Hope

di Cress Morlet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mani di velluto ***
Capitolo 2: *** Mani che si sfiorano senza mai toccarsi ***
Capitolo 3: *** Mani sporche di sangue ***



Capitolo 1
*** Mani di velluto ***


“Non mi sono mai sentita tanto sola”, sussurrò Rey, persa ad osservare il terreno sotto i loro piedi.
La sua voce triste era uno strappo disumano in grado di spazzare via qualsiasi tentativo di combattere ancora. Liberò pensieri che non avrebbe mai dovuto formulare e rese chiare delle sensazioni che non avrebbe mai dovuto provare. Ci sono io qui con te.
L’indecisione assumeva la forma di una morsa assassina in grado di sfigurare i suoi lineamenti scoperti e di adombrare le linee intorno ai suoi occhi. Ma in nessun modo la realtà scompariva dalla sua mente confusa o dal suo volto ferito. Era semplicemente la verità - e che cosa sarebbe mai potuto succedere? Ci sono io qui con te.
“Tu non sei sola”, le rispose, piano.
Lo disse a bassa voce, esalò poche sillabe come se fossero il mormorio di un eco impazzito spento tra le sue labbra e imprigionato dolorosamente tra i suoi denti. Abbassò lo sguardo e trattenne la sua bocca nell’atto di piegarsi verso l’alto. Era seduto, ma si muoveva a disagio. C’era un abisso infinito all’interno del suo cuore. Era una lacerazione silenziosa che inghiottiva un dolore antico e che divorava ogni grammo di speranza baluginante nei recessi delle sue costole storte e del suo petto stanco.
“Neanche tu lo sei”, gli ricordò Rey, sollevando lo sguardo verso il suo.
Immensi pianeti si disintegrarono tra le sue dita non appena lei pronunciò queste parole. Gli tese la sua mano e lui osservò le proprie. Sarebbero potute sembrare delle mani di velluto, se non fossero sempre state in realtà le mani di un mostro. Perché mi porgi la tua mano? Perché mi guardi e non trattieni il pianto? Perché stai tremando? Perché parli ancora con me?
Sfilò via il guanto e avvertì il disequilibrio della galassia attraversare il suo polso.
Ma perché stai tremando, Rey?
Il suo braccio si mosse a scatti, esitante e spaventato. Hai paura?
Le sue dita si tesero spontanee, cercando la sua pelle. I polpastrelli sfrigolarono e si piegarono al bisogno di un contatto. Non si rese conto di non star respirando, non se ne accorse. Il cielo piangeva e singhiozzava mentre intorno a loro scivolarono lacrime di sangue e sale. Erano i sussurri muti di un passato schiacciato, i sussulti leggeri delle particelle di atomi dissolte in acqua ghiacciata.
Tremi ancora?
Non c’era aria, non c’era il vuoto. C’era pelle - la sua pelle, il suo calore, la sua esistenza.
Una vita racchiusa in delle linee concentriche, ora intrecciate alle sue linee spezzate.
Non sei tu che stai tremando e non è neppure l’universo. Sono solo io.

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Capitolo 2
*** Mani che si sfiorano senza mai toccarsi ***


Mani che si sfiorano senza mai toccarsi


"Unisciti a me", dice, e le porge il braccio. 
Compie due passi verso di lei mentre del sudore cola dal suo mento che trema. 
Se la connessione è vera, se ciò che ho visto è realtà, se ciò che ho sentito esiste concretamente - che non sono solo, che ci sei tu, ci sono io, siamo noi insieme - allora stringi la mia mano. Ci separano otto passi. No? E come potevi essere più vicina quando eri a milioni di miliardi di anni luce di distanza? Non ti sento, non ti comprendo. Mi guardi piangendo e io non riesco a percepirti. Mi guardi e io non capisco. Non capisco perché sei triste. Ti ho detto che sei importante. Per me, per me tu sei importante. Avresti dovuto essere il nulla e invece sei diventata qualcosa, sei diventata qualcuno. Non so cosa sei, ma non è vero che sei niente. Non lo sei più da diverso tempo. Sei tu. Sei tu con me. Siamo noi insieme.
Stringe il palmo su se stesso come se fosse una contrazione involontaria dei muscoli - come se volesse trattenere qualcosa di lei che già non c’è più sulla sua pelle - e stende le dita verso le sue. Rey singhiozza e respira dolorosamente. Vede che si trattiene faticosamente, con gli occhi gonfi e tremendamente rossi. Ogni sua lacrima scivola giù verso il pavimento e si confonde con altre scintille luminose arancioni che crollano dal soffitto come frammenti di fuoco fatuo. Sono fiocchi di lava tramutati in vetro nero. Ogni cosa è distrutta vicino ai suoi piedi, ma nessun rumore cattura la sua attenzione. Lo osserva e non indietreggia, non piega la testa. Singhiozza e basta.
Ti ho vista vicino a me, convertita al Lato Oscuro della Forza. Combattevamo insieme, eravamo insieme. È stata una manipolazione? Il nostro legame, la visione, le sensazioni. La certezza di non essere più solo. Era soltanto un altro inganno?
“Ti prego”, sussurra piano, senza riuscire a trattenere una preghiera, - senza riuscire a nascondere una speranza.
Non riesce a placare il senso di vuoto che si allarga nel suo petto. Straripa via dalle sue costole e lo abbandona lì, indifeso. Lo sconquassa e lo trasforma in un essere vulnerabile. Lo plasma nelle sembianze di un uomo patetico e inetto, un qualcosa che ha sempre cercato di distruggere e di uccidere in qualsiasi modo possibile. Ma non può fermarsi, perché ha bisogno di sapere. E perché ha bisogno che sia vero.
Unisciti a me. Sfiora la mia mano, accetta ciò che sono. Non tradirmi. Dimostrami che il legame era nostro, soltanto nostro. Lascia che il resto muoia - Snoke, Skywalker, i Sith, i Jedi, i Ribelli -, che muoiano tutti. Ci siamo io e te. Siamo io e te.
La mano di Rey si solleva verso la sua. E il dorso trema, le dita si muovono nell’aria. Sono mani che si cercano e che sembrano non trovarsi mai. Congelate in un istante in cui vorrebbero toccarsi, in cui vorrebbero abbandonarsi. La pelle freme e la speranza brucia le sue cicatrici e le sue pupille. Non riesce a smettere di osservare il suo viso. Lei piange in silenzio o forse non sta piangendo più. La sua mano bianca è una scintilla chiara in un abisso di oscurità infinita. Può quasi toccarla.
Siamo solo noi.
Ma questa è la verità: lo sguardo di Rey si indurisce e si trasforma in pietra tagliente. Assomiglia allo sguardo che gli aveva rivolto nella foresta. Lo guarda come se non lo conoscesse, come se potesse fargli del male senza tentennare un solo secondo. Lo osserva alla stregua di un ostacolo da eliminare e da pugnalare alle spalle. Non c’è altro nei suoi occhi. Non deve mai esserci stato niente altro. E' stata un'ombra, un'illusione. Era soltanto la sua debolezza riflessa.
O sono solo io?







Angolo autrice.
Ciao a tutti! Entro in punta di piedi in questo fandom, in questo mondo che ormai amo più di me stessa, e vi chiedo di perdonare questi piccoli deliri. Dovevano essere delle Drabble per il progetto del gruppo "Il Giardino di Efp", ma una storia è diventata una flash e questa è un'OneShot. Si capisce che non ho il dono della sintesi. Vorrei scrivere un'ultima scena prima di terminare la raccolta. Spero di farcela. A presto! (Se vi va, ditemi cosa ne pensate di questo progetto).

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Capitolo 3
*** Mani sporche di sangue ***


mani che si stringono

.

Ho bisogno di restare da solo. Andate tutti via, non avvicinatevi. Non voglio vedere nessuno, non voglio ascoltare nessuno. 
Lasciatemi. Non deve esserci nessuno accanto a me, nessuno. Lasciatemi solo. Non parlatemi, non avvicinatevi. Avete capito? O ancora non avete compreso niente di ciò che chiedo? Non mi temete abbastanza? Io voglio, io ordino, io comando che ci sia un immenso abisso tra me e il resto dell’universo e che venga creata un’intera galassia tra me e ogni altro essere vivente che osa disturbarmi. Non c’è sempre stato un vuoto cosmico in me e intorno a me? Sì, che c’è sempre stato. Da sempre, mai un giorno diverso. È così: sono sempre stati gli altri ad impormi il vuoto, a plasmarlo, a consumarlo fino alle viscere delle più estreme profondità conosciute. E adesso sono io che lo desidero. Lo pretendo, lo agogno! 
Soltanto morti vicino ai miei piedi, soltanto cadaveri e fantasmi. Che non esistano più parole e frasi. E che nessuno mi rivolga domande. 
Rimangano soltanto echi di silenzio e ombre di buio in questa putrida stanza. Io voglio rimanere solo. No, io voglio essere solo e sradicare ogni scintilla di speranza che ancora riverbera in me. È un tremolio che mi costringo a soffocare. È un tremolio che ho promesso di distruggere, che ho giurato di uccidere. 
Devo ucciderla. È una persona. Devo uccidere lei. Ha anche un nome. Devo uccidere Rey. 
Sei tu che mi hai lasciato, sei tu che mi hai abbandonato. Tu mi avresti colpito senza battere ciglio. Con il tuo sguardo fiero e la tua ossequiosa fede. Mi avresti squarciato il petto e trapassato il cuore. Avresti vinto contro il tuo mostro. Mentre io muoio, no, no!, morivo, morivo!, perché è passato, perché è nel passato, al solo pensiero. E mi tremano, no, no!, passato, passato!, e mi tremavano le mani. 
Mi sono fidato, mi sono aggrappato ad un’illusione e ho sbagliato ogni cosa. 
E non esiste un noi, siamo solo noi adesso ti avevo detto, esisto solo io. 
Mi hai guardato, hai scavato dentro la mia anima con il tuo sguardo luminoso, indomabile. Talmente tanto adirato con me, talmente tanto deluso
Devi aver compreso che non esiste più alcuna possibilità di salvezza, nessuna possibilità di redenzione. Io avrei voluto parlarti. Avrei voluto dire qualcosa, domandarti perché, perché, perché lo hai fatto? perché mi hai tradito?, oppure chiederti di smetterla di osservarmi in quel modo, come se non esistesse alcuna speranza nella galassia. Come se non esistesse speranza nel destino ineluttabile della più completa e sorda solitudine. Tu, Rey, mercante di rottami senza alcun significato in questa storia, mi hai guardato, ma non per me, e devi aver pensato che gli uomini come me non sono uomini. Sono mostri. E io posso essere il tuo mostro nella stessa identica misura in cui tu sei diventato il mio. Non ho mani da stringere. Non ho più le tue mani strette alle mie. Non ricordo più la sensazione delle nostre mani sudate che si sfiorano e che si stringono pelle contro pelle. Ho guardato i nostri palmi e i miei non mi erano più sembrati sporchi di sangue. Eppure ora lo sono di nuovo, l’ho notato proprio adesso, ma tu devi averlo notato prima di me, non è vero? Avevo raccolto dei dadi e sono scomparsi anche loro. Ogni cosa sta scivolando via dalle mie dita e non c’è nulla che io possa fare, in nessuno modo io posso fermare tutto questo. Deve essere il sangue. È viscoso. Con le mani sporche di sangue non posso afferrare niente. Posso solo perdere tutto.







Angolo autrice.

Questa brevissima OneShot vorrebbe essere il flusso dei pensieri di Ben Solo nel momento della connessione finale con Rey. Mi dispiace se non vi piacerà, io ho totale amore e rispetto di questo personaggio. Spero di non essere risultata OOC e che la lettura sia stata piacevole. La raccolta si conclude qui. Vorrei tornare a breve in questo fandom con una Reylo più corposa. Conoscere i vostri pareri mi aiuterebbe tantissimo. A presto e grazie :)

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