte che ti vedo soffrire come
un dannato. Ogni volta che hai cercato di starmi lontano,ogni volta
che a malapena mi degnavi di qualche attenzione,eppure volevo
soltanto comprendere quale male ti affligge,se posso alleviarlo in
qualche modo,se posso esserti realmente utile in qualcosa. Io mi
sento persa...mi sento inutile...mi sento come se il cuore mi
scoppiasse nel petto....e tutto questo mi fa soffrire.”
La
stava ascoltando e non riuscì a credere a quello che stava
sentendo.
Piangeva,piangeva in preda ad una tristezza ed un senso di delusione
così grandi che non poteva credere che venissero da
lei,lei,lei il
cui orgoglio era secondo solo al suo,lei che in passato seppe dargli
filo da torcere,ora era li,lacrimante e con la voce spezzata dai
singhiozzi. Non riusciva a capacitarsi di quella situazione
né tanto
meno comprendere come fossero giunti a quel punto,l'unica cosa che
sapeva e che qualcosa dentro di lui lo spingeva ad agire per
interrompere lo scorrere di quelle lacrime,di porre fine a quella
tristezza e darle quella calma di cui tanto aveva bisogno.
“Scusami....scusami
se sono debole,scusami....”
E
tra un singhiozzo e l'altro,in una ricerca di perdono che non aveva
senso concedere,perché di perdono non c'era
bisogno,d'istinto mosse
una mano e l'allungo alla ricerca del volto di lei,la vide sfocata ma
sapeva bene cosa fossero in grado di fare le sue mani,ora
però
doveva accertarsi se sapessero fare anche altro. Le portò
una mano
su una guancia e delicatamente cominciò a strofinargli il
pollice
sulla pelle morbida e nivea. Toran fu presa di sorpresa e come
intontita da quel gesto d'affetto i suoi occhi smisero
momentaneamente di bagnarsi e le lacrime si arrestarono seduta
stante.
“Anche
un cieco vedrebbe con chiarezza che non c'è nulla di cui
devi
scusarti. Sei la donna più forte è leale che io
abbia mai
conosciuto. Da quando ci siamo rincontrati non hai fatto altro che
starmi accanto. Mi hai fatto credere che tu avessi tradito la fiducia
degli assassini,quando in realtà eri in combutta con loro
per farmi
affrontare una prova. Mi hai protetto contro Ezio quando ormai
sconfitto ero sul punto di essere trafitto,anche quando di ti avevo
allontanato in malo modo,anche quando anche quello scontro si era
rivelato una farsa ed io sono rimasto comunque in vita. Hai lasciato
che mi stringessi a te quando ero più vulnerabile e
debole,ti ho
fatto del male,seppur inconsapevole della mia azione mi hai comunque
confortato quando non avevo niente a cui aggrapparmi. Mi sei venuta a
cercare per prima quando sono corso via in preda alla confusione e
tu,mi hai rasserenato.”
Toran
non seppe cosa dire,sentirlo parlare così era un occasione
più
unica che rara. Buona parte del tempo si fermava a comunicare sterili
mugugni,qualunque cosa volessero dire,o sbuffi di noia e disinteresse
e le poche risposte che dava consistevano in frasi brevi e concise
oppure si limitava a dire singole parole. Ma adesso,a sentirlo
parlare così era come un sogno che si avverava. Aveva
già
fantasticato su come potesse essere più garbato e gentile
nel
parlarle,ma quella dolcezza nelle sue parole,quella grazia nella
voce, aveva un non so che di mistico e segreto,quasi proibito. Lui
era un duro,un guerriero,l'immagine di come doveva essere un vero
uomo,come molti avrebbero affermato. Ma lei si era accorta nel tempo
che aveva passato insieme a quell'inuyokai c'era più del
guerriero
che aveva affrontato e più del volto inespressivo che vedeva
la
maggior parte delle volte. C'era un essere senziente,dotato di
coscienza,emozioni,sensazioni e idee. Era fatto di carne e ossa come
tutti gli altri membri della sua razza e di certo era anche
più di
questo.
“Per
secoli non mi era mai capitato di avere una connessione così
profonda con nessuno all'infuori di me. Sono sempre stato solo,solo
io e la mia brama di potere,la sete senza fine che mi dilania e che
forse alla quale non troverò mai reale soluzione. E come hai
detto
tu,sono una spada senza fodero,mi sto arrugginendo e forse la ruggine
ha già intaccato questa lama,questa lama che combatte senza
un vero
scopo e senza un reale obbiettivo da conseguire,se non le mie
personali ambizioni. Perciò,se mai dovessi perdermi
completamente,se
mai non dovessi essere più me stesso,c'è una cosa
che vorrei fare
ed è da molto tempo che lo voglio fare. Non sono bravo in
queste
cose è conosco un solo metodo per esprimerlo,il
mio...”
Lui
le tolse la mano velocemente dalla guancia e gliela portò
sul bavero
della veste,lo strinse e con forza immediata la spinse a se,verso il
suo volto di porcellana e in uno scatto improvviso lui fece una cosa
che mai si sarebbe aspettata da lui e soprattutto in quel modo. La
baciò. Le sue labbra da guerriero si imposero con forza
contro
quelle di lei,eppure non lo sentì schiacciarla con forza
contro la
sua bocca. Era un bacio e passione,ma carico di energia e di una
dolcezza inaspettata è il sapore di quelle labbra
conquistatrici le
parvero un gusto prelibato e regale,come solo la carne di un principe
poteva essere. Inizialmente la pantera non seppe reagire a quella
conquista,così rapida e possessiva,mai poi diede ascolto ai
suoi
desideri e lasciò che il suo corpo rispondesse per
lei,muovendo la
bocca al ritmo lento e leggero del suo amato guerriero,aprendo la
strada affinché anche le loro lingue entrassero in
contatto,muovendosi come serpenti guizzanti di energia. Nel mentre
lei,spinta dall'eccitazione si piegò verso il petto di
Sesshomaru
appoggiandosi sopra,alzò una gamba e la mise sopra quella
distesa di
lui,poi si mosse in modo da restare parallela al corpo di lui e gli
si mise sopra,ora era lui quello sotto e lei quella sopra. Le mani di
Sesshomaru si posarono ai lati del collo di Toran,poi scivolarono
lungo le spalle,poi le costole e i fianchi. Mosse le sue dita a
malapena contro la pelle di lei,come se fosse fatta di neve e quindi
di troppo fragile per toccarla anche col minimo della forza,con
artigli intenti ad accarezzare e stuzzicare la carne di
lei,più che
a trafiggere e squartare,com'erano solitamente abituati. Poi
arrivarono alla parte bassa della veste,nella zona del bacino e li
tutta ad un tratto Toran si staccò dal bacio appassionato di
lui e
le sue mani si posarono su quelle di lui.
“Mi
dispiace,ma non mi sento ancora pronta. Perdonami”
Dopo
tutte le fantasie che aveva fatto fino a quel momento,tutta la
voglia,tutta l'eccitazione dovuta alla sua immaginazione si dovette
scontrare con un fatto che per tutto quel tempo non aveva
considerato. Era vergine. Sesshomaru da parte sua non disse nulla,il
suo viso non emanava alcuna emozione negativa,né rabbia
né
delusione,ma solo un accenno silenzioso e un comportamento sicuro da
parte dell'inuyokai. Lei aveva intuito che la sicurezza di lui era
dovuta ad una certa esperienza in quell'ambito dell'amore,la parte
carnale,la parte più vivida e intensa
dell'intimità tra due amanti.
Lei invece era chiaro che non sapeva niente di quel mondo e le sue
reazioni parlavano per lei. Le mancavano la grazia e la tecnica di
certe focose e ben più esperte amanti del giovane che aveva
di
fronte.
“Mi
hai già dato più di quello che merito. Quando tu
sarai pronta,io
sarò accanto a te prima ancora che mi conceda tutta la
più totale
fiducia. Hai il mio rispetto,la mia lealtà è il
mio amore,hai tutto
di me. Quando vorrai,non prima.”
Lei
si rimise a piangere.
“Ti
ringrazio,amore mio.”
La
pantera gli si posò accanto sulle pellicce,gli cinse un
braccio
attorno alla vita e nel mentre gli poggiò la testa sul petto.
“Toran,non
vorrai mica dormire insieme a me vero?”,chiese lui preoccupato
“Mi
pare evidente,ora siamo amanti ho sbaglio?”
“ E
se dovesse ricapitare come l'ultima volta? Sai meglio quale rischio
hai corso quella notte,se io...”
Ma
lui non fece che sentì il corpo di Toran farsi gelido come
la neve.
Poi la ragazza sollevò il viso e lo fissò dritto
negli occhi.
“Se
tu dovessi essere di nuovo preda del tuo problema,allora sappi che
non esiterò a congelarti.”
A
lui parve una risposta degna della donna che aveva conquistato il suo
cuore e che tra qualche attimo si sarebbe addormentata attaccata al
suo amato. Anche lui in effetti si sentiva stanco e poco alla volta
le sue palpebre si fecero più pesanti e il sonno stava per
prendere
il sopravvento sul corpo e sulla mente.
“Temet...nosce.”
Fu
l'ultima cosa che disse prima di crollare per colpa del sonno. Parole
che non avevano significato per lui e che non sapeva nemmeno se
avessero un vero significato. Si addormentò in pace,conscio
ormai
che la sua attrazione per la ragazza era reciproco e parte di tutta
la frustrazione che aveva provato in quel momento,tutto il rancore,il
disprezzo,l'indifferenza che lo avevano accompagnato per tutta la
vita era sopite,non scomparse,ma calmate da un singolo atto di
tenerezza,un raro momento di felicità in una vita piena di
emozioni
sepolte sotto la dura scorza che si era formata sulla sua
personalità
ora si era leggermente intenerita. Ora la loro unione era divenuta
molto più profonda e assai più gradevole. L'amore
aveva fortificato
la loro unione.
Chiedo
scusa per l'enorme ritardo, ma ho avuto problemi di tempo e inoltre
il computer ha pensato bene di esplodere. Ringrazio tutti coloro che
seguono ancora questa storia,in particolar modo Bankotsu,sostenitore
principale delle mie follie su questo fandom XD.
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Capitolo 9 *** Quel che accade sotto la luna ***
Durante
la notte,territori della famiglia Taisho.
L'aria
gelida della notte era limpida e frizzante e la luna,pallida luce
nell'oscurità,rischiarava il cielo illuminando appena appena
il
mondo sotto di lei. Da quella terrazza del castello la luna sembrava
così grande e tonda che si potevano vedere quegli strani
buchi sulla
sua superficie,fermandosi a riflettere,come solitamente faceva quando
la guardava,si chiedeva se in realtà la luna fosse in
realtà un
gigantesco sasso che volteggiava nel cielo,in un punto molto distante
sopra a tutto quello che c'era al di sotto e sentirla così
distante
le dava l'impressione che per quanto fosse grande,anche da li,dal
castello sospeso nel cielo,fosse in realtà
irraggiungibile,anche
per lei che poteva fluttuare nell'aria. Seiya stava trascorrendo quel
momento di quiete che le piaceva tanto,tra un comando è un
altro,tra
la gestione del clan e la direzione del castello,ora aveva un po' di
tempo tutta per se. Se ne stava in piedi con le mani appoggiate sul
parapetto e insieme agli astri notturni dava un occhiata anche alla
zona sottostante. La lunga scalinata che conduceva al suo trono
scendeva fino alla grande piazza che distingueva il castello della
famiglia Taisho da molti altri castelli più tradizionali. La
netta
distinzione stava nella disposizione degli edifici,sia ad uso civile
che a uso militare,nel fare sembrare l'intera area una piccola
città
fortificata,dando l'impressione a chi la visitava per la prima volta
che fosse effettivamente un centro abitato e non una residenza
privata per un solo clan. Come se non bastasse il castello si librava
nel cielo come se fosse una nuvola e le nubi tutt'attorno la
coprivano di un leggera nebbia che circondava tutta la costruzione
dando l'impressione che non volesse essere trovata. Quanto tempo era
passato ormai? Cinque-sei secoli circa da quando lo aveva visto per
la prima volta? Lui,l'unico uomo alla quale si fosse interessata
realmente. Lo ricordava ancora il loro primo incontro,lui era un
giovane yokai,dalle vesti sporche e strappate in diversi punti
,mentre era intento a togliersi la polvere di dosso dai vestiti con
una mano intento a ripulirsi e nell'altra teneva una spada dalla lama
piatta e sottile con una grossa sfera di cristallo rosata sul fondo
del manico,messo a mo di pomolo. Di lui notò subito i grandi
occhi
dorati,proprio come i suoi,poi i capelli d'argento legati in una
coda,due strisce blu ai lati del volto e quell'espressione fiera sul
volto. Lei invece era una giovane dall'apparenza raffinata e
aggraziata,ma priva della scaltrezza e della malizia che avrebbe
inseguito appreso e padroneggiato con maestria ed efficacia. Ai quei
tempi era soltanto una ragazza come tante altre,con tanti sogni da
voler realizzare e l'ingenuità di un cuore sincero che non
riesce ad
essere cinico e malizioso,figurarsi malvagio. Una breve occhiata tra
i due e subito l'interesse dell'uno andava diretto verso l'altro,nato
forse più per curiosità e che per vera
attrazione. Ma neanche il
tempo di esprimere una parola che subito comparve un terzo yokai.
Anche lui come il primo era giovane,bello e a modo suo
affascinante,ma molto più controllato,rigido,composto e con
un
espressione che trasmetteva una certa sicurezza,i suoi occhi
trasmettevano una certa arguzia e il suo sorriso era tipico di quei
ragazzi gentili,ma più abituati a stare a contatto coi libri
e gli
scritti dei sapienti piuttosto che con le persone. Da quel giorno fu
l'inizio di una storia che avrebbe scritto un nuovo capitolo nella
storia del clan Taisho...un capitolo che però in pochi
conoscevano
davvero bene e che per il bene di tutti era meglio che restasse
nell'ombra. Solo lei,Akira e pochi altri la conoscevano bene ed era
meglio così,altrimenti,sarebbe stato un disastro di scala
incommensurabile.
“Nobile
Seiya...Nobile Seiya”
Seiya
si ridestò dai suoi pensieri,tornando alla realtà
della sua dimora.
Si girò di spalle in direzione della voce e si accorse della
presenza di una delle servitrici personali,una giovane ragazza
vestita di un lungo e raffinato kimono violetto con qualche striscia
bianca,a ricordare i colori del clan al quale apparteneva.
“Va
tutto bene? Vi ho visto qui e....”,chiese la giovane titubante
“Sto
bene,stavo solo godendo di un momento di solitudine. Ora
vai”,rispose
la signora madre sbrigativamente,come a volerla scacciare dal suo
momento di pace.
La
ragazza non osò obiettare e con un inchino di rispetto si
allontanò,tornando da dove era giunta. La vide allontanarsi
e per
qualche secondo restò ferma ad osservare quella servetta in
modo
astioso,perché l'aveva interrotta in quel suo momento di
intimità
con i propri ricordi,mentre con la memoria rivangava a se stessa
gioie ed emozioni che in passato l'avevano resa davvero felice. Ma
poi tornò in se è si rese che quella giovane non
aveva fatto nulla
di male,se non interessarsi alla sua signora in modo sincero e
disinteressato,senza secondi fini. Senza ordire trame
oscure,così
nere da restare celate sotto la superficie del giudizio delle masse
è
lei,conosceva bene il dayokai che si intendeva di quelle cose. A un
mese dall'attacco al castello di Akira tutte le famiglie nobile
avevano riconosciuto il castellano come il difensore non solo del suo
maniero,ma anche della salvaguardia delle potenti dinastie presenti
alla festa,che durante l'attacco avevano temuto lo sterminio da parte
di quegli incappucciati che avevano attacco la magione. La vittoria
aveva stabilito la nuova posizione di Akira come uno dei nobili
più
in vista negli ultimi tempi e nel mese scorso furono in molti a
recarsi dal padrone di casa per incontrarlo di persona,stringendo
alleanze,accordi territoriali e semplici visite di cortesia,alla
quale lui,secondo le voci,non aveva mancato a nessun appuntamento.
Nemmeno uno. Ma Seiya conosceva bene la verità degli eventi
e la
verità era molto più complicata di quella che la
maggior parte di
quella gente sapeva. Ma era tardi per pensare a quelle cose e
perciò
decise che era giunto il momento di ritirarsi nelle sue stanze,l'ora
era tarda e il sonno stava bussando alle porte delle sue
priorità.
Meglio andare a dormire. Diede un ultima occhiata a quel piccolo
mondo sotto di lei e si diresse verso la parte più interna
del
castello,passo dopo passo si stava allontanando,anche per quella
sera,dai suoi doveri di castellana e concedersi del meritato riposo.
Superò il grande trono posto all'esterno superando la prima
grande
porta all'interno. Una volta dentro i corridoi li percorse girando di
tanto in tanto mentre la lunga e regale veste strisciava contro il
pavimento di legno e le serve che trovava sul suo cammino,intente a
finire gli ultimi compiti da sbrigare si spostavano di lato e tutte
chinavano la testa in segno di timoroso rispetto e lei degnava loro a
malapena uno sguardo,giusto a far capire che le teneva in
considerazione della loro presenza,mantenendo così un
approccio
sofisticato e distaccato. Proprio come conveniva ad una signora.
Passò ancora per un pezzo di corridoio,giunta a qualche
metro dalla
porta delle sue stanze guardò per un attimo un frangente di
muro
dalla quale era forzatamente costretta a passare per giungere alla
camera da letto. All'apparenza un muro come tanti altri,dalla tinta
pallida,dall'aspetto anonimo e insignificante per la maggior parte
delle persone. Ma non per lei,lei ricordava ancora quando una
notte,mentre suo marito era lontano per andare a trovare un alleato
durante una disputa territoriale lei si era trovata da sola e prima
di andare a coricarsi decise di andare a trovare suo figlio.
Poi,mentre si dirigeva nelle stanze di Sesshomaru lo vide in
piedi,girato verso il muro,con in mano un pennello e per terra un
grosso recipiente per l'inchiostro. Era intento a scrivere sul muro e
normalmente come ogni altra madre lo stava per rimproverare,ma quando
si avvicinò a lui si accorse di qualcosa di inquietante. Lo
sguardo
del bambino era completamente assente e la mano che teneva il
pennello si muoveva come mossa da una volontà estranea alla
sua. Da
quella notte si accorse che l'incubo che aveva affrontato quel giorno
non se ne era andato con il termine di quel misterioso evento. Si
riprese da quello spiacevole ricordo per nulla intenzionata a
continuare a indagare in quei dettagli raccapriccianti,come faceva
molte volte che passava di li quando altri non erano in giro e torno
a muoversi senza tornare a quella vicenda,almeno per quella sera
decisa a prendersi il suo meritato riposo. Giunse all'ingresso della
porta,fece scorrere il pannello di carta e si ritrovò nelle
sue
stanze,che contenevano:due vasi ornamentali con all'interno due
piccoli bonsai ,un paravento di carta per quando si cambiava d'abito,
un ampio armadio a muro a due ante,un dipinto su carta con inchiostro
rappresentante un paesaggio collinare poggiato su un basso tavolino
in legno laccato,(che era un regalo da parte di Myoga,il piccolo
yokai pulce, per commemorare il primo anno di matrimonio dei coniugi
Taisho,tavolino compreso) e un largo futon per due persone.
Andò
dietro il paravento si tolse i suoi abiti e li poggiò con
cura per
terra,ma non la collana,la pietra meido,quella venne posta con cura
in un piccolo bauletto,dove veniva riposta ogni sera e ripresa ad
ogni mattina. Si spogliò e si accorse di come il suo
corpo,nonostante l'età era ancora una bella donna. Il suo
corpo era
rimasto magro nonostante la gravidanza e la sua pelle non mostrava
alcun segno del tempo o delle fatiche,non fisiche quanto più
dovute
al suo ruolo,che non avevano intaccato la sua armonica bellezza. Si
guardò un attimo e sorrise al ricordo di Inutaisho, ma per
lei era
solo Toga, il suo vero nome che usava solo lei per riferirsi a lui.
Ricordava ancora quando i primi secoli di matrimonio erano una coppia
felice. Erano giovani,energici,sicuri delle loro possibilità
e del
loro futuro insieme, poi c'era l'amore,puro,vero,senza troppi riti e
regole di comportamento,suo marito di certo non faceva nulla per
rispettarle. Troppo noiose e antiquate come diceva lui. Quanto gli
mancava quella spensieratezza,quella felicità che tanto li
aveva
uniti e gli aveva permesso insieme di crescere un figlio
forte,bello,audace.... e anormale. A quell'ultimo pensiero fece
scendere una mano verso il ventre e li,in quel punto ebbe di nuovo
la sensazione di quando era gravida e aspettava il loro erede.
Poi,col tempo la felicità svanì lentamente e al
suo posto vennero i
dubbi,le incertezze,le preoccupazioni e le ansie. Troppi problemi,ai
problemi seguirono i segreti e con i segreti il loro amore
finì,lasciando solo il vuoto e un senso di abbandono in una
famiglia
che aveva avuto un solo testimone,sempre presente quando
chiamato,sempre disponibile quando c'era bisogno di lui...sempre a
osservare e a pensare,sopratutto pensare,con la sua mente sempre
attiva,sempre pronto a teorizzare,concepire,concettualizzare e
analizzare quando aveva l'occasione di imparare e assorbire nuove
nozioni. Akira. Si vestì con una semplice veste bianca per
la notte
e si coricò nel futon,nel lato sinistro dov'era solita
distendersi
per dormire, a fianco del defunto marito e mai si era permessa di
dormire dall'altra parte,anche solo per errore sfiorare l'altra
metà,se non per toccare di tanto in tanto il suo posto.
Chissà cosa
avrebbe fatto lui al suo posto con Akira. Già,Akira, da
quando era
tornata a trovarla,poco prima dell'annuncio della festa aveva
ricevuto un messaggio da parte di uno sconosciuto e che gli era stata
recapitata da un messaggero e prendendola senza curarsene troppo si
accorse subito del simbolo sul sigillo del foglio e quando lo vide il
suo sguardo,da calmo e piatto li sgranò completamente. Poche
cose
erano in grado di far venire i brividi a una donna come lei e quella
croce che lei conosceva molto bene marchiava la lettera e sapeva bene
chi l'aveva mandata. Aspettò che non ci fosse nessuno
attorno a lei
ruppe il sigillo e si mise a leggere. Ricordava ancora quali parole
erano state scritte,prima ancora che la stracciasse in preda all'ira.
“ Salve
Seiya,buongiorno,come state? Francamente spero bene data la gestione
del clan e di tutte le tue preoccupazioni che possono compromettere
la serenità di una castellana,oltre che reggente del posto
vacante
lasciato da vostro marito alla guida del clan e che vostro figlio
è
incaricato di occupare. Sono tornato da un anno da un lungo viaggio
che mi ha tenuto lontano dal Giappone e preda dei miei doveri e delle
mie ricerche solo ora mi rendo conto che non sono conosciuto come
credevo dalla scena politica e sociale tra gli yokai e
perciò,sto
organizzando un ricevimento nei miei territori nelle terre
dell'ovest,alla quale tutti i clan più importanti sono
gentilmente
invitati a partecipare a questo lieto evento. Ovviamente gradirei la
vostra partecipazione e in particolar modo quella di vostro
figlio,ospite necessario, addirittura di vitale importanza,
affinché
la festa assuma il suo vero significato. Per quanto riguarda il
Signor Sesshomaru non preoccupatevi per lui,mi sono già
abilitato
affinché io possa ottenere la sua attenzione e quando
avverrà farò
in modo che non gli sia fatto alcun male, dopotutto,non possiamo
permetterci che il nostro duro lavoro vada sprecato così
facilmente.
Aspetto con ansia il manifestarsi di risultati più che
soddisfacenti. A presto.”
Akira,il
solo pensare a quel diabolico essere la fece ribollire di rabbia come
solo lui sapeva fare. Quando si trattava di avversari politici e
trattative delicate Seiya sapeva esattamente come comportarsi,quali
parole usare e quali atteggiamenti assumere. Un pizzico di
vanità
quando aveva a che fare con persone inferiori al suo rango,un minimo
di gentilezza verso gli alleati storici della famiglia e quando
serviva,uno sguardo feroce contro coloro che minacciavano la
sicurezza della sua casa,come le era già capitato in passato
durante
le assenze di suo marito. Aveva imparato che le parole,nel luogo e
nel momento opportuno potevano avere più effetto di una
testa recisa
o di un castello nemico raso al suolo. Entrare nella testa dei suoi
nemici e comprendere quali fossero i loro punti di forza e i loro
punti deboli e questo gli riusciva molto bene,anche perché
suo
marito era un uomo fin troppo schietto e diretto con le sue
intenzioni e questo tratto lo aveva passato anche al suo primogenito.
Ma con Akira invece era tutta un altra storia. Più e
più volte
aveva cercato di comprendere come funzionasse la mentalità
di
Akira,saper leggere nelle sue emozioni e usarli a suo vantaggio
quando la situazione lo richiedeva. Ma per quanto si fosse sforzata
di comprenderlo in tutti quei secoli di mutua conoscenza lei ancora
non capiva cosa ci fosse nel maestro templare che non riusciva a
comprendere. Il suo atteggiamento tipico era quello di un individuo
calmo e composto,una vera statua in quanto a espressività.
Si
limitava a sorridere o a mantenere un espressione neutra,che non
fosse annoiata o disgustata,arrabbiata o accigliata. Niente,solo quel
volto che si imponeva di restare impassibile e di non muovere mai un
muscolo che non fosse quello delle labbra e piegarle al massimo in un
sorriso appena accennato. Un autentica maschera. Per questo non
riusciva mai a comprendere come batterlo in astuzia,come superarlo o
metterlo alle strette,come lui faceva con lei. Cosa fare contro
quell'uomo? Voleva suo figlio,voleva Sesshomaru e lei lo sapeva bene
poiché sapeva cosa Akira volesse fare di Sesshomaru. Per
questo lo
aveva tenuto lontano da se ,per questo lo aveva amato a distanza.
Presente,ma mai raggiungibile per lei. Quale mostro costringe una
madre a trattare suo figlio con distacco per paura che il loro legame
potesse rischiare di diventare nocivo,per l'esistenza dell'unica
creatura che è stata ospite del suo grembo? Sarà
stato un bambino
strano,a volte accettabile,altre volte inquietante e altre volte da
far spavento. Ma era pur sempre suo figlio e lo aveva amato, o
meglio, lo avevano amato in due maniere diverse,ma entrambe a
garantire che stesse bene. Forse questo aveva determinato la fine del
loro rapporto come marito e moglie. Guardava il soffitto nel
tentativo di scacciare tutti quei pensieri,quel che è fatto
e fatto
e nella sua condizione non avrebbe potuto fare di meglio,ma era
quello che sarebbe potuto arrivare a preoccuparla.
“Meglio
dormire,ora come pensare a queste cose non serve a
niente.”,disse a
se stessa,con il suono della voce che penetrava il silenzio della
camera dei regnanti, o meglio,della regnante.
La
stanchezza,sia fisica che mentale si fece sentire più forte
di prima
e prima di addormentarsi,mosse la mano sotto le coperte e toccare con
la punta degli artigli la parte del futon dove suo marito si coricava
per poi ritrarla lentamente,prima che la mente tornasse a giorni
più
lieti e che a pensarci adesso avrebbe solo sofferto. La notte stava
passando tranquilla e la sua mente era di nuovo in pace. Nel sonno la
sua mente tornò indietro nella memoria,prima di quella
storia,prima
di Sesshomaru,ancora prima di Toga,il suo Toga. Tornò ad un
periodo
della sua vita ben più indietro di quello,in un altro,in un
altra
terra. Lei,giovane bambina intenta a giocare in un piccolo edificio
legno,non ricordava bene i dettagli del posto,ma ricordava la
presenza di tante tende bianche,di soldati che indossavano armature
scintillanti,così diverse dalla terra che tanto conosceva e
quel
bruco verde che gli piaceva osservare mentre si spostava sui lunghi
fili d'erba a ridosso di quello che sembrava un accampamento militare
e poi,mentre osservava quel piccolo insetto grassoccio,vide dietro di
esso la forma di due grossi stivali di cuoio marroni,vecchi e
consumati,con due parastinchi di metallo posti sopra le tibie.
Alzò
la testa lentamente e in quel momento l'immagine dell'uomo parve
indefinita come i ricordi della sua infanzia. Ma ricordava quasi bene
la spada corta che gli pendeva sul fianco destro,dritta e tozza. Il
corpo,massiccio e muscoloso,con braccia così grosse da
spezzare il
collo di un toro senza il minimo sforzo e in una mano reggeva un elmo
metallico,con un vistoso pennacchio rosso orizzontale. L'uomo
allungò
una mano per prenderla e a quel punto Seiya,riaprì gli
occhi.
Spalancò gli occhi come in preda ad un improvvisa
preoccupazione.
Non aveva idea di quanto aveva dormito e la luna in cielo era ancora
presente,molto probabilmente era notte inoltrata. Si alzò e
andò a
controllare la pietra meido che aveva messo da parte,aprì il
cofanetto e osservò la superficie della pietra. Niente di
strano,il
colore era rimasto sul nero e portando una mano sul cuore
tirò un
respiro di sollievo. Non era il tipo di donna che si preoccupava per
un cosa da niente e quando vide che la pietra era rimasto lo stesso
era tornata in pace con la sua ansia improvvisa. Per fortuna non era
successo nulla. Eppure,il bisogno di controllare di persona che fosse
tutto a posto era forte,ma seppe controllare le sue paranoie e decise
di tornare a letto,nella speranza che il sonno potesse tornare a
svolgere regolarmente il suo compito. Si rimise a letto e con la
testa sopra il cuscino prese la saggia e salutare decisione di
tornare a dormire. Non sarebbe andata a controllare quel luogo,non a
quell'ora,avrebbe destato troppi sospetti per chi si trovava ancora
in giro,come le guardie del castello è gli yokai notturni
che
giravano ancora per la parte bassa della corte,tra cui emissari e
visitatori di vario genere. Se mai l'avessero vista girovagare senza
una buona spiegazione nel castello non avrebbe saputo cosa dire,certo
avrebbe potuto cacciare i ficcanaso e ordinargli di andarsene se ci
teneva alla vita,ma anche così le voci giravano e i
pettegoli
avrebbero potuto dire qualunque cosa. C'era sempre l'omicidio,ma i
cadaveri lasciano segni e tendono a creare problemi più che
a
risolverli in quel caso. No,sarebbe rimasta nelle sue stanze,dove
sapeva che se non avesse fatto nulla di stupido nulla di stupido
sarebbe potuto accadere. Una soluzione logica e razionale,quelle che
piacevano a lei...ed Akira,purtroppo. Avrebbe aspettato il momento
giusto per andare in quel posto,come sempre del resto,per non
attirare attenzioni indesiderate e poi,a dirla tutta,chi mai dopo
tanto tempo,si sarebbe dato la pena per cercare quell'individuo?
In
quello stesso istante,da qualche nel Giappone centrale.
“A
CUCCIA”.
Un
tonfo di grande
potenza si fece udire nei dintorni del piccolo accampamento
provvisorio,dove Inuyasha e i vecchi compagni di viaggio erano
ripartiti ancora una volta all'avventura,non più alla
ricerca della
sfera dei quattro spiriti,ma per gli ultimi avvenimenti che stavano
accadendo un po' in tutto il paese. Da un mese a quella parte pareva
che molto villaggi in tutto il paese,com'era accaduto un po' di tempo
fa in quel villaggio nelle terre di Musashi, dove un capo brigante
avesse preso in ostaggio un villaggio per un qualche motivo che non
avevano ben compreso. Si ricordavano ancora dell'arrivo di quello
strano personaggio,Ezio Auditore da...qualche parte nel mondo, non
ricordavano più bene da dove aveva detto di venire.
Però
ricordavano ancora di cosa aveva parlato quel giorno nella casa della
vecchia Kaede. Templari,così li aveva chiamati. Kagome,
nonostante
venisse dal futuro era abbastanza afferrata nella storia del suo
paese,ma per quanto riguardava la storia del genere umano in generale
non era molto afferrata. Sapeva che i templari erano un gruppo di
cavalieri esistito durante il medioevo in Europa,ma a parte qualche
sporadica informazione sapeva ben poco a riguardo. Quello
ché però
sapeva e che Inuyasha,suo marito e suo fedele compagno per la vita
non accennava a perdere delle vecchie e brutte abitudini.
“Kagome...”,disse
Inuyasha schiantato al suolo per l'ennesima volta,mentre reggeva in
mano un bastoncino con sopra un pezzo di coniglio.
“Ancora con questa
storia Inuyasha? Quando ti deciderai a crescere razza di stupido?
Shippo è un bambino mentre tu sei più grande di
lui. Vedi di darci
un taglio con questa storia.”
Il
giovane hanyou si
stava rimettendo in piedi e con il solito tono aggressivo rispose a
tono contro la sua persecutrice,come la definiva lui quando lo
trattava in quel modo.
“Quel pezzo di
carne era il mio,l'ho visto prima io,l'ho preso prima di lui e quindi
mi appartiene.”
“E da quando c'è
scritto il tuo nome sulle che addenti?”
“Tu non fai altro
che difenderlo,poi ci credo che resta ancora un moccioso senza un
briciolo di forza. Lo difendi troppo,facendo così non
crescerà
mai.”
“Infatti abbiamo
qui un ottimo esempio.”
“Su su state
calmi,tanto rumore solo per un po' di coniglio. Su Inuyasha si quello
maturo in questa situazione e dai a Shippo quello che vuole.”
Era
Miroku ad
essersi intromesso in quella situazione,come faceva spesso
d'altronde. Era la voce della ragione,il monaco calmo e
comprensivo,ma non così puro e distaccato come voleva la sua
religione,ma comunque, sapeva essere più saggio e
coscienzioso della
maggior parte delle persone della sua età,anche se era ben
lontano
dall'aver raggiunto l'illuminazione. Anche perché con un
gruppo
simile il raggiungimento del Nirvana era ben lontano.
“Ecco l'hai
sentita? Su Inuyasha dammelo,io sono piccolo e devo ancora crescere.
Quindi...DAMMELO.”
Il
piccolo
Shippo,che era rimasto piccolo,spiccò un salto di tutto
rispetto
contro quello che effettivamente era da sempre considerato un
nemico,specie nei momenti più bambineschi e infantili,in
questo caso
per del cibo in più,come accadeva molto spesso. Il piccolo
Kitsune
provò ad addentare il pezzo di coniglio,ma Inuyasha
impiegò un
niente a schivare il suo avversario,se così lo poteva
definire. Ma
proprio quando Kagome stava per attivare nuovamente il potere del
collare,si sentì all'improvviso una strana risata. Una
risata acuta
e ripetuta più e più volte,eppure c'era qualcosa
di strano e
familiare in quella voce,capirono tutti che non aveva nulla di umano
ma solo in un qualche modo sentiva di riconoscerla,ma non ricordava
bene dove.
“Che
succede?”,chise Miroku alzandosi e impugnando il suo bastone
cerimoniale.
“Non percepisco
nessun aura maligna,Kagome riesci a capire
cos'è?”,chiese Inuyasha
mentre teneva la mano sul manico di Tessaiga,pronta ad estrarla al
minimo cenno di attacco.
“No,qualunque cosa
sia non riesco a capire cosa possa essere.”,disse Kagome
mentre si
guardava attorno alla ricerca di un qualsiasi indizio che l'aiutasse
a capire meglio cosa stesse succedendo.”
Si
misero tutti
vicino coprendosi le spalle a vicenda e facendo scattare gli occhi in
qualunque direzione,ma niente. Erano solo loro quattro a difendere la
loro postazione,mentre Sango,insieme a Kirara erano partiti in
perlustrazione per controllare se la zona fosse al sicuro,cosa che
faceva sempre prima di preparare il gruppo per la notte e non dover
fare turni di guardia per la notte. C'erano solo loro e non avevano
idea di cosa ci fosse attorno a loro,nemmeno Inuyasha,con la sua
vista e il suo fiuto riusciva a capire cosa fosse e a cosa
appartenesse quel verso che di sicuro non aveva mai sentito prima in
tutta la sua longeva vita. Poi li vide,due puntini lucenti in mezzo
al buio,forse due occhi. Che fosse un animale? Con un verso simile ad
una risata? Non sapeva cosa pensare di tutta quella faccenda.
“State pronti a
combattere,qualunque cosa sia non sembra avere buone
intenzioni.”,disse Inuyasha mentre si metteva a fianco di
Kagome.
Ognuno si preparò al combattimento,anche Shippo,per quanto
fosse più
spaventato che coraggioso e l'avvicinarsi a gli altri erano un modo
per avere una maggior difesa in caso di attacchi esterni,cosa che
temeva sarebbe accaduto molto presto. Il suono di un veloce scatto
nell'erba della radura fu di breve durata ma
significativa,perché
compreso subito l'imminenza di un attacco frontale proveniente dalla
creatura non identificata,che apparve con la velocità del
lampo e la
leggerezza di una piuma. Le strane risate smisero e al loro posto
qualcosa di molto veloce comparve alla luce del fuoco,per un solo
istante,ma lo videro. Un umanoide,con la pelle scura attaccò
a testa
bassa con quelle che sembravano delle piccole armi ricurve,una per
ogni mano. Ma non ebbero tempo di soffermarsi sui dettagli che
l'essere attaccò,sferrando due fendenti che andarono
dall'alto verso
il basso diretti contro l'hanyou. Ma quest'ultimo fu veloce a
rispondere e quando estrasse Tessaiga le due armi fallirono nel loro
intento e la gigantesca lama fece appena in tempo a fare da scudo
alle due strane armi e per risposta Inuyasha rispose con un fendente
orizzontale,ma ancora prima di cantare vittoria l'essere si
piegò
sulla schiena evitando appena in tempo la grande spada. Si riprese in
meno di un battito di ciglia e subito decise di attaccare
nuovamente,ma venne subito distratto da Kagome e da Miroku,con la
prima che gli scoccò un freccia contro e il secondo che
indentava
colpirlo con la lama del cerchio inanellato posto sulla cima del
bastone. Ma l'umanoide dalla pelle scura si mosse prima ancora di
essere colpito,schivando la freccia scartando di lato la freccia
appena in tempo per non essere colpito e deviando con una delle due
lame il bastone e cercando di colpire Miroku al volto,ma fu
interrotto da Inuyasha,che con un altro fendente tentò di
finire
l'aggressore,fallendo,ma salvando in tempo il giovane monaco.
L'aggressore saltò indietro ad una distanza di una decina di
passi
ed ora che era fermo poterono vedere attentamente chi fosse in
realtà
la strana creatura. Un umano,alto e muscoloso,ma con la pelle molto
scura,calvo,con solo un gonnellino verde che si fermava poco sopra il
ginocchio ornato con dettagli geometrici neri. Restava in piedi su di
una gamba sopra e l'altra piegata,sollevata dal suolo. Le due armi
che reggeva consisteva in due piccoli manici attaccate a delle lame
ricurve,col bordo affilato piegato verso l'interno,dando l'oro quasi
l'aspetto di due piccole mezzelune.
“Ma che razza di
creatura? Sembra umana,ma la sua pelle e marrone.”,chiese
Inuyasha
incredulo a quello che stava osservando.
“Se fosse umano
non né ho mai visto uno simile. Ma il fatto che non abbiamo
percepito la sua presenza è veramente sospetto. Forse
è un tipo di
yokai sconosciuto,ma non ne sarei così
certo”,disse Miroku
continuando a fare le sue congetture. Kagome invece restava in
silenzio continuando a osservare l'umano,ho almeno così
appariva,con
sguardo stupito,mentre il dubbio già l'assaliva. Se
quell'essere
assomigliava ad umano, e forse lo era, ma con la pelle scura e
quell'aspetto inconfondibile c'era una sola soluzione a quel dilemma.
Quando ancora viveva nella sua epoca,di tanto in tanto,non era raro
che lei avesse già visto individui simili,sui libri di
storia e di
geografia o alla televisione, nei sporadici documentari sulla
natura,dove grandi distese d'erba,dove animali come
elefanti,zebre,leoni....iene. Si,ecco cos'era quel verso a lei
così
familiare,chi del suo tempo non avrebbe mai riconosciuto il verso di
una iena? Che lo si fosse sentito alla televisione in un documentario
sugli animali oppure allo zoo,lei sapeva esattamente cos'era quel
verso e ora che lo aveva ricordato sentiva un freddo brivido
scenderle lungo la schiena.
“Non può
essere...quello è un africano.”,disse Kagome
incredula.
Lo
aveva detto,un
africano,li davanti a loro,in Giappone. Cosa diavolo ci faceva in
Giappone un individuo originario da un terra lontana a più
di mille
miglia dall'estremo oriente? Ma non fece in tempo a cercare la
risposta che altre versi riecheggiarono nel buio della notte. Altre
risate provenienti dal buio e questa volta giunsero a fianco dello
scuro straniero due iene dalla stazza anormale,grosse quanto un
cavallo,dalla pelliccia marroncina a macchie nere e possenti denti in
grado di spezzare le ossa di un elefante adulto come se fossero
ramoscelli. All'infuori di Kagome però tutti gli altri
vedevano solo
quelli che sembravano due grossi cani dal collo troppo lungo e le
gambe posteriori troppo corte. Gli parvero in un qualche modo deformi
e abbastanza brutti da vedere. Che cosa fossero quelle creature non
n'è avevano la minima idea,ma qualunque cosa fossero non
sembravano
avere delle buone intenzioni. Entrambe le parti si prepararono a
riprendere lo scontro e questa volta il loro aggressore aveva
chiamato i rinforzi. Chi era e perché li aveva attaccati?
L'unica
certezza era che quella notte non sarebbe passata tanto velocemente.
Un nuovo nemico era giunto dal buio e le bestie ridevano nel loro
strano verso derisorio. Nessun riposo, solo violenza.
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Capitolo 10 *** Notte violenta ***
Notte
fonde,luna
chiara,cielo rado e il freddo della sera. Li in alto,a un centinaio
di metri dal suolo,Sango perlustrava il cielo in groppa a
Kirara,fedele nekomata che l'accompagnava da tutta una vita. Non era
raro che fosse lei a prendere l'iniziativa di andare in
perlustrazione per qualche ora e poi tornare dal gruppo col maggior
numero di informazioni possibili sul luogo visitato,le condizioni del
territorio e il numero e la tipologia esatte di creature che
abitavano il luogo,fossero anche umani,animali,yokai e quant'altro.
All'inizio,come tutte le volte,faceva un giro ampio,tanto da coprire
un area di volo di almeno dieci chilometri,facili da percorrere in
sella alla nekomata volante. Poi restringeva l'area di altri due
chilometri nei prossimi venti minuti,poi ancora due,altri due e
così
via finché non si riteneva soddisfatta del controllo
effettuato.
Erano passati poco più di quaranta di minuti da quando aveva
lasciato il gruppo per uscire in coppia con Kirara,quando ad un certo
punto nel mezzo del cielo si accorge di uno stormo di
uccelli,facilmente visibili anche per il fatto di avere la luna in
controluce a distinguerne la forma nel buio. Le erano molto vicino il
linea d'aria,cento-centocinquanta metri più meno per
l'occhio
esperto della giovane Tajiya,nulla di strano quindi. Se non fosse che
questo stormo lasciava una scia luminescente che non riusciva a
definire bene e perciò decise di avvinarsi,allacciando con
presa
salda la maschera di protezione per evitare di inalare sostanze
tossiche o esalazioni velenose di ogni sorta e si avvicinò
alla
strana presenza volante,indicando alla nekomata di avvicinarsi
lentamente. Avvicinatasi di più vide con chiarezza l'aspetto
dei
tantissimi uccelli,che era la prima volta che notava lo strano
aspetto. Avevano un ampia apertura alare,un folto piumaggio
grigiastro e lunghi colli glabri con teste calve e piccoli becchi
nere e appuntiti. I più brutti uccelli che avesse mai visto.
In
realtà non li aveva mai visti,nè mai sentito voci
o leggende di
sorta su delle creature simili,forse appartenevano a qualche specie
di yokai ma non credeva fosse il loro caso. C'era da dire che
però
non sembravano uccelli normali,la cosa era sospetta. Ma proprio
quando si stava ponendo domande sulla questione vide con la coda
dell'occhio una sagoma separarsi dallo stormo e venirle incontro a
grande velocità,mettendola subito sull'attenti.
“Kirara,indietro.”,disse
lei rapidamente.
La
nekomata eseguì
l'ordine e con precisione millimetrica schivò quello che in
tutto e
per tutto parve un assalto in piena regola. Lo vide appena,ma poteva
giurare a se stessa che tra i tanti uccelli li presenti quello che
l'aveva aggredita era il più grosso ed era due volte la
stazza di
kirara e due volte il corpo dell'uccello gigante. Ma più
sorprendentemente c'era un altra creatura,sembrava un grosso umano
dalla pelle molto scura e indossa solo un gonnellino viola.
“Ma cosa....un
umano? No non può essere.”,disse lei perplessa.
Lo
aveva visto solo
per un attimo,ma l'oscuro figuro sembrava un umano in tutto e per
tutto e non emanava alcun tipo di aura maligna. Ma allora,se era
veramente un umano,nonostante quelle caratteristiche così
bizzarre
chi poteva mai essere? Da dove veniva? E perché l'aveva
aggredita?
Non c''era tempo per poter cercare delle risposte,quello era il
momento di rispondere all'attacco. La Tajiya chiese a Kirara di
scattare in avanti in direzione di quell'individuo e il grande felino
rispose con una carica a testa bassa,mentre la ragazza
impugnò
saldamente il suo grande Hiraikotsu,quella gigantesca arma da lancio
che solo lei sapeva utilizzare con assoluta maestria,dato che solo
lei lo possedeva nell'intero Giappone,per quello che ne sapeva
almeno. Portò la grande arma sopra la testa ,la fece girare
sopra la
testa e poi la scagliò con una tale forza che nessuno
normalmente
non sarebbe appartenuto ad una ragazza con un aspetto così
fine e
delicato,quando in realtà avrebbe potuto stendere uomini e
bestie
quattro volte più grandi di lei. L'arma volò in
direzione del suo
aggressore come dotata di vita propria,mentre la forza distribuita
dal braccio di Sango al suo Hiraikotsu faceva roteare la grande arma
su se stessa innumerevoli volte,dando così potenza e
distanza nello
slanciò della stessa. L'arma fu vicina al bersaglio e
sembrò
impossibile che potesse mancare il colpo.
“Preso.”,esultò
la ragazza in preda alla soddisfazione.
Infatti
fu preso,ma
non come se l'era aspettato. Perché lo scuro umano non aveva
evitato
il colpo,ma aveva fermato l'arma in arrivo,lanciandogli contro
qualcosa di simile ad un bastone di legno,ma lungo e
spesso,dall'aspetto non si sarebbe detto un arma pesante,ma lo era
stato abbastanza da far deviare la traiettoria di Hiraikotsu. Subito
il bastone rimbalzò indietro come se fosse dotato di vita
propria e
tornò nella mano del suo proprietario. L'uomo se ne stava
perfettamente in piedi sul grosso uccello dalla testa calva mentre
faceva roteare sopra la testa,alzando lo sguardo verso il cielo e
urlando parole in una lingua che non riconosceva e subito dopo
l'intero stormo si mosse inaspettatamente,investendo con la loro
presenza sia Sango che l'umano dalla pelle scura,avvolgendoli in
quella nube di piume e becchi,facendoli scomparire alla vista di
chiunque fosse li potesse vedere.
In
quello stesso
istante,nella stessa zona.
Ridevano,quelle
due
grosse bestiacce ridevano. Alle orecchie di Inuyasha,Miroku e Shippo
parvero grosso e sguaiate risate malefiche. Solo Kagome sapeva che
questo era il verso naturale delle iene,quegli strani,feroci e tenaci
mammiferi erano normalmente abituati a impossessarsi di cadaveri
uccisi da altri animi e che poi rivendicavano come loro. Ma la
verità
era di fronte ai suoi occhi ed era chiaro che quelle due bestie non
avevano l'atteggiamento di chi si accontenta di mangiare carcasse e
poi di fuggire al primo segnale di pericolo. Il verso sembrava una
risata ma non avevano nulla da ridere,sempre che ne fossero in
grado,con quelle zanne che avrebbero incuto timore anche al lupo
più
coraggioso. L'africano invece sembrava emotivamente assente e il suo
volto non mostrava la ben che minima preoccupazione o ferocia,per
Kagome era inespressivo come quelle maschere africane dai volti poco
chiari e incomprensibili. Solo le lame ricurve che teneva nelle mani
mostravano il suo intento omicida. Non sapevano cosa volesse da
loro,ne chi fosse e perché li stesse attaccando, ma una cosa
era
chiara. Se credeva che quella notte sarebbe riuscito nei suoi oscuri
intenti non gliela avrebbero permesso.
“Di un po'
dannato,credi sul serio che tu e questi brutti cani possiate farci
qualcosa? Non so chi tu sia ma preparati a prendere una brutta
batosta.”,disse Inuyasha sprezzante,mentre scattò
in avanti nel
suo tipico stile,aggressivo e irruento,come piaceva a lui. Fu
così
che lo scontro riprese. L'hanyou fu il primo ad attaccare,facendo da
testa di ponte per il resto del gruppo. Kagome invece,con la freccia
già incoccata mirò direttamente ad una delle iene
giganti mentre
Miroku tirava fuori dalla veste monacale diversi sutra carichi di
energia purificatrice e tenendoli in mano,nel caso l'uomo o una delle
bestie avesse cercato di attaccare lui o Kagome,dato che Inuyasha era
abbastanza forte da potercela fare anche da solo in uno scontro uno
contro uno. Ma la risposta quella controffensiva non tardò
ad
arrivare. Nel mentre i tre del gruppo che potevano combattere il
piccolo Shippo restava in disparte,una delle iene fece per correre
verso Kagome,mentre l'altra si mosse verso Miroku e l'uomo invece
scattò in direzione di Inuyasha privo di alcuna esitazione.
Kagome
non esitò a scoccare la freccia,carica di energia
spirituale,verso
la iena che le stava correndo contro. Il colpo partì e
l'aura che
circondava la freccia era terribilmente forte,il colpo sarebbe andato
a segno. Ma proprio quando la punta stava per raggiungere il corpo
dell'enorme iena l'africano balzò nel mezzo del colpo con un
singola
spinta delle gambe e con una delle lame spezzò l'asticella
di legno
con precisione eccezionale,giusto un attimo prima che la bestia
venisse colpita. All'improvviso la iena e l'uomo cambiarono ruoli,con
lui che correva verso la giovane Miko e la iena che cambiò
direzione,pronto ad azzannare l'hanyou. Erano stati velocissimi a
scambiare i bersagli,mostrando una velocità e una
coordinazione tali
da far impallidire persino il gioco di squadra di molti yokai
abituati ad attaccare in gruppo. Mai vista un abilità di
gruppo così
efficacie,forse nemmeno i lupi di Koga non sarebbe riusciti a fare
altrettanto.
“Attento
Inuyasha.”,urlò Kagome in preda alla sorpresa del
momento.
Inuyasha
non fece in
tempo a rispondere alla compagna che la iena gli fu subito
addosso,nonostante la mole che a prima vista la rendeva goffa e
lenta,in realtà si era dimostrata fin troppo veloce,a tal
punto che
Inuyasha fu colto alla sprovvista e ricevette un morse all'altezza
della spalla destra,bloccandogli così il braccio per poter
usare
Tessaiga,che divenne inutile dato che non poteva essere mossa. I
denti aveva affondato nella carne e i denti della iena era risultati
molto dolorosi,anche in confronto a molti altri yokai che avevano
dentature molto simili. Ma Inuyasha non era il tipo che si faceva
sconfiggere per così poco e rispose subito alla stessa
identica
maniera. Forse in preda al suo lato canino,o forse solo per mostrare
chi due due era il più forte, aprì la bocca
più ampiamente che
poteva e in gesto improvviso abbatté le proprie zanne sul
muso della
bestia,che affondarono nella carne e nelle ossa quasi senza
difficoltà,infliggendo seri danni a muscoli ed ossa del
punto
colpito. Aveva fatto capire a quell'animale troppo cresciuto chi dei
due avesse il morso più potente e la iena di certo non lo
avrebbe
dimenticato tanto facilmente. In preda al dolore la iena
lasciò la
presa sulla spalla dell'hanyou nel tentativo di allontanarsi e
Inuyasha,intenzionato ad usare la sua spada lasciò la presa
sulla
bestia riottenendo così lo spazio necessario per poter
utilizzare
Tessaiga in tutta la sua lunghezza. Kagome provò a colpire
più e
più volte il combattente d'ebano al meglio della sua
abilità,ma la
prontezza con la quale schiava o colpiva le frecce per tempo con le
sue armi aveva dell'incredibile. Al suo attuale livello di
abilità
con l'arco e la sua potenza spirituale erano molto grandi anche per
la sua giovane età,eppure,quell'uomo riusciva a muoversi e
difendersi al tempo stesso senza perdere velocità o
lasciando punti
scoperti nella sua difesa mobile,tentando allo stesso tempo di
accorciare la distanza tra di loro e sfruttare la velocità
per
annullare il vantaggio della distanza dovuta all'arco.
Scattò in
avanti veloce come il vento evitando al contempo le frecce della
ragazza,che a prima vista pareva indifesa,come una gazzella distratta
intenta a brucare l'erba e lui,con la rapidità e la ferocia
di un
leone non esitò a balzare,accumulando energia nelle gambe
lunghe ed
potenti in un salto portato molto sul lungo e poco
sull'alto,lanciandosi in punta di piedi per acquisire maggiore
distanza nel salto implementando tutta l'energia che aveva accumulato
nella corsa,portando ad entrambi i lati del corpo un arma,nel
tentativo di compiere due attacchi simultanei. Giunto all'altezza e
alla distanza desiderata mosse i due colpi a mezz'aria,a distanza di
pochi metri dalla ragazza,falciando l'aria con entrambe le lame
ricurve,dalla quale vennero emesse due linee curve di pura energia
scagliandole verso la giovane sacerdotessa. Ma la ragazza prontamente
poso il suo arco di fronte a se e recitando una breve formula fece
comparire una piccolo barriera attorno a lei,che la protesse per
tempo dall'attacco magico inatteso. Anche quell'umano era in possesso
di doti sovrannaturali. Ma proprio quando l'attacco sembrava perdere
la propria spinta iniziale,ecco che subito l'africano tornò
ad
attaccare,direzionandosi sempre contro Kagome e questa volta puntando
direttamente al combattimento ravvicinato. Scendendo di nuovo a terra
Niyembe scattò nuovamente in avanti e quando vide Kagome
incoccare
di nuovo prese a saltare a zig zag in maniera apparentemente
casuale,come una gazzella che salta il più in alto possibile
quando
sa che un predatore sta cercando di afferrarla. Ma in questo caso il
suo saltare consisteva nel far perdere la mira alla ragazza,che stava
cercando di puntarlo il più precisamente possibile,ma senza
troppo
successo,visto come si muoveva davanti a lei e senza contare della
sicurezza che l'arco le trasmetteva,non solo perché in esso
era
custodito il suo potere,ma anche perché esso gli permetteva
di
combattere a distanza di sicurezza,cosa che da sempre l'aveva
contraddistinta nei combattimenti insieme al gruppo. Ma con un
avversario del genere dovere scoccare in continuazione solo per poter
sprecare frecce su frecce l'avrebbe resa vulnerabile,costringendola
ad una lunga,scomoda ed estenuante difesa,era anche vero
però che
l'africano non poteva saltare in tutte le direzioni come più
gli
pareva e piaceva e che quella tattica sarebbe risultata sfibrante a
forza di salti ripetuti. Aveva una sola occasione è avrebbe
dovuto
sfruttarla con attenzione,doveva solo aspettare. Miroku nel frattempo
era impegnato con l'altra bestia che stava agendo in maniera
strana,anche per essere un mostro. Se all'inizio la iena aveva corso
fin quasi a raggiungere il monaco ora si limitava a girare di fronte
al suo bersaglio. Faceva avanti e indietro in un raggio di pochi
metri che lei stessa percorreva, come se stesse delimitando una
propria area. Miroku non seppe cosa pensare di quella specie di cane
orripilante troppo cresciuto. All'inizio gli parve aggressiva,ma poi
aveva cambiato atteggiamento,come se si fosse messa sulla difensiva e
stesse aspettando che il monaco lo attaccasse. Era la prima volta che
gli capitava di incontrare un predatore dai metodi così
inconsueti,non sapeva se passare all'offensiva o aspettare che la
iena facesse la prima mossa,ma era chiaro per un uomo del suo acume
che qualunque cosa avesse fatto la bestia avrebbe reagito in maniera
altrettanto contraria. Aveva notato che quando Kagome aveva risposto
all'offensiva una delle creature si era scambiata con l'umano dalla
pelle scura in maniera perfettamente coordinata,come se sapessero
esattamente cosa stessero facendo e in quale maniera
farlo,permettendogli così di restare sull'attacco senza
perdere la
propria velocità d'azione. Una tattica avanzata per due
mostri e un
uomo dall'aspetto quasi civile. Ma non era quello il momento per
apprezzare certe strategie,doveva pensare a qualcosa e forse aveva
già trovato la soluzione al suo dilemma. Avendo i fuda sacri
ancora
chiusi nel palmo nel pugno né lanciò uno verso la
iena,che
quest'ultimo schivò appena in tempo nonostante la sua grossa
mole
sproporzionata e a quel punto Miroku scattò in
avanti,intento a
chiudere la distanza con la bestia e passare al combattimento
ravvicinato. La bestia vide il bastone del monaco arrivargli contro e
con un potente quanto rapido balzo superò Miroku e dandogli
le
spalle cominciò a correre verso la ragazza,al momento
intenta a
tenere sotto mira l'avversario umano.
“Lo sapevo.”,si
disse Miroku soddisfatto.
Aveva
ragione,l'obbiettivo della bestia non era mai stato lui,voleva punta
direttamente a Kagome,che con il suo arco e i suoi poteri da miko
poteva risultare un problema per loro. Certo anche Inuyasha e Miroku
erano pericolosi,ma in qualche modo sapevano che era lei il membro
più preoccupante tra di loro e in un certo senso anche il
più
importante. Ma anche così restava un dubbio a
riguardo,perché
mirare proprio a lei anche con il rischio di restare feriti da
avversari che avevano ingaggiato e i quali rischiavano di colpirli di
spalle? Che sapessero qualcosa nei confronti di Kagome? Che il loro
obbiettivo originario fosse uccidere lei? E Perché proprio
lei con
tutti i rischi che si stavano prendendo? L'unica cosa certa ora e che
Miroku sapeva cosa doveva fare. Rapidamente mise tutti i fuda che gli
restavano in mano e li applicò sul manico del bastone. Con
lo stesso
braccio portò la mano dietro la spalla,in posizione tale da
effettuare il lancio come se stesse lanciando un giavellotto.
“Ecco
bestiaccia,assaggia un po' di carità
buddista.”,disse il monaco
prima di scagliare il bastone.
Il
lancio fu molto
forte,con una forza fisica che solitamente Miroku non ostentava
abitudinariamente come Sango o Inuyasha,ma anche lui aveva le sue
prestazioni fisiche al di sopra della normale soglia concessa ad un
comune umano. Il bastone sembrava volare,come una grossa freccia
scagliata dall'arco di un gigante,raggiungendo l'obbiettivo e pronto
a compiere il suo scopo. Terminare la vita della bestia. Ma ancora
una volta la sorpresa giocò ancora contro il gruppo un altro
colpo
basso. Nell'esatto momento in cui il bastone stava per colpire la
bestia,essa scomparve. All'inizio l'animale sembrò
svanire,come se
fosse stato purificato dall'arma di Miroku,ma poi il suo corpo si
espanse come una nuvola grigia pallida e quando si sarebbe dovuta
dissolvere,riducendosi a polvere inerte,come purificazione
voleva,essa svanì in una nube di fumo,volatilizzandosi per
aria e
non lasciare più traccia della sua presenza. Malgrado
ciò il
bastone continuò col suo percorso e involontariamente
finì quasi
addosso a Kagome,distraendola per un piccolissimo lasso di tempo
dall'africano,che continuava a saltare di fronte a lei.
Allentò la
tensione sull'arco,scaricando la forza di lancio della freccia che le
scappò di mano e in quel momento fu vulnerabile,facile preda
dell'avversario. Era quello il momento per colpire. Appena vide la
sua opportunità Niyembe smise di saltare e appena toccato il
suolo
scattò verso Kagome in una posizione acquattata e
fulminea,come un
leone imprime tutta la sua forza nelle zampe nella spinta iniziale
che da il via alla parte più intensa della caccia. Gambe
potente e
riflessi da cacciatore rendevano quel tipo di attacco utile per
fendenti rapidi e potenti, in grado di uccidere all'istante. Le mani
pronte a smembrare,il battito del cuore era forte e vigoroso come
quello di un leone e nessuna esitazione,ne nell'uccidere n'è
tanto
meno nella tecnica da eseguire. Tanti anni di allenamento nella
natura selvaggia,che fosse la savana o la giungla,dalla palude
più
acquitrinosa alla montagna più elevata,la sua esistenza era
svolta
ad una sola ed unica missione,inseguire ed uccidere,sia per lui che
suo fratello. Al suo scattò si unì un potente
ruggito proveniente
dalla bocca dell'africano,inteso e maestoso,in grado di impressionare
anche la creatura più fiera e minacciosa. Ormai la distanza
era
quasi nulla e le lame erano pronte a fare il loro lavoro,quando
all'improvviso ecco che intervenne un ostacolo improvviso. Un chioma
bianca accompagnata da due orecchie di cane sopra la testa,una lunga
veste rossa e una spada gigantesca,Inuyasha era di fronte
all'umano,ormai libero dalla iena che lo aveva attaccato. Come ci era
riuscito? Non ebbe il tempo di pensarci con lucidità
poiché il suo
attacco era già partito. Era già spiccato con il
balzo diretto
contro Kagome e l'unica cosa a difenderla fu Inuyasha che con il lato
di Tessaiga deviò il colpo,ma a malapena,perché
il balzo fu così
forte che quando le lame toccarono Tessaiga esse lasciarono due
sottili solchi sull'antico metallo e Kagome che si riprese appena
venne ferita leggermente ad uno zigomo,con il taglio che perdeva
copiosamente sangue,seppur presa semplicemente di striscio. Kagome
non seppe reagire con successo e nella sua mente,per un brevissimo
istante,aveva già immaginato il momento in cui se non ci
fosse stato
Inuyasha a deviare il colpo a quest'ora si sarebbe ritrovata
squartata come un bovino sul banco di un macellaio,resa a brandelli
di carne e forse non se ne sarebbe neanche accorta. Morta
così, a
pezzi e senza nemmeno rendersene conto. Il suo corpo restò
immobile
per qualche secondo e per un attimo quell'immagine di lei straziata
peggio di un animale aveva preso il sopravvento. Poi si girò
di
scatto e vide l'africano correre via,superando persino Miroku e
Shippo,passando accanto a loro come una brezza leggera supera un
piccolo ostacolo. Scappò nella notte,rifugiandosi rapido nel
buio,con le tenebre a nascondere la sua presenza e chissà
cosa altro
nascondere la sua essenza.
“Kagome”,disse
Inuyasha chiamando a se l'attenzione della compagna. Lei
restò
scossa per un attimo ripensando ancora a quanto la lama do Niyembe fu
così vicino da decapitarla senza nemmeno che se ne
accorgesse. Poi
si riprese tornando all'attimo presente,ma restando muta,ancora
scossa per la rapace morte appena scampata.
“State
bene?”,chiese Miroku preoccupato.
“Si e voi?”,chiese
Inuyasha di reazione alla loro preoccupazione,ricevendo in cambio un
cenno con la testa.
“Maledizione,chi
diavolo era quel tipo? E cos'erano quelle bestie che si portavano
dietro?”,domandò Inuyasha senza rivolgersi a
nessuno in
particolare.
“Non lo so,mai
visti in vita mia mostri simili,non solo erano forti,ma sapevano
coordinarsi con quell'umano in maniera impeccabile.”,disse
Miroku
confuso da quello che aveva assistito.
“Non me lo
dire,una di quelle bestiacce ha perforato la mia veste di Inezumi
come se fosse un vestito qualsiasi,non sono molte le creature che
saprebbero fare una cosa simile. Strano che poi si sia dissolta nel
nulla.”,disse Inuyasha controllando la ferita che aveva sulla
spalla.
Il
morso aveva
lasciato un evidente segno di zanne,grandi abbastanza da strappare la
gola ad un cavallo senza il minimo sforzo,grossi buchi in fila
regolare erano il segno più che evidente di un morso che
normalmente
avrebbe ucciso un umano qualunque,ma data anche la presenza di sangue
di inuyokai nelle sue vene era solo un morso decisamente
fastidioso,il dolore era sopportabile e la ferita si sarebbe
rimarginata. Ma restava il fatto che quella specie di cane fatto male
aveva lasciato un danno più che evidente,anche trapassando
la veste
di Inezumi,in grado di proteggere inuyasha dalla maggior parte degli
attacchi normali,come graffi,tagli e contusioni di vario genere,anche
i più gravi. Solo attacchi dotati di potere spirituale,da
parte di
uno yokai oppure un essere eccezionalmente forte sarebbe riuscito a
fare una cosa simile. E il morso ricevuto era stato l'ultimo di
questi tre casi.
“Non so come
perdonarmi per quanto accaduto. Se non avessi lanciato il bastone non
avrei ti avrei messo così in pericolo. Perdonami se puoi
Kagome.”,disse Miroku cupo in volto,tanto quanto lo era nel
cuore.
“Tranquillo
Miroku,la colpa e mia che ho perso la concentrazione e ho fatto
calare la barriera. La colpa della mia vulnerabilità e
unicamente
mia. Se non fosse stato per te quell'africano mi avrebbe
uccisa.”,disse Kagome cercando di rassicurare il monaco.
“Africano? Anche
prima hai usato questa parola,ma che cos'è un
africano?”,chiese
Shippo incuriosito,domandando quello che anche gli altri due volevano
sapere.
“ Un abitante di
una lontana terra che porta il nome di Africa. Una terra molto
lontana e molto diversa dalla nostra. Infatti quell'umano non
dovrebbe trovarsi qui,come quegli animali,le iene. L'africa
è troppo
lontana perché si possa spiegare come sia giunto fin
qui.”
“Ad ogni modo, il
modo in cui ci ha attaccato aveva della preparazione,come se avesse
pianificato di attaccarci e oltretutto, lui e quelle iene come le hai
chiamate sapevano anche muoversi contro di noi. Temo che non sia
stato un caso,chiunque fosse ha cercato di ucciderci,ma
perché?
Qual'era il suo scopo?.”,disse Miroku pensoso.
“Comunque sia,ci
conviene spostarci e trovare un luogo più sicuro,appena
Sango e
Kirara arriveranno c'è ne andremo via e di corsa
anche.”,disse
Inuyasha mentre ritirava la spada nel fodero.
Subito
dopo comparve
in cielo la figura di un grosso felino dalle zampe fiammeggianti e
subito capirono che era Kirara. Scese in fretta diretta verso l'unico
punto luminoso dell'intera vallata. Quando videro il felino e la sua
padrona notarono con sgomento che entrambe erano ferite seriamente.
Numerose contusioni di ogni genere ricoprivano i corpi della nekomata
e della tajiya. Pelo e vesti strappate in più punti e grossi
lividi
viola in diversi punti,compresi torso e volto era presenti su
entrambe. Tutti si avvicinarono alle due con aria
preoccupata.”
“Sango,Kirara,ma
cosa vi è successo?”,chiese Kagome per prima.
“Un umano...un
umano dalla pelle scura ci ha attacco. Comandava uno stormo di strani
uccelli e io e Kirara siamo rimaste nel mezzo. Siamo riuscite a
respingerlo,ma abbiamo rischiato di restarci secche.”
Miroku
senza dire
una parola si avvicinò a Sango e preda dell'emozione le
strinse le
braccia attorno alla corpo livido e contuso con fare delicato e
gentile. Adesso che sapevano che c'è ne era anche un altro
come
quello la notte sembrava meno sicura e rassicurante di quanto lo
fosse stato all'inizio di quella serata. Quella notte non avrebbero
preso sonno placidamente.
In
quello stesso
istante, nell'Hokkaido,territori di Otsune.
La
dimora della
regina era tenuta sotto stretta sorveglianza dal suo esercito di
servitori,devoti alla regale sacerdotessa delle antiche usanze del
popolo ainu. Questi fieri fanatici erano armati con armi dal disegno
antico,come lance,mazze e pugnali di fattura ormai considerata
soltanto un ricordo dei tempi antichi da chi viveva più a
sud di
quelle gelide terre,mentre li da loro il ricordo era ancora vivo. Ma
ciò che mancavano in sviluppo bellico lo compensavano con
poteri
proibiti e fanatico zelo religioso. Il castello,se così
poteva
essere chiamato,consisteva in un antica struttura megalitica,eretta
in tempi remoti da tribù la cui presenza era stata ricordata
da
monumentali esempi di arte primitiva,come le grandi colonne di
pietra,che di tanto spuntavano tra gli alberi e le radure erbose
presenti nella zona,con evidenti disegni su pietra dall'aspetto e
dalla forma semplice ma gradevole alla vista di chi non sapeva
interpretarli e venerati con rispetto da chi sapeva,o intuiva il
significato. Oltre a ciò i piccoli villaggi nella zona,quasi
alle
pendici delle montagne più interne della regione,erano
composti da
case e casupole molto diverse da quelle del sud. Gli interni erano
composti da pali di legno a fare da sostegno per il tetto e al posto
di solidi muri venivano installate degli intrecci di erba e
paglia,che poi venivano legati tra di loro fino a ricoprire tutta la
strutta,così da essere riparati dal freddo intenso in estate
e ben
protetti dalla brevissima e rara calura estiva,anche se era raro che
ciò potesse avvenire. Al centro dei villaggi,o su zone
rialzate
risiedeva invece l'edificio più importante di queste piccole
comunità rurali,che faceva sia da luogo di culto che da
edificio
amministrativo per conto della regina,il tempio. A differenza di
tutti gli altri edifici era l'unico ad essere costruito con materiali
solidi e resistenti. La base e i muri di sostegno erano fatti di
pesanti componenti in legno di frassino o quercia,poi montante come i
templi shintoisti e buddisti delle zone più a sud del
Giappone,ma la
forma della struttura ricorda più una grande casa e con meno
decorazioni,anch'esse in legno o in osso,ma nessun genere di metallo.
Akira stesso si trovava all'interno di una queste sacre
costruzioni,mescolatosi insieme alla folla. Non era conosciuto dal
grande pubblico salvo che era stato visto insieme alla regina Otsune
e già questo avrebbe dovuto tenerlo in grande considerazione
presso
i locali. Ma continuava a portare vesti e atteggiamenti tipici della
gente altolocata dei territori meridionali e quindi non era
considerato come uno di loro,ma a lui stava bene anche così.
Sapeva
bene qual'era la storia del popolo ainu nei confronti dei
più
affollati e avidi insediamenti più a sud,i cui antenati
erano giunti
da terre al di là del mare per aver sottratto a loro una
terra che
era loro di diritto e che avevano rubato grazie anche all'ausilio di
armi,organizzazione e mezzi più sofisticati dei loro. Per
non
parlare poi della religione,lo shintoismo che adoravano aveva molti
elementi in comune con le credenze dei primi popoli e che poi nel
tempo si era attestato come una religione a parte e che conviveva con
un altra,il buddismo. Ma Akira sapeva che una distinzione simile,per
quanto evidente era inutile da soppesare o confrontare con le loro
attuali condizioni. Nel corso della storia del mondo i culti,le
credenze e le religioni erano state tante e col tempo erano state
soppiantate da altre,che per il tempo e il luogo erano cambiante non
tanto in base alla fede,ma alla necessità del momento. Si
prendeva
ad esempio gli antichi miti delle divinità cinesi che erano
stati
sostituiti con il taoismo,il confucianesimo e il buddismo e
integravano ancora quelle divinità,ma in misura minore e
calcolata
all'esigenza, o come nell'antica Roma, c'era una religione pagana di
base,poi con l'invasione della Grecia avevano assimilato quelle
divinità e le avevano rese proprie,dandogli nomi propri,miti
propri
e credenze proprie e a loro volta sostituiti dal cristianesimo,di cui
gli stranieri erano i portatori in Giappone,tra cui i portoghesi che
si erano installati nella zona più a sud del paese. Comunque
non era
di religione e fede che voleva pensare,lui stesso non era
particolarmente credente,troppo celebrale come persona per affidarsi
ad forze esterne ai suoi campi di studio,come le definiva lui,per
tenerle in considerazione. Era passato ancora per un villaggio nei
dintorni della dimora di Otsume per trovare conferma ad una teoria
che aveva sviluppato riguardo alla tavoletta d'osso che stava
studiando da qualche tempo. Le incisioni scolpite sopra non
sembravano appartenere al popolo ainu in se di per se,ma piuttosto
erano probabilmente state incise ben prima che questo popolo nascesse
come identità vera e propria di questa etnia. Quindi,se
cercare il
significato di quel manufatto avesse avuto un qualche collegamento
con il popolo ainu,allora non era da cercare tra le parole e le
azioni comuni di quella rurale civiltà. Allora aveva cercato
nei
santuari di tutta la zona,passato di villaggio in villaggio alla
ricerca di una qualche similitudine con l'oggetto da lui studiato.
Niente neanche li, Nella credenze del popolo Ainu ci sono molti
riferimenti ad animali,piante ed elementi naturali,sopratutto
l'orso,forse l'essere più sacro per l'intero culto di questo
popolo.
Veniva inciso nell'osso o intagliato nel legno e lo si poteva trovare
al centro di molte feste e rituali,ma nemmeno queste storie e
credenze erano strettamente collegate con la tavola in osso. Se
nemmeno i Kamui dell'Hokkaido potevano aiutarlo in qualche modo
allora tanto vale che lasciasse anche quel tempio e se ne tornasse
indietro,nella sicurezza del castello di Otsune. Oltrepassato
l'ingresso del tempio si trovò di nuovo in strada e
deluso,ma non
scoraggiato tornò indietro. Con i primi passi fuori dal
villaggio si
mise a sorridere a quell'eventualità,un altro mistero di
quel
passato a lui tanto sconosciuto non aveva smesso di nascondere i suoi
segreti. Avrebbe dovuto essere arrabbiato,frustrato e demotivato da
quella mancanza di successo,eppure,lui camminava tranquillo,pieno
della sua forza,del suo vigore e del suo intelletto,ma soprattutto
della sua smisurata fiducia nelle sue capacità. Era
così sicuro di
se stesso che anche di fronte ad un ostacolo così
insormontabile non
riusciva a percepire il senso della sconfitta,la sola idea di non
trovare velocemente una soluzione lo spronava ancor di più a
trovare
una risposta al suo dilemma. Percorreva lentamente la strada che lo
portava al castello della sua tanto devota,quanto lussuriosa alleata
quando all'improvviso,nel mezzo del suo ragionare percepì la
presenza di un gruppo di creature che lo avevano circondato. Li,nel
sentiero innevato e dove la rigogliosa natura del nord faceva da
padrone nella ragione,venne attaccato. Erano in quattro,attaccarono
all'unisono due aggressori da entrambi i lati. Furono veloci,ma mai
abbastanza quanto il maestro templare,che fu in grado di scattare in
avanti,giusto in tempo per evitare tutti e quattro gli attaccanti. Si
girò verso gli attaccanti e poi li vide,erano yorozuku e
indossavano
si pellicce di lupo come tutti gli altri yoro,ma questi portavano
anche dei cappucci in pelliccia a coprirgli il capo e le loro armi
non era della solita pessima qualità tipica delle
tribù. Due di
loro erano armati di katane di ottima fattura,uno,o meglio una
donna,portava delle protezioni aggiuntive ricavate da ossa di yokai
ben lavorate,e che coprivano buona parte del corpo e impugnava una
masakari,una grossa ascia a due mani dalla testa larga con il filo
che scendeva di poco verso il basso ,mentre l'ultimo era armato di
una yari di buona qualità e indossava delle protezioni
più leggere
ricavate dal cuoio. Questi yokai non erano i soliti selvaggi che
vivevano nelle caverne come i loro simile e immaginava che insieme
alle loro armi principali portavano tutti una lama celata sotto uno
dei polsi. Aveva già capito chi erano. Assassini.
Non
gli diedero
nemmeno il tempo di parlare che subito uno dei due spadaccini
attaccò
per primo,seguito subito dalla donna armata d'ascia. Akira si mise
subito in posizione di difesa,con entrambe le mani rimaste aperte in
attesa del colpo,temeva che questi potessero essere realmente abili e
quindi decise di usare una delle sue tecniche personali.
“Manifestazione
della prima luce,corazza dello scarabeo iridescente.”,disse
Akira
in tono calmo e pacato.
I
primi due
attacchi,un colpo di spada dall'alto e una colpa d'ascia sul lato
erano pronti per dilaniargli le carni,come un aratro penetra nella
morbida terra smossa. Ma lui pose a sua difesa le braccia a
intercettare le lame che che avrebbero dovuto aprirlo come un animale
pronto al macello. Le lame colpirono,ma per qualche ragione ignota
agli assassini le braccia che avrebbero dovuto essere tranciate
invece non solo resistettero,ma pararono entrambi i colpi con
efficacia. I muscoli delle braccia erano divenuti abbastanza duri da
fungere come scudi a difesa del corpo,divenuto un armatura. I punti
colpiti emanavano un tenue bagliore di diversi colori,come le scaglie
di una scarabeo illuminate dalla luce di un sole raggiante,dove le
lame della spada e dell'ascia erano inefficaci allo scopo di
danneggiarlo, come se avessero colpito una roccia e questa non avesse
risentito del colpo. Approfittando del loro momento di
incredulità
Akira si mosse rapido come vipera,facendo scivolare un braccio contro
la spada,come lama che cozza contro lama,afferrandogli il polso con
la mano libera e con forza bestiale spezzarglielo come se fosse un
fuscello. Nello stesso identico istante contro la ragazza
afferrò
l'ascia poco sotto la testa di ferro e colse l'occasione di portare
la ragazza verso di se per sferrargli un calcio basso sul lato del
ginocchio più esterno alla sua posizione,provocandogli un
doloroso
piegamento dell'arto e facendola inciampare,cadendo con la faccia
verso il suolo. Più rapido di un soffio di vento si rivolse
allo
spadaccino e con il braccio libero gli sferrò un potente
pugno a
lato del collo,spezzandogli le vertebre cervicali e uccidendolo sul
colpo. La ragazza cercò di rialzarsi più
velocemente che poté,ma
una poderosa ginocchiata nel centro della fronte la colpì
così
forte da frantumargli quella zona della testa e il suono che ne
uscì,fu quello di anguria che viene aperto da un martello.
La fronte
si era aperta e le ossa avevano bucato il lobo frontale del cervello
condannandola a morte certa, ma non prima di aver manifestato dei
forti spasmi involontari dovuti alla perdita del controllo dei
movimenti e agitandosi come un pesce fuori dall'acqua,mentre il
sangue,insieme alla materia grigia,usciva dalla fessura nel cranio
come acqua da una sorgente naturale. Ne erano rimasti solo due e lui
non aveva alcuna intenzione di attaccare,avrebbe potuto ucciderli con
estrema facilità. Ma perché impegnarsi per due
avversari,seppur
modestamente preparati,erano ancora ad un livello di abilità
troppo
inferiore al suo per costituire un problema reale. Rilassò i
muscoli
e tornò ad una posizione neutrale,con le braccia abbassate e
il
volto,che come prima,non si era smosso di un solo muscolo. Tanto
freddo e tranquillo era parso che l'ambiente circostante in confronto
sembrava in piena estate.
“Bene signori,
posso procedere con la vostra eliminazione oppure preferite dare
ascolto al vostro istinto di sopravvivenza e informare il vostro
maestro del chiaro fallimento di questa azione? Come
preferite.”
I
due restarono
fermi nelle posizioni,non un respiro o un cenno di esitazione. I due
rimasti cominciarono a girargli attorno con le armi pronte
all'uso,tenendo a mente i concetti e gli insegnamenti della setta
degli assassini. Anche se era un maestro templare avrebbero assoldato
al loro compito,sia in quanto giovani promettenti della
fratellanza,sia perché come yoro avevano l'orgoglio della
loro razza
e quindi impossibilitati a fuggire. Ne andava del loro orgoglio e del
voto che aveva giurato di mantenere.
“Come volete.”
Akira
tornò in
posizione,ma questa volta cambiò nuovamente tecnica.
“Manifestazione
della prima luce,bagliore del mattino violento.”
Le
braccia era
tenute basse,annullando completamente la possibilità di
restare in
guardia da successivi attacchi. Fin qui nulla di strano,se non fosse
stato per la presenza di piccoli aloni di luce presenti sulle mani e
sui tabi che portava ai piedi. Non seppero come reagire a quelle
parole e decisero entrambi di prepararsi per il combattimento. Ma la
loro azione non avvenne mai,perché nell'esatto istante in
cui fecero
la prima mossa entrambi furono investiti da un fortissimo impatto
così' forte e imprevisto,che le ossa del volto e del
torace,insieme
alle armi e alle protezioni che indossavano furono disintegrati.
Nemmeno il tempo di sentirlo che i due assassini erano morti,con
corpi deformati da quelli che sembravano piccoli,ma numerosissime
contusioni,come se fossero stati picchiati da qualcosa di
estremamente veloce,impossibile da tenere traccia con la vista o
l'udito. Akira invece era in piedi con le nocche e le dite sporche di
sangue e il suo corpo emetteva un leggero vapore,come se il suo corpo
fosse stato uscito da un bagno caldo e il vapore si disperdesse con
evidente presenza al freddo ambiente attorno a lui. Li aveva
picchiati a morte ad una velocità tale che non erano stati
in grado
di percepirlo in alcun modo. Continuando lo scontro avevano segnato
la loro condanna a morte. Osservò i quattro corpi a terra e
subito
gli venne in mente un dubbio su quell'evento: Possibile che ci fosse
anche una sede della confraternita degli assassini così a
nord?
Nelle selvagge terre dell'Hokkaido? E se si da quando erano presenti
sul territorio? I templari non si erano mai spinti così
tanto in la
nel territorio da costruire una base stabile da quelle parti.
Così
lontani dalla civiltà e dal progresso sarebbe stato inutile
per loro
se non prima constatare la presenza di vantaggi sostanziali per
avviare una nuova ramificazione dell'ordine e per questo lui,aveva
preferito stringere un alleanza stabile,per quanto basata sul potere
e la lussuria,piuttosto che perdere risorse preziose in un affare che
poteva essere poco conveniente. Comunque fosse non si sentiva
più in
pericolo per la sua vita,ma temeva che i suoi piani per quelle terre
avessero subito un cambiamento di approccio. La cosa non lo fece
arrabbiare e semplicemente fatto quello che faceva sempre in questi
casi: studiare,pianificare e attuare. Come sempre del resto.
Accelerò
il passo e riprese il suo cammino. Lo studio della tavoletta avrebbe
dovuto aspettare.
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Capitolo 11 *** Una mattina tranquilla ***
Aprì
gli occhi e la
prima cosa che vide fu la nuda pietra di quel buco scavato nella
terra. I suoi occhi si erano ripresi completamente e con il ritorno
della vista il vago timore della cecità era scomparso.
Sesshomaru
non riuscì a sentirsi più sollevato di
così. Insieme al pelo
sentiva di essere appoggiato su qualcos'altro,era carne,morbida e
dall'odore di...ghiaccio. Girò la testa e la
vide,Toran,addormentata
e rannicchiata su di lui,con la testa appoggiata sul petto e il suo
respiro contro il torace avvertì una strana vibrazione,come
se
stesse facendo le fusa e la cosa lo lasciò stranito,ma
tuttavia la
cosa non gli dava fastidio. Si ricordo del giorno precedente e tutto
gli tornò alla mente: Lo scontro con gli Ainu
fiammeggianti,il fuoco
contro i suoi occhi,il soccorso ricevuto e quello strano hanyou che
si era professato sciamano,qualunque cosa fosse di preciso,forse era
una specie di sacerdote. Non che gli importasse molto in
realtà.
Quello che gli importava però era un altra cosa. Da pochi
attimi che
era sveglio gli vennero alla mente altri momenti della giornata
precedente,quando si ritrovò immerso
nell'oscurità e davanti a lui
c'era quell'essere. Non sapeva dire chi o cosa fosse,ma il fatto che
avesse preso le sue sembianze da bambino avrebbe potuto dargli un
indizio sulla sua identità? O cosa volesse da lui? No. Ma
sapeva
solo che quella cosa era di fronte a lui e nell'esatto istante in cui
si stava girando sentiva che altro,nella profondità del suo
essere
quella sensazione,quell'orrida mostruosità,che non aveva
nome,n'è
forma,se non quella di un passaggio nero,su una scala sinistra e
tetra e quella parola scritta sui muri,mostro,più e
più volte
ripetute su quelle strette mura. E ancora una volta sentì la
paura
assalirgli,Toran accanto a lui,la sensazione che la violenza
incontrollata prendesse possesso del suo corpo,doveva
allontanarsi,avrebbe dovuto,Toran non sarebbe stata vittima di quella
vigliacca follia. E invece non si mosse,non perché
irrigidito dalla
paura o perché paralizzato dall'ansia di un nuovo attacco di
cieca
violenza. Era calmo,in pace,credeva che la paura lo avrebbe assalito
e invece era rilassato,rilassato come non mai...Rilassato come non
era da tutta la vita. Con fare delicato portò una mano a
lato del
volto della pantera e gli accarezzò il viso muovendo solo
l'artiglio
sul pollice e con tenerezza sentire la pelle morbida della donna che
lo aveva tenuto al sicuro da se stesso,l'unica che in quel momento
gli aveva offerto un luogo sicuro dove ripararsi quando la tempesta
dentro di lui si faceva più violenta e minacciosa. Lui un
cane,lei
una pantera,i loro clan erano stati nemici per molto tempo,ma aveva
importanza? No,lui era Sesshomaru e lei era Toran,non il cane e la
pantera,non gli eredi dei rispettivi clan, ma solo un uomo e una
donna che avevano dormito insieme,per la prima volta sotto lo stesso
tetto. Certo non c'era stato nessun atto carnale tra i due,non ancora
almeno,ma aver chiarito la questione con lei,ma anche con se
stesso,gli aveva permesso di liberarsi di una buona parte del peso che
si portava dentro e questo,lo aveva alleggerito di molto,sia
nella mente,che nello spirito.
Toran
mugugnò nel
sonno e lentamente aprì gli occhi,all'inizio stralunata e
confusa,poi mise a fuoco ciò che stava osservando e si rese
conto
che una parte del suo viso era appoggiato contro il petto di
Sesshomaru. Lei alzò di poco la testa e si rese conto che la
stava
guardando con fare placido e tranquillo.
“Ciao.”,disse
lei teneramente.
“Ciao.”,rispose
lui di rimando,tranquillo ma non mielato.
“Come ti senti
adesso?”
“Bene,la via vista
è tornata quella di prima e ora sono di nuovo in forze.
“Mi fa piacere.”
Lui
la fissò per un
breve attimo e tornò a guardare il soffitto,cercando di
capire
l'origine di quella sensazione così piacevole.
“Lo sai
Sesshomaru,prima non ci avevo fatto troppo caso,ma fa strano vedere
che hai di nuovo il tuo braccio sinistro.”
“Ah,ci hai fatto
caso solo adesso che mi è ricresciuto?”,disse lui
volendola
punzecchiare sull'argomento.
“Ma no che hai
capito? E solo che a pensarci adesso non lo so,beh in realtà
lo
so,ma non so come dirlo.”
“Dillo come
vorresti dirlo e non girarci troppo attorno,semplice.”
“Pensavo a
ieri,quando i tuoi occhi sono stati colpiti dal fuoco di
quell'hanyou. Ci ho riflettuto solo adesso ed effettivamente la cosa
non ha senso. Il tuo braccio sinistro viene mozzato e poi scopro che
ti è ricresciuto e i tuoi occhi sono rimasti feriti dal
fuoco,
persino Urtak ha detto che si sarebbero dovuti sciogliere e a quella
temperatura posso solo immaginare. Invece te ne esci con una vampata
sulla faccia,un leggero rossore del volto e un fortissima irritazione
agli occhi.”
“E con ciò? Sono
forte è possiedo delle buone capacità di
guarigione,non c'è nulla
di strano o anormale.”
“Non voglio dire
che sia impossibile,ma quando i nostri clan si facevano la guerra mi
è capitato di mutilare qualche cane e non mi pare che
avessero
recuperato le parti mancanti. Devi ammettere che la cosa ha dello
strabiliante. Come ci sei riuscito?”
“Che vuol dire
come ci sono riuscito? E comparso e basta...più la katana
col fodero
bianco che mi porto appresso.”
Tutto
qui come
storia,dai,fai uno sforzo,voglio i dettagli.”
Sesshomaru
stava per
ribattere,ma quando stava per rispondere tornò nuovamente
indietro
nella memoria. Ricordava ancora il primo scontro con Magatsuhi e
l'esatto momento in cui fu avvinghiato con gli innumerevoli yokai di
basso rango. Ricordava il braccio destro,l'unico rimastogli
ferito,avvelenato e quasi inservibile. Combatté a fatica
contro
l'emanazione malvagia della sfera dei quattro spiriti e quegli esseri
normalmente facili da sterminare erano stati in grado di
circondarlo,bloccarlo e schiacciarlo sotto il peso dei loro corpi
deformi,amorfi,disgustosi. Provò a liberarsi ma con un solo
braccio
era dura persino per lui,per la sua forza ormai fiacca e la
resistenza che pareva infinita lo avevano abbandonato. La sua energia
si era esaurita,la sua vita era agli sgoccioli e non c'era molto che
potesse fare. Poi lo sentì. All'inizio era solo un prurito
al
moncone del braccio sinistro,poi divenne più
forte,più forte e
ancora di più fino a diventare intollerabile. Il prurito
divenne
dolore e il dolore agonia,aveva sentito tutto questo solo nel giro di
qualche attimo e poi avvenne...quel raggio verde che gli
restituì la
libertà da quella morsa letale,il braccio è una
spada
nuova,Bakusaiga. A pensarci ora forse la cosa andava esplorata
meglio,dato che non aveva mai sentito parlare di una cosa simile e
tra gli yokai le capacità di riprendere arti e sopravvivere
con
parti completamente mancanti o solo parzialmente,come Shishinki che
era riuscito a vivere senza metà della testa anche dopo lo
scontro
con Inutaisho era sorprendente ed esempi come Tessaiga e Tenseiga
dimostravano che si poteva forgiare armi usando parti come le zanne
per forgiare armi dalle capacità straordinari. Ma adesso si
chiedeva
se anche il recupero del braccio mancante e la comparsa di Bakusaiga
non c'entrasse qualcosa con gli ultimi accadimenti che riguardavano
il suo corpo e la sua mente. In quel momento aveva bisogno di una
spada è una spada,insieme ad un braccio,aveva ricevuto.
Totosai gli
disse che ciò era avvenuto perché aveva superato
suo padre,ma
questo non spiegava n'è il processo né tanto meno
la modalità in
cui aveva ricevuto Bakusaiga. E poi anche Akira durante il loro
scontro sotto il castello,nello spazio indefinito oltre quello strano
Torii,aveva raccolto la spada e l'aveva esaminata con autentico
interesse,come se stesse controllando qualcosa. Quello che Toran
aveva fatto era una domanda,ma allora perché darle una
risposta gli
pareva un dilemma?”
“Io...non lo
so”,disse Sesshomaru intento ad osservare il soffitto,come se
stesse cercando qualcosa tra i suoi pensieri, “Ricordo solo
che ero
in pericolo,avevo bisogno di un arma e di un braccio funzionante...e
quelli apparvero.”
Toran
allungò una
mano verso il viso di Sesshomaru e richiamò la sua
attenzione verso
di lei fissando con sguardo preoccupato.
“Mi spiace. Se ho
detto qualcosa di sconveniente ti chiedo scusa,non era mia
intenzione,io....”
Ma
il cane non la lasciò finire che le chiuse la bocca con le
sue
labbra e lei senza attendere un attimo di più gli
facilitò
l'intento,aprendo la sua bocca ancora di più,unendosi in un
bacio
appassionato e focoso,cosa che solitamente Sesshomaru non sembrava.
Un bacio appassionato,che seppur di breve durata,aveva dimostrato
tutto l'affetto e la sicurezza che solo lui sapeva darle. Non gli
importava quale problema avesse e cosa si celasse dentro di lui,
sapeva chi era veramente nella vita di tutti giorni e lei conosceva i
suoi difetti prima ancora di affezionarsi a lui: Era
taciturno,altezzoso,arrogante,scontroso e tendente alla solitudine.
Ma sapeva anche essere coraggioso,leale,forte,onesto,gentile come
solo lui sapeva esserlo e più di tutto dentro di lui,sotto
quel
comportamento glaciale aveva percepito un fuoco,una fiamma
incandescente che lei era riuscita a intravedere quando lo vedeva
combattere,quando si allenavano,quando l'aveva soccorsa da quel
serpente di fuoco e quando la sera prima lui l'aveva baciata,con
passione e forza,che solo un vero amante sapeva fare. Si
staccò
dalla sua bocca per tornare al mondo reale,pieno di gelo dovuto al
clima invernale che ancora faticava a cedere il passo alla stagione
successiva.
“Sarà meglio che
mi alzi.”,disse lui con tono neutro,“Di stare
chiuso qui dentro
né ho abbastanza.”
Sesshomaru
si scostò
dal candido abbraccio di Toran e si alzò alla ricerca delle
sue
armi,le trovò subito appoggiate alla parete e posata sulla
guardia
di Bakusaiga c'era la piccola lama celata che Ezio gli aveva donato
dopo la sua sconfitta da parte del fiorentino. Essendo già
vestito
quando si era addormentato,non perse tempo,infilando le due lame
nell'obi rosso della sua veste di apprendista assassino e si
legò i
cinturini di cuoio attorno al polso sinistro e fece scattare la
lama,per controllare che quella strana arma funzionasse ancora.
“Toran.”,disse
lui tutto d'un tratto.
“Dimmi cosa c'è?”
“Per caso ho detto
o fatto qualcosa di strano mentre dormivo?”
“No,anzi,non credo
di essermi svegliata per tutta la notte. Credo sia stato tutto
tranquillo.”
“Capisco. Bene,ho
bisogno di prendere una boccata d'aria,qui dentro non si
respira.”
“Vuoi compagnia?”
“Solo se hai
voglia.”
Lei
non rispose,ma
in compenso scattò in piedi il più in fretta
possibile e tutta
energica per la rivelazione che Sesshomaru le aveva fatto ieri sera
si alzò, e si mise subito al suo fianco,non un passo
indietro al
compagno come voleva la tradizione,la figura della donna sottomessa
al marito in quanto compagna dell'uomo,ma di lato,perfettamente
accanto a lui,come un fiero maschiaccio come Toran avrebbe fatto con
l'uomo della sua vita e a Sesshomaru di certo non
dispiaceva,anzi,apprezza questo lato così sfacciato e
provocatorio
in una donna. Lui stesso non avrebbe apprezzato una compagna che lo
avrebbe trattato in una maniera tanto servile. Per quello c'era gia
Jaken. Uscirono entrambi dalla caverna e videro tutt'attorno il lato
della collina illuminato dal luce di un pallido sole,con il cielo
plumbeo e un mattino carico di neve,l'inverno in quella terra teneva
ancora duro. Ma tutto sommato lui apprezzava gli ambienti freddi e
lei era una pantera con il potere dei ghiacci,per loro quella era la
temperatura ideale,anche solo per fare due passi. L'aria del mattino
era carica del gelo invernale non ancora sopito dalla primavera e la
natura tutt'attorno pareva più quieta ed assopita,con i
colori
dell'ambiente più freddi e meno lucenti,ma anche con
ciò quel luogo
appariva comunque bello nella sua naturalezza. Gli occhi
dell'inuyokai riuscirono perfettamente a cogliere tutta la bellezza
di quel paesaggio e non gli dolevano più,segno che lo strano
intruglio che Urtak gli aveva versato nelle orbite aveva fatto
realmente effetto. Sul quel lato della collina pareva non esserci
nessuno,giusto qualche piccolo animale nelle vicinanze,un uccellino
che cinguettava di tanto in tanto o un corvo di passaggio erano gli
unici esseri di passaggio in quel punto. Mossero i primi passi fuori
dalla grezza rimessa e si incamminarono verso il fondo della
collina,così da allontanarsi da chiunque avrebbe potuto
disturbarli
nel loro momento di intimità. Nei minuti che passarono non
si
dissero neanche una parola,solo il suono dei passi sulla neve
soffice,le fronde degli alberi che lasciavano cadere la neve dalle
estremità troppo cariche di quel bianco peso e il silenzio
di
sottofondo,così pieno ma allo stesso tempo vuoto,inudibile
ma
incredibilmente rumoroso,quasi assordante,ma piacevole nel suo
presenza gentile e al contempo rilassante. Forse per questo
Sesshomaru aveva imparato ad apprezzare la compagnia di Toran,lei era
come l'inverno,quando c'era bisogno che facesse più danni di
una
bufera era li che faceva incetta di avversari e quando invece c'era
bisogno che ci fosse una quieta e gelida calma lei era
li,rispettosamente in silenzio,senza schiamazzi,gridolini
isterici,risatine vanitose o sussurri colmi di pettegolezzi e altre
cattiverie che era tipico delle principesse e delle giovani nobili
che aveva incontrato e che lui non apprezzava in alcun modo. Toran
era la ragazza cosa più lontano dall'essere una principessa
che
avesse mai incontrato,esclusa Rin. Aveva un modo di fare molto
più
adatto a un guerriero in tutto è per tutto che ad una
giovane
viziata e per nulla autosufficiente: Sapeva combattere,era d'aiuto
negli scontri,era stata un valido avversario quando ancora cercavano
di uccidersi a vicenda e oltretutto esteticamente parlando era anche
una bella donna. Quindi per cui aveva sentito di sentirsi attratto da
lei e la cosa non gli dispiaceva,anzi,si sentiva bene con
lei,più
che bene. Da quanto tempo non si sentiva così tranquillo? O
meglio,da quanto tempo non si sentiva così
sollevato,così
leggero,così felice? Certo c'era stata quella volta che Rin
era
morta per la seconda volta perché era finita negli inferi e
lui si
era sentito felice che lei fosse di nuovo tra i vivi,poiché
sua
madre era intervenuta usando la pietra meido. Ma questa volta era
diverso, non era felicità intesa per qualcun altro,cosa
più unica
che rara,ma stavolta per se stesso. Da quanto non si era sentito
felice per se stesso? Da quanto non aveva provato una sentimento di
allegria o una qualunque emozione che si avvicinasse alla
felicità,alla pura,semplice gioia fine a se stessa? Non lo
ricordava. Ma in fondo poteva essere considerato anche normale
considerato che da quello che ricordava della sua vita: suo padre non
c'era quasi mai,sua madre c'era ma sembrava volerlo tenere a
distanza,non aveva amici,ma la pratica di avere un amico tra i
Dayokai era rarissima,se non inesistente dato che come tipologia di
yokai erano quelli che tendevano di meno ad avere una vita sociale,
essendo considerata uno spreco di tempo e risorse. Poi c'è
stata la
morte del padre,il risentimento verso il fratellastro più
piccolo e
la sua continua ossessione per il raggiungimento del potere assoluto.
Con tutto questo carico di negatività come poteva un
qualunque
essere,anche se un dayokai,essere felice? Forse,chissà,non
ci aveva
mai pensato,ricordava brevi momenti di quiete per il suo animo
instabile. L'anima del guerriero senza meta e senza luogo a cui
tornare,forse da Rin,ma doveva vivere tra gli umani,la stessa razza
che le aveva fatto del male e forse l'unica razza che avrebbe potuto
dargli un vero posto dove restare. No,la sua era una natura in
continuo movimento,incapace di restare in un solo ed unico luogo per
troppo tempo. Troppi luoghi da vedere,troppi avversari da
affrontare,troppi pericoli da affrontare e troppe terre che ancora
doveva conoscere e chissà quando,un giorno avrebbe
attraversato il
mare e sarebbe giunto nel continente. Ma in quel momento,in
quell'esatto istante della sua vita,in quella mattina,in quel preciso
punto in cui posò nuovamente il suo passo silenzioso....a
lui,di
tutto quello che aveva ambito,di tutto quello che aveva desiderato,di
tutto quello che voleva afferrare e conquistare di proprio
pugno....non gli importò nulla. Si guardò attorno
e vide gli alberi
che lo circondavano,la neve a terra e il cielo grigio. Vide
l'orizzonte colmo di natura incontaminata,pulita e priva di qualsiasi
dominatore assoluto,umano,yokai,bestia o dio che sia. Solo il mondo
e la sua natura,con le sue piante e i suoi animali,i suoi cicli e i
suoi tempi. Avanzare senza correre,andare avanti nella vita,senza
prendere né più né meno di quello di
cui aveva bisogno,senza
ambire e senza desiderare nulla che non fosse già di suo
diritto
prendere. Non come l'essere più forte tra tutti ma solo come
cane,seguendo solo una vita tranquilla e placida. Niente terre da
conquistare,nessun territorio da reclamare o nessun nemico sui cui
trionfare,solo una vita spesa nella pace e nella quiete di un
esistenza lunga e serena. Già...serena. Ma poi
tornò con la mente
agli ultimi avvenimenti: la comparsa di Ezio,Akira, quegli strani
oggetti dal potere sconosciuto,gli assassini,i templari,Jin,Hichin e
la porta. Quella dannata porta nera che conteneva,cosa? Cosa poteva
esserci di così brutto da spaventarlo? Da fare in modo che
la
violenza prenda il controllo della sua razionalità? E quel
bambino
che era chiaramente se stesso da giovane...cosa aveva detto? Temet
Nosce? Che significava? Era una frase? E se si a quale lingua
apparteneva? Non certo Giapponese questo era sicuro. Che fosse
cinese? No, era capitato di tanto in tanto,quando era più
piccolo,di
sentire sua madre ripetere alcuni frasi di quella lingua. Lui non
conosceva il significato ma dal modo in cui lei la parlava,in maniera
fluente e aggraziata non sembrava cinese. Ma allora da dove? E
perché
mai gli aveva detto quelle esatte parole? Una cosa era certa, se
avesse vissuto una vita tranquilla non avrebbe trovato risposta alle
mille domande che tormentavano la sua mente. Ma quella mattina era
tranquillo e anche se i dubbi tornavano si sentiva quieto,sapendo che
accanto a lui c'era la donna che lo aveva salvato da se stesso. Per
la prima volta dopo tempo immemore poteva dire di sentirsi in una
maniera a lui non comune...in pace.
“Toran,c'è una
cosa che volevo dirti”,chiese Sesshomaru di punto in bianco.
“Dimmi.”,disse
lei distrattamente mentre osservava il paesaggio e seguiva il suo
compagno.
“Da quando siamo
partiti dal villaggio degli assassini ti sono stato sempre lontano e
preferivo non avvicinarmi per paura di farti del male. Non volevo che
accadesse di nuovo quello che era successo quella mattina. Se nel mio
comportamento ti ho fatto male o ti ho offeso in qualche modo sappi
che non era mia intenzione.”
“Lo so,solo mi
faceva male vederti così isolato. Te ne stavi sempre per
conto tuo e
a malapena parlavi o ti rivolgevi a me o ad Ezio per chiedere o dire
qualcosa. Se sono stata male e perché tu non stavi bene e
questo
faceva stare male anche me. L'importante però e che ora ci
siamo
chiariti.”
Lui
la osservò per
un attimo e si soffermò sul volto di lei,felice e
rilassato,smise di
camminare. Durante il viaggio si era accorto di come l'umore di Toran
era andato a farsi sempre peggio. A volte gli capitava di scrutarla
di nascosto negli attimi di riposo tra l'inizio di una marcia
è un
altra,di quando guardava altrove pensando a chissà cosa con
sguardo
triste oppure la notte,quando lui dormiva distante dagli altri e si
accorgeva di Toran che lo guardava di tanto in tanto prima di
addormentarsi e lui,in silenzio,faceva finta di
dormire,perché anche
da sveglio non avrebbe saputo cosa dirgli per farla stare meglio e
nonostante l'attrazione che aveva sviluppato per lei lui non sapeva
dichiararsi o aprirsi,cosa che dato il suo carattere non era impresa
facile. Ma ora la guardava e la vedeva raggiante di vita,di una
felicità tale che sembrava quasi una ragazzina e in parte
gli
ricordava il carattere infantile di Rin,mista alla consapevolezza e
di essere donna e anche guerriera,che gli donava quel fascino che ora
lo rasserenava,anche se non lo dava a vedere.
“Si,lo penso anche
io.”,disse lui come catturato da quella visione di donna che
aveva
imparato ad amare.
Lui
si sedette sulla
neve e poggiò la schiena contro uno dei tanti alberi della
zona,abitudine che gli piaceva sempre fare tutte le volte che
camminava in una foresta o in un bosco,era un abitudine costante da
quando aveva memoria e invitò Toran a fare lo stesso. Lei
tuttavia
sembrava piena di vita e in qualche modo irrequieta,a tal punto da
preferire di stare in piedi piuttosto che seguirlo. Lui dal canto suo
la osservò un attimo,poi distolse lo sguardo e
tornò a fissare il
mogio orizzonte invernale di quella gelida mattina.
“Sai,ancora non
riesco a crederci,noi due che formiamo una coppia. Secondo te quante
possibilità c'erano che una cosa simile
succedesse?”,chiese lei
incapace di trattenere una genuina e infantile felicità.
“Direi
poche,considerato che non avevamo motivi per rincontrarci.”
“Già,anch'io non
lo avrei mai detto. Però sai, a volte mi piace pensare che
certe
cose accadono per una ragione,allora com'è possibile che io
e te
siamo giunti a questo punto?
“Intendi il
destino? No, mi rifiuto di credere che le cose accadono per una
qualche ragione mistica o perché un entità
sconosciuta a voluto
così. Da quando sono al mondo ho fatto quello che ho fatto
perché
l'ho voluto io,non perché qualcuno mi ha istigato o
costretto,ma
perché ho sentito la necessità di farlo.
Quindi,se sono giunto in
questo luogo sperduto,per dare la caccia ad Akira l'ho voluto io,se
ho seguito quell'umano in una questa guerra segreta e perché
l'ho
voluto io. Nessuno controlla la mia vita. Io sono io e io seguo solo
la mia volontà,questo è quanto.”
“E il nostro
amore?”
Sesshomaru
rimase
per un attimo in silenzio e continuò a contemplare il
glaciale
paesaggio di fronte a lui. Poi alzò lo sguardo verso Toran e
la
fissò con un espressione che nemmeno lei seppe definire.
Forse
triste o pensieroso,ma non era il volto freddo e statuario con la
quale era abituata di solito.
“Non conosco
l'amore e non so come funziona,so solo che quello che provo nei tuoi
confronti e autentico e reale. Non ho mai provato niente per
nessun'altra donna fino ad ora.”
Lei
si avvicinò di
qualche passo verso di lui e sostenne il suo sguardo,quasi fosse una
sfida.
“E cosa provi
quando mi guardi?”
L'ennesimo
silenzio
da parte sua,l'ennesima raccolta di pensieri prima di esprimerli. Non
era mai stato bravo a dimostrare quello che sentiva verso le altre
persone. Certo,gli riusciva facile dimostrarsi
scontroso,disgustato,furente o distaccato con qualcuno che non gli
piaceva ed era in grado di esprimerlo con facilità e senza
blocchi
di alcun tipo. Ma quando si trattava di rivolgersi a qualcuno con
parole affettuose,piene di tenerezza,di rispetto e gentilezza non
sapeva che termini usare. Si sentiva bloccato dalla sua stessa
mente,come se non riuscisse non solo ad esprimere quello che
sentiva,ma addirittura lui stesso non trovava le parole da usare.
Forse per mancanza di abitudine ,forse perché non era
portato a quel
genere di sentimenti oppure semplicemente non sapeva come fare
perché
di sentimenti del genere li aveva provati di rado,quasi mai per
giunta e non riusciva ad esprimersi come voleva.
“Attaccamento...sento
il bisogno di sapere che sei felice con me e che tu sia al sicuro. Ma
sento la necessità di averti accanto a me,di sentire che mi
sei
accanto,di sentire l'odore dei tuoi capelli che mi rammentano il gelo
della neve fresca,il tocco della tua pelle che al tatto mi pare seta
e la voglia incontrollabile della tua carne a contatto con la
mia,anche se ancora non ti senti pronta. Questo e quello che provo
quando ti guardo...e farei tutto il necessario affinché
questo
sentimento,se così posso definirlo,non muoia mai.”
Toran
rimase colpita
da quelle parole. Se avesse semplicemente saputo quale fosse la
verità su ciò che provava Sesshomaru verso di lei
allora possedeva
già la risposta poiché la sera prima ebbe modo di
verificare
direttamente quello che ardeva nella sua passione. Ciò che
voleva
veramente in quel momento era sapere quale percezione avesse lui
stesso dei suoi sentimenti e adesso ne aveva la conferma. Non
scherzava affatto quando parlava in quella maniera,non che lo avesse
mai fatto prima ovvio,ma era davvero così che vedeva
l'amore?
Possibile che gli riuscisse così faticoso dirgli
semplicemente ti
amo? Forse avrebbe potuto,ma lui aveva fatto un esatta descrizione di
quello che percepiva verso Toran in una maniera talmente dettagliata
che sembrava più un attenta analisi su quel sentimento tanto
tenero
quanto complicato. Ti amo per Sesshomaru erano parole di difficile
pronuncia,ma l'amore che sentiva gli riusciva più facile
esprimerlo
con le azioni che con le parole. Ma forse era meglio
così,poiché
parlare erano bravi tutti,ma a conti fatti erano i gesti quelli che
aveva significato e quel cane era più bravo a dimostrarlo
con la sua
vicinanza silenziosa,che con belle parole prive di sostanza. Gli
occhi di lei si intenerirono e senza preavviso lei si
abbassò
poggiando le ginocchia sul bianco terreno e con un rapido movimento
della testa accorciò la distanza dal suo viso stampando la
sua bocca
contro quella del suo amato. Lui impiegò un niente a
rispondere e
con leggero vigore più di quello di Toran. Le loro labbra
premevano
le une contro le altre in un turbinio di calda e caotica passione
mentre si assaggiavano a vicenda. Lui la prese con entrambe le mani e
con forza gentile la trascinò a se,avvolgendola con entrambe
le
braccia attorno alla vita mentre con il suo ardore reclamava quella
ragazza come sua. Si persero l'una nell'altro,mentre si esploravano
dolcemente a vicenda e il loro bacio si faceva più ardente
del fuoco
e più frenetico di un lotta. Si staccarono
lentamente,ricercando
l'aria fredda del mattino e la ragione tornò in loro.
Sesshomaru
sapeva che non era pronta e lui non l'avrebbe presa con la
forza,né
tanto meno l'avrebbe indotta ad accoppiarsi li,in quel momento e in
quel luogo come animali in calore. Anche se la tentazione era forte e
il suo istinto lo spingeva a voler affondare il suo vigore dentro di
lei,non lo avrebbe fatto. Vedeva benissimo come Toran,per quanto
intenzionata e deliziata all'idea,era ancora acerba e inesperta
riguardo a quell'argomento e lui non avrebbe approfittato di una tale
ingenuità,poiché ne andava del suo orgoglio,del
suo onore e di
quello che la pantera rappresentava per lui. Si guardarono per un
singolo istante,chiusero gli occhi e si appoggiarono fronte contro
fronte,riprendendosi da quel gesto così naturale ed
improvviso.
“Ti amo
Sesshomaru.”
Lui
aspettò un
attimo prima di dare la sua risposta.
“Anch'io...ti
amo.”
Sentendo
quelle
parole gli occhi azzurri della pantera si inumidirono e presa ancora
una volta dall'emozione si abbandonò nuovamente contro il
corpo
dell'inuyokai,appoggiando la testa contro la spalla di lui,mentre con
l'olfatto cercava l'odore di lui,così forte e delicato allo
stesso
tempo. A lui non dispiacque quella posizione e se restarono li,fermi
contro l'albero,ancora alla ricerca l'uno dell'altro e adorando ogni
singolo istante che ora stavano passando insieme. Sesshomaru non era
abituato ai momenti di tenerezza e nella sua longeva vita non erano
mai stati molti i momenti di tale armonia o di felicità in
generale.
Da che ricordava scontri e battaglie erano stato l'epicentro della
sua esistenza e man mano che avanzava con l'età la ricerca
di altri
combattimenti aveva alimentato e motivato il suo spirito guerriero,ma
ora si chiedeva se c'era spazio anche per quei sentimenti che aveva
considerato solo una cosa da deboli,ora gli parevano nutrirlo con un
altra energia,diversa da quello che lo spingeva spasmodicamente in
avanti verso un nuovo conflitto e una nuova affermazione di potere.
Sarebbe stato bello in effetti...se non fosse che era stata
quell'intensa e violenta energia lo aveva condotto così a
nord,nelle
selvagge terre del nord,dove il suo nuovo nemico,Akira,si era spinto
così all'interno di quelle che a Sesshomaru parvero delle
terre
selvagge,abitata da creature con costumi e poteri che non aveva mai
visto prima. Akira si nascondeva li,da qualche parte a
complottare,organizzare piani e attaccare quando più gli
avrebbe
fatto comodo,in questo era perfettamente uguale a Naraku. Lo avrebbe
trovato,lo avrebbe combattuto e questa volta gli avrebbe fatto
pentire di essere nato,fosse anche stata l'ultima cosa che gli
restava da fare prima di morire e avrebbe fatto di tutto
perché la
cosa si avverasse. Ma ora,l'unica cosa che avrebbe fatto sarebbe
stato godersi quel breve momento di pace con la donna che aveva
scelto come compagna e finché sarebbero stati insieme
avrebbe potuto
contare l'una sull'altro e viceversa,poiché lei lo aveva
aiutato a
tenere a freno la strana anomalia che aveva invaso la sua mente
è
aveva sanato le ferite dentro la sua anima. Perché mai lui
non
avrebbe dovuto ripagarla in egual misura?
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Capitolo 12 *** Collaborazione ***
Passò
poco più di
un ora quando i due decisero di tornare in mezzo agli yoro,volendo
anche sapere com'era la situazione in mezzo al campo. Da quando
Sesshomaru e Toran rimasero da soli dalla sera precedente non ebbero
notizie di come fosse la situazione tra i lupi,anche se sapevano che
erano stati in grado di respingere l'offensiva delle forze di
Otsune,non sapevano nello specifico com'erano messe le forze di Koga
e forse ci sarebbe stato bisogno di pensare anche al da farsi,ma per
ora Sesshomaru sarebbe rimasto a guardare la situazione senza
intervenire direttamente. Sarebbe rimasto in disparte il più
possibile,ma disponibile a combattere ancora una volta se fosse stato
necessario. Pur non essendo legato ai problemi a quella
tribù di
lupi sapeva che aveva un debito con loro,in quanto era stato
ospitato e curato e che gli piacesse o no,ora avevano un motivo
più
che valido per restare con Koga e Urtak,per quanto avrebbe preferito
proseguire solo con Ezio e Toran,anzi,solo con Toran. Toran fece da
guida all'inuyokai,facendogli strada attraverso un percorso che si
divideva tra la cima della collina,dove risiedeva la maggior parte
degli yorozuku e una stradina secondaria,che portava all'interno di
una delle antiche gallerie scavate nella collina e dalla quale Toran
e Ayame fecero uscire Sesshomaru in una maniera non proprio
facile,passando in quel punto gli disse scherzando che era pesante da
trasportare e più seriamente aggiunse che durante il
tragitto per
portarlo al sicuro era come se non fosse cosciente e che lui si
trascinava in avanti più per inerzia che per
volontà propria. Lui
annuì con la testa come per fargli capire che aveva capito
ma in
realtà sapeva bene cosa aveva vissuto in quel momento
è non voleva
parlarne con la pantera,per non farla preoccupare si era detto,ma
forse il motivo era che anche lui non avrebbe saputo cosa rispondere
a riguardo e semplicemente continuò a camminare. Mentre
continuavano
nel loro tragitto Sesshomaru vide ancora quelle colonne di
pietra,antiche e anche quelle nascoste in mezzo alla vegetazione,con
i ninnoli e gli amuleti appese alle colonne per mezzo delle
cordicelle di cuoio. Poi ancora le pietre con le incisioni,anch'esse
antiche e difficili da comprendere,chissà come mai c'erano
così
tanti resti di quello strano passato di cui lui aveva visto solo un
pezzetto,ma che per lui era misterioso e allo stesso tempo
inquietante. Un passato della quale non sapeva nulla e dalle quale
capiva ancora meno,con tutti quegli inuyokai ben lontani dagli sfarzi
della corte e dalle nobili origini che si era immaginato. Quello che
vide in realtà era gente non così diversa dagli
yoro,anche loro
vestiti di pelle animale e armati al peggio con bastoni e pietre,con
l'unica differenza di quello yokai,Ichiin,come aveva detto di
chiamarsi o come lo aveva capito lui. Lui pareva diverso,sia nei modi
che nell'aspetto,meno rude e più civile e poi c'era la sua
arma,un
pugnale dalla lama metallica,a pensarci ora gli sembrava strano come
quell'arma appariva più sofisticata ed evoluta in confronto
a tutte
le altre che aveva visto in quella visione. E poi c'era quella
tavoletta,quella dannata tavoletta di pietra dallo funzione e lo
scopo così ignoti,proprio come quella sfera che portava
Ezio,prima
di consegnarla a Yuki,anche quell'oggetto lo inquietava. Non sapeva
cosa fossero,non sapeva come funzionavano e non sapeva quale fosse la
loro funzione. Ma una cosa era certa,qualunque cosa fossero e quale
fosse la loro vera natura,non erano di questo mondo. La sua mente
tornò al presente quando si accorse che una figura in
lontananza
stava scendendo verso la loro direzione.
“Buongiorno,dormito
bene stanotte?”
Era
Ezio,che era
venuto loro incontro con passo calmo e adagio,come se stesse facendo
una passeggiata,rivolgendosi a due yokai con spirito leggero,com'era
solito rivolgersi alla gente.
“Si...non ci sono
stati problemi a riguardo.”,disse Toran titubante riguardo a
rivelare maggiori informazioni alla notte scorsa.
“E per quanto
riguarda la tua vista ragazzo? Pronto a scendere nuovamente in
campo?”,chiese il fiorentino rivolgendosi a Sesshomaru,mentre
quest'ultimo lo guardava con espressione rigida e statuaria.
“Una banale
irritazione,nulla cui tu ti debba preoccupare.”
“Simpatico e di
buon umore come al tuo solito,mi fa piacere. Comunque andiamo,questa
mattina non avremo tempo per stare fermi.”
“Perché che
succede?”
“Questi tizi hanno
deciso di spostarsi è andare da un altra parte. Vi spiego
strada
facendo.”
Salirono
ancora
seguendo l'incappucciato con nuova e rinnovata curiosità.
L'avevano
visto scendere solo per venirgli incontro e ripercorrere la stessa
strada,ma questa volta in salita e per lo più
così presto.
Qualunque cosa fosse sembrava non ci fosse tempo da perdere.
“Allora,cos'è
questa storia dello spostarsi? Per caso riguarda l'attacco di ieri
sera?”
“Si e no. Pare che
il loro capo,Koga se non ho capito male il nome,ha deciso di spostare
la sua gente verso un luogo più sicuro,su consiglio
di...quel tipo
barbuto...con le corna da cervo....”
“Urtak?”
“Si lui,diceva di
aver ricevuto un messaggio dal vento,che gli diceva di dirigersi
verso un altro posto,dove sarebbero stati al sicuro,anche
perché in
quel posto pare che siano stati trovati i sopravvissuti dell'altra
metà della tribù. Vai un po' a capire come
funzionano le cose in
questo mondo...”
“E questo luogo
dove cosa sarebbe di preciso?”
“Non l'ho ben
capito,ma pare sia una specie di tempio o un luogo sacro. Se vuoi i
dettagli chiedi a lui,io mi sono allontanato per avvisarvi quando ho
saputo di un altra novità.”
“E sarebbe?”
Ezio
si fermò un
attimo,girandosi ad osservare i due yokai,guardandoli con i suoi
occhi da rapace in un espressione che di spensierato e rilassato
avevano ben poco.
“Secondo quello
che ha detto Urtak pare che anche li ci siano alcuni resti del
passato,che corrispondono agli stessi resti presenti nel ventre di
questa collina.”
Sesshomaru
non disse
nulla ma dal suo sguardo ora al posto del vacuo interesse per le
parole di Ezio era comparso un autentico bagliore di
interesse,evidente anche dall'espressione più attenta e
decisa
prima. Ora Ezio poteva dire che Sesshomaru gli stava dando tutta la
sua attenzione.
“Sicuro che abbia
detto esattamente così?”
“Si certo.”
Sesshomaru
non seppe
cosa dire. Iniziò a guardare un punto nel vuoto mentre la
sua mente
elaborava altri pensieri riguardo a quei nuovi avvenimenti. Gli venne
in mente la figura dell'hanyou e gli tornò alla mente il
modo in cui
lo aveva visto per la prima volta il giorno prima. Ricordava ancora
come lo stesse aspettando vicino al fuoco,mentre le piccole lingue
fiammeggianti illuminava no scarsamente quella grande camera
sotterranea con tutte quelle grandi e numerose scene di vario genere
dipinte sui muri. Ricordava la coppa con quella miscela disgustosa e
il suo viaggio a ritroso nel tempo. Ricordava la barca,il mare in
tempesta,la tavoletta,l'accampamento degli inuyokai,la donna con la
grande ascia,l'attacco dei lupi,la tavoletta e lui,Hichin,quel
misterioso individuo che tanto gli assomigliava. Ma in
realtà
c'erano anche altri due dettagli non meno importanti in quella strana
esperienza che aveva vissuto,Jin e il cielo rosso. Jin si era
manifestato in quella visione che non aveva nulla a che fare con lo
strano e inquietante mondo che aveva dentro di se è la sua
presenza
li aveva la sua importanza,da quello che ricordava anche quel suo
sosia assassino aveva cercato informazioni su quell'altro
più
antico,che non stesse dicendo qualcosa a riguardo,oltre a quello che
già non gli rivelava? E poi cos'era quale cielo rosso? Con
la luce
di quel finto sole che si faceva sempre più calda
è soffocante,a
tal punto da farlo bruciare dall'interno? Non sapeva dare una
spiegazione a riguardo e la logica di quella situazione andava contro
ogni buon senso.
“A chi dovrebbe
capitare questa disgrazia?”
“A tutti noi?”
Si
ricordò delle
ultime due frasi dette dalla ragazza con l'ascia in osso e
Hichiin,disgrazia?A cosa si riferiva? Che la tavoletta c'entrasse
qualcosa? E se si in che maniera? Non ebbe tempo per porsi altre
domande che fu riportato alla realtà da una delle pochi voci
di cui
poteva realmente fidarsi.
“Sesshomaru,Sesshomaru
che ti succede?”
L'inuyokai
non
prestò attenzione alle parole di Toran e puntò il
suo sguardo
direttamente verso la cima della collina mentre sul suo volto,poco
alla volta,prese forma un espressione carica di indignazione e
nervosismo. Se quella mattina era partita come un momento di
benessere e gioia personale ora rischiava di mandare in malora tutta
la calma e la quiete che aveva acquisito sarebbero andate in malora.
Ma si trattenne,non si fece prendere dalla furia né tanto
meno dal
suo orgoglio e si limitò a osservare la cima della collina e
pensando che anche quel giorno aveva prefissato l'ennesimo obbiettivo
da raggiungere per comprendere i misteri dalla quale ormai era
sommerso fin sopra la testa. E adesso sapeva a chi chiedere per avere
altre informazioni su quanto stava succedendo,o almeno in parte,ma
era sempre meglio che ritrovarsi con nulla in mano. Si riprese dalla
ferocie elucubrazione dei suoi pensieri che di tanto in tanto non gli
volevano dar tregua,mentre i suoi occhi si riempirono di quella
luce,di quella scintilla,che dava fuoco alla sua mente e gli
permetteva di arrivare alle soluzioni che lui agognava ardentemente.
“Mi è appena
venuto in mente,che devo parlare con qualcuno. E quel qualcuno mi
deve delle risposte.”
“Di chi
parli?”,chiese Ezio con calmo.
“Di Urtak. Potrei
sbagliarmi ma credo che ci abbia nascosto qualcosa è non
parlo solo
di noi.”
“Sei sicuro di
quello che dici? Le tue sono accuse gravi,ammesso che tu lo stia
accusando di essere una spia o un traditore.”
“Non sono sicuro
di quali siano le sue intenzioni,ma sono certo che non mi ha rivelato
tutto quello che aveva da dire.”
“Quindi che
intenzioni hai?”
“Non lo so,ma
appena lo vedrò dovrò fargli un paio di domande.
E se non intende
collaborare...”
Sesshomaru
non
terminò la frase che appoggiò il palmo della mano
sul manico
Bakusaiga e fece in modo che lo vedessero entrambi.
“Lo farò parlare
io.”
Ezio
e Toran lo
osservarono con cupa insicurezza,facendogli intendere che non erano
troppo concordi con quella situazione,ma lui restava fisso sulla sua
decisione.
“Stai attento
ragazzo,questa gente ci ospita è ci ha dato un riparo per la
notte e
noi in cambio li abbiamo aiutati a difendersi. Potrebbero essere le
uniche facce amiche che incontreremo qui,quindi ti chiedo una sola
cosa. Agisci,ma con prudenza.”
Sesshomaru
fissò
per un attimo Ezio con un sguardo accigliato,segno che sembrava
infastidito dall'atteggiamento cauto e guardingo dell'umano,che
contrastava in maniera completamente opposta al suo modo di fare.
“Non prometto
niente.”, disse Sesshomaru togliendo la mano dalla spada e
riprendendo a camminare,superando Ezio e Toran,che rimasero fermi a
guardarsi tra di loro.
“Almeno la sua
prima intenzione non è infilzarlo. Direi che è un
notevole
progresso dato il suo caratteraccio.”,disse Ezio ironicamente.
“Già.”,disse
amaramente Toran accorgendosi come l'inuyokai era tornato al suo
solito umore.
Una
mattina che
sembrava essere cominciata così bene stava degenerando
nell'ennesima
ricerca di informazioni che riguardavano i problemi di Sesshomaru,che
ancora una volta trascinavano lo scontroso guerriero in un altra
marcia verso una risposta,che poi si sarebbe tramutata in un altra
domanda. Non impiegarono più di quindici minuti a percorrere
quel
versante della collina dal punto in cui si trovavano e una volta
giunti in cima Sesshomaru e Toran si accorsero della relativa
confusione che si era sparsa nella tribù dei lupi. Gruppi di
donne e
bambini raccoglievano le poche cose che avevano con se,come
vasellame,utensili di vario genere e pellicce ricavate dagli animali
uccisi e poi usate per farne indumenti e protezioni di cuoio per i
guerrieri della tribù. I guerrieri invece,di tutte le
età
comprensibili tra i ragazzi e più anziani,ma ancora in grado
di
combattere impugnavano spade e lance,archi e giavellotti,tutti pronti
a difendere i loro cari,i compagni,il loro capo e la sua
compagna,attenti a non lasciarsi prendere dal desiderio del
combattimento. Sesshomaru non aspettò gli altri due e si
mescolò
insieme alla folla disorganizzata degli yoro,mentre il continuo
spostarsi di quei lupi ostacolavano la sua ricerca,mentre il loro
odore,per nulla gradevole al suo olfatto,gli impediva di trovarlo con
accuratezza nella calca che lo circondava.
Provò
allora a
basarsi solo sulla vista,ma tale era il disordine,di gente che andava
e veniva tutti in preda ad una fretta del diavolo talmente
incontrollata,che tra poco si sarebbe aggrediti l'un l'altro tale era
la confusione che regnava. Poi,per un colpo di fortuna o un
attenzione particolare per i dettagli,nemmeno lui era sicuro di come
ci fosse riuscito,vide Urtak in lontananza. Fu solo per un attimo,ma
gli parve di aver visto un palco di corna appartenenti ad un fiero
cervo maschio e senza pensarci troppo si mosse spinto da una sete di
informazioni così grande,che smaniava di estrarre la lama di
Bakusaiga se non avesse ottenuto ciò che voleva. Voleva
sapere e lo
voleva sapere adesso,ora,più che mai,forse anche per via
dell'esperienza vissuta quando aveva perso momentaneamente la
vista,forse perché aveva viaggiato per un mese a piedi da
sud a
nord,quando avrebbe avuto ben altri mezzi per fare più in
fretta o
magari perché il solo fatto che qualcuno gli avesse nascosto
qualcosa per l'ennesima volta era la goccia che traboccava dal vaso e
questa volta avrebbe saputo la verità,chiara e concisa per
filo e
per segno. Si fece spazio tra i membri degli yoro quasi non
esistessero,facendosi spazio tra quelli che per lui sul momento erano
solo ostacoli sulla sua strada e i lupi che incrociava gli davano una
breve occhiata al suo passaggio,non essendo abituati alla vista di
Inuyokai. Vedeva solo lui in lontananza,Urtak,intento a fare qualcosa
per terra,vicino a dei lunghi accumuli di pellicce di lupo stese al
suolo e da sotto di esse sentiva il dolciastro odore di putrefazione
dei corpi morti da poco tempo. Lo raggiunse,lo vide ancora a
terra,intento ad agitare ritmicamente un piccolo arbusto ricolmo di
foglie,mentre gettava una manciata di neve mista a terra e una
manciata di sassolini sopra i le pellicce,che solo in quel momento
Sesshomaru si accorse che avvolgevano al loro interno qualcosa di
rigido e statico. Erano dei corpi e quello che stava eseguendo Urtak
aveva tutto l'aspetto di un rito funebre,cosa che si poteva intuire
anche per alcuni piccoli ninnoli fatte con sassolini e piccole ossa
non ben definite e a fianco di alcuni involti erano posate delle armi
come lance o spade,molto probabilmente posate vicino al corpo dei
proprietari.
“L'attacco che
abbiamo subito ha portato via la vita ad alcuni membri della
tribù
di Koga,alcuni erano guerrieri mentre alcuni sono degli anziani,ci
sono anche due donne e un bambino. Morti che per mano di coloro che
hanno scelto di seguire gli ordini di una regina scellerata,che si
ritiene più vicina ai Kamui di quanto in realtà
se ne stia
allontanando. Perché permettiamo al mondo di essere dominato
dai
folli e dagli stupidi? Io questo non lo capirò
mai.”
Fu
Urtak a parlare
mentre dava gli ultimi colpi con il piccolo vegetale e poi lo posava
delicatamente in mezzo ad alcuni corpi e in quel punto preciso
né
scaturì una piccola cupola di aura sacra,molto simile a
quelle che
sacerdoti e maiko erigevano nelle zone più a sud del
paese,ma con la
differenza che da questa veniva rilasciata un aroma fresco e
profumato,al naso del cane pareva un misto di muschio,acqua di fiume
e abete. Sesshomaru fu sul punto di parlare e appena aprì la
bocca
fu interrotto senza il minimo preavviso.
“Ho bisogno di
parlarti,ma non qui,seguimi.”,disse Urtak,mentre si rimetteva
in
posizione eretta,per poi incamminarsi lentamente verso la folla.
Da
un punto di vista
personale Sesshomaru non seppe esattamente cosa provare in quella
situazione,se restare tranquillo perché le cose erano andate
a
favore delle sue intenzioni,oppure arrabbiarsi per essere stato
trattato semplicemente come uno sprovveduto che era stato considerato
dal diretto interessato,solo perché si era trovato al posto
giusto,nel momento giusto,ma per le motivazioni sbagliate. L'unica
cosa certa era che confuso,di questo poteva essere sicuro. Decise di
seguirlo,anche se non era quello che voleva,anche se non era sua
intenzione creare un putiferio,cosa che con quel caos non era il
meglio e d'altronde non gliene veniva niente in mano,perciò
fece la
cosa meno dannosa e si incamminò anche lui. Gli stette
dietro, a
qualche passo di distanza e nel seguirlo si accorse di un fatto
curioso che riguardava l'atteggiamento degli yorozuku verso l'hanyou.
Sesshomaru sapeva che gli yoro erano individui fieri e
spavaldi,pronti alla battaglia e difficili alla ritirata,persino
Sesshomaru che camminava in mezzo a loro,un dayokai,era trattato come
se fosse uno qualsiasi,uno straniero e la cosa di certo non gli
faceva ne caldo ne freddo fintanto che no gli davano problemi. Ma con
Urtak era diverso,tutti gli yoro incrociati per strada in quel
momento si toglievano dal suo cammino e lasciandogli libero il
passaggio e alcuni chinavano leggermente il capo con fare ossequioso
e persino le donne con i bambini appresso esortavano i piccoli a non
disturbare l'uomo con le corna da cervo,la cosa di certo lo
lasciò
basito. Da quando in qua una tribù di lupi permetteva ad
hanyou,un
essere di sangue misto,così tanto rispetto da farlo apparire
quasi
come un capo o una figura importante di qualche genere? Li
nell'Hokkaido c'erano molte cose strane. Poco dopo giunsero in un
punto di poco più esterno della collina,lontano dalla calca
che
c'era nella zona dei membri di rango più basso della
tribù. Dopo
essere scesi di pochi metri dalla cima,percorrendo un secondo
sentiero,meno battuto e più tranquillo giunsero sulla soglia
di un
altra caverna,ma più ampia è ben diversa da
quell'altro buco nel
terreno nella quale era sceso per entrare nelle viscere della terra.
L'entrata presentava ai lati due grosse sculture scolpite con un
tecnica decisamente antica e i segni del tempo,come gli agenti
atmosferici come pioggia,neve e vento avevano rovinato buona parte
delle decorazioni,ma dalla forma si poteva intuire che fossero due
animali a quattro zampe,molto probabilmente dei lupi visto il tipo di
yokai che al momento occupavano la collina. Oltre la soglia era
presente una camera naturale adatta giusto per essere occupata da un
piccolo gruppo di individui,priva di un qualsiasi ingresso che
conduceva verso il basso e per tanto fine a se stessa. Al suo interno
erano presenti diversi elementi,tra cui una grande pelliccia di lupo
bianca appesa ad una parete per mezzo di alcuni rudimentali chiodi in
osso, alcune stuoie in fibra vegetale posate vicine ad un
falò della
quale erano rimasti solo dei carboni spenti,alcune pellicce di cervo
stese a terra e cucite tra loro per farne un letto caldo e
accogliente e sul soffitto era stata disegnata una moltitudine di
lupi,tutti dai tratti neri per mezzo di carbone vegetale e
fuliggine,tutti intenti a girare tutt'intorno al soffitto formando
cerchi separati tra di loro,che andavano dalla parte più
esterna
fino al centro,dove si componeva nel cerchio più piccolo
dell'immagine,che dava allo spettatore un effetto quasi ipnotico. Ma
Sesshomaru non era giunto fin qui per vedere opere d'arte vecchie di
secoli,se non di millenni. Dentro la caverna era presente anche
Ayame,che se ne stava seduta intenta ad osservare il soffitto,come se
si stesse concentrando su qualcosa.
“Ayame.”,lo
chiamò Urtak con tono oneroso. La ragazza si ricompose e si
alzò da
terra con nuova e rinnovata attenzione verso i due ospiti.
“Urtak, grazie
ancora per la cerimonia funebre per i nostri caduti. Spero solo di
non averti chiesto troppo oltre altre cose che hai già da
fare.”,disse lei con tono pacato e gentile.
“Sono uno sciamano
è come tale e mio compito svolgere i riti necessari per il
trapasso.
Anche se non me le avessi chiesto lo avrei fatto lo stesso. E un bene
che ancora oggi gli yoro non abbiano dimenticato le antiche usanze.
Ma non mi hai chiesto di portare qui il cane solo per chiedergli
delle sue condizioni,o sbaglio?”
“No
infatti...”,terminò la rossa con Urtak per poi
rivolgersi verso
Sesshomaru, “Mi spiace aver interrotto il tuo riposo,immagino
che
dopo l'infortunio di ieri tu senta il bisogno di riprenderti,anche se
da quello che vedo non sembra tu ne abbia bisogno. Ma avevo urgenza
di parlarti,poiché credo che tu possa dissipare alcuni miei
dubbi.”
Sesshomaru
era
ancora più confuso di prima,proprio quando era lui che
voleva
interrogare Urtak riguardo alla visione avuta nella grotta ora invece
era stato lui ad essere chiamato in disparte per rispondere a domande
alla quale non avrebbe saputo dare risposta. Perché proprio
quella
mattina il mondo doveva cominciare alla rovescia?
“Dubito che io
possa aiutarti. Non ti conosco e non so nulla di te, né del
tuo
clan,quindi,dubito di poterti essere utile quando io stesso non
saprei cosa dirti.”,disse Sesshomaru mantenendo un tono
piatto.
“So perché sei
qui ed anche noi due vorremo far luce sulla questione. Io e Urtak
vorremmo aiutarti nella tua ricerca e nel frattempo vogliamo che ci
aiuti a perseguire i nostri obbiettivi.”
“E questi
obbiettivi,di grazia,quali sarebbero?”
Ayame
e Urtak si
scambiarono uno sguardo di intesa per un breve lasso di tempo,poi
tornarono sulla figura del loro arcigno ospite.
“ La mia tribù
d'origine popolava queste terre insieme a molti altre
comunità di
yoro,tutte più o meno grandi e per molto tempo hanno vissuto
in
relativa pace con gli altri abitanti di queste terre,umani compresi.
Ma poi un giorno,tra tutti coloro che abitavano nell'Hokkaido,una
donna impose velocemente il proprio dominio tra i molti popoli di
queste terre. Girava voce che fosse una sciamana,una yokai dotata di
grandi poteri legate alle forze di questa terra e che da tempo non si
erano manifestati,sia tra gli umani che tra gli yokai. Ora quella
donna si è autoproclamata regina di tutto il popolo Ainu e
non sono
pochi i membri di tutte le razze che hanno deciso di servirla,chi per
lealtà,chi per paura e chi,nel peggiore dei casi,per una
fede cieca
e smisurata.”
“Tu parli di
Otsune,ma non capisco dove vuoi arrivare.”
“Vogliamo che tu
ci aiuti a sconfiggerla.”,disse Urtak senza dare il tempo ad
Ayame
di riprendere il discorso.
“Per riprendervi
la vostra terra? Non fraintendete,io sto dando la caccia ad Akira e
fintanto che lui resta con Otsune io continuerò a cercarlo
in queste
terre. Ma se dovessi venire a sapere che si trova in tutt'altro
luogo all'infuori di questa regione,non esiterò ad
andarmene. Non
fraintendete,ho un debito con voi e intendo ripagarlo ma per tutto il
resto,ognuno per la sua strada.”
“E se ti dicessi
che Otsune ha a che fare con la tua stessa ricerca?”
“Che vuoi dire?”
“Da dove credi che
abbia tratto la conoscenza per sfruttare i poteri che possiede? Come
riesce a comandare sia sugli umani che sugli yokai che sono al suo
comando? Da dove ha appreso tutto ciò che sa sugli ainu e
come è
riuscita ha guadagnarsi la loro fedeltà?....”,
Urtak smise
momentaneamente di parlare e indicò il soffitto sopra le
loro
teste,seguitò con lo sguardo da Sesshomaru,che osservava il
soffitto
palesemente confuso.
“Storie
Inuyokai....storie. Questa regione conserva le antiche storie del
nostro popolo. Ha differenza delle terre più a sud,qui, gli
umani e
gli yokai si riconoscono in un solo grande popolo,gli ainu.
Certo,possono essere divise dalle lotte interne o dal potere di
alcune tribù che si contendono un territorio. Ma
ciò che li unisce
è la fede,la tradizione e il senso di minaccia che hanno
verso gli
stranieri,che già un tempo li avevano scacciati qui nel
gelido nord
in tempi più antichi,quando ancora questa terra chiamata
Giappone
apparteneva a loro di diritto. Ciò che cerchi è
insito nel profondo
della loro storia,della nostra storia e questa terra ha molto da
raccontare,ma devi riuscire ad ascoltarla o altrimenti rimarrai sordo
ai suoi segreti.”
“Noi yoro da soli
potremmo non farcela,anche se tutti uniti insieme alle altre
tribù
ribelli non riusciremmo a eguagliare la potenza che la sacerdotessa
esercita sull'intera regione...”,Ayame tornò a
parlare in maniera
decisa ma calma,sapendo di dover convincere con la sola
determinazione quello che in forza e in autorità con un
estraneo
come Sesshomaru, “Ma con il vostro aiuto,tuo e degli altri
due che
ti accompagnano potreste alimentare la speranza di liberarci di
Otsune e del suo malevolo controllo dalle nostre terre. E inoltre, il
luogo nella quale stiamo per trasferire tutta la tribù
è un punto
che potrebbe coincidere con la tua ricerca.”
“In che modo?”
Intervenne
Urtak
“E uno dei più
antichi avamposti costruiti dagli inuyokai. Alcune delle
tribù più
antiche della zona raccontano che un tempo la presenza dei cani in
queste terre era florida e il loro territorio si estendeva dai
confini marittimi più a nord fino all'entroterra,dove
estesero la
loro influenza solo a partire dalla comparsa di quell'uomo. Pare che
persino i lupi di quel periodo,temuti con una forza feroce è
inarrestabile a più persero molti dei loro territori a causa
del sua
presenza.”
Sesshomaru
ascoltava
attentamente la storia che Urtak gli stava narrando e per tanto
decise di non interromperlo,se non per chiedergli qualcosa a
riguardo. In parte perché gli stava parlando della
misteriosa figura
di quello yokai,Ichiin,che tanto gli assomigliava e in parte
perché
forse avrebbe potuto trarre delle informazioni che lui stesso con i
suoi metodi non avrebbe saputo ricavare con tanta facilità e
scioltezza. Lui era un guerriero e per tanto se c'era da combattere
combatteva,ma per quanto riguardava la sottile arte del raccogliere
informazioni era ancora acerbo. Per il momento sarebbe rimasto al
gioco.
“Nella mia visione
ho visto che era intervenuto a difesa di coloro che lo avevano
catturato,fino a sconfiggere da solo quello che sembrava un capo o un
condottiero dei lupi. Tu dici che fosse un guerriero tanto abile da
terrorizzare un intera razza?”
“Probabile ma non
credo che fosse solo per questo motivo. In pochi anni,un lasso di
tempo incredibilmente breve per gli yokai,contribuì a un
miglioramento significato a quella tribù di Inuyokai,sia da
un punto
vista combattivo ma anche organizzativo,ciò che
portò a quella
gente fu ben più di un guerriero. Ancora oggi,in qualche
storia
raccontata dagli anziani o da qualche sciamano si parla ancora di lui
come ad una figura mitica,legata alla leggenda e di bocca in bocca la
storia cambia con imprese sempre più epiche,ma che purtroppo
temo
non rappresentino la realtà della sua storia e della quale
sappiamo
ancora pochissimo.”
“E perché vi
interessa così tanto sapere chi è? Semmai la
questione è più
legata direttamente a me che con voi. Poi perché mai anche i
lupi
vorrebbero sapere la storia di un cane? Che cosa ci
guadagnate?”
“Il tuo punto di
vista è comprensibile ma incompleto. Otsune ha iniziato a
controllare gli ainu proprio perché ha affermato
pubblicamente che
il suo castello giace sopra le fondamenta del primo territorio di
quegli Inuyokai che hanno accolto lo straniero....ma è
falso,tanto
quanto lo è lei.”
“Questo non
risponde alla mia domanda.”
“In parole
povere,l'influenza di quell'uomo,anche solo sotto forma di
leggenda,ha ancora potere su queste terre è se Otsune
dovesse mai
mostrare al popolo una qualunque prova della legittimità del
suo
potere allora nessuno di noi sarebbe più in grado di
dimostrare il
contrario. Quindi è per questo che abbiamo bisogno di
te...tutti noi
né abbiamo bisogno. I lupi per dimostrare ai lori simili
è a
chiunque altro intenda ribellarsi alla regina che possono essere
sostenuti nella loro causa è in quanto a me io sono uno
sciamano ed
è mio compito combattere chiunque cerchi di destabilizzare
l'equilibrio nelle terre che intendo curare è difendere,sia
da
minacce naturali e non...compreso questo dayokai del sud,
Akira.”
Sesshomaru
sentì
ancora una volta il violento impulso di combattere,anche solo con il
ricordo di quell'uomo. Il solo sentirne il nome gli faceva venire
voglia di sguainare la spada e partire alla ricerca di quel maledetto
dalle buone maniere e dagli oscuri fini,gli ribolliva il sangue solo
a tornare col pensiero a quell'essere.
“Cosa sai di
Akira?”,disse Sesshomaru trattenendo un moto aggressivo.
“Poco, a dire il
vero quasi nulla. Ma se ha raggiunto Otsune in queste terre un motivo
ci dovrà pur essere. Tu cosa sapresti dirci di lui? Hai
qualche
informazione che possa aiutarci a comprendere delle sue intenzioni in
queste terre?”
Intenzioni?
Cosa né
sapeva lui delle intenzioni di Akira? Era già tanto se
sapeva che si
era diretto in Hokkaido,per quale motivo poi non poteva saperlo.
Sicuramente gli assassini sapevano molte cose riguardo ad Akira,ma
non avevano condiviso alcuna informazione con lui,di certo non Yumi e
forse Ezio era all'oscuro tanto quanto lui,ma ne dubitava visto che
anche se di un altro paese,era comunque uno di loro e forse sapeva
più di quanto gli aveva detto. Ma per ora doveva limitarsi a
pensare
alla domanda di Urtak e pensare cosa poteva volere Akira da quella
terra tanto inospitale.
“Per
favore,qualunque cosa,anche il più piccolo dettaglio
potrebbe
tornare utile.” Disse Ayame quasi in tono di supplica.
Sesshomaru
provò a
concentrarsi cercando di far riaffiorare dalla memoria un qualunque
indizio utile alla risposta che voleva dare. Ricordava la prima volta
che lo aveva visto,alle porte della sua casa. Calmo,sicuro di
se,composto,con quella aria di chi ritiene di possedere una grande
intelligenza e ne fa sfoggio,anche quando cerca di nasconderlo.
Ricordava di come era giunto di fronte a sua madre e di parlarle come
se i due si conoscessero da tempo e alla fine di quell'incontro Akira
gli fece accenno ai nomi di Rin,Jaken e...Naraku,già quello
fu
indizio per comprendere la vera natura di Akira. Poi venne il giorno
della festa,la presentazione del padrone di casa,il nuovo incontro
con Toran,la tavoletta,le rovine sotto il castello,il torii nero e lo
scontro con Akira,o meglio,il pestaggio a senso unico da parte di
quest'ultimo. Poi intervenne Jin e il salvataggio da parte di Yuki e
i suoi assassini. Facendo un insieme di quello che aveva appreso
direttamente da Akira,a parte quanto potesse fare male fisicamente ad
un dayokai con una facilità disarmante,non era molto,a parte
il
vizio del parlare sempre in maniera educata e tendente al
logorroico,segno che forse si compiaceva di sentirsi parlare in
maniera così forbita e una strana passione per tutto quello
che
sembrava antico non aveva trovato nul....improvvisamente,un
illuminazione. Tutto quello che era antico. Ora che ci pensava
più
attentamente si era ricordato un tratto in particolare di Akira,il
suo bizzarro interesse per le antichità. A pensarci bene
sembrava
solo un assurda peculiarità di un individuo con tempo e
risorse da
sprecare,come di solito faceva la maggior parte dei nobili e quindi
aveva dato per scontato che questo bizzarro feudatario in
realtà
nascondeva ben più di quello che dava a vedere con la sua
fissazione
per gli oggetti e gli eventi del passato. Ricordava ancora quando si
era presentato alla reggia dei Taisho aveva accennato alla sua
collezione personale di reperti antichi,tra cui la tavoletta con le
incisioni e sotto il suo castello le inquietanti rovine. Ora aveva
trovato il senso della sua presenza in quelle terre tanto distanti
dalla civiltà. Le rovine,la tavoletta,il suo viaggio verso
nord,Otsune,Jin e Ichiin,tutto ora tornava al suo posto nel disegno
che si era fatto spazio tra i mille pensieri confusi che affollavano
la sua mente sotto assedio,dando così ordine ad una piccola
porzione
di quel caos che invadeva il suo equilibrio personale. Sesshomaru non
aveva più dubbi,ora sapeva che il suo viaggio e Akira era
senza
ombra di dubbio l'uno connesso con l'altro.
“La
storia.”,rispose Sesshomaru sicuro della sua affermazione
“La
storia?”,chiese Urtak non comprendendo appieno la risposta
del
cane.
“La storia come
materia di studio. Akira è giunto qui si per per volere di
Otsune,affinché potesse trovare qualcosa riguardante
quell'inuyokai
e mentre lei gli da il permesso di cercare nelle terre degli ainu,lui
approfondisce le sue conoscenze affinché possa ottenere
qualcosa gli
permetta di giustificare il suo dominio,come dicevi tu Urtak. Ma io
ritengo che ci sia dell'altro oltre che l'invito personale della
regina.
“E quale sarebbe?”
“Se è vero che il
mio voler sapere di quell'uomo mi ha condotto fin qui,ritengo
probabile che anche Akira in qualche modo sia a conoscenza del mito
su quell'antico Inuyokai.”
“Capisco...”,
Disse Ayame sconsolata, “Quindi non solo abbiamo a che fare
con un
avversario formidabile,ma addirittura con qualcuno che potrebbe
saperne meglio di noi riguardo alla faccenda. Dobbiamo agire al
più
presto ed eliminare l'influenza dell'usurpatrice prima che abbia
dominato l'intera volontà della regione. Sesshomaru, ti
chiedo di
allearti con noi. So che tu sei un cane e in quanto tale i nostri
problemi non ti appartengono,ma se dovessimo aiutarci a vicenda,il
mio popolo,il vostro gruppo e Urtak potremmo iniziare a muovere i
primi passi verso i nostri obbiettivi personali e insieme assicurarci
una vittoria verso il nostro nemico comune,sei d'accordo?”
Sesshomaru
aveva gli
sguardi puntati della giovane dai capelli rossi e del ragazzo barbuto
e lo stavano guardando una con ansia e l'altro con sguardo
inespressivo. Non sapeva cosa fare,da un lato voleva andarsene per la
propria strada e continuare la sua ricerca insieme ad Ezio e Toran,ma
dall'altra però sapeva che per quanto forte potesse
essere,gli
eventi del giorno prima gli avevano dimostrato che da solo non
avrebbe potuto farcela,fronteggiando misteri e poteri di un popolo
sconosciuto in una terra a lui ignota e sfavorevole fin da quando
aveva oltrepassato i suoi confini. Non aveva scelta e oltretutto lo
avevano soccorso quando lui era divenuto vulnerabile e difficilmente
difendibile,costringendo Toran a prendere le sue difese quando lei
stessa era uscita viva,ma non incolume dallo scontro. Era in debito e
quel debito andava ripagato e poi,per quanto odiasse ammetterlo
sapere di avere qualcun altro da cui non guardarsi le spalle era
già
un notevole passo avanti.
“Va bene
accetto,ma sia chiara una cosa. Quando troveremo Akira sarò
io a
ucciderlo,io e nessun altro,sono stato chiaro?”
Urtak
e Ayame si
guardarono un attimo,increduli del fatto che bastasse rispettare una
condizione così semplice per avviare quella collaborazione
tanto
sperata quanto precaria. Tornarono a interessarsi al loro ospite e
diedero il loro responso.
“Siamo
d'accordo.”,disse Urtak soddisfatto del risultato ottenuto,
“Ma
se possibile vorremmo estrapolare più informazioni possibili
riguardo a ciò che sa sulla questione. Forse la sua
conoscenza
potrebbe tornare utile alla nostra causa.”
“Nessun
problema,ammesso che riusciate a chiedergli qualcosa mentre lo faccio
a pezzi.”
Un
improvviso
ululato proveniente da fuori della caverna si fece udire
dall'esterno,seguito poi da altri versi simili,che divennero simile
ad un onda che si propaga per tutta la zona.
“Che
succede?”,chiese Sesshomaru confuso.
“E il
segnale,siamo pronti a partire.”,disse Ayame con tono sicuro.
“Raggiungi i tuoi
compagni di viaggio se vuoi. Quando saremo arrivati alla prossima
destinazione avremo ancora tempo per parlare. Il tempo per le
risposte arriverà,puoi credermi.”
“Sarà
meglio.”,disse Sesshomaru per poi alzarsi e dirigersi verso
l'uscita,ma giunto a pochi passi dall'entrata della caverna si
fermò
e senza neanche voltarsi iniziò nuovamente a parlare.
“Ho ancora due
domande da farvi prima di lasciarvi alle vostre cose. Perché
Koga
non è presente a questa specie di riunione? Mi pare strano
che
abbiate condiviso delle informazioni così preziose ad uno
straniero
senza consultare la sua autorità.”
“Mio marito e
fuori in esplorazione è al momento non ci può
raggiungere,ma sa
dove stiamo andando. E comunque lui...non può presenziare
perché....
“E
complicato.”,chiuse secco Urtak, “E l'altra
domanda?”
“Per caso,se vi
dicessi temet nosce,vi farebbe venire in mente qualcosa?”
“No,non mi pare.
Non è presente nella lingua degli Ainu è da quel
poco che ne so,non
appartiene alle prime lingue degli yokai. Mi spiace.”
“ Ho capito.”
E
senza aspettare un
ulteriore parola,uscì per tornare sotto il cielo
grigio,grigio come
i dubbi che ancora attorniavano la sua mente. Avrebbe voluto chiedere
altro,ma sapeva che non c'era più tempo e che la sua
presenza era
diventata scomoda li dentro,in quanto sembrava fosse diventato di
troppo,anche se non aveva percepito malvagità e secondi fini
nel
loro comportamento,sopratutto verso la ragazza che gli parve la
più
sensibile dei due. Ma non era un suo problema e di problemi lui
né
aveva già sufficienza da risolvere. Ora di altro non gli
importava,se non ricongiungersi ad Ezio e Toran,scoprire di
più su
quell'Inuyokai e trovare Akira. Il resto non gli importava.
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Capitolo 13 *** Richiesta d'aiuto ***
Levarono
le
tende,presero le loro cose,salutarono per l'ultima volta coloro che
erano morti per difendere la tribù e partirono. Passarono
due ore e
non accadde nulla,nessun agguato,nessuna incursione e nessun attacco
a sorpresa,mentre gli yoro marciavano formando con tutti i loro
numeri una lunga fila lineare e lentamente avanzavano nella fredda
neve,passando per territori collinosi e fitte boscaglie,lasciando da
parte l'istinto di andare a caccia di qualche coniglio o un cervo di
passaggio,preferendo stare uniti e pensare solo di avanzare. Ayame e
Urtak si trovavano in testa alla fila,mentre Sesshomaru,Ezio e Toran
coprivano il fondo,scegliendo volontariamente quella posizione ,anche
per restare nella loro nuova intimità e allo stesso tempo
difendere
il retro nel caso di qualche attacco a sorpresa e disposti ai lati i
guerrieri della tribù yoro,giovani e uomini adulti tutti con
in mano
un arma,per lo più da mischia come una lancia o una
spada,alcune
unità di tiro erano armati di giavellotti,più
adatti alla caccia
che ad uno scontro con un guerriero degno di questo nome ,pochi
archi,quindi sarebbe stati in pochi a colpire veramente da lontano in
caso ci fosse stato bisogno di una batteria di frecce per diminuire i
numeri degli aggressori,nel caso di un attacco a distanza elevata. Al
centro vi era stati messi i più vulnerabili: donne,bambini e
anziani,i più fragili,coloro che avrebbero subito di
più in caso di
scontro diretto. Sesshomaru osservava la fiumana di yorozuku in
movimento e aveva seri dubbi riguardo ad un efficacie difesa del
gruppo e adesso che aveva deciso di collaborare con Ayame e Urtak
quella gente era diventata anche un problema suo. Non in maniera
diretta,ma doveva pur sempre badare a loro,almeno per quel tragitto
stavano compiendo,diretti poi chissà dove. Adesso si
trovavano in un
ampia radura che si faceva spazio tra le foreste e picchi,terra in
gran parte piatta,con la neve ancora intatta e lassù,c'era
ancora
quel cielo che dava aria di tormenta,ma per ora se ne restava
tranquillo. Il volto dell'inuyoaki era rigido,immobile nella sua
inespressività,ma i suoi occhi scrutavano l'orizzonte,alla
ricerca
di una figura in particolare mentre poneva a se stesso una domanda?
Dov'era finito Koga? Possibile che il suo giro di ricognizione
durasse così tanto? Lui continuava a fare la guardia e a
tenersi
pronto per il combattimento,quanto al resto,non era un suo problema.
Passò mezza giornata e nel pomeriggio,tra alcune soste
obbligatorie,tra cui il pranzo e altre che servino per far riposare
gli individui più fragili della
tribù,poiché donne gravide,bambini
e anziani non erano proprio i più portati per i lunghi
viaggi.
Ora,seduto sulla neve,impugnava Bakusaiga e ne osservava la
lama,liscia e affilata a tal punto che gli pareva che potesse
tagliare il vento. Sarebbe stato bello se avesse potuto fare a pezzi
anche i suoi dubbi,nello stesso modo che avrebbe fatto con qualunque
nemico. Qualunque, tranne Akira,lui non era stato in grado di
disintegrarlo. Si chiuse in se stesso com'era solito fare quando
aveva a che fare con un dilemma e sentiva di dover raccogliere tutta
la sua pazienza,che già non era molta e convogliarla per
trovare una
soluzione al nuovo dilemma che lo tormentava ancora da quando era
uscito dalla caverna di Ayame e Koga. Temet nosce,perché
quelle due
parole gli tornavano sempre in mente? Non appartenevano alla lingua
ainu e per quello che ne sapeva Urtak non appartenevano neanche alla
prime lingue degli yokai. Ma allora da dove? Da quale razza,paese o
terra sconosciuta poteva venire quelle parole maledette? E
quell'essere,quel bambino con le sue fattezze,chi era e cosa voleva
da lui? C'erano già troppi problemi con Akira li al nord a
complottare con una regina con la tendenza al falso,figurarsi poi i
dilemmi che la sua mente gli forniva gratuitamente aveva solo voglia
di prendere,andarsene per la sua strada e cercare quel maledetto con
la croce vermiglia stampata sulla fronte. Fortuna però che
con lui
c'era anche Toran,che gli dava un po' di pace quando né
aveva
bisogno ed Ezio,che per quanto potesse sembrare assurdo aveva trovato
in quell'umano un alleato ancora più inaspettato della
pantera. Per
quanto vedesse in lui un avversario con la quale battersi,sentendo
avvolte il bisogno di una rivincita per la sconfitta ricevuta durante
il loro scontro al villaggio degli assassini, ed anche il fatto che
non condividevano la stessa opinione su molte cose,come quando aveva
ucciso quella donna ormai sconfitta ed Ezio gli era dato contro per
una maniera che il fiorentino riteneva priva di umanità,se
così si
poteva definire la sua azione. Ma doveva riconoscere che era anche un
ottimo combattente,con uno stile di spada e di movimenti che non
aveva mai visto in nessun altro e poi la sua forza,i suoi riflessi e
le sue strategie originali ne facevano un compagno fidato in
combattimento,più di molti altri yokai che aveva sconfitto e
il suo
modo di fare con lui era più comprensivo e
collaborativo,piuttosto
che sospettoso e guardingo,come avrebbe fatto la maggior parte degli
umani. Si,poteva affermare di avere dei buoni compagni di viaggio. Ma
non lo avrebbe ammesso,non a lui almeno. Li fissò un
attimo,erano
vicino a lui,Toran intenta ad osservare il paesaggio tutt'attorno
attorno,mentre si trovava al suo fianco ed Ezio parlava
tranquillamente con alcuni giovani guerrieri della tribù e
il
mentore dava qualche consiglio in fatto di combattimento,qualche
manovra in più al loro stile piuttosto basilare. Ezio si
accorse
che Sesshomaru so lo stava osservando e si rivolse al giovane
inuyokai con fare scherzoso.
“Ehi attento a non
guardarmi troppo,potresti sciuparmi sai?”
Vide
che Sesshomaru
si distolse dai suoi pensieri e come sempre tornò del suo
solito
umore,scontroso e inavvicinabile.
“Cosa? Si si
quello che ti pare.”
Ezio
si staccò
dagli yoro e si avvicinò di qualche passo verso l'inuyokai.
“E da stamattina
che sei strano e per strano intendo più strano del solito.
Prima
sparisci per andare chissà dove e poi te ne torni
più silenzioso e
corrucciato di prima,hai voglia di dirci qualcosa ho dobbiamo
intuirlo da noi?”
Sesshomaru
osservò
il volto dell'assassino,indeciso se rispondere o no alla sua
provocazione. Da una parte sentiva che poteva confidarsi con loro ed
Ezio e Toran gli avrebbero risposto sinceramente,anche aiutandolo con
le sue preoccupazioni se necessario. Ma dall'altra il suo orgoglio e
la sua testardaggine tornavano di tanto in tanto e come sempre voleva
fare tutto da solo, poco importava se quelle poche creature che
avevano imparato ad apprezzare le sue poche,ma oneste
qualità era
anche vero che negli ultimi tempi si stava affidando troppo all'aiuto
altrui e il senso di debolezza e frustrazione lo costringevano a
retrocedere con i progressi fatti,come con Toran,il cui rapporto nato
da poco era scaturito da un bacio passionale che lui stesso aveva
sottratto con la forza di una presa. Anche se di non osava ancora
prendere.
“Sono andato a
cercare Urtak per chiedergli qualche spiegazione,ma le cose non sono
andate come avevo previsto...così adesso abbiamo un accordo.
Noi li
aiutiamo contro Otsune è in cambio loro ci aiutano contro
Akira.
Oltretutto pare che anche Akira sia sulle traccie di quello yokai del
passato.”
“Quindi adesso
siamo alleati con questa gente?”
“Si.”
Da
sotto il
cappuccio Ezio mostro un sorriso a trentadue denti e una leggera
risata si udì in mezzo al gruppo.
“Haha, lo
sapevo,sentivo che stavi facendo progressi,vedo che ogni tanto
però
mi dai ascolto. Di questo passo potrei lasciarti andare da solo
è
svolgere qualche omicidio per conto della confraternita,direi che hai
un talento naturale,seppur un po' semplicistico per apprendere tutto
quello che riguarda il combattimento,mi chiedo se non hai anche il
talento del sotterfugio e l'omicidio.
“Non
contarci,appena questa storia sarà finita...”
“Si si lo
so,ognuno per la sua strada e tanti saluti,con combattimento finale
ed annesso cadavere se ho imparato a conoscerti bene.”
“Esatto è
francamente spero che finisca presto.”
“Certo,ma a parte
questo, c'è qualcos'altro che vorresti dire?”
Sesshomaru
fissò
Ezio con sguardo intenso e gelido,come di chi è sospettato
di aver
fatto qualcosa e giustamente viene ritenuto colpevole.
“Che vorresti dire
umano?”
“Dico che il tuo
comportamento e sospetto. Oggi quando ti ho dato la notizia che
avrebbero trasferito la tribù verso un altro posto,hai avuto
un
illuminazione e sei voluto correre dal tipo cornuto. Mancava solo che
ti mettessi a correre nudo appena uscito dalla vasca come Archimede e
urlassi eureka di fronte a tutti.”
Sesshomaru
non capì
a cosa si stesse riferendo e per un attimo guardò Toran
confuso,in
cerca di risposte. Lei ovviamente non sembrava aver capito il
riferimento al genio siracusano e subito Ezio si pentì di
quell'ennesimo riferimento non compreso,dicendosi che doveva smettere
con questa abitudine.
“Quello che sto
cercando di dire e che appena ti è passata per la testa un
idea che
ti sembrava interessante sei subito andato via a cercare risposte da
chi di dovere. E visto che però non vuoi condividere
l'informazione,perché penso che tu abbia saputo o intuito
qualcosa
da solo,allora mi sembra giusto che ne parli anche a noi due, ho
sbaglio?”
Sesshomaru
si sentì
messo sotto accusa è la cosa non gli piaceva. Già
per lui non era
facile capire quello che stava vivendo è il fatto che adesso
dovesse spiegarlo anche ad altri gli rendeva la cosa solo
più
difficile. Tra capire quello che gli stava succedendo è
capire come
rapportarsi con gli altri due compagni di viaggio era certamente la
cosa più dura da fare. Si sentiva in gabbia e voleva
scappare,sfoderare la spada e combattere era ottimi metodi per
sbarazzarsi di un nemico o per lo meno contrastarlo. Ma che fare
quando si sentiva il bisogno di tenere gli altri lontani dai propri
problemi per non rivelare le proprie fragilità,quando per
tutta la
vita non hai fatto altro che cercare di essere il più
forte,al di
sopra di tutti e irraggiungibile. Non sapeva cosa fare,se non
respingerli e ancora una volta quella paura
primordiale,quell'inesorabile sensazione che veniva dal basso lo
chiamava a se e un brivido lungo la schiena lo raggiunse fino alla
nuca,allontanarsi da tutto e tutti,da solo alla sua maniera sarebbe
stato meglio così,sia per lui che per gli altri. Ma poi
giunse un
tocco delicato,dita dal tatto gentile sfiorarono la sua mano come
solo lei sapeva fare e vide Toran che con i suoi occhi di zaffiro gli
chiedeva,solo guardandolo,di restare calmo e di fidarsi. In quel
momento l'inuyokai si accorse che probabilmente aveva mostrato
determinati segnali con il proprio corpo e nell'espressione del suo
viso che forse aveva nuovamente intenzione di litigare con Ezio e
così sarebbero nuovamente giunti ad un altra
discussione,quando in
realtà doveva solo fidarsi. Infondo c'era anche lei,uno
sforzo
infondo avrebbe potuto anche farlo.
“Ho avuto una
visione,un sogno,non so come chiamarlo ma l'ho vissuto.”
“Quand'è
successo?”, chiese Toran con voce morbida.
“Poco dopo lo
scontro sottoterra,dopo aver perso la vista. Ricordo solo che era
tutto nero e di fronte a me c'era qualcuno,Non ho idea di chi fosse
e poi c'era....”, Sesshomaru si interruppe quando
involontariamente
stava per parlare di quella cosa,quell'atavica paura che gli
attanagliava l'anima,quell'oscura presenza dentro di lui che lo
tormentava dall'interno,celando la sua misteriosa natura dietro un
fitto velo di mistero e terrore. Qualunque cosa fosse,lo faceva stare
male solo a pensarci.
“C'era?”,lo
incalzò Ezio a continuare.
“C'era una
frase,due parole credo,che ho sentito prima di risvegliarmi ed essere
curato da Urtak. Ho provato a chiedere informazioni sul loro
significato ma non ho ottenuto nessuna risposta
soddisfacente.”
“Capisco. E questa
parole sarebbero?”
“Dubito che
potresti capirle. Ho cercato di chiedere informazioni agli yokai di
questa misteriosa terra,cosa ti fa pensare che tu possa aiutarmi
meglio di loro?”
“Beh ma che ti
costa chiedere? Potrei averla sentita da qualche parte mentre
viaggiavamo fin qui,io o magari Toran perché no?
Dai,lasciaci almeno
tentare,un minimo di sforzo però devi farlo anche tu caro
mio.”
Sesshomaru
attese un
attimo prima di rispondere. Nel silenzio che precedeva la sua
risposta effettivamente non aveva mai chiesto direttamente aiuto a
Toran ed Ezio,soprattutto quest'ultimo voleva che fosse estraneo ai
suoi problemi. Forse perché era un umano? Forse
perché non
conosceva veramente questo uomo che portava quasi tutto il tempo un
cappuccio sulla testa? Forse perché apparteneva ad un gruppo
segreto
di omicidi che combattevano per quella che loro ritenevano una giusta
causa della quale lui però capiva poco e niente e che non
gli
interessava affatto? O era perché considerava ancora
quest'uomo come
un suo nemico,proprio come il primo giorno che lo aveva incontrato?
In quella vallata vicino al villaggio dove risiedeva Inuyasha e la
sua sgangherata combriccola e dove Rin cresceva amata e protetta da
gente a lei fino a poco tempo fa completamente estranea e che per
istinto quando lo vide,sentì odore di problemi lontano
miglia? Forse
la verità era che non aveva mai accettato la presenza di
Ezio nella
sua vita. Non aveva idea di chi fosse,da dove veniva,perché
mai il
suo aspetto era così diverso da quello degli altri umani di
quella
parte di mondo,con i suoi occhi rotondi,quello strano modo di parlare
e quelle vesti dal disegno sicuramente straniero ma dalla provenienza
ignota,non gli era piaciuto nulla di lui fin da subito e anche
più
degli altri umani che di solito incontrava. Non sapeva dire
perché
ma c'era qualcosa in Ezio che non riusciva a mandare giù,che
fosse
per il fatto che parlava sempre come se volesse apparire più
saggio
o istruito di lui? Perché il fatto che gli altri assassini
lo
avevano chiamato maestro lo mettesse in qualche modo al di sotto di
lui e gli sembrava di apparire tale? Che fosse invece l'idea che un
umano potesse tenergli testa con le sue sole forze e le sue
stravaganti tecniche di combattimento e che in un occasione lo avesse
anche sconfitto? Non lo sapeva ancora,ma sapeva che poteva fidarsi e
questo era molto più di quanto poteva concedere ad un umano
della
quale non sapeva nulla ma il cui contributo lo aveva portato a
scoprire qualcosa su quello che gli stava succedendo. Forse Ezio
meritava anche della fiducia in più,oltre che a del mero
rispetto
non dichiarato. Fece un sospiro rassegnato sapendo ormai di essere ad
un vicolo cieco.
“Temet nosce.”
Lo
disse,lo disse
lentamente affinché entrambe capissero,lo disse lentamente
per
ricordare ancora una volta a se stesso il suono di quelle parole che
per lui era prive di senso,senza scopo,senza logica,pronunciate da
qualcuno che non sapeva chi era,non sapeva chi fosse e che non sapeva
identificare.
“Temet
nosce?”,chiese Toran confusa.
“Si,da quando le
ho sentite non faccio altro che chiedermi cosa volessero dire. Ma
forse dovrei valutare anche l'idea che non vogliano dire niente o
potrei aver sentito male. Adesso comincio a dubitare che vogliano
dire qualcosa di sensato e credo che in realtà....”
“Conosci te
stesso.”,disse Ezio all'improvviso interrompendo la coppia
nel loro
parlarsi e osservarli come un maestro osserva ai propri allievi.
“Come?”,chiese
Sesshomaru con un espressione sbigottita sul viso. Non riusciva a
credere alle proprie orecchie, era stato Ezio a dargli quella che a
voce sembrava in tutto e per tutto una risposta.
“Temet nosce o
nosce te ipsum,vuol dire conosci te stesso. E una locuzione di lingua
latina e dubito fortemente che chiunque viva qui,lontano da grandi
centri urbani e con un infarinatura di educazione classica possa dire
una cosa simile. Non so cosa tu abbia visto ho sentito nel
dettaglio,ma qualunque cosa fosse non poteva essere un sogno.”
“Eh perché no?”,
chiese Toran curiosa riguardo a quell'affermazione.
“Perché un
semplice frutto dell'immaginazione come un sogno non può
esprimersi
in una lingua morta da secoli è visto che qui ho scoperto
che non
usate l'alfabeto fonetico e sono certo che se anche potesse nessuno
di voi potrebbe tradurlo,dato che qui ad oriente quella lingua qui
non è possibile sentirla.”
Toran
e Sesshomaru
non seppero come ribattere a quella affermazione. Tuttavia ora
Sesshomaru sapeva del significato delle due parole che gli erano
state rivolte da quel falso se più giovane. Conosci te
stesso. Ma
perché proprio quella frase è perché
proprio a lui? E per di più
in una lingua che non conosceva ma quello straniero incappucciato si?
E poi....quell'oscurità centrava qualcosa con quella figura?
Non
sapeva cosa dire o pensare ma doveva andare più affondo con
quella
vicenda. Costi quel che costi. Fece per parlare di nuovo,ma mentre
stava per rivolgersi ad Ezio,alle sue spalle,in lontananza,sullo
sfondo del passaggio,gli parve di vedere una lunga fila orizzontale
di creature,un misto di bestie e uomini provenire verso di loro a
gran velocità e a quel punto Sesshomaru si alzò
di scatto e spada
alla mano continuò a fissare l'orizzonte con occhi
risoluti,di chi è
pronto al combattimento.
“Sono tornati.”
Toran
e Sesshomaru
non fecero in tempo a ribattere che subito un forte ululato si
udì
dal fianco del gruppo esposto all'orda che stava per raggiungerli. Il
segnale della battaglia era stato dato e tutti i guerrieri presenti
si misero in posizione,in attesa lo scontro iniziasse.....Ma non
avvenne nulla.
Non
si udirono urli
ed echi di battaglia,come si sarebbe aspettato da quegli invasati
fiammeggianti che avevano attaccato lui e Toran sottoterra e
nonostante la forte velocità di quell'orda si accorse,quando
si
fecero più vicini a loro. Erano yokai,tutti quanti,con
grandi corna
da cervo poste sopra il la testa in mezzo a lunghe capigliature folte
e disordinate e alcuni,tra i più anziani avevano una folta
barba.
Cavalcavano grossi cervi maschi più grandi di un cavallo e
possedevano possenti palchi ramificati. Tutti tra loro indossavano
pesanti pellicce e folti stivali di pelle rinforzati con stecche di
legno e paglia e portavano come arma principale una lunga lancia
dotata di una larga punta in osso. Probabilmente nascondevano armi
più piccole e maneggevoli all'interno dei vestiti. Una volta
giunti
vicino alla tribù dei lupi uno dei cavalieri,se
così si poteva
definire si staccò dal resto degli altri accompagnatori,
avviandosi
per primo vicino alla prima fila di yoro,intenti a impugnare lance e
spade,leggermente confusi da quell'improvvisa comparsa. Colui che si
era staccato sembrava uno dei membri più anziani della
piccola
orda,con una lunga barba bianca,con un altrettanta lunga e folta
chioma ordinata al meglio in una coda di cavallo,che gli scendeva
fino a metà schiena.
“Mi scuso per
questa interruzione yoro del sud,ma sto cercando il shika hanyou di
nome Urtak. E con voi vero?”,disse l'anziano cavaliere con
tono
svelto e frettoloso.
A
quella chiamata lo
sciamano si staccò dal resto del gruppo,facendosi strada tra
i
guerrieri sulla difesa.
“Sono io.”,disse
Urtak atono,mantenendo una posa composta e rigida.
“Mi chiamo Tekui e
sono stato mandato dal saggio Happa,c'è bisogno del vostro
aiuto è
urgente. La sacra fonte di Hatashi e sotto attacco dei seguaci della
regina Otsune e lo stesso Marsatap sta guidando gli invasati
all'attacco. Abbiamo anche ricevuto notizie su un gruppo di yoro
diretto in quella direzione. Da quello che ci è stato detto
pare che
il capo del gruppo è un giovane lupo che si è
fatto strada tra i
seguaci di Otsune ad artigliate.
“Un giovane yoro
hai detto?
L'anziano
guerriero
fece un cenno col capo è li Urtak rimase in silenzio per un
attimo
ad analizzare la situazione. Se Marsatap era deciso ad attaccare
direttamente la sua gente è il giovane lupo fosse stato Koga
insieme
ai suoi compagni,allora questa significava che....No,non c'era tempo
da perdere,doveva andare....ma non da solo,necessitava di rinforzi e
sapeva esattamente a chi chiedere.
“Aspettate un
attimo.”
Il
giovane Sciamano
si allontanò momentaneamente dagli shikayokai è
si diresse verso la
parte inferiore della tribù,dove trovò facilmente
il trio di
stranieri,spettatori di una situazione che i circostanze normali non
avrebbero mai avuto di partecipare.
“Mi spiace recarvi
disturbo stranieri,ma ho bisogno di gente fidata per un compito molto
importante e temo che da solo non possa farcela.”,disse Urtak
mantenendo un tono di voce calmo e composto,ma si poteva facilmente
intuire che la sua richiesta di aiuto era una supplica in tutto e per
tutto.
“Di che si
tratta?”,chiese Ezio per primo tra i tre.
“Un luogo molto
importante in queste terre è sotto attacco è temo
che se non vado
le cose peggioreranno. Non ho tempo di spiegarvi tutto per filo e per
segno,ma se dovessero vincere sarebbe una catastrofe. Per tutti
noi.”
“D'accordo.”,disse
Sesshomaru tutto a un tratto.
Aveva
preso la
decisione in men che non si dica ed era pronto per partire il
più
presto possibile.
“Sesshomaru,ma hai
già deciso così su due piedi? E questa
gente?”,chiese Toran presa
alla sprovvista.
“Toran ha ragione.
Capisco che hai stretto un patto con quest'uomo e rispettiamo la tua
volontà di volerlo aiutare nella sua causa,oltre al fatto
che ti ha
salvato dalla cecità. Ma almeno considera
l'eventualità che questa
volta vai ad affrontare un intera forza d'assalto e non una piccola
squadra come l'ultima volta.”,disse Ezio con tono preoccupato.
“Quindi hai
intenzione di fermarmi?”,disse Sesshomaru in tono di sfida.
“No,sto dicendo
che non andrai da solo e questa volta,se hai intenzione di fare
qualcosa,almeno avvisa,prima di lanciarti a testa bassa in qualunque
cosa ti sembri una buona idea. E poi abbiamo un nemico in comune se
te lo sei dimenticato ragazzo. Però effettivamente,questa
gente non
può restare da sola.”
“State
tranquilli,questi uomini appartengono alla mia tribù e dato
il
numero con quale sono venuti non sono qui per scortare noi,ma gli
yoro. Li condurranno nel luogo prestabilito,mentre noi andremo da
tutt'altra parte. Se siete d'accordo ad accompagnarmi
andiamo.”
“A piedi? Dovunque
sia questo posto da come ne parlavi non mi sembrava molto vicino.
“Non esattamente.
So che a voi assassini piace passare inosservati,quindi per
cui....trattenete il fiato.”
Tutto
a un
tratto,Urtak cominciò a fare dei segni con una sola mano e
appena
ebbe finito sbatté forte il palmo della mano aperta contro
il
suolo,fino a penetrare la neve e toccare l'umida e fredda terra sotto
stante. Ezio,Toran e Sesshomaru non ebbero il tempo di chiedersi cosa
stesse combinando che la terrà sotto di loro emise un breve
ed
intenso tremore,poi la terrà si aprì sotto di
loro e nemmeno
Sesshomaru,per quanto fosse veloce negli scatti improvvisi fece in
tempo a spostarsi che subito tutti e quattro si ritrovarono a qualche
metro sotto terra,senza luce e senza ossigeno. Poi,come spinti da una
forza improvvisa si sentirono come lanciati,verso chissà
dove,mentre
i loro corpi si facevano strada nella terra,come pesci che nuotavano
nel mare o come uccelli sospesi in volo. Nessuna resistenza,nessun
dolore,solo una potente e misteriosa forza che li spingeva in
avanti,diretti chissà dove per una destinazione che solo
Urtak
conosceva. Veloci come il lampo passarono foreste,colline,montagnole
e passarono persino sotto un lago,finché non giunse il
momento di
tornare in superficie. Fu come se il sottosuolo li avesse sputati
verso l'alto,facendoli tornare sotto il cielo grigio,ritti e rigidi
sulle proprie gambe, con i due yokai e l'assassino ma leggermente
frastornati,solo Urtak non pareva aver subito conseguenze.
“Ma...ma...ma che
diavolo é successo?”,chiese Ezio mentre cercava di
riprendere
l'equilibrio da quella confusa esperienza.
Sesshomaru
avvistò
immediatamente la figura di Urtak, che appena vicino a lui non ci
pensò due volte a prenderlo di forza per una spalla girarlo
verso di
lui,mentre in lui saliva la voglia di sbudellarlo li dove si
trovava...dovunque essi si trovassero in quel momento.
“Che razza di
scherzi stai facendo hanyou? Hai forse intenzione di ucciderci
tutti?”,disse Sesshomaru con tono minaccioso.
Urtak
da parte sua
non sembrò scosso né turbato in qualche modo
dalla irritazione
dell'inuyokai verso quel prodigio da lui combinato.
“Ho solo creato
una strada sotterranea che conduceva direttamente alla nostra
destinazione...”,disse Urtak mentre nel contempo ruotava la
testa
di lato, “Guarda tu stesso.”
Sesshomaru
girò lo
sguardo verso il punto indicato da Urtak e li vide che quello che lo
sciamano voleva che lui vedesse. Vide che attorno a lui si trovava
una lunga strada scavata a fianco di una parete rocciosa e che
continuava in un lungo sentiero rudimentale,dove all'altra
estremità
c'era un dirupo che si gettava a strapiombo su un fiume,che si faceva
strada in mezzo ad una voragine boschiva dove gli alberi sottostanti
coprivano quasi completamente il corso d'acqua,la cui foce si perdeva
su alcuni picchi più alti di fronte a loro e
lassù,in cima, si
poteva intravedere la punta di un qualche edificio o forse era
semplicemente una roccia appuntita. Sesshomaru non comprese
esattamente cosa fosse quella punta, poiché tra
l'angolazione della
sua vista e il punto più in alto coperto dalla roccia
naturale non
seppe dire cosa fosse. Lasciò la presa su di lui con
evidente
fastidio della cosa,ma Urtak non sembrò aver subito offesa
da quel
gesto.
“Dove siamo e come
abbiamo raggiunto questo posto?”,chiese il cane senza troppe
cortesie.
“Questa è la gola
del cervo dormiente,un luogo sacro alla mia gente e per tutti coloro
che custodiscono alcuni dei poteri ancestrali di queste terre. Ho
usato un richiamo della terra sacra per giungere in questo
luogo.”
“Un richiamo della
terra sacra?”
“E un potere che
permette ad uno sciamano di raggiungere uno specifico luogo nel caso
ci sia bisogno del suo aiuto per difendere un luogo sacro o
consacrato con poteri sciamanici. Mi permette anche di poterlo fare
anche su un numero limitato di persone attorno a me.”
“E dircelo prima
no?”,chiese Ezio leggermente irritato,confuso e spaesato per
quello
che gli era appena successo.
Per
quanto fosse
abituato ad avere a che fare con potenti artefatti di
civiltà
dimenticate non gli riusciva bene a concepire l'idea dell'esistenza
della magia,in un mondo magico. La cosa era alquanto paradossale.
“Va bene ho
capito,ma adesso che facciamo? Avevo capito che questo posto fosse
sotto attacco e non mi pare di vedere nessun qui.”,chiese
Toran
mentre si guardava attorno nell'intento di darsi una direzione.
“Abbiamo raggiunto
un punto sicuro,poco al di fuori della nostra vera destinazione.
Dobbiamo avanzare fino a raggiungere la zona più interna di
questo
valico,lassù,sulla sorgente di queste acque.”
“Chi guida
l'attacco?”,chiese Sesshomaru calmatosi,ma ancora irritato
per quel
trasporto non richiesto.
“Si chiama
Marsatap, é un tengu al servizio di Otsune ed è
un potente
sciamano.”
“Un tengu?”,chiese
Ezio con fare confuso, “E che roba sarebbe?”
“Un tengu è uno
yokai simile ad un corvo in forma umanoide. Sono rari da incontrare
è
i pochi che si incontrarono tendono ad essere sfuggenti,almeno che
non abbiano motivo per farsi vedere.”,disse Sesshomaru mentre
scrutava il paesaggio attorno a lui,cercando di percepire la presenza
di qualche nemico nelle vicinanze,ma non sentì nulla.
“Oh bene...mancava
solo un uccello del malaugurio in formato umano per insaporire la
giornata....come mi piace questo mondo pieno di
assurdità.”,disse
Ezio sentendo l'ennesima novità riguardante quel piano
dell'esistenza a lui così tanto estraneo.
“Muoviamoci.”
E
sentendo Urtak che
dava l'ennesima indicazione sul da farsi si incamminò per
primo,facendo strada per il sentiero roccioso e conduceva verso la
parte più interna. Ezio come gli altri stava per muovere i
suoi
primi passi verso la prossima meta,ma sentì qualcosa tenerlo
per un
braccio e quando vide cosa fosse si accorse che era una mano
artigliata,per l'esattezza quella di Sesshomaru. Lo guardò
dritto in
volto e per la prima vide che nella sua regale espressione
perennemente distaccata notò che nel suo sguardo c'era
qualcosa di
diverso e non sapeva bene come decifrarlo.
“Riguardo a quello
che hai detto prima...è vero?”,chiese Sesshomaru
pensieroso
“Riguardo a cosa?”
“A quelle
parole...conosci te stesso,sei certo che vengono da quella
lingua?”
“Il latino
dici?Più che certo. Ma non credo che sia questo il momento
per
parlarne.
“Ho bisogno di
risposte.”
“Lo so,ma devo
chiederti di essere paziente. Prima finiamo questa cosa e
dopo,parleremo quanto vuoi ragazzo....”,disse Ezio mentre
incurvava
le labbra in sorriso amichevole, “Contaci.”
L'inuyokai
lasciò
la presa sull'arto dell'assassino e lo lasciò avanzare,poi
distolse
lo sguardo dall'assassino e cercò Toran,trovandola
più
avanti,qualche passo dietro a Urtak. Non ci stava capendo
più
niente, parole sconosciute in una lingua sconosciuta,ma
perché
rivolte a lui? E quel posto in cui si trovava adesso,che luogo era
quello e perché Urtak aveva chiesto proprio a loro di
aiutarlo. Non
poteva trattarsi di una questione di numeri e di
forza,perché la
presenza di shika yokai presenti in quelle terre e quel luogo era del
suo clan di appartenenza allora spettava a loro di dover proteggere
quel luogo e non a loro,che non erano nemmeno della stessa
provenienza geografica. Non riusciva a capire dove fosse
l'inghippo,ma ora era li e se l'intervenire lo avesse aiutato a
risolvere qualche altro mistero meglio così e francamente si
era
stancato di stare fermo ad aspettare che le informazioni arrivassero
da lui. Ben venga il sangue e la morte,non gli importava quanti
nemici avrebbe dovuto affettare,squartare o dilaniare finché
lo
avrebbero portato verso la verità o verso Akira,chi dei due
sarebbe
arrivato per per prima non aveva importanza. Le avrebbe ottenute
entrambe.
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Capitolo 14 *** Il tempio della gola del cervo dormiente ***
I
quattro
impiegarono tutto il tempo necessario per percorrere il sentiero a
lato della rupe. Avrebbero dovuto essere rapidi,ma non sapendo chi
avrebbero trovato davanti avevano deciso di optare per un metodo
più
furtivo,non sapendo effettivamente in quanti erano gli ainu
invasori,che tipo di nemici c'erano tra le loro fila e quanto erano
pericolosi. Sesshomaru in particolare avrebbe preferito evitare
l'esperienza della cecità e dell'essere colpito in piena da
una
fiammata violenta,quindi,per quanto non gli andasse a genio avrebbe
dovuto agire di più sul silenzio e meno sulla forza
fisica,metodo
alla quale era sicuramente più abituato e molto
più pratico.
Tagliare gole e uccidere dall'ombra non era nel suo stile. Lui era un
guerriero,non un taglia gole. Diede ancora un occhiata al paesaggio e
per quanto fosse suggestivo,col la foresta attorno e il fiume
sottostante si accorse di un dettaglio particolare che gli fecero
sorgere un dubbio.
“Perché questo
posto è così isolato?”,disse Sesshomaru
senza rivolgersi a
nessuno in particolare.
“Come ho già
detto prima questo luogo è sacro per la mia gente. Voi del
sud siete
abituati ai templi e ai santuari gremiti di persone,dove la gente
comune può fare offerte è lasciare qualcosa in
dono agli spiriti o
ai kami dello shintoismo.”
“E dai voi non lo
fate?”
“Qui è diverso.
La maggior parte di noi non oserebbe varcare la soglia di un area
sacra,non una come questa almeno. Qui gli spiriti e le
entità legate
alla natura hanno un aspetto è un modo di confrontarsi con i
mortali
più diretto è tangibile che di una semplice
presenza. La magia e
tutto ciò che è legata ad essa in queste terre
è più antica e
indecifrabile di quanto si creda è la gola del cervo
dormiente non
fa eccezione. Una persona comune non potrebbe confrontarsi con uno
spirito o un kamui senza fare qualcosa di sbagliato,rischiando di
scambiare un semplice malinteso per un offesa o una
minaccia,pagandone le conseguenze. Per questo ho preferito che foste
voi a difendere questo luogo.”
“In pratica
essendo un luogo sacro è proibito entrarci.”
“In un certo senso
si.”
Un
boato
fortissimo,improvviso e non atteso si udì in tutta la
vallata,simile
ad un esplosione. Urtak istintivamente fece un paio di passi in
avanti,come preso da un pensiero,rimase fermo per pochi
secondi,mentre guardava i picchi davanti a se.
“Non è
possibile,non possono essere giunti così all'interno,non
così
presto.”
“Che
succede?”,chiese Ezio preoccupato.
Lo
sciamano si girò
e osservò i tre accompagnatori con aria preoccupata.
“Dobbiamo
sbrigarci,non c'è tempo da perdere.”
E
con lo scatto
improvviso degno di un cervo iniziò a correre e gli altri lo
seguirono a ruota,leggermente confusi su quanto stesse accadendo.
Correndo impiegarono pochi minuti a giungere ad un punto più
in alto
sul loro percorso. Pareva una sorta di grande ingresso rudimentale
scavato nella roccia nuda,con un enorme incisione di un cervo
nell'atto di abbeverarsi scavato nella roccia,ottenuto molto
probabilmente con rudimentali strumenti di pietra.
“Bene,questo
ingresso non è stato ancora occupato. Forse sono troppo
impegnati ad
superare le difese di questo luogo.”
“In che punto ci
troviamo?”,chiese Ezio sbrigativamente.
“Questo è un
ingresso secondario alla zona sacra. In questa parte per essere
esatti si trovano numerosi monoliti votivi,grandi pietre dedicate
agli spiriti della foresta,non è un luogo di primaria
importanza per
gli altri ainu,a parte per il mio clan.”
“E collegata
direttamente alla fonte?”
“No,per arrivarci
dobbiamo arrivare in una zona più interna,un grande spiazzo.
Quello
è un punto che Marsatap non potrà
evitare,perché è li che si
trova l'ingresso per la fonte,ma non gli sarà facile
entrare.”
“E perché mai?”
“Ci sono dei
guardiani a custodire il luogo,l'esplosione di prima potrebbe essere
stato il segnale che ha dato inizio allo scontro.”
“Va bene,a questo
punto ci conviene continuare. Nel caso dovessimo imbatterci in
qualche ostile aggiriamolo senza attirare la loro attenzione.
Più
passiamo inosservati maggiori sono le possibilità di
sventare la
loro aggressione. Qualunque cosa stiano cercando di fare. In caso
contrario...”
“Combattiamo.”,disse
Sesshomaru atono.
“Si...ma sarebbe
meglio evitare se possibile. Dai entriamo.”
Il
gruppo oltrepassò
l'ingresso e subito si trovò in un tutto un altro luogo.
Quello che
fino a poco fa e solo un sentiero di montagna subito dopo si
trovarono in un area dall'aspetto più artificiale. Un
piccola area
rocciosa scavata nella roccia ospitava una specie di piazzetta dove
molti monoliti,simili a quelli presenti nel villaggio degli assassini
erano disposti in maniera esatta è perfettamente
lineare,formando
tutte delle piccole stradine che si intersecavano tra di loro. Tutti
i monoliti presentavano delle scene di caccia,di preghiera ed altre
invece sembravano prive di un senso logico agli occhi di chi non
avrebbe saputo interpretarle. Passarono i primi pilastri senza
emettere un fiato,non una parola o un solo cenno,continuando
silenziosamente la loro avanzata. Poi,ad un certo punto del
percorso,sentirono qualcuno avvicinarsi,più di
uno,probabilmente un
gruppo e si nascosero dietro quattro monoliti,uno per ognuno di loro.
Dall'altra parte della piccola area,dove si trovava una piccola rampa
di scale scavate nella roccia,giunse un gruppo di ainu,tutti
umani,armati soltanto di piccole asce o di pugnali,tutti in in osso e
nessuna protezione. Ne avevano contati dieci e dall'aspetto non
parvero pericolosi. Si guardavano attorno e nel contempo parlavano
tra di loro,esprimendosi nella lingua del loro popolo,continuando a
camminare nella loro direzione.
“Va bene,sembrano
distratti e disorganizzati...”,disse Ezio sottovoce mentre da
dietro un angolo della sua colonna controllava il da farsi,
“allora,ci conviene muoverci in questa maniera,Ci spostiamo
di
lato,di soppiatto e...”
Ma
non fece in tempo
a completare la frase che Sesshomaru,inaspettatamente per gli altri
tre uscì dalla colonna,ma non di lato come
suggerì Ezio,ma in piena
vista e scattando verso gli umani a velocità elevata. Non
estrasse
la spada e non fece scattare la lama,ma si affidò ai suoi
artigli,tutti e dieci e scattando,come un cane da caccia che avvista
una preda da azzannare. Non ebbero neanche il tempo di agire e di
riconoscere la reale minaccia che venne loro incontro,fu troppo
veloce,troppo rapido e troppo letale. Caddero a terra,alcuni con il
petto squarciato,altri con la gola recisa,tre di loro furono presi in
pieno volto e l'ultimo,venne infilzato allo sterno,giusto il tempo di
fissare l'inuyokai negli occhi per un tempo pari ad un battito di
ciglia e poi morì,liberato poi dalla letale zampata che lo
aveva
attraversato da parte a parte. Osservò la mano zuppa di
sangue e
alla fine del tutto non si scompose. Semplicemente si
abbassò verso
l'ultima delle sue vittime,pose un mano sulle vesti esotiche
dell'umano si pulì dal sangue strofinandosi la mano sul
tessuto.
Erano tutti morti,tutti e dieci a suoi piedi e senza emettere un
fiato. Nulla di cui essere fieri,avversari fin troppo deboli per
considerarli una minaccia. Un rapido suono si fece udire alle sue
spalle.
“E questo che
sarebbe?”, era Ezio, che gli fece questa domanda con tono
accusatorio.
“Un problema in
meno,ecco che cos'è.”, si limitò a dire
Sesshomaru in maniera
distaccata.
“Quale parte di
evitare di combattere non ti è stata chiara?
Perché hai ingaggiato
lo scontro quando non era necessario?”
Quando
Ezio smise di
parlare lo raggiunsero in breve anche gli altri due,che volendo
essere più cauti di Sesshomaru e di Ezio si attardarono di
pochi
secondi,osservando lo svolgersi della scena mentre si stavano
avvicinando ai corpi.
“Erano sulla
nostra strada e costituivano un problema. Ho fatto quello che avresti
fatto anche tu.”
“No,io li avrei
aggirati e sarei andato avanti se avessi potuto. Tu hai scelto di
esporti inutilmente. Io mi sarei mosso nell'ombra,tu hai scelto di
gettarti in mezzo a un probabile pericolo. Credevo di averti
insegnato meglio durante il nostro viaggio.”
“Sono morti,che
differenza fa?”
“Ne fa è trovo
triste che tu non riesca a coglierla...”,Ezio
voltò lo sguardo
verso la direzione in cui erano giunti quei cadaveri straziati e
rivolse un ultimo sguardo ammonitore a Sesshomaru, “Andiamo
avanti.”,finì così di parlare mentre i
due ancora si
scrutavano,giudicando i metodi e i comportamenti dell'altro. Ezio e
Sesshomaru erano come l'acqua e il fuoco,non importa se stavano dalla
stessa parte,più diversi di così non potevano
essere.
Ma
non era ne quello
né il posto né il momento per discuterne e
semplicemente
proseguirono,seguendo Urtak,che faceva loro da guida nell'antico
complesso nascosto,con Toran Sesshomaru ed Ezio subito dietro,ma
questa volta era sceso un freddo silenzio in mezzo a loro mentre
superarono la piccola scalinata e subito in mezzo alla via
principale, Un lungo sentiero scavato nella roccia,largo abbastanza
da farci passare comodamente una decina di persone in fila
orizzontale e dovendo raggiungere la cima non ci fu bisogno di
chiedere indicazioni allo shika hanyou e proseguirono verso l'alto.
Dopo un po' giunsero in un altro punto dell'area sacra. Un altro
spiazzo,ma questa volta aveva qualcosa di diverso. Cadaveri.
Aggressori Ainu,anche qui umani,ma con la presenza di hanyou e yokai
e tra quelli anche qualche kappa,con le stesse vesti ed espressioni
folli di quello che Sesshomaru e Toran avevano combattuto sottoterra.
Dovevano essere poco meno di un centinaio e molti presentavano corpi
bruciati fin dentro la carne e le ossa,come quelli che si erano
immolati tra le fiamme dei piccoli incantatori del fuoco,segno che
con la morte dei kappa il rituale era fallito e che quegli ainu erano
stati vittime della stessa magia alla quale si erano affidati. Ma in
mezzo ai corpi erano presenti numerosi frammenti di pietra,sassolini
e ciottoli,ma anche sassi e pietre,alcuni grandi quanto la testa di
un uomo. C'era anche del terriccio,in grande quantità e
sparso per
tutto il luogo della mattanza. Ma il dettaglio più
inquietante fu un
altro e non fu semplice notarlo. Erano piccoli frammenti di un
materiale bianco avorio sparsi insieme alla terra e alla pietra,Ezio
si abbassò un attimo a controllare e raccolse uno di quei
frammenti
bianchi ricoperti di terra, lo prese con due dita e poi gli diede una
leggera spolverata con la mano libera e li si accorse di cosa
fosse...e ne fu inquietato.
“Oh cristo,ma è
un osso.”,disse Ezio stupefatto.
“Cosa?”,chiese
Toran con fare sbigottito.
“Si,un pezzo di
mandibola credo,questi fori dovrebbero essere le cavità per
i
denti,ma sono troppi grossi per essere i denti di una persona
normale,sembra più quella di un animale,una con una bocca
molto
grossa.”
“Sono i guardiani
della gola del cervo dormiente...” disse Urtak mentre
continuava ad
osservare la scena dello scontro, “I corpi dei nostri
migliori
guerrieri e delle loro cavalcature più fedeli vengono
sepolti
qui,attraverso un complesso rituale,unico nel nostro clan, che
mescola il loro spirito alla terra e alla pietra della foresta e dei
picchi circostanti. Il tempio li risveglia in caso di pericolo alla
sua esistenza ed essi tornano a combattere quando c'è
né più
bisogno. Ma pare che il numero degli attaccanti sia stato eccessivo
per loro e la loro difesa non ha retto. Temo che i nostri nemici
siano molti più numerosi di quello che credevo.”
Sesshomaru
guardò
impassibile la scena nel complesso e vide che sopra le loro
teste,nelle pareti rocciose fossero presenti molti buchi,grandi
quanto un uomo adulto e in ottima forma sparsi per tutto il perimetro
e intuì che erano che quelle spaccature nella roccia fossero
i
tumoli dei guardiani,sepolti in verticale,così da poter
assaltare i
trasgressori dall'alto,rimanendo nascosti è pronti
all'assalto in
caso di combattimento. A vedere tutto questo un dubbio gli
salì in
mente e sentì il bisogno di rivolgersi ad Urtak.
“C'è né sono
ancora molti di questi guardiani?”
“Beh,considerato
che questo luogo ha almeno un paio di migliaia di anni ed è
stato
attivo per tutto questo lasso di tempo,direi di si. Non so il numero
esatto,ma potrebbero migliaia,se non di più,abbastanza da
respingere
un assalto è ciò non sarebbe un problema. Se non
fosse che Marsatap
è con i seguaci di Otsune e si è portato una
numerosa schiera di
sciamani,quindi l'esito dello scontro sarebbe incerto.”
“E per quanto
riguarda noi? Se mai dovessimo vedere uno di questi guardiani,si
comporterebbe da alleato o da nemico?”
“Difficile a
dirsi,anche insieme a me sareste considerati degli
invasori,poiché
non siete di queste terre né tanto meno conoscete le usanze
del mio
popolo. Quindi è meglio se state in allerta e sopratutto
vicino a
me,luoghi come questi possono essere molti più pericolosi di
quello
che pensate.”
Sesshomaru
non
continuò ulteriormente con le domande, ora sapeva
esattamente quello
che voleva sapere a proposito di questi morti. Non erano una certezza
di sicurezza e anche loro costituivano un pericolo,se avesse dovuto
abbatterli nessun problema,avrebbe risolto la cosa come sapeva fare
meglio. Imporsi con la forza e di solito riusciva. Si misero di nuovo
in marcia,verso un altra strada più avanti,ma questa volta
conduceva
ad una galleria artificiale,scavata tempo addietro dai costruttori di
quel luogo.
“I guardiani
morti...prima i corvacci e adesso i morti che camminano,bene,manca
dell'altro?”,chiese Ezio ironico.
“A parte lo
yorozuku che era stato avvistato da queste parti credo di no.”
“Yorozuku? Intendi
uno di quei tipi della tribù che ci hanno
ospitato?”
“Si,ma potrebbe
non essere della tribù. Gli yokai che abbiamo incontrato
oggi non
hanno saputo darci una descrizione dello yoro e quindi potrebbe
essere chiunque,ma non c'è da escludere che possa essere
Koga, anche
se non dovrebbe trovarsi qui.”
Passato
l'ingresso
della galleria si accorsero di numerose fiaccole accese situate su
entrambe le pareti che illuminavano l'ambiente naturalmente buio.
Sulla roccia erano presenti diverse scene di vita ordinaria,di verdi
foreste piene di cervi e di strane scene di masse numerose,erano
scene di preghiera o di contemplazione. Molte degli omini astratti
imitavano posizioni come l'inginocchiarsi o tenere le braccia aperte
verso il cielo in ambienti non ben definiti,di difficile
interpretazione per chi,all'infuori di Urtak,avrebbe saputo decifrare
e tradurre. L'hanyou si accorse degli sguardi curiosi che si
muovevano in tutte le direzioni per scrutare quelle immagini del
lontano passato. Persino Sesshomaru,anche in quel momento
indifferente,scrutava di tanto in tanto gli antichi murali a lui
misteriosi,forse alla ricerca di un qualche segno dell'uomo che tanto
gli assomigliava,vissuto in quel le terre selvatiche molto tempo
prima.
“Questa è la
storia del mio popolo...”,disse Urtak volendo andare incontro
alla
loro curiosità, “Molto tempo fa,quando le numerose
tribù umane
erano distribuiti per tutto il paese e non avevano ancora i mezzi per
costruire grandi centri abitati,gli yokai come qli yoro e gli shika
occupavano vasti territori,che includevano altre tribù
minori,formate da membri della stessa razza.”
“Intendi dei
regni,con vassalli e seguaci?”,chiese Toran curiosa.
“No,in quel
lontano passato non esistevano ancora concetti come sovrani e
comandanti supremi,esistevano solo i capi tribù e i
territori non
possedevano dei confini ben definiti,come i vostri regni o i feudi.
Ogni tribù minore era coalizzata con una tribù
maggiore della
stessa razza,che a loro volta le tribù maggiori si
coalizzavano in
un grande territorio,ma ogni tribù aveva un solo capo e
quindi ogni
gruppo viveva in relativa armonia con gli altri.”
“Una specie di
grande alleanza,senza un capo che comandava su tutti.”
“Precisamente.
Anche i cervi hanno dominato su queste terre con la stessa logica,ma
a differenza dei lupi e di altri popoli circostanti,noi siamo sempre
stati legati più alla venerazione della natura e delle sue
forze
ancestrali più che spinti dal bisogno di espanderci in altri
luoghi.
Non che questo ci abbia impedito di andare in guerra con i nostri
vicini...o i nostri simili.”
“E per quanto
riguarda i cani?”,chiese Sesshomaru di punto in bianco.
“I cani hanno una
storia particolare. I cani delle epoche più lontane erano
molto più
simili ai lupi di quanto lo siano oggi,ci sono storie che raccontano
persino che i cani stessi un tempo erano lupi più
collaborativi e
meno tendenti alla violenza. Anche se loro,come tutti gli
altri,tendevano a guerreggiare.
Sesshomaru
non lo
diede a vedere,ma a sentire quella versione dei fatti gli venne
naturale sentire un moto di disgusto a immaginare un simile paragone.
I lupi vivevano in caverne dove ammassavano le carcasse delle proprie
prede,scuoiavano pelle e carne durante i pasti sporcando i luoghi
dove mangiavano con le ossa spolpate e il sangue della loro cena
lordava il terreno. Erano sporchi,avevano un odore che dire intenso
era un aggettivo riduttivo e fin troppo caritatevole. I cani che
aveva visto nella sua visione erano si selvatici,ma per lo meno la
presenza di tende segnava almeno un minimo di civiltà,sempre
che
così potesse definirla.
“Comunque...”,continuò
Urtak con tono pacato, “I cani avevano territori
più piccoli e
nelle prime storie che raccontano di loro sono descritti come una
razza con piccole tribù,senza alcuna reale importanza nel
dominio
degli altri yokai. Poi giunse lui...é tutto fu
diverso.”
Urtak
si fermò,si
girò verso una delle pareti e con un dito indicò
il murale di
fronte a lui,attirando l'attenzione dei suoi accompagnatori.
Sull'antica parete era stato realizzato un enorme murale,lungo almeno
quattro metri e alto due e mezzo. La scena rappresentata in
quest'opera rupestre presentava l'immagine di quella che appariva
come un grande spazio aperto senza fondo,uno spazio indefinito dove
una lunga fila di figure umanoidi,ognuna riconoscibile con i tratti
di un animale ben definito e un colore differente: il lupo
marrone,dalla testa canina e la bocca irta di zanne,il cervo verde
con le corna sopra la testa,l'orso giallo dal corpo ampio e la testa
tondeggiante,il corvo nero dal becco lungo e le ali nere,l'aquila
azzurra dal piccolo becco ricurvo e le ali ampie e lunghe,il coniglio
grigio,dalla testa schiacciata e le lunghe orecchie,il tasso
arancione dagli artigli pronunciati e la folta coda,la volpe rossa
dalle zanne piccole e la piccola e gli occhi gialli e la gru bianca
dalle ali più grandi di tutti i presenti e un lungo becco a
punta.
Ma sopra tutti questi individui c'è n'erano due,distinti da
tutti
gli altri,seduti,forse su due troni o almeno l'aspetto era quello.
Erano dipinti di viola e avevano una vaga testa canina e una folta
coda poggiata sugli scranni. Tra i due erano state disegnate quello
che sembravano due armi,una grossa ascia e un piccolo pugnale ricurvo
e sopra di esse una figura rettangolare,con degli scarabocchi sopra
non ben definibili. La scena in se trasmetteva un aura di solenne e
maestosa importanza,carica di eccelsa regalità.
“Lui?Intendi,quell'inuyokai?”,chiese
Sesshomaru mentre contemplava la pittura rupestre.
“Si,proprio lui.
Quando arrivò lui cambiò tutto. I cani si fecero
più
audaci,cambiarono metodo di combattimento e si fecero più
scaltri e
col tempo divennero anche più forti e addestrarono i primi
guerrieri
a divenire veri e propri capibanda,un po' come i vostri capitani
d'armata e formare le prime vere armate. Insegnò loro la
lavorazione
dei metalli come il rame e lo stagno e crearono le prime armi in
bronzo,dando agli inuyokai un enorme vantaggio ai fini bellici. E con
la conquista aumentarono le risorse e anche le conoscenze. Fece
costruire le prime case,le prime palizzate in legno e così
nacquero
i primi villaggi e con i villaggi arrivò la prima
città,centro di
potere degli inuyokai. Alla fine il suo aiuto alla piccola
tribù che
lo incontrò per prima fu tale che per la prima in queste
terre,tutti
gli yokai di tutti i clan più importanti si sottomisero e
divennero
parte di quello che fu definito il primo regno del nord e lui,insieme
alla donna che lo aveva sfidato in duello quando era giunto in queste
terre si misero insieme e divennero il primo re e la prima regina che
gli yokai avessero mai visto. Le leggende raccontano che ci fu
scalpore,quando i cani,volendo offrire loro un altra ragazza come
seconda moglie lui rifiutò,dicendo che lui aveva
già una regina è
una sola sarebbe stata. Un uomo piuttosto audace per quei tempi,ma
anche straordinario.”
Sentendo
quella
storia gli altri tre non poterono ignorare l'importanza di quello che
Urtak aveva detto e da quello che avevano udito pare fosse stato uno
yokai eccezionale,ma a Sesshomaru aveva notato che in quella storia
qualcosa non quadrava e anche il motivo per la quale lo sciamano la
stava raccontando. Era un bella storia non c'è nulla da dire
su
questo...ed era proprio questo il problema.
“Affascinante...”,disse
Sesshomaru con tono ironico,“Una bella non c'è che
dire. Ma è
chiaro che qui qualcosa non torna.”
“Dubiti della
storia che ti ho raccontato?”,chiese Urtak con tono calmo.
“A questo punto
dubito di tutto. L'aggressione degli Ainu, il nostro arrivo qui nel
bel mezzo del niente,questo posto,questa storia. Cosa c'è
che non ci
hai detto? E non credo che il fatto che questo luogo sacro,come hai
detto tu e vietato alla tua gente. Avresti potuto chiedere aiuto agli
yoro se avessi voluto e non lo hai fatto. Perché proprio
noi?..Cosa
nasconde la tua gente qui?”
Ma
prima di ricevere
una risposta si sentì un altro botto,questa volta molto
più forte e
assordante,tanto che Sesshomaru piegò leggermente la testa
al
sentire le orecchie che fischiavano mentre per Toran,essendo una
pantera,l'effetto fu leggermente meno fastidioso,non avendo lo stesso
identico udito di un cane.
“Un altra. Ha
giudicare dalla potenza e dall'intensità questa doveva
essere molto
vicina.”,disse l'assassino cercando di valutare a quanto
distasse
l'ennesima esplosione,avendo anche una certa esperienza con la
polvere da sparo e affini.
“Me ne sono
accorto.”, disse Sesshomaru scrollando leggermente la
testa,con il
fischio alle orecchie che scompariva lentamente.
“Dev'essere
Marsatap. Qualunque cosa stia facendo al tempio lo sta danneggiando.
Andiamo,se ho capito dove si trova allora non siamo lontani dalla sua
posizione. Coraggio.”
E
ripresero il
cammino,questa volta avanzando molto più velocemente.
Superate poche
altri svicoli,pitture murarie e altri elementi visivi all'interno
della galleria giunsero ad un uscita ampia e luminosa,dalla quale si
poté di nuovo osservare il cielo grigio. Questa volta si
trovarono
di fronte ad una scalinata che scendeva verso il basso e stretta
anch'essa tra due pareti ricavate dalla roccia circostante,ma sul
fondo si potevano udire intensamente anche un forte frastuono di
voci,grida e urla,sia di rabbia che di dolore. Poi una massa informe
di corpi,misti a umani,hanyou e yokai comparve dal fondo della scala.
“Avete sentito
cos'ha detto il nobile Marsatap,copriamo le scale mentre gli altri
liberano il passaggio per la fonte. Perché se quel mezzo
cervo è
venuto con quelli del sud dobbiamo...”
Era
uno yokai alla
testa del gruppo. Ainu,che subito smisero di salire frettolosamente
sulla scalinata quando si accorsero dei quattro individui molto sopra
di loro.
“SONO QUI,AVANTI
UCCIDIAMOLI.”,urlò lo yokai alla testa del gruppo.
E
fu così la massa
degli ainu invasori,si lanciò all'assalto cercando di
affrontare i
quattro non tanto per abilità quanto piuttosto con la forza
del
numero.
“Ecco,ora se vuoi
scatenarti puoi farlo senza curarti troppo di mantenere un profilo
basso.”,disse Ezio rivolto a Sesshomaru mentre quest'ultimo
estraeva Bakusaiga e il fiorentino tirava fuori da una sacca
attaccata alla cintura alcune bombe fumogene,ideale per occupare la
linea visiva di nemici in gran numero. Toran dal canto suo stava
caricando il suo gelido potere diretto nel palmo della mano destra e
in tre furono pronto a combattere.
“Se
permettete,gradirei che risparmiaste le forze. Con questi semplici
invasati le vostre capacità sarebbero sprecate.”
E
fu Urtak a fare la
prima,ed ultima mossa. Fece qualche passo verso gli invasori e poi si
fermò,portando un braccio verso il cielo e un altro verso il
terreno,con entrambi i palmi rivolti verso l'esterno. Poi
inziò a
far roteare le braccia,lentamente,mentre alla sue spalle e quelle dei
suoi accompagnatori una gelida folata di vento
soffiò,oltrepassandoli. All'inizio era semplicemente un
soffio,poi
divenne più forte e crebbe in una folata,per poi divenire un
pericoloso turbine. Eppure,nonostante questa forza,Sesshomaru e gli
altri non furono tirati nella forza del vento,ma anzi,vennero
risparmiati,come se nemmeno ci fossero. Ma non si poté dire
lo
stesso della massa violenta che voleva travolgerli e invece,ora erano
loro stessi vittima di un travolgimento,spinti all'indietro,mentre
scivolavano,cadevano a terra e alcuni rotolarono giù per la
scalinata. Poi ad un tratto,una brezza gentile scosse il sensibile
orecchio dell'inuyokai,come un tocco leggero e gentile e per una
qualche ragione tornò alla mente a un periodo della sua vita
appena
passato. Quando ricordava ancora di una donna dalla corta chioma
nera,che accompagnata sempre da una piuma gigante nel cielo e
reggendo un ventaglio,volava sopra le nuvole,alla ricerca di una
libertà che fin dall'inizio le era stata negata,da un
padrone
crudele.
“BOATO DI
KANDAKORO.”
Urlò
Urtak,che per
la prima volta alzò la voce così tanto con i
nuovi arrivati,che
solitamente non lo avevano mai sentito urlare o alzare la voce
più
del necessario. La potente raffica di vento esplose in tutta la sua
forza,aumentando la sua velocità massima e liberare tutta la
sua
forza improvvisa,che scaraventò via gli attaccanti come se
fossero
foglie al vento e ci fu chi fu scaraventato giù dalle
scale,chi
sbatté contro le pareti e chi invece fu spinto violentemente
contro
i propri compagni,ma l'effetto su tutti loro fu lo stesso. Chi
subì
il colpo ebbe la sensazione di essere colpito da un pesante martello
retto da un gigantesco oni e i danni che non si vedevano all'esterno
erano presenti all'interno sotto forma di fratture e danni agli
organi interni,che avevano subito un urto devastante,tanto,da
ucciderli tutti.
“Va bene.
Ricordatemi di non fare mai arrabbiare questo tipo.”,disse
Ezio
stupefatto per l'accaduto,un numeroso gruppo di nemici,spazzati
via,letteralmente, e uccisi da un po' d'aria. Non male per uno che
sembrava vestito come uno che sembrava scappato da un rifugio per
mendicanti.
Ma
per Sesshomaru fu
altro quello che lo sorprese. Aveva sentito il vento,quel
vento,quello che non sentiva da tanto tempo,solo una donna era stata
in grado di controllare raffiche così forti e brezze
così gentili.
Doveva rivolgersi a lui,aveva bisogno di togliersi questo dubbio.
“Immagino che
adesso Marsatap sappia che gli siamo vicini. Mi pareva giusto dirgli
che eravamo arrivati.”,disse Urtak a metà tra
l'ironia e il
sarcasmo,celando a malapena la sensazione di fastidio nel vedere
degli invasori mancare di rispetto a quello che lui aveva descritto
come un luogo di grande sacralità.
Urtak
avanzò verso
il fondo delle scale seguito subito dopo da Toran ed Ezio,mentre
Sesshomaru rimase indietro,immobile,girandosi indietro verso la parte
più alta della scalinata,da dove era arrivata la brezza
gentile che
gli aveva sfiorato il collo,poi guardò in cielo,ma a parte
il cielo
grigio non vide nulla e non percepì alcun odore in
particolare. Non
il suo,da nessuna parte.
“Sesshomaru.”
Fu
Toran a parlare e
Sesshomaru a sentire la sua voce si girò quasi di
scatto,rimasto
ancora col pensiero di quel soffio di vento.
“Tutto
bene?”,chiese la pantera preoccupata,temendo che il suo amato
stesse avendo un altro di quegli strani effetti.
“Lo hai sentito
anche tu?”,chiese Sesshomaru confuso.
“Sentito cosa?”
“Nel vento di
prima,mi pareva di aver sentito un...”,Sesshomaru non seppe
come
continuare,non sapendo nemmeno lui cosa volesse dire.
“Un?”
“No,niente. Sarà
stata solo una mia impressione.”
E
Sesshomaru scese
le scale insieme a Toran,che lo accompagnò fino a giungere
gli
altri,poco più sotto. Gli Ainu a terra,ormai esamini,era
stesi al
suolo come tante bambole lanciate in aria e poi cadute malamente al
suolo,sporadiche macchie di sangue lordavano sia gli scalini che i
muri,insozzando ancor più il sacro suolo degli shika yokai
con il
loro sangue ancor più della loro presenza. Passati i corpi i
quattro
raggiunsero il fondo della scalinata dove giunsero nell'area che
interessava Urtak,dove i i rumori e gli echi di uno scontro ancora
più grande attendeva il piccolo gruppo. Di fronte a loro si
aprì la
vista su una vasta area,composta principalmente da diversi
edifici,simili a case di forma quadrata scolpite anch'esse nella
roccia naturale e situate tutte ai lati della grande area,mentre al
centro sbucavano curiosamente,numerose fosse aperte,collegate tutte
tra loro da piccoli canali idrici,ruscelli artificiali scavati nella
roccia. Ma era sulla parte più lontana della zona aperta che
si
mostrava l'elemento più curioso dell'intera area aperta. Era
una
statua,una gigantesca statua grande quanto un piccolo palazzo.
Dall'aspetto pareva un uomo,con un regale e ramificato palco di corna
sulla testa,vestito con abiti pesanti,simili a quelli dei guerrieri
in sella ai grandi cervi e impugnava una in una mano alzata verso il
cielo,una strana arma seghetta,simile ad una sega,priva di punta,ma
dalla lama seghettata e dalla forma che ricordava più la
mannaia di
un macellaio che un pugnale o un grosso coltellaccio,che superava di
poco il picco della montagna. Probabilmente era quella la cosa che
Sesshomaru aveva intravisto dal basso. Ma per quanto bello potesse
essere quello spettacolo,c'era bel altro che catturava l'attenzione
degli ultimi arrivati era ben vivo e caotico di tutto l'ambiente
circostante. Gli Ainu stavano combattendo contro i guardiani. L'orda
degli Ainu contava alcune migliaia di combattenti,tra uomini e donne
che si accanivano contro gli ormai trapassati guerrieri delle epoche
passate,che a loro volta facevano di tutto per non permettere agli
invasori di non avanzare oltre il luogo dello scontro. Quella che
stava assistendo era un vero e proprio campo di battaglia. Se
pensavano che raggiungere la fonte non sarebbe stato facile,ora
sapevano di certo che oltrepassare quella massa di carne e ossa non
sarebbe stato per niente facile. Avrebbero dovuto combattere se
volevano arrivare dall'altra parte. Non dissero niente,non pensarono
a niente,nessun piano,nessun tattica sofistica,tanto sarebbe stato
inutile. Sesshomaru,Ezio,Urtak e Toran poterono solo lanciarsi nella
mischia,attenti a restare insieme e cercare di non morire,sapendo di
stare attenti,sia dalla parte dei seguaci di Otsune che dei
guardiani.La parte più difficile dell'impresa iniziava
adesso.
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Capitolo 15 *** Zelo sanguinario ***
Il
cozzare delle
armi,le esplosioni,la carne contro le ossa,vivi attaccanti contro
defunti difensori,una battaglia dove i morti sorgevano ancora una
volta per proteggere ciò che loro ritenevano importante. Il
tempio
della gola del cervo dormiente. Spostarsi non era facile e
destreggiarsi nel mezzo di due fronti in conflitto con loro quattro
nel mezzo aveva in se l'azzardo del rischio,solo per giungere
dall'altro lato e scoprire per quale motivo il luogo era stato
attaccato. Non proprio un bel modo per continuare la giornata. In
testa al gruppo c'era Urtak,ancora una volta dedito a fare da guida
al gruppo,Toran ed Ezio qualche passo indietro e Sesshomaru infondo a
coprire il quartetto. Buona parte del percorso,se così lo si
poteva
definire,passava in mezzo a molti combattenti degli ainu,molto
più
facili da uccidere,poiché già vivi e quindi
più cauti a non
buttarsi nella mischia senza avere premura per la loro vita. Mentre
dall'altra parte,ora che li vedevano in azione,molti erano scheletri
di dimensione umana,senza particolari segni distintivi,se non le
vistose corna da cervo attaccate al nudo cranio,mentre altri erano
enormi cervi dalle ossa imbiancate,che si destreggiavano abbastanza
bene e incornavano a testa bassa chiunque avessero davanti e
possedesse un minimo di carne fresca ancora addosso. Per gli occhi
dell'assassino la cosa era incredibile,per la sua mente invece,era
inconcepibile. Correvano nel mezzo,schivando in continuazione i colpi
ricevuti dagli ainu,molti dei quali parevano più pericolosi
in
gruppo che presi singolarmente e quando c'è n'era bisogno si
rispondeva al colpo ricevuto oppure si eliminava l'ostacolo con
celere rapidità e si proseguiva in formazione
compatta,cercando di
non perdersi di vista l'un l'altro. Non c'era tempo per parlare,non
c'era tempo per ascoltare,solo correre,schivare,parare,attaccare,con
la spada,il ghiaccio o la lama celata,nessuna interruzione,solo
correre. L'area già di per se era enorme e il fatto di non
poter
sorvolare sopra quella moltitudine di nemici,causa il fatto di essere
scoperto,cosa che gli avrebbe procurato un altra ramanzina da parte
di Ezio per essersi fatto vedere quando non necessario,causa anche il
fatto che avrebbero potuto essere colpito alla sprovvista da
chissà
quale magia dal basso e per finire avrebbe scoperto il retro del
gruppo e avrebbe lasciato gli altri tre alla stregua di attacchi da
dietro,cosa che avrebbe minato la loro salvaguardia. Quindi no,niente
volo. Fare parte di un gruppo era limitante,per uno abituato a far
conto solo sulle proprie forze. Ad agire da soli si possiede maggior
libertà di movimento e di scelta,senza che nessuno possa
rallentarti
o giudicarti per quello che fai e l'unico a cui devi delle
spiegazioni riguardo al tuo operato sei unicamente tu. Pazienza,ormai
c'era dentro,tanto vale guadagnare quanto più poteva dalla
presenza
altrui. Bakusaiga alla mano quelli capitati sotto la sua lama avevano
tentato di fermare tanto lui quanto gli altri compagni e di quei
kappa piromani né aveva visti pochi,alcuni uccisi quando
erano più
vulnerabili e si trovavano vicino a lui. L'ultima volta era stato
imprudente,adesso colpiva al minimo segno di aggressione,poco
importava se fosse stato un semplice umano o un altro di quelli che
usava il potere del fuoco. Di perdere la vista un altra volta non
né
aveva voglia. Passarono sui corpi di molti,di colpo in colpo la meta
si fece più vicina,mancavano solo una ventina di metri per
uscire
dallo scontro e raggiungere i piedi della statua.
“Laggiù,guardate.”,disse
Urtak alzando il tono della voce,per farsi sentire in quella marea di
violenza e allungando il braccio ai piedi della gigantesca
statua,cercando di mantenere,cercando di mantenere l'indice puntato
verso il punto interessato. Superata una larghissima rampa di scale
che si innalzava verso i piedi della statua,punto nella quale erano
presenti un folto gruppo di invasori intenti a combattere degli
scheletri,volava in disparte,sopra tutti loro,una figura nera,dotata
di grandi ali da uccello,rivolto verso la statua,con il corpo
immobile e sostenuto in aria solo da grandi ali da corvo,che
continuavano ad agitarsi ritmicamente per tenerlo stabile in aria.
“E
Marsatap,dobbiamo fermarlo,prima che giunga alla fonte. Dobbiamo
impedirgli di distruggere la statua.”
Per
quanto fossero
già rapidi di loro,il gruppo accelerò ancora di
più il passo e
giunsero,dopo molti colpi nella mischia e molto sangue versato,di
fronte alla gigantesca scultura.
Ma
non fecero in
tempo a salire il primo scalino,che un folto nugolo di
scheletri,bloccava loro il passo. Uno tra gli shika yokai e cervi
giganti iniziò a muoversi velocemente nella loro direzione.
Gli
shika yokai indossavano antiche pellicce,retaggio della loro gente
come unica armatura ed erano armati con pugnali e lance e armi che
sembravano delle piccole spade rudimentali,tutte fatte di
ossidiana,mentre i loro compagni a quattro zampe erano muniti solo di
grandi palchi di corna e pesanti zoccoli,più che adatti per
calpestare e calciare,anche in quelle misere condizioni.
“Va bene Urtak.
Puoi fare qualcosa per convincerli a lasciarci passare? Sai,mi fa un
po' strano tentate di uccidere qualcosa di già
morto.”,disse Ezio
preoccupato di affrontare degli scheletri animati per la prima volta
in tutta la sua vita.
“Non c'è ne sarà
bisogno,guarda tu stesso.”,disse lo sciamano puntando il dito
contro l'ammasso di esseri scheletrici.
Erano
così vicini
che se avessero voluto attaccare lo avrebbero fatto senza troppe
difficoltà,il riuscire nell'impresa non sarebbe stato
scontato.
Tuttavia,per quanto fossero numerosi restavano fermi,come se stessero
aspettando qualcosa. Non avanzavano per aggredire e non
indietreggiavano per ritirarsi,se ne stavano in disparte dallo
scontro,tra il gruppo e il loro obiettivo,bloccati nello loro
pose,sorretti da ossa morte che ancora si muovono,espressivi e
indecifrabili,come le espressioni che non possiedono e che se anche
avessero,non potrebbero mostrare,essendo i loro teschi solo e
soltanto ossa.
“Va bene,ma perché
ci stanno osservando? Ammesso che possano vederci,anche senza gli
occhi.”
Tra
tutti e
quattro,Sesshomaru osservava i morti ambulanti che li stavano
osservando,uomini e bestie morti da tempo addietro,appartenenti a
epoche lontane,di altri tempi e luoghi. Poi avvenne un
cambiamento,piccolo,ma importante. Uno degli
scheletri,inclinò il
teschio,spostando le sue orbite vuote sulla figura dell'inuyokai e
quest'ultimo se ne accorse. Poi fu la volta di un altro,di un
altro,di un altro ancora,poi fu la volta di due cervi giganti e poi a
gruppetti iniziarono a girarsi verso di lui. Tutti,fino
all'ultimo,direzionarono le orbite vuote verso Sesshomaru,come
attratti da qualcosa e quel qualcosa lo possedeva solo lui.
“Non è voi che
stanno fissando...”,disse Sesshomaru spinto dalla pulsione di
muovere la spada contro di loro.
Nonostante
il
cappuccio che gli copriva la testa vide che da ogni lato lo stavano
fissando,catturati da chissà cosa dalla sua persona. Poi
avvenne un
altra stranezza,una parte degli scheletri,quella che occupava il
percorso verso la scalinata,si fecero da parte e aprirono un varco
nello schieramento. Nessuno del gruppo si aspettava un simile
comportamento,da parte di coloro che avrebbero dovuto uccidere tutti
coloro che avessero osato varcare le sacre difese del tempio e
invece,liberarono loro il passaggio. Poi quegli stessi scheletri li
superarono e andarono a unirsi all'altro versante della gruppo,per
poi mettersi in fila orizzontale,formando un muro di ossa coi loro
stessi corpi,come a volerli separare dal resto della battaglia. Tutti
e quattro non avevano risposte da dare per quello che era successo e
poi,di tempo da perdere non ne avevano. Confusi da quello che era
appena successo decisero di proseguire,percorrendo gli scalini,con
veloci falcate,verso la base della statua e giunti più in
alto
videro quello che stava accadendo. In cima alle scale si trovava una
spiazzo rialzato abbastanza grande da raccogliere la base della
statua in tutta la sua larghezza,una cosa come una quindicina di
metri per un altezza che abbondava fino a trenta e li lo videro, uno
yorozuku,Koga. Era impegnato a schivare i colpi,fossero di armi
fisiche o fiammate violente,il giovane lupo si destreggiava al meglio
per non morire e nel mentre,quando poteva infliggeva qualche colpo
con la sua arma,un grosso anello da polso alla quale erano saldato
cinque sottili catenelle che terminavano tutte con una vistosa lama
ricurva monofilare,da inserire sulla punta ogni dito come estensione
artificiale della propria mano.
“GORAISHI.”
Urlò
Koga e dalla
mano armata partirono forti e luminose saette bianche come il
tuono,che passavano i corpi dei nemici vicini,non direttamente
collegati a coloro che furono presi dalle lame e che in compenso
morirono invasi dalla potenza delle piccole saette che percorrevano i
loro corpi,bruciando dall'interno,carne,ossa e organi vitali.
“Koga? Sapevo che
avrebbe potuto essere lui lo yoro di cui parlavano,ma non
immaginavo,che avesse realmente avuto l'ardire di entrare in questo
luogo.”,disse Urtak incredulo,ma cercando di non far
trasparire
troppo questa emotività.
“Ardire o no,penso
che necessiti di una mano,temo che di questo passo lo
uccideranno.”,disse Ezio incitando gli altri ad intervenire.
“In questo caso
vorrei provare una cosa nuova.”,disse Toran con ardore
combattivo e
chiamando a se i suoi glaciali poteri creò un globo di
solido
ghiaccio opaco all'interno del palmo della mano,poco più
piccola di
una pesca e la lanciò in aria,sopra il gruppo degli
aggressori e con
Koga perfettamente nel mezzo. Poi fece schioccare le dita e nello
stesso istante,il boccino esplose,generando una vistosa nube
gelata,che infastidì non poco tutti coloro che erano
all'interno del
raggio d'azione dell'esplosione. Ezio e Sesshomaru non si diedero
alcun segnale di aiuto reciproco,ma scattarono all'unisono e ognuno
si accise ad adoperare al meglio le proprie capacità. Appena
entrati
nella foschia si accorsero che la nube gelata,formata da una specie
di brina finissima che poteva svolazzare a mezz'aria,non era ne
particolarmente gelida n'è tanto meno irrespirabile,ma
impediva a
chi veniva colpito direttamente di vedere correttamente,accecandolo
temporaneamente,come una delle bombe fumogene che si portavano dietro
gli assassini. Mica male come mossa da parte della
ragazza,pensò
l'assassino. L'inuyokai e il fiorentino mossero le lame contro i
nemici inermi: un colpo di punta qui,qualche fendente di la,nella
foschia,si potevano riconoscere i bersagli da abbattere,tutti inermi
e anche quelli che tentavano di reagire,come i piccoli kappa che
provavano ad attizzare le fiamme contro uno dei due,oppure cercavano
di chiamare a se il loro potere per incendiare i loro fanatici
compagni,ma non avevano il tempo di formulare qualche incomprensibile
parola nella loro lingua che al minimo filo di voce venivano colpiti
con potenza guerresca da Sesshomaru o con precisione omicida da
Ezio,ed entrambi sapevano bene come usare i loro strumenti di morte.
Poi all'improvviso si generò un forte vento laterale
è la gelida
nube venne spazzata via come se nulla fosse,mostrando ai presenti che
il numero dei seguaci di Otsune era dimezzato e Koga,ancora
leggermente preda di quell'accecamento improvviso si riprese in quel
momento,stropicciandosi gli occhi con la mano disarmata e in quel
momento,vide che li vicino a lui c'erano Sesshomaru ed Ezio che lo
stavano proteggendo,mentre gli ainu rimasti poterono riprendersi
dalla sorpresa e tentare un contrattacco.
“Mi era parso di
sentire odori spiacevoli,ma che diavolo è successo? E voi
che ci
fate qui?”,chiese Koga ancora confuso per quel caos
improvviso.
“Detto da che vai
in giro vestito come un barbone e si sposta a piedi nudi non ci fai
una bella figura. Ma anche io sono felice di vederti. Il resto te lo
spieghiamo dopo.”,disse Ezio col sorriso sulle labbra,intento
a
voler fare uno scambio di battute simpatiche.
“Ma bravi...”,una
voce proveniente dall'essere sopra le loro teste,intento ad osservare
la statua,mentre con il battito delle ali cercava di restare in volo,
“vedo che anche stavolta Urtak,fai ricorso ai nemici del suo
stesso
popolo,per affrontarci a viso aperto.”
Disse
il Tengu
sospeso in aria,che finito di parlare volse le spalle alle grande
statua e si mise ad osservare lo shikahanyou sotto di lui con sguardo
astioso .Nonostante l'inespressiva testa di corvo si poteva notare
dalla voce che l'essere alato mostrava un certo disappunto nel vedere
Urtak proprio sotto di lui.
“Detto da chi non
esita ad uccidere donne e bambini pur di raccogliere fedeli per la
regina,lo ritengo un complimento. Ma del resto non posso
meravigliarmi più di tanto,visto che persino il tuo clan ti
ha
rinnegato era naturale che servissi ancora Otsune.”,rispose
Urtak
con leggero e velato disprezzo.
“FA SILENZIO
TRADITORE...”, Urlò improvviso Marsatap, in preda
ad un attacco
d'ira, “PROPRIO TU PARLI? PROPRIO TU CHE ERI UNO DI NOI? TU
CHE HAI
AVUTO IL PRIVILEGIO DI APPRENDERE DA SUA MAESTA' IN PERSONA? TU CHE
ERI IL SUO ALLIEVO PREFERITO E CHE IO STESSO HO CONTRIBUITO AD
ACCRESCERE IL TUO POTERE? MOCCIOSO INGRATO. AVREMMO DOVUTO UCCIDERE
LA TUA GENTE TEMPO ADDIETRO,VISTO CHE NON SOLO AVETE DECISO DI NON
UNIRVI ALLA NOSTRA CAUSA,MA RINNEGATE IL VERO CULTO DEI NOSTRI
ANTENATI. DOVRESTI VERGOGNARTI MISCREDENTE.”
“Il vero culto?
Quello che ho visto non ha nulla a che fare con l'antica religione
degli ainu è preso solo gli aspetti più violenti
delle credenze dei
primi yokai. La magia che scaturisce dai vostri riti non solo
è
malvagia ma corrompe anche chi la esercita o da chi né trae
potere.
Ho visto cosa fanno i vostri sciamani ai seguaci durati i riti,coloro
che traggono potere dalla fiamme prima o poi vengono consumati dal
fuoco da loro evocato,coloro che rendono più duri i propri
corpi con
il legno o la pietra finiscono per loro stessi per divenire legno e
pietra a loro volta. E i monili che si inseriscono nel corpo per
richiamare quel potere è solo un modo per fare di tutti
coloro che
praticano questa corrotta usanza come mere vittime sacrificali. Dimmi
Marsatap,sei certo che sia io,o quelli come me il vero nemico di
questa terra?”
“ORA BASTA...mi
sono stancato di argomentare con te....”
Il
tengu fece un
gesto con la mano aperto e puntando il palmo della mano verso di
se,come se stesse facendo segno ad un animale di venire verso di lui.
Da terra e tutt'attorno ai corpi maciullati,mutilati e aperti il
sangue sgorgato fuori da essi,cominciò ad unirsi in grandi
pozze
separate l'una dall'altra. Ogni goccia caduta a terra,ogni goccia che
aveva macchiato il suolo sacro vicino alla statua si staccava dal
terreno come mossa di propria volontà,attaccando l'una
all'altra
nelle piccole pozze vermiglie che parevano come laghetti vermigli
dall'aspetto inquietante. Poi si innalzarono in rigagnoli
volanti,piccoli sentieri volanti,diretti tutti verso la mano di
quello che pareva il loro padrone. Si unirono tutte insieme sopra la
mano aperto dello sciamano dal nero piumaggio,accumulando tutto il
sangue in una grossa sfera vermiglia splendente di una luce
sinistra,come le vuote orbite dello scheletro,che ora parevano vive.
“Gioite figli del
gelido nord,perché la fine di coloro che sono morti non
è realmente
la fine,ma un nuovo inizio. Dimostrate a questi immondi profanatori
dei nostri confini che la nostra fede e più forte delle loro
armi e
dei loro inganni,che il nostro credo è puro e senza
falsità,non
come i loro dei del sud. I vostri compagni si sono sacrificati per
questa terra ed ora,accettate ciò che resta dei loro resti
mortali
come ultimo dono prima di unirsi ai morti. Il loro sangue e loro vi
appartiene. Faccio ciò che faccio non per piacere,ma
perché siamo
Ainu e siamo disposti a tutto pur di difendere la nostra
casa.”
Nel
mentre,Ezio,Koga
e Sesshomaru Guardarono il macabro spettacolo che si stava svolgendo
in quel momento e preoccupati di quello che sarebbe accaduto,si
preparono ancora una volta a combattere,mettendosi per istinto quasi
spalla a spalla l'uno con gli altri due.
“Va bene
ragazzi,questa cosa non mi piace per niente.”,disse Ezio
temendo
per quello che stava per accadere.
“Quindi,adesso che
voi due siete qui cosa intendente fare? Volete aiutarmi ad abbattere
quella cornacchia troppo cresciuta o volete battervela in
ritirata?”,
Disse Koga strafottente.
“Tsk,voi yoro
sapete essere fastidiosi. Anche nel momento del bisogno fate di tutto
per essere sprezzanti del pericolo,sopratutto quando e chiaro che la
sconfitta è vicina.”,disse Sesshomaru con tono
accusatorio,quasi
di sfida.
“Da come parli mi
ricordi un altro cane,sai,vi assomigliate molto ed è per
questo che
non vedo l'ora di prenderti a calci.”
“Mi chiedo che
razza di inuyokai tu abbia incontrato.”
“Veramente è un
cane solo per metà,ma per quanto riguarda l'aspetto,l'odore
e il
vizio della boccaccia larga siete praticamente identici.”
Sesshomaru
aveva
capito bene di chi stesse parlando è la cosa non gli piacque
affatto.
“Prima uccido il
tengu...tu vieni subito dopo.”
“Tsk,provaci.”
Le
ultime gocce di
sangue si erano unite al resto del rosso liquido raccolta da
Marsatap,che ora assomigliava ad una grande sfera,quasi grande quanto
la testa dello stesso sciamano,alzò il braccio verso il
cielo e allo
stesso tempo osservava i suoi nemici in basso,il cui solo vederli
suscitava in lui una rabbia viscerale,come rare volte aveva provato
verso qualcuno che si era meritato il suo disprezzo,come quello yokai
che giunto dal sud che si accompagnava alla regina Ostune.
“Rendete grazie
per i doni che i vostri compagni vi hanno offerto con le loro
vite,poiché nella morte essi continuano a vivere.
PRENDETE,IL LORO
SANGUE,LA LORO COLLERA,LA LORO FRENESIA...E' VOSTRA”
Chiuse
rapidamente
la mano a pugno,spargendo sangue dall'alto,come un improvvisa pioggia
vermiglia,cadendo verso terra e spargendosi con la forza di un
acquazzone,durò poco e bagnò tutti i presenti,chi
più e chi
meno,ma tutti furono raggiunti dagli schizzi di sangue di cui la
sfera era composta.
Un
unico,singolo,fischio di uccello,degno di far impallidire anche
l'aquila più fiera fece scattare un bisogno di stare in
guardia a
tutti i nemici presenti,mentre negli Ainu rimasti,si stava spargendo
un alone di rabbia,rancore e odio tale che i loro visi,da prima
guardinghi e attenti a non cadere,ad espressioni deformi,mentre i
loro corpi,lordi di quello che prima era liquido ancora vivo ora
appariva come una macabra pittura di guerra che impregnava la loro
pelle. I loro occhi si fecero bianchi,snudavano i denti e urlavano
come ossessi,mentre i loro muscoli si gonfiavano e una strana aura
che odorava di morte,più del normale di quella che avrebbe
potuto
emanare un cimitero,si stava spargendo in tutta l'area. Diversi
tremori percorrevano il loro corpo,mentre piccoli,ma numerosi spasmi
muscolari si potevano riconoscere in tutti gli ainu presenti al
suolo. Digrignavano i denti e facevano versi,comportandosi in maniera
più simili alle bestie che a degli individui dotati di
intelletto e
coscienza.
“Va bene
gente,qualunque cosa accada,restiamo calmi e...”, Fu Ezio che
si
rivolse agli altri due insieme a lui,ma non riuscì a
terminare la
frase che vide un omone,un umano,reggere un pesante randello
ricoperto di rovi con entrambe le mani correre contro di lui,ma Ezio
fece in tempo a muovere il braccio libero e puntarlo in direzione
dell'aggressore,poi sparò,con l'arma da fuoco inserita nel
bracciale
d'acciaio,vicino alla lama celata,prendendolo direttamente nella
fronte,che cadde a terra senza far ulteriore rumore. Ma non ci fu
neanche il tempo di realizzare di quello che era appena successo che
accadde qualcosa,che l'assassino non seppe spiegarsi,come gli altri
del resto. Il corpo,creduto morto,iniziò a muoversi
lentamente,si
rialzò e riprese la sua arma,mentre dal foro che aveva nella
testa
uscì del sangue,tornando a fissare il fiorentino,mentre
quest'ultimo,sbigottito,fissava a sua volta l'ainu,incredulo a quello
che stava osservando.
“Oh oh...mi sa che
è arrabbiato.”
Ormai
Ezio aveva
smesso di cercare una ragione in quello che stava scoprendo di quel
mondo in una sola mattinata e arrivato a quel punto si
limitò a
ragionare sul fatto che quel tizio non era morto e la cosa aveva
qualcosa di realmente anomalo.
L'ainu
non si tastò
la ferita appena ricevuta e puntando l'arma contro gli stranieri
emise un urlo carico di rancore ed odio e in quel momento accadde
quello che temevano. Tutti gli Ainu partirono all'attacco. Alla vista
di quello spettacolo il gruppo parve come un piccolo isolotto nel
mezzo di un maremoto,l'onda selvaggia composta di uomini e donne
impazziti,sporchi di sangue e assetati di violenza e morte si
lanciarono all'unisono,accogliendo l'urlo di quell'energumeno con la
testa forata come se fosse l'ordine di un generale di preparare la
fanteria ad una carica massiccia. Gli ainu non erano troppi,ma quella
nuova energia e quella nuova capacità di non morire al primo
colpo
poteva risultare problematica,persino per tutti loro,anche
combattendo fianco a fianco. Urtak non aspettò l'arrivo dei
nemici
per uno scontro ravvicinato,dato che non era il suo punto di forza e
rapidamente,alzò un piede e subito lo sbatté a
terra,provocando una
scossa tellurica abbastanza forte da far barcollare gli aggressori
che vennero loro incontro,mentre quelli più vicini a lui
subirono
meno da quello smottamento e avvertirono a malapena il movimento
sotto i loro piedi.
“CHE STATE
COMBINANDO? UCCIDETELI.”,urlò il Tengu di rabbia
quando vide lo
squilibrio generale subito dai pochi seguaci sotto di lui.
Com'era
sua
abitudine Sesshomaru fu il primo a scattare,per la seconda volta in
quel giorno e come volte nella sua vita. Non era esattamente il tipo
che perdeva tempo nel fare certe cose,se doveva uccidere,lo faceva e
subito,senza perdersi in troppi fronzoli inutili. Si preparò
a
colpire il primo bersaglio,armato di una grossa ascia ad una mano in
osso,lo colpì al fianco senza alcuna
difficoltà,ma sentiva che il
colpo,seppur andato a segno,non aveva ottenuto l'effetto sperato e
l'ainu restò in piedi,ferito gravemente e grondante
sangue,ma ancora
vivo e reattivo e ancora nel pieno delle forze. Ne arrivarono altri
due,entrambe delle donne,due yokai,armate di lancia in punta di
ossidiana e di un piccolo scudo di legno rettangolare,una
attaccandolo provando a scattare da terra e ad infilzarlo in un
singolo assalto è l'altra di lato,scagliando la lancia in
uno
slancio selvaggio,come se volesse prenderlo di sorpresa piuttosto che
accertarsi di avere una buona mira. Ma lui evitò per prima
la lancia
in aria,che non fu neanche così difficile visto il pessimo
tiro,in
direzione della testa,ma era volata troppo in alto e si
occupò
dell'altra a terra,scartando facilmente il colpo e infilzandola
dritto nello sterno,mentre l'altra,armata solo dello scudo,si
lanciò
nell'intento di artigliarlo,ma ricevette un pugno sulla mascella con
l'altra mano,facendole volare via un paio di zanne fuori dalla bocca
sanguinante. Fu subito seguito da Toran che,notando con attenzione
che le ferite mortali non risultavano,per ironia della
sorte,mortali,adattò una tattica a lei più
consona alle sue
capacità ed altrettanto efficace. Scelse come bersaglio una
piccola
area nella quale si stavano ammassando i nemici è scaglio un
raggio
gelato,ma non direttamente contro di loro,ma sotto i loro
piedi,ghiacciando il suolo circostante e renderlo così
liscio da
renderlo scivolosamente impraticabile,causando una caduta generale
degli attaccanti,annullando così' la spinta dell'offensiva
nemica.
Ma c'era un secondo effetto che risultò utile. Mentre
tentavano di
rialzarsi,gli ainu si resero conto,anche in quello stato di ira
animalesca,che oltre al normale effetto scivolo del ghiaccio,si
accorsero di essersi non solo semplicemente parzialmente congelati,ma
anche di essere appiccicati al ghiaccio stesso e quindi rimanevano a
terra,tentando di staccarsi,anche ciò avesse voluto
dire,strapparsi
via la pelle e i muscoli ghiacciati.
“Non sai fare di
meglio razza di cagnolino? Guarda e impara”
Urlò
Koga nel
frattempo mentre osservava Sesshomaru combattere e restarne
decisamente deluso,osservandone lo stile di combattimento
calmo,controllato,mostrando solo il giusto livello di forza
più
adatto in quel momento. Allo yoro non piacevano certe sottigliezze da
leggiadro spadaccino. Mancavano di ardore guerriero,come sosteneva
lui.
“Goraishi.”
Koga
chiamò a se la sua arma mentre scattava verso un gruppo di
nemici disorganizzati
che gli correva incontro e numerose saette degne di un nube
temporalesca si sparsero per tutta l'area designata,con i fulmini che
passavano di corpo in corpo,di ainu in ainu,elettrificandoli sul
momento e facendoli contorcere da violenti spasmi involontari dovuti
all'elettricità che passava all'interno dei loro corpi.
Forse i
fulmini non li avrebbero uccisi,ma gli avrebbe dato tempo di passare
alla seconda fase del suo attacco. Aggredire a tutta
velocità.
Velocità,quella era la chiave del suo stile. Finito in mezzo
al
gruppo elettrificato e sapendo che non avrebbe ricevuto danno dallo
stesso potere della sua arma,lo yoro iniziò a colpire
vorticosamente
con Goraishi e i suoi calci,un classico dei suoi attacchi,calci
alti,ampi e slanciati,tutta la potenza della corsa esercitata in un
rapido scorrimento di colpi caotici,dotati di un rudimentale tecnica
di combattimento a mani nude da autodidatta,sviluppata in numerosi
scontri,sia contro i nemici esterni alla sua gente e anche
all'interno. Gambe scalciavano quasi alla rinfusa nel mucchio,mentre
uno o due colpo d'arma venivano eseguiti tra un calcio e
l'altro,assomigliando così ad un vortice che continuava a
roteare
senza freni,sospinto da una forza simile ad una burrasca nel pieno
della forza,tanto pareva veloce che tutti gli ainu in mezzo a quella
tempesta di colpi veniva colpito senza capire da quale direzione
provenisse il colpo. Forse non potevano morire,ma il dolore lo
sentivano appieno e li di dolore,ne veniva distribuito a iosa. Ezio
non volle essere da meno e anche se la cosa non gli piaceva doveva
passare allo scontro diretto. Per un assassino,seppur al rango di
mentore,combattere direttamente risultava sempre un rischio e quasi
mai,se si poteva evitare,un membro della confraternita sceglieva
volontariamente di combattere senza approfittare di un qualche
effetto sorpresa,anche se le eccezioni esistevano. Ma questo non era
il suo caso e per come combatteva il fiorentino,avrebbe sfruttato
ogni armamento del suo arsenale per uscire vivo da quello scontro
impari. Si gettò anche lui nella mischia,ma in una maniera
decisamente particolare. Anni e Anni di combattimento e sotterfugi
gli avevano insegnato che combattere quando si è circondanti
e si è
numericamente in svantaggio,come in quel caso,di fare due cose,non
lesinare sulle opportunità che lo scontro ti offriva e non
cercare
di contrastare il caos della battaglia,ma di divenire parte di
esso,senza però subirne le casuali conseguenze. Quel giorno
avrebbe
di nuovo applicato la teoria della confraternita alla pratica. Si
avvicinò nel punto in cui Sesshomaru era rimasto a
combattere,lo
vide impegnato contro due donne armate di lancia,due capitani,come le
avrebbe definite lui,sempre con i termini in uso tra gli assassini e
decisi di dargli sostegno nello scontro. Vide un bruto,lo stesso
omaccione alla quale gli aveva sparato in testa,accompagnato questa
volta da due Kappa,quei piccoli omini verdi dalla quale aveva visto
lanciare fiamme dal nulla. Doveva agire in maniera rapida e
precisa,come piaceva a lui. L'omone di prima,folle di rabbia,si
lanciò contro Ezio con la sua enorme clava spinata,e
portando
entrambe le mani sulla parte più bassa dell'arma
nell'intento di
colpire con tutta la brutalità che possedeva,mentre i due
esserini
più indietro,erano impegnati a recitare alcune formule. Il
fiorentino continuò a correre verso il bruto con la spada in
mano e
quando il suo immortale nemico colpì,un largo fendente
laterale,Ezio
scivolò sotto le sue braccia e durante la
scivolata,menò un veloce
fendente di taglio,squarciando la gamba dell'omone,che cadde a terra
instabile sull'arto squarciato,poi si rialzò velocemente e
quando
notò le prime scintille uscire dalle mani dei piccoli
kappa,smise di
correre e con la mano libera prese due pugnali da lancio sulla
cintura e li lanciò contemporaneamente,un pugnale per ogni
bersaglio,un tiro difficile,ma non impossibile. E infatti
riuscì,i
due Kappa non si accorsero delle due piccole lame che volavano nella
loro direzione e quindi furono presi alla sprovvista,quando un lama
colpì un kappa in un occhio e l'altro dritto nel
becco,all'interno
della bocca,maciullandogli la sottile lingua e devastandogli il
becco,non male come colpo,pensò l'assassino in quel momento.
Forse
non potevano morire sul colpo,ma i loro corpi potevano essere
spezzati e mutilati come qualunque altro mortale,anche loro potevano
essere abbattuti. Urtak guardava invece in tutt'altra direzione,non
interessato agli ainu incantati,ma dall'incantatore stesso,Marsatap.
Lo osservava dal basso,con sguardo accigliato e nel mentre
pensava,come poteva fare questo alla sua stessa gente? Che cosa
passava per la testa del tengu,quando aveva scelto di condurre e
ispirare i fanatici della regina a profanare quel luogo sacro agli
shika? Non c'è l'aveva con coloro che erano stati bagnati
nel sangue
dei loro compagni,capiva la loro rabbia,il loro odio,il furore
represso per quello che il suo popolo,la sua etnia e la sua cultura
avevano subito dagli abitanti delle terre più sud,che
avevano
occupato la parte più bassa dell'hokkaido e adesso lo
avevano
dichiarato come loro casa,come se loro nemmeno esistessero. Lo capiva
benissimo,anche lui,in passato,aveva provato gli stessi sentimenti.
Ma il passato era il passato e adesso doveva vivere nel presente ed
era nel presente che doveva combattere.
“Toran...”,chiamò
a se la pantera,ancora vicino a lui, “Ho bisogno del tuo
aiuto,devo
affrontare il corvo se voglio che questa blasfemia di incantesimo
termini,ma necessito che tu mi difenda da eventuali aggressioni,da
solo,non posso tenere testa sia a lui che ai seguaci di
Otsune”
“Posso creare un
muro di ghiaccio intorno a noi due. Non sono sicura di quanto possa
reggere visto che è la prima volta che lo faccio.”
“Mi fido di te
pantera,credi davvero che avrei chiesto anche il tuo aiuto se non
avessi fiducia nelle tue capacità? Erigi pure il tuo
muro.”
Toran
fece un cenno
con la testa e con entrambe le mani emise due raggi
contemporaneamente cercando di fare un cerchio il più
geometricamente perfetto che ricoprirà un diametro di
quattro metri
intorno a loro e poi,come se avesse preso vita,il cerchio di ghiaccio
iniziò ad innalzarsi da solo,come un fungo che cresce a
grande
velocità,fino a superare le loro altezza di qualche
spanna,tanto da
poter essere difesi da minacce esterne relativamente deboli,ma
abbastanza ampio da avere il cielo scoperto e così anche la
visuale
sulla statua e su Marsatap,che distratto non si accorse
immediatamente di quello che l'hanyou dalle corna di cervo e la
ragazza stessero complottando,troppo preso dallo scontro sottostante.
“Bene,è adesso
che intendi fare?”,chiese Toran in attesa di
novità.
“Qualcosa si
utile.”,si limitò a dire Urtak
Urtak
non perse
tempo e con le mani chiamò a se l'aria sopra di lui,in gesto
che lo
faceva sembrare un uomo intento a raccogliere della frutta,da un
albero e ad ogni raccolto,alcuni soffi d'aria cominciarono a girare
all'interno della gelida difesa. Riunì le mani in un unico
punto di
fronte a lui,intrecciò le dita e iniziò a
comprimere l'aria
raccolta,come se fosse morbida argilla appena raccolta,poi prese
l'aria con una mano e la tirò a se in lungo,ricavandone una
specie
di giavellotto,semitrasparente,simile ad un cristallo,ma più
leggero
e morbido al tatto,sembrava uno sbuffo di fumo solidificato.
Guardò
in aria,concentrò le sue energie in direzione del bersaglio
e poi
pronunciò la formula.
“CUSPIDE DEL
VENTO”
Mentre
diceva le
parole,le sue braccia si spostarono come dotate di vita
propria,rafforzando il braccio che avrebbe spinto l'enorme proiettile
contro il Tengu e lo scagliò,con una forza fisica che non
gli
apparteneva. L'arma semi-fisica volò dritta verso il
bersaglio e
quando lo raggiunse non lo colpì
direttamente,poiché quando la
punta del giavellotto d'aria parve colpire qualcos'altro,che si
trovava nel mezzo,facendo un rumore simile a quello di uno specchio
che si frantuma per colpa di un forte impatto. Poi si vide
chiaramente,agli occhi di tutti,una barriera,Marsatap era stato
circondato da una barriera invisibile,tanto trasparente da
confondersi con l'aria circostante,ma Urtak non se ne
stupì,dopotutto,Marsatap era stato uno dei primi a
insegnargli i
primi approcci alla magia del popolo ainu. Il Tengu,sporco di sangue
e dall'aspetto altrettanto feroce,si limitò a girarsi verso
il
giovane sciamano,osservandolo e giudicandolo,come si fa con un
traditore. Con disprezzo e senza alcuna pietà.
“DOVEVO IMMAGINARE
CHE IL TUO POTERE FOSSE CRESCIUTO. MA....”,disse il tengu in
tono
furioso e irascibile, “DUBITO CHE SIA ANCORA ABBASTANZA PER
POTERTI
CONFRONTARE CON IL TUO PRIMO MAESTRO. PRONTO PER UN VERO SCONTRO TRA
SCIAMANI,PIVELLO?”
Marsatap
passò il
palmo della mano aperta,sopra il suo macabro bastone,anch'esso sporco
di sangue,senza mai toccarlo,mentre faceva vibrare la gola in un tono
gutturale,per poi alzare la testa verso il cielo e rilasciare la voce
trattenuta nel verso sommesso,in un due forti e iraconde gracchiate e
poi un ultima,più forte e prolungata. L'aria attorno allo
sciamano e
al suo bastone si fecero sempre più forti,circondandolo non
come
una barriera,come un lungo ed invisibile serpente,che si attorciglia
su stesso,in attesa di attaccare.
“NUMBEA FRUSTA DI
KANDAKORO.”
Il
Tengu mosse il
bastone contro Urtak e pur non potendolo toccare per via della
distanza una potente corrente d'aria pressata si mosse nella
direzione indicata dal teschio,con l'intenzione di abbattersi sullo
shika hanyou. Urtak poteva vederla bene quel flusso d'aria intrisa di
potere magico,spesso e tozzo,che appariva ai suoi occhi come una
corda lunghissima,sottile come il molle corpo di una frusta,ma molto
più letale,poiché il potere dell'incantesimo,fin
tanto che
durava,consisteva nell'usare l'aria presente per creare un arma
momentanea simile ad una frusta,lunga tanto quanto l'incantatore
desiderava e a seconda del potere impiegato per crearla e nel caso di
Marsatap,sapeva per certo che avrebbe potuto ucciderlo e Toran con
lui,quindi,doveva respingerlo come meglio poteva. E lui poteva farlo
ottimamente.
“BENEDIZIONE DEL
CIELO TERSO.”
Urlò
Urtak alzando
le mani al cielo come in segno di preghiera e subito sopra le teste
di Urtak e della pantera si creò un barriera,anch'essa fatta
d'aria,simile a quella usata da Marsatap,che si allargò fino
a
coprire il muro di ghiaccio attorno a loro,così da creare un
tetto
invisibile sopra la loro piccola stanza di solido e spesso ghiaccio.
Lo scontro personale,tra il vecchio maestro e l'allievo traditore era
appena iniziato,all'interno di un altro scontro.
Sesshomaru
nel
frattempo respingeva qualunque avversario gli venisse contro. Dopo un
po' che le due donne continuavano ad attaccarlo aveva deciso di
aumentare la forza che distribuiva nei colpi ed era giunto il momento
di mettersi di impegno e quando le due,tornarono all'attacco per
l'ennesima volta con le lance spianata decise,in un unico singolo
fendente obliquo di colpire ed usare anche l'effetto di
Bakusaiga,spargendo il caustico veleno posto all'interno della katana
e di farle soffrire,tanto deboli parevano che,visto che non potevano
morire,tanto vale scioglierle o mutilarle e così fece. Le
due donne
non poterono più combattere,poiché la lama di
Bakusaiga aveva
inferto loro ferite così dolorose che dovettero accasciarsi
al suolo
in preda al dolore,mentre la carne,per qualche strano motivo,non si
consumava,ma il dolore provocato dall'acido era devastante e
ciò
impediva loro di agire,soffrendo in maniera atroce. A Sesshomaru non
piaceva come soluzione,provocare sofferenza erano tendenzialmente una
cosa da sadici,ma non aveva scelta,che fossero morti o no non gli
importava,lui doveva uscire vivo da quello scontro,quello che sarebbe
capitato ai suoi nemici non era cosa che gli interessasse.
Lasciandosi dietro le grida di dolore delle due donne altri nemici
gli si avventarono contro,tre di loro parevano degli agili,due umani
e uno yokai,armati solo di piccoli pugnali in osso e due
bruti,armati anche loro di pesanti rami spinati. Sesshomaru ora
sapeva che non si sarebbe dovuto trattenere,come Koga,che lo vedeva
da lontano,mulinando colpi di taglio,accompagnato a velocissimi calci
alti ed Ezio,che si esibiva in quello stile di spada così
strano e
diverso da quelli che avesse mai visto fino ad ora,con rapide
stoccate di punta, uniti a rapidi attacchi di taglio,con quella spada
dritta e sottile,anch'essa straniera come il suo possessore.
L'inuyokai si lanciò nuovamente all'attacco e adesso avrebbe
spinto
ancora di più sulle sue capacità.
Colpì uno,poi un altro e un
altro ancora,chi provava a colpirlo lui rispondeva ancora
più veloce
e chi cercava di stare sulla difesa veniva schiacciato senza
pietà
dal potente cane. Che fosse per lo smeraldino veleno della lama o
perché mutilato e tranciato così in
profondità da non poter
continuare la lotta e anche se spinti da quella strana ed oscura
furente follia omicida non potevano più tentare di
arrecargli danno.
Non capiva cosa fosse successo né tanto meno sapeva
spiegarsi cosa
fosse quel sangue che aveva lordato i corpi degli ainu e
perché mai
quella rabbia,uscita da chissà quale oscuro anfratto
dell'anima,era
esplosa all'improvviso. Quello che sapeva lo aveva dedotto da quello
che stava osservando. Non avevano paura,nessuno di loro. Che fosse il
più piccolo dei kappa o il più grosso tra di loro
tutti
condividevano una sola emozione,l'odio. Un odio cieco e furioso,che
li spingeva a lanciarsi,a slanciarsi, a subire i colpi senza battere
ciglio. Una follia così grande che nemmeno la morte poteva
far nulla
per fermarli,continuando ad alzarsi,almeno chi poteva per tornare a
combattere,per infliggere e subire,infliggere e subire,senza patire
fatica o paura,senza chiedere la ritirata o tentare la fuga. In
secoli di conflitti solo Inuyasha aveva manifestato una simile
mancanza di istinto di sopravvivenza,quando perdeva il controllo del
suo lato yokai e diveniva una bestia furiosa. Le persone che stava
trucidando ora non erano tanto diverse dal fratellastro quando cedeva
alla furia cieca. Ma allora perché aveva la sensazione che
ci fosse
qualcosa di diverso nella loro ira omicida? Perché sentiva
che c'era
qualcosa di ben più oscuro della semplice follia? Lo sentiva
dentro,per istinto,ma non conosceva la risposta. Passo dopo
passo,arto dopo arto,veleno dopo veleno,il numero degli avversari in
grado di reggere uno scontro si era abbassato drasticamente,ma molti
altri erano ancora in piedi e la fatica cominciava a farsi sentire.
“UCCIDETE IL MEZZO
CERVO. AVANTI.”
Una
voce proveniente
dall'alto e vide Marsatap indicare agli altri Ainu il cerchio di
ghiaccio,prestandogli attenzione solo ora e vide il resto dell'orda
lanciarvisi contro,come uno sciame di insetti impazziti.
“Toran.”
Disse
solo il nome
della pantera,pensando che si fosse riparata all'interno,insieme a
Urtak,non vedendoli da nessuna parte. Non si diede nemmeno il tempo
di pensare che già si era lanciato all'attacco,non
aspettò che Koga
o Ezio gli dessero man forte,lui correva,scattando,correndo in
soccorso della pantera. Non sapeva se la gelida barriera sarebbe
crollata o meno,nonostante tutti i colpi che stava ricevendo sembrava
una difesa solida,ma non poteva esserne certo,poiché era
stato
testimone della forza e della resistenza che questi barbari del nord
avevano ottenuto attraverso quello strano potere. Non voleva darlo a
vedere ma la fatica che aveva provato nel combattere essere
così
deboli rafforzati dalla magia aveva reso più ardua la loro
resistenza contro i loro nuovi nemici del nord. I loro corpi erano
più veloci,più forti e la loro resistenza erano
certamente
raddoppiata,se non triplicata. Per questo temeva per la salute della
ragazza. Vide fiamme battersi contro il muro di ghiaccio e
capì che
doveva fare ancora più presto. Arrivò dietro ai
primi tre ainu
scoperti dell'altro gruppo e in un solo colpo recise la testa di
tutti e tre e anche se separate dal corpo,le teste continuavano ad
inveire ed urlare,anche se erano tre teste umane. Altri nemici,anche
questi in gran numero e le energie stavano a venir meno. La
stanchezza cominciava a farsi sentire. Doveva trovare un altro modo
per combattere e forse,per un illuminazione improvvisa o idea dettata
dalla stanchezza accumulata volle provare una cosa. Spostò
la spada
nell'altra mano,mentre con l'altra fece uscire la frusta,quella
sottile linea di verde chiaro,l'avvolse attorno al manico di
Bakusaiga e in un rapido movimento,lanciò la spada legata
alla
frusta e la lama,a sua volta formò un semicerchio
perfetto,mentre la
lama affettava e tagliava tutti quelli presi dalla sua tragliettoria
e la lama,continuava ad emettere veleno,esattamente come se
Sesshomaru l'avesse ancora in mano e allo stesso modo,gli effetti del
taglio si fecero sentire. Riprese la lama in mano e vedendo come gli
ainu cercarono di ricompattare la linea perduta Sesshomaru,ancora una
volta,scese di attaccare non volendo aspettare l'aiuto dei suoi
compagni.
“CUSPIDE DEL
VENTO.”
Un
potente
attacco,uguale a quello lanciato da Urtak venne evocato da Marsatap
contro Sesshomaru e quest'ultimo,non accorgendosi dell'attacco per
tempo,potè solo sentire il forte sibilo di un vento
fortissimo
venirgli contro,scartare di lato il più velocemente che
poté e
sperare di non essere colpito. Ma per quanto veloce potesse essere il
giavellotto d'aria lo fece sbalzare via. Non lo prese in pieno,ma la
forza dell'aria compressa nell'incantesimo fu tale da farlo saltare
in aria e farlo sbattere gravosamente contro il muro di ghiaccio.
Fortunatamente non riportò ferite gravi,ma era steso a terra
livido
e dolorante,aveva la sensazione che con quel colpo avesse perso molte
forze e il dolore che sentiva nei muscoli e nelle ossa non era
certamente di conforto.
“UCCIDETELO,HA
VERSATO IL SANGUE DEI VOSTRI FRATELLI.”
Il
tengu gracchiò
ancora una volta la rabbia e l'orda tornò a lanciarsi contro
di lui.
Ma non ebbe paura e spinto ancora a combattere,tentò di
rialzarsi il
più velocemente possibile e questa volta poteva provare un
solo ed
unico colpo disponibile. Che andasse in malora il tempio,quel
posto,quella gigantesca statua,non aveva importanza,non era un suo
problema. Urtak gli aveva detto di stare attento al luogo,ma a quel
punto non gli restava scelta,quindi,chiamò a se una buona
dose
dell'energia che aveva in corpo,la incanalò nella spada e
quando fu
pronto decise di sferrare il suo colpo più potente.
“Bakusa...”
Ma
Sesshomaru non
fece in tempo a lanciare il colpo che una parte del muro si ridusse
in blocchi e dall'apertura uscirono rapidamente e in gran numero
piccole stalattiti di ghiaccio colpirono numerosi assalitori,che poco
alla volta si congelarono,impossibilitati a muoversi.
“Ehi
Sesshomaru,stai battendo la fiacca o sbaglio?”,disse lei in
tono di
sfida,mentre le lo guardava reggersi a malapena sulle gambe.
“Riprendevo...un
po' d'aria....tu invece,non mi pare che tu abbia fatto
molto.”,disse
lui pronto ad accogliere la sua provocazione.
“Tranquillo
caro,tempo di scaldarmi è ci sono anche io. Piuttosto,vedo
che i
tuoi rinforzi sono caldi al punto giusto.”
Disse
Toran
indicando il punto da cui era arrivato Sesshomaru e guardando la
situazione si accorse dell'arrivo di Koga ed Ezio,il primo intento a
balzare dall'alto e atterrare direttamente sui nemici,mentre il
secondo lanciò delle altre bombe fumogene in mezzo agli ainu
restanti e nascoto dalla nube,poté colpire nel mezzo della
battaglia
come se fosse nascosto dalle tenebre.
“E comunque,quando
mai ti abituerai a far gioco di squadra?”,chiese Toran con lo
stesso tono provocatorio,che a lui a giudicare dall'espressione sul
viso non parve dispiacere.
“Mai.”,disse lui
mostrandole un sorriso di scherno,come se volesse sfidarla.
Non
c'era più nulla
da dire,non c'è n'era bisogno,i due si lanciarono insieme
nella
mischia e questa volta lasciò che qualcuno lo accompagnasse
nello
scontro. Non mancava più molto alla sconfitta del tengu.
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Capitolo 16 *** Il corvo e il vento ***
Corpi
a pezzi,armi
insanguinate,rabbia,dolore,fatica,il tutto in una manciata di una
mezz'ora passata a squartare,decapitare,tranciare,congelare ed
elettrificare nemici che,erano letteralmente troppo arrabbiati per
morire,ma questo non gli aveva impedito di essere gettati a terra
come carne da macello di poco conto. Koga,Ezio,Toran e Sesshomaru
erano quelli che si erano affaticati di più durante quello
scontro
colmo di assurdità sull'odio,il rancore e di magia che
permetteva a
chi ne entrava in possesso di non essere ucciso. Era solo questione
di tempo prima che gli ainu guidati da Marsatap venissero sconfitti e
che lo stesso Tengu venisse preso come bersaglio dai cinque che in
quel momento stavano ostacolando la sua offensiva verso la totale
vittoria della sua orda di fedeli. Koga si diresse verso l'ultimo
Ainu ancora in piedi,un piccolo kappa intento a intonare un
incantesimo di attacco,ma non fece in tempo che il giovane yoro lo
passò da parte a parte e con Goraishi aprirlo in due e
gettare le
due parti del corpo a casaccio in due punti distanti tra di loro.
“Bene,direi che
questo era l'ultimo. Adesso però tocca occuparsi di quello
lassù.”
E indicò lo sciamano dal nero piumaggio,ultimo rimasto di
quel
gruppetto di Ainu ancora in grado di combattere. Marsatap era intento
a difendersi dai colpi di Urtak,che dopo l'attacco a Sesshomaru
né
aveva approfittato per rispondere agli incantesimi dell'altro
sciamano e che solo adesso si rendeva conto della tremenda disfatta
che i fedeli della regina ora giacevano a terra,ancora vivi,ma in
pezzi o comunque impossibilitati a continuare lo scontro.
“No,com'è
possibile? Un intero manipolo di seguaci,annientati da un branco di
ficcanaso? No,non lo accetto questo,non ho mosso un intera fiumana di
fedeli solo per giungere ad un simile fallimento.”
Urtak
vide del
nervosismo nei movimenti del corpo di Marsatap,sebbene non gli fosse
vicino,poteva percepire lo sgomento che pervadeva il suo vecchio
maestro,di certo perché non si aspettava un simile
risultato,dopo
tutte le risorse che stava impiegando per penetrare nell'area
più
sacra del tempio. Ora Urtak era certo che il loro tempestivo
intervento aveva dato buon esito per respingere Marsatap e i suoi
invasori,le circostanze e le loro azioni avevano conseguito loro il
vantaggio sui loro nemici. La vittoria era a portata di mano.
“Arrenditi
corvo...”,disse Urtak mentre usciva dal muro di ghiaccio che
la
pantera aveva creato,a difesa dello shika hanyou , “Il tuo
seguito
è sconfitto e non faresti in tempo a volare via che ognuno
dei
presenti qui possa colpirti alle spalle prima ancora che tu riesca a
scappare. Non hai via di scampo,mio vecchio maestro.”
Urtak
aveva
ragione,chiunque di loro avrebbe potuto colpire Marsatap prima ancora
che potesse mettersi al sicuro. Eppure non stava tentando la
fuga,n'è
tanto meno stava cercando di difendersi,al contrario,nonostante la
rabbia che provava verso di loro restava fermo,immobile,come se la
speranza della vittoria fosse ancora dalla sua parte...e forse non
aveva tutti i torti. Però loro non lo sapevano.
“Oh Urtak,mio
sciagurato allievo,oggi sei stato nuovamente testimone del grande
potere che dona la magia del sangue. Sai per certo che questo genere
di magia,quando gira nel sangue di un essere vivente lo rende
qualcosa di completamente diverso dalla natura originale del soggetto
e inoltre,non gli permette di morire. Ma....”
Di
nuovo come
prima,Il sangue attorno a loro,iniziò nuovamente a prendere
vita,ancora una volta,con la mano,chiamò a se il sangue dei
caduti e
nel farlo,in mezzo ai lamenti e alle urla di dolore ed ira
all'improvviso smisero di urlare e i nemici,ancora vivi,ridotti a
moncherini e inutili pezzi di carne vibranti,ora
tacevano,zittiti,come privati della vita e tutta la loro rabbia,tutto
il loro dissenso e la voglia di continuare a combattere
cessò di
esistere,come la loro vita. Il sangue si alzò,ma questa
volta non
formò una palla,ma bensì una specie di grossa
coppa amorfa e quasi
definita,nella quale si riversava al suo interno,tutto il sangue che
poteva contenere e lo stringeva a se,nuovamente nel palmo della mano.
Era uno spettacolo orrendo,proprio come la vera natura del tengu. Non
solo aveva convinto quel vasto numero di Ainu ad assaltare un luogo
sacro ad un altra tribù,cosa spregevole da fare tra gli ainu
essendo
molto religiosi,ma aveva inebriato i sopravvissuti di coloro che
erano intenzionati a proteggerlo e a servirlo e lui,li aveva mandati
a morire,inebriandoli con un potere ricolmo di violenza e morte. Ma
adesso,aveva passato davvero il segno. Ora aveva ucciso anche gli
ultimi rimasti in vita,certo,ormai ridotti com'erano non poterono
più
combattere e con il termine naturale della magia sarebbero morti
comunque. Ma lui aveva posto fine alle loro sofferenze prima ancora
che potessero spirare per conto proprio,chiamando a se anche la loro
linfa vitale. Ma non era rimasto nessun altro all'infuori di Marsatap
ancora vivo tra gli ainu nei pressi della statua,perciò,fu
naturale
capire chi dovesse essere il bersaglio di quella nuova e malvagia
contaminazione.
“Quello che non
sai mezzo cervo, è che anche l'incantatore stesso
può essere
bersaglio della sua stessa magia,specie quando quest'ultima viene
usata per potenziare lo stesso incantatore,perciò...brindo
ai
caduti.”
E
in un solo
colpo,tutto il sangue raccolto nella coppa scarlatta,venne
trangugiato in un solo colpo,scendendo per il gargarozzo come se
fosse acqua fresca e bevendo persino lo stesso calice,poiché
anch'esso fatto di sangue. Una strana aura cominciò ad
essere
percepita,Urtak lo percepiva,mentre allo stesso tempo il vento
attorno all'area si fece più forte,sempre più
forte. Troppo forte
per essere una normale bufera invernale. Il vento iniziava a
vorticare,sospinta da energie invisibili e il teschio sporco di
sangue,come il suo possessore del resto,emanò nuovamente una
strana
luce nelle orbite e strani versi proveniente dal becco del tengu,un
debole gracchiare udibile a tutti e sospinto dal
vento,iniziò a
circolare nell'aria. Marsatap allargò le braccia con
entrambi i
palmi rivolti verso il cielo e li Urtak capì solo in quel
momento
cosa avessero udito in precedenza prima di giungere nel luogo dello
scontro.
“COPRITEVI LE
ORECCHIE,PRESTO.”, urlò Urtak in preda ad un
improvvisa
inquietudine,mentre con le braccia fece nuovamente altri
gesti,poi,sbatté violentemente i piedi contro il terreno in
un
piccolo balzò,poi con le mani imitò il gesto di
raccogliere due
oggetti da terra e di sollevarli con forza verso l'alto,come se li
stesse tirando.
“SCAGLIE DEL DRAGO
SOTTERRANEO.”
Dal
terreno di
fronte a loro,tre enormi e larghe lastre di pietra,spesse almeno
mezzo metro sbucarono dal terreno,tanto alte parevano da coprire la
vista verso il tengu,che in quello stesso frangente mosse le braccia
per unire le mani in un battito e urlare qualcosa contro il gruppo.
“URLO DI
KANDAKORO”.
Il
becco restò
aperto e da esso né un voce così potente e
tonante da spezzare le
tre lastre di pietra poste a difesa degli altri quattro,che seguirono
le istruzioni dell'hanyou alla lettera e persino Sesshomaru,che
pareva sempre tanto orgoglioso e testardo,sopratutto nel fare una
cosa all'apparenza così stupida,lo fece,sapendo che se
proprio come
lui,quell'Urtak non prendeva nulla alla leggera,allora doveva essere
una veramente importante. L'urlò aveva spezzato le
lastre,che
crollarono,lasciando solo macerie della loro apparente resistenza e
la voce di Marsatap giunse anche al gruppo,compreso Urtak che fu
preso in pieno,esattamente come gli altri. All'inizio parve solo come
un fischio nelle orecchie,poi si fece più forte,a tal punto
che i
timpani parvero spaccarsi,per Ezio fu doloroso,per Urtak leggermente
peggio,Per Toran quasi insopportabile,ma per Sesshomaru e Koga fu un
vero strazio,al pari di una tortura,tanto il loro udito era
così
sensibile ai suoni che quell'incantesimo fu per loro ben più
che
solo efficacie. Fu quasi letale. Ma furono fortunati,perché
le tre
lastre,seppur non avessero retto il potente suono,mitigarono e non
poco,l'effetto della magia diretta su di loro,che avrebbe potuto
ucciderli all'istante. Ezio essendo umano era riuscito in qualche
modo a sopportare il colpo,forse anche perché il cappuccio
lo aveva
parzialmente isolato acusticamente e quindi il fischio era riuscito
con maggior difficoltà a prenderlo,oltre al fatto di
possedere
qualità fisiche e mentali,che ben pochi umani,anche in quel
mondo di
mostri e leggende, a possedere. Riprese il controllo di se e con
spada alla mano tornò presto a combattere,ma sapeva anche
lui che
con una spada avrebbe potuto fare ben poco,doveva vedere come stavano
gli altri. Vide Urtak che si stava ristabilendo lentamente è
si
avvicinò al giovane sciamano controllando come fosse messo.
“Ehi Urtak...Urtak
mi senti?”
Lo
shika hanyou lo
osservò un attimo è cercò di
riordinare i pensieri,mentre scrutava
l'assassino con occhi carichi di fatica.
“Al meglio di
quello che riesco. Siamo stati fortunati a non morire all'istante,le
scaglie del drago sotterraneo hanno resistito abbastanza da parare in
parte la magia di Marsatap. Ed ora,pagherà caro il suo
errore,guarda
tu stesso straniero.”
Ezio
rivolse lo
sguardo verso l'altro sciamano e vide Marsatap,con la testa china e
le braccia lasciate molli lungo il costato. Sembrava esausto,tanto
quanto lo erano tutti loro dopo che ebbero finito con quegli
invasati. Ansimava e gracchiava allo stesso tempo e nel frattempo il
vento che turbinava tutt'intorno a loro si era calmato,seppur non
avesse smesso di ruotare,come se in quel momento si trovassero
nell'occhio di un ciclone,dalle raffiche tranquille,se così
si
poteva dire.
“Ah usato buona
parte del potere del sangue per poter lanciare quell'incantesimo. Ora
avrà bisogno di un po' di tempo per poter riprendere le
energie. Ha
abusato delle sue stesse capacità e adesso né
paga le
conseguenze.”,disse Urtak con le orecchie che gli fischiavano
ancora
“Non capisco nulla
di queste cose e tanto meno di questi stramberie con poteri,magie e
cose simili,ma se ha bevuto il sangue non dovrebbe essere
completamente impazzito?”,chieso Ezio
“Dovrebbe certo,ma
ha modificato l'incantesimo su se stesso affinché non lo
rendesse
folle. Certo,questo lo avrebbe reso più forte e insensibile
al
dolore,ma avrebbe perso la ragione e ciò gli avrebbe
impedito di
usare i suoi poteri al massimo delle sue capacità.”
“Non ci ho capito
molto,ma per ora dobbiamo colpirlo che è più
vulnerabile,come
facciamo a ucciderlo?”
“Prima di tutto
abbiamo bisogno che gli altri si riprendano è si preparino a
combattere.”
“Tu cerca di
riprenderti,io vado a vedere come stanno.”
Ezio
tirò in piedi
Urtak e lo lasciò a se stesso,mentre si dirigeva verso
Toran,Koga e
Sesshomaru per controllare come stessero. Fece pochi passi e li vide
tutti e tre stesi a terra,coscienti e lamentosi,ma ancora vivi e
vegeti. Per istinto da gentiluomo si mosse prima verso la pantera,le
si mise accanto e tentò di scrollarla,ma non pareva
reagire,allora
la sollevò da una spalla e le sollevò
delicatamente per il
collo,alzandole testa e tronco,le guardò gli occhi e vide
che
reagiva lentamente ed emettendo un suono simile ad un soffio,come un
gatto che viene infastidito. Poi si accorse di quello che stava
succedendo e il primo volto che vide da quando aveva subito il colpo
fu quello dell'assassino,quando istintivamente era un altro volto
quello che cercava.
“Ehi
Toran,Toran,mi senti?”
“Si,ah le
orecchie,non ci sento bene.”,disse Toran confusa,poi come
svegliatasi d'un tratto,il suo sguardo si fece più atteso e
debolmente si mise a cercare qualcosa con lo sguardo.
“Sesshomaru...dov'è
Sesshomaru? Sta bene?”
La
ragazza cominciò
ad agitarsi,in preda ad un improvviso timore scaturito dal fondo
dell'animo. Ma Ezio la tenne ferma,ma senza esagerare con la
forza,per timore di farle del male.
“Tranquilla,tranquilla,non
agitarti. Vedrai che starà a meraviglia,ma ti sembra che un
tipo
come quello si lascia piegare da una cosa simile? No,quello non
ascolta nessuno di noi,figurati se un brutto fischio come questo gli
ha fatto qualcosa.”
E
fu proprio mentre
parlavano di lui,che entrambi videro poco lontano dalla loro
posizione,l'inuyokai riprendersi dal colpo subito,ma non poco alla
volta,ma tutto d'un getto. All'inizio si era semplicemente
mosso,dando i primi segni di ripresa,ma poi si mise subito in
ginocchio,poggiando il peso squilibrato del proprio fisico solo sul
ginocchio,per poi alzarsi in tutta la sua statura con uno slancio
esagerato,come una bestia ferita che cerca di mantenere il controllo
delle proprie funzioni,anche quando ormai ha le forze esaurite.
“Ehi ragazzone,per
un attimo ho pensato che stessi male anche tu,ma credo che le mie
preoccupazioni fossero inutili. Dai,prova a svegliare
quell'altro.”
“E svenuto.”,disse
Sesshomaru disinteressato
“Svenuto? Che
abbia subito il colpo per intero?”
“Forse,oh forse
quando siamo giunti ai piedi della statua stava già
combattendo
contro gli Ainu da molto più tempo di quanto facesse,faceva
il
gradasso,ma probabilmente durante il combattimento ha dato adito a
tutte le sue energie e forse il colpo lo ha messo completamente a
terra,in ogni caso non sembra in fin di vita. E comunque ora quel
tengu e rimasto da solo.”
Quando
finì di
parlare Sesshomaru spostò la mano libera dietro il
cappuccio,affondò
l'artiglio nel telo del kimono e lo strappò via,liberando
così la
lunga chioma argentea,che gli scese dietro lungo tutta la schiena.
Finalmente,quella soffocante sensazione di chiuso non lo avrebbe
più
tormentato.
“Sesshomaru che
stai facendo?”,chiese Ezio incredulo a quello che aveva
appena
visto.
“Non ho bisogno di
mantenere segreta la mia identità,non sono un assassino
è tenere
quella cosa in testa di certo non mi agevolava. E poi,se è
vero che
questo uccellaccio è venuto per conto di Otsune è
evidente che
Akira sappia già della nostra presenza in queste terre. Se a
te
viene meglio muoverti nell'ombra a me non cambia niente,ma io sono
combattente e visto che adesso c'è da combattere,preferisco
farlo a
viso aperto.”
Il
fiorentino non
seppe cosa rispondere,sapeva per certo che le parole del ragazzo non
erano conformi a quello che stava cercando di insegnargli e questo
avrebbe dovuto farlo arrabbiare,visto che dopo il loro
scontro,Sesshomaru aveva perso e avrebbe dovuto seguire le
istruzioni del credo. Ma d'altro canto,chi era lui per imporgli
qualcosa nella quale non credeva e alla quale non era interessato,il
credo della confraternita,le sue regole e i suoi dogmi non erano
qualcosa che si poteva instillare con la forza,non erano templari e
di certo non voleva fare come loro. Era un tipo strano quel
Sesshomaru,lo conosceva da solo un mese eppure,era rimasto
incuriosito da quel personaggio dalle caratteristiche così
originali. Non riusciva ad essere arrabbiato con il giovane
dayokai,non condivideva la scelta,ma poteva capirlo.
“Non sei proprio
un tipo alla quale si possa dire di no vero?”
E
mentre i quattro
più in basso si riprendevano dal colpo subito,Marsatap
continuava a
sbattere le ali debolmente,tentando di restare in volo,usando il
minor dispendio di energie. L'incantesimo che aveva lanciato aveva
richiesto tutto il sangue che aveva assorbito dai seguaci morti
durante lo scontro precedente e buona parte delle sue energie. Prezzo
necessario per usare tutto quel potere in un solo ed unico colpo. Ma
Urtak aveva dimostrato ancora una volta di essere un allievo modello
e di saper contrastare un potente attacco come quello con una difesa
contraria,di natura contraria alla sua offensiva. Non poteva
negarlo,gli aveva insegnato bene,ma dire che era stato solo merito
dei suoi insegnamenti sarebbe stato insulto alla bravura del giovane
hanyou nelle arte magiche ed ora,doveva confrontarsi con quattro di
loro e fortunatamente uno era svenuto per la troppa fatica. Forse era
stato un bene che quel lupo si fosse mostrato a lui ben prima
dell'arrivo di tutti gli altri. Ma oltre al suo precedente allievo
c'era anche quell'altro,quell'inuyokai,ora poteva vederlo bene con i
propri occhi,era incredibile quanto assomigliasse all'antico sovrano.
Il primo re degli yokai,il primo a governare su quelle lande selvagge
ed aver dato alla sua,oltre che alle altre razze assimilate una
civiltà. La somiglianza era incredibile,anche con differenze
fisiche
ed estetiche evidenti,le antiche pitture lo dimostravano,ma per il
resto erano identici. Che fosse un discendente ho un cane con una
somiglianza casuale con il leggendario re,non aveva importanza. Forse
era lui quello che Akira aspettava la comparsa nelle terre degli
ainu,poco gli importava,lo avrebbe ucciso,insieme a tutti quelli che
Urtak si era portato dietro. Non avrebbe perso,non ora che la fonte
era così vicina. Aveva ancora del potere di riserva e il
vento
soffiava ancora forte,non poteva perdere,non con il vantaggio dalla
sua parte.
“E così Urtak,hai
trovato delle persone molto più forti di quello che
credevo,resistere ad un intera ondata di fedeli bagnati da un
richiamo del sangue non è da tutti,specie se così
in pochi,i miei
complimenti.”
“Gentile da parte
tua corvo. Mi piacerebbe pensare che hai trovato la ragione dopo gli
effetti della sconfitta della banda che adesso giace a terra. Ma
credo che non intendi arrenderti non è vero? Mio vecchio
maestro.
Soprattutto vecchio.”, disse Urtak volendolo provocare.
“MOCCIOSO
ARROGANTE. HAI ANCORA MOLTA STRADA DA FARE PRIMA DI RAGGIUNGERE IL
MIO LIVELLO E' L'AIUTO DI QUALCHE STRANIERO,ANCHE SE UNO DI LORO E
QUASI LA COPIA ESATTA DELL'ANTICO RE,NON AVRAI RAGIONE DI VINCERE
QUESTO SCONTRO,IL VENTO E DALLA MIA PARTE.”
“Questo e tutto da
vedere.”
“Ezio.”,disse
Sesshomaru mentre era intento a fissare la figura dello sciamano
alato.
“Dimmi.”
“Immagino che tu
non possieda nulla per abbattere un tengu da terra,giusto?”
“Avremmo quella
cosa da parte,ma non so quali sia la sua vera funzione e non ho idea
se possiamo usarla in quella maniera. Non c'è la siamo
portata
dietro per usarla come arma.”
“Già. In questo
caso lo sistemo io,voi state indietro.”
“Aspetta...”,disse
Urtak con tono sicuro e deciso, “Siamo in due. Io posso
ancora
combattere.”
“Anche io.”,disse
Toran divincolandosi dalle braccia dell'assassino e mettendosi in
piedi,con le forze che gli restavano. Per assurdo,tra tutti presenti
era quella che aveva combattuto di meno per tutta la durata dello
scontro e buona parte delle sue energie erano ancora disponibili per
un ultimo combattimento.
“Te la senti di
combattere?”,chiese Sesshomaru con tono distaccato.
“Se c'è la fai
tu,non vedo perché io dovrei essere di meno.”
Sesshomaru
n'è
aveva la conferma,Toran stava bene e poteva ancora unirsi alla
battaglia.
“E tu Ezio,che
pensi di fare?”
“Io? Per quanto mi
riguarda quel tipo lassù,finché non lo portate a
terra sono
completamente inutile. Certo potrei sparargli o lanciargli qualche
pugnale,ma francamente con quello che sa fare quello li lo ritengo un
impresa inutile. Mi sa che mi occupo del ragazzo qua a terra.”
il
dayokai distolse
lo sguardo dall'assassino e sapendo che non poteva fare leva sulle
abilità di Ezio contava solo due personaggi di supporto. Con
Koga a
terra ed Ezio completamente inutile contro Marsatap poteva contare
solo sulla pantera e lo sciamano. Non sapeva cosa fosse in grado di
fare il tengu,ma non si aspettava una battaglia facile.
“Va bene,io lo
attacco frontalmente,tu Toran dammi supporto da terra e attaccalo
sulla distanza e tu Urtak...”
“Lascia fare a
me.”
Sesshomaru
si zittì
quando lo sguardo dell'hanyou lo guardò direttamente negli
occhi,l'espressione era piatta e statuaria,quasi quanto la sua,non
poteva vederlo,ma lo avvertiva,una forte energia si stava formando
dentro Urtak e non ebbe più nulla da dire. Non
c'è ne era bisogno.
Forse,non c'è ne era mai stato. La sua attenzione
tornò a
Marsatap,con tutte le piume chiazzate da una grande quantità
di
sangue,come il suo bastone e l'orrido teschio avvinghiato ad esso.
Anche con gli evidenti sbalzi d'umore del tengu,forse dovuto al
sangue,ai sentimenti d'astio verso Urtak,alla sua incrollabile fede,o
a tutto queste cose assieme era chiaro che sapesse quello che faceva.
Ormai era certo,la fine dello scontro era giunto,ora,dovevano solo
giungere all'epilogo di quella fatica. Ora erano in tre a guardarlo,a
sfidarlo apertamente,Bakusaiga era pronta a tagliare,il gelido potere
di Toran a congelare e Urtak stava richiamando a se le forze naturali
presenti in quel luogo sacro alla sua gente. Ora o mai più.
Nessuna
parola fu pronunciata,eppure capirono tutti i presenti che l'ultimo
scontro aveva inizio. Il primo a scattare fu nuovamente
Sesshomaru,Balzò in aria diretto contro Marsatap,pronto a
tagliare
di netto la testa del corvo umanoide,ma non fece in tempo a
raggiungerlo che una violenta folata di vento lo spostò
dalla sua
traiettoria e lo fece sbalzare lateralmente e a quel punto Marsatap
strinse con forza il bastone e diresse lo sguardo del teschio verso
il guerriero scoperto,ma non fece in tempo a fare qualcosa,che una
serie di dardi di ghiaccio partirono da sotto e bersagliarono
Marsatap,ferendolo a malapena,ma distraendolo a tal punto da perdere
la mira sul bersaglio e fargli mancare il colpo,che consisteva in una
rapida folata di vento affilato come una lama,che andò da
tutt'altra
parte verso l'alto. Ma Marsatap non restò fermo ad aspettare
e
rispose ai deboli colpi della pantera e con il bastone
chiamò a se
una grande e larga nuvola proveniente dal cielo grigio e dando la
direzione con un violento colpo verso il basso la nuvola si
spostò a
velocità inaudita,come un macigno che cade dal cielo. Toran
non
aveva mai visto una nuvola comportarsi in quel modo,ma anche a lei
era chiaro che se si fosse schiantata su di lei,le avrebbe fatto
veramente male,se non ucciderla sul colpo. Ma la nuvola non giunse
mai su di lei,poiché quando fu quasi vicino alla
pantera,Urtak fece
altri segni con le mani e con voce gutturale iniziò a
parlare,dissolvendo la nube che avrebbe dovuto ucciderla. Ma la mossa
del giovane sciamano non finì qui,poiché
affondò una mano nella
terra sacra e l'altra verso le rapide correnti aeree è
intonò una
nuova formula.
“RISUCCHIO
DELL'ABISSO.”
Nel
punto del
terreno sotto Marsatap si creò un largo buco dell'ampiezza
di sei
metri e nel mentre una potente corrente d'aria discendente si
scontrò
contro lo sciamano dal nero piumaggio,spingendolo con molta forza
verso il largo foro fuoriuscito dalla terra. Il suo interno era
nero,come una sorta di oscurità proveniente da
chissà dove. Non
aveva idea di come Urtak fosse riuscito ad evocare una cosa simile e
di certo lui non gliela aveva insegnata,fatto stava
però,intuiva che
una volta dentro,non sarebbe successo nulla di buono,per
tanto,avrebbe fatto meglio a reagire e alla svelta. Sempre usando il
bastone e senza pronunciare neanche una singola parola,fendette
l'aria della corrente con un rapido colpo orizzontale,spezzando
così
la connessione che c'era tra il vento e la terra scomparve e infine
rimase solo un grosso buco nella terra,neanche tanto profondo,giusto
per farci cadere qualcuno all'interno,ma a parte questo nulla di
straordinario. Marsatap decise di passare all'attacco e come primo
bersaglio della sua offensiva di rivolgersi al primo che lo aveva
attaccato all'inizio dello scontro,l'inuyokai. Spiegò le
grandi ali
nere e con un potente battito scattò nella direzione di
Sesshomaru,con forza e rapidità che raramente aveva
percepito nel
suo corpo e quella,era una di quelle occasione. Non era un amante
degli scontri violenti,ma doveva ammetterlo,sentire tutta quella
magia del sangue,seppur non con la stessa intensità dei suoi
defunti
accompagnatori,era qualcosa di inebriante e lui,ne sentiva la potenza
in una piccola dose,abbastanza debole da permettergli ancora di
pensare e usare la magia,ma abbastanza carico da aver rinnovato le
sue energie. Sesshomaru lo vide arrivare e nel mentre cercava di
riprendere il controllo del suo corpo in quella corrente d'aria,fece
un veloce capriola all'indietro riacquistando stabilità e
spingendosi in avanti con tutta la forza che aveva nelle gambe,come
una freccia scagliata da un arciere,si preparò allo scontro
diretto.
Una volta vicino a Marsatap poggiò entrambe le mani sul
manico e
tirò un fendente orizzontale,nel tentativo di decapitarlo,ma
lo
sciamano fu più rapido,dimostrando che anche un tengu poco
avvezzo
al combattimento fisico,aveva un controllo migliore dei propri
movimenti in aria,suo elemento naturale. Passò
sottò Sesshomaru e
con una mano lo afferrò alla caviglia,poi aprì le
ali e in un
poderoso colpo delle stesse,si lanciò in alto,trascinando
con se
Sesshomaru,che capovolto a testa in giù non poté
far altro che
tentare di opporsi e la velocità raggiunta dal corvo era
tale che
l'inuyokai non riusciva a raggiungerlo con la sua spada. Stavano
andando in alto,più in alto di quanto Sesshomaru si
aspettasse,vide
che superava l'alta statua sacra ai cervi superata di poco,mentre le
strane correnti di quel vento inusuale li circondavano e davano forza
alla spinta di Marsatap verso il cielo. Vide la grande testa
dell'uccello nero girarsi verso di lui e guardarlo,con quei grossi
occhi da corvo.
“Sei la pallida
imitazione di un vero re,cane. Una brutta copia di chi un tempo era
riconosciuto con la giusta misura di che e degno di questo titolo. Al
contrario tu...”
Non
finì la frase
che con la forza della sua malvagia magia lo lanciò sopra la
sua
testa,mentre lui immobilizzò come se fosse atterrato su
terra
solida,vide il guerriero nuovamente impotente e decise di dargli il
colpo di grazia e questa volta non avrebbe fatto solo uso del suo
bastone. Aprì nuovamente le grandi ali nere verso
Sesshomaru,chiamò
a se l'aria attorno a lui per farla incanalare nella bocca del
teschio,che si aprì da sola,come se fosse dotata di vita
propria.
“Sei solo un
miserabile che pensava di essere qualcosa di più un povero
sprovveduto. BOATO DI KANDAK...
Ma
non pronunciò in
tempo l'incantesimo che da sotto di loro,qualcosa stava per
scontrarsi contro la schiena del Tengu. Pareva un grossa stalattite
di ghiaccio,molto simile a quella che aveva usato Toran durante lo
scontro contro Sesshomaru nella città sepolta. La grande
punta
gelata saliva in cielo,sospinta da un vento molto forte e quando
Marsatap si accorse dell'attacco in arrivo fu troppo tardi. Emise un
forte urlo quando la punta lo raggiunse e lo colpì dietro,fu
colpito
e quasi non rimase ferito,il sangue che aveva bevuto lo rendeva
più
resistente agli attacchi fisici,ma l'effetto principale del colpo,non
era quello infilzarlo. La schiena si fece più rigida e le
sue ali
facevano fatica a muoversi,mentre il ghiaccio che lo aveva colpito si
stava diffondendo sul retro della gabbia toracica,rendendogli i
movimenti quasi impossibili. Si sentì stupido in quel
momento,mai
avrebbe sospettato che un attacco di ghiaccio potesse raggiungerlo a
quella distanza,così lontano dalla terra,non poteva essere
stata la
ragazza da sola,no,Urtak aveva certamente collaborato a quel colpo e
lui avrebbe fatto meglio a procurarsi un altra barriera,ma ormai era
troppo tardi. Sesshomaru poteva solo intuire come una cosa simile
fosse capitata,ma non aveva tempo da perdere con quelle cose e
potendo cogliere l'occasione al volo lo fece.
“Adesso tocca a
me...DANNATO CORVACCIO.”
Sesshomaru
si
preparò all'ennesimo scatto,concentrò tutta la
forza nelle gambe e
chiamò in parte anche il fondo delle sue energie per potersi
dare
più slancio possibile. Doveva finirla li,una volta per
tutte,perché
sapeva che il vecchio tengu questa volta aveva rischiato seriamente
di ucciderlo. Si lanciò verso Marsatap e quest'ultimo nel
vedendolo
arrivare si preoccupò per davvero,doveva attaccare e in
fretta.
“ACULEI DEL
VENTO”.
Usò
ancora il
teschio e non avendo il tempo di lanciare un solo ed unico potente
attacco decise di cambiare tattica optando per un altra strada.
Avrebbe sfruttato la potenza di tanti piccoli attacchi concentrati su
un solo bersaglio,passando dalla potenza netta alla velocità
d'esecuzione. La discesa del cane fu velocissima mentre sentiva
l'aria di sotto farsi sempre più resistente al suo
passaggio,con
Bakusaiga pronta a tranciare il suo avversario,questa volta avrebbe
dato il tutto e per tutto nel colpo che avrebbe dovuto garantirgli la
vittoria. Mentre scendeva vide qualcosa venirgli
incontro,poté dare
solo una breve e fugace occhiata per definire cosa fosse e all'inizio
gli parvero gocce di pioggia che salivano verso di lui,poi lo
raggiunsero e iniziarono a tagliarlo,numerosi piccoli tagli si
stavano infrangendo sul suo corpo,prendendolo dalla testa ai piedi.
Singolarmente non facevano troppo male,ma tutti insieme riusciva a
lacerargli la pelle e a farlo sanguinare,come se si stesse scontrando
frontalmente contro centinaia di aghi acuminatissimi,fino a giungere
sotto la pelle. Non aveva idea di cosa fossero,ma se il tengu credeva
di poterlo fermare in quel modo,allora non comprendeva a pieno che
anche Sesshomaru sapeva essere resistente,molto più che
usando magia
e trucchi di qualsivoglia sorta. Con il braccio che teneva la spada
si parò il viso al meglio che poteva ponendosi di fronte al
volto la
mano chiusa a pugno,che stringeva Bakusaiga e con gli occhi protetti
al meglio che poteva, riusciva a intravedere la sagoma di
Marsatap,mentre gli puntava contro il teschio con la bocca
aperta,comprendendo che era da li che veniva all'attacco. Ora
Sesshomaru lo vedeva chiaramente,doveva solo essere più
vicino,più
vicino,ancora un po'. E li fece la sua mossa. Mise di restare in
difesa e preparò la spada per poter attaccare attaccare di
punta,con
la spada messa di punta per poter infilzare il suo avversario come un
pollo su uno spiedo mentre con l'altra mano,continuò a a
difensersi
dai piccoli tenendo la mano libera aperta. Doveva colpirlo,ora o mai
più. Marsatap lo vide arrivare come un falco in picchiata e
per
quanto si sforzasse,per quanto aria potesse accumulare dai forti
venti che aveva generato e che li stesse incanalando nel teschio era
tutto inutile. Non poteva chiamare un attacco più forte per
timore
di avere poco tempo di usarlo,non poteva scappare,poiché le
sue ali
si era quasi completamente ghiacciate e faceva fatica a stare in
aria,ormai lo vedeva arrivare,vedeva il scintillio della lama,vedeva
il forte guerriero piombargli addosso e con i suoi grandi occhi neri
non poté fare a meno di guardarlo,quello straniero,quella
copia di
re che presto gli sarebbe stato addosso e lui,non poteva fare
più
nulla per fermarlo. E infatti,Bakusaiga che trapassava il suo
ventre,fu una chiara dimostrazione di quella supremazia. Sesshomaru
lo aveva infilzato,trapassato da parte a parte e per esserne
sicuro,Sesshomaru si strinse a lui,artigliandogli una spalla e con il
tengu,precipitare verso il suolo,con poche energie ancora in corpo
per poter fare qualcosa durante la caduta. Era sfinito,complici anche
i numerosi colpi che Marsatap gli aveva precedentemente lanciato.
adesso poteva solo andare verso il basso. I due cominciarono a
scendere sempre più veloci,mentre l'aria,che prima girava in
maniera
incontrollata,quasi fosse una tempesta,ora invece sembrava calmarsi e
anche se il cielo sopra le loro teste non si faceva più
chiaro era
evidente che il vento non soffiava più in maniera
così forte ed
agitata,anzi,gli parve strana,a contatto con la pelle la sentiva non
solo con la calma di una brezza invernale ma quasi soffice,come ad
accarezzarlo,a toccarlo dolcemente. Poi,si accorse che mentre
scendeva insieme al tengu,la loro discesa rallentava,via via sempre
meno frenetica,accompagnata da una grande e dolce corrente
discendente,che attutiva la loro caduta,ora aveva la certezza che la
sua non fosse solo una sensazione,ma anzi,che qualcuno fossi li con
loro in quel momento. Stancamente si guardò attorno e non
vide nulla
se non roccia,aria,un cielo grigio e...una donna. Non gli pareva
reale,la vedeva,nel vento,sembrava un fantasma,tanto trasparente
pareva che per un attimo gli parve di vedere solo aria,ma la
percepiva,era li,abbastanza vicina da poterne definire solo i
contorni. Il Vento,una brezza gentile,una donna...era lei,ne era
certo.
“Kagura?”
La
vide per un
attimo,un attimo soltanto. Un immagine della mente,ma la vedeva
chiaramente,i capelli neri raccolti in una piccola coda,iridi
rosse,labbra rosse che gli sorridevano tra il dolce e il beffardo e
quel lungo e stretto kimono viola,con quella manica blu della
sottoveste che le copriva il braccio destro. Nessun ventaglio,nessuna
grande piuma sotto i piedi,solo lei e il vento. Non riusciva a
credere ai suoi occhi. Scendava piano,insieme a Marsatap vivo,ma
ancora per poco,troppo debole per reagire,troppo debole per poter
attaccare,ma ancora in forze per poter dire giusto poche parole.
“Non sei un re,non
il nostro antico eroe,una pallida imitazione,ecco...che cosa
sei.”
Poi
esalò l'ultimo
alito di vita,poi si spense,il bastone gli scivolò di mano e
precipitò. Sesshomaru liberò la lama dal corpo di
Marsatap e lo
fece cadere,insieme al suo bastone,era finita,aveva vinto,avevano
vinto. Per quanto odiasse ammetterlo Sesshomaru aveva speso troppe
energie durante lo scontro precedente e il tengu si era rivelato un
avversario molto più ostico e potente di quello che aveva
immaginato
è se questo Sciamano era stato difficoltoso non osava
immaginare
cos'altro gli avrebbe mandato contro quella terra selvaggia e
inospitale. Folli invasati,magia oscura e quell'inuyokai,Ichiin,il
primo re,era davvero così importante questa gente? E quel
luogo,quella zona sacra dei cervi,perché era così
importante per
Otsune occuparlo? E infine,Kagura,perché era li? Era
morta,era
divenuta vento e come tale era libera,ma allora perché era
li,con
lui,nell'Hokkaido? Non sapeva nulla,nulla sembrava avere senso. Pian
piano scese a terra,vicino alla base della grande statua,con Toran ed
Ezio che gli correvano incontro mentre Urtak era accovacciato vicino
ad un Koga disteso,ma lamentoso e fortemente indebolito. Un rumore di
corno echeggiava nell'aria proveniente dal campo di battaglia tra gli
ainu e defunti custodi in quell'istante videro la massa dei vivi
invasori abbandonare il campo di battaglia,abbandonare lo scontro e
darsi alla fuga. I difensori avevano vinto.
“Ehi
ragazzo,francamente non ho capito niente di quello che è
successo
contro questa specie di pennuto umanoide,ma lo hai ucciso,bravo. Come
ti senti?”,disse Ezio con un certo entusiasmo nella voce
“Come uno che è
appena uscito vincitore da uno scontro. Quindi bene.”
Per
quanto cercasse
di mantenere quell'atteggiamento da duro,era chiaro come la luce del
sole che Sesshomaru non avrebbe saputo reggere ancora per molto. La
fatica accumulata durante il combattimento contro l'orda degli ainu
immortali e Marsatap che aveva usato i suoi poteri contro di loro per
tutto quel tempo li aveva privati di molte forze e solo combattendo
uniti erano riusciti a vincere contro il rancoroso sciamano dalle
piume nere. Lo videro li,morto,esattamente come gli stessi seguaci
che lo avevano seguito e poi erano stati finiti da colui che avrebbe
dovuto aiutarli a vincere e non per essere usati come difesa
personale da usare contro i nemici di Otsune e pertanto suoi. Lo
scontro era finito,avevano vinto e potevano dire di aver messo tutto
se stessi nella battaglia. Stanchi,sporchi,feriti,ma vittoriosi. Un
importante smacco ai piani della sacerdotessa regina.
“Comunque
Toran...”,disse Sesshomaru rivolto alla pantera,
“Sei stata brava
con quel colpo,non mi aspettavo riuscisse a raggiungere quel tengu,mi
sei stata d'aiuto.”
“Le tue parole mi
confortano,ma non ci sarei mai riuscita senza l'aiuto di Urtak,mi ha
detto di lanciare un colpo e lui lo avrebbe reso più
potente. Mi ha
dato una pacca sulla spalla e il frammento di ghiaccio e diventato
una punta molto,ma molto più grande. Non ho la ben che
minima idea
di come ci sia riuscito.”
“Davvero?”
Lei
annuì con la
testa e subito Sesshomaru rivolse lo sguardo verso l'hanyou
più
lontano da loro,mentre stava aiutando un Koga intontito e lento nei
movimenti a riprendersi dal brutto colpo. Chi era davvero questo
Urtak e cosa celava realmente quel posto? Il fatto che fosse un posto
non lo convinceva abbastanza per poter credere che fosse l'unica
spiegazione per tenere lontani il popolo dei cervi alla quale era
dedicata,che c'entrasse qualcosa l'antico re? E
poi,Koga,perché era
qui prima del loro arrivo e da dove era giunto? Ma più
importante di
tutto,Kagura,perché si era manifestata in quel luogo?
Perché mai
proprio a lui? Per ora si sarebbe goduto la vittoria,poco male,un
servo della regina Otsune era morto e adesso lei poteva contare su
meno risorse da schierare e se le testimonianze erano vere,allora
anche Akira,se era realmente in quelle terre,sarebbe rimasto
danneggiato dalla sconfitta del corvo,forse non direttamente,ma
almeno era un inizio. Il primo passo in avanti era stato fatto. Ora
restava solo di farne altri,per completare il suo percorse che lo
avrebbe portato verso il maestro templare. Quanto gli piaceva
rovinare le aspettative di Akira.
Nel
frattempo,a
grande distanza dal tempio.
Su
una collina
distante,protetta dalla folta vegetazione del luogo,un piccolo gruppo
di individui,vestiti con bianche pellicce tessute in maniera
elaborate e con annessi cappucci a coprire il capo e alla vita erano
strette cinture tinte di rosso,con monili in osso a forma
triangolare,usate come fibbie. Erano assassini. Intorno a loro un
folto numero di combattenti erano stesi a tetti,tutti morti,ma non
erano i classici fanatici religiosi che seguivano il verbo della
falsa regina,no,questi erano vestiti di tutto punto con armi e
armature delle terre più a sud dei loro confini,tra loro
c'erano
yokai,hanyou e umani e tutti avevano una cosa in comune oltre
l'equipaggiamento. Una croce vermiglia sul petto,non c'erano dubbi.
Templari. Tra gli assassini presenti sul posto ve ne era uno,una
figura massiccia,dalle spalle larghe,indossava una pesante armatura
di metallo,leggermente dissimile da quelle dei soldati morti in mezzo
a loro e dall'aspetto grezzo e ruvido e alle spalle teneva un
mantello di una pesante pelliccia marrone,ma a vederla faceva un
certo timore indossata da un uomo così grosso. I dettagli
dell'armatura erano piuttosto primitivi,con zanne e artigli d'orso
sparsi su bracciali e stinchi e al collo portava un piccolo monile a
forma dello stesso animale con la bocca aperta. Le armi che si
portava appresso erano un pesante martello,dal manico di legno
ricoperto di tacche e la testa a sfera e uno scudo rotondo ma,di
legno,con una serie di tre strisce diagonali a rappresentare una
artigliata. Guardava in direzione del tempio e sapeva bene cosa
stesse succedendo al suo interno.
“Signore,signore...”
L'uomo
incappucciato
si girò verso la voce che lo stava chiamando e si rivolse ad
uno
degli assassini,una giovane yoro che cercava di attirare la sua
attenzione.
“Cosa c'è
ragazzina?”
“Signore,non crede
che dovremmo recarci anche noi al tempio?
“No,non ancora,hai
visto anche tu lo scontro che si è tenuto poco fa in quel
posto in
rovina e poi la nostra presenza serve qui,a impedire che altri
bastardi templari vengano a dare man forte ad Akira e alla sgualdrina
regnante.”
L'uomo
corazzato si
girò nella direzione opposta al tempio e iniziò a
incamminarsi
verso il fondo della collina,passando in mezzo ai corpi dei soldati
templari,seguito immediatamente dalla ragazza.
“Se le
informazioni della maestra Yuki sono giuste allora il figlio di
Inutaisho e anche accompagnato dalla signora delle pantere e da un
maestro assassino che si trova nel luogo e nel tempo sbagliato,per
non parlare di Urtak,quello si che sa fare bene il suo mestiere. Se
c'è anche Koga tra di loro hanno già trovato un
alleato sicuro di
cui fidarsi. Noi per ora abbiamo altro da fare. Che il giovane cane
faccia pure le sue scoperte,d'altronde,non è anche quello
che aveva
fatto anche sue padre in queste terre,no?”
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Capitolo 17 *** Desideri e sacrifici ***
Quello
stesso
giorno,Nagoya,castello della famiglia Oda.
Il
cielo di quella mattina era più
chiaro e limpido di quando lo era stato sopra il villaggio di pescatori
nella
quale Shiori e sua madre vivevano. Quel grande edificio,il castello del
clan
Oda,situato al centro della città portuale di Nagoya pareva
tutto un altro
mondo in confronto alle catapecchie sporche di sabbia e sale che loro
due
ricordavano così amaramente bene. Li invece era tutto
diverso,così raffinato,delicato,nobile
e sofisticato, con le porte scorrevoli che passavano vicino al morbido
tatami
della stanza che era stata affidata a madre e figlia e i paravanti
dipinti,i
mobili laccati,l'infrastruttura di legno del castello,per non parlare
dei
kimono. Si, quei kimono. Preziose vesti di stoffa e seta importata da
chissà
dove,per coprire le nudità di quei corpi tanti nobili e non
come loro
due,abituate agli stenti,alla fame,all'emarginazione e alla cattiveria
del
prossimo. Erano in una piccola stanza,situata all'ultimo piano della
corte,dove
un nugolo di guardie armate teneva d'occhio la donna e la piccola
hanyou e nel
frattempo,Nobunaga,sua moglie e i suoi tre uomini più fidati
osservavano,disposti dall'altra parte della stanza la singolare coppia
di ospiti
di fronte a loro. Il signore di Owari le stava scrutando attentamente
vedendo,come tutti gli altri del resto,che la madre e la bambina si
stringevano
l'una all'altra,come a volersi fare forza
a vicenda,cercando sostegno e sicurezza,l'una, tra le
braccia dell'altra.
Una figlia e sua madre,un immagine vecchia come la stessa razza
umana,forse
anche per gli yokai era lo stesso, pensava Nobunaga guardando in
particolare la
bambina.
"Bene,ora
che siamo tutti
qui,vorrei dare inizio a questo...comitato di benvenuto. Se
così possiamo
definirlo. Io sono Oda Nobunaga, capo del clan Oda e daimyo delle
regioni di
Owari e Mikawa e in questo preciso istante voi due vi trovate a
Nagoya,nel
castello della mia famiglia."
"Perché
ci avete portato qui?
Non abbiamo fatto niente e non abbiamo niente da dare",disse la donna
mentre stringeva a se la figlia,come a volerla proteggere con tutta la
forza
che aveva in corpo.
Nobunaga
da parte sua non si
sentiva offeso per quella che molti altri nobili avrebbero considerato
un
offesa farsi rispondere a quel modo da una contadina, un membro della
società
appartenente ad uno degli strati più bassi,che parlava a lui
come se fosse un
suo pari. Ma a lui queste cose non ci teneva troppo,anzi,apprezzava una
persona
di spirito come quella e al contrario,non sopportava il servilismo
troppo
manifestato, lo riteneva un comportamento degno di una viscida serpe
arrivista.
"Donna,sei
certa di questa
affermazione? Puoi dire con assoluta certezza che ciò che
dici e vero?"
"Più
che sicura. Siamo solo
io e mia figlia e cerchiamo solo di tirare avanti,nulla più
di questo."
"Tu
credi? E che mi dici
allora del potere della piccola? Quello di creare barriere per conto
degli
Yakkikomori?"
La
donna a sentire quel nome si
irrigidì e per istinto sentì il bisogno di
allontanarsi da quel tenebroso
umano,quella specie di mostro in forma d'uomo.
"Dimentichi
forse,che tra me
e te è stato fatto un accordo? Il mio buon Mitsuhide ha
fatto da garante per la
tua lealtà e sono certo che non hai dimenticato i termini
precisi del nostro
patto. Oh forse sostieni che il samurai più fedele tra i
miei ranghi e un
bugiardo e quindi egli non è un uomo d'onore? Bada mia
cara,tu forse non lo
sai,ma sostenere che un samurai è accusabile di essere un
bugiardo e una
macchia sul suo orgoglio e per tanto,se vuole,il suddetto uomo
è autorizzato
dal suo codice morale a uccidere chi l'ho ha sbeffeggiato,se
quest'ultimo
appartiene ad un ceto inferiore al suo. E questo che stai
dicendo,donna? Che il
mio uomo è un bugiardo?"
La
donna non si mosse dalla sua
posizione e non tentò di indietreggiare,tanto sarebbe stato
inutile. Non seppe
come controbattere a quella minaccia e non tentò di
rispondere. La voce di
quell'uomo pareva così calma e placida,ma sentiva che sotto
quella pace
apparente si nascondeva qualcosa di più oscuro e
sinistro,non poteva
affermarlo,ma lo sentiva,come una sensazione o un istinto naturale.
Preferì non
fare nulla,sopratutto per il bene della bambina. Ma il signore di Owari
battè
una mano sul tatami ed emettendo un grande e breve AH di
esclamazione,l'espressione di Nobunaga si fece più divertita
e raggiante.
Guardò attorno a se,osservando le diverse reazioni della
moglie e dei suoi
sottoposti: Nohime sorrideva al marito con fare pacato,Ieyasu appariva
fermo e
distaccato, Hideyoshi lo guardava stranito e confuso e infine
Mitsuhide, che
teneva lo sguardo basso e restava composto,con la katana posata vicino
a lui.
"Ma
certo. E naturale quello
che provi in questo momento, sei sua madre,un genitore devoto alla
propria
prole, che nonostante la sua doppia natura,tu,ami questa bambina
più della tua
stessa vita. E io,non posso che compiacermene. Ma per quanto tu voglia
difenderla dai mali di questo mondo,io ho bisogno delle sue
capacità,come
guardiana della barriera e io so,lo sento,che può tornare ad
essere una
guardiana della barriera. La mia guardiana."
"
Ma lei non ha più il
cristallo del clan degli
Yakkikomori,quindi non può più
creare la barriera."
"E
chi ha mai parlato di un
cristallo..."
A
quel punto Nobunaga fece un
cenno a Ieyasu e
quest'ultimo estrasse
dalla manica del kimono un piccolo oggetto di forma sferica,delle
dimensioni di
una grossa pesca matura. Aveva un aspetto metallico simile a ferro
lucido ed
era percorso da piccole e numerose linee dal disegno intricato e
incomprensibile
e dalle stesse linee si vedevano piccoli fasci di luce chiara
percorrere
lentamente la superficie di tutto l'oggetto. Poi la poggia a terra e la
fa
rotolare verso Shiori e sua madre e le due,confuse,non seppero come
reagire.
L'oggetto non assomigliava a nulla che ne la donna, ne la piccola
hanyou
avessero mai potuto vedere o conosciuto in alcun modo,non seppero
identificarlo
n'è a trovare una qualche somiglianza con qualcosa che
conoscessero nello
specifico. Shiori osservò l'oggetto e con sorpresa della
stessa madre le si
staccò dal sicuro abbraccio della madre e allungò
la mano per raccogliere
quella strana palla.
"No
Shiori, non
toccarla.",disse la madre cercando di recuperare la figlia,ma non
appena
si mosse le guardie dietro non esitarono a mettere mano alle katane
poste sul
fianco e li la donna,per istinto,si bloccò. Shiori
toccò l'oggetto e le parve
freddo metallo inanimato,poi fece uso dell'altra mano e raccolse la
curiosa
sfera da terra temendo fosse pesante,ma sorprendentemente,era
leggera,come un
frutto maturo,ma incredibilmente dura.
"Che
cos'è?",chiese
Shiori rivolgendosi a Nobunaga.
Lui
sorrise alla piccola e con
espressione divertita rispose alla ragazzina.
"Non
n'è ho la più pallida
idea."
"Cosa?
Non sai che
cos'è?"
"No
piccola, non ho la ben
che minima idea di cosa possa essere. L'ho trovata insieme a questa."
E
da dietro di se raccolse
qualcosa e la mostrò alla bambina. Una spada,anch'essa di
una foggia che non
gli parve mai di vedere,con caratteristiche molto simile alla strana
sfera che
ora teneva in mano.
"Adesso
non starò a
raccontare tutta la storia di come e dove ho trovato queste due
misteriose
meraviglie. Ti basti sapere solo,che quella sfera adesso è
tua. Sono certo che
saprai usarla nel modo più opportuno."
Shiori
osservò l'oggetto nel
tentativo di comprendere cosa fosse e di come funzionasse. Era un
oggetto così
strano e singolare,tanto nell'aspetto quanto nel materiale di cui era
fatto.
"Perché
me la vuoi
dare?"
"Perché
sei ancora la
guardiana della barriera degli yakkikomori."
"Non ho più il potere di creare la
barriera e poi, perché mai dovrei creare
una altra barriera?”
“Te l'ho già detto ieri,per
l'inferno che arriverà.”
“L'inferno...che
arriverà?”
Nobunaga fece si con il capo.
“Perché dovrebbe venire
l'inferno?”,disse la bambina timorosa di sapere
quale fosse la risposta.
“Perché lo inviterò
io sulla terra.”
Il folle di Owari si alzò dal suo
posto,prese la spada e si mosse verso una
delle porte scorrevoli della stanza. Poi ruotò il suo
sguardo in direzione di
Shiori.
“Vieni con me,c'è una cosa che
voglio mostrarti.”
La bambina intimorita da quella richiesta si mosse
lentamente verso il
tenebroso signore della guerra,ma venne presa delicatamente per un
gomito dalla
madre.
“No Shiori, non farlo.”
“Devo mamma...non voglio che ti facciano
del male per colpa mia.”
E si staccò una seconda volta dalla
donna che tanto amava,l'unica per la
quale avrebbe tutta se stessa e per la quale si sarebbe sacrificata.
Anche se
questo avrebbe voluto dire seguire uno spietato demonio in forma umana.
“Shiori,non andare...”
Ma la madre di lei non fece in tempo a finire la
frase che Nobunaga si girò
a guardarla e la fissò,con uno sguardo così
intenso e profondo,che sentiva di
essere stata colpita fisicamente da quelli pupille scure,che le parvero
così
piccole e penetranti da non sembrare per nulla umane.
“Se io fossi in te e tu in me,mi riterrei
fortunato ad essere ospite in
questo castello...non sono molti quelli che possono godere della mia
ospitalità,al contrario di molti altri,che per mia mano
hanno sofferto più di
quanto si possa immaginare. Lei non corre alcun pericolo,tu al
contrario....”
Non fini la frase e tornò a guardare la
porta scorrevole,muovendo il collo
con uno scatto innaturale,aprì e si spostò verso
l'esterno,nel corridoio.
Shiori diede un ultima occhiata alla madre fece qualche passo dietro la
figura
del demonio e chiuse la porta. Nobunaga non disse niente e
lentamente,passo
dopo passo,si avviò verso una rampa di scale che portava fin
sopra alle stanze
del daimyo. Gradino dopo gradino,rampa dopo rampa,la lontananza dalla
madre per
Shiori si faceva sempre più pesante,sempre più
preoccupante. Dove la stava
conducendo quell'umano? Dove la stava portando? Cosa voleva farne di
lei? Non
aveva risposte o forse aveva troppo paura per darsele ,non lo sapeva, o
forse
non voleva saperlo. Faceva paura quell'uomo,ma non la paura di essere
picchiata
o insultata dai suoi compaesani,no,era una paura
differente,più oscura e
profonda, il senso stesso di sopravvivenza veniva messo a dura prova e
lei,intimorita da quella figura,tanto alta e possente,che la sovrastava
come
fosse una torre,pronta a crollargli addosso al minimo cenno di
resistenza e
poi, c'era sua madre,come poteva non difenderla? Quante volte lei
l'aveva
difesa? Quante volte l'aveva confortata,guarita,amata? Sua madre
sacrificava se
stessa ogni giorno per farla stare bene,ora toccava lei a fare lo
stesso.
Infine giunsero ad una porta,che conduceva direttamente ad una piccola
torre,posta sopra il tetto del piano riservato al signore del castello
e alla
sua cerchia più ristretta. La torre in se non presentava
nulla di
straordinario,ma dal suo interno,composto unicamente da una
stanzetta,dalla
quale era possibile vedere l'intera città di Nagoya in tutta
la sua estensione.
Dal piano urbano al porto in lontananza, Shiori restò
stupita da quella
splendida vista. Lei,che aveva solo visto quel piccolo villaggio sulla
spiaggia
come l'unico, e triste, mondo che conosceva, ora trovava all'interno
del suo
campo visivo,una miriade di case e palazzi,di negozi e mercati,di
fucine,templi,taverne,chioschi e tanto altro ancora e i suoni,
sopratutto
quelli,giungevano al suo udito da pipistrello in maniera chiara,ma non
schiacciante alle sue orecchie. Le voci e i suoni delle persone per
strada,sospinte dal vento invernale,portavano alla sua coscienza la
presenza di
migliaia di coscienze,di espressioni e parole che tutte insieme
formavano un
mondo che lei non aveva mai udito e che mai si era immaginata. Com'era
possibile che potesse esistere una cosa simile e non averla mai
immaginata.
“Dimmi piccola,tu cosa credi di stare
osservando adesso,in questo preciso
istante?”,disse Nobunaga mentre anche lui scrutava lo stesso
paesaggio.
“Questo è un villaggio...un
villaggio molto grande.”,disse lei nella sua
innocente ingenuità.
“Un villaggio molto grande...non
è la risposta che mi aspettavo,ma si. E un
villaggio molto grande...quasi.Oltre a questo non vedi niente? Non
trovi nulla
in quello che vedi che salta maggiormente alla vista, più di
qualsiasi altra
cosa?”
Shiori lo guardò confuso e Nobunaga a
sua volta ricambiò lo sguardo,come se
aspettasse una risposta. Ma lei non gli disse niente e lui e lui si
avvicinò al
cornicione della torre,dove appoggiò la spada contro il muro
e subito dopo si
appoggiò anche lui contro il cornicione,con le mani posate
sul bordo.
“Sai cosa vedo io invece? Il mondo
piccola mia,il mondo intero. Qui, a
Nagoya. Le persone la sotto,in città, brulicano per le
strade,come tante
formiche indaffarate,tutte parte di questo grande insieme che in fin
dei
conti,non è altro che la quotidiana vita di noi umani.
Camminiamo,ci spostiamo
di qua e di là,intenti a svolgere i nostri compiti e a
soddisfare le nostre
necessità, a fare quello che dobbiamo per continuare ad
andare avanti. Lo
facciamo per necessità. C'è chi coltiva i
campi,chi pesca,chi caccia,chi
alleva. C'è chi forgia e chi costruisce,chi lava i panni e
chi le strade,chi fa
i vasi e chi cucina e così via. Ma,sotto la superficie della
normalità,sotto la
maschera della finzione che le persone indossano nella vita di tutti i
giorni,nella profondità dell'anima di ogni singola
persona,si nasconde qualcosa
di bello,ma allo stesso tempo terrificante. Sai che cos'è
quella cosa?”
Shiori gli fece no con la testa,completamente
confusa su quello che il folle
di Owari stesse dicendo.
“Un desiderio.”
“Un
desiderio?”,ripeté l'hanyou
“Si. Sono convinto che tutte le persone
di questo mondo,sono mosse da un
unico,singolo,ma grande desiderio. La maggior parte delle persone,come
quei
vermi dei tuoi compaesani erano mossi dal solo desiderio di vivere una
vita
facile,troppo deboli e vergognosi per ambire a qualcosa di
più che non fosse
restare al sicuro nella loro pateticità. Bruciarli vivi
è stato un atto di ben
misera pietà per l'esistenza che conducevano. Le vedi quelle
navi la infondo?
Quelle nel porto.”
Nobunaga indicò verso un lontano punto
della città. A ridosso della baia,in
uno dei punti più esterni di Nagoya vi era il suo porto, un
grande sito
nautico, così grande, da poter ospitare grandi imbarcazioni
commerciali,molti
di essi era le tipiche imbarcazioni giapponesi,cinesi e coreane che
solcavano
il mare e andavano da una parte all'altra di quella frazione di acqua
salata
che andava dal continente al paese insulare. Ma vicino ad esse vi era
una nave
diversa da tutte le altre,molto più grande,con bianche vele
quadrate e lo scafo
nero.
“Vedi quelle navi laggiù? La
maggior parte di esse frequentano queste acque
da tempi immemori per commerciare ceramica,seta,spezie,ferro e altri
beni
commerciali,ma quella li,quella più grande di tutte,viene da
un lontano
paese,che si trova nella parte occidentale di questo mondo. Mi pare che
si
chiami,come l'aveva chiamata quello straniero? Ah si,Portogallo.
Ora,riesci a
immaginare cosa unisca persone del genere,vicine e lontane a spostarsi
per
commerciare?”
L'hanyou osservò Nobunaga e ancora una
volta non seppe dargli una risposta.
Non aveva parole giuste da dirgli.
“Il desiderio del profitto. Uomini come
questi si spingono in ogni parte
del mondo alla ricerca di scambi dalla quale trarre profitto e quindi
un
guadagno personale. Affrontano i pericoli imposti dalla natura e dagli
uomini,ma anche da chissà quali bestie e mostri di terre a
noi sconosciute,solo
per arricchirsi e appesantire i loro forzieri. Trovo che ci sia
qualcosa di
ammirevole in questa specie di avarizia,forse perché saper
correre rischi e
fallire nel tentativo,anche pagando con sofferenza e morte,cercano un
modo di
conquistare una fortuna non facile da ottenere. Ammetto,di esserne
colpito. Ma
tornando a noi Shiori...Qual è il tuo più grande
desiderio?”
“Il mio più grande
desiderio?...Voglio solo che la mia mamma stia
bene.”,rispose lei a bassa voce.
“Davvero? E quando lei un giorno non ci
sarà più,cosa ti resterà? Quali
altri ambizioni avrai riservato per te? No piccola, io parlo del tuo
vero,unico,desiderio. Qual è?”
“Io....io.....”
La bambina fissava la città,con lo
sguardo perso in quell'ambiente urbano
come a cercare una risposta a quella difficile domanda.
L'unica risposta che aveva saputo dargli era
il bene di sua madre. Ma allora perché quell'umano insisteva
a chiedergli quale
fosse il suo vero desiderio? Non era forse la risposta che aveva
espresso a
Nobunaga quella giusta? Eppure lei voleva bene a sua madre,avrebbe
fatto di
tutto per lei,persino morire bruciata sulla spiaggia se questo fosse
stato
utile a salvarla da quella crudeltà. Non capiva nulla di
quelle cose,domande
troppo difficili ad una creatura che dalla vita non aveva mai voluto
fare del
male a nessuno e da nessuno voleva che gli fosse arrecato. Allora
perché lui
gli aveva fatto quella domanda? Perché voleva saperlo? Era
davvero così
importante conoscere la risposta a quella domanda? Ormai non sapeva
più cosa
pensare.
“Non lo so.”
“Tu,non lo sai...capisco.”
Il signore della guerra sollevò la spada
all'altezza del busto e con
l'altra mano la sorresse da sotto,con il palmo che la teneva sul piatto
della
lama. Si mise ad osservarne tutti quegli strani disegni e quei tratti
lucenti
che non smettevano mai di girare,quasi ne fosse rapito.
“Sai,quando ero piccolo avevo l'abitudine
di fare sempre di testa mia. Non
ascoltavo nessuno se non me stesso. Ero solo un bambino,ma ricordo che
allora
le persone e gli altri bambini dicevano che ero strano,addirittura
folle,perché
facevo cose che gli altri bambini normalmente non fanno. A volte stavo
fermo
sotto la pioggia,solo per capire perché l'acqua cadesse dal
cielo,altre volte
invece uscivo di nascosto dal castello e nascosto in mezzo ai passanti
stavo
per ore in mezzo alla folla,solo per vedere le persone che andavano e
venivano,osservando migliaia di volti differenti e chiedendomi dove
andassero o
cosa facevano. Fin
da giovane,vedevo il
mondo non per quello che era,ma per quello che avrei voluto che fosse.
Io sono
convinto che tutti,ma proprio tutti e non intendo solo gli umani,ma
anche gli
hanyou,gli yokai,ogni essere in grado di
respirare,muoversi,comunicare,che sia
in grado di manifestare la propria volontà hanno il
potenziale per coltivare le
proprie ambizioni e realizzarle ed è proprio la
volontà incrollabile di questi
esseri che fa nascere in loro la necessità di voler
raggiungere il proprio
obbiettivo,a qualunque costo ed è questa spinta
mostruosamente egoistica,che fa
nascere il desiderio,l'unico,vero,desiderio che si vuole realizzare.
Tutti ne
hanno uno,compreso te. Ma la domanda resta è presto o
tardi,dovrai avere una
risposta da dare,a me,ma sopratutto a te stessa...”
Distolse lo sguardo dalla spada,osservò
per un attimo il porto e la sua
baia. Osservava il mare,immaginando quali meraviglie,quali segreti e
quali
tesori si celassero oltre l'orizzonte. Quali popoli e quali nazioni
potessero
esserci nel mondo e a quali fantastici luoghi appartenessero. Il mondo
era a
portata di mano e lui,sentiva solo che
gli bastasse allungare la mano per poterlo afferrare. Ma
distolse
l'attenzione da i suoi pensieri e tornò con la mente alla
situazione
attuale,guardò verso la porta e iniziò a
incamminarsi verso le scale.
“Non è necessario che tu dia
subito una risposta. Cerca attentamente dentro
di te quale sia il tuo vero desiderio e poi,quando giungerà
il momento...lo
saprai. Per ora va bene così. Vieni,torniamo da tua
madre.”
Ma prima che la bambina lo seguisse,aprì
la bocca,intenzionata a rivolgersi
a quell'uomo così spaventoso.
“Uno yokai...”
Nobunaga si fermò prima di toccare il
primo gradino,girò il capo e la
guardò,incuriosito da quella affermazione.
“L'ultima volta,sulla spiaggia,hai
detto...dimostreremo a
quell'inuyokai...di chi parlavi?”
Il mostro non rispose,non subito. Un attimo di
silenzio,uno sguardo
intenso,profondo e forse,più umano e meno diabolico
guardavano Shiori in
maniera completamente diversa. L'espressione di lui le dava la
sensazione,che
stesse pensando a qualcosa,a qualcosa di importante,poiché
sembrava rapito da
quel pensiero e adesso Nobunaga gli pareva una persona come tante altre
e al
contempo diversa,diverso ma comunque se stesso.
“Di una creatura che io considero molto
importante,che io un giorno
ritroverò,combatterò e ucciderò.
Questo...è il mio desiderio più
profondo.”
“Ti ha fatto del male?”
“No”
“Ha fatto del male a qualcuno che
conosci?”
“No”
“Ha fatto del male a qualcuno di questa
città?”
“Che io sappia no”
“Allora perché vuoi
ucciderlo,se non ha fatto del male a nessuno?”
Altra pausa,altro silenzio, il tempo di alzare la
testa e chiudere gli
occhi,come a raccogliere un pensiero sepolto nel profondo della mente.
Poi
torna con lo sguardo verso la scala e inizia a scendere.
“Perché la sua sconfitta e il
mio trionfo,la sua morte il mio successo,la
sua fine...è il mio inizio.”
E la bambina seguì ancora una volta il
demonio,sapendo che non aveva
scelta,se non voleva farlo arrabbiare o peggio. Non sapeva chi
fosse,non sapeva
cosa volesse veramente e non sapeva che intenzioni aveva con lei e sua
madre.
Ma sapeva questo...c'era qualcosa di oscuro in quell'uomo. Lo aveva
visto nei
suoi occhi,lo aveva visto nelle sue espressioni,nel modo in cui si
muoveva e
nel modo di parlare. Tutto di lui indicava la presenza di qualcosa di
maligno e
tenebroso. Ma c'era anche qualcosa di misterioso in quell'uomo,non
sapeva chi
era,non capiva niente di quello che diceva e il modo in cui si
esprimeva non
gli era di certo d'aiuto,ma chiunque fosse,quell'uomo nascondeva
più di quanto
avrebbe ammesso una volta scoperto. E poi,quei due oggetti,la spada e
la sfera,una
nelle mani del feroce guerrafondaio,l'altra nelle mani di una bambina
confusa e
spaesata,che non sapeva quale fosse il suo ruolo in quella storia. Ma
sapeva
che avrebbe dovuto resistere,per sua madre,per lei e sua madre.
“Ah,giusto un ultima domanda,prima di
tornare di sotto...”
Nobunaga non si girò a guardare Shiori e
come se nulla fosse,estrasse da
dentro il kimono un piccolo sacchetto,ci in infilò una mano
dentro e portando
una mano vicino al volto,mostrò alla bambina una piccola
sfera rosa,con tante punte
sparse per tutta la superficie.
“Ti piacciono i dolci? Sai,personalmente
io ne vado matto.”
In quello stesso istante,al castello di Otsune.
Di fronte all'entrata principale della struttura,
una gigantesca apertura
nel lato di una montagna, venne radunata un immensa folla. Umani,yokai
hanyou,tutti legati al culto promosso dalla regina sciamana vennero
radunati da
tutti i centri abitati presenti attorno al castello e di
conseguenza,non
potevano mancare nemmeno i servitori,gli apprendisti alle arti
sciamaniche,le
guardie e lui...Akira. Il maestro templare sedeva comodamente a gambe
incrociate su una spessa stuoia rotonda fatta di paglia
intrecciata,cosa che
più a sud sarebbe stata considerata il degno posto per un
contadino,ma li era al
nord e perciò i concetti come lusso ed eleganza differivano
molto dalle normali
convinzioni presenti tra gli altri yokai. Sedeva quasi in disparte,su
un
palchetto di legno,montato giorni addietro per il lieto evento,insieme
ad altri
nobili,se così' potevano essere definiti,della corte di
Otsune. Avrebbe potuto
mettersi accanto al seggio reale,avrebbe potuto mettersi in mostra e
perché
no,dare dimostrazione delle proprie capacità e rivolgersi a
quella gente non
solo come alleato della regina,ma anche il suo amante e quindi suo
favorito,come una specie di consorte reale alla lontana. Ma
perché mai avrebbe
dovuto mettersi in mostra quando non necessario? No,lui preferiva
restare in
disparte nelle amministrazioni altrui e lui li era visto come uno
straniero come
tanti altri proveniente da yamato. Non era la sua casa e quella non era
la sua
gente,per cui non doveva intervenire,non direttamente. Li nell'angolo
avrebbe
svolto una delle sue attività preferite,una di quelle che lo
aiutava a tenere
la mente attiva,osservare il tutto da una prospettiva a lui favorevole.
Guardava la gente accorsa alla richiesta della regina e altra stava
ancora
accorrendo. Poi vide le guardie del castello,numerosi guerrieri ainu,la
maggior
parte erano individui comuni,vestiti e armati così
scarsamente che non potevano
esseri definiti soldati nemmeno da un comune contadino,anzi,definirli
una
milizia composta da fanatici e barbari di ogni sorta era già
un complimento.
Poi c'erano i guerrieri veri e propri,quelli che già
dall'aspetto feroce e
fiero,comprese alcune donne avevano armi che sembravano fatte con i
materiali
disponibili a loro disposizione e che per lo meno avevano una certa
dimestichezza al conflitto armato. Anche loro tanto fanatici quanto
selvaggi,ma
almeno avevano il buon senso di eseguire gli ordini che venivano loro
imposti...il più delle volte. Spostò ancora una
volta lo sguardo e poi vide un
altro gruppo che da qualche tempo considerava poco interessante, la
casta
sacerdotale della regina, i suoi fedeli sciamani. Molti erano
uomini,tra cui
umani e altri invece,curiosamente,erano kappa,piccoli esserini verdi
tendenzialmente poco pericolosi e abituati ai climi umidi e a vivere
vicino
all'acqua. Ma questi no,questi erano creature tanto piccole quanto
mentalmente
instabili. Avevano l'abitudine di bruciare qualsiasi cosa quando
l'occasione
era per loro più congeniale e difficilmente restavano fermi
un solo giorno a
non celebrare Uchi, kamui del fuoco e del focolare domestico e fin qui
nulla di
strano...se non fosse che formare enormi pire e buttarci dentro
qualunque cosa
bruciasse non era un modo per onorare quella ancestrale
divinità. Pare che si
facessero chiamare i seguaci del fuoco primordiale, o una
così. In ogni caso
restavano degli invasati,loro quanto molti altri. E infine la
vide,lei,la
regina,la sciamana, Otsune. Ella si trovava di fronte alla calca giunta
ad
osservarla,era accompagnata da due sciamane,due giovani fanciulle dalla
chioma
lunga chioma nera,indossavano un pesante copricapo di pelliccia marrone
e
indossavano larghe vesti bianche e verdi. Forse delle apprendiste
personali e
infine da quattro energumeni dai tratti
irriconoscibili,poiché sembravano
coperti da uno strano strato di materiale ruvido,formato da rocce,sassi
e
pietre di ogni sorta,con punte e schegge uscire di tanto in tanto in
alcuni
punti del corpo. Ognuno imbracciava una pesante lastra di pietra
solcato da
incisioni di ogni sorta come fosse un enorme scudo e alla vita,tenuta
da un
fascia di pietra,un pesante martello,fatto sempre di pietra. Era la
prima volta
che gli pareva di vederli. Lei al contrario delle due ragazze che
l'accompagnavano e degli strani colossi al suo seguito, indossava una
pelliccia
di lupo grigio,che la
copriva dal collo
e si allargava in un ampia gonna,ma lasciandogli le braccia scoperte.
“Popolo. Mio amato
popolo...”,disse la regina allargando le braccia,come a
voler ampliare tutta la sua immagine a chi la stava osservando,
“Quelli che
stiamo vivendo negli ultimi mesi sono stati tempi difficili. L'inverno
quest'anno e stato particolarmente crudele con noi,anche più
di quello alla
quale siamo abituati. Il cibo e stato scarso quest'anno,tanto a terra
quanto in
acqua,dalle foreste fino al mare. La gente proveniente da Yamato
continua a
spingersi fin dentro le terre dei nostri antenati e per quanto possiamo
respingerli,loro avanzano sempre di più e non per ultimo,i
traditori...”Fece
una pausa per aumentare la drammaticità delle sue parole.
Poi fece un gesto
verso l'antro della caverna e da li in breve tempo,uscirono un folto
gruppo di
semplici guerrieri,intenti a tirare delle corde,alla quale erano stati
legati
per le mani un altrettanto folto gruppo di yorozuku,nudi,con lividi e
contusioni su tutto il corpo. Camminavano a fatica,ma erano ancora
fieri
nonostante la loro sfortuna ta condizione e passo dopo passo
camminavano a
testa alta,spinti e tirati verso la regina.
“Osservateli,osservateli molto
attentamente. Traditori,quale nome più
adatto a stolti e idioti che osano ribellarsi a me,che osano ribellarsi
alla
loro stessa gente,che osano azzannare alle spalle la loro stessa terra?
Questo,mio amato popolo, è la sorte per chi si ribella e
volta le spalle non
solo alle proprie
tradizioni,ma anche ai
Kamui,chiedendo l'aiuto di invasori stranieri,oltre che ad altri
codardi come
loro. E per questo meritano di essere puniti...con le antiche usanze
che i
nostri antenati usavano,ma che da molto tempo abbiamo
dimenticato.”
Il gruppo di yoro incespicò fino a
quando non vennero bloccati,poi,uno di
loro venne preso per essere separato dagli altri e con uno spinta
energica
incespicò ai piedi di Otsune,che osservò il
poveretto,con aria disgustata. Le
due apprendiste che si portava dietro le si avvicinarono ancora di
più e si
misero ognuna accanto ad un fianco della maestra.
“Ti concedo la possibilità di
rinnegare i tuoi stolti compagni e di tornare
nelle grazie della tua signora. Dimmi dove si nascondono gli altri tuoi
compagni e otterrai la grazia da tutte le tue colpe.”
Lui non rispose,non a parole almeno.
Sputò direttamente sulla veste della
regina,facendo indignare lei e facendo trasalire tutta la gente accorsa
al
richiamo della sciamana. Otsune non ci vide più dalla rabbia.
“Tu osi offendermi? Molto bene
dunque,abbiamo il primo tributo della
giornata. Procedete.”
Le due ragazze fecero qualche passo in avanti e con
rapidi movimenti delle
mani e senza dire neanche una parola chiamarono a se fasci di
energia,che si
fermavano nel palmo delle loro mani,formando dei piccoli cumuli sferici
di
energia che molti tra i presenti,compreso lo stesso Akira ,non seppero
identificare. Poi si avvicinarono al poveretto posto a terra e una
delle due
prese un piccolo pugnale di ossidiana e lo avvicinò alla
piccola sfera di
energia che riponeva nel palmo e quando la toccò,la lama fu
pervasa da una
piccola striscia della stessa luminescenza della sfera e poi lo
colpì e lasciò
l'arma infilzata nel petto,al cuore e troppo debole per difendersi,
venne
spinto con una forte manata e cadde a terra. Poi intervenne anche
l'altra,che
si abbassò vicino allo yorozuku e avvicinò la sua
sfera al manico del
pugnale,che entrò nell'arma ed essa si illuminò
di uno spesso strato di
luce,che passava dal manico,poi verso la lama ed infine la
punta,scendendo fin
dentro il cuore della vittima. La seconda ragazza si rialzò
e l'altra si mise a
fianco dello yokai appena colpito.
Iniziarono ad intonare una strana litania mentre passavano
le mani sopra
il punto in cui il lupo era disteso,facendo gesti ondulatori con le
mani aperte
e nel mentre,la vittima iniziava a sentire gli effetti di quelle
parole.
All'inizio c'era solo dolore,lo stesso dolore che si prova quando si
viene
trafitti in un punto vitale,intenso,profondo,ma che lentamente conduce
alla
morte e poi,alla fine della sofferenza. Ma non fu il suo
caso,perché quando
avrebbe dovuto sentirsi più debole iniziò a
sentirsi carico di energia,di
vita...e fu li che il suo orrore ebbe inizio. Cominciò a
sentirsi tirare i
muscoli del petto,come se si stessero allargando per conto proprio,poi
fu il
momento delle ossa e anche quelle iniziarono ad espandersi.
Iniziò ad urlare,il
dolore era lacerante,tanto quanto l'energia che scorreva e si espandeva
all'interno delle ossa,delle vene,dei vasi sanguigni e dei nervi,il
corpo si
deformava e si espandeva,si gonfiava in maniera anomala. Poi,quando le
urla di
sofferenza divennero più alte,il corpo del malcapitato
arrivò al massimo della
sopportazione e il petto,gonfio come il ventre di una puledra
gravida,esplose,con la gabbia toracica completamente aperta e con le
costole
spezzate che puntavano verso l'esterno in direzione del cielo e con gli
organi
interni,sfracellati e irriconoscibili,mescolati nello scoppio in tante
frattaglie indistinte. Solo la bocca spalancata e gli occhi
vitrei,quasi
schizzassero fuori dalle orbite era ciò che c'era di
riconoscibile in quello
che prima era un fiero membro di una tribù di lupi ed
ora,era solo una carcassa
macellata da chissà quale potere arcaico e oscuro. Ma non
era ancora la
fine,perché dal tronco esploso vi uscì la stessa
identica energia emanata da
entrambe le ragazze,ma questa volta parve più grande,come
una massa indistinta
simile ad una nebbiola contenuta solo in quella piccola area che era il
buco
nel cadavere. Senza dire una parola,la regina
mosse una delle mani verso la massa ed essa come attirata
dalla
stessa,si ridusse ad una fascio,che come una serpente sospeso a
mezz'aria si
mosse verso la mano di Otsune e in essa entrò,trapassando
pelle,carne ed ossa,
e Otsune accolse con gioia quella sensazione di potere che le scorreva
nelle
vene. Era lieta di aver potuto diffondere nuovamente l'utilizzo dei
rituali
proibiti. Proibiti dal primo re, Ichiin. Akira non si scompose per
nulla a
quella scena di orrido gusto. Non era un tipo macabro e certi
spettacoli di
violenza gratuita esulavano dai suoi interessi personali. Ma poco
importava,non
era li per giudicare la gestione del potere in casa altrui e doveva
dire,che
nonostante la macabra scena,il popolo sotto il controllo di Otsune e la
sua
corte di fanatici e antichi cultisti sembravano soddisfatti dello
spettacolo
offerto, o forse non osavano contraddirla, in ogni caso erano sotto
controllo.
No,la sua attenzione era rivolta alla regione e allo studio dell'antica
lingua
parlata dagli yokai del luogo e da quello che sapeva della lingua
Ainu,nonostante fosse vecchia non lo era abbastanza per poter fare un
paragone
con le incisione nel grande pezzo d'osso che stava ancora studiando.
Più tempo
passava alla corte di Otsune e più si rendeva conto che non
era stando a
palazzo,né tanto meno nei dintorni avrebbe trovato le
risposte che cercava.
Doveva andare altrove,cercare altri indizi,scovare nuovi reperti. Ma
dove
cercare? Questa era il problema. Nel frattempo,mentre lui rimuginava
sul da
farsi,Akira osservava un altro yoro spinto di fronte ad Otsune e
distrattamente
osservava nuovamente la scena. Non gli degnava nemmeno uno sguardo
realmente
interessato e tornò alle sue elucubrazioni e su i suoi
processi mentali,che
tanto lo tenevano impegnato. Avrebbe aspettato che quella pomposa
dimostrazione
di potere terminasse e sarebbe tornato al suo lavoro e poi Otsune
avrebbe
dovuto ricevere in breve tempo le notizie provenienti dal territorio
degli
Shika,dove la regina aveva spedito un numerosa orda per la conquista di
un
antica struttura cerimoniale,non gli aveva rivelato molto. A quanto
pare anche
Otsune nascondeva qualcosa al suo ospite. Avrebbe atteso,avrebbe
aspettato,avrebbe pianificato e considerato tutte le
possibilità a suo favore.
Nel frattempo avrebbe finto di godersi lo spettacolo,nella speranza di
trovare
quello che stava cercando e anche di ricevere notizie sul suo inuyokai
preferito,trepidante di ricevere nuovi sviluppi del suo operato.
L'Hokkaido
aveva ancora molte sorprese per lui a disposizione.
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Capitolo 18 *** La tomba ***
In quello
stesso istante,da qualche parte nell'Hokkaido.
Stanchi,provati,sfiniti.
Ma vivi e vittoriosi. Sesshomaru,Toran Ezio Urtak e Koga,anche se
svenuto, uscirono vincitori da quello scontro,con la carcassa
sanguinante del Tengu appena ucciso dall'inuyokai,sporco del proprio
sangue,oltre di quello che aveva sottratto ai suoi sofferenti
guerrieri,che prima aveva reso immortali e poi li aveva privati della
vita per rendere se stesso più forte. Gli scheletri che
avevano
combattuto e respinto gli invasori,ora restavano li,in piedi,muti e
immobili testimoni della vittoria appena conseguita contro gli ainu
deviati al servizio della regina. Riprendevano aria ed energia,tutti
e quattro stremati per il duro scontro vinto da appena pochi minuti.
“Che
è
successo? Oh,la testa,rimbomba tutto.”,disse Koga passandosi
una
mano sul viso,mentre Urtak gli dava una rapida occhiata e con la
testa dello yoro tra le mani gli è la muoveva come un
mercante che
cerca dei difetti in un oggetto da acquistare.
“Che
stai
facendo Urtak?”,chiese Koga irritato per quel
trattamento,dalla
quale sfuggì con un piccolo strattone.
“Sei
apposto. Sei svenuto a causa dell'urlo di Marsatap,deve averti preso
in pieno anche con le barriere di pietra alzate,però mi
sembra
strano. Da quanto tempi stavi combattendo?”
“Da
almeno
un ora più o meno. C'erano altri yoro con me ma ho preferito
che non
rischiassero inutilmente le loro vite.”
“Capisco.
Mossa stupida,persino per te.”,disse Urtak
tranquillamente,senza
peli sulla lingua.
“Non
farmi
la predica cerbiatto. Ero in ricognizione con una piccola squadra dei
miei lupi più veloci ,quando ci siamo accorti di una grande
massa di
ainu che si spostavano in questa zona. Li abbiamo seguiti sulla
distanza credendo che non ci avessero visti,ma poi,in mezzo agli
alberi,quando credevamo di essere al sicuro,siamo stati attaccati da
un folto numero di quei dannati. Così ho dato l'ordine di
ritirarsi
e di informare il vostro clan di quello che stava accadendo mentre io
avanzavo a vedere cosa stava succedendo. Tra un uccisione e l'altra
mi sono ritrovato qui e poi è scoppiato il finimondo. Tutti
questi
scheletri che sono usciti dalla terra,dalle pietre,come se il suolo
li stesse facendo emergere dal basso.
“E
così
ti sei ritrovato nel mezzo di una battaglia.”
“Tra
tutti
gli invasori avevo notato la figura di un Tengu,l'unico fra molti di
quelli e ho capito che non era come tutti gli altri. Volevo
combatterlo,ma mi hanno sbarrato la strada. Il resto lo sapete
già.
E adesso lasciami.”
Koga si
staccò bruscamente dalle mani di Urtak e lo sciamano non
parve ne
offeso ne compiaciuto dal gesto. Gli bastava sapere che Koga stesse
bene e gli andò bene così. Tuttavia,mentre
recuperavano le
energie,Sesshomaru non poté smettere di pensare ai dubbi che
in quel
momento attirarono la sua attenzione. Koga era giunto fin li per una
semplice coincidenza? Gli sembrava strano,ma non era impossibile. Ma
allora Kagura? Perché aveva visto Kagura? Ma era morta, o
forse no?
Ma se non lo fosse stata perché era li, Nell'Hokkaido. E
quella
storia del primo re,una bella storia e per lo più su un
cane,ma non
sui cervi,in un luogo sacro ai cervi? E infine, perché
Otsune aveva
attaccato quel luogo isolato e lontano da tutto? C'erano troppe cose
che non capiva e che non coincidevano tra di loro...apparentemente.
Forse poteva trovare qualche risposta,li,in quel luogo misterioso,ma
per farlo doveva restare,osservare e sopratutto comprendere. Non
poteva andarsene e tornare indietro. Non ancora.
“Perché
ci hai condotto qui?”
Chiese
Sesshomaru all'improvviso. Tutti iniziarono ad osservarlo,in
silenzio.
“Perché
hai voluto che fossimo noi a difendere questo luogo? Noi,degli
stranieri,a prendere le difese di un tempio con la quale non
c'entriamo in alcun modo?...Cosa vuole Otsune da questo posto?
Urtak non
rispose e continuò a non parlare. Lo sciamano sapeva bene
che la
richiesta dell'inuyokai era giusta,ma continuò a non
parlare. Non
sembrava spaventato o timoroso,ma nonostante ciò,esitava nel
voler
dare una risposta. Ma la sua bocca si aprì e da essa
“E
giusto.
D'altronde non era mia intenzione nascondervi qualcosa né
approfittarmi delle vostre capacità. Ma...c'è una
cosa che vorrei
fosse chiara. Ciò che si trova qui e di vitale
importanza,che non
venga divulgato altrove. I segreti custoditi al suo interno sono
rivelati a pochi e quei pochi hanno l'obbligo di non rivelare
ciò
che si nasconde al suo interno. Sono stato chiaro?”,disse
Urtak
piatto ma autoritario.
“Quanta
la
fai lunga,si certo non diremo niente.”,disse Koga lamentoso a
quella richiesta.
“Lo
prenderò per un si. Sopratutto da te...lupo.”
Urtak diede
un altra occhiata a tutti i presenti,si girò verso la grande
statua
in rovina. Poi si piegò in avanti fin quasi a toccare il
terreno,appoggiò entrambe le mani,aprì la bocca e
quello che emise
fu il bramito più forte che mai orecchio straniero
udì in quelle
terre da molti secoli. Mentre il verso da cervo continuava lo
sciamano alzò lentamente la testa verso gli occhi della
statua,poi
al cielo ed infine di nuovo contro la terra. Il verso
risultò così
forte da far fischiare le orecchie a tutti i presenti,in particolar
modo a Koga e Sesshomaru,dall'udito finissimo. Ma per quanto forte
fosse il bramito nessuno dei presenti si sentì urtato o
infastidito
dal suono,poiché per quanto strano potesse essere,sopratutto
per
Ezio,il forte suono non andò tanto a rifarsi
sull'udito,quanto
piuttosto verso l'interno,come se si ampliasse all'esterno e
poi,entrasse dolcemente,ma di continuo,come le onde provocate da un
sasso gettato in mezzo ad una pozza d'acqua che si espandeva
lentamente,ma solo in secondo momento. Prima da fuori verso dentro e
poi,da dentro verso il fuori. Poi la terrà
tremò,la statua
tremò,leggermente,ma il tremito fu continuo e percettibile.
Poi,ai
piedi della grande statua la terrà si aprì
lentamente in due parti
uguali e pian piano si allargava,formando una stretta strada formata
da un lunga scalinata che scendeva fino alle profondità
della terra.
“Seguitemi.”
E Urtak fece
nuovamente da guida,scendendo per primo in quel misterioso paesaggio.
Koga lo seguì a ruota senza farsi troppe domande e nel
mentre Toran
Ezio e Sesshomaru si guardarono un attimo.
“Beh,non
so voi,ma io dico di seguirlo. Lo so la cosa sta prendendo una strana
piega,ma se voi preferite stare qui a godervi la compagnia di queste
vecchie ossa fate pure. Io scendo...e non crediate che la cosa non mi
preoccupi.”, Disse Ezio osservando gli ultimi due rimasti e
con
qualche dubbio sulla sua decisione decise di scendere anche lui.
“A
questo
punto conviene seguirli. Siamo giunti fin qua e a questo punto tanto
vale andare avanti.”,disse Toran guardando Sesshomaru con
aria
seria.
“E
esattamente quello che voglio fare. Voglio delle risposte e se
possibile,subito.”
Sesshomaru
fece per muovere il primo passo,ma una mano della pantera gli
afferrò
il polso,quasi a volerlo trattenere con forza.
“Lo
so,però...non esagerare. Non posso capire cosa stai passando
in
questo periodo o come ti senti in questo momento. Promettimi solo una
cosa. Non spingerti più in la di dove non riesci ad
arrivare. Non
voglio che tu ti faccia più male del dovuto.”
Toran lo
guardò con fare preoccupata e il guerriero poté
notare una patina
umida sugli occhi. Lo vedeva e riuscì ad interpretare il
significato
di quegli occhi così umidi. Paura e preoccupazione. Per lui.
“Vado
avanti io.”
E Toran fu
la penultima ad entrare nelle viscere della terra. Sesshomaru rimase
da solo e per prima volta si accorse dell'aspetto di quel luogo che
lo circondava. Antiche costruzioni in pietra ricalcavano strutture
ricavate dall'area,molte di essere risultavano danneggiate durante lo
scontro appena concluso,che davano sull'immensa area libera,ora,piena
di corpi freschi e antichi scheletri crepati o sbriciolati per colpa
dei colpi subiti. Ed ora,gli scheletri che l'avevano fatto passare
l'osservavano in silenzio. Altri scheletri,altri morti che lo
fissavano. Perché? Nessuna risposta poteva venire da quelle
bocche
prive di lingua e i loro sguardi,seppur assenti degli occhi,lo
fissavano,fermi,immobili,come statue. Non seppe darsi una risposta e
il loro interesse per lui lo turbavano abbastanza da spingerlo ad
usare l'altra spada,Tenseiga,ricavata da parte di Tessaiga ed
eredità
di suo padre a lungo rifiutata ed usarla su di loro. Eppure non
percepiva violenza da loro,ma non poteva dire che capisse quale fosse
la loro intenzione. Smise di fissarli,diede un ultima occhiata alla
statua e poi scese anche lui,incerto sul da farsi e dubbioso su
ciò
che avrebbe scoperto li sotto. Scendeva le scale poco alla volta e di
gradino in gradino si chiese quante altre cose stesse nascondendo
Urtak,non tanto agli altri,quanto piuttosto a lui. Non gli ci volle
molto per raggiungere gli altri,anche perché non andavano
poi così
di fretta e Toran,quando si accorse che Sesshomaru l'aveva raggiunta
si girò un attimo a guardarlo e a fargli un piccolo sorriso
anche se
lui non sapeva il motivo della cosa,forse per affetto e per
rassicurarlo sulle sue preoccupazioni. Non lo sapeva,preferiva non
indagare,anche per una questione di orgoglio personale. Scendevano
sempre più e man mano che scendevano,quando il buio avrebbe
dovuto
farsi più forte e la luce dissiparsi ecco che dai muri si
vedevano
dei cristalli,non tanto grossi,ma erano numerosi ed emettevano tutti
delle piccole luci verdi,che tutte insieme formavano una sorta di
illuminazione naturale,senza fuoco e senza la luce del sole,ma dalla
terra,solida e immobile. Poi infine giunsero alla fine della
scalinata e si trovarono di fronte ad un corridoio,lungo e stretto.
Da dove si trovavano erano ben visibile degli scheletri,ma questi
non erano sepolti,ma seduti a gambe incrociate,posti ad entrambi i
lati del lungo passaggio, dove erano situati all'interno di piccole
nicchie,con ancora indosso le loro pesanti pellicce e insieme ad esse
avevano con se anche monili,anelli ed altri accessori di vario
genere,ma niente armi.
“Questi
che vedete sono alcuni degli antenati più stimati della mia
tribù.
Quelli che avete incontrati di sopra sono guerrieri,posti a guardia
di questo luogo. Il tempio della gola del cervo dormiente
però,era
anche il luogo dove costoro,gli sciamani di grado più alto
della mia
gente sorvegliavano questo luogo sacro,come guardiani,per non
permettere a nessuno di entrare qui e niente di poter uscire. Ora
giacciono sepolti qui,affinché il loro potere,anche dopo la
morte,non andasse disperso.”,disse Urtak mentre continuavano
a
seguirlo.
“Disperso
in che senso?”, chiese Ezio curioso.
“Tutto
in
natura e ciclico. L'acqua che scende per mezzo della
pioggia,così da
formare i fiumi,per poi giungere al mare,solo per tornare in cielo
per mezzo dell'umidità e ricominciare il percorso. Oppure
l'erba,che
viene mangiata dagli animali che se ne nutrono,per poi essere
mangiati dagli animali che si nutrono di questi,che a loro volta
muoiono,così che coloro che si nutrono di carcasse possano
ripulire
il corpo della carne in eccesso mentre il resto viene assorbito dalla
terra,che a sua volta se ne nutre e così potrà
produrre nuova erba
e il ciclo di vita e morte possa ricominciare,affinché la
vita
giunga infine alla morte e la morte a sua volta,nutra altra vita. Il
potere che può essere manifestato da una creatura,sia esso
un dono
del mondo materiale o di quello spirituale compie comunque un ciclo.
Noi sciamani lo prendiamo in prestito da forze ancestrali ben
più
antiche,che noi invochiamo attraverso parole e gesti,ognuno specifico
per un entità alla quale richiedere assistenza. Posso
prendere in
prestito il potere di un elemento già presente attorno a
me...”
“Ma
non lo
puoi generare. Per questo non ti abbiamo ancora visto il fuoco
vero?”,disse Ezio giungendo ad una fulminea illuminazione.
“Precisamente.”
“Se
fosse
come dici tu allora quei kappa che ci hanno attaccato non dovrebbero
usare il fuoco,giusto?...”,chiese Toran confusa
sull'argomento, “E
poi i kappa non sono creature acquatiche?”.
“Il
tuo
dubbio e sensato. Sono gli sciamani al servizio di Otsune che
praticano la loro arte in maniera sbagliata, o
meglio...corrotta”
“Corrotta?”
“Si,come
ho già accennato il potere che gli sciamani viene preso in
prestito
dall'ambiente circostante e nel caso del fuoco esso dev'essere
disponibile vicino all'incantatore,come ad esempio un fuoco da campo
oppure una torcia. In rari casi si usa anche la lava o la cenere dei
vulcani,ma qualunque cosa possa essere molto caldo può andar
bene.
Ma Otsune,usa una pratica oscura e malvagia delle usanze originali
della nostra gente. Lei ha insegnato a non chiedere in prestito il
potere,ma a rubarlo,a sottrarlo con la forza. Impiega il potere degli
spiriti in natura per chiamare a se con la forza dei suoi sortilegi
poteri che normalmente non si possono trovare facilmente. Quel che
è
peggio e che lei,può anche usare gli spiriti della natura in
forma
di pura essenza. Così facendo può usare qualunque
elemento,anche il
solo spirito come mezzo di offesa o di difesa. Ma ciò
comporta un
prezzo. L'utilizzatore corrompe il potere,macchiandolo con la propria
blasfemia e ciò,può risultare dannoso,se non
addirittura letale.”
“Letale?
Aspetta un attimo,ricordo che l'ainu che mi ha attaccata aveva preso
fuoco improvvisamente e poi, quando il kappa e morto l'ultima rimasta
era una donna. Non aveva più la pelle e la sua carne era
bruciata.
Ma era ancora viva.”
“purtroppo
questa è uno degli effetti collaterali del potere corrotto.
Sottrarre il potere direttamente dal mondo permette di usufruire
della magia come meglio si crede,ma il modo in cui l'energia rubata
viene espressa cerca di tornare alla sua fonte d'origine,usando il
corpo del ladro come catalizzatore diretto e così facendo e
nel
processo cambia,sia nel corpo,che nella mente.”
“Io
non ci
ho capito niente.”,disse Koga senza peli sulla lingua.
“Storia
affascinante...”,parlò Sesshomaru con il suo
solito modo diretto e
ruvido,con un pizzico di ironia, “Ma questo non spiega
perché ci
hai portato fin qui, né tanto meno perché Otsune
ha voluto che
questo posto fosse attaccato.”
Attimo di
pausa,un momento per riflettere su cosa dire e come dirlo,mentre per
il sentiero sotterraneo,spuntavano altri scheletri spuntavano dalle
nicchie sui muri ed Ezio,ebbe la sensazione di trovarsi nuovamente a
casa,in Italia,quando giunto a Roma una dei suoi primi compiti nella
città eterna fu recuperare una lettera cifrata da mano
templare e
per farlo era passato nel sottosuolo della città,dove
risiedevano le
antiche catacombe di età imperiale e quella dove si trovava
adesso,seppur differente nella cultura,nella locazione geografica e
di quella realtà parallela a quella che conosceva poteva
sostenere,che lo scopo di base,ossia ospitare le ossa dei morti,in
una sorta di cimitero sotterraneo,non era poi così diverso.
Per
altri invece,come Toran e Koga,era solo un luogo di sepoltura legata
ad usanze e credenze molto differenti dalle loro. Ma per Sesshomaru
invece la cosa era più complicata. Ripensava alla scena
dipinta su
quel muro,dove era presente Iichin,la donna con l'ascia e tutta
quella serie di animali antropomorfi posti sotto di loro.
Perché mai
un luogo sacro ad un tribù di cervi raffigurava una scena
dove a
capo di tutti c'era un cane? Che significato poteva avere? Pensandoci
bene era anche presente una forma rettangolare sul muro,con dei
piccoli segni disegnati dentro la forma geometrica. Era la
tavoletta,l'aveva riconosciuta,anche se l'immagine sul muro era
rappresentata in maniera arcaica e rurale sapeva che quell'oggetto.
“Prima
quando siamo arrivati all'entrata del tempio,hai citato una fonte.
Cosa sarebbe di preciso?”
“La
fonte
è....più facile a vedere che da spiegare. Ma
posso dirti in maniera
semplicistica che tutto il potere degli shika che è stato
depositato
qui ha creato qualcosa di...particolare. A volte le forze create da
questo mondo prendono strade alquanto curiose. Ecco,manca poco al
prossimo punto.”
Passarono
pochi altri minuti a camminare in quel corridoio stretto e a tratti
inquietante,con il sentiero illuminato da quelle strane pietre che
sbucavano dalla pietra e i morti sepolti li sotto pareva di scendere
nell'oltretomba,sempre più in basso,sempre più
giù,fino a quando
la strada non si interruppe. Di fronte alla strada sbarrata si
trovarono un grosso macigno,con un grosso e largo incavo che taglia
la pietra perfettamente a metà. Su entrambe le parti erano
state
incisi segni e simboli incomprensibili a tutti,tranne a Urtak.
L'hanyou si portò entrambe le mani sulle corna e poi,con i
pollici,premette sulle punte,che scalfirono minimamente i
polpastrelli,li appoggiò a bordi della spaccatura e
lentamente ci
passò i polpastrelli bucati,mentre recitava una strana
litania in
ainu che non capirono e che anche al fine udito di Koga e
Sesshomaru,per quanto percettibile il suono,arrivava alle loro
orecchie come distorto,come una specie di pulsazione che colpisse in
maniera ritmica e profonda i loro timpani rendendo indistinguibile i
suoni pronunciati, da parole con un significato chiaro e conciso. Che
quel fastidio alle orecchie fosse una sorta di protezione da parte di
coloro che volessero entrare senza permesso? Non sapeva dirlo,non che
gli interessasse certo,ma non era bello da sentire. Non gli faceva
male,ma nemmeno gli procurava piacere. Poi la roccia si
aprì,con
entrambe le parti riassorbite dalla terra in direzioni
opposte,facendo intravedere lo spazio al suo interno.Una camera,una
gigantesca camera sotterranea i cui muri erano percorsi da vene di
cristalli luminescenti,tanto grandi ed estese che illuminavano l'area
sotterranea,tanto,che la penombra presente nel corridoio pieno di
scheletri in confronto pareva una notte priva di stelle. Grandi
statue di figure umanoidi con la testa di cervo era state scolpite
nella nuda roccia ognuna nella stessa identica posa,ritta ed
immobile,con le mani giunte al petto intente a reggere un globo. Le
statue a loro volta erano collegate,per mezzo di alcuni canali
scavati nel pavimento,ad un grande monolito rettangolare rovesciato
per terra che occupava una buona porzione della stanza ed era
circondato da vasi e piatti,ma anche da oggetti come
statuine,accessori di vario genere di cui molti erano oggetti
preziosi,come collane e anelli di giada. Il monolito a sua volta era
collegato infine da un altro canale,più grande di tutti gli
altri
che poi si divideva a sua volta in altri due canali più
piccoli che
giungevano fino al muro dall'altra parte della stanza,che poi
salivano contro la superficie fino a giungere a due grandi buchi
presenti alla stessa altezza e alla stessa distanza,circa due metri e
mezzo dal suolo e quattro metri l'uno dall'altro. L'ambiente in
se,per quanto avesse il suo fascino sembrava non giustificare la
lotta per il possesso di quel luogo e alcuni di loro come Koga e
Toran non parvero particolarmente impressionati da quello che videro.
“Tutto
qui? Una vecchia e polverosa stanza sottoterra con delle pietre
luccicanti è il segreto di questo posto?”,disse
Koga
sconcertato,aspettandosi qualcosa di più.
“Oh
Koga,la tua capacità di scrutare le cose più
ovvie a tutti è di
certo il tuo tratto più sorprendente. Non smetti mai di
stupirmi.”,disse Urtak con tono ironico, “Dovresti
imparare che
non tutto a questo mondo e ciò che sembra. Questa e la tomba
di
Kummarakuri, uno dei grandi capi della tribù degli shika ai
tempi di
Ichiin. E sepolto qui...insieme al più grande segreto della
nostra
tribù. Guardatevi pure attorno se lo volete.”
E Urtak si
incamminò all'interno della stanza. Koga,sentitosi
rimproverato come
un bambino dalle parole dello sciamano fece per isolarsi dagli
altri,cercando di non ascoltare il suo istinto da lupo di non
azzannare lo shika hanyou direttamente alla gola,anche
perché sapeva
cos'era in grado fare e li,sottoterra,si sentiva un po' in trappola.
Anche Ezio si guardò attorno e con il giovane yoro che non
sembrava
un maestro di filosofia e i due giovani con la quale collaborava
ormai da un mese tendevano a isolarsi per conto proprio decise anche
lui di starsene in conto proprio,perdendo tempo ad ammirare la
struttura per il mistero che la circondava e anche per sincera
curiosità. Toran e Sesshomaru invece fecero coppia e passo
dopo
passo si guardavano attorno,lei interessata,lui guardingo. Ricordava
ancora quando un mese prima era entrato nelle rovine della
confraternita e ricordava a menadito tutto quello che era
successo...e quello che aveva provato. Ricordava ancora l'impressione
che quel luogo gli gettava addosso: ansia,timore e una sgradevole
consapevolezza che la sua ignoranza lo faceva sentire ancora
più
sperduto. Ricordava ancora quando aveva visto quella statua,quella
dannata scultura così assomigliante a lui,così
enigmatica,raffigurante un personaggio simile a lui nell'aspetto,ma
completamente diverso per atteggiamento e appartenuto ad un epoca
così lontana dalla sua che a stento avrebbe potuto dire che
i due
avrebbe potuto avere un qualche tipo di connessione.
Già,connessione,
Ezio aveva usato quella parola per indicare il legame che c'era tra
lui e l'oggetto che Ezio inizialmente si portava dietro. Negli ultimi
tempi le visioni e i sogni continuavano,a volte temendo anche che
tornasse a quel momento,quando aveva aggredito Toran. Non era
più
accaduto e per quanto sperasse di mantenere il controllo temeva che
potesse accadere ancora e la prossima volta temeva che non avrebbe
potuto far nulla per tornare in se. Decise di distrarsi da quei
pensieri oscuri e tornò con la mente al presente. Osservava
le
statue scolpite nella roccia e osservò con attenzione alla
sfere che
tenevano gli uomini cervo rappresentati nella pietra.
“Cosa
sono
quelle sfere che tengono all'altezza del petto?”,chiese
Sesshomaru
cercando un argomento con la quale non pensare ai suoi problemi
personali.
“Anime.”
“Anime?”
“Si,quelle
sfere sono anime. Sono rappresentate come sfere in quanto un anima
non possiede una forma specifica vera e propria fin tanto che resta
all'interno del corpo.”,rispose Urtak a diversi metri
dall'inuyokai.
“Vuoi
dire
che le sfere che tengono in mano è la loro anima?”
“Si
è
no,la posa delle statue può essere interpretata in due modi.
La
prima è che essi stiano donando la loro anima a questo
luogo,in
offerta,affinché il tesoro del tempio della gola del cervo
dormiente
posso crescere nel tempo ed essere usato in caso di estremo bisogno.
La seconda invece e che essi stiano prelevando dal tesoro la fonte
del potere necessario da essere utilizzata dalla nostra gente quando
siamo attaccati da un nemico oppure quando una calamità si
abbatte
sulle nostre terre e un potente sciamano deve accumulare il potere di
un anima così che possa accrescere il proprio e usarlo per
portare
sostegno e beneficio al nostro popolo. Il significato è
ambivalente
ed entrambe le interpretazioni sono corrette.”
“Quindi
questo tempio è in realtà un magazzino e gli
scheletri che abbiamo
incontrato prima sono custodi del potere che vi è nascosto
qui
dentro. Ma chi è questo grande capo che hai citato prima?
Hai detto
che era un grande capo hai tempi di Ichiin.”
Sesshomaru
si spostò dalle statue e cambiando soggetto del suo
interesse fece
alcuni passi in direzione del monolito al centro della stanza.
Osservava la grande pietra e notava che oltre alle numerose offerte
di vasi e accessori per il corpo non c'era niente di scritto sulla
pietra. Nessun segno di incisione,disegni o altre figure artistiche
di vario genere. Era stata lasciata intatta,come se non avessero
voluto lasciare niente a memoria di chi fosse l'uomo sepolto li.
Eppure vi era una gigantesca statua all'infuri del sepolcro e gli
oggetti lasciati come offerte funerarie dovevano pur avere uno
scopo,anche li c'era qualcosa che non quadrava,qualcosa di fuori
posto. Ma non capiva cosa.
“L'ho
detto si,o meglio, è quello che mi è stato detto
prima che io lo
dicessi a voi. Tempo addietro,quando ancora l'Hokkaido non era una
terra unita e il primo umano non era ancora giunto in queste terre.
La tribù degli shika stava passando un momento di grande
crisi: i
lupi si stavano espandendo a vista d'occhio senza reclamare alcun
territorio,ma solo divorando e riproducendosi senza controllo. Molte
altre popolazioni di yokai erano impegnate con le loro guerre,oppure
dovevano affrontare problemi interni alla loro tribù. In un
caso o
nell'altro ciò permise agli yoro di estendersi al massimo
della loro
potenza. Erano forti,astuti,in grado di approfittare di ogni momento
opportuno,ma anche loro non se la passavano tanto meglio,anzi,furono
loro stessi la causa del loro male. Per buona parte della loro storia
gli yoro hanno affrontato lotte intestine alla loro specie
così
caotiche che in confronto agli altri yokai si sono dimostrati la
popolazione più caotica e imprevedibile,tanto che con tutte
le
guerre che si facevano tra di loro era raro che uno yoro arrivasse
alla vecchiaia e da capo potesse insegnare alle future generazioni
il modo di conservarsi. Parevano inarrestabili. Ma poi,come un segno
dal cielo,o dal mare in questo caso,lo stesso Daru,padre di tutti gli
yokai mandò un singolo individuo,un inuyokai,a sconfiggere
un orda
di lupi. La notizia si espanse in fretta,tanto veloce quanto il vento
che soffia in una tempesta. I cani,la più piccola e la
più fragile
delle tribù,vincere? Era come se cielo e terra si fossero
capovolti
e nulla avesse più senso. E fu qui,che il capo di allora dei
cervi,Kummarakuri, decise di andare a parlare con il capo della
piccola tribù di cani che aveva sconfitto l'orda dei lupi.
Gli ci
vollero alcune lune per giungere al cospetto del loro capo,una
donna,possente e dotata di una grande forza fisica.
Kummarakuri,accompagnato da un seguito di fedeli sottoposti,chiese di
parlare con il capo tribù,convinto che fosse lei ad averli
sconfitti
da sola,ma lei gli disse che doveva riferirsi ad un altro inuyokai e
lei chiamò a se Ichiin. Quando lo videro non si aspettavano
un
cane,sopratutto un maschio,più basso dei suoi coetanei. Il
capotribù
degli shika gli chiese chi fosse è lui disse solo che era un
viaggiatore,guardando le sue vesti esotiche e il suo pugnale dalla
lama metallica,ai quei tempi non conoscevano la lavorazione dei
metalli,gli chiesero da dove venisse e lui rispose da un terra
lontana. Non contento delle vaghe risposte dello straniero
Kummarakuri gli chiese cosa ci facesse in quelle terre e lui disse
qualcosa che ancora oggi confonde i più saggi che ricordano
ancora
questa storia.”
Urtak fece
una breve pausa,mentre guardava anche lui il grande monolito nella
stanza,mentre lo sfiorava con una mano,quasi accarezzandolo,attento a
non urtare le offerte funebri lasciate nel sepolcro. Poi
guardò
Sesshomaru con uno sguardo che mostrava una punta di
inquietudine,come un preoccupazione profonda,come volersi a liberare
di qualcosa che gli attanagliava lo stomaco.
“Disse
che
cercava la soluzione per impedire una disgrazia. Da quel giorno il
popolo degli inu trovò un alleato nel popolo degli shika. Il
resto
parla solo di come le altre tribù si unirono per muovere
guerra
all'orda dei lupi e di come Ichiin finì per divenire il
primo re
nell'intera storia degli yokai. Il resto è storia come si
suol
dire.”
“
Dunque e
per questo che ci hai portato qui. Non ci hai chiesto aiuto
perché
la tua gente non può entrare in questo tempio e non l'hai
fatto
perché non potevi chiedere aiuto ad altri del luogo,lo hai
fatto
perché volevi che degli stranieri fossero qui.”
Sesshomaru
fece qualche passo più avanti verso lo sciamano mentre
quest'ultimo
restava vicino al monolito,tenendo la mano a contatto con la nuda
pietra. Il guerriero aveva in volto la determinata espressione di chi
vuole ottenere una risposta solo per confermare i propri
dubbi,ottenuti dopo attenti ragionamenti.
“Poco
prima che ti incontrassi Koga mi disse che mi aspettavi e che sapevi
del mio arrivo perché il vento te l'aveva detto. L'hai vista
anche
tu vero? La donna nel vento. Sai di chi parlo. Oh sbaglio?”
Tutti si
misero ad ascoltare attentamente quella discussione tanto ricca di
misteri. Toran Koga ed Ezio parevano confusi sul significato delle
parole che l'inuyokai aveva appena pronunciato. Urtak buttò
fuori un
piccole getto d'aria dalle narici e per un breve istante chiuse gli
occhi. Sesshomaru aveva colpito nel segno e Urtak sapeva che sarebbe
stata solo questione di tempo prima che i dubbi venissero a galla,ma
non si sarebbe mai aspettato così presto. Aveva sottovaluto
la sete
di curiosità del fiero cane. Doveva dargliene atto,sapeva
cogliere i
particolari come pochi altri sapevano fare. Staccò la mano
dal
monolito e lentamente la lascio pendere vicino al fianco.
“E
accaduto un mese fa. Stavo aiutando Koga e
la sua tribù a cercare una nuova casa,qui nell''hokkaido.
Una
sera,durante la nostra marcia percepisco nel vento una
presenza,diversa dagli altri spiriti che percepisco quotidianamente.
Appare una donna,fatta di sola aria,non sapevo cosa volesse
né tanto
meno stava cercando di entrare in contatto con me,ma in qualche modo
deve aver capito che potevo comunicare con lei,anche se non mi pare
di averne fatto un mistero. Comunque,mi dice che sa chi sono e sa
cosa sto cercando di fare,io in cambio gli chiedo chi è mi
disse che
un tempo si chiamava Kagura.”
A quel nome
Sesshomaru sentì un tonfo al cuore e per un attimo smise di
battere.
Dal suo sguardo era evidente che la cosa lo avesse colpito e non
poco.
“Cosa?...”,disse
Koga preso ancora di sorpresa dell'inuyokai,
“Perché non me l'hai
detto?”
Urtak lo
guardò confuso,come se non capisse il significato di quel
nervosismo.
“Perché
avrei dovuto? La cosa riguardava me e non te.”
“Tu
non
hai idea di chi fosse quella donna cerbiatto è prima ancora
che tu
dica qualcosa sappi che la cosa mi riguarda molto da vicino.”
“Se
per
questo riguarda anche me. Forse non lo sai ma Naraku e morto,quindi
non c'è ragione che tu c'è l'abbia con quella
donna. Non è più un
pericolo ormai.”,disse Sesshomaru cercando di apparire calmo
alla
notizia appena ricevuta,calma che per fortuna o per abitudine
caratteriale era riuscito ad simulare.
Per
Ezio,Toran e Urtak la discussione la discussione pareva avere del
senso,ma non sapendo ne di chi né di cosa stessero parlando
nello
specifico preferirono non intervenire per chiedere spiegazioni,anche
se a Toran il fatto che fosse spuntata una donna a conoscenza del suo
fresco amante faceva fatica a digerirla e più tardi,appena
avrebbe
potuto avrebbe voluto qualche chiarimento a riguardo.
“Va
avanti,cosa voleva da te?” chiese brusco Sesshomaru
rivolgendo
all'hanyou.
“Parlando
in quel modo capì che non era più tra i vivi e
all'inizio credetti
che avesse bisogno di aiuto passare dall'altra parte,non sarebbe
stata la prima volta che uno spirito necessita di una mano per
trascendere all'altro mondo,ma a quanto pare non era così.
Voleva
avvisarmi su di un pericolo che stava incombendo da sud. L'arrivo di
un potente yokai che veniva da sud,riconoscibile da una croce
vermiglia sulla fronte.”
“Come
faceva a sapere dell'esistenza di Akira?”
“Gli
chiesi di chi stava parlando,ma lei mi disse che non conosceva il suo
nome,mi disse solo che un tempo,prima che la sua vita finisse,lo
incontrò mentre collaborava in segreto con un
ragno.”
In quel
momento per Sesshomaru gli parve che il mondo gli crollasse sotto i
piedi. Akira aveva piantato le sue losche radici ben più in
profondità nella sua vita più quanto lui stesso
credeva. Sapeva che
Akira e suo padre si conoscevano tanto da potersi definire amici,ma
adesso,sapere che Akira e Naraku fossero stati collaboratori,se non
addirittura alleati,questo aveva dell'inimmaginabile. La mente
iniziava a viaggiare per loschi sentieri del pensiero e
l'immaginazione a prendere il volo,come un uccello rapace che si
libra rapido alla ricerca della prossima preda. E se tutto quello che
fosse successo fino ad allora non fosse stato altro che un percorso
attentamente preparato per farlo giungere fino all'incontro con
l'odiato maestro? Il tentativo di impossessarsi di Tessaiga e
l'obbiettivo di uccidere Inuyasha,il suo incontro con Naraku,con Rin
e tutto il resto della storia in realtà,non fosse stato
altro che
una macchinazione ben congegnata,studiata e calcolata fin nel minimo
dettaglio? Non poteva crederci,non voleva. Lui,forte,ambizioso e
orgoglioso com'era non poteva sopportare di essere in realtà
una
marionetta nelle mani del marionettista. Priva di fila,priva di
comandi,ma pur sempre una marionetta,mossa e gestita da un abile
ingannatore. Il fuoco della rabbia iniziava a divampare e la
scintilla scatenata da quella che era divenuta una paranoia ora gli
impediva di ragionare con lucidità. Voleva andarsene,voleva
uscire,urlare al cielo,al vento e alle nuvole il nome di
Kagura,chiamarla a se e farsi dare delle spiegazioni. Una mano,un
tocco improvviso,una mano che ne stringeva un altra. Il ritorno alla
realtà. Toran,li accanto a lui,lo aveva raccolto per
tempo,prima che
crollasse di nuovo e potesse fare qualcosa di cui non andare fiero.
La tenebra dentro di lui,lo stava chiamando. Fortuna che la pantera
fosse una tentazione più dolce dell'ombra che giaceva nel
suo io più
profondo.
“Tutto
bene Sesshomaru? Sembri un po' pallido.”,chiese lei
preoccupata.
Tornò
in se
e rispose come avrebbe fatto di solito.
“Sto
bene.
Lo scontro mi ha debilitato più di quanto immaginavo. Appena
finito
qui mi toccherà risposare.”
Mentì,non
sapeva dire se ci fosse cascata o no,ma lei lo guardò negli
occhi e
sorrise senza dire niente.
“Io
personalmente mi sono perso. Voi sicuramente sapete molte
più cose
di me riguardo a tutto questo. Ma francamente,tra scheletri,gente
parzialmente immortale,corvi umanoidi,magia,poteri, donne fatte di
vento e templari che stringono patti con ragni io non ci capisco
più
niente. Se qualcuno vuole darmi una spiegazione,ne sarei molto
grato.”,disse Ezio con le braccia incrociate intento a
cercare un
filo connettore tra tutte le cose sentite fino ad allora,che
l'avevano portato a non capire più niente di quello che
stavano
parlando.
“Lascia
perdere,niente di buono fintanto che c'entrano Naraku e Kagura. Quei
due dannati.”,disse Koga rivolto più a se stesso
che a tutti gli
altri. L'assassino vide che lo yoro era perso nei suoi
pensieri,intuendo che ci fosse qualcosa di personale riguardo a quei
due nomi. In quel momento rinunciò a chiedere altro sulla
questione.
“Va
bene...mi fido di chi né sa più di me.”
Da parte sua
Sesshomaru,tornato lucido e conscio della profonda rabbia che stava
per pervaderlo tentò di fare spazio tra i nuovi pensieri su
Akira e
Naraku come alleati.
“Perché
mai una sconosciuta,avrebbe dovuto dirti certe cose?”,chiese
Sesshomaru dubbioso sull'accaduto.
“Fu
quello
che gli chiesi anche io. Mi disse che sapeva chi ero perché
nel
vento le notizie viaggiano in fretta e sapeva che il mio viaggio
verso sud per incontrare gli yoro comandati da Koga non era il solo
motivo per spingermi così' fuori dalle terre degli
ainu.”
“E
che
cosa cercavi?”
“Risposte.”
“Risposte?
Riguardo a cosa?”
“A
cosa? A
tutto questo...”
E Urtak a
quel punto allargò le braccia e guardandosi attorno,come a
indicare
con tutto il suo essere la stanza nella quale si trovavano.
“Tu
non
hai idea,anzi,voi,yokai della antica terra chiamata un tempo
Yamato,non avete idea di quanto tutti noi abbiamo perso sulla nostra
storia. Il primo re qui nell'hokkaido e conosciuto come una leggenda
dei tempi antichi,ma per la vostra memoria è come se non
fosse mai
esistito. Ho trovato pochi riferimenti all'antico mondo che ci siamo
lasciati indietro e quel poco che ho trovato mi ha dato ben poche
informazioni. Chi era questo grande Inuyokai degli albori,che con un
pugnale,una tavoletta è una manciata di nomadi ha combattuto
una
grande guerra è né uscito come il primo re della
nostra storia,che
per altro è anche la vostra.”
Urtak
passò
da espressione tranquilla ad una più accesa,più
emotiva e carica di
sentimento. Una scintilla si poteva notare nello sguardo dello
sciamano che ora pareva essendo un fuoco molto acceso.
“Chi
era
questo straniero?Perché e giunto qui? Da dove veniva?Che
cosa
cercava? Non abbiamo risposte a queste domande. Come vi ho
già detto questo cane è ricordato come una
leggenda. Sappiamo delle
alleanze,delle battaglie e sappiamo persino della sua ascesa al
comando di tutte le tribù che incontrò. Ma e come
dicevi tu
Sesshomaru...e una bella storia...ma pur sempre una storia,ma non la
nostra storia. Non uella che dovremmo conoscere veramente.”
“Che
stai
cercando di dire,ché tutto quello che mi hai detto su Ichiin
e
falso?”
“No,sto
dicendo che tutto quello che ti ho detto è una solo una
parte molto
piccola di quello che gli ainu dovrebbero conoscere. I miei sospetti
e che qualcuno abbia voluto oscurare la storia del primo re per
quanto gli fosse possibile,oppure,qualcosa ha impedito che la sua
storia fosse conosciuta solo in parte. Ma le mie sono solo
supposizioni ovvio e senza avere un collegamento diretto con lui,temo
che sarà difficile,se non impossibile risalire anche a un
solo
frammento di verità.”
“Beh,a
proposito di verità...”,disse Ezio mentre si
infilava una mano
dentro la veste, “Forse di magia non ci capisco niente. Ma se
parliamo di artefatti del passato,allora credo di avere quello che fa
al caso nostro.”
Afferrò
il
contenuto che teneva nascosto sotto i bianchi indumenti della
confraternita e delicatamente e quando lo estrasse lo mise di fronte
allo sciamano e quest'ultimo rimase paralizzato dallo stupore per
quello che stava osservando in quel momento. Una tavoletta di
pietra,con dei strani segni incisi sopra. Ora Urtak ne aveva la
conferma,la verità sulla storia di Ichiin, non era solo una
leggenda. Era una verità che meritava di essere riscoperta.
Ciao a
tutti,vorrei ringraziare tutti coloro che seguono ancora questa
storia,che hanno letto,che leggono e,sperando in bene,anche quelli
che la scopriranno in futuro. Personalmente non credevo che a
qualcuno potesse ancora interessare e mi fa piacere che c'è
ancora
chi mi segue dopo tanto tempo. Vorrei fare un ringraziamento speciale
a Bankotsu e Fenris,recensori affezionatissimi,i cui commenti mi fa
sempre piacere leggere,con parole di apprezzamento,che mi aiutano a
crescere e migliorare. Grazie a tutti a quelli che credono in questa
storia,più che allo scrittore XD. Un abbraccio a tutti,Dioni.
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Capitolo 19 *** Sempre più giù ***
La
tavoletta,uno degli
oggetti riconosciuti e citati nelle leggende su Ichiin era li,di
fronte a lui. Aveva sentito le storie più disparate su
quell'oggetto
e il destino di come fosse sparito aveva mille e più
versioni è
l'una meno convincente dell'altra,vista la mancanze di prove e di
testimonianze di qualsiasi genere. Ma adesso era li,davanti a lui e
una parte di lui era felice di essere li,l'altra,un pò meno.
"Non
riesco a
crederci...",disse Urtak volgendo lo sguardo sul volto di
Ezio,cercandone lo sguardo sotto il cappuccio. "Era andata
perduta per intere ere."
"E
adesso e
qui,ma...", disse Ezio mentre ritirava la tavoletta nella bianca
veste d'assassino in stile europeo., "Ritengo opportuno non
usarla se non per necessità. Potrà essere
appartenuta a
qualcun'altro ma ora è il sottoscritto a custodirla.
Spiacente di
non poterla consegnare."
"Cosa?
No io
non...non intendevo sottrarla. E giusto così,sapessi quanto
e stata
cercata in queste gelide terre."
"Posso
immaginare.
Ora che si fa? Abbiamo finito o manca dell'altro?",chiese Ezio
in tono rilassato.
"No,ma
c'è un
problema. Vedete quei due grandi fori in fondo alla stanza?"
Urtak
indicò con la mano
i due grandi fori presenti sul muro,situato dall'altro lato della
tomba.
"Si
e allora?",disse
Koga confuso.
"Vedete
come quei
entrambi fori si collegano per mezzo di un solco nel pavimento al
monolito? E anche le statue sono ognuna collegate a questa pietra
centrale per mezzo di un solco? Da quello che mi è stato
insegnato
la tomba non finisce in questa stanza,ma per vedere il resto dobbiamo
trovare il modo di avanzare."
"Quindi,stai
cercando di dire che dobbiamo trovare una specie di porta segreta per
poter andare avanti?",chiese Toran curiosa.
"Si."
"Affascinante.",disse
Sesshomaru sarcastico.
"Va
bene
gente,spremiamoci le meningi,raccogliete ogni idea che possa essere
utile e mettetela in pratica. Per prima cosa,diamo un occhiata in
giro.",disse l'assassino con tono incoraggiante.
E
tutti i presenti,più o
meno volenterosi di cercare qualcosa gli permettesse di proseguire
decisero di dare delle occhiate più accurate alla struttura
sotterranea. La prima cosa che notarono tutti e che a parte le
statue,il grande monolito e i due grandi fori sul fondo della stanza
non c'erano altre particolarità evidenti. Niente
pitture,niente
disegni,niente iscrizioni o simboli strani. Quindi di indizi facili
da trovare non c'è n'erano,il che aveva senso,visto che si
vuole
nascondere qualcosa,non lo fai saltare subito all'occhio,se sei
furbo. Quindi Ezio diede un occhiata alle linee che percorrevano il
suolo e che andavano dal fondo della sala,alle statute,passando per
il monolito,si abbassò vicino ad uno dei lunghi canali che
collegava
il monolito ad uno dei fori e notò che il solco del canale
era
leggermente profondo,come se ci dovesse passare qualcosa all'interno.
Si mise a guardare in direzione del foro assegnato al canaletto e
decise di andare verso di esso,fin dall'altra parte della stanza. Una
volta giunto contro il muro si mise a tastare la zona del muro
attorno e sotto il foro,che a vederlo da vicino era largo,abbastanza
da far entrare una persona dentro a gattoni,ma ci si doveva
arrampicare per afferrare il bordo,dato che distava almeno due metri
dal suolo,esattamente come il suo simile dall'altro lato. Fu attento
con le mano e nonostante i guanti aveva un tocco sottile e
accarezzando dolcemente il muro cercò qualche leva,pulsante
o
pannello nascosto e durante la ricerca sul muro notò
qualcosa di
curioso. Il muro che doveva essere molto antico e la pietra
leggermente erosa,notò che una sezione del muro era
perfettamente
liscia,come se fosse una parte aggiunta. Provò a premere ma
il punto
colpito non sprofondava nel muro,quindi,se non doveva essere
premuto,poteva sempre provare nel senso opposto. Fece pressione sulle
dita su quello che poteva essere il bordo del pannello e la sua
intuizione fu esatta,perchè tirando leggermente la sezione
da lui
trovata il piccolo pannello di pietra si staccò e cadde a
terra
rivelando quello che sembrava una semplice cordicella attaccata ad un
cilindro di legno,perfettamente fissato in verticale nella pietra.
"URTAK,VIENI
QUI HO
TROVATO QUALCOSA."
Urlò
Ezio dall'altra
parte facendo rimbombare la voce nella stanza sotterranea,che fu
raggiunto in breve tempo dallo sciamano.
"Ho
trovato questa
dentro il muro. Si direbbe una spece di leva."
"Una
leva?Qui? Con
tutte le volte che sono stato in questa stanza non mi sono mai
accorto che ci fosse qualcosa di simile. Questo posto è
troppo
antico per avere simili marchingegni al suo interno."
"Si
vede invece che
a quei tempi erano molto più avanzati di quanto pensi,forse
non
faccevano uso di soli poteri e magie. Comunque,resta un attimo qui,se
la mia intuizione è esatta dovrebbe esserci un altra leva
vicino
all'altro foro."
Ezio
si sposto di pochi
metri dalla leva appena scoperta,tastò ancora una volta il
muro
nella stessa maniera di prima e,come volevasi dimostrare,c'era un
altro pannello,che fece cadere a terra e anche li,dentro il
muro,c'era un altra corda con un altro cilindro di legno.
"Ed
ecco il suo
gemello.",disse Ezio indicando con un dito l'ennesima scoperta
fatta.
"Ma
come facevi a
saperlo?",chiese Urtak stupefatto.
"Beh
è semplice a
pensarci bene. I fori nel muro sono due,c'era una leva in
prossimità
di uno dei due e ho pensato che c'è ne fosse un altro. Direi
di
provare a tirare nello stesso momento. Sei pronto?"
Urtak
allungò la mano
verso il cilindro di legno,pronto ad azionare il meccanismo.
"Si."
"D'accordo,al
mio
via...Via."
Entrambi
tirano il piolo
di legno verso di se nello stesso medesimo istante e l'intuizione
dell'assassino parve giusta,perché nello stesso istante il
suono di
quello che pareva una forte corrente d'acqua si fece sentire da i due
fori nei muri e subito dopo dell'acqua cadde nei due canaletti sul
pavimento e in men che non si dica si riempirono,giungendo fino al
grande monolito al centro della stanza,dalla quale provenne uno
strano suono,come di roccia che sfrega su altra roccia. E da lontano
i due videro che l'intero monolito sprofondò lentamente nel
suolo.
"Beh,immagino
che
questo posto nasconda più misteri di quanto credessi.",disse
Ezio soddisfatto della brillante intuizione avuta.
"Già.
Su questo
concordo sicuramente. Mi sono sempre chiesto perché
costruirono un
posto simile sopra ad fiume sotterraneo.",disse Urtak
meravigliato per l'ennesima scoperta.
I
due tornarono indietro
e nel mentre videro che altri rumori di pietra,leggermente
diversi,provenivano dalle statue che,contemporaneamente,sprofondarono
nel terreno,fino arrivare alla vita e li,la parte di ogni
statua,dov'era situato il ventre si aprì,rivelando
all'interno uno
spazio vuoto.
“Che avete
combinato voi due?”,disse Koga stranito da quello che aveva
appena
visto.
Non che
Toran non lo desse a vedere e Sesshomaru di certo teneva la cosa per
se e chiaramente non lo avrebbe ammesso pubblicamente,ma anche lui
era rimasto stupito di quella ingegnosità da parte di
gente,che
vivendo in un epoca tanto antica,riuscire a sviluppare qualcosa del
genere e tenerlo nascosto per ere. Doveva riconoscerlo,quel posto si
stava rivelando più interessante di quanto credesse.
“Allora,adesso
che abbiamo qui?”,disse Ezio guardando il punto in cui
restava
quello che prima era un grosso monumento grezzo ed ora,aveva lasciato
qualcosa di completamente diverso. Il monolito era sprofondato un po'
nel terreno,lasciando sul terreno quello che prima doveva essere la
parte superiore del blocco di pietra e che adesso era parte del
pavimento. La superficie alta del monolito presentava una superficie
liscia e ben levigata,ben diversa da quello che era prima nella parte
più bassa,che era rozza e grezza. Su di essa era presente
una scena
scolpita nella roccia e che tutti stavano osservando con attenzione.
Una serie di figure umanoidi,tutte uguali nell'aspetto reggevano in
mano dei vasi e li attingevano in quello che sembrava una serie di
piccoli fiumiciattoli e che poi,consegnavano ad egli esseri dal corpo
umano e dalla testa di cervo.
“Va bene
questa e facile da capire. Dobbiamo fare un offerta alle
statue...”,Ezio si guardò attorno osservando le
grandi statue
scolpite nella pietra, “E qualcosa mi dice che i vasi e
quegli
spazi vuoti nelle statue sono in qualche modo collegati. Prendiamo
dei vasi vuoti,li riempiamo d'acqua e li mettiamo dentro le statue.
Dai che ci siamo quasi.”
Tutti
presero dei vasi,chi due assieme,come Ezio,Urtak e Toran,mentre Koga
e Sesshomaru ne presero soltanto uno,giusto per non entrare troppo
nell'entusiasmo generale di quella scoperta. Li riempirono d'acqua,li
misero negli appositi spazi e tutti del numero giusto,otto in tutto e
aspettarono che accadesse qualcosa. Ma non accadde nulla.
“Da voi e
cambiato qualcosa?”,chiese Ezio mentre continuava a fissare i
due
spazi che aveva riempito.
“No.”,disse
Sesshomaru piatto.
“Niente
neanche da me.”,disse Toran delusa.
“Nemmeno
io,comunque,che pensavi sarebbe dovuto accadere umano?”,disse
Koga
seccato da quella scocciatura.
“Credevo
che ci fosse un meccanismo a pressione,però e strano non
succede
niente. Ci sfugge qualcosa.”
Ezio non
seppe cosa pensare. Era convinto che l'idea fosse giusta,ma era
anche vero che aveva preso un po' sottogamba il problema e quindi
aveva preso per facile la soluzione dell'enigma. No,doveva
ricontrollare il disegno e verificare cosa gli era sfuggito.
“D'accordo,datemi
un attimo.”
Ezio si girò
per andare a controllare nuovamente il disegno,ma quando lo fece vide
che anche Urtak e Sesshomaru fecero lo stesso,l'uno all'insaputa
degli altri due. Si avvicinarono tutti e tre alla pietra quasi in
contemporanea e la cosa dall'esterno sembrava una specie di scenetta
comica. Per loro invece aveva un non so che di imbarazzante.
“Cosa
dobbiamo cercare?”,chiese Sesshomaru rapido e conciso.
“Un
indizio,qualcosa che salta all'occhio,tu Urtak hai notato qualcosa in
particolare?”,chiese Ezio speranzosa.
“Beh,ora
che mi ci soffermo un attimo la scena e sbagliata. Normalmente ad
andare a prendere l'acqua sono le donne e non gli uomini e questa
scena,da come viene presentata sembra una normale scena di vita
quotidiana. Però....”,disse Urtak come catturato
dalle incisioni
sopra il monolito sprofondato.
“Però?”
“Guardate
attentamente...”, Urtak indicò alcune delle figure
che attingevano
l'acqua dai due fiumiciattoli, “L'immagine non è
molto chiara però
se vedete bene queste individui non portano tutti gli stessi identici
vasi,ognuno solleva un contenitore differente che varia in altezza e
larghezza. Persino io che sono abituato a questa rudimentale arte
degli antichi non me ne sono accorto subito. E questi vasi...”
Urtak fece
qualche passo in direzione delle numerose forme di ceramica che prima
circondavano la grande pietra tombale al centro della sala. Le
osservo per un attimo e indicandone almeno una decina,ognuna di
aspetto,forma e dimensione differenti l'una dall'altra e muovendo le
labbra,come in preda a qualche pensiero personale,poi tornò
a
rivolgersi all'assassino e all'inuyokai.
“Ricordo
che anticamente tra gli shika c'era l'abitudine di usare i vasi non
solo come semplici recipienti,ma anche come unità di misura
per le
offerte da dare ai defunti durante i funerali, ed essendo cervi si
preferiva offrire simbolicamente frutta,verdura,semenza in generale,o
in questo caso,acqua. L'acqua simbolicamente rappresenta il flusso
della vita che continua a scorrere,quindi,l'idea di offrire l'acqua e
giusta,ma ogni guardiano deve ricevere la giusta quantità,ne
troppo,troppo poco.”
“Va
bene,ma come facciamo a sapere quale sia il vaso giusto da usare per
ogni tributo da offrire?”
“un
terzo.”,disse Sesshomaru di punto in bianco.
“Come?”,disse
Ezio come se non avesse capito il significato della risposta.
Sesshomaru
stava osservando le statue,o meglio,le sfere che ogni statua reggeva
al petto stringendo gli occhi sulle sfere di pietra e al contempo
formulando un ragionamento che in quel momento disse a se stesso.
“Urtak,prima
hai detto che quelle sfere sono anime giusto?”,chiese
Sesshomaru
con tono piatto.
“Si e
allora?”,chiese Urtak confuso,non sapendo dove l'inuyokai
volesse
arrivare.
“Hai detto
che un anima non ha ne peso né una forma specifica.
Però quelle
sfere c'è l'hanno. Quindi se fosse così non
avrebbe senso che
qualcuno rappresentasse qualcosa di indefinibile e quelle sfere,sono
definite,per stazza e dimensioni,quindi,se quelle sfere sono un terzo
dell'intera misura del tronco di ogni statua,il peso di ogni vaso
dovrebbe essere qualcosa di poco ingombrante e facile da sostenere,ma
al contempo abbastanza pesante da poter essere rilevante come
tributo,perché se nel caso stiano concedendo potere al luogo
allora
stanno donando un terzo e nel caso lo stiano prendendo ogni statua ne
prende un terzo di quanto possa immagazzinare. In ogni caso
è un
terzo.”
“Beh...è
una teoria un po' azzardata,ma non vedo perché non tentare.
Va
bene.”
Ci vollero
almeno una decina di minuti perché si mettessero a cercare
altri
vasi vuoti,della misura giusta e in grado di portare abbastanza acqua
da corrispondere a quelle specifiche misure. Ne troppo
ne troppo
poco. Fecero attenzione a quali ceramiche da portare per attingere
nuovamente l'acqua e sostituire i vasi precedenti,poi poggiarono i
nuovi vasi,calcolando ad occhio lo spazio nella quale mettere i nuovi
tributi ed una volta sicuri misero i nuovi vasi al centro del ventre
di ogni statua. Aspettarono un attimo,un lasso di tempo tanto breve
quanto colmo di aspettative per vedere se l'intuizione
dell'ìnuyokai
era corretta. Un suono,altre pietre in movimento,le aperture dei vani
si chiusero di scatto,poi,le grandi statue si innalzarono nuovamente
verso il soffitto,dove le statue,lentamente,ripresero la loro
precedente statura e in maniera inaspettata,come molte cose li
dentro,le statue allungarono le braccia completamente in avanti. in
un gesto che pareva a voler consegnare le sfere verso qualcuno. Poi
un rumore di pietre ancora più forte e un feroce tremore
fece
tremare tutta la stanza. Poi,dai due fori presenti dall'altra parte
della stanza si poté vedere che la stessa acqua di prima
iniziò a
scendere altra acqua,ma decisamente diversa da quella
prima,poiché
questa emetteva una luce abbastanza forte,come se fosse dotata di
vita propria e che,passata per i due piccoli canali giunse dove prima
si trovava la parte interrata del monolito e poi,attraverso i canali
più piccoli,giunse alle statue e qui,comparve un altra
sorpresa. La
sezione di pavimento in mezzo ai due canaletti iniziò a
sprofondare
ancora più in basso nella pietra di sotto,fino a fermarsi e
formare
in maniera quasi ordinata una serie di scalini dove l'acqua,che prima
passava per i due canaletti,ora scendeva ai lati della nuova
scalinata,dove cadendo ai lati,scendeva verso la nuova direzione da
loro appena scoperta.
“Bene,non
c'è neanche bisogno di dire che scendiamo ancora
vero?”,disse il
fiorentino con tono ironico.
“Assolutamente.”,disse
Sesshomaru lapidario
“Eh,ti
pareva.”
E anche
stavolta scesero tutti senza esitazioni,Urtak di nuovo in fila al
gruppo,Ezio e Koga nel mezzo e Sesshomaru e Toran per ultimi.
“Adesso
dove stiamo andando Urtak?”,chiese Koga annoiato
“Io...non
lo so. Fino ad ora non sono mai arrivato a questo punto. Ma immagino
che nessuno sia arrivato a questo punto da molto tempo.
Quindi,nemmeno io so cosa ci aspetta più in
basso.”,disse Urtak
calmo ma leggermente timoroso.
“E tutta
quella storia sul dare e prendere il potere,sul fatto che tutto in
natura è ciclico?”
“Questo
non cambia niente sulla natura di questo posto. Il potere che scorre
in questo luogo,anche se non riesci a vederlo con i tuoi occhi e
presente e la sua influenza e costante. Hai visto i guardiani
rianimati e hai visto le statue che si muovevano,persino la stessa
pietra sulla quale stato costruito questo luogo sacro ha tremato,come
se fosse vivo. L'unica incognita e che adesso bisogna chiedersi se
questa sia soltanto una tomba, oltre ad un luogo sacro. A questo
punto inizio a dubitarlo.”
Ad ogni
scalino disceso della nuova scala si poteva sentire sotto i piedi
l'acqua scorrere dal piano di sopra e scendere verso il basso mentre
i muri ora privi di tombe laterali ora parevano ricoperti da uno
strato roccioso,più duro e scuro,molto diverso da quello in
superficie,più lineare,liscio e dal punto di vista
architettonico,strutturalmente migliore. Qui non c'erano segni di
pittura,né tanto meno c'erano disegni o segni incisioni di
alcun
genere e l'illuminazione,sempre dovuta ai cristalli presenti nel
terreno ora parevano disposti sopra le loro teste in maniera ordinata
in un singola linea,come se fosse stata posta deliberatamente dalle
mani di qualcuno in quella maniera,piuttosto che da una disposizione
casuale dettata dalla natura. Scalino dopo scalino,il suono
dell'acqua che scendeva ai loro piedi dagli scalini superiori era
l'unico suono che sentivano li dentro e riecheggiava dappertutto,in
un andirivieni dello scroscio della piccola cascatella che quella
lunga scalinata era divenuta. Ma tra tutti nel gruppo Sesshomaru era
l'unico a sentirsi in un qualche modo a disagio a stare li sotto e
stando attento a non farsi vedere osservava di tanto in tanto la
linea lucente che illuminava la loro discesa,più scendeva e
più si
sentiva infastidito da qualcosa,non sapeva descriverlo,non sapeva
cosa fare per contrastarlo e all'improvviso ad un tratto gli venne in
mente la scala. Quella scala,quella maledetta scala,la scala che lui
aveva visto una sola volta nella sua mente e ora,gli
sembrava,vagamente,di essere li,ma percorrendo il tragitto al
contrario e senza le inquietanti scritte sui muri,il che era un
grosso carico emotivo in meno che doveva sopportare,senza contare
tutte le stranezze,le bizzarrie,le originali scoperte che aveva fatto
da quando era in quella terra. Non sapeva dove stava andando,non
sapeva cosa avrebbe trovato e non sapeva cosa ne avrebbe ricavato dal
giungere il fondo di quella scala,ma aveva la strana sensazione,che
negli ultimi tempi lo perseguitava,quella sinistra presenza che
avvertiva fin dentro le ossa e sconquassava la stabilità di
quello
che aveva da sempre dimostrato un animo più duro
dell'acciaio,quando
lo percepiva sotto il sottile strato dei suoi pensieri,lo faceva
sentire insicuro e questa cosa,per un guerriero,per un uomo come
lui,lo percepiva ai limiti del proprio orgoglio,tanto,da fargli
sentire cosa fosse la cosa che voleva rigettare di se stesso per
quello stato del suo essere. La vergogna. Odiava sentirsi
così,ma
almeno,poteva sempre tentare di nasconderlo...quando ci riusciva.
Ricordava ancora quando Toran lo aveva stretto a se dopo che
lui,fuori controllo delle proprie azioni aveva rischiato di ucciderla
e lei in cambio,lo aveva abbracciato percependo in lui lo stato di
paura e smarrimento che nella normalità di tutti i
giorni,non
avrebbe mai osato mostrare a qualcuno,nemmeno a se stesso e questo lo
faceva sentire vulnerabile. E a lui non piaceva sentirsi vulnerabile.
Continuarono a camminare fino a quando,superati diversi tornanti
della seconda misteriosa galleria,giunsero infine ad un altra porta.
Ma questa era una porta alla quale Sesshomaru,non era pronto a
rivedere. La porta nera era di nuovo li. Non poteva essere,non ci
credeva,non ci voleva credere, sbatté le palpebre come a
voler
scacciare quella visione,svanì. In realtà era
ancora li,ma questa
volta era diversa,fisica e presente e di fronte a lui, o meglio, a
loro,era reale,quindi non era la stessa porta,gli assomigliava,ma non
era quella. Il grande rettangolo nero sembrava fatto di pietra,ma il
suo strano aspetto la faceva sembrare così fuori luogo con
il resto
della struttura,come se non gli appartenesse. Non sapeva cosa
pensare,forse in quel momento,non intendeva farlo.
“Strano
ingresso per essere dentro una tomba. Di certo ha un aspetto
singolare,mai visto nulla di simile. Vediamo cosa c'è
dall'altra
parte.”, Disse Urtak stupito dalla nuova scoperta.
Urtak,Toran
e Koga passarono l'ingresso come se fosse solo un punto di passaggio
come un altro e solo Ezio e Sesshomaru furono gli ultimi a restare
nello stesso punto in cui si erano fermati ed entrambi guardarono
all'ingresso della nuova area in due maniere differenti. Uno con
timore celato,l'altro,con curioso interesse.
“Curioso
trovarlo anche qui.”,disse Ezio parlando a se stesso.
“Di che
parli?”,chiese Sesshomaru mentre cercava di tenere a freno il
suo
fastidio.
“No
niente,una volta mi è capitato di vedere una porta simile
nella mia
terra d'origine...”
L'assassino
si girò verso Sesshomaru con aria divertita
“Guarda un
po' com'è piccolo il mondo. O sarebbe meglio dire i
mondi?”
Poi
l'assassino entrò lasciando Sesshomaru da solo,con i suoi
tormenti
personali. Guardò l'ingresso ancora una volta e si riscosse
dal
timore che provò in quel momento. Non era da lui cedere alla
paura,non lui,Sesshomaru,figlio di Inutaisho,lasciarsi spaventare da
una sciocchezza simile. Così si disse e infine
passò anche lui. Una
volta giunto dall'altra vide subito gli altri fermi di fronte a lui
come statue e occludendogli la visuale su quello che c'era davanti a
loro.
“Che fate
li impalati? Perché vi siete fermati?”
E appena li
raggiunse ecco che infine a che lui vide quello che videro loro...e ne
fu rapito.
Dapprima non
si accorse del luogo in cui si era inoltrato,una gigantesca caverna
naturale,dove dalla pietra in diversi punti in lontananza numerose
piccole cascate cadevano nel vuoto,ancor più in
profondità di
quell'antico e misterioso luogo e più in alto,sopra le loro
teste,un
enorme semisfera lucente,simile alle piccole pietre della stanza di
sopra,ma di dimensioni molto,ma molto più grandi illuminava
tutta
l'area,come un sole in miniatura,con una luce ampia,ma non
così
accecante come l'astro del giorno. Sesshomaru non sapeva come
spiegarselo,ma aveva la sensazione che quella luce fosse finta,come
artificiale e sotto di essa uno spettacolo che mai si sarebbe
aspettato di vedere.
“Ma
cosa...”
Sesshomaru
non riuscì a terminare la frase poiché
subì lo stesso effetto
degli altri suoi compari. Sotto la grande semisfera artificiale vi
era presente un gigantesco albero,tanto grande da far impallidire
l'insieme di tutti i vegetali presenti in superficie che circondavano
le colline attorno al sacro suolo degli shika. Dall'aspetto pareva
essere un immenso abete rosso,li,solitario,come un monumento naturale
alla sacralità di quel luogo. L'unica cosa a dividere loro
da quel
gradissimo vegetale però era uno stretto passaggio,largo a
malapena
per una persona e ai lati,un burrone a strapiombo profondo
più di
trenta metri dove neanche si riusciva a vedere il fondo,tanto
scendeva l'abisso che cadere la sotto voleva dire sprofondare nelle
viscere della terra.
“Beh,l'onore
a chi é di casa. Quindi carissimo,dopo di
te.”,disse Ezio facendo
spazio a Urtak e invitandolo ad avanzare.
Lo sciamano
guardò un attimo l'oscuro ventre della montagna sotto di lui
e
vide,spuntare dalla roccia posta dall'altra parte del precipizio
strane protuberanze contorte uscire dalla roccia e allungarsi fino al
punto più in basso che si riuscisse a scorgere ad occhio
nudo.
“Radici.”,disse
Urtak stupito.
“Come?”
“Radici.
Ci sono delle gigantesche radici spuntare dalla
roccia,laggiù,sul
fondo,le vedete?”
Ezio dovette
sforzare un po' di più la vista nonostante per i suoi limiti
umani
fosse più che sorprendete,complice anche l'addestramento e
all'esperienza acquisita nel corso degli anni,mentre per gli yokai fu
naturalmente più facile notare quella curiosa anomalia molto
distante tra loro.
“Accidenti
ha ragione. Ma che diamine ci fa un albero così' grande
quaggiù?
Non ci capisco più niente.”,disse Koga in tono
lamentoso.
“Andiamo a
scoprirlo.”
E fu così
che uno alla volta si misero in fila sullo stretto passaggio di
pietra e procedendo lentamente verso l'altro versante del burrone. La
luce sopra le loro teste appariva come una presenza inquietante,un
finto sole posto contro il soffitto della grande caverna
naturale,illuminando il tutto con quella luce innaturale e sinistra.
Perché mai una cosa simile si trovava la sotto? E l'albero?
Perché
mai un albero doveva trovarsi nel sottosuolo e non all'aria aperta
con tutti i suoi simili,ammesso che alberi di simili dimensioni
potessero esserci da quelle parti. Quello che si aspettava avrebbe
dovuto essere la fonte delle risposte che andava cercando era
divenuto un mistero dentro un altro mistero. Cosa c'era in quel luogo
che Otsune desiderasse a tal punto da mandare migliaia di ainu solo
per impossessarsi di una rovina disabitata e Akira,il dannato
Akira,come Sesshomaru pensava al suo nuovo nemico col titolo che
secondo lui pareva il più adatto, qual'era il suo ruolo
esatto in
quella storia? Certo,lui stesso aveva detto ad Urtak e ad Ayame che
quel dayokai era uno studioso di storia,cosa che aveva intuito dai
numerosi reperti e ritrovamenti che aveva visto alla festa tenutasi
al castello del maestro templare,ma in cosa nello specifico Akira
stava cercando? Aveva più informazioni di loro? E se
si,quanto
vantaggio aveva su di loro in fatto di conoscenze riguardo alla
storia di quell'antico e misterioso cane del passato? Sesshomaru non
poteva esserne certo,non era certo su niente,a dirla tutta,la
certezza in quello che credeva vero e falso era andata in malora da
quando aveva incontrato il gran maestro alla porta del suo
castello,in attesa che si aprisse la porta,o meglio,in attesa del
primogenito di Inutaisho si facesse avanti e cadesse nella sua
trappola. Si,in effetti,una cosa l'aveva capita su quella storia tra
Akira e Naraku,i due avevano un tratto in comune,tessevano ragnatele
di intrighi nella stessa ignobile,perfida e sinistra maniera. Lo
strapiombo pareva nero come le tenebre tanto era profondo l'abisso e
guardando in basso,si aveva la sensazione che ci si sentisse
assorbiti da quella oscurità,più si avvicinavano
all'albero e più
si rendevano conto che le radici del gigantesco acero erano in
realtà
di dimensioni mastodontiche,ognuna della larghezza di trenta
metri,con le loro forme ondeggianti che entravano ed uscivano dalla
struttura stessa della caverna e in mezzo ad esse,pareva ci fosse
qualcosa. All'inizio sembravano solo cumuli di pietra staccatasi dal
resto del sottosuolo che si erano staccati per poi rimanere
incastrati tra le radici di quell'incredibile vegetale,ma con un po'
più di attenzione ci si poteva accorgere che le forme di
quelle
pietre avevano forme fin troppo regolari,rettangoli di pietra dai
contorni troppo precisi e l'aspetto per nulla naturale. Ad ogni passo
che facevano in avanti percepivano una strana energia provenire
dall'albero,una specie di rimbombo che scuoteva leggermente la
caverna e anche il gruppo,come un onda invisibile che si infrange
delicatamente su ogni ostacolo che gli si pone davanti.
“Lo
sentite anche voi?”,chiese Toran allarmata da quella strana
forza
che le veniva incontro.
“Si,ma non
riesco a capire cosa sia,che sia il vento?”,chiese Koga
cercando di
rispondere alla domanda della pantera.
“No,viene
dall'albero...”,disse Urtak senza alcuna esitazione nelle sue
parole, “L'energia che sentite e la stessa che Marsatap a
usato
contro di noi durante il combattimento di prima,ma in una forma
più
lieve. Però,il modo in cui si distribuisce e la sua fonte
sono
differenti,qui sotto non mi pare di aver visto collegamenti con
l'esterno e anche se fosse,il vento per entrare qui dentro dovrebbe
fare molta strada per arrivare e siamo molto in profondità
perché
una semplice brezza possa giungere fin qui. L'unica fonte di vita che
percepisco qui e quell'immenso acero che abbiamo di fronte. Mi chiedo
come sia possibile che riesca a vivere qui dentro. Posso capire come
possa prendere acqua e luce qui sotto. Per la luce la fonte mi pare
evidente,anche se non so come sia alimentato,non percepisco alcune
energia naturale in essa,mentre per l'acqua quelle radici scendono
fin dentro l'abisso e questo mi fa pensare che ci sia una notevole
fonte d'acqua la sotto. Il problema e l'aria.”
“L'aria?”,chiese
Ezio curioso.
“Aria.
Proprio come tutti gli esseri viventi in grado di respirare a bisogno
di aria per continuare ad vivere,ma qui non c'è
né o meglio,non
dovrebbe essercene abbastanza per un albero così grande. Ma
qui non
ci sono contatti diretti con la superficie ed è impossibile
che
possa produrne così tanta solo per respirare qui dentro.
Maggiore è
la quantità di spazio libero e di vento disponibile in un
ambiente,maggiore e la quantità di aria presente in quello
spazio.
Quindi,per le mie conoscenze quest'albero in realtà non
potrebbe
nemmeno sopravvivere qui sotto,figuriamoci raggiungere quelle
dimensioni.
“In breve,
questo gigantesco vegetale e una contraddizione della sua stessa
natura.”
“Per
essere esatti,si.”
Una volta
superato l'immenso baratro sotto di loro si ritrovarono sull'altro
versante della caverna. Il grande albero sembrava dal loro nuovo
punto di vista un palazzo altissimo,si ergeva di fronte a quei
visitatori come un imponente costruzione posta a schiacciare l'animo
di chiunque osasse paragonarsi alla sua stazza e alla sua altezza. Ma
l'impressione lasciava spazio alla sensazione,poiché le
continue
onde che emanava l'albero davano la parvenza a coloro che le
percepivano come un energia calma,lenta,ma continua e presente,che
batteva sulla loro pelle con un ritmo pacato ed infinito,come il
battito di un cuore,un grande organo a movimento continuo,vivo e
pulsante,anzi,pareva veramente un cuore vero e
proprio,perché ora
che si erano fatti più vicini all'acero anche le loro
orecchie
parevano percepire il battito del grande essere ligneo. Si guardarono
attorno e non videro niente di significativo che potesse dar loro un
indizio del perché di quel grande albero sottoterra,non un
murale,un
disegno sul pavimento roccioso,non uno scheletro,una statua.
Niente,assolutamente niente. Fecero qualche passo più avanti
e
l'energia si fece più forte,tanto che adesso pareva l'acero
non
volesse che si avvicinassero più di così.
“Perché
non riusciamo ad avanzare?”,chiese Sesshomaru irritato.
“In
qualche modo l'energia dentro l'albero e così' forte da non
farci
passare.”,disse Urtak incerto sull'attuale problema.
“Che ci
sia una barriera che avvolge l'albero?”
“No,una
barriera quando si manifesta ha uno strato solido è
immobile,ma
questa sembra un tipo di difesa completamente differente.
Più
tentiamo di forzare l'avanzata verso l'albero più questo ci
spinge
indietro.
“E
immagino che se provassi a distruggerlo non sarebbe una buona
idea.”
“No,primo
perché non sappiamo cosa potrebbe accadere in caso di
attacco,secondo non sappiamo del motivo per la quale si trovi qui,il
che è decisamente singolare e terzo...”
“E terzo?”
Urtak lo
fissò dritto negli occhi con uno sguardo all'apparenza calmo
e
pacato,ma ad uno sguardo più attento nelle sue pupille si
notava una
certa intensità mista ad una buona dose di fermezza.
“Come ti
ho portato qui sottoterra ti ci posso anche lasciare. Come ho
già
spiegato questa terra e sacra alla mia gente e dato che sono
responsabile della sua salvaguardia anche l'albero gradirei restasse
intero visto che ne fa parte. Sarei grato che da alleato non
diventasse un profanatore.”
Sesshomaru
non diede segno di essersi offeso a quella che pareva ben
più di una
semplice minaccia. Solitamente non era il tipo da lasciar perdere
simili provocazioni e dato il suo ego era pronto a battersi in
qualsiasi momento. Però, da parte dello sciamano
percepì alcuna
violenza o istinto battagliero,anzi,pareva semplicemente apatico,come
un tutore che sta spiegando i dettagli di una lezione su una qualche
materia complicata più che un attento alla sua vita. Aveva
capito
l'antifona,quella non era la sua terra e li le cose erano differenti.
Meglio andarci cauto con quell'hanyou dalle corna di cervo.
“Se lo
dici tu.”
Si limitò a
dire l'inuyokai e ognuno tornò nei propri ranghi,senza
rabbia e
senza rancore. Così,come se nulla fosse.
“Bene,adesso
che facciamo?”,chiese Toran diretta a tutto il gruppo.
“Io direi
di tornare indietro e raggiungere la tribù,mia moglie
sarà in
pensiero e lasciarla con Ginta ed Hakkaku non mi lascia tranquillo.
Tanto sappiamo dove sono diretti vero?”
“Mi trovo
d'accordo...”,intervenne Ezio, “Siamo
stanchi,sicuramente abbiamo
passato l'ora di pranzo e se devo essere sincero,mi serve un po'
d'aria,non so voi ma io qui sotto mi sento soffocare.”
“Bene, a
questo punto ci conviene tornare in superficie...”disse Urtak
rivolgendosi agli altri quattro, “C'è un villaggio
non lontano da
qui ed è abbandonato da tempo,a parte il cibo che dovremmo
procurarci,le abitazioni sono ancora in buono stato e si trova vicino
al fiume che scorre verso valle. Possiamo riposarci è
continuare in
un secondo momento.”
“Voi
andate se volete,ma io resto.”,disse Sesshomaru rivolto verso
l'albero.
“Sesshomaru,possiamo
sempre tornare in secondo momento,non c'è bisogno di
sforzarsi. Non
hai bisogno di affaticarti più del dovuto.”,disse
Toran in tono
cordiale.
“Forse
sono vicino ad avere una risposta Toran,voglio sapere del
perché mi
sono spinto fino a qui.”
“Siamo a
malapena usciti interi da uno scontro che abbiamo rischiato di
perdere. Te lo chiedo per favore,riposati e recupera le forze,ma non
continuare ad avanzare se non sei certo di trovare quello che
cerchi.”
Sesshomaru
non seppe come ribattere a quel rimprovero,tanto critico quanto
gentile. Dal tono di voce lei aveva cercato di coprire il
più
possibile agli altri che non fossero l'inuyokai il sentimento che
ormai la legava a lui,ma Sesshomaru era stato bravo a notare quella
dolcezza tanto acuta quanto la determinazione della pantera,quasi
pari alla testardaggine del guerriero dalla chioma argentea. Voleva
avanzare,voleva andare avanti,tornare indietro non era da
lui,avanzare,combattere e vincere...o morire nel tentativo,lui era
fatto così,il venire a sapere della presenza di Kagura e di
Akira e
della sua allenza con Naraku aveva aumentato i sospetti già
presenti
nella mente del cane,che non si era minimamente fermato a
riflettere,a chiedersi: ho davvero bisogno di avanzare così
ferocemente? Ho davvero bisogno di andare avanti con un apparente
spavalderia,quando in realtà dentro il suo animo
l'incertezza
regnava sovrana? Un lampo improvvisò squarciò la
marea dei suoi
pensieri e gli venne nuovamente alla memoria quella notte,quando
fuori controllo divenne succube del male che lo tormentava. Ricordava
ancora il calore di quell'abbraccio,la morbidezza della sua carne e
la sicurezza di sapere che un tenero tocco lo avrebbe nuovamente
accolto,al sicuro,dalle incertezze di quel nuovo mondo che stava
scoprendo dentro di se,come una nave in mezzo alla tempesta che
raggiunge un porto a lei amica,come la katana che torna al riparo nel
suo fodero. Già,la katana e il suo fodero,da tempo non
pensava più
a questa analogia,lui katana e lei fodero,lui allo scoperto e lei
rifugio sicuro.
“D'accordo,torniamo
indietro...ma pretendo ancora di avere le mie risposte”
Non disse
altro,Sesshomaru non ebbe bisogno. Aveva bisogno di tornare in
superficie,aveva bisogno di sentire l'odore dell'aria fresca,della
vista del cielo sopra di lui,delle foreste,dei fiume,del vento,del
sole e della pioggia. Agli altri il tetro buio delle
profondità
della terra,ma che lasciassero a lui la libertà dei paesaggi
aperti.
Per lui la libertà era nel poter andare dove voleva quando
voleva,mentre laggiù si sentiva prigioniero. A qualcun altro
l'abisso,lui,ne avrebbe fatto volentieri a meno.
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Capitolo 20 *** Una voce nel buio ***
Calò
la
sera,sul piccolo villaggio nella quale Urtak portò gli
stranieri a
riposarsi. Qualche tempo prima,come ricordava ancora lo sciamano
quello era un villaggio abitato si e no da una piccola
comunità
della tribù degli Shika,a guardia del posto e di tanto in
tanto,anche altri viaggiatori nel territorio,tra cui altri yokai,ma
anche hanyou e umani erano i benvenuti,dato che del resto tutti si
consideravano tra di loro sotto un solo ed unico nome. Ainu. Ma
questo era prima che Otsune prese il potere e si dichiarasse, senza
permesso alcuno se non il proprio, di darsi il titolo di regina di
tutti gli ainu e protettrice di tutte le tradizioni dell'Hokkaido.
Niente di più lontano dalla verità e lui lo
sapeva bene. Ma non
aveva intenzione di pensare al passato,non quella sera almeno. Il
villaggio nella quale si trovavano era composto da poco più
da una
decina di piccole casupole dette cise,abitazioni familiari composte
da sostegni di legno,con i muri e tetti fatti di paglia intrecciata e
tutto montato senza ausilio di chiodi e di altri sostegni in
metallo,vi era anche presente un nusasan, un piccolo altare composto
semplicemente da un sottile sostegno di legno sulla quale erano
appoggiati dei bastoni votivi dalla punta ornata da fili di paglia
intrecciata,posto al centro del villaggio e da tempo ormai in disuso
da quando si facevano i rituali propizi per il bene della piccola
comunità. Ora tutto ciò che restava erano delle
case disabitate
e...loro. Urtak stava compiendo alcune preghiere verso alcune
importanti divinità di quella terra ancestrale e nel
mentre,batteva
ritmicamente le mani. Chiamò a se Kandakoro, dio del cielo,
Huci,
dea della terra,Topakcup,dea del sole e altri kamui e nel mentre,vide
come gli stranieri del sud e quello strano umano incappucciato,dalle
vesti,i modi e quel poco del viso che riusciva a scorgere pareva
così
diverso dal resto del gruppo,si domandava se la loro presenza potesse
veramente fare la differenza per la battaglia che si stava svolgendo
li,in quella landa selvaggia e antica che era la sua casa. Quando
finì si girò e tornò al punto
stabilito in cui avevano deciso di
allestire il fuoco e preparare la cena. Non ci volle molto per
preparare il tutto dato che stavolta fu Toran ad andare a
caccia,portando al gruppo due cinghiali belli pasciuti,mentre per la
legna non ci fu bisogno di andarla a cercare,vista l'abbondanza di
ciocchi di legno già presenti nel piccolo insediamento.
Sesshomaru e
Koga invece si misero a fare la guardia,anche se sia nel caso di
entrambi gli yokai ne approfittarono per recuperare le energie e non
fare più nulla per il resto della serata. Con tutti i
muscoli che
chiedevano pietà dalla fatica e le ferite che avevano subito
durato
il lungo scontro,sopratutto Koga che era svenuto durante il potente
urlo di Sarmatap e Sesshomaru,che aveva retto fino alla fine e dando
il fatale colpo al tengu,ponendo così fine alla lotta per il
possesso del tempio. Si accese il fuoco,si accese semplicemente con
l'utilizzo di una pietra focaia,presente in tutte le case,aprirono le
carcasse le misero a cuocere e aspettarono che si cuocessero,tranne
Urtak e Koga,il primo perché aveva recuperato nel pomeriggio
alcune
piante e radici commestibili per i cervi e quindi di carne,in parte
per la sua natura,non intendeva mangiarla e poi lo yoro,che prese
parte dei due animali uccisi e iniziò a mangiarli
crudi,strappando e
masticando rumorosamente la carne da pelle e ossa con artigli e
zanne,senza il ben che minimo decoro,cosa alla quale Ezio non si era
ancora abituato e che ancora gli faceva un po' senso,ma che tuttavia
non si sentiva di giudicare dato di essere uno straniero in un mondo
a lui estraneo.
“Muoio
di
fame e sono sfinito. Era da tempo che non mi trovavo in mezzo ad un
campo di battaglia,da quella volta in Spagna, a Viana.”,disse
Ezio
mentre osservava famelico il cinghiale che stava cuocendo.
“E
quella
volta che abbiamo salvato Sesshomaru poco fuori il castello di
Akira?”,disse Toran senza cogliere il riferimento
dell'assassino.
“Quella
volta avevamo i numeri e il vantaggio della sorpresa. Anche se
l'attacco al castello è stato un fiasco su tutta la linea.
L'idea
non era malvagia,ma il modo in cui hanno saputo difendersi e stato
rapido ed efficace.”
“Già.”
Sesshomaru,che
stava ascoltando in silenzio non volle intervenire nel discorso.
Avrebbe potuto ma rammentare il fatto di essere stato ridotto ad una
pezzuola per pulire i pavimenti da uno yokai che sembrava
più un
presuntuoso erudito che abile combattente prendeva il suo orgoglio e
lo accartocciava come se fosse carta straccia. Per prima volta nella
sua vita un altro yokai non solo lo aveva sconfitto,ma lo aveva
umiliato platealmente e,con solo l'ausilio di pugni e calci. Dire
umiliante era un eufemismo.
“Comunque,ora
dobbiamo porci una domanda...”,disse Ezio facendo una piccola
pausa, “Qualcuno ha qualche idea su come avvicinarsi a
quell'albero?”
Nessuno di
loro parve voler dare una risposta a quel dilemma facendo cadere
l'intero gruppo in un silenzio tale,che l'unica che si sentì
era il
crepitio del fuoco.
“Nessuno?
Ma proprio nessuno? Ci sono voluti tre di noi per riuscire a
risolvere un rompicapo e adesso nessuno tra di noi riesce a spremere
le meningi? Bisogna dirlo gente,così e far pena.”
“L'energia
che pervade l'albero e antica e potente e quello che abbiamo trovato
sul fondo sfugge completamente alla nostra
comprensione.”,disse
Urtak pensieroso. “L'albero,le radici e quella grande luce
sul
soffitto della caverna. Non c'è nulla nelle mie conoscenze
che
riesce a spiegare quello che abbiamo trovato li sotto. Forse dovrei
consultare i saggi della mia gente,loro potrebbero saperne di
più.”
“A
questo
punto mi pare ovvio che siamo ad un vicolo cieco. Per ora
mangiamo,riposiamo e poi ci rimettiamo a lavoro. Speriamo solo che
nel mentre questo luogo non subisca un altro attacco.
E fu
così
che la serata passò placidamente e senza complicazioni.
Appena la
carne fu pronta tutti si misero a mangiare le due prede catturate e
Urtak si saziò con i suoi vegetali e le sue piante,che lo
saziarono
adeguatamente,allo stesso modo di come avrebbe fatto con un qualunque
ruminante. Finita la cena Koga si occupò di prendere le ossa
dei
cinghiali e seppellirli da qualche,non tanto per il timore di qualche
animale selvatico,uno solo di loro avrebbe vinto facilmente in caso
un predatore si fosse fatto troppo audace per un bottino
così
magro,quanto piuttosto per evitare visite indesiderate. Un fuoco
accesso in un villaggio disabitato era un segnale più che
sufficiente,ma almeno quello faceva luce e scaldava la zona,cosa che
per l'unico umano del gruppo era un vantaggio più che
gradito.”
“Ezio.”,
L'inuyokai
volle chiamare a se l'assassino.
“Si?”
“Riguardo
a quello che ti ho detto stamattina. Su quella lingua che hai
nominato oggi. Cosa sai dirmi a riguardo?”
“Beh,provo
a spiegartelo in maniera abbastanza semplice. Il latino e una lingua
che un tempo veniva largamente usata ai tempi di una vasta nazione
conosciuta come impero romano, o più semplicemente col nome
della
sua capitale,Roma.”
“Ed
era
molto grande questa...Roma?”
“Eccome
vantava un territorio molto grande,ha dominato sue tre continenti
e...”
L'espressione
di Sesshomaru da impassibile passò alla sorpresa,con sguardo
irritato.
“Tre
continenti? Semmai il continente”,disse Sesshomaru piccato.
“No,sono
tre continenti...Europa,Africa e Asia. Anzi no,una volta in una
missione ho conosciuto un uomo che era salpato dalla spagna e che per
caso aveva trovato un nuova terra oltre il mare. Ma tornando a noi.
Roma era un impero molto largo,le sue armate avevano conquistato una
buona fetta di terra emersa e insieme alle città
già conquistate
nei secoli se ne costruirono di nuove. Miriadi di popoli,piccoli e
grandi vennero assimilati al suo interno,con la politica o la guerra
e con i popoli assimilarono non solo nuove tattiche e strategie da
usare in guerra,ma anche nuove conoscenze di ogni sorta,che andassero
dall'agricoltura all'artigianato,dall'arte alla
filosofia,dall'economia ai nuovi campi riguardanti lo studio del
mondo naturale e la scienza.”
Scienza,una
parola piccola,senza importanza per Sesshomaru...se non fosse che lo
stesso Akira la usò una sola volta,alla festa,quando scesero
nei
meandri del castello per mezzo di quello strano marchingegno in grado
di spostarsi da solo. Ma un dettaglio così piccolo non era
una
grande rivelazione in se,ma forse,anche Akira poteva essere a
conoscenza di quella lingua estranea alla sua mente e si chiese,per
un solo istante, se Akira non potesse saperne di più su
quella
storia,ma per ora decise di tenere quel dubbio per se.
“E
cosa
avrebbe a che fare questo popolo con me?”
“Beh
l'impero in se dubito possa avere a che fare qualcosa con te. Roma
come impero non esiste più da diversi secoli,piuttosto
è la lingua
in se che potrebbe essere un problema.”
“Perché?”
“Perché
come lingua è ancora studiata oggi giorno. Si usa ancora in
molti
ambiti di studio,letteratura e le glorie di quell'antico impero non
sono state per nulla dimenticate,ma per il resto è una
lingua morta.
Da dove vengo io molti sono i potenti che si sentono in diritto di
essere i degni successori di Roma,ma ormai e storia passata. Il che
però non risponde alla domanda più importante che
dobbiamo porci.”
“Per
quale
ragione sono venuto a conoscenza di una lingua di un popolo della
quale non ho mai sentito nominare?”
“Esatto.
Ma temo che per ora,questo,non sia il nostro problema
principale.”
“E
quindi?”
“E
quindi
cosa?”
“Finisce
così la tua spiegazione?”
“Si.
Hai
voluto sapere cosa fosse il latino è ti ho risposto. Il
perché tu
ne sia entrato in contatto non mi è dato saperlo.”
Ezio si
alzò
dal suo posto e iniziò ad incamminarsi verso il confine del
villaggio.”
“Aspetta.”
Disse
Sesshomaru volendo richiamare a se il maestro assassino.
“Ho
un
ultima cosa da chiederti. Conosci te stesso,qual è il senso
della
frase?”
Ezio
voltò
leggermente il capo senza girarsi completamente,dando quell'aspetto
di se che lo faceva apparire oscuro ed enigmatico,un aspetto di Ezio
che era in contrasto l'umano dal carattere aperto e schietto che
mostrava nella maggior parte del tempo.
“Temet
nosce. Per molti il significato esatto della frase vuol dire che
quando sai chi sei,sai qual è il tuo posto e che se lo
sai,non
oserai più di quanto non ti sia concesso. Ma in un altra
interpretazione può anche voler dire che chi cerca la
propria verità
deve scavare dentro di se,nella parte più profonda e oscura
dell'io.
Ma potrebbe non piacerti quello che troverai.”
E infine si
allontanò,lasciando solo Sesshomaru con i suoi dubbi e le
sue
incertezze. Avrebbe voluto seguirlo,prenderlo per il colletto e
sbatterlo contro una casa o contro il terreno,qualunque cosa sarebbe
andata bene in quel momento. Odiava quando quell'umano,come lo diceva
a lui a se stesso, faceva il saggio criptico ed enigmatico,con quelle
risposte che secondo lui erano solo tanti giri di parole,con una
bella struttura,ma dalla sostanza debole e prive di spirito. Era un
guerriero per la miseria,una risposta per lui doveva essere
diretta,forte,che andava presa di petto,quel genere di filosofia
spicciola era una cosa che mal digeriva. Con un senso di volta
stomaco per quello che aveva ricevuto come una risposta,si
allontanò
dal fuoco e decise di andare a dormire. Sapeva in quale casa si era
diretta Toran,ma per quella notte,decise di stare da solo. Entro in
una cise a caso,la prima che vide e irritato per quei pensieri si
coricò su una stuoia di paglia lasciata a se stessa e si
coricò,attendendo che il sonno facesse sprofondare i suoi
sensi,nell'attesa del mattino dopo. Forse il furore della battaglia
gli circolava ancora nelle vene,forse era per le ferite che si
stavano ancora rimarginando,oppure era per tutte le scoperte che
aveva fatto quel giorno,ma in un caso o nell'altro,la sua mente non
sprofondò nell'oblio del riposo ristoratore. Aprì
nuovamente gli
occhi e si mise a guardare il soffitto. Gli pareva strano che per una
sola sera che non dormiva insieme alla pantera non riuscisse ad
addormentarsi,certo,non che avesse necessariamente bisogno di lei per
cedere alla stanchezza. Ma per quanto volesse andare da lei
preferì
stare per conto proprio,vivendo quello strano conflitto con se
stesso. Andare da lei o rimuginare nella chiarezza della solitudine.
Avrebbe voluto coricarsi con lei,odorare col suo fine olfatto da cane
la pelle candida della ragazza che tanto lo attraeva,sentire la
morbidezza della sua pelle sulla sua e nel profondo,assaggiare la sua
carne e farle assaporare la sua,poiché la voglia era
forte,nonostante il rispetto che portava alla sacralità di
lei. Ma
allora perché separarsi da quel piacere,da quelle mani che
lo
avrebbero accolto,da quello labbra che reclamavano un altro bacio,un
altro e poi un altro ancora? Non seppe spiegarselo eppure
stavolta,non fu il timore di farle nuovamente male,no,era diverso.
Ripensò ai disegni che aveva visto in quella galleria,alla
tomba
sotterranea,l'inquietante ingresso in fondo alla sala e poi l'albero
sottoterra e tutte le stranezze che li avevano visto. Gli parvero
vivide e presenti li con lui,quelle immagini,quelle sensazioni,quegli
odori e quei suoni erano ancora li con lui,non riusciva a staccarsela
dalla testa,si disse di non pensarci,anzi,ordinò a se stesso
di non
pensarci,ma forse,era per il fatto di essere troppo testardo per
sottostare agli ordini di qualcuno che non diede ascolto nemmeno a se
stesso. Buffo pensò, Sesshomaru non sottostava nemmeno agli
ordini
di Sesshomaru, un enigmatico controsenso. Si volse su un fianco e
vide il proprio braccio disteso. Che strano,non ricordava di averlo
allungato e poi vide che la sua mano era impegnata ad afferrare
qualcosa,cosa ancora più strana,non percepiva il tatto e poi
la
vide,la tavoletta. La tavoletta di pietra era nella sua mano
insensibile.
“Ma
cosa...”
Non
completò
la frase che uno spasmo improvviso gli fece sobbalzare tutta la testa
come se avesse ricevuto un forte colpo alla nuca. Era ancora
cosciente e tentò di ribellarsi alla quella situazione,ma il
corpo
non rispondeva e con la testa ancora girata di lato gli parve che il
segno sul polso si stesse allungando verso tutta la mano,formando
linee dalla precisione geometrica che andavano fino alla punta delle
dita e poi giungere alla tavoletta. La testa si fece leggera,gli
occhi si fecero bianchi,come se le pupille avessero smesso di
esistere e rimase immobile,come un pesce lesso. Cadde
nell'incoscienza. Cadde nell'oblio.
Urtak aveva
deciso che il suo giaciglio sarebbe stato il nudo terreno del
villaggio,precisamente vicino al nusasan,dove il valore del piccolo
ed umile altare lo avrebbe fatto sentire più vicino alla sua
fede ed
anche con le forze ancestrali che tutti gli Ainu,temevano e
rispettavano in egual misura. Iniziò a coricarsi deciso a
recuperare
le forze che la sua magia gli aveva portato via,quando all'improvviso
sentì alcuni passi dietro di lui,si voltò e vide
Koga,anche se con
il suo udito da cervo,non gli fu difficile capire chi fosse,prima
ancora di girarsi.
“Di
cosa
hai bisogno,giovane capo della tua tribù?”
“Sai
perché sono qui.”
“Si,dobbiamo
affrontare questo argomento,ma non adesso. I cervi favoriscono il
giorno per le loro attività.”
“E
i lupi
favoriscono la notte per le loro.”
Urtak si
mise a sedere a gambe incrociate e fissò lo yoro dritto
negli occhi.
“Così
la
natura a stabilito.”
Koga si
sedette di fronte allo sciamano imitandolo quasi del tutto nella
posa,ma lui pareva più sgraziato e teneva le braccia
incrociate al
petto,con fare autorevole.
“Ho
contribuito alla difesa del tempio della tua gente,questo
dovrà pur
dire qualcosa.”
“Certo.
Ma
sai che non è me che non devi cercare di convincere. Le
antiche
leggi parlano chiaro. Sai bene che tu e il tuo clan siete stranieri
in questa terra.”
“Ma
Ayame
non c'entra nulla con questa storia.”
“No
infatti e per la tribù dalla quale discende per lei non ci
sono
problemi,ma gli antichi rancori sono duri a morire,specie per gli
yokai di queste terre. Loro non hanno dimenticato le antiche storie.
Molti di voi si.”
Lo yoro
parve incupirsi e con lo sguardo perso nel vuoto iniziò a
immagine
il peggio per la sua tribù.
“Quindi,stai
dicendo che non avremo mai un luogo da chiamare casa?”
“Dico
che
avere una casa nel vostro caso sarà difficile. I lupi di
queste
terre non si faranno problemi ad accogliervi. Sono gli altri il vero
problema. Ma aiuterò come posso come tramite della vostra
causa.”
“Non
ho
ancora capito perché lo fai. Tu che ci guadagni?”
“Sapere
che gli Ainu devono imparare a guardare avanti,pur rispettando il
loro passato. Una cosa che Otsune e prima ancora l'odio accumulato
per l'esterno,in secoli di guerre,stermini e razzie contro di noi,ci
impediscono di sopravvivere contro un futuro incerto. Questo
è il
mio guadagno.”
Appena smise
di parlare notò in lontananza,tra gli spazi di alcune case
illuminate a malapena dal chiarore della luna coperta in parte dalle
nubi notturne una figura muoversi ai margini del suo spettro
visivo,in quanto i cervi di notte non hanno una buona vista,ma
compensano lo svantaggio con un udito finissimo,pari,se non superiore
a quello dei cani. Ed infatti,riuscì a distinguere il passo
di
Sesshomaru era ben udibile per il cervo,mentre Koga pareva distratto
dai suoi pensieri vide Urtak alzarsi improvvisamente e sul volto
dell'hanyou era comparsa un espressione fin troppo seria,persino per
lui.
“Che
ti
prende Urtak?”
“Il
cane,laggiù...”
E lo shika
indicò col dito la posizione del cane e a quel punto lo vide
anche
Koga.
“Ma
dove
sta andando a quest'ora della sera?”
“Non
lo
so...non mi pare che abbia una ragione per allontanarsi.”
“E
che c'è
di strano? Basta chiedere...”
Koga non si
interrogò troppo sulla cosa decise semplicemente di mettersi
ad
urlare.
“EHI
TU,DOVE VAI A QUEST'ORA?”
L'inuyokai
non rispose e semplicemente continuò ad avanzare,come se
nulla
fosse.
“EHI,CAGNACCIO,SEI
DIVENTATO SORDO O COSA?”
Non gli
prestò attenzione neanche questa volta. Koga spazientito da
quell'atteggiamento menefreghista si voltò verso Urtak pieno
di
collera.
“Hai
visto
che tipo? Quello pensa di fare quello che gli pare e piace senza
spiegare niente a nessuno. Questa è una mancanza di rispetto
verso
il sottoscritto. Sai che c'è? Adesso gliela faccio vedere
io.
Quell'arrogante botolo schizzinoso con la puzza sotto il naso che non
è altro...”
“Fermo.”
Lo yoro sul
punto di alzarsi e bloccò sul posto alla richiesta dello
sciamano,che lo aveva afferrato per un pezzo di pelliccia di lupo che
indossava poco sotto il pettorale tirandolo a terra lievemente,come a
indicargli stare fermo
“Che
ti
prende cerbiatto?...”
“Non
mi
piace.”
Koga non
capì cosa intendeva dire Urtak con quelle parole e vederne
il volto
teso in un espressione allarmata.
“Cosa
non
ti piace?”,chiese Koga preoccupato
“Sesshomaru...Non
so come spiegarlo,ma c'è qualcosa di strano.”
“Dimmi
qualcosa che non so.”
“Che
non
dovresti avvicinarti troppo. La sua aura è...anomala. Non so
come
spiegarlo.”
“Ah
si?
Beh,visto che non lo sai spiegare,lascia che sia a trovare una
risposta...”
Koga si
allontanò dalla flebile presa dell'ainu.
“Alla
mia
maniera.”
Non perse
tempo e scattò in direzione dell'inuyokai certo che lo
stesse
sentendo arrivare. Non aveva intenzione di fargli male,anche
perché
non aveva un vero motivo per aggredirlo,ma forse un bello scossone
gli avrebbe messo un po' di sale in zucca e non avrebbe più
avuto la
brillante idea di andarsene senza avvertire nessuno. Saltò
per un
paio di metri in alto,formando una traiettoria ad arco e a mezz'aria
preparò uno dei suoi calci migliori,uno di quelli lunghi che
gli
piaceva usare negli scatti frontali,per scaricare l'intera forza nei
muscoli della gamba,dalla coscia alla punta dei piedi e poi scaricare
tutta la forza dell'impatto nel palmo del piede. Ma lui ci sarebbe
andato piano,anche se era imparentato con quel botolo ringhioso,come
lui piaceva definire Inuyasha.
“FINISCILA
DI FARE IL GRADASSO.”, urlò prima che il colpo
arrivasse a
destinazione.
O almeno era
quello che sarebbe avvenuto. Se non fosse che all'ultimo momento,con
la coda dell'occhio,vide qualcosa illuminarsi in una della mani di
Sesshomaru. Non capì cosa accadde,ne come,ma non fece in
tempo a
toccarlo che fu respinto da qualcosa che non riuscì ad
evitare. Una
barriera,una forza,non sapeva cosa fosse,ma fu rispedito indietro con
il doppio della forza che aveva messo nel colpo,tanto che
sentì i
muscoli della gamba dolergli,come se avessero subito una forte
pressione. Sbalzato a terra e spinto lontano,quasi a giungere
nuovamente dallo sciamano,che lo raggiunse immediatamente,preoccupato
per la bravata del lupo.
“Idiota,te
l'avevo detto che non ti saresti dovuto avvicinare.” lo
rimproverò
Urtak con voce nervosa,emntre si abbassava a controllare le
condizione dello yoro.
“Dannazione,la
gamba.”
“Non
è
niente,passerà in fretta. Se fosse danneggiata in modo serio
avresti
urlato per davvero.”
Altri
passi,questa volta in corsa,furono uditi sia da Urtak che da Koga e
nella loro direzione,videro l'assassino giungere nella loro
direzione,dal margine del villaggio e poi lo videro di fronte a
loro,che torreggiava nella sua posizione eretta a guardare i due,uno
steso al suolo e l'altro posato su di un ginocchio.
“Cos'è
successo?”,chiese Ezio preoccupato.
“Il
cagnaccio...si comporta in modo strano. Lui e le sue dannate
barriere”,disse Koga indolenzito.
Ezio non
parve aver capito nulla di quella spiegazione che per lui,non aveva
né capo ne coda.
“Abbiamo
visto Sesshomaru allontanarsi silenziosamente dal villaggio. A
giudicare dalla direzione sembra che stia andando verso il tempio.
Koga ha provato a fermarlo,ma è stato spedito indietro da
una
qualche barriera.”
“Una
barriera? Vuoi dire come una specie di protezione istantanea?”
“Una
barriera umano...”,disse Koga alterato, “Come pensi
che sia fatta
una barriera?”
Se Ezio
aveva intuito bene cosa voleva dire il ragazzo con la coda di cavallo
allora era esattamente come temeva. Si aprì la veste e con
una mano
tastò all'interno,sentendo che non stava trovando il tanto
temuto
oggetto che avrebbe preferito custodire solo lui,in mancanza di gente
o un posto più qualificato per quel compito.
“Come
immaginavo. C'è la lui. Andiamo bene.”,disse Ezio
rivolgendosi più
a stesso che agli altri due li vicino.
“Di
che
parli?”,chiese Urtak preoccupato.
“La
tavoletta. C'è la lui.”
“Vuoi
dire
che la rubata?”
“No
è...diverso. Era già successo tempo prima,ma
l'ultima volta è
svenuto quando la tenuta in mano,non era in grado di muoversi.
...Almeno che...”
“Almeno
che cosa?”
“Non
è
lui che si sta incamminando verso il tempio...c'è lo sta
conducendo”
“Cosa?”
“Te
lo
spiego dopo. Intanto lo seguo a debita distanza Tu Koga, come va la
gamba?”
“Sta
passando,nulla di serio. Però ha fatto davvero
male.”,disse Koga
mentre si preparava a restare in piedi.
“Va
bene.
Urtak tu resta con lui è difendi questo posto. La ragazza
per ora
dorme e francamente vorrei che non si svegliasse.”
“Hai
intenzione di andare da solo?”
“Devo
farlo,sono l'unico che ha maggiori possibilità su come
fermare
quell'affare.”
“Ma
non
puoi andare da solo è troppo pericoloso.”
“Credimi
ragazzo,lo so meglio più di chiunque in questo gruppo. Non
so niente
di magia,poteri,mostri e roba simile,ma credimi,quando si tratta di
oggetti come quella tavoletta,so certamente con cosa ho a che
fare....”
Ezio
iniziò
ad incamminarsi nella direzione che gli era stata indicata e
iniziò
ad incamminarsi.
“E
adesso,cerchiamo di non farci uccidere da chioma di fata.”
E con
quell'ultima battuta sull'acconciatura di Sesshomaru si
preparò ad
un pericoloso pedinamento,dalla quale sperava di uscirne tutto
intero. Non sapeva bene cosa stesse succedendo,né tanto meno
il
perché di quell'avvenimento,ma sospettava che in qualche
modo
potesse centrare con la scoperta che avevano fatto sotto la rovina e
che l'inuyokai si stesse dirigendo li. Con il suo passo più
sicuro e
la massima attenzione si preparò a seguire di nascosto un
suo
compagno di squadra. Cosa alla quale non si sarebbe mai aspettato di
dover affrontare.
Non capiva
bene dove fosse,né tanto meno cosa stesse accadendo. Gli
parve di
trovarsi in una foresta,molto simile a quella che si trovava
giù per
il pendio,quello che avevano percorso per giungere al villaggio nei
pressi del tempio. Anzi,era lo stesso tratto di bosco,lo aveva
riconosciuto perché vi erano passati diverse ore prima e
adesso
stava ripercorrendo la strada al contrario. Le fronde degli alberi
erano di un verde scuro molto acceso e in sottofondo udiva il
cicalare degli insetti tra gli alberi. Non era possibile,si disse,le
cicale erano presenti d'estate,non in inverno,ed era pure
giorno,quando poco fa era tarda sera. Niente neve,niente notte.
Qualcosa non quadrava con la sua concezione del tempo. Stava
camminando,eppure la sua intenzione era quello di stare
fermo,prendere una pausa e capire cosa stesse succedendo, poi
udì un
rumore alle sue spalle,il frusciare della vegetazione,si
guardò
indietro e la rivide,lei,quel donnone muscoloso,con la sua enorme
ascia a due mani. Nonostante la mole cercava di stare bassa in mezzo
agli alberi e ai fitti cespugli.
“Muuya.
Che ci fai qui?”
Era lui che
aveva parlato? No,non era la sua voce,era quella di Ichiin,l'aveva
riconosciuta e a quel punto comprese in parte dove si trovasse,o
meglio,con chi. Ebbe bisogno di una conferma e se la sua intuizione
era giusta,allora la cosa non andava per niente bene. Si
guardò la
punta dei piedi e vide le vesti,il pugnale che teneva in mano e la
tavoletta tenuta stretta all'interno della cintura. Bene,si
disse,stava vivendo un altra esperienza.
“Ti
seguivo,secondo cosa avei dovuto fare?.”,disse lei come se
fosse un
ovvietà.
“No,ti
avevo detto che sarei andato da solo. Tu non sei adatta a questo
compito.”
“Non
puoi
impedirmi di venire con te e oltretutto,sono il capo di una
tribù
dei cani e non puoi impedirmi di seguirti,straniero. E un
ordine.”,disse lei mostrando un espressione seria.
Ichiin
sbuffò col naso ormai rassegnato a quella situazione.
“E
va bene
vieni,ma se proprio devi intervenire fallo solo quando necessario.
Comunque,dov'è la tua scorta?”
“Li
ho
lasciati col signore dei cervi,ci sarebbero stati solo
d'intralcio.”
“Ottimo...”,disse
lui con tono rassegnato, “Vado avanti io,tu,evita di fare
rumore.”
“Bene,andiamo
a decapitare qualche dannato lupo.”,rispose lei
divertita,quasi
fosse una ragazzina.
Sesshomaru
vide una mano artigliata che gli si posava sul volto,o meglio,
quell'altro inuyokai,come se si fosse rassegnato alla presenza della
ragazza.
“Un
altra
mattanza in cui rischiamo di morire...evviva.”,disse lui
sarcastico.
Fu
così che arrivato a quel punto Ichiin dovette portarsi quel
colosso
di ragazza con se e da quello che Sesshomaru aveva intuito pareva che
tra i due ci fosse una certa complicità. Non che la cosa gli
importasse in realtà,ma forse avrebbe compreso una parte
della
storia che Urtak gli aveva raccontato e forse,se la sua intuizione
era esatta,forse,avrebbe scoperto qualcosa di importante riguardo
alla strana costruzione che si trovava sotto il tempio.
L'assassino
si muoveva cauto,passando di soppiatto di albero in albero,saltando
tra un ramo e un altro,fin dove gli fosse stato possibile seguire
Sesshomaru senza farsi scoprire. La sua posizione lontano dal suolo
gli consentiva una buona visuale sul lungo raggio,anche se interrotto
di tanto in tanto da elementi naturali,quali gli alberi e le loro
fronde voluminose,ma in compenso poteva non essere visto a livello
del suolo e usare gli stessi rami per nascondersi e tenersi in
alto,nel caso lo yokai avesse cercato di trovare qualcuno
immediatamente più in basso,che sarebbe stato più
facile essere
scoperto. Anni e anni di esperienza nel sotterfugio gli avevano
donato la capacità di non farsi sentire,non solo per il
passo
leggero e gli stivali che calzava,che gli consentivano di attutire i
rumori che produceva al minimo,nonostante il peso delle protezioni
che indossava,ma per il fatto che Ezio,come tutti i migliori
assassini della confraternita,aveva imparato a muoversi a
tempo,quando poteva,con l'ambiente circostante. Che fosse stato lo
scatto improvviso di un animale in mezzo a quella foresta che batteva
le zampe nella corsa o che urtava un cespuglio,o il passo di un
gruppo di guardie nel mezzo di un giro di ronda in una cittadina era
per lui la stessa cosa,cambiavano i ritmi,i suoni e il numero di
rumori e suoni a lui attorno,ma avrebbe saputo come non farsi
sentire,nemmeno da Sesshomaru,che da quello che aveva
capito,possedeva sensi più acuti di un comune umano. La cosa
avrebbe
potuto dargli filo da torcere. Eppure non gli pareva che il guerriero
stesse facendo qualcosa per non farsi notare,anzi,avanzava come se
nulla fosse e la sua andatura poi,non sembrava nemmeno
lui,solitamente quando camminava pareva altero e fiero,schiena
dritta,sguardo fisso e sempre con una meta ben in mente. Ma adesso
invece gli pareva diverso,gli pareva che si muovesse in maniera
ciondolante,come un ubriaco o come un uomo in preda ad uno stato
confusionale,il passo sciolto e la testa tenta bassa,con il viso che
gli pareva guardare verso il basso. Ma lo vedeva di spalle e non
poteva basarsi solo su quello che vedeva dal suo scarno punto di
vista. Sul piano personale avrebbe voluto avvicinarsi e controllare
di persona cosa gli stesse succedendo e,se avesse potuto,parlarci,ma
come assassino conosceva bene la natura dell'oggetto con la quale ora
si trovava a stretto contatto e come da prassi avrebbe dovuto agire
con cautela e saggezza,come avrebbe fatto un vero assassino. Poi ad
un certo punto del percorso,proprio quando era certo che stesse
filando tutto come da programma,lo vide fermarsi,di colpo e in
risposta a ciò Ezio si fermò,in perfetto
equilibrio su uno spesso
ramo,osservò attentamente Sesshomaru,attendendo una qualche
reazione
da parte dell'inuyokai. Poi,all'improvviso,la sua vista
cambiò,passando dal normale spettro visivo umano,alla
sua...vista
speciale. L'occhio dell'aquila,come la chiamavano gli assassini,la
capacità di vedere il mondo attraverso dettagli noti a
pochissimi
individui e di cui,anche per loro,si sapeva ben poco. Il mondo
divenne nero e tutto quello che di fisico vi era in esso era
definibile solo per colori e per Ezio funzionava come una speciale
lente in grado di identificare ciò che più
necessario. Un alone blu
sulle persone che poteva considerare alleate,uno rosso per i nemici
ed un giallo per gli obbiettivi alla quale interessavano
all'assassino. Ma in quel momento,Sesshomaru era diverso da tutto
ciò
che mai sarebbe stato in grado di riconoscere con quella sua
abilità
personale. L'alone che circondava Sesshomaru era verde.
“Verde?
E
la prima volta che mi capita di notare una tonalità simile.
Cosa
potrà mai voler dire?”,disse Ezio mentalmente.
“Non
cercare di salvarlo. Non puoi far nulla per lui...profeta”
La voce di
una donna risuonò nelle sue orecchie,una donna,o meglio,solo
la
figura della donna che gli capitò di incontrare e non,il suo
essere
fisico. Possibile? La stessa cosa che accadde con la bambina,quella
volta,durante il primo incontro con Sesshomaru,in quella distesa
ricoperta di neve. Anche lei li,in quel mondo così
assurdo,eppure,cosi simile al suo,tanto,che anche lei era li.
“Fa
quello
che vuoi umano,combatti e uccidi tutti i nemici che vuoi...ma
dimentica quell'essere così simile alla tua
razza...comprendere la
sua vera natura e fuori dalla tue possibilità.”
La voce
parlò ancora ad Ezio quando finì vide Sesshomaru
girare il capo e
quello che vide lo inquietò non poco. Lo sguardo del cane
era
completamente assente,pupille bianche,prive di personalità
eppure,vedeva benissimo,che i suoi occhi,sempre che potessero vedere
in quel momento,osservavano lui,nascosto dai rami,tanto,che in pochi
sarebbero riusciti a notare la sua presenza.
“Dimentica
questa storia assassino...”, fu Sesshomaru a muovere le
labbra
eppure,fu sempre la voce della donna a parlare,
“Quest'essere,non è
un tuo problema.”
Sesshomaru
girò il suo sguardo verso la strada che lo avrebbe condotto
al
tempio e senza il minimo preavviso iniziò a correre.
“Minerva.”
Un solo
nome,un essere misterioso. L'aveva vista una volta sola,li,a
Roma,nella cripta segreta sotto il vaticano,quel luogo di antichi
misteri e incomprensibili meraviglie. Non sapeva cosa stava
succedendo e non né capiva il significato,ma una sola cosa
gli passò
per la testa. Correre. L'inseguimento aveva inizio.
|
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Capitolo 21 *** Un cane prezioso ***
La
corsa nella notte si stava dimostrando ardua come Ezio si era
immaginato. L'assassino se ne restava in alto,tra i rami,tenendosi in
precario equilibrio,poggiando i piedi tra una fronda e l'altra,mentre
Sesshomaru,o meglio,Minerva,l'entità che si era impossessata
del
corpo dello yokai invece correva a terra,con la stessa potenza nelle
gambe che avrebbe impiegato l'inuyokai in quella corsa,imitandone
persino il portamento e quell'abitudine di abbassare il capo e il
collo durante la corsa,come un predatore all'inseguimento della
preda. Ma nel suo caso,era lui l'inseguito. Ezio,dalla sua
posizione,riusciva a stare al passo con un dayokai in piena
corsa,certo,non poteva eguagliarne la forza fisica e la piena
capacità muscolare al massimo,dato che lo aveva visto
scattare e
aveva misurato la forza del ragazzo in confronto alla sua,ma doveva
dire che in quella occasione il terreno della foresta giocava in
favore dell'assassino,in quanto la numerosa presenza degli alberi sul
percorso dell'inseguimento e il terreno umido,che impediva ai piedi
di Sesshomaru di aderire al suolo con regolarità,dava un
vantaggio
in più all'umano,rispetto allo yokai. La sua intenzione
però non
era fermare Sesshomaru,sapendo bene che Minerva si sarebbe difesa
come aveva fatto contro Koga e che quegli oggetti,dalla natura ancora
misteriosa,erano in grado di fare persino peggiore in confronto ad
una barriera di protezione in grado di respingere gli aggressori. Il
tempio si faceva più vicino e loro erano ancora intenti in
quella
corsa sfrenata. Qualcosa diceva al fiorentino che il momento di
coricarsi a letto,nonostante la lunga giornata era lungi dal
concludersi li.
Dopo
aver percorso buona parte del percorso camminando tranquillamente,ma
pur restando vigili, Ichiin e Muuya si inerpicarono per lo stesso
percorso che conduceva al tempio,eppure a Sesshomaru,parve che
l'ambiente circostante,seppur molto simile a quello presente nella
sua epoca aveva un qualcosa di diverso ed estraneo al luogo come lo
aveva conosciuto lui,nella sua epoca. Forse era solo una
sensazione,ma non sapeva dargli una definizione in alcun modo e la
cosa non lo faceva stare tranquillo. Per ora era bloccato in quel
corpo,come quando aveva vissuto l'esperienza di essere dentro Jin e
di vivere il suo punto di vista,ma la prima volta che aveva visto
Ichiin era un esperienza vista dal suo punto vista personale e non
quello dell'inuyokai che gli assomigliava tanto. Chi era? Da dove
veniva? E Perché era giunto in quella terra? Non lo
sapeva,non lo
sapeva nessuno a quanto pare. Uno yokai che restava un mistero per la
stessa gente che lo venerava come una specie di eroe,della quale si
era raccontato molto,ma della quale nessuno sapeva niente. Un vero
mistero. Giunti ad un certo punto del percorso però i due
udirono
qualcosa giungere in fretta da più in alto,nella loro
direzione.
“Dietro
gli alberi,presto.”,disse Ichiin indicando alla ragazza di
togliersi dal percorso.
Il
più piccolo dei due si nascose in una selva di cespugli li
vicino,avvantaggiato dalla bassa statura,appiattendosi al suolo e
coperto dalla vegetazione. Lei invece si nascose dietro un albero
largo più o meno quanto lei ,appiattendosi al tronco e
portando
l'ascia contro il petto cercando di nasconderla il più
possibile,visto che la sua arma proprio piccola non era.
In
un istante un folto gruppo di yoro scese nella loro direzione,ad una
velocità che sembrava dettata più dal bisogno che
dalla voglia,tale
era la fretta con la quale stavano scendendo. Parevano tutti dei
giovani guerrieri,tra i venti e i trenta membri in tutto,armati di
rudimentali lance di legno e pugnali,oltre a zanne e artigli e
nessuna protezione se non le loro pellicce. Sesshomaru non era troppo
stupito dalla cosa, tra gli yokai i lupi non era mai stati tra quelli
che possedevano il miglior equipaggiamento per affrontare uno
scontro,salvo quella specie di arma usata da Koga al tempio,ma in
quest'epoca che stava rivivendo nessuno pareva portare con se armi o
armature particolarmente affascinanti.
“Svelti,hanno
visto un gruppo di cervi insieme a dei cani,dobbiamo ucciderli,prima
che si riprendano la loro zona sacra.”
La
voce di uno yoro si fece udire al di sopra di tutto il gruppo,un
capobranco o forse si atteggiava come tale,in ogni caso Ichiin non
pareva voler interrompere il loro passaggio e
proseguire,possibilmente,senza combattere. Ma ovviamente le cose non
potevano essere così semplici. Infatti,quando il gruppo di
yoro era
arrivato a metà della loro posizione Muuya uscì
fuori dalla sua
posizione,con la grande ascia in osso stretta tra le mani lanciandosi
con ogni fibra del suo essere addosso ai giovani lupi,che presi alla
sprovvista,nella foga della loro corsa e forse complice anche
l'inesperienza,il violento donnone iniziò a mulinare la sua
grossa
arma,con un stile selvaggio e slanciato,non risparmiando violente
asciate in attacchi larghi e vorticosi,impegnando tutta la forza
fisica che possedeva,mentre braccia,gambe e brandelli di corpi
volavano da tutte le parti,senza che gli yoro di passaggio avessero
avuto il tempo di difendersi né tanto meno di tentare un
contrattacco. Finì tutto in pochi attimi,con Muuya che si
passava un
avambraccio sulla fronte,per togliersi il sangue dalla fronte,che gli
colava sugli occhi. Nym uscì dal suo nascondiglio e da come
si stava
avvicinando alla donna Sesshomaru poté intuire che non
pareva felice
della cosa. Nemmeno un po'.
“Perché?”,chiese
Ichiin irritato.
“Perché
cosa?”,chiese lei fingendo di non capire cosa gli stesse
chiedendo,come se non fosse la prima volta.
“Perché
li hai uccisi?”
“Perché
stavano andando dai miei guerrieri più in basso
è...”,disse lei
tentando di evitare lo sguardo di lui,come una bambina colta sul
fatto durante una marachella, “non volevo che combattessero
per
difendere un cervo e la sua scorta...Siamo già in pochi
nella nostra
tribù e in quanto capo,non posso permettermi di perderne
altri.”
Ichiin,restò
a fissarla un attimo,in silenzio,come a voler raccogliere tutte le
idee che in quel momento gli balenavano nella testa e usare la
migliore per farle una paternale grande quanto lei e lei di certo non
era piccola. Ma per Sesshomaru,che stava guardando quella scena per
costrizione e non per voglia,aveva una sola risposta da darle dopo
quella spiegazione. Idiota.
“Ascolta...”,disse
lui con tono più morbido, “Io capisco i tuoi
timori verso la tua
gente è capisco che ti esponi in prima persona per
proteggerli,lo
capisco,davvero. Però non puoi forzatamente venire con me
ogni volta
che io decido di andare da solo. Se quello che mi ha detto
Kummarakuri
corrisponde a verità,allora vuol dire che forse ho trovato
quello
che cercavo...oppure ci sono molto vicino. Per questo ho bisogno di
andare da solo e poi,il mio approccio è molto più
indicato per
questo genere di cose."
"Ma
sei da solo,potrebbero ucciderti.",disse lei preoccupata.
"No
e sai perché? Perché io so come non farmi
vedere,sentire è so come
coprire il mio odore. Non mi prenderanno mai. Torna dai tuoi
è
garantisci la difesa dei nostri alleati,infondo,non potete
più
permettere che i lupi spadroneggino a destra e a manca no?"
Lei
cercò di replicare,ma non ebbe nemmeno il tempo di parlargli
che lui
subito scappò via per il sentiero,da solo,dove la sua
velocità
nella corsa e la sua leggerezza battevano Muuya per quel sentiero
tortuoso e nel mentre Sesshomaru si chiedeva di cosa stesse parlando
quando Ichiin ha fatto riferimento alla cosa che stava cercando,non
ci capiva più nulla,da tempo ormai,non capiva niente di
quella
storia.
Dopo
venti minuti di camminata guardinga,Sesshomaru vide che Ichiin,aveva
risalito buona parte della strada fatta da lui e il suo gruppo per
scendere,ma ad un certo punto il piccolo inuyokai aveva cambiato
percorso,mostrando all'altro inuyokai,quello che stava vivendo
quell'esperienza del passato,un altro percorso,una strada della quale
apprese l'esistenza solo in quel momento. Ichiin si era inoltrato
nella foresta,in una zona al di sotto del punto in cui lui e gli
altri,guidati da Urtak verso il tempio. Percorreva sempre l'altura,ma
da qui il fiume pareva più vicino e anche la foresta
sottostante era
ben visibile dove si trovava,con gli abeti,gli aceri e altre conifere
in bella vista,regalando una buona vista su un paesaggio immerso
nella natura più isolata. Ma non era il panorama il motivo
per la
quale stesse percorrendo quella strada ed infatti,i suoi sospetti
furuno subito confermati. In lontananza,vicino alla fine del
percorso,un paio di lupi a guardia dello strapiombo,intenti a parlare
tra di loro e distratte nel compiere la loro mansione. Non proprio
tra le migliori delle sentinelle. La fortuna era dalla sua. Estrasse
il pugnale e si avvicinò lentamente,acquattato e di
soppiatto. La
strada faceva un giro un pò particolare per giungere al
punto dei
due lupi,poiché percorreva un piccola ansa verso l'interno
della
pietra e i due,si trovavano esattamente vicino all'angolo che dava
dalla loro parte. Questo punto gli avrebbe permesso di tendergli un
imboscata. Giunto alla fine della curva,si appiattì contro
la parete
e quatto quatto, si avvicinò alle due guardie,senza essere
udito,muovendosi con passo felpato mentre per il proprio
odore,Sesshomaru non aveva capito come facesse a coprire la propria
presenza,ma probabilmente,se quello yokai sapeva essere così
furtivo,probabilmente sapeva come fare,come aveva affermato lo stesso
Ichiin parlando con Muuya. Passo dopo passo si fece più
vicino ai
due,tanto che,con orecchio attento,sentì la conversazione
tra le due
sentinelle.
“Ah,non
vedo l'ora di tornare a valle con gli altri. C'è una femmina
da poco
diventata donna e non vedo l'ora di fecondarla. Sarò anche
giovane,ma voglio una mia discendenza.”,disse uno dei due
yoro.
“E
lei lo sa che ti vuoi accoppiare con lei?”,disse l'altro.
“Ho
provato a dirglielo, ma non sono l'unico che ci prova. Mi sa che
dovrò sconfiggere gli altri in combattimento e poi
potrò mostrargli
quanto sono forte. Così capirà che faccio sul
serio e poi...ho
sentito voci strane su questo posto.”
“Quali
voci?”
“Dicono
che il capo sia sceso in profondità,nella montagna,da dove
esce il
fiume. Pare che alcuni dei nostri abbiano trovato qualcosa di
strano,sottoterra.”
“Cioè?”
“Non
lo so,non lo capito. Ma è alto e grosso,molto grosso e
sembra che
chiunque provi ad avvicinarsi venga respinto immediatamente. Una cosa
da pazzi.”
“Ma
dai davvero? E da chi l'hai sentito?”
“ Beh
da...”
Non
fece in tempo a finire la frase che un taglio,comparso dal nulla,gli
aveva diviso in due parti la trachea,dalla quale sgorgò
sangue come
un otre che si frantuma e riversa tutto il contenuto di fuori,mentre
l'altro yoro,incapace di comprendere quello che era successo si
ritrovò con una lama nel cuore e un inuyokai,più
basso dei suoi
simili lo stava fissando con sguardo gelido e privo di esitazione. Si
accasciò a terra dopo che la lama fosse stata
estratta,facendo
compagnia al compagno,nella morte,che si stava dissanguando,sporcando
il suolo roccioso di liquido vitale. Veloce ed efficiente,un vero
esperto col pugnale,Sesshomaru certamente,non poteva dire che questo
inuyokai non conoscesse il fatto suo,proprio come durante l'attacco
dei lupi all'accampento dei cani.
Ichiin
non perse tempo con i due e attraverso il punto di guardia e si
trovò
subito in uno spiazzò aperto,una piccola area che dava
sempre verso
l'esterno e mostrava in quel punto alla cascata,dalla quale era
entrato anche il loro capo e gli altri probabilmente erano i suoi
guerrieri più fedeli,un corpo di guardia personale. Si
guardò
attorno e si chiese perché mai quei due erano stati messi a
guardia
in quel punto esatto del percorso. Guardò lo
spiazzò e notò sul
terreno polveroso,tracce passi mescolati a resti di carcasse,cervi
data la zona,probabilmente i guerrieri scesi per andare a valle
uccisi da Muuya venivano da questo punto e per qualche motivo erano
scesi più in basso,che fosse per volontà propria
o perché gli era
stato ordinato non poteva saperlo. Doveva proseguire. Percorso un
altro abbondante pezzo di strada sconnessa, con curve ripide un pezzo
del percorso spezzato,forse dovuta ad una frana,giunse alla fine del
percorso sul burrone,dove a lato,nella roccia,scavato dalla pioggia e
dal vento,un passaggio naturale che si inoltrava nella struttura
stessa del piccolo monte,a cielo aperto,dove ancora si poteva vedere
il cielo chiaro e splendente,ben diverso da quello che gli occhi di
Sesshomaru avevano visto,scuro e ricoperto di nuvole. Si
inoltrò
negli spazi stretti e soffocanti di quel percorso creato dalle forze
dell'acqua e del cielo,ma per fortuna Ichiin era più piccolo
e
sottile della maggior parte dei suoi simili e per lui passare in quel
punto fu quasi come percorrere un corridoio,anche se di tanto in
tanto dovette anche lui tirare il petto in dentro,trattenere il fiato
e passare di lato come meglio poteva nella speranza di non restare
incastrato tra quelle lisce pareti di roccia grigia. Passato
l'ennesima strettoia, Ichiin si trovò in una nuova
zona,stavolta
molto più larga e percorribile del percorso fatto in
precedenza.
Questa nuova zona poteva misurare un centinaio di metri e larga
altrettanto,un gigantesco quadrato,dove sulle pareti erano presenti
enormi pitture rudimentali,con animali e figure umanoidi alti fino ad
una decina di metri. Le scene rappresentavano scene molto diverse da
quelle che si potevano trovare in una caverna,dove al posto di scene
di caccia,o raccolta nel caso di una tribù erbivori come i
cervi e
scene di vita quotidiana erano presenti elementi decisamente
originali e Ichiin si trovò a girare lo sguardo lentamente
da un
capo all'altro della grande area semi-naturale. Uno dei murali
rappresentava un ambiente naturale,una foresta,identica a quella
della terra in cui si trovava,con una grande presenza di alberi e
alcuni cervi intenti a nutrirsi. Nulla di significativo a prima
vista,poi la scena continuava e in mezzo alla vegetazione compare una
figura,dalle forme maschili a giudicare dal rudimentale
disegno,completamente bianca,molto alta intenta ad osservare un cervo
e nella scena successiva lo stesso individuo tocca il cervo in mezzo
alla corna e pare mutare forma e l'animale,da quadrupede diviene
bipede e dalla posizione erette anche il suo aspetto cambia,divenendo
un uomo,ma con le corna ancora sopra la testa. Nelle scena dopo la
figura bianca avanza nella foresta seguito dal cervo umanoide e lo
conduce ad una cerva,che a sua volta viene toccata sulla testa,muta
forma e diviene una donna. Poi la figura bianca prende le mani dei
due cervi e le unisce,facendo in modo che si prendano per mano e
nella scena dopo si vede una piccola comunità di
individui,alcuni
con i palchi sopra la testa e delle figure più piccole al
centro di
essi,molto probabilmente dei bambini.
“ Pitture
su muri. A giudicare dalla scene e dal modo in cui scorrono l'una
verso l'altra si direbbe una storia,si direbbe un mito delle
origini...”,disse il basso inuyokai esprimendo un suo
pensiero a
voce alta, “Bello,ma non è questo quello che mi
interessa. Però a
pensarci bene,la figura in bianco...se fosse realmente lui quello
rappresentato,allora vuol dire che sono sulla strada giusta.”
Si
ora aveva la conferma di quello che stava cercando e si,le parole del
capo degli shika corrispondeva a verità,eppure era strano,il
luogo,per quanto grande ed areato gli pareva chiuso,senza altre
uscite,se non quello dalla quale era giunto e per di più,non
c'erano
yoro in questo luogo,ma la presenza delle guardie trovate sul
percorso diceva il contrario,c'era qualcosa di strano,poi,da sopra le
pareti della gola si udirono dei forti ululati,estrasse il pugnale e
si preparò a combattere. Era una trappola.
Non
la strada in salita aveva stancato Sesshomaru,o meglio,il suo corpo
durante la corsa,ne i rami avevano impedito all'assassino di tenergli
testa in quell'inseguimento. Percorsero lo stesso sentiero che li
aveva portati al villaggio,ed ora correvano sulla stessa strada che
gli Ainu avevano percorso per giungere nella area più sacra
della
parte in superficie del tempio,la grande piazza con la gigantesca
statua di Kummarakuri,
antico capo degli shika. Ezio avrebbe voluto parlare nuovamente con
Minerva,con quella antico essere che nel suo mondo era stata
identificata dagli antichi come una divinità,che fosse
Minerva per i
latini,Atena per i greci o Menrva per gli etruschi,qualunque nome gli
avessero dato era un essere misterioso,una donna esistita,da quello
che aveva capito l'assassino,in un epoca precedente da ben prima di
quando il mondo si riteneva essere stato creato dalla mano di
Dio,secondo le sacre scritture. Non sapeva niente di lei,se non
quello che gli aveva raccontato,ma alle sue orecchie era parsa una
storia veritiera quanto una fiaba della buona notte,ma allo stesso
tempo,impossibile da rifiutare,sapendo già che quelle
meraviglie del
lontanissimo passato del mondo,erano vere e lui stesso,le aveva
toccate con mano. Ma perché era qui anche lei e
perché aveva
posseduto Sesshomaru? Cosa voleva da lui? Cosa sapeva di lui? E
perché in quel mondo dagli elementi così
fantastici erano presenti
anche le tracce di quell'antico popolo? Non ci capiva niente,era
tutto troppo complicato. La magia e la tecnologia,un passato
misterioso che si mescolava ad un presente incomprensibile,tutto
possibile e nulla di certo. Quel mondo e il suo,così simili
eppure
così diversi. Ma ora doveva pensare solo a correre,a
inseguirlo,a
bloccarlo e costringerla a parlare. Non sapeva più niente e
prima di
certo non sapeva molto. Non sapeva nulla di magia,non sapeva nulla
degli yokai,non sapeva nulla di quella terra e non sapeva nulla di
quel mondo,non era nemmeno certo se in mondo simile Dio fosse un
entità più concreta e reale di quanto lo fosse
nel suo d'origine.
Ma una cosa la sapeva per certo...correre.
I
lupi saltarono giù dalle pareti,incuranti della distanza dal
suolo,una decina di metri,poiché erano yokai e gli yoro
erano
abbastanza forti ed elastici da poter reggere il corpo. Ichiin sapeva
che non aveva vie di fuga accessibili al momento e tornare indietro
solo per rischiare di morire mentre strisciava in mezzo alle rocce
non era una buona idea. Ma non poteva neanche restare circondato,lo
svantaggio era evidente e lui,con solo un pugnale non poteva certo
combatterli tutti solo con quell'arma. La situazione non era brutta.
Era orrenda. Tuttavia restava lucido,concentrato,motivato a
combattere,a sopravvivere. Sesshomaru sapeva bene come si poteva
sentire Ichiin in quella situazione,del resto anche lui,si era
ritrovato alcune volte in situazioni simili. I selvaggi si
avvicinavano a lui scoordinati e maldestri,lanciandosi a testa bassa
impugnando lance,bastoni o armati solo dei loro artigli. Ichiin
restava fermo,in posizione di combattimento,con la presa rovesciata sul
pugnale,la cui punta era rivolta verso il basso. Restava
fermo,immobile,calmo e paziente. La sua calma e la loro violenza,la
sua attesa e la loro fretta,la sua abilità...la loro morte.
Il primo
yoro si lanciò in avanti con l'intenzione artigliarlo
direttamente
al volto,ma Ichiin colmò la distanza in un attimo e in un
rapido
colpo gli tranciò le dita della mano omicida,poi gli passo a
fianco
da sotto il braccio e in rapido colpo di punta gli aprì un
piccolo
foro sull'arteria laterale al collo,dove in pochi secondi si sarebbe
dissanguato. Fu la volta poi di una altro assalitore,veloce e
scattante armato di una lancia dalla punta di legno,che gli si
buttò
contro con l'arma estesa al massimo. Fu facile scartarla leggermente
di lato e affondare rapidamente,per tre volte di fila in un
rene,facendo soffrire il lupo come non mai e poi farlo cadere a
terra. Ma non prima di strappare di mano la lancia dalle mani dello
yoro,girarsi e scagliarla contro uno yoro grande e grosso con in mano
un pesante randello di legno,che fu centrato in un occhio e
trapassato fin dietro la nuca. Più per la forza del braccio
che per
la qualità dell'arma. Il quarto,il quinto,il sesto e
così via,un
colpo dopo l'altro e ogni yoro che gli veniva contro si apprestava a
dare un ultimo saluto al mondo,tra un impulso di dolore e una copiosa
perdita di sangue. Erano in tanti,erano in troppi anche per uno abile
con la lama come lui,una lama piccola certo,ma usata molto bene.
Purtroppo tale abilità aveva ben poco effetto sul morale dei
lupi,yokai fieri,testardi,incivili tanto quanto la più
selvaggia
delle bestie. Forza,tenacia e una testardaggine così
radicata nel
loro retaggio come razza,che le pietre in confronto parevano fatte di
sabbia. Non importava quanti ne morissero o quanti di loro morissero
o quanti di loro arrancavano a terra feriti e doloranti,avanzavano
come gruppo,come tribù,o meglio,come un branco,ragionando
sulla
forza del numero e lui,era solo. Il pugnale non sarebbe bastato a
farli arretrare,concepivano solo la forza,non l'abilità e se
era
forza l'unica cosa che le loro semplici menti comprendevano allora
avrebbero avuto la forza,non aveva altra scelta.
“Volete
vedermi cattivo? E va bene...VE LA SIETE CERCATA.”
Vide
l'ennesimo yoro corrergli incontro,alla stessa maniera degli altri
compagni al suolo e nel vederlo Ichiin cambiò
espressione,che
divenne molto più feroce e i suoi occhi divennero rossi con
le iridi
verdi,strette,come gli occhi di un mostro privo di ogni
ragionevolezza. Sesshomaru non poteva osservare quel mutamento
dall'interno,ma riconosceva la sensazione,la ferocia,l'istinto
sanguinario che circolava nelle vene insieme al sangue. La bestia
è
l'uomo nello stesso individuo. Dove finiva la ragione e iniziava la
sete di sangue. Un confine difficile da marcare con precisione. Uno
scatto,rapido come il vento e lo yoro non lo vide più,poi
uno
squarcio lunghissimo,dal fianco destro alla spalla sinistra,tanto
profondo che si potevano vedere i muscoli e i gli organi sottostanti.
Cadde a terra senza nemmeno potersi difendere. Il colpo fu
così
feroce e brutale che gli altri yoro più indietro si
fermarono
esterrefatti per quello che riuscirono a vedere,non molto in
effetti,ma abbastanza per capire che Ichiin non era più
visibile.
Altri due fecero per combattere dopo che si fermarono a capire cosa
fosse successo,ma uno dei due non fece in tempo a reagire che
all'improvviso il braccio che teneva l'arma,un pesante bastone,cadde
a terra come se fosse fatto fango e poi il sangue iniziò a
precipitare a terra come un fiumiciattolo in primavera,l'altro a lui
vicino si accorse con la coda dell'occhio cosa fosse successo,ma un
cedimento improvviso lo fece cadere a terra di schiena,provò
a
rialzarsi ma non ci riuscì e capì
perché,quando vide che le sue
gambe erano rimaste in piedi,senza di lui,immobili,come di pietra e
infine dai monconi inferiori,fiotti di sangue sgorgavano dal punto
dove prima erano stati recisi i piedi,fin alla metà di
entrambi i
polpacci. Poi,i due yoro iniziarono ad urlare,più dal
terrore che
dal dolore e li i loro compagni intuirono una sola cosa. C'era
qualcosa che non quadrava in quella imboscata. Altri tre lupi furono
presi in fila e tutti e tre furono decapitati e i colli divennero
inquietanti fontanelle vermiglie. Tra gli yoro,la
paura,dilagò. Se
Sesshomaru aveva ancora dei dubbi sulle autentiche capacità
di
Ichiin in combattimento ora non aveva più alcun dubbio.
Questo
piccolo inuyokai non era un semplice viaggiatore,come aveva affermato
in precedenza,No. Era un guerriero,un vero combattente. Nella visione
precedente questo cane aveva dimostrato un indole pacifica,di chi
evita il combattimento,di chi preferisce la pace alla guerra. Ma ora
pareva completamente l'opposto all'inuyokai che aveva visto la prima
volta. I colpi di Ichiin ora erano feroci e implacabile ed anche con
un arma così corta era stato in grado tranciare arti e
mozzare teste
senza alcuna fatica,con la naturalezza tipica di chi è
abituato da
sempre al combattimento. Proprio come lui del resto. Gli yoro
iniziarono ad arretrare di fronte a quel cane,così abile con
un arma
così piccola era stato in grado di uccidere svariati giovani
lupi
senza alcuna fatica,anche in minoranza numerica e forse,sarebbe
riuscito ad andare avanti ancora per molto,molto,molto
tempo,perché
non dava a vedere segni di stanchezza,ne cedimenti di alcun genere.
Era forte,veloce e bravo,anzi,più che bravo a combattere. Un
livello
di abilità che raramente si era visto tra genti
così selvagge,come
la loro.
“Cosa
state facendo?”
Una
voce,un uomo,dall'alto di una delle pareti dipinte,si stagliava
sull'area come una presenza minacciosa. Non si riusciva a
vederlo,poiché si era messo in direzione del sole,che da
quel punto
accecava chiunque cercasse di osservalo. Ichiin a quel punto si
fermò
a combattere,lasciando che i selvaggi arretrassero in cerca di
salvezza.
“Così
tanti giovani disposti a combattere,a sporcarsi gli artigli di sangue
nemico ora arretrano come cuccioli impauriti? Siete
vergognosi.”,disse la figura in alto.
Era
alta e massiccia,forse più di due metri,ma per il resto non
la si
poteva vedere con chiarezza,poiché,l'eccessiva luce del sole
alle
sue spalle proteggeva la sua identità.
“Tu
dannato,ci hai mentito,avevi detto che sarebbe stato facile
ucciderlo.”,disse uno dei tanti yoro presenti nella folla.
Sesshomaru
non poté non chiedersi chi fosse quell'uomo e cosa ci
facesse li. Il
sogno,il ricordo o qualunque cosa fosse stesse vivendo,si faceva via
via sempre più strano e misterioso.
Erano
giunti alla piazza principale del tempio,la dove diverse ore prima
era stata combattuta una battaglia,ora,era tornato ad essere un luogo
di pace,una tranquilla rovina nel mezzo di una foresta
lussureggiante. Ma la pace di quel luogo era stata disturbata una
seconda volta,da due esseri intenti a correre,in quella piazza,dove
ai lati della stessa un buon numero di scheletri in forma
umanoide,trasportavano i cadaveri,intenti a portarli chissà
dove e
farne cosa l'assassino non lo sapeva e in quel momento non gli
interessava. Sapeva solo che il fiato nei suoi polmoni ormai era
giunto quasi al termine e presto o tardi avrebbe dovuto cedere. Anche
per un uomo ben allenato come lui,correre a perdifiato per un lungo
percorso principalmente in salita,poi la grotta,la discesa prima
della piazza ed ora la piazza stessa,era troppo persino per lui e il
peso del suo equipaggiamento di certo non lo aiutava. Poi ad un certo
punto della corsa Il corpo di Sesshomaru spiccò un balzo in
aria,tanto alto e forte da fargli guadagnare una buona misura
sull'assassino e quando atterrò non si mosse
più,dando le spalle ad
Ezio,che rallentò e grato all'interruzione di quella corsa
iniziò a
riprendere fiato. Avrebbe potuto correre ancora per qualche
chilometro,ma una boccata d'aria fresca a riempire i polmoni di certo
non gli sarebbe dispiaciuto.
“Mi
sorprende che tu non abbia usato un qualche tiro mancino per
fermarmi,profeta. Sono certa che ci saresti riuscito benissimo
eppure,hai preferito inseguirmi e nient'altro...”,disse
Minerva con
la sua voce prodotta attraverso la gola dell'inuyokai,per poi girarsi
e fissarlo con quegli occhi privi di ogni pigmento,
“Perchè?”
Ezio,tra
un respiro e l'altro guardò Sesshomaru,o meglio, Minerva in
quelle
pupille vuote e apatiche con fare risoluto e combattivo. Gli occhi
da rapace del mentore fiorentino erano carichi di energia
inespressa,quella stessa energia che ancora lo motivo a confrontarsi
con quell'antico essere.
“Forse
questo bambolone dopo tutto mi è simpatico.”
“Simpatico?
Pensi che un semplice aggettivo basti a giustificare questa tua
fatica? Rinuncia,il tuo compito è un altro e non stando in
questo
piano dell'esistenza che porterai a termine il tuo compito.”
“Lo
dici come se avessi scelto Minerva. Credi davvero che volessi
trovarmi in questa versione fantastica dell'estremo oriente,a
interpretare la parte di un Marco Polo fatta decisamente male? Non se
ne parla è piuttosto dimmi,anche tu,come i templari,gli
assassini e
tutti i frutti dell'eden che tu e la tua gente vi siete lasciati
indietro,perché siete tutti qui?”
“Non
ti riguarda assassino. Ti dirò solo che la tua presenza qui
e dovuta
al caso,nulla di più.”
“Davvero?
Allora anche quello che è successo nel tempio a Roma,sotto
il
colosseo,anche quello è un caso? Perché il tempio
si è attivato?”
“Lascia
perdere. Sfidi concetti e conoscenze che esulano dalla tua
capacità
di comprensione. La tua specie apprende velocemente man mano che
avanzate nelle epoche,ma siete ancora lontani dal concepire cose di
gran lunga più complesse,cose che al punto in cui la tua
specie si
trova non osa neanche immaginare.”
“E
per quanto riguarda lui?”,disse Ezio indicando il corpo di
Sesshomaru, “Che vuoi farne di lui?”
“Lui
non è affare che ti riguarda assassino. Lascia che gli
eventi
facciano il loro corso. Questo mondo non è la tua
casa.”
“Ma
è la mia causa ciò per cui mi batto. Sesshomaru
ha diritto di
essere libero quali siano le conseguenze delle sue scelte è
tu,che
hai preso possesso del suo corpo giochi con la sua
libertà,come se
fosse un pupazzo.”
“Credi
che mi diverta a prendere possesso di questo yokai,spirito,essere
soprannaturale non importa quale sia il modo in cui lo chiamano qui.
Credimi,come lui non c'è nessun altro al mondo,sia in
termini di
spazio che di tempo. In qualunque terra,in qualunque
nazione,cultura,etnia e civiltà del mondo abbiamo visto la
loro
razza in questo mondo,quasi come voi umani,espandersi e
riprodursi,viaggiare e cambiare nomi a seconda dei popoli che li
hanno conosciuti: Mesopotamia,Egitto,Grecia,Roma,le terre dei celti e
dei germani,Africa,Arabia e così via. Ogni
civiltà a dato un nome
differente,mescolandosi ai miti e alle credenze di ogni popolo che
hanno incontrato,fossero popoli umani o no. Della sua specie
c'è ne
sono nel mondo e ognuno interagisce con le altre creature in maniera
differente...ma questo ragazzo,come lo chiami tu è una
faccenda più
grande di te. Rinuncia profeta,lo dico per il tuo bene.”
“E
se non volessi rinunciare? Che cosa vorresti farmi?”
“Io
niente,sono io il problema qui,ma lui. Tu in lui vedi più
luce di
quanta c'è ne sia veramente,ma ti posso garantire che
ciò si
nasconde nel profondo è un abisso è infondo ad
esso si nascondono
orrore e meraviglia in egual misura. Vedessi tu quello che io vedo in
lui...la tua mente collasserebbe su se stessa,profeta. Ora devo
andare.”
“Andare?Dove?
Non hai spiegato niente Minerva.”
“Anche
se la sua mente dorme,il suo essere mi respinge. Si,questa creatura e
molto più forte di quanto io potessi immaginare.
Farà ciò che deve
fare, a tempo debito, esattamente come te. Addio.”
“No
aspetta.”
L'inuyokai
chiuse gli occhi, per poi crollare al suolo come un albero abbattuto
da un falegname e subito Ezio gli andò
incontro,sovrastandolo,passando con gli occhi sul corpo inerte dello
yokai in cerca di ferite o segni particolari,né
trovò uno
sull'avambraccio destro,una serie di linee che percorrevano la
cute,che pian pian si ritiravano,accorciandosi verso il polso e
poi,fermarsi definitivamente.
“Ma
che diavolo...”
Aprì
le palpebre di Sesshomaru per vedere se fosse cosciente ma quello che
vide fu nuovamente un a pupilla bianca e inanimata. Era incosciente e
non pareva volersi riprendere. Tuttavia il petto si alzava e si
abbassava ad un ritmo lento e coordinato,se non altro respirava. Era
confuso,perché Minerva aveva fatto di tutto per scappare e
poi
fermarsi nella piazza del tempio,solo per parlargli? No,il motivo non
poteva essere così semplice. Che c'entrasse qualcosa la
scoperta che
avevano fatto sotto il tempio? In effetti questo avrebbe spiegato
perché Minerva si fosse diretta verso il tempio,nello stesso
punto
in cui loro stessi erano entrati,ma Urtak,prima che se ne fossero
andati aveva chiuso la prima e la seconda porta che conduceva al
monolito e quindi non sarebbe potuta entrare,oltretutto non senza un
corpo fisico. Questo avrebbe spiegato la possessione per mezzo della
tavoletta,un frutto dell'Eden,senza alcun dubbio e questo spiegava il
dover usare un tramite per potersi spostare. Si tutto tornava,c'era
qualcosa si importante la sotto e forse l'albero e la tavoletta erano
collegati in qualche modo. Eppure,c'era una domanda che non pareva
avere una risposta esaustiva. Perché Sesshomaru?
Perché prendere
possesso del suo corpo? E poi, tutta quella pantomima,tutta quella
discussione e solo per girare attorno alla questione che più
premeva
ad Ezio in quel momento. Chi era veramente quel ragazzo? Quel
bellimbusto con una forza mostruosa e un taglio di capelli che
avrebbe fatto invidia a qualunque principessa lo confondeva,non era
umano e non capiva cosa fosse per l'esattezza,come per gli altri
membri di quella strana combriccola formatasi da poco. In quel mondo
gli umani erano presenti e per ora aveva incrociato solo queste
creature come simili della razza umana e chissà,forse
c'erano altre
creature e razze simili agli umani in quel mondo da fiaba,ai suoi
occhi,una parodia esagerata della realtà come lui la
conosceva.
Eppure Minerva sembrava insistere sul volerlo allontanare da
Sesshomaru,che temesse di scoprire qualcosa su di lui che non doveva
apprendere? E se si,cosa? Lo volevano i templari,lo volevano gli
assassini e adesso anche i membri della prima civilizzazione? Troppe
parti in gioco per appropriarsi di una sola persona. Ezio
fissò il
volto di Sesshomaru steso a terra è l'espressione sul suo
volto
mostrava apertamente la sua preoccupazione.
“Ragazzo...chi
sei tu veramente?”
Ezio
non fece in tempo a contemplare quella domanda che gli frullava in
testa che alle sue orecchie,seppur coperte dal cappuccio
bianco,udirono una serie di passi alle sue spalle e senza neanche
pensarci estrasse velocemente la cinquedea che portava in vita,vicino
ai pugnali da lancio e la puntò alla gola del
malcapitato,fermandosi
per tempo prima del colpo fatale,quando si accorse della
creatura,fragile e spaventata che aveva di fronte.
“Toran?”,disse
il fiorentino sorpreso.
La
pantera era immobile,catatonica alla vista dell'amato steso a
terra,inerme,come un cadavere. Tremava,spaventata,confusa e
disorientata,osservava Sesshomaru privo di ogni reazione,scomposto al
suolo e senza dare segno di volersi riprendere.
“Ezio...che
cos'è successo?”,disse lei in preda all'emozione.
Troppe
cose da dire,nessun modo giusto per farlo,tutto da capire e niente di
comprensibile.
In
quel momento,con tutto il suo addestramento,con tutta la sua
esperienza e con tutta la sua abilità,si sentì
preso alla
sprovvista. Una delle poche volte,che la sua lingua non riuscisse a
tirarlo fuori da una brutta situazione.
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Capitolo 22 *** Un potere vacillante ***
In
quello stesso istante,al castello della regina Otsune.
Spesso
la maggior parte degli individui non si sofferma troppo sul
passato,non solo il proprio,ma più in generale al passato
come tempo
andato e ormai perduto,di epoche che esistettero ed ora non
esistevano più. Soprattutto gli yokai,con le loro vite
longeve e i
loro giorni simili ad un eterno presente fatto di battaglie,di
guerre,di duelli e di ricerca del potere e chi più ne aveva
più ne
voleva,come gli ubriachi,che più bevevano e più
volevano bere.
Troppo di troppe cose e troppo in fretta,nonostante una vita lunga
secoli,mostrare forza in un sintomo di onnipotenza,solo per poi
perdere tutto in un battito di ciglia. Avere così tanto e
alla fine
restare senza niente. Ma ad Akira no, lui, paradossalmente, pareva
modesto,per essere un dayokai. Vestiva sempre alla solita maniera,un
kimono bianco,un hakama nero e tabi bianchi,sempre così,da
quando
aveva dato quella festa nella sua dimora la gente se lo ricordava
così,anche perché era stato lui a scacciare gli
assalitori del suo
castello e che avevano colpito non solo lui e la sua
proprietà,ma
anche i suoi ospiti più illustri. Gli assassini,quanto era
grato al
loro assalto alla sua dimora. Il suo non era un pensiero ironico,era
davvero grato al fatto che gli assassini lo avessero attaccato nella
sua stessa casa,durante un evento pubblico e solo per uccidere lui,il
gran maestro del ramo giapponese dell'ordine,più gli altri
membri li
presenti,molti di loro appartenenti alla classe nobiliare. Tra gli
ospiti vi furono molte vittime e tutte incredibilmente,erano
già un
bersaglio designato per una lama celata. Alla fine della battaglia
Akira chiese attentamente ai suoi sottoposti di fare una stima esatta
delle perdite subite,sia tra le loro fila,che tra quelle degli
assassini. Da entrambe le parti si sfiorava il migliaio di
deceduti,tra guardie,nobili,guardie delle molteplici scorte personali
e assassini compresi. Una vera mattanza. Ora godeva della stima di
tutte le famiglie dei nobili presenti,il che creò il
sostegno
pubblico alla sua nuova casata e dove pubblicamente si incolpava per
non aver svolto il suo pieno ruolo di castellano,sottolineando quello
che aveva descritto come un fallimento nella difesa del suo castello
e dei suoi invitati e nel frattempo stringeva accordi politici con le
altre casate e nell'ombra,reclutava nuovi membri per l'ordine dei
cavalieri templari e rinforzava la sua posizione con i vecchi membri
tra gli yokai sotto la sua guida. Tutto pareva filare liscio per lui
e le sue manovre. Ma era qui che adesso doveva stare attento,era
qui,che rischiava di scivolare nel fallimento,ora che nella sua
posizione era arrivato più in alto di prima. Sarebbe bastato
un
niente e avrebbe potuto perdere tutto. Non doveva farsi prendere
dall'arroganza e ragionare a mente fredda e lucida,distaccato dal
momento presente e osservare tutto quello che succedeva da
più punti
vista,analizzando e pianificando le prossime mosse a seguire e
insieme ad esse,anche le possibili scappatoie in caso di fallimento e
se anche quelle avessero fallito,anche le scappatoie delle
scappatoie. La mente del maestro era una fucina di idee, sempre
pronto a ragionare su un nuovo problema da risolvere,in parte per
diletto e in parte,per necessità. Ed in quel momento,in quel
preciso
istante della sera era impegnato a risolvere un altro quesito e
stavolta,solo per diletto. Come soddisfare l'autoproclamata regina
degli ainu,che al momento si trovava piacevolmente infilzata sopra di
lui? Beh, a questa domanda era piuttosto semplice rispondere.
Colpire,colpire forte e con foga,come piaceva a lei. I movimenti
pelvici di Akira,nonostante fosse sotto la regina,affondava dentro
Otsune con tale forza che pareva un atto violento e brutale,tanto che
per aumentare la potenza della spinta non esitò a portare
entrambe
le mani sopra i glutei di lei e nella foga dell'atto,la spingesse
con forza verso il suo bacino,mentre lei,preda cieca della ardore e
del piacere non solo urlasse senza ritegno ma piantò
entrambe le
mani nei pettorali di lui,duri come la pietra e iniziasse ad
artigliare con tutta la forza che possedeva nelle braccia,un inezia
se confrontata con quella del gran maestro e aprire fresche ferite
sul petto,nel tentativo di squarciarglielo,tale era
l'eccitazione,selvaggia ed incontrollata di quel sesso,più
adatto a
due belve feroci,che a due esseri senzienti. Poi,in un movimento
veloce e inaspettato,uscì dalle membra di lei e in una
rapida
mossa,simile ad un movimento degno di un lottatore,le passò
da sotto
con agilità,proprie in mezzo alle gambe,la cinse con
entrambe le
braccia e senza alcuna delicatezza e da sempre da dietro la prese e
la gettò sotto di se,cadendo di fianco e lui,con forza e
precisione,la penetrò di nuovo e iniziò
nuovamente a spingere,ma
con il doppio della forza e della velocità e lei a quel
punto,non
seppe più come reagire. Spingeva,spingeva e spingeva,come un
mostro
disumano,tanto preciso quanto selvaggio e lei,si sentì
bloccata
sotto la sua ferocia. Colpiva ancora,ancora e ancora,sempre
più
forte,sempre più veloce e lei di pari passo,so faceva sempre
più
incontrollabile. E poi giunse la fine,in un esplosione di piacere
primordiale,un autentica forza della natura. Era paragonabile ad un
inondazione o ad un terremoto,tanto che Otsune tremava in preda al
piacere ultimo che solo Akira sapeva procurargli. Tempo addietro in
quanto regina,aveva messo alla prova numerosi
guerrieri,sciamani,umano e non,chiunque fosse in grado di reggere a
quella furia che lei stessa cercava nei suoi amanti,ma niente,nessuno
era stato in grado di dimostrare quel potere che lei andava cercando
nel furente e selvaggio atto del coito e quindi,non esitava due volte
a scartarli quando andava bene e a sacrificarli,quando le cose si
facevano veramente deludenti. Ed Akira,era stato l'unico a soddisfare
questa sua brama di potenza animale,su tutta se stessa. Un uomo
adatto a comandare e a farsi ubbidire senza che nessuno potesse
dirgli di no e talvolta,anche lei si vedeva in quel ruolo di
sottomissione assoluta...e le piaceva. Fino a quando lui supportava
il suo dominio sugli ainu e di tanto avessero intrattenuto dei,
rapporti diplomatici, come li chiamava Akira, gli avrebbe donato
tutta se stessa,anche se questo avrebbe voluto dire essere dipendente
da lui e dalle sue risorse,senza contare il fatto che l'avrebbe
aiutata anche ad esplorare il misterioso passato del suo regno,per
scoprire quali misteri nascondeva Ichiin attorno alla sua figura e a
quello che aveva lasciato dopo di lui. Si,tutto filava liscio secondo
i suoi desideri e meglio di così non poteva andare. Akira si
piegò
verso Otsune e la baciò come solo un amante esperto sapeva
fare,per
poi staccarsi a voler riprendere fiato,mentre lei lo fissava con
occhi carichi di lussuria.
“Anche
questa volta hai soddisfatto con vigore questa regina. Saresti un re
se solo lo volessi.”, disse lei sorridendogli ancora con
ardore.
“Se
fossi un re non avrebbe senso che io sia qui semplicemente come
ospite. E se dovessi scegliere se essere un ospite ben gradito o un
re straniero su un trono che non mi appartiene mia cara,sceglierei
volentieri la prima opzione.”
“Adulatore.”
Lui
si staccò dai lei e si alzò dal giaciglio di
pelli animali,che era
posto poco lontano dal fuoco e si diresse verso un basso tavolino
d'avorio dov'erano state lasciate carne di cervo,semi di zucca e due
tazze colme d'acqua,una delle quale venne svuotata per metà
dal
maestro templare,assettato dopo l'atto amoroso.
“Ora
non ci resta che aspettare di ricevere notizie da parte di
Marsatap,così da poter scoprire cosa si cela sotto il tempio
dei
dannati Yuk.”
“Yuk?
La parola ainu per cervo,corretto?”
“Si,voi
del sud li chiamate Shika,anche quando vi trovate qui. Trovo
insolente il fatto che tu sappia parlare la mia lunga e nonostante
ciò,continui a parlare nella lingua di Yamato,in casa
mia.”
“Ma
se facessi come vorresti tu,dovrei parlare in ainu per farti una
cortesia e,ti toglierei il privilegio,oltre che la grazia,di parlare
la mia lingua di fronte al tuo popolo,senza poter apparire
più colta
e saggia,di fronte al tuo stesso popolo,oltre che con la tua corte,di
fronte ad uno straniero tanto ignorante quanto il
sottoscritto.”
“Spudorato,oltre
che adulatore. Sei snervante quando fai così.”
Akira
trattenne una risatina subito prima di bere ciò che restava
dentro
il bicchiere,appianando così la sua sete.
“Lo
ritengo un incantevole elogio. Ma tornando a noi,dobbiamo ancora
discutere della natura della nostra alleanza e delle future
prospettive riguardo ad essa. Questa collaborazione deve ancora dare
i suoi frutti.”
“Tutto
il sesso che facciamo non è già un buon
risultato?”
“La
promessa dell'orgasmo in se è un ottima motivazione per
iniziare un
rapporto di reciproco aiuto,ma è un premio che dura solo per
l'attimo che si prova e poi,svanisce. Io intendo,qualcosa di
più...pragmatico.”
“E
sarebbe?”
“Una
presenza permanente di alcuni fidati membri del mio ordine presso la
tua corte e il loro intervento in politica,commercio ed
esercito,appena ne formerai uno ufficiale.”
“E
in cambio?”
“Truppe,risorse
e aiuti in genere,quando più ti faranno comodo,anzi,in
questo
preciso istante diversi contingenti sono in arrivo presso il tuo
castello è per vie che tu stessa controlli. Sono certa che
abbia i
mezzi per controllare personalmente che non mento.”
Otsune
lo guardò dal letto soffermandosi piacevolmente sulle forme
di
Akira,grosso e forte, pieno di potenza. A prima vista e senza
conoscerlo,pareva una montagna di muscoli con un bell'aspetto e nulla
più,ma guai a cascare nelle apparenze e lei,lo sapeva bene.
La
prima volta che lo vide era ancora una sciamana girovaga,una manciata
di secoli addietro,intenta a spostarsi di villaggio in villaggio ad
offrire i propri servigi in cambio di un pasto e di un posto dove
passare la notte. Un giorno di neve abbondante e mentre percorreva
una spiaggia del costa più a nord dell'Hokkaido vide un
uomo,un
dayokai,seduto sulla sabbia intento a guardare il mare mentre dei
pescatori umani del luogo remavano in piccolo gruppo di
imbarcazioni,piccole canoe da tre posti e giunti nel punto voluto
gettarono le reti sperando in una pesca abbondante. Più si
fece
vicino e più confermò a se stessa che quello
yokai era delle terre
più a sud,l'odiata yamato,territorio dei popoli
invasori,provenienti
da oltre il mare occidentale. Lo si poteva vedere giù da
come era
vestito che non era un ainu e lei con atto di sfida gli si rivolse
contro. Ricordava ancora quando gli disse,nella lingua della sua
gente,che lui non doveva trovarsi li e che doveva
andarsene,immediatamente e lui semplicemente la guardò un
attimo,senza proferire parola,semplicemente le sorrise,la
guardò
ancora e poi si alzò e gli disse quelle parole,quelle esatte
parole,che lei non avrebbe mai dimenticato,in ainu.
“Sono
giunto fin qui a far riemergere quel passato perduto ormai da tempo e
non posso permettermi di tornare indietro. Le andrebbe di aiutarmi
nella mia ricerca?”
Da
quel giorno,la vita di Otsune cambiò.
Ed
ora sedeva su un trono che lei stessa aveva rivendicato come suo,con
l'aiuto di Akira e di quella grandissima fetta di ainu che covavano
ancora un cieco rancore verso il popolo di Yamato,gli abitanti del
Giappone più a sud,dove vivevano in territori più
fertili e
produttivi,dove pregavano altri dei,dove si erano impossessati di
terre che per diritto appartenevano agli ainu e ai loro antenati e
sulla avrebbero dovuto essere loro a coltivare il riso,a godersi il
caldo sole dell'estate afoso e sempre loro a godere di ambienti
più
ospitali e accoglienti. E invece erano stati scacciati da popoli
stranieri provenienti dalla terra ad occidente aldilà del
mare,
costringendoli a vivere al gelo,alle intemperie della natura
più
feroce e questo,nei secoli, ne erano usciti
irrobustiti,rafforzati,incattiviti e più fanatici verso
coloro che
gli avevano fatto dono di quella regione selvaggia e inospitale.
Sarebbero dovuti morire,ma ciò che avrebbe dovuto ucciderli
li rese
tanto resistenti,quanto il loro odio secolare, ed ora Otsune
comandava su un popolo che era disposta a seguirla,a venerarla, a
morire per lei,ad uccidere per lei e se necessario, a commettere
qualunque atrocità che lei avrebbe detto loro di fare.
Cos'erano gli
ainu,se non un popolo devoto alla loro regina-sacerdotessa? E che
cos'è un popolo devoto,se non argilla nelle proprie mani,da
plasmare
a proprio piacimento? Un popolo unito nella fede e nella rabbia.
Quale terribile strumento nelle sue mani.
“Io
ti posso anche credere Akira,ma è un altra la cosa che mi
preoccupa.”
“E
sarebbe?”
“A
che punto ti trovi con gli antichi scritti? Sei riuscito a
decifrarli?”
“Ah
quelli,certo...”
Akira
si girò verso Otsune osservandola con aria calma e
disinvolta,mentre
lei,non faceva nulla lo guardava come se si aspettasse delle notizie
che soddisfacessero il suo carattere,turbolento e iroso.
“Le
mie ricerche sono ancora allo stesso punto. Mi riesce difficile
trovare una chiave di traduzione riguardo a quella scrittura.”
A
sentire quelle parole Otsune si alzò dal letto,mossa da uno
scatto
di nervosismo e si avvicinò ad Akira,puntandogli un dito sul
petto.
“Cosa?
Com'è possibile che non ci riesci? Mi avevi assicurato che
c'era la
possibilità di tradurli. Mi hai mentito.”
“Ho
detto che c'è la possibilità,non ho mai accennato
al fatto che
sarebbe stato semplice o veloce. Questa lingua è andata
perduta da
migliaia di anni e forse non ha nulla a che fare con la lingua ainu.
Per quello che né possiamo sapere potrebbe essere anche una
lingua
originaria di un altro luogo,addirittura di un altra terra. La vostra
lingua non possiede un sistema di scrittura e anche se avesse delle
correlazioni con l'ainu non potrei fare un confronto,appunto
perché
non ho nulla con cui fare un confronto,di alcun genere.”
“E
quindi che pensi di fare?”
“Prima
di tutto,direi che restare calmi è la prima cosa da fare ed
anche
quella fondamentale. E seconda cosa, necessitò di trovare
altre
prove,altre ricerche. Mi farebbe comodo che tu possa agevolare i miei
tentativi di contatto con la tua gente.”
“Che
intendi con...contatto?”,chiese lei confusa.
“Vedi...il
fatto di essere tuo ospite nel castello,oltre che nel tuo regno,mi
rende estremamente felice,ma,ritengo di essere mal sopportato dalla
tua gente,non che la cosa mi urti e capisco la ritrosia di voi ainu
verso la gente di Yamato come il sottoscritto e questo,purtroppo,non
agevola i compiti che tanto generosamente compio in tuo
favore.”
“Ah
si? E cosa faciliterebbe lo svolgimento delle tue mansioni,che tra
l'altro sono anche le tue passioni?”
“Necessito
di tutta la collaborazione possibile da parte della tua gente. In
parole povere Otsune, ho bisogno che questa gente non mi veda come
una minaccia,ma piuttosto,come un fiero sostenitore della vostra
causa,cosa,che collaborare con te dovrebbe agevolarmi
nell'impresa.”
Ci
fu un attimo di pausa e tra i due scese un silenzio che faceva
più
rumore di qualsiasi urlo. Lei sembrava irritata dalla cosa e lui al
contrario,pareva come al solito,calmo e composto,rigido e paziente
nella possanza del suo corpo muscoloso,come una
statua,impossibilitata a non poter far altro che restare rigida.
“Vedrò
cosa posso fare...ma non ti garantisco il loro amore”,disse
lei
seccata.
“Eccellente.
Stavo anche pensando ad un altro problema che abbiamo in
comune....”
Un
suono di passi,proveniente dall'esterno della stanza,si avvicinava a
loro con grande velocità. La porta di legnò si
aprì e dentro la
stanza si precipitò una delle due giovani sciamane di
Otsune,
presenti al sacrificio degli yoro.
“Mia
signora,mia signora porto notizie...”
La
giovane umana si accorse troppo tardi che era entrata quando la
regina e il suo ospite non erano pronti per ricevere visite,tanto che
Otsune si coprì rapidamente con la coperta in pelliccia di
cervo
stesa vicino alla stuoia e Akira,restava al suo
posto,impassibile,senza coprire la propria gloriosa
nudità,lasciando
alla vista della giovane sconsiderata un ottimo esemplare di yokai
fin troppo audace da osservare in quell'istante troppo intimo,tanto
che lei,dovette girarsi dall'altra parte,imbarazzata per l'accaduto.
“Perdonate
maestà,non immaginavo che foste impegnata,chiedo
perdono.”,tentò
di scusarsi la giovane sciamana con voce tesa.
“Razza
di stupida,come osi entrare nelle mie stanze senza nemmeno farti
annunciare? Mi hai preso per una sgualdrina di basso rango? Dovrei
farti bastonare per questo.”,disse Otsune con tono colmo
d'ira e
indignazione.
“Perdonate
mia signora,ma reco notizie urgenti,della massima
priorità.”
“Parla
dunque e non perdere altro tempo.”
“L'attacco
alla gola del cervo dormiente è fallito”
“Fallito?....come
sarebbe a dire fallito? Marsatap dovrà rispondere di quanto
accaduto”
“Marsatap
è morto.”
“Morto?”
“Si
mia signora,durante l'attacco.”
In
quell'istante Otsune sentì il vuoto attorno a se e un
improvviso
senso di svenimento stava per farla crollare a letto. L'offensiva era
fallita e Marsatap era morto? Due disgrazie l'una dietro l'altra.
Com'era possibile che due calamità si fossero conseguite in
così
rapida successione? Come? Come?
E
più la regina se lo chiedeva,più un altra
sentimento le si faceva
strada verso la sua fragile sicurezza. Il respiro si faceva
più
veloce,il cuore iniziò a battere più forte,le
zanne si snudavano e
una forte energia proveniente dal suo corpo iniziava a manifestarsi
attorno a lei,come piccole fiammelle bianche.
“Chi
è stato il responsabile di questa sfortuna?”
“Hanno
riferito che Urtak è giunto in soccorso del tempio durante
l'attacco...”
“Urtak?
Urtak avrebbe fermato un armata intera da solo?”
“Dicono
che fosse accompagnato da un gruppo di forestieri,tre yokai,di cui
uno yoro e due yokai vestiti come la gente di Yamato e un figuro
aveva il capo coperto.”
Akira,che
stava ascoltando con calma statuaria formulò un pensiero
riguardo a
questa faccenda. Un individuo già noto alla corte e altri
quattro ad
accompagnarlo. Uno yoro,due yokai del sud e un individuo dal capo
coperto.
“Signorina,per
caso,sa se uno degli yokai aveva una lunga ,chioma argentea?”
“Si
signore. Pare che quest'ultimo sia precipitato dal cielo insieme al
corpo del gran sciamano e che una volta a terra si sia
rialzato.”
I
sospetti di Akira erano fondati,Sesshomaru era intervenuto durante
l'attacco e il suo contributo a giovato alla resistenza dei
difensori. Era passato a malapena un mese dal loro ultimo incontro e
subito si era messo a rovinare i piani della regina riguardo alla
situazione con i clan ribelli. Doveva ammetterlo, la
capacità del
giovane inuyokai nel saper rovesciare e rivolgergli contro le sue
aspettative lo rendeva un soggetto interessante agli occhi del
maestro templare. Per Akira, Sesshomaru non poteva certo definirsi un
individuo noioso,questo era certo,ma non si aspettava che
interferisse nei suoi piani tanto presto e in maniera tanto efficace.
Ora la situazione nell'Hokkaido si era fatta quanto mai interessante.
“Fuori.”,disse
Otsune più simile ad un ringhio trattenuto che alla parola
pronunciata da una persona.
“Ma
signora,c'è ancora dell'altro...”
“Ti
ho detto...di andare...FUORI. SPARISCI DALLA MIA VISTA.”
Urlo
della regina pareva un ordine emanato da uno spirito maligno,tanto
che la giovane sciamana scappò via in preda alla paura che
aveva per
la maestra. Otsune era famosa tra la sua gente per molte cose,ma tra
queste,non vi era la pazienza. Lanciò via la coperta in
pelle di
cervo,si alzò dal letto e fece pochi,ma furiosi passi verso
Akira,puntandogli un dito contro il petto muscoloso mentre attorno a
lei le luci iniziavano ad ingrandirsi e al contempo facendosi tanto
più luminose,quanto minacciose,mentre la regina,lo guardava
dritto
negli occhi con uno sguardo feroce,degno della più furente
tra le
bestie nelle sue selvagge terre.
“Tu,dannato
energumeno è tutta colpa tua.”
Akira
all'accusa non cambiò espressione rimanendo piatto e
perfettamente
calmo,impassibile,come la pietra di fronte alla furia della tempesta.
“Mia?
A cosa ti riferisci nello specifico mia cara?”
“Quel
cane,Sesshomaru,c'è lo hai portato tu qui. Deve aver saputo
che sei
qui,nella mia terra è adesso,si è alleato con
Urtak per
spodestarmi,sapendo che raggiungendomi arriverà anche a te.
Hai
portato il nemico alla soglia del mio trono. Razza di stupido buono a
nulla.”
“Calmati
adesso è ragiona a mente fredda. Anche se fossi io il suo
obbiettivo
e tu fossi nel bel mezzo del suo percorso per raggiungermi,come dici
tu,cosa ti fa pensare che non mi esporrei in prima persona per
difendere il tuo trono,ma soprattutto, te Otsune? Politicamente il
tuo appoggio alla mia causa favorisce i miei obbiettivi e i miei
mezzi,favoriscono i tuoi. Quindi, perché mai dovrei condurlo
a
te,quando voglio esattamente che sia lui a venire da me?”
Otsune
non seppe come rispondere a quella affermazione per nulla
celata,restando sbigottita e confusa,tanto da non sapere cosa dire.
“Mi
spiego meglio. Io non solo voglio che mi raggiunga,ma che sia
io,l'esclusivo obbiettivo del suo viaggio fino a qui,in questa terra
gelata e lontana dalla civiltà,affinché sia lui a
raggiungermi,ma,
con le dovute precauzioni e le dovute condizioni,che siano a me,o
meglio a noi, più favorevoli. E poi, non sei curiosa di
vedere in
volto,il cane che così stranamente,secondo le antiche
cronache,avrebbe il volto del primo re,della quale hai tanto bisogno
la conferma per legittimare il tuo potere?”
La
rabbia di Otsune fece posto poco alla volta alla confusione che si
faceva sempre più spazio nella sua mente,mentre al contrario
Akira
appariva come un uomo con le idee ben chiare,tanto che la sua
lucidità di mente pareva tanto lampante da farla sentire
stupida.
“Che
stai dicendo? Spiegati immediatamente.”
“Credi
davvero che lui sarebbe venuto qui solo per uccidere me?
Oppure,ritieni opportuno pensare che gli assassini non gli avrebbero
rivelato certe verità e che lui,non sarebbe venuto ad
indagare di
persona? Non trovi curioso,come il figlio di Inutaisho sia
così
somigliante,ad un uomo vissuto millenni prima che gli ainu mettessero
piede in questa landa dalla natura incontaminata? Un po' troppe
coincidenze riguardo a questa storia,non trovi? E poi,le prime storie
riguardanti gruppi di cani con la tendenza di vivere in branchi
organizzati sono originarie proprie dell'Hokkaido. Ora ti è
più
chiara la faccenda, mia cara?”
“Vorresti
dire,che Sesshomaru sarebbe un diretto discendente del primo re degli
yokai?”
“Non
ho prove certe riguardo a questa teoria,ma i pochi indizi in nostro
possesso suggeriscono che tale ipotesi non sia così campata
per
aria. Ma senza una traduzione dell'antica lingua non posso confermare
questa supposizione ed entrambi sappiamo,che la risposta si trova nei
testi che mi hai consegnato,perciò, resta solo una
teoria.”
Otsune
tolse il dito dal petto di Akira,si girò e si diresse verso
le
proprie vesti.
“Devo
agire al più presto,il mio trono è in
pericolo...”,disse lei
mentre si rivestiva della pelliccia di lupo che aveva indossato
durante i riti sacrificali, “Devo reclutare più
uomini,più
seguaci...guerrieri,sciamani,dovessi anche praticare la più
oscura e
la più atroce tra le arti a mia disposizione,non
permetterò che un
usurpatore si impossessi del trono che io stessa ho faticato a
creare. Ho creato il mio regno dalle ceneri di una leggenda, ho
riunificato un popolo sotto una sola ed unica fede, io riportato alla
luce gli antichi culti considerati proibiti al posto dove meritano di
restare. Non lascerò che un cane sconosciuto,con la sua sola
presenza distrugga tutto quello che ho costruito.”
“Non
credo che sia qui per reclamare un trono.”
“Non
ha importanza cosa credi tu o cosa voglia lui. Se gli ainu
iniziassero a pensare che le rivolte nella regione siano giustificate
e dovessero guardare a lui come una figura da seguire allora deve
essere schiacciato al più presto.”
Otsune,ormai
rivestita e dimentica del precedente atto con il maestro templare
iniziò ad incamminarsi verso l'ingresso,con quanta ira e
timore si
poteva leggere negli occhi della potente sciamana,mescolate,come mai
ad Akira era capitato di vedere da tutto il tempo che la conosceva.
“Andrò
ad emanare nuovi ordini per la creazione di nuovi proseliti e di
nuovi amuleti,non esiterò ad usare tutto il potere a mia
disposizione per uccidere il curioso bastardo che si è
intrufolato
nel mio regno...”
Ma
prima di uscire,con passi svelti e pesanti si girò verso
Akira e lo
fissò dritto nei suoi occhi,d'oro e d'argento,con un
imperiosità
con la quale una regina si rivolge ad emissario straniero.
“Ricordo
ancora quando mi hai mostrato quel libro,quel giorno,dopo l'attacco
al tuo castello è se è vero quello quello che ho
visto,ebbene sappi
che sto facendo un favore al mio popolo,oltre che all'intero creato.
Posso solo chiedermi come i suoi genitori siano riusciti a non farsi
prendere dall'impulso di ucciderlo quando era ancora nella
culla.”
E
fu dopo quest'ultima frase colma di cattiveria uscì
definitivamente
dalla stanza,lasciando indietro un Akira completamente nudo,in
compagnia dei suoi pensieri e dei suoi problemi. Si mise nuovamente
nella stuoia,ancora odorante della foga del sesso selvaggio appena
consumato,o meglio,del simulato sesso selvaggio. Anche durante
l'atto,come sempre del resto,Akira non si era mai lasciato andare
alla pura crudezza dell'atto in se,l'azione dell'accoppiamento per
lui,seppur piacevole e ben apprezzato,non era mai una cosa fine a se
stessa,specie con Otsune. Otsune era la chiara dimostrazione di
quanto una persona colma di potere,comincia a vedere in chi non
apprezza il suo operato e automaticamente un nemico da
abbattere,possibilmente da sottomettere. Qualunque fosse la
motivazione della regina degli ainu,come lei si era dichiarata,spesso
dimenticava chi l'avesse aiutata ad elevarsi al di sopra delle masse
selvagge e incredibilmente fedeli alle loro tradizioni ancestrali,
per divenire quella che da tempi lontanissimi era considerata un
autorità suprema. Sempre al di sotto dei Kamui ovviamente.
Akira non
dubitava che questa alleanza portasse i suoi vantaggi,ma si chiedeva
se fosse destinata a durare, i due erano troppo diversi, lei aveva un
carattere più selvaggio e indomito,lui al contrario aveva
sempre
dominio di se,anche quando sembrava sull'orlo delle sue emozioni,era
sempre se stesso. Mai slegato dal proprio autocontrollo,mai
vacillante sulle proprie emozioni. Continuo equilibrio tra forza e
disciplina.
“Io
conosco la risposta a questa domanda Otsune,ma sono certo che non
crederesti alla risposta.”,disse tra se e se il maestro
templare.
Ma
non era questa la cosa importante che gli premeva in quel momento.
Ora che il tempio della gola del cervo dormiente non era stato
conquistato poteva dire addio alla possibilità di trovare
informazioni utili sulle sue ricerche e tuttavia,il fatto che fosse
stato Sesshomaru a giungere tra i rinforzi,insieme a quel famoso
Urtak che Otsune tanto temeva doveva ammettere che non se lo sarebbe
mai aspettato che facesse gioco di squadra così in fretta
con uno
dei locali,mentre per i due yokai che lo accompagnavano una era
certamente Toran,il nuovo capo clan delle pantere mentre lo yoro era
certamente Koga, capo tribù di una delle poche
comunità degli yoro
del sud che restano ancora in vita e per finire,un assassino. La
seconda apparizione di un assassino così a nord era la
conferma alle
sue preoccupazioni riguardo il nuovo fronte sulla quale l'eterno con
i loro eterni avversari si stava appena svolgendo. Se il sacro suolo
degli Shika era stato difeso anche da loro voleva dire che il luogo
molto probabilmente nascondeva più di quanto potesse
immaginare. Ma
un solo assassino in compagnia di Sesshomaru? Certamente non un
novellino questa era evidente,che fosse un assassino
esperto,addirittura un maestro? Che potesse essere Yuki? Oppure
Hanzo? Non aveva informazioni per supporre tale teoria e gli pareva
strano che un maestro assassino si mettesse in viaggio,da solo,in una
terra tanto ostile,anche se questo avrebbe spiegato un attacco tanto
audace ai suoi danni il giorno prima. Non lo sapeva,non né
era
certo,gli servivano informazioni e non è restando li seduto
a non
far niente che avrebbe migliorato la sua situazione. Doveva
verificare personalmente l'andamento dei progressi. Si rivesti con
calma ed uscì dalle stanze della regina,dalla quale oramai
era
ospite fisso da molto tempo e si ritrovò subito a percorrere
una
galleria scavata nella roccia,come molte altre in quella zona,tutte a
formare i diversi accessi e i numerosi percorsi collegati della quale
aveva saputo fare una mappa con il solo ausilio della
memoria,esplorando il luogo solo un paio di volte. Un luogo tanto
intricato che era stato scelto appositamente nei tempi antichi per
piazzarci una corte quasi impossibile da conquistare. Uscito dalle
gallerie si trovò subito in un ampia piazza sotterranea a
cielo
aperto,illuminata dalle numerose torce presenti in tutta l'area e i
fiammeggianti altari dei kappa che pregavano e invocavano il nome di
Uchi, dio del fuoco, dalla quale chiedevano potere e protezione e
loro in cambio,bruciavano tutto quello che potevano
offrirgli,legno,piante,animali,nemici, a volte, anche loro
stessi,cosa curiosa,in quanto le poche volte che un kappa decideva di
immolarsi sulla fiamma non sempre era dettato dalla
necessità,quanto
piuttosto da una fede cieca e folle. Non li capiva,ma forse non li
capiva nessuno. Di tanto incrociava la servitù di Otsune e
gli
sciamani al suo servizio e per sicurezza si chinavano all'ospite
straniero,più per non far irretire la mistica sovrana che
per
rispetto verso l'ospite proveniente da Yamato,ma lui avanzava senza
curarsi troppo di queste sottigliezze da castello ed era stupito che
un popolo tanto più legato ad un territorio in gran parte
occupato
da villaggi rurali e comunità nomadi,tentava al proprio
meglio di
vivere sotto Otsune come un popolo dotato di un governo stabile e ben
consolidato,quando in realtà c'erano problemi da tutte le
parti a
minare il potere della potente sciamana. Ribelli,sia tra gli umani
che tra gli yokai,in particolar modo gli yoro, l'imposizione di
pregare un forma primitiva e sanguinaria del culto dei kamui,che lei
stessa aveva instaurato e che si scontrava con quella ben
più
consolidata nella tradizione più classica e molto meno
violenta
presente nell'Hokkaido, che era parte del motivo per i gruppi di
rivoltosi di non andare contro la regina, poi c'era una serie di
dinamiche legate al fatto della legittimità del potere della
regina
stessa,in quanto non c'erano prove che le permettessero di regnare
come gli antichi sovrani degli yokai e la cosa era ancora oggetto di
dibattito,perché niente sosteneva che Otsune,per quanto
potesse
essere una sacerdotessa molto potente non era una regina, eppure,con
l'ascesa al potere di questa donna semi-sconosciuta in quella terra
aveva rafforzato il senso d'orgoglio di quel popolo ancestrale le cui
radici si perdevano dalla notte dei tempi, aveva spinto con il
proprio verbo di sangue e morte che i kamui si vergognavano di
cos'erano diventati nel corso dei secoli da quando erano stati
scacciati dagli stranieri giunti da oltre il mare,più di
mille anni
fa e che era giunto il momento di riprendersi ciò che loro
apparteneva di diritto e se lo sarebbero ripreso, con la violenza,la
morte e con ciò che ci fosse di peggio a loro disposizione.
Per
questo i sacrifici,per questo gli amuleti e con essi anche gli
aberranti e fanatici seguaci di fuoco,di pietra,di sangue e di
qualunque cosa dalla quale Otsune potesse trarre un qualche
vantaggio,non importava la provenienza,l'importante che gli fosse
utile. In questo assomigliava ai numerosi uomini di potere del sud
che tanto odiava,ma del resto,quelli che comandavano a sud,facevano
come in qualsiasi altro parte del mondo conosciuto. Nulla di nuovo
sulla vera natura del potere,quello che cambia e l'efficacia con la
quale si gestisce e il metodo di Otsune dal punto di vista di
Akira,non era dei più brillanti. Passò la grande
area a cielo
aperto e passò altre gallerie e altri passaggi
sotterranei,dov'erano
presenti numerose pitture rupestri di vario genere e rudimentali
opere d'arte degli ainu,come vasellame,pelli animali esposte alle
pareti e idoli votivi ai lati dei passaggi,messe in bella mostra a
chi passava da quelle parti,come ostentazione di sfarzo e di lusso.
Un tentativo assai grossolano di imitare la grandezza dell'antica
corte di Ichiin,della quale si decantavano uno splendore e un senso
di evoluta civiltà che gli abitanti di quelle terre in
realtà non
avevano mai verificato di persone,ma sulla quale di certo
fantasticavano molto su come potesse essere fatta una corte reale
come quella dei primi regnanti,anche se di regnanti, all'infuori di
Otsune, gli ainu, non li avevano mai visti e quindi, quando pensavano
a come fosse fatta una regina,guardavano a lei. Infine
arrivò
all'ingresso del castello di Otsune,l'entrata della grande grotta
dalla quale erano usciti gli yoro che furono sacrificati quello
stesso pomeriggio,con molte guardie,tra cui molte donne,armate di
lancia e del piccolo scudo di legno caratteristico del loro
equipaggiamento e a rinforzare i numeri molti giovani volontari
desiderosi di unirsi ufficialmente ai ranghi della potente sciamana.
Akira si guardò attorno e vide la figura di una donna,una
giovane
serva vestita con il tradizionale e comunissimo ruunpe,un vestito
decorato con motivi ornamentali su di uno caldo strato di cotone
blu,giallo o rosso,molto utilizzato dagli ainu. Questa pareva essere
un umana, e aveva il capo e la fronte coperte da due fasce di stoffa
decorata,simile ai motivi che aveva sul vestito ed era intenta a
portare sulla schiena una cesta,colma di fiori e altre piante
invernali e si muoveva a passo lento,ma deciso,come se fosse in preda
alla fatica,senza curarsi di andare nella stessa direzione di Akira.
Poi,quando la ragazza passa accanto al templare barcolla da un lato
facendo cadere la cesta ai piedi rovesciando tutte le piante a terra
e lui,statuario,la ignora,come se nemmeno esistesse,mentre lei,di
fretta e furia,rimette tutto dentro la cesta con gesti rapidi e
convulsi,poi si inchina di fronte allo yokai e se ne va,ancora
più
velocemente di prima,lasciandosi dietro lo straniero. Akira non si
gira a vedere l'umana andar via,sente che in una manica del kimono
c'è qualcosa di sottile e liscio al tatto,leggero,come la
carta.
“Eccellente
Hana,davvero eccellente.”
Akira
aveva fatto bene ad uscire poiché la sua intuizione parve
essere
corretta. Avrebbe controllato la lettera più tardi,sapendo
che anche
se la sua Kunoichi era li nell'Hokkaido allora voleva dire che anche
le sue truppe di rinforzo per Otsune erano giunte in quelle terre.
Tutto stava andando come Akira voleva e anche se l'assalto all'antico
tempio degli shika era stato solo un intoppo temporaneo nella piccola
guerra civile di Otsune per Akira e la presenza templare in quelle
terre non cambiava niente. Aveva previsto anche l'intervento di
Sesshomaru negli eventi della regione,ma non aveva considerato che si
sarebbe rivelato fin da subito così efficace e
ciò,poteva essere un
problema,anche perché se la sua alleanza con le pantere e
gli yoro
era confermata era dubbioso sul fatto che si fosse unito alla
fratellanza degli assassini e accettare un credo così
radicale,come
se gli appartenesse. No, Sesshomaru non era un idealista e meno che
mai con chi non si poteva fidare completamente,tanto quanto gli
assassini,tanto quanto verso di lui. Lui lo sapeva,lo conosceva da
sempre,fin dal primo vagito,fin dalla prima manifestazione del suo
vero potenziale. Ma era tardi per rimuginare su quel dilemma vivente
che era il figlio di Toga e dedicare ciò che restava del suo
tempo
prima di andare a coricarsi per la notte,sperando che Otsune si fosse
calmata almeno un poco. Avrebbe fatto due passi nei
dintorni,immergendosi ancora una volta in quella cultura che tanto
destava il suo interesse,sia per la sua passione che nella speranza
di trovare una risposta al mistero dei segni che tanto lo tormentava.
Quella sera sentiva che il vento d'inverno gli venisse contro
più
forte del solito. Che fosse Kagura che gli intimava di stare lontano
da Sesshomaru? Mah,chissà.
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Capitolo 23 *** La stanza ***
Confusione,rabbia,senso
di smarrimento e infine quello che odiava più di tutto.
Debolezza.
Non la sopportava quella sensazione,la debolezza. La debolezza
è
qualcosa che ti fa sentire piccolo,inerme,inutile,la debolezza e la
pesante consapevolezza di non poter far nulla di fronte agli eventi
che ti stanno attorno e non poter far nulla per intervenire. La
debolezza è quella cosa che non ti permette di ergerti con
sicurezza
sul tuo avversario e anche se tenti il tutto per tutto,alla fine
vieni schiacciato,come niente,perché non possiedi la forza e
la
forza e sicurezza e consapevolezza di se e del potere che ti permette
di dominare il prossimo,sapendo che nessuno potrà
colpirti,nessuno
potrà schiacciarti e nessuno potrà mai ergersi al
di sopra di te.
Sesshomaru credeva in questo e purtroppo per lui,la debolezza,la
sentiva tutta. Aprì gli occhi e si trovò in un
luogo che non capiva
minimamente. Il tutto restava nero come la più oscura delle
ombre
eppure poteva ben definire i margini e i contorni del luogo in cui si
trovava. Era una stanza vuota,un perfetto rettangolo spoglio di
qualsiasi cosa,si alzò lentamente,come se molta dell'energia
che
avesse in corpo fosse stata sottratta da qualcuno...o qualcosa. Si
guardò attorno nel tentativo di cercare una porta,un
varco,un
qualche tipo di uscita da quel luogo privo di senso,ma niente.
Provò
quindi ad avvicinarsi ad un muro,ma non accadde nulla e
tastò la
parete e quando la toccò gli parve strana,innaturale,come
tastare
l'aria e sentirla tangibile.
“Diamo
inizio alla prima fase dell'intervento.”
Akira,o
meglio,la sua voce,si girò in cerca dell'origine di quella
voce e
quando lo fece,la strada divenne un lungo corridoio,la stanza,come
viva,aveva cambiato il suo aspetto e adesso si era modificata, tal
punto da divenire completamente un altra cosa. Possibile che non se
ne fosse accorto? Nessun suono,nessuna vibrazione,nessuna aura
negativa. Niente. Assolutamente niente. Non sapendo cosa fare decise
di percorrere il corridoio,ma restando attento ad altri sviluppi
improvvisi. Qualunque posto fosse,Sesshomaru comprese che fosse
all'interno della sua mente e in teoria,essendo sua la testa,avrebbe
dovuto sapere cosa ci fosse dentro. Invece, ogni volta che capitava
una cosa simile scopriva che c'era sempre qualcosa di nuovo da
vedere,da osservare,da comprendere e cosa più difficile,da
accettare. Non era certo della natura di quell'ambiente ma in qualche
modo,forse per intuizione o per istinto,immaginava che essendo un
luogo del pensiero non poteva essere reale,o meglio,non poteva essere
un luogo della realtà come la conosceva, poiché
ogni volta che
succedeva gli eventi che vi scopriva all'interno era sempre nuovi e
misteriosi,rivelazioni incomprensibili dal messaggio occulto e
indecifrabile. La spiaggia,la scala,ed ora quel corridoio,pareva
tutto così mutevole imprevedibile,se ci fosse una logica
esatta
nella quale questa sequenza di eventi prendeva vita lui non lo
sapeva,poteva immaginarlo,ma non aveva prove a riguardo.
“Bene,prima
fase avviata,controlliamo che tutto stia procedendo come
dovuto.”
Di
nuovo la voce di Akira e insieme ad essa un luce
rossa,improvvisa,come un fulmine a ciel sereno,ma abbastanza potente
da illuminare tutto lo spazio nero a lui visibile e nella luce,si
accorse che il nero copriva quella pareva essere in realtà
un luogo
reale,non sapeva descriverlo né tanto meno riconoscerlo nei
particolari,ma gli parve di capire che il corridoio,fosse realmente
un corridoio. Poi fu tutto nero e non gli restava altro,se non fare
quello che faceva sempre nella vita. Avanzare.
“Pressione
stabile,temperatura regolare,battito accelerato,tutto nella norma.
Non si preoccupi signora,questo bambino nascerà
sano.”
Ancora
Akira,ancora quella luce rossa,ma questa volta pareva
ripetersi,più
e più volte emanando lampi,lenti,ma continui. Di cosa stava
parlando? Termini e parole che Sesshomaru non comprendeva usate in un
contesto confuso. La nascita di un bambino? Cosa c'entrava una
partoriente adesso? E mentre pensava a questo vide che sui muri
attorno a lui iniziavano a formarsi delle immagini. All'inizio
parevano puntini,singole chiazze luminose isolate l'una dall'altra,ma
che poco alla volta si allungavano gli uni verso gli altri come a
formare delle linee,poi le linee divennero insiemi di forme e le
forme insieme diedero vita ad una scena non molto chiara,sia per lo
stile,simili a quelle delle incisioni nella città dentro la
montagna,vicino al villaggio degli assassini,sia per il
significato,poiché le immagini,seppur chiare non contenevo
alcuna
scrittura né segno riconoscibile. La figura più
importante,una
donna,reggeva tra le braccia un piccolo fagotto,mentre sedeva su
quello che sembrava un trono mentre poco più avanti, una
lunga serie
di figure maschili,pareva essere in fila l'uno d'avanti all'altro,in
un sorta di successione,prima uno,seguito da un altro,poi da un
altro,poi da un latro ancora e così via,una lunga sequenza
di omini
che l'uno dietro l'altro,come una rappresentare una
continuità di
qualche tipo,via via,sempre più in là,sempre
più lungo,fino a
quando la linea non si interrompe e li si vede un omini,esattamente
come altri,ma sopra la sua testa spicca un segno che Sesshomaru
riconosce con incredulità. Una mezzaluna viola,esattamente
come la
sua sulla fronte. Non sapeva cosa volesse dire,non né sapeva
il
significato,ma attirava la sua attenzione.
“Va
bene,adesso spinga più forte che può e continui a
respirare,così,bravissima. Non si lasci ingannare dal fatto
che sia
un uomo signora,le garantisco che lei è in buone mani. Si
dia inizio
alla seconda fase e controlliamo la reazione del frammento del
paradiso. Questo evento e di vitale importanza,per tutti noi.”
Un
altro lampo di luce rossa,ma questa volta sentì qualcosa
esplodergli
nella testa,come un botta improvvisa si fosse manifestata da dentro
il suo essere. Ammesso che lui fosse dentro il suo essere o il suo
essere fosse intorno a lui,non lo capiva,era da qualche tempo che
ormai aveva smesso di capire. Si dovette poggiare al suolo con un
ginocchio per non crollare,mentre teneva le mani sulle
tempie,sperando di sopprimere il dolore. Poi il dolore scomparve,come
se non fosse mai arrivato e si rialzò e quando
tornò ad osservare
il muro l'immagine precedente scomparve e al suo posto
comparì una
parola,una parola che avrebbe preferito non leggere nuovamente.
Mostro. Di nuovo quei caratteri,la stessa identica parola che aveva
letto sulla scala e quando la vide decise di avanzare senza voltarsi
indietro. Di nuovo scuro,di nuovo tenebra,eppure ci vedeva
benissimo,o meglio,vedeva i contorni e distingueva le forme,le
dimensioni e la profondità del campo visivo,ma tutto era
nuovamente
nero,come se i colori in quel luogo fossero scomparsi di
colpo,eppure,se quel luogo era dentro la sua mente allora com'era
possibile che non sapesse vedere tutti gli altri colori,a parte il
rosso,che pareva essere l'unico colore che riusciva a distinguere
chiaramente. Com'era da abitudine ormai si poneva le domande e non
trovava le risposte è la cosa era stancante. Un passo dopo
l'altro
ed era di nuovo in cammino,non sapeva dove stesse andando e non
sapeva da dove era giunto. Ricordava solo di essersi coricato per
dormire e poi si era trovato in mano quella tavoletta,quella
maledetta tavoletta senza senso e senza spiegazione. Ma
perché a
lui? Perché mai era successo a lui? Era già la
seconda volta che
l'inuyokai si era ritrovato con quell'affare in mano e per la seconda
volta era stato vittima del suo potere,qualunque esso fosse. Non era
un oggetto comune questo era certo,non emetteva alcuna aura,nessuna
traccia di energia yokai,nessuna traccia di energia
spirituale,all'apparenza era un semplice sasso senza valore,con degli
scarabocchi senza senso incisi sopra. Ma allora perché era
caduto
sotto l'influsso del suo potere? Che razza di oggetto poteva essere
così potente e tuttavia possedere un aspetto così
insignificante?
Non lo sapeva,non ci capiva nulla. Eppure doveva esserci una
spiegazione,un motivo,un effetto scatenante se quella tavoletta si
attivava come voleva e quando voleva,a tratti pensava che quella cosa
gli paresse viva,o almeno che contenesse qualcosa che la faceva
comportare come tale,come le sue zanne,che non parevano essere li in
quel momento,Tenseiga e Bakusaiga,non semplici armi agli occhi di un
qualunque ignorante,ma vere e proprie essenze di potere,vibranti e
piene di potere,vive...in un certo senso,non come lui,con carne e
ossa,ma comunque coscienti e reattive,con le loro differenze e
diverse reazioni agli stimoli del mondo esterno,come Tenseiga,la
spada la cui lama fu forgiata da una lama precedente,Tessaiga,un
pezzo di scarto commissionato e progettato per ridare la vita,non
toglierla e come se non bastasse in grado di danneggiare tutto quello
che non aveva una forma materiale,arma che per molto tempo lui,aveva
rinnegato,eredità odiata perché non in grado di
colpire nulla che
fosse di questo mondo,ricevuta da un padre che cercava di insegnargli
una lezione che giunse molto dopo averla ricevuta. E poi c'era
Bakusaiga...già Bakusaiga, La sua nuova spada,sua in tutto e
per
tutto,uscita dal suo corpo insieme ad un nuovo braccio,quando
più ne
aveva bisogno, a pensarci bene era stato il vecchio Totosai a dirgli
che il nome della nuova arma era Bakusaiga dandogli
quell'informazione prima ancora che gli chiedesse informazioni su di
essa,accettando quel dono inaspettato come se fosse una cosa normale.
Al tempo credeva che la creazione di Bakusaiga fosse avvenuta a causa
di una maggior raggiungimento di potere personale, eppure,prima che
glielo chiedesse Toran non si era mai posto il problema,strano a
pensarci adesso,potere,quello che bramava,quello che
cercava,ciò che
riteneva importante per definire e affermare se stesso in un mondo
dove uccidi o vieni ucciso,mangi o vieni mangiato,nulla di
più e
nulla di meno che il basilare istinto di sopravvivenza che tiene in
vita,il potere e qualcosa che da peso su di te sul mondo che ti
circonda. Ma allora perché da un mese a questa parte era lui
ad
essere in balia del potere altrui? Che non fosse abbastanza forte per
affrontare questa nuova sfida? O era forse il senso di inadeguatezza
di fronte alla sua vulnerabilità di fronte a ciò
che non capiva e
non conosceva a farlo sentire debole? Questi oggetti
misteriosi,queste vicende di un passato dimenticato e Akira, questo
nuovo nemico così imprevedibile,inscrutabile,illeggibile e
pericoloso,lo aveva affrontato la prima volta senza limitarsi a
sconfiggerlo,no,lo aveva umiliato,ogni colpo subito era stato un
segno della sua debolezza di fronte a lui,era stato debole
nell'attaccarlo quanto nel sapersi difendere,era stato come un
bambino di fronte ad un adulto,era stato il tenue vento di una brezza
estiva,al pari di una montagna inamovibile. La scintilla che si sente
incendio,spenta senza pietà da una pioggia torrenziale. Ed
ora si
sentiva così in quel corridoio,debole,debole ed inerme di
fronte ad
aventi su cui non aveva il controllo.
“Si
direi che ci siamo,il bambino sta nascendo. Bene,il frammento
reagisce al parto nella maniera che mi aspettavo. Prepararsi alla
terza fase e tenersi pronti per eventuali rischi. Ottimo,si
intravede la testa.”
Un
altro lampo,anzi due,di fila,velocissimi e la testa che gli
pulsò
ancora una volta,ma adesso la luce rossa andava e tornava per conto
proprio,comparendo e scomparendo ad ritmo preciso,calmo e
continuo...come il battito di un cuore. Tu tum...tu Tum...tu tum...tu
tum. Si era il battito di un cuore,o meglio,la velocità
nella quale
luce rossa andava e veniva era paragonabile a quella di un battito
cardiaco. Decise di accelerare il passo,camminando ancora
più
forte,andando ancora più veloce nella sua marcia,ora
decisamente più
svelta. La vide di nuovo, a terra, la stessa parola, mostro,distolse
lo sguardo non volendo vedere nuovamente quella scritta,si sentiva
schiacciare il petto,quasi gli mancava il fiato,non voleva
ammetterlo,ma aveva paura,una paura primordiale e ancestrale,la paura
dell'ignoto,del sconosciuto,del diverso,di quello che non si
comprende e di quello che non si vuole comprendere. Un ambiente
alieno alla sua concezione della realtà,un mondo che
proiettava
forme di geometrie perfette,disegnate e installate da una mano ferma
e precisa fino all'ossessione. Non capiva niente di quello che stava
succedendo,non capiva niente di quello che stava ascoltando,la voce
di Akira e un...parto? Cosa mai poteva centrare con lui?
Perché mai
avrebbe dovuto interessarsi di una nascita? Cosa aveva a che fare con
lui? Non trovava un senso alla cosa,però,se c'entrava Akira
una cosa
era chiara, non era nulla di buono. Più ci pensava e
più il tutto
sembrava ancora più assurdo di quello che già era
è per quello che
gli stava succedendo in quel momento, la cosa era già
assurda di
suo,molto assurda. Continuò a camminare,non seppe bene per
quanto,una manciata di minuti,un ora,due,aveva perso la cognizione
del tempo è più andava avanti più si
rendeva conto che il
corridoio pareva non andare da nessuna parte,andava dritto,ma aveva
la sensazione che non stesse andando da nessuna parte,i piedi si
muovevano,ma il luogo in qualche modo restava sempre se stesso.
Allora Sesshomaru si fermò e si girò e
notò che il corridoio era
cambiato,pur restando la stessa struttura,il suo aspetto era
completamente cambiato. Ora pareva un vero e proprio corridoio,con
mura e soffitto di solida materia e la sensazione che fosse tornato
nel mondo reale,tanto vero pareva quel luogo adesso. Se non fosse
stato ancora per quella pulsante luce rossa in lontananza,come una
luce infernale che invitava un dannato ad oltrepassare un proibito
ingresso per gli inferi. Ad ogni battito la luce si rafforzava e poi
si indeboliva,più e più volte,imitando nuovamente
la velocità di
un cuore che batteva ad un velocità moderata.
Si,l'intuizione di
Sesshomaru era corretta,quel luogo all'interno della sua mente non
solo pareva essere reale,in un certo senso del termine, ma anche vivo
e pulsante,non inerte materia con la quale interagire come farebbe
nel mondo esterno,ma era dotato di una propria intelligenza e di
propria vita,come un sogno fatto durante il sonno,ma con una sua
struttura e forse,anche con delle sue regole. Ecco il perché
degli
ambienti strani come la spiaggia,la scala e adesso quel corridoio.
Non ci capiva ancora molto di come funzionava quella misterioso
ambiente che era la sua coscienza,ma ciò non spiegava
perché lui
fosse costretto a subire quella saltuaria tortura che lo costringeva
a fare questi assurdi viaggi ai limiti della follia,perché
solo un
individuo dalla mente e lo spirito contorti potevano scegliere
volontariamente di esplorare un posto dalla natura così
caotica e
imprevedibile. Anche qui decise di avanzare e di vedere se riusciva a
trovare un uscita da quel sogno fin troppo vivido.
“Va
bene signora,adesso spinga,spinga,così da brava,respiri
profondamente e poi spinga. Il frammento da segni di
attività,ma per
ora nulla di anomalo. Ecco signora,ci siamo quasi,ancora un un ultimo
sforzo.”
Stavolta
la luce si fece fortissima e con essa anche il dolore alla testa si
fece sentire più forte,un attimo appena,ma tale fu la pena
che per
un attimo Sesshomaru non rischiò di cadere al suolo. Era
come se
qualcosa per quello che durò meno di un secondo,ma gli parve
che
qualcosa si fosse espanso all'interno del cranio come un parassita
che gli fosse entrato nel cervello avesse iniziato a bucare
l'encefalo da dentro e avesse iniziato la sua opera di distruzione.
Era stata una delle sensazioni più brutte che avesse mai
provato i
tutta la sua vita. Si rialzò, a fatica,lentamente,ma si
rialzò,non
poteva restare li,non poteva,non voleva,non si arrendeva,era
più
forte di lui,era più forte del dolore e del senso di
inquietudine
che provava per quel posto,se mai di posto si poteva parlare. Riprese
a camminare,non sapendo che altro fare e andò avanti. Dopo
qualche
minuto,o quello che gli parve tale frangente di tempo passato a
camminare, notò che il pavimento gli parve umido e al
contempo
viscido,guardò sotto e vide nella lampeggiante luce rossa
quel
liquido che riconobbe immediatamente. Sangue,alzò nuovamente
la
testa e all'improvviso la rivide,li,davanti a lui,e in quel momento
provò quella paura atavica e basilare,con tutti i suoi sensi
animali
che lo mettevano allerta sulla pericolosità di quella cosa.
La porta
nera. Ancora una volta il suo istinto gli disse di scappare. Si
girò
e il corridoio era nuovamente cambiato e stavolta era persino peggio.
Il sangue che aveva trovato per terra era presente su ogni superficie
e insieme ad esso sul terreno erano presenti i corpi di molti yokai
in forma umana,distesi sul terreno. Non diede alcuna attenzione a
quella nuova e inquietante sorpresa e si mise a correre,evitando i
numerosi corpi che gli ostruivano la strada. Provò a
scattare
facendo ricorso ai suoi poteri,ma le sue gambe non aumentarono la
velocità della corsa,allora provò ad alleggerire
il suo passo
facendo uso delle sue capacità di librarsi in aria,ma tutto
quello
che ottenne furono dei semplici balzi abbastanza forti da evitare i
mucchi di corpi più grossi e ingombranti. Non riusciva ad
usare i
suoi poteri da dayokai in quel luogo,esattamente come vicino alla
città nascosta dentro la montagna,la stessa identica perdita
di
poteri,perché? Non seppe darsi una ragione a tale fenomeno e
non
sapeva cosa stesse succedendo. L'unica cosa certa e che per qualche
motivo,nel profondo della sua coscienza,sapeva che doveva
scappare,sapeva che quella specie di ingresso dall'aspetto
sinistro,non doveva avvicinarsi a lui,non sapeva perché e
non sapeva
nulla sulla porta. Non sapeva cosa fosse,non sapeva cosa voleva da
lui, sapeva solo che doveva stargli lontano il più
possibile,non
sapeva perché lo sapeva,ma lo sapeva,come una bestia sa per
istinto
che il fuoco e pericoloso,pur non sapendo cosa fosse,pur non sapendo
su come si manifestasse il fuoco era qualcosa di sconosciuto,per
tanto era nocivo e per tanto era letale. Sesshomaru era la bestia e
la porta era il fuoco. Sesshomaru corse più forte che poteva
nella
speranza che la porta si facesse più lontana da lui,ma per
quanto si
sforzasse,per quanto energia ci stesse mettendo,la porta era li,alle
sue spalle,intento a seguirlo come un ombra,distante,ma pur sempre
presente. La porta non era veloce,ma non era limitata dalla presenza
dei corpi per terra,poiché appena un corpo entrava a
contatto con
lei,esso si smaterializzava,come il resto del corridoio dietro di
essa,non restava nulla,se non un vuoto nero e
imperscrutabile,sconosciuto e insondabile abisso che sfuggiva ad ogni
logica e comprensione. Non gli ci volle molto per notare che il
corridoio,fino a quel momento era rimasto dritto,come un solo ed
unico monotono sentiero, a parte per la voce di Akira,la luce rossa e
l'improvvisa comparsa della porta nera, ora cambiava direzione in uno
svicolo laterale,rallentandolo per breve tempo nella sua corsa,poi
continuò a correre e ancora un altro cambio di direzione,poi
un
altro e un altro ancora. Sesshomaru aveva il sospetto che qualcosa
non quadrasse nella forma del corridoio,prima dritto per infinite
misure,ed ora, si trovava a girare,cambiare e svoltare quasi in
continuazione nella speranza di trovare una via d'uscita da li,ma non
trovava niente,nessuna porta,nessuna uscita,nessuna via di fuga da
quell'incubo,poteva solo scappare. Normalmente avrebbe combattuto
come nel mondo reale,non temeva niente e nessuno e non esitava mai di
fronte ad uno scontro,anche contro qualcosa di sconosciuto e
imprevisto. Ma allora perché correva via da quella cosa che
gli
stava alle calcagna,cos'era mai quell'oscuro ingresso che gli
impediva di ragionare con lucidità. Non lo sapeva,ma il suo
istinto
di yokai lo avvertiva in tutti i modi e gli mandava un solo ed unico
messaggio. Scappa. Superato l'ennesimo angolo i piedi non toccarono
più il suolo non accorgendosi in tempo della presenza di un
vuoto
improvviso,una voragine buia e profonda,nella quale cadde senza
alcuna possibilità di salvezza,non fece in tempo ad
arrestare la sua
corsa, e per quanto riguardava il volo,in quel momento, non fu in
grado di librarsi e attutire la caduta e cadde,come un qualunque
umano sul fondo dell'abisso. Il pianto di un bambino,o meglio,il
vagito di un neonato,forte e carico di vita.
“Complimenti
signora è un maschietto,forte e in salute e che polmoni,urla
come un
vero guerriero. Terza fase stabile e attività del frammento
in
aumento,curioso,l'energia emanata dall'oggetto sembra accumularsi a
velocità inusuale.”
Sesshomaru
si rialzò con fatica,senza capire da che altezza cadde,forse
dieci o
venti metri,eppure non provava alcun dolore,nessun senso di
compressione e nessun osso rotto anche senza la manifestazione di
poteri il che era strano dato che proprio i suoi poteri avrebbero
dovuto aiutarlo ad attutire la caduta o evitarla
completamente,eppure,era privo di essi,come un qualunque comune
umano. La cosa per lui era inaccettabile,tanto forte era il suo
orgoglio ora,tanto fragile e insicura pareva il suo animo ed ora per
la seconda volta nuovamente a terra,ma subito dopo,nuovamente spinto
a rialzarsi,questo era Sesshomaru,questo era lui. Appena
poté
riconoscere il nuovo livello dell'abisso si guardò attorno e
non
vide molto nonostante l'ottima vista,poiché la luce pareva
un misto
tra l'oscurità che prima si spandeva per tutto il corridoio
e la
luce rossa,ora scura come il sangue misto alla terra del campo di
battaglia e farne fango,delineava le forme di una grande camera,non
era certo di quello che stava guardando poiché la
luce,paradossalmente,era molto scura e le forme degli oggetti li
presenti,come il mobilio e gli accessori al suo interno avevano forme
strane e dalle dimensioni esagerata. Nel mezzo della stanza c'era una
specie di panca molto spessa,con un solo grosso sostegno posto di
sotto,perfettamente al centro e conficcato nel pavimento,con una
coperta e un cuscino posto ad un estremità. Da un altra
parte invece
era presente un tavolo,alto e lungo un paio di metri,dove vi erano
posizionato una piccola sfera rotonda,un oggetto rettangolare e
vicino ad essi diversi strumenti,alcuni parevano piccole lame
affilate altri invece sembravano delle piccole pinze,altre ancora
delle forbici e molti altri non aveva idea di cosa fossero e di ogni
oggetto li presente non conosceva ne lo scopo né il metodo
d'utilizzo. Vicino al tavolo era presente una specie di gabbia
trasparente,con un piccolo futon al suo interno,delle dimensioni
giuste per un neonato,con una coperta voluminosa. Sia il futon che la
coperta parevano adatte al figlio di un nobile, o di un uomo
facoltoso a giudicare dalla qualità del materiale.
“Un
attimo,lo sentite anche voi? Sembra un ronzio...no...pare
più una
vibrazione. Che sia il frammento?”
Di
nuovo la voce di Akira,ma questa volta non fu seguita da un mal di
testa,ma da un fischio alle orecchie,alla quale Sesshomaru scosse la
testa infastidito.
“No
non può essere,la reazione è anomala e non era
nulla che fosse
presente nei miei calcoli. Il bambino,piange ancora più
forte.
Calmatelo. Va tutto bene signora,questione di attimi e potrà
abbracciarlo.”
Il
fischio si fece più forte,tanto che adesso non solo il suo
udito era
compromesso,ma sentì un brivido lungo tutta la spina dorsale
che si
diffuse verso il resto del corpo. Prima prese la pelle e i nervi
sottostanti,poi verso i muscoli che iniziarono a vibrare tutti
insieme,con forza selvaggia e devastante,come se un terremoto
proveniente dall'interno del suo io più profondo si stesse
scatenando ,non sapeva cosa fosse poiché era la prima volta
che
sentiva una cosa simile. Era come quando il suo corpo mutava dalla
forma umana a quella animale,ma la sensazione era diversa,non come se
stesse cambiando volontariamente nella sua vera forma da yokai,ma
come se qualcosa si fosse svegliato dentro di lui e adesso pretendeva
di uscire con violenza esplosiva.
“Il
bambino non si calma e il frammento sta aumentando esponenzialmente
il proprio potere. Non è possibile e come...e come...se
l'uno
amplificasse l'altro. Di questo passo entrambi diverrebbero
incontenibili. Fermate l'esperimento. Annullare,annullare ogni
operazione e passare alla fase di contenimento. ADESSO.”
La
voce di Akira pareva essere divenuta molto più nervosa ed
emotiva,al
contrario dell'immagine che si era fatto del maestro
templare,calmo,moderato e sicuro delle proprie
capacità,mentre a
sentirlo in quel momento,pareva in preda al panico,nonostante il modo
in cui parlava e in termini tecnici usate nelle frasi fossero
qualcosa di incomprensibile per Sesshomaru, ora, si immaginava un
Akira nervoso e per nulla padrone delle sue emozioni. Non aveva
sentito nessuno parlare a quel modo e il significato dei termini
usati, Fase? Di che stava parlando quel maledetto di Akira e cosa
aveva a che fare la nascita di un bambino in tutto questo? Non ci
capiva più nulla e nel mentre di tutto questo la vibrazione
che
pervadeva tutto il suo corpo si fece peggiore,tanto,che ora pareva
che la stanza stessa,stesse tremando. Non aveva più
controllo sul
suo corpo,ogni spasmo si fece sempre più mentre la
stanza,per quanto
tremasse violentemente non si scompose per niente,persino gli oggetti
presenti sul tavolano sembravano essere fusi con lo stesso,tanto
erano immobili. Doveva fare qualcosa,reagire in qualche modo e
tornare ad essere padrone di se stesso e per prima cosa
tentò di
controllare il tremore sforzando i muscoli a restare immobili. Niente
da fare,per quanto facesse forza su se stesso l'effetto durava per
poco tempo e con ben pochi cambiamenti,se non diminuendo i tremori,ma
nulla di efficace. Provò allora a muoversi,ma l'unico
effetto che
ottenne fu quello di cadere a terra e restare vittima della sua
stessa incapacità di fare qualunque cosa. Doveva
lottare,voleva
lottare,ma qualunque cosa avesse scatenato questa reazione era
più
forte della sua volontà e non poteva far nulla per resistere
ai suoi
effetti. In quel momento si sentì debole come non mai e la
cosa, lo
fece sentire malissimo.
“FASE
DI CONTENIMENTO ANNULLATA,PASSARE ALLA FASE CRITICA. ELIMINARE IL
SOGGETTO INSTABILE. MI SPIACE SIGNORA,MA FACCIO CIO' CHE FACCIO PER
IL BENE DI TUTTI NOI.”
Il
tremore a quel punto divenne pari ad un terremoto tanto da sentire
scuotere a tal punto il pavimento che una grossa crepa si
formò sul
fondo della stanza e da essa,lentamente sbucò qualcosa. La
porta
nera, era comparsa ancora una volta. La vide per la seconda volta e
anche in quel momento provò a fuggire,ma i muscoli non
rispondevano
ad alcuno stimolo,per quante provasse a muoversi,a scattare
nuovamente lontano da quella cosa,lui non riusciva a muoversi. La
stanza ancora in preda al tremore iniziò a spostarsi in
avanti,come
risucchiata all'interno dell'oscuro varco presente all'interno del
bordo nero di quel piccolo Toori dall'aspetto tanto maligno,quanto
potente. Uno ad uno,il letto,il tavolo,la gabbia, tutto ciò
che
c'era all'interno della stanza veniva lentamente assorbito al suo
interno e lui inevitabilmente non poté far nulla per
impedire che
ciò accadesse e nel mentre diverse linee comparvero su
qualunque
superficie,sui muri,sui tetti,sul pavimento e anche sul soffitto.
Potè solo ruotare lo sguardo dove poteva vedere,non potendo
nemmeno
girare la testa,ma vide che le linee si mossero da sole come dotate
di vita propria,unendosi,fondendosi formando la stessa identica
parola più e più volte ripetuta allo stesso modo.
Mostro,scritto
dovunque li dentro,quasi che ogni punto disponibile potesse divenire
la base per poter scrivere quella parola,quella maledetta
parola,ancora,ancora,ancora,ancora,ancora e ancora,come scritta dalla
mano di un essere ossessivo e crudele e in mezzo ad esse,un altra
parola,diversa,ma scritta più grande e più
luminosa delle altre,che
emanava quella sinistra luce rossa che aveva visto prima. Conosci te
stesso. Conosci te stesso,temet nosce,ancora quella
frase,perché?
Perché li? Perché in quel momento? In quel
momento non gli
importava molto giacché stava finendo per essere trascinato
all'intero del piccolo spazio nero,che stava risucchiando l'intera
stanza al suo interno e con lui dentro e più si avvicinava
più il
suo istinto gli diceva di allontanarsi,di alzarsi e di scappare
via,ma il suo corpo non rispondeva ad alcuno stimolo e non un muscolo
in tutto il suo essere aveva intenzione di muoversi,come condannato
ad un destino infausto e invincibile e quindi si era arreso mentre la
sua mente,il suo lato più animalesco,intendeva
fuggire,correre via
da quella cosa che tanto lo destabilizzava e lo faceva sentire
vulnerabile,inerme,di fronte ad essa. Non sapeva cosa fosse,non
né
conosceva la natura né tanto meno lo scopo,sapeva solo che
non
voleva averci niente a che fare e per il resto avrebbe preferito non
rivederla mai più,anzi,non avrebbe voluto sapere niente di
tutto
questa follia nella quale era intrappolato e non sapeva più
cosa
fare.
“E
tutto qui quello che sai fare? La paura dell'ignoto ti schiaccia a
tal punto da non riuscire più a muovere un
muscolo?”
Una
voce di donna echeggiò per tutta la stanza e di colpo,come
in una
reazione ad essa,la stanza smise di svanire e tutto ad un tratto la
porta smise di avanzare verso di lui,come bloccata da qualcosa.
Sesshomaru
provò a parlare,ma era completamente paralizzato,bloccato a
terra
completamente inerte a ciò che gli stava succedendo. Ad un
tratto,come comparsa dal nulla, comparve lentamente una luce bianca,
un brillio improvviso in mezzo alla stanza,proprio tra lui e la porta
e da quel brillio nacque lentamente una figura misteriosa. Pareva una
donna,dall'aspetto pareva umana ma era molto alta,almeno tre metri.
Aveva la pelle candida e una lunga chioma rossa a cadergli sulle
spalle. Sulla testa portava uno copricapo tondeggiante dall'aspetto
metallico,aveva occhi marroni e indossava una lunga veste bianca
quasi trasparente che gli arrivava alle caviglie,ma che al contempo
pareva coprirla decentemente,senza rivelare nulla della sua
femminilità. Pareva una donna di nobili origini dal modo in
cui si
presentava e si guardava attorno con un aria mista tra la
curiosità
e la noia.
“Mi
aspettavo una disposizione più adeguata ai tuoi
pensieri,viaggiatore. Questa mente è un completo disastro.
Ti
consiglio di organizzare meglio quello che ti passa per la
testa.”
Sesshomaru
osservò la donna e la vide tranquilla e indifferente al caos
che
vigeva li dentro,come se fosse una semplice passante che ha assistito
ad un fatto curioso,ma per nulla significativo,qualcosa che rientrava
nella normalità.
“Non
parli viaggiatore? Non importa,ciò che conta ora e che tu mi
stia a
sentire. Ascolta attentamente le mie parole, tutto ciò che
ti sta
accadendo,sia dentro che fuori te stesso è una sequenza di
eventi
nella quale tu,sei il centro di tutto. Si lo so, tu non comprendi il
significato di tutto ciò e forse non lo capirai mai,ma anche
questo
è una cosa puramente marginale,non c'è bisogno
che tu capisca,ma
agisca...e in fretta.”
Lo
yokai osservò la donna dal basso verso l'alto,sdraiato a
terra,ma
per la prima volta da quando aveva rimesso piede in quello strano
luogo si sentiva di essere al sicuro,non sapeva perché,ma
era così.
“Chi
sei tu?”Disse Sesshomaru incerto, come se non riconoscesse
quella
sensazione che adesso lo aveva quasi liberato dal senso di
oppressione che provava per la porta, ancora presente nella stanza.
La
donna girò lo sguardo su di lui piegando la testa
leggermente di
lato,come se stesse cercando qualcosa di specifico nella figura del
ragazzo che aveva per terra.
“Curioso,oserei
dire interessante. E incredibile come tu gli assomigli così
tanto e
allo stesso tempo,sembri così diverso. Che sia
l'unicità del tuo
essere a renderti così speciale?”
“Ti
ho chiesto chi sei. Parla donna.”, disse lui nervoso.
La
donna gli sorrise,quasi divertita da quella reazione così
diretta.
“Mi
hanno chiamato in molti modi in molti luoghi diversi,per te,come
altri,sarò solo Minerva.”
“Che
cosa vuoi da me?”
“Come
ho detto,voglio che tu agisca. Hai un compito e devi svolgerlo e per
il bene di tutti,devi riuscire,viaggiatore. Sai cosa fare,sei
già
sulla strada giusta.”
“Non
capisco una sola parola di quello che dici.”
“Non
ha importanza, non ti servirebbe a niente.”
“Non
sono il tuo burattino,umana.”
Minerva
si fece scappare una piccola risatina divertita a sentire
quell'ultima affermazione mentre lo yokai continuava a fissare la
donna con fare indignato. Lui,il burattino di quella? Giammai,
Sesshomaru era libero e orgoglioso di esserlo,nessuno poteva dirgli
cosa fare,tanto meno lei,l'ultima arrivata.
“Umana?
No ti sbagli,io sono venuta molto prima della specie con la quale mi
confondi,ma capisco l'errore. La mia razza esisteva già
quando loro
erano appena all'inizio e la tua invece...era giunta al suo declino.
Ma basta con queste inutile chiacchiere,siamo qui per te. Avanza per
la tua strada viaggiatore,la tua missione è appena
iniziata.”
Quando
Minerva finì di parlare Sesshomaru non fece in tempo a
ribattere che
il terreno della stanza iniziò a dissolversi
lentamente,prima
divenendo un sottile pulviscolo che si alzò lentamente da
terra e
poi,il corpo dello yokai iniziò ad essere assorbito dal
terreno,come
se stesse affondando in una palude.
“No,aspetta
donna,ho delle domande.”
“Chi
non né ha nella vita?”
“Cos'è
questo posto?”
“Una
struttura mutevole creata dal tuo inconscio,una vivida immaginazione
che imita la realtà.”
“Che
cos'è la porta nera?”
“Una
verità che non sei pronto ad affrontare.”
“Perché
mi sta succedendo tutto questo?”
“Perché
il tempo per cogliere i frutti e giunto...ma non sei ancora pronto ad
assaggiarli e quando avrai dato il primo morso,sarà a quel
punto che
deciderai,se essere più bestia o uomo. Ora devo andare,la
natura del
tuo essere inizia a cacciarmi via. Al prossimo
incontro,viaggiatore.”
E
infine Sesshomaru affondò nel suolo,inghiottito,come un
sasso che
affonda nell'acqua e tutto diviene nero. Tutto si fa scuro,tutto si
fa silenzio,mentre la sua coscienza si annebbia,si offusca,cede alla
incoscienza,a non sentirsi,senza pensare a nulla,senza avere paura di
nulla.
Un
tuffo al cuore,una spinta di nuova vitalità,si rialza da
terra a
velocità fulminea ed è di nuovo buio,ma non il
buio pesto delle
tenebre più oscure,no,più come il buio della
notte,l'aria frizzante
tipica delle notte invernali e due volti conosciuti,Toran ed Ezio che
lo guardano preoccupati.
“Sesshomaru...”
La
ragazza gli si avvicina rapidamente appena si accorge che l'inuyokai
è rinvenuto,stringendogli il viso tra le mani e aiutandolo a
sollevarsi con il busto.
“Che
ti è successo?”
Sesshomaru
non seppe cosa dire a riguardo. Vide Toran seriamente preoccupata per
le sue condizioni,quasi rischiava di esplodere per l'accumulo di
emozioni che gli si mescolavano in petto,tanto grandi e forti che
quasi gli bloccavano il respiro.
“Credimi
Toran,non mi crederesti.”,disse Sesshomaru confuso.
“Dimostracelo,siamo
tutto orecchi.”,disse Ezio serio,mentre teneva le mani lungo
i
fianchi.
Quella
notte il vento soffiava più forte del solito. Bene,si disse
Sesshomaru, da che aveva memoria la sensazione dell'aria fresca era
una delle cose che gli piaceva di più,come gli spazi aperti
e gli
ambienti isolati, ma negli ultimi tempi il bisogno di aria fresca si
era fatto opprimente,dopo ogni immersione dentro se stesso fosse un
tuffo fatto da troppo in alto e che ogni volta lo portasse sempre
più
a fondo e ogni volta che emergeva sentiva il bisogno di riprendere
aria. Soffocava e nessuno poteva aiutarlo. Si,odiava la debolezza e
da molto tempo,lui, si sentiva debole. Che orrenda sensazione.
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Capitolo 24 *** Sul fondo dell'abisso ***
Fu
di nuovo mattino e di nuovo fu una giornata colma di preoccupazioni.
Era tornato indietro insieme a Toran ed Ezio,ma anche in loro
compagnia si sentiva distante da loro,non che fosse abituato a
cercare la compagnia altrui,del resto,non né aveva
bisogno,ma in
quello specifico caso,il tornare indietro alla realtà che
conosceva
non lo rassicurò in alcun modo. Era lontano da tutto e
tutti,non
tanto nel corpo,ma quanto nella mente,un forte senso di smarrimento
si era insinuato in lui e nemmeno la presenza di Toran sembrava
alleviare quel senso di estrenietà che si era fatto spazio
dentro di
lui. Tornarono al villaggio ai piedi della gola e li,vicino al fuoco
vide Koga in piedi e con le braccia conserte,mentre Urtak,aspettava
pazientemente seduto a terra. Qualunque cosa avrebbe voluto fare
Koga era stato interrotto dall'hanyou,che lo aveva fermato per
tempo,sapendo che spesso,la bocca dello yoro era più veloce
dei suoi
pensieri e perciò gli aveva intimato che per quella sera la
cosa si
sarebbe fermata li. In effetti c'era ben poco da dire e tutti, a quel
punto andarono a coricarsi,quasi gettandosi alle spalle quello che
era appena successo e per sicurezza di tutti,sopratutto per
l'inuyokai,quest'ultimo avrebbe dormito nella stessa stanza di
Ezio,non esattamente il fine giornata che avevano programmato per se
stessi,ma almeno se Sesshomaru avrebbe avuto un altro...risveglio
improvviso,ci sarebbe stato qualcuno che almeno avrebbe potuto
intervenire per tempo e per lo meno capiva cosa fare in caso fosse
nuovamente successo...più o meno.
“Buona
notte fiorellino.”,disse Ezio mettendosi sulla stuoia a
dormire e
coprendosi con una vecchia coperta trovata nella casetta in rovina.
Sesshomaru
non se la sentì di ribattere alla battuta irriverente
dell'umano e
questo di certo non era da lui,ma lo ignorò,mentre con la
testa
vagava da tutt'altra parte. Si coricò anche lui,nello stesso
modo di
Ezio,ma stavolta,a differenza del primo tentativo il sonno non
tardò
ad arrivare. Quando riaprì gli occhi vide Ezio intento a
rivestirsi,mentre allacciava la giacca della sua tenuta da
assassino,mentre l'armatura e le armi,compreso il meccanismo della
lama celata con annessa pistola erano tenute in disparte,tranne per
la cinquedea,che già portava allacciata al
cinturone,poiché,dormiva
sempre con un arma a disposizione,nel caso avesse dovuto
difendersi,oltre all'utilizzo delle mani come ultima risorsa.
“Buon
giorno ragazzo,dormito bene stavolta?”,chiese Ezio con
leggerezza.
Sesshomaru
dal canto suo si sentiva leggermente appesantito dal sonno e dalla
stanchezza accumulata anche per i fatti della sera precedente e
tuttavia,era grato per quel sonno così pesante,da avergli
intorpidito i sensi,oltre che le membra,tanto,da farlo sprofondare in
un sonno senza sogni,o incubi o qualunque altro luogo la sua mente
avesse deciso di mandarlo.
“Guarda
che se non te la senti di alzarti possiamo aspettare che stai
meglio,non abbiamo tutta questa fretta.”
“Non
sottovalutarmi umano,non sono così rammollito da restare a
letto a
non far niente. Dammi un attimo per riprendermi.”,disse
Sesshomaru
con tono duro e ostico.
“Beh,se
prima avevo dei dubbi ora sono certo che ti sei ripreso. Burbero e
musone come piaci a noi. Comunque,c'è una cosa di cui
dobbiamo
parlare.”
“A
che proposito?”
“Della
tua situazione. Ogni quanto ti capita? Intendo i sogni.”
Sesshomaru
parve bloccarsi per un istante e nel mentre posare lo sguardo su un
punto indefinito. Ora che ci pensava non aveva mai tenuto conto di
tutti le volte che gli era capitato,ma da quando aveva lasciato il
villaggio degli assassini poteva sostenere che dalla partenza
all'arrivo nell'Hokkaido non era successo nulla di grave e che da
quando era giunto li,quelle esperienze si erano fatte più
intense e
violente,quasi vivide,come se prendessero vita propria di fronte a
lui.
“Io...non
ricordo di preciso. Ma è raro che accada in maniera
così brutale. E
successo solo un altra volta in una maniera simile a questa.”
“Si
me lo ricordo.”
“Come
anche Toran del resto.”
“Già...forse
non avrei dovuto chiedertelo così presto. A volte purtroppo
tendo a
ragionare più da assassino che da persona. Andiamo a fare
colazione,per il momento i problemi possono aspettare.”
“A
proposito di problemi, quella tavoletta,c'è l'hai
tu?”
“Per
ora si,perché?”,dandosi due colpetti sulla
veste,nel punto in cui
nascondeva il misterioso oggetto.
C'è
l'aveva di nuovo Ezio,nascosta sotto la veste,quindi,se era
così ben
sorvegliata e nessun avrebbe potuto averne accesso se non per mezzo
dell'umano,com'era possibile che un pezzo di pietra potesse spostarsi
a suo piacimento senza che nessuno se ne accorgesse,se non quando era
troppo tardi? Non ci capiva nulla, ne sapeva tanto adesso quanto
prima. Ma si,per qualche momento stare in pace non gli avrebbe fatto
male e un po' di tempo per stare da solo gli avrebbe fatto
bene,doveva rinfrescarsi le idee,riscoprire il piacere della quieta
solitudine,anche solo per un attimo.
“No...niente.
Vi raggiungo a breve.”
“D'accordo,tu
riposa e quando te la senti torna da noi,va bene?”
Recuperata
la sua attrezzatura,Ezio uscì armato di tutto punto e si
richiuse la
porta di paglia della cise alle spalle,lasciando da solo il cane,con
i suoi pensieri e le sue riflessioni. Sentiva ancora le membra
stanche e ancor più la mente altrettanto provata,ancora
più del
corpo e lo spirito di certo non era nella sua forma migliore.
Confuso,disorientato e stanco,con la sensazione che presto o tardi
sarebbe realmente impazzito. Era sempre stato un cane forte e in
grado di badare a se stesso,senza mai avere bisogno di nessuno. Ma le
cose che aveva visto,le sensazioni e le emozioni provate erano troppe
per una persona sola,per quanto forte fosse mai stato,era stato
troppo arduo reggere quella follia per intero e qualcosa radicato nel
profondo del suo essere,lo costringeva a fuggire piuttosto che
combattere. Non riusciva razionalizzarlo né a dargli un
senso,ma
l'istinto gli diceva di correre,di scappare,di avere salva la
pelle,perché? Perché quella sensazione era
così forte? Se ne
vergognava e non lo accettava,imbarazzo e rifiuto,non solo verso se
stesso,ma anche verso quello che provava. Alla luce del sole era
forte e fiero,ma appena calava nelle sue tenebre personali ecco che
si sentiva realmente vulnerabile,scoprendo punti deboli che non
sapeva di possedere. Quanto si odiava in quel momento. Si
alzò
ancora affaticato per la sera precedente,si rivestì,prese le
spade e
ancora una volta controllò che la lama celata fosse
agganciata al
suo posto,chissà perché poi,non la sentiva
sua,meno ancora delle
spade e degli artigli,ma in qualche modo non riusciva a
separarsene,che fosse per l'influenza di Jin su di lui? Non
né era
certo,ma forse era possibile. Una volta pronto uscì dalla
casa,apparendo nuovamente al resto del mondo con una sicurezza e una
calma che in quel momento gli faceva comodo avere,non solo per gli
altri,ma anche per se stesso. Il cielo quel giorno pareva essersi
schiarito e l'opprimente grigio piombo sopra le loro teste pareva
dissiparsi lentamente,anche se non si poteva dire che fosse un cielo
terso,ma se non altro non dava segno di voler nevicare,mentre al
campo si vedevamo già gli altri intenti a fare cose diverse.
Urtak
sistemava sul fuoco un po' di legna,dove sopra vi era stata messa una
pentola,nella quale pareva essere stata messa a bollire una brodaglia
non ben riconoscibile,qualcosa con molte verdure a giudicare
dall'odore. Nel mentre Toran ed Ezio parlavano intenti a discutere di
qualcosa,stava per capire il senso del discorso,quando
all'improvviso,Koga,vedendolo uscire,lo squadrò da capo a
piedi con
l'espressione di chi ha un dubbio che gli frulla nella testa.
“Qualcosa
non va,lupo?”
“Si,tu.
Dove stavi andando ieri sera?”
“A
te che importa?”
“Mi
importa che prima che tu faccia ritorno tra la mia gente,se vuoi
ancora degli alleati,devo sapere se ci stai nascondendo
qualcosa.”
“E
anche se fosse? Nessuno ha chiesto il tuo aiuto,semmai siamo noi che
siamo giunti in tuo soccorso. Dovresti essermi grato se sei ancora in
questo mondo.”
“Sarò
grato solo quando ti avrò preso a calci su quel muso da
botolo
ringhioso che ti ritrovi.”
“Veloce
di gambe e di lingua,ma lento di pensiero. Ora capisco
perché tu e
Inuyasha andate così tanto d'accordo,con tutto quello che vi
accomuna non poteva essere diversamente.”
“Ripetilo
sbruffone.”
“Avvicinati
che te lo ripeto meglio.”
“Con
piacere cagnaccio.”
I
due però non ebbero il tempo di fare un primo passo che
Sesshomaru
si ritrovò i piedi bloccati da uno strato di ghiaccio mentre
l'altro
era sprofondato con i piedi sommersi nel terreno duro e gelido,come
se fosse stato assorbito da un piccola buca colma di fango. I due
presi alla sprovvista si girarono in direzione dei colpevoli e li
videro,Toran e Urtak,con entrambi con il palmo della mano rivolto
verso il diretto interessato.
“Che
stai facendo?”,dissero entrambi all'unisono, Il cane rivolto
verso
la pantera e il lupo rivolto verso lo shika-haynou.
“Vi
impediamo di uccidervi l'un l'altro come due
imbecilli.”,disse
Toran irritata dalla scena.
“E
curioso,come entrambi ci siamo aspettati che vi sareste messi a
litigare appena uno dei due avrebbe cominciato a fare la voce
grossa.”,disse Urtak monocorde.
“Come
ti pare ma adesso liberami.”,disse Koga irato verso Urtak
“Non
finché non ti sarai calmato e non farai uso di quell'organo
che hai
nella testa è che usi decisamente poco.”
“Toran...”,disse
Sesshomaru irritato.
“Ah
no,non ci pensare neanche,tu sei l'ultimo tra tutti noi che dovrebbe
avere un attacco d'ira,sono certa che non hai dimenticato l'ultima
volta che hai perso il controllo,vero?”,disse lei minacciosa.
Quelle
parole sentite da lei parvero a Sesshomaru un colpo basso che aveva
come bersaglio il suo orgoglio,cosa che lo toccò in
profondità
e,anche se la sua voglia di restituire l'offesa ricevuta con la
violenza dovette trattenersi da lacerare le carni dello yoro e
lasciarlo in vita,cosa alquanto spiacevole per lui.
“Signore
e signori,un attimo di attenzione...”,disse Ezio tentando di
richiamare l'attenzione di tutti i presenti, “Vi chiedo di
prestarmi orecchio per un attimo e di dedicare parte del vostro tempo
ad una sana ed attenta riflessione. Ora,alla luce degli ultimi
avvenimenti,in particolar modo ieri sera,consiglio vivamente e dico
vivamente,di prendere atto del fatto che dovremmo collaborare tra di
noi,piuttosto che tentare di ucciderci l'un l'altro,mi
spiego?”.
Ezio,mostrando
una calma degna del suo rango si avvicinò ad
entrambi,fermandosi
poco prima della sottile lastra di ghiaccio che teneva fermo
Sesshomaru e della massa amorfa di terra che tratteneva Koga,mentre i
due guardavano l'assassino,intenti a chiedersi perché mai si
fosse
avvicinato così tanto a loro. Non avevano ben in mente cosa
ci
facesse Ezio così vicino a loro mentre non potevano reagire.
“In
questo preciso istante ci troviamo in una situazione nella quale
nessun trae vantaggio da questo litigio. Tu,ragazzo vestito di
pelliccia,sei arrivato da lui con atteggiamento aggressivo e ti sei
rivolto a questo simpaticone in maniera molto sgarbata. Ora,capisci
che essere insultato di prima mattina,appena sveglio e senza aver
fatto neanche colazione,forse, e dico forse, non è la cosa
più
intelligente da fare? Non credi anche tu?”.
Poi
Ezio si girò in direzione dell'altro yokai.
“In
quanto a te,tu non riesci proprio a tenere le mani a posto vero? Per
un motivo o per un altro devi sempre attaccar briga con qualcuno. Che
sia io,lui,Akira,in qualche modo tu non riesci proprio a fare in modo
di non essere violento,vero? Certo,lui ha cercato lo scontro,ma tu lo
hai insultato e quindi cosa fai? Ti metti a fare il bambino con chi
si comporta da bambino? Ti sembra un comportamento maturo? Comincio
pensare che non hai quattrocento anni,ne hai quattro,per tanto,o ti
decidi a crescere e comportarti come una persona adulta e
responsabile oppure resti così è non vai oltre
quello che sei
adesso e credimi quello che vedo,personalmente,non penso sia
molto.”
“Sarò
anche bloccato,ma questo non vuol dire che non possa
raggiungerti.”
“Potrai
anche raggiungermi ma questo non vuol dire che riuscirai a farmi
qualcosa. Vi consiglio di darvi una calmata,tutti e due, o giuro che
vi uccido nel cuore della notte e faccio sparire i corpi.
Credetemi,sono molto bravo in questo...”
Ezio
fece qualche passo indietro e osservò i litiganti alle prese
con la
loro situazione,mentre si guardavano ancora con fare bellicoso,ma che
in quel momento,parevano dimenarsi di meno.
“Allora?”
I
due non risposero all'assassino ed Ezio diede loro le spalle tornando
lentamente vicino al fuoco.
“Direi
che hanno recepito il messaggio.”
E
subito entrambi furono liberi,con Sesshomaru che si scrollò
il
ghiaccio dai piedi che si era fatto meno resistente e Koga,che fu
sputato fuori dalla terra con un ospite sgradito al terreno.
“Venite.
la colazione è pronta. Stamattina,carne d'anatra in brodo.
Ringraziate Toran ed Urtak per questa leccornia.
I
due videro l'assassino allontanarsi,mentre restavano al loro
posto,intenti a controllarsi l'un l'altro con la coda dell'occhio e
nel contempo assopivano la loro sete di violenza nata
precedentemente.
“Non
finisce qui botolo ringhioso.”
“Su
questo non ho dubbi, lupo rognoso.”
E
fu così che i due misero da parte le peggiori intenzioni del
momento
per riempirsi lo stomaco e godersi un pasto caldo. Ci sarebbero stati
altri momenti per sbudellarsi a vicenda.
Dopo
una buona ora di tranquillità,tra la cottura e la
preparazione,tutti
mangiarono in rigoroso silenzio godendosi la loro pietanza,tranne per
Urtak,che spinto in parte dalla sua metà erbivora,si
limitò a
nutrirsi di alcune radici trovate durante la raccolta delle piante,in
quanto la sua natura di cervo gli impediva di nutrirsi di carne di
qualsiasi tipo. La colazione finì bene e l'inuyokai e lo
yoro non
ricominciarono ad aggredirsi e quindi il tutto fu compensato con un
aura di apparente tranquillità,senza che nessuno dicesse
più del
necessario. La zuppa risultò buona al palato e benefica per
lo
spirito,era calda e saporita in maniera equilibrata,con un aggiunta
di erbe che Urtak conosceva molto bene e che erano tipiche di quelle
foreste. Passarono la prima parte di quella mattinata al villaggio
abbandonato,riposando e godendosi la tranquillità del
momento.
“Bene,ritengo
opportuno fare un breve riassunto della nostra attuale
situazione...”,disse Ezio volendo attirare l'attenzione degli
altri,”Siamo alla base di un tempio vecchio di
chissà quanti
anni,dove sotto di esso si trova un immensa caverna con dentro un
albero molto alto e spesso. Ora dobbiamo porci una domanda,
perché
mai hanno attaccato questo luogo?Era per quello che abbiamo visto la
sotto? Erano certi di sapere cosa stessero cercando quando hanno
deciso di attaccare? Questo non lo sappiamo,ma quello che sappiamo e
che abbiamo il vantaggio dalla nostra parte.”
“Vantaggio?
E quale sarebbe?”,chiese Toran confusa.
“Il
tempo. Abbiamo tutto il tempo necessario per trovare quello che
stavano cercando gli attaccanti.”
“E
perché mai dovremmo fare una cosa simile? Dobbiamo
raggiungere la
mia tribù il prima possibile,in questo momento potrebbero
essere
scoperti dalle truppe di Otsune e non posso permettermi di lasciarli
alle merce dei suoi mostri.”
“Comprendo
la tua preoccupazione, anch'io so cosa vuol dire essere a capo di una
comunità e credimi se ti dico che i tuoi timori li ho
sentiti
anch'io. Sono straniero in una terra che non conosco e che non
comprendo appieno,ma so cosa provi e ti chiedo solo di accompagnarci
ancora una volta e se prima ti sono sembrato aggressivo nel mio
parlare,sappi che l'ho fatto con le migliori intenzioni. Se non te la
senti di continuare posso capire,però mi sentieri
più
sicuro,sapendo che anche tu sei dei nostri.”
Sesshomaru
non riusciva a credere alle proprie orecchie. Ezio aveva un giro di
parole mieloso e colmo di giustificazioni,cose che non rispecchiano
il guerriero che vedeva all'opera durante i combattimenti. In quel
momento gli parve più di avere a che fare con uno di quegli
emissari
che vivevano per servire i loro padroni,discutendo di politica e
alleanze con i clan amici e negoziando tregue con i clan nemici.
Perché si comportava in quel modo? Non lo capiva. Ricordava
ancora
quando si erano battuti il primo giorno in cui si erano incontrati e
ricordava il giorno in cui aveva perso contro di lui al villaggio
degli assassini. In quei due momenti pareva di avere a che fare con
una autentica roccia,immobile nelle proprie posizioni e nelle sue
critiche verso di lui e adesso,si comportava in maniera fumosa e
indefinita,come una nuova di fumo o il corso di un rigagnolo che
modifica il suo percorso quando più gli è comodo
per continuare a
scorrere. Per Sesshomaru questo pareva un affronto all'immagine che
aveva dell'incappucciato e raramente aveva un immagine lusinghiera
del prossimo. Koga invece dal canto suo restava come al solito
burbero e strafottente,con le mani sui fianchi e il petto in fuori
per ostentare un orgoglio tipico della sua gente. Ma era negli occhi
e nell'espressione del viso che le parole dell'umano parevano aver
sortito il loro effetto,avendo puntato nelle debolezze dello yoro,il
ruolo di capo e il peso della responsabilità che esso porta.
“Non
lo so...io sono venuto qui solo per difendere questo posto,non ci
capisco niente di tutta questa roba e poi, se abbiamo scacciato gli
ainu sotto il controllo di Otsune perché dovremmo restare
qui? Dopo
le perdite di ieri e la morte di quel corvaccio dubito che si faranno
nuovamente vivi così presto.”
“Non
possiamo esserne certi,per quello che ne sappiamo potrebbe muovere un
secondo attacco proprio adesso e io suggerisco di andare nuovamente a
vedere cosa c'è di così importante la sotto che
interessa anche a
loro. Io propongo di tornare laggiù e vedere se stavolta
troviamo
qualcosa. Chi è con me?”
“Io
ci sono.”,disse Urtak con la risposta già pronta.
“Tu
Koga?”
Koga
pareva esitare un attimo,sbuffando per la seccatura appena ricevuta.
“E
va bene dannato umano,sono dei vostri. Ma appena abbiamo finito qui
c'è ne andiamo va bene?”
“Mi
sembra una proposta onesta. E tu cara?”
Toran
non rispose e si limitò ad osservare Sesshomaru con uno
sguardo che
non ammetteva repliche,lui di contro la fissò
passivamente,senza
manifestare alcuna emozione apparente. Nessuna gioia,nessuna
rabbia,niente,pareva impassibile,quasi distaccato,poi la pantera
rivolse nuovamente la sua attenzione verso Ezio.
“Ci
saremo.”
“Perfetto.
Quindi,propongo di incamminarci il prima possibile sperando stavolta
di non trovare un armata di scheletri a sbarrarci il cammino.
Cielo,né parlo come se fosse una cosa normale.”
Circa
un ora dopo.
Giunsero
lentamente di fronte all'albero sul fondo del costruzione sotterranea
e fortunatamente i guardiani non furono presenti durante il
percorso,anzi,non ci furono proprio,come scomparsi nel nulla e
nemmeno i resti degli assalitori erano più presenti nel
tempio,portati via dai guardiani,dove? Questo non si sapeva. Ma poco
importava dato che la loro preoccupazione era un altra. L'immenso
Acero era nuovamente li,in tutta la sua vitalità
è da quando erano
giunti loro non era cambiato. Era sempre li,con la sua misteriosa
presenza in quel luogo così inusuale per un vegetale di
quelle
dimensioni e mentre Urtak era seduto a terra ad occhi chiusi, Ezio ad
esaminare l'area e Koga a stare lontano dall'inuyokai. Toran e
Sesshomaru rimasero relativamente da soli,l'uno di fianco a
l'altra,mentre lui restava in silenzio assorbito dai suoi pensieri e
lei,che preoccupata per Sesshomaru gli riusciva difficile gestire la
questione,che paradossalmente, per il suo potere, non riusciva ad
essere così gelida come il suo ghiaccio e per tanto,maggiore
era la
tensione tra loro,più l'imbarazzo era vivido. Almeno per lei.
“Ehi...”disse
lei titubante, “Come ti senti?”
“Come
prima.”
“Hai
voglia di parlarne?”
“A
che scopo? Ho già detto tutto quello che avevo da
dire.”
“Magari
ti farebbe bene sfogarti.”
“Ci
vorrebbe un altro scontro come quello di ieri per sfogarmi. Quasi mi
spiace aver ucciso quella marmaglia di selvaggi.”
“E
a me di spiace che la mia presenza non ti faccia più
piacere. Ieri
sera,quando ti sono venuta a cercare,non eri vicino a me.”
A
quelle parole Sesshomaru si voltò verso Toran con uno
sguardo carico
stupore,come se fosse stato colpito a tradimento.
“Toran,
come puoi solo pensare ad una cosa simile? Sai anche tu che non
è
vero.”
“Davvero?
Allora chi era quella Kagura che ha nominato l'hanyou?”
“Una
faccenda passata.”
“Strano,perché
ieri sembravi particolarmente preso quando l'hai sentita
nominare.”
“Perché
vuoi parlarne adesso? Ha importanza?”
“N'è
parlo adesso perché volevo farlo ieri sera è
si,ha importanza per
me.”
“Non
puoi capire...è una faccenda personale.”
“Questo
l'ho notato,anzi,l'hanno notato tutti.”
“E
con questo cosa vorresti dire?”
“Sembri
bravo a tenerti i tuoi segreti,perché non diventi bravo
anche a
rivelarli di tanto in tanto?”
A
quel punto Sesshomaru la fissò intensamente negli occhi con
sguardo
arrabbiato e lei,di contro,lo guardava con aria di sfida,come se si
aspettasse un assalto,un antico istinto,nato quando i due erano
ancora nemici,fin da quando si erano scontrati per la prima volta.
“Va
bene...ho capito.”,disse lui a metà tra
l'arrabbiato e il deluso e
iniziò a separarsi da lei,muovendo i piedi in direzione di
Ezio e
Urtak,lasciandosi alle spalle la pantera.
Sesshomaru
notò come Urtak sembrava essere immerso in se stesso,mentre
Ezio
continuava a guardarsi attorno in cerca di una qualche risposta,un
indizio,un qualche modo su come avvicinarsi all'albero senza essere
respinto,ma pareva bloccato nello stesso punto dell'ultima volta.
Aveva la tavoletta in mano e nel contempo rimuginava sul da farsi.
“Ehi
ragazzo,problemi in paradiso?”,disse con un sorrisetto
ironico.
“Cosa?”
“No
niente,non importa. Ora tornando a noi,guarda qua.”
Ed
Ezio mostrò la tavoletta a Sesshomaru,che in quel momento
gli parve
priva di qualunque cosa lo rendesse speciale come la sera precedente.
Niente luci,niente effetti particolari,solo una tavoletta di pietra
vecchia di chissà quanto tempo.
“Non
sta facendo niente.”
“Appunto,non
sta facendo assolutamente niente. Saranno almeno venti minuti che sto
provando a passare con questa in mano e niente. Non fa assolutamente
niente...”,Ezio si interruppe e ad un certo punto
iniziò a fissare
la tavoletta e poi rivolse nuovamente lo sguardo verso l'inuyokai,
“Ma forse...forse non sono io quello che deve passare. Non
per
primo.”
Ezio
allungò la tavoletta verso Sesshomaru mentre
quest'ultimo,stranito,guardò l'assassino con fare dubbioso.
“Prendila.”,disse
Ezio con una semplicità disarmante.
“Perché?”
“Diciamo
un intuizione. Una mezza speranza. Avanti,per una volta che sei tu a
prenderla in mano magari non è così
aggressiva.”
Sesshomaru
era riluttante a prenderla in mano,dato che l'ultima volta che se
l'era ritrovata tra le dita era piombato in un luogo,che definire
folle,era a malapena un eufemismo,una definizione molto banale per
qualcosa di contorto com'era stata la sera precedente. L'idea di
vivere l'ennesimo incubo squilibrato cancellava in lui ogni voglia di
avere a che fare con quella cosa,ma stupidamente,per orgoglio,non
volle darlo a vedere e decise di prenderla,contro ogni buon senso.
Appena le dita afferrarono la tavoletta si aspettò che
accadesse
come notte scorsa,strane luci,perdita di coscienza o altre stranezze
simili e invece...niente. La tavoletta non si comportò in
maniera
strana,ne diede segni di impazzire in alcun modo,semplicemente era
solo una tavoletta di pietra con delle incisioni,ma nulla
più di
questo.
“Non
succede niente.”,disse Sesshomaru stupito
“Già...ad
essere sincero mi aspettavo un effetto differente.”
“Del
tipo?”
“Non
lo so. Qualcosa come...”
Un
tremore. Una scossa si era propagata per tutta la grotta,come se
qualcosa avesse mosso tutta caverna intorno a loro mentre
più in
la,sul fondo della parete,le cascate disseminate per tutto il
perimetro smisero di buttare l'acqua sul fondo e la grande luce sul
soffitto si fece lentamente sempre più scura,mentre nel
contempo,la
tavoletta si faceva poco a poco sempre più luminosa.
“Questo?”
concluse Ezio la frase che aveva interrotto.
“Il
buio si faceva sempre più presente nel luogo e la tavoletta
sempre
più lucente,con le incisioni che iniziarono a cambiare di
posto,con
calma,come se la pietra fosse divenuta morbida argilla,pur restando
dura e compatta.
“L'albero...”
Fu
Urtak a parlare,alzandosi da terra.
“L'albero
sta perdendo gradualmente energia. In qualche modo e come se L'acero
stesse perdendo la sua forza vitale. Possiamo avanzare.”
Ezio
e Sesshomaru si guardarono un attimo,poi si guardarono indietro
mentre Koga e Toran si avvicinarono agli altri,confusi e disorientati
tanto quanto loro.
“Ehi
botolo si può sapere che hai combinato?”,disse
Koga con tono
aggressivo.
“Questo
è quello che stiamo cercando di comprendere. Ma credo che il
diretto
interessato sia sorpreso tanto quanto noi.”,disse Ezio in
maniera
calma,mentre volgeva la testa verso l'alto controllando a che
velocità la luce sopra le loro teste stesse svanendo.
Fu
un attimo e fugace ma Toran e Sesshomaru si cercarono un attimo con
lo sguardo mentre una mano di lei sfiorava leggermente le dita di
lui,come a cercare un contatto con lui,quando tutt'attorno a loro si
stava facendo sempre più scuro.
“Andiamo
avanti. Scopriamo per quale motivo hanno voluto attaccare questo
posto.”,disse Sesshomaru senza ripensamenti e si mise in
testa alla
fila,superando persino Urtak.
Non
ci fu molto da pensare e finché c'era ancora luce nella
caverna
passarono per lo stretto pezzo di roccia che collegava l'entrata
all'albero,mentre ad ogni passo,la luce sul soffitto si faceva sempre
più fioca e la luce emanata dalla tavoletta sempre
più forte. Passo
dopo passo,si cominciò a distinguere a malapena i colori,i
contorni
e persino le distanze,mentre Sesshomaru dovette alzare la tavoletta
sopra la testa,come a voler alzare una fiaccola per illuminare il
sentiero oramai quasi svanito ai loro occhi. Mentre avanzavano
l'energia che pervadeva il grande Acero si era fatto più
debole,sempre più debole,fino a quando ogni forma di
resistenza
rimasta si indeboliva sempre più,fino a quando giunsero di
fronte
all'albero e in quell'istante,l'intera caverna era scesa nelle
tenebre più assolute.
“Bene...è
adesso?”,disse Toran confusa.
“Adesso?...sinceramente,
n'è so quanto te...”,disse Ezio scombussolato,
“Ma sono certo
che la risposta a questo dubbio si trova qui da qualche parte.
Sesshomaru,vedi qualcosa?”
“Un
albero.”,disse Sesshomaru secco.
“Si
questo l'ho notiamo anche noi. Intendevo dire se notavi qualcosa che
al nostro sguardo sfugge,in quanto tu sei quello davanti e tieni in
mano l'unica fonte di luce disponibile. Giusto per essere
chiari,evita di farla cadere nel baratro qui sotto. Grazie.”
“Posso
sempre buttare te di sotto te,se vuoi.”
Il
dayokai non era disposto a sentire le spiritose battutine del
fiorentino dietro di lui,ma se non altro sdrammatizzava su un fatto
completamente inaspettato con una lucidità di mente che in
pochi
avrebbero saputo mantenere in un momento simile. Persino
lui,circondato dalle tenebre e memore dell'esperienza della sera
precedente si doveva sforzare per non confondere lo stretto percorso
sul vuoto che avevano appena attraversato con il misterioso corridoio
nella quale si era trovato ad attraversare,trovando poi tutte quello
cose che lo spaventavano,ma della quale non capiva la ragione delle
sue paure. Tornò con l'attenzione al mondo reale e decise di
concentrarsi sul problema attuale. Se c'era una risposta li per
li,non riusciva a vederla. Ma forse,era giusto che non potesse essere
vista...non così facilmente almeno. Con la luce che puntava
verso
l'albero la prima cosa che gli saltò agli occhi era un
incisione
fatta sulla corteccia,pareva una specie di spirale,posata su di una
croce.
“Urtak,vieni
a vedere.”
Lo
sciamano si avvicinò a Sesshomaru mentre quest'ultimo gli
indicava
il simbolo inciso sull'albero.
“Interessante,un
simbolo magico. Curioso che non si sia riformato.”
“Ha
importanza?”
“Si.
Curiosa anche la forma del simbolo,beh,in realtà sono due
simboli.
“Cosa
vorrebbero dire?”
“La
spirale indica il mutamento,il ciclo,il movimento,ma la croce
rappresenta la stabilità,l'immobilità,il punto
fisso. Non ha senso,
i significati dei due simboli sono in conflitto tra loro. Datemi un
attimo,devo studiarlo.”
E
mentre Urtak osservava rapito il marchio nella corteccia,Sesshomaru
osservò l'albero con attenzione,mentre quel nuovo dilemma si
faceva
spazio nella sua mente. Mobile,immobile,movimento,staticità,
si
muove ma resta fermo,resta fermo in movimento. Non ci capiva
più
nulla. Perché la luce sul soffitto si era spenta quando
invece la
tavoletta si era illuminata? Che ci fosse un collegamento era
ovvio,ma quale? Più ci pensava e più non aveva
senso,più non aveva
senso e più ci pensava.
“Ehi...”,disse
Sesshomaru rivolto ad Ezio, “Tieni questa.”
E
in quel momento l'inuyokai passò la tavoletta all'assassino
e per un
attimo,si aspettò che la luce che emetteva si spegnesse,ma
non
accadde. Si mise a girare attorno al grande acero,osservando con
attenzione la corteccia,nonostante non avesse più la
tavoletta in
mano,anche la poca luce emesse da essa era sufficiente
affinché i
suoi occhi potesse vedere nella poca luce,come se fosse pieno giorno.
Doveva esserci qualcos'altro,qualcosa che potesse essere un indizio
migliore di quello precedente. Piano piano,passo dopo passo, il suo
sguardo attento si posava su ogni dettaglio che potesse rivelarsi
utile,poi ad un certo punto,dalla parte opposta dell'albero. Qualcosa
che aveva catturato la sua attenzione.
“Venite
a vedere.”
La
voce di Sesshomaru riecheggiò abbastanza forte per farsi
udire
dall'altra parte. Appena fu raggiunto dal resto del gruppo
indicò
verso un punto dell'albero. Nell'albero era stata scavata una
rientranza rettangolare,dove ai lati erano stati incisi due omini
intenti a poggiare le mani contro la rientranza. Qualunque cosa
volesse dire quell'immagine era chiaro quello che bisognava fare,
anche se Ezio lo precedette,infilando la tavoletta nella
rientranza,con le incisioni verso l'esterno.
“Ho
visto che aveva la stessa forma e la soluzione mi è parsa
semplice.”, disse Ezio rivolto a tutti i presenti.
Poco
alla volta la luce della tavoletta si diffuse verso il perimetro che
la circondava,poi passò al contorno dei due omini
intagliati,che
come animati vita propria iniziarono l'uno ad avvicinarsi
all'altro,chiudendo lentamente l'incavo,inglobando così la
tavoletta
all'interno della corteccia e poi,un altra scossa,più forte
e subito
dopo l'albero,insieme alla parte di roccia che lo circondava
iniziò
a scendere da solo,verso il basso,dove il nero del baratro si faceva
sempre più inteso.
“Bella
mossa umano,adesso che succede?”,chiese Koga nervoso.
“Pazienta
un attimo giovane,le cose belle accadono a chi sa aspettare.”
E
mentre scendevano sempre più in giù accadde un
altra cosa
inaspettata,l'ennesima. Un punto dell'abisso,una sezione di parete si
illuminò di una di quelle pietre luminose presenti nella
caverna,grande quanto un macigno e poi se ne illuminò un
altro in un
altro punto. Un altro, poi un altro,poi un altro e un altro
ancora,una moltitudine di pietre luminescenti stava portando luce
nell'oscurità,scacciando il timore dell'ignoto e lasciando
che la
meraviglia della scoperta si facesse largo nei loro cuori
palpitanti,aspettandosi chissà quale nuova stramberia
avrebbero
visto...o affrontato.
Mentre
scendevano, è l'albero con loro,si resero conto che
stranamente,le
radici,sarebbe scese più in basso rispetto all'acero si
accorsero
ben presto,che esse,restavano ferme,quasi fossero corpi estranei al
grande vegetale. Erano si attaccati all'albero,ma più si
avvicinavano e più si rendevano conto che le radici,
vedendole da
più vicino,parevano uno strano groviglio di
vegetali,dall'aspetto
tubolare,non certo delle radici comuni ma la cosa più
sorprendente
era quello che vi era in mezzo ad esse. Avevano notato il giorno,come
in mezzo a quella massa caotica delle grandi pietre,dalla forma
rettangolare e perfettamente squadrate,cose simili certamente non
potevano essere delle formazioni di origini naturali. Non avevano
segni,scritte,incisioni o altri evidenti dettagli di qual si voglia
importanza,qualunque cosa fossero,sfuggiva alla loro comprensione.
“Ehi...e
quelli che ci fanno qui?”,disse Koga puntando un dito verso
uno
delle pareti più lontane.
Una
grande apertura in un muro,molto in là in confronto alla
loro
posizione era colma di scheletri,ma questi però non erano
inerti
come i precedenti defunti che avevano trovato nel presunto
sepolcro,ma si muovevano. Erano i guardiani della tomba,gli stessi
che avevano difeso il sacro sito funerario dei cervi,ma quando li
videro li,quest'ultimi,in piedi e immobili come fieri custodi,fecero
una cosa completamente inaspettata. Si inginocchiarono.
“Ma
cosa...”
Toran
provò a esprimere il proprio pensiero,ma non fece in tempo a
concludere che le parole le morirono in gola,quando lei stessa vide
un altra galleria e anche li,numerosi scheletri,che fecero la stessa
medesima cosa.
Più
in basso trovarono lo stesso identico spettacolo,altre gallerie,altri
scheletri,altri inchini, un continuo susseguirsi della medesima
scena,ancora,ancora e ancora,fino a quando più in basso non
scorsero
la fine di quella lunga discesa e sul fondo,lontano da loro,una
grandissima sfera bianca di vorticante energia,sospesa su quello che
ai loro occhi un grandissimo spiazzo,una specie di prato in
miniatura, con a lati due lunghe file di monoliti installati a terra
e perfettamente al centro dello stesso una piccola collinetta di
terra smossa.
“La
fonte...”,disse Urtak mentre indicava la sfera lucente sotto
di
loro.
“Quindi
e per quella cosa che hanno attacco questo posto?”,chiese
Ezio
confuso su quella nuova bizzaria magica.
“Si.”
“E
la prima volta che scendi qui vero?”
“Si.”
“E
come fai a dirlo?”
“Perché
lo sento,nella pelle,nei muscoli,nelle ossa...la sua energia pervade
tutto questo luogo,sia sopra,che qui. E la stessa energia di cui sono
composti i poteri che manifesto. Questo è il cuore stesso
delle
credenze del mio popolo.”
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