Waddiwasi - Tra parolacce e incantesimi

di Ma_AiLing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Grifondoro non è mai volgare ***
Capitolo 2: *** Le cotte segrete dei Malandrini ***
Capitolo 3: *** Il mattino ha il libro in bocca ***
Capitolo 4: *** L’ora della verità ***
Capitolo 5: *** Unto in biblioteca o Di libri, traffici e malefici ***
Capitolo 6: *** Balordo è chi il balordo fa ***
Capitolo 7: *** Di istruzioni facili, macabre e difficili ***
Capitolo 8: *** Scherzi e annunci ***
Capitolo 9: *** La notte non è fatta per dormire ***
Capitolo 10: *** Il fuoco magico ***
Capitolo 11: *** Primi dubbi e piccoli sospetti ***
Capitolo 12: *** L’amica di Peter ***
Capitolo 13: *** Pedinare è un’arte... ***
Capitolo 14: *** …E non tutti sono artisti! ***
Capitolo 15: *** Il mattino delle proposte matte ***
Capitolo 16: *** La conoscenza dei Centauri ***
Capitolo 17: *** Un'altra idea ***
Capitolo 18: *** La scritta sul muro ***
Capitolo 19: *** Beccati ***
Capitolo 20: *** Gli ultimi ingredienti ***
Capitolo 21: *** Un incantesimo nella notte ***
Capitolo 22: *** Il raffreddore del Poltergeist ***
Capitolo 23: *** L'assalto delle Cioccorane Zoppe ***
Capitolo 24: *** Waddiwasi! ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un Grifondoro non è mai volgare ***


Da 'Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban', capitolo 7 'Il Molliccio nell'Armadio'

I ragazzi si alzarono e seguirono il professor Lupin, che li guidò fuori dalla classe, lungo il corridoio deserto e oltre un angolo, dove la prima cosa che videro fu Pix il Poltergeist che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e ficcava una gomma masticata nella toppa più vicina.
"Se fossi in te, Pix, toglierei quella cicca dalla toppa" disse in tono amabile il professore. Il Poltergeist non prestò attenzione alle parole del professor Lupin e, anzi, fece una fragorosa pernacchia spruzzando saliva dappertutto.
Il professor Lupin sospirò ed estrasse la bacchetta magica.
"Ecco un piccolo, utile incantesimo" disse rivolto alla classe. "Vi prego di osservare attentamente".
Sollevò il braccio, disse "Waddiwasi!" e puntò la bacchetta verso Pix. Con la forza di un proiettile, la pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e s'infilò su per la narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via imprecando.
"Forte, signore!" disse Dean Thomas stupefatto.
"Grazie Dean" disse il professor Lupin mettendo via la bacchetta.

Forte, sì, ma mai come la sua creazione, pensò Remus.





~Un Grifondoro non è mai volgare~

Era il quinto anno per i Malandrini, e non è che stesse andando molto diversamente dai primi quattro. Combinavano scherzi e disastri a più non posso, riuscendo a non farsi beccare per il rotto della cuffia la maggior parte delle volte. Quando venivano colti in flagrante finivano spesso volentieri in punizione, e le volte in cui avevano perso punti non si contavano più. Anche se bisognava ammettere che un passo in avanti c'era stato: Remus, ora Prefetto, conosceva i turni delle ronde notturne, e ciò permetteva ai Malandrini di scorrazzare in giro per il castello senza troppi problemi. Il rapporto con l'altro Prefetto di Grifondoro era invece più problematico: Lily Evans, abile strega, mal sopportava James Potter, e il ragazzo in questione non perdeva occasione di tormentarla, il che si risolveva con tanto di punti persi quando esagerava. Ma James non si rassegnava.  
«Proprio non capisco...» si stava lamentando il ragazzo con gli amici, camminando per il corridoio che conduceva alla classe di Incantesimi.
«Non capisci?» chiese una voce strascicata dietro di lui, che i Malandrini riconobbero subito come quella appartenente a Severus -Mocciosus- Piton, Serpeverde del loro anno e nemico giurato dal primo incontro. Nonché vittima preferita per gli scherzi. «Non mi stupisco» continuò il Serpeverde. «Quando mai hai capito qualcosa?»
«Ah-ah-ah. Ma che spiritoso, Mocciosus» gli rispose Sirius voltandosi, senza allegria nella voce. «Tu invece quando capirai che non devi ficcare il naso nei discorsi altrui?»
«Un naso mostruosamente lungo, tra l'altro» rincarò la dose Peter, ammiccando verso l'amico.
Remus Lupin alzò gli occhi al cielo: finchè si trattava di dargli dell'impiccione (cosa oltremodo vera) era d'accordo con i compagni, ma non gradiva le prese in giro sull'aspetto fisico. Piton aveva quel naso, era fatto così e non poteva cambiarlo. Che senso aveva denigrarlo su quel punto? Ma poi pensò che era di Mocciosus che stavano parlando. Mocciosus, che non faceva altro che cercare di capire i loro segreti e che Remus sapeva avesse intuito fosse un Lupo Mannaro. D'altronde bastava fare un po' di attenzione, e Piton ne riservava una gran dose a lui e ai suoi amici.
«Giusto Peter, ottima osservazione!» si congratulò James, dandogli una pacca sulla spalla. «Allora, Mocciosus, a cosa dobbiamo la tua sgradita apparizione? Sei venuto ad elemosinare uno shampoo?» lo prese in giro James.
«Uno shampoo? Almeno una tanica!» gli fece eco Sirius, e nemmeno Remus riuscì a trattenere un risolino.
«Strafottenti» sibilò Piton. «E lo pensa anche Lily, nel caso ti interessasse» aggiunse rivolto a James con quello che doveva essere un sorriso. Il ragazzo sapeva benissimo cosa ne pensava di lui Lily, ma un conto era che glielo urlasse la ragazza in seguito a uno dei loro scherzi, un altro che fosse Mocciosus a farsi da portavoce.
«Oh Mocciosus, vaa...» ma James si interruppe, vedendo che alle spalle di Piton si stava avvicinando il professor Vitious.
«Va... Cosa?» gli chiese il ragazzo dai capelli unticci, uno strano brillio negli occhi. «Cosa c'è? Il coraggioso Grifondoro ha paura di dire una parolaccia?» lo prese in giro Piton, recuperando la sua arroganza. «Credevo che tu fossi sprezzante verso le regole».
«Va... Va... Vaddivasi!» sbottò allora James, punto sul vivo. Vaddivasi gli mancava, pensò Remus divertito. James ne pensava ogni giorno una nuova.
«E cos'è? Una nuova imprecazione? Fai pena, Potter» sibilò Piton, il disprezzo ben udibile nella voce.
«Povero Sev, ha unto troppo i suoi librucci col suo nasone e non ha potuto leggere il significato di questa antica parola!» lo canzonò Sirius scimmiottando la Evans. Il volto di Severus diventò rosso, e James e Sirius iniziarono a ridere sguaiatamente, accompagnati, anche se con meno esuberanza, da Remus e Peter.
Al culmine della pazienza Piton tirò fuori la bacchetta. Se non l'aveva fatto prima era solo perchè Lily gli aveva chiesto il favore di sopportarli: loro erano degli stupidi, mentre lui era intelligente, e doveva mostrarsi superiore alle provocazioni di quegli scapestrati. Ma quando è troppo, è troppo, pensò Severus.
Fu un gesto avventato che gli fece subire una ramanzina da parte del professor Vitious che gli passava accanto in quel momento, e di cui il ragazzo non si era accorto.
«Niente duelli nei corridoi, siete al quinto anno, dovreste conoscere le regole ormai! E ora in classe» esclamò dal basso della sua statura.
I cinque camminarono per l'ultimo tratto di corridoio verso l'aula senza smettere di fissarsi con astio, fino a quando non dovettero sedersi ai loro posti e seguire la lezione.



Quel pomeriggio Severus si trovò con Lily in biblioteca per studiare assieme, come facevano da cinque anni a quella parte.
«Antica parola...» lo sentiva borbottare Lily, e dopo un po' non si trattenne più e gli chiese cosa non andasse.
«Sev, continui a borbottare "antica parola" da ben cinque minuti, cosa c'è?"
"Anti... Che?» le chiese il Serpeverde, lo sguardo che testimoniava che del discorso dell'amica non aveva seguito una parola. Lily alzò gli occhi al cielo trattenendo un sorriso.
«Continui a borbottare "antica parola" come un disco rotto, si può sapere che ti prende?» chiese curiosa.
«Ah, quello. Niente di importante» disse il ragazzo, cercando di far passare il suo perdersi tra i pensieri come una faccenda di poca importanza. Ma la rossa non aveva certo intenzione di dargliela vinta così facilmente, e Severus parve capire dal suo sguardo di dover dare una risposta più esauriente. «Hai mai letto da qualche parte la parola "Vaddivasi"? In teoria è un termine antico».
«Vaddivasi? Non mi sembra» rispose Lily. «Cosa significa?»
«Bella domanda, non ne ho la più pallida idea!» ammise Piton, perché era la verità: che accidenti gli aveva detto Potter?







Angolino mio:
Et voilà! Il primo capitolo! E se c'è, bisogna ringraziare ArwenUndomiel che mi ha chiesto perché non lo pubblicavo. Inutile dire che non avevo una risposta convincente.  
L'inizio in corsivo è preso da 'Harry Potter e il prigioniero di Azkaban' ed è la parte poco prima del Molliccio, per chi non se la ricordasse. L'ho modificata un po' tagliando alcune frasi, altrimenti veniva più lunga del capitolo. Comunque il concetto è rimasto: che l'avventura abbia inizio! :)
I personaggi citati sono di J.K.Rowling (e chi non lo sa?) e la storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Che altro dire? Fatemi sapere cosa ne pensate, e se trovate errori di ogni sorta non esitate a farmelo notare!
Ciao,
Ma_AiLing  

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Capitolo 2
*** Le cotte segrete dei Malandrini ***


~Le cotte segrete dei Malandrini~

Era ora di cena, e quando Remus arrivò, la Sala Grande era già gremita, ma come al solito gli altri Malandrini gli avevano tenuto il posto.
«Dove sei stato tutto il giorno, Rem?» gli chiese Peter, addentando una coscia di pollo. 
«In giro» rispose vago. Mica poteva dire che era stato in biblioteca a cercare e cercare, ma che della parola “Vaddivasi” nei libri che aveva sfogliato non c'era neanche l'ombra! 
«Cosa ci nascondi Remmie? Una ragazza?» chiese malizioso Sirius. 
«Ovviamente. Media statura, capelli castani perennemente legati in una crocchia, occhiali da lettura, nome che inizia con Madama e finisce con Pince!» sbottò il licantropo; ma a quanto pareva gli amici non avevano capito la battuta, perché si fermarono con le forchette per aria, gli occhi sgranati. 
«Ragazzi, sul serio pensate possa piacermi la Pince?» chiese scandalizzato. «Sono semplicemente stato in biblioteca!» ammise, perché forse, dopotutto, faceva prima a chiede a Sirius che non a cercare in tutti i libri della scuola. 
«Beh, Lunastorta, il fatto che tu sia stato in biblioteca giustificherebbe il tuo amore segreto per la Pince, no? Sei stato tutto il tempo a contemplarla?» disse James con un gran sorriso, conscio della presa in giro.
«James Charlus Potter, era una battuta!» esclamò Remus. «Una battuta, perdiana! Pure tu non hai la ragazza, ma mica vengo a insinuare che ti piaccia la McGranitt solo perché finisci continuamente in punizione con lei!» 
«A-ah!» esclamò Sirius, facendo trasalire i suoi vicini. «E così il nostro Ramoso ha una cotta per Minervuccia, eh?». A queste parole Peter, che stava bevendo, quasi non gli sputò in faccia l'acqua per le risate. 
Inutile, il discorso era degenerato. Ma tanto meglio, pensò Remus, almeno era uscito dal mirino degli amici. 
«A proposito di Minervuccia, Felpatuccio caro, guarda con chi sta dialogando la mia pseudo-amata» disse James indicando il tavolo dei professori. «Con Pomonuccia Sprituccia!» declamò a gran voce. Qualche testa si girò verso di loro incuriosita, per tornare presto a farsi gli affari propri quando fu chiaro che stavano semplicemente parlando, a gran voce, ma non era una novità. 
«Ah no!» esclamò Black. «Andiamo James, a Remus piace stare in biblioteca, e Trasfigurazione è la tua materia preferita, ma io odio Erbologia!». Dire che Sirius aveva un’espressione schifata era dir poco. 
«Appunto Sirius, appunto» fece James con aria da intellettuale, o come si sarebbe definito in seguito, Esperto in Psicologia Amorosa. «Tu odi la sua materia, e allora perché seguirla e non fare mai un assenza? Ma c'è di più, mio caro ragazzo, c'è di più: ahimè, cioè ahitè, è oramai palese la tua infatuazione per quella donna, da quando la prima volta che ella ti mise in punizione tu non ti ribellasti, ma anzi, sorridesti malandrinascamente all'idea di passare la serata in sua dolce compagnia, e da allora ad ogni sua lezione cerchi di attirare la sua attenzione facendo lo stupido, per poter così guadagnare la tanto sospirata punizione. Come vedi, hai tutte le carte in regola per avere una cotta mostruosa per la gentil pulzella!» concluse, sistemandosi gli occhiali. Un ragionamento ovvio. 
A quel punto Peter rinunciò a bere e si mise a ridere sguaiatamente, attirando, ahilui, l'attenzione degli amici. 
«Peter!» esclamò Sirius con aria melodrammatica. 
«Ragazzo nostro!» continuarono in coro lui e James.
Remus iniziò a ridersela sotto i baffi, immaginando dove sarebbero andati a parare gli amici. Si dava il caso che Peter fosse un vero e proprio disastro in Pozioni, ma proprio senza speranza, e che a insegnare Pozioni... Beh, non fosse una professoressa. 
«Perché non ce l'hai mai detto, Peter?» ululò Black. 
«Co-cosa?» chiese ingenuamente l'interpellato. 
«Ah, Peter! Peter!» continuava intanto l'altro ragazzo in finta aria addolorata. 
«Suvvia, dillo ai tuoi compari, no? Sai che tra Malandrini non ci sono segreti!» continuò James. 
«Ma io non vi tengo segreto niente!» disse Peter sconsolato. Non aveva ancora capito di cosa parlassero. 
«In effetti, se anche tenessi per te il numero delle volte in cui vai in bagno a noi non dispiacerebbe. Ma!» riprese a parlare con aria melodrammatica Sirius «avresti dovuto dirci che...» 
«Che...?» chiese il povero Codaliscia. 
«Che... Ma scusa, Peter, davvero non capisci?» gli chiese James. «Per la tesi che ho precedentemente illustrato» riprese usando il tono da intellettuale, «le tue frequenti punizioni in Pozioni non possono fare altro che dimostrare che tu sia...» 
«Ah no! No, no, no, no, no! Andiamo ragazzi, niente contro gli omosessuali ma... Io non... Insomma, ragazzi!» esclamò Peter, rosso dall’imbarazzo. Perché capitavano sempre a lui? 
«Ebbene» declamò Sirius «Jamie, hai un rivale. Dato che Codaliscia non va dietro a Lumacorno, allora va dietro a Minervuccia! Sei d'accordo Minus?» 
«Come a dire che sono un disastro pure in Trasfigurazione?» chiese Peter con un sorriso mesto.
«Meno, molto meno» ghignò di rimando Black. «Ma ora» continuò poi con baldanza «bisogna dare l'annuncio alle dirette interessate». 
Peter questa volta non si trattenne: sputò fuori tutta l'acqua che aveva bevuto. «Ma sei fuori?! Ma tu non ci stai con la testa, cos'è successo, ti è rimasto il cervello di un cane?». 
«Shhh!» lo zittì Sirius, controllando se attorno a loro qualcuno avesse sentito le parole dell’amico. Peter sbiancò all’idea di aver rivelato il loro segreto, ma si tranquillizzò un pochino quando James gli fece un cenno con la testa sorridendo, come a dire “Tranquillo, nessuno stava ascoltando, e nel caso possiamo inventare una scusa”.
«I cani sono intelligenti, sai.» replicò Sirius quando fu certo che nessuno avesse fatto caso a loro. «Scherzavo, ma forse non l'hai capito. Ti è rimasto il cervellino da topo?». Glielo chiese sfoderando un sorriso che sembrava più un ghigno, soddisfatto di aver rigirato la battuta a suo favore. 
«Anche i topi sono intelligenti, Sirius» disse Remus puntiglioso, senza neanche alzare gli occhi dal piatto. 
«E se lo dice lui, puoi starne certo» precisò James. «E comunque, Sir, Peter non ha tutti i torti: delle volte fai tali scemenze che neppure un cane farebbe!». Tale presa in giro, decisamente fondata perché tutto si poteva dire e negare su Sirius Black, ma di cavolate ne faceva parecchie, fece ridere gli altri due.
«Ma piantatela e lasciatemi mangiare!» rispose quindi il povero Felpato, fingendosi offeso. Poco dopo però fu proprio lui a tornare sull’argomento, chiedendo a “Minervuccio” se poteva passargli il succo di zucca. E la serata proseguì così, con Sirius e James che continuavano a scherzare chiamandosi “Minervuccio” e “Pomonuccio”, ma per la loro gioia non chiamarono in causa né Remus né Peter.  






***

Noticine mie:
Et voilà! Il secondo capitolo! E se c'è NON bisogna ringraziare i miei professori! 
Comunque, non mi lamenterò mai, e dico mai, che un capitolo sia corto. Davvero, non credevo ci si mettesse così tanto a scriverne uno. Tant'è che finora ho scritto maggiormente drabble o flashfic. Comunque, por favor, accontentatevi di questa lunghezza media, perché durante la settimana non ho tempo di mettermi a scrivere, e non è che mi vada di passare il week-end al computer! 
Detto questo, ringrazio chi ha letto fin qui e chi ha recensito lo scorso capitolo e messo tra le seguite! Thank you! :) 
Finisco qui con le note, che altrimenti vengono più lunghe del capitolo, che tra l'altro, spero abbiate gradito. 
Ciao! ^.^

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Capitolo 3
*** Il mattino ha il libro in bocca ***



~Il mattino ha il libro in bocca~


Il mattino seguente Remus si svegliò di buon'ora, e dopo un'abbondante colazione in una Sala Grande deserta (era domenica, e quasi tutti gli studenti dormivano della grossa) si recò in biblioteca, per continuare la ricerca iniziata il pomeriggio precedente. A costo di starci tutto il giorno, avrebbe scoperto cosa significava quella parola! Era una questione di principio: ci teneva a sapere le cose, a scoprirle da sé. Se avesse chiesto a Sirius il significato di Vaddivasi se ne sarebbe andato metà del divertimento, mentre così era come giocare a una caccia al tesoro, il cui premio era la conoscenza. E poi c’era l’altra questione, il dannato orgoglio che si ritrovava: aveva sprecato tutto il giorno prima, se ora fosse andato dall’amico, avrebbe buttato alle ortiche un pomeriggio di ricerche.
«Maledetto l’orgoglio!» sibilò tra sé, pensando che forse chiedere a Sirius non sarebbe stata poi una così brutta idea. Girò la pagina dell'ennesimo libro, che non sembrava neanche stavolta quello giusto.
Dopo due ore passate a sfogliare tomi di una materia e dell'altra, dizionari ed enciclopedie, pensò giustamente che il suo orgoglio avrebbe potuto tranquillamente andarsene in Transylvania, giusto per citare un posto a caso.
Stava rimettendo al suo posto il "Vocabolario dei termini dimenticati ma talvolta usati nonostante non se ne conosca il significato”, che dal titolo poteva sembrare la scelta giusta, ma che in verità conteneva solo i termini dalla A alla L: la seconda parte era stata evidentemente lasciata da qualche parte, con buona pace dei termini che conteneva, che sarebbero stati finalmente dimenticati.
Stava rimettendo al suo posto l'ennesimo libro, quando una voce lo chiamò alle spalle: «Ehi, Remus! Anche tu qua di domenica mattina? Non sono l'unica del nostro anno a cui importano i G.U.F.O. allora!» esclamò soddisfatta una ragazza dai capelli rossi. Quando Remus si girò, Lily si era già avvicinata sorridendo, un sorriso che James gli invidiava segretamente, ma senza rancore. Avrebbe tanto voluto essere anche lui il destinatario di quel sorriso, ma non pareva esserci verso di far capire alla ragazza che anche lui poteva essere una persona degna di fiducia. O almeno, così pensava James.
«Ciao Lily! Domenica di studio?».
«No, in verità no» gli rispose. «Domenica di ricerca, e tu?»
«Idem» rispose il ragazzo con un occhiolino. «Son due ore che cerco questo termine di… di… Antiche Rune, ecco» inventò lì per lì: una scusa doveva trovarla anche con gli amici, no? E né loro né Lily studiavano quella materia, dunque era a posto.
«Che termine?» gli chiese la rossa.
Già, che termine? A Remus non veniva in mente niente se non… «Vaddivasi. È una parola antica» specificò.
«Ah già, quella. Anche Severus me ne ha chiesto il significato, eppure sa che non studio Antiche Rune» disse con un’alzata di spalle.
Oh. Severus le ne aveva parlato. Giusto, naturale in fondo, erano amici. Per cui poteva…
«Forse non sa che è una Runa Antica? Dovresti dirglielo, così gli faciliti la ricerca». Scherzetto malandrino iniziato: era stato più forte di lui.
Lily gli sorrise riconoscente, sorriso che un po’ ammaccò la faccia tosta del ragazzo. Forse non avrebbe dovuto usare Lily per fare uno scherzo a Severus. No, forse non avrebbe proprio dovuto, ma ormai il danno era fatto.
«Grazie, Remus. Comunque se vuoi ti aiuto: sono qui proprio per la tua stessa ragione, in fondo. Conosco Severus e so che non farà altro fino a che non scoprirà quel significato, così provo a cercare un po’ anch’io».
«Magari, grazie» le rispose Remus, ignorando una morsa allo stomaco. Non aveva prove che non fosse davvero un Runa Antica.
«Figurati. Lo faccio anche per lui, è così testardo quando si mette in testa una cosa! Sarebbe stato bene a Grifondoro, o Tassorosso».
Alle sue parole Remus voltò la testa tanto velocemente che si fece male al collo.
«Piton a Grifondoro?». Ne era rimasto così sorpreso che aveva quasi urlato. Quasi, non si sarebbe fatto cacciare dalla biblioteca. «No, credo che Hogwarts stessa si sarebbe rifiutata. James e Piton nello stesso dormitorio, te li immagini?» scherzò, provocando le risa della ragazza.
«Per carità, non so come mi sia potuto venire in mente!» si scusò lei, la mano davanti alla bocca per coprire le risa.
Continuarono così, a ridacchiare e chiacchierare del più e del meno -a bassa voce, erano pur sempre in biblioteca- sfogliando tomi dai titoli più improbabili, finché non arrivò ora di pranzo. Risultati? Zero, ma in compagnia anche il lavoro più noioso può diventare piacevole, e così era stato per i due Grifondoro del quinto anno. 
Si salutarono arrivati al loro tavolo in Sala Grande, Lily diretta dalle sue amiche e Remus dai Malandrini.
«Aspetta-aspetta» disse Sirius. «Lasciami indovinare: mattinata in biblioteca!»
«Sì, ma non a contemplare Pinceuccia» gli rispose Remus. L'altro ghignò.
«Che ne dite se nel pomeriggio andassimo ad Hosgmeade?» propose James, prendendo una grossa porzione di carne.
«Perché no, tanto per domani non c'è niente» rispose Peter.
«Reeemuuus» lo chiamò con una vocina sottile Felpato. «Com'è che sei stato tutta la mattinata in biblioteca se per domani non c'è niente?». Remus maledisse mentalmente Peter e il suo parlare a sproposito. Stava per tirare fuori la scusa di una ricerca per Antiche Rune quando Sirius lo salvò dall’impiccio. 
«Sicuro di non aver contemplato con aria sognante e la bava di un metro la Pince?».
«Ma no, che schifo! Dai scemo, piantala con 'sta storia, ho solo aiutato Lily a fare una ricerca». Certo, Sirius aveva un metodo singolare per salvarti. Ma in fondo, ora forse sarebbe riuscito a farsi dire cosa significava Vaddivasi senza compromettersi. E poi c'era chi insinuava che non fosse un Malandrino!
«Una ricerca con Lily? E perché?» chiese James rizzato a sedere al nome della ragazza.
«James, non essere paranoico, non abbiamo fatto niente, siamo solo amici, non ti fregherei mai la ragazza» lo prese in giro Remus rispondendo a macchinetta, provocando un ghigno divertito sui volti di Sirius e Peter. Ogni volta che si parlava di Lily, Ramoso diventava esageratamente apprensivo. E poi sosteneva di non essere realmente interessato alla ragazza… Raccontava delle bugie a se stesso, ma presto o tardi se ne sarebbe reso conto, così come Lily avrebbe capito che James era altro oltre al giocatore di Quidditch. Remus ne era certo: sarebbe successo, e lui ne sarebbe stato testimone.
«Non sono paranoico, e lei non è certo la mia ragazza! Ho solo chiesto perché, per fare conversazione» si giustificò James facendo spallucce. 
Sirius sbuffò, seguito da Peter. «Ceeerto, come no!» dissero in coro. James li guardò con aria fintamente truce.
«Sono pur sempre un Purosangue, sono molto educato, io» disse dandosi arie da snob, causando un nuovo attacco di risa negli amici.
Prima che degenerassero, Remus pensò che fosse il caso di riportare la conversazione su un altro piano, meno imbarazzante per James e più fruttuoso per lui.
«Sapete, Piton si è legato al dito quel Vaddivasi…» buttò lì come se niente fosse.
«Al naso, vorrai dire!» lo interruppe Sirius. Remus alzò gli occhi al cielo.
«Al naso. Fatto sta che ha chiesto a Lily se ne sapeva il significato, e Lily, vedendomi in biblioteca l'ha chiesto a me. E io…» tutti gli occhi erano su du lui, pieni d’aspettativa. «Le ho detto che è una runa antica».
James e Sirius si guardarono negli occhi, un guizzo trionfante come se fossero stati loro stessi a pensarci e a indirizzare Piton su quella via.
«Perciò i prossimi giorni Mocciosus ci starà alla larga perché troppo impegnato con i dizionari! Grande, Lunastorta!» si congratulò James, battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
«Già» riprese il discorso il licantropo. «Perché noi in verità sappiamo che non è affatto una Runa Antica».
«Già!» confermarono James e Sirius annuendo, seguiti a ruota da Peter, che scosse il capo così vigorosamente che quasi affondò il naso nella purea che aveva davanti. 
Non colsero, o fecero finta di non capire, il tono desideroso dell’amico, l’avergli offerto la frase su un piatto d’argento. Non aggiunsero altro, non dissero cos'era come aveva sperato Remus.
«Ragazzi, e se nascondessimo tutti i dizionari di Rune Antiche?» propose Peter. «Piton diventerà pazzo per trovarne uno!».
«Non dovevamo andare ad Hogsmeade?» si lamentò James. «E poi è impossibile far sparire tutti i dizionari della scuola, dovremmo fregarli a ogni studente!».
«In effetti è un po' troppo ostica come cosa, Coda. Ma almeno intanto perderà un po' di tempo con lo scherzetto che gli ho teso» confermò Remus.
Dopo un pranzo luculliano andarono in dormitorio per prendere il Mantello di James, dopodiché sparirono dietro la statua della Strega Orba, per un pomeriggio di assoluta libertà, lontano da libri, compagni impiccioni e professori che avrebbero trovato un buon motivo per metterli in punizione. Ma forse, data la presenza di James e Sirus, un po’ più vicino alla soluzione.
 
 
 


 
Noticine:
Salve! Ed ecco il terzo capitolo, insomma. ;)
Spero vi sia piaciuto, ringrazio voi che leggete, voi che avete recensito, voi che seguite, tu che preferisci! Sì, insomma, viva i misteri e abbasso i nomi! No, ok, perdonatemi questa uscita, colpa del sonno arretrato. Fortuna che sia avvicina il week-end!
Meglio se vi lascio qua, eh? Se trovate errori ditemelo!
Ciao! ^.^

P.s.: Il titolo del capitolo è ovviamente ripreso dal detto “Il mattino ha l’oro in bocca”.

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Capitolo 4
*** L’ora della verità ***




~L'ora della verità~


Erano passate due ore. Due ore fantastiche, certo, due ore in cui si era proprio divertito, è vero, ma erano due ore che non si presentava l'occasione giusta per chiedere la soluzione a quel fastidioso indovinello che iniziava con "Va" e finiva con "divasi".
Avevano raggiunto la Stamberga Strillante, e nel salotto sfasciato di questa si stavano dividendo il bottino sgraffignato: Api Frizzole, Cioccorane, Zuccotti di Zucca, Bacchette di Liquirizia, Rospi alla Menta, le immancabili Burrobirre e molto altro. Molto altro che era stato "preso in prestito" senza chiedere la "data di scadenza". Questa volta avevano proprio fatto man bassa, e Remus si sentì in dovere di farlo notare. «Ragazzi, mi sa che stavolta abbiamo esagerato».
Alla sua constatazione seguirono tre sbuffi, tra i quali il più rumoroso apparteneva a Peter.
«Andiamo Remus, per una volta… Al massimo, se proprio ci tieni, tornando gli lasciamo qualche Galeone» disse Peter.
«Ma che bravi ragazzi!» li beffeggiò Sirius.
«Ragazzi d'oro!» continuò James, battendo le mani in quella che doveva essere l’imitazione di una nonna che si compiace per come agisce il proprio nipotino.
«Così onesti!» terminarono in coro, prima di finire atterrati da Remus e Peter, che con una sola occhiata si erano messi d'accordo. Ne partì una battaglia ai cuscini da cui Remus e Peter uscirono vincitori: c'erano solo due cuscini nella Stamberga che potevano ancora essere chiamati con quel nome. Gli altri erano andati letteralmente distrutti dal Lupo Mannaro.
«Tregua!» urlò James, seguito subito dall'amico: «Sì, pietà!». E una volta in piedi dissero che sì, d'accordo, avrebbero lasciato qualche Galeone nella cassa di Mielandia.
Si stavano dissetando tutti e quattro con le Burrobirre (che non avrebbero pagato, mica I Tre Manici va in rovina per quattro bevande!) quando Remus decise di parlare: Felpato e Ramoso avevano ancora ben impresse le cuscinate, e non lo avrebbero preso in giro. Al massimo sarebbe ricorso all'arma di riserva: il solletico. Conosceva James e Sirius da cinque anni e aveva scoperto da tempo dove lo soffrivano. E James e Sirius detestavano che si facesse loro il solletico perché "poco virile".
«Ragazzi» iniziò cauto. «Ecco, mi chiedevo… Ma cosa significa "Vaddivasi"?».
Sirius e James si guardarono inarcando le sopracciglia, dopodiché Sirius esclamò molto teatralmente, indicando l'orologio: «Ma guarda che tardi che abbiamo fatto! È proprio ora che torniamo, o qualcuno potrebbe accorgersi della nostra assenza!»
«No» lo contraddisse Remus. «E' proprio ora che mi diciate cosa significa!»
«E' per questo che sei stato in biblioteca? Per cercarne il significato?» chiese Peter con un sorrisino di scuse.
No, Remus non voleva crederci: se pure Peter (senza offesa, ma era il meno acuto) ci era arrivato, la sua reputazione con i Malandrini era distrutta. Non che ci tenesse poi tanto, erano i suoi amici, era l'orgoglio che ci teneva: l'orgoglio del piacere di sapere, che tanto aveva confuso il Cappello Parlante, indeciso se metterlo a Corvonero.
«Sì» ammise poi. Via il dente, via il dolore! Via il dente, via il dolore!
Sirius e James scoppiarono a ridere. “Via il dente, via il dolore”, ma chi è che l'aveva detto? Altro che il solletico, quei due ridevano da soli!
«Lunastorta, non ci posso credere!» sghignazzò Felpato tenendosi la pancia.
«Remus, guarda che quella parola me la sono inventata di punto in bianco per non dire una parolaccia in presenza del professor Vitious!» disse James, le lacrime agli occhi.
«E io ho detto che era antica per salvargli la faccia con Mocciosus!» spiegò Sirius, tra un singhiozzo e l’altro.
La mandibola del signor Lupin si era staccata, e dopo un doppio salto carpiato, un avvitamento, e tre giri della morte, era finita a terra. Non era possibile: due giorni in biblioteca, a sfogliar tomi, libri, libretti, fascicoli, opuscoli, dizionari di questa e quella lingua, vocabolari di questa e quell'altra materia, enciclopedie dai titoli più disparati, e loro si erano inventati tutto. Remus si diede del cretino, e lo disse pure ad alte voce: «Sono un cretino!». Il suo orgoglio non ne risentì, si era già sotterrato in Transylvania per lo smacco subito.
«Eh, che vuoi, capita a tutti di prendere una cantonata» lo consolò Peter, dandogli piccole pacche sulle spalle.
«Giusto Remus, non deprimerti, resti sempre il primo della classe» annuì James.
«Non diremo a nessuno che sei cascato pure tu nello scherzo progettato dai due Malandrini più affascinanti» concluse Sirius con un sorriso. «Parola di Malandrino!» aggiunse con la mano sul cuore.
«Ma quale scherzo, è il suo orgoglio che ha fatto tutto» lo corresse Peter, che capiva Remus e la sua ingenuità: quante volte era stato vittima di scherzi da parte dei Serpeverde?
Il licantropo ebbe l'ennesima prova che i suoi amici erano dei grandi: avevano riso, com’era normale, ma ora cercavano di tirargli su il morale.
«Che ne dite, andiamo in biblioteca a gustarci lo spettacolo di Piton indaffarato?» propose Remus, riacquistando la sua solita aria scanzonata.
«A-ah! Questo è Lunastorta!» esultò Felpato, tirando un pugno in aria.
«Andiamo compari» li esortò James, e raccolti i dolci si infilarono tutti e quattro sotto il Mantello dell'Invisibilità.
Lungo le stradine verso Mielandia molta gente affermò di aver sentito delle risate provenire dal nulla, e per alcuni fu la prova che nella Stamberga ci fossero davvero degli spiriti che ogni tanto uscivano e giravano per il villaggio.
 
 
 



Noticine:
Bonsoir! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Io sono contentissima di vedere che ad ogni nuovo capitolo c'è qualcuno che mette questa storiella tra le seguite. Vi ringrazio tutti! :)
Se trovate errori di ogni sorta ditemelo, perché l'ho scritto ascoltando musica e cantando, per cui magari qualche errore m'è sfuggito!
Alla prossima :)

 

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Capitolo 5
*** Unto in biblioteca o Di libri, traffici e malefici ***


~Unto in biblioteca o Di libri, traffici e malefici~

I malandrini erano tornati al castello che fuori era ancora chiaro, e considerando che era febbraio e che il sole tramontava in fretta, era piuttosto presto per i loro standard. Ma si vede che quella era la giornata delle stramberie, perché corsero dritti filati in biblioteca. Ora, non è che quei quattro ragazzi odiassero studiare, ma non era neanche una tra le loro attività preferite. Soprattutto, non amavano farsi vedere tra gli scaffali per mantenere la “reputazione” di “degni Malandrini”. 
Quello che considerava di più lo studio era certamente Remus, che lo metteva secondo tra le sue priorità. Lo precedevano a pari merito d'importanza la sua famiglia, i Malandrini e la speranza di non ferire nessuno mentre era trasformato, mentre lo seguiva la cioccolata. ”Un buon pezzo di cioccolato è quel che ci vuole per riprendersi da qualsiasi brutta esperienza”. Glielo aveva detto sua mamma dopo la prima, terrificante, dolorosa trasformazione. Da quel mattino dopo ogni luna piena gliene regalava una stecca al gusto differente. 
Per gli altri Malandrini invece le priorità erano diverse: per Sirius al primo posto venivano i Malandrini, al secondo gli scherzi, al terzo il Quidditch e al quarto lo studio. La sua famiglia veniva in fondo, perché “quella non è una vera famiglia”. James invece metteva la famiglia al primo posto, ma per il resto la sua classifica de “Le cose importanti nella vita” erano le stesse di Sirius.
Peter al contrario era di tutt’altro avviso: non poteva permettersi di venire bocciato, gli stessi Malandrini non glielo avrebbero premesso perché lo aiutavano, ma lo studio veniva dopo molte altre cose: la sua famiglia e i Malandrini, l’essere considerato e accettato, divertirsi, mangiare, dormire, rilassarsi e… C’erano altre cose che riteneva più importante dello studio? Sì, sicuramente ce n’erano, per cui: “altre cose” e poi finalmente veniva lo studio. 
Si può ben capire quindi, lo stupore di chi li vide quel pomeriggio: quando mai Peter Minus era corso di sua spontanea volontà in biblioteca?
I quattro compari trovarono in fretta quello che cercavano: un ragazzo dai capelli unticci seduto curvo ad una scrivania, circondato da tanti di quei libri che anche Remus aveva avuto la stupida idea di sfogliare. Si ridiede mentalmente del cretino.
 
«FERMATELO!» urlò Sirius all'improvviso, facendo trasalire tutti i presenti, e guadagnandosi un'occhiata truce dalla bibliotecaria, che stava camminando lì vicino e che con il solo sguardo gli intimò il silenzio.
«Ma signora, sta deturpando i libri!» si giustificò sottovoce. Bastarono quelle poche parole per allarmare la donna che trattenne il fiato scandalizzata. «Che cosa…» ma non fece in tempo a finire di chiedere che Sirius l’anticipò.
«C'è unto che gli cola dai capelli e che"Plic!" goccia dopo goccia cade sulle pagine e le buca, neanche fosse acido! Anche se, conoscendo le sue abitudini, non ci sarebbe da stupirsi!».
Molti studenti iniziarono a sghignazzare sommessamente riconoscendo i Malandrini e la vittima preferita dei loro scherzi, Severus Piton, che si era alzato sbattendo una mano sul tavolo e serrando l’altra attorno alla bacchetta. Digrignava i denti in una smorfia di puro odio, mentre Madama Pince, tra l’innervosito e il sollevato, constatò che era solo una presa in giro e si premurò di zittire tutti grazie al suo sguardo sbieco. Ma lo scherzo di Sirius era stato piuttosto crudele per quella donna che trattava i libri come figli, e li avrebbe cacciati tutti e cinque, Piton compreso, se Remus, dopo un pestone così forte da parte di James che non poteva essere ignorato, non fosse intervenuto. Occhi dolci: l’arma segreta di Lunastorta. Tutte le ragazze, più o meno giovani che fossero, dicevano che il suo era uno sguardo ammaliatore. Dolce e rassicurante, con guizzi malandrini, sembrava che nei suoi occhi si celasse qualcosa di più. Sirius aveva iniziato a prenderlo in giro dicendo che la dolcezza dipendeva dalla gran dose di cioccolato che mangiava, ma aveva dovuto rinunciarci quando Peter era finito in infermeria per un'indigestione. Di cosa? Domanda sciocca: cioccolata.
Fatto sta, che quando la bibliotecaria vide che c'era pure il giovane licantropo dagli occhi ambrati, che spesso si rifugiava tra i libri tenendo una condotta impeccabile, decise di chiudere un occhio sul baccano provocato e li lasciò restare. 
Piton tornò al suo posto maledicendo quei bulletti da quattro zellini e la promessa fatta a Lily di fingere che non esistessero, mentre i Malandrini si sedettero a un tavolo lì vicino commentando l'accaduto.
«Quella donna dovrebbe davvero fare un giro fuori da queste mura!» sbuffò Sirius.
«Ma come, Felpato, proprio ora che Remus ha scoperto che il suo grande amore è ricambiato?» scherzò James.
«Ma voi due siete veramente...» incominciò Remus, ma venne interrotto da Sirius: «I migliori, lo sappiamo!».
«Veramente volevo dire altro, ma lasciamo perdere, tanto siete un caso disperato» disse Remus alzando gli occhi al cielo, prendendo un libro dalla borsa.
«Un caso disperato? Guardi, signor Prefetto, che siamo migliorati da quando ha la spilla!» disse James, il tono sostenuto. Remus lo guardò scettico. Molto scettico. 
«I miei piedi ti sarebbero davvero grati se la piantassi di pestarli, sai» disse tornando a fingere di leggere il suo libro. 
«E i miei piedi sarebbero grati a te se tu intervenissi alla svelta» scrollò le spalle James. Remus lo guardò stranito. «Sono io che mi sono beccato un tuo pestone!».
«Appunto! I miei piedi hanno faticato» spiegò James ovvio, il sorriso sotto i baffi. Remus sbuffò, trattenendo un sorriso. Certe discussioni con James erano tempo perso.
E mentre James decantava gli “epici sforzi dei suoi piedi”, Sirius appellò dei libri e ne ficcò uno in mano a James, facendogli capire che avevano capito l’antifona e che poteva piantarla. Erano così James e Sirius, potevano combinarne quante ne volevano non ascoltando nessuno, nemmeno Remus o i loro genitori, che di tanto in tanto, specie quando ricevevano certe lettere dalla McGranitt, avrebbero desiderato che non fossero così scalmanati, ma ascoltavano sempre l’altro quando si trattava di darsi una calmata. Certo, doveva coincidere che solo uno dei due facesse “il Malandrino”, ma di tanto in tanto accadeva, bastava un’occhiata e l’altro si chetava.
Libri davanti agli occhi, si misero a fissare Piton, che pareva li ignorasse.
 
Quando poco dopo Lily andò in biblioteca per aiutare Severus nella famosa ricerca, la scena che le si parò davanti fu esattamente questa: l'amico, quasi invisibile dietro ai libri, osservato da quattro paia di occhi, che quando la intercettarono scapparono velocemente sui libri aperti. Tranne gli occhi di Potter, ovviamente, che la fissavano ostinati, sopra un sorriso che la ragazza avrebbe definito “da sbruffone”. 
«Ciao Sev» disse Lily ignorandoli e andando a sedersi di fronte all'amico. Come la ragazza distolse l'attenzione dai Malandrini, i quattro ripresero a confabulare tra loro, e presto si disegnò un ghigno sui visi di James e Sirius, un sorrisetto sul volto di Peter, e una smorfia sconsolata su quello di Remus.
Intanto Lily aveva preso un libro dalla pila del Serpeverde. Dare le spalle ai Grifondoro era il metodo migliore per non far sì che pensassero di essere al centro dei suoi pensieri. Non che servisse a molto però, i quattro si erano già messi all'opera sfogliando rumorosamente i libri, giusto per il gusto di disturbare i due. Remus naturalmente era quello che lo faceva con meno convinzione: Lily era sua amica, per Godric!
Ma la ragazza era paziente, sapeva che chi fa i dispetti si comporta così solo per attirare l'attenzione, e lei non avrebbe mai dato a Potter questa soddisfazione. Mai. Ma anche la pazienza ha un limite, e dopo cinque minuti il limite era stato raggiunto e oltrepassato. Lily si voltò di scatto fulminandoli (subito tre paia di occhi si abbassarono -Potter non si smentirà mai-) e si rivolse poi a Lupin: «Ehi Remus, ancora con la ricerca? Ti stanno aiutando i tuoi amici o vuoi unirti a noi?»
Gli altri tre guardarono il ragazzo, tre occhiate che significavano solo una cosa: "diglielo!". Il licantropo sospirò, dopodiché rispose con un sorriso di scuse: «Grazie dell'invito, Lily, ma ho già risolto». La ragazza sgranò gli occhi e tentò di farlo continuare: «Hai risolto e…».
«E questo, siamo spiacenti, ma è un segreto da Malandrino!» finì Sirius compiaciuto.
«Sì certo» disse Lily guardandolo con sufficienza, per poi rivolgersi nuovamente a Remus. «Stavi dicendo?». 
«Non stavo dicendo niente. Scusa Lily, sai che te lo direi, ma è stata una decisione presa a maggioranza, tre contro uno: dovrete continuare a cercare» disse Remus, sentendosi un po' colpevole.
«Che ti dicevo, Lily» s'intromise Severus, «è un balordo come gli altri tre».
«Senti un po', trafficante d'olio, prova solo a ripeterlo e…» lo minacciò James alzandosi.
«E cosa? Mi lanci un incantesimo?» lo provocò Piton, alzatosi a sua volta per fronteggiarlo. «Oh mammina, ho paura! Sua eccellenza l'imbecille vuole affatturarmi, aiuto!» continuò con una vocina sottile.
A sorprendere tutti fu l'intervento di Peter, il quale si mise in mezzo ai due litiganti che nel frattempo avevano sfoderato le bacchette, senza estrarre la sua, e si rivolse a Piton con la voce inaspettatamente alta:«Sua eccellenza l'imbecille sei tu, Mocciosus: fossi in te non stuzzicherei James, se non vuoi che ti lanci un Vaddivasi!»
Dopodiché non ci fu più tempo per parlare: infuriata per il baccano la bibliotecaria li cacciò fuori, occhi dolci o meno, proibendo loro l'ingresso in biblioteca per una settimana. «E guai a voi se osate anche solo pensare di duellare qua dentro!».
 
«Complimenti, Minus, ottima mossa, non c'è che dire» si congratulò falsamente Piton.
«Sai Mocciosus, non è che devi sempre dare aria alla bocca, potresti tenerla chiusa ogni tanto» disse Sirius piccato.
«Quindi è un incantesimo? Non è una Runa Antica?» chiese Lily a Remus. Ma James fu più veloce e disse:«E chi lo sa, Evans. Sai che presto ci sarà un'uscita…». Non fece in tempo a finire la frase che la Rossa era già corsa via, seguita dall'amico Serpeverde.
«Ma per Morgana!» sbottò James infastidito. «Remus, guai a te se le dici che è tutto inventato!». Lunastorta, che stava cercando di trattenere le risate come gli altri due, annuì: se avesse aperto la bocca molto probabilmente Ramoso non avrebbe gradito.
I quattro amici si diressero in Sala Grande per cenare (si sedettero il più distante possibile da Lily) e poi salirono al loro dormitorio per poter chiacchierare senza doversi preoccupare delle orecchie indesiderate.
 
«Certo che Mocciosus è insopportabile!» si lamentò Sirius.
«Già» confermò James. «Dare a te del balordo…» disse rivolto a Lunastorta, il quale alzò le spalle con noncuranza.
«Peter invece, Merlino! Sei stato un vero Grifondoro!» si congratulò il Licantropo, guardandolo con orgoglio.
«Vero!» continuò James. «Dirgli che avrei lanciato un Vaddivasi» e scoppiò a ridere. «Fantastico, dopo aver sfogliato tutti i libri di Rune Antiche, ora sfoglierà quelli di Incantesimi, e in più si roderà il fegato, perché deve aspettare una settimana!».
Il piccolo Peter era arrossito a sentire tutti quei complimenti, però, nonostante l'imbarazzo, era bellissimo sentirsi dire che era stato coraggioso.
«Però si è spaventato quando hai nominato il "terribile incantesimo", chissà cosa pensava che sarebbe successo!» rise Sirius, per poi ipotizzare con James le paure più ridicole di Mocciosus. Quando si calmarono, erano tutti sdraiati sui loro letti, chi a pancia in su, chi a pancia in giù, e chiacchieravano su che scherzi potevano escogitare ai danni di Mocciosus.
«Certo che sarebbe bello potergli lanciare un incantesimo che gli faccia finire qualcosa in bocca ogniqualvolta sta per aprirla. Sai quanti commenti inutili e fastidiosi ci risparmieremmo?» sospirò Sirius.
«Già, anche se nel naso ci sarebbe più posto, qualsiasi cosa tu ci voglia ficcare» scherzò James.
Remus scattò a sedere, sul volto un sorriso malandrino che non presagiva nulla di buono e che fece illuminare gli occhi di James e Sirius.
«Ramoso, mi è appena venuta un'idea» esclamò Remus. 
Oh sì, disse lo sguardo che Sirius lanciò a James, vendetta balorda in arrivo!







***
Noticine:
Eccomi qua! Innanzitutto un grazie a Frasca94 e a ArwenUndomiel che mi hanno consigliato un titolo per questo capitolo, perchè quello che c'era prima non mi piaceva. Io non sapevo scegliere tra i due proposti perchè mi piacevano entrambi, quindi, ai lettori la scelta!
Comunque, volevo chiedervi una cosa: secondo voi, c'è qualche personaggio OOC? O c'è qualche atteggiamento che non vi spiegate? Ve lo chiedo così, mi piacerebbe rispondere a eventuali dubbi se ne avete.
Ok, non c'è bisogno di dirmelo cento volte: mi defilo!
A presto!
Che cosa intendo con presto? Beh, diciamo che il prossimo capitolo lo scriverò nelle pause tra un compito e l'altro, quindi non so quanto presto. Meglio "Alla prossima!" ;)
 
Vostra,
AiLing 

 

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Capitolo 6
*** Balordo è chi il balordo fa ***



~Balordo è chi il balordo fa~

«Cos’è quel sorriso, Remus? Fai paura!» squittì Peter, intimorito dalla strana espressione che aveva assunto il giovane Lupin. Quando Remus aveva detto di aver avuto un’idea, erano tutti scattati a sedere sull’attenti, curiosi di sentire cosa aveva escogitato.
«Sirius, ripeti quello che hai appena detto, per favore» chiese gentilmente Remus, senza abbandonare il luccichio nello sguardo. Sirius sgranò gli occhi. 
«Ehm… Cos’ho appena detto?». Remus lo guardò sconcertato.
«E non guardarmi così, mi hai fatto perdere il filo del discorso!» ribatté Sirius. 
Remus alzò gli occhi al soffitto. «Avevi appena espresso il desiderio di ficcare qualcosa in bocca a Mocciosus ogni volta che la apre, per evitare alle nostre orecchie il continuo ascolto di discorsi stupidi e sgradevoli». Sirius sgranò gli occhi.
«Ah, è vero, l’avevo appena detto!» disse Sirius sorridendo ebete.
James tossicchiò per attirare l’attenzione: «Sai Felpato, i vuoti di memoria sono fin troppo inverosimili come scusa per andare in infermeria per passare del tempo con Poppy!»
Remus si sentì cascare le braccia: non di nuovo, basta con questa storia delle cotte impossibili!
«Taci, Minervuccia!» lo zittì Sirius.
«Ragazzi!» li riprese Remus. «Stavamo facendo un discorso del tutto diverso!». Sirius lo guardò un attimo con sconcerto, ma si riprese subito.
«Ah sì, la mia idea! Visto che me lo ricordo, voi che insinuate…».
«Vorrei ben sperare!» lo interruppe Remus. «Saresti un caso disperato, altrimenti. E comunque, l’idea è venuta a me, fino a prova contraria».
James tappò la bocca a Felpato, prima che questi potesse ribattere. «Sì Sirius, sappiamo che l’idea gliel’hai data tu, ma potresti lasciarlo parlare? Grazie» disse, sorridendo scaltramente.
«Stavo pensando» riprese Remus, guardando riconoscente James. «Che non conosco nessun incantesimo che faccia zittire qualcuno nella maniera che hai descritto tu, però non credo sia impossibile ottenere una fattura che agisca così».
Tre paia di occhi lo fissavano attenti, e i proprietari (specialmente i due dai capelli scuri) pendevano dalle sue labbra.
«Quello che intendo dire» continuò Remus sorridendo malandrino «è che invece di sfogliare le centinaia di libri che ci sono a Hogwarts, che io ne ho già sfogliati fin troppi, per cercare un incantesimo che non sappiamo se esiste, potremmo crearlo noi!»
Gli amici lo guardavano increduli. «Creare?», «Noi?», «Un incantesimo?» chiesero uno dopo l’altro rispettivamente Sirius, Peter, James.
«Andiamo, credete che il Wingardium Leviosa esista da sempre?» chiese Remus, divertito dalle espressioni sconcertate degli amici.
«Perché, non è così?» chiese Sirius stupito.
«Certo che no, qualcuno l’ha inventato secoli fa!». 
Sirius si mostrava ancora più sorpreso. «Vorresti dirmi che c’è stato un tempo in cui Vitious non diceva “Agitare e colpire”?» chiese divertito.
«C’è stato anche un tempo in cui Vitious non insegnava. Ho detto secoli, Felpato!» disse Remus, che non aveva colto l’ironia.
«Scherzavo, Lunastorta! Lo so che Vitious non è così vecchio, per chi mi hai preso?!». Remus lo guardò scettico, al che Sirius sbuffò. 
«E dai, Remus, non fargli pesare il cervellino che si ritrova, povero piccolo cagnaccio» scherzò James, per poi ricevere una cucinata dal cosiddetto “piccolo cagnaccio”. 
«E comunque, chi sarebbe l’inventore del Wingardium Leviosa e quindi promotore della tortura dei primini?» chiese Peter.
«E’ stato un mago norvegese che aveva un figlio Magonò costretto a lavorare tra i Babbani, e dato che doveva sollevare carichi pesanti, il padre l’aiutava con la magia. O almeno, così si dice» spiegò Remus scrollando le spalle. 
Gli amici lo guardavano come se non avessero mai sentito nulla del genere.
«Storia della Magia… Voi non ascoltate mai, vero?» chiese ridacchiando, per poi appellare un sacchetto di Cioccorana dal baule.
«E perché dovremmo? Ci sei tu che prendi sempre appunti, noi possiamo dedicare quelle ore a qualcosa di più produttivo!» disse James, come se fosse ovvio che avessero di meglio da fare.
«Come fissare la Evans!» lo prese in giro Felpato, per poi ricevere un’occhiata fulminante da James. «Come inventare nuovi scherzi, vorrai dire» lo corresse.
«E poi prendiamo appunti quando c’è la luna piena, e sono sufficienti quelle ore a farci morire di noia, credici» aggiunse Peter. «Ma Remus, credi sul serio che sia possibile creare un incantesimo? Intendo dire: non bisogna essere dei grandi maghi?» chiese incerto.
«Ma voi lo sapete che vi siete trasformati in Animaghi a quindici anni, vero? E per quanto riguarda me, suvvia, credo di esserne in grado. Non studio mica per niente!» rispose Lunastorta dandosi delle finte arie. I volti di James e Sirius erano illuminati da un enorme sorriso.
«Cosa bisogna fare?» chiese Ramoso infervorato. Ne seguì il silenzio imbarazzato di Remus, che evitò accuratamente di guardare gli amici negli occhi.
«Remus, tu sai come si crea un incantesimo, vero?» chiese Sirius.
«Forse sì, forse no?» rispose quello.
«Remus, così non va, no-no-no! Dovresti applicarti di più, ti sei lasciato influenzare da noi!» scherzò James.
«Vacci piano, Ramoso» lo ammonì Sirius. «Le nostre idee non hanno certe pecche!» esclamò, e subito gli arrivò un cuscino in faccia, dritto dritto sul naso. «Grazie Remus, sempre gentile» concluse ironico.
«Ho imparato dal maestro» gli rispose Lupin.
«Ma non hai imparato tutto. Non si propone un’idea del genere senza un piano ben congegnato».
«Ce l’ho, se mi lasciassi spiegare: sono le nozioni che mi mancano, non il piano» rispose Remus, tornando a sorridere malandrino. «Usiamo il Mantello e andiamo nel Reparto Proibito della biblioteca, lì ci sarà sicuramente un libro al riguardo».
«Lunastorta, non eri tu quello che aveva già sfogliato troppi libri?» chiese James perplesso.
«Non ho mai detto che sarò io a sfogliarli! …Scherzo!» aggiunse poi, vedendo le facce contrariate degli amici.
«Voglio ben vedere che scherzi! disse Sirius fregando una Cioccorana a Remus. Allo sguardo contrariato di Remus (tutti sapevano che Remus era geloso della sua cioccolata) Sirius rispose con una smorfia che voleva dire “te la sei cercata, amico”. James alzò gli occhi al cielo. «Sfacchineremo tutti, ma sai poi che soddisfazione chiudere la boccaccia a Mocciosus?» disse James, paciere.
«Vero!» concordò Peter. «Poco importa se è approssimativo come piano, a me va bene!».
«E’ un’idea un po’…» iniziò Sirius, ma fu interrotto da Remus: «Balorda? Un’idea balorda, per un piano balordo, per creare un incantesimo balordo da lanciare al balordo per eccellenza!». Mai provocare Remus.
Tutti e quattro si misero a ridere, poi, sempre ridendo, James disse: «Perché tu alzi le spalle noncurante se ti insultano, vero?». Remus scosse la testa divertito alle sue parole. Era mite e riservato, quello sì, ma mica significava che poteva essere trattato male da chicchessia!
 
  


Noticine:
Salve! Due parole prima di dileguarmi per evitare le vostre fatture dopo un capitolo così insulso.
1) Nello scorso capitolo ho cambiato la parte in cui Lily schiantava James, perché, come mi era stato fatto notare, un po’ troppo eccessivo.
2) A proposito di questo capitolo invece… beh, avrebbe dovuto intitolarsi “Nel Reparto Proibito”, ma, come dire, sono brava a divagare… In effetti questa storia era nata come one-shot, ma mi sono lasciata prendere (altra divagazione!).
3) So che avevo detto due, ma suvvia, è un modo di dire! Comunque, mi dispiace per avervi  fatto aspettare così tanto, spero almeno ne sia valsa la pena e non sia stato un capitolo così deludente come penso. Nel prossimo, prometto, andranno nel Reparto Proibito!
Ultimissima cosa: grazie immenso a chi recensisce o anche solo legge!
 
Alla prossima, ovvero: dubito prima di due/tre settimane :(
 
Vostra,
AiLing

P.s: una Cioccorana di Remus a chi indovina il film da cui ho preso spunto per il titolo del capitolo! ;)  
 

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Capitolo 7
*** Di istruzioni facili, macabre e difficili ***


Nota ai puristi del latino: chiedo venia...

 

Di istruzioni facili, macabre e difficili

 

Era da poco passata mezzanotte quando i Malandrini scesero in Sala Comune, e non c’era più nessuno a studiare o bighellonare sui divanetti. Avvolti dal Mantello dell’Invisibilità, con Peter trasformato in topolino nella borsa di James per lasciare più spazio agli altri, sgattaiolarono fuori dal ritratto e percorsero i corridoi che li separavano dalla biblioteca, per poi intrufolarsi nel Reparto Proibito.

«Bene, direi che possiamo toglierci il Mantello» bisbigliò James, levandolo dalle spalle degli amici e riponendolo nella borsa, da cui fece uscire Codaliscia che riprese le sue sembianze.

«Direi di incominciare dal reparto di Incantesimi, no?» propose Remus, avviandosi verso destra.

«Allora stai sbagliando direzione» lo avvisò Sirius. «Da quella parte ci sono i libri di Trasfigurazione Avanzata».

«E tu come fai a saperlo?» chiese Remus indagatore. James, Sirius e Peter si guardarono tra loro divertiti.

«Sai com’è, non è che le istruzioni per diventare Animaghi fossero in bella mostra!» rispose Felpato, l’accenno di un ghigno sul volto.

«Quante volte siete venuti qua dentro?» domandò Remus con un cipiglio severo, non volendo sapere davvero la risposta.

«Abbastanza» sussurrò James facendogli un occhiolino.

«Seguire le regole mai, eh?» sospirò Remus.

«Ehi, Lunastorta, sei cosciente di essere nel Reparto Proibito della biblioteca senza permesso e che è notte? E che quindi pure tu stai infrangendo il regolamento?» gli fece notare Potter. Remus lo guardò con finta condiscendenza. «Chi ti dice che io non sia qui solo per evitare a voi di compiere disastri?».

«Il fatto che ti conosciamo, Remus» rispose Peter con un sorrisino di scuse che indicava che la sapeva lunga. «Inutile che ti fingi un bravo ragazzo. Per carità, con i prof funziona, ma non con noi» sussurrò ancora.

«Ottima osservazione Messer Codaliscia. Ora andiamo» disse Sirius, incamminandosi baldanzoso verso l’ala sinistra seguito dagli amici.

 

Il numero di scaffali era impressionante. Remus pensava di aver sfogliato molti libri, ma capì che si era sbagliato. Quelli che aveva davanti erano molti libri. Peter deglutì, spaventato dalla mole di volumi che gli si paravano alla vista.

«Siamo sicuri che non esista già un incantesimo che si chiama Vaddivasi o che spari oggetti in faccia?» pigolò. Gli altri tre sospirarono, ma decisero di non demordere.

«Non è detto che dobbiamo sfogliarli tutti» tentò di consolarlo Sirius, «Magari abbiamo un colpo di fortuna e troviamo subito quel che ci serve!».

«Sogna, Felpato» disse Remus sottovoce.

«Non essere pessimista, Lunastorta, chissà quante cose interessanti scopriremo!» sussurrò James allegro (per quanto possa essere allegro uno a cui si prospetta una notte in bianco da passare sfogliando libri polverosi). Vedendo che non si decidevano, James fece respiro profondo e armato di coraggio e pazienza estrasse uno di quegli innumerevoli libri. Aiutato dalla luce della bacchetta lesse l’indice dei capitoli, dopodiché lo rimise al suo posto sullo scaffale. Ne prese un altro, e scorso l’indice anche di quello, lo rimise a posto. Rendendosi conto che gli amici erano ancora fermi dietro di lui, si girò, trovandoli sbigottiti a fissarlo.

«Che c’è? Volete davvero sfogliare pagina per pagina? Basta leggere i titoli dei capitoli, sarà scritto se ci sono le istruzioni per creare un incantesimo, no?» e detto questo si girò e sfilò un altro libro. Il suo ragionamento non faceva una grinza: i tre amici alzarono le spalle e si avvicinarono agli scaffali.

Ma gli argomenti trattati erano troppo interessanti, e ben presto i Malandrini si ritrovarono a leggere estratti dai volumi che trovavano particolarmente intriganti.

«Sentite un po’ qua» disse Sirius appoggiato con la schiena alla libreria. Reggeva un libro dalla copertina bordeaux coperta di graffi da cui iniziò a leggere. «‘Incantesimo per lasciare segni invisibili al sole. Istruzioni: si prega il mago di toccare con la propria bacchetta la superficie su cui si desidera iscrivere. Si mormori “Foslascii” tracciando il segno desiderato. Attenzione: ciò che si scrive non potrà essere cancellato se non dal creatore dei suddetti segni. Al buio sono visibili da omnia persona’». 

A James si illuminò lo sguardo. «Forte! Possiamo usarlo per segnare il dorso dei libri già guardati». Sirius lo guardò con un sorriso soddisfatto, segno che aveva letto quel passo proprio per il motivo detto da James. «Esattamente» sillabò.

«Si, così poi alla Pince viene un infarto!» sussurrò Remus, che proprio non si capacitava di come fosse possibile che agli amici venissero certe idee.

«Dovrebbe venire qui di notte per vederli, sono ‘invisibili al sole’» disse Sirius citando le esatte parole che aveva letto. «Ovvero, invisibili alla luce. Foslascii» mormorò tracciando una X sul dorso del tomo, per poi rimetterlo al suo posto.

«Se la Pince lo scopre ci uccide» sussurrò Peter tra il terrorizzato e l’adorante. Quanto avrebbe voluto essere anche lui così temerario!

«Dubito che l’avvoltoio voglia finire ad Azkaban» scherzò James tracciando a sua volta una X sul libro che aveva in mano.

«Una punizione non ce la toglie nessuno» sospirò Remus.

«Animo, Lunastorta! Quante volte siamo già stati in punizione? E poi i G.U.F.O. vengono dati in base agli esami, non alla condotta!» sussurrò Sirius, cercando di sollevargli il morale. Remus ridacchiò sotto i baffi. Oh, non sarebbero mai cambiati!

Sirius lo guardava col sorriso. «Su, Signor Prefetto, ci faccia vedere quanto è bravo» lo prese in giro. 

«Cammina, Sirius» gli rispose Remus, che difficilmente cadeva nelle volgarità. Sirius e James sghignazzarono e presero altri libri.

«Sirius, puoi ripetere le istruzioni?» chiese Peter, in evidente difficoltà con l’incantesimo.

«Non ti viene? Fa’ vedere» disse Sirius avvicinandosi al ragazzo.

«Foslascii» mormorò quello, tracciando una X in aria, davanti al libro.

«Devi toccarlo con la bacchetta» lo corresse l’amico. «Riprova» lo spronò.

La seconda volta funzionò, con tanto di soddisfazione sul volto Sirius e gratitudine da parte di Peter.

 

Un’ora dopo avevano già provato un’altra decina di incantesimi più o meno raccomandabili e scoperto le loro storie (il Foslascii era apparso durante la Rivoluzione Francese) ma di come crearne uno, ancora nessuna traccia.

«Ehi, questo è fantastico!» disse Sirius sfogliando un libro intitolato “De Occultandis Secretis”. «‘Incantare l’inchiostro affinché si riveli solamente dopo una parola d’ordine’. E’ perfetto per mandarsi biglietti in classe!». Aveva catturato l’attenzione degli altri. Continuò a leggere velocemente tra sé ma assunse subito un’espressione raccapricciata. «Ma che schifo!» esclamò. «Bisogna scrivere con il proprio sangue! Chi può avere certi gusti?».

«Col sangue?» chiese disgustato James, avvicinandosi per poter leggere.

«Beh, sarà anche un po’ macabro, ma guarda gli effetti: se viene chiesto al testo di mostrarsi usando la parola d’ordine sbagliata, la pergamena risponde come risponderebbe colui che l’ha stregata. Sarebbe divertente provarlo!» disse poi Ramoso, una volta lette tutte le indicazioni.

«Se tu trovi divertente dissanguarti… Certo, tu trovi divertente farti colpire dai bolidi, quindi non mi stupisco» osservò Peter.

«Non serve molto sangue in verità, basta una goccia da mischiare all’inchiostro che si userà» precisò James, davvero interessato alla nuova scoperta. Troppo interessato, per i gusti di Remus.

«In ogni caso, capisco perché questo libro sia nel Reparto Proibito. Foslascii» disse Sirius, rimettendolo al suo posto.

 

Era mezzanotte e mezza quando decisero di andare a dormire e pensarci la notte seguente.

«Un ultimo libro» disse Sirius, e aprì “Antiqui Secreti della Nobile Arte degli incantesimi”.

Gli amici lo aspettavano all’angolo del corridoio, mentre Felpato sfogliava delicatamente le pagine di quel vecchio libro.

«Uffa, niente pure in questo! Eppure sembrava quello giusto» si lamentò riponendolo al suo posto e segnandolo con la solita X.

«Aspetta» lo fermò Remus, che nel frattempo gli si era avvicinato. «C’è una pagina piegata verso il fondo». Sirius sbuffò: eccolo il Prefetto Perfetto, quello che non poteva sopportare le orecchie alle pagine (inutile dire che quando lui e James si annoiavano, prendevano i libri di Prefetto-Perfetto-Remus e si dimenticavano di questo dettaglio. Le sfuriate che poi lui faceva erano famose quasi quanto i battibecchi tra James e la Evans).

Lo sfogliò di nuovo, più attentamente, fino alla pagina spiegazzata. Nel raddrizzarla, scompose le pieghe che creavano una tasca da cui ora sporgeva l’angolo di un foglio, che la prima volta, nella fretta fretta, non avevano notato.

Lo estrasse fremente, e non poté che sorridere soddisfatto. «Ragazzi» chiamò con un tono eccitato. Subito anche Peter e James si avvicinarono, e sorrisero come gli altri due. Sul titolo capeggiava un titolo che non lasciava adito a dubbi: “De Creandis Incantis”.

Fecero in tempo a leggere solo il titolo che sentirono sbattere la porta del Reparto Proibito: qualcuno era appena entrato.

Si guardarono tra loro con gli occhi sgranati: chi poteva essere?

“Fa’ che non sia la Pince! Fa’ che non sia Gazza! Fa’ che non sia un professore! Fa’ che non sia un Caposcuola! Fa’ che non sia Pix! Fa’ che sia stato il vento!”pregava mentalmente Peter, spaventato dalle possibili conseguenza e immaginando le terribili punizioni: quante regole avevano violato in una sola notte?

«Nox!» mormorarono i Malandrini raccogliendosi sotto il Mantello dell’Invisibilità, tranne Peter, che si trasformò in topo.

Si spostarono lentamente, cercando di far meno rumore possibile, avvicinandosi alla figura che spiccava nel fascio di luce che proveniva dalla sala principale della biblioteca. Stava avanzando verso di loro, e con orrore, i quattro riconobbero Madama Pince.

Remus e James guardarono Sirius: lui e il suo Foslascii! Alla loro occhiataccia Felpato fece una faccia da cane bastonato (gli riusciva benissimo) come a voler dire: “E io che ne potevo sapere?”.

Intanto la Pince si era avvicinata ed era quasi giunta agli scaffali su cui si trovavano i libri segnati.

«Adesso li vede» piagnucolò Remus sconsolato. «Questa è la fine, non ci lascerà più entrare in biblioteca!».

«Tranquillo, Lunastorta, basta che le fai gli occhi dolci e sei a posto» sussurrò Sirius. Remus gli tirò uno scappellotto sulla nuca, facendo più rumore di quanto aveva pensato: ora la Pince li aveva sicuramente sentiti.

Invece la bibliotecaria non si turbò, né ciò successe quando si trovò davanti ai libri deturpati: nessun urlo, nessun pianto, nessun svenimento.

I Malandrini si guardarono tra loro: era davvero la Pince?

Si avvicinarono piano piano, mentre quella prendeva un libro e iniziava a sfogliarlo. Quando le furono vicini si accorsero che lo teneva al contrario e che aveva gli occhi chiusi.

«E’ sonnambula» mimò Remus con le labbra. Gli amici trattennero a stento le risa.

«Non svegliamola, che porta male!» sussurrò Sirius, iniziando a indietreggiare.

«Più sfortuna di così, voglio proprio vedere!» disse James sottovoce. «Cancelliamo le X? Non si sa mai, magari si sveglia».

«Non dirlo neanche per scherzo, Ramoso, questa ci muore sul colpo!» sussurrò Remus. «Però sì, cancelliamole, ma stando sotto il Mantello, che non è il caso di rischiare. Qual è il contro-incantesimo, Sirius?».

L’interpellato si voltò lentamente a guardare i due. «Come la prendereste se vi dicessi che non me lo ricordo?»

«Morgana, Merlino, Godric, Salazar!» sbottò Remus, guadagnandosi gli sguardi ammirati di James e Sirius. Remus gelò i commenti con un’occhiata, facendo solo aumentare i ghigni dei due. «Questa volta siamo messi male. Davvero male» disse Remus.

«Sempre ottimista tu, eh?» lo punzecchiò James. «Com’era la sequenza, Sirius? Godric, Merlino, Morgana…»

«Sarei più ottimista se quella se ne andasse e noi potessimo ritrovare il contro-incantesimo» lo interruppe Remus prontamente.

A volte i desideri si avverano. Nessuno ha mai capito come, o perché, ma capita talvolta che qualcuno esprimi ad alta voce una speranza, e che quella diventi magicamente realtà.

Madama Pince ripose il libro al suo posto, e così come era arrivata se ne andò, accingendosi ad inseguire altri sogni, e lasciando di stucco i Malandrini che una fortuna del genere proprio non se l’aspettavano. Ci fu un sospiro di sollievo unanime da parte dei ragazzi e del topolino, il quale si affrettò a ritrasformarsi, mentre James rimetteva in borsa il Mantello.

I Malandrini si guardarono negli occhi: l’avevano scampata bella!

«Morgana!» sbottò James «Quella donna ha seri problemi! Secondo voi viene qui ogni notte?» e dopo qualche secondo in cui si guardarono negli occhi, forse cercando davvero una risposta a tale domanda, scoppiarono tutti a ridere. Era da quando l’avevano vista con gli occhi sbarrati intenta a leggere un libro al contrario che volevano farlo.

Nessuno accennava a smettere, erano tutti e quattro appoggiati agli scaffali che si godevano quel silenzioso riso liberatorio, quando a James cadde la borsa, e ciò fu per loro un altro motivo esilarante per continuare le loro risa soffocate.

Con le lacrime agli occhi e il sorriso sul volto, Ramoso si chinò per prendere la tracolla, e sollevandola un foglio sgusciò fuori e finì sul pavimento. Alla sua vista James smise bruscamente di ridacchiare, memore della loro scoperta, e vedendo lo sguardo spiritato dell’amico anche gli altri ragazzi si zittirono e seguirono gli occhi di Ramoso. Le istruzioni per l’incantesimo.

«A te l’onore» disse James porgendo la pergamena Remus che gli sorrise grato.

«De Creandis Incantis» incominciò a leggere «Di un incantesimo la creazione difficoltosa est assai, per quanto impegna del Mago mente et corpo. Urgono personali ingredienti per ogni Mago, giacché mediante pozione magica creare potest...»

«Tradotto in lingua corrente?» lo interruppe Peter, il quale era mezzo addormentato e non si capacitava con quella lingua arcaicizzante.

«Significa che sarà impegnativo» rispose Remus corrugando la fronte, cercando di decifrare quella scrittura tutta arzigogoli e di dare un ordine alle parole.

Si sedettero ad un tavolo, e alla luce delle quattro bacchette Remus iniziò a parafrasare, mentre James scriveva.

 

«Mescolare in senso orario a fuoco lento 70 once di Acqua del Fiume Lete con 7 once di cenere di Ashwinder* per sette ore».

«L’Acqua del Fiume Lete dovrebbe trovarsi nella dispensa degli studenti, mentre per la cenere dovremo solo pazientare per il tempo che si formi» commentò Sirius.

«Aggiungere 7 appendici di Murtlap** tritate. Non mescolare, ma lasciare sobbollire sette dì e sette notti. Scrivere la formula e gli effetti dell’incantesimo su un pezzo di pergamena e lasciare a macerare nel calderone assieme a… Capite cosa c’è scritto? Qualcuno ha cancellato il passaggio!».

C’era difatti un segnaccio nero sulla consegna, e qualcuno aveva scritto in calce una correzione.

«Fantastico, e ora cosa c’era scritto? Sembrerebbe pezzo della propria bacchetta, ma non è possibile!» decifrò Sirius.

«E qualcuno l’ha corretto con pezzo di legno dello stesso albero della propria bacchetta. Che facciamo, ci fidiamo?» propose James. «Nessuno correggerebbe una consegna del genere se no fosse certo del risultato, no?»

«Scrivilo allora» sospirò Remus. «Nessuno vuole sacrificare la propria bacchetta». Poi continuò: «Dopo 49 ore la pozione è pronta per essere bevuta. Durante una notte di luna nuova, liberare la mente da ogni pensiero e concentrarsi sull’incantesimo, sui suoi effetti, sulla formula e sul movimento della bacchetta». A lato di questo passaggio c’era un altro appunto: Occlumanzia.

«Occlumanzia, voi l’avete mai praticata?» chiese Remus agli amici.

Sirius sorrise amaro, gli occhi bassi, ma subito mascherò il tutto in un ghigno indifferente. «Impossibile resistere a Grimmauld Place senza! Mio zio Alphard mi ha insegnato le basi, sono capace di isolare i pensieri, se è questo che serve».

James, Remus e Peter si guardarono tra loro: conoscevano bene com'era la situazione dell’amico, e avevano colto le emozioni passate sul suo volto, ma non lo diedero a vedere. Sirius ignorò l’occhiata che si scambiarono e prese la pergamena per leggere le ultime righe.

«Bere un sorso della pozione, e lanciare l’incantesimo entro 24 ore». A fianco c’era un altro appunto: imbevibile, aggiungere miele.

 

Una volta finito rilessero il tutto: era davvero complicata!

«Non ce la faremo mai!» si piagnucolò sconsolato Codaliscia.

«Ah! Cosa odono le mie orecchie, Malandrino di poca fede!» lo accusò Sirius scherzando.

«Peter, ora che Remus non farà più il pessimista, non metterti a farlo tu» disse James, e all’occhiata interrogativa di Remus rispose: «Tu l’hai detto: “Sarò ottimista se la Pince se ne va”. La Pince se n’è andata, ora devi pagare il fio, caro mio!»

Remus sbatté la testa sul tavolo mentre gli amici ridevano di gusto.

«Almeno cerchiamo il contro-incantesimo del Foslascii» propose.

«Eh no, Lunastorta, devi pensare positivo: la Pince non se ne accorgerà mai!» disse Sirius solenne. Aveva riacquistato il suo solito sorriso, quello che aveva con loro.

Che avrebbe mai potuto fare il giovane Lupin? D’altronde il suo desiderio si era avverato. Forse essere un po’ più ottimista non sarebbe stato poi così male.

I quattro amici, dopo aver rimesso la pergamena con le istruzioni al suo posto, tornarono nella torre di Grifondoro sotto il Mantello, e una volta nel loro dormitorio James esigette che andassero subito a letto, perché il giorno dopo avrebbero dovuto essere ben svegli per iniziare la fatidica pozione.

 

 

 

 

 

*Ashwinder: serpente che si genera quando un fuoco magico, ovvero un fuoco a cui sia stata aggiunta una sostanza magica come la Polvere Volante, viene lasciato bruciare per troppo tempo. Vive per un’ora e scivola nelle ombre lasciando dietro di sé una scia di cenere, alla ricerca di un luogo buio e riparato dove deporre le uova, dopodiché s’incenerisce. Le uova appiccano fuoco dopo qualche minuto, ma se si riesce a congelarle per tempo sono di enorme valore per la preparazione di Filtri d’Amore.

(Gli animali fantastici: dove trovarli)

 

**Murtlap:creatura simile a un topo che si trova nelle zone costiere. Sulla schiena ha un’appendice simile a un anemone di mare.

(Gli animali fantastici: dove trovarli)

 

 

 

Note:
Salve a tutti, belli e brutti!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se secondo voi c’è qualcosa che non va, fate un fischio e sono qua!
Rime a parte, accettasi critiche negative, meglio ancor se son positive. Scusate ma le rime vengono da sole, sarà perché fuori, ahimè, piove.
Il prossimo capitolo lo pubblicherò tra due-tre settimane, di preciso non so, perché a scuola sono molto impegnata, tra compiti e verifiche, ogni dì interrogata.
Credo che sarebbe ora la piantassi, e che uscissi fuori a fare due passi. Uscirò per strada con l’ombrello, la speranza non muore, verrà il tempo bello!
Or dunque vi lascio, a voi la parola, a voi la tastiera, Ma_AiLing via vola!
 

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Capitolo 8
*** Scherzi e annunci ***


Vi ricordate di quell’Hermione sommersa dai libri in Sala Comune in “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban”? Ebbene, vi informo che quella non era affatto Hermione, nossignori, quella ero io!
Perché quelle facce? Può capitare a tutti di confondere il Succo di Zucca con la Pozione Polisucco, no?
In ogni caso, ora eccomi qui. Vi chiedo scusa per il lunghissimo periodo senza aggiornamenti, ma si sa come può essere tiranna la scuola. O forse è il tempo ad essere tiranno? La pianto, la pianto, ok!
Spero che questo capitolo valga la lunga attesa. Un grazie gigante a voi che leggete, seguite, preferite e recensite: vedere i vostri nomi mi fa sempre spuntare un sorriso!

Ma AiLing

 

 

Riassunto dei capitoli precedenti:

James insulta Piton dicendo “Vaddivasi”. Il Serpeverde, incuriosito, cerca il significato della misteriosa parola e lo stesso fa Remus, fino a quando non scopre che è una parola inventata. I Malandrini decidono di creare un incantesimo che spari qualcosa in bocca al Serpeverde quando la apre per i suoi commenti malevoli e di notte (in quanto Madama Pince ha proibito l’ingresso per una settimana ai quattro, a Lily e a Piton) vanno in biblioteca a cercare le istruzioni per creare un incantesimo. Lì trovano vari incantesimi interessanti e le preziose istruzioni.

 

 

 

§- Capitolo 8: Scherzi e annunci -§

 

Il giorno dopo si reggevano a stento in piedi. La McGranitt li riprese più volte perché non stavano attenti e continuavano a sbadigliare. Quando Minus non rispose a una domanda perché si era addormentato sul banco, la professoressa si arrese e tolse cinque punti ciascuno. I Malandrini si lamentarono, ma le loro proteste non valsero a nulla.

La lezione di Pozioni non andò meglio. Né Remus né Peter riuscivano a concentrarsi, James bruciò il suo calderone e Sirius mise una doppia dose di mosche Criospa che resero la sua pozione alquanto effervescente. Per la sicurezza di tutti, il contenuto del calderone su fatto evanescere dal professore, il quale però non tolse punti al Grifondoro per il risultato disastroso, ma anzi, giustificò il ragazzo dicendo che ogni tanto capita anche ai migliori di sbagliare. Il ragazzo sorrise ringraziando mentalmente il suo sangue: a volte l’essere un Black mostrava i suoi vantaggi.

I quattro amici convennero tra loro che non era la giornata adatta per iniziare una pozione così importante e difficile come quella per creare l’incantesimo, così, dopo pranzo, andarono a sollazzarsi in Sala Comune.

L’unica nota positiva della mattinata era stato il furto dell’Acqua del fiume Lete e delle appendici di Murtlap: erano usciti dal sotterraneo tutti con le borse più gonfie di quando erano entrati.

 

Erano stravaccati sulle poltrone accanto al caminetto, seguendo ognuno il filo dei propri pensieri, quando Sirius parlò.

«Ragazzi, e nel frattempo? La pozione è lunga da preparare e ci vuole tempo prima che sia pronta. Non possiamo restarcene buoni buoni in questo periodo, giusto?»

James annuì. «Dobbiamo preparare qualcosa per Mocciosus. Se chiedesse a qualche professore cos’è il Vaddivasi capirebbe che non…» si zittì vedendo Lily entrare dal ritratto, e senza rendersene conto si passò una mano tra i capelli. Bastò quel gesto agli amici per capire che la Evans era nelle vicinanze. Felpato sbuffò infastidito. Non era possibile che James cambiasse atteggiamento ogni volta che c’era lei.

«Bene, ora vediamo di pensare allo scherzo» disse Felpato sbuffando.

«Deve avere a che fare con… Vaddivasi?» sussurrò Peter.

Sirius lo guardò e annuì sorridendo: «Se c’entra è più divertente!».

«Qualcosa che c’entri con Vaddivasi e che gli faccia capire che deve piantarla di ficcanasare!» propose Remus, al quale infastidiva molto l’attitudine del Serpeverde.

«Forse ho un’idea» disse Sirius, sul cui volto si stava disegnando pian piano un sorriso per niente rassicurante. Quando James gli passò una mano davanti al volto, si riscosse e si spiegò.

«Mocciosus cercherà nei libri prima di domandare ai professori, giusto? Però nei libri non troverà niente, allora andrà a chiedere e capirà che abbiamo inventato tutto. Ma se trovasse qualcosa…» lasciò la frase in sospeso, ma gli amici avevano capito cosa intendeva.

«Inventiamo un significato!» disse Peter, esplicitando i pensieri di tutti.

«Mandiamolo in confusione: più significati!» propose James.

«Un significato per ogni materia» concluse Remus.

Le espressioni dei quattro amici erano quelle delle grandi occasioni, ovvero quelle dei grandi scherzi in arrivo, e gli altri Grifondoro presenti in sala capirono che era meglio tenersi alla larga dall’angolo in cui stavano confabulando, se non volevano diventare le prossime vittime.

«Bene e poi? Come facciamo a farglieli trovare?» chiese James.

«Glieli inviamo via gufo?» propose Peter poco convinto.

«No, sarebbe sospetto. Però… se li scrivessimo in qualche posto dove possa leggerli, tipo la Gazzetta del Profeta o un libro di testo, potrebbe crederci» disse James.

«L’importante è non metterli in biblioteca, altrimenti dovremmo aspettare una settimana per vederlo impazzire» disse Sirius.

«E se appendessimo un annuncio con scritto che sono stati persi degli appunti e che si promette una ricompensa a chi li trova?» propose Remus.

Negli occhi di James passò un lampo di trionfo. «Coinvolgiamo tutta la scuola!».

Remus sbuffò divertito. «Piton non ti basta più?».

«E’ più divertente se coinvolgiamo tutti!» rispose James con fare ovvio. «Sentite il mio piano: mettiamo un annuncio in ogni bacheca proponendo un gioco: trovare il significato di Vaddivasi. Chi trova la soluzione dovrà darla a Mocciosus e riceverà un ricco premio!»

«E Piton è così stupido da non capire che è uno scherzo?»

«Remus, Mocciosus è stupido! Però è un bravo attore e sa fingersi intelligente: se la cava solo in Pozioni e in Difesa Contro le Arti Oscure, perché conosce un sacco di malefici. Per il resto vale poco» rispose Sirius.

«Concordo. E non se ne accorgerà anche perché penserà sia stata la Evans» aggiunse James.

«E Lily cosa penserà? Che sia stata un’idea di Piton?» chiese Remus derisorio.

«Esattamente!» esclamò James compiaciuto della sua perspicacia. «Capisci i piani malandrini in fretta, come al solito».

In verità Remus non aveva ancora capito come avrebbero fatto sì che ognuno credesse fosse opera dell’altro, ma il suo orgoglio, tornato dalla Transilvania, gli impediva di chiedere. Lo stesso dicasi per Sirius, che non aveva pienamente compreso il piano dell’amico. Entrambi ringraziarono mentalmente Peter quando chiese chiarimenti in merito.

«Ah, caro il mio Codaliscia, è semplice: nell’annuncio appeso nella Sala Comune dei Serpeverde in un angolo ci saranno le iniziali L.E., mentre in quello che appenderemo qui ci sarà scritto S.P.».

Sirius gli batté il cinque compiaciuto. «Allora cominciamo! Cosa facciamo prima? Annuncio o definizioni?»

«Annuncio» propose Peter, e appellò pergamena, piuma e inchiostro. Stappò la boccetta e aspettò che gli amici dettassero.

«Dunque, dunque» iniziò James. «No, non scrivere Dunque, dunque!» corresse Peter ridendo. Il ragazzo un po’ imbarazzato cancellò le due parole, dopodiché tese il tutto a Remus, con la scusa che aveva una scrittura più ordinata.

«Venghino, Signori, venghino!» urlò Sirius con foga, attirando lo sguardo di tutti, e meritandosi una pacca sul fianco da James (il quale, ad essere sinceri, non pensava che gli avrebbe fatto tanto male).

«Cornuto sei un pazzo!» ringhiò Sirius massaggiandosi la parte dolorante.

«E allora non urlare, deve essere una sorpresa! E tu che vuoi?» sbottò poi a un primino che si era avvicinato.

«Quel ragazzo…» balbettò indicando Sirius, il quale scoppiò a ridergli in faccia e gli fece cenno di andarsene.

«Venghino, Signori, venghino!» ricominciò a voce più bassa. «Grande Caccia al Tesoro in arrivo! Proficua ricompensa a chi troverà il significato di Vaddivasi e lo invierà a Severus Piton di Serpeverde. Partecipate numerosi, divertimento garantito!».

«Non funzionerà mai, lo sapete?» disse Remus sconsolato.

«Tentar non nuoce. E se non erro, tu dovresti essere ottimista!» lo riprese Sirius.

«Lunastorta, cancella l’ultima frase. Scrivi: La soluzione dovrà essere inserita nel contenitore vicino all’arazzo “I Bari Allegri” al quarto piano. Nessuno sano di mente aiuterebbe un Serpeverde o parteciperebbe a un gioco organizzato da lui!» disse Peter.

«Ehi, hai scritto Vaddivasi con la W!» gli fece notare Sirius

«Ma dai? Non lo sapevo!» rispose sarcastico Remus. «Così sembra più antico, no? Come il Wingardium Leviosa, non si scrive con la V, anche se il suono è lo stesso».

«Bene, vada per la W! Ora inventiamo. Remus, tu inventi un significato per Antiche Rune, Aritmanzia e Storia della Magia, visto che sei l’unico che le segue. Peter: Cura delle Creature Magiche e Erbologia. Sirius: Babbanologia, Astronomia e Pozioni» disse James, distribuendo le materie in modo tale che ognuno si occupasse di quelle in cui eccelleva. «Mentre io penserò a qualcosa per Difesa, Trasfigurazione e… Incantesimi, inventiamo qualcosa?»

«Certamente! Waddiwasi è un incantesimo che rende belli, non lo sapevi?» gli rispose Sirius.

James ghignò. «Vero, mi ero dimenticato fosse un incantesimo per lavare i capelli».

«O rimpicciolire i nasi!» diede man forte Peter. «Cosa succede se lo prova?» 

«Niente, perché non può provarlo: non mettiamo le istruzioni su come agitare la bacchetta!» spiegò James.

«Ok ragazzi, al lavoro!» li riprese Remus. Appellò altri fogli, piume e inchiostro e li distribuì agli amici.

La seguente mezz’ora passò tra vari risolini che si levavano ogni tanto da dietro le pergamene, con relative occhiate interrogative che lanciavano loro gli altri Grifondoro che stavano studiando, e di cui i Malandrini non si accorgevano.

 

Finita la fase dell’inventiva, James iniziò a leggere sottovoce agli amici quel che aveva inventato.

«Trasfigurazione: Waddiwasi è un incantesimo che era amato dalle fanciulle dell’alta aristocrazia nel Medioevo, in quanto trasfigurava le unghie in piccoli petali graziosi». Scoppiarono tutti a ridere alla ridicola immagine di Piton con petali di rosa al posto delle unghie.

«Altro che Mocciosus, dovremmo chiamarlo Severino Fiorellino!» propose Peter ridendo.

«Incantesimi: chiamato anche l’Incantesimo del parrucchiere, Waddiwasi rende istantaneamente i capelli puliti, morbidi, profumati e pettinati. In caso di uso continuato nel tempo può portare alla caduta perenne della capigliatura».

«Ve lo immaginate Mocciosus senza le due unte tende nere ai lati della faccia? Un incantesimo del genere sarebbe da inventare davvero e lanciarglielo ogni giorno» commentò Sirius.

«Difesa Contro le Arti Oscure: si suol dire Waddiwasi quando si augura l’incontro di un Lupo Mannaro. Non sempre accade, ma molti Licantropi hanno riferito di aver ricevuto quest’epiteto almeno tre volte prima di essere morsi. Esiste una vecchia forma di scongiuro che consiste nel ballare per un’ora sotto la pioggia il giorno del Solstizio d’Estate»

«James, fattelo dire: sei scemo! Già lo sospetta, se poi gli fai leggere certe cose è finita, se ne convincerà!»

«Suvvia, Remus, è inventato! Devi pensare in positivo, quante volte dobbiamo ripetertelo? Non avrà mai la certezza del tuo Piccolo Problema Peloso!» disse James.

«Come?»

«Piccolo problema peloso, P.P.P in breve» disse sorridendo Ramoso.

L’espressione di Remus era esasperata e divertita insieme, cosa che fece ridere non poco gli altri due.

«Sirius, a te la parola» sussurrò poi il moro, fingendo di ignorare la faccia di Remus.

«Babbanologia: il Waddiwasi è uno strumento usato nel Medioevo per esorcizzare le persone possedute da cattivi spiriti. Come molti dei rimedi babbani contro le stregonerie, non funzionava, anzi: il più delle volte portava alla morte i poveri malcapitati che erano accusati di essere servitori del diavolo».

«Sei crudele! Macabro! Sinistro!» esclamò Remus.

«Mancino, prego. Non poteva mica essere un pettine! Anche i Babbani li chiamano così. Invece non hanno né il Cruciatus, né l’Avada Kedavra, ma credimi quando ti dico che sono molto ingegnosi quando si tratta di inventare torture» spiegò Sirius.

«Il prossimo è più allegro, vero?» chiese Peter.

«Forse» rispose laconico quell’altro.

«Astronomia: Waddiwasi è una cometa che passa e ruota attorno alla Terra ogni cinquecento anni. E’ molto diffusa la credenza che il suo avvistamento provochi effetti infausti, fino alla morte della persona che l’ammira. Tracce del suo ultimo passaggio risalgono al Secolo XV, ma non si è a conoscenza della data precisa».

«Sei di un’allegria che fa paura» commentò Peter alzando gli occhi al cielo.

«Non è che per Pozioni hai deciso che è un altro modo per chiamare il Distillato della Morte Vivente, vero?» scherzò Remus.

«Non sarebbe stata una cattiva idea, peccato che Mocciosus sia bravo in questa materia e sa sicuramente che non è così» rispose Sirius con una smorfia di disappunto. «Quindi la mia mente geniale ha procreato una brillante idea: Storia delle Pozioni: nell’Antica Grecia la Waddiwasi era una potente pozione usata per imbruttire, utilizzata dalle matrone gelose della bellezza delle figlie. Quest’intruglio a base di radici d’ortica e altri ingredienti andati perduti, veniva fatta assumere alle ignare giovani, che si trovavano il giorno seguente con macchie bluastre sulla pelle e pustole di dimensioni variabili».

«Che schifo! Tu sei grande!» si congratulò James.

«Grazie, grazie, lo so» rispose l’altro prodigandosi in inchini a destra e a manca.

Poi i due fissarono Peter alla loro destra. Quello si schiarì la voce e incominciò.

«Erbologia: la Waddiwasi è una rara radice che provoca prurito in tutto il corpo al solo contatto, in quanto libera spore che si moltiplicano sulla pelle umana. Presente solo in zone paludose, la si può trovare attorniata da piccoli fiori bianchi».

«Che delicatezza, Codaliscia, pure i fiorellini!» lo prese in giro Sirius.

«Più delicato del tuo annuncio di sicuro! Sembra l’urlo di richiamo di un circense!» gli rispose Peter.

«L’importante è che inganni Mocciosus» li mise a tacere James. «L’altra?»

«Cura delle Creature Magiche: il Waddiwasi è il cibo preferito dal Gramo»

«Il Gramo non esiste!» sbuffò Remus.

«Hai per caso qualche prova?» chiese Peter imperterrito.

«Neanche tu ne hai» ribatté Remus.

«Sbagliato: mio nonno è finito al San Mungo dopo aver visto un grosso cane nero!» assicurò Peter, agitandosi un po’ sulla poltroncina.

«Sicuro che non fossi io?» scherzò Sirius.

«Sì, perché ti sai trasformare da poco tempo, e mio nonno ci è finito l’anno scorso. Il Gramo esiste, e se non esiste pazienza» chiuse il discorso Peter. Remus alzò le mani in segno di resa un po’ scocciato. 

«Remus, le tue definizioni?» chiese James, per distrarre i due amici dagli sguardi che si stavano rivolgendo, come a voler dire “prova a contraddirmi, ma tanto ho ragione io”. Remus spostò il suo interesse verso la sua pergamena e iniziò a leggere.

«Antiche Rune: Waddiwasi è un’antica runa magica africana che veniva incisa sugli scudi dei combattenti, in quanto alla sua vista i nemici scappavano spaventati. Purtroppo l’immagine è andata perduta, ma un’antica pergamena mostra le espressioni terrificate dei fuggiaschi».

«Carina. Quindi quando ho detto Waddiwasi Mocciosus sarebbe dovuto scappare a gambe levate urlando come un pazzo?» chiese James, l’aria ilare.

«Più o meno» rispose Remus concedendosi un sorriso. Alla fin fine Peter poteva pensare quel che voleva.

«Storia della Magia: nella guerra tra Maghi ed Elfi, vinta dai primi nel 593, gli Elfi usavano uno strano urlo di battaglia che provocava conati di vomito ai Maghi. Nei contratti che legano gli Elfi Domestici ancora oggi c’è una nota che proibisce di pronunciare ad alta voce la parola “Waddiwasi”».

«C’è davvero stata una guerra tra Maghi ed Elfi?» chiese Sirius incuriosito.

«Credi che si siano resi schiavi di libera iniziativa?» chiese retorico Remus.

«Ci sono un sacco di ingiustizie a questo mondo» mormorò Peter.

«Ehi, noi siamo Grifondoro per qualcosa! Una volta usciti di qui potremo combattere il Male e far trionfare la Giustizia» tentò di rincuorarli James con il suo proverbiale entusiasmo. «Sapete, sto prendendo in considerazione l’idea di diventare Auror» li informò.

«Auror, eh? Vi immaginate la faccia dei miei se diventassi un Auror?» scherzò Sirius. Anche se in effetti non sarebbe stata una brutta professione, pensò.

Peter applaudì James, ammirato. «Auguri, allora! Dicono che sia molto difficile entrare all’Accademia» gli disse, non avendo occhi che per lui, ora.

«Ho mai fallito in qualcosa?» si pavoneggiò il ragazzo con gli occhiali, conscio delle sue capacità.

«Certo, ad uscire con la Evans» gli fece notare Sirius divertito, al ché James mise su un finto broncio e gli fece una linguaccia. Peter ridacchiò, ricevendo anche lui una pernacchia da James. «Menomale che ci sei tu, Remus» disse allora al ragazzo che ridacchiava sotto i baffi ma che aveva subito cambiato espressione non appena James si era rivolto a lui. «Qual è l’ultima definizione?».

«Rullo di tamburi, prego!» disse Remus.

«Sì, e squilli di trombe!» lo prese in giro Sirius. «Tiratela meno, Lunastorta». Il suddetto ragazzo, dall’alto della sua maturità, gli fece una linguaccia imitando la smorfia che aveva fatto James poco prima. Peter, che aveva ben colto il riferimento, si mise a ridere sonoramente, mentre James lo guardava poco convinto, come se non credesse possibile che il ragazzo che aveva appena elogiato per non averlo preso in giro si fosse messo a scimmiottarlo. Sirius se ne uscì semplicemente affermando che non è che mostrandogli le loro lingue lo invogliassero a baciarli. Al che, tra le risate di Peter, Remus tornò serio e si affrettò a leggere l’ultimo significato che aveva inventato.

«Aritmanzia: la combinazione della Cattiva Sorte, detta altresì “Waddiwasi”, è la somma derivante dall’angolazione della Luna sul piano dell’orizzonte (α) a cui viene aggiunto il doppio (2α) che corrisponde alla metà degli anni di chi calcola, con il triplo dell’altezza della costellazione sotto cui è nato il calcolante» concluse soddisfatto.

«Non ho capito niente» ammise Peter.

«Tranquillo, neanche noi» lo rassicurò Sirius indicando se stesso e James.

«Non ho scelto Aritmanzia per un motivo! Ma Remus, sei sicuro che abbia significato quello che hai inventato?» chiese James. Remus gli lanciò un’occhiataccia.

«Avrebbe senso scrivere qualcosa che non ha senso?»

«Un senso incomprensibile, ma ce l’avrebbe!» scherzò Sirius.

«Contento tu di studiarla…» disse Peter, che al secondo anno l’aveva scartata senza neanche leggere tutta la presentazione della materia. 

Copiarono gli annunci della “Caccia al Significato”, come l’avevano ribatezzata, su altre tre pergamene, in modo da consegnarle agli Elfi Domestici che nelle notta li avrebbero appesi nelle bacheche delle Sale Comuni.

 

James si alzò stiracchiandosi, affermando che sarebbe andato a recuperare il sonno della notte precedente, ma un’occhiata di rimprovero di Remus lo bloccò a metà strada. «Che c’è?» sbottò. 

«E il tema di un rotolo per Erbologia?» gli ricordò Remus.

«L’ho già finito!» rispose un po’ scocciato. Talvolta Remus si preoccupava troppo dei compiti. Avevano ottimi voti, non succedeva niente se anche di tanto in tanto si “dimenticavano” di fare qualcosa. Avevano altro di più importante per la testa!

«Beato te, io sono a metà» sbuffò Sirius. «Ma cos’ha di tanto importante l’Algabranchia? Almeno potessimo provarla…».

«Se vuoi ti do una mano, io l’ho già finito» gli propose Peter.

«Grazie» gli sorrise Sirius riconoscente. Se c’era una materia che proprio non amava era Erbologia. «Così almeno dopo possiamo riposarci un po’. Anche stanotte alzati, giusto?».

«Certo! Mentre io sarò di ronda voi potrete sgattaiolare indisturbati in biblioteca a mettere i biglietti, perché il corridoio lì davanti sarà il primo che controlleremo» assicurò Remus.

«E mi raccomando: se Lily dovesse chiederti…» incominciò James.

«James, lo so! Non manderò a monte lo scherzo!» lo rassicurò Remus.

I due salirono assieme al dormitorio, portando con loro i fogli con i significati inventati, mentre Peter aiutava Sirius a finire i compiti.

 «Ehi, quei due hanno lasciato qua gli annunci per gli Elfi!» disse Sirius una volta finito il tema.

«Meglio per noi! Capatina in cucina?» propose Peter. Sirius annuì e si alzò, per poi dirigersi verso il ritratto seguito dall'amico.

Una volta giunti nelle cucine, gli Elfi li accolsero gentilmente come loro solito. Tra un bignè alla crema, un tramezzino ai funghi e una fetta di crostata, i due spiegarono agli Elfi il favore che dovevano fare.

«E' di estrema importanza, capite, che nessuno studente sappia che ve li abbiamo dati noi» disse Peter alla fine del discorso di Sirius, il quale aveva illustrato la procedura alla quale dovevano attenersi gli Elfi.

«Il signor Silente ne è a conoscenza, vero, signorini?» disse un’Elfa dai profondi occhi castani, grandi e a palla come gli altri della sua specie.

«Ma certamente!» esclamò Sirius. «E' stato lui a mandarci qui. Dovete semplicemente fare come vi ho detto: questo nella Sala Comune di Serpeverde, questo dai Grifondoro e questi due dai Corvonero e Tassorosso» rispiegò indicando i vari annunci.

«C’è ancora della crostata al mirtillo?» chiese Peter per sviare il discorso.

«Certamente signorino, tutto quel che vuole!» rispose l’Elfa.

«E i bignè al cioccolato?» chiese Sirius goloso.

I due restarono nelle cucine ancora mezz’ora, dopodiché tornarono al dormitorio e si buttarono sui letti, riposando fino ad ora di cena.

 

«Gran bella dormita!» esclamò James scendendo verso Sala Grande.

«Gran bella abbuffata!» gli fece eco Peter. All’occhiata interrogativa dell’amico spiegò come si fossero portati avanti nello scherzo.

«Per cui è importante che stasera a cena non ci sia il pollo alle mandorle» concluse Sirius entrando nella Sala.

«La tua sfortuna è proverbiale, Felpato!» rise James sedendosi al tavolo dei Grifondoro. «Da quant’è che non fanno il pollo? Un mese?» disse indicando il centro del tavolo, dove tanti polli arrosto facevano bella mostra di sé.

«Gli Elfi mi odiano» mugugnò quell’altro.

«Non direi, oggi ti hanno lasciato mangiare di tutto!» gli fece notare Peter.

«Solo perchè c’eri anche tu».

«Non fare la vittima e lasciaci gustare appieno questo buonissimo pollo» disse Remus ghignando sotto i baffi. Sirius lo guardò in cagnesco, dopodiché prese coltello e forchetta e iniziò a sbocconcellare la carne.

«Non eri pieno?» chiese James.

«Mai per il pollo alle mandorle!» chiarì l’altro. Tra risate e chiacchiere, passò anche la cena, finita la quale seguirono i compagni in Sala Comune, per aspettare il momento in cui sarebbero entrati in azione.

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Capitolo 9
*** La notte non è fatta per dormire ***


La notte non è fatta per dormire

 

Alle nove Lily chiamò Remus per la ronda e quello, dopo esserci scambiato un’occhiata complice con gli amici, la seguì fuori dalla Sala Comune.
Bastò un semplice scambio di sguardi fra i tre ragazzi rimasti a farli alzare dalle poltroncine e andare in dormitorio a prendere il Mantello dell’Invisibilità, per poi seguire i due Prefetti tenendosi a debita distanza, anche se James continuava a spingere gli amici in avanti per sentire di cosa stessero parlando gli altri due.

Non erano poi così silenziosi, pensò Remus, ma forse era perché sapeva della loro presenza, mentre Lily non sentiva alcun fruscio.
«Madama Pince mi ha chiesto di controllare per bene questo corridoio perché pensa che ieri notte qualcuno sia entrato in biblioteca» lo informò Lily.
«Se vuoi resto qui io a controllare» si offrì Remus.
«Non occorre, basta che passiamo spesso per di qua».
Remus sperò vivamente che gli amici avessero ascoltato tutto. Si sentì picchiettare sulla spalla e capì che poteva continuare la ronda senza preoccuparsi: gli amici avrebbero fatto attenzione.
I due continuarono ad aggirarsi per il Castello ed ebbero la fortuna di incontrare Gazza solo dopo un’ora, al settimo piano, dove vennero sgridati perché avevano il passo pesante e parlavano ad alta voce.
«Ad alta voce!» sbottò Lily quando il custode era ormai lontano. «Se urlo quello pensa a un bombardamento!». 
Remus ridacchiò sommessamente alla sua lamentela, non poteva che darle ragione.
«Torniamo davanti alla biblioteca?» propose la ragazza avviandosi verso le scale. Remus annuì. Se proprio dobbiamo, pensò tra sé e sé, ma non aveva motivi ragionevoli da dare alla ragazza per restare distante da quell’area del castello.

Una volta arrivati Remus cercò di fare più rumore possibile, e ci riuscì talmente bene che Mastro Gazza arrivò trafelato e lo sgridò, facendo quasi più baccano di quello che aveva causato il ragazzo.
«Un’armatura! Hai fatto cadere un’armatura, ma com’è possibile?! E per fortuna che era isolata, pensa se ce ne fosse stata una fila! Ah, il Preside mi sentirà, sì, dovrà ascoltarmi! Far girare dei ragazzini maldestri di notte! E io non posso dormire perché devo controllarvi!». Per tutta la durata di tale filippica non aveva smesso un secondo di agitare le mani, come se loro stesse fossero indipendenti e inveissero per conto loro. «Ma domani mattina… voi due, scordatevi quelle spille! E ora a letto, subito!» sbraitò.
I due Grifondoro lo avevano fissato per tutto il tempo alquanto allibiti, ma di fronte a una tale sfuriata non osarono contraddirlo e prima che decidesse di non aspettare il mattino seguente per andare da Silente, si affrettarono a raggiungere la Sala Comune. 

Remus si scusò più e più volte, dicendo che non pensava che appoggiandosi all'armatura quella sarebbe caduta, ma Lily lo rassicurò e gli disse di non preoccuparsi.
«Ma rischi che Silente ti tolga la carica di Prefetto!».
«Remus, se Silente desse ascolto a tutte le lamentele di Gazza, Pix sarebbe stato cacciato da tempo! Stai tranquillo» lo rassicurò Lily.
Il ragazzo le sorrise riconoscente. Stava per entrare nel dormitorio quando la ragazza lo richiamò.
«Remus... io...» iniziò titubante «È tutta la sera che ci penso e finora mi sono trattenuta, ma... Cosa significa Vaddivasi?». Era davvero curiosa, e sapeva che probabilmente non le lo avrebbe rivelato, ma fare un tentativo non le costava nulla. Remus la guardò combattuto. Se solo non fosse stata amica di Piton...
La ragazza lo fissava in attesa di una risposta. Remus sospirò, ma capì che doveva dire qualcosa e forse aveva anche trovato cosa.
«La verità è che non lo sappiamo neanche noi. Per questo eravamo in biblioteca, ieri. Continueremo a cercare la settimana prossima, una volta finita la punizione della Pince».
«È la verità?»
«Certo!» assicurò il licantropo. Non tutta, però. «Per favore, non dirlo a Piton e non rinfacciarlo a James!» aggiunse in fretta con la preoccupazione viva negli occhi.
Lily sorrise. «Tranquillo, so mantenere un segreto. Anche se sarebbe stato divertente prendere in giro James… Ma tant’è. Buonanotte, Remus!». E una volta che si furono salutati ognuno salì le scale per raggiungere il proprio dormitorio.

Remus fu raggiunto poco dopo dagli altri Malandrini.
«Fatto il misfatto!» esclamò James sorridendo, appena entrato.
«Semplice come bere un bicchier d’acqua» disse Peter.
«Idea geniale fare cadere l'armatura» si congratulò Sirius. «Anche se ci hai fatto prendere un colpo! Ma almeno ci hai avvisati» disse dirigendosi verso il suo letto.
«Avresti dovuto vedere che salto ha fatto Felpato!» ridacchiò James, seduto a cavalcioni sul suo baule, pronto a commentare l’uscita notturna.
«Parla quello!» lo rimbeccò Sirius. «Se Peter non ti avesse tappato la bocca staresti ancora urlando!».
«A parte il vostro spavento è andato tutto liscio?» si preoccupò Remus, facendo come spesso accadeva da paciere.
«Liscio come l'olio sui capelli di Piton» asserì Peter. «Mocciosus» si corresse all'occhiata di James e Sirius, che annuirono all’unisono soddisfatti, già dimentichi che fino ad un attimo prima erano sul principio di un battibecco degno delle migliori telenovelas.
«Un biglietto in un libro di ogni materia» confermò James. «Tu invece? Lily ha chiesto qualcosa?».
«Ovvio che abbia chiesto spiegazioni!» rispose Remus, stravaccandosi a letto. 
«Tu cosa le hai risposto?» chiese Sirius con un’ansia malcelata nella voce.
«Le ho detto una mezza verità» disse Remus, stringendo la testa tra le spalle. Sirius sbuffò. «Quante domande servono per sapere tutto?». Remus alzò gli occhi al cielo, facendo ridacchiare James e Peter. Era sempre così quando Sirius voleva sapere qualcosa, diveniva insistente fino alla nausea, e il bello era che Remus era altrettanto paziente, per cui tra i due era nata una sorta di gara a chi avrebbe mollato l’osso per ultimo. Quella volta, Remus si arrese subito.
«Le ho detto che in verità non sappiamo che cosa significhi e che continueremo le ricerche la settimana prossima, non appena la Pince ci permetterà di tornare in biblioteca».
«Le hai detto che non lo sappiamo?» chiese James preoccupato. «Ma così farò la figura dell’idiota!» esclamò in piena fase “tragedia greca”. «Piton le avrà sicuramente detto che sono stato io a pronunciare “Waddiwasi” e ora penserà che sono uno scemo che dice le prime parole che gli vengono in mente!». 
Che James fosse disperato, era palese, così Sirius non sottolineò che effettivamente lui era davvero “uno scemo che dice le prime parole che gli vengono in mente”. Ma forse l’occhiata intimidatoria di Remus aveva contribuito a tale remora.
«Calmati Ramoso» disse Remus, nella voce quella tranquillità che calmava gli animi più agitati e di cui sarebbe diventato conscio solo più avanti nel tempo, quando sarebbe diventato professore e avrebbe avuto a che fare con adolescenti che tranquilli di certo non erano. «Dovevo dirle qualcosa, domani inizia la Caccia al Tesoro e noi teoricamente non sappiamo chi l'ha organizzata e vogliamo vincere perché... Beh, è da noi voler vincere. Ma se non faremo alcuna ricerca saremo giustificati».
«E lei non penserà che siamo stati noi gli artefici del gioco» concluse Peter, convinto del piano.
«Una precauzione in più oltre alle iniziali» confermò il licantropo.
James ci pensò su qualche secondo, poi annuì, confortato. «Mmmm… Sì, ok, va bene». Anche se non lo avrebbe ammesso mai, neanche sotto tortura, il terrore di fare una figuraccia con la Evans gli attanagliava le viscere ogniqualvolta la incontrava, e il fatto che finisse sempre per fare una magra figura, non faceva altro che aumentare l’ansia che provava vedendola. Ma non lo avrebbe ammesso mai. Forse non lo ammetteva neanche a se stesso.
«Ora però andiamo a mettere la scatola al quarto piano» disse James.
«Che scatola?» chiese Sirius.
«Quella che abbiamo decorato e incantato io e Remus oggi pomeriggio, mentre voi studiavate. Mica abbiamo solo ronfato!»
«Andiamo allora!» li esortò Peter, e tra qualche lamentela, chi si era già buttato a letto si alzò, e tutti e quattro si incamminarono sotto il Mantello dell'Invisibilità verso il corridoio prestabilito.

Spegnete quella luce!” era la frase più ricorrente che rivolgevano i personaggi dei quadri ai Malandrini.
«Chi è che ci disturba? Domani dobbiamo essere in gran forma, abbiamo un torneo!» si lamentò uno dei bari.
«Giocherai tu al mio posto? Dovrò concentrarmi e se non dormo sarò uno straccio, spegnete quelle bacchette!» brontolò un altro.
«Chi è che si aggira di notte per la scuola?» chiese una voce, ma non veniva dall'arazzo.
«Merlino, è Pix! Presto, Ramoso, sistema la scatola!» lo spronò Remus.
«Fatto! Andiamo via, veloci!».
«Chi c'è qua? Studenti fuori dal letto? Dove siete, birbanti?» continuava Pix.
«Via, via!» sussurrava intanto James spingendo gli altri verso un'aula vuota, dove poterono riprendere fiato.
«L'abbiamo scampata!» sussurrò Peter.
«Aspettiamo cinque minuti che se ne vada e poi torniamo di filato alla torre!» disse sottovoce Remus, perentorio.
«E questa scatola?». I Malandrini ascoltavano i commenti di Pix tenendo le dita incrociate.
«Waddiwasi: Se il significato sai e nella scatola lo metterai, vai alla Stamberga appena puoi e lì un premio troverai! Ma che pessime rime! Chi l'ha scritto? Studeeenteee! So che sei fuori dal letto!»
«Rimettila a posto! Rimettila a posto!» pregava Peter.
Sentirono gli ululati di Pix amplificati dalle armature che si affievolivano sempre di più, segno che il Poltergeist si stava allontanando. Aspettarono ancora un po' e poi tornarono al dormitorio.

«Chi è che ha inventato quella filastrocca penosa?» chiese Sirius, seduto a gambe incrociate sul suo letto.
«Remus» disse James, «James» disse Remus.
«L'avete inventata assieme» dedusse Peter. «Forse sarebbe stato meglio farcela leggere, ma pazienza, non si piange sulla pozione versata».
«Esatto, quindi evitate i commenti» disse James. «Anche perché ne avevamo inventata una bellissima, ma poi abbiamo pensato che doveva sembrare inventata da Mocciosus e quindi non poteva essere un granché» concluse con un sorriso a trentadue denti, sapendo di non essere affatto convincente, ma oh, uno ci prova lo stesso!
«D'accordo, d'accordo. Vi crediamo sulla parola» disse Sirius strizzando l'occhio a Peter. «Notte!»
E data l'ora tarda, tutti e quattro, come toccarono con la testa il cuscino, si addormentarono.

Quel martedì mattina, quando Severus si alzò, trovò tutti i suoi compagni accalcati davanti alla bacheca. Si avvicinò per leggere e si convinse una volta di più che Lily fosse una ragazza geniale. Lui non poteva andare in biblioteca, e allora qualcun altro avrebbe fatto la ricerca per lui.
Nello stesso tempo anche Lily era scesa in Sala Comune e l'aveva trovata affollata. L'avviso appeso le confermava ancora una volta la furbizia dell'amico.
Entrambi si chiedevano quale sarebbe stato il premio in palio, ma ambedue avevano fiducia che l'altro avesse previsto tutto.
I Malandrini invece se la ridevano sotto i baffi. In tanti si mettevano d'accordo per andare in biblioteca il pomeriggio stesso, altri fantasticavano sulla ricompensa. Tutti pensavano che sarebbe stato un bel gioco, anche se nessuno capiva chi l'avesse organizzato.

Quei quattro avvisi segnarono la fine della quiete in biblioteca.

 

 

 

Angolino di AiLing:

Et voilà: il nono capitolo!
Ora che è finita la scuola credo che riuscirò a tenere il ritmo di un capitolo a settimana, o almeno lo spero!
Se notate errori/orrori non esitate a dirmelo.

A presto ^_^

Vostra,

AiLing

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Capitolo 10
*** Il fuoco magico ***


Il fuoco magico

 
I Malandrini avevano passato la mattinata nelle serre e Sirius era riuscito a prendere addirittura E nel suo tema: un voto eccezionale.
Si stavano dirigendo alla torre per darsi una ripulita prima di pranzo e Sirius non faceva altro che gongolare: sembrava un bambino a cui hanno detto che il Natale viene prima del previsto.
«Ho preso una E in Erbologia, ma ci credete?».
«Sirius, anche Peter ha preso una E, ma non si sta dando tante arie. Prendi esempio da lui!» lo riprese Remus, il quale aveva preso una O, ma a differenza di Sirius, del tutto meritata. «Quanta metà ti ha dettato Codaliscia?» lo punzecchiò il licantropo. Le guance di Peter si infiammarono nel sentirsi preso come esempio prima, e in causa poi. 
«Meno insinuazioni, grazie. Mi ha aiutato, non me l'ha dettato!» disse Sirius fintamente indignato. «Erbologia è una tale noia...»
«Andiamo, ragazzi, discutete ancora per queste cose?» li interruppe James, davanti a loro di qualche passo. «Se ti consola, Remus, io potrei aver copiato dal tuo tema, ma non mi pare il caso di farne un affare di stato!». Alle sue parole, Remus boccheggiò preso in contropiede.
«Come, dove e quando hai copiato?» chiese scioccato, ma davanti al sorriso beffardo dell’amico non poté che alzare gli occhi al cielo, sospirando esasperato.
«Abbiamo cose ben più importanti a cui pensare!» sviò il discorso Sirius. «Dobbiamo procurarci della Polvere Volante».
«Io questo pomeriggio ho Aritmanzia» li avvisò Remus entrando in Sala Comune.
«Allora ce ne occuperemo noi tre» concluse Peter, chiudendo il ritratto dietro di sé. 
 
Dopo pranzo i Malandrini tornarono in dormitorio dove Remus prese la borsa per poi salutare gli amici e dirigersi a lezione, mentre gli altri escogitavano un piano d'azione.
«So che la McGranitt ha un vasetto di Polvere Volante nel suo ufficio» disse James. «Usando il Mantello di mio padre non dovrebbe essere difficile entrare e prenderla, ma serve un diversivo che la tenga impegnata per un po'».
«Peter potrebbe andare a chiederle le risposte dell'ultimo compito» propose Sirius.
«Proprio io? Quella donna mi mette in soggezione!» si rifiutò Peter.
«Io starò fuori dall'ufficio a fare il palo e nel caso servisse tempo intervengo chiedendole... Se può rispiegare l'ultimo argomento! Ieri mattina eravamo tutti insonnoliti, per cui sarà abbastanza credibile» disse Sirius.
«Perfetto! Dite che sia ancora in Sala Grande?» chiese James alzandosi dal letto su cui si era steso poco prima.
«Probabile, anche se ci starà ancora per poco. Meglio se ci sbrighiamo!». E detto questo, anche Sirius si alzò, seguito a ruota da un Peter mogio mogio. James nascose il Mantello sotto la veste, dopodiché tutti e tre scesero in Sala Comune e uscirono dal ritratto, dirigendosi verso lo studio della professoressa. 
Mentre i suoi compagni facevano la vedetta, James entrò nell'ufficio della McGranitt e prese una manciata di Polvere Volante dal contenitore sulla mensola del caminetto, dopodiché uscì e si diresse con Sirius verso il corridoio in cui si trovava Peter.
 
«Ma professoressa, alla terza domanda non bisognava rispondere descrivendo il movimento della bacchetta e la formula?»
«Signor Minus, alla prossima lezione consegnerò i compiti corretti e se avrà domande quello sarà il momento più adeguato per porle. Ora, se non le dispiace, devo recarmi nel mio studio» si congedò la professoressa. Peter stava sudando freddo: come avrebbe reagito la McGranitt se avesse visto un vasetto volare? Ma tre tocchi sulla spalla destra lo informarono che i suoi amici erano proprio dietro di lui, e, trattenendo un sospiro di sollievo, salutò la professoressa. 
I tre tornarono al loro dormitorio per poter agire indisturbati. Chiusa e imperturbata la porta, Sirius accese un fuocherello dalle fiamme azzurre al centro della stanza. Quando James ci lanciò sopra la Metropolvere, alte fiamme verdi ne scaturirono, illuminando la stanza in modo sinistro.
«E ora aspettiamo» disse Sirius buttandosi sul suo letto, copiato da James. 
 
Quando Remus tornò trovò i due ragazzi appisolati tra le coperte, e Peter accanto alle fiamme alte un metro intento a leggere fumetti.
«Ciao Coda. È andato tutto bene?»
«Certo» disse Peter alzando lo sguardo. «Secondo te è normale?» chiese poco dopo. «Che quei due dormano di pomeriggio, intendo» aggiunse indicando con un cenno della testa James e Sirius.
«In verità ho sonno pure io. Che ora abbiamo fatto stanotte? L'una e mezza?» chiese sbadigliando, e mentre Peter annuiva anche Remus si buttava sul letto. «Chiudo gli occhi un attimo» gli disse, senza ascoltare la risposta che gli diede Peter.
Anche il quarto Malandrino aveva sonno, ma aveva anche voglia di veder nascere l'Ashwinder. Cura delle Creature Magiche era un materia che lo appassionava, forse l'unica che gli piacesse davvero, oltre Erbologia. Ma forse era perché in tutte le altre era un mezzo disastro. Ad ogni buon conto, decise di rimanere sveglio, e i fumetti babbani aiutavano.
Dopo un'ora, che un po' osservava e un po' leggeva, non era ancora successo niente. Era spettrale, quel fuoco. Le fiamme ora si erano abbassate, ma emanavano ancora una luce verdognola. Ogni tanto guizzava qualche scintilla bluastra, saettava verso l'alto per poi spegnersi e ricadere come granello di cenere.
Peter sentiva le palpebre farsi pesanti. Le chiuse senza accorgersene, ma le riaprì sussultando: doveva stare sveglio! Ma dopo un po', per quanta forza di volontà ci mettesse il ragazzo, le palpebre si chiusero e lo condussero nel mondo dei sogni.
Quando riaprì gli occhi, era tutto dolorante per la posizione scomoda in cui si era appisolato, fuori era buio, e i suoi amici stavano ancora dormendo.
«Per le consunte mutande di Merlino!» sbottò, capendo di essersi addormentato. Guardò il fuoco: era ridiventato azzurro. Ma se era così voleva dire che... La Polvere Volante aveva finito il suo effetto, l'Ashwinder era già nato! E a confermare la sua teoria, una striscia di cenere si allontanava dalle fiamme, diretta chissà dove.
«Ra-ragazzi... RAGAZZI!» urlò Peter per svegliarli. I tre finalmente socchiusero gli occhi e lo guardarono infastiditi.
«L'A-ashwinder è na-nato» borbottò avvampando per la vergogna. 
Sirius si alzò di scatto. «Fantastico!» esclamò. «Dov'è?».
«Nonsopernodoato» bisbigliò Peter in maniera incomprensibile. 
«Come?» chiesero i tre ragazzi in coro.
«Non lo so perché mi sono addormentato» urlò l’altro isterico.
«Porco ippogrifo!» esclamò Remus. Nonostante il momento per loro drammatico, James e Sirius non riuscirono ad evitare di ridere.
«Porco ippogrifo? Questa non l'avevo mai sentita!» commentò Sirius ridendo sotto i baffi.
«Dovresti inventare nuove imprecazioni più spesso!» sghignazzò James.
«Ma come fate a ridere?! Siamo in una situazione tragica!» gridò Remus con gli occhi fuori dalle orbite. «IL DORMITORIO POTREBBE PRENDERE FUOCO DA UN MOMENTO ALL’ALTRO!»
Bastò poco per far tornare seri gli altri due ragazzi, la situazione era grave e dovevano capire come gestirla al più presto.
«Raccogliamo la cenere ed evacuiamo la torre» disse James sbrigativo. Si chinò con Sirius a raccogliere il prezioso ingrediente mentre Peter corse fuori urlando a tutti di scappare. Remus era rimasto immobile a fissarli, sorpreso dalla rapidità con cui avevano cambiato atteggiamento. Eppure erano cinque anni che li conosceva… Ma riuscivano comunque a sorprenderlo, perchè erano assai poche le volte in cui, soprattutto Sirius e James prendevano le cose seriamente. Ma tali congetture vennero presto interrotte da una certa puzza di bruciato: era finita.
«Fuori!» urlò agli amici, ma quelli stavano provando a spegnere le piccole fiamme che si erano generate dalla Polvere Volante.
«È un fuoco magico, non riuscirete a fermarlo così!» urlò spingendoli fuori, giù per le scale. 
Nel frattempo era arrivato un Caposcuola che aveva cercato di prendere in mano la situazione e far mantenere la calma nel fuggi-fuggi generale che aveva causato Peter con le sue urla di allarme.
«Aguamenti!» provò anche lui ripetitivamente senza successo. 
Quando arrivò la McGranitt, il fuoco aveva già divorato le tende dei letti. Vedendo che si propagava lentamente, i ragazzi avevano tirato in salvo i bauli e tutto ciò che erano riusciti a raggiungere. La professoressa riuscì a spegnere il fuoco magico, ma dopo l'occhiata che lanciò loro, i Malandrini avrebbero preferito restare ad affrontare fiamme e fulmini piuttosto che seguirla.
I suoi occhi erano stretti in due fessure, così come la bocca: era furente. Peter tremava a guardarla e neppure James e Sirius osavano fissarla negli occhi. Sapevano bene quando potevano osare, e quando invece era meglio mostrarsi pentiti e imbarazzati.
«Si può sapere» iniziò sillabando «cosa diavolo è successo?». Sentendola addirittura imprecare, nessuno azzardò a una spiegazione.
«Dal Preside, subito!» sibilò.
Mente uscivano sentivano gli altri Grifondoro bisbigliare: «Cos'è successo?», «Un incendio!», «I Malandrini?», «E chi altri?» e tante frasi simili.
La professoressa camminava impettita e veloce, e i Malandrini non poterono fare altro che seguirla. Si lanciavano occhiate silenziose e interrogative. E disperate, nel caso di Peter; Remus era per lo più sconsolato. Lo sapeva, lo sapeva che qualcosa sarebbe andato storto! Andava sempre storto qualcosa, e finivamo puntualmente in punizione.
Una volta arrivati davanti ai due gargolle di pietra che facevano la guardia all’ingresso dell’ufficio del Preside, la professoressa disse:«Rospi alla menta». Sirius e James si guardarono ammiccando: sapere una parola d'ordine può sempre tornare utile.
Il professor Silente non sembrò molto sorpreso di dover ricevere i quattro ragazzi, ma forse era già stato avvisato del disastro da qualche Elfo Domestico.
«Signori Lupin, Minus, Black e Potter, a cosa devo il piacere di questa visita?» chiese sorridendo sornione.
La professoressa non lasciò loro il tempo per rispondere che aveva già iniziato a spiegare la situazione.
«Professore, i quattro qui presenti hanno applicato fuoco alle tende del loro dormitorio, ma non contenti, hanno anche spaventato gli studenti che erano nella torre, ovvero tutti, dato che la maggior parte si stava preparando per la cena…»
«La prego, Minerva, li lasci spiegare. Sono sicuro che hanno ottime ragioni per motivare tutto ciò». Il Preside sembrava quasi divertito dalla situazione. 
I Malandrini si guardarono tra loro imbarazzati: che dire?
Sirius prese coraggio, si schiarì la voce e incominciò a parlare:«Vede, signore, noi avevamo pensato di provare un incantesimo che...» ma fu interrotto da Peter, il quale non voleva che una sua colpa ricadesse su tutti.
«È stata una mia distrazione, professore».
«Cosa dici, Peter? Dovevamo fare tutti più attenzione!» disse James.
«È colpa mia, avrei dovuto impedire che facessero questa sciocchezza» sospirò Remus.
«Colpa tua? Solo perché hai una spilla non vuol dire che devi prenderti tutte le responsabilità!» lo rimbeccò Sirius, scocciato dal comportamento da martire dell’amico.
«Non tutte, ma di certo ho più responsabilità di voi!».
«Ma chi è che non ha fatto attenzione?» lo riprese James.
«Io!» si intromise Peter. «E’ colpa mia!».
«Peter, ho acceso io il fuoco» gli ricordò Sirius.
«Ma io mi ero messo a controllarlo!» precisò Peter.
«Vi prego di stare calmi» li interruppe Silente sorridendo. «Credo che, di fronte a una dimostrazione di lealtà e amicizia tanto grandi, se la professoressa è d'accordo con me, non debba esservi assegnata alcuna punizione. Certo però alcuni punti saranno tolti a Grifondoro. Lei cosa ne pensa, Minerva, dieci a testa possono bastare?».
La McGranitt era visibilmente contrariata dalla scelta del Preside, e non si premurò di nasconderlo. «Credo che toglierne venti sarebbe un favore, dato che non sconteranno nessuna punizione» disse un po' infervorata.
«Vada per quindici. Se non ricordo male avevo la vostra età quando cercai di creare un incantesimo e detti accidentalmente fuoco alle tende del mio dormitorio» raccontò il professore, sorridendo tra sé. «Fortunatamente, stavo simpatico al preside che non fu troppo duro con me» e ammiccò alla figura in un quadro. «Bando alle ciance, filate a cena!» esclamò poi e i ragazzi non se lo fecero ripetere due volte: ancora non si capacitavano della fortuna avuta.
«Non siamo stati espulsi!» esclamò Remus sereno.
«La McGranitt non ci ha uccisi!» commentò Peter felice.
«Certo che abbiamo due ottimisti qui» sussurrò James a Sirius, ridacchiando. 
Quando arrivarono al loro tavolo furono sommersi di domande dai vicini, ma, grazie alla promessa di raccontare tutto fin nei minimi dettagli in Sala Comune, riuscirono a cenare in pace. Certo è, che ancora una volta tanti sguardi erano puntati su di loro, e ai quattro (soprattutto a due) non dispiaceva essere al centro dell’attenzione.
 
 
 
 
Angolino di Ailing:
Et voilà! Manca poco, credo. Per lo meno, manca solo un ingrediente: il pezzo di legno dello stesso albero della bacchetta!
Non ho altro da dire, se non che ringrazio chi segue, preferisce e recensisce.
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Primi dubbi e piccoli sospetti ***


Riassunto (che tanto riassuntivo non è):

Nell'attesa di procurarsi tutti gli ingredienti per poter iniziare la pozione che serve per creare un incantesimo, i Malandrini ideano uno scherzo ai danni di Severus e di tutti gli altri studenti: propongono una "Caccia al Significato” di Waddiwasi, promettendo un premio (che verrà consegnato alla Stamberga alla prima gita ad Hogsmeade) a chi troverà la definizione. Nessuno sa chi sia l'artefice, anche se Severus crede che ad organizzare il tutto sia stata Liy, mentre la ragazza crede sia stato Severus.
E se proprio non vi ricordate, rileggete gli scorsi capitoli! ;)


NOTA: in questo capitolo e nei prossimi appaiono dei personaggi che ho inventato di sana pianta come amiche di Lily. Ognuno ha le sue idee riguardo i personaggi femminili della vecchia generazione, e per non andare contro le idee di nessuno, ho deciso di far intervenire dei personaggi nuovi.


 
 
Primi dubbi e piccoli sospetti

 
Lily non credeva a suoi occhi: avevano provocato un incendio (o almeno questo le aveva detto Elizabeth) ed erano lì che cenavano beati come se nulla fosse successo. E non era tutto, nossignori, si vantavano pure! “Vi raccontiamo nei dettagli in Sala Comune”. Sbruffoni. Lily pensò che fosse meglio per i suoi nervi stare alla larga dalla combriccola.
Stava aspettando che Elizabeth finisse di mangiare il dolce, quando vide all'altro capo della sala Severus alzarsi.
«El, vado da Severus, ti dispiace?». 
La ragazza fece una smorfia sentendo il nome del Serpeverde, ma non obiettò nulla. «Ci vediamo dopo» le disse solamente.
 
«Ehi, Sev!» lo chiamò Lily. Il ragazzo, che stava chiacchierando con dei compagni, si girò e sorrise all'amica. I due che erano con lui fecero una smorfia quando la videro. Il più alto sussurrò qualcosa che fece ghignare il compagno e che gelò il sorriso di Severus, il quale scosse la testa e si avvicinò alla ragazza.
«Ciao Lily! Andiamo al quarto piano?».
Lily gli sorrise: aveva pensato esattamente la stessa cosa. «Andiamo!».
I due si diressero verso il corridoio in cui si trovava la scatola dove chi partecipava al "gioco" avrebbe dovuto mettere la soluzione.
«Cos'ha sussurrato di tanto divertente Avery prima?» chiese ad un certo punto Lily. Il ragazzo si bloccò nel mezzo del corridoio e si avvicinò alla finestra per guardare fuori.
«Niente di importante» disse poi. Lily notò che non la guardava negli occhi mentre parlava, percepiva il suo imbarazzo.
«La Sanguesporco, ha detto così?» tentò di indovinare. Il Serpeverde si girò a guardarla, negli occhi l'espressione di chi è colto in flagrante, e la rabbia nel sentire quella parola detta proprio da lei. 
«So come la pensano i tuoi amici su di me, ma è gentile da parte tua cercare di nascondermelo» gli disse con un piccolo sorriso. «Ricordami di dirgli che la prossima volta me lo dicano in faccia!» esclamò con quella straffottenza tipicamente Grifondoro capace di far tornare a Severus il buonumore. 
Il ragazzo raddrizzò le spalle rasserenato. «Sai, non sono così antipatici...» tentò di convincerla Severus.
«Non ci provare, Sev. E fino a prova contraria, sono loro che non vogliono parlare con una come me».
«Senti, per stasera, evitiamo di discuterne, va bene?» la interruppe Severus. «Non posso fare a meno di stare con loro, sono i miei compagni di Casa!».
La ragazza annuì poco convinta: erano solo compagni di Casa, o anche lui aveva iniziato a condividere le loro idee? Elizabeth le aveva detto di averlo sentito insultare un Tassorosso del primo anno per le sue origini babbane, ma forse si era sbagliata, o almeno, così sperava Lily.
Arrivarono al quarto piano senza parlare. Solo una volta giunti davanti alla scatola Lily spezzò il silenzio. «Secondo te qualcuno ha già trovato cosa significa?».
«Sentivo molta gente per i corridoi parlarne, magari qualcuno ci è riuscito. Certo però, che la prossima volta è meglio se inventiamo assieme la filastrocca!»
Lily annuì: non era proprio una poesia degna di Shakespeare...
Aprirono il contenitore pieni di aspettativa, ma quello si palesò com'era: vuoto.
 
«Che ci fa il pipistrello fuori dal suo antro?» chiese una voce conosciuta. Erano stati raggiunti dal gruppo di studenti che Severus meno sopportava, e a parlare era stato proprio il più odioso: James Potter.
«E voi, che ci fate qui? Non dovreste essere in Sala comune a decantare le vostre gesta?» li aggredì Lily quando li vide.
«L'hai saputo!» esclamò contento James. 
Remus si chiese come fosse possibile che Lily facesse quell'effetto a James: ogni volta che la vedeva, tutto il resto veniva meno, anche il cervello. “L’hai saputo”: come faceva a essere contento che lei sapesse che avevano dato fuoco al dormitorio?
«Che ci fate qui?» ringhiò il Serpeverde.
«Volevamo vedere se c'è stato qualcuno di così stupido da partecipare alla vostra caccia al tesoro» rispose Sirius. «Ma a quanto pare, dalle vostre facce...»
«Volete davvero farmi credere che non siete stati voi a prendere la soluzione?» li aggredì Severus.
«Ehi, genio, siamo appena arrivati!» gli fece notare Sirius ironico.
«Lily, perché stai sempre con lui? Sai cosa diceva l'altro giorno con i suoi amichetti Mangiamorte?». Com’era prevedibile, James stava cercando in qualunque modo di avere uno scambio con Lily, senza pensare che attaccare il suo amico non fosse il modo migliore.
«Potter, sta' zitto che fai più bella figura» gli rispose Lily stizzita. «Non mi interessano i tuoi pettegolezzi».
Sirius iniziò a sorridere e ammiccò a Remus e Peter: stava per iniziare un altro dei famosi battibecchi Potter-Evans! Difatti l'altro le rispose per le rime.
«Io faccio sempre bella figura! Non come qualcuno di nostra conoscenza che non sa da che pianeta arrivi lo shampoo!». Boccino partito, Pluffa al centro.
«Ma ti senti? Dai importanza solo all’apparenza!» sbottò Lily.
«Forse perché l'aspetto é la prima cosa che vedi di una persona?»
«E se io fossi cieca?» chiese allora l’altra, provocatoria.
«Ma non ci sono dubbi ce tu sia cieca!» rispose James, facendo ghignare Sirius. «Sei in compagnia di quello lì...»
Alle sue parole Lily perse la pazienza. «Quello lì ha un nome. Sev, andiamocene!» disse, e se ne andò seguita dall'amico.
«Sì, Mocciosus, segui la tua padrona come un bravo cagnolino!» lo beffeggiò Sirius.
«Pipistrello, Sirius, pipistrello!» lo corresse Peter ridendo.
 
Lily stava camminando a passo di marcia e quando se ne rese conto cominciò a rallentare. Ma non era colpa sua, dopotutto, era quel Potter che la faceva uscire dai gangheri!
«Sev, non so come tu abbia fatto a rimanere calmo!» si congratulò la rossa.
«Non avevo molta scelta, sai» le disse sorridendo. «C'eri già tu di infuriata, e poi io mi sfogherò la prossima volta!» disse con uno strano luccichio negli occhi che fece preoccupare un poco la ragazza: Severus non era mai stato così... duro, impassibile. Vendicativo con chi lo trattava male? Sì, e in quei casi era nel giusto, ma non si era mai mostrato crudele, mai. Che fosse vero quel che diceva Elizabeth? Che Severus stesse davvero cambiando? Negli ultimi mesi passava molto tempo con gli altri Serpeverde... No, si disse Lily, erano solo congetture di Elizabeth, a cui non andava giù l'idea di un'amicizia tra un Grifondoro un Serpeverde.
«Lily, mi stai ascoltando?». 
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri. «Scusa, Sev, è che sono... Un po' stanca, ecco». Gli aveva appena mentito. «Cioè no, non sono stanca, è che...»
«Tranquilla, Lily, so che Potter è sfiancante!» le sorrise il ragazzo.
«Solo sfiancante? È un insopportabile arrogante, un pallone gonfiato pieno di sé!» sbottò la ragazza. a tutti quegli insulti, il cuore balzò nel petto del Serpeverde, pieno di speranza.
«Il tuo amico Lupin ti ha poi detto perché sono tanto amici?».
Ed eccola, la domanda, eccola che arrivava. Se l’aspettava, Lily, e non sapeva cosa rispondere, perché era certa che anche Severus avesse capito. Lily pensava di conoscere il motivo della stretta amicizia che legava i Malandrini: Remus aveva detto loro della sua condizione, e gli amici lo avevano accettato per quello che era. Anche Lily avrebbe continuato a essergli amica, continuava a essergli amica, ma dopotutto, certi segreti sono difficili da confidare. Lily sapeva che al momento giusto Remus le avrebbe detto tutto, o almeno lo sperava. Era un buon amico, e Lily non avrebbe voluto perderlo solo per un suo timore.
«Lily, sei su questo pianeta?» le chiese Severus sorridendo affettuoso.
«Come?». Si era estraniata di nuovo!
«Stavamo parlando di Lupin. Sparisce ogni mese e...» ma la ragazza lo interruppe.
«Severus, stasera proprio non riesco a intrattenere una conversazione, è meglio se ne parliamo domani pomeriggio, va bene?» sviò Lily.
«Domani non posso, ho detto a Avery che lo avrei aiutato in Pozioni».
Lily restò interdetta, ma non commentò. Fino all'anno prima, Severus si divertiva a prenderlo in giro perché negato nella materia.
«Ci vediamo, allora» la salutò Severus e dopo che la ragazza gli ebbe augurato la buonanotte se ne andò.
 
Nel frattempo i Malandrini erano tornati in Sala Comune e dopo una spiegazione tutt’altro che esaustiva («Ci siamo addormentati lasciando accese delle fiamme vicino al letto» che in effetti era la verità) si fiondarono sulle poltroncine vicino al caminetto, facendo sloggiare il gruppetto di ragazzi e ragazze del secondo anno («Non vorrete che anche le vostre tende prendano accidentalmente fuoco, vero?» chiese loro Sirius. Remus non era presente, e visti i posti che i ragazzini stavano lasciando, addirittura li ringraziò, ottenendo uno sguardo intimorito come risposta. Avrebbe dovuto indagare). 
Una volta accomodatisi commentarono delusi la mancanza di definizioni nella scatola.
«Forse le abbiamo nascoste troppo bene!» disse Peter.
«O forse gli studenti in questa scuola sono scansafatiche!» commentò Sirius.
«La seconda!» disse James.
«Ci avrei scommesso» commentò Remus sorridendo.
«Speriamo solo che vengano trovate prima della prossima uscita a Hogsmeade» sospirò James.
«Ramoso, cosa dici?! Ti ricordo che sono io il pessimista!» scherzò Remus provocando le risa degli altri. «E comunque devono ancora dire quando sarà la prossima uscita» aggiunse poi, sollevando l’umore degli altri tre.
Passarono il resto della serata giocando a Sparaschiocco e facendo casino, disturbando gli studenti che stavano studiando, fino a quando il Caposcuola che quel pomeriggio aveva cercato (invano) di spegnere il fuoco magico li mandò in dormitorio, intimando loro che o lo ascoltavano, o li avrebbe messi in punizione fino a data da decidersi. Forse, pensarono i Malandrini, se l’era presa per quel pomeriggio. Forse.


 
 
 
 
Note:
Ok, questo capitolo è un po' un macello. Non so se sia stata una buona idea iniziare col punto di vista di Lily e poi passare un po' per quello di tutti (circa). In verità l’idea iniziale era descrivere i Malandrini che sotto il Mantello seguivano i due e origliavano, ma alla fine è venuto così! Spero che siate riusciti a seguire, in caso ditemi, che io non ho problemi a cambiare.
Ah, prima che me ne dimentichi: andate meglio col riassunto all’inizio di ogni capitolo?


Ringrazio a chi continua a seguire o preferire, ma sopratutto chi recensisce e chi mi fa notare i vari errori :)
Alla prossima!
 
 
 
I personaggi creati da J.K.Rowling appartengono appunto all’autrice.

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Capitolo 12
*** L’amica di Peter ***


Riassunto:
In seguito a una discussione con Severus, i Malandrini decidono di creare un incantesimo che lo zittisca. Di notte, nel Reparto Proibito della biblioteca trovano le istruzioni, che consistono in una pozione. Procuratasi in modo non proprio legittimo gli ingredienti (furto e incendio sono cose da niente) si accingono a prepararla.




 
L'amica di Peter

 
Il giorno seguente nel primo pomeriggio i Malandrini erano riuniti in Sala Comune, acciambellati davanti al camino.
«Dobbiamo iniziare la pozione» disse James deciso.
«C'è solo un piccolo problema, Ramoso, e non è quello peloso di Lunastorta» sospirò Sirius.
Ora, pensò Remus, amici testardi come quelli erano difficili da trovare, ma lui ce l'aveva fatta. Perché, andiamo, si può chiamare "piccolo problema peloso" la licantropia?
«Il punto è» continuò Sirius «che se accendiamo un altro fuoco in dormitorio la McGranitt ci scuoia vivi!».
«E se andassimo nella Stamberga Strillante?» propose Peter.
«Troppo lontana» bocciò l'idea Remus. «Dobbiamo poterla tenere sotto controllo».
«Che sfiga, però!» si lamentò Sirius. «Prima avevamo un posto dove farla ma ci mancavano gli ingredienti, ora abbiamo gli ingredienti e ci manca il posto…»
Remus alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando. «Avevamo un posto?» chiese.
«Certo, il dormitorio» rispose James facendo spallucce. Poco importava che la domanda fosse rivolta a Sirius, quei due avevano i pensieri talmente simili da far paura. Remus mascherò la risata che gli era sorta in gola con uno sbuffo.
«Se non ricordo male, e correggetemi se sbaglio» disse Remus squadrando i due «l’ultima volta che abbiamo acceso un fuoco in dormitorio, abbiamo quasi provocato un incendio che poteva divampare per tutta la torre».
«Esatto, quasi» disse James amareggiato. «Se fosse stato almeno un vero incendio, avremmo potuto vantarcene e raccontarlo ai nipoti, invece così è passato per uno sciocco incidente».
Sirius annuì altrettanto dispiaciuto. «Un’impresa degna dei malfattori magici ridotta in bazzecola. Un vero spreco». 
«Ma state zittì» li rimbeccò Remus ridendo, mentre Peter ridacchiava imbarazzato, memore che in fondo il divampare del fuoco era stata colpa sua.
«E comunque, Signor “Avevamo-il-posto”, dimentichi il legno da bacchetta» gli fece notare Remus. 
«Abete» gli chiese James, ottenendo conferma dall'interessato.
«Be', per una volta siamo fortunati» disse Peter con sollievo. «Ci sono abeti a bizzeffe ai margini della Foresta Proibita».
«Uff, Peter!» sbuffò James. «Ai margini della Foresta Proibita... Vuoi davvero perdere l'occasione per entrarci?».
«Prenderemo il legno ai margini». Ribatté fermo Remus. Aveva tutta l'intenzione di spalleggiare Peter: stavano già infrangendo abbastanza regole quell'anno, per non parlare della legge. Non era il caso di complicarsi ancora di più la vita entrando di proposito nella Foresta. Che poi, al fatto che loro ci fossero entrati per sbaglio al primo anno, non ci credeva nessuno.
«Legno mio, decido io! Nel mezzo della Foresta!» esclamò Sirius, lamentandosi poi quando James gli rifilò una gomitata sul fianco.
«Perché non lo urli un po' più forte?» propose James sarcastico. «Magari qualcuno non ti ha sentito» concluse con un sorrisetto che Sirius in seguito definì “da prendere a sberle”.
«Decideremo in seguito per il legno» decise Remus. «Intanto vediamo di spremerci le meningi e trovare un luogo dove non va nessuno e in cui ci è permesso andare, preferibilmente senza dover uscire dal Castello».
«Sei esigente, amico!» scherzò Sirius.
«Forse...» disse Peter titubante. «Ma forse, eh! Io credo di sapere dove potremmo andare» sussurrò. «Voi non ridete però!» aggiunse subito dopo, quando i tre si erano voltati a guardarlo attenti.
«Perché dovremmo ridere?» minimizzò Sirius con una scrollata di spalle. 
Peter di colpo arrossì, incuriosendo ancor di più gli altri Malandrini.
«Beh, c’è un bagno al primo piano... In cui non va mai praticamente nessuno…» mormorò Peter.
«E tu come sai che non ci va nessuno?» chiese Remus, sinceramente incuriosito.
«Perché ci sono andato e lei mi ha detto che è sempre sola» borbottò Peter.
«Lei?» chiese Sirius ridendo. «Peter, sei andato nei bagni delle femmine?».
«Non ti facevo così intraprendente!» esclamò James guardandolo stupito.
«Erano i primi giorni di scuola e non sapevo ancora orientarmi» spiegò Peter velocemente, sperando che il suo viso avesse ripreso un colorito normale. Ma a parte Remus, gli altri fecero finta di non aver sentito.
«E chi è questa lei? È del nostro anno? E che ci fa in un bagno?» domandò Sirius a raffica. James lo guardò ghignando. «Secondo te, Felpato, cosa ci fa una ragazza in un bagno?». Le risate di Remus aiutarono Peter a stemperare la tensione che aveva accumulato.
«Taci, Ramoso. Dunque dicci, Codaliscia, chi è la fortunata?» continuò Sirius imperturbabile nella sua sete di sapere. Uno non l’avrebbe mai detto, ma era oltremodo curioso riguardo certi pettegolezzi, anche se l’avrebbe negato fino alla morte. 
«Non è propriamente una ragazza... È un fantasma» borbottò Peter, al limite dell’imbarazzo.
«Un fantasma chiuso in bagno?» chiese James scettico.
«Sì, è sempre lì da sola» gli rispose Peter. «Così ogni tanto vado a tenerle compagnia». Il ragazzo arrossì ancora, sentendosi squadrato dagli amici. 
«Andiamo in questo bagno allora!» esclamò James dando una pacca amichevole a Peter sulla spalla.
«Vado in dormitorio a prendere calderone, ingredienti e il Mantello, nel caso servisse» disse alzandosi. Una volta rimpiccioliti gli strumenti per la pozione tornò in Sala Comune, e assieme agli altri uscì dal buco del ritratto salutando la Signora Grassa e la sua amica Violet. Andarono al primo piano, per poi entrare, non visti, nel bagno delle ragazze. Una volta dentro Peter si schiarì la voce. 
«Mirtilla? Ci sei? Sono Peter» disse. Gli rispose un sordo mugolio proveniente da uno dei gabinetti.
«Certo che ci sono, dove vuoi che vada?» piagnucolò Mirtilla attraversando la porta. «È da tanto che non vieni a trovarmi». Quando vide gli altri ragazzi si fermò e sgranò gli occhi sorpresa, per poi aprirsi in un gran sorriso.
«E loro chi sono?» chiese curiosa.
«I miei amici: Remus, Sirius e James» li presentò Peter indicandoli. Il fantasma si avvicinò e volò loro attorno, per poi fermarsi davanti a James e sorridergli sbattendo le ciglia da dietro gli spessi occhiali. Il ragazzo si trattenne dal fare un passo indietro.
«Be', noi avremmo da fare» disse James sfoderando il suo sorriso migliore. «Potresti farci il favore di non dire che ci hai visti?» le chiese con fare cospiratore.
Mirtilla gli fece l'occhiolino e tornò nel suo gabinetto tutta scossa da risolini.
«È… particolare» sussurrò James all'orecchio di Peter. «Ma non ho mai sentito di una relazione tra uomo e fantasma» precisò.
Peter avvampò e borbottò qualcosa di simile a "non sono mica innamorato!"
Sirius nel frattempo era già entrato in tutti i gabinetti e aveva trovato il più spazioso. Dopo un veloce Gratta-e-netta, aveva acceso nel water delle scoppiettanti fiamme a prova d'acqua. James si fece spazio nel gabinetto e appoggiò il calderone sulla tavoletta. Poi, dando a Sirius la borsa con gli ingredienti. «Forza, Signor Io-prendo-solo-E-in-Pozioni, facci vedere che sai fare!» gli disse canzonando il modo in cui l’avevo chiamato Remus. Inutile specificare che sia Remus che Sirius scambiarono tra loro un’occhiata di superiorità, generando l’ilarità di Peter. 
Tornati seri, Sirius mischiò attentamente le giuste dosi di Acqua del fiume Lete e cenere di Ashwinder, poi iniziò a mescolare lentamente in senso orario, tenendo il fuoco basso come indicavano le istruzioni. «Vedrete, funzionerà alla grande!».
 
Passarono il pomeriggio dandosi il cambio nel mescolare la pozione, che diventava di un azzurro sempre più intenso via via che il tempo passava. Peter e James erano riusciti a convincere Mirtilla a restare di guardia in corridoio, uno sfruttando l'amicizia coltivata nei cinque anni, l'altro grazie all'ascendente che aveva capito di esercitare sul fantasma. Come si suol dire: "l'unione fa la forza" e questo i Malandrini lo sapevano bene.
«E così abbiamo scoperto il mistero legato alle tue sparizioni» disse Remus a Peter. Si sentiva un po' in colpa a non aver pensato prima a una ragazza: forse Peter non era bellissimo, ma era un ragazzo gentile, ed era normale che si fosse innamorato, anche se la ragazza in questione era un fantasma. Dopotutto, lui non è un mostro.
«Assurdo pensare che ci abbiamo messo tanto tempo!» disse Remus alludendo alla facilità con cui avevano scoperto il suo segreto. «Se non ce l'avessi detto probabilmente non l'avremmo mai scoperto».
«Ti piace?» domandò Sirius a bruciapelo.
«Che? Ma dai, è un fantasma!» gli rispose Peter, avvampando come un pomodoro.
«Non ci sarebbe niente di male» disse Remus. «E comunque...»
«E comunque sarebbe l'ora di darmi il cambio» urlò James da dentro il gabinetto.
«Faccio io!» sgattaiolò via Peter, e si chiuse nel gabinetto riuscendo a evitare ulteriori domande sul delicato argomento "relazioni con i fantasmi".
James e Sirius si guardarono sospirando: sembrava un osso più duro di Remus quando gli avevano detto di conoscere la sua situazione.
«E se davvero non gli piacesse?» ipotizzò Remus sottovoce.
«Potrebbe essere. Ma è più probabile che la Evans accetti di uscire con James, piuttosto che Peter non sia innamorato» scherzò Sirius.
James gli lanciò un'occhiataccia. «Dunque Peter non è innamorato» concluse incrociando le braccia. Gli altri due ridacchiarono alla sua buffa espressione.
«E dai, Ramoso, scherzavo!».
«Se vuoi davvero scusarti va' in cucina e prendi da mangiare per tutti» gli disse James con un ghigno tirando fuori dalla borsa il Mantello dell'Invisibilità. Sirius alzò gli occhi al cielo. Guardò verso Remus in cerca di supporto, ma la faccia del licantropo indicava tutto tranne supporto, e non risparmiando nessun borbottio su come fossero ingiusti, lo prese e se ne andò in cucina.
Remus controllò l'orologio: erano le sei, e la pozione doveva essere mescolata ancora per due ore e mezza.
«James, vado in dormitorio a prendere i libri, per domani c'è il tema di Astronomia e devo completarlo. Prendo anche il tuo?»
«No, grazie, l'ho già finito. Peter, hai fatto Astronomia?»
«Lo sapevo che avevo dimenticato qualcosa…» si sentì borbottare da dietro la porta.
«Vado e torno» disse Remus varcandola porta e salutando Mirtilla, la quale era appollaiata nel mezzo del corridoio, ancora di guardia.
 
 
 
 
Note:
Scusate l'immenso ritardo!!! Sono imperdonabile, scusate! Vado di fretta, ma una cosa devo farvela sapere: ad agosto ci sarà un raduno potteriano a Lonato del Garda, il cui ricavato andrà in beneficenza, più precisamente all'associazione "Una scuola per Mirandola" per ricostruire una scuola distrutta dal terremoto del maggio 2012 in Emilia. Nel link trovate tutte le informazioni, e l'e-mail degli organizzatori nel caso vi interessasse e aveste delle domande.
 
https://www.facebook.com/events/522982741071692/ 
http://www.giratempoweb.net/gw11/home/raduno-potteriano-di-beneficenza-il-ritorno/
 
P.s: come al solito, se notate errori, o se avete dei dubbi circa il comportamento di alcuni personaggi (in pratica: se non vi sembrano ic) non esitate a farmelo sapere!
Alla prossima!
Vostra,
 
AiLing
P.s. del p.s: probabilmente domani non pubblicherò niente, quindi ho deciso di “festeggiare” con questo capitolo il mio primo complEFPanno! ;)

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Capitolo 13
*** Pedinare è un’arte... ***



Pedinare è un'arte...


Mezz'ora dopo, quando Sirius arrivò con le vettovaglie, Remus e Peter erano intenti a finire il tema, mentre James mescolava la pozione.

«Peter, è meglio se vai a parlare con Mirtilla: sembrava scocciata di stare lì fuori. Si è lamentata che chiunque passi fa commenti sul suo aspetto» disse Sirius.

«Ce ne hai messo di tempo!» disse James sbucando dalla porta. «Per caso tutti gli studenti erano in cucina anziché in Sala Grande?»

«Spiritoso! Ho fatto una sosta al quarto piano e… Continua a mescolare! Non bisogna smettere per sette ore di seguito!» strillò Sirius.

«Mi sono ricordato l'incantesimo che usa mia mamma per far girare il mestolo» rispose James facendo spallucce.

«Dopo cinque ore? Un po' prima no, eh?» gli chiese Sirius sarcastico.

«Cosa stavi dicendo a proposito della sosta al quarto piano?» chiese Remus incuriosito. Un gran sorriso si allargò sul viso di Sirius.

«Voi sapete che la mia è una mente avanzata...»

«Sì, certo, vieni al dunque!» lo interruppe Remus, guadagnandosi un'occhiata fintamente torva.

«Ho allungato il giro di ritorno passando per il quarto piano, e indovinate chi c'era?»

«Mocciosus!» dissero in coro Remus e Peter.

«E Lily» aggiunse James a mezza voce. Sirius scosse la testa sorridendo.

«Ramoso, stasera non ne azzecchi una! Era lui da solo». Tali parole risollevarono il morale dell'altro ragazzo, che di nuovo allegro pescò un panino dalla borsa dell'amico e lo addentò, per poi ricordarsi di passarne uno pure a Peter e Remus, i quali fecero volentieri una pausa.

«Comunque, dovremmo rivedere la nostra teoria» disse Sirius. «Gli studenti di Hogwarts non sono così pigri! Ragazzi, avreste dovuto vedere la scena!» esclamò, e iniziò a ridere.

«E' stato comico, davvero! Era così stupito… Non vedo l'ora che legga altri significati!» ghignò.

«E noi non vediamo l'ora che ci racconti per filo e per segno cosa è successo!» lo pregò Peter, impaziente di ascoltare l’aneddoto.

«Dunque, immaginatevelo in mezzo al corridoio mentre cammina con la sua solita flemma» iniziò a narrare Sirius. «Si avvicinava lentamente all'arazzo, ma dico io, poteva anche camminare spedito, non c'era quasi nessuno! Comunque, si accosta alla scatola, lancia una mezza occhiata attorno a sé per controllare che nessuno lo veda e… "Ehi, tu! Lontano da noi, che ci siamo già lavati, e stasera abbiamo una partita importante!"

Giuro che quando ho sentito il baro sgridarlo mi sarei volentieri sbellicato dalle risate!» esclamò Sirius sghignazzando.

«Immagino!» esclamò Remus ridendo.

«E Mocciosus borbotta: "Taci, ammasso di fili!”. Al che gli altri bari si sono infervorati e hanno iniziato a gridare, richiamando l'attenzione dei personaggi nei quadri vicini, i quali hanno cominciato a prendersela con Mocciosus per la sua sgarbatezza, cito testuali parole, e inappropriatezza di aspetto. Ma soprattutto per la maleducazione. E allora lui, tra i risolini degli studenti che passavano, è stato obbligato a chiedere scusa

«Stai scherzando? Che sfigato!» commentò James ridendo.

«Davvero, è stata una scena memorabile, epica, fantastica!» si ritrovò a gridare Sirius. «Per non parlare della sua espressione assurda!». Il ragazzo parlava in maniera concitata, ansioso di descrivere tutta la scena, per permettere anche agli amici di farsi quattro risate.

«Quando i tizi degli altri quadri se ne sono andati, ha aperto la scatola e preso i due pezzi di pergamena che c'erano… O, avreste dovuto vederlo!» gongolò il ragazzo.

«E' impossibile descrivere la sua faccia. Credo che la sua espressione mi rimarrà per sempre stampata in testa!»

«Di quali materie ha trovato le definizioni?» chiese Peter tra un boccone e l'altro.

«Erbologia e Trasfigurazione. Che scena, che scena!» ululò ricominciò a ridere. Gli altri tre, vedendolo in quello stato iniziarono a ridere di riflesso e continuarono fino a trovarsi piegati in due dalle risate. Sirius si sarebbe volentieri disteso a terra, se non si fosse trovato in un bagno.

A interrompere gli schiamazzi fu Mirtilla, che cercò invano di zittirli. Alla fine ci riuscì passando loro attraverso: l'efficacia di una doccia fredda.

«Ma insomma! Perché ridete tanto?»

«Mirtilla, sai quanto è sgradevole essere attraversati da un fantasma?» la aggredì Sirius.

«Non è piacevole neanche essere attraversati dai vivi, cosa credi?» replicò lei a tono.

«Ma se sei stata tu a passarci attraverso!» la accusò Sirius.

«Voi non smettevate di ridere, vi si sentiva da fuori, e io sono stufa di starmene in corridoio dove chiunque passi mi prende in giro!» piagnucolò il fantasma.

«Peter, consolala!» sussurrò Remus all'orecchio dell'amico. Peter iniziò a balbettare parole insensate, poi, una volta spinto in avanti da James si schiarì la voce e si avvicinò al fantasma della ragazza.

«Mirtilla, ti va di parlare?» le chiese fissando il pavimento.

«A che serve parlare? Non cambia niente, tutti mi prendono comunque in giro. Anche voi, stavate ridendo di me, cosa credete, che non lo sappia?» disse, tra una lacrima e l'altra.

«No, non stavamo ridendo di te! Mi conosci, sai che non lo farei» si affrettò a dirle Peter, avvicinandosi ancora e guardandola negli occhi pieni di lacrime. Lo colse un brivido. Di freddo, sicuramente. «Pariamo, ti va?».

Peter si girò verso gli amici, che gli fecero un cenno vistoso che significava solo "Vai!". Il ragazzo entrò nel gabinetto preferito di Mirtilla, quello in cui gli aveva confidato fosse morta, e da fuori gli altri tre sentivano solo bisbigli incomprensibili.

«Ancora convinto che non ci sia niente tra quei due?» sussurrò Sirius a Remus, il quale alzò le spalle, arreso all'evidenza.

Quando furono passate le sette ore, il contenuto del calderone era di un azzurro fosforescente. Sirius aggiunse le sette appendici di Murtlap che avevano precedentemente tritato, dopodiché uscì dal gabinetto.

«Ora non ci resta che attendere l'innamorato» disse stiracchiandosi.

Poco dopo Peter uscì affiancato da Mirtilla, di nuovo serena.

«Verrete a trovarmi di nuovo, vero? Tu e...»

«Sì, certo» la interruppe Peter.

«Noi ora andiamo. Mi raccomando, nessuno deve avvicinarsi a quel gabinetto!» disse James.

«Ma certo!» gli rispose Mirtilla sorridendo.

I quattro uscirono dal bagno controllando che nessuno li vedesse, dato che James preferiva mantenere il segreto del Mantello anche con Mirtilla.

«James Potter!» si sentì chiamare il ragazzo una volta giunto in Sala Comune. Era Brian, il Capitano della squadra di Quidditch.

«L'allenamento!» esclamò il ragazzo sbiancando, ricordandosene solo in quel momento.

«Dove sei stato tutto il pomeriggio?! C'era l'allenamento, la prossima partita è contro i Tassorosso, che sono in testa alla classifica! Che scusa hai? No, non voglio neanche sentirla! Vedi di esserci a tutti i prossimi allenamenti, chiaro?» ruggì Brian.

«Scusami, è stata un'emergenza, non capiterà più, vedrai!» si affrettò a scusarsi James.

«Un'emergenza? Di che tipo?» chiese l'altro ragazzo, fissandolo torvo.

«Una storia lunga e noiosa. Tu hai bisogno di una doccia, amico, non voglio trattenerti oltre. Ci vediamo!» e lo salutò filandosela sulle poltrone, vicino agli amici. L'altro ragazzo lo mandò a quel paese e andò a lavarsi.

«Cavolo, con tutta la faccenda della pozione me n'ero dimenticato!» confidò agli amici. «Certo che anche lui, ricordarcelo la mattina no, eh! L'ha fissato una settimana fa, ce l'ha detto, e poi più niente!»

«Mica ti ha tolto dalla squadra. Per un allenamento saltato non mi pare il caso di fare tante storie!» disse Remus.

«E' più per il fatto che devo conoscere tutti gli schemi per non intralciarli mentre cerco il Boccino» spiegò James.

«L'importante è che vinciate! Abbiamo già perso contro i Corvonero, non possiamo permetterci di perdere anche questa!» esclamò Sirius.

«Felpato, sei peggio di Brian!» lo prese in giro James.

Continuarono a scherzare e parlare di Quidditch, per poi vertere sull'argomento "fantasma-amica-di-Peter-ma-forse-di-più".

«Sei pronto a rivelarci un segreto che ci hai tenuto nascosto per cinque anni?» domandò James col sorriso.

Peter si sentiva circondato. Davanti a lui sedeva Remus, che sorrideva cercando di rassicurarlo (aveva vissuto un'esperienza simile quando gli avevano rivelato di sapere che era un Lupo Mannaro, dopotutto); ai lati c'erano Sirius da una parte, e James dall'altra, entrambi con un sorriso caparbio sul volto.

«È previsto il "no" come risposta?» pigolò Peter, cercando di farsi piccolo piccolo, ma sapendo già che avrebbe dovuto parlare.

«Dai, Peter, non farti pregare!» lo spronò infatti Sirius.

«Siamo amici, solo amici. E poi non potrebbe essere altrimenti, è un fantasma!» disse Peter.

Dirglielo? Non dirglielo? Guardò James negli occhi. Doveva nasconderglielo? Perché gli dava così fastidio?! Era seccante, davvero una situazione esasperante!

«In ogni caso, Ramoso, credo che abbia una cotta per te» sputò infine. Maledetta lingua lunga!

«È questo il problema allora!» esclamò James mettendosi a ridere, sorprendendo Peter.

«Dille che sono un arrogante, un pallone gonfiato o chessoio! Chiedi alla Evans, lei ti darà un sacco di aggettivi utili. Fammi fare brutta figura, che problema c'è? Dille che sono un balordo!»

«Ma... Tu non sei affatto un balordo, in più sei mio amico!» disse Peter. Certe volte Ramoso parlava o agiva in maniera incomprensibile.

«E in quanto tuo amico ti consento di dire questo di me. Solo a lei però!» aggiunse preoccupato. Come se a Peter interessasse parlar male di lui!

«Io... No, James, non avrebbe senso. Siamo solo amici».

«Ma tu non provi qualcosa per lei?» gli chiese Remus.

«Io... A me va bene così; sul serio, ci ho pensato. Siamo solo amici, va benissimo. Insomma, non è che ora o in altri momenti senta la sua mancanza, perciò deduco che quello che provo sia solo affetto. Siamo amici, amici e basta. Un po' come te e Lily, Remus».

«Sei sicuro?» chiese Sirius, questa volta serio.

Peter ci pensò ancora una volta, prima di rispondere. Era sicuro? «Sì».

«E sei sicuro anche che io le piaccia?» chiese James preoccupato. Gli altri tre risero alla sua faccia impaurita.

«Ma come, Ramoso, hai paura dei fantasmi?» lo prese in giro Sirius.

«Io non ho paura dei fantasmi! Ho paura degli sguardi che mi lanciava quella là! Ma avete visto come mi fissava? Sembrava non vedesse un ragazzo da anni!»

«In effetti» disse Remus «non credo abbia visto molti altri ragazzi da quando è morta, dato che sta nel bagno femminile! A parte Peter, naturalmente».

«Proprio dagli sguardi che ti lanciava si capisce che sei il suo tipo» disse Peter. «E poi, non hai idea di quanto abbia parlato di te dopo che l'ho consolata; continuava con James di qui e James di là!». Ridacchiarono sommessamente tutti e quattro.

Peter non era geloso. No, non invidiava le attenzioni di Mirtilla per James. Ci aveva riflettuto, perché non voleva essere invidioso di un amico. Gli aveva dato un po' fastidio che all'unica amica che avesse piacesse un suo amico, ma, si diceva, il colpo di fulmine non esisteva, quella di Mirtilla era solo un'infatuazione. Che poi, non è che gli interessasse molto; Mirtilla poteva anche essere innamorata di un altro fantasma, per quel che lo concerneva. Lui voleva esserle amico, niente di più, e lui e Mirtilla erano amici.

Si ricordava ancora dei primi giorni di scuola, quando lui, James, Sirius e Remus non erano ancora gli affiatati Malandrini. I Serpeverde lo prendevano in giro perché era cicciottello e impacciato; già il primo giorno aveva le lacrime agli occhi e gli mancava casa, così si era rifugiato in bagno per poter piangere in pace e lì aveva incontrato Mirtilla, che gli aveva chiesto cosa non andasse. Le aveva raccontato tutto, e lei per consolarlo gli aveva confidato che veniva presa in giro pure lei per il suo aspetto e per il suo carattere; Mirtilla Malcontenta, veniva chiamata, e lei ne aveva sofferto tanto, esattamente come era successo a Peter.

Non che ora fosse più magro o più disinvolto, ma semplicemente non gli importava più: i suoi amici lo sostenevano e incoraggiavano, e tanto bastava.

 


Angolino di AiLing:

La situazione qua è grave: mi sto affezionando a Peter! Non l'avrei mai detto... Il traditore, mi sta simpatico il traditore! Ok, non ha ancora tradito tutti, ma se penso che lo farà... Ma perchè?!

Comunque, ho una domanda per voi: nei libri c'è scritto se qualche altro Malandrino faceva parte della squadra di Quidditch? A me non pare, ma non vorrei sbagliarmi. E poi, cosa pensate del fatto che James dimentichi un allenamento? È possibile? Forse, preso dalla foga di fare la pozione. Non sapevo fino all'ultimo se lasciare o togliere quel pezzo.

E Peter? I suoi pensieri? Sì, insomma, un sacco di dubbi su questo capitolo!

Che altro volevo dirvi? Ah sì: non so se riuscirò a pubblicare un nuovo capitolo prima di settembre. Sapete com'è, io spero di sì, ma sarò via senza computer e internet, quindi sono poche le probabilità! In ogni caso, continuerò a scrivere, e chissà che non finisca la storia, in modo da poterla poi aggiornare con un po' di puntualità (sono un caso disperato, lo so).

Alla prossima! ^_^

AiLing

P.s: come probabilmente avrete notato, non ho messo il riassuntivo a inizio capitolo. C'è un motivo: è troppo deprimente dover riassumere in cinque righe ciò che si è scritto con impegno.

I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!!

... Ma tanto voi lo sapevate già, no? ;)

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Capitolo 14
*** …E non tutti sono artisti! ***


…E non tutti sono artisti!

La sera seguente i Malandrini erano appostati sotto il Mantello al quarto piano, in prossimità dell'arazzo dei Bari Allegri, in modo da poter vedere e udire tutto ciò che succedeva nei dintorni.

Gli studenti che avevano già finito di cenare stavano uscendo dalla Sala Grande per dirigersi nelle proprie Sale Comuni, e teoricamente soltanto i Corvonero sarebbero passati per quel corridoio, in quanto via più breve per la loro torre. Ma come avevano previsto i Malandrini, passarono anche una Grifondoro e un Serpeverde.

«Sei già venuto ieri?» chiese la ragazza, con una nota di delusione nella voce.

«Sì, tu eri con le tue amiche ed io ero curioso. Non guardarmi così, non sai l'assurdo della faccenda!».

I Malandrini iniziarono a sorridere inconsciamente.

«Ho trovato due biglietti recanti significati completamente diversi!».

La ragazza corrugò le sopracciglia, perplessa. «Due? E cosa dicevano?»

«Scempiaggini!» sbottò l'altro, per poi passarle i pezzi di pergamena trovati la sera prima. Quando li lesse, la ragazza strabuzzò gli occhi.

«Ma che stupidaggini sono?».

«È la stessa cosa che ho pensato io. Vuoi aprire tu la scatola e vedere se ci sono altri biglietti?» le chiese il ragazzo con fare gentile.

James sentiva un mostriciattolo che gli rodeva lo stomaco, o il fegato, o quel che era. Perché Lily non si accorgeva che Mocciosus era tremendo con tutti tranne che con lei? Non poteva essere cieca!

La ragazza sorrise all'amico, e James sentì un'altra stretta alla pancia.

«Credi che ce ne siano altri?» chiese Lily.

«Se ce ne sono, la faccenda puzza» le rispose Severus. «L'unica soluzione è aprirla».

Lily si avvicinò alla scatola e quando la notarono, i Bari dell'arazzo si alzarono per farle l'inchino, a cui la ragazza rispose son un sorriso e un cenno del capo.

I Malandrini intanto si erano spostati per vedere bene la sua faccia, e trattennero a fatica le risate quando la sorpresa le si dipinse in viso.

«Sev, ce ne sono tre!» esclamò in un soffio. Sotto il Mantello che rende invisibili i quattro amici indietreggiarono per non venire urtati dai due.

«Non ha senso! Passamene uno» le disse il ragazzo. «È ridicolo! Waddiwasi è un'antica parola in gaelico che significa "premio". Potter mi avrebbe urlato "premio"?»

James guardò negli occhi Sirius che era al suo fianco, il quale gli rispose con la stessa espressione perplessa: nessuno tra loro aveva inventato quella definizione, quindi, a meno che non esistesse davvero, uno studente se l'era inventata per vincere il premio messo in palio. Premio che, tra le altre cose, dovevano ancora decidere. In effetti, dovevano ancora decidere se ci sarebbe stato per davvero un premio!

Severus e Lily nel frattempo stavano rimuginando sull'enigma di quei biglietti: perché così tanti? Possibile che… I loro pensieri furono interrotti da quello che, nel silenzio creatosi, sembrò un tuono. Ma non era un tuono, no affatto: era il brontolio di uno stomaco. Lily e Severus si guardarono tra loro: entrambi avevano appena finito di cenare, in più il rumore veniva dalla loro sinistra. I Malandrini corsero dietro una statua facendosi sentire dai due, i quali mossero sospettosi alcuni passi verso la loro direzione. Dietro la statua di Belinda l'Indovina James mise il Mantello nella borsa, poi sbucò fuori dal nascondiglio seguito dagli amici.

«TU!» esclamò Lily, l'indice accusatore puntato verso il ragazzo.

«Lily, non dirmi che stavi pensando a me!» scherzò James passandosi una mano tra i capelli per scompigliarli. Sapeva che così facendo sembraa che fosse appena sceso dalla scopa. La ragazza lo ignorò e continuò imperterrita.

«Siete stati voi, vero? Avete inventato dei significati senza senso per cosa? Per prenderci in giro? Per depistarci?»

«Non sappiamo di cosa parli» le rispose Sirius, assumendo un'espressione innocente che non ingannava nessuno. 

Severus sbuffò rumorosamente. «E noi ci crediamo, Black, puoi starne certo» disse sarcastico.

«Potreste saperne di più alla prossima uscita a Hogsmeade» disse James.

«Non osare chiedermi di uscire» lo avvertì Lily, senza alzare la voce. James sorrise beffardo.

«Non ci avevo neanche pensato» disse James scrollando le spalle. «Vedi che sei tu ad avere sempre in testa me?».

La ragazza stava per ribattere, ma Sirius l'anticipò: «Ad ogni modo, io terrei d'occhio la scatola, può darsi che spuntino altre definizioni e che tra quelle ce ne sia una di vera. Certo, queste non sono altro che mere supposizioni, ma chissà…» ghignò Felpato.

«Remus» disse allora la ragazza fissando negli occhi il licantropo, «l'altra sera mi hai detto che...»

«Quello che ti ho detto è la verità, e se non erro ti avevo chiesto un favore» la interruppe Remus. Lily si zittì e lo fissò torva. Remus dal canto suo cercava di non incrociare i suoi occhi, per non leggervi la delusione che era sicuro ci avrebbe trovato.

«Allora, ragazzi, andiamo?»

«Andiamo!» concordò James mentre Peter e Sirius annuivano. «Ci vediamo, Lily! Mocciosus, non è mai un piacere incontrarti!». E se ne andarono sghignazzando tutti e quattro.

Una volta che ebbero svoltato in un altro corridoio, Peter iniziò a scusarsi e per farlo smettere James dovette letteralmente tappargli la bocca con una mano.

«Sta' tranquillo, Codaliscia! Era giunto il momento di intervenire. E poi sarebbe potuto accadere a chiunque, nessuno di noi ha cenato stasera!»

«Quindi la prossima tappa è la Sala Grande!» disse Sirius giulivo.

«E perdersi quei due che confabulano? Assolutamente no!» esclamò James.

«Ramoso, non puoi spiare Lily!» gli disse Remus indignato.

«Io non voglio spiare nessuno! Voglio solo vedere se hanno capito che siamo stati noi a organizzare tutto!» spiegò James avvolgendosi col Mantello dell'Invisibilità. «Voi ci state?».

«Ovvio!» esclamò Sirius, infilandosi a sua volta sotto il manto magico. Remus sospirò rumorosamente.

«Voi due siete un caso disperato»

«Non credo che sia il caso che io venga» disse Peter in un soffio. «Non vorrei che il mio stomaco vi tradisse di nuovo».

«Bene, allora vengo con te a cenare. Mi rifiuto di spiare quei due. Ci vediamo nelle cucine, dubito che in Sala Grande sia rimasto molto» disse Remus, salutando con un cenno della mano gli altri due, i quali abbassarono il Mantello fino a coprire i piedi.

 

«Spiegami perché proprio lui!» sbottò Lily.

«Che cosa ti ha confidato Lupin?» le chiese invece Severus. Lily sbuffò infastidita.

«Prima di dirtelo vorrei discuterne con lui. Questi significati, invece!» sviò l'argomento la rossa, «che se li siano inventati davvero loro? Di sicuro qualcuno tra questi è opera loro».

«Conoscendoli, farebbero di tutto pur di vincere!» sibilò sprezzante il Serpeverde.

«Be', di tutto mi sembra esagerato! Noi Grifondoro abbiamo un certo orgoglio che ci impedisce di fare certe cose» disse sorridendo.

«Stiamo parlando di Potter e i suoi scagnozzi!» esclamò Piton, preso dalla foga. «Farebbero di tutto per vincere, tutto».

Lily era un po' scettica ma decise di non insistere, anche perché, era un'altra la faccenda che la incuriosiva.

«Cos'è che si vince?».

«Come?» chiese Severus allibito.

«Qual è il premio in palio? Sei stato tu a scrivere gli annunci, no?».

«Io credevo fossi stata tu!» esclamò Severus sorpreso. Poi la delucidazione venne fulminea, chiara come un lampo che squarcia il cielo notturno.

«Potter» sillabò furioso, gli occhi ridotti a due fessure. «È stato Potter!» ripeté infervorato. «Lui e i suoi stupidi scherzi. Ecco perché gironzolavano qua in giro!».

«Ignoralo» disse Lily, sebbene fosse infastidita dal comportamento dei suoi compagni di Casa. La priorità però era far sbollire l'animo dell'amico affinché non commettesse sciocchezze, come sfidarlo a duello: purtroppo Potter era più bravo di lui quando si trattava di lanciare incantesimi.

«Hanno organizzato tutta la faccenda della Caccia al Significato prendendosi gioco di noi e mi dici di ignorarlo?! Me la paga, giuro che questa me la paga!» disse duro.

Lily, sebbene fosse molto, ma molto seccata dalla situazione creatasi, dovette ammettere a se stessa che Potter e i suoi amici erano stati ingegnosi e tremendamente astuti: vedendo quelle iniziali sull'avviso in bacheca aveva subito pensato a Sev.

Remus avrebbe dovuto spiegarle qualcosa...

 

James e Sirius andarono nelle cucine soddisfatti. Lì vi trovarono Remus e Peter intenti a cenare, così si unirono a loro, serviti dagli Elfi Domestici. Tra un boccone e l'altro raccontarono la reazione di Mocciosus: Remus, nonostante tentasse di contenersi, si lasciò scappare un sorriso, che non sfuggì agli altri due. Peter se ne uscì con un risolino: una via di mezzo tra la reazione di Remus e quella di Felpato e Ramoso.

«Questa è la volta che Lily non mi rivolge più la parola» sospirò Lunastorta.

«Il solito ottimista, eh? Tranquillo, parla a me che non mi sopporta, figuriamoci se non parla a te!» cercò di incoraggiarlo James.

«Veramente, a te più che parlare, la Evans urla; ma è solo un dettaglio» disse Sirius, cercando di strappare un sorriso a Remus. Prima che James potesse rispondergli per le rime, un Elfo Domestico chiese loro se desideravano mangiare qualcos'altro.

«Forse... Un ultimo pasticcino...» tentennò Peter, non sapendo neanche lui se la sua fosse fame o ingordigia. Così, dopo un altro giro di bignè al cioccolato, seguito da un altro vassoio di bignè alla crema e un ennesimo di bignè al pistacchio, i Malandrini se ne tornarono in Sala Comune e salirono al dormitorio sotto il Mantello dell'Invisibilità (per la gioia di Remus che riuscì così a evitare Lily).

 

 

 

 

Note:

E... E... E... No, non sono riuscita a finire la storia! In compenso stamattina mi sono svegliata sporca di biro e col quaderno in fondo al letto! Non mi credete? E fate bene: ho avuto il tempo di posarli entrambi. Però è vero che ho scritto fino a notte fonda, perché avevo idee che continuavano a saltare fuori, una dopo l'altra, e mi hanno portato molto avanti con la storia! È una buona cosa, no?

Comunque, dato che è ormai palese la mia incapacità di aggiornare una volta a settimana, che ne dite se proviamo a darci appuntamento ogni due? Tra due settimane, qui, promesso! Mercoledì 18 settembre, ce la metterò tutta per essere puntuale! Se poi non ce la facessi, sapreste che è normale, no? ;-)

Cos'altro volevo dirvi? Ah sì, James. Ramoso me lo immagino così: sempre con la borsa appresso, anche se non ha lezione, perché da qualche pare deve pur tenere il Mantello e le altre diavolerie che usano per gli scherzi, no? E sì, porta sempre con sé il Mantello perché non si sa mai... Ogni momento è buono per uno scherzo, no? 

Un'ultima cosa: vi ricordavate cosa aveva detto Remus a Lily? Che nemmeno loro sapevano il significato di Waddiwasi anche se fingevano di saperlo (capitolo 9).

Se avete notato qualche errore/orrore, non esitate a dirmelo!

¡Adiós!

Ailing

 

P.s: Grazie a voi tutti che leggete, seguite, ricordate, preferite, recensite... Grazie! *___*

I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!!!

... Purtroppo! ;)

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Capitolo 15
*** Il mattino delle proposte matte ***


Note:

Salve! Questa volta mi trovate qui, e c'è un motivo: in questo capitolo appariranno dei personaggi inventati. So che molti immaginano che le amiche di Lily siano Alice, Marlene, Emmeline. Niente in contrario, ma dato che non si sa con certezza, ho voluto inventarmi qualche personaggio. Il che non vuol dire che le ragazze sopra citate non fossero sue amiche, solo che, magari, erano di un'altra Casa o di un altro anno, o magari sono diventate amiche in futuro, facendo parte dell'Ordine.

Detto questo, godetevi il capitolo!

AiLing

 

P.s: sono stata puntualeeee! ;) alla prossima, ma scusate, sarà tra un mese, mercoledì 16 ottobre. Mi scuso con tutti voi lettori, ma è ricominciata la scuola e mi devo riprendere, inoltre ho ogni pomeriggio scuola guida, quindi potete capire come abbia poco tempo... 
Nel disperato caso in cui non ce la facessi il sedici, metterò una nota all'inizio di questo capitolo con scritta la data alternativa.

Un sentito grazie a chi non si stufa di leggere questa storia.

 

 

Dedico questo capitolo a tre persone:
ad Angyp,
ad ArwenUndomiel,
e a Loony Moony.
A voi, che con le vostre recensioni
mi dite sempre cosa ne pensate di quel che scrivo
e mi fate sempre spuntare un sorriso.
Grazie ragazze!

 

Il mattino delle proposte matte


Quel sabato mattina apparve in bacheca l'avviso che tutti gli studenti aspettavano: la data della seguente gita a Hogsmeade.

«È sabato, tra una settimana esatta» disse Remus, rientrando in dormitorio. Nonostante quando era uscito i suoi amici fossero tutti svegli, ora erano di nuovo a letto.
«Ragazzi, ma è possibile?!» esclamò, rivolto più a se stesso che agli altri tre.
«Arriviamo» biascicò Sirius insonnolito.
«Io intanto vado in Sala Grande... Sperando che Lily a quest'ora abbia già finito di fare colazione!» disse Remus, uscendo.
«Quella ragazza sarà la nostra rovina!» sospirò Sirius stiracchiandosi.
«Taci, ammasso di pulci!» lo riprese James, con la testa sotto il cuscino per difendersi dalla luce che filtrava dalle grandi finestre. Pareva che le tende venissero tirate magicamente quando dovevano alzarsi. O forse erano gli Elfi Domestici, che passavano nei dormitori prima del risveglio degli studenti. 

«Lo sai, vero, che se io sono un ammasso di pulci, tu sei cornu...»
«Ok, ok, tregua!» lo interruppe l'altro, alzandosi di scatto e facendo così volare il proprio cuscino in fondo al letto. Sirius sfoderò il suo ghigno malandrino.
«Grazie, Ramoso». James sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«Cosa diceva Remus a proposito di sabato?» gli chiese James.
«Credo che ci sia l'uscita a Hogsmeade» gli rispose Sirius togliendosi la maglia del pigiama per indossare la camicia, che lasciò sbottonata in cima come era solito fare. Aveva iniziato a vestirsi senza curarsi troppo dell’ordine solo per fare un dispetto ai famigliari in Serpeverde, per vedere le loro occhiate indignate (perchè era un Black, e i Black si vestono come conviene!) ma poi era diventata un’abitudine condivisa da James: erano Malandrini, ordine e regole non facevano per loro.

«Com'è andato l'allenamento ieri?» chiese Sirius a un James ancora seduto sul letto a contemplare il vuoto. «Sei tornato tardi».
«Brian mi ha fatto penare. Al solo pensiero sudo di nuovo» si lamentò James facendo una smorfia. 

«Mai mettersi tra un Capitano di Quidditch e la Coppa» commentò Sirius divertito.

«Andiamo, il Boccino è mio di natura! Non riesce a stare lontano da me».

«Taci, Boccinatore, e sveglia Peter» lo derise Sirius, avviandosi verso la Sala Comune.

«Ah no, tocca a te, io vado in doccia!» disse James correndo in bagno e chiudendovisi dentro.

«Doccia, eh?» mormorò Sirius, sicuro di aver trovato il modo di svegliare Peter.

 

Quando Remus varcò la soglia della Sala Grande fu subito individuato da Lily, la quale gli fece cenno di avvicinarsi e sedersi accanto a lei. Sospirando, il ragazzo si incamminò, salutò la ragazza e le compagne di Casa, e si sedette al suo fianco.

Prima che potesse servirsi anche solo una fetta di pane da imburrare, la ragazza gli si rivolse sottovoce, con l’urgenza di parlargli di qualcosa che, a quanto pareva, era estremamente importante.

«Remus, non ti chiedo di dirmi cosa combinate» disse senza preamboli, «anche se te lo chiederei volentieri, perchè è ovvio che stiate combinando qualcosa, non fate altro, voi quattro! Ma tanto non me lo diresti. Quindi ti chiedo solo un favore: puoi non mentirmi?».

Remus la guardò sconsolato: gli occhi di Lily trasudavano di speranza e di fiducia, quasi avesse la certezza che Remus non l’avrebbe delusa, perchè in fondo erano amici. Ma come faceva a non mentirle? Non avrebbe di certo potuto confessarle che era un Lupo Mannaro, o che i suoi amici erano diventati Animaghi illegalmente!

Accortasi della sua espressione, Lily si corresse, come se avesse intuito cosa stava pensando. Cosa impossibile, ovviamente. «Non intendo che devi dirmi tutto, ognuno ha i suoi segreti. Volevo dire che, piuttosto che una bugia, preferisco il silenzio». Finì con un sorriso timido, che Remus ricambiò con uno molto più grande.

«Ti sei rassegnata al fatto che siamo “i Malandrini” e che come tali ci comporteremo per l’eternità?» la canzonò.

«Assolutamente no, continuerò la mia crociata per riportarti sulla retta via!» rispose lei. I due ridacchiarono, la battuta di Remus era servita ad alleggerire la tensione della richiesta della ragazza nei suoi confronti.

«Sai, neanche a me piacciono i segreti» le disse, di nuovo serio.

«Ma sono necessari» concluse per lui Lily. Il ragazzo annuì, per poi prendere finalmente una fetta di pane e del burro.

«Silenzio quindi?» chiese un’ultima volta Lily.

«Silenzio» confermo Remus, grato del passo indietro della ragazza.

Continuarono a fare colazione chiacchierando anche con le altre ragazze del loro anno, Elizabeth, Mary e Angela.

«Ragazze, dopo andiamo in biblioteca?» propose Elizabeth, spostandosi una ciocca dei lunghi capelli castani che le era finita davanti agli occhi. «Remus, vuoi venire anche tu?».

«El, ti prego, sono giorni che cerchiamo il significato di Waddiwasi senza risultati, è tutto tempo perso!» sbuffò Mary, da dietro la sua fetta di torta. «Diteglielo anche voi!» disse rivolta a Remus e Lily, i quali si guardarono tra loro imbarazzati.

«El, forse Mary ha ragione...» provò a dissuaderla Remus, sapendo quale perdita di tempo sarebbe stata. Mary gli sorrise grata. 

«Lily?» provò ancora Elizabeth. «Oggi scade il veto della Pince, no?».

«Ero già d'accordo con Lennie di ripassare Astronomia» si scusò Lily.

«Lennie... Perché questo nome mi è familiare?» chiese Remus. Non conosceva nessuna ragazza con quel nome, ma era certo di averlo già sentito.

«Perchè è la Cercatrice di Corvonero» rispose Mary cupa.

«Ah, ecco» commentò il ragazzo, ridendo tra sè. 

«Sì, ed è del nostro anno. Brunetta, coi capelli lunghi e ricci» gliela descrisse Lily, per nulla turbata dal tono dell'amica.

«L'unica che in questi anni sia riuscita a fregare il Boccino a James» completò Mary, con l'aria di chi sa a memoria la storia dell'amicizia tra le due.

Lily fece spallucce e aggiunse: «L'ho incontrata per caso in biblioteca e mi sono congratulata. Poi abbiamo iniziato a chiacchierare e...»

«E Madama Pince vi ha cacciate» continuò Mary con aria annoiata. «La Corvonero si è messa a ridacchiare e hai pensato che fosse simpatica. Da quel giorno vi incontrate per studiare, eccetera eccetera» finì Mary in modo esasperato.

«Mary, quando ti ci metti sei paranoica» intervenne Angela, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, concentrata sulla fetta di crostata che aveva cercato di moltiplicare. «Vi informo che sono appena riuscita a moltiplicare del cibo e il gusto è identico» disse soddisfatta.

«Chissenefrega, quella ci ha battuti a Quidditch, non si familiarizza col nemico!» ribatté Mary piccata.

«E allora? Non mi pare il caso di tirarla tanto per le lunghe solo per una partita!» rispose Angela.

«Era appena finito il time-out, la Pluffa doveva ancora essere presa da uno dei Cacciatori che quella è sfrecciata e ha catturato il Boccino! James era ancora a terra!» continuò Mary.

«Non puoi giudicarla per questo!» esclamò Angela. «Io la conosco da tempo, i suoi genitori sono amici dei miei, ed è davvero simpatica. Lo stesso dicasi di sua sorella Ann, terzo anno a Tassorosso».

«Saranno pure simpatiche, ma ciò non toglie che Corvonero ci abbia battuti» replicò Mary.

Angela alzò esasperata gli occhi al cielo della Sala Grande, che quella mattina era coperto da nuvoloni.

«Quidditch a parte, qualcuno viene in biblioteca?» chiese di nuovo Elizabeth sorridendo ad Angy, per cercare di invogliarla a dirle di sì. Quella sospirò divertita, per poi annuire.

«Bene!» esultò El alzandosi soddisfatta. «Andiamo, prima che la biblioteca si riempia di gente» e uscì dalla Sala Grande, trascinando con sé Angela, la quale, in fondo in fondo, era curiosa di scoprire cosa significasse quella strana parola.

«Io vado al campo da Quidditch» disse Mary dopo un po'. «Magari riesco a vedere l'allenamento dei Tassorosso e capire quali schemi useranno».

«Di' pure spiare» la corresse Lily ghignando.

«Osservare attentamente, prego» disse Mary prima di alzarsi e dirigersi verso l'Ingresso.

Poco dopo anche Lily se ne andò, lasciando Remus da solo ad aspettare i suoi amici (dopo aver visto l'avviso dell'uscita ad Hogsmeade, Lily aveva tutte le ragioni per cercare di evitare James, in fondo).

 

Nel frattempo, nel dormitorio del quinto anno Sirius era riuscito a far alzare Peter, con tanto di lamentele di quest’ultimo («Acqua ghiacciata, tu sei fuori di testa! Ha ragione James quando dice che hai il cervello di un cane!») e risate di Sirius. Stavano aspettando che James finisse di lavarsi quando questo li sorprese uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati.

«Ragazzi!» esclamò James. «Ho avuto l'idea! Oh, Godric, se è una bella idea!». Gli occhi gli brillavano, segno che era davvero una bella idea. Oppure era tremenda, nel qual caso second James poteva essere definita bella lo stesso, solo perché l’aveva avuta lui.

Dirigendosi in Sala Grande il ragazzo spiegò il piano agli amici, e Sirius, una volta ascoltatolo, si mise a ridere di gusto.

«Geniale!» si congratulò.

«C'è ancora qualcosa da sistemare» si schernì James, ma in fondo era compiaciuto dalla reazione del suo migliore amico.

«Non... Non è pericoloso?» domandò Peter, balbettando perché non voleva che l'amico si offendesse per la sua critica.

«Ma che dici, Peter?! Al massimo è un pelo difficile, ma non pericoloso, e meno che mai impossibile!» rispose Sirius.

«Però ci devi supportare» disse James. «Sai com'è fatto Remus, ha la mania delle regole, ma se siamo d'accordo tutti e tre non potrà tirarsi indietro». 

Peter annuì, gonfiando senza saperlo il petto per l’importanza che il suo parere poteva avere nel convincere Remus, e con la conferma del suo appoggio James e Sirius entrarono in Sala Grande, trascinandosi dietro il piccolo Peter.

Remus li notò e alzò la mano per farsi riconoscere. Quando furono più vicini, vide anche il sorriso pretenziosamente innocente sui visi di James e Sirius, il che non prometteva niente di buono. 

Mentre James gli spiegava l'idea che aveva avuto, Remus cambiava involontariamente espressione: da sereno che era perché Lily era stata comprensiva, il suo viso assumeva sempre più una smorfia esterrefatta per il grado di pazzia dell'amico. Smorfia che James ignorò deliberatamente.

«Voi siete matti!» esclamò posando il bicchiere di succo di zucca. «Ma quando ti vengono queste idee?»

«Sotto la doccia» rispose James scrollando le spalle.

«Lunastorta?» lo chiamò Sirius scuotendolo. «Amico, ti si è staccata la mascella?» scherzò. L'altro ragazzo si riprese e scosse la testa.

«È illegale» disse in un soffio, perché era certo fosse tutto uno scherzo.

«No... È solo leggermente perseguibile per legge, al massimo!» scherzò James, come se non fosse un problema.

«Ma tu non volevi fare l'Auror?» disse Remus, cercando di farlo rinsavire.

«Appunto: dare la caccia ai maghi oscuri, non a coraggiosi ragazzi che osano spingersi un po' più in là» rispose James sorridendo.

«Voi siete pazzi!» scandì Remus guardandoli tutti e tre negli occhi. Al suo sguardo scandalizzato Peter abbassò un po' la testa fra le spalle.

«Remus, calmati, è solo un incantesimo» disse Sirius, cercando di non ridere per la reazione esagerata (e prevedibile) di Remus.

«Un incantesimo, la fai facile tu! E se qualcuno ci denunciasse?» ribatté Remus, sicuro di avere per una volta il coltello dalla parte del manico.

Sirius alzò gli occhi al cielo. «Dubito che vorranno denunciarci» disse poi. «Godric, ma hai capito che premio?!».

«Farebbe gola pure a te!» aggiunse James, che non aveva perso il suo sorriso. 

«Questo non vuol dire niente!» disse Remus mettendo il broncio. Sirius e James sorrisero, scambiandosi l’occhiata di chi la sapeva lunga.

«E dai Remus… È per una buona causa! E nessuno farà la spia» lo pregò James. Remus sospirò, gesto che gli amici presero per un sì. 

«Bene, è importante che per l'uscita di sabato l’incantesimo Waddiwasi possa essere lanciato. Come siamo messi con i tempi della pozione?» chiese James a Sirius.

«Perfetti» sillabò l'altro, gongolando. Remus sospirò di nuovo, teatralmente. «Facciamolo» disse infine. Sirius e James gongolarono ancor di più, imitati da Peter, il quale aveva pure lui dei dubbi, ma di fronte alla determinazione degli amici, ogni perplessità svaniva.

«Fantastico! Se tutto andrà secondo i piani sarà il miglior scherzo mai fatto ad Hogwarts!» esclamò James.

«Meglio di quella volta che facemmo rincorrere Gazza dalle sue scope?» chiese Peter.

«Certo! Cento volte meglio!» esclamò James euforico.

«E se invece dovesse andare male, basterà un bell'Oblivion di gruppo!» aggiunse Sirius.

«Esattamente!» ghignò James.

«RAGAZZI! Un’illegalità per volta, vi prego!» li riprese Remus, facendo sghignazzare gli altri due, che gli diedero amichevoli pacche sulle spalle.

«Remus, Remus, prima o poi finiremo ad Azkaban, ma per fortuna avremo te a farci visita» scherzò James. 

Quando anche gli altri tre ebbero finito di fare colazione, Remus si alzò e si diresse verso la Sala Comune seguito da Peter, ma i due vennero fermati da Sirius, il quale cantilenò: «Manca un ingredieeenteee!».

«Che ne dite di una gitarella nella Foresta?» propose James.

«Dico che anche se non me lo proponete sto bene lo stesso» rispose Remus. «E poi devo fare una ricerca in biblioteca, dato che oggi possiamo finalmente rientrarci».

Sirius scosse la testa fintamente contrariato, espressione che fece sorridere Remus, mentre James si rivolgeva a Peter.

«Tu?» chiese il moro.

«Io... Sono indietro con i compiti...» tentennò l'altro. Non era una bugia, e questo i Malandrini lo sapevano, ma non era neanche tutta la verità: l'altrettanto reale motivazione di quella strana voglia di studiare era il timore di perdersi nella Foresta. Peter ci era già stato, è vero, ma solo qualche notte di luna piena, e in compagnia degli amici. E poi c'era la magia di loro quattro trasformati, che gli infondeva calore, coraggio, e una strana sensazione che non riusciva a identificare, che era il senso di appartenenza.

«Andiamo solo noi due, allora» disse James.

«Buon studio, ci vediamo a pranzo» aggiunse Sirius, per poi avviarsi con l'amico verso l'Ingresso. Uscirono nel parco e raggiunsero la casa di Hagrid, dietro la quale, non visti, si avvolsero nel Mantello che rende invisibili. Poi si inoltrarono nella Foresta Proibita, per uno dei tanti sentieri, entrambi con quel brio e quell'adrenalina che si provano solo infrangendo le regole.

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Capitolo 16
*** La conoscenza dei Centauri ***


Grazie, lettore


Riassunto:

Durante l'ennesima discussione con Piton, James esclama una strana parola, "Waddiwasi". I Malandrini fanno credere a Piton che si tratta di una parola antica, che poi viene fatta passare per una runa e poi ancora per un incantesimo.

Mentre scherzano su ciò che è successo, ai Malandrini viene davvero l'idea di creare un incantesimo che risponda alla parola "Waddiwasi" e che permetta di zittire Mocciosus, sparando qualcosa nel suo naso ogniqualvolta che egli lo ficca negli affari altrui.

Si intrufolano quindi nel Reparto Proibito della biblioteca, dove riescono a trovare le istruzioni per creare un incantesimo, che consistono di fatto nella preparazione di una pozione. E quale luogo migliore per distillarla se non il bagno di Mirtilla Malcontenta, cara amica di Peter?

Nel frattempo appaiono nelle bacheche degli studenti alcuni annunci che invitano a partecipare a una "Caccia al Significato" della misteriosa parola che è Waddiwasi. Metà scuola partecipa, tra cui due amiche di Lily (Angela ed Elizabeth), senza sapere che il tutto è organizzato dai Malandrini, i quali hanno nascosto dei significati inventati in biblioteca per far impazzire Severus, ancora alla ricerca del significato. Severus e Lily capiscono che sono i Malandrini gli artefici di tutto, ma non dicono nulla al resto della scuola per orgoglio.

Sabato mattina, a una settimana di distanza dalla gita ad Hogsmeade, dove verrà proclamato il vincitore della "Caccia al Significato", James e Sirius vanno alla ricerca dell'ultimo ingrediente per la pozione: un rametto dello stesso legno della bacchetta di chi berrà la pozione, ovvero Sirius, il quale se la cava in Occlumazia, pratica utile nel creare un incantesimo in quanto permette di concentrarsi.

 

 

La conoscenza dei Centauri ~

 

Remus e Peter avevano passato poco più di mezzora in biblioteca, perchè con tutta la gente che bisbigliava era impossibile concentrarsi. L'avviso dell'imminente uscita a Hogsmeade aveva messo una gran fretta a tutti quegli studenti che avevano deciso di partecipar al gioco. 

Dopo aver passato il resto della mattinata in Sala Comune, i due amici si erano recati in Sala Grande per pranzare. Lì si erano seduti vicino alle compagne, uno di fronte all'altro, tenendo i posti accanto per James e Sirius. Chiacchierando con le ragazze vennero a sapere che Angela e Elizabeth avevano trovato uno dei significati di Waddiwasi (che per loro era il significato). 

«Quindi?» chiese Mary alle amiche, posando la forchetta. 

«Quindi cosa?» le chiese Angy. 

«Quindi cosa significa?» 

Elizabeth e Angela si guardarono tra loro sorridendo maliziose. 

«Secondo te non era una perdita di tempo?» disse Elizabeth ammiccando agli altri. 

«Se volete fare le preziose, tenetevelo pure per voi» disse Mary alzando le spalle, come se non le importasse. «E sono ancora convinta che sia una perdita di tempo». 

Elizabeth e Angela se la stavano ridendo sotto i baffi: Mary era talmente orgogliosa che non avrebbe mai ammesso di essere interessata al significato, ed era troppo divertente stuzzicarla. Elizabeth incrociò lo sguardo di Lily seduta di fronte a lei: un guizzo di divertimento attraversò gli occhi della rossa, anche se poi distolse lo sguardo, probabilmente per evitare di scoppiare a ridere. 

«Ridete, ridete, ma non si sa neanche chi ha organizzato tutto!» disse Mary. 

«Qualcuno che si firma "SP", è ovvio» disse Angela. «Tu che ne pensi, Lily? Non potrebbe essere stato... il tuo amico?» le chiese Angy lanciando un'occhiata a Elizabeth, sapendo che non sopportava il Serpeverde e che era meglio non pronunciarne il nome completo in sua presenza. 

«No, mi ha detto che non è stato lui» rispose Lily. «Invece penso, anzi spero, che chi ha organizzato il tutto lo abbia fatto bene». 

A Peter andò di traverso il succo di zucca e iniziò a tossire forte, lanciando occhiate preoccupate a Remus, il quale, vista l'agitazione dell'amico, si premurò di trovare un altro argomento di conversazione. 

«Mary, sei poi riuscita nel tuo intento di spiare i Tassorosso a Quidditch?» chiese alla bruna. 

«Non ho spiato, gli allenamenti sono aperti al pubblico!» esclamò la ragazza indignata, per poi accorgersi del sorriso del ragazzo. 

«Lupin, non è la giornata buona per le prese in giro» disse, ma nascondeva un sorriso tra le labbra. «Sai dov'è James, invece? Devo riferirgli gli schemi che probabilmente userà il Cercatore di Tassorosso» aggiunse, con gli occhi che le brillavano di soddisfazione. 

«Gli dirò di cercarti» le rispose Remus. 

Con la scusa di raccogliere il tovagliolo che "fatalità" le era caduto, Lily si avvicinò a Remus, e gli sussurrò: «Non hai risposto alla domanda "Sai dov'è"». 

«Meglio il silenzio» le rispose il licantropo facendole l'occhiolino. Lily alzò gli occhi al cielo della Sala Grande: Remus era un Malandrino, non c'era più speranza di farlo tornare il timido e ligio ragazzo che era stato il primo anno. Ma in fondo, i Malandrini erano anche simpatici, a volte. E, accidenti a lei, era troppo curiosa di vedere come se la sarebbero cavata con la storia del Waddiwasi, per rivelare tutto alle amiche.

I lunghi tavoli erano ormai semi deserti. Solo Remus, Peter e qualche Corvonero erano rimasti nella sala: di Sirius e James, nessuna traccia. 

«Sono in pericolo!» squittì Peter. 

«No, semmai vogliono farci uno scherzo» disse Remus tranquillo. 

«E se si fossero persi?» domandò Peter spaventato: la Foresta era grande, e bastava distrarsi un attimo per perdere il sentiero e finire chissà dove! 

«Persi? Quei due? No...» rispose Remus, ma una piccola ruga era comparsa tra le sopracciglia: forse Peter non aveva tutti i torti a essere preoccupato. 

«Da quanto sono spariti?» chiese Remus, mostrandosi più ansioso di quel che credeva di essere. 

«Qu-quattro o cinque ore» balbettò l'altro. 

«Magari sono andati nelle cucine, qua non è rimasto molto» disse Remus, alludendo ai vassoi quasi tutti vuoti presenti sul tavolo. 

Sotto pressione di Peter, andarono nelle cucine, ma gli Elfi Domestici non fecero altro che alimentare la preoccupazione di Peter: James e Sirius non si erano fatti vedere neppure lì. 

«Altro che incantesimo per zittire Piton, sarebbe più utile qualcosa che mostri dove sono le persone!» sbottò Remus. Peter lo fissava mangiucchiandosi le unghie. 

«E ora che facciamo?» gli chiese, perché di sicuro Remus aveva un'idea. Remus trovava sempre una soluzione a tutto.

«L'unica soluzione che mi viene in mente è chiedere aiuto ad Hagrid» disse Remus sospirando. 

I due amici si avviarono così verso la casa del guardiacaccia, ognuno pensando al modo in cui avrebbero informato Hagrid della situazione e a come chiedere il suo silenzio con i professori. Prima che se lo aspettassero, arrivarono di fronte alla porta di legno. Titubante, Remus stava per bussare, quando la porta si aprì e qualcuno con una zazzera di capelli neri gli andò a sbattere contro. 

 

Alcune ore prima Sirius e James si erano inoltrati in silenzio nella Foresta, fino a quando non avevano più intravisto dietro di loro la casa di Hagrid, il lago, o il castello. Allora si erano tolti il Mantello, per poter procedere più spediti e senza dover fare attenzione che il manto magico non si impigliasse fra i rami e si strappasse. 

«Se mai succedesse, vedresti mio padre infuriato!» aveva detto James all'amico che gli camminava accanto. 

Si inoltrarono ancora verso il centro della foresta, facendosi luce con le le bacchette tese dinanzi a sé, ma di un abete nemmeno l'ombra. 

«Possibile che si trovino solo sui margini?» aveva sbuffato Sirius. 

«Sarebbe il colmo!» esclamò James. «Camminiamo ancora un po', al massimo lo prendiamo quando torniamo indietro. Invece, io avrei voluto vedere qualche creatura magica, ma a quanto pare oggi è troppo difficile trovare ciò che si cerca!».

Continuarono a camminare senza più parlare, tendendo l'orecchio a ogni fruscio o scricchiolio che potesse indicare la vicinanza di qualche essere oltre a loro due. Poi, all'improvviso, si videro due archi puntati contro. 

I centauri! Erano anni che né James né Sirius ne vedevano uno, più precisamente dal loro terzo anno, quando si erano persi durante una punizione, e un centauro di nome Fiorenzo li aveva ricondotti da Hagrid. Lo stesso centauro che in quel momento si trovava davanti a James, e che una volta riconosciuto il ragazzo abbassò l'arma. 

«Fiorenzo!» lo richiamò contrariato l'altro, un centauro dalla barba e capelli rossicci e dal manto marrone. 

«Sono solo studenti, Conan. E li conosco, sono innocui» li difese Fiorenzo, ma l'altro centauro, quello di nome Conan, continuò a tenere l'arco puntato su Sirius. 

«Dei puledri non dovrebbero girovagare da soli, i vostri maestri sono degli incoscienti» disse duro Conan. 

«Perchè?» chiese James, lasciandosi scappare un ghigno: li aveva chiamati puledri

Sirius gli lanciò un'occhiataccia: era troppo difficile stare zitti? Lui aveva ancora una freccia puntata contro, e di sicuro non sarebbe stato saggio lanciare un incantesimo contro un centauro. 

I due centauri non risposero alla domanda di James, ma restarono a fissarsi negli occhi. Dopo un tempo che a Sirius parve infinito, anche Conan abbassò l'arco. 

«Andatevene» disse secco. Sirius e James si guardarono interdetti. 

«Cosa c'è di pericoloso in questo tratto di foresta?» chiese Sirius, riacquistando la sicurezza e la spavalderia che gli erano tipiche. 

Fiorenzo cercò lo sguardo del compagno, il quale tuttavia continuava a tenere gli occhi fissi sui due ragazzi. 

«Creature che non dovrebbero esserci» rispose infine Fiorenzo. «Seguitemi, vi conduco fuori». 

«Fiorenzo! I Centauri non sono guide al servizio degli umani!» lo riprese l'altro. 

«Hai visto i movimenti delle stelle» gli ricordò Fiorenzo. «E meglio che questi due ragazzi non si inoltrino in parti della foresta da cui non uscirebbero vivi». 

James non ci stava capendo niente: movimenti delle stelle? Sapeva che i centauri leggevano il futuro nel cielo, ma cosa centravano loro due con le stelle? C'era qualcosa di così importante nel loro futuro che era addirittura scritto negli astri? Avere un destino importante poteva essere pericoloso, eppure nonostante tutto si sentiva lusingato, e orgoglioso. Si voltò verso Sirius, ma quello era perso nei suo pensieri, totalmente diversi da quelli dell'amico. 

Sirius non poteva tollerare la possibilità che il suo avvenire fosse già stato deciso. Era lui, e solo lui, l'artefice del suo destino, e non voleva credere che le stelle potessero influenzare il suo futuro. Non gli importava che fossero avvenimenti importanti, nessuno poteva imporgli qualcosa che lui non avrebbe voluto fare: né Centauri né stelle potevano tenergli testa. 

«Venite» disse Fiorenzo, riscuotendoli dai loro pensieri. 

I due ragazzi lo seguirono senza fiatare, d'altronde l'alternativa era rimanere con Conan, "il centauro dall'arco pronto", come l'aveva chiamato Sirius nella sua testa, e non era la più rosea delle aspettative. 

«Fiorenzo, nelle stelle c'è davvero scritto il nostro destino?» chiese James. Il centauro si fermò. 

«Gli altri centauri non vi risponderebbero. Abbiamo fatto un patto quando abbiamo ricevuto la Conoscenza: non ne avremmo rivelato i segreti a nessuno». 

«Ma il futuro è già deciso?» chiese Sirius caparbio. Fiorenzo restò in silenzio per qualche istante. 

«Mai definitivamente. Nelle stelle scorgiamo gli avvenimenti fondamentali verso cui sta tendendo l’universo, ma tutto può sempre cambiare. Se voi vi foste inoltrati ancora, il futuro sarebbe stato diverso, ma certi eventi ci sarebbero stati lo stesso. Personalmente, credo sia meglio così». 

«Cosa avremmo trovato di tanto pericoloso?» chiese James, il quale non credeva ci fossero pericoli davvero mortali dentro il perimetro della scuola. 

Fiorenzo ignorò la sua domanda, o almeno così pensò James, perché il centauro proseguì diritto senza accennare a una risposta. Sirius, alla sua sinistra, sbuffò infastidito. 

«Almeno puoi dirci se qui intorno c'è un abete?» chiese Felpato. 

«A cosa vi serve?» domandò Fiorenzo. 

I due ragazzi si guardarono da dietro le spalle del centauro, indecisi su cosa rispondere. Il silenzio si stava protraendo, così James disse la prima cosa che gli venne in mente. 

«Ci siamo dimenticati di festeggiare il Natale». 

Se avesse potuto, Sirius avrebbe strozzato l'amico (perché lanciare l'Avada Kedavra è pur sempre illegale!). Se l'alternativa era dire una panzana del genere, tanto valeva ammettere la verità! 

«Pensi davvero di poter ingannare un Centauro?» chiese Fiorenzo, guardandolo divertito. James si sentì un babbeo ad aver dato quella risposta. 

«Scherzava. Scherza sempre» disse Sirius, cercando di salvargli la faccia. 

«Quindi a cosa vi serve?» chiese nuovamente il centauro. Pareva che stesse giocando con loro all’infinito botta e risposta per dimostrarsi il più furbo tra i presenti. Gara che non detta si svolgeva spesso tra James e Remus, James e Sirius, James e Lily, in pratica con chiunque venisse in contatto con James. Perchè lui doveva avere l’ultima parola.

A Sirius però, l’atteggiamento  del centauro stava iniziando a dare sui nervi: non rispondeva alle domande, e poi pretendeva risposte! Se lo ricordava diverso, più accondiscendente. 

«Ci serve per una pozione» rispose James, restando sul vago. Fiorenzo lo penetrò con gli occhi e sorrise in modo criptico, come se avesse capito perfettamente quale pozione volevano fare. 

«Una pozione... Conan è più esperto di me in materia, ad ogni modo, eccolo là, sulla destra. Ma vi sconsiglio di prendere un suo ramo, se la vostra intenzione è creare un incantesimo» disse Fiorenzo, lasciando i due stupefatti. 

«Come...» balbettò James. 

«I Centauri sono esseri antichi e hanno una conoscenza molto più vasta degli umani» disse Fiorenzo, intenerito dalle espressioni dei due ragazzi. «Ci fu un tempo antico in cui i centauri addirittura insegnavano agli umani gli incantesimi basilari. Poi insegnarono loro a crearli, e fu l'inizio della fine» sospirò mesto. 

«Perché dici così?» chiese Sirius, colpito dal tono di voce che aveva usato la loro guida nell'ultima frase. 

«Tempi lontani che non vengono narrati. Voi umani, superbi come siete, non accettaste più la superiore conoscenza di noi centauri, e ve ne andaste. Ora solo i racconti più antichi narrano di quei tempi in cui uomini e centauri convivevano pacificamente» iniziò a spiegare Fiorenzo. «Dopo quella separazione, i centauri diventarono più selvatici, o più vicini alla Natura, dipende dal punto di vista. Ad ogni modo, gli umani crearono gli incantesimi più disparati, tra cui quelli che voi chiamate "Maledizioni Senza Perdono". Avete osato spingervi oltre i limiti naturali, e avete visto come era adirato Conan per la vostra presenza: ha visto suo padre morire, ucciso dall'Anatema-che-uccide. Una storia triste sulla morte di un innocente». 

James e Sirius non riuscirono a commentare. Le sensazioni di ripugno e vergogna per le ingiustizie create dai maghi avevano serrato loro la gola. 

Sirius ritirò il soprannome che aveva affibbiato a Conan, invidiando in cuor suo la sua sorte: se era così arrabbiato con i maghi, forse era perché suo padre era stato un genitore come si deve. Sirius non sapeva se avrebbe provato dolore a vedere Orion morire, e un po' si vergognava di questi pensieri, di questa mancanza d'amore, ma poi si riscosse e pensò che no, non era colpa sua, ma di Orion e Walburga: loro per primi gli negavano l’amore, e non potevano quindi aspirare ad un amore filiale da parte sua. Non dopo quello che gli facevano passare. 

«Ma il passato è ormai passato. Se vi può rallegrare, so che al di là dell'oceano c'è una collaborazione tra... Chiamiamoli umani» disse con una vena ironica, «e un centauro, il quale insegna loro come sopravvivere, esattamente come nei tempi andati». 

«Perché hai usato quel tono?» chiese James. «Hai detto "umani" come se non lo fossero». 

«Quello è un abete adatto alla vostra pozione» disse il centauro. 

«Se ti chiediamo il perché ci rispondi?» chiese Sirius esasperato. 

«C'è un nido di Asticelli su quel ramo, e gli Asticelli abitano solo gli alberi da bacchetta. Immagino non abbiate con voi dei porcellini di terra per tenerli buoni, giusto?» 

I due ragazzi non sapevano che dire: ovvio che non ce li avevano, mica pensavano di dover tenere distratti degli Asticelli! 

«Se siete veloci magari non vi attaccano. Potete provarci» disse loro il centauro. «Ma prendete la corteccia senza che se ne accorgano, o vi inseguiranno». 

Sirius tirò fuori da una tasca il coltellino serramanico che portava sempre con sé per ogni evenienza, e grattò via un po' di corteccia dalla base del tronco. Forse fece troppo rumore, o forse gli Asticelli erano molto sensibili, fatto sta che iniziarono a saltare giù dai rami per avventarsi su Sirius.  

«Protego!» urlò James, e uno scudo invisibile si dilatò tra il suo amico e le creature che piombavano per attaccarlo. 

«Ma cosa...» mormorò Sirius, il quale, intento nel suo lavoro non si era accorto del pericolo. Quando alzò la testa e vide tutti gli esserini che si erano fermati a poche spanne da lui, bloccati dall'incantesimo di James, urlò dallo spavento e si buttò di lato rotolando sulla terra, appena in tempo perché gli Asticelli non gli precipitassero addosso. 

«Filiamocela!» esclamò alzandosi. I tre avanzarono velocemente tra gli alberi, il centauro trottando e i due ragazzi correndo per stargli dietro, fino a quando non raggiunsero un sentiero, dove Fiorenzo li congedò. 

«Qui vi lascio, amici. Non è ben visto che un centauro esca dalla foresta. Seguite questo sentiero, vi porterà vicino alla casa di Hagrid».  

I due amici annuirono, ma non fecero in tempo a ringraziarlo che quello era già sparito tra gli alberi. 

«Me lo ricordavo più simpatico» borbottò Sirius. 

«Forse l'altra volta non lo avevamo bombardato di domande» scherzò James. Poi si avviò per il sentiero, seguito da Sirius, pensando alle domande rimaste senza risposta: i pericoli della Foresta, il loro destino... Ma ben presto giunsero in vista della casa del guardacaccia, e ciò interruppe il filo dei loro pensieri. 

«Che ne dici di passare a salutare Hagrid?» propose James. Sirius alzò le spalle indifferente. «Andiamo». 

Vennero accolti da una tazza di tè appena fatto e da dei biscotti durissimi, ma che una volta immersi nel tè diventavano masticabili. Parlarono un po' di scuola, ma poi il discorso volse inevitabilmente sul Quidditch. 

«Questa volta vinciamo, poco ma sicuro!» disse James. «Brian ha fissato allenamenti un giorno sì e uno no, nelle prossime settimane!» 

«Bella scusa» gli bisbigliò Sirius. «Per evitare Mirtilla, intendo!» aggiunse ammiccando. 

«Non sono mica uno sprovveduto!» sussurrò James di risposta. «E poi è palese che a Peter piaccia, non voglio mettermi in mezzo». 

«Ehi, voi due» li chiamò Hagrid, indaffarato vicino al caminetto. «Che cos'è che avete di tanto segreto che non posso sentire?» chiese sorridendo. 

«Niente. E poi, l'hai appena detto tu che è segreto, no?» rispose James sfoderando un ghigno. 

«In verità, non ti abbiamo parlato della nuova spasimante di James» disse Sirius, con gli occhi che brillavano. 

«Direi che si è fatto tardi!» disse James a voce alta. «Felpato, andiamo. Ci si vede, Hagrid!» e si avviò verso l'uscita, trascinandosi dietro un Sirius divertito. Hagrid li salutò ridendosela sotto i baffi: beata gioventù! 

James aveva aperto la porta ed era uscito in tutta fretta, ma andò a sbattere contro qualcuno, cadendogli addosso. 

«Ma che... Remus!» esclamò riconoscendo. 

«Ragazzi, che ci fate qui?» chiese Sirius chiudendo la porta dietro di sé. 

«Noi? Che ci fate voi qui, semmai!» esclamò Peter accigliato.  

«Abbiamo preso un tè» rispose James semplicemente, alzandosi e tendendo una mano a Remus per aiutarlo a sollevarsi. 

«Tutta la mattina per un tè?» chiese il licantropo un po' scocciato, spazzolando via la polvere dai pantaloni. James guardò Sirius, il quale gli rispose con un'alzata di spalle. 

«Ma no, siamo andati nella Foresta, come vi avevamo detto» rispose James. 

«E avevate detto che sareste tornati per pranzo!» disse Peter. 

«È per quello che siete così... Così?» chiese Sirius incredulo. Davvero si erano preoccupati perché erano stati via qualche minuto in più? 

«Non dovevate preoccuparvi!» disse infatti James, come se gli avesse letto nel pensiero. 

«Già, non abbiamo mica rischiato di venire fatti allo spiedo dai Centauri, o di essere inseguiti da un branco di Asticelli!» ironizzò Sirius, avviandosi verso il castello, seguito da James che rideva, e gli altri due dietro. 

«Ditemi che avete trovato il ramo di abete e che non avete rischiato la vita per niente!» chiese Peter apprensivo.  

James si voltò a guardarlo divertito. «Dovresti prendere le cose con più filosofia, Peter, e non agitarti per ogni nonnulla» gli disse. «E comunque, è ovvio che abbiamo il ramoscello, ma ora andiamo in cucina, che i biscotti di Hagrid non sono il miglior pranzo che si possa fare!» 

«Concordo in pieno!» disse Sirius.  

A differenza di Hagrid, la cucina degli Elfi soddisfò pienamente le papille gustative dei due compari, i quali si ritennero decisamente soddisfatti della mattinata: ancora qualche giorno, e poi la pozione sarebbe stata pronta, e finalmente avrebbero creato un incantesimo, il loro primo incantesimo.

 

 


 

Angolino di Ma_AiLing:

Salve... Ok, probabilmente non finirò mai di scusarmi per il mio ritardo. Perché davvero, mi dispiace, ma non ho potuto evitarlo. Tra scuola e patente sono stata super impegnata, però almeno l'attesa è stata ricompensata con un capitolo lungo, almeno per quanto riguarda i miei standard. E spero anche bello! O quantomeno decente ;) 

E c'è un'altra cosa che non smetterò mai di fare: ringraziarvi. Carissimi lettori che seguite, ricordate, preferite e recensite questa storia: grazie per la vostra pazienza, per me è stata preziosa. Davvero: GRAZIE *___* 

Ora devo darvi la brutta notizia: non ho la più pallida idea di quando pubblicherò il nuovo capitolo. Scusate, davvero, scusatemi, ma la quinta si sta rivelando più impegnativa del previsto. Ad ogni modo, non abbandonerò questa storia, di questo sono sicura :) 

Ancora una cosa, anzi no, quattro: 

1. Ho rimesso il riassunto, come avrete notato. Mi pareva il minimo, dopo mesi chissà chi si ricordava dove eravamo rimasti! ;) 

2. Il Centauro che nomina Fiorenzo, quello che insegna a sopravvivere a degli "umani": avanti, so che almeno una persona tra voi sa a che saga letteraria mi riferisco! Vi lascio indovinare ;) 

3. Nel caso non si fosse capito: inoltrandosi nella Foresta James e Sirius avrebbero trovato le care Acromantule di Hagrid, e non è certo che ne sarebbero tornati vivi (mica hanno una Ford Anglia volante, loro!) e se James muore, addio Harry, il bambino-minaccia per Voldy diventa Neville e il futuro cambia. Questa era la logica di quel passaggio ;) 

4. La bacchetta di Sirius. Io ho cercato, ma non si fa cenno da nessuna parte su come fosse la sua bacchetta ai tempi della scuola, quindi mi son letta l'approfondimento sui legni delle bacchette che si trova su Pottermore, e tra tutti i legni analizzati l'abete mi sembrava il più adatto al carattere si Sirius. Ecco cosa dice: 

“Il mio [di Olivander] esimio nonno, Gerbold Octavius Olivander, ha sempre definito quella di abete 'la bacchetta del sopravvissuto', perché l'aveva venduta a tre maghi che, in seguito, avevano superato indenni un pericolo mortale. Senza dubbio questo legno, provenendo dall'albero più resistente in assoluto, crea bacchette che richiedono ai loro legittimi proprietari un potere stabile e propositi fermi, mentre sono uno strumento scarso nelle mani di una persona indecisa e incostante. Le bacchette di abete sono particolarmente adatte alla Trasfigurazione e preferiscono un padrone dal comportamento deciso, determinato e, di quando in quando, intimidatorio„ 

Sirius è sopravvissuto ai dissennatori per dodici anni senza impazzire, per non parlare del bacio che ha evitato grazie alla giratempo. In Trasfigurazione non dico niente dato che è un Animagus, e sui propositi fermi... Cavolo, è andato contro la sua famiglia per i princìpi in cui credeva! Quindi secondo me è la più adatta, ecco. 

 

Fine delle note chilometriche! :) 

Ancora grazie per la vostra pazienza: siete dei lettori speciali *__*

AiLing

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Capitolo 17
*** Un'altra idea ***


Un'altra idea
 

Quella domenica iniziò in un modo diverso da quello che Remus aveva pensato. La preparazione della pozione lo aveva lasciato indietro con i compiti, e il giorno prima, data la loro mole, non era riuscito a finirli, ma pensava che avrebbe comunque avuto tempo la mattina seguente. Ma si sa che con i Malandrini le cose non vanno mai come le si progettano... 

Erano a colazione, e James stava fissando il vuoto, continuando a masticare più e più volte lo stesso boccone. Gli altri tre lo fissavano incuriositi, ma quello non dava segno di accorgersene. 

«James?» lo chiamò Sirius. «Terra-chiama-James! James rispondi: sei questo pianeta o su uno popolato da rosse?». Gli altri ridacchiarono, ma il ragazzo continuava a seguire il filo dei sui pensieri, come se non lo avesse neanche sentito. 

«Cambio di programma: oggi niente studio, ho avuto un'idea!» esclamò poi il moro all'improvviso. Remus e Sirius si scambiarono un'occhiata allibita. 

«Dici che non mi abbia sentito?» sussurrò Sirius all'amico. 

«Trattasi di casi persi» disse l'altro, facendo spallucce. Poi aggiunse a voce più alta, rivolto a James: «Non dovremo proibirti anche il bacon, oltre alla doccia, vero?» 

«Prevenuto!» lo rimbeccò Sirius. «Non ha ancora detto di cosa si tratta!». Perché in fondo, quando si trattava di idee di James, Sirius era sempre bendisposto. 

«Oh, è uno scherzo ai danni dei Serpeverde, ovviamente!» esclamò James entusiasta, certo che se a volte aveva delle idee magnifiche, quella sarebbe stata soprattutto divertente! 

«E questo scherzo ci impedirà di studiare?» chiese Peter speranzoso. 

«Forse. Non lo so, dipende da quanta creatività abbiamo» rispose James ghignando. Ma allo sguardo torvo di Remus si corresse: «Ma forse possiamo fare tutto oggi pomeriggio e stamattina fare i compiti!». Aveva un sorriso a trentadue denti, come se quello bastasse a convincere l’amico Prefetto.

«Potter» Brian gli si avvicinò con fare cospiratorio, sulla faccia aveva stampato un gran sorriso. «Riunione straordinaria della squadra: Mary ha gli schemi dei Tassorosso!» sussurrò tutto pimpante. 

«Forte!» esclamò James. «A che ora ci troviamo?».

«Ora, che domande! In Sala Comune, forza!» disse Brian, e si diresse verso gli altri compagni di squadra, salutando con un cenno gli altri Grifondoro. 

«Ma devo ancora finire di fare colazione!» si lamentò James. Il capitano però non si era fermato ad ascoltarlo e non diede segno di averlo sentito. 

«Despota» mugugnò James, ficcandosi un altro pezzo di bacon in bocca. 

Pochi minuti dopo Brian fu di nuovo da lui. «Avanti, andiamo» lo richiamò e proseguì verso l'ingresso seguito dagli altri giocatori, tutti alquanto scocciati per la colazione interrotta. 

«Tiranno!» lo apostrofò James alzandosi. «Vi raggiungo in biblioteca» disse agli amici. 

«Tiranno o no, sono il Capitano, e l'esito delle partite è una mia responsabilità». E così dicendo Brian Jordan uscì dalla Sala Grande, seguito da Mary e gli altri sei, tutti con gli occhi ancora intenti a sognare la colazione mancata.

 

Remus, Sirius e Peter erano andati in biblioteca, ma Peter li aveva presto lasciati per andare a controllare la pozione nel bagno di Mirtilla. «Qualcuno deve pur farlo, no?» aveva detto. 

«Basta che non tocchi niente» aveva commentato Sirius a mezza voce, facendo arrossire il ragazzo, che sgattaiolò via. Non che Sirius gli volesse male, anzi, ma l'amico a volte era talmente goffo che davvero avrebbe potuto rovesciare il calderone! E anche senza farlo apposta... Come aveva detto Remus a colazione? "Trattasi di casi persi", ecco, quella definizione la si poteva affibbiare tranquillamente anche a Peter. 

«Certo che ha dei gusti strani» commentò. 

«Ti riferisci a Mirtilla?» chiese Remus. 

«E a chi se no?! Non solo è un fantasma, quindi niente baci, ma non è neanche tanto bella!».

«Certe volte sei davvero superficiale» disse Remus, nascondendo di nuovo la testa dietro al libro. «Per lo meno lui una ragazza ce l'ha. Tu invece?».

«Io almeno sono uscito con qualche ragazza. Tu…».

«Andiamo» sbuffò Remus. «Sai come stanno le cose, non mi va di mentire» disse, rassegnato alla sua condizione di solitudine. Una relazione si basava anche sulla fiducia reciproca, ma se avesse parlato della sua maledizione, come avrebbe reagito una ragazza? Avrebbe urlato spaventata, ne era certo. Oppure gli avrebbe dato del mostro, molto probabile. Anzi, forse avrebbe fatto entrambe le cose! No, nessuna relazione avrebbe mai potuto funzionare. 

Vedendo l'espressione cupa sul volto dell'amico, Sirius cercò di cambiare argomento. 

«Non avevi detto che qui ieri era pieno di gente che cercava il significato di Waddiwasi?».

Remus stava per rispondergli quando James si accasciò sulla sedia al suo fianco, tirando il fiato come se avesse fatto una lunga corsa. 

«Brian è matto. Mary è geniale, ma Brian è matto!» esclamò. Alcuni studenti del settimo anno gli lanciarono occhiate infastidite. James li ignorò e appoggiò la testa al tavolo, sconsolato.  

«Voleva che ci allenassimo» disse abbassando il tono di voce. «Ora, di domenica mattina!».

«Non potete perdere la prossima partita!» disse Sirius indignato. «Se perdiamo anche contro Tassorosso…».

«Lo sappiamo, Sirius» lo interruppe James. «Ma il non fare allenamenti la domenica fa parte dell'accordo di inizio anno: Ian resta come battitore, anche se ha i M.A.G.O. e preferirebbe concentrarsi sullo studio, ma niente allenamenti di domenica» spiegò il ragazzo. «Così hanno iniziato a discutere». 

«E...?» chiese Remus. 

«Ah, non lo so. Me la son svignata sotto il Mantello! Un accordo è un accordo». Poi prese un rotolo di pergamena dalla borsa. «Peter?». 

Sirius sogghignò. «Indovina?».

«Capito» disse James ridacchiando. «Certo che ha dei gusti strani…».

Remus lo guardò incredulo, poi scoppiò a ridere. Ci fu uno “Shh!” abbastanza secco da un tavolo poco distante, così Remus abbassò la voce. «Voi siete strani e basta!».

«Noi non siamo strani» ribatté James. 

«Siamo speciali, è diverso» continuò Sirius con un sorriso strafottente, ammiccando a James. 

«Comunque, venendo qui sono passato per il quarto piano: altri due biglietti!» disse James. «Però Remus, sbaglio, o ci avevi detto che ieri c'era un sacco di gente a cercare i significati?».

«Ne stavamo parlando prima che tu arrivassi» lo informò Sirius. 

«Credo che Madama Pince gli abbia sbattuti fuori» rispose Remus con una scrollata di spalle. «Troppa confusione». James e Sirius si scambiarono un ghigno compiaciuto. Creare scompiglio in biblioteca senza essere beccati non era cosa da poco!

 

Stavano scrivendo un tema di Incantesimi, quando Peter tornò da loro, leggermente rosso in volto.

«Allora?» chiese Sirius a Peter, quando quello si sedette al loro tavolo. 

«Com'è andata?» chiese James curioso. 

Remus trattenne un sorriso. Povero Peter! 

«Ragazzi, ve l'ho già detto: siamo solo amici, e a me va bene così!» disse Peter stringendosi tra le spalle. 

«Ma perché non le dici che ti piace?!» chiese Sirius. Certe volte Codaliscia era proprio tonto! 

«Perché, perché... E se poi mi dice che non le piaccio? Sento che non potrei sopportare questo tipo di rifiuto» rivelò Peter scuotendo la testa. No, lui non si sarebbe umiliato. E poi, quando mai aveva detto ai Malandrini che lei gli piaceva? Non potevano averlo intuito, lui era stato attento a non lasciar trapelare niente. Che poi, cosa sarebbe dovuto trapelare? A lui Mirtilla non piaceva! Raccontala a qualcun altro... Oh, fantastico, pure le vocine nella testa ora! 

«Peter, sei un Grifondoro!» disse James, riscuotendolo dai suoi pensieri e beccandosi un'occhiataccia dalla Pince. «Non puoi arrenderti prima di provare» disse a voce più bassa. Guardò i compagni in cerca di appoggio. Sirius annuiva vistosamente, mentre Remus restava rintanato dietro al libro che stava consultando. «Lunastorta, non dici niente?».

«Se non se la sente non è obbligato a fare niente» disse Remus. James e Sirius si guardarono e scossero la testa. 

«Ma dimmi te» disse Sirius a James «se dovevamo sceglierci come amici proprio due timidi!».

«Facciamo così» propose James «se tu le parli, poi noi non ti chiediamo niente. Però devi parlarle!».

«Ti conviene cogliere al volo questa premura!» gli suggerì Remus. James era caparbio, se decideva di fare qualcosa non si arrendeva fintantoché non raggiungeva l'obbiettivo. Si era fatto confidare della sua condizione di licantropo, continuava a provarci con Lily, e ora avrebbe fatto mettere insieme Peter e Mirtilla. Discutere con lui era un caso senza speranza, Remus ci era già passato: aveva provato a farlo desistere dallo scoprire il suo segreto, e poi dal prendere in giro Piton, su richiesta di Lily. Ma poco o niente era cambiato. 

Peter infine mormorò qualche parola di assenso e James sorrise raggiante. «E tu Remus?» chiese poi. 

«Io? Io sono un lupo solitario!» scherzò Remus, facendoli ridere. 

«Insomma, voi quattro, silenzio! Se volete chiacchierare andate fuori!» sibilò la bibliotecaria con un cipiglio severo. I quattro ragazzi fecero segno di cucirsi la bocca, ancora ghignando tra loro, e si chinarono di nuovo su libri e pergamene. Ogni tanto si scambiavano qualche parola, ritornando a ridacchiare inevitabilmente, ma riuscirono a non farsi cacciare.

 

Nel pomeriggio i quattro amici si ritrovarono in un corridoio deserto del settimo piano: James spiegò loro lo scherzo ideato a colazione, e quando lo ebbe fatto risero tutti di gusto. 

«Allora, ci state?» chiese James, gli occhi che brillavano malandrini. 

«Che domande, ovvio!» rispose Sirius, seguito da Peter e Remus. 

«Anche Monsieur Prefetto?» ghignò James. Remus fece spallucce. «È uno scherzo innocente, perché no?» disse sorridendo. E quando Remus sorrideva per uno scherzo, emergeva il suo lato più malandrino. 

«E il bacon è salvo!» esclamò James, tirando trionfante un pugno in aria. Di tutta risposta, Remus lo spintonò.


 

 

Angolino di Ma_AiLing: 

* Ail spazza via le ragnatele. Forse è meglio togliere anche le tende e metterle a lavare... * 
Oh, ma siete già qui! 
* Sfodera la bacchetta e urla "Protego!" * 
Bene, ora fate pure quel che volete, scagliatemi fatture, controfatture e incantesimi vari, tanto io sono al riparo. 
Cos'ho da dire a mia discolpa per l'attesa? Non vi basta la parola "Ma... Mat... Maturi..." No, non ce la faccio a dirlo! Comunque, liceo finito, sono in vacanza, quindi forse (e sottolineo e ri-sottolineo due volte, anzi evidenziamolo pure) forse... Forse potrei iniziare a aggiornare con una certa frequenza! Boh, teniamo le dita incrociate. Magari fra due settimane? 
E comunque la vera causa del ritardo è stata che ho riscritto questo capitolo almeno quattro volte (e ancora non ne sono pienamente soddisfatta). Quando si dice che il 17 porta sfortuna, eh? Diciassette... Mah, se ci penso sembra incredibile! Davvero ho scritto diciassette capitoli? Really-really? E voi ve li siete letti tutti? E magari avete pure recensito (anime coraggiose)? E magari state pure leggendo queste note e vi chiedete cos'ho per la testa... Boh, non lo so bene neanche io! XD 
Però... Beh, lo scherzo dei Malandrini mi è venuto in mente ancora al tempo del capitolo della notte in biblioteca (più di un anno fa!!) e non sono riuscita a non inserirlo. Comunque la storia non dovrebbe allungarsi di troppo. 
*Non credetemi! Questa storia doveva essere una one-shot! Poi doveva avere al massimo 11 capitoli, ma siamo arrivati a 17 e la pozione non è ancora pronta!*  
Mi sento tanto come Gollum... 
*Oh sssì, tesssoro, tutti hanno una parte gollum insssside!* 
Ok, ok, la pianto! XD 
Bene, è stato un piacere allietarvi con queste note (poveri voi che avete dovuto sopportarmi). 

Vi lascio, gente :) 
Lunga vita e prosperità a tutti! E grazie, grazie a chi legge, segue, ricorda, preferisce e recensisce questa storia. 

Ail (che poverina, a quest'ora è un pelo, ma giusto un peletto fusa... Per cui, se trovate errori, perdonatela. Fateleli notare però, così li corregge!)

Uuuh! Stavo quasi dimenticandomene! La frase di Peter: "E se poi mi dice che non le piaccio? Sento che non potrei sopportare questo tipo di rifiuto" ...Sì, è ispirata a Ritorno al Futuro. Mi piace troppo quel film! :D

“Mani in alto!” 
“È una rapina?” 
“...È un esperimento scientifico”

(Ritorno al Futuro - III)

 

* Ail si smaterializza *

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Capitolo 18
*** La scritta sul muro ***


Riassunto:

Durante l'ennesima discussione con Piton, James esclama una strana parola, "Waddiwasi". I Malandrini fanno credere a Piton che si tratti di una parola antica, che poi viene fatta passare per una runa e poi ancora per un incantesimo.
Mentre scherzano su ciò che è successo, i Malandrini decidono di creare davvero un incantesimo che risponda alla parola "Waddiwasi" e che permetta di zittire Mocciosus, sparando qualcosa nel suo naso ogniqualvolta che egli lo ficca negli affari altrui. Si intrufolano quindi nel Reparto Proibito della biblioteca, dove riescono a trovare le istruzioni per creare un incantesimo, istruzioni che consistono di fatto nella preparazione di una pozione. E quale luogo migliore per distillarla se non il bagno di Mirtilla Malcontenta, cara amica di Peter? 
Nel frattempo appaiono nelle bacheche degli studenti alcuni annunci che invitano a partecipare a una "Caccia al Significato" della misteriosa parola quale è Waddiwasi. Metà scuola partecipa, tra cui due amiche di Lily (Angela ed Elizabeth), senza sapere che il tutto è organizzato dai Malandrini, i quali hanno nascosto dei significati inventati in biblioteca per far impazzire Severus, ancora alla ricerca del significato. Ma il ragazzo e Lily capiscono che sono i Malandrini gli artefici di tutto, però non dicono nulla al resto della scuola per orgoglio.

 

 

La scritta sul muro
 

I quattro amici si diressero verso la Sala Comune di Serpeverde. In giro non c'era nessuno, erano quasi tutti nelle sale comuni o in biblioteca, ma per sicurezza Peter si appostò all'ingresso del corridoio sotto forma di Animagus: nel caso fosse arrivato qualcuno, sarebbe subito corso ad avvertire gli amici. 

«E ora, via alla fantasia!» disse James eccitato. «Cosa scrivo?» 

«Intanto esci dal Mantello» suggerì Remus. «Non è il caso che qualcuno veda una mano volare». 

«Ma sì, tranquillo» disse James. «Allora, cosa scrivo? Mocciosus puzza?» 

«Assolutamente!» ghignò Sirius. 

«Assolutamente no» lo riprese Remus. Gli altri due lo guardarono allibiti. Non poteva averlo detto davvero, giusto? Insomma, neanche a lui stava simpatico Mocciosus! 

«Scrivi Piton puzza! Mica tutti sanno chi è Mocciosus, e chi lo sa, sa anche che solo noi lo chiamiamo così» spiegò Remus furbo. «Io preferirei evitare di finire in punizione». 

«Allora lo scrivo!» disse James, uscendo dal Mantello. «Foslascii» ordinò alla bacchetta. Iniziò quindi a tracciare le parole sul muro del corridoio vicino alla Sala Comune dei Serpeverde. 

«Cos'altro?» chiese una volta che ebbe finito. In risposta, Sirius uscì dal Mantello, formulò l'incantesimo e si mise pure lui a scrivere sulla parete. 

«Avery non sa scrivere neanche il suo nome» lesse James sghignazzando. «Mai sentenza fu più vera».

«Serpeverde perderà la Coppa» esclamò Remus uscendo dal Mantello e lasciandolo per terra. 

«delle Case e del Quidditch» aggiunse James scrivendo l'intera frase. 

«Giusto!» affermò Sirius. «Qualcos'altro?» 

«Serpidiota chi legge?» suggerì James. 

«Consideralo già scritto!» disse Sirius ridendo. 

Continuarono così per un po', James e Sirius a scrivere mentre Remus li ascoltava ridacchiando e controllando di tanto in tanto il corridoio adiacente. Quando vide il topolino Codaliscia correre svelto verso di loro, nonostante e corte gambe, un campanello d’allarme suonò nella sua testa, e tornò velocemente da Sirius e James.

«Sotto il Mantello, presto!» disse Remus agitato. Lo raccolse e lo avvolse attorno a sé, tenendolo sollevato in modo tale che gli altri vedessero i suoi piedi e lo raggiungessero. 

«Black, Potter, che ci fate qui?» chiese il professor Lumacorno. Remus fece scivolare il Mantello, riuscendo a nascondere solo i suoi piedi e Peter trasformato. Imprecò mentalmente. Questa non ci voleva, questa proprio non ci voleva! 

Qualsiasi professore sarebbe potuto passare e avrebbe potuto vederli, in fondo non stavano facendo nulla di male, ad uno sguardo esterno. L’unico professore che non doveva passare mentre loro erano presenti era quello che avrebbe camminato per quel corridoio anche di sera e che avrebbe visto le scritte luminose. Sfortuna vuole, che quel professore fosse proprio l’insegnante che ora li fronteggiava. 

«Camminiamo, professore» rispose Sirius, cercando di assumere un'espressione innocente. 

«Non state cercando guai, vero?» chiese il professor Lumacorno con aria indagatrice. 

«Professore, di solito sono i guai che trovano noi!» rispose James. «E solo perché ci troviamo nel posto sbagliato al momento sbagliato». 

E magari ci vede la persona sbagliata, pensò Remus, alzando gli occhi al cielo sotto il Mantello. 

«Su, su! Andate a studiare» consigliò loro Lumacorno. «Non voglio disastri alla prossima lezione». E così dicendo continuò per il corridoio, mentre i due Malandrini sgattaiolavano sotto il Mantello dell'Invisibilità. Quando il professore si voltò per un'ultima raccomandazione, erano già spariti.

 

Tornarono in silenzio in Sala Comune, togliendosi il mantello poco prima di entrare, per poi andare a sedersi in uno dei divanetti.

«Dite che siamo fottuti?» chiese Sirius.

«SIRIUS!» lo riprese Remus, facendo ridere James. «Il linguaggio!». Sirius alzò agli occhi al cielo.

«Dite che siamo fregati?» chiese nuovamente. 

James fece spallucce noncurante. «Non sarebbe la prima volta che finiamo in punizione o ci vengono tolti dei punti».

«Però Lumacorno non ha visto nulla» disse Peter. «Insomma, voi eravate in quel corridoio, ma le scritte erano invisibili».

«Motivo per cui possiamo giocare a Sparaschiocco!» propose James, coinvolgendo altri Grifondoro presenti in una partita a squadre. Sirius e James furono divisi, perché nessuno li voleva contro assieme, e la partita finì in parità, perché i due Malandrini continuavano a cercare di barare per fare più punti, ma venivano puntualmente sbugiardati uno dall’altro. Insomma, la partita in verità fu una disfatta, assolutamente inconcludente, ma tutti si divertirono.


 

 

Angolino di Ma_AiLing: 

Capitolo brevissimo, lo so. Scusate. Il prossimo sarà un po' più lungo, lo prometto! In verità, anche se breve, è lungo (o corto) come i primi capitoli. Comunque, discorsi inutili a parte, che ne pensate? È da quando ho fatto trovare loro il Foslascii che volevo mettere questa scena! E non è detto che non lo riuseranno, in futuro! ;) 

Altra notizia: ho deciso che aggiornerò una settimana sì e una no. Così ho abbastanza tempo per scrivere la bozza del capitolo, correggerlo, inserire l'html, eccetera eccetera.  

Ringrazio di cuore chi recensisce, segue, ricorda e preferisce: Grazie.

A presto! 

Ail

Uuuuuh! Stavo quasi dimenticandomene! Il titolo del capitolo è preso da "La Camera dei Segreti"! Anche se il contesto è decisamente diverso! XD

 

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Capitolo 19
*** Beccati ***



Beccati
 

I Malandrini non si svegliarono il mattino dopo. No, si svegliarono in piena notte! O più precisamente, furono svegliati dal professor Lumacorno, che la McGranitt aveva fatto entrare nella Sala Comune Grifondoro. 

«Potter, Black, seguitemi» disse senza scusarsi con gli altri due studenti che aveva svegliato. 

James sotto sotto se l'aspettava, anche se aveva sperato che le sue parole sul "posto sbagliato nel momento sbagliato" avessero avuto una maggiore incisione. 

Anche Sirius aveva sperato di cavarsela, più che altro per il cognome che portava, che più di una volta era stato utile con il professore, ma forse con "La Serpe striscia dove il Grifo piscia" avevano esagerato. 

Remus sapeva che sarebbe andata a finire male. Non faceva apposta a fare il pessimista, ma con quello che avevano scritto c'era da aspettarselo. 

Peter invece, inizialmente preoccupato, dopo due minuti si era riaddormentato. Ehi, era notte!

Ma Remus non riusciva a riprendere sonno, perché se Lumacorno aveva beccato i suoi amici era colpa sua, che non aveva fatto in tempo a nasconderli. E ancora prima, non aveva impedito loro in nessun modo di scrivere quelle cavolate. La Serpe striscia dove il Grifo piscia... Nonostante fosse preoccupato, non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito. L'avevano scampata nella foresta, ora però ne avrebbero pagato lo scotto. Per fortuna i Grifondoro erano ormai abituati a veder calare i punti, perciò la mancanza di diversi rubini dalla loro clessidra non sarebbe stata una grande sorpresa il mattino dopo. 

Si rigirò più volte sotto le coperte, fino a quando non si decise ad andare a costituirsi: James e Sirius non sarebbero finiti in punizione per una colpa che era solo sua. Era già sceso in Sala Comune, quando James e Sirius passarono dal ritratto, entrambi con un'aria inquieta. 

«Allora?» chiese Remus. 

«Da uno a dieci, quanto pensi che si incavolerà la McGranitt se saltiamo una punizione?» chiese James pensieroso, la fronte corrugata. 

«Perchè?» chiese Remus cautamente. 

«Perché Lumacorno ha usato il Prior Incantato sulle nostre bacchette e ha la prova che siamo stati noi a scrivere in corridoio» sbuffò Sirius scocciato, lasciandosi cadere su una poltrona. 

«La punizione è sabato» disse James raggiungendolo assieme a Remus. «È nell'ufficio di Lumacorno, ma noi non ci andremo» disse in tono di sfida, quasi a voler vedere se Remus avrebbe provato a contraddirlo. 

«Come?» chiese infatti il ragazzo, sicuro d'aver capito male. 

«Sabato c'è l'appuntamento alla Stamberga» disse Sirius lentamente, come se stesse spiegando una cosa a un bambino. 

«Per cui noi salteremo la punizione» terminò James usando lo stesso tono. Avevano previsto la reazione di Remus e durante il ritorno dall'ufficio di Lumacorno avevano deciso di parlargliene nel tono più pacato e deciso possibile, in modo che non potesse porre obiezioni. 

Remus era senza parole. Boccheggiò alla ricerca di parole che potessero dissuaderli, ma tutto ciò che riuscì a dire fu: «Cosa?», mentre gli altri due facevano spallucce e riaccendevano il fuoco nel camino.

«Sparaschiocco?» propose Sirius, ottenendo un cenno d’assenso di James.

«Ragazzi!» li richiamò Remus sottovoce. «Non potete saltare la punizione! E se serve verrò con voi da Lumacorno e gli dirò che sono stato io e voi mi avete solo coperto».

James e Sirius si guardarono da sopra le carte, scambiandosi un piccolo sorriso, e come se con solo quello avessero comunicato, si girarono assieme verso Remus lasciando da parte le carte, e presolo a braccetto uno da una parte e l’altro dall’altra, lo trascinarono verso le scale che conducevano al dormitorio. Ignorarono ovviamente gli sbuffi infastiditi e le proteste del licantropo.

«Non dire cavolate e non fare storie, Remus» gli disse James.

«Già, è meglio dormire, o domani ti sveglierai con la luna storta» disse Sirius. Sia James che Remus sbuffarono sonoramente.

«Sai che è una pessima battuta, vero?» bisbigliò Remus. 

«Chissenefrega!» rispose Sirius, chiudendo la porta della loro camera dietro di sé. 

Seduto sul bordo del suo letto guardò accigliato i due compagni infilarsi sotto le coperte, per nulla preoccupati per ciò che avevano intenzione di fare. 

«È inutile che fai quella faccia» gli disse James. «Noi, la punizione, la saltiamo». 

«Ma vi metterete nei guai fino al collo!» si lamentò Remus. L'altro sorrise malandrino e fece l’eco a Sirius: «Chissenefrega!». 

Remus scosse la testa rassegnato e si sdraiò a letto. Faticò a prendere sonno quella notte, tormentato com'era da diversi pensieri, primo tra tutti, la responsabilità che aveva lui nella vicenda. Era un Prefetto, ma non ci aveva pensato un attimo quando James aveva proposto lo sberleffo ai danni dei Serpeverde. Per non parlare di tutte le volte che avevano infranto le regole durante l'ultima settimana! E pensando alle sue responsabilità, gli venne in mente l'ultima luna piena. Cosa doveva fare? Non avrebbe mai denunciato i suoi amici, però aveva paura di poter ferire qualcuno. Baggianate, si disse, Felpato e Ramoso sono più che in grado di tenermi a bada. E tormentato da questi pensieri, alla fine si addormentò.

 

Il mattino dopo i Grifondoro in Sala Grande chiacchieravano tra loro, avviliti dai punti persi durante la notte. Il Caposcuola aveva chiesto spiegazioni alla McGranitt, ma la professoressa non aveva rivelato nulla, se non che la perdita di punti era dovuta ad un comportamento inammissibile e ingiustificabile di due Grifondoro. 

“Black e Potter” avevano pensato tutti. «Black e Potter come al solito» avevano mugugnato, ma non se la presero troppo, abituati che il quartetto del quinto anno perdeva sì tanti punti, ma altrettanti e di più poi ne guadagnava. 

«Le scritte però sono rimaste, vero?» chiese Peter tra un boccone e l'altro. Sirius lo guardò di sbieco. «Lo sapresti se stanotte non ti fossi addormentato». 

A quella frecciatina, Peter arrossì imbarazzato. «Scusate» disse a capo chino. 

«La McGranitt le ha cancellate tutte!» sbottò James dopo un po'. 

Remus lo guardò incuriosito. Si ricordava bene che il Foslascii poteva essere annullato solo da chi lo aveva lanciato. Possibile che esistesse un altro contro-incantesimo? «E come?» chiese infine. 

James si strinse tra le spalle. «Non ho sentito bene cosa ha detto, era qualcosa simile a Delirius». 

«Deletrius» lo corresse Sirius. «L'hanno inventato per cancellare il Marchio Nero che lanciano Voldemort e i Mangiamorte, evidentemente funziona anche contro il Foslascii». Quando Sirius aveva nominato Voldemort, a Peter era caduta la forchetta. Ricevette la fugace occhiata comprensiva di Remus, mentre gli altri due lo ignorarono.

James guardò Sirius con una nuova luce negli occhi. «Quindi possiamo cancellare da noi quello che scriviamo con il Fosascii anche senza andare a cercare il contro-incantesimo specifico?».

«No, James, non scriverai altre cavolate sui muri solo perché le puoi cancellare» cercò di frenarlo Remus. 

«Sì, credo possa funzionare» rispose invece Sirius, curioso di scoprire la nuova idea dell'amico. 

«Remus, tu e Lily avete la ronda stasera, giusto?» chiese James, il sorriso che diventava più largo mano a mano che il piano prendeva forma. 

«Piantala di mangiare il bacon, James, ti vengono idee strampalate!» disse Remus allarmato, non aveva alcuna intenzione di seguire il ragionamento di James. 

«Andiamo, potrei creare un murales per Lily!» esclamò James entusiasta. 

«NO!» esclamarono in coro Peter, Remus e Sirius. 

«Non se ne parla!» confermò Sirius. 

«Non lo apprezzerebbe» suppose Remus. 

«Finiresti in punizione!» continuò Peter. 

James alzò le mani in segno di resa, ma aveva ancora sul volto il suo sorriso luminoso, e quando incrociò gli occhi di Sirius, questi capì che non aveva abbandonato del tutto l'idea. 

«Concentriamoci sul Waddiwasi per ora» gli propose Sirius. Perché per quanto non approvasse la sua sbandata per la rossa, aveva capito che non avrebbe potuto far nulla per farlo rinsavire. 

«Ok» disse James scuotendo le spalle. «Ma solo perché non ho mai fatto un murales!» precisò strizzandogli l'occhio. E mentre Sirius scuoteva la testa divertito, James si alzò per dirigersi in classe. 

«Meglio se andiamo, abbiamo un bel po' di punti da recuperare!». 

Gli altri tre annuirono, consapevoli del guaio che avevano combinato: i Serpeverde erano di nuovo primi. 

Ignorando le occhiatacce infastidite che ricevevano in corridoio dagli altri Grifondoro, andarono in classe e si sedettero in prima fila, pronti a recuperare i punti persi.

 


 

 

Angolino di Ma_AiLing: 

Et voilà! Finito anche il capitolo diciannove! 
Ora vi devo chiedere di portare un po' di pazienza. Non sono sicura di riuscire ad aggiornare tra due settimane, scusate. 
Ad ogni modo, vi ringrazio tutti, tutti voi che seguite, recensite, preferite, ricordate, grazie
Al prossimo capitolo, che pubblicherò il prima possibile! Ah, e presto risponderò anche alle vostre magnifiche recensioni! *.*

Vostra, 

Ma AiLing

 

PS: Dalle recensioni ho notato che più di una persona ha male interpretato l'appuntamento alla Stamberga di sabato. Non è per la luna piena, ma per la Caccia al tesoro di Waddiwasi. Nell'annuncio che avevano scritto in capitoli addietro avevano dato appuntamento nel campo vicino alla Stamberga per scoprire la soluzione. E James e Sirius di certo non possono mancare! 

Scusate se si capiva male, cercherò un modo per renderlo più chiaro.

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Capitolo 20
*** Gli ultimi ingredienti ***


Scusate. Sì, so di essere sparita per mesi e mesi. Degli anni, in effetti. Mi scuso immensamente con quanti seguivano la storia. Ma da oggi aggiornerò una volta a settimana fino alla fine. Ho copiato gli ultimi capitoli al computer, per cui è già tutto pronto, aggiornerò (per inciso, l’intera storia conta venticinque capitoli, quindi non manca molto). 

Se qualcuno dei vecchi lettori sta leggendo queste righe, probabilmente non si ricorderà a che punto della storia eravamo arrivati, forse avrà solo un'idea vaga dei Malandrini che ne passano di tutti i colori per creare l'incantesimo Waddiwasi. Ebbene, il riassunto di tutta la storia lo trovate all'interno del capitolo, ve ne accorgete. Ad ogni modo, poche parole:

Nello scorso capitolo i Malandrini erano stati scoperti da Lumacorno mentre preparavano uno scherzo ai danni dei Serpeverde (gli insulti sul muro con l’incantesimo dall'inchiostro fosforescente) per cui, oltre ai punti persi hanno ricevuto una punizione per sabato. Ma sabato devono essere a Hogsmeade per premiare il vincitore della "Caccia al Significato" di Waddiwasi. E naturalmente devono ancora finire la pozione per creare l'incantesimo (le pozioni possono essere lunghe, si sa).

Un’ultima nota prima di passare al capitolo. Ho iniziato questa storia nel 2013, sono passati anni e assieme a me è cambiata la mia scrittura. Probabilmene oggi racconterei questa storia in maniera differente, ma ho deciso per i nuovi capitoli di limitarmi a copiare quanto avevo scritto su carta, restando fedele all’idea che avevo avuto originariamente, aggiugendo magari alcune parti ma senza cambiare troppo ciò che avevo già scritto. Spero non troviate dei cambiamenti troppo bruschi tra i vecchi e i nuovi capitoli.

Non indugio oltre: buona lettura!


 

Gli Ultimi Ingredienti

 

I giorni passarono in fretta e impegnandosi i Malandrini riuscirono a recuperare i punti persi con lo scherzo ai danni dei Serpeverde.

«Del tutto inutile dato che sabato ne perderemo il doppio!» sbottò Sirius. Era stravaccato su un divanetto della Sala Comune assieme agli altri.

«Ancora decisi a saltare la punizione?» chiese Remus, con il tono di chi conosce già la risposta

«Ovvio!» rispose infatti James.

«Dopo tutti i guai passati per trovare gli ingredienti, non possiamo mandare tutto a monte!» disse Sirius.

Esattamente le risposte che Remus si era aspettato. «A che ora dobbiamo aggiungere legno e pergamena?» chiese.

«Stasera alle otto e mezza» rispose Sirius, «così per venerdì sera sarà pronta». Sirius era determinato più che mai nel portare a termine quella pozione e creare per la prima volta in vita sua, in vita loro, un incantesimo. Se avesse funzionato avrebbero potuto creare più e più incantesimi per i loro scherzi.

«Manca il miele!» si ricordò improvvisamente Peter. «L'appunto diceva di aggiungerlo a pozione terminata!». Sirius si voltò a guardarlo con espressione accigliata, ancora offeso che Peter si fosse addormentato mentre lui e James erano da Lumacorno a prendersi la ramanzina per tutti e quattro.

«Bravo Coda» gli disse Remus facendogli l'occhiolino. 

Sirius tornò a voltargli le spalle. James gli aveva detto e ripetuto che era troppo permaloso, ma che poteva farci? Lui non si era mai addormentato mentre i suoi amici erano nei guai, anzi! Invece certe volte Codaliscia sembrava essere indifferente, come se fosse isolato da ciò che lo circondava, come se fosse in un altro mondo. James gli lanciò un'occhiata eloquente. "Esageri, amico" sembrava dirgli.

«Va bene» sbuffò Sirius, «Bravo Coda che te ne sei ricordato».

Peter gli sorrise riconoscente facendogli alzare gli occhi al cielo. si mostrava infastidito, ma in fondo gli faceva piacere che il suo pensiero e la sua approvazione contassero per qualcuno. E Peter faceva di certo bene alla sua autostima. E poi, non aveva pensato giusto un attimo prima che Peter a volte era in un mondo tutto suo? Non poteva avercela troppo con lui, in fondo.

 

Quella sera dovettero correre per raggiungere il bagno di Mirtilla dalla Sala Grande. Colpa di James che si era impuntato di voler mangiare la torta alla melassa, la sua preferita. 

«Di' la verità, è stato per ritardare l'incontro con la lagna?» chiese Sirius sghignazzando.

«Hai un futuro nel ramo della Divinazione, Felpato» gli rispose James sarcastico. «Peter, spero che tu l'abbia convinta che tu sei l'unico con cui potrebbe stare e che io sono impegnato».

«Impegnato! E con chi, di grazia?» gli chiese Sirius trattenendo una risata. L'amico s'era preso davvero una brutta cotta per la Evans. Se lui era troppo permaloso, James era troppo testardo.

Peter nel frattempo aveva borbottato qualcosa che non aveva capito bene, probabilmente insisteva ancora con la storia che lui non era innamorato, eccetera, eccetera. Come no… Dopo James, Sirius sapeva riconoscere a prima vista una cotta, e Peter era decisamente cotto Mirtilla. Cotto a puntino!

 

Nei corridoi non c'era nessuno («Sono tutti a mangiare il dolce!» si lamentò James) e non avevano avuto bisogno del Mantello. Entrando nel bagno James aveva portato l'indice davanti alla bocca intimando agli altri di fare silenzio, sperando di non attirare l'attenzione del fantasma. Ma come aprirono la porta trovarono Mirtilla appollaiata sul calderone. Sirius impallidì: la sua pozione, la sua sudata pozione, stava facendo da poltrona al fantasma più lamentoso di tutta Hogwarts! Anche James e Peter erano rimasti stupefatti dal trovarsela davanti all'improvviso.

«Buonasera Mirtilla» la salutò Remus, cortese come sempre.

«Sarà una buona serata per te» rispose lei con un singhiozzo, e dopo aver lanciato un'occhiata a James, il quale evitò accuratamente il suo sguardo, volò sopra i Malandrini per andare a piagnucolare in un altro gabinetto.

«Merlino, che tormento!» sbuffò James. Peter arrossì vistosamente. Probabilmente stava pensando se doveva dire qualcosa, o difenderla, ma non disse niente. Cotto sì, ma senza spina dorsale…

«Un tormento, eh? Be’, compare, ora capisci perché la Evans ce l'ha con te» scherzò Sirius strappando un ghigno a tutti meno che all'interessato. Come se niente fosse James prese dalla borsa il ramo di abete e il pezzo di pergamena su cui avevano descritto l'incantesimo Waddiwasi e li porse a Sirius.

«A te l'onore, compare» gli fece il verso. Sirius prese gli ultimi ingredienti e li aggiunse al calderone.

«Domani sarà il gran giorno» disse, visibilmente emozionato.

«Per non parlare di sabato» aggiunse James, scambiando uno sguardo complice con gli amici.

«Non vedo l'ora» sussurrò Sirius, negli occhi un brillio che non prometteva nulla di buono... Ma questo già si sapeva.

 

Quella notte nel suo letto, mentre tutti dormivano, Remus rifletté su quanto era accaduto nelle ultime settimane: come quella parola, Waddiwasi, fosse spuntata per caso nelle loro vite ed entrata in quella degli altri studenti per gioco. Era come se, da quando era stata pronunciata, o balbettata, per essere precisi, fosse partita una grande danza che, come un sasso che cade in uno stagno e forma dei cerchi sempre più ampi, aveva coinvolto tutti.

Quel sabato a Hogsmeade ci sarebbe stato il gran finale. O almeno sperava che sarebbe stato grande! Un finale col botto di un grande gioco! Sarebbe stato bello… Avrebbe consolato chi aveva passato ore in biblioteca a cercare il significato di una parola che non esisteva. D'altronde, lui per primo aveva sperimentato tale ricerca! Per non parlare della ricerca notturna con gli altri, a caccia delle istruzioni per creare un incantesimo. E che dire dell'altra ricerca, quella degli ingredienti? Aveva portato loro incidenti e risate, e il primo allenamento saltato di James.

Pensò alla chiacchierata con Lily, che forse sapeva più di quanto mostrava. Forse aveva capito che si celava un segreto dietro il suo "problema peloso" che non era affatto "piccolo" come sosteneva James. Anche se, certamente, negli ultimi mesi grazie ai suoi amici era diventato un fardello meno pesante.

Pensò allo scherzo fatto ai Serpeverde, a quelle scritte sul muro che tanto si erano divertiti a inventare e che non avevano portato loro altro che guai, primo fra tutti la punizione che James e Sirius avrebbero saltato l'indomani per poter essere alla Stamberga Strillante.

E cullato da queste preoccupazioni, mischiate ad altri pensieri più leggeri, si addormentò. Perché il meglio doveva ancora venire.

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Capitolo 21
*** Un incantesimo nella notte ***


- Un incantesimo nella notte -
 

Il momento tanto atteso era finalmente arrivato. La pozione era pronta per essere bevuta e presto l’incantesimo sarebbe stato finalmente lanciato. I Malandrini si trovavano per l’ennesima volta nel bagno di Mirtilla Malcontenta (e qualcuno -James- sperava fosse anche l’ultima). Avevano con loro tutto l’occorrente, concesso generosamente dagli Elfi Domestici: un calice e un vasetto di miele, con tanto di cucchiaio. Orologio alla mano, i quattro amici fecero sottovoce il conto alla rovescia.

«Pronta» disse Sirius in un sussurro, teso per l’emozione.

«Siamo sicuri che si possa bere?» chiese Peter guardando di sottecchi il contenuto del calderone. «Ha un aspetto poco rassicurante».

«Certo che sì» lo rimbeccò Remus. «Abbiamo seguito le istruzioni alla lettera!»

«E da quando in qua tu sei sicuro di una pozione?» gli chiese Peter stupito.

«Da quando è Sirius a farla» rispose Remus scrollando le spalle.

«Appunto, anche io mi fido di me stesso» li zittì Sirius. «Ora potete fare un po’ di silenzio?». Gli altri ammutolirono e osservarono l’amico versare un mestolo della pozione nel calice («Versane due, non si sa mai» suggerì James, beccandosi un’occhiataccia in risposta).

«Ora chiudi la mente» gli ricordò Remus, facendo sbuffare l’altro. 

«Ragazzi, mi ricordo cosa devo fare, ma sia mai, grazie della premura» disse Sirius sarcastico. Gli altri tre lo ignorarono e continuarono comunque con i loro consigli.

«Avanti, prima donna, bevi quella pozione» lo incitò James nascondendo un ghigno. Il volto di Sirius si trasformò in una maschera seria. Alzò il calice in un brindisi agli amici, che trattennero il respiro.

E dal nulla si mise a ridacchiare. 

«Scusate, scusate, scusate!» si affrettò a dire Sirius. «Ma non vi si può guardare! Siete delle maschere d’ansia!».

«Stavamo trattenendo il respiro per te, scemo!» esplose James.

«Pensavo fosse per l’odore» cadde dalle nuvole Peter.

Remus sospirò rassegnato. Possibile che andasse sempre a finire così? «Usciamo da questo gabinetto» propose, «e tu, vedi di concentrarti» lo minacciò con un dito. Tipico di Remus, pensare che l’essere un Prefetto gli desse autorità e avesse su di loro qualche effetto, pensò Sirius.

Il ragazzo, rimasto solo, chiuse gli occhi e svuotò la mente come gli aveva insegnato lo zio Alphard. Escluse una dopo l’altra le sensazioni provenienti dall’esterno: il gocciolare di un lavandino, i singhiozzi di Mirtilla nel gabinetto di fianco (non l’avevano neanche salutata… no, via i pensieri!). Eliminò i respiri degli amici (Peter ansimava… Eppure non era lui che stava per bere una pozione sconosciuta!). Dimenticò il senso di claustrofobia che gli dava il gabinetto chiuso, arrivò a non pensare a niente. E allora si concentrò su una sola parola, Waddiwasi, su un solo gesto, la bacchetta che scattava fulminea, su un solo effetto, qualcosa che sfrecciava come un proiettile e andava a centrare una rientranza piccola piccola. Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 

Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio

Bevve un sorso della pozione. 

Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 

Bevve tutto il calice e deglutì. 

Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 
Waddiwasi, scatto fulmineo, proiettile che centra il bersaglio. 

E dopo aver pensato un’ultima volta ai tre aspetti dell’incantesimo, lasciò che i sensi pian piano tornassero a dargli le solite percezioni. Subito sentì in bocca il retrogusto dolciastro del miele della pozione. L’odore del bagno fu il secondo a palesarsi, forte e acre: ne avrebbe fatto volentieri a meno. Poi arrivarono i suoni: i respiri degli amici, il ticchettio dell’orologio di Remus, i passi di qualcuno tra loro tre. Infine aprì gli occhi e vide sul calice il riflesso del suo sorriso. Uscì trionfante e gli occhi degli amici furono subito su di lui. 

Il silenzio restava costante, pieno di aspettative, fino a quando Peter non osò proferire parola. «Come ti senti?» gli chiese.

Sirius si prese del tempo per rispondere. «Normale» disse poi, perché era davvero così che si sentiva. «Normale» confermò. Non si sentiva “strano” come aveva pensato si sarebbe sentito. 

«Ma che sia tutto ancora normale, va confermato» aggiunse, e il suo sorriso malandrino tornò con un guizzo sul suo volto, riflesso nei visi che lo circondavano.

Poi un improvviso giramento alla testa lo prese e tutto divenne nero.

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Capitolo 22
*** Il raffreddore del Poltergeist ***


- Il raffreddore del Poltergeist -

 

Quando si svegliò, Sirius sentì di essere avvolto tra pesanti coperte. Di lana probabilmente, dato il prurito che aveva al collo. Strano, pensò, non si ricordava di essere tornato in dormitorio la sera precedente. Avevano finito la pozione dell’incantesimo, l’aveva bevuta e poi… Poi nella sua mente c’era solo il vuoto. Aprì piano gli occhi. Era circondato dal bianco, sicuramente si trovava in infermeria. Sbadigliando si levò le coperte e si sedette sul bordo del letto. Tutte le altre brandine erano vuote, così come le sedie attorno, ma sul comodino notò un biglietto.
 

Felpato, se non sei morto ti ucciderà Codaliscia perché gli hai fatto prendere uno spavento. Fermo, Remus…

Scrivo io, James divaga. Sirius, ben svegliato! Speriamo tu stia meglio. Troverai questo biglietto e non noi perché Madama Chipps non ci lascia rimanere per la notte. Comunque, sei svenuto e ci hai fatto prendere un colpo! La pagherai. Stiamo già ideando qualcosa al proposito…

E poi sarei io quello che divaga? Però è vero, sembrava stessi malissimo! E noi ci stiamo già organizzando, forse non ti converrà lasciare l’infermeria.

Ciao Felpato, scrivo io perché James e Remus si sono messi a discutere su chi è che divaga, eccetera eccetera. Non dovevano dirti dello scherzo ai tuoi danni, senza sorpresa non ci cascherai.

Prima che qualcuno mi interrompesse (James e Peter, guai se mi fregate di nuovo il foglio), ti stavo dicendo che sei svenuto e dato che non ti riprendevi ti abbiamo portato in Infermeria, dove Madama Chipps ti ha fatto tutti i controlli del caso. Indovina un po’? Ti sei affaticato mentalmente, ma la Chipps non capisce come mai.

Neanche noi capiamo come mai, in verità. Capiscici, per affaticarti mentalmente dovresti avere un cervello!

Visto che è James che divaga? James, non io. Comunque, prima che ‘sti due mi freghino di nuovo il foglio, ti aspettiamo in Sala Comune, vedi di rimetterti presto!

I tuoi tre amici che un cervello ce l’hanno.

 

Sirius ridacchiò mentre piegava il biglietto e lo infilava in tasca. Fece per alzarsi ma l’infermiera lo vide e lo bloccò.

«Si rimetta a letto, signor Black, devo controllare come sta».

«Sto bene, Madama Chipps, non è necessario» cercò di allontanarla Sirius.

«Questo lo decido io! Svenire alla tua età? No, non va affatto bene» disse scrutandolo con occhio indagatore, e controllò i suoi valori con qualche svolazzo di bacchetta. «Passerà qui anche il pomeriggio, per sicurezza».

Sirius boccheggiò preso in contropiede. «Ma non posso!» esclamò.

«Chi è il medico qui?» chiese retoricamente la donna prima di avviarsi verso il suo ufficio.

Il ragazzo ragionò velocemente. Doveva trovare una soluzione ad ogni costo, non solo perché detestava rimanere confinato in infermeria a non far niente, ma anche perché doveva provare il nuovo incantesimo! Aveva solo ventiquattr’ore per lanciarlo e aveva passato tutta la notte svenuto. Poteva lanciarlo contro Madama Chipps? No, forse non era il caso. Aveva bisogno di una scusa per uscire da lì, e doveva trovarla alla svelta. I suoi pensieri furono interrotti da un brontolio che dal suo stomaco echeggiò nella sala vuota.

«La colazione!» esclamò. Raggiunse Madama Chipps nel suo ufficio e prima che quella potesse dire alcunché, le disse che andava in Sala Grande. «Devo mangiare qualcosa o sverrò di nuovo» spiegò, cercando di contenere il sorriso.

«Nessun problema, signor Black, farò portare qualcosa dagli Elfi Domestici» disse quella senza scomporsi. Altro che professori, Madama Chips era un osso ancor più duro da convincere!

«Ma signora, non mi pare il caso di scomodarli, fare due passi mi farà bene» tentò Sirius. «E dopo tornerò subito qui» aggiunse in extremis. La donna gli rivolse un’occhiata che avrebbe fatto invidia a quelle della McGranitt quando cercava di annusare la fregatura nelle scuse dei Malandrini, ma Madama Chipps, non abituata ai sotterfugi di Sirius, non la trovò.

«La voglio di nuovo qui tra mezz’ora».

Sirius la ringraziò più volte con un sorriso da un orecchio all’altro e si incamminò veloce, prima che la donna potesse cambiare idea. Era alla porta quando la sentì aggiungere «o la prossima volta che si presenta qui non la curo!» ma era una minaccia urlata al vento. L’aveva fatta talmente tante volte a James dopo qualche incidente a Quidditch, che se l’avesse mantenuta ora il ragazzo sarebbe stato senza arti.

Aveva appena svoltato l’angolo quando incrociò Pix. Fantastico, pensò Sirius, ci mancava solo il Tormento Numero Due (il Numero Uno era diventato Mirtilla).

«Ma guarda un po’ chi c’è, la pecora nera dei Bleaaaaack» lo canzonò Pix, facendo una pernacchia. E iniziò a inseguirlo balzellando da un lato all’altro del corridoio.

«Come mai esci dall’infermeria? Ti sei fatto la bua?». Sirius sapeva di doverlo ignorare o avrebbe solo perso tempo.

«Io ora ho il raffreddore» e detto ciò cercò di starnutirgli addosso, ma Sirius riuscì a evitarlo accuratamente. Anni di corse e fughe in casa Black per nascondersi dai genitori avevano formato i suoi riflessi, pensò con amarezza. «Stammi alla larga, Pix». Ma neanche a dirlo che quello gli si appiccicò addosso come una piovra.

«Siamo nervosetti? E io che volevo mostrarti il colore del mio muco!».

Sirius continuò a camminare cercando di ignorare i discorsi di Pix sulla consistenza del suo muco: voleva fare colazione, non aveva intenzione di farsi passare l’appetito! Ma quando si vide una caccola davanti agli occhi perse la pazienza e senza neanche pensarci sbottò: «Waddiwasi!» e la caccola seguì la traiettoria del suo gesto, tornando dritta dritta da dove era venuta. Pix fece un balzo all’indietro e iniziò a urlare improperi contro Sirius mentre fuggiva dall’altra parte del corridoio. Il ragazzo restò lì per lì basito. Poi iniziò a sorridere, sempre di più. «Funziona» mormorò estasiato. «Funziona!». E iniziò a correre verso la Sala Comune, dimentico della colazione e di Madama Chips. Arrivò al ritratto della Signora Grassa senza fiato, le disse in fretta e furia la parola d’ordine ed entrò trionfante urlando «Funzionaaaaa! FUNZIONAAAA!». Dopodiché  si accorse di essere circondato da compagni che lo guardavano come se avesse preso un bolide in testa, e con una scrollata di spalle aggiunse: «Il rimedio di Madama Chips funziona, come sempre». Con un sorrido beffardo rivolto a tutti in generale, come a provarci soltanto, a contestare ciò che aveva detto, andò a sedersi sul divano dai Malandrini, mentre attorno il solito chiacchiericcio tornava a farsi sentire.

«E così funziona?» chiese James facendogli posto, gli occhi desiderosi di conferma.

«Sì!» disse Sirius emozionato.

«Ah, non ero sicuro di aver sentito bene» replicò Remus, schivando una gomitata di Sirius e scatenando l’ilarità degli altri due Malandrini. Quando le risate si chetarono Sirius raccontò loro di Pix, e per il resto della giornata un sorriso trionfante restò splendente sui loro volti.

 

 

 

Note:

Il raffreddore del Poltergeist: è da quando ho iniziato la storia che ho pensato che la prima vittima dovesse essere Pix. Un po’ per chiudere (o iniziare) il cerchio, un po’ perché mi piacciono i parallelismi e volevo richiamare l’episodio del Prigioniero di Azkaban in cui vediamo per la prima volta l’incantesimo. Quindi, cosa fargli sfrecciare nel naso? Ebbene, l’idea al tempo me la diede “L’Ultimo Elfo”, un libro che ho molto amato, che contiene un episodio in cui  Yorsh bambino inizia a descrivere i raffreddori che ha avuto nella sua vita. 

E poi il “Funzionaaaaa!”: altra scena che avevo in mente dall’inizio. Sirius che corre come uno scavezzacollo per i corridoi, perchè caspita, ha funzionato! E poi “alla scienziato pazzo” urla “Funzionaaaaa!”.

E con questo è tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto.

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Capitolo 23
*** L'assalto delle Cioccorane Zoppe ***


L’assalto delle Cioccorane Zoppe

 

Una volta nel tunnel sotto il Platano Picchiatore, i Malandrini si tolsero il Mantello dell’Invisibilità. Non era stato troppo difficile prendere il passaggio segreto: erano le sei di mattina, e tutti ancora dormivano beatamente. Ma ormai i Malandrini erano abituati a perdere ore di sonno e recuperarle nei momenti meno prevedibili.

Quando uscirono dalla Stamberga Strillante un vento pungente colpì i loro visi, facendo loro chiudere ancora di più i mantelli, se possibile. Steli d’erba e fiori non schiusi arrivavano al ginocchio, da quanto inselvatichito era ormai il giardino attistante alla vecchia casa, e il chiarore che annunciava l’alba dava al tutto un’aria surreale. Nel silenzio dell’aurora, ai Malandrini sembrava di essere sospesi in un sogno. 

«Mettiamoci all’opera!» disse Sirius sfregandosi le mani: quel febbraio era davvero freddo!

James estrasse una Cioccorana dalla tasca, tenendola ben stretta per impedirle di scappare, e le strappò una zampa. Poi, puntandole contro la bacchetta sussurrò la formula per duplicarla. «Al lavoro, ragazzi!» disse convinto.

«Io ancora non ci credo che regaleremo Cioccorane…» mormorò Remus, ma gli altri lo sentirono e alle loro occhiate interrogative spiegò: «Se le avessimo comprate sarebbe un conto, ma duplicarle non credo neanche che sia legale! Ci sono diritti di produzione o cose così».

«Ecco perché gli ho staccato una zampa: “Cioccorane Zoppe - Marchio di Fabbrica Malandrini!”» ammiccò James. Si era preparato la risposta fin da quando aveva proposto l’idea. Lo esaltava l’idea di una creazione “Made in Marauders”.

«Oh, mi immagino già la scena!» ghignò Sirius, gli occhi che brillavano. «Mocciosus inseguito da Cioccorane volanti!».

«Cioccorane Zoppe Volanti» lo corresse James. Sirius si mise sull’attenti. «Mi scusi, Capitano! Zoppe, zoppe!» esclamò, scatenando le risa di Remus e Peter. James lo colpì con una Cioccorana. Usando il Waddiwasi, ovviamente.

«Colpo basso!» urlò Sirius sdegnato. «Ti paio Mocciosus?». Al ché anche James iniziò a sganasciare. «In guardia, Messer Ramoso!» esclamò Sirius, e bacchetta alla mano, duplicò la Cioccorana che lo aveva colpito e la rispedì al mittente assieme alla copia.

«Ah! E perché, io per caso assomiglio a Nasone?» chiese James dopo aver evocato un Sortilegio Scudo.

«Se gli somigliassi magari la Evans vorrebbe passare del tempo con te» scherzò Sirius.

«Questa era cattiva, Felpato!» gli rispose James punto sul vivo.

«Potresti provare con la Pozione Polisucco» rincarò la dose Remus.

«Piantatela!» li rimbeccò James. «Peter, non provare a dar loro manforte!».

«Ma non ne avevo intenzione» disse il ragazzo avvampando.

«Ah, Codaliscia, menomale che ho te!» esordì James melodrammatico. «Se fosse per questi due, sarei solo come un cane!»

«Il che sarebbe un dramma, già hai le corna…» commentò Sirius. Inutile dire che una Cioccorana volò subito nella sua direzione, ma il ragazzo la afferrò al volo e se la ficcò in bocca. 

«Ok, divertente, ma ora è il caso che ci diamo da fare» disse Remus. Non era ancora pienamente convinto di ciò che stavano per fare: certo, non era la prima volta che infrangevano la legge, e diventare Animaghi illegalmente era stato più pericoloso che moltiplicare del cibo, e certo, l’idea di James era stato geniale, ma Remus temeva che si stessero esponendo troppo. Se le Cioccorane (Zoppe) non fossero state abbastanza, niente poteva assicurare loro che i Serpeverde non avrebbero fatto le spie. Per non parlare del fatto che almeno James e Sirius sarebbero finiti sicuramente nei guai per aver saltato la punizione con Lumacorno. Ma in fondo non era la prima punizione che saltavano e non sarebbe stata neanche l’ultima. Inutile fasciarsi tanto la testa, conveniva concentrarsi nel duplicare i dolcetti.

 

All’ennesimo Geminio scagliato, Peter si lasciò crollare a terra sfinito. Sirius lo raggiunse presto. «Non voglio più vedere Cioccorane in vita mia!» decretò.

«E immagino che tu ne stia mangiando una per confermare ciò che hai detto» disse Remus sornione avvicinandosi a loro sul prato.

«Efaffamenfe» rispose Sirius, cercando di non sputacchiare pezzetti di cioccolata.

James era l’unico che perseverava entusiasta a lanciare Geminio a destra e a manca. «Andiamo, ragazzi, ma vi immaginate il successo che avremo? Distribuire cioccolata gratis… Se lo facessero i Caposcuola sarebbero amati da tutti. Remus, ricordati di farlo!». Remus alzò gli occhi al cielo. Non pensava sarebbe diventato Caposcuola. Era già tanto che Silente l’avesse nominato Prefetto, e gliene era grato, ma nella sua condizione non era il caso che diventasse una figura di spicco.

«Per non parlare dello spettacolo prima!» continuava James. «Posso già vedere i titoli sui giornali: “Serpeverde traumatizzato da assalto di Cioccorane Zoppe: il popolo di Hogwarts ringrazia i geniali artefici”».

«Ma quali giornali e giornali!» rise Sirius.

«La madre di Mary è giornalista» disse James, bloccandosi a metà nel movimento dell’incantesimo. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, come ogni volta in cui veniva fulminato da un’idea improvvisa. Convinto, spiegò le sue ragioni: «Potrebbe scrivere un articolo su di noi. Insomma, scrivono articoli su ogni nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, non vedo perché non dovrebbero farlo sui quattro studenti più brillanti e divertenti che Hogwarts abbia mai avuto».

«Sai» notò Remus, «quando Lily ti dà del pallone gonfiato non ha tutti i torti». James lo guardò stupefatto, ma quando vide la risata che Remus tratteneva a stento restò al gioco e si portò una mano al petto, fingendo di essere ferito mortalmente. Peter rise sotto i baffi a quella scenetta, e Sirius, avendolo probabilmente notato, decise di rincarare la dose. «Povero James, la Rossa gli ha fatto andare in pappa il cervello».

«Non osare…» lo minacciò James, subito rinvenuto per gli accenni a Lily. «Il mio cervello funziona benissimo!». Ma Sirius non aveva alcuna intenzione di fermarsi e iniziò a canticchiare una smielata canzone, cambiando le parole. «O dolce Lily, mia adorata, capelli rossi di marmellata, il nostro James s’è rimbambito…». Ne seguì un piccolo inseguimento con relativo lancio di Cioccorane Zoppe -di nuovo- e fatture e incantesimi.

«Esibizionisti» sbuffò Remus scuotendo la testa rassegnato, ma sotto sotto lo facevano sorridere.

Peter guardava i due rapito dalla velocità e maestria con cui si lanciavano gli incantesimi. «Sono bravi, possono permetterselo» commentò.

Remus sapeva che, anche se lo nascondeva, a Peter pesava di non essere bravo come loro. Si impegnava, ma mentre a loro tre veniva semplice eccellere, bastava un po’ di studio e qualche esercizio, a Peter serviva il doppio dello sforzo. Lo capiva, perché a Remus era pesato per tanto tempo l’essere un Licantropo, essere diverso, peggiore degli altri. Fino a quando gli altri Malandrini non erano riusciti a trasformarsi in Animagus. Allora aveva capito che davvero i suoi amici lo vedevano come Remus e basta. Certo, gli avevano detto centinaia di volte che lo accettavano così com’era, ma un conto è sentirselo dire e ripetere, un altro è comprenderlo a fondo, farlo proprio. Remus sapeva che prima o poi anche Peter avrebbe capito quanto valeva, a prescindere che loro glielo dicessero o meno, così non diede adito a quel che aveva sentito e gli chiese una Cioccorana. Continuarono a sgranocchiare dolci mentre gli altri due si divertivano a scagliarsi le fatture più disparate.





Note:
Ecco un altro capitolo, ci avviciniamo sempre di più alla fine! Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate del capitolo o della storia, vi aspetto nelle recensioni :D
A presto!

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Capitolo 24
*** Waddiwasi! ***


- Waddiwasi! -

 

Erano tornati al castello per dormire qualche ora, poi, nel primo pomeriggio si erano recati ad Hogsmeade e si erano incamminati verso la Stamberga assieme a tutti gli altri studenti. Erano davvero tanti, di tutte le Case, ma i Malandrini avevano lavorato sodo e ci sarebbero sicuramente state abbastanza Cioccorane Zoppe per tutti. Grazie ad un Incantesimo di Disillusione il mucchio di dolci (opportunamente immobilizzate) era sparito. Come giusta precauzione, una volta arrivati nei pressi del giardino i quattro sguisciarono fino alla prima fila, in modo da avere sotto controllo la situazione.

Un chiacchiericcio sommesso si diffuse tra gli studenti, sempre più impazienti. L’aspettativa era tanta e i Malandrini la sentivano, la percepivano sulla pelle. Era quel rizzarsi di peli quando ti vengono i brividi che ti scuotono tutta la schiena. Se solo Piton si fosse fatto vedere, avrebbero potuto iniziare.

Continuarono a guardarsi attorno, salutando con dei cenni i compagni, e finalmente Remus lo vide: assieme a Lily, stava risalendo il sentiero che portava alla radura davanti alla casa. Fece un segnole agli altri e tutti e quattro avanzarono verso il centro del semicerchio che si era creato attorno al cancello. 

In una pacchiana imitazione di Silente al bacchetto di inizio anno, James si rivolse alla folla allargando le braccia per abbracciarli con lo sguardo come era solito fare il Preside.

«Benvenuti, carissimi, benvenuti». Qualche risolino si alzò da punti sparsi della folla. James ammiccò agli amici: ci aveva visto giusto.

«Voi!» esclamò Mary, non del tutto sorpresa.

«Noi» ghignò Sirius al suo indirizzo.

Poco lontano Severus aveva assunto una maschera di rabbia. Il volto era livido, la mascella serrata; la mano era nella piega del mantello, alla ricerca della bacchetta. Se avessero osato attaccarlo, si sarebbe fatto trovare pronto.

«Fantastico» borbottò un Tassorosso. «Invece di studiare per i G.U.F.O. mi ritrovo qui a perdere tempo». Ma non aveva parlato a voce abbastanza bassa perché non lo udissero.

«Nessuna perdita di tempo, Smith» lo rimbeccò Remus. «O io non sarei qui, ti pare?». Alle sue parole in molti sorrisero cogliendo l’ironia. Sapevano bene che tra i quattro, Lupin era il più coscienzioso, ma anche quello che dava un tocco di classe agli scherzi dei Malandrini. Il che voleva dire che o non era davvero una perdita di tempo, o che era una perdita di tempo bella e buona, ma organizzata in grande stile.

«Ma prego, entrate» disse James aprendo il cancelletto con uno svolazzo di bacchetta e precedendo gli amici. Se gli altri studenti erano timorosi di entrare nel confine di una casa stregata, non lo diedero a vedere. D’altronde, c’erano i Malandrini in prima fila, se mai fosse successo qualcosa, se gli spiriti della Stamberga Strillante se la fossero presa, i quattro Grifondoro sarebbero stati i primi a rimetterci. E poi certo, c’era chi non aveva affatto paura, perché dai, è solo una leggenda che sia stregata! Ad ogni modo, chi prima, chi dopo, avanzarono tutti nello spazioso giardino.

Quando tutti furono entrati, James si rivolse di nuovo alla folla. «Se oggi siamo tutti qui, è merito di un Serpeverde».

«Sì, ne siamo tutti stupiti, ma a volte tornano utili pure loro» aggiunse Sirius, facendo ridere tutti meno coloro che erano stati presi in causa.

«Ma non tergiversiamo» riprese James. «Avanti Piton, non fare il timido e vieni a prenderti il successo che meriti». L’aveva detto candidamente, come se fosse un’abitudine per il Grifondoro condividere qualcosa con il Serpeverde. Come se non fossero acerrimi nemici da quando si erano incontrati al primo anno.

«Severus-mi-impiccio-di-tutto-Piton uno timido?» chiese Remus teatralmente. «Andiamo, ragazzi, non diciamo fesserie!»

«Remus ha ragione» disse Sirius al Serpeverde. «Ma siamo certi che prima o poi imparerai a farti gli affari tuoi».

«Ragazzi?» li riprese James. «Le priorità, suvvia!» e con uno svolazzo di bacchetta fece riapparire le cioccorane. A quella vista un mormorio eccitato si diffuse tra gli studenti.

«Sono Cioccorane?» chiese un Corvonero dai tratti orientali. «Sono immobili».

«Acuta osservazione, Chang» disse Sirius ironico. «Le abbiamo immobilizzate. Sai, siamo maghi».

Nel frattempo tutti avevano ormai individuato Piton, il quale si era ritrovato al centro di un cerchio formato dagli altri studenti, e tra spintoni e passi indietro altrui, il Serpeverve arrivò di fronte ai Malandrini.

«Mocciosus» lo salutò James con un inchino plateale. Sirius e Chang smisero subito di stuzzicarsi. «Bella gente» continuò James rivolto a tutti. «Se stasera avrete le tasche piene di Cioccorane -zoppe, badate bene- è merito suo!»

«Per cui sei il primo a meritare un premio» disse Sirius, appellando poi una manciata di Cioccorane zoppe per rimpicciolirle fino a farle diventare piccole come Gelatine TuttiGusti.

«È un onore per me» riprese James in tono solenne, «premiare la tua cocciutaggine nel ficcare il naso negli affari altrui». Il Grifondoro la stava tirando per le lunghe perché si divertiva immensamente nel vedere Piton fremere di rabbia, pronto a scagliare un incantesimo, e trattenersi al tempo stesso per curiosità, e per non essere quello che attaccava briga. «Ma vedi, se non fai attenzione potrebbe darsi che nel tuo nasone rimanga incastrato qualcosa» e prima che Piton potesse anche solo alzare la bacchetta James tuonò «WADDIWASI!» e una cioccorana partì sparata dal palmo di Sirius dritta dritta verso il naso del Serpeverde, e centrò il bersaglio.

«Waddiwasi!» si sentì ancora, ma Piton era ormai preparato e lanciò un incantesimo-scudo. James e Sirius iniziarono a lanciargli contro i dolcetti tra uno sghignazzo e l’altro, ma lo scudo del Serpeverde era talmente potente che le Cioccorane rimbalzavano via e colpivano gli altri studenti. Ci volle poco perché diventasse un tutti-contro-tutti. Cioccorane zoppe iniziarono a volare da tutte le parti tra il divertimento generale. Qualcuno le aveva anche ingigantite e c’erano quindi una decina di Cioccorane grandi quanto un gufo che colpivano i più disattenti.

Il Protego di Severus Piton aveva finito il suo effetto, ma i Malandrini non badavano più al Serpeverde, troppo presi a giocare e ridere con gli altri. D’altronde, non capita tutti i giorni una battaglia a suon di Cioccorane!

James aveva appena preso al volo una cioccorana, perchè “Sono un Cercatore, non posso farne a meno!” quando si sentì sollevare e si ritrovò a penzolare in aria, una gamba in alto come se una mano invisibile lo tenesse per una caviglia.

«Ti piace volare, no, Potter?» ringhiò Piton. «Eccoti accontentato!». Fischi e applausi si levarono dai Serpeverde, così, approfittando della distrazione di Piton che si beava del suo piccolo momento di gloria, Sirius lo disarmò.

«Non male questa fattura, Mocciosus».

«Ridammela» gli intimò Piton gelido. Nel frattempo tutt’attorno gli altri studenti avevano smesso di lanciarsi addosso le Cioccorane e fissavano con nuova frenesia il gruppetto del quinto anno. 

«Tiratemi giù» urlò James ancora a penzoloni, facendo ridacchiare i presenti, perché era proprio buffo.

«Un attimo, James, voglio prima sapere che incantesimo ha usato Mocciosus» disse Sirius fissando la bacchetta del Serpeverde come se potesse carpirle il segreto solo con lo sguardo.

«Sogna» gli disse Piton sprezzante. Sirius lo guardò con aria di sfida. «Prior Incantatio» disse puntando la sua bacchetta su quella del Serpeverde che fece uno scatto in avanti cercando di riprendersela, invano. Dalla bacchetta uscì un fascio di luce che si plasmò in una figura a testa in giù, una gamba tesa in alto, nell’esatta copia della posizione in cui era James.

«Questo incantesimo andrebbe migliorato» borbottò Sirius deluso dal risultato.

«Ridammela, Black» ripeté Severus.

«Altrimenti?» chiese Sirius divertito. Ma non ebbe mai la risposta perché Severus gli si avventò addosso ingaggiando una lotta alla babbana. Remus e Peter cercarono di intervenire per separarli, mentre James faceva il tifo dalla sua postazione privilegiata in aria a testa in giù, incitando gli altri a fare altrettanto. C’era chi, come James, faceva il tifo e fischiava, chi più maturo alzava gli occhi al cielo, chi mangiava qualche cioccorana indifferente e chi invece cercava di aiutare Remus e Peter. 

«Piantatela!» si sentì urlare in tutto quel fracasso. «Smettetela immediatamente!» urlò Lily facendosi largo tra la folla. Severus si fermò non appena vide la sua chioma rossa con la coda dell’occhio, distrazione che gli costò un pugno vicino all’occhio. Un po’ dolorante e intontito si tirò indietro prima che Black potesse colpirlo di nuovo. Remus e Peter riuscirono finalmente a trattenere il ragazzo che stringeva ancora la bacchetta dell’altro.

«Ridammela» sillabò il Serpeverde col fiatone. Sirius scosse la testa in segno di diniego, in volto un sorriso malevolo che non arrivava agli occhi. Boccheggiavano entrambi mentre riprendevano fiato.

«Ridagliela Black, subito» ordinò Lily seria. Sirius le lanciò un’occhiata come se pensasse che stesse scherzando, ma poi diede la bacchetta alla ragazza, che la restituì al legittimo proprietario.

«Fate pure con comodo!» sentirono urlare James. «Io sono solo appeso quassù!». Il poverino aveva la faccia rossa per il sangue confluito alla testa.

Sirius tornò a guardare verso l’amico. Cercò di trattenersi, ma alla vista di James penzolante che cercava in tutti i modi di tenere la veste verso i piedi e lontano dal viso per poter parlare, non poté che iniziare a ridere, risata che si trasformò presto in un latrato fragoroso.

«Ma se fino a un attimo fa li incitavi ad ammazzarsi?!» commentò Lily, ma i suoi occhi tradivano il suo divertimento genuino.

«Che amico sarei se non facessi il tifo per un amico durante una rissa, scusa?!» rispose James con fare ovvio. Nella foga di spiegarsi aveva mollato la veste, che ora lo copriva e infagottava, impedendogli i movimenti. «Dai, tiratemi giù!» pregò poi.

Ridendo apertamente, Lily si voltò verso Severus. «Dai, fallo scendere» gli disse, negli occhi ancora quel guizzo divertito. Il ragazzo lo aveva notato, e le rispose stizzito.

«Fallo tu, se ci tieni, il contro-incantesimo è Liberacorpus».

Il tempo di lanciarlo, e quando Lily si voltò, il Serpeverde era già sparito tra la folla, che si era accalcata ancora di più per vedere come stava James. Il ragazzo si stava riprendendo tra gli amici, e quando la vide girata nuovamente verso di lui, le rivolse un sorriso radioso. «Cioccorana?» le offrì con un sorriso angelico, come se fosse la cosa più naturale del mondo. 

Lily lo fissò sorpresa. Era ancora tutto rosso in faccia, aveva i capelli più disordinati del solito, tutti gli si accalcavano addosso per sincerarsi che stesse bene… E lui pensava ad offrirle una Cioccorana. Sorrise e annuì, prendendo al volo la Cioccorana che James le lanciò.

«Tu sei tutto matto» commentò ridendo, mentre James la fissava non capendo cosa ci fosse di tanto ilare. La salutò con aria un po’ imbambolata mentre quella tornava dalle amiche.

 

«Lo spettacolo è finito!» urlò Sirius a tutti. «Le cioccorane sono vostreee!» e fu il tripudio generale. 

Sirius tornò dall’amico per assicurarsi del suo stato.

«Quanto la fai lunga, Felpato! Sono stato appeso a testa in giù, mica ho fatto a botte alla babbana» scherzò James.

«Taci, che se non fosse intervenuta la Evans sarei riuscito a fargli sputare la formula dell’incantesimo» disse Sirius, sicuro della sua forza fisica.

«Se non fosse intervenuta Lily, tutto quello che avreste voluto sputare sarebbe stato l’Ossofast di Madama Chips» disse Remus, conoscendo il gusto amaro della pozione.

«Fatto sta che dobbiamo scoprire quella formula» concluse James. Era deciso a ripagare il Serpeverde della stessa moneta.

I loro discorsi furono interrotti da alcuni studenti con le mani piene di cioccorane che li ringraziavano per la scorta di cioccolata gratis e per il pomeriggio fuori dalla norma.

Mentre i quattro tornavano verso il centro del villaggio magico, intravidero la figura del Professor Lumacorno e si nascosero velocemente in una viuzza laterale.

«Sembrava scocciato» osservò Peter.

«Era scocciato» confermò Sirius. «Ma pazienza, ne è valsa la pena» disse con un sorriso, gli occhi che brillavano soddisfatti.

«Decisamente» confermò James. «Dovremmo farlo più spesso».

«Cosa?! Oh no, scordatevelo!» disse Remus categorico, sporgendo la testa per vedere se il professore se n’era andato.

«Sarà divertente inserire bigliettini nei libri della biblioteca!» disse allora Sirius.

«E inventare nuovi incantesimi ovviamente!» rincarò la dose James.

Remus si sentì cascare le braccia. «Io non vi ho sentiti» disse, scatenando le risate degli altri tre. Tra uno sbuffo e l’altro si ritrovò a sorridere pure lui, ammettendo che erano stati dannatamente bravi.

Senza incontrare altri professori sulla via verso il Castello, rientrarono in Sala Comune, dove furono accolti e festeggiati come eroi.
 

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


- Epilogo -
 

Nei giorni seguenti a “L’assalto delle Cioccorane Zoppe”, così come era stato denominato lo scherzo, bisognava fare attenzione a dove si andava e da chi ci si circondava perchè l’incantesimo Waddiwasi veniva lanciato a tutto spiano. Gessetti, caramelle, tappi di Burrobirra… Per i corridoi del castello volava di tutto! E a tale vista i Malandrini gonfiavano il petto orgogliosi. D’altronde, non capita tutti i giorni che l’incantesimo che tu hai creato, con tanto di notti insonni e avventure nella Foresta Proibita, diventi una moda, aveva sottolineato Sirius. Ed era stato un bene duplicare così tante Cioccorane, non solo perchè avevano evitato soffiate ai professori, ma anche perchè avevano addolcito l’ennesima perdita di punti scoperta a cena, per l’assenza di Sirius e James alla punizione del professor Lumacorno. Certo, nessuno sapeva che era colpa loro, ma chissà perché tutti lo immaginavano!

Lily invece sapeva per certo che era colpa loro. Ormai aveva un sesto senso per quel che riguardava le malefatte dei Malandrini. Riusciva a cogliere quegli impercettibili cambiamenti nel loro modo di fare, soprattutto negli sguardi. E gli occhi dei quattro urlavano “Colpevoli!” a gran voce. Si chiedeva come facessero gli altri a non vederlo. Quando ne aveva parlato con le sue amiche, quelle le avevano fatto notare che non poteva dare la colpa sempre ai Malandrini e Mary le aveva addirittura chiesto se non prestasse loro così tanta attenzione perché sotto sotto provava interesse per James. Lily l’aveva mandata a quel paese e non le aveva rivolto la parola per il resto della giornata. Di certo però, non poteva negare che con lo scherzo delle Cioccorane Zoppe si fosse divertita. Tutto sommato, i Malandrini erano stati bravi a creare quell’aurea di mistero attorno alla formula magica! Avevano coinvolto tutta la scuola e tutti si erano divertiti in quella battaglia col cioccolato. Ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, per non dare soddisfazione a quei quattro, e anche per solidarietà verso Severus. 

Il giovane Serpeverde in effetti era stato quello che aveva preso in modo peggiore l’intera faccenda. Sbeffeggiato davanti a tutti, rimaneva dopo cinque anni ancora la vittima preferita degli scherzi dei Malandrini, ma dopo quel pomeriggio alla Stamberga, tantissimi studenti gli lanciavano per i corridoi l’incantesimo Waddiwasi, pensando che fosse divertente. In risposta, lui appendeva tutti in aria per le caviglie, ed era un’immensa soddisfazione essere l’unico in grado di farlo. Il Levicorpus aveva suscitato un bell’effetto soprattutto sui suoi compagni di Casa, che dopo le risatine e gli sberleffi iniziali perchè era stato di nuovo preso in giro dai Grifondoro, si erano mostrati ammirati: non era da tutti destreggiare gli incantesimi Non-verbali, soprattutto al quinto anno. Severus aveva poi potuto insegnarglielo, con la promessa che l’avrebbero riservato ai Malandrini. Be’, non era una promessa difficile da mantenere.


Severus stava camminando verso la classe del Professor Vitious per la lezione di Incantesimi, quando sentì dei passi fermarsi alle sue spalle, e chiara la parola “Waddiwasi”. Severus si girò su se stesso sguainando fulmineo la bacchetta e lanciando un potente incantesimo scudo che lo fece leggermente indietreggiare.

Quattro figure si stagliavano al centro del corridoio, spintonandosi allegramente tra loro e per nulla colpiti dal suo incantesimo.

«Mocciosus» lo salutò James trattenendosi a stento dal ridergli in faccia. «Sai, dovresti ringraziarci, stai battendo ogni record di velocità nel lanciare l’Incantesimo Scudo».

«Il Professor Vitious dovrebbe essere orgoglioso» disse Sirius con finta ammirazione.

E poi, appena lo scudo svanì, senza che Severus li vedesse lanciare gli incantesimi, la sua bacchetta volò via dalla sua presa e il ragazzo si ritrovò a penzolare in aria a testa in giù. Non voleva crederci…

«Mmm, no, in effetti non batti tutti i record» precisò Sirius, con un ghigno che faceva capolino sulla faccia.

In mezzo a loro Peter si lasciava scappare dei risolini di tanto in tanto, gongolando della situazione.

«Questo è per sabato» disse James, stranamente serio. «Vedi» aggiunse lentamente, come se stesse spiegando a un bambino qualcosa di ovvio «se vuoi che un incantesimo Non-verbale resti segreto, non insegnarlo a chi non sa lanciarli».

«E Goyle nella fattispecie non ne è proprio capace!» aggiunse Sirius, finendo con lo sghignazzare, imitato da Peter.

Remus sorrise, ma poi lanciò loro un’occhiata significativa. “Andiamo” voleva dire. “Vi siete presi la vostra rivincita, non è il caso di infierire ulteriormente”. E James e Sirius, come al solito, avevano capito cosa intendesse Remus con quello sguardo.

…E come al solito non gli diedero retta. Non avevano intenzione di smettere, almeno non finché il Prefetto Remus non l’avesse detto ad alta voce. E sapevano che non l’avrebbe fatto, non li avrebbe mai ripresi davanti a Mocciosus.

«Dai, basta» suggerì Remus. Quasi mai. James e Sirius alzarono gli occhi al cielo scocciati. «Io vado in classe» disse allora Remus, sperando che gli altri lo seguissero così come stava facendo Peter. 

James e Sirius si scambiarono uno sguardo complice.

«Tu che dici, Sirius, lo lasciamo qui fuori?».

«E lasciarlo a fissare solo questo pavimento? Tale monotonia sarebbe crudele perfino per noi!».

James ghignò, spostando lo sguardo da Sirius al rivale. Annuì, e come se fosse stata una decisione ponderata esclamò: «Locomotor!».

«Buon giro turistico, Mocciosus» lo salutò James ridendo.

«Saluta i pavimenti da parte nostra» gli fece eco Sirius, battendo il cinque all’amico.

Entrarono in classe ridendo, lasciando Severus che volteggiava a mezz’aria, ormai troppo lontano dalla bacchetta per poterla prendere e lanciare il contro-incantesimo che lui stesso aveva inventato. Fremeva di rabbia, ma si sarebbe vendicato.

Severus Piton si sarebbe vendicato, e i Malandrini lo sapevano, ma non lo temevano, perchè Mocciosus era solo un codardo immerso nelle Arti Oscure, e loro quattro, quel tipo di maghi, avevano intenzione di combatterli e sconfiggerli. Perché avevano con loro un’arma in più: l’amicizia.

 

 

Erano passati quasi vent’anni da allora.
 

Di quei ragazzi scapestrati era rimasto poco. La guerra si era portata via vite e spensieratezza. Avevano amato, avevano lottato, avevano vinto e perso. Di quei cinque ragazzi che si facevano i dispetti, due erano morti, uno aveva tradito tutti, e gli altri due erano tornati dove si erano conosciuti, professori in quella scuola che li aveva visti crescere e prendere strade opposte, per ritrovarsi poi a far parte della stessa squadra. Nondimeno, se potevano, evitavano di stare nella stessa stanza. Passano gli anni, ma certe abitudini sono dure ad andarsene.

L’incantesimo Waddiwasi era morto con i Malandrini, così come i tanti altri incantesimi inventati da loro e da Severus Piton. Come se appartenessero a quell’arco di tempo, a quegli anni d’oro, e non potessero tornare. Il passato è passato, in fondo. Eppure, a volte certe situazioni si ripetono, e le occasioni tornano a bussare alla porta. 

 

Il professor Piton stava camminando per i corridoi per la ronda di controllo prima di cena. Superò un gruppetto di Grifondoro chiassosi diretto al suo ufficio, quando lo sentì. Chiaro, limpido, come se non fosse passato che un istante dall’ultima volta che lo aveva sentito lanciare.

«Waddiwasi!».

La voce di Dean Thomas riecheggiò nel corridoio. Probabilmente aveva lanciato qualcosa addosso ai suoi amici. Ma “non si lanciano incantesimi nei corridoi”, diceva il regolamento. Severus Piton si girò lentamente, un sorriso stava spuntando sul suo viso, anche se era più simile a un ghigno. 

«Niente incantesimi nei corridoi. Ma le regole non sono fatte per i Grifondoro, vero? Venti punti in meno» disse con disprezzo. Perché non importa se presto o tardi, se grande o piccola: la vendetta aveva un sapore dolce.

 

Remus Lupin stava scendendo le scale che davano al corridoio vicino, e aveva sentito tutto, anche il non-detto. L’astio nella voce di Piton, la malcelata gioia nel prendersela con i Grifondoro. Non poté non pensare che in parte fosse colpa sua e dei Malandrini, per come si erano comportati da giovani. Lanciare il Waddiwasi contro Pix era stato un riflesso incondizionato. D’altronde Pix era stato il primo bersaglio, e si erano sempre divertiti a lanciarlo contro il Poltergeist ad ogni suo dispetto: una piccola rivincita per gli scherzi che aveva rovinato. Non erano amici, Pix e i Malandrini, decisamente no. Era una questione di principio: essere i combinaguai di Hogwarts era un titolo che i Malandrini non avevano intenzione di condividere. Più di tutti James e Sirius, ma i Malandrini erano una cosa sola, quindi uniti contro Pix. Già, una cosa sola.

Andando verso la Sala Grande Remus pensò ancora una volta alla sua giovinezza. Il quinto anno era stato l’anno delle svolte: non solo il primo incantesimo creato, ma anche la trasformazione in Animagus, la Mappa del Malandrino… Sì, perché quell’incantesimo di inchiostro e sangue che dava personalità alla carte (e i brividi a leggerlo) si era rivelato molto utile in fondo. Per non parlare del Foslascii, l’avevano usato così tante volte per lasciare messaggi contro gli aspiranti Mangiamorte! E da pazzi quali erano, una volta nell’Ordine della Fenice l’avevano usato anche per lanciare frecciatine a Voldemort! Inutile ripetere le parole di Malocchio… E naturalmente James era riuscito nel suo intento di dedicare un murales a Lily nei corridoi di Hogwarts, creato di notte, di nascosto da tutti. La reazione della ragazza e lo sguardo furioso della McGranitt lo facevano ancora ridere.

Erano stati bei tempi, pensò Remus, entrando in Sala Grande. Dal suo posto al tavolo dei professori, mentre mangiava, notò un certo fermento al tavolo di Grifondoro: i gemelli Weasley e Lee Jordan, ovviamente, che ne combinavano una delle loro. In quanto a scherzi, decisamente i Malandrini della nuova epoca.

 

Il professor Lupin stava tornando ai suoi alloggi quando un pensiero gli attraversò la mente, veloce come un bolcino, e impossibile da ignorare. E se… Poteva controllare, non gli sarebbe costato nulla. Arrivò a passo spedito davanti alla porta della biblioteca, dove si bloccò, dandosi mentalmente dello stupido: impossibile che fosse rimasto qualche segno del loro passaggio, erano passati vent’anni! 

Ma i ricordi della sua giovinezza a Hogwarts lo avevano accompagnato e tormentato per tutta la giornata, e non gli costava davvero nulla dare un’occhiata. Nulla, se non un’ulteriore disillusione: a quindici anni avevano creduto che la loro amicizia fosse per sempre, e che Hogwarts avrebbe serbato il ricordo di loro quattro, amici affiatati come pochi. Inutile dire che si erano sbagliati.

Conscio che probabilmente sarebbe rimasto deluso, abbassò comunque la maniglia. Anche se non era ancora scattato il coprifuoco per gli studenti, lo scatto della serratura gli parve amplificato dal silenzio che lo attorniava, e si sentiva quasi colpevole, come se fosse tornato uno studente che andava in posti a lui proibiti. Come se fosse il quindicenne ancora pieno di speranze a spingerlo.

Senza rendersi conto di star trattenendo il respiro, entrò, e si diresse verso il Reparto Proibito. Non era cambiato nulla, e tutto al tempo stesso era mutato: lui era lì, dopo vent’anni, da solo, mentre Peter e James erano morti uccisi entrambi da Black, eppure…

Eppure, a dispetto del tempo e dei sentimenti contrastanti che scombussolavano Remus in quel momento, le loro “X” sui libri erano ancora lì, a guardarlo quasi sprezzanti del suo dolore, e a illuminare il sentiero nostalgico dei ricordi. 

Se Remus chiudeva gli occhi poteva ancora sentire i respiri dei suoi amici sotto il Mantello, affannati per l’ansia di essere scoperti da una nottambula Madama Pince. Poteva sentire le risate e il chiacchiericcio sommesso tra i libri sfogliati. Percepiva quel calore di casa e famiglia che provava solo con i Malandrini sentendosi accettato per chi era, e non nonostante ciò che era. Poteva vedere gli occhi sognanti di James intento a guardare di nascosto Lily, convinto che nessuno se ne accorgesse, o il brillio negli occhi di Sirius quando si incontravano di nuovo sul binario Nove e Tre Quarti dopo un’estate di solitudine.

Fu riportato alla realtà da uno scricchiolio, ma non seppe se l’aveva sentito davvero o se era frutto della sua immaginazione: dei battiti leggerissimi che assomigliavano terribilmente ai passi del topolino in cui si trasformava Peter.

Ma sicuramente non era lui. Non poteva essere lui, perchè c’erano dei Dissennatori fuori dai cancelli di Hogwarts, la cui sola vista lo faceva tremare nel ricordo di ciò che aveva perso. Non era Peter perchè Sirius lo aveva ammazzato, e c’era Harry nel suo dormitorio che non avrebbe potuto fare neanche una cosa così semplice come andare ad Hogsmeade con gli amici, perchè non c’era nessuno che gli avrebbe firmato il permesso. Perché c’era lui, che ad ogni plenilunio era solo, e ora doveva fidarsi della pozione creata da un uomo che lo odiava. Troppi segni per credere che non fosse solo un pazzo scherzo della sua mente.

Sì, si disse, era stata solo una suggestione causata da ciò che lo circondava, dai ricordi tornati prepotentemente nei pensieri, che lo avevano reso sofferente e nostalgico. Doveva mettersi il cuore in pace, i Malandrini non esistevano più.

Eppure, Remus John Lupin ne era certo, gli anni ad Hogwarts sarebbero stati per sempre il periodo più felice della sua vita. 

 

 


Fine.

 

 

 

Note:

Fine. Eccoci, siamo alla fine della storia. Finita. È così strano pensare che non avrò più capitoli da pubblicare, dopo anni da quando questa storia è iniziata! Eppure eccoci qui.

Avrei preferito arrivarci in una maniera diversa, in tempi più brevi, sicuramente, e con tutte le persone che la leggevano e recensivano. Ma la vita “vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto” (la Starkid che è in me prevale…).*

Sono passati anni e credo di aver perso molti lettori per strada, ma forse ne ho trovati di nuovi. Non so cosa abbiate pensato leggendo gli ultimi capitoli, se vorrete lasciare una recensione, sarò curiosa di leggerla. Altrimenti pazienza. Ho concluso e pubblicato questa storia perchè sentivo che era giusto farlo, perchè ho letto tante storie lasciate a metà, e se le continuassero andrei a rileggerle felice di sapere che c’è una fine. 

E poi l’ho ripresa anche perché c’è una piccola parte di me che ha sperato “Chissà, magari qualcuno che aveva letto ‘Waddiwasi’ un giorno si chiederà se sia mai stata finita, la cercherà e troverà finalmente il finale!”

E quindi eccoci qui. Come avevo scritto nell’introduzione, questa non è mai stata “La Storia dei Malandrini”, ma solo la storia di una loro avventura. Iniziata come one shot che poi ha preso il sopravvento, con idee che venivano nei momenti più strampalati, personaggi che si facevano forza per far sentre la loro voce, e dettagli della saga originale che volevano essere presenti. È finita, e farà strano pensare di non dover ancora pubblicare i capitoli finali di “Waddiwasi” o “Tra parolacce e incantesimi”.

E allora GRAZIE a chi ha letto. Ehi tu, lettore, sì, proprio te: grazie.

Ringrazio mio fratello per aver ascoltato i primi capitoli di questa storia, ti voglio bene.

Grazie a chi scrive le fanfiction che leggo: di certo leggere dei Malandrini mi ha fatto tornare la voglia di scrivere dei miei Malandrini.

Ringrazio Mockingjayonfire, Grahammish, ArwenUndomiel, Tinkerbell92, Frasca94, blcklestrange4ever, angyp, CmxHood, JailyPotter_Ramosa3111, Loony Moony, hufflerin, AlexisVictorie, Alidifarfalla_, Lil01, Potterhead_15, Lordy Voldy _girl, Phyllida Dolohov. 
Grazie di cuore per le vostre recensioni e per il tempo che mi avete dedicato.

Grazie per la fiducia datami da chi ha inserito la storia nelle seguite, da ricordare e preferite:

Per le preferite, grazie a: Alexia_xxy, Alidifarfalla_, artemisia reight, besafe_bestrong31, blcklestrange4ever, chiccas94, ClaryWeasley, Corvonero_mancata, Lil01, LilyLay, Lupacchiotta94, mary_inguscio, Memelith Windurin, Miss Felpato, Santockss, Sara_Rivera, Tinkerbell92, Vsepr kun, _Falsa Pista_.
E grazie a chi l'ha aggiunta in seguito: AleEagle, DaniNicDani, _Emma__ .

Per le ricordate, grazie a: Bella_1D, Juliaaless, That_girl.

E per le seguite, grazie a: Adhara Scarblack, Aithusa_, Alidifarfalla_, Amy In Wonderland, angyp, ArwenUndomiel, blcklestrange4ever, cat_princesshp, clif, DaniNicDani, darkmagic31, darkslitherin, Deader, Elissanne, emily_dw, Enrica Weasley, Frasca94, ginnyj97, Halfblood_Slytherin, hufflerin, Ialeya, iulia2001, LadyTsuky, laletty, lale_a, lapiccolaSerpeverdeMalfoy, LilithPotter, LilyLilian, Loony Moony, lucifery, Lucri_Chopper, Luke White, Malandrina x5, Marty Evans, martyprogs, Mary Evans, Mineral Butler, Miss Felpato, NewShadow, Nives94, Pulp, RoriB2001, Sara5342, seriously, silvia94, Smarties922, SoffiodiNuvola7, tatatakako, Winchester_Morgenstern, _Emma__, _vivalavida_91.

E grazie a chi le ha aggiunte in seguito: AleEagle, DaniNicDani, _Emma__, Luke White, Aperonzina, Giulia_Metal, Nanna_Chan. 


Alla prossima storia!

 

Con affetto,

Ma_AiLing

 


 

*P.S:  “Vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto” è una citazione dal musical “Twisted” degli Starkid. La frase completa è “But the heart wants what it wants, and sometimes what it wants is twisted” (“Il cuore vuole ciò che vuole, e a volte ciò che vuole è contorto”). Il Team Starkid è la compagnia teatrale che ha creato “A Very Potter Musical”, un musical-parodia su Harry Potter. Se vi piacciono i musical e non lo avete mai visto, cercatelo su youtube, perché ne vale la pena. 

Ora ciao, per davvero!

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