Dirty little freaks - volume 1

di sab2fab4you
(/viewuser.php?uid=1055427)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Volume 2? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Non ho mai capito cosa fosse l’amore. L’ho sempre visto come una specie di droga, l’uomo è sempre alla ricerca di una nuova dose da iniettare nel suo corpo perché ne sente il bisogno, senza curarsi del fatto che essa lo uccide pian piano fino a portarlo all’overdose. Non ho mai capito cosa fosse l’amore fino a quando non ho incontrato lei, la mia droga personale, portatrice di salvezza e distruzione allo stesso tempo e da allora tutto ha iniziato ad avere senso.

**
Capitolo 1

L’orologio segnava l’una e un quarto, a quell’ora della notte la città era già sprofondata in un sonno profondo, non che di giorno Bristol fosse particolarmente attiva. Magari nei quartieri più benestanti c’era vita, in questo preciso istante forse un ricco avvocato stava dando una festa nella sua villa lussuosa piena zeppa di gente. Ma a Stokes Croft le cose funzionavano diversamente. Le persone camminavano a testa bassa nei vicoli stretti e bui, quasi come se fossero dei topi di fogna che non vogliono essere notati.

Strinsi tra le mani congelate la mia Coolpix L830 e alzai gli occhi verso il soggetto che stavo fotografando, in attesa del momento perfetto per scattare una foto.

Click.

Guardai lo schermo della macchina fotografica sul quale era appena comparsa la foto. La ragazza stava guardando dritto nell’obiettivo. Un’espressione seria le decorava il viso, che a sua volta era illuminato solo dalla luce fioca del lampione.

<< Ben, che palle! Ti ho detto di smetterla di farmi foto a cavolo! >>.

Un sorriso sghembo si fece spazio sulle mie labbra quando la vidi avvicinarsi. << Scusa Lily, non ho resistito >>.

<< Fa’ vedere >> .

Lily prese posto accanto a me e subito il mio cuore perse un battito nel percepire il calore del suo corpo.

<< Sembro incazzata come una iena, non mi piace >>.

Alzò lo sguardo verso di me, gli occhi grandi e marroni mi guardavano in attesa di una risposta che però non arrivò perché mi persi ad osservarla. Aveva un viso piccolo e armonico, in netto contrasto con il suo carattere. Il naso leggermente all’insù era spruzzato di lentiggini e le labbra erano a forma di cuore.

<< Il freddo ti ha gelato il cervello? >>.

Risi di gusto alle sue parole e questa volta decisi di rispondere. << In realtà mi ha gelato le palle >>.

Ricevetti uno spintone che però non mi smosse neanche di un centimetro.

<< Ehi, teste di cazzo, la smettete di fare casino? Non vorrei essere beccato di nuovo >>.

La voce roca del mio migliore amico mi arrivò alle spalle, per cui dovetti girarmi per poterlo guardare in faccia. Aveva la bocca coperta da una sciarpa e la testa dal cappuccio della felpa, l’unica cosa visibile erano i suoi occhi a mandorla.

<< Se non vuoi essere beccato smettila di fare cose illegali >>. Lily aveva usato un tono severo, tipico da parte sua dato che adorava far saltare i nervi a Daniel.

<< Guarda che ci sei dentro quanto me, sei una complice >>. Il ragazzo le aveva puntato contro la bomboletta spray che aveva in mano.

<< Finisci il tuo disegno in fretta così possiamo andare via >>. Dissi mentre mettevo la macchina fotografica nella custodia.

Improvvisamente Lily si alzò in piedi, scacciando via la polvere dal jeans. << Io me ne torno a casa ora, è tardi e domani c’è scuola >>.

<< Ti vengo a svegliare domattina, quindi vedi di fare poche storie >>. Si rivolse a me un’ultima volta prima di incamminarsi e svoltare l’angolo.

Osservai la sua figura alta andare via e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse cambiata in questi anni.

Flashback

Guardai da lontano la bambina dalle lunghe trecce seduta da sola al tavolo della mensa. Si era trasferita due settimane fa ma non si era fatta nessun amico. Non voleva parlare con nessuno, se le chiedevi qualcosa ti ignorava come se niente fosse. Il suo atteggiamento di superiorità mi dava sui nervi. La raggiunsi con le mani strette ai lembi della maglietta e poi parlai.

<< Perché non vuoi essere amica di nessuno? >>.

Lei mi guardò con gli occhi pieni di indifferenza prima di tornare a mangiare il suo panino.

Con uno scatto glielo rubai dalle mani e lo buttai a terra. << Ti ho fatto una domanda, tua madre non ti ha insegnato che ignorare le persone è da maleducati? >>.

Non ebbi il tempo di dire altro visto che la bambina si buttò violentemente su di me e mi sferrò un pugno dritto sul naso.

Fine flashback

Mi sfiorai il naso con la punta delle dita e sorrisi, da quel momento in poi siamo diventati inseparabili. Il mio sentimento per lei è germogliato pian piano fino a quando non è esploso e tornare indietro non era più un opzione possibile. L’amore che provo è come un filo spinato che si è aggrovigliato attorno al mio cuore, esso si stringe sempre di più fino a farlo sanguinare perché sono consapevole del fatto che lei non sarà mai mia.

E ogni volta, ogni santa volta mi ritrovo a dover cucire le ferite del mio povero cuore. Le stesse ferite che puntualmente si riaprono.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Lily
Feci un ultimo tiro dalla sigaretta prima di passarla al ragazzo che avevo affianco per poi stringermi nell’impermeabile giallo e fissare l’edificio di fronte a me.

La John Stokes High School era una struttura grigia alta tre piani. Le finestre erano di un blu smorto e arrugginito e in particolare quelle al piano terra avevano delle sbarre alle finestre per impedire eventuali fughe. Sembra impossibile ma è vero, prima che le mettessero io e Ben ce la svignavamo sempre.

Odiavo quel posto. Odiavo i professori e tutte le persone che lo frequentavano. Il tasso di invidia e di falsità era veramente alto, non potevi fidarti di nessuno perché tutti erano pronti a pugnalarti alla schiena. I popolari stavano con i popolari e gli sfigati con gli sfigati come da copione ed era una cosa che a me faceva imbestialire.

Infilai entrambe le mani nelle tasche per poi girarmi verso il ragazzo.

La sigaretta era tra le labbra carnose, ormai quasi finita e di tanto in tanto gli uscivano piccoli sbuffi fumo dalle narici. Non ho mai negato che fosse un bel ragazzo dato che la cosa era piuttosto ovvia.

 I capelli erano scuri e mossi, li portava in un taglio che lo faceva sembrare uscito direttamente dagli anni 90. Aveva la mascella ben definita, il naso visto di fronte sembrava carino e dritto ma se si cambiava prospettiva si poteva notare una leggera gobba. Sarò banale ma la cosa che mi piaceva di più erano gli occhi. Erano di un grigio chiaro che a volte sembrava azzurro.

Il ragazzo inchiodò i suoi occhi nei miei assottigliando lo sguardo e allo stesso tempo buttò fuori l’ultimo sbuffo di fumo prima di gettare la sigaretta a terra e inumidirsi le labbra.

<< Finiscila di fare quella cosa con gli occhi, non ci casco >>.

Due fossette gli spuntarono agli angoli della bocca e una risata fuoriuscì dalle sue labbra.

<< Ma come fai? Sei l’unica che se ne accorge >>.

<< Ti conosco da troppo tempo Ben, sei come un libro aperto >>.

Ed era vero, Ben era la persona che più si avvicinava a un migliore amico, era l’unico a sapere ogni piccolo dettaglio della mia vita. Eppure, non riuscivo ancora a chiamarlo ufficialmente in quel modo, non riuscivo ancora a lasciarmi andare del tutto. Avevo una paura folle di iniziare a provare qualcosa per lui e rovinare la nostra amicizia.

<< Ci conviene entrare, sono le nove e cinque >> . Sbuffai sonoramente alle parole del ragazzo, la voglia di fare lezione era pari a zero ma decisi comunque di incamminarmi verso l’edificio scolastico.

Ben fece scivolare un braccio attorno alle spalle come faceva di solito quando camminavamo assieme e io venni subito inondata dal suo profumo di tabacco. Avvertii una sensazione di calore all’altezza dello stomaco espandersi poi per tutto il corpo. Mi succedeva sempre in sua compagnia e non mi sono mai saputa spiegare il perché.

Quando arrivammo davanti la porta dell’aula di inglese la trovammo chiusa, per cui già mi preparai mentalmente alla ramanzina che ci saremmo beccati.

<< Murphy, Davies, che piacere avervi in classe >>. Il tono sarcastico della professoressa Jones non passò inosservato al resto della classe che scoppiò in un risolino generale.

Istintivamente alzai gli occhi al cielo e mi pentii di essere entrata.

<< Prendete posto, sono già stanca di vedere le vostre facce >>.

Mi avviai verso il nostro banco situato vicino la finestra quando mi resi conto che il posto di Ben era occupato da un altro ragazzo.

<< Ah sì, vi ho cambiato il compagno di banco dato che voi due non fate altro che parlottare durante le mie lezioni. Murphy tu starai seduta accanto a Thomas Wallace e Davies tu accanto a sua sorella, Georgia Wallace >>.

Io e Ben ci guardammo negli occhi, entrambi con un’espressione infastidita sul viso prima di dividerci per il resto dell’ora.

Presi posto accanto al mio nuovo compagno di banco che aveva tutta l’aria d’essere seccato quanto me. Gli feci un cenno con la testa che però non fu ricambiato, simpatico il ragazzo. Cercai di inquadrarlo meglio, il viso mi era familiare ma non ricordavo di averlo mai visto in giro. Aveva i capelli biondi, occhi azzurri, naso a patata e zigomi alti.

Buttai un occhio dietro per vedere la situazione di Ben. Stava parlando con la sua compagna di banco, che tra l’altro somigliava molto al mio quindi era probabile che fossero gemelli.

Notai che la professoressa aveva iniziato a spiegare quindi mi ricomposi e cercai di rimanere sveglia per seguire la sua lezione.

**

Ben

He wakes up early today
Throws on a mask that will alter his face
Nobody knows his real name
But now he just uses one he saw on a grave

 
Alzai il volume della canzone fino a farmi spaccare i timpani mentre correvo verso la casa dell’unica persona di cui avessi bisogno al momento.
 
Non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Cercai di scacciare via le immagini che avevo appena impresso nella mente ma fu tutto inutile.
 
And he pretends he's okay, but you should see, oh
Him in bed late at night, he's petrified
Take me out, and finish this waste of a life

 
Mi fermai di fronte al palazzo di Lily giusto il tempo per bussare al citofono, dopodiché iniziai a salire le scale velocemente mentre cercavo di trattenere le lacrime.
 
Everyone gather around for a show
Watch as this man disappears as we know
Do me a favor and try to ignore
As you watch him fall through a bleeding trapdoor

 
Battei due colpi secchi sulla porta di casa di Lily, le cuffiette mi caddero dalle orecchie e mi fiondai nel suo appartamento una volta che la porta mi venne aperta.
 
<< Con calma non ti sta inseguendo nessun- cosa è successo? >>. Il tono di voce di Lily era passato dallo scherzoso al preoccupato, probabilmente aveva visto i miei occhi rossi.
 
<< Mia madre… sono entrato in casa e l’ho trovata… sul divano a pomiciare con un tizio >>.
 
<< Cazzo >>.
 
La ragazza mi abbracciò, di tanto in tanto faceva passare la mano tra i miei capelli per cercare di calmare i miei singhiozzi.
 
<< Ero sicuro che tradisse papà, ma credevo che avrebbe avuto la decenza di nasconderlo >>.
 
Le cinsi i fianchi con le braccia per poterla stringere ancora di più e solo in quel momento riuscii a sentirmi al sicuro.
 
<< Racconta meglio com’è andata, cioè tua madre non ha fatto niente? >>.
 
Presi un bel respiro prima di parlare.
 
<< Quando sono tornato a casa dopo scuola ho trovato la porta che non era chiusa a chiave, il che mi è parso strano dato che a quell’ora i miei sono a lavoro. Comunque sono andato in soggiorno e ho trovato mia madre avvinghiata a quell’uomo, mi hanno visto ma sono scappato prima che potessero dire una parola >>.
 
La ragazza appoggiò entrambe le mani sulle mie guance per asciugare la lacrime che poco prima erano scese  e poi sorrise. Fu uno dei suoi sorrisi rari, un sorriso vero, ed erano quelli che più preferivo.
 
<< Troveremo una soluzione, te lo prometto >>.
 
**
<< Non voglio tornare a casa stasera >>. Dissi prima di infilare in bocca la manciata di pop-corn che avevo in mano, spargendone qualcuno anche sul bancone
 
<< Puoi dormire qui lo sai ma prima o poi dovrai affrontarla >>. Lily era seduta sul divano avvolta interamente da una coperta a quadri rossa.
 
<< Anche se probabilmente non sono la persona giusta per dare questo tipo di consiglio… >>.
 
Capii immediatamente di cosa stesse parlando quindi subito la fermai.
 
<< Non dire stronzate, tu… tu sei scusata. Devo solo farmi coraggio e parlarle, non ci vuole niente >>.
 
Lily alzò un braccio mentre con una mano manteneva un lembo della coperta e mi fece segno di sedermi accanto a lei. Venni subito avvolto da un dolce tepore una volta sistemato vicino a lei.
Il cuore prese a battere velocemente ed ebbi quasi paura che Lily potesse sentirne il rumore.
 
<< Tu sei coraggioso, Ben. Ce la farai proprio come tutte le altre volte >>.
 
E invece ero un codardo, avevo così paura di rovinare la nostra amicizia da non riuscire neanche a confessare degli stupidi sentimenti.
 
Feci scivolare un braccio attorno alle sue spalle, un gesto amichevole e banale per alcuni ma che per me valeva più di ogni altra cosa.
<< Oggi ti ho visto parlare con quella ragazza, la tua nuova compagna di banco >>.
 
<< Ah sì, Georgia. Ho scoperto che anche lei è un membro del club di fotografia, perché? >>.
 
La ragazza fece spallucce. << Il fratello è un cazzone, non mi ha rivolto la parola per tutta l’ora >>.
 
<< Come ci si sente ad essere ignorati, eh? >>.
 
Ricevetti un pugno sulla spalla in tutta risposta. << Stai zitto, sei un cazzone anche tu >>.
 
Sentimmo dei rumori provenire dalla porta e poco dopo fece il suo ingresso Finn Murphy, il fratello di Lily.
 
Finn era un ragazzo alto, pure troppo, raggiungeva il metro e novanta sicuro. Aveva il viso spigoloso e asimmetrico, grandi occhi neri e labbra sottili. Il corpo era interamente tatuato, persino la faccia. Era facile presumere che facesse il tatuatore.
 
<< Buonasera, stronzetti >>.
 
Poggiò due buste sul bancone della cucina, il cui contenuto era a noi sconosciuto.
 
<< Ben, ti fermi da noi? >>.
 
<< Sì, dorme qui, è successo un casino con la madre >>. Rispose Lily al mio posto come se stesse parlando di un’amica. Ma questo non era un problema, Finn mi conosceva da tanto tempo ed aveva superato la fase del fratello geloso.
 
Il ragazzo incrociò le braccia sul petto e mi guardò con un sopracciglio alzato.
 
<< Beh, menomale che ho comprato tanto cibo giapponese, almeno non andrà sprecato! >>.
 
Io e Lily ci alzammo di scatto dal divano per correre verso il bancone. Iniziammo a svuotare le buste e in men che non si dica iniziammo a divorare ogni cosa.
 
A guardare questa scena mi venne in mente il motivo per cui non potevo confessarle i miei sentimenti, questa serenità, questo calore quasi familiare sarebbe andato tutto perduto ed era qualcosa che io non avrei mai e poi mai lasciato accadere.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Ben
Feci scorrere velocemente le foto sul computer fino a quando non trovai quella che avevo scattato pochi giorni fa. L’immagine ritraeva Lily e suo fratello che ridevano per una battuta fatta da quest’ultimo. La ragazza era seduta sulla sedia a gambe incrociate, una mano sulla pancia e l’altra sul braccio di Finn. Entrambi avevano dei grossi sorrisi stampati sul viso.

Era una bella foto, decisi che l’avrei fatta stampare il più presto possibile cosi da darla a Lily.

All'improvviso qualcuno bussò alla porta della mia camera e io alzai istintivamente gli occhi al cielo, sapevo già chi fosse.

Mia madre entrò in stanza in tutta la sua sciatteria. Capelli arruffati, viso ancora addormentato e scommetto che aveva ancora l’alito che puzzava di alcool. Guardai l’orologio che segnava le sei e mezza, incredibile che si fosse svegliata ora.

<< Benjamin, tesoro… >>.

Le diedi le spalle mentre spegnevo il computer. Non le avevo più rivolto la parola da quando l’avevo beccata a tradire mio padre.
<< Ben, ti prego parlami >>.

Mi girai e inchiodai i miei occhi nei suoi, ero pronto a sputare veleno. << Che vuoi che ti dica, complimenti per aver sfasciato del tutto la nostra famiglia? >>.

<< E’ molto più complicato di così. Se solo tu mi lasciassi spiegare… >>.

<< Non me ne frega niente delle tue spiegazioni. Ti do un giorno e poi lo dovrai dire a papà altrimenti lo farò io, e ora esci dalla mia camera >>.

Soltanto dopo che la porta fu chiusa mi buttai sul letto, presi un cuscino e me lo premetti sulla faccia per reprimere un urlo.

Non sono mai andato d’accordo con mia madre, non le è mai importato di me. Quando ero piccolo si dimenticava sempre di venirmi a prendere a scuola e se lo faceva dopo mi lasciava a casa da solo perché aveva da fare. E con ciò intendo che doveva uscire e stare fuori tutta la notte a fare chissà cosa e a spendere tutti i soldi che mio padre guadagnava con tanta fatica.

Lui d’altro canto non è mai stato tanto presente ma solo per il semplice fatto che era sempre a lavoro. Se aveva l’opportunità di fare il doppio turno all’ospedale lo faceva pur di guadagnare qualcosa in più.

Questa era la cosa che mi faceva più rabbia, vedere Frank spaccarsi la schiena per portare un po’ di cibo nel piatto e Mary fregarsene altamente di lui.

Afferrai gli auricolari dal comodino, le attaccai al cellulare e feci partire Kitchen Sink dei Twenty one pilots, dopodiché sprofondai nelle braccia di Morfeo.

**

Venni svegliato da un violento colpo in faccia. Mi alzai di scatto dal letto lanciando per aria il cellulare e gli auricolari per la paura.
Mi guardai intorno disorientato da quello che era appena successo quando notai Lily ai piedi del letto.

<< Sei un ghiro quando dormi >>.

<< Che problemi hai? >>. Mi passai una mano sul naso ancora dolorante. << E con cosa mi hai colpito? Ho il naso in fiamme >>.

La ragazza fece il giro del letto e recuperò un cuscino dal pavimento per poi mostrarmelo.

Mi scappò uno sbadiglio e dopo essermi stropicciato gli occhi la osservai meglio. Lily indossava un paio di jeans stretti e una semplice maglietta nera a collo alto, aveva poggiato il giubbotto di pelle sulla sedia della mia scrivania. Le guardai attentamente il viso, constatando alla fine che avesse anche un po’ di trucco.

<< Ma che ci fai vestita così? >>.

<< Ti ho inviato dei messaggi ma non li hai letti dato che stavi ronfando >>.

Lily si stese sul mio letto, sorreggendosi la testa con una mano. << Usciamo, quindi muovi il culo e preparati >>.

Mi buttai nuovamente sul letto affiancandola. << Non ho voglia di uscire stasera, ho discusso con Mary >>.

<< Che cosa è successo? >>. Si era girata completamente verso di me e dato che ero del tutto sveglio notai che era veramente bella stasera.

La bocca spiccava grazie a uno strato lucido che le ricopriva le labbra. Le ciglia erano molto più lunghe del solito, mettendo così in risalto gli occhi da cerbiatta della ragazza.

<< Le ho detto di dire a papà la verità altrimenti lo avrei fatto io >>.

<< Hai fatto bene, ma sono tre giorni che non esci di casa, è arrivato il momento di rientrare in contatto con il mondo >>.

<< Ma tu non eri quella che odiava tutti? >>.

La ragazza ruotò gli occhi al cielo. << So come convincerti >>.

Si alzò solo per andare a prendere la sua giacca e iniziare a frugare nelle tasche. Si girò per mostrarmi trionfante quella che poteva sembrare una sigaretta ma che in realtà conteneva tutt’altro.

<< Stai giocando sporco, non vale >>.

<< Vai a prepararti, su >>.

E senza farmelo dire due volte, mi piazzai di fronte all’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere.

**

Io e Lily stavamo passeggiando lungo il sentiero del Bearpit, un parco comunale di Bristol che la sera diventava un ritrovo per tutti i ragazzi della zona. Le mura erano completamente decorate da Graffiti il che lo rendeva piuttosto colorato e vivo, se non fosse stato per la presenza di barboni e spacciatori che alzavano parecchio il tasso del degrado.

<< Hai notizie di Dan? >>.

<< Credo sia in giro ad imbrattare muri come al solito >>. Nel rispondere mi accorsi di un gruppo di ragazzi che riconobbi essere della John Stokes High School.

All’improvviso vidi una mano spuntare e sventolarla verso di noi. Misi a fuoco la persona che ci stava salutando e capii che era Georgia, la mia nuova compagna di banco.

Lily

Sbuffai sonoramente quando vidi Ben avviarsi a salutare la biondina.

<< Che c’è, non avevi detto che avevo bisogno di connettere con il mondo? >>. Aveva un sorriso dispettoso stampato sul volto per cui gli diedi uno scappellotto dietro la testa.

<< Stai zitto >>.

Avvertii un fastidio farsi strada nel mio corpo man mano che ci avvicinavamo a lei. Quella ragazza aveva qualcosa che non mi convinceva ma non avevo assolutamente idea di cosa.

<< Benjamin, che sorpresa vederti qui! >>.

Capirai, Stokes Croft è un buco, gira e rigira siamo sempre allo stesso posto.

<< Dovrei dire la stessa cosa, non ti ho mai vista in giro >>.

Il fastidio aveva raggiunto lo stomaco, per cui cercai di ignorarlo e mi concentrai su Ben.

Il ragazzo sembrava essersi ricordato della mia presenza e si premurò di introdurmi. << Lei è Lily, Lily lei è Georgia >>.

Gli occhi della ragazza finalmente raggiunsero i miei e il suo sorriso vacillò per qualche secondo per poi ritornare ad essere perfetto.

Era una bella ragazza, aveva gli stessi tratti del fratello ma i suoi occhi erano di una sfumatura più verde.

<< Tu devi essere la nuova compagna di banco di Tom >>.

Annuii impercettibilmente mentre continuavo ad osservarla. Aveva i capelli legati in una coda composta e il sul suo viso c’era una velata presenza di trucco.

Indossava un cappotto color crema lungo fino alle ginocchia che era chiuso ordinatamente. Era troppo perfetta.

<< Venite, vi presento i miei amici >>.

La sua coda sventolò da destra verso sinistra quando si girò per condurci verso il suo gruppo.

Scorsi il fratello, il quale era seduto sul muretto intento a fumarsi una sigaretta. Lo vidi scambiarsi un’occhiata con Georgia, dopodiché gettò la cicca a terra e scese dal muretto.

<< Lily, Benjamin, loro sono Rose, Millie, Harry e mio fratello Tom >>.

Indicò rispettivamente una ragazza dai capelli rossi e il viso spruzzato di lentiggini, una ragazza dai capelli color platino e la pelle diafana e infine un ragazzo dal ciuffo chilometrico. Gli amici di Georgia ci salutarono in coro per poi ritornare a farsi gli affari loro.

<< Eileen >>. Georgia si girò verso di me con un’aria confusa.

<< Puoi chiamarmi Eileen >>.

Lily era un diminutivo che usavano solo le persone più vicine a me e solo il pensiero di farmi chiamare così da quella mi faceva venire il prurito. Ricevetti una gomitata da parte di Ben ma lo ignorai.

<< Stavo giusto andando a comprare qualcosa da bere al bar, mi accompagni? >>.

Ben mi guardò come se fossi io a decidere per lui, in tutta risposta feci spallucce. << Vuoi qualcosa? >>.

<< Un pugno in testa >>. Avevo parlato sottovoce in modo tale che solo lui potesse sentirmi.

Presi posto sul muretto mentre guardavo i due allontanarsi  e chiacchierare. Mi venne quasi da ridere per la situazione. Ero stata io a convincere Ben ad uscire ed ora ero sempre io quella che si stava pentendo della decisione presa.

Avvertii qualcuno sedersi al mio fianco e questo qualcuno indovinate chi era?

<< Per caso è il tuo ragazzo? >>.

Per la prima volta sentii la voce di Thomas Wallace, era profonda e graffiata.

<< Allora sai parlare >>.

Il ragazzo fece una piccola risata. << Non credo di aver fatto una buona impressione su di te >>.

<< Ah non so, siamo diventati compagni di banco ma non mi hai mai rivolto la parola, fai tu i calcoli >>.

<< Non è il mio ragazzo, comunque >>.

Mi girai verso Thomas e lo trovai particolarmente vicino. << Strano, prima stavi guardando mia sorella con la faccia di chi è pronta ad uccidere >>.

<< E’ solo la mia faccia, dono di madre natura >>.

<< Direi che ha fatto un ottimo lavoro >>.

Lo guardai con un sopracciglio alzato, il suo tentativo di farmi un complimento era fallito miseramente.

Nell’infilare una mano nella tasca della giacca venni a contatto con la superficie dura del portasigarette, all’interno del quale c’era la canna con cui avevo convinto Ben a uscire. La cacciai fuori e la osservai.

Ben non era ancora tornato e per qualche assurdo motivo io stavo iniziando ad innervosirmi.

<< Vuoi fumarla? >>.

<< Sì, da sola >>.

Mi alzai dal muretto con lo spinello fra le labbra. << Quando Benjamin torna, digli che mi può trovare davanti al murales fatto da Dan >>.
Con l’accendino accesi la punta della finta sigaretta.

<< Chi è Dan? >>.

Thomas aveva alzato la voce per farsi sentire.

<< Una persona, riferisci il messaggio >>.

Mi girai un’ultima volta prima di sparire nel buio del Bearpit.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Lily

Mi guardai allo specchio per sistemare meglio il reggiseno sportivo quando il mio sguardo cadde sul tatuaggio che avevo sul fianco sinistro.

Giallo, rosso e arancione si intrecciavano in una danza di colori brillanti fino a formare un disegno ben definito: una fenice che risorgeva dalle proprie ceneri. La creatura aveva le ali spalancate come se fosse un gesto liberatorio, era pronta a spiccare il volo.

Passai delicatamente una mano sul fianco e sorrisi, mio fratello aveva lo stesso tatuaggio.

Era il simbolo della nostra rinascita dopo tutta l’odissea che avevamo passato.

Infilai una felpa precedentemente presa dall’armadio e mi diressi verso la cucina.

<< Dove vai? >>.

Finn era seduto su uno sgabello, chino su un foglio. Osservai gli altri fogli sparsi sul bancone della cucina e capii che stava lavorando a un nuovo disegno.

<< A correre, tu quand’è che vai allo studio? >>.

Lo vidi controllare l’orologio e grattarsi il mento. << Tra poco, ho un appuntamento con un cliente >>.

<< A proposito, stasera viene Emma a casa, non è che- >>.

Lo interruppi subito alzando contemporaneamente gli occhi al cielo. << Già ho capito, dormo da Ben, basta che non mi fai diventare zia >>.

Mio fratello si alzò dallo sgabello per venirmi ad abbracciare. << Vale lo stesso per te >>.

Risi alle sue parole, nonostante conoscesse Ben da un sacco di tempo aveva sempre il timore che potesse succedere qualcosa tra noi.
Gli stampai un bacio sulla guancia prima di uscire di casa e infilare il cappuccio.

Ben

Feci rimbalzare la palla sull’asfalto mentre mantenevo lo sguardo di sfida che Dan mi stava lanciando. Avevo il fiato corto e la maglietta appiccicata addosso per quanto fossi sudato.

<< Il tempo scorre >>.

Alzai un sopracciglio e gli rivolsi un sorriso sghembo prima di scattare verso destra, fargli una finta e centrare il canestro con la palla.

<< Sei uno stronzo >>.

<< Non prendertela solo perché hai perso >>.

Il ragazzo si lanciò addosso per cercare di colpirmi nello stomaco ma fu uno sforzo del tutto inutile.

Daniel aveva vent’anni ma era ancora all’ultimo anno visto che era stato bocciato due volte. Ci conoscevamo grazie alle nostre madri che erano amiche da un sacco di anni. Almeno Mary una cosa giusta l’aveva fatta nella sua vita.

<< Ben, chi è la ragazza seduta sugli spalti? Ci sta guardando da quando abbiamo iniziato a giocare >>.

Seguii la mano di Dan che indicava un punto preciso delle scalinate di pietra e riconobbi la ragazza che vi era seduta.

<< E’ una che sta a scuola mia, si chiama Georgia, abbiamo inglese insieme >>.

Alzai un braccio in segno di saluto e lei ricambiò. Mi passai una mano dietro la nuca, cosa ci faceva qui?

<< Mh, come vuoi >>.

Furono le sue ultime parole prima che mi fregasse la palla dalle mani e iniziasse una nuova partita.

<< Stai imbrogliando, Kwon >>.

Il ragazzo fece spallucce e tirò il pallone facendo un canestro perfetto.

Cercai di rubargli la palla ma la mia attenzione venne catturata da Lily che stava correndo in direzione del campo da basket. Indossava dei pantaloncini sportivi che mettevano in mostra le sue gambe toniche. Aveva la felpa legata in vita e il petto coperto solo da un top in modo tale che i suoi addominali fossero in bella vista.

Ero così concentrato a fissarla che non mi accorsi del pallone che Daniel aveva lanciato nella mia direzione, difatti l’oggetto mi colpì dritto sul naso.

<< Cazzo, ma sei impazzito? >>.

<< Smettila di essere così schifosamente innamorato di lei >>.

<< Chiudi quella cazzo di bocca >>.

Mi toccai il naso e qualcosa di bagnato mi toccò la mano. Avevo le dita coperte di sangue.

<< Che schifo allontanati da me >>.

Sapevo che a Daniel il sangue facesse impressione per cui iniziai a rincorrerlo per tutto il campo con le mani sporche del liquido rosso.
<< Ben finiscila, giuro che svengo se ti avvicini ancora un po’ >>.

<< Sei stato tu a cominciare >>.

<< Siete sempre le solite teste di cazzo >>.

Lily fece il suo ingresso nel campo e dopo averci raggiunto mi lanciò un pacchetto di fazzoletti.

<< Pulisciti, sembra che ti siano venute le mestruazioni >>.

Dalla sera in cui avevamo incontrato Georgia, Lily aveva iniziato ad essere più scontrosa del solito e non riuscivo proprio a spiegarmi il perché.

Guardai sugli spalti e notai che si erano riempiti, Georgia era in compagnia di suo fratello e dei suoi amici.

<< Mi sa che devono giocare >>.

Sentendo le mie parole lo sguardo della ragazza saettò sulle scalinate e non riuscii a non notare la smorfia che si formò sul suo viso.

<< E io che volevo giocare un altro po’ >>.

Diedi una pacca sulla spalla a Daniel mentre ci dirigevamo in direzione dell’uscita del campo.

Lily camminava avanti a noi silenziosa, gettai uno sguardo alle sue gambe per poi risalire verso il suo fondoschiena bello sodo.
Ricevetti uno scappellotto dietro la testa da parte del mio migliore amico che aveva assistito alla scena con un sorriso beffardo sulle labbra.

<< Pervertito >>.

In tutta risposta gli diedi un pugno sulla spalla e gli feci segno di stare zitto.

Una volta usciti non ebbi neanche il tempo di fare due passi che Georgia mi venne incontro.

<< Ehi, ho visto quello che è successo, stai bene? >>.

<< Sì, non ti preoccupare. Mi è successo già altre volte >>.

I miei occhi cercarono istintivamente Lily ma non la trovarono, probabilmente era andata via.

<< L’importante è che tu non ti sia fatto nulla >>.

Le rivolsi un sorriso ma la mia mente era altrove. Non riuscivo proprio a capire il perché del comportamento di Lily. Era arrivata, mia aveva lanciato dei fazzoletti e poi era andata via. Non aveva alcun senso.

<< Beh, io ritorno dalle mie amiche, ci si vede in giro! >>.

La osservai mentre saliva gli scalini dopodiché presi posto su una panchina per potermi pulire meglio dal sangue.

<< Sei sicuro che quella sia solo una compagna di scuola? >>.

<< Sì Dan, sono sicuro >>.

<< Sarà come dici tu. Io ora scappo, devo andare a fare alcune cose >>.

<< Ci sentiamo dopo, non farti arrestare nel frattempo >>.

Il ragazzo mi rivolse un dito medio prima di darmi le spalle e andare via.

Presi la bottiglina d’acqua che avevo nello zaino e bagnai un poco il fazzoletto per poi tamponarlo sul naso.

<< Quello non serve a niente, mettici del ghiaccio >>.

Mi girai di scatto verso la voce di Lily. La ragazza era in piedi affianco a me e aveva in mano una bustina con del ghiaccio al suo interno. Si era messa la felpa per cui l’unica cosa che adesso si vedeva erano le gambe. Presi la busta che mi stava tendendo per poi appoggiarla sul naso.

<< Sei veramente un disastro >>.

Mi strappò il fazzoletto bagnato dalla mano e iniziò a pulirmi dai residui di sangue che avevo sulla faccia.

<< Credevo te ne fossi andata >>.

Non ricevetti alcuna risposta da parte sua e non potei fare a meno di sorridere, Lily era fatta così. Ti tratta come se fosse arrabbiata con te ma poi fa qualcosa per dimostrarti il contrario.

Mi aveva appena appoggiato una mano sulla guancia e di conseguenza il mio cuore aveva aumentato il battito. La osservai meglio, aveva le gote rosse dal freddo e i capelli scompigliati dal vento.

Notai che c’era un piccolo segno sporco sulla sua fronte, per cui mi alzai per poterlo pulire. Mi guardò come se stessi per fare chissà cosa. Le poggiai una mano sulla fronte e con un dito iniziai a strofinare sul punto sporco.

<< Ti devo chiedere una cosa >>.

Mi fermai un secondo solo per poterla guardare negli occhi e farle capire di andare avanti.

<< Finn stasera ha invitato la sua ragazza a casa e mi ha chiesto di dargli un po’ di spazio dato che devono… beh hai capito cosa devono fare. Per cui mi chiedevo se potessi dormire da te >>.

La ragazza mi prese entrambi i polsi. << Lo so che la situazione a casa tua non è delle migliori e mi dispiace un sacco chiederti questa cosa proprio adesso ma non so che fare >>.

<< Lily non c’è problema, sai che puoi venire a dormire quando vuoi >>.

<< Sicuro? Perché altrimenti ritorno a casa e mi sparo nelle orecchie Billie Eilish a tutto volume per non sentirli >>.

<< Non dire stupidaggini >>.

Le cinsi le spalle con un braccio e dopo aver preso tutte le mie cose ci incamminammo verso casa mia, incuranti del fatto che Georgia aveva assistito a tutta la scena.

**

Mi buttai sul letto nonostante fossi sporco e sudato. Avevo ceduto a Lily il posto in doccia per cui stavo aspettando che finisse per poterci entrare. La casa era avvolta nel silenzio come da copione. Non vedevo mia madre dal giorno in cui avevamo discusso perciò non sapevo neanche se avesse parlato con mio padre.

<< Ho finito >>.

La ragazza era appena entrata nella stanza, indossava dei miei vecchi vestiti dato che non aveva portato un cambio, e l’idea che avrebbe passato la notte qui iniziò a farsi più concreta.

Mi fiondai in bagno, deciso a fare una doccia fredda per placare i cosiddetti bollenti spiriti. Già sapevo che stanotte non avrei chiuso occhio.

Dopo aver passato un quarto d’ora sotto l’acqua decisi che era ora di uscire.

Ritornai in stanza con il cuore in gola, la doccia fredda non era servita a placare proprio niente.

Rimasi fermo sulla soglia ad osservare la ragazza che si era appisolata sul mio letto. Era stesa su un fianco, aveva il cellulare in una mano, il viso poggiato contro il braccio piegato e una gamba poggiata sull’altra. Non ci pensai due volte, presi subito la macchina fotografica e scattai una foto.

Era in momenti come questi che mi accorgevo di amarla sempre di più. Il cuore mi diceva di stendermi accanto a lei e abbracciarla ma la testa mi diceva di prendere una coperta e andare a dormire sul divano.

Alla fine decisi di seguire la testa, per cui dopo aver coperto la ragazza presi posto sul divano in soggiorno pronto a passare una notte insonne.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still
 
Ben

Mi stropicciai gli occhi mentre dalla bocca mi scappò uno sbadiglio. Controllai l’orologio che segnava le cinque meno cinque, tra poco sarei potuto finalmente tornare a casa.

<< Okay ragazzi, prima che andiate via voglio fare un annuncio >>.

Alzai gli occhi dal computer per poi guardare il professor Wright. Era il professore di arte della John Stokes High School ma si occupava anche del club di fotografia e di pittura nel pomeriggio. Aveva  all’incirca quarant’anni anche se sembrava molto più giovane. Portava i capelli in un taglio alla Cristiano Ronaldo, non era molto alto ma in compenso aveva il fisico di chi si spaccava la schiena in palestra.

<< A novembre la scuola ospiterà una grande mostra in cui ogni club potrà appunto mostrare i loro lavori. Ci sarà un biglietto da pagare per partecipare all’evento in modo tale da poter raccogliere fondi per l’istituto. Proprio per questo motivo ho pensato che voi del club di fotografia potreste preparare una piccola presentazione di dieci foto a persona attraverso le quali raccontare una storia >>.

Il professore non ebbe neanche il tempo di finire di parlare che venne investito da un coro di voci eccitate.

<< Vedo che siete tutti d’accordo e questa cosa mi fa molto piacere. Vorrei che iniziaste a buttare giù delle idee cosicché ne potremmo discutere al prossimo incontro >>.

Mentre infilavo tutte le mie cose nello zaino iniziai a riflettere sulla questione. L’evento sarebbe stato sicuramente pubblicizzato quindi era una grande opportunità. Nonostante ciò il fatto di dover fotografare secondo un tema mi sembrava costrittivo. Per me la fotografia significava catturare un momento, un emozione e riviverla guardando quella foto.

I miei pensieri vennero interrotti da una voce che mi arrivò alle spalle.

<< Che ne pensi di questa mostra? Io la trovo un’idea geniale >>.

Mi girai verso Georgia con un’aria leggermente spaesata, perciò cercai di ricompormi.

<< Sì è una bella idea, sono sicuro che già avrai qualcosa in mente >>.

<< In effetti sì, molte delle foto che scatto ritraggono soprattutto la città quindi credo che farò qualcosa riguardo ad essa… >>.

Mentre ci incamminavamo verso l’uscita notai che aveva lasciato la frase in sospeso per cui la guardai per incitarla a continuare quello che aveva da dire.
<< Io… non ho potuto fare a meno di notare che Eileen è sempre il soggetto delle tue foto >>.

Mi irrigidì per un secondo per la paura di essere stato scoperto.

<< Ehm, sì… Lily… lei è molto espressiva quindi mi piace fotografarla >>.

Vidi Georgia annuire poco convinta dalle mie parole.

Quella che dissi era una mezza verità. Lily era da sempre una persona rinchiusa nel muro di mattoni che lei stessa aveva costruito per proteggersi. L’unico che era riuscito a crepare quel muro ero io.

Dietro la facciata da stronza apatica e scorbutica c’era una ragazza divertente, sensibile e fragile e io ero determinato a fissare quei momenti di verità nella mia macchina fotografica.

Mi fermai di colpo con gli occhi di chi aveva appena ricevuto l’illuminazione divina: avevo trovato il tema per la mostra di novembre.

<< Benjamin, tutto ok? >>.

<< Sì sì, scusa. Dicevi? >>.

Attraversammo il portone principale per poi uscire in cortile.

<< Stasera io e Tom daremo una festa a casa nostra, ti invio l’indirizzo su Instagram >>. La ragazza stava giocando con una ciocca di capelli mentre mi guardava dritto negli occhi.

<< Oh, graz- >>.

Non mi diede neanche il tempo di finire la frase che mi schioccò un bacio sulla guancia in segno di saluto.

<< Non mancare >>.

Mi fece l’occhiolino prima di incamminarsi verso il parcheggio e lasciarmi da solo.

Lily

Guardai la sbarra sopra la mia testa prima di prendere un grosso respiro, allungare le braccia e appendermi ad essa. Iniziai ad eseguire una serie di trazioni a presa inversa, aumentando sempre di più la velocità.

Cercavo di scacciare dalla mente quello che avevo visto dalla finestra dell’aula punizioni ma era impossibile, l’immagine di Georgia che baciava Ben sulla guancia era scalfita nella mia testa.

Se prima credevo fosse solo una mia impressione adesso ne ero convinta: le interessava Ben.

Il modo in cui lo guardava con quei suoi stupidi occhietti verdi nella speranza di incantarlo, oppure il modo in cui arricciava i capelli attorno al dito quando parlavano. Era palese.

La cosa che mi dava più fastidio era il suo atteggiamento, quel suo essere perfettamente ordinata e precisa. Aldilà dell’aspetto fisico, si comportava sempre con moderazione. Quando sorrideva stava attenta a non aprire troppo la bocca, da seduta aveva sempre la schiena dritta e le gambe accavallate.

Non c’era niente di spontaneo in quello che faceva dato che ogni sua azione era pensata e controllata. Sembrava un robot.

Persi la presa sulla sbarra e in un secondo finii rovinosamente con le ginocchia sul cemento. Mi misi seduta per cercare di esaminare meglio quello che mi ero fatta.

Avevo due belle escoriazioni su entrambe le ginocchia. Il sangue stava iniziando a sgorgare per cui decisi che era arrivato il momento di andare a casa.
Mi alzai battendo un piede a terra dalla frustrazione. Se solo mi fossi concentrata sugli esercizi invece che su quella forse adesso non starei in queste condizioni.

<< Hai bisogno di una mano? >>.

Mi girai di scatto verso la persona che aveva appena parlato dato che aveva una voce piuttosto familiare.

Incontrai gli occhi azzurri di Thomas che mi scrutavano con una scintilla di divertimento.

<< No >>.

Il ragazzo mi squadrò dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolar modo sulle gambe e sui fianchi. Realizzai che ero in top e pantaloncino e anche se non c’era niente di male il suo sguardo mi faceva sentire a disagio.

<< I miei occhi sono qui se non ti dispiace >>.

Gli schioccai due dita avanti al viso per riottenere la sua attenzione.

<< Figo il tatuaggio >>.

Borbottai un grazie mentre recuperavo la felpa che avevo precedentemente buttato a terra. Nell’abbassarmi sentii delle fitte alle ginocchia e per poco non persi l’equilibrio se non fosse stato per Thomas che mi aveva afferrata per un braccio.

<< Credo sia meglio medicarti, in macchina ho il kit per il pronto soccorso >>.

<< Posso farlo da sola, vivo qui vicino >>.

<< Le ferite finirebbero per bruciare ancora di più >>.

<< Non è la prima volta che cado, me la so cavare da sola >>.

Il ragazzo si portò le mani dietro al collo esasperato dal mio continuo rifiuto del suo aiuto.

<< Non ti muovere da qui >>.

Lo vidi correre verso l’uscita più vicina del Bearpit e sparire completamente.

Presi posto su una panchina e sbuffai, la stranezza scorreva nel sangue dei Wallace a quanto pare.

Thomas era un altro di cui non mi fidavo per niente, aveva sempre l’aria di qualcuno che ti stava prendendo in giro, parlava poco e osservava tanto. Questo improvviso interesse nei miei confronti non me lo riuscivo proprio a spiegare.

Dopo un po’ lo vidi tornare con una cassetta rossa fra le mani.

<< Non volevi venire in macchina a medicarti, quindi ho portato il kit qui >>.

Non ebbi neanche il tempo di rispondere che il ragazzo spruzzò sulle mie ginocchia dell’acqua ossigenata, causando un bruciore infernale.

<< Cazzo, potevi avvertire! >>.

In tutta risposta ricevetti un’altra ondata di acqua ossigenata che mi mozzò il respiro.

Thomas si assicurò che le ferite fossero disinfettate per bene prima di pulirle e medicarle.

Alzò gli occhi per poi incontrare il mio sguardo, sembrava stranamente soddisfatto.

<< Ora puoi andare >>.

<< Non c’era bisogno di fare tutto questo >>.

<< “ Thomas ti ringrazio per avermi aiutato, ne avevo proprio bisogno”, farò finta che tu abbia detto questo >>.

Mi scappò un sorriso nel sentire l’imitazione della mia voce. << Io non parlo così >>.

<< Ehm, sì invece >>.

Lo osservai mettere a posto le garze all’interno del kit. A differenza della sorella ciò che Thomas faceva risultava misterioso e non falso.

<< Ci vediamo, Eileen. Vedi di non farti male la prossima volta >>.

<< Almeno so chi chiamare se mi succede di nuovo >>.

Thomas mi guardò un’ultima volta, la scintilla sempre presente, prima di sparire definitivamente dalla mia vista.
**


Tornai a casa con l’unico desiderio di buttarmi sotto la doccia ma una volta entrata fui bloccata da alcune voci maschili provenienti dalla cucina.

<< Nah, secondo me è meglio se il contorno lo fai di nero, verrà più massiccio così >>.

<< Considera che però il verde l’ho usato anche nel disegno, quindi ci starebbe bene >>.

Ben e Finn erano riuniti attorno al bancone e stavano discutendo di un disegno fatto da quest’ultimo, cioè un grosso teschio pirata decorato da alcune rose.
<< Lily, sei tornata! Che hai fatto alle ginocchia? >>.

Guardai mio fratello e alzai una mano in segno di saluto. << Sono caduta >>.

Posai brevemente gli occhi su Ben e subito avvertii un fastidio allo stomaco, ero ancora irritata per ciò che avevo visto.

<< Che ci fai qui? >>.

La domanda risultò più aggressiva di quanto volessi, difatti il ragazzo mi guardò con le sopracciglia corrucciate.

<< Ti stavo aspettando, stasera andiamo a una festa >>.

<< Dov’è questa festa? >>.

Aprii il frigorifero per prendere la bottiglia d’acqua e bere. << A Clifton… ci ha invitato Georgia >>.

Chiusi gli occhi per un secondo, il fastidio allo stomaco era diventato una voragine ma decisi di fare finta di niente.

<< Perfetto, mi vado a fare una doccia veloce e poi andiamo >>.

Cercai di sembrare più calma possibile ma non appena mi chiusi in bagno iniziai a lanciare pugni immaginari all’aria. Quella cazzo di Georgia era sempre in mezzo.

Mi fiondai sotto la doccia incurante del fatto che l’acqua era troppo calda e che mi stava praticamente ustionando le ferite alle ginocchia. Questa situazione mi stava sfuggendo di mano, non era possibile che solo il suo nome mi faceva questo effetto, per non parlare della mia immotivata e assurda gelosia nei confronti di Ben.  

Decisi che dovevo calmarmi, non era da me comportarmi in quel modo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
No fair
You really know how to make me cry
When you gimme those ocean eyes
I'm scared
I've never fallen from quite this high
Falling into your ocean eyes
Those ocean eyes
                                           
Ben

Quando Lily uscì dalla sua camera rimasi senza fiato, era bellissima.

Indossava un pantalone nero a vita alta molto, ma molto stretto e una canottiera rossa altrettanto striminzita. Il suo fisico atletico risaltava in ogni punto, dalle braccia allenate alle gambe toniche. Si avvicinò al bancone della cucina e in questo modo potei notare che i suoi occhi da cerbiatta adesso sembravano più da gatta grazie al trucco che si era fatta. Aveva anche fatto qualcosa ai capelli, erano scompigliati il che le donava un’aria più sbarazzina.

<< Sono pronta, andiamo >>.

Nel parlare non mi guardò neanche in faccia.

<< Non fare tardi ragazzina >>.

Lily si abbassò per lasciare un bacio sulla guancia al fratello. << Non ti preoccupare, torno domani mattina >>.

Scappammo dall’appartamento prima che Finn rispondesse alla provocazione della sorella.

Il tragitto fino alla fermata del bus fu silenzioso, Lily camminava avanti e non si era girata neanche una volta verso di me. Io d’altro canto non riuscivo ad alzare la testa verso di lei sia perché era talmente bella che mi faceva sentire male, sia perché sembrava arrabbiata con me anche se non sapevo cosa avevo fatto di sbagliato.

<< E’ tutto ok? >>.

La risposta che ricevetti fu un grugnito che non seppi come interpretare.

<< Lily, per favore >>.

Le posai una mano sotto al mento e la feci girare verso di me per poterla guardare negli occhi. Fu un errore enorme. Eravamo più vicini di quanto pensassi e feci fatica a non far cadere lo sguardo sulle sue labbra. La sua pelle risplendeva sotto la luce perlacea della luna così come i suoi occhi. Quei meravigliosi e profondi pozzi di caffè dentro i quali avrei tanto voluto perdermi. Avvertii una morsa al cuore che mi fece ricordare che tutto questo era soltanto un desiderio che non si sarebbe mai avverato.

All’improvviso mi ritrovai con una mano in faccia che mi stava allontanando.

<< Non guardarmi così >>.

<< Così… così come? >>.

<< Come se stessi fissando la mia anima, è inquietante >>.

<< Magari sto solo cercando di capire perché ti stai comportando in questo modo >>.

La vidi sbuffare e portarsi una mano sul viso per poi sbottare. << Georgia mi sta sulle palle, ok?  Non la sopporto e mi dà fastidio che stia sempre in mezzo a qualunque cosa facciamo >>.

Mi grattai il collo con una mano prima di parlare. << Questo l’avevo capito ma perché? Non ti ha fatto niente di male >>.

In tutta risposta mi beccai un pugno sulla spalla. << Sei un cretino, non capisci niente >>.

Feci per aprire bocca ma venni interrotto dal bus che si fermò avanti a noi.

Entrammo e nel totale silenzio ci sedemmo sui primi due posti liberi che trovammo. Ero estremamente confuso dalla sparata di Lily, il problema era Georgia ma si comportava come se fosse colpa mia.

<< Scusa >>.

Mi girai di scatto verso la ragazza convinto di aver capito male.

<< Hai sentito bene e non farmelo ripetere >>.

La vidi prendere un grosso respiro prima di parlare. << Georgia non mi piace e basta >>.

Lily era sempre stata diffidente verso le persone appena conosciute ma questa volta era come se ci fosse un motivo specifico che la portava ad odiare così tanto Georgia.

<< Avresti potuto dirmelo fin da subito >>.

<< Non avrebbe avuto senso, solo perché non mi piace non significa che tu non possa essergli amico. Solo, stai attento >>.

Non capii il significato dell’ultima frase, stare attento a cosa?

**

Non so cosa mi aspettavo quando Georgia mi ha detto di vivere nel quartiere di Clifton, ma sicuramente non era quello che avevo avanti agli occhi. Sapevo provenisse da una famiglia benestante, quindi credevo vivesse in una villa super lussuosa grande quanto un parco.

E invece, una villetta in stile georgiano si ergeva avanti a noi. Era fatta di mattoni rossi, le finestre alte erano decorate da un contorno bianco e si susseguivano copiose sulla facciata principale. Il tetto era fatto di tegole scure da cui sputavano due canne fumarie.
Trovammo il cancelletto aperto per cui entrammo senza molti sforzi. Il giardino, ben curato, era popolato da parecchie persone tutte provenienti dalla nostra scuola.

La casa era arredata completamente secondo lo stile rustico, quindi legno e mattoncini grigi erano gli elementi principali.

La musica non era tanto alta e questo permetteva alle persone di conversare con più facilità. A parte questo, era una vera e propria festa di adolescenti. C’era alcool che sbucava da tutte le parti così come nuvole di fumo che facevano pizzicare il naso solo a odorarle e infine c’erano varie coppiette che amoreggiavano in ogni angolo della casa.

<< Benjamin, alla fine sei venuto! >>.

Incontrai il sorriso gentile di Georgia non appena mi girai verso di lei.

<< Vedo che hai portato anche Lily >>.

Buttai un occhio verso la ragazza e la vidi alzare la mano e muovere le dita in segno di saluto.

<< Bella casa, comunque >>.

Cercai di cambiare argomento quando mi accorsi dell’occhiata omicida che Lily stava rivolgendo a Georgia.

<< Grazie! Date a me le giacche e fate come se foste a casa vostra >>.

Lily non ci pensò due volte e si sfilò il giubbotto, lasciando le sue spalle nude in bella vista.

<< Io preferisco tenerlo ancora un po’ addosso, ho freddo >>.

Non appena la biondina ci lasciò mi bastò solo guardare Lily negli occhi per capire che cosa voleva, quindi girai i tacchi e mi avviai al tavolo degli alcolici.

Lily

“Vedo che hai portato anche Lily”, che cavolo significava? Si aspettava che Ben venisse da solo? Povera illusa. E poi sapevo che l’aveva fatto a posta a chiamarmi Lily, quell’infame.

Chi si credeva d’essere?

Presi con forza il bicchiere che Ben mi aveva appena porto e nonostante il bruciore alla gola lo finii in un attimo.  

<< Vacci piano >>.

<< Sta’ zitto >>.

Alzai gli occhi al cielo quando cambiarono canzone e misero un’altra stupida canzone trap.

Poggiai la schiena al muro e portai il bicchiere alla bocca senza curarmi del fatto che fosse vuoto e iniziai a mordere il bordo. Guardai distrattamente i presenti nella stanza fino a quando non mi resi conto che qualcuno mi stava fissando.

Thomas si trovava dall’altro lato del salone, anche lui con la schiena poggiata al muro e con un bicchiere fra le mani. Mi fece un cenno con la testa che però non ricambiai, così lo vidi farsi spazio tra la gente e venire verso di noi.

<< Come stanno le ginocchia? >>.

<< Bene >>.

Ben si voltò verso di noi confuso. << Come fai a- >>.

Stavo per rispondere ma venni interrotta da Thomas che parlò al posto mio. << L’ho medicata io, ero di passaggio quando è caduta dalle sbarre. Lily non te l’ha detto? >>.

Ben contrasse la mascella e assottigliò lo sguardo chiaramente irritato dal tono arrogante che Thomas aveva usato.

<< No, non me l’ha detto >>.

<< Mh, che strano, chissà perché >>.

Si girarono entrambi verso di me. << Avrei dovuto? Non era niente di importante >>.

Liquidai entrambi con un gesto della mano prima di avvicinarmi al tavolo degli alcolici e versarmi un altro bicchiere di rum e coca-cola.

<< Che cosa bevi? >>.

La voce fastidiosa di Georgia mi arrivò alle orecchie e contemporaneamente aumentai la presa sul bicchiere.

<< Rum e coca >>.

La guardai negli occhi e per un momento la vidi vacillare; il suo sorriso perfetto tremò leggermente, un’incrinatura nella sua facciata di finta gentilezza. Indossava una semplice gonna nera e un top con paillettes che facevano risaltare benissimo il suo fisico esile.

<< Sembra pesante >>.

Ma perché questa continua a parlarmi?

<< Lo è >>.

Di solito quando iniziavo a rispondere a monosillabi le persone si infastidivano e alla fine mi lasciavano da sola.

<< Sono molto contenta che tu e Benjamin siate venuti >>.

Un sorriso sardonico si fece spazio sulle mie labbra. << E ci credo che lo sei >>.

All’improvviso la ragazza mi prese una mano ed io per poco non le sputai il drink addosso.

<< Lily, vorrei tanto che io e te fossimo amiche >>.

Posai una mano sopra la sua prima di toglierla e farla ritornare al suo posto.

<< Georgia, tu non vuoi essere mia amica >>.

La mia non era una minaccia, era solo una constatazione.

<< E mi sembra di averti già detto di chiamarmi Eileen >>.

Presi un ultimo sorso dal bicchiere per poi lasciarlo sul tavolo e sparire nella folla alla ricerca di Ben.

**

Circa un’ora dopo mi ritrovai seduta su un divanetto a giocare ad uno stupido gioco.

<< Allora gente, credo che tutti conosciate le regole di sette minuti in paradiso, giusto? >>.

L’amico di Thomas, il cui nome mi sfuggiva, era in piedi sul tavolino del salone e stava cercando di farsi sentire da tutti coloro che volevano giocare. Che sia chiaro, ero capitata su quel divano per puro caso, mi ero seduta un secondo per allacciarmi le scarpe e un secondo dopo ero stata circondata da una marea di gente.

<< Per gli sfigati che invece non le conoscono, le regole sono molto semplici: io girerò la bottiglia che si fermerà prima su una persona e poi su un’altra, i fortunati dovranno rimanere chiusi nello sgabuzzino per sette minuti a pomiciare >>.

Tutti i ragazzi presenti iniziarono ad ululare come se fossero lupi, mi venne spontaneo portare una mano sul viso e stringere tra le dita il ponte del naso.

Per fortuna c’era Ben seduto accanto a me che era nella mia stessa situazione di disagio.

<< Diamo inizio alla festa! >>.

Georgia era seduta di fronte a me, ogni tanto la guardavo per vedere se stava facendo lo stesso ma la trovavo sempre a chiacchierare con le sue amiche, la bionda e la rossa.

Dopo un paio di turni in cui l’amico di Thomas era finito nello sgabuzzino con l’amica bionda di Georgia, che mi ero ricordata chiamarsi Millie, e altre due ragazze arrivò il turno di Ben.

Lo vidi irrigidirsi quando la bottiglia dopo aver puntato su di lui si era fermata su Georgia.

Si levò un coro di oh-ho e parecchi ragazzi presero a battere le mani. << Dai smettetela! >>.

Mi portai una mano sulla bocca per evitare di fare uscire qualche parolaccia in risposta alla finta protesta della biondina.

Ben si alzò dal divano spruzzando disagio da tutti i pori. << Non devi farlo se non vuoi >>.

<< Eh no, mio caro Benjamin. Se rifiuti dovrai pagare la penitenza, cioè dovrai scolarti mezza bottiglia di vodka liscia >>.

<< Sette minuti, non di più >>.

Mi sentii sprofondare sotto terra quando li vidi entrare dentro quel ripostiglio minuscolo e chiudere la porta.

Mi alzai di scatto, avevo un’urgente bisogno di aria fresca.

Uscii fuori in giardino con il cuore che batteva all’impazzata. Perché quando li vedevo insieme sentivo sempre aprirsi una voragine dentro di me?

Tastai le tasche alla ricerca di una sigaretta quando ricordai di averle lasciate nella giacca, che a sua volta era all’interno della casa e io non avevo nessuna intenzione di ritornare dentro.

Probabilmente in questo preciso istante saranno nel pieno della pomiciata e una volta finito inizieranno a frequentarsi. Georgia di sicuro riempirà la testa di Ben di sciocchezze e lui finirà per allontanarsi da me, come facevano tutti alla fine.

Poggiai la schiena sul muro di mattoni ignorando i brividi di freddo che mi percuotevano e cercai di calmarmi, i miei stessi pensieri mi spaventavano. Non riuscivo ad immaginare una vita senza Ben.

Chiusi gli occhi e tentai di regolarizzare il respiro.

<< Lily? … Lily! >>.

Spalancai gli occhi quando sentii la voce di Ben urlare il mio nome.

<< Mi hanno detto che sei scappata via e che sembravi sconvolta, che è successo? >>.

<< Vi siete baciati? >>.

<< Che diavolo stai dicendo? >>.

<< Tu e Georgia, vi siete baciati? >>.

<< Cosa? No! Insomma lei- >>.

Il mio corpo si mosse da solo, senza pensarci neanche una volta gli gettai le braccia al collo.

Il ragazzo mi cinse i fianchi con le sue braccia e in quel momento tutte le paranoie che mi ero fatta prima svanirono. Chiusi gli occhi e inspirai il suo profumo, aumentando la presa su di lui.

Mi prese il viso tra le mani il che mi costrinse ad aprire gli occhi e incontrare il suo sguardo. Un senso di calma mi pervase nel guardare quei piccoli oceani che aveva al posto degli occhi. Mi avevano sempre fatto uno strano effetto, sembrava che ti guardasse sul serio dentro.

<< Lily, è tutto ok? Mi stai spaventando >>.

<< Sì, sì ora è tutto a posto, scusa … >>.

Non mi accorsi di stare tremando fino a quando Ben non si sfilò la giacca e me la poggiò sulle spalle.

<< Vado dentro a recuperare il tuo giubbotto e poi andiamo via, ok? >>.

Annuii impercettibilmente mentre mi strinsi nel suo giaccone. Una volta che Ben scomparve dalla mia vista mi accorsi che per tutto questo tempo avevamo avuto uno spettatore, o meglio una spettatrice.

Georgia mi guardava dalla finestra, le braccia incrociate sotto al seno e il viso terribilmente serio, sembrava che stesse per esplodere da un momento all’altro.

<< Ecco, tieni >>.

Ben mi porse la mia giacca e una volta infilata ci incamminammo verso il cancelletto nero. Il ragazzo mi cinse le spalle con un braccio, ero convinta che Georgia ci stesse ancora guardando ma quando mi girai trovai la finestra vuota.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
My love, my drug, we're fucked up, oh
Ben

Infilai in bocca il cucchiaio senza rendermi conto che fosse vuoto per cui cercai di riprendermi da quello stato di distrazione e presi un bel po’ di brodo dal piatto.

Erano giorni che avevo la mente altrove, per essere più precisi dalla festa a casa dei Wallace. Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che era successo.

Lily non mi aveva mai abbracciato in quel modo, è stato destabilizzante e spaventoso allo stesso tempo. Credevo fosse successo qualcosa di grave, aveva lo sguardo di chi aveva appena ricevuto una notizia pessima. Poi sono arrivate quelle domande su Georgia e infine l’abbraccio.

Il modo in cui mi ha stretto mi ha fatto quasi saltare il cuore fuori dal petto per quanto batteva forte.

Avevo ancora impresso nella mente il suo profumo di sapone alla lavanda.

Mi risvegliai dai miei pensieri quando sentii la porta di casa aprirsi. Allungai leggermente il collo per vedere chi fosse e scoprii che mio padre era tornato.

Frank era un uomo alto e dinoccolato, aveva zigomi alti, mascella pronunciata e occhi azzurri. Aveva trentacinque anni ma ne dimostrava quaranta per via del viso marcato dalla stanchezza e dalle rughe.

<< Ciao pa’ >>.

<< Ehi Ben, che mangi? >>.

Si sfilò la giacca e potei vedere che aveva ancora la divisa da infermiere addosso.

<< Brodo, è rimasto se ne vuoi un po’ >>.

Si passò una mano sul viso e sbadigliò apertamente. Lo osservai mentre si versò il brodo nel piatto e prese posto accanto a me.

<< Allora, come sta Lily? >>.

Lo vidi alzare un sopracciglio e darmi un pizzicotto sulla guancia nel dire queste parole. Se non si fosse capito, Frank sapeva che ero innamorato di lei.

<< Dai pa’ >>. Mi scappò una risatina mentre parlavo.

<< Un padre non può essere a conoscenza della vita amorosa del proprio figlio? >>.

<< No perché non c’è niente da sapere >>.

Le nostre risate si arrestarono nel momento in cui Mary fece il suo ingresso nella cucina. Inutile dire che aveva sempre il solito aspetto: capelli arruffati, occhi gonfi dal sonno e una bottiglia di Whiskey in mano.

<< Vedo che vi state divertendo >>.

Poggiai il cucchiaio sul tavolo con forza e strinsi i denti. Vidi mio padre guardarla e prendere un grosso respiro.

<< Mary, dove sei stata? >>.

<< Non sono fatti tuoi >>.

Mia madre fece il giro del tavolo e prese posto avanti a noi. La guardai con gli occhi pieni di rabbia e per la frustrazione battei un pugno sul tavolo.

<< Glielo hai detto? >>. Mary mi guardò con gli occhi pieni di confusione prima di realizzare cosa intendevo.

<< Ben, tesoro- >>.

<< Dirmi cosa? >>.

Mary fece un salto dal suo posto per arrivare a me e cercare di tapparmi la bocca ma visto che aveva ancora dell’alcool in circolo inciampò nei suoi stessi passi.

<< Mamma ti tradisce, l’ho beccata io stesso a casa con il suo amante >>.

Slap

Mi portai una mano sulla guancia dolorante, avevo appena ricevuto uno schiaffo. La donna aveva gli occhi spiritati e il fiato pesante.

<< Che cazzo fai? >>.

<< Benjamin Davies questi non sono affari che ti riguardan- >>.

Frank si alzò di scatto battendo entrambe le mani sul tavolo, causando così la fuoriuscita del brodo dal piatto. Stava mormorando qualcosa ma non riuscii a capire cosa stesse dicendo.

<< Frank, io posso spiegare… >>.

<< Avevi promesso che non lo avresti mai portato a casa! >>.

Guardai mio padre con la confusione negli occhi, ero convinto di aver capito male.

<< Tu non ci sei mai a casa! Non avevo idea che tuo figlio sarebbe tornato presto quel giorno >>.

<< Mary, Benjamin è anche tuo figlio, come puoi non sapere quando torna a casa? >>.

<< Adesso basta! Mi spiegate cosa sta succedendo? >>.

Mi trovavo al centro, da un lato avevo Frank che mi stava guardando con occhi dispiaciuti e dall’altro avevo Mary che continuava a toccarsi nervosamente i capelli.

<< Adesso glielo spieghi tu >>. La donna si era accesa una sigaretta e aveva preso nuovamente posto al tavolo.

<< Ben, so che tua madre ha una relazione con un altro uomo, io… l’ho scoperto un anno fa >>.

Mi portai una mano in fronte. << Questa cosa va avanti da un anno e avete pensato bene di non dirmi nulla? >>.

<< Non volevamo turbarti >>. Guardai mia madre con gli occhi spalancati.

<< Turbarmi un cazzo! Questo è molto peggio, mi avete preso per il culo! >>.

Mi sentivo la testa girare, tutte quelle informazioni mi avevano scombussolato e non poco. Mio padre sapeva tutto e aveva continuato a fare finta di niente per un anno. Un anno pieno di bugie del cazzo.

Sentii Frank poggiarmi una mano sulla spalla per calmarmi ma mi scostai subito. << Non toccarmi >>.

Mi alzai dalla sedia nel totale silenzio per poi prendere l’impermeabile appeso all’attaccapanni e uscire di casa, sbattendo la porta con forza.

Lily

Presi la spugna, ancora piena di detersivo, dal fondo del lavello per poi lanciarla addosso a mio fratello.

<< Dai Lily così non vale! >>. Gli feci la linguaccia e in tutta risposta lui mi lanciò un cuscino dritto in faccia.

<< Mi hai fatto male! >>.

<< Hai iniziato tu >>.  Finn fece spallucce e io decisi di dargli il colpo di grazia buttandomi addosso e facendolo cadere a terra.

<< Non si fotte con Eileen >>. Incrociai le braccia al petto come se fossi un boss ma scoppiai a ridere quando vidi Finn che stava cercando di trattenere le risate.

<< Non fai paura neanche a una mosca >>.

Stavo per ribattere quando il telefono di Finn iniziò a squillare, quindi mi tolsi da dosso e mi buttai sul divano. Mio fratello si chiuse nella sua camera per rispondere alla chiamata il che mi fece insospettire.

Recuperai il cellulare che si era incastrato tra i cuscini del divano e una volta sbloccato trovai un messaggio.

Da: Ben

Sto venendo a casa tua, sei li?

Da: Lily

Sì, sono a casa. E’ successo qualcosa?

Ben non mi rispose quindi bloccai nuovamente il telefono. All’improvviso sentii qualcosa battere sui vetri dell’appartamento, mi alzai per andare a controllare e scoprii che aveva iniziato a piovere. Pensai subito a Ben che era in strada, sicuramente era uscito di casa senza ombrello.

Mi resi conto che mio fratello era uscito dalla sua camera quando si sedette sul divano. Aveva un’espressione seria sul volto e uno strano colorito bianco.

<< Hai visto un fantasma per caso? >>. Cercai di scherzare ma lui mi guardò ancora più serio di prima.

<< Poco fa ho parlato con zia Linda >>.

Il sorriso mi morì sulle labbra e il cuore iniziò a battere velocemente. << Che cosa voleva? >>.

<< Si tratta di mamma, lei … lei verrà rilasciata fra qualche settimana e la zia ha detto che vuole incontrarci una volta fuori >>.

Mi pietrificai sul posto e per poco non mi cedettero le gambe, avevo già le lacrime agli occhi. << Dimmi che è uno scherzo >>.

Finn si alzò dal divano e mi abbracciò. << Dimmi che è un fottuto scherzo, Finn … ti prego >>.

Mi persi tra i singhiozzi mentre stringevo in un pugno la maglietta di mio fratello.

Venni investita da tutti i ricordi riguardanti nostra madre, la donna che aveva reso la nostra vita un inferno.

Lara Murphy era in carcere da sei anni per spaccio di droga. Quando è stata arrestata io avevo solo undici anni mentre Finn ne aveva diciassette. Siamo stati tenuti in custodia da nostra zia Linda, sorella di Lara, per qualche anno prima che Finn raggiungesse la maggiore età. Lei era il nostro unico familiare.

Non sapevamo chi fosse nostro padre, non sapevamo neanche se avevamo lo stesso padre.

Ricordo che quando vivevamo con lei casa nostra era sempre piena di quella merda che lei e il suo compagno spacciavano. Il giorno che è stata arrestata è stato il giorno in cui sono rinata. Un grosso peso si era tolto dal cuore. Credevo che fosse tutto finito, una volta per tutte.
 Invece eccola a strisciare fuori dal suo buco pronta ad avvolgerci di nuovo nella sua morsa mortale.
 
**

<< E poi, poi hanno avuto il coraggio di dire che mi hanno tenuto tutto nascosto per non “turbarmi” >>.

Ben faceva su e giù per la mia camera, sembrava un folle, mentre agitava in aria la lattina di birra.

In sottofondo era appena partita Romeo and Juliet dei Dire Straits, la mia canzone preferita.

A lovestruck Romeo sang the streets of serenade
Laying everybody low with a love song that he made
Finds a streetlight, steps out of the shade
Says something like, "You and me, babe, how about it?"
 

<< Sono dei cazzoni, che evitassero di fare i genitori se non sanno come comportarsi >>. Mi strofinai l’occhio con una mano, facendo attenzione a non bruciarmi con la canna che avevo in mano.

Feci un tiro per rilassare i nervi per poi allungare la mano e passarla a Ben, che a sua volta mi passò la sua lattina di birra. Stavamo facendo una cosa super sbagliata nel mischiare alcol e erba ma era più forte di noi, volevamo solo dimenticare.

<< Non ci credo che tua madre uscirà di prigione >>. Il ragazzo si stese accanto a me con una nuova lattina in mano.

<< E io non riesco a credere al fatto che tuo padre sapeva tutto >>.

Juliet says, "Hey, it's Romeo, you nearly gave me a heart attack"
He's underneath the window, she's singing, "Hey, la, my boyfriend's back
You shouldn't come around here singing up at people like that
Anyway, what you gonna do about it?"


Mi scappò una risata dettata da tutta la roba che avevo in circolo. << Siamo proprio fottuti, Ben >>.

<< Insomma, mia madre è stata sbattuta in prigione per aver spacciato la roba che noi ci stiamo fumando e la tua è un’alcolizzata del cazzo e guarda caso ora siamo tutto tranne che sobri >>.

"Juliet, the dice was loaded from the start
And I bet, and you exploded into my heart
And I forget, I forget the movie song
When you gonna realize it was just that the time was wrong, Juliet?"

 
Mi misi seduta, sentivo le membra formicolare, e venni seguita a ruota da Ben che mi fece girare verso di lui mettendomi due dita sotto al mento. << Saremo anche fottuti ma c’è ancora speranza, siamo meglio di loro >>.

Come up on different streets, they both were streets of shame
Both dirty, both mean, yes, and the dream was just the same
And I dreamed your dream for you and now your dream is real
How can you look at me as if I was just another one of your deals?

 
Lo guardai dritto negli occhi ed ebbi la sensazione di non averlo mai fatto per bene. Aveva le pupille dilatate e l’iride adesso era di un azzurro caldo. Improvvisamente tutta la rabbia sparì per lasciare spazio a una sorta di solletico circa all’altezza dello stomaco. Il cuore prese a battere velocemente, mi convinsi che era colpa dell’erba.

<< Ci pensi mai, se non ci fossimo mai conosciuti? >>. Lui distolse lo sguardo ed io mi sentii vuota per un momento.

<< No perché non riesco ad immaginare una vita senza te >>. Credevo di averlo solo pensato ma le parole mi erano uscite prima ancora che potessi realizzarlo.

When you can fall for chains of silver you can fall for chains of gold
You can fall for pretty strangers and the promises they hold
You promised me everything, you promised me thick and thin, yeah
Now you just say "oh, Romeo, yeah, you know I used to have a scene with him"

 
<< C-cosa? >>. Ben si era girato di scatto e mi guardava con gli occhi spalancati.

<< Hai capito bene >>. Cazzo, i freni inibitori stavano andando a farsi fottere come non mai.

"Juliet, when we made love, you used to cry
You said 'I love you like the stars above, I'll love you till I die'
There's a place for us, you know the movie song
When you gonna realize it was just that the time was wrong, Juliet?"

 
Con un gesto mi sedetti a cavalcioni su di lui e posai le mani sulle sue spalle. << Hai capito bene, Benjamin Davies >>.

La parte razionale del mio cervello aveva smesso di funzionare completamente, stavo facendo solo ciò che mi diceva il cuore.
 Feci scorrere il pollice sulla sua tempia, scesi leggermente più giù e gli accarezzai uno zigomo per poi risalire e arrivare al naso. Con il polpastrello toccai la piccola gobba che aveva sul naso fino a scendere ed arrivare alla bocca, dove iniziai a tracciare il profilo delle sue labbra.

<< Lily, cosa hai intenzione di fare? >>. Aveva il fiato corto come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento.

I can't do the talk like they talk on the TV
And I can't do a love song like the way it's meant to be
I can't do everything but I'd do anything for you
I can't do anything except be in love with you
 

<< Sei la cosa migliore della mia vita >>.

Mi avvicinai di più al suo volto fino a catturare le sue labbra fra le mie.

Ben

Rimasi pietrificato per circa un secondo quando Lily mi baciò. Fu un bacio fugace perché poi la ragazza si ritrasse subito. Le poggiai una mano dietro la schiena per tenerla ferma. Stavo provando così tante emozioni in quel momento che sarei potuto esplodere da un momento all’altro.

Il cuore mi batteva così forte che credevo si sarebbe fermato.

Avevo la testa vuota da ogni pensiero, non stavo capendo più niente.

Guardai Lily, non c’era traccia di paura né di pentimento nei suoi occhi. Le misi entrambe le mani sui fianchi e la avvicinai a me facendo scontrare i nostri nasi. Chiusi un momento gli occhi e avvertii la ragazza avvolgere le sue braccia attorno al mio collo per cui li spalancai nuovamente, convinto ormai di non star sognando.

And all I do is miss you and the way we used to be
All I do is keep the beat and bad company
All I do is kiss you through the bars of Orion
Julie, I'd do the stars with you any time

 
Mi avvicinai al suo viso, la guardai un’ultima volta prima di fiondarmi sulla sua bocca.

La stessa bocca che sognavo di baciare da una vita.

Fu un bacio che accese un fuoco dentro di me che non sapevo di avere. Lily prese il mio labbro inferiore fra i denti e lo morse leggermente. In tutta risposta feci scorrere le mani fino ad arrivare alle sue cosce e stringerle. La ragazza infilò una mano tra i miei capelli e iniziò a giocarci.

Quando Lily aprì la bocca non ci pensai due volte e feci scontrare le nostre lingue.
 
"Juliet, when we made love you used to cry
You said 'I love you like the stars above, I'll love you till I die'
There's a place for us you know the movie song
When you gonna realize it was just that the time was wrong, Juliet?"

 
Era iniziato come un bacio innocente ma pian piano si stava caricando di passione ardente. Le nostre labbra si muovevano velocemente l’una contro l’altra, era come se anche Lily avesse aspettato questo momento da tutta la sua vita.

Feci risalire le mani che avevo sulla sua coscia fino ai fianchi per poi infilarle sotto la maglietta. Accarezzai lentamente la sua pelle morbida e liscia provocando la formazione di pelle d’oca.

Mi staccai solo un secondo da lei per riprendere fiato per poi iniziare a lasciarle tanti piccoli baci umidi sul collo. Avevo le mani ancora sotto la sua maglietta e decisi di azzardare e provare ad arrivare fino all’attaccatura del reggiseno.

Avvertii che si era scostata leggermente quindi ritrassi subito le mani. << Scusa … non volevo … >>.

<< Non fermarti >>.

La guardai stralunato e rimasi ancora più sconvolto quando si sfilò la maglietta e rimase in reggiseno. Si avvicinò piano alla mia bocca mentre con le mani mi sollevava la felpa. Mi tolse anche la maglia che avevo sotto fino a lasciarmi a petto nudo.

Mi spinse all’indietro per farmi stendere. Avvolsi le braccia attorno ai suoi fianchi e la strinsi a me per poter avvertire la sua pelle sulla mia.

And a lovestruck Romeo, he sang the streets of serenade
Laying everybody low with a love song that he made
Finds a convenient streetlight, steps out of the shade
He says something like, "You and me, babe, how about it?
You and me, babe, how about it?"

 
Quello fu l’inizio di una notte che cambiò per sempre le nostre vite.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
And of all these things I'm sure of, I'm not quite certain of your love,
You make me scream, then I made you cry,
When I left that little bird with its broken leg to die.

 
Lily

Guardai l’edificio grigio che si levava avanti a me e mi chiesi se era davvero il caso di entrare.

Non andavo a scuola da circa una settimana, ero riuscita a convincere Finn che avevo preso una brutta influenza ma ero a corto di scuse e il momento di tornare era arrivato.

Chiusi un momento gli occhi e venni investita dai ricordi di quella notte.

Le labbra di Ben sulle mie, le sue mani che mi accarezzavano il corpo, la sua pelle contro la mia, la naturalezza con cui mi sono lasciata andare.

Un brivido mi attraversò la spina dorsale e seppi che non era per colpa del freddo. Non riuscivo a dimenticare, non potevo.

Ero stata io a fare la prima mossa, io mi ero seduta sulle sue ginocchia ed io l’avevo baciato per prima.

Ero confusa, non ero capace di mettere in ordine i miei sentimenti perché nonostante tutto c’era una piccola parte di me che era contenta che fosse successo.

Se Ben era mio amico, perché provavo dei sentimenti che andavo oltre l’amicizia?

Aprii gli occhi e presi un bel respiro prima di incamminarmi verso l’entrata della John Stokes High School.

Passando avanti al portone riuscii a specchiarmi qualche secondo nei vetri e quello che vidi non fu certo piacevole. Ero più pallida del solito e due enormi occhiaie avevano fatto il nido sul mio viso.

Questo era il look da non dormo da circa una settimana.

Entrai nell’istituto a testa bassa e con il cappuccio dell’impermeabile alzato, non volevo incontrare Ben anche se ero cosciente che l’avrei visto di li a poco dato che alla prima ora c’era la lezione con la Jones.

Fortunatamente la professoressa non era ancora arrivata in classe per cui mi buttai sulla sedia evitando di guardare chi fosse presente.

<< Guarda un po’ chi è risorta dai morti >>.

Alzai il viso verso il ragazzo che era appena arrivato e feci un cenno con la testa in segno di saluto.

<< Anche se a guardarti sembri più morta che viva >>.

<< Vedo che hai voglia di parlare stamattina >>. Poggiai una guancia sulla superficie fredda del banco e chiusi gli occhi.

<< Beh, non vedo la mia compagna di banco da una settimana quindi sono curioso di sapere cosa l’ha portata ad assentarsi per così tanto tempo >>.

<< Lascia perdere Wallace, non sono dell’umore giusto >>.

<< Buongiorno ragazzi, ritornate ai vostri posti >>.

Mi raddrizzai in modo tale da essere più composta ma non appena lo feci la porta dell’aula venne spalancata.

<< Davies, in ritardo come al solito vedo >>.

<< … Mi scusi >>.

Avevo cercato di evitarlo per una settimana ma ora non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Se io avevo un aspetto orribile lui era tre volte peggio. Viso scavato, occhi stanchi e contornati da occhiaie. Aveva i capelli scompigliati, come se si fosse dimenticato di pettinarsi.

I suoi occhi viaggiarono sui presenti e quando si posarono su di me si illuminò. Solo ora avevo realizzato quanto mi fosse mancato.

<< Non fermarti >>.

Le mie stesse parole mi riecheggiarono in mente e dovetti distogliere lo sguardo perché la sensazione delle sue mani sotto la mia maglietta iniziò a farsi sempre più vivida.

La testa mi iniziò a girare vorticosamente.

Diedi un’occhiata veloce agli ultimi banchi e vidi che Georgia stava toccando la fronte di Ben, probabilmente era convinta che avesse la febbre. Sentii le budella attorcigliarsi per cui ritornai alla mia posizione iniziale.

<< Stai bene? Sembra che tu stia per vomitare da un momento all’altro >>.

<< No, non sto affatto bene >>.

Thomas mi guardò con occhi sinceramente preoccupati il che mi fece sorprendere.

<< Professoressa, Lily non sta molto bene, credo sia meglio che vada in infermeria >>.

Gli diedi un colpo sul braccio e con le labbra mimai un “ma che fai?” ma lui mi ignorò.

La Jones mi guardò attentamente da dietro i suoi occhiali rotondi prima di parlare. << In effetti non hai un bel colorito. Puoi andare, vuoi essere accompagnata? >>.

<< Uhm… no credo di riuscire a farcela da sola >>.

Non appena misi piede fuori la classe iniziai a camminare velocemente per raggiungere l’infermeria. Ironia della sorte, forse mi ero davvero ammalata.

<< Lily >>.

La voce calda di Ben mi fece fermare all’istante ed io non ebbi il coraggio di girarmi.

Il ragazzo mi raggiunse ma io continuai a tenere la testa bassa.

<< Stai davvero male? Ti posso dare una mano- >>. Perché diamine doveva essere sempre così premuroso nei miei confronti quando io non facevo altro che trattarlo da schifo?

<< Non ho bisogno del tuo aiuto >>.

Ero riuscita ad alzare la testa ed ora lo stavo guardando negli occhi.

Ben si guardò la punta delle scarpe mentre un sorriso amaro gli si faceva spazio sulle labbra.

Il mio sguardo cadde proprio su di loro, pensare che le avevo baciate mi faceva battere forte il cuore.

<< Se ne sei proprio sicura… >>.

<< Sì, ora se non hai altro da dirmi vorr- >>.

<< Dobbiamo parlare di quello che è successo >>. Era terribilmente serio il che mi fece salire il panico.

<< Non dobbiamo parlare proprio di niente perché non è successo niente >>.

Il ragazzo si pietrificò all’istante e mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.

Avevo un groppo in gola che iniziava a fare sempre più male così come la voragine che mi si era aperta nel petto. Non riuscii a reggere neanche più un minuto di quella conversazione per cui mi rifugiai nel primo bagno che trovai.

Mi chiusi nella cabina e mi lasciai andare in un pianto silenzioso. Non lo meritavo, non meritavo una persona così buona nella mia vita se poi era colpa mia se soffriva.

Mi scappò un singhiozzo e mi coprii subito la bocca con una mano per paura che qualcuno potesse sentirmi.

All’improvviso vidi due converse bianche spuntare da sotto la porta della cabina. La ragazza bussò due volte prima di parlare.

<< Ehi, tutto ok? >>. Aveva una voce dolce e chiara, sembrava quasi una bambina.

<< Sì >>. Fu l’unica cosa che riuscii a dire per colpa dei singhiozzi.

<< Non sembra, dai apri >>.

La ragazza non ricevette risposta per cui batté di nuovo un pugno sulla porta. Sbuffai spazientita prima di aprire alla sconosciuta ma nel farlo mi graffiai un dito vicino a un chiodo della maniglia.

Era una ragazza non molto alta, dai lunghi capelli neri e i tratti asiatici. Indossava una strana salopette rosso fragola e un giubbotto di jeans con pelliccia all’interno. Non l’avevo mai vista prima.

<< Ti sei ferita al dito! Vieni ti do una mano >>.

Non mi diede neanche il tempo di rispondere che mi trascinò vicino ai lavandini e iniziò a sciacquarmi il dito.

<< Non ti preoccupare, è solo un graffio >>.

<< Sciocchezze, il chiodo potrebbe essere arrugginito >>.

Iniziò a tamponare il dito con un fazzoletto di stoffa per poi medicarmi con un cerotto che aveva la stampa di Spongebob sopra.

<< Ecco fatto. Ora, perché piangevi? >>.

Era una sconosciuta, perché si stava interessando così tanto a me?

<< Problemi personali, diciamo che sono in una situazione difficile >>.

<< Mhh, so cosa fa al caso tuo >>.

La ragazza, il cui nome mi era ancora sconosciuto, iniziò a frugare nel suo zaino a forma di coniglietto per poi cacciare fuori un contenitore di plastica e aprirlo.

All’interno vi erano tanti piccoli biscotti colorati disposti in maniera ordinata.

<< Assaggia, su. Non c’è problema che il cibo non possa risolvere >>.

La guardai di traverso, dubbiosa sull’accettare o meno l’offerta di una sconosciuta.

<< Giuro che non sono avvelenati >>. Disse prima di prenderne uno e dargli un morso.

Decisi di fidarmi e alla fine ne presi anche io uno.

<< Si chiamano Dasik, sono fatti con farina e miele >>.

La dolcezza del pasticcino mi esplose in bocca lasciandomi veramente sorpresa. << Sono buonissimi! >>.

<< Grazie, li ho fatti con le mie mani! Facciamo che te li lascio, ne hai più bisogno tu di me >>.

La vidi mettersi lo zaino sulle spalle, pronta ad andare.

<< Aspetta, non so neanche come ti chiami! Come faccio a ridarti il contenitore? >>.

<< Mi chiamo Hana Choi, puoi trovarmi al Ristorante Coreano Choi su Rupert Street >>.

Hana agitò la mano in segno di saluto prima di sparire dietro la porta.

Guardai il contenitore che avevo in mano e decisi di mangiare un altro biscotto sulla via del ritorno in classe.

**

Ben

<< Non dobbiamo parlare proprio di niente perché non è successo niente >>.

Il mio pugno si scagliò contro la parete della mia camera solo al pensiero delle parole di Lily.

Sapevo che sarebbe successo tutto questo e nonostante ciò non l’avevo fermata. Avevo rovinato tutto.

Ormai il danno era stato fatto e non era possibile ripararlo.

Imprecai per il dolore alle nocche e mi portai la mano al petto.

All’improvviso sentii qualcuno bussare alla finestra per cui mi avvicinai e la aprii.

<< Ehi, stronzo >>. Daniel non si presentava mai alla porta come le persone normali, bensì preferiva salire dalle scale antincendio.

<< Entra >>.

Lui non era a conoscenza degli ultimi fatti dato che in questa settimana era stato impossibile da rintracciare.

<< Si può sapere dove diavolo sei stato? >>.

<< Ho fatto un viaggetto a Londra. Allora, cosa c’è di così urgente che devo sapere? >>.

Il ragazzo si buttò sul mio letto come se fosse il suo, incrociando le braccia dietro la testa.

<< Io e Lily siamo andati a letto insieme >>.

Daniel si raddrizzò con la schiena, aveva la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.

<< Ben, che cazzo stai dicendo? >>.

Presi posto accanto a lui sbuffando sonoramente. << Sono serio è successo una settimana fa >>.

<< E tu hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo? >>.

<< Chi è che ha fatto un “viaggetto” a Londra e ha spento il telefono? >>.

Daniel si alzò e iniziò a fare su e giù per la stanza. << Ma com’è successo? Tu non eri quello che non si voleva confessare per non rovinare la vostra amicizia? >>.

Mi portai la mano non ferita sulla tempia per poi premere forte sulla pelle. Iniziai a raccontare per filo e per segno quello che era successo fino ad arrivare alla conversazione che avevamo avuto oggi a scuola.

<< Momento, momento, è stata lei a baciarti e adesso non ne vuole sapere niente? >>.

<< Cazzo sì, sono stato un coglione avrei dovuto tirarmi indietr- >>.

Venni  interrotto da un cuscino che mi colpì forte la faccia. << Daniel, ma che cazzo? >>.

<< No, questo lo dovrei dire io! Ben, tu non hai fatto niente di male, sbaglio o è stata lei a dirti di non fermarti? >>.

Annuii poco convinto, Dan sembrava fuori di sé.

<< E allora hai tutto il diritto di chiedere delle spiegazioni! Lei non vuole parlarti? Sti cazzi, la costringi. Non potete rimanere così per sempre >>.

Le parole del mio migliore amico iniziavano ad avere un senso. Non potevamo evitarci fino alla fine dei tempi, prima o poi ne avremmo dovuto parlare e di certo non sarei stato ad aspettarla anche stavolta.

<< Cazzo Dan, hai ragione >>.

<< Ora vai subito da lei e dille quello che pensi >>.

Presi la giacca che avevo buttato a terra quando ero tornato da scuola e insieme al mio migliore amico ci dirigemmo verso casa di Lily.

**

Ero in piedi davanti alla porta dell’appartamento di Lily e tutto ad un tratto l’idea di venire qui non mi sembrava più tanto geniale.

<< Se non ti decidi a bussare ti prendo a testate >>.

<< Chiudi il becco >>.

Daniel sbuffò sonoramente e prese l’iniziativa di bussare al posto mio. << Che cazzo hai fatto? >>.

<< Buona fortuna amico, chiamami quando avete finito >>. Il ragazzo sparì tra le scale del palazzo e allo stesso tempo la porta d’ingresso si aprì rivelando una Lily sconvolta.

Aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto molto. << Che ci fai qui? >>.

<< Dobbiamo parlare >>.

<< Io non voglio parlare >>.

La ragazza fece per chiudere la porta ma la bloccai con una mano e riuscii ad entrare.

La sentii imprecare mentre si dirigeva verso il divano. Indossava una felpa larghissima e i pantaloni del pigiama. Si girò verso di me con le braccia incrociate, era contrariata.

<< Lily, quello che è successo- >>.

Lily mi interruppe alzando le mani al cielo. << Quello che è successo è stato un grosso sbaglio, punto >>.

<< Punto? Davvero questo è tutto quello che hai da dire? >>.

<< Sì, Ben perché noi siamo amici e gli amici non fanno quello che noi abbiamo fatto >>.

Avvertii il sangue ribollire nelle vene, ero stanco di sentire la parola amico. Erano successe troppe cose e non potevo più mentire né a me stesso né a lei.

<< Lily, io non voglio essere tuo amico! >>.

La ragazza trasalì quando mi rivolsi a lei alzando la voce. << C-che significa? >>.

<< Significa che ti amo, diamine. Non ce la faccio più ad essere solo tuo amico, non dopo quello che è successo >>.

Lily aveva gli occhi spalancati e mi guardava come se fossi pazzo.

Stavo camminando sulle macerie di tutti i muri di protezione che avevo costruito in questi anni. Il segreto che avevo tentato di nascondere per tutto questo tempo era finalmente stato svelato.

<< No, no, no! Tu non puoi amarmi! >>. La ragazza si prese la testa fra le mani e iniziò a piangere.

Rimasi pietrificato da quella reazione, mi aspettavo di tutto tranne che questo.

<< Lily, non fa niente perché so che tu non provi lo stesso- >>.

La ragazza si alzò e iniziò a riempire il mio petto di pugni.

<< Come puoi dire che non fa niente, ai miei sentimenti non ci pensi? Adesso niente sarà più come prima! >>.

Ero confuso, molto ma molto confuso. Non stavo capendo nulla. Lily piangeva in modo isterico ed io non sapevo cosa fare.
Cercai di prenderle il viso fra le mani ma si scostò.

<< Ti prego vattene via, ho bisogno di pensare >>.

<< Lily… >>.

<< Per favore >>. La sua voce supplicante fece sì che il mio cuore si rompesse in mille pezzi, non avevo voluto niente di tutto quello che era successo.

Uscii da quell’appartamento con una voragine in petto, all’altezza del cuore. Lily aveva ragione, adesso niente sarebbe stato più come prima.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
So don't call me baby
Unless you mean it
Don't tell me you need me
If you don't believe it
So let me know the truth
Before I dive right into you

Lily

Camminavo per le strade di Stokes Croft come se fossi una medusa che si faceva trascinare dalla corrente. Mi sentivo vuota, priva di sentimenti.

Mi erano successe così tante cose che ormai non avevo neanche più la forza di reagire a qualsiasi stimolo esterno. Mi avrebbero potuta investire ed io glie l'avrei lasciato fare.

Ancora non riuscivo a realizzare la confessione di Ben. Era qualcosa di così surreale da sembrare un sogno.

Già non mi sembrava vero che lui fosse mio amico, ero una persona orribile.

Ero sgarbata, lunatica, scorbutica e permalosa, perché innamorarsi di una persona del genere?

Se potessi sdoppiarmi neanche io sarei amica di me stessa.

Avevo ancora impressa nella mente l’immagine dei suoi meravigliosi occhi azzurri in attesa di una risposta, pieni di lacrime per colpa mia. Perché nonostante cercassi di proteggere le persone che amavo finivo sempre per ferirle.

Mi fermai sul marciapiede quando vidi un’insegna rossa dall’altro lato della strada che diceva “Ristorante Coreano Choi”, c’erano anche dei simboli al di sotto che però non riuscii ad identificare, dedussi che erano delle scritte in coreano.

Quando entrai nel ristorante un forte odore di carne arrostita si insinuò nelle mie narici. Mi guardai attorno e subito notai la peculiarità dei tavoli, erano di legno ma bassi cosicché le persone per mangiare dovevano sedersi a terra; ancora, al centro di ogni tavolo c’era una specie di piastra su cui cuocere la carne.

Mi guardai intorno alla ricerca di Hana ma non ebbi fortuna per cui mi avvicinai alla cassa che era controllata da un ragazzino che aveva poco più di quindici anni. Aveva i capelli neri tagliati a scodella e i tratti erano simili a quelli di Hana, probabilmente era suo fratello.

<< Uhm, salve >>.

<< Benvenuta al Ristorante Coreano Choi. Come la posso servire? >>. Il ragazzino mi guardava con poco interesse, come se fosse costretto a ripetere questa frase tutti i giorni.

<< Sto cercando Hana Choi, mi ha detto che lavora qui… >>.

Il ragazzino si illuminò di curiosità e nel mentre si alzò e si diresse verso delle scale che erano vicine alla cassa ma che non avevo notato prima.

<< Noona! C’è una persona per te >>. Dopodiché il ragazzino ritornò al suo posto e continuò a fissarmi da sotto i suoi occhiali quadrati.

Sentii dei rumori provenire dalle scale, segno che qualcuno stava scendendo e infatti di li a poco Hana comparì sotto i miei occhi. Aveva i capelli arruffati ed era completamente ricoperta di farina.

Hana aprì la bocca per salutarmi ma poi la richiuse rendendosi conto di non sapere il mio nome.

<< Mi chiamo Lily, l’altro giorno non ho avuto modo di presentarmi >>.

<< Lily, che bel nome >>. Non seppi per quale motivo ma arrossì al suo complimento.

Per riprendermi dall’imbarazzo iniziai a frugare nello zaino che avevo sulle spalle per poi cacciare il contenitore di plastica che mi aveva prestato.

<< Grazie mille per tutto, i biscotti erano veramente deliziosi e in un certo senso hanno aiutato >>.

<< Non c’è problema… a proposito, come stai? >>.

Sospirai alla sua domanda. << Starò bene prima o poi >>.

La ragazzina si avvicinò di più a me per non farsi sentire dal fratello che stava ascoltando ogni singola parola della nostra conversazione.

<< Non so cosa sia successo e non mi aspetto che tu me lo venga a raccontare dato che ci conosciamo a malapena ma sappi che si sistemerà tutto, nessun problema è irrisolvibile >>.

<< Grazie, davvero… proverò a crederci, magari questo mi farà sentire un po’ meglio >>.

<< Hana, disgraziata che non sei altro, ti decidi a ritornare a darmi una mano? >>. La voce stridula di quella che dedussi essere la madre di Hana era partita dal piano di sopra ed era arrivata fin giù le scale.

<< Adesso devo andare, ci si vede a scuola >>. La salutai sventolando una mano e aspettai che scomparisse di nuovo sulle scale prima di andare via.

**

Ero seduta sugli spalti di uno dei tanti campi di basket del Bearpit che tra parentesi, era desolato.

C’era solo un pallone abbandonato in mezzo al campo.

Non sapevo perché ero li, forse mi aspettavo che Ben comparisse da un momento all’altro e mi chiedesse di giocare. Sospirai avvilita dalla situazione, mi mancava da morire.

Avevo pensato di andare a casa sua e di parlargli ma poi mi ero resa conto di non avere niente da dirgli. Non sapevo neanche da dove iniziare.

Alzai di scatto la testa quando sentii qualcuno palleggiare nel campo ma il mio entusiasmo venne smorzato quando vidi che era Daniel.

Il ragazzo mi raggiunse poco dopo aver fatto un canestro perfetto.

<< Ehi >>. Mi salutò con un cenno della testa per poi sedersi accanto a me.

Non so per quanto tempo rimanemmo in silenzio, nessuno dei due sembrava avere intenzione di aprire bocca.

Eravamo entrambi due tipi che parlavano poco per cui non mi sentivo in imbarazzo ma alla fine sentii di dover rompere questo silenzio.

<< Probabilmente mi odierai >>.

Il ragazzo si girò verso di me con un’espressione confusa. << Perché dovrei? >>.

<< Per tutta questa faccenda di me e Ben >>.

Daniel incrociò le braccia al petto e puntò i suoi occhi sull’orizzonte.

<< Lui è il mio migliore amico e odio vederlo soffrire come sta soffrendo adesso >>. Sentii una morsa allo stomaco, io ero la causa del suo dolore.

<< Ma anche tu sei mia amica e per quello che vedo non è che stai facendo i salti di gioia. E’ una situazione di merda ma tu puoi risolvere tutto >>.

Lo guardai come se stesse parlando una lingua aliena, risolvere tutto? Io?

<< Mi stai prendendo in giro? >>.

<< Lily, tu ti sei pentita di quello che è successo? >>. La sua domanda mi colse alla sprovvista e vedendo che non rispondevo Daniel decise di continuare il suo discorso. << Quello che penso è che tu non ti sia pentita neanche un briciolo, hai solo paura di quello che potrebbe succedere se ti lasci andare di nuovo >>.

Cercai di controbattere ma il ragazzo non mi diede opportunità di parlare perché continuò il suo discorso. << Non lo avresti baciato se non l’avessi voluto davvero, e per favore non dirmi che è stata colpa dell’erba o dell’alcol perché non ci credo >>.

<< Daniel… è molto più complicato di così >>.

<< E allora per una volta spiegati invece di tenere tutto dentro! >>.

Mi alzai spazientita dal tono frustrato che aveva usato. << Lui non mi può amare perché non lo merito, va bene? Non merito nulla da lui, se solo provassi a lasciarmi andare finirei soltanto per ferirlo ancora di più. Già ho mandato a puttane la nostra amicizia, non posso essere la causa di altro dolore perché è qualcosa che non sopporterei >>.

Daniel rimase ammutolito dalle mie parole, boccheggiò qualche volta prima di chiudere la bocca e zittirsi del tutto.

<< Grazie per tutto ma ora devo andare >>.

Mi congedai bruscamente prima ancora che il ragazzo potesse rispondermi.

**

Non sapevo perché ero li. Una parte di me voleva rimanere ma l’altra mi diceva di girare i tacchi e di tornare a casa. Le parole di Daniel continuavano a vorticare nella mia mente, volevo dargli ragione ma questo significava anche accettare il fatto che provavo effettivamente qualcosa per Ben.

La villetta in mattoni rossi dei Wallace non mi era mai sembrata così spaventosa.

Avevo visto su Facebook l’evento della festa e dato che diceva che tutti erano invitati non avevo perso tempo e mi ero precipitata li. In realtà stavo mentendo a me stessa perché sapevo bene cosa ci facevo a quella festa: volevo assicurarmi che Ben non ci fosse.

Attraversai il giardino con il capo coperto dal cappuccio della felpa per non farmi riconoscere, non mi ero neanche cambiata, indossavo gli stessi vestiti della mattina.

Entrai in casa ignorando le occhiate che ricevetti da parte dei presenti e decisi di rifugiarmi nell’angolo più nascosto del soggiorno in modo tale da poter osservare chiunque ci fosse.

Credevo di essere stata brava nascondermi ma quando incontrai gli occhi di Georgia capii che non era così.

Imprecai sonoramente quando vidi la ragazza farsi sempre più vicina.

<< Lily, che sorpresa >>. La sua voce lasciava trapelare il disgusto della mia presenza alla sua festa.

<< Spero sia una bella sorpresa >>. Le risposi usando un tono ironico mentre allungavo il collo per scrutare meglio i presenti.

<< In realtà no, non credo che tu sia la benvenuta qui >>. La guardai con un sopracciglio alzato, sbalordita dal fatto che aveva abbandonato la maschera di finta amica.

<< Mi piaci di più così, sembri meno falsa >>. Dopo aver lanciato questa provocazione Georgia si avvicinò di più al mio viso minacciosa anche se fece un po’ di fatica dato che la sovrastavo di parecchi centimetri.

<< Tu invece non mi piaci neanche un po’ >>.

<< Dopo questa scioccante rivelazione me ne andrò in bagno a piangere perché il mio desiderio più grande era quello di diventare amiche per la pelle >>.

In tutta risposta la ragazza mi rivolse un sorrisetto. << Continua a fare pure la simpaticona ma so perché sei qui >>.

<< Ah, sì? >>.

<< Se cerchi Benjamin è in cucina a prepararmi un drink ma tanto è inutile dato che avete litigato, giusto? >>.

Le mie mani si chiusero in due pugni e feci molta fatica a non scagliarmi contro il viso della vipera bionda che avevo avanti.

<< Che cosa vuoi da Ben? >>.

<< Voglio che sia il mio ragazzo e ora che non ci sei più tu di mezzo ho la strada spianata per far si che diventi realtà >>.

La ragazza si aggiustò i capelli sulla spalla per poi rivolgermi un sorriso malefico. << Ti voglio fuori da casa mia, Murphy >>.

Mi diede le spalle ma mentre si avviava in cucina si fermò di scatto come se si fosse ricordata qualcosa di importante. Si girò verso di me solo per un secondo per poi ritornare sui suoi passi.

Sempre nascosta dal cappuccio della mia felpa mi avvicinai anch’io alla cucina per poter sbirciare meglio e quello che vidi mi fece morire dentro.

Ben era appoggiato al bancone della cucina mentre con una mano manteneva un bicchiere. Indossava i suoi soliti jeans strappati e il gilet sempre di jeans impellicciato che gli avevo regalato per il compleanno. Aveva fatto qualcosa ai capelli perché erano più mossi del solito.

Georgia gli stava avanti con una mano poggiata sulla spalla e l’altra tra i capelli pronta ad aggiustarli in ogni momento.

Ben fece un sorriso imbarazzato per poi guardare a terra con le guance rosse e Georgia in tutta risposta scoppiò in una risata.

Uscii da quella casa il più in fretta possibile, ignorando persino la persona che travolsi e che quasi cadde a terra.

Mi convinsi che era meglio così, che Ben mi doveva dimenticare ma il fatto che fosse Georgia la ragazza con cui dimenticarmi mi faceva stare malissimo.

Chiunque ma non lei.

**

Mi chiusi la porta d’ingresso alle spalle cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire dal momento in cui ero andata via dalla festa.

Attraversai il piccolo corridoio per poi arrivare in salone e trovare Finn che mangiava un panino sul divano.

<< Sei tornata presto, la festa era noiosa? >>.

Annuii con la testa e sprofondai sul divano accanto a mio fratello. In quel momento avevo solo bisogno di essere consolata da lui.

<< Come mai Ben non è con te? >>.

Al solo pronunciare il suo nome le lacrime iniziarono a scendere copiose sul viso.

<< Lily, perché stai piangendo? >>. Mi guardò preoccupato ma io invece di rispondere mi stesi rannicchiandomi in posizione fetale e poggiando la testa sulle sue gambe. Avvolsi entrambe le braccia attorno alla sua gamba e lui iniziò ad accarezzarmi i capelli.

<< Lily… >>.

Era una cosa che facevo da quando ero piccola, se mi sentivo triste o volevo essere coccolata questo era il suo modo di confortarmi.

<< Credo di essermi innamorata di Ben >>.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
Ooh how I miss you
My symphony played the song that carried you out
Ooh how I miss you
And I, I miss you and I wish you'd stay

 

Lily

In quella piovosa mattina di fine settembre la John Stokes High School sembrava più tranquilla del solito.

Gli studenti erano nelle aule a seguire le lezioni senza schiamazzare come loro solito.

Nessuno vagava per i corridoi alla ricerca di un posto appartato per fumare una canna in santa pace e i bagni erano liberi dalle coppiette che vi si chiudevano dentro per procreare.

La realtà però era un’altra.

Nella palestra, che tra parentesi sarebbe dovuta essere inagibile ma che veniva usata lo stesso, si stava svolgendo un’infuocata partita di pallavolo tra la mia classe e quella di, rullo di tamburi, Georgia.

Di solito non condividevamo l’ora di ginnastica ma era mancato un professore per cui la preside aveva deciso di mandarli in palestra.

L’unica gioia di quella giornata uggiosa era di poter massacrare la biondina, per il resto mi sarei anche potuta buttare da un ponte. Ben era seduto sugli spalti pronto a sostituire chiunque volesse il cambio e sapevo che mi stava guardando. Ero stata brava ad evitare il suo sguardo, soprattutto perché se l’avessi incrociato non so che reazione avrei avuto, adesso che ero cosciente dei miei sentimenti era tutto più difficile.

Ero sotto rete, per cui quando la palla mi fu alzata da un mio compagno di squadra non persi l’occasione di dare sfogo a tutta la mia rabbia.

Mi diedi lo slancio con le gambe per saltare, colpii la palla con il palmo della mano e la mandai nel campo avversario. Il destino volle che Georgia doveva ricevere la mia schiacciata dritta in faccia.

Il professor Carter soffiò nel suo fischietto mentre si affrettava a raggiungere la ragazza che stava sanguinando dal naso.

In poco tempo Georgia fu cerchiata da tutti i presenti in palestra, Ben compreso. La ragazza alzò lo sguardo nella mia direzione guardandomi come se non potesse credere a quello che era appena successo, feci spallucce in tutta risposta.

<< Murphy! Quante volte ti ho detto di andarci piano? >>.

Alla fine decisi di avvicinarmi anch’io, nel tragitto recuperai la palla che misi sotto a un braccio. Con la coda dell’occhio vidi Ben offrire un fazzoletto a Georgia per pulirsi.

<< E’ una cosa che non riesco a controllare >>.

<< Brutta teppista, forza chiedi scusa alla signorina Wallace >>.

Feci un sorriso sardonico mentre il mio sguardo passò prima su Georgia e poi di nuovo sul professore. << Potrei ma non mi va >>.

Vidi il viso della serpe gonfiarsi e farsi rosso dalla rabbia, sicuramente non si aspettava che mi comportassi così. Evitai con cura lo sguardo scioccato di Ben, non avrei saputo reggerlo e sarei senz’altro crollata.

<< Murphy, ne ho abbastanza della tua insolenza, sei in punizione! >>.

Feci ruotare la palla su un dito mentre mi dirigevo verso gli spogliatoi. << Sì, sì, ci vediamo alle quattro in aula punizioni >>.

Mi fermai all’improvviso, mi passai la palla fra le mani e la lanciai dolcemente verso Georgia.

<< Mettici del ghiaccio, non vorrei che la tua faccia si gonfiasse più del normale >>.

**

L’aula punizioni era il mio posto preferito per dormire. A sorvegliarci c’era sempre un professore molto anziano che era più scocciato di noi quindi ci lasciava fare quello che volevamo.

Mi coprii il capo con il cappuccio della felpa e poggiai la testa sul banco pronta a sonnecchiare per la prossima ora.

Avvertii un movimento d’aria proprio affianco a me per cui aprii un occhio per vedere chi si fosse seduto.

<< La mia giornata non si può considerare completa se non incrocio uno di voi Wallace >>.

Thomas fece un sorriso per poi stringersi nella sua felpa nera. << Anch’io sono felice di vederti >>.

Risi alla sua battuta, mi tolsi il cappuccio e mi raddrizzai con la schiena in modo da poterlo guardare meglio. Con mia grande sorpresa, Thomas non era affatto come la sorella. Mi aveva contattata su Instagram dopo avermi visto alla loro festa, nell’andare via l’avevo travolto facendolo quasi cadere a terra.

Una cosa tira l’altra e non avevamo più smesso di messaggiare.

<< Come ci sei finito in punizione? >>.

Il ragazzo si passò una mano fra i capelli biondi scompigliandoli. << La preside mi ha beccato a fumare sotto gli spalti del campo di calcio >>.

<< Principiante, tutti sanno che per fumare in santa pace bisogna andare sul tetto >>.

<< Tu non sei da meno, ho sentito che hai quasi rotto il naso a mia sorella >>.

Lo guardai negli occhi per vedere se fosse arrabbiato ma aveva l’aria totalmente tranquilla. << Ops? >>. Alzai entrambe le mani in segno di scusa ma lui in tutta risposta scoppiò a ridere.

<< Cazzo, quanto avrei voluto esserci. Scommetto che Georgia stava per esplodere dalla rabbia >>.

Rimasi sorpresa dalle sue parole, avevo quasi rotto la faccia a sua sorella ed era contento?

<< In effetti è stato molto divertente >>. Le sue labbra si piegarono di nuovo in un sorriso facendo spuntare agli angoli della bocca due fossette.

Con lo sguardo seguii il profilo degli zigomi per poi soffermarmi sugli occhi. Le ciglia della rima inferiore erano più lunghe rispetto a quelle della superiore e aveva sempre delle leggere occhiaie che gli facevano da cornice.

Aveva proprio la faccia da stronzo, niente a che fare con lo sguardo dolce e limpido di Ben.

Mi incupii all’istante e mi lasciai andare in un profondo sospiro.

<< Senti, che ne dici di uscire un giorno di questi? >>.

Alzai un sopracciglio. << Intendi solo io e te? >>.

Il ragazzo mi diede un colpetto sulla fronte. << Non è un appuntamento, tranquilla >>.

Incrociai le braccia sotto al seno. << Dammi una sola ragione per cui dovrei accettare >>.

<< Hai l’aria di chi ha bisogno di svagarsi e guarda caso io sono un professionista in materia >>.

Alzai il mento e lo guardai assottigliando lo sguardo per capire se potessi accettare o meno. << Facciamo che ci penso e poi ti farò sapere >>.

Thomas mi scompigliò i capelli per poi ridere. << Sempre a fare la preziosa tu eh >>.

Gli assestai un colpo sul braccio senza intenzione di fargli male. << Sta’ zitto, faccia da stronzo >>.

**

Cercai di camminare nel modo più silenzioso possibile e quando sentii che il ragazzo dietro di me era inciampato nei suoi stessi piedi lo fulminai con lo sguardo. << Ti ho detto di fare piano! Se il bidello ci becca entrambi fuori dall’aula punizioni siamo finiti! >>.

<< Scusa! Avevo i lacci sciolti e li ho calpestati >>.

Aspettai che il bambino di cinque anni si facesse i nodi alle scarpe per poi continuare la nostra impresa. Eravamo riusciti a sgattaiolare fuori dalla classe in un momento di assenza del prof per poter andare a fumarci una sigaretta sul terrazzo.

Una volta arrivati al terzo piano ci mancavano solo altre due rampe di scale per raggiungere il terrazzo ma la quiete della scuola vuota fu spezzata dal brontolio dello stomaco di Thomas.

Mi fermai con un piede già sul gradino, infilai una mano in tasca e cacciai fuori alcune monete. Mi girai verso di lui facendogli segno di darmi la sua mano per poi poggiare i soldi sul suo palmo. << Vai a saccheggiare la macchinetta delle merendine, ti aspetto di sopra >>.

Il ragazzo mi fece un sorriso per poi correre in direzione dei distributori automatici.

Quando finalmente arrivai davanti alla porta del terrazzo stranamente la trovai già aperta, subito dopo avvertii delle voci provenire da fuori quindi decisi di sbirciare senza però farmi scoprire.

Una figura maschile che riconobbi essere Ben aveva in mano la macchina fotografica, Georgia comparse al suo fianco in men che non si dica e quindi capii che era lei il soggetto da fotografare.

<< Sono venute bene, che ti avevo detto? >>.

Vidi Ben guardarla per poi sorridere. << Sì, avevi ragione >>.

Feci dietrofront e scesi le scale velocemente mentre un moto di gelosia mi stava facendo contorcere le budella. Prima ero io quella che Ben fotografava. Mi sarei voluta prendere a schiaffi per la mia stupidità.

Incontrai Thomas che stava salendo le scale con le tasche piene di merendine ma non gli diedi neanche il tempo di fiatare che lo presi per una mano e lo trascinai via.

<< Lily ma che cazz- >>.

<< Il terrazzo è chiuso, andiamo a fumare nel bagno delle ragazze del secondo piano che tanto non lo controllano mai >>.

Avrei tanto voluto guardare Benjamin negli occhi e trovare conforto, sentirmi protetta fra le sue braccia perché nonostante la mano di Thomas fosse calda non avvertivo lo stesso tepore di quando Ben chiudeva le sue mani attorno alle mie per scadarle.

Faceva male, perché per quanto mi sforzassi di non pensare a lui finivo sempre con fare il paragone con gli altri e nessuno, nemmeno Thomas sarebbe mai stato come lui.


Ben

Feci un ultimo tiro dalla mia sigaretta prima di gettarla per terra e pestare il mozzicone.

Mi passai una mano fra i capelli mentre buttavo fuori il fumo dopodiché appoggiai la schiena al muro e mi lasciai andare in un grosso sospiro.

Il mio sguardo cadde sulla macchina fotografica che era appesa al mio collo e la frustrazione prese il sopravvento.

Fra due mesi scarsi ci sarebbe stata la mostra ed io non avevo un tema, o meglio l’avevo perso.

Senza Lily scattare foto aveva perso il suo significato, ogni scatto mi sembrava senza colore, senza emozione.

Mi strofinai gli occhi con una mano, era incredibile quanto fossi diventato dipendente da lei.

Da quando avevamo litigato le mie giornate erano diventate più spente e noiose così come il mio cuore, ormai appassito completamente. Mi era sembrato di non provare più nessuna emozione fino all’incidente in palestra di stamattina. Avevo visto il fuoco ardere negli occhi di Lily, lo stesso fuoco che aveva fatto scattare un campanello d’allarme nel mio cervello. Era da tempo che non si comportava in questo modo così arrabbiato, furioso.

Era come se avesse iniziato a riparare tutte le crepe che ero riuscito a fare nel suo muro, si stava trasformando di nuovo nella Lily di sei anni fa.

Non mi ero accorto che la porta del tetto si fosse aperta fino a quando Georgia non mi fu accanto.

<< Allora ti stavi nascondendo qui, sono dieci minuti che ti cerco >>.

<< Scusa, volevo solo fumarmi una sigaretta >>. Le feci un sorriso per poi abbassare lo sguardo sulle punte delle mie vans nere.

<< Perché quel muso lungo, è successo qualcosa? >>.

<< E’ per la mostra, ho perso la mia fonte di ispirazione ed ancora non so che tema portare >>.

La vidi mettersi una mano sotto al mento per pensare. << Mh… ho notato che a te piace fotografare i tuoi migliori amici, quindi potresti provare ad allargare il giro e magari fotografare altre persone, potresti iniziare da me >>.

Boccheggiai per qualche secondo perché non sapevo cosa rispondere, non volevo offenderla dicendole che non riuscivo a fotografare nessun altro se non Lily ma allo stesso tempo non volevo destare sospetti per cui decisi di fare un tentativo. << Va bene dai, prova a metterti vicino alla ringhiera e a guardare il tramonto >>.

Georgia si mise in posa e dopo qualche secondo feci un paio di scatti. La ragazza mi raggiunse poco dopo per vedere il risultato, erano tre foto: lei che guardava l’obbiettivo, lei che rideva e lei che guardava il tramonto. Erano belle, la luce era giusta e Georgia aveva un’aria dolce ma era tutto qui. Più le guardavo e più mi sembravano noiose.

<< Sono venute bene, che ti avevo detto? >>.

Mi girai verso di lei e feci un sorriso tirato. << Sì, avevi ragione >>.

Non c’era niente da fare, Georgia non sarebbe mai stata come Lily.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Better be scared, better be afraid,
Now that the beast is out of her cage,
And I know you,
Wanna risk it,
Soon though you,
Are so addicted
Boy you better run for your life!


Lily

Feci dondolare le gambe dal muretto mentre aspiravo il fumo dalla mia sigaretta per poi buttarlo fuori dai polmoni. All’improvviso ci fu una folata di vento che spinse tutto il fumo verso il ragazzo che mi era seduto accanto.

<< Per caso stai cercando di uccidermi? >>. Alzai gli occhi al cielo quando Thomas finse di tossire.

<< Come se non avessi mai sentito l’odore del fumo >>. Feci cenno con la testa alla sigaretta che avevo in mano e lui scoppiò a ridere.

Alla fine avevo accettato di uscire con lui, come amici sia chiaro, e avevo scoperto di aver fatto la scelta giusta perché mi aiutava a non pensare a Ben per un po’.

Mi guardai intorno e il Bearpit era desolato a parte qualche barbone steso su una panchina, nonostante fossimo in autunno sembrava più inverno per via del clima freddo che c’era per cui le persone avevano iniziato a rintanarsi in casa.

<< Non hai freddo con quei pantaloncini? >>.

Il mio sguardo cadde sulle mie ginocchia nude e come al solito piene di lividi ed escoriazioni.

<< Una volta che inizio a fare esercizi il freddo non l’avverto più >>.

Lo sentii ridere per cui mi girai verso di lui curiosa di sapere il motivo. << Perché stai ridendo? >>.

Mi guardò per qualche secondo per poi puntare i suoi occhi davanti a sé.

<< Sei così diversa dalle altre ragazze >>.

Alzai un sopracciglio confusa dalla sua affermazione. << E questo da dove salta fuori? >>.

<< E’ una cosa che penso dalla prima volta che abbiamo parlato, sei silenziosa e ti piace osservare le persone che ti stanno intorno per poterle inquadrare ed è per questo che mantieni sempre un certo distacco >>. Il ragazzo saltò giù dal muretto per mettersi di fronte a me.

<< Tu sei interessante, per questo mi piaci >>.

<< Non capisco, ti sei appena dichiarato? >>. C’era una punta di divertimento nella mia voce.

<< So che ti piacerebbe ma no, mi piaci come amica >>.

<< Wow, sono appena stata friendzonata? >>.

<< Ti pago lo psicologo così potrai superare il trauma >>. Mi scappò una risata a cui lui si aggiunse poco dopo.

Una volta scesa dal muretto iniziammo a camminare e dopo un po' ci trovammo vicino alle sbarre per le trazioni. Io e Thomas ci girammo l’uno verso l’altro nello stesso momento per poi sorridere.

<< Questa volta non cadere, non ho il kit del pronto soccorso con me >>.

Gli diedi una spintarella prima di avvicinarmi a una sbarra e afferrarla. Il ragazzo mi guardò mentre riuscivo a sollevarmi con poco sforzo.

<< Mi piaci anche tu >>. Atterrai su due piedi facendo attenzione a piegare le ginocchia. << Non sei come tua sorella il che ti fa guadagnare parecchi punti. Per caso te l’ho detto che non la sopporto? >>.

Thomas si avvicinò al mio orecchio come a volermi confessare un segreto. << Tranquilla, non la sopporto neanche io >>.

La mascella quasi non mi si staccò per quanto avevo spalancato la bocca. << Ma è tua sorella, anzi la tua gemella >>.

<< Sarà pure così ma ciò non toglie il fatto che è una stronza manipolatrice a cui piace avere il controllo su tutto e tutti >>.

Sorrisi soddisfatta dalle parole del ragazzo perché questo confermava tutti i miei dubbi, credevo di essere l’unica ad aver visto la vera natura di Georgia ma fortunatamente non era così.

<< Dovremmo uscire più spesso, mi piace quando ad insultare Georgia non sono solo io >>.

<< Per quello sono sempre disponibile >>.

**

Mi buttai sul divano a peso morto mentre con un asciugamano cercavo di asciugare quel poco di capelli che avevo in testa.

Guardai la porta di camera mia chiusa e sospirai, ormai ci entravo solo per prendere i vestiti dall’armadio. Non ero più riuscita a dormire nel mio letto dopo quello che era successo, ogni volta che lo guardavo i flash di quella notte si presentavano. Mi scappò un sospiro piuttosto lungo e ciò non passò inosservato a mio fratello.

<< Stai pensando di nuovo a lui? >>.

Mi passai una mano in viso mentre annuii con la testa. << Vorrei solo poter smettere di pensare per cinque minuti >>.

<< A chi lo dici >>.

Lo vidi sedersi accanto a me e sprofondare nel divano più stanco del solito. Era pallido e due profonde occhiaie gli solcavano il viso.

<< Giornata pesante a lavoro? >>.

Finn mi guardò per poi sorridere dolcemente. << Diciamo di sì >>.

Non fui contenta della sua risposta perché sentivo che non era solo quello il motivo della sua stanchezza ma non ebbi modo di dire altro perché sentii il telefono vibrarmi in tasca.

Avvertii la testa di mio fratello poggiarsi sulle mie gambe mentre sbloccavo il cellulare e andavo su facebook.

Rimasi molto sorpresa quando vidi che la persona che mi aveva contattata era Georgia.


Georgia Wallace

Il tuo nome mi è stato molto familiare fin da subito e finalmente ho capito il perché.

Vidi che sotto al suo messaggio aveva inviato anche un link per cui anche se sbuffando lo aprii e quello che mi trovai avanti non fu una cosa piacevole.

Bristol, spaccia con il compagno: arrestati entrambi.

Lara Murphy, 32 anni si faceva aiutare dal fidanzato Cesar Mendoza, 30 anni, a spacciare droga e a rifornire i clienti. Il suo appartamento, che si trovava nel centro di Stokes Croft, uno dei quartieri più poveri di Bristol, era diventato un vero e proprio laboratorio di metanfetamine. I due sono stati denunciati dal figlio maggiore della donna ormai stanco delle condizioni in cui era costretto a vivere. Il ragazzo e la sorella minore verranno affidati alla sorella della criminale nella speranza di una vita migliore.

Sentii il sangue ghiacciarsi nelle vene e il cervello smettere di funzionare, non era possibile.
Iniziai a picchiettare i tasti sullo schermo con fatica dato che stavo tremando come una foglia.


Lily Murphy

Che cosa vuoi?


Georgia Wallace

Non voglio niente, buonanotte cara ;)


Provai ad inviarle altri messaggi ma non servì a niente dato che non le arrivarono.

Come diavolo aveva fatto a trovare quell’articolo di giornale? Risaliva a sei anni fa.

Mi aveva in pugno, mi avrebbe potuta ricattare o divulgare queste informazioni solo per il gusto di mettermi in imbarazzo.

Avevo fatto di tutto per tenere nascosta questa cosa e adesso tutto era in pericolo per colpa di una stupida stronza che non sapeva stare al suo posto.

Ero sicura che si sarebbe vendicata della partita di pallavolo ma non credevo si sarebbe abbassata a tanto.

Dissi a me stessa che forse stavo esagerando, che magari Georgia mi aveva inviato quel messaggio solo per spaventarmi e farmi entrare in paranoia.

In ogni caso, quella notte non chiusi occhio.

**

Varcai la soglia del portone della John Stokes High School con un grosso macigno che gravava sulle mie spalle, ad ogni passo era sempre più pesante ed ero convinta che prima o poi le mie gambe avrebbero ceduto.

Ero diventata così paranoica che ero convinta che ogni persona in quel corridoio mi stesse fissando o indicando. Evitai lo sguardo di tutti per non andare ancora di più in ansia e quasi funzionò fino a quando non arrivai al mio armadietto.

Avvicinai la chiave al lucchetto e una volta aperta l’anta un foglio scivolò a terra.

Raccolsi il foglio con mano tremante e lo girai per controllare cosa ci fosse scritto.

Al primo impatto vidi una foto che ritraeva un palazzo, misi bene a fuoco l’immagine e riconobbi l’edificio: era dove vivevo prima con mia madre, era l’articolo che Georgia mi aveva inviato ieri.

Mi guardai intorno e vidi altri fogli cadere dagli armadietti quando vennero aperti dai loro proprietari.

Accartocciai il pezzo di carta con una sola mano per poi buttarlo a terra. Il sangue mi ribolliva nelle vene e ci mancava poco che mi uscisse anche il fumo dalle orecchie, Georgia aveva commesso l’errore più grande della sua vita ed io non avrei avuto pietà.

Nessuno mi umiliava in questo modo, ero spaventata e arrabbiata che avesse fatto circolare delle informazioni così personali quando io non mi ero neanche lontanamente avvicinata alla sua vita privata.

Percorsi il corridoio a grandi falcate e con il cuore che mi batteva a mille.

Arrivai nell’aula di inglese con il fiatone, mi guardai intorno alla ricerca della biondina e la individuai seduta su un banco a parlare con le oche delle sue amiche, stavano ridendo a crepapelle e ciò non fece che aumentare la mia rabbia.

Incrociai lo sguardo di Thomas e vidi che anche lui aveva in mano il foglio con l’articolo di giornale, il ragazzo alzò la mano per salutarmi ma lo ignorai perché mi diressi direttamente verso la sorella.

<< Lily, ti vedo affannata, hai bisogno di un po’ d’acqua? >>. Aveva le labbra piegate in un sorriso sardonico, con un dito si stava arricciando un ciuffo di capelli e faceva dondolare le gambe dato che non riusciva a toccare con i piedi a terra.

Successe tutto molto velocemente ma lo vissi a rallentatore. Presi Georgia per le spalle e la scaraventai a terra per poi mettermi a cavalcioni su di lei. Avevo una mano chiusa sui suoi capelli mentre con l’altra stavo caricando un pugno che in pochi secondi si scagliò sulla sua faccia.

Si era scatenato il caos. Le amiche di Georgia avevano iniziato ad urlare spaventate mentre tutto il resto dei nostri compagni stavano incitando la rissa.

<< Che c’è, ora non ridi più? Brutta stronza! >>. Un altro pugno le colpì il viso fino a quando la ragazza riuscì a liberarsi dalla mia presa e ad alzarsi, perdeva sangue dal labbro e dal naso.

<< Adesso ti distruggo >>.

Georgia si gettò di nuovo addosso con l’intenzione di colpirmi ma tutto quello che riuscì a fare fu graffiarmi la faccia perché poi con una sola spinta la buttai violentemente a terra. Non aveva scampo contro di me, ero molto più forte di lei.

<< Non hai idea contro chi ti sei messa! >>.

Mi stavo preparando a scagliare un altro pugno quando venni improvvisamente alzata in aria e caricata in spalla da qualcuno.

<< Lasciami, Thomas! Lasciami cazzo! >>.

Continuai a dimenarmi e a lanciare cazzotti sulla schiena del mio “rapitore” fino a quando il ragazzo non mi mollò e caddi a terra, mi girai pronta a scagliare altri pugni.
Ero convinta che fosse stato Thomas a portarmi via ma quando incontrai gli occhi azzurri di Ben le mani mi caddero molli sui fianchi.

<< Che cazzo stavi facendo? La stavi per ammazzare! >>.

<< Mi dispiace di aver quasi ucciso la tua fidanzata ma se lo meritava >>.

Mi passai una mano sulla guancia e scoprii che i graffi fatti da quella stronza bruciavano tantissimo.

<< Quindi adesso è questo che fai? Prima la sfuriata in palestra e ora questo, sei diventata una fottuta bulla >>.

Mi avvicinai pericolosamente al suo viso con il sangue che ancora ribolliva nelle vene.

<< Questi non sono cazzi tuoi, ritorna dalla tua fottuta principessa e sparisci dalla mia vista >>.

Gli diedi le spalle per poter andare via ma Ben mi prese per un polso e mi fermò.

<< Lily, si può sapere perché ce l’hai così tanto con lei? >>.

Lanciai un grido di frustrazione prima di colpire un armadietto con un pugno. << Non è solo lei ma anche tu che non riesci a vedere chi è veramente. Georgia è una fottuta serpe che si diverte a ficcare il naso in fatti che non la riguardano per il solo gusto di riuscire a calpestare tutti e il fatto che tu continui a starle appiccicato mi fa impazzire, cazzo, mi fa impazzire! >>.

Il mio petto faceva su e giù come se avessi corso una maratona e la mano con cui avevo colpito l’armadietto mi faceva malissimo.

Il ragazzo mi stava guardando con gli occhi spalancati, incapace di dire una parola.

Ero ancora troppo furiosa e il suo sguardo non faceva che aumentare la mia rabbia quindi decisi che era arrivato il momento di andare via.
Mi incamminai nella direzione opposta a quella di quando eravamo venuti, tanto già sapevo dove andare: l’ufficio della preside.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Ben

Continuavo a strappare piccoli pezzi di carta dal bordo del foglio su cui c’era stampato l’articolo dell’arresto della madre di Lily.

Non l’avevo mai vista così arrabbiata, avevo ancora impresso nella mente i suoi occhi accecati dall’ira e dovevo ammettere che mi aveva fatto davvero paura.

Mi era chiaro il motivo per cui mi aveva risposto in quel modo ma adesso l’unico tassello mancante del puzzle era perché aveva aggredito Georgia. Guardai quest’ultima seduta affianco a me e quando ricambiò lo sguardo avvertii una strana sensazione, era come se qualcuno mi stesse sussurrando all’orecchio “non fidarti”.

La ragazza oltre ad avere il labbro spaccato aveva anche due brutti lividi violacei, uno sullo zigomo e un altro vicino all’occhio.

Le rivolsi un sorriso tirato prima di spostare la mia attenzione sul posto di Lily ormai vuoto da più di tre giorni. Era stata sospesa ma nessuno sapeva quando sarebbe tornata.

All’improvviso la mia visuale venne occupata da una figura maschile che scoprii essere Thomas. Il ragazzo poggiò una mano sul mio banco e l’altra sul banco della sorella, incrociai il suo sguardo per pochi secondi perché poi si rivolse a Georgia.

<< Hai dimenticato il cellulare in macchina >>. Le disse prima di posare sul banco il suo iPhone nuovo di zecca e guardarmi di nuovo. Con la testa mi indicò la sua mano e quando se ne andò al suo posto mi accorsi che aveva lasciato una pallina di carta sul mio banco.

Senza farmi notare dalla mia compagna di banco aprii la pallina solo per trovarci un messaggio scritto molto disordinatamente.

Incontriamoci sul terrazzo durante la pausa pranzo, devo dirti una cosa importante.

Non ebbi il tempo di rispondere che la porta dell’aula venne chiusa dalla professoressa Jones.

<< Ognuno al proprio posto che non ho tempo da perdere >>. Il suo tono severo fece scattare sull’attenti tutti quanti per cui in pochi minuti la classe fu riempita di silenzio.

<< Oggi tratteremo il manifesto del Romanticismo inglese, qualcuno mi sa dire chi è che lo ha scritto? >>. Nessuno si degnò di alzare la mano per replicare e quando la Jones stava per dirci la risposta venne interrotta dalla porta che fu spalancata.

Una figura alta attraversò la soglia, non fui in grado di riconoscerne il sesso per via del cappello nero che aveva in testa.

<< Mi scusi per il ritardo >>. Anche se la voce era piuttosto femminile e vagamente familiare facevo comunque fatica a capire chi fosse. La sconosciuta aveva dei pantaloni a stampa militare ed un felpone grigio, abiti chiaramente maschili.

Improvvisamente la ragazza si tolse il cappello per non risultare maleducata e ciò che vidi mi fece spalancare così tanto la bocca da farmi quasi cadere la mascella a pezzi.

Lily era in piedi vicino alla cattedra con una mano nei pantaloni e la testa completamente rasata. Ero abituato a vederla con i capelli corti dato che li portava in stile paggetto da molti anni ma ora non c’era neanche più traccia di un capello, sembrava un soldato.

<< Murphy, la sua sospensione si è appena conclusa e arriva anche in ritardo? Complimenti >>.

<< Mi dispiace, il bus non è arrivato in tempo >>.

<< Non mi importa, ora vai al tuo posto e vedi di fare silenzio >>.

Lily camminò tra i banchi a testa alta e con una sicurezza che non le avevo mai visto prima. Guardò verso di me, o meglio verso la mia compagna di banco. Le rivolse uno sguardo pieno di indifferenza, come se i lividi presenti sul viso di Georgia non fossero opera sua. Fece lo stesso con me, venni investito dalla freddezza dei suoi occhi e per la prima volta mi sembrò una sconosciuta.

Prese posto accanto a Thomas, gli fece un cenno con la testa e il ragazzo in tutta risposta le rivolse un sorriso. Da quando erano così amici?

<< Vedo che nessuno sa chi ha scritto il manifesto del Romanticismo inglese, magari Murphy ci può illuminare con la sua conoscenza >>.

Vidi Lily passarsi una mano dietro la nuca per poi parlare. << E’ stato William Wordsworth con le Lyrical Ballads >>.

La professoressa la guardò con uno sguardo compiaciuto. << Molto bene, adesso andiamo avanti >>.

Passai l’ora di inglese con la mente altrove, era arrivato il momento di rompere il ghiaccio che si era venuto a creare tra me e Lily, il problema era come.

**

Mi strinsi nella giacca a vento mentre il freddo gelido di Stokes Croft mi penetrava sempre di più nelle ossa, eravamo solo al sei di Ottobre ma faceva freddo come se fosse Gennaio. Pestai un mozzicone di sigaretta già spento da tempo in attesa che Thomas arrivasse.

Stavo iniziando ad innervosirmi, era stato lui a dirmi di incontrarci ma erano già passati dieci minuti e di lui non c’era neanche l’ombra.

La porta del terrazzo si spalancò e per un secondo ebbi paura che fosse un insegnante ma quando vidi il viso scarno del fratello di Georgia mi tranquillizzai.

Thomas prese tra le labbra una sigaretta, cacciata qualche secondo prima dal pacchetto conservato in tasca, per poi offrirmene una. Scossi la testa e per parlare aspettai fino a quando non fece il primo tiro.

<< Allora? Vediamo di sbrigarci, credo che anche tu non sia contento di vedere la mia faccia per così tanto tempo >>.

Inaspettatamente Thomas sorrise. << Non ti posso dare torto >>.

Alzai un sopracciglio per incitarlo ad andare avanti con il suo discorso, questo suo fare misterioso mi dava sui nervi.

<< Benjamin, ti ho chiesto di vederci perché ci sono delle cose che non sai riguardo mia sorella >>.

Il mio sguardo si fece improvvisamente serio. << Che cosa intendi? >>.

<< Lei non è quello che credi >>. Passai dall’essere serio al confuso in un nanosecondo. << Non farti strane idee, ti sto dicendo questo solo perché sono stanco di vedere tutti cadere nella trappola di Georgia >>.

Mi passai una mano tra i capelli tirandoli leggermente, non stavo capendo più nulla. << Ti aspetti che io ti creda? Georgia è pur sempre tua sorella, perché dici queste cose? >>.

Thomas alzò gli occhi al cielo per poi gettare la sigaretta a terra e calpestarla. << Perché è la verità >>. Il ragazzo si infilò le mani in tasca e si posizionò proprio di fronte a me. << Senti, io non ci guadagno nulla a dirti tutto questo soprattutto perché mi farebbe comodo se tu finissi tra le braccia di mia sorella ma per il bene di Lily ho deciso di fare la cosa giusta >>. Non c’era traccia di menzogna nelle sue parole, lo guardai bene negli occhi e capii che stava dicendo la verità.

All’improvviso ricevetti una pacca sulla spalla. << Quindi, vedi di fare pace con Lily perché sei a tanto così dal diventare la marionetta di Georgia e credimi, non ti conviene esserlo >>.

Thomas mi lasciò sul tetto, solo con i miei pensieri. Cercai di creare un ordine mentale per metabolizzare la cosa:

1) Quello che si diceva sul legame inseparabile tra gemelli non era sempre corretto
2) A quanto pareva Georgia aveva una doppia faccia
3) A Thomas piaceva Lily

Non sapevo quale dei tre punti mi sconvolgesse di più. Certo, era chiaro che Thomas fosse interessato a Lily ma non mi aspettavo che me lo dicesse proprio in faccia.

Per non parlare di quello che mi aveva detto su Georgia, un conto era quello che mi diceva Lily e allora ci poteva pure stare che non le avessi voluto credere ma se anche il fratello mi aveva detto le stesse identiche cose un fondo di verità doveva esserci.

In quel momento mi resi conto di avere due missioni: scoprire di più sulla faccenda “Georgia” e riconciliarmi con Lily.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Lily

Mi passai una mano sul viso, toccando con i polpastrelli i graffi che mi ero procurata quando avevo aggredito Georgia.

Sapevo di avere esagerato ma allo stesso tempo dicevo a me stessa che quella stronza se l'era meritato. Sospirai gravemente consapevole di aver combinato un grosso casino, avevo ricevuto una sospensione di quattro giorni ma questo non mi faceva né caldo né freddo, la vera ciliegina sulla torta era Finn che non mi parlava.

Mio fratello era diventato il mio tutore legale all'età di vent'anni, dopo che nostra zia Linda era stata dichiarata incapace di prendersi cura di noi, e per sei anni non gli avevo mai dato problemi. Ero sempre riuscita a cavarmela a scuola e a non finire nei guai a parte qualche innocente punizione per essere arrivata in ritardo. Gli avrei potuto spiegare il motivo per cui l'avevo fatto e forse le cose si sarebbero potute aggiustare ma la realtà era che mi vergognavo. Ero convinta di aver superato la faccenda di Lara ma nel momento in cui veniva nominata diventavo una belva, per di più mi sentivo una grande cretina a provare tutto quell'astio e gelosia nei confronti di Georgia.
Stavo diventando una bomba ad orologeria, ero già esplosa una volta e se avessi continuato a tenere tutto dentro ce ne sarebbe stata anche una seconda.

Infilai le mani in tasca e proseguii per la mia strada. Non mi ero resa conto di star morendo di fame fino a quando non passai davanti al ristorante della famiglia di Hana. Era da un po' che non la vedevo e dovevo ammettere che anche se non la conoscevo molto bene parlare con lei mi rassicurava, per cui entrai con la speranza che la ragazzina fosse di turno.

Rimasi stranita dal fatto che il ristorante fosse vuoto ma una volta controllato l'orologio capii il perché: erano solo le sei di pomeriggio.

<< Uhm... salve? >>. Mossi dei passi incerti mentre mi guardavo attorno, di un cameriere non c'era neanche l'ombra.

Inciampai in una sedia per lo spavento quando vidi una persona sbucare fuori dal bancone della cassa. Hana aveva i capelli raccolti in due crocchie scompigliate e le guance rosse dallo sforzo, arrivai alla conclusione che stesse pulendo.

<< Lily, ciao! Come st- aspetta come hai fatto ad entrare? >>. La ragazza sembrava così sorpresa di vedermi che mi sentii come un ladro che viene scoperto a rubare.

<< La porta era aperta, se è un brutto moment- >>. Hana lanciò in aria il panno con cui stava spolverando per poi venire verso di me.

<< Cavolo, ero convinta di averla chiusa >>. Si avvicinò alla porta di vetro per poi serrare la porta e appendere il cartello con su scritto "Sorry we're closed".

La guardai confusa dalle sue azioni e infatti poco dopo mi diede una spiegazione. << Il ristorante è chiuso al momento ma mi sono dimenticata di chiudere le porte >>.

Annuii per poi dondolarmi sui talloni, ero leggermente a disagio. A contribuire all'imbarazzo ci pensò il mio stomaco che prese a brontolare dalla fame.

<< Non ho pranzato, scusa >>. Mi giustificai per poi sorridere per alleggerire la situazione ma Hana invece si fece completamente seria.

<< Vieni con me >>.

Dieci minuti dopo mi ritrovai seduta al tavolo della cucina Choi ad aspettare che Hana mi preparasse da mangiare.

<< Non bisognerebbe mai saltare i pasti, è dannoso per l'organismo >>. Mi scappò un sorriso perché parlava come una nonna, era facile capire che le piacesse cucinare e ancora di più far assaggiare le sue pietanze agli altri.

<< Scusa ancora per il disturbo >>.

<< Non c'è problema, davvero >>. La vidi armeggiare con una pentola e scolare dentro a una ciotola il contenuto per poi girarsi verso di me. << Allora, come va? >>.

<< Non bene, penso tu abbia sentito cos'è successo a scuola>>.

Hana annuì mentre si puliva le mani sul grembiule. << Se ti può far stare meglio adesso Georgia ha abbassato la cresta, con tutti i lividi che ha in faccia si vergogna pure a parlare con i professori >>.

Le parole di Hana riuscirono a farmi ridere e le fui molto grata per questo.

La morettina si avvicinò con il piatto fra le mani e prese posto accanto a me. << Ecco a te del ramen, non è la cosa più salutare del mondo ma è veloce da preparare >>.

Guardai la ciotola nera fumante che conteneva quello che poteva sembrare brodo ma la cui pasta erano una specie di spaghetti arricciati. << Di solito si mangia con le bacchette ma credo che tu non le sappia usare >>.

<< Hai indovinato >>. Accettai la forchetta che Hana mi stava porgendo e iniziai a mangiare.

Era delizioso, sembrava brodo ma era più speziato e piccante.

<< E' buonissimo, complimenti >>. La ragazza arrossì e mi sorrise per ringraziarmi.

<< A parte l'incidente a scuola, come ti vanno le cose? >>. Capii che stava facendo riferimento alla faccenda di Ben e questo mi fece sprofondare ancora di più nella tristezza.

<< So che non ci conosciamo bene ma puoi sfogarti se vuoi, sono una tomba se si parla di segreti >>.

Rimasi con la forchetta a mezz'aria mentre la guardavo negli occhi. Hana era una sconosciuta, ed io ero sempre stata diffidente dagli sconosciuti, ma allora perché sentivo che di lei mi potevo fidare?

Sospirai per poi farmi coraggio e parlare, magari mi avrebbe aiutato a trovare la soluzione a tutti i miei problemi.

<< C'è questo ragazzo, Ben, che è il mio migliore amico e diciamo che una sera in cui non eravamo tanto sobri siamo finiti a letto insieme. Io mi sono pentita di quello che è successo perché sono stata io a fare la prima mossa e ho finito con il coinvolgere anche lui, distruggendo così la nostra amicizia >>.

Feci un sorso dal bicchiere d'acqua per poi continuare con il discorso. << Il problema è che lui è innamorato di me e anche io di lui >>.

<< Ed è una cosa brutta? >>.

<< Altroché! Lui è troppo buono per me, non lo merito ma allo stesso tempo mi manca da morire e sento di essere una stronza egoista nel pensare tutto ciò >>.

Hana mi prese improvvisamente le mani fra le sue. << Lily, non è da egoisti desiderare di stare con la persona che si ama, anzi è naturale! E tu non ti puoi privare di vivere una relazione solo perché credi di non essere all'altezza di Ben, se lui ti ama significa che sei abbastanza >>.

<< Ma io sono sicura che lui soffrirà per colpa mia! E fargli del male è l'ultima cosa che voglio >>.

<< Ben ha iniziato a soffrire dal momento in cui hai deciso per entrambi che stare lontani è la cosa migliore >>.

Mi ammutolii, non sapevo con cosa controbattere.

<< Se proprio non sei convinta prova a parlargli, ti prego. Non partire prevenuta solo perché hai paura di quello che potrebbe succedere >>.

<< Io credo di dover andare, grazie... grazie per il pasto >>.

Hana tentò di fermarmi ma io fui più veloce e riuscii a sfuggire dalla sua presa, dovevo andare via prima che le sue parole iniziassero ad avere un senso.






 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to our favorite song
When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look perfect tonight






Lily


Mi asciugai i palmi sudati sulla superficie delle mie coperte per l’ennesima volta mentre tentavo di non far cadere la sigaretta che avevo fra le labbra. Era troppo presto per dormire e anche se avessi voluto non ci sarei riuscita, avevo troppi pensieri che mi ronzavano per la testa.

non è da egoisti desiderare di stare con la persona che si ama”.
se lui ti ama significa che sei abbastanza”.
Ben ha iniziato a soffrire dal momento in cui hai deciso per entrambi che stare lontani è la cosa migliore”.

La voce di Hana era impressa nella mia mente e più ci riflettevo più le sue parole iniziavano ad avere senso. Forse mi sarei potuta lasciare andare, far cadere definitivamente quel muro che avevo costruito per proteggermi, mettere da parte la paura di ferirlo e finalmente godermi ciò che avevo di più bello nella vita. Non ero mai stata il tipo che rinunciava ancor prima di provare ma era proprio ciò che stavo facendo.

Guardai il mio riflesso nello specchio e vidi una luce nuova nei miei occhi, tutto d’un tratto sembravo più coraggiosa, anzi mi sentivo più coraggiosa. Decisi però che se avessi dovuto fare ciò avevo in mente l’avrei dovuto fare bene e con le parole giuste, quindi mi avvicinai alla mia scrivania e dopo aver preso un foglio e una penna iniziai a scrivere.


**


Percepivo il mio cuore aumentare di battito ad ogni scalino che salivo, ero così emozionata che sentivo la testa leggera. Ero finalmente arrivata davanti la porta di casa di Ben e ormai il petto mi stava per esplodere.

Knock, knock

Il rumore della mia mano sulla porta mi rimbombò nelle orecchie e improvvisamente mi mancò il fiato tanto che mi dovetti appoggiare al muro per trovare un po’ di sostegno.

Ad aprirmi la porta però non fu chi mi aspettavo.

<< Lily! Che ci fai qui? >>.

Il padre di Ben aprì la porta con l’aria di chi vorrebbe essere solo nel proprio letto ma non appena mi vide spalancò gli occhi e mi rivolse subito un caldo sorriso.

<< Ciao Frank, sono venuta per incontrare Ben, è in casa? >>.

Mi sorpresi del fatto che riuscii a parlare in modo tranquillo, senza dare segni di cedimento.

<< Purtroppo non c’è, è uscito già da un po’ >>.

Frank si accorse del mio repentino cambio d’espressione perché lessi nei suoi occhi la preoccupazione nel vedermi sbiancare all’improvviso.

<< Ma credo che sarà qui a momenti, puoi aspettarlo in camera sua >> continuò accogliente per poi farmi spazio per entrare.

Lo ringraziai silenziosamente rivolgendogli uno dei miei sorrisi più sinceri.

Una volta entrata in camera di Ben mi fermai un secondo e presi un grosso respiro. Percepii l’odore pungente del tabacco misto ad acqua di colonia ed infine avvertii quella scia di profumo di shampoo che si lascia sempre dietro, mi venne la pelle d’oca.

Osservai la stanza nel suo più completo disordine. Il letto era sfatto e una moltitudine di vestiti ricoprivano il piumone e il pavimento. Il davanzale della finestra, che era stata lasciata aperta, era decorato solo dal posacenere e dalle tante cicche spente al suo interno; La cenere invece era stata sparsa ovunque dal vento.

Presi posto nell’angolo più scomodo del suo letto, mi sentivo quasi un’intrusa lì, nella sua stanza ad osservare le sue cose senza che lo sapesse.
Infilai una mano nella tasca della giacca per poi tirare fuori il foglio di carta che precedentemente avevo piegato con tanta cura, ce l’avrei fatta, lo sapevo.


Ben


Osservai il ragazzo guardare a destra del suo avversario per poi scattare verso sinistra, saltare e tirare la palla verso il cesto. Fu un canestro perfetto e per quanto mi infastidisse ammetterlo, Thomas giocava molto bene a basket.

Ero seduto sugli spalti da così tanto tempo che ormai avevo perso la sensibilità alle mani per colpa del freddo.

Uno spostamento d’aria distolse la mia attenzione dalla partita e la portò sulla ragazza che si era appena seduta affianco a me.

Georgia era imbacuccata nel suo enorme e presumo caldissimo piumino, con la faccia coperta a metà da uno spesso strato di sciarpa, in parte per il freddo e in parte per nascondere il viso malconcio.

<< Che mi sono persa? >>.

<< Tuo fratello ha fatto canestro >>.

<< Avrei voluto vederlo, cavolo >>.

Si toccò per sbaglio uno zigomo e contrasse il viso in una smorfia di dolore.

<< Ti fa tanto male? >> chiesi, cercando di sembrare il più preoccupato possibile.

<< Sì, i lividi mi fanno un male cane… tutto per colpa di Lily, non capisco ancora perché mi abbia aggredita! Sono proprio contenta che abbia ricevuto una sospensione >>.

Venni investito immediatamente da un’ondata di calore provocata dalla rabbia ma cercai di contenermi, non era ancora il momento di scoppiare.

<< Già… se non sbaglio quel giorno qualcuno ha fatto girare dei volantini riguardo l’arresto di sua madre, tu ne sai qualcosa? >>.

Inchiodai i miei occhi nei suoi ma la ragazza distolse subito lo sguardo, chiaramente a disagio.

<< N-no, non so proprio nulla >>.

Una risata amara mi scappò dalle labbra e ciò fece scattare sull’attenti Georgia. Fissai la punta delle mie scarpe prima di incastrare di nuovo il suo sguardo con il mio.

<< Ne sei proprio sicura? Perché vedi, io credo che tu sappia chi sia stato >>.

Avevo usato un tono tranquillo, ma non c’era traccia di gentilezza nella mia voce e la ragazza se ne era resa conto, aveva perso tutta la sua sicurezza.

<< Ben, ma sei impazzito? Che diavolo ti prende? >>.

<< Lascia che ti spieghi ciò che penso. Io sono convinto che sia stata tu a far circolare quei volantini e di conseguenza Lily ti ha aggredita per fartela pagare, come biasimarla >>.

Georgia si alzò di scatto, rossa di rabbia. << Come biasimarla? Per poco non mi uccideva! >>.

<< Proprio come pensavo, ho ragione >>.

La vidi sbiancare di colpo, era consapevole del fatto che si era tradita da sola.

<< Quello che io non capisco è perché, perché fare una cosa così crudele senza pensare neanche un minimo al danno che avresti fatto, anzi che hai fatto >>.

<< Ma che te ne importa? Hai litigato con quella e continui a difenderla! >>.

Mi alzai anche io, sovrastandola di parecchi centimetri per poi chinarmi verso di lei.

<< E’ vero ci ho litigato, ma ciò non significa che io abbia smesso di amarla e se per caso avessi pensato di sì beh hai preso una grossa sbandata, non hai mai avuto speranze perché c’è sempre stata Lily avanti a tutto >>.

Ero stato duro, forse anche un po’ cattivo ma non mi importava.

La ragazza era rimasta visibilmente ferita dalle mie parole, lo potevo capire dai suoi occhi lucidi e anche dal fatto che non sapeva più che dire per difendersi.

<< Mi dispiace che sia andata a finire così, all’inizio credevo davvero che fossi una brava persona >>.

Le rivolsi un ultimo sguardo, prima di girarmi e darle le spalle.


**


Quando entrai in casa trovai mio padre addormentato sul divano ma di mia madre non c’era traccia, per fortuna.
Setacciai ogni mobile della cucina alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare ma l’unica cosa commestibile che trovai furono delle fette biscottate. Sbuffai mentre il brontolio del mio stomaco si fece sentire.

Spalancai la porta di camera mia e la prima cosa che feci fu quella di lanciare in aria il mio giubbotto solo che nel mentre mi resi conto che c’era un’altra presenza nella stanza e ciò mi fece sobbalzare dalla paura.

<< Cazzo, chi sei? >>.

Misi a fuoco la figura che si era alzata di scatto e capii subito che si trattava di Lily. Il mio cuore prese a battere velocemente e la bocca si fece improvvisamente secca.

<< Lily che ci- cosa stai facen- >> le parole mi morirono in bocca, ero così sorpreso che non stavo capendo più niente.

La ragazza avanzò verso di me ed io mi sentii quasi di morire per quanto era bella. Una volta che fummo faccia a faccia si tolse il cappuccio e fu come se la stessi guardando per la prima volta.

Non c’era più traccia dei capelli e questo faceva risaltare la bellezza del suo volto; aveva le gote rosse dal caldo, le labbra erano piegate in un sorrisetto che non avevo mai visto prima e gli occhi, quei grandi e meravigliosi occhi a cerbiatta risplendevano.

<< So che è strano presentarsi così dal nulla ma sono qui perché ti devo dire una cosa >>.

Non staccai gli occhi dai suoi neanche per un secondo. << Certo, io.. io voglio sentire cosa hai da dire, ecco >>.

Perché sembrava che mi fossi dimenticato come si parla?

Vidi che fra le mani stringeva un pezzo di carta.

<< Voglio che tu adesso mi ascolti attentamente e che aspetterai fino alla fine prima di parlare >>.

Annuii con la testa, ero come ipnotizzato dalle sue labbra.

Lily iniziò ad aprire il pezzo di carta che poi si rivelò essere un foglio, mi rivolse un ultimo sguardo prima di iniziare a leggere.

<< Caro Ben,
ti starai chiedendo il perché di questa lettera, in effetti non è da me ma avevo bisogno di fare un ordine mentale perché non posso incasinare anche quello che sto per dirti.
Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, per le cose che ti ho detto, per come ti ho trattato, sono stata davvero meschina.
Ho avuto paura di quello che ho provato la notte che abbiamo passato insieme perché ho capito che per me eri molto più di un amico e quando mi hai detto di amarmi ho avuto ancora più paura perché sapevo che niente sarebbe più stato come prima e tu sai quanto mi spaventano i cambiamenti.
Non sapevo cosa fare, mi ero convinta che se mi fossi lasciata andare avrei finito per farti del male e che ti avrei perso.
Ma ora ho capito, ti amo e finalmente non ho più paura di dirlo. Credo di averti sempre amato.
Ci sei stato sempre e solo tu.
In te ho trovato quel senso di appartenenza, di calore, di familiarità che non ho mai avuto.
Sei il mio punto di riferimento e come ti ho già detto una volta non riesco a immaginare una vita senza di te.
Ti amo Ben cazzo, te lo sto dicendo con il cuore in mano, ogni fibra del mio corpo ti ama.
Ogni volta che mi capisci anche solo con uno sguardo, che sai cosa voglio o cosa penso ancor prima che te lo dica, che mi guardi come solo tu sai fare, mi fanno capire che voglio solo te e nessun altro.
Spero che potrai accettare le mie scuse, ancora una volta mi dispiace.
Da sempre tua,
Lily >>.

Ero senza parole, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Tutto mi sarei aspettato ma non questo, non che la ragazza che amavo da una vita avrebbe ricambiato i miei sentimenti. Stavo cercando di metabolizzare le sue parole perché ancora non mi sembrava vero.

La guardai negli occhi e vidi che stava aspettando una risposta ma non riuscivo a parlare, c’erano così tante cose che avrei voluto dire che mi si accavallavano in testa, per cui smisi di pensare e agii di istinto.

Le presi il viso tra le mani e la baciai, con una foga e un bisogno che non credevo di avere. Mi era mancata da morire e averla qui, tra le mie braccia mi sembrava un sogno.
Non ci pensai due volte e la presi in collo per poi dirigermi verso il letto e cadere con lei sotto di me.

Iniziai a darle tanti piccoli baci a stampo mentre lei mi districava i capelli con le dita; poi iniziò a toccarmi la faccia proprio come aveva fatto la prima volta, con i polpastrelli tracciava ogni mio lineamento come ad imprimerlo nella sua mente.

Le mie mani si mossero da sole, ero alla disperata ricerca della sua pelle, necessitavo il contatto con essa e dopo essermi fatto spazio sotto la sua felpa entrai in contatto con la carne morbida e calda e da lì non capii più niente.

A un certo punto il bacio si intensificò, divenne più passionale perché Lily prese il mio labbro inferiore fra i denti per poi mordicchiarlo.

Mi staccai da lei solo per poter prendere una boccata d’ossigeno. Il silenzio della stanza era interrotto dai nostri respiri affannosi.

Entrambi con gli occhi sgranati e le pupille dilatate, era come se ci avessero iniettato una dose di qualche droga.

Avvertii la sua mano calda farsi spazio sul mio viso per accarezzarmi, chiusi gli occhi e mi godetti il tocco gentile. Mi lasciai trasportare da lei che pian piano mi stava guidando di nuovo verso la sua bocca.

Strusciai il naso contro il suo collo e vidi chiaramente la pelle d’oca formarsi, per cui iniziai a lasciare dei lenti e umidi baci, beandomi dei piccoli sospiri che si faceva sfuggire.

All’improvviso la situazione cambiò perché nel momento in cui percepii le sue mani sotto la mia maglietta fui completamente alla sua mercé. Mi fece sedere per poi mettersi a cavalcioni su di me, così approfittai della situazione per toglierle la felpa. Rimase con il reggiseno sportivo ed io mi persi a guardare la curva perfetta del suo seno, dei suoi fianchi.

Dopo che anche io rimasi senza maglietta la strinsi a me, il suo corpo caldo contro il mio era qualcosa di perfetto. Era tutto così giusto.

Le mani mi scesero involontariamente sul suo sedere che strinsi con prepotenza e lei non si oppose, mi lasciò fare.

Vederla ricambiare in modo così passionale, ardente non mi fece preoccupare minimamente di quello che poi sarebbe stato perché capii che qualunque cosa fosse successa lei ci sarebbe stata, questa volta lei sarebbe rimasta per davvero.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Ben


L’unica cosa che posso dire di quella notte è che non dormii affatto. Avevo paura di chiudere gli occhi e che una volta svegliato tutto si sarebbe rivelato un sogno.
Solo quando le prime luci dell’alba iniziarono ad illuminare la stanza, cominciò a sembrare tutto più reale.

Lily era stesa accanto a me e dormiva nella tranquillità più totale; girata su un lato, aveva un braccio sotto al cuscino e l’altro che si poggiava sul materasso. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente e sul volto non c’era traccia dell’espressione severa che era solita portare.

Le cinsi la vita con un braccio e mi feci più vicino a lei in modo tale da riuscire ad avvertire il calore del suo corpo. Delicatamente iniziai a far scorrere la mano sulla curva perfetta dei suoi fianchi fino ad arrivare al viso che accarezzai con la punta delle dita. Averla lì, tra le mie braccia in tutta la sua vulnerabilità era l’ennesima conferma che ormai quel muro che aveva costruito attorno a sé stessa era crollato solo per far entrare me.

All’improvviso Lily si scostò di poco e aprì gli occhi giusto il tempo per realizzare che ero davanti a lei, dopodiché li richiuse.

<< Che fai, mi fissi mentre dormo? >> disse con voce roca e impastata dal sonno.

<< Non posso? >>.

Non ricevetti risposta, la ragazza era ancora troppo assonnata per capire. Così ne approfittai, mi alzai dal letto per recuperare la mia macchina fotografica e scattarle una foto.

Concentrai l’obiettivo sul suo volto, le labbra socchiuse, le gote rosee e le ciglia lunghe le donavano un’aria pacifica, il tutto era incorniciato da un gioco di colori provocato dalle luci del cielo che stava rischiarando.


Click


Lily scattò sugli attenti e si tirò su di colpo. << Mi hai fatto una foto >>.

<< Smettila di dire cose ovvie >> la presi in giro mentre presi di nuovo posto sotto le coperte.

La ragazza si lasciò scappare uno sbadiglio mentre allungava le braccia per stiracchiarsi.

Incrociai le braccia dietro la nuca, completamente rapito dai suoi gesti.

Si girò verso di me e mi sorrise per poi incrociare le gambe. << Ti devo dire una cosa >>.

Prese la mia mano fra le sue e lasciò un piccolo bacio sul palmo. << Non sono brava in queste cose >> con un dito indicò noi due, << probabilmente farò molti casini, certe volte mi comporterò male ma ti prometto che mi impegnerò, cercherò sempre di migliorare e di diventare la persona che è all’altezza di stare al tuo fianco >>.

Drizzai la schiena in modo da essere faccia a faccia con lei e poggiai entrambe le mani sulle sue guance. << Lily, tu non devi cambiare neanche di una virgola perché ti amo così come sei. Niente di tutto quello che farai potrà trasformare quello che provo per te >> la rassicurai, per poi stamparle un bacio in fronte. Mi guardò con occhi languidi come a chiedere scusa prima di sedersi in braccio e abbracciarmi.

Petto contro petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere forte come se ancora non fosse del tutto tranquilla. Posai dolcemente le labbra sul suo collo per poi lasciare una scia di baci delicati che fecero il loro effetto, perché non appena infilai le mani sotto la sua maglietta e toccai la pelle nuda avvertii i muscoli della schiena rilassarsi al mio tocco.

Mi avvicinai al suo viso facendo scontrare i nostri nasi. << Non pensare mai più, neanche per un secondo, di non essere all’altezza perché vali molto di più di quello che credi >> sussurrai sulle sue labbra prima di catturarle e farle mie.


***


La cucina era immersa nel silenzio del mattino, l’unico rumore che si sentiva era il mio masticare. Presi un’altra cucchiaiata di cereali mentre continuavo ad osservare la casa. Mio padre era di sicuro uscito presto per lavoro ma nonostante ciò aveva comunque trovato il tempo di riordinare quei pochi metri quadri che mi circondavano. Non vedevo mia madre da più di tre giorni, ero quasi sicuro che se ne fosse andata di casa ma non potevo ancora cantare vittoria, non era la prima volta che spariva, come da copione sarebbe ritornata fra qualche giorno.

All’improvviso la porta del bagno si aprì e ad uscire fu quella che potevo finalmente chiamare la mia ragazza.

<< Cazzo, Finn è incazzato nero con me >> disse mentre prendeva posto accanto a me.

<< Perchè? >> chiesi, poggiandole una mano sulla coscia.

<< Beh, diciamo che sarei ancora in punizione per ciò che è successo a scuola… non ha digerito bene la sospensione >>.

<< A proposito di questo, ho parlato con Georgia e avevi ragione su tutto. Mi dispiace per quello che ha fatto e per non averti creduto subito… >>.

Mi vergognavo un sacco, avevo lasciato che un’estranea si intromettesse nella mia amicizia con Lily, se non fosse stato per Thomas probabilmente adesso sarebbe ancora tutto incasinato.

<< Lascia stare, sono io che ho esagerato… ero così confusa da quello che stava succedendo che ho perso il controllo >>.

Mi rivolse un piccolo sorriso che ricambiai all’istante. << Quindi adesso che intendi fare con tuo fratello? >>.

<< Mi inventerò qualcosa, ora non ho proprio voglia di tornare a casa >>.

Si alzò dalla sedia per poi posizionarsi di fronte a me e poggiare le mani sulle mie spalle.

<< Scusa, io starei cercando di mangiare i miei cereali >> la nota di divertimento che assunse la mia voce era palese.

<< I cereali possono aspettare >> e con un gesto allontanò la tazza.

Un sorriso malizioso mi dipinse le labbra e prima che potesse dire altro le afferrai le cosce per farla alzare e la feci sedere sul tavolo. Lily avvolse le braccia attorno al mio collo e non mi diede neanche il tempo di fare qualcosa che subito prese fra i denti il mio labbro inferiore. La ragazza allacciò le gambe alla mia vita, feci passare le mani sui suoi glutei per riuscire ad alzarla e la condussi in camera mia. Indugiai sul suo sedere un po’ di più prima di sprofondare sul letto in un vortice di baci .

Una cosa era sicura, non ne avrei mai avuto abbastanza di lei.


***


Controllai l’orario sul cellulare per l’ennesima volta, come se il tempo scorresse più velocemente in questo modo, solo per realizzare che il ragazzo che stavo aspettando era in ritardo. Mi grattai il collo altamente infastidito dalla situazione. Avevo chiesto a Thomas di incontrarci per parlare e più passavano i minuti più mi pentivo di quello che avevo fatto.

La mia coscienza mi continuava a dire che era la cosa giusta da fare, se non fosse stato per lui probabilmente sarei ancora amico di Georgia, ignaro dei suoi subdoli piani.
Proprio quando avevo deciso di andare via, scorsi una figura alta venire verso di me e allora capii che Thomas era finalmente arrivato.

<< Non mi scuserò per il ritardo >> fu la prima cosa che disse.

Mi morsi la lingua per evitare di rispondere male.

<< Ti devo fare i miei complimenti, hai fatto un ottimo lavoro con mia sorella. Non l’avevo mai vista così furiosa in tutta la mia vita >>.

Lo guardai mentre si accendeva una sigaretta e con mia grande sorpresa me ne offrì una.

<< Era proprio di questo che ti volevo parlare… grazie >> pronunciai dopo aver fatto il primo tiro, << senza il tuo aiuto non avrei aperto gli occhi >>.

<< Quindi adesso state insieme? >> non c’era bisogno di chiedere, era chiaro che parlasse di me e Lily quindi annuii.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. << Era solo questione di tempo >>.

Credevo che la conversazione fosse finita lì ma Thomas mi sorprese con una confessione.

<< Sai, il piano di Georgia consisteva nel far allontanare te e Lily il più possibile, voleva mettervi l’uno contro l’altro e per farlo aveva bisogno del mio aiuto… avrei dovuto far innamorare Lily di me. Ho accettato perché non avevo niente da perdere, ma dopo averla conosciuta è cambiato tutto. Ho iniziato ad essere seriamente interessato a lei ma sapevo di non aver speranze perché c’eri tu e non mi andava di avere sulla coscienza questo peso, vi appartenete in un modo che non riesco neanche a spiegare, sarebbe stato ridicolo cercare di separarvi >>.

Avrei voluto dire qualcosa ma non mi veniva niente in mente, ero senza parole.

Si girò verso di me e mi guardò negli occhi. << Ciò non toglie che continuerò ad essere suo amico, prima o poi mi passerà questa cotta>>.

Un ghigno si dipinse sulle mie labbra. << Sotto sotto non sei così stronzo >>.

<< Che incubo, mi sa che mi dovrò dare da fare allora >> ridacchiò il ragazzo.

Passammo ultimi minuti a finire le nostre sigarette in silenzio, Thomas fu il primo ad alzarsi.

<< Stammi bene Benjamin >> e mi diede una pacca sulla spalla.

Lo guardai andare via e più si allontanava più mi sentivo leggero, era come se mi fossi tolto un peso. Non conoscevo bene Thomas ma sentivo che mi potevo fidare di quello che aveva detto.







 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Lily

<< Okay, tocca a me adesso… preferiresti: cadere a faccia a terra da un letto a castello o rotolare giù per le scale? >> chiesi mentre mi portavo la forchetta alla bocca.

<< Ma che problemi hai per formulare una frase del genere? >> rispose Ben ridendo.

<< Non rompere e rispondi dai! >>.

Il ragazzo si prese del tempo per pensare e io ne approfittai per prendere un altro boccone dal piatto. Non che quello che stavo mangiando fosse chissà cosa, il cibo della mensa era ai limiti del commestibile.

Il braccio di Ben era poggiato delicatamente sulle mie spalle e di tanto in tanto mi dava qualche carezza. Ancora mi dovevo abituare a tutto questo, era strano ma allo stesso tempo piacevole. Non era la prima volta che Ben mi abbracciava, era una cosa che fino ad all’ora avevamo fatto da amici, ma adesso anche un semplice gesto come questo mi faceva venire le farfalle nello stomaco.


<< Se proprio devo scegliere direi: cadere a faccia a terra. Ti fai male è vero, ma almeno il dolore è immediato e prendi una sola caduta. Se rotolassi giù per le scale ogni gradino mi farebbe sempre più male >>.

<< Ragionamento alquanto sensato, concordo in pieno >>.

Per un attimo staccai gli occhi da Ben dato che la mia attenzione venne catturata da un inconfondibile zaino a forma di coniglietto.

<< Hana! >> mi alzai di scatto per farmi notare dalla ragazza.

<< Chi stai chiamando? >> domandò Ben confuso.

<< Solo un’amica... >> e non potei fare a meno di sorridere.

La morettina si accorse di me e non appena fu vicina al nostro tavolo mi accolse con un ampio sorriso.

<< Lily! E’ così bello rivederti, credevo che fossi scomparsa >>.

<< Lo so… mi dispiace per come mi sono comportata l’ultima volta >> la ragazza mi fece cenno con la mano che non c’era niente di cui scusarsi quando notai il suo sguardo cadere sul ragazzo seduto al mio fianco per poi ritornare su di me.

<< Hana lui è Ben… Ben lei è Hana >> gli occhi della ragazza si spalancarono dalla sorpresa.

<< Piacere di conoscerti >> rispose Ben, << ti va di unirti a noi? >>.

Hana sembrò molto contenta della proposta, tanto che non se lo fece dire due volte e prese posto al tavolo.

<< Scommetto che una come te non compra il pranzo alla mensa >> dissi per poi lanciare un’occhiata allo schifo che avevo nel piatto.

<< Scommetti bene, 1 perché il cibo della mensa è orribile, 2 perché mia madre mi ucciderebbe, dice che dobbiamo finire gli avanzi del ristorante prima di comprare altro >>.

Infatti, non fui sorpresa nel vederla cacciare il porta-pranzo dallo zaino. Una volta aperto, Hana notò che io e Ben eravamo alquanto curiosi di sapere cosa ci fosse dato che avevamo allungato così tanto il collo da sembrare due giraffe.

<< E’ una specie di porridge che si chiama Juk, c’è riso, tonno, aglio, carote, cipolle e così via >>.

<< Che ristorante hanno i tuoi? >> domandò Ben mentre osservava ancora il piatto.

<< Coreano, ci trovi su Rupert Street >>.

Strofinai le mani per poi dare un colpetto al tavolo e rivolgermi alla ragazza. << Allora Hana, preferiresti non sentire più i sapori o non poter più masticare? >>.

**

Avevo scoperto che la palazzina che si ergeva sopra al ristorante coreano Choi apparteneva alla famiglia di Hana e che il padre insieme ai suoi fratelli aveva rilevato l’attività dei propri genitori.

Al tavolo, tra una chiacchiera e l’altra, Hana mi aveva proposto di andare a casa sua per stare un poco insieme e quindi… eccomi qua.

Il suo appartamento era più grande di quanto mi aspettassi, c’erano quattro camere da letto, due bagni, una cucina e un soggiorno per un totale di otto stanze. Certo, qualsiasi abitazione mi sembrava una villa in confronto alla mia ma pensandoci su alla fine era ben bilanciato, da quanto avevo potuto capire Hana aveva molti fratelli e sorelle.

<< Ripetimi, quanti ne siete in famiglia? >> chiesi mentre osservavo una fotografia che la ragazza aveva sulla scrivania.

<< A parte i miei genitori, l’ordine è: me, mio fratello Taehyung, Minho e infine le gemelle Yorin e Seol >> rispose sprofondando sul piumone rosa confetto.

Altra cosa che avevo notato era la passione di Hana per i colori, camera sua sembrava un arcobaleno.

<< E lei chi è? >> domandai indicando una ragazza che c’era nella foto ma che Hana aveva dimenticato di menzionare.

Vidi che la ragazza si era irrigidita alla domanda e capii che forse non avrei dovuto chiedere.

<< Lei è mia sorella maggiore Yoona, lei… lei non vive più con noi >>.

Osservai la stanza e iniziai a collegare un po’ di cose. Il letto era matrimoniale, all’inizio mi era sembrato strano che ci fosse un letto così grande per una sola persona, e poi c’erano anche due scrivanie anche se una era utilizzata come postazione da trucco. Questa era la stanza che condivideva con la sorella.

Non sapevo se andare avanti o finire di fare domande dato che sembrava un argomento molto delicato per lei. Presi posto accanto ad Hana e le sorrisi per rassicurarla, alla fine come mi ero confidata con lei pur essendo una sconosciuta lei lo poteva fare con me.

<< Yoona se n’è andata di casa circa tre anni fa, non appena ha compiuto diciott’anni, e da allora non abbiamo più avuto sue notizie >>, la ragazza prese a giocherellare con le dita per poi sospirare e guardarmi negli occhi, << in famiglia tutti abbiamo un ruolo, quando è possibile aiutiamo al ristorante e abbiamo stilato un programma di turni per aiutare anche in casa. Funziona così da sempre, ma a Yoona questo stile di vita andava stretto. Non hai idea di quanto abbia ferito i miei genitori… >>.

La osservai mentre si stese a pancia all’aria, aveva un cuscino stretto al petto e i capelli lunghi sparsi sul letto.

<< Non sei l’unica ad avere problemi familiari, quindi ti capisco benissimo >>, mi girai verso di lei in modo da poterla guardare negli occhi, << mia madre è in prigione per spaccio di droga… io e mio fratello abbiamo vissuto per un po’ con nostra zia fino a quando Finn non ha preso la mia custodia. Lui è l’unico parente che ho >>.

Presi posto accanto ad Hana, notando un altro particolare: il soffitto era disseminato di quei lumini che brillano al buio in modo da sembrare un cielo stellato.

<< Ogni famiglia ha i propri problemi, è complicato ma per fortuna esistono gli amici. Parte del motivo per il quale mi sono innamorata di Ben è che lui c’è sempre stato nei momenti peggiori, mi ha aiutato, confortato, ascoltato. Quuuindi, non mi innamorerò di te ma almeno avrai qualcuno con cui condividere i tuoi problemi >>.

Avvertii la sua mano stringere la mia e contemporaneamente ci girammo l’una verso l’altra, cosa che ci fece sorridere. All’improvviso si mise seduta, il cuscino sempre fra le braccia, e si sistemò i capelli dietro le orecchie.

<< A proposito di Ben… voglio sapere tutto! >>.

Mi scappò una risata per il tono di voce eccitato che aveva usato. In tutta la mia vita non avevo mai avuto un’amica, sono sempre andata più d’accordo con i ragazzi che con le ragazze, quindi trovarmi qui, a parlare di queste cose per me era quasi surreale. C’era qualcosa in quella ragazza che mi ispirava fiducia.

**

Ben

Stavo fissando lo schermo del mio computer da più di dieci minuti senza concludere niente: facevo scorrere le foto, le guardavo, chiudevo la cartella e dopo due minuti iniziavo a fare di nuovo la stessa cosa. L’idea per l’esposizione fotografica era molto semplice: mostrare al mondo la vera Lily. Le foto sarebbero partite da come gli altri la vedono fino ad arrivare a come appare ai miei occhi. Il problema era scegliere le foto, ne avevo così tante che non sapevo da dove iniziare.

Catturare l’essenza di Lily in sole dieci foto era praticamente impossibile.

Sbuffai sonoramente per poi stropicciarmi gli occhi con entrambe le mani: dovevo ideare un piano di selezione. Feci mente locale, chiunque abbia conosciuto Lily ha avuto una brutta prima impressione dato che risulta sempre fredda, seria, scontrosa e antipatica; quindi iniziai a mettere da parte tutte le foto in cui aveva un’espressione del genere, tra cui anche lo scatto che feci la notte in cui facemmo da sentinelle a Daniel mentre imbrattava una delle mura del Bearpit.

All’improvviso sentii qualcosa battere contro la finestra della mia camera e solo dopo aver scostato le tende riconobbi il mio migliore amico.

<< Lo sai vero che esiste la porta? >> dissi subito dopo aver aperto la finestra.

<< Sì, ma entrare dalla finestra è più divertente >>.

Daniel fece il suo ingresso nella stanza come se fosse la sua e si spaparanzò subito sul mio letto.

Lo guardai meglio in viso e notai che sembrava più stanco del solito, aveva due enormi occhiaie ben piazzate.

<< Allora, come mai sei qui? >> domandai mentre mettevo il computer in stand-by.

<< Sono solo venuto a trovare il mio caro amico che da quando si è sposato è diventato impossibile da rintracciare >>.

<< Di nuovo, non sono io quello che sparisce per giorni interi senza avvertire >>.

Il ragazzo si tirò su per poi cacciare un pacchetto di sigarette e offrirmene una. Mi poggiai sul davanzale della finestra che lasciai aperta per far uscire il fumo e aspettai che rispondesse.

<< Sì, lo so… è che sono successe un sacco di cose… >> il fatto che continuava a rimanere sul vago non mi piaceva per niente.

<< Dan, che succede? Sono un po’ preoccupato >>.

<< Non fare la mammoletta >> e mi lanciò un cuscino che se avessi schivato probabilmente sarebbe finito fuori, << è solo che mamma sta avendo un sacco di problemi al lavoro, quelle stronze delle sue colleghe stanno facendo di tutto pur di farla licenziare e se dovesse perdere il posto sarebbe la fine per noi, quindi ho iniziato a mettere da parte un po’ di soldi >>.

Buttai fuori il fumo mentre passavo al ragazzo il posacenere. << Quindi ti sei trovato un lavoro >>.

Daniel si strinse nelle spalle facendo una smorfia. << Diciamo di sì >>.

<< Cazzo Dan smettila di fare il misterioso, mi vuoi dire che cazzo sta succedendo? >>.

Si alzò di scatto, la sigaretta fra le labbra, portando le braccia al cielo. << E va bene! cazzo ti giuro non so come dirtelo… hai presente Marlena? >>.

<< Il tizio che spaccia nella mia scuola? Sì, qualche volta ho compr- >>.

Mi bloccai immediatamente perché finalmente avevo messo in funzione il cervello e avevo capito dove voleva andare a parare.

<< Ti prego, dimmi che stai scherzando >>.

Lanciai la sigaretta fuori dalla finestra per poi avvicinarmi al mio migliore amico.

<< Non è per sempre! Continuerò fino a quando non avrò messo abbastanza soldi da parte da poter dare a mia madre; e poi Marlena è un tipo a posto, la coltiva lui >>.

Mi misi le mani tra i capelli e ne tirai le punte, questa conversazione si stava rivelando allucinante.

<< Daniel! Tu stai spacciando, capito? Spacciando! Non me ne frega un cazzo di quanto sia affidabile Marlena, se hai bisogno di soldi ti trovi un lavoro vero, perché se ti beccano è finita >>.

Daniel si piazzò di fronte a me, in modo tale che fossimo faccia a faccia.

<< Pensi che non lo sappia? Ho provato a cercare un lavoro ma nessuno vuole assumere un ragazzo coreano che nonostante abbia vent’anni frequenta ancora il liceo. Mi servono quei soldi Ben, e questo è il modo più veloce per averli, so quello che faccio… >>.

Sbuffai per poi chiudere gli occhi e stringere il ponte del naso tra pollice e indice. << Ti rendi conto che mi hai appena reso un complice? >>.

<< A questo punto potresti unirti alla banda >>.

Gli tirai un pugno sul braccio per la battuta che aveva appena fatto e ciò diede vita a un intenso ma giocoso incontro di wrestling il cui ring non era altro che camera mia. Ero ancora arrabbiato per quello che mi aveva confessato, ma ancora di più preoccupato. Se Lily avesse scoperto quello che stava succedendo sarebbe andata fuori di testa, e il fatto che dovessi tenerglielo nascosto non mi piaceva affatto.















 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


Lily

Sbadigliai sonoramente mentre leggevo per l’ennesima volta la pagina del libro di letteratura inglese. Era circa la quinta volta che leggevo lo stesso paragrafo ma non riuscivo a ricordare niente, il mio cervello si resettava nel momento in cui arrivavo al punto. Era incredibile come riuscissi ad andare a dormire alle cinque di mattina per poi svegliarmi due ore dopo ed essere completamente riposata e poi quando mi toccava studiare la sonnolenza mi assaliva come se non dormissi da secoli. Non era giusto.

<< Mi spieghi a cosa mi serve sapere che Daniel Defoe aveva la mente di un mercante? >> sbuffai mentre sprofondavo nel divano insieme al libro.

<< E’ importante, così capisci perché ha costruito il personaggio di Robinson Crusoe a sua immagine e somiglianza >> mi rispose Finn dall’altro lato della stanza.

<< E tu come fai a saperlo? >>.

<< Ti devo ricordare che mi sono diplomato con il massimo dei voti? >> vidi mio fratello farmi la linguaccia così ricambiai con un dito medio.

<< Che palle, ugh! >> scalciai i cuscini via dal divano con i piedi per poi stendermi completamente e incrociare le braccia al petto. << Non ho bisogno di questa informazione, a cosa mi serve concretamente? Non è che se per caso mi trovassi a dover salvare la vita di una persona lo potrei fare semplicemente perché so com’era fatto quello schizzato di Defoe >>.

<< Stai facendo la stupida adesso >> mi rimisi seduta e Finn prese posto accanto a me, << e poi lo devi fare per forza, l’istruzione è obbligatoria >>.

Sbuffai nuovamente perché sapevo che aveva ragione, ero semplicemente stressata. Stavo realizzando pian piano che questo era il mio ultimo anno e che dopo aver finito la scuola non sapevo assolutamente cosa fare. Non ero particolarmente brava in niente, non avevo hobby o passioni, non avevo un programma per il futuro.

<< Hai sempre voluto fare il tatuatore? >> domandai a mio fratello, nel frattempo iniziai a torturare una fastidiosa pellicina al pollice.

<< No… insomma ho sempre amato disegnare, ma non credevo che quello che tutti definiscono come un “passatempo” mi avrebbe aiutato a scoprire questa passione che poi ho trasformato in lavoro. Sono stato fortunato però, ho trovato la mia direzione >>.

“La mia direzione”, chissà se la troverò anche io prima o poi.

Recuperai il libro che era precedentemente finito sul pavimento per poi sospirare e ritornare nella mia camera, dovevo studiare altrimenti la Jones mi avrebbe fatto il culo a lezione.

Proprio quando avevo finalmente preso il coraggio di rimettermi sui libri, Finn entrò in stanza con un’aria estremamente preoccupata, prese posto sul letto mentre si strofinava il viso con le mani.

<< Cos’è successo? >> incrociai le braccia sotto al seno.

<< Zia Linda… ha chiamato >>.

Il mio cuore prese a battere velocemente e ben presto iniziai a sentirmi molto nervosa.

<< E’ uscita, non è vero? >> Finn sapeva esattamente a chi mi stessi riferendo.

Il ragazzo annuii, << vuole incontrarci >>.

Mi passai una mano sulla fronte mentre cercavo di calmarmi. Lara ci aveva causato già tanta sofferenza in passato, ma evidentemente non le era bastato, voleva continuare. Che senso aveva incontrarci?

<< Che altro vuole da noi, cazzo!>> sbottai, << Tu che ne pensi? >>.

<< Ho detto a Linda che prima di prendere una decisione ne avrei parlato con te… >>.

Finn si alzò e mi raggiunse alla scrivania. << Credo che sia la nostra opportunità per chiudere per sempre con lei >>.

Battei un pugno sulla superficie di legno. << Abbiamo chiuso con lei nel momento in cui è stata arrestata >>.

La realtà era che avevo paura di quello che sarebbe potuto accadere, Lara era sempre stata e aveva continuato ad essere il mio punto debole, temevo che se l’avessi incontrata di nuovo sarei crollata.

Ma poi guardai Finn, il ragazzo che aveva trovato il coraggio di denunciare la propria madre e che aveva sempre fatto di tutto pur di prendersi cura di me e allora decisi che non era più il momento di essere spaventata, dovevo essere forte per lui.

<< Va bene >> mormorai, << mettiamo fine a questo capitolo della nostra vita >>.


**

Ben

Girai la manopola dei fornelli nell’inutile tentativo di fermare l’acqua della pasta dal fuoriuscire dalla pentola ma arrivai troppo tardi. Perché non ero capace neanche di cucinare?

Guardai la poltiglia che si era formata sul fondo della pentola e capii che non potevo mangiare quella roba, dovevo per forza ordinare una pizza dato che non c’erano altri alimenti in casa.

Nel momento in cui stavo per comporre il numero della pizzeria la porta d’ingresso si aprì, e mio padre fece la sua apparizione in cucina con in mano una grossa busta. L’uomo gettò un’occhiata al disastro che avevo combinato per poi guardarmi e sorridere.

<< Suppongo di aver fatto bene a prendere qualcosa mentre tornavo da lavoro >>.

<< Credo di star avendo una visione >>.

Iniziai ad avere subito l’acquolina in bocca quando vidi cosa c’era nella busta: panini, patatine fritte, anelli di cipolla fritti e alette di pollo, finalmente del cibo vero. In men che non si dica io e Frank iniziammo a ingozzarci. Le cose tra noi due avevano continuato ad essere un po’ tese per via della storia del tradimento, ma nonostante ciò era comunque bello passare del tempo così con lui.

Non avrei mai smesso di dirlo, ma quando Mary non c’era tutto andava per il meglio.

<< Come mai sei tornato così presto da lavoro? >> domandai mentre intingevo una patatina nel ketchup.

<< Ho fatto a meno del turno di notte, volevo stare un po’ a casa con te >>.

Improvvisamente calò il silenzio ed io sapevo il perché, anzi entrambi lo sapevamo ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlarne.

<< Mary se n’è andata >> pronunciò mio padre.

<< … lo so, ho controllato i cassetti poco fa e non c’è più niente di suo >>.

Frank posò il panino nel piatto per poi rivolgere tutta la sua attenzione a me.

<< Ben, so di essere stato un padre assente. Ho sempre lavorato fino allo stremo per non farti mancare niente ma nel frattempo ti ho lasciato da solo con lei tutti questi anni ed ho sbagliato. Avrei dovuto farla finita con tua madre molto ma molto tempo fa ma non ne ho mai avuto il coraggio perché ho sempre sperato che sarebbe cambiata, almeno per te >>, aveva il viso scavato dalla stanchezza, si vedeva che era a pezzi e che era davvero dispiaciuto.

<< Pa’, non è mica colpa tua… non ti devi scusare, hai semplicemente pensato a come portare avanti la famiglia >>.

<< Una famiglia alla quale tua madre non ha mai tenuto e ti prometto che d’ora in poi le cose cambieranno, se dovesse mai tornare non le permetterò di mettere di nuovo piede in questa casa >>.

Mi sentivo improvvisamente più leggero, né triste né deluso, solo leggero.

Già da quando ero piccolo avevo imparato che potevo contare solo su mio padre, quindi sapere che finalmente Mary non faceva più parte della nostra vita era un sollievo. Non mi pesava il fatto che fosse sempre a lavoro perché anche i più piccoli momenti come questo compensavano la sua assenza, lui ci provava e questo era abbastanza.

<< Siamo io e te adesso >> gli diedi una pacca sulla spalla che subito si trasformò in un abbraccio.


**

Strofinai le mani l’una contro l’altra per creare un po’ di attrito e di conseguenza calore in modo tale da potermi riscaldare. Ogni giorno che passava faceva sempre più freddo, soprattutto la notte, era chiaro che l’autunno ci stava lasciando pian piano per poter fare spazio all’inverno.

All’improvviso avvertii qualcuno circondarmi la vita con le braccia e poggiare la testa sulla mia spalla.

<< Fa un cazzo di freddo, sto congelando >> disse Lily vicino al mio orecchio.

Sorrisi per poi poggiare le mani sulle sue e coprirle. << Credo di aver perso sensibilità alle labbra >>.

La ragazza fece il giro per potersi piazzarsi di fronte a me e stamparmi un bacio a fior di labbra. << Funzionano ancora bene >> ridacchiò.

Posai il palmo sulla base del suo collo e la attirai verso di me. << Non ci credo che finalmente si sta aggiustando tutto >> disse stringendosi nuovamente.

<< Che vuoi dire? >>.

<< Tuo padre che ha deciso di andare avanti, io che sto per chiudere definitivamente con Lara… e poi noi due insieme, è come se ogni cosa stesse tornando al proprio posto >>.

Non feci in tempo a rispondere perché qualcosa mi colpì la schiena in un modo particolarmente violento.
<< Allora, so che siete troppo concentrati sulla vostra storia d’amore, vivrete per sempre felici e contenti e bla bla bla ma siamo venuti qui per giocare insieme e fino ad ora mi sembra che l’unico che ha giocato sia stato io, da solo >>.

<< Quanto cazzo ti lamenti Daniel, sembri una zitella! >> disse Lily, e con uno scatto si staccò da me per poter recuperare il pallone da basket e lanciarlo al ragazzo.

<< Adesso sì che si ragiona! >>.

I due iniziarono a giocare mentre io rimasi in disparte a rimuginare sulle parole di Lily. Le cose stavano andando per il verso giusto, era vero, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione di inquietudine… era come se fosse troppo presto per rilassarsi, come se qualcosa di ancora più grande e distruttivo si stesse preparando per poi colpirci.





 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


Lily


Non avevo mai realizzato quanto vera potesse essere la frase “essere pietrificata dalla paura” fino a questo momento. Il rumore delle macchine che trafficavano per strada era scomparso e l’unico suono che riuscivo a sentire era il battito del mio cuore che ormai era arrivato anche alle orecchie. Stavo sudando freddo.

Avevo gli occhi fissi sul portone che era a pochi metri da me, ci avrei impiegato un attimo ad arrivare eppure non riuscivo a muovere neanche un dito, ero immobile. Avrei dovuto solo salire due rampe di scale e bussare alla porta sulla destra, era li che mi aspettava la donna che da sempre popolava i miei incubi.

<< Sento che tra poco mi esploderà il cuore >> pronunciò Finn con tono grave.

Guardai mio fratello e realizzai che anche lui era nella mia stessa situazione. Eravamo di fronte al condominio in cui viveva nostra zia Linda e nostra madre era con lei.

Mi feci più vicino a lui e gli presi la mano, strinsi le dita attorno al suo palmo come facevo quando ero piccola e inspirai a fondo.

<< Se non farai tu il primo passo non credo che riuscirò a muovermi >> dissi con il fiato corto.

Ci muovemmo all’unisono per entrare nel palazzo e mentre salimmo le scale nessuno dei due lasciò la mano all’altro. Avevo la testa vuota, leggera, e sono sicura che se non ci fosse stato Finn a mantenermi probabilmente sarei già crollata. Ci guardammo negli occhi un’ultima volta prima di premere il campanello, d’istinto trattenni il respiro come se fossi sott’acqua e non lo rilasciai fino a quando non si aprì la porta.

Linda Murphy non era cambiata affatto in tutti questi anni: capelli rigorosamente tinti di un rosso fuoco, un sorriso sghembo stampato sul viso che lasciava intravedere i suoi denti marci e la pancia di chi beve solo ed esclusivamente birra. Appena ci vide il suo sguardo si posò prima su di me e poi su mio fratello, c’era un non so che di maligno nei suoi occhi. Da sempre Linda non aveva mai sopportato Finn, e ora che lui aveva la colpa di aver mandato in prigione la sorella lo odiava ancora di più.

<< Non avrei mai pensato che vi sareste presentati, vi facevo senza palle >> la donna accompagnò quelle parole dure con uno sbuffo di fumo che dimostravano tutta la sua simpatia per noi.

<< Non sei mai stata brava a pensare, Linda >> rispose Finn con tono di sfida.

Scoppiò in una risata amara prima di farci spazio per poter oltrepassare la soglia. << Sempre il solito maleducato >> sussurrò.

Come immaginavo il suo appartamento era rimasto sporco, puzzolente e incasinato come quando ero bambina. Era davvero uno schifo. Notai che Linda continuava ad osservarmi, forse si aspettava che avrei detto qualcosa ma l’unica cosa che feci fu lanciarle uno sguardo di sfida per poi superarla e darle una leggera spallata.

Mentre attraversavamo il corridoio sentivo che la paura stava abbandonando il mio corpo per far posto a qualcos’altro. Mi passai una mano sulle orecchie e constatai che erano bollenti, ero arrabbiata, furiosa. All’improvviso non vedevo l’ora di trovarmi avanti Lara per poterle dire tutto quello che pensavo.

Finn mi raggiunse in quello che sarebbe dovuto essere il salotto ma che in realtà era una stanza spoglia con solo un divano e un tavolino ricavato da una cassa di legno.

<< Calmati, si vede lontano un miglio che sei arrabbiata >> sussurrò il ragazzo indicando le mie orecchie.

Incrociai le braccia sotto al seno e feci un respiro profondo, non dovevo cadere nelle trappole di Linda.

<< Siete cambiati >>.

Successe tutto in pochi secondi ma a me sembrò una vita intera. Io e Finn ci girammo lentamente verso la voce, sapevamo benissimo chi aveva appena parlato.
La donna era in piedi e reggeva una sigaretta fra le dita della mano destra, appoggiata allo stipite della porta della camera da letto, coperta dalla penombra della stanza buia.

Lara Murphy sembrava un’allucinazione. Sapevo che era lei, perché insomma non si dimentica di certo il viso della persona che ti ha ferito di più al mondo, ma c’era qualcosa di diverso, era cambiata.

Aveva il viso scavato, gli occhi stanchi e contornati di rughe, e la pelle butterata. Era così magra da far paura. Riuscivo a intravedere dei tatuaggi sul collo che non ricordavo avesse ma quello che mi fece più impressione furono i capelli, erano corti come i miei. Sembrava uno scheletro e per un momento mi sembrò di star guardando la me stessa del futuro. Si portò la sigaretta alle labbra per poi fare un tiro e rilasciare il fumo senza mai toglierci gli occhi di dosso.

<< Che ti avevo detto? Li hai lasciati che erano dei bambini e ora sono diventati adulti >> Linda calcò l’ultima parola con scherno, << Sai, dovresti essere fiera del tuo ragazzone, è famoso qui a Bristol >>.

<< Che vorresti dire? >> pronunciò Finn.

<< Quei cosi che hai disegnati addosso >> e indicò il filo spinato tatuato sul collo di Lara, << è così bravo a farli che tutti vanno da lui >>.

Nostra madre avanzò di qualche passo per affiancare la sorella. << Quindi sei un tatuatore, così ti guadagni da vivere >> disse gesticolando con la mano della sigaretta, il suo tono aveva un non so che di sarcastico.

<< Sì beh, è un lavoro onesto >> aggiunsi pungente mentre mi accomodavo sul divano.

<< Oh sì, a proposito della ragazzina, non è così brillante come il fratello… passa tutto il tempo a giocare a basket al Bearpit con il suo fidanzatino >>.

<< Linda, come fai a sapere tutte queste cose? >> chiese mio fratello confuso e a tratti spaventato.

<< Ho molti amici in giro per Bristol e sai com’è, le voci corrono >>.

Non riuscivo, anzi non potevo distogliere lo sguardo dagli occhi di Lara, era una sfida a chi resisteva più tempo.

<< Mi dispiace tanto di non essere come Finn, da oggi in poi cercherò di fare di meglio, okay? Magari inizierò a bere birra dalle dieci del mattino per poi collassare verso ora di pranzo, come fai tu zia Linda, oppure potrei fare come Lara e produrre droga in casa. Così sarai fiera di me, mamma? >> pronunciai l’ultima parola con tutto il veleno possibile.

Lara abbozzò un sorriso per poi assottigliare lo sguardo. << Non sei cambiata affatto >> uno… due… e me la trovai di fronte, << sei rimasta la solita ragazzina insolente e maleducata di un tempo… porta rispetto che stai parlando con tua madre! >> tuonò la donna.

All’improvviso mi sentii spostare e la visuale mi fu coperta dalla schiena di mio fratello.

<< Hai superato ogni limite di nuovo >> disse Finn a denti stretti.

<< E tu, tu sei quello che si dovrebbe vergognare più di tutti… hai denunciato tua madre! >>.

<< E lo rifarei altre cento volte! Come osi definirti tale? Una vera madre non farebbe mai quello che hai fatto tu! Ti sei dimenticata di quando mi costringevi a pisciare nei contenitori per far superare i test antidroga al tuo fidanzato? Oppure di quando Lily aveva tre anni e per poco non ha rischiato di morire perché stava giocando con le buste di cocaina che c’erano in giro? Denunciarti è stata la cosa migliore che io abbia potuto mai fare, avresti dovuto marcire dietro le sbarre >>.

Il petto di Finn faceva su e giù ad un ritmo irregolare, riuscivo ad intravedere la vena del collo in rilievo ed ero sicura che aveva gli occhi infuocati perché Lara lo guardava spaventata. Gli strinsi la mano per cercare di calmarlo almeno un minimo e per fargli sapere che aveva tutto il mio appoggio.

<< Avevi ragione, non saremmo mai dovuti venire qui >> si girò verso di me dispiaciuto di quanto accaduto. Con le labbra mimai un “non ti preoccupare” per poi rivolgere la mia attenzione a Lara.

<< Spero che questo ti serva da lezione. Non voglio più sentire il tuo nome o vederti in giro, anche perché se una cosa del genere dovesse riaccadere sappi che insieme a noi verrà anche la polizia e questa volta a essere arrestata non sarai solo tu ma anche Linda >>, guardai negli occhi mia zia e indicai il divano << So che ci nascondi la droga li dentro, ho sentito il rumore delle buste di plastica sotto ai cuscini >>.

Linda ci stava fulminando con gli occhi perché avrebbe voluto controbattere ma sapeva che avrebbe perso in partenza, io e Finn avevamo ragione. E Lara, beh, aveva realizzato che ormai ci aveva persi, che nulla sarebbe tornato come prima perché non aveva più nessun diritto.
Finalmente io e mio fratello potevamo voltare pagina.

**

Ben


<< Ben, per favore ti puoi sedere? Mi stai facendo girare la testa >> disse mio padre dal divano.

Mi fermai al centro della stanza e lo guardai come se fossi appena caduto dalle nuvole. << Che cosa? >>.

<< Siediti e calmati, vedrai che Lily chiamerà presto >>.

Presi posto accanto a lui sbuffando, l’ansia mi stava divorando. Conoscevo Lara Murphy solo dai racconti di Lily e questo era abbastanza per non farmi stare tranquillo.

Quando c’era di mezzo quella donna tutto portava verso una sola direzione: problemi.

<< Esco a fare due passi, magari mi calmo un po’ >>.

Mentre scendevo le scale presi il cellulare per scrivere un messaggio a Lily ma proprio nel momento in cui lo sbloccai iniziò a squillare, solo che a chiamare era Daniel.

<< Dove sei? >> domandò di botto affannando, constatai che stava correndo.

<< Sono uscito per fare due passi ma sono ancora fuori casa >>.

<< Ci vediamo fra 5 minuti nel vicolo dietro casa tua, quello pieno di cassonetti >> e attaccò senza darmi il tempo di rispondere.

Capii all’istante che c’era qualcosa che non andava per cui mi affrettai a raggiungere il nostro punto di incontro. Più volte era capitato che venisse beccato a disegnare graffiti quindi pensai che stesse scappando dalla polizia ma ciò che era strano era il fatto che mi avesse chiamato.

I cassonetti emanavano un fetore nauseabondo che cercai di filtrare mettendo una mano davanti alla bocca e al naso. Dopo nemmeno due minuti Daniel arrivò correndo.

<< Sono nei guai, mi devi aiutare >> disse mentre si guardava furtivamente intorno.

<< Che cosa è successo? >> domandai, avevo paura di come avrebbe potuto rispondere.

<< Non ho tempo per spiegare, ti dirò tutto più tardi, ora mi devi solo fare il favore di nascondere questa >> e cacciò una busta da sotto la felpa nera. La presi per poi nasconderla come aveva fatto lui.

Daniel gettò la felpa in uno dei cassonetti sotto il mio sguardo furente. << Grazie Ben… e scusa >> disse per poi scavalcare il cancello che divideva il vicolo.

Mi incamminai verso casa con il cappuccio tirato su e le mani nelle tasche del jeans, con una busta d’erba di mezzo chilo nascosta nella maglietta. Ero diventato un complice.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


Ben

La busta era poggiata sulla mia scrivania e più la guardavo più i pensieri mi affollavano la testa. Se qualcuno avesse scoperto questa cosa, cosa avrebbe detto mio padre? Come avrebbe reagito Lily? Il mio futuro dipendeva da quella busta. La visione di me rinchiuso in una cella mi fece rabbrividire, la mia vita non poteva andare a puttane per questo.

Sentii bussare sui vetri della mia stanza, feci cenno di entrare perché la finestra era aperta ma non mi girai per controllare chi fosse, tanto sapevo già che era Daniel. Il ragazzo rimase seduto sul davanzale, con le mani fra le tasche e il cappuccio della felpa tirato sulla testa. Sospirò gravemente quando il suo sguardo cadde sull’involucro di plastica.

<< Grazie… per tutto >> proruppe.

<< Voglio sapere cosa sta succedendo Dan, basta con le cazzate >>, incrociai le braccia e gli puntai un dito contro, << ti voglio aiutare ma non lo posso fare se non mi dici la verità >>.

Daniel si passò una mano in viso per poi guardarmi negli occhi. << E’ diventato tutto così...complicato >>.

Presi il pacchetto di sigarette dal comodino e gliene offrii una. Daniel aspettò che l’avessi accesa anche io per continuare a parlare.

<< Ho iniziato a fare questa cosa perché volevo aiutare mamma visto che stava avendo problemi al negozio, le ho detto di aver trovato un lavoro part-time in un bar e ci ha creduto. All’inizio dovevo solo vendere tra i miei amici, quelli di scuola, poi tutto ha preso una brutta piega. Mamma ha perso il lavoro e ho dovuto allargare il giro e aumentare le dosi. Ieri ero andato a prendere la roba da Marlena solo che ho notato due poliziotti in borghese seguirmi, probabilmente la voce ha iniziato a girare e qualcuno ha fatto la spia a scuola >>.

Buttai fuori il fumo per poi premere due dita sulla tempia sinistra e chiudere gli occhi. << Cosa ne pensa Marlena di tutto questo? >>.

Daniel scese dal davanzale con un salto e ci si appoggiò contro. << Ha detto che è meglio che non ci vediamo per un po’, giusto per far calmare le acque; ma devo trovare il modo di restituirgli la busta >>.

<< Ho un’idea, ma ti aiuto solo se mi prometti che smetterai di spacciare >>.

**

Lily

Ero seduta su uno dei tanti muretti del Bearpit e stavo fumando tranquillamente la mia sigaretta, a differenza di Hana che saltellava in giro improvvisando passi di danza classica. Indossava una gonna che dati i suoi movimenti svolazzava qua e la, attirando l’attenzione dei passanti.

<< Che hai fatto al ginocchio? >> e indicai la sua gamba sinistra.

La ragazza si fermò e guardò il punto indicato, quasi come se si fosse dimenticata di essersi fatta male. << Oh! L’altra sera stavo ritornando da una consegna e sono caduta dalla bicicletta >>.

Quando finì di dire questa frase fece una piroetta e mentre la gonna si apriva a ruota, a pochi metri da noi si fermò un ragazzo il cui sguardo cadde sulle gambe di Hana. Ero già pronta a rispondere male e a dirgli quanto fosse maleducato da parte sua fissare in questo modo ma Hana mi precedette.

<< Oh, ciao Mike! >> disse sventolando una mano.

Il ragazzo parve cadere dalle nuvole e riportò lo sguardo sul viso sorridente di Hana, << Ehi >>.

Il modo in cui questo Mike guardava la mia amica mi diceva che provava qualcosa per lei.

<< Che fortuna averti incontrato, ho gli appunti di chimica che mi avevi chiesto >> era incredibile come Mike non si perdesse alcun movimento della ragazza. La seguì con lo sguardo mentre cercava il quaderno nello zaino.

<< Grazie mille.. ci-ci vediamo domani a lezione >> Mike diede un’ultima occhiata ad Hana per poi rivolgersi a me e fare un cenno con la testa.

Hana aveva ripreso a danzare, completamente ignara del fatto che Mike la stesse ancora guardando da lontano. Era come se non si fosse resa conto che quel ragazzo era cotto di lei.

<< Quindi… Mike, eh? >>.

<< Mh? Che intendi? >> e mi guardò con gli occhi pieni di curiosità.

Mi venne spontaneo sorridere di quella situazione, Hana era davvero una ragazza con la testa altrove. << Lascia stare >> ridacchiai.

Controllai l’ora sull’orologio per poi alzarmi dal muretto, << adesso devo andare, ho un appuntamento con Ben tra poco >>.

<< Allora ci si vede domani a scuola! >> mi salutò con un abbraccio inaspettato che però ricambiai volentieri.

**

Ben

Il silenzio regnava in casa. Io e Daniel eravamo seduti al tavolo in cucina, entrambi con le dita premute sulle tempie e con gli occhi fissi sul suo cellulare, in attesa di una risposta da parte di Marlena. La mia idea era questa: siccome Marlena frequentava la mia stessa scuola sarebbe stato più semplice consegnargli la busta, perché non ci sarebbe stato nulla di sospetto se ci fossimo incontrati. Quindi avevamo inviato un messaggio al ragazzo in cui gli avevamo spiegato il piano, e ora l’unica cosa che potevamo fare era aspettare.

L’involucro di plastica era poggiato affianco al cellulare, lo tenevamo sott’occhio quasi come se potesse scomparire da un momento all’altro.

All’improvviso il suono del campanello fece sobbalzare entrambi. << Presto nascondi tutto >> ordinai al mio migliore amico.

Ma chi poteva essere? Mio padre era a lavoro e non sarebbe tornato prima di mezzanotte, e anche se fosse aveva le chiavi quindi non c’era alcun bisogno di bussare. Fu solo quando aprii la porta che realizzai di essere nei guai.

Lily mi rivolse un sorriso prima di stamparmi un bacio sulle labbra. << Ehi >>.

Guardai l’orologio che segnava le sei e mezzo, cazzo, cazzo, cazzo! Avevo completamente rimosso l’impegno preso con Lily, le avevo promesso che saremmo andati ad allenarci al Bearpit.

<< Stavo pensando che magari dopo esserci allenati potremmo ordinare al ristorante di Hana, mi ha parlato così bene del pollo fritto coreano che mi ha fatto venire voglia! >> disse mentre oltrepassava la soglia.

<< A proposito di quest- >> non riuscii a finire la frase perché Lily mi interruppe quando vide Daniel.

<< Oh, non sapevo venissi anche tu! >>.

Il ragazzo mi guardò con gli occhi spalancati mentre fece cenno al rigonfiamento della sua felpa, cercò di coprirlo con un braccio ma con scarsi risultati. Avevo il cuore a mille e tutto d’un tratto stavo iniziando a sentire molto caldo.

<< Lily mi dispiace, ma non possiamo allenarci stasera… Daniel sta avendo un po’ di problemi a casa e mi ha chiesto di aiutarlo a distrarsi, almeno per ora >> sputai la prima bugia che mi venne in mente, che poi tanto bugia non era visto che la situazione era questa… più o meno.

<< Ahh, nessun problema, davvero >> la ragazza dondolò sui talloni e cacciò il telefono fuori dalla tasca.

Il cellulare di Daniel suonò improvvisamente e il ragazzo afferrò l’aggeggio con un gesto fulmineo, purtroppo però io venni distratto da una frase che Lily pronunciò e che mi provocò molto fastidio.

<< Posso chiedere a Thomas di accompagnarmi >>.

<< Perché devi andare per forza con lui? >> dissi incrociando le braccia al petto.

Lily stava per rispondere ma venne interrotta da un tonfo che fece zittire entrambi. Daniel aveva il cellulare fra le mani, probabilmente aveva alzato troppo le braccia e di conseguenza la busta era caduta. Il ragazzo mi guardò e capii subito dalla sua espressione che non aveva buone notizie.

<< Ha detto di no >>.

Non so cosa fosse peggio, Marlena che non mi voleva incontrare oppure Lily che fissava la busta sul pavimento.

<< Che cazzo è quella roba? >> domandò visibilmente turbata.

<< Oh merda… >> sussurrai.

Lily si piegò per raccogliere l’involucro e osservarlo meglio. << Che cosa state facendo con tutta questa erba? >>.

Boccheggiai per qualche secondo ma l’unica cosa che uscì dalla mia bocca fu: << posso spiegare>>.

Daniel guardò prima me e poi Lily, per poi stringere il cellulare fra le mani e parlare. << Succede che spaccio con un vostro compagno di scuola, Marlena. L’altro giorno ero andato a prendere la roba e sono stato inseguito da due poliziotti in borghese, così Ben mi ha aiutato a nascondere il tutto. Adesso stiamo cercando un modo di disfarci della busta senza attirare l’attenzione ma Marlena è diventato improvvisamente un cagasotto e non ne vuole sapere più niente >>.

Non riuscii a decifrare l’espressione di Lily, era arrabbiata sì.. ma c’era anche qualcos’altro, amarezza forse? Io d’altro canto mi sentivo davvero male, non riuscivo a sopportare di averla delusa.

<< Siete due incoscienti del cazzo… soprattutto tu! >> urlò, puntando il dito contro Daniel.

<< Non ho tempo per quest->> ma Lily lo zittì con uno sguardo truce.

<< Adesso parlo io! Che cosa ti è passato per la testa, spacciare, sul serio? Ti sarebbe potuto accadere di tutto… scenario numero uno: la polizia ti avrebbe potuto beccare. Scenario numero due: avresti potuto attirare l’attenzione delle gang che controllano la piazza di spaccio di Bristol. Scenario numero tre: saresti potuto morire, i criminali non ci pensano due volte ad eliminare chi fa concorrenza >>.

Lily mise la busta sul tavolo per poi poggiare entrambe le mani sui fianchi, ci aveva ammutoliti.

<< Dammi quel telefono >> e allungò la mano verso Daniel.

<< Che cosa vuoi fare? >> domandai confuso dal suo comportamento.

<< Secondo te? Cerco di risolvere questa situazione, mi sembra ovvio >>.

Io e Daniel ci scambiammo uno sguardo di pura sorpresa, non potevamo credere alle nostre orecchie. Il mio migliore amico le consegnò il telefono senza dire una parola e mentre Lily componeva il numero di Marlena entrambi ci posizionammo dietro di lei, come due bambini che si nascondono dietro la madre.

Lily stava continuando a borbottare, dal poco che si poteva capire, insulti e ramanzine nei nostri confronti. << Stupidi imbecilli… >>.

La ragazza sbuffò all’ennesimo squillo, impaziente di ricevere una risposta.

<< Marlena al telefono, che vuoi? >> il tono di voce del ragazzo lasciava trasparire il fastidio di essere stato disturbato un’altra volta.

<< Ciao Edward James, sono Lily Murphy, seguiamo lo stesso corso di storia >> rimasi sconvolto nello scoprire il vero nome di Marlena, suonava così strano.

<< Murphy? Come diavolo- >> Lily lo interruppe all’istante.

<< Basta stronzate, James. Stanotte alle due fatti trovare dietro al parcheggio della scuola per riprenderti la busta di erba, altrimenti finirà tutto nel gabinetto e addio >>.

<< Non ti permettere, non hai idea di quanto valga quella busta! >>.

<< Se ci tieni così tanto allora vieni a prenderla >>.

Marlena stette in silenzio per alcuni secondi, poi sbuffò. << … non deve mancare neanche un singolo grammo >>.

<< E’ stato un piacere fare affari con te >>.

**

Lily

Avevo freddo, molto ma molto freddo nonostante indossassi felpa e giubbotto. Non mi era sfuggito lo sguardo preoccupato di Ben nel vedermi tremare, e per un momento ero stata tentata nell’andare da lui e riscaldarmi fra le sue braccia; ma ero troppo arrabbiata per farlo davvero.

Una parte di me sapeva che lui non aveva colpe, aveva cercato di aiutare il suo migliore amico in difficoltà, e che quindi era sbagliato mantenere il broncio ma non riuscivo a togliermi da dosso la paura che tutto questo potesse andare storto. Avrei tanto voluto prendere Daniel a calci negli stinchi, sia per essersi creduto Pablo Escobar e sia per aver coinvolto Ben.

Strofinai le mani l’una contro l’altra per cercare di scaldarle. << Stai bene? >> mi domandò Ben.

Annuii impercettibilmente, << ho solo freddo >>.

<< Eccolo, sta arrivando >> annunciò Daniel.

Tutti e due ci girammo nella direzione indicata dal ragazzo, aspettammo pochi minuti e Marlena fu finalmente avanti a noi. Non avevo idea del perché si facesse chiamare così, sta di fatto che persino i professori lo chiamavano in questo modo. Edward James era un ragazzo alto e magro, dall’andatura dondolante come se fosse perennemente ubriaco. Aveva un viso molto particolare, zigomi sporgenti, un naso leggermente aquilino e occhi infossati. Portava i capelli lunghi ma rasati nei lati, come una specie di mullet.

<< Alla buon’ora >> esordii con un sorriso sghembo.

<< Come ti pare, facciamo in fretta >> disse il ragazzo, controllando furtivo se ci fosse qualche occhio indiscreto.
Daniel cacciò la busta da sotto la felpa con un movimento veloce e gliela consegnò.

<< A mai più >> e così si congedò Marlena.

Tutti e tre guardammo il ragazzo sparire nel vicolo buio, sentii Daniel tirare un sospiro di sollievo.

<< E’ stato… facile >> commentò Ben.

<< Siamo stati abbastanza fortunati, Marlena è uno che produce da sé quindi non deve dar conto a nessuno. Anche se avessimo gettato via la roba non avrebbe comunque potuto far nulla per vendicarsi >> spiegai.

All’improvviso Daniel si schiarì la gola, << Ancora una volta, grazie. So di essere stato molto stupido a fare una cosa del genere… non so come avrei fatto ad uscirne senza di voi >>.

<< Promettimi solo che adesso ti troverai un lavoro vero, idiota >> disse Ben mentre gli dava una pacca sulla spalla.

<< Niente più cazzate, lo prometto >> e giurò con una mano sul cuore.

I miei occhi e quelli di Ben si incontrarono, questa volta non riuscii a distogliere lo sguardo perché capii che era davvero dispiaciuto, era arrivato il momento di parlare.

**

Non appena arrivai a casa non tolsi neanche il giubbotto che già ero avvolta nel piumone che avevo sul letto. Venni seguita da Ben che dopo aver chiuso la porta rimase in piedi al centro della stanza.

Alzai un braccio e gli feci cenno di venirsi a sedere accanto a me.

<< Sei arrabbiata? >>.

Sbuffai sonoramente per poi borbottare un “no”, << mi sono solo spaventata, tutto qua >>.

Il ragazzo mi prese le mani e se le portò entrambe vicino alla bocca per lasciarci un bacio.

<< Non ti ho detto niente perché ne hai avuto abbastanza di persone che spacciano, avevo paura di deluderti >>.

Mi sentii una cosa dentro solleticarmi lo stomaco, il tono con cui aveva detto l’ultima frase, i suoi occhioni azzurri che mi fissavano, non potevo continuare a tenere il broncio. Mi piegai verso di lui e gli stampai un bacio sulle labbra, feci per staccarmi ma posò una mano dietro al collo e mi tenne ferma.

<< Mi sei mancata >> sussurrò a fior di labbra.

Lo presi per il colletto della felpa e lo trascinai verso di me, << fammi vedere quanto ti sono mancata >>.

Sprofondammo nel piumone, l’uno nelle braccia dell’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20


Lily


Ero seduta sul muretto del cortile della scuola con Hana, stavamo aspettando che Ben uscisse dall’edificio per poter andare tutti insieme a pranzo da lei, non vedevo l’ora di assaggiare tutte le prelibatezze della cucina coreana di cui mi aveva parlato fino ad ora.


<< Ti sei fatta male di nuovo? >>, domandai indicando le sue ginocchia.


La ragazza sbuffò per poi scoprire il gomito e rivelare un brutto livido, << è difficile fare le consegne con la bicicletta, soprattutto quando devi fare presto >>.


<< Ma non avete un addetto alle consegne? >>, il vento soffiò forte dietro di noi e avvertii un brivido formarsi dietro a schiena, quindi mi alzai subito il cappuccio della felpa, guardai le gambe scoperte di Hana e mi domandai come facesse a non sentire freddo.


<< Si è licenziato due settimane fa, il vero problema è che siamo costretti ad usare la bicicletta perché nessuno di noi ha la patente per il motorino >>.


Rimasi in silenzio qualche secondo per poi illuminarmi, questa era l’occasione perfetta per Daniel di lavorare in modo onesto, in più mi fidavo di Hana e della sua famiglia e sapevo che lo avrebbero trattato bene. << C’è un mio amico che ha bisogno di lavorare e che guarda caso ha la patente, che ne dici? >>.


Hana saltò giù dal muretto per poi prendermi le mani e stringerle. << Sul serio? Sarebbe perfetto! >>.


<< Non ti assicuro niente ma ci parlerò e ti farò sapere! >>.


**


Stavo spiegando la mia proposta a Daniel ed ero convinta di aver avuto un’idea geniale ma tutto il mio entusiasmo fu smontato dal ragazzo stesso.


<< Scordatelo, non lavorerò in un ristorante >>.


<< Non devi mica fare il cameriere, sarai il fattorino >> cercai di spiegare.


<< Non voglio fare il fattorino, e poi cos’è questa storia? Solo perché ho origini coreane significa che devo lavorare in un ristorante coreano? >>.


Mi portai le mani in testa per poi guardare Ben in cerca di supporto. ma il ragazzo era troppo impegnato a mangiare gli avanzi del pranzo con Hana per darmi retta.


<< Sei stato tu a dire che non riuscivi a trovare lavoro, dai cazzo questa è un’occasione d’oro! >> dissi gesticolando furiosamente.


Daniel fece spallucce come a dire che non c’era niente da fare. Sbuffai sonoramente per poi incrociare le braccia sotto al seno, era così testardo certe volte!


<< Sei un cretino, sappi che non capitano spesso occasioni del genere >>.


Dopo che il ragazzo mi fece il verso ero già pronta a colpirlo ma Ben mi interruppe.


<< Rimandiamo la violenza per dopo, devo dirvi una cosa >> annunciò a entrambi per poi sparire in camera sua. Ritornò con un volantino fra le mani che poi porse al suo migliore amico.


<< “Raccolta fondi per la Stokes Croft High School” >> lesse il ragazzo ad alta voce, gli strappai il foglio dalle mani per poi guardarlo in cagnesco e osservare il foglio.


<< E’ una specie di mostra in cui tutti i club della scuola espongono i loro lavori, si paga il biglietto d’entrata e il ricavato andrà ai fondi della scuola >> spiegò Ben.


La data sul volantino diceva che la mostra ci sarebbe stata il 4 Novembre, << come sapete faccio parte del club di fotografia, verrete? >>, il ragazzo mi guardò intensamente come se volesse farmi capire che ci teneva che io andassi.


<< Ovvio, non mi perderei mai un evento così importante >> mi alzai per scoccargli un bacio sulla guancia.


<< Ma sì dai, farò un salto anch’io >> confermò Daniel.


Ben fece scivolare il suo braccio attorno alle mie spalle e mi strinse a lui per poi lasciarmi un bacio sulla testa, << ottimo >>.


<< Adesso, mi vuoi aiutare a convincere questo stronzo ad accettare il lavoro? >> puntai il dito contro Daniel che era ancora stravaccato sul divano e che appena sentì le mie parole si lasciò sfuggire un grido di frustrazione.


**


Ben


4 Novembre




La palestra della scuola era stata allestita in modo che ogni club avesse un suo stand e abbastanza spazio per mostrare la propria attività; purtroppo lo spazio era stato assegnato a seconda dell’importanza e della popolarità del club, quindi noi di fotografia ci eravamo dovuti arrangiare dato che eravamo solo dieci membri. Il nostro stand era stato allestito come una piccola mostra d’arte, ognuno aveva il proprio spazio diviso da una parete sulla quale poi avremmo dovuto esporre i nostri lavori. Avevo appena finito di appendere l’ultima foto quando il professor Wright spuntò dietro le mie spalle.


<< Sei stato bravo, riesco a percepire i tuoi sentimenti attraverso le foto >>.


<< Grazie prof >>, sorrisi al professore ma mi lasciai sfuggire un sospiro, ero molto nervoso. Ero al 90% sicuro che a Lily sarebbe piaciuto ma come al solito avevo iniziato a pensarci troppo, una parte di me aveva paura che forse non le avrebbe fatto piacere sapere che tutta la scuola avrebbe visto le sue foto. Percepii un altro sguardo su di me, a pochi passi dal prof c’era Georgia che stava fissando la parete con le mie foto. Mi guardò di sfuggita perché quando si rese conto che mi ero accorto della sua presenza mi diede le spalle. Ecco un’altra cosa che mi era passata per la testa, l’imminente incontro tra Lily e Georgia. Mi diedi un colpetto sulla fronte, non era il momento di farmi venire certe paranoie.


**
Non avrei mai immaginato che la mostra avrebbe avuto così tanto successo, gli stand pullulavano di persone, persino noi poveri sfigati di fotografia avevamo la folla! Ero contento di ciò, ma di Lily non c’era ancora neanche l’ombra, quindi continuavo a cercarla fra la marea di gente.


<< Scusami, chi è la ragazza delle foto? >> domandò improvvisamente una signora.


Nello stesso momento in cui stavo per rispondere intravidi Lily che si faceva spazio fra le persone per avvicinarsi a me. Mi rivolse un piccolo sorriso per poi spostare lo sguardo sulle foto. Le labbra presero la forma di una O e gli occhi si spalancarono. Riportai la mia attenzione sulla signora, dovevo rispondere alla sua domanda.


<< E’ la mia ragazza, con queste foto ho voluto mostrare agli altri come lei appare ai miei occhi >> iniziai a spiegare, di sfuggita guardai Lily, aveva ripreso a sorridere, << la sequenza inizia con una foto che rispecchia la prima impressione che le persone hanno di lei >> puntai alla prima foto, << per poi passare a com’è realmente >>.


Lily


Non riuscivo a spiegare a parole quello che stavo provando, era un turbinio di emozioni. Ero molto più che felice, sentivo il cuore battere forte mentre qualcosa mi solleticava all’altezza dello stomaco, ero innamorata di quel ragazzo. Ero certa del fatto che qualunque cosa sarebbe successa lui sarebbe rimasto al mio fianco, era l’unico che mi conosceva meglio di chiunque altro, non mi aveva mai giudicata anzi, mi ha sempre amato incondizionatamente. L’unica parola che mi veniva in mente per descrivere tutto questo era: amore.


Guardai la prima foto, avevo un’espressione seria, quasi arrabbiata; mi ricordo che la scattò la sera in cui stavamo facendo da pali a Dan mentre disegnava uno dei suoi graffiti. C’era poi una foto di me che gioco a basket, avevo entrambe le mani sui fianchi e un sorriso furbo stampato sul viso, probabilmente stavo pensando a come avrei stracciato Daniel; C’era anche una foto di me e Finn in cui stavamo ridendo, un’altra in cui guardavo l’obiettivo e allo stesso tempo cacciavo fuori il fumo della sigaretta. Ma fu l’ultima foto a colpirmi perché riconobbi il momento, ero stesa nel letto della mia camera con la luce del mattino che mi illuminava il viso e un’aria serena che non avevo da tempo, era il giorno dopo aver fatto pace con Ben.


Aspettai che Ben finisse di parlare con la signora che gli aveva posto la domanda per poi avvicinarmi a lui.




Avvolsi le braccia attorno ai suoi fianchi mentre affondai la faccia nel suo petto, avvertii la sua mano accarezzarmi la testa.


<< Ti amo, non sai quanto >> dissi alzando il viso verso di lui. Ben poggiò entrambi le mani sulle mie guance per poi condurmi verso le sue labbra.


<< Anche io Lily, tantissimo >> mi guardò negli occhi con un’intensità che non gli avevo mai visto usare e sentivo che da un momento all’altro mi sarebbe esploso il cuore. Ero certa che lo avrei amato per sempre.


**


Aspirai il tabacco dalla sigaretta che Ben mi aveva passato poco prima per poi cacciarlo fuori. Eravamo nel cortile della scuola, io ero seduta sul muretto mentre Ben era in piedi, appoggiato con la schiena contro il mio petto. Con una mano gli accarezzavo la guancia mentre con l’altra fumavo, il professor Wright aveva concesso una pausa ai ragazzi del club quindi stavamo approfittando di quel momento. Dopo aver fatto un altro paio di tiri ripassai la sigaretta al ragazzo, che mi ringraziò con un bacio sulla mano. Arrotolai uno dei suoi ricci attorno al mio dito per poi lasciarlo andare, stavo per farlo di nuovo quando una voce familiare attirò la mia attenzione.


<< Murphy! >> la testa bionda di Thomas si fermò a pochi passi da noi, << come ci si sente ad essere la star della mostra? >>.


<< Sono piuttosto lusingata a dir la verità >> dissi facendo spallucce.


Il ragazzo rise, << ottimo lavoro Ben, mia sorella per poco non esplode dall’invidia >>.


<< Ho fatto del mio meglio >> rispose Ben con un occhiolino.


Thomas mi diede un’ultima occhiata per poi rientrare, il modo con cui si era rivolto a Ben mi sorprese molto perché credevo che quei due non andassero d’accordo.


<< Da quando in qua sei amico di Thomas? >> chiesi.


Ben si girò verso di me, << ho scoperto che al contrario della sorella, è un tipo a posto >>.


<< Se le occhiate omicide che Georgia mi ha lanciato quando mi sono avvicinata allo stand uccidessero per davvero, probabilmente sarei già morta >>.


Ben ridacchiò, << hai notato come adesso non prova neanche ad avvicinarsi a te? >>.


Annuii, << ci deve solo provare >>.


Controllai l’orologio sul cellulare per assicurarmi che ci fosse ancora abbastanza tempo per stare insieme prima che Ben dovesse ritornare dentro.


<< Vi ho cercato ovunque, questa cazzo di scuola è un labirinto >> pronunciò una voce maschile.


Daniel si avvicinò a noi due, aveva un’aria visibilmente infastidita.
<< Sei venuto alla fine >> disse Ben per poi passarmi la sigaretta.


<< Non mi sarei mai perso la tua mostra >>, il ragazzo dondolò sui talloni, << e poi ho pensato di venir a dare un’occhiata alla scuola dato che.. tra poco sarò dei vostri >>.


Corrucciai le sopracciglia, avevo sentito bene? << Di che parli ? >> domandai confusa.


Daniel fece un piccolo sorriso prima di parlare, << la St. Jude’s High School ha ufficialmente chiuso perché le fondamenta dell’edificio sono risultate inagibili e pericolose, quindi mi trasferirò qui >> e indicò la nostra scuola.


Ben fece uno scatto per avventarsi sull’amico e abbracciarlo, nel farlo però urtò urtato la mano e quindi la sigaretta cadde a terra.


<< Sì, cazzo, sì! >> esultò Ben continuando ad abbracciare l’amico.


<< Beh, se le cose stanno così allora mi sento obbligata a farti fare un giro di questo meraviglioso istituto >> il mio tono trasudava sarcasmo ma allo stesso tempo ero contenta.


Ci incamminammo verso l’entrata della scuola, io e Daniel schierati al fianco di Ben; mentre avanzavamo lanciai un’occhiata a entrambi e avvertii il mio cuore farsi leggero. La mia relazione con Ben procedeva a gonfie vele, avevo chiuso per sempre con mia madre, ero riuscita a trovare un’amica fantastica e adesso la notizia di Daniel, era l’ultimo tassello mancante del puzzle, avevo la sensazione che da quel momento in poi la mia vita sarebbe stata un po’ più semplice. Sembrava un po’ la fine di una storia, quando tutti gli intrecci sono stati risolti e la vita dei personaggi riprende tranquillamente, ma io sapevo che questo sarebbe stato solo l’inizio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Volume 2? ***


Ciao! Molto presto pubblicherò il secondo volume di Dirty little freaks, sono veramente euforica! La storia ruoterà intorno a Daniel e Hana, i migliori amici di Ben e Lily. Ci saranno nuovi personaggi oltre che ai vecchi, spero vivamente che vi piaccia. Un bacio

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3847186