Hope di Cress Morlet (/viewuser.php?uid=918469)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mani di velluto ***
Capitolo 2: *** Mani che si sfiorano senza mai toccarsi ***
Capitolo 3: *** Mani sporche di sangue ***
Capitolo 1 *** Mani di velluto ***
“Non
mi sono mai sentita tanto sola”, sussurrò Rey,
persa ad osservare il terreno sotto i loro piedi.
La sua voce triste era uno strappo disumano in grado di spazzare via
qualsiasi tentativo di combattere ancora. Liberò pensieri
che non avrebbe mai dovuto formulare e rese chiare delle sensazioni che
non avrebbe mai dovuto provare. Ci
sono io qui con te.
L’indecisione assumeva la forma di una morsa assassina in
grado di sfigurare i suoi lineamenti scoperti e di adombrare le linee
intorno ai suoi occhi. Ma in nessun modo la realtà
scompariva dalla sua mente confusa o dal suo volto ferito. Era
semplicemente la verità -
e che cosa sarebbe mai potuto succedere? Ci sono io qui con te.
“Tu non sei sola”, le rispose, piano.
Lo disse a bassa voce, esalò poche sillabe come se fossero
il mormorio di un eco impazzito spento tra le sue labbra e imprigionato
dolorosamente tra i suoi denti. Abbassò lo sguardo e
trattenne la sua bocca nell’atto di piegarsi verso
l’alto. Era seduto, ma si muoveva a disagio. C’era
un abisso infinito all’interno del suo cuore. Era una
lacerazione silenziosa che inghiottiva un dolore antico e che divorava
ogni grammo di speranza baluginante nei recessi delle sue costole
storte e del suo petto stanco.
“Neanche tu lo sei”, gli ricordò Rey,
sollevando lo sguardo verso il suo.
Immensi pianeti si disintegrarono tra le sue dita non appena lei
pronunciò queste parole. Gli tese la sua mano e lui
osservò le proprie. Sarebbero potute sembrare delle mani di
velluto, se non fossero sempre state in realtà le mani di un
mostro. Perché
mi porgi la tua mano? Perché mi guardi e non trattieni il
pianto? Perché stai tremando? Perché parli ancora
con me?
Sfilò via il guanto e avvertì il disequilibrio
della galassia attraversare il suo polso.
Ma perché
stai tremando, Rey?
Il suo braccio si mosse a scatti, esitante e spaventato. Hai paura?
Le sue dita si tesero spontanee, cercando la sua pelle. I polpastrelli
sfrigolarono e si piegarono al bisogno di un contatto. Non si rese
conto di non star respirando, non se ne accorse. Il cielo piangeva e
singhiozzava mentre intorno a loro scivolarono lacrime di sangue e sale.
Erano i sussurri muti di un passato schiacciato, i sussulti leggeri
delle particelle di atomi dissolte in acqua ghiacciata.
Tremi ancora?
Non c’era aria, non c’era il vuoto. C’era
pelle - la sua pelle, il suo calore, la sua esistenza.
Una vita racchiusa in delle linee concentriche, ora intrecciate alle
sue linee spezzate.
Non sei tu che stai
tremando e non è neppure l’universo. Sono solo io.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Mani che si sfiorano senza mai toccarsi ***
Mani che si sfiorano senza mai toccarsi
"Unisciti a
me", dice, e le porge il braccio.
Compie due passi verso di lei mentre del sudore cola dal suo mento che
trema.
Se la connessione
è vera, se ciò che ho visto è
realtà, se ciò che ho sentito esiste
concretamente - che non sono solo, che ci sei tu, ci sono io, siamo noi
insieme - allora stringi la mia mano. Ci separano otto passi. No? E
come potevi essere più vicina quando eri a milioni di
miliardi di anni luce di distanza? Non ti sento, non ti comprendo. Mi
guardi piangendo e io non riesco a percepirti. Mi guardi e io non
capisco. Non capisco perché sei triste. Ti ho detto che sei
importante. Per me, per me tu sei importante. Avresti dovuto essere il
nulla e invece sei diventata qualcosa, sei diventata qualcuno. Non so
cosa sei, ma non è vero che sei niente. Non lo sei
più da diverso tempo. Sei tu. Sei tu con me. Siamo noi
insieme.
Stringe il palmo su se stesso come se fosse una contrazione
involontaria dei muscoli -
come se volesse trattenere qualcosa di lei che già non
c’è più sulla sua pelle -
e stende le dita verso le sue. Rey singhiozza e respira dolorosamente.
Vede che si trattiene faticosamente, con gli occhi gonfi e
tremendamente rossi. Ogni sua lacrima scivola giù verso il
pavimento e si confonde con altre scintille luminose arancioni che
crollano dal soffitto come frammenti di fuoco fatuo. Sono fiocchi di
lava tramutati in vetro nero. Ogni cosa è distrutta vicino
ai suoi piedi, ma nessun rumore cattura la sua attenzione. Lo osserva e
non indietreggia, non piega la testa. Singhiozza e basta.
Ti ho vista vicino a me,
convertita al Lato Oscuro della Forza. Combattevamo insieme, eravamo
insieme. È stata una manipolazione? Il nostro legame, la
visione, le sensazioni. La certezza di non essere più solo.
Era soltanto un altro inganno?
“Ti prego”, sussurra piano, senza riuscire a
trattenere una preghiera, - senza riuscire a nascondere una speranza.
Non riesce a placare il senso di vuoto che si allarga nel suo petto.
Straripa via dalle sue costole e lo abbandona lì, indifeso.
Lo sconquassa e lo trasforma in un essere vulnerabile. Lo plasma nelle
sembianze di un uomo patetico e inetto, un qualcosa che ha sempre
cercato di distruggere e di uccidere in qualsiasi modo possibile. Ma
non può fermarsi, perché ha bisogno di sapere. E
perché ha bisogno che sia vero.
Unisciti a me. Sfiora la
mia mano, accetta ciò che sono. Non tradirmi. Dimostrami che
il legame era nostro, soltanto nostro. Lascia che il resto muoia -
Snoke, Skywalker, i Sith, i Jedi, i Ribelli -, che muoiano tutti. Ci
siamo io e te. Siamo io e te.
La mano di Rey si solleva verso la sua. E il dorso trema, le dita si
muovono nell’aria. Sono mani che si cercano e che sembrano
non trovarsi mai. Congelate in un istante in cui vorrebbero toccarsi,
in cui vorrebbero abbandonarsi. La pelle freme e la speranza brucia le
sue cicatrici e le sue pupille. Non riesce a smettere di osservare il
suo viso. Lei piange in silenzio o forse non sta piangendo
più. La sua mano bianca è una scintilla chiara in
un abisso di oscurità infinita. Può quasi
toccarla.
Siamo solo noi.
Ma questa è la verità: lo sguardo di Rey si
indurisce e si trasforma in pietra tagliente. Assomiglia allo sguardo
che gli aveva rivolto nella foresta. Lo guarda come se non lo
conoscesse, come se potesse fargli del male senza tentennare un solo
secondo. Lo osserva alla stregua di un ostacolo da eliminare e da
pugnalare alle spalle. Non c’è altro nei suoi
occhi. Non deve mai esserci stato niente altro. E' stata un'ombra,
un'illusione. Era soltanto la sua debolezza riflessa.
O sono solo io?
Angolo autrice.
Ciao a tutti! Entro in punta di piedi in questo fandom, in questo mondo
che ormai amo più di me stessa, e vi chiedo di perdonare
questi piccoli deliri. Dovevano essere delle Drabble per il progetto
del gruppo "Il Giardino di Efp", ma una storia è diventata
una flash e questa è un'OneShot. Si capisce che non ho il
dono della sintesi. Vorrei scrivere un'ultima scena prima di terminare
la raccolta. Spero di farcela. A presto! (Se vi va, ditemi cosa ne
pensate di questo progetto).
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Mani sporche di sangue ***
mani che si stringono
.
Ho bisogno di
restare da solo. Andate
tutti via, non avvicinatevi. Non voglio vedere nessuno, non voglio
ascoltare nessuno.
Lasciatemi. Non deve esserci nessuno accanto a me, nessuno. Lasciatemi
solo. Non parlatemi, non avvicinatevi. Avete capito? O ancora non avete
compreso niente di ciò che chiedo? Non mi temete abbastanza?
Io voglio, io ordino, io
comando che ci sia un immenso abisso tra me e il resto
dell’universo e che venga creata un’intera galassia
tra me e ogni altro essere vivente che osa disturbarmi. Non
c’è sempre stato un vuoto cosmico in me e intorno
a me? Sì, che c’è sempre stato. Da sempre, mai un
giorno diverso. È così: sono sempre stati gli
altri ad impormi il vuoto, a plasmarlo, a consumarlo fino alle viscere
delle più estreme profondità conosciute. E adesso
sono io che lo desidero. Lo pretendo, lo agogno!
Soltanto morti vicino ai miei piedi, soltanto cadaveri e fantasmi. Che
non esistano più parole e frasi. E che nessuno mi rivolga
domande.
Rimangano soltanto echi di silenzio e ombre di buio in questa putrida
stanza. Io voglio rimanere solo. No, io voglio essere solo e
sradicare ogni scintilla di speranza che ancora riverbera in me.
È un tremolio che mi costringo a soffocare. È un
tremolio che ho promesso di distruggere, che ho giurato di
uccidere.
Devo ucciderla.
È una persona. Devo uccidere lei. Ha anche un nome.
Devo uccidere Rey.
Sei tu che mi hai lasciato, sei tu che mi hai abbandonato. Tu mi
avresti
colpito senza battere ciglio. Con il tuo sguardo fiero e la tua
ossequiosa
fede. Mi avresti squarciato il petto e trapassato il cuore. Avresti
vinto
contro il tuo mostro. Mentre io muoio, no, no!, morivo, morivo!,
perché è
passato, perché è nel passato, al
solo pensiero. E mi tremano, no,
no!,
passato, passato!, e mi tremavano le mani.
Mi sono fidato, mi sono aggrappato
ad un’illusione e ho sbagliato ogni cosa.
E non esiste un noi, siamo
solo noi
adesso ti avevo detto, esisto solo io.
Mi hai guardato, hai scavato dentro la mia anima con il
tuo sguardo luminoso, indomabile. Talmente tanto adirato con me, talmente tanto
deluso.
Devi aver compreso che non esiste più alcuna
possibilità di salvezza,
nessuna possibilità di redenzione. Io avrei voluto parlarti.
Avrei voluto dire
qualcosa, domandarti perché, perché,
perché lo hai fatto? perché mi hai
tradito?, oppure chiederti di smetterla di osservarmi in
quel modo, come se non
esistesse alcuna speranza nella galassia. Come se non esistesse
speranza nel
destino ineluttabile della più completa e sorda solitudine.
Tu, Rey, mercante di
rottami senza alcun significato
in questa storia, mi hai
guardato, ma non per me,
e devi aver pensato che gli uomini come me non sono uomini. Sono
mostri. E io posso essere il tuo mostro nella stessa
identica misura in cui tu
sei diventato il mio. Non ho mani da stringere. Non ho più
le tue mani strette
alle mie. Non ricordo più la sensazione delle nostre mani
sudate che si
sfiorano e che si stringono pelle contro pelle. Ho guardato i nostri
palmi e i
miei non mi erano più sembrati sporchi di sangue. Eppure ora
lo sono di nuovo, l’ho
notato proprio adesso, ma
tu devi averlo notato prima di me, non è vero? Avevo
raccolto dei dadi e sono scomparsi anche loro.
Ogni cosa sta scivolando via dalle mie dita e non
c’è nulla che io possa fare,
in nessuno modo io posso fermare tutto questo. Deve essere il sangue. È
viscoso. Con le mani sporche di sangue non posso afferrare
niente. Posso solo
perdere tutto.
Angolo autrice.
Questa brevissima OneShot vorrebbe essere il
flusso dei pensieri di Ben Solo nel momento della connessione finale
con Rey. Mi dispiace se non vi piacerà, io ho totale amore e
rispetto di questo personaggio. Spero di non essere risultata OOC e che
la lettura sia stata piacevole. La raccolta si conclude qui. Vorrei
tornare a breve in questo fandom con una Reylo più corposa.
Conoscere i vostri pareri mi aiuterebbe tantissimo. A presto e grazie :)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3852850
|