Come bruciare

di poisontequila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luce che acceca ***
Capitolo 2: *** Decisamente imbarazzante ***
Capitolo 3: *** Bolla di vetro ***
Capitolo 4: *** Perchè piove sempre sul bagnato? ***



Capitolo 1
*** La luce che acceca ***



Altra nuova storia, stavolta incentrata sui malandrini e in particolar modo Sirius, ma anche James/Lily e Remus/OC. Spero che vi piaccia!
Anche in questa in ogni capitolo metto la foto di un personaggio come me lo immagino
.

LA LUCE CHE ACCECA



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Quando sei invisibile la gente non realizza che in realtà sei una persona con un udito perfettamente funzionante, almeno nella maggior parte dei casi, e che hai anche un cervello. Perciò puoi sentire tutto quello che dicono e registrarlo in memoria.

Nonostante io non sia una gossip girl, ho sviluppato un talento particolare nell'origliare, visto che nessuno sembra notare che io mi trovo solo ad alcuni metri di distanza con orecchie funzionanti e una mente acuta. Quando cammino dietro le persone nei corridoi o studio per conto mio nella biblioteca o faccio altre cose che non attirano attenzione inutilmente sento sempre cose che non dovrei sentire. Negli ultimi sei anni ho sentito cose che le drogate di gossip, come Rita Skeeter e Berta Jorkins, morirebbero pur di sentire.

Ma visto che sono invisibile, in senso figurato ovviamente, non letteralmente (nessuna pozione mi è stata versata addosso da piccola e mio padre non era un mantello dell'invisibilità) nessuno si è mai avvicinato per chiedermi se avevo sentito l'ultima sulle relazioni più chiaccherate. Non è perchè io non abbia amici, ne ho un po', solo che non sono, beh, intimi, suppongo. Si tratta più che altro di conoscenze amichevoli e la maggior parte di essi è tranquilla come me o ancora di più. Sono quel genere di persone che non vogliono attirare l'attenzione, proprio come me. In breve, sono coloro con cui sto ogni tanto.

Comunque, torniamo al punto. Non partecipai mai a quel genere di conversazioni e non desiderai mai farlo. Benchè potevo non conoscere tutti gli scheletri negli armadi di questa o quella persona, sapevo alcune cose che avrebbero chiarito tutti i dubbi, come ad esempio perchè Benjy Fenwick si lasciò con la sua ragazza con la quale stava da due anni, Addison MCDonald's. Ovviamente, non ascoltai intenzionalmente la loro conversazione, ma ebbero una litigata violenta presso il lago, dove io sedevo all'ombra di un grande faggio, leggendo un libro. Sono sicura che se fossi stata chiunque altro avrebbero realizzato che mi trovavo a pochi passi da loro, ma visto che non sono nessuno, si sono staccati la testa di fronte a me. E così sono la prima che può affermare che lei non è così casta e innocente come si dice in giro.

Basicamente, quello che sto cercando di dire è che la gente non si rende conto che sono un essere umano a tutti gli effetti, magari non sono invisibile in senso letterale, ma di sicuro mi ci sento. E' praticamente come attraversare la vita sotto un mantello dell'invisibilità e sotto l'effetto di un Incantesimo Silenziatore per assicurarmi che se anche  cogliessi qualche rara opportunità e parlassi, nessuno potrebbe sentirmi.

Essere invisibile non mi preoccupava, infatti ero abbastanza soddisfatta. Non sono mai stata trascinata in drammi inutili  e, non avendo amici vicini, eccetto il mio fratellone ventenne, Kevin, non sono mai stata conosciuta per associazione. Invece ero solo sconosciuta e perfettamente a mio agio così... per un po', almeno. Finchè non realizzai che forse non era così male avere degli amici. Forse non era così atroce emergere solo un po'. E forse, solo forse, non mi avrebbe ucciso se avessi aperto bocca una volta ogni tanto durante le lezioni. Questo genere di pensieri iniziarono verso la fine del mio sesto anno, quando il mio fratellastro si sposò con la sua fidanzata dai tempi dell'asilo, Gwen. Fu allora che, mentre lo guardavo baciare la sposa appena annunciati marito e moglie, volli improvviamente che a qualcun altro oltre la mia famiglia importasse qualcosa di me, che mi notasse e che mi conoscesse per come effettivamente sono.

Inaspettatamente, realizzai davvero la mia speranza, il mio desiderio di essere notata. Vorrei solo che si fosse trattato di una situazione positiva al posto di quella nella quale fui scaraventata senza tante cerimonie il 2 di ottobre.

Era un pomeriggio di pioggia. Il cielo fuori era scuro, di un grigio monotono e di tanto un tanto un lampo di luce illuminava il cielo e le finestre, che poi venivano scosse dal rombo di fulmine che seguiva. Mentre la pioggia batteva rumorosamente sulle finestre appannate, io ero seduta al mio solito tavolo nella biblioteca polverosa, umida e fredda, piegata su un rotolo di pergamena aperto di fronte a me, con in mano una penna pronta a scrivere: storia della magia era una materia terribile.

Mi stavo facendo gli affari miei, i miei occhi stretti mentre sistemavo gli occhiali da lettura che cadevano sulla punta del naso, per vedere le parole sbiadite e minuscole sulla pagina ingiallita quando un fulmine particolarmente forte ruppe il cielo e mi spaventò a morte. Nella paura avevo preso contro l'inchiostro che si era rovesciato tutto sul mio tema appena finito.  Imprecai sottovoce mentre, irata, afferravo la bacchetta da sotto la divisa e facevo del mio meglio per pulire il casino.

Una volta terminato il mio lavoro di pulizia con un incantesimo semplice, mi allungai per prendere la penna, solo per realizzare che non era più sul tavolo. Cercai sottto le carte e alla fine mi misi a quattro zampe per cerarlo. Non era sotto il tavolo, così cominciai a gattonare per la biblioteca, pregando Merlino affinchè nessuno inciampasse su di me e dopo qualche secondo di ricerca disperata vidi la punta della penna che sporgeva da sotto uno scaffale.

Con un sospiro pesante gattonai fino alla penna. Sarei tornata subito al mio tavolo, ma sentii delle voci basse e sommesse e non potei resistere alla tentazione. Davvero, dopo parecchi anni di origliamento, era diventato normale smettere di fare quello che stavo facendo per ascoltare. Quindi, aconra a quattro zampe, ascoltai la conversazione che si teneva dall'altra parte dello scaffale pieno di libri.

"Non possiamo continuare," la prima voce, femminile, disse.

"Perchè no?" chiese la seconda. Questa apparteneva a un uomo.

"Perchè no e basta, ok?" rispose la ragazza, la voce che bruciava per la disperazione.  Sospirò fortemente. "Non è perchè non voglia, è solo che...beh, sta diventando sospettoso. Incredibilmente sospettoso, a dire il vero. Sta sempre a lanciarmi occhiate sospettose quando attraverso il ritratto con i capelli non perfetti."

"Chi è sospettoso? Sir-?"

"Shhhhh!" soffiò la ragazza attaverso i denti serrati. "Vuoi che ti sentano tutti? Merlino, impara a spegnere quel megafono per una buona volta nella tua vita."

"Scusa," borbottò il ragazzo.

Ci fu un momento di silenzio teso prima che la ragazza parlasse di nuovo. "Certo che sto parlando di lui. Non è così idiota come tutti sembrano pensare, Amos."

"Quindi cosa facciamo?" il ragazzo, Amos, chiese.

"Noi non facciamo un bel niente," rispose la ragazza in un tono di sfida. "Se qualcuno farà qualcosa, quella sono io. Mi rifiuto di trascinarti in questo casino."

"Non puoi semplicemente rompere con lui, Lucy?" chiese Amos.

"No che non posso," lo aggredì con rabbia Lucy. "Non ora, in ogni caso. Sarebbe la conferma ai suoi dubbi e poi direbbe a tutti che fidanzata orribile sono; sarei rovinata!"

"E' così quindi? Continueremo a vederci di nascosto e a sentirci in colpa perchè se si sapesse una cosa del genere la tua reputazione sarebbe rovinata?"

"Sì! Esattamente per questo motivo dovremmo aspettare fino a che lui non commette un qualche errore, Amos," ringhio lei. "Così avrò una scusa per rompere con lui, ma dobbiamo aspettare fino a che ciò accada. Sembra quasi che pensi che non ne valga la pena."

"Non è questo, Lucy," sussurrò Amos. "Non voglio nascondere il fatto che ti amo."

Uno dei due si soffiò il naso e la ragazza, Lucy, gemette dolcemente. Dopo mi sembrò come se si stessero abbracciando.

"Ti amo anche io Amos, ma è troppo rischioso per me lasciarlo ora," disse Lucy. "Già non gli piaci ora come ora, non voglio peggiorare le cose per te. E, se scopre che sono mesi che ci vediamo, vorrà strapparci la testa a entrambi. Soprattutto se informa Potter dell'accaduto e io ho bisogno di Potter dalla mia parte."

"Pensi davvero che farebbe una cosa del genere?"

"Non lo so, Amos, ma preferisco essere sicura." Lucy sospirò ancora. "Non ti dispiace vero?"

"Certo che no, fintanto che ti avrò alla fine di tutto."

Resistetti alla voglia di vomitare mentre sentivo Lucy sorridere. "Vedrai." Lo baciò sulla guancia. "Te lo prometto."

Visto che sembrava essere la fine della loro conversazione, mi alzai velocemente in piedi per correre verso il mio tavolo. Nella fretta, comunque, inciampai sui miei stessi piedi e cadetti faccia a terra. Il mento sbattè per terra e per poco non persi i denti. Gemendo mentre ondate di dolore mi attraversavano feci per alzarmi quando i due girarono attorno allo scaffale per vedere cosa aveva causato tanto rumore.

Entrambi boccheggiarono mentre mi rialzavo in piedi in fretta. Sentivo le mie guance diventare sempre più calde mentre cercavo di ignorare il dolore che sorgeva dalla mascella e tenevo gli occhi fissi a terra.

Presa. Ero stata stra beccata nell'atto di origliare.

"Quanto hai sentito?" investigò Lucy, i suoi occhi brillanti scintillavano di rabbia e paura.

Mi leccai le labbra e fissai Amos che aveva preso posto di fianco a Lucy. Torcendomi le mani nervosamente, masticai l'interno della mia guancia prima di rispondere piano, facendo una smorfia mentre parlavo. "Tutto?"

"Tutto?" squittì Amos, mentre Lucy emetteva un ringhio minaccioso, "Ti ha mandato lui per spiarmi?!"

"No! Io non volevo!" dissi velocemnte, lanciando un'occhiata veloce al banco della bibliotecaria. Non sembrava aver notato niente. Hm, chissà perchè la cosa non mi stupiva. Aprii la bocca per dire qualcos altro quando le parole di Lucy mi colpirono come dei mattoni. "Aspetta...cosa?"

"Ti. Ha. Mandata. Lui. A. Spiarmi?" chiese Lucy con i denti serrati.

"N-no." balbettai, deglutendo e sudando come non mai. Lei mi fissò con aria aristocratica mentre io scuotevo la testa freneticamente. "Davvero! Stavo finendo il mio tema e il tuono mi ha spaventata. Ho fatto cadere l'inchiostro e perso la penna, che stai pestando, a proposito." Sia Amos che Lucy abbassarono lo sguardo verso i loro piedi e, sotto le scarpe nere di Amos, c'era la mia nuovissima penna d'Aquila, distrutta e inutilizzabile; diamine, era costata 16 falci e 7 zellini. Sollevò velocemente il piede e mi porse la mia penna, scrollando le sue spalle larghe come per scusarsi; era davvero un bel ragazzo.

"Quidi non ti ha mandata lui'" si assicurò Lucy.

"Non so nemmeno di chi parli," dissi sinceramente.

"Sirius."

"Sirius come in Sirius Black?" le chiesi dubbiosa - mi ero scordata che usciva con Black.

"Sì! Chi altro sennò?!" sibilò arrabbiata, con l'aria di chi potrebbe uccidere. "Ti ha mandata lui?" aggiunse brevemente.

Ancora una volta scossi la testa con vigore. "N-no. No. Non ci parliamo nemmeno; infatti non gli ho mai parlato in vita mia. Non sapevo nemmeno che voi due foste....insieme....beh...sai." Le mie spalle si abbassarono per la rassegnazione.

Lucy mi esaminò attentamente, come se il mio aspetto le potesse permettere di sapere se stavo mentendo o no. A meno che lei no fosse  un abile Legimens, e ciò era altamente improbabile, non l'avrebbe capito solo squadrandomi. Gliel'avrei fatto notare, ma dubitavo che l'avrebbe apprezzato.

"Chi sei? chiese dopo alcuni minuti di silenzio incredibilmente denso.

"C- cosa?

"Chi cazzo sei?" ripetè Lucy irritabile. "Cercavo di ricordarmi il tuo nome, ma non penso di averti mai vista prima."

Ahi! Questa fa male. Frequentavo la scuola solo da sei anni. Ma suppongo che fosse colpa mia se lei non poteva definire precisamente chi ero dopo alcuni minut di concentrazione.

"Eleanor Briggs." risposi, scostando i miei capelli marroni dagli occhi.

I suoi occhi balenarono sulla tasca della mia divisa, dove c'era uno stemma della casa alla quale appartenevo. "Di Grifondoro?"

"Esattamente."

"Hmm, mai vista nè sentita prima." scrollò le sue spalle perfettamente disegnate.

"Beh, sono sicura che tu saprai già chi sono io."

Lo sapevo infatti. Era Lucina Matthews, solo la ragazza più bella e popolare che avesse mai attraversato con passo leggero di danza le porte di Hogwarts per essere sorteggiata in Corvonero da...beh, sempre, immagino. Era conosciuta per essere innegabilmente affascinante, la sua famiglia era schifosamete ricca e alcune voci dicevano che era in parte Veela, visto quanto era incredibilmente stupenda, con una lunga cascata di capelli d'argento, occhi blu, glaciali e penetranti e gambe lunghe due metri. E c'era il piccolo fatto che ovunque andasse, i ragazzi sembravano perdere la testa appena lei gli passava accanto, con la testa alta e il naso aristocratico per aria. Naturalmente, lei sapeva di essere indicibilmente bella e questo la rendeva estremamente arrogante e orgogliosa, ma personalmente, penso che i suoi geni francesi possano aver contribuito alla sua altezzosità. Non era esattamente la persona più amichevole che avesse mai messo piede sulla terra.

Comunque, diversamente dalla piccola signorina Matthews, Amos non si presentò, nonostante le sue buone maniere e la sua educazione fossero ben conosciute a Hogwarts. Infatti non aveva aperto bocca dopo avermi chiesto quanto avevo sentito. Ma sapevo già chi fosse, quindi non sembrava così importante per lui presentarsi, anche se sarebbe stato carino.

"E," disse Lucinda, la voce acuta catturò la mia attenzione. "Sono sicura che sai anche quanto io odi le spie. Detto questo, se dovessi scoprire che ti sei lasciata sfuggire una sola parola su -"

"Non ti preoccupare," la interruppi. Chiuse la sua bocca stretta, mordicchiandosi le labbra e guardandomi, gli occhi ardenti. "Non lo dirò a Sirius. O a nessun altro se è per questo." aggiunsi, sperando di accontentarla così che mi lasciasse andare.

"Lo giuri?" calcò Lucinda.

Annuii. "Promesso."

"Davvero? Non dobbiamo fare niente per te?" chiese Amos come se non credesse a ciò che sentiva. Lucinda gli diede una gomitata nelle costole.

"Assolutamente niente."

Sembrò rimuginare su questo per alcuni momenti. "Se ne sei sicura..."

"Al cento per cento."

Lucina si lasciò scappare una risatina e incrociò le braccia sul suo seno formoso, evidentemente non volendo credermi così facilmente. Non avevo mai mentito in vita mia - beh, eccetto quando mia zia mi trovò con la mano nella scatola dei biscotti prima di cena e io le dissi che il nostro elfo, Gingy, mi aveva lanciato una maledizione imperius per farmi andare lì al suo posto e in altre occasioni del genere quando cercavo di tirarmi fuori da situazioni particolarmente difficili. Mi ritrovai in guai seri per quella piccola bugia, ma insomma, avevo nove anni!

"Non pensare che non ti terrò d'occhio, Bronze."

"E' Briggs. Eleanor Briggs."

"Cosa ti fa credere che mi importi?" mi aggredì impaziente, "Se solo ti vedo parlare con Sirius, o qualcuno dei suoi amici se per questo, dovrai risponderne a me, capito?"

"Sì," mormorai.

Lucy si scostò i riccioli platino dietro la spalla. "Ricordati, Brockner -."

"E' Briggs."

"Non mi importa!" esclamò , sbuffando per l'irritazione. "Ricordati solo che io sono praticamente sangue reale in questa scuola e se pensi di non mantenere la tua parola, ti farò desiderare di non essere mai nata."

Con questo girò sui tacchi e marciò fuori dalla libreria, i suoi lunghi capelli si gonfiavano con grazia come onde dietro di lei, sbattè la porta uscendo. Guardai Amos e lui mi sorrise imbarazzato. Era un ragazzo carino, Amos Diggory, quindi il motivo per cui era finito con una come Lucinda Matthews era un mistero per me. Quasi mi dispiaceva per lui mentre lo salutavo con un gesto e fuggivo-

Un flash di luce balenò nel cielo, illuminando temporaneamente i terreni del castello prima che un minaccioso fulmine lo seguisse. Saltai ancora e tornai velocemente al mio tavolo, raccogliendo tutti i miei effetti. Mentre arrotolavo il mio tema quasi completato e lo ficcavo nella mia borsa, mi meravigliai della mia intelligenza - o mancanza di essa.  Facendomi scivolare la borsa sulle spalle, feci per uscire, sperando sinceramente che il vecchio proverbio non dosse vero  e che la mia curiosità non mi uccidesse, come a quella gatta sfortunata .











Fine del primo capitolo, molto introduttivo, non c'è molta azione ne humor qui, cosa che ci saà nei prossimi. Ci ho messo un po' a scriverlo quindi fatemi sapere cosa ne pensate!



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Capitolo 2
*** Decisamente imbarazzante ***


DECISAMENTE IMBARAZZANTE





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Il sentimento di terrore affondò come una pallottola di piombo sul fondo del mio stomaco mentre percorrevo la strada verso la sala comune di Grifondoro. I colori turbinavano davanti ai miei occhi mentre tentavo invano di ordinare i pensieri caotici. Cominciavo a sentirmi fisicamente male. A metà della terza rampa di scale, la bile nello stomaco cominciò a bruciare e io sentii arrivare la nausea. Sfrecciai sugli scalini rimanenti, attenta a non inciampare e precipitare giù.

Mi fermai,  ansimavo mentre mi appoggiavo contro la parete. Chiusi gli occhi e lasciai cadere la testa contro le pietre che mi supportavano. La superficie fredda era fantasticamente fresca contro la mia pelle calda e appicicaticcia. La travolgente urgenza di ingerire i miei biscotti si calmava lentamente mentre prendevo alcuni respiri profondi e stabili.

Nel tempo che mi concedetti di fermami dal correre verso sala comune, brevi barlumi di ciò che era appena successo balenarono davanti ai miei occhi e io gemetti. Questo non stava succedendo, non a me comunque. Perchè doveva accadere a me? Ecco cosa volevo sapere. Io mi stavo facendo gli affari miei...beh, all'inizio almeno, ma hai capito, no?

Naturalmente loro dovevano conversare della loro turbolenta relazione segreta. Perchè non potevano parlare del tempo e di che paura facevano i tuoni? O di qualcosa come...come il Quidditch! Sì, sarebbe stato perfetto! Perchè non potevano discutere degli schemi più recenti e strabilianti dei migliori giocatori del campionato? Te lo dico io perchè: perchè io stavo ascoltando. Se si fosse trattato di chiunque altro, qualcuno che avrebbe ucciso per sapere qualche pettegolezzo, probabilmente i due avrebbero parlato del tempo e di quanto il prossimo esame di Incantesimi sarebbe stato difficile. Ma naturalmente, visto che avevo deciso di ignorare il mio istinto e origliare, era ovvio che dovessi venire a sapere qualcosa del genere.

Tutto quello che sapevo era che l'intera situazione mi aveva trascinata nella sola e unica cosa che avevo cercato di evitare. Cos'era, mi chiedi? Beh, sarò tanto gentile da dirtelo: Dramma. Ecco cosa ha portato tutto questo. Se c'era una cosa che disprezzavo più di tutte le altre era il dramma e io mi ero appena tuffata in un oceano di dramma.

Merlino, ero nella merda più profonda. Perchè non poteva essere qualcun'altro? Perchè doveva essere la stronza della situazione, Lucinda Matthews? Non sarebbe stato così terribile se si fosse trattato di chiunque altro, ma io sono davvero spaventata da Lucinda. Penserete che io vi prenda in giro, ma davvero mi fa paura. Beh, non terrorizzata, questo sarebbe un po' estremo, ma intimidita da lei sì. E chi non lo sarebbe? E' bellissima, ricca e incredibilmente intelligente. Per non dire insanamente popolare e la più grande stronza che abbia mai messo piede a Hogwarts.

Ecco. La mia onesta opinione su Lucina Matthews. Di solito cerco di non giudicare, ma nel suo caso, non ci posso fare niente. Lei ti guarda malissimo se pensa che non valga la pena di sprecare tempo con uno come te. Mi dispiace, ma non è il genere di persona con la quale mi piacerebbe associarmi, eppure eccomi qui, ficcata in una situazione incredibilmente difficile, nella quale io sono la marionetta che pende dai suoi fili manipolatori. E fidati di me quando dico che non è un posto dove vorresti trovarti.

Posso essere invisibile, ma non sono stupida.

Eccetto oggi. Ho esibito un lato di me piuttosto tonto prima in biblioteca.

Esalando un respiro leggero, mi spinsi con la punta delle dita, staccandomi dalla parete e ricominciai a camminare attraverso i corridoi deserti. Prima che potessi chiedermi perchè non ci fosse nessuno in giro, il mio stomaco fece una capriola fastidiosa e improvvisamente mi ricordai il perchè. Mentre tutti si trovavano nella Sala Grande, godendosi i loro piatti di cibo fumante e delizioso, io girovagavo per i corridoi umidi, tentando di liberare la testa da tutti i pensieri frenetici, sfortunatamente, senza molto successo.

Mi chiedevo perchè non avevo ascoltato il mio istinto nella biblioteca. Cioè, bisognerebbe dar retta ai propri istinti, visto che sono lì per guidarti, ma io stavo ancora cercando di decifrare la ragione per la quale io ignorai sfacciatamente i miei mentre camminavo lungo il corridoio scuro. Mio padre mi diceva sempre di non ignorare l'istinto, anhe se una parte della mia testa mi diceva di are qualcosa. Non chiarì mai se c'erano situazione nella vita nelle quali avrei dovuto sbarazzarmi di ogni cautela, ma qualcosa mi diceva che la mia decisione di sbarazzarmi di ogni cautela non era esattamente la scelta più saggia che potevo fare e che probabilmente era ciò che mi aveva fatta beccare.

Scossi la testa a me stessa e deci scorrere la punta delle dita sulla supeficie ruvida delle pareti per mancanza di qualcosa di meglio da fare. Ora che avevo superato la nausea non avevo una gran voglia di tornare alla sala comune, non ancora. Sebbene i corridoi non fossero il posto più idillico nel quale stare, offrivano il silenzio di cui avevo bisogno e, mentre la maggior parte degli studenti si godevano la cena nella Sala Grande, c'era una possibilità che qualcuno potesse essere nella sala comune. E io non volevo affrontarli. Non ora, comunque. Perchè poi si sarebbe dimostrato che questo non era uno dei miei strani sogni che avevo di tanto in tanto, ma che stava succedendo davvero e io non volevo affrontare tutto questo ora.

Mentre giravo l'angolo, mi scontrai con una massa ampia e calda e mi lasciai sfuggire uno strillo/squittio per niente attraente mentre  precipitavo a terra. E diversamente dagli innumerevoli film babbani che avevo visto, nessun paio di braccia forti mi salvò prima di colpire il terreno. Nessun paio di labbra incredibilmente soffici sfiorarono le mie, in un bacio accidentale leggero come una piuma. Oh no, niente del genere successe. Anche se una cosa si verificò: la forza di gravità. Caddi per terra con un tonfo cupo, l'osso sacro colpendo il pavimento di pietra un secondo prima della mia testa. Scintille bianche furono sparate davanti ai miei occhi mentre il dolore mi risalì la spina e un lamento sfuggì dalla mia bocca prima che potessi a fermarlo.

"Scusa," dissi  impacciatamente, facendo cadere di proposito un ciuffo di capelli castano scuro sui miei occhi. Mi spinsi sui gomiti con la nuca che doleva amaramente e mi preparai a raccogliermi dal suolo quando una mano pallida fu scaraventata davanti alla mia vista. Afferrai la mano offerta e le permisi di aiutarmi ad alzarmi.

"Grazie," mormorai, fissandomi le scarpe malconce come se ci fosse qualcosa di interessante, cosa che ovviamente non c'era.

"Nessun problema," una voce calda e amichevole disse.  "E' colpa mia se ci siamo scontrati, a dire il vero; non prestavo attenzione a dove andavo."

Ridacchiai e scostai il ciuffo dagli occhi, che si spalancarono alla vista di chi era in piedi di fronte a me. La mia bocca si aprì e si chiuse un po' di volte mentre cercavo di formare una frase vagamente intelligente, ma scoprii di non esserne capace.

Non succedeva tutti i giorni che qualcuno come Si-.

Oh cazzo!

La mia bocca si prosciugò mentre maledicevo silenziosamente tutti i miei antenati. Qualcuno di loro doveva essere stato maledetto e aveva passato la sua sfortuna alle generazioni successive fino a me! Tutto questo non era normale e basta! La gente non faceva esperienza di questo genere di sfortuna nel giro di solo venti minuti! Merlino, Circe, Houdini! Chiunque - anche Silente! Per favore ditemi che non mi sono appena scontrata con la sola persona che avrei dovuto evitare come la peste bubbonica!

Voglio dire, avevo fatto qualcosa che non era piaciuto al fato? Erano i biscotti che avevo rubato da piccola? Erano i commenti crudeli che avevo fatto a proposito del prof di Divinazione? Cazzo, perchè non potevo scontrarmi con chiunque dei suoi amici scemi? Beh, i suoi amici non erano sempre scemi; al contrario, erano piuttosto brillanti, eccetto per quel Minus; lui era un po' tonto...

Concentrati, Ellen! Non puoi immergerti nel tuo piccolo mondo quando cazzo ti pare! Devi fare attenzione o ti beccheranno. Maledizione!

Potevo sentire i suoi occhi su di me che studiavano ogni mio movimento. Stava aspettando che io dicessi qualcosa, ovviamente, ma io tenevo le  labbra ermeticamente sigillate. Oh no, non avrei rischiato di lasciarmi sfuggire qualcosa sulla sua ragazza infedele quando le avevo appena giurato che non l'avrei detto ad anima viva e che non mi sarei mai fatta vedere con il suo ragazzo. Eppure, eccomi lì, nel bel mezzo di un corridoio, con Sirius Black che mi fissava come se la sua vita dipendesse dalle mie parole.

Come ho detto prima: oh cazzo.

"Ti conosco?" chiese Black, senza preoccuparsi di mascherare la curiosità evidente nella sua voce.

"I-io, uh...ehm," balbettai, facendo scorrere una mano attraverso i miei riccioli, era una cosa che facevo sempre quando ero nervosa.

Un sorriso con una punta di sarcasmo sollevò le sue labbra mentre faceva scorrere i suoi occhi su di me. Cosa aveva la gente da fissare costanetemente? E perchè tutti sembravano pensare di essere improvvisamente dotati del talento di Legimens? Merlino, cominciava a diventare irritante.

"Non credo," disse lui, ridacchiando piano.

Stava ridendo di me? Oh, maledetto! Black tirò la testa indietro con fare causale, i suoi ciuffi scuri si scostarono dai suoi occhi mentre io rimanevo lì, ammutolita non perchè i suoi capelli sembravano incredibilmente soffici, ma perchè aveva riso di me! "Beh, io sono-."

"So chi sei," lo interruppi, non mi importava che si presentasse.

"Oh," mormorò Black, brevemente sbigottito. Qualcosa nei suoi occhi grigi scattò e, stranamente, qualcosa che assomigliava vagamente a un cipiglio incrinò gli angoli delle sue labbra verso il basso. "Beh, ad ogni modo, io non so chi sei."

Aprii la bocca per presentarmi, anche se le mie viscere mi imploravano di non farlo. Mi ordinavano di girarmi e cominciare a correre. Girare al prossimo angolo e sfrecciare su per le scale senza fermarmi fino ad aver raggiunto la torre di Grifondoro. Ma prima che potessi espirare, Black sollevò la sua mano facendomi cenno di stare in silenzio. Aggrottai le sopracciglia per la curiosità.

"Aspetta!" disse di fretta. "Non me lo dire!"

"Ehm...perchè no?" chiesi, abbassando lo sguardo così che finì per guardare le mie scarpe rovinate e per niente interessanti. Cosa posso farci; era un tic nervoso!

"Perchè ce l'ho sulla punta della lingua, ecco perchè," rispose, come se stesse cercando di ricordare il nome di un sapore particolarmente cattivo delle Gelatine Tutti i gusti più 1 che aveva mangiato.

"Um, d'accordo."

Un sorriso di trionfo balenò brevemente attraverso le sue labbra prima che il ragazzo si portasse un dito verso il mento e cominciasse a tamburellare. Wow, non pensavo che si sarebbe concentrato tanto. La maggior parte delle persone se ne fregava di me, visto che non ero per niente interessante. E non  ero in contatto con gente che meritava la pena di essere conosciuta e non possedevo nessun talento spettacolare, anche se, sono estremamente dotata in Trasfigurazione e Rune Antiche... non per vantarmi nè niente. C'era anche il fatto che ero stata estremamente asociale nel mio primo anno a Hogwarts, l'anno cruciale nel quale si formavano le amicizie e si determinava il tuo futuro nel mondo dell'istruzione magica. Ma non è che non avevo una buona ragione per comportarmi così, perchè ce l'avevo.

"Aha! Ci sono!"

Il suono improvviso della sua voce mi spaventò a morte e i miei occhi scattarono involontariamente verso il suo viso. Il mio cuore martellava violentemente nel petto mentre aspettavo che si pronunciasse. Forse avrebbe indovinato...oh, ma chi volevo prendere in giro?

"Janine Phillips!" esclamò orgoglioso Black, gonfiando un po' il petto.


Lo sapevo; dovevo smettere di riporre tanta fede nelle persone. "Ehm....no."

"No?" ripetè incredulo.

Lentamente, scossi la mia testa. "No."

"Cavolo, l'avrei giurato," mormorò Black tra se e se, con un' aria immensamente delusa. Quando aprii la bocca per parlare ancora, lui risollevò la mano. "Aspetta! Ci arriverò!"

Mi tappai la bocca e annuii con la testa. Se voleva sprecare il suo tempo prezioso provando a immaginare quale forsse il mio nome, era libero di farlo. Ma ora che era distratto avevo la possibilità di allontanarmi. Non sarei rimasta lì più a lungo correndo il rischio di farmi beccare da Lucinda, visto che lei non sembrava mai troppo lontana dal suo  ragazzo prezioso, anche se lo stava tradendo come una piccola...

"Hyacinthine Hubert!" disse ad alta voce Black, prima di scuotere la testa tra se e se. Hmm, forse cominciava a capire che non avrebbe indovinato.

Cosa stai facendo, Ellen! Questa è la tua possibilità di scappare! Sparire dalla sua vista prima che registri in memoria la tua faccia! Datti una mossa, razza di pigra, prima che lui recuperi il senso e ti chieda il nome.

Sembrava che la mia coscienza avesse ragione e, mentre mi ritiravo indietro lentamente, scoprii che dopo alcuni piccoli passi, i miei piedi si rifiutavano di muoversi. Era come se si fossero appiccicati al suolo. O era così o era il mio cervello che si rifiutava di cooperare. Forse era stato il ruzzolone per terra che aveva incasinato i nervi nelle mie gambe. Cioè, avevo colpito l'osso sacro piuttosto forte.

BRIGGS! MUOVI IL CULO, ORA!

Giusto. Dovevo concentrarmi. Non potevo continuare ad attardarmi, a meno che non volevo essere presa...ancora... per la seconda volta nel giro di un giorno. E sicuramente non volevo. Con un leggero sbuffo di irritazione per il fatto che i miei piedi non ascoltavano i messaggi frenetici che il cervello gli inviava, mi guardai attorno in cerca di una via di fuga.

Black era in piedi  nel bel mezzo della via di fuga più veloce, quindi non potevo andare da quella parte. Quindi da che altra parte potevo andare? Immaginavo che avrei potuto prendere il passaggio dietro la tepezzeria che conduceva al settimo piano...SI'! Ecco la strada. Dovevo solo portarmi dietro l'angolo senza che Black se ne accorgesse o che diventasse sospettoso e curioso di sapere dove andavo, non che gli sarebbe importato o qualcosa del genere, e poi correre a più non posso e scivolare dietro la tapezzeria senza essere notata. Oh certo, sarebbe stato impossibile.

Ma per mia grande fortuna, Black era distratto nel provare a scoprire chi diavolo ero. Feci del mio meglio per costringere i miei piedi e camminare all'indietro finchè la mia schiena colpì leggermente la parete. Premendo la schiena contro la pietra, scivolai lentamente verso l'angolo della parete, che non era per niente lontano. Infatti, tutto quello che dovevo fare era angolare la gamba in modo piuttosto innaturale e poi avevo la via libera.

Andiamo, Briggs; puoi farcela. Non è così difficile. Tutto quello che devi fare è muovere quelle cazzo di gambe! Solo un po' e poi potrai trottare per il corridoio a qualsiasi velocità tu desideri.

Giusto, più facile a dirsi che a farsi. Lanciando una veloce occhiata a Black per assicurarmi che fosse ancora distratto - e lo era - mi mordicchiai l'interno della guancia mentre giravo l'angolo con la gamba, sentendomi trionfante per il lungo tempo di due secondi solo per il fatto di aver avuto successo facendo qualcosa che normalmente non sarei stata in grado di fare.

Ma come facevo a sapre che qualcuno stava girnado l'angolo nell'esatto momento nel quale decisi di allungare la gamba, che finì per calciare quel qualcuno! NON ERO UNA LEGIMENS TALENTUOSA, PER LA BARBA DI MERLINO!

Una breve esclamazione come cazzo fu seguita a ruota dal tonfo rumoroso di quello che poteva solo essere qualcuno che cadeva dentro un armatura di metallo,  provando ad aggrapparsi a essa per evitare di cadere e poi portando l'armatura giù con se nel tentativo fallito di salvare il proprio culo dallo sbattere forte sul pavimento di pietra.

Black incontrò i miei occhi, ma invece di indossare un'espressione di shock, come la mia, lui portava una smorfia e i suoi occhi grigi stavano scintillando. Del perchè, non ne avevo assolutamente idea, ma scintillavano. Quindi lasciamo stare. Ma invece di rimanere in piedi come pietrificato come facevo io, Black voltò l'angolo per vedere chi era caduto per colpa del mio stramaledetto piede.

Sentii Black ridere con quella sua risata come di cane e mi chiesi vagamente chi fosse caduto. Ancora una volta, la mia curiosità vinse e io sporsi la testa oltre l'angolo. Il mio stomaco precipitò.
 
Per l'amore di Circe, di tutte le persone, dovevo proprio ammazzare il migliore amico di Black, James cazzo Potter! Brillante, questo è proprio quello di cui avevo bisogno. Anche se Potter poteva non essere serio come la peste bubbonica, era come un virus intestinale, qualcosa che volevi evitare a tutti i costi. Solo che sul virus intestinale è che sembra seguirti ovunque tu vada .

"Diamine, Ramoso," disse Black mentre allungava una mano verso Potter, più o meno come aveva fatto con me quando ero caduta sulla schiena. "Stai bene?"

"Sì," rispose Potter mentre aggiustava i suoi occhiali e se li sistemava sulla punta del naso, lisciando le pieghe nei vestiti. "Sono tutto intero."

"Cos'è successo?" investigò Black.

"Sono inciampato su un piede."

"Ramoso sei sicuro di non aver sbatutto la testa quando sei caduto, perchè sembra che ti stia immaginando le cose," disse Black con una breve risata. "Non c'era un anima in mezzo al corridoio. Non può essere, a meno che non  mi sia cresciuto un altro arto e io non  me ne sia accorto e tu ci sia inciampato sopra."

"Potrebbe succedere, sai," fece notare Potter. "Un viscido Serpeverde potrebbe averti colpito da dietro con un incantesimo o qualcosa."

"Vero," mormorò tra sè e sè Black prima di scuotere la testa, "ma sono tutti a cena." Lanciò un'occhiata alle sue spalle. "Inoltre, non vedo Snivellus da nessuna parte."

Potter rise e i due cominciarono a camminare verso di me. Io feci retromarcia allontanandomi dalla parete e cominciai a camminare all'indietro verso la fine del corridoio. Loro girarono l'angolo.

Io li fissai.

Loro mi fissarono.

"Io, ehm...devo finire il mio tema di Erbologia della magia -- uh, cioè, ehm, il mio tema di Storia della Magia." Balbettai, con il calore che invadeva le mie gote. Oh Merlino, per favore non ora! "Quindi... già...ciao."

E con questo mi girai e cominciai a correre verso la fine del corridoio, sfrecciando su quattro rampe di scale in tempo record.

Quando raggiunsi il ritratto della Signora Grassa, avevo esaurito il fiato e riuscì solo a sussurrare la parola d'ordine. Lei scosse la testa in disapprovazione e mormorò tra sè e sè qualcosa sull'insolenza e la mancanza di rispetto della gioventù odierna. Ero sollevata di scopire che la sala comune era deserta e corsi attraverso il tappeto, quasi inciampando quando la punta delle mie scarpe colpì una delle pieghe. Zoppicai su per le scale che conducevano al dormitorio delle ragazze del settimo anno. Usai le spalle per aprire la porta e mi tolsi la borsa, lanciandola nel baule posizionato ai piedi del mio letto, che era il più vicino alla porta visto che nessuno voleva quel letto in caso ci fosse stato un attacco. Beh, se ci fosse stato un incendio e nessuna fosse stata in grado di trovare la bacchetta sappiano tutti chi si sarebbe salvato la vita e chi no. Scuotendo la testa mi tolsi la divisa e la lanciai al suolo . Chiusi la porta con un calcio e, prendendo un respiro profondo, sprofondai nel mio letto già disfatto.

Si potrebbe pensare che con tante cose per la testa, una persona non sarebbe stata in grado di dormire. Ma per me era il contrario. Afferrai il mio cuscino, lo stropicciai un po' e ficcai un braccio sotto per supporto. Le mie palpebre erano già pesanti per il sonno e quando riuscii a liberare i piedi dalle scarpe ero già mezzo addormentata. E dopo due minuti venivo trascinata nel regno dei sogni, dove un frappè gigante che assomigliava al professor Lumacorno mi dava la caccia con una forchetta.





Fine del secondo capitolo. Fatemi sapere se vi piace o se cambiereste qualcosa, sono aperta a qualsiasi commento :)

Morgana92: grazie davvero! spero che continuerà a interessarti e tranquilla che posterò in fretta perchè ne ho già scritto una buona parte, credo che saranno 25 capitoli più o meno!


Hellfire:  anche io sono più o meno invisibile, infatti mi sono basata su di me  per il carattere, portando all'estremo molte cose ovviamente. Ellen è meravigliosamente imperfetta, chi l'ha detto che bisogna sempre essere fantastici. Comunque grazie, sono molto contenta del  tuo commento :)

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Capitolo 3
*** Bolla di vetro ***



BOLLA DI VETRO



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Fui una delle prime ad alzarsi la mattina seguente nel mio dormitorio. Scoprendomi la faccia dalle coperte in modo da poter respirare, rotolai sulla schiena e fissai il soffitto per solo Merlino sa quanto tempo. La nebbia del sonno continuava ad aleggiare su di me, ma ci mettevo sempre un bel po' di tempo per riprendere i sensi al  mattino. Con un gemito, districai i miei arti dalle lenzuola e le calciai giù dal letto. Sedendomi, feci scendere le gambe da una parte del letto e sfregai via il sonno dagli angoli dei miei occhi con il palmo della mano.


Con un sospiro, mi costrinsi ad alzarmi dal materasso e camminai senza fretta verso il bagno, che era dall'altra parte della stanza. Sebbene sarei stata la prima a scappare in caso di incendio, se avessi dovuto fare la pipì o vomitare, allora avrei rovinato tutti gli effetti delle mie compagne di stanza e sono piuttosto sicura che non ne sarebbero state molto contente. Camminai sulla punta dei piedi attraverso la stanza, sperando che gli assi del pavimento con cominciassero a scricchiolare spiacevolmente e che non svegliassero le mie compagne. Ma ahimè, visto che non esaurivo mai la mia scorta di sfortuna, il pavimento scricchiolò minaccioso sotto il mio piede e io rabbrividii, chiudendo gli occhi.

Incredibilmente, sembrava che nessuna delle ragazze si fosse mossa di un centimentro nel letto. Marlene McKinnon russava detestabilmente come sempre; Leanne Mason era rannicchiata nelle profondità del suo piumone di lana; Alice Harper era, beh, a dire il vero, non riuscivo a vederla visto che era così minuscola; e Lily Evans era stesa sul suo letto, che era di fianco al mio, con un'aria incredibilmente pacifica. Oh quanto le invidiavo tutte per la loro capacità di dormire più di otto ore a notte. Con un'occhiata attorno alla stanza, entrai nel bagno e chiusi la porta il più silenziosamente possibile.

L'aria gelida del bagno fece apparire la pelle d'oca sulle mie braccia e gambe mentre accendevo la doccia e aspettavo che l'acqua si riscaldasse. Mi guardai allo specchio e rabbrividii; una scia bianca di, presumo, bava essicata decorava la mia guancia. Non era esattamente una sorpresa, visto che sbavavo sempre più di una lumaca. Sentii l'acqua, e una volta soddisfatta della temperatura, feci scivolare a terra la maglietta enorme che usavo come pigiama ed entrai nell'acqua calda e fumante.

Mentre l'acqua bollente accarezzava la superficie della mia pelle, filtrando nei miei muscoli e rilassando i punti di tensione nelle mie spalle, feci girare il collo da parte a parte, godendomi la sensazione. Benchè avessi dormito per quasi dieci ore, non era stato per niente risposante. Mi ero svegliata più volte nel corso della notte, la fronte inzuppata di sudore e il petto ansimante. Non mi ricordavo di aver avuto degli incubi, ma dubito altamente che qualsiasi incubo avrebbe potuto farmi svegliare improvvisamente in quello stato; era davvero raro che io mio svegliassi dai cattivi sogni, almeno negli ultimi anni. Ma comunque, ero riuscita a tornare a dormire dopo solo alcuni secondi. Anche se era solo questione di tempo prima che mi svegliassi ancora. Era strano, davvero, e sapevo che non poteva essere un buon segno.

Poi, come se un mucchio di mattoni mi fosse caduto addosso, mi resi dolorasemtne conto della ragione per la quale ogni muscolo del mio corpo era così teso e per la quale non ero riuscita a dormire la scorsa notte. Era per tutti gli avvenimenti accaduti il giorno prima. Non importava quanto volessi negarlo, non potevo. Era successo ieri. Avevo origliato Lucinda Matthews e colto una conversazione che non avrei decisamente dovuto cogliere.

Mi appoggiai contro la parete di mattoni, i miei occhi si strascicarono sul pavimento scivoloso, guardando l'acqua insaponata turbinare nello scarico. Con un sospiro leggero, spensi l'acqua ed uscii dalla doccia, afferrando un asiugamano e fissandomelo attorno al corpo. Per poco non caddi a terra, ma riuscii ad aggrapparmi all'angolo del lavandino. Imprecai sottovoce, chiedendomi se la sfortuna mi avrebba mai lasciata da sola. Mi asciugai il più velocemente possibile, visto che, nonostante il vapore continuasse a impregnare la stanza, il bagno era ancora congelato. Una volta asciutta, indossai una nuova uniforme pulita e mi piegai sul lavandino per far sgocciolare i capelli.

Per la barba di Merlino, in cosa mi ero andata a mettere? Scossi la testa a me stessa mentre asciugavo il vapore che copriva lo specchio e fissavo il mio riflesso. Benchè la linea di bava essicata potesse essere scomparsa, le borse violacee sotto i miei occhi erano ancora ben visibili e non molto attraenti, per usare un eufemismo. Mi sporsi verso lo specchio esaminando il mio occhio quando qualcuno colpì la porta con il pugno.

"Ahì!" piansi, visto che mi ero appena ficcata un dito nell'occhio per la sorpresa.

"Hai finito lì dentro?" la voce roca di Marlene McKinnon gridò dall'altra parte della porta. Colpì la posta di nuovo con irritazione. "Sono quasi le sette e mezza e non sei l'unica che ha bisogno dell'acqua calda per farsi la doccia."

Aprii la porta, il mio occhio sinistro lacrimante, e mi spinsi oltre Marlene, che stava mormorando cupamente tra sè e sè. Come facevo a sapere di essere stata nella doccia per quasi 45 minuti? Di sicuro non sembrava così tanto da sotto l'acqua. Diamine, alcune persone avrebbero bisogno di rilassarsi un po'.  Erano tutti ipersensibili da queste parti.

Senti chi parla, Briggs.

Ignorai quella vocina irritante che sembrava esprimere qualsiasi cosa io non volessi riconoscere e camminai verso il mio letto. Le mie compagne di stanza erano in vari stadi nel prepararsi: Leanne aveva uno specchio in bilico sulle ginocchia mentre applicava un ombretto grigio sulle palpebre; Alice stava sistemando i suoi lunghi riccioli  color caramello in due codine; e quando guardai verso il letto di Lily, non solo lei non c'era, ma il suo letto era già perfettamente fatto, come se non ci avesse nemmeno dormito. L'unica a riconoscere la mia presenza fu Alice, che era davvero una ragazza amichevole e mi sorrise mentre le passavo davanti diretta al mio letto.

Mi piegai sulle ginocchia ai piedi del letto e aprii il baule, rovistando in cerca della mia spazzola per togliermi i nodi dai capelli. Quando la trovai, la tirai con degli strattoni attraverso i capelli bagnati, facendo delle smorfie quando incontravo dei nodi. Lanciai di nuovo la spazzola nel mio baule e lo chiusi  per poi mettermi a gattoni e cercare le mie scarpe sul pavimento. Una era sotto il letto e l'altra era gettata di fianco al mio baule. Le raccolsi e dopo aver infilato un paio di vecchie calze, infilai i piedi nelle tennis e afferrai la mia borsa dei libri. Controllai due volte per assicurarmi di avere tutto prima di aprire il cassetto nel comodino ed estrarne una cioccorana, lanciandola nella borsa. Me la sarei tenuta per la lezione di Storia della Magia, una lezione durante la quale il mio stomaco gemeva sempre per la fame.

Lasciai il dormitorio il più velocemente possibile, visto che Marlene era appena uscita dalla doccia e probabilmente si sarebbe comportata da vacca quale era. Sbattendo la porta dietro di me, mi trascinai giù per le scale, quasi inciampando ancora arrivata al primo gradino, ma mi aggrappai a una primina e mi salvai. La primina non si accorse di niente, comunque. Alzai gli occhi al cielo e andai verso il ritratto. Ma mentre camminavo, sentii un paio d'occhi su di me e, quando lanciai un'occhiata veloce oltre le mie spalle per vedere chi mi fissava, non vidi nessuno. Scrollando le spalle mi arrampicai attraverso il ritratto e mi feci strada verso la Sala Grande dove una pila enorme di uova strapazzate, aringhe affumicate e bacon  implorava il mio nome.

Come sempre, mi sedetti al tavolo di Grifondoro. C'erano gruppi di amici da ogni mio lato, eppure io sedevo, completamente isolata, nel mezzo del tavolo, accerchiata da piatti di cibo. Le persone mi parlavano durante i pasti solo quando avevano bisogno di qualcosa che io avevo e loro avevano finito. Una ragazza del quinto anno mi chiese se poteva rubarmi la caraffa di succo di zucca, visto che loro l'avevano finito, me l'avrebbe riportata in dieci secondi. Prima che potessi dirle di si, la ragazza l' afferrò e tornò verso la sua banda di ridacchianti ragazze pettegole. Non me la restituì più.

Stavo mangiando un pezzo di toast, visto che, con mio grande disappunto, non servivano le aringhe stamattina, quando arrivò la posta. Un allocco si fermò di fronte a me con una copia della Gazzetta del Profeta nel becco. Presi il giornale e misi una mano nella tasca in cerca dei sette zellini che dovevo all'uccello. Questo allungò la tasca del denaro verso di me, fissandomi minaccioso con i suoi inquietanti occhi d'ambra.  Riuscii a mettere insieme solo cinque zellini e, mentre li lasciavo cadere nella tasca, il gufo saltò nel mio piatto e avvicinò la sua testa verso la mia. Ero faccia a faccia con la bestia e mi spostavo scomoda nel mio posto. Vedi, questo è l'esatto motivo per il qule non possedevo un gufo e non mandavo molti messaggi a nessuno: ero, più o meno, per così dire, assolutamente terrorizzata dalla possibilità che un gufo mi strappasse un pollice, o qualsiasi altro dito se per questo, se si fosse infastidito, come questo gufo proprio ora.

"Okay, okay!" dissi all'uccello mentre cominciavo a mordicchiarmi le unghie, tremando all'idea che la mia paura maggiore stesse per realizzarsi. Squittii e andai con la testa sotto al tavolo mentre rovesciavo il contenuto della mia borsa cercando quei stramaledetti zellini. Poi, improvvisamente, qualcisa di freddo e bagnato filtrava attraverso la mia divisa. Alzai la testa di scatto colpendo il tavolo per scoprire che il gufo spazientito aveva rovesciato il mio calice di succo di zucca. Fortunatamente, comunque, non ne era rimasto molto, quindi i miei vestitti non potevano essere messi molto male.

Potevo sentire parecchie paia di occhi su di mentre mentre davo il resto dei soldi al gufo. Questo fischiò con indignazione, aprì e chiuse il becco due volte e prese quota. Lanciai un'occhiataccia all'uccello in volo mormorando tra me e me mentre la gente tornava ad occuparsi della propria colazione come se niente fosse successo. Bene, non volevo essere fissata comunque. Volevo essere invisibile, non desideravo che la gente si rendesse conto della mia presenza. Mi mancavano solo altri nove mesi di scuola e poi sarei stata libera di fare tutto quello che volevo. E chi lo sa, magari avrei perso il mio mantello dell'invisibilità.

Mi arrotolai le maniche della camicia e guardai l'orologio. Mancavano solo quindici minuti prima dell'inzio della prima lezione, che era Rune Antiche ed era dislocata proprio dall'altra parte del castello. Mi ci si sarebbero voluti almento dieci minuti per arrivare lì e questo senza contare la possibilità che le scale cambiassero posizione, sembrava che le scale pensassero che era arrivato il momento giusto di cambaire posizione sempre quando c'ero sopra io.

Con un sospiro, finii il resto del mio toast, arrotolai la mia copia della gazzetta e la ficcai nella mia borsa. L'avrei letta più tardi, magari durante Storia della Magia. Comunque, non avevo bisogno di quella materia, ma era obbligatoria, quindi perchè non aprofittare dell'ora per leggere il giornale? Senza guardarmi indietro abbandonai la Sala Grande.

Prima che potessi rendermene conto le lezioni del mattino erano finite ed era ora di pranzo. Un'altra volta mi sedetti per conto mio mentre mangiavo. Probabilmente stai pensando che sia un po' triste, ma dopo sei anni di pasti solitari, ti abitui a farti compagnia da sola. Non potei di finire il giornale durante la lezione di Storia della Magia, visto che c'era un test a sorpresa, che sicuramente non avrò passato. Così, mentre infilavo un sandwich in bocca, scorsi la rivista, i miei occhi in cerca di qualsiasi novità riguardo Voldemort o qualche assasinio avvenuto nelle ultime 24 ore. Fortunatamente nessuno era stato ucciso e, mentre finivo ciò che restava del sandwich, mi diressi verso la mia ultima lezione della giornata: doppie pozioni.

Quando raggiunsi i sotterranei non fui sorpresa nel trovare Severus Piton di fronte alla porta con i libri tra le braccia. Mi fissò mentre mi avvicinavo, ma non disse niente. C'era solo un'espressione vuota sul suo viso e non potei fare a meno di notare uno sbiadito cerchio giallo attorno al suo occhio sinistro.  Naturalmente non ero nè abbastanza coraggiosa, nè abbastanza stupida da chiedergli come si era fatto male; mi avrebbe ucciso con una delle sue maledizioni se avessi osato tanto. Potevo ancora sentire i suoi occhi su di me mentre mi appoggiavo contro il muro, cercando di mimetizzarmi con la parete. Non ero un camaleonte, quindi era una cosa piuttosto difficile.

Tuttavia mi sarebbe piaciuto essere un camaleonte. Sarebbe stato davvero carino, se vuoi sapere come la penso. Voglio dire, avrei potuto nascondermi tutto il tempo e nessuno mi avrebbe mai vista. Non che nessuno mi vedesse mai ad ogni modo, ma sarebbe bello diventare dello stesso colore di ciò che mi circonda; sarei stata letteralmente invisibile, in un certo senso. Avrei potuto sgattaiolare nei corridoi di notte, forse intromettermi nella torre di astronomia per osservare le stelle, visto che mi piaceva farlo. OH! Avrei potuto infilarmi nella Sezione Proibita della biblioteca e prendere più libri possibili da portare nel mio dormitorio.

Una dolorosa gomitata sulla schiena mi scosse fuori dai miei pensieri e io alzai la testa per scoprire che quasi tutta la classe stava aspettando fuori dalla porta. Spostai la borsa sull'altra spalla e soffocai uno sbadiglio. La mano di qualcuno sfiorò la mia e una scossa di elettricità attraversò il mio corpo. Spostai la mano dentro la tasca; la mano pungeva, ma stranamente non era una sensazione dolorosa.

Alcuni secondi più tardi la porta della classe si aprì e si potè scorgere una pancia ampia e tonda prima che si potesse vedere la faccia del professore di Pozioni, il professor Lumacorno. Piton scivolò nella classe prima di tutti gli altri ed era già al suo posto quando misi piede nell'aula. C'era solo un posto disponibile, visto che tutti mi avevano spinta per entrare, e quel posto era vicino alla mia compagna di dormitorio, Lily Evans.

"Ciao, Eleanor," mi salutò Lily spostando i libri in modo che potessi metterci i miei al loro posto.

"Ehi, Lily," risposi, restituendole un sorriso mentre mi sedevo. "Non stai tenendo il posto per qualcuno, vero?"

"No," disse scuotendo la testa e con un sospiro leggero. "Nessuno dei miei amici è abbastanza bravo in pozioni o quelli che potevano continuare non hanno voluto."

Sistemai la borsa per terra di fianco ai miei piedi. Dovetti mordermi la lingua per evitare di farle notare che lei almeno aveva degli amici. Aprii la bocca per chiederle come era andata la giornata quando il professor Lumacorno si alzò, facendo stridere la sedia contro i ciottoli.

"Bene, bene, sistematevi ragazzi," disse, ridendo tra sè e sè come faceva sempre, i suoi menti - sì menti, non ne aveva uno solo, ma numerosi - oscillarono pericolosamente avanti e indietro.

Sorprendentemente la classe si zittì subito. Anche se si potevano sentire alcuni ragazzi ridacchiare, ma non ci voleva un ingegnere missilistico per immaginare di chi si trattasse. Dopotutto, Black e Potter sedevano solo due file dietro quella mia e di Lily.

"Come sapete, o dovreste sapere Black e Potter, abbiamo fatto ricerche su vari ingredienti e sui loro poteri ed effetti nelle pozioni nelle ultime settimane," si guardò attorno nell'aula e cominciò a camminare di fronte la cattedra, "insieme all'analisi di questi ingredienti, avete tutti preparato delle pozioni per conto vostro. Ma ora, credo che sia ora di lavorare a coppie in modo da iniziare a preparare pozioni più complicate e complesse." Un mormorio di interesse increspò il silenzio. Lumacorno rise emozionato. "Su, su, calmatevi."

Una  mano si alzò in aria e Lumacorno diede la parola alla ragazza. "Con chi staremo insieme?"

"Buona domanda, signorina Greengrass. La persona che vi siede di fianco sarà il vostro compagno fino alla fine," rispose il professore, sorridendo così tanto, che i suoi diventarono fessure invisibili.

Un'altra ondata di voci si espanse nella classe, alcune felici, altre un po' deluse, comprese due voci ben distine dietro a me. Resistetti all'urgenza di fare una smorifia mentre sentivo James Potter sospirare malinconicamente alla prospettiva di non stare con Lily.

A proposito di Lily, mi girai per guardarla e vidi che anche lei stava sospirando, solo che sono piuttosto sicura che il suo fosse un sospiro di sollievo.

"Felice che Potter non sia il tuo partner?" le chiesi, visto che evidentemente anche lei aveva sentito i due ragazzi conversare alle nostre spalle.

Annuì con vigore. "Non puoi immaginare quanto. Ho già lavorato con Potter prima ed è stato davvero miserabile."

"Non devi lavorare con lui ora? Visto che siete entrambi Caposcuola?"

Annuì di nuovo con la testa.  "Sì. Ma fortunatamente l'unica cosa che dobbiamo fare insieme è orgazizzare le gite a Hogsmead e gli orari di pattuglia dei prefetti e non ci si mette molto."

Mi guardai dietro la spalla per guardare i due - cioè Black e Potter, ovviamente - e vidi che stavano lottando per trattenere le risate. Che ragazzi strani quei due.

"E' davvero così terribile?" le domandai, tornando a guardarla in faccia. Potter non mi sembrava un ragazzo cattivo. Certo, a volte poteva essere un po' arrogante, ma almeno aveva abbastanza qualità per controbilanciare i suoi difetti. E lui aveva cercato davvero di parlarmi più volte nel primo anno, ma rinunciò quando si rese conto che non gli avrei mai risposto.

Lily scrollò le spalle e aprì la bocca per dire qualcosa quando, ancora una volta, il Professor Lumacorno ci interruppe.

"Il vostro primo compito sarà quello di trovare una pozione da fare insieme. Ma ci sono alcuni requisiti per questo progetto e sono i seguenti: uno, la pozione deve impiegare almeno uno, ma non più di tre mesi per essere pronta; due, prima di inizare la pozione, dovrete fare una ricerca da trasformare in un tema che contenga tutte le informazioni sulla pozione scelta; tre, io devo approvare la vostra scelta; e quattro, la pozione deve essere legale e, no, signor Black, la pozione polisucco non fa eccezione."

I Grifondoro nella classe iniziarono a ridere mentre i Serpeverde sbuffarono più forte del necessario, il che mi fece alzare gli occhi al cielo. Erano portati per il dramma, quei Serpeverde. Lumacorno sorrise, prese un respiro profondo e allargò le braccia il più possibile, il che non era molto. "Allora qualcuno ha delle domande?"

Alcune mani sfrecciarono in aria, compresa quella di Lily. Io rimasi lì seduta senza prestare attenzione alle domande o alle risposte che Lumacorno stava fornendo visto che io non avevo domande. Comunque, quando Lumacorno diede la parola a Lily, io uscii dai miei pensieri assolutamente inutili riguardo i vantaggi dell'essere un camaleonte. Cioè, era la mia nuova compagna di pozioni e sarebbe stato decisamente maleducato non prestare attenzione alle sue parole. Non volevo che fosse lei a dover fare tutto il lavoro, anche perchè io ero piuttosto capace in Pozioni.

"Sì, signorina Evans?" chiese il professor Lumacorno,  dedicandole un sorriso smagliante.

"Mi chiedevo quanto tempo avessimo per le ricerche e il tema."

"Oho! Sempre previdente, signorina Evans, molto molto bene." lanciò in aria una mega risata, facendo scuotere i suoi menti come gelatina. Ingoiai una risata e, di fianco a me, anche Lily stava lottando per nascondere il sorriso. "Avrete tre settimane per trovare e fare ricerche riguardo la vostra pozione, e avrete altre due settimane per scrivere il vostro tema, incluse le ore di lezione."

"E quanto deve essere lungo il tema?" continuò Lily.

"Almeno due rotoli di pergamena," rispose Lumacorno.

Mentre i miei occhi cercavano in tutti i modi di uscirmi dalle orbite, Lily rimase composta, annuì e si segnò l'informazione appena ottenuta in un pezzetto di pergamena. Tutt'intorno a me gli studenti sembravano bisbigliare riguardo la lunghezza assurda del tema. Ma ehi, avevamo due settimane per completarlo. E non è che non potessimo metterci avanti.

"Altre domande?" chiese il prof alla classe. Quando vide che nessuno alzava la mano, annuì tra sè sè. "Avete il tempo che manca alla fine dell'ora per discutere con il vostro compagno le possibili pozioni che potreste preparare. Cercate per favore di tenere il livello di casino a un livello rispettabile, d'accordo signori Black e Potter?"

"Sì, signore!" i due suonarono insieme, sebbene le espressioni sui loro volti non erano un granchè convincenti. Anzi, sembravano gridare PROBLEMI. Era ovvio che stavano pianificando qualcosa e , di qualsiasi cosa si trattasse, non poteva essere buona a giudicare dall'espressione di autentica gioia sul viso di Potter; i suoi caldi occhi castani brillavano dietro gli occhiali spessi.

"Oh no," mormorò Lily piano. Evidentemente aveva visto anche lei la stessa cosa e ora scuoteva la testa con costernazione. "Saranno la nostra fine, ci metterei la mano sul fuoco." Infilando un ciuffo di un rosso scuro e vibrante dietro l'orecchio, trasse a se la sua copia di Pozioni Avanzate e sfogliò l'indice. "Allora," non alzò lo sguardo mentre parlava,"Hai qualche suggerimento sulla pozione che potremmo preparare?"

Oh Merlino, odiavo avere i riflettori puntati su di me. Questo era il preciso motivo per il quale sedevo nelle ultime file delle aule se era possibile o per il quale prendevo lezioni che richiedevano una conversazione minima, considerando che non era esattamente il mio forte.

"Ehm...non ancora?" dissi esitante.

Lily ridacchiò tra sè e sè e sorrise. "Non ti preoccupare. Non ho la più pallida idea nemmeno io. E, non per vantarmi nè niente, ma dovrei essere una sorta di genio in Pozioni."

Risi senza entusiasmo al suo tentativo di scherzare. Non sembrò notarlo, mentre continuava a sfogliare il libro. Anche io avrei dovuto consultare il mio di libro, ma non potevo. Invece i miei occhi si portarono automaticamente alla cattedra del professor Lumacorno, dove niente popò di meno di James Potter era in piedi, con la testa piegata verso l'uomo grasso e pelato, mentre evidentemente gli bisbigliava qualcosa. A giudicare dall'espressione di Lumacorno, si stava bevendo qualasiasi cosa Potter gli stesse dicendo e qualcosa mi disse che non era una buona cosa.

Scacciando la strana sensazione, presi il libro e cominciai a sfogliarlo, guardando il testo senza leggerlo in realtà. Strano come succede, no? Non ha molto senso, ma è vero. Potevo a mala pena concentrarmi, visto che avevo cose ben più grandi in testa. Per qualche ragione, fissare Potter mentre conversava in toni sommessi con il professor Lumacorno mi aveva ricordato di ciò che era successo nella biblioteca il giorno prima. E io che stavo cercando con tutte le mie forze di dimenticarlo.

Prima che potessi rendermene conto, il professor Lumacorno stava dicendo alla classe che mancavano solo tre minuti, quindi potevamo anche fare le valige. Chiusi il libro di colpo e raccolsi la borsa dal pavimento, andando a sbattere con la testa contro la gamba del tavolo. Massaggiandomi il mio nuovo bernoccolo sul lato della testa, mi risedetti  bene e misi il libro nella borsa insieme alla penna e tutte le altre cose che avevo usato durante la lezione. La campanella suonò e tutti si fecero strada verso la porta.

"Oh, signorina Briggs!"  gridò Lumacorno. Ero a metà strada verso la porta quando chiamò il mio nome, e se avessi finto di non aver sentito, avrei potuto sfrecciare verso la sala comune e iniziare il mio tema di Rune Antiche.

"Signorina Briggs!" gridò di nuovo, ancora più forte stavolta. Numerose teste si girarono nella sua direzione e io seppi di non poter più scappare. Con un sospiro mi fermai dov'ero e lasciai che la gente mi superasse. Lumacorno mi sorrise  e mi fece cenno di avvicinarmi con un dito grassoccio. Riluttanemente obbedii e mi fermai pochi passi prima della cattedra.

"Si professore?" chiesi con quella che presumevo essere una voce innocente.

A giudicare dalla sua faccia, quello che stava per venire non mi sarebbe piaciuto.




Anche il terzo capitolo è finito e spero che vi sia piaciuto quanto gli altri, è molto descrittivo, è che ci ho preso gusto a raccontare tutti i dettagli della mattinata, ma comunque chissà cosa vorrà dire Lumacorno a Ellen? Non vi preoccupate che lo scoprirete presto, stay tuned!!!

Sono davvero entusiasta dei commenti, si sa gli autori siamo prostitute in cerca di approvazione, quindi grazie mille! mi avete fatto venir voglia di continuare a scrivere.

Hellfire: grazie per avermelo fatto notare, ci starò più attenta! E ovviamente mi fa molto piacere che il capitolo ti abbia divertito! A presto!
Morgana92: appena ho un po' di tempo leggerò la tua fic, così ci ispiriamo a vicenda!
Katerina_21: anche io sono innamorata di Sirius e per quanto riguarda Eleanor spero, mi auguro, che nessuno sia così tanto invisibile, mentre scrivevo ero un po' triste per lei che mangiava sempre da sola, però le cose non saranno sempre così per lei fortunatamente! Sono contenta che ti piaccia!
Mirty_92 e Tatarella: grazie per aver commentato entrambi i capitoli, mi fa piacere che il primo vi abbia fatto venir voglia di continuare.
Hele91: grazie anche a te ovviamente.

Siete molto carine, grazie, non me l'aspettavo. Al prossimo!





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Capitolo 4
*** Perchè piove sempre sul bagnato? ***



PERCHE' PIOVE SEMPRE SUL BAGNATO?



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"Perchè non si accomoda, signorina Briggs?"

Non appena il suggerimento uscì rotolando dalle sue labbra, io seppi che, qualsiasi cosa il professore volesse condividere con me, non poteva essere niente di buono. Nessuna conversazione positiva era mai cominciata con le parole "perchè non si accomoda". La maggior parte dei discorsi che iniziavano così o finivano con la persona invitata a sedere che scoppiava in lacrime, perchè era appena morto qualche caro o qualcosa di equamente tragico o con quella persona in un mare di guai.

Il mio stomaco sprofondò davanti alle possibilità che si dispiegavano davanti a me. Avrei scommesso la bacchetta che mi stava ordinando di sedermi perchè doveva darmi qualche novità  indesiderata, qualcosa che sapeva mi avrebbe sconvolta.

Che gioia.

Con un colpetto di bacchetta, una sedia, con un aria decisamente comoda, apparve dal nulla. Naturalmente me lo aspettavo, visto che gran parte dei maghi lo faceva tutto il tempo. Ma gran parte degli insegnanti, comunque, evocavano durissime sedie di legno che ti lasciavano schegge nel culo se non stavi seduto immobile e composto. Non so te, ma di certo io non amavo le schegge nel mio culetto, grazie mille.

Lanciando un'occhiata guardinga alla sedia, mi sedetti lentamente e mi chiesi che cosa mi riservava il professore di Pozioni, nonchè direttore della casa di Serpeverde.

Sentii la porta del suo ufficio chiudersi dietro di lui e deglutii. Perchè cazzo doveva chiudere la porta? Questo rendeva solo le cose più drammatiche. L'informazione che stava per darmi era davvero così grave che lui doveva chiudere la porta per evitare che qualcuno sentisse i miei lamenti di disperazione? Una stramba sensazione  si gonfiò come una bolla in fondo allo stomaco e resistetti l'urgenza di vomitare; non volevo rovinare il tappeto persiano elegante e piuttosto costoso sotto i miei piedi.

Questa era una di quelle cose che non avrei mai capito pienamente, comunque, perchè qualcuno dovrebbe mai pagare tanti soldi per un tappeto se poi l'avrebbe calpestato tutto il giorno? Cioè, questo non avrebbe sfigurato e svalutato il suddetto tappeto? E qual'era il punto nel comprarlo se poi si sarebbe sporcato e avrebbe perso il suo valore nel giro di poco tempo? Per me non aveva molto senso, onestamente. Piuttosto, avrei lasicato il pavimento nudo-.

"Come sa, signorina Briggs, ho assegnato un partner ad ognuno di voi per il resto del semestre," disse il professor Lumacorno sprofondando nella sua poltrona color lavanda dietro alla cattedra di quercia scura.  Sapeva davvero come aprezzare le cose belle della vita, il caro vecchio Luma.  "Tutti sembravano soddisfatti del proprio compagno - ma lei era contenta di stare in coppia con la signorina Evans?"

Annuii con la testa, vari ciuffi di capelli mi caddero sugli occhi in modo irritante. "Sì, sono contenta di stare con lei. E' una delle migliori studentesse di Pozioni nel mio anno."

"Seconda solo al signor Piton," disse Lumacorno, sorridendo mentre traeva a se un barattolo argentato. "Mi ricordo la prima volta che scoprii che la signorina Evans era babbana di nascita. Non potevo crederci, onestamente, visto che ha tutte le capacità di una purosangue."

Questo mi offese. Benchè fossi una mezzosangue, mia madre era comunque una babbana e avevo sempre odiato quando la gente parlava male dei nati in famiglia babbana. Stupidi segaioli prieni di pregiudizi! Solo perchè i parenti non erano maghi questo di certo non significava che avessero meno talento. Lottai per mantenere la mia faccia serena mentre aggiustavo la borsa sulla spalla, il peso dei libri di testo mi faceva sporgere da un lato della sedia.

Finalmente Lumacorno finì di sproloquiare  e rivolse di nuovo a me la sua attenzione. Non che io volessi i suoi minuscoli occhietti puntati su di me; odiavo quando la gente mi fissava. "Oh, sembra che mi sia perso in vecchie memorie."

Ridacchiò tranquillamente e io forzai un sorriso piuttosto tirato. "E sembra che mi sia dimenticato di cosa stessimo parlando, signorina Briggs."

Scrociai le gambe e grattai il retro del polpaccio sinistro con le dita del piede destro. "Stava dicendo qualcosa riguardo i compagni di Pozioni."

"Ha ragione, signorina Briggs," disse Lumacorno, aprendo la scatola e scartando quello che sembrava essere un cioccolatino. "Quindi, detto questo..."

Lo ignorai mentre lo guardavo ingoiare il cioccolatino e masticarlo con lussuria. Non che avesse bisogno di più zucchero, ma non gliel'averei detto. Probabilmente si sarebbe arrabbiato molto con me e avrebbe fatto colazione con la mia testa domani mattina...aspetta, ho davvero appena suggerito che il vecchio Luma fosse un cannibale? Il pensiero di Lumacorno che sgranocchiava dita umane come uno snack tra una lezione e l'altra era sorprendente e disgustosa allo stesso tempo. L'idea di chiunque che mangia parti umane è vagamente rivoltante, ma visto che è di Lumacorno che stiamo parlando, non potei trattenermi dal ridere. Silenziosamente e mentalmente, ovvio, non avrei mai iniziato a ridere nel bel mezzo dell'ufficio di Lumacorno. Sai, visto che la porta era chiusa e lui pesava cinque volte il mio peso.

"Quindi," esclamò ad alta voce Lumacorno, gettandomi fuori dai miei pensieri, ridicoli ma altamente divertenti, così che gli concessi tutta la mia attenzione. "Cosa ne pensa? Pro o contro?"

Merda, avrei dovuto prestare attenzione. Perchè mai dovevo scegliere sempre il momento sbagliato per ignorare le persone? Ovviamente mi stava spiegando qualcosa di importanza vitale...d'accordo, forse non di importanza vitale, ma era importante visto che mi aveva preso da parte e chiesto di parlare in privato. Gli insegnati di solito non lo facevanmo con me, visto che io non facevo davvero niente per cacciarmi nei guai, consegnando i miei compiti  entro le scadenze e rispondendo quando interrogata.

"Um...," mi leccai le labbra e guardai attorno all'ufficio disperata, cercando qualsiasi cosa sulla quale fissare il mio sguardo. Decisi per... la cosa decisamentre stramba che fluttuava nel liquido verde sulla mensola dietro le sue spalle. Quello era abbastante interessante. "Pro?" feci una smorfia, sperando che fosse la risposta giusta.

"Sapevo di poter contare su di lei, signorina Briggs!" il professor Lumacorno era raggiante.

Lottai per sorridere il più convincentemente possibile, ma non si sa perchè, non potevo proprio portare il lato sinistro della mia bocca a cooperare. Probabilmente sembrava che stessi avendo un ictus o qualcosa, come minimo un attacco cardiaco. Non che i maghi sapessero che cosa fosse...o sì? Non avevo mai sentito di maghi morti per un infarto prima. Mi chiesi se fosse mai successo.

Lumacorno si schiarì la gola e io, un'altra volta, uscii dai miei pensieri insensati.

"Suppongo che ora tu voglia andare a cena, no?" disse, sghignazzando. "E' libera di andare, Briggs."

Sospirando mentalmente, mi alzai dalla sedia, che svanì con un forte CRACK nel preciso momento nel quale alzai il mio culo da essa. Saltai leggermente e mi avviai verso la porta, cercando di scrollarmi di dosso la strana sensazione che mi fossi persa qualcosa di incredibilmente importante. Anche se, ovviamente non era una strana sensazione, ma una nozione che avrei dovuto avere, considerando che non avevo ascoltato una sola parola di Lumacorno.

Mentre aprivo la porta, mi girai verso Lumacorno. "Grazie, professore."

"Oh no," rispose il professore alzandosi dalla propia poltrona - non senza sforzo, tra l'altro -  e venendomi vicino per tenermi la porta aperta. "Grazie a lei, signorina Briggs. Se non fosse per lei, il signor Black sarebbe senza compagno."

La mia mascella si scardinò dalla mia faccia e cadde per terra con un rumoroso CRASH, andando in mille pezzi.

D'accordo, quindi forse non è esattamente quello che successe, ma la mia bocca si spalancò.

"Sembra che abbia visto un fantasma," ridacchiò Lumacorno, dandomi una pacca amichevole sulla spalla prima di spingermi non-così-discretamente fuori dal suo ufficio e chiudere la porta di scatto.

Stetti in piedi, ferma, davanti alla porta per solo Merlino sa quanto. Il professor Lumacorno aveva già lasciato la classe da un bel pezzo quando finalmente ripresi i sensi - e solo perchè il mio stomaco ringhiò minaccioso. Scuotendo la testa a me stessa e sperando che questo fosse solo un'altra parte del mio incubo a spirale, lasciai i sotterranei per la Sala Grande.

A malapena mangiai qualcosa prima di dirigermi verso la sala comune, dove un quantità allarmante di persone era raggruppata attorno a vari tavoli e sedie e il solo divano. C'erano corpi abbandonati a terra - vivi, tranquillo - e risate tutt'intorno a me. Ecco perchè era stato così facile trovare un posto libero al tavolo di Grifondoro.

Ero troppo sveglia per solo pensare di andare a letto. Quindi, come sostituto del riposo, estrassi la copia del mattino della Gazzetta del Profeta e sfogliai le pagine fino alle parole crociate magiche che erano sempre nella penultima pagina. Avevo già letto le barzellette a colazione. Scelsi una poltroncina piuttosto lontana da tutta la confusione della sala comune e ci spronfondai dentro, sospirando per il sollievo quando finalmente i muscoli delle spalle cominciarono a rilassarsi.

Onestamente, sarei morta d'infarto se non avessi sistemato le cose e in fretta. Tutto questo ammontarsi di stress non poteva essere sano per una sola ragazza, no? Magari non ero incredibilmente minuscola come Alice Harper, ma di certo non ero grande. Ero nella media, immagino che mi si potrebbe definire così, mediana,  infilata esattamente nel mezzo. Come in qualsiasi altra cosa. Alzai lo sguardo al cielo mentre tiravo fuori una penna dalla mia borsa e aggiustavo il giornale sulle ginocchia.

Ero davvero abile con le parole crociate. A volte non ci mettevo più di cinque minuti per finirlo e altre volte, tutto il giorno. Non mi arrendevo mai perchè lasciare una cosa a metà mi avrebbe divorato. Non erano divertenti come quegli enigmi babbani che mio padre risolveva nel suo ufficio quando ero piccola...oh, come si chiamavano?

Rompicapo! Ecco come si chiamavano. Merlino, amavo quei così. Mi ricordo che sedevo in grembo a mio padre e cercavo di aiutarlo a risolvere gli enigmi. A volte indovinavo e lui mi ricompensava baciandomi sui capelli mori e dandomi un ovetto Kinder, quei cioccolatini babbani deliziosi che nemmeno le Cioccorane battono - e io sono ossessionata dalle Cioccorane.

Sospirai tra me e me, rivisitando momentanemanete la mia infanzia e cercando di non lasciami assorbire troppo dal mio passato. Questa è una delle cose negative nel rievocare il passato. Intinsi la penna nell'inchiostro e la posizionai sopra il giornale, leggendo la prima definizione di lato.

Stavo per scrivere la risposta alla domanda assurdamente facile (Qual è il giocatore in una squadra di Quidditch che usa una mazza per colpire un bolide?) quando qualcuno mi toccò la spalla. Congelata a  metà via tra lo shock e la frustrazione visto che l'inchiostro ora stava sgocciolando dalla punta della penna per inzuppare il foglio. Alzai lo sguardo dalle mie parole crociate magiche per trovare Lily Evans in piedi a un passo di distanza da me, con un sorriso brillante disegnato sul viso.

"Ciao!" mi salutò.

"Ciao." riposi, piegando il giornale e posizionandolo sul braccio della poltrona.

Ci fissammo per alcuni momenti, intrappolate in quel silenzio imbarazzante che seguiva sempre un saluto amichevole, ma decisamente esagerato.

"Piaciuta la cena?" chiese Lily, sedendosi sul braccio della poltrona.

Scrollai le spalle. "Abbastanza. Perchè?"

"Oh ...niente, mi chiedevo solo perchè ci avessi messo tanto per arrivare alla Sala Grande, è tutto."

Wow, aspetta. Qualcuno aveva davvero notato che ero arrivata con un quarto d'ora di ritardo? Allertate la Gazzetta del Profeta, perchè questo era un titolo da prima pagina! Certo, non ero una star da pettegolezzo succoso o una serial killer di babbani, ma era comunque appariscente, suppongo.

"Sono arrivata tardi perchè il professor Lumacorno mi ha trattenuta, finita la lezione." Dissi, sapendo che stava per chiedermi a cosa era dovuto il ritardo.

"Come mai? Non hai delle insufficienze, vero?" mi interrogò curiosa.

Ero davvero così terribile in Pozioni che lei aveva presunto automaticamente, solo perchè Lumacorno mi aveva trattenuta, che stavo per essere bocciata?  Era un colpo basso, devo ammetterlo, ma mi ripresi velocemnte. Beh, più o meno.

Non volevo darle la notizia che adesso Black era il mio nuovo compagno, il che non solo avrebbe confermato che non si trattava di un sogno, ma di una realtà reale e terribilmente dolorosa, ma avrebbe anche significato che avrei dovuto informarla che Potter era il suo compagno.

Oh non c'era via di scampo per me. Sai, avrei potuto inventarmi qualcosa o farle credere che stavo per essere bocciata in pozioni. Ma poi, se davvero avessi avuto delle insufficienze, perchè mai Lumacorno avrebbe dovuto accettarmi nella sua classe M.A.G.O.? O potevo prendere la mia rotta preferita e far finta di essere stupida! Non sarebbe stato particolarmente difficile, ma poi ancora, come mi ricordò la mia coscienza, non era molto carino mentire, anche se non si trattava di mentire in senso letterale, solo raccontare frottole. E sì, c'è una differenza tra il mentire e il raccontare frottole, nel caso te lo stessi chiedendo, ed è piuttosto astronomica.

"Io...ehm..."balbettai, la bocca improvvisamente secca. Non potevo mentire a Lily. Poteva non essere la mia migliore amica, ma la consideravo più di una conoscente, ma non proprio un'amica?

.....

Sì, forse ho qualche serio problema.

"Se stai prendendo dei brutti voti," iniziò Lily, il suo tono divenne improvvisamente molto serio. "Potresti sempre venire da me per una mano. Sarei più che disponibile ad aiutarti con le pozioni più complicate. Voglio dire, potrei non essere la migliore nel nostro anno, ma sono-."

"Subito dopo Piton," finii al suo posto, sorridendo leggermente e scostandomi i capelli dagli occhi, che cosa irritante. "Lo so. Il professor Lumacorno me l'ha detto nel suo ufficio."

"Quindi...non vai male?"

"Fortunatamente no, non sto per essere bocciata. Ho preso una O nel mio ultimo tema," la informai. Certo, probabilmente lei aveva preso una E, ma non era esattamente il momento giusto  per liberare quel piccolo mostricciatolo verde che si chiamava gelosia, no?

"Beh, menomale," disse allegra. Con mia grande sorpresa, la sua felicità era genuina.

"Già," risposi, un piccolo sorriso si formò agli angoli delle mie labbra. "Menomale."

Lily si spostò il suo sipario di riccioli rosso scuro dietro la spalle e io sentii il risentimento crescere in me. Anche io avrei voluto scostare i capelli, ma i miei non erano leggeri come i suoi, per non dire che al momento erano legati in una coda di cavallo. Quello di Lily sembrava un gesto così naturale e casuale. La maggior parte delle ragazze sembravano delle piccole Barbie altezzose e leggermente squilibrate quando lo facevano. Per non parlare della loro espressione facciale che di solito era atteggiata come se avessero una massa disgustosamente grande di sterco sotto il naso.

"Allora..."

Aha! La conversazione era giunta a uno stadio imbarazzante, ancora. Sapevo che Lily moriva dalla voglia di chiedermi perchè ero stata trattenuta dopo le lezione, ma non era sicura di essere un'amica abbastanza stretta, se così la vogliamo chiamare, per chiedermelo.

Con un sospiro, misi a tacere il suo bisogno di sapere. "Se proprio vuoi sapere perchè Lumacorno mi ha trattenuta, è perchè," feci una pausa, cercando di analizzare le possibilità che mi si spiegavano davanti: si sarebbe incazzata, questo era certo, e poi o mi avrebbe fatto una maledizione Cruciatus o un Avada Kedavra. Poteva arrivare anche ad usare entrambi? "Beh, Lumacorno mi ha assegnato un nuovo compagno."

Un'espressione di shock curvò brevemente i suoi tratti decorati da alcune lentiggini e i suoi occhi verde smeraldo si velarono di un'espressione di dolore.

"Oh no!" dissi subito, tirando su le mani in aria. "Non perchè io volessi un nuovo compagno. Niente affatto. Tu sei la mia..." mi bloccai, insicura sulla parola che cercavo. Avrei dovuto esagerare per convincerla e dirle che era un'amica o avrei dovuto andarci piano con compagna di classe? Presi un respiro profondo o mi buttai. "Tu sei mia amica, Lily. Inoltre, con te come compagna, avrei sicuramente preso una E nel nostro progetto."

Mi fissò per alcuni secondi in più, come se si aspettasse che esplodessi e le confessassi la verità, ma una volta visto che stavo davvero dicendo la verità, con mia grande sorpresa, un piccolo sorriso crebbe sul suo viso e lei arrossì. "Beh...già." Lily si infilò un ciuffo di capelli rossi brillanti dietro l'orecchio e la sua fronte si increspò. "Se non hai richiesto un nuovo compagno...poi perchè ne hai ottenuto uno?"

Scrollai le spalle. "Onestamente non lo so. Mi ha solo presa da parte e chiesto se volessi avere un nuovo compagno. Ovviamente non stavo ascoltando cosa aveva da dire, visto che tende a sproloquiare senza necessità su cose di cui non me ne può fregare di meno, ma io, sfortunatamente, mi sono detta disponibile senza sapere a che cosa."

Lily mi inviò un'occhiata di compassione. Si leccò le labbra e si spostò così che ora era seduta in bilico sull'angolo della poltrona. "Allora...se io non sono più la tua compagna...chi è il nuovo?"

Oh no. Eccolo. Il momento in cui avrei dovuto ammettere a me stessa che questa era la realtà dura e cruda e che io ero la persona più sfigata del mondo. Il momento in cui avrei dovuto riconoscere il fatto di non esse più invisibile come una volta credevo essere. Il momento in cui avrei dovuto fronteggiare l'idea che Lucinda Matthews teneva un occhio acuto e minaccioso puntato su di me, il che mi dava i brividi.

Presi un respiro profondo prima di chiudere i miei occhi ed emettere il mio ultimo respiro. "Sirius Black."

Ci fu un momento eterno di silenzio nel quale guardai, paralizzata, Lily diventare di una sfumatura di rosso del tutto innaturale. Poi, a tutta gola, gridò, "TI UCCIDERO', POTTER!"

E, senza un ciao, saltò giù dalla poltrona piena di rabbia e uscì come una furia, senza dubbio in cerca di James per riempirlo di botte. C'era sola una cosa certa, benchè arrivati a questo punto potesse fare schifo essere me, di certo non volevo essere James Potter .






Mille, anzi un miliardo di ringraziamenti a Hellfire, Hele91 e katerina_21, siete dei tesori e sono davvera contenta che la mia storia vi interessi tanto :)



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