Questo Sole ti appartiene.

di martioriginal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sette mesi senza te. ***
Capitolo 2: *** Finalmente sei qui con me. ***
Capitolo 3: *** Vuoi stare con me per sempre? ***



Capitolo 1
*** Sette mesi senza te. ***


Note dell'autrice:
Ormai è passato tantissimo tempo dall’ultima volta che ho scritto una fanfiction, o una storia di qualsiasi genere, credo addirittura quattro anni, ma nell’ultimo periodo ho ripreso a ruolare e il mio amore per la scrittura è tornato, proprio per questo motivo ho deciso di cimentarsi in questa piccola fanfiction dedicata ad Arthit e Kong del drama thailandese SOTUS.
La storia è ambientata nel periodo in cui Arthit e Kong sono separati, per intenderci post Our Skyy, perché Kong si trova a studiare in Cina. Il periodo di separazione è visto dal punto di vista di Arthit, non perché non mi interessi parlare della vita universitaria di Kong, ma semplicemente perché Arthit è il mio personaggio preferito e mi sono legata moltissimo a lui.
Fatte queste poche premesse vi lascio leggere questa piccola storia, sperando che vi piaccia.



Capitolo 1: Sette mesi senza te.


Kong sarebbe rimasto all’estero per due anni. Due anni. Ad Arthit quei due anni sembravano un’eternità, un tempo infinito, inizialmente aveva deciso di lasciarlo prima della partenza, l’idea di dover affrontare una relazione a distanza lo faceva soffrire, temeva che – pian piano, con il tempo – si sarebbero allontanati a causa dei chilometri che li tenevano separati, ma alla fine aveva deciso che preferiva patire quei due anni che rinunciare all’amore della sua vita per sempre.
Se gliel’avessero detto qualche anno prima, sicuramente, si sarebbe messo a ridere. Quando ha conosciuto Kong quasi lo odiava: detestava quel ragazzo sempre pronto a schierarsi dalla parte dei più deboli e fragili, sempre pronto a fare l’eroe di turno, quel ragazzo che minacciava così prepotentemente la sua autorità da capo dei bulli. In altre parole, Kong lo faceva andare su tutte le furie. Poi, però, con il tempo, si era reso conto di iniziare a provare qualcosa per lui. Aveva iniziato ad addolcirsi un po’, lasciando cadere la maschera da bullo che indossava, iniziando a rivelare al più piccolo i veri aspetti del proprio carattere.
Arthit non era mai stato il tipo da dichiarazioni plateali o da chissà quale gesto importante, era timido, specialmente quando si trattava di effusioni in pubblico, ma per non perdere Kong si era addirittura dichiarato davanti a tutti i colleghi dell’azienda. Se non era amore questo, allora cosa lo era?
Adesso però era tutto diverso, Kong era in Cina, esattamente a tremiladuecentonovataquattro chilometri di distanza da lui, gli mancava, gli mancava terribilmente.
Quando Kong era partito, Arthit era andato con lui, gli aveva fatto una sorpresa e l’aveva accompagnato, aveva visto l’alloggio dove si sarebbe sistemato, i locali dell’università, i negozietti in cui avrebbe fatto la spesa, poi però dopo una settimana era dovuto tornare al proprio lavoro e alla propria vita a Bangkok.
Il tempo era passato, adesso erano passati sette mesi, sette mesi lunghi come un secolo e non erano niente perché sette mesi erano un briciolo di tempo in confronto ai due anni che sarebbero dovuti trascorrere. Arthit era sempre più triste, a lavoro sembrava uno zombie, i colleghi lo prendevano in giro, facendogli notare la cosa, ugualmente facevano gli amici. Lui si arrabbiava, nessuno di loro sapeva cosa volesse dire affrontare una relazione a distanza: tornare a casa e trovarla fredda e vuota, senza la presenza del proprio ragazzo, vedere il letto ancora intatto, con le lenzuola che non avevano più il profumo di Kong, magiare da solo. Erano tutte cose che aveva fatto per tanti anni, ma da quando Kong era entrato nella propria vita era tutto cambiato e, anche se non era facile per lui ammetterlo, adesso si sentiva completamente dipendente dalla sua presenza.
Si scambiavano messaggi ogni giorno, più volte al giorno, ogni tanto facevano anche qualche videochiamata ed Arthit sorrideva, sorrideva sempre cercando di fargli capire che andava tutto bene. Kong raccontava ad Arthit degli esami e dei compagni di università, Arthit raccontava a Kong del lavoro e dei colleghi, parlavano un po’ del più e del meno, ma Arthit non era felice, non gli bastava.
Negli anni passati insieme, era sempre stato Kong il più fisico dei due, anche se Arthit era stato il primo a baciarlo, di solito era Kong a dare il via a tutte le altre effusioni, non che Arthit non volesse, ma era troppo timido per prendere l’iniziativa.
Eppure, adesso che Kong non c’era, Arthit se ne pentiva terribilmente. Avrebbe voluto abbracciarlo di più, baciarlo di più, fare l’amore con lui più volte. Avrebbe dovuto essere meno timido, perdere meno tempo.
Improvvisamente squillò il telefono ed Arthit si alzò dal letto, era l’ora della videochiamata con Kong, finalmente l’avrebbe rivisto.
Prese il cellulare alla velocità della luce, si mise a sedere poggiando la schiena contro il cuscino sollevato e si sistemò un po’ i capelli, prima di rispondere, sfoderando il miglior sorriso di cui potesse essere capace.
Dall’altra parte dello schermo, Kong era raggiante.

“Kongpob! Era ora, pensavo ti fossi dimenticato di chiamarmi.”

Forse un po’ troppo apprensivo come esordio, ma Arthit era davvero impaziente di ricevere quella videochiamata.

“Scusami P’ oggi il corso è finito un po’ più tardi e sono uscito solo adesso. “

Arthit non poté fare a meno di intristirsi, avrebbe tanto voluto essere lì con lui, aspettarlo all’uscita dell’università, andare a mangiare qualcosa insieme e poi al centro commerciale.

“Ah P’ volevo dirti che domani non potremmo sentirci, sarò impegnato tutto il giorno con una simulazione al corso e tornerò tardi.”

La voce di Kong era tranquilla, Arthit sapeva che era normale che l’altro avesse degli impegni, ma non gli piaceva l’idea di non poter sentire la sua voce tutto il giorno.

“Okay tranquillo, allora ci sentiremo dopodomani.”

“Va bene, P’. Adesso devo andare, mi aspettano dei compagni dell’università per andare a cena.”

“Mh, buona fortuna per la simulazione di domani.”


Arthit chiuse subito la comunicazione e lasciò ricadere il telefono sul materasso, senza prestarci troppa attenzione. Era triste, c’era poco da aggiungere. Il giorno successivo non avrebbe lavorato, sarebbe stato ad annoiarsi tutto il giorno e, senza avere la possibilità di parlare al telefono con Kong, sarebbe stato ancora più triste. In più, quella sera avevano parlato pochissimo, meno di due minuti.
Incredibilmente, per la tristezza, gli si chiuse lo stomaco e gli passò la fame.
Si acciambellò sul letto, quasi come un cagnolino che si raggomitola nelle cuccia, tirando le ginocchia al petto e afferrandole con le braccia. Si impese di trattenere le lacrime, era solo e avrebbe potuto perfettamente piangere, ma non voleva sentirsi ancora più stupido.
Così, tra lacrime trattenute e tristezza, si addormentò ancora prima di rendersene conto.
La mattina dopo si svegliò alle nove e mezza, circa, e la prima cosa che fece su prendere il telefono per mandare un messaggio di in bocca al lupo a Kong, anche se sapeva che non avrebbe potuto leggerlo. Quello che trovo, invece, fu la sorpresa più bella che potesse aspettarsi: un messaggio di Kong che gli cambiò totalmente l’umore.

“ Alle 10:55 arrivo all’aeroporto, sto qualche giorno a Bangkok.
Volevo farti una sorpresa, mi raccomando vienimi a prendere.
Ti amo. “


Arthit saltò immediatamente giù dal letto e si precipitò in bagno alla velocità della luce. Mancavano meno di due ore all’arrivo del suo ragazzo e lui doveva ancora lavarsi, vestirsi e raggiungere l’aeroporto. Doveva fare tutto di fretta, ma non era mai stato così felice come in quel momento.








Note dell'autrice parte 2:
Primo capitolo concluso. Perdonatemi se è un po' corto, inizalmente volevo scrivere una one-shot, poi però ho pensato di fare una storia a capitoli (in ogni caso non saranno molti, penso tre o quatto, devo ancora vedere cosa ne verrà fuori), quindi ecco il risultato della prima divisione.
Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, so bene di avere moltissime cose da migliorare, ma dopo quattro anni di pausa mi sembra un buon modo di rincominciare.
Mi raccomanto, lasciatemi qualche commento con i vostri pareri e suggerimenti.
A presto con il secondo capitolo.
Marti.

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Capitolo 2
*** Finalmente sei qui con me. ***


Capitolo 2: Finalmente sei qui con me.


Arthit aveva cercato di fare tutto il più velocemente possibile, quando entrò nel taxi diretto all’aeroporto aveva ancora i capelli bagnati, un po’ perché era appena uscito dalla doccia e un po’ perché aveva iniziato a piovigginare, anche se faceva un po’ più freddo del solito non gli importava di ammalarsi, gli importava solamente di essere all’uscita del gate all’arrivo di Kong. Voleva arrivare in tempo ad ogni costo.
Come se il mondo ce l’avesse avuta con lui, quel giorno aveva deciso di mettersi a piovere e mezza Bangkok aveva optato per prendere la macchina, quindi le strade erano super trafficate e lui rischiava di arrivare in ritardo.
Finalmente riuscì ad entrare in aeroporto alle 11:03, era in ritardo ma sapeva che ci voleva qualche minuto a ritirare i bagagli, per questo sperava di arrivare comunque in tempo.
Corse immediatamente verso la porta da cui uscivano i passeggeri degli arrivi, trovandosi un po’ di gente davanti. Inizio, frettolosamente, ad alzarsi sulle punte, cercando disperatamente di individuare il volto di Kong fra quello dei passeggeri che stavano uscendo. Quando riuscì a vederlo il cuore di Arthit esplose di gioia. Aveva ancora un po’ il fiatone per aver corso fino a lì, c’erano tantissime persone ma non gli importava. Si fece largo fra la folla ed arrivò subito davanti a Kong, lanciandogli le braccia al collo per stringerlo forte a sé.
Se un anno prima gli avessero detto che avrebbe fatto un gesto del genere, si sarebbe messo a ridere in faccia a quella persona e l’avrebbe mandata al diavolo. Arthit detestava profondamente le dimostrazioni d’affetto in pubblico, specialmente quelle plateali, ma quando Kong stava per partire, aveva trovato il coraggio di baciarlo in aeroporto, davanti a tutti, come a volergli far capire il proprio amore, dato che lui gli aveva appena regalato un anello. Inizialmente si era fatto un sacco di problemi, poi però, mentre lo stava baciando, si era reso conto che non era così drammatico scambiarsi qualche bacio in pubblico, poteva farcela. Proprio per questo motivo, nel rivederlo aveva deciso di abbracciarlo senza pensare a niente, senza vergognarsi di farsi vedere da tutte le persone lì intorno.

“Finalmente sei qui con me. Mi sei mancato tanto.”

Non avrebbe mai pensato di poter dire una frase del genere ad alta voce, quello sì che era imbarazzante, ancora più imbarazzante che abbracciarlo davanti a tutti.
Kong lasciò andare il manico della valigia e strinse le braccia intorno ai suoi fianchi, sentendo di essere davvero a casa e Arthit, dal canto suo, non era mai stato così felice di ricevere una sorpresa.
Quando interruppero l’abbraccio Kong gli sorrise e fu il sorriso più bello che Arthit avesse mai visto, ma questo non aveva il coraggio di confessarlo a voce alta.

“Mi sei mancato anche tu, per questo ho approfittato di questi giorni in cui non ho i corsi per tornare in città, così possiamo stare un po’ insieme. “

Anche Arthit sorrise, sorrise perché le parole di Kongpob l’avevano reso felice. Si era fatto più di cinque ore di volo solo per poter passare qualche giorno con lui. Come poteva non esserne felice?

“Hai fame? Hai preso il volo presto per essere qui a quest’ora, andiamo a posare la valigia a casa e poi usciamo a mangiare qualcosa.”

E così fecero. Presero un taxi fino ad arrivare all’appartamento che, fino a sette mesi prima, condividevano, Kong posò la valigia e si diede una rifrescata, poi uscirono di nuovo. Andarono a mangiare in una noodle house, come la prima volta che erano usciti insieme e poi fecero qualche giro per i negozi. In realtà nessuno dei due doveva comprare niente, però era un modo per fare qualcosa insieme.
Tornarono a casa nel pomeriggio, anche perché Kong era piuttosto provato dal viaggio, e si misero un po’ a letto, abbracciati a coccolarsi un po’. Arthit aveva proprio deciso che avrebbe sicuramente approfittato di quei pochi giorni per stare insieme al suo ragazzo.
Stare lì, sul letto in cui avevano dormito insieme tante volte, finalmente insieme dopo sette mesi gli sembra un sogno.

“Quanto rimarrai?”

“Solo tre giorni, lunedì ho di nuovo i corsi da seguire, non posso fermarmi tanto. . .”


Kong scostò una ciocca di capelli che ricadeva sulla fronte di Arthit e gli sorrise.

“. . .so che tre giorni sono pochi e che avrei fatto prima a rimanere a Pechino, ma mi mancavi troppo e volevo vederti.”

“Meglio tre giorni che niente, mi darò malato a lavoro.”

“Non dovresti saltare il lavoro per me.”


“Stai scherzando? Non ci vediamo da sette mesi, adesso finalmente sei qui con me e dovrei passare tutto il giorno a lavoro invece che con te? Non esiste, per un paio di giorni se la sapranno cavare anche senza di me.”

Il sorriso di Kong si illuminò ancora di più, già immaginava che Arthit avrebbe saltato il lavoro in quei giorni, ma averne la conferma era tutta un’altra cosa, adesso sapeva con certezza che ne era valsa la pena tornare, anche se per così poco tempo.
Kong prese la mano di Arthit e il cuore di quest’ultimo iniziò a battere più velocemente del normale, era un semplice contatto, un semplice sfioramento di dita, ma era passato così tanto dall’ultima volta che si erano visti, che qualsiasi gesto – anche il più piccolo – gli faceva annodare lo stomaco. Fu proprio in quel momento che Arthit decise di sporgersi vero il minore e premere le proprie labbra sulle sue. Aveva desiderato farlo da quando l’aveva rivisto in aeroporto, ma aveva un po’ paura a farlo in pubblico, aveva paura di lasciarsi andare un po’ troppo dato che erano stati separati per tutto quel tempo. Ora però non doveva temere niente, erano solamente loro due, loro due e nessun’altro. Loro due contro il resto del mondo. Loro due stretti uno fra le braccia dell’altro. Arthit e Kongpob. Kongpob ed Arthit. Era bellissimo poterlo sentire di nuovo così vicino. Arthit voleva dire “sole”, ma per lui era Kong il sole. Kong era un raggio che era entrato pian piano nella sua vita grigia e spenta, illuminandola come nessun’altro era riuscito a fare. Grazie a Kong, nonostante fosse due anni più piccolo di lui, Arthit era riuscito a crescere tantissimo a livello personale, senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta.
Quel bacio durò un tempo che sembrava infinito, continuarono ad accarezzarsi, abbracciarsi, baciarsi, pian piano si spogliarono, strato dopo strato, e fecero l’amore come non l’avevano mai fatto. Forse stare lontani per così tanto, da un certo punto di vista, li aveva aiutati, adesso si sentivano completamente parte l’uno dell’altro, come se la distanza si fosse totalmente azzerata, come se non fosse mai esistita. I baci non erano mai stati così belli e carichi come in quel momento. Era la definizione della perfezione. Kong era perfetto per Arthit ed Arthit era perfetto per Kong. Erano complementari e niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli, nemmeno tremiladuecentonovantaquattro chilometri di distanza per due anni.
 


Note dell’autrice:
Ecco qui anche il secondo capitolo. Cosa ne pensate? Mi auguro davvero che vi piaccia, ho cercato di tramettere quelle che, secondo me, sono le emozioni di Arthit una volta rivisto il suo ragazzo. Ovviamente, trattandosi di un missing moment, tutte queste cose sono frutto della mia fantasia di fangirl.
Altra piccola cosa. Ho deciso di non descrivere nei dettagli la scena sessuale, non perché sia difficile o altro, ma perché mi sembrava più “in linea” con la narrazione di SOTUS, sappiamo tutti quanto Arthit sia timido a riguardo, descrivere tutto più apertamente mi sembrava “sbagliato” per il suo personaggio.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che abbiate voglia di leggere il prossimo.
A presto,
Marti.

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Capitolo 3
*** Vuoi stare con me per sempre? ***


Capitolo 3: Vuoi stare con me per sempre?


Quei pochi giorni insieme erano trascorsi troppo velocemente, decisamente troppo, troppo, troppo velocemente e Kong era tornato in Cina. In compenso i mesi successivi trascorso con una lentezza infinita, quei diciassette mesi ad Arthit sembrarono un secolo, ma in realtà gli fecero comodo per organizzarsi.
Aveva deciso di chiedere a Kong di sposarlo. Sapeva che era una cosa assurda, ma ormai aveva preso la sua decisione. Vederlo di nuovo e poi doverlo lasciar andare via, gli aveva fatto capire che non voleva più rinunciare a lui, per nessuna ragione al mondo, quindi doveva organizzarsi nei minimi dettagli.
Aveva deciso di preparare una grande festa con i parenti, tutti gli amici dell’università, compresi quelli che Kong aveva conosciuto durante gli ultimi due anni, quando lui invece si era già laureato, tutti i colleghi di lavoro, che avevano avuto modo di conoscere anche Kong durante l’internato alla Ocean Electric.
Per cominciare decise di andare a parlare con i genitori di Kong. Aveva conosciuto il padre proprio a lavoro, aveva avuto modo di rapportarsi con lui tre volte, anche se nelle prime due occasioni non conosceva la sua identità. Avevano avuto un buon rapporto, ma doversi presentare per ciò che era davvero lo metteva particolarmente in ansia. La famiglia Suthiluck era molto famosa e aveva paura di essere allontanato, ma per lui l’approvazione del padre di Kong era fondamentale. Voleva essere accettato come il fidanzato di Kong, non voleva più nascondere i propri sentimenti.
Kongpob gli aveva detto più volte che il padre prediligeva le persone gentili ed educate, ma con un carattere forte e deciso: Arthit era piuttosto convinto di rispettare in pieno quelle caratteristiche, infatti il padre di Kong l’aveva preso subito in simpatia durante gli interventi di lavoro e questo lo faceva sentire un po’ più sicuro.
L’ansia non era poca, anzi semmai tutto il contrario, l’incontro durò parecchio ed Arthit ci mise un po’ prima di arrivare al nocciolo della questione, ma alla fine il signore Suthiluck gli sorrise e gli disse che aveva già capito tutto nel momento in cui era andato a far visita all’azienda e aveva notato il modo in cui Arthit aveva guardato Kong, anche se non aveva mai detto niente su quell’argomento; così acconsentì alla proposta, con grande sorpresa da parte di Arthit, che si aspettava già di dover fare più di un tentativo prima di ottenere un sì.
Dopo aver fatto il passo più difficile, non gli restava da far altro che preparare tutto il resto. Contattò tutte le persone che conoscevano entrambi, non voleva che mancasse nessuno, doveva essere tutto perfetto ed organizzato nei minimi dettagli. Lui sarebbe andato a prendere Kong all’aeroporto, quindi aveva bisogno di qualcuno che tenesse d’occhio tutto il resto, e chi poteva farlo meglio dei suoi fidatissimi hazer? Li recuperò tutti e, ovviamente, tutti e quattro i ragazzi gli diedero il loro appoggio e, insieme, iniziarono ad organizzare la festa; per grande fortuna di Arthit, parteciparono anche le ragazze all’organizzazione dell’evento.
Ci volle più del previsto per accordarsi con tutte le persone e Arthit finì di preparare tutto solo con una settimana di anticipo.
Ormai restava solamente una settimana, una settimana e poi Kong sarebbe tornato a Bangkok per sempre, e in quella settimana doveva scegliere la cosa più importante: l’anello.
Kong gli aveva regalato un anello due anni prima, lo portava sempre, tutti i giorni, gliel’aveva dato proprio il giorno in cui era partito per studiare in Cina, ma adesso si trattava di qualcosa di diverso, Arthit aveva bisogno a tutti i costi di un anello per farle la proposta al suo ragazzo. Voleva qualcosa di fine, elegante, non troppo ingombrante, qualcosa che potesse piacere a Kongpob. Alla fine lo trovò nello stesso centro commerciale del loro primo appuntamento: un anello in oro, fine e senza decorazioni, quasi come una fede, gli sembrava la scelta più adatta. All’interno fece incidere il proprio nome, Arthit, per il significato del termine. Arthit voleva dire “sole” e quando Kong gli aveva regalato l’anello prima di partire, gli aveva detto “Questo sole mi appartiene, lo riservo.” Arthit si sarebbe ricordato quelle parole per sempre e voleva dimostrare a Kong che, sì, gli apparteneva, quindi quello era il modo più romantico per farlo.
Dopo la scelta dell’anello, il resto della settimana passò alla velocità della luce, così velocemente che Arthit quasi non se ne rese nemmeno conto.
Il fatidico giorno arrivò ed andò a prendere il proprio ragazzo all’aeroporto. Era felicissimo di vederlo, così felice che non riusciva nemmeno ad esprimere la propria gioia a parole, così si limitò ad abbracciarlo forte quando si trovarono l’uno di fronte all’altro.
Cercò di comportarsi normalmente, ma ormai Kongpob lo conosceva bene e aveva già capito che gli stava nascondendo qualcosa. Arthit era nervoso, era agitato, stava per fare una dichiarazione in grande stile, davanti ad un sacco di persone, era impossibile non agitarsi.

“Ho invitato qualche amico per festeggiare il tuo ritorno, sono tutti impazienti di vederti, soprattutto M, non ha fatto altro che sentiva la tua mancanza.”

In un altro caso, Arthit sarebbe stato geloso nel sapere che Kong mancava così tanto a qualcuno, ma lui ed M erano migliori amici e si conoscevano da prima dell’università, in più M aveva una relazione stabile con May, perciò non aveva niente di cui preoccuparsi.

“In realtà avrei preferito stare un po’ con te, però sono contento di vedere gli altri.”

“Io e te avremo un sacco di tempo per stare insieme.”


Kong lo guardò in maniera un po’ strana, non era da Arthit dire cose del genere, ma alla fine non disse niente, era un po’ stanco per il viaggio e non ci fece più di tanto caso.
Arrivarono alla festa in perfetto orario, ma era ovvio dato che Arthit aveva calcolato tutto nei minimi dettagli, compresi eventuali ritardi del volo, che fortunatamente non si erano verificati.
Kongpob rimase stupito nel vedere tutte quelle persone, si aspetta qualche invitato, non mezza Bangkok e la cosa lo lasciò davvero sconvolto, soprattutto perché lo collegò alla stranezza di Arthit in aeroporto, ma in ogni caso non ebbe il tempo di pensarci perché fu rapito da M e Wad che volevano tutte le notizie possibili sull’università in Cina.
Quando Arthit comparse dietro di lui era vestito diversamente, indossava un completo elegante, bordeaux, gli donava moltissimo. M e Wad l’avevano distratto così tanto che non si era nemmeno accorto che Arthit si fosse allontanato per cambiarsi…e poi perché si era dovuto andare a cambiare?
Improvvisamente Arthit prese la mano di Kong, davanti a tutti. La loro relazione non era un mistero, tutti gli amici e i colleghi sapevano che stavano insieme da quando Kong era al primo anno di università ed Arthit al terzo, ma Arthit non era il tipo da esporsi in pubblico senza motivo, quindi Kong rimase sorpreso da quel gesto, e rimase ancora più sorpreso quando il più grande iniziò a parlare.

“Cercherò di essere breve, sai che sono timido e non sono il tipo da fare certe cose, ma ci tenevo. In questi due anni in cui siamo rimasti distanti, ho capito che non posso vivere senza di te, voglio stare con te per sempre. Ti ricordi cosa mi hai detto in aeroporto prima di partire? Mi hai detto che ero il tuo sole e che ero prenotato da te, beh Kongpob, oggi sono io a dirti che questo sole ti appartiene e ti apparterrà sempre…”

Prima che Kong potesse rispondere, Arthit si inginocchiò e tirò fuori dalla tasca una scatoletta nera, aprendola verso il ragazzo, rivelando così l’anello che aveva scelto per lui.

“…io voglio stare con te per tutta la vita, e tu? Vuoi stare con me per sempre? Vuoi sposarmi?”

“Ma…Arthit in Thailandia i matrimoni gay non sono leg---“

“A Taiwan sì, e anche in tantissimi altri Paesi, a me non importa dove ci sposeremo, io voglio solo avere la certezza di rimanere per sempre con te, non voglio più separarmi da te adesso che sei tornato, nemmeno un giorno.”


“Allora che aspettiamo a prenotare un volo per Taiwan? Sì, sì, sì, e mille altre volte sì, nemmeno io voglio più separarmi da te, sei il mio sole e lo sarai sempre.”

E fu in quel momento che Arthit si alzò di scatto per baciarlo, ma Kong l’aveva già preceduto e le sue mani erano già andate ad incorniciare il volto del maggiore per attirarlo a sé.
Sei anni insieme e quello era, in assoluto, il momento più bello che avessero mai potuto condividere. Tutti gli invitati esplosero in un applauso di gruppo, condito da urla di gioia e fischi, ma Arthit e Kong non se ne accorsero nemmeno. In quel momento tutto il resto del mondo aveva perso significato, in quel momento c’erano solamente loro due, loro due più felici che mai, con la consapevolezza che niente e nessuno avrebbe mai più potuto separarli.
 
 
Note dell’autrice:
Eccoci qui, giunti al capitolo conclusivo, mi sembra assurdo essere finalmente riuscita a pubblicare una storia a capitoli invece che una one-shot. In tutti questi anni ho sempre e solo pubblicato one-shot, mi sentivo più ispirata e sicura con quelle, ma questa volta ho deciso di provare a scrivere qualcosa a capitoli ed ecco qui il risultato. Spero che la storia vi sia piaciuta.
Arthit e Kong sono entrati nel mio cuore, così come Krist e Singto – gli attori che li interpretano – diversi mesi fa e non ne sono più usciti, quindi sentivo proprio il bisogno di scrivere qualcosa dedicato a loro due, nonostante siano passati moltissimi anni dall’ultima volta che ho scritto qualcosa.
Spero che questo mi dia la carica per tornare a scrivere qualcosa di nuovo e che voi abbiate voglia di continuare a seguirmi.
Grazie per aver letto questa storia.
A presto (magari davvero con qualcosa di nuovo),
Marti.

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