Amami o straziami

di Eliessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
Montepulciano, 2017
 
Ed eccomi qui, davanti lo specchio della mia camera mentre mi preparo per iniziare questa nuova giornata.
I mie genitori producono vino da generazioni, il “Nocentino” (che grande inventiva deve aver avuto mio nonno chiamandolo con il suo cognome) e da quando ho preso la maturità gestisco da sola il consorzio di vino della famiglia mentre i miei essendo agenti di commercio sono sempre in giro per l’Italia.
Questo vuol dire essere spesso sola, e non mi dispiace.
E poi c’è la tranquillità che mi piace per studiare, per preparare l’ultimo esame e dedicarmi poi alla stesura della tesi. Non mi sembra vero che a breve sarà laureata; sembra ieri che ero solo una matricola alla facoltà di giurisprudenza alla Sapienza di Roma
Do un'occhiata all'orologio sulla parete che segna le 8.15 e questo mi riporta alla realtà.
Finisco di prepararmi dando ai miei lunghi capelli neri una veloce passata di piastra, un po’ di trucco, le mie amate scarpe con i tacchi a spillo ed eccomi e sono pronta. Sono io, Elena. Elena Nocentino.
Prendo la giacca e mi dirigo verso la macchina. Casa lavoro sono 5 minuti.
Arrivo al negozio, deposito il contante in cassa e ne approfitto per studiare prrima che arrivi l’afflusso di clienti che di solito inizia verso le 10.
Torno a casa per il pranzo dopo aver chiuso alle 12.30.

Due spaghetti con il pomodoro e un bel bicchiere di vino rosso e dopo un po’ di relax sul divano con un bel libro di Charlotte Bronte “Jane Eyre”.
Pomeriggio di nuovo lavoro e rientro alle 19.30.
Potrebbe sembrare tutto così monotono, ma non lo è. Soprattutto se arriva quel tornado di Ginevra “Gin”, la mia migliore amica. Lei è completamente l’opposto di me.
Io sono per la calma e la tranquillità, lei invece è un uragano.
Queste sono le mie giornate. Tranquille, forse troppo, forse no.
Ma l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo e non avrei mai pensato che il destino mi stesse riservando una dura prova da affrontare.
Non avevo idea di come il mio futuro stesse per cambiare così da un momento all’altro.
Non avevo idea di quando si potesse soffrire e stare male.
Non avevo idea che l’amore che ci fa sentire vivi, può anche ucciderci dentro.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


   
Sono in negozio quando all’improvviso mi ritrovo Ginevra, la mia migliore amica che passa ogni tanto il pomeriggio per farmi compagnia, quando non ha nulla da fare, o meglio non è impegnata con qualche uomo.
Pensata così potrebbe apparire come una ragazza insensibile o menefreghista, invece è la ragazza più generosa e disponibile del mondo.
Ricordo che da ragazze appena ci siamo conosciute non la sopportavo, sembrava darsi troppe arie, invece mascherava solo tante insicurezze e anni di insulti.
Insicurezze perché non sapeva difendersi, veniva continuamente presa in giro per i motivi più banali, per un vestito di un colore troppo acceso, l’essere la prima della classe… si sa quanto crudeli sanno essere i ragazzi, e gli anni in cui ha sopportato insulti di ogni genere l’hanno portata a togliere fuori un carattere forte e deciso.
E’ diventata una roccia, non è più la ragazza davanti una provocazione o ad un insulto incassa il colpo silenziosamente.
Ora è diventata una tempesta. La mia tempesta, il mio urgano. La mia migliore amica.
Ci siamo conosciute al primo anno di superiori ed alla fine la nostra amicizia invece di finire si è rafforzata.
Gin passava sempre a farmi compagnia, o meglio veniva a parlarmi dei ragazzi che conosceva e che dopo il primo appuntamento per un motivo o per un altro rifiutava. Si buttava sul primo ragazzo che conosceva e poi lo “scaricava”. Partiva con le mani avanti, diceva sempre di non voler nulla di serio, non era ancora pronta. Amava la vita e il divertimento.
Tra le due, io ero la più matura su questo tipo di argomenti, le dicevo che doveva trovarsi un uomo stabile e avere una relazione normale ma niente da fare, Gin non se la sentiva di concentrare tutte le sue attenzioni su una persona sola.

-Tu dici sempre che devo trovarmi un uomo, ma perché invece per una volta non mi dai retta e provi a conoscere tu qualcuno?- Mi chiede per l’ennesima volta.
-Non sono ancora pronta, lo sai. Prima o poi arriverà.-
-Ma la smetti? Con Giuliano non è andata? Pazienza. Anzi, meglio. Lo sai bene che non mi è mai piaciuto. E comunque fuori è pieno di uomini che non aspettano altro una donna come te. Se solo tu volessi gli uomini ti si butterebbero addosso!-
-Ed io proprio questo non voglio. Non dico che lui sia stato un errore nella mia vita, ma non sono pronta. E se la prossima persona mi giudicherà puntandomi il dito contro come ha fatto lui? Se il prossimo mi impedirà di realizzare il mio sogno di laurearmi e di trasferirmi magari.-
-Elena, hai 24 anni e una vita davanti, non la sprecare a fare la signora, sei una ragazza.- Ripete scandendo bene le ultime tre parole.- Per fare la vita da signora e diventare come i tuoi ci vorranno anni, ma questa età non ritornerà più e un giorno ti guarderai indietro e arriverai alla conclusione che non avrai vissuto per nulla che valga la pena ricordare.-
 
Ginevra non aveva tutti i torti ma ora non volevo un uomo accanto, volevo essere solo felice. E se dovevo esserlo con un uomo ero sicura che sarebbe arrivato all’improvviso. Mentre Ginevra finiva il suo discorso, cercando di convincermi fino allo sfinimento che dovevo trovarmi qualcuno, entrano due clienti.
Subito Gin sgrana gli occhi per farmi notare il bel ragazzo che era appena entrato. Beh come darle torto. Era davvero bello, ma a giudicare da come stava vicino alla ragazza che aveva accanto non era single. Infatti è bastato buttare l’occhio sulla mano che è sbucato fuori l’anello nuziale.

 
-Posso esservi utile?- chiedo ai clienti.
-Si, non siamo grandi intenditori di vini ma questa sera abbiamo una cena importante e non saprei cosa offrire da bere agli ospiti.- inizia a dire la ragazza
-E’ una cena a base di carne o di pesce?- Chiedo cercando di iniziare almeno da qualche certezza.
-Di carne. Solo carne.- risponde l’uomo della bellezza elettrizzante.
-Beh, allora la scelta possiamo restringerla tra due vini: un Chianti della nostra Toscana oppure un ottimo Cirò Rosso della Calabria. Uno dei pochissimi vini che può tenere testa al nostro Chianti. Entrambi sono perfetti per le cene a base di carne.-
 
Prendo dalla vetrina le bottiglie di vino da fare vedere ai clienti.
I dui ragazzi si guardano cercando di decidere quale vino scegliere, ma è lei a prendere l’iniziativa.

-Prendiamo il Chianti.-
-Perfetto. Una bottiglia?- chiedo.
-No, facciamo due.- continua la donna. Ritorno il Cirò al posto e prendo un’altra bottiglia di Chianti e poi vado verso la cassa. Batto  i prezzi delle bottiglie in cassa, infilo i loro acquisti nelle buste del nostro negozio insieme ad un paio di bigliettini da visita e do il tutto alla ragazza.
-Sono 60€- le dico. Lei mi allunga tre banconote da 20€ e le ripongo direttamente in cassa dandole lo scontrino.
-Grazie, arrivederci.-
-Arrivederci, e buona cena.- Lei risponde con un sorriso, mentre l’uomo continua a fissarmi. Non mi ha mai tolto gli occhi di dosso e questo mi fa sentire in imbarazzo.
 
La donna è la prima ad uscire seguita dal marito, ma lui si volta facendomi un occhialino al volo con un sorrisetto stampato in faccia e ritorna a seguire la moglie. Una volta visto entrare in macchina Ginevra inizia a parlare ma la blocco subito.

-Non una parola, è sposato.-
-Ma sposato o no, lo hai visto bene?-
-Si, ho visto che ha una fede al dito e almeno 10 anni più di noi.-
-Però è…-
-Affascinante.- rispondo ripensando ai suoi occhi scuri dallo sguardo profondo.
-Non ci credo, hai definito affascinante un uomo?-
-Anche io ho gli occhi. Ho visto com’è bello, piazzato, muscoloso, con quell’accenno di barba e due occhi scuri ma intensi. So riconoscere un bell’uomo.-
-Per fortuna che ero io quella che mi intendevo di uomini.-
-Ho detto che è bello, non ci sto andando a letto come fai tu con tutti quelli che respirano.-
-Così esageri, però è già un primo passo, l’hai notato.-
-Come tutti i clienti che vengono qui.-
-Per questo hai messo nella busta i bigliettini da visita? Non lo fai mai.-
-E va bene, l’ho notato è carino ma finisce li, figurati se ritorna. O se ritorna per me-
-Uno così? Uno che ti guarda in quel modo secondo te non ritorna?-
-Se gli piacerà il vino ritornerà.-
-Sicuramente tornerà per il vino. Sicuro.- Ci guardiamo negli occhi e ci scappa da ridere. Chiudiamo li la conversazione.
-Senti, faccio il conteggio giornaliero e poi chiudo, te ne vieni con me a casa?-
-Solo se ci finiamo quella famosa bottiglia di vino che mi avevi promesso.-
-D’accordo.-
 
Il totale giornaliero mi da 1.052,70€. Ottimo. Prendo l’incasso e lo infilo in una busta che metto nella mia borsa, chiudo le luci, la porta e i cancelli e poi dritte a casa.
Per fortuna a farmi compagnia c’è Ginevra, da sola in un casolare il giovedì sera non è il massimo. Come al solito i miei sono in giro per l’Italia ed io mi ritrovo a stare da sola con un silenzio assordante da sola. a combattere la solitudine e il silenzio da sola.
La serata passa tranquilla, una cena tra amiche, due bicchieri di vino e il restante della bottiglia decidiamo di finirlo in camera mia, quando tra una chiacchiera e l’altra sull’uomo misterioso che era entrato in negozio finiamo per addormentarci.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

La notte era passata tranquillamente. Per Ginevra era passata tranquillamente mentre io per la prima volta avevo passato la notte in bianco ripensando a quel ragazzo, di cui non sapevo neanche il nome ancora.
Mi stavo facendo suggestionare così tanto dalle parole della mia amica che il ragazzo senza nome non mi faceva prendere sonno. Perché?
Non avevo tempo da dedicare ai ragazzi, dovevo lavorare e studiare soprattutto, così da riuscire a laurearmi e ad andare via da questo posto un giorno.
Non che mi mancassero le possibilità, ma volevo farcela da sola.
Il casale in cui vivevo mi iniziava a stare stretto. Mi sentivo chiusa in una gabbia d’oro, avevo tutto quello che una persona potesse desiderare tranne la felicità e quella i soldi non possono comprarla.
I giorni passavano, trascorrevano tutti uguali, casa, lavoro, studio, palestra, e pensieri fin quando un pomeriggio entra nel consorzio lui, il Dio della perfezione, l’uomo che riusciva a tenermi sveglia la notte. L’uomo di un’altra.
-Buongiorno.-
-Salve.-
risposi.
-Sei sempre così formale?- chiese sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi e togliendosi gli occhiali da sole mostrando quel suo sguardo da incanto. Da brivido.
-Cerco solo di essere gentile con i clienti.- Un attimo di silenzio tra noi e quel vuoto che si era creato mi iniziava a far sentire in imbarazzo.
-Alessandro.- dice tendendo la mano destra.
-Elena.- rispondo stringendogliela. Che mano possente, da uomo. -Allora, com’è andata la cena?-
-Benissimo, devo dire che sei davvero esperta nel tuo lavoro o meglio nel consigliare il vino.-
-Beh, ci sono nata nel vino, nelle vigne. Ormai il vino non ha segreti per me.-
-Ed oltre ad occuparti di vini, hai altre passioni?-
-Non saprei.-
-Come non sai? Non fai nulla il giorno?-
-Non ho molto tempo da dedicare ad altro, sono sempre impegnata con lo studio.-
-Quale facoltà frequenti?-
-Giurisprudenza a Roma.-

-Alla Sapienza?- annuisco.
-E tu? Oltre ad occuparti di tua moglie hai anche un lavoro?- Lui rimane a fissarmi negli occhi.-Credi che non abbia notato la fede l’altro giorno?- rispondo sarcastica.
-Avrei preferito che notassi me e non la mia fede.- risponde rigirandosela tra le dita della mano e poi di nuovo il silenzio tra noi.
-Hai voglia di un bicchiere di vino?- Come mi è saltato in mente di invitarlo a bere un bicchiere di vino con me. Mi prenderei a schiaffi da sola, ma per una volta potevo anche lasciarmi andare, o no?
-Perché no, accetto volentieri.- annuisco sorridendo leggermente e prendo dalla vetrina dietro il bancone due calici e una bottiglia di vino bianco, abbinato ad alcune tartine. Gli faccio cenno con la mano per dirigersi insieme a me verso il retro del bancone insieme a me e arriva immediatamente. Con un silenzio insopportabile tra noi verso il vino nei calici, alziamo i bicchieri per un cin-cin e poi ne bevo lentamente un sorso. Ancora devo smaltire la bottiglia di ieri sera, e questo non mi aiuta per niente.
-Devo dire che anche questo vino non  è per niente male.-
-Vorrai dire ottimo. Qui puoi trovare solo vini di alta qualità.- rispondo esaltando il vino della mia  riserva.
-Non temi la concorrenza?- 
-Se voglio convincere i miei clienti che il mio vino è il migliore devo essere io la prima a crederci altrimenti qui non venderei mai nulla.-
-Devo essere sincero, ci sai proprio fare nel tuo lavoro.-
-Tu però non sei bravo a mentire. Stai rigirando i discorsi, ma ancora non mi hai detto perché sei venuto qui.-
-Per questo.- rispose indicando il calice di vino.
-E se io non ti avessi offerto di bere?-
-Avrei dovuto compare a forza un’altra bottiglia di vino.-
-Comprare per forza, perché?-
-La verità? Volevo venire a vedere se la ragazza che mi aveva servito l’altra volta era davvero così bella, gentile e simpatica. Soprattutto bella.-
-Ed ora che sei venuto?-
-Penso che non mi sono sbagliato affatto.- Risponde dopo aver bevuto l’ultimo sorso di vino rimasto nel calice. -Io ora devo andare, ma questo è il mio numero.- Prende dal bancone un bigliettino di visita e con una penna ci scrive sopra il suo numero insieme a qualche parola che non riesco a decifrare dalla distanza a cui mi trovo. Dopo aver finito di scrivere me lo mette nelle mani. –Aspetto una tua chiamata, o un messaggio.- Abbasso gli occhi verso il biglietto. Dopo il numero di telefono aveva scritto “Se la tua anima ha i tuoi stessi occhi, sei una ragazza da amare.” e mentre leggo lui si era già diretto verso la porta.
-Come faccio a sapere se questo è davvero il tuo numero?-
-Non ti resta che scoprirlo. Ciao Elena.- dice per poi andare verso la sua auto senza mai voltarsi, con una camminata da uomo sicuro di sé. Non faccio nemmeno in tempo a rispondere al saluto, corro verso la porta ma lui aveva già messo in moto la sua BMW e stava per partire. Rimango immobile sull’uscio della porta con lo sguardo puntato sulla sua auto mentre va via con il con il bigliettino ancora tra le mani.
Perché un uomo come Alessandro doveva venire qui? Cosa gli interessava di me? Come potevo io suscitargli interesse?
Avevo bisogno di parlare urgentemente con Ginevra se non fosse che i turisti arrivarono in massa nel negozio.
Trentacinque minuti dopo riesco a liberarmi anche dell’ultimo cliente. Faccio i soliti conti di chiusura, e poi mi dirigo a casa velocemente.
Butto la borsa sul letto della mia camera e mentre cerco di cambiarmi con un abbigliamento da casa, chiamo Ginevra per raccontarle l’incontro con Alessandro.
-Gin, non sai cos’è successo oggi!-
-Neanche un ciao come stai? Comunque non sai chi sono riuscita ad invitare…- non le lascio neanche finire la frase.
-E’ tornato il ragazzo dell’altro giorno, da solo.-
-COSA?- mi strilla per telefono. –Quando è venuto? Cos’è successo? Racconta dai.-
-Beh niente, è venuto, ci siamo presentati, abbiamo bevuto del vino insieme, mi ha lasciato il suo numero di telefono e poi è andato via.-
-E gli hai chiamato?-
-E’ sposato, dai sarà anche bellissimo, ma non posso andare a farmi una storia con lui per quanto sia irresistibile.-
-Se fosse follemente innamorato della mogliettina non sarebbe ritornato al consorzio. Da te.-
-No, fidati. E poi cosa ci troverà in me?  Sicuramente avrà usato il suo fascino per fare vedere che cadono tutte ai suoi piedi.-
-Tu non ne capisci proprio. Sai con quanti uomini sposata sono stata?-
-No, non voglio saperlo.-
-Ok, allora devi sapere che quelli sposati vanno in cerca di un’altra donna, per una notte o magari anche per una relazione stabile e duratura perché hanno accanto qualcuna che non li soddisfa più. Cercano un’altra donna per fuggire dalla loro monotonia di quel rapporto orami sull’orlo della fine.-
-Quindi io sarei la donna con cui Alessandro si diverte e poi ritorna come se nulla fosse dalla moglie? Se decido di stare con un uomo è per provarci seriamente, non per una notte di sesso sfrenato e basta.-
-E allora che aspetti a chiamarlo?-
-E se non fosse da solo?-
-Lo sai che sei una rompipalle? Ti piace? Scrivigli e basta. Chiamalo, fai qualcosa. Lui per il momento ha fatto il primo passo, ma se non ti butti, se non ci provi non potrai mai sapere come andrà a finire. Nel bene o male che sia.
-E se mi conoscesse bene e poi mi rifiuta?-
-Vuol dire che ci avrai provato, che ti sei messa di nuovo in gioco, ma non arrenderti senza provarci, è da falliti.-
-Sai qual è la parte peggiore? Che se va male dovrai venire a consolarmi.-
-Correrò il rischio.-
-Gli scrivo.-
-Domani ti chiamo per raccontarti.-
-Aspetterò impaziente. Ciao Ele.-
-Gin.- e metto giù la comunicazione. Aspetto ancora un attimo prima di prender coraggio per mandare un messaggio su whatsapp. Salvando il numero in rubrica in automatico appare tra i contatti whatsapp. Chi al giorno d’oggi non lo usa?
Prendo un respiro profondo e poi scrivo:
“Volevo solo verificare se il numero era corretto, non può mai sapersi =P.” Invio il messaggio. Alessandro legge il messaggio in meno di un minuto. Le spunte diventano blu e poi appare il fatidico “sta scrivendo…” Che ansia!
“Non so mentire, lo hai detto tu.”
“Touché.”
“Che fai domani?”
“Lavoro. Come sempre.”
“Beh, quello anche io. Dopo intendo.”
“Niente.”
“Finisco alle 18. Ti va di vederci in centro per un aperitivo?”
“In centro? Non è meglio un bar qui vicino le mie parti?”
“Hai paura a farti vedere con me?”
“Timore più che paura. magari incontriamo qualcuno che ti conosce e ti vede con me.-”
“Non è che hai semplicemente paura che ci possa vedere Eleonora?- Ecco come si chiama la moglie, Eleonora. "Comunque si, ho anche paura di questo."
"Tranquilla, fa tardi domani, ha lezione all’università fino alle 20.”
Un primo appuntamento in centro. Mi butto? Accetto? Ginevra al posto mio non se lo sarebbe fatto ripetere due volte e per una volta una vocina nella mia testa mi diceva che sarei la più grande delle stupide a non accettare. In fondo è solo un aperitivo.
 
“Al bar in piazza alle 18.30?”
“Sarò puntuale.”
“A domani. Buonanotte.”
“A domani, notte.”

 
Rispondo al messaggio, inserisco la vibrazione all’Iphone e ripongo il telefono sul comodino.
Era fatta, avevo avuto un appuntamento con Alessandro. Ma in fin dei conti cos’è che mi attrae così tanto in lui? Forse questa cosa del proibito, del segreto, del fare qualcosa al di fuori della normale routine. Qualcosa di così sbagliato ma nello stesso tempo di così giusto. Giusto per me.
Se non portasse una fede al dito non mi sarei fatta mille domande.
Ma in fondo sono sempre stata convinta che non c’è relazione, non c’è convivenza, non c’è matrimonio che regga se alla base non c’è amore. E’ stato lui a cercarmi e divertimento o meno che sia vuol dire che al suo rapporto manca qualcosa.
Ma come può un uomo come lui che rappresenta la bellezza in persona avere accanto una donna che non lo ama?
Forse sono solo mie paranoie o magari no. Incontrandolo di nuovo da sola avrei potuto scoprire qualcos’altro su di lui.
Una cosa era certa, non desideravo altro che rivederlo, al diavolo tutto il resto.
E così, immersa nei miei pensieri e nel mio letto, cado finalmente nelle braccia di Morfeo.

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