I can’t live within you

di Succisana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Amici ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Incubo Reale ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Jareth ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Ritorno ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Partenza ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Erano passati tre anni ormai, ma il tempo è come se si fosse fermato da quando l’ho incontrato. Iniziò tutto con il rapimento del mio fratellino. Esausta dei suoi continui piagnucolii da bebè e dalla mia situazione familiare dovuto all’abbandono di mia madre e della nuova famiglia che mio padre stava cercando di ricreare, desiderai che il mio fratellastro fosse portato via e così, pronunciai l’incantesimo del mio libro preferito, Labirinth, e con mio grande stupore, Toby sparì. E lo incontrai...il Re dei Goblin. Apparve davanti a me, in una tempesta di tuoni e fulmini, sotto forma di un barbagianni per poi trasformarsi in un uomo. Era bello e ammaliante, una figura possente, ma allo stesso tempo misteriosa e temibile. Indossava abiti eleganti, formati da una camicia bianca aperta sul petto, un cappotto d’altri tempi completamente nero e dei pantaloni aderenti dello stesso colore che mettevano in risalto le forme delle sue lunghe gambe e della sua mascolinità. Portava un medaglione con una mezzaluna e i suoi capelli brillavano di luce propria, di un biondo quasi divino. Io, una ragazzina di 16 anni, rimasi abbagliata e intimorita da quella figura, la quale mi spiegò la situazione che io, inconsciamente, avevo scatenato. L’unico modo per recuperare il mio fratellino Toby era di terminare il suo labirinto prima che le 13 ore terminassero, sennò sarebbe diventato un goblin. L’avventura iniziò. Riuscii nell’intento e incontrai preziosi amici: Gogol, Sir Didimus con il suo fido destriero e Bubo, i quali mi aiutarono nell’impresa, ma nel termine della sfida, dovetti sfidarlo da sola. Lui. Jareth. La materializzazione dei miei sogni e desideri, delle mie passioni e dei miei incubi. Grazie a mio fratello potei “combattere” contro di lui e affrontarlo in pieno volto, riuscendo a rifiutare tutte le sue offerte, “generose” dal suo punto di vista, non riuscendo mai a capire, in fondo al mio cuore, se fossero inganni oppure no. Ricordo come ieri il nostro dialogo: «Dammi il bambino.» dissi. «Sarah, bada a te...sono stato generoso fino a questo momento ma so essere crudele!» rispose lui, con il suo fare arrogante e autoritario. «Generoso? Che cosa hai fatto di generoso?» «Tutto! Tutto quello che hai voluto. Tu hai chiesto che il bambino fosse preso e io l’ho preso. Tremavi davanti a me e io mi facevo più terrificante! Ho sovvertito l’ordine del tempo e ho messo sottosopra il mondo intero e tutto questo io l’ho fatto per te! Sono stremato dal vivere in funzione di quello che ti aspetti da me. Questo non è generoso?» Raccolsi tutto il mio coraggio, contrastando i sentimenti che mi legavano in qualche modo a lui, e pronunciai le fatidiche parole: «Con rischi indicibili e traversie innumerevoli, ho superato la strada per questo castello oltre la città di Goblin. La mia volontà è forte come la tua e il mio regno...» In quel momento vidi la paura negli occhi del Re e con uno scattò della sua mano mi bloccò: «Basta! Aspetta. Guarda Sarah...guarda quello che ti sto offrendo. I tuoi sogni!» Continuai: «...e il mio regno altrettanto...» «Ciò che ti chiedo è così poco! Lascia solo che io ti domini e potrai avere tutto quello che desideri.» Fu un momento terribile. La mia memoria per un attimo stava giocando brutti scherzi e in più dovevo resistere alla tentazione di non cedere all’offerte di quella splendida creatura che era davanti a me. Ripetetti le parole più di una volta: «...altrettanto grande...altrettanto grande...accidenti! Mai che riesca a ricordare quella frase!» Con l’ultima speranza che gli potesse appartenere, Jareth sospirò l’ultima frase, con l’ultima intenzione di farmi cedere. «Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che io ti dico e io, diventerò il tuo schiavo.» Tremai nel sentirle, quelle dannate parole, ma non volevo mollare, Toby era l’unica cosa che importasse in quel momento e non i miei sentimenti. «Il mio regno è...altrettanto grande...» E li, la memoria tornò. «Tu non hai nessun potere su di me!» E le lacrime cominciarono a solcare il mio volto. Fu l’ultima volta che lo vidi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Amici ***


Ricordare quei momenti mi riempiono di tristezza visto che mi fanno pensare a come sarebbe potuto essere semmai avessi accettato l’offerta che lui mi aveva proposto...anche se, ormai, era troppo tardi per avere ripensamenti. Per mia fortuna sono rimasta in contatto con i miei amici: Gogol, Sir Didimus e Bubo. La mia vita, rispetto a prima, è più serena e tranquilla e sono riuscita, anche nel mondo di sopra, a instaurare nuove amicizie e ricreare quei legami con la mia “nuova” famiglia che, a suo tempo, volevo quasi distruggere. Finendo la scuola mi sono diplomata con buoni voti, ed ora dovrò solamente decidere di cosa farne del mio futuro, scegliendo un’università nella quale posso esprimere la mia passione per l’arte letteraria, poetica e musicale. Musica...già, lui mi ha fatto innamorare della musica. Decido di contattare i miei amici attraverso lo specchio e poco dopo, me li ritrovo dietro di me. Mi salutano, pieni di felicità nel vedermi e per me è lo stesso. Qualche volta, non sempre, domando anche di lui, il mio “nemico”, per saper come sta e come vanno le cose nell’Underground. Ho paura di nominarlo poiché, in qualsiasi momento, potrei scatenare qualcosa che non potrei controllare e, avendo avuto sventure in passato, meglio non rischiare. Anche se la voglia e il desiderio di poterlo rivedere è sempre presente in fondo al mio cuore. Chissà cosa mi direbbe o come si comporterebbe nei miei confronti? Risistemo i miei pensieri e mi concentro sui miei amici, e iniziamo a parlare. Gli chiedo come stanno e come se la passano e poi gli domando di qualcuno in particolare... «Allora Gogol, come sta il vostro...» «Eh, sempre a chiedere di LUI Sarah, sai che è sempre il solito arrogante, altezzoso, orgoglioso e...» «Zitto Sir Gogol, potrebbe udir il suon del tuo vociare!» Lo stizzì Didimus. Gogol tacque e io lo guardai. «Si si, lo so, ho capito, chiedevo solo...» risposi un po’ delusa. Chissà se pensava a me. Non me lo avrebbe mai detto se lo avessi rincontrato e neanche io a lui, ovvio. Gogol riprese a parlare: «Comunque, nel labirinto, ultimamente accadono cose strane. Dopo la tua vittoria, giustamente, l’umore del nostro Re non è affatto migliorato, anzi: è peggiorato! Ma, nel bene o nel male, siamo riusciti ad andare avanti. Il problema però non è lui, ma una presenza che neanche il nostro Dedalo riconosce, e questa cosa a Jareth non piace. I suoi poteri purtroppo si devono riprendere e sai che il tempo scorre più lentamente rispetto al mondo di sopra.» «Purtroppo non avrei mai immaginato che la mia vittoria potesse portare questi effetti...ma alla fine non avrei avuto comunque scelta...» «Già.» rispose Gogol. Bubo prese a parlare con il suo linguaggio semplice ma tenero: «Sarah manca!» «Lo so Bubo, ma la mia vita è qui, nel mondo di sopra e non sotto.» Bubo abbasso lo sguardo e gli altri due fecero lo stesso. Il mio cuore si strinse in una morsa. Continuiamo a parlare del più e del meno, finché non dovettero ritornare nel loro mondo. Di certo, non volevano essere puniti da Jareth nella Gora dell’Eterno Fetore, con quella puzza tremenda che solo quel luogo ha! E così, in un batter d’occhio, dopo i doverosi saluti, i miei amici sparirono. Grazie a loro ho superato molte sfide e avrò sempre bisogno della loro presenza nella ma vita. Dopotutto, sono i primi veri amici che ho mai avuto e sanno sempre come tirarmi su il morale in qualsiasi momento! Ripensando però, quello che mi ha detto Gogol, è abbastanza strano ma credo che Jareth se la sappia cavare. Spero che si rimetta presto e che possa trovare quello che cerca. Questo pensiero però, mi turba, poiché penso nel suo volere trovare una compagna, una regina e mi incupisco. E se i suoi poteri non ritornassero perché ha bisogno di qualcuna al suo fianco? Non saprei dire quanto sarebbe doloroso per me...ma come faccio a lamentarmi? Non ero io quello che lo aveva rifiutato? Però, non è che avevo molta scelta...ah mi scoppia la testa a pensare a queste cose. Guardo l’orologio e vedo che è già tardi e decido di chiudere gli occhi e aspettare che Morfeo mi coccoli nel suo abbraccio. In quel momento, o pochi istanti dopo non so, accadde qualcosa che cambiò la mia vita...per sempre.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Incubo Reale ***


Tutto ad un tratto un dolore mi svegliò. Sentii una pressione lancinante sul petto e avevo il seno schiacciato, come se delle mani mi tenessero ferma, immobile. Spalancai gli occhi e cercai di dimenarmi ma ero come paralizzata e la pressione di quella “cosa” non cessava. La forza che mi teneva, improvvisamente, si fece più lieve ma provai freddo giù ai miei piedi. Alzai lo sguardo verso le mie gambe e vidi che le coperte che mi coprivano non c’erano più e i pantaloni del pigiama che indossavo scivolavano via. Quell’essere che mi teneva intrappolata li stava togliendo lentamente dal mio corpo. Non riuscì a distinguere la figura, era troppo oscura, ma capii che non era lì per farmi del bene. Il terrore si stava impossessando di me ma cercai di mantenere quella poca calma che mi rimaneva per pensare a come liberarmi. Quelle specie di mani, viscide e fredde, salivano sempre più su lungo le mie cosce e sentii quella creatura farfugliare delle parole: «Sarai mia Sarah...ed insieme conquisteremo il regno di Goblin!» Solamente ascoltando quella voce, roca e profonda, un senso di nausea mi invase e la testa si faceva sempre più pesante. Risposi a quel mostro: «Cosa vuoi da me?!?» «Lasciami andare...immediatamente!» «Oh, non penso proprio mia PREZIOSA!» Quel soprannome che solo un’unica persona, se così potevo definirla, mi aveva dato, ora lo riascoltavo da quell’incubo. Continuò: «Ora che finalmente ti ho trovata, non ti lascerò mai più andare...e voglio possederti in tutto e per tutto.» «E il tuo potere, insieme al mio, sarà invincibile!» Con quelle parole, l’intenzione delle sue azioni era ben concepita nella mia mente. Voleva violentarmi e sfruttarmi in modi che non osavo immaginare. Sentii la sua lingua sulla mia pelle, vicino l’incavo del inguine salire fino alle mie mutande. Trattenni un urlo, non volevo svegliare la mia famiglia, non volevo che corressero alcun pericolo. Percepivo che lui era un essere potente e malvagio. Provai di nuovo a muovermi con tutte le mie forze, ma è come se, oltre alle mani, mi tenesse ferma una sottospecie di aura, a dir poco opprimente. Tutti i miei tentavi di liberarmi di lui erano inutili. «Sei una creatura schifosa e ripugnante, lasciami andare...subito!» Gli sputai. Non so di preciso dove lo colpii. L’”uomo” si staccò subito e si fiondò su di me con tutto il peso sul mio fragile corpo. Mi prese per il collo. Avvertii degli artigli poi, portò il mio volto vicino al suo. Potevo sentire l’odore fetido della sua pelle e quello pungente del suo fiato mentre parlava: «Ma guarda, hai proprio un bel caratterino Campionessa!» disse, annusandomi la pelle sotto il mio viso: «Forse è grazie a questo che sei riuscita a sconfiggere quel patetico e insulso Re di Goblin AHAHAHAH!» Quella risata fu come un pugno nello stomaco e le lacrime ormai stavano inondando la mia faccia. «No, PREZIOSA, non piangere...non volevo farti sentire triste.» disse, con tono premuroso: «Io sono qui per te. Per noi. Potremmo avere tutto quello che vogliamo e presto mi ringrazierai di averti finalmente trovata!» «Molto presto...» e cominciò a osservare la mia forma sotto di se, con uno sguardo pieno di malizia e desiderio. Nella poca luce che vi era nella stanza notai le sue fattezze: il suo volto era pallido, occhi profondi con delle iridi completamente nere, una bocca sottile ma larga e che, quando l’apriva, mostrava dei denti aguzzi e appuntiti. I suoi capelli erano lisci e neri, come i suoi occhi, sudici e privi di un riflesso naturale. Le mani erano lunghe, come i suoi arti e vidi, con mio stupore, che era completamente nudo, avvolto solo da una fitta nebbiolina scura. Non sapevo cosa fare, cosa dire, sentivo solo che la disperazione si faceva sempre più strada dentro di me e che ormai fosse tutto finito. Lui riandò all’altezza del mio ventre, cacciando di nuovo quella lingua biforcuta, con cui si divertiva a formare piccoli cerchi sulla mia pancia, scendendo sempre più giù. Lottavo, lottavo con tutte le mie forze ma mi sentivo stremata, come se non avessi risolto niente ed era così. Ma all’improvviso, dal nulla, la ragione prese il sopravvento e mi dannai per non esserci arrivata prima. Con tutto la voce, che non avevo sprecato per urlare, pronunciai quelle parole: «Desidero che i goblin mi portino via...all’ISTANTE!» E la mia camera, macabra e piena di oscurità, si inondò di luce.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Jareth ***


La luce mi accecò ma quello che mi tramortì di più fu la sagoma che comparì davanti a me. Lo riconobbi subito. Jareth, il Re della Città di Goblin, era lì, di fronte ai miei occhi, in tutto il suo splendore. Era come l’ho sempre ricordato: alto, slanciato e bello come un dio greco. Il viso incorniciato da quei capelli un po’ stravaganti ma di un colore biondo splendido con le punte che gli arrivavano a toccare le spalle. Le labbra formavano un’espressione dura, e i suoi occhi, uno verde e un altro azzurro, non facevano trasparire nessuna emozione. I suoi abiti, composti sempre da una bianca camicia aperta sul petto, e i pantaloni neri aderenti, venivano completati con immancabili stivali. La creatura si allontanò da me, e io ripresi a respirare a pieni polmoni dopo la fatica enorme di sentire quel peso insopportabile sopra di me. Per un attimo, il mio sguardo e quello di Jareth si incrociarono, ma poi quest’ultimo osservò la scena che gli si era presentata davanti e riuscii a percepire la sua rabbia. L’orribile essere iniziò a parlare: «Bene, bene...chi abbiamo qui? Il Re delle cause perse?» disse «Dovevo immaginarlo che la mia Sarah potesse ricorrere in un tuo aiuto...ho sopravvalutato questa ragazza...» «Lasciala stare, o ti rispedisco nel tuo fetido buco insieme ai ratti, Rainel!» pronunciò Jareth, con una calma glaciale «Sempre più patetico ogni giorno che passa, ma come vedi, non ho ancora ottenuto ciò che è mio di diritto...» Rainel, così si chiamava infine, si voltò verso di me con fare languido, ma Jareth gli si parò davanti e con la mano creò una sfera che colpi in pieno petto quell’essere mostruoso. Io ero paralizzata dalla paura per quello che poteva succedere, ed ero preoccupata che Jareth potesse ferirsi combattendo contro quella bestia. Quest’ultima si rialzò barcollando ma poco dopo, con uno scatto felino, balzò fuori dalla finestra della mia camera. «Sappiamo entrambi che qui non possiamo lottare a pieni poteri Re!» emanò un respiro affannato e riprese a parlare «Ti aspetto nel mondo di sotto e vedremo chi avrà la meglio tra noi due AHHAHAHAHA» «Scappa via futile verme strisciante quale sei, sai benissimo chi avrà la meglio.» rispose il Re «Non potrai mai averla e lei non ti vorrà mai!» pronunciò infine. «Staremo a vedere inutile bastardo da quattro soldi.» si girò verso di me: «Ciao Sarah, ci rivedremo presto mia prezio...» prima che potesse finire di parlare, Jareth gli lancio un altro attacco ma questa volta non riuscì a prenderlo e Rainel fuggi via. Ero frastornata. Non sapevo cosa voleva quel demone da me e come mai, da un momento all’altro, era accaduto questo dopo tutto il tempo che era passato. La mia testa stava scoppiando e decidi di mettermi a sedere sul letto. Jareth mi fissò, tralasciando un rossore sulle sue guance. Ricordai di non avere indosso i pantaloni e così mi coprii istintivamente con le coperte. L’imbarazzo era palpabile. Iniziai a parlare, visto che il silenzio stava diventando insopportabile. «Cosa succede?» dissi «Chi è lui e cosa vuole da me?» cominciai «Sarah, purtroppo da quando mi hai sconfitto, il Labirinto ne ha risentito, e con lui anche io.» Abbassai lo sguardo per un momento, ma poi ricominciai ad ascoltare: «Sono stato mesi a riprendermi dalla mancanza di poteri e ad accettare il fatto che ci fosse qualcun altro, anzi...» continuò «...qualcun’altra, che era in grado di fronteggiarmi e...sconfiggermi.» Notavo una tristezza nei suoi occhi ma non so a cosa era dovuta. Mi domandavo se era per il fatto che aveva perso o per il mio rifiuto? O per tutti e due? Non sapevo darmi una risposta. «Si, Gogol mi aveva accennato qualcosa del genere e mi dispiace...» risposi, cercando di trattenere le lacrime «Sappiamo entrambi che ne sarebbe uscito un vincitore e un perdente e quest’ultimo sono stato io.» dicendolo con un tono serio ma velato di una lieve tristezza. Aggiunse «Il Labirinto ha delle regole e vanno rispettate.» Cominciò a girarmi la testa ma volevo continuare il discorso e scoprire cosa poteva volere da me un essere tanto malefico «Per rispondere alla tua domanda iniziale» riprese a parlare Jareth «quell’essere Rainel ti vuole poiché, anche tu, hai dentro di te il potere del Labirinto.» rimasi scioccata nel sentire quelle parole ma non potevo interromperlo «Sconfiggendomi...» sospirò «...hai ottenuto dei poteri, che già all’inizio avevi grazie a me...» Ricordai improvvisamente una delle prima frasi del libro: “”...ma il Re si era innamorato della ragazza e gli aveva donato certi poteri...” le guance mi bruciarono al pensiero; «...quindi lui ti vuole possedere per avere un potenza maggiore per riuscire a dominare il Labirinto insieme alle creature magiche che ne fanno luogo.» disse lui in un tono frustante «Ora che sei al corrente della situazione, mia cara...» mi guardò dritto negli occhi «...devi aiutarmi a mantenere inalterato l’equilibro del Labirinto e l’unico modo è sconfiggere la causa di tutto questo trambusto: Rainel.» concluse. Non sapevo che dire o che pensare. Ero in una confusione totale. La testa continuava a girarmi ed tutto ad un tratto cominciai a sudare freddo e vidi la mia pelle diventare paonazza. Guardai Jareth, ma non ce la feci a rimanere concentrata poiché le mie palpebre si stavano facendo sempre più pesanti. Mi sentii mancare e poco dopo, svenni.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Ritorno ***


Aprii gli occhi e notai che non ero nella più nella mia camera. Ero distesa su un letto matrimoniale e indossavo una vestaglia bianca, scollata che arrivava all’altezza della coscia. La camera era enorme, le pareti erano di un bianco sporco, ornate da dipinti raffiguranti paesaggi e ritratti, i mobili erano dello stesso colore della stanza e il pavimento era formato da delle piastre di marmo sul grigio. Il soffitto era più scuro e aveva un lampadario di cristallo e ad un angolo della stanza c’era un pianoforte a coda bianco perla. I tappeti erano di ottima fattura e la porta era grande e imponente, di un legno grigio opaco con striature biancastre. Ricordai tutto. L’aggressione e l’arrivo di Jareth nella mia camera, la discussione che abbiamo avuto e il mio svenimento. Mi sollevai e cominciai a guardarmi intorno, ma non vidi nessuno. Mi sentivo molto meglio rispetto alla scorsa notte ma comunque non ero affatto tranquilla. Appena mi alzai dal letto sentii un rumore dietro di me e apparve lui, bello e affascinante come sempre: «Buongiorno Sarah.» «Finalmente abbiamo aperto gli occhi!» disse ironicamente. «Mi hai portato nel Labirinto?» domandai «Penso di non doverti rispondere a una domanda così stupida, mia cara. È ovvio.» rispose con la sua solita arroganza «Ma non ho neanche salutato la mia famiglia e fai sempre le cose contro la mia volontà!» risposi a pieno tono. Jareth mi fissò con quegli occhi che mi leggevano anche l’anima «Eri svenuta e i tuoi genitori non potevano trovarti in quelle condizioni.» disse «Sapevo che alla fine avresti accettato la mia proposta, sopratutto per il bene dei tuoi amici e così ti ho portata qui, per riprenderti e per aiutarmi.» concluse «I miei amici? Cosa c’entrano in tutto questo?!?» domandai impaurita «Molte creature sono state catturate e imprigionate nel regno di Rainel...» sbuffò «...ed io ho il dovere di aiutarle e tra di loro, si, ci sono anche io tuoi amici Sarah.» Non riuscii a crederci, una sera prima erano lì con me mentre adesso, erano imprigionati da quell’essere mostruoso. Jareth tornò a guardarmi cercando una mia risposta ma notai che i suoi occhi per un attimo scesero lungo il mio seno. Lui arrossì. Mi irrigidii e cercai di pensare ad altro e non al suo sguardo. Ricominciai a parlare «Prima di tutto, mi servono degli altri abiti...» fulminando «...e seconda cosa, Rainel mi voleva per i miei poteri ma io neanche sono consapevole di averli! Come è possibile?» Il Re rispose, quasi innervosito «Come credi di avermi sconfitto Sarah?» disse «Se non avessi avuto alcun potere non saresti mai riuscita a risolvere nessuna di tutte le prove che hai affrontato!» disse «La tua forza di volontà, la tua determinazione e la tua insolenza oserei dire, sono armi potentissime qui nell’Underground. I tuoi poteri li hai sempre usati senza mai rendertene conto ma in fondo sentivi la tua potenza!» Ascoltai quelle parole con attenzione ma stranamente non ne fui sorpresa. Jareth aveva ragione. Dentro di me sentivo che anche io, in qualche modo, riuscivo ad affrontare ogni cosa in quel luogo. Non devo ringraziare solo me stessa ma anche lui visto che all’inizio mi aveva donato dei poteri ma non pensavo che la mia persona o quello che riuscivo a fare con la mia caparbietà, potesse essere desiderio di qualcuno così malvagio. «Beh, direi di metterci subito al lavoro...» dissi «Dove posso trovare altri vestiti?» guardandolo in modo brusco «Nell’armadio, mia preziosa, puoi trovare tutto quello che desideri.» rispose con il suo solito fare malizioso. «Potresti uscire allora? Sai, almeno la privacy.» «Certamente, non mancherei mai di rispetto, anche se qui la parola privacy è quasi un eufemismo.» In quel momento, infatti, mi ricordai delle sue sfere che potevano vedere ovunque, sopratutto qui, nel suo castello. Lo guardai imbarazzata e corsi verso la porta del bagno. “Stupido e scemo di un Re! Chi si credeva di essere?” Sentii sbattere la porta dell’entrata e mi tranquillizzai. Avevo il cuore che batteva all’impazzata e mi venne in mente il suo sguardo pochi attimi prima su di me. Quella sensazione di essere guardata in quel modo da lui mi faceva sentire desiderata e volubile. Cacciai via quei pensieri impuri e iniziai a lavarmi e a darmi una sistemata. Uscì dal bagno e aprii l’armadio e osservai tutti gli abiti splendidi che vi erano dentro. Andavano dai colori più scuri ai colori più chiari in ordine cromatico e ce ne erano di tutti i tipi. Scelsi però quelli più adatti a me ovvero una blusa bianca con maniche larghe con una scollatura semplice, ornata di qualche striatura più scura lungo le cuciture. I pantaloni erano aderenti di colore nero e presi un paio di stivali sempre dello stesso colore con un tacco alto. Mi pettinai i capelli ed ero soddisfatta del risultato finale. Uscii dalla camera e cominciai ad avviarmi lungo il corridoio e intravidi dei goblin che correvano da una parta all’altra e schiamazzavano come bambini presi con i loro giochi. Arrivai nella sala del trono e Jareth era di fronte una delle finestre che affacciava sul Labirinto. Era bellissimo guardarlo da lontano, immerso nei suoi pensieri. Mi notò e venne verso di me. Anche lui aveva cambiato abiti, simili a quelli di sempre ma stavolta indossava una camicia blu e pantaloni grigi e stivali di una tonalità più scura sempre sul grigio. Era bello da mozzare il fiato. «Sei bellissima Sarah» disse e io arrossii «Bando alle ciance maestà. Quando partiamo?» «Già vuoi lasciare il mio adorato castello così presto, mia adorata?» «Prima sconfiggeremo quell’essere e prima potremmo aiutare i miei amici...e il tuo regno.» dissi «Come darti torto. Partiremo dopo pranzo verso il regno di quell’animale.» «Dovremmo attraversare molti pericoli, anche lui nel suo regno ha una sorte di Labirinto ma non come quello di Goblin.» aggiunse «Quel luogo è intriso di malvagità e cercherà in tutti i modi di abbatterci e metterci l’uno contro l’altra.» Si girò verso di me e mi prese per le spalle. Io rimasi a fissarlo «Sarah, per qualsiasi ragione, non dovrai mai arrenderti, anche quando ti sembrerà tutto perduto. Tu sei potente ricordatelo!» annuii e mi sentivo serena grazie a quel tocco magico. «Si, farò del mio meglio!» «Ricorda che lui ti vuole e tu non dovrai mai stare ai suoi giochi...MAI.» finì. Mi staccai da quel tocco e andai verso la finestra poco distante da noi. Jareth riprese a parlare: «Non preoccuparti per l’Aboveground, dove si trova la tua famiglia, non noteranno la tua assenza. Già ho rimediato qualche trucco e il tempo è dalla nostra parte.» continuò «Ok, grazie...» cotinuai «...ma tu Jareth, come stai?» «Hai ripreso a pieno i tuoi poteri?» domandai «Grazie alla tua presenza, Campionessa, la mia forza è completa. Sono legato a te e questo lo sai e riprendermi da ciò che è accaduto non è stato facile. Se fossi stato più forte non avrei mai permesso che quell’essere si fosse avvicinato a te, neanche per un istante!» Lo vidi incupirsi e le sue labbra divennero dure. Sentivo la sua tristezza in quelle parole ma potevo completamente fidarmi dell’uomo che, a suo tempo, era sempre pronto ad ingannarmi? So che vuole sconfiggere Rainel, ne sono certa ma su i miei sentimenti? Lui ne è consapevole di quello che provo? Non ne avevo idea. Mi aggrappavo sempre a quei ricordi di quando ero più piccola e a quelle canzoni che lui mi cantava...adesso avevo la sensazione che non fosse accaduto mai niente. Come aveva ripetuto più di una volta era solo una sfida la nostra e niente più. E quel ballo? Era sempre una scommessa se avessi ceduto oppure no? Troppe domande senza risposta e solo chi stava dietro di me poteva darmele. Ricordavo ancora quella canzone che il Re, con la sua incredibile voce, cantava. All’improvviso sentii quella dolce musica provenire dal fondo della sala. Jareth la stava cantando. Rimasi scioccata, era come se mi stesse leggendo nel pensiero e la mia mente non sapeva più cosa pensare. Era concentrata solamente sul suono di quelle note: As the pain sweeps through, Makes no sense for you, Every thrill is gone, Wasn't too much fun at all, But I'll be there for you, As the world falls down. Ci fissammo da due parti della stanza opposte. Volevo che quel momento durasse in eterno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Partenza ***


Il tempo si era fermato intorno a noi e pensai per un momento che anche lui ricambiava i miei sentimenti e che forse le parole che mi aveva dedicato tempo fa non erano mere scemenze. Lui si avvicinò a me. Stava per parlare quando fummo bruscamente interrotti. «Maestà, maestà!» mugolò un goblin alto quanto una gallina «Il pranzo è pronto, il pranzo è pronto!» disse sbraitando. Jareth gli fece cenno con la mano e il piccolo esserino sparì. «Sarah, dobbiamo andare...» si avvicinò al mio viso, sussurrandomi nell’orecchio «...non finisce qui mia preziosa.» e mi indicò la strada, ponendomi la sua mano. L’afferrai un po’ incredula. Ero sempre prevenuta nei suoi confronti per paura di essere “ferita” da un momento all’altro ma la voglia di lasciarmi andare era tanta. Arrivammo nella sala da pranzo, dove trovai una lunga tavola con sopra qualsiasi tipo di pietanze! Jareth mi fece sedere e lui si mise accanto a me «Prego Sarah, non fare complimenti.» Effettivamente avevo una gran fame e senza farmelo ripetere due volte iniziai a mangiare. Era tutto squisito. Finimmo di pranzare e ciò che ne era rimasto di tutte quelle prelibatezze, Jareth le diede ai pochi goblin rimasti nel castello. Avevo notato che ce ne erano molti di meno rispetto all’ultima volta che sono venuta e, anche se erano esserini alquanto fastidiosi e rumorosi, si sentiva la loro mancanza. E sono certa che anche il Re la sentiva. Finiti gli ultimi “preparativi” nel castello, potemmo partire. Entrammo nel Labirinto, per dirigerci alla sua uscita, e riattraversando quel luogo così magico, molto ricordi della mia avventura rivennero a galla. Era una sensazione strana ma bella allo stesso tempo. Arrivammo subito all’uscita del Labirinto, stranamente non me lo ricordavo così corto ma poi capii che era grazie a Jareth che avevamo fatto presto. Dovevo immaginarlo. Prima di varcare la soglia dell’uscita Jareth mi bloccò e aprì la mano: sul palmo aveva una sorte di amuleto, simile al suo, ma invece di essere grigio scuro era di un bianco puro e delicato. Lo guardai «A cosa serve?» chiesi. «È un amuleto protettivo e può amplificare la tua magia, rendendoti più potente.» rispose Jareth. Presi l’oggetto e lo misi intorno al collo «Come immaginavo, ti sta davvero d’incanto addosso mia cara.» lo guardai in malo modo e così, per evitare l’imbarazzo, affettai il passo. Sentii lui ridere dietro le mie spalle. Era consapevole dell’effetto che aveva su di me. Giungemmo ai confini e li lo vidi. Il regno di Rainel. Era incredibilmente vicino o così sembrava al regno di Goblin. «Non è lontano come pensavo!» affermai «Purtroppo Rainel ha sconfitto un altro regno confinante con il nostro. Visto che non è riuscito a corrompere Goblin, poiché sono abbastanza potente...» affermò con modestia «...ha deciso di ottenere il potere della Campionessa, ovvero tu.» disse. «Beh, se è me che vuole, si faccia avanti invece di rintanarsi come un coniglio!» dissi «Purtroppo per noi è intelligente e non si sposterà dal suo Labirinto. Cercherà sempre i momenti più propizi per attaccare e non possiamo permetterlo. Perciò lo affronteremo apertamente, senza dargli modo di attaccarci alle spalle !» concluse Jareth. Man mano che ci avvicinavamo, l’aria si faceva sempre più pesante e la natura intorno a noi era senza vita. Nessun animale, nessun avvistamento di qualche nemico. Niente di niente. Solo pura desolazione. Intravedemmo una sorte di entrata e li scorgemmo una sagoma vicino a quello che sembrava un cancello di ferro. Ci avvicinammo e la figura che vedemmo sembrava avere una statura umana, ma era completamente incappucciata, con indosso una veste violacea. Il viso non gli si vedeva, era come se nell’apertura del cappuccio ci fosse il vuoto. Tutto ad un tratto si mosse dalla sua posizione ed emanò un sussurro profondo è inquietante: «Benvenuti nel Regno di Rainel. Cosa vi porta qui?» disse la strana creatura «I nostri affari ci appartengono. Facci passare.» intimò Jareth. «Non credo sia il miglior modo per entrare...» dissi «Ve lo richiederò un’altra volta: Cosa vi porta qui nel Regno di Rainel?» ripetè la creatura «Vogliamo arrivare alla fine del Labirinto e incontrare il tuo padrone.» affermai. L’essere si stizzì per un secondo ma poco dopo incomincio a emanare una risata alquanto malvagia, che risuonava nell’aria come un eco tra le montagne. Si librò in volo e riprese a parlare: «Bene allora, avete 10 ore per arrivare alla fine e risolvere il Dedalo Oscuro. Ci rincontreremo più avanti...se vivrete abbastanza a lungo.» e finita la frase, l’essere si volatilizzò. Le porte del cancello si aprirono e io e Jareth ci guardammo perplessi. Mi porse la mano con delicatezza per darmi coraggio e io la presi. Varcammo le soglie dell’entrata e notammo l’oscurità che avvolgeva quel luogo. Tutto era ricoperto da nebbia e pulviscolo, e i mattoni delle mura grondavano dalle fessure una sostanza simile al catrame. In quel momento, capimmo che la nostra discesa verso la malvagità vera e propria, era appena iniziata.

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