Come bruciare di poisontequila (/viewuser.php?uid=59372)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luce che acceca ***
Capitolo 2: *** Decisamente imbarazzante ***
Capitolo 3: *** Bolla di vetro ***
Capitolo 4: *** Perchè piove sempre sul bagnato? ***
Capitolo 1 *** La luce che acceca ***
Altra nuova
storia, stavolta incentrata sui malandrini e in particolar modo Sirius,
ma anche James/Lily e Remus/OC. Spero che vi piaccia!
Anche
in questa in ogni capitolo metto la foto di un personaggio come me lo
immagino.
LA LUCE CHE ACCECA
Quando sei invisibile la gente non realizza che in
realtà sei
una persona con un udito perfettamente funzionante, almeno nella
maggior parte dei casi, e che hai anche un cervello. Perciò
puoi
sentire tutto quello che dicono e registrarlo in memoria.
Nonostante io non sia una
gossip girl, ho sviluppato un talento
particolare nell'origliare, visto che nessuno sembra notare che io mi
trovo solo ad alcuni metri di distanza con orecchie funzionanti e una
mente acuta. Quando cammino dietro le persone nei corridoi o studio
per conto mio nella biblioteca o faccio altre cose che non attirano
attenzione inutilmente sento sempre cose che non dovrei sentire. Negli
ultimi sei
anni ho sentito cose che le drogate di gossip, come Rita Skeeter e
Berta
Jorkins, morirebbero pur di sentire.
Ma visto che sono
invisibile, in senso figurato ovviamente, non
letteralmente (nessuna pozione mi è stata versata addosso da
piccola e mio padre non era un mantello dell'invisibilità)
nessuno si è mai avvicinato per chiedermi se avevo sentito
l'ultima sulle relazioni più chiaccherate. Non è
perchè io non abbia amici, ne ho un po', solo che non sono,
beh,
intimi, suppongo. Si tratta più che altro di conoscenze
amichevoli e la maggior parte di essi è tranquilla come me o
ancora di più. Sono quel genere di persone che non vogliono
attirare l'attenzione, proprio come me. In breve, sono coloro con cui
sto ogni tanto.
Comunque, torniamo al
punto. Non partecipai mai a quel genere di
conversazioni e non desiderai mai farlo. Benchè potevo non
conoscere tutti gli scheletri negli armadi di questa o quella
persona,
sapevo alcune cose che avrebbero chiarito tutti i dubbi, come ad
esempio perchè Benjy Fenwick si lasciò con la sua
ragazza
con la quale stava da due anni, Addison MCDonald's. Ovviamente, non
ascoltai
intenzionalmente la loro conversazione, ma ebbero una litigata violenta
presso il lago, dove io sedevo all'ombra di un grande faggio, leggendo
un libro. Sono sicura che se fossi stata chiunque altro avrebbero
realizzato che mi trovavo a pochi passi da loro, ma visto che non sono
nessuno, si sono staccati la testa di fronte a me. E così
sono
la prima che può affermare che lei non è
così casta e innocente come si
dice in giro.
Basicamente, quello che
sto cercando di dire è che la gente non
si rende conto che sono un essere umano a tutti gli effetti, magari non
sono invisibile in senso letterale, ma di sicuro mi ci sento. E'
praticamente come attraversare la vita sotto un mantello
dell'invisibilità e sotto l'effetto di un Incantesimo
Silenziatore per assicurarmi che se anche cogliessi qualche
rara
opportunità e parlassi, nessuno potrebbe sentirmi.
Essere invisibile non
mi preoccupava, infatti ero abbastanza
soddisfatta. Non sono mai stata trascinata in drammi inutili
e,
non avendo amici vicini, eccetto il mio fratellone ventenne, Kevin, non
sono mai stata conosciuta per associazione. Invece ero solo sconosciuta
e perfettamente a mio agio così... per un po', almeno.
Finchè non realizzai che forse non era così male
avere
degli amici. Forse non era così atroce emergere solo un po'.
E forse, solo
forse, non mi avrebbe ucciso se avessi aperto bocca una volta ogni
tanto durante le lezioni. Questo genere di pensieri iniziarono verso la
fine del mio sesto anno, quando il mio fratellastro si sposò
con
la sua fidanzata dai tempi dell'asilo, Gwen. Fu allora che, mentre lo
guardavo baciare la sposa appena annunciati marito e moglie,
volli improvviamente che a qualcun altro oltre la mia famiglia
importasse qualcosa di me, che mi notasse e che mi conoscesse per come
effettivamente sono.
Inaspettatamente,
realizzai davvero la mia speranza, il mio desiderio
di essere notata. Vorrei solo che si fosse trattato di una situazione
positiva al posto di quella nella quale fui scaraventata senza tante
cerimonie il 2 di ottobre.
Era un pomeriggio di
pioggia. Il cielo fuori era scuro, di un grigio
monotono e di tanto un tanto un lampo di luce illuminava il cielo e le
finestre, che poi venivano scosse dal rombo di fulmine che seguiva.
Mentre la pioggia batteva rumorosamente sulle finestre appannate, io
ero seduta al mio solito tavolo nella biblioteca polverosa, umida e
fredda, piegata su un rotolo di pergamena aperto di fronte a
me, con
in mano una penna pronta a scrivere: storia della magia era una materia
terribile.
Mi stavo facendo gli
affari miei, i miei occhi stretti mentre sistemavo
gli occhiali da lettura che cadevano sulla punta del naso, per vedere
le parole sbiadite e minuscole sulla pagina ingiallita quando un
fulmine particolarmente forte ruppe il cielo e mi spaventò a
morte. Nella paura avevo preso contro l'inchiostro che si era
rovesciato tutto sul mio tema appena finito. Imprecai
sottovoce
mentre, irata, afferravo la bacchetta da sotto la divisa e facevo del
mio meglio per pulire il casino.
Una volta terminato il
mio lavoro di pulizia con un incantesimo
semplice, mi allungai per prendere la penna, solo per realizzare che
non era più sul tavolo. Cercai sottto le carte e alla fine
mi
misi a quattro zampe per cerarlo. Non era sotto il tavolo,
così
cominciai a gattonare per la biblioteca, pregando Merlino
affinchè nessuno inciampasse su di me e dopo qualche secondo
di
ricerca disperata vidi la punta della penna che sporgeva da sotto uno
scaffale.
Con un sospiro pesante
gattonai fino alla penna. Sarei tornata subito
al mio tavolo, ma sentii delle voci basse e sommesse e non potei
resistere alla tentazione. Davvero, dopo parecchi anni di origliamento,
era diventato normale smettere di fare quello che stavo facendo per
ascoltare. Quindi, aconra a quattro zampe, ascoltai la conversazione
che si teneva dall'altra parte dello scaffale pieno di libri.
"Non possiamo
continuare," la prima voce, femminile, disse.
"Perchè no?"
chiese la seconda. Questa apparteneva a un uomo.
"Perchè no e
basta, ok?" rispose la ragazza, la voce che
bruciava per la disperazione. Sospirò fortemente.
"Non
è perchè non voglia, è solo che...beh,
sta
diventando sospettoso. Incredibilmente sospettoso, a dire il vero. Sta
sempre a lanciarmi occhiate sospettose quando attraverso il ritratto
con i capelli non perfetti."
"Chi è
sospettoso? Sir-?"
"Shhhhh!"
soffiò la ragazza attaverso i denti serrati. "Vuoi che
ti sentano tutti? Merlino, impara a spegnere quel megafono per una
buona volta nella tua vita."
"Scusa,"
borbottò il ragazzo.
Ci fu un momento di
silenzio teso prima che la ragazza parlasse di nuovo. "Certo che sto
parlando di lui.
Non è così idiota come tutti sembrano pensare,
Amos."
"Quindi cosa facciamo?"
il ragazzo, Amos, chiese.
"Noi non facciamo un
bel niente," rispose la ragazza in un tono di sfida.
"Se qualcuno farà qualcosa, quella sono io. Mi rifiuto di
trascinarti in questo casino."
"Non puoi semplicemente
rompere con lui, Lucy?" chiese Amos.
"No che non posso," lo
aggredì con rabbia Lucy. "Non ora, in
ogni caso. Sarebbe la conferma ai suoi dubbi e poi direbbe a tutti che
fidanzata orribile sono; sarei rovinata!"
"E' così
quindi? Continueremo a vederci di nascosto e a sentirci
in colpa perchè se si sapesse una cosa del genere la tua
reputazione sarebbe rovinata?"
"Sì!
Esattamente per questo motivo dovremmo aspettare fino a che
lui non commette un qualche errore, Amos," ringhio lei.
"Così
avrò una scusa per rompere con lui, ma dobbiamo aspettare
fino a
che ciò accada. Sembra quasi che pensi che non ne valga la
pena."
"Non è
questo, Lucy," sussurrò Amos. "Non voglio nascondere il
fatto che ti amo."
Uno dei due si
soffiò il naso e la ragazza, Lucy, gemette
dolcemente. Dopo mi sembrò come se si stessero abbracciando.
"Ti amo anche io Amos,
ma è troppo rischioso per me lasciarlo
ora," disse Lucy. "Già non gli piaci ora come ora, non
voglio
peggiorare le cose per te. E, se scopre che sono mesi che ci vediamo,
vorrà strapparci la testa a entrambi. Soprattutto se informa
Potter dell'accaduto e io ho bisogno di Potter dalla mia parte."
"Pensi davvero che
farebbe una cosa del genere?"
"Non lo so, Amos, ma
preferisco essere sicura." Lucy sospirò ancora. "Non ti
dispiace vero?"
"Certo che no, fintanto
che ti avrò alla fine di tutto."
Resistetti alla voglia
di vomitare mentre sentivo Lucy sorridere. "Vedrai." Lo
baciò sulla guancia. "Te lo prometto."
Visto che sembrava
essere la fine della loro conversazione, mi alzai
velocemente in piedi per correre verso il mio tavolo. Nella fretta,
comunque, inciampai sui miei stessi piedi e cadetti faccia a terra. Il
mento sbattè per terra e per poco non persi i denti. Gemendo
mentre ondate di dolore mi attraversavano feci per alzarmi quando i due
girarono attorno allo scaffale per vedere cosa aveva causato tanto
rumore.
Entrambi boccheggiarono
mentre mi rialzavo in piedi in fretta. Sentivo
le mie guance diventare sempre più calde mentre cercavo di
ignorare il dolore che sorgeva dalla mascella e tenevo gli occhi fissi
a terra.
Presa. Ero stata stra
beccata nell'atto di origliare.
"Quanto hai sentito?"
investigò Lucy, i suoi occhi brillanti scintillavano di
rabbia e paura.
Mi leccai le labbra e
fissai Amos che aveva preso posto di fianco a
Lucy. Torcendomi le mani nervosamente, masticai l'interno della mia
guancia prima di rispondere piano, facendo una smorfia mentre parlavo.
"Tutto?"
"Tutto?"
squittì Amos, mentre Lucy emetteva un ringhio minaccioso,
"Ti ha mandato lui per spiarmi?!"
"No! Io non volevo!"
dissi velocemnte, lanciando un'occhiata veloce al
banco della bibliotecaria. Non sembrava aver notato niente. Hm,
chissà perchè la cosa non mi stupiva. Aprii la
bocca per
dire qualcos altro quando le parole di Lucy mi colpirono come dei
mattoni. "Aspetta...cosa?"
"Ti. Ha. Mandata. Lui.
A. Spiarmi?" chiese Lucy con i denti serrati.
"N-no." balbettai,
deglutendo e sudando come non mai. Lei mi
fissò con aria aristocratica mentre io scuotevo la testa
freneticamente. "Davvero! Stavo finendo il mio tema e il tuono mi ha
spaventata. Ho fatto cadere l'inchiostro e perso la penna, che stai
pestando, a proposito." Sia Amos che Lucy abbassarono lo sguardo verso
i loro piedi e, sotto le scarpe nere di Amos, c'era la mia nuovissima
penna d'Aquila, distrutta e inutilizzabile; diamine, era costata 16
falci e 7 zellini. Sollevò velocemente il piede e mi porse
la mia penna, scrollando le sue spalle larghe come per scusarsi; era
davvero un bel ragazzo.
"Quidi non ti ha
mandata lui'" si assicurò Lucy.
"Non so nemmeno di chi
parli," dissi sinceramente.
"Sirius."
"Sirius come in Sirius
Black?" le chiesi dubbiosa - mi ero scordata che usciva con Black.
"Sì! Chi
altro sennò?!" sibilò arrabbiata, con l'aria di
chi potrebbe uccidere. "Ti ha mandata lui?" aggiunse brevemente.
Ancora una volta scossi
la testa con vigore. "N-no. No. Non ci parliamo nemmeno; infatti non
gli ho mai parlato in vita mia. Non sapevo nemmeno che voi due
foste....insieme....beh...sai." Le mie spalle si abbassarono per la
rassegnazione.
Lucy mi
esaminò attentamente, come se il mio aspetto le potesse
permettere di sapere se stavo mentendo o no. A meno che lei no
fosse un abile Legimens, e ciò era altamente
improbabile, non l'avrebbe capito solo squadrandomi. Gliel'avrei fatto
notare, ma dubitavo che l'avrebbe apprezzato.
"Chi sei? chiese dopo
alcuni minuti di silenzio incredibilmente denso.
"C- cosa?
"Chi cazzo sei?"
ripetè Lucy irritabile. "Cercavo di ricordarmi il tuo nome,
ma non penso di averti mai vista prima."
Ahi! Questa fa male.
Frequentavo la scuola solo da sei anni. Ma suppongo che fosse colpa mia
se lei non poteva definire precisamente chi ero dopo alcuni minut di
concentrazione.
"Eleanor Briggs."
risposi, scostando i miei capelli marroni dagli occhi.
I suoi occhi balenarono
sulla tasca della mia divisa, dove c'era uno stemma della casa alla
quale appartenevo. "Di Grifondoro?"
"Esattamente."
"Hmm, mai vista
nè sentita prima." scrollò le sue spalle
perfettamente disegnate.
"Beh, sono sicura che
tu saprai già chi sono io."
Lo sapevo infatti. Era
Lucina Matthews, solo la ragazza più bella e popolare che
avesse mai attraversato con passo leggero di danza le porte di Hogwarts
per essere sorteggiata in Corvonero da...beh, sempre, immagino. Era
conosciuta per essere innegabilmente affascinante, la sua famiglia era
schifosamete ricca e alcune voci dicevano che era in parte Veela, visto
quanto era incredibilmente stupenda, con una lunga cascata di capelli
d'argento, occhi blu, glaciali e penetranti e gambe lunghe due metri. E
c'era il piccolo fatto che ovunque andasse, i ragazzi sembravano
perdere la testa appena lei gli passava accanto, con la testa alta e il
naso aristocratico per aria. Naturalmente, lei sapeva di essere
indicibilmente bella e questo la rendeva estremamente arrogante e
orgogliosa, ma personalmente, penso che i suoi geni francesi possano
aver contribuito alla sua altezzosità. Non era esattamente
la persona più amichevole che avesse mai messo piede sulla
terra.
Comunque, diversamente
dalla piccola signorina Matthews, Amos non si presentò,
nonostante le sue buone maniere e la sua educazione fossero ben
conosciute a Hogwarts. Infatti non aveva aperto bocca dopo avermi
chiesto quanto avevo sentito. Ma sapevo già chi fosse,
quindi non sembrava così importante per lui presentarsi,
anche se sarebbe stato carino.
"E," disse Lucinda, la
voce acuta catturò la mia attenzione. "Sono sicura che sai
anche quanto io odi le spie. Detto questo, se dovessi scoprire che ti
sei lasciata sfuggire una sola parola su -"
"Non ti preoccupare,"
la interruppi. Chiuse la sua bocca stretta, mordicchiandosi le labbra e
guardandomi, gli occhi ardenti. "Non lo dirò a Sirius. O a
nessun altro se è per questo." aggiunsi, sperando di
accontentarla così che mi lasciasse andare.
"Lo giuri?"
calcò Lucinda.
Annuii. "Promesso."
"Davvero? Non dobbiamo
fare niente per te?" chiese Amos come se non credesse a ciò
che sentiva. Lucinda gli diede una gomitata nelle costole.
"Assolutamente niente."
Sembrò
rimuginare su questo per alcuni momenti. "Se ne sei sicura..."
"Al cento per cento."
Lucina si
lasciò scappare una risatina e incrociò le
braccia sul suo seno formoso, evidentemente non volendo credermi
così facilmente. Non avevo mai mentito in vita mia - beh,
eccetto quando mia zia mi trovò con la mano nella scatola
dei biscotti prima di cena e io le dissi che il nostro elfo, Gingy, mi
aveva lanciato una maledizione imperius per farmi andare lì
al suo posto e in altre occasioni del genere quando cercavo di tirarmi
fuori da situazioni particolarmente difficili. Mi ritrovai in guai seri
per quella piccola bugia, ma insomma, avevo nove anni!
"Non pensare che non ti
terrò d'occhio, Bronze."
"E' Briggs. Eleanor
Briggs."
"Cosa ti fa credere che
mi importi?" mi aggredì impaziente, "Se solo ti vedo parlare
con Sirius, o qualcuno dei suoi amici se per questo, dovrai risponderne
a me, capito?"
"Sì,"
mormorai.
Lucy si
scostò i riccioli platino dietro la spalla. "Ricordati,
Brockner -."
"E' Briggs."
"Non mi importa!"
esclamò , sbuffando per l'irritazione. "Ricordati solo che
io sono praticamente sangue reale in questa scuola e se pensi di non
mantenere la tua parola, ti farò desiderare di non essere
mai nata."
Con questo
girò sui tacchi e marciò fuori dalla libreria, i
suoi lunghi capelli si gonfiavano con grazia come onde dietro di lei,
sbattè la porta uscendo. Guardai Amos e lui mi sorrise
imbarazzato. Era un ragazzo carino, Amos Diggory, quindi il motivo per
cui era finito con una come Lucinda Matthews era un mistero per me.
Quasi mi dispiaceva per lui mentre lo salutavo con un gesto e fuggivo-
Un flash di luce
balenò nel cielo, illuminando temporaneamente i terreni del
castello prima che un minaccioso fulmine lo seguisse. Saltai ancora e
tornai velocemente al mio tavolo, raccogliendo tutti i miei effetti.
Mentre arrotolavo il mio tema quasi completato e lo ficcavo nella mia
borsa, mi meravigliai della mia intelligenza - o mancanza di essa.
Facendomi scivolare la borsa sulle spalle, feci per uscire,
sperando sinceramente che il vecchio proverbio non dosse vero
e che la mia curiosità non mi uccidesse, come a
quella gatta sfortunata
.
Fine
del primo capitolo, molto introduttivo, non c'è molta azione
ne humor qui, cosa che ci saà nei prossimi. Ci ho messo un
po' a scriverlo quindi fatemi sapere cosa ne pensate!
|
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Capitolo 2 *** Decisamente imbarazzante ***
DECISAMENTE
IMBARAZZANTE
Il
sentimento di terrore affondò come una pallottola di piombo
sul
fondo del mio stomaco mentre percorrevo la strada verso la sala comune
di Grifondoro. I colori turbinavano davanti ai miei occhi mentre
tentavo invano di ordinare i pensieri caotici. Cominciavo a sentirmi
fisicamente male. A metà della terza rampa di scale, la bile
nello stomaco cominciò a bruciare e io sentii arrivare la
nausea. Sfrecciai sugli scalini rimanenti, attenta a non inciampare e
precipitare giù.
Mi fermai,
ansimavo
mentre mi appoggiavo contro la parete. Chiusi gli occhi e lasciai
cadere la testa contro le pietre che mi supportavano. La superficie
fredda era fantasticamente fresca contro la mia pelle calda e
appicicaticcia. La travolgente urgenza di ingerire i miei biscotti si
calmava lentamente mentre prendevo alcuni respiri profondi e stabili.
Nel tempo
che mi
concedetti di fermami dal correre verso sala comune, brevi
barlumi
di ciò che era appena successo balenarono davanti ai miei
occhi
e io gemetti. Questo non stava succedendo, non a me comunque.
Perchè doveva accadere a me? Ecco cosa volevo sapere. Io mi
stavo facendo gli affari miei...beh, all'inizio almeno, ma hai capito,
no?
Naturalmente
loro dovevano
conversare della loro turbolenta relazione segreta. Perchè
non
potevano parlare del tempo e di che paura facevano i tuoni? O di
qualcosa come...come il Quidditch! Sì, sarebbe stato
perfetto!
Perchè non potevano discutere degli schemi più
recenti e
strabilianti dei migliori giocatori del campionato? Te lo dico io
perchè: perchè io stavo ascoltando. Se si fosse
trattato
di chiunque altro, qualcuno che avrebbe ucciso per sapere qualche
pettegolezzo, probabilmente i due avrebbero parlato del tempo e di
quanto il prossimo esame di Incantesimi sarebbe stato difficile. Ma
naturalmente, visto che avevo deciso di ignorare il mio istinto e
origliare, era ovvio che dovessi venire a sapere qualcosa del genere.
Tutto
quello che sapevo era
che l'intera situazione mi aveva trascinata nella sola e unica
cosa che avevo cercato di evitare. Cos'era, mi chiedi? Beh,
sarò
tanto gentile da dirtelo: Dramma. Ecco cosa ha portato tutto questo. Se
c'era una cosa che disprezzavo più di tutte le altre era il
dramma e io mi ero appena tuffata in un oceano di dramma.
Merlino,
ero nella merda
più profonda. Perchè non poteva essere
qualcun'altro?
Perchè doveva essere la stronza della situazione, Lucinda
Matthews? Non sarebbe stato così terribile se si fosse
trattato
di chiunque altro, ma io sono davvero spaventata da Lucinda. Penserete
che io vi prenda in giro, ma davvero mi fa paura. Beh, non
terrorizzata, questo sarebbe un po' estremo, ma intimidita da lei
sì. E chi non lo sarebbe? E' bellissima, ricca e
incredibilmente
intelligente. Per non dire insanamente popolare e la più
grande
stronza che abbia mai messo piede a Hogwarts.
Ecco. La
mia onesta opinione
su Lucina Matthews. Di solito cerco di non giudicare, ma nel suo caso,
non ci posso fare niente. Lei ti guarda malissimo se pensa che non
valga la pena di sprecare tempo con uno come te. Mi dispiace, ma non
è il genere di persona con la quale mi piacerebbe
associarmi,
eppure eccomi qui, ficcata in una situazione incredibilmente difficile,
nella quale io sono la marionetta che pende dai suoi fili manipolatori.
E fidati di me quando dico che non è un posto dove vorresti
trovarti.
Posso
essere invisibile, ma non sono stupida.
Eccetto
oggi. Ho esibito un lato di me piuttosto tonto prima in biblioteca.
Esalando
un respiro
leggero, mi spinsi con la punta delle dita, staccandomi dalla parete e
ricominciai a camminare attraverso i corridoi deserti. Prima che
potessi chiedermi perchè non ci fosse nessuno in giro, il
mio
stomaco fece una capriola fastidiosa e improvvisamente mi ricordai il
perchè. Mentre tutti si trovavano nella Sala Grande,
godendosi i
loro piatti di cibo fumante e delizioso, io girovagavo per i corridoi
umidi, tentando di liberare la testa da tutti i pensieri frenetici,
sfortunatamente, senza molto successo.
Mi chiedevo
perchè non
avevo ascoltato il mio istinto nella biblioteca. Cioè,
bisognerebbe dar retta ai propri istinti, visto che sono lì
per
guidarti, ma io stavo ancora cercando di decifrare la ragione per la
quale io ignorai sfacciatamente i miei mentre camminavo lungo il
corridoio scuro. Mio padre mi diceva sempre di non ignorare l'istinto,
anhe se una parte della mia testa mi diceva di are qualcosa. Non
chiarì mai se c'erano situazione nella vita nelle quali
avrei
dovuto sbarazzarmi di ogni cautela, ma qualcosa mi diceva che la mia
decisione di sbarazzarmi di ogni cautela non era esattamente la scelta
più saggia che potevo fare e che probabilmente era
ciò
che mi aveva fatta beccare.
Scossi la
testa a me stessa e
deci scorrere la punta delle dita sulla supeficie ruvida delle pareti
per mancanza di qualcosa di meglio da fare. Ora che avevo superato la
nausea non avevo una gran voglia di tornare alla sala comune, non
ancora. Sebbene i corridoi non fossero il posto più idillico
nel
quale stare, offrivano il silenzio di cui avevo bisogno e, mentre la
maggior parte degli studenti si godevano la cena nella Sala Grande,
c'era una possibilità che qualcuno potesse essere nella sala
comune. E io non volevo affrontarli. Non ora, comunque.
Perchè
poi si sarebbe dimostrato che questo non era uno dei miei strani sogni
che avevo di tanto in tanto, ma che stava succedendo davvero e io non
volevo affrontare tutto questo ora.
Mentre
giravo l'angolo, mi
scontrai con una massa ampia e calda e mi lasciai sfuggire uno
strillo/squittio per niente attraente mentre precipitavo a
terra.
E diversamente dagli innumerevoli film babbani che avevo visto, nessun
paio di braccia forti mi salvò prima di colpire il terreno.
Nessun paio di labbra incredibilmente soffici sfiorarono le mie, in un
bacio accidentale leggero come una piuma. Oh no, niente del genere
successe. Anche se una cosa si verificò: la forza di
gravità. Caddi per terra con un tonfo cupo, l'osso sacro
colpendo il pavimento di pietra un secondo prima della mia testa.
Scintille bianche furono sparate davanti ai miei occhi mentre il dolore
mi risalì la spina e un lamento sfuggì dalla mia
bocca
prima che potessi a fermarlo.
"Scusa,"
dissi
impacciatamente, facendo cadere di proposito un ciuffo di
capelli
castano scuro sui miei occhi. Mi spinsi sui gomiti con la nuca che
doleva amaramente e mi preparai a raccogliermi dal suolo quando una
mano pallida fu scaraventata davanti alla mia vista. Afferrai la mano
offerta e le permisi di aiutarmi ad alzarmi.
"Grazie,"
mormorai, fissandomi le scarpe malconce come se ci fosse qualcosa di
interessante, cosa che ovviamente non c'era.
"Nessun
problema," una voce
calda e amichevole disse. "E' colpa mia se ci siamo
scontrati, a
dire il vero; non prestavo attenzione a dove andavo."
Ridacchiai
e scostai il ciuffo
dagli occhi, che si spalancarono alla vista di chi era in piedi di
fronte a me. La mia bocca si aprì e si chiuse un po' di
volte
mentre cercavo di formare una frase vagamente intelligente, ma scoprii
di non esserne capace.
Non
succedeva tutti i giorni che qualcuno come Si-.
Oh cazzo!
La mia
bocca si
prosciugò mentre maledicevo silenziosamente tutti i miei
antenati. Qualcuno di loro doveva essere stato maledetto e aveva
passato la sua sfortuna alle generazioni successive fino a me! Tutto
questo non era normale e basta! La gente non faceva esperienza di
questo genere di sfortuna nel giro di solo venti minuti! Merlino,
Circe, Houdini! Chiunque - anche Silente! Per favore ditemi che non mi
sono appena scontrata con la sola persona che avrei dovuto evitare come
la peste bubbonica!
Voglio
dire, avevo fatto
qualcosa che non era piaciuto al fato? Erano i biscotti che avevo
rubato da piccola? Erano i commenti crudeli che avevo fatto a proposito
del prof di Divinazione? Cazzo, perchè non potevo scontrarmi
con
chiunque dei suoi amici scemi? Beh, i suoi amici non erano sempre
scemi; al contrario, erano piuttosto brillanti, eccetto per quel Minus;
lui era un po' tonto...
Concentrati,
Ellen! Non puoi immergerti nel tuo piccolo mondo quando cazzo ti pare!
Devi fare attenzione o ti beccheranno. Maledizione!
Potevo
sentire i suoi occhi su di me che studiavano ogni mio movimento. Stava
aspettando che io dicessi qualcosa, ovviamente, ma io tenevo
le
labbra ermeticamente sigillate. Oh no, non avrei rischiato di lasciarmi
sfuggire qualcosa sulla sua ragazza infedele quando le avevo appena
giurato che non l'avrei detto ad anima viva e che non mi sarei mai
fatta vedere con il suo ragazzo. Eppure, eccomi lì, nel bel
mezzo di un corridoio, con Sirius Black che mi fissava come se la sua
vita dipendesse dalle mie parole.
Come ho
detto prima: oh cazzo.
"Ti
conosco?" chiese Black, senza preoccuparsi di mascherare la
curiosità evidente nella sua voce.
"I-io,
uh...ehm," balbettai,
facendo scorrere una mano attraverso i miei riccioli, era una cosa che
facevo sempre quando ero nervosa.
Un sorriso
con una punta di
sarcasmo sollevò le sue labbra mentre faceva scorrere i suoi
occhi su di me. Cosa aveva la gente da fissare costanetemente? E
perchè tutti sembravano pensare di essere improvvisamente
dotati
del talento di Legimens? Merlino, cominciava a diventare irritante.
"Non
credo," disse lui, ridacchiando piano.
Stava
ridendo di me? Oh,
maledetto! Black tirò la testa indietro con fare causale, i
suoi
ciuffi scuri si scostarono dai suoi occhi mentre io rimanevo
lì,
ammutolita non perchè i suoi capelli sembravano
incredibilmente
soffici, ma perchè aveva riso di me! "Beh, io sono-."
"So chi
sei," lo interruppi, non mi importava che si presentasse.
"Oh,"
mormorò Black,
brevemente sbigottito. Qualcosa nei suoi occhi grigi scattò
e,
stranamente, qualcosa che assomigliava vagamente a un cipiglio
incrinò gli angoli delle sue labbra verso il basso. "Beh, ad
ogni modo, io non so chi sei."
Aprii la
bocca per
presentarmi, anche se le mie viscere mi imploravano di non farlo. Mi
ordinavano di girarmi e cominciare a correre. Girare al prossimo angolo
e sfrecciare su per le scale senza fermarmi fino ad aver raggiunto la
torre di Grifondoro. Ma prima che potessi espirare, Black
sollevò la sua mano facendomi cenno di stare in silenzio.
Aggrottai le sopracciglia per la curiosità.
"Aspetta!"
disse di fretta. "Non me lo dire!"
"Ehm...perchè
no?"
chiesi, abbassando lo sguardo così che finì per
guardare
le mie scarpe rovinate e per niente interessanti. Cosa posso farci; era
un tic nervoso!
"Perchè
ce l'ho sulla
punta della lingua, ecco perchè," rispose, come se stesse
cercando di ricordare il nome di un sapore particolarmente cattivo
delle Gelatine Tutti i gusti più 1 che aveva mangiato.
"Um,
d'accordo."
Un sorriso
di trionfo
balenò brevemente attraverso le sue labbra prima che il
ragazzo
si portasse un dito verso il mento e cominciasse a tamburellare. Wow,
non pensavo che si sarebbe concentrato tanto. La maggior parte delle
persone se ne fregava di me, visto che non ero per niente interessante.
E non ero in contatto con gente che meritava la pena di
essere
conosciuta e non possedevo nessun talento spettacolare, anche se, sono
estremamente dotata in Trasfigurazione e Rune Antiche... non per
vantarmi nè niente. C'era anche il fatto che ero stata
estremamente asociale nel mio primo anno a Hogwarts, l'anno cruciale
nel quale si formavano le amicizie e si determinava il tuo futuro nel
mondo dell'istruzione magica. Ma non è che non avevo una
buona
ragione per comportarmi così, perchè ce l'avevo.
"Aha! Ci
sono!"
Il suono
improvviso della sua
voce mi spaventò a morte e i miei occhi scattarono
involontariamente verso il suo viso. Il mio cuore martellava
violentemente nel petto mentre aspettavo che si pronunciasse. Forse
avrebbe indovinato...oh, ma chi volevo prendere in giro?
"Janine
Phillips!" esclamò orgoglioso Black, gonfiando un po' il
petto.
Lo sapevo;
dovevo smettere di riporre tanta fede nelle persone. "Ehm....no."
"No?"
ripetè incredulo.
Lentamente,
scossi la mia testa. "No."
"Cavolo,
l'avrei giurato,"
mormorò Black tra se e se, con un' aria immensamente delusa.
Quando aprii la bocca per parlare ancora, lui risollevò la
mano.
"Aspetta! Ci arriverò!"
Mi tappai
la bocca e annuii
con la testa. Se voleva sprecare il suo tempo prezioso provando a
immaginare quale forsse il mio nome, era libero di farlo. Ma ora che
era distratto avevo la possibilità di allontanarmi. Non
sarei
rimasta lì più a lungo correndo il rischio di
farmi
beccare da Lucinda, visto che lei non sembrava mai troppo lontana dal
suo ragazzo prezioso, anche se lo stava tradendo
come una piccola...
"Hyacinthine
Hubert!" disse ad
alta voce Black, prima di scuotere la testa tra se e se. Hmm, forse
cominciava a capire che non avrebbe indovinato.
Cosa
stai
facendo, Ellen! Questa è la tua possibilità di
scappare!
Sparire dalla sua vista prima che registri in memoria la tua faccia!
Datti una mossa, razza di pigra, prima che lui recuperi il senso e ti
chieda il nome.
Sembrava
che la mia coscienza avesse ragione e, mentre mi ritiravo indietro
lentamente, scoprii che dopo alcuni piccoli passi, i miei piedi si
rifiutavano di muoversi. Era come se si fossero appiccicati al suolo. O
era così o era il mio cervello che si rifiutava di
cooperare.
Forse era stato il ruzzolone per terra che aveva incasinato i nervi
nelle mie gambe. Cioè, avevo colpito l'osso sacro piuttosto
forte.
BRIGGS!
MUOVI IL CULO, ORA!
Giusto.
Dovevo concentrarmi. Non potevo continuare ad attardarmi, a meno che
non volevo essere presa...ancora... per la seconda volta nel giro di un
giorno. E sicuramente non volevo. Con un leggero sbuffo di irritazione
per il fatto che i miei piedi non ascoltavano i messaggi frenetici che
il cervello gli inviava, mi guardai attorno in cerca di una via di fuga.
Black era
in piedi nel
bel mezzo della via di fuga più veloce, quindi non potevo
andare
da quella parte. Quindi da che altra parte potevo andare? Immaginavo
che avrei potuto prendere il passaggio dietro la tepezzeria che
conduceva al settimo piano...SI'! Ecco la strada. Dovevo solo portarmi
dietro l'angolo senza che Black se ne accorgesse o che diventasse
sospettoso e curioso di sapere dove andavo, non che gli sarebbe
importato o qualcosa del genere, e poi correre a più non
posso e
scivolare dietro la tapezzeria senza essere notata. Oh certo, sarebbe
stato impossibile.
Ma per mia
grande fortuna,
Black era distratto nel provare a scoprire chi diavolo ero. Feci del
mio meglio per costringere i miei piedi e camminare all'indietro
finchè la mia schiena colpì leggermente la
parete.
Premendo la schiena contro la pietra, scivolai lentamente verso
l'angolo della parete, che non era per niente lontano. Infatti, tutto
quello che dovevo fare era angolare la gamba in modo piuttosto
innaturale e poi avevo la via libera.
Andiamo,
Briggs; puoi farcela. Non è così difficile. Tutto
quello
che devi fare è muovere quelle cazzo di gambe! Solo un po' e
poi
potrai trottare per il corridoio a qualsiasi velocità tu
desideri.
Giusto,
più facile a dirsi che a farsi. Lanciando una veloce
occhiata a
Black per assicurarmi che fosse ancora distratto - e lo era - mi
mordicchiai l'interno della guancia mentre giravo l'angolo con la
gamba, sentendomi trionfante per il lungo tempo di due secondi solo per
il fatto di aver avuto successo facendo qualcosa che normalmente non
sarei stata in grado di fare.
Ma come
facevo a sapre che
qualcuno stava girnado l'angolo nell'esatto momento nel quale decisi di
allungare la gamba, che finì per calciare quel
qualcuno!
NON ERO UNA LEGIMENS TALENTUOSA, PER LA BARBA DI MERLINO!
Una breve
esclamazione come cazzo
fu seguita a ruota dal tonfo rumoroso di quello che poteva solo essere
qualcuno che cadeva dentro un armatura di metallo, provando
ad
aggrapparsi a essa per evitare di cadere e poi portando l'armatura
giù con se nel tentativo fallito di salvare il proprio culo
dallo sbattere forte sul pavimento di pietra.
Black
incontrò i miei
occhi, ma invece di indossare un'espressione di shock, come la mia, lui
portava una smorfia e i suoi occhi grigi stavano scintillando. Del
perchè, non ne avevo assolutamente idea, ma scintillavano.
Quindi lasciamo stare. Ma invece di rimanere in piedi come pietrificato
come facevo io, Black voltò l'angolo per vedere chi era
caduto
per colpa del mio stramaledetto piede.
Sentii
Black ridere con quella
sua risata come di cane e mi chiesi vagamente chi fosse caduto. Ancora
una volta, la mia curiosità vinse e io sporsi la testa oltre
l'angolo. Il mio stomaco precipitò.
Per l'amore
di Circe, di tutte
le persone, dovevo proprio ammazzare il migliore amico di Black, James
cazzo Potter! Brillante, questo è proprio quello di cui
avevo
bisogno. Anche se Potter poteva non essere serio come la peste
bubbonica, era come un virus intestinale, qualcosa che volevi evitare a
tutti i costi. Solo che sul virus intestinale è che sembra
seguirti ovunque tu vada .
"Diamine,
Ramoso," disse Black
mentre allungava una mano verso Potter, più o meno come
aveva
fatto con me quando ero caduta sulla schiena. "Stai bene?"
"Sì,"
rispose Potter
mentre aggiustava i suoi occhiali e se li sistemava sulla punta del
naso, lisciando le pieghe nei vestiti. "Sono tutto intero."
"Cos'è
successo?" investigò Black.
"Sono
inciampato su un piede."
"Ramoso sei
sicuro di non aver
sbatutto la testa quando sei caduto, perchè sembra che ti
stia
immaginando le cose," disse Black con una breve risata. "Non c'era un
anima in mezzo al corridoio. Non può essere, a meno che non
mi sia cresciuto un altro arto e io non me ne sia
accorto e
tu ci sia inciampato sopra."
"Potrebbe
succedere, sai,"
fece notare Potter. "Un viscido Serpeverde potrebbe averti colpito da
dietro con un incantesimo o qualcosa."
"Vero,"
mormorò tra
sè e sè Black prima di scuotere la testa, "ma
sono tutti
a cena." Lanciò un'occhiata alle sue spalle. "Inoltre, non
vedo
Snivellus da nessuna parte."
Potter rise
e i due
cominciarono a camminare verso di me. Io feci retromarcia
allontanandomi dalla parete e cominciai a camminare all'indietro verso
la fine del corridoio. Loro girarono l'angolo.
Io li
fissai.
Loro mi
fissarono.
"Io,
ehm...devo finire il mio
tema di Erbologia della magia -- uh, cioè, ehm, il mio tema
di
Storia della Magia." Balbettai, con il calore che invadeva le mie gote.
Oh Merlino, per favore non ora! "Quindi... già...ciao."
E con
questo mi girai e cominciai a correre verso la fine del corridoio,
sfrecciando su quattro rampe di scale in tempo record.
Quando
raggiunsi il ritratto
della Signora Grassa, avevo esaurito il fiato e riuscì solo
a
sussurrare la parola d'ordine. Lei scosse la testa in disapprovazione e
mormorò tra sè e sè qualcosa
sull'insolenza e la
mancanza di rispetto della gioventù odierna. Ero sollevata
di
scopire che la sala comune era deserta e corsi attraverso il tappeto,
quasi inciampando quando la punta delle mie scarpe colpì una
delle pieghe. Zoppicai su per le scale che conducevano al dormitorio
delle ragazze del settimo anno. Usai le spalle per aprire la porta e mi
tolsi la borsa, lanciandola nel baule posizionato ai piedi del mio
letto, che era il più vicino alla porta visto che nessuno
voleva
quel letto in caso ci fosse stato un attacco. Beh, se ci fosse stato un
incendio e nessuna fosse stata in grado di trovare la bacchetta
sappiano tutti chi si sarebbe salvato la vita e chi no. Scuotendo la
testa mi tolsi la divisa e la lanciai al suolo . Chiusi la porta con un
calcio e, prendendo un respiro profondo, sprofondai nel mio letto
già disfatto.
Si potrebbe
pensare che con
tante cose per la testa, una persona non sarebbe stata in grado di
dormire. Ma per me era il contrario. Afferrai il mio cuscino, lo
stropicciai un po' e ficcai un braccio sotto per supporto. Le mie
palpebre erano già pesanti per il sonno e quando riuscii a
liberare i piedi dalle scarpe ero già mezzo addormentata. E
dopo
due minuti venivo trascinata nel regno dei sogni, dove un
frappè
gigante che assomigliava al professor Lumacorno mi dava la caccia con
una forchetta.
Fine del secondo
capitolo. Fatemi sapere se vi piace o se cambiereste qualcosa, sono
aperta a qualsiasi commento :)
Morgana92: grazie davvero! spero che continuerà a
interessarti e tranquilla che posterò in fretta
perchè ne ho già scritto una buona parte, credo
che saranno 25 capitoli più o meno!
Hellfire: anche io sono più o meno invisibile,
infatti mi sono basata su di me per il carattere, portando
all'estremo molte cose ovviamente. Ellen è meravigliosamente
imperfetta, chi l'ha detto che bisogna sempre essere fantastici.
Comunque grazie, sono molto contenta del tuo commento :)
|
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Capitolo 3 *** Bolla di vetro ***
BOLLA DI VETRO
Fui una delle
prime ad
alzarsi la mattina seguente nel mio dormitorio.
Scoprendomi la faccia dalle coperte in modo da poter respirare, rotolai
sulla schiena e fissai il soffitto per solo Merlino sa quanto tempo. La
nebbia del sonno continuava ad aleggiare su di me, ma ci mettevo
sempre un bel po' di tempo per riprendere i sensi al mattino.
Con un gemito,
districai i miei arti dalle lenzuola e le calciai giù dal
letto.
Sedendomi, feci scendere le gambe da una parte del letto e sfregai via
il sonno dagli angoli dei miei occhi con il palmo della mano.
Con un
sospiro, mi costrinsi ad
alzarmi dal materasso e camminai senza fretta verso il bagno, che era
dall'altra parte della stanza. Sebbene sarei stata la prima a scappare
in caso di incendio, se avessi dovuto fare la pipì o
vomitare, allora avrei rovinato tutti gli effetti delle mie
compagne di stanza e sono piuttosto sicura che non ne sarebbero state
molto contente. Camminai sulla punta dei piedi attraverso la stanza,
sperando che gli assi del pavimento con cominciassero a scricchiolare
spiacevolmente e che non svegliassero le mie compagne. Ma
ahimè,
visto che non esaurivo mai la mia scorta di sfortuna, il pavimento
scricchiolò minaccioso sotto il mio piede e io rabbrividii,
chiudendo gli occhi.
Incredibilmente,
sembrava che
nessuna delle ragazze si fosse mossa di un centimentro nel letto.
Marlene McKinnon russava detestabilmente come sempre; Leanne Mason era
rannicchiata nelle profondità del suo piumone di lana; Alice
Harper era, beh, a dire il vero, non riuscivo a vederla visto che era
così minuscola; e Lily Evans era stesa sul suo letto, che
era di
fianco al mio, con un'aria incredibilmente pacifica. Oh quanto le
invidiavo tutte per la loro capacità di dormire
più di
otto ore a notte. Con un'occhiata attorno alla stanza, entrai nel bagno
e chiusi la porta il più silenziosamente possibile.
L'aria
gelida del bagno fece
apparire la pelle d'oca sulle mie braccia e gambe mentre accendevo la
doccia e aspettavo che l'acqua si riscaldasse. Mi guardai allo specchio
e rabbrividii; una scia bianca di, presumo, bava essicata decorava la
mia guancia. Non era esattamente una sorpresa, visto che sbavavo sempre
più di una lumaca. Sentii l'acqua, e una volta soddisfatta
della
temperatura, feci scivolare a terra la maglietta enorme che usavo come
pigiama
ed entrai nell'acqua calda e fumante.
Mentre
l'acqua bollente accarezzava
la superficie della mia pelle, filtrando nei miei muscoli e rilassando
i
punti di tensione nelle mie spalle, feci girare il collo da parte a
parte, godendomi la sensazione. Benchè avessi dormito per
quasi
dieci ore, non era stato per niente risposante. Mi ero svegliata
più volte nel corso della notte, la fronte inzuppata di
sudore e
il petto ansimante. Non mi ricordavo di aver avuto degli incubi, ma
dubito altamente che qualsiasi incubo avrebbe potuto farmi svegliare
improvvisamente in quello stato; era davvero raro che io mio svegliassi
dai
cattivi sogni, almeno negli ultimi anni. Ma comunque, ero riuscita
a tornare a dormire dopo solo alcuni secondi. Anche se era solo
questione di tempo prima che mi svegliassi ancora. Era strano, davvero,
e sapevo che non poteva essere un buon segno.
Poi, come
se un mucchio di mattoni
mi fosse caduto addosso, mi resi dolorasemtne conto della ragione per
la quale ogni muscolo del mio corpo era così teso e
per la quale non ero riuscita a dormire la scorsa notte. Era per tutti
gli avvenimenti accaduti il giorno prima. Non importava quanto
volessi negarlo, non potevo. Era successo ieri. Avevo origliato Lucinda
Matthews e colto una conversazione che non avrei decisamente dovuto
cogliere.
Mi
appoggiai contro la parete di
mattoni, i miei occhi si strascicarono sul pavimento scivoloso,
guardando l'acqua insaponata turbinare nello scarico. Con un sospiro
leggero, spensi l'acqua ed uscii dalla doccia, afferrando un asiugamano
e fissandomelo attorno al corpo. Per poco non caddi a terra, ma riuscii
ad aggrapparmi all'angolo del lavandino. Imprecai sottovoce,
chiedendomi se la sfortuna mi avrebba mai lasciata da sola. Mi
asciugai il più velocemente possibile, visto che, nonostante
il
vapore continuasse a impregnare la stanza, il bagno era ancora
congelato. Una volta asciutta, indossai una nuova uniforme
pulita e mi piegai sul lavandino per far sgocciolare i capelli.
Per la
barba di Merlino, in cosa mi
ero andata a mettere? Scossi la testa a me stessa mentre asciugavo il
vapore che copriva lo specchio e fissavo il mio riflesso.
Benchè
la linea di bava essicata potesse essere scomparsa, le borse violacee
sotto i miei occhi erano ancora ben visibili e non molto attraenti, per
usare un eufemismo. Mi sporsi verso lo specchio esaminando il mio
occhio quando qualcuno colpì la porta con il pugno.
"Ahì!"
piansi, visto che mi ero appena ficcata un dito nell'occhio per la
sorpresa.
"Hai finito
lì dentro?" la
voce roca di Marlene McKinnon gridò dall'altra parte della
porta. Colpì la posta di nuovo con irritazione. "Sono quasi
le
sette e mezza e non sei l'unica che ha bisogno dell'acqua calda per
farsi la doccia."
Aprii la
porta, il mio occhio
sinistro lacrimante, e mi spinsi oltre Marlene, che stava mormorando
cupamente tra sè e sè. Come facevo a sapere di
essere stata nella doccia per quasi 45 minuti? Di sicuro non sembrava
così tanto da sotto l'acqua. Diamine, alcune persone
avrebbero
bisogno di rilassarsi un po'. Erano tutti ipersensibili da
queste
parti.
Senti
chi parla, Briggs.
Ignorai quella vocina
irritante che sembrava esprimere qualsiasi cosa io non volessi
riconoscere e camminai verso il mio letto. Le mie compagne di stanza
erano in vari stadi nel prepararsi: Leanne aveva uno specchio in bilico
sulle ginocchia mentre applicava un ombretto grigio sulle
palpebre;
Alice stava sistemando i suoi lunghi riccioli color
caramello in due
codine; e quando guardai verso il letto di Lily, non solo lei non
c'era, ma il suo letto era già perfettamente fatto, come se
non
ci avesse nemmeno dormito. L'unica a riconoscere la mia presenza fu
Alice, che
era davvero una ragazza amichevole e mi sorrise mentre le passavo
davanti diretta al mio letto.
Mi piegai
sulle ginocchia ai piedi
del letto e aprii il baule, rovistando in cerca della mia spazzola per
togliermi i nodi dai capelli. Quando la trovai, la tirai con
degli strattoni attraverso i capelli bagnati, facendo delle
smorfie quando incontravo dei nodi. Lanciai di nuovo la spazzola nel
mio baule e lo chiusi per poi mettermi a gattoni e cercare le
mie scarpe sul
pavimento. Una era sotto il letto e l'altra era gettata di fianco al
mio baule. Le raccolsi e dopo aver infilato un paio di vecchie calze,
infilai i piedi nelle tennis e afferrai la mia borsa dei libri.
Controllai due volte per assicurarmi di avere tutto prima di aprire il
cassetto nel comodino ed estrarne una cioccorana, lanciandola nella
borsa. Me la sarei tenuta per la lezione di Storia della Magia,
una lezione durante la quale il mio stomaco gemeva sempre per
la fame.
Lasciai il
dormitorio il più
velocemente possibile, visto che Marlene era appena uscita dalla doccia
e probabilmente si sarebbe comportata da vacca quale era. Sbattendo la
porta dietro di me, mi trascinai giù per le scale, quasi
inciampando ancora arrivata al primo gradino, ma mi aggrappai a una
primina e mi salvai. La primina non si accorse di niente, comunque.
Alzai
gli occhi al cielo e andai verso il ritratto. Ma mentre camminavo,
sentii un paio d'occhi su di me e, quando lanciai un'occhiata veloce
oltre le mie spalle per vedere chi mi fissava, non vidi nessuno.
Scrollando le spalle mi arrampicai attraverso il ritratto e mi feci
strada verso la Sala Grande dove una pila enorme di uova strapazzate,
aringhe affumicate e bacon implorava il mio nome.
Come
sempre, mi sedetti al tavolo
di Grifondoro. C'erano gruppi di amici da ogni mio lato, eppure io
sedevo, completamente isolata, nel mezzo del tavolo, accerchiata da
piatti di cibo. Le persone mi parlavano durante i pasti solo quando
avevano bisogno di qualcosa che io avevo e loro avevano finito. Una
ragazza del quinto anno mi chiese se poteva rubarmi la caraffa di succo
di zucca, visto che loro l'avevano finito, me l'avrebbe riportata in
dieci secondi. Prima che potessi dirle di
si, la ragazza l' afferrò e tornò verso la sua
banda di
ridacchianti ragazze pettegole. Non me la restituì
più.
Stavo
mangiando un pezzo di toast,
visto che, con mio grande disappunto, non servivano le aringhe
stamattina, quando arrivò la posta. Un allocco si
fermò
di fronte a me con una copia della Gazzetta del Profeta nel becco.
Presi il giornale e misi una mano nella tasca in cerca dei sette
zellini
che dovevo all'uccello. Questo allungò la tasca del denaro
verso
di me, fissandomi minaccioso con i suoi inquietanti occhi d'ambra.
Riuscii a mettere insieme solo cinque zellini e, mentre li
lasciavo
cadere nella tasca, il gufo saltò nel mio piatto e
avvicinò la sua testa verso la mia. Ero faccia a faccia con
la
bestia e mi spostavo scomoda nel mio posto. Vedi, questo è
l'esatto motivo per il qule non possedevo un gufo e non mandavo molti
messaggi a nessuno: ero, più o meno, per così
dire, assolutamente terrorizzata dalla
possibilità che un gufo mi strappasse un pollice, o
qualsiasi
altro dito se per questo, se si fosse infastidito, come questo gufo
proprio ora.
"Okay,
okay!" dissi all'uccello
mentre cominciavo a mordicchiarmi le unghie, tremando all'idea che la
mia paura maggiore stesse per realizzarsi. Squittii e andai con la
testa
sotto al tavolo mentre rovesciavo il contenuto della mia borsa cercando
quei stramaledetti zellini. Poi, improvvisamente, qualcisa di freddo e
bagnato filtrava attraverso la mia divisa. Alzai la testa di scatto
colpendo il tavolo per scoprire che il gufo spazientito aveva
rovesciato
il mio calice di succo di zucca. Fortunatamente, comunque, non ne era
rimasto molto, quindi i miei vestitti non potevano essere messi molto
male.
Potevo
sentire parecchie paia di
occhi su di mentre mentre davo il resto dei soldi al gufo. Questo
fischiò con indignazione, aprì e chiuse il becco
due
volte e prese quota. Lanciai un'occhiataccia all'uccello in volo
mormorando tra me e me mentre la gente tornava ad occuparsi della
propria colazione come se niente fosse successo. Bene, non volevo
essere fissata comunque. Volevo essere invisibile, non desideravo che
la gente si rendesse conto della mia presenza. Mi mancavano solo altri
nove mesi di scuola e poi sarei stata libera di fare tutto quello che
volevo. E chi lo sa, magari avrei perso il mio mantello
dell'invisibilità.
Mi
arrotolai le maniche della
camicia e guardai l'orologio. Mancavano solo quindici minuti prima
dell'inzio della prima lezione, che era Rune Antiche ed era dislocata
proprio dall'altra parte del castello. Mi ci si sarebbero voluti
almento dieci minuti per arrivare lì e questo senza contare
la
possibilità che le scale cambiassero posizione, sembrava che
le scale pensassero che era arrivato il momento giusto di cambaire
posizione sempre quando c'ero sopra io.
Con un
sospiro, finii il resto del
mio toast, arrotolai la mia copia della gazzetta e la ficcai nella mia
borsa. L'avrei letta più tardi, magari durante Storia della
Magia. Comunque, non avevo bisogno di quella materia, ma era
obbligatoria, quindi perchè non aprofittare dell'ora per
leggere
il giornale? Senza guardarmi indietro abbandonai la Sala Grande.
Prima che
potessi rendermene conto
le lezioni del mattino erano finite ed era ora di pranzo. Un'altra
volta mi sedetti per conto mio mentre mangiavo. Probabilmente stai
pensando che
sia un po' triste, ma dopo sei anni di pasti solitari, ti abitui a
farti compagnia da sola. Non potei di finire il giornale durante
la lezione di Storia della Magia, visto che c'era un test a sorpresa,
che sicuramente non avrò passato. Così, mentre
infilavo
un sandwich in bocca, scorsi la rivista, i miei occhi in cerca di
qualsiasi novità riguardo Voldemort o qualche assasinio
avvenuto
nelle ultime 24 ore. Fortunatamente nessuno era stato ucciso e, mentre
finivo ciò che restava del sandwich, mi diressi verso la mia
ultima lezione della giornata: doppie pozioni.
Quando
raggiunsi i sotterranei non
fui sorpresa nel trovare Severus Piton di fronte alla porta con i libri
tra le braccia. Mi fissò mentre mi avvicinavo, ma non disse
niente. C'era solo un'espressione vuota sul suo viso e non potei fare a
meno di notare uno sbiadito cerchio giallo attorno al suo occhio
sinistro. Naturalmente non ero nè abbastanza
coraggiosa,
nè abbastanza stupida da chiedergli come si era fatto male;
mi
avrebbe ucciso con una delle sue maledizioni se avessi osato
tanto. Potevo
ancora sentire i suoi occhi su di me mentre mi appoggiavo contro il
muro, cercando di mimetizzarmi con la parete. Non ero un camaleonte,
quindi era una cosa piuttosto difficile.
Tuttavia mi
sarebbe piaciuto essere
un camaleonte. Sarebbe stato davvero carino, se vuoi sapere
come la penso. Voglio
dire, avrei potuto nascondermi tutto il tempo e nessuno mi avrebbe
mai vista. Non che nessuno mi vedesse mai ad ogni modo, ma sarebbe
bello diventare dello stesso colore di ciò che mi circonda;
sarei stata letteralmente invisibile, in un certo senso. Avrei potuto
sgattaiolare nei corridoi di notte, forse intromettermi nella torre di
astronomia per osservare le stelle, visto che mi piaceva farlo. OH!
Avrei potuto infilarmi nella Sezione Proibita
della biblioteca e prendere più libri possibili da portare
nel
mio dormitorio.
Una
dolorosa gomitata sulla schiena
mi scosse fuori dai miei pensieri e io alzai la testa per scoprire che
quasi tutta la classe stava aspettando fuori dalla porta. Spostai la
borsa
sull'altra spalla e soffocai uno sbadiglio. La mano di qualcuno
sfiorò la mia e una scossa di elettricità
attraversò il mio corpo. Spostai la mano dentro la tasca; la
mano pungeva, ma stranamente non era una sensazione dolorosa.
Alcuni
secondi più tardi la
porta della classe si aprì e si potè scorgere una
pancia
ampia e tonda prima che si potesse vedere la faccia del professore di
Pozioni, il professor Lumacorno. Piton scivolò nella classe
prima di tutti gli altri ed era già al suo posto quando misi
piede nell'aula. C'era solo un posto disponibile, visto che tutti mi
avevano spinta per entrare, e quel posto era vicino alla mia compagna
di dormitorio, Lily Evans.
"Ciao,
Eleanor," mi salutò Lily spostando i libri in modo che
potessi metterci i miei al loro posto.
"Ehi,
Lily," risposi, restituendole un sorriso mentre mi sedevo. "Non stai
tenendo il posto per qualcuno, vero?"
"No," disse
scuotendo la testa e
con un sospiro leggero. "Nessuno dei miei amici è abbastanza
bravo in
pozioni o quelli che potevano continuare non hanno voluto."
Sistemai la
borsa per terra di
fianco ai miei piedi. Dovetti mordermi la lingua per evitare di farle
notare che lei almeno aveva degli amici. Aprii la bocca per chiederle
come era andata la giornata quando il professor Lumacorno si
alzò, facendo stridere la sedia contro i ciottoli.
"Bene,
bene, sistematevi ragazzi,"
disse, ridendo tra sè e sè come faceva sempre, i
suoi
menti - sì menti, non ne aveva uno solo, ma numerosi -
oscillarono pericolosamente avanti e indietro.
Sorprendentemente
la classe si
zittì subito. Anche se si potevano sentire alcuni ragazzi
ridacchiare, ma non ci voleva un ingegnere missilistico per immaginare
di chi si trattasse. Dopotutto, Black e Potter sedevano solo due file
dietro quella mia e di Lily.
"Come
sapete, o dovreste sapere Black e Potter,
abbiamo fatto ricerche su vari ingredienti e sui loro poteri
ed effetti
nelle pozioni nelle ultime settimane," si guardò attorno
nell'aula e cominciò a camminare di fronte la cattedra,
"insieme
all'analisi di questi ingredienti, avete tutti preparato delle pozioni
per conto vostro. Ma ora, credo che sia ora di lavorare a coppie in
modo da iniziare a preparare pozioni più complicate e
complesse." Un mormorio di interesse increspò il
silenzio. Lumacorno rise emozionato. "Su, su, calmatevi."
Una
mano si alzò in aria e Lumacorno diede la parola
alla ragazza. "Con chi staremo insieme?"
"Buona
domanda, signorina
Greengrass. La persona che vi siede di fianco sarà il vostro
compagno fino alla fine," rispose il professore, sorridendo
così
tanto, che i suoi diventarono fessure invisibili.
Un'altra
ondata di voci si espanse
nella classe, alcune felici, altre un po' deluse, comprese due voci ben
distine dietro a me. Resistetti all'urgenza di fare una smorifia mentre
sentivo James Potter sospirare malinconicamente alla prospettiva di non
stare con Lily.
A proposito
di Lily, mi girai per
guardarla e vidi che anche lei stava sospirando, solo che sono
piuttosto sicura che il suo fosse un sospiro di sollievo.
"Felice che
Potter non sia il tuo
partner?" le chiesi, visto che evidentemente anche lei aveva sentito i
due ragazzi conversare alle nostre spalle.
Annuì
con vigore. "Non puoi
immaginare quanto. Ho già lavorato con Potter prima ed
è
stato davvero miserabile."
"Non devi
lavorare con lui ora? Visto che siete entrambi Caposcuola?"
Annuì
di nuovo con la testa.
"Sì. Ma fortunatamente l'unica cosa che dobbiamo
fare
insieme è orgazizzare le gite a Hogsmead e gli orari di
pattuglia dei prefetti e non ci si mette molto."
Mi guardai
dietro la spalla per
guardare i due - cioè Black e Potter, ovviamente - e vidi
che
stavano lottando per trattenere le risate. Che ragazzi strani quei due.
"E' davvero
così terribile?"
le domandai, tornando a guardarla in faccia. Potter non mi sembrava un
ragazzo cattivo. Certo, a volte poteva essere un po' arrogante, ma
almeno aveva abbastanza qualità per controbilanciare i suoi
difetti. E lui aveva cercato davvero di parlarmi più volte
nel
primo anno, ma rinunciò quando si rese conto che
non gli avrei
mai risposto.
Lily
scrollò le spalle e
aprì la bocca per dire qualcosa quando, ancora una volta, il
Professor Lumacorno ci interruppe.
"Il vostro
primo compito
sarà quello di trovare una pozione da fare insieme. Ma ci
sono
alcuni requisiti per questo progetto e sono i seguenti: uno, la pozione
deve impiegare almeno uno, ma non più di tre mesi per essere
pronta; due, prima di inizare la pozione, dovrete fare una ricerca da
trasformare in un tema che contenga tutte le informazioni sulla pozione
scelta; tre, io devo approvare la vostra scelta; e quattro, la pozione
deve essere legale e, no, signor Black, la pozione polisucco non fa
eccezione."
I
Grifondoro nella classe
iniziarono a ridere mentre i Serpeverde sbuffarono più forte
del
necessario, il che mi fece alzare gli occhi al cielo. Erano
portati per il dramma, quei Serpeverde. Lumacorno sorrise, prese un
respiro profondo e allargò le braccia il più
possibile,
il che non era molto. "Allora qualcuno ha delle domande?"
Alcune mani
sfrecciarono in aria, compresa quella di Lily. Io rimasi lì
seduta senza prestare
attenzione alle domande o alle risposte che Lumacorno stava fornendo
visto che io non avevo domande. Comunque, quando Lumacorno diede la
parola a Lily, io uscii dai miei pensieri assolutamente inutili
riguardo i vantaggi dell'essere un camaleonte. Cioè, era la
mia
nuova compagna di pozioni e sarebbe stato decisamente maleducato non
prestare attenzione alle sue parole. Non volevo che fosse lei a dover
fare tutto il lavoro, anche perchè io ero piuttosto capace
in Pozioni.
"Sì,
signorina Evans?" chiese il professor Lumacorno, dedicandole
un sorriso smagliante.
"Mi
chiedevo quanto tempo avessimo per le ricerche e il tema."
"Oho!
Sempre previdente, signorina
Evans, molto molto bene." lanciò in aria una mega risata,
facendo scuotere i suoi menti come gelatina. Ingoiai una risata e, di
fianco a me, anche Lily stava lottando per nascondere il sorriso.
"Avrete tre settimane per trovare e fare ricerche riguardo la vostra
pozione, e avrete altre due settimane per scrivere il vostro tema,
incluse le ore di lezione."
"E quanto
deve essere lungo il tema?" continuò Lily.
"Almeno due
rotoli di pergamena," rispose Lumacorno.
Mentre i
miei occhi cercavano in
tutti i modi di uscirmi dalle orbite, Lily rimase composta,
annuì e si segnò l'informazione appena ottenuta
in un
pezzetto di pergamena. Tutt'intorno a me gli studenti sembravano
bisbigliare riguardo la lunghezza assurda del tema. Ma ehi, avevamo due
settimane per completarlo. E non è che non potessimo
metterci
avanti.
"Altre
domande?" chiese il prof
alla classe. Quando vide che nessuno alzava la mano, annuì
tra
sè sè. "Avete il tempo che manca alla fine
dell'ora per
discutere con il vostro compagno le possibili pozioni che potreste
preparare. Cercate per favore di tenere il livello di casino a un
livello rispettabile, d'accordo signori Black e Potter?"
"Sì,
signore!" i due
suonarono insieme, sebbene le espressioni sui loro volti non erano un
granchè convincenti. Anzi, sembravano gridare PROBLEMI. Era
ovvio che stavano pianificando qualcosa e , di qualsiasi cosa si
trattasse, non poteva essere buona a giudicare dall'espressione di
autentica gioia sul viso di Potter; i suoi caldi occhi castani
brillavano dietro gli occhiali spessi.
"Oh no,"
mormorò Lily piano.
Evidentemente aveva visto anche lei la stessa cosa e ora scuoteva la
testa con costernazione. "Saranno la nostra fine, ci metterei la mano
sul fuoco." Infilando un ciuffo di un rosso scuro e vibrante dietro
l'orecchio, trasse a se la sua copia di Pozioni Avanzate e
sfogliò l'indice. "Allora," non alzò lo sguardo
mentre
parlava,"Hai qualche suggerimento sulla pozione che potremmo preparare?"
Oh Merlino,
odiavo avere i
riflettori puntati su di me. Questo era il preciso motivo per il quale
sedevo nelle ultime file delle aule se era possibile o per il quale
prendevo lezioni che richiedevano una conversazione minima,
considerando che non era esattamente il mio forte.
"Ehm...non
ancora?" dissi esitante.
Lily
ridacchiò tra sè
e sè e sorrise. "Non ti preoccupare. Non ho la
più
pallida idea nemmeno io. E, non per vantarmi nè niente, ma
dovrei essere una sorta di genio in Pozioni."
Risi senza
entusiasmo al suo
tentativo di scherzare. Non sembrò notarlo, mentre
continuava a
sfogliare il libro. Anche io avrei dovuto consultare il mio di libro,
ma non potevo. Invece i miei occhi si portarono automaticamente alla
cattedra del professor Lumacorno, dove niente popò di meno
di
James Potter era in piedi, con la testa piegata verso l'uomo grasso e
pelato, mentre evidentemente gli bisbigliava qualcosa. A giudicare
dall'espressione di Lumacorno, si stava bevendo qualasiasi cosa Potter
gli stesse dicendo e qualcosa mi disse che non era una buona cosa.
Scacciando
la strana sensazione,
presi il libro e cominciai a sfogliarlo, guardando il testo senza
leggerlo in realtà. Strano come succede, no? Non ha molto
senso,
ma è vero. Potevo a mala pena concentrarmi, visto che avevo
cose
ben più grandi in testa. Per qualche ragione, fissare Potter
mentre conversava in toni sommessi con il professor Lumacorno mi aveva
ricordato di ciò che era successo nella biblioteca il giorno
prima. E io che stavo cercando con tutte le mie forze di dimenticarlo.
Prima che
potessi rendermene conto,
il professor Lumacorno stava dicendo alla classe che mancavano solo tre
minuti, quindi potevamo anche fare le valige. Chiusi il libro di colpo
e raccolsi la borsa dal pavimento, andando a sbattere con la testa
contro la gamba del tavolo. Massaggiandomi il mio nuovo bernoccolo sul
lato della testa, mi risedetti bene e misi il libro nella
borsa
insieme alla penna e tutte le altre cose che avevo usato durante la
lezione. La campanella suonò e tutti si fecero strada verso
la
porta.
"Oh,
signorina Briggs!"
gridò Lumacorno. Ero a metà strada
verso la porta
quando chiamò il mio nome, e se avessi finto di non aver
sentito, avrei potuto sfrecciare verso la sala comune e iniziare il mio
tema di Rune Antiche.
"Signorina
Briggs!" gridò di
nuovo, ancora più forte stavolta. Numerose teste si girarono
nella sua direzione e io seppi di non poter più scappare.
Con un
sospiro mi fermai dov'ero e lasciai che la gente mi superasse.
Lumacorno
mi sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi con un dito
grassoccio.
Riluttanemente obbedii e mi fermai pochi passi prima della cattedra.
"Si
professore?" chiesi con quella che presumevo essere una voce innocente.
A giudicare
dalla sua faccia, quello che stava per venire non mi sarebbe piaciuto.
Anche il
terzo capitolo è finito e spero che vi sia piaciuto quanto
gli altri, è molto descrittivo, è che ci ho preso
gusto a raccontare tutti i dettagli della mattinata, ma comunque
chissà cosa vorrà dire Lumacorno a Ellen? Non vi
preoccupate che lo scoprirete presto, stay tuned!!!
Sono davvero entusiasta
dei commenti, si sa gli autori siamo prostitute in cerca di
approvazione, quindi grazie mille! mi avete fatto venir voglia di
continuare a scrivere.
Hellfire: grazie per
avermelo fatto notare, ci starò più attenta! E
ovviamente mi fa molto piacere che il capitolo ti abbia divertito! A
presto!
Morgana92: appena ho un
po' di tempo leggerò la tua fic, così ci
ispiriamo a vicenda!
Katerina_21: anche io
sono innamorata di Sirius e per quanto riguarda Eleanor spero, mi
auguro, che nessuno sia così tanto invisibile, mentre
scrivevo ero un po' triste per lei che mangiava sempre da sola,
però le cose non saranno sempre così per lei
fortunatamente! Sono contenta che ti piaccia!
Mirty_92 e Tatarella:
grazie per aver commentato entrambi i capitoli, mi fa piacere che il
primo vi abbia fatto venir voglia di continuare.
Hele91: grazie anche a te
ovviamente.
Siete molto carine,
grazie, non me l'aspettavo. Al prossimo!
|
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Capitolo 4 *** Perchè piove sempre sul bagnato? ***
PERCHE'
PIOVE SEMPRE SUL BAGNATO?
"Perchè non si
accomoda, signorina Briggs?"
Non appena
il suggerimento uscì rotolando dalle sue
labbra, io seppi che, qualsiasi cosa il professore volesse
condividere con me, non poteva essere niente di buono. Nessuna
conversazione positiva era mai cominciata con le parole
"perchè non si
accomoda". La maggior parte dei discorsi che iniziavano così
o
finivano con la persona invitata a sedere che scoppiava in lacrime,
perchè era appena morto qualche caro o qualcosa di equamente
tragico o con quella persona in un mare di guai.
Il mio
stomaco sprofondò davanti alle possibilità che si
dispiegavano davanti a me. Avrei scommesso la bacchetta che mi
stava ordinando di sedermi perchè doveva darmi qualche
novità
indesiderata, qualcosa che sapeva mi avrebbe
sconvolta.
Che gioia.
Con un
colpetto di bacchetta, una sedia, con un aria decisamente comoda,
apparve dal nulla. Naturalmente me lo aspettavo, visto che gran parte
dei maghi lo faceva tutto il tempo. Ma gran parte degli insegnanti,
comunque, evocavano durissime sedie di legno che ti lasciavano schegge
nel culo se non stavi seduto immobile e composto. Non so te, ma di
certo io non amavo le schegge nel mio culetto, grazie mille.
Lanciando
un'occhiata guardinga alla sedia, mi sedetti lentamente e mi
chiesi che cosa mi riservava il professore di Pozioni,
nonchè
direttore della casa di Serpeverde.
Sentii la
porta del suo ufficio chiudersi dietro di lui e deglutii.
Perchè cazzo doveva chiudere la porta? Questo rendeva solo
le
cose più drammatiche. L'informazione che stava per darmi era
davvero così grave che lui doveva chiudere la porta per
evitare
che qualcuno sentisse i miei lamenti di disperazione? Una stramba
sensazione si gonfiò come una bolla in fondo allo
stomaco
e resistetti l'urgenza di vomitare; non volevo rovinare il tappeto
persiano elegante e piuttosto costoso sotto i miei piedi.
Questa era
una di quelle cose che non avrei mai capito pienamente,
comunque, perchè
qualcuno dovrebbe mai pagare tanti soldi per un tappeto se poi
l'avrebbe
calpestato tutto il giorno? Cioè, questo non avrebbe
sfigurato e
svalutato il suddetto tappeto? E qual'era il punto nel comprarlo se poi
si
sarebbe sporcato e avrebbe perso il suo valore nel giro di poco tempo?
Per me non aveva molto
senso, onestamente. Piuttosto, avrei lasicato il pavimento nudo-.
"Come sa,
signorina Briggs, ho assegnato un partner ad ognuno di voi
per il resto del semestre," disse il professor Lumacorno
sprofondando nella sua poltrona color lavanda dietro alla cattedra di
quercia scura. Sapeva davvero come aprezzare le cose belle
della
vita, il caro vecchio Luma. "Tutti sembravano soddisfatti del
proprio compagno - ma lei era contenta di stare in coppia con la
signorina
Evans?"
Annuii con
la testa, vari ciuffi di capelli mi caddero sugli occhi in
modo irritante. "Sì, sono contenta di stare con lei. E' una
delle migliori studentesse di Pozioni nel mio anno."
"Seconda
solo al signor Piton," disse Lumacorno, sorridendo mentre
traeva a se un barattolo argentato. "Mi ricordo la prima volta che
scoprii che la signorina Evans era babbana di nascita. Non potevo
crederci, onestamente, visto che ha tutte le capacità di una
purosangue."
Questo mi
offese. Benchè fossi una mezzosangue, mia madre era
comunque una babbana e avevo sempre odiato quando la gente parlava male
dei nati in famiglia babbana. Stupidi segaioli prieni di pregiudizi!
Solo perchè i parenti non erano maghi questo di certo non
significava che avessero meno talento. Lottai per mantenere la mia
faccia serena mentre aggiustavo la borsa sulla spalla, il peso dei
libri
di testo mi faceva sporgere da un lato della sedia.
Finalmente
Lumacorno finì di sproloquiare e rivolse di
nuovo a me la sua attenzione. Non che io volessi i suoi minuscoli
occhietti puntati su di me; odiavo quando la gente mi fissava. "Oh,
sembra che mi sia perso in vecchie memorie."
Ridacchiò
tranquillamente e io forzai un sorriso piuttosto
tirato. "E sembra che mi sia dimenticato di cosa stessimo parlando,
signorina Briggs."
Scrociai le
gambe e grattai il retro del polpaccio sinistro con le dita
del piede destro. "Stava dicendo qualcosa riguardo i compagni
di
Pozioni."
"Ha
ragione, signorina Briggs," disse Lumacorno, aprendo la scatola e
scartando quello che sembrava essere un cioccolatino. "Quindi, detto
questo..."
Lo ignorai
mentre lo guardavo ingoiare il cioccolatino e masticarlo con
lussuria. Non che avesse bisogno di più zucchero, ma non
gliel'averei detto. Probabilmente si sarebbe arrabbiato molto con me e
avrebbe fatto colazione con la mia testa domani mattina...aspetta, ho
davvero appena suggerito che il vecchio Luma fosse un cannibale? Il
pensiero di Lumacorno che sgranocchiava dita umane come uno snack tra
una lezione e l'altra era sorprendente e disgustosa allo stesso tempo.
L'idea di chiunque che mangia parti umane è vagamente
rivoltante, ma visto che è di Lumacorno che stiamo parlando,
non
potei trattenermi dal ridere. Silenziosamente e mentalmente, ovvio, non
avrei mai
iniziato a ridere nel bel mezzo dell'ufficio di Lumacorno. Sai, visto
che la porta era chiusa e lui pesava cinque volte il mio peso.
"Quindi,"
esclamò ad alta voce Lumacorno, gettandomi fuori dai
miei pensieri, ridicoli ma altamente divertenti, così che
gli
concessi tutta la mia attenzione. "Cosa ne pensa? Pro o contro?"
Merda,
avrei dovuto prestare attenzione. Perchè
mai dovevo scegliere sempre il momento sbagliato per ignorare le
persone?
Ovviamente mi stava spiegando qualcosa di importanza
vitale...d'accordo, forse non di importanza vitale, ma era
importante visto che mi aveva preso da parte e chiesto di parlare in
privato. Gli insegnati di solito non lo facevanmo con me, visto
che io non facevo davvero niente per cacciarmi nei guai, consegnando i
miei compiti entro le scadenze e rispondendo quando
interrogata.
"Um...," mi
leccai le labbra e guardai attorno all'ufficio disperata,
cercando qualsiasi cosa sulla quale fissare il mio sguardo. Decisi
per... la cosa decisamentre stramba che fluttuava nel liquido verde
sulla mensola dietro le sue spalle. Quello era abbastante interessante.
"Pro?" feci una smorfia, sperando che fosse la risposta giusta.
"Sapevo di
poter contare su di lei, signorina Briggs!" il professor Lumacorno era
raggiante.
Lottai per
sorridere il più convincentemente possibile, ma non
si sa perchè, non potevo proprio portare il lato sinistro
della
mia bocca a cooperare. Probabilmente sembrava che stessi avendo un
ictus o qualcosa, come minimo un attacco cardiaco. Non che i maghi
sapessero
che cosa fosse...o sì? Non avevo mai sentito di maghi morti
per
un infarto prima. Mi chiesi se fosse mai successo.
Lumacorno
si schiarì la gola e io, un'altra volta, uscii dai miei
pensieri insensati.
"Suppongo
che ora tu voglia andare a cena, no?" disse, sghignazzando. "E' libera
di andare, Briggs."
Sospirando
mentalmente, mi alzai dalla sedia, che svanì con un
forte CRACK nel preciso momento nel quale alzai il mio culo da essa.
Saltai leggermente e mi avviai verso la porta, cercando di scrollarmi
di dosso la strana sensazione che mi fossi persa qualcosa di
incredibilmente importante. Anche se, ovviamente non era una strana
sensazione, ma una nozione che avrei dovuto avere, considerando che
non avevo ascoltato una sola parola di Lumacorno.
Mentre
aprivo la porta, mi girai verso Lumacorno. "Grazie, professore."
"Oh no,"
rispose il professore alzandosi dalla propia poltrona - non senza
sforzo, tra l'altro - e
venendomi vicino per tenermi la porta aperta. "Grazie a lei, signorina
Briggs. Se non fosse per lei, il signor Black sarebbe senza compagno."
La mia
mascella si scardinò dalla mia faccia e cadde per terra con
un rumoroso CRASH, andando in mille pezzi.
D'accordo,
quindi forse non è esattamente quello che successe, ma la
mia bocca si spalancò.
"Sembra
che abbia visto un fantasma," ridacchiò Lumacorno,
dandomi una pacca amichevole sulla spalla prima di spingermi
non-così-discretamente fuori dal suo ufficio e chiudere la
porta
di scatto.
Stetti in
piedi, ferma, davanti alla porta per solo Merlino sa quanto.
Il professor Lumacorno aveva già lasciato la classe da un
bel
pezzo quando finalmente ripresi i sensi - e solo perchè il
mio
stomaco ringhiò minaccioso. Scuotendo la testa a me stessa e
sperando che questo fosse solo un'altra parte del mio incubo a
spirale, lasciai i sotterranei per la Sala Grande.
A malapena
mangiai qualcosa prima di dirigermi verso la sala comune,
dove un quantità allarmante di persone era raggruppata
attorno a
vari tavoli e sedie e il solo divano. C'erano corpi abbandonati a
terra - vivi, tranquillo - e risate tutt'intorno a me. Ecco
perchè era stato così facile trovare un posto
libero al
tavolo di Grifondoro.
Ero troppo
sveglia per solo pensare di andare a letto. Quindi, come
sostituto del riposo, estrassi la copia del mattino della Gazzetta del
Profeta e sfogliai le pagine fino alle parole crociate magiche che
erano sempre
nella penultima pagina. Avevo già letto le barzellette a
colazione. Scelsi una poltroncina piuttosto lontana da tutta la
confusione della sala comune e ci spronfondai dentro, sospirando per il
sollievo quando finalmente i muscoli delle spalle cominciarono a
rilassarsi.
Onestamente,
sarei morta d'infarto se non avessi sistemato le cose e
in fretta. Tutto questo ammontarsi di stress non poteva essere sano per
una sola ragazza, no? Magari non ero incredibilmente minuscola come
Alice Harper, ma di certo non ero grande. Ero nella media, immagino che
mi
si potrebbe definire così, mediana, infilata
esattamente nel mezzo. Come
in qualsiasi altra cosa. Alzai lo sguardo al cielo mentre tiravo fuori
una penna dalla mia borsa e aggiustavo il giornale sulle ginocchia.
Ero davvero
abile con le parole crociate. A volte non ci mettevo
più di cinque minuti per finirlo e altre volte, tutto il
giorno.
Non mi arrendevo mai perchè lasciare una cosa a
metà mi avrebbe divorato. Non erano divertenti come
quegli enigmi babbani che mio padre risolveva nel suo ufficio quando
ero piccola...oh, come si chiamavano?
Rompicapo!
Ecco come si chiamavano. Merlino, amavo quei così. Mi
ricordo che sedevo in grembo a mio padre e cercavo di aiutarlo a
risolvere gli enigmi. A volte indovinavo e lui mi ricompensava
baciandomi sui capelli mori e dandomi un ovetto Kinder, quei
cioccolatini babbani deliziosi che nemmeno le Cioccorane battono - e io
sono ossessionata dalle Cioccorane.
Sospirai
tra me e me, rivisitando momentanemanete la mia infanzia e
cercando di non lasciami assorbire troppo dal mio passato. Questa
è una delle cose negative nel rievocare il passato. Intinsi
la
penna nell'inchiostro e la posizionai sopra il giornale, leggendo la
prima definizione di lato.
Stavo per
scrivere la risposta alla domanda assurdamente facile (Qual
è il giocatore in una squadra di Quidditch che usa una mazza
per
colpire un bolide?) quando qualcuno mi toccò la spalla.
Congelata a metà via tra lo shock e la
frustrazione visto che l'inchiostro ora stava sgocciolando dalla punta
della penna per inzuppare il foglio. Alzai lo sguardo dalle mie parole
crociate magiche per trovare Lily Evans in piedi a un passo di distanza
da me, con un sorriso brillante disegnato sul viso.
"Ciao!" mi
salutò.
"Ciao."
riposi, piegando il giornale e posizionandolo sul braccio della
poltrona.
Ci fissammo
per alcuni momenti, intrappolate in quel silenzio imbarazzante che
seguiva sempre un saluto amichevole, ma decisamente esagerato.
"Piaciuta
la cena?" chiese Lily, sedendosi sul braccio della poltrona.
Scrollai le
spalle. "Abbastanza. Perchè?"
"Oh
...niente, mi chiedevo solo perchè ci avessi messo tanto per
arrivare alla Sala Grande, è tutto."
Wow,
aspetta. Qualcuno aveva davvero notato che ero arrivata con un quarto
d'ora di ritardo? Allertate la Gazzetta del Profeta, perchè
questo era un titolo da prima pagina! Certo, non ero una star da
pettegolezzo succoso o una serial killer di babbani, ma era comunque
appariscente, suppongo.
"Sono
arrivata tardi perchè il professor Lumacorno mi ha
trattenuta, finita la lezione." Dissi, sapendo che stava per chiedermi
a cosa era dovuto il ritardo.
"Come mai?
Non hai delle insufficienze, vero?" mi interrogò curiosa.
Ero davvero
così terribile in Pozioni che lei aveva
presunto automaticamente, solo perchè Lumacorno mi
aveva trattenuta, che stavo per essere bocciata? Era un colpo
basso, devo ammetterlo, ma mi ripresi velocemnte. Beh, più o
meno.
Non volevo
darle la notizia che adesso Black era il mio nuovo compagno, il che non
solo avrebbe confermato che non si trattava di un sogno, ma di una
realtà reale e terribilmente dolorosa, ma avrebbe anche
significato che avrei dovuto informarla che Potter era il suo compagno.
Oh non
c'era via di scampo per me. Sai, avrei potuto inventarmi qualcosa o
farle credere che stavo per essere bocciata in pozioni. Ma poi, se
davvero avessi avuto delle insufficienze, perchè mai
Lumacorno avrebbe dovuto accettarmi nella sua classe M.A.G.O.? O potevo
prendere la mia rotta preferita e far finta di essere stupida! Non
sarebbe stato particolarmente difficile, ma poi ancora, come mi
ricordò la mia coscienza, non era molto carino mentire,
anche se non si trattava di mentire in senso letterale, solo raccontare
frottole. E sì, c'è una differenza tra il mentire
e il raccontare frottole, nel caso te lo stessi chiedendo, ed
è piuttosto astronomica.
"Io...ehm..."balbettai,
la bocca improvvisamente secca. Non potevo mentire a Lily. Poteva non
essere la mia migliore amica, ma la consideravo più di una
conoscente, ma non proprio un'amica?
.....
Sì,
forse ho qualche serio problema.
"Se stai
prendendo dei brutti voti," iniziò Lily, il suo tono divenne
improvvisamente molto serio. "Potresti sempre venire da me per una
mano. Sarei più che disponibile ad aiutarti con le pozioni
più complicate. Voglio dire, potrei non essere la migliore
nel nostro anno, ma sono-."
"Subito
dopo Piton," finii al suo posto, sorridendo leggermente e scostandomi i
capelli dagli occhi, che cosa irritante. "Lo so. Il professor Lumacorno
me l'ha detto nel suo ufficio."
"Quindi...non
vai male?"
"Fortunatamente
no, non sto per essere bocciata. Ho preso una O nel mio ultimo tema,"
la informai. Certo, probabilmente lei aveva preso una E, ma non era
esattamente il momento giusto per liberare quel piccolo
mostricciatolo verde che si chiamava gelosia, no?
"Beh,
menomale," disse allegra. Con mia grande sorpresa, la sua
felicità era genuina.
"Già,"
risposi, un piccolo sorriso si formò agli angoli delle mie
labbra. "Menomale."
Lily si
spostò il suo sipario di riccioli rosso scuro dietro la
spalle e io sentii il risentimento crescere in me. Anche io avrei
voluto scostare i capelli, ma i miei non erano leggeri come i suoi, per
non dire che al momento erano legati in una coda di cavallo. Quello di
Lily sembrava un gesto così naturale e casuale. La maggior
parte delle ragazze sembravano delle piccole Barbie altezzose e
leggermente squilibrate quando lo facevano. Per non parlare della loro
espressione facciale che di solito era atteggiata come se avessero una
massa disgustosamente grande di sterco sotto il naso.
"Allora..."
Aha! La
conversazione era giunta a uno stadio imbarazzante, ancora. Sapevo che
Lily moriva dalla voglia di chiedermi perchè ero stata
trattenuta dopo le lezione, ma non era sicura di essere un'amica
abbastanza stretta, se così la vogliamo chiamare, per
chiedermelo.
Con un
sospiro, misi a tacere il suo bisogno di sapere. "Se proprio vuoi
sapere perchè Lumacorno mi ha trattenuta, è
perchè," feci una pausa, cercando di analizzare le
possibilità che mi si spiegavano davanti: si sarebbe
incazzata, questo era certo, e poi o mi avrebbe fatto una maledizione
Cruciatus o un Avada Kedavra. Poteva arrivare anche ad usare entrambi?
"Beh, Lumacorno mi ha assegnato un nuovo compagno."
Un'espressione
di shock curvò brevemente i suoi tratti decorati da alcune
lentiggini e i suoi occhi verde smeraldo si velarono di un'espressione
di dolore.
"Oh no!"
dissi subito, tirando su le mani in aria. "Non perchè io
volessi un nuovo compagno. Niente affatto. Tu sei la mia..." mi
bloccai, insicura sulla parola che cercavo. Avrei dovuto esagerare per
convincerla e dirle che era un'amica o avrei dovuto andarci piano con compagna
di classe?
Presi un respiro profondo o mi buttai. "Tu sei mia amica, Lily.
Inoltre, con te come compagna, avrei sicuramente preso una E nel nostro
progetto."
Mi
fissò per alcuni secondi in più, come se si
aspettasse che esplodessi e le confessassi la verità, ma una
volta visto che stavo davvero dicendo la verità, con mia
grande sorpresa, un piccolo sorriso crebbe sul suo viso e lei
arrossì. "Beh...già." Lily si infilò
un ciuffo di capelli rossi brillanti dietro l'orecchio e la sua fronte
si increspò. "Se non hai richiesto un nuovo compagno...poi
perchè ne hai ottenuto uno?"
Scrollai le
spalle. "Onestamente non lo so. Mi ha solo presa da parte e chiesto se
volessi avere un nuovo compagno. Ovviamente non stavo ascoltando cosa
aveva da dire, visto che tende a sproloquiare senza
necessità su cose di cui non me ne può fregare di
meno, ma io, sfortunatamente, mi sono detta disponibile senza sapere a
che cosa."
Lily mi
inviò un'occhiata di compassione. Si leccò le
labbra e si spostò così che ora era seduta in
bilico sull'angolo della poltrona. "Allora...se io non sono
più la tua compagna...chi è il nuovo?"
Oh no.
Eccolo. Il momento in cui avrei dovuto ammettere a me stessa che questa
era la realtà dura e cruda e che io ero la persona
più sfigata del mondo. Il momento in cui avrei dovuto
riconoscere il fatto di non esse più invisibile come una
volta credevo essere. Il momento in cui avrei dovuto fronteggiare
l'idea che Lucinda Matthews teneva un occhio acuto e minaccioso puntato
su di me, il che mi dava i brividi.
Presi un
respiro profondo prima di chiudere i miei occhi ed emettere il mio
ultimo respiro. "Sirius Black."
Ci fu un
momento eterno di silenzio nel quale guardai, paralizzata, Lily
diventare di una sfumatura di rosso del tutto innaturale. Poi, a tutta
gola, gridò, "TI UCCIDERO', POTTER!"
E, senza un
ciao, saltò giù dalla poltrona piena di rabbia e
uscì come una furia, senza dubbio in cerca di James per
riempirlo di botte. C'era sola una cosa certa, benchè
arrivati a questo punto potesse fare schifo essere me, di certo non
volevo essere James Potter
.
Mille, anzi un miliardo di ringraziamenti a Hellfire, Hele91 e
katerina_21, siete dei tesori e sono davvera contenta che la mia storia
vi interessi tanto :)
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