Perspective

di Elos90210
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Martedì ***
Capitolo 2: *** Hell ***



Capitolo 1
*** Martedì ***


So di non essere il classico prototipo adolescenziale, ma ehi nessuno è perfetto!

Ho quasi 18 anni e non ho ancora concluso nulla nella mia banalissima vita, a scuola non sono un genio, diciamo piuttosto che arrivo al sei in quasi tutte le materie solo per il rotto della cuffia, non sono di certo un’alunna modello, oltre la mia media oserei dire penosa passo tre quarti delle lezioni in giro per i corridoi sia chiaro non per mia volontà.

Nelle relazioni sociali non sono proprio un genio, diciamo pure che faccio altamente schifo, per fortuna il mio motto è sempre stato pochi ma buoni.

Per la famiglia sono quella che viene definita la pecora nera, ma guardate che non sono mica un piccolo grinch che vive in una caverna isolata dal mondo.

In realtà pensandoci bene sono un’adolescente piuttosto normale, mi piace mangiare il gelato, non c’è niente di meglio del gelato al pistacchio, montagne di gelato al pistacchio. Leggo un sacco, e passo ore acciambellata sul letto a guardare serie su Netflix, con lo studio non vado molto d’accordo e quando capita mi piace uscire a divertirmi con Sere e Lello.

Diciamo solo che non sono una persona per tutti, ma tutto qui niente terzo occhio in testa o undicesimo dito alla mano.

–Martina! Svegliati immediatamente, non farmelo ripetere –

Ecco la melodiosa voce di mia madre, si ecco il nostro rapporto va così lei che mi urla dietro e io che la ascolto quando capita, però sotto sotto anche noi ci vogliamo bene.

Non voglio beccarmi una strigliata già di prima mattina quindi meglio fare come dice, con forza disumana riesco a passare dal letto alla doccia, si non riesco a svegliarmi senza farmi una bella doccia calda, ci passerei le ore qua sotto.

Meglio non fare tardi dovrò già saltare la colazione, e non è mai un buongiorno quando non faccio colazione.

È autunno quindi posso finalmente mettermi le mie adorate felpe, si sono una nerd di prima categoria ma ehi non giudicate.

Metto la mia preferita, il mio porta fortuna la felpa di Harry Potter con tanto di simbolo dei doni della morta stampato enorme sulla schiena.

Prima di scendere busso alla porta di mio fratello, ecco uno dei tanti tasti dolenti della mia giovane vita: Raffaele mio fratello maggiore, abbiamo un anno di differenza e lui è il cocco di casa, il figlio perfetto. Abbiamo un rapporto strano noi due a volte sembra che non gliene freghi nulla di me, altre invece dimostra di avere un cuore pure lui. Questo è il suo ultimo anno di scuola e per mia sfortuna frequentiamo lo stesso istituto, quindi se non voglio prendere l’autobus e di conseguenza arrivare tardi mi serve un passaggio in macchina.

Senza aspettare una risposta mi fiondo giù dalle scale per vedere cos’è rimasto in cucina, ma vedo che mamma ha già sparecchiato tutto lasciando solo una ciotola di latte e cereali per Raffa.

Questa giornata sta iniziando malissimo.

 

Siamo in macchina ma non ci rivolgiamo la parola, come del resto tutte le mattine, ah giusto mi sono dimenticata di dirvi che per assurdo se io sono considerata come la sfigata asociale, il perfettino alla guida non è altro che il più popolare della scuola, il capitano della squadra di basket, il cocco di tutti i professori e idolatrato da tutte le ragazze.

Se non fosse per gli stessi occhi azzurri nessuno direbbe che siamo fratelli, lui alto, slanciato, con un fisico temprato dalle 2 ore quotidiane passate in palestra, sguardo profondo incorniciato da ribelli ricci biondi, un adone greco in poche parole.

Poi ci sono io la sorellina sfigata con un bel paio di occhiali a coprire quell’unico dettaglio che ci accomuna, banali capelli neri spesso legati, è dalla seconda superiore che non cresco di mezzo centimetro quindi posso assicurarvi che non supero il metro e sessanta, come se questo non fosse abbastanza diciamo che madre natura in quanto forme e curve da capogiro non è stata molto generosa con me.

Io non sono di sicuro di aiuto non sono una di quelle fissate con la forma fisica, ma nemmeno mi rimpinzo di cibo da mattina a sera, diciamo che quello che mi salva da tutto e da tutti è la danza.

È da quando ho memoria che la musica mi ha sempre trasportato in un mondo tutto mio, il passo da li a iniziare a ballare è stato veramente breve.

Finche non è successo quello che doveva succedere, perché sia mai che io in quasi 18 anni di vita abbia una gioia, così mi sono dedicata anima e corpo alla mia altra passione, la macchina fotografica, incredibile come basti un punto di vista differente per stravolgere completamente un’immagine, un piccolo e insignificante dettaglio che può stravolgere tutta una storia se solo osservato da un’angolazione differente.

–Martina, ti muovi, vuoi scendere da questa macchina o devo stendere il tappeto rosso vostra bassezza –

Una non si può nemmeno incantare che questo deve iniziare a fare lo scemo.

– Mi muovo, mi muovo re degli imbecilli –

Non voglio iniziare a litigare, così con un salto esco dalla macchina iniziando a correre verso l’entrata, sento mio fratello urlarmi qualcosa, ma nemmeno mi giro.

Io davvero non lo capisco prima non eravamo così ci volevamo bene, poi siamo arrivati al liceo lui è diventato mister sono figo e so di esserlo e tanti saluti al mio fratellone.

E poi non voglio stare insieme ai suoi amici, o meglio insieme al suo migliore amico, cosa alquanto in possibile visto che passa la sua vita in casa nostra.

Proprio non lo sopporto, se mio fratello è il re degli imbecilli Alberico è il più grande pallone gonfiato che io abbia mai conosciuto, pensa di essere chissà chi solo perché suo padre allena la squadra di rugby della nostra città, e devo dire che è davvero bravo visto che la scorsa stagione siamo arrivati primi ai regionali, ma fosse solo questo, e invece no noi siamo arrivati primi per il quarterback, un piccolo prodigio, che guarda caso è niente di meno che Alberico sono un pallone gonfiato Tramelli.

–Ah amica mia, non dirmi che stai ancora pensando a quel gran figo di Albe –

Un’esuberante biondina mi prende a braccetto incurante del pericolo.

– Quel gran figo?! Ma ti senti, se vuoi ti presto i miei occhiali Serena –

Gran figo, ma quale gran figo questa ha sbattuto la testa forte molto, e mentre io la guardo ancora malissimo lei scoppia a ridere.

–Marti, Marti quando hai quello sguardo pensi solo ad una persona, se non è amore questo –

Ancora con questa storia, giuro che alla prima finestra che incontriamo io mi lancio e addio mondo crudele.

– Ma ti senti quando parli? Io innamorata di quello, ma nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra. Tu devi essere caduta dal seggiolone da piccola per pensare certe cose –

La vedo alzare gli occhi al cielo ma non ha il tempo di ribattere che suona la campanella della prima ora, che l’inferno cominci.

 

Non penso riuscirò a sopravvivere a questa giornata, oggi è martedì e io odio il martedì ancora più del lunedì, abbiamo due ore filate di matematica, seguite da due di latino e per concludere la mattinata in bellezza un’ora di geometria; ripeto io odio il martedì.

Succede sempre la stessa cosa, ogni volta il secondo giorno della settimana per tutta la durata dell’anno scolastico io mi chiedo perché mai sono iscritta a un liceo linguistico ma con indirizzo scientifico, perché? Mi spiegate il perché, sapete darmi una risposta concreta perché io no, se non che visto che il mio perfetto fratellone è perfetto per questa scuola ci debba andare pure io.

Che nervi, che nervi, che nervi!

Non sto nemmeno guardando dove cammino, la prof di matematica vista la mia scarsa attenzione ha deciso di mandarmi a prendere le fotocopie per gli esercizi che con immensa gioia svolgeremo la prossima ora, e io sto solo pensando a come scappare da qua.

Sono così presa dalle mie elaborazioni mentali che neanche mi accorgo della persona con cui mi scontro, solo quando sento il mio culo toccare la fredda e dura piastrella del corridoio mi rendo conto di quello che è successo.

– Il culo, cazzo che male –

– Boccardi, la tua finezza mi stupisce ogni volta –

Alberico Tramelli mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta, con quell’odioso sorrisetto mentre io come una scema mi alzo massaggiandomi il sedere.

– Tramelli, ci mancavi solo tu, adesso si che posso ufficialmente dire che questa è una giornata di cacca–

Non lo sopporto io giuro che non lo posso vedere, mi da sui nervi in una maniera impressionante, cosa gli costava aiutarmi ad alzarmi, e invece no li a criticare, non lo sopporto.

– Se tu guardassi dove andassi adesso nemmeno staremmo parlando, sai si fa fatica a vederti da quassù –

– Ahahaha ma come sei divertente, adesso levati che non ho tempo da perdere con i microcefali maleducati –

Se ancora non l’ho detto, io Alberico Tramelli non lo sopporto.

Dopo il terribile incontro in corridoio sono corsa in bidelleria, e si lo so non si corre per i corridoi, per poi tornare in classe senza fare più spiacevoli incontri.

Le ore sembrano non passare mai, gli esercizi sono riuscita a svolgerli grazie a Serena che senza farsi beccare mi ha dato una mano, siamo compagne di banco mica per niente.

Ci siamo conosciute il primo giorno di scuola e da li non ci siamo più lasciate, e visto che lei è una piccola secchia che mi aiuta sempre posso sopportare la sua adorazione per Alberico e mio fratello.

 

Prima che inizi la quarta ora, c’è il tanto atteso intervallo, la campanella nemmeno finisce di suonare che io ho già teletrasportato Sere alle macchinette, in tutta la scuola ce ne sono solo due e io non ho intenzione di passare questi 10 minuti in coda per una stupida merendina, e poi questa mattina nemmeno ho fatto colazione, il mio stomaco reclama cibo.

Impaziente inserisco i soldi, digito il numerino e mentre aspetto la mia merendina ascolto Sere blaterare su quanto siano belli mio fratello e i suoi amici, ma io sono troppo presa ad osservare la mia merenda incastrarsi nella macchinetta.

Il nervoso che mi sale, va bene ho capito è martedì però tutto questo mi sembra esagerato, io non ho mai fatto del male a nessuno per meritarmi nello stesso giorno matematica, latino, geometria, Tramelli, la colazione non fatta, la merendina che non scende, IO NON ME LO MERITO.

Al limite dell’isteria inizio a picchiare il palmo contro la macchinetta, con scarsi risultati, la merendina non si muove di mezzo millimetro, al contrario del mio nervoso che sale alle stelle.

Quando sto per mettermi a urlare contro quello in fila dietro di me, la sua unica colpa quella di essere infastidito dalla mia lentezza, spazientita sto per fare l’ennesima figura di cacca quando qualcuno con una spallata ben assestata fa cadere la mia merendina.

Ringrazio tutti i santi del paradiso, prendo la mia merenda, entusiasta mi giro verso il mio salvatore per mostrargli tutta la mia gratitudine quando davanti a me mi ritrovo la faccia di Alberico.

– Ancora tu, ma non hai proprio niente da fare?! –

Tutti ma non lui, perché ancora lui e devo pure dirgli grazie, ma non ci penso nemmeno.

– Boccardi tu non ce la fai proprio ad essere educata eh –

Lo sbruffone davanti a me, mi si avvicina pericolosamente mentre io continuo a guardarlo male, adesso questo cosa vuole da me.

Non riesco a protestare che addenta un pezzo della mia merenda e con un prego detto a mezza voce, mi lascia li come una perfetta idiota.

È Serena che mi trascina verso le finestre, mentre tutta esaltata pianifica matrimoni e bambini.

– Ma l’hai visto quello, come si è permesso! Quel gran pezzo di idiota ha preso il mio cibo e se ne è andato, ora non posso nemmeno più mangiarlo, scommetto che la sua idiozia è contagiosa! –

Serena scuote la testa sconsolata mentre la campanella suona ricordandoci di tornare in classe.

Riassumendo ho speso dei soldi inutilmente, Alberico mi ha aiutata, ha mangiato la mia merenda rendendola altamente radioattiva, Sere si sta facendo un sacco di pippe mentali, il mio nervoso ha superato ogni limite, adesso abbiamo due ore di inferno e in tutto questo non ho ancora mangiato.

Questo è ufficialmente il peggior martedì nella storia di tutti i martedì e ancora non è finito.

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Capitolo 2
*** Hell ***


Dopo due noiosissime ore di latino, e aver visto quell’arpia della Scorselli non vedo l’ora di tornare a casa.

Okay, a scuola non ho molti amici, non mi piace quello che studio e la mia famiglia non è come quella del mulino bianco, ma chi l’ha mai detto che è facile essere me?

Nessuno.

Ci sono giorni in cui vorrei restare in camera mia, al sicuro, rintanata sotto le mie bellissime coperte tema Star Wars, senza vedere o sentire nessuno; altri in cui mi sento talmente bella che esco dalla porta di casa pronta per spaccare il mondo. Dipende tutto da come mi alzo, da come mi tratta la gente, perché si belli miei ora vi illuminerò la giornata, ma se prendete a pesci in faccia una persona non aspettatevi di certo abbracci e arcobaleni, nossignore.

Se c’è una cosa che ho imparato nella mia giovane vita è: tratta gli altri come vuoi essere trattato.

Ma come sono saggia, posso farmi i complimenti da sola; peccato che non segua sempre queste mie perle di saggezza, perché si ecco forse lo devo ammettere sono un pochino lunatica, ma giusto un poco quel tanto che basta.

 

Ad esempio, oggi Raffa deve restare fuori perché a gli allenamenti, così invece di prendere il pullman armata di cellulare e cuffiette, camminerò fino a casa pronta all’ennesima strigliata di mia madre.

In casa mia va così, loro hanno scelto per me tutto e io mi devo adattare alle loro decisioni perché per loro sono troppo incosciente e immatura, perennemente con la testa tra le nuvole.

Che poi io mi chiedo cosa ci sia di male nell’essere un po’ sognatrice, in fondo non faccio mica del male a nessuno.

È da qui che scaturisce ogni mio problema, per loro tutto quello che faccio è sbagliato, quindi non importa quanto io mi impegni rimarrò per sempre la figlia scapestrata a cui non si può dare fiducia, una buona a niente.

Di conseguenza io provo a impegnarmi, a migliorare, ma dopo una vita fatta di urla e rimproveri ho deciso di vivere a modo mio, più loro cercano di incatenarmi in una realtà che non voglio più io mi ribello e faccio di testa mia.

Che può sembrare una bambinata, ma è l’unico modo per sopravvivere in quella casa di matti.

È dalla terza superiore che ho iniziato a lavorare in un piccolo bar qua in centro, per mettere via qualche spicciolo, quel che basta per poter studiare finalmente quello che mi appassiona davvero, l’arte, la fotografia.

Ci sono finita quasi per caso con Lello, quel ragazzo ha sempre e perennemente fame, così siamo entrati in questo locale un po’ eccentrico scritte al neon, disegni sulle vetrine e dentro non era da meno. Tavolini in ferro con sedie dai tanti colori diversi, mi ricordo che mi incantai ad osservare le bottiglie che pendevano dal soffitto illuminato.

Quel locale non poteva che essere gestito da una tipa tutta fuori dalle righe, capelli di due colori diversi, piercing al sopracciglio e qualche tatuaggio qua e là, ma di una dolcezza infinita.

Ancora non so spiegare come iniziai a lavorare li, ma fatto sta che a Susi serviva una barista e io ero nel posto giusto al momento giusto. Se ci ripenso sento ancora le urla dei miei e le mille minacce quando tornata a casa tutta contenta raccontai del mio pomeriggio, ma come ho già detto più loro mi danno addosso più io vado per la mia strada.

Ma se non mi sbrigo a tornare a casa, questa volta in ritardo a lavoro ci arrivo davvero.

 

Arrivata a casa non trovo nessuno, prima di salire in camera passo dalla cucina, dove trovo un post-it dove mi informano che mamma starà in ambulatorio fino a tarda sera mentre papà è impegnato con la squadra e la società come tutti i pomeriggi.

Non perdo tempo sono già in ritardo, saluto Spritz e sulle note di Material Girl salgo in camera mia per cambiarmi, mentre canto a squarcia gola, spero solo che dopo questa non scoppi il temporale.

Pronta con la mia divisa, questa volta mi tocca davvero prendere l’autobus nel mentre chiamo Susi.

–Ehi bella, mi chiami perché? –

Neanche il tempo di fare due squilli che sento già la squillante voce di Susi, incredibile come sia sempre piena di energia, io passerei le mie giornate a letto davanti a una buona serie Tv.

– Veramente sono sull’autobus, sto per arrivare e mi annoio quindi bella snoiami –

Il bello di Susi è che anche se ha 7 anni più di me, è forse una delle poche che mi capisce davvero, con cui posso parlare veramente di tutto. Da quando ho iniziato a lavorare con lei, la mia vita ha preso una nuova piega, sono più aperta, meno scontrosa (certo nei limiti del possibile), ma con lei ho davvero smussato dei lati del mio carattere, cosa che non credevo possibile.

In fondo lei è così, aspetto da dura super sexy, con un cuore di pasta frolla. È una pazza innamorata dell’amore con il folle obbiettivo di trovarmi il ragazzo perfetto, mi spiace per lei ma in tutti questi anni ancora non c’è riuscita; sono una tipa difficile io.

-Allora, visto che ti devo snoiare, ho litigato con Alessandro, ma so già che tra un paio di giorni vinto dal rimorso e dal senso di colpa tornerà a chiedere perdono. Ma questo lo sai già anche tu, invece non sai che da oggi abbiamo un nuovo cameriere, mamma mia questo sì che è un machupicio come si deve, lo dovresti vedere. Alto, bello, occhi verdi, veramente molto bello, ha due occhi che mamma mia e i capelli scuri. Se non fossi fidanzata me lo farei, ti ho già detto che è veramente bello –

Oh no, ci risiamo è partita per la tangente e adesso chi la ferma più, ecco l’unico difetto se così lo possiamo chiamare è che si lei è fidanzata, ma gli occhi ce li ha e mamma mia se guarda bene; è da anni che cerca di accoppiarmi con quelli che lei definisce machupici.

Machupicio, essere di sesso maschile dotato di incredibile bellezza, e tanti addominali.

Scoppio a ridere mentre me la immagino sbavare su questo fantomatico ragazzo.

– Si okay, Susi ho capito è bello, ma mi spiace, lo sai anche tu io ho gusti difficili, non bastano un bel sorriso e qualche addominale per farmi perdere la testa –

– Vedremo, intanto te lo becchi stasera per il turno, e mi raccomando istruiscilo per bene, che questo lo voglio nello staff –

Ormai è arrivata la mia fermata, così mentre scendo dal pullman la saluto, e inizio la ricerca delle chiavi per aprire il locale inghiottite dalla mia borsa.

Si il martedì stiamo aperti solo il pomeriggio e la sera, anche se dopo tutti questi anni non ho ancora capito bene il perché.

Passo i successivi cinque minuti con il braccio infilato nella borsa, alla ricerca delle chiavi perdute, e si che ho attaccato qualsiasi genere di portachiavi per non perderle, ormai sono più grosse le chiavi della borsa, ma niente da fare sono un caso cronico.

Dopo minuti di ricerca sento finalmente uno dei tanti pon-pon attaccati e posso aprire il locale; quella smemorata nemmeno mi ha detto a che ora arriverà il fantomatico machupicio, le mando un whatsapp mentre inizio con la mia solita routine.

Attacco la mia playlist anni ottanta e a passi di musica, cantando come una campana stonata inizio a pulire e preparare il locale.

 

– Boccardi, se continui così potrebbe pure iniziare a piovere –

Sobbalzo, mentre il bicchiere che avevo in mano precipita rovinosamente a terra, non ci credo, non può essere.

Ero così concentrata sulla canzone che nemmeno mi ero resa conto che davanti a me ho niente che di meno di Alberico Tramelli.

–Questo è un incubo, io ti denuncio per stalking! Ammettilo mi stai pedinando, perché non è possibile –

Che cosa ci fa lui qui, e prima a casa e poi a scuola, anche a lavoro no, vi prego no.

– Ascolta Tramelli, non so se vedi ma siamo ancora chiusi, e tra poco deve arrivare un nuovo ragazzo, quindi ti pregerei di uscire senza farmi salire il nervoso –

Lo vedo ridere sotto i baffi, mentre non fa nulla di quello che gli ho gentilmente, e sottolineo gentilmente, chiesto; ma anzi si siede comodamente su uno dei tanti sgabelli al bancone.

– Vedi Boccardi, si dà il caso che da oggi anche io lavorerò qui, quindi non vedo il perché dovrei andarmene –

Per tutto il tempo gli rimane quell’odioso sorrisetto stampato in volto, mentre io ad ogni sua parola sento il mondo cadermi addosso.

Non è possibile, non può essere lui il nuovo cameriere, altro che machupicio questo è un vero e proprio idiota.

– Allora Boccardi, cosa devo fare o già il mio primo giorno devo fare un reclamo –

Lo odio, io non lo sopporto.

E da oggi ci dovrò lavorare insieme.

Sento il telefono vibrare e vedo un messaggio di Susi che mi invita ad essere gentile e disponibile con il nuovo arrivato, informandomi che per i prossimi mesi lavoreremo insieme, per istruire al meglio il microcefalo qui davanti.

Prima di girarmi ancora verso di lui prendo un grande respiro, prevedo dei mesi davvero lunghi.

È arrivato il momento di chiedere un aumento.

 

Il resto del pomeriggio passa con io che spiego a Tramelli come svolgere il lavoro, mentre lui cerca di infastidirmi in ogni modo, quello che non sa è che da oggi ho io il coltello dalla parte del manico così prima di aprire il locale al pubblico gli elenco i suoi compiti.

– Molto bene, vedo che mi hai seguita attentamente, quindi per oggi potrai spazzare per terra, pulire i tavoli, controllare e pulire i bagni una volta chiuso il locale, svuotare i bidoni e lavare bicchieri e piatti sporchi –

Concludo il tutto con un adorabile sorriso che esprime tutta la mia soddisfazione mentre lui mi fulmina con lo sguardo, ma si è appena reso conto che qui il capo sono io.

Concludiamo così il nostro pomeriggio con io che servo i clienti e lui che pulisce il locale preparandolo per la sera, la sera è forse la parte più impegnativa infatti verso le otto arriva in nostro soccorso Susanna che dopo aver salutato Tramelli si fionda subito da me.

– Hai visto che bel manzo ti ho trovato, dimmi anche tu non è bellissimo –

Mi spiace per lei ma questa volta ha proprio toppato alla grande, Tramelli di bello per me non ha proprio niente, anzi tutto il contrario proprio non lo sopporto.

– Certo Su, hai trovato proprio un bel esemplare di idiota, di quelli in via d’estinzione –

– Okay tesoro, o tu da piccola sei caduta dal seggiolone o hai prosciutti sugli occhi perché quello è un figo da paura –

Si un figo da paura con un cervello grosso come una nocciolina.

– Quello lo conosco da quando sto nella culla e ti assicuro che è un idiota di prima categoria, mi dispiace ma proprio non lo sopporto, anche solo guardarlo mi sale il nervoso –

Uno strano luccichio si fa strada negli occhi di Susi prima di sparare la cagata del secolo.

– Cara mia, non te lo ha mai detto nessuno che chi disprezza compra, chi si odia si ama! Questo è tutto per te, ascolta la vecchia Su –

Quando fa così quasi mi da sui nervi, io innamorata di quel microcefalo mai nella vita.

Non le rispondo nemmeno e vado dietro al bancone pronta per una caotica serata al Hell.

 

Sono ore che servo cocktail, questa sera il locale è pieno e io corro da una parte all’altra con vassoi pieni di bevande dai diversi colori, non mi sono ancora fermata un attimo.

Va bene che non sono un asso in matematica, ma facendo due conti se va bene finiremo alle 3 del mattino questo vuol dire che domani avrò due occhiaie allucinanti.

Prendo l’ennesimo vassoio, pronta a servire il prossimo tavolo quando sento una mano afferrarmi il polso.

– Signorina io e i miei amici vorremmo ancora qualche bottiglia, adesso –

A volte capita che alcuni clienti siano un po’ troppo espansivi, ma ehi rischi del mestiere.

– Certo porto questi e arrivo subito –

Faccio un bel sorriso e mi trattengo dal mostrare una faccia disgustata quando il quarantenne, si sofferma un po’ troppo sulla gonna della divisa.

Finisco il tavolo che avevo iniziato e vado da Susanna pronta a chiedere le bottiglie che quell’uomo aveva ordinato, quando vedo Alberico farlo al posto mio.

Sono stupita, stamattina la merendina, adesso mi “salva” dal quarantenne arrapato, che qualcuno gli abbia dato una botta in testa.

Lo vedo guardarmi e per una volta gli concedo un timido sorriso prima di tornare ai miei tavoli.

Continuo a servire cocktail, portare bottiglie e accontentare tavoli finche l’ultimo cliente non esce dal locale sono le tre passate quando finalmente posso sedermi e rilassarmi sullo sgabello.

– Mamma mia, questa sera è stata davvero pesante, ma quanti erano?! –

Voglio solo andare a casa, buttarmi sul letto e dormire fino a domani pomeriggio.

– Non ne ho idea Marti, ma è stato un bell’inizio vero Alberico? –

Non mi interesso della conversazione, non mi interessa cos’ha da dire quello li voglio solo andare a casa mia.

– Va bene ragazzi, vi lascio andare e per domani ci penso io a pulire voi venite pure verso le sei, buonanotte –

Presto attenzione solo a quel venite alle sei, saluto Susanna e esco dal Hell pronta per andare a dormire finche non sento qualcuno chiamarmi, sono le tre passate del mattino cosa vuole ancora da me, io voglio solo tornare dal mio letto.

– Cosa c’è Alberico, sono stanca voglio andare a dormire –

Glielo urlo mentre continuo a camminare dal locale a casa mia è quasi mezz’ora a piedi e io sono già in ritardo.

– Ma ti fermi, sono quasi le tre e mezza dove vuoi andare così a piedi, vieni ho la macchina –

Non ho le forze per mettermi a litigare, ma alla parola macchina le trombe nella mia testa iniziano a squillare mentre un coro di voci angeliche intona Hallelujha.

Lo seguo fino al suv nero parcheggiato non molto lontano, salgo sulla macchina appoggiando la testa aò finestrino pronta a partire.

 

– Boccardi, Martina, ti vuoi svegliare, Boccardi –

Sento qualcuno che mi chiama, ma sono troppo stanca voglio dormire e domani mi devo alzare presto, ignoro la voce per ritornare nel mondo dei sogni.

E poi qui è così caldo e si sta così comodi.

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