When The Darkness Comes

di Allison_McLean
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 1
L'aria frizzante di fine settembre si muoveva in una brezza leggera, scuotendo le foglie afflosciate sugli alberi, prossime a cadere con l'imminente arrivo della stagione fredda; l'odore dei castagni e dei faggi era ovunque, così come l'umidità che trasportava ancora il sentore della pioggia che nei giorni precedenti aveva coperto completamente Spirit River, insieme ad un'opprimente cappa di nuvole plumbee. Quella mattina però il sole spuntava pallido, riscaldando appena la cittadina e donandole un'immagine meno desolante ed inquietante. 
Le piaceva molto quel clima ormai autunnale, nonostante la scuola. Camminava con il suo solito passo lento e tranquillo, il cappuccio calato sulla testa coperta da una cascata di capelli tinti di un vivace rosso fiamma e lo sguardo alto ad osservare il tratto di bosco che costeggiava la strada che portava fuori città, ad est. Stranamente era di buon umore, immersa nel silenzio, eccezion fatta per la musica nelle sue cuffiette puntualmente nere; si godeva quella dolce solitudine prima di varcare le porte dell'odiato liceo di Spirit River e ritrovarsi in mezzo a tutte quelle persone che non faceva fatica ad ammettere di detestare. 
La sua pace interiore fu interrotta dal rumore di una moto che le sfrecciava accanto e che si fermò a qualche metro di distanza sulla stada asfaltata di recente; sorrise allegra nel riconoscere l'enorme felpa verde oliva e il portamento un po' da uomo delle caverne dello spericolato guidatore. Corse verso il ragazzo e, non lasciandogli nemmeno il tempo di togliersi il casco, gli saltò al collo, abbracciandolo affettuosamente come se non si vedessero da molto, molto tempo.
-" Buon giorno! "
la salutò il giovinetto, ricambiando quella stretta amorevole con le braccia magre ma muscolose e sorridendo sotto il casco.
I due ragazzi in questione erano Allison McLean ed Ezekiel O'Leary. Amici sin dalla più tenera età e con un solo anno di differenza, rispettivamente diciassette e diciotto anni, erano cresciuti insieme ed erano diventati una delle migliori squadre di Spirit River. Mentre Ezekiel era poco più di un fantasma nella scuola e tutti tendevano ad ignorarlo e a stargli alla larga per la sua fama di picchiatore, Allison viveva una situazione molto più complicata. A causa del suo comportamento introverso, dei suoi cupi silenzi e dello stile emo-gotico, la ragazzina era da sempre uno degli obiettivi preferiti dai bulli più violenti e delle cheer leader più vipere; il resto della scuola in un certo senso la temeva, soprattutto per i suoi occhi di ghiaccio, sia nel colore che nell'espressione, contornati da un pesante strato di matita nera. La sua unica salvezza era stata quel singolare personaggio di Ezekiel, sempre pronto a fare a botte per lei, come lei per lui. La trovava da sempre la ragazza migliore del pianeta e mai e poi mai avrebbe rinunciato alla sua amicizia. 
-" Salta su tigre. "
la invitò dolcemente Zeke, passandole il proprio casco e sostituendolo con il consono beanie azzurro e lacero che indossava perennemente; si sistemò i capelli alla flippy color castano chiaro e poi partirono verso la scuola. Non era lontana e questo dispiacque molto ad entrambi. Posteggiarono la vecchia moto da cross sul retro del grande edificio di mattoni rossi e si incamminarono verso il cortile anteriore, un grande parcheggio circondato da un basso muretto di cemento in cui gli studenti attendevano l'inizio delle lezioni. Come ogni mattina, regnava la confusione delle chiacchiere e delle risate concitate di tutti gli adolescenti di Spirit River, riuniti come sempre in gruppetti. Dai popolari ai nerd, dai fantasmi ai reietti : erano tutti presenti in quella quasi soleggiata giornata di fine settembre.
I due compari si sedettero sul tratto di mattoni che circondava le aiuole secche dell'ingresso, appena fuori dalla grande porta a vetri; Ezekiel si accese una sigaretta ed Allison si mise a leggere a gambe incrociate, osservando di soppiatto l'intero cortile. A quanto pareva, nessuno sembrava averli notati, cosa che le fece molto piacere.
-" Che leggi oggi di bello? "
La ragazzina alzò appena lo sguardo, accennando un sorriso al suo amico e avvicinandosi un pochino per appoggiare la testa sulla sua spalla.
-" Jane Eyre. "
-" Il libro che hai letto ormai cinque volte? "
Entrambi risero di gusto. Allison era una divoratrice di libri; il suo nutrimento erano le parole, la sua anima profumava di carta stampata, compensato dal sentore ceroso dei pastelli a matita con cui amava disegnare. Allo stesso tempo, Ezekiel amava follemente i motori, nel suo sangue scorreva benzina e tutto in lui funzionava grazie all'olio; lavorava spesso e volentieri nell'officina della cittadina ed era un meccanico addirittura migliore del suo capo. Per questo erano una squadra perfetta : mentre lei era la mente, lui era il braccio, e si bilanciavano a vicenda.
Quel breve momento di ilarità all'interno dell'ampio parcheggio della scuola venne interrotto dalla campanella che trillò rumorosamente, invitando gli studenti a dirigersi nelle proprie classi. La mandria di ragazzi si riversò confusionaria nei corridoi dell'edificio; ognuno si dirigeva nelle aule, salutando gli amici e dandosi appuntamento alla mensa. Lo stesso fecero Allison ed Ezekiel, abbracciandosi affettuosamente e per lunghi secondi. Come ogni giorno, sarebbero state ore difficili per entrambi. 
 
Contrariamente al tempo molto più che promettente, le lezioni erano terribilmente noiose. I raggi del sole, per quanto pallidi, inondavano la classe, mostrando qualche lembo di cielo azzurrissimo; la brezza soffiava leggera dal bosco e, malgrado le finestre fossero saldamente sigillate, i ragazzi riuscivano a percepire l'odore di muschio umido e foglie e resina. Era una tortura starsene lì dentro mentre di fuori tutto sembrava così magnifico. 
Seduta in fondo alla classe, Dawn Radcliff ammirava con pura malinconia quel paesaggio stupendo che sembrava richiamarla. Avrebbe tanto voluto passeggiare nella sua amata foresta, raccogliere qualche erba da studiare o della resina per un nuovo infuso, ma non le sarebbe stato possibile fino al tardo pomeriggio. 
Dawn era una ragazza singolare. Nonostante vivesse all'aria aperta, il suo colorito era molto pallido e i suoi capelli di un naturale e bellissimo biondo platino; calma e filosofica, amava con tutto il suo cuore studiare erboristeria e pratiche druidiche e nella sua mansarda aveva una vera e propria serra. Molti nella scuola la consideravano una specie di Poison Ivy e molti altri, visto il suo carattere dolce ed altruista, si approfittavano di lei; non essendo affatto stupida, se ne accorgeva senza problemi, ma non era capace di dire di no. Era la sua anima. Con questi presupposti, tendeva sempre ad isolarsi con il suo piccolo laptop e una miriade di enciclopedie di natura e storia antica o cultura celtica, cercando di ignorare i commenti sul suo abbigliamento considerato sciatto o sulla sua personalità ignenua. 
Mentre il professore di scienze sociali spiegava una qualche inutile teoria che non sembrava interessare a nessuno, un gruppetto di ragazzi in fondo alla classe ridacchiava allegramente, eppure con una nota di malvagità che solo Dawn sembrava cogliere. Con molta timidezza, si voltò verso quell'angolo dell'aula e notò, con poca sorpresa, che chi rideva erano Scott Laughton e la sua compagnia di bulletti. Li conosceva per la loro pessima fama e tendeva ad evitarli il più possibile. Scott era un ragazzo di campagna, dall'aspetto rozzo, ma dalla struttura slanciata e relativamente muscolosa; ciò che più lo distingueva erano i capelli arancioni e un comportamento davvero riprovevole praticamente con chiunque non fosse della sua ignobile compagnia e per questo era stato soprannominato "Squalo". 
Era molto incuriosita da quello strano tipo. Nelle poche volte in cui l'aveva osservato da solo aveva avvertito un'aura molto particolare, triste e spesso afflitta, attorno a lui. Non era forse una maschera tutta quella prepotenza?
Le riflessioni della dolcissima Dawn furono interrotte sul più bello da un paio di occhi grigio-blu, gelidi eppure bollenti, che si posarono su di lei; il suo pallore cadaverico prese un colorito più che roseo ed il suo sguardo tornò a posarsi impanicato sui pochi appunti presi durante la lezione. 
Scott Laughton stava apertamente e senza ritegno fissando la piccola Poison Ivy, colta sul fatto mentre lo studiava con un interesse quasi clinico; al contrario degli altri membri della banda dei bulli che stavano facendo commenti irripetibili, lui si concentrava seriamente su quella stranissima creatura senza ascoltarli. Non se l'era mai presa con quella ragazza, non credeva ne valesse la pena e non riusciva a concepire l'idea di poterle fare del male. La conosceva sin dalle scuole elementari ed era sempre stata oggetto di sfruttamenti da parte di chiunque la circondasse, perfino dagli insegnanti; raramente l'aveva vista in compagnia, ma da sempre qualcosa in lei lo attraeva, in qualche modo. Purtroppo, non aveva nè il tempo nè la capacità di avvicinarsi a lei. Passava le sue giornate a combinare malefatte in giro per Spirit River o a torturare ragazzini più giovani per levarsi di dosso il sapore amaro del passato e sentirsi bene grazie all'adrenalina, non aveva certo tempo per intrattenere rapporti pacifici con una sua coetanea. Eppure in quel momento avrebbe tanto voluto parlarle, senza un motivo preciso. 
La campanella di fine lezione trillò, rimbombando assordante nei corridoi del liceo; Dawn riordinò le sue cose ad una velocità strepitosa, raccogliendole tutte tra le esili braccia coperte da un maglioncino verde foresta, e quasi corse fuori dall'aula di scienze sociali, diretta chissà dove. Aveva percepito per tutto quel tempo lo sguardo di Scott su di lei e non si era mai sentita così a disagio prima di allora. Voleva soltanto che quella giornata finisse, così da potersi rifugiare nella sua preziosa foresta e tra le sue piante.
 
Un'altra lezione stava cominciando e un'altra volta si preparavano a non prestare alcuna attenzione. Per quei due bell'imbusti non c'era cosa più noiosa della scuola, eccezion fatta per le pollastre che li vedevano come i due cugini Duke in veste moderna. 
Presero posto nei loro consueti banchi in fondo alla classe, stravaccati sulle sedie con aria strafottente a badare soltanto agli affari propri : Geoff Gordon alla sua rivista sugli sport acquatici e Duncan Nelson al suo disegno. Amici da sempre, i due ragazzi erano una delle coppie più formidabili e famigerate dell'intera Spirit River. Entrambi di vent'anni, di aspetto non avrebbero potuto essere più diversi. 
Geoff era australiano, trapiantato in America dalla madre divorziata. Un ragazzo molto bello, dai capelli biondi, il fisico scolpito ed un perenne amore per le camice hawaiiane puntualmente sbottonate, era l'intermezzo comico di cui ogni gruppo necessitava. Aveva un'aria molto solare ed era davvero gentile, soprattutto con le ragazze; aveva un innata passione per le surfiste, cosa che lo riportava alla sua amata Australia, ed era un personaggio generalmente molto benvoluto in città.
Il suo compare, Duncan, al contrario era il punk rocker più desiderato di Spirit River. Tra i capelli corti e corvini svettava una sgargiante cresta verde, in contrapposizione ad un guardaroba monocromo nero e una playlist con ogni sfumatura di rock esistente. Era originario di un paesino non lontano da Toronto, trasferitosi in quella cittadina per motivi lavorativi legati al padre solo nove anni prima. Più chiuso rispetto a Geoff, lavorava da poco come tatuatore nel piccolo studio locale, in cui si era ormai ricoperto le braccia. Tutti lo conoscevano, particolarmente per il periodo in riformatorio che aveva affrontato a quindici anni e per la sua fama di Casanova. Ogni ragazza infatti avrebbe desiderato sperimentare una notte sui sedili posteriori della sua Camaro del Settantadue, a discapito dell'indole di spezzacuori che faceva da segnaletica per le poche singorine assennate del luogo.
La graziosa coppietta era tanto amata dalle giovincelle quanto detestata da quasi ogni altro abitante della città; non a livello di Laughton e della sua banda di manigoldi, ma non molto lontano da quel record. Anche loro avevano combinato delle belle catastrofi, tra cui spaccio e uso frequente di marijuana, ubriachezza molesta e atti osceni in luogo pubblico, e tutti tendevano ad evitarli, particolarmente il maggiore della famiglia Nelson : era un picchiatore nato, reso oltremodo violento dalla dipendenza dall'alcol, e nessuno voleva passare sotto il marchio di quelle grandi mani tanto abili a disegnare quanto a devastare facce; Geoff invece era il tampone, e molto spesso evitava al compare di finire dietro le sbarre per aggressione aggravata.
-" Laggiù in fondo! "
La voce squillante della professoressa di inglese interruppe ogni attività estranea alla lezione; Geoff si affrettò a nascondere maldestramente la sua rivista, mentre Duncan lasciò cadere sbuffando la sua matita, incrociando le braccia e squadrando irritato quell'insopportabile arpia con manie di onnipotenza come faceva con circa tre quarti delle persone che conosceva.
-" Signori, avete già perso un anno per la vostra costante mancanza di rispetto ed applicazione. Amate così tanto questa scuola e il programma di quest'anno da voler ripetere l'esperienza?! "
-" O forse amiamo moltissimo lei, signorina Masters. "
La risposta ironica di Geoff fece scattare la scintilla dell'ilarità in tutti i loro compagni di classe, zittendo la signorina Masters e lasciandolo tornare alla sua preziosa rivista. Perfino Trent McCord si era messo a ridere, non riuscendo a trattenersi nonostante gli sforzi.
Apprezzatissimo nella scuola per le sue grandi capacità di studente e il suo carattere dolce e cordiale, Trent era un normalissimo ragazzo di diciassette anni con un'ossessione per i Maroon5 e la passione per la biologia. Suonava la chitarra e la sua vita ruotava attorno a comuni attività da adolescente; di poche pretese, eppure ambizioso negli studi, gentilissimo e con il sorriso stampato perfino nei profondi occhi verde foresta, sembrava essere senza un nemico al mondo. Tutta impressione, visto che uno di quelli a cui proprio non andava giù era Mr.  Nelson. Da sempre lo considerava un perfetto buon a nulla, capace soltanto di portarsi a letto una ragazza dopo l'altra e di pestare la gente senza alcun valido motivo, cosa che non faceva fatica ad ammettere; all'opposto, il suo compare Geoff Gordon gli sembrava un tipo tutto sommato a posto. Era cortese anche con chi non gli stava simpatico e più volte si erano tenuti compagnia durante le noiosissime lezioni di francese. In realtà, trovava che Geoff fosse il suo unico vero amico, gli altri volevano sempre e solo qualcosa, fare bella figura con i professori in primis. 
Finalmente la campanella della mensa diede il via libera a tutti gli studenti affamati, strappando a qualcuno un'esclamazione di felicità. Mentre la classe si dirigeva verso l'ampio salone, Trent fu praticamente sbalzato via da una forte spallata; senza nemmeno guardare, riconobbe quel maledetto delinquente di Nelson. Stizzito e calmo allo stesso tempo, procedette per la sua strada in un silenzio che diceva più di mille parole.
 
La mensa era un gigantesco stanzone con un lato interamente costituito da finestre che davano sulla boscaglia a non molti metri di distanza dall'edificio; quel giorno aleggiava il superbo odore di hamburger e patatine e pasta al formaggio e tutti sentivano improvvisamente lo stomaco brontolare con più insistenza.
Mentre Zeke era andato a prendere due bei vassoi da Lashawna, la regina della cucina della scuola, Allison era al loro solito tavolino, un vecchio piano di compensato in un angolo del lato trasparente della stanza, ad osservare malinconica il paesaggio di quel luogo fantastico in cui il silenzio e la pace erano sovrani. Stranamente quella mattina le lezioni non erano state troppo noiose, nè il clima troppo opprimente, e sia lei che il suo migliore amico avevano potuto respirare senza subire qualche angheria. Lo stesso non si poteva dire di qualcun'altro. L'occhio di ghiaccio dell'acuta e silenziosa osservatrice, tale e quale ad un corvo, aveva notato il disagio di Dawn Radcliff, seduta in un posto isolato e da sola, così come il viso cupo di Trent McCord che giocava nervosamente con la sua pasta al formaggio; lo Squalo era al centro della mensa, tenuto d'occhio da ognuno dei presenti, e soltanto i due criminali non gli prestavano attenzione. 
Zeke tornò al tavolo con gli occhi luccicanti di golosità e non appena posò il vassoio iniziò a mangiare come un lupo affamato. Allison, sorridente, si gustò con più calma il pranzo, tornando a scrutare la foresta con la sua consueta aria assente.
-" Oh Dio, ma quindi quella ragazza sorride anche? "
Il commento di Duncan fece alzare lo sguardo di Geoff dal suo piatto, che automaticamente si diresse verso uno degli angoli più infami della mensa; anche se stentava a crederci, il suo compare fissava proprio Allison McLean, Nightmare Ally per i tabloid. E sì, la ragazza stava davvero sorridendo. Si lasciò scappare una risatina, poi tornò al suo pranzo. Duncan, invece, continuava ad osservarla con un interesse tutto particolare, che non gli si era mai visto negli occhi.
-" Sorprendente, non è vero? "
-" Molto. Mi sono sempre chiesto il perchè di tutte le prese in giro. A parte l'aria di una persona che sacrifica capretti di cui poi beve il sangue, non mi sembra cattiva. "
Geoff rise di nuovo, poi tornò ad osservare Allison e la sua lunga e soffice chioma ondulata che la rendeva tale e quale alla Sirenetta.
-" Non lo è infatti. Abbiamo due corsi in comune e tante volte mi sono seduto vicino a lei. La lasciano sempre da sola, in un angolo isolato della classe, eppure è molto carina. "
Lo sguardo acqua marina di Duncan si spostò sconvolto sul suo amico. Carina non era una parola che generalmente veniva associata alla ragazza, come prima cosa; secondariamente, non credeva ad una sola delle bubbole che stava dicendo l'australiano.
-" Ci hai parlato?! "
-" Come no! Una volta mi ha anche regalato un disegno. È in gamba. "
Il punk rocker era abbastanza stupito. Non una volta aveva sentito parlare bene di quella bizzarra ragazza, magra e di bassa statura, tutto abbigliamento emo e capelli stravaganti, eppure, come Geoff, non pensava fosse così terribile. L'aveva sempre incuriosito, sin dal primo giorno di scuola, quando l'aveva vista camminare tutta sola verso il liceo con le mani calcate nelle tasche e gli anfibi di almeno due taglie più grandi; avrebbe voluto provare a parlarci, ma aveva notato gli sguardi impauriti che gli rivolgeva e ancor di più quella specie di gorilla di O'Leary che le stava sempre appresso. Grande meccanico, niente da dire, ma un piantagrane non meno importante di lui. Voleva evitare qualsiasi compromissione ancora prima di averla conosciuta. 
-" Hey compare, non vorrei che ti montassi la testa, ma ti sta guardando. "
esordì Geoff, intento a masticare il suo panino; senza ritegno, Duncan si voltò verso Allison, incrociando per un millisecondo gli occhi di un azzurro glaciale coperti di matita nera che li rendeva ancora più brillanti; la ragazza si affrettò a rivolgere lo sguardo un po' ovunque, avvampando visibilmente e armeggiando con il suo cibo mentre si copriva il viso con una mano ed una ciocca dei lunghi capelli quasi le cadeva nel piatto. Sia Duncan che Geoff sorrisero ed ignorarono l'occhiataccia di Ezekiel.
Dawn aveva notato quella scena tenera tra Duncan Nelson ed Allison McLean, due anime alquanto simili, così come Trent e Scott. Dawn li trovava molto carini, sperava che tra loro un giorno nascesse qualcosa, visto che non era la prima volta che succedeva, proprio come pensava Geoff; Trent era sorpreso e pregava perchè Allison, una persona che malgrado non conoscesse quasi per niente aveva uno sguardo molto intelligente, non cadesse in mano ad un deficiente simile; Scott sperava che quel piccolo fantoccio non diventasse di proprietà del Marcio dalla cresta verde, oppure gli sarebbe stato tolto il suo giocattolo preferito.
Nessuno di quei sette aveva idea che un piano superiore li stava per unire.
 
La campanella che annunciava l'inizio dell'ultima lezione del giorno era suonata e tutti erano molto allegri; nel corridoio tutti stavano progettando il loro pomeriggio, intrattenendo accese e gioviali conversazioni. Una delle uniche persone ad essere sola era Allison, che stava come al solito frugando nel suo armadio tappezzato di foto dei My Chemical Romance alla ricerca del libro di storia; era piuttosto nervosa, dal momento che Ezekiel aveva terminato le lezioni ed era ormai in officina a lavorare sul furgone di un affezionato cliente del suo boss. Avrebbe cercato di sopravvivere come meglio poteva, anche se non sarebbe stato facile, ma a volte si imparava a convivere con i propri demoni.
Chiuse rapidamente lo sportello dell'armadietto che da una settimana portava la simpaticissima scritta "stronza satanista" in vernice rossa e si diresse in fretta verso la sua aula. Teneva come sempre la testa bassa, e per questo non riuscì a vedere Scott Laughton che si avvicinava pericolosamente a lei; una spallata piuttosto forte la sbilanciò in un secondo, facendola atterrare di schiena sul pavimento di linoleum. Tutte le sue cose erano sparse e attorno a lei la maggior parte degli studenti presenti il quel momento rideva. Situazione quotidiana, nulla più nè meno del solito.
-" Pezzo di merda... "
L'imprecazione scappò inevitabilmente dalle sue labbra, abbastanza forte perchè lo Squalo la sentisse. Mentre la ragazza si rialzava un po' a fatica, Scott tornò indietro, troneggiando sulla sua figura minuta con il suo fisico possente modellato dal lavoro nei campi.
-" Hai detto qualcosa, McLean? "
Allison non era una codarda e questo più di una volta le aveva provocato numerosi guai con persone come Laughton. Nonostante ciò, non si era mai tirata indietro, una qualità che spesso veniva presa per stupidità. Fissandolo dritto negli occhi e quasi ringhiando, la ragazzina gli rispose senza timore.
-" Sei anche sordo? Ho detto che sei un pezzo di merda. "
Il bulletto si guardò intorno e rise con pura aria di scherno, quasi incredulo a quella sfrontatezza. Non era abituato a reazioni simili, ma era proprio per questo che McLean lo divertiva terribilmente : non si tirava mai indietro e gli offriva sempre una buona occasione per gonfiarla di botte. Improvvisamente, un'altra spallata si abbattè su Allison, stavolta in pieno viso. Cadde nuovamente indietro, battendo la testa. In quel momento ogni risata si placò ed una voce profonda e leggermente gracchiante rimbombò potente nel corridoio e nelle sue orecchie fischianti. Per un momento le sembrò di galleggiare e temette che IT fosse venuto a prenderla sotto forma di Scott Laughton. Non era poi così improbabile, visto che quell'essere era malvagità pura condita con capelli arancioni e una spalla coperta di sangue. 
Eppure una colonna oscura era sorta tra lei e il bullo, tenendolo magicamente lontano. Quella colonna era Duncan Nelson che fronteggiava il nemico, spintonandolo e prendendolo a male parole davanti a tutti quanti. Ovviamente, non era da solo. Geoff era corso immediatamente dalla piccola emo insieme all'improvvisa e miracolosa apparizione di Dawn Radcliff. I tre avevano assistito all'intera scena e, al contrario di tutti gli altri imbecilli, non potevano sopportare una tale violenza gratuita su una ragazzina che non aveva altro che parole per difendersi. Duncan era immediatamente saltato addosso a quel pomposo cretino, che aveva abbassato le ali e deciso di cambiare aria, e Geoff si era precipitato subito accanto ad Allison, il cui viso era ricoperto di sangue. Un rivolo scorreva copiosamente dalle narici, colando fino al mento ed imbrattandole completamente la pelle pallida come quella della Radcliff.
Con il gradito aiuto dell'australiano, che la sosteneva dolcemente con le braccia muscolose, si stava incredibilmente già alzando in piedi; Dawn le teneva la mano, parlandole con la sua solita dolcezza mentre si appoggiava con la schiena agli armadietti. Il fresco del metallo le diede un po' di sollievo, ma non migliorò di molto la situazione. La ragazza le incorniciò il viso dall'aria cadaverica, esaminandole con occhio esperto la ferita e stando attenta e non farle male. Era più alta di Allison, anche se non di molto, ma entrambe avevano la stessa aria adulta e precoce a dispetto della loro giovanissima età. 
-" Per fortuna il naso è intatto. È solo una brutta epistassi. "
Il corridoio si era ormai completamente svuotato, eccezion fatta per i quattro ragazzi, che non potevano chiedere di meglio. C'era già stato troppo spettacolo quel giorno. 
-" Come ti senti? "
le chiese dolcemente Geoff, lasciando delicatamente la presa attorno alla piccoletta e stando pronto ad afferrarla in caso di mancamento. Stava sorprendentemente in piedi, malgrado fosse ancora rintronata e la testa le pulsasse per via del colpo contro il pavimento.
-" Voldemort, ma non male, ti ringrazio. Tranquilli, ce la faccio... "
Il tono di Allison era insolitamente freddo; si capiva che avrebbe preferito una maggiore distanza da tutti quanti e sia Dawn che Geoff rispettarono questo desiderio inespresso, ridacchiando al commento di umore. In quel momento sopraggiunse anche Duncan, che con uno sguardo si accertò che non si fosse fatta troppo male. Al contrario, lei lo squadrò con un certo astio, cosa che lasciò spiazzati i coraggiosi soccorritori. 
-" Non avresti dovuto farlo. "
Quella frase, detta con un tono così timidamente gelido e lo sguardo nuovamente rivolto ai suoi piedi, ebbe l'effetto di una pugnalata sul piccolo crocchio.
-" Cos- Perchè? "
Duncan era piuttosto perplesso. Chiunque sarebbe stato grato di un intervento simile; ovvio, lui non l'aveva fatto per la gratutidine, ma non si aspettava nemmeno un'uscita simile. 
-" Perchè adesso penserà che non sia altro che una bambina che ha bisogno della scorta e gli altri staranno a fissarmi e a prendermi per il culo più di prima. "
-" O forse ti lasceranno in pace perchè non sei più sola. "
La voce e lo sguardo di Duncan erano tanto freddi quanto quelli di Allison, che alzò gli occhi azzurrissimi e allibiti sull'armadio di un metro e novanta che le stava di fronte. Senza aggiungere una parola, raccolse le sue cose e scappò via piangendo. I tre paladini la guardarono con tristezza, compassione e un pizzico di rabbia da parte di Duncan, il quale non credeva che quella ragazza potesse essere tanto ingrata. Era irritato, molto irritato, e non si preoccupava minimamente di nasconderlo.
-" Non penso che dovresti essere arrabbiato. Allison non è abituata alla gentilezza. Comunque, vi ringrazio per averla aiutata. Un giorno lo farà anche lei. "
disse Dawn, prima di scomparire a sua volta nell'aula di storia e abbandonarli nel corridoio deserto e silenzioso, in cui soltanto le voci dei professori rimbombavano. 
~~~ 
I giorni erano passati inesorabilmente, portandosi via settembre e porgendo a Spirit River la frizzante aria autunnale che presto avrebbe chiamato la neve ed un freddo glaciale. La scuola continuava senza particolari intoppi, eccezion fatta per l'episodio Nelson-Laughton-McLean, che era sulle bocche di tutti e non accennava a scemare. Le previsioni della piccola emo si erano rivelate esatte per metà : lo Squalo non le dava più fastidio, ma ovunque andasse gli sguardi dei suoi compagni di studi la seguivano con ottusa ed opprimente insistenza e la premura di Ezekiel nel minacciare chiunque la guardasse non faceva altro che peggiorare la situazione. Le voci si erano ormai sparse e la nuova scritta sul suo armadietto variava di insulti sulla sua presunta attività di prostituzione, specialmente con Duncan Nelson; non accadeva di rado che molti la insultassero apertamente mentre passava nei corridoi o perfino durante le lezioni. Tutti avevano notato quella condizione terribile, ma nessuno poteva fare nulla. Purtroppo, la scuola rendeva la vita di quelli come Allison un vero inferno. 
Anche Trent era al corrente dei fatti e ogni qual volta si trovava nella stessa classe con la ragazza si chiedeva che cosa ci fosse di sbagliato in qualcuno che aiutava una persona in difficoltà. Quella mattina, come ogni altra dall'accaduto, la ragazza dai capelli rosso fiamma se ne stava sul suo banco in fondo alla stanza, a fissare costantemente fuori dalla finestra per evitare che qualcuno notasse le sue lacrime silenziose più del dovuto; il naso era ancora livido dalla botta ricevuta e con un cerotto, più piccolo dei giorni precedenti, applicato con una pomata. Gli dispiaceva molto per lei, nessuno si meritava tali supplizi soltanto per la propria differenza.
La lezione terminò e lei fu la prima a lasciare la stanza, camminando con passo fulmineo e cercando di non sentire i commenti affatto gradevoli degli altri. Stava letteralmente scappando. Trent la seguì fino al suo armadietto, quello costantemente pieno di scritte offensive che nessuno sembrava voler cancellare, quasi come se anche i professori e i bidelli pensassero quelle cose di lei. Stava evidentemente piangendo a dirotto, visti gli spasmi che si intravedevano dallo sportello sconquassato e pasticciato con insulti variegati ed umilianti. Aspettò che si calmasse, comprendeva che non l'avrebbe messa a suo agio se fosse piombato lì in un momento così delicato; attese con pazienza e si fece avanti con la sua tenera cortesia.  
Allison stava chiudendo lo sportello e sussultò, bloccandosi, evidentemente sorpresa di trovarsi davanti uno come Trent McCord che le sorrideva genuinamente, come faceva con chiunque non fosse Duncan Nelson. Lo conosceva bene, avevano molti corsi insieme, e sembrava anche essere l'unico che la considerasse una persona con dei sentimenti.
-" Dopo la mensa potrei aiutarti a pulire l'armadietto. S-se ti fa piacere, ovviamente. "
esordì il ragazzo, con una timidezza che tradiva un certo timore. Effettivamente aveva un po' paura di lei, ma questo non gli impedì di essere gentile. Perchè avrebbe dovuto? Fondamentalmente non gli aveva mai fatto nulla di male e non credeva che sarebbe mai successo.
-" Perchè? "
-" Beh, non mi è mai piaciuto il vandalismo, contrariamente ai bidelli. "
-" Non sprecare il tuo tempo con me. "
rispose in tutta fretta e con la voce rotta, prima di scappare in un'altra aula e lasciarlo abbastanza amareggiato davanti a quell'armadietto osceno. Amareggiato, ma non scoraggiato. Avrebbe pulito quelle schifezze, gli fosse costato un rene. 
 
Ezekiel non aveva spaccato la faccia a Scott Laughton per puro miracolo, soltanto perchè non poteva andare in prigione proprio quando la sua piccola aveva bisogno di lui. Passava più tempo possibile con lei e cercava di non lasciarla mai da sola, nemmeno fuori dal liceo. Si sentiva incredibilmente in colpa : se fosse rimasto, non le sarebbe successo nulla. Allison gli ripeteva costantemente che non era colpa sua, ma lui non poteva accettarlo.
Sapeva che cos'era accaduto per filo e per segno e da giorni meditava di ringraziare come minimo Dawn Radcliff, ma sapeva che alcuni meriti andavano anche ai due fichetti. Se non fosse stato per quei due bronzi greci, Laughton probabilmente non si sarebbe limitato a quella spallata.
Stava entrando in classe quando li vide prendere posto in fondo alla stanza, come sempre; prese coraggio e andò verso di loro con il suo solito passo lento e ciondolante. Non sapeva perchè lo stesse facendo, ma sentiva che doveva.
Duncan lo inquadrò immediatamente ed era pronto a rifilargli un bel destro su quel muso da irlandese, mentre Geoff era speranzoso e positivo, in un certo qual modo anche sorpreso di veder arrivare il caro vecchio O'Leary. Purtroppo, ogni cosa portava ad uno scontro tra i due picchiatori.
Il giovane dall'onnipresente beanie azzurro tese la mano verso Duncan, che sulle prime rivelò un certo shock. Tutte le previsioni crollarono inevitabilmente, nonostante negli occhi grigissimi del ragazzo ci fosse una certa tensione. Era preoccupato che la sua richiesta di pace e i suoi ringraziamenti non venissero accettati, che come sempre quel minimo di bontà che esprimeva venisse rifiutato. La mano gli tremava.
-" A cosa devo l'onore, O'Leary? "
esordì il punk rocker con la sua solita aria provocatrice ed orgogliosa, stravaccandosi sulla sedia ed incrociando le braccia tatuate al petto.
-" Per Allison. Grazie ad entrambi. "
Ora Duncan era realmente spiazzato e non sapeva come reagire davanti a tanta genuina umiltà da parte di uno come Ezekiel. Per fortuna, Geoff prese il controllo della situazione e strinse caldamente la mano al ragazzo, più basso di lui ma non meno forte; si alzò e gli sorrise affabilmente, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla coperta da una felpa oversize grigia.
-" Avremmo soltanto voluto fare di più. È scappata via senza che potessimo aiutarla sul serio. "
-" Lo so, mi ha raccontato tutto. Le dispiace essere sembrata ingrata e maleducata, ma non voleva che la cattiveria di questi pezzi di merda coinvolgesse anche voi... Anche se non penso avreste molti problemi. "
Entrambi ridacchiarono e colsero con sincerità la gratitudine del ragazzo, che sorrise a sua volta; anche Duncan gli strinse volentieri la mano, accennando un sorriso senza aggiungere altro. 
-" Non ti preoccupare. Come ha detto Duncan, la tua amica non è sola e da adesso in poi non sarai soltanto tu ad esserle vicino, non è vero? "
disse Geoff, prendendo alla sprovvista i due interlocutori, soprattutto il ragazzo corvino, al quale circondò le spalle con un braccio. Duncan lo maledisse dieci volte con lo sguardo, ma poi si rivolse ad Ezekiel con estrema calma e quasi serenità.
-" Certamente. "
Detto ciò, O'Leary andò al proprio banco, congedandosi con silenziosa cortesia dai due compari, che presero a discutere animatamente.
-" Non ci penso minimamente a fare da cane da guardia a quella bambina. "
Geoff, per la prima volta da anni, gli rivolse uno sguardo seriamente infuriato. Temette che gli stesse per rifilare un pugno nei denti e avrebbe avuto ragione.
-" Invece sì, zucca marcia che non sei altro. Volevi un'occasione di riscatto? L'irlandese te l'ha servita su un piatto d'argento. Noi aiuteremo Allison, che tu lo voglia o no. "
 
Un'altra mensa, un altro giorno in cui saltava il pranzo, stando tutto il tempo a fissare il bosco con gli occhi arrossati e lacrime che scorrevano senza che qualcuno potesse fermarle. Dawn la fissava dal suo posto solitario, perdendo ogni briciolo di appetito. Non poteva nemmeno immaginare come si sentisse quella povera ragazza. Avrebbe soltanto voluto aiutarla e starle vicino : non poteva affrontare tutto ciò da sola, anche se da un certo punto di vista la comprendeva.
I loro sguardi si incrociarono e Dawn abbassò immediatamente gli occhi blu sulla sua enciclopedia di erbe, arrossendo vividamente. Non voleva sembrarle indiscreta, ma proprio non riusciva a smettere di tenerla d'occhio. La vide alzarsi e dirigersi rapidamente verso di lei ed automaticamente si rimpicciolì il più possibile, cercando di rendersi invisibile. Inutile dire che il tentativo fallì. Allison e la sua chioma fiammante arrivarono in poco tempo, stagliandosi, anche se nella sua bassa statura, davanti a lei; si era asciugata il viso smunto, ma gli occhi erano inevitabilmente iniettati di sangue.
-" Ciao. Perchè sei qui da sola? "
Quella domanda la lasciò un poco interdetta. Con tutto ciò che avrebbe potuto chiederle, quella era l'ultima cosa che si aspettava. Non sapeva proprio come rispondere ed Allison lo intuì, senza però commentare maliziosamemte. In fondo, lei non era gli altri.
-" Vuoi venire con noi? Attirerai ogni malparlata di queste capre, ma almeno non sarai da sola. "
Dawn non potè fare a meno di sorridere. Non ricordava l'ultima volta in cui qualcuno alla mensa l'aveva invitata ad unirsi ad un tavolo ed era molto felice che quel qualcuno fosse proprio Allison McLean. Si sentì esplodere una fiamma nel petto, come se ad un tratto quella ragazza cupa e silenziosa avesse trovato un interruttore nascosto da tempo. Cacciò l'enciclopedia nella borsa, prese il vassoio e la seguì fino al tavolino accanto alla gigantesca finestra. Con loro c'era anche Ezekiel O'Leary; lo conosceva soltanto di vista, non aveva presente che tipo fosse, non precisamente. Non avevano nemmeno un corso in comune. Si salutarono con dei timidi convenevoli, poi cadde il silenzio per qualche secondo.
-" Uhm... Volevo ringraziarti per l'altro giorno... Non volevo- " 
-" Non ce n'è bisogno. Niente ringraziamenti e niente scuse. Sono contenta di averti dato una mano e sono contenta di essere qui con te adesso. "
la interruppe immediatamente, avvampando e abbassando il suo tono di voce. Sia ad Allison che ad Ezekiel parve di avere a che fare con un cucciolo di Labrador. 
-" M-mi piacerebbe molto diventare tua amica... E ovviamente anche tua Ezekiel... Sempre che vi faccia piacere. "
Sul viso della piccola emo si disegnò un sorriso, che, per quanto triste, dava una luce mai vista ai suoi occhi color ghiaccio; anche Zeke stava sorridendo commosso. Nessuno dei due si aspettava tanta gentilezza, ma avevano capito ormai da tempo quanto in realtà Dawn fosse sola. A loro certo non dispiaceva farle compagnia, era una ragazza a posto.
-" Stavi leggendo un'enciclopedia sulle piante, vero? "
Alla domanda di Allison, lo sguardo della pallidissima Poison Ivy brillò.
-" S-sì. Sono un'appassionata di erboristeria. "
-" Che figata! Possiamo vederla? "
esclamò Ezekiel, e Dawn fu più che felice di mostrare loro le sue scoperte e i suoi interessi. Per la prima volta da anni, per quei tre la mensa fu un intervallo davvero piacevole.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 2
Quel giorno il tempo si era deciso a cambiare e dal leggero cumulo di nubi sopra Spirit River era nata una montagna plumbea che aveva scaricato sulla cittadina canadese una pioggia incessante. In compenso, l'odore del bosco era più intenso che mai. Ora che l'autunno era ufficialmente iniziato e la foresta sentiva l'avvicinarsi della stagione fredda, stava dando il meglio di sè. Tutto era di un verde quasi luccicante, il muschio profumava come non mai e dagli abeti sgorgava una resina meravigliosa.
Nonostante la pioggia battente, Duncan era ancora nel parcheggio accanto alla sua auto a fumarsi una sigaretta; non aveva l'ombrello, ma non gl'importava molto. La pioggia l'aveva sempre tranquillizzato, aveva come un potere soporifero sul suo animo perennemente turbato. Come sempre, la sera precedente era tornato a casa ubriaco e ne portava segni evidenti : le borse sotto gli occhi iniettati di sangue, un mal di testa lancinante e una cera veramente penosa, con la faccia smunta e la barba che non curava da due giorni. Almeno quell'acqua ormai gelida lo stava svegliando un pochino. Anche Geoff era stato con lui, ma, a differenza sua, non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto. La scelta di restarsene a casa era stata obbligata.
Osservava con aria assente l'intero cortile, con i suoi occhi acqua marina velati dal ciuffo verde afflosciatosi sulla sua fronte e non vedeva altro che nullità. Non una sola di quelle persone valeva qualcosa. Gli atleti erano solo bravi a lanciarsi palle da football o agitare degli orrendi pompon verdi e gialli, i secchioni soltanto a guardare dall'alto in basso e imparare a memoria i manuali; ciò che li accomunava tutti era la capacità di non collegare affatto lingua e cervello. Da due settimane ormai gli ronzavano continuamente nelle orecchie quelle assurde voci su una presunta relazione tra lui ed Allison McLean ed ogni volta puntualmente malediva quel dannato pomeriggio in cui aveva deciso di aiutarla ed immischiarsi in faccende non sue.
Un bagliore rosso attirò inevitabilmente la sua attenzione; parli del diavolo e spuntano le corna! Eccola lì, tutta vestita di nero, protetta sotto un ombrello dello stesso colore, a fissarsi inesorabilmente gli anfibi consunti. Volse lo sguardo alla sua sinistra, verso il bosco, con una malinconia che sembrava rivestirla come una seconda pelle; anche se non volle ammetterlo, fu felice di vedere che il livido che aveva sul naso era ormai passato ed era soltanto un brutto ricordo.
La campanella finalmente suonò e tutti quanti si precipitarono di corsa all'ingresso, stufi di dover stare sotto quella pioggia fastidiosa. Duncan, come sempre, fu uno degli ultimi a varcare la soglia del liceo, completamente fradicio; notò gli sguardi lascivi delle ragazze che gli passavano accanto, che adocchiavano con appetito la maglietta di cotone nera che si era appiccicata al suo fisico scolpito. Cercò di ricambiare con altrettanto interesse, ma non ci riuscì; le signorine, in ogni caso, sembravano non accorgersi di quel dettaglio. Altro perfetto esempio dell'aspetto esteriore che conta più di quello interiore. Semprava che più facesse schifo, con quella barba incolta e gli occhi che sembravano quelli di una donnola, più fosse attraente. 
Si diresse al suo armadietto e ci frugò dentro alla ricerca di un cambio; trovò una maglietta uguale a quella che stava indossando, che però purtroppo puzzava come una carcassa di alce. Imprecò abbastanza sonoramente, tirandosi indietro il ciuffo verde con la grande mano e gettando l'indumento in mezzo al mucchio di spazzatura che costituiva il suo armadietto. Sarebbe andato a lezione completamente fradicio, poco male. Rischiava soltanto di prendersi una polmonite.
Stava per chiudere lo sportello quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce. Si voltò abbastanza irritato, ma rimase spiazzato nel vedere Allison McLean, con le guance rosse quasi quanto i suoi capelli e le mani compitamente dietro la schiena. Sembrava una bambina di otto anni. Non lo guardò nemmeno, si limitò a porgergli una t-shirt nera dei Green Day con un mezzo sorriso molto più che imbarazzato.
-" Non vorrei che ti prendessi un malanno. "
Furono le sue parole prima di incamminarsi nuovamente lungo il corridoio ormai deserto. La seguì con lo sguardo finchè non scomparve dietro un angolo. Era quanto mai scioccato. 
Si rigirò tra le mani quella maglietta, esaminandola con occhio chirurgico. Era leggermente spiegazzata, di una taglia decisamente maggiore rispetto a quella di Allison, eppure emanava una delicata fragranza femminile, dolce, mista a comune sapone bianco e un vago sentore di balsamo all'avena. Non riuscì a celare un sorriso, si limitò a cambiarsi. 
 
Allison entrò pochi minuti in ritardo nell'aula e per questo dovette affrontare una nuova gogna da parte dei suoi compagni; spiccicò qualche parola di scuse al professore e corse a rifugiarsi in fondo alla stanza, non accorgendosi per qualche secondo iniziale di una presenza estranea al suo ambiente personale. Al suo fianco, sul banco in cui solitamente (eccezion fatta per Geoff Gordon) non sedeva nessuno c'era Trent McCord; le stava sorridendo con tutta la cortesia e la tenerezza più pure mentre apriva libri e quaderni e si preparava a prendere appunti. 
Rivolse un rapido sguardo attorno a sè, notando senza troppe difficiltà le occhiate e i risolini dei loro compagni. Si sentiva terribilmente a disagio, particolarmente per la presenza quasi ingombrante di McCord. Pensava che fosse in combutta con tutti gli altri e che fosse lì soltanto per dare a quegli avvoltoi un altro pretesto per prendersi gioco di lei. O peggio, che fosse davvero gentile. C'era un po' troppa simcerità in quegli occhi di smeraldo.
-" Che stai facendo? "
sibilò con lo sguardo basso, fissandolo di soppiatto; Trent non era molto più alto di lei, era dinoccolato e sembrava addirittura fragile, eppure in quel momento sembrava cento volte più possente della piccola Allison, statuetta di cristallo animata da soffio di drago.
-" È palloso starsene sempre in prima fila. Ogni tanto va anche a me di sperimentare la pace del backstage. "
rispose lui in tutta calma, sorridendo cortesemente come se nulla fosse. Allison continuava a chiedersi che cosa diavolo stesse pensando di fare, ma non trovava effettivamente una risposta plausibile. Lo guardava e non vedeva altro che un cucciolo alla ricerca di un compagno di giochi.
-" Non dovresti stare qui. Ora parleranno male anche di te. "
Il ragazzo scrollò le spalle spensieratamente, voltandosi verso di lei e incrociando gli occhi verde foresta con i suoi.
-" Pft, che facciano pure. Se è questo che ti preoccupa, hai ben poco di cui crucciarti. Se poi ti dispiace che io stia qui allora la storia cambia. "
Lo fissò interdetta per qualche secondo. Pensò intensamente a quella domanda indiretta, chiedendosi se effettivamente le desse fastidio la presenza di Trent accanto a lei. Era sicura che le avrebbe tenuto una buona compagnia, ma era davvero pronta a fidarsi? 
Fece un cenno con la testa, tornando al suo quaderno; il ragazzo non potè fare a meno di trattenere un sorriso di trionfo. Sapeva che il primo passo era compiuto ed ora vedeva un futuro relativamente roseo per il loro rapporto. Si trattava soltanto di essere sinceri : alle persone come lei bastava questo.
I minuti di quella lezione sembravano non passare mai. La pioggia non smetteva di cadere e rendeva quell'ambiente ancora più insopportabile ed opprimente; ovviamente ad Allison teneva molta compagnia. A differenza del sole, era rumorosa, scrosciante e malinconica, ogni tanto le nubi da cui precipitava offrivano lo spaventoso spettacolo di qualche fulmine lontano che andava ad abbattersi sulle cime delle montagne. Si rispecchiava molto in essa, nel suo cadere per volere di una forza maggiore, nel disprezzo che suscitava nella maggior parte delle persone, nella sua atmosfera di riflessione. 
-" Ti va di venire a mensa con noi? "
Quella domanda le uscì spontanea dalle labbra leggermente rosate e screpolate, cogliendo di sorpresa Trent, intento a capire di che diavolo stesse parlando il professore. Si voltò con occhi luccicanti verso quella singolare ed imprevedibile ragazza dai capelli di fiamma, sorridendole con estrema affabilità.
-" Molto volentieri. "
Allison rispose con un sorriso decisamente più freddo, ma in quelle iridi di ghiaccio intuì perfettamente un sentimento di sincerità e gaiezza che poche volte aveva avuto il piacere di riscontrare in lei. Si sentiva onorato di aver scatenato quell'emozione, cosa che, doveva ammettere, le donava molto più del suo tipico sguardo triste e quasi apatico. 
Ad interrompere quella scena di pacifica e costruttiva amicizia nascente fu un bisbiglio rivolto proprio a Trent. Arrivava da un ragazzo davanti a loro, uno dei giocatori di football della scuola. Una testa vuota, come il resto, naturalmente. 
-" Psst! McCord! Ci stai provando con lei? Ti andrà bene. Dolcezza, dopo mi posso fare un giro anch'io? Su, non fare la timida. Duncan Nelson dice che sei un bell'affare. "
Chiunque, a parte i due interessati, che avesse assistito alla scena stava ridacchiando animatamente, attirando per qualche secondo l'attenzione del professore. Trent non reagì, era pietrificato dallo sguardo della sua compare. Nonostante le guance rosse per l'imbarazzo, i suoi occhi sembravano sputare fulmini. Sapeva perfettamente che Duncan Nelson non avrebbe mai detto una cosa del genere su di lei, e se anche l'avesse fatto non sarebbe stato con lui. Eppure la faceva arrabbiare, con tutta la ragione del mondo. Davvero erano arrivati a questo pur di umiliarla?
La ragazza attese finchè il signor .... non si mise a scrivere alla lavagna, poi si alzò con passo felpato, percorrendo a testa alta il corridoio che le due file di banchi costituivano. Con una mossa più che fulminea, afferrò il simpaticone per la nuca; approfittò di quel momento d'impredivibilità per assestare una spinta così potente che ragazzo sbattè violentemente la testa contro il banco, producendo un tonfo sordo e uno sfogliare di carte; due ragazze gridarono terrorizzate da quella violenza improvvisa, mentre altri si giravano sorpresi, l'insegnante compreso. Allison era già tornata al suo posto con un sorriso sornione sul visetto solitamente angelico, fingendo di prendere appunti e di essere sorpresa da tutto quel trambusto. Alla domanda "Cosa diamine succede?" del signor .... le accuse partirono a raffica nei confronti di Allison McLean, che avrebbe sbattuto come un uovo la testa di .... contro il banco; la vittima di quel disgraziato attentato si stava ancora tenendo le tempie, rintronato e più instupidito di prima, mentre tutti gridavano contro di lei, specialmente insulti tra i più variegati eppure affatto originali.
-" Silenzio, silenzio! "
Le voci si placarono e nella classe scese un silenzio di tomba, eccezion fatta per i gemiti del martire. Il professore non credeva che fosse una cosa possibile : McLean era un soggetto terribilmente introverso e sottomesso, non avrebbe mai fatto una cosa simile. Conosceva anche tutto il bullismo a lei rivolto, ma quel buon a nulla si era seriamente fatto male e qualcuno doveva essere stato. La persona giusta a cui chiedere conferma dell'accaduto era seduto proprio di fianco all'imputata, sconvolto come molti altri. 
-" Signor McCord, lei era di fianco alla signorina McLean. È stata lei ad aggredire deliberatamente il signor .... ? "
Trent era impallidito; sotto lo sguardo di ogni presente, doveva dare la sua versione dei fatti. Lanciò un brevissimo sguardo ad Allison; sembrava nella piena commiserazione, ma notò il sorrisetto più che soddisfatto che spuntava oltre il sipario della sua chioma. Vendetta e giustizia dovevano essere fatte.
-" Assolutamente no. È sempre stata qui a prendere appunti. Io non ho visto chi l'ha colpito, ma probabilmente è stato uno scherzo troppo azzardato e qualcuno aveva bisogno di un capro espiatorio. "
Come non fidarsi di Trent McCord! Nonostante tutte le proteste, l'ordine fu ripristinato, la pace ristabilita e la questione chiusa. I due ragazzi si fissarono per qualche secondo, poi, sotto gli sguardi astiosi dei pecoroni, ridacchiarono come loro avevano riso poco prima. 
 
La voce si era sparsa alla velocità della luce : ora quella troietta era anche diventata violenta, questa era la frase con cui si cominciava a raccontare dell'avventura di .... e del suo banco, ovviamente omettendo il fatto che appena cinque minuti prima lui l'aveva insultata pesantemente. 
Scott era abbastanza sorpreso di sentire una notizia del genere. Allison McLean non era mai stata aggressiva prima di allora, ma chiaramente stava succedendo qualcosa. Forse quel fantoccio non era poi così mansueto e facile da vessare come aveva pensato fino a quel momento. La faccenda si complicava abbastanza ed ora si ritrovava seriamente davanti ad un bivio : continuare a torturarla, rischiando un calcio nelle parti basse o da lei o dal Marcio, oppure farsi un esame di coscienza e dichiararla obiettivo raggiunto, magari chiedendole perfino scusa. Una scelta molto dura, doveva ammetterlo.
La lezione stava per cominciare e tutti prendevano posto. Anche Dawn stava entrando con la sua solita aria compita, le braccia colme di libri e i vestiti sobri; si sedette al suo banco, spostandosi con le dita fine i capelli argentei dietro le spalle. Era come incantato da quella visione. Fondamentalmente era bella, con quegli occhioni da cerbiatta ed il sorriso timido ma raggiante nelle poche volte in cui lo sfoggiava. Nonostante fosse il bullo più incallito della scuola, non comprendeva perchè ce l'avessero con lei. Era una persona normalissima, non aveva mai fatto nulla a nessuno, eppure tutti la prendevano in giro e la isolavano. Negli ultimi tempi l'aveva vista spesso in compagnia di Allison McLean, ma non era questo a turbarlo : era lì quando le aveva quasi rotto il naso con una spallata. L'aveva visto chiaramente, l'aveva guardato sconvolta e poi si era precipitata da lei.
Il professore non era ancora arrivato, perciò decise di spostarsi. Inutile dire che si sedette proprio accanto alla pacifica e dolcissima Dawn; sobbalzò spaventata da quella presenza, che considerava veramente opprimente e negativa, portatrice di sofferenze. Era una vera tortura per il suo spirito alla ricerca del Nirvana, percepiva la sua aura cattiva e quasi putrida da una certa distanza. Non era mai successo con nessuno.
-" Che cosa vuoi? "
Il tono docile della ragazza tradì un certo astio ed un'agitazione crescente; aveva le guance arrossate e come se le fosse stata avvicinata una calamita di polarità uguale si era rintanata il più lontano possibile dallo Squalo.
-" Nulla, mi chiedevo soltanto perchè fossi qui tutta sola. "
Per la prima volta, ci fu una testimonianza dello sguardo incattivito di Dawn Radcliff. Se i suoi occhi avessero potuto lanciare fulmini, Scott sarebbe diventato un cumuletto di cenere fumante. Il suo ghigno di spense in un baleno e per un secondo fu spaventato da quella forza della natura, nel vero senso della parola.
-" Perchè sono esattamente come Allison McLean. "
Senza aggiungere una parola, prese le sue cose e si spostò nell'angolo opposto della classe. Come aveva il coraggio di chiederle una cosa del genere dopo tutte le cattiverie che aveva fatto a tante persone escluse come lei? Che faccia tosta! Se non fosse stato per la sua indole dolce e pacifista, gli avrebbe lanciato il suo manuale di mille e più pagine sulla storia e cultura degli egizi dritto in faccia.
Cercò di calmarsi con i suoi abituali esercizi di yoga e respirazione, poi si concentrò al massimo sulla lezione di biologia ed evitò di pensare a ciò che era successo fino al momento in cui non rivolse nuovamente lo sguardo verso Scott Laughton. Era pallido come un cadavere, sembrava sull'orlo di uno svenimento; gli occhi grigio-blu erano fissi nell'infinito, sbarrati come dal terrore, mentre lui pareva essersi trasformato in una statua di sale. Era in uno stato di catatonia pura e la sua aura sembrava essersi spenta del tutto.
Nessuno sapeva che con quelle semplici parole l'intero castello di carte di cemento di Scott era appena stato demolito, in un solo attimo, e gli era precipitato addosso come un meteorite. Non riusciva a credere che effettivamente Dawn e Allison fossero praticamente uguali, ma era così, solo che la prima era stata più fortunata : da sempre gli era stata simpatica. Si chiedeva il perchè fosse cominciata tutta quella cattivera verso McLean e poi se lo ricordò, un ricordo che aveva seppellito da anni.
Era successo tutto molto tempo prima, al primo anno delle scuole medie. Allison aveva ancora i capelli biondi, del suo colore naturale; si vestiva ancora come un maschio, con magliette di band metal degli anni Ottanta e pantaloni cargo in cui sembrava nuotare. Non era uno splendore di bambina, ma aveva sempre il sorriso addosso ed era amica praticamente di chiunque. Scott invece era molto più silenzioso, spesso scorbutico; i suoi abiti abituali erano dei jeans malandati e delle magliette altrettanto lacere e non trovava spesso coetanei disposti a sopportare quel carattere tutt'altro che bambino. Si ritrovavano spesso nella stessa compagnia, ma non si scambiavano mai più di qualche parola. Un giorno, era in primavera, si erano ritrovati tutti sulle rive del lago e verso sera erano rimasti da soli; lui si era gettato entusiasta in acqua, ovviamente togliendosi la maglietta e rivelando il fisico tozzo di un bambino di undici anni. Quando uscì e si sedette accanto ad Allison, lei notò qualcosa sulla sua schiena : erano chiaramente lividi, enormi e viola, spesso accompagnati da abrasioni e lacerazioni. Gli aveva chiesto, con molta premura e gentilezza, che cosa gli fosse successo, come si fosse fatto tanto male. Gliel'aveva chiesto soltanto perchè si era preoccupata, credeva che avesse avuto un brutto incidente in bicicletta o nel bosco. Immediatamente Scott andò su tutte le furie, aggredendola verbalmente ed affermando ripetutamente che doveva pensare agli affari suoi, poi se ne andò di corsa. Era stata l'unica in tutta la sua vita ad essersi accorta della violenza di suo padre. 
 
Allison, Ezekiel, Trent e Dawn si stavano incamminando allegramente verso la mensa; i primi due si tenevano affettuosamente per mano, ascoltando con puro interesse i discorsi su biologia e storia dei due secchioni accanto a loro. Amavano incredibilmente la loro compagnia, c'era sempre qualcosa di nuovo da imparare e in loro avevano trovato dei piacevoli alleati. Trent portava gaiezza e spensieratezza, mentre Dawn calma e tranquillità; entrambi avevano la straordinaria capacità di metterli a loro agio. Erano felici che fossero insieme a loro. 
Ma mentre Ezekiel era sinceramente senza pensieri, con un perenne sorrisetto da bradipo ed immerso nella conversazione, Allison era più distaccata; si guardava costantemente intorno, notando i bisbigli e le occhiatacce rivolte ai loro due nuovi compagni. Anche i diretti interessati se n'erano accorti, ma non ci badavano molto. Erano abituati a quelle occhiate e a quei bisbigli tanto quanto i due grandi amici.
Il gruppetto si appostò al solito tavolino nell'angolo, gustandosi appieno il pranzo più che meritato. Chiacchieravano del più e del meno, con molta serenità e come qualsiasi altro gruppetto nella sala; anche i due silenziosi fantasmi sorridevano più spesso, senza quasi rendersene conto, allo stesso modo in cui sia Dawn e Trent si sentirono finalmente parte di qualcosa. Per la prima volta da tempo immemore sapevano che le persone che li avevano accolti erano genuine al cento percento, senza alcuna pretesa o doppio fine. Li avevano accolti semplicemente perchè li apprezzavano per com'erano e non per ottenere qualcosa in cambio. Erano molto felici, così come lo erano Zeke e Allison di averli insieme a loro. Nessuno si sentiva più un escluso o un reietto, e non c'era sensazione migliore al mondo. 
Dall'angolo opposto della mensa, Duncan Nelson ammirava quella scena con una certa sensazione di amaro in bocca. Avrebbe voluto sciacquarlo via con una bella bottiglia di whiskey, ma al momento non era possibile. Fissava quei quattro ad intermittenza con il posto vuoto su cui sedeva sempre Geoff, ed ora più che mai ne sentiva la mancanza. Si sentiva solo e depresso su quel maledetto tavolino vuoto.
Gettò uno sguardo alla t-shirt che indossava, quella che poche ore prima Allison gli aveva prestato; le sue narici si riempirono di quell'odore di sapone che sembrava non voler scomparire e si sentì come se avesse fumato almeno due spinelli, tutti interi e uno dietro l'altro. Quel profumo era dannatamente buono, gli piaceva davvero, e si sentiva un idiota. Tornò sulla terra a fissare quell'allegra combriccola e ammise a se stesso che era davvero invidioso. 
-" Non per dire, ma qualcuno ti sta fissando. "
esordì ad un tratto Dawn, con un sorriso da gatto che diceva più di mille parole rivolta ad Allison. L'allegria di tutti si trasformò in curiosa perplessità per qualche secondo. La ragazza dai capelli platinati le si avvicinò, sussurrandole il nome della persona di cui aveva attirato l'attenzione; dapprima impallidì, poi arrossì violentemente e come sempre si riparò nel mutismo e dietro alle impenetrabili cortine rosso fuoco che la sua chioma formava. Da lì potè gettare senza problemi lo sguardo su Mr. Nelson, che effettivamente aveva gli occhi puntati su di loro. Si corresse, su di lei. Indossava la sua maglia, che inevitabilmente gli andava leggermente stretta, e le sue iridi acqua marina, penetranti e veramente belle, la squadravano quasi ossessivamente. Deglutì a vuoto, sentendosi improvvisamente nuda; si coprì istintivamente con le braccia magre e Duncan si accorse di fissarla troppo e che lei ricambiava decisamente spaventata. Tornò immediatamente a guardare il suo piatto, arrossendo appena. Si sentiva un bambino. Che diavolo stava facendo? Non gli importava, quella sera avrebbe bevuto finchè quel ricordo non fosse affogato.
Nel frattempo, al tavolo di Allison, i due ragazzi continuavano a guardare prima lei, poi il punk rocker, tentando di capire che cosa stesse succedendo. In realtà, avevano già intuito tutto, specialmente Zeke, che osservò una delle t-shirt preferite della sua amica indosso al playboy.
-" Mh, io ho gia visto quella maglia da qualche parte. "
disse, facendo il finto tonto, ed Allison avvampò come non mai, nascondendosi nuovamente dietro ai suoi capelli. Non disse nulla, e Dawn e Trent non chiesero. Tutti tornarono al loro pasto, archiviando pacificamente e quasi serenamente la questione.
Tra gli spettatori esterni vi era anche Scott Laughton, che in un attimo non era stato più degno del soprannome di Squalo. La stanchezza di anni del suo animo gli era piombata addosso come un masso e non riusciva proprio a scrollarselo dalle spalle massicce e lentigginose. Osservava le due ragazze con gli occhi di un cane randagio alla ricerca di una famiglia e a guardare Dawn sentiva le lacrime affiorare tra le palpebre. Non aveva più la forza di fare il bullo della situazione, voleva soltanto scappare lontano e non tornare mai più; in compenso, la schiena aveva iniziato a bruciare terribilmente. Quel dolore, risvegliato da un lunghissimo riposo, non lo sentiva da quel giorno di primavera di tanto tempo prima. Impotente davanti alla dura, durissima realtà, si alzò di scatto e scappò via dalla mensa, attirando l'attenzione di tutti i presenti. Ma che cosa gli importava? Aveva sprecato sette anni della sua vita, cosa poteva mai contare qualche pettegolezzo? 
 
Ezekiel era veramente stanco. Stava definitivamente per addormentarsi e lo aspettava una lezione noiosissima. La notte precedente l'aveva passata a stracciare Allison alla Playstation, ma al contrario di lei non era affatto capace di riposarsi in sole quattro ore, in più quel pomeriggio avrebbe anche dovuto lavorare. Sentiva l'ardente desiderio di spararsi. 
Si accasciò sul banco, chiudendo gli occhi e aspettando un futuro richiamo dell'insegnante; poco gli interessava, era più morto che vivo : avrebbe dormito comunque.
Con gli occhi chiusi e sulla via per l'orbita di Saturno, percepì una presenza che si sedeva sul banco accanto al suo. Il suo fiuto acuto riconobbe un odore familiare, che da sempre faceva parte del suo vocabolario olfattivo; per un attimo pensò che fosse Allison, ma soggiunse un altro odore, stavolta dolceamaro di fumo e, più lieve, qualche superalcolico di infima qualità. Sollevò una sola palpebra, leggermente stizzito, e constatò che accanto gli si era appostato Duncan Nelson, silenzioso e cupo forse anche più di lui. Più di una volta aveva avuto il piacere di rifilargli qualche bel gancio in faccia a delle feste ed aveva a sua volta constatato che non picchiava nè meglio nè peggio di lui. Lo rispettava soltanto per quello; fosse dipeso dal resto, l'avrebbe preso a calci ad ogni occasione buona. 
Zeke tornò al suo pisolino, fingendo di non averlo notato e nella speranza che non gli rivolgesse la parola. Non che gli stesse davvero antipatico, o che gli dispiacesse la sua presenza lì, non gliene importava un fico secco che avesse appoggiato le sue nobili e palestratissime chiappe sulla sedia accanto alla sua, semplicemente aveva troppo sonno per intraprendere una conversazione civile.
Duncan, dal canto suo, osservava di soppiatto e con un disusto affatto celato quella specie di bradipo. Stava seriamente dormendo? Avrebbe voluto testarlo, ma non voleva ricevere in risposta un destro nel naso. Si limitò a chiedersi dove avesse dimenticato il cervello, probabilmente nella grotta da cui era uscito o nell'ultimo motore che aveva riparato.
-" Quindi? "
La voce assonnata e cupa di O'Leary interruppe i suoi pensieri; era ancora accucciato sul suo banco, con gli occhi ancora nascosti sotto le palpebre e qualche ciuffo di capelli catano chiari. Duncan sollevò un sopracciglio, ma non fece altro. Attese semplicemente.
Ezekiel si tirò a sedere, aveva ormai capito che il suo pisolino l'avrebbe fatto sul lavoro, si stiracchiò vistosamente e si stravaccò sulla sedia, guardando con occhi sonnacchiosi il punk rocker. Doveva ammettere che puzzava da far schifo, meno male che la maglia di Allison attenuava quel tanfo di erba e alcol! Aveva la barba incolta e l'aria di un barbone alcolizzato, cosa che non andava lontana dalla realtà.
-" Di cos'hai bisogno, Mr. Nelson? "
Duncan non sapeva se mordersi la mano o mordere lui. Erano troppo simili, questo doveva riconoscerlo.
-" Di un fegato nuovo e magari qualche neurone. E un sacco di soldi. "
Zeke rispose con un sorrisetto più che finto, incrociando le braccia al petto. Puntò le iridi grige in quelle acqua marina del ragazzo maggiore, studiando in profondità ciò che nascondevano, a parte una sbornia non del tutto smaltita e l'effetto residuo di uno spinello. C'era qualcosa di insolito in esse, diverso dall'arroganza e la superbia, dalla grande sicurezza di sè e la personalità coinvolgente. 
-" Amico, a me sembra che ti serva un prete. E una doccia. Hai un aspetto schifoso. "
-" Congratulazioni O'Leary, sei il primo ad essersene accorto. "
Calò nuovamente il silenzio tra i due, che si studiavano come due lupi; uno annusava l'altro, senza aria di sfida, semplicemente con curiosità, per capire con chi avessero davvero a che fare. Era una situazione piuttosto strana; anzi, l'intera giornata era stata stranissima. Migliaia di cose erano cambiate tra i sette ragazzi. 
Già, anche Geoff era cambiato, perchè mentre tutti gli altri erano a scuola, lo sappiamo, lui era rimasto a casa a vomitare anche l'anima. Aveva decisamente esagerato con l'alcol. Non appena gli era stato possibile reggersi in piedi senza avere le vertigini e crollare miseramente sul letto, aveva preso ogni singola bottiglia di intrugli diversi da acqua minerale e succo di ananas e aveva lanciato letteralmente tutto fuori dalla finestra, dando di matto e maledicendo "quel deficiente malato del Marcio che l'aveva trasformato in una dannatissima spugna". I vicini volevano chiamare la polizia, poi si resero conto che tutto quel baccano veniva da casa Gordon e lasciarono perdere. 
Geoff ne aveva le tasche piene di quella vita. Non avrebbe rinunciato alle ragazze (quello mai!), ma voleva davvero smettere di distruggersi in quel modo. Avevano appurato entrambi che quel metodo peggiorava soltanto le cose, se era anche possibile peggiorarle, ed era ora di tirarsi su le maniche per migliorare la propria vita. Quello era il primo passo da fare e lui lo stava compiendo a modo suo.
Tornando alla classe di Duncan ed Ezekiel, vi era ancora il mutismo completo da parte di ambe le fazioni. Sia per timidezza che per mancanza di argomenti validi, stavano valutando se parlare o meno. Alla fine a rompere quella tormentosa quiete fu proprio il pollice nero.
-" A mia sorella quella maglia va enorme. Divertente come a te stia stretta. Mia zia aveva bisogno di un armadio nuovo, se non ti dispiace ti vorrei vendere a lei. "
Senza nemmeno accorgersene, il ragazzone dalla cresta verde rise; non una risata a crepapelle, gli faceva troppo male la testa, ma stava comunque ridendo con il cuore. Incredibile, O'Leary era perfino simpatico!
-" Lo so. Dille che gliela riporterò il prima possibile. "
Ezekiel avrebbe voluto dirgli che forse non avrebbe dovuto lavarla, che da come Allison lo guardava avrebbe preferito lasciarla così, ma decise saggiamente di omettere quel dettaglio; annuì cortesemente, poi tornò a sonnecchiare. Non avevano più nulla da dirsi, non a parole.
L'ora scorse con tranquillità e la giornata finalmente terminò. Ognuno se ne andò per la propria strada, in compagnia o da solo, in auto, con il bus o a piedi. Zeke aspettò come al solito la sua pulce sul muretto delle aiuole, fumandosi una sigaretta e pensando a che diavolo avrebbe riparato quel pomeriggio in officina, ma soprattutto riflettendo sul fac-simile di conversazione intrattenuta con il Marcio. Interessante, così la descriveva. 
Allison lo risvegliò dai suoi pensieri, stampandogli improvvisamente un bacio sulla guancia velata leggermente di barba. Lui la abbracciò con tutto l'affetto che soleva esprimerle, sollevandola da terra e strappandole un gridolino di sorpresa; mano nella mano, si diressero verso la vecchia moto. Quel pomeriggio anche lei sarebbe andata all'officina e tenergli compagnia; sarebbe stata seduta nella vecchia Mustang rossa del Sessantotto di suo padre, quella che si erano ripromessi di rimettere in sesto, al posto del guidatore a leggere un romanzo classico, Dracula o Moll Flanders. Lui l'avrebbe costantemente tenuta d'occhio, l'unica donna che voleva nella sua vita, e avrebbe pensato ogni minuto a quanto le volesse bene. Esattamente come avrebbe fatto lei. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 3
Pioveva, non molto diversamente dagli altri giorni. Spirit River era una città fantasma, battuta costantemente dall'acqua scrosciante e dal manto spettrale e plumbeo che da giorni e giorni la ricopriva; il brutto tempo aveva portato un freddo più intenso e negli armadi si cominciavano a sostituire le t-shirt e i top senza maniche con felpe e maglioni. Era stato un anno tempestoso, ma si sperava che l'inverno non fosse così rigido come tutto faceva presumere. 
Anche quel pomeriggio l'aria era molto più che frizzante e l'umidità penetrava fino alle ossa. Nessuno si degnava di uscire di casa, se non qualche coraggioso avventuriero o uno sporadico pendolare. Il silenzio regnava, eccezion fatta per alcune macchine che attraversavano la strada.
Nell'officina, Ezekiel stava come al solito lavorando ad un motore piuttosto malmesso, vista la quantità di ingiurie che scaturivano dalla sua bocca, impegnata anche a mordere una sigaretta dopo l'altra, mentre Allison se ne stava al suo posticino, sul sedile di guida della vecchia Mustang, con un romanzo tra le dita fine. Quieta ed immobile, come sempre, sembrava una statua di sale; la maggior parte di coloro che entravano nel grande garage non la notavano nemmeno, ma andava benissimo così. 
I giorni passati, malgrado il brutto tempo, erano stati tutto sommato molto piacevoli. I rapporti con Dawn e Trent si facevano sempre più stretti e dopo l'episodio di violenza inflitta a .... , con notevole soddisfazione, la morsa delle cattiverie si era allentata. Perfino Scott Laughton ora le stava alla larga, anche se non riteneva affatto possibile che fosse stato per merito di quella dolce vendetta. Era contenta di come stavano andando le cose; per la prima volta dopo moltissimo tempo, tutto sembrava trovare il proprio posto.
Ripose il libro nel suo zainetto e si mise a fissare la pioggia, accarezando distrattamente il volante di legno massello. Suo padre amava follemente quell'auto, quasi quanto lei. L'aveva acquistata quando aveva cinque anni ad una fiera di usati e diceva sempre che l'avrebbe rimessa a posto in modo che, quando avesse avuto l'età giusta, sarebbe stata sua. Ovviamente, non c'era riuscito. Era morto due anni dopo, in un incidente; un autocisterna, sbandando sulla strada sdrucciolevole, l'aveva centrato in pieno. Quando i pompieri riuscirono ad arrivare sul posto della vecchia Ford era rimasta soltanto una carcassa e di suo padre assolutamente nulla. Era stato polverizzato dall'esplosione. 
Sua madre era l'unico familiare che le fosse rimasto. Si era risposata poco dopo, ma non era durata molto. Il suo nuovo compagno era violento, più con lei che con Allison, che ormai passava le sue giornate in un attico abbandonato vicino al lago. Una sera tornò a casa e vi trovò la polizia. Le pareti di casa erano state tinteggiate di fresco : mentre sua madre era sul pavimento della cucina con un coltello piantato nello stomaco, il marito si era fatto saltare il cervello nel salotto. Non entrò, lo sceriffo non lo permise, e dopo quella notte non lo fece mai più. Chiese a suo zio di prendere le sue cose. Era successo tre anni prima.
-" Tigre? Stai bene? "
La voce di Zeke la riscosse dai suoi ricordi, riportandola tra i vivi a cui non sentiva di appartenere; si accorse che stava piangendo, così si asciugò le lacrime, accennò un sorriso e annuì, cercando di non guardare il suo migliore amico, l'unica famiglia che avesse. Ma Ezekiel non era affatto uno stupido. Conosceva fin troppo bene quelle lacrime e sapeva che stava ripensando di nuovo ai suoi genitori. Non sapeva cosa fare, se non aprire la portiera, sollevarla tra le braccia mettendola a sedere sul bancone da lavoro e coccolarla come il cucciolo indifeso che era. Allison affondò il viso nel collo del ragazzo, stringendosi a lui ed inspirando a fondo il suo profumo, un misto di olio, sudore e fumo; per molti sarebbe stato sgradevole, ma per lei era l'odore migliore del mondo, odore di casa. Si sentiva già infinitamente meglio tra le braccia del suo fratellone. 
Si separarono appena, abbastanza perchè Zeke le mostrasse il suo sorriso fierissimo e le carezzasse i soffici capelli rosso fiamma, scostandoli lontano dal suo bel viso pallido, tempestato di piccole cicatrici dell'acne. Sfiorandole dolcemente l'angolo della mascella, le baciò la fronte, respirando il suo profumo dolce e frizzante. Era la ragazza più bella del mondo, ma non era un pensiero dettato dall'amore di un fidanzato o di un marito, bensì dall'amore di un fratello. Ezekiel aveva perso, soltanto un anno prima, suo fratello maggiore in Afghanistan; Allison era stata la sua unica consolazione. Molto spesso la gente fraintendeva le loro effusioni, ma non era un problema : si divertivano a far credere alla gente che bella coppietta fossero.
Qualcuno alle loro spalle si schiarì la voce, facendoli sobbalzare un pochino; quando si voltarono, furono molto sorpresi di vedere Geoff Gordon, accompagnato da Duncan Nelson, più in disparte e, come sempre, senza ombrello. Erano arrivati con la macchina dell'australiano, un autentico catorcio di Toyota; pulivi le candele e saltava la pompa dell'olio, riparavi il carburatore e si rompeva la spia della benzina. Invece che ripararla un'altra volta, Ezekiel avrebbe voluto finire di distruggerla. Avrebbe fatto un favore ad entrambi. 
Con il suo tipico sorriso smagliante, Geoff si avvicinò alla coppia che si stava separando dolcemente, pronta ad accogliere i due clienti. L'australiano sembrava in forma smagliante, più energico e vitale del solito, sbarbato e curato, contrariamente al suo compare, perennemente nello stato di zombie.
-" Buon giorno! Spero di non aver interrotto nulla... "
disse, strizzando un occhio e facendo arrossire Allison; strinse la mano ad Ezekiel, esponendogli l'ennesimo problema della sua auto. Nel frattempo, Duncan stava appoggiato allo stipite della grande saracinesca con una sigaretta tra le labbra e la cresta verde svettante sulla sua testa. Zeke gli rivolse un amichevole cenno della testa, che ricambiò con un sorrisetto di pura cortesia, poi si mise all'opera. Che strano e pacifico scambio tra quei due!
Geoff, con tutta la sua allegria si diresse allora verso Allison, tornata il più silenziosamente possibile alla sua Mustang; stava per sedersi al suo posto consueto, quando il playboy australiano la salutò con calore.
-" Hey! Come stai? Ti vedo bene dolcezza! "
In lontananza si sentì la voce di O'Leary minacciarlo per aver osato chiamarla dolcezza, ma alla ragazza di fiamma non dispiaceva. Geoff era molto simpatico e sapeva che riservava quel trattamento ad ogni ragazza che incontrava, non era un problema la sua galanteria.
-" Grazie, anche tu stai molto bene. "
rispose, sorridendo gaia. Gli occhi del ragazzo si illuminarono di lusinga ed orgoglio.
-" Davvero? Beh, si dà il caso che abbia detto addio all'alcol e all'erba. Sto diventando un ragazzo bravo e bello come te. "
A quel pessimo tentativo di flirtare rise di gusto, arrossendo un pochino. Mr. Gordon aveva quello strano potere di farla ridere con complimenti che, detti da qualcun'altro, si sarebbero meritati un calcio negli stinchi in risposta. 
-" A parte gli scherzi, ti vedo bene sul serio. Continua così zucchero. "
Concluse, scompigliandole leggermente i capelli come un fratello maggiore, come faceva spesso Ezekiel, sorridendole con la stessa dolcezza. Salutò tutti, congedandosi per un impegno familiare; pensarono che anche Duncan sarebbe andato con lui, invece rimase lì dopo averlo salutato con un forte pugno sulla spalla. Dopo qualche minuto, con il suo passo lento ma dalla falcata gigantesca si era avvicinato alla Mustang, con gli occhi luccicanti di una strana sorta di lussuria. Era un'auto straordinaria, al pari della sua Chevy. Era rossa fiammante, come i capelli di Allison (gli fu impossibile evitare quel paragone), con le cromature un po' arrugginite e la pelle dei sedili chiaramente consunta. Accarezzò il cofano con la punta delle grandi dita callose, ammirando quella vernice vecchia ma comunque di grande qualità. Avrebbe pagato uno dei suoi polmoni marci per poterla guidare. 
-" È bella eh? "
La voce di Allison lo riscosse appena, ma non gli tolse nè la meraviglia dagli occhi, nè il sorriso dalle labbra. 
-" Meravigliosa. Di chi è? Cammina? "
-" Per andare va, ma avrebbe bisogno di una ristrutturata completa. L'albero di trasmissione anteriore fa i capricci e il serbatoio beve più di quanto dovrebbe. Ed io sono la proprietaria di questo gioiellino. "
Duncan si voltò scioccato verso la ragazzina, notando quanto in realtà fosse piccola rispetto a lui : gli arrivava a stento alle spalle. Non sapeva più che cosa aspettarsi da quel concentrato di sorprese. Si diresse nuovamente sull'auto; fremeva dal desiderio di guidarla e se non fosse stata della McLean l'avrebbe rubata senza pensarci due volte. Si ricordò poi di una cosa molto importante; le fece segno di aspettare e andò a frugare nella Toyota di Geoff, tirandone fuori un sacchettino di iuta delle Yankee Candle e tornando di corsa da lei. Gliela porse silenziosamente e la osservò mentre ne esplorava il contenuto con un'espressione di curioso sbigottimento. Sorrise molto soddisfatta quando vide la sua preziosa maglietta dei Green Day, linda e profumata; al posto del familiare odore di sapone bianco, la fragranza era quella di ammorbidente mista ad un pizzico di erba tipico di Duncan. 
-" Grazie mille. "
mormorò sorridente, rivolgendo un'occhiata timida al ragazzo.
-" Oh, figurati. Ero venuto solo per restituirti questa... Uhm, ci vediamo... "
biascicò mesto, girando sui tacchi e facendo per andarsene. Onestamente, Allison non voleva che se ne andasse, non così. Lo fissò mentre si incamminava fuori dall'officina, salutando Zeke con un colpo sul cofano della Toyota, a rischio e pericolo di fargli cadere qualcosa addosso; con le mani in tasca e la schiena leggermente curva, si avviava verso la strada, dove aveva fortunatamente smesso di piovere, almeno per un po'. 
Non potè resistere e gli corse dietro. Le sue lunghe gambe l'avevano ormai portato lungo in marciapiedi e dovette seriamente correre per raggiungerlo. Si fermò a pochi passi di distanza da lui e lo richiamò, attirando la sua attenzione. I suoi occhi acqua marina erano così brillanti e profondi che quando si fissarono nei suoi sentì le farfalle nello stomaco. Erano proprio belli, ammise, nonostante fossero perennemente iniettati di sangue. Se fossero stati limpidi, sarebbero diventati degli specchi sull'oceano.
-" Non ti ho mai ringraziato... "
Abbassò inevitabilmente lo sguardo sui suoi anfibi. Il cielo fu squarciato da un fulmine, la quiete del quartiere interrotta dal suo rombo. Duncan sorrise istintivamente e le si avvicinò di due passi. La squadrava dall'alto della sua ciclopica statura con un sentimento di pura tenerezza, perchè per la verità si era affezionato a lei. Non sapeva nè come, nè perchè, sapeva soltanto che quella ragazza si meritava il suo affetto. Era il suo sguardo che glielo diceva, quegli occhi da cucciolo di lupo che stava crescendo, pieni di sentimenti puri e devastanti come gli uragani.
-" Non serve. Hai già fatto abbastanza con quella maglia, mi hai salvato da una polmonite. "
Allison ridacchiò, arrossendo e spostandosì i capelli dietro l'orecchio.
-" L-l'avrebbe fatto chiunque. "
-" Molte ragazze preferirebbero togliermi la maglietta, piuttosto che darmene una. "
La ragazza rise, anche se in preda alla sorpresa per quella battuta inaspettata, avvampando fino all punta dei piedi; quella risata fu contagiosa e anche Duncan si unì a lei.
-" Ogni tanto tu e Geoff potreste venire con noi a mensa. "
Disse improvvisamente, cogliendolo alla sprovvista. Davvero lostava invitando nella sua ristrettissima cerchia? Non lo credeva possibile. Era morto? Stava sognando? Che cosa stava succedendo?!
-" Uhm... N-non ne ho idea. Detesto Trent McCord. "
-" Non è un problema, anche lui ti odia. "
Duncan rise, leggermente imbarazzato. Non era una novità.
-" Ma a me farebbe piacere. "
Come poteva mai rifiutare!
-" Okay. Volentieri. "
Allison sfoggiò il più bello e felice dei sorrisi, illuminando quella giornata grigia come il sole invernale. Si salutarono con tenero impaccio, ma con un insolito calore nel cuore.

Stava passeggiando, malgrado la pioggia, per le strade di Spirit River non come un normale essere umano, o con quell'aria da sbruffone che portava ogni volta che superava la porta di casa, bensì con l'impressione di un autentico fantoccio. Era rigido, con le mani calcate nella giacca in denim felpato e gli occhi gonfi di pianto. Quello non era lui, era il suo animo, marcito a causa della sua cattiveria e consunto dai sensi di colpa. 
Vide da lontano la casa bianca e azzurra sull'orlo del bosco, quella con una grande cascata dipinta sulla facciata principale. Non si era diretto casualmente verso quell'abitazione alquanto singolare, sapeva perfettamente chi ci vivesse e voleva soltanto parlare con lei. Non conosceva nessun altro di buon cuore, malgrado il trattamento riservatogli pochi giorni addietro, che fosse disposto ad accoglierlo non come lo Squalo, semplicemente come Scott Laughton. Aveva bisogno di lei. 
Accelerò il passo, determinato ad inseguire la redenzione fino alla fine, nonostante l'ansia dentro di lui crescesse ogni momento. Fece un respiro profondo prima di suonare il campanello e si allontanò un poco dalla porta. Il cuore gli batteva a mille e sperava di non essere cacciato a calci nel sedere. Anche se fosse successo, non pensava avrebbe reagito. Non ne avrebbe avuto la forza.
Ad aprire fu Amanda Radcliff, minuta quanto la figlia, ma dai capelli più scuri e gli occhi più verdi che blu. Lo squadrò con sorpreso disgusto : conosceva benissimo quel ragazzo, il figlio di Stan Laughton, violento e maleducato tanto quanto il padre. Si chiedeva che diavolo volesse a casa sua e se non fosse stata ben educata l'avrebbe rimandato all'istante da dov'era venuto. Il ragazzo notò l'astio nell'espressione della donna e si sentì miserabile come non mai.
-" B-buon giorno signora... C'è sua figlia? "
Lo sguardo della signora Radcliff si rabbuiò maggiormente. Aveva un'aria stranamente mansueta quel pomeriggio, sembrava che gli fosse successo qualcosa di brutto, e per questo la sua diffidenza era esponenzialmente aumentata. Era stato molto tempo sotto la pioggia, viste le condizioni dei suoi vestiti, e quegli occhi tradivano un gran pianto e pochissimo sonno; da buona madre, non potè fare a meno di preoccuparsi per la sua salute.
-" Di cos'hai bisogno? "
Scott esitò, portandosi una mano alla nuca e abbassando mestamente lo sguardo sui suoi scarponcini consunti ed infangati.
-" S-soltanto parlarle... Se per entrambe va bene... "
La signora lo scrutò ancora per qualche secondo, poi lo accolse silenziosamente e con un certo restio nel piccolo ingresso; lo lasciò lì e salì le scale in legno, concendendogli il piacere di esplorare quel luogo incantato. Il profumo di fiori era quasi soffocante, misto a pasta di zucchero e dolci caramellati; tutto era in legno antico, ancora lucido seppur scurito leggermente dal tempo. Era una casa grande e molto confortevole, un posto meraviglioso e soprattutto caldo. A Scott sembrava di essere entrato in paradiso. Non era mai stato in una casa così bella in vita sua.
Dawn era in mansarda, come al solito, a curare le sue piante e studiare nuovi intrugli di provenienza celtica. Era stato un pomeriggio tranquillo, usuale, passato nel suo appartamento-serra tra enciclopedie e alambicchi. Purtroppo non era potuta uscire a causa della pioggia, ma andava bene anche così : aveva sempre le sue ricerche e i suoi esperimenti da compiere e questo le bastava per essere contenta.
Era distesa sul letto quando sua madre entrò nella seconda stanzetta dove dormiva, lontana dalle piante in modo da non soffocare nella loro anidride carbonica durante la notte.
-" Tesoro. Di sotto c'è qualcuno che ti vuole. "
Stranamente, non era molto entusiasta di annunciarle l'arrivo di un suo ospite.
-" Chi è? "
-" Il figlio di Stan. Dice che vuole parlarti. "
Automaticamente, la mascella di Dawn cadde senza poterlo impedire. Scott Laughton? Che diamine voleva?! Di certo non lo sapeva, ma era curiosa di scoprirlo. Si alzò di scatto, come spinta da una molla compressa, ed iniziò subito a riordinare, partendo dal salottino adiacente e liberando il tavolino vicino al vecchio caminetto.
-" Ehm... Fallo salire. Puoi portarci del tè e le fritelle al miele? Grazie mamma. "
Amanda sorrise dolcemente alla figlia e le stampò un bacio sulla fronte, poi tornò all'ingresso, leggermente sollevata dalla serenità di Dawn. Non era del tutto tranquilla naturalmente, ma più di prima senza ombra di dubbio.
-" Ti aspetta nella mansarda. Togliti pure la giacca, verrò da voi appena il tè sarà pronto. "
Scott le sorrise con una tenerezza inimmaginabile su di lui, quasi inchinandosi.
-" Grazie signora. "
Si liberò rapidamente della giacca in denim, appendendola sugli appositi ganci dell'ingresso, e con le ali ai piedi si diresse alla mansarda. Aprì lentamente la porta e si ritrovò in una serra. Tavoli, mensole, tutto era coperto di verde; c'erano anche vasi appesi al soffitto, piante che sembravano crescere dalle assi del pavimento, e tutto infondeva un profumo floreale intenso e quasi stordente. Le finestre erano sulla sinistra, e davanti ad una di esse stava una grande scrivania in legno di noce; vi erano appoggiate montagne di libri, enciclopedie per lo più, oltre a qualche piccolo cactus e pianta di aloe ancora piccola. 
Si guardava intorno più stupito che mai, mentre a sua volta Dawn lo osservava dallo stipite della sua cameretta. Sorrideva un po' stranita : non era cosa quotidiana vedere Scott Laughton nelle vesti di un bambino in viaggio per la prima volta. Si schiarì leggermente la voce, facendosi avanti; il ragazzo fulvo, colto sul fatto, arrossì terribilmente, scatenando in lei un nascosto divertimento. Scott, in compenso, si sentì le farfalle nello stomaco. Dawn indossava dei pantaloncini ed un maglione color lavanda, i capelli raccolti in uno sgangherato chignon; la sua carnagione pallida sembrava renderla di perla alla luce di quel giorno nuvoloso e i suoi occhioni lucchicanti sembravano luminescenti. Non credeva di aver mai visto qualcosa di più bello.
-" Ciao. "
-" Ciao. "
rispose, con il sorrisetto più ebete che mai fosse apparso sul suo viso.
-" Prego, accomodati. "
Dawn indicò molto cordialmente il tavolino di vetro e le due sedie in ferro battuto, ornate da cuscini ricamati di pessima qualità. Leggermente in imbarazzo, il ragazzo si sedette; si sentiva totalmente fuori dal suo ambiente in un posto così raffinato. Era abituato alla fattoria, ai campi, al fango e alla paglia, non a quel genere di casa. Era piuttosto a digiuno di bon ton.
-" Che ci fai da queste parti? "
-" Uhm... Passeggiavo. E-e ho pensato di venire a trovarti. "
-" È successo qualcosa? Ti vedo strano. Sono alcuni giorni che non sembri te stesso. "
Scott ridacchiò amaramente, passandosi una mano tra i capelli arancioni. Non era mai stato se stesso, si disse, e quel pensiero minacciò di trasformarsi in parole. Ma quel silenzio prolungato e gli occhi di una stanchezza oltre quella fisica non erano affatto passati inosservati alla dolce Dawn che, nonostante avesse sempre trovato quel ragazzo una mela marcia, soprattutto dopo la vile spallata nel naso ad Allison, era seriamente preoccupata. Era nella sua indole prendersi cura di chiunque, anche di coloro che forse non lo meritavano. Tutti avevano bisogno di un aiuto, ogni tanto.
-" Scott? "
Non era più possibile per lui trattenersi, lasciò semplicemente che le lacrime che tanto aveva nascosto gli rigassero il viso. Iniziò a piangere, coprendosi con le grandi mani callose e singhiozzando. Non gli importava più, sapeva che con Dawn sarebbe stato al sicuro.
La ragazza si precipitò immediatamente da lui, circondandogli i polsi forti con le dita delicate e fine come spilli; la sua pelle era bollente e quasi temette di scottarsi. Era sbigottita, completamente senza parole davanti ad un crollo così inaspettato. Che cosa gli era succeso? 
Pian piano gli scostò le mani dal volto, con delicatezza ma determinazione; lui non oppose resistenza e rivelò le sue gote rigate ed arrossate, le lacrime salate e gli occhi blu scuro come l'oceano in tempesta. La guardava alla ricerca di un porto sicuro in cui attraccare dopo tanto vagare in mari desolati ed oscuri, e sembrava averlo trovato. 
-" I-io... Mi sento uno schifo. Ho sprecato così tanto tempo a fare del male alla gente... Tutto p-per nascondermi... Oh Dio... "
Non riuscì a continuare, i singhiozzi presero il sopravvento sulla sua voce; il petto gli doleva e gli mancava il respiro. Senza nemmeno pensarci, si abbandonò sulla spalla della ragazza, che lo accolse con affetto, avvolgendogli timidamente il collo e la schiena possenti. Lasciò che piangesse, cullandolo come una madre fa con il figlio. Era così strano tenerlo tra le braccia dopo tutto ciò che era successo, non sembrava di avere a che fare con la stessa persona. Probabilmente era proprio così. Lo lasciò piangere, fece in modo che esorcizzasse il suo male nella maniera più semplice e liberatoria. Attese con pazienza finchè non si calmò, poi si scostò appena, carezzandogli delicatamente i capelli a spazzola e sorridendogli amorevole.
-" Stai meglio? "
Scott annuì appena, deglutendo e spostandosi un poco da quella spalla delicata che aveva sostenuto il peso superbo del suo dolore. 
-" Ne vuoi parlare? "
Un altro cenno con la testa, prima che si separassero definitivamente; entrambi rabbrividirono appena per la mancanza del contatto, ma si riscossero in fretta.
-" È successo l'altro giorno, quando mi hai detto di non essere diversa da Allison McLean. Ed è vero. Siete praticamente uguali. Mi sono ricordato perchè ho cominciato a farle del male. "
Dawn si agitò minimamente sulla sua sedia, preparandosi ad ascoltare una delle storie più strazianti che avesse mai udito, ma Scott non parlò. Si alzò e s'inginocchiò davanti a lei, di spalle; con il coraggio di un soldato che si lancia in battaglia, si levò lentamente la maglietta, rivelandole uno spettacolo quanto meno terribile. La ragazza sussultò, portandosi una mano alle labbra : la schiena pallida e lentigginosa del giovane era coperta di lividi e abrasioni, i quali ricoprivano una moltitudine di piccole cicatrici. Era senza fiato, come se qualcuno l'avesse colpita in pieno stomaco. Voleva piangere, ma ingoiò le lacrime con una forza di volontà immane.
-" Allison è stata l'unica ad accorgersene e a preoccuparsi. Per questo l'ho punita. Soltanto per essere stata gentile con me. "
-" C-chi è stato? "
chiese Dawn, quasi sussurrandolo; con le dita leggere iniziò ad accarezzare quelle ferite terribili, le cicatrici e la pelle sana, provocando in Scott un accesso di calore. Era come se lo stesse toccando lava, ma non si tirò indietro. Permise a quella dolce ragazza di toccare il suo dolore, molto più profondo di quello fisico, perchè sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male. Si fidava ciecamente di lei. 
-" Mio padre. Lo fa sempre da quando mia madre se n'è andata. Usa la cintura, dalla parte della fibbia naturalmente. "
-" Oh Scott... "
Dawn non fu capace di trattenersi. Gli circondò nuovamente il collo con le braccia delicate e lo abbracciò, accostando la testa alla sua nuca e piangendo. Si chiedeva come potesse sopportare tutto quel male, quanto ne aveva provato e nascosto sotto la sua maschera di bullo aggressivo e schivo, ma non riusciva a concepirlo. Era molto, molto più forte di quanto immaginasse. Lui le prese le mani nelle sue, con rude dolcezza, e le sussurrò parole di conforto, le uniche che conosceva.
-" No, non piangere per me... Non mi merito quelle lacrime. "
Ma lei non smise. Rimasero così per lunghi secondi, in cui i loro cuori inevitabilmente si legarono l'uno all'altro in un modo che mai si sarebbero immaginati. Sentivano di conoscersi da una, due, mille vite e non volevano lasciarsi mai più. Ognuno accoglieva i sentimenti dell'altro a braccia aperte, senza giudizio nè cattiveria o secondi fini, semplicemente con umanità, con la mente ed il cuore di coloro che da una vita intera soffrono.
Lentamente, Dawn si calmò, asciugandosi le lacrime con le maniche del suo maglione. Determinata, si alzò e prese uno stiletto dal suo tavolo da lavoro, dirigendosi verso una delle piante di aloe vera; ne tagliò una foglia, la pulì dalla buccia esterna con grande maestria e pose la linfa trasparente e gelatinosa in una ciotolina di ceramica decorata. Pestò dei fiori di camomilla con un goccio d'acqua e mischiò la poltiglia all'aloe, poi tornó da Scott.
-" Siediti. Di schiena, per favore. "
Il ragazzo ubbidì senza protestare e lasciò che Dawn spalmasse l'unguento sulla sua schiena. Aveva un tocco molto delicato e piacevole. Sarebbe rimasto a farsi riempire di unguenti come quello soltanto per essere toccato da lei. Quel miscuglio profumava moltissimo, era fresco e benefico sulla sua pelle accaldata. Andare da lei era stata la cosa migliore che avesse mai fatto.
-" L'aloe disinfetterà le ferite ed allevierà il dolore, la camomilla guarirà gli ematomi. "
Scott sorrise all'erudizione della giovane e attese con pazienza che finisse. Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta; era la signora Radcliff con la merenda e Dawn si affrettò ad andare a recuperare il vassoio con le pietanze, in modo che la madre non vedesse Scott Laughton mezzo nudo nei suoi appartamenti. Una scelta molto accorta. La congedò con un bacio sulla guancia, assicurandole che andava tutto bene. Il profumo di frittelle al miele si diffuse in tutta la mansarda, mischiandosi alla fragranza dei fiori e riscuotendo l'ospite dalla sua tristezza. 
-" Aspetta un po' prima di rimetterti la maglia, altrimenti toglierai l'unguento. "
Scott annuì, iniziando a sbocconcellare i deliziosi dolci; lei, nel mentre, lo guardava con occhi nuovi, gli occhi di una ragazza qualsiasi. Aveva i tratti marcati, ma non duri, e gli zigomi definiti; era muscoloso, forgiato dal duro lavoro della fattoria, e sembrava leggermente goffo. Non potè fare a meno di studiare anche quella parte di lui che solitamente era coperta da magliette o canottiere lacere e si soffermò sul suo torso; solido, forte, robusto, così come la sua schiena martoriata ed ampia e le spalle definite. Mai aveva visto un ragazzo più bello.
-" Qualcosa non va? "
Le chiese lui, riscuotendola e facendola arrossire immediatamente. I suoi occhi erano limpidi, leggermente affaticati dal pianto, ma con una luce nuova negli occhi, una luce che ricordava molto l'innocenza.
-" Ehm, no! No, assolutamente... "
Nessuno dise nulla, ma entrambi sorrisero sotto i baffi. Dopo la pioggia, c'era sempre un arcobaleno. 
~~~
I corridoi della scuola erano affollatissimi, come sempre. Halloween si stava avvicinando e i preparativi per addobbare la scuola e la consueta festa erano cominciati, perciò vi era un gran fermento. Tutti iniziavano a progettare i loro straordinari costumi; le ragazze pensavano a come essere le più belle, i ragazzi ad essere i più ridicoli. Allison, Ezekiel e Dawn osservavano quello spettacolo con un certo interesse, dal momento che il ballo di Halloween era il migliore dell'anno, ma loro non ci sarebbero andati. Troppe persone pessime, troppo alcol, troppi guai dietro l'angolo. Forse avrebbero organizzato una serata alla Soffitta a base di film horror e schifezze, qualcosa di semplice e tranquillo, lontani dal chaos generale che quella festa solitamente portava in città. 
Dalla folla di studenti sbucò Trent, allegro come ogni giorno, che si affiancò ad Allison. 
-" Buon giorno a tutti! State pensando anche voi a come travestirvi? "
Tutti ridacchiarono divertiti. 
-" Non faccio già abbastanza paura così? "
chiese la ragazza di fiamma, suscitando ilarità in tutti i presenti. Anche Ezekiel e Dawn risposero negativamente, lasciando Trent di stucco.
-" Seriamente? Insomma, pensavo che Halloween fosse la vostra festa. "
-" Non hai torto. Ma qui a scuola? Nemmeno per sogno. "
intervenne Ezekiel, portando automaticamente un braccio attorno alla sua sorellina e stringedola a sè, guardandola con un sorriso mieloso.
-" Ma perchè non ci andiamo tutti insieme? Sarebbe bello tra noi quattro. "
Quell'idea non dispiaceva a nessuno, ma non avevano idea di come vestirsi. Non si erano mai preparati per una festa vera e propria, particolarmente Dawn, che era piuttosto a digiuno di feste scolastiche. Erano combatutti tra la voglia di fare qualcosa di interessante insieme e stare lontani da quell'odiosa marmaglia con cui condividevano già abbastanza tempo e spazio.
-" Non sarebbe male effettivamente. Dawn, ci stai? "
La ragazza dai capelli d'argento sorrise, anche se perplessa, sporgendosi oltre la statura ciclopica di Zeke.
-" S-sì, volentieri. "
-" Ottimo! Un pomeriggio potremmo incontrarci e darci qualche idea per i costumi. Io, francamente, sono senza fantasia. "
Tutti ridacchiarono, ma furono d'accordo con il baldo McCord. Da moltissimo tempo avevano smesso di conciarsi per Halloween e nessuno aveva idea di cosa fare.
La campanella trillò rumorosamente e i corridoi si svuotarono lentamente, mentre le lezioni inziavano a fatica. Allison e Trent erano in compagnia, come sempre, e già stavano chiacchierando a proposito dell'attesissimo ballo. Onestamente, non vedevano l'ora che quel giorno arrivasse.
Intanto il tempo passava lento, il destino ricamava la sua tela come fanno i ragni, con pazienza, lentamente. La fine era vicina, ma qualcuno sarebbe stato lì a fermarla.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 4
Le nuvole non avevano ancora abbandonato la cittadina silenziosa, nè il freddo stava allentando la sua morsa. L'inverno stava arrivando inesorabilmente e a Spirit River, vista l'altitudine e la vicinanza ad un grande specchio d'acqua, si percepiva molto più intensamente. 
Trent si stava incamminando tranquillamente verso la scuola, le mani calcate nella tasca della felpona grigia e lo sguardo basso e pensoso. Nonostante l'amicizia con Allison e la sua compagnia gli portasse grande sollievo, l'atmosfera in casa era terribile. Sapeva che i suoi genitori avrebbero divorziato, era poco ma sicuro, e forse sarebbe stato anche meglio. Ogni giorno c'era un nuovo motivo per litigare, ormai non pranzavano nemmeno più nella stessa stanza. Come se non bastasse, entrambi erano troppo impegnati per passare un po' di tempo con lui; era come un fantasma in casa sua, sempre rintanato in camera senza che nessuno se ne accorgesse. Avrebbe soltanto voluto scappare. 
Pensò a questo per tutto il tragitto, ingoiando ad ogni respiro un boccone amaro finchè non giunse nel cortile del liceo, gremito di persone come ogni mattina; si diresse a colpo sicuro verso il muretto delle aiuole secche, dove puntualmente erano seduti i due fratelli di spirito e la dolcissima Poison Ivy. Li salutò con un grande sorriso e loro risposero allegramente, Allison e Zeke con un pugno a pugno e Dawn con un affettuoso abbraccio. Si accomodò di fianco al meccanico, che come al solito fumava una sigaretta, e scrutò il cortile; dal cancello d'ingresso arrivò un potente rombo ed un bagliore giallo-nero squarciò il rumore usuale della folla di studenti. La più che conosciuta Chevrolet Camaro del Settantadue entrò ruggendo, attirando le attenzioni di tutte le signorine presenti e di Ezekiel, che si eccitava come uno scolaretto ogni volta che la vedeva, e non certo per i suoi passeggeri. La muscle car venne parcheggiata e ne scesero Duncan Nelson e il suo compare Geoff Gordon, entrambi quasi luccicanti; finalmente, anche lui si era rasato la barba, lasciando solo il pizzetto ispido sul mento. 
Non appena la vide, l'australiano corse verso Allison, sollevandola tra le braccia come un gattino; effettivamente, l'espressione infastidita e rabbiosa della ragazza ricordava molto un gatto stizzito, ma Geoff non diede peso a quegli occhi assassini e sorrise in modo a dir poco smagliante, contagiando anche quella piccola ed adorabile mietitrice. 
-" Buon giorno bellissima! Come stai? "
-" Mettimi giù prima che ti cavi un occhio. "
Geoff, non soddisfatto di quella minaccia, assunse un'espressione provocante, facendo impazzire Zeke per il nervoso e la gelosia mentre Trent e Dawn ridevano come pazzi e Duncan ridacchiava più discretamente in disparte.
-" Come? Non mi dai nemmeno un bacetto?! "
Ancora nell'affettuosa stretta del biondissimo playboy, Allison incrociò le braccia al petto e lo fissò offesissima.
-" No, per niente! Non te lo meriti affatto! Mettimi giù! "
-" Non prima di un bacio. Mi accontento anche della guancia, ma voglio che la morte mi assaggi. "
Stavolta la ragazza non potè trattenersi e ridacchiò allegramente insieme a tutti gli altri; stampò un bacio sulla guancia di Geoff, che sembrò sciogliersi come un gelato alla panna sotto il sole. Finalmente, la rimise al suo posto con riverenza e delicatezza, incontrando lo sguardo minaccioso di Zeke ma ignorandolo totalmente. Si sarebbe fatto strappare una gamba piuttosto che rinunciare alle labbra di quella gatta selvatica.
-" E da me non lo vuoi un bacio? "
esclamò Dawn, alzando un sopracciglio e accennando un mezzo sorriso molto provocante.
-" Ma certo che sì! "
Tutti risero mentre quella specie di candelotto di dinamite riceveva un secondo bacio dall'altra ragazza più bella di tutta Spirit River. Doveva ammettere che quella giornata era cominciata davvero meravigliosamente, era stato accolto come se facesse parte della famiglia da sempre. Era così bella quella compagnia che li invidiava e sapeva che anche per Duncan era lo stesso. Gli aveva raccontato del pomeriggio all'officina, dell'invito di Allison McLean ad unirsi a loro, e non aveva esitato un secondo a rispondere affermativamente. Troppo tempo erano stati soli, una nave fantasma nei porti peggiori. Ora avevano l'occasione di imbarcarsi per un nuovo viaggio, stavolta in compagnia, con la sicirezza di non perdersi mai. Ma mentre Geoff era entusiasta e ci si era buttato a capofitto, il suo compare sembrava più restio, non capendone il motivo. Di solito riusciva a comprenderlo in ogni sua decisione, ma quella volta le porte della sua mente erano saldamente sigillate. 
Duncan era rimasto leggermente in disparte, con la sua sigaretta, a fissare il fumo azzurrino che scompariva dalle sue labbra in un silenzio tombale. Non aveva nulla da dire o fare, se non salutare la comitiva con un generale cenno della testa, a cui Trent McCord, seduto tra Dawn e Zeke, rispose con una fredda occhiataccia. Ogni qual volta lo vedesse, aveva sempre la capacità di mettere in moto il suo spirito picchiatore. Quel damerino era il peggior provocatore involontario che avesse mai incontrato, eppure non riusciva a comprendere perchè lo detestasse in quel modo. 
La campanella trillò, strappando a tutti un sospiro o un mugugno; il gruppetto si diresse verso l'ingresso in mezzo a quel fiume di adolescenti, uniti senza rendersene conto. Si salutarono con calore prima di trascinarsi verso le rispettive classi, eccetto Trent e Geoff, i quali avevano un corso in comune. Si sedettero vicini, naturalmente, parlottando del più e del meno per qualche minuto. 
-" Allora, tu e Duncan vi conoscete da tanto? "
-" Praticamente da sempre. Come mai? "
Trent era leggermente in imbarazzo. Era da un po' che voleva affrontare quel discorso, ma ora non ne era più così sicuro. Non era abituato ad aprirsi, nè a parlare di Duncan.
-" Beh, mi chiedevo il perchè di tanta antipatia nei miei confronti. Insomma, non gli ho mai fatto nulla. "
Ed era così. Duncan se l'era sempre presa con il poveretto per nulla. Ogni volta che aveva bisogno di un antistress, andava da McCord e lo infastidiva, lo insultava, lo provocava, non ottenendo comunque buoni risultati : il ragazzo manteneva sempre la calma e lo ignorava il più possibile, comprendendo che molto spesso il silenzio era d'oro. Era stato parecchio più sveglio di tanti altri, i quali dopo aver risposto alle provocazioni del Marcio si erano trovati con la faccia ridotta ad un hamburger. In ogni caso, non poteva continuare così per sempre. Era abbastanza stufo di quella situazione, gli pesava troppo dover sottostare all'umore di quel pomposo imbecille, specialmente nel periodo di stress che stava attraversando. 
Lo sguardo di Geoff si fece immediatamente serio, nonostante un sorrisetto comparisse sulle sue labbra. Non era mai passato sotto le grinfie di qualche bullo, ma immaginava come si sentisse. Aveva tutte le ragioni per essere frustrato. 
-" È un po' complesso... Vedi, Duncan in realtà è una persona molto sensibile. Ha avuto parecchi problemi un po' di tempo fa a causa di una ragazza e... Beh, sappiamo tutti dov'è arrivato. Il fatto è che prima eravate praticamente uguali. Anche lui suonava la chitarra, era bravo a scuola, disegnava e faceva sport, un asso del pugilato. Ti invidia. Ogni volta che ti vede, è come se si specchiasse e si sente un fallimento. Il suo non è odio per te, ma per se stesso. "
Trent era abbastanza sbigottito da quella notizia. Non l'avrebbe immaginato per nulla al mondo, Duncan Nelson invidioso di lui. Non aveva assolutamente nulla per cui essere invidiosi; non aveva nè ragazze, nè una bella auto, non era ricco e non era popolare. Era un ragazzo come un altro. Lo spiegò a Geoff, che gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla.
-" Non sai quanto darebbe per essere un ragazzo come un altro. Lui si trova ogni giorno a dover affrontare la sua fama di picchiatore, uno che spaventa la gente, e di dongiovanni, a cui le ragazze vanno dietro soltanto per divertimento. Ora ti dirò un bel segreto : Duncan è stato con molte, moltissime meno ragazze di quanto dicono. Soltanto con quattro. Non tocca una ragazza da un anno passato. Lui non cerca il divertimento, ne ha avuto abbastanza, guarda dove l'ha portato. Lui vuole qualcuno che lo ami davvero, ma nessuno è disposto a farlo. "
A Trent si formò un groppo in gola, non riuscì a deglutire per lo shock. 
-" Ma allora perchè continuano a dire queste cose di lui se non sono vere? "
-" Per lo stesso motivo per cui Allison è una puttana, tu sei un finocchio e tutta la compilation. "
Non poteva crederci. Anche Duncan Nelson, come tutto il suo nuovo gruppo, era vittima di cattiveria e pettegolezzi, alla ricerca di affetto, comprensione, amore. Alla ricerca di una casa. Gli era impossibile concepirlo, ma era esattamente come lui. 
 
Il gruppo dei reietti marciava fieramente verso la mensa, sotto gli occhi sconvolti e adirati di chiunque ci fosse ad assistere alla scena. Agli estremi vi erano Ezekiel O'Leary, naturalmente per mano con Allison McLean, e Geoff Gordon; Duncan Nelson svettava tra Dawn Radcliff e Trent McCord. Sembravano una banda di rapinatori pronti ad attuare un colpo, ma evidentemente, da come stavano ridendo, coinvolgendo raramente anche il Marcio, non gliene poteva importare di meno di cosa pensassero le persone attorno a loro. 
Arrivati alla mensa, i ragazzi aggiunsero un altro tavolo allo sfortunato angolo infame, in modo che potessero stare più comodi; da un lato vi erano Allison, Geoff, che aveva insistito terribilmente per stare accanto a lei, e Trent, dall'altro Duncan, Zeke, che mai si era sentito più lontano dalla sua principessa, e Dawn.
I vassoi stracolmi di deliziose cibarie erano arrivati per merito dei cavalieri e finalmente tutti gustarono quell'attesissimo pranzo, coinvolgendosi a vicenda nelle conversazioni e nelle risa. Erano un bel gruppo, lo sapevano e ne andavano fieri. Duncan e Geoff in particolare, che si sentivano finalmente inclusi in qualcosa, esattamente come Trent e Dawn qualche settimana prima. Il Marcio cominciava addirittura a tollerare McCord, il quale a sua volta cercava di essere il più gentile possibile con quella specie di Doberman dalla cresta verde e la faccia coperta di piercing. 
C'era un'atmosfera sempre nuova in quel gruppo. Non erano più isole sperdute in un mare immenso e nero come la china, bensì un nuovo arcipelago, unito e sempre più vicino, pronto a combattere contro ogni tempesta senza più alcuna paura. Era importante non essere soli al mondo, essere insieme a qualcuno che li amasse seriamente, per com'erano e non per come apparivano, senza dare mai un giudizio negativo e sempre pronti a sostenersi l'un l'altro. C'era un legame speciale tra di loro, era come se si conoscessero da sempre, malgrado si fossero insieme effettivamente da pochissimo tempo, tutto grazie a quello sventurato evento che aveva letteralmente colpito la più giovane del gruppo, la cupa ragazza in nero. Anche i due nuovi arrivati si erano visti accolti immediatamente, senza commenti, nè malizia e non potevano esserne più soddisfatti. 
-" Pensavamo di andare al ballo di Halloween. Vorreste unirvi? "
Allison pose tranquillamente quella domanda, rivolta ai due affascinanti armadi. Geoff e Duncan si guardarono senza parole, comunicando con lo sguardo e dicendosi mille cose in pochissimi secondi. Non avevano programmi definiti per la serata, quindi perchè no?
-" Ma certo! Finalmente qualcuno di interessante con cui passare il compleanno, eh Dunky? "
-" Davvero? Il tuo compleanno è ad Halloween? "
Tutti avevano lo sguardo puntato sul ragazzo dall'appariscente cresta verde, che smise di mangiare, restando con la forchetta in sospeso e gli occhi fissi in quelli da lupo di Allison. Erano davvero magnetici. 
-" Uhm... Sì. "
Con un sorrisetto soddisfatto e uno sguardo quanto meno provocante, la ragazza sbocconcellò un pezzo di hamburger.
-" Allora avrai la festa migliore del mondo. Giusto ragazzi? "
Tutti risposero più che positivamente, quasi gridando con gioia e strappando un sincero sorriso a quel corvo di Duncan; lui e Allison si lanciarono un'ultima occhiata complice, uno scambio meraviglioso che tutti percepirono sulla loro pelle. Sarebbero stati una coppia meravigliosa. 
-" Avete già qualche idea? "
domandò Geoff, e tutti ovviamente scossero la testa.
-" Volevamo incontrarci per progettare i costumi. Potreste venire anche voi, che ne dite? "
propose Dawn. Inutile dire che i ragazzi furono d'accordo. 
Il gruppo si perse nuovamente in chiacchiere allegre e spensierate, mentre Allison e Duncan ascoltavano in silenzio. Si isolarono lentamente, un secondo alla volta, soltanto loro due, degli sguardi sfuggenti e dei sorrisetti sotto i baffi. Non parlavano, si limitavano a quegli scambi di complicità sotto gli occhi da falco di Ezekiel senza nemmeno accorgersene, presi com'erano dalla loro alchimia. Si perdevano nelle loro iridi di colore tanto raro quanto una pietra filosofale, nel mare limpido di Duncan o nella distesa di ghiaccio di Allison, come se dietro ad essi fosse stato nascosto un mondo intero. Forse era così. Erano occhi troppo speciali per essere soltanto tali. Nessuno si rendeva conto che lo stesso valeva anche per gli altri. Gli occhi grigio perla di Zeke, quelli verde foresta di Trent, quelli azzurro-argentei di Dawn, quelli zaffiro di Geoff e più tardi i blu notte di Scott.
-" Dovresti vederli al sole. Lì sono fantastici per davvero. "
sussurrò Zeke al punk rocker, facendolo arrossire fino alla punta dei capelli; la ragazza di fiamma era presa dalla conversazione tra Trent e Dawn a proposito di biologia, non prestava attenzione a loro due e di questo ne approfittarono entrambi. Non si sforzò nemmeno di negare l'attrazione per quegli specchi meravigliosi. 
-" Immagino. "
-" No, per niente. Non vedrai mai più degli occhi del genere, soprattutto che ti guardano in quel modo. "
Duncan volle domandargli di che cosa stesse parlando, ma il ragazzo riprese a parlare con Geoff, commentando l'erudizione dei due compari che da un quarto d'ora parlavano dei biomeccanismi della foresta amazzonica. Eppure si impresse quelle parole nella mente, guardando quella complessa e silenziosa creatura dai capelli così rossi e lucenti da far male. Di tutte le ragazze belle che aveva incontrato e avuto nella sua vita, quella era di gran lunga la migliore. Oggettivamente, non era così naturalmente dotata; era magra, proporzionata, ma nulla più. Era più piatta di tante altre, il viso era smunto e pallido, effetto accentuato da quei chili di matita nera attorno alle palpebre. Ma c'era qualcosa dentro di lei che la rendeva stupenda. Non sapeva cosa, ma c'era e lui la sentiva. Per la prima volta in vita sua, sentiva.
-" Dunque, dove e quando dovremmo incontrarci? "
domandò Geoff alla fine della mensa, mentre uscivano insieme dallo stanzone. 
-" Io conosco un posto. È nella foresta. È facilmente raggiungibile da casa mia, quindi potreste venire lì e ci andremmo tutti insieme. "
intervenne Dawn.
-" A me sembra un'ottima idea. "
sostenne Trent, e il gruppo intero fu d'accordo. Fu deciso per qualche giorno più tardi, nel primo pomeriggio. Ognuno sarebbe arrivato per fatti suoi, a meno che non si fossero incrociati per strada. Era emozionante, si sarebbero incontrati come un grande gruppo, un fierissimo branco, e come tale avrebbero trovato il loro rifugio nel bosco, il loro ambiente naturale. Non vedevano l'ora. 
Ma per il momento avrebbero dovuto presentarsi alle lezioni e cercare di prestare attenzione. Si separarono nuovamente, anche se Geoff non voleva staccarsi dalla sua gattina preferita. Fu Ezekiel ad estirparlo dalla sua sorellina, prendendolo per un orecchio e trascinandolo via tra le risa a crepapelle dei compagni. Quel ragazzo era una vera piaga, ma era simpatico come pochi.
 
Quando l'ultima campanella suonò, liberando gli studenti dal supplizio scolastico, il cielo si era lievemente schiarito, facendo colare alcune dita di luce pallida sulla cittadina, tra le foglie e gli aghi d'abete fino all'asfalto umido e gelido. I ragazzi uscirono volentieri dall'edificio, respirando l'aria frizzante e leggermente più piacevole. Era un clima inconsueto in quei giorni, ma non certo disprezzato.
Scott Laughton era fuori da qualche minuto, ad attendere con impazienza e con un insolito groppo allo stomaco, i denti stretti e un nervosismo crescente; teneva le mani calcate nella giacca di jeans, battendo ritmicamente la punta del piede a terra. Non sapeva se sarebbe stato in grado di farlo, ma ormai era troppo tardi. Li vide scendere la breve rampa di scale, tutti e sei, compresa Dawn, bellissima come sempre. Ecco il branco. Si avvicinò mesto, respirando profondamente e tremando senza controllo, con tutta l'umiltà con cui si era presentato a casa Radcliff, se non di più, e aspettò con un nodo in gola.
Il primo ad inquadrarlo fu Ezekiel, natuaralmente, che si bloccò nel mezzo del cortile, alla fine degli scalini di cemento grigio. Pose immediatamente un braccio davanti ad Allison, facendo fermare lei e poi tutto il gruppo. Quella marea di occhi addosso lo spaventava a morte, soprattutto quelli dei ragazzi; anche Dawn lo guardava, ma gli sorrideva con fiducia e un velato timore. Fu quello a dargli la forza, altrimenti sarebbe scappato via o svenuto.
-" V-volevo parlare con Allison... Se per lei va bene. "
La ragazza in questione aveva notato subito qualcosa di diverso in lui. Negli occhi scuri come il manto notturno non aveva più quell'aria piena di sè o la membrava di malvagità che sembrava opacizzarli, ma lo sguardo di un cerbiatto impaurito, limpido come una bella giornata invernale. Guardò per un attimo Zeke, facendo un cenno con la testa e abbassandogli dolcemente il braccio con le dita fine; si voltò verso gli altri, sorridendo a tutti e avanzando molto lentamente di qualche passo, assicurandosi che stessero indietro. La battaglia era sua, di nessun altro.
Nonostante fosse relativamente più bassa di lui, Allison sembrava sovrastarlo come un enorme grattacielo su una casupola di campagna. Lo fissava con apatia spaventosa, aspettando le sue parole con i pugni serrati e i denti stretti. Abbassò umilmente gli occhi, non si sentiva in grado di sostenere quello sguardo inceneritore, ma parlò abbastanza forte da farsi sentire anche dal resto del gruppo. Doveva mostrare quel minimo di coraggio che gli restava.
-" H-ho sbagliato... N-non avrei mai dovuto farti tutte quelle cose... M-mi d- "
Qualcosa di incredibilmente forte andò ad infrangersi sulla sua guancia, rivoltandogli la testa verso destra e sbilanciandolo; fece soltanto in tempo a vedere la ragazzina che gli stampava un altro cazzotto in piena faccia prima di atterrare sul cemento del parcheggio, stordito e con la bocca sanguinante. Sentiva il sapore metallico scendere lungo la gola. Alle loro spalle, Geoff aspirava aria dai denti, ammirando con mesto orrore quei colpi, mentre Duncan iniziava a ridersela di cuore. Gli altri guardavano in silenzio, scioccati dalla violenza e dalla furia dell'amica. 
-" Alzati. Avanti, alzati! "
Scott non potè fare altro che obbedire. Si passò una mano sulle labbra e la vide sporca di sangue. Vide chiaramente il ginocchio di Allison andare a colpire proprio , seguito da un ultimo destro che lo ributtò a terra con violenza impressionante. Il dolore che provava non lo si poteva descrivere. Era stato picchiato tante volte in vita sua, ma le botte date per odio o vendetta facevano più male di ogni altra cosa. Restò immobile, con le mani al cavallo dei pantaloni e le lacrime agli occhi. Sapeva di meritarsele, eppure era terribile. Si era molto pentito di quello che aveva fatto. 
Duncan continuava a ridere come un matto, tenendosi stomaco indolenzito e ammirando le doti innate di quella piccola gatta selvatica, come la chiamava Geoff, e gli altri, a parte Dawn, godevano segretamente. Era molto soddisfacente vedere quello stronzo ricevere quello che si meritava, soprattutto dalla loro beniamina. Allison intanto si era allontanata di un passo, ascoltando quasi divertita le risate sonore e grasse del Marcio mentre riprendeva fiato. Da un bel po' non si cimentava in una rissa e l'aveva molto affaticata, oltre che scorticarle leggermente le nocche della mano destra. Dopo alcuni secondi si riavvicinò a Scott, ancora disteso a terra a combattere con il dolore all'inguine. Da un lato era molto contenta di avergli fatto tutto quel male. Era stata fatta giustizia, per lei e per tutti quelli su cui gli era accanito senza alcun motivo apparente. 
-" Allison! "
la voce preoccupata di Dawn la fece voltare di scatto; vide la sua amica davanti ad Ezekiel con le lacrime agli occhi, ma la rassicurò con un cenno della mano. Allungò fieramente un braccio verso il ragazzo che per anni l'aveva bullizzata e umiliata e lui la guardò sconvolto e spaventato, la faccia somigliante ad un grosso hamburger con ketchup. Non credeva di essere ancora capace di ridurre qualcuno in quello stato pietoso, ma evidentemente era così.
-" Adesso siamo pari. Avanti, tirati su, nessuno ti farà nulla. "
Il ragazzo afferrò le dita fine e pallide di quella furia, che fu incredibilmente abbastanza forte da tirarlo su da terra. Gli girava la testa per tutto il male che si era preso in così poco tempo, ma riusciva a reggersi sui suoi piedi. Era uno tosto, dovevano ammetterlo; Trent per esempio dopo tante botte sarebbe rimasto lì per terra per minimo tre giorni.
Allison non lasciò la sua mano, lo tirò a sè, in modo da potergli parlare nell'orecchio. Ormai la sua vicinanza non era più un problema : aveva pagato il suo debito e i suoi occhi non mentivano.
-" Tuo padre ti picchia ancora? "
Con amarezza, Scott annuì. Lanciò un'occhiata verso il gruppo, che si stava lentamente accostando a loro. Non avevano più tanto odio nello sguardo, cosa che da un certo punto lo rassicurò. Lei rispose con un mugugno intristito, poi si rivolse ai suoi amici, ancora una volta senza lasciare la sua mano.
-" Ragazzi, abbiamo un nuovo membro del gruppo. Trattatelo bene, ora è uno di noi. Benvenuto nel club dei reietti, Squalo. "
Strinse con determinazione le dita fine attorno al suo palmo decisamente più grande, guardandolo con un sorriso enigmatico tipico di lei. Inaspettatamente, gli altri la imitarono, accennando sorrisetti tirati; tutti tranne Duncan Nelson, in quale lo salutò semplicemente con un cenno della testa. Non ci fece molto caso, sapeva perfettamente con chi aveva a che fare. 
-" Dawn ci ha raccontato tutto cinque minuti prima di uscire. Ci ha raccontato anche dei lividi e dei sensi di colpa. Non devi essere nè arrabbiato, nè imbarazzato. Ti avevo perdonato molto prima di spaccarti quella faccia di merda, ma volevo togliermi la soddisfazione. "
-" E anche a noi. "
aggiunsero Zeke e Geoff all'unisono, battenosi un cinque e ridendo per la loro telepatia. Gli dissero queste cose con il sorriso sulle labbra, senza rabbia o cattiveria. Giustizia era stata fatta e ora stavano tutti bene. 
-" U-un momento... Mi volete nel vostro gruppo? "
-" Ti staremmo spellando vivo se non fosse così. "
rispose Ezekiel, con la sua solita apatia. Dawn gli si affiancò, sorridendogli fiera; Scott ricambiò con tutta la tenerezza che aveva in corpo, mormorandole un grazie con un sorriso ebete che fece arrossire completamente la ragazza. Geoff gli battè una pacca sulla spalla, dieci volte più forte del normale, ma gli sorrise fiduciosamente. 
-" Benvenuto, Gingerbread. Tocca la mia ragazza e ti spezzo le gambe. "
e gli strizzò l'occhio.
-" Quale ragazza? "
-" Tutte! "
gridò l'australiano, cogliendo di sorpresa Allison e prendendola nuovamente in braccio, per poi correre via.
-" Maledetto, riportala indietro! "
lo minacciò Zeke, condendo il tutto con insulti vari prima di inseguirlo e facendo ridere gli altri a crepapelle, il Marcio compreso. Era un bel gruppo, doveva ammettere, anche se era ancora molto in soggezione. In fondo, aveva parecchio di cui farsi perdonare e anche gli altri non si sarebbero ammorbiditi molto facilmente. 
I ragazzi si avviarono verso le loro rispettive case, ridendo e scherzando, apprezzando fino all'ultimo la loro reciproca compagnia, incoscienti che il loro destino si stava compiendo. Tutto stava andando secondo i piani. I Sette erano riuniti. Ora dovevano soltanto attendere.

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 5
Stava seduta su uno steccato davanti alla casa di Dawn, aspettando che qualcun'altro si facesse vivo; era arrivata da sola, Zeke doveva sistemare qualcosa al garage, ma a lei non dispiaceva. Aveva bisogno di alcuni minuti per conto proprio, non era abituata a così tanta compagnia dalle elementari. Era lì, con una sigaretta rubata a suo fratello tra le labbra fine e screpolate; non era affatto una fumatrice incallita, ma come tutti aveva bisogno di un tranquillante ogni tanto. Per fortuna, Ezekiel era cosí tonto da non notare una sigaretta mancante di quando in quando : le avrebbe staccato la testa se avesse saputo che si azzardava a fumare anche solo una cicca al mese.
L'aria era fresca e umida, ma non spiacevole come gli altri giorni; era una semplice e tipica giornata d'autunno, con le nuvole che minacciavano un'altra forte pioggia e il vento placido che soffiava da ovest. Fissava la facciata della casa di Dawn, su cui era dipinta quella gigantesca e meravigliosa cascata che si abbatteva sulla tettoia del portico. Era veramente un affresco stupendo, così come quella grande casa. Sognava da sempre di poter vivere in un posto simile e sperava davvero che un giorno ci riuscisse. 
-" Il profeta lo sa che gli rubi le sigarette, piccola gatta selvatica? "
La voce squillante e allegra di Geoff la fece sussultare, ma non si preoccupò troppo di nascondere il suo misfatto. Si limitò ad imprecare e sorridere nervosamente. Il ragazzo le stampò un dolcissimo bacio sulla fronte, prendendo a sua volta una Camel blu e accendendola con un fiammifero. 
-" Tranquilla, non gli dirò nulla. Anche io ho ancora l'ultimo vizietto da togliermi. "
Ridacchiarono entrambi, fissandosi nuovamente sull'affresco.
-" Quindi? Come mai già qui? "
Allison scosse le spalle, rivolgendo gli occhi di ghiaccio al ragazzo. Ora capiva perchè tutte le galline gli morivano dietro : alto, slanciato e in forma, con degli occhi stupendi di un colore zaffiro lucente, i capelli biondissimi e quel mento marcato che gli dava personalità, come se non ne avesse avuta abbastanza. Era un bel tipo, simpatico e davvero galante, anche se era un vero rompipalle, ed era sicura che come fidanzato facesse davvero invidia. Sapeva benissimo che dietro tutta quella spavalderia si nascondeva un cuore sensibile e puro come acqua di fonte. 
-" Mi piace essere in anticipo. Tu? "
-" Mi annoiavo ad aspettare. Sai com'è, mi annoio facilmente. "
La ragazza sollevò le sopracciglia, accennando un mezzo sorriso. 
-" Non ne dubito... "
Geoff ridacchiò leggermente in imbarazzo, poi il silenzio calò. Non era un silenzio opprimente e teso, bensì tranquillo, il silenzio dei pensatori, in pace con la mancanza di rumori e conversazioni superficiali. Allison non avrebbe mai creduto che il playboy al suo fianco fosse un pensatore. Era nel loro gruppo, certo, ma non pensava che proprio lui lo fosse; in fondo, però, lo conosceva appena. Sapeva bene quanto le persone potessero nascondere e chissà cosa nascondeva quel complesso e schivo essere di Geoff Gordon. 
-" Hey! "
A qualche passo di distanza, si stava avvicinando Scott, con i suoi orrendi capelli color carota; camminava come se gli avessero ficcato un bastone nel posteriore, osservò sotto voce Geoff, facendo scoppiare in risa la ragazza di fuoco. Aveva la faccia ridotta ad un livido, che non era gonfio semplicemente perchè aveva passato i pomeriggi con la faccia nella cassetta del ghiaccio. L'aveva proprio conciato per bene, disse tra sè e sè, pentendosi un pochino per essere stata tanto violenta.
-" Ciao Gingerbread! Tutto bene? "
chiese l'australiano, e il giovane contadino rispose con un sorrisetto tirato e un cenno della testa. Si trovava ancora decisamente a disagio, aveva paura che prima o poi uno di loro l'avrebbe accoltellato e voleva fare di tutto per non irritarli. Allison colse senza fatica quel dettaglio e gli sorrise con la sua solita e pacata malinconia. Ora era nella sua cerchia, non voleva che si sentisse diverso nè tanto meno in pericolo.
-" Ti abituerai presto. E poi c'è Dawn con te. "
Strizzò l'occhio e Scott arrossì e abbassò lo sguardo, tentando di nascondere il più splendente dei sorrisi. Non ci riuscì, ma i due amici non infierirono. Sapevano tutto e non c'era nulla da dire al riguardo. Rimasero lì, Allison in mezzo ai due ragazzoni, persone a cui mai e poi mai avrebbe pensato di essere insieme : il bullo e il fichetto; ed era una cosa reciproca. Laughton mai e poi mai si sarebbe aspettato di piombare nella compagnia di capelli a semaforo e Dundee un po' meno crocodile, pensava che come minimo l'avrebbero scuoiato vivo; Geoff invece non credeva che sarebbe mai riuscito a trovare qualcuno di così unico come quella ragazza che riuscisse ad apprezzarlo senza fermarsi alla sua capigliatura bionda, naturalissima per la precisione, e che gli desse un motivo per tirarsi fuori dalla fogna in cui era caduto. Era bello essere lì.
Pian piano, anche il resto della comitiva arrivò; Trent, Duncan ed Ezekiel nell'ordine, a pochi minuti di distanza. Si salutarono, chiacchierarono un pochino, poi Allison fu incaricata di andare a chiamare Dawn, dal momento che sembrava la meno pericolosa di tutti dopo McCord. La ragazza li raggiunse in fretta, avvolta in un carinissimo cappotto azzurro e nella sua aura di pace assoluta con l'universo. Duncan si rivolse a Trent, dicendogli che forse nella sua serra coltivava anche "la dolce Lucille", visto il suo grado di relax; lei lo sentì e mentre si incamminavano verso il luogo prestabilito gli disse che a differenza sua lei ci preparava unguenti medici secondo antiche ricette, strappando a tutti grasse risate e prese in giro sul ragazzone, il quale stava per stampare un pugno in faccia a tutti, specialmente al suo amicone Geoff. Con affetto, naturlamente.
La foresta si faceva sempre più fitta, sempre più lontana dalla città; gli alberi svettavano spettrali, mentre il terreno era coperto da muschio, erbetta e foglie cadute da qualche arbusto. L'odore era straordinario, così avvolgente ed intenso che non sembrava quasi di essere sulla terra. Era semplicemente stupendo. Le scarpe affondavano nella morbidezza del sottobosco come in un marshmallow, il silenzio era imperturbabile in quel mondo a parte. Nessuno parlava, eccetto per riverenti e brevi bisbigli. Camminavano in fila indiana, tutti dietro a Dawn, ammirando le bellezze di quella natura selvaggia e sentendosi liberi, un branco di lupi in migrazione. Quella che sembrava stare meglio di tutti dopo la ragazza dai capelli d'argento era Allison. Non l'avevano mai vista così serena, così a suo agio con l'ambiente circostante. 
-" Ora capisco perchè ti chiamano gatta selvatica. "
accennò Scott, attirando l'attenzione della giovane, che gli sorrise alzando un sopracciglio.
-" Una ragione diversa dai lividi sulla tua faccia? "
Lui parve non farci caso.
-" Sembri molto felice in questo posto. "
-" Lo sono. Questa è casa mia. Boschi selvaggi, il più lontano possibile dagli umani, nel silenzio e nella pace, dove tutto è ridotto alla dolcissima, succulenta sopravvivenza. "
Effettivamente, ce la vedeva ad essere una lince che saltava addosso ad un coniglietto per farlo a pezzi. Lì, in quella città di abeti secolari, aveva tutta l'aria di un predatore schivo e scaltro, affascinante e letale.
Procedettero ancora ed infine raggiunsero il luogo d'incontro : una piccola radura, nel cui centro si stagliava una gigantesca roccia alta circa tre metri, un tozzo prisma molto pendente davanti al quale, chissà quanti anni prima, era caduto un grande abete ora ricoperto di morbido muschio. Tra il tronco e la roccia vi era un cerchio di pietre, chiaramente opera umana, che circondava resti di legna carbonizzata. 
-" Ogni tanto vengo qui d'inverno. Non so come, ma la neve non raggiunge mai questo posto. Fa freddo, la neve è ovunque, ma non qui. Sembra essere sempre autunno, o primavera. "
disse Dawn, prendendo posto sulla soffice e naturale imbottitura verde brillante dell'albero. 
-" Interessante. "
mormorò Zeke, sinceramente inquietato, mentre insieme agli altri si guardava intorno. Nonostante fosse da brivido, tutto sepolto in quel frusciare spettrale, era veramente il luogo perfetto per loro : lontano da tutto e da tutti e avvolto nel mistero. Mano a mano si sedettero. Trent e Scott accanto a Dawn, Ezekiel, Allison, Duncan e Geoff attorno al focolare. 
-" Dunque, dovevamo discutere dei costumi, giusto? "
iniziò l'australiano, innescando una piacevolissima conversazione piena di grandi idee. Si fece a turno per decidere i personaggi da interpretare. Il più facile fu sicuramente lui, il biondissimo ragazzo che si sarebbe vestito, con ben poche difficoltà, da Crocodile Dundee. Non ci poteva essere scelta più azzeccata. 
Per gli altri la scelta era più complessa. Fu il turno di Dawn, per la quale si disquisì a lungo tra Elsa di Frozen e Black Cat di Spider-man. La ragazza bocciò la seconda opzione, non se la sentiva di fare la sua entrata in una super sexy tuta di lattice nero, cosa che dispiacque aparentemente di più a Geoff, che si prese un ceffone sulla nuca da Duncan; ma su cui Scott insistette con pacato desiderio. Alla fine fu il genio di Allison a proporre Emily, la bellissima Sposa Cadavere, e tutti furono subito d'accordo.
Anche su Scott ci furono molte indecisioni. Mentre quel cretino di Gordon pensava di vestirlo da Gingerbread Man o da carota, Trent aveva lanciato l'idea di Chucky, ma alla fine fu la dolce Dawn a proporre l'idea migliore. 
-" Potresti vestirti da Hercules. Saresti perfetto, entrambi zucconi allo stesso modo. Magari potresti essere zombie-Hercules, visto che siamo ad Halloween. "
Davanti al sublime sorriso della ragazza non potè resistere, ma mascherò il tutto sotto un tenero ghigno, perdendosi in quelle due perle di cielo che aveva al posto degli occhi da cerbiatta. 
-" Anche molto piacenti allo stesso modo, zucchero. "
Lei ridacchiò, rifilandogli uno schiaffetto sulla spalla; lui la avvolse con le sue braccia forti, tirandola a sè e coccolandola amorevolmente mentre si abbandonava contro il suo petto con un sorriso raggiante. Tutti si commossero a quella scena, ma nessuno lo diede a vedere. Erano bellissimi. Inaspettati, ma bellissimi, di una rarità pari ad un diamante grezzo.
Per Trent scelse ancora una volta Allison, gridando solennemente Thomas Sharpe di Crimson Peak, che fu confermato immediatamente da Dawn e Duncan, il quale sostenne senza riserve che erano due damerini oscuri alla stessa nobile maniera, ovviamente con un sorriso da schiaffi. Zeke prese indubbiamente Max Rockatansky di Mad Max, senza ascoltare le proteste della sorella che avrebbe tanto voluto Loras Tyrell o Jaime Lannister di Game Of Thrones. Si sarebbe vestito da Jaime se lei fosse stata Cercei, e fu così che venne appartata l'idea. Arrivò il turno di Allison, per cui vennero proposte Ariel e Jessica Rabbit, ovviamente da Geoff. 
-" Perchè no?! "
Fu Ezekiel a rispondere, con una sonora sberla in testa e gli occhi di fuoco.
-" Perchè lo dico io! "
Tutti risero, anche Geoff, il quale aveva preso più botte quel giorno che in tutta la sua vita. Alla fine il punk rocker ebbe un'illuminazione.
-" Pennywise, quello nuovo. Se non sbaglio, ti piace molto. Ho visto il mini poster nell'armadio. "
Allison gli sorrise, arrossendo appena e spostandosi una ciocca di capelli dal viso. Le andava davvero a genio, o molto di più, constatò suo fratello; solo per lui si spostava i capelli per far vedere che bel sorriso avesse.
-" Staresti molto bene. "
confermò Scott e la ragazza arrossì maggiormente. Il consenso poi fu generale, così si passò al cupo e silenzioso armadio tatuato. Le idee erano varie e disparate, l'australiano propose un broccolo : brutto e schifoso, come Halloween voleva, ma il suo successo si limitò ad una fragorosa risata ed Ezekiel che si spalmava la mano in faccia per la disperazione. 
-" R di Warm Bodies. Avete presente? Lo zombie che ritorna umano...? I suoi occhi sono praticamente uguali. "
esordì Dawn. L'intero gruppo conosceva il personaggio e lo approvarono pienamente, confermando anche la somiglianza tra i due.
-" Se ti servono vestiti colorati, posso prestarteli io. "
scherzò Trent, incredibilmente strappando un sorrisetto divertito al Marcio. Incredibile : entrambi sapevano rendersi simpatici!
Fu più facile del previsto decidere, il problema ora erano i costumi e la loro realizzazione. A parte quelli di Duncan ed Ezekiel, che avevano già tutto il necessario, gli altri erano un grosso problema. 
-" Mia madre lavora alla sartoria. Forse potrebbe darci una mano. Domani portatemi delle foto o dei modelli e saranno tutti pronti per la settimana prima del ballo. "
propose Geoff, riscuotendo varie proteste per il disturbo arrecato alla paziente e quasi santa madre di quel completo imbecille, che però li tranquillizzò.
-" Le basterà sapere che non siete dei drogati o comunque criminali. O Duncan. "
L'amico gli rispose con irripetibili e variegati insulti, ma alla fine tutti furono convinti e i piani furono pronti. Il pomeriggio era scivolato via come acqua fresca tra le dita, senza che se ne accorgessero, e il sole era calato. Che meraviglia essere in una bella compagnia! 
Ma, mentre loro si stavano godendo una giornata insieme, qualcuno non molto lontano stava compiendo un destino scritto centinaia di anni prima. 
 
Erano nella foresta per noia, come quasi ogni altro ragazzo di Spirit River. Erano in tre, tre baldi giovani e avventurosi, non molto diversi dalla popolazione media della cittadina di montagna. Nessun tratto particolare che li distinguesse, nessuna qualità spiccante. Avevano deciso di spingersi oltre in quella gigantesca foresta, di esplorarne ogni segreto e carpirlo come se fosse stato un manuale. Si erano già avventurati fuori dalla contea, in uno degli angoli più remoti e sconosciuti di quei boschi silenziosi. In effetti, un po' troppo silenziosi, ma non se ne accorsero presi dalle loro chiacchiere com'erano.
Continuarono a camminare, attenti ed entusiasti, finchè non rimasero spiazzati nel giungere esattamente al centro di quel cuore verde e pulsante, vivo da anni, secoli prima di loro. Una gigantesca, enorme e possente quercia si stagliava come un antico titano tra gli abeti ingrigiti dalle nuvole plumbee, le radici grosse quanto uno di loro affondavano in profondità nel terreno, eccetto in un punto, dove sembravano avvolgere una grande roccia scura, coperta di muschio e licheni. I ragazzi si avvicinarono incuriositi. Nessuno aveva mai parlato di una quercia proprio lì a Spirit River, non così grande almeno. Doveva avere come minimo cent'anni, molto probabilmente di più. Studiarono a lungo quella meravigliosa pianta, solida ed imbattibile sul suo tronco secolare. Ne erano seriamente ammirati per la sua grandezza, le foglie ancora verdi a dispetto del freddo che andava intensificandosi e quell'aura mistica che sembrava luminosa.
-" Ragazzi! Venite a vedere! "
chiamò uno di loro e gli altri corsero da lui. Stava trafficando con delle piante rampicanti davanti alla roccia e ne scoprì un buco, troppo grande per essere una tana di volpe ma con lo stesso odore schifoso. 
-" Ma che diavolo...? "
-" È una grotta? "
Il leader non rispose, si limitò a pulire per bene l'entrata. Era decisamente troppo grande per essere una tana di qualche animale; i lupi vivevano più a nord-est, gli orsi non erano in letargo, e se ci fosse stato qualcuno quelle piante non sarebbero state lì. Un uomo parecchio grosso poteva entrare là dentro e starci molto comodamente, nonostante la puzza di sangue rappreso. Molto coraggiosamente, si avventurò in quel pozzo oscuro, accendendo la sua piccola torcia da portachiavi. Fu molto sorpreso di constatare che quella era effettivamente una grotta sotterranea; era un tunnel freddo e umido, le pareti formavano una galleria che scendeva per rudimentali scalini sdrucciolevoli avvolti dalle radici più piccole della quercia; c'era un eco abbastanza rimbombante, doveva essere ampia e lunga. La cosa che però lo lasciò più sbigottito furono le incisioni nella roccia. Erano segni strani, una specie di alfabeto, ma non capiva che diamine fossero. Inoltre, più si calava in profondità nella caverna, più percepiva una strana energia. Era come se intorno alle pareti ci fosse stato un cuore pulsante, che trasmetteva una specie di energia statica tutt'intorno ad essa. Era un'energia molto, molto inconsueta, così intensa che un comune mortale poteva avvertirla. Arrivò alla fine della grotta, nelle sue viscere, ma non trovò nulla di interessante, soltanto quell'energia statica che gli ricordava un enorme palloncino dopo essere stato sfregato sulla lana e la puzza di sangue più forte che mai. Si voltò e vide a malapena la luce della superficie; davanti a lui vi era soltanto una grande parete di roccia scura, dipinta con pigmenti caldi, che rappresentava una scena irriconoscibile. Poco male, avevano scoperto un grande reperto storico probabilmente! Oltre a quelle pitture vi era una lunga incisione, una specie di poesia, stavolta in alfabeto latino, o almeno così sembrava. Si avvicinò per leggerla meglio e sì, era nel suo alfabeto, ma in una lingua sconosciuta e dimenticata. Non che ne conoscesse molte di lingue, ma non ne aveva mai sentita parlare una simile.
-" Geyr Garmr miök fyr Gnipahelli, festr mun slitna en freki rinna. Fiöld veitk fræda. Framm sek lengra of ragna rök, römm sigtiva. "*
Fuori dalla grotta calò un silenzio di tomba. Nemmeno il vento soffiava, non una foglia si muoveva. Ma non accadde nulla. Non per i primi secondi. 
Stava per uscire quando la terra sotto i suoi piedi cominciò a tremare, mentre la scritta si illuminava di un rosso vivo, elettrico, che diventava sempre più fulgido e si diffondeva come sangue lungo le venature della pietra. La luce che ne esplose fu accecante, il rumore assordante abbastanza da fargli esplodere i timpani, letteralmente. I suoi amici udirono soltanto delle grida disperate, ma non ebbero il tempo di fare nient'altro che gridare a loro volta, assordati e sconvolti, impotenti. Scariche elettriche rosso vivo scaturirono da quel pozzo oscuro, riportando in superfice la creatura. Videro solo il suo muso, un teschio dalle orbite nere in cui una pupilla rovente brillava assetata di sangue, e la sua pelliccia crespa di sangue ancora caldo, reso bollente dal fuoco che emetteva. In un secondo, prese anche i due rimasti, nutrendosi delle loro carni con vorace ed insaziabile appetito, affondando le sue zanne lunghe come quelle di una tigre ciclopica nelle deliziose e calde viscere. Era stato risvegliato e dopo secoli e secoli di attesa, da quando il padre degli dei l'aveva rinchiuso nell'Hel insieme a quella maledetta eremita della figlia dell'Ingannatore e ad altre centinaia di mostri, poteva finalmente cibarsi di succulenta carne umana e sangue. Finalmente aveva l'occasione di riaprire le porte. Finalmente, a differenza degli dei che lo avevano incatenato, era ancora vivo. Vivo e bruciante, una piaga sulla terra degli umani, dove avrebbe portato morte e distruzione, com'era stato scritto e predetto. 
Un ululato terribile scaturì dalla sua gola feroce, sempre vogliosa di mangiare. Era tornato e tutti dovevano esserne a conoscenza. La fine del mondo stava arrivando. 
L'onda d'urto si era diffusa lungo tutta la foresta, potente tanto quanto l'onda anomala di uno tsunami. Gli alberi furono piegati, le rocce spaccate a metà, tutto bruciacchiato dalle scariche elettriche rosse che avevano accompagnato quel fenomeno del tutto inspiegabile. Senza nemmeno rendersene conto, il gruppo dei sette ragazzi venne sbalzato via, perdendo i sensi per parecchi minuti. 
Il primo a svegliarsi fu Geoff. Era atterrato in mezzo a dei piccoli abeti, i cui aghi li graffiavano la faccia. Si rimise in piedi molto lentamente, era ancora piuttosto instabile, la testa gli faceva un male cane, destabilizzante, come se avesse avuto una lancia conficcata nel cervello. Si appoggiò ad un albero, guardandosi intorno frastornato alla ricerca degli altri e calcolando che era stato sbalzato via di cinque o sei metri dal focolare. Notò immediatamente Duncan, non molto lontano da lui, finito in un rivoletto quasi nascosto dal sottobosco, acciaccato dalle pietre invisibili sotto di esso. Era completamente stordito e qualcosa, probabilmente un ramo, gli aveva frustato violentemente il collo e una gamba, visto che sanguinava in entrambi i punti. Si rialzò dolorante, riuscendo miracolosamente a stare in piedi e camminare verso il suo amico. 
-" Tutto bene? "
gli chiese, e Geoff annuì, tenendosi una mano sul fianco. Non si era rotto nulla, ma si era preso una gran bella botta. Come se quelle di poco prima non fossero bastate. 
Entrambi respiravano a fatica, ma senza aggiungere nulla andarono a cercare gli altri. L'australiano trovò Trent gambe all'aria, rintronato come non mai ma tutto intero, soltanto con qualche graffio, e Scott più o meno nelle stesse condizioni, atterrato su un soffice tappeto di muschio; al punk venne incontro Zeke, zoppicante e con una manica insanguinata e strappata a causa di una roccia tagliente che nell'impatto lo aveva ferito. Dawn si diresse sulle sue gambe verso il ragazzo dai capelli di carota, che la prese immediatamente tra le sue braccia forti; non aveva nulla di grave, solo le gambe e le braccia scorticate. 
-" Qualcuno ha visto Allison? "
chiese Ezekiel, più preoccupato che mai, ma tutti risposero negativamente. Senza nemmeno pensarci, lui e Duncan si lanciarono nella ricerca. La trovarono disgraziatamente appesa a dei rami bassi di un grande abete, con la fronte sanguinolenta e un lungo taglio sul costato. Era ancora priva di sensi. La presero dolcemente sotto le ascelle, aiutandola a scendere e a distendersi sul morbito tappeto naturale. Il fratello aveva le lacrime agli occhi, credeva che si fosse fatta seriamente molto male, ma il sangue ingannava. Era solo atterrata in un posto più solido degli altri.
La ragazza si svegliò pian piano, tra le braccia dei suoi armadi preferiti e con quel sapore metallico sulla lingua che conosceva più che bene. Si rialzò a fatica, sostenuta da Trent perchè Zeke già zoppicava, e tutti e tre, sollevati del ritrovo della giovane, tornarono al campo base. 
-" Andiamo a casa mia, subito. Dovete medicarvi immediatamente. Di ciò che è successo parleremo dopo. " 
disse Dawn e nessuno protestò, si incamminarono semplicemente, tutti molto doloranti e con lo stesso lancinante mal di testa. Non avevano idea della gravità di ciò che era successo pochi minuti prima. 
 
La mansarda di casa Radcliff era sempre un posto magico per chiunque ci entrasse per la prima volta, ma quel giorno nessuno ebbe la possibilità di ammirarla come si doveva. Furono tutti tempestivamente soccorsi dalla giovane e dolcissima Poison Ivy, che curò tutti con aloe e camomilla, fasciando ed incerottando tagli ed abrasioni. 
Non una parola era uscita dalle bocche dei ragazzi, erano rimasti tutti il religioso silenzio, eccezion fatta per qualche bisbiglio o sorriso tirato. Era stato necessario levare qualche maglietta e paio di pantaloni, ma nessuno si sentiva in imbarazzo. La maggior parte era composta da maschietti e alle signorine di certo non dispiaceva quello spettacolo. Geoff e Trent erano senza maglietta, Duncan era rimasto in canottiera e boxer, come Ezekiel, mentre Scott si era limitato alla canotta. Il tocco delicato e premuroso della giovane fu molto ben accetto a tutti, specialmente all'ultimo, al quale furono riservate più coccole rispetto agli altri.
Venne il turno di Allison, che aveva insistito per farsi medicare per ultima; senza troppi problemi, si levò felpa e canottierina, restando tranquillamente in reggiseno davanti ai ragazzi. Dawn, rossa come un peperone al posto suo, si rivolse a lei con la solita dolcezza e il sorriso angelico.
-" N-non preferisci andare in camera? "
Scosse la testa e le porse il fianco, e Dawn non insistette. Pulì la ferita e la fasciò con molta pazienza, sotto gli occhi spalancati di Geoff e Trent; Scott si era fissato sul fondoschiena della sua bella principessa d'argento, coperto da una gonna di flanella a quadri, mentre Duncan si mangiava con gli occhi cascata di fuoco. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle pallide e segnate da un acne devastante, il seno era tutt'altro che poco abbondante su quella figura magra e proporzionata, la schiena si curvava con dolcezza in un bel sedere strizzato in quegli skinny neri consumati; si dovette ricredere sulla sua piattezza e su quel "non un gran che". Allison era un enorme che.
A risvegliare lui e i suoi quattro validi compagni furono gli schiaffi potentissimi di Ezekiel, che si era reso conto di non essere l'unico maschio della stanza e che quei porcelli stavano fissando senza vergogna le due signorine. Purtroppo, non erano tutti delle patate senza passione come lui.
-" Cos'avete da guardare, bestie schifose! Volete vedere un bel pugno in faccia?! Allison, Cristo in bicicletta, copriti! "
esclamò, facendo ridacchiare le due ragazze e piazzandosi davanti a loro con un ringhiò a deformargli la faccia imperturbabile e le braccia incrociate minacciosamente al petto. 
-" Troppo tardi paparino. "
mormorò Duncan con un ghigno soddisfatto, rivolto più ad Allison che a suo fratello; la giovane riprese a guardare la parete con quel sorrisetto da Monna Lisa e le guance rosse quanto i suoi capelli, fingendo di non averlo fissato con occhi altrettanto voraci, scrutando in ogni minimo dettagli quei tatuaggi stupendi che gli coprivano le braccia e il petto scolpito. Anche se da lontano, non riusciva a decidere quale fosse il suo preferito, erano tutti semplicemente splendidi. 
Dawn le sorrise con aria complice nel sistemarle la ferita e lei ricambiò, accennandole invisibilmente lo sguardo imbambolato e la bava alla bocca di Scott. L'intesa tra signorine era sorprendente. 
Dopo alcuni minuti, a rompere il silenzio fu Trent. Era il più scosso di tutti, o almeno quello che lo dava a vedere, anche se non era difficile da capire. Tutti erano terribilmente silenziosi, a pensare e ripensare a tutto quello che era successo in una manciata di secondi. Senza problemi giunsero alla muta conclusione che sarebbe bastato un posto sbagliato, un ramo abbastanza grosso, una pietra ben piazzata e appuntita, e sarebbero potuti morire.
-" Voi avete qualche idea? "
Ovviamente, non era necessario specificare il soggetto. E, ovviamente, nessuno rispose. Come si spiegava un'onda energetica venuta dal nulla, così forte da scagliare via sette persone come fuscelli e addirittura bruciacchiare la superficie del terreno? Semplice, non si poteva. 
-" Solo io l'ho sentito? "
chiese improvvisamente Allison, ora seduta accanto a Dawn, ancora tranquillamente in intimo, troppo presa dai suoi pensieri per rivestirsi o badare ancora alle occhiate ifferenabili. Nessuno rispose, ma chi tace acconsente.
-" Un ruggito. Era come un tirannosauro, quelli di Jurassic Park. "
descrisse mesto Geoff, con lo sguardo abbattuto rivolto alle sue Vans a scacchi. La ragazza annuì tristemente, rabbrividendo, e gli altri la imitarono. Avevano sentito quella cosa e appena qualche millisecondo dopo, boom, erano stati spazzati via. E non c'era da dimenticare il mal di testa lancinante, che si stava lentamente affievolendo. Un'altra cosa che tutti confermarono. 
-" Avete notato che si è fermata alla foresta? Se fosse arrivata fino alla città avremmo trovato un disastro, invece è come se non fosse mai successo. "
osservò nuovamente Trent. 
-" Come te lo spieghi? "
domandò pensieroso Scott, ma il ragazzo dagli occhi verdissimi e brillanti alzò le spalle, senza una risposta. 
-" Non ce lo spieghiamo e basta. "
mormorò Allison, portandosi una mano al fianco. Sia Zeke che Dawn le furono subito vicini, il primo si sedette a gambe incrociate davanti alla sua sedia, la seconda le prese dolcemente la mano libera. 
-" Ti senti bene? "
-" Sì, sto bene. È solo un graffio nel posto sbagliato. "
Sorrise ad entrambi e suo fratello le prese la mano, stringendola con la sua consueta tenerezza e stampandovi dolci baci, fissando il pavimento di vecchie assi di legno con aria pensosa e cupa. Lei iniziò a carezzagli piano i capelli chiari, giocando con delle ciocche tra le sue dita fine. Sapeva quanto amasse quel trattamento e quanto lo calmasse e così accadde; si tranquillizzò in breve, anche se non abbastanza,
La pioggia aveva cominciato a ticchettare sul tetto sopra di loro, man mano sempre più impetuosa, fino a diventare uno scroscio costate ed imperturbabile, interrotto soltanto da sporadici fulmini nel buio di quel tardo pomeriggio. Ci mancava questo per coronare quella giornata a dir poco inquietante.
-" Faremo finta che non sia successo nulla? "
azzardò Scott, perchè aveva la sensazione che sarebbe successo esattamente questo, ma lui non ne era in grado. Aveva ignorato e messo da parte troppe cose nella sua vita, ma questa andava oltre. Non sarebbe stato capace di fingere che una cosa come quella non fosse mai accaduta. 
-" No, certo che no. Non so voi, ma io non ci riesco. "
rispose Geoff, che ricevette man forte da Trent e Dawn.
-" Ve la sentite di indagare sulla questione? Insomma, siamo stati catapultati via da una specie di onda sonica venuta dal nulla e non sapere che cosa sia stato davvero non mi piace, proprio per niente. Voi che ne pensate? "
continuò.
-" Io ci sto. "
esordì Scott, a seguire Allison, Dawn e Trent. Gli ultimi furono Duncan ed Ezekiel, evidentemente turbati dalle parole dell'australino, specialmente perchè aveva ragione. Non potevano fare a finta di nulla, ma non erano sicuri di voler sapere che cosa avesse causato quel macello. In ogni caso, non avevano altra scelta. Era il destino che comandava e questo li vide d'accordo con il piano dei loro amici. Dovevano esserci tutti, in modo da proteggersi a vicenda.
-" Dovremmo andare armati? "
Alla domanda di Dawn, ancora una volta, nessuno seppe come rispondere. Onestamente, ne sentivano il bisogno, ma dissero di no per evitare il panico. Si accordarono sul giorno della spedizione, sempre allo stesso posto : lo steccato davanti casa Radcliff, nel pomeriggio appena dopo scuola.
Quando venne il momento di salutarsi, la pioggia non aveva ancora smesso. Tutti chiamarono qualcuno perchè li venisse a prendere, eccezion fatta per Scott, che sarebbe rimasto a casa Radcliff ancora per un po', Duncan, che aveva l'auto parcheggiata poco lontano, e Allison, che avrebbe fatto una passeggiata. A fare da taxi per il resto dei ragazzi alla fine fu Manny, il meccanico e datore di lavoro di Ezekiel, il quale aveva bisogno di lui in officina. Si salutarono tutti con enfasi, augurandosi una pronta guarigione, e i due fratelli si abbracciarono affettuosamente. Zeke non voleva lasciarla sola, non dopo ciò che era successo, ma lei lo rassicurò : ormai non era più da sola. Se ne andarono a malincuore, ognuno per la propria strada, inconsapevoli di quale fosse stato in vero effetto di quell'onda tanto violenta.
 
~[* Verso dell'Edda, raccolta di racconti e miti nordici, Völuspà-Profezia della Veggente. Fonte : Wikipedia. L'autrice si scusa per una scrittura non adeguata del verso.]~

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