Sam e Dean: I chose love.

di The_Fallen_Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catherine ***
Capitolo 2: *** Il fantasma ***
Capitolo 3: *** Padre e figlia ***
Capitolo 4: *** Strani comportamenti ***
Capitolo 5: *** Un nuovo caso ***
Capitolo 6: *** Il covo dei vampiri ***
Capitolo 7: *** Viaggi turbolenti ***
Capitolo 8: *** Il demone della discordia ***
Capitolo 9: *** Asmodeo ***
Capitolo 10: *** Confessioni notturne ***
Capitolo 11: *** La famiglia prima di tutto ***
Capitolo 12: *** Niente è per sempre ***
Capitolo 13: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 14: *** Quando arriva la notte ***
Capitolo 15: *** Uno strano atteggiamento ***
Capitolo 16: *** Verità nascoste ***
Capitolo 17: *** Una cruda realtà ***
Capitolo 18: *** Poteri paranormali ***
Capitolo 19: *** Ciò che desideri di più ***
Capitolo 20: *** Un fine settimana orientale ***
Capitolo 21: *** Ricercato ***
Capitolo 22: *** Risvegli inaspettati ***
Capitolo 23: *** Let me kiss you ***
Capitolo 24: *** Il siero della verità ***
Capitolo 25: *** Problemi di cuore ***
Capitolo 26: *** What about us? ***
Capitolo 27: *** Let her go ***
Capitolo 28: *** Ti porto via con me ***
Capitolo 29: *** La scelta giusta ***
Capitolo 30: *** Fermare il tempo ***
Capitolo 31: *** Allo scoccare della mezzanotte ***
Capitolo 32: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 33: *** Follia omicida ***
Capitolo 34: *** Goodbyes ***
Capitolo 35: *** I love you ***
Capitolo 36: *** Love of my life (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Catherine ***


Pov Sam

Io e Dean stavamo perlustrando alcuni viottoli del Minnesota, ultimamente vi erano stati avvistamenti di un lupo mannaro e noi volevamo assicurarci che la situazione fosse stabile.

«Sammy?» chiese mio fratello rigirandosi una calibro 45 tra le mani.

«Dimmi Dean» risposi tenendo gli occhi ben aperti per non essere preso alla sprovvista.

«Forse ho avuto una allucinazione ma poco fa mi è sembrato di aver visto una bella mora osservarci» disse Dean ridendo e guardandomi con sguardo divertito.

«Credo che ti sei bevuto troppa birra Dean e poi tu vedi belle ragazze ovunque, non hai altro a cui pensare vero?» chiesi scuotendo la testa.

In quell'istante un rumore attirò la nostra attenzione ed entrambi ci concentrammo sull'obiettivo, una sagoma simile ad un quadrupede fece rotolare alcuni sacchi della spazzatura e io guardai Dean facendogli un segno con il capo.

"Ci siamo" pensai avanzando di qualche passo.

Improvvisamente il lupo mannaro mi saltò addosso bloccandomi a terra, la mia pistola volò poco più in là e la creatura mi regalò un graffio sulla guancia destra.

«Ehi bella bestiolina» sentii la voce di Dean che però non attirò l'attenzione di colui che voleva sbranarmi.

«Dean! Ce n'è un altro!» gridai strisciando di lato per poi essere nuovamente sotto le grinfie di quel lupo mannaro.

Voltai il capo di lato mentre con le mani spingevo il petto della creatura poi vidi mio fratello come me a terra, eravamo nella stessa situazione e per qualche minuto pensai che fossimo spacciati.

Ad un tratto due spari riempirono il fitto silenzio che si era creato ed entrambi i lupi mannari crollarono addosso a me e Dean.

Velocemente mi alzai e notai una ragazza di fronte a me, aveva in mano due pistole, indossava un jeans nero e una canottiera dello stesso colore mentre un giacchetto di pelle copriva le sue spalle.

I suoi capelli color corvino erano raccolti in una coda e il suo sorriso mi fece incantare per qualche istante.

«Per essere due ragazzi, eravate molto spacciati eh?» disse la ragazza scoppiando a ridere.

Dean si alzò a sua volta da terra e la guardò con sguardo compiaciuto, ovviamente non di certo per le sue abilità.

«E tu chi sei?» chiesi senza dare tempo a mio fratello di fare le sue solite battute.

«Perché dovrei dire chi sono ai fratelli Winchester?» chiese a sua volta lei ridacchiando.

«Andiamo, una bella mora come te dovrebbe fidarsi, soprattutto di me» rispose Dean facendole l'occhiolino.

«Tesoro, se vuoi rimorchiare stai certo che con me non risolvi nulla, ci sono delle bionde in un bar a due isolati più in là» disse la ragazza alzando un sopracciglio e lasciandomi spiazzato.

Solitamente nessuno rifiutava mai Dean e sapevo che questo non gli avrebbe fatto molto piacere.

«Sei una tosta eh?» mio fratello come avevo previsto non voleva darsi per vinto.

«Preferisco definirmi determinata, ora, non è una casualità che io sia qui, vi stavo cercando da due mesi» ammise lei posando le mani sui fianchi.

«Perché?» chiesi curioso.

«Voglio uccidere quel fottuto demone che voi da tempo cercate e per farlo volevo unirmi a voi nella caccia, come vedete non ho problemi nel combattimento quindi non vi darò fastidio» rispose la ragazza lasciandomi spiazzato.

Solitamente lavoravamo da soli io e Dean quindi sarebbe risultato molto strano.

«Come scusa? Tu appari all'improvviso dal nulla e pretendi di viaggiare insieme a noi? Scordatelo» disse con tono duro Dean.

«I miei motivi sono come i vostri, vendetta, quindi se potessimo collaborare sarebbe fantastico» concluse lei inclinando la testa di lato.

«Dean, forse una mano in più ci potrebbe servire, oltretutto ci ha salvato la vita questa notte quindi abbiamo un conto in sospeso» provai a convincere mio fratello anche se dalla sua espressione non sembrava particolarmente convinto.

"Dopotutto qualcuno capace di combattere ci sarebbe potuto servire" pensai guardando Dean poi la ragazza.

«Come facciamo a sapere che non sta mentendo?» chiese lui alzando le braccia in senso di esclamazione.

«Pensi che mi metterei in macchina con due sconosciuti di cui so solo il nome senza un motivo? Sai, sono determinata ma non stupida» rispose la ragazza.

Per qualche secondo ci fu silenzio poi Dean scosse la testa alzando gli occhi al cielo.

«E va bene, ma se scopro che ci stai tradendo poi te la vedrai con me» concluse Dean sospirando.

«Non preoccuparti, non deluderò nessuno di voi due, comunque mi chiamo Catherine e sono figlia di un cacciatore di demoni» disse lei sorridendo.

«Bene, ora andiamo, qui abbiamo finito» Dean iniziò a camminare a passo veloce mentre io e la ragazza rimanemmo più indietro.

«Mi dispiace se gli sto antipatica ma sai Sam, una ragazza che gira da sola deve imparare a farsi rispettare» sussurrò Catherine alzando le spalle.

«Non preoccuparti, è sempre così all'inizio, vedrai che andrà meglio con il passare dei giorni, devi solo dimostrargli che hai buone intenzioni» quelle furono le mie ultime parole prima di raggiungere mio fratello.

Appena fui al suo fianco notai il suo sguardo su di me.

«Che c'è?» domandai.

«Davvero ti fidi? Non la conosciamo nemmeno» rispose Dean con tono ovvio.

«Non è che mi fido, ma ho visto nei suoi occhi il nostro stesso sguardo di quando parlavamo della mamma e di volerla vendicare» dissi cercando le chiavi dell'auto nel mio cappotto.

«Sarà anche attraente, ma è qui solo perché io mi fido di te, non di lei, sappilo» Dean mi prese le chiavi di mano poi salì nella macchina sbuffando.

"Sarà un lungo viaggio"

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Capitolo 2
*** Il fantasma ***


Pov Sam

Il viaggio in macchina con Dean e Catherine non fu uno dei migliori, mio fratello era teso come una corda di violino mentre invece lei lo osservava dallo specchietto.

Quando finalmente arrivammo al Motel scesi dall'auto e rimasi da solo con la ragazza mentre Dean chiedeva le chiavi delle stanze.

«Mi dispiace per Dean, credo di averlo reso nervoso in qualche modo» disse Catherine grattandosi la fronte con fare dispiaciuto.

«È solo arrabbiato perché per la prima volta una ragazza lo ha rifiutato, di solito rimangono tutte ai suoi piedi mentre invece tu, beh, non ti sei lasciata andare per nulla» risposi ridacchiando leggermente.

«Allora la fama che ha tuo fratello è vera, mi dispiace di aver marchiato il suo lato virile, digli pure che non è certo per dispetto ma al momento di ragazzi posso farne a meno» Catherine sorrise con sguardo sincero poi prese il suo borsone e insieme raggiungemmo Dean.

Per qualche motivo ero rimasto deluso dalla sua affermazione ma cercai di non farci caso.

«Ho preso una stanza per me e Sam e una per te» disse Dean lanciando le chiavi a Catherine e prendendomi per il braccio per poi trascinarmi al suo fianco.

Vidi con la coda dell'occhio che lei si era già diretta verso la sua camera mentre invece io e mio fratello eravamo rimasti più indietro.

Quando Catherine fu entrata nella sua stanza Dean fece un lungo sospiro e notai la sua mascella rilassarsi.

«Sai che non puoi andare avanti in questo modo vero?» sussurrai una volta appoggiato il mio borsone sopra al letto.

«Sam cosa pretendi che faccia? Non possiamo fidarci di una persona che abbiamo appena conosciuto. Ho perso la mamma, non troviamo papà, devo proteggere te e ora pure lei» ammise Dean gettando il telefono sul tavolo poco più distante.

«Non perderai nessuno, in compenso lei ci aiuta nella caccia e noi semplicemente la facciamo venire a combattere i demoni» risposi alzando le braccia verso l'alto.

«Forse tu hai ragione, ma non posso permettere che o tu o papà vi facciate male» Dean si passò la mano sul viso poi fece un grande sospiro prima di guardarmi negli occhi.

«Penso che le sia anche successo qualcosa di grave, quando parla del demone ha un odio profondo negli occhi e credo che noi proviamo la stessa cosa, voglio tanto vendicare la morte della mamma e riuscire finalmente a concludere tutto questo, insieme a papà» cercai di convincere Dean con le mie parole.

«E va bene, cercherò di essere meno duro ma appena farà qualcosa di sbagliato...» mio fratello non riuscì a finire la frase perché un grido attirò la nostra attenzione.

Immediatamente mi precipitai fuori dalla stanza e capii che quell'urlo veniva dalla camera di Catherine.

Con l'aiuto di Dean sfondai la porta e davanti a me vidi un fantasma che la stava aggredendo.

Velocemente presi il mio fucile carico con sale grosso e poi gli sparai facendolo sparire.

Catherine si alzò da terra scioccata e prese la sua giacca insieme ad una borsa a tracolla.

Per un momento provai un sentimento di angoscia nel vederla in quella situazione e non seppi neanche il perché.

«Grazie ragazzi, ma ci penso io a questo bastardo» disse lei uscendo fuori dalla stanza con passo veloce.

«Catherine aspetta! Non puoi andare da sola, è pericoloso» dissi cercando di fermarla.

«So badare a me stessa e so anche cosa devo fare, vi ringrazio per avermi aiutato ma ora ci penso io, seriamente» insistette lei guardandomi dritto negli occhi.

«Hai detto che dobbiamo lavorare insieme no? Allora bruciamo questo figlio di puttana» improvvisamente Dean prese la parola e io mi stupii dato che fino a poco tempo prima sembrava totalmente scettico.

Catherine rimase in silenzio per qualche secondo poi lanciò le chiavi dell'auto a mio fratello.

«Ma quando...quando le hai prese?!» io scoppiai a ridere vedendo la faccia di Dean mentre parlava poi gli diedi un colpo sulla spalla.

«È proprio in gamba» conclusi raggiungendo Catherine e lasciando Dean perplesso.

Mentre mi allontanavo sentii mio fratello imprecare per poi ridere a sua volta.

"Finalmente lo sento ridere".

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Capitolo 3
*** Padre e figlia ***


Pov Dean

«Dove dovremmo cercare esattamente questo spirito?» chiesi alzando lo sguardo verso lo specchietto così da potere incontrare gli occhi di Catherine.

Lei rimase in silenzio per qualche istante poi guardò fuori dal finestrino.

«Dobbiamo andare nel Texas» rispose semplicemente stringendo le sue pistole tra le mani.

In quell'istante guardai Sam e lui fece lo stesso, entrambi eravamo confusi da quella situazione.

"Perché lo spirito di quell'uomo è venuto proprio da lei?" pensai alzando un sopracciglio.

«Catherine come fai a conoscere quello spirito? Non siamo stupidi, se vanno da certe persone c'è un motivo» dissi stringendo le mani nel volante.

«Dean, forse è meglio non chiedere» Sam provò a dissuadermi ma la mia curiosità era troppa.

«No Sam, Dean ha ragione, è inutile dare la caccia ad uno spirito di cui non sapete nulla» ammise Catherine lasciandomi perplesso.

"Quindi lei lo conosce" pensai nuovamente sempre più convinto che ci fosse qualcosa sotto.

«Come vi ho detto, mio padre è un cacciatore di demoni, o meglio, lo era, è morto tempo fa nel Texas ma non sono mai riuscita a dargli degna sepoltura. Gli agenti della polizia continuano a tenere il suo caso aperto e non mi permettono di dire addio a mio padre. È stato trovato dilaniato da un lupo, ovviamente loro non immaginano minimamente che sia stato un lupo mannaro» appena Catherine parlò io spalancai gli occhi e per qualche istante non trovai le parole giuste da dire.

Solitamente ci stava sempre una battuta nelle mie frasi, ma ora sapevo che non era il momento adatto.

«Mi dispiace tanto Catherine...deve essere stato orribile, ma non ti preoccupare, riusciremo a prendere i resti di tuo padre per farlo riposare in pace» disse Sam sorridendole.

«Ma non capisco, se è tuo padre perché ti ha attaccato in quel modo prima?» chiesi cercando di schematizzare la situazione nella mia mente.

"Oddio, prima ho chiamato suo padre figlio di puttana"  in quell'istante mi sentii in colpa e cercai di non pensarci.

«Preferisco tenermelo per me...» Catherine concluse il dialogo e dallo specchietto notai che aveva gli occhi lucidi.

"Lei lo ha anche chiamato bastardo però, quindi deve essere sicuramente successo qualcosa tra loro" conclusi battendo l'indice sul mento prima di tornare a concentrarmi sulla strada.

In quell'istante io e Sam ci guardammo per poi rimanere in silenzio durante tutto il viaggio.

Appena fummo arrivati in Texas Catherine ci portò subito nel luogo in cui tenevano suo padre, ovvero l'obitorio di un ospedale.

«È pieno di agenti della polizia qui intorno» commentai grattandomi il capo.

«Chissá perché Dean» ironizzò Sam con tono ovvio.

«Eh dai, era per dire» risposi ridacchiando leggermente.

Senza che me ne rendessi conto Catherine aveva disattivato le telecamere esterne ed interne attraverso il suo computer, dovevo ammettere che la ragazza sapeva ciò che faceva.

«Venite» quella fu l'unica cosa che disse prima di introdursi all'interno dell'edificio.

Fortunatamente attraverso diversi imbrogli e sotterfugi riuscimmo a prendere i resti di suo padre per poi portarli in un luogo degno della sua sepoltura.

Io e Sam iniziammo a scavare la fossa mentre Catherine se ne stava immobile a guardare con sguardo vuoto e perso.

«Stai cercando di sbarazzarti di me?» la voce di un uomo attirò la mia attenzione e in quell'istante presi il fucile in mano lasciando la pala.

Era un signore molto alto, con i capelli color corvino come quelli della figlia, indossava una divisa da caccia e gli occhi trasmettevano puro odio.

«Fermi, ci penso io a lui, voi continuate» Catherine prese le sue pistole puntandole contro il padre.

«Non ti è bastato lasciarmi morire vero? Ora vuoi eliminarmi completamente» lo spirito si avvicinò e lei fece un passo indietro.

Sentire quelle parole mi fece rabbrividire.

"Forse lei aveva fatto qualcosa al padre e la storia del lupo mannaro era tutta una falsa?" pensai.

«Stai zitto! Non sono andate così le cose e tu lo sai» Catherine mentre parlava teneva lo sguardo fisso negli occhi del suo defunto padre.

«Ah davvero? Allora come sono andate? Eh??!!» lui gridò gettandosi addosso alla figlia e lei rimase ferma immobile ritrovandosi scaraventata a terra.

«Catherine!!» urlai istintivamente.

«Dean il sale, muoviti!» Sam mi diede una gomitata per farmi riprendere e una volta che i resti andarono a fuoco lo spirito iniziò a smaterializzarsi.

«Mi dispiace papà...» vidi Catherine scoppiare a piangere mentre il padre si dissolveva e lei piena di graffi sul viso.

Immediatamente le corsi incontro poi la aiutai ad alzarsi.

«Calmati è tutto finito, ora andrà tutto bene» le dissi cercando di sorridere anche se la situazione non lo permetteva.

"Capisco perché non si è difesa, colpire suo padre sarebbe stato come ucciderlo ripetutamente" pensai sospirando.

Catherine non mi rispose e si mise le mani sul viso con gli occhi ormai rossi a causa del pianto.

«Sam portala in auto, qui finisco io» feci per mettere una mano sulla spalla di lei ma poi la ritirai tornando vicino alla fossa.

Guardai Sam e Catherine allontanarsi da me mentre le fiamme anche se lontane scaldavano a tratti il mio viso.

"Come mai mi comporto in questo modo? Non è da me" pensai grattandomi il capo.

"Forse ho solo bisogno di una bella birra" conclusi sistemando il caos che a causa di quella situazione si era creato.

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Capitolo 4
*** Strani comportamenti ***


Pov Dean

Era passato ormai un mese da quando Catherine lavorava con noi, dovevo ammettere che con le armi ci sapeva fare, eppure qualcosa in lei mi rendeva strano.

Mi passai le mani sul viso pensando a ciò che mi stava accadendo poi mi alzai dal letto del Motel vedendo che Sam ancora dormiva.

Voltai lo sguardo verso la sveglia e sospirai.

"Le 5:00 del mattino, seriamente?" pensai notando che fuori ancora era buio.

Dopo essermi preparato uscii dalla stanza per prendere un po' d'aria ma appena arrivai nel parcheggio vidi Catherine seduta su una piccola panchina di legno.

La guardai da lontano, senza fare rumore, i suoi capelli erano legati in una coda e la sua giacca di pelle brillava sotto la luce del lampione poco distante.

Mi avvicinai lentamente, quel poco che bastava per poter capire cosa stesse facendo, nelle mani aveva un libro, più le pagine le scorrevano tra le dita più i simboli demoniaci e le scritte mi lasciavano perplesso.

"Perché sta facendo tutto questo da sola?" pensai alzando un sopracciglio e così allungai una mano per poi mettergliela sulla spalla.

Lei immediatamente si voltò spaventata e quando vide che ero io notai le sua mascella rilassarsi.

 «Che cosa ci fai tu qui?» mi chiese Catherine chiudendo il libro che aveva tra le mani.

«Potrei farti la stessa domanda» risposi sedendomi al suo fianco.

«Non riuscivo a dormire, molto spesso esco fuori per rilassarmi un po', quelle quattro mura mi soffocano» disse lei massaggiandosi le tempie.

«Stai cercando informazioni su un demone? Quei simboli non li ho mai visti» affermai indicando la copertina del tomo.

«Volevo trovare informazioni sul demone dagli occhi gialli, purtroppo sembra praticamente impossibile» rispose Catherine frustrata.

«Non ti preoccupare, appena riusciremo a rintracciare mio padre lo cercheremo insieme, lui è da anni che gli dà la caccia, vedrai che lo uccideremo in un modo o nell'altro» la consolai facendo un sorriso sincero.

«Vorrei solo che finisse tutto, è da quando ho dodici anni che continuo ad uccidere cose e persone possedute, ogni tanto mi piacerebbe essere normale e vivere con tranquillità» ammise lei guardando le stelle per qualche secondo.

«Ti giuro che lo uccideremo Caty, è una promessa» conclusi posando una mano sulla sua schiena per poi ritrarla a causa di una strana sensazione al petto.

Catherine annuì poi riprese a leggere il suo libro scrivendo qualche appunto negli spazi liberi al lato delle pagine.

Io restai in silenzio ad osservarla, anche se ancora la notte rendeva la visuale poco chiara non potei fare a meno di notare le sue occhiaie, evidentemente faticava a riposare già da giorni.

«Dean? Che fai, fissi?» chiese lei ridacchiando leggermente.

Di solito non mi comportavo in questo modo ma con Catherine ultimamente sembravo un altro.

«No, è che, come dire, io, stavo cercando di ... mm ... capire» gesticolai provando a trovare le parole e lei rise ancora di più.

«Da quando Dean Winchester balbetta? Mi stupisci ogni giorno» disse Catherine scuotendo la testa.

«Ma dai! Guarda che non sono un pezzo di ghiaccio eh, insomma, basta vedere come mi comporto con Sammy» risposi fiero del mio atteggiamento da fratello maggiore.

«È normale, lui è il tuo fratellino» Catherine parlò con tono ovvio lasciandomi leggermente confuso.

«Non c'entra nulla questo, quando vuoi bene ad una persona sinceramente, non c'è bisogno di un legame di parentela, se succedesse qualcosa anche te mi preoccuperei, ormai è un mese che viaggiamo insieme e per me sei diventata un'amica» dissi rendendomi conto solo dopo delle parole che avevo pronunciato.

"Merda, forse dovevo stare zitto" pensai maledicendomi.

In quell'istante Catherine mi guardò, sembrava stupita dal mio discorso eppure la sua reazione mi rese ancora più confuso di quello che già ero.

Lei sorrise poi si avvicinò a me dandomi un piccolissimo bacio sulla guancia.

Rimasi fermo immobile  e Catherine prese le sue cose guardando l'orario sull'orologio da polso che indossava.

«Vado a preparare la borsa, tra un po' dobbiamo ripartire» sorrise di nuovo osservandomi per qualche istante poi tornò nella sua camera mentre invece io non riuscii a fare altro che fissare un punto invisibile del parcheggio.

"Nessuna donna si è mai comportata così con me" pensai trattenendo il fiato per qualche secondo.

Scossi la testa riprendendo a respirare e poi mi passai una mano sul viso ancora confuso da quella situazione.

"Che ti sta succedendo Dean Winchester?"

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Capitolo 5
*** Un nuovo caso ***


Pov Catherine

Le ricerche proseguivano giorno dopo giorno, cacciare il demone dagli occhi gialli ormai era impossibile e il padre dei fratelli Winchester sembrava sparito nel nulla.

Dopo le rassicurazioni di Dean qualche giorno prima mi sentivo più tranquilla, però sapere che lui poteva attaccare in qualsiasi momento senza poterlo evitare mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

Distolsi la concentrazione dai miei pensieri e alzai lo sguardo dal libro che stavo leggendo mentre Sam controllava alcuni dati al computer sul nuovo caso.

Vi erano stati attacchi di vampiro, probabilmente un branco e stavamo cercando una pista da seguire per trovare il loro covo.

«Allora, come ti trovi ultimamente?» la voce di Sam mi fece tornare alla realtà e lo guardai.

«Direi bene, lavorare con voi è molto divertente» ammisi sorridendo anche se lui non sembrava per nulla in vena di scherzi.

«Sono proprio contento che ti trovi bene con noi, poi finalmente ho visto che parli con Dean, che cosa meravigliosa» rispose Sam facendo una risata al quanto strana, era come se fosse infastidito.

«Sam, ti senti bene? Forse dovresti fare una pausa» dissi strofinando le dita sulle tempie.

«Io sto benissimo» concluse lui tornando a fissare lo schermo del pc.

Lo guardai subito dopo aver sentito la sua risposta e sospirai presa dallo sconforto.

"A volte gli uomini non riesco proprio a capirli" pensai alzando un sopracciglio.

«Sam ascolta ... io non voglio causarti problemi okay? E se c'è qualcosa puoi parlane con me, magari un mese è poco per fidarsi di una persona però ... so cosa si prova in certe situazioni» provai ad aprire il discorso nuovamente ma lui mi fulminò immediatamente.

Sapeva benissimo che stavo parlando della sua fidanzata, o meglio, la ragazza che fu uccisa dal demone dagli occhi gialli e che aveva anche assassinato la madre.

«Non provare a parlare di Jessica, è vero che ormai sei amica mia e di Dean, ma questo argomento è privato» rispose Sam senza guardarmi neanche un istante.

Capii di aver toccato un tasto dolente e così mi concentrai solo sul nostro lavoro.

Dopo circa venti minuti di totale silenzio alzai gli occhi dalle pagine polverose del vecchio tomo e mi grattai la nuca a causa della leggera ansia che provavo.

«Hai trovato delle informazioni?» chiesi curiosa a Sam.

«Ancora no, penso che io e Dean dovremmo andare a chiedere in giro» rispose lui chiudendo il portatile con uno scatto della mano.

«Che cosa ti sta succedendo? Per caso ti ho fatto qualcosa?» domandai di nuovo esasperata.

«No» disse Sam con tono duro e guardandomi dritto negli occhi.

In essi vidi una strana luce, un qualcosa che mi fece capire quanto fosse il momento sbagliato per parlare.

Abbassai lo sguardo raccogliendo le mie cose dal tavolo poi presi il cellulare ma in quell'istante entrò Dean nella stanza del Motel.

«È proprio buffo, qui tutti sono così strani e mistoriosi» il maggiore fece delle smorfie ma appena vide i nostri volti cambiò completamente espressione.

«Avete litigato? Possibile che non posso andarmene per dieci secondi? Deve sempre succedere qualcosa quando non ci sono» continuò Dean alzando le braccia verso il cielo.

«Non abbiamo litigato, Catherine ha fatto solo delle domande scomode, ora dovremmo andare a cercare qualche cosa di utile per rintracciare i vampiri e ucciderli» Sam prese la sua giacca da sopra il letto poi se la mise senza battere ciglio.

«Hai ragione Sam, forse è meglio non parlare delle proprie vite, infondo una volta ucciso il demone non vi vedrò mai più» risposi impulsivamente.

Quando la rabbia prendeva possesso di me molte volte faticavo a rimanere in silenzio e purtroppo era uno dei miei peggior difetti.

Sam sospirò passandosi le mani sul viso, abitudine che anche Dean condivideva e dopo dieci secondi di orologio mi guardò.

«Ascoltami Catherine, hai ragione va bene? Ma parlare di alcune cose mi rende nervoso e poco razionale, non dovevo prendermela con te, ho capito, perdonami» le parole del minore mi lasciarono perplessa, non mi aspettavo questo discorso subito.

Sam Winchester però aveva molte qualità e una di quelle che notai spesso era di chiedere scusa.

Odiava litigare, soprattutto con suo fratello e sapevo quanto ci tenesse a mantenere i rapporti sereni.

In quell'istante mi sedetti sul letto di Dean poi guardai entrambi facendo un enorme e profondo respiro.

«Mi farete andare fuori di testa voi due» dissi indicandoli con l'indice.

«Se fossimo normali e coccolosi pensi che andremmo in giro ad uccidere mostri?» chiese Dean scoppiando a ridere.

Sam lo guardò incrociando le braccia al petto per poi ridacchiare anche lui.

Rivedere quella scena davanti ai miei occhi mi rese felice, forse perché finalmente avevo trovato delle persone che mi capivano e mi volevano bene sinceramente nonostante i soliti battibecchi.

«Bene, noi ora andiamo, tu rimani qui e non ti muovere okay?» notai lo sguardo di Sam su di me mentre parlava e poi annuii anche se poco convinta.

Il fratello minore uscí al di fuori seguito da Dean che però poco dopo tornò indietro.

Proprio mentre stavo per chiudere la porta me lo ritrovai davanti al viso.

«Non te ne andare» quelle furono le uniche tre semplici parole che Dean disse prima di sparire nuovamente.

Rimasi per qualche secondo ferma davanti alla porta poi la chiusi e mi misi seduta.

"Non te ne andare ... che fosse riferito alla frase di prima? Infondo dopo aver ucciso il demone niente mi legherà più a loro e poi, Dean che dice certe cose? Nah" pensai fissando un punto indefinito nella stanza.

Dopo circa cinque minuti passati a riflettere sulle parole di Dean decisi di sdraiarmi per riposare anche se sapere che loro erano là fuori mi teneva tesa come una corda di violino.

Sospirai chiudendo gli occhi e in pochi secondi mi ritrovai completamente addormentata a causa della troppa stanchezza.

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Capitolo 6
*** Il covo dei vampiri ***


Pov Catherine

Mi svegliai improvvisamente a causa di un rumore e appena aprii gli occhi vidi il mio telefono accendersi e spegnersi.

Immediatamente corsi vicino al tavolo poi risposi senza neanche guardare chi fosse, dentro di me lo sapevo già.

«Dean? Sam? State bene?» chiesi allarmata.

Dall'altra parte del telefono sentii una risata mentre altre voci di sottofondo sussurravano alcune parole.

«Stai cercando i tuoi amichetti? Sono proprio qui vicino, peccato che non possano salutarti, al momento sono al quanto impegnati» disse un uomo facendomi rabbrividire.

«Lasciali subito andare!» gridai correndo dall'altra parte della stanza per afferrare la mia borsa.

«Rivuoi i tuoi amichetti? Allora vieni a prenderli» concluse lui chiudendo la chiamata e lasciandomi senza nemmeno una pista.

"Che stupidi che sono stati, potevano avvisarmi prima di andare nel loro covo" pensai alzando le braccia verso il cielo per poi uscire al di fuori del Motel.

Mi guardai intorno notando che la macchina di Dean ovviamente non c'era e così mi avvicinai ad un'auto sconosciuta.

Lentamente mi sfilai una forcina dai capelli poi la aprii e cercai di far scattare la serratura.

Solitamente queste cose le facevano Sam e Dean ma come si suole dire, amari estremi, estremi rimedi.

Appena riuscii ad entrare nella macchina la misi in moto facendo contatto con i fili al di sotto del volante e una espressione fiera mi apparve sul viso.

Scossi la testa ripensando che ora l'unica cosa importante fosse trovare i miei amici e così uscii dal parcheggio iniziando la mia ricerca.

Mentre guidavo provai a capire da quale luogo partire e mi venne in mente un bar poco distante in cui Sam e Dean avrebbero dovuto cercare informazioni.

"Magari qualcuno sa qualcosa di utile" pensai speranzosa.

Una volta giunta davanti al locale scesi dall'auto poi entrai notando gli occhi di alcuni uomini puntati su di me.

Cercai di non farci caso e andai dalla barista per chiedere informazioni.

«Mi scusi, per caso sono passati di qui due ragazzi? Uno molto alto e moro, l'altro un po' più basso» dissi indicando le altezze con le mani.

Lei mi squadrò dalla testa ai piedi poi prese a pulire un bicchiere nel lavandino dietro al bancone.

«Sono venuti qui circa un'oretta e mezzo fa, volevano delle informazioni su certa gente, magari con un incentivo potrei darti più dettagli» rispose lei rimanendo vaga e guardando la mia borsa.

"Ma è mai possibile che tutte le volte le persone vogliono solo denaro?" pensai altamente frustrata.

Presi venti dollari dal mio portafoglio poi glieli diedi fissandola in malo modo.

«Cercavano il covo dei vampiri, sono cacciatori come chiunque qui dentro, ti darò l'indirizzo ragazzina» disse infilandosi i miei soldi nelle tasche dei jeans e prendendo un foglietto.

Velocemente lei scrisse il luogo e mi osservò con fare al quanto nervoso.

«Stai attenta e non ti fidare di nessuno, non tutti i cacciatori sono come credi» concluse la donna andando a concentrarsi su due uomini poco più distanti.

Rimasi ferma per qualche secondo poi uscii dal bar e con la macchina mi diressi verso il posto in cui probabilmente erano i vampiri.

Svoltai a sinistra lasciandomi la statale alle spalle e  mi inoltrai all'interno di un bosco.

Appena vidi che la foresta era troppo fitta decisi di scendere dall'auto e di proseguire a piedi.

Mentre camminavo tra i rovi pensavo a quanto fossero in pericolo Sam e Dean e questo mi permise di abbassare il mio livello di terrore.

Avevo ucciso dei vampiri in passato ma agire da sola era molto più complicato.

Presi dalla borsa un'ascia mentre nell'altra mano tenevo il mio coltello da caccia.

In lontananza notai una capanna abbandonata, grazie al bagliore lunare riuscii ad intravedere alcune figure al suo interno e sorrisi.

"Eccovi qua bastardi" pensai avvicinandomi con molta calma.

Prima di agire dovevo inventarmi un piano, ma soprattutto capire come riuscire a salvare Sam e Dean.

Non sapevo se fossero feriti oppure semplicemente legati da qualche parte nella capanna.

L'unica soluzione che mi balzò in mente fu quella di stare al gioco dei vampiri.

Se avessi collaborato con loro molto probabilmente non sarebbe andata male o almeno pensavo fosse così.

Mi feci coraggio e camminai verso l'ingresso per poi aprire l'enorme portone di legno.

Davanti a me vidi quattro ragazzi e due ragazze completamente sporchi di sangue e infondo alla stanza Sam e Dean intrappolati ad un palo con delle ferite sul viso e sulle braccia.

Mi concentrai sui loro volti e notai che dalla tempia del minore colava del sangue mentre il maggiore aveva il labbro inferiore gonfio e spaccato in un punto.

Immediatamente i due sgranarono gli occhi vedendomi e mi fecero segno con il capo di andarmene ma sapevano benissimo che non lo avrei mai fatto.

«Bene, ora sono qui, cosa volete?» chiesi stringendo la presa sulle mie armi.

«Calma calma piccolina, prima di tutto le buone maniere, no? Non è educato presentarsi alla porta di qualcuno con oggetti simili, tu che dici?» rispose uno dei vampiri.

Era un ragazzo alto con i capelli corvini lunghi fino alla spalla, indossava una canottiera bianca che ormai stava diventando completamente rossa.

Lo guardai alzando un sopracciglio e poi ripresi il mio discorso senza scompormi.

«Non bisogna mai fidarsi di voi, meglio avere qualche precauzione» dissi facendogli un sorriso al quanto strafottente.

Lui si mise a ridere poi si avvicinò a me senza rischiare di poter essere sotto la mia mira.

«Parliamo di cose serie ora, tu vorresti indietro i tuoi amici giusto? E io te li darò, se tu rimarrai qui con me, so delle tue abilità, di quello che tuo padre ti ha insegnato e sono sicuro che con le caratteristiche da vampiro saresti incredibile» l'uomo parlò lasciandomi completamente spiazzata.

«Ti concedo un minuto esatto per rifletterci o i tuoi amici moriranno, muoviti che il tempo scorre, 59...58...» lasciai perdere il vampiro e mi concentrai su Sam e Dean.

«Caty no! Vattene immediatamente!» gridarono loro contemporaneamente ma le due ragazze gli tapparono la bocca con un fazzoletto.

Continuai a fissarli cercando di ragionare nella mia mente anche se era impossibile.

«30...29...28» continuò il vampiro ridacchiando, evidentemente sembrava divertito dalla situazione.

Sorrisi a Sam e Dean, sapevo che quello scambio infondo era equo, durante tutto questo tempo loro mi avevano accolta e accudita come una sorella minore.

Loro a differenza mia potevano trovare il signor Winchester, il padre, mentre invece io non possedevo più una famiglia.

Lasciai cadere le armi a terra tra cui anche la mia borsa e guardai il vampiro con sguardo duro.

«Accetto» dissi proprio mentre l'uomo stava per far scadere il tempo.

Lui sorrise avvicinandosi a me poi mi legò i polsi portandomi vicino ai fratelli Winchester.

«Sei proprio un figlio di puttana lo sai? Un vampiro senza dignità, hai bisogno di me perché da solo non possiedi abbastanza palle da affrontare i cacciatori?» chiesi una volta che mi fui ritrovata vicino a Sam e Dean.

Loro erano dietro di me e io gli stavo dando le spalle, non potevano credere che fossi così stupida.

Mentre parlavo presi lentamente dalla tasca posteriore dei jeans un coltello e lo strinsi.

«Come osi parlami così? Tra poco sarò il tuo capo!» gridò il vampiro su tutte le furie.

Scoppiai a ridere vedendo la sua reazione e quando me lo ritrovai vicino gli diedi una testata così da farlo arrabbiare del tutto.

In quell'istante lui mi prese per il collo per poi sbattermi contro al palo dove Sam e Dean erano bloccati.

Entrambi stavano seduti a terra con i polsi legati contro al legno.

Iniziai a respirare male e scalciai con i piedi ormai senza forze.

«Lasciala andare Amedeus, da morta non ci serve a nulla» disse una ragazza dall'altra parte della stanza.

Lui mi fissò negli occhi per qualche secondo poi mi lasciò andare e io mi accasciai a terra vicino ai miei amici.

Dopo aver ripreso fiato guardai Dean e senza farmi notare gli passai il coltello.

Appena Sam e Dean furono liberi dai nodi io feci lo stesso ma tutti e tre restammo seduti a terra, sapevamo di dover agire a tempo dovuto.

«Bene, ora portate via quei due imbecilli, io qui ho del lavoro da fare e fate in modo che non tornino» disse il vampiro che poco prima mi aveva quasi ucciso.

Tre vampiri si avvicinarono a noi, uno mi prese in disparte mentre gli altri due portarono via Sam e Dean.

Proprio in quel momento Dean balzò in avanti dando un pugno al ragazzo poi rotolò di lato afferrando la mia ascia che poco prima avevo lasciato a terra.

Velocemente tornò in piedi e tagliò la testa al vampiro senza esitare.

Immediatamente Sam agì di conseguenza dando un calcio all'altro essere e iniziando a combattere insieme a suo fratello.

Io invece mi tolsi la corda dai polsi poi la misi attorno al collo del vampiro che mi stava portando via.

Strinsi con tutte le mie forze notando i segni che gli stavo provocando ma purtroppo non ero abbastanza forte.

Lui mi scaraventò a terra mostrando i suoi denti affilati per poi balzarmi addosso.

Spinsi i palmi delle mani contro al suo petto capendo quanto fossi spacciata ma improvvisamente la sua testa volò via.

Davanti a me vidi Dean con un sorriso smagliante e lo sguardo fiero.

«Non c'è di che» disse aiutandomi ad alzarmi e dandomi il mio coltello da tasca nelle mani.

«Lo sai che il tuo è sempre un tempismo perfetto?» domandai mettendomi spalla contro spalla con lui.

Davanti a noi c'erano ancora le due ragazze mentre invece Sam stava lottando con il bastardo che voleva trasformarmi.

«Credo proprio che dovremmo uccidere queste due puttane» sussurrò Dean con tono ironico.

«Sará un piacere» risposi facendo un passo avanti e iniziando a combattere.

Velocemente afferrai la bionda per i capelli e la gettai a terra, con uno scatto però lei si alzò in piedi e mi diede un calcio nello stomaco facendomi perdere la lucidità per qualche istante.

Appena ripresi fiato a causa del colpo diedi una gomitata alla ragazza poi la presi per il braccio facendola voltare e con il coltello le tagliai  la testa ormai senza vita.

Mi voltai cercando Sam e Dean con lo sguardo, fortunatamente entrambi stavano bene e i vampiri erano tutti morti.

Subito corsi verso i due fratelli e li abbracciai notando la loro leggera esitazione ma successivamente ricambiarono il mio abbraccio con forza.

«Mi avete fatto preoccupare un sacco!» dissi pulendo la lama contro la mia maglia.

«Ci hanno preceduti, evidentemente qualcuno li aveva avvisati. Comunque ora direi che è meglio andare al Motel, abbiamo dei punti da mettere» rispose Sam toccandosi la tempia e vedendo il sangue sulle dita.

«Beh, Caty ci ha salvato il culo di nuovo, una donna mi ha salvato il culo! Devo assolutamente rimediare» esclamò Dean mettendo un braccio sulle spalle del fratello per poi dirigersi verso la sua Impala.

Salimmo in auto ormai esausti e mi ricordai della macchina che avevo rubato al Motel.

«Penso proprio che domattina sarebbe meglio andare via, per raggiungervi ho rubato una macchina» dissi ridacchiando.

«Direi proprio che è una ottima idea» concluse Sam ridendo a sua volta.

In circa mezz'ora arrivammo al Motel, ormai era notte fonda e grazie a ciò riuscimmo a non farci notare, se qualcuno avesse visto le nostre facce molto probabilmente si sarebbe insospettito.

Entrai con Sam e Dean nella loro stanza, io non avevo le medicazioni quindi dovevo per forza fermarmi lì.

«Volete una mano ragazzi?» chiesi vedendo la maniera grossolana con cui si curavano.

«Ehm ... sarebbe meglio» rispose Sam inclinando la testa di lato.

Prima aiutai il minore medicandogli la tempia e un graffio abbastanza profondo sul braccio, Sam mi sorrise nonostante gli stessi facendo male e io ricambiai, era bello sapere che entrambi stavano bene.

Appena finii lui mi fissò come per dirmi qualcosa ma invece si alzò dal letto andando sulla sedia e io raggiunsi Dean in bagno.

Lo guardai, era seduto sul bordo della vasca con lo sguardo rivolto verso lo specchio, si poteva notare benissimo quanto fosse stanco.

Mi avvicinai con la valigetta delle medicazioni poi in silenzio mi misi di fronte a lui e iniziai a disinfettare il suo labbro.

Potevo sentire i suoi occhi che mi scrutavano mentre facevo il mio lavoro poi improvvisamene lui si mise a ridere.

«Che c'è?» chiesi continuando a premere il cotone sulla ferita.

«Ho notato che quando ti concentri fai una espressione buffa, tipo così» provò ad imitarmi e io gli diedi un pugno sulla spalla in modo amichevole.

«Non fare il bambino Dean, sto cercando di aiutarti» dissi guardandolo per poi riprendere a fare ciò che avevo interrotto.

Dopo circa dieci minuti finii di medicargli la ferita e mi resi conto di trovarmi in piedi in mezzo alle sue gambe.

"Troppo imbarazzante" pensai e così mi scostai subito sistemando la valigetta.

«Ora che ho finito torno in camera mia ragazzi, ci vediamo domani, buonanotte» velocemente presi le mie cose e le medicazioni poi corsi al di fuori della loro stanza.

"Ho solo bisogno di riposare, è stata una lunga giornata".

 

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Capitolo 7
*** Viaggi turbolenti ***


Pov Sam

La settimana seguente alla caccia dei vampiri fu un po' strani, Catherine parlava molto poco, soprattutto quando si trattava di Dean.

Spesso cercavo di introdurre un discorso ma lei lo lasciava decadere, ero sicuro che ci fosse qualcosa sotto e io volevo scoprirlo.

Continuai a fissare  il soffitto della stanza del Motel mentre la mia mente collegava ogni tassello di quei giorni passati tutti e tre insieme quando il telefono di mio fratello prese a squillare.

Guardai Dean ancora immerso nei suoi sogni e così presi il cellulare per poi rispondere.

«Pronto?» chiesi passandomi la mano sugli occhi.

«Sam sei tu?» la voce dall'altra parte del telefono mi fece subito scattare a sedere.

«Papá?!» gridai completamente scioccato, non pensavo ci avrebbe mai chiamato dopo tanti mesi di ricerca.

«Si Sam, sono proprio io, voi state bene? So che mi state cercando» disse lui con tono stranito.

«Si papà, ti cerchiamo da mesi e mesi ormai, dove sei?» chiesi nuovamente preoccupato per la sua situazione.

In quell'istante si svegliò Dean che quando sentì la parola papà spalancò le labbra.

«Tuo fratello è lì?» mi chiese a sua volta.

Feci una smorfia poi passai il telefono a Dean che immediatamente fece mille domande.

Notai le espressioni di mio fratello mentre parlava con nostro padre e non sembrava affatto contento.

«No, noi veniamo con te, non puoi farlo da solo» disse lui serio.

«Ma...! Okay, sissignore» quelle furono le ultime parole di Dean prima di chiudere la chiamata.

«Che cosa ti ha detto? Dov'è? Ha trovato qualcosa?» domandai fissando mio fratello con sguardo preoccupato.

«È sulle tracce del demone dagli occhi gialli, vuole trovarlo da solo, è molto vicino e dice di non richiamarlo perché ha telefonato da una cabina» rispose Dean alzando gli occhi al cielo e sbattendo un pugno sul materasso.

«Dovremmo dirlo a Caty, anche lei sta cercando questo demone» dissi togliendomi le coperte di dosso.

«Assolutamente no, anche perché non siamo sicuri che papà lo abbia trovato e darle false speranze non l'aiuterà, quindi noi non diremo niente, okay Sam?» mio fratello mi guardò serio e poi annuii cambiando discorso.

«Comunque non possiamo lasciarglielo fare da solo, oltretutto non sappiamo neanche se riuscirà ad ucciderlo normalmente, secondo te l'acqua santa e qualche simbolo per intrappolarlo serviranno? Io non credo proprio» continuai passandomi una mano tra i capelli con fare ovvio.

«Sammy io non lo so, non abbiamo nessuna informazione su questo demone, per ora cerchiamo di trovare papà okay? Poi decideremo cosa fare» concluse mio fratello alzandosi dal letto.

Capii che non voleva più parlarne e così rimasi in silenzio per tutto il tempo mentre ci preparevamo per lasciare la stanza del Motel.

Sentii bussare alla porta e con ancora la maglietta fra le mani andai ad aprire vedendo Catherine davanti a me.

Lei rimase immobile per qualche secondo fissandomi poi scosse la testa e mi mostrò un foglio.

«Ho trovato presunti casi di possessione nel Mississippi, potremmo darci un'occhiata» disse lei sorridendo e guardando ogni tanto dentro la stanza.

Mi misi la maglietta poi controllai ciò che aveva trovato.

«Certamente, io e Dean siamo quasi pronti, aspettaci vicino l'Impala» risposi sorridendo a mia volta per poi chiudere la porta.

Proprio in quel momento arrivò mio fratello dal bagno con sguardo curioso ma quando vide che c'ero solo io cambiò espressione.

«Era solo Caty, non ti preoccupare» lo anticipai ridacchiando per poi prendere il borsone con alcuni vestiti e delle armi.

«Ah...vedo che avete trovato qualcosa» cambiò discorso lui prendendomi il foglio dalle mani e raccogliendo intanto le sue cose.

«Penso abbia fatto delle ricerche stanotte perché ieri non aveva detto nulla» dissi curioso.

«Ultimamente fatica a dormire, ha degli incubi e cose del genere» rispose Dean tranquillamente.

In quell'istante mi fermai a guardarlo poi alzai un sopracciglio incrociando le braccia al petto.

«E quando te lo avrebbe detto?» chiesi continuando a fissarlo.

«Mah, una sera così, non guardarmi in quel modo Sammy, era solo una conversazione, ora andiamo» lui alzò le spalle con fare disinteressato poi prese le chiavi dell'auto.

Rimasi di sasso per un secondo poi seguii mio fratello nel parcheggio vedendo Caty vicino alla nostra Impala.

«Quindi si va nel Mississippi» disse Dean mettendo in moto la macchina una volta che tutti fummo a bordo.

«Precisamente nel Calhoun, controllando ci sono stati alcuni strani omicidi, uomini che da un giorno all'altro sono cambiati e hanno ucciso le loro mogli, tutte sgozzate brutalmente» rispose Catherine controllando il suo foglio attentamente.

«Potrebbe non essere qualcosa di paranormale, certe cose capitano» ipotizzò mio fratello dubbioso.

«Non penso che la gente si diverta ad ammazzare le proprie mogli, poi ci sono dieci casi in sole tre settimane, mi sembra abbastanza esagerato» ammisi battendo il dito sul mio ginocchio.

«E va bene, okay, forse avete ragione, ma questa cosa è strana, perché così tanti demoni in un luogo solo?» chiese lui prendendo una delle sue cassette.

«Io pensavo che potrebbe essere lo stesso demone, si diverte a passare da una persona ad un' altra, magari sta cercando qualcosa» propose Catherine appuntando delle parole al lato del foglio.

«Potrebbe essere, ma per prima cosa capiamo di chi si è impossessato il demone e poi prepariamo un piano» dissi guardando al di fuori del finestrino.

In quell'istante Dean fece partire la musica e io mi rilassai leggermente calmando un po' i nervi.

Ultimamente ero sempre in tensione e la testa spesso mi martellava, tanto che nessuna medicina riusciva a placare quei dolori atroci.

Il viaggio durò diverse ore e la destinazione sembrava non arrivare mai, tanto che Catherine si era addormentata.

Dean aveva detto che dormiva poco e forse la stanchezza ormai non le permetteva più di stare sveglia come avrebbe voluto.

Guardai mio fratello con la coda dell'occhio poi voltai il capo completamente verso di lui.

«Dean, per caso c'è qualcosa tra te e Caty?» chiesi improvvisamente senza pensarci, tanto che subito dopo me ne pentii.

«Sammy ma cosa dici? Se mi fosse piaciuta probabilmente l'avrei già fatta arrivare dentro al mio letto» rispose lui scoppiando a ridere e scuotendo la testa.

Notai un certo bagliore nei suoi occhi e da lì capii che non mi stava dicendo tutta la verità.

«Non ti ho chiesto se vuoi farci sesso, ti ho chiesto se ti piace, sai, la cosa è differente» ammisi alzando un sopracciglio.

«Sam, a me non importa di avere una ragazza, lo vedi anche tu, vado a letto con qualcuna ogni tanto e basta. Poi cosa sono queste domande?» chiese Dean curioso.

"Merda" pensai grattandomi il capo con fare nervoso.

«Nulla, è che da un po' di giorni sembrate strani voi due» dissi sperando di non creare in lui nessun sospetto.  

Dean mi guardò per qualche secondo poi si mise di nuovo a ridere battendo le dita sul volante.

«Aspetta, aspetta, aspetta. Non è che mi stai chiedendo queste cose perché piace a te?» chiese nuovamente muovendo le sopracciglia.

«Ma cosa ti salta in mente! Poi non rischierei di metterla in pericolo come con...Jessica» risposi sospirando.

«Sammy, non è stata colpa tua, non potevi sapere che il demone le avrebbe fatto del male» cercò di consolarmi Dean, ma in realtà la verità la sapevo eccome.

«E comunque, se ti piace Caty dovresti provarci, dico sul serio, infondo voltare pagina non fa male» continuò mio fratello scuotendo le spalle.

«E a te una relazione seria farebbe comodo, non ti sei mai chiesto come sarebbe trattare una ragazza per quello che è invece di usare solo il suo corpo?» domandai leggermente irritato.

L'idea di trattare una donna nel modo in cui lo faceva Dean mi sembrava altamente sbagliato, soprattutto dopo aver capito che bisognava dare importanza a tutto, anche ad un piccolo gesto.

«Sam ma che ti prende oggi? Si può sapere? Mi stai facendo domande peggio di un agente di polizia» confessò mio fratello alzando gli occhi al cielo.

«La verità è che non voglio che accadano certe cose. Sinceramente se ti piace Caty o no è un tuo problema, del resto come per me, ma sappi che se la usi solo per i tuoi fini poi ne prenderai le conseguenze» dissi con tono autoritario.

«Sam, sei serio? Perché questo non sembri tu» Dean rise dicendo quelle parole poi quando notò la mia espressione smise immediatamente.

«È praticamente quasi due mesi che sta con noi, ci salva sempre il culo, si prende cura di noi cucinando pur di non mangiare cibo scadente e pensando a medicarci senza farci venire infezioni. Ti sembrano pochi motivi per pretendere un minimo, solo un minimo almeno, di rispetto?» chiesi indicando la grandezza con il pollice e l'indice.

Mio fratello rimase in silenzio per qualche secondo poi guardò lo specchietto da dove si poteva intravedere il viso di Caty.

«Non sappiamo neanche cosa le è successo, se ha una famiglia o no, quindi ti prego, non fare cazzate» lo supplicai per poi voltarmi.

Notai che Caty si stava leggermente dimenando anche se coperta dalla sua giacca e che muoveva gli occhi da sotto le palpebre.

«No...ti prego...» sussurrò lei stringendo il pugno fino a far diventare le nocche bianche.

«Dean, credo stia avendo un incubo» dissi passando lo sguardo da mio fratello a Caty.

«Lasciali stare...LASCIALI STARE!» gridò Catherine svegliandosi improvvisamente con la fronte sudata.

Mio fratello quasi sbandò per lo spavento poi accostò a fianco della strada preoccupato.

Immediatamente scese dall'auto andando vicino la sua portiera e la aprì mettendole una mano sulla spalla.

«Dio mio Caty, stai bene?» chiese lui cercando lo sguardo di lei.

«Levati Dean, per favore» Caty scese dalla macchina barcollando leggermente poi prese a fare lunghi respiri per calmarsi.

Automaticamente li raggiunsi guardando la scena e ripensai a me stesso quando avevo gli incubi su Jessica.

A quel punto mi avvicinai verso di lei poi a pochi passi mi fermai lasciandole il giusto spazio.

«Ascoltami Caty, non so cosa tu abbia sognato, ma non ti preoccupare, ci siamo qui noi ora, è tutto finito» provai a dire cercando di rilassarla.

«No Sam, non passerà mai...non passerà mai» sussurrò Caty guardandomi, notai che aveva le lacrime agli occhi.

«Si, so quello che dico, ti ricordi di Jessica vero? Per molte notti ho fatto incubi su incubi e non volevo dormire per paura di rivederla morire di nuovo. Ma grazie a Dean sono riuscito a stare bene, anche se la ferita si deve ancora cicatrizzare completamente. Voglio solo farti capire che non sei sola e che si, capisco cosa provi» continuai sorridendole leggermente, come per darle conforto e lei mi osservò qualche secondo.

Notai il terrore dell'incubo nei suoi occhi ma anche la voglia di essere protetta, evidentemente non era così dura e forte come voleva far credere.

Feci un passo verso Caty, poi un altro ancora, fino a quando mi ritrovai con la sua testa sul mio petto.

Misi una mano fra i suoi capelli e glieli accarezzai lentamente con dolcezza.

Volevo che si sentisse al sicuro, senza malizia e volgarità, solo semplici carezze che io non avevo mai avuto.

Potevo sentire perfettamente il profumo dello shampoo alla vaniglia di Caty mentre i suoi leggeri boccoli sfioravano la mia maglietta.

Non riuscii a vedere il suo viso, era completamente nascosto alla mia visuale, ma fui felice di saperla così vicino a me.

I suoi capelli soffici mi trasmettevano una sensazione di serenità mentre le mie dita passavano tra una ciocca e l'altra, tanto che chiusi gli occhi.

I minuti passavano in silenzio, nessuno dei due si spostava, potevo sentire solo il respiro di Caty e il mio cuore.

Un rumore improvviso però mi fece tornare alla realtà, fu Dean che con forza aveva chiuso la portiera dell'auto.

«Volete venire o proseguiamo con i sentimentalismi» disse mettendo di nuovo in moto l'auto.

Lasciai andare Caty e feci per voltarmi quando lei mi prese il polso per fermarmi.

«Grazie Sam, anche se ti sembrerà una cosa stupida quella che hai fatto per me, grazie» notai gratitudine nei suoi occhi e il suo piccolo sorriso mi fece tornare il buon umore.

«Arriviamo Dean tranquillo» feci un cenno con il capo a Caty poi insieme a lei entrai nella Impala notando gli sguardi di mio fratello.

"Perché il mio cuore non smette di battere a mille?"

 

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Capitolo 8
*** Il demone della discordia ***


Pov Dean

Arrivammo in città dopo il lungo viaggio in macchina e la prima cosa che feci fu trovare le stanze di un Motel.

Scesi dall'auto una volta parcheggiata ed entrai nella struttura cercando di sfoderare uno dei miei migliori sorrisi.

Mentre prenotavo le stanze i miei pensieri non mi lasciavano tregua, tanto che dovetti farmi ripetere i numeri delle camere.

Vedere Caty e Sam in quel modo per qualche motivo mi rendeva nervoso, dopotutto lo avevo spinto io verso di lei.

"Che cavolo sto facendo?" pensai alzando gli occhi al cielo e tornando da mio fratello vicino alla Impala.

«Okay, il Motel è sistemato, ora andiamo a fare una bella chiacchierata per capire la situazione, magari prima dallo sceriffo?» domandai dando la chiave della sua stanza a Catherine.

«Dovremmo vestirci da agenti Dell' FBI? Sinceramente è la prima volta che mi capita» Caty rise prendendo il suo bagaglio.

«Ci vediamo qui tra dieci minuti» Sam mi afferrò per il braccio poi mi trascinò lontano con fretta.

«Sammy? Ma che fai?» chiesi alzando un sopracciglio e spingendolo con calma lontano da me, solitamente non si comportava mai in questo modo.

«Abbiamo un discorso in sospeso» rispose lui entrando dentro la camera con sguardo severo.

«Sammy smettila, come devo dirti che io con le ragazze ci vado solo a letto? Non ti piace questa realtà? Okay, ma non fissarti adesso che mi piace Caty, è ridicolo» ammisi prendendo alcuni documenti dal borsone.

«Io Dean non ti capisco, vorrei farlo sai? Ma molte volte non me lo permetti. Io ti vedo, come ti preoccupi per lei soprattutto quando non è nei paraggi mentre siamo a caccia. Oppure che la guardi con la coda dell'occhio mentre lei cucina. Che rimani sul letto e invece di ascoltarmi stai con la testa tra le nuvole per sentire Caty canticchiare. Dean, sono il minore ma il cervello ce l'ho ancora buono» Sam mi lasciò spiazzato con quelle parole e immediatamente mi voltai verso di lui puntandogli il dito contro.

«Tu non sai cosa provo, per me è solo un'amica, qualcuno da proteggere ed è normale che mi preoccupo sai? Ora caccia con noi e ci copriamo le spalle a vicenda. Perciò non venire a farmi una seduta psicoanalitica Sammy, so badare a me stesso senza problemi. Poi, le mie priorità ora sono altre» dissi con tono fermo e deciso, io ero il maggiore e dovevo mantenere il controllo della situazione.

Senza papà mi sentivo quasi perso, nonostante non fosse stato il padre migliore del mondo, io ci tenevo a lui.

Per il bene mio e di Sam dovevo mantenermi imparziale e obbiettivo senza pensare a problemi altrui.

«Ma io volevo solo...» mio fratello provò a parlare e io subito lo zittii.

«Basta Sammy, ti ho già detto tutto, poi sinceramente qui sei tu il ragazzo perfetto, dolce e sensibile. Mentre io sono quello testardo, impulsivo e anche egoista in certe situazioni. A te è bastato un secondo per capire come consolarla, mentre invece io sono rimasto fermo a guardare, perciò penso che questo ti serva per saltare alle giuste conclusioni» dissi ridendo amaramente e notai solo in quell'istante che Sam era già pronto per uscire.

Presi l'uniforme poi la indossai sistemando la cravatta e il distintivo mentre nella mia mente mille pensieri mi rendevano confuso.

«Il problema Dean qui è solo uno, che tu pensi di dover fare tutto, anche se sono il minore posso pensare a me stesso senza la tua protezione continua e con questo sto cercando di dire che dovresti parlare con me invece di addossarti mille pesi ogni volta» ammise lui inclinando il capo di lato.

«Evidentemente abbiamo punti di vista differenti» conclusi l'argomento aprendo nuovamente la porta per poi uscire seguito da Sam.

"O forse hai ragione? Se stessi sbagliando tutto?" pensai quelle parole per qualche secondo poi decisi di nasconderle in un piccolo angolo della mia mente.

Andai vicino alla nostra Impala controllando che fosse tutto in ordine e quando sentii la voce di Caty mi voltai.

Indossava una camicia bianca sbottonata fino al terzo bottone e le spalle erano coperte da una giacca elegante color nero.

Sulle gambe una gonna sempre del medesimo colore la copriva fino al ginocchio mentre un paio di tacchi la rendevano leggermente più alta.

Rimasi a bocca aperta fissandola e i suoi capelli stranamente sciolti sembravano più soffici e luminosi.

«Allora? Vogliamo andare?» chiese lei osservando prima me e poi Sam.

Rimasi immobile a guardarla, qualcosa in quel momento non mi faceva muovere neanche un muscolo.

Forse vederla sempre con vestiti abbastanza larghi e giacche di pelle non mi aveva permesso di aprire bene gli occhi.

Sam mi diede una gomitata per farmi riprendere dal momento di shock e io battei le palpebre più volte.

«Andiamo subito» mio fratello fece un sorriso finto e io annuii senza proferire parola.

Solitamente avrei fatto un commento sul suo aspetto fisico ma per qualche ragione era come se non avessi più voce in gola.

Immediatamente salii sull'auto insieme ai miei compagni di caccia poi iniziai a guidare verso la centrale.

Una volta che fummo arrivati alcuni agenti ci chiesero la nostra identità e automaticamente mostrammo il distintivo.

«Agenti Dell' FBI, vorremo parlare con lo sceriffo» disse Sam assumendo una espressione seria.

L'uomo annuì dopo aver osservando i nostri nomi poi andò a chiamare il suo superiore che immediatamente ci ricevette nel suo ufficio.

«Salve, vorremmo farle qualche domanda per quanto riguarda le uccisioni avvenute nelle ultime tre settimane» iniziai a parlare dopo esserci presentati e mi sedetti su una sedia pronto all'interrogatorio.

«Non pensavo che l'FBI si sarebbe interessata a questo caso, comunque è al quanto strano, alcuni degli uomini che hanno commesso il crimine li conoscevo e sembravano assolutamente innocui, se non che cacciavano nei boschi insieme, a volte anche per settimane, una pratica che non ho mai apprezzato» rispose lo sceriffo togliendosi il capello da sopra il capo.

«Per caso prima degli omicidi ha notato se queste persone avevano degli atteggiamenti strani? Ad esempio rabbia improvvisa, stranezza, confusione» Caty prese il suo taccuino e iniziò a scrivere alcuni appunti mentre l'uomo rispondeva alle domande.

Dopo circa mezz'ora finimmo il colloquio con lo sceriffo e finalmente arrivammo alla conclusione, o quasi, che dietro ogni omicidio ci fosse un demone.

«Dovremmo controllare che collegamenti ci sono tra ogni vittima, solitamente non vengono mai scelti a caso» disse Sam grattandosi il capo e appoggiandosi con i gomiti sul tettuccio dell'Impala.

«Forse credo di aver capito» rispose Caty iniziando a camminare avanti e indietro.

«Quale sarebbe quindi la tua conclusione?» chiesi osservandola.

"Basta Dean, concentrati" pensai sforzandomi.

«Beh, lo sceriffo ha detto che le vittime si conoscevano tra di loro e che spesso andavano a caccia insieme nei boschi. E se invece di cervi cacciassero mostri? Pensateci, sarebbe logico, evidentemente questo demone sta cercando dei cacciatori. Oltretutto lo sceriffo ha fatto intendere che molta di questa gente abitualmente spariva per settimane nei boschi anche di altre città mentre negli ultimi tempi sembravano totalmente fuori dalla loro routine. Perciò, il demone evidentemente si diverte ad andare a caccia dei suoi predatori» rispose lei battendo l'indice sul mento.

«È vero, in effetti la tua teoria potrebbe essere giusta, potremmo seguire questa pista, basta controllare nelle case se ci sono armi per uccidere demoni o altri mostri, ma soprattutto se c'è dello zolfo» ammise Sam.

«Bene allora dividiamoci, qualcuno cerca il demone e un altro intanto controlla le case, che ne dite?» chiese Caty guardando sia me che mio fratello.

«Si, hai ragione, io vado con Catherine, tu Sammy cerca più indizi che puoi, per qualsiasi cosa chiama» risposi immediatamente salendo in macchina e mettendo in moto.

«Ci vediamo dopo Sam» sentii Caty salutarlo prima di seguirmi nell'auto e il mio viso cambiò leggermente espressione.

Feci retromarcia poi partii mettendo una delle mie cassette preferite, la musica mi trasmetteva energia.

«Come lo troviamo precisamente?» le domandai cercando allo stesso tempo di ragionare su alcune teorie.

«Prima mentre parlavate con lo sceriffo sulla soglia della porta nell'ufficio ti ricordi che sono uscita per qualche secondo? Ecco, ho chiesto una lista di coloro che fanno uso di armi da caccia, che possiedono un porto d'armi o che per lo meno sono registrarti, è pur sempre un inizio no?» lei sorrise mostrandomi i fogli e io risi.

«Mi stupisci ogni giorno di più» ammisi scuotendo la testa.

«Non è difficile convincere quegli agenti. Poi fidati Dean, posso essere tante cose, ma quando parliamo di demoni o creature varie, stai pur certo che faccio di tutto» rispose Caty seriamente mentre leggeva alcuni nomi.

«È per via di quello che è successo alla tua famiglia?» chiesi guardandola con la coda dell'occhio.

«Non ne voglio parlare Dean, pensiamo a trovare le persone della lista grazie» disse lei evitando completamente il mio sguardo.

In quell'istante svoltai a sinistra entrando in un viottolo poi fermai l'auto accostando e mi voltai verso Catherine fissandola.

«Perchè non vuoi parlarne? Io e Sam potremmo aiutarti, qualsiasi cosa sia successa» misi una mano sullo schienale poi notai la sua espressione triste.

«Voi non potete capire e forse è meglio così, quindi ora fai retromarcia e premi quel fottutissimo pedale del gas» rispose Caty sospirando.

«Non è vero invece, tu non ci dai neanche la possibilità di provare a capirti, se solo ti fidassi un po' di più, ma invece no. Sei sempre diffidente» continuai spegnendo il motore dell'auto.

«Non è una questione di fiducia, e ora basta Dean, ho detto di no ed è no, poi com-» la nostra conversazione venne interrotta da un rumore improvviso che fece voltare entrambi verso il bagagliaio.

«Hai sentito?» chiese lei prendendo lentamente la sua pistola dal cruscotto.

«Credo proprio che quel figlio di puttana voglia farsi trovare» ammisi scendendo dall'auto insieme a Caty e vedendo un uomo molto alto e magro con gli occhi completamente neri.

«Ma guarda un po' chi ho qui davanti a me, il maggiore dei fratelli Winchester e la sua puttanella, hai lasciato Sammy da solo per spassartela un po' con lei?» il demone marcò l'ultima parola e subito gli puntai il fucile contro.

«Come mi hai chiamato? Lurido schifoso verme bastardo?!» Catherine avanzò verso di lui e io le feci segno di stare ferma.

Lei mi guardò probabilmente ragionando sulle conseguenze di quel gesto e così si ricompose rimanendo al suo posto.

«Stai zitto figlio di puttana, ti rispedirò all'inferno» dissi con tono pieno di rabbia.

«Che cosa vuoi? Ho capito che cerchi dei cacciatori, ma farti trovare così allo scoperto» Caty rise e il demone inclinò il capo di lato.

«Tutti quei cacciatori si erano rifatti una vita sapete? Delle mogli, una bella famiglia, però il loro bel vizio di cacciare demoni stando lontani settimane non lo avevano mai perso, eh no, dopotutto quando è nel sangue è nel sangue, ma veniamo al dunque. La verità è che ho commesso tutti questi omicidi per farvi venire qui. Cercarvi e perseguitarvi sarebbe stato troppo stancante. Invece così mi sono divertito» rispose lui scoppiando a ridere e volteggiando con le mani verso l'alto.

In quell'istante premetti il grilletto sparando una pallottola di sale ma il demone si spostò con tale velocità che non lo vidi.

Appena mi voltai verso Caty notai con terrore che la creatura la teneva imprigionata con un coltello alla gola.

«Oh andiamo Dean, pensavi di prendermi così facilmente? Non sono uno di terza classe e poi il mio piano è appena iniziato» ammise il demone premendo la lama sul collo di Catherine così da far fuoriuscire qualche goccia di sangue.

Notai che il corpo di Caty stava cercando di ribellarsi ma era come se la creatura potesse mantenerla immobilizzata.

«Non riesco a muovermi...» sussurrò lei lamentandosi a causa del dolore che le era stato inflitto e sentii il sangue ribollirmi nelle vene.

«Lasciala subito andare o ti riduco in un ammasso di cenere, mi hai sentito?!» gridai facendo un passo verso di loro molto lentamente.

«Oh, hai paura che muoia come la tua cara mammina vero? Povera Mary, che tragico destino il suo. Immagino tuo padre abbia sofferto tanto. Immagina se vivessi lo stesso con la persona che ami di più. Poi, sai Dean, è così bello avere tra le mani la donna che è riuscita a creare scompiglio nella tua vita, non credi? Il tuo futuro io ce l'ho già stampato davanti Winchester e non potrai scappare dal destino» il demone scoppiò a ridere per la terza volta e Catherine impaurita assunse anche una espressione confusa.

«Cosa? Di che parla?» chiese lei quasi in un sussurro.

«Tesoro, lo saprai a tempo debito, ora saluta il tuo caro amichetto e tu Dean cercami quando sarai con tuo fratello, mi farò trovare non preoccuparti, non voglio perdermi questo spettacolo» il demone schioccò le dita ed entrambi sparirono davanti ai miei occhi.

«Merda!» gridai battendo una mano sul bagagliaio e passandomi le dita sul viso.

Immediatamente presi il cellulare che avevo posato sul sedile e chiamai Sam aspettandomi dei rimproveri.

«Dean? Avete trovato qualcosa? Qui c'è tantissima traccia di zolfo e armi da cacciatore» disse lui tranquillamente.

«Sammy! Quel bastardo ha preso Caty» risposi cercando di mantenere la calma.

«Che cosa?! Ma com'è potuto accadere?» chiese mio fratello totalmente scioccato.

«Io volevo colpirlo ma lui ha preso Caty puntandole un coltello alla gola e immobimizzandola in qualche modo, Sammy dobbiamo trovarla, potrebbe ucciderla» dissi sussurrando l'ultima parola.

«Okay, dimmi dove sei che ti raggiungo, poi stabiliamo cosa fare, arrivo tra dieci minuti» Sam chiuse la chiamata e io salii in auto solamente per sedermi dopo aver mandato un messaggio a mio fratello con la via per trovarmi.

«È tutta colpa mia, sono stato un imprudente» parlai a me stesso dando un pugno contro al volante così da provocarmi un leggero dolore.

«Mi dispiace tanto...» sussurrai stringendo le nocche a causa della rabbia.

"Ti salverò Caty, te lo prometto".

 

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Capitolo 9
*** Asmodeo ***


Pov Catherine 

Mi svegliai con un fortissimo mal di testa e appena aprii gli occhi notai di essere in un grande capannone.

Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi le mie mani legate ad una catena che scendeva dal soffitto.

"Merda" pensai sospirando.

«Oh finalmente ti sei svegliata, pensavo rimanessi così per sempre» il demone parlò catapultandosi davanti a me e io lo osservai.

«Vai all'inferno» risposi provando ad andargli addosso ma anche le gambe rimasero immobili.

Portai lo sguardo verso i piedi e notai che erano legati da una corda.

«All'inferno? È proprio da lì che vengo e sono qui per i tuoi amichetti Winchester» lui rise giocarellando con un bastone.

«Io non ti dirò nulla se è questo il tuo piano» dissi quelle parole muovendo le braccia così da liberarmi anche se invano.

«Beh, in realtà prima volevo parlare un po' di te, ti ricordi Azazel? Colui che ha rovinato la tua intera esistenza? In questo momento sto lavorando proprio per conto suo» il demone parlò avvicinandosi a me per poi prendere un coltello dalla tasca dei pantaloni.

«Cosa? Io non conosco nessun Azazel poi non me ne frega nulla di parlare con te quindi stai zitto ammasso di polvere» risposi assottigliando gli occhi con fare minaccioso.

«Se lo chiamo demone dagli occhi gialli ti ricordi chi è?» mi domandò lui e subito io lo fissai piena di odio.

«Lavori per quel bastardo?! Brutto figlio di puttana» iniziai a scalciare urlando e lui mi prese per la gola facendo diminuire l'aria nei miei polmoni.

«Portami rispetto ragazzina, non sai con chi stai parlando, io sono Asmodeo, il demone della discordia quindi vedi di abbassare la voce» sussurrò quelle parole vicino al mio orecchio poi mi lasciò andare.

In quell'istante ripresi a respirare e cercai di mantenere il controllo.

«Quindi, Asmodeo, cosa vuoi da me?» chiesi cercando di essere più tranquilla possibile.

«La verità è che sono qui per Sam, sai niente di quello che gli è successo è casuale ma infondo a te di questo non importa. Torniamo al nostro discorso, ah sì, stavamo parlando della tua famiglia» lui si mise a ridere passando il coltello sulla mia pancia.

La camicia che indossavo si era sbottonata e stropicciata sul ventre e così rimaneva scoperta.

Un brivido mi pervase quando sentii la lama conficcarsi lentamente nella pelle nuda.

Urlai dal dolore stringendo i pugni e Asmodeo scoppiò nuovamente a ridere alzando gli occhi al cielo.

«Come siete deboli voi umani, sempre a lamentarvi» disse il demone per poi allontanarsi leggermente.

Appena fu a pochi metri di distanza una sensazione di sollievo mi pervase il corpo e cercai di non piangere.

Fissai Asmodeo vedendo la lama con cui mi aveva ferito ormai sporca di sangue e non ebbi il coraggio di guardare la ferita.

Era come se mille coltelli stessero ancora trafiggendo la mia carne senza lasciarmi scampo.

«Quindi, Azazel ha un conto in sospeso anche con te, ti ricordi del patto che ha fatto tuo padre? Ovviamente si» lui osservò il coltello con sguardo pensieroso.

«Tu non dovevi metterti in mezzo, se tuo padre voleva fare quel patto non era affare tuo sai? Infatti cosa hai ottenuto? Un padre e una madre morti. Per non parlare di tua sorella, da quando non la vedi? Sai cos'è diventata?» continuò Asmodeo avvicinando la lama al mio braccio per poi conficcarla nuovamente nella mia carne.

Urlai di dolore mentre le lacrime scendevano calde sul mio viso, il ricordo della mia famiglia era troppo nitido.

«Smettila!» riuscii a dire solo quella parola ma fu abbastanza per far fuoriuscire tutta la mia rabbia.

«Oh tesoro, tua madre sarebbe ancora viva se non fosse per te, tuo padre aveva fatto quel patto solo a causa della vostra povertà. Invece no, prima dello scadere dei dieci anni tu hai richiamato il demone per spezzare il contratto. Non avevi contato però che qualcuno doveva pagare comunque» le sue parole mi fecero trasalire e quando tolse la lama dal mio braccio gridai nuovamente.

«Stai zitto brutto figlio di puttana!» urlai quelle parole senza rendermene conto.

«Ti fa male la verità vero? Pensare che tua madre è morta solo perché tu volevi salvare tuo padre, deve essere orribile. Ma dopotutto possedevi solo dodici anni, come potevi immaginare quanto sono astuti i demoni? Era normale che preferissero l'anima della tua cara mammina, proveniente da una famiglia di cacciatori, piuttosto che tuo padre. Il tuo caro paparino ha preso quella strada solo grazie a te e ora è morto sbranato da un lupo mannaro» Asmodeo continuò il suo discorso mentre io potevo sentire il sangue scivolare lungo la mia pelle.

«Ti ho detto di stare zitto...» sussurrai sentendomi la testa scoppiare.

«Perché mai, il passato è sempre meglio ricordarselo no? Insomma, capisco perché tuo padre ha iniziato a trattarti male sai? Vedere la propria moglie dilaniata dai cerberi deve essere al quanto orribile e pensa un po'? Tutto grazie a te!» il demone rise divertito per poi passare la lama vicino alla mia gola.

Ormai le forze stavano iniziando ad andarsene e a causa del pianto nulla era più chiaro ai miei occhi.

Per qualche istante ci fu silenzio e poi Asmodeo rise di nuovo contento.

«Finalmente i tuoi amichetti sono assieme, mi stanno chiamando proprio ora, andiamo da loro che ne dici?» il demone mi slegò per poi bloccare nuovamente le mie mani con una corda.

In un attimo mi ritrovai in una vecchia casa, sicuramente abbandonata e davanti a me vidi Sam e Dean.

«Che cosa le hai fatto?!» gridò il maggiore venendo verso di noi ma Sammy subito lo fermò.

«Vedo che il minore dei Winchester ha un po' di buon senso» Asmodeo mi gettò a terra e il dolore delle ferite aumentò.

«Ora torniamo al dunque, mio caro Sam, sono qui proprio per te» il demone camminò verso di loro ma poi si fermò tenendosi a debita distanza.

«Che cosa vuoi da me?» Sam strinse i pugni mentre Dean continuava a fissarmi.

«Vedi Sam, Azazel vuole avvisarti che il tuo momento sta per giungere, sappi che conta molto su di te, spera proprio che vincerai e così io dovevo assicurarmi che il messaggio ti giungesse senza ripercussioni» Asmodeo mise le ma i dietro alla schiena facendo il suo discorso.

«Prima di tutto chi è Azazel, secondo che momento sta per giungere e terzo tu chi sei?» chiese il minore alzando un sopracciglio.

«Beh, ti basti sapere che mi chiamo Asmodeo, poi Azazel è colui che ha ucciso vostra madre, ma anche Jessica» il demone fece un inchino sorridendo e notai gli sguardi dei Winchester cambiare completamente.

«Io ti faccio fuori!» gridò Dean prendendo il suo fucile per poi puntarglielo contro.

«Davvero dobbiamo passare alla violenza? Insomma mi sono già divertito abbastanza con la vostra amichetta non credete?» disse Asmodeo voltandosi verso di me e guardandomi.

In quell'istante Dean sparò e Sam prese un coltello puntandolo alla gola del demone che però subito lo scaraventò in aria.

«Forza Asmocoso, fatti avanti» il maggiore fece qualche passo indietro e subito l'essere gli si scagliò addosso.

Il demone prese Dean per il collo facendogli cadere il fucile e allontanandolo con l'altra mano libera.

«Sai fare solo questo?» sussurrò Dean anche se con poca aria nei polmoni.

Vidi Sam bloccato per terra a causa dei poteri di Asmodeo poi osservai il soffitto notando il simbolo per intrappolare al suo interno i demoni.

Guardai i miei piedi notando che il demone si era dimenticato di legarli nuovamente prima di arrivare nella casa abbandonata e così ne approfittai.

Lentamente mi alzai in piedi zoppicando verso Asmodeo poi lo spinsi con tutte le mie forze sotto al cerchio.

Dopo tale gesto caddi a terra sfinita e vidi Dean sul bordo del simbolo.

«Certo che siete proprio geniali, devo ammetterlo, ma anche se mi bloccate qui non otterrete niente» il demone rise poi guardò tutti noi tre.

«Io invece credo proprio di si» Dean prese il diario di suo padre tra le mani poi dopo aver trovato una pagina iniziò a leggere.

Sapevo benissimo cosa stava per fare ma capivo perfettamente anche che Asmodeo non lo avrebbe permesso.

«Exorcizamus te, omnis immundus spiritus omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii, omnis legio, omnis congregatio et secta diabo-» Dean provò a finire la frase ma subito il demone che stava iniziando a diventare rosso in viso strinse i pugni creando vento intorno a noi così da far volare le pagine in aria.

«Secta diabolica. Ergo draco maledicte et omnis legio diabolica adjuramus te-» Sam continuò l'esorcismo avendolo imparato a memoria ma subito Asmodeo con un gesto della mano gli impedì di parlare.

A quel punto raccolsi le ultime forze rimaste e continuai il discorso che avevo imparato tempo prima.

«Cessa decipere humanas creaturas...eisque aeternae...perditionis venenum propinare...ut Ecclesiam tuam secura tibi facias libertate servire...» mancava poco alla fine dell'esorcismo e notai Asmodeo ormai senza poteri tremare mentre la sua voce straziata dal dolore si liberava.

«Te rogamus, audi nos» Dean fortunatamente si ricordò la parte finale e dalla bocca dell'uomo che conteneva il demone uscì del fumo nero che poi sparí nel nulla.

Il corpo del signore posseduto cadde a terra e Sam finalmente riuscì a muoversi.

Immediatamente il minore e il maggiore corsero da me e Dean mi fece appoggiare la testa sul suo petto.

«Andrà tutto bene, te lo prometto» disse controllando le ferite sulla mia pelle.

«Caty, ti portiamo via ora tranquilla» Sam aiutò il fratello ad alzarmi e poi il maggiore mi prese tra le sue braccia.

In quell'istante però persi i sensi e l'unica cosa che sentì fu la voce di Dean che mi chiamava mentre tutto diventava buio.

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Capitolo 10
*** Confessioni notturne ***


Pov Dean

Dopo aver sconfitto Asmodeo io e Sam portammo Catherine all'ospedale, con le nostre cure sicuramente avrebbe avuto una infezione e quella ci sembrava la soluzione migliore.

Erano circa due ore che i dottori si occupavano di lei mentre noi stavamo seduti in sala d'attesa più tesi che mai.

«Sammy?» lo guardai chiamandolo e lui mi osservò.

«Secondo te si riprenderà? Le ferite erano profonde» dissi passandomi una mano sul viso con fare nervoso.

«È una ragazza molto forte, lo sai, sicuramente starà meglio» rispose Sam sorridendo leggermente.

Il fatto che mi aiutasse nonostante lui fosse nella mia stessa situazione mi faceva sentire leggermente egoista.

«Mi sento in colpa, se avessi colpito quel bastardo non l'avrebbe presa e ora non saremmo qui. Oltretutto non è molto sicuro per noi essere così esposti, lo sai» ammisi alzandomi in piedi, in quel momento stare fermo non mi aiutava per niente.

«Sinceramente Dean adesso non m'importa se dicono qualcosa, ci possiamo inventare qualsiasi cazzata lo sai. Ma non lascio Caty qui da sola. Poi abbiamo comunque raccontato che noi non c'entriamo nulla, vedrai che Catherine ci reggerà il gioco appena sveglia in caso arrivasse il dottore» controbatté Sam seguendo i miei movimenti con gli occhi.

«Forse hai ragione, è che tutta questa situazione mi sta facendo scoppiare la testa. Poi quello che ha detto il demone, dei piani di Azazel per te, non so più che pensare ormai» dissi appoggiandomi con la schiena al muro.

«Lo sai che i demoni mentono, si sarà inventato quelle cazzate per farci arrabbiare» concluse Sam vedendo il dottore venire verso di noi.

Automaticamente mi avvicinai insieme a mio fratello e l'espressione del medico mi fece intendere che le cose non andavano così male.

«Voi siete i ragazzi che hanno portato la signorina Chloe?» chiese lui osservandoci.

Per registrare Catherine avevamo dovuto utilizzare una carta di identità falsa, era l'unico modo per non lasciare tracce.

«Esattamente, come sta? Non è in pericolo di vita vero?» subito iniziai con le domande ottenendo solo la disapprovazione del dottore.

«Si calmi, sta bene, le abbiamo messo dei punti sia interni che esterni, ha solo bisogno di riposare, la terremo qui in osservazione poi quando lo riterrò opportuno la manderò a casa, ma siete dei parenti?» il medico prese una cartellina parlando e Sam rimase per un secondo in silenzio.

«Siamo suoi amici, molto stretti in realtà, ci conosciamo da quando abbiamo sei anni sa, lei ci ha avvisato con una chiamata che l'avevano aggredita e noi subito l'abbiamo portata qui, fortunatamente non eravamo molto lontano, possiamo vederla?» chiese mio fratello sorridendo.

In quell'istante sperai che il dottore credesse a quella bugia e per fortuna non furono necessarie altre spiegazioni.

Dopo esserci dileguati dall'uomo io e Sam andammo nella stanza di Caty e con calma mi avvicinai a lei.

Aveva una fascia sul braccio dove era stata pugnalata e sicuramente una sulla pancia nonostante fosse nascosta dal lenzuolo.

Mi sedetti al lato del letto e appoggiai la mano sulla sua senza bisogno di parole, volevo solo osservarla.

Notai Sam guardarmi ma decisi di non spiegare quella situazione, stavo semplicemente facendo ciò che sentivo.

Vederla in quelle condizioni mi rendeva triste ma da una lato anche felice perché per la prima volta avevo potuto prenderle la mano senza che fraintendesse le cose.

«Ehi Dean, si sta svegliando» mi avvisò Sam e immediatamente lasciai la presa.

Caty aprì lentamente gli occhi e poi ci osservò cercando di capire cosa fosse successo.

«Dean...Sam...dove sono?» chiese lei con la voce impastata dal sonno, evidentemente le avevano dato molta morfina.

«Sei in ospedale, il dottore ha detto che ti riprenderai, quel bastardo ti aveva ridotto proprio male» dissi ridacchiando e lei fece lo stesso.

«Quel figlio di puttana eh? E voi che ci fate qui? Sapete che vi potrebbero riconoscere? Profanare tombe e usare carte di credito altrui è un reato» rispose lei ridendo ma poco dopo smise a causa del dolore all'addome.

«Non ti sforzare Caty, comunque siamo qui perché non volevamo lasciarti sola, siamo una squadra no?» ammise Sam sorridendo e Catherine annuì.

«Grazie ragazzi, siete stati veramente gentili, ma ora me ne voglio andare» disse lei seria.

«Cosa? No, nono, assolutamente no, devi riposare, le ferite erano gravi» subito cercai di fermarla ma Caty con la sua testardaggine si era già messa seduta sul letto.

«Ragazzi, secondo voi dei tagli non mi permetteranno di vivere? Ma andiamo! Ho visto di tutto, zombie, lupi mannari, vampiri e altre creaturine orribili, sono tornata a casa anche peggio di così» continuò Catherine alzando un sopracciglio.

«Ma se ti fai male poi...» Sam cercò di parlare ma lei non glielo permise.

«Niente ma ragazzi, riprenderemo il viaggio e io mi sdraierò nei sedili posteriori per farvi contenti okay?» concluse Caty facendo gli occhi dolci.

La fissai meravigliato in contemporanea con Sammy poi entrambi ci guardammo sospirando.

«E va bene, ma se hai bisogno di medicine o altro non dire che stai bene anche se non è così. Andiamo via subito che se arriva il dottore poi siamo fottuti» conclusi uscendo fuori dalla stanza e prendendo una delle sedie a rotelle che si trovavano nel corridoio.

Immediatamente tornai nella camera con un sorrisetto ed entrambi risero a causa della mia espressione.

Sam aiutò Catherine a sedersi sulla carrozzina poi con cautela andammo verso l'ascensore.

Era passata la mezzanotte e fortunatamente non vi era nessuno nei paraggi.

Dopo esserci assicurati che gli infermieri fossero altrove entrammo nell'ascensore e una volta giunti al piano terra senza destare sospetti uscimmo dall'ospedale.

Quando finalmente arrivammo vicino l'impala io misi in moto l'auto mentre Sam si occupò di sdraiare Caty e di sistemare la sedia a rotelle.

Appena fummo tutti in macchina partii e feci un sospiro di sollievo.

«Caty, abbiamo preso anche le tue cose dal Motel, eravamo sicuri che non saremmo tornati lì» disse Sam voltandosi verso i sedili posteriori.

«Avete fatto bene, andarcene da qui era la cosa migliore, poi infondo il caso lo abbiamo risolto quindi» rispose Catherine con tono stanco.

Nonostante volesse sembrare tanto forte si poteva notare benissimo che le ferite le procuravano dolore.

Dopo quella piccola conversazione tutti rimanemmo in silenzio e cercai di rilassarmi.

La notte rendeva la strada oscura e nonostante il tempo passasse veloce non potei fare a meno di notare lo sguardo di mio fratello su di me.

Ormai erano due ore che guidavo e solo Catherine aveva ceduto al sonno, Sam fissava i boschi dal finestrino mentre io non proferivo parola.

«Per quanto tempo vuoi mentire a te stesso?» chiese improvvisamente Sammy voltando lo sguardo verso di me.

«Cosa? Ma di che stai parlando?» domandai stupito dalle sue parole.

«Mi prendi in giro? Ho notato come guardavi Caty mentre era su quel lettino e poi se devo dire la verità, non ti ho mai visto trattare una donna come fai con lei» rispose lui alzando un sopracciglio.

«Sammy, è mia amica e fa parte della nostra vita, mi sembra logico che mi preoccupo per lei no?» ammisi sincero.

«Forse hai ragione, è solo che ultimamente succedono cose talmente assurde» disse Sam alzando gli occhi al cielo.

«Questo è vero, ma dopotutto con il nostro lavoro ne vediamo di cose assurde» risi dicendo quelle parole e lui fece lo stesso fino a quando notai la sua espressione cambiare.

Sam si mise la mano sulla testa poi iniziò a sbattere ripetutamente le palpebre lamentandosi.

«Ehi, che hai?» chiesi preoccupato dal suo atteggiamento.

«La testa...è come se mi stesse scoppiando» rispose lui buttando il capo all'indietro come in preda alle convulsioni.

Immediatamente mi fermai al lato della strada poi scesi dall'auto facendo uscire anche mio fratello.

In quell'istante Sam prese ad urlare e si accasciò a terra mentre Catherine sobbalzò, potei sentirla mettersi a sedere.

«Sam! Sammy! Sam!» gridai cercando di svegliarlo da quella fase di shock.

Mio fratello smise di lamentarsi e svenne tra le mie braccia con la fronte ormai bagnata a causa del sudore.

«Che sta succedendo?!» Catherine aprì lo sportello dell'auto e appena vide quella scena sgranò gli occhi.

«Rimani lì!» dissi puntandole il dito contro e appoggiando Sam su di me per poi alzarlo in piedi.

Con cautela lo misi sul sedile e cercai di ragionare razionalmente anche se con fatica.

«Dean puoi spiegarmi che cavolo è successo?» chiese Caty senza capire.

«Stai zitta devo pensare!» urlai a causa del nervoso e lei mi fissò assottigliando gli occhi.

La guardai e Catherine si alzò appoggiandosi allo sportello così da poter stare in piedi davanti a me.

«Ascoltami Dean fottuto Winchester, tu non hai il diritto di zittirmi, chi credi di essere per farlo? Quindi pensa bene a quello che dici prima di parlare, mi hai capito?» disse con voce seria e dura.

«Chi credo di essere? Io sono quello che ti salva il culo quando hai bisogno, sono quello che ti prende una birra ogni volta che lo chiedi perché so quanto ti piace, sono quello che si è preoccupato di ammazzare Asmodeo e che si è sentito in colpa per non avergli piantato quella cazzo di pallottola in testa, e sai perché? Perché vederti ridotta così a causa mia mi fa sentire una merda, perché sapere ciò che ti ha fatto o anche solo vederti soffrire mi fa andare fuori di testa. Ti sembra poco?» risposi alzando la voce e avvicinandomi a lei.

Potevo sentire il suo respiro mentre la fissavo e notai lo stupore nei suoi occhi per le mie parole.

Nessuno dei due disse più nulla, continuammo a guardarci fino a quando un enorme respiro di Sam mi fece tornare alla realtà.

Sembrava non avesse respirato per tutto quel tratto di tempo e immediatamente corsi da lui.

«Sammy? Stai bene? Che cosa ti è successo?» chiesi notando la sua espressione spaventata.

«Io...ho solo sentito un dolore atroce alla testa poi più nulla...» rispose Sam guardandosi in torno.

«Mio dio, ho preso un infarto lo sai? Preferisci che ci fermiamo da qualche parte a dormire?» domandai a mio fratello.

«Nono...ora sto bene tranquillo Dean, e tu Caty, che fai lì in piedi?» Sammy voltò lo sguardo indietro notando Catherine ancora immobile appoggiata allo sportello.

«Nulla, volevo solo vedere come stavi, se non ci sono problemi possiamo ripartire allora» concluse lei sedendosi lentamente e chiudendo la portiera.

La guardai poi osservai Sam e alzai gli occhi al cielo facendogli capire che non era un buon momento.

Rientrai in auto e dopo aver messo in moto ripresi a guidare mentre mio fratello e Caty dialogavano.

Potevo notare come loro due fossero in sintonia, Sam sapeva quando domandare e quando evitare un discorso, non andava mai troppo oltre e aveva sempre una frase di conforto.

Io invece non facevo altro che litigare e scontrarmi, sembravo una bomba pronta all'esplosione e forse questo non mi aiutava affatto.

Da una parte però ero contento che parlassero perché non avevo parole da dirle ma uno strano malessere mi fece leggermente intristire.

"Mio caro Dean, hai proprio bisogno di un gran bel psicoanalista".

 

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Capitolo 11
*** La famiglia prima di tutto ***


Pov Catherine

Eravamo giunti in Kansas, Dean e Sam avevano letto alcune notizie su determinati omicidi e così decidemmo di indagare.

Dopo aver combattuto Asmodeo i mal di testa del minore peggiorarono mentre io e Dean non sapevamo che fare.

Le mie ferite però ormai stavano migliorando e camminare non era più un problema per me.

Molte volte però, ripensavo anche alla conversazione avvenuta tra me e il maggiore dei Winchester, nelle sue parole avevo potuto decifrare preoccupazione ma anche protezione.

C'era qualcosa in lui che mi faceva sentire imprevedibile ma allo stesso tempo al sicuro, nonostante sapessi badare a me stessa.

Appoggiai il borsone con le armi sul letto e sistemai alcune cartelle sopra al materasso poi andai nella stanza dei fratelli Winchester.

Il Motel in cui stavamo alloggiando sembrava abbastanza accogliente e la cosa risultava strana dato che solitamente erano squallidi.

Bussai alla porta sentendoli parlare da fuori o meglio, discutere.

Notando che nessuno mi rispondeva decisi di battere il pugno più volte così da poter attirare la loro attenzione.

«Avanti!» gridarono in contemporanea lasciandomi perplessa.

Erano veramente tante le volte in cui completavano frasi insieme o parole.

«Sammy ti avevo detto di prendermi la crostata!» disse Dean poco dopo essere entrata nella camera.

«C'era solo la torta non è colpa mia» replicò Sam.

Il maggiore fece una espressione frustrata e prese il contenitore con il cibo sbuffando.

«Prima o poi cucinerò io questa benedetta crostata così smetterete di bisticciare» mi intromisi ridendo per poi appoggiarmi al muro.

«Benedetta? Cos'era, una battuta?» chiese Dean gesticolando.

Immediatamente lo guardai e notai il suo sorrisetto, sapeva perfettamente come punzecchiarmi ormai.

In quell'istante qualcuno bussò alla porta e tutti e tre ci guardammo curiosi, non aspettavamo nessuna visita.

Sam prese la pistola dalla tasca dei jeans poi si avvicinò alla maniglia, lentamente sbloccò la serratura e quando aprì lo notai immobilizzarsi.

Appena l'uomo che si trovava al di fuori entrò nel campo visivo di Dean lui sgranò gli occhi.

«Papà?!» i Winchester quasi urlarono per lo stupore e notai il minore rimanere distaccato, aveva salutato suo padre solo con una stretta di mano.

Dean invece era corso ad abbracciarlo e così capii immediatamente la differenza tra i due.

«Sei vivo allora, pensavamo di non trovarti mai più» disse Sam chiudendo la porta e fissando il padre.

«Come vedete sono qui e ora sono pronto per poter sconfiggere con voi Azazel, avete fatto un ottimo lavoro in mia assenza» rispose lui con lo stesso sguardo che faceva Dean quando era fiero di qualcosa.

«Quindi tu sei John Winchester? Ho sentito molto parlare di te Sam e Dean ti hanno cercato in continuazione» ammisi contenta di quell'incontro.

«E lei chi è?» chiese John confuso per la mia presenza.

«Papà lei è Catherine, una cacciatrice come noi, cacciamo insieme e stiamo anche cercando occhi gialli, potrebbe aiutarci a sconfiggerlo dato che come noi ha dei conti in sospeso» spiegò Sammy posando la pistola sul comodino affianco al letto.

«Pensavo portaste avanti il lavoro di famiglia in modo solitario. Quindi avete cacciato con lei per tutto questo tempo?» domandò nuovamente il padre.

«Certo, è una ottima cacciatrice» rispose Dean con sguardo sincero ma anche serio.

John fece una espressione indecifrabile e poi incrociò le braccia al petto osservando i due figli.

Non sembrava affatto contento della mia collaborazione con Sam e Dean, così feci un profondo respiro preparandomi al peggio.

«Ragazzi, se volete uccidere una volta per tutte Azazel dobbiamo cacciare noi tre da soli, sappiamo come muoverci insieme, cosa fare e io ho capito anche quale arma utilizzare contro di lui. Pensavo fosse una leggenda mentre invece l'ho trovata davvero. Sono stato attaccato alle costole di quel bastardo per mesi e ora sono pronto insieme a voi» disse il padre lasciandomi inizialmente incredula.

Forse aveva ragione, lui cacciava con i suoi figli da anni e io sarei stata solo di intralcio.

Uccidere occhi gialli però era anche una delle mie ossessioni quindi la rabbia per la vedetta prese il sopravvento.

«John, so che voi cacciate insieme da tempo ma anche io ho i miei motivi per vedere morto quel bastardo. Penso che ogni cacciatore abbia la propria storia e la mia si basa su Azazel in parte» ammisi con tono fermo.

«Non ho dubbi, ma io ho bisogno dei miei figli completamente, senza distrazioni, se verrai anche tu perderanno tempo proteggendoti e controllando ogni tua mossa mentre io non necessito questo» rispose John alzando un sopracciglio.

Il suo ragionamento non faceva una piega, eppure l'idea di allontanarmi da loro non mi piaceva particolarmente.

Ormai erano come dei fratelli per me ma dopotutto John rimaneva la loro vera famiglia.

Sapevo quanto mi sarebbero mancati, una semplice battuta di Dean o una spiegazione da letterario di Sam, anche solo le solite discussioni per il letto più comodo.

Abbassai lo sguardo verso il pavimento e cercai di ragionare al meglio.

Avrei potuto continuare le ricerche su Azazel da sola e magari rincontrare i Winchester successivamente, infondo molte volte tra cacciatori capitava di perdersi di vista.

«Papà, ormai siamo una squadra, lavoriamo sempre tutti insie-» Sam non riuscì a finire la frase perché Dean non glielo permise.

«Ha ragione nostro padre, faremo come dice» concluse il maggiore senza però guardami negli occhi.

Sapevo quanto Dean fosse leale a suo padre, una volta da ubriaco mi aveva raccontato del rispetto che provava per lui e così decisi di non prendermela.

«Okay, in effetti è vero, io non c'entro nulla tra di voi. Siete una famiglia e come mi avete detto il vostro obbiettivo consisteva nel ritrovare John poi uccidere occhi gialli. Perciò ora spaccate il culo ad Azazel, sempre se non ci rincontreremo prima» dissi sorridendo leggermente e cercando di non far trasparire nessuna emozione.

"Questa è la nostra vita da cacciatori" pensai annuendo e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Sam mi guardò scioccato poi fece lo stesso con Dean che non disse nulla.

Il minore si avvicinò a me poi mise una mano sulla mia spalla guardandomi negli occhi.

«Sono contento di aver passato questi mesi con te, sei una ottima cacciatrice e anche una bella persona, non scordatelo questo okay?» Sam sorrise dicendo quelle parole poi fece un passo indietro tornando vicino a suo padre.

«Grazie Sammy, è stato un vero piacere lavorare con voi e anche conoscere te Jonh» continuai facendo un cenno con il capo.

Senza dire più nulla andai verso la porta aprendola poi mi voltai leggermente verso di loro per guardarli un'ultima volta.

Non sapevo quando li avrei rincontrati e cercai di stamparmi in mente i momenti migliori passati insieme.

Osservai prima Sam che mi fece un piccolo sorriso poi Dean che invece mi scrutava con i suoi occhi verdi.

Sembrava volesse dirmi qualcosa e così aspettai qualche secondo ma invano.

"Come credevo, nulla" pensai nuovamente vedendolo immobile davanti a me.

Distolsi lo sguardo poi uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle con la consapevolezza che forse sarebbe stata l'ultima volta che li avrei visti.

Andai verso la mia stanza ma la presa di qualcuno mi fece sobbalzare.

Immediatamente mi voltai pronta a reagire ma quando vidi che era Dean mi calmai.

«Che cosa ci fai qui? Ora le nostre strade si sono divise» dissi allontanandomi leggermente, si stava avvicinando troppo.

«Volevo solo salutarti, potrebbe essere l'ultimo nostro incontro, non so se riusciremo a vivere contro Azazel» rispose lui ridacchiando e alzando le spalle.

Lo guardai per qualche istante rendendomi conto che sarebbe potuto, anzi, sarebbero potuti morire davvero.

«Vedrai che andrà bene, voi siete ottimi cacciatori e quel bastardo pagherà per tutto il male che ha fatto» cercai di sollevargli il morale con quelle parole ma la sua reazione mi stupì.

Dean non disse niente, semplicemente si avvicinò a me per poi abbracciarmi forte.

Potevo sentire le sue braccia intorno alla mia vita e il suo respiro sul mio collo.

Rimasi immobile sorpresa da quel gesto poi decisi di lasciarmi andare, sapevo che lui non si comportava mai in questo modo e quindi apprezzai maggiormente il suo abbraccio.

Non era un ragazzo che trasmetteva amore in continuazione, lo dimostrava con la sua solita mania della protezione.

Per questo decisi di godermi quel momento, perché sapevo che significava qualcosa.

Appoggiai il capo vicino al suo petto senza invadere però il nostro spazio vitale e un piccolo sorriso mi si stampò in volto.

«Non farti ammazzare mentre siamo con nostro padre okay?» sussurrò Dean.

«Sai benissimo che non posso prevedere il destino e anche che non starò lontano dai guai, ma sicuramente cercherò di non farmi ammazzare» risposi ridacchiando.

Lui si allontanò di qualche passo da me interrompendo l'abbraccio e io inclinai il capo di lato prima di dirgli le mie ultime parole.

«Spacca il culo a quel bastardo» conclusi dandogli un pugno amichevole al braccio prima di entrare all'interno della mia stanza.

Ero felice del fatto che fosse venuto a salutarmi, ma allo stesso tempo confusa per il suo atteggiamento.

Questo non sembrava il solito Dean, quello che conoscevo io non si metteva ad abbracciare le persone, lo faceva poco anche con suo fratello.

Nonostante ciò, decisi di non pensarci troppo ma di concentrarmi sulla mia vita da cacciatrice.

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Capitolo 12
*** Niente è per sempre ***


Pov Sam

*Tre mesi dopo...*

Aprii gli occhi sentendo un dolore lancinante alla testa e notai un soffitto non familiare.

Lentamente mi misi seduto e mi accorsi di essere all'interno di una stanza di ospedale.

Non seppi spiegarmi come, ma intuii che fosse capitato qualcosa con l'auto così immediatamente scesi dal lettino andando a cercare la mia famiglia.

Le mie ferite non sembravano gravi, solo qualche taglio sulla testa infatti avevo ancora i miei vestiti addosso e non la camicia.

Per prima cosa decisi di vedere mio padre che però ancora stava riposando, l'incidente non lo aveva reso illeso ma non si trovava in pericolo di vita.

Successivamente trovai un dottore e dopo aver ottenuto il permesso entrai nella stanza di Dean vedendolo attaccato ad un respiratore, era in coma.

Immediatamente mi sentii come se il mondo mi fosse caduto addosso e ci misi alcuni minuti per reagire.

Capii di non potermene stare fermo lì, dovevo fare qualcosa per aiutarlo, qualsiasi cosa.

«Ti salverò Dean, te lo prometto» sussurrai andando verso la mia camera e cercando nella tasca del cappotto il cellulare.

Nonostante papà ci avesse vietato di parlare con Catherine io mi tenevo in contatto per sapere le sue condizioni e ora era l'unica a potermi aiutare.

Digitai i numeri sui tasti e sperai mi rispondesse il prima possibile.

«Sam? Che succede? Di solito non mi chiami mai» disse lei con tono preoccupato.

«Devi venire subito, siamo in ospedale, ti mando le coordinate tramite messaggio, appena arrivi ti spiego tutto Caty, promesso» risposi chiudendo la chiamata e tornando da Dean.

Con velocità scrissi il luogo in cui ci avevano ricoverati a Caty e sospirai ripensando agli ultimi mesi senza di lei.

Mentre aspettavo Catherine il dottore mi diede la possibilità di rimanere in piedi constatando che la mia condizione era assolutamente stabile e così potei dedicarmi a mio fratello.

Mi sedetti sulla sedia accanto al lettino e come in un film le immagini delle settimane scorse mi passarono davanti agli occhi.

La visione di nostra madre, la Colt, occhi gialli impossessato di nostro padre per ucciderci e infine l'incidente.

Non potevo credere al fatto che Azazel ci fosse sfuggito e che allo stesso tempo aveva quasi ucciso Dean.

Per questo motivo eravamo scappati con l'auto ma evidentemente quel giorno il destino ci aveva voltato le spalle.

Dopo circa un'ora e mezza di attesa decisi di andare nel corridoio per aspettare Caty e quando la vidi arrivare di corsa sorrisi.

«Sam! Che cosa ti è successo? Dov'è Dean? State bene?» chiese preoccupata, potevo notare il colorito della sua pelle leggermente biancastro.

La guardai senza avere il coraggio di risponderle poi sospirai.

«Sono successe tante cose e Dean...lui...forse è meglio se lo vedi con i tuoi occhi» risposi indicandogli la sua stanza.

Immediatamente lei corse dentro seguita da me e appena notò mio fratello ridotto in quelle condizioni rimase immobile.

«Dean...» sussurrò Caty lasciando cadere la sua borsa e andando verso di lui per poi scuotergli la mano.

«Devi svegliarti, ti prego...non puoi andartene Dean non puoi» i singhiozzi spezzarono la sua voce.

Lentamente mi avvicinai poi la feci voltare verso di me abbracciandola semplicemente.

«Ce la farà, troveremo un modo te lo prometto, lui non morirà Caty, capito?» domandai guardandola dritto negli occhi e appoggiando le mani sulle sue guance.

Lei abbassò lo sguardo ancora scioccata poi appoggiò il capo sulla mia spalla, sapevo cosa stava provando, neanche io avevo realizzato tutto immediatamente.

«Cosa...cosa possiamo fare?» chiese lei una volta che riuscì a calmarsi.

«Sinceramente non ne ho idea, potremmo provare a comunicare con lui, dicono che se parli con una persona in coma può sentirti» risposi andando vicino a Dean.

«Preferisci che ti lascio da solo con tuo fratello?» chiese Caty raccogliendo la sua borsa da terra.

«Puoi restare, tranquilla» dissi quelle parole poi mi sedetti sul bordo del lettino.

«Ehi Dean, beh, sono convinto che tu possa sentirmi perciò ascoltami bene, non devi mollare okay? Come quando combattevamo i mostri da piccoli ricordi? Io la mente e tu il braccio, non puoi lasciarmi solo, non ora. Perciò lotta con tutte le forze che hai capito? Oltre a papà sei l'unica famiglia che mi resta, tu sei mio fratello e senza di te...beh non ci voglio neanche pensare a come sarebbe, perciò...per favore Dean, svegliati» poche volte capitava di dover incoraggiare mio fratello e sentii un senso di liberazione grazie a quelle parole.

Proprio in quell'istante la tenda della finestra si mosse e così la fissai alzandomi in piedi.

«Okay sto impazzendo, ho appena visto una tenda muoversi da sola, mitico» dissi scuotendo la testa.

«Ascolta Sammy, perché non vai un po' da tuo padre e ti riposi? Io sto qui con Dean, non è solo tranquillo» rispose Catherine sorridendomi leggermente.

«Si...forse ho bisogno di una pausa, grazie Caty» mi avvicinai a lei e le accarezzai il capo poi andai da papà.

Appena entrai nella sua stanza vidi che era sveglio e così mi assicurai che stesse bene, nonostante la nostra situazione non fosse delle migliori, tanto che poco dopo iniziammo a litigare.

Improvvisamente però il bicchiere che si trovava vicino al comodino di mio padre cadde a terra rompendosi in mille pezzi e mi fermai a riflettere.

"Prima la tenda...poi il bicchiere...e se fosse lui?" pensai sgranando gli occhi.

«Sam? Non abbiamo ancora finito di parlare» disse papà facendomi tornare alla realtà.

«Devo andare» conclusi correndo al di fuori dell'ospedale per poi andare a comprare una tavola Ouija.

Era una idea assurda ma dopotutto non avevo molte soluzioni.

Arrivai nella stanza di Dean e Catherine mi guardò osservando ciò che tenevo in mano.

«Non vorrai mica...» provò a dire lei ma io la fermai.

«Lo so è assurdo, ma mi sono informato e a volte quando si è in coma lo spirito della persona esce dal corpo, è come se fosse un fantasma solo che ancora non lo è. Quindi se Dean è qui lui può risponderci» ammisi cercando di non sembrare pazzo.

«Okay, al diavolo tutto, proviamoci» rispose Caty sedendosi a terra.

Mi misi accanto a lei posando la tavola davanti a noi ed entrambi mettemmo le mani sul triangolo.

«Dean...sei qui?» chiesi sentendomi leggermente ridicolo.

Pochi secondi dopo l'oggetto si spostò sotto le nostre mani andando a posizionarsi sul "si".

«Lo sapevo! Sei incastrato in una specie di altra dimensione? Che stai facendo?» chiesi nuovamente mentre Caty sembrava ancora scioccata da quella situazione.

Il triangolo si spostò di nuovo sul "si" poi andò sopra alle lettere formando la parola "mietitore".

Sgranai gli occhi guardando Catherine e lei a sua volta fece lo stesso, non poteva morire.

«È venuto per te Dean?» domandò Caty, potei notare la paura sul suo volto a causa della risposta che mio fratello avrebbe dato.

In quell'istante l'oggetto si spostò sulla parola "si" e così cercai di prendere il controllo della situazione.

«Sai come allontanarlo? Cosa possiamo fare per aiutarti Dean?» chiesi guardandomi intorno, come per cercare la sua presenza.

Il triangolo prese a muoversi creando la parola "nulla" poi continuò definendo una frase "ci" "penso" "io".

«Cosa? Dean no, come puoi farlo da solo? È un mietitore» dissi preoccupato per la sua affermazione.

Nulla si mosse e così fissai l'oggetto aspettando una risposta che però non arrivò.

«Dean?» domandai, ma ancora una volta tutto rimase com'era.

«Non può affrontare un mietitore, lo porterà via» disse Caty alzandosi in piedi e osservando il corpo di Dean inerme sul lettino.

«E che cosa pensi di fare?» chiesi raccogliendo la tavoletta per poi rimetterla nella scatola.

«Noi non possiamo fare niente Sam, è lui che deve decidere se continuare a lottare oppure no, deve solo trovare l'uscita giusta, qualcosa che gli permetta di aggrapparsi fino all'ultimo alla vita, capisci?» disse lei portandosi i capelli dietro alle orecchie.

Non l'avevo mai sentita parlare in questo modo, solitamente Catherine era dura e a volte anche fredda tanto che sfogava tutti i suoi sentimenti nel combattimento.

Infondo però, sapevo che sotto quella corazza c'era una ragazza sensibile e amorevole.

«Usciamo un secondo, ho bisogno di aria» risposi massaggiandomi le tempie.

Caty mi seguì al di fuori del reparto e cercai di calmarmi senza far prevalere la rabbia.

Ero arrabbiato perché non potevo fare nulla per mio fratello, se non sparare nel suo risveglio miracoloso.

Restammo circa venti minuti seduti vicino ad una finestra senza parlare, ad entrambi bastava la compagnia dell'altro.

Ad un certo punto mi sentii le palpebre calare è così scossi la testa riprendendomi.

«Ascolta io...vado a prendere un po' di caffè, ho bisogno di rimanere sveglio» dissi rientrando con lei nel reparto.

Catherine entrò nella stanza di Dean mentre io invece mi avviai verso la macchinetta.

Inseriti i soldi presi il bicchiere passando davanti la camera di mio padre e quando lo vidi a terra con il capo in una pozza di sangue il contenitore del liquido mi cadde tra le mani.

«Papá!!» gridai andando verso di lui, lo avvicinai a me sporcandomi ma in quel momento non mi importava.

«No!! Ti prego! Svegliati!» continuai a gridare scuotendolo e delle infermiere notando la situazione subito mi allontanarono.

«No! Devo stare con lui! È mio padre!» mi dimenai dalle loro prese ma riuscirono comunque a portarmi in corridoio.

Proprio in quel momento arrivò Caty con un sorriso stampato sul volto.

«Dean si è svegliat-» appena notò il sangue smise di parlare.

«Oddio Sam che hai fatto?» chiese controllando che non fossi ferito.

«Papà... è morto»

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Capitolo 13
*** Sensi di colpa ***


Pov Dean

*Due settimane dopo...*

Eravamo tutti insieme a casa di Bobby e stavo riparando la mia Impala che a causa dell'incidente sembrava una lattina accartocciata.

Sam si concentrava sui libri alla ricerca incessante di Azazel così da non pensare al resto mentre Catherine si prendeva cura di noi.

Nonostante papà l'avesse cacciata via le dispiaceva dell'accaduto e faceva di tutto per renderci le giornate un po' migliori.

«Dean, pensi di passare tutta la tua vita con quella macchina?» la voce di Catherine attirò la mia attenzione.

«Ehi! Non insultare la mia Baby, nessuno può farlo» dissi serio continuando il mio lavoro.

«Dai che scherzo, ti ho portato una birra, dovresti prenderti una pausa» rispose lei con tono preoccupato.

Sentendo quelle parole scivolai con lo skateboard da sotto l'auto poi mi alzai in piedi pulendomi le mani con uno straccio.

Caty mi porse la birra e io la presi in mano bevendo qualche sorso per poi notare gli occhi di lei scrutarmi.

«Perché mi fissi?» chiesi nuovamente alzando un sopracciglio.

«Vorrei solo che tu parlassi con Sam, con Bobby o con me» disse Catherine sospirando.

«Stiamo già parlando mi sembra» sbottai alzando gli occhi al cielo.

«Dean, sai benissimo a cosa mi riferisco, non va bene che tu ti tenga dentro tutta quella rabbia e tutta quella tristezza» continuò lei seria.

«Non ho niente da dire» conclusi bevendo un altro sorso e appoggiandomi con la schiena sul ripiano dove vi erano gli attrezzi.

In quell'istante Caty posò una mano sulla mia spalla poi mi guardò, non voleva lasciare perdere quell'argomento.

«Si invece, hai molto da dire Dean, so quanto era importante per te tuo padre, per questo voglio che ne parli. Io lo faccio solo per aiutarti, vederti triste e solo mi fa star male. Se ti aprissi con me o uno di noi sarebbe tutto più semplice, io ho già passato queste cose» disse Catherine utilizzando un tono più dolce del solito.

Fino ad oggi non aveva mai cercato di parlare con me di papà, forse perché temeva di farmi soffrire.

«Tu non capisci, io sono arrabbiato anzi, sono furioso» dissi spostandomi di scatto «Lui è morto per colpa mia, per colpa mia! Non sarebbe mai dovuto succedere! Io sono la causa della sua morte! Sarei dovuto morire io e non lui! È come se lo avessi ucciso con le mie mani e non posso sopportarlo!» gridai dando un pugno contro il cofano dell'auto così da provocarmi del leggero dolore.

Tutto ciò che mi riportava alla realtà era proprio il dolore, sentire continuamente quel vuoto dentro di me mi rendeva debole.

«No Dean...non è affatto colpa tua, tuo padre ha deciso di fare quel patto per salvarti, non glielo hai chiesto tu» rispose lei provando ad avvicinarsi.

«Vattene» sussurrai appoggiandomi con le mani al tettuccio dell'auto e chiudendo gli occhi.

«No Dean, mi dispiace ma non me ne vado» insistette Catherine.

Immediatamente mi voltai verso di lei bloccandola contro uno scaffale poi misi le mani di fianco al suo viso lasciandola senza via di uscita.

«Ah no?» chiesi fissandola dritto negli occhi.

Notai Catherine esitare prima di prendere un profondo respiro.

«No Dean, è inutile che tu ti nascondi da me, non so se lo hai notato ma noi due siamo più simili di quanto sembra. So come ti senti e cosa stai cercando di fare. Seppellire tutto quel dolore nel profondo, ma non serve a nulla. Il dolore prima o poi tornerà e dovrai affrontarlo anche se sarà peggio. Devi combatterlo ora Dean, devi farti travolgere da quel dolore per poterlo lasciare andare lentamente. Io ho visto morire mia madre e mio padre, proprio come te, quindi non venirmi a dire che non ti capisco. So quello che dico e credimi se prima o poi il dolore torna a bussarti alla porta» Caty fece il suo discorso senza distogliere lo sguardo dal mio viso e io rimasi senza parole.

Per la prima volta nella mia vita non avevo nulla da dire, cosa al quanto strana per me.

La continuai a guardare dritto negli occhi mentre lentamente mi avvicinai con il capo al suo.

«Grazie» sussurrai semplicemente sfiorando il suo naso e chiudendo gli occhi.

«Lasciati andare Dean, non nascondere tutto, ti prego...» disse lei a sua volta con tono gentile.

In quell'istante spostai il volto allontanandolo dal suo e la fronte sulla sua spalla.

Avevo entrambe le mani contro gli scaffali e gli occhi iniziarono a pizzicarmi, senza rendermene conto stavo piangendo.

Sentii le lacrime rigare il mio viso e Caty quasi timidamente appoggiò una mano sulla mia schiena.

«Va tutto bene Dean, va tutto bene» sussurrò lei con tono rassicurante.

Continuai a starmene lì vicino a Catherine, non sapevo neanche io perché mi ero liberato così tanto con una ragazza.

Solitamente tenevo tutto dentro lasciando che il tempo cancellasse la ferita, mentre ora no.

Un rumore di passi però attirò la mia attenzione e quando alzai il capo vidi Sam che ci guardava.

Immediatamente mi asciugai il viso con una mano per non insospettirlo.

«Io...vi stavo cercando» disse lui con una espressione quasi scioccata.

Caty in quell'istante sgranò leggermente gli occhi poi io la lasciai andare permettendole di allontanarsi.

«Scusa Sammy, ero venuta a portare una birra a Dean» rispose lei cercando di evitare completamente ciò che era appena successo.

«Ah si? Non mi sembra che Dean stesse bevendo una birra» continuò Sam alterato.

"Ma che gli prende?" pensai alzando un sopracciglio.

«Caty puoi lasciarci da soli? Devo parlare con Sam» mi intromisi guardando Catherine e lei annuì andandosene.

Quando sparì dalla nostra visuale subito mi concentrai su mio fratello.

«Che ti prende?» chiesi alzando le braccia al cielo.

«Tu, devi stare lontano da Catherine» rispose Sammy puntandomi il dito contro.

«Come scusa? Ma che cavolo stai dicendo» dissi scioccato.

«Lo so tu come fai con le ragazze Dean, pensi di portarle tutte ai tuoi piedi solo perché sei attraente, ma non funziona così» il tono di Sam si fece duro mentre parlava e io risi.

«Sammy, lo sai come sono fatto quindi perché ti domandi queste cose? Risparmiamo tempo» conclusi prendendo in mano un attrezzo.

«Invece parliamo, perché tu stai facendo la stessa cosa con Caty, la stuzzichi, le vai vicino e se non fossi arrivato io probabilmente l'avresti baciata. Non permetterò che tu la faccia soffrire, non se lo merita dopo tutto quello che ha passato. Ora noi siamo la sua famiglia Dean, quindi non ti azzardare» mi minacciò mio fratello assottigliando gli occhi.

«Io faccio quello che voglio e tu non hai diritto di dirmi cosa fare o cosa non fare con Caty» risposi indicandolo con l'attrezzo che avevo nelle mani.

«Ah si? Tu non fai quello che vuoi con lei, ho perso papà, la mamma e non perderò Catherine perché tu le spezzerai il cuore!» gridò lui furioso, sinceramente non lo avevo mai visto così.

«A quindi vorresti proteggerla tu? Non mi sembra che hai avuto molta fortuna con le ragazze, guarda com'è finita con Jessica» dissi lanciandogli una occhiataccia.

Lui rimase immobile per qualche secondo e mi resi conto solo dopo che lo avevo ferito con quelle parole.

«Sam io...» lui non mi fece finire perché subito mi parlò sopra.

«Non ti azzardare mai più a parlare di lei Dean, mai più» con gli occhi lucidi mio fratello se ne andò da lì lasciandomi solo.

La rabbia che avevo accumulato in queste settimane mi rese capace di ferire Sam.

"Che cazzo sto facendo" pensai con le lacrime agli occhi e la rabbia che mi ribolliva nelle vene.

Mi voltai verso il banco con gli attrezzi poi presi un piede di porco e iniziai a sbatterlo sul bagagliaio dell'auto.

Più lo utilizzavo più tutta quella rabbia e tutto quel dolore si riversavano sui colpi che stavo dando.

Quando mi ritrovai senza forze lanciai il piede di porco lontano da me e mi appoggiai contro l'auto con il fiatone.

"Sto perdendo me stesso e ho paura di non poter più tornare indietro".

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Capitolo 14
*** Quando arriva la notte ***


Pov Catherine

Dopo ciò che era successo con Dean e Sam decisi di allontanarmi dall'officina e di ritornare a casa di Bobby per fare alcune ricerche.

Ormai era giunta sera e il buio non mi permetteva di restare concentrata sui libri.

Tenere la mente occupata in quel momento mi sembrava la cosa migliore data la situazione.

Presi un libro dalla biblioteca poi mi sedetti sul terzo gradino delle scale approfittando del silenzio.

Bobby era uscito per fare alcune compere, essendo in quattro le cose finivano presto e poi lui non aveva molta pazienza.

Ma dopotutto gli avevo iniziato a voler bene proprio come ai fratelli Winchester.

Ora sia loro che io non possedevamo più nulla se non l'aiuto di Bobby.

Lui non protestò quando venne a sapere di dovermi ospitare anzi, aveva iniziato a trattarmi proprio come Sam e Dean anche se la differenza si vedeva.

Ovviamente ai Winchester li conosceva da piccoli quindi vederlo scherzare mi faceva sempre ridere, a volte tutti e tre insieme erano davvero buffi.

Aprii il libro iniziando a leggere così da lasciare liberi i miei pensieri.

Avevo preso un volume senza notare il titolo e subito mi accorsi che trattava di creature antiche orientali.

Alcuni libri di Bobby erano tradotti nella nostra lingua e mi sentii fortunata ad averlo scelto se pur casualmente.

«Caty?» la voce di Sam attirò la mia attenzione e così alzai il capo ritrovandomelo davanti.

Da seduta sembrava ancora più alto di quanto già era così mi spostai leggermente per fargli spazio accanto a me.

«Puoi sederti Sammy, stavo solo leggendo alcuni miti orientali per passare il tempo» ammisi sorridendo e posando il libro nel gradino posteriore al nostro.

In quell'istante lui si mise affianco a me poi posò i gomiti sulle ginocchia fissando il pavimento.

«Hai litigato con Dean vero?» chiesi guardandolo.

«Diciamo che abbiamo discusso e sai com'è lui, a volte non trattiene le parole» rispose Sam voltando lo sguardo altrove per non far vedere la sua espressione.

«Se non vuoi dirmi cosa ti ha detto lo capisco, sono questioni vostre, ma non starci così male Sammy, hai ben altro per la testa lo so e del dolore in più di certo non ti aiuta» dissi posando la mano sulla sua spalla.

Pochi secondi dopo lui mi guardò negli occhi e potei notare come stava trattenendo le lacrime.

Conoscevo bene quella situazione, fin troppo bene, e vederlo così mi rendeva triste.

«Perché tutto ciò che ho intorno si rompe? Prima la mamma, dopo Jessica e poi papà, non posso perdere qualcun'altro...non credo di sopportarlo» ammise Sam assumendo una espressione quasi disperata.

«Non perderai più nessuno Sammy, io, Dean e Bobby siamo qui con te e finché saremo insieme non succederà nulla» risposi prendendo la sua mano e stringendola.

Lui era molto fragile, più di quanto potesse sembrare a causa del suo aspetto possente.

Sam abbassò lo sguardo osservando il mio gesto poi tornò a concentrarsi su di me.

«Ti racconto una cosa, io avevo una sorella sai? Eravamo legate proprio come te e Dean poi un giorno è sparita, qualcuno l'aveva trasformata in qualcosa di mostruoso e io non ho avuto il coraggio di ucciderla. Era mia sorella, come potevo anche solo pensarlo? Con questo voglio farti capire che nonostante le litigate e le discussioni poi il vostro legame è comunque indissolubile. Quindi non dare troppo peso alle parole che fuoriescono quando si è arrabbiati, perché lui darebbe la vita per te e tu so che faresti altrettanto. Ormai vi conosco bene, siete la mia famiglia e se ti dico questo è perché ci tengo a voi» dissi sorridendo per poi togliergli un ciuffo di capelli da davanti agli occhi.

La sua capigliatura era unica anche se Dean lo stuzzicava parecchio dato che lui li aveva sempre tenuti corti.

In quell'istante Sam mi abbracciò e io ricambiai l'abbraccio appoggiando il mento sulla sua spalla.

Con la mano gli accarezzai la schiena e potei sentire il suo respiro sul mio collo poco regolare.

Ero convinta che volesse piangere ma forse cercava di trattenersi.

«Mi dispiace tanto per tua sorella...» sussurrò tristemente dopo qualche minuto.

«Sto bene Sam, è passato del tempo ormai» ammisi staccandomi da lui e grattandomi il capo.

«Io credo che andrò fuori a prendere un po' d'aria. Scusa se la storia di mia sorella ti ha intristito» continuai alzandomi in piedi.

«No, in realtà le tue parole sono state molto d'aiuto, ma sono felice che comunque hai ancora qualcuno della tua famiglia» rispose lui sorridendo.

In quell'istante strinsi il pugno sinistro poi chiusi gli occhi.

«Non ho più una famiglia e quella non è più mia sorella nonostante le voglia ancora un bene dell'anima Sam. Preferisco saperla lontana e viva piuttosto che morta, nonostante sia un mostro e forse sono egoista perché meriterebbe la pace, ma va bene così» puntualizzai cercando di calmarmi.

Lui non c'entrava nulla, stava solo cercando di dire qualcosa di carino anche se la situazione non lo permetteva.

«Scusami io non intendevo questo, cio-» non lo feci finire e sospirai pesantemente.

«Non fa nulla Sammy, sto bene veramente, tu riposati, ti farebbe molto bene fidati» sorrisi dicendo quelle parole poi uscii fuori chiudendomi la porta alle spalle.

Scesi i gradini e iniziai a camminare mettendo le mani nelle tasche dei jeans.

Tutto ciò che stava succedendo tra me e Sam oppure tra me e Dean mi rendeva confusa.

Entrambi erano bravi ragazzi, nonostante Dean non lo volesse dare a vedere con il suo atteggiamento da duro, ma io sapevo che infondo possedeva anche lui quella parte di fragilità che tendeva a nascondere.

Sam invece riusciva a mostrare la propria sensibilità senza vergognarsene, cosa che io apprezzavo molto perché lo rendeva semplice.

"Quei due mi faranno impazzire prima o poi, non capisco che mi succede quando sono con loro" pensai sospirando.

Solo in quell'istante mi resi conto che ero arrivata vicino alla Impala di Dean e lui se ne stava seduto sul cofano con una birra in mano.

Mi avvicinai notando una fetta di crostata su un tovagliolo e ridacchiai ricordando quanto gli piacesse.

Vidi i suoi occhi brillare sotto i raggi della luna e rimasi ferma osservando i suoi lineamenti.

Non era affatto un brutto ragazzo anzi, la sua reputazione lo precedeva eppure io cercavo sempre di basarmi sui valori che ancora portava avanti.

La famiglia, la caccia e il lavoro di famiglia, tre cose che a Dean Winchester non potevano essere portate via.

«Caty? Pensi di stare lì a fissarmi o ti siedi con me?» chiese lui bevendo un sorso di birra.

«Scusami Dean, non volevo disturbarti ma camminando mi sono ritrovata qui quindi» ammisi sedendomi al suo fianco e guardando le stelle.

«Hai visto come sono luminose?» domandò nuovamente Dean portando il capo verso l'alto proprio come me.

«A volte mi piace pensare che lassù ci sia qualcosa sai? Un posto dove si può stare in pace» dissi incrociando le gambe.

«Intendi qualcosa tipo il paradiso? Io non credo ci sia. Se gli angeli e Dio esistessero dovrebbero fregarsene di quello che succede quaggiù ogni tanto oppure sono degli emeriti stronzi, chi lo sa» rispose lui scrollando le spalle.

«Lo sai che non credo in quelle cose Dean, ma spero sempre che ci sia un posto oltre all'inferno e i demoni, dove ognuno può vivere eternamente senza dover stare a pensare ai mostri o a salvare la vita degli altri, perché alla fine, almeno per me, sono queste due cose che mi fanno stare viva» ammisi senza staccare gli occhi dal cielo.

«Ti va una fetta di crostata?» chiese Dean cambiando completamente discorso.

In quell'istante lo guardai poi scoppiai a ridere.

«Da quando tu condividi la crostata? Deve essere un evento nazionale» risposi scuotendo la testa.

«La crostata va condivisa con chi se lo merita, avanti» Dean staccò un pezzo dalla fetta poi me lo porse e io lo presi assaggiandolo.

Era molto buona e per qualche istante mi ricordò quando la cucinavo insieme a mamma prima che morisse.

«Dean, posso farti una domanda?» domandai dopo qualche minuto di silenzio.

«Tutto ciò che vuoi» rispose lui facendo l'occhiolino.

Alzai gli occhi al cielo ridendo poi tornai seria.

«Perché tu e Sam avete litigato? Prima era molto triste e vedervi così non mi piace» ammisi finendo il pezzo di crostata.

«Una discussione senza senso, domani già sarà tutto apposto» rispose Dean bevendo due o tre sorsi di birra uno dietro l'altro.

«Lo so che quando si tratta di lui è tutto diverso Dean, ormai ti conosco bene, come conosco Sam, quindi entrambi non la scampate con me» dissi assumendo una espressione seria.

«Ho tirato fuori Jessica nella discussione okay? È stato un errore ma ormai l'ho detto quindi» rispose lui scuotendo le spalle.

Io lo guardai poi mi passai una mano sul viso chiedendomi quanto fosse insensibile a volte.

«Dean...dovresti chiedergli scusa, Jessica era tutta la sua vita prima che iniziasse il caos e so che ti senti in colpa quindi» presi la birra dalle mani di Dean poi ne bevvi un sorso.

«Ehi! Quella è la mia birra» disse lui sporgendosi in avanti per prenderla e cambiando nuovamente discorso, cosa che faceva molto spesso.

«Eh dai, mica te la finisco tutta» ammisi ridendo e spostandola lontano con la mano.

«Dammela!» gridò Dean ridendo a sua volta per poi gettarsi verso di me così da ritrovarmelo addosso.

«Prendila allora» risposi cercando di spostarla dalla sua visuale ma lui ormai era spiaccicato contro di me e quindi avrebbe preso la bottiglia.

In quell'istante lo guardai continuando a ridere e notai che mi stava fissando.

«Che c'è? Ti sei già scordato della birra?» chiesi ridacchiando.

Lui si avvicinò a me facendo scontrare i nostri nasi poi mi prese la birra dalle mani e si rimise seduto scolandosela tutto di un fiato.

«Ma! Dean Winchester!» dissi puntandogli un dito contro.

«La birra è mia e nessuno può togliermela dolcezza» rispose lui facendomi l'occhiolino e scendendo dal cofano.

«È arrivato Bobby, andiamo o ci tirerà dietro quelle ali di pollo che aveva promesso di comprarci» continuò Dean appoggiando la bottiglia vicino agli attrezzi da lavoro.

Lo raggiunsi incamminando insieme a lui e rimasi leggermente più indietro per osservarlo.

"Mi sta per uscire il cuore dal petto, mi servirà qualcosa di più forte della birra per calmarlo"

 

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Capitolo 15
*** Uno strano atteggiamento ***


Pov Sam

Vi era una ragazza che stava correndo davanti ai miei occhi ma non potei aiutarla in nessun modo.

I suoi capelli neri raccolti in una treccia ormai scompigliata e il viso rosso per l'affanno mi fecero intendere che qualcosa non andava.

La vidi togliersi i rami e le foglie dal viso per poter sfuggire da qualcuno che la inseguiva.

Il rumore di alcuni passi rimbombarono pesanti mentre un respiro affannato seguito da un verso simile ad un ruggito spaventò la giovane.

Notai sul suo volto una voglia leggermente più scura del colore naturale della pelle.

Improvvisamente però apparve la luna piena, sfocata, come se fosse l'inquadratura di un film ma poco chiara, era l'unica cosa che riuscivo ad osservare.

Un ululato riecheggiò in lontananza mentre l'ultima cosa che vidi fu il nome di una città su un cartello, Harrisburg.

Mi svegliai di soprassalto sedendomi sul materasso mentre il sudore per l'incubo appena avuto non mi dava tregua.

Guardai la sveglia notando che erano le quattro del mattino e vidi Dean dormire sereno.

Mi passai una mano sul viso cercando di riprendermi poi andai verso mio fratello scuotendolo.

Ci trovavamo all'interno di una stanza di un Motel, dopo aver sistemato l'Impala avevamo ripreso la caccia ma ultimamente io stavo poco bene.

«Dean, svegliati» dissi accendendo la luce.

«Mm...che succede?!» chiese prendendo subito in mano il coltello.

«Calmati, dobbiamo parlare» risposi sedendomi sul bordo del mio letto più teso che mai.

«Hai avuto un altro incubo?» domandò lui alzando un sopracciglio.

«Questa volta è stato diverso, ho visto una ragazza, poi un ululato, la luna piena e anche la città in cui stava succedendo tutto ciò. Dean, io non sono pazzo, ma un semplice incubo non mostra tutti questi dettagli» dissi cercando di sembrare ragionevole.

«Sammy, ultimamente sei stanco a causa di quei mal di testa, devi solo riposarti» concluse Dean posando il coltello sul comodino e sistemandosi per dormire nuovamente.

«No, dobbiamo andare lì subito, ho una brutta sensazione, è come se quella cosa stesse accadendo sul serio Dean, credimi» insistetti cercando di dissuaderlo e lui si alzò in piedi sbuffando.

«Alle quattro di notte Sammy? Sul serio?» borbottò alzando le braccia al cielo.

«Dean, sono sicuro di quel che dico, andiamo a controllare» continuai fissandolo dritto negli occhi con uno sguardo serio.

Mio fratello mi guardò per qualche istante poi si passò la mano sul viso sospirando pesantemente.

«E va bene, ma ci parli tu con Caty, ti staccherà la testa dal collo se sta dormendo» rispose lui prendendo il suo borsone e mettendoci dentro le armi.

Intanto mi preparai indossando dei vestiti puliti poi una volta che ebbi sistemato le mie cose decisi di andare da Catherine.

«Ti aspetto in auto» disse Dean infilandosi una pistola nei pantaloni.

«Farò del mio meglio» conclusi alzando il pugno verso il cielo.

Appena Dean se ne andò mi avviai verso la stanza di Caty e quando provai a bussare alla porta si spalancò da sola lasciandomi sorpreso.

Davanti a me vidi Catherine con ancora in dosso gli stessi vestiti da caccia di poche ore prima e così cercai di capire perché non avesse neanche dormito.

«Sam» disse lei guardandomi senza battere ciglio.

«Pensavo stessi dormendo, mi hai sentito arrivare?» chiesi assumendo una espressione sospettosa.

«Brutta nottata, dove andiamo di bello?» domandò vedendo i bagagli.

«Credo di avere un caso, durante il viaggio spiegherò tutto a te e a Dean» risposi con tono sincero.

Qualcosa nel suo sguardo mi fece intendere che non tutto stava andando per il meglio.

«Allora che aspettiamo» disse prendendo il suo borsone e la pistola da sopra al comodino.

Il fatto che non avesse fatto domande sull'orario o sul perché stessimo partendo così di fretta mi lasciò perplesso.

Catherine non era una di molte parole, se bisognava fare una cosa la faceva senza troppi preamboli e questa poteva sembrare una ottima qualità per un cacciatore ma allo stesso tempo molto pericolosa.

In alcune cose infatti assomigliava a Dean, neanche lui si domandava i perché, semplicemente agiva senza dover ricevere spiegazioni.

Con Catherine però era diverso, riuscivo a capire quando dentro di sé un dubbio la tormentava, forse a causa dei tanti mesi passati insieme.

Appena lei chiuse la porta dissuadendomi dai miei pensieri io la guardai e decisi di scavare più affondo in quella situazione.

«Avevi intenzione di rimanere sveglia fino al mattino per un incubo? Sei vestita proprio come questa sera, tu non hai dormito per niente» ammisi avvicinandomi leggermente a Caty.

«Sto bene Sam» rispose Catherine facendo un sorriso.

«A me non sembra» insistetti incrociando le braccia al petto.

In quell'istante lei si mise il borsone a tracolla poi infilò la pistola nella tasca interna della giacca di pelle.

«Ascoltami Sammy, io sto benissimo, abbiamo ripreso la caccia e finalmente sia tu che Dean non litigate per ogni cosa. Solo perché fatico a dormire non significa che morirò okay? Non preoccuparti per me» disse Caty sistemandosi la coda di cavallo.

Quando raccoglieva i capelli il suo viso sembrava più luminoso e mi piaceva osservarla nell'intento di rendere l'acconciatura presentabile.

«Mi preoccuperò sempre per te Caty, non chiedermi più di non farlo perché sarebbe inutile. Ci tengo a te e se ti succedesse qualcosa io...» mi fermai capendo che stavo parlando troppo e così sospirai guardando altrove.

«Dean ci sta aspettando» conclusi voltandomi di spalle e incamminandomi verso l'Impala seguito da Catherine.

Quando arrivammo vicino all'auto Dean si trovava già al suo interno e così entrambi salimmo dopo aver sistemato i bagagli.

«Quindi dove si va Sam?» chiese mio fratello facendo retromarcia e avviandosi verso la strada.

«Harrisburg, Pennsylvania» risposi strofinandomi nervosamente le mani.

«Cosa? Perché dobbiamo andare lì?» domandò subito Catherine con tono quasi preoccupato.

«Diciamo che Sam ha avuto un incubo che sembrava, come dire, una visione e vuole assicurarsi che tutto proceda bene da quelle parti» disse Dean inserendo una delle sue cassette e facendo partire la musica.

«Magari Sammy era solo un sogno, che bisogno c'è di andare a controllare» insistette lei assumendo una espressione convincevole.

In quell'istante assottigliai gli occhi poi mi voltai verso di lei, il suo atteggiamento proprio non lo capivo.

«Andremo lì, voglio esserne sicuro» conclusi fissandola.

Lei mi guardò come per replicare e io tornai ad osservare la strada davanti a me.

Il viaggio durò all'incirca cinque ore, era abbastanza lontano da dove stavamo alloggiando ma la cosa non mi importava.

Infondo salvare vite faceva parte del nostro lavoro e ora io avevo la necessità di capire se tutto procedeva bene in quella città.

Appena arrivammo al nuovo Motel ci dividemmo le camere lasciando come sempre Catherine da sola.

«Sammy vado a fare una doccia che con la tua furia di andare via non l'ho neanche potuta fare» disse Dean alzando gli occhi al cielo e avviandosi verso il bagno.

Io risi poi iniziai a sistemare il computer sul tavolino per cercare informazioni utili a spiegare il mio sogno.

In quell'istante però un rumore fuori dalla porta attirò la mia attenzione e così mi avvicinai sbirciando dallo spioncino.

Come un lampo vidi Catherine passarmi davanti correndo e così sgranai gli occhi decidendo di bloccarla.

Immediatamente spalancai la porta andando fuori e la presi per il polso fermandola.

«Catherine dove stai andando?» chiesi preoccupato.

«Non sono affari tuoi Sam, ho da fare» rispose cercando di liberarsi dalla presa.

«Non sono affari miei? Cacciamo insieme, siamo compagni di squadra, certo che sono affari miei» ammisi con tono ovvio.

«Ho le mie cose da fare, quando volete iniziare le ricerche chiamatemi e vi raggiungo, non posso neanche girare da sola ora?» domandò alzando un sopracciglio.

«Non intendevo questo, lo sai» dissi lasciando andare il suo polso.

«Allora non impedirmi di andarmene» concluse lei voltandosi dall'altra parte per poi sparire dietro all'angolo di una strada.

"Merda" pensai passandomi la mano tra i capelli e rientrando dentro la camera.

«Dean! Dean!» lo chiamai battendo il pugno sulla porta del bagno.

«Che c'è Sam? Posso almeno farmi una doccia oggi?» chiese lui scocciato per poi spegnere l'acqua.

Pochi minuti dopo la porta si aprì e mostrò un Dean irritato ancora bagnato.

«Abbiamo un problema» ammisi allontanandomi, temevo la sua reazione.

Lui si sistemò l'asciugamano sulla vita poi mi guardò aspettandosi la mia risposta immediata.

«Quindi? Parla Sam» rispose Dean spazientito.

«Caty se n'è andata via senza dare spiegazioni e quando ho provato a fermarla mi ha detto di farmi gli affari miei. C'è qualcosa che non va Dean. È da quando siamo partiti che si comporta in modo strano» dissi incrociando le braccia al petto.

«Ha fatto cosa?! Quante volte le ho detto di non andarsene così in giro da sola! Perché le ragazze non ascoltano mai? Mai» imprecò mio fratello per poi correre a prepararsi.

«E tu Sam potevi convincerla ad aspettarci almeno, se le capita qualcosa...» non lo feci finire e mi misi una pistola nei pantaloni.

«Non succederà Dean» risposi rassicurandolo nonostante fossi nella sua stessa situazione.

Sapere che le sarebbe potuto succedere qualcosa mi rendeva terribilmente teso.

«Forza, andiamo» concluse Dean dopo essersi vestito.

Entrambi uscimmo fuori dalla stanza del Motel poi salimmo in auto velocemente.

«Dean?» domandai prendendo il cellulare in mano.

«Non ora Sammy, prova a chiamarla» disse direttamente lui premendo l'acceleratore.

In quell'istante feci il numero di Catherine sui tasti chiamandola ma nessuno rispose.

«Squilla e basta, posso provare a rintracciarla con il gps del cellulare» immediatamente la cercai tramite il portatile che avevo riposto sul sedile posteriore in caso di necessità.

«È dall'altra parte della città» ammisi guardando Dean.

«Appena la troveremo le farò una delle mie belle ramanzine alla Dean Winchester» disse lui andando a tutto gas.

Io alzai gli occhi al cielo poi guardai fuori dal finestrino cercando di non pensare a ciò che sarebbe potuto accadere.

Catherine era molto testarda ma soprattutto indipendente, noi lo sapevamo, ma ora faceva parte della famiglia e la famiglia non si lasciava mai da sola.

"O forse sono i miei sentimenti ad offuscare la situazione?"

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Capitolo 16
*** Verità nascoste ***


Pov Catherine

La conversazione che ebbi con Sam non mi fece battere ciglio, sapevo quello che stavo facendo e non potevo permettere ai Winchester di rovinare tutto.

Dopo essere corsa via dal Motel presi una macchina o meglio, la rubai, poi andai dall'altra parte della città.

Tradire coloro che consideravo la mia famiglia era orribile, ma dopotutto non potevo fare altro.

L'unico a sapere di questa mia parte di vita nascosta era quel demone, Asmodeo, che durante la tortura aveva tirato fuori l'argomento.

Scesi dall'auto una volta giunta davanti ad una palazzina e alzai lo sguardo osservando la sua altezza.

«Ti sei sistemata bene devo dire» sussurrai arrivando davanti all'entrata.

Da fuori si potevano notare i muri esterni di mattone mentre le vetrate risplendevano sotto la luce del sole.

Decisi di dirigermi verso il suo appartamento e così iniziai a salire le scale arrivando fino al quarto piano.

Presi a camminare lungo il corridoio cercando di ricordare quale fosse il numero dell'interno e appena mi trovai davanti alla porta giusta feci un profondo respiro.

«Che le danze abbiano inizio» dissi a me stessa per poi bussare tre volte contro al legno.

Passarono all'incirca due minuti e la porta si aprì lentamente mostrandomi Alison, mia sorella.

«Catherine...che ci fai qui?» mi chiese sgranando gli occhi scioccata.

«Devi andartene subito, non puoi restare qui» risposi entrando dentro al suo appartamento e chiudendo la porta con un tonfo.

«Aspetta, aspetta, ora calmati, spiegami che sta succedendo, poi dopo tutti questi anni neanche un abbraccio?» domandò alzando un sopracciglio.

Io la osservai poi decisi di lasciarmi andare abbracciandola con tutte le forze che possedevo in corpo.

Mi era mancata così tanto che pensai per un secondo di non allontanarmi mai più, ma non potevo.

Mi staccai da lei appoggiando le mani sulle sue spalle e i suoi capelli biondo cenere si scontrarono con le mie dita.

«Ascoltami bene, dei cacciatori che sono venuti con me stanno cercando una ragazza okay? Sembra che qualcosa l'abbia attaccata nel bosco e questo è periodo di luna piena. Hai fatto qualcosa a quella ragazza Alison?» chiesi sperando che la risposta fosse negativa.

«Catherine io...non sono riuscita a trattenermi...mi dispiace ma ultimamente fatico tantissimo...» ammise lei allontanandosi da me e portandosi alcuni ciuffi di capelli dietro alle orecchie.

I suoi occhi color cioccolato brillarono a causa delle lacrime e io sospirai posandomi una mano sulla fronte.

«Sam aveva ragione allora...te ne devi andare via da qui subito, se riescono ad arrivare a te capendo che sei un lupo mannaro ti uccideranno» dissi cercando di mantenere la calma.

«Perché vuoi salvarmi? Avresti dovuto uccidermi quando ne hai avuto l'occasione, ma piuttosto preferisci vivere lontano da me come se non avessi nessuno della tua famiglia» rispose Alison puntandomi un dito contro.

«La mamma, papà e tu, siete stati la mia famiglia ma, Alison, devi capire che non posso ucciderti. Sei mia sorella, come puoi pretendere che faccia una cosa del genere? Soprattutto quando l'errore è stato mio, se quel giorno avessi ucciso in tempo quel licantropo...» lei non mi fece finire e subito riprese il suo discorso.

«Lo capisco, anche io avrei agito nel tuo stesso modo, ma ricordati che ti vorrò sempre bene nonostante ora sono un mostro» rispose Alison abbassando lo sguardo verso il pavimento.

«Ti salverò okay? Non lo permetterò, non m'importa se sei un mostro, ti ho lasciato vivere da sola perché era ciò che volevi, ma rimani pur sempre mia sorella» ammisi andando verso la finestra e controllando la strada.

In quell'istante squillò il cellulare e quando guardai il display vidi il nome di Dean.

«Ora devo andarmene, vattene più lontano che puoi, ti prego» dissi correndo verso la porta.

«Catherine» la sua voce mi fece fermare e così mi voltai guardandola.

«Grazie» disse semplicemente sorridendo.

La osservai per qualche secondo poi ricambiai il suo sorriso prima di sparire al di fuori dell'appartamento.

Velocemente scesi le scale mentre con la mano destra risposi a Dean.

«Pronto?» chiesi come se nulla fosse.

«Catherine! Sei impazzita per caso? Scappi via in quel modo e in più senza dire dove vai?» gridò Dean dall'altro capo del telefono facendomi quasi rimanere sorda.

«Sto bene Dean, ti preoccupi sempre troppo» risposi con il fiatone.

Finalmente arrivai al portone principale e uscii dal condominio appoggiandomi contro al muro.

«A me non sembra affatto, stiamo venendo a prenderti» disse lui seriamente.

«Non sono una bambina, posso tornare al Motel da sola» replicai dopo aver preso abbastanza fiato da respirare regolarmente.

«È vero, non sei una bambina, ma tu sei una delle mie priorità quindi ora stai ferma lì dove sei che vengo a prenderti» mi ordinò Dean con tono autoritario.

Rimasi in silenzio sentendo quella frase e poi alzai lo sguardo verso il cielo.

«Una delle tue priorità? Dean Winchester, mi sorprendi sempre di più» dissi facendo un sorrisetto.

«E ancora non hai visto niente» concluse lui chiudendo la chiamata.

Alzai gli occhi al cielo vista la sua battuta e poi misi il telefono nella tasca dei jeans.

Sperai vivamente che da lì a poco mia sorella se ne andasse perché sapevo quanto i fratelli Winchester potessero essere privi di razionalità verso i mostri.

Rivederla però mi aveva permesso di dirle addio una volta per tutte, anche senza doverlo pronunciare con le parole.

Anni fa lei decise di vivere da sola per paura di farmi del male, io non volli ucciderla e quindi mi disse di considerarla come morta dopo la sua scomparsa.

Nonostante ciò io l'avevo cercata negli anni e mi ero tenuta aggiornata nel caso le fosse successo qualcosa di brutto.

Ora invece mi ritrovavo proprio a dover mentire contro la mia nuova famiglia per poter salvare un membro di quella vecchia.

Sembrava tutto totalmente assurdo e capii solo in quell'istante quanto mi fossi affezionata a Sam e Dean.

Sentirmi in colpa nei loro confronti mi rendeva triste e c'era da sottolineare che solitamente io non provavo quasi mai sensi di colpa.

Gli unici che ancora possedevo trattavano argomenti passati inerenti alla mia famiglia.

Un rumore improvviso di motore mi fece tornare alla realtà e così guardai la strada vedendo l'Impala con Sam e Dean dentro.

Sorrisi felice di rivederli ma una fitta al petto mi fece abbassare lo sguardo, non riuscivo a guardarli negli occhi.

«Catherine!» gridò Dean che dopo aver parcheggiato l'auto era corso verso di me.

«Dean, lascia stare» dissi voltando il capo altrove.

«No, tu ora mi ascolti. Se decidi di andartene in quel modo prima mi avvisi okay? Perché non puoi prendere e andartene così come se nulla fosse. Se ti fosse successo qualcosa? Se improvvisamente un demone ti avesse attaccato? Io non ci sarei stato» disse puntandomi un dito contro.

In lontananza notai Sam guardarsi intorno dato che le grida di Dean avevano attirato l'attenzione e io lo fissai.

«Ma perché ti comporti in questo modo? Sono abbastanza grande e forte per poter affrontare un demone. Prima di conoscervi facevo tutto da sola e guarda un po' sono ancora qui. Quindi Dean non trattarmi come se ho bisogno di assoluta protezione, perché non è così» ammisi utilizzando un tono ovvio.

«Non è così? Beh io invece dico di sì. Perché non posso sopportare l'idea di saperti chissà dove, in balia di chissà quale figlio di puttana mentre io me ne sto con le mani in mano. Perché l'idea di perderti mi fa andare fuori di testa e non ho paura a dirlo. Quindi, la prossima volta non pensare solo a te stessa, ma fai un favore agli altri avvisandoli e coinvolgendoli senza fargli prendere un infarto!» gridò avvicinandosi a me velocemente.

Era troppo vicino e lui sapeva benissimo quanto mi sentissi a disagio in quella situazione, ecco perché si comportava in quel modo.

«Dean...sei troppo vicino» sussurrai spostando leggermente il capo indietro.

Non volevo fare le cose così, non davanti a Sam e non in mezzo ad una strada.

«Per caso ti dà fastidio?» chiese lui sfiorando il mio naso con il suo.

Quando si trovava così poco distante da me mi sentivo imprevedibile, come se vicino a Dean potessi fare qualsiasi cosa.

«Non farmi rispondere a questa domanda, per favore» appoggiai le mani sul suo petto per respingerlo e lui ridacchiò.

«Una volta che avremmo accertato le intuizioni di Sam verrò da te per parlare, dobbiamo farlo» disse Dean osservandomi dritto negli occhi.

«Parlare di cosa?» chiesi rimanendo vaga.

«Non farmi rispondere a questa domanda» lui ripeté le mie parole poi si allontanò da me tornando verso la sua Impala.

Per un secondo rimasi immobile sentendo il mio cuore battere a mille e poi chiusi gli occhi facendo un profondo sospiro.

Appena tornai alla realtà notai Sam osservarmi da dentro l'auto e i suoi occhi mi trasmisero una sensazione strana.

Scossi la testa cercando di non pensarci poi salii in macchina anche io così da poter tornare verso il nostro Motel.

Durante il viaggio nessuno disse una parola e così capii quanto li avessi fatti preoccupare.

Appena arrivammo a destinazione scesi dall'Impala poi li guardai dispiaciuta.

«Ragazzi ascoltate, non volevo farvi preoccupare ma avevo voglia di fare un giro e di controllare un po' la situazione qui intorno» ammisi mettendo le mani all'interno nelle tasche del giubbotto di pelle.

«Non importa adesso, sei qui è questo che conta. Io ragazzi comunque credo di aver trovato qualcosa sul caso» disse Sammy contento.

Subito drizzai la schiena ascoltando ciò che aveva da raccontare il minore.

«Stanotte è stata uccisa una ragazza nel bosco, quella identica al mio sogno, sono entrato nei file della polizia e indovinate? Le mancava il cuore dal petto, in più, possedeva alcuni graffi sul corpo. Pensano sia un animale ma mi sembra ovvio che qui c'entra un lupo mannaro» concluse lui fiero delle sue parole.

«Quindi cos'era la tua? Una specie di visione? Ma come hai fatto?» domandai incuriosita e cercando di cambiare discorso.

«Sarà stata una casualità, ora troviamo quel lupo mannaro» rispose Dean irrigidendosi tutto ad un tratto e prendendo dal bagagliaio la sua pistola con i proiettili d'argento.

«Non credo sia una buona idea» dissi con un tono leggermente nervoso.

«Perché mai? Siamo qui, c'è un mostro e noi lo uccidiamo, come abbiamo sempre fatto» ammise Dean alzando un sopracciglio.

«Magari non è un lupo mannaro, magari è veramente un orso o chissà che cos'altro» provai a dire cercando di sembrare convincente.

«Catherine io non ti capisco, si può sapere che problema hai con questo caso? È da quando siamo partiti che ti comporti in questo modo e sinceramente fatichiamo a comprendere il tuo atteggiamento» rispose Sam incrociando le braccia al petto.

Sospirai guardando altrove poi mi passai le mani sul viso.

"Cosa devo fare? Dirgli la verità? E poi? La uccideranno senza battere ciglio" pensai iniziando a camminare avanti e indietro.

«Ragazzi, datemi retta, andiamocene» insistetti guardando prima il maggiore poi il minore.

«No Caty, noi non andremo da nessuna parte, prima uccidiamo il lupo mannaro così da evitare altri morti e poi andiamo via» fu quasi un ordine quello di Dean e proprio quando stavo per replicare una voce alle nostre spalle ci fece voltare.

«Catherine, hanno ragione, basta scappare» Alison si trovava proprio davanti a me e i miei piedi rimasero incollati al pavimento.

«Come scusa? È lei chi è?» domandò Dean confuso.

«Io sono Alison, la sorella di Catherine ed è me che state cercando» ammise lei sicura di ciò che stava dicendo.

«Alison no...» sussurrai fissandola.

«Aspetta, aspetta, aspetta, cosa? E perché staremo cercando proprio te?» chiese Sam ancora più scioccato del fratello maggiore.

«Perché sono io il lupo mannaro che dovete uccidere»

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Capitolo 17
*** Una cruda realtà ***


Pov Dean

«Stai lontano!» gridai istintivamente puntando la pistola contro la presunta sorella di Catherine.

«Dean fermati! È mia sorella non farle del male!» mi ordinò lei guardandomi furiosa.

«Tua sorella è un mostro? Quando pensavi di dirlo?» chiesi cercando di realizzare la cosa.

«Io lo sapevo» ammise Sam grattandosi il capo.

«Fantastico, adesso non mi dite più le cose?!» domandai in preda alla rabbia.

Il fatto che Caty avesse confessato questo segreto a Sam invece che a me mi fece innervosire.

«Dean ascolta, Sammy non sapeva che tipo di mostro fosse, questo non l'ho mai detto a nessuno. Ma ti prego, abbassa quell'arma» disse Catherine con sguardo quasi disperato.

Per qualche istante la guardai poi feci lo stesso con sua sorella ed infine con Sam.

Sospirai pesantemente e abbassai l'arma mettendola nella tasca dei pantaloni.

«Fai una mossa falsa e la riprendo in mano senza problemi» conclusi puntando il dito contro ad Alison.

«È meglio parlarne dentro» disse Catherine incamminandosi verso la sua stanza.

La sorella la seguì e subito io e Sam restammo dietro in caso fosse successo qualcosa di spiacevole.

Appena ci ritrovammo nella camera Alison si sedette su una delle sedie poi Caty prese alcune corde legandola saldamente.

Il fatto che nessuna delle due avesse esitato contro quella precauzione mi rese felice.

«Ora va meglio per tutti» sussurrai camminando avanti e indietro mentre osservavo la situazione.

«Sei stata tu ad uccidere quella ragazza?» chiese Sam dopo qualche secondo di silenzio.

«Si, lo ammetto, Catherine non vuole accettare la realtà, ma io non voglio più vivere così. Fare del male alle persone è orribile, purtroppo la fame prevale e...e so che è la cosa sbagliata» rispose Alison guardando di tanto in tanto la sorella.

«Com'è possibile che vuoi morire?!» gridò Caty alzando le braccia al cielo.

«Tu non sai cosa vuol dire vivere così Catherine! Con la perenne paura di uccidere chiunque ti fai amico oppure un semplice innocente. Con la paura che per troppa rabbia l'istinto animale prenda il sopravvento scatenando chissà quale casino. Sono stanca e troppo codarda per uccidermi» ammise l'altra senza battere ciglio.

«Non puoi dire sul serio...tu sei fuori di testa! Come puoi farmi questo?! Mi hai chiesto di vivere lontano e di considerarti come morta, bene, l'ho fatto, ma questo è troppo!» Caty urlò andando davanti alla sorella e mi fermai dal camminare nel caso la discussione fosse andata male.

«Catherine, ho ucciso una persona e me lo merito, tu starai bene, come hai fatto fino ad ora. Accetta la mia decisione» rispose Alison rimanendo calma.

Notando l'espressione indecifrabile della sorella sospirò e così riprese a parlare.

«Caty...sono stanca...veramente stanca di vivere in questo modo. Voglio solo andarmene, essere libera, togliermi questo peso e questa paura che ogni giorno mi fa svegliare con l'angoscia. Non sai che vuol dire aprire gli occhi al mattino e chiedersi se la notte precedente hai ucciso qualcuno. È orribile, il senso di colpa ti divora quando succede sai? E io voglio che tutto questa finisca, lo voglio per me, per te e per tutti quelli che mi circondano. Basta portare avanti questa specie di maledizione del licantropo, basta» continuò Alison chiudendo gli occhi.

«Tu...tu non capisci. Non sai il male che mi stai facendo in questo momento» sussurrò Caty posandosi la mano sul viso, potei notare le sue guance rosse per la rabbia.

«Devi lasciarmi andare, non posso vivere solo perché tu non vuoi restare completamente sola. Finalmente hai trovato qualcuno che si prende cura di te e io ho chiuso con questa vita, non chiedo altro. Non è un mio capriccio, sento di aver vissuto troppo a lungo in questa condizione e ora sono pronta. So quello che sto facendo, Catherine ti prego, è l'unica cosa che ti chiedo...» disse Alison sospirando.

Catherine la fissò con gli occhi lucidi poi le puntò un dito contro.

«Questo lo vedremo e voi non toccatela chiaro?» ci ordinò prima di uscire al di fuori della stanza.

"Merda" pensai alzando gli occhi al cielo a causa della situazione.

«Come hai potuto non dirmelo?» chiesi a Sam una volta che Caty se n'era andata.

«Non pensavo succedesse una cosa del genere, oltretutto non ha specificato molto di lei quindi cosa dovevo dirti? Dean lo sai? La sorella di Catherine è un mostro. Per piacere» rispose lui alzando un sopracciglio.

«Non è stato giusto. Avremmo potuto agire diversamente invece di ritrovarci in questa situazione» ammisi assottigliando gli occhi.

«Dean, se fossi stato io al posto di Alison penso che tu avresti fatto lo stesso» disse Sam sospirando.

Non pronunciai una parola dopo quella frase e osservai la sorella di Caty ancora legata a quella sedia.

«Davvero tu vuoi morire?» le chiesi seriamente.

«Si, Catherine non vuole accettarlo ma è la pura realtà. Sono stanca di vivere in questo modo, spero possa capirlo» rispose Alison guardandomi speranzosa.

«Parlerò con lei, ma ricordati che per noi non sei nulla, quindi fai anche solo una mossa sbagliata ed è finita, okay?» chiarii la situazione utilizzando un tono duro e lei annuì.

Mi voltai verso Sam facendogli segno di tenerla d'occhio poi uscii dalla stanza per cercare Catherine.

Appena mi ritrovai fuori la vidi dare pugni contro al muro del Motel e corsi da lei per fermarla.

«Caty fermati, ti farai male» dissi avvicinandomi.

«Non m'importa, vattene Dean» rispose continuando a picchiare la parete.

Guardai le sue nocche sporche di sangue e poi la presi da dietro posando le braccia sulla sua vita così da tirarla verso di me.

Con velocità la allontanai dal muro e lei si dimenò.

«Lasciami subito! Dean ti ho detto di lasciarmi!» gridò Catherine cercando di liberarsi.

In quell'istante la voltai verso di me continuando a tenerla ben salda sotto la mia presa e notai i suoi occhi gonfi a causa delle lacrime.

«Facendoti del male non risolvi la situazione» ammisi cercando di calmarla.

«Il dolore mi aiuta a non pensarci, non posso vivere con l'idea che sia morta sul serio, lo capisci Dean?! È mia sorella, l'unica della mia famiglia ancora rimasta ed io non riesco...non riesco a lasciarla andare...» Catherine quasi mi gridò contro ma quando disse le ultime parole soffocò la voce contro la mia maglietta.

Stava piangendo senza opporre resistenza verso di me e così decisi di spostare le braccia sulla sua schiena per abbracciarla.

«Andrà tutto bene okay?» le sussurrai all'orecchio.

«No Dean... andrà tutto male e tu lo sai...questa è la realtà» rispose lei singhiozzando.

Non avevo mai visto Catherine in quello stato, di solito faceva sempre la dura mostrandosi forte e indistruttibile mentre dentro di me sapevo che nascondeva questa fragilità.

Le accarezzai i capelli con una mano poi posai il mento sul suo capo.

«Ascoltami Caty...tua sorella vuole questo perché sa di far male alle persone senza trattenersi. So che vivere con la consapevolezza della sua scomparsa ti rende svuotata, come se non ci fosse più nulla. Ma devi capire che a volte bisogna lasciare andare le persone che più amiamo. Lasciarla andare non ti rende debole o vigliacca, anzi, significa che la ami più di te stessa e sai perché? Perché preferisci fare avverare un suo desiderio invece che continuare a lottare invano solo per non dover sopportare il dolore della perdita» ammisi posando la mano sulla sua guancia e guardandola negli occhi.

Rimasi perplesso a causa delle mie stesse parole, non pensavo di riuscire ad esternarmi così tanto e invece era appena successo.

«Se la lasciassi andare...per me sarebbe come arrendermi» rispose Catherine smettendo finalmente di singhiozzare.

«No, non è così invece. Ho parlato con lei prima, con serietà, e davvero sta facendo tutto questo perché lo desidera. Non voglio obbligarti a fare o a decidere nulla, ma voglio che tu sia consapevole del fatto che Alison è convinta pienamente della sua decisione» dissi utilizzando il tono di voce più gentile che possedevo.

Caty sospirò abbassando lo sguardo poi annuì allontanandosi leggermente da me.

«Posso parlare...da sola con lei per un po'? Ne ho bisogno...» sussurrò lei passandosi la mano sul viso per eliminare le tracce delle lacrime.

«Ormai è arrivata la sera, sei sicura di voler stare lì dentro da sola?» chiesi preoccupato.

«Voi due sarete qui fuori Dean, non mi succederà nulla» rispose Catherine annuendo convinta.

«Okay...ma se hai bisogno chiamaci» insistetti autoritario.

Lei mi guardò poi posò una mano sulla mia guancia senza distaccare i suoi occhi dai miei.

«Grazie Dean» disse sorridendo leggermente per poi tornare all'interno della stanza.

Pochi secondi dopo Sam mi raggiunse esattamente nel punto in cui ero rimasto e sospirai.

«Pensi che riuscirà a lasciarla andare?» chiese mio fratello.

«Credo abbia capito, nonostante ciò dobbiamo lasciarle del tempo per spiegarsi con sua sorella» risposi sedendomi su una panchina poco distante insieme a Sam.

«Dean, secondo te le sparerà? Voglio dire... è sua sorella... riuscirà a fare una cosa del genere? Magari dovremmo aiutarla...» insistette Sammy strofinandosi le mani nervosamente.

In quell'istante mi voltai verso di lui poi mi appoggiai contro lo schienale osservandolo.

«È una cosa che deve fare lei, io non riuscirei a vedere qualcun'altro agire al mio posto. Pensa se la situazione fosse contraria, queste sono cose che vanno affrontate da soli» dissi scuotendo le spalle.

«Da quando sei diventato così...come dire...» Sam cercò di finire la frase e io continuai a guardarlo provando a capire ciò che intendeva.

«Così?» domandai alzando un sopracciglio.

«Ecco, così gentile ad esempio. O anche più dolce. Rifletti maggiormente sulle cose invece di soffermarti solo sulla superficie» rispose Sammy sorridendo.

«Dovrei prenderlo come un complimento?» chiesi scoppiando a ridere.

«Dean non fare lo scemo, tanto lo so il perché» disse lui alzando lo sguardo verso il cielo.

"Non starà per sparare una delle sue perle di saggezza vero?" pensai.

«E sentiamo? Tu come fai a saperlo? Andiamo Sammy, queste sono solo cazzate. Io sono il Dean di sempre, uccido, caccio, salvo vite e mi prendo cura della mia famiglia, fine» ammisi scuotendo il capo.

«È proprio sulla famiglia che mi volevo concentrare» rispose Sam tornando a guardarmi.

«Non capisco dove vuoi arrivare fratellino» dissi facendo una smorfia.

«E invece si, ecco perché eviti il mio discorso» Sammy mi sorrise dopo quelle parole e io lo fissai perplesso.

Non arrivava al punto della questione e come sapeva tra le mie qualità c'era quella di avere poca pazienza.

«Parla una volta per tutte Sam» insistetti innervosito da quella situazione.

Proprio quando mio fratello aprì la bocca per rispondermi un rumore di pistola attirò la nostra attenzione e così entrambi iniziammo a correre verso la stanza.

Appena entrammo dentro vidi Alison inerme con il capo rivolto verso il basso mentre Catherine ancora se ne stava lì in piedi con la pistola in posizione di attacco.

Lentamente lei si voltò verso di noi poi lasciò cadere l'arma con le guance ricoperte ormai dalle lacrime.

Io mi avvicinai raccogliendo la pistola da terra poi le presi la mano stringendola forte.

Nessuno di noi tre disse una parola semplicemente ci guardammo negli occhi.

In quel momento capii quanto eravamo legati, ma soprattutto che nonostante le cose orribili di questo mondo, noi c'eravamo gli uni per gli altri, senza esitazione.

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Capitolo 18
*** Poteri paranormali ***


Pov Catherine

*Tre settimane dopo...*

Dopo la morte di mia sorella insieme a Sam e Dean decisi di dedicarmi alla caccia senza sosta.

Non volevo pensare a ciò che era successo, la rabbia e la tristezza prevalevano su di me ed io non desideravo essere un peso per nessuno.

Così, decisi di rendermi utile aiutando la mia nuova famiglia come meritava.

Sapevo che loro erano preoccupati per me, ma la cosa migliore consisteva nello scaricare il dolore combattendo il male.

Oltretutto dovevo metabolizzare il fatto che occhi gialli fosse ancora vivo, sapevo che prima o poi lo avremmo ucciso, anche se il momento non era ancora giunto.

Quando Sam e Dean mi avevano raccontato di questo fatto non potevo credere alle mie orecchie, ma dopotutto, si trattava di un demone molto forte.

Ora invece, ci ritrovavamo nel Laramie, Wyoming, per risolvere un caso al quanto strano.

Sul giornale e su internet avevamo potuto notare la descrizione dell'aggressione, la prima vittima fu sventrata con un coltello mentre invece la seconda decapitata dal portellone di un garage.

Tutto ciò ci sembrava al quanto strano dato che entrambi i signori erano parenti.

«Secondo voi è un fantasma vendicativo? Di solito si fissano con la famiglia se hanno dei conti in sospeso, oppure un demone» dissi caricando la pistola.

Il Motel in cui stavamo alloggiando non era il massimo, pensai che Dean avesse scelto il più squallido di tutti.

Infatti, o possedeva stanze da tre oppure uniche, doppie assolutamente no.

Perciò, dovetti condividere la stanza con i Winchester anche se la cosa sembrava imbarazzare tutti e tre.

«Non ne ho idea...dovremmo domandare prima allo sceriffo del caso, poi andare in obitorio per analizzare l'ultimo cadavere e interrogare gli eventuali testimoni o familiari» rispose Sam mettendosi in tasca un coltello.

«Non abbiamo mai tempo per divertirci, non potremmo fermarci ad un bar?» domandò Dean sbuffando.

«Prima il lavoro play boy poi il divertimento» disse Sammy ridacchiando.

Guardai il minore ricambiando la sua risata poi lo vidi cambiare espressione.

Lui si mise una mano sulla fronte e improvvisamente si inginocchiò a terra gridando.

«Sam!» Dean subito corse verso di lui per aiutarlo.

Sammy però sembrava in una fase di trance e nessuno di noi due riuscì a fare nulla.

«Dean, mettiamolo sul letto o si farà male» proposi allarmata.

«Si, hai ragione» potei notare il tono del maggiore mentre mi rispondeva, era preoccupato tanto quanto me.

Insieme posammo Sammy sul materasso del suo letto e lui continuando a gridare iniziò a muovere il capo da sinistra verso destra e viceversa.

Sudava freddo mentre il respiro aumentò tutto ad un tratto.

«Sam, andiamo riprenditi!» Dean provò a scuoterlo ma non funzionò.

Improvvisamente il minore svenne sotto i nostri occhi rimanendo inerme e così corsi a prendere un panno nel bagno per poi bagnarlo con dell'acqua.

Poco dopo tornai da Dean e posai sul capo di Sam la stoffa umida sperando che si riprendesse da un momento all'altro.

«Che gli sta succedendo...» sussurrai al quanto preoccupata.

«È a causa di quelle maledette visioni. Ora sono più forti, non le vede solo tramite sogni o piccoli flash che gli creano i mal di testa» mi spiegò Dean osservando il fratello.

«Pensi ci sia qualcosa che non va in lui? Se sono visioni...beh si tratta di paranormale e quindi...non è mai buona come cosa» ammisi sospirando pesantemente.

«Lo so Caty, lo so. Ma farò qualsiasi cosa per proteggerlo e per capire che gli sta succedendo» rispose lui con tono serio.

Mi sedetti accanto a Sam prendendogli la mano poi lo guardai osservando la sua pelle leggermente pallida.

Queste visioni non gli facevano affatto bene e speravo con tutto il mio cuore che non fosse nulla di grave.

Non potevo perdere qualcun'altro, ora avevo solo loro due e Bobby, erano importanti per me e gli volevo bene come ad una famiglia.

«Faremo qualsiasi cosa per aiutarlo, hai la mia parola Dean» dissi alzando lo sguardo verso il maggiore.

Lui non rispose, semplicemente mi osservò annuendo con il capo poi tornò a concentrarsi sul fratello.

Lentamente mi alzai in piedi controllando il battito di Sam e mi diressi verso il tavolo prendendo la mia pistola.

«Che stai facendo?» mi chiese Dean alzando sopracciglio.

«Vado a capire che succede in questa città. Sam ha bisogno di te e io intanto posso seguire il caso. Se rimaniamo tutti e due qua ci saranno altri morti probabilmente» risposi mettendomi la giacca di pelle sulle spalle.

«Cosa? Non ti lascerò andare da sola» ammise lui assumendo una espressione autoritaria.

«Dean, Sam è più al sicuro con te che con me. Se succedesse qualcosa io sarei solo d'intralcio e lo sai. Pensa a lui e a quando si sveglierà. Io andrò ad indagare sul caso e magari vedrò di fare qualche ricerca sulle visioni di Sammy, okay?» mi sistemai i capelli in una coda di cavallo poi presi il distintivo dell'FBI.

Non avrebbero fatto domande riguardo ai miei vestiti, infondo anche gli agenti rimanevano sotto copertura molte volte.

«Se hai bisogno, qualsiasi cosa, chiamami, e prendi queste» disse Dean guardandomi negli occhi e dandomi le chiavi dell'Impala.

«È veramente assurda la percezione che hai di me. Non sono una bambina, non più, te l'ho già detto. Ma insisti a proteggermi come se fossi di cristallo, beh Dean, io so cavarmela. Non voglio fare di nuovo questo discorso» risposi andando verso la porta ma lui mi si piazzò davanti bloccandomi la strada.

«Prometti che chiamerai» quelle furono le uniche tre parole che pronunciò.

Io lo guardai per qualche istante poi sospirai arrendendomi al suo sguardo.

«Va bene, lo farò Dean, ora posso andare?» domandai indicando la porta.

Lui si spostò lentamente e così io uscii al di fuori del Motel arrivando davanti all'auto.

Subito salì a bordo e la misi in moto andando verso il centro della città.

Ultimamente Dean era diventato al quanto strano, forse a causa delle visioni di Sam, ancora non riuscivo a spiegarmelo.

Sì preoccupava sempre troppo, come se il suo compito fosse proteggermi da ogni male, anche se, facendo il nostro lavoro, era impossibile.

Sinceramente non pensavo che un tipo come lui potesse darmi così tanta forza, i suoi discorsi molte volte riuscivano a calmarmi e dovevo ringraziarlo per questo.

Se durante queste settimane avessi dovuto fare tutto con la mia testa probabilmente avrei creato una strage.

La pazienza non era diventata il mio forte, non che lo fosse mai stata ma ora stava peggiorando.

Nonostante il tempo trascorso il dolore continuava a rimanere e io dovevo fare qualcosa per scaricare la rabbia repressa.

Lavorare mi dava sollievo, almeno fino a quando non andavo a dormire.

Gli incubi la notte mi perseguitavano ma nonostante ciò cercavo sempre di sembrare felice.

Non volevo che Sam e Dean si preoccupassero per me, già la situazione del minore era grave.

Appena arrivai davanti all'edificio parcheggiai poi scesi dalla macchina dirigendomi verso l'ufficio dello sceriffo.

Immediatamente dopo aver visto il mio distintivo mi accolse compiaciuto dal fatto che l'FBI si preoccupasse di questo caso.

«Scusi l'intromissione. Ma perché è così entusiasta di lasciare questi omicidi nelle mani dei federali?» chiesi curiosa.

«Perché penso che sia roba per voi. Sa, pazzi omicidi, insomma, questa cittadina ne vede di cose ma quelle che sono successe ultimamente vanno oltre al quotidiano, mi capisce?» domandò lo sceriffo alzando un sopracciglio.

Era un uomo alto, sulla quarantina con i capelli neri e gli occhi di un azzurro molto intenso.

«Certo, che altri dettagli sa fornirmi sulla morte delle vittime?» chiesi con una espressione seria.

«Facevano entrambi parte della famiglia Holden, il primo ucciso fu il padre di famiglia e successivamente il fratello. Fino al suo arrivo stavamo indagando sui familiari rimasti, cioè la moglie della prima vittima e il figlio» ammise lo sceriffo sospirando.

«Non credo c'entrino con tutto questo, anzi, penso siano in pericolo, ma sa com'è, la burocrazia no? Spero riesca a risolvere tutto» mi augurò lui salutandomi con il cappello.

In quell'istante capii che era ora di andare e così mi dileguai tornando a bordo dell'Impala.

«Credo proprio che farò una visitina a casa degli Holden» sussurrai premendo il piede sull'acceleratore.

Guidai per circa dieci minuti poi mi ritrovai vicino ad una villetta color bianco perla.

Scesi dall'auto preparandomi nella mente il mio solito discorso e infine bussai alla porta una volta che fui giunta vicino ad essa.

Qualche secondo dopo una donna dai capelli color biondo platino mi si presentò davanti.

«Salve, sono l'agente Smith, volevo farle qualche domanda sul caso dei suoi familiari» dissi mostrando il distintivo.

«Certo, si accomodi pure» la signora si spostò facendomi entrare in casa e così iniziai a guardarmi in torno.

«Vuole qualcosa da bere?» mi domandò lei indicando il frigorifero.

«No, non si preoccupi. Allora, cosa mi può dire su suo marito?» chiesi sedendomi sul divano insieme alla signora Holden.

«Non so come sia potuto capitare mi creda. Era un brav'uomo, come suo fratello del resto, sempre rispettabili e gentili. Non riesco a credere che siano morti...» disse scoppiando a piangere e scuotendo la testa.

«Mi dispiace per la sua perdita signora Holden, ma queste sono le domande di routine per l'indagine. Qualche altra domanda poi non la disturberò più. Per caso ultimamente ha sentito strani rumori in casa? Oppure odori, tipo di zolfo? O magari alcuni punti della casa che diventano improvvisamente freddi?» domandai cercando di sembrare il più ragionevole possibile.

Molte volte capitava che la persona con cui parlavamo ci prendeva per pazzi a causa delle nostre domande.

«Nono, assolutamente, ma perché mi chiede queste cose agente?» chiese la signora asciugandosi qualche lacrime con un fazzoletto.

«Come le ho detto, domande di routine, grazie per la collaborazione, se le viene in mente qualcos'altro le lascio il mio numero qui» posai un bigliettino sul tavolino davanti a me poi mi alzai in piedi.

«Un'ultima cosa prima di andarmene. Non che per caso può indicarmi il bagno?» feci quella richiesta così da poter osservare la casa e lei subito mi diede le indicazioni al secondo piano.

Ringraziai la signora Holden poi salii le scale ritrovandomi davanti ad un lungo corridoio.

Inizia a camminare controllando il campo elettromagnetico quando improvvisamente un ragazzino mi si mise davanti.

«So perché sei qui» disse lui incrociando le braccia al petto.

In quell'istante nascosi l'apparecchio poi feci una espressione sorpresa.

«Come prego?» domandai.

«Sei qui per la morte di mio padre e di mio zio. Beh, hai fatto proprio una mossa sbagliata a venire a casa mia sai? Come al solito voi cacciatori non vi fate gli affari vostri» rispose lui con tono di disprezzo.

«Scusami ma, credo proprio che tu ti stia confondendo con qualcun'altro, non so di cosa parli» cercai di mentire nel modo migliore possibile ma non funzionò.

Improvvisamente mi ritrovai vicino al viso un paio di forbici, stavano in aria proprio davanti ai miei occhi.

«Che cosa sei?» chiesi rimanendo immobile.

«Ora tu vieni con me» disse lui spingendomi mentre invece le forbici andarono dietro al mio capo.

"Fantastico" pensai alzando gli occhi al cielo.

Il giovane mi portò nella sua stanza poi chiuse la porta a chiave.

«Non fare caso alle mie abilità, far volare gli oggetti in aria è solo una delle poche cose che ho imparato a fare» disse lui sedendosi sopra il suo letto.

«Aspetta...quindi sei umano? Cosa sono, delle specie di abilità paranormali? Come la chiaroveggenza?» domandai al quanto scioccata.

Sapevo che fare conversazione era la cosa migliore, non potevo muovermi o le forbici mi avrebbero trapassato il cranio in un istante.

«Non lo so e non m'importa. Mi hanno aiutato ad uccidere quel bastardo di mio padre e mio zio. Non pensavo dei cacciatori si mettessero in mezzo. Sai ho fatto delle ricerche ultimamente e ho scoperto molte cose. Anche se in realtà non m'importa sapere dei miei poteri, li ho, fine della storia. Tanto tra poco anche mammina farà una bella fine» rispose lui girandosi tra le mani un coltellino.

«Perché stai facendo tutto questo? Massacrare la tua famiglia» dissi preoccupata dalla sua precedente affermazione.

«Mio padre e mio zio mi hanno sempre fatto del male da quando sono piccolo mentre invece lei, beh, ha sempre guardato senza fare nulla, perciò deve pagare» ammise il ragazzo con gli occhi lucidi.

Nonostante fosse un assassino mi faceva pena per quello che aveva dovuto sopportare, non ci volle uno studio ad immaginare le sue sofferenze.

«Ascoltami, non lo devi fare per forza okay? Tua madre ha sbagliato si, ma non c'è bisogno di fargliela pagare in questo modo» dissi cercando di persuaderlo.

Lui scese dal letto poi mi diede le spalle cercando qualcosa sul comodino.

In quell'istante presi il telefono poi feci partire una chiamata verso Dean ed infine misi il cellulare in tasca.

«Se lo merita invece! E tu rimarrai qui ferma oppure ucciderò anche te. Ti sei messa sulla mia strada. Io volevo fare tutto questo senza problemi ma invece no, voi cacciatori come ho detto state sempre in mezzo» gridò il ragazzo voltandosi improvvisamente verso di me.

«Okay, okay, rimarrò qui» risposi alzando le mani in segno di resa.

Lui si avvicinò a me poi mi fece sedere con su una sedia bloccandomi grazie ad una corda.

«Sarà meglio per te» concluse il giovane uscendo fuori dalla stanza e lasciando le forbici proprio dietro la mia testa.

Sperai con tutto il mio cuore che Dean avesse sentito la conversazione e che sarebbe venuto ad aiutarmi.

Non potevo credere alla situazione che si era creata in casa degli Holden, infondo sapevo che esistevano i mostri e le chiromanti, ma questo proprio non me lo aspettavo.

Forse anche Sam faceva parte di queste persone, con poteri paranormali superiori a quelli delle chiromanti.

"Merda, se Sam ancora sta male verrà fuori un casino" pensai sospirando pesantemente.

Avere quelle forbici puntate vicino alla testa mi rendevano nervosa e forse dovevo cercare di calmarmi.

Infondo noi ce l'avevamo sempre fatta, saremmo usciti tutti illesi da questa cosa in un modo o nell'altro, almeno lo speravo.

Circa venti minuti dopo sentii urlare la madre del ragazzo e dovetti mantenere il controllo più assoluto del mio corpo per non scattare in avanti.

«Fermati!!» la voce di Dean attirò la mia attenzione e ringraziai il cielo che fosse venuto.

Non riuscii a sentire più di tanto, la porta era chiusa e solo un gran frastuono di piatti e mensole rotte arrivò al mio udito.

«Speriamo che non si sia fatto male» sussurrai agitata.

Improvvisamente la porta della stanza si spalancò e vidi davanti a me Sam con una ferita sulla testa.

«Sam! Non avvicinarti, ho delle forbici puntate alla testa» dissi con sguardo preoccupato.

«Lo so, ci proverò io a toglierle» rispose lui seriamente.

«Cosa? Sammy ma tu non puoi» ammisi scioccata.

«Si che posso» con sguardo convinto Sam portò una mano verso di me poi lo vidi chiudere gli occhi concentrandosi.

La situazione stava diventando ancora più assurda di quanto già era.

Ad un tratto le forbici caddero sul pavimento ed io fissai Sam quasi impaurita.

Non seppi come riuscì a farlo ma capii che non era affatto normale.

Lui si avvicinò subito dopo a me slegandomi e io mi alzai in piedi abbracciandolo.

Avevo avuto molta paura, dovevo ammetterlo.

«Sam...come hai fatto?» domandai guardandolo.

«Quando ho avuto quel gran mal di testa e sono svenuto mi è apparsa una visione di tutto ciò che sarebbe successo. Ho visto te dallo sceriffo poi il ragazzo di questa casa con i poteri. Infine, io che ti liberavo dalle forbici in qualche modo, penso...di essere come lui» rispose Sam spaventando tanto quanto me.

«Sei sempre Sammy, ora andiamo, dobbiamo aiutare Dean» ammisi cercando di fargli un sorriso per rassicurarlo e appoggiando una mano sulla sua spalla.

Dopo quel momento di comprensione andammo al piano inferiore per cercare di aiutare il maggiore ma quando arrivammo il ragazzino aveva già puntando alla gola della madre e di Dean un coltello, sempre con la mente.

«Se vi avvicinate li ammazzo!» urlò lui furioso.

«Ascoltami, io sono come te, possiamo usare i nostri poteri per fare del bene, guarda» Sam osservò il ragazzo poi guardò Dean che stava facendo una espressione indecifrabile.

In quell'istante il coltello puntato sulla gola di Dean e della madre volò via e io presi il maggiore per il braccio portandolo vicino a noi.

«Non dovevo essere io la donzella in difficoltà Dean?» domandai ridacchiando.

«Fino a cinque minuti fa si» rispose lui per poi prendere in mano la pistola.

Il ragazzo si voltò verso di noi poi puntò un dito contro Sammy.

«Come hai fatto?» chiese scioccato.

«Te l'ho detto, sono proprio come te, possiamo aiutarci a vicenda, nessuno di noi deve morire in questa stanza. Ti prego, siamo io e te il problema e dobbiamo risolverlo insieme. Per favore, lascia che ti aiuti» disse Sam facendo qualche passo verso di lui.

«Fermo dove sei! Io non voglio essere aiutato da nessuno! Lei deve morire!» gridò lui facendo volare di nuovo il coltello dritto verso la madre.

Dean in quell'istante sparò al giovane e la lama cadde a terra proprio quando stava per uccidere la donna.

Il ragazzo si rivoltò sul pavimento e Sam si voltò verso suo fratello.

«Che cosa hai fatto Dean?!» chiese alzando le braccia al cielo.

«Stava per ucciderla, cos'altro avrei dovuto fare?» domandò l'altro alzando un sopracciglio.

«Poteva aiutarmi! Lui era come me Dean!» gridò Sam passandosi le mani sul viso.

«Tu non hai nulla che non va!» controbatté Dean serio.

«Invece si, ed è inutile nasconderlo, ho bisogno di risposte e tu hai appena fatto fuori questo ragazzo» rispose Sammy indicando il corpo del giovane per poi uscire fuori dalla casa sbattendo la porta.

«Sam! Gli salvo la vita e si incazza, incredibile» sussurrò Dean alzando gli occhi al cielo.

«Ascolta Dean, dopo dobbiamo parlare al Motel, da soli. Ora vai da Sam e chiarire mentre io cerco di calmare la signora» dissi facendogli capire che doveva risolvere con suo fratello.

«E va bene» rispose dopo qualche secondo di silenzio.

Io rimasi in casa calmando la signora Holden per poi chiamare la polizia.

Le dissi di non raccontare ciò che era successo realmente perché se no l'avrebbero presa per pazza e fortunatamente lei accettò.

Una volta che ebbi concluso con la donna uscii fuori dalla casa prima che potesse arrivare la polizia e vidi Sam e Dean in macchina con il broncio.

«Sono proprio due bambini, anche se adorabili» dissi ridacchiando per poi avviarmi verso l'Impala.

Nonostante tutto quello che era successo io mi sentivo felice con loro e speravo che questo potesse durare per sempre.

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Capitolo 19
*** Ciò che desideri di più ***


Pov Dean

Sam se n'era andato una volta che fummo arrivati al Motel, era ancora arrabbiato con me per via di quel ragazzo dai poteri paranormali.

Decisi di non discutere nuovamente con lui e così non lo seguii, forse pensare gli avrebbe fatto bene.

Entrai nella nostra stanza insieme a Caty poi posai il borsone con le armi sul tavolo.

«Dean...stai bene?» chiese lei osservandomi.

Mi passai le mani sul viso sospirando poi mi voltai e le sorrisi per mascherare ciò che provavo in quel momento.

«Va tutto bene Caty, non preoccuparti» risposi sedendomi sul letto.

Non volevo darle altri pesi, la morte di sua sorella l'aveva devastata e anche solo il pensiero di farla preoccupare non mi piaceva.

Era passato ormai quasi un mese, ma per esperienza personale sapevo che quel vuoto non l'avrebbe mai colmato nessuno.

«Non mi sembra a vedere dalla tua espressione, so che sei turbato a causa di Sam e di quello che ha fat-» non la feci finire e la guardai immediatamente.

«Possiamo non parlarne? Grazie» dissi alzandomi in piedi e camminando avanti e indietro vicino la finestra.

Sentii Catherine sbuffare e mi fermai incrociando le braccia al petto.

«Ti ricordi quando ti ho detto che dovevamo parlare?» chiesi osservando la sua espressione.

«Non ne abbiamo mai avuto l'occasione» ammise lei alzando le spalle con fare disinvolto.

Sapevo che questo suo atteggiamento era solo una protezione, Catherine quando stava con me diventava imprevedibile e potevo sentire l'effetto che le provocavo anche se cercava di nasconderlo.

Mi bastava guardare i suoi occhi per capire cosa stava provando e a volte mi sembrava che lei facesse lo stesso con me.

Percepiva cose che neanche Sam ultimamente comprendeva, o forse io non volevo che lui lo facesse.

«Che ne dici di uscire? Andiamo a mangiare qualcosa con una birra mentre parliamo, per passare il tempo. Ci meritiamo un po' di riposo ogni tanto no?» dissi prendendo la mia giacca.

«Nessuno può allontanarmi da una birra, no signore» rispose Caty ridendo.

Avevo intenzione di portarla in un posto poco distante dal luogo in cui avremmo cenato.

Solitamente non ero il tipo da serata ma bisognava ammettere anche che lei non era come tutte le altre.

Uscimmo insieme dalla stanza del Motel poi salimmo sull'Impala partendo verso uno dei luoghi che più adoravo.

Lì, facevano i migliori hamburger della città e dato che a lei piacevano molto, insieme ad una birra sarebbe stato tutto perfetto.

Durante il viaggio nessuno dei due parlò, forse perché entrambi avevamo i nostri pensieri.

Volevo lasciarmi da parte la situazione con Sam e i suoi assurdi poteri ma era un po' impossibile.

Credere che lui potesse possedere qualcosa di paranormale dentro di sé mi lasciava perplesso.

La cosa peggiore consisteva mel fatto che non sapevo cosa fare, solitamente agivo d'istinto e ora invece mi ritrovavo come all'interno di un baratro.

Circa quindici minuti dopo arrivammo a destinazione e vidi un sorriso sul viso di Caty.

«Questo non è il posto di cui parli da quando siamo arrivati qui?» chiese lei ridacchiando.

«Esattamente» risposi entrando all'interno del locale con Catherine.

Prendemmo un tavolo poi una volta seduti ordinai per entrambi dato che di Hamburger, modestamente, ne sapevo qualcosa.

«Allora, sei ancora un po' scossa da oggi?» chiesi appoggiandomi con la schiena allo schienale del divanetto.

Il posto era abbastanza accogliente, le mattonelle del pavimento si alternavano dal nero al bianco mentre le pareti erano colorate di un azzurro non troppo lucente.

I divanetti invece ricoperti un un colore rosso fuoco risaltavano subito all'occhio.

«Mi è già passata, ma preferirei non parlare di questo, come hai detto tu prima, perché non ne approfittiamo per parlare di altro?» domandò Catherine posando i gomiti sul tavolo e la mano sulla guancia.

In quell'istante arrivarono le birre e bevvi un sorso prima di rispondere.

«Ti racconterò una cosa allora» dissi con sguardo misterioso.

Lei mi osservò curiosa e incrociò le braccia sul tavolo pronta ad ascoltarmi.

«Quando eravamo piccoli io e Sam, stavamo molto tempo nelle stanze dei Motel. Ancora non avevo l'età giusta per cacciare e Sam era troppo piccolo. Rimanevamo giorni interi da soli oppure anche settimane, dipendeva da come andava la caccia a mio padre. E sai qual è la cosa divertente di tutto ciò?» domandai alzando un sopracciglio.

Una cameriera portò gli hamburger e così presi in mano il panino.

«Che ho imparato a fare i maccheroni in ogni modo. Con i wurstel, con il formaggio, con il tonno e anche con un mix di marshmallow, a Sam piaceva un sacco» conclusi scoppiando a ridere e addentando l'hamburger.

«Cosa? Sembra disgustoso» rispose Catherine ridendo a sua volta.

«Lo so! Ma a lui piaceva tantissimo, ad un punto pensai che avrebbe messo i marshmallow ovunque» dissi senza smettere di ridere.

Lei iniziò a mangiare il suo panino tra una risata e l'altra così la osservai per vedere la sua reazione.

«Mio dio è buonissimo!» ammise Catherine annuendo.

«Io te lo avevo detto, ma fidati che non è merito di Dio» risposi inclinando il capo di lato e sorseggiando un po'di birra.

«Avevi proprio ragione, è ottimo» continuò Caty sempre più convinta della sua affermazione.

«Ti ho mai mentito su qualcosa?» chiesi alzando un sopracciglio.

«Mai controbattere Dean Winchester» disse lei alzando le mani in segno di arresa e ridendo.

Subito ricambiai la sua risata e passammo la serata esattamente come me l'ero immaginata.

Le risate, la faccia soddisfatta di Catherine a causa del panino delizioso e le birre a portata di mano.

Una volta che entrambi finimmo di cenare dopo aver pagato tornammo in auto e misi in moto.

Presi la strada opposta a quella da dove eravamo venuti e Caty alzò un sopracciglio.

«Dean, perché stiamo andando dal lato opposto?» chiese lei confusa.

«Voglio farti vedere un posto, ci venivo sempre con papà e Sam quando passavamo da queste parti. Però non devi sbirciare» ammisi seriamente.

«Okay, okay, non lo farò» rispose Catherine ridacchiando e sistemandosi comodamente sul sedile.

Potevo notare la curiosità nei suoi occhi e questo mi rese felice.

Grazie a quella cena riuscii a capire che infondo qualcosa la legava a me, percepivo che non si trattava solo di amicizia, protezione e famiglia.

Era come se noi due avessimo una scintilla in più che quando stavamo insieme si accendeva, facendoci entrare completamente in armonia.

Circa venti minuti dopo arrivai vicino ad un piccolo bosco, con l'auto si poteva giungere fino al centro del prato mentre tutto in torno vi erano gli alberi.

«Okay ora non sbirciare, vorrei evitare di bendarti» dissi indicando la bandana dentro la mia tasca.

Capitava spesso di tagliarsi per alcuni incantesimi o anche solo dei colpi di lama, quindi, lo tenevo a portata di mano.

«Nah, io non sbircio mai» ammise lei incrociando le dita.

Io risi poi scesi dall'auto e aprii la portiera dalla parte di Catherine facendola scendere.

Dopodiché la aiutai a salire sul cofano dell'auto e quando la raggiunsi misi il contenitore delle birre affianco alla ruota.

«Ora puoi guardare» sussurrai quasi esaltato dalla mia stessa affermazione.

Lei aprì gli occhi e quando vide il cielo sopra di noi ricoperto di meravigliose stelle rimase senza parole.

Tante piccole e luminose stelle rendevano la visuale perfetta.

«Bello vero?» chiesi aprendo una birra e sorseggiandola.

«Wow, non mi ero mai soffermata a guardare le stelle, qui si vedono veramente bene, sono bellissime» ammise Catherine sorridendo e senza staccare gli occhi dall'alto.

Ero felice che le fosse piaciuto, sapevo che lei non desiderava cose complicate, era una persona semplice.

«Quando finivamo una caccia qui nei dintorni papà ci portava sempre. Riuscivamo a rimanere in silenzio tutto il tempo a volte, sempre se non litigava con Sam ovvio. Era come un momento di pace e tranquillità dopo tutto il resto. Questi sono quei pochi attimi in cui capisco di essere effettivamente vivo» risposi alzando lo sguardo e ricordando i vecchi tempi.

«Nonostante tutto quello che affrontiamo ogni giorno, il fatto di esserci sempre gli uni per gli altri, io, te, Sam e Bobby, questo ci dà una ragione in più per andare avanti credo. E i momenti come questi, rendono la vita un po' meno schifosa, almeno per me. Così so che quando chiudo gli occhi posso immaginarmi un bellissimo cielo stellato al tuo fianco invece che incubi spregevoli» rispose lei guardandomi per poi sorridere sincera.

Le sue parole mi avevano stupito, pensare di essere colui a cui pensava prima di dormire era strano.

Nemmeno io capivo come dovevo comportarmi.

Solitamente con le donne possedevo un approccio diverso, eppure lei riusciva a farmi provare qualcosa che non comprendevo.

Forse perché fondamentalmente non l'avevo mai provato con altre donne, forse perché avevo sempre cercato superficialità invece che stabilità, oppure perché finalmente qualcuno capiva il mio essere così incasinato.

«Non credo che essere nei sogni di qualcuno sia conveniente, sai, io nella maggior parte dei casi sono sempre con un coltello o una pistola in mano» dissi rendendo l'argomento ironico e sorseggiando un altro po' di birra.

«Non credo sia così, ti sbagli Dean» ammise Caty tornando ad osservare le stelle davanti a noi.

«No, io sono un assassino, uccido e massacro quasi tutti i giorni» risposi alzando le spalle.

Una piccola parte di me mi fece sentire in colpa per quelle parole, il mio malessere interiore non doveva inferire con il rapporto insieme a Caty.

Sapevo di non essere il meglio, di essere spietato, imprevedibile, impulsivo e un assassino, fondamentalmente mi odiavo.

Ma questa battaglia era con me stesso e non volevo farla pesare né a lei né a Sammy.

«Dean ma che dici? Tu salvi vite tutti i giorni, molte persone sono in vita perché tu hai ucciso quelle cose che le perseguitavano. Ammazzare i mostri, salvare le persone, è questo che noi facciamo. Per aiutare gli altri dobbiamo per forza uccidere, non puoi ragionare con un vampiro o un lupo mannaro Dean. Fa parte del nostro lavoro, bisogna eliminare la merda per poter vedere un briciolo di luce sulla strada» il discorso di Catherine mi lasciò perplesso e dovetti ammettere che fondamentalmente non aveva del tutto torto.

«Caty...» lei non mi fece finire perché subito riniziò a parlare.

«Dean, sei un brav'uomo, tutti possiamo fare degli errori e non per questo sei orribile anzi, tu sacrifichi la tua vita per aiutare le persone senza neanche ottenere nulla in cambio. Un spregevole assassino, come ti descrivi tu, non credo proprio che farebbe questo, tu che dici?» domandò appoggiando la testa sulla mia spalla.

Rimasi immobile cercando di non far trasparire la mia sorpresa a causa di quel gesto e chiusi gli occhi.

Non risposi alla sua domanda, rovinare quel momento con una discussione non mi sembrava giusto e così sospirai tornando ad osservare le stelle in silenzio.

Il rumore dei grilli, qualche piccola lucciola vicino l' Impala e il venticello leggero sulla nostra pelle rendeva tutto unico.

Forse per una persona normale sarebbero potute sembrare cose assolutamente normali, ma per noi era pura magia.

Vedere tutto quel male molte volte ti oscurava dentro e ogni tanto osservare la bellezza della natura aiutava.

Improvvisamente una stella cadente schizzò tra le altre stelle e Caty chiuse gli occhi senza allontanarsi da me.

Non credevo a quelle cose ma lei sembrava altamente convinta di ciò che faceva.

«Hai espresso un desiderio?» chiesi appoggiando la bottiglia di birra poco più in là da noi.

«Mia madre diceva sempre che bisognava esprimere un desiderio se si vedeva una stella cadente. Alcune notti d'estate, mi ricordo che ci sedevamo in giardino a guardare le stelle mentre facevamo abbrustolire dei marshmallow, era veramente divertente» sussurrò lei sospirando malinconica.

«A quando vedo sia la tua che la mia famiglia sono fissati con i marshmallow» dissi scoppiando a ridere.

Volevo renderla felice e vederla triste per quei vecchi ricordi non mi piaceva, anche se ascoltarla parlare del passato era bello.

Sapere di più su di lei mi aiutava a comprenderla maggiormente.

«A quanto pare è proprio così, si vede che era destino, anche i marshmallow volevano il nostro incontro» rispose Caty ridacchiando e guardandomi.

Avendo la testa sulla mia spalla ora era completamente voltata verso di me e quindi molto vicina.

La fissai dritto negli occhi e posai una mano sulla sua guancia senza dire una parola.

Sentivo il desiderio di baciarla, come un impulso che non riuscivo a reprimere.

Sapevo di volerla ormai, anche se non conoscevo chiaramente i suoi sentimenti, eppure avvicinarmi a lei sembrava così facile.

Ormai i nostri nasi vicini si sfioravano e potevo sentire il suo lieve respiro vicino alle mie labbra.

Forse mi sarei pentito per sempre di questo gesto, soprattutto se lei non ricambiava i miei sentimenti, ma dovevo tentare.

Proprio quando mi ero convinto ad agire il mio telefono squillò ed interruppe quel momento.

Caty mosse le palpebre un paio di volte prima di realizzare la situazione e successivamente entrambi ci allontanammo.

Mi grattai il capo poi presi in mano il cellulare e risposi alla chiamata notando tramite il display che era Sammy.

«Ehi Dean, dove siete finiti? Vi ho cercati sia al Motel che al Bar non vi ho trovati» ammise lui un po' preoccupato.

«Ehm... tranquillo Sam, stiamo tornando al Motel ora» dissi scendendo dal cofano dell'auto.

«Ma è successo qualcosa?» chiese con tono sospettoso.

«No, abbiamo solo fatto un giro, ci stavamo annoiando, a dopo Sammy» conclusi la chiamata non sapendo cosa dire e misi in macchina il contenitore delle birre.

«Sam è tornato in Motel?» domandò Caty sedendosi sul sedile.

La sua espressione era indecifrabile, come se non volesse farmi capire cosa provava in quel momento.

Forse era a causa del nostro quasi bacio, infondo lei non mi aveva respinto nonostante la evidente vicinanza.

«Esattamente, sembrava preoccupato allora gli ho detto che stiamo tornando anche noi» ammisi mettendo in moto l'auto e tornando sulla strada principale.

Nessuno dei due disse più una parola, forse perché fondamentalmente non avevamo nulla da dirci.

Sarebbe bastato qualche secondo in più per chiarire tutto ma non potevo far preoccupare Sammy in quel modo senza spiegazioni.

«Dean...posso farti una domanda?» domandò Caty a circa metà strada.

«Certo» risposi continuando a guardare la strada davanti a me.

«Se avessi la possibilità di vivere una vita normale, lo faresti?» domandò successivamente evitando il mio sguardo.

«Intendi con una famiglia? Tipo una casa e dei figli?» chiesi a mia volta stupito.

«Si, esatto» continuò lei.

«Non lo so, dipende dalla situazione, se so che avrò dei figli preferirei non farli vivere tutti i giorni nel pericolo, quindi penso che abbandonerei la caccia» ammisi annuendo convinto.

La vidi sorridere leggermente poi posò il capo nuovamente sulla mia spalla, proprio come qualche attimo prima.

«Ti dispiace se dormo un po'?» sussurrò chiudendo gli occhi.

«Non c'è problema» appena finii di dire quella frase lei si era già addormentata e io sospirai.

Averla così vicino e non potere fare nulla mi rendeva frustato.

Ma sapevo che prima o poi sarebbe stata mia, percepivo le sue emozioni e lei le mie, non potevo inventarmi tutte quelle sensazioni dal nulla.

Così, per tutto il viaggio rimasi in silenzio, con lei al mio fianco e un sacco di pensieri in mente.

"È la prima volta che desidero una cosa così tanto e la parte che mi fa più paura è che ho il timore di perderla una volta fatta mia".

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Capitolo 20
*** Un fine settimana orientale ***


Pov Catherine

Sam e Dean finalmente dopo qualche giorno chiarirono le cose, ma potevo notare il leggero distacco del maggiore nei confronti del minore.

Da quando avevamo scoperto dei suoi poteri lui non sembrava molto contento e questo Sam lo notò perfettamente.

Ora però, ci stavamo concentrando su un nuovo caso nel Worcester, Massachusetts.

Vi erano state delle morti non casuali all'interno della famiglia Wallen, due in soli quattro giorni.

Sam grazie al suo pc riuscì a trovare la descrizione delle vittime: presentavano diversi graffi sui polsi e il cuore mancava in entrambi i cadaveri.

Così, tutti e tre insieme, avevamo deciso di controllare la situazione per verificare se fossero attacchi paranormali oppure solo vecchi conti in sospeso di famiglia.

Una volta giunti con l'Impala davanti al Motel prendemmo le stanze e ci dividemmo i compiti per poter fare prima.

Io e Sam dovevamo andare a parlare con la famiglia Wallen mentre invece Dean all'obitorio.

Il maggiore ci accompagnò davanti la villetta poi diede gas partendo nella direzione opposta.

Dean sembrava al quanto contrariato e dopotutto non lo potei biasimare, tra noi era successo qualcosa e la situazione stava diventando leggermente tesa.

Non volevo rovinare il legame che avevo con i due fratelli e forse dovevo solo lasciare proseguire le cose da sole.

Mi incamminai con Sam per il vialetto poi quando arrivammo davanti al portone suonammo il campanello preparando i distintivi in bella vista.

«Stai bene?» chiesi guardandolo.

«Se per stare bene intendi non dormire tutta la notte, beh, direi di si» rispose lui inclinando il capo di lato.

In quell'istante la porta si spalancò e davanti a noi si presentò una signora sulla cinquantina con i capelli biondo cenere ben curati e dei vestiti costosi.

«Salve, siamo agenti dell'FBI, vorremmo farle qualche domanda su suo figlio e sua nuora» dissi abbassando il distintivo in contemporanea con Sam.

«Oh, prego entrate» la signora Wallen si spostò di lato per farci passare poi chiuse il portone strofinando le mani sulla sua gonna nera.

Evidentemente portava il lutto e così mi preparai a non sembrare troppo burbera con le domande.

Andammo in salotto sedendoci su un comodo divano dallo stile antico poi mi concentrai sul caso.

«Allora, cosa ci può dire di suo figlio e di sua moglie? Avevano dei nemici o qualcuno che volesse fargli del male?» chiesi assumendo una espressione seria.

«Che io sappia no...sa loro vivevano con me in questa casa ma la maggior parte delle volte stavano in disparte. Non possiedo neanche un nipote e loro due sostanzialmente erano tutto ciò che mi rimaneva della famiglia» rispose la donna asciugandosi una lacrima con un fazzoletto di stoffa.

«Ci dispiace molto per la sua perdita signora Wallen. Stiamo solo cercando di capire cosa sia potuto succedere. Per caso ultimamente è accaduto qualcosa di strano? Luci che vanno e vengono, zone fredde della casa, strani odori» disse Sam cercando di far sembrare tutto normale.

«Oh beh, ogni tanto le luci avevano qualche intermittenza e proprio prima che mio figlio se ne andasse...beh in salotto era particolarmente freddo. Ma perché tutte queste domande? Cosa c'entrano con la scomparsa dei miei parenti?» domandò la signora confusa.

«Sono solo domande di routine, sa, dobbiamo seguire qualsiasi pista» ammise Sam gentilmente.

«Grazie per la sua disponibilità signora Wallen, per qualsiasi cosa ci contatti» appoggiai il biglietto sul tavolino davanti a noi poi mi alzai in piedi notando un vaso sopra ad una mensola.

«Che bel vaso, è orientale?» domandai indicandolo.

Era ricoperto da una vernice nera con alcune scritte rosse in giapponese mentre i manici presentavano piccoli segni antichi.

«Ci è stato inviato per posta la settimana scorsa, non sappiamo da chi, ma é molto bello vero? Mio figlio quando lo ha aperto ha notato un liquido dentro e beh, era proprio un liquore» rispose la donna sorridendo.

«Quindi prima il vaso era chiuso poi è stato aperto. Beh un ottimo regalo signora Wallen. Grazie per l'ospitalità, arrivederci» mi incamminai con Sam verso la porta poi uscimmo fuori percorrendo il vialetto.

«Penso sia un fantasma» sussurrai prendendo il telefono tra le mani.

«In effetti ha parlato di punti freddi e luci intermittenti, ma il cuore strappato? Solitamente è una cosa da lupo mannaro» rispose Sam con sguardo pensieroso.

«E se c'entrasse quel vaso? Pensaci, arriva alla loro porta una settimana fa, il figlio lo apre e il giorno dopo muore, poi dopo due giorni anche la moglie. Non mi sembra un caso» ammisi una volta fuori dal cancello.

«Un fantasma legato ad un vaso? Non è una cattiva idea, potrebbe essere uno spirito vendicativo» continuò lui sempre più convinto.

«Esattamente, ma deve essere qualcosa di antico, le scritte in giapponese sembravano di vecchia data. Ora chiamo Dean poi torniamo in Motel per fare delle ricerche, che ne pensi?» chiesi guardandolo.

«Ottima idea» rispose lui sorridendo.

Feci il numero di Dean poi mi portai il cellulare all'orecchio aspettando una risposta.

Qualche secondo dopo sentii la sua voce e così presi a camminare avanti e indietro notando lo sguardo di Sam da lontano.

Sì era allontanato leggermente come per lasciarmi della privacy anche se non ne capivo il motivo.

«Ehi Dean, abbiamo trovato qualcosa. Sembra sia un fantasma, forse vendicativo, è collegato ad un vaso che ha in casa la signora Wallen ma sembra antico e soprattutto giapponese. Tu che hai scoperto?» chiesi portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

«Nulla di che, i cuori sono stati completamente strappati via con una forza al quanto sovrumana e i graffi sui polsi sembrano fatti con qualche specie di artiglio ma non sembra da lupo mannaro, presumo che la pista del fantasma sia giusta anche se non spiega perché sono stati estratti i cuori. Un'altra cosa è che entrambi erano ubriachi, evidentemente l'uomo si è divertito e la donna ha soffocato il dolore nell'alcool» rispose lui e di sottofondo sentii il rumore del motore dell'Impala accendersi.

«Ottimo, queste informazioni potrebbero servirci, andiamo a fare delle ricerche al Motel su questo vaso così magari scopriamo qualcosa» dissi osservando di tanto in tanto Sam.

Aveva uno sguardo strano e sentirmi così osservava non mi piaceva molto.

«Tu e Sam? Da soli?» domandò Dean con un tono indecifrabile.

«Si, il motel è qui vicino» ammisi scrollando le spalle.

«Non potete aspettare che torno?» chiese lui irritato dalla mia risposta.

«Dean, ma che problema hai? Non mi succede niente se sto vicino a Sam» dissi cercando di non alzare la voce.

«Tu, lo sai qual è il problema» sbottò Dean con tono ovvio.

«No, direi proprio di no. Il tuo atteggiamento non ha un senso» continuai alzando gli occhi al cielo.

«Certo, come no, io mi invento anche le cose adesso. Ma va bene, se preferisci stare con il mio fratellino fai come ti pare! Io non torno» Dean mi chiuse il telefono in faccia e io sbattei le palpebre più volte realizzando la cosa.

«Non ci posso credere» sussurrai tra me e me chiudendo gli occhi.

"Ma che cavolo gli prende? Prima mi tratta come se ci tenesse tantissimo a me poi fa queste cose. Io proprio non lo capisco" pensai infilandomi il cellulare in tasca e voltandomi verso Sam.

«A quanto pare Dean non torna quindi dovremmo farci tutte le ricerche da soli» ammisi avvicinandomi a lui.

«Ti lascio volentieri la parte tecnologica, lo sai che preferisco i libri» rispose Sam ridendo e incamminandosi con me verso il Motel.

«Il solito testone» dissi ricambiando la sua risata e scuotendo la testa.

Circa quindici minuti dopo arrivammo al Motel e dovevo ammettere che conversare con Sam non era affatto male.

Solitamente stavamo quasi sempre tutti e tre insieme e per qualche motivo Dean non mi lasciava praticamente mai da sola con il fratello, quindi non c'erano molte occasioni.

Entrambi però si occupavano di me a modo loro e io questo lo apprezzavo.

Entrai nella stanza dei fratelli con Sam e subito ci mettemmo ad indagare su quell'antico vaso giapponese.

I siti su internet non davano molte informazioni, alcune erano vaghe mentre altre totalmente assurde che anche per noi cacciatori poteva sembrare troppo strane.

Dopo circa due ore di ricerche Sam trovò qualcosa e potei notare l'entusiasmo nel suo viso.

«Eccolo qua! Si tratta di uno spirito giapponese, lo shojo. Qui spiega che lo possono vedere solo coloro che sono ubriachi, questo spiega perché le vittime erano sbronze, come ti ha detto prima Dean. Il vaso racchiude invece il liquore che evidentemente ha bevuto il figlio della signora Wallen e così si è scatenato lo spirito perseguitando ogni membro della famiglia» ammise Sam appoggiandosi con la schiena allo schienale della sedia.

«Questo significherebbe che la signora Wallen è in pericolo, come si uccide uno shojo?» chiesi appoggiandomi con i gomiti al tavolo.

«Qui c'è scritto che per ucciderlo bisogna utilizzare una spada da samurai bagnata da una fonte. Dopo aver fatto questa cosa è necessario leggere una specie di formula, è scritta in Giapponese però. Questo comunque dovrebbe uccidere lo spirito per sempre» rispose lui con uno sguardo quasi deluso.

«Fantastico, tutte cose facili da trovare insomma» ammisi alzando gli occhi al cielo.

«Dividiamoci in questo modo, tu vai con Dean a prendere la spada poi fate il rituale e io cerco di proteggere la signora Wallen mentre vi aspetto» propose Sam alzandosi in piedi e prendendo il borsone con alcune armi dentro.

«Perfetto, ci vediamo dalla signora Wallen il prima possibile» risposi avviandomi verso la porta e prima di andarmene guardai il minore.

«Stai attento Sam» dissi con tono serio.

«Come sempre» concluse lui sorridendo.

Dopo averlo osservato qualche altro secondo uscii fuori dal Motel e mandai un messaggio a Dean dicendogli di venirmi a prendere.

Dieci minuti dopo lo vidi arrivare con la Impala e si fermò davanti a me a pochi centimetri dalle mie gambe.

Immediatamente salii in auto poi lo guardai alzando un sopracciglio.

«Volevi investirmi signor scorbutico?» chiesi guardandolo.

«Non è nei miei piani» rispose lui facendo retromarcia e dando gas.

«Ti sei divertita con il mio fratellino soli soletti?» domandò guardando la strada.

«Sembri un bambino Dean» risposi sospirando.

«Oh no, nono, semplicemente sono stato da solo due ore mentre voi facevate i vostri comodi» continuò il maggiore ridendo nervosamente.

«No, sei tu che non hai voluto tornare e poi se fosse stato per te a quest'ora ancora non sapevamo nulla di quel vaso» dissi puntandogli un dito contro.

«Certo, quindi ora lo stronzo sono io» sussurrò lui come se parlasse con sé stesso.

«Potresti smetterla di discutere su questa cazzata? Se fossi tornato probabilmente ti saresti evitato il problema. Ora dobbiamo trovare quella maledetto spada e fare il rituale. Ho stampato le parole in giapponese» conclusi guardando fuori dal finestrino.

«Come se conoscessimo il giapponese ovviamente» disse Dean con tono ironico.

Feci un profondo respiro poi mi voltai verso di lui.

«Non è possibile. Io non capisco che cosa ti ho fatto. Fino a qualche giorno fa sembrava che fossi così importante per te poi adesso mi tratti come una merda. Sei assurdo Dean» ammisi alzando le braccia al cielo.

In quell'istante lui frenò di colpo e io appoggiai le mani in avanti per lo spavento.

«Sei impazzito?!» gridai al quanto scioccata dal suo atteggiamento.

«Prima di tutto mettiamo in chiaro una cosa. Se mi comporto in un certo modo c'è un motivo perciò non fare come se il mio atteggiamento è da pazzi. Secondo, quando ti dico una cosa, come il fatto che sei importante per me, devi crederci. Non che alla prima cosa fai come se le mie parole fossero tutte cazzate. Non capisci che se non ti posso tenere d'occhio sono in costante ansia? Non avevo paura a lasciarti con Sam, è mio fratello, ma quando non ci sono io con te non posso fare a meno di pensare a cosa potrebbe accaderti in mia assenza. Se ti succedesse qualcosa mentre non sono lì per proteggerti non me lo perdonerei mai» disse tutto di un fiato Dean lasciandomi per qualche secondo senza parole.

«Io...non credevo fosse così per te» risposi appoggiandomi con la schiena allo schienale.

«E come pensavi che fosse?» chiese lui alzando un sopracciglio.

«Credevo che mi volessi proteggere come vuoi proteggere Sam, perché ormai siamo una famiglia» continuai guardandolo.

«Tu, fai parte della mia famiglia» concluse lui mettendo di nuovo in moto l'auto e prendendo il pedale del gas.

Abbassai lo sguardo sulle mie gambe e incominciai a pensare che forse le cose andavano bene dopotutto

Magari ero io a farmi certi problemi, che alcune cose le vedevo solo io e che per Dean fondamentalmente io facevo solo parte della sua famiglia.

Nulla di più e nulla di meno, infondo così doveva essere e così doveva rimanere.

«Quindi, dobbiamo trovare una spada da samurai, bagnarla con dell'acqua e recitare un testo in giapponese, facile» disse Dean ironicamente.

«Potremmo prendere la spada poi farci cadere l'acqua da sopra come in una fonte poi far recitare la formula ad un giapponese, tipo, quelli del sushi» ammisi cercando di non sembrare ridicola.

Dean approvò la mia idea e così dopo aver trovato tutto il materiale convincemmo un signore giapponese che lavorava al sushi di leggere il testo.

Ovviamente ci era costato caro ma nulla valeva più di salvare delle vite.

Dean tenne in mano la spada poi rovesciò una bottiglia facendoci cadere l'acqua sopra e successivamente l'uomo recitò la formula in giapponese.

Quando finalmente finimmo il rituale subito ci avviammo verso casa dei Wallen.

Appena Dean fermò l'auto corremmo verso il portone e lui lo spalancò grazie all'aiuto di alcuni calci.

Andammo in salotto sentendo dei forti rumori e vidi Sam a terra mentre la signora Wallen in un angolo impaurita.

«È lì! Davanti al camino» disse Sam puntando il dito da tutt'altra parte.

«Sei ubriaco?» chiese Dean scioccato.

«Era l'unico modo per vederla!» rispose il minore tranquillamente.

Dean fece un passo avanti poi iniziò ad agitare la spada prima a destra poi a sinistra.

«A desta Dean!» disse Sam gesticolando.

Il maggiore mosse la spada e il fratello scosse la testa.

«Alla mia destra!» continuò sbattendo le palpebre.

Immediatamente andai da lui aiutandolo ad alzarsi in piedi e lo feci appoggiare al muro.

Appena mi voltai vidi Dean volare dall'altra parte della stanza e la spada cadde a terra.

Subito il maggiore si rialzò più infuriato di prima e zoppicando leggermente si avvicinò alla spada.

Quella fu scaraventata lontano e subito io mi gettai di lato prendendola e lanciandola a Dean

Lui l'afferrò grazie ai suoi riflessi e con un colpo netto in avanti la spada si conficcò in qualcosa di invisibile.

Poco dopo apparve lo shojo ed esso bruciò tra le fiamme fino a scomparire.

«Dean stai bene?» chiesi guardandolo per poi corrergli incontro.

Lo osservai posando le mani sul suo viso e notai un taglio vicino alla tempia, evidentemente aveva sbattuto la testa quando era caduto.

Solo successivamente mi accorsi che il mio naso era vicino al suo e così mi allontanai.

«Come il solito» rispose lui facendomi l'occhiolino e andando dalla signora Wallen.

Alzai gli occhi al cielo ridacchiando poi raggiunsi Sam che ancora stava barcollando.

Lui mi guardò e mosse il braccio da una parte all'altra.

«Stai lontano da me! Vai pure da Dean» rispose lui iniziando a camminare e andando prima verso destra poi verso sinistra.

«Sam ma che dici? Vieni qui che ti aiuto» risposi prendendo il suo braccio ma lui mi allontanò spingendomi.

«Faccio da solo!» gridò improvvisamente appoggiandosi al muro e uscendo fuori dalla casa.

Io rimasi ferma e guardai prima Dean che stava osservando la scena poi la porta ormai chiusa.

"Che cavolo hanno tutti i Winchester?".

 

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Capitolo 21
*** Ricercato ***


Pov Dean

Dopo aver visto la reazione di Sam alzai gli occhi al cielo e con Caty mi diressi fuori dalla casa per controllare che stesse bene.

Era ubriaco fradicio e lasciarlo andare in giro da solo non mi sembrava di certo una ottima idea.

Percorsi il vialetto che separava la casa dalla strada e quando arrivai vicino alla Impala voltai lo sguardo a destra e a sinistra.  

«Ma dov'è finito? Era qui due secondi fa» domandai più a me stesso che a Caty.

Lei girò intorno all'auto andando verso lo sportello sinistro dove di solito stava Sam poi la vidi piegarsi improvvisamente a terra.

A quel punto andai vicino a lei e notai del terriccio giallastro a terra.

«Zolfo» disse Caty alzando il capo verso di me e osservandomi preoccupata.

«Dobbiamo trovarlo subito» risposi andando a passo veloce verso il posto del guidatore per poi sedermi e mettere in moto l'Impala.

Catherine mi seguì e insieme iniziammo la ricerca per trovare mio fratello.

«Dean, forse dovremmo chiamare Bobby, non sappiamo neanche come trovarlo» ammise Caty completamente sincera.

«Si preoccuperebbe e basta» continuai accelerando e stringendo le mani sul volante fino a farmi diventare le nocche completamente bianche.

«Dean, Sam potrebbe essere ovunque in questo momento, ho controllato il gps del suo telefono e non funziona, non abbiamo nulla per cercarlo» insistette lei voltandosi verso di me.

Io rimasi in silenzio qualche istante poi sospirai pesantemente capendo che aveva ragione.

«Okay» conclusi prendendo tra le mani il mio cellulare e digitando il numero di Bobby per poi chiamarlo.

Dopo due squilli la sua voce roca tuonò dall'altra parte del telefono.

«Bobby, Sam è scomparso» dissi quelle quattro semplici parole che però mi fecero ribollire il sangue nelle vene.

«Dimmi dove siete» dopo averlo informato Bobby chiuse la chiamata e io accostai nel parcheggio di un Motel.

Le nostre conversazioni non proseguivano mai per le lunghe ma sapevo che era preoccupato e che sarebbe arrivato in tempo.

Spensi il motore e appoggiai completamente la schiena contro il sedile portandomi le mani dai capelli al viso.

«Dean, lo troveremo, te lo prometto» disse Caty posando la mano sul mio ginocchio per consolarmi.

«Lo so, noi lo troveremo sicuramente, dobbiamo trovarlo, dobbiamo farlo» risposi voltando il viso verso di lei e guardandola negli occhi.

Averla in quel momento vicino a me mi rendeva meno imprevedibile del solito, anche Catherine era impulsiva ma sapeva come giocare le sue carte.

Molte volte capitava che grazie alla sua astuzia risolvevamo un caso con meno acciacchi del solito e quindi mi fidavo dei suoi consigli.

La mia testardaggine come si scontrava con quel suo lato scrutatore e le litigate non finivano mai.

Ora però, lei era lì, sapevo quanto ci teneva a me e a mio fratello e avrei messo la mano sul fuoco che mi avrebbe aiutato.

«Non gli succederà nulla di male, sa cavarsela meglio di chiunque altro» continuò Caty sorridendo.

«Meglio di me?» domandai istintivamente. 

«Dean, non cambierai mai eh?» lei alzò gli occhi al cielo poi scese dall'auto prendendo il borsone che si trovava nel bagagliaio.

Feci lo stesso e dopo aver chiuso la portiera mi appoggiai con una mano al tettuccio dell'Impala sentendo un fortissimo mal di testa.

Le fitte aumentarono e mi piegai a terra per il dolore mentre toccavo con le mani le tempie.

«Dean? Dean!» potei sentire in lontananza la voce di Caty, come dentro ad un tunnel e chiusi gli occhi sperando che quel momento passasse il prima possibile.

In quell'istante delle immagini mi apparsero davanti, potevo vedere alcune case abbandonate e una campana che però subito dopo sparì.

Appena riaprì gli occhi il mal di testa sparì e appoggiai il capo contro il metallo della macchina per riprendermi da quell'assurda situazione.

"Adesso anche io ho le visioni?!" pensai completamente scioccato.

«Dean! Stai bene? Che ti prende?» chiese Caty posando le mani sul mio viso e osservandomi preoccupata.

«Credo...di aver visto qualcosa» ammisi strizzando gli occhi.

«Cosa?» domandò nuovamente quasi più scioccata di me.

«È come se avessi delle visioni...non è possibile» dissi alzandomi con calma da terra e appoggiando le mani contro l'Impala.

«E se fosse Sam? Voglio dire...se fosse il suo modo per farsi trovare da te? Così potremmo rintracciarlo» rispose Caty battendo un dito sul suo mento con fare pensieroso.

«Hai ragione, dati i suoi poteri potrebbe essere lui. Spero solo di avere un altra visione per capire meglio il luogo, era tutto così confuso» continuai ripensando a quell'assurdo momento.

«Se è lui, cosa al quanto probabile, si farà risentire» concluse Catherine facendo un piccolo sorriso.

Potevo notare tristezza nei suoi occhi, anche se voleva essere forte per me questo non significava che non stesse soffrendo.

Circa due ore dopo arrivò Bobby e gli raccontai la situazione per filo e per segno.

«Che idioti» fu la sua unica risposta alla mia spiegazione.

«Ha voluto ubriacarsi lui!» ammisi alzando le braccia al cielo.

«E poi lo lasci andare via come se nulla fosse» ribatté Bobby incrociando le braccia al petto.

«Lo stavo raggiungendo subito ma è sparito» cercai di rispondere anche se la sua espressione indecifrabile non cambiò di un millimetro.

«Basta giustificarti, dobbiamo trovarlo» concluse Bobby aprendo il suo bagagliaio e prendendo tutto ciò che poteva esserci utile.

Lo aiutai e quando mi ritrovai tra le mani una mappa la appoggiai sul cofano dell'Impala.

«Dobbiamo cercare in un posto isolato, mi è sembrato di aver visto una specie di campana ma non ne sono sicuro» ammisi sospirando.

«Si è messo in contatto con te?» chiese Bobby.

«Pensiamo sia così, è l'unica spiegazione logica» rispose Caty muovendo leggermente le spalle.

In quell'istante presi a camminare nervosamente avanti e indietro mentre il sangue nelle viene mi scorreva più veloce del solito.

Non potevo permettere che succedesse qualcosa a mio fratello, lui era la mia famiglia, lui era tutto per me e senza Sammy non ci sarei stato più neanche io.

«Non riesco a stare fermo mentre Sam è chissà dove!» quasi gridai e battei il pugno sul bagagliaio del furgone di Bobby procurandomi dolore, ma in quel momento non ci feci caso.

«Dean calmati...anche noi vogliamo trovarlo, lo sai» disse Caty avvicinandosi a me.

«Voi non capite! Lui è tutto per me! Mi è rimasto solo lui! Non posso perderlo di nuovo! Non come ho perso la mamma e non come ho perso papà!» questa volta urlai e Bobby mi fissò.

«Tu, stupido idiota» lui si avvicinò a me poi mi prese per il colletto della giacca guardandomi dritto negli occhi.

«Pensi di essere l'unico a soffrire?! Ricordati che la famiglia non finisce con il sangue, quindi, non essere così egoista» concluse Bobby lasciandomi andare e sistemandosi il cappello su capo.

Caty non disse nemmeno una parola e io feci ugualmente chiudendo gli occhi.

Come potevo essere così stupido da non capire che ormai eravamo tutti una grande famiglia.

Cercai di calmare il respiro che precedentemente era aumentato e mi passai la mano sul viso sospirando.

«Troviamolo insieme allora» dissi osservando prima Caty e poi Bobby.

Entrambi annuirono e ci concentrammo tutti e tre sulla mappa cercando di individuare i luoghi in cui poter trovare Sam.

Caty evidenziò cinque posti con il pennarello rosso poi li guardò avvilita.

«Fino a quando Dean non avrà un'altra specie di visione dovremmo basarci su questo» ammise Catherine.

«Io cercherò in questi due posti, voi andate negli altri due, il quinto che è più ampio lo ispezioneremo insieme» disse Bobby caricando il fucile.

«No, se troverai il luogo sicuramente sarà pieno di demoni e non posso permetterti di andare da solo» risposi serio.

«Allora muovete quei culi e andiamo» concluse lui salendo sul suo furgone.

«Rimarrà sempre il solito Bobby» commentò Caty ridacchiando leggermente poi entrambi salimmo sull'Impala dopo aver preso tra le mani la mappa.

Ormai si era fatto giorno e avevamo controllato solo due posti, erano tutti molto lontani l'uno dall'altro e questo non rendeva la cosa facile.

Il mio stomaco brontolò e quando notai l'orario presi dalla borsa due panini lanciandone uno a Caty.

Lei mi osserverò e io alzai un sopracciglio.

«Che c'è?» domandai.

«Nulla» rispose lei aprendo il cartoccio del suo panino.

Le avevo dato quello di Sam, con le verdure e niente carne, ovviamente non casualmente.

«Guarda a caso» ammise lei sventolandolo.

«Lo sai che ho gusti raffinati io» controbattei dando un morso.

Lei alzò gli occhi al cielo poi prese a mangiare il suo panino.

Dopo aver pranzato, insieme a Bobby andammo a cercare Sammy nel terzo luogo cerchiato nella mappa ma ancora non riuscivamo a trovarlo.

Il tempo scorreva e non avevamo nessun indizio per poter raggiungere mio fratello.

Improvvisamente, poco prima di salire di nuovo sull'Impala un altro mal di testa atroce mi fece cadere a terra.

Bobby e Catherine si avvicinarono a me cercando di aiutarmi in qualche modo.

Questa volta potevo vedere chiaramente la campana con la sua scritta, un pozzo e delle case disabitate da molto tempo.

La voce di Sammy iniziò a rimbombarmi nella mente e strinsi di più gli occhi.

Ripeteva continuamente "trovami".

La visione però sparì prima di poter sentire altro e appoggiai le mani a terra per sorreggere il mio corpo.

«Cosa hai visto?» domandò Bobby.

Gli raccontai tutto per filo e per segno e lui sembrò sapere di cosa stavo parlando.

«So dove dobbiamo andare. Muoviamoci, arriveremo che sarà già buio» concluse lui dopo aver aiutato Caty ad alzarmi in piedi.

Aspettai dieci minuti per riprendermi dalla confusione poi ci mettemmo in viaggio.

Il cuore mi batteva forte nel petto, sapevo che lo avrei trovato e speravo di essere ancora in tempo.

"Sii forte Sammy, sto arrivando" pensai stringendo le mani sul volante.

Caty sembrò contenta quanto me e questo mi permise finalmente di poter fare un leggero sorriso.

Passate cinque ore di macchina arrivammo in un villaggio sperduto in mezzo ai campi e la notte non ci permise di osservare tutto nei dettagli.

Scesi dall'Impala insieme a Caty poi dopo aver preso le armi con Bobby ci avviammo lungo un sentiero che portava all'ingresso del paese.

Accendemmo le nostre torce data la scarsa luce data solo dalla luna e girato l'angolo di una casa vidi Sam con una mano appoggiata sul braccio.

«Sammy!» gridai attirando la sua attenzione.

Lui si girò verso di me e quando mi vide iniziò a camminare nella mia direzione.

Improvvisamente però un ragazzo si avvicinò a lui con un pugnale e io iniziai a correre.

«Sammy attento!» gridai nuovamente ma invano.

Lui pugnalò mio fratello proprio davanti ai miei occhi per poi scappare via.

«NO!!» urlai talmente forte che si poté sentire l'eco della mia voce.

Subito corsi ancora più velocemente verso Sam che ormai era inginocchiato a terra nel fango.

Feci lo stesso facendolo appoggiare a me poi quando misi una mano sulla ferita nella schiena notai il sangue.

«Sapevo...che mi avresti trovato» sussurrò con le lacrime che rigavano il suo viso.

«Andrà tutto bene Sammy, te lo prometto, resisti okay?» risposi prendendogli il viso tra le mani e guardandolo.

«Lo so Dean...lo so» sussurrò appoggiando la fronte sulla mia spalla.

Potevo sentire le sue lamentele e così passai una mano tra i suoi capelli per rassicurarlo.

Ad un tratto però, non sentii più il suo respiro e così gli alzai il viso nuovamente fissandolo.

«Sam?» chiesi scuotendolo, ma senza ottenere risposta.

«SAM!» gridai ormai invano.

Le lacrime iniziarono a scendere calde lungo il mio viso e strinsi a me il corpo di mio fratello ormai inerme.

"Sono arrivato troppo tardi".

 

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Capitolo 22
*** Risvegli inaspettati ***


Pov Catherine

Immobile, seduta su una sedia di legno affianco ad un materasso, ecco dove mi ritrovavo.

Il corpo inerme di Sam premeva contro la stoffa mentre Dean dall'altro lato disperato cercava un modo per accettare la situazione.

Le lacrime non potevano essere placate, niente avrebbe permesso ad entrambi di stare meglio, specialmente al maggiore.

Sospirai alzandomi e andai verso di lui per poi posare una mano sulla sua spalla.

Non ottenendo nessuna reazione mi inginocchiai verso il pavimento poi lo abbraccia senza dire una parola.

Non volevo sentirmi dire nulla da Dean, il dolore era troppo forte.

Spostai lo sguardo verso Sam, il suo viso pallido e le labbra leggermente violacee rendevano la visuale ancora più atroce.

Mi allontanai da Dean tornando in piedi e lui, proprio come prima, non mosse un muscolo.

Decisi così di andare nel salone, da sola, avere quella scena davanti agli occhi era straziate.

Mi passai le mani sul viso cercando di evitare le lacrime, ma non ci riuscii, più le asciugavo più esse scendevano lungo le mie gote.

Diedi un pugno contro al muro a causa della rabbia, ma anche della frustrazione.

Non avevamo potuto fare nulla per Sam, c'eravamo quasi, era così vicino, ma purtroppo anche lontano.

Il ricordo di quegli attimi precedenti crearono una cicatrice ancora più profonda nel mio petto.

Non sapevo come affrontare la situazione, come affrontare Dean, come affrontare Bobby, ma soprattutto, come affrontare la morte di Sam.

Non vedere più il suo viso sorridente, non sentire più la sua risata e osservare quei suoi modi di fare da gentiluomo mi risultava impossibile al momento.

Era uno della famiglia per me, come io lo ero per lui, una famiglia unita dall'amore e non dal sangue.

Sospirai camminando avanti e indietro tra le tenebre, la stanza possedeva solo un bagliore di luce grazie alla luna che concedeva attraverso la finestra un po' di visuale.

Improvvisamente sentii Dean alzarsi dalla sua sedia per poi camminare con velocità verso il portone.

Subito lo raggiunsi e lo bloccai per il polso.

«Dean, dove stai andando?» chiesi cercando il suo sguardo.

Lui rimase di spalle e si fermò divenendo quasi di ghiaccio.

«Lasciami andare» rispose freddamente.

Non capivo il suo atteggiamento, solitamente in situazioni di questo genere era furioso.

«Non posso Dean, ti andrai a fare del male da solo, ti conosco, per favore» dissi stringendo la presa sul suo polso.

Lui si voltò di scatto guardandomi dritto negli occhi, i suoi sembravano quasi infuocati.

Per un secondo mi fece quasi timore, ma non potevo permettergli di spaventarmi.

«Lasciami andare subito!» gridò ad un tratto.

Rimasi immobile, mi aveva appena urlato faccia a faccia quasi con odio.

«Sto solo cercando di aiutar-» Dean non mi fece finire e strattonò il braccio facendomi sbattere contro ad un muro.

Purtroppo, era più forte di me.

Sentii il dolore espandersi lungo la schiena e feci un lamento a causa di quel fastidio.

«Non puoi aiutarmi! Nessuno può! Quindi lasciami andare e fottitene di me capito?!» gridò nuovamente.

La schiena mi doleva a causa dell'impatto avvenuto con il muro e trattenni tutta me stessa dal dargli uno spintone.

«Proprio non lo capisci vero? Come faccio a non fregarmene di te Dean? Sei fuori di testa? Non ti permetterò di andartene via, non ti farò fare cazzate solo perché stai provando dolore. E sappi che non sei l'unico. Quindi lascia che io pos-» anche questa volta non riuscii a finire la frase.

Dean strattonò il braccio facendomi sbattere nuovamente la schiena e così riuscì a liberarsi dalla mia presa.

Per un secondo mi guardò, senza cambiare espressione, sembrava completamente indifferente nei confronti delle sue stesse azioni.

Senza rispondere uscì fuori dal casolare e lo sentii partire con l'Impala per poi allontanarsi.

Lentamente scivolai verso il pavimento e scoppiai in un pianto quasi infinito.

Portai le ginocchia al petto e guardai quella maledetta porta in attesa del suo ritorno.

Non avevo forze per inseguirlo, ma allo stesso tempo avrei voluto farlo.

Posai il capo sulle ginocchia e rimasi lì, immobile, non seppi per quanto, ma il tempo giusto per riprendermi da quella discussione.

Quando riuscii finalmente ad alzarmi andai verso lo specchio del corridoio, ormai vecchio e arrugginito, ma con ancora una buona visuale.

Alzai la maglietta girandomi di spalle e quando voltai il capo vidi un paio di lividi sulla schiena.

"Come se fossero i primi che ho" pensai scuotendo la testa e maledicendomi per averlo provato a fermare.

Dissi quella frase a me stessa, cercando di autoconvincermi, ma infondo, sapevo che quei lividi facevano più male di quelli fatti durante uno scontro.

Sospirai posando una mano sulla mia fronte poi decisi di tornare da Sam.

Mi sedetti sul materasso accanto a lui e gli presi la mano ormai fredda.

Rabbrividii a quel contatto e strinsi ancora maggiormente la presa.

«Non è giusto che te ne sei andato così sai? Non ti meritavi tutto questo...non lo hai scelto tu, lo so» ammisi abbassando lo sguardo.

«So che sei buono Sammy, lo sei sempre stato, anche con me, e questo tuo lato oscuro non ti ha mai tolto la tua vera natura. Capisco ogni cosa che hai fatto e anche perché l'hai fatta, scegliere il proprio destino non è possibile, ma cambiarlo si. E tu sei riuscito a dimostrare che nessun lato oscuro può occultare il vero Sammy. Quello che ti sorride sempre, che ti aiuta in qualsiasi occasione e che riesce a essere gentile anche quando non è possibile» continuai osservando il suo viso e posai la mano libera sulla sua guancia.

Non riuscivo a vederlo in quel modo, ma allo stesso tempo sentivo la necessità di stare lì, con lui, perché sapevo che il giorno dopo probabilmente non l'avrei più rivisto.

«Ti prometto che mi prenderò cura di Dean, non gli permetterò di rovinarsi la vita, perché so che tu non vorresti questo per lui. Quindi non preoccuparti okay?» feci una promessa e decidi di mantenerla a qualsiasi costo.

«Ovunque tu sei, se esiste un paradiso, spero tu sia felice, è ciò che ti meriti» conclusi dandogli un bacio sulla fronte come segno di saluto.

Mi allontanai leggermente e continuai a stringere la sua mano, molto più grande della mia.

Le lacrime non lasciavano tregua ai miei occhi e il bruciore ormai stava diventando insopportabile.

Sospirai decidendo di alzarmi quando improvvisamente Sam si mise seduto di scatto.

Istintivamente urlai per lo spavento e lui mi guardò boccheggiando come in cerca di aria.

«SAM?!» gridai con tono scioccato ma anche stupito.

«Caty...io...» lui si guardò intorno stordito e io gli saltai addosso abbracciandolo.

«Non ci posso credere Sammy, pensavo...non importa, ora sei qui» sussurrai stringendolo.

Sam rimase fermo per qualche istante poi ricambiò il mio abbraccio stringendomi a lui.

Dopo pochi minuti mi allontanai e lo guardai dritto infaccia vedendo nuovamente il suo bel colorito.

Gli occhi brillanti e le labbra rosee proprio come i giorni precedenti.

«Caty ma...io non ero...» Sam alzò un sopracciglio e si toccò dietro alla schiena come per cercare la ferita.

In quell'istante però, capii ciò che era appena successo.

Scattai in piedi maledicendo me stessa per non aver fermato Dean.

"Non può averlo fatto davvero..." pensai guardando fuori dalla finestra.

In lontananza vidi l'Impala raggiungere il casolare e istintivamente corsi di fuori.

Quando Dean scese dalla macchina mi passò di fianco quasi senza notarmi e gli urlai contro.

«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» non riuscii a tenere un tono di voce basso, sapevo a cosa andava incontro.

«Ne parliamo dopo» concluse Dean correndo in casa.

Io rimasi ferma, sui gradini del casolare e mi sedetti con ancora più dolore nel petto.

Lui aveva stretto un patto con un demone degli incroci e questo non poteva essere spezzato.

Sapevo cosa gli attendeva, dieci anni di vita per altri migliaia di secoli all'inferno.

Scossi la testa cercando di trattenere le lacrime e presi a correre lontano da quel luogo.

Non potevo guardarlo negli occhi con la consapevolezza che un giorno sarebbe morto.

Corsi, corsi lontano, con le gambe a pezzi e doloranti.

Quando fui ormai senza forze mi appoggiai con la mano ad palo della luce e mi sdraiai a terra tra l'erba.

Guardai in alto, nel cielo, c'erano poche stelle, forse a causa della luminosità.

Le fissai, fino a quando gli occhi si stancarono e si chiusero facendomi abbandonare, anche solo per poco tempo, la realtà.

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Capitolo 23
*** Let me kiss you ***


Pov Catherine

Mi svegliai a causa dei raggi del sole e aprii gli occhi rimanendo quasi accecata dalla luce.

Mi ero addormentata la sera prima sull'erba stremata e ora mi trovavo in mezzo al nulla.

Decisi di alzarmi in piedi per poi strofinare i palmi delle mani sui vestiti ormai rovinati.

Improvvisamente il mio cellulare squillò e lo presi fuori della tasca dei jeans.

Notai solo in quel momento le mille chiamate perse sia di Sam che di Dean ma nonostante ciò non risposi.

Colui che mi stava telefonando era il maggiore dei fratelli Winchester.

Non volevo né vederlo né ascoltarlo e tanto meno incontrarlo.

Ciò che aveva fatto era troppo per me, ci tenevo a lui, più di quanto pensassi purtroppo.

Sapere il suo destino tanto crudele mi rendeva impotente e ciò non potevo accettarlo.

Il mio cuore batteva all'impazzata pensando a lui ma allo stesso tempo si rompeva in mille pezzi mentre mi immaginavo la sua fine.

Scossi la testa cercando di eliminare quella visuale dalla mia mente e iniziai a camminare lungo la strada.

Il telefono prese a squillare nuovamente, più di una volta e ormai spazientita decisi di rispondere.

«Pronto?» domandai cercando di sembrare il più tranquilla possibile.

«Pronto?! Ma si può sapere dove cazzo sei?! Ti abbiamo cercato tutta la notte!» gridò dall'altra parte del cellulare Dean.

«Questo a te non deve interessare» replicai continuando il mio cammino.

«Si che mi interessa Caty, ma che stai dicendo?» chiese lui con tono scioccato.

«Ascoltami Dean, voglio essere lasciata in pace, fai quello che vuoi va bene? Voglio stare da sola, non mi sembra così difficile da capire» ammisi alzando il braccio libero verso il cielo.

«Ti troverò, in un modo o nell'altro, anche senza il gps del telefono, stanne certa» rispose Dean seriamente.

«Ciao Dean» conclusi chiudendo la chiamata e sbuffando pesantemente.

Rimisi il cellulare nella tasca dei jeans e alzai il capo verso il cielo osservando le nuvole.

"Quando si tratta di lui vado in confusione totale, lo vorrei qui ma allo stesso tempo vorrei stare da sola. È come se lo odiassi e lo amassi allo stesso tempo.." pensai assottigliando gli occhi.

«No! Impossibile!» parlai a me stessa scuotendo la testa più volte e cercai di tornare lucida.

«È assolutamente impossibile» ripetei gesticolando da una parte all'altra.

Solo dopo un'ora arrivai ad un incrocio e dall'altra parte della strada vi era un fiumiciattolo.

Decisi di attraversare e di raggiungerlo per potermi rinfrescare.

Una volta giunta vicino all'acqua mi sedetti a terra e mi lavai il viso affannato dalla camminata.

«Così, non ti avrei mai trovata eh?» una voce mi fece sobbalzare e scattai in piedi.

Appena mi voltai lo vidi a pochi passi da me con le braccia incrociate al petto e lo sguardo serio.

«Che cosa vuoi ancora?» domandai andando leggermente indietro.

Dean fece un piccolo sorriso per poi abbandonare le mani lungo i fianchi.

«Non ti lascio sola Catherine, so che quello che è successo ieri ti ha scom-» non lo feci finire e gli puntai un dito contro.

«Non ti rendi minimamente conto di quello che hai fatto! Anche io tengo a Sam, tu più di tutti, si, perché sei suo fratello, ma una cosa del genere è assurda Dean! Cazzo, come pensi si sentirà quando lo scoprirà eh? O quando rimarrà solo perché tu non ci sarai più? Dieci anni sono comunque troppo pochi» gridai con la voce piena di rabbia.

«Dovevo farlo, io ho il compito di proteggerlo e di prendermi cura di lui, avevo fallito e non potevo permetterlo, se fossi arrivato prima...ma non ha importanza, ora lui è vivo» rispose Dean come per concludere il discorso.

«Tu non capisci» dissi alzando le braccia al cielo.

Lui fece qualche passo avanti e io andai indietro.

«Allora fammi capire» ammise Dean senza fermarsi.

«Smettila» ribattei seria.

«Se no?» domandò lui beffardo.

Feci per rispondere ma sentii il mio piede scivolare nell'acqua e Dean velocemente mi prese per la vita tirandomi in avanti verso di lui.

Lo guardai dritto negli occhi con il sangue che mi ribolliva ancora nelle vene e appoggiai una mano sul suo petto stringendo poi le dita in un pugno.

«È la cosa più assurda che tu potessi fare Dean Winchester» sussurrai a denti stretti.

«È ciò che avrei fatto anche per te» rispose lui sinceramente.

In quell'istante rimasi immobile, come se i miei piedi non potessero muoversi più da soli.

Il tempo si era fermato intorno a me e le sue parole continuavano a ripetersi nella mia mente.

"Lo avrebbe fatto anche per me?" Pensai scioccata.

Quella frase però, velocemente sparì dalla mia mente e decisi di tornare alla realtà.

«Ora andiamo, ci sarà Sam in macchina suppongo» conclusi spingendolo lontano da me e prendendo a camminare frettolosamente.

Ero confusa, non sapevo cosa pensare o cosa fare.

«Catherine» Dean mi chiamò rimanendo al suo posto e io mi fermai.

«No, no. Io sono ancora arrabbiata con te per ciò che hai fatto, non ti rendi realmente conto. Io sono incazzata nera Dean! Non ci posso credere! E tutte queste smancerie non funzionano con me okay?! Perché il tuo gesto si, è stato nobile, ma una assoluta follia! Perché io non posso credere che un giorno mi sveglierò e tu non ci sarai, per semp-» in quell'istante, mentre stavo per concludere il mio discorso Dean si voltò venendo verso di me.

Rimasi senza fiato ancora prima che si avvicinasse e in un attimo mi ritrovai le sue grandi mani sul mio viso e le sue labbra incollate alle mie.

Non seppi perché ma rimasi immobile con i piedi incollati al terreno.

Era come se aspettassi quel momento da tanto tempo eppure il dolore mi diceva di respingerlo.

Lui posò le mani sui miei fianchi facendomi appoggiare contro il suo petto e in quell'istante ricambiai il bacio senza pensarci.

Come un fuoco che arde il mio corpo si stava letteralmente surriscaldando e potevo sentire le gote colorarsi di porpora.

Chiusi gli occhi presa dal momento e Dean mi baciò con più passione passando una mano tra i miei capelli.

Per un attimo mi illusi che tra di noi ci potesse essere qualcosa dopo quel bacio ma il ricordo del patto con il demone degli incroci mi risvegliò dal mio desiderio.

Non potevo farmi del male, non potevo lasciarmi andare con la consapevolezza che lo avrei perso.

Immediatamente mi allontanai da lui e senza pensarci gli diedi uno schiaffo sulla guancia destra.

L'ardore aveva lasciato posto alle lacrime sugli occhi ormai umidi.

«Come puoi fare questo dopo quel patto?» chiesi sussurrando.

Lui si strofinò il punto dolorante e mi guardò con una espressione indecifrabile.

«Caty io volevo solo..» non lo feci finire e mi incamminai verso la strada sapendo che avrei trovato l'Impala parcheggiata proprio là.

«No Dean, no» risposi semplicemente aumentando il passo e trovandomi finalmente vicino all'auto.

In quell'istante apparve Sam preoccupato e mi abbracciò forte per poi notare il mio corpo fermo.

«Stai bene Caty? Cos'è successo? Ti sei fatta male da qualche parte?» chiese controllandomi il viso e osservandomi.

«Voglio solo andare via» dissi guardando i suoi occhi.

Aveva una espressione altamente preoccupata e potevo notare la sua leggere incomprensione.

Senza dire altro salì sulla Impala insieme a me e rimase in silenzio osservandomi dallo specchietto mentre entrambi aspettavamo Dean.

In lontananza lo vidi arrivare e quando finalmente si mise alla guida notai Sam osservare prima lui poi me e sospirò.

Velocemente ci allontanammo da quel posto e io persi la cognizione del tempo osservando il paesaggio al di fuori del finestrino.

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Capitolo 24
*** Il siero della verità ***


Pov Dean

Era passata all'incirca una settimana dal mio bacio con Caty e lei ogni giorno cercava di evitarmi nonostante fossimo sempre insieme.

Sam non capiva il nostro atteggiamento e io volevo parlare con lei per sistemare la situazione.

L'avevo baciata nel momento più inopportuno di sempre ma all'istinto era quasi impossibile resistere, almeno per me.

Ora ci trovavamo a Lawrence in Kansas, città natale mia e di Sam.

Tornare in questo luogo dopo la morte di nostra madre era doloroso ma fortunatamente il lato della città che dovevamo controllare non comprendeva la vecchia casa della mia famiglia.

Il caso che ci aveva affidato un amico di papà trattava di diversi omicidi, le vittime presentavano strani simboli sul corpo e ad alcuni mancavano determinati organi.

Parcheggiai l'auto davanti al Motel e insieme a Caty e Sam ci preparammo per far visita all'obitorio.

Sammy mi osservava mentre mi sistemavo la cravatta e io mi stufai di quel suo fissare così insistente.

«Che c'è?» chiesi alzando le braccia al cielo.

Lui guardò verso la porta poi tornò a posare il suo sguardo su di me.

«Si può sapere che cos'è successo con Caty? Non vi comportate più nello stesso modo e lei è evidentemente molto triste» disse Sam serio.

Ancora non aveva scoperto del mio patto e non gli avrei raccontato assolutamente nulla anche del bacio.

Sentivo che lui provava qualcosa per Caty anche se le mie erano solo supposizioni.

«Nulla, è tutto come sempre» ammisi scrollando le spalle e tornando a sistemare la cravatta.

«Non è vero, adesso che siamo qui in stanza e lei nell'altra da sola, puoi dirmi che cavolo sta succedendo?» domandò Sammy incrociando le braccia al petto.

«Ho detto nulla, come devo fartelo capire? Caty avrà i suoi problemi, a me non importa» risposi senza guardarlo.

«Ah davvero? Perché a me non sembra» continuò lui.

«E a te in caso cosa importa?» chiesi nuovamente.

Lui si sorprese della domanda e si passò una mano tra i capelli con fare nervoso.

«Niente, è mia amica e mi preoccupo» rispose semplicemente.

Ormai lo conoscevo bene e le mie parole lo avevano irritato.

«Come no» sussurrai infilandomi la giacca e prendendo in mano le chiavi.

«Ora andiamo, non abbiamo tempo da perdere» conclusi così il discorso prima di uscire fuori dalla stanza del Motel.

Nel parcheggio vidi Caty vestita elegantemente mentre aspettava sia me che mio fratello.

Mi osservò e non disse una parola, solitamente avrebbe fatto una qualche battuta sul nostro solito ritardo, mentre invece ora sembrava semplicemente assente.

Salii sulla Impala seguito da Sammy e Caty e misi una cassetta dei Metallica per liberare la mente.

Tutto questo era assurdo, io volevo vederla felice e il mio gesto invece l'aveva soltanto turbata.

Sospirai prendendo la strada per l'obitorio e nessuno di noi tre parlò durante i dieci minuti di viaggio.

Una volta arrivati mostrammo i documenti al personale e senza problemi ci lasciarono entrare per osservare i cadaveri.

Una signora sulla mezza età ci fece una introduzione su ciò che avevano scoperto ma nulla fu rilevante per noi, soprattutto perché di alcune cose eravamo già informati.

Quando fummo soli analizzammo le vittime e notai subito che tutte e quattro avevano gli stessi simboli sul petto e sulle braccia.

Caty prese un bisturi e osservò le ferite incuriosita.

«Come ci avevano detto mancano gli organi vitali, non so voi, ma a me sembra un rito di stregoneria. Ne ho già visto uno simile anni fa» ammise lei togliendosi i guanti.

«Non sarebbe da escludere, ma non c'è nessun collegamento tra le vittime» risposi pensieroso.

«In realtà si, ho osservato al computer i file contenenti i fascicoli dalla polizia e tutti quelli che conoscevano le vittime ammettevano di averli sentiti dire almeno una volta che si facevano leggere le carte da una donna» ammise Sam guardando una vittima.

«Non è un po' troppo facile così? Insomma, arriviamo e subito troviamo la strega? Nono, secondo me c'è qualcosa sotto» continuò Caty camminando avanti a indietro.

«Allora facciamo così, io e Sam andiamo da questa cartomante mentre tu Caty vai dalla polizia a cercare qualche altro indizio» dissi sinceramente.

«Hai paura che mi faccia male per caso? So come annientare una strega» rispose lei sgarbatamente.

«Non ho detto questo» ribattei scioccato.

«Beh io so cavarmela quindi non ho bisogno che tu mi dica cosa fare» continuò Caty alzando un sopracciglio.

«Non ho detto nemmeno ques-» Sam interruppe la mia frase puntandoci un dito contro.

«Smettetela! Abbiamo altro a cui pensare, noi andremo dalla strega e tu dalla polizia Caty, così almeno non staremo tutti nello stesso luogo in caso ci sia un altro omicidio e che quella cartomante non sia effettivamente la strega che cerchiamo» disse seriamente.

Lei mi guardò con gli occhi quasi infuocati poi osservò Sam e sospirò stringendo un pugno.

«Ne parliamo dopo» concluse andandosene dall'obitorio.

Alzai le braccia verso il cielo vedendola andare via poi mi tolsi il camice e i guanti.

«E poi vorresti dirmi che non è successo niente eh?» domandò Sam ironico.

«Non ti ci mettere anche tu Sammy, ora pensiamo a quella cavolo di Strega» conclusi esasperato.

Dopo essere saliti sull'Impala Sam cercò l'indirizzo della presunta strega e ci avviammo verso casa sua.

Una volta arrivati bussammo alla porta e ci venne ad aprire una donna sulla quarantina.

«Agenti dell' FBI, siamo qui per farle qualche domanda sugli omicidi di alcuni suoi clienti abituali» dissi mostrando il documento insieme a Sam.

«Accomodatevi» rispose lei lasciandoci entrare e accompagnandoci in salotto.

Parlammo per circa venti minuti con la signora osservando le cose presenti intorno a noi e uno strano coltello attirò la mia attenzione.

«Vedo che le piacciono le cose antiche» dissi ironico.

Quel coltello potevano riconoscerlo solo esperti come noi.

Evidentemente lei attraverso la mia affermazione capì che eravamo cacciatori e così balzò in piedi iniziando a recitare un incantesimo.

Subito Sam alzò la pistola minacciandola con proiettili antistrega.

«Non ho fatto nulla ve lo giuro, leggo solo le carte alle persone che lo desiderano» ammise lei quasi disperata.

«Ah si? E perché dovremmo crederti?» chiesi alzando un sopracciglio.

«Perché a quest'ora se avessi voluto sareste già diventati cenere, posso condurvi dalla strega che state cercando» ammise lei annuendo.

Sam mi guardò per qualche secondo poi abbassò la pistola tenendola sempre ben salda in caso di emergenza.

La donna prese una mappa della città e attraverso un incantesimo essa prese fuoco lasciando integro solo un punto preciso.

«Eccola, non vi sto mentendo, io non faccio del male a nessuno» continuò la donna.

«Sarà meglio per te, perché noi non scordiamo facilmente certe facce» conclusi uscendo fuori dalla casa insieme a Sam.

«Le credi?» domandai a Sammy dopo essere salito in auto.

«Si, avrebbe potuto ucciderci in caso contrario, ma se tutto questo è una bugia la troveremo una seconda volta» rispose lui seriamente.

In quell'istante misi in moto e partii mentre Sam chiamò Caty spiegandole la situazione.

Lei decise di rimanere con la cartomante così che in caso fosse lei la reale colpevole, avrebbe potuto ucciderla.

Velocemente parcheggiai l'auto una volta giunti davanti ad una piccola e vecchia casa e con passo leggero mi avviai con mio fratello verso il portone.

La porta si aprì da sola e lentamente entrammo dentro, sicuramente ci stava aspettando.

Feci pochi passi in avanti e improvvisamente una voce mi persuase obbligandomi a cadere a terra immobile.

Potevo solo vedere una donna trascinarci prima di chiudere gli occhi assonnato.

Poco dopo mi svegliai legato ad una sedia e con davanti Sam che già incredulo mi chiamava e mi fissava.

«Finalmente ti sei svegliato!» disse cercando di liberarsi dalle corde.

«È inutile scappare, siete tra le mie mani e dato che abbiamo molto tempo da passare insieme prima della vostra morte, che ne dite di fare una chiacchierata?» domandò la strega spuntando da dietro una porta.

Era una donna alta e snella con i capelli lunghi neri e delle unghie incredibilmente affilate.

«Vai all'inferno» sbottai irritato.

Lei rise di gusto poi si avvicinò a me schiacciandomi le guance con una mano e graffiandomi leggermente la pelle.

«Beh a quanto pare sarai tu ad andarci, non è così? Ma non voglio rovinare questa sorpresa a tuo fratello! Ho dato ad entrambi il siero della verità, così che questa chiacchierata possa essere divertente. Perché non inizi tu eh?» disse la donna osservando prima me poi mio fratello.

In quell'istante un impulso mi obbligò a dire la verità e cercai con tutte le mie forze di rimanere in silenzio anche se in vano.

«Ho fatto un patto» ammisi.

Sam mi osservò senza capire la situazione.

«Che genere di patto?» mi chiese lui incredulo.

Cercai di non aprire bocca e di nascondere la verità ma il siero era più forte di me.

«Ho fatto un patto con un demone degli incroci quando sei morto e mi rimane solo un anno di vita» dissi tutto di un fiato e guardandolo dritto negli occhi.

Sam rimase in silenzio per qualche secondo poi i suoi occhi improvvisamente iniziarono a brillare.

«Cosa?!» gridò ad un tratto facendo esplodere un vaso di vetro.

«Ora inizia il divertimento»

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Capitolo 25
*** Problemi di cuore ***


Pov Sam

Guardai Dean cercando di elaborare ciò che aveva appena detto mentre la strega divertita rideva a causa della situazione.

«Come puoi aver fatto una cosa del genere?! Non mi avevi neanche detto che ero effettivamente morto, Dean ma sei impazzito?» gridai preso dalla rabbia.

Lui continuava a fissarmi e potevo notare tramite la sua espressione che invece di parlare avrebbe voluto rimanere in silenzio.

«Ero disperato per la tua morte, sei mio fratello e senza di te non posso andare avanti. La mamma è morta, papà è morto e tu eri l'unica persona che mi rimaneva. Non ho avuto la forza di lasciarti andare Sammy» ammise Dean diventando rosso in viso per il nervoso.

Sapevo che voleva liberarsi e smettere di conversare, ma entrambi eravamo bloccati e obbligati a dialogare.

«Questo non ti dà il diritto di decidere quando devo morire! Adesso sarò io a stare senza di te quando scadrà l'anno, a questo non hai pensato Dean?» domandai con gli occhi lucidi.

Lui sospirò guardando altrove e strinse fortemente la mascella in segno di ribellione al siero della verità, ma ciò non contrastò la sua potenza.

«No, ho pensato solo a me stesso, è vero» disse Dean guardando la strega che contenta batteva le mani.

«Ma che bella conversazione! Devo ammettere che gli effetti speciali degli oggetti che si rompono mi hanno molto stupita Sam, che cosa sei tu?» mi chiese la donna avvicinandosi a me e osservandomi.

«Non lo so» risposi istintivamente.

Era la verità, non conoscevo il motivo di tali poteri, ma sapevo che avrei potuto usarli per qualcosa di buono.

«Che carino! Un principiante che non sa neanche chi è, ti sentirai smarrito suppongo» rispose la strega girandomi intorno con passo lento e intimidatorio.

Dean continuava a fissare la donna con gli occhi iniettati di sangue, sapevo che se ci fossimo liberati, l'avrebbe uccisa senza ombra di dubbio.

«Ei puttana, che ne dici se giochiamo ancora?» chiese Dean con tono ironico.

A quel punto la strega si voltò verso di lui e mio fratello le tirò un calcio facendola cadere a terra.

Lei scoppiò a ridere e noi due ci guardammo senza capire che significato avesse il suo comportamento.

«Vorresti mettere k.o una strega con un calcio? Quanto siete divertenti voi umani!» rispose lei battendo le mani come per congratularsi e sistemandosi il vestito.

«Giuro che ti distruggerò» sussurrò Dean minaccioso.

«Ah si? Beh, prima direi che avete altro a cui pensare. Sapete chi sta per aggiungersi alla nostra festicciola?» chiese muovendo le sopracciglia con fare elettrizzato.

«No...» dissi iniziando a muovere i polsi legati con la corda.

«Oh si» rispose la strega ridendo e schioccando le dita poco dopo aver pronunciato un incantesimo.

In quell'istante caddi improvvisamente in un sonno profondo che però non durò a lungo.

Infatti, non seppi precisamente quando, mi risvegliai e davanti a me questa volta non vi era solo mio fratello.

Potevo vedere sia Dean che Catherine mentre cercavano di capire la situazione.

Con la posizione delle nostre sedie creavamo un triangolo perfetto e sapevo benissimo quale ne fosse l'utilità.

La strega voleva rivelare i nostri segreti più profondi e sapeva perfettamente che usando Catherine ci sarebbe riuscita.

«Che diavolo sta succedendo?!» chiese Caty cercando di liberarsi ma senza successo.

«Una strega ci ha intrappolato e ci ha dato il siero della verità per poter chiacchierare tutti insieme allegramente, non è divertente?» domandò a sua volta Dean ironico.

«Non dovevate ucciderla? Direi che è fantastico, veramente fantastico» Catherine sbuffò mostrando la sua frustrazione a causa di quella situazione.

«Non è colpa mia se quella stronza ci stava già aspettando!» sbottò Dean nervoso.

«Magari se facessi le cose con più razionalità a volte capiresti com'è meglio agire no?» domandò Caty arrabbiata.

Potevo notare la tensione che vi era tra i due, anche se non ne capivo bene il motivo, soprattutto ultimamente.

«Perché è sempre colpa mia vero? Certo, se magari non fossi bipolare le persone capirebbero come si devono comportare con te. Ma tu noooo. Prima fai vedere una cosa poi reagisci in un'altra, deciditi nella vita» rispose mio fratello guardandola dritto in faccia.

Lei spalancò gli occhi ovviamente colpita dalle sue parole.

«Se tu fai le cose alla cazzo non è colpa mia Dean Winchester, quindi chiudi quella bocca e pensa ad un modo per uscire da qui» continuò Caty altamente spazientita.

«Ora basta! Si può sapere che vi prende a voi due?» chiesi ormai stufo dei loro atteggiamenti.

In quell'istante la strega entrò nella stanza battendo lentamente le mani e calò il silenzio.

Non ci permetteva di parlare mentre lei agiva e questo non era di aiuto.

«Benvenuta cara, stavamo aspettando solo te» disse la donna guardando Catherine per poi camminare intorno a noi «Ora, tornando al nostro discorso. La tua domanda Sam è stata molto interessante, perché Dean non ci spiega la motivazione per tanta tensione?» domandò lei indicando mio fratello.

Lui scosse la testa volendo stare in silenzio e questo mi fece pensare che non mi sarebbero piaciute le sue parole.

«Non...lo...dirò» rispose Dean stringendo fortemente la mascella.

«Si che lo farai, non puoi farne a meno» disse la donna scrollando le spalle con fare annoiato.

Mio fratello chiuse gli occhi poi guardò Catherine che continuava a muovere la testa in segno di negazione.

"Perché anche lei non vuole farmi sapere il motivo di tale tensione? La cosa non mi piace" pensai osservandoli.

«Ci siamo baciati okay?» ammise tutto di un fiato Dean non resistendo più al siero.

Rimasi con le labbra socchiuse e continuai a guardarli mentre una piccola parte di me non voleva credere a ciò che avevo appena sentito.

Amavo Catherine, ormai da un po', ma non ero sicuro dei suoi sentimenti verso di me.

Non riuscivo minimamente ad immaginare una vita tutti e tre insieme e con loro due fidanzati.

Non ce l'avrei fatta a vederli ogni giorno come una coppia.

«Sam...di qualcosa» disse Caty con gli occhi ormai lucidi.

Rimasi in silenzio, le parole non volevano uscire e nella mia mente tutti i discorsi che cercavo di elaborare finivano con almeno due parolacce.

«Avanti Sammy, dicci come ti senti a causa di questa notizia, ti fa soffrire sapere che si amano?» domandò la strega appoggiando una mano sullo schienale della mia sedia.

«Si» ammisi tenendo la testa rivolta verso il pavimento.

«E perché ti fa soffrire così tanto?» continuò la donna con tono triste ma ovviamente ironico.

«Perché io amo Catherine dalla prima volta in cui l'ho vista» risposi quasi in un sussurro e una lacrima rigò la mia guancia destra.

«Sam...» Caty disse il mio nome ma non la guardai minimamente, non potevo vedere il suo viso anzi, non volevo.

«E tu Catherine, come ti senti ora per questa situazione?» chiese la donna incamminandosi verso di lei.

«Io...non lo so...amo Dean...ma non posso fare a meno di stare male per Sam...perché lui è importante per me nonostante il mio cuore sia di qualcun'altro» rispose Caty con tono quasi sincero.

"Ma come posso crederle?" domandai a me stesso quella frase, ma seppi che al momento non c'era una risposta valida.

«Questo sì che è interessante. Ammetti di amare un uomo ma che allo stesso tempo te ne piace un altro? Wow! Non pensavo fosse così interessante la situazione» disse la strega battendo nuovamente le mani.

Strinsi i pugni preso dall'ira e chiusi gli occhi concentrandomi.

«Ora basta!» urlai e la corda che mi teneva bloccato si sciolse lasciandomi libera la via di fuga.

Allungai una mano e feci volare la donna dell'altra parte della stanza.

Quella sbatté il capo contro ad un mobile e non mi preoccupai di sapere se era ancora viva oppure no.

Andai da Catherine e Dean liberandoli poi senza dire una parola uscì fuori da quella casa.

"La cosa migliore per me ora è restare solo" 

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Capitolo 26
*** What about us? ***


Pov Catherine

Ero in macchina insieme a Dean e nessuno dei due osava parlare dopo l'accaduto con Sam.

Da quel giorno non si fece né sentire né trovare e ormai la settimana stava per finire.

Non riuscivo a credere al fatto che soffrisse così tanto per me.

Sapevo di provare qualcosa per lui ma Dean possedeva la priorità nel mio cuore, nonostante mi facesse arrabbiare in continuazione.

«Hai intenzione di rimanere in silenzio per altri tre giorni?» chiese il maggiore dei Winchester abbassando il volume della radio.

«Non abbiamo nulla da dirci, ora la priorità è solo trovare Sam e risolvere questa situazione» risposi volgendo il viso verso il finestrino.

«Non possiamo evitare l'argomento per sempre. Ciò che è successo è stata colpa di tutti quanti» continuò Dean sbuffando.

Io lo guardai di scatto e con sguardo sconcertato poi gli puntai un dito contro.

«Sei stato tu a baciarmi per primo e sinceramente io non pensavo lui provasse qualcosa per me! Quindi smettila.» sbraitai altamente irritata.

Lui fece una piccola risata isterica che mise in risalto gli angoli della sua bocca.

«Come se non ti fosse piaciuto il nostro bacio» commentò Dean alzando gli occhi al cielo.

Sospirai senza guardarlo poi mi passai una mano tra i capelli che per una volta non erano legati in un elastico.

«Stai zitto e guida» conclusi lasciando ricadere le braccia sui fianchi.

All' improvviso lui accostò bruscamente al lato della strada poi spense l'auto e scese sbattendo lo sportello.

"Ma che cavolo fa?!" pensai scioccata dal suo atteggiamento.

In quell'istante lo seguii e solo un palo della luce poco luminoso mi permise di guardare i suoi lineamenti.

Era notte e faceva freddo rispetto ai giorni precedenti.

«Si può sapere che cavolo fai?!» domandai alzando le braccia verso l'alto.

Dean non rispose e prese a camminare avanti e indietro.

«Per caso sei impazzito? C'è tuo fratello in giro chissà dove e ti comporti in questo modo? Mi spieghi che problemi hai Dean?!» quasi gridai dalla rabbia e lui si fermò improvvisamente.

«Vuoi sapere che problema ho? Lo vuoi sapere davvero?» domandò con tono spazientito.

«Si!» ammisi senza staccare gli occhi dai suoi.

Lui si avvicinò a me poi iniziò a gesticolare con le mani.

«Il problema è che non vuoi mai parlare di quello che c'è tra noi. Perché si, io so quello che provi nonostante tu non lo voglia ammettere. Tutte le volte mi allontani come se avessi la peste ma io so che tu mi vuoi, proprio come io voglio te» rispose facendo un altro passo verso di me.

Ormai non avevo più via d'uscita, il suo sguardo era incollato al mio e sembrava non voler smettere.

«Ma di che cavolo parli?» dissi facendo finta di nulla.

Appena pronunciai quelle parole mi resi conto di aver detto una grande bugia.

Forse dover ammettere i miei sentimenti per Dean era troppo per il mio orgoglio, oppure sapere che Sam avrebbe sofferto mi fermava.

«Non prendermi in giro. Sto parlando di quello che c'è tra di noi. E so che tu, come me, non potrai ignorarlo ancora per molto» disse Dean facendo un altro passo verso di me, così da ritrovarsi vicino al mio viso.

Il cuore prese a battermi a mille nel petto e ogni minimo muscolo del mio corpo sembrava paralizzato a causa della sua presenza troppo ravvicinata.

Il colore verde dei suoi occhi venne illuminato sotto la lieve luce del palo poco più lontano da noi e potei notarli scrutarmi come per leggermi dentro.

«Dean...» riuscì a dire solo il suo nome mentre le pulsioni del mio cuore mi rimbombavano nelle orecchie.

Lui non rispose, semplicemente posò le mani sui miei fianchi avvicinandomi una volta per tutte a sé e poi mi baciò.

Sentii le sue braccia stringermi forte verso il suo petto mentre premeva le labbra dolcemente sulle mie.

Quando riuscii finalmente a lasciarmi andare misi le mani tra i suoi capelli e ricambiai il suo gesto.

Appena Dean notò la mia approvazione il bacio diventò appassionato e potei sentire le nostre lingue danzare come una coppia di puzzle che combacia alla perfezione.

In quel momento io e lui eravamo tutto, niente contava più oltre a noi due.

Spostai le mani dai suo capelli abbassandole e strinsi il colletto della sua giacca di pelle in un pugno.

Dean mi prese in braccio alzandomi per le gambe e infine mi appoggiò sul cofano dell'Impala.

In quell'istante lo ritrovai tra le mie gambe ma senza sembrare troppo invadente e io lo avvicinai di più a me.

Solo quando entrambi fummo senza fiato allontanammo le labbra le une dalle altre e io guardai verso il basso sentendomi totalmente allo scoperto davanti a lui.

Dopo questo gesto da parte mia sapevo che non potevo più tirarmi indietro, nonostante mi sentissi un po' in colpa per Sam.

Dean appoggiò il pollice e l'indice sul mio mento poi mi fece alzare lo sguardo così da poterlo guardare negli occhi.

«So che hai paura, ma ti prometto che andrà tutto bene» ammise lui facendo un piccolo sorriso.

Io andai leggermente in avanti poi scesi dal cofano senza però allontanarmi da Dean.

«Non puoi promettermi questo...e lo sai» sospirai dicendo quelle parole e lui appoggiò la fronte sulla mia.

«Non mi perderai, lo sai, hai davanti a te uno dei migliori cacciatori d'America, anzi direi il migliore in assoluto» controbatté lui facendo una espressione buffa soltanto per rendermi felice.

«Non scherzare Dean, se ti succedesse veramente qualcosa io non so cosa farei...» sussurrai riuscendo ad evitare per un secondo il suo sguardo.

Dean semplicemente mi abbracciò stringendomi tra le sue braccia e facendomi appoggiare il capo contro il suo petto.

Quel gesto mi sorprese, sapevo che se lo stava facendo era per dimostrarmi sinceramente il suo affetto.

Io chiusi gli occhi e lasciai che il silenzio riempisse il caos che vi era tra i miei pensieri.

Potevo sentire solo i nostri lievi respiri che quasi sembravano andare all'unisono mentre il calore del suo corpo mi permetteva di non sentire freddo.

Sapevo che da quel momento sarebbe cambiato tutto e nonostante la paura volevo comunque tentare per una volta di essere felice.

 

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Capitolo 27
*** Let her go ***


Pov Catherine

Erano passati un paio di giorni dal mio bacio con Dean e le cose non sembravano ancora ben definite tra noi.

Mi sentivo felice di passare del tempo insieme a lui da soli, ma il pensiero che Sam potesse essere in pericolo da qualche parte, non mi permetteva di essere completamente presente con la mente.

In questo momento ci trovavamo in un Motel nel Wyoming e Dean per la prima volta non sembrava completamente assorto dalla sparizione di suo fratello.

Questo mi spaventava, per lui non c'era cosa più importante della famiglia e forse le ultime litigate avute con Sam non gli permettevano di abbandonare il proprio orgoglio.

Mi sdraiai sul letto e posai il capo su uno dei due cuscini fissando il soffitto.

Ero felice ma allo stesso tempo preoccupata, come se il mio cuore fosse nel posto giusto e la mia mente nel posto sbagliato.

"Perché deve essere sempre tutto così complicato?" pensai sbuffando.

In quell'istante Dean uscì dal bagno e io mi misi seduta con le gambe incrociate.

«Come mai quella espressione?» mi chiese avvicinandosi a me per poi darmi un bacio sulle labbra.

Io ricambiai il suo gesto e gli feci spazio sul letto portandomi le ginocchia al petto.

«Dobbiamo parlare di Sam...» ammisi giocarellando con le punte dei piedi.

Lo vidi cambiare completamente sguardo ed esso diventò cupo tutto ad un tratto.

I suoi occhi verdi sembravano ricoperti da un'ombra che non gli permetteva di brillare come al solito.

«Stai pensando a lui?» domandò nuovamente con tono acido per poi passarsi una mano sul viso.

Sospirai tenendo strette le braccia intorno alle ginocchia poi ci appoggiai il mento cercando di sembrare il più rilassata possibile.

«Io adoro tutto questo Dean, ma non possiamo fare finta di nulla. Tuo fratello potrebbe essere in pericolo da qualche parte là fuori mentre noi siamo qui. Non voglio che gli accada qualcosa, fa parte della tua famiglia ed è diventato il mio migliore amico. Quindi ti prego, non ti irrigidire in questo modo» risposi allungando una mano verso il suo braccio e accarezzandolo dolcemente.

Potevo sentire il suo muscolo in tiro, come se l'argomento gli suscitasse una leggera irritazione.

Appena notai la sua reazione riportai la mano al suo posto e lo guardai.

«Prova qualcosa per te capisci? Ovvio che voglio trovarlo, è mio fratello ed è una delle cose più importanti della mia vita. Ma allo stesso tempo non voglio che ti porti via da me» disse Dean osservandomi con la coda dell'occhio.

Rimasi sorpresa dalla sua affermazione e mi avvicinai a lui con tutto il corpo così da poter posare il mento sulla sua spalla.

«Non ti devi preoccupare di nulla Dean, però dobbiamo trovarlo e non credo che tu debba venire...» ammisi sperando di non farlo arrabbiare.

Lui subito scattò in piedi e io caddi con il capo sul materasso presa alla sprovvista.

«Mi stai prendendo per il culo?» chiese sconcertato dalla mia affermazione.

Vidi la sua mascella irrigidirsi mentre le mani chiuse in un pugno rivelarono le nocche completamente bianche.

«Dean, ascoltami, se tu venissi con me Sam non cambierebbe mai idea. È arrabbiato e so già che appena lo vedrai scoppierà una litigata assurda. Ti conosco come le mie tasche. Se magari vado io inv-..» non riuscii a finire il mio discorso perché lui subito iniziò a parlarmi sopra come suo solito.

«Se ci vai da sola non capisci quale sarà il risultato?! Non puoi stare da sola con lui, io te lo vieto!» gridò Dean puntandomi un dito contro con fare minaccioso.

Spalancai le labbra a causa delle sue parole e a quel punto mi alzai anche io dal letto andandogli davanti al viso.

«Dean Winchester, va bene tutto, ma non puoi dirmi cosa fare e con chi stare vicino! Poi stiamo parlando di tuo fratello! Come puoi dire certe cose?» domandai completamente scioccata.

Lui si passò entrambe le mani tra i capelli poi sul viso e chiuse gli occhi con fare pensieroso.

Forse per la prima volta una delle nostre litigate non doveva durare per un giorno intero.

Decisi di rischiare e mi avvicinai a lui prendendo le sue mani tra le mie, ma ciò che ottenni fu un rifiuto.

«È impossibile parlare tranquillamente con te! Basta a un semplice si, cosa ti costa? Stiamo parlando di tuo fratello cazzo!» dissi ormai esasperata dal suo atteggiamento.

Sbuffai irritata e decisi di preparare il borsone per il viaggio.

Lui rimase in silenzio osservando ogni mio gesto e proprio quando stavo per chiudere la zip lui bloccò il mio polso.

«Devi promettermelo» sussurrò a denti stretti e senza guardarmi.

Voltai lo sguardo verso di lui e notai la sua espressione quasi senza emozioni.

«Di cosa parli?» domandai con tono ancora acido.

Finalmente mi guardò negli occhi e nonostante fossi arrabbiata temetti di sciogliermi in essi.

«Promettimi che lo cercherai, che starai attenta, che non accadrà nulla tra di voi e che tornerai qui da me» disse stringendo leggermente il mio polso ma senza farmi male.

Io continuai a guardarlo sentendo il suo respiro sul mio viso e posai la mano libera sul suo petto.

«Te lo prometto Dean Winchester» risposi sfiorando il mio naso con il suo.

Lui non distolse mai lo sguardo, neanche dopo la mia risposta, poi mi baciò portando entrambe le braccio lungo i miei fianchi così da stringermi forte.

Ricambiai il bacio chiudendo gli occhi e sulle sue labbra sorrisi leggermente.

«Tornerò da te, è una promessa» sussurrai guardandolo nuovamente.

Dean diminuì la stretta sui miei fianchi poi mi diede un bacio sulla fronte in segno di protezione.

«Stai attenta Caty...» disse prendendo il mio borsone con una mano.

«Lo farò» conclusi infilandomi la giacca di pelle e seguendolo al di fuori del Motel.

Nel parcheggio notai l'Impala risplendere sotto i raggi della luna e Dean aprì lo sportello posteriore per poi inserire il mio bagaglio.

«Pensavo dovessi rubarne una, non che mi dessi la tua macchina» ammisi stupita dal suo gesto.

Lui rise poi si avvicinò a me sventolando le chiavi.

«Tratta bene la mia piccolina, non ci deve essere neanche un graffio, intesi?» disse alzando un sopracciglio con fare misterioso.

Io annuii e feci per prendere il mazzo, ma lui lo alzò più in alto.

«Non ho sentito la risposta» continuò Dean scoppiando a ridere a causa della situazione.

«È al sicuro con me, lo sai» risposi facendo una piccola smorfia divertita.

A quel punto lui mi concesse di mettere in moto l'auto e una volta uscita dal parcheggio lo vidi osservarmi dal Motel.

Appena svoltai l'angolo Dean sparì e per la prima volta sentii un tuffo al cuore per ciò che stavo facendo.

"Spero di riuscire a farvi andare d'accordo senza dover per forza rinunciare anche a te ..."

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Capitolo 28
*** Ti porto via con me ***


Pov Catherine

Mi svegliai improvvisamente a causa del tremolio del terreno creato da un treno in corsa che passò dopo pochi secondi accanto all'Impala.

Avevo accostato l'auto in periferia per la notte dato che non volevo perdere tempo in un Motel e dormire troppe ore.

Mi sedetti comodamente e mi stiracchiai cercando di sistemare i pensieri nella mia mente.

Sospirai posando il capo sul volante e aspettai qualche minuto per riprendermi completamente dalla sonnolenza.

"Ho assolutamente bisogno di caffè" pensai annuendo a me stessa.

Quando fui completamente in grado di guidare misi in moto l'Impala e partii verso la cittadina più vicina.

Ora mi ritrovavo nel Nebraska e grazie ad un cartello al lato della strada notai di essere giunta a Mullen.

Avevo guidato quasi tutta la notte e mi ero fermata solo per una sosta così da poter continuare la ricerca di Sam.

Mi guardai attorno osservando i vari negozi e supermercati fino a quando notai un bar sulla destra.

Parcheggiai e scesi dall'auto per poi assicurarmi che fosse visibile da dentro al locale.

Prima di entrare decisi di sistemarmi la coda ormai arruffata attraverso il riflesso della vetrata e quello che vidi mi rese la persona più fortunata del mondo.

Lasciai perdere i pensieri nella mia mente e mi introdussi nel bar speranzosa.

In un tavolino in fondo al locale vi era un ragazzo seduto, dai capelli castani e spalle molto larghe.

Sapevo perfettamente che si trattava di Sam, eppure mi sembrava tutto troppo facile.

Mi avvicinai alla sua postazione ma la presenza di una ragazza mi fece fermare improvvisamente.

Possedeva i capelli lunghi e biondi mentre il suo vestiario faceva presagire che non fosse completamente estranea alla nostra vita da cacciatori.

Lui stava parlando con lei e potei notare la leggere tensione che vi era tra i due.

Decisi di sedermi in un tavolo poco più in là così da poter sentire, almeno in parte, i loro discorsi.

Presi il menù tra le mani e lo usai per coprirmi il viso in caso si fosse accorto di me.

Le uniche parole che riuscii a udire furono "Ruby""Lilith""morte" e "destinato".

"Che cavolo vorranno dire? E se fosse riferito a quel gruppo di demoni scappato dall'inferno dopo l'incidente avvenuto la notte della temporanea morte di Sam? Dean non mi ha mai parlato di ciò...avevo sentito lui e suo fratello confabulare su questo ma credevo fosse solo una probabilità..." pensai cercando di trovare una spiegazione logica a ciò che le mie orecchie avevano ascoltato.

Improvvisamente la figura femminile si alzò in piedi sbattendo la mano sul tavolo e poi se ne andò lasciando Sam da solo.

In quell'istante decisi di fare la mia mossa e presi il posto di lei ritrovandomelo davanti al viso.

«Si può sapere che stai combinando?» domandai con tono serio e pacato.

Lui alzò gli occhi fissandomi quasi stupito, ma potei notare la sua sofferenza in essi.

«E tu invece perché sei qui? Non te la stavi spassando con Dean senza di me?» chiese a sua volta usando una piccola risata ironica.

Sospirai e decisi di essere completamente sincera nei suoi confronti, nonostante sapessi che non era ciò di cui al momento aveva bisogno.

«Ascoltami Sam. Tutto ciò che hai sentito è vero e so anche che ti fa del male. Non mi rendevo conto completamente dei tuoi sentimenti...e di certo non avrei voluto che tu lo scoprissi in quel modo...ma devi tornare, ti prego» risposi appoggiando i gomiti sul tavolo e giocando con entrambi i pollici per l'ansia.

Lui alzò un sopracciglio poi fece una risatina ironica mettendo in evidenza le fossette.

«Ho altro a cui pensare ora, quindi lasciami in pace» concluse alzandosi in piedi e uscendo al di fuori del bar con passo veloce.

In quell'istante decisi di seguirlo e appena arrivata sul marciapiede dopo essermi lasciata alle spalle la porta mi accorsi che Sam era già lontano.

Iniziai a correre per raggiungerlo e quando finalmente fui abbastanza vicino lo presi per la giacca cercando di fermarlo.

Lui era molto più alto e muscoloso di me e sapevo che con la resistenza non avrei potuto tenerlo fermo.

«Caty, ti ho già detto di no, smettila» sbottò Sam voltandosi verso di me e allontanando la mia mano.

Io lo guardai con gli occhi lucidi e non mi spostai neanche di un millimetro.

«Ti prego...non posso vedervi litigare in questo modo...siete sempre stati legati, siete fratelli Sam. Non è giusto che a causa mia voi perdiate il vostro rapporto, e non voglio che tu ti metta nei guai» dissi cercando di non sembrare una bambina che chiede in qualsiasi modo delle caramelle.

Lui rimase in silenzio osservando il mio atteggiamento e poi sospirò incrociando le braccia al petto.

«È una cosa difficile quella che mi chiedi di fare, inoltre non sai cosa sta succedendo» rispose Sam usando un tono più calmo rispetto a quello precedente.

«Ho ascoltato abbastanza da capire che ti stai mettendo nei guai. Quel giorno ho sentito te e Dean parlare di quel gruppo di demoni che è scappato dall'inferno. Voi non mi avete coinvolto e ora tu a quanto pare stai confabulando con qualcuno che sa qualcosa» conclusi assumendo una posa da interrogatorio e calmando il mio animo.

Non avevo pianto, ma i miei occhi trasmettevano sicuramente un leggero rossore che faceva percepire il mio umore.

Sam fece una espressione stupita poi alzò gli occhi al cielo come se si fosse arreso a causa delle mie affermazioni.

«A volte vorrei che fossi meno intuitiva, riuscirei a nasconderti certe cose, ma comunque non sono affari che ti riguardano, io so cosa devo fare e tu pure insieme a Dean, quindi vai a viverti la tua storia d'amore con lui» disse Sammy cercando di sembrare indifferente alle sue stesse parole, lo potevo percepire tramite i suoi occhi che era triste.

«Non lo accetto, non posso, se...» presi un profondo respiro perché sapevo che non mi sarei più potuta tirare indietro una volta espressa la mia frase.

«Se io rinuncio a Dean, senza scegliere nessuno dei due, tu torneresti?» domandai senza guardarlo in faccia.

Avevo lo sguardo fisso sui miei piedi e il cuore che mi batteva a mille a causa della risposta che avrebbe dato Sam.

Rinunciare a Dean era l'unica soluzione plausibile per poter fare tornare il minore dei Winchester, e ormai lo avevo capito bene.

Sam rimase immobile, potei notarlo dalla posizione delle sue gambe e non alzai neanche per un secondo lo sguardo.

«Lo faresti?» mi chiese lui con tono quasi gentile.

Annuii insistentemente per sembrare convinta ma non risposi, non volevo tradire le mie parole con un tremolio di voce.

Sam mi prese la mano e mi fece alzare lo sguardo così da obbligarmi a guardarlo negli occhi, cosa che al momento non desideravo fare.

«Mi stai chiedendo di vederti triste per il resto dei giorni che passeremo insieme. E secondo te io sarei contento di questo?» mi domandò nuovamente Sammy inclinando il viso di lato.

Io scossi la testa e lui mi abbracciò forte al suo petto, nonostante io fossi rimasta con le braccia lungo i fianchi.

«Non ti farò commettere questo errore per me, non sarebbe giusto né per te né per mio fratello. Può farmi male, è vero, ma mi farebbe soffrire di più sapere che siete entrambi infelici a causa mia» concluse lui facendo un leggero sorriso e dandomi un bacio sulla fronte.

Io chiusi gli occhi e sentii un piccolo venticello sfiorarmi il viso.

Per un momento mi sembrò di essere più leggera, come se la pressione che avevo addosso creata da Sammy se ne fosse andata.

In quell'istante aprii nuovamente gli occhi e vidi che Sam era sparito improvvisamente senza fare rumore.

"Non sarò riuscita a portarti via, ma scoprirò cosa stai combinando Sam Winchester, puoi scommetterci"

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Capitolo 29
*** La scelta giusta ***


Pov Sam

Mi ritrovai improvvisamente catapultato dentro ad un capannone e mi guardai attorno frastornato.

«Ma che cavolo...» sussurrai a me stesso senza capire come fossi finito là dentro.

Ad un tratto vidi una figura femminile dai capelli biondi e capii subito qual era la situazione.

«Ruby» dissi guardandola con sguardo interrogativo.

Lei scoppiò a ridere divertita poi si avvicinò a me indicandomi con il dito.

«Divertente vero? Ti ho interrotto proprio sul più bello, povero Sammy» rispose girandosi tra le dita una ciocca di capelli.

Alzai gli occhi al cielo poi incrociai le braccia al petto sempre più spazientito.

«Vuoi aiutarmi o no Sam? Sai che sei l'unico a poterla uccidere...e inoltre, saresti il salvatore di questo mondo, pensa se Lilith facesse risorgere Lucifero, sarebbe una catastrofe no?» ipotizzò Ruby girandomi attorno come una leonessa vicino alla sua preda.

«E perché mai dovrei fidarmi di te? Sei un demone, ovvio che vuoi Lucifero qui» risposi con tono ironico.

Lei scoppiò nuovamente a ridere poi si avvicinò a me pericolosamente.

«Non ti azzardare mai più. Sono stata mortale anche io, so cosa vuol dire stare laggiù all'inferno, e fidati. Non ti piacerebbe per nulla, quindi no, non voglio Lucifero qui» sbottò lei irritata dalle mie parole.

Potei notare le sue iridi azzurre brillare sotto la luce foca di alcune lampade presenti all'interno del capannone e per un attimo dubitai di me stesso.

"E se stesse dicendo la verità? Se l'unico modo per fermare Lucifero è fermare Lilith?" pensai cercando di non far trasparire nessuna emozione dalla mia espressione.

«Pensaci bene Sam, ti ho aiutato ricordi? Quando sei arrivato qui eri messo molto male e senza di me forse non saresti neanche qui. Magari non sono un mostro come credi, non tutti i demoni sono uguali» bisbigliò lei vicino al mio orecchio.

Strinsi la mascella a causa delle sue parole e le tirai un calcio nel ginocchio per farla cadere a terra.

Lei mi afferrò per il braccio portandomi sul pavimento insieme al suo corpo e mi ritrovai bloccato.

"Stupida mossa" pensai maledicendo me stesso per il poco istinto di sopravvivenza che avevo avuto.

«Tu che vuoi fregare me? Oh Sammy, mio caro Sammy, non hai proprio capito niente vero? Se tu mi aiuti stai alle mie regole, sennò puoi benissimo uscire da quella porta con qualche osso rotto, decidi tu» ammise lei stringendo il mio polso e spingendo il braccio contro la mia schiena.

Potei sentire un leggero scricchiolio provenire dal mio corpo ma cercai di mantenere la calma.

Non potevo perdere le staffe in questo mondo, non con un demone, avrebbe potuto uccidermi in due secondi.

Sapevo però che non lo avrebbe fatto, soprattutto se davvero ero io la chiave per evitare la risurrezione di Lucifero.

«Tik tok Sam decidi, il tempo scorre e abbiamo sempre meno secondi a disposizione, forse vuoi vedere la tua famiglia morire? Magari ti farebbe piacere guardare Dean morire per mano di Lucifero no? Così la tua fidanzatina...come si chiama ? Ah sì, Catherine. A quel punto sarebbe tutta per te e finalmente non avresti tuo fratello tra i piedi» disse Ruby vicino al mio orecchio con tono dissuadente.

Rimasi in silenzio a causa delle sue parole e per un attimo mi stupii di me stesso.

Non potevo credere al fatto di non averle urlato dopo il suo discorso.

Come potevo dubitare di ciò?

Il silenzio di tomba mi permise di sentire chiaramente i pensieri nella mia mente e un rumore improvviso mi fece sobbalzare.

«Lascialo andare!» guardai verso la porta di metallo e vidi Caty con una pistola puntata verso Ruby.

«Non pensavo ci avrebbe fatto compagnia, devo ammettere che è molto sveglia la ragazza anche se credo che quella pistola ti servirà a ben poco con me» rispose Ruby ironica per poi farmi alzare fa terra.

Il braccio mi duoleva ancora a causa della sua stretta e cercai di rimanere insofferente.

Caty si avvicinò lentamente sempre tenendo in tensione la pistola e Ruby strinse di più il mio braccio.

«Se ti avvicini glielo spezzo!» gridò lei intenzionata a farlo.

Io feci un gemito di dolore e notai che Catherine non si fermava, continuava a camminare nella nostra direzione come se nulla fosse.

«Non ti importa proprio nulla di lui eh? Preferisci scoparti il fratello più grande» sbottò Ruby senza lasciare la presa.

Caty non rispose, non era intenzionata ad ascoltare le parole del demone.

A quel punto Ruby mi spezzo il braccio e io caddi a terra con un dolore quasi insopportabile nel punto della spalla.

In quell'istante Caty lanciò il coltello ammazza demoni che sfiorò semplicemente sul viso la mia accanitrice.

Catherine prese a correre per raccogliere il coltello e appena lo fece Ruby si volatilizzò sparendo nel nulla.

«Puttana» bisbigliò Caty stringendo forte il pugnale e infilandolo solo successivamente nel taschino interno del cappotto.

Intanto mi misi seduto ancora indolenzito dal dolore e poi, una volta sicuro delle mie forze, mi alzai in piedi con cautela.

«Sam, stai bene?» domandò Catherine avvicinandosi a me e osservando l'osso ormai fuori posto.

La guardai sconcertato ma appena i miei occhi incrociarono le sue iridi color nocciola non potei fare a meno di ridurre la mia espressione dura e seria.

«Beh, mi hai appena fatto rompere un braccio per uccidere un demone, dovrei fare un grido di gioia?» domandai a mia volta facendo una piccola risata.

Lei preoccupata si tolse il cappotto per poi strappare dalla sua camicia un pezzo di stoffa.

Successivamente mi prese dolcemente il braccio e lo avvolse nel tessuto facendo in modo che rimanesse in sospeso senza doverlo reggere.

«Scusami, ma era l'unico modo, sai che la pistola non funziona» ammise lei ridacchiando a sua volta.

Potei notare i suoi occhi leggermente intristiti e nonostante io fossi arrabbiato per le sue menzogne decisi di fidarmi.

Lei amava Dean, ma era comunque corsa da me per cercarmi e mi aveva appena salvato da un demone.

«Andiamo nella tua stanza del Motel, ti sistemo il braccio e i graffi che hai suo viso» disse Caty avviandosi verso l'uscita accanto a me.

Io la guardai sorpreso poi con tono curioso mi voltai leggermente verso di lei.

«Come fai a sapere che ho una camera in un Motel?» domandai divertito.

Caty mi guardò quasi stupita dalla mia domanda poi mi aprì la porta per farmi passare.

«Stai parlando con una delle persone che ti conosce meglio oltre tuo fratello, ricordatelo» rispose lei alzando un sopracciglio e seguendomi al di fuori del capannone.

Io risi e per un attimo mi risentii come poche settimane prima di sapere la verità.

Cercai di non pensarci e insieme a Caty salii sopra all'Impala per poi indicarle qual era il luogo esatto del Motel.

Dopo dieci minuti giungemmo al parcheggio e appena Catherine spense l'auto entrammo dentro alla mia stanza.

Mi misi seduto sul letto poi slegai con la mano sana il nodo di stoffa per tenere in posizione il braccio rotto.

Caty si avvicinò a me e fece un profondo respiro prima di parlare, dalla sua espressione sembrava al quanto avvilita.

«Purtroppo devo sistemartelo, da solo non credo proprio sia il caso» ammise lei osservando il mio stato attuale.

Io alzai gli occhi al cielo poi mi alzai in piedi e mi tolsi lentamente la maglietta senza però risucirla a sfilare del tutto.

«Ti dò una mano» disse Caty aiutandomi e voltandosi verso il bagno poco dopo per prendere la valigetta con tutto ciò che serviva a sistemarmi.

Mi rimisi seduto sul letto sbuffando a causa del dolore che provavo muovendomi e aspettai il suo ritorno.

Appena arrivò di fronte a me prese il mio braccio posizionandolo in modo corretto poi strinsi tra i denti un pezzo di gomma piuma per non farmi del male.

Mi aspettavo un conto alla rovescia oppure una semplice domanda per chiedermi se ero pronto, ma ciò non accadde.

Improvvisamente Caty tirò il braccio riposizionando l'osso al suo posto come se nulla fosse.

Strinsi con tutte le mie forze il pezzo di gomma piuma che avevo fra i denti e un gemito uscì comunque dalla mia bocca.

Il respiro si era affannato e potevo notare l'espressione soddisfatta di Catherine.

Con la mano sana mi tolsi il materiale morbido dalla bocca e la guardai scioccato.

«Che tatto» ironizzai con ancora il respiro irregolare.

Lei fece spallucce poi prese il mio braccio e lo avvolse in una fasciatura che insieme ad un pezzo di stoffa permetteva al mio arto di restare nella giusta posizione.

«Per un po' non ti devi muovere, hai capito?» domandò Caty seria.

Le sue iridi color nocciola mi fissarono con preoccupazione e io annuii alle sue parole.

In quell'istante la porta del Motel si spalancò e notai Dean sulla soglia che con il fiatone osservava la scena.

"Ma come cavolo ha fatto ad arrivare fino a qui?" pensai ancora scioccato dalla sua presenza.

Mi alzai in piedi e appena i miei occhi incontrarono i suoi tutto l'odio e il dolore che avevo provato a causa sua per un secondo sparirono.

Lui si avvicinò a me poi mi abbracciò evitando il mio braccio rotto.

Ricambiai la stretta battendo leggermente il pugno sulla sua schiena e quasi mi sembrò un sogno.

«Non ti lascerò andare fratellino» disse Dean con tono autoritario.

Rimasi in silenzio per qualche istante poi feci un piccolo sorriso a causa della sua affermazione.

Sentirlo usare parole d'affetto non era noto per me e nonostante tutto gli volevo bene.

«Non andrò più da nessuna parte Dean, te lo prometto»

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Capitolo 30
*** Fermare il tempo ***


Pov Dean

Ormai era passata una settimana dalla mia riappacificazione con Sam ed io d'altro canto cercavo di non costringerlo a vedere certi miei atteggiamenti con Catherine.

Per questo motivo avevamo deciso di prendere sempre camere separate, sapevo che se no per lui sarebbe stato doloroso.

Nonostante ciò, la mia mente si trovava sempre altrove, il mio tempo sulla terra stava scadendo e potevo sentire dentro di me il terrore dei cerberi.

Sam e Catherine non erano a conoscenza delle mie allucinazioni, molte volte mi capitava di sentire il latrato dei cani infernali, oppure il calore delle fiamme dell'inferno attorno al corpo.

Determinate sensazioni creavano in me un malessere che a poco a poco avrebbe sicuramente preoccupato mio fratello e colei che consideravo praticamente la mia ragazza.

Nulla era ancora ufficiale ma data la situazione ci potevamo considerare all' inizio di una relazione.

Sospirai guardando al di fuori del finestrino dell' Impala e con la coda dell'occhio notai Sam fiero nel guidare l'auto di famiglia.

Sapendo che mancava poco alla mia morte lo stavo abituando ad una vita senza di me, anche se da alcune sue espressioni molte volte sembrava contrariato.

I cerberi sarebbero arrivati tra meno di due giorni e purtroppo era la realtà, nulla di tutto questo poteva essere cambiato o fermato.

Attualmente avevamo creato un piano per distruggere Lilith, lei si nascondeva in un piccolo villaggio governato da demoni e l'unico modo era agire di notte.

L'acqua santa invece decidemmo di introdurla nell' acqua degli idranti così da poter tenere lontano coloro che cercavano di proteggerla al di fuori della sua casa.

Lei amava impossessarsi di corpi di bambine e ucciderla a sangue freddo non sarebbe stato facile, ma era la cosa giusta da fare.

Sam però, mi aveva informato di una demone che garantiva il suo aiuto per la missione ma io negai assolutamente a mio fratello di metterla al corrente dei nostri piani, sarebbe stato troppo pericoloso.

«Siete sicuri che funzionerà? Non vi sembra tutto troppo facile?» domandò improvvisamente Caty dal sedile posteriore.

Voltai leggermente lo sguardo e notai la sua espressione triste, non dormiva bene da qualche giorno e le occhiaie sotto agli occhi erano ben evidenti.

«Funzionerà, non andrà male, non possiamo permettercelo» rispose Sam vedendo la mia titubanza.

Lui sapeva quanto fosse difficile per me questa situazione, vedere passare i giorni, uno dopo l'altro, con la consapevolezza che tra poco più di 24 ore non ci sarei stato più.

«Ragazzi, manca ancora tempo, pensiamo ad altro» dissi guardando entrambi con espressione sincera.

Sapevo che quelle parole erano riferite più a me stesso che a loro, ma il terrore mi scorreva nelle vene.

«Dean, smettila» rispose Catherine con sguardo furioso.

I suoi occhi erano leggermente assottigliati e le labbra socchiuse, evidentemente la mia affermazione non le era piaciuta.

«Caty ...» Sam cercò di parlare ma lei velocemente prese il controllo della situazione mettendo il viso tra i nostri sedili.

«Caty un corno! Parliamo solo di questo stupido piano per uccidere quel maledetto demone quando la realtà è un'altra, e voi due non fate altro che evitarla!» gridò Catherine con gli occhi lucidi.

Io mi voltai con il busto verso di lei e cercai di creare un discorso sensato per farle capire che non potevamo fare nulla per la mia situazione, ma purtroppo non ci riuscii.

«Lo sai che non possiamo farci nulla, io quel giorno ho preso consapevolmente la mia decisione e ora ne devo affrontarne le conseguenze» risposi cercando di rimanere il più serio possibile.

Non volevo darle false speranze, soprattutto perché sapevo che qualsiasi cosa sarebbe stata vana.

«Esatto, decisioni che hai preso senza pensare alle persone che ti avrebbero perso una volta andato via!» continuò lei puntandomi un dito contro.

La sua voce era spezzata da un leggero singhiozzo che non le permetteva di esprimere chiaramente ciò che diceva.

Il labbro inferiore le tremava e gli occhi pieni di lacrime sicuramente avrebbero ceduto in poco tempo.

«Ferma la macchina ...» sussurrò Caty a bassa voce.

«Cosa ... ma perché?» domandò Sam osservandola dallo specchietto retrovisore.

«Ferma la macchina ho detto!» gridò nuovamente lei in preda all'ira.

Appena Sam riuscì ad accostare l'auto lei scese correndo sul ciglio della strada e fermandosi vicino ad un lampione su cui appoggiò la fronte.

Sospirai passandomi le mani sul viso e sentii per un istante il mio cuore perdere qualche battito, per la prima volta dopo tanto tempo percepivo qualcosa di sincero e le mie sensazioni me lo provarono.

«Dean ... dovresti andare da lei» mi suggerì Sam con sguardo completamente mortificato.

Anche lui soffriva, tutti soffrivano a causa mia, come sempre, e forse la mia scomparsa avrebbe posto fine a tutto questo dolore.

«Non posso andare da lei Sammy» risposi fissando la sagoma di Catherine che in lontananza si era seduta con la schiena appoggiata contro al palo.

«Perché no? Questo potrebbe essere l'ultimo giorno insieme a lei, cosa aspetti? Quando tu non ...» mio fratello si bloccò per qualche istante voltando il capo altrove e potei notare i suoi occhi  diventare leggermente lucidi «quando sarà sola, tu ti immagini cosa farà vero?» domandò infine lui guardandomi finalmente in viso.

«Tu ti dovrai prendere cura di lei, me lo devi promettere» dissi appoggiando la mano sulla sua spalla.

Sam fissò per qualche secondo il volante davanti a sé e poi dopo aver sospirato pesantemente  annuì con il capo.

«Ora dovresti andare da lei» concluse lui cambiando discorso e indicandomi Catherine con il dito.

In quell'istante appoggiai la mano chiusa in un pugno sulla fronte e i pensieri sembrarono offuscare ogni minima parte della mia mente.

«Come posso guardarla negli occhi consapevole che se sta soffrendo è tutta colpa mia? Che tra qualche ore forse sarà l'ultima volta che potrò vedere il suo viso? Spiegami Sammy, come posso fare tutto questo? Perché io non lo so ...» risposi sentendo gli occhi pizzicarmi leggermente.

Non potevo piangere, anzi, non volevo, era una mia responsabilità giungere sicuro di me alla mia fine, ma anche io come essere umano avevo un limite ad ogni cosa.

«Devi farlo per lei Dean, non puoi toglierle anche questi ultimi momenti con te» continuò lui avvicinandosi a me e aprendo lo sportello dell'Impala.

Osservai il suo gesto rimanendo immobile per qualche istante poi sospirai e scesi dall' auto avvicinandomi a Caty con passo lento.

Appena mi vide subito evitò di guardarmi e io mi inginocchiai davanti a lei posando le mani sulle sue ginocchia.

In quel momento mi sembrò così fragile, capitava raramente di intravedere qualche debolezza in Catherine, ma ora sembrava completamente allo scoperto.

I suoi occhi rossi e gonfi mi fecero intendere che non aveva smesso un secondo di piangere e le mani tremolanti mi spiegarono più cose di quanto avrebbero potuto fare mille parole.

Stavo perdendo una delle poche ragazze che nella mia vita mi aveva fatto provare qualcosa di sincero, e solo ora me ne resi conto.

«Caty ... so che tutto questo è devastante, fidati lo è anche per me. Non credere che svegliarsi ogni giorno consapevole che ti manca sempre meno tempo sia facile anzi, è completamente l'opposto. So anche perché tu sei arrabbiata e io lo rispetto, ma capiscimi, in quel momento mi sembrava la cosa migliore, si trattava di mio fratello ...» dissi stringendo le sue dita tra le mie con fare premuroso.

Lei non emise neanche un suono e la sua espressione sembrava completamente estranea a qualsiasi emozione.

Potevo intravedere nei suoi occhi solo dolore e tristezza e questo creò una crepa nel mio cuore.

Mi avvicinai a lei senza parlare e l'abbracciai forte facendole appoggiare il capo sul mio petto, sapevo che in quel momento entrambi avevamo bisogno di quello e non di altro.

Grazie Catherine avevo imparato che la passione non era la cosa più importante, alcuni momenti andavano conservati nel profondo del cuore, proprio come ora.

Le accarezzai il capo dolcemente e sentii le sue braccia stringersi intorno al mio busto fortemente, il suo profumo inondò le mie narici e chiusi gli occhi stampandolo nella mia memoria.

Una lacrima scese lungo la mia guancia e anche se lei non poteva vederlo sicuramente il battito del mio cuore spiegava ogni cosa.

Lentamente abbassai il viso verso di lei e Catherine mi guardò sfiorando il mio naso con il suo.

Lentamente si avvicinò a me per poi darmi un bacio sulle labbra che subito mi trasmise un sapore salato a causa delle lacrime.

«Andrà tutto bene Caty» sussurrai sulle sue labbra quasi in un sospiro.

Lei scosse leggermente il capo dopo la mia affermazione e io la guardai dritto negli occhi.

«È una promessa»

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Capitolo 31
*** Allo scoccare della mezzanotte ***


Pov Dean

Le ultime 24 ore le avevo passate ad osservare Sam e Catherine.

Tutto ormai sembrava pronto, tra poche ore avremmo ucciso Lilith e probabilmente me ne sarei andato anche io.

Per sicurezza Sammy aveva portato con sé la polvere anti cerbero anche se essa poteva solo rallentarli.

Nei miei pensieri vi era oscurità e le allucinazioni presenti di tanto in tanto non rendevano le cose facili.

Mi capitava spesso di sentire il latrato dei cani infernali in lontananza oppure il calore delle fiamme dell'inferno, come se mi stessero aspettando.

La notte sognavo quasi sempre la mia morte, mi vedevo squarciato dagli artigli e il dolore sembrava reale.

Catherine ogni volta preoccupata mi ripuliva la fronte dal sudore e restava con me anche fino al mattino a fissare il soffitto.

Il fatto che lei fosse lì accanto a me mi permetteva di restare nella realtà, senza vagare con la mente.

«Dean? Dean?» sentii una voce chiamarmi ed improvvisamente allontanai i miei pensieri.

Davanti a me vi era mio fratello che scuoteva una mano in segno di richiamo.

«Eh? Si, dimmi» risposi sbattendo più volte le palpebre e passandomi una mano sul viso.

L'espressione di Sam non era una delle migliori, come Catherine anche lui dormiva poco e i loro visi esprimevano completamente il loro umore.

«Ci siamo quasi» disse lui spegnendo l'Impala e mettendo le chiavi nella tasca del cappotto.

Sospirai guardando la mia auto e appoggiai un dito sul finestrino come in segno di saluto.

"Mi mancherai Baby" pensai facendo un piccolo sorriso e osservando le case intorno a noi.

Non volevo salutare nessuno, odiavo farlo, e avevo preso questa decisione nonostante sapessi che probabilmente sarebbe stato il mio ultimo addio.

«È ora ragazzi, muoviamoci» disse Catherine scendendo dall'auto con cautela.

Io e mio fratello la seguimmo a ruota poi ci andammo a nascondere tra i cespugli del giardino della casa dove si trovava Lilith.

Per un secondo pensai a mio fratello e a quanto avrebbe sofferto nel non vedermi più accanto a lui.

Anche solo prendere semplicemente una birra insieme durante questi ultimi giorni per me era stato importante.

Gli avevo insegnato come essere uomo nel berla e soprattutto come trattare bene la mia Baby.

Sicuramente anche lui notava la mia apprensione in ogni cosa che gli facevo vedere, anche solo nel sistemare qualcosa nel motore dell'auto.

Sam però non diceva nulla, annuiva e sorrideva nonostante i suoi occhi quasi sempre lucidi.

Sospirai e decisi di concentrare il mio sguardo su Caty, come suo solito aveva legato i capelli in una coda e i lineamenti del suo viso mi fecero subito pensare a quanto fosse bella.

Avrei voluto vivere più cose insieme a Catherine ma dovevo accontentarmi dei pochi ricordi presenti in me.

Pensare di stare all'inferno senza di lei e mio fratello, rivederli solo nella mia mente e senza poterli avere vicino.

Sapevo già che tutto questo sarebbe stato orribile, ma quel patto lo avevo fatto io e ora dovevo prendermi le conseguenze delle mie azioni.

Non ero abituato a mostrare i miei sentimenti, pochissime mi era capitato di farlo e ora dovevo cercare di stare calmo.

La missione aveva la proprietà su ogni cosa e non volevo rovinarla con le mie inquietudini, morire con la consapevolezza che una parte dei problemi fosse risolta era meglio per me.

Guardai Sam per qualche secondo e quando lui incrociò il mio sguardo andò nel retro per accendere l' irrigatore con l'acqua santa.

Io e Catherine rimanemmo da soli e notai i suoi occhi posarsi su di me.

«Stai bene?» mi chiese appoggiandosi con la schiena al muro della casa.

I suoi occhi color nocciola mi scrutarono intensamente e io alzai un paio di volte le spalle.

«Certamente, e sono fiducioso su questa missione» risposi guardandola solo per qualche istante.

Cercavo di avere un comportamento normale ma sapevo benissimo che lei attraverso ogni mio gesto o parola aveva intuito la verità.

«Volevo solo dirti che ... » Caty si avvicinò a me poi appoggiò le braccia sulle mie spalle e riprese il discorso «Sei stato fondamentale in questi mesi per me, mi hai aiutato a superare tante cose, tra cui la morte di mia sorella e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Ti sarò sempre grata per ogni volta in cui mi hai fatto aprire gli occhi anche quando non volevo ammettere la realtà. Oppure quando mi calmavi nei momenti di follia ... » non la feci finire e posai le mie labbra sulle sue per qualche istante.

Non volevo sentire quelle frasi, sapevo che era un addio, anche se non aveva usato delle parole precise.

Lei ricambiò il mio bacio e decisi finalmente di guardarla negli occhi.

Potevo vedere come cercava di capirmi solo osservandomi ma il mio sguardo non era così facile da penetrare e sapevo che i miei sentimenti non risultavano limpidi come Catherine avrebbe voluto.

Improvvisamente il giardino poco più distante da noi fu invaso dall'acqua dell'irrigatore e alcuni demoni si presentarono vicino al marciapiede senza avanzare.

Avevano capito molto bene il nostro gioco e sicuramente avrebbero trovato altri modi per attaccarci, ne ero sicuro.

In quell'istante mi allontanai da Caty sentendo dei passi in lontananza e cercai di mantenere il mio viso impassibile.

Come avevo presupposto pochi secondi dopo Sam ci raggiunse e accanto a lui vidi una biondina.

«E questa chi sarebbe?» domandai perplesso.

Non era certo la situazione giusta per portarsi dietro la fidanzatina.

«Lei è Ruby, il demone che voleva aiutarci» rispose Sam grattandosi il capo.

«Seriamente Sammy? Stiamo andando ad ammazzare praticamente il suo capo e tu ti atteggi come se fosse tutto normale?» chiesi alzando le braccia verso il cielo.

«Ora basta! Pensiamo solo a distruggere Lilith, a lei ci penso io» concluse Caty lanciando uno sguardo minatorio al demone.

Ruby fece una smorfia e dopo qualche imprecazione decisi di non obbiettare.

Con passo felino entrammo all'interno della casa e ci stupimmo del semplice silenzio che vi era al suo interno.

Nessun attacco improvviso, nessuna imboscata e nessuna trappola.

"C'è qualcosa che non va" pensai osservando le stanze dal corridoio.

«Io vado di sopra, voi controllate qui» sussurrò Sam indicando il coltello nella tasca.

«Sei sicuro che vuoi andare da solo?» domandò Catherine preoccupata.

Lui esitò per qualche istante poi le sorrise in un modo al fin troppo dolce per i miei gusti.

"Ma che cazzo dico, non è di certo questo il momento" pensai rivolgendomi a me stesso.

«Tranquilla, ce la faccio» rispose Sam annuendo convinto e iniziando a salire le scale.

Poco dopo lo vidi sparire al piano di sopra e tenendo la pistola in mano cominciai ad esplorare ogni stanza della casa.

Catherine dietro di me mi copriva le spalle e Ruby se ne stava impalata quasi annoiata.

«Il piccolo demone si sta annoiando? Cosa sei venuta a fare allora?» domandai alzando un sopracciglio.

Lei scoppiò a ridere e prese a girarsi tra le dita i capelli biondi.

«Ho aiutato tuo fratello quindi vedi di avere un po' di rispetto» rispose Ruby con tono altezzoso.

Feci per controbattere ma Catherine mi anticipò quasi urlando.

«Chiudi quella boccaccia puttanella e non ti permettere mai più di parlare così al mio ... a Dean!» concluse Caty puntandole un dito contro.

In quell'istante si sentii un urlo dal piano superiore e così corsi in corridoio.

Sam scese velocemente le scale e con una espressione scioccata mi mostrò il coltello intatto.

«Che cos'è successo?» chiesi controllando che stesse bene.

Lui continuava a scuotere la testa quasi come se stesse ancora realizzando ciò che aveva visto.

«La bambina ... non è più posseduta» rispose dopo essersi un attimo ripreso.

«Oh no...» Caty sussurrò quelle due parole e sia io che mio fratello ci voltammo verso di lei.

Catherine stava fissando Ruby che a differenza di prima aveva le pupille completamente bianche.

«Ciao ragazzi, vi stavo aspettando» disse la bionda salutando con la mano.

Subito Sam impugnò saldamente il coltello e io alzai la pistola mettendomi al fianco di mio fratello.

«Davvero pensavate di uccidermi così facilmente? Oh, ma quanto siete ingenui» continuò Lilith sorridendo e camminando da una parte all'altra.

«Sei solo uno sporco demone perché non te ne torni all'inferno e basta? O forse preferisci morire?» sbottai inclinando il capo di lato.

Le sue pupille bianche mi ipnotizzarono e lei all'improvviso scoppiò nuovamente a ridere.

«Oh oh oh, mi sa che abbiamo un problema qui vero?» disse lei indicando l'orologio del salotto.

Il corridoio era separato dalla stanza tramite una porta che al momento si trovava aperta e appena mi voltai rabbrividii.

In quello stesso istante scattò la mezzanotte e da lontano potei sentire i latrati dei cani demoniaci.

«Dean andiamo!» mio fratello prese me e Catherine di forza poi ci spinse all'interno del salotto chiudendo a chiave la porta.

Velocemente sparse sul bordo la polvere anti cerbero e le mani iniziarono a sudarmi.

La pistola mi cadde a terra e nella mia mente potevo sentire i ritocchi dell'orologio farsi sempre più forti.

In quell'istante Catherine mi prese il viso tra le mani guardandomi negli occhi, lei provò a parlarmi ma non riuscii a capire nessuna delle sue parole.

Potevo udire solo i latrati e quelle lancette che in continuazione battevano nella mia testa.

Improvvisamente la porta prese a muoversi e potei percepire la vicinanza dei cerberi, erano lì, tutto stava per diventare reale.

Caty mi prese la mano e strinse le sue dita nelle mie con forza, io ricambia la stretta e strizzai gli occhi intrisi di sudore.

«Sammy ... » sussurrai con tono lieve.

Lui intanto continuava a parlottare cercando un modo per evitare la situazione e la sua espressione traspariva un vero e proprio senso di terrore.

Sam si passò le mani tra i capelli più volte quasi strappandoli e io con ancora i piedi incollati al pavimento provai a richiamarlo.

«Sam spostati!» finalmente riuscii a gridare e proprio in quell'istante la porta si spalancò.

Lì davanti c'era Lilith che con uno spostamento di mano sbatté contro al muro Caty e Sam.

«No! No! Lasciami andare!» iniziò ad urlare Catherine con gli occhi in lacrime.

«Ci si vede l'inferno Dean» quella fu l'unica cosa che disse Ruby prima di fare un fischio.

Potei sentire i cerberi avvicinarsi a me nonostante la loro invisibilità e improvvisamente venni scaraventato a terra.

Battei la testa contro al pavimento e un momento dopo i cani infernali iniziarono a graffiarmi e a mordermi le membra.

Urlai dal dolore a causa di ogni singola lacerazione e con il corpo immobile voltai lo sguardo verso Sam e Catherine.

Potevo sentire i denti dei cerberi conficcarsi nella mia carne e i graffi strappare ogni volta una parte della mia pelle.

«No! Fermati! Dean! Dean!» Caty continuava a gridare con le guance rigate dalle lacrime e Sam affianco disperato cercava in qualche modo di liberarsi dai poteri di Lilith.

Improvvisamente il dolore però iniziò ad affievolirsi e con ancora gli occhi aperti fissai le due persone più importanti della mia vita prima di sparire.

Tutto si fece buio e ad un tratto mi ritrovai attaccato a dei ganci mentre delle fiamme circondavano i lati del mio corpo.

«Sam!! Catherine!!» urlai i loro nomi con tutto il fiato presente nei miei polmoni ma quello che ottenni fu il nulla.

Da lontano però, vidi apparire una figura incorporea con un coltello in mano e i brividi pervasero il mio corpo

«Io sono Alastair, un demone molto speciale con cui ti divertirai spesso. Benvenuto all'inferno»

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Capitolo 32
*** Casa dolce casa ***


Pov Sam

Tre mesi dopo...

Scrutai la stanza del Motel in cui mi trovavo da ormai due settimane e mi sdraiai sul letto intrecciando le mani dietro la testa.

Avevo dato la caccia a due vampiri nel Pontiac, Illinois e solo poche ore prima ero riuscito finalmente a fermarli.

Senza Dean tutto sembrava più faticoso e ancora non riuscivo a metabolizzare il fatto che lui non ci fosse più.

Dopo la sua morte Lilith aveva cercato di uccidere sia me che Catherine ma senza successo.

Con grande forza di volontà avevo abbracciato Caty per proteggerla dalla luce di Lilith, non seppi per quale motivo ma i raggi di calore non ci fecero neanche un graffio sulla pelle.

Il demone spaventato se n'era andato e l'unica cosa rimasta in quel momento era il vuoto e il dolore nel vedere il cadavere di mio fratello a pochi passi da noi.

Scossi la testa sentendo gli occhi pizzicare e mi alzai dl letto andando in bagno.

Mi guardai allo specchio respirando pesantemente e strinsi le mani ai bordi del lavandino.

Dentro di me provavo dolore, vuoto e rabbia, la caccia sfrenata degli ultimi mesi non aveva aiutato a reprimere le mie emozioni e l'assenza di Catherine rendeva il mio umore alterato.

Non sapevo dove fosse ma soprattutto se stava bene.

Avevamo sepolto insieme Dean ma poi lei in preda ad un attacco di rabbia e di ira se n'era andata via con una moto senza mai tornare indietro.

L'avevo aspettata, l'avevo cercata e avevo anche provato a contattarla, ma senza riuscirci.

Ogni tentativo equivaleva ad un fallimento e sapevo che questo Dean non me l'avrebbe mai perdonato.

Se fosse qui, niente di tutto ciò sarebbe successo.

«Non dovevi salvarmi ... non dovevi!» gridai dando un pugno contro al vetro davanti a me.

Le nocche mi sanguinarono e a causa del dolore allontanai il braccio per poi stringerlo al petto.

In quell'istante qualcuno bussò alla porta e andai ad aprire con cautela.

Ciò che vidi mi fece sobbalzare il cuore di gioia e le gambe quasi cedettero.

Davanti a me c'era Dean che con un grande sorriso stava aprendo le braccia per stringermi in un abbraccio.

La rabbia però prese il sopravvento su ogni emozione e pensando fosse un mutaforma lo afferrai per il collo spingendolo contro al muro.

«Chi cazzo sei?!» urlai premendo più forte le dita sulla sua pelle.

«Sono io, Sammy ... sono io» rispose lui con tono spezzato, evidentemente a causa della poca aria nei polmoni.

Lo fissai assottigliando gli occhi e non credetti a nessuna delle sue parole.

«Non ti credo, brutto bastardo sei un mutaforma vero? Eh?!» urlai nuovamente spingendolo verso l'alto.

Lui boccheggiò a causa del mio movimento e portò le mani contro le mie braccia.

«Quando eravamo piccoli ... siamo andati a fare esplodere ... i fuochi d'artificio in quel campo ... ti ricordi?» domandò lui mentre il suo viso a poco a poco diventava sempre più sofferente.

Pensai a quel momento e mi aggrappai a quel ricordo, dove per un attimo entrambi eravamo felici.

«La collana ... ti ricordi? Me l'hai ... donata tu» continuò il presunto Dean cominciando ad elencare avvenimenti nostri personali.

«Ma ... ma come ...» sussurrai lasciandolo subito andare e guardandolo con gli occhi sgranati.

«Sono io Sammy ... sono io» disse lui riprendendo fiato e appoggiandosi con la schiena al muro.

Non potevo crederci, come era possibile tutto ciò?

«Ma ... tu ...» cercai di dire qualcosa di sensato ma al momento lo stupore era più forte di qualsiasi altra cosa.

Decisi di rimanere in silenzio e dopo averlo aiutato ad alzarsi lo abbracciai forte.

«Non ci posso credere...» sussurrai allontanandomi leggermente da lui e guardandolo da capo a piedi.

«Pensavi di esserti liberato di me vero?» domandò lui con il suo solito sguardo da duro.

«Ma come hai fatto? Cos'è successo?» chiesi gesticolando con le mani da una parte all'altra.

«Non lo so, è come se qualcuno mi avesse afferrato e riportato sulla terra, guarda» Dean alzò la manica destra e sul braccio potei vedere una impronta.

Mi avvicinai per toccarla ma lui con un piccolo passo indietreggiò allontanandosi da me.

«Fa male, ancora non capisco nulla ma al momento non conta, l'importante è che sono qui no?» disse lui sorridendo e guardandosi intorno «Ma Caty dov'è? Non vedo l'ora di salutarla, sarà sorpresa tanto quanto te» continuò cercandola con lo sguardo per la stanza.

In quell'istante cambiai espressione e iniziai a preoccuparmi per come avrebbe reagito sapendo la verità.

«Ecco...» cercai nella mia mente delle parole adeguato ma non le trovai e Dean diventò con il passare dei secondi sempre più cupo.

«Non le è successo niente vero?» chiese lui con gli occhi pieni di preoccupazione.

Mi passai le mani tra i capelli e decisi di dire la verità una volta per tutte, prima o poi lo avrebbe scoperto comunque.

«Non so dove sia, dopo averti seppellito ha avuto un attacco di rabbia ed è scappata. Da quel giorno non l'ho più trovata» ammisi osservandolo con la coda dell'occhio.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo poi venne verso di me puntandomi un dito contro.

«Stai scherzando vero? Non dici sul serio Sam» rispose lui con tono pacato.

La fronte corrugata e la bocca leggermente socchiusa mi fecero intendere quando fosse preoccupato e non potevo di certo contraddirlo.

«Dean mi dispiace ... l'ho cercata, te lo giuro, ma è come sparita nel nulla» dissi alzando le braccia al cielo.

Lui si passò una mano sul viso poi prese a camminare avanti e indietro velocemente.

«Come hai potuto permetterlo? E se l'è successo qualcosa? Da quanto tempo è andata via?» domandò lui fermandosi di colpo e guardandomi dritto negli occhi.

«Circa tre mesi ... da quando è successo tutto il caos» sospirai e mi avvicinai a Dean allungando una mano verso la sua spalla.

Con una mossa rapida si allontanò da me e andò ad appoggiarsi vicino alla finestra che mostrava la strada principale.

«Non dovevi permetterlo, mi avevi giurato che l'avresti protetta Sam, lo avevi giurato» disse Dean posando l'indice e il pollice sul mento.

«Lo so Dean, ho fatto di tutto per cercarla veram-...» non riuscii a finire la frase perché mio fratello subito tuonò contro di me.

«Evidentemente non hai fatto abbastanza! Ora basta parlare, partiremo subito per cercarla» rispose lui raccogliendo le mie armi da sopra il letto e inserendole all'intero del borsone.

«Hai bisogno di riposare, possiamo partire domani mattina» ammisi preoccupato per la sua condizione fisica.

Sembrava sciupato e stanco, le occhiaie impresse sotto ai suoi occhi mi fecero intendere che per raggiungermi non aveva dormito e sapevo che ora ne aveva bisogno.

«Io vado, se tu vuoi venire fai pure, sennò resta qui» concluse lui prendendo in mano il borsone e uscendo al di fuori della stanza del Motel.

Sospirai alzando gli occhi al cielo poi presi le poche cose rimaste e raggiunsi Dean nel parcheggio.

Dopo essere salito sull' Impala notai la sua espressione allibita, fissava il mio Mp3 come se fosse spazzatura e così feci spallucce.

«Che c'è? È molto meglio così» ammisi premendo il pulsante centrale e facendo partire la musica.

Appena Dean sentì la canzone latino americana risuonare nell'auto subito staccò l'Mp3 per poi buttarlo sui sedili posteriori.

Scioccato lo guardai aprendo le braccia in segno di opposizione.

«Ehi! Quello era il mio Mp3 » gridai scuotendo il capo.

Lui prese una delle sue cassette poi la inserì facendo partire una canzone dei Led Zeppelin.

«Ora va molto meglio, Baby, papà è tornato» disse Dean battendo la mano sul volante dell'Impala per poi mettere in moto.

Finalmente lui era al mio fianco, di nuovo insieme lungo le strade dell'America contro il male.

Ora l'unica cosa che mancava era Catherine, dovevamo trovarla il prima possibile e sapevo che se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.

"Ti troveremo Catherine".

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Capitolo 33
*** Follia omicida ***


Pov Catherine

Il sangue, il sangue sui muri, sul pavimento, sui vestiti e sul mio viso.

Il sangue era l'unica cosa che riuscivo a vedere e percepire intorno a me dopo aver sterminato un covo di vampiri.

Osservai la lama e fissai per qualche secondo le piccole gocce di sangue che con velocità colavano sul pavimento e sulle mie scarpe.

«La...pagherai per tutto questo» una voce tremolante attirò la mia attenzione e con uno scatto mi voltai vedendo uno dei vampiri ancora in vita.

«E sarai tu a fermarmi?» domandai avvicinandomi all'essere e posando un piede sopra al suo petto.

«La tua follia omicida sarà la tua rovina» sussurrò quest'ultimo cercando con le poche forze rimaste di mordermi la caviglia.

«Sogni d'oro» spostai il piede e appena il vampiro alzò la testa con un colpo netto gliela tagliai.

Rimasi ferma nella mia posizione poi feci un piccolo sorriso pieno di soddisfazione.

Mi misi in piedi, uscii fuori da quella casa ormai priva di vita e dopo aver preso uno straccio dalla mia cintura pulii la lama.

Il rumore del sangue mi sembrò quasi familiare e chiusi gli occhi ricordandomi anche solo per un istante di Dean.

Combattere, proteggerci le spalle a vicenda, pulire le armi insieme e scherzare, mi mancava tutto di lui.

Lanciai il nel bagagliaio una volta giunta vicino la mia macchina e appoggiai i gomiti sul tettuccio.

«Non c'è più spazio per i ricordi, non c'è più spazio per nulla ormai, vivo per uccidere e se morire mi porterà all'inferno da te, allora sono contenta di farlo» mi accorsi di aver pensato ad alta voce e abbassai il capo.

L'odore del sangue aveva impregnato i miei capelli e alcune parti dei vestiti in pelle.

In quell'istante sentii il cellulare squillare e controllai il display, appena vidi il nome del contatto rimisi in tasca il dispositivo e salii in auto.

Ormai erano tre mesi che Sam mi cercava, ogni volta non rispondevo alle chiamate e mi nascondevo.

Non volevo vederlo, era un pensiero altamente egoista e questo lo sapevo bene, ma restare in contatto con lui non avrebbe fatto altro che crearmi ricordi in ogni secondo.

Avrei pensato continuamente a tutti i miei rimpianti, soprattutto a quello di non aver lasciato andare Dean senza avergli dimostrato ciò che provavo per lui.

Ormai era troppo tardi, non volevo, anzi, non potevo rimuginare sul passato.

"Ora conta solo il presente" pensai annuendo a me stessa e poi misi in moto la macchina.

Feci retromarcia e dopo essere uscita da un viottolo tornai in strada cominciando una nuova caccia.

Ogni settimana era così, un circolo vizioso che non si sarebbe mai concluso senza la mia morte.

Cacciare, pedinare e uccidere, tre azioni che al momento erano diventate il mio scopo di vita.

Il cellulare squillò nuovamente e decisi di non controllare nemmeno chi fosse, lo sapevo già.

Un altro caso mi aspettava, avevo cercato informazioni così da non fermarmi in un luogo per tanto tempo.

Non volevo smettere, smettere avrebbe significato riposarsi, rilassarsi, e rilassarsi a sua volta significava pensieri liberi.

La mia mente doveva essere sempre occupata, da qualsiasi cosa.

Accesi la radio e sentii le melodie di "Sweet Child O' Mine" dei Guns N' Roses.

Iniziai a cantare guardando la strada davanti a me e più il tempo passava più vedevo il sole tramontare fino a sparire.

La luce della Luna illuminava il mio cammino e grazie ai fari dell'auto riuscii a trovare un capannone abbandonato in mezzo alla campagna.

Un altro covo di vampiri da eliminare e un altra battaglia da cominciare.

Scesi dalla macchina senza fare troppo rumore e presi dal bagagliaio due poi con passo docile mi avvicinai all'entrata.

Potevo sentire alcune voci in lontananza e nonostante fossi in silenzio sapevo bene che loro già avevano udito il mio cuore pulsante.

Con energia diedi un calcio alla leggera porta di legno e circa venti vampiri mi si mostrarono davanti.

Potei notare il capo posto un passo avanti rispetto a tutti gli altri.

«Sei così pazza come dicono da venire qui da sola?» domandò lui inclinando il capo da un lato.

«E tu sei così sicuro di te da dare per scontato che morirò?» chiesi a mia volta facendo un piccolo sorrisetto beffardo.

«Non rimane altro che scoprirlo» concluse lui indietreggiando e facendo segno con la mano ad alcuni di avanzare.

Con uno scatto mozzai la testa al primo e poi al secondo continuando con ogni vampiro che cercava di uccidermi.

Il sangue scorreva lungo la lama, potevo sentire le gocce di sudore che si mescolavano a quelle rosse del sangue e i piedi bloccati al terreno si muovevano solo per attaccare o parare i colpi.

Mi guardai intorno notando che avevo già ucciso quindici vampiri e sorrisi vedendo il capo con altri quattro al suo fianco che digrignavano i denti.

«Allora? Che cosa stai aspettando?» domandai con tono di sfida.

Quelli affianco a lui si mossero in avanti e il moro lì fermò con una mossa della mano.

«Aspettate» i suoi denti sparirono e si avvicinò di un passo.

«Perché non ti unisci a noi? Sei una ottima combattente e te la caveresti benissimo con altri cacciatori» disse lui incrociando le braccia al petto.

Non risposi e rimasi sull'attenti senza muovermi di un solo millimetro.

«Cosa ne dici? Ti risparmio la vita e tu la risparmi a noi, collaboriamo» continuò il vampiro aprendo le braccia e facendo un ampio sorriso.

In quell'istante scoppiai a ridere e mi rigirai nelle mani le mie impugnandole poi con forza.

«Piuttosto la morte» conclusi andandogli addosso.

Lui si spostò mandando avanti gli altri quattro vampiri e tagliai la testa a due di loro in un secondo.

"Prevedibili, sono tutti quanti prevedibili ormai" pensai voltandomi verso il capo gruppo.

«Cosa aspettate?! Muovetevi!» gridò lui incitando gli altri due rimasti al suo fianco.

Quest'ultimi mi saltarono addosso in contemporanea così feci un salto di lato e mozzai il capo a quello più vicino.

L'altro senza esitare mi venne incontro e con forza mi fece cadere dalle mani una delle mie .

Stringeva con forza il mio polso e soddisfatto per ciò che aveva fatto non si accorse che ne possedevo un'altra.

Gli diedi un calcio nello stomaco facendolo piegare leggermente poi gli feci volare via la testa con ormai il fiatone.

«Allora...adesso che sei solo scappi o combatti?» domandai ridendo più con me stessa che contro il vampiro.

Lui digrignò i denti e mi balzò addosso facendomi cadere a terra.

Subito sentii una forte fitta alla schiena ma mi accorsi di aver tenuto la lama vicino al collo e così entrambi eravamo in una posizione fatale.

Lui poteva mordermi e io potevo fargli saltare la testa in un secondo.

Il vampiro esitò ma ormai dentro di me non albergava neanche un po' di pietà, con forza spinsi la lama verso l'alto stringendola con l'altra mano dalla parte tagliente e dopo momenti di strazianti urli il mostro morì.

Era solo un mostro, non una persona.

Mi guardai la mano e vidi un profondo taglio causato dalla mia stretta.

«Merda» dissi spostando il corpo ormai inerme del vampiro.

«Catherine...» una voce, quella voce, stavo sicuramente avendo delle allucinazioni.

Con uno scatto mi alzai in piedi e mi voltai verso l'entrata del capannone.

In quell'istante vidi Sam con gli occhi sgranati, poi Dean al suo fianco, che mi fissava quasi scioccato.

Il mio cuore perse un battito, non poteva essere vero, non poteva essere lui.

«D-dean...?» la lama nella mia mano cadde a terra creando un tintinnio a contatto con il pavimento.

"Non è possibile, è una finzione, lui è morto, l'ho visto morire e l'ho sepolto..." pensai ricordandomi di ciò che era successo.

Avevo cercato di dimenticarmi di lui, ma la realtà era che stavo solo scappando da tutto.

«Sono io Caty, sono tornato, ti spiegherò ogni cosa te lo prometto» la sua voce calma e tranquilla mi fece venire la pelle d'oca.

Ogni sua parola, ogni suono creato dalla sua voce e ogni suo piccolo movimento mi sembrava un miracolo.

«Non...non è possibile....tu...tu» indietreggiai leggermente, la testa iniziò a farmi male e la vista mi si annebbiò a causa delle lacrime.

«Sono qui davvero Caty, sono io e non me ne andrò di nuovo te lo prometto.
Ti ricordi cosa ti avevo promesso? Che ci sarei stato per sempre, e tu che cosa mi hai risposto? Di non prometterti certe cose perché sapevo di non potere mantenere la mia parola...» disse lui avanzando con piccoli passi verso di me.

Dopo quelle parole mi fermai e i piedi si incollarono al pavimento, le lacrime scesero lungo le mie guance e crollai in ginocchio a terra.

Tutto ciò che avevo creato, la mia corazza, la mia distanza e la mia durezza, ora era sparita.

Posai le mani in avanti per non cadere con tutto il corpo e subito lui si avvicinò a me posando una mano sulla mia spalla.

«Caty...» sussurrò il mio nome e poi mi prese il viso tra le mani guardandomi negli occhi.

Il respiro mi sembrò mancare quando sentii i palmi delle sue mani entrare in contatto con le mie guance.

Nonostante avessi la vista annebbiata potei vedere i suoi grandi occhi verdi fissarmi e presi a piangere con ancora più foga.

«Non ti preoccupare, ci sono qui io adesso» le sue parole mi rincuorarono e mi prese per la vita stringendomi tra le sue braccia.

Subito a mia volta mi strinsi a lui riconoscendo il suo profumo e per un piccolo istante mi sembrò che nulla fosse cambiato.

Non sapevo cos'era successo o perché fosse lì in quell'istante, ma l'importante per me ora era averlo vicino senza lasciarlo più andare.

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Capitolo 34
*** Goodbyes ***


Pov Dean

Avevamo riportato Catherine al Motel dove stavamo alloggiando e per tutto il tempo non faceva altro che fissarmi.

Deve essere stato uno shock per lei riavermi davanti agli occhi.

Sfogava tutta la sua rabbia uccidendo i mostri e trovando ogni volta un nuovo caso.

Da quando l'avevo vista l'ultima volta aveva anche qualche ferita in più e ciò mi dispiaceva.

Lasciai Catherine nella sua stanza così che potesse ripulirsi dal sangue e uscii fuori nel parcheggio con Sam.

«Come credi l'abbia presa?» domandai passandomi la mano destra sopra al viso.

«Penso che in un secondo le hai eliminato interminabili momenti di sofferenza e malessere» ammise mio fratello camminando lentamente avanti e indietro.

Sembrava turbato, come se qualcosa tenesse lontano la sua mente dal presente.

«Dean, dobbiamo parlare di una cosa» disse improvvisamente fermandosi proprio davanti a me.

Alzai lo sguardo e incrociai le braccia al petto pronto ad ascoltare ciò che doveva dirmi.

«Immagino che voi due adesso...insomma hai capito no? Quindi per te è un problema se io...se io me ne vado?» domandò lui ciondolando leggermente con i piedi.

Rimasi immobile fissandolo per qualche secondo poi alzai un sopracciglio.

«Stai scherzando spero» ammisi con tono ovvio.

Sam si mise le mani in tasca poi sospirò ammettendo così che le sue parole erano completamente oneste.

«Mi dispiace Dean, ma non riesco a rimanere con voi ogni giorno se state insieme....io amo Catherine, quindi ti prego di lasciarmi andare, tornerò un giorno, quando finalmente starò bene» disse lui facendo un piccolo sorriso.

Lo guardai sempre più scioccato dalle sue parole ma poi capii che aveva ragione, neanche io avrei sopportato una tale cosa se la situazione fosse inversa.

Vedere ogni giorno la persona che ami con qualcun'altro e con la consapevolezza che non ci sarà mai nulla, era orribile.

«Promettimi che mi chiamerai e scriverai ogni giorno, ma soprattutto che se avrai bisogno non esiterai, promettimelo» dissi allungando un braccio verso di lui.

Sam annuì convinto poi strinse la sua mano nel mio braccio e io feci lo stesso.

«Lo prometto Dean, lo prometto» rispose tirandomi verso di lui e abbracciandomi forte.

Ricambiai l'abbraccio e chiusi gli occhi, mi sarebbe mancato e lo sapevo già.

Mi dispiaceva una tale situazione, lui era mio fratello e lasciarlo solo mi provocava un grande vuoto dentro di me.

Avevamo ancora tante cose da fare insieme, eppure ora ogni cosa sembrava svanita nel nulla.

Io ero la sua unica famiglia e lui la mia, ma sapevo che l'unica scelta sarebbe stata abbandonare Catherine e non potevo farlo.

Vedendo come aveva reagito alla mia morte sapevo che un altro addio non lo avrebbe mai superato.

Sospirai e lasciai andare Sam dopo aver sentito la sua presa allentarsi.

«Lo sai che non voglio tutto questo vero?» dissi appoggiando le mani sopra il suo viso.

Rimaneva comunque il mio fratellino, nonostante fosse più alto e più grosso di me.

«Non abbiamo altra scelta Dean e non sono il tipo di persona che ti fa decidere tra il fratello e la tua fidanzata. Non è giusto. Voi avete anche la possibilità di vivere una vita normale e tu, te lo meriti davvero tanto» ammise lui sorridendo ampiamente.

Notai solo in quell'istante i suoi occhi lucidi e sapevo che non avrebbe mai pianto davanti a me, nonostante le lacrime gli urlassero di uscire.

«Ti voglio bene Sam, lo sai vero?» domandai dandogli una pacca sulla spalla e tirando fuori le chiavi dell'Impala.

«Anche io Dean...ma...ma che fai?» appena vide il mio gesto sgranò gli occhi e io subito sorrisi in modo fiero.

«Queste sono tue, ti concedo l'Impala e tutte le armi che ci sono dentro. Serviranno più a te che a noi. Trattamela bene capito? E non inserire quell'Mp3 ti prego, le cassette sono tanto fighe» dissi iniziando a canticchiare una melodia dei Led Zeppelin.

Lui sembrava sbalordito dalle mie parole poi scoppiò a ridere sentendomi.

«Dean ma...sei sicuro?» domandò Sam guardando le chiavi.

Io presi la sua mano poi appoggiai il mazzo sul suo palmo e richiusi le dita in un pugno.

«Ne sono sicuro» dissi stringendo la presa e guardando la mia macchina luccicare sotto i raggi della Luna.

"La mia piccola Baby, papà tornerà promesso"

«Non stai dimenticando qualcosa però?» domandai indicando la porta della stanza.

Lui sorrise poi si mise le chiavi in tasca e bussò sul legno, quando sentì la voce di Catherine aprì la porta e poi andò dentro.

Subito io mi sedetti sopra una panchina e il mio sorriso si spense in un istante.

Non sapevo come avrei fatto senza mio fratello, ma sapevo anche che nonostante tutto era la scelta migliore per tutti.

Pov Sam

Entrai nella stanza di Catherine e quando la vidi seduta sul letto sorrisi.

Era così bella, nonostante avesse i capelli spettinati dopo averli lavati e un semplice pantalone della tuta con una felpa.

«Sam...perdonami, sono fuggita quando anche tu avevi bisogno di qualcuno con cui sfogarti...mi dispiace tanto» ammise lei portandosi le gambe alle ginocchia.

Mi avvicinai a Caty poi mi sedetti al suo fianco continuando a mantenere il mio sorriso.

«Non ti preoccupare, lo capisco, non sono di certo arrabbiato con te... però, devo dirti una cosa che forse non ti piacerà» ammisi posando una mano sopra la sua spalla.

Lei mi guardò con gli occhi lucidi poi li vidi incupirsi dopo le mie parole.

Forse non sapeva cosa aspettarsi, o forse immaginava già cosa le avrei detto.

«Ho parlato con Dean e...ho deciso di andarmene. Ascoltami prima di urlarmi contro o qualsiasi cosa. Io...io ti amo Catherine lo sai e ora so anche che vorrai stare con mio fratello. Perciò, ti prego di accettare il fatto che me ne andrò via, non sarà per sempre ovviamente, il tempo di stare bene e di riflettere. Inoltre tu e Dean così potrete rifarvi una vita, se vorrete...una vita normale» ammisi sorridendo e stringendo la mano sulla sua spalla.

Lei sgranò leggermente gli occhi per poi socchiudere le labbra, non sembrava per niente felice.

«Sam...tu...tu non puoi andartene...siamo sempre stati tutti e tre insieme...» disse lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

Era strano vederla in quel modo, l'unica volta fu al funerale di Dean e per sua sorella.

Mi sentivo in colpa perché sapevo che la causa di quelle lacrime ero io, nonostante sapessi che stavo facendo la cosa giusta.

«Caty lo so...e mi fa male lasciare entrambi, ma non puoi pretendere che adesso io sia felice per te e Dean, cioè, lo sono ovvio ma...ma mi fa male. E preferisco starmene un po'da solo, così che possa tornare e superare tutto questo. Capiscimi...» risposi sospirando e alzandomi in piedi.

I miei occhi erano diventati lucidi e così mi misi di spalle per non mostrare la mia debolezza.

«Lo capisco Sam...ma mi mancherai...e anche a Dean...mi dispiace, la causa di tutto ciò sono io, era meglio se io non fossi mai entrata nella vostra vita...» subito interruppi la sua frase e mi voltai velocemente.

«Non dire così Caty, grazie a te io e mio fratello siamo cresciuti tanto, siamo cambiati e abbiamo capito cose nuove. Ti prego, non darti la colpa di nulla» notai solo allora che si era alzata in piedi e così posai entrambe le mani sulle sue spalle.

«Io non credo nel destino lo sai, ma in questo caso penso che ci abbia fatto incontrare per un motivo, e so che prima o poi lo capiremo, nonostante tutto» ammisi dandole un bacio sulla fronte.

Una lacrima scese lungo la sua guancia e io gliela asciugai con il pollice.

«Prenditi cura di mio fratello okay? Lo sai com'è...potrebbe fare una pazzia in qualsiasi momento» dissi facendo una piccola risata.

Lei annuì senza proferire parola e così mi avvicinai a Caty.

Sfiorai il suo naso con il mio, potevo sentire il suo respiro e il suo profumo su di me.

Chiusi gli occhi poi mi allontanai consapevole che baciarla non sarebbe stato giusto per nessuno.

Soprattutto per me, mi sarei fatto solo del male e inoltre avrei creato problemi alle persone che più amavo.

«Ora devo andare...mi farò sentire te lo prometto» ammisi abbracciandola stretta al mio petto.

Catherine ricambiò il mio abbraccio e dopo pochi secondi mi allontanai da lei mettendole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

«Addio Caty, tornerò promesso» quelle furono le mie ultime parole prima di uscire dalla stanza e chiudermi la porta alle spalle.

Lì fuori c'era Dean ad aspettarmi, aveva messo in moto l'auto e teneva i gomiti appoggiati sul tettuccio.

«Dean» dissi mettendo il mio borsone dentro la macchina.

«Sammy» rispose lui stringendo la mia spalla nella sua mano per un'ultima volta.

Entrai dentro l'Impala e chiusi la portiera, alzai il braccio per salutare mio fratello poi feci retromarcia e uscii fuori dal parcheggio.

Sapevo che era la scelta migliore, ma mi faceva male comunque.

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Capitolo 35
*** I love you ***


Pov Catherine

Vidi Dean entrare dentro la stanza del Motel e quando la porta fu finalmente chiusa mi gettai tra le sue braccia.

Lo strinsi forte senza dire una parola e gli occhi mi si riempirono di lacrime al pensiero di vederlo morto di nuovo.

Le sue braccia si strinsero sui miei fianchi e soffocai i singhiozzi sulla sua maglietta tenendo le palpebre chiuse.

Mi era mancato così tanto che tutto questo mi sembrava solo un sogno.

«Tranquilla Caty, sono qui...non me ne vado da nessuna parte ora» sussurrò lui al mio orecchio accarezzandomi la schiena con il palmo della mano.

Sorrisi leggermente e alzai di poco il capo incrociando il mio sguardo con il suo.

Notai i suoi occhi brillare e mi spinsi in avanti baciandolo sulle labbra.

Portai le braccia intorno al suo collo e il cuore prese a battermi velocemente nel petto.

Il bacio diventò più passionale e Dean mi prese in braccio reggendo le mie gambe con le mani.

Mi agganciai alla sua vita e lentamente feci passare una mano tra i suoi capelli senza volere staccare le mie labbra  dalle sue.

Dean prese a camminare lentamente con piccoli passi verso il letto e un attimo dopo mi ritrovai sdraiata sul materasso con lui sopra.

Il respiro iniziò a farsi pesante e presi fiato per qualche secondo facendo sfiorare le nostre labbra.

Era così bello, i suoi capelli biondo cenere mi avevano sempre fatto impazzire, come i suoi occhi del resto.

Gli sfilai la maglietta lanciandola da qualche parte nella stanza e lui ridacchiò riprendendo a baciarmi.

Dean fece lo stesso con me e passai la mano lungo il suo petto fino ai pantaloni.

In un attimo il mio desiderio più grande si avverò, lo volevo fin dal primo giorno e ora finalmente era diventato mio.

La mattina seguente...

Mi svegliai con il braccio di Dean intorno alla vita e sorrisi quando vidi il suo viso vicino al mio.

Non potevo ancora credere a ciò che era successo la sera prima, avevo aspettato così tanto e inoltre non si era mai mostrata la situazione adatta.

Mi voltai con il corpo completamente verso di lui e presi ad accarezzargli i capelli lentamente.

Il suo viso era rilassato, le labbra leggermente socchiuse e la fronte liscia e morbida.

Sorrisi e gli diedi un dolce bacio posando la mano sulla sua guancia con delicatezza.

Lo sentii fare qualche verso poi aprì un occhio e infine anche l'altro.

«Ma che bel buongiorno» disse Dean sorridendo leggermente.

La sua espressione al mattino mi faceva sempre intenerire, sembrava un bambino che chiede di dormire altri cinque minuti.

Ridacchiai e dopo aver indossato la biancheria mi sedetti accanto a lui con un sorriso stampato sul viso.

«Mi sei mancato tanto...» risposi portandomi le ginocchia al petto e appoggiandoci sopra il mento.

Dean mise la schiena contro la testata del letto poi portò una mano sulla mia guancia accarezzandola dolcemente.

«Non me ne andrò più via, è una promessa» ammise con tono sincero.

Abbassai il capo poi sospirai sentendo un leggero vuoto dentro di me.

«Lo avevi detto anche l'altra volta...» sussurrai quelle parole poi tornai a guardarlo negli occhi.

Dean sembrava dispiaciuto, come se quello che era successo fosse solo colpa sua.

«Non succederà più, è davvero una promessa...inoltre non ho intenzione di separarmi da te di nuovo e sai perché?» mi chiese con tono divertito.

Avvicinai il viso al suo e appoggiai la mia fronte contro la sua facendo un ampio sorriso.

«Dimmelo tu» risposi incuriosita.

Dean prese un profondo respiro poi con tono dolce e rassicurante prese a parlare.

«Perchè ti amo Catherine» sussurrò sfiorando le mie labbra con le sue.

Il cuore prese a battermi forte nel petto, potevo sentirne il rumore nelle orecchie e le guance si colorarono di porpora.

«Ti amo anche io...» risposi per poi baciarlo sulle labbra con tenerezza.

Sentire quelle parole era la cosa che desideravo di più al mondo e pensavo che una situazione tale non ci sarebbe mai stata tra di noi.

Dopotutto eravamo cacciatori, credere in una vita tranquilla, dolce e tenere era assurdo.

Eppure ora, per qualche momento, mi sembrava di vivere come in una favola.

C'eravamo solo io e lui, insieme, senza nessuno intorno a disturbarci.

«Per la prima volta, penso di essere felice Dean...dopo tanto tempo» ammisi sorridendogli.

Lui mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte sul suo petto per poi appoggiare il mento sul mio capo.

«Da ora in poi farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice, non voglio perderti mai più. Voglio vederti al mio fianco giorno e...» si fermò per un istante e fece una risatina « ...e notte» concluse la frase e scoppiai a ridere insieme a lui.

«Sei proprio scemo a volte» ammisi scuotendo il capo.

Dean prese la mia mano poi fece intrecciare le mie dita tra le sue stringendo forte la presa.

«Dean...ma...pensi che Sam starà bene?» domandai improvvisamente e voltando lo sguardo per guardarlo.

La sua espressione si rabbuiò per qualche istante poi prese ad accarezzarmi con il pollice il dorso della mano.

«Ora forse no...ma è stata una sua scelta e magari quando tornerà da noi avrà una fidanzata anche lui» ammise Dean facendo un piccolo sorriso.

«Quindi ammetti che sono la tua fidanzata ora» dissi facendo una piccola risata.

Lui alzò gli occhi al cielo con fare divertito e poi mi diede un bacio sopra la testa.

«Ovviamente, e se qualcuno prova a toccarti lo faccio in mille pezzi con il mio machete, non so se sono stato chiaro» rispose stringendo forte le braccia intorno al mio busto.

Sorrisi e chiusi gli occhi godendomi quel momento per qualche istante.

Sapevo che non sarebbe durato per sempre, soprattutto se continuavamo a cacciare mostri.

Così presi un profondo respiro e senza guardare Dean gli proposi qualcosa che mi frullava nella mente già da tempo.

«Dean ascolta...tu...vuoi continuare a cacciare?» domandai mordendomi leggermente il labbro per l'ansia.

Avevo paura della risposta, temevo una brutta reazione da parte sua e invece non fu così.

«Ci stavo pensando anche io...per ora direi di continuare il nostro lavoro, ti ricordo che abbiamo alcuni casi da sbrigare ancora. Ci hanno chiesto aiuto tempo fa...però per il futuro potremmo pensare ad altro, no?» rispose lui sorridendo.

Mi tolsi un grande peso grazie alle sue parole e annuii con insistenza sentendo la sua affermazione.

Non volevo obbligarlo a provare a vivere una vita normale con me, ma se anche lui lo desiderava allora non rimaneva altro che provarci, insieme.

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Capitolo 36
*** Love of my life (Epilogo) ***


Pov Dean

Passarono cinque anni da quando io e Catherine decidemmo di stare insieme, cercando di vivere una vita normale.

Purtroppo per me non ero stato così tanto fortunato, il destino mi aveva chiamato di nuovo al lavoro anche se con meno costanza.

Inizialmente cacciavo insieme a Catherine ma poi lei rimase incinta di una splendida bambina e così dovetti affrontare le mie avventure da solo.

Fortunatamente però Sam si era riavvicinato a noi.

Aveva trovato una ragazza, cacciatrice anche lei e oramai non esistevano più motivi per restare separati.

Dopotutto era mio fratello, averlo nella mia vita mi rendeva felice e sapevo di non poter vivere senza di lui.

Una volta a settimana partivo con Sammy per risolvere alcuni casi, ma molto spesso preferivo stare a casa con la mia famiglia.

Mary, questo era il nome della nostra bambina, volevo rendere omaggio a mia madre e speravo che un giorno sarebbe diventata come lei.

Ora la ma vita sembrava perfetta, avevo al mio fianco le persone che amavo, un nuovo scopo e qualcosa per cui rischiare.

Avrei protetto i miei cari a costo di morire.

Ma la felicità era parte di me adesso, io, Dean Winchester, che pensavo di non meritare nulla ora avevo tutto.

Spazio autrice:

Ecco un finale molto bello e che i nostri fratelli Winchester si meriterebbero!

Spero che questa storia vi sia piaciuta e ringrazio tutte le persone che mi hanno seguita durante quest'avventura.

In ogni caso volevo informarvi che sto preparando una storia su Dean, sarà una storia avvincente, piena di intrighi e colpi di scena.

Spero continuerete a seguire i miei racconti sui fratelli Winchester (Non smetterò mai di scrivere su di loro).

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