DANZAMI L'AMORE || Park Jimin

di gukkie_bts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***










 

«Sei dimagrita ancora?» 

 

Quella domanda fece sospirare la mora, la quale decise di evitare un contatto visivo con il giovane dai capelli castani seduto sullo sgabello e con cui ella aveva appena conversato, per perseguire tale intento si allontanò dalla sua visuale e si sedette alle sue spalle, sul divano color lavanda. Nila osservò il soffitto del bilocale con aria annoiata, scegliendo la strada del silenzio, dando attraverso quest'ultimo la risposta alla domanda insidiosa che gli aveva posto il castano. Ella non aveva intenzione di aprirsi a Taehyung completamente, anche se si conoscevano ormai da due anni ed entrambi si erano adattati alle rispettive consuetudini. Potevano pure essere due anime tormentate che si consolavano a vicenda ma ciò non avrebbe indotto la mora a rivelare i suoi segreti più marci al castano, e la stessa cosa valeva per lui; peccato che Taehyung fosse curioso di natura. 

 

«Sei ancora bella» La rassicurazione uscì dalle labbra di Taehyung in modo spontaneo, proprio mentre la mora stava osservando i suoi piedi privi di calzature e rovinati da anni di danza. Lei andava fiera di ogni vescica, di ogni unghia rotta e delle fratture che aveva subito poiché erano segno materiale della sua devozione per la danza. La sua unica ragione di vita. «Non sarei qui, su questo divano, se fosse stato il contrario» Mormorò la mora senza mai allontanare lo sguardo dal soffitto, sentì una risata genuina uscire dalle labbra del giovane e se ne compiacque; Nila si riteneva l'unica persona al mondo in grado di far ridacchiare in quel modo Kim Taehyung. 

 

«Siamo belli fuori ma orribili dentro» In quelle parole Nila percepì amarezza ma non disse nulla. Aveva ragione Taehyung. La bellezza esteriore era il loro involucro, dietro di essa si nascondeva solamente del lerciume. L'aspetto per lei era sempre stata un'arma ma contemporaneamente una maschera, che talvolta avrebbe voluto gettare via. Era impossibile ormai dato che faceva fatica a scindere falsità da verità. «Non ci meritiamo questo aspetto» Nila finalmente si voltò ed incontrò lo sguardo di Taehyung. La mora avrebbe volentieri passato i suoi giorni ad osservare gli occhi del castano, parevano nascondere così tanti segreti e l'affascinavano sempre di più, erano quegli occhi che l'avevano legata irrimediabilmente a lui ed ovviamente la loro incapacità di amare qualcosa che non fosse il loro ikigai. Per Taehyung esisteva solo l'arte e per Nila valeva lo stesso discorso ma con la danza. Erano così simili, così corrosi dalle loro esistenze da aver trovato sollievo grazie alla presenza dell'altro, un altro altrettanto tormentato. «C'è un motivo se siamo nati così, solo che non lo conosciamo» 

 

«Preferisco non saperlo» Taehyung sollevò l'angolo delle labbra nel sentire tale frase, si voltò completamenteo verso la ragazza. La quale aveva iniziato a fissare i suoi piedi con uno sguardo concentrato. «Forse hai ragione, alcune cose dovrebbero rimanere misteri» Nila annuì con il capo. Avere conversazioni di quel genere, sul senso delle loro esistenze, era qualcosa che accadeva normalmente tra di loro e Nila era grata di poter esporre i suoi dubbi a Taehyung senza venire giudicata. Ovviamente parlavano anche di altro: di musica classica per esempio, di danza e di arte. Inizialmente la loro relazione era nata come qualcosa di prettamente fisico poi si era evoluta in questa cosa, a cui non sapevano dare nome. Probabilmente era una sorta di amicizia, anche se Nila non l'avrebbe definita così. 

 

«Devo tornare in accademia. Ci vediamo sabato prossimo?» Era sempre lei a chiedere conferma, sebbene non ci fosse motivo di farlo poiché era sempre un sì. «Sarà una settimana noiosa senza di te» Quella frase non era estranea, Taehyung la diceva sempre ed era diventata una routine, lei gli rispondeva con un sorriso narcisistico oppure con una risatina. Sapeva che Taehyung scherzasse ma a lei piaceva pensare che ci fosse un fondo di verità. Per puro egoismo ovviamente. «Ma se ti diverti anche con altre» Gli rispose lei questa volta, ricordando il succhiotto che aveva visto il giorno prima sulla coscia di Taehyung. Non era gelosa, solo che lei voleva avere il primato sul castano. «Non fare la capricciosa, sai benissimo di essere un eccezione» 

 

«Mi piace sentirtelo dire» Ed era vero. Le piaceva sapere di essere diversa. Con la danza si sentiva sempre comparata e nessuno la valutava mai per la sua unicità. «Sarò la tua eccezione per sempre» Gli ricordava sempre Nila prima di prendere il suo zainetto ed uscire da quel bilocale di Hongdae. Taehyung era un'artista, anche se studiava grafica alla Korea University ed il modo in cui si erano incontrati era particolare, proprio come il loro rapporto. Solo con il castano si sentiva libera di fare qualsiasi cosa, egli la rendeva una fragile farfalla con le sue pennellate e le sue parole ricche di significati. Nila sperava che il loro rapporto sarebbe rimasto lo stesso, senza alcun cambiamento. 

 

 

«Ti pare un plié*? Cosa diamine era quella cosa? Non sai nemmeno un elemento base del balletto ora!?» 

 

Nila osservò una delle sue compagne di corso venire pesantemente ripresa dalla loro insegnante. Era qualcosa all'ordine del giorno ciò, innumerevoli ballerine erano sottoposte al giudizio della maestra Kim - ex ballerina del New York City Ballet - e l'unica che si salvava dai rimproveri era sempre Nila, la quale riceveva correzioni ma mai critiche pesanti dalla donna; e tutti sapevano il motivo. Inutile dire che tale situazione aveva creato una notevole tensione tra lei e le sue compagne, sia del corso di balletto che quello di danza contemporanea. Nila, detto con molto orgoglio, si definiva una delle migliori lì dentro. Nessuna era in grado di ballare come lei, con la stessa tecnica ed eleganza. 

 

«Basta. La lezione finisce qui, sparite» Molte dicevano che la donna fosse dura nei loro confronti, la calunniavano alle spalle ma Nila la considerava una delle migliori insegnanti dell'accademia, aveva la durezza adatta ed aveva un bagaglio di esperienze che Nila invidiava. La osservò sbuffare, molte delle sue compagne fuggirono via con sguardo basso ma la mora rimase, venendo ovviamente notata dalla sua insegnante. «Hai bisogno di qualcosa Nila-ah?» Nila non si sorprese del fatto che la donna ricordasse il suo nome, la mora si alzò e si dileguò, dopo aver scosso la testa. Non c'era bisogno di entrare nelle grazie della maestra per ottenere un posto in qualche compagnia. 

 

Fortunatamente trovò lo spogliatoio quasi vuoto, non appena si spogliò notò gli sguardi delle sue compagnie sui segni rossi che le macchiavano la pelle candida. Taehyung si era sbizzarrito purtroppo. «Nila-nim* il tuo ragazzo è un violento?» Disse scherzosamente una delle sue compagne, evidentemente era quella più coraggiosa dato che aveva palesato in quel modo scherzoso i suoi pensieri a lei; che era considerata da tutti inavvicinabile. «Non è il mio ragazzo, comunque sì, è un violento» Disse ella maliziosamente, facendo arrossire l'impicciona. Le altre ragazze la fissarono un po' sconvolte forse perché presero alla lettera le sue parole o per il semplice fatto che stesse parlando  della sua vita privata senza provare disagio, infatti aveva affermato in modo per nulla velato di avere una relazione aperta. A Nila non importava. Taehyung non era un violento ovvio, però non la trattava nemmeno come una principessa e lei ne era grata. Con nonchalance prese la sua borsa ed uscì. 

 

La Korea Art Academy era situata nella zona sud di Gangnam, era piuttosto grande come complesso anche perché non comprendeva solo corsi di danza ma anche di canto e di produzione musicale. Per entrarvi vi era un test d'ingresso che si svolgeva a settembre, era un'accademia e quindi particolarmente costosa, ma vigeva la meritocrazia perciò chi non aveva le risorse finanziarie adatte riceveva una borsa di studio. Non vi erano discriminazioni, eccetto quelle riguardanti le doti artistiche e la competitività era alle stelle: tutti cercavano di emergere, anche prevaricando gli altri. La KAA era una giungla e lottare continuamente era estenuante persino per lei, che era una - se non la - migliore lì dentro. In verità c'era una persona che rappresentava la sua più grande minaccia per il successo. 

 

«Jiminie!» La mora alzò lo sguardo da terra verso la voce che aveva appena chiamato quel nome, Nila vide correre Jung Hoseok - suo sunbae ed eccellente ballerino hip hop - verso la ragione per cui ella doveva sempre rimanere in guardia: Park Jimin. Nila osservò il biondo, visivamente stanco e sudato, venire travolto da un abbraccio affettuoso da Hoseok, dando spettacolo. Lei non sopportava i modi di Hoseok, era decisamente appiccicoso per i suoi gusti. «Che seccatura» Mormorò Nila mentre sorpassava quei due. Secondo lei fare tali sceneggiate era tutto un modo per essere ancora più popolari nella KAA, cosa di cui non avevano bisogno dal momento che erano già noti per il loro talento. 

 

«Che hai detto?» Il tono irritato del biondo alle sue spalle la fece voltare, non si aspettava decisamente che l'avesse sentita poiché aveva sussurrato quelle parole. Era la prima volta che Park Jimin le rivolgeva parola, nonostante tutti gli studenti sapessero che tra di loro vi era una tensione palpabile, era noto a tutti il modo in cui lei disprezzava Jimin ed era stato proprio ciò a dare la conferma che Jimin fosse un ballerino virtuoso. «Ho detto che è una seccatura assistere tali teatrini ogni santissima volta, penso che potrei essere ricoverata per diabete» Le parole scivolarono lungo la sua lingua con una facilità sorprendente, Nila non aveva timore dello sguardo furente che gli stava rivolgendo Jimin. Il biondo aveva la mascella serrata e gli occhi fissi su di lei. «Puoi anche ignorarci sai? Oppure ti dispiace il fatto che ti rubi la scena Kang Nila?» 

 

Con quelle parole Nila ebbe la conferma che Park Jimin fosse consapevole del fatto che lei parlasse male di lui quando le si presentava l'occasione. Jimin stava cercando di umiliarla davanti al resto degli studenti intorno a loro. Sul volto della mora si formò un sorriso beffardo, incrociò le braccia sotto il seno. Era risaputo che lei era inavvicinabile ma nessuno sapeva il motivo, eccetto tutti coloro che avevano avuto la sfortuna di diventare il suo obiettivo. 

 

«Goditi il tuo momento di splendore, dato che sei solo una comparsa» Disse Nila con tono cadenzato, senza far trasparire l'irritazione che provava. Le parole di Jimin l'avevano colpita perché in fondo lei aveva seriamente paura che quel ragazzo le rubasse la scena, gli applausi ed i complimenti. La mora non diede modo a Jimin di rispondere alla sua affermazione poiché gli voltò le spalle, sotto gli sguardi curiosi ed avidi di gossip degli altri allievi dell'accademia, se ne andò via con eleganza nonostante nel suo sguardo vi fosse solo rabbia. 


Lei era la migliore e quel ragazzo di provincia sarebbe rimasto per sempre la sua ombra. Era un suo sunbae ma ciò non significava che dovesse prendersi meriti non suoi. Avrebbe distrutto Park Jimin, come aveva fatto con tutti i suoi potenziali rivali, dalle elementari fino alla KAA.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


A Nila piaceva osservare quel ragazzo. Un leggero sorriso si formò sulle sue labbra non appena lo vide bere il suo caffè americano, tra le mani aveva sicuramente uno spartito anche se su questo Nila non era sicura dato che dalla sua postazione non poteva vedere di che si trattasse. L'aveva dedotto poiché quel ragazzo non sembrava né un ballerino né un futuro cantante, aveva l'aspetto di una persona chiusa e tranquilla: il genere d'artista che di solito piaceva a lei. Non a caso quel ragazzo era stato l'unico, dopo Kim Taehyung, ad aver attirato la sua attenzione. Il ché era un evento raro. Suscitare interesse in lei era qualcosa di difficile, di solito coloro che ne erano in grado erano i suoi rivali o suoi simili. Nila infatti, pur non conoscendo il corvino, aveva compreso che fosse tormentato quanto lei. Sospirò ed appoggiò il capo sulle proprie mani. Il ragazzo senza nome si sedeva sempre su quella panchina, al solito orario, a bere un caffè americano comprato da Starbucks e spesso Nila l'aveva visto leggere oppure ascoltare musica. Mai aveva visto qualcuno avvicinarsi a lui. La KAA purtroppo era grande e lei non era stata abbastanza fortunata da poter incrociare il corvino. Certo lei avrebbe potuto uscire dall'edificio che ospitava i corsi di danza ed andare da lui, ma quel pensiero non aveva attraversato la sua mente nemmeno una volta: amava osservare quel ragazzo proprio perché era solo, come lei. 

 

Quel giorno però accadde qualcosa. Dal nulla vide qualcuno avvicinarsi al ragazzo, e Nila conosceva benissimo di chi si trattasse, si chiese come qualcuno - a parte Hoseok - potesse essere amico di quel arrogante campagnolo. Vide un sorriso gengivale comparire sulle labbra del corvino non appena il biondino si sedette accanto a lui. Nila non seppe bene come etichettare la sensazione che provò in quel momento. Le parve però che Park Jimin stesse tentato di rubarle il suo passatempo giornaliero intromettendosi nella sua visuale con prepotenza, non solo il biondo stava cercando di rubarle la scena alla KAA ma ora Nila era costretta a sopportare pure la sua vista in momenti tranquilli. Forse, anzi probabilmente, era infantile arrabbiarsi per queste cose. Taehyung si sarebbe messo a ridere, sbeffeggiando il fatto che stesse dando attenzione ad una persona che disprezzava. Taehyung, pur nella sua indole impulsiva, rimaneva sempre più lucido di lei. 

 

«Nila-ah c'è qualche problema?» La mora si voltò irritata verso la persona che aveva appena parlato. Il suo sguardo non si addolcì quando incontrò gli occhi grandi ed impauriti di una sua compagna di corso, di cui non si ricordava nemmeno il nome tra l'altro. Perché non funzionava allo stesso modo con Jimin? Perché non riusciva a dimenticarsi della sua esistenza? Era snervante. Un sorriso malevolo si formò sulle sue labbra carnose, appoggiò le mani sulle spalle della ragazza. Com'è che si chiamava? So qualcosa? 

 

«Frequenti il corso con Park Jimin? Quello di contemporaneo? Giusto Soyeon?» La ragazza annuì titubante. Nila aveva detto il primo nome che le era venuto in mente, evidentemente ebbe la fortuna dalla sua parte perché la castana non si lamentò. Sussurrò all'orecchio della giovane il suo piano, sapendo che ella non avrebbe opposto resistenza per due ragioni: tutti avevano paura di Nila e della sua famiglia, infine ci avrebbe guadagnato facendo quella scenata davanti a tutti poiché gli studenti della KAA vivevano di gossip. La mora sorrise compiaciuta quando vide Soyeon correre via, pronta ad attuare le idee malsane e piene di cattiveria che la mente di Nila aveva partorito. La ballerina era consapevole che non avrebbe guadagnato nulla con quel gesto meschino, eppure aveva bisogno disperato di avere una prova della sua superiorità in quel momento. I suoi occhi si posarono sui due che spostarono la loro attenzione sulla figura esile di Soyeon, vide quest'ultima sorridere arcigna prima di sputare frasi di cui si sarebbe pentita. Come Nila si aspettava il biondo parve a dir poco sconvolto, erano accuse infondate che però potevano apparire vere dal momento che alla KAA ognuno cercava di primeggiare anche attraverso l'inganno. Nila provò una scarica di compiacimento quando vide le persone fissare sbalordito Jimin, il quale era sul punto di avere una crisi nervosa, su questo Nila era certa pur non avendo una visuale buona del volto del biondo. 

 

Si diresse verso la sala prove, ignorando ciò che stava accadendo fuori dalle mura, ciò che lei aveva causato. Era una persona meschina. Questo aspetto del suo essere era qualcosa che lei aveva accettato, erano anni che ordiva cose del genere per poter avere la strada spianata. Nila aveva paura di un confronto, era certa che non sarebbe stata capace di fronteggiare i suoi rivali senza questi giochetti. Lei era una debole in fondo, era determinata ma poteva essere sottomessa facilmente; i suoi genitori lo facevano ogni giorno e lei soccombeva sempre dato che con loro non poteva sfruttare nulla. Era una persona orribile e patetica. Si disprezzava perché era incapace di tenere a bada le sue emozioni, se avesse avuto l'abilità di sopprimere la rabbia e l'invidia che provava verso Jimin, non sarebbe accaduto nulla di tutto questo. Ma lei era così. Taehyung le diceva che avrebbero dovuto chiedere perdono a Dio insieme, in quel modo forse avrebbero potuto scaturire la sua pietà. Peccato che a Nila non importasse nulla del perdono a differenza di Taehyung, per lei ogni mezzo era lecito. 

 

«Almeno non mi vanto della mia mostruosità» Era l'unica consolazione. Nila sapeva che vi erano persone che lo facevano, sua madre in primis; si divertiva da matti a sbandierare l'autocompiacimento che provava nel sedurre i mariti delle sue "amiche". Lei si che era mostruosa. Nila però non era così bestiale come quella donna che avrebbe dovuto chiamare madre, ma che considerava solo una poetessa demoniaca. Che perdono avrebbe mai potuto ottenere la figlia di una persona del genere? Nessuno. Tanto valeva che non lo chiedesse. 

 

Nila incontrò lo sguardo di una delle sue sunbae, di cui Nila era stata costretta ad imparare il nome poiché era l'unica capace di zittirla. In questo momento la stava fissando disgustata. La cosa non la sorprese granché. «Sei stata tu vero?» La mora non cambiò espressione, sapendo che in quel modo non avrebbe potuto far trasparire la verità. «Perché mai avrei dovuto farlo? Io e Park Jimin non frequentiamo nemmeno gli stessi corsi» Nila sorpassò la rossa, la quale sospirò. Haneul sapeva benissimo che era stata lei, eppure non disse altro; dopotutto cosa avrebbe dovuto dire? Nila non sarebbe mai cambiata. La mora posò lo sguardo distrattamente verso il suo riflesso e sorrise malinconica. Come avrebbe potuto levare le macchie della sua anima? 


 


 

«Perché hai quel sorriso sul volto?»

 

La sua domanda uscì spontanea. Era appena entrata nell'appartamento di Taehyung, dopo aver gettato lo zaino sul divano, l'aveva visto disteso sopra al tappeto che leggeva un libro di uno scrittore giapponese. E sulle sue labbra vi era un sorriso divertito che avevo visto rare volte, e di solito ero lei la causa. Posò il libro sul tappeto e rivolse i suoi occhi verso di lei. Non era la prima volta che trovava Taehyung steso a terra, era una persona particolare perciò non era strano. Lo raggiunse e si sedette accanto a lui, fissandolo. Non riusciva mai ad interpretare gli sguardi di Taehyung, l'unico che sapeva riconoscere era quello animalesco che le rivolgeva durante il sesso. Non pareva nemmeno lui in quei momenti, inizialmente l'aveva spaventato ma poi si era abituata a ciò. Le sue dita la lasciarono una carezza sulla guancia. 

 

«Ho incontrato una persona particolare» In un primo momento Nila rimase zitta, dato che lei si considerava l'unica eccezione nella vita di Taehyung, ma poi ripensò al suo interesse verso il ragazzo della panchina e si rese conto che non c'era nulla di male. Gli sorrise. «È strafottente quanto te. Ha una bella voce, penso che canti, forse studia persino presso la tua accademia. Non lo so…» Nila rimase ad ascoltare Taehyung e le sue parole, mentre parlava di questa persona i suoi occhi avevano preso vita, come se stesse per dipingere. Era lo sguardo che più affascinava la ragazza. «Ha un bel viso. Mi piacerebbe fargli un ritratto» La mora comprese in quel momento che il castano stesse parlando di un ragazzo, dallo sguardo che aveva Nila comprese che non volesse solamente ritrarre il suo volto. La cosa avrebbe dovuto urtare la sua mente eppure non fu così, si distese accanto a Taehyung, ed iniziò a fissare il soffitto, cercando le parole giuste da rivolgere al castano. 

 

«Spero di poterlo vedere un giorno. Forse è la volta buona che rubo una delle tue conquiste» «Non è una mia conquista - gli disse vicino all'orecchio il castano, in quel momento la mora percepì distintamente la mano calda e grande del ragazzo sulla sua coscia esposta - e tu rimani sotto il mio controllo» In men che non si dica Nila si ritrovò sotto Taehyung. La mora non aveva idea di che cosa fosse preso al più grande, forse l'aveva eccitato parlare di quel ragazzo? Aveva intenzione di fare sesso con lei pensando a lui? Tutto ciò non lo capiva, l'avrebbe infastidita se lei stesse non avesse sentito l'impulso di voler conoscere il ragazzo dello spartito. Erano troppo simili lei e Kim Taehyung. Non avrebbe mai potuto dire di no a lui, e Taehyung lo sapeva benissimo. La mora chiuse gli occhi, quando con la felpa alzata ed il reggiseno sul tappeto, sentì le dita ambrate di Taehyung accarezzare la sua spina dorsale. «Smettila di dimagrire. Che cosa potrò toccare?» 

 

«La mia anima?» Taehyung adorava vederla sotto di lui. All'artista piaceva avere il controllo su di lei, Nila credeva che Taehyung facesse così spesso sesso perché gli dava l'idea di avere il controllo, cosa che normalmente non aveva. Lui era come il vento e non avrebbe mai potuto farci nulla. Nila d'altra parte non poteva fare a meno di lasciarsi toccare, distruggere e poi ricostruire dal castano. Non era mai dolce durante i loro rapporti, lasciava morsi e mai baci. La divorava e lei glielo permetteva. Non si rese nemmeno conto che Taehyung era entrato dentro di lei, come sempre con irruenza e senza nemmeno avvertire. Era così egoista, esattamente come lei. La mora gemette il nome del ragazzo, e lui il suo ma nelle loro parole non c'era amore solo sporca libidine. Un giorno, stesi nudi sul divano, Taehyung le aveva detto che non avrebbe mai trovato qualcuno in grado di soddisfare le sue voglie come faceva lei involontariamente. 

 

«Sei l'unica che si lascerebbe sottomettere in questo modo. Pensi che non lo sappia?» Nila aveva riso. Taehyung però aveva ragione. La mora sembrava una bambola, un giocattolo tra le mani abili di Taehyung; Nila avrebbe dovuto provare disgusto per la sua accondiscendenza ma non era capace di farlo. Era nel suo essere. «C-Calmo» Mormorò dolorante Nila quando le dita di Taehyung affondarono nella poca carne che ella aveva sui fianchi, lui nemmeno le diede ascolto, si limitò a spingere e a spingere. Ignorando sia lei che il male che le procurava. Non sarebbe la prima volta. Alcune volte Nila si chiedeva se Taehyung considerasse gli ematomi sul suo corpo il simbolo del potere effimero che aveva su di lei. La mora non seppe il motivo, ma mentre il castano estingueva i suoi bisogni con il suo corpo, si domandò come l'avrebbe potuta trattare il suo hobby? Si sarebbe preoccupato dei suoi bisogni o l'avrebbe ignorata come Taehyung? L'avrebbe baciata o l'avrebbe sbattuta contro una parete con forza? L'avrebbe coccolata o l'avrebbe fatta urlare dal dolore e dal piacere? Scosse la testa sorridendo. Poco dopo Taehyung uscì da lei e si sedette sul tappeto, non curandosi del fatto di averla riempita del suo sperma. Egoista pure in quello. 

 

«Hai pensato a lui?» Domandò atona Nila, prima di stendersi sul tappeto. Ignorando lo sguardo di Taehyung sulle sue gambe e sul suo pube. Aveva ancora fame di lei. «Ti offenderesti se dicessi di sì?» La mora scosse la testa, facendo poi una smorfia per via dell'odore causato dalla sigaretta che Taehyung aveva tra le sue soffici labbra. «Anch'io ho pensato ad una persona» Disse ella guardandolo negli occhi per osservare la sua reazione, Taehyung gli rivolse un sorrisetto e ciò le fece capire che non c'era nulla di male in tutto questo, sebbene fosse strano. Rimasero fermi a respirare, senza proferire parola per altri minuti, finché Taehyung non le prese le caviglie e la trascinò verso di lui. «Ora pensa a me però» Sei infantile. 


 


 

«Nila-ah?» La mora si voltò ed incontrò lo sguardo di Hoseok. Non comprese che cosa volesse da lei il rosso, per un primo momento nemmeno si accorse della presenza del ragazzo della panchina finché i suoi occhi non si posarono sui suoi. Nila ebbe un fremito. Erano così scuri e freddi, affascinanti, un po' come quelli di Kim Taehyung. Sicuramente la mora avrebbe preferito incontrare il suo hobby in un altro contesto ma andava bene così. Si sarebbe liberata di Hoseok in qualsiasi modo. «Giorno Hoseok-sunbae? Non sei con Park?» Nila gli fece quelle domande con tono calmo, vide scattare il più basso verso di lei e ciò la sorprese. Pensava che avesse un'indole quieta. 

 

«Non fare la finta tonta. Sappiamo benissimo che è opera tua» La mora rivolse un sorriso pacifico ai due ragazzi. Avrebbe continuato a mentire, non intendeva certamente far trapelare ai due la sua mente calcolatrice; ci sarebbe finita in mezzo solo Soyeon. «Per quale motivo avrei dovuto utilizzare metodi così meschini? Ho già dalla mia parte il mio talento, Soyeon-sunbae invece aveva molti più motivi per fare una cosa del genere: dopotutto c'era di mezzo la sua coreografia. Perché mi state aggredendo in questo modo? Io sono leale con i miei rivali» Sua madre sarebbe stata fiera di lei e delle sue doti recitative che erano migliorate di anno in anno. I due ragazzi parvero riflettere un attimo sulle sue parole, nel frattempo Nila iniziò a registrare ogni particolarità del ragazzo che aveva dinanzi a sé. Era alto come Jimin più o meno, aveva i capelli tinti di un biondo cenere ed il suo volto aveva il colore del latte. Le sue dita erano lunghe, da pianista probabilmente e quella fu la prima somiglianza con Taehyung. Aveva degli orecchini minuscoli ed i suoi occhi erano ciò che più attraeva Nila. Il ragazzo ricambiò il suo sguardo, la mora non allontanò il suo. Non avrebbe di certo fatto la finta timida. 

 

«Nila-ah forse abbiamo esagerato. Solo che te e Jiminie non siete in buoni rapporti…» «Dov'è Park?» Chiese lei alla fine. Era curiosa di sapere se fosse riuscita nel suo intento ovvero ferire il suo rivale e fargli venire una crisi nervosa, o un attacco di panico. I due si guardarono ed allora Nila comprese che il biondo avesse deciso di restare nel suo dormitorio, nonostante fossero passati tre giorni. «Non sono affari tuoi» 


«Ho capito. Ditegli di rimettersi in forma, fra non molto inizieranno gli esami dopotutto» Nila rivolse

esimo sguardo al pianista, il quale la fissava in cagnesco. Sarebbe stato interessante relazionarsi con lui. Ad ogni modo i due erano davvero dei creduloni, come credevano che lei si fosse liberata dei suoi rivali? Che sciocchi. 

 

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