Buon multiverso a tutti! di Lory221B (/viewuser.php?uid=660415)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dio non gioca a dadi ***
Capitolo 2: *** 1941 ***
Capitolo 3: *** Non è mail il momento ***
Capitolo 4: *** Parole Maya ***
Capitolo 1 *** Dio non gioca a dadi ***
Buon
multiverso a tutti
Cap. 1 - Dio non gioca a dadi
Dio non gioca a dadi.
Sembra un punto fermo,
una convinzione che gli Angeli si ripetono tra loro ogni volta che un
leggero dubbio li assale, una frase ripresa nel tempo anche dagli
scienziati, un qualcosa di rassicurante.
Eppure, ogni tanto, anche
l’Onnipotente si ritrova a porsi dei quesiti, forse per
curiosità, forse per noia, forse perché
altrimenti sarebbe tutto troppo prevedibile.
La parte interessante
è che a differenza dei mortali, Dio può
facilmente rispondere a ogni suo “e se invece che fare
così, avessi fatto diversamente?”
Una mattina, doveva
essere novembre, poco dopo la Creazione, poco dopo che gli Angeli
ribelli erano caduti segnando il loro destino, Dio aveva iniziato a
costruire un altro Universo, parallelo all’altro anche se
leggermente sfasato dal punto di vista temporale.
Lo sfasamento si era
presto risolto qualche millennio dopo quando, inaspettatamente, alcuni
eventi del Medioevo avevano segnato un passaggio più veloce
all’era moderna.
In ogni caso, Dio aveva
creato un nuovo Universo con l’idea che le cose sarebbero
andate diversamente.
Poi Lucifero
cominciò di nuovo i suoi comizi contro la struttura celeste,
indisse un comitato, poi un sindacato e di nuovo finì
confinato al centro della Terra.
Quello che
poté constatare Dio, era che la storia si era ripetuta in
modo pressoché uguale, salvo per piccoli, trascurabili
dettagli che avevano finito per trovare il medesimo equilibrio della
prima Creazione.
Avrebbe poi tentato con
un altro Universo e un altro ancora, ispirando quello che gli
scienziato avrebbero tentato di giustificare con la teoria delle
stringhe o gli autori di fumetti con il multiverso, ma questa
è un’altra storia, perché la nostra
inizia una mattina come tante nell’Universo della prima
Creazione.
Ci sono mattine in cui
tutto fila liscio, il Sole splende alto, gli uccelli cantano e una
leggera brezza scuote le cime degli alberi di Regent’s park.
Quella non era una di
quelle mattine.
In effetti
c’era il Sole e qualche uccellino stava cantando nei pressi
di Soho, ma non tutto stava filando liscio.
Crowley aveva appena
parcheggiato la Bentley per andare a recuperare Aziraphale e invitarlo
a pranzo; c’era un nuovo locale che non aspettava altro di
essere testato dai gusti sofisticati dell’angelo e visto che
di recente si erano visti poco perché Aziraphale era tutto
preso da alcuni nuovi libri di profezie che aveva trovato, il demone
era piuttosto impaziente.
Nemmeno il
tempo di scendere dall’auto che Crowley sentì un
brivido, come se percepisse una perturbazione, come se qualcosa stesse
per accadere e in effetti accadde.
Un lampo
squarciò il Cielo e per un attimo la libreria di Aziraphale
assunse un colore celeste, prima di tornare alla sua consueta
vetustà.
Crowley sentì
di nuovo quella spiacevole sensazione di smarrimento, come quando la
libreria aveva preso fuoco e aveva creduto di aver perso per sempre il
suo migliore amico. Attraversò la strada senza guardare
l’arrivo dei veicoli, che miracolosamente riuscirono ad
evitarlo e spalancò la porta della libreria, sperando che
nulla fosse successo.
Si guardò
attorno trattenendo il fiato, non riusciva a scorgere Aziraphale da
nessuna parte, quando all’improvviso sentì una
specie di lamento dietro il bancone, seguito da un « Ma cosa?
» inequivocabilmente pronunciato dalla voce del suo angelo,
ma non riusciva a vederlo perché doveva essere caduto a
terra.
Crowley si
affrettò per vedere cosa era successo e in che stato fosse
l’amico, quando Aziraphale si tirò in piedi a
fatica, apparendo improvvisamente alla vista del Demone, che
spalancò la bocca orripilato.
«
Azi… no »
Le fattezze erano quelle
dell’angelo ma i capelli erano castano scuro, il completo era
nero e il papillon era di un bel rosso carminio. Aziraphale sembrava
solo scosso ma Crowley non poteva credere ai propri occhi, non poteva
solo trattarsi di un cambio di look, era evidente che c’era
qualcosa di diverso, percepiva l’essenza demoniaca
dell’essere che aveva davanti: l’unica conclusione
a cui giunse Crowley era che l’angelo era caduto e gli si
spezzò il cuore.
Si morse un labbro,
perché avrebbe voluto insultare tutte le gerarchie celesti
per aver fatto una cosa tanto orribile ad un angelo così
buono ma la faccia stranita con cui l’amico lo guardava lo
convinse a rimandare ogni invettiva a un altro momento.
« Non dirmi che
hai perso la memoria » fece Crowley, cercando di rimanere
calmo ma l’altro aveva una faccia disperata tanto quanto la
sua.
« Raffaele, ti
hanno… sei caduto? » fece Aziraphale, lo sguardo
triste e colpevole mentre le mani avevano iniziato a tremare.
«
Certo… seimila anni fa e perché mi chiami
Raffaele? » rispose, scrutandolo. Tutte le volte che aveva
riflettuto
sull’orribile prospettiva che Aziraphale potesse cadere,
bandito dal Paradiso, una delle principali preoccupazioni che aveva
avuto, era
che Aziraphale perdesse la memoria a seguito della caduta. Seimila anni
sarebbero stati perduti come lacrime nella pioggia (1): tutti i loro
incontri, i loro pranzi, non vi sarebbe stata più traccia.
Fu il turno di Aziraphale
di stupirlo, quando scoraggiato gli pose la stessa domanda
« Hai perso la memoria? »
« Questo
dialogo sta diventando un loop » rispose Crowley, dando un
calcio rabbioso ad una sedia.
Rimase un attimo in
silenzio, nella speranza di calmarsi, che il cuore smettesse di battere
all’impazzata e gli occhi di pizzicare « Ma sei
appena caduto, posso capirlo » aggiunse, cercando di
riprendere un contegno, per dargli coraggio. Sapeva cosa voleva dire
cadere, il senso di perdita, di vuoto e non lo avrebbe mai augurato a
nessuno, tantomeno al suo amato angelo.
« Cosa stai
dicendo? Io sono caduto seimila anni fa! » rispose, mentre
sulla faccia di Crowley si formava un’espressione sempre
più sconvolta e preoccupata. Il demone Aziraphale lo
guardò meglio e poi finalmente si decise a guardarsi
attorno. Non sembrava la sua libreria, sembrava un negozio risalente al
1800 mentre il suo negozio era anch’esso straripante di testi
ma sistemati in un elegante mobilio moderno.
Si avvicinò a
Crowley, talmente vicino che il demone ebbe un sussulto. Anche se aveva
i capelli scuri, come lo erano gli occhi, l’espressione e le
movenze erano sempre le stesse. Gli venne quasi naturale allungare una
mano per toccargli il viso ma l’ex angelo si girò
di scatto.
«
Aspetta, ho capito! » esclamò e nel farlo prese
dalla tasca un paio di occhiali da vista, con una montatura marrone,
molto diversi dai soliti occhiali dell’angelo. «
Che strano questo posto comunque »
aggiunse, spostando con poca grazia i libri che erano accatastati sulla
scrivania alla ricerca di quello che si rivelò essere un
papiro.
Crowley continuava a
fissarlo shockato. Per un attimo aveva creduto che la cosa che
più temeva, ossia che la loro amicizia causasse la
dannazione del sua angelo, si fosse verificata; invece c’era
qualcosa di strano in quell’Aziraphale, qualcosa che lo stava
inducendo a credere che la spiegazione potesse essere più
complicata.
« Eccolo qui,
ecco cosa è successo » affermò,
sventolando allegro davanti agli occhi del demone un foglio di appunti
in cui poteva scorgere chiaramente le parole
“eclissi” “convergenza” e
“multiverso”.
« Aziraphale,
io non capisco cosa… »
« Ezlaaphira
» lo corresse.
«
Cos’è quella parola? »
« Il mio nome,
da demone. Come il tuo non è Raffaele ma…
» fece con un gesto, aspettandosi una risposta che
arrivò dopo qualche secondo.
« Crowley
»
« Bene, Crowley
» ripeté come se il suono di quella parola fosse
strano « Siamo vittime di un strano fenomeno che stavo
studiando. O meglio, lo siamo io e il mio equivalente in questa
dimensione »
Quello che Crowley non
sapeva e che a breve gli sarebbe stato illustrato, era che sia
nell’Universo della prima creazione che nel secondo Universo,
un angelo di nome Azirpahale e un demone di nome Ezlaaphira stavano
studiando il medesimo, incredibile, fenomeno celeste: una volta ogni
secolo, durante un’eclissi lunare, i due universi si
allineavano dando vita a insoliti eventi. Sia Aziraphale che
Ezlaaphira erano giunti alla medesima conclusione studiando antichi
testi risalenti alle popolazioni precolombiane e spinti da
un’insana curiosità avevano letto le parole in
lingua Maya, nel medesimo momento, proprio durante la convergenza.
Questo aveva creato un
fenomeno inaspettato che aveva cagionato l’inversione delle
persone, o meglio degli esseri celestiali, che avevano proferito le
parole.
Crowley
ascoltò la spiegazione sconvolto, mentre l’altro
sorrideva allegro, come se fosse il suo Aziraphale ma con un qualcosa
di più malefico.
« Quindi se tu
sei qui, Aziraphale si trova in un Universo dove io non sono mai
caduto? Ho capito giusto? Il mio angelo e la mia versione angelica sono
assieme nella tua libreria? »
La rivelazione
sembrò schiaffeggiare entrambi; Ezlaaphira aprì
la bocca per commentare ma non riuscì a formulare niente di
intelligente da dire « Probabilmente si stanno chiedendo la
stessa cosa »
« In che
rapporti siete tu e il mio doppio? » chiese nervosamente
Crowley.
« Oh,
amichevoli » rispose, come se stesse piano piano realizzando
che non voleva che la sua versione angelica parlasse con il suo
Raffaele.
« Ah,
è quanto durerà questa cosa? » chiese
con finta noncuranza.
« Non lo so,
credo appena finirà l’eclissi »
« Allora poco
» “per
fortuna” pensò tra se.
« Oppure no,
non ne ho idea. Non è una cosa che mi capita quotidianamente
Raff… emh, Crowley » rispose più
nervoso e Crowley poté scorgere che qualcosa di Aziraphale
c’era pure in lui, quella specie di ferma insicurezza che
nonostante lo facesse impazzire, lo inteneriva.
Tutti e due si guardarono
sconsolati. Non potevano chiedere aiuto ai demoni, di certo
non erano soggetti che davano una mano, e non potevano rivolgersi al
Paradiso, nessuno avrebbe ascoltato due demoni. Erano soli e
preoccupati.
La verità era
che nessuno dei due voleva restare troppo tempo in compagnia di quello
che avrebbe potuto diventare il loro migliore amico se fosse caduto,
senza contare che immaginare che Aziraphale e Raffaele stavano
scoprendo cosa volesse dire frequentare un angelo invece che un demone,
non li rendeva tanto tranquilli.
Intanto, nel secondo Universo, due angeli erano
arrivati alle stesse conclusioni, solo senza calci alle sedie e con
meno sarcasmo.
Raffaele era molto simile
a Crowley, ma i capelli erano di un colore biondo ramato e gli occhi
erano dei normalissimi occhi color nocciola, oltre ad indossare un paio
di jeans abbinati a una camicia bianca e a un gilet azzurro.
L’angelo dai capelli ramati stava passeggiando avanti e
indietro per la libreria, intento ad ascoltare la spiegazione di
Aziraphale ai recenti eventi, chiedendosi come stesse il suo Ezlaaphira
e se fosse al sicuro. Per un attimo aveva davvero creduto che Dio
avesse personato il suo demone e fosse tornato un angelo, biondo e
luminoso come un raggio di Sole, invece la folle spiegazione del
multiverso era quello che aveva ricevuto.
Anche Aziraphale aveva
avuto lo stesso pensiero, qualche secondo di illusione che
l’Onnipotente avesse notato quanto fosse stato ingiusto
bandire Crowley dal Paradiso, un demone che riponeva più
fiducia in Dio di quanta ne riponesse lui. Invece si era trattato della
sua stupida curiosità che lo aveva spedito in un altro
Universo.
« Vuoi un
po’ di tè? Ezlaaphira lo tiene nella stanza sul
retro » chiese gentilmente Raffaele.
« Splendido
» rispose, mentre seguiva l’angelo non caduto.
« È curioso che Ezlaaphira abbia
comunque una libreria, proprio come me » commentò,
interessato alla vita del suo altro sé.
«
Sì, è una delle sue migliori qualità
» rispose Raffaele, accarezzando un libro in maniera
malinconica. Aziraphale notò il gesto e non poté
fare a meno di pensare che anche in questo mondo avevano avuto i loro
problemi legati alle rispettive fazioni.
« Quindi, anche
in questo Universo siamo amici? »
Raffaele fece un cenno di
assenso, seguito da un leggero sorriso.
« A quanto pare
l’Onnipotente non smette mai di stupirci »
commentò Aziraphale, chiedendosi cosa stesse provando
Crowley ad incontrare la sua versione demoniaca.
(1) concedetemi questo omaggio a Rutger Hauer e a
Blade Runner
***** * ****
Angolo autrice:
Ciao amici,
eccomi di nuovo con una minilong.
Sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità, vi
ringrazio di aver letto il primo capitolo di questa avventura.
|
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Capitolo 2 *** 1941 ***
Cap. 2 - 1941
« Scusa, Raffaele, ripetimi questa cosa »
Se Aziraphale avesse avuto un block-notes avrebbe preso appunti, tanto
era strano e al contempo familiare quello che l’altro angelo
gli stava raccontando. Il suo tè ormai si era raffreddato
nella tazza ma non gli importava, stava apprendendo troppe,
interessanti informazioni per sprecare del tempo sorseggiando il
tè.
« Ho detto che quando ci si siamo incontrati la prima volta
eri, cioè Ezlaaphira era, un gufo. Poi ha preso sembianze
umane »
« Un gufo » ripeté Aziraphale,
toccandosi la faccia perplesso, come se si aspettasse di sentir
comparire all’improvviso delle piume scure e un becco
« E poi, insomma… come si sono evolute le cose tra
voi? » chiese senza guardare l’altro angelo negli
occhi; da quando aveva capito di trovarsi in una realtà in
cui era caduto, Aziraphale aveva avvertito l’impellente
bisogno di tempestare di domande Raffaele per sapere come si fossero
svolte le vicende tra lui e Ezlaaphira, e se anche in
quell’Universo continuassero a rincorrersi da secoli, tra
cene e reciproci favori.
« Beh, insomma. Cosa intendi? » Raffaele
chiese in leggero imbarazzo e Aziraphale aveva capito perfettamente il
perchè fosse a disagio a trattare quell'argomento, dopotutto
era un po' come Crowley ed era un angelo, proprio come lui.
« Dai, siamo tra noi, anche se di Universi diversi; non
dobbiamo fingere di non fraternizzare col nemico. Insomma, Crowley ed
io lo facciamo dal primo temporale »
Raffaele arrossì ma non disse nulla.
« E poi c’è stato il 1941 »
affermò incoraggiante Aziraphale, chiedendosi se anche da
loro fosse successo qualcosa di particolare, come un demone che aveva
salvato un angelo dalle scartoffie che avrebbe dovuto compilare se gli
avessero sparato, ma soprattutto aveva salvato i suoi libri e un angelo
che aveva finalmente capito di essere innamorato di un demone da
secoli.
Quella frase sembrò illuminare Raffaele che prima
sgranò gli occhi e poi sembrò rilassarsi
completamente sulla poltrona, in una posa che ad Aziraphale tanto
ricordava il suo Crowley.
« Sono contento che tu ne stia parlando. Allora è
successo anche da voi! Insomma, magari puoi aiutarmi, dirmi cosa passa
nella testa di Ezlaaphira. In fin dei conti è te, solo che
è caduto »
« Beh, dovresti dirmi come sono state le dinamiche qui da voi
» rispose, chiedendosi chi era stato minacciato dai nazisti e
chi aveva salvato chi, visto che le parti di bene e male erano
invertite.
« Certo, allora io l’ho baciato e…
»
« Aspetta, cosa? » Aziraphale non si era nemmeno
reso conto di aver rovesciato il tè che aveva in mano su un
tavolino color mogano, essersi alzato in piedi e aver controllato che
qualcuno, come Gabriele o Michele, non fosse nascosto ad ascoltarli,
pronto a condannare entrambi alle fiamme infernali.
« Credevo parlassi di questo; è quello che
è successo nel 1941 »
« Io parlavo di nazisti, libri salvati, bombe… no?
» Raffaele lo fissava stranito e Aziraphale aveva ancora la
bocca aperta, anzi spalancata, da quando aveva appreso che
l’altro sé si era baciato con qualcuno tanto
simile a Crowley, lo stesso altro sé che ora era
nell’altro Universo con il suo Crowley.
« Sì, Ezlaaphira era stato costretto dai suoi
superiori a consegnare dei libri ai nazisti e ha dovuto farlo, ma io
sapevo quanto ci tenesse a quei volumi così sono andato a
recuperarli. Era così felice che mi è venuto
spontaneo baciarlo » nonostante si sentisse un po’
in imbarazzo, la reazione sconvolta di Aziraphale era stata talmente
divertente che Raffaele non si trattenne dallo strizzare
l’occhio soddisfatto quando affermò di averlo
baciato « Perché, da te com’è
andata, invece? »
Aziraphale sembrò ignorare la domanda e iniziò a
passeggiare avanti e indietro, riflettendo sul perché le
cose fossero andate in maniera così diversa.
« E poi cos’è successo? »
« Mi ha risposto che corro troppo per lui e non ha accettato
un passaggio sulla mia Bentley. Non ne abbiamo mai più
parlato » rispose con una evidente punta di tristezza.
Aziraphale incassò quell’informazione in silenzio.
La sua versione demoniaca era un disastro quanto lui; probabilmente
entrambi avevano agito così perchè erano
preoccupati per l’amico, soloper ragioni diverse: Aziraphale
aveva sempre avuto paura di quale sarebbe stata la reazione
dell’Inferno se avessero saputo che Crowley lo frequentava e
di quali torture sarebbero state inflitte a Crowley come punizione
mentre Ezlaaphira, probabilmente, era preoccupato che Raffaele potesse
cadere per colpa sua.
In entrambi gli Universi non avevano accettato un passaggio sulla
Bentley nel momento in cui i loro sentimenti erano stati più
esposti; erano un vero disastro.
« Oh, hai una Bentley anche qui. Bianca, immagino?
» chiese Aziraphale fissando un imprecisato punto al di
là della testa dell’altro angelo.
Raffaele annuì, e vide in Aziraphale la stessa
capacità di Ezlaaphira di cambiare velocemente discorso
quando non voleva affrontare una discussione, soprattutto se riguardava
loro due.
« Io credo che dovremmo smetterla di chiacchierare e trovare
un modo per rimandarmi dall’altra parte »
« Non stavamo aspettando la fine dell’eclissi?
» chiese Raffaele dubbioso.
« E se alla fine dell’eclissi non succedesse
niente? »
Nell’Universo della prima Creazione, anche Crowley e
Ezlaaphira avevano deciso di scambiare quattro chiacchiere sulle loro
rispettive vite, soltanto che al posto del tè stavano dando
fondo a tutte le scorte di vino di Aziraphale.
« C’è stata quella volta che ci siamo
incontrati a Roma, ottimo cibo. Le crepes della rivoluzione francese,
il cacao della scoperta dell’America… il Ritz
» Crowley stava decantando tutti gli incontri
culinari con Aziraphale sotto lo sguardo dell’altro demone,
che si stava quasi dimenticando di non parlare con Raffaele ma con
Crowley, tanto erano simili anche nel modo di porsi, se non fosse stato
per gli occhiali da sole e quei capelli rosso fuoco.
« E poi c’è stato il 1941 »
aggiunse con una punta di malinconia. Ezlaaphira, che fino a quel
momento si era limitato ad ascoltare Crowley, quasi le parole lo
stessero cullando, si irrigidì e in un attimo era nuovamente
sobrio mentre le bottiglie si riempivano miracolosamente di quello che
aveva bevuto.
« Quindi è successo anche qui? » chiese
shockato, come se Crowley gli avesse volutamente nascosto
un’informazione fondamentale.
« Beh, sì » biascicò Crowley,
che a differenza dell’altro demone era ancora sotto
l’effetto dell’alcool.
Ezlaaphira prese a sfregarsi nervosamente le mani «
Oh, non avevo capito. E tu come.. insomma lui… in
effetti non so nemmeno in questo Universo chi ha baciato chi »
L’espressione di Crowley passò rapidamente da
interrogativa a stupita; si alzò in piedi con tale enfasi
che gli occhiali gli scivolarono giù dal naso fino a terra
ma non sembrò nemmeno accorgersene.
« Tu hai baciato Raffaele? » chiese con un misto di
melanconia e rabbia, come se stesse dimenticando che davanti non aveva
il suo angelo ma il demone di un’altra dimensione.
« No, è lui che ha baciato me » Lo
corresse « Qui invece? »
« Qui invece niente!!! » sbottò e a
Ezlaaphira venne naturale alzarsi in piedi a sua volta, come per
controllare che il demone stesse bene ma Crowley sembrava tutto
fuorché a posto.
« Seimila anni di flirt e non è successo niente,
nemmeno ammette niente, invece esiste un altro Universo in cui tutto
è meraviglioso. Certo, perché se fossi un angelo
andrei bene, immagino »
« Sai, forse dovresti tornare sobrio »
commentò agli sproloqui senza senso del nuovo amico.
Crowley non sembrava ascoltarlo, stava ripensando infastidito a tutte
le volte che l’angelo l’aveva rifiutato, non ultima
quando non aveva acconsentito ad andare ad abitare con lui e si
sentì ferito.
« Quindi voi abitate assieme, suonate l’arpa e
cucinate cupcakes? » chiese urlando.
« Mmh, no. Non c’è stato
nessun seguito dopo quel bacio »
A Crowley cadde nuovamente la mascella « Avevo capito
che… »
« Tu dovresti saperlo, sei un demone. Come me »
affermò esasperato, perché era convinto che
questa versione di Raffaele potesse capire ogni sua remora «
Non potrei mai essere la causa della sua caduta, io non voglio una cosa
del genere »
« E quello che vuole lui, glielo hai mai chiesto? Anche
Aziraphale è preoccupato delle conseguenze ma non pensa mai
al fatto che lui ha già disobbedito innumerevoli volte al
Paradiso e non ci sono state conseguenze, quindi perché
amare qualcuno dovrebbe causare una caduta? » Stava parlando
a Ezlaaphira ma in realtà il suo sguardo era diretto al
soffitto, anzi al Cielo, per avere finalmente una risposta che non
arrivava mai « Ha regalato la sua spada, mentito a Dio e agli
Arcangeli su dove fosse finita, stretto un patto con me, bloccato
l’Apocalisse, quasi ucciso Adam… »
« Davvero sono così, da Angelo? È un
miracolo che io non sia caduto » commentò
Ezlaaphira ma ogni sua parola era completamente inutile, Crowley non
stava ascoltando, il suo fastidio partiva con le gerarchie celesti e
arrivava fino a se stesso, perché era convinto che se fosse
stato un angelo non ci sarebbe stato alcun problema tra loro.
« E adesso vengo pure a scoprire che vengo rifiutato in tutti
gli Universi. Scommetto che ne esistono altri in cui sono un alieno o
uno stregone e tu sei un vampiro o un licantropo, e vengo rifiutato
anche lì (1) »
« Credo davvero che dovresti tornare sobrio »
rispose facendo un gesto con le mani per calmarlo.
Crowley stava per continuare con il suo flusso di pensieri ma
un’improvvisa scossa di terremoto fece tremare tutto il
negozio. Alcuni libri si ribaltarono dagli scaffali rendendo il posto
ancora più confusionario; Crowley fece in tempo a bloccare
miracolosamente le bottiglie di vino prima che cadessero, sapeva che
Aziraphale non avrebbe gradito che la sua libreria puzzasse come una
bettola.
Mentre Crowley decideva di tornare sobrio e rimandare le sue lamentele
ad un altro momento, Ezlaaphira corse fuori per vedere cosa fosse
successo, ma all’esterno sembrava tutto normale. Nessuno
stava correndo a ripararsi o sembrava quantomeno preoccupato. Sembrava
quasi che la terra avesse tremato solo sotto i loro piedi.
L’unica cosa che lo stupì fu il passaggio di una
biga romana, ma non era sicuro di quali fossero i mezzi di locomozione
di quell’Universo e nessuno ne sembrava stupito tranne lui,
per cui non la ritenne una cosa importante. Stava per rientrare quando
anche l’altro demone lo raggiunse e si sentì
tirare per una manica.
« L’hai vista anche tu la biga? »
« Sì, siete rimasti un po’
retrò qui »
Crowley scosse la testa « ti credevo più
intelligente, mi sembra ovvio che non ci sono più bighe dai
tempi dei romani e non credo stiano girando Ben Hur per le strade di
Soho »
Ezlaaphira stava per ribattere quando vide qualcosa di ancora
più strano « Quella parcheggiata lì
è la tua Bentley, vero? »
Crowely non nascose la sua preoccupazione, temendo che la Bentley si
fosse ammaccata a causa del terremoto, magari un ramo le era caduto
addosso o qualcosa di simile, invece la sua vettura era perfetta,
soltanto che era di un candido color bianco.
« Perché è bianca? la mia Bentley
è nera! Cosa le è successo? »
affermò correndo verso la sua povera auto in crisi di
identità.
Ezlaaphira lo seguì incerto, guardandosi attorno come se da
un momento all’altro potesse spuntare fuori qualcosa di
ancora più assurdo « Quella di Raffaele
è bianca » affermò a braccia conserte,
come se stesse elaborando una teoria.
« Vuoi dire che la convergenza le ha scambiate? »
Ezlaaphira si avvicinò alla macchina incerto e quella, come
a fare un dispetto, tornò immediatamente nera per la
felicità del proprietario.
Mentre entrambi riflettevano in silenzio su quanto era appena
capitato, videro un gruppo di uomini vestiti in epoca Elisabettiana,
passeggiare piacevolmente in mezzo alla strada, come se il traffico di
Londra non fosse lì davanti ai loro occhi.
I due demoni si guardarono straniti « Credi che questo vostro
passaggio tra Universi abbia un po’ incasinato lo spazio
tempo? » chiese Crowley.
« Oh, i fisici teorici ci andrebbero a nozze con questa cosa
» fece Ezlaaphira, interessato e nervoso alle stesso tempo.
Quando un soldato della prima guerra mondiale li salutò con
un cenno, Crowley si sedette sul cofano della Bentley invitando
Ezlaaphira a fare altrettanto « Credo sia sempre
più impellente farti ritornare nel tuo Universo »
(1) è una citazione scema agli altri lavori di
David Tennant (Doctor Who e Harry Potter) e Michael Sheen (Twilight e
Underworld) :-D
***** * ****
Angolo autrice
Rieccoci qua, grazie a
chi sta leggendo, commentando e a chi ha inserito la storia in qualche
categoria.
Spero vi stia piacendo
questo incrocio di Universi.
Alla prossima :)
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