Capire di amarti....

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Immagini di vita quotidiana ***
Capitolo 2: *** L'operazione ***
Capitolo 3: *** Ore d'angoscia ***
Capitolo 4: *** Un'altra possibilità ***
Capitolo 5: *** Convalescenza ***



Capitolo 1
*** Immagini di vita quotidiana ***


Una sera come tante a casa Rollins. 
Jesse stava disegnando davanti al televisore, mentre sua madre stava apparecchiando la tavola e il detective Carisi era impegnato ai fornelli.  
Il ritratto perfetto della famiglia perfetta. 
- Scusa...- fece Amanda prendendo i piatti dalla credenza per poi posarli sul tavolo. 
- Di cosa?- fece Sonny usando il mestolo per girare ed evitare così che gamberetti e zucchine  si attaccassero alla padella.
- Ti sfrutto sempre.- fece Amanda - Con Jesse... e so che di solito non intendi questo con inviti a cena...- no, decisamente non aveva nulla a che vedere con un invito a cena.
Di solito, un invito a cena implicava che era il padrone di casa a preparare la tavola e qualcosa di gustoso per i suoi ospiti...ed impedire tassativamente al suddetto ospite di fare qualunque cosa che non fosse mettersi comodo e aspettare pazientemente e al massimo portavano una torta gelato o qualunque altra cosa per contribuire...
In casa di Amanda era tutt'altro. 
Quando invitava a cena il detective Carisi, era lui che si occupava di cucinare e tirar fuori dei piatti che avrebbero fatto invidia a molti ristoranti e l'aiutava anche a prendersi cura di Jesse, le faceva il bagno, la calmava quando si metteva a piangere per farla dormire un po', e giocava spesso con lei. 
Si prendeva cura di loro, come solo il più dolce e delicato degli amanti e il più affettuoso dei padri poteva fare. 
Più di una volta in quelle serate era stata tentata, invece di prendergli il cappotto ed accompagnarlo alla porta e di ringraziarlo per l'amico che era... di chiedergli di restare e di chiudere la serata, ma aveva sempre resistito a quella tentazione. 
Teneva molto a Carisi. Quando Nick aveva lasciato la polizia, aveva pensato che non sarebbe riuscita ad affezionarsi ad un collega allo stesso modo in cui si era affezionata a lui...  e invece c'era riuscita. 
Ed era anche riuscita ad alzare la posta. 
Sonny era l'uomo più dolce e gentile che avesse mai conosciuto... il classico esempio di come certe regole avessero un'eccezione. Come quella che diceva che gli uomini erano tutti uguali e se ti stavano troppo attorno e si dimostravano gentili ed affabili era solo perchè si aspettavano di essere ''adeguatamente ricompensati''. Lui non era così. 
Era una persona che trovava gioia ed appagamento quando aveva la consapevolezza che gli altri attorno a lui fossero felici, che mai chiedeva o si aspettava qualcosa in cambio. Da piccola non aveva mai creduto alle fiabe e che esistesse davvero un uomo disposto ad uccidere un drago per provare alla sua bella il suo amore...  ma per lui era disposta a crederci.
Solo che come era consapevole di non essere la donna più facile del mondo con cui avere a che fare, era anche conscia  che Sonny si trovava nella posizione per poter scegliere chiunque.
Ed una madre single, con un vissuto di giocatrice d'azzardo, alcolismo, con una famiglia non proprio normale e che era dovuta andare via da Atlanta per la nomea di ''ragazza facile'' perchè nessuno era disposto a credere che avesse subito una violenza, non era certo l'opzione più promettente di Tinder.
Sonny meritava tranquillità, stabilità, e qualcuno che lo rendesse felice... e se lei si conosceva bene, presto o tardi, avrebbe rovinato tutto. Di sicuro avrebbe detto o fatto qualcosa che gli avrebbe fatto dire '' Non ce la faccio, io mollo'', e non osava nemmeno pensare a cosa sarebbe successo in ufficio dopo la rottura. 
- Dai non ti preoccupare...- fece Sonny -meglio che stare a casa a mangiare da solo... e poi almeno ho una scusa valida per cucinare davvero.-
- Ah, pure tu quindi sei tipo da asporto e pizza a domicilio?- fece Amanda - non ti ci facevo.- 
- Sono un poliziotto, non uno chef, e a volte quando torno a casa sono talmente stanco da non aver nemmeno la forza per chiamare la pizzeria... per fortuna che c'è mia madre. E' fissata che lavoro troppo e così ogni domenica quando vado a pranzo o a cena dai miei mi da talmente tanta roba che mi basta per una settimana. 
Devo solo riscaldarla e la cena è pronta.- nel dir così assaggiò il sugo, per poi farlo assaggiare anche ad Amanda.
- E' buonissimo...- fece Amanda - un giorno dovrai insegnarmi a cucinare.- 
- Cominciamo fin da subito allora.- fece Sonny con un sorriso - Metti una pentola d'acqua a bollire, con un po' di sale.- 
Amanda annuì.
Prese una pentola, la riempì d'acqua e la mise su di un fornello acceso. 
Poi aprì lo sportello del mobile dove teneva i vari condimenti.... e si diede mentalmente dell'idiota.
- No.... ma che stupida...- fece Amanda.
- C'è qualche problema?- fece Sonny volgendo lo sguardo verso di lei. 
Amanda tirò fuori il pacco del sale. E sì, in effetti era sale.... ma quello da lavastoviglie.
Ottimo per pulire meglio piatti e stoviglie... ma assolutamente sconsigliato per condire gli alimenti. 
Sonny trattenne un sorriso - Per lo meno il cibo è pulito...- disse per poi prendere la giacca - spegni il sugo tra dieci minuti. Faccio un salto al negozio all'angolo.- 
- Mi compri anche il gelato, zio Sonny?- fece Jesse distraendosi per un attimo dai cartoni e dal suo disegno.
Glielo chiese con un tono così gentile ed un visetto così dolce che il poliziotto non potè nemmeno pensare di tenere in considerazione l'ipotesi di dirle di no. 
- Solo se mi prometti che mangerai il resto della cena.- fece il poliziotto con un sorriso. 
- Promesso, e come dice mamma ogni promessa è debito.-fece la bambina.
Sonny le schioccò un bacio sulla fronte prima di uscire di casa.
...
...
...
- Buonasera...- fece Sonny entrando nel negozio.
Il proprietario lo accolse.
- Oh, signor Carisi... che bello rivederla. Sua moglie e sua figlia, tutte e due bene?- 
Sonny lo guardò come per chiedergli di chi stesse parlando. Poi ricordò che spesso in quel negozio, era andato anche con Amanda e Jesse. E doveva ammetterlo, chiunque li vedesse assieme, poteva tranquillamente scambiarli per una famiglia felice. 
E doveva dirlo, non gli sarebbe dispiaciuto... essere qualcosa di più di un amico e un collega per Amanda...e adorava quella ragazzina, i momenti che passavano tutti e tre assieme proprio come se fossero una famiglia erano i più felici che lui ricordasse. 
Ma era un uomo che in mezzo a tutto l'ottimismo e l'incapacità di non riuscire a cercare una stilla di bontà nelle persone che incontrava, era anche un uomo molto realista.
Era convinto di non avere nessun diritto su Amanda e Jesse. In fondo... Jesse non era sua figlia, anche se niente lo avrebbe reso più felice... e non c'era niente che escludesse il fatto che un giorno il padre di quella bambina tornasse e chiedesse di far parte della sua vita. E lui chi era per impedire a Jesse di vedere suo padre? O di dire ad Amanda che non poteva stare e formare una famiglia con il padre di sua figlia? 
Suo padre gli aveva dato pochi insegnamenti pratici con cui non faceva a cazzotti, ma su una cosa aveva ragione.
A volte era bene accontentarsi di quello che si aveva e pensare che si era già fortunati così. 
E lui lo era. Essere suo amico, starle vicino, aiutarla come poteva con la bambina... gli bastava. Gli doveva bastare.
- Ehm.... veramente non sono mia moglie e mia figlia....- fece Sonny - ma stanno bene. Volevo un pacco di sale da cucina ed una vasca di gelato mista.-
- La servo subito.- fece il negoziante.
Mentre l'uomo stava per fare il conto al poliziotto, entrò un altro cliente. Aveva circa vent'anni, che per molti sarebbe sembrato il '' tipico teppistello di strada maniaco dell'hip hop'', ed un'espressione sconvolta in viso.
Tremava, aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite... l'inquietudine divenne così alta da poterla tagliare con un coltello.
Il negoziante sbuffò annoiato.
- Amico, qui non vendiamo alcolici....-
- QUESTA E' UNA RAPINA!- fece il ragazzo estraendo la pistola.
Il negoziante d'istinto alzò le mani,con aria terrorizzata - Calmo....- 
- METTI I SOLDI NELLA BORSA E CHIUDI IL BECCO!!!- urlò ancora il ragazzo. 
Sonny gli si avvicinò con cautela.
- Ascolta.... non ti conviene farlo.- fece il poliziotto.
Il ragazzo gli puntò contro la pistola, sbraitando e urlando - TU FATTI GLI AFFARI TUOI!- 
Sonny lo guardò male. Nella squadra aveva la fama di essere il '' poliziotto buono'', quello che riusciva a far parlare i criminali perchè riusciva ad entrare nella loro psiche e a volte a convincerli che la pensava esattamente come loro... ed era molto semplice quando a volte gli assassini erano migliori delle vittime e prima ancora che se ne rendessero conto avevano intrapreso un cammino che non avrebbero mai voluto cominciare... a volte invece era costretto a fare buon viso a cattivo gioco.
Aveva sempre creduto che la comprensione, il dialogo e l'empatia fossero armi più efficaci delle urla e delle minacce di punizioni corporali... anche se a volte questa sua convinzione era messa a dura prova, quando si trovava davanti a pedofili e stupratori che l'avrebbero rifatto dopo nemmeno due ore.
O in quel momento. 
- Hai ragione. Ti vuoi ammazzare? Non sono fatti miei.- fece Carisi - ma non sono nemmeno fatti di un uomo onesto che si alza alle sei tutte le mattine per dar da mangiare alla sua famiglia.... se ti vuoi ammazzare con quella schifezza...- fece osservando i buchi sulle braccia del rapinatore. Dieci a uno che avrebbe usato i soldi di quella rapina per correre a bucarsi dal primo spacciatore che sarebbe riuscito a trovare - facciamo una cosa: non hai ancora rubato niente e non hai ancora ammazzato o ferito nessuno.... sei ancora in tempo.
Esci da quella porta e non tornare. Anzi.... prova a cogliere l'occasione per rimettere a posto la tua vita.- 
- SMETTILA, STAI ZITTO,CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA!!!- fece il rapinatore.
Successe tutto in un attimo.
Prima ancora che se ne rendesse conto, il dito gli scivolò sul grilletto della pistola...
Bang!
Sonny strabuzzò gli occhi per il dolore. Istintivamente si toccò il fianco sinistro, dove era esploso un dolore lancinante, e quando si guardò il palmo della mano lo vide coperto di una sostanza vischiosa e rossa... le gambe iniziarono a cedere come se fossero fatte di acqua e farina... i suoni iniziarono a farsi ovattati, distanti, come se qualcuno lo avesse buttato in una vasca piena d'acqua. 
- MA CHE HAI FATTO, LO HAI AMMAZZATO?!?!?- 
- NO! NON VOLEVO... E' STATO UN INCIDENTE!!!!- 
...
...
...
- Fermo polizia!- fece Fin entrando con un paio di agenti. Era sulla via del ritorno a casa quando aveva trovato la strada chiusa per dei lavori in corso. Aveva dovuto prendere un'altra strada e aveva trovato un incidente tra una macchina e una moto e aveva deciso di dare una mano ai colleghi della pattuglia quando avevano sentito lo sparo.
Gli venne quasi un infarto quando vide chi c'era a terra ferito.
- Carisi...- fece il detective sbiancando per poi lanciare un'occhiata di fuoco al rapinatore - Ma che hai fatto?!? Che accidenti hai fatto?!?!- 
- E' lui che si è messo di mezzo... è colpa sua!- cercò di difendersi quello, mentre gli agenti lo ammanettavano. 
Fin corse dal collega, a terra che cercava di tamponare l'emorragia con le mani. 
- QUALCUNO CHIAMI UN'AMBULANZA!!!- urlò il poliziotto per poi spostare le mani di Carisi per vedere meglio la ferita. 
Si ritrovò le mani piene di sangue nel giro di pochi secondi. Non riusciva a vedere se e quali organi erano stati colpiti, c'era troppo sangue - Oh merda...-  si chinò per dirgli - Carisi? Carisi, riesci a sentirmi?
Ascolta... se mi senti, se riesci a capire quello che dico... prova a muovere le gambe. Ok?- 
Sonny strinse gli occhi e tentò alla meglio di scalciare.
- Okokok.... ascoltami. L'ambulanza sta arrivando... devi respirare più piano, ok?- 
- Non.... ci.... riesco....- fece Sonny.
- SI che ci riesci.- fece Fin togliendosi il giaccone per premerlo sulla ferita. Sonny urlò. Il dolore che pareva andar scemando si fece più forte in quel momento - Lo so. Scusami... ma va fatto.
Ascolta... lo so che è difficile, ma devi respirare più lentamente...- fece Fin mantenendo costante la pressione - Dobbiamo rallentare l'emorragia... se respiri più piano il cuore batterà più lentamente ed uscirà meno sangue.
Puoi farlo? Per te stesso, per le persone che ti vogliono bene...- 
Sonny annuì debolmente e iniziò a respirare più lentamente, cercando di gestire sia il dolore che la paura che aveva in quel momento. Quando era entrato in polizia... sapeva quello a cui andava incontro... che avrebbe potuto sopravvivere a mille sparatorie con i peggiori delinquenti e finire ammazzato mentre era di pattuglia sulla super-strada. C'erano state un paio di occasioni in cui aveva davvero avuto paura che ormai la sua vita fosse arrivata al capolinea... come quando l'ex sergente Cole gli aveva puntato una pistola in faccia in un tentativo solitario di liberare un ostaggio... ricordava di aver avuto freddo, paura, nausea e di aver pregato con tutte le forze di svenire... sapeva di dover morire, e che in quel lavoro essere ucciso sul posto di lavoro era facile come prendere l'influenza in autunno.....ma in cuor suo aveva sempre sperato di non essere cosciente quando ciò sarebbe successo.
Per non dover fare i conti con la paura, il dolore, il sentirsi svanire mano a mano che passavano i secondi, la consapevolezza che non avrebbe rivisto mai più le persone che aveva amato... 
- Così, bravissimo....- fece Fin mentre i paramedici entravano con la barella. Uno dei due lo prese per le spalle, l'altro per le caviglia.
- OK. Al tre mettiamolo sulla barella... uno... due... tre.- fece il capo per poi metterlo sulla lettiga, strappandogli un gemito di dolore. 
...
...
...
- Mamma, io ho fame.- fece Jesse. 
Amanda guardò l'orologio. Sonny era uscito da quasi un'ora.
Un'ora per arrivare al negozio e comprare il sale. Non le tornava molto, ma cercò di pensare alle mille possibilità che c'erano per giustificare quel ritardo assurdo. L'aver trovato il negozio chiuso, la difficoltà nel trovare parcheggio, troppa gente in negozio o qualche cliente eccessivamente pignolo che stava bloccando la fila... 
Insomma, potevano esserci mille motivi, uno più valido dell'altro per giustificare un ritardo... e non sempre doveva finire in tragedia e con un bagno di sangue. 
- Lo so tesoro... lo zio Sonny tornerà presto... nel frattempo che ne dici di...- non fece in tempo a finire la frase che il cellulare squillò. 
- Questo deve essere lui...- pensò a voce alta - Carisi? Non per metterti fretta ma Jesse ha fame...- la bionda perse circa dieci anni di vita.
Dall'altro capo del telefono non c'era Sonny. 
C'era Fin, con una notizia che le aveva gelato il sangue nelle vene.

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Capitolo 2
*** L'operazione ***


Le porte del pronto soccorso si spalancarono. 
Sonny aveva gli occhi socchiusi, la fronte madida di sudore, con la mascherina per l'ossigeno su naso e bocca, fissato sulla brandina con le cinghie e la coperta termica. 
- Cos'abbiamo?- fece il medico di turno al pronto soccorso.
- Uomo, sulla trentina, ferita da arma da fuoco al torace.- fece il paramedico - Ha perso molto sangue, ma è rimasto cosciente durante il tragitto.- 
- Va bene, in rianimazione.- fece il medico - facciamo la valutazione dei danni e decidiamo se operare.- fece spingendo la brandina nel reparto. 
Fin rimase lì, in attesa. Aveva già avvertito Amanda, Olivia e Barba.
Il suo tenente e il pubblico ministero non tardarono ad arrivare. Erano entrambi visibilmente molto agitati e nervosi. 
- Fin...- fece Olivia - che è successo?- 
- Una rapina in un emporio.- fece il poliziotto - ho dovuto prendere una deviazione per tornare a casa, mi sono imbattuto in un tamponamento, sono sceso per dare una mano ai colleghi e ho sentito lo sparo.
Quando sono entrato Carisi era per terra.- 
- Come sta?- fece Barba. 
- Stanno facendo la valutazione dei danni, poi decideranno se operare o meno.- fece Fin - ha perso molto sangue... ho cercato di tamponare l'emorragia...- fece guardando la giacca sporca di sangue. Il sangue di Carisi. 
- Vado ad avvertire i suoi.- fece Olivia.
...
...
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- Le condizioni sono stabili.- fece il medico. 
La situazione era grave. Dai risultati dell'angio-tac  risultava che il proiettile aveva sfiorato di poco l'aorta, per poi fermarsi.
Decidere di estrarre il proiettile comportava il rischio di provocare un'emorragia interna inarrestabile. 
Però non potevano nemmeno lasciare il proiettile dove si trovava.
- D'accordo. Fate preparare la sala operatoria.- fece il medico - notizie dalla banca del sangue?- 
- Ci stanno mandando le riserve che abbiamo richiesto.- fece l'infermiera.
Il medico iniziò ad aprirgli piano la camicia, cercando di fargli meno male possibile, per separare  il tessuto  che si stava attaccando alla ferita.
- AH!- fece Sonny scattando quasi a sedere sulla lettiga.
- Infermiera.- fece il medico spronando la sua assistente a tenerlo fermo. 
La  donna gli si mise dietro e lo afferrò saldamente per le spalle, inchiodandolo al lettino e prendendo un panno umido che gli passò sulla faccia, per cercare di calmarlo.
- Si rilassi.- fece il medico pulendo con un tampone imbevuto di acqua ossigenata la ferita.
Sonny strinse gli occhi a più non posso, stringendo con forza il lettino su cui era adagiato, ma stette ben attento a non farsi sfuggire nemmeno un lamento. 
- So che fa male...- fece il medico - ma devo ridurre l'infezione. Tra poco la portiamo in sala operatoria e quando uscirà si sentirà meglio di prima.- 
Sonny si riscosse e afferrò il braccio del medico.
- Amanda.... per favore.... fatemi vedere Amanda un'ultima volta...- supplicò Sonny in balia del dolore e della paura. 
Il medico gli diede una pacca sulla spalla - Vedrà chi vuole, ma domani.- 
- No... per favore....- fece Sonny - vi prego....- 
Il medico vide che la pressione si stava alzando pericolosamente. Fece un cenno all'infermiera di dargli qualcosa per calmarlo.
La donna gli iniettò della novocaina e a poco a poco il poliziotto si addormentò mormorando - Amanda....-
...
...
...
- Olivia....- fece Barba raggiungendo l'amica davanti al vetro della sala rianimazione. Sonny era ora privo di sensi, collegato al respiratore, ricoperto di fili e ventose per l'elettrocardiogramma.
La poliziotta si voltò verso l'amico - Notizie di quel bastardo?-
- Lo hanno arrestato.- fece Barba - era in quel negozio per commettere una rapina... non gli servivano per la droga ma per giocare d'azzardo. La pistola aveva nove proiettili....di cui otto a salve.
In pratica Carisi si è preso l'unico colpo vero.-
- Probabilmente voleva spaventare il negoziante se questi avesse opposto resistenza... poi è andato nel panico...- 
- Sta cercando di convincere gli agenti che ha agito per legittima difesa. Ma  le telecamere del negozio confermano che Carisi gli stava a circa un metro e mezzo, non ha tirato fuori l'arma d'ordinanza.... e il negoziante dice che ha provato a calmarlo con le parole e a convincerlo ad andar via...-
- Ha provato ad aiutarli tutti e due.- fece Olivia - e guarda il ringraziamento.- 
- Come sta?- 
- Ha perso molto sangue. Stanno aspettando che arrivi il sangue per la trasfusione...- in quel momento ricordò il giorno in cui morì Mike Dodds. Sonny aveva cercato di salvarlo donandogli il sangue.... ma nemmeno la prontezza di riflessi del detective era riuscita a salvare la vita al sergente. Quella storia aveva dell'incredibile.
Mike Dodds era sopravvissuto  allo scontro con un pluriomicida stupratore ed aveva perso la vita per un caso di violenza domestica.
Non poteva credere che avrebbero perso un altro detective scampato persino alla furia e al delirio di un poliziotto che aveva finito per rapire e violentare una ragazza della stessa età di sua figlia e a mille altre occasioni in cui era facile che restasse ucciso o ferito gravemente... per morire in una rapina di un negozio.
No, si rifiutava di crederci.
Si rifiutava di perdere un altro collega e un altro amico. 
Fin li raggiunse.
- Olivia...- fece il poliziotto - ci sono le sorelle di Carisi.-
...
...
...
- La prego, ci dica come sta.- fece Theresa, la maggiore delle sorelle di Sonny. A sè stringeva la sua unica figlia, come per avere un conforto ed un sostegno in quel momento terribile. 
- La situazione purtroppo è molto delicata...- fece il medico -Il proiettile che l'ha colpito ha perforato l'addome sul lato sinistro, ha per poco sfiorato l'aorta. L'emorragia è piuttosto dirompente. 
Dobbiamo intervenire con urgenza.- 
- Ma ce la farà, vero?- fece Bella. 
- Faremo il possibile.- fece il medico. 
In quel momento gli infermieri spinsero il lettino con sopra il poliziotto, privo di sensi e pronto per essere operato in sala operatoria.
La luce della '' Surgery'' si accese.
E l'attesa iniziò. 
Le quattro donne e il cognato di Sonny presero posto sulle poltroncine della sala d'attesa, cercando di darsi conforto a vicenda. 
- Volete... volete che vi porti qualcosa, non so, un caffè....?- fece Olivia. 
- L'animale che gli ha fatto questo.- fece Gina - Voglio vederlo dietro le sbarre quanto prima.-
Olivia alzò lo sguardo. 
Amanda era lì, con lo sguardo atterrito e sconvolto, prima di correre via. 
- Scusate.- fece Olivia seguendo la sua detective. 
...
...
...
Amanda era corsa fuori dall'ospedale, sedendosi sugli scalini, schiacciata dal dolore, dalla paura e dal senso di colpa. 
'' Sei stata tu. Se muore, la colpa è tua.''- continuava a dire una vocina nella sua testa -'' dovevi stargli lontano, Amanda. Non avresti mai dovuto rivolgergli la parola.... a quest'ora se ne starebbe tranquillo a casa sua se non fosse stato per te''.
Qualcuno le sfiorò la spalla.
Si voltò e vide Olivia.
- Ehy... che succede?- fece la bruna sedendosi sulle scale. 
- Sono io quella che dovrebbe andare dentro per quello che gli è successo.... dovrei esserci io su quel lettino...-
- Ma che stai dicendo?-
- Era da me... stavamo preparando la cena.... poi mi sono accorta che avevo preso il sale da lavastoviglie invece di quello da cucina... e lui è uscito per andare a comprarlo... se non mi fossi sbagliata a comprare quel maledetto sale...- fece Amanda - dovevo andarci io...- 
- Ehy.- fece Olivia obbligandola a guardarla in faccia - Guardami. Non è colpa tua.
E' stata una tragica fatalità.-
- Ma non sarebbe successo se fossi stata più attenta...- fece Amanda - anzi, se lo avessi tenuto lontano fin dal principio...- 
Ricordava ancora quando era arrivato all'Unità. Nick era stato sospeso e l'unità era sotto organico e Olivia aveva fatto richiesta per un detective con empatia, sensibilità e doti umane. Il suo primo giorno sembrava un bambino il suo primo giorno di scuola, tutto sorrisi e premure, che cercava di farsi degli amici offrendo ciambelle, pieno di voglia di imparare e di fare.
All'inizio doveva dirlo, quasi non riusciva a sopportarlo quell'atteggiamento che sputava ottimismo e fiducia nelle persone da ogni poro. Per lei, che era abituata ad aspettarsi il peggio dalle persone, soprattutto dai parenti era difficile lavorare fianco a fianco con un uomo che sembrava essere fatto di miele e zucchero filato... ma poco a poco aveva imparato a vederlo per quello che era: un uomo gentile, premuroso, pieno di principi ed ideali, con uno spiccato dono per l'empatia e l'entrare in confidenza con i delinquenti e farsi raccontare a poco a poco tutto quello che sapevano... ma che allo stesso tempo non mascherava il suo disprezzo più totale per certi soggetti con cui si trovavano faccia a faccia, arrivando persino a cedere alla tentazione di ricorrere alla violenza... e doveva ammetterlo, molti casi che avevano affrontato sarebbero rimasti irrisolti o con molti buchi, se non fosse stato per la sua caparbietà ed il suo ''vizio'' di unire i ragionamenti da avvocato al lavoro investigativo.
Era un uomo eccezionale, sotto molti aspetti. 
E prima ancora di rendersene conto  si era innamorata di lui.
- Sarebbe successo comunque.- fece Olivia - Ogni poliziotto sa che in questo lavoro la morte è sempre in agguato.
Per mano di uno psicopatico.... di un delinquente da due soldi.... mentre siamo di pattuglia....  lo abbiamo sempre saputo di non aver scelto un lavoro sicuro... io, te, Fin, Carisi... sapevamo che era una possibilità.
Carisi è fatto così. Vuole sempre fare la cosa giusta: è il motivo per cui è diventato un poliziotto... e quello per cui ti sei innamorata di lui.- 
Amanda sgranò gli occhi per la sorpresa.
- Beh?- fece Olivia - Doveva essere un segreto?- 
- Come lo....?- 
- Hai seminato indizi dappertutto.- fece Olivia.
Tipo quando stava per essere portata in sala parto. Poco prima che sopraggiungessero le doglie aveva dovuto affrontare il problema del distacco della placenta. Ricordava che mentre piangeva per il dolore e la paura, non faceva che chiedere di Carisi.
'' Sonny....voglio Sonny....''- i medici però non gli avevano permesso di entrare in sala parto. 
Dopo la nascita della piccola Jesse, quando Amanda era andata con la bambina in centrale per mostrarla a tutta la squadra, e l'aveva data in braccio a Sonny per potersi finalmente concedere lo sfizio di una buona tazza di caffè, li aveva visti e non aveva potuto fare a meno di pensare alla splendida famigliola che sembravano in quel momento.
E a quanto arditamente sperasse che Amanda le confessasse che il padre della bambina ( che risultava ancora ignoto) fosse Carisi stesso e che stavano insieme, ma che non erano ancora pronti a rendere la cosa di dominio pubblico, magari per paura che uno dei due venisse trasferito sulla base di quell'assurda regola che vietava relazioni sentimentali sul posto di lavoro e nello stesso ufficio.
Quando poi Carisi, con un atto di coraggio, aveva preso la pericolosa decisione di fingersi un maniaco per infiltrarsi in un rifugio per pregiudicati accusati di reati sessuali per catturare uno stupratore, ne aveva avuto la certezza.
Amanda in quei giorni non aveva fatto altro che chiederle quando sarebbe tornato a '' campo base'', se sapeva come stava, e a chiederle velatamente di farlo tornare il prima possibile. 
E ciò non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti.
- Ascolta, so che hai avuto delle brutte esperienze con gli uomini e che le persone di cui ti sei fidata ti hanno fatto soffrire... ma Carisi no.
Si sparerebbe piuttosto che farti del male.- 
- Lo so... ma il problema non è lui, sono io.- fece Amanda - Io rovino e distruggo tutto quello che tocco.-
- No, questo non è vero.- fece Olivia - Carisi non è in quelle condizioni perchè tu ti sei sbagliata a comprare un pacco di sale.
Carisi sta così perchè fa un lavoro pericoloso e sottopagato. E se muori in servizio ti ricompensano con un funerale di stato, una medaglia al valore e una bandiera piegata.- nel dir così le strinse forte una mano per confortarla - Ma Sonny è un uomo forte.... e testardo. Lo sai com'è fatto.... quando pensa di avere un'intuizione giusta, la segue fino in fondo, anche se dovessero rivoltarsi tutte le forze della natura.
Amanda inspirò profondamente.
Altrochè se lo sapeva....ricordava ancora il caso del campione di basket accusato di violenza carnale da almeno tre donne. Nonostante ci fossero tre testimonianze che provavano uno schema ricorrente e la conseguente colpevolezza dell'accusato, Sonny continuava a difenderlo guadagnandosi occhiatacce a tutto andare dal resto della squadra.
Ma alla fine '' il pivellino'' aveva dimostrato di aver ragione: infatti, dopo  aver fatto alle presunte vittime delle domande più specifiche e mirate in seguito all'aggressione subita, erano rimaste sul vago, minimizzavano, generalizzavano.... ma ciò che aveva costituito il ragionevole dubbio era l'affermazione, in fase istruttoria, di una vittima che si era dichiarata disposta a dire tutto quello che la polizia e il PM volevano sentirsi dire in cambio della stessa cifra che avevano preso le altre.
E poi la terribile verità: Si, il loro sospetto aveva avuto rapporti con tutti e tre, ma consensuali. Lo sponsor però aveva scoperto che la sua unica figlia ed un campione di basket, nero e quindi per lui di razza inferiore, non solo stavano assieme ma lei portava in grembo il frutto di quell'amore. E pur di allontanarli, non aveva esitato a rovinare il buon nome dell'uomo trascinandolo in una storia di abusi sessuali, pagando tre donne perchè dicessero che i rapporti avuti  non erano stati consensuali. 
'' E' come quel caso, tesoro...''- pensò Amanda -'' hai tutto contro di te... ma lo so che nemmeno la condizione più disperata ti può fermare quando pensi di riuscire a fare qualcosa...''
...
...
...
Passarono circa due ore quando finalmente Olivia ed Amanda fecero ritorno nella sala d'attesa, dove vi erano le sorelle di Carisi, sua nipote, suo cognato, Fin e Barba.
Barba stava facendo ritorno dal bar dell'ospedale con un sacchetto pieno di panini assortiti.
- Vi ho portato qualcosa da mangiare...- fece l'avvocato rivolgendosi alla famiglia del poliziotto.
Gli interpellati lo ringraziarono con un -'' Grazie''- così flebile che quasi nemmeno loro riuscirono a sentire.
- C'è qualche novità?- fece Olivia.
Fin dissentì - Non ancora. Ma forse è un bene.- 
- Che vuol dire?- chiese Bella.
- Che le notizie cattive camminano veloci. Se fosse successo qualcosa di brutto a quest'ora lo avremmo saputo...- in quel momento le luci si spensero, e i presenti scattarono come pupazzi a molla. 
Il momento del responso era simile ad una sentenza: una parte di loro voleva sapere con tutto il cuore cosa era stato deciso, ma l'altra avrebbe pagato perchè quel momento non arrivasse mai. 
- Dottore...- fece Theresa facendosi coraggio - Come sta?- 
Il medico rispose - Il proiettile ha sfiorato di poco l'aorta ma non l'ha toccata, e poi è passato a pochi millimetri dalla colonna spinale.
E' davvero un miracolo che sia risucito a superare l'atto operatorio.- 
I presenti tirarono un sospiro di sollievo.
- Gracias a Dios....- fece Barba abbandonando per un attimo la faccia imperscrutabile e severa che lo contraddistingueva.
Amanda sorrise mentre le lacrime di gioia le annegavano la faccia. 
- Tuttavia, durante l'intervento...- fece il medico - il flusso di sangue al cervello si è interrotto per qualche secondo. Abbiamo dovuto metterlo in coma farmacologico. Era l'unico modo per scongiurare il pericolo didanni cerebrali irreversibili.-
- Ma...- fece Amanda con la voce che tremava appoggiandosi a Fin- ne... ne uscirà.... vero?- 
- Non so dirvelo per adesso. Tutto quello che possiamo fare adesso è tenerlo sotto controllo e aspettare che la circolazione cerebrale torni nella norma.-
...
...
...
Poco dopo, il detective Carisi venne trasferito in terapia intensiva. Se non fosse stato per la mascherina dell'ossigeno su naso e bocca, la flebo attaccata al braccio sinistro, e l'incessante '' bip'' dell'elettrocardiogramma, chiunque avrebbe potuto dire che stava dormendo tranquillamente.
Era come guardare un neonato mentre dormiva: la visione della vera pace.
Ma non era così.
Sonny era in coma. Nonostante l'intervento che aveva subito fosse tecnicamente riuscito, il detective dagli occhi azzurri era caduto in uno stato catatonico da cui almeno per il momento, era prematuro ed azzardato fare previsioni.
- Mi dispiace tanto....- fece Amanda con il volto annegato nella lacrime stringendogli una mano, quasi sperando che quel dolore potesse richiamarlo invita. 
Si era offerta di restare con lui, mentre le sorelle del poliziotto erano tornate a casa per organizzare i turni, preparare le borse per accamparsi in ospedale ed avvisare i genitori, che al momento si trovavano fuori città per partecipare al funerale di un loro vecchio amico. 
Non sapeva come avrebbe fatto a dir loro che il loro unico figlio maschio, era in quel letto a rischiare la vita per... per un maledetto pacco di sale. 
Che lei si era sbagliata a comprare. 
Ciò che le aveva detto Olivia non era servito a consolarla. Continuava a pensare che se non fosse stata così stupida da sbagliarsi a comprare quel maledetto sale, Sonny in quel momento sarebbe stato in piedi, e in salute.
- Lo vedi che avevo ragione.... ti dovevo stare lontana.... faccio solo casini....- fece Amanda - eppure avevo cercato di avvisarti....-
Perchè lei si era accorta da un pezzo che Sonny provava dei sentimenti molto forti per lei. E se da una parte era al settimo cielo nel sapere che l'uomo di cui era innamorata e con il qualche ogni tanto condivideva dei momenti complici e da famiglia felice... dall'altra ne era terrorizzata. Lei non era capace di fare la brava fidanzatina e presto o tardi, Sonny nel pacchetto figlia e cane annessi, avrebbe dovuto farsi carico anche di qualche scheletro che sicuramente sarebbe tornato a bussare alla sua porta... o comunque avrebbe rovinato tutto.
Durante una trasferta per prelevare una sospettata, avevano bevuto entrambi un paio di bicchieri di troppo, e fu in quell'occasione che Carisi le aveva fatto capire in maniera inequivocabile che non gli sarebbe dispiaciuto andare a letto con lei... ma che si sarebbe preso tutto il pacchetto: lei, Jesse, Frannie... 
E il pensiero di essere felice per poi sentirsi dire '' Tu quest'uomo non lo meriti, non meriti questa felicità'', l'aveva spinta a dargli una delusione tale per spingerlo ad allontanarsi il più possibile da lei.
E doveva essere qualcosa di forte.
Quindi aveva chiesto al barista di raggiungerla in camera la mattina dopo, con la scusa di chiedergli ulteriori informazioni sulla loro sospettata, una volta che fu sicura che Sonny potesse vederli.
E se avesse visto uscire un uomo dalla sua camera così presto, sicuramente avrebbe pensato che avevano passato la notte insieme e avrebbe cercato di evitarla, capendo di non avere speranze... 
Solo che lei non riusciva a fare a meno di lui e della sua compagnia.
E lui a quanto pare non poteva non darle il suo sostegno. 
- Stavo solo cercando di proteggerti...- fece la bionda con una lacrima che le solcava il viso - ti prego torna... da me, da Jesse, dalle tue sorelle, dai tuoi genitori... torna da noi.-
 

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Capitolo 3
*** Ore d'angoscia ***



Era passato poco meno di un giorno, ma l'assenza del detective italo-americano si faceva già sentire. Era una dote comune delle persone dotate di un buon cuore e di una bellissima anima. 
Tutti i detective e gli agenti di pattuglia sembravano tristi, angosciati, meditabondi e più di una volta avevano lasciato cadere lo sguardo sulla scrivania del detective biondo, che quel giorno era rimasta vuota.
Ed erano solo quelli con cui Carisi aveva scambiato una parola o due, forse qualcuna di più quando chiedeva aiuto per qualche ricerca.
I suoi amici ne avevano risentito di più.  E non avevano tardato ad accorgersene.
Quella mattina si era presentato un ragazzo, uno studente della Hudson, che chiedeva di poter sporgere denuncia per uno stupro subito da lui stesso da parte di una donna. Sembrava una serata classica.... due persone che si incontravano in un bar, si piacevano a vicenda, e uno dei due proponeva di chiudere la serata a casa dell'uno o dell'altra. 
Ma quella serata romantica si era  trasformata in uno stupro in piena regola: la ragazza aveva deliberatamente ignorato il desiderio del ragazzo di avere un rapporto protetto, malgrado lui continuasse a chiederle l'opportunità di poter usare il profilattico. Nonostante le preghiere e le suppliche aveva dovuto cedere, malgrado ciò lo facesse sentire a disagio.
Si era subito rivolto alla sicurezza del campus... e il responsabile si era fatto una grassa risata dicendogli che al suo posto avrebbe pagato a peso d'oro pur di avere una donna che moriva dalla voglia di portarselo a letto.
Allora aveva deciso di parlare con la polizia, vincendo la vergogna e l'imbarazzo. 
- Visto che la vittima è un uomo stuprato da una donna potrebbe occuparsene Carisi, visto che...- aveva detto Fin per poi ricordarsi che il collega in quel momento non poteva aiutare nessuno. Non poteva aiutarli nelle indagini, e nemmeno essere di conforto alla loro vittima... forse non poteva aiutare nemmeno sè stesso. 
Olivia non perdeva di vista il telefono, pronta a scattare come una molla per essere sicura di rispondere in tempo quando sarebbe arrivata una notizia dall'ospedale.
E poi c'era Amanda. Lei probabilmente era quella che stava peggio di tutti.... e non solo per il legame che la univa a Sonny in quanto suo partner investigativo. Se prima era solo un sospetto, in quel momento, che la detective della Georgia fosse innamorata persa del detective Carisi era una certezza. 
Gli era stata accanto per tutta la notte, come se avesse voluto essere lì per dirgli addio nella peggiore delle ipotesi o per essere la prima persona che avrebbe visto al suo risveglio. Stando alle sorelle di Sonny non aveva voluto saperne di staccarsi da lui se non per andare in bagno o per prendere un caffè.
L'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere in ufficio quella mattina era il vice capo William Dodds.
- A cosa debbo l'onore di questa visita?- fece Olivia.
- Me lo dica lei.- fece il capo Dodds agitando una copia del giornale di quel giorno che portava il titolo in prima pagina '' POLIZIOTTO FERITO IN UNO SCONTRO A FUOCO'', con tanto di fotografia di Carisi in uniforme - Lo devo venire a sapere dai giornali che un poliziotto è rimasto ferito in una rapina?- 
- Numero uno, non pensavo che fosse cosa che la interessasse.- fece Olivia, con il tono di chi non era disposta a sopportare critiche o rimproveri o che comunque non era dell'umore adatto per discutere. Era stata una lunga notte, durante la quale nessuno aveva dormito, troppo provati dalla paura che un loro amico e collega potesse lasciarli mentre si concedevano cinque minuti di riposo. E Barba aveva torchiato il ladruncolo che aveva sparato a Sonny per tutta la notte promettendogli un minimo di trent'anni se per caso Carisi non ce l'avesse fatta, e avevano anche dovuto occuparsi delle sorelle di Sonny che ancora non riuscivano a credere che fosse successo davvero. Avendo un fratello poliziotto sapevano che prima o poi, vi sarebbe stata la possibilità che un giorno quel telefono avrebbe suonato e qualcuno avrebbe potuto dir loro che il loro fratello era rimasto vittima di una sparatoria, di un incidente, che era rimasto ferito durante un'operazione di salvataggio... solo che che come quasi tutte le persone al mondo, erano convinte che i loro cari fossero eterni, invincibili, che a loro non sarebbe mai potuto capitare niente. 
- Numero due... è stata una notte molto lunga e difficile per tutti, durante la quale siamo stati vicini ad un amico, la politica aziendale è l'ultima cosa di cui mi preoccupo.-
Dodds alzò le mani in segno di resa.
- Mi scusi. E' che ci tenevo ad essere informato.-
- Non sapevo che lei e Carisi foste in rapporti così buoni.- fece Olivia mentre il capo della polizia si versava una tazza di caffè. 
- Infatti non lo siamo...- fece Dodds - Credo che da quando lavora qui, avremo scambiato si e no dieci parole, e molte delle quali erano Buongiorno e buonasera... però...- 
- E' a causa di Mike, vero?- 
Il capo della polizia annuì. 
- Le sacche di sangue per l'intervento non sarebbero arrivate in tempo.- fece Dodds - Se non fosse stato per la sua prontezza di spirito... non sarei nemmeno riuscito a dire a mio figlio quanto fossi orgoglioso di lui.... e quanto gli volevo bene.... adesso come sta?- 
- L'intervento è andato bene.- fece Olivia - ma hanno dovuto indurre il coma farmacologico per scongiurare il rischio di danni al cervello... comunque le sue condizioni sono stabili.-
- Grazie al cielo...- in quel momento entrò Fin in ufficio.
- Olivia. Ci sono i genitori di Carisi.- 
...
...
...
Poco dopo, Olivia era seduta in sala colloqui insieme al vice capo William Dodds erano davanti ad una coppia di mezz'età. 
L'uomo aveva l'aria distinta,aveva cinquantatre anni, media statura, occhi grigi e chiari protetti dagli occhiali da vista, capelli corti biondi con qualche traccia di grigiume, costituzione robusta.
Sua moglie era poco più bassa di lui, capelli biondi ed occhi azzurri, con i segni della stanchezza di un lungo viaggio e della paura in volto. 
- Sono il capo di vostro figlio, il tenente Olivia Benson.- fece la donna. 
- Lasciamo perdere i salamecchi e le frasi di circostanza, voglio solo sapere com'è stato possibile e dov'è la bestia che l'ha ridotto così.- fece Dominick Carisi Sr.
Dodds gli fece cenno di calmarsi, per quanto capisse perfettamente il suo stato d'animo.
Olivia spiegò ai signori Carisi tutta la dinamica dell'incidente: di come il loro figlio si fosse trovato in quell'emporio per fare compere e di come avesse tentato di bloccare un malvivente, che al momento si trovava in custodia cautelare per rapina a mano armata e tentato omicidio, e di come per un capriccio del destino il loro figlio si fosse preso l'unica pallottola vera  del caricatore.
- Ha visto un innocente in pericolo e ha cercato di fare la cosa giusta.- fece il capo Dodds. 
- E che vorrebbe dire con questo?- fece il padre di Sonny alterandosi - è un modo per dire che la vita di mio figlio non è andata sprecata? Al diavolo.
Uno come quello non ha motivi per stare al mondo, ma il mio ragazzo un futuro ce l'ha!-
A quel punto la moglie intervenne per dire - Dominick, per favore... adesso ti preoccupi per lui? 
E quando aveva bisogno di te, che gli dimostrassi il tuo sostegno e il tuo affetto, dove diavolo eri? Poco ci mancava che ti dimenticassi di avere un figlio, e adesso che sta lottando contro la morte ti ricordi che hai un figlio e di quanto vale?- 
Olivia si mise tra i due presagendo quanto poco bene si stava mettendo - Adesso calmatevi... so che siete spaventati e arrabbiati, ma prendervela tra voi non aiuterà nessuno.- 
Il vice capo Dodds invitò il signor Carisi a seguirlo fuori, per una tazza di caffè, mentre Olivia cercava di calmare la sua consorte come poteva.
- Mi scusi tenente...- fece la signora passandosi una mano in faccia - ma ho appena perso uno zio che amavo molto, mi sono pianta tutti i fazzolettini in aereo, sono distrutta dal jet-lag... e al mio ritorno scopro che mio figlio sta...- 
Olivia le porse il suo fazzoletto vedendo che la donna stava per avere un'altra crisi - Ci mancherebbe altro... non deve scusarsi...
Anch'io ho un figlio.... e quando era più piccolo ha contratto il morbillo a causa della scelta di una madre anti-vaccino... ha rischiato di morire, ricordo la rabbia, la sensazione di impotenza, la voglia di prendere a pesci in faccia tutti quelli che mi capitavano a tiro, medici inclusi...
So cosa significa veder soffrire un figlio e rischiare di perderlo per il delirio di un'altra persona.-
- La verità è che noi l'abbiamo trascurato.- fece la signora Angela Carisi asciugandosi le lacrime - Ci siamo preoccupati quasi solo e sempre delle nostre figlie, di dove fossero, con chi fossero... dobbiamo accendere un'intera chiesa per ringraziare che Sonny non si mai finito in un brutto giro.- 
- Signora, io di questo non mi preoccuperei.- fece Olivia - Sonny è un ragazzo con la testa sulle spalle, giudizioso, assennato.... un po' testardo, questo si, ma grazie a lui abbiamo chiuso in ottimo modo diversi casi...-
- Lo so, lo so...- fece la donna - ma lo sa, si sentono le cose più terribili riguardo ai ragazzi che non riescono a comunicare con i genitori.... problemi di alcool, droga, cattive compagnie.... il Signore con lui ci ha proprio benedetti.-
- Beh, non mi sembra che suo figlio abbia mai dato segno di avere qualche problema....- fece Olivia per poi fermarsi, riflettendo per un attimo su come era solito approcciarsi Carisi ai sospettati. Quasi amichevole e comprensivo con chi aveva aggredito una donna che magari li aveva rifiutati o che avevano deciso di aver tollerato troppo e più di quanto avrebbero dovuto da parte sua, per incoraggiarli a fidarsi di lui e raccontargli tutti i dettagli del crimine da loro perpetrato.... ma con chi aveva abusato di ragazzini diventava una furia. Poco ci era mancato che rompesse la mano ad un pedofilo che aveva abusato della sua stessa nipote o che massacrasse di botte un delinquente che aveva messo su un traffico sessuale composto da ragazzine tra i quattordici e i sedici anni, ed una bambina di nove.
Perdeva le staffe solo con i pedofili.
'' Il prete della mia parrocchia mi ha salvato la vita, ma si parla solo di quelli cattivi''- aveva detto dopo un caso particolarmente difficile, che aveva visto come protagonista un prete molto stimato nella sua piccola comunità ma che aveva violentato e messo incinte due sorelle, l'una a due anni di distanza dall'altra.
Ed iniziò a chiedersi se non ci fosse altro sotto, oltre all'indignazione e alla voglia di massacrare i pedofili che veniva spontanea a qualunque persona sana di mente e con un briciolo di umanità.
...
...
...
- Lo so cosa sta pensando....- fece il signor Carisi in sala relax assieme a Dodds e Fin -Che sono un pessimo padre. Immagino che dai discorsi di Sonny non esca tanto bene...- 
Fin lo stoppò- Qui si sbaglia. Sonny ha lasciato trasparire che è un genitore severo, ma a volte un po' di disciplina e di severità...- soprattutto quando la propria casa per il numero di bambini e di figli che ospitava poteva essere paragonato ad un asilo o un baby parking - ci vogliono.- 
-In ogni caso cerchi di non colpevolizzarsi più di tanto...- fece Dodds - con i figli facciamo tutti del nostro meglio, ma a volte non basta.... succede.-
Carisi Sr rise tiratamente - Per i primi diciotto anni della sua vita, io con lui ho fatto del mio peggio.
Sa.... oltre a lui ho tre figlie, che non hanno fatto altro che destarci preoccupazioni fin da quando è iniziata l'adolescenza...-
 Se una legge vecchia quanto il mondo diceva che i padri erano pazzi delle figlie, la logica e l'autoconservazione dicevano che due uomini in una famiglia ad alta concentrazione di cromosomi X, avrebbero dovuto fare fronte comune.... sullo sformato di broccoli presumibilmente tossico della signora, sulle lotte per il telecomando, il mettere sotto torchio gli spasimanti delle sorelle.... non erano mai stati così. Ed il perchè era semplice. 
Un grande scrittore una volta aveva detto che ogni famiglia era infelice a modo suo... ed era anche strana a modo suo. 
Le  sorelle non riuscivano a non destare preoccupazione: Teresa rifiutava di prendere in considerazione anche solo l'ipotesi di parlare con un uomo se questo non guadagnava una cifra a sei zeri, Gina passava da una relazione all'altra, da una delusione di cuore all'altra, alla ricerca del vero amore mentre Bella alla fine si era sposata e aveva costruito una famiglia con un ex detenuto condannato per spaccio... e poi c'era Sonny.
L'unico che pareva aver raggiunto un equilibrio e un buon senso di sè. Non aveva mai destato preoccupazioni: aveva il dono di piacere alle persone senza sforzarsi troppo, riusciva a farsi voler bene istintivamente, ottimo studente, rispettoso di qualunque regola o norma... il suo unico svago erano la squadra di basket del liceo, qualche uscita con gli amici,e qualche ragazza... ma non aveva mai provocato problemi. 
Insomma, Dominick Carisi Senior era talmente preoccupato delle figlie e del loro avvenire, che non aveva mai tenuto in considerazione l'ipotesi che anche il suo unico figlio maschio avrebbe potuto aver bisogno di lui. Del suo appoggio, della sua stima, della sua preoccupazione... di un padre insomma. 
Non si era nemmeno accorto che quando a scuola sbagliava a servire la palla, era l'unico modo che aveva trovato per fargli capire quanto fosse arrabbiato con lui, per la scarsa considerazione che gli riservava..... come per dire '' Papà, lo so che sei orgoglioso di me e che mi vuoi bene... ma saperlo e basta, non mi basta. Non più.''
- Insomma, Gina, Teresa e Bella ci hanno sempre dato molti pensieri...- fece il signor Carisi - Lui no. Non ci hanno mai chiamato da scuola per dire che si era comportato male, che aveva il rendimento basso, che aveva marinato le lezioni, che aveva fatto a botte con qualcuno... insomma, con lui mi sono rilassato. Forse troppo, visto che nemmeno sapevo che volesse andare all'università.-
- Tutti commettiamo degli errori.- fece Dodds - e quando ci sono di mezzo i figli, ne commettiamo il doppio.
Ma la cosa importante, è capire come rimediare.-
In quel momento Fin ricevette una telefonata da Amanda.
- Rollins, allora?- e subito sbiancò - come? Sì, arriviamo subito...-
- Che succede....?- chiese il signor Carisi quando il detective ispanico riagganciò.
- Carisi. Ha una crisi ipotensiva.-
...
...
...
L'elettrocardiogramma sembrava impazzire.
Amanda gli stava tenendo la mano dicendo - Sai, potrei tenere un quaderno di quello che fa Jesse, così quando ti svegli lo guardiamo insieme.- e poi la pressione era crollata di colpo.
E adesso vi erano un medico e il primario di chirurgia che si stavano occupando di lui. L'avevano praticamente spinta fuori dalla stanza, e ora era praticamente appiccicata al vetro tremando come una foglia pregando in tutte le lingue che conosceva che quelli non fossero gli ultimi momenti che trascorreva con l'amore della sua vita, per lo meno non adesso che aveva capito che lo amava... che voleva sposarlo, avere i suoi figli, crescere Jesse con lui...
'' Ti prego resisti'- pregò con le lacrime agli occhi.
- E' molto tachicardico, rischia l'arresto cardiaco.- fece il medico auscultandogli il cuore. 
- Una fiala di adrenalina in vena, subito.- fece il primario.
Il medico obbedì subito, ma la pressione continuava a scendere.
- Il paziente non reagisce.- 
- Un'altra fiala di adrenalina.- fece il primario iniziando a praticargli il massaggio cardiaco.
Poco dopo aver ricevuto la seconda la pressione iniziò a salire, fino a quando i valori non tornarono nella norma. 
...
...
...
- Amanda!- fece Olivia andando verso di lei seguita da tutti gli altri - che è successo?- 
- Non lo so...- fece la bionda  - la pressione si è abbassata di colpo...adesso ci sono i medici con lui...- fece la poliziotta scoppiando in lacrime. 
- Oddio no...- fece la signora Carisi quasi svenendo tra le braccia del marito e di Barba - il mio bambino... non il mio bambino...-
In quel momento i medici uscirono.
- Allora?- fece Amanda.
- Siamo riusciti a stabilizzarlo. Ha superato la crisi.- fece il medico - per le prossime ore lo terremo sotto controllo e ho programmato un emogas ogni due ore.- 
- Per favore, mi dica solo se mio figlio si salverà.- fece il signor Carisi.
- Signore, la crisi era molto seria, ma suo figlio ha una fibra molto resistente.- fece il medico - ci sono buone possibilità che si risvegli, ma in questi casi fare previsioni è prematuro. Dovete avere fiducia in lui.-
In poche parole dovevano aspettare ed avere fiducia.
Che però in quel momento sembrava la peggiore delle torture.

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Capitolo 4
*** Un'altra possibilità ***


- Oh, così va molto meglio.- fece Olivia mentre Amanda beveva una tazza di caffèlatte con quattro tazzine d'espresso al bar dell'ospedale - hai già ripreso colore.- 
- Non ho paura per me.- fece Amanda posando la tazza con le mani che tremavano ancora per la paura - adesso l'unica cosa che mi importa è di sapere se Sonny uscirà di qui con le sue gambe.-
- Appunto. Dovrai essere in forze per godere a fondo di quel momento, no?- fece Olivia. 
- Io non riesco ancora a crederci...- fece Amanda. Quella situazione era assurda. Un momento prima erano nel suo appartamento a fare la parte della famiglia della pubblicità, il secondo dopo, per un maledetto pacco di sale, la persona a cui teneva di più, l'unica per cui aveva cominciato a credere in cose come l'amore vero, il matrimonio e altre cose da frasi da cioccolatino, era su un tavolo operatorio e in quel momento era in terapia intensiva ricoperto di fili e legato a un computer - non sono nemmeno riuscita a dire ai suoi genitori che...- 
- Ascolta, non è colpa tua.- fece Olivia - è stata una disgrazia. Quello si è fatto prendere dal panico e ha sparato.- 
- In quella maledetta pistola c'erano nove proiettili.- fece Amanda - Otto a salve e uno vero. Sonny si è preso l'unico colpo vero. Perchè proprio lui? E' la persona più dolce del mondo... non merita questo...- 
- Lo so.- fece Olivia. Purtroppo funzionava quasi sempre così. Le cose peggiori succedevano sempre alle persone di buon cuore, che avevano sofferto e che ora meritavano solo gioia e felicità. 
Amanda aveva sofferto troppo. Cresciuta in una famiglia in cui i genitori erano troppo stralunati o preoccupati di sè stessi per preoccuparsi delle loro figlie. Amanda aveva dunque dovuto occuparsi di una sorella minore e di mettere mille toppe ai suoi casini, e per salvarla dalla prigione aveva dovuto subire persino il più terribile dei traumi che un essere umano potesse subire: lo stupro.
Era passata da una storia all'altra, da una delusione di cuore all'altra... poi aveva trovato l'amore vero, l'uomo che poteva farle battere il cuore senza spezzarglielo... coraggioso, altruista, pronto a tutto per lei, e adesso la sua vita era appena ad un filo per colpa di un uomo che aveva deciso che il suo impulso di giocare a poker era più importante di tutto, persino di una vita.
- Quando ho scoperto di essere incinta...- fece Amanda - lui è stato il primo ad accorgersene. Non so nemmeno io come ha fatto... ma si era accorto di tutto... non mi ha chiesto chi fosse il padre, non mi ha giudicata... mi è stato vicino, prima con le minacce di aborto e poi è entrato in un urgano di pannolini, pappette e pianti di notte...- e non aveva mai chiesto niente in cambio. Gli uomini con cui era solita uscire, si, la portavano fuori a cena, si rifiutavano di dividere il conto, la riempivano di complimenti e carinerie ma solo perchè a fine serata si aspettavano di ricevere un cospicuo premio. Sonny non si era mai comportato così. Anche dopo aver messo Jesse a letto, e si accoccolavano sul divano per guardare assieme un po' di tv e con un bicchiere di vino, non aveva mai provato nemmeno a toccarla. Sembrava quasi intimorito dalla possibilità di oltrepassare qualche limite... prima di rendersene conto si era innamorata della persona più riguardosa e gentile che avesse mai incontrato.
E proprio ora che aveva capito che non sarebbe riuscita a vivere senza di lui, quella stessa persona era lì, a reggere l'anima con i denti. 
- Vorrei poterlo aiutare... ma non so da dove cominciare...- 
- Standogli vicina.- fece Olivia stringedole la mano - Gli farà bene sentire la tua vicinanza. E quando si sveglierà... parlagli.- non ebbe bisogno di specificare riguardo a cosa - Sonny è una persona speciale. Di quelle che ce ne sono poche. Di quelle che meritano di essere felici e di avere accanto qualcuno di speciale.- 
- Appunto.- fece Amanda - E' proprio per questo che è meglio che mi stia lontano... lui... lui merita di meglio.- 
- Lui è innamorato di te.- 
- No. E' innamorato della donna forte, caparbia, che trova sempre una soluzione per tutto e che riesce sempre a gestire qualunque situazione...- fece Amanda - lui è innamorato della donna che ho imparato ad essere... ma rimango comunque un casino con le gambe...- 
- Evidentemente tu gli piaci così.- fece Olivia - Amanda...basta guardarlo in faccia per capire che non vede l'ora di prendere tutto il pacchetto.-
- Perchè?- fece Amanda, che davvero non riusciva a capire - Che ci guadagna? Niente. Un casino ambulante che gli causerà solo problemi...- soprattutto con la sua famiglia. 
Aveva per poco conosciuto suo padre, ma una cosa l'aveva capita. Era un uomo molto severo ed ipercritico, specie nei confronti del figlio,  e che aveva educato i figli secondo un metodo rigorosamente cattolico. Non voleva nemmeno immaginare quanto sarebbero degenerati i rapporti tra il collega e suo padre se al prossimo Natale o Ringraziamento si fosse presentato con una donna che aveva avuto una figlia da un uomo che non era suo marito, che lei aveva considerato un'avventura di poca importanza, e che non era la prima volta che si concedeva un'avventura di una notte, e che si era rifugiata sia nell'alcool che nel gioco d'azzardo per non pensare che la sua prima esperienza era stata una violenza. Non gli avrebbe reso la vita facile. 
- Ascoltami bene.- fece Olivia - Lui ti ama. E quando ami veramente qualcuno, può venire giù l'inferno, le dieci piaghe d'Egitto, ed essere messo al bando dai parenti che non approvano... ma l'unica cosa che ti importa veramente, è che nei momenti brutti, la persona che hai scelto sarà lì al tuo fianco.- 
- Credi... che avrò la possibilità di dirgli quanto è importante per me?- 
- Ma certo. Appena si sveglierà.- fece Olivia - perchè lui si riprenderà. Ha passato di peggio, non gli farà niente una stupida pallottola.- 
...
...
...
Quando Amanda tornò, trovò Barba in camera di Sonny che dormiva scompostamente sulla sedia.
Gli diede delle pacche amichevoli sulla spalla per svegliarlo, con cautela.
- Ehy...- fece Barba.
- Le sorelle e i genitori di Sonny?- fece Amanda.
- I suoi genitori sono andati in un albergo qui vicino a riposare un po'... erano distrutti. Le sorelle le ho spedite a mangiare qualcosa.- fece Barba - l'importante è che non rimanga da solo.-
- Come sta?- 
- Non lo sanno dire.- fece Barba - era stabile, non c'era nessuna avvisaglia, poi la pressione è crollata... sono sull'attenti.- 
- Anche lei ha l'aria distrutta.- fece Amanda - è riuscito a dormire un po'?- 
- Appena è finito l'intervento ho messo sotto torchio il ladro che lo ha ridotto così.- fece Barba - E ci sono abbastanza prove per chiuderlo per parecchio tempo in galera. Altro che terapia per la ludopatia, lavori socialmente utili e sconti vari... per certa gente i guanti bianchi non esistono.- 
- Adesso vada a riposare un po' anche lei... rimarrò io con lui.- 
- Sicura? Non hai una bella cera.- fece Barba.
- Sto bene. Davvero.- fece Amanda.
Solo allora Barba si convinse.
...
...
...
Amanda strinse la mano di Sonny, come se quel contatto potesse richiamarlo alla realtà, carezzandogli il dorso della mano.
- Si dice che... che le persone in stato comatoso possano sentire anche così... personalmente ho sempre pensato che fossero solo stronzate... lo vedi, tu hai rivoluzionato il mio modo di pensare...
E pensare che all'inizio non ti sopportavo...- fece Amanda ripensando ai primi giorni in cui Sonny era al distretto con loro. Al''inizio sostituiva Nick per far fronte al lavoro che aveva la tendenza ad aumentare sempre di più, poi a poco a poco aveva praticamente firmato un contratto per un posto permanente... e doveva dirlo, era stato un ottimo acquisto... solo che non riusciva a capire che diavolo avesse quell'italo americano per essere sempre così allegro, pur svolgendo un lavoro che lo teneva a stretto contatto con il peggio del peggio.. e sì, pure il fatto che fosse cattolico l'aveva portata a giudicarlo troppo in fretta. Aveva subito pensato che oltre ai mille casini in cui aveva le scarpe avrebbe dovuto difendersi pure da un tizio tutto casa, chiesa, lavoro, preghiere e altre stronzate a farle la morale... si era dovuta ricredere - pensavo che saresti stato un rompiballe come ce ne sono pochi... ad onor del vero a volte lo sei... - e nel dir così rise - ma sei anche l'unico uomo che mi è stato sempre vicino nei momenti peggiori e che mi ha sostenuta anche quando pensavo che il mondo mi farebbe finito addosso e senza mai chiedere nulla in cambio... quello che sto cercando di dirti è... ti amo Sonny.
Io credo di averti amato dal primo momento.... lo so, ti ho fatto stare malissimo... anche quando eravamo via insieme per lavoro... ma cercavo solo di proteggerti dai miei casini... ed ora tutto quello che voglio è svegliarmi accanto a te, ogni mattina, voglio essere in disaccordo con te su come tinteggiare la cucina o sulla disposizione dei mobili... voglio arrabbiarmi perchè sei troppo perfettino ed io sono troppo confusionaria, voglio incavolarmi con te perchè vizi troppo Jesse... 
Io ci voglio vivere con te, Sonny.- ed in quel momento scoppiò in lacrime. 
Si era resa conto che non aveva nessun diritto su di lui e nemmeno di chiedere a qualche entità superiore di lasciarglielo... Carisi le aveva fatto capire in mille occasioni che per lui, lei non era una semplice collega, una conoscenza di lavoro o una buona amica e che non gli sarebbe dispiaciuto essere considerato qualcosa di più, tipo quando durante una '' gita'' nel West Virginia aveva cercato di darle un bacio dopo averla accompagnata alla sua camera... e lì aveva avuto la forte tentazione di abbandonarsi al momento, di ricambiare e di portarlo in camera per passare la notte assieme...ma l'aveva rifiutato, per paura.
Paura di fargli capire che anche per lei il loro era un rapporto molto speciale, e che con il tempo la sua involontaria tendenza ad incasinare la vita di tutti quelli che conosceva rovinasse tutto. 
Aveva chiesto al barista di raggiungerla in camera con una scusa, proprio quando Sonny stava arrivando per fargli credere di averlo rifiutato per passare la notte con un altro, per allontanarlo... e per ironia della sorte aveva passato la notte in bianco, immaginando di fare l'amore proprio con lui.
Insomma, conosceva i suoi sentimenti, lo aveva ferito deliberatamente... e adesso capiva che l'unica cosa che voleva davvero era vivere con lui.
- Lo so, non ho nessun diritto di chiedertelo... ma ti prego resta. Per me.- fece Amanda sfiorandogli il viso con le labbra per dargli un bacio. 
Poco dopo, Sonny spostò di poco la testa. In maniera del tutto autonoma.
- Sonny...- fece Amanda scattando in piedi senza lasciargli andare la mano. 
Il poliziotto aprì lentamente gli occhi per poi mettersi a tossire e ad annaspare disperatamente, lottando contro il tubo che aveva in gola e che aveva inziato a fargli male.
- Aiuto! Qualcuno ci aiuti!- urlò la bionda per attirare l'attenzione di qualcuno - Sonny, va tutto bene... è tutto finito....- 

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Capitolo 5
*** Convalescenza ***


Per Amanda fu  difficile staccarsi dal capezzale di Sonny ora che il poliziotto aveva aperto gli occhi, azzurri come il cielo d'Irlanda ma vi fu costretta dal medico e dall'infermiera che le chiesero di aspettare fuori.
'' Sta bene, è sveglio, non può succedergli niente''- lo ripeteva come se fosse un mantra portafortuna, tanto da non accorgersi della presenza di Olivia e delle sorelle di Sonny, che aspettavano in trepidante attesa il responso del medico.
- Come sta?- fece Theresa quando finalmente il dottore uscì dalla camera in cui era ricoverato il fratello.
Il dottore tranquillizzò subito i presenti - Sta bene. E' cosciente, reagisce agli stimoli, le facoltà cerebrali sono intatte. E' molto debole, ma dopo quello che ha passato mi stupirei se non lo fosse.- 
I presenti tirarono un sospiro di sollievo, mentre Amanda crollò silenziosamente a sedere piangendo lacrime di gioia e sollievo, ringraziando in tutte le lingue che conosceva ed anche quelle ancora da scoprire. A quel punto ormai il mondo era diventato ovattato, distante, ma non le importava nulla. L'uomo che amava stava bene, era vivo, e sarebbe stato bene... era tutto quello che le serviva sapere. 
- Possiamo vederlo?- chiese Bella.
-Appena lo portano in camera, ma non fermatevi troppo e cercate di non farlo agitare.- si raccomandò il medico.
- Certo...- fece Gina - non si preoccupi....-
- Io vado ad avvertire mamma e papà.- fece Bella - e anche Tommy, è a casa con la bambina... anche lui è molto preoccupato...-
- Detective Rollins, vuole...?-  fece Gina.
- No... no, prima voi, è vostro fratello...- fece Amanda.
- Se posso permettermi, forse dovrebbe.- fece il medico - nei suoi ultimi minuti di coscienza prima dell'intervento, non faceva che chiedere di poterla vedere per l'ultima volta.- 
Amanda si paralizzò.
Sonny aveva pensato a lei fino al suo ultimo minuto di coscienza... se fosse morto se ne sarebbe andato con la sua immagine nella testa... 
Gina le sorrise - Vada pure.- 
Amanda si voltò verso Olivia che la guardò come per dire -'' Se non vai subito da lui ti sparo un colpo''- pur senza smettere di sorridere.
Quando Amanda entrò nella stanza di Sonny, il detective era nel suo letto, con una flebo nell'incavo del braccio destro e gli occhi socchiusi. Non aveva più il tubo in gola fissato con il nastro adesivo.
Le guance avevano un pallore mortale e gli occhi erano socchiusi.
La bionda si avvicinò cautamente, e con delicatezza gli sfiorò un braccio, per essere sicura di non svegliarlo nel caso stesse dormendo.
- Sonny...?- fece Amanda con un tono talmente basso da non udire nemmeno lei la propria voce - Sonny...?-
Il poliziotto mugolò leggermente. 
- Amanda...- fece Sonny aprendo gli occhi per poi non riuscire a trattenere una smorfia di dolore.
- Scusa... ti ho fatto male...?- fece la bionda. 
- No... tu no... ma la ferita mi fa un male cane...- fece Carisi dirigrignando i denti per non lamentarsi. 
- Lo so... il dottore ha detto che sei imbottito di anestetici, per ora non possono darte altri... cerca di sopportarlo, almeno per un po'... vuoi un po' d'acqua?- 
Sonny annuì debolmente. 
Amanda uscì dalla stanza per prendere una bottiglietta d'acqua ed un bicchiere di plastica e lo aiutò a bere a piccoli sorsi. 
- Così.... piano.- fece Amanda.
- Che mi è successo...?-
Amanda abbassò lo sguardo - Eri andato a comprare il sale... un ladro ha fatto irruzione nel negozio in cui ti trovavi, ha sparato... e tu ci sei finito in mezzo... Dio, non sai quanto mi dispiace, se fossi stata più attenta quando ho fatto la spesa non sarebbe successo niente...-
Sonny le strinse la mano - Ehy. Va tutto bene. Non è successo nulla di grave.- 
Amanda lo fissò con gli occhi che sembravano due uova sode - Niente di grave? Stavi per morire!-
- Mi ha giocato a favore il calcolo delle probabilità però.- fece Carisi con un sorrisetto. 
Amanda ricambiò il sorriso - C'è qualcosa che può smorzarti l'entusiasmo in maniera permanente?- 
In quel momento entrarono in stanza i signori Carisi, entrambi molto agitati ma allo stesso tempo con l'espressione di chi si era tolto un gran peso dal cuore.
- Sonny.... tesoro...- fece sua madre avvicinandosi al letto accarezzandogli la fronte, con le lacrime agli occhi - ma che hai fatto? Volevi andartene prima di me?- 
- No, volevo fare la spesa.- fece Sonny con un sorriso, cercando di tirarsi su - Ah...- 
- Abbi riguardo.- fece Amanda obbligandolo a stendersi nuovamente - Rischi che la ferita si riapra.-
- La tua collega ha ragione, figliolo.- fece il signor Carisi con un tono insolitamente dolce - cerca di stare tranquillo, almeno per un po'.- 
- Ok, sergente Hartman...- fece Sonny con un sorriso, mentre la madre gli sistemava le coperte, come era solito fare quando era piccolo e costretto a casa da un raffreddore particolarmente aggressivo o dall'influenza. 
- Povero amore mio, guarda come ti ha ridotto quel disgraziato...- fece la signora prendendo posto vicino al figlio - ma quand'è che ti metti a lavorare come avvocato .... e lasci una volta per tutte la polizia.-
- Come?- fece Sonny guardandola sorpreso. 
- Tesoro... lo sai che siamo molto fieri di te, dell'uomo che sei diventato....- fece la donna prendendo la mano del figlio con quella a cui portava l'anello per dire il rosario - ma ti prego... niente più notti a pregare perchè torni a casa vivo... niente più preoccupazioni.- 
- Papà, mamma, sono molto stanco...- fece Sonny adagiandosi sul letto - possiamo riparlarne in un altro momento?- 
- Certo amore, certo....- fece la signora - Scusami... stai tranquillo e riposati.... vado a prendere qualcosa per la notte e torno da te.- 
- Sto io con lui finchè non tornate...- fece Amanda, guadagnandosi un sorriso dalla madre di Sonny ed un'occhiata indecifrabile da parte del signor Carisi. 
Sonny sorrise verso Amanda - Vedi con chi ho a che fare?-
- Almeno si preoccupano di te.- fece Amanda - Non è una cosa da poco... adesso cerca di riposare un po'. Ne hai bisogno.-
Sonny sorrise, e nel giro di pochi minuti Morfeo lo stava già cullando tra le sue braccia mentre Amanda gli carezzava i capelli. 
'' Dormi amore...''- pensò la poliziotta stringendogli forte la mano come se avesse paura che qualcuno glielo portasse via da un momento all'altro. 
...
...
...
Una settimana dopo, Amanda era nell'appartamento di Sonny, intenta a rimettere in ordine la cucina in cui aveva tentato di cucinare qualcosa per poi ordinare qualcosa a domicilio. Sonny era stato dimesso dopo una settimana da che si era svegliato, dopo che i medici avevano stabilito che per il poliziotto non vi erano rischi o complicazioni post operatorie, o comunque niente che non si potesse risolvere con dei controlli a distanza, raccomandandogli però il riposo assoluto e di dedicarsi al lavoro d'ufficio prima di rimettersi a correre dietro ai criminali o di finire in altre situazioni ad alto rischio. 
La madre del poliziotto si era offerta di stabilirsi a casa del figlio, dato il non voler sapere del poliziotto di tornare a Staten Island, per prendersi cura di lui, ma Amanda insistette per essere lei ad assisterlo e provvedere ad ogni esigenza che potesse avere. La signora Carisi fu ben felice allora di limitare la sua presenza, sorridendo e sperando in cuor suo che fosse il preludio del momento nel quale  '' l'ometto di casa''  avrebbe portato a casa una ragazza con la quale aveva intenzioni serie.
Non che Carisi avesse chissà quali esigenze da far esaudire. Passava quasi tutto il tempo in poltrona per svolgere il lavoro d'ufficio arretrato o per fare ricerche relativo a qualche caso di cui si stava occupando l'unità o per Barba, riposava qualche ora e poi si sforzava di mandar giù quello che Amanda metteva insieme ai fornelli.
Stava appunto cercando di far sparire le prove della dissacrazione della ricetta delle lasagne, quando si vide arrivare Carisi alle spalle. 
- Sonny, che fai qui...?- 
- Volevo un bicchiere d'acqua...- fece il poliziotto. 
- Perchè non mi hai chiamato?-
Sonny sorrise - Mi hanno sparato, non sono malato terminale... posso cavarmela da solo davvero. Vai a casa. Hai una figlia che ha bisogno di te.- 
- E' a dormire a casa di un'amichetta. Mi ha pregato. Non ho saputo dirle di no.- fece la bionda versandogli l'acqua - E la dog-sitter aveva bisogno di un turno in più.... mi sa che non ti liberi di me.- nel dir così gli fece cenno di sedersi, per cambiargli la fasciatura.
Sonny sollevò piano la maglia del pigiama, scoprendo il fianco ferito ed incerottato, per permettere ad Amanda di rimuovere la vecchia fasciatura, pulire la ferita e bendarlo di nuovo.
Amanda prese un batuffolo imbevuto di acqua ossigenata ed iniziò a tamponargli la ferita con cautela - Dimmi se ti faccio male.-
Sonny annuì. La ferita era ancora fresca, ma non avvertiva il minimo dolore. Anzi, era quasi piacevole. Ormai ne era sicuro. Amanda Rollins era l'unica persona della sua vita che non gli avrebbe mai fatto del male, nemmeno se ci si fosse messa d'impegno. 
Ed era per lei che il suo cuore batteva. Aveva sempre battuto, fin dal suo primo giorno all'Unità Speciale, ed aveva continuato a battere anche se un idiota in preda al panico aveva cercato di strapparglielo via. 
Nei suoi ultimi momenti di coscienza aveva supplicato di poterla rivedere, almeno per un'ultima volta, e dirle quanto l'amava e che i momenti che passavano insieme erano i più felici della sua giornata... 
'' Se riesco a sopravvivere, giuro che le dico tutto...''- aveva pensato quando aveva realizzato cosa gli stava accadendo. 
Solo che non ci riusciva. Non riusciva a dirle quelle poche parole che avrebbero messo in chiaro il sentimento che provava per lei, aveva troppa paura. Paura di essere rifiutato, di sentirsi dire che per lei non sarebbe stato più di un amico, un fratello... era questo a fargli male. E a differenza della ferita, non vi erano anestetici che potevano aiutarlo a sopportare il dolore. 
Ci aveva provato. Arielle Henrickson. Erano stati insieme per qualche mese, e lui si sentiva davvero attratto da lei, si era sentito felice... poi avevano rotto, ma non perchè lei se l'era presa perchè lui l'aveva accusata a torto di averlo usato per avere informazioni... quello era stato solo un pretesto. Lei stava aspettando il momento giusto per lasciarlo da quando l'aveva chiamata '' Amanda'', mentre erano a letto insieme. 
E il bello era che di quella rottura, non gliene fregava niente, perchè la verità era che Arielle era stata un mdo per non pensare al dolore che lo lacerava nel non poter stare accanto come voleva alla donna che amava davvero. 
- Ecco.- fece Amanda sistemando la fasciatura - ho finito.- 
- Grazie...- fece Sonny con la voce che tremava.
- Ti fa ancora male?- fece Amanda.
- No, sto bene, davvero.-  fece Sonny perdendosi negli occhi della donna. 
Quello che la bella poliziotta fece dopo lo lasciò basito. Gli sfiorò le labbra con le proprie, con cautela, quasi temesse di fargli male. Per un attimo rimase immobile, temendo di svegliarsi da un bel sogno, ma poi iniziò a rispondere al bacio della bionda.
Un minuto dopo erano in camera da letto, abbracciati assieme, e l'uno aiutava l'altra a liberarsi dei vestiti che stavano diventando un fardello decisamente ingombrante.
- Il dottore ha detto che non mi devo sforzare.- fece Sonny con un sorriso.
- Vuoi che ci fermiamo?- 
- Oddio no.- fece Sonny ricominciando a baciarla con foga stringendola per i fianchi.

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